Un cappello per lo Stregatto

di Stregattina
(/viewuser.php?uid=966505)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuoco nero ***
Capitolo 2: *** Neve, tessuti e biscotti ***
Capitolo 3: *** Guerra ***
Capitolo 4: *** Dolci ricordi ***



Capitolo 1
*** Fuoco nero ***


"Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Lewis Carroll, questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro."
 
Stavo tranquillamente aiutando il Cappellaio nel suo laboratorio, stavamo cucendo un cappello per la Regina Bianca. Feci passare piano una perla attraverso un filo di lana bianca. Era inverno nel Sottomondo e la neve iniziava a calare lieve fuori dalla finestra. Fortunatamente nella stanza dove lavorava Tarrant c’era un piccolo caminetto che diffondeva un dolce tepore. La Regina Bianca aveva fatto bene a chiedere un cappello invernale. Aveva richiesto un cappello con della lana bianca ricoperto con della seta rosa pastello con perle bianche e piume di fenicottero. Le ultime tre cose sospettavo fosse per mantenere la sua consueta dolce eleganza. Io e il Cappellaio stavamo discutendo del perché un corvo potesse assomigliare ad una scrivania.
-Forse per il colore…- ipotizzai intrecciando la lana. –Cioè, se fosse nero…-
-O per la forma! – esclamò lui tutto preso dalla nostra conservazione. –Immagina se avesse delle ali! E se potesse volare! –
Scoppiai a ridere per la sua agitazione infantile. –Non credo possa volare, però potrebbe essere per la forma! –
Lui si grattò il mento pensoso. Aprì di nuovo la bocca per ribattere quando davanti al camino comparve una figura. Mi alzai di scatto urlando alla comparsa di un enorme bocca sogghignante e di due furbi occhi verde smeraldo. Il Cappellaio non ebbe reazione, anzi sbadigliò.
-Ciao, Stregatto. - disse dopo un attimo. Tirai un sospiro di sollievo. La bocca sghignazzò e poco dopo apparve il corpo dell’animale. Era uno splendido gatto grigio, così chiaro da sembrare quasi bianco con strisce azzurro chiaro.
-Ciao Tarrant. – disse arricciando il nasino rosato verso l’uomo. Poi guardò nella mia direzione con gli occhioni verdi. –Ciao Alice. – aggiunse. Feci un educato cenno col capo.
-Cosa vuoi, orso dunque, Stregatto? – chiese il Cappellaio in tono spiccio. –Siamo occupati con un cappello per la Regina Bianca. –
Il Gatto annuì. –Lo vedo. –
Mi rimisi a sedere intrecciando perle e piume ma tenendo comunque le orecchie aperte per seguire la conversazione.
-Cosa vuoi quindi? – chiese ancora il Cappellaio fissandolo leggermente corrucciato.
Lo Stregatto gli volò accanto. Si stiracchiò con noncuranza e si guardò intorno. Aveva un’espressione curiosa.
-Stregatto entro l’ora del tè, per favore! – esclamò Tarrant in uno sbuffo.
Il gatto sogghignò divertito. Pure a me scappò un sorrisetto complice. Era divertente vedere quei due discutere soprattutto perché in realtà tutti sapevano che erano molto legati.
-Allora…- iniziò l’animale come per cercare le parole giuste. –Voglio un cappello. –
Sia io che il Cappellaio alzammo di scatto la testa dal nostro lavoro. Tarrant scoppiò a ridere e io spalancai gli occhi. Lui? Lo Stregatto voleva un cappello? Impossibile! Non riuscii a trattenere una risatina. Invece lui rimase serio.
-Non sto scherzando. – disse scandendo le parole come se stesse parlando ad un bambino piccolo.
Allora il Cappellaio smise di ridere e lo guardò con aria di sfida.
-Davvero? -
Lo Stregatto allargò il sorriso. –Sì. –
Tarrant inarcò le sopracciglia. –Oh. In questo caso si può anche fare. –
Il gatto annuì convinto.
-Se torni domani possiamo decidere il tipo di cappello…- iniziò il Cappellaio.
Lo Stregatto lo interruppe. –Io so già che cappello voglio. –
Lo guardammo interrogativi. Lui si mise a volare sulla pancia intorno alla testa del Cappellaio.
-Dopo una lunga analisi – disse con nonchalance –Ho deciso che…- si fermò esattamente sopra alla testa di Tarrant. –Voglio questo cappello. – concluse appoggiando le zampe anteriori sulla fodera del cappello.
Il Cappellaio sgranò gli occhi e notai che lo spazio sotto ai suoi occhi diventò nero. Tarrant teneva a quel cappello più di ogni altra cosa la mondo, più di un tesoro. Era il primo cappello che aveva fatto insieme a suo padre prima che la sua famiglia sparì catturata dalla Regina bianca. Era perciò pieno di ricordi. Era il legame con la sua famiglia. Lo Stregatto continuò ad accarezzare la fodera del cappello come se niente fosse. Il Cappellaio si alzò di colpo.
-Stregatto. Come puoi dire questo! – soffiò diretto al gatto che si era acciambellato sullo schienale della poltrona. Lui non si scompose ma fece le fusa.
-Quando loro erano stati rapiti tu dove eri è?!- esclamò Tarrant stringendo i pugni. –Eri scappato a proteggere la tua stupida pelliccia! – si avvicinò allo Stregatto con aria minacciosa. Scattai in piedi.
-Tarrant! – esclamai preoccupata. Lui si girò a guardarmi e piano piano i suoi occhi tornarono al loro colore normale.
-Non hai capito dunque. – ghignò lo Stregatto divertito. –Voglio un cappello simile al tuo. Non il tuo. –
Il Cappellaio sgranò gli occhi sorpreso. –Ah…-
Sospirai rassicurata dall’affermazione dello Stregatto. Sapevo che in fondo voleva bene al Cappellaio visto che da piccolo erano migliori amici (l’ho visto io stessa quando avevo viaggiato indietro nel tempo). Tarrant sorrise.
-Torna domani, sceglieremo la stoffa. – disse più amichevolmente. Lo Stregatto annuì e in un colpo di coda sparì. Fissai il Cappellaio. Lui se ne accorse.
-Cosa? – chiese inarcando un sopracciglio.
-Matti. – sorrisi scuotendo la testa pensando alla loro amicizia-rivalità.
 
……………………………………………………………………………………………………..
Angolo autrice:
Buongiorno bella gente! Questa è la mia prima fanfiction, quindi se qualcuno vorrà recensire lo autorizzo a essere perfido (muah-ah-ah-ah-ah). Come prima storia ho scelto qualcosa di semplice. Ho sempre notato che tra Tarrant e lo Stregatto c’è sempre stata una piccola rivalità (?) e mi piace sottolinearla amichevolmente. Spero che sia soddisfacente. Aggiornerò il prima possibile visto che domani ricomincia la scuola L. A voi la parola!         Con affetto,                                                                                                                                                                                                            Stregattina.                                                                                                             

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Neve, tessuti e biscotti ***


“Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Lewis Carroll, questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.” -D…dov’è finito lo Stregatto? Qui si gela! – esclamai battendo i denti. Il Cappellaio corrugò la fronte. Eravamo all’inizio del bosco dove abitava lo Stregatto. Nevicava copiosamente e soffiava un vento gelato. Uno di quelli che ti si insinua nelle ossa, facendoti gelare dall’interno. Nonostante il cappello di lana, il cappotto pesante, i guanti e la sciarpa avevo un freddo tremendo. Lo stavamo aspettando da più di mezz’ora sotto a quella bufera. Doveva essere dal Cappellaio da un’ora quando io e Tarrant avevamo deciso di andare a cercarlo. Non sapevamo con esattezza dove avesse la casa perciò dovevamo aspettarlo fuori dal bosco. -STREGATTO! – gridai per richiamarlo. La mia voce risuonò ancora qualche volta prima che l’eco si spegnesse. -Forse è già arrivato a casa. – ipotizzò Tarrant battendo le mani. –Propongo di tornare indietro. – Annuii stremata dal freddo. –Mozione approvata. – Ci incamminammo nella neve che ormai ci arrivava a metà polpaccio. Pochi passi e davanti a noi apparì una sciarpa. Strillai e inciampai nei miei piedi cadendo come un salame. Il Cappellaio rimase impassibile. -Ciao, Stregatto. – disse dopo un attimo. Mi rialzai scrollandomi la neve di dosso. Apparve lo Stregatto. La sua pelliccia era ricoperta di neve e indossava solo una sciarpa verde arrotolata strettamente attorno al collo. -Tarrant, Alice. – sorrise cordialmente. -Era ora Stregatto! – esclamai stringendomi nelle spalle. –Ti piace spaventare la gente, vero? – Lui inclinò la testa di lato e sogghignò. Scossi la testa. Solo allora mia accorsi che il Cappellaio si era incamminato. -Ehi aspettaci! – esclamai cercando di corrergli dietro. Lo Stregatto lo raggiunse velocemente volando. -Quindi…- dissi accostandoli a stento nella neve. –Hai già deciso il colore? – Lo Stregatto sorrise più sornione del solito. –Verde. – disse poi facendo le fusa. -Verde. – ripetei a bassa voce. –E la fascia? – -Viola. – rispose lui fissando l’orizzonte con sguardo vagante e assente. -Bello. – annuii. Eravamo arrivati allo studio di Tarrant. Entrammo. Il camino era ancora acceso e davanti c’era il Bianconiglio, evidentemente era lui ad aver tenuto acceso il fuoco. Mi tolsi gli abiti freddi e bagnati e mi diressi davanti al camino. Il dolce tepore mi riscaldò quasi subito. Il Cappellaio si sedette sulla poltrona e lo Stregatto che non sembrava colpito più di tanto dal freddo iniziò ad analizzare delle stoffe sistemate disordinatamente sul tavolo al centro della stanza. Mi girai e vidi che stava passando le zampe paffute sui tessuti. Evidentemente voleva vedere il più adatto per l’inverno e i colori che si abbinavano di più. Mi domandai perché volesse un cappello proprio in quel momento. Forse per l’arrivo dell’inverno? O perché adorava i cappelli? -Gradisci un biscotto Alice? – mi chiese una vocina gentile riportandomi alla realtà. Abbassai gli occhi e vidi Bianconiglio che mi porgeva un vassoietto d’argento con sopra tanti biscottini impilati ordinatamente. -Grazie. – mormorai sorridendo e prendendone uno a forma di cuore con sopra del pan di zucchero. -Ne gradirei uno anch’io… grazie. – disse lo Stregatto svolazzando sopra la testa del candido coniglietto bianco. Ne prese uno a forma di mezzaluna con la glassa azzurra. Addentai il mio. Era soffice come la panna e buono come…be direi come lo zucchero più il cioccolato e la crema. Era fantastico. Lo gustai fino in fondo e poi mi pulii le mani sulla gonna. -Allora? – chiesi dopo un attimo. Il cappellaio si alzò con aria raggiante. -Ora, si sferruzza! – esclamò allegro. ------------------------------------------------------------------ Buonaseraaaa, sono riuscita ad aggiornare! Yeah! Spero di riuscire a farlo tutti i giorni visto che ora è iniziata la scuola :-o spero vi sia piaciuto. A presto, -Stregattina

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Guerra ***


“Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Lewis Carroll, questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.” Stavamo girando intorno al tavolo togliendo le stoffe che non fossero verdi o viola. Alla fine piegammo le altre e le impilammo sul secondo tavolo nell’angolo della stanza. -Allora,- dissi alla fine. –Abbiamo cinque stoffe viola e tre verdi. – Tutti annuirono. Cercai con lo sguardo il piattino con i biscotti che, avevo scoperto, erano stati preparati a mano (o a zampa?) dal Bianconiglio. Lo avvistai sul ripiano del camino. Purtroppo era vuoto. Abbassai lo sguardo delusa. Lo Stregatto stava osservando critico il tavolo. -C’è qualcosa che ti piace? – chiese Bianconiglio muovendo il nasino rosa. Tarrant lo raggiunse e osservò silenziosamente ciò che faceva. Il gatto prese una delle stoffe verdi e la stese davanti a se. Mi avvicinai per osservarla meglio. Era verde smeraldo con decorazioni floreali color verde bosco. Molto carina. Poi prese una stoffa viola e la stese su quella verde. Era viola con i pois verdi. Scosse la testa e la spostò. Ne prese una lilla-viola. La posò su quella verde e annuì. -Scelto! – annunciò battendo le zampe estasiato. Mi avvicinai di più e accarezzai i tessuti. Il primo era ruvido e rigido. Il secondo invece era di pura lana, morbidissima e caldissima. -Ottima scelta. – disse il Cappellaio annuendo. –Dovrebbe essere pronto entro due giorni. – Fuori sentii delle risate. Girai il capo verso la finestra, il vetro purtroppo era appannato. Camminai fino al vetro e ci passai sopra una mano per allontanare l’umidità. Sbirciai fuori. Vidi Pincopanco, Pancopinco, il ghiro, la Lepre Marzolina, la Regina Bianca e la Regina Rossa. Stavano facendo diversi pupazzi di neve ridendo e scherzando. Non resistetti, insomma, aveva smesso di nevicare! Mi misi guanti, sciarpa, cappello e infilai il cappotto senza allacciarlo. Uscii di corsa senza dare spiegazioni. -Ciao! – gridai appena fuori. -Alice cara! – esclamò la Regina Bianca. -Ciao Alice! – disse Pincopanco. -Alice ciao! - disse Pancopinco. -Alice! – sussurrò la Lepre Marzolina. -Ragazza vieni a divertirti! – mi invitò il Ghiro. -Alice! – strillò la Regina Rossa. Mi immobilizzai sorpresa. Dall’ultima volta che l’avevo vista, quando avevamo aiutato il Cappellaio a recuperare la sua famiglia, sembrava essersi riappacificata con la sorella e con me. Tutti si girarono a guardarla sorpresi. -Ciao! – urlò poi venendomi incontro ed abbracciarmi. Rimasi immobile a bocca aperta. -Andiamo, su! – esclamò tirandomi. –Vieni a divertirti con noi! – La seguii sorpresa. In quel momento una palla di neve mi colpì la nuca. Mi girai di scatto. Sulla soglia della porta di Tarrant c’erano lui, Bianconiglio e lo Stregatto. I primi due morivano dal ridere e il secondo lanciava e riprendeva al volo una palla di neve. -Ah è così? – disi ridendo. –Bene! – Mi armai anch’io e poi presi la mira. Cercai di colpire lo Stregatto ma lui scomparve e io centrai Tarrant. Smise subito di ridere con la neve per metà in bocca. Dietro di me scoppiarono diverse risate. Lo Stregatto riapparve sopra di me sghignazzando. Mi lasciai contagiare e pure io scoppiai a ridere come una matta. Pensando che io non vedessi Tarrant tirò una palla di neve ma io mi abbassai in tempo per schivarla. Le risate cessarono di colpo. Tarrant era immobile nella posizione di lancio con una gamba sospesa a mezz’aria e un aria terrorizzata. Mi girai e vidi che la Regina Bianca aveva la faccia coperta di neve. Mi trattenei dal ridere. Poi con un gesto secco lei si tolse il bagnato dal viso. La sua espressione era neutra. Poi alzò una mano, quella in cui c’era la neve. -Ora! – gridò trattenendo a stento un sorrisetto. –Dichiaro aperta la guerra! – Ridendo tutti ci armammo di palle di neve. Buongiorno matti! Per iniziare penso che nel Sottomondo ci voglia una battaglia di palle di neve. E poi non vedo l’ora che arrivi l’inverno! (Lo so, lo so. Sono pazza :-P) Comunque…penso che il prossimo capitolo sarà il più sentimentale. Spero di concluderlo presto…ancora nessun compito perciò forse ce la faccio entro domani. Per l’ispirazione dovete ringraziare la canzone “Superheroes” degli The Script. Ora vado, lo Stregatto mi rompe, non trova più la scatola per i biscotti. A presto, -Stregattina.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dolci ricordi ***


Risi lanciano una palla di neve a Tarrant e nascondendomi dietro ad un albero al limitare del bosco.  
-Prova a prendermi!- esclamai correndo tra gli alberi innevati.
-Ehi Alice!- mi richiamò il Cappellaio divertito, probabilmente mi stava rincorrendo.
Risi e iniziai a correre più velocemente. Almeno, veloce per quanto me lo permetteva la neve alta fino alle ginocchia.
Corsi fino a non sentire più le risate e i gridolini divertiti dei miei amici.
Forse andai avanti per troppo. Ad un certo punto mi fermai.
Ero nei pressi di un sentiero, una specie di sentiero.
L’avevo già visto, ma così ricoperto dalla neve non riuscivo a ricordare ne perché ne quando.
Lo osservai meglio. Gli alberi erano alti e coprivano il cielo, il sentiero era delimitato da rocce di varie dimensioni e proprio davanti a me c’era un albero col tronco scuro, era più grosso e alto degli altri e aveva un ramo particolarmente grande e sul tronco dei cartelli…certo, l’albero dello Stregatto!
Sorrisi ricordando come da piccola, a sei anni, e da adolescente, a diciannove anni, ci ero passata in parte e quel matto del mio amico mi aveva aiutato ad andare dal Cappellaio e dalla Lepre Marzolina!
Mi avvicinai sorridendo ai cartelli di legno che erano inchiodati al tronco dell’albero e scostai la neve da alcuni, dicevano: “Per di qua”, “Per di là”, “In su”, “In giù”…
Poi notai una cosa. Accanto ad un cartello che recitava: “Dentro” c’era un piccolo pomello di legno scuro.
Senza pensarci due volte presi il piccolo pomello e tirai.
Si aprì una piccola porticina che dava su delle scale a chiocciola che salivano verso l’alto ed erano illuminate da una luce violacea.
Dovevo entrare? Beh, stavo gelando di freddo non ci sarebbe stato nulla di male a entrare solo per riscaldarsi…
Mi chinai un poco e iniziai a scendere le scalette. Per farlo dovevo stare piegata in due in quanto il soffitto era più basso di me.
Rischiai di inciampare un paio di volte ma alla fine arrivai a un piccolo corridoio.
Questo aveva il muro più in alto (per fortuna mia e della mia schiena) ed era illuminato da una luce semplice.
Le pareti erano azzurre chiare e appesi c’erano dei quadri.
Camminai fino ad una porta, la prima di una lunga fila. Era della mia grandezza, il legno era bianco immacolato e al posto della maniglia c’era l’immagine di una zampa azzurra.
Allungai la mano e non appena sfiorai la porta questa si volatilizzò in una nuvoletta bianca.
Sbirciai all’interno, doveva essere una camera da letto.
Una camera molto particolare visto che i mobili fluttuavano a circa cinquanta centimetri da terra.
-Alice?- chiese una voce piatta alle mie spalle.
Mi girai di scatto come se fossi stata una bambina scoperta mentre rubava i biscotti.
-Oh…mmm…ciao Stregatto…- dissi guardandolo un po’ imbarazzata.
Lui mi guardava con il suo tipico sorriso sornione.
-Alice. Vedo hai trovato la mia casa…- disse fluttuandomi intorno alla tasta.
-Sì…mi dispiace non dovevo entrare…- mormorai dispiaciuta cercando di seguire con gli occhi il percorso che faceva intorno alla mia testa.
Lui alzò le spalle con noncuranza.
-Va tutto bene…adesso andiamo però, ti stanno cercando tutti.- disse sfiorandomi la spalla con la lunga coda.
-Oh…certo.- dissi obbediente seguendolo fino alle scalette.
Mentre camminavo nel corridoio lo sguardo mi scivolò su un quadro.
Lì c’erano due gatti. Uno era un gatto totalmente grigio, un musetto tondo e con gli occhi blu che indossava un cappello a cilindro di un nero molto lucido e assomigliava tantissimo allo Stregatto e la seconda era una graziosa gattina azzurra con il pelo lungo, gli occhi verde smeraldo e indossava un cappello rotondo di paglia con alcuni fiori finti cuciti sulla base.
-Stregatto, chi sono questi gatti?- chiesi indicando il quadro.
Lui si bloccò e fece un giro su se stesso guardando il punto dove il mio dito indicava.
Per la prima volta da quando lo conoscevo il suo sorriso diventò mesto e non mostrava più i suoi dentoni.
-I miei genitori…- disse con un filo di voce.
In effetti il mio amico era quasi identico al gatto grigio solo che aveva le strisce azzurre e il pelo mediamente folto della madre.
-Sono una coppia bellissima…- mormorai.
-Erano.- mi corresse il mio amico perdendosi a contemplare i lineamenti dei genitori. –Sono morti molto tempo fa…ho perso il conto degli anni. Chissà perché è così difficile ricordare le persone belle nei momenti brutti…-
Mi commosse quella parte fragile e delicata del mio amico che di solito era burlone e sorridente. Gli passai una mano sulla schiena morbida.
Poi il cappello a cilindro del padre attirò la mia attenzione.
-Hai notato il cappello vero?- chiese facendo le fusa. Io annuii. –Vedi, i miei genitori facevano i cappellai una volta e mio papà voleva tantissimo che io imparassi la loro passione, ma a me non piaceva per niente. Ora però voglio rendergli onore. Lui aveva un cappello come quello che ho chiesto a Tarrant e pensavo che avendolo anche io sarebbe stato come avere vicino mio padre.-
-Anche mio padre era morto quando ero piccola…- mormorai accarezzandogli la testa ricordando il mio papà. –Scommetto che ora i tuoi genitori sarebbero fieri di te, sei un vero Stregatto.-
Lui alzò i suoi grandi occhi verde-azzurro incredibilmente simili per forma a quelli della madre e li posò nei miei. Mi sorrise.
-Penso che tu gli staresti simpatica Alice…un giorno ti farò conoscere mia sorella…le piacerai.- disse recuperando la sua aria burlona e misteriosa.
-Hai una sorella!?- esclamai stupita. Ma lui era già sparito lasciandomi a bocca aperta. –Ehi aspettami!-
Corsi su per le scale sperando di recuperarlo. Con lui le sorprese non finiranno mai, credetemi.
 
 
Angolo autrice:
E dopo secoli di silenzio eccomiii!!!
Con la fine della scuola ho impiegato due mesi a finire di scrivere questo capitolo, finire il secondo di Warrior Cats-Nuove vite e iniziare il terzo di Campeggi Leggendari…finalmente il tutto con l’html!
(parte la canzone alleluia)
Okay, okay. Comunque, ora manca l’ultimo capitolo ovvero la fantastica riunione dello Stregatto col suo cappello.
(riparte la canzone alleluia)
Aspetto vostri commenti! Grazie a chi recensirà e grazie anche ai lettori silenziosi, hanno comunque letto no?
Ora vi abbandono!
Baci,
Stregattina
 
 
 




 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3529375