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di lalwl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** IMPORTANTE ***



Capitolo 1
*** 1. ***


La musica a volume altissimo mi sta perforando i timpani da un'ora e mezza. Più o meno da quando mia madre ha cominciato a scagliare stoviglie contro la mia porta. Più o meno da quando mio padre ha cominciato a urlare minacce assurde girando come un pazzo in corridoio con i pugni serrati e un po' del mio sangue sulle nocche. Ho fatto appena in tempo a riceverne solo due di pugni. L'ho capito appena entrato in casa, mamma sedeva a terra col sorriso più da fattona della settimana e papà era davanti l'uscio con il volto paonazzo, i denti digrignati, le mani pronte a colpirmi. Me ne è arrivato uno. Poi due. Poi sono corso in camera e tranquillamente ho chiuso a chiave la porta, mi sono pulito il sangue dagli zigomi e mi sono steso nel letto con le cuffiette nelle orecchie. Mi ci ero abituato. Questa era la variante numero tre. Ce ne sono dieci di varianti. Nessuna positiva. Ma a me va bene. Credo.... Sono la loro valvola di sfogo. È andata così: mamma stasera è riuscita ad optare per la cocaina, invece che per un tentativo suicida, e papà vedendola in quello stato ha optato per due bicchieri di vino di troppo e un po' di colpi e urla contro suo figlio per diluire il colpo ricevuto da sua moglie. Almeno non picchia lei. Devo solo aspettare a uscire. Ho imparato che uscire di stanza dopo sole poche ore significa corsa al pronto soccorso con tagli profondi e ematomi su tutto il corpo. Non ce la faccio però fino a domani mattina. Spengo la musica, scendo dal letto ignorando le urla e i rumori della stanza affianco e chiamo Tae. Non parlo nemmeno, lui sente i rumori e dice che posso andare da lui. Non che avessi dubbi. Riattacco. Un salto giù dalla finestra e via con lo scooter verso casa del mio migliore amico. Verso la mia vera famiglia. «Quale?» Tae mi apre la porta con un lieve sorriso. «La tre» entro e lui mi chiude subito in uno di quei suoi soffocanti abbracci che amo ma che odio perché non ci trovo una spiegazione. «Kookie...» «Ehi ehi ehi» lo fermo «è tutto ok, niente di nuovo, niente che mi tocchi, niente per cui ti debba preoccupare, ricordi?» lo rassicuro. «Si ma non è ok. Magari lo è per te. Ma per il resto della gente non lo è Kookie. Non può andare avanti così» lo sguardo basso. «Non può andare nemmeno avanti tutta la serata con la porta aperta e noi sull'uscio» ironizzo chiudendo la porta con un calcio e buttando Tae sul divano. Sorride ma vedo un velo di tristezza nei suoi occhi misto a... è forse compassione quella? No. Che schifo. «Tae smettila.» «Scusa?» «Lo sai.» «Cazzo, Kookie finiscila non lo faccio apposta!» Stringo gli occhi. E lui gli volta al cielo. Sa quanto io odi quando la gente mi guarda con compassione. Lo odio. Non ho bisogno di compassione. Mi snerva solo. Restiamo sul divano in silenzio a guardarci. Io amo Kim Taehyung. E lui ama me. È il mio migliore amico di sempre. È il mio tutto. L'unica persona a cui tengo. L'unica persona per la quale darei la mia vita. L'unica persona con la quale potrei vivere una vita senza parole. Una vita di sguardi. Tae è me. Io sono Tae. Rimaniamo a guardarci per mezz'ora. Non battiamo ciglio. Poi, senza far rumore, senza muovere un muscolo del suo viso, Tae fa cadere una lacrima pesante sulla sua guancia. Sussulto. Mi avvicino e gliela asciugo col pollice. Lo stringo, quanto vorrei farlo scomparire dentro di me, tenerlo al sicuro da tutti e tutto, quanto vorrei tornare indietro a due mesi prima e uccidere di pugni quel figlio di puttana che aveva accalappiato Tae in un vicolo e aveva abusato di lui. All'inizio lo stupido non mi aveva detto niente, poi quando quella sottospecie si scarto umano aveva costretto Tae ad un altro "incontro" minacciando la madre mi aveva chiesto aiuto. Io l'avevo quasi dovuto legare per biasimarlo dall'andare da quell'uomo. Ero certo la madre fosse al sicuro al lavoro. Non potevo sapere che la merda era il suo datore, un uomo con problemi gravi della personalità che in preda ad un raptus di gelosia aveva assassinato la mamma di Tae appena saputo che lui non si sarebbe presentato. In qualche modo avevo ucciso la mamma di Tae. In qualche modo avevo ucciso Tae. In qualche modo avevo ucciso me. E ora ero lì a stritolarlo cercando di rimettere insieme tutti i suoi pezzi frantumati. Tutti i pezzi di lui che IO avevo frantumato. Dopo un po' si stacca asciugandosi le lacrime e appoggia la sua testa sul mio petto. Gliela bacio. Mi abbasso a baciargli la fronte. Il naso. Le labbra. Era sempre stato normale per noi. Ci amavano. Ma in maniera diversa. Come una persona che ama sé stessa noi ci amavano l'un l'altro. _____Hola personcine. Questa è la mia prima fanfiction, quindi recensite e ditemi che prima impressione avete avuto, mi farebbe davvero molto piacere. Il titolo è provvisorio. Mi sono un po' buttata insomma spero ne venga fuori qualcosa di accettabile. Detto ciò vi saluto tesori belli, ciao ciao!! ~Rage

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Capitolo 2
*** 2. ***


Mi fa male la testa. Apro gli occhi. Sono a casa di Tae e lui è addormentato sul mio petto. È mattina. Ma non riesco a fare nulla o a pensare a nulla così mi riaddormento. Quando mi sveglio di nuovo Tae non è con me. Mi alzo a cercarlo e non è difficile trovarlo nella cucina della piccola casa. Siede al tavolo fissando il vuoto. Si riscuote quando mi vede e mi sorride, ricambio e mi siedo vicino a lui senza staccare un attimo lo sguardo da lui. «Come va?» chiedo «È ok. Grazie» «Sono io quello che ha dormito a casa tua dovrei essere io a ringraziare» «Zitto stupido. Sto meglio quando ci sei tu» Gli prendo la mano dal tavolo per un attimo. Di solito non ci scambiamo così tante effusioni come la sera prima. Ma quando crolliamo non possiamo fare a meno di rifugiarci l'uno nelle braccia dell'altro creando il nostro piccolo mondo di consolazione. Passiamo il resto della giornata in giro. Senza parlare. Abbiamo entrambi finito la scuola ma Tae non è ancora riuscito a trovare lavoro, io lavoro al bar di una discoteca vicino casa. Ieri ho dato buca senza preavviso quindi oggi farei meglio a presentarmi. Per quanto non voglia. La giornata trascorre lenta camminiamo tutto il giorno senza meta. Tae sembra assente. Dopo averlo accompagnato a casa, alle dieci di sera vado a lavoro senza nemmeno passare da casa (non sono sicuro che i miei si siano tranquillizzati). Mentre mi preparo e mi metto la divisa intravedo dalla porta il capo che parla con uno strano tizio, costui ha la pelle bianchissima e i capelli di un blu molto scuro quasi da sembrare nero. Sono molto vicini e borbottano quindi non riesco a capire cosa stiano dicendo fin quando il capo si allontana leggermente e sussurra un 'va bene', dopo di che volge lo sguardo allo spiraglio della porta aperto e mi nota, faccio finta di niente e finisco di allacciarmi il grembiule. Vado al bancone dove la notte procede tranquilla. Il capo non ha fatto riferimento al fatto avvenuto prima. Continuo a servire drink in maniera quasi robotica, ho la testa come sempre rivolta ad altri pensieri ma questa sera in particolar modo non riesco a smettere di pensare a Tae. Noto che durante il corso della serata mi si sono avvicinate un paio di ragazze tutte e trucco e sorrisini maliziosi, hanno cercato di parlarmi e hanno abbozzato qualche occhiolino. Ci sono abituato e di solito, anche se non sono interessato, dialogo con loro e sorrido ma stavolta non riesco a far caso a ciò che dicono e le fisso senza proferire parola fino a che queste si innervosiscono e marciano via. Smonto alle 2:00 e quando vado a cambiarmi incontro il capo il quale mi fa un cenno con la mano invitandomi ad andare nel suo ufficio. Mi dirigo in quella direzione già sapendo che mi sgriderà per aver origliato la sua conversazione. Lui però mi stupisce: «C'è qualcosa che non va?» va subito al sodo «...no, tutto apposto grazie. Perché?» «Sai un paio di clienti si sono lamentate. Dicevano che stasera eri assente e che ti sei comportato un po' da maleducato. So che non ti interessano ma per il bene del locale cerca almeno di sorridere e annuire un po'.» Ha ragione. Non posso permettere che la mia vita privata metta a repentaglio il mio posto di lavoro. Devo cercare di fare più soldi possibile per andare via di casa. Infondo sono maggiorenne quindi posso. «Si mi scusi, ha totalmente ragione. Il fatto è che oggi è stata una giornata dura, ma cercherò di non ripetere i miei errori» «Va bene, ora vai. Buona serata Jungkook» «A lei signore» Mi avvio verso la porta sollevato quando mi sento richiamare. Ecco ora me lo dice. «Ah, senti Jungkook, da domani avrai un nuovo collega, avrete lo stesso turno quindi all'inizio spetterà a te insegnarli le basi. È il ragazzo che hai visto prima nel mio ufficio. Si chiama Suga» Suga...... «Oh si, a proposito di quello giuro che io non volevo..» «Non preoccuparti, la curiosità non è sempre un male. Ora vai» Esco imbarazzato dalla stanza e, dopo essermi cambiato, dal locale. L'aria fuori è davvero molto fredda. Siamo a gennaio. Mi alzo il bavero della giacca e alzo il passo verso casa mia non molto distante. Arrivato all'uscio però mi blocco. I miei battiti cardiaci aumentano. Prendo un profondo respiro ed entro. Mamma è seduta sulla poltrona davanti alla tv. Papà è alla finestra che fuma. Sapevo che li avrei trovati ad aspettarmi. Rimango immobile qualche istante, mamma si volta e abbozza un sorrisino, poi torna alla tv. Espiro sollevato e mi dirigo in camera mia. Ho la mano sulla maniglia quando mio padre parla «Dimmi perché non sei tornato a casa ieri notte Jungkook.» Salto un battito «Ehm..io.. io sono andato a casa di Taehyung e sono rimasto a dormire lì» «Kim Taehyung? Il prostituto dici?» Stringo i denti e serro ancora di più la mano attorno alla maniglia. «Non lo chiamare in quella maniera per favore. È stato violentato» Scoppia in una sonora risata. «Ah si! Certo! Svegliati Jungkook, in città lo sanno tutti che è stato lui a volerlo, gira voce che abbia fatto uccidere la madre dal suo cliente perché lei lo aveva scoperto. E quel poverino è dovuto fuggire oltre frontiera per fare un piacere a un bambino goloso di cazzi!» Succede tutto in un attimo e ora mio padre è a terra col sangue che sgorga copioso dal suo naso. Mi fischiano forte le orecchie e mi fanno male le nocche. Respiro pesantemente. Ma quando mi rendo conto di ciò che ho fatto mi sale un paura tremenda. Mi paralizzo. Lui si alza furioso, con le guance rosse, i denti digrignati e la faccia impiastrata di sangue. Con uno scatto afferra la bottiglia di vodka vuota sul lavandino e me la spacca in faccia. Il dolore è tremendo. Mi pulsa la testa è sento caldo su tutto la faccia. Non vedo dall'occhio destro. Mi sento dolciastro e pesante. Sono accasciato sul pavimento. «Tu...» bisbiglia puntandomi la bottiglia rotta alla gola «Piccolo sporco ricchioncello, ti proibisco di vedere quel rifiuto del tuo amichetto. È colpa sua se ora sei così malato. Mi fai schifo. Ma guardati, cosa pensavi di poter fare?! Eh?! Testa di cazzo. Frocio» Stacca la bottiglia dal mio collo e torna a fumare alla finestra come se nulla fosse. Striscio sul pavimento pieno di sangue e vetri e cerco di raggiungere il bagno. La mamma è sempre al suo posto in silenzio. Riesco a raggiungere il bagno mi chiudo e resto appoggiato alla vasca dieci minuti per riprendere fiato. Non sento assolutamente nulla. Quando mi alzo e mi guardo allo specchio però esplodo. Piango a fiumi. Mi brucia la testa. Mi pulsa tutto. Sono coperto si sangue. Sgorga tutto da un unico taglio profondo sulla guancia, credo che abbia bisogno di punti ma non mi importa. Non mi importa avere un taglio gigante in faccia. Non mi importa avere un occhio nero e gonfio. Non mi importa sentire solo fischi nelle mie orecchie. Non mi importa vedere tutto annebbiato. Mi importa che faccio schifo dentro. Sono completamente marcio, talmente schifoso da non riuscire nemmeno a guardare il riflesso dei miei occhi nello specchio per più di due secondi. Sono malato. Mio padre ha ragione sono un frocio. Mi piacciono i maschi. E mi faccio schifo. Non provo rabbia. Solo ribrezzo per quella persona nello specchio. --------------------------------------------Shiao persone. Eccomi qui con il secondo capitolo. Sinceramente non ne sono molto soddisfatta, nonostante abbia sudato molto per scriverlo (ho avuto un blocco e poco tempo), non ne è uscito fuori granché. Vaaaaabene in realtà non ho niente da dirvi tranne recensite, recensite, recensite!! Con tutto ciò che rimane del mio cuore, ~Rage.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Mi costringo ad alzarmi quando il fischio alle orecchie si attutisce, purtroppo però non vedo granché. Provo a guardarmi allo specchio per vedere come sono conciato, ma non resisto più di un attimo che mi risalgono i lucciconi agli occhi. Distolgo lo sguardo prima di ricominciare a piangere, non per aver notato lo stato pietoso in cui sono, solo per aver visto la mia faccia. Esco dolorante dal bagno in punta di piedi e fortunatamente noto che i miei genitori si sono coricati. Guardo l'orologio: sono già le 4. Mi infilo nel letto e crollo gocciolando sangue e lacrime sul cuscino. La mattina dopo, al mio risveglio la casa è vuota e non posso fare a meno di ringraziare il cielo. Esco ma non incontro Tae. Mi ha detto che oggi avrebbe avuto un colloquio con il dirigente di supermarket per avere un posto. Così mi dirigo verso la periferia della città, verso una piccola casa abbandonata dove vado sempre per riflettere. È piccola e cade a pezzi, di regola non dovrei entrarci perché rischio che mi crolli tutto addosso ma non mi interessa in tutta sincerità. Vado sul fondo della casetta dove un grande buco nel muro mi permette di vedere le campagne circostanti e mi accendo una sigaretta. Odio farlo. Odio fumare. Ma quando il mio umore è sotto i piedi non posso rinunciare ad un po' di nicotina. Mentre aspiro profondamente comincio a pensare alla sera prima e sento una specie di fremito dal fondo della mia gola. Il taglio sulla guancia brucia molto e l'occhio è davvero gonfio, fortunatamente sono riuscito a coprirli con dei trucchi di mia madre, comunque non hanno fatto molto e ho dovuto girare col cappuccio tirato e la testa bassa, a quanto pare ha funzionato perché la gente non se ne è accorta. Oppure ha fatto finta di non vedere, come sempre. Sanno chi sono e sanno cosa la mia famiglia mi fa, ma preferiscono far finta di nulla. Far finta di non vedere, non sentire. Far finta che io non esista. Come quando in terza media, davanti a scuola, mio padre mi ha buttato a terra e preso a calci fino a perforarmi la carne sopra l'anca perché mi aveva trovato a baciare un mio amico. C'erano ragazzi, genitori, insegnanti. Nessuno ha fatto nulla. Si sono fermati un attimo per poi fuggire via appena visto cosa stava accadendo. Io ero disperato e il mio corpo urlava di dolore come mai in vita mia, piangevo, urlavo. Ma tutti erano ciechi. Tutti erano sordi. In quel dolore accecante però era uscita fuori la ripugnante verità, mi era saltata alla testa nonostante pensare fosse fisicamente impossibile: la gente mi ripugnava, era assurdo che non facessero davvero nulla, era davvero incomprensibile per me. Qualcosa di incredibile mi saliva dallo stomaco, un misto di rabbia, pietà, disgusto per tutta la gente intorno a me. Mentre ero vicino alla morte non mi preoccupavo di sopravvivere, di reagire, semplicemente pensavo a quanto mi facesse schifo questo mondo e a quanto potente fosse il mio desiderio di eliminare ogni essere umano che inquinava questo universo. Era stato come se per un momento fossi entrato in connessione con l'universo. O semplicemente stavo davvero morendo. Perché non sentivo più nulla. Nemmeno il dolore. Ma la mia mente macinava pensieri come non mai. Poi bum. Di colpo sono tornato alla realtà e il dolore lancinante è tornato a farsi sentire. Ho avuto la forza di afferrare un pezzo di vetro da terra, e stavo per farmelo scorrere profondo sul polso desiderando solo la fine di quella sofferenza, quando mio padre schiacciò forte la mia mano facendomi urlare a pieni polmoni e inarcare la schiena. Non ricordo come se ne andò o cosa lo avesse fermato. Di certo non il pudore. Magari si stava annoiando. Ricordo però che dopo qualcuno si avvicinò e mi chiese come stessi tutto allarmato mentre qualcun'altro chiamava l'ambulanza. Mi chiese seriamente come stessi e cosa mi fosse successo. Seriamente. Con occhi pieni di preoccupazione. Io all'inizio rimasi in silenzio. Stupito. Poi mentre lacrime pesanti cominciarono di nuovo a scendere dagli occhi appiccicaticci, con le ultime forze rimastemi, emanai una fragorosa risata schizzando un po' di sangue. Poi, finalmente, svenni con un solo pensiero nella testa: con quale coraggio?! Con quale coraggio chiedere al ragazzo che sei rimasto a guardare immobile mentre il padre lo picchiava come sta?! Realizzai che quel giorno non era stato solo mio padre a quasi uccidermi, erano state anche tutte le persone intorno a me. Dovetti stare un mese in ospedale, i medici mi dovettero mettere vari punti su tutto il corpo e operare il taglio che percorreva tutto il disegno della mia anca. Non chiesero come fosse successo, lo sapevano, ma cosa importava? Mandarono un paio di volte gli assistenti sociali a casa mia, ovviamente era tutto apposto, ovviamente non notarono la grande quantità di alcol e marijuana in casa mia, i miei genitori erano persone sane e amorevoli, ero io ad avere problemi di visione distorta della realtà. Ma certo! Be un motivo in più per picchiarmi. Bisogna raddrizzare un figlio instabile, gay, e così disubbidiente come me. Dopo aver passato la mattinata a sonnecchiare in quella catapecchia, il pomeriggio vado a casa di Tae e passiamo tutt il tempo a guardare film e mangiare schifezze. «Chi?» aveva chiesto appena aveva notato lo stato in cui ero «lui» «Quale variabile?» «Nessuna» «Allora perché?» «Gli ho risposto» non avevo specificato i dettagli e avevo deviato il discorso mentre lui mi trascinava in bagno per almeno disinfettarmi un po' le ferite. Alle dieci lo saluto e mi dirigo a lavoro. Entrato nel retro per mettermi il grembiule lo noto. Suga. È così silenzioso, si muove velocemente senza provocare il minimo rumore. I capelli bluastri gli ricadono sugli occhi. È più basso di me ma credo sia più grande. Ha la pelle bianca come lo zucchero. Chissà se anche il sapore è come quello dello zucchero.... Mi riscuoto dai miei pensieri poco sani e lo saluto «Ehi! Ciao sono Jungkook, a quanto pare stasera ci toccherà lavorare assieme!» Fa un piccolo cenno col capo. E basta, senza nemmeno guardarmi in faccia, poi fugge al bancone. Io rimango un po' interdetto ma credo sia solo l'imbarazzo iniziale, penso sia normale. Mi sbrigo a finire di prepararmi e lo raggiungo. Durante il corso della serata gli do alcune indicazioni base, e se non fosse per quel suo minuscolo segno del capo non sarei nemmeno sicuro mi stesse ascoltando. Nonostante l'aiuto che cerco di dargli, lui non fa altro che combinare casini: ora rovescia un drink, ora sbaglia le dosi di un altro, ora risponde scorbutico ai clienti. A fine serata vengo convocato dal capo il quale mi chiede come stia andando con Suga. Gli espongo i fatti. Per quanto abbia paura si arrabbi con Suga, so che mentirgli sarebbe inutile in quanto ha altre decine di 'testimoni', magari qualche cliente insoddisfatto che esagererebbe raccontando i disastri del ragazzo. Mi ringrazia ed esco salutando Suga che, ovviamente, risponde con un cenno del capo. Mi fermo sul retro e mi accendo una sigaretta nell'aria gelida della notte. Dopo un paio di minuti che sto fumando la porta si riapre e ne esce il ragazzo con i capelli notte tutto infuriato. Mi nota e mi si avvicina «Qual è il tuo indirizzo?» Dice guardando un punto dietro le mie spalle. Esito. «Perché ti interessa?» «Il capo ha detto che se voglio tenermi il posto devo migliorare, e che quindi debba prendere lezioni. Pensa che tu sia il migliore nel campo e potresti aiutarmi a migliorare. Ovviamente se tu vuoi» sputa fuori tutto d'un fiato senza spostare lo sguardo. Mi sale il panico. Non posso farlo venire a casa mia. Non con quei mostri. Gli do l'indirizzo della casa abbandonata, l'unica opzione disponibile al momento. «Ok, allora ci vediamo lì domani pomeri...» finalmente mi guarda in faccia e si blocca. All'inizio mi spavento, poi parla «Cosa ti è successo?» dice afferrandomi il viso e voltandomelo dalla parte del taglio. Rimango stupito. La mia città è piccola. Tutti sanno della mia storia e quindi tutti fingono di non vedere le mie ferite. Lui non deve essere qui da molto. «Nulla sono caduto» dico scacciando la sua mano. «Non mentire so chi è tuo padre» mi sbagliavo. Rimango interdetto. Una persona che sa e non fa finta di non sapere. Di non vedere. Un persona che prima a poco fa nemmeno mi parlava che ora sembra così REALMENTE interessata, preoccupata e anche leggermente arrabbiata. Una persona che fino a poco fa non mi guardava in faccia e che ora mi sta trapassando col suo sguardo. Con i suoi occhi scuri e intensi frazionati da ciocche blu notte di capelli. «Si domani pomeriggio alle tre. Buona serata» stavolta sono io a fare lo scorbutico. Giro i tacchi, gettò la sigaretta ormai spenta, e me ne vado lasciandolo lì. _______________________________________________Sssssalve gente. E niente bla bla bla, spero che il capitolo vi piaccia, bla bla bla, recensite, le solite cose insomma. Scusate se viene fuori tutto attaccato ma non ho ancora capito come utilizzare l'editor. Kizz kizz, ~Rage

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Capitolo 4
*** 4. ***


«Quando vi dovete vedere?» chiede Tae mentre gioca con i miei capelli. Siamo seduti su una panchina nel parco. «Oggi» sospiro «non penso sia una buona idea, insomma.... questo Suga sembra un tipo scorbutico e riservato. Rispecchia il profilo di un perfetto killer seriale!» Sbuffo e lo allontano con una manata dai miei capelli. «Dai Tae! Sono serio! Sarà lui ad avere sospetti sulle mie intenzioni quando vedrà che gli ho dato l'indirizzo di una casa diroccata e abbandonata lontana chilometri dalla civiltà!» «Nah» risponde tornando di nuovo a torturarmi i capelli finendo lì il discorso riportandomi ad osservare il fiumiciattolo di fronte a noi. Sono le tre e venti e non si vede nessuno. Ne sono sicuro, ha visto il posto dove l'ho invitato ed è fuggito a gambe levate. Non dovevo proprio... avrei dovuto rifiutare o non so che... «...ciao» Oddio. È venuto. Non ci credo. «Ehm... si... ciao» rispondo al ragazzo in piedi sulla porta, le mani nelle tasche, mentre si guarda intorno. Indossa una felpa nera extralarge e un paio di semplici jeans. Ma è fottutamente sexy. «Allora sbrighiamoci, non ho molto tempo a disposizione» dice sedendosi di fronte a me sul pavimento completamente a suo agio porta subito i suoi occhi scuri nei miei. A differenza di come ha sempre fatto finora ora almeno mi guarda e sembra molto più disinvolto. In mezzo a noi ci sono decine di bottiglie che ho preso dal bar col consenso del capo e alcuni lunghi bicchieri di vetro. Cerco da subito di spiegargli le cose più basilari e semplici, ma quasi sempre sbaglia le dosi facendo venire fuori drink imbevibili. Dopo tre quarti d'ora si ferma e dice:«Non ce la posso fare». Sbuffa, si alza in piedi con le mani nei capelli e comincia a fare i avanti e indietro nervosa nella stanza. Io inizialmente lo osservo, o meglio mi incanto, torturandomi le dita non sapendo cosa dire. Poi esordisco:«Dai, su, se non ci provi non potrai mai migliorare rischiando che il capo ti licenzi» si gira verso di me con un sorriso beffardo in volto e dice:«con tutto ciò che mi deve non può azzardarsi a licenziarmi» è improponibile chiedergli come mai gli debba così tanto, così lascio cadere l'argomento e mi alzo anche io. «Beh, allora direi per oggi va bene. Magari continuiamo un'altra volta se tu vuoi» si ferma e mi risponde: «certo va bene, però se per te non è un problema io rimarrei un altro po' qui». Rimango sbalordito. «Davvero ti sembra il posto dove passare il tempo libero?» il suo sguardo si incupisce leggermente e risponde: «il migliore dove nascondersi» questo suo fare misterioso, queste sue allusioni che io però non capisco, mi infastidiscono, quindi non rispondo. Dopo un po' parla ancora :«allora, cosa ti è successo?» lo guardo ancora una volta completamente basito. «Oh non fare quello sguardo, sai perfettamente a cosa mi riferisco, non sono il tipo che si fa i fatti della gente.... a me di solito non frega un tubo della gente, ma è davvero un peccato vedere il tuo visino rovinato in quel modo» sorride un po' e poi va verso il buco nel muro lo scavalca e si siede sull'erba senza aspettare una mia eventuale risposta, grazie a dio, visto che sono diventato completamente rosso; mi ricompongo e vado da lui accendendomi un sigaretta. «Sai già che è stato il mio padre» «Sì ma io voglio sapere il perché, non fai nulla» continuo a fumare e guardo verso il cielo, ormai non mi stupisco più del suo modo esplicito di parlare, anche se mi ha sorpreso molto il repentino cambiamento da ragazzo scorbutico, solo e silenzioso a ragazzo scorbutico, solo ma che da subito comincia a chiedere della tua vita privata. «Non faccio nulla perché ho paura» dico dopo averlo osservato per alcuni secondi, poi ritorno alla mia sigaretta ora è lui a girarsi per guardarmi, continuo a guardare davanti a me cercando di non andare in escandescenza e di ignorarlo. Dopo un po' sorride, si alza, mi scompiglia i capelli e poi si abbassa all'altezza del mio orecchio facendomi rabbrividire involontariamente. «Non voglio che tu abbia paura, non tu». Si rialza e va via come era venuto, in silenzio, mentre io con la bocca aperta cerco di riprendere il controllo delle mie facoltà fisiche e psicologiche; ho la pelle d'oca, non so perché ma Suga non mi sembra il tipo che dice una cosa come quella che ha detto a me tutti i giorni. Non so cosa mi stia succedendo: tremo e sento come il bisogno di urlare. E tutto ciò per due parole all'orecchio. Spengo la sigaretta e mi stendo sull'erba con un mezzo sorriso stampato in volto senza saperne nemmeno il motivo.___________________________________________________________________VI PREGO NON UCCIDETEMI. So che non aggiorno da secoli ma credetemi quando vi dico che non ho avuto nemmeno il tempo di respirare, tra 15 giorni ho degli esami, tra un mese un altro e tra tre mesi un altro abbastanza importante (e sti cazzi) e..... sto morendo. Non aggiornerò regolarmente ma cercherò di aggiornare il prima possibile. Scusate eventuali errori di battitura ma non ho ancora corretto. Che altro.... ringrazio di cuore chi sta seguendo la mia storia, davvero per me è molto importante❤, ringrazio anche chi lascerà una recensione piccina piccina😉. Detto ciò la smetto di scocciarvi. Baci ~Rage

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Capitolo 5
*** 5. ***


Quella sera torno al bar. Scorgo subito Suga già al bancone. «Ciao» mormoro ancora stranito dal pomeriggio passato. «Ohi» risponde. Da sotto il grembiule indossa un paio di jeans che, non posso fare a meno di notare, mettono abbastanza in evidenza quel suo culo sodo e terribilmente... sto impazzendo. Riporto lo sguardo a un cliente appena avvicinatosi e dopo aver appuntato mentalmente l'ordine comincio a preparare i drink, dirigendomi verso il bancone con le bottiglie. Mentre verso della vodka in uno dei drink Suga mi raggiunge al bancone: sicuramente avrà ricevuto qualche ordinazione. Comincia a guardare le mensole sopra le nostre teste con le sopracciglia aggrottate e le labbra schiuse, ad un certo punto si morde il labbro inferiore concentrato. Dio... Non mi ero accorto di stare con la testa abbassata ma con lo sguardo completamente rivolto a lui sembrando un deficiente. Comunque non faccio in tempo a smuovermi che il suo sguardo si illumina guardando una bottiglia sulla mensola alla mia destra, si allunga per prenderla facendo così aderire il suo fianco al mio mentre il suo respiro sul mio orecchio mi incendia la pelle, sono solo pochi attimi, il tempo di afferrare una bottiglia, ma in quei pochi attimi sembra accorgersi dello stato in cui il suo inavvertibile sfiorarmi mi riduce, portandolo a soffiare per poi ghignare sul mio orecchio tornando poi alla preparazione del drink. Sono immobile, incapace di intendere e di volere, ma almeno ho riportato lo sguardo al bicchiere. Mi riscuoto e cerco di sbrigarmi ricordandomi che c'è un cliente che mi attende. Effettivamente quando torno ha un'aria leggermente contrariata e stizzita che faccio finta di non notare sorridendo e porgendogli i bicchieri. Sono appena uscito dal locale. Non posso dare a meno di ripensare a ciò che è successo stasera. È stata una cosa davvero strana e beh... anche eccitante. Strana a maggior ragione per il fatto che per il resto della serata Suga non mi ha nemmeno rivolto lo sguardo ed è uscito poco prima di me senza nemmeno salutarmi... e ciò mi ha fatto sentire anche abbastanza... triste?! Non so davvero cosa mi stia succedendo con quello strano ragazzo. Ammetto che sia straordinariamente bello e fottutamente sexy, ma ciò non giustifica lo strano senso di vuoto allo stomaco e il nodo che mi si forma in gola ogni volta che mi si avvicina o che anche solo mi guarda. Non vorrei... «Porco Dio!» una bestemmia interrompe i miei pensieri, mi giro per vedere da dove proviene e noto che proveniva da un auto nel parcheggio. Con affianco Suga. Titubante mi giro a guardare di nuovo la via di casa, poi mi rigiro e sospirando mi dirigo verso di lui. «Tutto ok?» mi rivolge uno sguardo che definirei quasi assassino. «Tutto ok un cazzo. Sta cosa non parte!» dice tirando un calcio all'auto. «Abiti molto distante?» Sospira e si passa una mano tra i capelli. Gesù. Si passa la lingua sulle labbra. Cristo. Quanto vorrei mordergliele, quanto vorrei farle mie... «Jungkook?» «Mh?» «Ma mi ascolti? Ho detto che non devo andare a casa, devo andare in un posto che si, è abbastanza distante» «Alle due e mezza di notte?» azzardo «Si.» secco, lo sguardo duro. «Beh... se vuoi venire a casa mia che è a due passi da qui ti posso dare un passaggio con lo scooter, so che magari ti sembrerà stupido e sfigato però non ho altri mezzi e...» comincio a blaterare «Ehi! Va benissimo.... grazie» mormora l'ultima parola. «come?» «Niente.» Camminiamo in silenzio fino a casa e una volta arrivati prendo furtivamente lo scooter dal retro cercando di fare meno rumore possibile e poi raggiungo Suga che era rimasto davanti al cancello. «Dove andiamo?» chiedo mentre sale sullo scooter. «Verso il centro, poi ti dico io» non riesco a rispondere dal momento che si è inaspettatamente allacciato attorno alla mia vita. Sento le sue dita lunghe fare leggermente pressione sul mio stomaco e il suo fiato ancora una volta dietro il mio orecchio. Attimi di estasi. Poi parto. Durante il viaggio non posso trattenere piccoli fremiti quando Suga stringe leggermente di più le dita attorno al mio addome. Questo ragazzo mi ucciderà. Giungiamo in una specie di supermercato. Tutto però è buio e sporco, almeno esternamente. «Bene. Ci si vede» in un secondo è già giù dallo scooter e cammina verso quello che sembrerebbe il magazzino del supermercato. «Ehi! Aspetta, come torni?» Si volta leggermente spazientito «Non è un problema il ritorno, mi serviva un passaggio per arrivarci in orario. Posso tornare a piedi.» «Si ma ci metterai secoli! Ti riaccompagno io.» mi fissa severo «Senti ragazzino, non dico che mi stai simpatico ma almeno non mi stai sul cazzo come la maggior parte della gente. Se ora però cominci a fare la zecca curiosa io comincio ad alterarmi sul serio» sembra serio. Io sono rimasto scioccato, non volevo certo ficcare il naso nei suoi affari ne essere assillante, volevo solo essere gentile. «No, mi hai frainteso! Voglio solo essere gentile. Ti aspetterò qui fuori se vuoi» non era certo così che avrei voluto rispondere, avevo pensato ad un 'ehi amico, calma i toni, se vuoi farti mezza città a piedi di notte a me va bene, a mai più' ma qualcosa mi ha impedito di farlo. Credo che quel qualcosa sia la stessa cosa che mi fa venire la pelle d'oca quando mi tocca e mi mette in subbuglio lo stomaco ogni volta che mi parla. Lui nel frattempo mi scruta attento e severo. Poi sbuffa e gira i tacchi continuando il suo percorso. Credo che abbia accettato il mio passaggio.__________________________________________________________________________________________________________________Ehilá ragazzi!!!! Anche stavolta mi sono fatta attendere un po', spero mi perdoniate. Volevo dire che rileggendo mi sono resa conto che a volte mi sono ripetuta e che ho fatto un po' di errori (che ora cercherò di correggere), vi prego di avvisarmi quando vi rendete conto di errori importanti, perché non sempre ho tempo di rileggere tutto. Volevo chiedervi un'opinione importante inoltre: secondo voi i capitoli dovrebbero essere più lunghi? Più corti? Non so, fatemi sapere. Vi amo tutti, a maggior ragione se recensite Bascini ~Rage

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Capitolo 6
*** 6. ***


È passata un'ora e mezza. Sono seduto sull'asfalto con la testa appoggiata allo scooter e guardando le stelle. Suga è entrato nel magazzino e non si decide a uscirne. Non mi dispiace stare qui, qualsiasi posto è meglio di casa, in fondo non so mai in che variabile potrei trovare i miei... ma sono preoccupato per Suga, e la mia preoccupazione aumenta quanto sento dei forti rumori provenire dal magazzino e delle urla. Mi alzo di botto e il mio cuore salta un paio di battiti. Resto titubante per un po', poi, quando quei rumori si fanno risentire, non riesco a frenare l'istinto di correre verso il magazzino, scostare leggermente l'entrata e sbirciare dentro. La mia testa frulla, potrebbero star picchiando Suga, o peggio... Scorgo la sua figura, grazie al cielo è in piedi, non è lui che urla...ma un ragazzo a terra che sanguina dal naso e dalla fronte... Mi pulsa la testa. Vorrei fare qualcosa.... Ma riesco impietrito a guardare mentre tre ragazzi grandi e grossi continuano a calciarlo. Suga è dietro di loro, la testa china, le braccia strette attorno alla vita. Non fa nulla. «Ti prego... Yo...» «Zitto!» Suga interrompe così il povero ragazzo. «Ah, scusami, ora tu sei Suga... nuovo nome, nuova vita, mi sembra ovvio che ora non difendi più i vecchi amici...» ghigna e sputa un po' di sangue. Un altro calcio nel costato «Non avresti dovuto farlo. E poi non sei mio amico. Sei un mio... nostro cliente. Quindi devi chiamarmi Suga» i tre non si sono ancora bloccati... «Okay, ragazzi basta» Suga si interpone tra il ragazzo (che continua a ghignare) e i suoi aggressori. «Niente sconti per gli amici, zuccherino» dice uno di loro. Stringe i denti. «Non. È. Mio. Amico. Non più...» si volta verso il suo "ex amico" a quanto ho capito e dice «Vai» «No, deve pagare» dice un aggressore «Credo che sia abbastanza...» si interrompe perché un altro ragazzo li si avvicina e lo spintona minaccioso da parte e sta per sferrare un altro colpo al ragazzo a terra (il quale aveva osservato attentamente Suga per tutto il tempo senza mai togliersi il ghigno dalla faccia), quando Suga gli si butta davanti prendendosi un calcio nelle costole e gemendo. Trattengo il respiro. Il mio cuore va a mille. «Tu...» sibila l'aggressore a Suga ormai a terra «Visto che vuoi così tanto bene al tuo non-amico, pagherai tu per lui. Via» dice poi al ragazzo a terra che senza fiatare si trascina sino ad un'altra uscita e esce scomparendo. Poi l'attenzione dei ragazzi viene riportata a Suga. Ed è l'inferno. Un pugno. Un calcio. Un altro pugno. Sanguina, geme, non risponde. Non ce la faccio più, mi sciolgo dal mio stato di trance e corro verso di loro urlando «Lasciatelo!» Stupiti si voltano verso di me, ma non sono abbastanza svelti per bloccarmi dal scaraventare a terra l'aggressore più vicino a Suga. «No Jungkook!» urla Suga Nel frattempo gli altri due aggressori mi hanno acciuffato e bloccato. Il cuore a mille, la rabbia che ribollisce nelle vene, il cervello completamente a puttane. Quello che a quanto pare è il capo, si alza lentamente e mi fissa mentre Suga cerca di rialzarsi strisciando contro una colonna. Ha una mano stretta attorno allo stomaco. In questo momento non mi interessa cosa questi tizi possano farmi, ma solo le condizioni di Suga. «Cosa facciamo con questo qui Namjoon?» chiede uno dei due che mi tiene bloccato al capo. Questi sghignazza, mi squadra e enuncia: «Niente, lasciatelo andare, oggi... e anche lui, credo che abbia imparato che se vuole rimanere con noi deve sire stop ai sentimentalismi. Credevo l'avesse già fatto... ma è bravo a nascondere molte cose» rivolgendo ora lo sguardo a Suga. I due mi lasciano e si dirigono dietro Namjoon (che nel frattempo aveva lasciato una pacca sulla spalla di Suga come se niente fosse successo) verso la stessa uscita dalla quale poco prima era uscita l'altra loro vittima. Appena sento il rumore della porta chiudersi corro verso Suga ancora appoggiato alla colonna. Esito qualche istante guardandolo negli occhi. Poi, nel silenzio più totale lo afferro per la vita e sussurro «Andiamo». Lui inizialmente si irrigidisce, poi si lascia trasportare portando un braccio attorno al mio collo. E lì sono fremiti. Lentamente lo porto fuori per accorgermi solo una volta arrivati al mio elegantissimo mezzo che non è proprio il più adatto. Insomma Suga ha la maglia all'altezza dello stomaco insanguinata per i calci ricevuti, un labbro spaccato e le braccia piene di lividi. Non sarebbe in grado di reggersi sullo scooter. Così quando mi vede estrarre il telefono dalla tasca chiede:«Che fai?» «Chiamo un taxi» «A quest'ora di notte? Costa un botto» Sbuffo. «Non sei nelle condizioni di andare sullo scooter» «Sto bene. E poi lo scooter...» «Taci. Lo scooter lo passerò a prendere domani» finalmente si zittisce. Aspettiamo mezz'ora seduti sul marciapiede in totale silenzio. Io cerco di mantenere un'espressione arrabbiata (anche se il suo braccio sul mio collo non aiuta molto) e lui ogni tanto mi lancia occhiatine quasi dispiaciute. Il taxi arriva e il viaggio verso il suo appartamento procede tranquillo. Spendo tutto il mio stipendio della serata per pagare l'autista e aiuto Suga ad entrare nel suo appartamento. Vive da solo. Una volta adagiatolo sul divano e aver percepito una sorta di "grazie" uscire dalle sue labbra, mi dirigo alla ricerca di un bagno sotto lo sguardo confuso e stupito del padrone di casa. Una volta trovato torno in salotto con in mano delle garze e del disinfettante. «Cosa vuoi fare?» «Devo medicarti» dico senza guardarlo negli occhi. Sospira ma non si oppone. Sa di essere nel torto e quindi ha abbassato un po' la testa. Imbevo lievemente un po' di ovatta nel disinfettante e titubante gliela passo sul labbro. Lentamente. Lui distende le labbra e stizza gli occhi per il bruciore. È così bello anche quando è ferito, con quelle labbra scure e morbide, talmente morbide che il mio dito rimane per un po' a massaggiare il suo labbro. Per distrarmi da lui parlo:«Hai intenzione di dirmi cosa è successo?» «Sono affari miei» contraggo le labbra e alzo lo sguardo verso di lui. «Okay scusa. Grazie per stasera, ma... non posso coinvolgerti in tutto ciò. È difficile... «Certo.» rispondo infastidito. «Togliti la maglia» «Scusa?» spalanca gli occhi «Toglitela senza fare storie per favore» lo fisso negli occhi. Non ho capito quando precisamente i ruoli si siano invertiti ma ora è lui ad essere messo in soggezione dal mio sguardo. Infatti dopo pochi secondi cerca di sfilarsi la maglia gemendo. Mia avvicino a lui «Faccio io» sussurro e mi sembra di vederlo arrossire leggermente mentre porgo le mani all'orlo della maglietta. Purtroppo il sangue secco l'ha fatta appiccicare all'addome. «Farà un po' male» lo avverto e senza attendere risposta gliela strattono violentemente verso l'alto e, devo dire, non trattengo un piccolo ghigno di soddisfazione quando geme dal dolore. Rimango qualche attimo a guardare quella distesa di pelle nivea, quell'accenno di addominali e quel petto del quale leccherei ogni centimetro. Ma non sono queste le circostanze di pensare a certe cose. Quindi porto la mia attenzione ai lividi che ricoprono tutta la parte sinistra del suo fianco e del suo addome e sussulto «Oh mio dio....» «Non è niente di che....» «Deve farti molto male...» dico ignorandolo completamente mentre osservo i lividi pericolosamente scuri. Da alcuni di essi esce ancora del sangue. Come hanno potuto. Non la passeranno liscia. Nonostante tutto quello che ho passato stasera, il senso di sconforto e delusione verso Suga passa, lasciando il posto al mio istinto di proteggerlo e beh, si, di volergli bene, guardando ciò che gli hanno combinato. Infondo lui ha protetto alla fine quel ragazzo. Le ha prese per lui nonostante a quanto pare abbia fatto qualcosa di sbagliato. E questo non è il momento per pretendere spiegazioni. Ora mi dispiace di avergli fatto male liberandolo dalla maglia. «Jungkook?» e complimenti mi ero di nuovo perso nei miei pensieri fissando le sue ferite. «Uhm? Si scusa» Dico con lo sguardo basso e, lentamente comincio a medicarlo cercando di fargli meno male possibile. Ogni tanto geme e io mi mordo un labbro preoccupato, ma alla fine riesco a ripulirlo e lo aiuto ad alzarsi. «Ora devo metterti la garza» dico portandomi un suo braccio intorno al collo senza farmi sfuggire un suo piccolo sobbalzo. Lentamente comincio a avvolgergli le garze attorno al costato e quando ho finito lo faccio riaccomodare sul divano. Gli chiedo dove tiene le magliette e, dopo che mi ha indicato la camera da letto, mi ci dirigo aprendo l'armadio e prendendo una qualsiasi delle maglie tutte rigorosamente nere. Dopo avergliela messa, mi siedo sul divano do fronte a lui. «Non credo di aver fatto niente di che ma, beh, spero che un po' ti aiuti insomma avrei dovuto metterci della pomata sui lividi ma non ne avevi e io...» comincio a blaterare «Ehi! Va benissimo, calmati...» esita, abbassa lo sguardo e posa delicatamente una mano sulla mia facendomi bloccare il cuore. Non c'è più traccia di malizia nel suo gesto, il Suga scontroso, quello affabile, quello malizioso, quello chiuso, sono tutti scomparsi lasciando il posto a un lato di Suga che non credevo avesse. Un lato dolce. «Grazie» rialza lo sguardo nei miei occhi, e non posso fare a meno di arrossire leggermente abbassando il mio di sguardo. E lui sorride. E credo sia la prima volta che gli vedo addosso un sorriso così sincero. Ed è magnifico. «Ora....devo andare» faccio per alzarmi ma mi tira per un orlo della maglia. «No.... non andare, tra poche ore sarà mattina e non voglio tu te ne vada via da solo di notte fonda... per di più per andare da quei mostri. Rimani qui. Ho un letto in più» non so come reagire, che fine ha fatto il vecchio Suga? Mi ritrovo ad annuire con un piccolo sorriso senza sapere quando precisamente abbia deciso di rimanere. Così lo accompagno al suo letto e poi mi stendo su uno poco distante. «Buonanotte Kookie» sono le ultime parole che sussurra prima di cadere in un sonno profondo lasciandomi a sorridere nel buio come un ebete, con il cuore che ormai va a conto suo. Sentirmi chiamare da lui con quel nomignolo mi ha ormai dato la conferma: ero fottutamente innamorato di quel ragazzo. ________________________________________________________________________________________________Ciauuu. Eccomi qui. Sto per entrare a scuola quindi sarò breve: 1) perdonate errori di battitura li (gli o li? Oddio dubbi esistenziali) correggerò in seguito 2) recensite 3) vi voglio bene❤ Baci Rage Ps. No ce raga. Ma siete morti anche voi quando hanno vinto i bbmas? Io ho pianto come una disperata. Che poi cazzo. Jungorgasmo. Voleva uccidermi con l'aiuto di Jimin di nuovo bruno. Io boh. Be basta.

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Capitolo 7
*** 7. ***


Abbandonato. Ecco come mi sento. Sono ormai passati cinque giorni da quella fatidica notte. Cinque giorni durante i quali non ho fatto altro che la cosa che odio di più: aspettare. Suga non si è più fatto vedere. Mi ero sentito così bene. Per la prima volta da anni avevo dormito tranquillamente. La mattina dopo mi ero svegliato tardi quando lui ancora dormiva ma avevo deciso di togliere il disturbo: ero sgattaiolato fuori ma non prima di rubargli il numero di telefono, poi una volta fuori gli avevo subito scritto: 'Ehi amico, buongiorno, sono Jungkook. Scusami ma ho preso il tuo numero per avvisarti che sono andato via perché avevo molto da fare -enorme bugia in quanto non avevo nulla da fare ma semplicemente volevo il suo numero- mi raccomando, curati, ci vediamo presto!'. Ovviamente non mi aspettavo chissà quale risposta, non mi aspettavo nemmeno il buongiorno, ma un 'come hai osato prendere il mio numero' quello si. Invece niente. Niente di niente. Per cinque giorni non aveva risposto ai miei messaggi, né alle mie chiamate, né aveva aperto la porta dell'appartamento le due volte che ero andato a bussarci. Ed io ero preoccupatissimo, stamattina stavo proprio andando alla polizia quando me lo sono ritrovato davanti. Siamo entrambi rimasti paralizzati per alcuni attimi, poi lui si è voltato dalla parte da dove veniva ed è scappato via, io, da coglione quale sono, lo ho anche inseguito per un po'. Poi l'ho perso. Ed ora sono arrabbiato e stufo. Ma ciò non evita di farmi sentire terribilmente abbandonato e deluso. Sbatto la portiera dell'auto di Tae. Lui nemmeno mi sgrida, è sempre così apprensivo, non mi tratta mai male, e nei giorni come questi, quelli in cui realizzo che un'altra persona mi ha abbandonato, mi accompagna alla vecchia casetta. Se quel posto per me è la pace, con Tae diventa la cosa più simile al paradiso che io potrò mai sperimentare. Ci sediamo oltre il buco nel muro. Taehyung sta ciarlando di quanto antipatica sia la cassiera che lavora vicino a lui al supermarket, perché si. È stato preso. Ma ora non riesco proprio ad ascoltarlo. Non credevo ci potesse essere qualcosa che potesse fare più male di quelle terrorizzanti serate in cui le variabili dei miei sfiorano il surreale. In cui sento solo il cuore che mi rimbomba forte nelle orecchie e il tepore quasi tranquillizzante del sangue che mi ricopre la faccia prima che cominci tutto a bruciare. In cui l'aria odora di alcool ed erba. In cui mi sento completamente vuoto. Mi sbagliavo. Questo brucia di più, questo fa molto più male e mi fa sentire molto più vuoto. Suga mi ha rovinato completamente. «...quindi sono sempli... Kookie?» Si è accorto che non lo stavo ascoltando. «Kookie cosa.... ehi» Cazzo. Piango. È sempre la stessa storia. Ma giuro che io non voglio. Non voglio piangere. Non davanti a Tae. È una cosa che mi da un estremo fastidio: mostrarmi debole e richiamare la sua attenzione quando dovrei essere io ad occuparmi di lui, quando è lui quello che sta male. Senza dire altro mi passa un braccio attorno alle spalle e mi lascio andare sul suo petto mentre lui mi stringe ora anche con l'altro braccio. Posa il mento sulla mia testa mentre io mi lascio andare a forti singhiozzi. «Scusami, scusami Tae, i-io...» «Shh, va tutto bene, sono qui» io lo amo. «Ti prego n-non andare, non mi lasciare anche tu...» lo sento irrigidirsi. Mi alza tenendomi per le spalle in modo da guardarmi negli occhi. Anche i suoi ora sono lucidi. «Kookie cosa dici, io non so cosa sia successo, e sarò pronto ad ascoltarti quando vorrai. Ma io mai, MAI, ti lascerei, tu sei parte di me. Io ti amo e non posso sopportare di vederti così. Ti prego non piangere. Non piangere...» attacca la fronte alla mia. Dopo mi prende e mi abbraccia di nuovo. Passano alcuni magnifici minuti così. Poi mi calmo e appoggio la testa sulla sua spalla. Lentamente gli racconto tutto. Dalla sera al magazzino a stamattina. E sento Tae irrigidirsi sempre di più sotto di me. Quando finisco di raccontare alzo lo sguardo verso il suo viso e lo vedo con le labbra serrate che guarda un punto non ben distinto in lontananza. «Non avrebbe dovuto.» «Lascia stare Tae... me ne farò una ragione, infondo non eravamo neanche amici, a malapena mi parlava... non è così scandaloso il fatto che semplicemente non voglia avere a che fare con me» Si volta a guardarmi. «Si ma... Kookie ho capito quanto tu ti ci eri affezionato...» «Non fa nulla». Torniamo a guardare il sole che lentamente si abbassa verso i campi. Entro in casa e sbatto le chiavi sul ripiano della cucina. Subito sento l'odore dell'erba invadermi ed effettivamente noto mamma intenta a fumarsi una canna sulla poltrona. Papà non c'è, è molto tardi quindi probabilmente si starà ubriacando da qualche parte. Ed eccoci alla variante uno. Molto facile da gestire. Posso semplicemente chiudermi in camera ed evitare qualsiasi problema. Ma non voglio. Infondo quella donna che sorride al vuoto è pur sempre mia madre. È pur sempre colei che fino a pochi anni fa si occupava di me. È pur sempre colei che inizialmente mi difendeva dalle sfuriate di mio padre. Ma che ora è completamente rovinata da quella roba. «Mamma...» sussurro avvicinandomi. Non ricordo da quanto non le parlo. «Ehi.... tesoro....» guarda oltre me. Gentilmente le sfilo la canna dalle mani e la spengo sul posacenere. È troppo fatta per arrabbiarsi. «Mamma» ripeto inginocchiandomi di fronte a lei «devi lasciare perdere questa roba... ti prego... ti fa solo male» «Ma io sto bene, così non ci faccio caso». Mi incuriosisco. «Non fai caso a cosa?» Finalmente posa lo sguardo su di me e sembra leggermente più lucida. «Mi dispiace così tanto Jungkook... mi dispiace. Io non avrei mai voluto finisse così. Io volevo una famiglia felice. Mi dispiace bambino mio... ma questa cosa mi fa sentire meno in colpa, libera, sono una codarda ma non posso farci niente tuo padre...» per la seconda volta di oggi mi si spezza il cuore a sentirla parlare così. A sentire che ricorre alla droga perché non sopporta vedermi subire del male da mio padre. Ma in questa maniera mi fa male anche lei. E non solo quando l'erba prende il sopravvento e comincia a picchiarmi anche lei. Ma soprattutto quando vedo quanto male la faccia stare quella cosa. «Mamma, dobbiamo affrontarlo insieme. Io ti perdono, ma devi smetterla con questa roba» «Io...» capisco quanto possa essere difficile per lei. «Ci penso io». Prendo il suo telefono da sopra al mobile. Nel frattempo l'ansia che mio padre possa tornare aumenta. Cerco tra i contatti e ne trovo uno salvato con 'Namjoon erba'. Quel nome. Rabbrividisco. Ma questo sarà solo ub motivo in più per scoprire chi sia. Mando un messaggio: -Ho bisogno di un po' di erba. Ho intenzione di capire chi è e semplicemente di dirgli di smettere di spacciare a mia madre. Dopo solo pochi attimi mi arriva la risposta: -Domani al magazzino in via ********. Alle dodici. Bene.___________________________________________________________________________________Ok ok ok. Potete venire ad uccidermi. Lo so, non aggiorno da quanto? Un mese? Davvero mi dispiace e non ho scuse. Vero, ho avuto gli esami, vero, ho passato un brutto periodo, vero, avevo scritto il capitolo ma poi mi si è anomalamente cancellato, ma è anche vero che ho passato due settimane di cazzeggio. Insomma non ho scuse, semplicemente non mi andava di scrivere. Ora, piccola domandina: desiderata un po' di smut in questa storia? Fatemi sapere. Ancora perdono. Vi amo ~Rage

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Capitolo 8
*** 8. ***


Cammino svelto con la sciarpa nera che mi copre quasi tutto il volto. Nonostante siano le undici e mezza fa un freddo assurdo ed i cielo è completamente coperto. Mentre osservo gli anfibi neri camminare sul marciapiede non posso fare a meno di formulare assurde ipotesi su come quegli spacciatori potrebbero uccidermi una volta che gli avrò detto di non spacciare più a mia madre. In realtà tutti questi film mentali servono a distogliermi dalla teoria che ormai ha preso ben forma nella mia mente: Suga spaccia. Insieme a Namjoon e tutti i suoi amichetti. Evidentemente il ragazzo che stavano picchiando l'altra sera non aveva pagato, eppure Suga si è fatto picchiare al posto suo.... ma no, non posso ricominciare a pensare cose buone su di lui. Non dopo che mi ha abbandonato. Okay si magari abbandonato non è proprio il termine esatto dato che non è che ci fosse tutto questo gran rapporto tra di noi, ma io che ci posso fare se mi sento come se mi avesse fatto un grandissimo torto? Come se mi avesse privato di una delle poche cose che mi faceva sentire bene? E poi chissà se si sta prendendo cura di tutte quelle ferite, chissà se sta bene... e chissà se un giorno guarirò da questa malattia che mi fa continuare a pensare a lui nonostante stia cercando di impedirlo con tutto me stesso. Maledizione. Fatto sta che nel frattempo sono arrivato al magazzino. Improvvisamente mi tremano le gambe e faccio fatica a deglutire. Devo farlo. Per la mamma. Non mi fermo e con il cuore in gola entro dall'entrata principale del magazzino. Subito colgo tre figure poco distanti da me, una delle quali è indubbiamente Namjoon. Questi sembra sorpreso di vedere me. «Tu...» sputa avvicinandomisi. Ecco si ricorda anche chi sono. Perfetto. Ora mi prenderò quelle che non ho preso l'altra volta. E questa volta non ci sarà Suga a fermarli. «Noi aspettavamo una donna non te» Posso farcela solo in un modo. Come facevo alle interrogazioni a scuola. Quando ero sicuro di cosa dire ma avevo paura. «Si è mia madre ma io non voglio che lei continui con la droga sono venuto qui infatti non per prenderla ma per dirvi di smetterla di vendergliela se non volete finire nei guai con la polizia.» Sputo fuori tutto d'un fiato. Namjoon stringe i pugni fino a rendere ben visibili i tendini. «Senti tu, ragazzino, posso capire che una piccola testa di cazzo provi un moto di altruismo quando vede un'altra testa di cazzo essere picchiata giustamente» forse non dovrei ma in questo momento mi sento davvero una testa di cazzo. «Quindi ti perdono anche per aver tentato di fermarmi» continuo ad ascoltare in silenzio. Gli altri due ragazzi potrebbero benissimo essere soprammobili se non fossi sicuro del fatto che ad un minimo cenno di Namjoon sarebbero pronti ad uccidermi. «Ma dove trovi il coraggio di venirmi ad imporre a chi posso vendere e a chi no? Dove trovi il coraggio di minacciarmi?» «Beh io...» «Non- interrompermi. Ora devi solo pagarmi l'erba che ti sto facendo arrivare e... pagare la tua punizione» Ghigna e mentre alza il braccio seguito a ruota dai suoi soprammobili-ammazagente, io già so cosa sta per succedermi. Chiudo gli occhi e porto d'istinto le mani davanti al volto quando l'entrata secondaria del magazzino si apre e il tempo sembra essersi congelato. Tutti si girano verso la porta. È appena entrato Suga. «Vi ho portato l'er...» si blocca notando in che posizioni siamo. «Cosa..» si schiarisce la voce «Cosa sta succedendo?» chiede a Namjoon ignorando completamente il mio sguardo. Namjoon ripete a Suga ciò che io ho detto a lui. Suga deglutisce rumorosamente «Beh... devo un favore a questo marmocchio purtroppo, quindi pago io l'erba per lui.» subito da i soldi a Namjoon e si mette il sacchettino che aveva in mano in tasca. Namjoon lo scruta ad occhi socchiusi poi gli rivolge un sorrisetto sarcastico «Ora se permetti» si gira e non ho nemmeno il tempo di realizzare che mi ritrovo steso a terra con uno zigomo dolorante. «Ehi!» urla Suga. «Cosa ancora?» chiede a denti stretti Namjoon. «Ho pagato! Lascialo stare ora» «Oh no no, non lascerò che la passi liscia un'altra volta. E no, nemmeno che tu le prenda al posto suo. Ora stai calmo ed al tuo amichetto non farò più di tanto male. Più cercherai di opporti più lui soffrirà». È come se avessi già vissuto questo momento ma da un punto di vista differente ed effettivamente è così. Suga sembra terrorizzato e, nonostante le circostanze, questa cosa mi fa sentire bene, non so perché. Poi però si irrigidisce. «Tu... con i tuoi giochetti sadici...» Improvvisamente Namjoon mi sferra un calcio. Gemo e mi raggomitolo su me stesso. Suga sussulta e fa un passo verso di me. «Affare fatto?» chiede sorridente lo spacciatore. Suga stringe i denti e annuisce. «Mantienilo. Così non sarà tentato» ordina ad uno dei due soprammobili che ubbidisce bloccando Suga. «Ora ci divertiamo» ghigna Namjoon accanendosi su di me col suo amichetto. Niente di nuovo da ciò che passo quasi tutti i giorni con mio padre. L'unica cosa che mi fa male e sentirmi così patetico davanti agli occhi di Suga, così debole, così costantemente bisognoso di aiuto. Non sono nemmeno riuscito a concludere niente: appena mamma cadrà di nuovo in tentazione questi qui non esiteranno a fornirle ciò che lei vuole. E di questi qui fa parte anche Suga. Lui spaccia a mia madre. Lui la rende la donna che mi tira i bicchieri addosso. Dopo alcuni minuti si fermano di loro volontà. E appuro che i danni non sono nemmeno tanti. Si, i pugni e i calci si fanno sentire, ma ho la testa talmente piena che non riesco a realizzare tutto quel dolore. Mi alzo a fatica zoppicando e il più veloce possibile cerco di uscire dal magazzino lasciando dietro di me goccioline di sangue. Una volta fuori mi appoggio ad un muretto gli vicino e strisciando la schiena mi siedo a terra. Le lacrime cominciano a sgorgare immotivate nei miei occhi mente il dolore i prende piano forma facendomi reggere lo stomaco con una mano. La testa pulsa. Non so quanto tempo passo seduto lì rimproverandomi per la mia debolezza, quando sento dei passi avvicinarsi. E giuro che preferirei che fosse Namjoon piuttosto che Suga. Invece è lui. Mi vede. Sussulta e si blocca per un attimo guardandomi finalmente negli occhi per poi sedersi affianco a me. Faccio per alzarmi ma un fitta allo stomaco mi prende alla sprovvista e sarei di certo caduto se Suga non mi avesse afferrato al volo. «Stai bene?» chiede reggendomi per un braccio e guardandomi preoccupato. E nonostante tutto quello che ha fatto balza sempre ai miei occhi come solo dalla sua bocca (e ovviamente da quella di Taehyung) quella frase risulti sincera. No, non sto bene. Mi sento patetico e debole. Tengo la testa bassa quando lacrime di frustrazione cominciano a scendere dai miei occhi. «Non ti interessa» mormoro mestamente «e se sono ancora qui affianco a te è solo perché non riesco a muovermi.» «Jungkook... tu.. tu hai bisogno di cure, ti porto al pronto soccor-» «No! Maledizione no! Io ho bisogno della verità!» la furia abbatte la vergogna e ed alzo il viso bagnato verso il suo. «Tu mi hai sempre mentito! Ma okay. Lo stavo sopportando. Stavo cercando di ignorare il fatto che Suga non è nemmeno il tuo vero nome, ma il nome che usano i tuoi 'clienti'. È questo che vuoi che io sia? Un tuo cliente? Allora dammi l'erba che mi hai gentilmente pagato!» «Non posso io-» «Non ho finito. Stavo cercando di sopportare le tue stranezze, stavo cercando di non pretendere che tu mi dicessi la verità, stavo cercando di esserti amico quando sei scomparso. Hai idea di quanto mi sia preoccupato? Ma no! Ovviamente a te non frega mai niente di niente! E poi il colpo di grazia! Non che non avessi capito la verità, già dall'altra sera avevo capito cosa stava succedendo ma lo negavo a me stesso continuando a darti fiducia. Invece ecco qui che scopro che spacci! A mia madre poi! Sai quando è fatta cosa mi fa? Eh?! N-no! T-tu sai solo di mio padre, m-ma non sai quanti s-segni di c-ciò che le fa la droga m-mi porto addosso!» Sto singhiozzando ma ormai non me ne frega più nulla. Ho visto i suoi occhi intristirsi man mano che andavo avanti col discorso. E ora che ho finito di urlare risponde. «Ti prego Jungkook. Non piangere... io non sapevo fosse tua madre-» «Spacciare è sbagliato a prescindere» sbotto «Lo so... ma è una situazione difficile. Io non sono come quelli lì dentro. Io cerco solo di sopravvivere e credimi sto cercando di smettere, avevo intenzione di continuare il lavoro in discoteca e lasciare man mano questo ma-» «Ma poi ti sei licenziato per non vedermi più, mi sembra ovvio» «No! Loro mi minacciano Jungkook! Non è facile uscirne...è pericoloso. È per questo che mi sono allontanato da te. Tu hai già fatto tantissimo per me, ma io non posso tirarti a fondo con me. Ci sono cose che non puoi sapere. Io ti dovevo proteggere.... mi dispiace che tu sia stato male... quindi scusami. Ho sbagliato. Non era evitandoti che ti avrei protetto...» «Non voglio che tu mi protegga... io volevo solo che tu rimanessi non che te ne andassi come tutti gli altri. Volevo.. voglio che tu mi dica la verità.» «Jungkook... io ci sono, io rimango. Ma...» «Ma la verità no. Quella mai. Ti...» prendo un grosso respiro e fisso i miei occhi nei suoi «ti prego, dimmi almeno il tuo nome...» Mi guarda. Mi scava. La sua mano ancora sul mio braccio. «Io...» «Come immaginavo. Se sono questo per te, un cliente qualsiasi che può solo sapere un tuo falso nome, lo sarò. Per favore dammi l'erba che mi hai 'gentilmente' pagato.» «Jungkook non fare così. Io non posso.» «Non puoi non puoi non puoi. E vabene. Me la vedrò da solo. Ora però per favore... va via. Io non ce la faccio. Va via. Lasciami solo.» Mi scosto dalla sua mano. «Jungkook...» «Ti prego...»lo blocco e lentamente si alza. «Jungkook farò come vuoi. Ma ti prego. Non fare nulla di male. Non farti del male. Promettimelo.» «Non posso promettertelo, Suga» pronuncio l'ultima parola con disprezzo. Abbassa la testa e dice «Sta arrivando un taxi. Buonanotte Jungkook.» se ne va. ______________________________________________________________________________________________________________ Ciao a tutti. E niente scrivo sempre peggio e sono sempre meno motivata. Poi il cavolo dell'edit non mi funziona e mi fa schifo vedere scritto tutto appiccicato. E boh. Enjoy ~Rage

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Capitolo 9
*** 9. ***


«Amico... è la terza volta questa settimana.» «Hoseok, non è proprio il momento.» gli porgo i soldi e prendo la bustina con dentro la marijuana. Lui continua a guardarmi con occhi pieni di falsa preoccupazione mentre intasca i soldi. Siamo dietro al cortile della mia vecchia scuola superiore. Hoseok veniva in classe con me quando ancora andavo a scuola. Io ho passato l'ultimo anno per un filo. Lui è stato trattenuto e rieccolo qui. Verso la fine dell'anno aveva cominciato a raccontarmi di questo giro in cui era entrato, prendeva tanta roba da uno spacciatore di grossa taglia e poi lui vendeva "al dettaglio" agli studenti guadagnandoci un bel po'. Io non avevo provato a biasimarlo anche se non ero d'accordo. Lui invece aveva creduto fossi felice per lui. È questo che tende a fare la gente: interpretare i miei silenzi come meglio crede. Era una specie di amico Hoseok, certo non aveva mai chiesto nulla quando tornavo a scuola con la faccia livida (in realtà l'unico che lo fa è Tae.... e Suga) e gliene ero grato in un certo senso, ma quando mi vedeva solo veniva sempre con quel suo bel sorriso e cominciava a ciarlare. Non mi dispiaceva moltissimo. Credo che però lui lo facesse più per noia. Era abbastanza solo anche lui. Poi la droga gli ha aperto nuove porte, nuove occasioni, nuove amicizie e ciao ciao Jeon. Continuava a sorridermi imbarazzato nei corridoi e ogni tanto provava a rivolgermi qualche parola. Ma l'imbarazzo era tangibile. E fino alla fine smise di guardarmi in faccia. Certo io non è che facilitavo le cose, ma mi sentii comunque male a perdere quella che sarebbe stata un'amicizia se Hoseok non fosse stato così maledettamente uguale a tutti gli altri: cieco e sordo a ciò che invece il mio corpo mostrava e urlava tutti i giorni. «Ci vediam-» faccio per andarmene quando mi ferma. «Senti Jeon... tutto okay? Sai non mi sembravi un tipo che si fa... è successo qualcosa?» Non mi volto e sbuffo sorridendo sarcastico. «Infatti. Non ti sembravo, ma ora lo sono. Non mi è successo solo qualcosa, mi è successo molto. Non che ti interesserebbe comunque. Quindi puoi rilassarti ora.» Continuo a camminare e lo sento sospirare dietro di me. Okay no. Mi sto comportando da stronzo. Sto esigendo troppo da tutti. Infondo non mi ha fatto nulla di male. Torno sui miei passi. «Senti...» alza la testa stupito «per rispondere alla tua domanda: no. Non è tutto okay. Cazzo niente è okay. Ma non devi preoccuparti ci sono abituato. Scusami. Non volevo risponderti male» «N-no ehm... scusami tu...» Sorrido. (Addirittura. Questo ragazzo mi deve molto ora) «Non preoccuparti. Grazie per.... l'interessamento. Ci sentiamo.» Sorride sincero ed annuisce. Vado via. Sono le 16:00 e fa freddo. Sono nella mia adorabile catapecchia. E mi sto fumando la terza canna di oggi. E cazzo. Cazzo. Se mi faccio schifo. Ho sempre odiato chi era talmente codardo da rifugiarsi nella droga. Come mamma. Ed ora fa male sapere che sto diventando uno di quei codardi. Alla fine con mamma non ho risolto nulla. Lei fuma ancora. Ed io non ho avuto il coraggio di guardarla più negli occhi da quando le avevo promesso che l'avrei portata via dalle grinfie di quella cosa che ora sta catturando anche me. Lei crede che io non mi sia accorto di nulla. Ma non è così. Vedo la delusione nei suoi occhi quando ha la mente lucida, la delusione verso un figlio che non è riuscito a salvarla. Anzi. Ho creato molti più danni quel giorno. Tipo questo. Tipo il fatto che abbia cominciato a farmi solo per Suga. Solo perché se devo continuare a chiamarlo così io ho bisogno di una motivazione. Non ho scelto Hoseok a caso. Hoseok compra da Namjoon. Quindi da Suga. Ora posso dirmi suo cliente. E basta. Perché non avrei proprio dovuto illudermi dall'inizio. Suga non mi considererebbe mai in nessun modo se non come cliente. E mi sento patetico a volerlo essere si per fargli una specie di dispetto, ma anche per sentirmi un po' più vicino a lui. La prima è stata dura. Bruciava la gola e faceva lacrimare gli occhi. E il mal di testa. Quello era tremendo. Sono dovuto rimanere seduto a terra per mezz'ora. E no. Non mi sono sentito meglio. Mi sentivo solo mezzo addormentato e debole. Anche se devo ammettere che una sensazione a metà tra la tristezza e la gioia a preso possesso di me. Ma no. Non sono stato bene. E nemmeno con quella dopo. E con quella dopo ancora. E via così. Vi starete chiedendo perché allora io stia andando avanti così alla grande. Perché mi sta prendendo. E io ho tanta. Ma tanta. Proprio tanta paura. Porca... una lacrima ha spento la canna. La sto fissando quando sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e se non avessi avuto i riflessi attuttiti sarei già saltato dalla paura. «Kookie...» gli occhi sbarrati di Taehyung non sono rivolti a me ma a ciò che tengo in mano. No. No, no, no... vengo qua a fumare per non farmi scoprire da Tae e per di più vengo quando lui ha i turni a lavoro così è sicuro che non mi scopra. Ma allora perché è qui? Non posso sopportare che Tae lo sappia. Non posso farlo stare male ancora una volta per me. Non posso ricevere l'aiuto che sicuramente vorrà darmi quando dovrei essere io ad aiutarlo. Perché si. Tae non scapperà indignato e deluso. Nemmeno mk sgriderà. Tae resterà qui e cercherà di capire, di farmi stare meglio. Infatti quando mormoro Tae e una lacrima nuova solca la mia guancia, lui si riscuote e si inginocchia di fronte a me. Posa le mani sulle mie guance e fissa gli occhi nei miei. Mi asciuga le lacrime «Che succede Kookie? Perché stai fumando quella cosa?» mormora. «I-io, io...» scoppio in singhiozzi lascio cadere la canna e mi getto nelle braccia di Tae che lento prende ad accarezzarmi i capelli. Dopo essermi calmato gli racconto tutto ciò che era successo quella mattina. «Jungkook» ora che mi sono tranquillizzato il suo sguardo è più serio «dovevi raccontarmi tutto prima, non capisci che dicendomi che era stato ancora una volta tuo padre hai mentito anche tu?» «Io non volevo trascinarti in tutto questo con me...» «Ma Jungkook sentiti. Parli come lui. Io sono te ricordi? Tu puoi, devi, dirmi tutto sempre. In modo da trovare una soluzione, che non è certo quella» indica con il mento la canna a terra. «Ma come...» «Kookie. Devi solo dimenticarlo. Far finta di non conoscerlo in questo modo lui per te non sarà più Suga, il nome che tu colleghi al tuo... spacciatore» pronuncia quella parola con così tanta stranezza. Come se non potesse stare nella stessa frase dove sta il mio nome. «Fare finta. La cosa che odio di più al mondo...» «Lo so Kookie, lo so... ma è l'unico modo» «L'unico» ribadisce quando porto lo sguardo alla canna a terra. «Promettimi che non lo farai più.» «Lo prometto» E mentre lo dico non posso credere di star mentendo al mio Tae.______________________________________________________________________________________________________________________________________Ehi. Capitolo corto stupido e noioso. Ma forse domani metto un capitolo nuovo. Comunque bo... ho sempre meno voglia di pubblicare qui, siate attivi guyyyys. Vi voglio sempre bene ~Rage

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Capitolo 10
*** 10. ***


I movimenti rallentati. I battiti del cuore accelerati. La pesantezza della testa. La leggerezza dell'anima. La puzza del sudore, dell'erba e dell'alcol. Il profumo della finta libertà che spacciano qui. Potrei dire che non so come mi sono ritrovato qui a strusciarmi tra due ragazzi, ubriaco fradicio, in una discoteca per gay dove la cosa più entusiasmante non è di certo ballare, ma sarebbe una bugia. Jeon Jeongguk questa sera è venuto di proposito in un questo luogo (alquanto malfamato) mentendo ed ingannando il suo migliore amico. Jeon Jeongguk questa sera ha fatto le due cose che odia di più, che hanno portato i genitori a essere quello che sono: si è ubriacato e ha fumato erba. Jeon Jeongguk questa sera ha cercato di perdere la memoria di Suga. Jeon Jeongguk questa sera ha perso solo ciò che rimaneva del vecchio Jungkook. Improvvisamente la verità mi schiaffeggia fortemente e mentre delle lacrime già pronte da tempo sgorgano veloci sulle mie guance spingo via i due ragazzi che già da tempo mi stanno passando le loro mani appiccicaticce addosso e corro via. Arrivo nel lurido bagno giusto in tempo per vomitare quello schifo che ho in corpo, non mangio da giorni e quello che esce dalla mia bocca è solo liquido. Potrei dire che ho vomitato per il mitico cocktail di alcol ed erba, ma anche questa sarebbe una bugia. Sono troppo abituato a quella roba. Vomito per i sensi di colpa. Vomito perché l'ultima parte del vecchio me vuole fuggire. Vomito per stare meglio. Perché comunque a che serve continuare a stare male se comunque lui non lo dimentico? E mi viene naturale chiedermi se sia normale reagire così ad un rifiuto. Perché questo è stato. Un semplice rifiuto. Non so cosa mi aspettassi da Suga. Non so perché mi sono così tanto arrabbiato con lui fino ad arrivare al punto di fare male a me per dimostrargli cosa? O forse lo so... Ma ormai quel male mi ha preso completamente e anche se ormai lo voglio non ho le forze per cercare di sconfiggerlo. Così ora mi pulisco la bocca con la manica della felpa ed esco dal bagno. Fuori quei due mi aspettano, ma li oltrepasso senza degnarli di uno sguardo. «Ehi» biascica uno trattenendomi per un braccio. «Lasciami» rispondo a denti stretti «voglio andare a casa» «Dai divertiamoci ancora un po'» dice l'altro accarezzandomi il dorso della mano. «Ho detto. Che dovete. Lasciarmi!» alzo gradualmente la voce fino ad urlare e strattono via il braccio. Pochi si girano a guardare, tutti loro sono abituati a molto peggio. I due storcono la bocca e vanno via. Grazie al cielo. Infondo stavo cominciando ad avere paura. Ma forse non mi rendo conto di quanto spaventoso possa essere diventato io ultimamente. Così con questo nuovo bellissimo pensiero nella mia testa esco, e come mio solito dovunque, vado a fumarmi una 'sana' sigaretta sul retro. E pensare che poco più di due mesi fa ne fumavo solo una ogni tanto. «Ho notato che sei passato a roba più pesante». Bum bum bum. Quella voce. La voce. «Oh no» i miei occhi tradiscono la mia voce. Infatti non dovrei, ma sono incredibilmente felice di vedere Suga e sentire la sua voce. Faccio per oltrepassarlo ma mi blocca per le spalle con una forza che non so da dove esce fuori. «No. Stavolta non ti lascio andare.» dice. E poi fa una cosa. Una cosa che finora facevo solo con Tae. Mo stringe a lui. E la sigaretta finisce a terra nell'esatto momento in cui il mio cuore cessa di battere. Improvvisamente tutto ciò che avrei potuto urlargli contro sembra volare via dalla mia mente. Perché si, infondo sono ancora arrabbiato con lui. Lentamente, dopo almeno tre minuti si stacca. E dice: «Spero non ti faccia più male» sfiorandomi un piccolo taglio sullo zigomo, uno dei tanti che potrebbe aver lasciato mio padre, ma lui si ricorda che quello è opera del suo amichetto «infondo è passato un mese» continua. In me riprende il sopravvento la rabbia «Già! Un mese!» purtroppo fa male perché è un mese che scappo da Taehyung usandolo solo per avere soldi. Un mese che non vado a quello che credo ormai non sia più il mio lavoro. Un mese che mi drogo. «Perché così arrabbiato? Sei solo un mio cliente giusto?» dice sorridendo. E no. Non sopporto sentirlo anche scherzare. Lo guardo assottigliando gli occhi sbuffando e scuotendo la testa per poi riprovare ad oltrepassarlo. Mi blocca di nuovo. «Ok, ok, ok. Non dovevo. Perdonami. Ma Jungkook davvero scusami. Io credevo fosse davvero la cosa migliore per te lasciarti un po' solo... mi sbagliavo lo so-» «No. Non ti sbagliavi, me la so cavare benissimo da solo!» «Si, si! Questo lo so! Ti ho visto lì dentro. Ti tenevo d'occhio già da un po' e stavo per venire da te quando quei due ti hanno bloccato, ma poi ho capito che te la sai cavare.» Fa un sorrisetto. «Ma non è questo che intendevo dicendo che ho fatto male a lasciarti solo. Intendevo che ho sbagliato lasciandoti solo a farti Dio solo sa cosa. Ti prego Kookie smettila con quella roba» Il mio cuore fa un salto e non solo per il nomignolo ma per quella preoccupazione che ancora una volta mi stupisce con la sua veridicità. Quel tipo di preoccupazione così diversa dalla pietà vomitevole della gente normale. Quel tipo di preoccupazione che ti riscalda il cuore. Ma io sono sempre stato una 'testa di rapa'. E sono ancora arrabbiato. «Certo» rispondo sarcastico alzando gli occhi al cielo, e poi finalmente lo oltrepasso. Lui mi lascia fare forse perché ha capito che infondo, mooolto infondo, ho accettato le sue scuse. «Jungkook... un'ultima cosa...» mi richiama dopo qualche passo. Mi fermo ma non mi volto. «Mi chiamo Yoongi» Sorrido. E vado via col cuore caldo._____________________________________________________________________________________________________________________________Scusate il ritardo ma ho avuto problemi di ogni genere. Still love u, ~Rage

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Capitolo 11
*** 11. ***


«Dovresti davvero prenderne un sorso» Silenzio. Siamo io e lui. In un caffè in periferia. Mi ha trovato ieri nel mio "covo". Diversamente dal solito non ero fuori, ma ero appoggiato ad un muro dentro la casa. Stavo piangendo e mi tremava la mano. La mano dentro la quale c'era la canna. Non avevo le forze di buttarla via. Tremavo combattendo contro me stesso. Devo essere sembrato davvero molto molto patetico perché la prima cosa che Su... Yoongi ha fatto quando mi ha visto e stata abbracciarmi. Stringermi forte contro le sue spalle e i suoi capelli scuri e profumati. Con le mie labbra a due centimetri dalle sue clavicole. E sussurarmi parole così dolci da farmi rabbrividire. Cosi dolci da non farmi accorgere che la canna ormai era spenta a terra. A quel punto ho cominciato a piangere ancora più forte portando anch'io debolmente le mani dietro la sua schiena. Avrò detto qualcosa. Poi gli avrò tirato qualche debole pugno. Non ricordo granché perché poi sono svenuto. Calo di energie. Così aveva detto quando mi ero svegliato nel suo letto. Lui era su una sedia affianco a me a fissarmi preoccupato. L'aveva fatto per tutta la notte. Quel ragazzo che io avevo conosciuto freddo ed insofferente mi aveva abbracciato due volte nel giro di due giorni e mi aveva messo a dormire nel suo letto (che ci terrei a precisare ha lo stesso odore dei suoi capelli) vegliando su di me per tutta la notte. Lui era diverso in un modo estremamente piacevole con me. È forse è per la liquida sensazione di calore nel petto e nello stomaco presentatasi una volta essermi reso conto di ciò, che ho lasciato che mi ingozzasse con non so cosa. Sinceramente non mi interessava. Erano molto più belli i suoi occhi che il cibo. Ed ora rieccolo a distanza di sole poche ore che mi sventola quel cucchiaino pieno di torta davanti la bocca manco fossi un bambino. Lo guardo truce da sotto la frangia incrociando le braccia. Lui posa il cucchiaino e si rivolge serio a me: «Kookie». Bum. «Sono seriamente preoccupato per te. Insomma non sono un esperto, ma si capisce che non butti giù cibo da settimane» non ci riesco a guardarlo negli occhi. «Senti capisco.. capisco che non sei pronto a perdonarmi, e so anche che è colpa mia se tu ti stai recando tutto questo male..» no ti prego non dire così. Sono ancora fottutamente incazzato per ciò che hai fatto e per come mi hai trattato. Ma è solo colpa mia se faccio schifo. Se mi faccio così tanto male. Non sono che un drogato, un frocio, uno sbaglio. «Ma ti prego» continua «non puoi buttar via una torta così costosa!» Sbuffo cercando do trattenere una risata e quando alzo lo sguardo verso di lui e il suo bellissimo sorriso mi incanto. E lui se ne accorge. Non sorride più e mi guarda. Ci fissiamo e non so come mi ritrovo la sua mano sulla mia. Il suo pollice che si muove lentamente sulle mie nocche. Ed il paradiso dev'essere qualcosa del genere. Però poi le fitte alla testa ricominciano ed insieme a quelle, quelle allo stomaco. Mugolo togliendo la mano da sotto la sua e portandola allo stomaco. «A parte gli scherzi Jungkook, devi mangiare. Ti prego». Così, lentamente mi trovo ad ingerire quella robaccia_______________________________________________________________________________________________________________________Ecco a voi un capitolo che, oltre ad essere cortissimo e scritto male, è arrivato anche in ritardo. ~Rage

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Capitolo 12
*** 12. ***


Sono passate due settimane da quel fatidico giorno. Due settimane di sforzi. Di qualche sorriso. Di tante lacrime. E molti abbracci. Due settimane di crisi nervose, piccoli bisticci e tante domande. Due settimane sempre meno di testa nel water. Non che cambiasse qualcosa. Ormai se non se non sulla mia fronte il palmo freddo di Yoongi trovava sempre qualche altra parte del mio corpo da toccare. E mi sento debole ad ammettere che non mo dispiace affatto. Sono passate due settimane nelle quali ho cercato di mettere le cose a posto. Ma le cose stavano troppo male e due settimane sono troppo poche. Però Tae sono riuscito a riaverlo. Non di certo per merito mio, è lui che tiene troppo a me. Non lo avevo mai visto così incazzato in vita mia. Mi ha addirittura picchiato. E quando Yoongi lo ha informato delle mie nuove bellissime abitudini.. è meglio se non ne parlo. Ovviamente anche lui ha intrapreso la campagna contro la malnutrizione e l'intossicazione di Jungkook, in tacito accordo con Yoongi. Non può evitare di diffidare ancora di lui né beh, di essere geloso. Oramai io vivo da Yoongi non più da lui il quale si sente tradito nonostante gli abbia spiegato in tutti i modi che tra noi nulla sarebbe cambiato. Ma come biasimarlo dai suoi dubbi nemmeno io sono sicuro di ciò che gli ho detto. E come se le complicazioni con Tae non bastassero si sta insinuando nella mia mente il pensiero dei miei genitori. Due settimane che non li vedo. Non mi hanno minimamente cercato. Ma sento odore di tempesta nell'aria. Me lo sento. Mio padre mi scoverà e come minimo mo ucciderà. Io non so più su quale dei miei problemi concentrarmi, non so nemmeno se ne vale la pena, nessuno mi garantisce che un giorno ne risolverò almeno uno. «Kookie..» Yoongi è sull'uscio della cucina, in pigiama e con i capelli scompigliati (effettivamente sono le tre e mezza di notte) e mi fissa con gli occhi umidi spalancati. Oh no. Cosa ho combinato ora? Il panico mi assale e subito abbasso lo sguardo sulle mie mani sicuro di trovarci una canna. Ma no. Io in mano ho... un cucchiaio? Davanti a me c'è un enorme bicchiere di latte al cioccolato già scolato a metà. Mi sono preparato il latte al cioccolato senza nemmeno accorgermene e l'ho anche bevuto. «Jungkook!» ripete ormai piangendo Yoongi buttandomi a terra in uno degli abbracci più soffocanti di questi giorni. Mi sembra scontato che non esito a ricambiare «Non ci posso credere» sussurra singhiozzando nel mio orecchio mentre mi accarezza i capelli. «Cosa ho fatto?» chiedo stranito. Si stacca leggermente per guardarmi in viso. «Ma come Kookie? Stai bevendo del latte al cioccolato di tua spontanea volontà e non hai nemmeno vomitato!» Effettivamente ha ragione. È la prima volta da tempo che mangio senza che il disgusto mi assalga lo stomaco ma soprattutto senza che lui o Tae mi spronino in continuazione. E senza rigettare tutto. Scoppio a ridere e lui dopo qualche secondo di stordimento mi segue. «Perché ridi?» chiede alla fine. «Vedi... questa era una mia vecchia abitudine. Da bambino quando ero sovrappensiero mi alzavo nel cuore della notte e mi preparavo latte e cioccolato. E... non posso credere di starlo facendo di nuovo!» Lui sorride e dopo mi aiuta ad alzarmi. Si siede di fronte a me senza staccarmi mai lo sguardo di dosso mi osserva finire il mio bicchiere di latte. E poi il secondo. E il terzo. Poi ci trasciniamo abbracciati fino al divano e, felici come altre poche volte, crolliamo addormentati abbracciati. «Oh no dai, come puoi!» Guardo disgustato Taehyung che scrolla indifferente le spalle, con in mano il terzo gelato in meno di due ore, che si siede alla mia sinistra, evitando accuratamente Yoongi. Diciamo che ha guadagnato punti per Taehyung quando ha scoperto che non vomito più tutto ciò che mangio. Gli avrà chiesto un migliaio di volte come ci sia riuscito e lui ha cercato di mantenere la pazienza ripetendo in continuazione quanto fosse "tremendamente sbalorditivo e tenero" il fatto che mi fossi messo a mangiare latte e cioccolato nel mezzo della notte e che da quel momento mi fossi ripreso del tutto da solo. Comunque non abbastanza punti affinché si sieda affianco a lui. «Ne vuoi un altro anche tu?» chiede Tae. «No grazie, non esageriamo ora». «Peggio per te» continua a mangiare il suo gelato. E a chiunque sembrerebbe un normale ragazzo dalla vita normale che mangia il suo... be non proprio normale (effettivamente sfiora il mezzo metro) gelato. Ma io so. Io so che mentre guarda il colore del mare al crepuscolo non può fare a meno di pensare a sua madre. D'altronde anch'io ricordo il colore degli occhi di quella donna. E rende triste anche me. Quindi gli prendo la mano libera e gliela stringo. Lui sorride lievemente. E in silenzio torniamo entrambi a guardare il mare sotto lo sguardo di Yoongi, al corrente della situazione di Taehyung. Dopo qualche minuto il telefono di Tae squilla. «Era Jimin» dice quando finisce di parlare. «Jimmy che?» «Ehm... un collega! Si un collega! Ecco io... devo dargli il cambio!» È nervoso il furbetto. «Si certo, il supermercato starà chiudendo Tae» «E va bene» si alza dai sassi «Ci vediamo stasera» «Come mai non mi hai mai parlato di questo Jimin?» «Perché.. beh non era importante, è solo un amico» «Non era solo un collega?» «CIAO!» urla fuggendo. Ed io rido. Anche se non posso negare di essere leggermente geloso. Infondo è il mio migliore amico. Anche se l'ho trattato di merda. Sospiro sarcastico. E torno a guardare il mare con Yoongi il quale non dice nulla da almeno mezz'ora. «Tutto okay?» chiedo «Mh? Si si. Tutto bene» non stacca lo sguardo dall'orizzonte. «Sembri sovrappensiero» «È solo che... mi sto godendo il momento. È fantastico.» «Intendi sentirsi il sedere a pezzi dopo essere stati ore seduti su una spiaggia sassosa?» Sbuffa ridacchiando. «No intendo essere qui con te. Nel mio posto preferito con la mia persona preferita. Poi è buio.. e non c'è nessuno si sta benissimo». Tralascio la questione della persona preferita perché sono già troppo rosso per approfondire l'argomento. «Non sapevo che il mare fosse il tuo posto preferito». Nel mentre che parlo rabbrividisco. Infondo la primavera è appena iniziata e fa abbastanza freddo a quest'ora. «Vieni qui» apre le braccia e mi invita ad abbracciarlo. Non esito e tenendo la testa bassa mi accoccolo contro il suo petto mentre lui mi stringe. Ora potrei sentire addirittura caldo. «Nemmeno io credo di essermene mai accorto finora. Intendo il mare. Nemmeno io credo di averlo mai trovato così bello. O forse sei tu a renderlo così.» Io in questo momento vorrei solo che il tempo si fermasse lasciandoci per sempre così con quelle sue parole impresse nella mia testa a vita. «Credo sia diventato anche il mio di posto preferito. Credo che tu sia diventato il mio posto preferito.» Riesco ad staccare la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi. Così scuri, profondi, belli. Lui guarda me. Il suo sguardo scende ed anche il mio. E succede. Succede che finalmente mi bacia. E sembra talmente stupido ridurre a questa parola tutto ciò che questo gesto significa. È bello. È fantastico. Non so come altro descrivere la morbida sensazione delle sue labbra che aderiscono alle mie. Quasi a farci fondere. E lentamente ricambio, non so come vengo trasportato, e sembra tutto così facile. Lento. Dolce. Bello, bello, bello. Mentre il cuore corre furioso, avendo troppo atteso questo momento. Ma forse è più bello ciò che succede dopo. Il sorriso sincero che gli stringe gli occhi quando si stacca. I nostri occhi ancora incollati. Una sua mano che mi accarezza i capelli mentre l'altra ancora mi stringe la vita. E questo sarebbe il momento perfetto per confidarci il nostro amore. Ma noi non funzioniamo così. E va bene. Va benissimo. Perché conferma come questa cosa che proviamo l'uno per l'altro si adatta perfettamente ai nostri mille problemi, quindi a ciò che siamo. E non mi importa se non è amore. Non mi importa cos'è finché so che è vero e che è bello. Si sono viva, stanca, occupatissima e terribilmente in ansia. Quindi dovete beccarvi 'sto primo bacio un po' scritto così come tutto il capitolo. Ovviamente non ho corretto, ovviamente mi scuso per il ritardo (mi ero completamente dimenticata di aggiornare anche qua) E stop. See u ~Rage🌸

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Capitolo 13
*** 13. ***


Mi sveglio con un mal di testa tremendo. Nel giro di pochi secondi mi rendo conto di essere nel letto di Yoongi e non in quello dove dormo di solito. E sono senza maglia. E non ricordo nulla. Tranne il bacio. Come potrei dimenticare quel bacio. Avvampo mentre comincio a pensare a cosa possa essere successo ieri sera. Non ricordo nulla quindi sicuramente avremo bevuto e poi... «Buongiorno!» Yoongi compare sorridente sulla porta ed io avvampo ancora di più. «Ehi... ciao» Viene a sedersi sul letto affianco a me mentre io sono ancora steso. Ci fissiamo per qualche istante e poi domando titubante: «Io non ricordo niente, c-cosa è successo... insomma cosa è successo ieri sera?» butto fuori tutto d'un fiato diventando più rosso di quanto già non ero. Lui mi guarda interdetto e poi scoppia a ridere. Io mi imbroncio sentendomi preso in giro, lui lo nota e mi risponde: «Non è successo assolutamente nulla! Tornati a casa eri pallido da far paura, ti trascinavi a stento e deliravi. Ti ho misurato la febbre e ce l'avevi a 39. Ti ho dato la tachipirina e poi ho deciso di metterti nel mio letto per farti stare più comodo. Durante la notte sono venuto a controllarti e la febbre era salita. Sudavi e ti dimenavi nel sonno. Ti ho tolto la maglia e ti ho dato l'antibiotico verso le quattro hai cominciato a stare meglio anche se credo che non ti sia ancora passata.» nel mentre posa una mano sulla mia fronte. «Probabilmente non ricordi nulla per la febbre alta» sorride accarezzandomi i capelli. Alla fine della spiegazione non posso fare a meno di sorridere. Credo di amare questo ragazzo. «Grazie. Veramente, non dovevi stare sveglio tutta la notte per me, né preoccuparti, né mettermi nel tuo letto» «Niente grazie, sono stato io portandoti al mare in inverno a quell'ora a farti ammalare. No avrei dovuto» «Non dirlo mai piu. È stato bellissimo, e poi ricordi? Ho scoperto il mio posto preferito». Sorrido. Lui si avvicina e in quel momento la testa smette di fare male e il cuore di battere. Poi posa le labbra sulle mie e mi bacia. Io porto le mie braccia attorno al suo collo e anche se vorrei approfondire il bacio cerco di limitarlo alle labbra. Infondo sono malato. Ed è così bello anche così. Così tanto bello. «Cosa fai? Potrei passarti la febbre!» gli dico quando ci stacchiamo. «Non mi interessa. Andiamo adesso, devi mangiare» Sbuffo, mi metto la maglia del pigiama e dandogli la mano lo seguo in cucina. «E poi ti giuro! Mi ha baciato! Credo di essere la persona più felice del mondo in questo momento!» Io e Yoongi ridiamo alle parole di Taehyung in vivavoce (a sua insaputa) dal mio telefono. A quanto pare ieri non è stata un gran giorno solo per me e Yoongi ma anche per Tae, è stato baciato da quel Jimmy o come si chiama lui. Sono felice che lui sia felice, ma non conosco questo tizio e finché non sono sicuro che abbia solo buone intenzioni con Taehyung non avrà la mia benedizione. E poi è il mio Tae è difficile lasciarlo andare. Non dovrei essere così geloso dal momento che sono stato io il primo ad allontanarmi da lui per Yoongi. «Non era solo un collega?» chiedo ironico. «Beh... insomma ci vedevamo già da un po' e credimi è davvero gentile, carino, e bello, fottutamente bello, il suo culo poi...» «Okay, basta, ho capito. Ma scusa un po' quanto?» «Ehm... da quando ho cominciato a lavorare» «Ya Taehyung! Sono il tuo migliore amico dovevi dirmelo!» Yoongi non ha smesso un secondo di ridere. Non che mi dispiaccia, è bellissimo. «Avevi già troppa roba per la testa! E poi rimedierò vi farò incontrare» «E va bene, ci sentiamo, ciao Tae» «Ciao ciao Kookie» «Ciao Taehyung!» urla Yoongi all'ultimo, gli tiro uno schiaffo sul braccio mentre Tae obbietta:«Ehi aspetta! Ero in vi-» non fa in tempo perché chiudo la chiamata. «Dispettoso!» strillo contro Yoongi come un bambino. Ridacchia e mi abbraccia da dietro posando un bacio sui miei capelli. Sospiro e chiudo gli occhi fin quando non si stacca. «Come ti senti?» domanda mentre va verso la tv per accenderla. «Meglio credo che la febbre si stia abbassando» «Mh» risponde mentre si dirige verso di me. Sta quasi per sedersi quando sente il campanello suonare, quindi va ad aprire la porta. Appena questa si apre vedo sul suo viso un espressione di stupore che va pian piano scurirsi. «Dov'è Jungkook?». Quella voce. Impallidisco solo a sentirla. Stava andando tutto troppo bene. Yoongi non si scompone e risponde: «Non so chi voi siate ne chi sia questo Jungkook, quindi se potesse andar via..» «No.» facendomi coraggio mi alzo e vado verso la porta dove la prima cosa che vedo oltre lo sguardo preoccupato di Yoongi è quello infuriato di mio padre. «Tu bastardo» gli si sbiancano le nocche per quanto sta stringendo i pugni. Dietro di lui mia madre si stringe nelle braccia e guarda il pavimento. Deglutisco «Cosa vuoi?» Yoongi si porta dietro di me e posa leggero una mano sulla mia schiena. «Mi chiedi anche cosa voglio? Sei sparito! Senza dire niente! Per venirtela a fare con quest'altro frocio!» Sento Yoongi irrigidirsi. «E quando te ne sei accorto? Ieri? È da tempo ormai che ho portato via i vestiti. Non tornerò stanne certo. E poi come avete fatto a trovarmi? Devo pensare davvero che teniate così tanto a me da trovare il modo di rintracciarmi?» «Non ti interessa come abbiamo fatto. Ti interessa solo di muovere il culo e tornare a casa, lì faremo una bella chiacchieratina solo io e tu.» «Non ci torno a casa per farmi picchiare da te o per farmi gettare contro bicchieri da lei!» indico mia madre che continua a guardare in basso. «Sei ancora minorenne e sotto la mia tutela. Tu vieni via.» «No.» Fulmineo mi tira uno schiaffo così forte in viso che sarei di sicuro caduto se Yoongi non mi avesse sostenuto con la mano dietro la mia schiena. Adesso e lui che scatta in avanti attaccando mio padre per il collo al muro con una forza che ancora una volta mi sorprende. «Come ti permetti...» «Yoongi...» bisbiglio e inizialmente ho paura perché sembra non sentirmi, anzi stringe sempre di più la presa. Dopo qualche secondo molla. «Lui resta qui. Magari l'assistenza sociale non serve a molto ma ho un paio di amici che saprebbero come farti stare al tuo posto.» gli intima duro. «Chi sei tu per dirmi cosa fare con mio figlio?» è rosso in volto ora e su tutte le furie e ciò non può che ricordarmi i miei peggiori momenti, perciò comincio a tremare involontariamente. Yoongi mi prende la mano e risponde: «Il mio ragazzo». Sento l'aria mancarmi e il terreno farsi molle sotto i miei piedi, deglutisco e guardo verso di lui: ha lo sguardo fisso in quello di mio padre ma ha preso ad accarezzarmi il palmo della mano con il pollice. Questo momento afrodisiaco finisce troppo presto interrotto dalla sonora risata di mio padre. «Non finisce qua Jungkook» finalmente esce seguito dall'ormai fantasma di mia madre. Dopo il rumore della porta chiusa sbattendo rimaniamo entrambi alcuni attimi a fissarla mano nella mano. Poi lui si gira a guardarmi in volto. E io comincio a piangere siccome la situazione non è mai troppo patetica. «Ehi..sh...» bisbiglia abbracciandomi. Mi aggrappo a lui con tutte le mie forze e mi lascio andare ai singhiozzi. «Va tutto bene, sono andati via ci sono io, non preoccuparti» mi accarezza i capelli. Si stacca leggermente da me per guardarmi negli occhi, sorride leggermente e lascia un piccolo bacio sulle mie labbra. «Non devi più preoccuparti di nulla adesso, mi dispiace per tutto quello che ti è successo ma ora ci sono io» mi stringe di nuovo. «Grazie. Grazie, grazie, grazie» non riesco a dire altro. «Shh». Non so quanto rimaniamo abbracciati, ma non mi dispiacerebbe rimanere così per sempre.

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Capitolo 14
*** 14. ***


Cosa faccio? Glielo chiedo? Non glielo chiedo? No devo. Sono già passati due giorni più che tormentati durante i quali avrei voluto chiederglielo, non posso aspettare oltre. Siamo sul suo letto senza fare nulla. Lui sta leggendo non so quale libro mentre mi accarezza la mano. Io lo guardo e basta. È tardi e tra poco dovremmo coricarci quindi decido di non perdere ulteriore tempo. «Quindi... l'altro giorno» «Si?» alza lo sguardo dal libro guardandomi con un sorriso appena accennatto. È così bello. «No niente» sputo fuori abbassando di colpo la testa per nascondere il rossore sulle mie guance. Ridacchia leggermente e posa il libro sul comodino. Mi tira su il mento con due dita e ride di nuovo guardandomi negli occhi. Il mio cuore batte sempre forte come la prima volta quando posa le labbra sulle mie che non mi ero reso conto di stare mordendo. «Tu puoi dirmi tutto. Tutto.» non stacca gli occhi dai miei, e la mano che prima stava accarezzando ora la sta stringendo. «Io... quando hai detto a mio padre che sono il tuo ragazzo tu.. eri serio?» Abbasso di nuovo la testa ma lui si avvicina a me e contemporaneamente si abbassa per guardarmi in viso. «Jungkook. Non sono mai stato più serio di così. Adesso basta ok? Basta con tutti i tuoi dubbi e le tue paure. So quello che hai passato e mi fa così tanta rabbia che ciò ti porti a dubitare di me. Jungkook i tempi delle menzogne sono passati, così come quelli del dolore e della solitudine. Io non ti lascerò andare facilmente. Quindi si. Sono il tuo ragazzo e se tu non sei d'accordo non credere che me ne freghi qualcosa. Tu sei il mio ragazzo perché mi piaci e perché spero che con tutto il mio impegno questo possa servire a renderti un po' più felice.» Sorrido. «Grazie» non c'è molto altro da dire. Mi stringe forte. Così forte che fa smettere quel costante tremolio che ormai ho praticamente sempre. «Comunque, anche se non ti interessa... mi piace essere il tuo ragazzo» dico arrossendo dopo un altro po' che ci siamo stesi di nuovo. «Ultimamente arrossisci un sacco, sono davvero così bello da provocarti ogni volta questa reazione?» «Ya finiscila!» ribatto cominciando a prenderlo a cuscinate. Stiamo ridendo e scherzando quando il telefono squilla. Ancora col sorriso sulle labbra rispondo vedendo il nome di Tae sul display. «Pronto?» Una voce singhiozzante mi risponde d'altra parte del telefono. Ma non è quella di Tae. «J-jungkook giusto? S-sono Jimin, T-taehyung è in ospedale, s-sta molto male» In questo preciso momento posso sentire il mondo crollarmi addosso.________________________________________________________________________________Mi ero completamente dimenticata di aggiornare anche qui e nulla. La verità e che sto molto più comoda su wattpad ma non voglio lasciare in sospeso qualunque pazzo che continua a seguire questa piccola merdina qui su efp. Comunque nel caso in cui scomparissi potete trovare la ff SU WATTPAD COL TITOLO "BETTER WITH YOU" sotto il PROFILO TAEK00CIOLO, con i due zeri al posto delle due o. ~Rage

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Capitolo 15
*** 15. ***


Vedo la strada sfrecciarmi davanti. Capisco che sono in una macchina. Ma tutto il resto è vuoto. Sento una mano toccarmi il braccio di tanto in tanto. Mi giro e vedo Yoongi al mio fianco che guida. Sta parlando con sguardo preoccupato ma non lo sento. Mi fischiano le orecchie. Sono completamente inibito. Ma so che questa situazione purtroppo passerà in fretta. Infatti, come uno sparo, la consapevolezza che stiamo correndo in ospedale da Taehyung, mi colpisce dritta al cuore con una potenza inimmaginabile. Improvvisamente sento il mondo cadermi un'altra volta addosso, non riesco a prendere respiri profondi, ho un nodo alla base della gola e mi sento svuotato. «Jungkook... calmati, va tutto bene» Yoongi si è accorto del fatto che stia respirando affannosamente e mi ha messo una mano sulla gamba, la scaccio malamente e in preda al peggior attacco di panico della mia vita gli urlo contro: «No! Fermo, lasciami! Non va niente bene, Taetae è in ospedale, in ospedale...» il mio tono si affievolisce sempre di più e tremando metto i piedi sul sedile, porto le ginocchia al petto e ci appoggio su la testa. Con la coda dell'occhio posso vedere Yoongi aprire la bocca ma poi richiuderla tornando a guardare la strada. Mi stringo sempre di più cercando di fermare il tremore e le lacrime che da poco hanno cominciato ad uscire dai miei occhi. Mi concentro sul mio respiro. Ad un certo punto la macchina di ferma. Immagino siamo arrivati. Ma non mi muovo di un centimetro. Yoongi scende e viene dalla mia parte aprendo lo sportello. «Kookie...» sento la mano di Yoongi posarsi sulla mia schiena e cominciare a strofinarla su e giù. Giro leggermente il volto e vedo che è inginocchiato affianco a me. Lui rimane un attimo spaesato vedendo le mie lacrime. «Dobbiamo andare...» bisbiglia poi cominciando ad accarezzarmi la testa. E mi tranquillizza a tal punto da riuscire a parlare di nuovo. «I-io non ce la faccio» «Si che ce la fai. Hai passato di peggio. Ed ora ci sono io con te. Devi farlo per Tae». Vedere con quanta forza pronuncia quelle parole da un po' di coraggio anche a me. Tiro su col naso, mi asciugo le lacrime, slaccio le ginocchia dalle braccia ed annuisco. «Scusa.. per prima» Sorride dolcemente mentre esco dall'auto. «Va tutto bene. Vieni qui». Ci abbracciamo. Sto correndo per l'ultimo fottuto corridoio di questo ospedale che mi separa da Tae dopo venti minuti di disperata ricerca della sua stanza. Yoongi è dietro di me. 201,203,... eccola la 205. Correndo con la coda dell'occhio vedo un ragazzo biondo e minuto seduto su una sedia di fronte alla camera. Nella mia mente passa per una frazione di secondo l'idea che possa essere Jimin, ma ora ho ben altro a cui pensare e la mano già sulla maniglia. «J-jungkook, giusto? N-non puoi e-entrare..» mi giro lentamente verso il ragazzo che ha alzato gli occhi lucidi verso di me. Stringo i pugni per non saltargli addosso. «Tu sta solo zitto» scandisco lentamente sotto lo sguardo indecifrabile di Yoongi. Poi mentre il ragazzo abbassa la testa entro nella stanza lasciando fuori Yoongi. Appena entrato l'ennesima pugnalata al cuore della nottata mi colpisce quando vedo Tae che steso sul letto attaccato a decine di fili macchinari. Rimango praticamente attaccato alla porta e mi porto una mano alla bocca mentre gli occhi mi si rifanno lucidi. Le orecchie riprendono a fischiarmi e non ci vedo più per le troppe lacrime che mi appannano la vista. Non so quanto rimango lì, ma ad un certo punto sento la porta spingere contro la mia schiena e mi risveglio spostandomi. Entra un dottore con lo sguardo sui dei fogli che ha in mano, quando lo alza e mi vede rimane sorpreso: «Lei è un familiare?» «Si» mento spudoratamente asciugandomi le lacrime. Annuisce senza apparentemente dubitare della mia risposta e si dirige verso il letto di Taehyung. Io rimango vicino la porta. Mentre controlla i monitor e prende appunti chiedo: «Cosa... cos'ha Taehyung?» «Il signor Kim è in coma» Prima che possa svenire aggiunge: «ma non si preoccupi, ci sono altissime probabilità che si risvegli. Effettivamente... l'incidente ha provocato solo un leggero trauma cranico e una frattura al braccio, potremmo dire che il coma non ha una seria ragione di esistere e che quindi dovrebbe essere solo momentaneo» sorride chiude il blocco dove precedentemente stava scrivendo. «Ora le devo chiedere di uscire» Annuisco e lo seguo oltre la porta senza avere minimamente il coraggio di voltarmi per guardare un'ultima volta Tae. Yoongi si fionda su di me. La prima cosa che fa è stringermi il braccio. «Come sta?» chiede preoccupato. «Io... non lo so. Dicono che molto probabilmente si sveglierà.. io non lo so Yoongi, non lo so» «È ok, va bene» Sento le sue braccia stringersi attorno a me. E gliene sono grato. Ma non ho la forza di ricambiare così appoggio semplicemente la testa al suo petto e mi cullo nel suo calore. Quando mi stacco la prima cosa che vedo oltre il viso di Yoongi è la faccia di quel mostriciattolo bastardo che nel mentre si è alzato. Mi risale la rabbia. «Tu...» dico «Ha detto il dottore incidente. Eravate in auto?» deglutisce spaventato. «S-si, noi-» «Cosa hai fatto per farlo distrarre dalla guida? Cosa?» mi avvicino a due centimetri dal suo viso mentre ringrazio mentalmente Yoongi per stare mantenendomi dal braccio. «Non ho fatto nulla! Giuro! Una macchina ha sbandato nella nostra corsia e Taehyung non ha potuto fare niente per evitarlo!» vedo i suoi occhi inumidirsi ancora. «E perché tu ne sei uscito indenne allora?» non so nemmeno io di cosa lo sto accusando, ma ora la rabbia è così tanta che il volume della mia voce è aumentato a dismisura. «Kook...» Yoongi mi richiama facendo cenno col capo verso due infermiere in corridoio che si sono fermate ad osservarci. Prendo un profondo respiro e mi allontano da Jimin. «Il fatto è che sono incazzato perché penso che avresti dovuto proteggerlo» «I-io-» «Ma no, la colpa non tua. È mia. Cerco di scaricare i miei sensi di colpa su di te ma è solo colpa mia. Dovevo proteggerlo io. E ho fallito ancora» ho i pugni serrati e lo sguardo fisso a terra. «È colpa di entrambi...» bisbiglia Jimin. Nessuno dice più niente. Sento solo il dolce contatto della mano di Yoongi leggera sul mio braccio. Sospiro e mi siedo su una sedia. Dopo qualche minuto Yoongi si siede alla mia destra circondandomi le spalle col suo braccio e fornendomi un caldo rifugio da tutta questa sofferenza. Dopo qualche altro secondo Jimin si siede alla mia sinistra. E ora aspettiamo.

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Capitolo 16
*** 16. ***


Non so che ore siano. Le quattro e mezza, forse le cinque del mattino. Mi bruciano gli occhi ma continuo a tenerli fissi sulla porta. Come tutti qua tra l'altro. Yoongi non ha smesso di accarezzamri il palmo della mano nemmeno per mezzo secondo. «Signori..?» contemporaneamente io Jimin e Yoongi alziamo lo sguardo verso l'infermiera dal viso dolce di fronte a noi. «Credo che fareste meglio a tornare a casa, il signor Kim non si sveglierà prima di qualche giorno. Dovete riposare, lui è in buone mani» continua con un sorriso dolce. Yoongi annuisce e la ringrazia, lei sorride e va via. «Kookie, credo abbia ragione... sei distrutto, e anche tu Jimin, dovete riposare» «No.» «Kook....» «Non lo lascio ancora» il cuore ricomincia a battermi forte nel petto e sento il calore affluire alle mie guance. Spero di non scoppiare ancora in lacrime. «Jungkook. Alzati.» Yoongi si è alzato e dopo aver parlato con tono duro mi porge la mano «Andiamo a casa e riposi per qualche ora. Ne hai davvero bisogno, e stavolta decido io. Non mi interessa cosa dirai. Tu vieni con me» mentre parla mi ha tirato su e io non riesco ad obbiettare impietrito dalla sua reazione. «Tu cosa fai Jimin?» chiede Yoongi «O-oh io rimango qui. Non ce la faccio a lasciarlo» biascica il ragazzo portandosi le ginocchia al petto. «Va bene allora» sospira Yoongi. «Tu vieni con me» mi sistema la giacca sulle spalle e non ho il tempo di dire nulla che mi trascina per il polso fino alla macchina. Il viaggio è silenzioso, interrotto solo dai forti singhiozzi che mi scuotono quando vengo colto dall'improvvisa consapevolezza di ciò che è successo. Yoongi sembra incazzato, non so per cosa, non mi parla e questo mi fa stare ancora peggio. Continua a starsene zitto anche quando arriviamo a casa. Appena entrati mi comincio a dirigere silenziosamente in camera. Ad un certo punto sento Yoongi afferarmi per le spalle e girarmi verso di lui cogliendomi alla sprovvista. «Jungkook» dice posando le sue mani sulle mie guance. Lo sento a malapena sopra al battito del mio cuore. «Non ce la faccio più a vederti così. Io... io non sopportavo vederti star male già da quando mi sembravi uno stupido ragazzino in cerca di attenzioni al bar, ma ora è peggio, ora io provo qualcosa per te, qualcosa che non so spiegare o in realtà ho solo paura di spiegare... Vorrei solo... cazzo vorrei solo strappare un pezzo di quel cielo stellato che vedemmo quella notte al mare. Vorrei strapparlo e metterlo direttamente nelle tue mani, cosicché ogni volta che tu ti senta triste, confuso, tu possa entrarci e perderti e chieder consiglio alle stelle e fatti coccolare dal buio.... e magari, forse, vorrei che tu mi prendessi per mano e mi trascinassi lì con te. Vorrei proteggerti da tutto questo schifo che sembra essersi attaccato a te da quando sei nato. Io voglio solo che tu sia felice...». Mi rendo conto di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo. Non ho parole. Posso solo fissarlo negli occhi. Rimaniamo così per qualche istante prima che io mi lanci sulle sue labbra portando le braccia attorno al suo collo. È un bacio che fa girare la testa, che fa venir voglia di urlare, un bacio che ha tanto dentro. Ci stacchiamo respirando affannosamente ma teniamo le fronti attaccate. «Non ho bisogno di un pezzo di cielo finché ci sei tu, sei tu che mi rendi felice, sei tu l'unica cosa che voglio» dico sottovoce «Però ora non piangere» Dico sorridendo quando noto i suoi occhi lucidi. Lui ridacchia. «Vieni stupido» mi prende per mano e mi trascina in camera da letto. «Ora metti il pigiama e dormi» mi ordina nella semioscurità della stanza mettendomi seduto sul letto. Va verso l'armadio mentre silenziosamente lo seguo e si toglie la maglia per mettersi quella del pigiama, ma non fa in tempo perché lo abbraccio da dietro poggiando la testa nell'incavo del suo collo. Lui sobbalza preso alla sprovvista «Jungkook cosa-» «Grazie» dico prima che possa continuare. Si rilassa e posso immaginare che stia sorridendo. Porta le mani sulle mie e poi si gira senza però sciogliere l'abbraccio. Trovarmelo di fronte, senza maglia, mi fa sentire male. Arrossisco. Lui sorride ancora alla mia reazione e mi alza il viso con le mani prima di baciarmi. Ricambio subito. Senza accorgermene ho cominciato ad accarezzare la sua schiena con le mani e la sua lingua con la mia. Arrossisco ma continuo ad approfondire il bacio completamente ricambiato da Yoongi che nel mentre mi prende per i fianchi da sotto la maglietta. Mi lascio scappare un sospiro quando posa le labbra sul mio collo e lui ghigna. Comincia a torturarlo anche se è la tortura più piacevole del mondo. Ci lascia baci umidi e succhia nei punti più sensibili dove non posso evitare di farmi sfuggire dei gemiti. Mi piego anch'io sul suo collo e mi ci attacco sempre più bisognoso. Ho paura di ciò che potrebbe accadere ma non voglio più pensare a nulla, e la bocca di Yoongi mi aiuta molto. Mentre gli bacio il collo, prendo coraggio e portando le mani in avanti comincio a slacciargli la cintura. Mentre il cuore va sempre più veloce lui in un primo momento si blocca stupito sospirando, poi però posa le mani sulle mie e me le blocca. Mi assale un panico improvviso. Ho paura di aver fatto una grande cazzata. «Jungkook... no» mi stacco fulmineo con le guance in fiamme e la testa bassa. «Ehi, no» si riavvicina a me e mi costringe, alzandomi il mento a guardarlo negli occhi. «Non sai quanto mi piacerebbe, e quanto sia dura per me trattenermi... insomma guardati. Ma tu ora devi solo riposare. Ed ho come l'impressione che tu lo stia facendo solo per distrarti. Ora devi davvero metterti a letto. Okay?» annuisco sapendo che ha totalmente ragione e dopo che mi lascia un semplice, morbido bacio a stampo, vado verso il letto e mi infilo sotto le coperte. «Uhm... io devo un attimo andare in bagno» farfuglia guardando verso i suoi pantaloni. Ridacchio e lui mi lancia contro una maglia. Poi prende il pigiama e si dirige in bagno. Dopo un po' di tempo me lo ritrovo nel letto e mi addormento abbracciato a lui con la testa sul suo petto.

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Capitolo 17
*** 17. ***


«Oh.... capisco. Sarò lì tra poco.» chiudo la chiamata. «Yoongi!» chiamo «Dimmi» «Dobbiamo andare subito in ospedale» «È successo qualcosa?» si allarma portandosi vicino a me e toccandomi un braccio. «Nulla. Taehyung si è finalmente svegliato» rispondo scansando la sua mano «Davvero! Oddio menomale, non sei felice Jungkook?» chiede mentre mi allontano per andare a prepararmi. «Certo.» «Okay...» bisbiglia non sicuro. «Jungkook va tutto bene?» «Si» rispondo secco. Siamo ancora in macchina, e andiamo verso l'ospedale. È sera ormai. Yoongi è riuscito a tenermi tutto il giorno a casa dicendo che non c'era bisogno di tante persone finché c'era Jimin. Ed ora che Tae si è svegliato ed io non ero lì è come se un enorme masso si fosse posato sul mio petto. Fisso la strada sperando che così possa arrivare prima all'ospedale mentre mi sento continuamente addosso lo sguardo logorante di Yoongi. «Tete!» urlo spalancando la porta e frapponendomi tra lui e il suo ragazzo. Lo stringo più forte che posso cercando di impedire ai miei occhi di traboccare. Jimin in imbarazzo dice: «Ehm... io esco» «Va anche tu Yoongi» aggiungo io. Lui esita in un primo momento ma poi esce dalla stanza seguito da Jimin che chiude la porta. «Jungkookie mi stai uccidendo» «Oh scusa» dico sorridendo e asciugandomi gli occhi umidi con la manica della giacca. Taehyung è pallido, ha i capelli scompigliati, le labbra scarne e delle occhiaie enormi sotto gli occhi. «Mi dispiace così tanto...» bisbiglio accarezzandogli lentamente i capelli. «Va tutto bene Kookie, non è stata colpa tua. Non rimproverarti di non essere stato con me quando è successo, c'era Jimin, e a differenza differenza di quanto tu possa pensare a lui interessa molto di me, e non serve che tu lo rimproveri più di quanto non faccia da solo per non avermi "protetto". Nessuno di voi avrebbe potuto fare niente. Siete le persone a cui tengo di più al mondo ed odio vedervi così.» Sorride. «Già... c'era Jimin, e c'era anche quando ti sei svegliato mentre io no vero?» Annuisce confuso non capendo di cosa io stia parlando. «È questo il punto Tete. Magari non potevo far nulla per evitare il tuo incidente, ma dov'ero quando ti sei svegliato? A casa. Con Yoongi. A cercare di entrare nelle sue mutande. Cazzo Taehyung guardati, sembri un cadavere e mi fa un cazzo di male sapere che non solo non ho potuto e non posso fare niente, ma nemmeno ci ho provato. M-mi dispiace così tanto, non mi meriti T-taehyung, non mi meriti». Scoppio in lacrime come un bambino e appoggio la testa sulle sue gambe non sopportando più di vederlo in quello stato stringendogli la mano. «Oh mio piccolo Kookie, mio tesoro, ti prego non piangere se no finirò per fare la stessa fine» sussurra accarezzandomi i capelli come stavo facendo io prima con lui. «Ti dai troppe responsabilità verso di me sin da quando eravamo bambini, ma ora è giusto che tu abbia trovato la tua felicità come io la mia. Ti amo Jungkook, per me rimarrai sempre al primo posto, ma tu devi capire che non c'è niente di male se adesso c'è qualcun'altro nella tua vita, e che so cavarmela da solo. Ti prego non piangere più» Mi alza il mento e mi asciuga le lacrime con i pollici. «N-non è questo il p-punto. Il punto è c-che nonostante n-non riesca a proteggerti s-sono io la causa dei t-tuoi mali. A p-partire d-da tua madre. S-scusami Tae, p-porrò rimedio a questa storia.» Mi alzo velocemente dal letto ed esco dalla stanza prima che possa rispondermi. Solo un flebile "No Kookie.." raggiunge le mie orecchie. «Jungkook tutto bene?» mi viene subito incontro Yoongi. Lo ignoro come, ancora una volta, ignoro Jimin e comincio a scendere le scale diretto ad uscire dalla struttura. Sento Yoongi chiamarmi ripetutamente ed inseguirmi. Una volta fuori mi raggiunge e mi afferra per la manica voltandomi verso di lui. «Si può sapere che cazzo hai oggi? E non rispondere "niente" perché giuro che ti tiro un pugno» «Lasciami Yoongi» protesto debolmente. «Perché mi ignori? Dove stai andando?» «A casa.» «Ma ci andiamo insieme in macchina e mi spieghi per bene cos'hai» «No. A casa dei miei». Vedo lo stupore farsi strada nei suoi occhi insieme ad una punta di delusione. «H-ho fatto qualcosa?» chiede con gli occhi lucidi. Sembra un cucciolo, dolce ed indifeso e vorrei solo stringerlo tra le braccia e dirgli che va tutto bene. Ma non va tutto bene. «Non hai fatto nulla» addolcisco un po' il tono «sono io che non avrei mao dovuto tirarti in questa storia. Mi dispiace Yoongi ma io ti amo. Mi dispiace dirtelo in questo contesto ma ti amo davvero troppo» Yoongi sta piangendo silenziosamente. «Ti amo ma in maniera diversa da come amo Taehyung. Eppure ho paura che ciò porti le stesse conseguenze che il mio amore ha avuto su di lui su di te. Non potrei mai sopportarlo. È meglio che tutto finisca qua, in questo modo eviterò di fare del male a te e presterò più attenzione a Taehyung per limitare i danni che gli ho già procurato. Farà un male assurdo e lo so. Farà male ad entrambi. Ma è la cosa migliore da fare. Perdonami se ti ho trascinato nella mia vita di merda. Ti amo Yoongi». Sopprimo tutte le mie emozioni e approfittando del suo stato di shock mi allontano il più velocemente possibile. «Jeon Jungkook, sei un fottuto stronzo, non puoi abbandonarmi dopo avermi detto che mi ami, non p-puoi» la sua voce passa dall'essere un urlo furioso ad essere un bisbiglio singhiozzato. Io non mi fermo e continuo a camminare perché so che se mi girassi troverei un ragazzo in ginocchio ed in lacrime con il cuore in pezzi per colpa mia. _________________________________________________Scusate l'attesa, ho avuto un blocco. Comunque non ho ancora capito come funziona qui quindi il testo viene tutto attaccato... mua Kisses, ~Rage

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Capitolo 18
*** 18. ***


«Ehi Tete. Si tutto bene. Non lo so e non mi interessa. Non ha importanza, sto bene. Tu piuttosto come stai? Ehm... a casa mia. No no, i miei sembrano tranquilli... stranamente mi hanno ripreso senza troppi problemi. Penso che per mio padre la soddisfazione di vedermi tornare con la coda tra le gambe sia abbastanza. Mh... Devo andare Tae, passo a trovarti stasera. Ti voglio bene, saluta Jimin» Spengo la chiamata e sospiro. Getto il telefono sul letto, mi guardo intorno e sospiro: la mia stanza è un caos totale, non  ci viene entra da così tanto tempo che la polvere ormai è ovunque. Mi dirigo verso il comodino e prendo la tachipirina per poi buttarla giù con dell'acqua. Sono giorni che la testa non smette di farmi male, esattamente da quando ho visto Yoongi l'ultima volta... Questo mal di testa però non può impedirmi ancora per un altro giorno di uscire e andare a cercare un nuovo lavoro. Ho rimandato troppo, ero troppo preso da Yoongi, ma ora questo "problema" non mi intralcia più. Sento il telefono vibrare sul letto e lo afferro insieme alla giacca per uscire di casa. È Yoongi. Ancora. Spengo subito la chiamata e mi affaccio timoroso nel salotto. Non c'è nessuno. Bene. Posso uscire di casa senza problemi. ···················· Cammino da mezz'ora ma non so dove sto andando in realtà. La tentazione di fumare è davvero alta, ma sto cercando di smettere, ci manca solo un tumore ai polmoni e potranno scrivere un tradire libro d'amore strappalacrime su di me. ····················· Sono le sei di sera ed io sono sfinito:è tutto il giorno che cerco un fottuto lavoro e non ce la faccio più, inoltre la testa ha deciso di ricominciare a martellare come se non ci fosse un domani. Tuttavia la giornata di oggi ha dato i suoi frutti. Ho un nuovo lavoro. Comunque ormai sono più vicino all'ospedale che a casa, dove si trova il mio motorino, quindi decido di andare da Tae a piedi (anche perché dopo tutto questo tempo non sono sicuro che quel rottame funzioni ancora). ···················· «Cooooosa?» «Taehyung i miei timpani!» dico schiaffeggiandogli  una gamba mentre Jimin ride. «Senti Jeon Jeongguk, non ti permetto di diventare una puttana! Se è di soldi che hai bisogno te li darò io!» «Taehyung finiscila di essere così melodrammatico. È solo un semplice lavoro da cameriere in un bar gay!» sbuffo. «Oh si, un semplice lavoro da cameriere che comprende anche soddisfare le voglie sessuali dei tuoi clienti!» «Ma la vuoi finire?! Il tizio mi ha semplicemente chiesto se ero disposto a "farmi corteggiare" dai clienti reggendo loro il gioco ed io ho detto di si! Male che va qualcuno mi palperà il culo, e credimi non correrò nei bagni a piangere e a chiamarti per dirti che un brutto tizio mi ha stuprato e che avevi ragione!» Taehyung sbuffa e cerca di trattenere un piccolo sorriso. Continuo: «Taehyung ho bisogno di un lavoro. A parte per o soldi, ho bisogno di qualcosa da fare, qualcosa a cui pensare che non sia... beh si, che non sia lui». Taehyung mi guarda incerto per qualche secondo. «Se posso, non penso tu debba preoccuparti così tanto Tae, è solo un lavoro, e se andrà male Jungkook potrà comunque ritirarsi» aggiunge Jimin. «Grazie Jimin» replico. «E va bene...» cede Taehyung voltando gli occhi al cielo. «Ma farò nero chiunque oserà spingersi troppo in là.» aggiunge severo. Più tardi scendiamo tutti e tre al bar dell'ospedale e passiamo il resto della serata ridendo e scherzando e per un po' sento come se quella sensazione di vuoto maledetto nello stomaco si riduca. ··················· «Credo sia il momento di andare» sospiro. Mi stavo davvero divertendo, ma ora si è fatto tardi e devo anche farmi tutto il ritorno a piedi. «Aspetta Kook, ti può accompagnare Jimin in macchina» «No, non disturbatevi, posso tornare a piedi» «Nessun disturbo, dai vieni» mi sorride Jimin alzandosi. «Okay...» lo seguo dopo aver dato un ultimo abbraccio  Tae. «Mi dispiace per quel che è successo tra te e Yoongi...» butta fuori tutto d'un fiato Jimin rompendo quel silenzio imbarazzante che si era creato da quando eravamo entrati in macchina. Peccato che l'abbia rotto con una frase ancora più imbarazzante. «No guarda, non dispiacerti, è meglio così» «Oh...» Silenzio. «E... e tu come stai?» «Alla grande» alzo gli occhi al cielo senza farmi vedere. Ancora silenzio. Mi sento come in dovere di dover essere almeno un po' gentile con lui dato che è il ragazzo del mio migliore amico. Quindi prendo un bel respiro e parlo: «E tu? Tutto okay» «Oh io, s-sì, grazie... non per mettere il dito nella piaga ma da quando conosco Taehyung va tutto alla grande... tranne questo maledetto incidente, mi dispiace davvero tanto..» «Oh smettila, non devi dispiacerti e scusarti, non è stata colpa di nessuno, quando ti ho attaccato ero solo spaventato e avevo bisogno di qualcuno su cui sfogarmi. E non metti nessun dito nella piaga, ti ripeto che va bene così» «Okay» «Ehm.... poi... ecco grazie. Per essere stato affianco a Taehyung quando io non ho potuto» Finalmente stacca lo sguardo dalla strada e mi guarda qualche  attimo. «Nessun problema». Il viaggio procede tranquillo fino a casa. «Ciao Jimin, ci vediamo» «Ciao Kook». Chiudo la portella e comincio a frugare nelle tasche della giacca in cerca delle chiavi. «Sei tornato tardi» Alzo lo sguardo. Yoongi è davanti a me.

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Capitolo 19
*** IMPORTANTE ***


Ciao ragazzi. Prima di tutto mi scuso per la lunga assenza, sono sparita senza lasciare traccia e mi dispiace molto. Purtroppo mi sono successe brutte cose e non volevo riversare tutto in questa ff. Comunque sono qui per dirvi che NON AGGIORNERÒ PIÙ QUI SU EFP, non mi piace il fatto che venga tutto attaccato e non sono capace di usare l'editor... forse perché scrivo dal cellulare, non so... Lo so, sono imbranata, mi dispiace. LA FF CONTINUERÀ SU WATTPAD (c'è già il capitolo nuovo), lì per problemi personali ho nome e titolo ff diversi: potete trovarmi sul profilo taek00cciolo, la storia si chiama BETTER WITH YOU. A breve la eliminerò da qui. Mi dispiace davvero. Vi amo, Rage <3

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