A piece of Malec

di NavierStokes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prime volte ***
Capitolo 2: *** Insicurezze ***
Capitolo 3: *** Può una cosa così giusta essere tanto sbagliata? ***



Capitolo 1
*** Prime volte ***


Era trascorso circa un mese dal loro primo appuntamento, una serata che aveva inevitabilmente segnato la vita di entrambi. Quando tornava con la mente a quel giorno Magnus stentava a credere che stava per mandare tutto all'aria con la complicità di Catarina e ringraziava che ci fosse stato quell'incidente con i lupi mannari. Ora non sarebbe riuscito ad immaginare le sue giornate senza Alec, quel timido shadowhunter che aveva stravolto la sua quotidianità, facendo breccia nel suo cuore che da troppi decenni aveva smesso di provare sentimenti.
Era una mattinata fresca, l'alba faceva capolino da dietro le tende del loft di Magnus e, stranamente, lo stregone non stava dormendo. Era in piedi, in sala, e si beava della vista del ragazzo dai capelli corvini e arruffati che dormiva sul suo divano. Come un assetato nel deserto che avvista la sua oasi, Magnus ammirava i lineamenti perfetti di Alec, il naso dritto, la rosea bocca carnosa leggermente dischiusa, la pelle diafana, le palpebre chiuse che celavano quegli incredibili occhi del blu più profondo. Alec era la sua oasi felice.
Quando aveva accettato di uscire con lui si era domandato se non lo stesse facendo solo per ripicca nei confronti dei Lightwood, ma ben presto aveva capito che lo stava facendo solo per quel giovane ragazzo che lo aveva stregato come mai nessuno prima d'ora.
Era la seconda volta che Alec si fermava a dormire da lui ed entrambe le volte aveva scelto il divano. Magnus sapeva che per lo shadowhunter lui era il primo e non voleva mettergli pressione di alcun tipo, per Alec avrebbe potuto aspettare per sempre, in fondo era da quattrocento anni che lo stava aspettando. Sorrise a quel pensiero e si diede mentalmente dello stupido, lui il Sommo Stregone di Brooklyn innamorato di un ragazzino di diciassette anni che per di più era un cacciatore di demoni? In quel momento Alec si mosse, dischiudendo impercettibilmente la bocca perfetta e Magnus dovette distogliere lo sguardo, perché il desiderio di baciarlo stava diventando soffocante.
Tornò a letto, sapendo che di lì a poco il suo loft si sarebbe riempito del caldo aroma del caffè che Alec avrebbe preparato per lui.
 
Quando si svegliò ci mise qualche istante a ricordare dove fosse, ma dopo aver visto Presidente Miao accenò un sorriso, era a casa di Magnus, il suo ragazzo. Era ancora strano per lui ammettere di frequentare un uomo, ma stava accettando quella parte di sé. Si alzò dal divano, passandosi una mano tra la folta massa di capelli neri e andò in bagno, pochi minuti dopo stava preparando il caffè da portare a Magnus. La porta della camera da letto era socchiusa, bussò comunque alla porta ed entrò. Magnus era disteso al centro del letto, coperto fino alla vita da un drappeggio di lenzuola cremisi, un fascio di luce proveniente dalla finestra di fronte andava a riflettersi sul suo corpo in un gioco di chiaro scuro sugli addominali, i capelli senza gel ricadevano morbidi sul cuscino e i pensieri di Alec divennero improvvisamente poco casti. La tazzina di caffè che teneva in mano si rovesciò e cadde rovinosamente a terra rompendosi in due metà. Magnus si mise velocemente a sedere, svegliato da quell'improvviso frastuono e rimase interdetto nel vedere Alec con in mano un piattino ed una tazzina rotta di caffè ai suoi piedi. Poi vide altro, vide i pantaloni neri di Alec tirare all'altezza del cavallo e capì cosa era successo. Intimamente fu molto felice di aver provocato in lui quella reazione, immaginava che prima solo Jace potesse avere questo effetto su Alexander, ma sapeva che doveva stare molto attento a ciò che avrebbe detto o fatto, per Alec era comunque sensazioni nuove con cui doveva imparare a relazionarsi.
- Alexander - esordì allegro Magnus, facendo finta di non aver notato l'eccitazione del suo ragazzo - che modo bizzarro di svegliarmi - schioccò le dita e i resti di tazzina e caffè sparirono all'istante. - Dormito bene?
- I-Io mi dispiace - balbettò Alec, rosso in viso, mentre sperava che Magnus non si accorgesse della sua condizione. Se se ne fosse accorto avrebbe certamente capito che aveva fatto dei pensieri su di lui e ancora non se la sentiva di scendere a quel livello di intimità, per ora si erano solo baciati, molto, ma non erano mai andati oltre.
- Beh io l'ho sempre detto che procurarsi una buona tazza di caffè con la magia è la soluzione più efficace - disse Magnus mentre si alzava dal letto, sotto lo sguardo imbarazzato di Alec. Sapeva  che avrebbe peggiorato la situazione dei piani bassi dello shadowhunter così facendo, ma voleva vedere se si sarebbe spinto in qualche modo oltre.
Alec in verità non fece nulla se non ammirare la pelle nuda color caramello di Magnus, fino a scendere con lo sguardo là dove si fermava l'elastico del pigiama color fucsia, sentiva le guance ardere e un profondo dolore al basso ventre. Il colpo di grazia fu il rapido guizzare dei muscoli dello stregone nel momento in cui si infilò una vestaglia abbinata ai pantaloni, per poi girarsi verso di lui in un sorriso smagliante.
- Allora a che ora devi tornare in Istituto? - non fece in tempo a pronunciare l'intera frase, Alec si era già defilato, chiudendosi in bagno. Magnus si sentì immediatamente in colpa, capì che probabilmente non avrebbe dovuto esasperarlo a quel punto, ma una parte di lui non aveva saputo resistere nel provocarlo. Voleva vedere se Alec per una volta avrebbe preso l'iniziativa, dal punto di vista fisico era sempre stato lo stregone a fare il primo passo, a cui seguiva puntualmente la risposta appassionata di Alec. Si diresse in cucina a fare colazione, pensando ai tanti altri modi in cui avrebbero potuto impiegare il tempo se Alec avesse avuto la sua stessa sfacciataggine.
Dopo diversi minuti sentì delle imprecazioni provenire dal bagno, Alec non usava mai parole fuori luogo, solo in casi veramente gravi, quindi fu subito colto da un irrazionale senso di spavento. Alec si sentiva forse male? Lo chiamò da fuori la porta, ma non ottenne risposta, non ci pensò due volte ed entrò in bagno. Magnus non era certo pronto allo spettacolo che gli si parò davanti: Alec era sotto la doccia, nudo, il corpo perfetto, dalla pelle diafana segnato di rune e cicatrici, era pieno di goccioline d'acqua che scendevano dai pettorali definiti agli addominali scolpiti, sembrava un angelo. Inizialmente non capì cosa stesse facendo, ci mise qualche secondo, ma poi capì. Alec stava tenendo il getto dell'acqua gelata sopra la sua più che evidente eccitazione e nonostante ciò questa non accennava a diminuire.
- Magnus cosa ci fai qui? - urlò Alec appena si accorse della sua presenza, voltandosi di spalle e regalando all'altro l'immagine del suo sedere perfetto. Era la prima volta che lo vedeva senza vestiti. - Ti prego esci.
Magnus era stato colto così tanto di sorpresa da rimanere senza parole, cosa veramente rara per lui, non capiva perché Alec non volesse darsi sollievo e preferisse aspettare che la sua condizione passasse gettandoci sopra acqua gelata.
Decise che non se ne sarebbe andato da quel bagno, stavano insieme, era stato lui a creare quel "problema" ed ora lo avrebbero affrontato insieme.
Fece un passo avanti - Alec cosa stai facendo?
- Magnus ti supplico esci di qui, sto solo facendo una doccia.
- è per colpa mia se la stai facendo, io non avrei dovuto fare in quel modo prima...
- Non so di cosa stai parlando, è solo una doccia prima di andare in istituto.
- Alexander - lo chiamò dolcemente - non c'è niente di male in quello che ti è successo, è normale quando si desidera una persona, succede anche a me con te. Quello che non è normale e cosa stai facendo. Perché non ti concedi un sollievo?
Lo shadowhunter non rispose e Magnus si avvicinò di più a lui, erano così vicini che se avesse allungato un braccio lo avrebbe toccato.
- Alexander?
- Non posso, è sbagliato io...
- Cosa è sbagliato Alexandre? Che io sia un nascosto? - chiese Magnus accigliandosi.
- No, assolutamente no - Alec si era girato, incurante della sua nudità, perché non poteva permettere in alcun modo che Magnus fraintendesse quello che voleva dire. Ora si stavano fronteggiando l'un l'altro.
- Cosa allora? - chiese fissandolo con i suoi penetranti occhi felini.
- Fare fantasie su un uomo, io non posso... - si prese il viso ormai rosso fuoco tra le mani e poi si trovò mano nella mano con Magnus che lo guardava negli occhi.
- Alexander, non c'è niente di sbagliato in te, ma se non vuoi accettarti allora lascia che lo faccia io, siamo una coppia giusto? Allora non c'è nulla di sbagliato se ti aiuto io, vero?
Alec si lasciò guidare fuori la doccia, rosso in viso e profondamente a disagio, non era mai stato nudo di fronte a nessuno e immaginava che non dovesse essere un bello spettacolo. Magnus sembrò leggergli nel pensiero perché si affrettò a dirgli - Sei stupendo, il tuo corpo è ciò che di più bello i miei occhi abbiano mai visto.
Alec si stava rilassando sotto i baci del fidanzato, che stava lentamente scendendo con la bocca fino al ventre. Non aveva trascurato nulla del giovane corpo dello shadowhunter, aveva lambito con le labbra il collo elegante, le spalle larghe, i pettorali scolpiti e gli addominali da urlo, fino a trovarsi faccia a faccia con la sua intimità.
Sentì Alec irrigidirsi, ma non gli avrebbe permesso di tirarsi indietro solo perché pensava di essere sbagliato. - Sei perfetto Alexander - sussurrò sulla sua pelle più sensibile, tra un bacio e l'altro.
Alec del canto suo non pensava che si potessero provare sensazioni tanto travolgenti, né avrebbe mai pensato di vedere il sommo stregone di Brooklyn inginocchiato ai suoi piedi, poi Magnus fece una cosa del tutto inaspettata, prese in bocca la sua intimità ed Alec perse definitivamente lucidità.
Il bagno si riempì di ansiti, sussurri e gemiti. Alec non riusciva a smettere di pronunciare il nome di Magnus e Magnus non poteva essere più soddisfatto del piacere che gli stava regalando.
Quando lo shadowhunter fu al culmine Magnus non si spostò, era determinato a dimostrargli che ogni cosa di lui fosse pura e perfetta. Si rialzò e baciò Alec sulle labbra, mischiando il sapore intimo del ragazzo al loro bacio.
Alec teneva gli occhi fissi a terra, non parlava e sembrava trattenere il fiato.
- Non ti è piaciuto quello che è successo? - gli chiese Magnus sollevando il mento del ragazzo con due dita per guardarlo in quell'oceano blu che erano i suoi occhi. Aveva secoli di esperienza alle spalle, ma con quel ragazzo niente era prevedibile e per Alec voleva essere perfetto.
- Mi è piaciuto troppo in verità.
- Bene, lo rifaremo ogni volta che vorrai - disse dolcemente lo stregone baciandolo a fior di labbra.
- Io vorrei...ma io non sono...
- Tranquillo, non devi sentirti obbligato a fare nulla. Ti aspetterò per tutto il tempo di cui avrai bisogno, solo non allontanarmi, io ci sarò sempre per te.
Alec lo baciò appassionatamente, ancora rosso in volto. - Penso che ora dovrei veramente fare una doccia - disse timidamente.
- Sì, ora sì - gli sorrise Magnus uscendo dal bagno.
  ANGOLO AUTRICE Sono ossessionata dai Malec, li amo, questa è la mia prima storia su di loro... fatemi sapere se vi è piaciuta. Voglio provare a raccontare tutte le cose che zia Cassy non ci ha detto, è un esperimento difficile, ma con il vostro supporto ci posso provare. Baci a tutte quelle che passeranno di qua!!!

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Capitolo 2
*** Insicurezze ***


ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti, volevo innanzitutto ringraziare chi ha messo la mia storia tra le preferite/seguite, ho finito il capitolo prima del previsto e ve lo posto, è un capitolo di transizione quindi non succede nulla di rilevante, però sarà utile per il seguito, quindi vi lascio alla lettura.


2.  Insicurezze


Alec aveva indugiato più tempo del previsto sotto l'acqua, stavolta calda, della doccia di Magnus. Aveva ancora il fiato corto per quanto successo, non sapeva come comportarsi, da una parte pensava che fosse normale quel che era accaduto in quel bagno pochi istanti prima, dall'altra parte tuttavia si sentiva inquieto. Sia perché più avanti si spingeva con Magnus e più avrebbe dovuto mentire a tutte le persone a cui voleva bene, rischiando di non riuscire più a gestire quella doppia vita, sia perché prima o poi Magnus si sarebbe aspettato qualcosa da lui e non era sicuro di esserne all'altezza.
Viveva la sua inesperienza, unita alla difficoltà di accettare la sua sessualità, come un insormontabile limite, che minava inesorabilmente la sua relazione, se così poteva essere definita, con lo stregone.
Aveva il costante terrore che da un momento all'altro tutto sarebbe andato all'aria e che il responsabile sarebbe stato proprio lui.

Ben diversi invece erano i pensieri di Magnus, dall'altra parte del loft, seduto sul divano con in braccio il Presidente Miao. Si domandava se non avesse sbagliato a forzare Alec, forse avrebbe dovuto ascoltare il ragazzo ed uscire dal bagno quando glielo aveva domandato, ma dopo aver capito che il comportamento dello shadowhunter era dettato solamente dall' inadeguatezza, che gli pesava addosso come un macigno, Magnus aveva deciso che doveva restare. Con il suo gesto lo stregone non intendeva solamente far provare al ragazzo qualcosa di fisico, voleva dimostrargli quanto fosse perfetto, puro e giusto, non c'era niente di sbagliato in Alec e odiava che fosse cresciuto in un clima che gli aveva inculcato quelle convinzioni retrograde. Sperava di averlo in qualche modo aiutato a sboccarsi da quel malessere che lo faceva continuamente sentire in colpa, quando invece avrebbe semplicemente dovuto vivere la sua vita ignorando i commenti e i pensieri degli altri shadowhunters. Ma non era convinto di aver veramente agito nel modo più corretto dentro quel bagno, quattrocento anni di esperienza di vita non servivano a niente con quel ragazzo, pensò rammaricato, e il fatto che provasse sentimenti mai provati prima non aiutava di certo.
Presidente Miao scivolò velocemente giù dalle gambe dello stregone e Magnus fu riscosso dai propri pensieri, seguì con lo sguardo il gatto fino a posare gli occhi su delle gambe fasciate in pantaloni neri consunti, alzò lo sguardo e si perse negli occhi blu di Alec, intensi e profondi come l'intero universo. Era bellissimo, nonostante la maglietta nera sbiadita e informe, che copriva il fisico statuario del ragazzo, Magnus ringraziò mentalmente di essersi beato di quel corpo meraviglioso solo pochi minuti prima, altrimenti dubitava che si sarebbe trattenuto dallo strappargli i vestiti di dosso ora.

Alec del canto suo sentendosi addosso gli occhi felini di Magnus che tanto amava, pensò che lo stregone stesse rivalutando la loro relazione, probabilmente si aspettava che lui ricambiasse in qualche modo quel che gli aveva fatto, oppure lo stava compatendo per il modo patetico in cui si era lasciato travolgere in bagno. Detestava non essere all'altezza della situazione, si era sempre impegnato negli studi per non essere mai impreparato, si era allenato con l'arco per poter difendere i suoi compagni in modo da non dover mai essere ritenuto inutile o superfluo ed ora era esattamente così che si sentiva: inadatto e indesiderato agli occhi di Magnus.
- Devo andare - disse a mezza voce, rivolgendo a Magnus un cenno del capo e iniziando ad incamminarsi verso la porta.
- Alexander - lo richiamò, alzandosi dal divano.
Alec si girò di nuovo, facendo vagare gli occhi sulla figura dello stregone, soffermandosi sulle punte rosate dei suoi capelli, sulla matita scura che faceva brillare quei meravigliosi occhi verdi dalle pupille verticali, sulla pelle ambrata del petto lasciata scoperta dalla vestaglia da camera e poi dovette distogliere lo sguardo, era sicuro che lo avrebbe lasciato, sicuramente in bagno aveva fatto qualcosa di sbagliato, non era all'altezza di Magnus.
- Vuoi dirmi cosa c'è che non va?
- Io non so come comportarmi - ammise Alec e Magnus fu grato che fosse un ragazzo così limpido e senza giri di parole.
- Non sai come comportarti tra di noi?
Improvvisamente Alec alzò lo sguardo sugli occhi dell'altro, il "noi" che aveva usato lo aveva riempito di nuova speranza, forse non voleva lasciarlo.
- Sì, vedi Magnus io... - fece una pausa incerto su come continuare, mentre le guance assumevano le sfumature del rosa più intenso - io non so se ti aspetti qualcosa da me, perché io non so se sono capace, non vorrei sbagliare, io...
Fu interrotto dalle labbra del figlio di Lilith, che non era riuscito a resistere al discorso di Alec, la sua insicurezza unita al rossore sulle sue guance, mandavano Magnus completamente fuori di testa. Lo shadowhunter fu inizialmente colto di sorpresa, ma poi dischiuse le labbra per offrire la propria bocca all'altro, ancora ignaro del fatto che lo stregone gli aveva già offerto il suo cuore. Fu un bacio dolce, carico di trasporto, finché, come sempre, Alec non reagì di sua iniziativa.
Spinse Magnus contro la parete, bloccandogli le braccia sopra la testa con una mano sola, mentre faceva vagare l'altra sui pettorali lasciati ormai completamente scoperti dalla vestaglia da camera. Contornò con le labbra, gonfie ed umide per i baci appena scambiati, la mascella dello stregone, per proseguire poi con una lenta tortura di lingua e denti dall'orecchio al collo. Amava il sapore di quella pelle caramellata e non tralasciò di assaporarne alcun millimetro, lambì la clavicola di Magnus con la punta della lingua ed il nascosto, in risposta, gli morse una spalla da sopra i vestiti. Poi improvvisamente Alec sentì qualcosa di duro premere contro la gamba e si allontanò come scottato da Magnus, che stava ancora addossato alla parete con gli occhi socchiusi.
- Devo andare - disse in modo forse troppo brusco e uscì velocemente dal loft del sommo stregone di Brooklyn, lasciando il proprietario di casa interdetto e confuso per il suo comportamento.
"Lightwood" pensò tra sé Magnus "chi li capisce è bravo".
- Presidente dove sei? - urlò a gran voce lo stregone - Presidente non osare scappare anche tu, ho bisogno di un buon drink - poco importa che sia prima mattina dopotutto - e mi serve qualcuno che ascolti i miei problemi di cuore!

ANGOLO AUTRICE
Vi è piaciuto? Io non riesco a capire se ne sono soddisfatta oppure no, ogni qual volta finisco di rileggerlo mi pare faccia schifo, specie perché non riesco ad inquadrare come dovrei i caratteri dei protagonisti, mi pare ogni volta che provo a tracciarne le personalità di perdere qualche cosa... Inoltre sto dando una piega forse troppo introspettiva... Non so...se non vi piace il modo in cui lo sto scrivendo fatemi sapere, si può sempre migliorare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Può una cosa così giusta essere tanto sbagliata? ***


3 Può una cosa così giusta essere tanto sbagliata?



Il sole stava timidamente sorgendo all'orizzonte, portando con sé i primi profumi ed i primi rumori del giorno, quando Alec varcò silenziosamente il portone dell'Istituto di New York.

Camminava in punta di piedi, aiutato dalla runa del silenzio e pregava Raziel affinché nessuno Shadowhunters fosse sveglio a quell'ora.

Era quasi arrivato alla fine del corridoio quando avvertì distintamente un sonoro sbuffo alle sue spalle.

Si girò, nel panico, indeciso su quale delle tre bugie che si era preparato fosse meglio raccontare e si trovò di fronte Church.

Tirò un sospiro di sollievo, ma poi gli occhi del gatto richiamarono alla sua mente ben altri occhi felini e quelli gli riportarono alla mente una doccia prima fredda e poi calda e delle labbra squisite sul suo corpo.

- Vattene, Church! - sibilò a bassa voce, rosso in volto per i recenti pensieri. - E non guardarmi in quel modo, non è come pensi! - spiegò come se il gatto lo avesse accusato di qualcosa.

Quando finalmente si lasciò cadere sul letto della sua camera, simile alla cella di una prigione per l'arredamento spartano, crollò in un sonno profondo.

A risvegliarlo furono dei bussi decisi alla porta, qualche ora più tardi.

Alec fece appena in tempo a mettersi a sedere sul materasso, quando una testa bionda fece capolino.

- Ultimamente dormi fino a tardi - commentò Jace. - Sei sicuro di stare bene?

- Ehm...sì - rispose velocemente il ragazzo moro, sperando che la sua espressione non lo tradisse.

Non poteva certo spiegargli che il divano di Magnus non fosse il posto più comodo della terra per un sonno ristoratore né tanto meno poteva dirgli che, in fondo, quando si fermava dallo stregone, il divano lo accoglieva solo per poche ore, le restanti ore le passava sveglio a baciarlo e a farsi baciare.

- Ok - disse il biondo, poco convinto, ma comunque deciso a non indagare per il momento. - Ti aspetto di sotto per l'allenamento, allora.
 


Il sole era ormai alto nel cielo quando il sommo stregone di Brooklyn si fece annunciare nell'ufficio di Maryse Lightwwod.

La donna, seduta dietro la scrivania di legno, ignorò deliberatamente l'abbigliamento assolutamente inadeguato dell'uomo e, con la sua espressione più arcigna, gli indicò la sedia dalla parte opposta del tavolo.

Magnus si sedette senza abbandonare la sua impeccabile postura dritta, nonostante il disprezzo che sentiva provenire da Maryse.

- Dunque - esordì la donna, cercando di non incrociare mai gli occhi felini dell'altro - ti ho fatto convocare qui perché abbiamo un problema con le sirene del fiume Hudson.

- E in che modo questo dovrebbe essere affare mio? - chiese con malcelato sarcasmo.

- Verrai profumatamente pagato, stregone - ribatte la donna con asprezza.

- Bene, in tal caso esponimi il problema, Maryse - disse con finta cordialità.

Un'ora più tardi, i due sembravano arrivati ad un accordo economico e strategico sulla gestione dell'Hudson e, proprio mentre Magnus stava per andarsene, gli cadde l'occhio su una fotografia che ritraeva Alec, Isabelle e Max da bambini.

La sua mano agì prima del suo cervello e si ritrovò senza pensare con la cornice d'argento stretta nel palmo e gli occhi fissi in quelli blu del piccolo Alec della foto.

- Posala subito! - ordinò Maryse, trasalendo.

- Ancora convinta che i Nascosti attacchino malattie? - le domandò con una nota aspra, velata dal tono ironico, posando la cornice.

- No, ma... - iniziò a dire Maryse presa in contropiede.

- Ma certe abitudini sono dure a morire - finì per lei Magnus, uscendo dalla biblioteca, senza girarsi indietro.

Se Maryse reagiva così male vedendolo toccare una fotografia, chissà cosa avrebbe fatto se avesse saputo che con quelle stesse mani, che lei tanto disprezzava, aveva più volte toccato suo figlio.

 
 
- Madre, volevi vedermi? - domandò il maggiore dei Lightwood avanzando lentamente nella biblioteca imponente.

Per un istante immaginò di vedere Hodge seduto dietro la scrivania.

Quell'uomo era stato per lui più di quanto fossero mai stati i suoi genitori.

Eppure li aveva traditi, tutti.

- Sì Alec, volevo parlarti...

Maryse non riuscì a finire la frase, poiché corse a bloccare il figlio che si stava per sedere sulla sedia di fronte alla scrivania.

- Cosa? - domandò confuso il giovane Shadowhunter.

- Oggi è venuto lo stregone Bane, si è seduto su questa sedia, non si sa mai con che intrugli e con che persone entra in contatto, meglio lavarla prima.

Alec si congelò sul posto, con lo sguardo vitreo e le braccia rigide lungo i fianchi.

Non si sa mai con che intrugli e con che persone entra in contatto.

Con quella frase sua madre l'aveva colpito come solo una lama angelica nello stomaco avrebbe potuto fare.

Era lui la persona con cui Magnus entrava in contatto.

Era del suo ragazzo che sua madre stava parlando con una smorfia di disgusto.

Un'ondata di rabbia lo pervase, ma non poteva andarsene così, avrebbe destato sospetti.

Quindi si sedette, nella suddetta sedia contaminata dal suo fidanzato, sotto lo sguardo sconvolto e disgustato di sua madre.

- Madre, parlami di quello per cui mi hai chiamato - disse con voce atona.

Maryse, nonostante lo scetticismo per la decisione del figlio di sedersi laddove lei riteneva poco opportuno, tornò subito la perfetta direttrice che era ed
iniziò ad elencare una serie di problemi.

Alec, del canto suo, sentiva un groppo in gola e voleva solamente andarsene il più lontano possibile dall'Istituto. Continuava a passare i palmi aperti delle mani sui braccioli della sedia, sicuro di stare toccando ciò che Magnus aveva sfiorato solo pochi minuti prima e questo pensiero sembrava tranquillizzarlo, ma solo in parte.

- Di cosa hai parlato con Bane? - domandò alla fine della conversazione.

- Di una controversia con le sirene dell'Hudson.

- E...ci sono stati problemi?

- No - rispose la madre, poi sembrò ripensarci ed aggiunse - se non che ha avuto l'ardire di toccare una foto di quando eravate piccoli. I Nascosti ormai non sanno più stare al loro posto.

- Arrivederci, madre.

Si allontanò in fretta dall'Istituto, fendendo l'aria tiepida senza guardarsi intorno, diretto a Brooklyn.

Non poteva perdonare sua madre per quanto aveva fatto e per quanto continuava a fare.

Voleva chiedere scusa a Magnus, sentiva di doverglielo, ma non sapeva come fare.

 

Alec aveva sempre pensato di essere più bravo coi gesti che con le parole e quando Magnus gli aprì la porta del suo loft impiegò meno di una manciata di secondi a decidere cosa avrebbe fatto.

 Si avventò come un assetato sulle sue labbra, mordendole e succhiandole, ancora con quell'incertezza e quell'inesperienza che mandavano lo stregone letteralmente fuori di testa.

- Magnus - ansimò sulle sue labbra, mentre con le mani percorreva la schiena sinuosa del figlio di Lilith.

Lo stregone si lasciò subito coinvolgere nel bacio, un po' stupito per quell'assalto inaspettato, ma sicuramente non dispiaciuto, finché non sentì un rumore metallico.

Alec aveva appena iniziato ad abbassargli la cerniera dei pantaloni.

Riuscì ad afferrare le spalle dello Shadowhunter poco prima che si inginocchiasse di fronte a lui.

- Fermo - disse con la voce più controllata che riuscisse ad avere, sempre tenendolo fermo con le mani. - Cosa stai facendo?

Il ragazzo dagli occhi blu abbassò lo sguardo, con il volto in fiamme, la spavalderia di poco prima lo aveva completamente abbandonato, lasciando il posto solo alla sua dilagante timidezza e alla sua estenuante incertezza.

- I-io - iniziò a dire, improvvisamente in preda alla vergogna - pensavo che...tu...io...pensavo che ti sarebbe p-piaciuto.
Magnus gli mise due dita sotto al mento, per costringerlo a guardarlo negli occhi e quando furono verde-oro nel blu parlò.

- Indubbiamente mi sarebbe piaciuto - rispose assorto, studiando il volto del ragazzo - ma quello che voglio sapere è perché ora? Perché così?

- So che sei venuto all'Istituto stamattina - iniziò a spiegare Alec e Magnus all'improvviso ebbe tutto più chiaro.

- Sei qui per quello che è successo con tua madre? - suonava come una domanda, ma in realtà era un'affermazione.

Gli occhi blu che guizzarono di nuovo a terra furono la conferma a quel sospetto.

- Alexander - proruppe Magnus, leggermente alterato - fammi capire bene, perché spero di aver frainteso. Sei venuto qui per farmi un lavoretto di bocca come compensazione di quello che mi ha detto tua madre?

Lo stregone lo guardava basito, con gli occhi felini sgranati, in un'espressione non ben decifrabile.

- I-io - iniziò a dire Alec, che si sentì improvvisamente un idiota. - Sei arrabbiato? - gli chiese portando le sue iridi blu a scrutarlo timorosamente.

- No - rispose Magnus, tornandogli vicino. - Certo che non sono arrabbiato, ma una relazione non funziona così. Non voglio mai più che tu ti senta in dovere di fare qualcosa per me o per altri. Chiaro?

Aspettò che lo Shadowhunter annuisse prima di continuare.

- Non devi metterti pressione di alcun tipo, ogni cosa succederà a tempo debito e nel contesto giusto - terminò poggiandogli il palmo della mano sulla guancia ancora rossa.

Forse fu quel leggero contatto, o forse fu perché le loro iridi si incontrarono per una volta di troppo, fatto sta che Alec si avventò di nuovo su Magnus.

Le loro lingue si allacciarono quasi con disperazione ed iniziarono una lenta danza all'unisono, mentre le mani vagavano sui corpi con desiderio.

Alec era così concentrato sulle emozioni che lo stregone gli stava facendo provare da non accorgersi del portale che si era aperto al centro del loft, poco distante da loro e non fece in tempo ad opporsi quando Magnus gettò entrambi, ancora avvinghiati, al suo interno.

Caddero uno sopra l'altro, ancora con le bocche unite, su un soffice prato erboso, del verde più tenue.

- Dove siamo? - chiese il ragazzo dagli occhi blu, sdraiato sull'erba, guardandosi intorno con vivo interesse.

- Mi hai sempre detto che non ti piace la caoticità della città, lo smog, le macchine, le persone - iniziò a spiegare il figlio di Lilith, alzandosi e aggiustandosi le collane che gli ricoprivano il petto glabro lasciato scoperto per metà dalla camicia color malva. - Usi una runa dell'invisibilità per scampare a tutto quel caos - gli sorrise guardandolo dall'alto. - Quindi ti ho portato nella campagna inglese, nell'Hampshire per l'esattezza. Ettari ed ettari di terra senza nessun essere umano o macchina.

Alec lo guardava senza parole, poi con la grazia e l'agilità che solo uno Shadowhunters possiede, afferrò Magnus e se lo portò sopra, lasciandosi scaldare dal calore del suo corpo, mentre la brezza primaverile gli muoveva dispettosa i capelli.

Restarono a baciarsi e a rotolarsi tra i fiori inglesi per un tempo indefinito, sussurrandosi parole dolci all'orecchio, come due amanti senza tempo.
 


Il sole era sceso leggermente quando, mano nella mano, iniziarono a percorrere quella landa florida, accompagnati solo dal rumore dei loro respiri ancora ansanti e dal frinire persistente delle cicale.

- Magnus - lo chiamò stringendo la presa sul suo palmo - volevo ringraziarti.

- Per cosa?

- Per non esserti approfittato di me prima e per come mi fai sentire - spiegò con un velo di rossore sulle guance e gli occhi blu fissi su una margherita selvatica.

- E come ti faccio sentire? - domandò lo stregone, ammirando con le iridi feline i lineamenti perfetti del ragazzo.

- Mi fai sentire desiderato. Con te non mi sento mai un pezzo di tappezzeria - cercò di spiegare con un sorriso timido.

E il cuore di Magnus si strinse.

Dimenticava spesso quanto la vita fosse stata difficile per quel ragazzo, cresciuto nell'ombra dei fratelli, senza mai essere apprezzato nemmeno la metà di quanto meritasse.

- E' perché ti desidero, infatti - gli disse sfiorandogli le labbra in un bacio casto. Poi lo esortò a continuare a camminare, dirigendosi verso una quercia, che cresceva solitaria su di una lieve collina.

Giunti di fronte all'albero secolare lo stregone lasciò andare la mano di Alec e si sedette contro il tronco massiccio, dischiudendo le gambe in un chiaro invito.

Lo Shadowhunter non si fece ripetere l'offerta e si accoccolò velocemente tra le lunghe gambe di Magnus, con la schiena appoggiata contro il petto scoperto del figlio di Lilith e la testa nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla.

Si incastravano così perfettamente che lo stregone si domandò se gli ultimi quattrocento della sua vita non fossero stati altro che un'attesa di quel momento.

- Sei bellissimo - sussurrò all'orecchio del ragazzo, mentre con la bocca lasciava dolci baci sui capelli neri, stringendolo con le braccia sul petto muscoloso.

- Sei il primo che me lo dice - rispose l'altro in un sussurro velato di malinconia.

- Evidentemente sono l'unica persona intelligente che hai incontrato - spiegò, strappando una risata cristallina allo Shadowhunter.

- Adoro la tua risata, Alexander - disse continuando a lasciargli una scia di baci umidi sul collo, mentre Alec cambiava posizione per rendergli l'accesso alla sua pelle più facile.

- Questo posto è stupendo Magnus. Io non mi sono mai sentito così - sussurrò mentre la campagna inglese risplendeva sotto di loro, pervasa dal dolce aroma di bacche e di fiori.

- Immagino ci si senta così quando si è innamorati - mormorò dietro di lui lo stregone, accarezzando con le mani caramellate il ventre piatto del ragazzo poggiato sopra di lui, mentre con la bocca lambiva la clavicola esposta.

- Immagino di sì... - asserì Alec, per la prima volta pago dopo tanto tempo.

Poteva una cosa così giusta essere tanto sbagliata?

 
 


NOTE FINALI
Ammetto che avevo deciso di abbandonare, almeno temporaneamente, questa storia perché non la ritenevo un granché. Tuttavia, durante i due mesi in cui non ho aggiornato, la storia continuava ad essere inserita tra le preferite e le seguite dai lettori e continuavano anche ad arrivarmi recensioni di tanto in tanto. Quindi ho deciso di rivalutare la mia scelta dell'abbandono e di riprenderla in mano. E quindi eccoci qui. Spero che vi faccia piacere la ripresa della storia, ovviamente non fatevi problemi a farmi sapere se non vi è piaciuto il capitolo o se avete suggerimenti, idee, prompt per i prossimi capitoli ecc...
A presto.

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