Etero con le mani in alto

di Darkwriterita
(/viewuser.php?uid=834854)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo strambo ***
Capitolo 2: *** Coinquilini ***
Capitolo 3: *** Nuova scuola e nuovo lavoro ***
Capitolo 4: *** Quello che iniziò quella notte ***
Capitolo 5: *** Domande scomode e rivelazioni scandalose ***
Capitolo 6: *** Lesbodrammi, lesbodrammi ovunque ***
Capitolo 7: *** Hope ***
Capitolo 8: *** Shippers in incognito ***



Capitolo 1
*** Prologo strambo ***


Buon giorno a tutti gente! Io sono Giovanna, ragazza di un'età imprecisata per mantenere il mio fascino da ragazza misteriosa.

E sono qui per raccontarvi una storia.

Allora dico qualcosina in piú di me poi partiamo ok? Come ogni degna protagonista di storie del genere.

Allora ho fluenti capelli castani e grandi occhi grigi che mi aiutano sempre a convincere tutti con il loro effetto cerbiatto, etero convinta.

Non vi dirò anche il mio indirizzo e numero di telefono per evitare che i piccoli stalker maniaci che sono in voi mi vengano a cercare, ok direi che ora possiamo iniziare.

In quel periodo dovevo iniziare finalmente i miei studi di psicologia all'università, dico finalmente perché mi ero presa un anno di pausa dalla fine delle superiori per fare un po' l'Elsa della situazione e lanciare i libri di testo fuori dalla finestra cantando let it go.

Avrei dovuto trasferirmi, in quanto nel mio piccolo paese c'erano a malapena le scuole superiori.

Sarei dovuta partire da li a pochi giorni, mi ero anche messa d'accordo con una coppia di anziani sull'affitto di un appartamento nella nuova città.

Quel giorno mia sorella Gianroberta, per gli amici Roby, aveva deciso di fare il grande passo dopo 18 anni di silenzio rivelando ai nostri genitori di essere lesbica.

Io ero li a sostenerla in quanto me lo aveva confessato al suo quattordicesimo compleanno.

Era molto tesa, non l'avevo vista così manco all'ultimo concorso di bellezza a cui aveva partecipato, o meglio, a cui nostra madre l'aveva obbligata a partecipare.

Si riveló con tutto il coraggio che possedeva, purtroppo però i nostri genitori, da bravi bigotti qual'erano, non la presero affatto bene, incominciando a dire cose come:" Dio non ti perdonerà per questo!" O:" Dev'essere solo una fase, vedrai che con un bravo psicologo tutto si sistemerà".

Causando naturalmente le lacrime della mia adorata sorellina.

A quel punto allora non riuscì piú a trattenermi, sclerai come una bestia figlia di Satana.

"Sentite infimi esseri che da anni chiamo mamma e papà, 1: Ne Gesú, ne i santi, ne tantomeno Dio hanno mai detto che essere omossessuali è sbagliato, hanno sempre tutti predicato l'amore e indovinate? La state discriminando perchè ama! 2: Nemmeno il più bravo psicologo del mondo potrebbe farla diventare etero, insomma, preferite che vostra figlia, quella che avete desiderato così a lungo si trasformi forzatamente in qualcosa di opposto a lei solo perché come è realmente non vi va bene? È lesbica? Bene! Non ve la troverete certo incinta di uno sconosciuto con cui aveva fatto sesso occasionale da ubriaca! È vostra figlia cazzo! Vostra figlia! Quella che avete cresciuto per 18 anni!"

Ma neppure dopo il mio discorso sembravano voler cambiare idea.

Così presi per il polso Roby, trascinandola nella camera che condividevamo ormai da anni e tirai fuori dall'armadio la sua valigia da viaggio.

"Che stai facendo Gio?"

Io le sorrisi prima di risponderle.

"Ti faccio la valigia così parti con me ovviamente"

"Come parto con te?!"

Io allargai il mio sorriso, come se quello che stavo facendo fosse tutto perfettamente normale.

"Non crederai davvero che la tua fantastica sorellona ti lasci qua in mezzo a tutti queste bestie affamate vero?"

"Ma io devo ancora finire il quinto anno di superiori! Come farai a mantenere entrambe? E se poi mamma o papà ti denunciassero per rapimento?"

"Allora calma innanzitutto, tu sei maggiorenne quindi non mi possono denunciare, lo so che psicologicamente non lo sei ma biologicamente si e questo basta, poi, l'artistico esiste anche dove andremo quindi tranquilla, basterà riscriverti, infine, mi basterà sgobbare come una schiava ma ce la faremo vedrai"

Lei allora mi guardó con uno strano sguardo tra il felice e il disappunto.

"Ma io non voglio essere un peso per te" Lo disse in un modo talmente smieloso da farmi venire gli occhi a cuoricino.

Corsi verso di lei e le saltai addosso strapazzandola tutta, come ogni volta che la sua pucciosaggine diabetica saltava fuori, ovvero praticamente sempre, si praticamente vivevo strapazzando di coccole mia sorella, cosa che potrebbe suonare molto doppiosensista ma non fateci caso.

"Tranquilla, anche se dovessi passare la mia vita portandoti sulle spalle non diventeresti mai un peso per me"

Lei sorrise e ricambiò la mia stretta, improvvisamente mi balenò in mente un'idea assurda, così decisi di fare un "esperimento sociale", presi la testa di Roby e la spinsi di prepotenza contro le mie tette, che per inciso sono una quarta piena, quindi da non sottovalutare in fatto di sex appil. Ora che ci penso fu una scena abbastanza ridicola visto che mi superava di 25cm, si è una stangona di 1,85m e io invece una tappa di 1,60m, ma ehi, sono una tappa strafiga con tutte le cose al posto giusto.

"Che stai facendo?" Mi chiese seccata e mezza soffocata dai miei attributi pettorali.

"Esperimento sociale" Risposi come se fosse la cosa più normale del mondo.

Mi spintonò via per poi guardarmi con uno sguardo arrabbiato, ma che su di lei non poteva che accentare la sua pucciosità generale, si lo so, è una spilungona del cavolo, ma riesce comunque ad essere l'essere piú carino e coccoloso di questa terra.

"Mi sono resa conto di non aver mai constatato se ti ecciti col mio corpo da paura"

Per tutta risposta si mise a ridere sguaiatamente, confesso che non sapevo se rimanere offesa o mettermi a ridere pure io.

Alla fine mi misi a ridere.

Poi, quando finalmente riuscimmo a finire quel delirio.

"Cavolo Gio, dovresti smetterla con queste uscite, no, non mi ecciti se è questo che vuoi sapere, però grazie per avermi difesa, almeno qualcosa di giusto lo fai ogni tanto"

Sorrisi mentre finivo di prepararle la valigia.

"Allora sorellina, nella tua ho messo tutta la tua collezione segreta di cravatte e camicie, mentre i completi li ho messi nel porta abiti, e ho preso anche i mocassini che ti piacciono tanto"

I suoi occhi s'illuminarono.

Ebbene si, se ve lo steste chiedendo mia sorella adora completi, cravatte e tutta l'eleganza che usualmente viene reputata come "maschile", solo che se i nostri genitori avessero scoperto la sua piccola collezione l'avrebbero cacciata fuori di casa in quanto da come avrete capito, erano di mente abbastanza ristretta.

Si cuciva manualmente i suoi abiti dai colori sgargianti, che ancora io mi chiedo come faccia ad abbinarli sempre alla perfezione, per poi passare interi pomeriggi a provarli in camera quando i rompi uova nel paniere non c'erano.

Eppure non sfociava manco lontanamente nella transessualità, sempre col suo trucco curato, i capelli kilometrici che per nulla al mondo avrebbe tagliato e molte altre cose che non lasciavano dubbi sulla sua femminilità.

"Sei fantastica romagnola"

"Come sempre russa"

Ci chiamammo a vicenda con i soprannomi che usavamo quando parlavamo con intesa.

Anche se è abbastanza prevedibile, la chiamavo russa per il suo essere stangona, biondo platino naturale e con gli occhi verdi chiarissimi.

Mentre lei mi chiamava "romagnola" in quanto campavo praticamente di tagliatelle alla bolognese ed ero quella piú patriottica nei confronti della nostra regione, in quanto per me Emilia e Romagna sono separate in modo non ufficiale.

"Comunque ti è colato il mascara" le feci notare.

"Oh cavolo! Dirmelo prima no?"

"Sai che sono una smemorata senza speranza"

Roby corse subito in bagno a rimettersi a posto.

Io rimasi comodamente spaparanzata sul mio letto ad aspettarla.

Non potevo aspettare dei giorni per partire, avrebbe solo fatto riaffiorare il dolore ogni qualvolta avesse incrociato mamma e papà in casa.

Dovevamo partire subito.

Così chiamai la coppia di anziani che mi avevano affittato la stanza, per chiedere se andava bene arrivare prima e se potevo portare una persona in piú.

Fortunatamente furono molto comprensivi e in poco ci mettemmo d'accordo pure sul prezzo.

Ora dovevo solo pensare ai biglietti per il treno, agguantai subito il pc che avevamo in comune io e mia sorella e cercai le migliori offerte.

"Che fai?" Mi chiese Roby tornando in camera.

"T'informo che domani alle 9 partiamo"

Avreste dovuto vedere quanto era bella la sua faccia sconvolta.

"Ah e un'altra cosa, dovresti nascondere meglio le tue immagini sconce di gnoccone in sexy lingerie"

Come risposta mi lanciò il suo cuscino mentre mi mettevo a ridere per la sua faccia rossa.

Stava per iniziare una grande avventura, la meno etero che io conosca.



 Note della pazza: Salve, new storyyyyy yay, ora ricomincio a pubblicare tutto lo giuro, intanto mi lasciate una piccola recensione per la motivazione? Thanks :3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Coinquilini ***


Il giorno dopo svegliai Roby abbastanza presto, in modo da arrivare a destinazione verso il primo pomeriggio.

Facendo attenzione a non svegliare gli altri due abitanti della casa.

Lasciai un messaggio per avvisarli:" Visto che sembra che Roby non sia più la benvenuta in questa casa spero non vi dispiaccia se si trasferisce insieme a me, baci amari, Giovi"

Prendemmo le nostre rispettive valigie e chiamammo un taxy per farsi portare in stazione.

Durante il viaggio le innumerevoli buche delle loro stradine di campagna stavano cercando di farci venire innumerevoli bernoccoli in testa, ma il peggio era che stavano anche rendendo possibili varie scene compromettenti e pseudo incestuose fra di noi, magari a Roby non dispiacevano, dopotutto sarebbe stato impossibile resistermi, ma per me non fu certo piacevole, per carità niente contro mia sorella, ma preferivo che fosse un bel maschione a toccarmi accidentalmente il seno.

Quando finalmente, dopo mille peripezie, arrivammo finalmente in stazione scaricammo le valigie e pagai il tassista.

Poi andammo verso i binari e ci sedemmo ad aspettare il treno.

"Allora pronta per questa nuova avventura sorellina?"

Lei mi guardò con due occhioni insicuri che mi fecero subito venir voglia di regalarle montagne di cioccolato.

"Io non so se ci riuscirò, ci sono sempre stati mamma e papà a darmi sicurezza, senza di loro non sono sicura di riuscire a fare qualcosa di giusto"

"L'importante è che tu voglia, vuoi fare qualcosa di giusto no?"

"Certo che voglio, ma..."

Io la zittí con un veloce gesto della mano.

"Niente ma, pensa positivo: Ora potrai andare in giro per locali a luci rosse ad abbordare giovani ed indifese ragazze" Ammiccai con fare perverso.

Lei arrossí, abbassò lo sguardo ed infine sorrise, si sorrise, ci stava pensando davvero... Ah che bello fú vedere la mia sorellina casa e chiesa pensare finalmente un po' al sesso.

Purtroppo però non potei rinfacciarglielo visto che il treno arrivó.

Salimmo e ci sedemmo, preparandoci a tre ore di viaggio, così, per combattere la noia, mi venne in mente un'idea, presi il pc e chiamai sul sedile vicino al mio Roby.

"Ehi russa ti va di vederci insieme un paio di porno?"

Lei mi guardó stranita cercando di capire se stessi dicendo sul serio.

Le porsi una cuffietta, che lei prese titubante.

"Allora direi di cominciare con qualcosa a tema lesbo che ti devo dire sono proprio curiosa, anche se non tradirei mai la mia adorata banana"

Roby deglutì nervosa, mentre io avviavo il video che avevo accuratamente cercato in un momento di noia, pregustando il momento in cui avrei visto esplodere l'imbarazzo di mia sorella.

Si perché la cruda realtà era che avevo architettato tutto per vedere come reagiva, non pensate male, è pur sempre la mia sorellina sono curiosa di capire il suo mondo.

Quando finalmente le due tizie arrivarono al sodo, dopo essersi corteggiate tutta la notte a suon di frasi spinte e doppiosensiste notai che Roby incominciava a sudare freddo, mentre la sua faccia si arrossava sempre più.

Le scene si fecero sempre più spinte, notai che la mia sorellina non riusciva a staccare gli occhi dallo schermo.

"Ma quindi è così che funziona tra due ragazze?" Chiesi io che mi sarei eccitata di più vedendo banane e patate nello stesso cesto di cibo.

Lei si limitò ad annuire lentamente, mentre il suo sguardo continuava ad essere incollato allo schermo.

Poi arrivó il fatidico momento dei gemiti orgasmanti, io guardavo incuriosita, in quanto m'intendevo solo di sesso etero, mentre Roby era sempre più agitata. Fino a che non chiuse bruscamente il computer, togliendosi la cuffia.

"I-io vado u-un attimo in b-bagno" Disse rossa prima di correre via.

"Fa con comodo!" Le urlai sorridendo, sapendo bene a cosa le servisse il bagno.

Mentre ero sola mi arrivó una telefonata dalla signora che mi aveva affittato l'appartamento insieme al marito.

"Pronto signora, sono Giovanna mi dica"

"Ciao cara, volevo solo avvistarti che me io ne mio marito ci saremo per darvi il benvenuto, ma ci penseranno i vostri coinquilini, sono un ragazzo e una ragazza molto simpatici vedrete che vi troverete bene te e tua sorella, chiedi a loro per le chiavi"

Coinquilini eh? La coppia si era lasciata sfuggire questo insulso dettaglio, ma vabbè, sembrava interessante soprattutto per l'elemento "ragazzo".

"Ok signora, grazie per l'avviso"

"Li riconoscerete subito tranquille, appena torneremo anche io e mio marito vi daremo un caloroso benvenuto"

"Grazie! Non vedo l'ora ho sentito che la sua torta al cioccolato è leggendaria"

"Piú che leggendaria cara, ora vado che quel pelandrone di mio marito si è addormentato in bus a dopo"

"A dopo"

Mentre chiudevo la chiamata notai che stava tornando Roby, che mi guardava con la faccia arrabbiata piú tenera che io avessi mai visto.

Il resto del viaggio lo passammo rispettivamente: Lei a guardare poeticamente il paesaggio che si susseguiva fuori dal finestrino, senza degnarmi nemmeno di mezza parola, io a guardarmi un bel porno gay, ora molti probabilmente penseranno male ma, insomma, sono una giovane con tutte le cose al posto giusto, quindi mi servono svaghi del genere, ammetto di essere pervertita, ma se ai maschi etero piacciono i porno Lesbo non vedo perché a me, ragazza etero convinta, non dovrebbero piacere i porno gay.

Il viaggio passó che fú un piacere.

Arrivate a destinazione scendemmo e ci dirigemmo con le nostre valigie nella nostra nuova dimora, fortunatamente era un appartamento vicino alla stazione, quindi non ci volle molto.

Davanti alla porta di quel fatidico numero 23 in quella viuzza nascosta, c'era un ragazzone alto almeno 1,90m con capelli neri e abbastanza lunghi e stupendi occhi azzurri.

"Ok Giovanna trattieniti, non puoi sbavare già al primo incontro, cerca di dare una buona impressione di te una buona volta" Pensai guardandolo.

Roby mi diede una leggera gomitata per farmi risvegliare da tutte le fantasie erotiche chi mi stavano incominciando ad affollare la mente, per poi indicarmi la maglitta verde fluo del tizio che recitava: Sorry girls but I'm totally gay.

Non riesco a descrivere come mi sentissi in quel momento: Ero triste perché quel bel fustacchione preferiva altro, ma nello stesso tempo avevo sempre desiderato un amico gay con cui andare ad arpionare pescioni la sera in giro per locali.

Però almeno sapevo che cosa avrei preso a Roby per natale, una maglietta del genere ma con la versione lesbica... Perfetto direi.

Ci avvicinammo al ragazzo e al suo gigantesco sorriso, stava per presentarsi, ma lo zittí per poi chiedergli come prima cosa:

"Attivo o passivo?"

Lui mi guardó con sguardo d'intesa, aveva capito subito che cosa intendessi.

"Passivo, anche se certe volte mi tocca fare l'attivo per far piacere a quelli che rimorchio"

"Quindi ti adegui alla situazione pur di portarti qualcuno a letto"

"Esattamente"

Sorrisi, questa risposta mi bastava per dimenticare la delusione di poco prima.

"Ottima risposta ragazzo o meglio... Fratello, io sono Giovanna, etero, e mi comporto esattamente come te, penso che il futuro ci offrirà molte occasioni per piacevoli discorsi, come dire... Sulle banane"

Allungai la mano, che lui strinse senza esitazioni, anche se ci eravamo appena incontrati entrambi sapevamo che avevamo trovato il fratello/sorella spirituale che avevamo sempre cercato.

"Rolando, piacere Giovanna"

"Piacere mio Rolando, chiamami pure Giovi o Bro se ti va"

"Certo che mi va Bro"

"Grazie Bro"

Mi voltai verso mia sorella che ci stava guardando con il suo perfetto sopracciglio platino alzato e con sguardo incredulo.

"Bro lei è mia sorella minore, Gianroberta"

Lui sorrise e allungó la mano verso di lei.

"Piacere Gianroberta"

"Piacere"

Finite le presentazioni Ronaldo ci aprì la porta, consegnandoci una copia della chiave a testa.

L'appartamento era accogliente, piccolo ma con ogni cosa che serviva per vivere tranquilli e con "ogni cosa" intendo: Un frigo, un divano e una buona connessione wifi.

Poi mi venne in mente un piccolo particolare.

"Senti Bro, ma non ci dovrebbe essere anche un'altra persona in questa casa?"

Lui mi guardó e assicurandosi che non ci fosse nessuno in giro parlò.

"Si c'è ma sta dormendo in questo momento perché di notte lavora, si chiama Rose, vi avviso che è lesbica, quindi potreste sentirvi a disagio, non so"

"Tranquillo dopotutto..." Guardai Roby con sguardo incoraggiante per invitarla a parlare.

Lei sospiró, per poi prendere coraggio con un respiro profondo.

"Dopotutto pure io sono lesbica" Disse Roby.

"In effetti hai quell'aria da: Mi piace l'oscura grotta proibita" Rispose Rolando mettendosi una mano sotto il mento con fare pensieroso.

Il mio Bro era proprio un poeta per dare certi nomi alla nostra inseparabile migliore amica.

"L'oscura grotta proibita?" Chiese innocentemente Roby, che non aveva colto la poetica metafora.

Così io sfoggiai il più malizioso dei miei sorrisi e dopo aver guardato con sguardo d'intesa Rolando parlammo insieme:

"La patata"

Lei arrossí, sembrava quasi che tutto il suo sangue fosse stato convogliato al volto.

"O-oh..." Balbettò imbarazzata.

"Dai ragazze se volete potete appoggiare i bagagli nelle vostre camere mentre ordino una pizza per pranzare, come la volete?"

"Una Napoli per me" Risposi io.

"Per me invece una con le patatine fritte" Rispose mia sorella.

Io le saltai addosso abbracciandola forte.

"Quanto sei adorabilmente infantile e lesbica allo stesso tempo sorellina"

"Perché devi trovare doppi sensi sempre in tutto? Non è colpa mia se pizza e patatine insieme stanno da Dio"

Io ripresi il mio sorriso malizioso.

"Dicono tutte così e poi sia pizza e patatine sono nomi femminili... Illuminati confirmed!"

In quel momento nella mia testa nacque l'assurda idea di una ship femslash con pizza e patatine, la patatizza, si lo so, devo aver sbattuto la testa quando ero piccola.

Il mio Bro ordinó le pizze, che arrivarono appena una ventina di minuti dopo.

"Ecco le pizze!" Urlò entusiasta Rolando.

Noi eravamo in tre, ma arrivarono quattro cartoni.

"Hai preso la pizza pure per Rose?" Chiesi io.

"Si, vedete se non pranza diventa ancora piú intrattabile di come è di solito, non è antipatica, solo un po' scorbutica, ora devo andarla a svegliare"

"Possiamo venire anche noi? Siamo troppo curiose di vedere com'è l'altra coinquilina!" Ammetto che probabilmente quella frase la dissi con un po' troppo entusiasmo.

"Ok ma attenzione a possibili cuscinate improvvise"

Noi annuimmo mentre seguivamo il ragazzo.

Rolando bussò all'ultima porta a sinistra del corridoio.

"Rose, c'è la pizza"

Ma nessuna risposta arrivò dall'altra parte della porta, così Bro bussò piú forte, ma non ottenendo ancora risposta aprì la porta, ci fece segno di seguirlo ed infine scosse la figura infagottata nelle coperte.

La misteriosa figura mugugnò irritata, allora il ragazzo insistette, il risultato fu che la bella addormentata lanciò con rabbia il suo povero cuscino, che andó a finire sul mio bellissimo viso.

Quando riuscì a riavere la visuale libera notai due cose: Che la ragazza mulatta dalla spettinatissima chioma castano scuro indossava un sexy completino intimo molto provocante, che lasciava ben poco all'immaginazione, e che Roby se la stava mangiando con gli occhi, rischiando di morire d'indigestione per via delle sue curve perfette e il sex appil da panterona sudamericana.

Coprì la visuale di mia sorella con il cuscino, visto che tra poco mi sarebbe svenuta sul posto o peggio: Avrebbe avuto un orgasmo li, soltanto guardando tutto quel ben di Dio.

"Ma chi sono ste due Ro?" Disse con un tono scocciato.

"Sono le nostre nuove coinquiline, ci avevano avvisato ricordi?"

"Ah, vabbè basta che non mi girino intorno e non curiosino tra le mie cose e naturalmente non voglio averci nulla a che fare"

Era proprio un piccolo pozzo di simpatia vero?

"Allora tu, persona con cui convivremo in questa casa, primo: Manco ci conosci, se tu rispetterai noi noi rispetteremo te e secondo: Potresti gentilmente metterti qualcosa addosso, che mia sorella sta per esplodere da quanto sei gnocca e sexy"

Vidi Roby affondare la faccia nel cuscino, stava morendo d'imbarazzo.

Rose ci guardó male, soffermando lo sguardo sulla mia sorellina che aveva trovato abbastanza coraggio da far sbucare lo sguardo dal nascondiglio sicuro e re incantarsi a guardare la ragazza mezza nuda di fronte a lei.

"Mammamia non avrei mai creduto di trovarne una così palesemente lesbica, tesoro guarda che se continui a guardarmi le tette in quel modo mi orgasmi in camera" Disse schietta Rose.

Vidi Roby rabbuiarsi, stavo per sclerare, ma lei mi fermò con un gesto.

"N-non p-potresti d-darmi t-torto s-se s-succedesse d-davvero, i-insomma, t-te s-sei c-così b-bella" Rispose Roby con imbarazzo over 9000.

Rose a quel punto sgranò leggermente gli occhi, come se fosse sorpresa, o meglio colpita, da quelle parole e da quell'innocente sincerità, dopo un po' scosse la testa per poi riprendere la sua aria arrogante.

"Ora se non vi dispiace mi prendo la mia pizza e torno a dormire"

Rolando gli porse il cartone, che lei quasi gli strappò dalle mani.

Roby le ridiede il suo cuscino cercando in tutti i modi di guardarla negli occhi neri, peggio di una grotta a tremila metri sottoterra, invece che nella scollatura del completino.

Uscimmo da quella stanza, mi accorsi che la mia sorellina aveva l'aria un po' abbattuta, come darle torto, non era certo stato uno degli inizi migliori di sempre.

Poi mi venne in mente una cosa: Tra le foto di gnoccone in sexy lingerie che Roby teneva in una cartella del computer, non ce n'era una che non fosse sudamericana.

Questo significava che mia sorella aveva appena trovato il suo desiderio erotico in carne e tette ed esso l'aveva trattata malissimo.

Di bene in meglio proprio.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nuova scuola e nuovo lavoro ***


Il mattino seguente io e la mia adorata sorellina ci alzammo di buon ora per sbrigare le faccende burocratiche, alias iscrizione alla nuova scuola per lei e cercare un lavoro per me, speravo solo che essendo inizio settembre fosse ancora possibile iscriverla, ma avrei anche pregato in ginocchio il preside purché mia sorella riuscisse a prendere un diploma escludendo il disastroso futuro da trentenne cassiera di fast food che non aveva manco finito le superiori!

Io mi vestii in modo casual, fin troppo casual, mentre mia sorella sfoggiava un paio di pantaloni eleganti rosa schoking con camicia confetto e cravatta rosso fuoco perfettamente abbinata, ultimo tocco di stile furono le maniche coi risvolti fino al gomito.

Mentre stavamo uscendo incrociammo Rose all'entrata, che al contrario stava tornando a casa, ma che razza di lavoro faceva per tornare a casa alle 7 di mattina?!

In piú stava praticamente dormendo in piedi con un vestitino che definire "corto" era minimale, col trucco ormai praticamente sciolto e i capelli arruffati, ok ammetto che ero confusa quella volta, molto confusa.

La prima cosa che feci fú censurare la vista a mia sorella, avendo paura che mi morisse lì per via della sexaggine della nostra coinquilina.

"Ah, guarda chi c'è, le sorelle improbabili"

"Buongiorno coinquilina che devo ancora ben inquadrare" Risposi io.

Rose ci squadrò con i suoi occhi assonnati, finendo col fare un sorrisetto poco rassicurante quando vide le mie mani a coprire gli occhi di Roby.

"Tesoro hai bisogno pure che la tua sorellona ti censuri le ragazze ora? Attenta a non strozzarti, hai pure la cravatta stretta"

"Io n-non ho b-bisogno che Giovi m-mi censuri!"

Roby mi scansò titubante le mani, cercando di mantenere la calma di fronte alle forme perfette della nostra "simpaticissima" coinquilina.

Ma purtroppo per lei il suo intenso rossore facciale e i sudori freddi tradivano il suo intento, eppure mia sorella non distoglieva lo sguardo dagli occhi inquisitori della ragazza che avevamo di fronte.

"Almeno lo riesci a reggere il mio sguardo, va vatti a fare una bella scopata così almeno smetti di sbavare su qualcosa che non avrai mai innocentina"

"M-ma non è c-colpa mia se s-sei così bella"

Rose quasi ci scoppiò a ridere in faccia.

"Suona molto come per dire:" Scusa se ti stupro ma non è colpa mia se sei così gnocca", sono una cilena con tutte le cose al suo posto che ti aspettavi? Ora lasciatemi passare che sto morendo dal sonno"

Dopo aver detto queste cose molto poco carine e, inutile dirlo, dopo aver fatto diminuire la mia simpatia verso di lei ancora di più, entrò in casa, senza nemmeno salutarci decentemente!

Io stavo per avviarmi sbuffando, quando vidi Roby sospirare, ancora rossa in faccia, mentre osservava la porta... No, no, no! Mia sorella non poteva farsi piacere quella stronzetta altezzosa, ne avrebbe solo sofferto! Maledizione a lei e alla sua fissa per le sudamericane!

La trascinai via di forza afferrandola per un braccio.

"Giovi mi stai staccando un braccio"

"Almeno ti distraggo dal culo di quella lì" Dissi, senza nemmeno provare a nascondere la mia antipatia verso la cilena.

Ma l'unico risultato fù farla arrossire ancora di più e farle abbassare lo sguardo.

Quando poi fummo abbastanza lontane mi sfogai.

"Non puoi farti piacere quella lì Roby!"

"Non è che mi piace, si tratta solo di attrazione fisica"

Io mi massaggiai le meningi per cercare di mantenere la calma.

"Se fosse solo attrazione fisica non cercheresti di farti notare in modo così evidente rispondendole! Ti limiteresti a guardarla da lontano, ti conosco! E studio psicologia ma questi sono dettagli"

Lei si limitò a tenere basso lo sguardo, senza nemmeno provare a rispondermi.

Io presi un profondo respiro, pensando a che fare e l'illuminazione mi pervase.

Bisognava combattere le tette con le tette: Quella notte stessa avrei mandato la mia sorellina sessualmente frustrata in un bel night club da quattro soldi e le avrei pagato una spogliarellista per uno spettacolo privato! E si sa che nei night club da quattro soldi "spogliarello privato" include altri servizi oltre allo spogliarello.

Il mio piano era perfetto, ma per il momento non ne avrei parlato con lei, ma stasera avrebbe avuto una piacevole sorpresa...

Dopo che io ebbi architettato il mio geniale piano malvagio per salvare la mia adorata sorellina dalle grinfie della stronzetta (abbreviato per comodità in imgpmpslmasdgds), ci dirigemmo verso il liceo artistico della città per l'iscrizione di Roby.

Prendemmo il bus, dopo aver cercato quello giusto per circa un'ora, arrivando a destinazione in poco piú di un quarto d'ora.

D'innanzi a noi si stagliava un enorme edificio multicolor con miriadi di murales e statue strambe ovunque, un po' titubanti entrammo nella scuola.

Ad accoglierci in segreteria non c'era la classica segretaria cinquant'enne zitella, con gli occhiali dalla montatura improponibile e lo sguardo da "mi stai antipatico e non faccio neppure finta di volerlo nascondere", no, c'era un bellissimo ragazzo castano, circa della mia età e con un fisico da paura che s'intravedeva bene da sotto la camicetta scollata.

Sentivo la libidine crescere.

E mentre io stavo per incominciare a sbavare sulla buona dotazione del tale (si perché era piazzato bene pure dentro i pantaloni), Roby mi fece notare un tatuaggio sul suo collo: Due simboli del genere maschile incatenati tra loro...

E che cavolo!

Ma perché tutti quelli che adocchiavo dovevano essere gay? Mi sembrava quasi di avere un'esca per omosessuali attaccata addosso! Due ragazzi in due giorni, per non contare i 154 prima e senza contare le dichiarazioni da parte di ragazze e mia sorella piú la stronzetta.

Sbuffai, poi io e Roby ci avvicinammo.

"Salve vorremmo sapere se è ancora possibile iscriversi per il quinto anno" Esordì io.

Lui ci guardò e dopo aver fatto un ampio sorriso rispose.

"Vi chiamo il preside, sapete è lui che si occupa dei casi last minut"

Il ragazzo prese la cornetta retrò sopra la scrivania, premette qualche pulsante e rimase in attesa pochi secondi.

"Preside ci sono qui due ragazze che vorrebbero sapere per l'iscrizione al quinto, ok, gliele mando allora"

Il ragazzo chiuse la chiamata per poi indirizzarci verso una porta anti sgamo con sopra scritto: Preside.

Bussammo e subito dopo ci venne dato l'ok per entrare.

Ad attenderci, comodamente seduto dietro la sua scrivania glitterata, c'era un uomo bassino e grassoccio con una capigliatura afro molto alla moda.

Ci sorrise e ci fece accomodare sulle due sedie di fronte alla scrivania.

Parlammo per circa un'oretta, fortunatamente riuscimmo a metterci d'accordo per l'iscrizione di Roby, ci furono meno problemi di quanto avevo immaginato.

Ritornammo dall'affascinante segretario per la lista di libri e per sapere la sezione in cui si sarebbe trovata.

Uscimmo dalla scuola e ci rimettemmo in marcia, questa volta per girare tutta la città alla ricerca di un lavoro per la sottoscritta, in quanto di qualcosa dovevamo pur campare.

Dopo aver girato fino a pomeriggio inoltrato, riuscimmo finalmente a trovare il forziere del tesoro presso un piccolo supermarket poco distante da casa.

Andò più o meno così: Entrammo, chiedemmo del titolare, incontrammo il titolare e questo fu il discorso:

"Quindi vorresti lavorare qui eh?" Mi chiese il capo.

"No, non lavorare, portare onore e gloria a questo umile supermarket in modo da creare un impero!" Gli risposi.

"Assunta"

Infine ci stringemmo la mano.

La paga non era niente di eccezionale, ma secondo i miei calcoli ci avrebbe permesso di arrivare a fine mese senza morire di fame, non troppo almeno.

"Giovi se vuoi lo cerco anche io un lavoretto, non mi sembra giusto far gravare tutto sulle tue spalle" Mi disse Roby appena uscite dal supermarket, rischiando di far sciogliere il mio cuore con il suo tono troppo dolce.

"No Roby, devi pensare alla maturità te, lascia fare tutto alla tua sorellona" Ammiccai come mio solito fare con questo tipo di discorsi.

Ritornammo a casa verso sera, subito misi in atto il mio piano malvagio.

Nemmeno il tempo di farla rilassare sul divano che la ritrascinai davanti al suo armadio.

"Mettiti il tuo miglior completo, sta notte ti voglio portare in un bel posticino eheh..."

Lei dapprima mi guardó dubbiosa, ma poi, dopo aver sospirato, incominciò a prepararsi.

Io mi diressi in camera mia aspettandola giocando al cellulare, visto che sapevo che ci avrebbe messo almeno un poaio d'ore prima di sistemarsi, era una perfezionista assurda quindi ci metteva sempre un casino a prepararsi.

Dopo che Roby finì di prepararsi e aver cenato, uscimmo di nuovo da casa.

Chiamai un taxi, per poi chiedere sottovoce al conducente dove potevamo trovare un bel night club a basso costo.

Lui ammiccò e mi disse di non preoccuparmi.

"Giovi ma dove cavolo stiamo andando?" Mi chiese Roby una volta salite sulla vettura.

"Tranquilla russa, ti piacerà un casino vedrai"

Arrivammo al paradiso erotico in una mezzoretta, e no "paradiso erotico" non è un nomignolo che gli ho affibbiato, il locale si chiamava davvero così, aveva l'insegna a neon con tanto di ragazza sexy gigante affianco.

Appena scese dalla macchina mi ritrovai mia sorella a guardarmi male, mentre io pagavo il tassista.

"Un night club... Ma davvero?" Mi chiese Roby in tono seccato.

"Su dai sorellina devi imparare a divertirti! Il tassista mi ha assicurato che qui ci sono le spogliarelliste migliori della zona"

Afferrai la mia innocente, ma ancora per poco, sorellina per un braccio e la trascinai fino all'entrata, dove vi era un gigantesco bodyguard, che rientrava perfettamente nello stereotipo del bodyguard classico: Afroamericano, armadio a due ante, vestito in giacca e cravatta e con gli occhiali da sole anche se era notte.

"Mi scusi se volessimo uno spogliarello privato a chi dobbiamo rivolgerci?" Chiesi io come si chiede la zona del reparto frutta e verdura al supermercato.

Lui ci guardò alzando un sopracciglio, poi chiamò qualcuno col cellulare.

"Si, all'entrata, due ragazze, chiedono di uno spogliarello privato, si... Ok allora la aspetto capo"

L'omaccione ci fece segno di aspettare dopo aver chiuso la chiamata.

Dopo circa una decina di minuti arrivò una donna sulla trentina, che rientrava perfettamente nello stereotipo della lesbica: Capelli corti, rasati ai lati con ciuffone riccioluto sul davanti moltro trandy e vestita con abiti chiaramente maschili.

Mi aspettavo che da un momento all'altro comparisse pure il gay vestito elegante che parla gesticolando e con tono infemminato.

"Buon Lesbo day a voi care" Ci salutò la donna sorridendo.

"Non sapevo che oggi fosse il Lesbo day" Risposi io con tranquillità.

"Oh cara, ogni giorno è ottimo per essere un Lesbo day" Disse ad effetto.

"Comunque mi presento: Io sono Giovanna e questa biondina qui è Gianroberta, anche detta Roby ed è la mia sorellina" Ci presentai.

"Io sono Clarice, molto piacere, allora a cosa può servirvi il mio umile night?"

Io mi avvicinai e con fare molto amicone le cinsi le spalle con un braccio e incominciai a spiegare.

"Vedi devo far rilassare un po' la mia povera sorellina lesbica e pensavo che un bello spoiarello privato con tanto di "consumo" finale sarebbe stato l'ideale" Pronunciai la parola "consumo con particolare enfasi.

Dall'occhiata che Celine mi lanciò dopo capì subito che aveva ben inteso cosa intendessi per "consumo".

"Allora non posso assicurare il "consumo" visto che le nostre ragazze sono libere di scegliere se concedersi o meno, ma per solo pochi euro in più potrei accidentalmente, per puro caso, farle avere come spettacolo privato la nostra spogliarellista non proprio, anzi per niente, etero, allora abbiamo un accordo?"

Ci stringemmo la mano e io pagai la somma accordata, e devo dire che erano anche piuttosto economici.

Poi mi rivolsi a Roby, che non aveva sentito nulla della conversazione tra me e la donna.

"Allora sorellina, questi sono i soldi per il taxi, chiamane uno e torna a casa appena hai fatto, non avere fretta tanto non ti aspetterò alzata" Ammiccai non troppo velatamente, lasciando Roby nelle mani di Celine e il suo bodyguard.

Chissà se la me stessa dell'epoca avrebbe agito allo stesso modo se solo avesse saputo le conseguenze.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quello che iniziò quella notte ***


Ok, allora... da dove posso iniziare? Inanzitutto vi avviso che io non sono Giovanna, sono Roby, so che mia sorella vi ha già parlato di me a modo suo, purtroppo a modo suo.

Comunque, sono venuta a sapere che stava scrivendo questa "storia", solo che... beh, credo abbiate capito com'è fatta.

Voglio evitare che vi dica qualcosa di errato sulla mia vita privata, perchè ebbene si, quello che accadde quella sera fà parte della MIA vita privata.

E so che se dovesse raccontarvi lei di quella sera esagererebbe, romanzando probabilmente molti dei fatti accaduti.

Allora direi quindi d'incominciare raccontandovi cosa accadde da quando Giovi mi lasciò nelle mani di Celine e il suo pompatissimo bodyguard.

Mi scortarono dentro il locale, mentre la donna contava allegramente la mazzetta di banconote che poco prima le aveva dato Giovi.

Entrare in quel locale fù quasi un suicidio per me, anche se piacevole come suicidio.

Infatti in ogni angolo era possibile ballerine di lap dance e spogliarelliste intente a fare il loro lavoro, e lo eseguivano più che egreggiamente fidatevi, non credo di essermi mai sentita così in imbarazzo ed eccitata allo stesso tempo in tutta la mia vita.

Venni accompagnata presso una stanza, una delle tante, su cui era scritto "privato", in quel momento deglutì, preparandomi psicologicamente a quello che sarebbe accaduto di lì a poco, avevo la gola secca e sentivo un caldo terribile.

Ci fermammo di fronte a quella porta, poi Celine si rivolse a me con un sorriso fin troppo smagliante per i miei gusti.

"Allora cara, ti spiego velocemente come funziona qui, tu entri, in poco tempo dovrebbe arrivare la ragazza che abbiamo scelto per te, quando arriva dille che tipo di "servizio" vuoi, sai tra lap dance, spogliarello ecc..., come vuoi che venga eseguito lo spettacolo e tutte queste cose, se vuoi sfogarti con del sano sesso sfrenato devi assicurarti che pure lei sia daccordo oppure questo omaccione qui ti spacca in due, tutto chiaro?"

Ammetto che mi sentii abbastanza intimorita quando mi minacciò indicando il bodyguard, ma annui comunque, cercando di non pensarci.

"Perfetto, ora va e divertiti tesoro!"

Il bodyguard aprì la porta, mentre lei mi spinse dentro con una sonora pacca sulla schiena, poi richiusero la porta e mi lasciarono completamente sola al mio destino.

Mi sedetti sul divanetto rosso con le ginocchia che tremavano e l'ansia che cresceva sempre di più.

Da un lato mi piaceva l'idea di avere un simile spettacolo tutto per me, ma dall'altro ero nervosa e non mi piaceva pensare a una ragazza come un oggetto su cui sfogare le mie frustrazioni sessuali.

Quei pochi minuti che dovetti aspettare mi parvero un'eternità, un dolce supplizio da cui non potevo scappare.

Quando finalmente la ragazza che mi avevano assegnato arrivò rimasi sconvolta: era Rose, la ragazza che involontariamente, fin dal primo momento in cui avevo incrociato con lo sguardo il suo viso così perfetto e gli occhi così penetranti, ok probabilmente ero già cotta a puntino, ma questi sono dettagli, continuiamo con la storia.

Quando anche lei si accorse della mia presenza la vidi trattenere una risata.

Lei mi si avvicinò, mentre sentivo il cuore accelerare alla vista del suo abitino striminzito.

"Non credevo che avrei mai potuto trovarti in un posto come questo innocentina, che c'è ti è venuta voglia di masturbarti per bene alla vista di qualche gnocca che si spoglia?"

Deglutì alla vista di quel corpo perfetto, mentre il mio cuore era ferito dalle sue parole, perchè doveva trattarmi così? Quanto avrei voluto che mi mostrasse quel briciolo di dolcezza che vedevo nei suoi occhi, che mi mostrasse la vera se e non la sua scorza dura.

Si lo so, è terribilmente sdolcinato da dire, ma era davvero quello che pensavo in quel momento, ero proprio senza speranza.

Quando Rose arrivò poco distante da me ricominciò a parlare con quel suo tono arrogante.

"Allora dimmi che servizio vuoi? Spogliarello, lap dance con un bel sottofondo musicale? Celine ti avrà spiegato come funziona no? Per una volta che la fonte dei tuoi masturbamenti notturni è qui a disposizione per un bello spettacolino erotico dovresti approfittarne"

Io deglutì, pensando a qualcosa per rispondere, ma diciamo che le sue tette erano una bella distrazione.

"A-a me v-va bene anche s-solo parlare" Dissi infine.

Lei di tutta risposta si mise a ridere sguaiatamente e, anche se sapevo perfettamente che stava ridendo di me, non potevo fare a meno di pensare che la sua risata fosse bellissima.

Quella ragazza mi stava trasformando in una masochista.

"Guarda che lo vedo come stai sbavando, come i tuoi occhi sono pieni di lussuria e come stai sudando freddo di fronte al mio corpo, so che lo vuoi, dai lasciati andare"

In quel momento Rose mi sembrava proprio il serpente tentatore che nell'eden portò Adamo ed Eva alla rovina, ma io non avrei ceduto al frutto proibito.

"E' vero... m-ma quello c-che voglio di più è-è non trattarti come un oggetto, i-io voglio conoscerti... Rose"

Lei riprese a ridere, ma questa volta non era una risata strafottente, sembrava quasi felice.

Rose si sedette di fianco a me e, dopo che un omaccione vestito di nero ci portò un vasto assortimento di alcolici, incominciammo a parlare.

"Allora verginella sessualmente frustrata di che vuoi parlare? Almeno mi rilasserò per sta notte"

Mi chiese, mentre riempiva due bicchieri con qualche alcolico di provenienza ignota.

Io cercai di ricompormi respirando con calma, non potevo mostrarmi debole di fronte a lei, altrimenti mi avrebbe sopraffatta, dovevo cercare di mostrarmi più sicura di tutte le volte prima in cui mi ero lasciata prendere un po' troppo dal suo bellissimo viso e dalle sue forme.

"Allora... perchè lavori i-in un posto del genere?"

Da come il suo volto si rabbuiò capì subito di non aver fatto la domanda più azzeccata, con risultato che ovviamente mi feci  prendere dal panico.

"Ehm, ecco... dimentica la domanda! Ecco... Come va la famiglia?"

Il suo viso si oscurò ulteriormente... possibile che riuscissi a fare solo domande scomode?! Dovevo cercare di rimediare!

"E-ecco... i-io... scusa... non dovevo fare domande dal genere"

Senza dire niente mi porse il bicchiere colmo di un liquido che puzzava chiaramente di alcol, presi il bicchiere con un lieve tentennamento, non ero il tipo da bere molto, anche perchè confesso che non reggevo molto l'alcol.

"Sei proprio ridicola, prima mi fai delle domande e poi ti scusi per avermele fatte, non lo sai che chiedere è lecito? Proprio una coinquilina che non sa nulla della vita mi doveva capitare? Bevi e rilassati!"

Presi il bicchiere e incominciai a sorseggiare quel liquido non ben specificato.

"Dai avanti, magari questa volta becchi una domanda appropriata"

Dopo essermi torturata per bene le mani fra loro riuscì a trovare il coraggio di parlare.

"A-allora...  come va la vita?"

Rose mi guardò male.

"Certo che hai proprio un talento spropositato per fare le domande sbagliate"

Io a quell'affermazione abbassai lo sguardo sentendomi profondamente in colpa, come potevo essere talmente imbranata da sbagliare ogni singola domanda che le rivolgevo?!

"Allora facciamo così: ti parlo io di me, dopotutto hai pagato quindi non posso sottrarmi"

Io annuì piano, ero in trepidante attesa devo confessare.

"Allora sono nata in Cile, ho 19 anni, lesbica da sempre, lavoro in questo night da quattro soldi ormai da quattro anni e se bevi un altro bicchiere potrei essere talmente gentile da dirti altro, tipo i miei gusti in fatto di ragazze"

Senza muovere un muscolo lasciai che Rose mi riempisse il bicchiere di qualche altro liquido misterioso, la voglia di scoprire sempre più cose di lei era troppo forte, quindi continuai a bere, anche se dentro di me sentivo di star facendo un'enorme cavolata.

"Brava biondina, direi che possiamo andare avanti, ma prima dimmi qualcosa di te, se parlo solo io non è mica equo"

Non so cosa mi spinse a parlare, forse l'alcol, forse quel suo cavolo di sguardo, che secondo me aveva un qualche potere per riuscire a mettermi a disagio e in imbarazzo qualsiasi cosa facesse, combinato col suo sorrisetto poi era un'arma di distruzione di massa.

"Beh, ecco, non c'è molto da dire: ho diciotto anni, amo la moda, sogno di diventare una grande stilista e..."

"Non intendevo di raccontarmi tutte queste cose noiosissime, parlami del perchè da un giorno all'altro invece che solo una nuova coinquilina me ne sono ritrovata due" M' interruppe sbuffando.

Io deglutì, non mi andava di rivivere i ricordi del mio coming out, ma l'alcol mi aiutò dove il coraggio mancava.

"I miei miei genitori mi hanno cacciata di casa quando gli ho detto di essere lesbica"

Lei continuò a bere tranquillamente guardandomi, mentre io stringevo nervosamente il bicchiere fra le mani.

"Un classico quindi" Si limitò a dire, non una sola parola di compassione, che sarebbero sicuramente suonate false, in fondo lei era una spogliarellista, mentre io solo la sua cliente in quel night club, era così che mi vedeva, mi trattava con un minimo di decenza solo perchè era pagata per farlo.

Ma non mi dispiacque affatto, era sincera, sicuramente molto meglio di quelli che fingono che gli importi qualcosa di te e poi ti gettano via alla prima occasione.

"Si mi hanno sempre trattata come una bambola da mostrare e poi alla prima imperfezione che hanno visto in me mi hanno buttata via, il bello è che io gli volevo pure bene"

Mi accorgo ora che probabilmente l'alcol mi fa deprimere, ma passiamo oltre.

"Io lo dico che la vita fa schifo, non ti puoi fidare di nessuno, nemmeno di quelli che, probabilmente per errore di un preservativo rotto, ti hanno generato"

Annebbiata dai fumi dell'alcol ormai parlavo liberamente.

"La cosa divertente è che per riuscire a concepirmi ci hanno messo mesi e mesi di prove andate a vuoto! Poi  mi gettano via dopo che gli dico che mi piacciono le ragazze! Ti sembra logico?!"

"Biondina la vita è ingiusta, pensa che i miei mi hanno venduta prima ancora della mia nascita!"

Forse entrambe stavamo incominciando a parlare un po' troppo liberamente.

Io la guardai con faccia stupita.

"Ma come si fa a gettare via una come te? Sei così bella"

Le chiesi seriamente, si seriamente, ero proprio andata quella sera.

Lei per tutta risposta si mise a ridere.

"Stai cercando di conquistarmi dicendo frasi ad effetto innocentina, non ti facevo così gentildonna!"

Io inclinai la testa, mentre cercavo di elaborare che cosa intendesse con "frasi ad effetto", lei notandolo si mise a ridere ancora più forte.

"Non ci credo! Parlavi sul serio! Ma da quale film anni 50' sei uscita?"

Quando smise di ridere poi si avvicinò un po' troppo a me, tanto che all'effetto dell'alcol si aggiunse l'effetto del suo seno, il mio cervello stava letteralmente per fondere.

"Forse in fondo non sarebbe così male passare una notte con te" Mi sussurrò all'orecchio.

"Che vuoi dire?" Chiesi, cercando di calmare il mio respiro sempre più affannoso.

"Intendo del sano sesso lesbo genio"

Come se fossi stata colpita da una scossa elettrica mi scansai da lei, con troppa enfasi, infatti caddi dal divano.

Mentre mi rialzavo la sentì ridere come se non ci fosse un domani, ti pareva che dovevo sempre figuraccie con lei?

"Oddio, oddio, qualcuno mi fermi sto morendo... non è possibile che esista ancora qualcuna che ancora, nel ventunesimo secolo, salta per l'imbarazzo di fronte a una proposta del genere, sei l'apoteosi dell'ingenuità e della castità tu" Disse continuando a ridere senza freni.

Mentre ero in piedi e la sentivo ridere il mio imbarazzo raggiunse i massimi livelli storici, ero sicuramente completamente rossa in faccia, ma volevo che non pensasse che io fossi una suora, e si lo facevo perchè volevo piacerle, però quest'ultimo particolare deve rimanere tra noi.

Quindi feci l'unica cosa che il delirio alcolico mi fece venire in mente: appena Rose si calmò la presi per il succinto vestitino che indossava, la trascinai verso di me e la baciai.

Diedi il mio primo bacio a una ragazza che conoscevo appena, in un night club e ancora più ironico che quella ragazza era stata pagata da mia sorella per farmi avere una "piacevole serata" ed io ne ero cotta anche se non mi aveva mai trattata benissimo, a si, era anche la mia coinquilina e una spogliarellista... perfetto! Miglior primo bacio di sempre! Complimenti me stessa del passato!

Ma almeno lei ricambiò.

Improvvisamente un barlume di lucidità mi fece comprendere quello che stavo facendo, così mi staccai da lei di scatto e guardai la ragazza cilena con occhi sgranati.

"Ehi, me lo stavo godendo quel bacio, sei più brava di quanto sembri innocentina" Disse lei seccata.

Aspetta, quindi le era piaciuto? Ero felice e sconvolta nello stesso tempo, l'unica cosa che mi venne in mente era che dovevo andarmene prima che la situazione degenerasse.

"Scu-scusami" Dissi prima di scappare a gambe levate.

Non notai il sorrisetto malizioso sul volto di Rose e sicuramente non avrei mai immaginato cosa quella singola notte avrebbe portato nella mia vita.

Fù come il battito di una farfalla che crea un tornado.












































 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Domande scomode e rivelazioni scandalose ***


Il giorno dopo mi risvegliai dal mio rilassante sonno di bellezza con un sorriso perverso, molto perverso, non vedevo l'ora di ascoltare il racconto di mia sorella, ma sopratutto se finalmente aveva perso la verginità.

Per una volta nella mia vita mi alzai con allegria dal letto, quando di solito nemmeno l'apocalisse riusciva a convincermi ad alzarmi, a dispetto di un'abbondante colazione, quella era davvero convincente.

Mi accorsi subito che Roby non era nel suo letto, decisi che era meglio chiamarla, per assicurarmi di dove fosse, solo che, visto che la mia ricarica mensile di 5 euro (e si, ero troppo povera per permettermi di più), era volata via nel magico mondo dei soldi spesi, dovetti andare fino in salotto per utilizzare il telefono fisso.

Quando arrivai in salotto notai una piccola, ma proprio minuscola eh, presenza che ronfava beatamente sul divano, era mia sorella che dormiva non proprio elegantemente sul divano, con un leggero russare e un pungente odore d'alcol addosso.

Mi avvicinai piano a lei, volevo provare una strategia per svegliarla che mi era appena venuta in mente, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai delle parole molto convincenti.

-Ehiiiii, Roby svegliati, c'è Rose che gira tutta nuda per casaaaaaa-

Ma l'unico risultato che ottenni fù una risatina perversa dalla mia dolce e tenera sorellina, chissà che stava sognando, da un lato mi faceva piacere che finalmente stesse uscendo dal suo guscio d'innocenza e purezza snervante, ma dall'altro non sapevo se era un bene che fosse proprio Rose a risvegliare i suoi istinti animaleschi (100 punti a chi coglie la citazione).

Così, intanto che mia sorella finiva di ronfare, decisi di preparare la colazione sia per me che per lei, se neppure il pensiero di quella gnocca di Rose era riuscita a svegliarla l'unica soluzione era aspettare che uscisse dal letargo post sbornia da sola.

Cavolo per arrivare a bere doveva essersi proprio divertita un mondo a quel night, avrei dovuto riportarcela una di queste sere e poi Celine sembrava simpatica.

Mentre preparavo la colazione vidi Rolando entrare in salotto, con i suoi bellissimi muscoli scolpiti in bella mostra, infatti indossava solo i pantaloni.

Oh quanto avrei voluto passare del parmigiano sui suoi addominali scolpiti, in quanto erano talmente definiti che scommettevo avrebbero tagliato più di una grattugia.

Scossi la testa per ridestarmi.

“Giovanna! Ripigliati! Non puoi sbavare sui suoi muscoli, è gay! Però è così dannatamente sexy... Giovanna!” Mi rimproverai mentalmente.

-Oh buongiorno Giovanna, dormito bene?- Mi chiese, sfoggiando subito dopo il suo ammaliante sorriso formato da denti bianchissimi e accecanti da quanto erano favolosi.

-Si, tu?- Fù l'unica cosa che riuscì a dire mentre la bava mi colava dalla bocca, dovevo sembrare una drogata in quel momento.

-Bene dai, a proposito... ti volevo chiedere due cose-

-Dimmi pure fustacchione- Mi lasciai sfuggire mentre ero in trans guardando i suoi bicipiti.

-Allora... 1 sei attratta dai miei muscoli per caso?- Mi chiese con un leggero sorriso.

-Eh beh direi, sono etero e te sei tremendamente figo, fa due più due e ci sei- Risposi, senza dimenticare un'aria tremendamente ebete.

-Come immaginavo, eh vabbè, metterò la maglia in casa da oggi in poi- Disse lui sbuffando.

-Ah guarda che per me puoi stare nudo quanto vuoi- Probabilmente avevo ormai fatto una pozza di bava ai miei piedi.

-2 che ci fa Roby sul divano, che puzza d'alcol e che russa con uno strano sorriso perverso sul volto?- Chiese confuso.

-Beh è tornata, non so quando, dal night in cui l'avevo accompagnata ieri sera per divertirsi un po', a quanto pare si è divertita pure troppo- Dissi, cercando di concentrarmi sul peluche a forma di cagnolino sulla poltrona invece dei suoi muscoli.

-Uh, che brava ragazza, comunque sta attenta che si svegli entro l'una, a quell'ora Rose si sveglia per pranzare e io oggi ho il turno al lavoro, quindi dopo mangiato va a dormire sul divano e fidati, te non la vuoi vedere arrabbiata perchè non può dormire sul suo divano- Pronunciò serio il ragazzo.

Annuì, mentre ormai ero arrivata al punto di coprirmi gli occhi con le mani pur di non svenire lì.

Rolando se ne tornò in camera sua, mentre io seguivo i suoi muscoli con occhi sognanti, quanto avrei desiderato che non fosse gay! Un giro su quella bella giostra me lo sarei fatta volentieri.

Io continuai a cucinare, la vista di muscoli aitanti di prima mattina mi mette sempre allegria.

Mentre mettevo mano ai fornelli sentii un lamento proveniente dal divano, finalmente Roby si stava svegliando, proprio in tempo direi, avevo appena finito di cucinare le mia favolose uova strapazzate.

Mi avvicinai a lei portandomi due piatti e una bottiglia d'acqua con due bicchieri accuratamente impilati sopra il tappo.

-Sorellinaaaa, dai svegliati che ormai sono le 10 del mattino- Le dissi mentre appoggiavo tutto quello che mi ero portata sul tavolino davanti al divano.

-Eh?- Mi chiese totalmente frastornata, era ancora totalmente rossa in volto e il suo alito puzzava chiaramente d'alcol.

-Cavolo ti devi essere proprio divertita per tornare in queste condizioni, la prossima volta divertiti senza bere, che ti ci vuole pochissimo per ubriacarti e stai male tutto il giorno seguente, ti conosco- Le dissi in tono di rimprovero, mentre le accarezzavo la schiena.

-Si, hai ragione, scusa- Mi disse col tono più teneramente dispiaciuto che io avessi mai sentito, cavolo come si poteva rimanere arrabbiati con lei? Ma dovevo continuare a fare la sorella responsabile e mostrarle la mia faccia dura, però era così tenera cavolo.

-Ti sei divertita almeno?- Le chiesi sospirando, per poi sorriderle.

Lei arrossì prima di rispondermi, la vidi nervosa, con lo sguardo che vagava per la stanza e il suo tick di sbattere il piede a terra al massimo della forza, lo faceva solo quando era tremendamente imbarazzata, ed in più apriva e chiudeva la bocca a vuoto, lo faceva sempre quando non sapeva che dire.

Io sorrisi, in modo perverso ovviamente, si doveva essere “divertita” proprio tanto quella notte, dovevo proprio farla tornare lì, magari questo sabato, in cui avrei avuto il turno di notte, almeno sarebbe stata in piacevole compagnia.

-Ok ho capito, ora mangia su, devi riprenderti-

-Mi sta esplodendo la testa- Sì lamentò Roby mentre si massaggiava le meningi.

-Eh ce credo, sei in pieno post sbornia cara, ora mangia, io chiedo a Rolando se c'è qualcosa che posso darti per il mal di testa-

Lasciai mia sorella a mangiare e andai a bussare alla camera del bel figaccione.

Rolando mi aprì, purtroppo con una maglia addosso, sbuffai, avrei voluto godermi lo spettacolo ancora per un po'.

-Bro, avete per caso delle aspirine o qualcosa del genere? Mia sorella è in pieno post sbornia- Gli chiesi, mentre cercavo di scorgere la sagoma di qualche bell'addominale da sotto la maglietta, con qualche successo per la mia gioia.

-Si, solo che sono nella camera di Rose, di solito è lei quella che torna con il post sbornia nelle serate più... Intense diciamo, entra pure, ma attenta a non svegliarla, lo odia, rischi di non uscire da quella camera se lo fai-

Percepii chiaramente l'avviso che mi stava dando, dovevo stare attenta, se Rose era già così insopportabile e stronza di suo, chissà come sarebbe stata appena sveglia, quando odia essere svegliata.

Deglutii, mentre mi avvicinavo alla camera della bomba sexy sudamericana, aprii piano la porta, cercando di non far alcun rumore.

Entrai, la stanza era spoglia di qualsiasi decorazione, vi erano le cose essenziali: un armadio, una scrivania, un grande letto a due piazze in cui dormiva beatamente la padrona della camera e un comodino vicino a quest'ultimo, su cui vi era un orsetto di peluche consumato.

Mi misi a cercare il pacchetto di aspirine in giro, stando ben attenta a non fare alcun rumore, non ci tenevo a vedere la mia cara coinquilina arrabbiata.

Cercai un po' dappertutto, fino ad arrivare ad aprire i cassetti del comodino lentamente e finalmente trovò quello che stava cercando, ma prima che potessi prendere la confezione di farmaci...

-Te che ci fai in camera mia?-

Mi girai lentamente verso una Rose assonnata quanto furente, giurai di sentire la musichetta inquietante dello squalo in quel momento.

-Infatti me ne sto andando- E dicendo questo me ne corsi via, lo sguardo di Rose era più che sufficiente per convincermi a correre via a gambe levate.

Arrivai in sala, in cui Roby, ancora distrutta, aveva finito di mangiare e si era stesa sul divano, con le mani ancora a massaggiarle la testa.

In quel momento vidi avvicinarsi la bestia, aveva i lunghi capelli mossi completamente spettinati e le occhiaie sotto gli occhi, ma era il suo sguardo che mi faceva rabbrividire, sembrava pronta a sbranarmi da un momento all'altro.

In quel momento arrivò il mio bro, ed io sospirai di sollievo, in quanto non avevo nessuna voglia di mettermi a litigare con quella ragazza.

-Rose, come mai già sveglia? Sono appena le 10:30- Le chiese lui sinceramente sorpreso.

-Ho avuto una serata tranquilla stranamente stavolta, non rompere- Rispose lei in tono burbero, sempre dolce quanto una barretta di cioccolato fondente 100% eh Rose?

Poi la ragazza sudamericana rivolse lo sguardo verso mia sorella, che da quando era entrata in camera la super gnocca del sud, si era coperta il volto con le mani.

Oh Roby, Roby, perchè ti dovevi proprio far piacere una tipa del genere? Sospirai.

Rose rivolse lo sguardo verso il divano e di conseguenza verso mia sorella.

-Cavolo tesoro, sei ancora più patetica in quelle condizioni e io che pensavo che mi potessi stare quasi simpatica- Disse, in tono quasi derisorio.

Cavolo Rose, non lo credevo possibile, ma stavi riuscendo a farti sembrare più antipatica ogni secondo di più.

Vidi mia sorella irrigidirsi alle sue parole, quanto avrei voluto prenderla a schiaffi e proprio mentre stavo per farlo, lei mi sorprese.

-Tò prendi un'aspirina, è rimasta l'ultima, fortunatamente per te oggi non ne avevo bisogno- Disse la cilena porgendo a mia sorella la confezione di aspirine, che lei prese tremando leggermente.

Cavolo non immaginavo che Rose potesse essere gentile per una volta e nemmeno mia sorella visto come la guardava sorpresa, dopo esser riuscita a trovare quel pizzico di coraggio per far sbucare gli occhi.

-E tieni tua sorella lontana dalla mia camera, se ribecco te o lei che curiosate nelle mie cose vi spezzo le gambe- Disse con palpabile odio nella voce

Come volevasi dimostrare, era soltanto l'eccezione che confermava la regola di stronzaggine.

Vidi mia sorella mettersi seduta e stringere fra le mani la confezione di medicine, con uno sguardo inconfondibile, oh Roby, perchè ti devi affezionare sempre così facilmente a tutti, dopo lo sappiamo entrambe come va a finire, che ci soffri troppo.

Le riempii un bicchiere d'acqua e le feci prendere l'aspirina.

-Come stai russa?- Le chiesi affettuosamente.

-Male, la testa mi sta esplodendo, mi sento confusa e... e...-

-E ti sei presa una cotta per una lurida stronza che conosci da malapena due giorni- Sussurrai, per evitare che il resto dei coinquilini mi sentisse.

Roby non mi rispose, si limitò ad arrossire ed annuirmi con un'espressione abbattuta, sospirai, sapevo che mia sorella è una di quelle classiche persone che seguono il cuore, non l'avrei convinta a lasciar perdere quella bestia sexy.

-Va bene, sei abbastanza grande per poter riuscire a gestire queste cose da sola, se vuoi provarci con Rose fa pure, ma ricordati che ci vorrà molto tempo che io possa accettarla, credo che ormai si sia capito che non mi sta proprio simpaticissima. Se se succede qualcosa, sappi che io sono qui per te- Le proposi sorridendo.

Lei mi guardò con uno sguardo molto sorpreso, non si aspettava minimamente una cosa del genere e nemmeno io sinceramente.

Avevo dato una possibilità a quella baldracca di Rose, mentre avrei voluto solo portare mia sorella il più lontano possibile da lei, ma se mia sorella aveva davvero visto qualcosa di buono in lei dovevo dargli una possibilità.

Questo non significava certo che io avessi cambiato opinione su di lei ovvio.

Dopo quel commovente discorso da sorella maggiore, naturalmente arrivò il fulcro del discorso a rompere le uova nel paniere.

-Quello è il mio divano, spostatevi- Disse Rose con un tono che definire scocciato era un eufemismo.

-Allora, al massimo è il divano di casa visto che non c'è il nome sopra- Le risposi io, cercando di trattenere l'irritazione.

-Allora te lo dico io cara, quel divano l'ho portato qui dalla mia vecchia casa e quindi si, è mio, e quindi ora te e tua sorella smammate- Mi rispose alzando il tono.

Io guardai il mio bro, cercando in lui conferma delle parole di quella ragazza, che odiavo sempre di più, lui annuì, confermandole.

Prima che io potessi ribattere dicendo qualsiasi cosa, mia sorella mi tirò la manica e mi fece segno di alzarci, io sbuffai, non avrei voluto darla vinta a quella odiosa coinquilina che mi ero ritrovata, ma era vero anche che non avevo nessuna voglia di litigare.

Così mi alzai, aiutando Roby a non cadere, in quanto gli effetti dell'alcol erano ancora ben visibili e la portai in camera, allontanandomi finalmente da quella vipera cilena.

-Ho bisogno di fare una doccia, puzzo d'alcol ed in più ho bisogno di riflettere- Disse mia sorella sospirando.

-Se hai bisogno di riflettere sui tuoi sentimenti per quella vipera sappi che si vede lontan tre miglia che sei cotta, quindi almeno su quello non ci sono dubbi, cavolo però, due giorni, due santissimi giorni- Le risposi io notando il classico clichè da film in cui era incappata Roby.

-Non farmelo notare ti prego, ci ho a malapena parlato e già arrossisco come una scema e sento i cuore a mille se c'è lei-

-Ti ha a malapena insultata vorrai dire-

-Gio!- Mi zittì lei, cavoli era la prima volta che vedevo mia sorella seccata, avevo capito dal suo sguardo quanto fosse presa, ma addirittura al punto di zittirmi? Proprio lei, la persona più carina e coccolosa che conoscessi?

-E comunque si, ho bisogno di riflettere sui miei sentimenti- Disse infine, imbarazzata e rossa come mai l'avevo vista.

Come suo solito preparò i vestiti puliti da mettersi dopo la doccia e poi si diresse in bagno.

Io andai in camera, avevo voglia di leggermi qualche bel racconto erotico e farmi tutti i miei magnifici viaggi mentali sui figaccioni che tanto amavo.

Però prima volevo assicurarmi di come stesse seriamente mia sorella, avevo paura che con me avesse sminuito la situazione per non farmi preoccupare, da tempo ormai so che se va sotto la doccia si libera, dando voce ai suoi pensieri quando era preoccupata.

Non avrei voluto spiarla, ma sapevo che si sarebbe sfogata solo con la sensazione dell'acqua calda addosso, aveva troppa paura degli occhi delle persone, ma sapeva che ogni volta che aveva problemi fuori da quella doccia c'ero io ad ascoltarla in silenzio.

E se state facendo delle fantasie vagamente incestuose fra me e mia sorella siete delle brutte persone.

Mi avviai verso il bagno, notando una Rose dallo sguardo assente fuori la porta della mia destinazione, che appena notò la mia presenza se ne andò, senza dire una parola, lanciandomi la solita occhiataccia d'astio che ormai mi riservava ogni volta che mi vedeva.

Entrai in bagno e chiusi la porta, per poi appoggiarmi con la schiena al muro e battere un colpo, era il nostro tacito segnale per avvisarla che ero pronta ad ascoltarla.

-Non riesco a capire... come cavolo ho fatto a innamorarmi così velocemente di Rose? Perchè è questo che sono: innamorata, solo dopo appena due giorni! Mi batte il cuore vedendola, ho le farfalle allo stomaco se penso a lei, arrossisco come una deficiente davanti al suo sguardo e non riesco a non balbettare se provo a parlarle. Ho già avuto molte cotte, per molte altre ragazze, ma mai nessuna mi ha mai riempito la mente in questo modo... io... io...- La voce di Roby era rotta, si stava per mettere a piangere, si stava per mettere a piangere perchè si era innamorata, esisteva forse cosa più sbagliata?

Sospirai, avrei voluto dire qualcosa per consolarla, ma sapevo che se fossi intervenuta, non sarebbe più riuscita a parlare.

-Vorrei solo riuscire a non essere così codarda e riuscire a parlarle decentemente, vorrei solo che lei non aprisse bocca solo per insultarmi sarebbe tutto più facile- Aveva iniziato a piangere e a me si stringeva il cuore a sentire i suoi singhiozzi.

Roby rimase in silenzio, l'unico rumore era quello dell'acqua che scrosciava nella doccia, non riuscii a reggere quel silenzio così pesante.

-Cosa sarebbe più facile?- Dissi, aggiungendo la mia voce al suono dell'acqua.

Il silenzio ritornò per un altro paio di minuti, speravo che mia avrebbe risposto, ma non aprì bocca.

-Ho capito- Dicendo questo me ne andai, sapevo che mia sorella non mi avrebbe detto altro.

Dopo essere uscita mi diressi in camera e mi stesi sul letto, rimasi qualche secondo a pensare sul letto, poi decisi che era meglio tornare da mia sorella, così mi alzai e tornai in bagno, sperando che Roby sarebbe stata disposta a continuare a parlare.

Ma quando ero sulla soglia del bagno vidi Rose appoggiata contro il muro vicino alla doccia, dove fino a poco prima ero io.

Non sapendo che fare mi nascosi dietro lo stipite, in modo che nessuna delle due altre ragazze si accorgesse di me.

Cosa ci faceva Rose lì? Se osava ancora provare a ferire mia sorella... non avrei più avuto il controllo delle mie azioni.

-Prima, con “sarebbe tutto più facile” intendevi forse che sarebbe più facile portarmi a letto?- Disse Rose.

Oh cavolo, aveva sentito tutto, ogni singolo sentimento a cui Roby aveva dato voce, avevo voglia di andare lì e tirarle un pugno per aver origliato, ma sarei stata un po' troppo ipocrita.

In più sentivo che avevano bisogno di parlare in quel momento, ma rimasi, volevo assicurarmi che il mio pugno fosse molto vicino alla faccia della cilena se solo avesse provato a dire qualcosa contro mia sorella.

-E-eh?- Fù l'unica cosa che disse Roby dopo qualche attimo di silenzio.

-Sai dovresti imparare a nascondere meglio le tue emozioni e tua sorella dovrebbe imparare a non urlare pure mentre cerca di sussurrare, davvero è da quando vi siete trasferite che il suo baccano mi fa venire il mal di testa- Disse, con un velo d'irritazione che riguardava l'illustre me stessa.

Quindi aveva sentito anche la parte che avevo sussurrato a mia sorella in salotto e si, riconosco che la mia tonalità di voce risulta troppo spesso a un tono un po' troppo alto.

-Cavolo però, non avrei mai immaginato di riuscire a trovare qualcuno di così ingenuo da innamorarsi in appena due giorni- Riprese Rose.

Strinsi i pugni, ma non intervenni, Rose aveva uno strano sguardo, non era il suo solito arrogante e beffardo, era pensieroso e con un velo di tristezza, quegli occhi mi convinsero a lasciarla stare, almeno per il momento.

-M-mica l-l'ho d-deciso i-io- Riuscì a dire Roby.

-Ah si giusto, al cuor non si comanda, il colpo di fulmine e tutte ste cazzate varie- Rispose Rose con una certa malinconia nella voce.

Un breve silenzio tornò a riempire quella stanza.

-Non hai risposto, devo dedurre sia un si?- Chiese sospirando la cilena.

Il silenzio tornò nel bagno, Roby non rispose, mentre l'acqua calda continuava a scrosciare.

-Ho capito- Disse mesta Rose incominciando a camminare per uscire dalla stanza.

Io saltai sul posto, dovevo andarmene da lì prima che quella maledetta coinquilina si accorgesse che stavo origliando.

Ma prima che potessi venire scoperta accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

Roby aprì il box della doccia quanto bastava per far sbucare fuori la testa e un braccio, per poi afferrare Rose proprio poco prima che mi scoprisse.

-Ti prego aspetta!- Esclamò Roby, per la prima volta senza balbettare di fronte alla sua cotta.

Rose era sorpresa almeno quanto me e mia sorella, nemmeno Roby s'immaginava quello che aveva appena fatto, glielo si leggeva negli occhi.

Vedevo mia sorella boccheggiare completamente rossa in viso e con gli occhi sgranati, i capelli bagnati che le circondavano il viso e le goccie d'acqua che le solcavano la pelle accentuavano la sua espressione supplichevole e la luce triste nei suoi occhi.

-P-per f-favore...- Disse riprendendo il suo solito tono insicuro.

Rose rimase immobile a guardarla, notai i suoi occhi passare su tutta la siluette visibile di mia sorella e a quel punto giurai di avere avuto un'allucinazione, in quanto mi sembrò di vedere la sfacciata ragazza sexy arrossire.

-Mi hai fermata...- Disse ancora sorpresa Rose.

Roby era ormai bordeaux in volto, la vedevo che tratteneva il respiro e guardava dappertutto fuorchè la ragazza che teneva stretta per il polso, annuì, senza dire nulla.

-Non ti meriti di soffrire per una come me, lasciami- Intimò Rose a mia sorella.

Ma vidi Roby stringerle il polso più forte.

-N-non p-puoi e-essere t-te a-a d-decidere c-cosa è-è m-meglio p-per m-me- Ribattè la persona a cui tenevo di più al mondo.

Vidi Roby prendere un respiro profondo, per poi abbassare lo sguardo tremando.

-Tu mi hai già fatto soffrire Rose-

Vidi Rose distogliere lo sguardo, mentre io rimasi sorpresa dall'improvvisa decisione di Roby.

-Io sono fatta così, non riesco a fare felici le persone- Disse la cilena con un'espressione impossibile da leggere.

-F-fammi a-almeno p-provare... s-sai, s-sono f-fatta c-così...- Rispose Roby con la voce meno sicura che le avessi mai sentito.

Il risultato fù una Rose divertita che prese a ridere in faccia alla ragazza che le stava di fronte, lasciando quest'ultima, e pure la sottoscritta, attonite.

-Cavolo, sapevo che eri ingenua, ma non pensavo così tanto! Si vede che non hai mai vissuto la vita vera, non basta qualche frase ad effetto per conquistare una ragazza, magari per portartela a letto si, e devo dire che mi incuriosisci sessualmente, ma se vorrai farmi innamorare di te ovrai fare ben altro!-

-P-perchè v-vuoi c-convincermi a-a l-lasciar p-perdere?- Chiese Roby, notai chiaramente i suoi occhi lucidi e la voce rotta.

-Perchè è meglio per entrambe, insomma: io mi evito una seccatura e te sei più libera di andarti a cercare qualcuno di cui non t'innamori solo dell'aspetto fisico- Rispose la vipera, cercando di calmare le risate.

-E' q-questo quello c-che p-pensi di m-me? I-Io sono c-cotta di q-quello che h-ho visto n-nei t-tuoi occhi, non q-quello c-che ho v-visto nella t-tua s-scollatura-

Cavolo, Roby era pure più diabetica di quello che era di solito, doveva tenerci davvero... e io non sapevo se dovevo tifare per lei o allontanarla al più presto dall'oggetto delle sue pene.

-Vuoi forse convincermi che ti sei presa una cotta per la “splendida” persona che sono? Ma fammi il piacere, sei solo spinta dall'istinto di scopare dopo aver visto un bel paio di tette e una scollatura profonda, ti passerà- Disse Rose, notai una vaga malinconia nel suo tono e sul suo viso, quella cilena stava rientrando sempre di più nello stereotipo della ragazza bella, dannata e misteriosa, insomma, perfetta per far innamorare ingenue fanciulle lelle ed innamorate degli impossible love, in sostanza ragazze come Roby.

In quel momento vidi la mia adorata sorellina, quella per cui avrei dato la vita, piangere di fronte alla persona di cui si era presa innocentemente una cotta. Mentre quest'ultima la guardava impassibile.

Provai una rabbia terribile riempirmi il petto, volevo spaccare la faccia a quella dannata figlia di buona donna.

Eppure una scena schockante mi fermò nel mio intento.

Vidi Rose avvicinare il viso verso mia sorella, guardarla per qualche secondo negli occhi ed infine baciarla.

Ok, che cavolicchio stava accadendo?!

Eravamo forse state teletrasportate tutte e tre nel magico mondo delle fanfiction in cui ogni cosa romanticamente inverosimile era invece possibile? Non mi sarei riuscita a spiegare quel fatto random in altro modo altrimenti.

Ed in più quella baldracca aveva iniziato tutta piano e dolce, ma ora se la stava limonando proprio per bene quella povera ragazza di mia sorella.

Ora io capisco che sei una super gnocca sexy sudamericana con due boe al posto delle tette, ma questo non ti giustifica nell'atto di baciare gente random palesemente cotta di te.

Ok ricapitoliamo che mi sembra ancora troppo assurda sta cosa: una super gnocca sexy cilena si stava limonando per bene mia sorella, che era nuda affacciata dal box della doccia e fradicia dalla testa ai piedi e ci stava pure a quel bacio, la mia cara e innocente sorellina si stava limonando duro una ragazza sexy.

Ci misi qualche secondo per realizzarlo e superare il mio shock derivato dall'essere la sorella maggiore, io vedevo Roby ancora come una bambina, invece eccola lì lei che diventa donna limonandosi sudamericane gnocche.

Dopo un bel po' finalmente si staccarono.

Vidi Rose avvicinarsi all'orecchio di Roby, così io mi preparai ad allungare il mio di orecchio, potevo essere una che non sapeva dosare il suo tono di voce, ma ci sentivo parecchio bene.

Mi bastò poco per ascoltare tutto.

-Questo era un piccolo assaggio, se vuoi “consolarti” meglio sai dove trovarmi- Sussurrò Rose, finendo col mordere l'orecchio di Roby.

Ok, era una mia impressione o la baldracca aveva appena fatto allusioni sessuali a mia sorella?

E lo aveva fatto subito dopo averla fatta piangere.

Capivo le azioni di Rose sempre meno, non riuscivo proprio a concepire dove volesse arrivare, qual'era il suo obbiettivo?

Mi accorsi che la cilena stava per uscire dal bagno, lasciando Roby sttonita e senza parole, io mi nascosi in un angolino dietro la porta, sembrava fatto a posta per nascondersi.

Vidi Rose venire nella mia direzione per poi superarmi, miracolosamente senza vedermi, per poi finire col buttarsi non molto elegantemente sul divano, incuriosita mi avvicinai, stando attenta a non farmi notare.

Aveva lo sguardo perso, sembrava quasi che non fosse in questo mondo, la vidi sospirare malinconicamente e romasi sorpresa, come poteva quella ragazza passare da “provocazioni perverse al fine di ottenere sesso da giovani ed innocenti vergini” a “sospiro malinconicamente come nelle migliori commedie romantiche”?

Non ebbi tempo di riprendermi dallo shock che quella tizia mi sorprese nuovamente.

-Che cosa mi hai fatto Roby?-

Sentii quelle parole con incredulità, quella ragazza aveva appena citato il nome di mia sorella sospirando con la voce piena di tristezza da perfetta innamorata in pena.

Questa storia si stava complicando sempre di più e io non sapevo che fare in mezzo a tutti sti lesbodrammi.
Note di me: yay capitolo nuovo con nuove cose, spero vi stia piacendo mucho u.u

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Lesbodrammi, lesbodrammi ovunque ***


Dlin dlon dlan... Giovanna richiesta alla cassa numero 69...
“Che?!” Pensai sobbalzando mentre sistemavo diligentemente gli yogurt prossimi alla scadenza nella prima fila del banco frigo.
Ripeto: Giovanna richiesta alla cassa numero 9.
Presi un respiro di sollievo, fortunatamente era solo la mia mente perversa che ancora una volta mi faceva fraintedere le cose, poi dopo tutto quello che era successo, i miei pensieri erano pieni di cose di qualsiasi genere, quindi non ero proprio attentissima in quel momento.
Mi avviai verso la cassa, lasciando a un mio collega l'arduo compito di finire di sistemare tutte quelle decine di barattoli.
Mi sedetti alla cassa ed ne annunciai l'apertura attraverso il microfono.
Subito una cascata umana si riversò nella mia fila, formata per lo più da donne di mezzetà in cerca degli sconti migliori, i loro mariti a guardarli sbalorditi come ogni degno stereotipo richiede e clienti occasionali che avevano tutta la loro spesa nelle mani.
Incominciai a passare velocemente un prodotto dopo l'altro sopra il laser fantascientifico della cassa, pensare che fosse un'arma devastante in stile mass effect rendeva il lavoro molto più divertente.
Dopo circa una ventina di clienti che servivo vidi una figura stagliarmi davanti: era un giovane, alto, lineamenti androgini, capelli ramati e mossi. poco sotto l'orecchio e ribelli, proprio come piacevano a me, mi ricordavano un risveglio post sesso. Occhi di un ammaliante grigio, circondati di verde ed ambra.
Era veramente troppo sexy, anche se non riuscivo a capire se fosse un lui o una lei, probabilmente anche per via del felpone che indossava in quel momento, stonava abbastanza con i pantaloncini verde evidenziatore che indossava, ma non ci feci caso, le sue gambe snelle e tremendamente troppo... arg, mi distraevano alquanto.
Anche se non riuscivo a capire il suo sesso, la sua bellezza e fascino era tale che l'unica cosa che riuscivo a pensare era che avrei passato volentieri una passionale notte di fuoco con quella persona misteriosa, naturalmente stando sotto, occhiolino occhiolino.
Lo so, è abbastanza superficiale come cosa, ma io amo il sesso, anche solo occasionale, infatti più di una volta avevo dormito fuori casa per via di trastullamenti notturni, dovevo ancora fare una montagna di regali a Roby per avermi coperta.
Ma ritorniamo al bel pezzo di persona dal sesso non ben identificato che avevo davanti, mentre passavo gli articoli alla cassa non riuscivo a far altro che guardarlo/a, mentre cercava i soldi nel portafoglio.
“Ok Giovanna, è tremendamente affascinante ma cerca di controllarti, fa la cassiera gentile e magari tornerà, i vostri occhi s'incroceranno come nel migliore dei clichè e come nel migliore dei porno ti sbatterà su un letto in preda alla passione”
-Dieci euro e novantasette centesimi- Pronunciai chiaramente, con la voce più gentile che riuscì a fare, mentre mi porgeva una banconota da venti, arrossendo leggermente al mio sguardo, probabilmente fin troppo esplicativo.
Gli/Le diedi il resto, facendo ben attenzione a fare in modo che le nostre mani si sfiorassero in quel gesto, se era una persona romantica magari allora avrebbe preso quel contatto come un segno del destino, un messaggio del fatto che indicava me come sua unica partner, sessuale e no, nel futuro.
-Andrea! Muoviti siamo in ritardo!- Un ragazzo urlò da vicino all'uscita.
Vidi la mia preda girarsi verso di lui, allora era questo il suo nome! Bene... stavo raccogliendo sempre più informazioni, non mi sarei dimenticata di te mio/a caro/a Andrea.
Purtroppo però aveva un nome che era adatto per entrambi i sessi, sbuffai non essendo ancora riuscita a capire cosa si nascondesse nelle mutande della mia preda.
Seguii la sua affascinante figura allontanarsi dietro le porte automatiche del supermercato, che stupenda visione.
Purtroppo dovetti staccare i miei occhioni incantati da quella soave visione, per via di una pensionata irrascibile che pretendeva che la servissi in 0,14 secondi.
Il resto della giornata lavorativa passò abbastanza in fretta, tra monotoni avvisi di routine e persone random che mi chiedevano dove fosse lo zucchero, o al massimo il sale se ero proprio fortunata,perchè tutti vogliono sempre lo zucchero?
Finito il turno di lavoro mi precipitai all'università, quel giorno avrei avuto la prima lezione, ritornavo ad essere una matricola, sarebbe stata dura, ma ero determinata.
La lezione passò con me completamente assorta nei miei pensieri su quel misterioso/a Andrea, una studentessa modello come sempre.
Pensavo che fosse la prima volta che mi sentivo attratta da qualcuno a prescindere dal suo sesso, stavo forse diventando meno etero?!
Proprio io, quella che sbavava sui muscoli degli uomini sulle riviste, da quattro soldi in quanto ero sempre stata troppo povera per le riviste d'alto rango, che cercava sempre di sbirciare lo spogliatoio maschile dal buco che si era creato nel muro fatiscente della scuola. Proprio io che adoravo andare nelle discoteche solo per accalappiare qualche bell'imbusto sbronzo e farci tante belle cose insieme.
Avevo letto su un sito lgbt, quello in cui ero andata qualche anno prima per informarmi e sostenere la mia adorata sorellina, avevo letto una cosa interessante, sulla “flessibilità”, cioè quando in rarissime occasioni qualcuno, etero o omo s'innamora del sesso che generalmente non gli piace.
Che fossi etero flessibile e che Andrea fosse la mia eccezione?
Probabilmente però era prematuro indagarsi su ciò, insomma forse prima era meglio scoprire se la mia preda fosse un lui o una lei.
Certo c'era la possibilità di non rivedere mai più quella persona, che in un attimo aveva risvegliato i miei istinti più impuri e scandalosi.
Era ormai l'ora di cena quando tornai a casa, appena varcata la soglia di casa vidi una Rose a malapena vestita mangiare in solitudine un paio di toast e due uova al tavolo della cucina con un triste bicchiere d'acqua come bevanda.
Sospirai, i miei doveri da sorella maggiore mi stavano chiamando, dovevo parlare con Rose, prima che facesse soffrire, più di quanto già non faceva, la mia povera sorellina che, a vedere da chi s'innamorava, aveva un cuore leggermente masochista.
Mi sedetti di fronte alla mia odiata coinquilina senza molta grazia, in modo da farmi notare, ma quella non ebbe nemmeno la decenza di alzare lo sguardo verso di me, fece solo una faccia disgustata, riconoscendo la mia grazia insuperabile.
Sospirai, quindi presi il cellulare, mi assicurai che mia sorella non fosse nelle vicinanze e...
Che cosa mi hai fatto Roby?”
Avviai la registrazione compromettente che avevo fatto la sera prima, ringraziai mentalmente ogni singolo telefilm poliziesco che adoravo guardare la sera, mi avevano insegnato che è sempre utile avere qualcosa per registrare sotto mano per incastrare qualsivoglia indagato randomico.
Vidi Rose sobbalzare e finalmente degnarmi di un misero sguardo, anche se storto, ma non proferì parola.
Così io ripremetti play.
Che cosa mi hai fatto Roby?”
Dopo aver risentito la sua voce registrata, Rose si alzò di scatto, per poi iniziare a correre a perdifiato, voleva fuggire la stronza! Subito incominciai a rinorrerla, avrei avuto delle spiegazioni, ad ogni costo.
La scena probabilmente fù molto divertente per i poveri passanti e vicini, insomma era l'inizio di una barzelletta: Una cilena mezzanuda viene rincora da un'italiana con le occhiaie, ad un certo punto succede una cosa inaspettata e divertentissima e tante belle risate.
Purtroppo quella non era una barzelletta.
Non ero particolarmente veloce nella corsa, ma per mia sorella avrei rincorso quella tipa fino in capo al mondo, alla fine, mentre tutti i passanti erano molto più impegnati a osservare lo sballonzolamento delle tette della fuggitiva per chiedersi che stesse accadendo, la riuscì a prendere per sfinimento.
-Tu.. anf anf...mi devi... anf anf...delle risposte... anf anf...- Cercai di dire più minacciosamente che potevo, nonostante il respiro pesante.
-Io... anf anf... non ti devo... anf anf...nulla- Anche Rose parlò cercando di essere il più minacciosa possibile, ma come me fallì.
Presi un respiro profondo per riuscire a riprendermi almeno un minimo e per impedire che la mia “amatissima” coinquilina fuggisse, appena si fosse ripresa anche lei, l'afferrai per il polso e lo strinsi con tutta la forsa che avevo.
Vidi la cilena fare una smorfia di dolore mentre cercava di regolarizzare il respiro, non immaginato quanto era piacevole vedere la sua espressione in quel momento.
Ripresi il mio cellulare dalla tasca dei miei jeans tarocchi comprati al mercato per pochi spiccioli, per poi riavviare la registrazione incriminante.
Cosa mi hai fatto Roby?”
La vidi assottigliare gli occhi rivolgendomi uno sguardo ricolmo d'odio, a quell'espressione io sorrisi maliziosamente, se sperava che l'avrei lascita andare senza fare nulla si sbagliava di grosso.
-Non sono fatti che ti riguardano- Mi disse acida.
-Oh invece si che mi riguardano, Roby e mia sorella e tu la stai facendo soffrire- Le risposi a tono.
-Appunto è una questione tra me e lei, quindi dovrestti farti da parte mia cara “sorellona” del cazzo- Sputò fuori con la sua solita grazia da scaricatore di porto.
-Uh ma che sorpresa, linguaggio scurrile, dimmi non riesci che ad esprimerti solo insultando altre persone? Sei proprio un'oca camionista- Ribattei con un pizzico di disgusto nella voce, ero davvero troppo arrabbiata per anche solo ad essere gentile e comprensiva con lei.
-Cosa vorresti insinuare bastarda buonista?-
-Oh nulla, non certo che sembri una stronza oca camionista che si diverte coi sentimenti altrui, scusa se te l'ho fatto anche solo minimamente immaginare-
-Eh?- Pronunciò particolarmente seccata Rose.
-Comunque, te lo dico chiaro e tondo se proprio non vuoi spiegarmi quella registrazione ti do un avviso: non far soffrire Roby, o giuro che te ne pentirai- Le intimai con voce seria, ero orgogliosa di me, sembravo proprio una teppista di qualche film sui disagi giovanili in quel momento, lo adoravo.
-Se tua sorella non ha nemmeno il coraggio di venirmi a dire una cosa del genere, non vedo perchè dovrei star ad ascoltare la sua “sorellona impicciona”?- Chiese sfacciata Rose.
-Wow, ma allora riesci anche a dire parole in rima, ora ti do una laurea- Continuai imperterrita io.
-Ma stai usando tua sorella come scusa per insultarmi?-
-Oh si giusto, non devo sconcentrarmi dall'obbiettivo principale, ricomincio ok?-
Inutile dire che vidi tutto il minimo di rispetto che la cilena provava nei miei confronti scivolare via dal suo volto, mentre il suo sopracciglio raggiungeva l'altezza dell'Everest.
-Vedi Roby non è il tipo di persona a cui piace chiudere qualsiasi genere di relazioni, spera sempre che in qualche modo tutto si risistemi in un modo o nell'altro, devo sempre essere io a spingerla a capire come va la vita e che non sempre tutto va come vogliamo. Non immagini nemmeno quante volte mi ha urlato contro perchè cercavo di farle vedere il vero volto di alcuni suoi amici... dopo molte di esse l'ho vista tornare a casa in lacrime proprio a colpa di essi- Incominciai io, con tutta l'emozione che potevo mettere in quelle parole piene di sentimento.
-Non m'interessa ascoltare la storia della tua vita- Sospirò Rose visibilmente irritata, ed io che volevo cercare di fare un discorso interessante.
-Senti non è colpa mia se quella è talmente scema da essersi innamorata in due giorni-
-Si certo, anche se sei una bomba sexy non hai ancora il potere di far instantaneamente innamorare povere ragazze lesbiche ingenue, senti, ti chiedo solo una cosa, una sola insignificante cosa, non farla soffrire per il gusto di farlo. Sai cosa prova, non approfittarne- Le intimai, guardandola dritta negli occhi.
Lei ricambiò il mio sguardo, anche se i suoi occhi erano seri non riuscivo a scorgere nient'altro.
-Se devo fare solo questo per non avere il tuo fiato sul collo allora ok, non ci proverò con tua sorella contenta?- Sbuffò la cilena.
Continuando a guardarla le lasciai lentamente il polso, subito dopo la vidi tornare verso casa nostra, scostandosi i capelli dal viso e camminando come se non fosse successo nulla, poi mi venne in mente un piccolo particolare di cui mi ero dimenticata mentre la insultavo.
Così mi misi a correre verso di lei, fino ad affiancarla.
-Senti ma quello che volevi dire con la frase della registrazione non me lo dici vero?- Domandai con tono implorante e sguardo da cucciolo, sperando che le mie skills acquisite durante il teatro scolastico sciogliessero anche il duro cuore di quella ragazza.
-No- Mi rispose categorica.
Sospirai, la curiosità mi uccideva, ma purtroppo non conoscevo i punti deboli di Rose con cui minacciarla e farle sputare la verità. E, a differenza della mia adorata sorellina che aveva tutto perennemente scritto in volto, la sua unica espressione sembrava sempre essere “mi stai sul cazzo bitch please vattene”, o qualcosa del genere.
Così, per il momento e solo per quello, mi arresi, sapevo che nascondeva qualcosa, ma fin quando non avesse provocato dei danni ingenti io avrei potuto aspettare, elaborando nel frattempo un perfetto e malefico piano, forse avrei dovuto allenarmi con una risata malvagia.
Incredibilmente riuscimmo a tornare a casa insieme senza ammazzarci per strada, ognuna delle due aveva capito la distanza di sicurezza adatta a non farsi ammazzare, però la tensione tra i nostri sguardi era potente quanto un fulmine a ciel sereno.
Entrammo in casa, non prima di litigare a suon di sguardi su chi delle due dovesse varcare per prima la soglia, né io né lei eravamo disposte a cedere codesto privilegio all'altra.
Dopo una lotta tra lampi oculari visibili solo ai nostri occhi e varie occhiataccie e pettegolezzi di anziani in pensione, vinse lei.
Ma non fraintendetemi, gliel'avevo lasciata vinta ovviamente, volevo si credesse superiore senza temere nulla, così appena scovato il suo punto debole l'avrei presa alla sprovvista e sconfitta muahahahahah.
Pensando alle mie macchinazioni maligne tornai nella camera mia e di Roby, dove trovai quest'ultima in pigiama stesa sul letto abbracciata teneramente al cuscino, con ancora i capelli bagnati avvolti in un asciugamano.
Il suo sguardo era malinconico, e lo odiavo, dovevo tentare almeno di distrarla per quanto potevo, presi il foglio che il preside della nuova scuola ci aveva dato, in fondo potevo mescolare l'utile al dilettevole, il mio genio non smetteva mai di sorprendermi.
-Roby domani andiamo a comprare i libri, dopotutto Lunedì inizi la scuola, spero di riuscirli a trovare anche senza ordinarli, altrimenti dovrai stare qualche mese senza delle materie a stalkerare i tuoi nuovi compagni per delle fotocopie- Incominciai a parlare.
-No ti prego, l'anno scorzo quel dannato professore di storia ci ha fatto fare le fotocopie del suo libro perchè diceva che il nostro non era abbastanza accurato, ho speso tutti i miei soldi dal cartolaio!- Si accasciò sconfortata mia sorella al letto.
-Tranquilla Roby, ora ho un lavoro!- Le dissi cercando di tranquillizzarla.
-Ma non voglio mica che spendi tutti i tuoi soldi per me, già studiare e lavorare insieme non deve essere il massimo, se poi usi i tuoi soldi anche per me non vale!- Disse quelle frasi con tanta decisione che mi commosse.
Oh Roby, queste tue frasi valgono tutta la mia paga mensile e altro.
-Roby ormai è tardi, devi asciugarti i capelli, prendo il phone- Così dicendo mi diressi verso la mia valigia non ancora del tutto disfatta.
I capelli erano l'unica cosa stereotipamente femminile con cui ero brava, adoravo far acconciature e piegarli a mio piacimento, era uno dei miei hobbie che ogni volta che qualcuno lo scopriva rimaneva sconvolto, dopotutto anche come modo di vestire, non do l'aria di una ragazza troppo femminile.
Purtroppo sui miei capelli non potevo far molto, erano molto più belli al naturale, ricci ed indomabili, poi farci qualsiasi cosa era una tortura.
Per fortuna c'era la mia adorata sorellina/cavia per questo, i suoi erano l'opposto dei miei, così lisci e setosi da creare da sempre grande invidia a tutte le ragazze che incontrava.
Per sfortuna se li teneva sempre legati in una coda di media altezza perchè, anche in questo, eravamo agli antipodi, se lei provava a fare qualsiasi cosa di un minimo di elaborato coi suoi capelli infatti, finiva quasi sempre con una ciocca bruciata o pseudo acconciature che nemmeno in un mattatoio sarebbero state permesse.
Quindi ormai avevo preso l'abitudine io di farle qualsiasi cosa, sembrava quasi una maledizione, se lei provava anche solo a toccare dei capelli, questi per la paura cadevano, o qualcosa del genere immagino.
La cosa ironica era che lei teneva molto di più ai suoi capelli che alla sua vita, il destino adora proprio fare lo stronzo a volte.
Così mi misi ad asciugarle i capelli, mentre con la spazzola la pettinavo delicatamente, fortuna che avevo comprato apposta quella che non tirava i capelli, altrimenti ora l'avrei sentita urlare e gridare come una bestia di satana.
-Te pensi sia sbagliato innamorarsi certe volte?- Mi domandò improvvisamente, con un tono talmente innocente da commuovere perfino un satanista, mentre si sfregava i pollici tra di loro.
-No, non è mai sbagliato, solo che certe volte ci si può innamorare di persone, come dire... non adatte- Le risposi capenso immediatamente a cosa si riferisse.
-Pensi che Rose non sia adatta?- Potevo chiaramente sentire il nervosismo nelle sue parole.
-E' forse una domanda trabocchetto? Se è adatta lo sai tu e solo tu, il mio giudizio non conta, posso aiutarti da brava sorella maggiore, ma il resto devi farlo tu, ti posso solo dire che per come si è mostrata per ora la signorina “bitch please sono una sudamericana sexy che parla da camionista” non mi ha esattamente fatto la migliore delle impressioni- Ero sincera, sono sempre stata talmente ottimista da credere che ognuno avesse un lato buono anche sotto la scorza più dura, però se la mia cara coinquilina avesse continuato a comportarsi in quel modo pure io avrei perso ogni speranza.
Roby si limitò ad annuire silenziosamente, avrei proprio voluto sapere cosa le passasse per la mente in quel momento.
-Comunque ho parlato con lei oggi- Le rivelai, dopotutto l'avevo fatto per lei, doveva saperlo, non mi piaceva nasconderle certe cose, quindi sputavo subito il rospo ogni volta.
-Cosa le hai detto?- Mi domandò titubante.
-Di non farti soffrire per il gusto di farlo, altrimenti se la vedrà con me, sai che sono particolarmente protettiva con la mia sorellina- Le sorrisi.
-Fin troppo- Mi rispose sbuffando, per poi ricambiare il sorriso.
Dopo che ebbi finito di asciugarle ogni centimetro di quei lunghissimi capelli, le feci un paio di trecce ed andammo entrambe a dormire.
Il giorno dopo andammo a comprare i libri, fortuna vuole che li trovassimo tutti senza doverli ordinare.
Sabato passò tranquillo come la domenica.
Si lo so non è molto accurata come descrizione, ma davvero non successe nulla s'interessante, le mie giornate sia scolastiche che lavorative trascorsero nella vana speranza di rivedere Andrea, ma la fortuna era cieca, sopratutto con me, quindi anche quella volta mi mancò, almeno per quei duoi giorni, la speranza è l'ultima a morire, sopratutto con dei figaccioni di mezzo.
Nulla di nuovo neppure dal fronte dell'oca camionista, sembrava che nel weekend avesse molto più lavoro, quindi non si fece praticamente mai vedere in casa, a parte per dormire ovviamente.
Infine arrivò il Lunedì e con esso il primo giorno di scuola di Roby, credo che le cederò il testimone per il prossimo capitolo perchè successero delle cose davvero molto strane.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Hope ***


Salve, sono davvero molto sorpresa che mia sorella mi abbia permesso ancora una volta di scrivere qualcosa nella sua “straordinaria storia senza precedenti”, o almeno è così come la definisce lei.
Comunque, come saprete ero in procinto d'iniziare il mio primo giorno alla nuova scuola, state tranquilli, non è il classico clichè della studentessa trasferita che si deve presentare a tutta la classe e bla bla bla.
Sarebbe troppo imbarazzante!
Il giorno in cui iniziai la scuola fù lo stesso in cui lo iniziarono tutti i miei compagni, quindi, almeno in parte, speravo di poter riuscire ad evitare le presentazioni davanti a tutti, avrei fatto una figuraccia sicuramente.
Ma iniziamo dal principio.
Era una giornata come le altre, il sole era sorto come al solito, avevo dormito come al solito e mi ero svegliata per prima come al solito, se ci dovevamo svegliare alla stessa ora infatti, tra me e Giovi ero io la più mattiniera, era tutto normale.
Mi alzai, cercando di scuotere mia sorella per riuscire a farla almeno svegliare, poi poco a poco, in modalità orso in letargo, sarebbe venuta da sola a fare colazione, attirata dal dolce profumo dei toast e marmellata.
Andai in cucina con ancora il pigiama addosso e i capelli arruffati, ero troppo assonnata anche solo per pensare lontanamente a mettermi a posto, prima veniva il cibo, poi tutto il resto.
Misi il pane a tostarsi e mentre prendevo la marmellata dallo sportello in alto incominciai a sentire il profumo dei toast che si spargeva per la stanza, di solito trovavo la colazione già preparata, da mia sorella negli ultimi giorni, ma prima ci pensava la mamma, mentre papà beveva il caffè.
I miei genitori dicevano sempre che ero il mix perfetto di entrambi, con gli occhi verdi presi da lei e i capelli chiarissimi ereditati da lui, mentre Giovi non assomigliava per nulla a nessuno dei due.
Quel profumo era così nostalgico...
Dicevano che mi volevano bene, che avevano sempre desiderato una figlia come me, che erano orgogliosi.
Però non avevano esitato ad urlarmi contro una volta scoperto il mio orientamento.
Avrei voluto ribattere dicendo che non l'avevo deciso io, che l'amore è sempre amore e tutte queste classiche frasi.
Ma non ce la feci, gli volevo troppo bene per urlargli contro, anche se in quel momento mi avevano ripudiata io non avevo la forza per rispondergli. Si può proprio dire che in quel momento mia sorella mi abbia salvata, sia da loro che dalla mia autocommiserazione.
Il problema era che io volevo ancora bene ai miei genitori, anche dopo quello che mi avevano detto mi mancavano, anche se le cose non sarebbero mai potute tornare quelle di prima, forse loro avevano già smesso di amarmi come una figlia.
Era forse sbagliato continuare a desiderare l'amore di qualcuno che ti odia?
Senza che me ne accorgessi incominciai a vedere sbiadito ed in poco tempo sentì le lacrime rigarmi il viso.
No! Non potevo piangere ancora per quello! Avevo già pianto abbastanza prima che io e Giovi ci trasferissimo, se avessi pianto di nuovo lei se ne sarebbe accorta e pur di consolarmi avrebbe fatto tardi al lavoro, non volevo essere la causa di un richiamo.
Proprio mentre ero più concentrata a cercare di asciugarmi il viso, con le maniche del pigiama, irremidiabilmente ritornava bagnato ogni volta, sentì la porta di casa aprirsi, era Rose.
In quel preciso istante potei avvertire la mia inseparabile compagna di vita, la sfiga, ammiccarmi da un angolo buio della stanza.
Come se non fosse già abbastanza piangere come una bambina, ora bisognava aggiungere la costante “bellissima ragazza ben dotata” a tutta quella situazione, fantastico, davvero.
La vidi voltarsi verso di me e sgranare leggermente gli occhi, oppure era solo la mia cieca speranza che le importasse qualcosa di me.
Mi girai dalla parte opposta nella vana speranza che non mi avesse vista, dannazione a me e alla mia sensibilità, speravo solo non si mettesse a deridermi in quel momento, avrei formato un lago se no.
Invece di dire qualcosa si avvicinò lentamente, fino a sedersi al tavolo della cucina e sbadigliare sonoramente.
-Non è che per caso c'è un toast anche per me? P-p-p-pe-pe-perf... arg! Perchè due cazzo di parole devono essere così difficili?- Domandò Rose, sembrava si stesse sforzando come mai nella sua vita pur di riuscire ad essere un minimo gentile.
Gentile con me...
A quella constatazione mi dimenticai di qualsiasi ragione mi avesse fatta piangere, sostituendo le lacrime ad un intenso batticuore.
Si lo so, sembro una scolaretta alla prima cotta, ma sapete, oltre al suo gesto c'era quella dannatissima scollatura e quella minigonna che riuscivano a convincere ottimamente il mio cuore a battere a più non posso.
Quella ragazza non era solo la mia cotta, ma aveva anche un corpo da paura, era impossibile cercare anche solo di controllare un minimo il mio battito cardiaco.
-S-si!- Esclamai, mettendo subito ad arrostire un paio di fette in più, inutile dire che la prima pronta gliela passai a lei.
Ero proprio una piccola ed innocente lesbica ingenua a quei tempi.
-Uh, ottimo, mammamia però...- La vidi arresstare improvvisamente il suo discorso, facendo una faccia di una che si era appena ricordata qualcosa d'importante.
La guardai spalmare lentamente la confettura alle ciliegie sopra la sua fetta, per poi osservarla mangiare il toast, era abbastanza rozza in quel momento, probabilmente perchè dopo il turno notturno era stanca morta e senza nemmeno l'intenzione di sembrare un minimo fine.
Mi voltai e sbattei più volte la testa conto lo sportello.
“Che fai Roby?! Non comportarti da stalker, sembra almeno un po' meno palese Dio mio! Invece di osservarla cerca di trovare argomenti di dialogo, si potrebbe funzionare vai!” Rimproverai a me stessa mentalmente, ero completamente assorta dalla sua presenza in quella stanza.
-P-perchè t-ti s-sei i-interrotta?- Chiesi, essendo l'unica cosa che mi passasse per la mente a parte la sua scollatura.
-Perchè stavo per dire qualcosa qualcosa di stronzo come mio solito, ma poi mi sono ricordata che tua sorella mi farebbe il culo a strisce se ti facessi piangere, il che mi sembra facile da fare come cosa, comunque, come sai bene, il culo mi è fondamentale per il mio lavoro, quindi per una volta è meglio che chiudo la bocca- Mi rispose sbuffando.
Da una parte ero sollevata che non se la sarebbe più presa con me, ma il mio lato egoistico era dispiaciuto dal fatto che lo facesse solo perchè glielo aveva intimato Giovi, come al solito non ero abbastanza forte per affrontare da sola certe cose.
-S-solo per q-quello?- Odiavo non riuscire a smettere di balbettare ogni volta che le parlavo, sicuramente davo solo l'impressione di essere una sciocca ragazzina alle prime armi, cosa che ero effettivamente, ma non era questo il punto! Volevo fare una buona impressione, a lei particolarmente.
-Ti si stanno bruciando i toast- Mi disse con un tono che era tra la sufficenza ed il menefreghismo.
Mi girai di scatto, riuscendo a salvare le fette appena in tempo, presi un respiro di sollievo, odiavo sprecare il cibo e sarebbe stato tremendamente imbarezzante spiegare a mia sorella che i toast si erano bruciati a causa del mio innamoramento lampo.
Quando tornai a guardare Rose vidi qualcosa di completamente inaspettato, stava sorridendo, si sorridendo e non un sorriso sbeffardo, no, proprio un sorriso sincero, mentre mangiava quella che ormai era la seconda fetta di pane.
Ero diventata probabilmente bordeaux in quel momento, ma anche molto felice, con una faccia particolarmente ebete e sorpresa, ma felice, ero di nuovo rientrata nello stereotipo di ragazzina alla prima cotta.
-Perchè quella faccia sconvolta?- Mi domandò lei alzando il suo sopracciglio perfetto... niente commenti per questa affermazione per favore.
-N-non mi a-aspettavo di v-vederti s-sorridere- Risposi, cercando di reggere il confronto col suo sguardo, sudando freddo al contempo.
-Guarda che sono umana eh, faccio tutte le cose che fanno gli umani, pure sorridere se mi becchi nel momento giusto- Ribattè lei divertita.
-S-scusa, solo c-che, non s-sei s-stata m-molto gentile c-con noi- Pronunciai con voce tremante, ormai le figuraccie erano il mio pane quotidiano con quella ragazza.
-Beh sai, quando sei costretta a fare qualcosa che non ti piace per vivere non torni a casa proprio rilassata e sfoghi la tua frustrazione esistenziale sul primo che ti capita a tiro, e si lo so, questa è solo una giustificazione di minchia- Sospirò Rose.
Io non dissi nulla, sentivo che era ancora troppo presto per chiederle come avesse fatto a finire per lavorare in un posto simile, o la sua storia in generale.
I suoi occhi dicevano chiaramente che qualsiasi mia domanda su quegli argomenti sarebbe stata di troppo.
Così presi un'altra fetta di pane e gliela porsi.
-T-ti va?-
-No, ma se me la tieni da parte, questo pomeriggio avrò qualcosa da mangiare-
Dicendo quell'unica frase si alzò e se ne andò, lasciandomi da sola col mio batticuore e un piccolo sorriso speranzoso sul volto.
Sapevo che non potevo chiedere che da un momento all'altro s'innamorasse di me, ma per ora quello era più che sufficente.
Poco dopo venne oltre anche Giovi, ci mettemmo così a mangiare, per fortuna era ancora troppo assonnata per notare la mia allegria mattutina.
Dopo aver mangiato ci preparammo entrambe, io ripresi il mio caro vecchio zaino che mi ero cucita da sola alle medie, fù il mio primo progetto di cucito, in quanto non riuscivo proprio a trovare uno zaino che mi piacesse.
Ci misi dentro l'astuccio e un paio di quaderni bianchi, ottimista che, essendo il primo giorno, non ci sarebbe stato bisogno dei libri.
Appena fù pronta anche mia sorella uscimmo, per poi separarci in stazione e prendere due bus diversi.
Appena salì su quel trabiccolo capì come si dovesse sentire il prosciutto dentro un panino, avvolto nella carta stagnola, in piena estate, sotto il sole e con un'umidità del 100%.
Sentivo la mia adorata camicia aderirmi al corpo per via del calore dovuto sia alle persone che mi stavano letteralmente addosso e l'afa estiva che ancora era presente.
Mi sentivo soffocare, speravo solo che la mia morte non sarebbe stata tanto ridicola e disonorevole.
Dopo una quarantina di minuti finalmente il calvario finì, permettendomi di respirare aria fresca, anche se all'esterno c'erano ancora minimo venti gradi.
Di buon passo mi diressi verso la mia nuova scuola, si trovava in un centro studi, in cui vi erano anche uno scientifico ed un alberghiero, dovevo stare attenta, sarei morta dentro se avessi sbagliato scuola, svenendo sul posto dall'imbarazzo.
Fortunatamente la sfiga, almeno in quello, mi risparmiò, permettendomi di beccare la struttura giusta.
Appena entrai il classico subbuglio d'inizio anno per scovare la classe mi travolse, facendomi quasi rimpiangere l'autobus, quasi.
In qualche minuto riuscì a scoprire la sezione, 5C, perfetto, alla prima ora ero nell'aula sette, quindi l'unica cosa che dovevo fare era arrivare in aula prima che vi arrivassero anche i miei compagni in modo da evitare di essere l'ultima ad entrare e beccarmi così le domante imbarazzanti di tutti.
Per la grazia divina riuscì anche in questo, avevo fatto proprio bene a prendere lezioni di atletica, ero riuscita a scansare molti alunni ed arrivare a destinazione a tempo di record.
Appena entrata in classe notai che non c'era ancora nessuno, quindi mi sistemai nell'ultimo banco in fondo ed in penombra, sperando con tutto il cuore che nessuno mi notasse.
Lentamente tutti i miei nuovi compagni entrarono, alcuni mi guardarono, per poi bisbigliare qualcosa a quello affianco, incominciai a sentirmi nervosa.
Quando ormai la classe era piena vidi entrare una ragazza dai lunghi e swisshosi capelli neri, non era molto truccata, giusto un po' di mascara, fondotinta e un tocco di eyeliner, devo ammettere che pensai che fosse molto carina.
Purtroppo però non riuscivo a fare a meno di confrontarla con Rose e, devo dire, trovavo molto più bella la sudamericana, si, stavo precipitando sempre di più nel baratro.
La ragazza era seguita da un'altra ragazza, che sembrava obbedire a qualsiasi segnale o parola le rivolgesse la prima, quasi come se fosse una schiavetta.
Quando ella mi vide, si diresse verso di me, con gli occhi sbrilluccicanti, il suo sguardo era più che sospetto, avevo un'orribile sensazione.
-Oh ma tu sei una nuova arrivata! Quanto a lungo ho sognato codesto giorno, forse finalmente riuscirò a trovare un'altra schiav- amica! Ma lascia che mi presenti, io sono Hope, sono una ragazza bella, intelligente, sono la migliore della classe e negli sport batto sempre tutti, fin da quando son nata esiste una misteriosa leggenda che narra il mio glorioso e misterioso futuro, ma ho un grande, enorme difetto... Sono sbadata! E questo mi porta sempre a cadere sui petti palestrati di figaccioni random, il problema è che dopo incominciano a litigare per me e mi rendono la vita impossibile volendomi fare sempre da servitori! Ah e sono una ragazza completamente normale- Raccontò, forse non notando il disagio sul mio volto.
-Io sono Summer, la sua inseparabile amica d'infanzia, siamo sempre state molto unite e...- Cercò di spiegarmi la ragazza accanto a lei, sembrava molto simpatica, con le lentiggini che le ricoprivano il volto e quei riccioli castani.
-Non ti ho detto di parlare Summer, non vedi che sto eseguendo la mia normalissima presentazione?- La interruppe Hope.
In quel momento avvertì che vi era chiaramente qualcosa che non andava, Summer sembrava la classica ragazza zerbino, mentre Hope sembrava essere la protagonista di qualche fanfiction sgrammaticata.
Il disagio continuava a crescere dentro di me come un fiore che viene annaffiato sotto il sole, uno splendido fiore disagius maximus.
-Ma perdonami, non ti ho dato il tempo di presentarti, ora lascierò che la mia immensa carità ti permetta di parlare, prego- Mi guardò intensamente, il suo sguardo esigeva che io parlassi e subito anche.
-Mi chiamo Gianroberta, mi sono appena trasferita e sono nuova in città, non c'è nulla d'interessante da dire su di me direi- Le risposi, sperando che se ne andassero da lì in fretta.
-Tutto qui? Cavolo io sono una persona completamente normale è vero, ma te sei fin troppo normale!- Esclamò quella ragazza, era forse delusa dalla mia normalità? Che si aspettava, che fossi la sua sorella perduta trasferitasi apposta per informarla che doveva iniziare una missione da cui dipendeva il destino del mondo?
-Ed io che speravo di aver finalmente colei che mi avrebbe iniziata al mio glorioso destino!-
Confesso che in quel momento ero quasi convinta di essere effettivamente dentro una fanfiction.
-Wow... e dove vivevi prima? Come mai vi siete trasferiti?- Mi chiese Summer con i suoi occhioni azzurri sbrilluccicanti.
Stavo per risponderle, quando la sua “fantastica” migliore amica m'interruppe.
-Summer! Ne avevamo già parlato! Sono io a fare le domande, te pensi a fare la stupida per mettere in risalto la mia favolosità. Ricominciamo ok?-
-S-scusa...- Si scusò la ragazza, che era almeno di una ventina di centimetri più bassa dell'amica, arrossendo, sotto la spessa montatura dei propri occhiali.
Senza che ebbi il tempo di parlare Hope mi guardò con i suoi occhi dorati, cerchiati di viola e con qialche pagliuzza verde nell'iride, del colore più normale del mondo insomma.
-E dove vivevi prima? Come vi siete trasferiti qui?- Domandò questa volta Hope.
-Wow, non mi sarebbe mai venuto in mente, come sei intelligente Hope!- La seguì Summer.
Ero incredula, ero di fronte a uno stereotipo vivente, anzi a due stereotipi viventi, non sapevo che fare, decisi che se volevo mandarle via l'unica soluzione era assecondarle.
-Vivevo nella città in cui sono nata, Torino, poi io e mia sorella ci siamo trasferite a Rimini per cause familiari...- Speravo vivamente che capissero, dal tono seccato della mia voce che era meglio non continuare a fare domande sull'argomento.
-Che tipo di cause?- Speranze vane, visto che Hope mi fece quella domanda come se non avesse avvertito minimamente il mio disagio.
-Ehm... forse non dovremmo chiedere cose così private- Cercò di convincerla l'amica timidamente.
Almeno una delle due aveva buon senso, pregai che quella svalvolata ascoltasse la sua amica.
-Uh certo, ora è troppo presto per pretendere che tu mi riveli il tuo tragico passato, forse un giorno... in futuro... all'ombra di un fuoco estivo... mi rivelerai la tua incredibile storia ed io sarò lì pronta a donarti una spalla su cui piangere! Per poi mandarti tra le braccia di un figaccione ed essere così il tuo cupido-
A sentire la sua descrizione di me che andavo fra le braccia di un uomo mi venne quasi un conato di vomito, non per l'uomo in se, ma per il pensiero di cosa avrei dovuto fare con quell'uomo!
Solo pensare a quello che aveva nei pantaloni sentivo la colazione risalirmi su per la gola, lo ammetto, non avevo nemmeno un briciolo di eterosessualità e non ce l'avrò mai.
-Non c'è bisogno che mi faccia da cupido davvero!- Mi affrettai a dire con palese nervosismo.
-Ah capisco, quindi sei una di quelle verginelle che non ha ancora mai avuto nessuna esperienza con l'amore! Non preoccuparti, io ti salverò!- Disse convinta Hope.
La situazione stava degenerando sempre di più, dovevo trovare presto un modo per sfuggire a quella situazione, altrimenti la mia vita scolastica sarebbe stata condannata al disagio più completo e disperato.
-Non c'è bisogno che mi trovi un ragazzo perchè io sono lesbica!- Esclamai, quasi urlandolo.
Quando mi resi conto di quello che avevo effettivamente detto.
“Oh cazzo, oh cazzo, oh cazzo, perchè dovevi fare il peggior coming out di sempre, il primo giorno di scuola, praticamente urlandolo, che hai nella testa Roby!?” Mi rimproverai.
Vidi Hope completamente sconvolta, mi guardava come se fossi un alieno o una strana creatura mitologica.
-Non posso credere ai miei occhi!- Esclamò la ragazza di fronte a me, senza che io capissi perchè fosse tanto sconvolta.
-Infine il fatidico momento d'intraprendere il mio destino è giunto quindi!-
Ad ogni parola di quella tipa ero sempre più confusa, il professore non era ancora entrato in classe ed io vedevo già la mia vita scolastica cadere a pezzi e sgretolarsi.
-Tu! Sei la mia nemesi! Infine sei comparsa! Vuoi confondermi con le tue attrazioni perverse e farmi andare sulla via dell'oscurità! Ma io non cederò, ti sconfiggerò e verrò ricordata come un'eroina!-
Hope incominciò a correre verso l'altro capo della stanza, cadendo rovinosamente a metà strada.
-Maledizione! La mia sbadataggine come al solito si frappone fra me e la vittoria!- Gridò teatralmente, mentre ancora era a terra e Summer cercava di aiutarla a rialzarsi.
-Hai vinto questa battaglia ma non vincerai la guerra nemesi! Io salverò il mondo!- Esclamò rivolgendosi verso di me.
La campanella suonò e le due mie nuove compagne di classe si andarono a sedere, giusto prima che entrasse il professore.
L'insegnante era un ragazzo... o forse una ragazza, giovane, non era ben chiaro, i suoi tratti erano particolarmente androgini e pure la voce non era riconducibile ad uno in particolare dei due sessi, a mio parere.
Si presentò come Andrea Mircari, prof d'italiano e coordinatore di classe, credo che tutti rimasero sorpresi dal fatto che il coordinatore fosse qualcuno di così giovane, a colpo d'occhio non doveva avere nemmeno trent'anni.
La giornata passò incredibilmente tranquilla, nonostante sentissi gli sguardi di sfida di Hope su di me, mentre Summer mi guardava come a dire “Ti prego non farci caso”, mentre pendeva dalle labbra della sua cosìdetta “amica”. A quei tempi non comprendevo ancora il motivo per cui seguisse sempre come un cagnolino Hope.
Il prof d'italiano era quello che mi aveva dato l'impressione migliore fra tutti, mentre gli altri erano tutti più o meno pazzoidi, poi quello di religione era addirittura lo stereotipo del bigotto perfetto. Con quei suoi “Non sono razzista ma... non sono omofobo ma...” ecc...
Il bello era che molti alunni gli davano corda!
Sospirai accasciandomi sul banco, arrendendomi all'ennesimo anno scolastico senza amici, ormai ne avevo fatto la collezione tanto.
Sentire l'ultima campanella fù una liberazione, mi alzai dal banco e cercai di uscire dalla classe più veloce che potevo, ma non potevo essere più veloce di una marea di studenti imbizzarriti.
E fù proprio nel momento in cui tutte le uscite erano occupate che la mia nuova conoscenza venne a parlarmi di nuovo.
-Quindi sei qui nemesi...- Disse, con tanto di suspance a fine frase.
-Ecco Hope, vorrei tornare a casa ora, se non mi sbrigo perderò l'autobus quindi...-
-Puoi anche risparmiare il fiato Nemesi, il tuo palese tentativo di prendere tempo è stato ovviamente percepito dalla mia intelligenza superiore, non ti lascerò andare fin quando non debellerò la tua influenza negativa!-
Incominciai a diventare nervosa, non potevo certo tornare in ritardo per colpa di una fanatica di mmorpg, ma non volevo nemmeno aggravare la sua antipatia verso di me, era troppo chiedere una vita scolastica tranquilla?
-Che influenza negativa può avere una ragazza che vuole tornare a casa?- Domandai frustrata, guardandole entrambe, cercando di sfoggiare una perfetta espressione carina e coccolosa.
-Kawaii...- Pronunciò Summer sottovoce.
-Come scusa?- Chiese Hope scandalizzata alla sua amica d'infanzia.
-Ehm... volevo dire... Arg! Il suo malefico incantesimo sta prendendo possesso della mia mente! Non so per quanto riuscirò a rimanere lucida! Ti prego salvami Hope!- Esclamò iper drammatica Summer.
-Oh no! Che infima creatura che sei Nemesi! Prima attaccare i miei alleati per distrarmi, ma con me non funziona! Aaaaah!- Gridò, inciampando e cadendo a causa dei lacci delle sue scarpe.
-Maledetta sbadataggine!- Imprecò.
Approfittai del momento in cui era a terra per fuggire, correndo più veloce che potevo verso la fermata, non mi avrebbe mai trovata in mezzo a tutti gli studenti che aspettavano il bus.
Cercai di riprendere fiato, mentre ringraziavo il cielo per essere riuscita ad arrivare in tempo, sarei tornata a casa in orario, almeno per quel giorno.
Il viaggio di ritorno fù identico a quello di andata, con l'unica differenza che questa volta ero psicologicamente esausta per via della mia avventura scolastica.
Non potevo iniziare meglio proprio.
Aprii la porta con la mia copia delle chiavi, Giovi era al lavoro, quindi non rischiavo un abbraccio soffocante di congratulazioni per il primo giorno di sfiga scolastica.
Entrando notai Rose che dormiva placidamente sul divano, con un piattino sporco di briciole e confettura appoggiato sul tavolino davanti a lei.
Sentì il cuore salirmi in gola, capendo che il toast che avevo lasciato da parte l'aveva effettivamente mangiato.
Ero talmente emozionata che mi scordai di richiudere la porta, a quello pensò Rolando, devo confessare che ero troppo impegnata a fare la stalker ed ammirare Rose mentre dormiva per accorgermi di lui.
Chiuse la porta stando ben attento a non fare troppo rumore.
-Vedi, diventa una belva se qualcuno la sveglia- Mi sussurrò indicando la bella addormentata.
-Per conquistarla continua con la strategia del cibo, diventa molto più ragionevole con qualcosa tra i denti- Dopo avermi sussurrato quel piccolo consiglio si diresse in camera sua, lasciando me nel più completo imbarazzo.
Non solo la ragazza che era entrata a forza nei miei pensieri si era accorta dei miei sentimenti, ma anche il coinquilino gay con cui avevo parlato due volte da quando mi ero trasferita.
La situazione non poteva essere più imbarazzante di così.
Però dentro di me sapevo già che avrei seguito la strategia del cibo.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Shippers in incognito ***


Quando Roby finì di raccontarmi la sua mirabolante avventura scolastica dovetti trattenermi dal riderle in faccia, tanto assurda sembrava.
-Quindi, vorresti dirmi che ti sei ritrovata una Mary Sue in classe che ti ha immediatamente classificata come il male assoluto?- Le domandai mentre dalla mia bocca uscivano delle risate soffocate.
Vidi mia sorella annuire sommessamente e rassegnata, ogni volta che iniziava una scuola diversa era la stessa storia, alle elementari era stata la volta dell'accusa di essere un alieno, alle medie un compagno la rinominò come “presidente” e da allora tutti facevano complotti governativi contro di lei. Infine in prima superiore la sua bellezza era sbocciata, rendondola aspirata da tutti i ragazzi della classe e non solo, il problema stava nel fatto che era troppo lesbica per quella situazione.
-Cavolo, dovrò portarti da un'esorcista prima o poi, è impossibile che la sfiga ti perseguiti in questo modo- Scoppiai a ridere, fallendo miseramente il mio ruolo di sorella maggiore responsabile.
-Vorrei solo una vita tranquilla, mi basta stare sul mio modesto banco in un angolo e non farmi notare da nessuno, sarebbe perfetto per me- Pronunciò sconfortata Roby.
Le diedi un paio di pacche sulla spalla come conforto, doveva essere dura essere diventata il nuovo villain di un gdr nella vita reale.
La vidi buttarsi di peso sul letto, affondando la testa nel cuscino, non doveva essere proprio entusiasta di aver scoperto che perfino il suo ultimo anno sarebbe stato caotico, il bello era che non faceva neppure nulla per trovarsi in certe situazioni.
Sentì il campanello, così mi diressi in salotto per vedere chi fosse, non prima di aver dato un'ultima pacca di sostegno morale sorelloso alla mia sorellina.
Al mio arrivo vidi Rolando che stava allegramente parlando con una signora sulla sessantina. Aveva una leggera gobba, appena visibile sotto l'elegante scialle di lana viola che indossava, era abbastanza bassa, sulla punta del naso arcuato indossava un paio di occhiali da sole specchiati ed in testa aveva un cappello da cawboy a coprirle i lunghi capelli bianchi.
Doveva essere la proprietaria dell'appartamento.
Subito mi avvicinai per eseguire la mia gloriosa presentazione, dovevo ancora ringraziarla per aver permesso anche a mia sorella di trasferirsi dopotutto.
Appena fui dinanzi a lei feci un lungo e profondo inchino di estrema gratitudine verso quella santa donna.
-Buongiorno, mi presento! Sono giovanna e sono onorata di poter dimorare in questa incredibile dimora!- Esclamai, cercando di mostrare tutta la mia gratitudine.
-Oh ma tu devi essere la tipa che m'ha chiesto di trasferirsi qualche settimana fa, piacere io sono Clotilde. Non aver paura, sono venuta oggi perchè mi è avanzata la terza torta alla carota che avevo cucinato, quindi ho pensato di usarvi come bidoni biologici e lasciarvela- Disse con un meraviglioso sorriso in volto la signora.
Improvvisamente due piccoli esseri entrarono dalla porta, incominciando a correre in giro per caso ed urlando come delle bestie assatanate.
-Scusateli, i nipoti di mio marito sono sempre così scalmanati- Sorrise rammaricata Clotilde.
-Ma no signora, non si preoccupi, i suoi nipoti sono sempre i benvenuti!- Esclamai allegra, cercando d'ingraziarmi la signora.
-Oh cara, giusto tu non puoi saperlo essendo appena arrivata, quei due non sono imparentati con me, infatti sono i nipoti di mio marito come ho detto. Sono i figli della figlia che il mio amoruccio ebbe con la sua prima moglie, ma poi lei è tragicamente scomparsa nel nulla. Io ho consolato il mio tesoro e dopo poco tempo ci siamo sposati- Mi raccontò con aria tranquilla.
-Sembra una storia degna di un romanzo- Risposi io, cercando di compiacerla in modo da ottenere una diminuzione dell'affitto.
-Già, poi io sono una donna che si è fatta da sola, fin dalla mia prima macelleria, mi chiamavano Clotilde la squartatrice da quanto i miei tagli erano perfetti!- Continuò allegramente la signora.
-Wow, è proprio un portento!- La incoraggiai, anche se dovevo ammettere che stava diventando un po' inquietante come racconto, ma per l'affito diminuito questo ed altro.
Il discorso fra me e Clotilde venne interrotto da un grugnito animale proveniente dal divano, uno dei due bambini, il maschio, era saltato addosso a Rose ed ora la stava scuotendo per svegliarla.
-Rose! Rose! Eddai voglio giocare! Fammi giocare Rose!- Disse con tono lamentoso il piccolo, ad occhio e croce aveva circa sui cinque anni.
La ragazza sul divano, ancora mezza assopita, allora lo prese e lo ributtò giù.
Ma il bimbo non demorse e in pochi secondi le risaltò addosso, diventando ancora più insistente di prima.
Rose, ormai esasperata, prese quel bambino in braccio, facendogli un pizziccotto sulla guancia.
-Marco ti ho detto un sacco di volte di non svegliarmi- Sbadigliò la ragazza, con gli occhi a malapena aperti.
-Si però mica possiamo giocare se tu dormi!- Si lamentò il piccolo.
Intanto aveva raggiunto la ragazza cilena anche la bambina, che fino a quel momento si era messa a chiedere a Rolando se tutti i maschi una volta cresciuti diventavano fisicati come lui.
-Rose perdona Marco, lo sai che è stupido- Disse con leggerezza la bambina, che al mio attento occhio indagatore doveva avere circa sugli otto o nove anni.
-Lo sai Emily che non è così facile farsi perdonare, gliel'ho detto tremila volte di non svegliarmi- Sospirò seccata Rose.
Il bambino allora tirò fuori delle merendine dalla piccola borsa che portava al collo e, col sorriso più approfittatore che io abbia mai visto, le porse a quella che fino a poco prima stava infastidendo.
Appena le vide la cilena assottigliò lo sguardo, alternando la vista da quei meravigliosi spuntini al sorrisetto del bimbo.
Alla fine cedette.
-Ok, ok ti perdono, ora dammele-
Marco gli diede le merendine facendo pat pat sulla testa della ragazza, che era troppo presa da mangiarsi quelle delizie per prendersela per quel gesto.
Quella visuale mi lasciò sconvolta, l'arrogante e volgare Rose che si faceva comprare in quel modo da un bambino di appena cinque anni.
Incominciai seriamente a chiedermi chi dei due fosse il più maturo.
Ma sicuramente quel bambino batteva Rose sulla furbizia, si era pure preparato in anticipo riempiendo la sua borsa di snack! Stavo forse assistendo alla crescita di un futuro genio del male?
I miei pensieri su una probabile sottomissione del mondo da parte di quel bambino, vennero improvvisamente interrotti dalla visione di Roby, affacciata dalla nostra camera, che guardava la scena con gli occhi sbrilluccicosi e le guancie rosse.
Il problema fù che non fui l'unica a notarla.
-Ehi Rose, quella ragazza bionda non è che è la tua nuova fidanzata? E' da prima che ti guarda con gli occhi luminosi e tutta rossa! Ho imparato da sailor moon che questo significa che ti ama, ehi Rose allora?- Chiese Emily, con la faccia di una che stava già iniziando a shippare pesantemente.
Il futuro governatore mondiale ed una futura fangirl erano quei bambini.
-Eh?- La cilena si girò, beccando sul fatto la mia povera sorella, che non sapendo cosa fare si presentò.
-S-sono Gianroberta, chiamatemi pure Roby- Parlò con un filo di voce.
Marcò la scrutò per qualche secondo con sguardo inquisitore, mentre Emily probabilmente stava già pensando alla prima fanfiction sulla sua neonata ship. Rose continuava a mangiare, stando attenta a non farsi andare nulla di traverso, visto che stava quasi per scoppiare a ridere vedendo la reazione di mia sorella.
-In effetti stareste bene insieme!- Esclamò Marco, dando supporto alla sorella.
Vidi Roby abbassare lo sguardo imbarazzata, ma con un sorriso timido sulle labbra, si vedeva lontan tre miglia che le piaceva il commento del piccolo.
-Io e quella la? Marco non è che hai messo qualche sostanza strana nella colazione stamattina vero?- Domandò sarcasticamente Rose.
-Ho preso lo sciroppo per la tosse stamattina perchè?- Chiese innocentemente il bambino.
-Meglio che lasci stare, altrimenti ti prendo e ti assicuro che non passerai dei momenti tanto piacevoli peste- Minacciò sottilmente la cilena.
-Tanto non mi prendi! Le tue tette sono troppo pesanti per permetterti di raggiungermi!- Esclamò Marco, sicuro di se.
-E come fai a saperlo sentiamo?- Chiese sentendosi offesa Rose.
-Mia mamma ha le tette come le tue e si lamenta sempre del mal di schiena! Quindi non è possibile che tu corra veloce con quelle!- Affermò il bimbo.
-Che razza di mamma hai che t'insegna ste parole alla tua età?-
-In realtà è stato mio padre, dice che saranno una cosa molto importante nel mio futuro- Rispose innocentemente Marco.
Perfino Rose sentendo quella risposta fece una faccia sconvolta, non immaginava che il plagio eteronormativo iniziasse fin da quella giovane età, povero bambino.
-Rose cara, potresti badare a Marco ed Emily per qualche ora? Devo andare dall'arrotino ad affilare i coltelli per la macelleria- Domandò gentilmente la signora.
La cilena rivolse lo sguardo verso Clotilde, i suoi occhi si fecero subito seri.
-La paga?- Chiese Rose a bruciapelo.
-Ho casualmente fatto una crostata di pesche in più, la tua preferita, non dovresti dividerla con nessuno, come invece i tuoi coinquilini faranno con la torta alle carote, solo e soltanto tua sarebbe- Rispose la signora, ricambiando il contatto visivo della ragazza.
-Ottimo, torni pure quando ha finito- Sorrise la cilena, lasciandomi praticamente sconvolta alla visione di un sorriso sincero sul suo volto.
Le due si strinsero la mano, in seguito Clotilde tirò fuori un'altra torta da chissà dove, la famosa “paga”.
Ma la cosa che più mi lasciò allibita quel giorno fù che lasciò i bambini a Rose, proprio la ragazza che in quei giorni avevo imparato essere la più antipatica ed egoista che avessi incontrato nella mia breve esistenza.
Così come era venuta la padrona di casa se ne andò, lasciando i due bambini a girare per casa.
Poco dopo Clotilde anche Rolando uscì, dicendo di dover andare a fare un colloquio di lavoro. Ed io pensai che i suoi addominali erano sprecati sotto quella camicia che indossava, li faceva appena intravedere!
-Ragazzi, io ora mi vado a preparare, dove volete andare dopo?- Sbadigliò Rose, che probabilmente stava uscire dal suo letargo definitivamente solo in quel momento.
-Parco!- Risposero in coro i due bambini.
-D'accordo, non fate casino mentre sono di là- Sospirò la cilena.
I due bambini annuirono distrattamente mentre Rose si dirigeva in camera sua, appena uscì definitivamente dalla stanza vidi Emily correre verso Roby e Marco incominciare a saltare sul divano.
-Senti Roby, te sei innamorata di Rose vero? Tipo il principe azzurro e Biancaneve?- Domandò la piccola fangirl a mia sorella, assediandola con il suo sguardo pieno di aspettative.
Roby doveva proprio imparare ad essere meno palese, altrimenti pure Salvini sarebbe venuto a conoscenza della sua cotta adolescenziale, e questo avrebbe scatenato una guerra certa.
Trattori contro completi eleganti, chi avrebbe vinto quell'epica battaglia?
Scossi leggermente la testa per riuscire a tornare a pensieri più razionali, era meglio per la mia salute mentale a lungo termine, tutto quel disagio avrebbe potuto farmi male prima o poi.
-Si... credo- Rispose insicura Roby alla piccola.
Emily si destreggiò in un perfetto esempio di sorriso sclerotico da fangirl, prima di continuare il discorso.
-Devi conquistarla! Vi voglio canon entro la fine della stagione!- Esclamò la bambina, con un po' troppa enfasi.
-Ma, ma, io non so se...- Cercò di dire mia sorella, timidamente.
-Sssshhhh...- La zittì la piccola.
-Ma veramente... non so se potrei riuscirci, insomma io lo vorrei, ma non credo di essere il tipo di ragazza che piace a Rose, mi basta farla sorridere... Oddio ma che dico- Arrossì, fino a diventare bordeaux Roby.
-Se diventerai la sua fidanzata allora la farai sorridera tantissime volte! E' perfetto! Quindi io esigo che tu la conquisti!- Affermò con tono autoritario la bambina.
Fù una scena molto divertente vedere mia sorella, dal suo metro e ottanta d'altezza, venir schiacciata dall'autorità di una bambinetta che le arrivava alla pancia.
Decisi di distogliere la mia attenzione da quel divertente siparietto quando il piccolo genio del male mi rivolse la parola.
-Scommetto che una vecchietta come te non riesce a saltare più in alto di me- Mi sfidò con sorrisetto sbeffardo.
A quell'affermazione persi la mia lucidità di ventunenne, maturata in molti anni d'intense esperienze adolescenziali... in teoria.
-Scommetti male piccoletto! Ti mostrerò la mia sottile tecnica di salto affinata in anni ed anni d'esperienza!- Esclamai, iniziando anche io a saltare sopra il divano.
Sono sempre stata una persona molto matura e responsabile, lo so.
Mentre saltavamo ci guardavamo intensamente negli occhi, era chiaro che nessuno dei due voleva lasciarsi battere dall'altro. Era una battaglia silenziosa e serrata, ogni salto era calcolato al millimetro in modo da ottenere la maggior forza di spinta possibile.
-Non sei male piccoletto- Sorrisi, entusiasta per la sfida.
-Nemmeno tu vecchietta- Mi rispose, con lo stesso sorriso soddisfatto in volto.
Improvvisamente i miei sensi di romagnola si attivarono, avvertendomi di un pericolo emminente alle mie spalle.
-CHE DIAVOLO STATE FACENDO AL MIO DIVANO?!- Urlò una Rose imbestialita ed avvolta da aura omicida.
Ma non potevo lasciarla vinta al bambino, tutto il mio onore di saltatrice di divani molesta se ne sarebbe andato in un solo momento. Ero una leggenda, imbattuta in questa nobile arte da decenni, non mi sarei arresa solo perchè rischiavo qualche gamba rotta.
Così presi una scelta.
-Se non posso vincere io, allora nessuno dei due lo farà!- Urlai a pieni polmoni, prendendo in braccio Marco e buttandomi dal divano tenendolo stretto a me.
Caddi di schiena, non ricordo esattamente tutti i punti in cui mi feci male, ma furono abbastanza per impedirmi di muovermi per un paio di minuti, mentre agonizzavo dal dolore.
Ma almeno non avevo perso.
-Voi due luridi pezzi di... pancake ripieni di marmellata scaduta... non immaginate nemmeno cosa desidererei farvi in questo momento, ma visto che Marco non posso squartarlo... Giovanna... ora esco, penso alla peggiore cosa che mi potrebbe venire in mente e quando torno ti obbligherò a farla- Disse Rose, mentre il suo sopracciglio sembrava in preda alle convulsioni da quanto la ragazza tratteneva la rabbia.
Sentì un brivido gelido scendere per la mia dolorante schiena, era piuttosto convincente a minacciare le persone, fidatevi.
-Rose ora andiamo al parco?- Chiese Emily, ignorando totalmente il trambusto appena accaduto.
-Si, si, e tu Marco non pensare di scampare alla punizione, niente merenda per te oggi- Pronunciò autoritaria la ragazza più dotata della stanza.
-Ma, ma...- Cercò di lamentarsi il bambino.
-Niente ma, me la mangio io la tua fetta di torta- Sorrise malignamente Rose.
-Rose, Rose! Può venire anche Roby al parco con noi? E' davvero una ragazza simpatica- Chiese la bambina, facendo un molto poco sospettabile occhiolino.
La cilena sospirò, guardando alternativamente la bambina, che la guardava con occhi sbrilluccicosi e sguardo speranzoso. E la mia sorellina che, al contrario, distoglieva in continuazione gli occhi imbarazzata.
-Vuoi venire?- Domandò Rose rivolgendosi a Roby.
Vidi mia sorella fermare il proprio sguardo sulla ragazza che le aveva appena porso quella domando, senza però riuscire a desaturare la tonalità di rosso che aveva sulle guance.
-S-si, p-per favore- Rispose con un filo di voce.
-Va bene, cavolo dovrò badare a tre bambini oggi anziché due- Sbuffò Rose, voltandosi e dirigendosi verso la porta d'ingresso.
I quattro uscirono, lasciandomi per terra ed indolenzita, vidi Roby guardarmi con sguardo rammaricato, visto che la sua crush non le avrebbe di certo permesso di aiutare colei che aveva rischiato di sfondarle il divano.
Appena uscirono io mi rialzai, non le avrei certo lasciate andare con quei due bambini da sole, ero troppo curiosa di quello che sarebbe successo.
Insomma era già successo che accadessero cose interessanti in mia asssenza, non mi sarei persa altre mirabolandi avventure per nulla al mondo.
Così mi rialzai, anche se sentivo ancora male a molti dei miei poveri muscoli, ero sicura che sarei stata piena di lividi l'indomani. Preparai il mio cellulare, in caso ci fossero state delle situazioni “particolari”, da dover assolutamente tener segno nella storia.
Desclaimer: Il tenere il proprio cellulare pronto a fare foto, video o registrazioni, mentre stai seguendo due persone che hanno anche una minima tensione sessuale fra di loro e non, viene comunemente considerato stalking. Cosa per cui si può essere denunciati, avvisiamo quindi tutti i gentili lettori di non provare a commettere gesti simili, a meno che non vi piacciano le meravigliose carceri tetris italiane.
Grazie per l'attenzione.
Uscii quindi di casa ed iniziai a seguire l'allegra combricola.
Mi tenni constantemente a una distanza abbastanza considerevole per potermi nascondere facilmente, ma abbastanza breve per poter sentire i loro discorsi.
-B-badi spesso i-i nipoti della signora?- Chiese Roby per rompere il ghiaccio.
-Ogni volta che lei o suo marito ne hanno bisogno, le sue torte sono un buon pretesto- Rispose fin troppo calma l'altra.
-C-capisco-
Potete facilmente immaginare che razza di faccia feci quando vidi il loro discorso arenarsi in così poco tempo.
-T-ti piacciono i-i b-bambini?- Incominciò ancora una volta mia sorella.
-Vuoi per caso mettermi in cinta biondina?- Ribattè con voce sbeffarda Rose, causando inevitabilmente la vergogna più totale di Roby.
Non mi fù difficile capire a cosa stesse pensando la mia adorata sorellina con le parole “vuoi mettermi incinta”, insomma stava addirittura sudando freddo.
Anche se era biologicamente impossibile per due ragazze avere un figlio, Roby aveva sempre avuto un'immaginazione troppo fervida per tenerne conto, ache se solo nei suoi sogni.
-Oddio ci stai pensando davvero, siamo con due bambini trattieni i tuoi ormoni- Ridacchiò colei che l'aveva provocata.
-S-scusa...- Pronunciò, abbassando la testa mia sorella.
-Sei proprio una piccola grande palla d'imbarazzo eh tu?-
-S-sono solo molto i-insicura ecco-
Vidi Rose quello che poteva assomigliare, molto vagamente, ad un piccolo sorriso sincero, ma probabilmente era solo uno scherzo della luce. Per poi vederla aprire la bocca come per dire qualcosa, ma richiuderla subito dopo, certo che era proprio strana come ragazza.
Quelle due non si dissero più nulla lungo il tragitto, arrivando al parco con solo il rumore delle voci strepitanti dei bambini.
Marco ed Emily andarono a giocare su i giocattoli per bambini in mezzo al verde, mentre le due ragazze si sedettero su una panchina per tenerli sott'occhio.
-Sai, certe volte mi chiedo come tu abbia fatto ad innamorarmi di me, in fondo sono solo una stronza che parla in modo volgare e che lavora in un night club, non sono proprio lo stereotipo di ragazza perfetta di cui chiunque potrebbe innamorarsi- Disse Rose, sembrando quasi sovrappensiero.
Roby rimase sorpresa da questa sua affermazione, ed anche io ebbi la stessa reazione.
Insomma quella sembrava tanto la classica frase con cui un momento iper romanticoso iniziava, con tutti i suoi clichè.
-I-io...- Cercò di spiegarsi mia sorella, ma rimanendo in silenzio.
-Cosa? Vuoi dirmi che non lo sai e che questo è tutto frutto del potere dell'amore o di un qualsivoglia destino del cazzo che ci vedrebbe romanticamente insieme finchè morte non ci separi? Non spariamo minchiate da sobrie ti prego- Pronunciò particolarmente irritata Rose.
-N-no, io non... v-volevo insinuare n-nulla di simile-
-Ed allora rispondimi-
Roby deglutì, per poi prendere un respiro profondo, vidi nel suo sguardo determinazione, ma anche tanta insicurezza, ed io potevo solamente sostenerla da dietro un cespuglio.
-I-io... Io, quando ti ho vista la prima cosa che ho pensato è stata che tu fossi bellissima, poi ti ho guardata meglio e ho visto la tristezza nei tuoi occhi, in quel momento però, ho anche avuto la forte sensazione che ci fosse qualcosa di meraviglioso in te che fosse oscurato da tutta quella melanconia, tu stai nascondendo volontariamente la parte migliore di te non è vero?- Domandò Roby, con la voce che le tremava.
Rimasi sconvolta, lei non era mai stata il tipo da fare domande tanto dirette, non ne aveva mai avuto il coraggio, sempre bloccata dalla sua eccessiva timidezza e dalla paura di ferire gli altri con le sue parole.
Glielo avevo sempre detto, prima o poi avrebbe dovuto tirare fuori il suo egoismo per non rimanere completamente schiacciata da questo mondo.
Per la prima volta nella mia vita vidi mia sorella esigere una risposta ad una domanda, era chiaro questo intento nel suo sguardo.
Credo che in quel momento mi cadde una piccola lacrima di orgoglio.
-E' meglio se ti dimentichi in fretta di me- Fù la risposta che diede Rose.
-Ecco che lo fai un'altra volta- Non avevo mai visto mia sorella così amareggiara, era come se tutto il suo imbarazzo di essere insieme all'altra ragazza fosse scomparso, sostituito da angoscia.
-Cosa farei un'altra volta?-
Roby si alzò, per poi voltarsi in silenzio ed iniziare a camminare nella direzione da cui erano venute.
-Cazzo, come faccio a capire che c'è che non capisco se non me lo dici? Aspetta diamine! Roby!- Esclamò Rose, tentando di fermarla.
Ci riuscì, udendo il proprio nome Roby si fermò.
-Ti sto dando la mia attenzione, spiegami- Pronunciò Rose, con un tono che sembrava tra l'irritato ed il preoccupato.
Quella situazione stava sempre di più sfociando in una puntata di beautifull, lo adoravo.
Roby si girò verso Rose, mostrandole le lacrime che avevano iniziato a solcarle il viso.
-Prova a r-ripensare a tutte le volte che ci s-siamo parlate, m'insultavi per poi dirmi di dimenticarmi di t-te, sei una cazzo di deficente Rose!- Esclamò tra i singhiozzi.
Sia io che Rose rimanemmo attonite, Roby doveva essere proprio sentimentalmente instabile per riuscire a dire tutte quelle cose.
-Ho ventitrè anni eppure mi faccio dare della deficente da una che è appena maggiorenne, il problema è che ha ragione- Sospirò la ragazza con rassegnazione.
-Aspetta, ventitrè anni?!- Domandò sconvolta mia sorella.
-Si- Distolse lo sguardo colpevole Rose.
-Ma al night m-mi avevi detto che ne avevi diciannove!- Continuò sempre più sconvolta Roby.
Aspetta... al night?
Non ci misi molto a fare due più due e capire che la spogliarellista che mia sorella aveva incontrato era proprio Rose.
“Ma in che diamine di commedia da due soldi siamo finiti?” Domandai mentalmente alla grande volontà del grande universo.
-Dico sempre che ho diciannove anni al night, è l'età perfetta, tutti i vecchiacci hanno la fantasia di vedere un'adolescente spogliarsi per loro, e facendo finta di avere diciannove anni accontento quei pervertiti rimbambiti che hanno l'erezione facile, ma senza farli sentire i pedofili che sono. Se dovessi perdere dei clienti sarebbe terribile- Spiegò la spogliarellista.
-Ok, ok, ma non è questo il punto, hai appena a-ammesso di essere una deficente. Io non ho mai preteso che tu mi r-ricambiassi, vorrei soltanto che tu accettassi i miei sentimenti, più mi d-dici di dimenticarmi di te, più io soffro, allora se proprio non vuoi accettarli, spezzami il c-cuore! Dimmi che non saremo mai niente, che per te sono troppo infantile, che non ti piacciono le ragazze come me, qualsiasi c-cosa, ma almeno questa cosa avrebbe una fine. Invece con i tuoi “dimenticati di me”, mi viene s-solo una speranza in più che forse a te qualcosa importa di m-me.- Roby era disperata, la stava letteralmente implorando di dare un taglio a quella storia.
-Ti vuoi arrendere così? Allora sei davvero la codarda che mi aveva fatto ridere all'inizio... Ed io che quasi stavo iniziando a sperare che tu riuscissi nel tuo intento, come al solito tutte le mie cazzo di speranze sono vane...- Rose era...triste?
-Se vuoi dare un taglio a sta storia devi essere tu a volerlo, io posso... , riesco a dirti solamente di dimenticarti di me. In fondo dev'essere facile, l'hanno già fatto molte persone, compresi i miei genitori. Se vuoi non avere nulla più a che fare con me ti basta andartene, tanto non ti rincorrerei, ho smesso di farlo dopo che nessuno è tornato indietro- Sia io che Roby ci sorprendemmo a vedere che ora era Rose sull'orlo della rottura.
-Rose...-
-Cosa? Vuoi dire una di quelle frasi da circostanza come mi dispiace o non lo sapevo? Certe cazzate mi fanno sanguinare le orecchie davvero, sei solo una stupida ragazzina, che non è nemmeno ancora riuscita a capire che devi essere tu la prima ad abbandonare qualcuno se non vuoi soffrire. Sei così immatura da non capire una cosa così sempl-
Roby interruppe il suo discorso tirandole un forte pugno dritto in faccia, confesso che feci una piccola smorfia di dolore vedendo come Rose cadde malamente a terra.
Per poi fare un sorrisetto compiaciuto vedendo un rivolo di sangue iniziare a scendere dal naso di quella cilena maledetta, ok ammetto che potrebbe sembrare razzista come affermazione, ma non posso chiamare Rose sempre Rose, troppe ripetizioni!
Comunque ero ancore sbalordita per via del coraggio che mia sorella stava dimostrando, anche se in quel momento aveva iniziato a piangere e tremare come un bambino.
-I-io... snif... s-sarò una c-codarda, m-ma la s-stupida qui s-sei t-tu! S-se n-non r-riesci a-a capire c-che snif, per q-quanto io lo d-desideri, n-non r-riuscirò a d-dimenticarmi di t-te, per q-questo ho b-bisogno snif... che t-tu mi s-spezzi i-il cuore!- Esclamò, singhiozzando sonoramente Roby.
Mi si spezzava il cuore a vederla così, ma non potevo uscire dal mio nascondiglio per proteggerla come al solito, era riuscita a trovare il coraggio perchè sapeva che se non avesse fatto qualcosa da sola, quella volta non ci sarei stata io ad aiutarla.
Rose si alzò, senza guardare mia sorella e continuando a tenere distolto lo sguardo tornò a parlare.
-Vattene- Pronunciò freddamente, mentre si dirigeva verso i bambini.
Roby non la seguì, probabilmente per via del petto ancora troppo irregolabilmente tremante per via del pianto, forse perchè le si bloccarono le gambe sul posto, ma più probabilmente fù per entrambe.
-Aspetta... volevo dirti che mi dispiace...- Disse con un filo di voce, ma ormai Rose era troppo lontana per sentirla, quella frase la udimmo solo Roby ed io.
Rimase qualche minuto immobile, con lo sguardo rivolto verso la ragazza a cui aveva appena tirato un pugno, ma essa non ricambiò nemmeno per un istante quel gesto.
Così alla fine mia sorella se ne andò, tornando verso casa, io feci una piccola corsa e la precedetti, per farle trovare thè e bisbotti pronti quando sarebbe tornata.




 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3640009