Sono madre senza figli

di LaMiaStella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14- fine ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


È tutta la vita che cerco di capovolgere il destino ed ho imparato a fare di tutto per non far mai rimpiangere ai miei genitori il giorno che sono nata . Li ho amati con tutta me stessa e sono stata al loro fianco sempre . Come vorrei avere un figlio a cui spiegare tutto ciò che ho imparato nel mio viaggio! La prima sarebbe dirgli che è un uomo libero e non deve avere paura di allontanarsi da me perché la vita è trovare un posto nel mondo che ci faccia sentire a casa , che ci riporti a quando il grembo di nostra Madre ci nutriva e proteggeva . Bambino mio mai nato , abbi compassione di me , dammi la forza di credere che sono nata per uno scopo . Aiutami a trovarlo . Pensavo fossi tu , ma mi sbagliavo . Sono ultima di tre figlie e quando sono nata era pieno inverno. Mamma aveva bevuto l'olio di ricino la sera prima, per accelerare la mia nascita, ero già in ritardo di un paio di giorni e mentre beveva coraggiosamente quel liquido terribile alla radio trasmettevano Canzonissima . Sarà per quello forse , io ho sempre amato la musica al punto che a volte dopo essere partita in macchina ed aver acceso la radio mi ritrovo a canticchiare altre canzoni e pur sentendo la melodia che esce dalle casse mi dico pure " adesso accendo la radio " . Zia Aria (é stata la prima a prendermi fra le sue braccia ed ha sempre rivendicato il primato davanti le sue sorelle ) ha chiamato mio padre e gli ha detto "É un'altra bambina " . Ecco , pover uomo nemmeno ora era riuscito a mettere al mondo un maschio e fu con sconforto che mio padre dal telefono a gettoni dell'ospedale chiamò mio nonno Giulio , deputato in quei giorni a fare il babysitter delle mie sorelle , e gli dette la conferma ai suoi timori : nessun erede per tramandare cognome , tradizioni , lavoro e fatiche della terra . Non ci sarebbe stata un altra occasione, mio padre aveva già quarantasei anni e mia madre doveva compierne quarantadue. Ero fortunatamente l 'ultimo errore .

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Avevo cinque anni e dal balcone salutavo mamma e le mie sorelle che partivano in autobus in gita a Santa Margherita Ligure e mi chiedevo come avrei passato la giornata , mai avrei pensato di stare tanto bene sola col babbo . Andammo sul ruscello che scorreva a qualche miglia da casa a pescare . Papà indossava lunghi stivali verdi che gli arrivavano alle cosce e prendendomi sul fianco con un braccio solo, appoggiandomi a sé , mi scorrazzava da una riva all' altra alla ricerca di un posto giusto in cui poterci fermare . Ogni pesce preso veniva delicatamente staccato dall' amo e finiva nel secchiello in cui avevo preso dell'acqua per poterli portare a casa e gettare in vasca finché mamma avrebbe deciso di ignorare le mie proteste e sistemarli definitivamente in padella , impanati e croccanti . Era davvero bello stare con papà, non perdeva tempo a rimproverarmi , non mi annoiavo nemmeno a stargli accanto in silenzio a guardare dritto davanti a me con il sole sul viso e piedi nell'acqua fresca del ruscello . Ho sempre avuto un rapporto speciale con lui , mi chiamava " L ' argnó " , la piccola ernia che era spuntata all'improvviso ma che gli stappava sempre un sorriso . Fino ai suoi ultimi giorni sono stata per lui un'amica,con cui passare un sabato pomeriggio in giro per le colline fermandoci a bere un caffè , o un giovedì mattina a fare la spesa assieme per poi cucinare la " piccola di cavallo " prima di salutarlo per poi andare al lavoro . Anche a scuola nei pensierini, poi nei temi avevo sempre aneddoti sul mio papà e lo descrivevo come L uomo bello , forte , lavoratore . Questo grande affetto mi derivava dalla stima e dall'amore che traspariva dai gesti di mia madre. Per non farci mancare niente mio padre faceva tre lavori , era cantoniere durante la giornata , poi giardiniere tuttofare e di sera andava nei boschi con la pila e con il cagnolino Lillo alla ricerca di tartufi . Eravamo sempre preoccupate per la sua salute e siamo cresciute con il senso di colpa che ci divorava le viscere . La colpa di essere tre figlie che erano solo capaci di chiedere e non sapevano come alleviare le sue fatiche . Mentre aspettavo alla finestra il suo ritorno dai boschi , scrutando ogni luce nella nebbia e mangiandomi le unghie mi chiedevo cosa potevo fare affinché papà fosse meno stanco ed avesse più tempo per noi . Poi sentivo il rumore del suo motocarro e correvo a rotta di collo giù per le scale per aprigli il cancello , così non doveva scendere per aprirselo da solo , e con gioia annunciavo a mia mamma "è arrivato, è arrivato Mino" .

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un ricordo indelebile riguarda quella sera in cui avevamo guardato la puntata di Portobello ed io cercavo di scegliere a quale telefonista avrei voluto assomigliare da grande , mi chiedevo se era più bella Goccia di Veleno o Goccia di Luna e poi eravamo andati tutti a letto tranne Mara . Improvvisamente si era ricordata che l'indomani a scuola avrebbe dovuto portare il quaderno verde e si affannava a cercarlo dappertutto e non trovandolo sfogava la sua rabbia verso di noi maledicendoci , insultandoci tutti , compresi mamma e papà. Era talmente fuori di sé che cercava questo quaderno anche nei posti più improbabili , nell'armadio in mezzo alla biancheria , nella credenza in cucina .. impotente e terrorizzata ascoltavo le voci dei miei genitori che cercavano di calmarla e poi minacciavano di lasciarla a casa da scuola se non la smetteva perché di sicuro era a scuola che aveva lasciato questo quaderno . A fatica e dopo urla e pianti Mara tornò a letto nella camera che noi tre bambine dividevamo ma la sua rabbia non si esaurì prima di un altra ora in cui diceva che io e Stefania l'avremmo pagata cara e che eravamo due bastarde , puttane e ci augurava di crepare . Mara era la sorella maggiore. Fin da piccola aveva avuto dei problemi di salute , soffriva di crisi epilettiche . A causa di questa malattia i miei genitori erano sempre preoccupati per lei ed inevitabilmente cercavano di coccolarla anche più del dovuto , per risarcirla di quei momenti terribili in cui il "suo male " la torturava . Tutti in famiglia avevamo paura che da un momento all'altro arrivasse la crisi e facesse stare male Mara , addirittura pensavamo potesse ucciderla . Mara soffriva ma allo stesso capiva che ci aveva tutti in pugno e quando decideva che voleva qualcosa faceva il diavolo a quattro per ottenerla. Stefania era la secondogenita ed io avevo capito che avevamo bisogno una dell'altra per salvarci da questo clima di terrore di cui eravamo spesso vittime . È così , ero la più piccola ma ero anche la nemica maggiore di Mara . Non sopportavo i ricatti continui a cui ci sottoponeva e la odiavo quando rovinava i pochi momenti sereni in cui potevamo goderci la compagnia del babbo . Eravamo sempre in tensione io e Stefania. Ricordo che avevo imparato ad incrociare le dita delle mani e spergiurare Gesù che avrei fatto la brava se soltanto Mara non si fosse innervosita e a furia di incrociare queste piccole dita mi sembrava che l'indice fosse piegato sempre verso L esterno della mano . Non c era niente di peggio che ricevere un complimento , un'apprezzamento in presenza di Mara . Si vedevano i suoi occhi brillare di cattiveria e gelosia e il malcapitato che aveva osato apprezzare me ed ignorare lei improvvisamente assisteva ad una litigata furibonda , in cui Mara dava il peggio di sé , noi famigliari ci vergognavamo come degli appestati e il malcapitato faticava a capire cosa aveva scatenato L inferno . Tutta una vita siamo stati preda della pazzia di mia sorella , sì perché negli anni le sue crisi sono scomparse ma i medici le hanno diagnosticato FINALMENTE un disturbo bipolare associato a forme deliranti e disturbo del comportamento. Dico finalmente perché io avevo sempre pensato che non fossero normali i suoi scatti e cercavo di ribellarmi ai continui ricatti a cui venivamo sottoposti. Tutti , anche i miei parenti, mi dicevano che era " poverina, sfortunata , faceva tanta pena " ed io e Stefania sbagliavamo a parlar male di lei . Da allora ho capito che nessun estraneo e nessun parente può arrogarsi il diritto di giudicare e tantomeno biasimare chi vive costantemente prigioniero di una famiglia in cui c è un malato di mente . Quello che ho provato rimarrà scolpito per sempre dentro me , angoscia , impotenza , rabbia , frustrazione , orrore e tanta tanta pena per lei . Pena per Mara . Se solo fosse stata diversa tutta la mia vita , la vita di Stefania e dei miei genitori sarebbe stata diversa . Anche oggi , mentre ci occupiamo e preoccupiamo di Mara io e Stefania lo facciamo ricordandoci a vicenda che dobbiamo sempre darle un freno e che adesso non ci può più ricattare . Adesso che mamma e papà non ci sono più anche lei ha perso potere , non può più ottenere quello che vuole minacciando di far star male i nostri genitori facendoci correre a casa a qualsiasi ora del giorno o della notte sperando che nessuno arrivasse a farsi male .

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Tema: " Qual è il giorno della settimana che preferisco?" Svolgimento: Domenica è il giorno più bello della settimana. Non mi dispiace neanche sabato , ma visto che al mattino vado a scuola comunque ho libero solo il pomeriggio e a volte purtroppo devo anche andare a catechismo. Invece la domenica dormo fino alle 9 , poi vado a messa per far contenta mamma e all'uscita di chiesa la piazza è piena di gente che chiacchiera . Uomini col cappello , vestiti bene che parlano fra loro e fanno un baccano , uno "sgasaghè" (rumore di folla ). Tanti sono seduti fuori dai tre bar che sono in piazza ed io faccio sempre un giretto in mezzo a loro , sperando di incontrare qualcuno che mi conosce e che magari mi chiede di me , dei miei genitori e dice di salutarglieli tanto perché è un po' che non li vede , lavorano sempre ! Poi arrivo a casa e mamma ha cucinato come ogni domenica qualcosa di speciale : anolini in brodo o tortelli al burro e salvia o lasagne o spugnolata o gnocchi col sugo . Ma il meglio arriva dopo che papà ha bevuto il caffè perché ci dice " Svelte. Andate a cambiarvi, si va dalla nonna ". Non ce lo facciamo ripetere ed in men che non si dica siamo tutti sul motocarro in viaggio verso Santa Rita. Il motocarro di Mino è speciale , infatti quando lo ha comperato ha dovuto sceglierlo su un catalogo perché non se ne vedono in giro di uguali . Si chiama Ape Calesse Piaggio e può portare 7 persone , due davanti e dietro altre 5 perché il retro è come se fossero due panchine con schienale che si guardano e sono chiuse dentro ad un telone che può aprirsi sia sui fianchi che sul retro , dove c è anche una finestrella in plastica trasparente. Mara prende posto davanti con papà , così è sempre la più comoda , ma io Stefania e mamma stiamo volentieri dietro per i fatti nostri . Durante i 12 chilometri che ci separano da nonna io e Stefania cantiamo a squarciagola tutto il nostro repertorio che comprende San Remo degli ultimi anni e ci zittiamo solo quando dobbiamo attraversare Tremezzo il paese che precede la nostra meta. Certe volte mamma dice che non ne può più , che la stiamo facendo diventare sorda , ma il più delle volte sorride e ci lascia fare . D' estate poi , il telo dietro viene avvolto su se stesso e fissato alla capotta per far circolare L aria e io e Stefania stiamo sempre girate per salutare le macchine che ci stanno dietro , come se fossimo in gita . Mi sento libera e spensierata durante il viaggio e quando arriviamo è come essere in un altro mondo . Santa Rita è una cascina con annessa la Chiesa , ora sconsacrata, da cui prende il nome . Sul retro della casa c è ancora il mulino , tutto arrugginito vicino cui scorre il canalone . C è la stalla con una decina di mucche e quando entro per salutare gli zii Quinto e Pietro non riesco a non tapparmi il naso per L' odore pungente di letame . Ci sono le anatre, le oche, le galline, le faraone, i conigli e la carpetta "Bigia" che mangia sempre le foglie dai due alberi che precedono in cancello e il cagnolino Roll. La casa è talmente vecchia che per esempio per andare nella camera del nonno partendo dalla cucina prima attraverso un anticamera poi passo nella camera che nonna divide con zia Pina e i miei cugini , poi arrivo nella camera di nonno. Se proseguo arrivo alla camera degli zii. Il bagno è una latrina sospesa sul canalone e quando ci vado ho sempre il terrore di cadere giù nel buco . Alla domenica ci sono sempre anche zia Pina, zio Beppe e i miei cugini Gigi, Luca, e Sara. Che bello giocare con loro , andare sotto il portico sui trattori , correre dietro le galline . Ha ragione papà , la natura è meravigliosa ed è L unica cosa che ci può salvare dalle nostre angherie ; godendone e apprezzandola ci si sente più vicini a qualsiasi credo abbiamo deciso di professare. All imbrunire partiamo ma prima nonna ci regala sempre qualcosa: i pomodori, le uova , i fichi, i cachi, .. Ancora oggi mi commuovo quando ricordo il nonno che mi chiamava ( prima di azzeccare il mio nome li diceva tutti e 5 ) e mettendo la mano in tasca al "marsinino" che portava spessissimo mi dava 4 cioccolatini Perugina e mi raccomandava uno a ciascuno e uno alla mia mamma . Mi è sempre sembrata una vera tenerezza verso Maria , come se la considerasse un po' anche sua figlia .

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Mi sono trovata ad affrontare situazioni complicate a causa dell insofferenza che ho sempre avuto verso le ingiustizie. Mara aveva compiuto 16 anni e ogni mattina prendeva il pullman che dal paesino in cui abitavamo la conduceva alla cittadina in cui frequentava la scuola professionale a cui i miei genitori L avevano iscritta . Ovviamente era solo un modo per farla uscire di casa perché in realtà nessun professore pretendeva che lei imparasse alcunché, anzi era capitata in una classe in cui alcune ragazze L avevano presa in simpatia e forse , mosse da pietà, cercavano di esserle amiche e di farla sorridere. Capitava però da alcune settimane che dei bulletti avessero preso L abitudine di divertirsi facendo il viaggio in pullman deridendola e insultandola per tutto il tragitto verso casa . Piangendo , Mara raccontava a mio padre che la chiamavano Mafalda perché dicevano che era brutta come la protagonista del fumetto , per loro era una caricatura vivente . In alcune occasioni anche L autista era intervenuto per difendere Mara ma addirittura quei fetenti avevano urlato anche contro di lui . Alcuni giorni dopo mio padre decise dunque di salire a sua volta sul pullman , ad una fermata intermedia e di scoprire chi fossero questi ragazzini. Quando si trovò davanti a loro gli intimó di smetterla perché stavano tenendo un comportamento sbagliato e dovevano vergognarsi . Il solo vedere mio padre , un uomo di 56 anni che si ammazza dalla fatica che deve prendere un pullman per sgridare degli imbecilli mi faceva imbestialire! Per una settimana i ragazzi si calmarono e lasciarono Mara tranquilla ma poi tutto riprese come prima . Non sapevamo come risolvere la situazione e Mara non voleva più andare a scuola. Sentivo crescere dentro una rabbia che mi scaldava il petto e mi infuocava il volto . Non solo avevamo i nostri problemi in casa , ma proprio non c era mai una cosa semplice . Chiesi a Mara i nomi dei ragazzini che la insultavano e scoprii che fra essi c era il figlio della ginecologa del paese . La madre del ragazzo era davvero una buona persona e anche lei combatteva tutti i giorni le sue battaglie dacché era rimasta vedova con tre figlie ed un figlio da mantenere. D impulso presi L elenco telefonico e decisi di fingermi mia mamma e chiamare la donna per informarla delle malefatte del figlio . Rispose proprio il ragazzo ed io chiesi di parlare con la madre perché la conoscevo bene e sapevo come era onesta ma dovevo spiegarle come si comportava suo figlio con "mia figlia " . Il ragazzo balbettava che la madre era al lavoro e non sapeva quando sarebbe rientrata ma io ribadivo che avrei chiamato ancora perché era importante parlarle . Avevo agito d impulso , avevo solo 10 anni ma mi sentivo sempre responsabile delle cose che avvenivano in famiglia . Mi scervellavo per cercare soluzioni a problemi che nemmeno comprendevo appieno . Se avessi potuto sarei andata sul pullman a dirgliene quattro in faccia a quei villani , ma se mi avessero vista non mi avrebbero nemmeno calcolata . Ebbene , sarà che il bulletto che avevo chiamato forse era un po' il capo della combriccola e aveva più timore e rispetto di sua madre che di chiunque altro ma sta di fatto che Mara non venne più apostrofata con quegli epiteti, tuttalpiù veniva guardata con sufficienza. Mi ero conquistata una carica in famiglia: " Rasdöra " cioè colei che manda avanti la baracca e non si tira indietro di fronte ai problemi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ho bisogno d'amore per Dio perché sennò sto maleeeee.. eeee.!! La seconda media è stata drammatica : d improvviso vedevo mamma e papà confabulare, poi tristi e taciturni , poi con gli occhi rossi e poi ecco la piccola valigia pronta sul letto . Mamma doveva andare in ospedale per essere operata . Aveva fatto degli esami ed erano tutti sballati , le avevano diagnosticato il Lifoma Non Hodgkin . Da un giorno all'altro ci trovavamo sole a dover gestire una cosa enorme : prenderci cura una dell'altra , accudire la casa , cucinare qualcosa.. Mara era ingodibile, egoista , capricciosa . Papà lavorava e poi correva a casa da noi e tutti in motocarro per andare a trovare mamma . A quel tempo non lo sapevo ma i medici avevano detto a mio padre che mamma aveva ancora un mese di vita . Avrei voluto sparire , avere il mantello dell invisibilità e sottrarmi a tutto , dolore e obblighi . Perché non potevo mai essere serena??? Non dico felice , nemmeno ci credevo alla felicità , ma almeno un po' più leggera , un po' più BAMBINA. I miei compagni di classe vivevano un altra vita , avevano genitori giovani , andavano al mare d estate, non potevano nemmeno immaginare cosa invece vivevo io , come dovevo lottare con le unghie e con i denti per farmi valere , come studiassi le mie mosse quando ero in presenza di Mara per non creare motivo d isterismo. Mi immaginavo che sarei morta e tutti al mio funerale sarebbero stati terribilmente tristi : " povera bambina , era così dolce e sensibile . Ha fatto di tutto per la sua famiglia ma ahimè, adesso è morta e possiamo solo sentirci in colpa per tutto quello che le abbiamo fatto passare ..". Invece io non morii e nemmeno la mia adorata mamma . Dopo essere stata operata fece dei cicli di chemioterapia molto forti ma la verità è che mia mamma era una roccia ed era ancora più forte del male che voleva sopraffarla . Dicevano che se passavano 5 anni senza che si ripresentasse il male si poteva credere di esserne guariti. Contavamo gli anni e tiravano dei piccoli sospiri di sollievo . Intanto noi bambine crescevano e diventavamo adolescenti . Peccato che dopo 7 anni il male bussò ancora alla nostra porta . Ora però avevo 19 anni e guidavo la cinquecento di Stefania . Portavo mamma a fare il prelievo del sangue e se ritenevano che i valori fossero giusti dopo un paio di giorni mamma poteva fare la cura . Erano cicli molto duri ma Maria mai si lamentava , aveva proprio un fisico d altri tempi . Ricordo che dopo aver fatto il prelievo del sangue portavo mamma al bar a berci un bel cappuccino con brioche e scherzavo con lei cercando di sollevarla un po' dai suoi pensieri . Nascondevo il terrore che avevo di perderla , mi mancava il fiato se pensavo a come sarebbe stata la nostra vita senza la sua guida . La amavo tantissimo. Passammo anche questa batosta ma dopo due anni dovemmo arrenderci . Mamma se ne era andata e a nulla era valso stare notte e giorno al suo fianco per 20 giorni in ospedale . Mi lasciava sola : ero io adesso Mamma . Io dovevo diventare roccia . Io dovevo dare forza a chi aveva bisogno di appoggiarsi a me . Ma me chi mi aiutava ????? Davide

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Anna come sono tante, Anna permalosa, Anna bello sguardo, Sguardo che ogni giorno perde qualcosa, Se chiude gli occhi lei lo sa, Stella di periferia, Anna con le amiche , Anna che vorrebbe andare via ... così cantava Lucio Dalla e sembrava che queste parole fossero proprio per me . Potevo essere la sua Anna , la protagonista della sua canzone che però avrebbe dovuto intitolarsi Anna e Davide . Robe da matti! A tredici anni morivo dalla voglia di andare a ballare ed invece Stefania non ne voleva sapere di uscire ! Ho dovuto faticare e usare L ingegno per convincerla che la sua amica neopatentata era la Nostra Migliore Occasione per buttarci nella VITA LOCA. E finalmente calpestai la pista da ballo della discoteca di Torre . Era un buco , pieno di fumo, musica da spaccatimpani ma tanto , tanto eccitante . I nostri genitori ci permettevano di andare in disco una volta ogni tre settimane e noi passavamo tutti i nostri minuti fremendo nell attesa di scatenarci nel locale . Partivamo alle 22 da casa , alle 2230 entravamo in disco e di solito c erano solo i camerieri e pochi altri . Poi alle 24 si riempiva al punto che quasi si strusciava la gente per poter fare il giro del locale . A quindici anni avevo conosciuto Sergio ed era diventato il mio morosino . Era molto carino ma entrambi eravamo timidi e iniziavo a soffrire la mancanza di libertà di poter girare e parlare con nuova gente come invece potevano fare Stefania e Giulia , la sorella di Sergio. Accadde un sabato che quella furbetta di Giulia avesse dato appuntamento in disco a tre ragazzi diversi che aveva conosciuto la volta prima e quando ci capitó davanti mano nella mano con Davide rimasi colpita dai suoi occhi profondi . Ci presentammo e chiacchierammo un po' ma Giulia era visibilmente inquieta e trovava mille scuse per allontanarsi e sbolognarci questo ragazzo . Anche Sergio iniziava a innervosirsi perché non aveva più tutta la mia attenzione perché io per carineria cercavo di coprire sua sorella . Ma non era affatto quello che voleva Giulia infatti la vedemmo attraversare la pista avvinghiata ad un altro ragazzo e baciarlo con foga . Ero esterrefatta. Davide se ne andò quasi senza salutarci. La notte stessa continuavo a pensare a lui , ai suoi occhi verdi . L indomani cercai il numero del bar che gestiva con i suoi e facendomi forza lo chiamai . Quella telefonata cambiò la mia vita . Due ore a parlare di tutto e la promessa di vederci , soli . Gli ero piaciuta subito anche io ma ero impegnata e lui era un ragazzo serio. "Allora se ho bisogno ti chiamo ? " scherzai e Davide rispose " in qualunque momento chiamami o fai un fischio ed io arrivo " , " Eh un fischio mica si sente .." ridevo io e lui " Tu fallo , al resto ci penso io " . Era già scritto. Lasciai Sergio e mi misi con Davide . Davide è l'uomo della mia vita . L ho conosciuto che ero una ragazzina e non ci siamo più lasciati . Con lui ho scoperto L amore , quello vero che ti fa arrossire , ti mette lo stomaco in subbuglio al solo pensarlo, che ti fa fremere di desiderio , che ti accende i sensi , che calma le tue paure, che ti completa e allo stesso tempo ti libera . Con lui ho affrontato tutto il cammino dell'adolescenza poi siamo diventati adulti e dopo 14 anni ci siamo sposati . Non posso immaginare la mia vita senza Davide perché è davvero una parte di me . Lui era presente in ogni attimo per me importante , è la linfa che mi nutre. È il mio amico , il mio confidente, il mio amante . Con lui percorro la mia strada , purtroppo non c è in mezzo a noi un bimbo da prendere per mano per fargli fare un salto fino al cielo . Tante volte mi sono chiesta : come posso continuare a vivere sapendo che la mia esistenza non darà frutto , vedendo che non ci sarà una parte di me che mi sopravviverà e si ciberà dei miei insegnamenti? Come posso accettare di non riuscire ad avere figli ??

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La famiglia è una catena , noi siamo gli anelli che la compongono e tanto più siamo stretti uno all altro tanto più è difficile che il legame si spezzi . La catena può essere bellissima, preziosa ma può anche capitare che col tempo si abbia voglia di cambiare , di togliersela di dosso e magari indossare qualcosa di più leggero , informale o addirittura di rimanere senza , pelle nuda e fresca . Quando Stefania ha conosciuto Francesco e dopo alcuni anni hanno deciso di andare a convivere perché lui era rimasto solo , senza casa perché il padre si era trasferito nella casa di campagna e aveva venduto l'alloggio di famiglia e la sorella di era sposata , con la morte nel cuore cercavo di convincere mia sorella che faceva bene , che doveva lasciare il vecchio nido perché doveva iniziare a costruirsi il suo cammino . Allora vivevo ancora con Mara e papà e mi accorsi che la partenza della mia Ste mi aveva lacerata , avevo una ferita che non sapevo come curare. Mi sentivo ancora più peso sulle spalle e cercavo di non darlo a vedere a mio padre per non intristirlo e nemmeno a Ste per darle la forza di lasciarci . Niente sarebbe più stato come prima . La sera guardavo le stelle e piangendo mi chiedevo qual era lo scopo della mia vita . Era inevitabile, prima o poi doveva accadere ma come spiegare agli altri ciò che dentro di me stava accadendo? Nemmeno Davide riusciva a capirmi , perfino con lui dovevo trattenermi , era sempre stato geloso del rapporto che avevo con Stefania e con papà . Mi diceva che non era normale preoccuparsi tanto per loro e che erano abituati bene , lasciavano a me tutte le decisioni gravose , si alleggerivano la testa e la coscienza scaricandomi addosso tutto .Ma quando avrei avuto bisogno io , profetizzava , non avrei avuto nessuno in grado per aiutarmi: mio padre era anziano , Mara era un castigo divino e Stefania aveva già i suoi mille problemi da risolvere, come faceva a trovare tempo anche per me ? Come potevo spiegargli che la devozione e il senso del dovere che avevo verso di loro era una cosa che era dentro di me , non si poteva controllare , non potevo ignorare questo senso di appartenenza senza snaturarmi . Davide aveva ragione in fondo , ero davvero sola con me stessa perché nemmeno lui mi capiva . Quando poi nacque Aurora ,la bambina di Stefania , ci sembró che questo piccolo miracolo fosse un altro inizio . Ma che fatica !!! Stefania era esausta e aveva bisogno di una mano , papà aveva i suoi anni e i suoi acciacchi , Mara era un boomerang lanciato contro tutto e tutti e aveva una gelosia che era difficile da arginare e bisognava inventarsi sempre qualcosa per farle sentire che era coinvolta e che la sua presenza era necessaria al pari della nostra . Io ero già sposata con Davide e lavoravo poi correvo nelle case di uno e dell altro a mettere delle pezze qua e là . Ricordo quel periodo come uno dei più stressanti della mia vita . Ciò che lega dei fratelli è quasi impossibile comprenderlo se si è figli unici . Si fanno tante cose belle , a volte ci si copre a vicenda , ci si sostiene , si ride si piange insieme ma può capitare anche di fare delle scelte che sembrano assurde per chi le giudica da fuori eppure quando le facciamo sappiamo che è L unica strada possibile per non perderci , per non spezzare il legame di sangue che ci unisce . Non posso voltare le spalle alle mie sorelle, già i ricordi per me sono malinconie , se devo vivere voglio farlo senza rimorsi nè rimpianti . Ci sto lavorando, non è facile ma tutto è possibile.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Provo una tenerezza quasi imbarazzante per le persone anziane . Trovo simpatici i loro visi pieni di rughe , le donnine con quelle nuvolette bianche come acconciature o i nonni con i capelli impomatati . Anche quando sembrano un po' scorbutici e parlandoti alzano la voce al punto che sembra che ti stiano rimproverando penso che è tutto un atteggiamento, che hanno sviluppato una sorta di difesa , che attaccano per sembrare più Tosti ,o magari sono semplicemente un po' sordi . In loro rivedo i miei genitori e quando mi capita di parlare con questi signori d altri tempi li ascolto volentieri, mi divertono i loro aneddoti . Non faccio per niente fatica ad entrare in sintonia con loro e penso che anche per loro sia naturale essere attratti dalla mia persona. Mi provocano una sincera compassione per il loro vissuto , per quello che sono stati e per quello che sono diventati. Penso che la vecchiaia sia sicuramente la stagione più dura della vita . Sei obbligato a fare i conti con te stesso , quello che hai ottenuto è quello che hai seminato . Capita che ti ritrovi solo , senza chi ti ha accompagnato nel cammino e devi sopravvivere a giornate sempre uguali , menù tristi e solitari , o magari in compagnia di estranei . Ricordo che mio padre aveva tanti amici , era molto benvoluto perché amava scherzare e sapeva entrare nel cuore delle persone . Giocava a bocce e a carte e tutte le sere si trovava con i suoi compagni . Siccome ha avuto la fortuna di essere sempre in gambissima , nonostante i problemi al cuore, ed è arrivato a 87 anni più lucido di un trentenne ha dovuto dire addio a tanti amici che prima di lui hanno lasciato questo mondo . Gli ultimi due anni della sua vita li ha passati ancora più dei precedenti con me perché a malincuore doveva rinunciare alla partita : anche se andava al bar mancava sempre il terzo per giocare oppure se arrivava troppo tardi c era già un gioco in corso e i pochi superstiti stavano tutti in circolo a guardare quel tavolo . Non c era più la compagnia di un tempo , il bar era quasi sempre vuoto . Inevitabilmente Mino mi diceva " cara mia sono alla fine della campagna. Ogni giorno è un giorno in più . Non sono più uomo su cui fare conto " . Come mi intristivano quelle parole ! Erano delle stilettate nel fianco . Ma ecco che avevo trovato una ragione perché non mollasse : ogni settimana gli comunicavo che il tale giorno doveva accompagnarmi a prendere i gerani perché lui si che se ne intendeva , un altro giorno dovevamo andare a trovare zio Quinto perché era giusto vedere come stava , un altro giorno ancora doveva venire a mangiare da me perché avevo fatto un sugo con i funghi e volevo il suo giudizio . Mi accorgevo che se davanti a lui c erano degli impegni , degli appuntamenti da rispettare i suoi occhi brillavano soddisfatti , era un uomo utile e il suo parere era molto importante. Spesso mi stupiva e mi diceva per esempio "sabato se puoi dovremmo andare a fare un giro su per i monti. Voglio proprio vedere se quel fungaiolo ha il coraggio di andare nei boschi anche se non è ancora tempo di raccolta dei tartufi !!" Che bello che era stare con lui e quanti aneddoti divertenti aveva da raccontarmi . Era orgoglioso di me e se lo accompagnavo al bar voleva che entrassi un minuto a bere un caffè così i suoi amici vedevano che ragazza era diventata la figlia di Mino . Diceva che ero bella come lui , solo il naso era come quello di mamma perché era un po' lungo come il suo , ma il sorriso no : era il marchio di Mino.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Silvia era l'amica che mi ero scelta . Proprio così, l avevo vista salire sul pullman uno dei primi giorni che frequentano la scuola superiore e mi era piaciuta subito . Non appena si era seduta avevo lasciato il mio posto e mi ero accomodata vicino a lei . Le avevo sorriso e avevo iniziato a conquistarmi la sua attenzione " Ciao ,io sono Anna . Vorrei avere un amica cui fare il viaggio per andare a scuola . Ti va di conoscere una svitata come me ??" L avevo lasciata senza parole mi guardava con un misto di timore e diffidenza pensando probabilmente che ero molto più che svitata e mi fissava senza dire nulla . Io continuavo a sorriderle e tirai fuori il mio diario che era già quasi scritto per metà con tutte le frasi sulla vita e sull amore che ci passavamo fra compagne a scuola invece di ascoltare le lezioni e iniziai a leggerle quelle più divertenti . Dopo una decina di minuti non si tratteneva più e ridevamo insieme di cuore . " Mi chiamo Silvia" mi disse . " bene , se non riescono a bocciarci faremo almeno 5 anni come vicine ...di sedile ! Ormai fattene una ragione , io non cambio idea facilmente." Da allora Silvia veniva a ballare con me , Stefania e Rosy ma siccome da poco aveva scoperto di essere miope non si sentiva a suo agio a farsi vedere con gli occhiali . Pensava di non stare bene , di essere meno carina . A quel tempo io speravo di fare conoscenza con Sergio mentre lei era pazza di Mirko. Eravamo veramente buffe : lei che era accecata e senza occhiali passava tutta la sera a chiedermi " È arrivato ? Con chi è ? Come è vestito ? Dio, è bello da morire vero ? Guarda dove è così gli passiamo vicino " ma poi quando davvero eravamo a un passo da lui Silvia mi stringeva la mano talmente forte da stritolarmela e fingendo indifferenza mi diceva delle frasi senza senso ridendo a più non posso . Insomma, ogni volta che passavamo vicino a Mirko sembravamo due ubriache . A furia di concentrarmi per vedere di rintracciare sto ragazzo mi perdevo tutte le occasioni per curami di Sergio : ecco perché ci ho messo tre mesi solo per conoscerlo ! Era diventata una comica e certe volte se Mirko ci capitava dietro mentre eravamo vicine alla pista dicevo a Silvia " forza ! È qui , devi solo girarti e lo vedi ! Lo vedrebbe una talpa !" Ma allora lei si pietrificava , smetteva di botto di ballare e poi mi diceva " vado in bagno a mettermi il rossetto , arrivo subitooooo !" . Non so proprio come sarebbe finita se un giorno non ci avesse messo lo zampino la madre di Silvia. Era gennaio e la signora Rita aveva chiamato L idraulico perché la caldaia non funzionava più . Quando Silvia aprì la porta si trovò davanti un signore di mezza età accompagnato da un giovane . Quasi svenne quando si accorse che il ragazzo era Lui , Mirko . Questa volta non poteva nascondersi era in ciabatte, tuta, occhiali e invece lui era bello da volare via ! Incredibilmente Mirko la salutò per la prima volta e dopo che lui e suo zio ebbero sistemato il guasto , mentre la madre pagava il dovuto Mirko si avvicinò a Silvia e le disse " Ti vedo sempre a Torre . Sabato venite a ballare ? Se ti vedo ti offro da bere " Silvia era di nuovo pietrificata , ma almeno aveva un sorriso che brillava come una cometa . Era il giorno più bello della sua vita e doveva subito raccontarlo alla sua compagna di avventure .

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Eravamo sposati da un anno circa e chiesi a Davide " Guardami negli occhi . Pensi che potremmo smettere per un po' di fare i fidanzatini e buttarci nell impresa di diventare genitori ? Io mi sento pronta , ho trentun anni e muoio dalla voglia di stringere fra le braccia un fagottino urlante che ti somigli un po' ". Ecco ,lo avevo detto finalmente. Sì a volte ci divertivamo a scegliere i nomi della nostra ipotetica prole , io bocciavo puntualmente i suoi e lui i miei , l'unico che ci trovava d accordo era "Sara " se fosse capitata una bambina, ma mai avevamo parlato seriamente della questione. " Perché improvvisamente hai preso questa decisione ? " mi chiese lui . " Togli improvvisamente, sai meglio di me che adoro i bambini . Piuttosto mi aspettavo un altra reazione, che ne so .. un bacio , un abbraccio, un ERA ORA " . Insomma, queste semplici parole avevano creato un motivo di scontro . Non capivo perché, era chiaro che saremmo arrivati a questo punto , non si può stare insieme 15 anni senza concretizzare L amore con dei figli , pensavo . Ma Davide , per qualche ragione , non la pensava come me ed io dovevo capire cosa stava succedendo. Lasciammo cadere l'argomento ma il sabato sera al ristorante tornai alla carica " Hai pensato a quello che ti ho detto qualche giorno fa ? " e Davide sbuffando rispose " Credevo che dopo tanti anni passati a vederci meno di quello che avremmo voluto e ora che finalmente ci siamo sposati e siamo tutto uno per L altro ti saresti un po' goduta la serenità e la pace .. invece no , tu vuoi sempre complicare tutto e trovare continuamente un nuovo problema . Perché non riesci ad essere felice ? " . Lo guardavo sbigottita " se per te essere felice é stare con la tua mogliettina , lavorare tutti i santi giorni poi farti due settimane di crociera all anno , mi dispiace ma non riesco ad essere felice come te !!" . Possibile che non capisse cosa volevo dalla vita ? Lo amavo tantissimo ma non era abbastanza, avevo ancora tanto , tanto amore dentro di me da poter avere 6 gemelli senza pensieri. Davide vide il mio sguardo perso e prendendomi la mano mi disse " Scusami . Mi hai preso alla sprovvista e come al solito non mi lasci il tempo di riflettere. Hai ragione , penso che potremo provare ad avere un Davidino junior per casa e.. magari stasera sarai già accontentata ! " Non era proprio così che mi sarei immaginata che L avremmo deciso ma me lo facevo andare bene perché era troppo forte per me il desiderio di maternità . Passarono i mesi , un anno , ma ogni volta vedevo le mie speranze assottigliarsi . Nel frattempo Stefania si era sposata e dopo qualche mese aspettava Aurora . Sognavamo che anche io sarei rimasta incinta e che bello sarebbe stato provare le stesse emozioni nello stesso momento. Invece niente , per me non cambiava niente . Cercavo di convincermi che era meglio così perché almeno avrei potuto aiutare Ste , altrimenti come avremmo fatto ? Ma dentro me cresceva una frustrazione , una sofferenza che faticavo a sopportare. " Devi sforzati di non volerlo così tanto .. più ci pensi e meno si avvera . Così dicono " cercava di consolarmi Stefania. Invece con Davide, dopo i primi mesi in cui avevamo preso alla lettera la " missione bambino" e ci amavamo senza riserve , passato L anno io iniziavo a chiedergli se era il caso di sentire un medico , un esperto nel campo . Dopo aver soffocato qualche resistenza di Davide decidemmo di fare gli esami del sangue e alla fine io mi sottoposi ad un isteroscopia per accertare che le mie tube fossero aperte mentre Davide risolse in dayhospital un piccolo intervento per un varicocele . Ora bisognava essere sereni e lasciare fare alla natura . Purtroppo non era destino , solo con le nostre forze non ce L avremmo mai fatta . Un giorno abbracciandomi stretta Davide mi disse " Anna io ti amo e vorrei tanto un figlio da te . Ma voglio un figlio solo se è sangue nostro , solo così so che lo amerei incondizionatamente al di sopra di ogni rinuncia, di ogni fatica . Forse è così che deve essere , non dobbiamo avere bambini . Se pensassimo di accanirci con delle cure e poi nascesse come Mara , pensi che non rimpiangeresti mai di averlo messo al mondo ? " . Ecco, lo guardavo finalmente negli occhi e leggevo il timore e le paure che fin dall inizio non lo facevano stare sereno . Dovevo ammettere che aveva ragione . Avevo sempre pensato che potevano esserci altri casi in famiglia di malati come Mara . Il mio sangue era pericoloso, i miei nonni cioè i genitori di mio padre si erano sposati pur essendo primi cugini , erano figli di fratelli . Anche nella famiglia della sorella di mio padre c era un caso simile a Mara : mio cugino Luca soffriva di forti depressioni ed era sempre stato un tipo strano ed introverso . Tutte queste cose che sapevo benissimo le avevo nascoste a me stessa ,non volevo che fosse così ! ! Non volevo che fosse così !!! Davide mi adorava e aveva cercato di creare con me "la favola" ma ora mi diceva di pensare che forse era il nostro destino rimanere soli , e decidere di sfidare il fato poteva portarci a qualcosa di cui ci saremmo pentiti . Che dolore ! Che strazio ! Che disperazione avevo nel cuore . Io che amavo tanto gli altri, che avevo un animo gentile e che facevo sempre il possibile per dare aiuto e sostegno a chi me lo chiedeva non avrei potuto avere la gioia più grande : donare la vita a chi avrei amato senza riserve .

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Uno degli incontri più fortunati che abbia mai fatto è capitato il 16 ottobre del 2010. Ero al lavoro e nella pausa pranzo solitamente chiamavo mio padre e Davide per assicurarmi che fosse tutto tranquillo e anche per il piacere di sentirli ; quel giorno mentre mi recavo in mensa vidi che avevo ricevuto degli MMS da Davide. Aprii queste foto e vidi che erano davvero singolari : una scatolina con appoggiato sul fondo uno straccetto, un piattino con un liquido che mi sembrava latte ed uno stivale in plastica marrone. Chiedendomi cosa caspita voleva farmi capire Davide lo chiamai subito . "È un gioco a premi ? Spero di vincere qualcosa se indovino .. " dissi e la risposta di Davide mi lasció di stucco : " Ti voglio aiutare . Oggi un animaletto ha cercato di arrampicarsi sullo stivale di mio padre e .. NO NO NO STAI GIÙ ..ci è riuscito , voleva essere salvatoooo quindi abbiamo deciso di portarlo a casaaaaa ed eccoci quaaaa .!!tutti a bere latte e a fare la nannaaa" . Mi sembrava impazzito , primo perché parlava come avesse a che fare con un neonato e poi perché quello che diceva aveva poco senso . Solo dopo tre "stai bene?" mi spiegó che L animaletto era un gattino piccolo e bisognoso di cure . Questa notizia mi stupì ancora di più perché sia Davide che Gaetano , suo padre, amavano i cani ma per quanto ne sapevo io erano insofferenti ai gatti . Io invece da piccola li avevo già avuti che giravano nel cortile e quindi prima di rientrare a casa mi fermai al supermercato per prendere lettiera e scatolette . Quando mi trovai a fissare L esserino ero senza parole : pensavo che fosse il gatto più bello del mondo perché aveva conquistato due ottusi come Davide e il padre , invece il suo aspetto era terribile .Era il più gatto più brutto del mondo . Piccolissimo , nero , con una pallina bianca sul collo ma quello che più era inquietante era L occhietto sinistro : tumefatto e quasi completamente bianco . Non ci pensai un attimo , chiusi il micio in una scatola di scarpe e corsi dalla veterinaria del paese . Erano le 19 e stava per chiudere ma acconsentì a vedere il mio amico sfortunato . Il piccolo aveva L Herpes Virus e bisognava intervenire subito per salvare L occhietto . Tornai a casa con il micio ,una serie di medicine ed una certezza : poteva forse capitare in un altra casa ? Certo che no , sono specializzata nelle cose difficili a prescindere!! Dalla sera stessa io e Davide iniziammo a somministrare la terapia a Otto . Sì, Davide decise che era il nome giusto per lui , 8 simboleggia L infinito è un numero che abbiamo sempre amato . Quante risate ci ha strappato Otto e quanta tenerezza ci ha colmato il cuore . Era un ragnetto peloso che scorrazzava per casa , mangiava come se non ci fosse un domani , e scappava a gambe levate dalle coccole . Però quando dovevamo mettergli il collirio , la crema , la medicina era eroico : stava fermo , immobile e sembrava ringraziasse . Abituati come eravamo ad essere soli in casa io e Davide quando magari eravamo accoccolati sul divano e sentivamo lui che andava nella sua sabbietta e per due o tre minuti buoni si affannava a grattare la parete del portalettiera con tutte le sue forze scoppiavamo a ridere . Oppure quando avanzava come una pantera dal lato opposto della stanza e quando arrivava davanti a noi si alzava di scatto sulle unghie , alzava tutto il pelo e correva via tutto storto e con le orecchie che mi ricordavano il cappello di Napoleone. Oggi noi viviamo ancora con Otto , ma essendo lui diventato il padrone di casa , ci ospita a patto che le sue ciotoline siano sempre pulite e ben fornite e che noi non lo stressiamo più del dovuto . È diventato un micione di 7 chili , ha un bellissimo pelo nero brillante e dal collo al pancione è bianco panna . L occhio purtroppo non è guarito del tutto e ancora gli piange un po' ma almeno gli abbiamo parzialmente salvato la vista . Lo adoriamo . Capisco che tante persone preferiscano che gli animali vivano fuori casa e comunque li amano tanto ma sono certa che chi come me ha il suo pet in casa può capire di cosa sto parlando . È bellissimo condividere i miei spazi con Otto e lui è molto educato , intelligente e capisce dove non si deve avventurare perché per lui è zona OffLimits . È stata una magia , è stato il destino .. ma noi , senza nemmeno saperlo, avevamo tanto tanto bisogno di Otto .

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Silvia si è sposata nel 2010 con Paolo . Sarà il destino anche in questo caso ma ,come me , non ha figli . Almeno una volta al mese facciamo in modo di poterci vedere e ci aggiriamo a braccetto nelle vie della città per fare shopping o anche solo per berci un aperitivo. Ci raccontiamo un po' le nostre giornate e poi immancabilmente ci scappa di ricordare qualche frase o gesto o persona della nostra adolescenza. Una cosa che ci ha di nuovo accomunato è stata la resistenza che abbiamo opposto a tutte quelle persone che volutamente hanno cercato di farci stare male chiedendoci " Ma non hai ancora figli ? Non li vuoi ? Eh ma sei ancora giovane ! Vedrai , vedrai che quest'anno ci riesci " ... Come si possono definire le persone che dicono queste cose ? Sono cattive ? Sono ignoranti ? Sono perverse ? Sono indelicate ? Sono semplicemente dispiaciute di aver fatto una gaffe ? Sono compiaciute di vedere trasparire nei nostri occhi quella sofferenza malcelata? Faccio davvero fatica a capire cosa ci sia di appagante nel provocare chi sta soffrendo . Le prime volte che mi aggredivano con questi interrogatori avevo difficoltà a mettere insieme una frase che avesse un senso e mi scappavano stupidaggini tipo " non sono mai stata amante dei bambini " , " stiamo tanto bene soli io e mio marito " " ci devo ancora pensare bene ,di questi tempi è dura tirare su un figlio ..". E dopo aver detto queste sciocchezze mi odiavo e non facevo altro che dare modo a queste brutte persone di proseguire nel loro intento , infatti riprendevano a parlare dicendo " Al giorno d oggi ci sono tante cure . Anche se tutti e due foste sterili potreste avere un figlio , all estero s' intende !" . OGGI NON CI STO PIÙ a sentire queste mentecatte che per non pensare alle proprie frustrazioni sfoderano una perversa cattiveria verso chi credono abbia dei punti deboli da affondare . Quando mi fanno la stessa domanda che mi facevano anni fa ferma le guardo negli occhi e rispondo " Avrei voluto un figlio . Non è arrivato , non è una novità . La cosa che mi stupisce è che ci sia ancora qualcuno che pensa di ferirmi facendomi queste domande . Provo pena per te , non deve essere facile vivere la tua vita se sei ridotta a questo . " La vita è stata mia maestra in questi anni . Ho sofferto tanto , soprattutto la perdita dei miei genitori. È vero che quando si perdono entrambi " non si è più di nessuno " . Di nessuno se non di sé stessi . Ma non permetterò più a nessuno di calpestare la mia dignità. Sono una persona onesta , che cerca uno scopo , un fine per cui vivere . Non si può sopravvivere e basta . Bisogna interrogarsi , capirsi , accettarsi , compatirsi ma MAI accontentarsi. Un libro che mi ha toccata particolarmente si chiama " In viaggio con August" e ad un certo punto il protagonista dice " Ho visto parecchie persone percorrere una moltitudine di strade diverse. Qualcuna non così felice. Questo li rende ciò che sono. Perciò se uno corre qua e là mettendo un cuscino sotto gli altri per attutirne la caduta .. be' non sono sicuro che gli faccia il favore che pensa " . Questo vorrei imparare io , lasciare che tutti quelli che amo si incamminassero per la loro strada forti sulle proprie gambe senza pensare che io sarò sempre lì , dietro L angolo con il cuscino in mano . Anche la madre più amorevole del mondo capisce che si deve tirare in dietro e guardare L orizzonte il cui si lancerà il proprio cucciolo mentre spicca il volo .

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Capitolo 14
*** Capitolo 14- fine ***


Clint Eastwood abbassa il capo ed il largo cappello impolverato per un istante nasconde il suo viso , poi lentamente la cinepresa inquadra le sue labbra (mamma che labbra !) che stringono uno stuzzicadenti e finalmente si vedono i suoi magnetici occhi di ghiaccio pronti a prendere la mira e guidare i suoi colpi di fucile ... Aurora guarda affascinata la scena , ha la piccola bocca aperta per la sorpresa e aspetta di vedere chi L avrà vinta nel duello . Mia nipote ha 11 anni e adora i film western, probabilmente è un altra piccola eredità di mio padre che così appassionato del genere da trasmetterlo anche alla piccola . Quindi Aurora si gira ,mi guarda e con un accenno di broncio mi dice " Peccato che il nonno è nato così tardi !! Se nasceva nel 1800 avrebbe potuto combatte contro gli indiani !!" .. " eh no cara " le dico io " Se nonno fosse nato a quel tempo né io né tu L avremmo mai conosciuto perché non saremmo neanche nate ." Aurora mi studia sospettosa e poco convinta " E tu come lo sai ??" Mi dice . Eh già , io come lo so ? Come posso immaginare Quante vite, Quali vite diverse da questa avrei potuto vivere ? Un po' come nel film "Sliding Doors" ci chiediamo mai quanto ogni piccolo gesto può essere l' artefice di mille altre opportunità che la vita ci riserva ? Forse tanti come me sono talmente tanto radicati nelle proprie rassicuranti abitudini che inevitabilmente ignorano ogni segno di possibile diversivo. Questa storia è stata scritta per ricordare in primis a me stessa che la vita è tutto : amore, odio, libertà , prigionia, sentimento, insofferenza , partecipazione, solitudine , amicizia, felicità , disperazione, .. ma soprattutto metamorfosi, CAMBIAMENTO. Passano le stagioni e la mia trasformazione, la nostra trasformazione continua inarrestabile. Voglio cavalcare questa magia , voglio guidarla per diventare una persona migliore, un Umano da Ricordare. Grazie a tutti coloro che si sono cimentati in questa lettura ed hanno cercato di trovarci una traccia , di SÈ STESSI e della propria anima .

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Hai capito quindi qual è la morale di questa storia? Spero di sì , e anche se tu avessi captato fra le mie parole dei significati nascosti persino a chi li ha scritti ,potrebbe essere una vittoria. Quello che volevo raccontare è come un desiderio grande, forte e prepotente non sia stato comunque sufficiente a far cambiare la mia vita , perché per poterla davvero cambiare ci vuole la CONVINZIONE ASSOLUTA di fare la cosa giusta . Non si scherza con la vita di un bimbo . Un figlio è un dono in prestito, il regalo più prezioso che esista . So che esisti in cielo , Bimbo mio , sei L angelo che veglia su di me .

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