Puzzle's Story

di Arshatt
(/viewuser.php?uid=87566)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettere ***
Capitolo 2: *** Surprises ***
Capitolo 3: *** Notte a Paramina ***
Capitolo 4: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 5: *** La Cerimonia ***
Capitolo 6: *** La festa ***
Capitolo 7: *** Ultime ore a Dalmasca ***
Capitolo 8: *** Ruoli ***
Capitolo 9: *** Un gioiello oscuro ***
Capitolo 10: *** Distanze ***
Capitolo 11: *** Verso nuovi inizi ***
Capitolo 12: *** Amare consapevolezze ***
Capitolo 13: *** Bhujerba ***



Capitolo 1
*** Lettere ***


“… …Ho appreso con gioia da sua Maestà che ha  provveduto a farti recapitare l’invito per la Cerimonia di Restaurazione, che si terrà tra una settimana  a Rabanastre. Spero che riusciremo finalmente a incontrarci dopo la firma del trattato, alla festa che si svolgerà a Palazzo, al calar del sole.  Sono già trascorsi sei mesi dal nostro ultimo incontro, in occasione degli eventi svoltosi nel Continente Sospeso. Ho molte novità da raccontarti e col tuo gentile consenso, gradirei farlo di presenza.
Adesso con rammarico devo congedarmi, affari urgenti nella capitale richiedono la mia attenzione. Con la speranza di rivederci presto, ti invio i miei più affettuosi  saluti.
Il tuo amico Larsa.”
 
Recitavano così, gli ultimi versi della lunga lettera del piccolo Imperatore, recapitata a Penelo alle prime luci dell’alba, dal più fedele dei sudditi della casata Solidor, il Giudice Magister Gabranth.
 
“ Sei stato molto gentile a consegnarmi di persona la lettera di Larsa. Però non dovevi disturbarti a venire  fin qui, immagino che un Giudice Magister abbia faccende più importanti da sbrigare che fare visita ad una vecchia amica dei quartieri bassi. In genere è Sorbet che si occupa di avvertirmi quando arriva della posta al Moguxi.” disse la ragazza, porgendo una tazza di caffèlatte tra le mani del cavaliere, intento a consumare la colazione. Un tenue velo d’imbarazzo colorava le chiare gote di Penelo, ancora sorpresa per l’inaspettata visita, nella sua umile casetta.
 
“ L’ho fatto con piacere, la tua ospitalità è il miglior benvenuto che potessi sperare di ricevere al mio arrivo. I pomposi manierismi di corte non fanno per me” rispose l’uomo, sorridendole. Nonostante l’importanza del ruolo che rivestiva, dietro quella massiccia armatura scura, Basch era rimasto un uomo umile e discreto che sapeva ancora apprezzare  la semplicità delle piccole cose .
“E Vaan come sta? Credevo che avrei trovato anche lui, qui con te stamattina” chiese incuriosito, tra un sorso di latte e l’altro.
 
“Beh in genere Vaan dorme fino a tardi, ma è da un mesetto circa che sgattaiola fuori di casa ancora prima che sorga il sole per correre a lavorare alla nostra nuova aeronave. .. Beh forse “nuova” non è proprio l’aggettivo esatto visto che l’abbiamo recuperata da una rimessa di aeronavi in disuso, ma lui la tratta come fosse un gioiellino.. Si sta impegnando molto per rimetterla a nuovo!”  rispose la ragazza, con un pizzico d’orgoglio. Il suo compagno d’infanzia e di vita stava crescendo finalmente e iniziava a comportarsi da uomo, più o meno.
 
“E non ho dubbi che ci riuscirà. Diventare aviopirata e possedere un’aeronave tutta sua era il suo sogno del resto.  Con te accanto a sostenerlo, sono certo che supererà ogni ostacolo.”.
 
“Come sta Ashe invece? Dopo le settimane trascorse a Lemures, sei mesi fa, è diventato impossibile avere contatti con lei. I trattati di pace con Rozaria e l’Impero devono impegnarla molto. Fare la regina deve essere piuttosto complicato..”
 
“Si, ma sua maestà è una donna tenace e non si lascia scoraggiare facilmente, con ben sai.  I preparativi per la Cerimonia di Restaurazione in realtà vanno avanti da più di un anno, l’idea è nata pochi mesi dopo l’incoronazione.  Inizialmente è stato molto difficile riuscire ad acquistare una certa credibilità agli occhi di Rozaria, la loro politica è fortemente conservatrice nei confronti dei paesi esteri , ma grazie all’aiuto di Al Cid Margrace siamo riusciti ad ottenere notevoli risultati in poco tempo”.
 
“.. Al Cid ? … vedo che anche dopo la guerra con Vayne, la pace… e …Ashe ..non hanno mai smesso di stargli a cuore.. “ notò perplessa, la giovane.  Lo ricordava come un uomo estroso, dai modi bizzarri ma di buon cuore. Il suo atteggiamento da dongiovanni gentiluomo gli ricordava un po’ Balthier, ma non aveva mai osato farlo presente all’amico. Un sorriso le si dipinse sulle labbra ripensando alle facce buffe e insofferenti dell’aviopirata, di fronte alle innumerevoli avances del principe rozariano, nei confronti dell’allora principessa dalmasca. In quei momenti, non aveva dubbi, l’avrebbe volentieri preso a fucilate.
Fu tentata di condividere con Basch quei divertenti aneddoti, quando l’espressione di disagio sul volto dell’uomo, la fece rinsavire. Era assolutamente il caso di tenere il becco chiuso, pensò.
Non si era resa conto di aver appena fatto un’insinuazione assolutamente fuori luogo, visto il legame particolare che legava il cavaliere alla regina. Entrambi non si erano mai sbilanciati sul loro rapporto, ma dopo le settimane passate insieme a Lemures, Penelo era quasi certa che tra loro fosse nato qualcosa che andava al di là dei vincoli di corte  e probabilmente anche oltre l’amicizia. Infondo lo stesso Larsa, nelle sue epistole, le aveva lasciato intendere che tra i due ci fosse del tenero, seppur s’impegnassero a nasconderlo con ogni mezzo.
“… Quindi.. dicevi che Ashe è molto impegnata?” riprese la ragazza, sperando che Basch dimenticasse quanto appena ascoltato.
 
“Si.. La nostra avventura nel continente sospeso è stata solo una breve distrazione. Tornata a Dalmasca, Lady Ashe si è nuovamente concentrata anima e corpo sui trattati di pace e cooperazione con gli imperi limitrofi. Temo che, rinchiusa a Palazzo, tra file di documenti , ambasciatori indisponenti e scartoffie,  non sia più riuscita a godere della luce del sole..” concluse Basch, lasciando trapelare dalla sua voce un velo di preoccupazione.
 
“Capisco. Dunque nemmeno tu sei riuscito ad incontrarla, in questi mesi? Deve essere stata dura per lei…!... No!.. cioè voglio dire.. si sentirà pressata  dalle responsabilità e dal dovere, tutta sola e senza un amico con cui parlare!!” si corresse Penelo, cercando di salvare la faccia dall’ennesima figuraccia.
 
“No, non ci vediamo dalla notte in cui la Leviatano è atterrata a Rabanastre. Io e sua maestà l’Imperatore siamo dovuti ripartire il mattino seguente,  per partecipare al Gran Consiglio Elettivo dei Senatori. Dopo la morte di Vayne, come già saprai, abbiamo dovuto ripristinare un nuovo ordine ad Archades e avvalersi di gente fidata non è stato facile. Ad ogni modo sono riuscito a mettermi in contatto epistolare con sua altezza Ashe, qualche giorno fa. Mi è sembrata serena e sicura del lavoro svolto dai suoi ministri..” rispose il giudice, con tono rassicurante.
 
“Mi fa piacere. Ormai manca poco alla cerimonia,spero che dopo si concederà una meritata vacanza!” esclamò la bionda, provocando i risolini divertiti di Basch.
 
“Beh temo che convincere Lady Ashe a prendersi una pausa, sia un’impresa più ardua che stabilire un’alleanza duratura tra Archadia e Rozaria..”
 
“Ahh benedetta ragazza, si ammalerà se continua a pensare solo al lavoro. Le ci vorrebbe proprio un uom… oooddio! No.. intendevo dire..” si interruppe ancora una volta la ragazza, maledicendo la sua linguaccia. Intanto Basch aveva estratto qualcosa dalla tasca.
 
“ Stavo quasi per dimenticarmene: sua maestà si è raccomandata che ti consegnassi questo biglietto” disse il giudice, porgendo tra le mani dell’amica una piccola pergamena con sopra anteposto il sigillo della famiglia reale.
 
“ Di che si tratta? Sembra una cosa seria..” disse Penelo, colma di stupore, mentre si apprestava a leggerne il contenuto.
 
“Cara Penelo, in occasione della Cerimonia di Restaurazione che si terrà il diciannovesimo giorno del mese Augustiano, previsto dal calendario Valendiano, ho affidato alla mia amica Clelia Ordell una comunicazione che ti riguarda. Nel retro della pergamena troverai le coordinate per rintracciarla. L’ho già avvertita del tuo arrivo che spero avverrà al più presto.
Ti abbraccio forte.
Con affetto, Ashe.”
 
“Clelia Ordell? Un’amica della regina che vuole parlarmi..? non riesco proprio ad immaginare cosa possa volere da me..”
 
“Non ricordo bene in che occasione, ma ho già sentito quel nome.. Beh non ti resta che andare sul luogo indicato sul biglietto e chiederglielo di persona. A proposito sua maestà mi ha chiesto di domandarti se anche gli altri verranno, sembra che tu sia l’unica che abbia risposto all’invito. Tiene moltissimo che siate tutti presenti all’evento, dopotutto è merito del vostro aiuto se siamo riusciti a porre fine alla guerra”.
 
“ Del “nostro” aiuto, vorrai dire. C’eri anche tu Basch, o te lo sei dimenticato?”
 
“Grazie.. ma non ho fatto più di ciò che era in mio dovere..”
 
“Sempre troppo modesto, cavaliere! Comunque Vaan ed io, cascasse tutta Ivalice, ci saremo! Mi stupisce che Fran e Balthier non abbiamo risposto all’invito invece..  Purtroppo non abbiamo molte notizie su di loro.  L’ultima volta che li abbiamo incontrati è stato un mese fa circa, ad una festa di pirati a Balfonheim e il clima non era particolarmente sobrio per intraprendere discorsi seri. Siamo rimasti insieme un paio di giorni, poi sono ripartiti senza avvisare, per chissà dove.  Ma se hanno ricevuto l’invito sono sicura che risponderanno, prima o poi… Non è nello stile di Balthier ignorare la missiva di una bella donna”
 
“ Hai ragione, del resto c’è ancora qualche giorno prima della cerimonia e le entrate inaspettate sono proprio il genere di cose che piace a quel dongiovanni. Dirò a sua maestà di stare tranquilla e aspettare.”
 
Penelo annuì, facendo un cenno col capo. Basch le sorrise, poi diede un’occhiata all’orologio a pendolo appeso sulla parete della cucina e si sollevò frettolosamente dallo sgabello.
 
“Si è fatto tardi, devo andare al castello adesso, altrimenti Lady Ashe e sua maestà Larsa mobiliteranno entrambi i loro eserciti per venirmi a cercare. Ti ringrazio per la piacevole chiacchierata e l’amorevole colazione”
 
“Grazie a te per avermi recapitato personalmente la lettera dell’Imperatore. Ci si vede tra una settimana allora!” esclamò contenta la ragazza,  accompagnando alla porta il giudice.
 
“Bene e adesso di corsa al mercato a fare la spesa!” pensò tra sé Penelo, mentre osservava l’uomo allontanarsi.



****


Intanto al calar della sera, nelle Gole di Paramina..
 
“Carissima Ashe,
Ti dedico il mio prezioso tempo per compiacermi del tuo invito! Mi rammarico del ritardo con cui ciò sta avvenendo, non è da me lasciare col cuore in sospeso una graziosa donzella ma sono certo che comprenderai quanto possa essere impegnativa la vita di un pirata affascinante come il sottoscritto.
Sai Ashe, la notorietà ha molti svantaggi, spesso allontana dalle cose importanti e ti fa cadere vittima di spiacevoli contrattempi. Qualcuno su quest’aeronave, non ha avuto l’accortezza di avvertirmi tempestivamente della tua preziosa missiva, accatastandola erroneamente, com’è sua cattiva abitudine, sopra le trafile di lettere d’amore delle mie ammiratrici.
L’ho riconosciuta dal tuo profumo, l’inconfondibile odore di dracena.. un fiore raro che cresce solo nelle dune nascoste del deserto. . Seppur abbia risvegliato in me vecchi ricordi di appassionate notti dalmasche, temo a malincuore che tali dovranno restare, assopiti nella memoria ancora per qualche tempo. Tesori di altra natura mi tengono lontano dalle tue amorevoli braccia, in territori con temperature certamente troppo fredde per i bollenti spiriti di qualsiasi uomo.
 Aimè è la dura legge dell’avventura!
Suvvia non piangere, odo le tue lacrime fin qui.. Può darsi che riesca a fare prima del previsto, a patto che tu riesca a trovare delle argomentazioni convincenti..
Purtroppo è arrivato il momento di salutarci, qui a Bur Omisace la notte giunge frettolosa. A Dalmasca sarà l’alba quando questa lettera giungerà a destinazione, dunque fingi che i raggi del sole che baciano la tua pelle di pesca, siano le mie labbra che ti accarezzano per darti il buongiorno.
Ah dimenticavo… Non riesco a capire a cosa alludi quando scrivi di misteriosi ciondoli scomparsi, durante il nostro soggiorno a Lemures e alla ragione per cui dovrei guardare bene nelle mie tasche..
Le fantasie di voi donne vanno davvero oltre ogni limite..
 
Ti stringo forte,
Tuo per sempre, Balthier”.
 
Se la rideva tra sé, il pirata mentre piegava con cura la lettera appena scritta dentro una busta bianca, diretta a Rabanastre. Avrebbe volentieri dato parte del suo bottino di caccia, per vedere contorcere con indignazione il piccolo viso aggraziato di Ashe, mentre leggeva delle sue illazioni. Ormai punzecchiarla era diventato il suo sport preferito, e anche se lei non l’avrebbe mai ammesso, i suoi modi da sbruffone la divertivano.
 
“ Nono, vieni!” sbraitò il ragazzo, facendo riecheggiare la sua voce per tutta la stanza. Dopo qualche istante, Nono accorse al richiamo.
 
“Cosa vuoi ? kupò! Non vedi che sono impegnato a fare in modo che i motori non congelino, kupò e che i riscaldamenti funzionino in modo decente??! Kupòò! Non sopravvivremo altri tre giorni in queste condizioni, senza diventare dei ghiaccioli kupòòò“ rispose stizzito, il moguri.
 
“ Non essere esagerato come al solito! Se siamo fortunati, metteremo le mani su quel cristallo prima del previsto. Dipende da quello che io e Fran riusciremo a combinare domani.. “
 
“Kupò vedete di impegnarvi allora!! Ultimamente mi sembra che siate in luna di miele, piuttosto che a caccia di tesori, come dei veri aviopirati kupòòòò!! Mi sembra che di vacanze alla Costa Phon ve ne siate fatti un po’ troppe kupòò kupòòò!” lo rimproverò, Nono.
Erano ormai mesi che sulla Strahl si respirava un clima diverso e molto poco professionale. In tanti anni trascorsi insieme, Nono non aveva mia visto i suoi due compagni così svogliati e disinteressati alla pirateria. Più impegnati in svaghi futili e giochetti segreti da amici del cuore .. e di letto, che interessati alla ricerca di informazioni  utili su tesori e luoghi inesplorati. Pensionamento  piratesco nell’aria o crisi passeggera? Nono iniziava a domandarselo sempre più spesso.
 
“Beh non mi pare ti dispiacesse quando prendevi il sole insieme a quella moguri.. come si chiamava.. Gary, Gedi..”
 
“Gady!! Kupò! … Comunque, kupò, mi stai distraendo dal mio lavoro! Cosa volevi??kupò”
 
“Dovresti scendere in paese e spedire questa lettera dal Moguxi, diretta per Dalmasca” disse il pirata, porgendo la busta tra le mani pelose del suo amico.
 
“ Cosa kupòò?? Ma fa freddooo, perché non ci vai tu?? O chiedilo a Fran, io sono troppo impegnato qui! Kupòòò!!” cercò di protestare, il piccolo meccanico.
 
“Io non posso andare, devo finire di controllare delle mappe per la nostra perlustrazione di domani.. e Fran è di là che dorme. Resti solo tu!”
 
“Fran dorme di già? Ah.. kupò dimenticavo che il freddo dopo un po’ la rende.. strana.. kupò”
 
“Appunto.. Lo sai meglio di me che è meglio non disturbarla in questi casi. Confido che farai la cosa giusta quindi.. Mi raccomando, è urgente, la lettera deve arrivare domani mattina puntuale”
 
“Come mai tutta questa urgenza? Kupò, una nuova fiamma impaziente? Kupò?” lo sbeffeggiò, il moguri.
 
“Smettila di fare lo spiritoso. E’ per sua maestà Ashe, la tua regina. Come moguri dalmasco, il tuo patriottismo fa pena. Avrei risposto alla lettera settimane fa, se tu non avessi la cattiva abitudine di  gettare la posta sulla scrivania della mia stanza come fosse cartastraccia”
 
“Kupò?? Guarda che non metto piede nella tua camera da almeno un mese kupòòò!”
 
“Uh?Non sei stato tu?.. mm sembri stranamente sincero.. Ci penseremo dopo.. ora muoviti, che sta già facendo buio e le bestiacce in zona iniziano a farsi sentire”
 
“E va bene kupò! Ma almeno vedi di svegliare Fran prima di cena.. kupò  e stai lontano dai fornelli! Kupòòò non voglio intossicarmi di nuovooo kupòòòò!”
 
“Muoviti o ti ci mando a calciii!”
 
E cosi Nono corse al paese alle pendici del tempio sacro, lasciandosi dietro la Strahl e il suo equipaggio, sicuro che quella notte avrebbe digiunato.


 *****

 
 
Il Mattino seguente, a Rabanastre…
 
“E’ il solito fanfarone. .. E quanta fantasia.. Chissà quante sudate ti sarai fatto immaginando queste “appassionate notti dalmasche”,, eh Balthier?” pensava tra sé, Ashe mentre leggeva le righe sfrontate del caro aviopirata.
Sorrideva malefica pensando alla risposta che da lì a breve gli avrebbe dato. Anche se giocava a fare il prezioso, era certa che sarebbe venuto. Ashe sapeva bene come usare il suo ascendente su di lui e stavolta era determinata a ottenere quello che voleva. L’eroe della Bahamut non sarebbe mancato alla sua festa.
Aveva lavorato duramente per fare in modo che tutto fosse perfetto per la Cerimonia di Restaurazione. Un lungo anno e mezzo di fatica, sacrifici e compromessi ma sembrava finalmente esserci riuscita, il trattato di pace e alleanza con l’Impero era finalmente completo e pronto per essere firmato.
Dalmasca e Arcadia unite, un traguardo che pareva impossibile da realizzare, ripensando alla sanguinosa guerra che si era scatenata tra i due popoli solo due anni prima. Stentava quasi a credere di essere riuscita persino a stipulare un “patto di pacifica collaborazione” con l’Impero Rozariano, un paese superbo e decisamente poco propenso alle alleanze, eppure grazie all’amicizia col principe Al Cid ciò era stato possibile.
 
“Quanto sangue è stato versato affinché questo momento giungesse…” pensò con rammarico, accarezzando delicatamente la fede di Rasler, appesa al suo collo. Non poteva più tenerla al dito ormai, il suo cuore non era più con lui, ma non lo avrebbe mai dimenticato.
La sua morte e quella di suo padre avevano segnato l’inizio della guerra e la fine della sua giovinezza ingenua e spensierata. A soli diciassette anni era divenuta capo della Resistenza, ma era ancora insicura e piena di incertezze, molte volte si era sentita inadeguata a quel ruolo ma sentiva di dover andare avanti per vendicare i suoi morti.
La vendetta: il più subdolo e distruttivo dei moventi . C’era voluto un ladruncolo dei quartieri poveri per farle aprire finalmente gli occhi e farle capire che il sangue non si onora con altro sangue, ma facendo del proprio meglio affinché non ne venga versato altro.
Adesso che era cresciuta ed era divenuta matura, quei sentimenti le apparivano distanti, lontani dal suo nuovo modo d’agire e di pensare, eppure non poteva fare a meno di rattristarsi, ripensando a tutto ciò che aveva perso.
 
 “Rasler.. Papà… chissà se vedendomi sareste orgogliosi della donna che sono diventata..” disse a voce bassa mentre con gli occhi lucidi rivolgeva il suo sguardo al cielo azzurro, che si intravedeva attraverso i vetri delle finestre del suo studio.
 
“Lo sarebbero.. …Se potessero vedervi oggi, come vi vedo io adesso.. forte, indomita, giusta e devota al vostro popolo … Non potrebbero essere che fieri di voi, mia regina” disse un uomo vestito di nero, fermo sull’uscio della porta.
 
“Gabranth..” disse Ashe sorpresa, voltandosi verso il cavaliere.
 
“Perdonatemi se mi sono permesso di entrare, senza bussare. Vi ho vista cosi assorta nei vostri pensieri che temevo di disturbarvi..”
 
“Non disturbi mai, dovresti saperlo ormai… … Puoi chiudere la porta alle tue spalle? Cosi potremo smetterla con queste sciocche formalità.. ci fanno sentire cosi distanti, non trovi?”
 
“Come desiderate..” rispose Basch, che per abitudine non si era nemmeno  reso conto di stare nuovamente dandole del lei.
 
“Basch..!” lo rimproverò, la giovane donna, lanciandogli un’occhiataccia seccata. Proprio non riusciva a non essere formale con lei.
 
“Scusami…” disse lui, mortificato, apprestandosi a chiudere la grossa porta di ciliegio bruno che segnava l’ingresso nella stanza di sua maestà.
 
“Com’è andata la notte? Spero che l’arrosto del banchetto di benvenuto di ieri sera non sia stato troppo duro da digerire, il nuovo cuoco di corte ama abbondare con le spezie” chiese divertita, Ashe.
 
“Beh diciamo che due passi in giardino e un digestivo mi hanno aiutato a conciliare il sonno. Tu come stai? Hai riposato bene? Manca poco ormai.. il grande giorno si avvicina..”
 
“Non ti nego che l’attesa mi rende un po’ tesa.. Soprattutto perché sono due giorni che non ho notizie da Al Cid..” confessò  la ragazza, incrociando le braccia sul petto.
 
“ Rozaria non ha ancora confermato gli accordi stipulati?”
 
“In teoria si, Margrace sostiene che la sua famiglia e gli altri casati imperiali non hanno mosso lamentale al riguardo.. ma in pratica non ho ancora ricevuto nulla di ufficiale che me lo confermi. Se qualcosa dovesse andare storto…” . Ashe s’interruppe, immaginando le catastrofiche conseguenze di quel pensiero.
 
“Andrà tutto bene, hai lavorato sodo.. tutti l’abbiamo fatto .. non c’è motivo di preoccuparsi, bisogna solo attendere pazientemente l’arrivo del principe e tutto sarà chiarito” la rassicurò il giudice, poggiando delicatamente la mano sulla sua spalla. Ashe sperò che non si fosse accorto del brivido che quel tocco gentile le aveva procurato.
 
“Hai ragione… sono felice che tu sia qui, adesso.. Mi sono mancate le nostre chiacchierate.. e la tua compagnia..”
Erano mesi che desiderava rivederlo, accanto a lui si sentiva protetta. Anche se la loro relazione non aveva fatto grandi passi in avanti negli ultimi tempi, i suoi sentimenti crescevano di giorno in giorno e sentiva che anche lui provava qualcosa per lei. “Se solo lasciasse emergere l’uomo e non il cavaliere ogni tanto.. “ pensava ogni volta che i loro sguardi maliziosi si incontravano. “Abbi pazienza Ashe, pazienza” le ripeteva sempre Larsa, l’unico a cui avesse confessato la sua attrazione per il giudice e che la incoraggiasse  a non perdere le speranze.
 
 “Larsa ha ritenuto che la mia presenza fosse più necessaria a Rabanastre che ad Archades, così mi ha ordinato di fare i bagagli il prima possibile e venirti a sostenere”
 
“Spero non sia stato troppo sacrificante per te.. Viaggiare da un continente all’altro non è molto rilassante..”
 
“Per me è sempre un piacere passare del tempo qui.. con te” si lasciò scappare Basch, sorridendo imbarazzato.
 
“Bene, i miei burocrati si stanno occupando degli ultimissimi preparativi e Larsa e Al Cid non arriveranno prima di tre giorni quindi.. sembra che fino ad allora io abbia del tempo libero, resta solo da decidere come utilizzarlo..” lo provocò lei, avvicinando il viso contro il suo.
 
“Se posso permettermi, avrei un’idea.. da quanto tempo non esci dal castello?” le chiese, dolcemente, senza scomporsi.
 
“Da così tanto che non ricordo più il colore del cielo..”
 
“Perfetto, allora se me lo concedi vorrei scortarti in un posto che ti rinfrescherà la memoria” disse l’uomo, porgendole un braccio a cui aggrapparsi. La regina accolse l’invito, sorridendogli soddisfatta.
 
“Molto volentieri, cavaliere.. Ah Basch, indovina chi mi ha scritto?.. Sembra che tu avessi ragione su un certo pirata di nostra conoscenza” disse la ragazza, sventolando con una mano la lettera dell’amico.
 
“Balthier? Vedo che ha  finalmente risposto alla missiva… Ci onorerà con la sua presenza dunque?”
 
“Non l’ha detto esplicitamente ma… sono sicura che non ci deluderà”.
 
Lo sguardo furbetto di Ashe, la diceva lunga sulle sue intenzioni e Basch sembrava averle colte in pieno, ma non se ne preoccupò. “ E’ per il suo bene dopotutto..” pensò

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Surprises ***



Nuovo capitolo con rating verde e tutti i personaggi principali impegnati nelle attività pre-cerimonia XD. Qualcuno torna inaspettatamente dal passato...
Buona Lettura =).






Con passo svelto, si era diretta nel luogo indicato nel biglietto, fattole consegnare dalla regina qualche giorno prima. Si trattava di un imponente palazzo antico, posto nei pressi del castello reale. Uno dei due giovani soldati che presidiavano l’ingresso principale, l’accompagnò dentro l’edificio svelandole che si trattava della sartoria dei nobili di Dalmasca. La gente comune come lei poteva accederci solo sotto invito speciale della famiglia reale. Quando fu a destinazione, la guardia bussò tre volte per poi congedarsi quando una voce al suo interno, intimò di farsi avanti.
 
“Lady Ordell?” chiese titubante Penelo, ferma sull’uscio della porta dell’atelier.
 
“Chi disturba il mio lavoro? “ urlò stizzita la sarta, voltandosi bruscamente verso la ragazza.
Si trattava di una donna di mezza età, di bassa statura con corporatura esile. Il viso allungato e i capelli color rame minuziosamente appuntati in uno chignon, le donavano un aspetto piuttosto rigido e severo.
I piccoli occhi marroni della donna squadrarono  da testa a capo la piccola Penelo, visibilmente impaurita e imbarazzata.  
“Muoviti con quegli abiti, devo vedere se ci sono delle correzioni da fare, prima della sfilata” le intimò, indicandole dei vestiti esposti sui manichini in fondo alla stanza.
 
“Come??No guardi.. deve esserci un errore..” provò a spiegarle la ragazza, intuendo che dovesse esserci un malinteso.
 
“Se non hai voglia di lavorare, togliti dai piedi. Oggi non ho proprio tempo da perdere con modelle capricciose e viziate!”
 
“Ma.. io .. non sono una modella…! Ecco guardi, sono qui per questo..” disse Penelo, porgendole il biglietto con anteposto il sigillo reale, inviatole da Ashe.
 
“Uh? Cosa diavolo..?” . La sarta prese a leggere con attenzione, dopo qualche istante sollevò gli occhi verso la biondina. “Allora sei tu, perché non l’hai detto subito?” si pronunciò infine, scoppiando in una rumorosa risata.
Come se le avesse dato il tempo di presentarsi, pensò Penelo, con lo sguardo smarrito. Era proprio una donna bizzarra, chissà per quale ragione Ashe l’aveva inviata da lei, ora più che mai era intenzionata a scoprirlo.
 
“Sapete perché la regina, voleva che ci incontrassimo? Nella missiva non lo fa presente… Accenna soltanto ad una comunicazione che voi dovreste farmi..”
 
“Su, bambina di là! Spogliati che ti prendo le misure!” le ordinò Clelia, completamente incurante della sua domanda.
 
“… No…!!.. Vorrei sapere almeno il perché prima..” la bloccò, alzando un po’ la voce per darsi un contegno e catturare finalmente la sua attenzione.
 
“Sua maestà mi ha chiesto di trasformarti in una principessa per una sera, e io non deludo mai la richiesta di una cara amica”
 
“C-come..?? una prin-princicosa??” sbottò confusa, la biondina.
 
“Ahh benedetta ragazza!” sospirò la donna, esasperata. “Non vorrai presentarti alla Cerimonia di Restaurazione con qualche straccetto addosso?!” la rimproverò.
 
Penelo rimase zittita. Era stata cosi felice per l’invito alla festa di palazzo che non si era nemmeno preoccupata di cosa avrebbe indossato quella sera. Si trattava di una cerimonia importante, piena di nobili e gente altolocata e lei non aveva certamente qualcosa di adatto nel suo armadio per un evento del genere.
 
“Sono proprio un’ingenua ..” prese a compatirsi la ragazza, stupendosi di se stessa.
 
“Si lo sei, ma per fortuna hai una buona amica… con un’amica con delle mani di fata! Ahahahha” prese nuovamente a ridere scompostamente, la donna.
“ Te le fai prendere o no queste misure? Sai non mi piace pregare la gente e vorrei ricordarti che non capita tutti i giorni alle ragazze comuni di avere la possibilità di farsi confezionare un abito dalla stessa sarta che cucì l’abito nuziale di sua maestà, quattro anni fa”
 
“Come? Voi avete cucito l’abito nuziale di Lady Ashe?... oddio … “ urlò stupita e imbarazzatissima, la giovane aviopirata.
 
“Shh.. non urlare! .. Ebbene sì, sei al cospetto di una persona famosa… che sta iniziando a spazientirsi! Santo cielo, non posso mica perdere tutta la giornata con te!! Sono indaffarata!” la sgridò, flettendo tra le mani il metro, come fosse un arma con cui strangolare la povera  Penelo.
 
“S-s-si.. mi scusi, mi spoglio subito!!” scattò sull’attenti la bionda, sfibbiando velocemente il corpetto.
 
“Perfetto! Ci vorrà solo qualche minuto! Con il mio abito addosso, magari qualche gentiluomo ti noterà e potresti avere la tua occasione per accasarti con un buon partito! Ahahahah”
 
“Acc-accasarmi..? io veramente… ho già un … fidanzato” replicò, quasi incredula delle sue stesse parole. Lei e Vaan erano “fidanzati” adesso. Erano stati amici per così tanto tempo che modificare il loro rapporto non era stato facile ma anche se non riuscivano ancora a parlare esplicitamente dei loro sentimenti, percepivano entrambi quanto l’uno significasse per l’altro, come una vera coppia. Il resto sarebbe venuto da sé col tempo, ne era certa.
 
”Ah si? Beh è un peccato.. con questo bel visino potresti avere un vasta scelta di ran-polli da spennare a corte”
 
“Io non sono quel genere di ragazza…”
 
“Deve essere per questo che piaci tanto ad Ashee allora” sorrise teneramente la donna, mentre le prendeva le misure della circonferenza dei fianchi, della vita e del seno.  “ 90… 63… 80… Perfetto! Fatti guardare ancora un po’… mmm .. “  le ordinò, facendo girare la ragazza su se stessa.  “Ci vorranno un paio di giorni per realizzare quello che ho in mente… Tu intanto vedi di mantenerti in linea, la cerimonia è tra tre giorni e non avremo tempo per eventuali modifiche”
 
“D’accordo… beh allora grazie.. “ disse, dirigendosi verso la porta.
 
“Si,si, ora vai che ho del lavoro da finire!” le rispose distrattamente mentre tornava a cucire l’orlo di una giacca.
 
Così la ragazza lasciò l’atelier e si diresse verso la bottega di Migelo per raccontare ai suoi amici quello che le era appena successo. Clelia Ordell era davvero una tipa strana, ma pensò che se Ashe si fidava di lei, voleva dire che in fondo, dietro quell’aria burbera, doveva nascondersi una brava persona.
 


***


 
Intanto in uno degli Hangar dell’aerodromo, Vaan era intento a lavorare alla sua nuova aeronave.

Dopo gli eventi di Lemures il suo mezzo era andato distrutto ma non si era perso d’animo, così aveva recuperato un vecchio modello, in una rimessa di aeronavi in disuso, per rimetterlo in funzione. Aveva promesso a Penelo che sarebbero tornati a solcare i cieli di Ivalice insieme, prima dell’arrivo della stagione delle piogge e non l’avrebbe delusa per nulla al mondo.

D’un tratto una figura pelosa, si avvicinò verso il ragazzo, completamente assorto nello studio di alcuni circuiti e lastre di metallo.
 
“Kupò.. Guarda che metalli di rivestimento così pesanti, dimezzano la velocità dell’aeronave kupò..” lo avvertì una sottile vocina femminile, dietro alle sue spalle. 
 
“Eh?.. Ma che..? ” borbottò Vaan, voltandosi di scatto. Si trovò dinanzi a una graziosa moguri dal pelo bianco con indosso una tuta da lavoro lillà e un berretto da cui fuoriuscivano delle ciocche dorate. Sulla testa aveva un pon pon color smeraldo, in tinta con i suoi occhietti tondi e delle alette gialle sulla schiena.
 
“Inoltre kupò… Affaticano troppo il tipo di motore che hai montato, non sarà in grado di reggere uno sforzo simile molto a lungo kupò. Tra meno di un mese ti troverai a doverlo cambiare. Kupò” ribadì la piccola creatura, squadrando in modo severo l’aeronave.
 
“Ah si? E allora cosa proponi di fare?”  le chiese il ragazzo, incrociando le braccia al petto e guardandola con aria di sfida.
 
“Kupò per cominciare esistono leghe più leggere, kupò, compatibili con la potenza del tuo motore .. kupò!”
 
“E scommetto che tu ne conosci molte e sai anche dove trovarle eh? Però non ho ancora capito chi sei e perché dovresti aiutarmi?” domandò Vaan, con diffidenza.
 
“Bijou.. kupò! Sono un ingegnere avionautico, in missione top secret per far si che questa aeronavi decolli in tempi brevi kupò! E soprattutto che sia in grado di volare il più a lungo possibile kupò!”
 
“Missione top secret? Mi stai prendendo in giro? Sono giovane ma mica stupido..”. Il pirata la guardò in cagnesco, stava iniziando a spazientirsi.
 
“Kupò! Non c’è bisogno di arrabbiarsi, non mi sto facendo beffa di te kupò! Sto solo facendo un favore a un’amica kupò, ma non posso dirti di chi si tratta, kupòò! Per i prossimi tre giorni sarò il tuo tutor personale kupò!!” rispose sorridente Bijou, porgendo la zampetta pelosa verso Vaan, in segno d’amicizia.
 
“Ma nemmeno ti conosco..!. Ti ringrazio per l’aiuto ma posso cavarmela da solo!”
 
“Kupò, uno dei problemi principali di voi giovani aspiranti aviopirati è la convinzione che basti girare la chiave che aziona i comandi per poter dire di saper pilotare un’aeronave kupòò!! La maggior parte non sa nemmeno com’è fatta internamente kupò, ne tantomeno sa come prendersene cura kupòò!! Io posso insegnarti molte cose, che non imparerai certo con quel manualetto che stavi leggendo prima kupò!!” gli fece notare Bijou, indicando col dito il libro che Vaan stava cercando frettolosamente di nascondere dietro la schiena .
“Vuoi diventare o no un aviopirata che si rispetti? Kupòò! Con i miei consigli forse un giorno potresti persino superare la Strahl in una gara di velocità, chissà kupòò..”
 
“La Strahl?.. la conosci? Sei amica di Balthier.. o di Nono forse?”
 
“Non esattamente kupò, lì conosco per fama. Quel pirata è riuscito a trasformare un prototipo scartato, in una delle aeronavi più veloci dell’Impero kupò. Tu riuscirai a fare lo stesso , kupò?”
 
“Si.. cioè ..è quello che vorrei fare! Magari quest’ aeronave adesso non sarà il massimo, ha ancora diverse pecche e ci sono molte riparazioni da fare..  ma lavorandoci un po’ su, sono sicuro che possa diventare un gioiellino! Credo molto in lei..”
 
“Bene kupò! Allora lascia che ti dia una mano, kupò. Dopo ringrazierai di avermi conosciuta kupò kupòòò!” esultò festante.
 
“D’accordo.. Dopotutto nemmeno la Strahl sarebbe la stessa senza le conoscenze di Nono.. e tu mi sembri abbastanza sicura di te. Poi però mi dirai chi è stato a mandarti qui?”
 
“Te lo dirò, kupò a patto che tu sia un apprendista modello! Kupò!”
 
“Ci sto! Ah .. il mio nome è Vaan, piacere di conoscerti Bijou” disse, stringendole finalmente la zampetta.
 
“Bene, kupò! Mettiamoci subito al lavoro!”



***

 
Larsa era arrivato all’aerodromo di Rabanastre alle prime luci dell’alba e subito era stato accolto dalla regina e dal Giudice Magister, seguiti da un lungo corteo festante di burocrati e cavalieri. Tuttavia in città nessuno sembrava curarsi della sua presenza, l’amicizia tra lui e Ashelia, ormai nota ai cittadini di entrambi i paesi, era vista con diffidenza. Due anni non erano stati ancora abbastanza per dimenticare le atrocità della guerra e nell’aria si poteva percepire una velata ostilità verso coloro che provenivano dall’Impero. Ciò nonostante i due neo regnanti erano certi che la firma dell’accordo di pace ufficiale tra i due regni avrebbe agevolato i rapporti tra i loro popoli.

Dopo aver trascorso l’intera mattinata tra le formalità e i convenevoli tipici della circostanza, dopo pranzo si era concesso il meritato riposo nella suite che la regina aveva fatto preparare appositamente per il suo arrivo. Solo nel primo pomeriggio Gabranth si era permesso di andare a controllare come stesse.
 
“Buon pomeriggio maestà, siete riuscito a riposare un po’, dopo il lungo viaggio di stanotte?” chiese premurosamente, il cavaliere.
 
 “Salve Gabranth, ho dormito appena un paio d’ore. Purtroppo come ben sai, i viaggi notturni mi scombussolano parecchio. Comunque dovrei riuscire a rimettermi in sesto per il banchetto di benvenuto di stasera” disse Larsa, mentre ancora seduto sul suo letto, si stiracchiava le braccia.
 
“Non c’è fretta, mancano ancora diverse ore al calare del sole, potete rimanere nella vostra camera a riposarvi ancora un po’. Lady Ashe comprenderà sicuramente la situazione”
 
“Temo che non sarà possibile, devo confrontarmi con sua Altezza su dei documenti urgenti proveniente da Rozaria. Me li ha fatti consegnare Al Cid appena prima che salissi sulla Shiva, per raggiungere Dalmasca” lo avvertì il ragazzo, contraendo il viso in una smorfia di preoccupazione.
 
“Problemi con le trattative di pace? Rozaria non vorrà tirarsi indietro a due giorni dalla firma dell’accordo, spero…”
 
“Beh la situazione non è grave fino a questo punto.. Non ancora almeno.. Pare che le concessioni che gli abbiamo fatto non gli bastino più e stanno avanzando altre pretese”.
 
“E quale momento migliore per farlo se non alla vigilia della Cerimonia di Restaurazione, quando tutto è ormai pronto e non ci si può più permettere di rompere le trattative senza causare un incidente diplomatico..? Quel bastardo di Grugher aveva progettato tutto fin dall’inizio..”.
 
 Il cavaliere strinse i pugni, per trattenere la rabbia. Era ancora vivida in lui, l’immagine degli occhi spaventati e delusi di Ashe, quando gli aveva rivelato i suoi timori riguardo alla vacillante fiducia che riponeva in Rozaria e di cosa avrebbe comportato per lei, vedere spazzato via ciò per cui aveva lavorato cosi duramente in quegli anni. In passato l’aveva vista piangere tante volte ma non aveva potuto fare altro che guardarla, impotente. Adesso era diverso, rivestiva di nuovo un ruolo militare importante ed era disposto a metterlo in gioco, se fosse stato necessario, per aiutarla a realizzare i suoi obiettivi.
 
“Lo credo anch’io.. del resto Al Cid mi aveva avvertito che suo zio era un tipo a cui piacciono “le sorprese”… Io e Ashe non siamo considerati molto credibili come regnanti oltreoceano purtroppo.. “ ammise con rammarico, Larsa. Era perfettamente consapevole che la loro giovane età vista come un limite agli occhi dei politici degli altri paesi che non avevano mancato di farglielo notare né alla Cerimonia di Successione né a quella d’incoronazione di Ashe.
 
“Dovranno ricredersi. Se pensano di poterci manipolare a loro piacimento, si sbagliano di grosso.. Gli dimostreremo di che pasta siamo fatti.” osò il giudice, con sguardo fiero. Larsa gli sorrise di rimando.
 
 Negli anni in cui erano stati insieme, aveva imparato a conoscerlo, capiva perfettamente il suo stato d’animo e il suo bisogno di riscatto dall’onta del disonore che l’aveva ingiustamente colpito in passato.
 
“Gabranth.. era un po’ che non ti vedevo cosi agguerrito..” notò con piacere, il ragazzo.
 
“Oh? Mi sono lasciato prendere dal fervore.. forse non dovevo..” tentò di scusarsi, l’uomo. Non era da lui lasciarsi andare a manifestazioni esplicite delle sue emozioni.
 
“Ahahah, stai sereno amico mio. Mi fa piacere vederti combattivo.. Voglio che tu sia in forma per la cerimonia, ci  saranno numerosi pretendenti della nostra bella regina quella sera. Bisogna stare in guardia!“ scherzò, l’imperatore.
 
“Come..?.. Maestà.. “ borbottò, il cavaliere. Si era fatto paonazzo in viso per l’imbarazzo.
 
“Non dirmi che la corte che Al Cid fa ad Ashe ti è indifferente… O che non te ne importa nulla del suo debole per il nostro caro pirata arcadiano..” lo provocò, alludendo al suo interesse per la regina, sul quale non aveva mai voluto professare parola.
 
“Ora come ora, non c’è tempo per pensare a questioni futili… Come giudice ho degli obblighi verso il mio paese, devo rimanere concentrato su questo..” disse, l’uomo irrigidendosi.
 
“Una volta il tuo paese era Dalmasca.. Giurasti fedeltà ai suoi regnati ..”
 
“Una parte di me gli sarà sempre devota… La fedeltà che serbavo in loro non si è mai dissolta e oggi si riversa completamente su lady Ashe, l’ultima rimasta della sua nobile stirpe. Ma ho preso un impegno quel giorno sulla Strahl, mentre mio fratello spirava tra le mie braccia… Proteggere voi e l’Impero che rappresentate.. Intendo mantenere la promessa”.
 
“Basch.. apprezzo molto quello che stai facendo per me.. e per Archadia.. ma anche se ufficialmente hai preso il posto di Gabranth, non sei obbligato a vivere la vita di un altro uomo…”
 
“.. Non sono più sicuro che ciò sia possibile …”
 
Il cavaliere abbassò lo sguardo, lasciando trasparire un profondo turbamento interiore che il suo piccolo protetto, notò subito.  Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Larsa prese coraggio e provò a riprendere in mano la conversazione.
 
“… Simon mi ha detto che ultimamente senti spesso una vecchia conoscenza di Gabranth… La sua fidanzata, che ovviamente lui crede essere la tua..” confessò, sospettando che ciò che gli aveva raccontato il suo segretario, fosse alla base del suo dissidio emotivo.
 
“ Chi altri lo sa a parte lui e voi?!” gli chiese, sorpreso.
 
“Beh.. Gabranth e quella donna hanno avuto una relazione lunga e tormentata.. Molti soldati a Palazzo la conoscono di vista..  Ma credo che si limitino a definire il vostro riavvicinamento solo come un “ritorno di fiamma” e null’altro..”
 
“… E voi a che storia credete?” domandò quasi retoricamente, Basch. Sapeva che il fiuto di Larsa per le informazioni era ben sviluppato, era certo che non dovesse essersi fatto scappare i dettagli di questa storia.
 
“.. Alla verità temo.. So che non avrei dovuto, ma ero preoccupato così ho indagato su di lei… Muriel, è cosi che si chiama giusto?”
 
“Si.. L’ho incontrata subito dopo il nostro rientro a casa, tornati da Lemures. Quando mi ha visto.. sembrava sapesse già che non ero lui.. Mi ha detto che non si è fatta avanti prima perché era spaventata dalla mia possibile reazione.. “ disse, infine. Improvvisamente sentì un forte disagio, parlare di questa situazione lo agitava ma sapeva che non avrebbe potuto fare scena muta avanti Larsa, stavolta.“ .. E’ complicato.. io.. non ho ancora deciso cosa fare ..” si giustificò, confuso.
 
“Ti ha fatto qualche richiesta? Ti ha minacciato di rivelare a qualcuno la tua identità?”
 
“Nulla di tutto ciò… Lei lo amava ..e  credo che anche lui le volesse molto bene.. Si sono visti per l’ultima volta prima della morte di vostro padre, due anni fa .. “ spiegò a fatica. Si arrestò qualche minuto, prima di continuare, come se un nodo in gola gli impedisse di far fuori uscire liberamente le parole. “.. Lei.. non ha fatto in tempo a dirgli una cosa molto importante.. forse se ci fosse riuscita, le cose sarebbero andate diversamente.. per lui e per me..”
 
“..La bambina…”  lo interruppe, il beninformato Larsa.
 
La reazione di Basch lo preoccupava, era visibilmente concitato ed era la prima volta che sentiva la sua voce tremare dal nervosismo. 
 
“ Lily.. non sa ancora che suo padre è morto…” disse, lasciandosi sfuggire una verità che pesava sul suo cuore come un macigno.
 
“Basch è stata una sua scelta.. Hai fatto quello che potevi per farlo ragionare.. Non hai colpa per come sono andate le cose..” tentò di rassicurarlo, l’amico.
 
“Forse è cosi.. Eppure non posso fare a meno di pensare che quella bambina non avrà un padre…”
 
“Se Muriel ha bisogno di un sostegno per la crescita della bambina..”
 
“Lei non mi ha chiesto nulla.. voleva solo che sapessi dell’esistenza di Lily.. e che l’aiutassi a capire quello che era davvero successo a Noah cosicché un giorno avrebbe potuto spiegarlo alla loro bambina, senza causarle troppo dolore..” lo zittì bruscamente, Basch.
 
“Sembra una brava donna… .. Cosa pensi di fare?” chiese Larsa, comprendendo quanto l’uomo si sentisse coinvolto da ciò che aveva scoperto.
 
“Non lo so ancora.. Sono confuso.. e stare qui non mi aiuta a schiarirmi le idee.. “ ammise, frustrato.
 
“Finita la celebrazione, potrai prenderti tutto il tempo di cui hai bisogno..”
 
“Vi ringrazio.. .. Ad ogni modo sarà meglio che avverta Ashe che le volete parlare, a quest’ora dovrebbe aver finito di intrattenersi con l’ambasciatore Windamier”.
 
“Darian Gareth Windamier III, l’ambasciatore delle terre a sud ovest di Rozaria è qui?” chiese stupito, l’imperatore.
 
“Si, ma non in veste ufficiale. E’ la sua vecchia amicizia con lady Ashe che l’ha spinto qui, non è venuto per questioni politiche. Per questo motivo la sua presenza non è stata resa ufficiale, parteciperà alla cerimonia solo come amico della regina”.
 
“Capisco. Bene Gabranth, aspetto tue notizie allora. Dite pure a sua maestà che non appena le sarà possibile, vorrei essere ricevuto nel suo studio per discutere di questioni della massima segretezza”
 
“Come desiderate. Con permesso..” disse il giudice, prima di congedarsi.
 


***


 
Nei floridi giardini di Palazzo, Ashe passeggiava in compagnia del suo vecchio amico di famiglia, Darian, raccontandogli ciò che aveva passato in quegli anni, dopo la morte di suo padre e di Rasler, della sua avventura nella resistenza e durante lo scontro contro Vayne e delle difficoltà incontrate dopo l’incoronazione.
 
“Sono cosi felice di averti rivisto, Darian. Sono passati anni dall’ultima volta che abbiamo avuto il piacere di chiacchierare insieme” disse entusiasta, la ragazza.
 
“ Eri solo una ragazzina allora e adesso ti ritrovo una donna. Ti ho pensato molto, dopo il funerale di Rasler le notizie che hanno iniziato a fare il giro di Ivalice erano terribili ma non ho mai creduto che ti fossi tolta la vita. L’ho sempre saputo che eri una tipa tosta, e le tipe toste non fuggono… Sono contento di sapere che adesso sei serena e che Dalmasca ha di nuovo la sua legittima regina a governarla”.
 
“Grazie Darian..Sei rimasto l’uomo gentile e onesto che conoscevo. Ce ne fossero di più come te…”
 
“Suvvia, potrei montarmi la testa con tutti questi complimenti..Piuttosto cosa mi dici di quel baldo cavaliere che ho visto stamattina al tuo fianco?”
 
“Ti riferisci a Gabranth?..Oh beh..  è un uomo molto dedito al suo lavoro e un caro amico. Il suo aiuto è stato fondamentale durante il periodo della resistenza..e anche in quello successivo..” disse Ashe, con un po’ d’imbarazzo.
 
“ Solo questo?.. Chissà perché mi sembra di vedere una strana luce nei tuoi occhi quando ne parli..” la stuzzicò, l’amico.
 
“Darian, sai che non ho tempo per quel genere di cose… E poi non farebbe bene al mio popolo… Dalmasca non è ancora pronta per scandali di corte”.
 
“Il potere è un fardello difficile da reggere da soli… Non sprecare la tua giovinezza rinchiusa tra le mura di un palazzo, Ashe..”
 
Lo sguardo dell’uomo si incupì, come se nella sua mente fossero affiorati vecchi ricordi dolorosi. La ragazza arrestò il passo e sfiorando la sua mano, lo fissò compassionevole, quasi volesse scusarsi per aver alluso a qualcosa legato al suo passato, che ancora gli faceva male.
 
“Scusami.. forse ho fatto riemergere in te il ricordo di tua moglie.. non dovevo, perdonami” disse lei, ripensando al lutto che l’aveva colpito un anno fa.
 
 Il matrimonio di Darian non era stato felice e la notizia del loro divorzio aveva suscitato grande scalpore nel suo paese. Quando poco dopo la donna si ammalò gravemente, tutti additarono l’ambasciatore come il responsabile della sua malattia, accrescendo il malessere del suo cuore già tormentato. Ripensando alle vicissitudini del suo amico, Ashe provò un tremendo senso di colpa. Tuttavia l’uomo le strinse la mano, rassicurandola.
 
“Tranquilla tesoro, non era a lei che mi riferivo... Lhaura ed io non eravamo una vera coppia, purtroppo erano solo gli interessi politici a unirci .. sono stato debole, non avrei dovuto accettare compromessi tanti anni fa .. e alla fine ho comunque mandato tutto al diavolo. Anche se c’eravamo già lasciati, la sua scomparsa mi ha addolorato molto.. non posso fare a meno di pensare a tutta la sofferenza che gli ho procurato col mio comportamento. Non sono stato un buon marito…e nemmeno un uomo..”
 
“Il passato è passato Darian..  E’ una lezione che ho dovuto imparare bene in questi anni. L’unica cosa che possiamo fare adesso è cercare di onorare la memoria dei nostri cari, impegnandoci a rendere migliore il presente. Loro avrebbero voluto che fossimo stati felici.. passere  la vita a struggerci per cose che non possiamo cambiare, non ha senso..” disse con decisione, la donna.
 
 Comprendeva bene il senso di solitudine e di abbandono che provava il suo amico, c’era passata anche lei con la guerra. Aveva dovuto toccare il fondo del suo cuore, per capire come rialzarsi e tornare a vivere, lasciandosi indietro i dolori del passato.
 
“Sei diventata molto saggia, le difficoltà ti hanno temprato.. “ notò, compiaciuto.
 
“E’ merito degli amici che ho trovato sul mio percorso… Mi hanno insegnato tanto..”
 
“Ti riferisci ai pirati di cui mi parlavi prima?”
 
“Si.. Non vedo l’ora di farteli conoscere, alla festa! Sai, questa settimana gli ho preparato delle piccole sorprese.. Volevo fare qualcosa di carino per loro, dal momento che non sono mai riuscita a ringraziarli come avrei voluto .. Loro hanno messo a repentaglio la loro vita per me e Dalmasca e non mi hanno mai chiesto nulla in cambio. Questa cerimonia è nata anche per celebrare loro, spero che apprezzeranno..”
 
“Anch’io sono molto curioso di conoscerli, sembrano proprio dei ragazzi in gamba. Perché non mi accenni qualcosa su di loro?”
 
“Certamente! Allora partiamo da Vaan e Penelo.. Hanno diciotto anni e vivono qui, a Rabanastre. Purtroppo con la guerra sono rimasti orfani e si sono mantenuti grazie all’aiuto di Migelo, un commerciante noto in città. Vaan è un tipo spensierato, allegro, coraggioso.. forse un po’ troppo ingenuo alle volte, ma si fa in quattro per i suoi amici. Penelo invece è una ragazza pacata, gioiosa e un po’ timida e vuole molto bene a Vaan. Adesso volano insieme sui cieli di Ivalice come aviopirati, o almeno ci provano .. visto che la loro aeronave non è ancora del tutto pronta per il decollo.. ma lo sarà presto..”
 
“E immagino che la piccola moguri che hai incontrato stamattina c’entri qualcosa … ehehehe”.
 
“Fa parte della sorpresa che ti avevo detto! Con lui è stato facile scoprire cosa avrebbe potuto fargli piacere.. Per Penelo invece ho fatto preparare un abito da Clelia, spero che possa sentirsi una principessa per una sera..”
 
“Beh voi donne amate questo genere di cose no? Vedrai che ne sarà entusiasta. Degli altri che mi dici invece?”
 
“Beh Balthier è come dire.. un adorabile bastardo. E’ un ex nobile archadiano.. era il figlio di Cid.. per lui è stato molto dura combattere contro suo padre.. anche se non è mai riuscito ad ammetterlo..” .
 
Non era mai riuscita a dimenticare gli occhi lucidi e il volto contratto di Balthier mentre osservava le membra di suo padre dissolversi in una coltre di denso mystes, quella notte al Faro di Ridorana. L’aveva persino visto piangere tra le braccia di Fran una volta, ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo.
 
“Davvero?... “ chiese stupito, Darian. Come molti nobili rozariani, era stato anche lui un passivo spettatore delle lotte di potere  tra Archadia e Dalmasca e il nome di Cidolfus Dem Bunansa gli era ben noto.
 
“Si.. Fa lo sbruffone, ma in fondo è un gran brav’uomo.. E’ solo per merito suo e di Fran se la Bahamut non ha distrutto tutto..” disse, ricordando l’estremo sacrificio dei due pirati.
 
“………Fran?” sottolineò, sopreso.
 
Udendo quel nome, l’ambasciatore drizzò la schiena e spalancò gli occhi ma Ashe non sembrò prestargli attenzione, persa tra i suoi ricordi.
 
“Si, la sua fedelissima compagna viera. E’ una donna taciturna, ma molto saggia e coraggiosa. Sono praticamente inseparabili.. Sono entrambi degli aviopirati molto noti nel loro ambiente” spiegò.
 
“… Hanno una relazione..?” domandò timidamente, quasi temesse la risposta.
 
“Amorosa intendi..? Non lo so, sono inavvicinabili sull’argomento… L’unica cosa certa è che sono molto uniti da un profondo sentimento di fiducia e stima reciproca..” svelò, lasciando trasparire un pizzico di gelosia.
 
“Questa ..Fran.. potresti descrivermela?”osò, suscitando perplessità in Ashe.
 
“Uh? Certo… E’ molto bella, ha un fisico scolpito e slanciato, lunghi capelli argentati che tiene legati in una coda di cavallo e occhi color rubino.  Non so molto di lei, non ama parlare di sé o del suo passato. So comunque che ha lasciato il suo villaggio .. più di cinquanta anni fa.. o almeno cosi ha detto sua sorella maggiore.. Ah ha anche una sorella più piccola di nome Mjrn, insofferente anch’essa alle leggi del suo villaggio. Credo che lei e Balthier abbiano preso a viaggiare insieme circa otto anni fa.. ma non so in che circostanze si siano incontrati o cosa facesse lei prima di conoscerlo. Ma perché me lo chiedi?.. La conosci ..forse?”
 
“Conoscevo una viera con questo nome molti anni addietro ….Eravamo amici…”
 
“E pensi che possa trattarsi proprio di Fran, la compagna di Balthier?” chiese sorpresa, lei.
 
“Può darsi.. alcuni dettagli di quello che mi hai raccontato coincidono con la storia della mia.. amica..” ammise, senza sbilanciarsi.
 
“Deve essere proprio lei allora! E’ fantastico! Adesso grazie a te so finalmente che sorpresa riservarle..”gridò contenta, Ashe.
 
“Come..?”domandò, non comprendendo il motivo della sua gioia.
 
“Non conoscendola bene, non sapevo come stupirla ma adesso che ci sei tu è tutto diverso… Eravate amici, sarà contenta di rivederti… giusto? Tu lo sei, ti brillano gli occhi..” gli fece notare, indicandoglieli.
 
“Oh.. si certo, sarei felicissimo di rivederla. Ma non so se per lei sarà lo stesso..”
 
“Perché? .. avete litigato..?”
 
“No…..”
 
Darian cercò di nascondere il suo disagio, con scarsi risultati. Era divenuto pallido in viso e la voce gli tremava. Era profondamente turbato dall’idea di incontrare Fran.
 
“.. Tutto bene..?”
 
Vederlo in difficoltà la disorientò e iniziò a sospettare che le tenesse nascosto qualcosa ma preferì non indagare ulteriormente, non le sembrò il caso, visto il suo stato emotivo.
 
“Si, certo signorinella. Vedrai che rimarrà senza parole... E tu avrai la tua sorpresa. Non sei contenta?” tergiversò con un sorriso, spezzando l’imbarazzo.
 
“Contentissima! Visto? Senza batter ciglio riesci a rendere tutto magico ahahaha” scoppiò a ridere, scorgendo la buffa espressione assunta dal suo amico. Forse dopotutto, si era sbagliata, non stava cosi male come pensava.
 
“Non prendermi in giro… sai che ho un talento naturale per queste cose.. Piuttosto non mi hai ancora detto che regalerai al tuo baldo cavaliere..”
 
“Ci devo ancora pensare….”
 
“Mmm ti cresce il naso se dici le bugie..” disse Darian, vedendo in lontananza proprio il giudice avvicinarsi verso di loro.
 
Quando fu dinanzi ai due nobili, Gabranth si chinò in segno di saluto e rispetto, aspettando che la regina gli accordasse il permesso di parlare. Lei acconsentì subito, lanciandogli un’occhiata che non lasciò spazio a dubbi.
 
“Maestà, ho una comunicazione importante da parte dell’imperatore Larsa”
 
“Non aggiungere altro, Gabranth. Aspettami pure nella mia stanza, arrivo subito” lo rassicurò subito, lei. “Ambasciatore, finiremo la nostra conversazione dopo, godetevi pure l’ospitalità delle mie ancelle intanto” disse infine, congedando ironicamente l’amico.
 
“Con piacere, mia regina. Conto di riparlarvi stasera, dopo cena.. dovete ancora svelarmi il vostro segreto!”  la salutò, allontanandosi sornione mentre Ashe cercava di contenere il rossore imbarazzato sulle sue gote.



***


“Vola via, vola più veloce che puoi.. più lontano di quello che avresti mai immaginato.. e non voltarti mai indietro perché non c’è più nulla che ti appartiene. Vola, vola via da qui .. Lo sappiamo entrambi: la libertà non è mai stata più amara di stanotte.. eppure è l’unica cosa che ci resta..”

Ripensava a quelle parole continuamente, benché non riuscisse a trovarci un senso. Con la coda dell’occhio la guardava dormire, rannicchiata sul sedile affianco al suo, mentre dirigeva la Strahl verso Rabanastre.
 
Sorrise.
 
“Non si può volare senza un paio d’ali, Fran” pensò.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Notte a Paramina ***


Capitolo incentrato su Fran e Balthier (e Nono XD)con rating rosso. In realtà all'inizio non volevo scrivere solo su di loro, ma alla fine è risultato troppo lungo cosi l'ho inserito come capitolo unico. Buona lettura =).


“Appena in tempo per la cena..kupò”!” disse Nono, correndo verso il portellone centrale. “Com’è andata?”chiese il moguri, rivolgendosi ai suoi compagni stremati.
 
“Bah.. diciamo che per oggi quegli uccellecci hanno saltato la cena” rispose Balthier, con tono affaticato e lo sguardo disperato volto sui brandelli della sua camicia. A giudicare dalle condizioni delle maniche, doveva essersela vista brutta là fuori.
 
“Spero che quel dannato pezzo di ambrosia, valga davvero tutti i nostri sforzi..” disse Fran, amareggiata. La sua postura curva e il braccio piegato sul fianco, fecero ipotizzare a Nono che dovesse aver preso una bella botta alla schiena.
 
“Come ti senti kupò? Qualcosa ti ha colpito?” chiese il moguri, rivolgendosi alla viera.
 
“E’ scivolata su una lastra di ghiaccio, mentre sfuggivamo da un branco di Garuda inferociti. “ rispose Balthier,mentre aiutava l’amica a sedersi su una panca di metallo.
 
“ Ti prendo l’infuso di erbe allora, ti aiuterà a far passare il dolore..” la rassicurò, il piccolo meccanico. Tirò fuori da un armadietto un barattolo con dentro una particolare sostanza verdastra e lo porse tra le mani della ragazza che gli fu grata.
 
 Un piacevole odorino di carne proveniente dalla cucina, attirò l’attenzione di Fran. “ Mmm.. spezzatino di Iaguaro in agrodolce .. con contorno di verdure grigliate.. uova di Cokatoris ripiene … e mousse di gelatina e avocado..”
 
“Eccellente olfatto, come sempre, socia!” notò compiaciuto, il pirata. Come viera, i sensi di Fran erano più sviluppati rispetto a quelli di una huma. La sua capacità di distinguere gli odori era formidabile ed era quasi paragonabile al suo udito felino. Doti che erano un grande vantaggio nel loro lavoro e un tremendo svantaggio nei rapporti uomo-donna, dove nasconderle qualcosa risultava pressoché impossibile.
 
“Vi ho preparato due cosette, per rimettervi in forze kupò. Prima trovate il cristallo di Omice, prima ce ne torniamo al calduccio kupòò!”
 
“Non è che eri preoccupato per la salute del tuo equipaggio preferito, piuttosto?Amico mio, stai diventando sentimentale...” lo sfotté, Balthier.
 
“Finiscila di fare il cretino! Se non ci fossi io a prendermi cura del vostro stomaco, stareste sempre a mangiare schifezze kupòò! Ora filate di là,che si fredda la cena kupò”
 
“Non vieni con noi, Nono?”chiese , Fran.
 
“No kupò, ho già mangiato prima. Inoltre ho del lavoro da finire nella sala motori, questo gelo non mi da tregua kupò. E ho intenzione di fare una lunga dormita dopo quindi.. vedete di non fare casino una volta tanto! Kupòòò!!” sbraitò il moguri, puntando la zampa pelosa verso i due amici. Gli schiamazzi notturni ultimamente, erano diventati l’attività preferita di Fran e Balthier, con conseguente emicrania mattutina di Nono.
 
“Faremo piano, promesso.. grazie ancora” rispose dolcemente, la ragazza. Il sorriso rassicurante della viera convinse Nono a tornare al suo lavoro mentre i due pirati si diressero verso la cucina per gustare il loro prelibato pasto.
 


***
 

Era giunta la mezzanotte, e dopo aver fatto il punto della situazione circa la loro caccia al tesoro, si erano concessi il meritato relax. Una doccia calda per scrollarsi di dosso le fatiche di una giornata di perlustrazioni e lotte con le creature locali, era quello che ci voleva per ristorare mente e corpo di un aviopirata.
 
“Libero” disse Fran, indicando con una mano, la porta aperta del bagno.
 
“Non te ne andare troppo in giro con quell’asciugamano addosso.. Nono non è ancora andato a letto e potresti turbare il suo sonno..”  scherzò Balthier, notando con quanta disinvoltura se ne andasse seminuda, in giro per la Strahl. La sua sensualità spontanea, a tratti ingenua, era indubbiamente una delle caratteristiche che adorava in lei.
 
“Il suo..o il tuo?” gli sussurrò, avvicinando la bocca al suo orecchio.
 
“Tu quale preferiresti?” la sfidò, fissando i suoi occhi scarlatti.
 
“.. Non lasciare orme bagnate sul pavimento, come al solito..” lo smontò, salutandolo per dirigersi verso la sua camera.
 

 
Una volta dentro, lasciò scivolare l’asciugamano per terra e avvicinandosi allo specchio osservò i segni lasciati dalla caduta sul ghiaccio, sulla sua schiena.
 
“Un bel taglio e un livido grosso come una macchia d’olio… perfetto..” pensò sconsolata, mentre lasciava scorrere le dita lungo le ferite. Il taglio non era stato profondo, a giudicare dalla scarsa presenza di sangue sul suo bustino nero e doveva essersi cicatrizzato da solo per via del freddo. Il livido violaceo era più marcato e situato appena dietro il bacino, nell’estremità  inferiore della schiena, sul lato sinistro. Il dolore era lieve ma costante, il composto di erbe medicinali di Nono era quello che ci voleva per calmarlo.
 
“Dove l’avrò messo?” si chiedeva, guardandosi intorno. Nella sua stanza sembrava non essercene traccia, cosi indossò una leggera sottoveste nera e uscì fuori a controllare altrove. Intanto continui sbalzi di corrente si susseguivano per tutta la Strahl già da alcuni minuti, rendendo ancora più difficoltosa la sua ricerca.
 
“Sono i fusibili… il freddo li fa congelare, depotenziandoli kupò” l’avvertì Nono, sbucando dal corridoio che portava alla sala comandi.
 
“Questi sbalzi li faranno bruciare..  credo che per stanotte sia meglio disattivarli, ci arrangeremo con delle candele per il momento” disse Fran.
 
“Era quello che pensavo anch’io kupò, stavo venendo ad avvisarvi  infatti..  Allora informi tu Balthier? Io stacco i fusibili e poi corro a letto kupò, sono esausto!Kupò!”
 
La viera annuì col capo, e dopo aver dato la buona notte al moguri, si apprestò a recuperare qualche fiammifero e della cera. Dopo un quarto d’ora l’oscurità avvolse l’aeronave.
 


***
 

“I fusibili… com’era prevedibile” pensò Balthier, comprendendo da sé la situazione.  L’acqua calda bagnava leggera le sue palpebre chiuse, trascinando via la soffice patina di sapone sui pettorali scolpiti e l’addome. Il buio non permetteva ai suoi occhi stanchi di intravedere nulla oltre i vetri della doccia, ma non se ne preoccupò, trovava quell’atmosfera insolitamente rilassante. L’acqua scivolava sulla sua pelle come una morbida carezza, sciogliendo i muscoli irrigiditi dalla faticosa giornata.
 La debole luce di una fiammella in lontananza iniziò a farsi largo tra le tenebre catturando il suo sguardo.  La vide muoversi verso di sé, finché qualcuno non la poggiò accanto al lavandino. La candela posta di fronte allo specchio sopra il comò, illuminava appena il riflesso dell’immagine di Fran, intenta a specchiarsi.
 
“Pare che stasera dormiremo a lume di candela” lo informò la donna, senza voltarsi.
 
“Fantastico..” rispose sarcastico Balthier, da dietro il vetro della doccia. 
 
Fran si guardava intorno, sempre alla ricerca del composto di erbe medicinali. Il pirata le dava le spalle, scrutandola con la coda dell’occhio. La succinta sottoveste indossata dalla viera lasciava poco spazio all’immaginazione, coprendo appena le sue curve generose.  La penombra rendeva le sue natiche alte e sode una tentazione ancora più forte, di quanto già non fosse quotidianamente.  La sua mente stava iniziando a vagare verso lidi poco decorosi, forse era il caso di aprire l’acqua fredda, pensò.

Gli occhi della donna s’illuminarono quando finalmente scorse il barattolino sopra una mensola. Inarcò il busto in avanti per raggiungerlo, lasciando che la scollatura si riflettesse completamente sullo specchio davanti a lei. La visione dei  suoi seni tondi e dei capezzoli turgidi e nudi, mandò a quel paese tutti i tentativi del ragazzo di allontanare pensieri peccaminosi dalla sua testa.
 
“Dannazione..” pensò tra sé, notando il rigonfiamento sotto il suo addome.  
 
“Hai intenzione di passare tutta la notte lì dentro?” lo prese in giro. Balthier era sempre stato un’amante di lunghe docce calde ma venticinque minuti le sembrarono un tempo troppo lungo, persino per lui. In realtà non le fu difficile immaginare la ragione della sua permanenza prolungata.  Avvertiva la sua eccitazione da un miglio di distanza, poteva sentire il suo desiderio attraversarle la schiena.
 
“Lo sai che sono un tipo riservato.. la tua presenza mi inibisce.. quindi se non ti dispiace…” scherzò lui, lasciandole intendere di tornarsene in camera sua. Sapeva bene quanto fossero acuti i sensi di Fran e che probabilmente certi impulsi, non le erano passati inosservati . Ciò rendeva la situazione decisamente imbarazzante, ma questi erano gli inconvenienti di avere come partner una procace viera.

Fran si voltò verso di lui, ancora posto di spalle, sorridendogli. Il suo finto pudore la divertiva, soprattutto perché l’aveva visto nudo più di una volta. Adorava le sue spalle larghe e definite, le aveva graffiate e morse tante di quelle volte che quasi stentava a credere che fossero ancora perfettamente lisce e intatte. E doveva ammettere che quello non era il suo unico punto di forza, neanche il suo fondoschiena passava inosservato.

“Troppo tempo in mezzo agli hume..” pensò Fran, stupendosi di se stessa di fronte a quelle constatazioni tanto venali, per una delicata creatura della foresta come lei.
 
“Ti lascio da solo ad ammirare le tue grazie, allora..” lo schernì, prima di uscire dal bagno.
 

 
Non appena rimase da solo, l’uomo uscì dal box e con un asciugamano prese ad asciugarsi, sino ad avvolgerlo infine intorno alla vita. Quando si apprestò a prendere la candela per farsi strada lungo la sua camera, notò accanto ad essa qualcosa di insolito: un foulard rosso e una bottiglia di rhum.
Sorrise malizioso, non era ancora giunto il momento di andare a dormire.
 


***
 


La trovò in piedi accanto al suo letto, intenta a spazzolare i lunghi capelli argentati e con lo sguardo rivolto alle stelle fuori dalla finestra.
Sentì il rumore di un bicchiere di vetro poggiarsi sul comodino, poi dei passi avvicinarsi lentamente dietro di lei. Una mano le accarezzò il fianco mentre un bacio delicato le sfiorò una guancia.
 
“Non riesci a prendere sonno..?” gli sussurrò lei, rimanendo immobile nella sua posizione.
 
“Pensavo preferissi giocare…” le rispose sornione, lasciando scivolare per terra, la spazzola nella sua mano.
 
Erano così vicini che poteva sentire i suoi pettorali premere contro la sua schiena e il suo respiro posarsi su di lei. Con il foulard le bendò gli occhi e dopo aver spostato su di un lato i capelli, iniziò a morderle dolcemente il collo, provocandole piccoli sussulti.
Lei lasciò scivolare la testa indietro sulla sua spalla e avvicinò la bocca a quella del pirata, fondendole in un bacio intenso e appassionato. Il sapore dell’alcool sulle sue labbra, la eccitava al punto da fremere gustandole.
 
”Ne vuoi un po’?” le chiese maliziosamente, avvicinandole il bicchiere col ghiaccio e il rum alla bocca. Le fece bere un sorso generoso, per poi accarezzare con la lingua le sue labbra umide.
Con un leggero movimento delle dita, spinse via le bratelline della sottoveste che scivolando lungo le spalle, la denudarono fino al bacino. Prese un cubetto di ghiaccio e le bagnò le labbra rosse e rigonfie per l’eccitazione, per poi percorrere i suoi capezzoli scuri.
 
“Toccati per me..” le bisbigliò, invitandola a palparsi i seni. Lei acconsentì e mentre li stringeva provocandosi piacere, sentiva la sua erezione crescere e premere contro il suo fondoschiena ancora coperto dalla sottoveste nera.
 
Balthier continuò a giocare col ghiaccio, scese dapprima sul ventre provocandole i brividi, poi lo lasciò scivolare sotto il gonnellino. Con un dito si fece largo tra le sue grandi labbra, per permettere al cubetto di sfregarsi sul clitoride. Lei gemeva di piacere a ogni contatto, facendo sempre più fatica a contenersi.
 
“Speriamo che Nono abbia il sonno profondo..” la prese in giro teneramente, compiacendosi  dei suoi mugolii. Sentirla godere lo faceva impazzire ed entrambi lo sapevano bene. Quando il ghiaccio fu sciolto, si addentrò in lei, prima con un dito e poi con due, spingendole con foga nella sua intimità sempre più umida.
Quando la ragazza fu ad un passo dal raggiungere il culmine, le ritrasse via inaspettatamente.
 
“Non penserai davvero di cavartela cosi…” protestò Fran, incitandolo a finire ciò che aveva cominciato. Con un attacco d’impeto, tentò di togliere via la benda e voltarsi ma Balthier l’afferrò per le braccia, spingendola col viso verso il muro.
 
“Basta preliminari… ora si fa sul serio.. mio bel coniglietto” disse l’uomo, trattenendo a stento una risatina perversa. Fran detestava quel soprannome, ma farla infuriare in quelle circostanze aveva i suoi lati positivi. Sollevò il gonnellino della sottoveste, scoprendo con piacere che non indossava gli slip.
 
“Coniglietto..?!? “
 
“Un coniglietto senza mutandine...Cattiva, Fran. Non ti hanno detto che questo è un mondo pericoloso?” le domandò ironico, mentre lasciava cadere il suo asciugamano e le afferrava con decisione i fianchi.
 
“Il pericolo mi è sempre piaciuto.. “
 
“E’ per questo che ti amo, partner” disse infine, il pirata, scivolando finalmente in lei. Il piacere fu cosi intenso che non riuscì a trattenere un urlo di godimento. Fran invece rimase in silenzio per qualche istante, perplessa dalle ultime parole del suo compagno, poi si lasciò travolgere dalle spinte frenetiche dell’amplesso, cacciando via dalla sua mente qualsiasi pensiero relativo al loro ambiguo rapporto.
 
Continuarono per diversi minuti finché la stanchezza non li spinse a rallentare. Rimasero a baciarsi nella loro posizione, in un misto di dolcezza e passione.
 
“Toglimi la benda, Balthier..”
 
“Non ti va più di giocare..?” le chiese disorientato, sciogliendo il nodo del foulard.
 
“Non è questo.. ..è che..”
 

D’un tratto dei pugni contro la porta della camera, interruppero la conversazione. I due amanti rimasero ammutoliti e sorpresi da ciò che udirono.
 
“KUPòòòòò VOLETE FARE SILENZIO, UNA VOLTA PER TUTTE??? KUPòòòò STO CERCANDO DI DORMIREEEEEEEE KUPòòò. SE VI SENTO ANCORA FARE RUMORE KUPòò, GIURO CHE BRUCIO IL MOTORE DI QUESTA DANNATA AERONAVEEE KUPòòò. E SE VI STATE CHIEDENDO SE è UNA MINACCIA, LO è KUPòòòòò!!“ urlò a squarcia gola Nono, esasperato dal fracasso provocato dai due ragazzi. Dopo quella breve sfuriata, tornò in camera sua sbattendo le zampe, infuriato.
 

Accidenti… l’abbiamo svegliato anche stavolta..” notò rammaricata, Fran.
 
“Quel moguri impertinente..! Dovremmo riportarlo a Rabanastre, magari si trova un lavoro come postino del moguxi e la smette di rompere!”
 
“Non dire fesserie, adesso… “
 
Gli occhi compassionevole della viera, gli fecero dimenticare in fretta i suoi intenti omicidi verso Nono. Fran si girò verso di lui e accarezzandogli il volto, lo baciò. Lui la tirò a sé stringendola tra le sue braccia. Quando ripresero fiato, lei lo invitò a distendersi sul letto, adagiandosi su di lui.
 
“Cosa stavi per dirmi, prima che ci interrompessero?” le chiese incuriosito.
 
“.. Mi piace vedere il modo in cui mi guardi, quando facciamo l’amore..” confessò, arrossendo leggermente per l’imbarazzo. Lui non trovò le parole per dire nulla, cosi le sorrise intenerito e la baciò ancora.
 
Presto la passione li travolse nuovamente, ma stavolta fu lei a condurre i giochi. Era a cavalcioni su di lui, con le ginocchia tra i suoi fianchi, la schiena piegata in avanti e le braccia flette sul cuscino a cingergli la testa. La ammirava estasiato muoversi sopra di sé: i capelli in disordine, il corpo statuario nudo e unto e la bocca carnosa dischiusa dai gemiti, la rendevano ancora più bella e sensuale.

Forse fu a causa del rhum che lo aveva reso brillo o forse fu  per via della perfetta sintonia dei loro movimenti che faticava a rimanere concentrato, in balia degli impulsi. Non sarebbe riuscito a trattenersi ancora per molto dal lasciarsi andare completamente al desiderio.
 
“Fran…” cercò di richiamarla, con voce affannosa. Lei gli rispose appena incrociando il suo sguardo, ma era troppo coinvolta per prestargli attenzione. Invece di rallentare, come sperava l’uomo, il movimento contro il suo bacino divenne più veloce e intenso, strappandogli  dei gemiti che raramente concedeva alle sue compagne di letto. Ma lei era speciale per lui, anche sotto quel punto di vista e resisterle gli risultava pressoché impossibile. Voleva soddisfarla, mentre si abbandonava in lei. Così a fatica, la costrinse ad arrestarsi, ribaltandosi rapidamente su di lei.

Stesa sotto di lui godeva delle sue spinte, entrare e fuoriuscire convulsamente dalla sua intimità bagnata e rigonfia di piacere. Non ci volle molto per perdersi l’uno dentro l’altra. I loro liquidi caldi scivolarono lentamente lungo le cosce della ragazza, facendosi ancora più strette intorno alla vita del pirata che, sudato e appagato ricadde su di lei, avvolgendola in un bacio liberatorio.
 


***
 

Era da poco sopraggiunta l’alba su Paramina, tutt’intorno era un mescolarsi di riflessi amaranti sui ghiacciai azzurri che rivestivano la zona montuosa.
Un piacevole odore di caffè fumante proveniva dalla cucina della Strahl. L’equipaggio si era riunito come suo solito per l’irrinunciabile rito mattutino della colazione. Né Fran né Balthier avevano osato aprire bocca di fronte a Nono, dopo la sfuriata della notte precedente. Fu però proprio il piccolo moguri a spezzare il silenzio, lasciando scivolare sul tavolo una lettera.
 
“Da parte di..?” chiese Balthier, in tono amichevole. Nono lo ricambiò con uno sguardo gelido.
 
“Della regina Ashe, di chi sennò Kupò!E’ la sua risposta alla tua stupida lettera probabilmente!Kupò”
 
“ ..Ashe..?” domandò stranita, Fran. Non sapeva che lui e la neo regina dalmasca, si scambiassero delle missive di tanto in tanto.
 
“..Ah  mi ero dimenticato di dirvelo! Siamo stati invitati ad una festa che si terrà a Palazzo questo fine settimana. E’ un invito ufficiale quindi temo che dovremo andare” rispose sornione il capitano, lasciando trasparire un velo di entusiasmo dalle sue parole. I suoi compagni non erano del suo stesso avviso,  partecipare a pompose feste di corte in mezzo a nobili con la puzza sotto il naso, non era certo la loro attività preferita.
 
“Cosaaa kupò??’ ma sarà una noia mortale kupòò!!”

“E da quando ti preoccupi di mancare ad un evento della nobiltà?” lo sfotté contrariata, la donna. Balthier non le rispose, fece solo un cenno con la mano lasciandole intendere di rimandare il dibattito in un secondo momento. La lettera di Ashe aveva completamente catturato la sua attenzione. Si trattavano di poche ma decisive righe che lesse tutto d’un fiato. Sobbalzò infine alla lettura dell’ultima frase.
 

“…C’è qualcosa di importante che devo dirti .. E’ passato troppo tempo, non posso più fare finta di nulla e tenerti ancora all’oscuro. Ti prego di non deludermi.. ma se sei davvero l’uomo che hai dimostrato di essere, sono sicura che non lo farai.
 
Col cuore in tumulto, Ashe”
 

L’uomo  rimase perplesso, non sapeva se ridere o piangere di fronte a parole tanto ambigue. Non era da lei aprirsi in quel modo, specialmente con lui. Eppure era proprio la grafia minuta ed elegante della regina, non si trattava di un falso, ne era certo. “C’è sotto qualcosa… Non mi resta che andarle a parlare di persona” pensò.
 
“Andremo a quella cerimonia, niente discussioni!” esordì infine, suscitando malumori collettivi.
  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Di nuovo insieme ***


Nel pomeriggio antecedente alla Cerimonia di Restaurazione, la Strahl atterrò finalmente all’aerodromo di Rabanastre. Dopo un breve giro di ricognizione, l’equipaggio si diresse nel quartiere dei negozi per fare un veloce rifornimento di oggetti e provviste, utili per prepararsi al viaggio che avrebbero affrontato tra due giorni. Nella bottega di Migelo, Fran e Balthier incontrarono la piccola Penelo, indaffarata a dare una mano come commessa. Entusiasta dell’arrivo dei suoi amici, la ragazza li invitò a trascorrere la serata insieme alla Taverna del Mare di Sabbia e i due ragazzi accettarono di buon grado la proposta.

Così quando scese la sera, si ritrovarono nuovamente ricongiunti a bivaccare tra portate di carne e bottiglie di vino.
 

“Quindi dopo Balfonheim, dove vi siete diretti?” chiese incuriosita, Penelo rivolgendosi ai due aviopirati più anziani.
 
“Avevamo degli affari da sbrigare nella zona montuosa di Mosfora, ci siamo trattenuti da quelle parti per qualche settimana” rispose dolcemente, Balthier.
 
Nono storse il naso, in segno di disappunto. I due partner potevano fingere con Vaan e Penelo di aver trascorso gli ultimi sei mesi a caccia di tesori nascosti e pericolose avventure, ma purtroppo lui conosceva  la verità e questa consapevolezza lo disgustava ancor più delle bugie che avevano rifilato per tutta la sera ai due ragazzini. Cercò di trattenersi comunque dal fare polemica.
 
“Certo che avreste potuto salutare prima di andar via! C’è venuto un colpo quando la mattina dopo la festa del borgo, non abbiamo visto più la Strahl parcheggiata all’aerodromo” sbuffò Vaan, lanciando un’occhiatina seccata all’amico.
 
“Un leading man deve essere sempre pronto a solcare i cieli, quando l’avventura lo richiede. Io e Fran non siamo mica dei perdigiorno come te, Vaan. Noi siamo dei professionisti, non te lo dimenticare. Non abbiamo tempo per sciocchezze come queste.” lo sbeffeggiò, Balthier.
 
Il moguri non riuscì a trattenere un risolino sarcastico, attirando l’attenzione della giovane ragazza che lo guardò con aria smarrita, aspettando una spiegazione per quella reazione. Non appena accortosi della gaffe, Nono rimase ammutolito per l’imbarazzo, finché non pensò di vuotare il sacco ma Fran lo fermò.
 
“..  Avremmo voluto salutarvi, ma dovevamo incontrare un corriere alle prime luci dell’alba e se non fossimo ripartiti la notte stessa, avremmo perso la coincidenza.. “chiarì, la viera.
 
“Già… doveva fare una consegna della massima importanza…” confermò ironico, il meccanico.
 
Una cassa di bhujerbario e altri liquori pregiati provenienti da tutta Ivalice, ecco il famigerato bottino dei suoi due amici, la ragione che li aveva spinti ad abbandonare di fretta e furia Balfonheim, un mese fa.
Una rivelazione decisamente imbarazzante per la loro reputazione di pirati, pensò Nono mentre i due gli facevano cenno di  tenere la bocca chiusa, minacciandolo di ritorsioni.
 
“Beati voi! Chissà quante avventure avvincenti avrete vissuto  dopo Lemures! Io e Vaan invece non ci siamo mossi da Dalmasca, stiamo ancora cercando di mettere a nuovo l’aeronave..”
 
“Quando vuoi farti un giro sotto le stelle, sai che sei sempre la benvenuta sulla Strahl, mia cara” disse Balthier, facendo l’occhiolino verso la biondina.
 
Non ce ne sarà bisogno! La prossima settimana la Dreamer sarà pronta!”esclamò entusiasta, Vaan.
 
“La Dreamer???”urlò stupita, Penelo. “Avresti potuto chiedermi un consiglio, prima di ribattezzarla!”
 
“Banale..”lo ammonì, l’arcadiano.
 
“Kupò!!” sobbalzò, Nono.
 
“Hai scelto persino un nome stavolta.. Stai diventando un vero pirata allora” constatò compiaciuta, la donna.
 
“Grazie, Fran! Scusa se non te l’ho detto prima, Pen…  ma Bijou voleva che trovassi un nome a tutti i costi”
 
“Bijou?”chiese incuriosito, l’amico.
 
“E’ il mio aiuto meccanico! Grazie a lei, la Dreamer sarà pronta per volare già dalla prossima settimana” svelò festante, Vaan.
 
Balthier lo squadrò perplesso, poi sorrise ironico. Il ladruncolo dei quartieri bassi sembrava finalmente iniziare a ragionare come un aviopirata. Non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente, ma non gli era dispiaciuto dopotutto essere stato il suo mentore per qualche tempo. Poi lo sguardo cadde sulla sua partner, che era rimasta a fissare il ragazzo con nostalgia. Tante volte gli aveva fatto notare quanto lui e Vaan si somigliassero, probabilmente gli ricordava gli anni in cui si erano conosciuti, quando erano ancora giovani e inesperti e bastava poco per entusiasmarsi. Adesso erano cresciuti e le cose erano cambiate, soprattutto negli ultimi mesi avevano perso entrambi parte del loro spirito di aviopirati e non avevano idea di come fosse potuto accadere. Ciò che era certo è che non erano pronti a riconoscerlo a loro stessi fino in fondo, quel mancato desiderio di avventura gli lacerava il cuore giorno per giorno, confondendoli.

Perso in quei pensieri, gli occhi chiari di Balthier s’incupirono e Fran non poté fare a meno di notarlo. Riusciva a percepire il suo stato d’animo con una semplicità che solo a lei era concessa, ma non era sicura che dipendesse dalla sua sensibilità di viera, quanto piuttosto dal profondo affetto che li legava. Sapeva perfettamente come si sentiva perché provava le stesse cose anche lei, eppure non riuscivano ad affrontare l’argomento. Le feste, le vacanze, il gioco d’azzardo, le notti passate a ubriacarsi per poi finire a fare l’amore, erano solo un modo per distrarsi, un diversivo per non scontrarsi con le difficoltà del loro animo in tumulto. Era un giochetto a cui nemmeno la sua personalità forte e salda, riusciva ad opporsi.
 
“Tutto bene? C’avete una faccia.. siete strani ultimamente voi due.. non è che..”li riprese un ammiccante Vaan, alludendo a possibili cambiamenti nella loro “relazione lavorativa”, come gli piaceva definirla.
 
I due pirati lo guardarono imbarazzati e rimasero in silenzio. Il loro particolarissimo rapporto era un altro dei tasti dolenti che non erano intenzionati ad affrontare, tanto meno in presenza di altre persone.
 
“Smettila, scemo! Ti sembrano cose da chiedere cosi?? “sbraitò Penelo. Gli diede un calcio sotto il tavolo, per rafforzare il concetto, provocandogli un urlo di dolore, poi riprese a conversare col gruppo.  “..Piuttosto perché non raccontiamo a Balthier e Fran delle belle sorprese che ci ha riservato Ashe, in questi giorni?”
 
“Ahiiii! Sei la solita violenta!!” continuò a lamentarsi, il ragazzo.
 
“Vaan!!!”lo aggredì nuovamente la  bionda, mostrandogli un pugno pronto a volare dritto sulla sua faccia.
 
“.. Sorprese..? Non credevo che Ashe fosse diventata cosi sentimentale..”  scherzò Balthier.
 
Il dolce suono del nome della neo regina, alleggerì l’umore del pirata, facendogli tornare in mente la missiva che gli aveva fatto recapitare qualche giorno prima. Non vedeva l’ora di scoprire cosa doveva dirgli con tanta urgenza.
Udire quel nome non suscitò purtroppo, lo stesso effetto rilassante su Fran che al contrario, s’irrigidì, Non sapeva definire bene quello che provava per lei, ma sentire nominarla dal suo partner le provocava una strana irritazione. Soprattutto dopo il periodo passato a Lemures, riusciva a tollerare sempre meno la loro vicinanza e questo la disorientava, non era da lei provare sentimenti simili verso le donne di Balthier. Rimase in silenzio ad ascoltare ciò che i suoi amici avevano da dire.
 
“E’ stato inaspettato anche per noi! Quando Basch è arrivato a Rabanastre, mi ha consegnato un messaggio da parte di Ashe, dove mi chiedeva di andare a trovare una sua amica. Ho scoperto poi che si trattava della sarta che aveva cucito il suo abito nuziale!.. Potete immaginare il mio stupore .. e l’imbarazzo! Ad ogni modo ha avuto ordine da sua maestà di cucirmi un vestito per la festa che si terrà dopo la Cerimonia di Restaurazione… So che magari a voi sembrerà una cosa stupida, ma io sono solo una ragazza semplice del popolo e mai nella vita avrei immaginato di poter indossare un abito proveniente dalla sartoria reale.. Ecco io.. ne sono stata felice. Non vedo l’ora di ringraziare Ashe di persona.” raccontò Penelo, arrossendo.
 
“.. Non è stupido.. è dolce” rettificò sorridente, la viera.  Apprezzava la rara genuinità dell’amica.
 
“Sono sicuro che questa sarta non avrà difficoltà a renderti splendida quella sera. Mi preoccupa di più il tuo .. cavaliere..” disse Balthier, indicando con sguardo diffidente Vaan. “ Tu che indosserai? Non vorrai fare sfigurare Penelo, con qualcuno dei tuoi straccetti di poco gusto..” lo sbeffeggiò, divertito.
 
Cosa?? Guarda che so essere elegante anch’io…! E comunque.. non so ancora cosa mettere..”
 
“Allora forse, Balthier potrebbe prestarti qualche abito del suo fornitissimo guardaroba..”consigliò Fran,  prendendo in giro la passione del suo compagno, per l’alta moda. Nonostante avesse abbandonato lo stile di vita da nobile già da parecchio tempo, gli abiti raffinati erano qualcosa a cui non aveva saputo rinunciare.
 
“Come..? Fran mi stupisco di te.. dovresti saperlo che un leading man non condivide con nessuno le sue armi di seduzione” le rispose, sarcastico e contrariato. Anche se in fondo era un uomo generoso, rimaneva ugualmente molto geloso delle sue cose.
 
Sono sicura che saprai fare un’eccezione per stavolta..” lo canzonò, lei.
 
“Si… ti prego, Balthier! Vaan è un disastro per questo genere di cose.. e tu hai cosi buon gusto..”implorò Penelo mentre il suo ragazzo imprecava contro l’intero gruppo e Nono se la rideva.
 
“E va bene.. se me lo chiedono due belle signore, non posso che accettare!.. Ti presterò qualcosa ma vedi di non rovinarla, altrimenti dovrai vendermi le volioliti della tua aeronave per rimborsarmi!”
 
“Uhm.. non ti garantisco nulla! Comunque a proposito di volioliti, Bijou me ne sta procurando alcune che potrebbero mettere in difficoltà persino la tua Strahl, in un gara di velocità!”
 
“Ancora questa Bijou eh? Qualcosa mi dice che è stato il regalo di Ashe, per te.. Le devi aver fatto parecchia pena!”
 
“Come ti permetti?? Non tutti hanno la possibilità di frequentare una prestigiosa accademia aeronavale, sai?? “
 
“Per prima cosa non era un’accademia aeronavale, ma militare, visto che mio padre voleva che fossi un giudice… e seconda cosa, tu saresti incapace pure avendo studiato da ingegnere!”
 
“Smettetela di litigare come due bambini… Pensavo che fossimo tra adulti stasera” li arrestò sconsolata, Fran.
 
“Io non litigo, mio cara. Ma che lui possa mettere su un’aeronave più veloce della Strahl, rimane comunque fantascienza!” replicò fiero, Balthier.
 
“Lo vedremo!”disse l’altro, facendogli una linguaccia.
 
“Finiscila! Ha ragione Fran, siete dei bambini.. chissà che strazio deve essere per una donna come lei, assistere a queste scene deplorevoli!”lo sgridò, la biondina.
 
“.. Ha cominciato lui!! E comunque vista la differenza d’età tra loro, mi stupisco che lei non lo abbia ancora mandato a quel paese!”borbottò il ragazzino, credendo di essere udito solo dalla sua ragazza.
 
“Cretino.. guarda che ti sentono.. e poi ognuno sta con chi vuole! Si vede che a Fran piacciono i ragazzi giovani, non ci vedo nulla di male..”gli sussurrò lei.
 
“…………………………….”. Fran rimase zitta, evidentemente i due ragazzini avevano dimenticato che il suo udito da viera le permetteva di sentire rumori provenienti da chilometri di distanza, figurarsi una conversazione a pochi centimetri da lei.
 
“Cafone..”lo insultò stizzito, Balthier. L’età di Fran era un argomento che il biondo non smetteva mai di sottolineare.
 
“Uh!!!!No.. cioè.. volevo dire..” cercò di giustificarsi lui, comprendendo di essere stato beccato in flagrante.
 
“.. Perché devi sempre metterci in queste situazioni imbarazzanti??.. “
 
“.. Comunque si è fatto tardi.. credo che andò a letto adesso. Buonanotte” disse Fran, alzandosi dalla sedia e accingendosi a lasciare l’osteria.
 
“.. Buonanotte.. spero che potrai perdonarci per l’inadeguatezza di Vaan!”si scusò Penelo,  salutando l’amica.
 
“Ci sono abituata ormai..”
 
“Scusa allora.. Buonanotte” disse il ragazzo.
 
“Ti seguo anch’io.  La Cerimonia di domani sarà piuttosto stancante,  vi conviene andare a letto anche a voi” suggerì ai due amici, Balthier.
 
 
 

Una volta congedati, i due aviopirati più anziani si diressero a piedi verso la locanda dove alloggiavano. Era una notte fredda e movimentata tra le vie di Rabanastre, tutti sembravano essere in fibrillazione per la cerimonia che il mattino seguente si sarebbe consumata. Era un evento importante per la storia dell’intera Ivalice, un’alleanza tra potenze che avrebbe garantito pace e prosperità. O almeno questo era ciò che il popolo sperava e si aspettava dai regnanti delle rispettive terre, coinvolti.

Balthier e Fran passeggiavano silenziosi uno di fianco all’altro, come loro solito.
 
“Il cielo è sereno stanotte, si vedono le stelle... .. Domani il sole brillerà alto”constatò, la donna.
 
“Speriamo non sia l’unica cosa degna di nota, della giornata..” sospirò, Balthier.
 
“.. Ti riferisci alla firma del trattato .. o al tuo incontro con Ashe..?”azzardò, lei.
 
“… Le questioni politiche di questo paese non sono affar nostro.. “ tagliò corto, lui.
 
“Non hai risposto..” disse, arrestando il passo e costringendolo a fare altrettanto.
 
“Fran…  voglio solo sapere cosa deve dirmi di tanto urgente..”
 
“ E’ cosi importante, saperlo..?”
 
“Per me, lo è..”ammise con un po’ di vergogna, abbassando lo sguardo. Aveva ormai capito che Fran non gradiva le sue attenzioni verso la regina, ma anche se temeva di ferirla, doveva essere onesto con lei. Il loro rapporto si basava sulla completa sincerità e fiducia reciproca e almeno questo non sarebbe cambiato, non per lui almeno.
 
“Spero che non ne rimarrai deluso allora..”
 
“Credi davvero che lei abbia cosi tanto potere su di me?”
 
Lei lo fissò negli occhi, in silenzio, e non rispose, non ce ne fu bisogno. L’espressione del suo volto poteva perfettamente essere compresa dal suo compagno, senza che proferisse parola. Anche lui preferì non aggiungere nulla.
 

Giunsero finalmente davanti la porta della locanda. Una volta salite le scale, si accomodarono nella loro stanza e si prepararono per la notte. Erano di nuovo insieme nello stesso letto, avvolti dal calore della lana sulla pelle e dai loro corpi stretti in un abbraccio.
 
“..  Sono solo un paio di giorni..”sussurrò lui, dietro il suo orecchio mentre con le braccia la stringeva contro il petto. Lei era voltata di spalle, poteva solo sentire il suo respiro sul collo e il suono delle sue ingenue rassicurazioni. Era sincero, ma le sue parole risuonavano più come gracili speranze che come salde convinzioni.
 
Quella notte erano entrambi troppo turbati e irrequieti, per prendere sonno.
 
“.. Il tono tradisce l’insicurezza del tuo cuore, Balthier”gli disse, infine.
 
“.. Non darò ragione a una stupida pietra..”
 
 
“Già, la pietra Omice..”pensò  tra sé, Fran.
 
Si riferiva al cristallo che un paio di giorni prima avevano rubato nelle Gole di Paramina. Non appena vi erano venuti a contatto, aveva percepito subito uno strano mystes. Quando tolsero la pietra dal piedistallo in cui era stata incastonata, accadde qualcosa di completamente inaspettato: un’intensa luce blu si sprigionò avvolgendoli e subito dopo persero i sensi.
Si erano risvegliati fuori dalla grotta ghiacciata con ancora la pietra stretta tra la mano di Balthier, stesi per terra e in balia di una delle frequenti tempeste di neve dei territori Paraminesi. A giudicare dai loro abiti congelati, dovevano essere rimasti svenuti per più di un quarto d’ora. Frastornati e confusi si erano diretti a fatica verso la Strahl dove Nono li aveva soccorsi, salvandoli dall’assideramento.
Quando il moguri aveva chiesto loro cosa fosse successo, nessuno dei due seppe rispondere, non ricordavano quasi nulla del momento successivo al tocco della pietra. Solo delle immagini confuse,  a cui non riuscivano a trovare un senso e che preferirono tenere per loro. Erano cosi intrise di dolore che facevano fatica a ripercorrerle.
La visione che avevano vissuto si svolgeva all’ingresso della giungla di Golmore, in una notte fredda e piovosa. Fran indossava un vestito corto bianco, lo stesso della prima volta che si erano incontrati. Non c’era traccia della sua armatura nera, portava soltanto il suo arco dietro la schiena e una sacca a tracolla di pelle scura. Non indossava nemmeno il suo solito elmetto, ma aveva i capelli sciolti e gli occhi colmi di angoscia. Balthier era dinanzi a lei, sciupato in viso e con una inusuale barbetta incolta. Indossava il suo completo da pirata ma con una sostanziale differenza: le sue mani erano prive dei suoi inseparabili anelli colorati, cosi come del braccialetto che portava da sempre legato al polso destro.
Mentre discutevano animatamente, lui le stringeva il braccio sinistro con forza, costringendola a guardarlo negli occhi. Provavano entrambi una profonda tristezza, per quello che sembrava essere un addio. La visione si era interrotta, subito dopo aver udito le parole che la donna gli aveva sussurrato:
 
“Vola via, vola più veloce che puoi.. più lontano di quello che avresti mai immaginato.. e non voltarti mai indietro perché non c’è più nulla che ti appartiene. Vola, vola via da qui .. Lo sappiamo entrambi: la libertà non è mai stata più amara di stanotte.. eppure è l’unica cosa che ci resta..”
 
Ricordando quella scena, rimase in silenzio, spaventata dall’immagine che aveva visto di se stessa.
 
 
“Fran..”la richiamò Balthier, portandola via dalle sue reminescenze.
 
“.. Dormiamo adesso, domani sarà una lunga giornata.” concluse lei, esplicitando la sua intenzione di porre fine a quella difficile conversazione . Rimase visibilmente deluso, ma decise di rispettare la sua scelta.
 
“Sogni d’oro..”le augurò, dandole un bacio sulla nuca.
 


***

 
Era da poco trascorsa la mezzanotte, il silenzio regnava a Palazzo. Tutti a corte si erano ritirati nelle loro camere per concedersi un sonno ristoratore, in vista dell’importante giorno che da lì a poco si sarebbero apprestati ad affrontare, un’alba che avrebbe cambiato le sorti di Ivalice.

Eppure tra i bui corridoi del castello, era ancora possibile intravedere la luce soffusa di alcune candele provenire da sotto l’uscio della porta che segnava l’ingresso alla “sala del ritiro”, cosi ribattezzata dalla regina che amava trascorrervi il proprio tempo ogniqualvolta che sentiva la necessità di rimanere in solitudine per riflettere.

Era una stanza non molto ampia, le cui pareti erano occupate da alte scaffalature di libri, mappe geografiche e un ritratto della famiglia reale al completo. Al centro vi era un camino in pietra, di fronte al quale era posto un tavolino rettangolare in ciliegio scuro, attorniato da quattro poltrone di pregiato velluto rosso. L’arredo era arricchito da grandi candelabri antichi posti agli angoli della sala per l’illuminazione notturna e da una scrivania di legno massiccio con sopra diverse tipologie di pergamene e calamai, minuziosamente disposti in ordine di preferenza d’uso, da parte della regina.

Erano ormai diverse ore che nel massimo riserbo, si era riunita insieme ai suoi illustri ospiti, l’imperatore arcadiano Larsa e il suo fedele giudice magister, e il principe rozariano, per discutere di alcune manovre politiche d’emergenza, indispensabili per la sopravvivenza del trattato di pace.
 
“E’ una richiesta inammissibile … Sai benissimo che non possiamo accettare di cedere quei possedimenti!” affermò severa, Ashe.
 
“I territori dell’Arda sono limitrofi ai nostri regni.. Sono in una posizione strategica troppo pericolosa .. In caso di guerra, darebbero un vantaggio decisivo ai nostri nemici..” spiegò preoccupato, Larsa.
 
“Lo so, eccellenze, lo so. Non dovete dimenticare che io sono dalla vostra parte. Ad ogni modo ho fatto tutto il possibile per distogliere i politici del mio paese, ad avanzare simili pretese.. e vi assicuro che la pianura dell’Arda era solo una delle tante, ma anche l’unica per cui non sono riuscito a fare nulla” rispose rammaricato, Al Cid.
 
Essere il rappresentante di un paese superbo e oltraggioso come Rozaria, era un ruolo arduo e talvolta imbarazzante, persino per un tipo disinvolto ed egocentrico come lui. Specie se si trovava a dover fare da portavoce a politici, le cui pretese andavano contro i suoi stessi interessi. Lo sguardo furioso di Ashe, in seguito alle sue ultime affermazioni, lo costrinse a chinare il capo, quasi vergognandosi di ciò che era stato costretto formalmente a chiederle. Accortosi del pesante clima che si era generato, il giudice prese la parola.
 
“Non ho dubbi che abbiate fatto tutto ciò che era in vostro potere per impedire questa spiacevole situazione e sono certo che anche maestà Larsa e maestà Ashe, la pensano esattamente come me. Sappiamo che anche voi siete per la pace” lo rassicurò, Gabranth, chiarendo la posizione dei presenti verso il nobile rozariano.
 
“Vi ringrazio Gabranth.. “ rispose grato, il principe.
 
“Il mio tono non voleva mettere in discussione la tua fedeltà verso il trattato, Al Cid. E solo che sono così in collera… A poche ore dalla Cerimonia non abbiamo ancora un accordo tra le parti! Dopo tutta quella fatica… adesso rischia di saltare tutto ad un passo dalla firma…” ammise Ashe, stringendo i pugni per trattenere la rabbia.
 
Tutto quello per cui aveva duramente lavorato per mesi e mesi, stava andando in frantumi sotto i suoi occhi. Era stata un’illusa a credere che Rozaria avrebbe accettato una pacifica alleanza con Dalmasca e Archadia, i suoi progetti di espansione e conquista erano chiari ormai da tempo e non vi avrebbe rinunciato.

Era così avvilita che la delusione poteva essere letta facilmente sul suo volto, persino da un occhio poco attento. Gabranth la osservava con preoccupazione, sapeva bene quante speranze la regina avesse riposto in questo trattato, vederla così frustrata lo dilaniava. Tuttavia erano tutti consapevoli dell’impossibilità di cedere alle richieste di Rozaria, le terre dell’Arda appartenevano alla famiglia B’nargin da sempre e rinunciarci avrebbe creato un enorme danno, non solo politico ed economico vista la vantaggiosa posizione in cui erano situate, ma anche d’immagine poiché sarebbe stato evidente all’intera Ivalice, il compromesso a cui Dalmasca era stata costretta a scendere, delineando la poca autorità di Ashe nelle politiche internazionali.
 
“L’Imperatore Grugher ha davvero esagerato stavolta.. Questa è una chiara provocazione, sanno benissimo che Ashe non accetterà mai un simile ricatto..” continuò, Larsa.
 
“E’ lampante.. Non poteva sottrarsi dal partecipare alle trattative, pur non ritenendole convenienti per la sua politica, per salvare la faccia davanti al popolo, ancora scottato dalla battaglia contro Archadia di due anni fa. Così ha pensato bene di dare a voi l’onere di rompere ufficialmente il trattato, avanzando una richiesta inattuabile e mal che gli sarebbe andata, aveste comunque accettato per amore della pace, avrebbe ottenuto un ghiotto bottino. E’ un fottuto bastardo, come gran parte dei nobili della mia famiglia. Ma forse non è ancora tutto perduto….”
 
“Cosa intendi dire?” sobbalzò, la regina.
 
“Qualche asso nella manica di cui ancora non ci avete reso partecipi?” domandò stupito, il giudice.
 
“Non tenerci sulle spine, Al Cid.. Siamo già abbastanza tesi” disse, il piccolo imperatore.
 
“Avete ragione, scusate se non ve ne ho parlato prima ma era una possibilità che avrei voluto evitare, ma pare che adesso sia l’unica chance rimasta… Vado subito al sodo: come già saprete, Rozaria è governata da due potenti famiglie aristocratiche, i Margrace, a cui appartengo anch’io, e i Windamier. Attualmente la mia famiglia riveste un potere maggiore poiché l’imperatore in carica è mio zio Grugher Vismer Margrace, tuttavia i suoi rapporti con la casata Windamier sono notoriamente buoni. Quest’ultima cerca da tanti anni di ingraziarsi l’imperatore perché spera che una volta che il suo mandato decennale sarà terminato, durante le nuove elezioni, possa favorire il loro erede, anziché me, che in quanto nipote di primo grado di Grugher, sarei il primo in lista per il trono, in base alla successione del lignaggio. Ad avanzare pretese su Arda è stato il fratellastro dell’imperatore, rappresentante dei Windamier, ma ciò è stato possibile solo grazie al consenso della famiglia Margrace che non ha posto veti..”
 
“E’ il punto qual è?” chiese impaziente, Ashelia.
 
“Il punto è che io sono stato mandato a Dalmasca come rappresentante di Grugher, per fare gli interessi della mia famiglia”.
 
“Dunque è come se la tua firma valesse come quella dell’Imperatore di Rozaria, giusto?”lo interruppe, Gabranth, comprendendo le sue intenzioni.
 
“Esattamente… e ciò vuol dire che domani mattina potrei presentarmi in senato e firmare il trattato, ignorando la clausola proposta da mio zio, sotto richiesta dei Windamier, in veste di delegato imperiale e rappresentante dei Margrace..” svelò infine, l’uomo.
 
“Ma se tu facessi una cosa del genere.. potresti essere incolpato di alto tradimento nel tuo paese…” precisò sconvolta, la ragazza.
 
“A Rozaria si paga con la vita, un tradimento alla casata reale… Al Cid, sei sicuro di ciò che stai dicendo? C’è in gioco la tua stessa esistenza..” disse preoccupato, Larsa.
 
“..E se anche ti risparmiassero la forca.. Ti giocheresti la tua opportunità di diventare imperatore alle elezioni del prossimo anno…” gli ricordò, Gabranth.
 
“Non a caso, vi avevo già detto che questa non era la mia ipotesi preferita…” sorrise Al Cid, spezzando l’atmosfera lugubre che si era creata.
 
Anche se regnavano in paesi diversi e spesso in conflitto tra loro, Ashe e Larsa provavano un profondo affetto verso Al Cid, rafforzato negli anni da collaborazioni segrete e inviti per rinsaldare l’amicizia. Provarono grande disagio di fronte alla volontà dell’uomo di immolarsi per la loro causa. Era un sacrificio che avrebbero risparmiato volentieri a un amico.
 
“Non posso chiederti tanto… Non è giusto che tu debba sacrificare tutto per un paese che non è nemmeno il tuo” affermò, Ashe.
 
“Non per Dalmasca… per la pace” sottolineò, lui.
 
“Ammesso che riuscissi nel tuo intento, Grugher potrebbe sempre invalidare la tua firma accusandoti pubblicamente alla Corte dei Magistrati di Rozaria e a quel punto il trattato sarebbe da considerarsi nullo e il tuo sacrificio vano..” disse perplesso, il cavaliere.
 
“Potrebbe accadere, è vero.. Ma se non comportasse dei rischi, non sarebbe una decisione estrema, non credi? A noi interessa prendere del tempo.. Adesso non abbiamo la possibilità di proporre una nuova trattativa a Grugher, quindi lo metteremo alle strette come lui ha fatto con voi. Io me ne assumerò la responsabilità”
 
“E’ escluso! Nessuno qui ti permetterà di immolarti per un pezzo di carta!” sbraitò, la ragazza.
 
“Sai anche tu che non è solo un pezzo di carta… è il futuro di Ivalice e vale il sacrificio di un principe. Ashe.. io sono un uomo di parola, prima di tutto. E quella volta sulla Valle Ambrata ti promisi che avrei fatto tutto ciò che fosse stato in mio potere per permettere l’esistenza pacifica dei nostri paesi. Non mancherò alla mia promessa. Non è una tua scelta.. e io ho già deciso”.
 
“Al Cid…”
 
D fronte a tanta risolutezza, quel nome gli si spezzò in gola senza che potesse dire null’altro. Per quanto le costasse ammetterlo, aveva pienamente ragione e quella forse era l’unica possibilità che avevano di non mandare all’aria la Cerimonia di Restaurazione. La notte della promessa era ben vivida nei suoi ricordi cosi come le sue parole e le sue argomentazioni accorte. Non era solo l’uomo estroso e pieno di sé che dava a vedere, ma anche un principe di grande saggezza e astuzia. Un giorno sarebbe stato un grande imperatore, ne era convinta.
 
“Non c’è bisogno di aggiungere nient’altro maestà. Dovresti andare a riposarti adesso, domani sarà un giorno glorioso e non è il caso di affrontarlo con le occhiaie, non credi?”
 
“Spero che tutto vada per il meglio.. per te.. e per noi..” concluse, lei.
 
“Non sono ancora del tutto convinto di ciò che stiamo facendo… Spero che domani mattina questo brutto presentimento che ho, vada via… Gabranth, sarà meglio congedarci nelle nostre stanze..” disse Larsa, facendo cenno al cavaliere di lasciare la sala.
 
“Come ordinate, maestà. Buonanotte mia regina.. “ le augurò, il giudice. Era tesa e spaventata, ma per quanto desiderasse confortarla con un abbraccio, dovette limitarsi a uno sguardo dolce e rassicurante che la donna ricambiò. “
Notte anche a voi, principe. Siete un uomo di valore, più di quanto immaginassi” disse infine, rivolgendosi ad Al Cid, il quale chinò il capo in segno di rispettoso saluto.
 



 
Terminata la conversazione, una losca figura femminile scostò frettolosa l’orecchio dalla porta e si dileguò silenziosa verso i giardini di Palazzo. I suoi occhi corvini cercavano ansiosi la sagoma di un uomo che non tardò a svelarsi.
 
“Eccellenza, ho le informazioni che volevate. Vostro cugino ha fatto la sua mossa, proprio come avevate previsto.”disse con voce decisa, la ragazza.
 
“Ben fatto, Miakys. Tutto procede come nei piani. Puoi raggiungere gli altri all’aerodromo, non vi resta molto tempo.. Ricordatevi di essere qui prima che il sole sorga. Ho fiducia in voi”
 
“Ai vostri ordini. Sarà fatto tutto come desiderate, vostra altezza Darian”.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La Cerimonia ***


 Il sole brillava alto sul cielo della città del deserto, bagnando d’oro ogni dove con i suoi caldi raggi. Il grande giorno era finalmente giunto, tra poche ore una nuova pagina della storia di Dalmasca si sarebbe macchiata d’inchiostro.

Una gran folla si stava radunando nella piazza principale, in attesa di poter assistere al discorso che da lì a poco la regina avrebbe tenuto, ufficializzando al suo popolo gli esiti delle trattative con i capi di stato esteri.
 
 

Attraverso i vetri della balconata reale, Ashe osservava con apprensione la rumorosa massa di cittadini accorsa. La sua preoccupazione trovò un attimo di breve conforto nel tocco gentile che sfiorò la sua spalla. Era Gabranth, al suo fianco ancora una volta, pronto a reggerla e sostenerla. In altre circostanze la sola presenza del cavaliere sarebbe bastata a rassicurarla, ma stavolta il tumulto del suo cuore spaventato era più forte d’ogni sentimento.
 
Mille pensieri affollavano la sua mente. “Quali parole dovrei usare per attutire la delusione del mio popolo, se qualcosa andrà storto?” questa era la domanda che incessantemente le martellava nella testa, da quando all’alba si era destata dal suo sonno. Non riusciva a pensare a nulla di adatto per contenere l’onta del fallimento, qualora il piano di Al Cid fosse saltato. Per mesi aveva preparato tutt’altro discorso da rivolgere ai suoi sudditi ma adesso navigava nell’incertezza.
 
 

La sala del senato era ormai gremita di politici e burocrati provenienti da ogni parte di Ivalice, impazienti di assistere alle trattative pace. Mancavano ormai pochi minuti all’inizio della cerimonia, lo sguardo di tutti era rivolto al grande portone antico dal quale entrarono puntuali l’imperatore arcadiano e il principe rozariano.
 
“Sono arrivati, maestà. Possiamo cominciare”l’avvertì solenne, Gabranth.
 
La donna fece un cenno d’assenso verso l’uomo e si diresse al tavolo ovale al centro della sala.
 
 
Tirò un profondo sospiro e infine si rivolse ai presenti.
 
“Io, Ashelia B’narging Dalmasca, unica figlia del re Raminas, ultima discendente del re Dinasta Raithwall e legittima e sola regina sovrana di Dalmasca, col consenso degli illustri presenti , dichiaro aperta la Cerimonia di Restaurazione”.
 

***
 

Seduti sulle scalinate di marmo poste intorno alla piazza, Vaan e Penelo discutevano animatamente con gli orfani della città bassa, narrando delle spericolate avventure in compagnia della loro regale amica.
 
“Certo che se non l’avessi visto con i miei occhi qualche mese fa a Lemurés, non avrei mai creduto che uno come te, potesse conoscere la regina!”disse sarcastico, Tomaj.
 
“Avete persino condiviso i pasti e la stessa locanda! Wow quanto mi sarebbe piaciuto poter fare lo stesso! La regina sembra una donna molto interessante!”esclamò entusiasta, Philo.
 
“Ashe è molto forte e coraggiosa! Dovevate vederla quando ha sguainato la spada contro Vayne!”raccontò, Penelo.
 
“Beh anche noi abbiamo fatto la nostra parte!”le fece notare, un orgoglioso Vaan.
 
“Scommetto che se non fosse stato per Balthier, c’avresti lasciato le penne..” lo schernì, il ragazzo della taverna, provocando le risa dei suoi amici.
 
“Figuriamoci! Quel dongiovanni era troppo impegnato a provarci con Ashe per..” si lasciò sfuggire, l’aviopirata.
 
“Coosa?? La regina e Balthier..??”urlarono stupiti, Kytes e la sua piccola amica Philo.
 
“Vaan!! Sono solo dei bambini!!.. A proposito di lui e Fran.. ma dove si sono cacciati? Pensavo che ci saremmo incontrati qui per assistere tutti insieme all’annuncio..”  constatò perplessa, Penelo.
 
“E chi lo sa! Quei due se ne stanno sempre in disparte soli soletti..” sbuffò, il suo compagno, incrociando le braccia intorno alla testa.
 
“Non ci posso credere che avesse una relazione con la regina.. pensavo che lui e Fran..” disse incredula, la skater.
 
“Ora che ci penso il clima tra quei tre era strano, anche a Lemurés… Però Fran non mi è mai sembrata gelosa delle attenzioni che Balthier rivolgeva alle altre donne.. Ricordo che faceva un po’ il cascamorto con tutte”  intervenne, kytes.
 
“Secondo me sono di quegli amici.. speciali…” affermò sorridente, Tomaj.
 
“Speciali in che senso?”esclamarono in coro i due bambini curiosi.
 
“Forse intendi dire che.. uno dei due prova qualcosa per l’altro..? Tipo una cotta… non ricambiata?!! Oddio ma è terribile!”gridò sconvolta, la piccola.
 
“No.. credo che per speciali intendesse che sono come fratello e sorella!” ribadì, il maghetto.
 
“Non proprio…” chiarì imbarazzato, il ragazzo più grande.
 
“Una volta ho visto che Balthier guardava il culo di Fran..” disse Vaan, con volto serio. “ Nah non credo la veda come una sorella” proseguì, incrociando le braccia sul petto.
 
“Beh quello lo abbiamo guardato tutti.. comunque Vaan è andato vicino a quello che intendevo per “speciali”…”
 
I bambini continuarono a fissarlo smarriti, senza capire il senso delle sue parole. Lo sguardo truce di Penelo incenerì quello malizioso di Tomaj, zittendolo completamente.
 
“La volete finire di fare i pettegoli??? Certi argomenti non sono adatti a dei bambini! E poi non è affar nostro il rapporto sentimentale tra Fran e Balthier”
 
“Sentimentale..? qui nessuno ha parlato di rapporto sentimentale… C’è qualcosa che ci nascondi, Pen?” le chiese con fare indagatore, Vaan.
 
“Già.. Una volta ti ho visto parlare da sola con Fran.. forse ne sai più di noi sull’argomento..”la circuì, Tomaj.
 
“C-che.. cavolo andate pensando?!! Ne so quanto voi…!”
 
“E allora perché sei diventata tutta rossa?”notò, il biondo.
 
“Non si dicono le bugie, Penny!” la rimproverò, Philo.
 
“….. Finitela!!! Io non sto nascondendo nulla!! .. E ora smettiamola di discuterne, c’è lo zio Migelo che ci sta facendo cenno di raggiungerlo nella scalinata in fondo! Sembra ci abbia tenuto dei posti migliori dei nostri!” disse la ragazza, scattando in piedi mentre col dito indicava la posizione del bangaa.
 

***
 

In una delle terrazze panoramiche del castello, nascosti dietro dei pilastri ornamentali, Fran e Balthier scrutavano la balconata reale, in attesa di assistere al discorso della regina.
 
“La Cerimonia dovrebbe essere cominciata ormai.. Chissà per quanto ne avranno..”sbuffò, la viera.
 
“Beh se dipendesse solo da quel piccoletto, basterebbe il tempo di inchiostrare le carte con una firma.. ma temo che Rozaria riserverà delle sorprese”sospirò, l’amico.
 
“Non ne sarei così sicura.. Pare che ci sia Al Cid in rappresentanza del suo popolo ed è noto ormai a tutti il suo occhio di riguardo nei confronti della regina..”lo pizzicò, lei.
 
“Il principe è solo uno degli aspiranti al trono.. qualcosa mi dice che il suo potere sia più limitato di quanto non voglia far credere” ribatté, il pirata, fingendosi indifferente.
 
Non amava parlare di lui, tantomeno in relazione ai presunti flirt amorosi con Ashe. Fran lo conosceva troppo bene per non comprendere il suo fastidio sull’argomento, e questa consapevolezza rese la frecciatina della donna ancora più sgradevole.
                                                                  
“Un uomo risoluto non ha bisogno di un titolo nobiliare, per ottenere ciò che vuole”
 
“Una definizione piuttosto lusinghiera per uno che fino a qualche tempo fa ritenevi essere  solo uno sbruffone di sangue blu..” disse lui, guardandola con disappunto.
 
“Devi aver frainteso il senso delle mie parole..” cercò di giustificarsi, Fran.
 
Non aveva mai espresso grande stima per Al Cid ma doveva ammettere che gli ultimi eventi politici, l’avevano intimamente fatta ricredere sul suo conto.
 
“Non credo proprio, il concetto era abbastanza chiaro e coinciso, mia cara..”
 
“Ad ogni modo sembra che sia riuscito a tenere testa alla nobiltà conservatrice del suo paese, fino ad ora.. E non dev’essere stato facile..  Deve avere una buona motivazione dietro per darsi tanto da fare..”
 
“Fran, in tutta onestà, dubito che la sua aspirazione di portarsi a letto Ashe possa essere sufficiente ad assicurare la sua fedeltà politica a Dalmasca..” la contraddì seccato, Balthier.
 
Le sue allusioni sulla coppia regale iniziavano a dargli sui nervi, non riuscì a trattenersi dal lanciarle un’occhiataccia ma Fran assunse l’espressione di chi era stato erroneamente frainteso.
 
“Non intendevo questo, il cuore di Al Cid è buono… Era così due anni e mezzo fa  a Balfonheim e lo è ancora oggi probabilmente… … Comunque voi huma sareste disposti a molte cose per portarvi a letto una donna..” si apprestò a chiarire, senza farsi sfuggire l’occasione di attaccarlo.
 
Percepirlo turbato nell’affrontare quel discorso, era fastidioso per lei almeno quanto lo era per lui. Non ne comprendeva il senso o forse preferiva non ammettere a se stessa, che l’interesse del suo compagno per la regina, non era la solita frivola sbandata che era frequente concedersi.
 
“Dipende da quanto appetibile è la preda..” ironizzò, lui.
 
“E Ashe sembra essere abbastanza desiderabile…”
 
“..Non  credo sia il genere di donna da una notte..Con uno come lui poi..”
 
“Io lo trovo… affascinante.. e lei è una giovane vedova di bell’aspetto…” disse lei, tentando di sprovarlo.
 
“Non puoi essere seria… E poi a lei non piace nemmeno” gli rispose, con tono incredulo.
 
“Magari preferirebbe uno come te..” lo schernì, la viera.
 
“Potresti biasimarla?” le domandò sarcastico, pieno del suo fascino.
 
Anche se i sentimenti tra i due partner non erano chiari, sapevano entrambi quanto fosse forte l’attrazione tra di loro. Le doti seduttrici di Balthier, erano innegabili persino per una come Fran.
 
“Allora potrebbe essere la tua occasione per rientrare in società” lo sbeffeggiò.
 
“Per piacere, Fran.. Sono un aviopirata..”
 
“Davvero?..” gli domandò, incerta.
 
Non ne parlavamo apertamente, ma era ormai evidente che qualcosa nel loro consueto stile di vita non risultava più soddisfacente. Negli ultimi mesi il loro entusiasmo di aviopirati era rimasto solo un lontano ricordo. Ci pensava con grande amarezza, mentre lo fissava in attesa di una risposta. Ma il pirata non fece in tempo ad aprire bocca, distratto dal rumore di alcuni passi, provenienti dalla scalinata d’accesso principale.
 
“Di là..!” sussurrò alla compagna, indicandole un nascondiglio.
 

Un uomo e una donna risalirono le scale. Il loro particolare abbigliamento ricordava quello di due guardie, ma non sembravano essere soldati dalmaschi. Doveva trattarsi di qualche ordine straniero non usuale.
 
“Sono preoccupata.. Il principe sta correndo un grosso rischio. E’ stata una manovra azzardata” affermò, una voce femminile.
 
Si trattava di una donnasotto la trentina, bassina e con corporatura esile ma ben definita. Intorno alla testa aveva una strana fascia blu scuro, nascosta in parte dal caschetto bruno. I piccoli occhi scuri lasciavano trasparire una forte inquietudine.
 
“E’ vero, ma non c’era altra scelta per salvare la cerimonia..” disse con rassegnazione, l’uomo.
 
I suoi capelli biondi incolti ricordavano quelli del vecchio capitano Basch fon Ronsenburg, con una decina di anni in meno. Alto e robusto, con sguardo coraggioso e deciso. Cercava di far forza all’amica.
 
“Pensi che l’abbia fatto per lei.. o per lui? Dopotutto.. anche se sono cugini.. i rapporti tra di loro sono puramente formali”
 
“Conoscendolo, credo l’abbia fatto per entrambi.. Vede lei come una sorella minore.. mentre per lui ha grande stima, sia come uomo sia come stratega..”
 
“Già.. e dire che le loro famiglie si odiano da generazioni! Mi chiedo come si comporterebbe lui nei confronti del nostro signore, se diventasse imperatore..”
 
“Beh per il momento preoccupiamoci solo di portare a casa la pelle, le elezioni a Rozaria sono ancora lontane”
 
“Hai ragione, Kyle. Non vedo l’ora di tornare a Zhalia.. odio la sabbia e il clima torrido di questo posto!” disse infine, la ragazza.
 
L’uomo guardò il grande orologio posto nella torre di fronte alla terrazza e sospirò, pensieroso.
 
“E’ quasi ora..”
 
I due si scambiarono un’occhiatina complice, poi la donna volse la sua attenzione alla balconata reale, poco distante dalla loro posizione.
 
“In bocca al lupo, principe..” gli augurò tra sé, mentre il suo amico le fece cenno di andare via.
 

Una volta rimasti soli, i due aviopirati uscirono fuori dal loro nascondiglio, commentando quanto appena osservato.
 
“E’ quasi ora per cosa..? a cosa si riferiranno..?” si chiese Balthier, assorto.
 
“… Lyon..?” sussurrò sbigottita, la viera.
 
“Fran…?” la richiamò confuso, lui.
 

***
 

Intanto in senato, i negoziati stavano per giungere al termine. Finalmente dopo un’ora e mezza, i principali burocrati dei rispettivi paesi si erano accostati al grande tavolo, dove lady Ashe e gli altri governanti sedevano, in trepida attesa di vedere firmato il Trattato della Restaurazione.
 
“Inoltre annuncio ufficialmente di fronte a voi tutti, che i miei tesorieri s’impegneranno a contribuire finanziariamente ai lavori di ricostruzione delle zone di Nabudis , ingiustamente distrutte quattro anni fa, a causa delle errate scelte di giudizio della casata Solidor” comunicò inaspettatamente, Larsa.
 
“Vi ringrazio, imperatore.. ma non è necessario. Nabudis era la patria natia del mio defunto marito Rasler, spetta a noi dalmaschi onorare la sua memoria”
 
“ Sappiamo entrambi quanto Archadia sia responsabile dell’accaduto.. lasciate che possa ripagarvi, seppur in piccola parte, degli affronti subiti..”
 
“Aver ritornate indietro quelle terre è già stato sufficiente, maestà… ma se insistete tanto non posso esimermi dall’accettare il vostro generoso aiuto.” replicò compiacente, la giovane.
 
“Vi ringrazio, mia regina”
 
Che scorresse buon sangue tra Dalmasca e L’Impero era ormai noto a tutti, almeno tra i suoi regnanti. Più scettici erano invece i burocrati, consci del fatto che il lascito di tanti anni di guerra, difficilmente sarebbe stato superato in tempi brevi da entrambi i popoli, distanti culturalmente e ideologicamente.
 
“Se le questioni patrimoniali e terriere sono a posto, direi che possiamo passare alle questioni militari, vostre eccellenze” disse, il segretario dalmasco.
 
“Il principe Al Cid Margrace, oggi qui in veste di rappresentante dell’imperatore rozariano Grugher Vismer Margrace, credo che voglia ancora aggiungere qualcosa a quanto già discusso” intervenne d’improvviso, il consigliere Slavon Mel Bloumer.
 
Si trattava di uno degli uomini più vicini al re rozariano, venuto dalla capitale appositamente per affiancare Al Cid. Non brillava né per bellezza né per simpatia, ma la fedeltà al suo padrone era assoluta e alquanto scomoda, viste le circostanze.
 
“Nulla più di quanto già ribadito, sir Slavon. Le richieste avanzate dal nostro paese sono state abbondantemente accolte dai nostri accorti alleati. Possiamo proseguire con..” cercò di sviarlo, l’uomo.
 
“Maestà scusate se insisto ma sua eccellenza l’imperatore mi ha mandato qui, per assicurarsi che tutte le condizioni da lui poste, fossero accettate prima della firma..” lo interruppe, il politico.
 
Era ormai evidente al principe che l’unico reale obiettivo di Slavon, fosse quello di controllarlo. Cerco di mantenere la calma, proseguendo come stabilito la notte prima con gli altri.
 
“Cosa andate millantando, Slavon? State forse cercando di insinuare che sto omettendo alcune delle volontà di sua eccellenza? E che vantaggio ne trarrei?.. Slavon, vi ricordo che sono un membro della famiglia reale di Rozaria e che conosco bene i diritti e i doveri che ho verso il nostro paese. Voi piuttosto, mi sembra che vi siate dimenticati a cosa si va incontro per infamie ingiustificate verso un principe…”  cercò di intimidirlo, nella speranza di scoraggiarlo.
 
“N-no.. a-altezza! Voi mi avete f-frainteso.. N-non intendevo mettere in discussione la vostra lealtà verso il casato! E’ solo che .. i territori dell’Arda..”
 
Quell’ultima affermazione riecheggiò nella sala come un fulmine a ciel sereno. Un vociferare teso e agitato iniziò a farsi largo tra i presenti, diventando sempre più intenso.
 
“Uh? Che significa? Mia regina.. cos’è questa storia?” chiese preoccupato, un senatore dalmasco, rivolgendosi alla nobile.
 
Ashe era in evidente imbarazzo, cercò lo sguardo di Al Cid come a volergli chiedere come comportarsi. Adesso che il piano di nascondere quell’oltraggiosa richiesta di Grugher e firmare il trattato era saltato, dovevano sbrigarsi a trovare un’alternativa per preservare il loro obiettivo.
 
“Credevamo che quei territori sarebbero rimasti neutrali.. Archadia non può tollerare la presenza di truppe rozariane nei suoi confini. Imperatore, voi eravate stato avvertito della questione?” domandò perplesso, un cadetto arcadiano.
 
Larsa cercò di mantenere la calma, ma prima ancora che potesse abbozzare una risposta, Gabranth accorse in suo aiuto, temporeggiando sulla discussione.
 
“L’Arda.. ma certo! C’era da aspettarselo da questi sporchi rozariani! Volevate approfittarvi della situazione per fare i vostri meschini affari politici!” gridò infine, un imperiale.
 
Il clima era ormai furente, i dissapori sopiti in onore della cerimonia stavano riemergendo in scontri verbali sempre più numerosi, tra i partecipanti.
 
“Signori, calma!Per favore!.. Il principe Al Cid ci spiegherà tutto, chiarendo le perplessità dei presenti.. vero, maestà?” esclamò la donna, cercando di ridestare l’ordine.
 
“Certamente! Miei illustri signori, non c’è ragione di scaldare gli animi. Mio zio, l’imperatore Grugher, spinto da alcune fazioni politiche del nostro paese, aveva vagliato l’ipotesi di avanzare delle richieste su alcuni possedimenti d’oro delle zone dell’Arda.. Ma dopo una riflessione più approfondita, la sua grande saggezza ha prevalso, decidendo di non acconsentire a tali pressioni che avrebbero potuto offendere le vostre eccellenze.” spiegò l’uomo, fingendosi risoluto.
 
“E quando sarebbe avvenuto questo ravvedimento, da parte di vostro zio? L’ho sentito personalmente ieri sera e non mi ha informato di nessun cambiamento..” lo contraddisse subito, Slavon.
 
Il suo tono era sempre più diffidente e indagatore, aveva compreso che qualcosa non andava.


D’un tratto, dal grande portone che segnava l’ingresso all’aula, entrò un uomo di bell’aspetto,  fiero e sicuro di sé, con a seguito le sue quattro guardie del corpo.  Senza chiedere udienza, prese
parola.
 
“E come avrebbe potuto? Io e mio cugino siamo stati avvertiti della decisione di nostro zio, solo stamane all’alba. Non vi siete accorti che la Millennium era attraccata all’aerodromo, stanotte intorno alle cinque? Voi che siete sempre cosi informato, mio caro Slavon, non dovreste lasciarvi sfuggire simili dettagli! Ad ogni modo ho qui il documento che attesta la veridicità delle parole del principe Al Cid..” disse, con tono spavaldo e canzonatorio verso il consigliere, porgendo la dichiarazione nelle mani dei politici dalmaschi.
 
“Sir Darian…” esclamò con profondo stupore, Ashe.
 
Al Cid rimase immobile, del tutto spiazzato dall’uscita di suo cugino. Stava mentendo per proteggerlo, anche se probabilmente questo non era il suo scopo principale, considerando i freddi rapporti tra di loro.
 
“Qui dice soltanto che i Windamier rinunciano a ogni pretesa sui territori in possesso di Dalmasca.. L’imperatore non viene menzionato..” replicò ad alta voce, uno dei senatori.
 
“Grugher è un uomo molto impegnato.. Ha chiesto ai suoi messaggeri di farci pervenire la sua nuova posizione, ma sotto il nome della mia famiglia in quanto sollevatrice della questione. Io, Darian Gareth Windamier IIIe Al Cid Margrace siamo i rappresentanti ufficiali dei nostri casati e poiché la nostra posizione è comune, non vedo altro motivo per continuare questa oltraggiosa polemica, miei signori.” concluse Darian, riuscendo a convincere la corte.
 
“Il principe Darian ha perfettamente ragione! Ci attende un trattato da firmare..” aggiunse, il cugino.
 
“Lady Ashe, volete farci l’onore di leggere la pergamena?” la esorto, un’entusiasta Larsa.
 
La neo regina acconsentì immediatamente, anche se incredula che quel momento fosse finalmente giunto.
 
 

Dopo venti minuti, sua maestà si affacciò alla balconata reale, per rivolgersi al suo popolo. Fu un discorso lungo e commovente che ripercorse le dolorose ferite patite e il desiderio di pace e giustizia per i caduti. Prima di terminare, prese fiato e con gli occhi lucidi e la voce tremante d’emozione, lasciò uscire infine quelle tanto attese parole.
 

“.. Non voglio indugiare oltre, e con profonda gioia nel cuore sono orgogliosa e fiera di annunciarvi che.. il Trattato della Restaurazione è oggi legge.”
 
 
 
***
 

Ammirava incredula la sua immagine riflessa sullo specchio antico, di fronte a lei. Non si era mai vista cosi bella. Indossava un abito da sera in seta turchese, intarsiato da preziosi cristalli argentei. Il corpetto le stringeva il busto mettendo in risalto le sue forme gentili e proporzionate mentre una lunga gonna a sirena, le avvolgeva i fianchi tondeggianti. Un ampio spacco centrale, lasciava intravedere le gambe, sorrette da delle eleganti scarpette col tacco, allacciate alle caviglie da dei braccialetti d’argento e incastonate tutte attorno da piccole gemme colorate.

Le ragazze della boutique le avevano sciolto i capelli biondi, spazzolandoli in modo da creare dei voluminosi boccoli lungo tutta la capigliatura. Una ciocca era tenuta dietro un orecchio da una spilla di zaffiri, a forma d’orchidea che le donava una luce speciale nel volto.
 
“Ancora qui sei? Guarda che farai tardi..” le ricordò la sarta, alle sue spalle.
 
“Oh..? Scusami.. è che non sono abituata a vedermi cosi..” rispose Penelo imbarazzata, senza riuscire a completare la frase.
 
“Cosi … donna?” si apprestò ad aggiungere, la sua interlocutrice.
 
“Sì.. ed è tutto merito tuo Clelia.. Hai delle mani di fata.. Grazie di cuore!”
 
“Non mi ringraziare.. Sono solo una signora di mezza età che sa fare bene il suo lavoro, cucire e disegnare!”
 
“Non avrei mai immaginato di poter indossare un giorno un vestito cosi bello..” affermò soddisfatta, la biondina.
 
“E’ indubbiamente uno dei miei lavori migliori.. anche se manca ancora qualcosa” le fece notare, Clelia facendole cenno con discrezione di voltarsi.
 
“Uh? Cosa dovrebbe mancare..? io lo trovo già perfetto cos…”
 
La frase le si spezzò in gola alla vista dell’uomo dietro di lei. Gli occhi celesti della ragazza caddero sul suo abbigliamento: vestiva uno degli abiti tipici che i cavalieri dalmaschi erano soliti portare nelle grandi occasioni, sui toni del blu scuro e del platino. Tuttavia la profondità di quei colori si distaccava dallo stile classico del suo paese, ricordandole le tinte sgargianti delle terre imperiali.
 
“Vaan… Non ti avevo sentito arrivare..”
 
Il ragazzo era rimasto ammutolito e immobile, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso un attimo. Era la prima volta che Penelo lo vedeva così in imbarazzo, ma non riusciva a comprenderne la ragione. Dopotutto Clelia era andata via ed era rimasta solo lei lì con lui.
 
“E’ per me ..quella?” gli chiese, indicando la collana che stringeva nella mano sinistra.
 
A quella domanda, Vaan sembrò ridestarsi dalla sua trance, facendole un segno di assenso col capo. Le si avvicinò, mettendo le mani intorno al suo collo sottile, per allacciarle il gioiello.
 
“S-sei..bellissima” le sussurrò timidamente.
 
La ragazza arrossì, abbassando lievemente la testa per non farsi vedere.  Era raro sentire dei complimenti estetici da Vaan. Per la prima volta la stava guardando come una donna e non solo come la sua cara amica d’infanzia, e questo lo turbava piacevolmente.
 
“Anche tu stai molto bene..” gli rispose, sorridendogli dolcemente.
 
“Vogliamo andare?” disse infine il ragazzo, porgendole il braccio destro.
 
Penelo non se lo fece ripetere due volte, così lo prese a braccetto e insieme si diressero verso il salone delle feste.




Finalmente ho terminato questo lungo capitolo, devo dire che mi ha fatto un pò penare. Spero sia di vostro gradimento! Nel prossimo capitolo una sorpresa piccante per tutti gli amanti della coppia Vaan/Penelo XD... E tutti i retroscena della festa. Ciaoo =)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La festa ***


Finalmente dopo un milione di anni sono tornata ad aggiornare questa storia, con un nuovo capitolo! Ammetto che è stata un'impresa vista la lunghezza e le differenti scene. Ci sono diversi collegamente ai capitoli precedenti ma spero comunque che il capitolo risulti piacevole e scorrevole. I commenti sono bene accetti =D. Buona lettura.



Era scesa la sera su Rabanastre, i suoi abitanti in festa affollavano le piazze e i vicoli, in un clima di allegra convivialità. Cristalli colorati e candele illuminavano i viali d’accesso al castello reale mentre un composto via vai di gente si apprestava a raggiungere il grande salone dei ricevimenti. In ogni angolo di Palazzo, erano state posizionate delle guardie per garantirne la sicurezza. Alcuni ufficiali invece erano preposti al controllo dell’identità di ogni singolo ospite e alla verifica della loro presenza nella lunga lista degli invitati di sua Maestà.
 
Il suo nome, prego?” chiese l’uomo distinto all’ingresso, rivolgendosi al cavaliere dinanzi a lui.
 
“Darian Gareth Windamier III, principe e ambasciatore delle terre rozariane della regione di Zhanti” si qualificò, l’aristocratico.
 
Nonché avesse realmente necessità di fare sfoggio del suo titolo regale, per far comprendere le sue origini. La sua nobile aria di gentiluomo non passava inosservata. Si trattava di un giovane di circa trent’anni, dai modi discreti e gentili. Alto e possente, indossava un pantalone stretto scuro e una camicia bianca finemente lavorata nelle maniche e nel bavero, coperta da una lunga giacca dorata rifinita con particolari intarsi bronzati. Il raro verde scuro dei suoi occhi, gli donava uno sguardo magnetico mentre il viso sbarbato e i capelli brizzolati nocciola chiaro, gli conferivano un aspetto vagamente angelico.
 
“Accomodatevi pure, sir e buona serata”
 
“Cugino! Qual buon vento.. ci si vede spesso ultimamente..” lo chiamò ironico, una voce familiare alle sue spalle frattanto che era intento a varcare il corridoio per la grande sala.
Quando si voltò, risaltò subito alla sua attenzione l’eccentrico abbigliamento dai toni aranciati del suo parente. Perfettamente in stile Margrace, pensò tra sé, prima di apprestarsi a ricambiare il saluto e appartarsi in disparte con lui.
 
“Al Cid.. sembravi sorpreso di vedermi stamattina. Non ti avevano avvertito della mia presenza qui?”gli chiese, ripensando all’incontro avuto durante la firma del trattato.
 
“Non proprio, sai ultimamente io e lo zio non parliamo spesso… a differenza vostra a quanto pare..” disse lui, lanciandogli una frecciatina velenosa.
 
“Lo sai che Grugher è un uomo imprevedibile..” lo prese in giro, Darian.
 
“Ah! Suvvia, non lo è mai stato… qualcosa mi dice che quest’aggettivo sia più appropriato su di te, o mi sbaglio? …Tu e l’imperatore non avete mai tenuto udienza, non è cosi? “ lo affrontò deciso, Margrace.
 
Non amava frequentare molto la casata dei Windamier, dunque non ne conosceva perfettamente le strategie, ma quelle di suo zio l’imperatore gli erano ben note ed era sicuro che quanto affermato durante le trattative da suo cugino, non potesse corrispondere al vero. Mai un uomo avido come Grugher avrebbe rinunciato spontaneamente alle terre dell’Arda, in nome della pace di cui gli era sempre importato ben poco.
 
“Diciamo che la situazione si era fatta complessa e ho dovuto prendere l’iniziativa… Questo trattato era importante per te, quanto lo era per me” tagliò corto, il cavaliere.
 
“Non capisco… come sei riuscito a convincere la tua famiglia a rinunciare ai possedimenti dell’Arda? E’ stata irremovibile per mesi.. e con tutto rispetto, tu non sei certo quello con più influenza nel tuo casato..”
 
“Mio caro cugino, anche se sono il regnante di una modesta regione del nostro paese, ho molte conoscenze utili… Qualcuno mi doveva un favore e ho pensato che fosse arrivato il momento di riscuoterlo. Di più temo di non poterti dire”
 
“E come la mettiamo con Grugher?  Anche lui darà retta a questo fantomatico Windamier cosi compiacente nei tuoi riguardi?”
 
“Non è da te preoccuparti in questo modo, inizi a mettermi ansia, sai?” lo schernì sarcastico Darian, lasciandosi sfuggire un sorrisino malefico.
 
“No, è che se devo prepararmi psicologicamente alla forca, al rientro a Rozaria, vorrei saperlo subito… sai com’è, almeno mi godo la mia ultima notte di vita..”
 
“Non mi strapazzerei troppo, fossi in te.. Ci sono buone possibilità che tu e io vedremo ancora qualche alba, prima che ciò accada..”
 
Al Cid preferì non indagare oltre su a chi, suo cugino avesse venduto l’anima per ottenere quell’accordo. Almeno per il momento. Sapeva che fino al loro ritorno a Rozaria, non sarebbe riuscito ad ottenere nessuna informazione utile al riguardo. Inoltre gli occhi puntati addosso delle sue guardie del corpo personali, nascoste nei paraggi, iniziavano a dargli fastidio.
 
“Me lo auguro.. Solo un’ultima cosa: tu cosa ci ricavi dal correre un rischio simile?”
 
“Ho fatto una promessa ad un amico una volta.. e l’ho onorata”
 
“Uhm..? .. non dirmelo.. Raminas? Il padre di lady Ashe…?” domandò lui. Ricordando il vecchio rapporto che prima degli anni della guerra, li aveva legati.
 
“Cosa può desiderare un padre, se non qualcuno che protegga la sua giovane figlia?”
 
“Mmm.. allora erano vere le dicerie sulla vostra presunta amicizia… Oh, Darian.. sei un uomo talmente corretto che mi fai venire il voltastomaco. Con tutto rispetto, penso che andrò a farmi un bicchiere adesso. A più tardi, illustre cugino!” si congedò senza troppi inconvenievoli il principe, dirigendosi verso l’area buffet.
 

 
***

 
“Vaan vedi di comportarti bene…  non fare  come al tuo solito! Siamo in mezzo a gente importante…” gli raccomandò severa, Penelo.
 
“Io vedo, solo nobili grassocci con la puzza sotto il naso..” protestò ad alta voce, il ragazzo.

Erano a palazzo solo da pochi minuti e già Vaan era riuscito ad attirare l’attenzione di un gruppetto di giovani altolocati che udendo quanto aveva appena affermato, si erano girati a guardarlo stizziti, con grandissimo imbarazzo della povera Penelo che tirò via per un braccio il suo compagno.
 
 “Shhh!! Abbassa la voce! Ti stavi già facendo richiamare!!” lo rimproverò furiosa, la ragazza.
 
Intanto dall’altra parte della sala, mentre la povera Penelo tentava invano di incitare il suo fidanzato all’uso delle buone maniere, un trio di ragazzini sbraitava in modo altrettanto poco decoroso.
 
“Hey ci sono Penny e Vaan!! Ragazziiiii” gridò festante, la piccola Philo, alla vista dei suoi amici.
 
“P-philo… kytes…Tomaj! Come siete eleganti, state tutti molto bene!” si complimentò la biondina, notando il loro inusuale abbigliamento aggraziato.
 
“Tu invece sei bellissima, Pen. Il turchese è proprio il tuo colore..” si congratulò Tomaj, che in cuor suo aveva sempre avuto un debole per la ragazza.
 
“ Ma dove si è cacciato Vaan? Era qui fino ad un momento fa… Oh eccolo lì!!” strillò Kytes, notando il pirata che si abbuffava al tavolo degli aperitivi.
 

***

 
“Siete incantevole, maestà..”  esclamò entusiasta, il giudice.
 
Lo splendore di lady Ashe lo aveva lasciato senza parole. Indossava un corpetto avorio, ricamato con raffinate perle e una graziosa gonna a palloncino bianca che le arrivava fin sopra le ginocchia. Per l’occasione aveva raccolto i capelli in uno chignon e adornato il capo con un cerchietto di pietre preziose, abbinato ai gioielli di famiglia che aveva scelto di portare per quest’occasione speciale.
 
“Grazie mille, Gabranth. Spero che la festa sia di vostro gradimento..”
 
“Degna del vostro regale nome..” disse lusingherò, lui.
 
Ci fu un breve sguardo d’intesa tra i due, che dovette interrompersi a causa degli schiamazzi provenienti a poca distanza da loro.
 
“Lady Ashe, sembra che i nostri amici siano arrivati!” le fece notare sorridente, Gabranth.
 
“Andiamo a salutarli, si sentiranno spaesati, non sono mai venuti al castello… non come ospiti almeno” propose lei, sfiorandogli la mano per chiedergli di seguirla.
 
“Ashe!!” esclamò euforico, il pirata senza rendersi conto a chi si stesse indirizzando e al suo titolo.
 
“Vaaan!!! Come ti permetti di rivolgerti cosi a lei? Ormai è la regina! Porta rispetto!... Perdonalo altezza, è incorreggibile..” cercò di scusarsi, l’imbarazzatissima Penelo.
 
“Ahaha tranquilla Penelo, potete chiamarmi come meglio preferite. Non dovete formalizzarvi con me, siamo amici dopotutto. Salve anche a voi ragazzi, vi trovo bene” salutò contenta Ashe, notando la presenza dei piccoli orfani della città bassa.
 
“L-lady Ashe.. grazie mille per aver invitato anche noi alla festa!” ringraziò Philo, facendo l’inchino.
 
“Era il minimo, dopo il coraggio che avete dimostrato a Lemures! “
 
“Basch come te la passi?” chiese Vaan, dando una pacca sulla spalla del giudice.
 
“Non c’è male, Vaan… ma cerca di essere più discreto” rispose l’uomo, lasciandogli intendere di smetterla di andare in giro a chiamarlo con quel nome.

D’un tratto dietro l’armatura scura del cavaliere, attirato dall’allegro gruppetto, sbucò fuori il giovane imperatore arcadiano, salutando con riverenza i presenti.
 
“Lord Larsa! Finalmente ci rivediamo! Mi hanno fatto molto piacere le vostre lettere in questi mesi!”disse Penelo, sforzandosi di contenere la gioia nel rivedere il suo piccolo amico.
 
“Mia cara Penelo, sono contento che siano state di tuo gradimento! Ci sono ancora molte cose di cui vorrei parlarvi..”
 
“E io non vedo l’ora di starvi ad ascoltare! Abbiamo tutta la serata..” sorrise, lei.
 
“Oh non vorrei sottrarvi al vostro cavaliere troppo a lungo..” chiarì il ragazzino, temendo di risultare troppo invadente.
 
Dopotutto ora Penelo e Vaan erano fidanzati e non era sua intenzione suscitare problemi tra loro. Si sentì sollevato quando il pirata scoppiò in una sonora risata.
 
“Uh? Puoi tenerti Penelo quanto vuoi, mica mi offendo!”

 
Mentre la biondina si preparava a sferrare un calcione sul posteriore di Vaan, Gabranth si rivolse perplesso a sua maestà.
 
“Manca ancora qualcuno all’appello, o sbaglio..?”
 
“Già.. un certo pirata e la sua compagna.. gli piace farsi attendere, vedo…” notò seccata, lei.
 
Dopo aver spedito gli inviti a Balthier e al suo seguito, non aveva ricevuto più nessuna notizia, ma in cuor suo sperava che sarebbe comunque venuto. Del resto la prevedibilità non era la sua qualità migliore e lei lo sapeva bene.

Alcuni apprezzamenti poco signorili, provenienti da dei nobili alle sue spalle, circa le generose curve di una certa viera, spinsero Gabranth a voltare lo sguardo verso il centro della sala.
 
“Qualcosa mi dice che sono appena arrivati..” disse, facendo cenno ad Ashe di guardare nella sua direzione.
 

Uno smagliante Balthier nel suo vestito migliore con a braccetto una bellissima Fran, tinta di rosso, avanzava verso di loro, procurando gli sguardi curiosi di chi ancora reputava stravagante quell’accoppiata razziale.
 
“Carissima, quale onore!” disse sprezzante il ragazzo, baciando la mano della giovane regina.
 
“Maestà..” salutò, Fran.
 
“Non ci speravamo più, Balthier… “
 
“Il protagonista deve farsi attendere, lo avete dimenticato?” li sbeffeggiò, l’arcadiano.
 
Ashe preferì ignorarlo, l’indifferenza era l’arma migliore con gli sbruffoni come lui.
 
“Fran, che piacere rivederti, come stai?” chiese cordialmente, lei.
 
“Come l’assistente di un pirata svogliato..”
 
“Meglio che faccia finta di non aver sentito..” ribatté contrariato Balthier, lanciandole un’occhiataccia.
 
Notando la presenza dei due pirati, anche Vaan, Penelo e l’intero gruppetto non tardarono ad avvicinarsi per scambiare quattro chiacchiere. Il vecchio party si era finalmente ricongiunto.
 

***

 
“Mi concedi questo ballo, mia cara?” gli chiese sornione, prendendola per mano.
 
Fran acconsentì, ballare un lento non le sembrò così male, se l’alternativa era essere continuamente bersagliata da baldi giovanotti desiderosi di potersela a letto, con storielle poco credibili.

La pista da ballo era affollata da coppiette, per lo più hume, intente a flirtare a tempo di musica.
 
“Sei riuscito a scoprire cosa doveva dirti d’urgente, la regina?” gli chiese, curiosa.
 
“Non ancora, il giudice è sempre tra i piedi.. non la molla un attimo”
 
“E come dargli torto.. con tutti questi marpioni in sala..” lo punzecchiò, lei.
 
“Fran, cosa insinui? Stai diventando un tantino irriverente, sai? Non si addice a una bella donna come te”
 
Nonostante il tentativo di sdrammatizzare, la recente impertinenza di Fran, lo turbava. C’era tensione tra di loro e non tardava a venire fuori in ogni sua battutina velenosa. Non era da lei comportarsi così, qualcosa stava cambiando e non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo.
 
“Oh, pardon. Cercherò di darmi un contegno, mio lord”continuò a schernirlo, la donna.
 
“Ecco brava! A proposito, non credi che sia arrivato il momento di alleggerire le tasche di questi gentiluomini?” cambiò discorso, lui.
 
“Non ti concedi mai una pausa dagli affari..”
 
“Un pirata non può concedersi distrazioni..”

Fran sorrise amare. Pensò che alla luce degli ultimi avvenimenti, quella definizione calzasse molto poco ad entrambi. Preferì comunque non dire nulla e assecondarlo.
 
“Usiamo il solito metodo?” chiese lui, eccitato come un bambino.
 
“Uh..oh.. ci sono troppe guardie.. meglio aspettare la fine del buffet.. il cibo e l’alcool li renderanno più goffi e meno acuti..” consigliò, lei.
 
La viera si guardò intorno in cerca della preda adatta, quando d’un tratto un volto familiare in lontananza  catturò la sua attenzione. Non poteva essere davvero lui, pensò cercando di non agitarsi. In cuor suo aveva ingenuamente sperato che fosse ripartito subito dopo la cerimonia, insieme alle sue quattro fedelissime guardie del corpo. Non era lui, non voleva crederci, doveva essersi fatta suggestionare dalla visione di Lyon e Kyle questa mattina, continuò a ripetersi.
 
“Ottima idea. Sembra che dovremo fingere la parte dei nobili aristocratici ancora per un po’..”
 
Balthier seguitò a parlare ma la donna non lo ascoltava più, presa dai suoi pensieri. Era improvvisamente diventata ansiosa e irrequieta. Un cambiamento repentino d’umore che non passò inosservato al suo partner.
 
“Fran..” tentò di chiamarla, in attesa di capire cosa le passasse per la testa.
 
Lei lo ignorò come fosse assente, persa con lo sguardo e con la mente a ciò che stava accadendo dietro di lui. Il cuore iniziò a batterle all’impazzata quando vide che l’uomo stava camminando verso la sua direzione. Il pirata iniziò a preoccuparsi, le mani affusolate poggiate sul suo petto tremavano e le gambe irrigidite avevano smesso di seguire i suoi passi di danza. Era la prima volta che la sentiva cosi nervosa e quasi temette che stesse per avere un malore.
 
“Balthier!” gridò improvvisamente la ragazza, gettandogli le braccia intorno al collo.
 
“Cos..” cercò di dire qualcosa lui, ma prima ancora di rendersi conto di cosa stesse succedendo, la sua bocca fu sigillata da un bacio.
 
Per un istante fu come se il tempo si fosse fermato e quel centinaio di persone intorno a loro non fossero mai esistite. Non aveva idea del perché lo stesse facendo, ma era cosi intenso da farlo sentire completamente inerme. Fu una sensazione strana quella che provò, simile all’eccitazione ma più profonda, quasi violenta. Istintivamente portò una mano tra i suoi capelli argentati, spingendo ancora di più il capo contro il suo, come se temesse che potesse sfuggirle da un momento all’altro.

Il calore delle sue braccia intorno a lei, la fecero rilassare e smise di tremare. Per qualche secondo le sembrò che fosse stato tutto un brutto sogno e che una volta aperti gli occhi, ci sarebbe stato solo il volto di Balthier a incrociare il suo. Ma quando dischiuse le palpebre, i suoi fantasmi del passato erano ancora li, trattenuti in un angolo da una conversazione d’affari, ancora lontani da lei dopotutto.
 
“Andiamo via..” gli sussurrò rattristita ad un orecchio.
 
Il ragazzo non disse nulla, lasciò che Fran lo trascinasse via per un braccio dalla sala. L’intuizione gli rese chiara la situazione.
 
 
***
 
 
“Vi ho trovato finalmente, siete richiestissima stasera maestà”
 
“Oh Darian, potrei dire la stessa cosa di voi. Dopo la firma del trattato, siete scomparso.. Credo che dobbiate spiegarmi ancora delle cose..” disse Ashe, ancora sorpresa per il suo propizio e inaspettato intervento, durante la cerimonia.
 
“Certo, milady. Avremo tutto il tempo per farlo, come promesso mi tratterrò a Rabanastre per qualche giorno e avremo modo di parlare.” le rispose educatamente, sorridendole.
 
“Vi state divertendo?”
 
“Ottimo cibo, vino di qualità, bella musica e splendida compagnia. Potrei chiedere altro?”
 
“Forse si.. Resta nei paraggi, c’è ancora qualcuno che devo farti incontrare..” gli raccomandò lei, con l’aria da furbetta.
 
“Diciamo tra mezz’ora, vicino la balconata?”
 
Ashe fece un cenno d’assenso col capo, poi si congedo, mettendosi alla ricerca di Fran. Voleva ricongiungere i due vecchi amici.
 
                                                                                                                                                                           
***
 

Erano corsi via cosi velocemente, che persino Fran si era piegata su di sé per il fiatone. Avevano abbandonato gli schiamazzi della festa, per rifugiarsi nei pressi di una delle scalinate che portavano al giardino. L’espressione imbronciata di Balthier non presagiva nulla di buono ma mai si sarebbe aspettata di vedersi afferrata per i polsi e costretta ad un altro bacio. A quella prepotenza, reagì dandogli uno schiaffo in pieno volto.
 
“Che diavolo ti prende?!” gli urlò, esterrefatta.
 
“Non lo so, dimmelo tu..”  le intimò, arrabbiato e deluso.
 
“… Lascia perdere..” disse Fran, abbassando lo sguardo.
 
“.. Mi hai usato, per nasconderti da..?” la mise alle strette, lui.
 
Quel bacio era stato una farsa per non farsi vedere da qualcuno, ormai gli era chiaro.
 
“.. Nessuno… Per favore, Balthier.. Non ora..”
 
Fran era sfuggente, non voleva parlarne. Cadde in un imbarazzante silenzio per qualche minuto, finché il pirata non si decise a lasciare perdere. Era la donna più ermetica del mondo quando si trattava di affrontare argomenti che la mettevano a disagio e non gli andò di infierire oltre. Avrebbe indagato dopo.
 
“Comunque.. dovresti farlo più spesso..” sbottò, con un sorrisetto malizioso.
 
Quello stratagemma gli era piaciuto eccome, forse anche troppo.
“Arriva qualcuno …”bisbigliò appena la donna, indicando con un dito il giudice Gabranth muoversi verso di loro.
 
“Posso disturbarvi? Lady Ashe mi ha chiesto di dirvi di raggiungerla alla balconata est..” chiese cortesemente, il cavaliere.
 
“Ogni desiderio di sua maestà è un ordine, no?” lo canzonò, Balthier.
 

***

 
“Balthier, Fran.. avvicinatevi, c’è una persona che voglio presentarvi” annunciò festante, la regina all’arrivo dei suoi vecchi compagni d’armi.
 
La reazione di Fran non fu altrettanto entusiasta, a pochi metri dalla gioiosa Ashe e il suo amico, si rese conto di star andando in pasto ai leoni. Arrestò il passo d’improvviso.
 
“Andiamo Fran, che ti prende?”le chiese stranito, il suo compagno.
 
La donna non risposte, sembrava nuovamente assente, così scocciato la prese per un braccio trascinandola verso sua maestà.  Salutò e fece le presentazioni per entrambi mentre Fran era completamente ammutolita e con lo sguardo fisso per terra.

L’ambasciatore dovette contenere l’inquietudine che stava provando nel rivedere la tanto amata e odiata donna che lo aveva lasciato il giorno prima delle nozze, senza dargli nessuna spiegazione. Semplicemente fece finta di nulla, porse la mano a Balthier da gentiluomo e rimase in silenzio.
 
“Darian.. questi sono gli amici di cui ti ho parlato. E’ grazie a loro se siamo qui oggi.. Se la Bahamut non ha distrutto Rabanastre, due anni fa“ spiegò, la regina.
 
“Non è stato niente di speciale, dopotutto..” si affrettò a chiarire, Balthier.
 
“Ehm Darian, sbaglio o qualche giorno fa mi hai detto che tu e Fran avevate già avuto modo di incontrarvi, tempo fa..?” colse la balla al balzo, lei.
 
“S-si…. È stato molti anni fa…” disse appena, il rozariano.
 
Fran continuò a non dare nessun segno di vita, lasciando che un silenzio sconcertante piombasse tra loro. Le cose non stavano andando secondo i piani, perché la viera non faceva i salti di gioia nel rivedere il suo amico? Si domandò perplessa, Ashe cercando una qualche spiegazione nello sguardo di Balthier, ma dovette costatare che era solo più confuso di lei.
 
“Come stai?” le chiese, facendosi coraggio.
 
La donna lo guardò a stento, visibilmente intimidita e impicciata. Non fece in tempo ad aprire bocca che alle sue spalle sbucarono fuori Penelo e tutta la combriccola di orfani dalmaschi al completo. 
 
“Maddaiii hai conosciuto Fran quand’era giovane? E che tipo era?” strillò Vaan, che aveva assistito alla scena, fin dall’inizio.
 
“Vaaaaaaaannn! Taciii!!” sbraitò la bionda, dandogli un calcio e vergognandosi come una ladra, del suo compagno.
 
“S-scus-sate.. d-devo andare..!” affermò inaspettatamente la viera , correndo via.
 
“Fran!” urlò sconvolto Balthier, precipitandosi nell’inseguimento.
 
“Ma che le prende?” disse Ashe, completamente sbigottita.
 
“Idiota! Hai visto si è offesa! L’hai fatta scappare!” lo rimproverò, Penelo.
 
“Con permesso!” si congedò velocemente Darian, andando via.
 
“Ma dove vanno tutti?” esclamò disperata, la povera Ashe. La sua cortese sorpresa verso la sua amica viera, si era trasformata in una scena tragicomica. Avrebbe volentieri voluto sprofondare, dovette ammetterlo.


***
 

La festa si era ormai conclusa e i due ragazzini si erano ritirati nella camera che Ashe aveva fatto volutamente preparare per loro. La scelta di farli riposare in una suite matrimoniale, non fu particolarmente apprezzata dal ragazzo che la reputò incauta mentre Penelo non disse una parola.
Tutto sommato la loro relazione era ormai nota a tutti, perché Ashe  avrebbe dovuto farli dormire in camere separate e perché mai l’idea non lo infervorava? si domandava frustrata, la ragazza. “E’ pur sempre un uomo… Vaan.. ma pur sempre un uomo..e che diamine!”.

Intanto il ragazzo aveva tolto gli stivali e la giacca bluastra e si era diretto verso la zona soggiorno.
 
 “Dove vai, Vaan?” gli chiese, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti.
 
“Mi preparo a dormire.. quel divano sembra comodo!”
 
“Puoi anche dormire qui.. con me.. c’è spazio per entrambi…” azzardò lei, indicando il letto a baldacchino su cui era seduta.
 
“Sei.. sicura?” le domandò, leggermente innervosito.
 
Capitava molto di rado che Vaan fosse imbarazzato dalla presenza di Penelo. Si conoscevano fin da bambini, non c’erano segreti tra di loro. Da amici avevano dormito tante volte insieme, ma adesso che erano fidanzati era diverso, sentivano entrambi una certa tensione all’idea di dividere lo stesso letto. Era da un po’ che Vaan desiderava che succedesse ma per rispetto della ragazza, aveva deciso di aspettare che fosse lei a fare il primo passo. Non voleva forzarla come questa situazione invece sembrava che stesse facendo.
 
“H-ho b-bisogno di una mano..  col vestito..” disse, facendogli segno di sedersi accanto a lei e aiutarla con la cerniera posteriore del suo abito.
 
Quando fu dietro la ragazza, iniziò delicatamente a far scendere la zip, scoprendole la schiena poco alla volta.
 
“E’ stata una bella serata.. non trovi?”
 
“Il cibo era ottimo! .. E poi mi ha fatto piacere rivedere Ashe e Larsa.. Però non ho capito perché Fran e Balthier sono andati via all’improvviso.. Sono strani quei due. ” rispose, il ragazzo.
 
“Fran è corsa via dopo aver visto quel bel cavaliere… Darian, credo si chiamasse.. forse si conoscevano e non voleva incontrarlo.. Eppure mi è sembrato un uomo cosi gentile ed affascinante..”
 
“Se ti piaceva cosi tanto, potevi farti avanti!” sbottò, Vaan irritato
 
“Non essere stupido.. ho detto solo che..”
 
“Vado a fare una doccia, non aspettarmi sveglia!” la interruppe, andando verso il bagno.
 
L’aveva fatto proprio arrabbiare, pensò. Nonostante l’aria da spaccone che assumeva con lei in pubblico, s’ingelosiva facilmente degli uomini che la guardavano o che apprezzava. E in fondo non le dispiaceva vederlo cosi interessato a lei.

Era ormai rimasta in intimo davanti allo specchio, con i capelli sciolti e il trucco ancora perfettamente intatto.  Sfiorava con le mani le sue forme, provando piacere nel farlo. Non era più una bambina da tempo e dentro di lei il desiderio di intimità era divenuto più forte, da quando Vaan le aveva confessato, sotto tortura, i suoi sentimenti per lei.

Era pronta a divenire donna, la sua donna.

Sentì la porta del bagno aprirsi, era lui.
 
“Penelo..”
 
Era rimasto senza parole e senza sapere cosa fare. Del resto era tutto nuovo pure per lui.
 
“Non dire niente, ti prego…  ..Stringimi e basta..” gli sussurrò lei, baciandolo dolcemente.
 
 
***
 
 
Pochi istanti dopo che la viera era corsa via dalla festa, Balthier aveva iniziato frettolosamente a cercarla, preoccupato per la sua strana reazione. Dopo un’ora circa, l’aveva ritrovata nei pressi del castello, appartata tra cespugli di viole e primule, seduta su una panchina di marmo. Fece per avvicinarsi, ma arrestò il passo quando notò che la ragazza non era da sola. In piedi accanto a lei, c’era il misterioso ambasciatore rozariano.

Lo conosceva da poche ore ma già non gli piaceva affatto. Il modo in cui guardava Fran, la confidenza che sembrava avere con lei, lo irritava. Aveva avuto subito l’impressione che tra quei due ci fosse qualcosa, ma non riusciva a decifrarne la natura. Vide che stavano conversando e non riuscì a trattenere la curiosità di ascoltare cosa avessero di tanto importante da dirsi. Si nascose in un angolo, aguzzando le orecchie.
 
“Ho sperato per anni di rivederti… Ormai non credevo più che sarebbe successo..” disse lui, inginocchiandosi davanti alla donna.
 
“… Non sarei dovuta venire..” rispose lei, tenendo il capo chinò e lo sguardo basso.
 
“Ti sei già lasciata alle spalle la nostra vita insieme.. Non hai nulla da temere da questo incontro..” affermò lui, in tono amaro.
 
Quelle parole la trafissero come una pugnalata al cuore. In un istante, i sensi di colpa che per anni aveva cercato di tenere lontani dalla sua mente, erano ricaduti su di lei come macigni. Un nodo le stringeva la gola mentre mille pensieri confusi si facevano largo in lei, impedendole di compiere un ragionamento di senso compiuto. Provava un profondo disagio.
 
“Darian… Io sono una persona orribile, non voglio la tua considerazione..”  disse con voce tremante, lasciando trapelare il suo imbarazzo.
 
“Anche se sei fuggita quella notte, non ho mai pensato questo di te..” cercò di rassicurarla, comprendendo il suo stato d’animo.
 
Erano stati lontani cosi a lungo, eppure costatò che riusciva ancora a leggere nel suo cuore come fosse un libro aperto.  L’aveva incontrata per la prima volta quando aveva solo diciotto anni, la sua fresca e ingenua bellezza lo aveva fatto innamorare al primo sguardo.  Adesso era divenuta una splendida donna, con una luce diversa negli occhi da quella che era abituato a vedere, più matura e malinconica.
 
“Dovresti invece..! Non ho mai meritato un uomo come te… il tuo amore.. il nostro..” urlò la viera, completamente spogliata della compostezza che era solita caratterizzarla.
 
A quella sconcertante scoperta, Balthier raggelò. I suoi sospetti avevano trovato conferma nelle parole della sua compagna. Erano stati amanti.

Amanti.
 
“Per me, noi eravamo tutto.. Non contava nient’altro.. ma per te non era così..” ribatté il rozariano, scuotendo la testa.  Ricordava fin troppo bene com’era terminata la loro storia.
 
“Non potevo.. non potevo permettere che rinunciassi  al tuo titolo.. al tuo popolo.. per sposare me. Rinunciare alla tua vita era un prezzo troppo alto” cercò affannosamente di giustificarsi, la donna.
 
“Tu..” l’additò lui, afferrandola di scatto per la spalle e tirandola verso di se.
 
Teneva gli occhi fissi sui suoi, alterato e disperato mentre lei era rimasta pietrificata dal calore delle sue mani sulla pelle, un tepore agognato e infine dimenticato nel tempo. Teneva il fiato sospeso, aspettando di sentire continuarlo.

Anche il pirata era impietrito, osservando la scesa. Erano cosi vicini. Troppo, per i suoi gusti.
 
 “Tu eri la mia vita.. e sei andata via d’improvviso un giorno, senza dare nessuna spiegazione.. C’è ancora quell’abito color avorio sul manichino, mai indossato e l’anello che ti togliesti quella notte, nella tua stanza al castello.. Tutto è rimasto come lo hai lasciato otto anni fa.. Per molto tempo ho aspettato invano che tornassi… Ero certo che fosse solo un momento, che nulla avrebbe mai potuto dividerci… Ma mi illudevo.. “ sbottò tutto d’un fiato, infine.
 
Udendo quello sfogo, Fran ripercorse il ricordo doloroso dei giorni dell’addio. Sentì una morsa feroce stringerle l’anima, soffocandola. Doveva dire qualcosa, qualsiasi cosa ma le parole non riuscivano a uscire dalla sua bocca. Sentiva di stare annegando in un turbinio di emozioni che non riuscivano a trovare voce.
Le pupille scarlatte erano divenute lucide, sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
 
“Per tanto tempo mi sono tormentato chiedendomi cosa ti tenesse lontana da me.. Oggi hai la possibilità di rispondermi.. Dimmi Francis, cosa c’era di così importante?”
 
A quella domanda, gli occhi si allagarono, cedendo al pianto.  Ma tra un singhiozzo e l’altro, trovò finalmente la forza di spiegargli, non poteva più negargli una verità taciuta per troppo tempo.
 
“Ti amavo troppo per permetterti di rinunciare ai tuoi sogni.. Tu eri un principe con la responsabilità  di un’intera regione sulle tue spalle.. mentre io ero solo una ingenua ragazza di diciotto anni senza un passato, senza una storia, senza ambizioni.. non avevo null’altro che il mio amore per te.. uno hume.. In quei due anni che siamo stati insieme, ho creduto davvero di poter stare con te per sempre.. eravamo cosi felici.. ma più trascorrevano i mesi più capivo che le regole della foresta non erano poi cosi diverse dal vostro mondo.. una viera non può amare uno hume.. era uno scandalo nella mia terra e lo era pure a Zhalia..”
 
“Sapevi bene che non me ne importava nulla…” l’aggredì  verbalmente l’uomo, lasciando la presa su di lei.
 
“Non a te.. ma al resto di Rozaria si, nessuno voleva la nostra unione.. saresti stato diseredato.”
 
“Ero pronto a reggere il peso della mia scelta..” insistette, tirandosi in piedi e stringendo i pugni per contenere la rabbia.
 
“Ma io no..! Sei sempre stato un uomo meraviglioso.. sarei stata un’egoista se ti avessi tenuto solo per me.. anche se ammetto di averlo desiderato ardentemente.. Un principe lo è nell’animo e tu lo eri, amavi il tuo popolo più di te stesso… Non potevo sottrarti a lui, non volevo essere la catena che ti avrebbe impedito di spiccare il volo.. E se sono scappata è perché sapevo che se ti avessi guardato negli occhi, non sarei riuscita a lasciarti… Il mio cuore è andato in frantumi quella notte..”
 
“Temo di non poterti perdonare comunque per aver rinunciato a noi..”
 
“Non sai quanto mi è costato..”ammise la viera, con profonda tristezza.
 
“Almeno tu ci sei riuscita, Francis? Ci riuscita a dimenticare..?” le chiese infine, rivolgendole il suo ultimo sguardo.  Lei rimase in silenzio.
 

Era un tacito dissenso? Pensò Balthier, poco prima di allontanarsi. Aveva sentito abbastanza.

Era turbato e frastornato, come se il mondo gli fosse appena crollato addosso. Il suo mondo, o almeno quello che credeva di aver costruito con Fran durante gli anni della loro amicizia. Non gli aveva mai raccontato nulla di Darian, né tantomeno del fatto che avesse progettato di sposarsi e del suo tormentato amore. Avvenimenti cosi importanti che ancora oggi riuscivano a scuoterla, evidentemente.

Mai come in quel momento aveva realizzato di conoscere davvero cosi poco di lei e del suo passato. Perché non aveva voluto condividerlo con lui? Le faceva ancora male ripensarci o non lo reputava abbastanza uomo da capire? Qualunque fosse la risposta, in quel momento, Balthier avrebbe voluto soltanto cancellare dalla sua mente quella conversazione.
 
 
***
 
 
Era da poco terminata la festa e gli invitati avevano abbandonato il castello. Solo i più intimi o illustri erano rimasti, ritirandosi nelle stanze fatte appositamente preparare per loro.  Sua maestà si era assicurata che il piccolo imperatore arcadiano, Al Cid e i suoi amici pirati godessero del soggiorno a palazzo, per qualche giorno. La loro presenza era per lei un piacevole diversivo alla frenetica vita di corte, che caratterizzava le sue giornate.

Dopo essersi assicurata che tutto fosse in ordine con i suoi ospiti, si era diretta verso la camera del giudice. Aveva bisogno di parlargli, ora che aveva l’occasione di rimanere da sola con lui.

Una volta davanti la porta della sua camera, bussò con discrezione e attese che l’uomo le concedesse il permesso di entrare. Non tardò ad arrivare.

Lo trovò seduto al bordo del talamo a baldacchino, con ancora indosso la divisa da giudice e il volto stanco.
 
“Ashe… perché sei qui..?” le chiese sorpreso, il cavaliere mentre con lo sguardo seguiva la sua esile figura, avvicinarsi verso di lui.
 
Quando fu dinanzi al letto, poté notare il suo insolito e seducente abbigliamento. Una vestaglia leggera tenuta slacciata sul cinto, mostrava una sottoveste aderente di raso color corallo chiaro che metteva in risalto il suo decolté proporzionato, incorniciandolo in un succinto balconcino. La sottile stoffa copriva appena le sue rotondità posteriori, lasciando in vista il reggicalze, sorreggerle le balze in pizzo delle calze color carne.

Un velo di trucco le illuminava il volto, contornato dai lisci capelli dorati. Erano leggermente scompigliati, proprio come piacevano a lui. Era bella e sensuale, al punto che dovette abbassare lo sguardo per contenere i suoi istinti d’uomo.
 
“Pensavo che dev’essere dura per te.. i doveri verso l’Impero, la tua nuova identità.. Non dev’essere facile vivere la vita di qualcun altro…” disse la donna, fissandolo con compassione.
 
Nel capo chino di Basch, i pensieri pesavano come macigni. Fece fatica a risollevarlo.
 
“ … Non lo è… ma lo devo a Noah. Ho promesso che sarei rimasto al fianco di Larsa..” rispose, rivolgendo lo sguardo verso il vuoto della parete di fronte a lui.
 
“Fedele alla propria parola persino verso chi ha tradito il suo stesso sangue.. è cosi che sei?” lo provocò Ashe, aspettando una sua reazione.
 
“Un cavaliere sigilla con la parola, la sua devozione..  Ma non si tratta solo di questo, finché Larsa regna su Archadia, Dalmasca può dormire sogni tranquilli.. La pace è preservata, anche se gli equilibri su cui poggia sono fragili.. C’è bisogno di tutto il sostegno possibile e io sto cercando di dare il mio..” disse lui, cercando di non scomporsi.
 
“Basch Von Ronsenburg o il Giudice Magister Gabranth?” domandò solenne, lei. La sua voce nascondeva un velo di tristezza.
 
“Farebbe differenza..?”lechiese di rimando, amaro.
 
“Certamente! Tu ed io sappiamo che mentre uno dei due giace esanime sottoterra, l’altro respira ancora..” ribatté furente, la donna.
 
Vederlo così rassegnato al suo destino, le suscitava una profonda rabbia. Basch Von Ronsenburg non era morto, era lì di fronte a lei, come poteva negarlo a se stesso?
 
“Temo che non abbia importanza quale sia la verità adesso, importa solo quello che vogliamo che si creda..” tagliò corto, il giudice.
 
Il suo tono si era inasprito, come il suo cuore. Tutti i suoi sforzi di mettere a tacere la verità dentro di lui, andava in frantumi ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di Ashe. Lei in qualche modo era l’emblema della sua prigionia, lo spartiacque tra dovere e piacere, il confine da non varcare. Eppure nonostante quella consapevolezza, continuava a sentirsi legato a lei, non come cavaliere, c’era qualcosa di più profondo che non avrebbe mai potuto ammettere, né come giudice né come un traditore morto.
 
“Come puoi dire una cosa del genere? Tu..” lo aggredì, Ashe.
 
Voleva spronarlo a reagire, ma fu interrotta ancora prima di terminare la frase. Basch si sollevò in piedi, visibilmente infastidito dal suo atteggiamento insistente. Si volse verso di lei, fissandola con severità.
 
“Ashe… perché sei qui? È tardi.. dovresti andare a riposare, è stata una giornata molto faticosa per te..”
 
“C’è ancora qualcosa che devo fare prima.. “ gli svelò, avvicinando il volto al suo. “.. Assicurarmi che sotto quest’armatura scura, batta ancora il cuore dell’uomo che ha rischiato la sua vita per proteggere la mia e quella del mio popolo..” proseguì, mentre accarezzava la fredda ferraglia nera che gli copriva il petto.
 
“Non devi sentirti in obbligo di mostrarmi la tua riconoscenza in nessun modo.. Era mio dovere..” lechiarì, poggiando istintivamente le mani sulle sue, quasi a volerla rassicurare.
 
“E il dovere verso te stesso? Sembri essertene dimenticato… “
 
“Le ombre non hanno volontà..” disse infine, abbandonandosi allo sconforto.
 
“Sciocchezze. Questi nobili occhi azzurri.. risplendono di speranze mai sopite.. “continuò lei, con fare materno. “E questa cicatrice.. è il simbolo di un’unica devozione…”.
 
Sfiorando con le dita la sua pelle lacerata, un brivido la percosse. Per un attimo ripensò alle atrocità che aveva dovuto subire ingiustamente durante gli anni delle prigionia, a Nalbina. Una trappola crudele tesagli da suo fratello, che lo aveva spogliato del suo grado e della sua dignità di uomo. Seppur quel segno si era rimarginato col tempo, la ferita che portava nell’anima era rimasta indelebile. Ma tutto il dolore e la rabbia non erano bastati a cancellare il suo coraggio e il suo amore per Dalmasca. Una fede che non aveva mai smesso di accumunarli.
 
“Maestà..” sussurròaffranto, senza riuscire ad aggiungere nulla.
 
 “No, Basch. In questa camera non ci sono principesse da proteggere o regine da acclamare.. Stanotte, non ci sono cavalieri valorosi dentro prigioni di ferro.. Siamo solo io e te.. Un uomo e una donna e i loro più intimi segreti..” ribatté, con fare audace.
 
“Non.. non capisco…” disse l’uomo, confuso.
 
“Il mio regalo per te.. è solo una richiesta: sii te stesso, Basch. Se non è possibile fuori da qui, che lo sia almeno ora in questa stanza.. Non hai bisogno di altre maschere, non adesso” spiegò, lei.
 
Tra i doni che la regina aveva pensato per i suoi amici, quello per Basch era sicuramente il più personale. In quegli anni in cui aveva dovuto indossare i panni di Gabranth, Basch si era lasciato andare rare volte, soprattutto con lei. Eppure quel bacio fugace e inaspettato, la notte successiva all’incoronazione, aveva mutato qualcosa nel loro rapporto. Aveva iniziato a guardarlo con occhi diversi da quelli con cui una regina guarda un suddito e in qualche occasione aveva percepito questo strano cambiamento anche in lui. Tuttavia quella scomoda armatura impediva a entrambi di andare oltre a qualsiasi rapporto non prettamente formale, almeno pubblicamente.

Era la prima volta dopo mesi che si ritrovavano a poter trascorrere del tempo da soli, senza essere infastiditi da politici e burocrati. Era l’occasione perfetta per indagare sui suoi sentimenti per lei, quelli dell’uomo per la donna e non del giudice per la regina.

Basch lasciò scivolare via la mano in cui teneva stretta la sua, allontanandosi di qualche passo dalla ragazza. Rimase alcuni istanti in silenzio, osservando la sua immagine riflessa nello specchio in fondo alla stanza, poi scosse il capo.
 
“Io.. non ricordo più com’è essere lui..” lerispose, riluttante.
 
“Chiudi gli occhi… lasciati guidare dalle tue sensazioni..” gli sussurrò in un orecchio, ponendosi di nuovo dinanzi a lui.
 
Stavolta era vicina, troppo vicina, per ignorarla. Le sue labbra morbide premevano leggere con baci delicati lungo il suo collo, mentre intrecciava le mani tra i suoi corti capelli biondi, trascinandolo verso di se. Gli dei solo sapevano quanto avrebbe desiderato assecondare le sue avances e lasciarsi andare alla passione, ma i suoi mille doveri ebbero la meglio ancora una volta.
 
“N-non posso..” disse lui, cercando con fatica di tirarsi indietro. “E’ troppo pericoloso…” sentenziò, lasciandola visibilmente delusa.
 
“Cos’altro teme di perdere, chi ha già rinunciato a se stesso?” gli domandò esasperata, aggrappandosi al suo collo.
 
“Ti prego, Ashe.. Lasciami solo..”  le chiese, spingendola via da sé e rimanendo sordo alle sue proteste. “Ti prego.. devi andare ora..” continuò ad implorarle, mentre tenendola per un braccio, l’accompagnava verso l’uscita.
 
“Basch..” tentò di richiamarlo invano Ashe, per l’ultima volta, senza riuscire a destarlo dalle sue intenzioni.
 
Prima che potesse fare o dire qualcos’altro, era già fuori nel corridoio. La porta si era chiusa davanti a lei. Dovette arrendersi.
 
“Perdonami…” pensò tra sé Basch, sbattendo un pugno rabbioso contro il muro.
 

***


 
“Un discorso commovente.. peccato per il finale” la schernì, una voce alle sue spalle.
 
Ashe si voltò di scatto, notando con stupore la presenza di un giovane uomo poggiato di fianco sul muro, accanto a lei. Non ci volle molto per riconoscerne le fattezze, il suo inconfondibile accento arcadiano aveva già tradito la sua identità, pochi istanti prima.
 
“Balthier.. cosa fai qui??”gli domandò, seccata.
 
Era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento e a giudicare dalle sue parole doveva aver udito buona parte della conversazione avvenuta con Basch.
 
“Se avessi riservato a me questo genere di regalo, non ne saresti rimasta delusa..” le rispose sprezzante, mandandola su tutte le furie.
 
“Va al diavolo, sciocco pirata!” gli urlò la ragazza, furibonda.
 
Il suo viso si era tinto di mille colori per l’imbarazzo, ma non aveva intenzione di rimanere lì a farsi prendere in giro da un dongiovanni da strapazzo come lui. Così fece per andarsene, ma il ragazzo la trattenne, afferrandola per un braccio e tirandola verso di sé.
 
“A proposito di sorprese… Sbaglio o c’è qualcosa che dovresti dirmi?” le ricordò, con tono tutt’altro che amichevole.
 
“Possiamo farlo domattina.. è notte fonda adesso..” cercò di divincolarsi, la ragazza.
 
C’era qualcosa di strano in lui, sembrava agitato e la stretta sul suo braccio era cosi forte che le faceva male. Quegli occhi adirati e i modi violenti che stava usando, non si addicevano al pirata gentiluomo che aveva sempre conosciuto e non promettevano nulla di buono.

L’espressione spaventata di Ashe, lo fece rinsavire presto. Per un attimo non si era reso conto di aver perso il controllo. Lasciò la presa, cercando di ricomporsi.
 
 “Temo di avere più fretta di quanto pensassi.. Non so quanto mi tratterrò qui. E’ meglio se affrontiamo subito la questione. Del resto i tuoi piani sono saltati.. abbiamo tutto il tempo, no?” le disse, stavolta pacatamente.
 
La regina ebbe qualche tentennamento, avrebbe preferito di gran lunga tornare nella sua camera e lasciarsi sprofondare sul cuscino per soffocare i suoi pensieri, ma alla fine decise di accettare quella richiesta. Dopotutto dovevano risolvere la faccenda, e farlo in tempi brevi non le sembrò un’idea tanto malvagia.
 
“ Seguimi..” gli intimò, facendogli cenno di muoversi.

 
Non appena ebbero superato le guardie che sorvegliavano gli ingressi alle scalinate, raggiunsero il terzo piano del palazzo, destinato agli alloggi dei membri della famiglia reale e ad altri pochi illustri ospiti. Era un’area apparentemente tranquilla e molto riservata. Fatta eccezione per la camera dove probabilmente alloggiava Margrace, a giudicare dagli schiamazzi in dialetto rozariano e i risolini di donne che provenivano da dietro la porta. O almeno così pensò Balthier mentre si contorceva in una smorfia tra il disgusto e l’invidia, Ashe invece sembrò indifferente all’accaduto e senza batter ciglio si diresse verso il suo studio.

Una volta dentro, l’uomo si mise a suo agio, scaldandosi accanto al camino mentre la ragazza era intenta a rovistare tra i cassetti della scrivania di ciliegio scuro, al centro della stanza.
 
“Allora di che si tratta?” le domandò impaziente, Balthier.
 
“Credo che dovresti sederti..” gli raccomandò lei, lasciando trasparire una velata preoccupazione per ciò che da li a poco avrebbe svelato all’amico.
 
“Uh? .. Lo prendo come un invito a mettermi comodo, in attesa della tua piacevole comunicazione, mia cara..” rispose sarcastico, cercando di non farle notare il suo stato di tensione.
 
“Spero per te che lo possa essere.. A dire il vero avrei preferito che fosse  stato presente anche Larsa..”
 
“Il piccoletto? Cosa c’entra lui con questa storia..?”
 
“.. E’ stato lui ad informarmi del ritrovamento del diario..”
 
“Diario? Di che..?”
 
“Balthier…”
 
Ashe si avvicinò a lui e poggiando una mano sulla sua spalla, proseguì con cautela.
 
”Qualche mese fa, alcuni dei suoi servitori hanno ritrovato questo .. Era nello studio del Dottor Cid..” gli svelò, porgendo tra le sue mani l’agenda del padre.
 
Quel nome riecheggiò per tutta la stanza, come un boato. Il pirata ne sembrò quasi raggelato, si era improvvisamente irrigidito.
 
“Quando Larsa mi ha informato, abbiamo concordato entrambi che farlo avere a te, fosse la cosa più giusta da fare.. Dopotutto sei l’ultimo dei suoi figli ancora in vita..”
 
“Che sciocchezza… Una raccolta di vaneggiamenti e follie di mio padre.. Ammetto di esserne deluso, maestà, mi aspettavo qualcosa di più originale da voi..” sbuffò, l’uomo.
 
Cercò di contenersi ma era terribilmente urtato da quell’oggetto. Quando finalmente credeva di aver chiuso una parentesi dolorosa della sua vita, ecco che se la ritrovava nuovamente nel suo cammino.
 
“Davvero non ti importa di leggerlo..? Potresti trovare delle risposte alle tue domande..”
 
“Ho smesso di cercarle la sera in cui sono andato via di casa.. quindi no, non mi interessa sapere cosa c’è scritto in quel diario..” le rispose con durezza.  Era furibondo.
 
“Non ti credo… Qualunque cosa sia successa tra di voi, era pur sempre tuo padre.. Gli volevi bene..” cercò di farlo ragionare, lei.
 
“Cosa ti fa pensare di conoscermi cosi bene? Non ricordo di averti mai fatto questo genere di confidenze..”
 
“So di non conoscerti bene come Fran, ma nel tempo che abbiamo trascorso insieme, ho avuto modo di capire che uomo sei.. Dietro quell’aria da spaccone si nasconde un cuore sensibile..”
 
Pronunciare il nome di Fran e fargli ritornare alla mente la scena a cui poche ore prima Balthier aveva assistito, era stata una pessima scelta della sfortunata Ashe. Invece di addolcirlo era riuscita inconsapevolmente a farlo alterare ancora di più. Adesso oltre la rabbia per il padre, si era sommata anche la gelosia verso la sua partner.  La testa gli stava esplodendo.
 
“Non ci giurerei troppo, fossi in te, mia cara” ribatté aspramente, sollevandosi in piedi e dirigendosi verso il camino, deciso a lanciare il diario tra le fiamme.
 
“Pensaci almeno, prendila come la richiesta di un’amica…” lo implorò, afferrando la sua mano per impedirgli di fare qualcosa di cui sapeva che si sarebbe pentito.
 
A quella supplica disperata, decise di arrendersi. Forse aveva ragione lei dopotutto, in quel momento non era in grado pensare lucidamente. C’erano sicuramente altri mille modi più originali per sfogare la sua rabbia su quel diario.
 
“Non ti prometto nulla…” le disse infine, sbattendo il diario sul tavolino accanto a lui.
 
“E come potresti?. . sei un pirata..” scherzò lei, lanciandogli un sorrisino malizioso. Era finalmente riuscito a calmarlo.
 
Finse di ricambiare il sorriso e iniziò a scrutarla. Si era proprio data da fare per piacere al suo giudice, a considerare dalla scelta dell’abbigliamento succinto, rifletté tra sè. “Stupido, Basch! Rifiutare un bella donna che vuole infilarsi nel tuo letto”. L’idea che una perfettina come Ashe potesse avere delle fantasie erotiche galeotte, lo eccitava. Lei era cosi bella e lui era cosi stanco di continuare a parlare e pensare.
 
“E’ pericoloso, non trovi? Un pirata e una regina in lingerie..” azzardò malizioso, mentre la spogliava con lo sguardo.
 
“Ci sono decine di guardie pronte a tagliarti la testa, ad un mio urlo..” ribatté tagliente, lei.
 
Doveva ammettere che quelle attenzioni non le dispiacevano affatto. Il fascino di Balthier non passava inosservato e sapeva come far capitolare una donna ai suoi piedi, con poche mosse. Oh se lo sapeva.
 
“Oh beh, allora temo che dovremo fare piano…” la sfidò, afferrandola con una mano per un fianco e tirandola a sé.
 
Tentò di baciarla ma lo scansò, fingendo di essere indignata di fronte a tanta audacia. Adesso le sue labbra erano poggiate sul suo collo sottile. Avrebbe dovuto divincolarsi e cacciarlo via a pedate, come si atteneva a una donna del suo rango, ma non ci riuscì. Quel modo di fare cosi sensuale e passionale, le faceva perdere la testa.  La voleva e non ne faceva mistero, tutto sembrava più semplice con lui.

Con Basch invece era tutto sempre così difficile e complicato. Il suo pudore esasperato era irritante. Balthier invece poteva darle quello che voleva, anche se solo per una notte. Era disposta ad accettare quel limite in fondo, se la ricompensa era fuggire per qualche ora dalla prigione d’insoddisfazione e turbamento dove viveva relegata dai continui rifiuti del giudice.

Portò di nuovo le labbra sulle sue ma stavolta lei non si fece negare. Lasciò che affondasse la lingua nella sua bocca, intrecciandola alla propria, in un focoso bacio. Quello fu il lasciapassare delle loro inibizioni, adesso sapevano entrambi di volere la stessa cosa.
 
Avvinghiata al suo collo, lasciò che la spingesse contro il muro. Sentiva il fuoco ardere dentro di sé, al tocco frenetico delle sue mani sui fianchi. Lo afferrò per i capelli e lo baciò di nuovo, e poi ancora una volta finché lui non spostò le labbra sui suoi seni, iniziando a morderli e succhiarli. Scese di più, sollevandole la sottoveste e sfilandole le mutandine, per addentrare la bocca nella sua intimità. Lei cacciò un urlo di piacere, dimenticando per un attimo di non essere da sola nel piano. Poté sentirlo per un attimo contrarsi in un breve sorrisetto, facendola diventare paonazza in viso per l’imbarazzo. Ma non se ne preoccupò a lungo, il godimento non lasciava spazio ai pensieri.
 
Quando fu abbastanza umida, l’uomo alzo il capo e con scatto repentino sollevò le sue gambe, avvolgendole ai suoi fianchi. Lei slacciò in fretta i pantaloni, in preda al desiderio di essere finalmente sua. Non ci volle molto perché la invadesse con la sua virilità, mandandola in visibilio.
 

***

 
Era lì, oltre quella soglia. Avvertiva la sua presenza, l’aveva trovato.

Spinse lentamente la porta, schiudendola appena. Il suo udito fine aveva già intravisto più degli occhi, eppure non riuscì a trattenersi dall’osservare ciò che stava accadendo.

Lo vide avviluppato a lei, avido e vorace delle sue membra come un animale che azzanna il suo pezzo di carne.

C’era qualcosa di animalesco nel modo in cui addentava la sua pelle mentre la violava indiavolato.

Vederlo cosi in preda ai più reconditi istinti hume, la disgustava. Non era il Balthier che conosceva quello.

Non era il suo Balthier.

Un profondo sentimento di disagio e ira aveva iniziato a pervaderla. Era simile alla rabbia e voleva logorarla. Solo un’altra volta aveva provato un’emozione tanto forte e terribile e ne era rimasta terrorizzata e confusa, senza riuscire a darle un nome.

Basta, voleva andare via. Il rumore di quei gemiti era diventato assordante per lei.  Corse via, sbattendo i tacchi sulle mattonelle di marmo antico che rivestivano il corridoio.
 

Un rumore a cui lui era abituato e che avrebbe riconosciuto tra mille.
 
Balthier inclinò leggermente il capo verso la porta, non era rimasto più nessuno dietro quell’uscio, solo la sua vergogna.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ultime ore a Dalmasca ***


Tiepidi raggi di sole provenienti dalla finestra vicino al baldacchino, illuminavano il volto delicato della giovane Penelo.  Era sveglia già da alcuni minuti ma il caldo abbraccio del suo uomo, avvinghiato al suo ventre come un tenero bambino, non le faceva venir voglia di muoversi da lì. Accarezzava dolcemente i suoi capelli color miele, mentre si lasciava cullare dal ricordo della loro prima notte d’amore insieme.

Adesso si appartenevano l’un l’altro, in modo completo. Sentiva che oggi era per loro un nuovo inizio.
 

***
 
Chiuso nella saletta da bagno, Balthier si radeva con cura il volto, attento a non rovinarlo con qualche spiacevole taglietto.  I cerchi grigiastri sotto le palpebre inferiori erano il segno evidente della notte insonne appena trascorsa.

L’incontro con Ashe era stato intenso ma breve. “Come se non fosse mai accaduto” si erano raccomandati, quando si erano apprestati a ritornare nelle loro stanze da letto.
Non aveva avuto il coraggio di sbirciare nella camera di Fran, comunicante alla sua, per assicurarsi che fosse rientrata. Essere beccato nel bel mezzo di un amplesso di fuoco con la regina, non era stato certamente edificante per il suo ego. Provava solo una gran vergogna e uno sgradevole senso di delusione, fare l’amore con lei era stato eccitante, ma invece di rilassarsi, aveva ottenuto solo l’effetto contrario. I suoi nervi e muscoli erano più rigidi che mai. Aveva passato il resto della notte a rigirarsi nel letto.

All’alba qualcuno era venuto a bussare alla sua porta. Con grande stupore, si trovò davanti proprio Fran che con fare assolutamente indifferente lo sollecitò a sbrigare a prepararsi, per andare a salutare Vaan e Penelo che stavano per lasciare il Palazzo.

Sciacquò il viso e con un asciugamano avvolto in vita, uscì dal bagno. La viera era affacciata al balcone, intenta ad osservare il panorama. Balthier ne approfittò per vestirsi velocemente.

Non aveva potuto fare a meno di notare quando fosse disinteressata nei suoi riguardi. Non lo aveva degnato di una parola, su quanto aveva visto o fatto la sera precedente. Non riusciva a comprendere se era arrabbiata o se davvero non le importava nulla. Del resto non aveva mai perso occasione di ribadirgli in passato che non reputava affar suo le donne con cui andava a letto.
 
“Fran, possiamo andare..”la richiamò, gentile.
 
“Ci aspettano all’ingresso dell’aerodromo”lo informò, dirigendosi verso l’uscita.
 
La seguì senza batter ciglio.
 


Fu un tragitto silenzioso, impenetrabile a qualsiasi tentativo di conversazione. Poté riudire la sua voce, solo quando furono giunti a destinazione. I due dalmaschi li attendevano allegri e spensierati come al solito.
 
“Buongiorno! Hey Balthier non hai una bella cera, stamattina..”notò subito, Vaan.
 
“Grazie della costatazione.. Tu invece sembri rilassato, devi aver dormito parecchio stanotte, da bravo ragazzino!”lo punzecchiò Balthier, incrociando le braccia sul petto.
 
“Ehm.. dai non litigate. E’ una cosi bella giornata oggi!”intervenne Penelo, che era arrossita leggermente ripensando alla piacevole notte che lei e il suo fidanzato avevano passato insieme.
 
“Dove siete diretti?”chiese pacata, Fran.
 
“Nabudis! Sembra che in alcune zone del sottosuolo della palude si nascondano delle reliquie antiche..” rispose con entusiasmo, Vaan.
 
“Reliquie? Considerando l’atmosfera di quelle lande, spero che almeno abbiate fatto scorta di acquasanta.. ci sono più creature non-morte lì, che fango”replicò, il pirata.
 
“Si, abbiamo preso tutto. Sono già alcuni mesi che ci prepariamo per quest’avventura. Adesso che l’aeronave è pronta, possiamo finalmente partire!” esclamò Penelo.
 
“La Dreamer, giusto? .. sono curiosa di vederla all’opera” disse incuriosita, la viera.
 
“Ah la carretta! L’avete rimessa in sesto alla fine..”
 
“Non è affatto una carretta! Venite un po’ a vedere..” affermò il ragazzino, facendo segno ai suoi amici di seguirlo dentro l’hangar dell’aerodromo.
 


Una volta lì, si trovarono davanti a una divertente scenetta con protagonisti Nono e una piccola moguri con una tutina da lavoro lillà e un pompon verde smeraldo sulla testa.
Stavano battibeccando animosamente sulle potenzialità delle loro aeronavi.
 
“Bijou!Nono! Che succede?”chiese preoccupata, Penelo.
 
Intanto Balthier e Fran stavano dando un’occhiata alla grossa aeronave davanti a loro. Si trattava di un modello dalle proporzioni slanciate, simile nella forma a una rondine e rivestita da metalli argentati e blu notte.

Con orgoglio, Vaan aveva iniziato ad illustrare ai suoi amici le caratteristiche del suo veicolo mentre la povera Penelo cercava di far ragionare i due ingegneri moguri.
 
“Ammetto che sei in gamba kupò, ma la Strahl ha un’impalcatura più robusta, regge meglio la pressione nei voli ad alta quota!Kupò”
 
“Sciocchezze kupò! Con la stabilità di volo raggiunta dalle volioliti di ultima generazione kupò, anche materiali leggeri come il clinax sostengono perfettamente la pressione! Kupò! E l’aeronave ne acquista in velocità!Kupò“ribadì sicura di sé, Bijou.
 
“Può darsi, kupò.. Ma il clinax si corrode facilmente a contatto con gli agenti atmosferici, kupò! Sempre che tu non voglia farla volare solo nella stagione estiva, kupò!” la sbeffeggiò, Nono.
 
“Spiritoso, kupò! Sei un ingegnere antiquato, kupò. Dovresti tornare ad aggiornarti kupò.. Mi sa che la fama ti ha dato alla testa!Kupò!”
 
“Antiquato a chi?!Kupò??!! Guarda che io sono un professionista, kupò!”
 
“Ho visto la Strahl in azione, ultimamente kupò.. e non mi è sembrata niente di speciale, kupò, in quanto a velocità!Kupò!”
 
“Come scusa? Dici che la mia aeronave non è abbastanza veloce?”si intromise Balthier, che aveva udito parte della discussione.
 
“Proprio cosi, kupò! Il modello ha delle potenzialità che non sono sfruttate al massimo, kupò.. e adesso che ho conosciuto il “celeberrimo Nono”, kupò, capisco anche il perché!Kupò! La Dreamer riuscirebbe a raggiungere velocità più elevate.. Kupò!”esclamò altezzosa, la moguri.
 
“Con tutto rispetto per la tua dote avionautica.. Questa aeronave devo ammettere che non è male, ma credo che certe affermazioni coraggiose andrebbero fatte solo dopo un lungo periodo di collaudo.. C’è differenza tra teoria ed esperienza.. e la Strahl ne ha molta!” cercò diplomaticamente di spiegarsi, il pirata.
 
“Non hai tutti i torti kupò! Ma anche se la Dreamer è ancora giovane kupò, la mia esperienza di ingegnere mi dice che otterrà ottimi risultati kupò… sempre che il suo pilota abbia capito come farle la manutenzione kupò!”rispose lei, rivolgendo lo sguardo verso Vaan.
 
“Sei solo una presuntuosa kupò!! Questa aeronave non batterebbe mai in velocità la Strahl!”sbraitò irato, Nono.
 
“Vogliamo provare?Kupò!?”lo sfidò, Bijou.
 
“Finitela, stiamo facendo perdere solo tempo a Vaan e Penelo..” intervenne freddamente, Fran.
 
“E’ vero, smettetela! Siete entrambi due ottimi professionisti.. non c’è ragione di farsi la guerra!” aggiunse, la biondina.
 
“Sì..Kupò.. non vale la pena abbassarsi a certi livelli kupò!” cercò di ricomporsi, Nono.
 
“Che c’è? Kupò! Hai forse paura di fare brutta figura kupò?”continuò ad aizzarlo, lei.
 
“Ti faccio mangiare la polvere, kupò!!!”
 
“Lo vedremo, kupò!! Sfido la tua Strahl a una gara di velocità, fra tre settimane esatte kupò! Scegli pure tu il posto kupò.. voglio lasciarti questo vantaggio, kupò. Ne avrai bisogno!Kupò!!”
 
“Perfetto kupò!! Ti farò rimangiare ogni singola parola che hai detto, kupò!!!”
 
“Hey aspettate.. che gara? Come sarebbe a dire?” disse Vaan, comprendendo che in quanto pilota della Dreamer, era direttamente coinvolto nella vicenda.
 
“Non mi alletta per nulla l’idea.. contro un pivellino come lui poi…” ribadì sconfortato, Balthier.
 
“Zitti kupò!!” li mise sull’attenti Nono, fuori di se.  “Si farà!Kupò!!” decretò infine senza che nessuno poté contraddirlo.
 

***
 
Dopo che ebbero salutato i loro giovani amici, i due pirati si avviarono nuovamente verso il castello.
 
“Prepara le tue cose, stasera andiamo via anche noi..”
 
“Non possiamo.. Mi ero dimenticata di dirti che Larsa vuole parlare con te più tardi. Basch mi ha raccomandato di dirtelo, stamattina.” svelò, la viera.
 
“Uhm? E cosa vorrebbe da me l’illustre imperatore d’Archadia?”le domandò ironico e annoiato.
 
“Non lo so, questioni legali credo..”
 
“Le nostre questioni legali riguardano la gattabuia, mia cara Fran!”
 
“Non credo sia questo.. Basch ha detto qualcosa riguardo ad un’eredità.. non si è sbilanciato oltre”
 
Sul volto di Balthier apparve una smorfia. Le attenzioni dei nobili arcadiani non promettevano nulla di buono e qualcosa gli suggerì che dovesse c’entrarci anche suo padre e quel dannato diario.
 
“E poi non potremmo andare via comunque… Ho delle questioni da risolvere stasera.. Possiamo ripartire domani. Sono sicura che per Ashe non sarà un problema ospitarci ancora per una notte….” sottolineò tagliente, lei.
 
“Immagino che sia per via di quel tuo.. “amico”.. Dirian, Dilan.. com’è che si chiamava?” la canzonò, irritato.
 
“Darian..” si limitò a correggerlo.
 
“Un bel nome da damerino… Posso chiederti di che dovete parlare? Sempre che non sia troppo personale s’intende… Capisco che non siamo poi cosi intimi..”continuò a prenderla in giro, sempre più innervosito.
 
Il fatto che siamo partner non vuol dire che dobbiamo sapere tutto l’uno dell’altro… o sbaglio?” lo punzecchiò, con chiaro riferimento alla sua tresca segreta con Ashe.
 
“Almeno le cose importanti credevo che ce le dicessimo..”
 
“Appunto..”
 
“Un ex fidanzato che hai mollato il giorno prima delle nozze, non rientra in questa categoria d’informazioni…?”
 
Fran lo guardò allibita, non si aspettava che l’avesse udita parlare con lui, la sera prima.
 
“Era una conversazione privata, Balthier..”lo rimproverò arrabbiata.
 
“Scusami.. è che una volta il “privato” tra noi non esisteva..”disse, amareggiato.
 
La donna abbassò lo sguardo, forse aveva esagerato. Dopotutto era logico che quello che aveva udito l’avesse sconvolto. Non aveva mai fatto cenno con lui, della sua vita sentimentale passata, figuriamoci del suo interesse a contrarre matrimonio a diciotto anni con un bel principe rozzariano.
 
“Mi dispiace.. Forse avrei dovuto parlartene subito, dopo che abbiamo incontrato Darian alla festa.. Eh.. che è passato molto tempo, non credevo che l’avrei mai più rivisto.. “
 
“Ti ha fatto piacere, almeno…? Sembravi parecchio turbata ieri…”
 
“Non lo so…  Era una parentesi del mio passato che credevo chiusa per sempre..”
 
“Lui non ti ha mai dimenticata a quanto pare.. e tu dovresti sbrigarti a capire quello che vuoi..” le suggerì lapidario.
 
“Che vuoi dire? Io sono un aviopirata ormai… Non potrei..”
 
“Tu sei una donna, Fran…”
 
Aveva cambiato tono, era diventato triste e amaro. I suoi occhi tradivano l’incertezza e la paura del suo cuore. Lei non seppe cosa dire, era confusa e frastornata, non sapeva cosa provava.
Il tragitto continuò in modo silente.
 

***
 
“Sono contento che alla fine tu abbia deciso di rimanere, ci sono delle questioni che dobbiamo affrontare..” disse Larsa, agitando tra le mani alcune carte.
 
“Con tutto rispetto Altezza, reputo questa faccenda solo una grossa scocciatura quindi gradirei che la risolvessimo definitivamente e in tempi brevi!” affermò scocciato, il pirata.
 
“Temo che non sarà così semplice… Tuo padre possedeva molti beni e tu sei l’unico erede ancora in vita..”
 
“Per ironia della sorte, Balthier pare che tu sia più ricco adesso di quando sei scappato via di casa, rinunciando ai tuoi privilegi nobiliari”aggiunse sarcastico, Gabranth.
 
“Non me ne importa nulla delle sue ricchezze, vi cedo tutto.”rispose sprezzante e disinteressato, il ragazzo.
 
Fran ascoltava in silenzio, solo lei riusciva a leggere lo sguardo cupo di Balthier. La sua indifferenza era una fragile maschera.
 
“Almeno dai un’occhiata al testamento, prima di prendere decisioni avventate..” osò intromettersi, Ashe.
 
“Gli unici beni di un pirata solo il cielo, la sua aeronave e il suo partner. Quello che volete offrirmi, non mi interessa e non mi serve”
 
“Finirà tutto all’asta, se deciderai di non occupartene.. E’ veramente quello che vuoi, Balthier?”gli ripeté, Larsa.
 
“Certo!”esclamò deciso, lui.
 
“Di che beni si tratta esattamente?”domandò austera, Fran.
 
“Che importa?” sbottò irritato il pirata, tirandosi in piedi. La viera lo afferrò per un braccio, facendogli intendere di mantenere la calma e ascoltare.
 
“Beh ci sono diverse proprietà immobiliari sparse per Arcadia, alcune delle quali venivano sfruttate da tuo padre per fini commerciali o come centri culturali esclusivi per uomini dotti. Ci sono anche delle residenze estive, di cui una qui vicino, nei pressi di Bhujerba, e altre due nella zona di Monsfora e Salika. Una casa di campagna in un paesino a confine tra i nostri due stati. E poi ovviamente… c’è la residenza privata di Cid..e il suo laboratorio..” illustrò, l’imperatore.
 
Balthier era rimasto in silenzio, tormentato dai ricordi di quei dannati posti che erano stati protagonisti della sua fanciullezza. Non aveva nessuna voglia di tornarci o tanto meno amministrarli. Non voleva nulla del suo passato.
 
“Ci sono anche alcune somme di denaro depositate nel conto personale della famiglia Bunansa..”aggiunse, il giudice.
 
“Perché non leggiamo il testamento, Balthier? Poi potrai decidere ciò che vuoi..”cercò di persuaderlo ancora una volta, Ashe.
 
Fran si limitò a seguirla con la coda dell’occhio, fingendosi indifferente alla sua presenza. Il pirata si voltò verso di lei come a volerle chiedere un consiglio su cosa fare e la viera annuì col capo, in segno di assenso.
 
“E va bene… togliamoci questo pensiero..” acconsentì, seccato.
 
“Bene.. Se siamo tutti d’accordo, Flemming può procedere alla lettura del documento” annunciò l’imperatore, passando la parola al suo notaio.
 
Dopo aver tagliato il sigillo che chiudeva la busta contenente il testamento del dottor Cid, l’uomo si schiarì la voce e prese a leggere.
 
“ Io sottoscritto Cidolfus Demen Bunansa, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, lascio questo scritto come testimonianza delle mie ultime volontà..”
 
Balthier sorrise sarcastico, sentire dalle stesse parole di suo padre definirsi “sano di mente” aveva un non so che di esilarante e di drammatico allo stesso tempo, considerando come erano andate a finire le cose.

Tutti ascoltavano in perfetto silenzio, attenti ad ogni singola parola che uscisse dalla bocca dell’uomo di legge.
 
… Per quanto concerne le proprietà immobiliari, compresa la mia residenza e i terreni annessi, lascio tutto ai miei familiari di primo grado ancora in vita, non ho interesse di stabilire come verranno divisi. Sono liberi di farsi la guerra come meglio reputano. Piuttosto è mio desiderio che tutte le mie ricerche e i miei preziosissimi studi, nonché il mio amato laboratorio Draklor, vengano affidati esclusivamente alla mia graziosa nipote, in qualità di erede spirituale. Mio figlio Ffamran Mid Bunansa ne sarà custode finchè non sarà grande abbastanza da portarsene prendere cura personalmente.”
 
“Nipote??” esclamò sbigottito, Balthier.
 
“Qualche cugina? Cid aveva fratelli o sorelle?”chiese, la regina.
 
“Figlio unico..”
 
“E sui tuoi due fratelli, cosa ci dici?” domandò, Gabranth.
 
“Flynn è deceduto da “glorioso soldato” dell’impero durante la battaglia dei “Cento giorni” contro Rozzaria… e Farron ha preso i voti come monaco quando ero solo un bambino.. ed è morto a causa della peste tre anni fa … nessuno di loro aveva famiglia..”
 
“E tu, Balthier..?” osò audace, Larsa.
 
“Io cosa??”rispose stizzito, il pirata. Aveva colto l’insinuazione del ragazzino, ma preferì fare finta di nulla.

Intanto Ashe e Fran non gli toglievano un attimo gli occhi di dosso, in attesa di sentirlo rispondere alle domande velatamente maliziose dell’imperatore.
 
“La tua fama di dongiovanni è molto nota… Potrebbe essere che..”
 
“Non ho nessun figlio sparso in giro per Ivalice!” lo mise a tacere, Balthier.
 
“Ma allora a chi si riferisce Cid, nel testamento?”sbottò, Ashe.
 
“E chi lo sa? Forse è l’ennesimo vaneggiamento di un folle che desiderava diventare nonno…” rispose ironico, il ragazzo.
 
“Ma finchè non scopriamo di chi si tratta, pare che spetti a te occuparti del laboratorio..” gli fece notare, Fran.
 
“Non diciamo sciocchezze! Non esiste nessuna erede spirituale e di conseguenza nessun custode!” affermò severo, il pirata.
 
“Per la legge, sei tu l’unico parente di primo grado rimasto in vita quindi sei l’unico erede di tutto… tu e questa presunta nipote, s’intende..” sottolineò, Larsa.
 
“Perfetto, allora terremo la residenza privata e il laboratorio Draklor… oltre al denaro e ai gioielli di famiglia, ovviamente..”intervenne decisa, Fran, lasciando tutti di sasso.
 
“No! Non terremo nulla..”sbraitò Balthier, perdendo le staffe. 
 
Un comportamento assolutamente insolito per lui, specie nei confronti della sua compagna verso la quale manteneva sempre un certo riguardo. Nessuno preferì intromettersi.
 
“Sai che abbiamo bisogno di soldi… Sarebbe da stupidi rifiutare un’offerta tanto generosa. Metti da parte i tuoi sentimentalismi e torna a ragionare da pirata” lo freddò, la viera, suscitandogli sdegno per aver reso pubbliche come nulla fosse, le loro difficoltà economiche.
 
“Fran, pensavo fossi più discreta nel mettere in piazza le nostre faccende personali! Ad ogni modo preferisco la bancarotta, all’eredità del vecchio. Fine della questione, non ne discuteremo ulteriormente!”
 
“Scusa se mi permetto, Balthier. Accettare l’eredità non vuol dire necessariamente che tu debba tenere tutto per te.. puoi sempre rivendere o fare della beneficenza. Sempre meglio che lasciarla alla mercé dei molti aristocratici senza scrupoli , del nostro paese”consigliò pacatamente, l’imperatore.
 
“Giusto, mi sembra un ottimo consiglio quello di Larsa. Una volta firmate le carte, sarai tu a scegliere tempi e modalità per riscuotere ciò che ti spetta” aggiunse, il giudice.
 
Fran guardava il suo partner contorcersi per il nervosismo, avrebbe voluto volentieri scappare via e mandare tutti al diavolo, glielo leggeva in volto.
 
“Mi sembra un buon compromesso, non trovi?” disse la viera, rivolgendosi a Balthier. “Liberiamo questi signori da queste sgradevoli questioni burocratiche e colmiamo i nostri debiti. La Strahl ha bisogno di quei cambi e di quelle riparazioni che rimandiamo ormai da troppo tempo”
 
Detestava ammetterlo, ma aveva ragione. La sua adorata aeronave non avrebbe retto ancora a lungo, senza una dovuta e costosa manutenzione. Ma il suo orgoglio non gli permetteva comunque di  scendere a    compromessi . Era più forte di lui, aveva scelto di rinunciare alle sue ricchezze, il giorno in cui era andato via. Che senso aveva riappropriarsene ora? Sentiva che c’era qualcosa di sbagliato in questo.
 
 
“Non voglio.. come ho già detto, ho fatto la mia scelta, cedo il patrimonio alla legge dell’Impero.. Fatene ciò che volete, non m’importa”
 
 
“Balthier..” cercò di dire qualcosa Ashe, ma fu interrotta dall’intervento di Fran.
 
 
“Fai una donazione privata a mio favore”
 
 
“Cosa? E da quando in qua, ti interessano questo genere di cose?” chiese sbalordito, l’uomo.
 

“Da adesso”
 

“E sentiamo cosa vorresti?”
 

“Come ho già detto.. La casa, il laboratorio, il denaro depositato a tuo nome e i gioielli di famiglia”ribatté impassibile, lei.
 
Il ragazzo era perplesso e turbato dalla richiesta della donna, assolutamente inconsueta per lei. Non era mai stata attaccata ai beni materiali, tanto meno ai suoi. Lo stava facendo davvero solo per sanare le loro difficoltà economiche, o c’era qualcos’altro sotto?
 
“Fidati di me, accetta la mia richiesta”
 
Fidarsi. Se c’era qualcuno di cui si fidava ciecamente e a cui era disposto ad affidare la sua stessa vita, era proprio Fran. Poteva negargli la sua fiducia? Poteva andare contro se stesso, per lei? L’indecisione lo tormentava.
 
“Non vorrei mettervi fretta.. ma temo che non ci rimanga molto tempo. L’aeronave per Archades sarà qui tra meno di un’ora  e sua maestà desidera che la trattativa si concluda prima della partenza” affermò, Gabranth.
 
“E va bene… Cosi sia, Fran”disse infine, il pirata, non troppo convinto.
 
La donna si limitò a fare un cenno di approvazione verso di lui.
 
“Potete mettere per iscritto che rilevo solo quanto richiesto dalla mia partner, il resto non mi interessa”raccomandò, al notaio.
 
“D’accordo, Balthier. Flemming e Gabranth rimarranno a tua disposizione per chiarire i dettagli della trattativa, fino a domani. Dovete ancora risolvere la questione della fantomatica nipote, legittima erede del laboratorio Draklor, che potrà essere ceduto a Fran solo fino al suo ritrovamento” lo informò, Larsa.
 
“Capisco, ma credevo avremmo fatto tutto in serata..”
 
“Non penso sarà possibile, a meno che tu non voglia passare tutta la notte a firmare documenti. Adesso che abbiamo le idee chiare sul da farsi, potete anche godervi l’ospitalità della nostra Ashe per un altro po’. Ci rivedremo ad Archades quando deciderete di contattare la casta reale per la riscossione..” rispose il ragazzino mentre si preparava a lasciare la sala, per raggiungere l’aerodromo.
 
“Perché non andate  a rinfrescarvi? La cena sarà servita tra un paio d’ore nella sala dei banchetti, se volete unirvi..”li invitò, la regina.
 
“Fantastico..”le sorrise beffardo, il pirata.
 

***

Intorno alle 20:00, Balthier andò a bussare alla porta della sua collega, per dirigersi insieme verso la sala dove Ashe e gli altri li attendevano per iniziare a cenare. Quando aprì, la trovò con indosso uno splendido abito corto in pizzo nero, semplice ma decisamente audace. Teneva i capelli raccolti con una coda bassa e morbida che le scivolava lungo la spalla sinistra. Si domandò se quell’abbigliamento curato fosse per via del suo ex, ma preferì non indagare, un’altra questione gli premeva maggiormente.
 
“Dimmi perché…”chiese l’arcadiano, rivolgendosi alla viera.
 
“A cosa ti riferisci..?” ribatté lei, fingendo di cadere dalle nuvole.
 
“Alla sceneggiata di prima sull’eredità.. cosa hai in mente?”
 
“Salvaguardare i nostri interessi economici, come ho già detto..”
 
“Ma per piacere.. Fran!”sbraitò seccato, Balthier. Non credeva ad una sola parola.
 
“Ti ho chiesto di fidarti di me” disse sospirando, la donna.
 
“E l’ho fatto accettando.. Adesso vorrei sapere qual è il piano..”
 
“Non è il momento.. Ci stanno aspettando per la cena.. “ cercò di divincolarsi.
 
“Quando la smetterai..?”
 
“Come?” gli domandò perplessa, sgranando gli occhi.
 
“Quest’atteggiamento indisponente che hai nei miei confronti… Inizia a diventare irritante, sai?.. Gradirei che mi dicessi cosa ho fatto per farti diventare cosi sfuggente nell’ultimo periodo, in modo da chiarirla una volta per tutte…”l’affrontò deciso, lui.
 
“Non c’è niente da spiegare.. è tutto chiaro come il sole..”
 
“Ma di cosa stai parlando? Fran, per favore..” proseguì lui, sempre più confuso.
 
“Ci vediamo a tavola.” disse lei, uscendo dalla camera e sbattendo con forza la porta alle sue spalle.
 

***
 
Era stata una cena tranquilla per pochi intimi, a base di piatti tipici dalmaschi e vini pregiati. Oltre alla regina e ai due pirati, erano stati presenti anche il fedele Gabranth, e i rozzariani Al Cid e Darian. Subito dopo il dolce, Fran e l’ambasciatore si erano dileguati, lasciando Balthier contorcersi dai nervi. Ashe notando il disagio dell’ex amante, aveva tentato di avvicinarlo, ma la corte spietata di Al Cid e gli occhi puntati addosso del giudice, glielo impedirono. La serata terminò prima che sopraggiungesse la mezzanotte.
 
 
Intanto lungo le scalinate dei vicoli di Rabanastre, un bacio intenso e inaspettato e qualche carezza di troppo, sembravano aver risvegliato vecchie passioni sopite tra uno hume e una viera.
 

***
 
A notte fonda, Balthier sentì girare la maniglia della porta comunicante alla sua, distraendolo dai suoi pensieri. Era Fran.
 
“Come mai qui..? .. Dopocena noioso..?”domandò sottovoce, il ragazzo.
 
Si sentì sollevato nel vederla, nonostante la discussione poco piacevole che avevano avuto nel pomeriggio. Almeno adesso sapeva che non era rimasta a dormire con lui.
 
“Abbiamo finito presto.. “si limitò a dire, lei.
 
Si avvicinò al divanetto di pelle azzurra su cui il pirata sedeva e si posizionò accanto a lui, senza dire una parola. C’era un clima di leggera tensione tra loro. Notò che maneggiava tra le mani uno strano diario.
 
“E quello..?.. caccia al tesoro in vista?”
 
“Uhm?.. Oh no.. Ricordi quella cosa importate di cui doveva parlarmi, Ashe?.. Era questo… Il diario di mio padre..” confessò, a bassa voce.
 
“C’è scritto qualcosa d’importante..?” chiese un po’ intimidita.
 
“Non lo so.. Non l’ho ancora letto.. Non trovo un motivo per farlo..” si sbottonò, l’uomo.
 
Fran percepiva tanta tristezza in lui, evidentemente non aveva ancora superato la morte del padre. Aveva tentato in tutti i modi di negare il suo dolore in questi mesi, ma non era bastato per nasconderle la sua angoscia. Dopo quella notte a Balfonheim, subito dopo la caduta del faro, non aveva più voluto parlarne, chiudendosi in se stesso.
 
“Forse dentro troverai qualche riferimento alla ragazza, di cui Cid parla nel testamento..” provò a spronarlo.
 
“Può darsi.. ma che importa? Se fosse stata interessata all’eredità, si sarebbe già fatta viva..Sempre ammesso che esista..”
 
“Sai.. io non credo che tuo padre sia mai stato folle.. e non penso che lo creda neanche tu..”
 
“Fran stiamo parlando di un uomo che ha quasi distrutto mezza Ivalice per inseguire il suo sogno malato di diventare un dio.. Uno cosi non lo definirei proprio sano di mente..” ironizzò, lui.
 
“La negalite.. Gli Occuria.. Vayne.. erano solo un mezzo..”
 
“Per restituire le redini della storia, nelle mani dell’uomo… l’ho già sentita questa favoletta..”
 
“No.. sicuramente non era solo questo.. La sua ferma ostinazione non poteva essere mossa solo dalla sete di conoscenza che Venat gli aveva offerto..”
 
“E allora cosa? Cosa cercava?.. Per cosa è arrivato a dimenticarsi perfino di suo figlio..?” domandò arrabbiato.
 
A pensarci non riusciva a trattenere la collera. Suo padre lo aveva abbandonato molto prima di quanto non avesse fatto lui, con la sua fuga.
 
“Non lo so… ma forse la risposta è nel diario..”
 
Voleva convincerlo a leggerlo, sapeva che in fondo era quello che desiderava anche lui, benché il suo orgoglio gli impedisse di farlo.
 
“Sfogliare questo diario significherebbe fare un salto nel passato..”
 
“Certe volte bisogna guardarsi indietro, per poter andare avanti nel futuro..”
 
Mentre pronunciava le sue stesse parole, le risuonarono profetiche, considerando che il passato sembrava perseguitarli con i suoi fantasmi. Mentre consigliava velatamente a Balthier di voltarsi e affrontarli, dentro avvertiva una sensazione d’insicurezza. Si domandò se anche lei ne sarebbe stata capace.

Ci fu qualche minuto di silenzio, dove rimasero a meditare sui loro pensieri più intimi, poi l’uomo prese la parola, confessandosi alla sua sola e unica confidente di sempre.
 
“H-ho.. p-paura..”disse appena, con le mani che avevano iniziato a tremargli. Fran le prese  affettuosamente tra le sue, per confortarlo.
 
“Lo so..  per questo sono qui con te..”gli sussurrò, sorridendogli.
 
“Non sei venuta qua per caso, stasera… Non è cosi?”
 
“Gabranth mi aveva accennato qualcosa, stamattina..”
 
“Capisco.. Del resto tu sai sempre tutto, dovevo aspettarmelo che non ti sarebbe sfuggito nemmeno questo!” scherzò lui, per spezzare la tensione.
 
“In realtà… non mi sembra di sapere poi molto, ultimamente…” gli rivelò, rattristita.
 
“E’ uno strano periodo, eh?..”le disse, accarenzandole le dita e tenendo gli occhi fissi sui suoi.
 
Erano entrambi afflitti e confusi da ciò che gli stava accadendo, ormai dalla fine degli eventi di Lemures, ma nessuno aveva avuto il coraggio di ammetterlo davanti all’altro o perfino a se stesso. Eppure non avrebbero potuto più evitare l’argomento ancora a lungo, lo sentivano. Tuttavia stanotte erano già abbastanza turbati per trovare il coraggio, cosi in tacito assenso, decisero di rimandare di nuovo.
 
“Voglio andare via, Balthier..”bisbigliò a stento, la viera.
 
Arrossì leggermente in volto, per l’imbarazzo. Non era stato facile svelargli il suo desiderio di fuggire via da quel luogo che li stava allontanando. Era spaventata e lui sembrò percepirlo quando le poggiò una mano sulla guancia.
 
“Anch’io, non voglio più restare qui..  Domani sera spiccheremo il volo, te lo prometto..” la rassicurò.
 
Era cosi bella quando lasciava trasparire le sue emozioni, pensò. Quella sensuale fragilità, lo affascinava come poche cose a Ivalice.

Il suo palmo caldo sul viso, la faceva sentire protetta. Non voleva perderlo, era la sua unica certezza.
 
“Lo leggiamo, quindi?”lo interrogò infine, la donna.
 
 Lui annuì e prese a voltare la prima pagina del diario. Sarebbe stata una lunga notte.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ruoli ***


 Il soggiorno a Dalmasca si era ormai concluso da un paio di settimane. Dopo la breve pausa, ognuno era tornato frettolosamente ai suoi affari, in giro per Ivalice.

Gabranth aveva ripreso la sua attività di giudice della legge arcadiana a tempo pieno. Non si era concesso un attimo di tregua da quando era tornato nella capitale. Lavorare lo aiutava a non pensare ai suoi problemi, fintanto che si trovavano fuori i confini dell’impero.

Tuttavia quel giorno aveva deciso di prendere un permesso speciale per andare ad incontrare tutto ciò che rimaneva della sua famiglia. Dopo alcuni colloqui con Muriel, l’ex fidanzata di Noah, avevano deciso di comune accordo di fare conoscere lui e Lily. Dopotutto si trattava pur sempre di suo zio.

Quella mattina, l’uomo si era fermato in un negozio di balocchi e dopo un abbondante quarto d’ora era uscito, tenendo sottobraccio un pacco regalo avvolto da della carta rosa e con sopra un grosso fiocco argentato.

Con passo svelto si era diretto verso l’abitazione di Muriel. Era un appartamento modesto e luminoso, al primo piano di una palazzina, situata nella via dei negozi. Bussò un paio di volte, finchè la donna non accorse ad aprire.

Aveva circa trent’anni, era alta, snella e formosa. I lunghi capelli ramati, gli occhi azzurri e le labbra carnose, la rendevano decisamente affascinante. Con fare gentile e premuroso lo salutò, invitandolo a seguirla nella stanza di sua figlia. Trovarono la piccola intenta a giocare, seduta sul tappeto.

Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Basch, non poté fare a meno di notare quanto fosse bella.  Aveva ereditato gli occhi chiari e intensi della madre e i capelli dorati e mossi del padre.  Anche il naso all’in su e le labbra definite erano quelli di Noah. Era proprio la sua progenie, non c’era dubbio.

Con tutti i suoi quattro anni di età, la bimba si sollevò da terra, correndo verso la mamma. Guardava Basch con diffidenza.
 
“Tu devi essere la piccola Lily, giusto?” tentò timidamente di approcciarla, l’uomo.
 
La bambina fece appena un cenno di assenso con la testolina, prima di tornare a nascondersi dietro la lunga gonna bianca di sua madre. Lo scrutava curiosa e spaventata, attraverso i suoi grandi occhi celesti.
 
“Forza tesoro, non avere paura.. Questo signore gentile è venuto apposta per conoscerti.. Su, c’è la mamma qui con te!”la incitava Muriel, mentre stringeva la sua graziosa manina e l’accompagnava verso Basch.

“Lily è proprio un bel nome, sai? .. Io mi chiamo.. Gabranth..”disse,  con qualche tentennamento. Non avrebbe voluto mentirle, ma non aveva scelta, nessuno doveva conoscere la sua vera identità. Non poteva fare eccezioni, nemmeno per sua nipote.
 
“Quello.. è per me?” chiese, la bimba, aprendo finalmente bocca e indicando col piccolo dito indice, il pacco regalo che il giudice teneva sotto il braccio.
 
“Lily! Che modi sono questi!” esclamò in tono di rimprovero, la donna. Il cavaliere le fece segno di non preoccuparsi e si rivolse nuovamente a Lily.
 
“Certamente.. La mamma mi ha detto che ti piacciono le bambole!”affermò sorridente, mentre porgeva il dono alla piccola che non esitò a scartarlo, festante.
 
A giudicare dall’espressione felice sul suo volto, il regalo doveva esserle piaciuto parecchio. Basch ne fu sollevato, non aveva mai comprato un giocattolo prima di allora!
 
“Cosa ti ha insegnato a dire la mamma, in questi casi..?” le domandò pacata, Muriel.
                                                                                                                                                                            
“Grazie, signore..” pronunciò intimidita, la piccola.
 
“Non c’è di che, tesoro..”
 
Ci fu qualche momento di silenzio, dove Basch e la donna si scambiarono alcune occhiate d’intesa. Era arrivato il momento di spiegare alla bambina perché lui si trovava lì. Prese fiato e chinandosi verso Lily, richiamò la sua attenzione, distraendola dal suo giocare.
 
“Dolcezza, Gabranth deve dirti qualcosa..”l’avvertì, la mamma.
 
“Vedi, Lily… anche se non ci conosciamo ancora bene, vorrei che sapessi che se tu o la mamma avrete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, potete contare su di me.. Mi prenderò cura di voi, d’ora in poi..quindi..”
 
“Conosci il mio papà?” lointerruppe, lei.
 
Quella domanda arrivò su Basch come una fucilata dritta al cuore. Sapeva che Muriel le aveva raccontato che suo padre era un soldato e che era dovuto partire per la guerra ma non aveva avuto ancora il coraggio di confessarle della sua morte prematura.
 
“Lily, Gabranth e tuo padre hanno combattuto insieme la guerra e..”intervenne, la donna.
 
“Sì..  Noah era un valoroso soldato.. Mi ha parlato spesso di voi, vi vuole molto bene..”proseguì a fingere, Basch.
 
“Non è vero.. se ci voleva bene, sarebbe tornato!” urlò la bimba, lasciando ammutoliti i due adulti.
 
“Non ha potuto farlo.. L’ultima volta che l’ho incontrato era con l’imperatore Larsa, doveva rimanere al suo fianco per difenderlo da delle persone cattive…  Ma mi ha chiesto di proteggervi, come lui stesso avrebbe fatto! Lily..” cercò di spiegarsi in modo convincente, l’uomo.
 
“Tesoro.. Gabranth vuole starti accanto, come papà avrebbe voluto.. Devi fidarti di lui..” tentò di rassicurarla, Muriel.
 
La piccola era turbata, nonostante la tenera età, percepiva che c’era qualcosa di strano in quel racconto. Il suo cuore le suggeriva un’altra verità.
 
“Papà non tornerà .. Papà è morto..”
 


***
 


In uno degli hangar dell’aerodromo di Belfonheim, la Strahl giaceva ferma, in riparazione. Con la chiave inglese in una zampa e uno straccio sporco d’olio nell’altra, Nono era sceso nella sala motori, andando incontro alla sua aiutante.
 
“Kupò, come procede lì sotto? Kupò” domandò, il meccanico.
 
“Le guarnizioni delle testate sono andate.. ci vorrà mezz’ora per sostituirle tutte” rispose, Fran, senza distogliere l’attenzione dal suo lavoro.
 
“Va bene, kupò! Appena hai finito, torna su e datti una ripulita, al resto penseremo domani, kupò. Balthier ci aspetta alla taverna dell’onda bianca alle 20, kupò!”
 
Ormai da alcuni giorni la viera e il piccolo moguri si alzavano all’alba per occuparsi della manutenzione dell’aeronave e proseguivano fino al tardo pomeriggio, in vista della competizione con Vaan che si sarebbe tenuta tra una settimana.

Balthier invece si occupava dei loro affari, intrattenendosi con pirati poco raccomandabili e andando a caccia di notizie interessanti su tesori e ghiotti bottini, da avventuriero esperto qual’era.
Il team si riuniva al tramonto per fare il punto della situazione e andare a cena in qualche osteria. Tutto sembrava essere tornato alla normalità tra loro. Fran e Balthier si comportavano di nuovo come perfetti partner di lavoro e aviopirati in erba. Un repentino ritorno alla loro vecchia vita che non convinceva del tutto Nono. Quell’apparente tranquillità, lo sentiva, era solo la quiete prima della tempesta!

Dopo cena, il meccanico li aveva salutati per dirigersi verso l’abitazione di alcuni cugini moguri belfornesi, lasciandoli seduti nella banchina del porto a guardare il mare e bere vino.
 
“La prende troppo sul serio, non trovi? Dopotutto è solo una stupida gara di velocità…” constatò seccata, Fran.
 
“Lo sai com’è fatto Nono, è uno competitivo quando si tratta del suo onore di avioesperto!”
 
“Un moguri che si comporta come uno hume…” disse ironica, lei.
 
“Puoi biasimarlo..?” ribatté sornione, Balthier.
 
Vivevano entrambi da così tanto tempo tra gli hume, che ormai avevano iniziato ad imitarne il temperamento. Lei lo sapeva bene, la Fran ingenua che dieci anni fa aveva lasciato la foresta, si era ormai trasformata in una passionale e un po’ lunatica donna huma, anche se era riuscita a mantenere l’eleganza e la, un po’ artefatta, compostezza che caratterizzava le viera. Le passioni e i vizi dei deboli hume l’avevano contaminata, e questa consapevolezza a volte la infastidiva e a volte l’inorgogliva.
 
“Oggi ho incontrato lo scagnozzo di Iena.. dice che ci incontrerà dopo mezzanotte al solito posto..” aggiunse l’uomo.
 
“Strano che abbia accettato di vederci, cosa gli hai offerto in cambio?” chiese stranita, lei.
 
“Informazioni.. cos’altro può volere un ricercato dell’Impero?”
 
“Pensi davvero che possa dirci qualcosa di utile sulla pietra? Questa storia inizia a farsi più complicata del previsto.. forse dovremmo solo sbarazzarcene e basta..”
 
“Non prima di sapere cosa fosse quella strana allucinazione che abbiamo avuto quel giorno a Paramina!” la interruppe, il pirata.
 
“ … Ho una brutta sensazione, Balthier.. come se ci stessimo spingendo oltre dove non dovremmo andare..”
 
“Se ti riferisci a quello che ha scritto il vecchio, non dovresti lasciarti condizionare troppo.. lui non l’ha fatto mica!” affermò deciso, ripensando alle parole del padre, incise con l’inchiostro sulle pagine del suo diario.
 
“Si.. e vedi che fine ha fatto..” ribatté sconsolata, la viera.
 
“Non essere pessimista, dopotutto stiamo solo raccogliendo..informazioni..” cercò di rassicurarla, lui.
 
Fran scosse il capo in segno di disappunto, poi tornò silenziosa ad osservare la distesa azzurra davanti a lei. Le onde scuotevano la marea come i pensieri che si agitavano nella sua testa. Il suo compagno rimase anch’esso in silenzio, ma i suoi occhi azzurri erano rivolti verso il cielo, meta ed ispirazione della sua giovane esistenza.
 
“Manca ancora un’ora all’appuntamento.. e sta per mettersi a piovere.. “ gli rivelò la viera, annusando col suo olfatto fine l’aria umida che avvolgeva la banchina.
 
“ Allora sarà meglio rientrare.. Vieni..? Darò una ripulita alla canna del mio fucile.. Non si sa mai..” le propose con un sorriso ingenuo e pulito.

Fran esitò qualche secondo prima di rispondere, giusto il tempo di veder scomparire via quel dolce risolino dal suo volto.
 
“No… preferisco riposarmi un po’ nella mia stanza.. Oggi è stato piuttosto stressante stare dietro alle riparazioni e agli isterismi di Nono.. Ci vediamo “al solito posto” quando sarà il momento!” gli rispose, cercando di mantenere un’aria indifferente.
 
Si sollevò in piedi di scatto, stirando gli arti superiori.
 
“D’accordo… allora..” cercò di replicare il pirata, seguendo con lo sguardo i movimenti della donna.
 
“A dopo” lo seccò freddamente, allontanandosi dalla spiaggia.
 


***
 


Lungo le paludose lande di Nabreus, la regina e il suo seguito di cavalieri avanzavano a passo svelto, ormai da un paio di giorni.
 
“Una donna del vostro rango, maestà, non dovrebbe poggiar piede su una terra come questa..” affermò seccato, il più corazzato dei soldati al suo fianco.
 
“Vi assicuro, mio caro comandante, che i miei regali piedi hanno toccato suoli ben peggiori negli anni passati.. e i miei polmoni hanno respirato arie ben più cattive..” si affrettò a chiarire, Ashe.
 
“Posso solo immaginare quali scempi abbiate dovuto subire, durante gli anni dell’invasione..”
 
“Della liberazione, vorrete dire..” precisò stizzita, lei.
 
“Si, scusatemi mia regina..”
 
“Comandante Aeron, smettiamola con questi inutili formalismi.. piuttosto ordini ai suoi uomini di fare attenzione..e tapparsi il naso!” gli intimò, coprendosi il viso con una mano.
 
Aveva avvistato qualcosa muoversi dietro alcuni cespugli. Quella puzza insopportabile che aveva imparato a riconoscere dopo la prima volta che aveva esplorato la foresta di Golmore, era per lei il segnale inesorabile di una nota presenza sgradita.
 
“Non temete, maestà. I miei uomini sono addestrati per..”
 
Aeron non riuscì a terminare la frase, la banda di mostriciattoli era uscita allo scoperto in modo cosi repentino da accerchiarli in un attimo.
 
“Molboro!!” urlò, un soldato.
 
L’odore nauseabondo proveniente dalle loro fauci, stordì alcuni soldati dalmaschi, facendoli accasciare per terra mentre altri tentavano a fatica di difendersi. Il comandante sfoderò la spada, facendosi largo tra i tentacoli delle bestie per raggiungere Ashe.
 
“Stai giù!!”gli urlò lei.
 
L’uomo non capì ma obbedì ugualmente al suo ordine, molto più che autorevole, in quella circostanza. Si gettò sulla sterpaglia fangosa, quando vide una nube di fumo nero avvolgere i molboro e accecarli. “Blind, perché diavolo non c’ho pensato per primo?” si chiese tra sé Aeron, prima di rilanciarsi in campo ed eliminare definitivamente le bestiacce.
 
“Dicevate, Aeron…? Addestrati eh..” gli fece notare sarcastica, la neoregina.
 
Nella confusione della lotta, aveva preso una storta ma tentava di nascondere il dolore sul suo volto, fingendosi incurante di quanto appena accaduto. Per sua sfortuna, l’infortunio non era passato inosservato ad Aeron che con discrezione tentò di avvicinarsi a lei.
 
“Immagino che non possa superare l’esperienza..” constatò lui, vergognandosi della pietosa figura fatta dai suoi uomini pochi istanti prima. “..Venite, vediamo dove porta quel sentiero.. “ cambiò discorso, offrendole il suo braccio come sostegno per camminare.
 
“Faccio da sola..grazie” rispose lei, scansandolo.
 
“Volevo solo.. aiutarvi..la vostra caviglia..” si scusò, l’uomo.
 
Era cocciuta e dannatamente orgogliosa, proprio come si diceva in giro, pensò tra sé.  
 
“Andiamo.. gli altri ci staranno cercando e tra poco farà buio..” pose fine al discorso, ordinando a tutti di rimettersi in cammino.
 


Quando scese la sera, Ashe e i suoi decisero di fermarsi per la notte. Finito di montare le tende e di cenare, la donna si era allontanata, appartandosi accanto ad un ruscello, per meditare. Dopo un po’ era sopraggiunto il comandante per discutere sul da farsi.
 
“Domani ci incammineremo all’alba, saremo a Nabudis prima di mezzogiorno se tutto procede per il verso giusto.. Lì un accampamento dei nostri ci attende..” spiegò.
 
“Bene.. Voglio visionare personalmente i sopraluoghi fatti fin’ora dai nostri ricercatori, il prima possibile..”
 
“Sapete maestà.. non dovete fare tutto da sola.. “ prese a dirle, in un insolito tono confidenziale.
 
“Come..?” chiese stupita e imbarazzata da quell’intervento.
 
“Non siete da sola… forse lo siete stata in passato.. ma ora non lo siete più. Riguardatevi la caviglia.. Buonanotte” disse lui, congedandosi.
 
Di spalle, non riuscì a vedere il sorriso di riconoscenza che aveva suscitato in Ashe. Per la prima volta dopo giorni, si era spogliata per una manciata di secondi del suo ruolo di regina rigida e imperturbabile, sciogliendosi di fronte a quelle parole premurose.
 
“Aeron… “ lo richiamò per un attimo.
 
L’uomo si voltò senza esitare.
 
“State facendo un buon lavoro.. continuate cosi..” si congratulò infine, salutandolo.
 


***
 


Una cantina stretta, buia e maleodorante era quello il posto dell’appuntamento. Il clima apparentemente tranquillo e solitario, non presagiva nulla di buono.
 
“Non mi piace…” bisbigliò Fran, guardandosi in giro.
 
“Tutto in regola quindi..” ribatté ironico lui, quell’atmosfera era esattamente ciò che si aspettava di trovare.
 
Avanzarono di pochi passi, quando due uomini armati di coltello li colsero alle spalle. Senza nemmeno voltarsi, Fran afferrò il braccio che aveva cercato di pugnalarla e con uno scatto felino, lo tirò a sé con una forza tale da scaraventare l’uomo per terra, dinanzi a lei. Prima che potesse tentare una contromossa, la viera era già su di lui, con le mani intorno al suo collo, pronta a soffocarlo. Un paio di colpi sparati dal fucile di Balthier, attirarono la sua attenzione. Il pirata teneva un piede sull’addome del secondo malcapitato che aveva tentato di attaccarlo, con l’arma puntata sulla sua fronte.
 
“Scortese accogliere così degli ospiti, non trovi?” disse, lasciandosi andare ad uno sconfortato sospiro.
 
“C-Chi diavolo..siete??!!!” urlò il delinquente, visibilmente innervosito.
 
“Amici del capo! Se vi levate di mezzo, forse riusciamo ad incontrarlo senza inutili spargimenti di sangue” rispose annoiato, il pirata.
 
Intanto l’uomo sotto le grinfie di Fran, approfittò per un attimo della distrazione della donna, per recuperare il suo coltello, caduto per terra a pochi centimetri da lui. Ma la viera non si lasciò cogliere di sorpresa e afferrò per prima la lama, lanciandola verso Balthier.
 
“Forse questi, potrebbero essere più convincenti delle parole..” lo minacciò, puntando gli artigli verso il suo collo.
 
All’improvviso la porta in fondo alla cantina si spalancò, annunciando l’ingresso di un losco figuro. Era un uomo basso e grassoccio sulla quarantina, con un occhio bendato, la barbetta incolta e una folta chioma di capelli scuri e ricci. Nel fodero dei suoi pantaloni di pelle, teneva un fucile con una canna cosi grossa da far saltare le cervella di un uomo con un solo colpo. Il tipico abbigliamento da lupo di mare, lasciava pochi dubbi sulla sua identità. Era arrivato il capo.
 
 “Metteteli giù! Anche due idioti come loro possono essere utili” sbraitò, ordinando ai due pirati di lasciare andare i suoi uomini.
 
“Bell’accoglienza Iena, i tuoi scagnozzi non conoscono le buone maniere” disse Balthier, lasciando che l’uomo sotto il suo piede, strisciasse impaurito verso il suo capitano. Fece cenno a Fran di fare lo stesso.
 
“Il signorino non ha gradito? Oh come mi dispiace.. Sarei dovuto venire di persona a prendere il tuo bel sederino a calci!”
 
“Vedo che la tua misera ironia è rimasta immutata negli anni” rispose indifferente lui, mentre ricaricava la pistola.
 
“Che diavolo vuoi, Balthier? Non ho tempo da perdere!” ringhiò, Iena.
 
“Parlare di affari, perché sarei venuto in questa lurida topaia, sennò?” rispose, lanciandogli un’occhiata feroce e puntandogli contro il petto l’arma.
 
Fran avanzò verso di loro, mostrando al losco capitano un sacchettino di tela. Lui sembrò cogliere il messaggio.
 
“Voi! Fuori dai piedi!” urlò ai suoi uomini che corsero via frettolosamente, lasciandoli da soli.
 
“Cosi non mentivano sul tuo conto, l’hai trovata davvero..” disse Iena con tono di sfida, riferendosi al contenuto del bottino.
 
“Non scherzo mai quando si tratta di affari, dovresti saperlo ormai..”
 
“Dì alla tua amichetta di togliere le sue belle chiappe avorio di qui e iniziamo a fare sul serio, allora!”
 
Di fronte a quell’offesa, Fran fece istintivamente per aggredire Iena, ma il suo compagno lo sbarrò la strada con un braccio, facendole intuire di fermarsi.
 
“Lei resta qui, la sua presenza non è contrattabile!” lo contraddì, severo.
 
“Da quando il famoso pirata dei cieli Balthier ha bisogno di un secondino per guardargli le spalle?”lo schernì, Iena.
 
“Partner, noi siamo partners.. qualcosa che il tuo piccolo cervello non potrebbe mai capire. Le tue inutili chiacchiere mi stanno solo facendo perdere tempo, vediamo di concludere in fretta.. sempre che ti interessi ancora la posta in gioco.. “
 
“Forse preferisci che le preziose informazioni che desideri, finiscano in mano alle guardie imperiali..” intervenne finalmente, Fran.
 
“Gli piace fare la dura alla tua “partner” vedo..  E va bene, vi dirò quello che volete sapere e voi farete altrettanto, da buoni amici quali siamo..” ghignò sarcastico.
 


Si spostarono nel seminterrato, il cui ingresso era rimasto nascosto dalle botti di vino. L’atmosfera era buia e fredda e l’aria puzzava di alcool e umidità. Si erano accomodati intorno ad un tavolino di legno scuro, con sopra il moccio di una candela accesa.
 
“Pazzo di un pirata, non posso credere che tu l’abbia rubata per davvero..” disse ancora incredulo Iena, mentre analizzava la pietra Omice, verificandone l’autenticità.
 
“Dicci cosa sai su di lei e ti diremo dove si trova quel deposito di monete d’oro che tanto cerchi, prima che lo scoprano gli scagnozzi dell’Impero…” esclamò con decisione, Balthier.
 
“Vorrei tanto sapere che diavolo te ne importa.. Se vuoi un consiglio, sbarazzatene il prima possibile! E’ un oggetto del demonio!”
 
“Sai che queste storie non mi hanno mai intimidito.. Per questo sono arrivato dove sono adesso!”
 
“Idiota! Questo non è un tesoro per pirati… non lo è nemmeno per.. i mortali.”
 
Iena era sinceramente turbato da quell’oggetto, lo fissava a distanza, quasi avesse paura di toccarlo. Quella strana reazione incuriosiva Fran, non era certo il tipo d’uomo da farsi spaventare facilmente eppure sembrava terrorizzato da quel cristallo.
 
“Ti ringrazio per l’amorevole predica.. ma non sono affari che ti riguardano. Dimmi cosa sai e facciamola finita, inizio a stancarmi!”sbraitò Balthier, irritato.
 
“C’è una leggenda intorno a questa pietra.. pare che appartenesse ad un antico sovrano di una terra lontana, circa 700 anni fa… Fu ritrovata da alcuni ricercatori nelle profondità delle cavità marine e questi pensarono bene di donarla al sovrano, per ottenere ricchezze e favori.. Il re rimase così impressionato dalla sua bellezza che la fece incastonare nel suo scettro. Non se ne separava mai.. Qualcuno arrivò persino a sostenere che fosse quasi soggiogato dalla luce che emanava..“ prese a raccontare, l’uomo.
 
Balthier storse il naso, pietre che dominano gli uomini, una storia che aveva già sentito e che non gli piaceva affatto. Fran ascoltava in silenzio, impassibile.
 
“Pare che quell’oggetto permettesse al monarca di fare dei viaggi… in altre dimensioni o qualcosa del genere..” continuò.
 
“Teletrasporti..?” sbottò stranita, Fran.
 
“Cosi si tramanda.. Comunque pare che dopo ogni viaggio, il comportamento del sovrano diventasse sempre più.. instabile.. Ci vollero pochi anni affinché quello che un tempo era stato un regno florido, cadesse in disgrazia…. Ridotto in miseria e in povertà, il sovrano in preda alla collera cercò di distruggere la pietra.. Un mystes accecante si liberò avvolgendo completamente quelle lande… Alla fine l’unica cosa che rimase fu.. Ghiaccio!”
 
“Le Gole di Paramina..”esclamarono contemporaneamente i due pirati, esterrefatti.
 
“.. E’ li che l’avete trovata eh?.. Disfatevene, se ci tenete alla pelle!”
 
“Quindi è per questo che gira voce che la pietra Omice sia un oggetto maledetto…  Storia molto fantasiosa..” concluse canzonatorio, Balthier.
 
“Le leggende non mentono, stupido di un pirata!”
 
“C’è dell’altro..?”domandò pensierosa, Fran.
 
“Vi ho detto tutto quello che sapevo.. ora datemi ciò che voglio e toglietevi dai piedi!”
 
I due pirati si lanciarono un’occhiata d’intesa e acconsentirono alla richiesta di Iena. Non c’era più niente per loro lì, dovevano sbrigarsi e andare via.
 


***
 


Erano tornati nella locanda, dove alloggiavano. Fran osservava turbata la pioggia battere sui vetri della camera, non aveva smesso di piovere un attimo quella sera. Balthier era accanto a lei, con le braccia conserte sul petto, lo sguardo fisso sul pavimento e la mente altrove.
 
“Abbiamo saputo quello che volevamo sapere.. ora possiamo liberarcene..”disse lei.
 
“Conosciamo la storiella che c’ha raccontato Iena, ma non sappiamo ancora cosa significava la visione che abbiamo avuto..”
 
“Balthier.. Io non credo che sia stata una visione.. “
 
“La storia dei viaggi, eh?.. “
 
“Sì, il mystes che si è sprigionato dalla pietra deve averci teletrasportato da qualche parte.. “
 
“Ma non avevamo nessun controllo su quello che vivevamo… Come lo spieghi questo?”
 
“Non lo so..” ammise, scuotendo il capo.
 
“Ad ogni modo ci penseremo domani. Sono troppo stanco per elaborare teorie su dimensioni parallele e pietre indemoniate. Vado a fare una doccia, tu mettiti pure comoda..” le disse sorridente, mentre si dirigeva verso il bagno.
 
“No, Balthier.. Sono stanca preferisco andare a dormire nella mia camera..” lo fermò, lei.
 
“Non abbiamo mai avuto bisogno di prendere due stanze separate prima d’ora…”  affermò seccato, il pirata.
 
“E’ meglio così.. per adesso..” concluse, dirigendosi verso la porta, ma l’uomo poggiò una mano sulla maniglia, impedendole di uscire.
 
“Perché ho la sensazione che tu stia cercando continuamente delle scuse per non rimanere da sola con me..?”
 
“Che diavolo dici, Balthier…? … Noi siamo partners, passiamo la maggior parte del nostro tempo da soli..” cercò di farlo ragionare, la viera.
 
“Sai a cosa mi riferisco… a questa stanza.. e a quel letto..”  disse serio e un po’ imbarazzato, lui.
 
“Non mi sembra che la presenza o assenza di un letto abbia mai fatto la differenza in passato..”sorrise maliziosa, lei.
 
“Sai quanto ti rispetti.. e che non farei mai qualcosa che possa darti fastidio..”
 
“Lo so.. Ma ultimamente abbiamo sorpassato dei limiti che hanno solo danneggiato il nostro rapporto di lavoro.. e  non voglio che accada più. Ne abbiamo già discusso.. La partnership viene prima di tutto, l’hai detto tu stesso..”
 
“E lo penso ancora adesso… Continuo, però, a non capire dove stia il problema se condividiamo la camera per passare la notte.. E’ sempre stato così, dopotutto.”
 
“Sono stati proprio certi comportamenti a portarci fino a quel punto, Balthier.. Cambiare abitudini ci farà bene.. Lo farà al nostro lavoro.”
 
Non era convinta delle sue parole, lo sapeva ma non poteva fare altro che fingere di crederci.  

Al loro ritorno da Rabanastre, avevano discusso a lungo su come si era evoluito il loro rapporto negli ultimi tempi e sugli effetti disastrosi che ciò stava avendo sulle loro faccende da pirati, così avevano deciso di comune accordo di tornare a quel tempo in cui certi confini, non erano mai stati varcati. 

Collaboratori e amici, questo erano e questo sarebbero dovuti rimanere, così si erano ripetuti.
 
Lui rimase in silenzio a fissarla per qualche istante, finchè non aprì lui stesso la porta, permettendole di varcarla.
 
“Allora buonanotte… Partner..”le augurò,  in un tono dolcemente amaro.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Un gioiello oscuro ***


Dopo tantissimo tempo rieccomi ad aggiornare questa storia. Mi dispiace per l'assenza, ma impegni e "cali d'ispirazione" hanno rallentato la stesura di questo capitolo. Spero di poter pubblicare il prossimo in tempi molto più brevi ;-). Buona lettura e grazie a chi vorrà recensire.


Il sole era sorto già da alcune ore nei cieli di Belfonheim, dove la vita era tornata a scorrere turbolenta come ogni mattina. Nella taverna della piazza, seduti in un tavolo al secondo piano, Balthier e Fran erano intenti a gustare la loro colazione a base di cereali e caffeina.

D’un tratto aveva fatto irruzione nella locanda, il piccolo meccanico, salendo le scale con passo felpato e un’aria ben poco rilassata.

“Siete ancora qui? Sbrigatevi a finire, tra qualche ora si parte!” sbraitò Nono, alla vista dei suoi compagni.

“Uh? E dove saremmo diretti?” chiese Balthier, continuando a sorseggiare la tazza di caffè.

“Deserto di Nam Yensa”

“Cosa? Credevo stessimo andando nel luogo in cui hai scelto di tenere la gara con Bijoux..” ribatté deluso, il capitano.

“Appunto, si terrà lì!”

“Hai forse dimenticato che nello Jagd le aeronavi non ..volano?” domandò sorpreso e retorico, lui.

“Voi preoccupatevi soltanto di fare il vostro lavoro, io farò il mio!”ghignò Nono, con una strana aria da furbetto.

I due aviopirati si guardarono perplessi, per quanto le abilità del moguri fossero eccellenti, volare nello Jagd dove il mystes è cosi fitto da impedire alle volioliti di far funzionare qualsiasi mezzo, era un’impresa impensabile persino per uno come lui. Tuttavia sapevano bene che Nono non era uno sprovveduto, aveva sicuramente qualcosa in mente.

“E’ un viaggio lungo.. ci vorranno un paio di giorni in volo solo per raggiungere l’Ogir Yensa.. e poi dovremo proseguire a piedi fino allo Nam Yensa, come l’ultima volta”ricordò annoiata Fran, addentando un biscotto.

“Forse non ce ne sarà bisogno.. del tratto a piedi, intendo” sorrise malizioso, l’avioesperto.

“Lo spero, rimangono solo tre giorni alla gara.. Ammesso che tutto vada come hai previsto, non avremo molto tempo per riposare, prima dell’evento.. Non che competere con Vaan mi spaventi, è la moguri che mi preoccupa..” ammise Balthier, ripensando alla diatriba a cui aveva assistito a Rabanastre, tra i due ingegneri.

“Bijoux sembrava molto sicura di sé e della sua aeronave..”disse pensierosa, Fran.

“Gli faremo mangiare la polvere! Sbrigatevi a finire la colazione e andate a fare provviste, al resto ho già pensato io. Ci vediamo al tramonto all’aerodromo, vedete di essere puntuali!”esclamò eccitato, Nono.



***



A pochi chilometri dall’ingresso per Nabudis, un accampamento di soldati e ricercatori dalmaschi costeggiava l’area. Una volta riposatasi, dopo le fatiche dell’attraversamento della palude il giorno precedente, e aver preso visione dei progressi e delle informazioni raccolte dai suoi uomini, Ashe si era decisa ad introdursi nel castello.

I responsabili della spedizione avevano cercato di scoraggiare la pericolosa scelta di sua maestà, avendo la stessa perso l’unica mappa completa del posto, durante un incidente a Nabreus poche ore prima, ma lei non aveva voluto sentire ragioni. Aveva ridotto la sua scorta di cavalieri, limitandola ad Aeron e a tre dei suoi soldati migliori e dopo aver ascoltato le indicazioni dei ricercatori sulle caratteristiche delle bestie presenti nel palazzo, vi si era addentrata.

Affidandosi al suo intuito e alle informazioni possedute, aveva iniziato a perlustrare il luogo. Il Mystes era così denso da riuscire a vederlo ad occhio nudo, ma non era l’unica testimonianza della tremenda forza distruttiva che si era abbattuta quattro anni prima su Nabudis. Solo macerie e desolazione dinnanzi a loro e un proliferare continuo di anime disperate trasformate in mostri, dagli orrori della guerra.

Una morsa stringeva il cuore di Ashe, percepiva sulla propria pelle il dolore di quella terra. Lo sguardo fedele e impavido di Aeron la incoraggiò a proseguire.




Tra numerosi ostacoli e battaglie, erano già trascorse tre ore dal loro ingresso. Da più di mezzora giravano a vuoto sempre intorno alla stessa zona. Detestava ammetterlo ma si erano persi. Mentre s’interrogava sul da farsi, la sua attenzione fu catturata da alcuni strani rumori provenienti dal fondo del corridoio.

Dopo uno scambio di occhiatine d’intesa con Aeron, decisero di avvicinarsi con cautela. Si sentì un boato improvviso vicino alle rampe di scale, delle travi erano crollate.

“Si sentono dei passi in lontananza.. Qualcuno sta venendo verso di noi” li avvertì preoccupata, Ashe.

“Uomini in guardia!”esclamò il cavaliere, facendosi scudo della sua arma.



***



Presero a passeggiare per le vie del corso di Belfonheim, a caccia di articoli da viaggio. Non era cambiato poi molto da quando era morto Reddas, l’atmosfera in città era rimasta instabile e inquieta e le fazioni che dovevano collaborare per gestirla, erano ben lontane dal trovare un accordo. I disordini erano all’ordine del giorno e secondo le voci che arrivavano da Ricky e i suoi compagni, la città dei pirati era ad un passo dalla rivoluzione. Era arrivato il momento di togliere le tende, Balthier e Fran erano d’accordo, non era il caso di farsi coinvolgere in dispute che non li riguardavano. La gara con Vaan aveva solo anticipato i tempi della loro partenza, non sarebbero tornati al porto per un bel po’.

Si fermarono nel vicolo dei mercanti, dove gli ambulanti presentavano la loro merce nelle bancarelle. Un buffo bangaa verde dall’aspetto indaffarato, attirò l’attenzione della viera che aveva preso a scrutare gli oggetti che esponeva.

“Hai delle pozioni in formato extra?” domandò, cortese.

“Certamente, bella signora. Quante ve ne servono?” rispose il commerciante, ammaliato dalla bellezza di Fran.

“Prendiamone un po’ per fare scorta..” intervenne Balthier, pensieroso e con la braccia conserte al petto.

“Bene, allora una decina di queste… Prendiamo anche delle code di fenice, dei tonici e delle erbe curative..” disse la donna, rivolgendosi al bangaa.

“Perfetto, fanno 458 guil, grazie. E’ sempre un piacere fare affari con voi forestieri..” rispose lui, mentre consegnava nelle mani della viera, la busta di carta con dentro riposta la merce.

Balthier intanto aveva tirato fuori, da una delle sacche di pelle attaccate ai pantaloni, il denaro e una volta pagato, si erano diretti entrambi nel corso dei negozi.

“Cos’altro ci manca quindi?”
chiese, Fran.

“Mmm .. Vorrei passare dall’armeria per prendere delle cartucce speciali per il Fomalhaut”.
.
“D’accordo, non dimentichiamo di passare dalla drogheria per prendere le cibarie che ci serviranno per il viaggio, non faremo soste".

Dunque si diressero all’armeria e una volta dentro notarono una folla di gente, ferma in fila davanti al bancone in attesa di essere servita. A giudicare dall’accento e dall’abbigliamento, si trattava perlopiù di abitanti del luogo, piuttosto che di stranieri in visita. Anche questo era segno che qualcosa di pericoloso stava per accadere in città. Nell’attesa i due pirati decisero di dare un’occhiata agli scaffali, in cerca di articoli interessanti.

Dopo circa un quarto d’ora, l’attenzione di Fran, intenta a scegliere tra le diverse tipologie di frecce che il negozio aveva a disposizione, fu catturata da alcuni schiamazzi provenienti dalla porta d’ingresso. Un gruppo di lucertoloni capitanati da un volto noto, avevano fatto irruzione creando scompiglio con i loro solito modi da furfanti.

Ba'Gamnan… “ digrignò sottovoce Balthier, dall’altra parte del negozio.

I due partners si guardarono da lontano, per decidere come muoversi. Lo sguardo di Balthier era chiaro, dovevano uscire da lì senza farsi notare, uno scontro con Ba'Gamnan era l’ultima cosa di cui aveva voglia in quel momento. Con cautela, aspettarono l’attimo opportuno per dileguarsi.

Una volta fuori, tirarono un sospiro di sollievo e si allontanarono. Il pirata era visibilmente infastidito, avendo dovuto rinunciare ai suoi proiettili, per quell’apparizione poco gradita.

“Maledizione, quello stupido lucertolone è sempre tra i piedi!” affermò, arrabbiato.

“Mi chiedo se si arrenderà mai..” disse sconsolata e seccata, Fran.

Era da quando conosceva Balthier che Ba'Gamnan gli dava la caccia, quasi otto lunghi anni, e ogni volta diventava sempre più irritante.

“Questa storia inizia a scocciarmi, sto iniziando a pensare seriamente se non sia arrivato il momento di dargli una lezione, una volta e per tutte..”

Guardando il viso serio e imbronciato del compagno, Fran sorrise.

“Fare il duro non ti riesce..” lo schernì ironica, lei.

Per quanto minacciasse di fare il violento, era un uomo molto più pacifico e generoso di quanto volesse dare a vedere.

“Come? Stai parlando di uno spietato pirata dei cieli, senza scrupoli e morale..” ribatté ironico, ricordando alcuni degli appellativi che la sua carriera di aviopirata, gli aveva procurato negli anni.

“Ci saremmo evitati un bel po’ di problemi, se lo fossi stato davvero..” lo punzecchiò lei, apprestandosi ad entrare nella drogheria dinnanzi a loro.

“E di te, che mi dici? Saresti entrata in affari con me lo stesso..?”

“Dipende..”



***



“Ashe? .. Che ci fai qui?”chiese Vaan, strabuzzando gli occhi alla vista della giovane regina.

“Dovrei farvi la stessa domanda, ma temo la risposta..” ribatté Ashe, facendo segno ai suoi amici di tenere il becco chiuso, circa la loro attività di aviopirati. Professione poco ben vista tra la pregiudizievole nobiltà dalmasca, di cui i suoi uomini facevano parte.

Aeron guardò di rimando la donna, quasi a volerle chiedere come potesse permettere che dei ragazzini si rivolgessero a lei con tanta sfrontatezza, per di più davanti alle sue guardie ma rimase in silenzio, dopotutto la storia e i modi di Ashelia B’nargin Dalmasca non erano quelli della più comune delle nobil donne di corte, a cui era abituato.

“Ashe.. No, maestà.. Una mappa ci ha portato qui, stavamo seguendo il percorso quando una delle assi del pavimento al secondo piano è crollata e dalla voragine che si è creata, ha iniziato a fuoriuscire uno stormo di Herbia inferociti.. abbiamo dovuto darci alla fuga…” prese a spiegare Penelo.

“.. ed è cosi che avete incrociato la nostra strada.. Beh è una fortuna esserci ritrovati, almeno per il momento.. Uno sfortuito incidente nella palude, ci ha privati della nostra mappa e in questo labirinto è difficile affidarsi solo al proprio intuito per muoversi.. “

“Volete una mano a ritrovare la strada, eh? Beh si può fare, ma prima di tornare all’uscita, c’è una cosa che dobbiamo trovare..”disse Vaan, ma le sue parole furono interrotte improvvisamente dal generale dalmasco.

“Che ne dite di continuare la rimpatriata più tardi? Ci cercano…”sbraitò Aeron, facendo cenno ai suoi uomini di sguainare le spade.

“Quei pipistrellacci, non ci mollano..”disse Penelo, udendo in lontananza lo stridulo verso delle Herbia, dirigersi verso di loro.

“Allora vedremo di sbarazzarcene, e dopo riprenderemo il discorso lasciato a metà.. Tutti pronti!”concluse Ashe, preparandosi alla battaglia.



***



Una volta terminati gli acquisti, i due aviopirati erano risaliti nelle camere della locanda, dove avevano alloggiato per la notte. Ognuno aveva recuperato le sue cose e si erano ritrovati nella camera di Balthier per fare il punto della situazione, prima di raggiungere Nono all’aerodromo.

“Niente alcool, eh? Sarà più dura di quanto pensassi..” esclamò Balthier, intento a frugare tra le borse della spesa che avrebbero portato con loro, di li a breve.

La donna ignorò la battuta, presa dal contenuto della sacca che aveva tra le mani. Dentro, avvolta da un panno di seta bianca, giaceva la pietra Omice. Dopo lo spiacevole incidente avuto alle Gole di Paramina, non avevano più osato toccarla a mano nuda, per paura che si potesse riverificare quello che era già accaduto. Il colloquio con Iena, la sera prima, non aveva consentito loro di capirne il funzionamento e questo aveva gettato nell’indecisione i due aviopirati, sul da farsi.

La viera continuava a fissarla, turbata. La vicinanza di quell’oggetto, le trasmetteva una cattiva sensazione.

“Fran..?” la richiamò lui, intuendo quali potessero essere i suoi pensieri al riguardo.

Lei non rispose, si limitò a voltarsi verso di lui, come a volerlo supplicare di lasciare lì la pietra. Ma Balthier si avvicinò a lei, chiudendo lo zainetto tra le sue mani e prendendolo con se, prima di dirigersi verso l’uscita.

“Dovremmo portare anche il diario allora..” disse lei, rimanendo immobile nella sua posizione e notando l’agenda ancora poggiata sul comodino.

“Ti aspetto fuori..” la liquidò l’aviopirata, andando via.



***



Terminata la battaglia, Ashe e gli altri si erano nascosti in una delle sale abbandonate del castello per discutere sulle reciproche presenze in quel luogo.

“Dunque siete venuti qui in ricognizione, eh? Allora erano vere le voci che dicevano che Dalmasca e Archadia vogliono collaborare per ricostruire il regno di Nabradia..”chiese Vaan, fingendosi stupito.

“Non sarà semplice.. ma l’idea è quella. Volevo vedere con i miei occhi com’era la situazione attuale, su queste lande.. La negalite ha fatto più disastri di quanto immaginassi…” rispose Ashe, turbata.

“Questo castello infestato e la palude del Nabreus sono tutto ciò che rimane del regno del principe Rasler.. E’ per lui che sei qui, vero?” domandò un po’ intimidita, la giovane Penelo.

“Si…”annuì con voce flebile la donna, portando al petto la mano e stringendo nel pugno la fede allacciata al collo.

Il ricordo del feretro che accoglieva le membra del defunto marito, trafitto al petto da una freccia scagliata per uccidere, da un soldato arcadiano a Nalbina, la commuoveva ancora come quel straziante giorno. Rasler era morto da uomo coraggioso qual era, per proteggere l’onore della sua Nabudis caduta. Sposandolo aveva sposato anche la sua patria e sentiva che era suo dovere proteggerla, in segno di rispetto per il legame che aveva contratto.

Seppur le loro famiglie li avessero spinti a quell’unione per interessi politici, l’affetto che avevano nutrito l’uno per l’altro era vero, un germoglio fiorito duranti gli anni dell’adolescenza. Ashe sentiva di essere stata fortunata a dover sposare un uomo di cui era innamorata, mai avrebbe immaginato un epilogo così infausto per il loro amore. Ripensando a quegli anni, si rivedeva cosi fragile e ingenua, una donna molto diversa da quella che sentiva di essere divenuta adesso. Le tragedie che avevano segnato la sua vita, l’avevano molto cambiata, ma non avevano inaridito il suo cuore che sentiva ancora vivo e desideroso di essere felice, come una volta lo era stato tra le braccia del suo Rasler. Ma era un desiderio che teneva ben celato, nascosto dalla corazza che avevano issato tra sé e gli altri, il suo ruolo di regina glielo imponeva. Nessun uomo sarebbe mai potuto venire prima del bene per il suo popolo, a cui prima di chiunque altro, apparteneva.

Persa nei suoi pensieri, lo sguardo curioso di Vaan e quello imbarazzato della sua compagna, la fecero rinsavire. Riprese la parola.

“Non solo per lui.. Rasler, la sua famiglia.. Mio padre.. Non sono stati gli unici a perdere la vita durante l’attacco di tre anni fa.. La guerra per la negalite ha distrutto la vita di migliaia di innocenti. Come regina di Dalmasca e come moglie del suo defunto principe, è mio dovere fare del mio meglio per restituire a questa terra, la pace che merita.. Farò tutto ciò che mi è possibile, per onorare la memoria del suo popolo” sentenziò.

“Dopo la fine della guerra e l’ascesa al trono della nostra principessa, Nabradia è tornata ad essere un possedimento di Dalmasca. E’ una terra che una volta possedeva molte risorse. E a quello che ambiamo giusto? Concime prezioso per favorire la fioritura del nostro regno..” chiese Aeron, rivolgendosi a sua maestà.

I fini utilitaristici a cui alludeva il cavaliere, la ferivano e l’urtavano, ma non poté obiettare come desiderava. Come regina di Dalmasca, non poteva ignorare gli interessi politici ed economici del suo popolo, benché non fosse quello il motivo che l’aveva spinta fin lì. Ricostruire Nabudis, capitale di Nabradia, sarebbe stato faticoso e oneroso, i suoi sentimentalismi non sarebbero stati sufficienti a giustificare un simile impegno di Dalmasca in questa operazione, senza fare leva sui vantaggi che questo avrebbe apportato alle sue casse, per ottenere il consenso delle altre forze politiche del paese. Lei per prima aveva sollevato la questione e ora doveva accettarne le conseguenze, sgradevoli quanto fossero.

“Aeron non siamo ladri venuti a saccheggiare delle rovine. Dalmasca ricostruirà quel che resta di Nabradia per il legame profondo che lega le nostre terre. Noi per primi abbiamo conosciuto gli orrori della guerra e non deturperemo oltre la memoria di questo regno, ma le restituiremo nuova dignità… Risplenderemo della stessa luce.”

Il cavaliere fece una smorfia di consenso e tacque. Non era completamente d’accordo con quanto aveva udito, ma non conosceva ancora abbastanza la sua regina per potersi permettere di dare la sua opinione. Aveva raggiunto con fatica il grado che rivestiva nell’esercito dalmasco, non avrebbe rischiato il surclassa mento per una frase di troppo. Da uomo razionale qual era, sapeva di dover aspettare e osservare la sua regina, prima di potersi sbilanciare.

“Mi ricordi Bas… cioè Gabranth.. quando parli in questo modo! A proposito come mai lui non è qui adesso?”chiese sfrontatamente, Vaan.

“Il giudice Gabranth è impegnato in affari esteri che non ci riguardano, al momento.. questa è la comunicazione che mi è stata fatta da Archadia, qualche giorno fa.” rispose seriosa, Ashe.

Affari esteri che possibilmente possano tenerlo lontano chilometri da lei, pensava sarcastica e amara. Dopo il loro ultimo incontro a Palazzo, tutto era tornato come se nulla fosse mai accaduto, le loro parole e i loro sguardi precipitati di nuovo nell’oblio delle formalità di corte.

“Ma l’imperatore prenderà parte alla ricostruzione, come ha promesso, no?” chiese perplessa Penelo, lasciandosi sfuggire delle rivelazioni fattele in persona da Larsa, in una delle sue lettere.

“Certamente, che lo voglia o no, in futuro il Giudice Magister dovrà venire a fare dei sopralluoghi con noi dalmaschi e collaborare al progetto, come ordinato personalmente da sua maestà Larsa. L’aiuto di Archadia è prezioso e irrinunciabile per noi, anche per il valore simbolico che rappresenta agli occhi dell’intera Ivalice. L’Impero ha molto da farsi perdonare per le gesta di Vayne.. Sua maestà ne è ben consapevole.”

“Lui è migliore di suo fratello.. Farà un buon lavoro..”esclamò Penelo. Ashe e Vaan annuirono col capo.

“Voi piuttosto, non mi avete ancora detto cosa ci fate qui..? Prima avevate accennato a qualcosa che dovevate cercare…”domandò Ashe.

“Si, abbiamo condotto alcune ricerche e pare che qui si nasconda un prezioso frammento..” prese a raccontare, il pirata.

“Un tesoro da pirati, eh?” bisbigliò Ashe, approfittando della lontananza dei suoi uomini.

“E’ quello che siamo diventati, abbiamo pure un’aeronave tutta nostra adesso! E questa volta non proviene da nessuna divinità leggendaria..”sorrise Vaan, ripensando alla loro ultima avventura a Lemures.

“Già… Giorni avventurosi quelli..”ricordò con un po’ di nostalgia, lei.

C’erano delle cose di quel viaggio, di cui non andava affatto fiera. L’influenza di Balthier la portava verso azioni ben poco regali, ogni volta. Meglio non ripensarci, pensò tra sé, scacciando quel pensiero.

“Come ti avevo già detto prima, possiamo accompagnarvi all’uscita ma prima dobbiamo trovare il frammento Omice, indicato sulla mappa, altrimenti tutto il nostro lavoro di questi mesi non sarà valso a niente.” disse Vaan, rimarcando i suoi interessi di avventuriero.

“Omice? E’ un nome che non mi è nuovo… “

“Sai di cosa stiamo parlando?”chiese Penelo, stupita.

“Non ne sono sicura.. ma credo di aver letto qualcosa al riguardo, nella biblioteca di mio zio Ondore, quand’ero solo una ragazzina. Sfortunatamente non ricordo più nulla di quelle letture… Ma di cosa si tratta, esattamente?”

“Mesi fa, nella locanda del mare di sabbia dove lavora il nostro amico Tomaj, è venuto uno strano uomo proveniente da Bur Omisace. Era visibilmente affaticato e malaticcio ma continuava ad agitarsi.. diceva di essere alla ricerca di una persona e che doveva consegnargli un messaggio della massima urgenza.. ma sfortunatamente è spirato la mattina seguente per un attacco di cuore, prima che potesse rivelare sia il messaggio sia il mittente..” confessò preoccupata, Penelo.

“Nella borsa che l’uomo portava con sé, c’erano degli strani manoscritti e questa mappa… Così abbiamo deciso di indagare”continuò Vaan.

“Sembra che qui da qualche parte sia nascosto un frammento della pietra Omice.. Pare che appartenesse a un sovrano del passato..”proseguì, la ragazza.

“Sovrano?? Parlate del padre di Rasler.. Re Atlos Heios Nabradia?”

“Non lo sappiamo… i manoscritti da cui abbiamo tratto le poche informazioni che abbiamo, erano in parte distrutti e illeggibili e in parte scritti in una strana lingua antica che non siamo ancora riusciti a decifrare.. Ad ogni modo il frammento veniva venerato come una reliquia dal sovrano e dal suo popolo.. ma pare che la sua ossessione per l’oggetto lo portò presto alla follia, decretando la fine del suo regno.. “

“Non ricordo nulla del genere nella storia recente di Ivalice..”

“Infatti, sembra che nessun libro di storia ufficiale ne parli.. eppure se quell’uomo diceva il vero, deve trattarsi di qualcosa di parecchio importante per intraprendere un viaggio così lungo dalla regione di Paramina, fino a Rabanastre, mettendo a repentaglio la propria vita…” disse, Vaan.

“Se il frammento di cui parlate, si trova qui, potrebbe avere a che fare con i sovrani di Nabradia… qualcuno di un passato molto lontano forse.. Tuttavia siete sicuri che non sia andato distrutto, come tutto quanto qui?”

“La convinzione di quell’uomo, ci fa credere che sia ancora qui da qualche parte.. Intatta e .. pericolosa.. forse..” affermò un po’ spaventata, la giovane Penelo.

“Capisco, fa parte del vostro lavoro andare a caccia di storie di questo genere, del resto… “

“Stando alla mappa, non dovremmo essere lontani.. “ indicò il pirata, puntando il dito sulla mappa, in direzione della loro posizione.

“Fatemi vedere.. “ chiese cordialmente Ashe, facendosi illustrare il percorso dai due ragazzi.“Se è qui, noi ci siamo già stati… ma vi avverto non è un luogo piacevole da esplorare… E’ nelle catacombe del castello....”



***



“Ci ricongiungeremo non appena sarete arrivati all’Ogir Yensa, fate buon viaggio!” li informò, Nono, una volta raggiunta la cabina di pilotaggio dell’aeronave.

“Credevo venissi con noi..” disse stupita, Fran.

“Vi raggiungerò in tempo, non appena avrò concluso i miei affari qui. Non preoccupatevi per me, so quel che faccio.. come sempre!” rispose il moguri, salutando i suoi amici e dirigendosi al portellone d’uscita.

“A dopo allora..” concluse Balthier, azionando i motori della Strahl.“Si parte”.

Fran volse lo sguardo al cielo, attraverso il parabrezza.

“Nuvole… Turbolenze in arrivo..” sbuffò.



***



“Questo posto fa venire… i brividi!” esclamò una tremante Penelo, alla vista dei sotterranei.

Era una struttura simile a un labirinto, buia e umida. Parte delle pareti era ridotta in macerie, rendendo difficoltoso il percorso. Inoltre la presenza di un fitto mystes garantiva il proliferare continuo di bestie non-morte nell’area.

“Cerchiamo di non fare rumore e non attirare quelle herbia laggiù.. Muoviamoci lentamente lungo quel corridoio..” disse Vaan, indicando la direzione, ai suoi amici.

“La mappa indica la stanza in fondo sulla sinistra..” precisò Ashe.

Qualche minuto dopo furono sul luogo. Era una stanzetta stretta e lugubre, da alcune fessure tra le rocce scorreva un lieve flusso d’acqua sporca, proveniente dalla palude, che rendeva il clima piuttosto freddo.

Un sarcofago rovesciato e alcuni resti d’ossa sul pavimento, fecero trasalire Penelo.

“Shh! Fa piano, o ci sentiranno!!”la rimproverò Vaan.

“Vedete qualcosa?”chiese Ashe, guardandosi intorno.

“E’ troppo buio.. non si vede nulla!”esclamò sconsolato, il pirata.

Si avvicinò ad alcune bare presenti agli angoli della stanza, trafugando candidamente gli indumenti degli scheletri presenti. A giudicare da ciò che rimaneva dei loro sfarzosi abiti, doveva trattarsi di membri della nobiltà nabradiana.

Quel comportamento imbarazzò Ashe, che sentiva di stare mancando di rispetto agli avi di Rasler, ma non intervenne. Dopotutto i suoi amici erano pirati e ai loro modi si richiedeva solamente di essere efficaci, non eleganti. Inoltre la storia della pietra Omice l’aveva incuriosita al tal punto da volerne sapere di più persino lei, senza contare che una volta trovata, sarebbe potuta uscire dal castello e tornare alle mille faccende che richiedevano il suo intervento di regina.

“Trovato niente..?” domandò curiosa.

“Niente che non sia ricoperto di muffa… bleah!”disse Vaan, disgustato dalla poltiglia stretta nella sua mano.

“C’è qualcosa che brilla.. lì per terra.. nella pozza!”intervenne Penelo, indicando un luccichio proveniente all’angolo della stanza, dove dalle crepe sul muro fuoriusciva copiosa dell’acqua.

I tre si avvicinarono con cautela, scrutando con lo sguardo nel laghetto artificiale che si era formato. Sul fondo un frammento, simile ad un cristallo, emanava uno strano brillio azzurro.

Vaan si chinò lentamente per coglierlo, ma qualche istante dopo un fascio di luce li avvolse.

Scomparvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Distanze ***


Dopo qualche mese di assenza, rieccomi col nuovo capitolo che spero potrà ripagare chi mi segue dell'attesa. Ho ridato un'occhiata ai precedenti capitoli e alle questioni lasciate in sospeso. La distanza di pubblicazione tra un capitolo e l'altro può far pensare che si è perso qualcosa per strada, ma vi assicuro che tutto troverà un suo epilogo alla fine =), nulla è a caso. Mi scuso per eventuali errori che potrete trovare ma è  un capitolo lungo e qualche svista, anche dopo diverse letture di revisione, può capitare >_<. Se qualcuno volesse lasciare un commento sull'evoluzione dei personaggi e delle loro relazioni, sarebbe ben gradito =D, qualche dritta non si disdegna mai. Buona lettura e per qualunque dubbio non esitate a chiedere. Alla prossima!




 
Dopo un paio di giorni trascorsi nella capitale Rozariana, nel più completo riserbo politico, Basch aveva iniziato a diventare insofferente al clima di falsità e agli eccessi della corte dell’imperatore Grugher Vismer Margrace. L’egocentrismo dei suoi aristocratici superava persino la superbia dei senatori arcadiani, a cui era abituato. Tuttavia una missiva di Al Cid inviata a Larsa, lo aveva costretto a precipitarsi in terra straniera, per trattare delle conseguenze che l’alleanza stretta durante la Cerimonia di Restaurazione, aveva avuto sull’imperatore raggirato.

Dopo un breve colloquio col regnante, fatto per lo più di formalismi e ipocrisie, ma il cui esito ufficiale risultava pacifico, il giudice era stato ospitato per una notte negli alloggi privati del principe. Nonostante l’apparenza di uomo frivolo e spregiudicato, Al Cid era stato l’unico a dimostrarsi onesto e realmente interessato ad un’alleanza duratura con Dalmasca e Archadia. Le sue tattiche e strategie erano un mistero ma le sue gesta pacifiche e accorte non lasciavano spazio ai dubbi sulle sue buone intenzioni.

L’uomo aveva tentato di metterlo a suo agio, offrendogli buon cibo e belle donne pronte a soddisfare ogni suo più recondito desiderio, con l’effetto di metterlo terribilmente in imbarazzo. Con eleganza aveva rifiutato l’offerta, suscitando le risa esplosive del principe assolutamente esilarato dal perbenismo del suo timido ospite.

Per farsi perdonare, il mattino seguente lo aveva invitato nella sua stanza privata per una colazione tranquilla, in terrazza.
 
“Spero che le illustri e sgradevoli conoscenze che avete fatto in questi giorni, non vi abbiamo distratto troppo dall’apprezzare le meravigliose bellezze della nostra capitale, giudice”
 
“Non temete, le corti di tutta Ivalice sono fonte d’ incontri spiacevoli, ci sono abituato. L’incanto di alcuni scenari però compensa le mancanze, lo debbo riconoscere”
 
“Siete stato alla Valla Ambrata? E’ il vanto del nostro casato.. Lady Ashe ne è rimasta entusiasta, durante la sua permanenza nei miei appartamenti, qualche tempo fa..  Mi ha confessato che le piacerebbe un giorno tornare a vedere un tramonto paradisiaco come quello.. Anche se temo che le sue condizioni di salute attuali, lo rendano difficoltoso al momento..”
 
“Come? Di cosa state parlando?” domandò allibito il giudice, tentando di ignorare il senso delle illazioni sentimentali tra Ashe e Al Cid.
 
“Come non l’avete saputo?  Pare che  durante il sopralluogo a Nabudis, sua Maestà lady Ashe sia rimasta coinvolta in un bizzarro incidente e che al suo rientro a Dalmasca , abbia accusato dei malori che da allora la costringono a letto.. Credevo che un uomo tanto vicino alla corte della regina, come voi, ne foste al corrente” disse sorpreso e canzonatorio, Al Cid.
 
L’espressione sbigottita e preoccupata del giudice non lasciava dubbi sull’impatto che la notizia, completamente inaspettata del malanno di Ashe, avesse appena avuto su di lui.
 
“Non sono stato informato… L’operazione a Nabudis non è di mia competenza al momento..” dovette ammettere a malincuore.
 
Era stato lui stesso a chiedere all’imperatore di non esservi coinvolto, almeno finchè fosse stato possibile, per evitare di turbare ulteriormente Ashe e aumentare la confusione sui suoi sentimenti. Larsa aveva accettato suo malgrado la richiesta di Basch, senza dimenticare però di ricordargli i suoi doveri di giudice verso Arcadia. Era un rappresentante dell’impero adesso, non avrebbe potuto sottrarsi a lungo ai suoi compiti ufficiali.
 
“Credevo vi sareste schierato in prima linea con sua maestà, vista la vostra comune propensione a gesta eroiche e compassionevoli!”lo schernì ancora, il principe rozariano.
 
L’agitazione e l’imbarazzo del giudice, non gli erano passati inosservati. Al Cid era un uomo molto più furbo e intuitivo di quanto non volesse dare a vedere. Nessuno si era preso la briga di raccontargli la verità sui gemelli Von Rosenberg, al termine della guerra contro Vayne, tuttavia le sue astute ricerche avevano presto messo in luce la verità sull’identità del presunto Gabranth, a fianco di Larsa. Tuttavia aveva deciso di tenerla per sé, non ritenendo quell’informazione fondamentale per i suoi interessi.

In presenza di altri, il rapporto tra Basch e Ashe era sempre molto formale, ma  gli sguardi d’intesa tra i due, non erano sfuggiti all’occhio attento di Al Cid, in parte geloso e in parte divertito da questo triangolo galeotto tra loro. La reazione del cavaliere alla notizia del malore della regina, era stata per lui un’ ulteriore conferma dei suoi sentimenti per lei.
 
“Non credo sia il caso di fare ironia su una questione tanto importante come quella della ricostruzione di una patria che ha subito atroci sofferenze, come Nabudis.. Per cui fingerò di non aver colto la vostra provocazione.. !Piuttosto cosa si sa delle condizioni di salute di sua maestà? Questo malore che la costringe a letto, di cosa si tratta esattamente? In che modo è legato all’incidente di cui avete accennato prima?”chiese innervosito e spazientito, Basch.
 
L’ansia e i sensi di colpa avevano iniziato a farsi largo nella mente dell’uomo, che si sentiva responsabile per non essere voluto andare con lei quel giorno e non averla potuto proteggere, come aveva promesso a suo padre e a se stesso.
 
“Non conosco i dettagli, mi dispiace.. Ma non temete, Ashelia è una donna forte! La conoscete meglio di me del resto.. Inoltre sono sicuro che i vostri colleghi ad Archadia ne sapranno più di me. Potete partire quando volete, i nostri affari qui al momento sono finiti. Mi farò vivo io, se sarà necessario”decise di liquidarlo, Al Cid.
 
Questioni più urgenti e interessanti del tormentato amore galeotto tra i due, richiedevano la sua attenzione. Ci sarebbe stato tempo più avanti per prendersene beffa.
 
“Bene, allora col vostro permesso mi congedo, altezza”salutò formalmente il giudice, apprestandosi a lasciare gli appartamenti privati della famiglia Margrace.
 

***
 

La mattina era trascorsa velocemente, in volo nei cieli di Archadia. Al di sopra delle nuvole, la Strahl sfrecciava sopra le praterie Tchita, illuminata dai caldi fasci rossastri del sole al tramonto.
 
“Lo trovi divertente, eh?” chiese d’improvviso Balthier, senza distogliere il suo sguardo dall’orizzonte di fronte a loro.
 
“Uh? A cosa ti riferisci?” rispose lei di rimando, fingendo di non aver compreso.
 
“Fissarmi con quel sorrisino..”
 
“Scusa…” disse la viera, voltandosi verso il panorama.
 
“Sono abituato agli sguardi delle donne, capisco che possano essere travolte dal mio immenso fascino.. Non è quello che mi disturba, ma la risatina che hai stampata in faccia, mia cara!” replicò lui, simulando finto rammarico.
 
“Quell’espressione buffa che assumi quando guidi pensieroso .. Quell’aria seriosa e accigliata.. E’ divertente..” confesso sorniona.
 
“Oh mi fa piacere che le mie preoccupazioni ti tengano allegra..” sbottò il pirata, scuotendo la testa in segno di disappunto.
 
Per un attimo i loro sguardi s’incrociarono, lasciando sui loro volti dei sorrisi leggeri d’intesa. Rimasero in silenzio di nuovo, per alcuni minuti, finchè la donna non riprese la parola.
 
“Sono preoccupazioni quindi..? Credevo che questo bel tramonto, t’ispirasse pensieri più.. frivoli..” disse un po’ delusa, mentre con lo sguardo seguiva le variazioni di rotta sul navigatore.
 
“Ne ho visti tanti da quassù che ormai non riescono più a distrarmi…” ammise sconfortato, Balthier.
 
“Il solito bugiardo..”
 
Sapeva che stava mentendo a se stesso, niente come le viste celesti dalla Strahl riuscivano a confortarlo dalle sue inquietudini interiori. Nessuna donna e nessuna bottiglia di vino poteva alleviare le sue pene, come la culla azzurra del cielo. Non importava quanto fosse turbato, quel panorama non lo avrebbe mai lasciato indifferente. Questa grande sensibilità che celava dentro di lui, l’aveva sempre affascinata ed era stato uno di motivi che l’aveva spinta a diventare la sua partner tanti anni fa.

Il pirata non aggiunse nulla, era evidente che non voleva parlarne.
 
“Poi non mi hai più detto, se le è piaciuto..” chiese lei, cambiando argomento.
 
“C’è qualcuno che potrebbe non apprezzarlo..?” rispose vago, cogliendo il riferimento al tramonto che lui e Ashe avevano guardato insieme, al rientro da Lemures.
 
“Beh anche quelli che si possono ammirare da Rozaria sono molto… suggestivi..”
 
“E tu che ne sai?” replicò, in tono esplicitamente seccato.
 
Non era più sicuro che si riferisse alle avventure della regina, quanto piuttosto alle sue esperienze passate. L’immagine di quel Darian gli si materializzò nella mente, innervosendolo ma non voleva darle la soddisfazione di farglielo notare.
 
“Ah dimenticavo che hai frequentato per un po’ il damerino di casa Windamier… Comunque non credo che potessero reggere il confronto con le viste della Strahl..” aggiunse, fingendo indifferenza.
 
“E cosa ti da questa sicurezza?” rispose perplessa, lei.
 
“Beh alla fine te ne sei andata, non l’hai sposato.. Hai preferito una vita avventurosa, con un baldo pirata..”
 
“Ci sono immagini che rimangono impresse nel cuore anche quando si è lontani..” replicò rattristata la donna.
 
Di splendidi ricordi nelle terre rozariane, il suo cuore era colmo. Aveva vissuto alcuni degli anni migliori della sua vita lì, poco tempo dopo essersi allontanata dalla foresta. Quella con Darian era stata ben più che una passione passeggera, con lui aveva scoperto un sentimento sconosciuto fino a quel momento, l’amore, e per giunta per uno hume. Qualcosa che le altre sorelle del villaggio non avrebbero mai potuto né accettare né comprendere. Erano così diversi eppure nel giro di poco tempo si erano persi completamente l’uno nell’altra.
 
Complice l’ingenuità della giovane età e la sua totale inesperienza col mondo fuori dalla foresta, aveva davvero creduto di poter vivere solo del loro amore per il resto della vita ma la realtà ben presto si era palesata sui suoi sentimenti. Per lui avrebbe potuto sopportare qualsiasi cosa, tranne che sapere d’essere la catena che gli avrebbe impedito di spiccare il volo, compiere il suo destino.

Così una notte era andata via, per sempre. Ma il dolore e la disperazione che per tanto tempo avevano continuato ad albergare nel suo cuore,  avevano lasciano molto più che qualche cicatrice. Era cambiata, era diventata una donna fredda, dura e introversa. Lo aveva giurato a se stessa, non sarebbe mai più caduta in quella trappola mortale.

Nessuno stupido coinvolgimento amoroso, questa era la regola stabilità con Balthier, il patto da mantenere per diventare partner. Non glielo aveva mai confessato, ma essere aviopirata per lei era
stato un modo per allontanarsi il più possibile dal suo passato. Viaggiare per mille luoghi per dimenticarne uno solo. Era il trauma che li accumunava.

Per tanto tempo quella maschera d’imperturbabilità era andata bene, solo a Balthier di tanto in tanto permetteva di scalfirla, l’aiutava a sentirsi ancora viva. Era dagli eventi della guerra tra Dalmasca e l’Impero che tuttavia qualcosa stava iniziando a mutare, strane sensazioni di fragilità e insicurezza avevano iniziato a farsi largo dentro di lei. I confini e i limiti che lei stessa aveva imposto tra loro, avevano iniziato a vacillare.

I suoi stessi atteggiamenti, le erano incomprensibili a volte, ma aveva deciso di ignorare questa sua debolezza. Dopotutto aveva scelto un uomo che non voleva complicazioni, proprio come lei, e a prescindere dal desiderio che nutrivano l’uno per l’altra, questo non sarebbe cambiato. Un tacito accordo a cui non sarebbe venuta meno.
 
“.. Si rinuncia solo a ciò di cui possiamo sopportare l’assenza..” disse lapidario lui.
 
Fran rimase turbata a guardare il cielo. Quella frase non l’aveva lasciata indifferente.  Gli Dei solo sapevano quante lacrime aveva versato in quegli anni e l’immediata semplicità di quella frase lasciava trasparire l’ingenua superficialità di un giovane uomo che probabilmente non aveva mai provato quel genere di sentimento per qualcuno.
 
“Vado a preparare qualcosa da mettere sotto i denti.. Te ne occupi tu?” disse lui, sollevandosi dal posto di guida e facendole cenno di prendere il comando.
 
Fran fece un gesto di rimando col capo e si mise a sedere nel sedile da pilota.
 
“Ti chiamo quand’è pronto” esclamò, dirigendosi verso il cucinino.
 

***
 


All’aerodromo imperiale di Rozaria, un abile team di moguri aveva ormai ultimato i controlli e i rifornimenti sull’aeronave che avrebbe riportato Basch e i suoi ad Archadia.
 
“Giudice Gabranth, siamo pronti per tornare in patria in qualsiasi momento, aspettiamo solo un vostro ordine” gliannunciò il più alto in grado tra i suoi uomini.
 
“Bene, giudice Faron. Ho discusso con sua altezza il principe margrace, i termini della nostra partenza e abbiamo concordato per domattina verso mezzogiorno. Permarremo qui un altro giorno dunque, potete avvisare i nostri uomini e dirgli di farsi trovare a bordo della Leviatano all’ora stabilita”
 
“Come desiderate, giudice magister. Col vostro permesso mi congedo, allora”
 
Gabranth attese che l’uomo si fosse allontanato, poi s’infilò frettolosamente in una delle toilette del posto per disfarsi della sua armatura e indossare gli abiti civili.
 

***
 


///
 

“N-Non p-posso farlo!.. Io n-non..” ripeteva convulsamente, un’impaurita Penelo.
 
“Devi farlo! Sei la nostra unica speranza… Ti prego..” la implorava stremata, Ashe.
 
“I-io.. Non l’ho mai fatto prima..!” ammise, terrorizzata, lei.
 
“Hai ..hai detto di aver assistito la tua vicina, alla città bassa, in passato..” cercò di convincerla la regina, sudata e ansimante.
 
“Portare qualche benda imbevuta d’acqua e tenerla per mano.. non è proprio come fare nascere un bambino!”
 
Ashe era così esausta e dolorante da non riuscire più a replicare alle scuse di Penelo. Le acque si erano ormai rotte da diversi minuti, costringendola a rimanere seduta sul terreno sabbioso del deserto. La veste color caramello che portava indosso era inzuppata e sporca di sangue e le doglie avevano iniziato ad essere sempre più frequenti. La rabbia, il dolore e la paura erano le uniche emozioni che riusciva a percepire in quel momento, per la prima volta sentiva di stare cedendo, impotente di fronte agli eventi, da sola non avrebbe mai potuto farcela e forse la fine era vicina. Quella consapevolezza in un attimo si era trasformata in disperazione, riempiendole gli occhi di lacrime.

La sofferenza della sua amica, distolse finalmente Penelo dal panico che l’aveva travolta. Fece un bel respiro e afferrò la sua mano, cercando di darle una forza che nemmeno lei era sicura di avere.
 
“E.. e se sbagliassi? Vi facessi del male?” confessò, preoccupata.
 
“A-andrà t-tutto bene… Mi fido di te…  Lo so che un campo di battaglia non è il posto ideale per venire al mondo.. ma non c’è p-più t-tempo… Ti p-prego..”
 
“V-va bene.. Facciamolo!” si convinse infine,  la ragazza.
 
Si posizionò in ginocchio, di fronte ad Ashe, e l’aiutò a divaricare le gambe. A quella vista, rimase smarrita per qualche istante.
 
“C-cosa c’è..? Perché… perché quella faccia?” urlò Ashe, preoccupata.
 
“Si vede la testa..  a-appena te lo dico io.. spingi, ok?” le ordinò, cercando di mostrarsi sicura di sé.
 
La donna annuì. Era spaventata ma si fidava di Penelo, con lei al suo fianco aveva una possibilità.
 
“Fai un bel respiro.. e.. Ora!”
 
Ashe iniziò a spingere, cacciando un urlo di dolore. Le fitte che sentiva al bassoventre erano lancinanti, come se il suo corpo stesse per squarciarsi in due parti. Strinse i denti e continuò mentre la ragazza ormai vedeva in modo nitido la testolina del bambino venir fuori.
 
“Di nuovo… Forza!”
 
L’ennesima spinta, permise a Penelo di poter afferrare dolcemente il piccolo dalle spalle. L’adrenalina che aveva in corpo, non le permetteva di pensare ma solo di agire per la sopravvivenza dei due.
 
“Ancora un piccolo sforzo… ci siamo q-quasi…”
 
Dopo pochi istanti e un ultimo intenso grido di dolore di Ashe, il neonato venne alla luce, decretando il suo arrivo con un lungo vagito mentre una festante Penelo lo teneva stretto tra le sua braccia, senza riuscire a credere ai suoi occhi.
 
“E’ un maschietto..” strillò felice, fissando la minuscola pelata bionda del piccolo.
 
Era sporco e infreddolito, con gli occhi ancora stropicciati dal parto e piangeva incessante. La ragazza si voltò verso Ashe, cercando il suo sguardo per consegnarle il bambino.  Quest’ultima era sfinita e indebolita, riuscì appena a guardare il figlio e a sorridergli, ma non aveva la forza di tenerlo con sé.

Penelo era preoccupata, la donna aveva perso molto sangue e non rispondeva alle sue domande.  Inoltre le urla del piccolo avrebbero potuto attirare dei male intenzionati. In quelle condizioni, non sarebbe stata in grado di proteggerli. Doveva pensare ad una soluzione e farlo in fretta.

Fu un attimo, Ashe perse conoscenza.
 

///
 


Quelle immagini continuavano a riaffiorare nella sua mente, impedendole di prendere sonno. Un sogno bizzarro avuto mentre priva di sensi, giaceva fuori dal castello a Nabudis e che non riusciva a togliersi dalla testa. Le emozioni provate in quei momenti erano state cosi intense da sembrare reali. Aveva dormito e sognato molte notti durante i suoi diciannove anni, eppure non aveva mai sperimentato prima nulla di paragonabile a quell’esperienza.

Si sentiva una sciocca a ripensarci ogni volta, impersonarsi ostetricia per far venire al mondo niente meno che l’erede al trono di Dalmasca, che assurdità!

Era un’aviopirata e la sua vita era fatta di molte avventure, spesso al limite della legalità, ma quella scena risultava poco credibile, persino per una come lei.

Dormire, ecco cosa doveva fare.
 

***
 


Annoiata e turbata, cosi si sentiva la giovane Ashe, rilegata a riposo forzato nella sua stanza. Aveva trascorso tutta la giornata sotto il piumone del regale letto, in totale solitudine, solo di tanto in tanto qualcuno della servitù bussava per informarsi sulle sue necessità e per servirle i pasti.

Tutti a corte erano morbosamente preoccupati per le sue condizioni di salute, tenendola sottocontrollo continuamente. Si sentiva soffocare, dopotutto era solo una banale febbre, la sua carica non le impediva certo di ammalarsi come un qualunque essere umano eppure nessuno sembrava capirlo.  Questo era uno di quei momenti in cui avrebbe desiderato poter essere libera dalla curiosità altrui ma come regina vedova di un regno, sapeva che questo non sarebbe mai potuto succedere e che doveva imparare a farsene una ragione.

Un mal di testa martellante l’assillava da ormai un quarto d’ora, sintomo che la febbre aveva ripreso a salire. Era arrivato il momento di alzarsi dal letto per prendere le medicine sul tavolino in fondo alla stanza. Con uno sforzo che le sembrò sovraumano, si sollevò dal materasso tirandosi in piedi, per raggiungere zoppicante, le sue pillole.

Quando poté finalmente stringerle nel palmo della mano destra, si sentì come se avesse conquistato un prezioso tesoro. Fece per ingoiarle, quando qualcuno bussò alla porta. Le mandò giù di fretta, per poi esclamare il fatidico “avanti” al suo ospite, convinta non potesse che trattarsi di una delle tante ronde di controllo dei suoi sudditi.

Quando la porta si schiuse, alzò appena gli occhi davanti allo specchio sulla parete di fronte a lei, per vedere chi fosse ma l’immagine riflessa la lasciò interdetta. Un uomo alto con un mantello scuro e il capo coperto era dinanzi all’uscio e si stava dirigendo a passo lento verso di lei.

Senza pensarci un attimo, afferrò con furia il tagliacarte sul tavolo, per poi scagliarsi maldestramente sul losco figuro. Tuttavia la debolezza del suo stato di salute, la fece crollare in ginocchio sul pavimento, avrebbe voluto gridare aiuto ma aveva a malapena la forza di stringere tra le mani la lama, il suo unico mezzo di difesa.

L’uomo si precipitò su di lei, cercando di afferrarla ma dovette arrestarsi quando fulminea, la donna puntò contro il suo collo il tagliacarte, pronta a infilzarlo in qualsiasi momento.
 
“Chi diavolo sei?”chiese, tentando di assumere un tono duro e autoritario, per nascondere la fragilità delle sue condizioni.
 
“Sono io, Ashe..”rispose rassicurante lui, togliendo il cappuccio e mostrandole finalmente il suo volto.
 
La ragazza rimase impietrita, non poteva credere ai suoi occhi. Che diavolo ci faceva Basch qui e per quale motivo aveva assunto quel travestimento per farle visita?
 
“Ma che..? Cosa significa tutto ciò??” esclamò sbalordita, mettendo giù la lama e lasciando che Basch l’aiutasse a rimettersi in piedi.
 
“Non volevo spaventarti.. ma non potevo permettere che venendo qui, qualcuno mi riconoscesse.. Non è stato facile eludere la sorveglianza.”disse lui, accompagnando Ashe al bordo del letto.
 
“Non si direbbe.. Ad ogni modo non mi hai ancora risposto.. Che ci fai qui?”
 
“Io.. Ho saputo che stavi poco bene..” rispose, timidamente, il cavaliere.
 
Ashe rimase perplessa e lusingata da quell’affermazione, nonostante ciò continuava a guardalo smarrita, non riusciva a capire il perché di tanto riserbo in quella visita.
 
“Non capisco..Non potevi farti annunciare, come al solito?”
 
“Non volevo che si sapesse della mia presenza qui.. I miei uomini credono che io sia a Rozaria adesso, in attesa di ripartire per l’Impero..”
 
“Rozaria?”
 
“Affari di stato, mi hanno portato lì per alcuni giorni.. E’ stato Al Cid a informarmi del tuo incidente a Nabudis…”
 
“Uhm?.. Ciò a cui ti riferisci è acqua passata ormai.. E poi che ti importa? Credevo fossi troppo impegnato, per preoccupartene..” disse scocciata, lei.
 
Non aveva scordato le scuse accampate dall’uomo per non prendere parte alla spedizione di ricognizione, nella terra del suo defunto principe. L’interesse mostrato adesso per quanto accaduto, era fuori luogo. Inoltre spiegargli cosa era veramente successo le risultava difficoltoso, dal momento che persino lei stava ancora cercando di capirlo. La strana luce sprigionatasi dalla pietra azzurra nelle catacombe e il successivo risveglio fuori dal castello, rimanevano un mistero. E poi c’era quel sogno assurdo che aveva avuto, di cui non riusciva a decifrare il significato. Tutto troppo complicato, da riassumere.
 
“Ti chiedo scusa, so che ho sbagliato a comportarmi in quel modo.. Ma sono sinceramente preoccupato per quanto accaduto, ti prego di raccontarmi..”implorò lui, visibilmente turbato, al punto che Ashe cedette.
 
“Cosa vuoi che ti dica..? Mentre esploravamo l’area con  Aeron e gli altri soldati, ho incontrato per caso Vaan e Penelo.. “
 
“ Uh? E cosa ci facevano lì?... Lasciami indovinare, faccende da pirati..?”
 
“Proprio cosi.. Mi hanno raccontato una storia.. Una pietra nascosta nelle catacombe.. Mi sono offerta di dargli una mano a ritrovarla, cosi poi avrebbero aiutato noi ad uscire fuori dal castello, visto che avevamo perso la nostra mappa..”
 
“Avete incontrato un nemico??”
 
“No.. o almeno credo.. Siamo scesi nella catacombe e quando abbiamo trovato il gioiello, uno strano fascio di luce ci ha avvolti.. Aeron ci ha ritrovati privi di sensi fuori dal castello..”
 
“Cosa? E come mai??” chiese lui, agitato.
 
“Non ne ho idea.. e nemmeno Vaan ha saputo spiegarselo.. Ad ogni modo ci siamo dovuti separare presto per tornare alle nostre faccende.. Io a Palazzo e lui a non so a far cosa con Balthier e Fran..” disse lei, scuotendo la testa.
 
“Capisco.. Hai riportato delle ferite?” chiese, portando le mani sulle sue spalle, fissandola ansioso.
 
“No.. Ho solo dormito.. Cosi mi hanno detto.. La mia permanenza a letto di questi giorni, non ha nulla a che vedere con questa storia.. “
 
“Dal tuo aspetto non si direbbe… Hai gli occhi rossi e gonfi,  sei debole e hai la fronte che scotta..”esclamò, toccandole le tempie.
 
Ashe si ritrasse imbarazzata e stordita da quelle insolite attenzioni. Basch doveva aver preso una botta in testa per comportarsi in quel modo, eppure sembrava stranamente sincero.
 
“Smettila! E’ solo.. febbre.. “
 
“Febbre..? Al Cid… Lui mi aveva fatto intendere che … Lascia perdere!”
 
Basch si sentì un completo idiota in quel momento. Era corso di fretta e furia a Rabanastre, di nascosto a tutti e ritardando il suo ritorno ad Archadia, per scoprire che il tremendo malanno che aveva colpito Ashe era comunissima febbre. Portò una mano in fronte, in segno di avvilimento per l’avventatezza del suo gesto, non era da lui agire in quel modo.

La regina sorrise divertita e intenerita, doveva proprio aver pensato al peggio per correre da lei in quel modo e infiltrarsi nella sua camera come il più classico dei banditi.
 
“Non vorrei essere troppo ottimista, ma al contrario di quello che pensano tutti, con un po’ di riposo e qualche medicina, penso che sopravviverò..”ironizzò, mettendo un braccio attorno alle spalle del giudice, per consolarlo.
 
Lui si voltò verso di lei, sorridendole di rimando.  Quello sguardo così dolce e profondo usciva fuori raramente, ne era ammaliata. Arrossì come la più ingenua delle ragazzine, senza nemmeno accorgersene.
 
“Grazie..”pronunciò appena.
 
“Per cosa?”
 
“Per esserti preoccupato di me… Non della regina.. Non capita spesso che qualcuno pensi a me semplicemente come Ashelia..” ammise rattristita, chinando il capo.
 
“Non devi ringraziarmi…  Tu sei importante per tutti noi..” le sussurrò delicatamente, all’orecchio.
 
“Per il nome che porto, lo so già..”
 
“No.. Non per me..” disse, accarezzandole istintivamente una guancia.
 
Si guardarono negli occhi con un’intensa intimità che la menzogna delle parole, non avrebbe potuto celare stavolta. Il silenzio era l’unica verità che Basch poteva permettersi.
 
“E’ per questo che.. la notte dopo l’incoronazione.. mi hai baciata..?”domandò lei, in un timido impeto di coraggio.
 
A quella domanda, non riuscì a reggere più il suo sguardo e lo distolse. Tuttavia sentiva che non poteva più evitare di affrontare l’argomento, forse la sua fuga a Dalmasca non era stata del tutto vana, forse era arrivato il momento di mettere in chiaro una volta e per tutte come stavano le cose tra loro.

Fece un profondo respiro mentre Ashe aspettava ansiosa di sentire uscire anche una sola parola dalla sua bocca, e finalmente si decise.
 
“Quella notte, dopo i festeggiamenti per la restaurazione di Dalmasca, sotto quella luna piena, i tuoi occhi brillavano.. ed anche i miei. Eravamo felici… ce l’avevamo fatta… Nonostante tutte la battaglie.. il dolore.. Tu eri diventata regina, Larsa era al sicuro e io.. Io potevo mostrarmi di nuovo dinanzi al mondo, seppur sotto le mentite spoglie di mio fratello..”le svelò, lasciando trasparire una concitata emozione mentre lei lo osservava, pendendo dalle sue labbra.

“Stavamo osservando il cielo quella notte.. e poi ad un certo punto ti ho guardata.. Piangevi.. di stanchezza e di gioia per la tua Dalmasca.. In quel momento la tua commozione era la mia.. Quel bacio che ti ho dato.. volevo che sentissi che anch’io provavo le stesse cose.. ti ero vicino… In qualche modo.. Non eravamo più soli.. non in quel momento almeno..”
 
Gli occhi di Ashe si fecero lucidi, ripensando alle emozioni di quella notte. Era vero, si era sentita sola per molto tempo prima di incontrare sul suo cammino Vaan e gli altri e ricongiungersi con Basch che per tanto tempo aveva creduto un traditore. Il dolore dilaniante per le sue perdite, per qualche strana ragione, aveva lasciato spazio alla serena rassegnazione quando le sue labbra avevano incontrato quelle del cavaliere, quella sera. Si era sentita amata e protetta, come non le succedeva più da anni.
 
“Basch.. “cercò di interromperlo, stringendogli la mano.
 
“Ashe.. quel bacio è stato un errore”
 
All’udire di quell’affermazione, la donna rimase attonita. Non poteva credere che lo avesse detto sul serio, non dopo quello che avevano provato.
 
“E’ stato un gesto d’impeto.. Stavamo bene in quel momento ed è successo… Ma non può più accadere.. Tu sei una regina e io un uomo morto che finge di essere un difensore della legge dell’Impero. Troppi interessi contrastanti ci dividono. Per noi non c’è futuro né politicamente né sentimentalmente perché..”
 
S’interruppe un istante per prendere fiato, prima di concludere quell’ultima frase. 
 
“Io non provo nulla per te, se non una profonda stima e amicizia.. Ciò che mi lega a te è il dovere verso la parola che ho dato a tuo padre, quando mi nominò capo dell’esercito dalmasco.. Ho giurato che ti avrei protetta fino alla fine e la guerra e la sua morte, non hanno cambiato le cose.. Sarò sempre la tua ombra Ashe, ma come soldato.. Non saremo mai amanti”.
 
La donna era incredula e profondamente delusa da quelle parole. Lo fissava con gli occhi spalancati e colmi di lacrime, senza sapere che dire. Si sentiva cosi stupida e amareggiata.
 
“Dimentica quel bacio.. Il mondo è pieno di uom..”
 
Uno schiaffo furibondo in pieno volto, lo zittì.
 
“Sta zitto… Sei solo un vile bugiardo!” gli urlò furiosa e disperata.
 
“Può darsi.. Ma non cambierò idea, né ora né mai..”
 
“Va via, non voglio più vederti! Non so che farmene della protezione di un codardo come te.. Le tue bugie, tienile per Larsa. La sappiamo tutti è due qual è la verità.. e adesso so anche di che pasta sei fatto… “
 
Era arrabbiata e triste, riusciva a fatica a trattenere le copiose lacrime che le inondavano le pupille. Inoltre il mal di testa che aveva ripreso incessante a farsi sentire e la febbre alta, la stavano mandando in uno stato confusionario. Si era alzata in piedi, dirigendosi frettolosamente verso la porta, urlandogli di andarsene. Basch era affranto dal dolore che sapeva averle procurato ma non si era opposto e in silenzio aveva lasciato la stanza.

Quando la porta si richiuse, Ashe cadde per terra ormai priva di forze, scoppiando in lacrime.

Era finita.
 

***
 


La cena era trascorsa serena, davanti  ad un gustoso spezzatino di carne aromatizzato alle erbe. Le doti culinarie di Balthier erano apprezzabili ma non amava farne sfoggio in pubblico, non la reputava una caratteristica particolarmente mascolina. Solo a Fran era concesso di assaporare la sua cucina di tanto in tanto, col tacito accordo di tenere per se il piccolo segreto.

Era stato bello, dopo il trambusto delle settimane precedenti, ritrovarsi a dialogare pacificamente e con leggerezza, seduti intorno ad un tavolo come i vecchi tempi. Subito dopo cena, Balthier era tornato nella cabina di pilotaggio per variare le rotte del pilota automatico. Fran gli aveva tenuto compagnia per un po’, finchè a ora tarda, vinta dalla stanchezza, era tornata in cucina per prepararsi una tisana che l’aiutasse a conciliare il sonno.

Sorseggiando la bevanda ancora calda, ammirava il panorama stellato dal ponte della Strahl. Un venticello fresco le accarezzava il viso, alleggerendola dalle preoccupazioni. Di fronte a quell’immensa distesa blu, priva di confini e limiti, provava un profondo senso di libertà che le faceva sentire artefice della sua vita, lontana dalle rigide regole in cui era cresciuta. Era una sensazione che solo in pochi riuscivano a comprendere e uno di questi era Balthier con cui condivideva la solitudine che quella libertà, gli era costata.

Ripensandoci, si voltò un attimo alle sue spalle, cercando il suo compagno d’avventure con lo sguardo che tuttavia, contrariamente alle sue aspettative, non l’aveva raggiunta sul ponte. Un po’ delusa, tornò a fissare le stelle.

Balthier aveva nuovamente impostato i comandi automatici, per permettere sia a lui sia a Fran di riposare quella notte, senza interrompere il loro viaggio. Ero sceso nella sua camera per indossare abiti più comodi. Si era sfilato il corsetto bronzato, poggiandolo svogliatamente sul bordo del letto. Era stanco e assonnato, era da tempo che non intraprendeva un viaggio cosi lungo, senza fare delle soste. Tuttavia non gli dispiaceva passare del tempo da solo con Fran, dopo i dissapori degli ultimi tempi, sembravano aver ritrovato un’armonia.

Chinandosi per sfibbiare le scarpe, la sua attenzione fu catturata da un insolito scintillio proveniente da qualcosa sotto il letto. Incuriosito, allungò il braccio per afferrare il misterioso oggetto. Quando lo vide, rimase piacevolmente sorpreso, si trattata di un fermaglio per capelli di Fran. Non ci mise molto a ricordarsi del perché fosse lì, glielo aveva tolto lui stesso una notte di tanto tempo fa.

Un violento temporale li aveva costretti ad un atterraggio di emergenza nei pressi dei monti Mosfora. Le sicure di uno dei portelloni di apertura erano saltate e nella corsa frenetica per andare a ripararlo ed evitare un allagamento, si erano bagnati fradici. Un whisky di troppo per riscaldarsi ed erano finiti in camera sua, avvinghiati contro il muro. Le aveva tolto il fermacapelli, lasciandolo cadere distrattamente per terra, perché adorava passarle le mani tra i lunghi capelli argentati, accarezzandoli come un prezioso tesoro.

Un leggero rossore gli colorò le guance, ritornando con la mente a quegli attimi. Da quando erano andati oltre “quella” soglia, aveva provato delle sensazioni che prima d’ora, con nessun altra donna aveva mai provato. E non si trattava solo di passione, c’era un’alchimia speciale tra loro, una sinergia totale di pensieri, gesti e parole. Un brivido gli corse dietro la schiena a ripensarci, anche lei aveva provato le stesse cose ne era certo. Quello che non sapeva è se anche per lei qualcosa nei sentimenti verso di lui era mutato. Si conoscevano da tanto tempo e insieme avevano costruito un solido rapporto basato sulla fiducia, sull’affetto e sul rispetto.

Che la sua bellezza non gli fosse indifferente, era noto ad entrambi da sempre, ma i continui rifiuti di lei in un certo senso erano riusciti a placare l’attrazione portandola ad un livello di ammirazione platonica. Il corteggiamento e i flirt erano diventati un giocoso modo di scherzare tra loro.

Eppure c’era stato un momento che aveva cambiato tutto dentro di lui. Dopo la morte di suo padre, al Faro, si era chiuso nella sua stanza alla locanda di Belforneim, senza rivolgere la parola ai suoi compagni di viaggio. Nessuno aveva osato avvicinarlo, per quanto facesse lo spaccone, avevano intuito il suo turbamento. Solo Fran era andata da lui a notte fonda, portandogli da mangiare. Lo aveva trovato in condizioni pietose, si vergognava a ripensarci. Era seduto per terra, con ancora la bottiglia di vino in mano e una puzza insopportabile di alcool addosso. Era cosi triste che nemmeno quella sbronza colossale era riuscito a distrarlo.

Fran aveva posato il vassoio sul comodino e senza dire una parola gli era andata incontro, inginocchiandosi davanti a lui e abbracciandolo con un affetto  che raramente lasciava trasparire. A quel contatto, si era sentito cosi profondamente toccato da lasciarsi andare ad uno sfogo delirante, sui suoi sensi di colpa. Lei aveva colto talmente tanto il suo dolore che poteva sentire le sue lacrime calde, bagnargli le basette biondo miele. In quel momento la loro sofferenza era divenuta una sola.

Vederla piangere per lui, l’aveva colpito cosi tanto da raccogliere il suo volto tra le mani e baciarla come non aveva mai fatto prima. Lei, nonostante lo stupore, non si era scostata, ricambiando il bacio. Era lì per lui, in tutto e per tutto. Voleva solo smettere di soffrire, cosi con poca lucidità gli aveva chiesto, con l’espressione di un bambino alla disperata ricerca di conforto, senza pudore e senza più orgoglio, di aiutarlo a non pensare.

Avevano fatto l’amore per la prima volta quella notte e poi come nulla fosse mai accaduto, il giorno dopo si era alzato, tornando ad essere il Balthier che tutti si aspettavano di vedere. Non le aveva chiesto nulla perché si era sentito un verme, sentiva di averla usata per dimenticare le sue pene e la sua Fran non se lo meritava. Lei ovviamente, con la solita eleganza e discrezione che la caratterizzava, aveva colto il suo desiderio di non parlarne e tutto era tornato come prima.

Tuttavia dopo la Bahamut e Lemures, ci erano ricascati sfruttando il solito espediente del bicchierino di troppo. Era diventata la loro giustificazione per abbandonarsi l’uno nelle braccia dell’altro. Quella notte si era acceso qualcosa in lui che s’ingigantiva ad ogni contatto ma dai risvolti troppi pericolosi per potervi confrontare.

Adesso le cose erano cambiate, almeno all’apparenza, e quel fermaglio era ormai simbolo di un confine che non doveva più essere varcato. Con quest’ amara riflessione, si era sollevato in piedi ed era andato nella camera della donna per ritornarle l’oggetto.

Bussò alla porta ma non rispose nessuno, la soglia semiaperta gli lasciò intravedere il profilo di Fran dormente, nel suo letto. Le si avvicinò per rimboccarle le coperte mentre l’osservava con dolcezza, contorcesi tra le lenzuola.

Prima di uscire, si voltò verso il tavolo per poggiare il fermaglio ma la visione del diario di suo padre, lo fece desistere qualche secondo. C’era una busta chiusa tra le pagine eppure non ricordava di aver trovato nulla di simile, la prima volta che lo aveva aperto. Incuriosito decise di prendere la busta, notando un sigillo rozariano sul fronte della stessa. Stranito e turbato non sapeva che pensare, ciò che era evidente è che non doveva trattarsi di qualcosa legata a suo padre bensì a Fran.

Doveva leggerla o lasciarla lì? Il dubbio aveva iniziato a lacerarlo, soprattutto rispetto a chi potesse essere il mittente. Voltò la busta, cercando un indizio sul retro. La sua intuizione fu premiata, la l
ettera era firmata “Tuo Darian”. Gli si rigirò lo stomaco nel vedere di chi si trattava.

Ebbe ancora qualche istante di esitazione, poi prese la busta e andò via dalla camera.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Verso nuovi inizi ***


E rieccomi dopo una ( pure per me ) inaspettata pausa estiva =D. Spero sia rimasto ancora qualcuno a seguire questa storia. Grazie a chi vorrà cimentarsi nella lettura e commentare questo nuovo capitolo =). Un abbraccio.


La febbre aveva iniziato a salire di nuovo, a poco era valsa la medicina presa qualche ora prima. Un dolore acuto le martellava in testa mentre i sudori freddi avevano iniziato a inzuppare il cuscino, mischiandosi alle lacrime. Le sofferenze emotive e fisiche schiacciavano la sua esile figura, quasi a farle mancare il respiro, avvolta dall’oscurità notturna della sua camera. Avrebbe potuto suonare la campanella sul suo comodino e chiedere aiuto, ma non riusciva a placare quel pianto per il quale non avrebbe potuto dare spiegazioni alle sue ancelle. Desiderava soltanto che la disperazione la inghiottisse, lo sconforto si era impadronito di lei.

Il ricordo della dolcezza di quegli attimi che le avevano fatto palpitare il cuore si mescolava con la dura freddezza delle ultime parole di Basch, come un veleno letale che sentiva scorrerle nelle vene, uccidendola lentamente.

Cancellarlo dalla sua mente e far sparire quel dolore, d’ora in poi era quello l’imperativo da seguire, eppure la ragione faceva a pugni col cuore ogni volta che ci ripensava. Dimenticarlo era un’ingenua ambizione che sapeva, l’avrebbe condannata al patimento.

Come aveva potuto un uomo renderla cosi fragile, dopo tutte le battaglie che aveva combattuto  e i drammi che aveva affrontato nella sua vita? Era sopravvissuta alla morte del suo Rasler, come avrebbe potuto spaventarla dire addio ad un uomo che dopotutto non era mai stato suo?

“E mai lo sarebbe stato..” come le aveva sottolineato poche ore fa. Doveva toglierselo dalla testa, in qualsiasi modo, non c’era altra scelta. Più realizzava questa realtà e la sua impotenza di fronte agli eventi, più la sua angoscia aumentava, logorandola.
 
***
 
L’aeronave reale era atterrata sul territorio imperiale da quasi un’ora ormai ma Gabranth non era ancora tornato a Palazzo. Era rimasto nascosto nella vecchia Archades, con addosso gli abiti civili per mimetizzarsi tra la gente umile del posto.

Il suo cuore rattristato aveva trovato conforto nell’immagine serena del mare, cullato dal soffio leggero del vento.  Lo scrutava seduto sugli scalini di una gradinata, adiacente ad una area portuale in disuso. Vicino a lui, c’erano dei giovani pescatori di cui poteva udire i lamenti e le ambizioni, su cui discutevano animatamente. In fondo alla scalinata invece un barbone, coperto di straccia, stringeva tra le mani una vecchia foto di un ragazzino e la osservava commosso. Aveva appreso dalle chiacchiere di alcune donne poco discrete nei paraggi, che si trattava del nipotino che non vedeva da molti anni. A causa di un litigio con la figlia, l’uomo, un ex imprenditore arcadiano caduto in disgrazia, l’aveva mandata via di casa nonostante portasse in grembo il bambino. La donna si era poi rifatta una vita col compagno lontano da Archades, senza fare mai più ritorno nella sua città natale.

Probabilmente quella era la prima volta che quell’uomo vedeva il nipotino, pensò tra sé Basch. Il suo orgoglio gli era costata un’esistenza di solitudine, lontano dai suoi cari, evidentemente. Quella considerazione gli mise addosso una certa inquietudine, si domandava se anche lui avrebbe fatto quella fine un giorno. Non aveva più una famiglia ormai da molto tempo e sapeva in cuor suo che a causa del suo stile di vita, non sarebbe mai stato in grado di farsene una. Tutto ciò che lo circondava, il lavoro, gli amici e persino la dimora in cui alloggiava, non gli appartenevano, erano invece ciò che restava della vita di Noah che era stato costretto a spezzare. Ciò che aveva costruito con le sue mani, era andato in frantumi il giorno in cui era stato accusato di regicidio, lasciando intorno a sè macerie tramutate in ricordi dolorosi.

Sotto il pesante elmo nero dietro cui ogni giorno doveva nascondersi, il respiro di Gabranth era molto più forte e vivo di quanto non fosse quello di Basch, il cui cuore batteva ancora, inascoltato e nel più assoluto anonimato. In quella continua farsa che portava avanti, l’unica cosa vera che gli era rimasta era il dolore della rinuncia.

La sua mente andò inevitabilmente ad Ashe, i suoi sentimenti erano cresciuti in modo esponenziale da quando si erano riavvicinati, dopo la fine della guerra e si malediva ogni giorno per questo. Vederla ricambiare il suo interesse, non lo aiutava a prendere le distanze e sapere di essere la causa della sua sofferenza, lo distruggeva. Se solo quella notte non si fosse lasciato andare a quel bacio, forse la situazione non sarebbe degenerata in quel modo. Doveva starle lontano, per proteggerla da se stesso. Solo lui e gli Dei sapevano quanto ciò gli costasse.

Assorto nei suoi pensieri, non si accorse della presenza della giovane donna che da qualche minuto aveva preso a fissarlo, alle sue spalle.
 
“Che sorpresa vederti qui, Gabranth..” gli sussurrò sorridente, lei.
 
“Uh??.. Muriel?” esclamò stupito, Basch.

I lunghi capelli mossi color rame e gli occhi chiari come il ghiaccio, rendevano l’ex fidanzata di Noah, inconfondibile. Si guardò intorno cercando la piccola Lily, se c’era sua madre, doveva esserci in giro anche lei.
 
“In carne ed ossa.. Cosa ci fa un uomo della tua levatura, in questo posto, cavaliere?” gli domandò.
 
“Oh.. nulla, prendo una boccata d’aria dagli ambienti signorili, di tanto in tanto. Piuttosto cosa ci fa una donna come te da queste parti.. e dov’è Lily?”
 
“Siamo rientrate da poco da una visita ai nonni, da un paesino appena fuori Archades. Volevo fare un’altra strada per rientrare in città ma Lily ha insistito per venire a giocare con quei piccoli moguri danzanti, laggiù!” disse lei, indicando col dito il gruppetto, in fondo alla strada.
 
Basch desiderava salutarla, cosi la raggiunsero insieme. Lily sorrideva felice, attorniata dai moguri che le ballavano intorno. Portava un vestitino a palloncino rosa e una fascia abbinata tra i capelli, che mettevano in risalto tutta la tenerezza e la dolcezza dei suoi quattro anni di età.
 
“Mamma, mamma! Guarda cosa mi ha regalato Nena!” esultò festante, Lily mentre correva verso sua madre, mostrandole un braccialetto di plastica colorata.
 
“Che carino! L’hai ringraziata per la sua gentilezza?”
 
La piccola annuì, contenta.  La mamma le fece notare la presenza di Basch accanto a lei. Dapprima la piccola apparse un po’ intimidita, non era abituata a vederlo senza la sua pesante armatura nera da giudice, ma l’imbarazzo svanì presto, non appena l’uomo si chinò tendendole le braccia. Lily gli si lanciò incontro, abbracciandolo felice.

Nonostante il loro primo incontro non fosse stato dei migliori, i momenti passati insieme nei mesi successivi, avevano creato tra loro la giusta confidenza. Basch aveva preso a frequentare la loro casa ogni volta che gli impegni di lavoro glielo permettevano.
 
“Gabranth cosa ci fai qui? Sei in missione segreta?” chiese innocentemente, lei.
 
“No, tesoro mio. Stavo solo facendo due passi finchè non ho incontrato la mamma. Mi ha detto che hai visto la nonna oggi..” la informò lui, riferendosi ai genitori di Muriel.
 
“ Sii! Ci ha dato un sacco di cose buone da mangiare, da portare con noi a casa!”
 
“ Ecco cosa porta la mamma, in quelle grosse borse allora!”
 
“Eh sì, mia madre non perde occasione di farci sentire il suo affetto con i suoi manicaretti, che piacciono tanto a Lily” spiegò Muriel.
 
“Gabranth, vieni a casa con noi stasera? Mamma può venire a cena da noi? Ti pregoo..”
 
“Tesoro non voglio disturbare.. Tu e la mamma sarete stanche e vorrete riposare.. Forse non è il caso..”
 
“Per me non c’è alcun problema Gabranth, a Lily fa piacere la tua compagnia.. E poi un po’ di aiuto con queste borse da trasportare, non mi dispiacerebbe!”
 
“D’accordo, se è cosi allora accetto volentieri” rispose infine Basch.
 
Non era una cattiva idea passare del tempo con loro, del resto Lily erano l’unica in grado di fargli dimenticare in un attimo tutti i suoi crucci interiori.
 
***
 
Era arrivata a Rozaria in mattinata, per il primo incontro ufficiale con l’imperatore Grugher dopo gli accordi raggiunti durante la cerimonia di Restaurazione. Era stata una giornata intensa e faticosa per la povera Ashe, non ripresasi ancora del tutto dal periodo di malattia. La presenza di Al Cid e Darian, anche loro ospiti di sua maestà, tuttavia le aveva consentito di trascorrere per lo meno una serata piacevole.

A tarda notte, Al Cid era andato a trovarla nella sua camera con in mano una bottiglia di vino rosso che avevano finito per sorseggiare seduti davanti al camino.
 
“Quel brutto ceffo dell’imperatore deve proprio avervi stremata con le sue chiacchiere arzigogolate di questa mattina, a giudicare dalla vostra pallida cera, mia dolce regina!”esclamò adulatorio, il principe.
 
L’espressione spenta e i profondi solchi sul viso della stanca Ashe, non lasciavano molti dubbi sul suo stato d’animo. La riabilitazione dopo le lunghe giornate di febbre, era stata breve. Un paio di giorni dopo la guarigione, aveva dovuto tornare ai suoi affari da regnante, tra mille documenti e incontri politici. Gli impegni distoglievano la sua attenzione da altri pensieri ma contribuivano a peggiorare ulteriormente il suo umore.
 
“Non c’è bisogno di usare i soliti formalismi pure quando siamo da soli, Al Cid.. Possiamo darci del tu, del resto siamo abbastanza in intimità per farlo, non trovi? ..” rispose scocciata.
 
Quel finto atteggiamento di riguardo tra nobili, l’annoiava. Lo tollerava a stento con gli aristocratici di corte, figurarsi con un uomo con cui aveva condiviso le lenzuola, in passato.
 
“Comunque di uomini irritanti come Grugher ne ho conosciuti pochi, devo ammetterlo..” riprese a dire, lei.
 
“..Ma non è lui la causa dei tuoi dispiaceri.. o sbaglio?” puntualizzò pungente, il principe.
 
Ashe rimase immobile, chiusa nel silenzio. Si limitò a mirare con lo sguardo altrove.
 
“Qualche tempo fa, il tuo caro Gabranth è stato mio ospite per qualche giorno.. Quell’uomo prende un po’ troppo sul serio i suoi doveri, non trovi?” proseguì lui, ignorando la volontà della donna di non parlarne
 
“.. Il senso del dovere è un pregio.. Raro di questi tempi.. “ rimarcò la donna, seccata e turbata dal sentire pronunciare il nome del giudice.
 
“Ahh dimenticavo che voi donne subite il fascino degli uomini tutti d’un pezzo.. “ la provocò, lasciandosi andare ad uno sbuffo, fintamente addolorato.
 
“Gabranth non è solo questo..” lo difese, lei.
 
Per quanto rancore potesse provare per le scelte di Basch, non sopportava che qualcuno lo paragonasse ad un manichino corazzato, dedito solo agli ordini del suo capo e alla difesa della patria.
 
Al Cid aveva avvertito il suo fastidio nel parlarne ma questo rendeva la conversazione ancora più divertente. Vederla perdere quell’aria aristocratica e composta dietro cui si trincerava la maggior parte del tempo, gli piaceva perché era il lasciapassare per uno scambio spontaneo e sincero, molto raro nel loro ambiente e difficile da ottenere con approcci convenzionali.
 
“Scommetto che ha anche il cuore tenero.. Pronto a correre in soccorso di ogni damigella in pericolo.. di temibili virus febbrili..”
 
“E per questo devo ringraziare te..” ribatté stupita e arrabbiata, Ashe.
 
Basch le aveva riferito di essere stato avvertito dal principe rozariano, del suo incidente a Nabudis, durante un soggiorno d’affari. Ora però non era più sicura che si trattasse di una soffiata disinteressata di Al Cid. Lo aveva manipolato per farlo precipitare da lei.
 
“Mi sono solo permesso di informarlo sulle tue condizioni di salute, non potevo prevedere che sarebbe corso in sella al suo chocobo per venirti a salvare!” cercò di giustificarsi, fingendo rammarico.
 
Il piano era perfettamente riuscito, a giudicare dalla reazione di Ashe. Sorrise tra sé, compiacendosi della sua impresa.
 
“Si, certo..  Innocenti intenzioni, le tue..” annuì, adirata
 
Scosse la testa, ovviamente sapeva che stava mentendo. Continuava a provocarla ormai da diversi minuti.

Avrebbe voluto aggredirlo e farsi spiegare perché aveva fatto preoccupare inutilmente Basch con quella storia. Voleva solo divertirsi alle loro spalle o c’era qualcos’altro dietro? Ad ogni modo si rese conto quasi subito che non aveva né la forza né la voglia di essere belligerante. Non sarebbe comunque servito a nulla sgolarsi e prendersela con Al Cid, per quanto era accaduto, le scelte di Basch non dipendevano da nessun altro al di fuori di lui.
 
“Assolutamente! Credevo fosse stata una visita gradita, comunque..” replicò lui, continuando la pantomima.
 
In quell’ultima frase aveva addolcito il tono, comprendendo lo stato d’animo turbato della donna. Voleva solo farla sciogliere un po’, ferirla non era mai stato il suo scopo.
 
“.. Si.. ovviamente, lo è stata..” ammise, incerta e insicura.
 
“.. Ma non è andata esattamente come speravi..” ne trasse conclusione, l’uomo.
 
Ashe non rispose, qualsiasi parola in più sulla faccenda le sembrava ormai inutile. Si sentiva cosi fragile che temeva di poter andare in frantumi in qualsiasi momento e la presenza di un uomo intuitivo e incalzante come Al Cid, la faceva sentire ancora più in pericolo di cedere ai suoi sentimenti.

Quasi istintivamente si alzò dalla poltroncina in cui era seduta e si avvicinò alla vetrata del balcone, per allontanarsi dallo sguardo curioso del principe.
 
“Vi siete uniti molto, dopo gli eventi che hanno portato alla tua incoronazione.. Ammetto di averlo trovato un po’ strano, a giudicare dal suo comportamento al fianco di Vayne..” continuò lui, facendo finta di non aver notato l’imbarazzo di Ashe.
 
Comportarsi in quel modo petulante gli dispiaceva, ma non riteneva che fosse il caso di lasciare morire quella discussione ancora una volta, in quel modo. Non le avrebbe fatto bene.
 
“I giorni bui del regno di Vayne e delle follie del dottor Cid sono finiti da tempo, Al Cid.. Accanto a Larsa, Gabranth ha avuto modo di ricredersi su tutto quanto… Non ci sono più motivi per dubitare della sua fedeltà, le sue gesta parlano per lui..” rispose lei, cercando di rimanere impassibile.
 
Nessuno a parte lei e i suoi amici conosceva la vera identità di Gabranth, doveva cercare di mantenere il riserbo in ogni modo.
 
“Certamente..  Eppure mi chiedevo, che fine ha fatto suo fratello, dopo la guerra? Quello che era stato accusato di aver ucciso tuo padre e che era insieme a te, quando te ne andavi in giro con quegli aviopirati..” chiese, col chiaro intento di metterla in difficoltà.
 
“.. Le cose non sono andate esattamente così.. Comunque si è sacrificato per il bene di Dalmasca, sulla Bahamut…” cercò di zittirlo, la regina.
 
“Davvero?.. Non l’avrei detto, sembrava un guerriero piuttosto in gamba..”
 
“.. Dove vuoi arrivare con questa inquisizione, Al Cid..?” sbottò infastidita e spaventata, Ashe, voltandosi verso di lui.
 
“Rilassati, non volevo metterti sotto torchio… Solo farti capire che la verità, può venire a galla più facilmente di quanto credi..” le rispose, facendosi serio.
 
Si era sollevato in piedi anche lui, raggiungendola.  Il suo sguardo severo e preoccupato, non lasciava più dubbi sul fatto che sapesse la verità su Basch.
 
“Da chi…?” esclamò esterrefatta, senza riuscire a terminare la frase.
 
“Non importa.. Ho le mie fonti.. Non è mio interesse divulgarla comunque..” la interruppe, rassicurandola.
 
“E’ importante che questa storia non salti fuori perché..” tentò di spiegargli, allarmata.
 
“Lo so, Ashe.. Sono un uomo più discreto di quanto pensi.. Quello che mi chiedo però è se una  vostra relazione, non finirebbe per attirare troppo l’attenzione tra i politici dei vostri paesi…  Uno scandalo che rovinerebbe la tua credibilità agli occhi di tutta Ivalice.. La regina e il presunto regicida, travestito da giudice arcadiano.. Pessima pubblicità, mia cara!”
 
“Non preoccuparti.. questo non accadrà...” rispose, con un sorriso beffardo.
 
“Qualcosa mi dice che è un uomo abbastanza accorto da essersi già posto la questione..”
 
“Infatti.. E’ stato piuttosto chiaro sul fatto che tra noi non ci sarà mai nulla.. Puoi stare tranquillo..” gli svelò, con sarcastica amarezza.
 
“Dovresti essergli grata, allora..”
 
“Come?” disse, sorpresa lei.
 
In tutto quel dolore che l’aveva travolta, non trovava molto per cui dover ringraziare.
 
“Non tutti sono capaci di mettere da parte il proprio egoismo, per non distruggere ciò che desiderano..” replicò lui, con una strana vena di tristezza, lontana dal suo solito modo di fare.
 
Forse anche uno che si diverte a giocare la parte dello sbruffone, porta con sé dei rimpianti che non ammetterebbe mai, pensò Ashe.
 
“Alle volte penso che forse non sono stata questa grande rinuncia.. Forse ho dato troppo peso a gesti dettati dall’istinto, più che da dei sentimenti reali.. Mi sento cosi stupida..” confessò sconfortata.
 
“Avrebbe potuto tenerti come sua amante.. Dopotutto sarebbe stato più facile e appagante.. Chiediti perché non l’ha fatto..” la spronò a riflettere.
 
Triste e perplessa, ebbe solo la forza di chinare il capo, restando in silenzio.
 
“Rispetto..” sentenziò, l’uomo.
 
“Per il nome che porto e il mio titolo..” aggiunse freddamente, lei.
 
“.. No, per la donna che sei.. Per quello che provi .. e per quello che sente lui..” la corresse, sfiorandole il mento in su e cercando i suoi occhi.
 
“Quindi non resta che fingere che non sia successo nulla.. Continuare come se niente fosse..”
 
“Credi che tu riusciresti a fare di meglio?” ribadì, cercando per un attimo di farla mettere nei panni del giudice.
 
“Io.. io.. credo che lotterei.. Si, per quello che desidero.. L’amore non è un delitto..” si giustificò, la donna.
 
“Può essere il più crudele dei peccati, se riguarda uno di noi… Per noi era già stato tutto deciso, nel momento stesso in cui abbiamo abbracciato il ventre di nostra madre.. Il nome che avremmo portato, ciò che avremmo dovuto fare… e desiderare. Abbiamo molti privilegi, è vero.. Ma la libertà, non è uno di questi..”
 
In quelle parole si nascondeva tanta malinconia e rammarico, sentimenti che Ashe colse facilmente. Potevano appartenere a regni diversi ma il loro destino era comune. Quell’argomento doveva toccare lui quanto lei, se l’uomo imperscrutabile, com’era solito dimostrare di essere, aveva per un secondo riposto le armi, lasciando trasparire le sue più sincere emozioni. Eppure sentiva che c’era qualcosa di sbagliato in quel pensiero.
 
“Puoi essere delusa e arrabbiata per il suo comportamento, puoi trovarlo vile.. ma non puoi biasimarlo se non si sente all’altezza di mettersi tra te e i tuoi doveri..”
 
Colpita e affondata, pensò la giovane regina. Era cosi che si sentiva. Suonava quasi come un rimprovero ma dopotutto che colpa aveva se si era lasciata andare ai suoi sentimenti come una qualsiasi ragazza della sua età?
 
“Ma io sono solo .. una donna.. Dannazione!”
 
“Tu sei una donna.. e una regina, Ashe. Questo non cambierà mai.. che tu lo voglia o no, condizionerà sempre chi ti sta intorno”
 
“Ma io non rinnego il mio destino.. Amo il mio popolo, dedicargli la vita non è un sacrificio ma un onore per me..  Solo che non mi ero ancora resa conto di quanta solitudine mi avrebbe portato..” affermò con voce tremante, ormai le emozioni stavano prendendo il sopravvento su di lei come le consapevolezze che come macigni pesavano sul suo cuore.
 
“Complicati ed infelici… cosi ci definisce Cornelia Woolf nelle sue “Cronache Reali”..” cercò di smorzare un po’ la tensione lui, facendo una citazione letteraria, intellettuale ma veritiera.
 
Non lo dava a vedere ma capiva bene quanto doveva essere costato ad Ashe prima ammettere a se stessa di amare di nuovo qualcuno, dopo la morte di suo marito, e poi doverci rinunciare per motivi, in fin dei conti, totalmente estranei  alle ragioni del cuore. Era tutto così sbagliato eppure inevitabile.
 
“Sai, credo che Basch abbia solo deciso di non amarti a metà.. Poteva avere la donna, ma non poteva stare con la regina.. relegarti ad amante oppure chiederti di rinunciare ad una parte di te..? Non era quello che desiderava in entrambi i casi… Intendevo questo prima, quando ho parlato di rispetto..”
 
Volerla consolare, per quanto fosse possibile e farle vedere le cose sotto una luce diversa. Vederla soffrire gli dispiaceva, era abituato a rendere liete le ore delle donzelle in sua compagnia, non spiacevoli. Tuttavia per il bene del precario e pacifico equilibrio politico di Ivalice, era necessario accertarsi che Ashe comprendesse la situazione.

Non si aspettava che lei replicasse, era evidente il suo stato d’animo. Era arrivato il momento di lasciarla da sola, sapeva che era quello che voleva anche lei.
 
“Si è fatto un po’ tardi, credo che andrò a riposare.. e dovresti farlo anche tu.. Comunque se dovesse mai balenarti l’assurda idea di cercarmi stanotte, sono due camere più avanti, mia maestà! Buona notte.” le augurò, facendole l’occhiolino e strappandole un sorriso.
 
Tornò nella sua stanza.
 
***
 
Una sfera incandescente color rame, inghiottita da onde di sabbia fine, era questo il suggestivo panorama su cui si specchiavano i limpidi occhi celesti di Penelo. L’ultima volta che aveva ammirato un tramonto dall’Ogir Yensa, l’ho aveva fatto col cuore in tumulto pensando alle sorti della natia Dalmasca, tenuta in pugno dall’Impero. Adesso però i giorni tristi della guerra erano finiti, lasciando spazio a ore più gaie. Poteva godersi la vista, seduta su una delle ali della Dreamer e lasciarsi coccolare dalla lieve frescura del meriggio nel deserto.

Erano atterrati circa quaranta minuti fa e dopo una breve pausa per ristorarsi dalle fatiche del viaggio, Vaan si era messo al lavoro per apportare alcune modifiche ai motori, come ordinatogli qualche giorno prima da Bijou. Stando alle direttive della piccola ingegnere moguri, seguendo le sue indicazioni, la loro aeronave avrebbe potuto attraversare in volo l’intero Jagd. Con un pizzico di scetticismo e tanto entusiasmo, il neo aviopirata si era buttato a capofitto su ingranaggi e meccanismi, curioso di scoprire i risultati che le lezioni tenutegli da Bijou, avrebbero prodotto da lì a poco.

Non rimaneva ormai molto tempo per raggiungere Nam Yensa, il luogo scelto da Nono per la sfida. L’appuntamento era previsto per il giorno successivo a mezzogiorno.
 
“Come vanno le cose, lì sotto?” urlò dall’esterno la ragazza.
 
“Bene.. Credo! Non è avanzato nessun pezzo per ora!” rispose Vaan, dalla sala motori, intento a far combaciare tra loro tutti i componenti che aveva accuratamente smontato e rimontato.
 
Penelo non poteva vederlo dalla sua posizione ma poteva immaginare chiaramente nella sua mente gli abiti del ragazzo imbrattati di grasso e olio e le fatiche titaniche che a breve avrebbe dovuto fare per mandare via quelle macchie.
 
“Guarda che ti sento, pure da quaggiù..” disse il pirata, udendo il profondo sospiro di desolazione della ragazza.
 
“Avresti dovuto indossare la tuta da meccanico che ti ha procurato Tomaj, prima di iniziare la manutenzione alla nave..” lo bacchettò, fingendosi arrabbiata.
 
“Lo sai che quella roba mi fa sembrare un salsicciotto pronto per la brace!”
 
Penelo sorrise immaginandosi la scena, Vaan non poteva vederla ma aveva avvertito il suo ghigno divertito, ricambiandolo di rimando, tra sé. Ancora pochi bulloni da avvitare e avrebbe finalmente finito. Chissà se Balthier e Fran erano già arrivati nell’Ogir Yensa come loro oppure se erano ancora in viaggio. Mentre s’interrogava sulle sorti dei suoi amici, alcuni frammenti della visione che aveva avuto nelle catacombe di Nabudis, presero il sopravvento nella sua mente, come un fulmine a ciel sereno.

Perse velocemente l’espressione allegra sul volto, ripensando a quelle orribili e confuse sensazioni. Quella strana scheggia di cristallo che avevano ritrovato, li aveva spediti nel mondo dei sogni, non appena aveva tentato di sfiorarla. Al loro risveglio, il frammento era ancora stretto nella sua mano ma aveva smesso di brillare. Non ne avevano capito molto dell’accaduto ma su una cosa lui e Penelo erano concordi: doveva trattarsi dei resti della pietra Omice.

Non avevano ancora deciso cosa farne, al loro ritorno a casa avrebbero cercato una soluzione insieme a Tomaj e agli altri. Nella sacca dell’uomo della locanda, erano presenti molti documenti antichi che non erano ancora riusciti a decifrare. Forse cosi facendo sarebbero riusciti a capire quale messaggio doveva consegnare il misterioso uomo e a chi fosse destinato. Quest’ oscura storia li incuriosiva, profumava di avventura per aviopirati in erba.

Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Pen ma quello che aveva visto lo aveva turbato parecchio, nonostante lo trovasse surreale. La ragazza gli aveva raccontato di aver sognato una partoriente Ashe, nel deserto mentre con quest’ultima, al loro risveglio, non avevano fatto in tempo a confrontarsi a causa dell’arrivo delle guardie. Quando Penelo gli aveva espressamente chiesto cosa avesse visto, aveva finto di essere confuso e di non ricordare molto bene. Sapeva che non doveva mentirle, ma era cosi sconcertato in quel momento che non era stato in grado di fare di meglio. In seguito avevano deciso entrambi di archiviare la questione, fino alla fine della gara di velocità di Nono e Bijou.

Si domandò se fosse il caso di discuterne con Balthier e Fran, del resto erano colleghi. Tuttavia la riservatezza con cui i loro amici avevano sempre trattato gli affari, lo faceva tentennare. Una volta Balthier gli aveva spiegato che gli aviopirati non devono parlare delle loro scoperte con altri aviopirati, se non vogliono che qualcuno arrivi e si becchi il tesoro al posto loro. L’aveva trovata una cavolata e avevano finito a battibeccare come al solito per tutta la sera. Vivere un’avventura insieme a degli amici non poteva che renderla più eccitante, non riusciva a ragionare in termini di interessi economici.

“Forse sono troppo ingenuo…” rifletté tra sé. Forse sbagliava a reputare Balthier più amico di quanto non avesse mai voluto dimostrargli di essere. “Lui è un aviopirata esperto, probabilmente dei vincoli di amicizia non gli importa poi molto, almeno quelli che non riguardano Fran..” pensò
 
“Ancora qui sotto, te ne stai?” chiese Penelo, spuntando improvvisamente alle sue spalle.
 
“Sì, mi sono fatto prendere dai pensieri… Cinque minuti e arrivo!” rispose imbarazzato il ragazzo, riprendendo in mano la chiave inglese e rimettendosi frettolosamente al lavoro.
 
***
 
“Ci conviene atterrare oltre le dune laggiù, l’area è spaziosa e piuttosto isolata, non attireremo l’attenzione di fastidiosi cacciatori ...” spiegò la viera, indicando a Balthier la direzione da seguire.
 
“No, andremo ad est” rispose secco, lui.
 
Quella reazione fredda e risoluta, lasciò perplessa Fran. Era ormai tutto il giorno che si comportava in modo strano e distaccato, ignorando completamente ogni sua affermazione. Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse accaduto per stravolgere tutto adun tratto il suo umore.
 
“Allungheremo inutilmente la strada andando ad est, senza considerare che..” dissentì, la donna.
 
“Ho già deciso, non serve insistere” la zittì, scocciato.
 
“Sei tu il capitano..” ribadì, con una vena di sarcasmo.
 
Lui non rispose, mantenendo lo sguardo dritto verso il cielo e virando verso la destinazione scelta.

Quella tensione improvvisa tra loro, metteva a disagio Fran ma sapeva che in questi casi era meglio aspettare che decidesse autonomamente quando sfogarsi con lei, piuttosto che affrontarlo in modo diretto e non ottenere risultati. Balthier era un tipo piuttosto introverso quando si trattava di parlare dei suoi sentimenti. In questo erano simili e conoscevano entrambi l’importanza di rispettare i tempi dell’altro.

Rimasero in silenzio, fino all’atterraggio della Strahl.

 
Il sole era tramontato da poco nell’Ogir Yensa e l’aria rovente del deserto stava lasciando spazio a temperature notturne più miti. La zona in cui Balthier aveva deciso di sostare era nei pressi dell’entrata della tomba di Raithwall e per questa ragione soggetta alle visite frequenti di cacciatori e pirati, intenzionati a saccheggiare il palazzo. Era turbata, non era un luogo sicuro quello e non riusciva a capacitarsi del perché Balthier avesse fatto quella scelta poco discreta.

Tirò fuori alcune frecce, dentro la sacca che teneva allacciata sulla schiena, e si mise ad affilare le punte. Era meglio tenere gli occhi aperti.

Balthier le lanciò uno sguardo fugace e poco interessato a quanto si stesse preparando a fare. Percepiva la sua inquietudine e la sua perplessità ma non se ne preoccupò, piuttosto la sua attenzione fu attirata da due mercanti e il loro chocobo, in lontananza. Senza nemmeno avvisarla, si diresse verso di loro. Lei si limitò a seguirlo con la coda dell’occhio.
 
“Salve avventuriero, anche tu a caccia di tesori nella sacra tomba di Raithwall? Ti serviranno delle protezioni allora, dai un’occhiata alle nostre!” esclamò ammiccante, il giovane mercante del deserto.
 
“Queste sciocchezze non m’interessano.. Sono qui perché hai qualcosa che mi appartiene” rispose, saccente e annoiato.
 
Il ragazzo lo guardò disorientato, poi la ragazza dietro di lui gli diede una gomitata nel braccio.
 
“Deve essere lui, quello di cui parlava il moguri. Guarda quegli strani anelli colorati nella sua mano.. E c’è anche una viera che lo tiene d’occhio, laggiù..” gli bisbigliò all’orecchio.
 
Il giovane annuì col capo alla sua amica e tornò a rivolgersi a Balthier.
 
“Qualche tempo fa a Belforneim, un moguri mi ha dato questa borsa, raccomandandomi di portarla con me fin qui perché qualcuno sarebbe venuto a pagarmi per riscuoterla..”
 
“Avrai i tuoi soldi, dopo che avrò visto la merce” ribatté lapidario, tendendo la mano verso il mercante.
 
L’uomo fece cenno alla ragazza di andare a prendere la mercanzia, in una delle grosse sacche trasportate in sella al chocobo. Dopo pochi minuti, il contenuto della borsa lasciata da Nono, era stretto nella mano di Balthier che visionava attento che l’oggetto non avesse avuto danni, durante il trasporto.
 
“Incredibile.. E’ riuscito davvero a trovarla..” disse tra sé, il pirata mentre ammirava  quella rara voliolite dai toni violacea.
 
Fran osservava la scena da lontano, senza capire bene cosa stesse accadendo. Quando fu di ritorno, lo squadrò con fare indagatore, aspettando una spiegazione. Balthier si limitò a mostrarle il cristallo.
 
“Una.. voliolite?”
 
“L’ha lasciata Nono, per noi. Ci farà volare nello Jadg.” disse, compiaciuto.
 
“Nono?.. Perché non me ne hai parlato prima..?” chiese sorpresa, la donna.
 
Era la prima volta che Balthier la teneva all’oscuro dei dettagli di un viaggio, di solito era sempre molto professionale da questo punto di vista. Riusciva a fatica a contenere la delusione.
 
“Non perdiamoci in chiacchiere inutili, Fran! Piuttosto muoviamoci a montarla sulla Strahl, finchè la luce ce lo consente”  affermò, ignorando la sua domanda e dirigendosi verso l’aeronave.
 
Iniziava a diventare insofferente a quell’atteggiamento d’indifferenza ma cercò comunque di controllarsi. Tra poco sarebbe stata sera e apportare modifiche al motore senza i lumi del giorno, sarebbe stato impossibile. Lo seguì, senza fiatare, ancora una volta.

Dopo quaranta minuti di fatiche e sudore, la Strahl era pronta per la gara.
 
“Come mai Nono non è venuto di persona, come aveva detto?” domandò Fran mentre tentava  invano di ripulire il grasso dalla sue dita, con uno straccio.
 
“Sembra che alcuni affari con i suoi fratelli, l’abbiamo trattenuto più del previsto. Comunque mi ha assicurato che domani sarà a Nam yensa, per la gara” le rispose, tirando fuori dalle sacche in pelle dei suoi pantaloni, una borraccia.
 
Si avvicinò a lei, togliendole dalle mani il panno e versandole dell’acqua per permetterle di sciacquarle. Era la prima attenzione gentile che le riservava da tutto il giorno.
 
“Vuoi fare un giro di prova adesso?”
 
“No.. Sono stanco, dovremmo preoccuparci della cena invece.. Al resto ci penserò domani mattina.”
 
Chiuse la borraccia ormai vuota, rimettendola al suo posto. Quando Fran ebbe le mani asciutte, sollevò la pezza verso il volto di Balthier, per ripulire una macchia di grasso sulla sua guancia. Ci fu un breve scambio di occhiate tra loro. La donna percepiva una strana tristezza nei suoi occhi ma non ne capiva la causa. Il contatto durò poco perché l’uomo le allontanò il braccio in fretta, per dirigersi verso il portellone di apertura della Strahl.
 
“Balthier..” provò a chiamarlo.
 
Voltò appena il capo verso di lei, in attesa.
 
“Cosa c’è che non va..?”
 
Sospirò.
 
“Mi passerà..” si limitò a dirle, lasciando trasparire una certa insicurezza dal suo tono.
 
La donna voleva controbattere ma un misterioso frastuono, la distrasse dal suo intento.
 
“Rumore di motori.. Qualcuno è venuto a farci visita..” esclamò infastidito, il pirata, portando la mano sulla fondina dei pantaloni.
 
“Di chiunque si tratti, deve essere atterrato molto vicino.. Stiamo in guardia” avvertì, la donna.
 
Balthier le fece cenno di nascondersi dietro alcune rocce, poco distanti dalla Strahl. Voleva cogliere di sorpresa gli ignoti visitatori.
 
“Sento rumore di passi… Sono almeno in due… Si avvicinano..”  decretò la viera, col suo fine udito.
 
Teneva la freccia dell’arco puntata in direzione dei visitatori, pronta ad attaccare in caso di necessità. Non appena i due loschi figuri furono davanti a loro, i due compagni abbassarono le armi.
 
“Penelo..?” dichiarò sorpresa lei, riconoscendo la ragazza in lontananza.
 
“E’ quel pivello di Vaan.. Quasi quasi mi dispiace non avergli fatto l’imboscata..” esclamò seccato, lui.
 
“Balthier, Fran che ci fate nascosti li dietro? Venite che abbiamo portato la cena!” urlò Vaan, alla vista dei due vecchi amici.
 
Agitava il braccio destro dove teneva un grosso sacchetto scuro contenente della carne, a giudicare dall’odore.
 
“Hey ragazzi! Che bello ritrovarsi!” affermò, una sorridente e festante Penelo.
 
“Come sapevate che eravamo qui..?” chiese, Balthier.
 
“Non è stato difficile, eravamo accampati alcuni chilometri più indietro e abbiamo visto la Strahl sorvolare la zona un’ora fa. Così abbiamo calcolato la traiettoria di atterraggio..” rispose, Vaan.
 
“Sentilo.. parla quasi come un vero pilota..” lo sbeffeggiò l’amico, attirandosi addosso le smorfie di disappunto del biondino.
 
“Prima di rimetterci in viaggio, abbiamo dovuto vedercela con alcune bestie della zona e…” iniziò a spiegare, Penelo.
 
“ … e avete pensato di portare con voi la selvaggina, in quel sacco..” intuì, Fran.
 
“Beh vista l’ora e la quantità di carne raccolta, pensavamo che potesse essere una buona idea abbrustolirla davanti ad un fuoco, tutti insieme, stasera!” esclamò entusiasta, la ragazza.
 
Fran sorrise, apprezzava da sempre la semplicità di Penelo e il suo modo di fare genuino. Era una cosa rara da trovare nell’ambiente della pirateria.
 
“Perché no..? Dopotutto un po’ di compagnia oggi potrebbe essere gradita.. Non trovi?” disse ironica la viera, rivolgendosi al suo compagno.
 
“Va bene ma solo perché non amo deludere le belle e dolci donzelle come la nostra Penelo. Il fuoco però lo accende Vaan, non ho intenzione di sporcare di cenere la mia camicia nuova”  ribadì lui, fingendosi serio.
 
“Sei sempre il solito damerino da strapazzo!” lo insultò scherzosamente il ragazzo, lanciandogli addosso della sabbia inumidita.
 
“Brutto ammazza ratti che non sei altro..!” sbraitò furioso Balthier, correndo dietro al povero Vaan che se la rideva.
 
“Sono sempre i soliti..” constatò sconsolata, Penelo.
 
“Lasciali stare, è il loro modo di divertirsi. Il loro lato di ragazzini deve uscire fuori ogni tanto..”
 
“Quello di Vaan esce fuori un po’ troppo spesso..!”
 
“Sarà meglio che pensiamo noi al fuoco...”
 
“Abbiamo raccolto anche un po’ di legna venendo qua, vado a prenderla sulla Dreamer”
 
“Bene, useremo della magia firaga sui rami secchi per accenderli. Vengo con te, per darti una mano.”
 
 
Quando il buio fu ormai sceso sul deserto dell’Ogir yensa, i quattro pirati si rilassarono accanto ad un falò, consumando il loro pasto.
 
“Visto che siamo tutti qui riuniti, c’è qualcosa di cui vorrei parlarvi..” dichiarò Vaan, rivolgendosi a Balthier e Fran.
 
“Non preoccuparti se hai deciso di ritirarti dalla gara, del resto sapevamo entrambi che un pivello come te non avrebbe potuto vincere contro di me!”
 
“Smettila di dire cavolate! Devo parlarvi di qualcosa di serio..”
 
“Di che si tratta, Vaan?” prese la parola, Fran.
 
“Quando abbiamo lasciato Rabanastre, dopo la festa della Cerimonia di Restaurazione, siamo stati a Nabudis. Eravamo alla ricerca di un misterioso frammento..”
 
“Vaan forse è meglio se raccontiamo tutto fin dall’inizio.. Dall’arrivo di quell’uomo alla taverna del mare di sabbia..” chiarì, Penelo.
 
“Uhm d’accordo..  Una mattina di qualche mese fa, Tomaj è venuto da noi raccontandoci che alla taverna era venuto uno strano uomo proveniente da Bur Omisace. Quando l’abbiamo incontrato era visibilmente affaticato e agitato, diceva di dover incontrare qualcuno per consegnargli un messaggio con la massima urgenza. Purtroppo non ha fatto in tempo a dirci di più perché è spirato il giorno seguente per un attacco di cuore..”
 
“Ci aveva incuriosito che un uomo di mezza età in precarie condizioni di salute avesse intrapreso un viaggio cosi lungo e che avesse questo bisogno impellente di incontrare il misterioso destinatario del messaggio, cosi abbiamo deciso di frugare tra i suoi effetti personali..” continuò, la ragazza.
 
“Non abbiamo trovato molto a dire il vero, solo alcuni manoscritti in lingua antica che non siamo ancora riusciti a decifrare del tutto e una mappa del castello di Nabudis.. “ riprese, Vaan.
 
“Avete questi documenti qui con voi? Le viere fin da bambine vengono istruite allo studio delle lingue originarie di Ivalice.. Forse potrei leggerli per voi..”  si offrì, Fran.
 
“Purtroppo li abbiamo lasciati a Rabanastre, affinché Tomaj continuasse le sue ricerche ma una volta finita questa stupida competizione tra Nono e Bijou, potremmo  riunirci per capire insieme di cosa trattano.. In una nuova avventura, di nuovo insieme come i vecchi tempi..! Sempre che non intralci i vostri affari, s’intende..” propose, una discreta ma entusiasta Penelo.
 
Collaborare con loro le faceva piacere, li considerava degli amici di cui potersi fidare. Fran non disse nulla, lasciò che fosse Balthier a prendere una posizione.
 
“Dipende dalla posta in gioco… Cosa avete trovato a Nabudis? Oro, pietre preziose..?”
 
Un frammento di colore blu..” disse Vaan, lasciando trasparire un certo turbamento, ricordando quanto accaduto.
 
Balthier e Fran trasalirono, scambiandosi un’occhiata reciproca come se entrambi avessero avuto la stessa intuizione in quel momento.
 
“Dovrebbe essere un frammento appartenente alla pietra Omice, o almeno così c’era scritto nelle carte del vecchio..” spiegò, la ragazza, confermando i dubbi dei due pirati.
 
“Sembrate preoccupati.. Ne avete già sentito parlare?” domandò incuriosito, Vaan.
 
“Prima diteci cos’altro sapete..” si raccomandò, Balthier.
 
“Non sappiamo molto altro.. Solo che questa pietra apparteneva ad un sovrano di un antico regno Ivalice e che era venerata come una reliquia sacra… Speravamo che trovandola, avremmo capito qualcosa di più su questa storia ma..” Penelo s’interruppe.
 
“.. Quando abbiamo provato a sfiorarla, una strana luce azzurra ci ha avvolti, facendoci perdere i sensi.. Ci siamo risvegliati all’uscita del castello, senza capire cosa fosse accaduto ma con ancora la pietra in mano.. Per sicurezza, per il momento abbiamo deciso di tenerla chiusa in una scatola sulla Dreamer, almeno finchè non avremo capito di che si tratta .. E questo è quanto sappiamo, ora tocca a voi dirci cosa sapete.” concluse, Vaan.
 
“Tempo fa anche noi eravamo alla ricerca della pietra Omice… Non sapevamo molto, solo che era un gioiello raro e che ci avrebbe fruttato un bel guadagno.. Le informazioni che avevamo ci hanno portato fino alle Gole di Paramina.. Abbiamo trovato la pietra in una grotta sotterranea.. Il resto dalla storia non è tanto diversa dalla vostra…” disse, Balthier.
 
“Ma com’è possibile? C’è più di una pietra in circolazione?” domandò stupita, Penelo.
 
“La pietra che abbiamo ritrovato era piuttosto irregolare come forma e presenta diverse scheggiature ai bordi.. E’ probabile che quello che avete ritrovato a Nabudis, sia un frammento della nostra pietra” prese la parola, Fran.
 
“Pare ci sia una leggenda intorno a questo gioiello..che a giudicare dal vostro racconto, forse non è poi cosi fantasiosa..” aggiunse, il pirata.
 
“E’ vero che la pietra Omice apparteneva ad un sovrano del passato ma il suo regno è scomparso più di ‘700 anni fa. Sembra che la vicinanza all’oggetto, avesse una strana influenza sulla volontà del re.. Pare che la utilizzasse per fare misteriosi viaggi. Comunque dopo poco tempo il suo regno cadde in disgrazia e si tramanda che per la rabbia, il sovrano tentò di distruggere il gioiello… ma alla fine l’unica cosa che rimase fu ghiaccio.. Abbiamo ragione di pensare che il regno scomparso fosse proprio a Paramina” terminò, Fran.
 
“Incredibile..!” esclamò, Penelo.
 
“Ora capisco perché Ashe diceva che non c’era traccia di questo sovrano nella storia recente di Ivalice, è morto da quasi un millennio!”
 
“Uh? Cosa c’entra Ashe?” affermò stupito, Balthier.
 
“L’abbiamo incontrata a Nabudis, era in perlustrazione con le sue guardie. Avrai sentito dell’intenzione di Ashe di ricostruire la vecchia capitale di Nabradia..” chiarì, Vaan.
 
“Le faccende politiche non m’interessano, dovresti saperlo..”
 
“Ora che ci penso, Ashe ci ha detto di aver letto qualcosa a proposito della pietra Omice, nella biblioteca di suo zio Ondore a Burjerba, quando era bambina. Forse potremmo chiederle di intercedere per noi e farci accedere nella sua residenza, per saperne di più” propose, la ragazza.
 
Gli altri si limitarono ad annuire, l’idea non era male, inoltre non avevamo molta scelta se volevano andare in fondo a questa intricata vicenda.
 
“Quando avete perso i sensi.. Non c’è nulla che ricordate di quel momento..?” intervenne tentennante, Fran.
 
“Beh.. a dire il vero qualcosa c’è.. Io ho fatto uno strano sogno.. Ero nel deserto insieme ad Ashe.. L’aiutavo con una cosa.. C’erano delle guardie in giro e avevamo paura che la trovassero.. Era una scena piuttosto assurda ma sembrava molto reale .. Poi mi sono svegliata..” raccontò in modo sbrigativo, la giovane. 
 
L’idea di svelare i dettagli di quanto aveva visto, la imbarazzava e dopotutto non era importante. Riteneva che fosse stato solo un sogno, come tanti altri che aveva avuto nella sua vita.
 
“E tu, Vaan? Non hai sognato nulla?” domandò indagatore, Balthier.
 
“Si.. anche il mio sogno era parecchio sconclusionato.. Ma cosa vuol dire? Pure voi avete visto qualcosa quando avete perso i sensi?”
 
“Avete avuto visioni diverse quindi.. Nonostante foste insieme.. e probabilmente anche Ashe ha visto qualcosa…” intuì pensierosa, Fran.
 
“Visioni? Ma che significa?” disse preoccupata, Penelo.
 
“Io e Fran abbiamo avuto la stessa visione.. Eravamo all’ingresso di Golmore, stavamo litigando o qualcosa del genere.. E poi ci siamo risvegliati sotto mezzo metro di neve!”
 
“Vi ricordate che si narrava che il sovrano usasse la pietra per viaggiare..?Potrebbe essere quello che è successo a noi, in un certo senso..” spiegò, la viera.
 
“Viaggi? Ma noi non eravamo coscienti di dove fossimo o di cosa stessimo facendo.. Era come se fossimo protagonisti della vita di qualcun altro.. Non potevamo influenzare in nessun modo quello che stava accadendo..” disse dubbioso, Vaan.
 
“E’ solo un’ipotesi infatti.. Nemmeno noi riusciamo a spiegarci tante cose. Ad ogni modo ci penseremo quando avremo finito questa inutile competizione.. “
 
“Si, ha ragione Balthier, inoltre si è fatto tardi. Voi due dovete essere riposati e in forma per domani” disse Penelo, rivolgendosi ai due capitani.
 
“Figuriamoci, potrei batterlo pure adesso..Ma sono stanco e preferisco andarmene a letto. Buona notte!” ribatté scocciato, il pirata
 
Si era tirato in piedi di scatto ed era andato via, senza aggiungere una parola. Gli altri erano rimasti in cerchio intorno al fuoco, sorpresi dalla frettolosità con cui Balthier si era d’improvviso congedato. Fran era rimasta immobile e in silenzio, lo aveva seguito con lo sguardo fino a che non l’aveva visto sparire dietro il portellone della Strahl.

La sua espressione rattristata non era passata inosservata a Penelo che aveva notato un’insolita atmosfera tesa tra i due.
 
“Sempre il solito sbruffone, pieno di sé..!!”
 
“Vaan..! Non è carino insultare Balthier di fronte a..” provò a dire Penelo, temendo il disagio della viera, all’eccessiva spontaneità del suo fidanzato.
 
“Vado anch’io, buona notte..”dichiarò Fran, ignorando il battibecco dei suoi amici e fingendosi non curante dell’indifferenza che Balthier aveva mostrato nei suoi confronti poco prima.
 
“Buonanotte..” le augurò dolcemente, un’imbarazzata Penelo.
 
“Succede qualcosa tra quei due..” constatò, Vaan.
 
“Qualunque cosa sia, non ci riguarda. Fila a dormire!” urlò infine, la ragazza.
 
***
 
Continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno, nonostante la stanchezza fisica e mentale. Non faceva che ripensare a quella lettera, accrescendo il suo nervosismo. Doveva cercare di allontanarsi da quei sentimenti rabbiosi. Si domandava quando e perché avesse smesso di indossare la maschera dell’uomo egoista che non permetteva a nessuno di scalfire la sua corazza di menefreghismo, le cui sole preoccupazioni erano la sua adorata aeronave e le belle donne, trofei usa e getta  per affrontare i momenti di noia e amarezza. Dopotutto mostrarsi per quello che era, non lo aveva reso meno infelice che fingersi qualcun altro. Si sentiva patetico ed era una cosa che non gli piaceva affatto.


Neppure Fran riusciva a dormire, era rimasta seduta nel suo sedile di co-pilota per almeno un’ora, aspettando che Morfeo si decidesse ad accoglierla nella sua calda stretta. A nulla era valso ammirare attraverso il parabrezza della cabina di pilotaggio, il limpido panorama stellato di quella notte, in cerca di relax. Aveva deciso che era il momento di tornare nella sua cuccetta, nonostante si fosse rassegnata all’idea di trascorrere una notte insonne, preferiva farlo con la comodità di un morbido letto.

Aveva varcato la soglia della sua stanza buia, la luce lunare filtrava dal vetro di una piccola apertura sulla parete vicino al letto, illuminando lo specchio accanto a lei. Si soffermò qualche istante a osservare la sua immagine. Proprio una pessima cera e domani sarà ancora peggio, pensò. Il suo sguardo spento ad un tratto faceva da sfondo da un intenso brillio che si rifletteva  sullo specchio.

Fran si voltò di scatto per capire di cosa si trattasse. La luce proveniva dalla sacca ai piedi del comodino. Era lì che tenevano nascosta la pietra Omice, in attesa di capirne il funzionamento. Per qualche strana ragione il cristallo aveva iniziato ad emanare una forte luce azzurra, come se stessa reagendo alla presenza di qualcosa. Era la stessa della prima volta che l’avevano trovata.

Aprì la borsa nel tentativo di avvolgere nuovamente la pietra nel fazzoletto di seta ma sfiorò involontariamente il cristallo, attivandone il meccanismo.

E perse i sensi, ancora una volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Amare consapevolezze ***


Aggiornamento notturno.. Come avrete notato i tempi di pubblicazione tra un capitolo e l'altro diventano sempre più lunghi. Me ne scuso ma la mia vita è sempre più movimentata di questi tempi e faccio un pò fatica a trovare il tempo per scrivere. Ad ogni modo è per ora nei miei intenti portare a termine la storia, per cui spero che ci sarà ancora qualcuno che avrà voglia di vedere come andrà a finire in futuro e nei prossimi mesi. =). Buona lettura.



“Dove mi trovo..? Perché sono qui..?” erano le domande che continuava a porsi, guardandosi in giro smarrita.

Non ricordava nulla di quanto fosse accaduto prima di risvegliarsi sul pavimento di quello strano corridoio. Si trovava al secondo piano di una grande abitazione, a giudicare dalla scalinata che intravedeva lungo il fondo. Intorno a lei c’erano un paio di porte serrate, delle pareti finemente decorate ai bordi e addobbate da alcuni ritratti paesaggistici.

Le lampade a muro erano in metallo pregiato intarsiato, come quelle che aveva già visto nelle dimore dei nobili dove più volte si era intrufolata, nella sua carriera di aviopirata. Era forse la casa di un aristocratico, questa?  Iniziò a convincersene. Mosse qualche passò lungo la navata, attirata dall’unica porta che sembrava non essere chiusa a chiave.

Poggiò delicatamente una mano sull’uscio e ne varcò la soglia. Era una stanza di medie dimensioni, illuminata da una vetrata a mosaico che proiettava un gioco di luci suggestivo.  L’arredamento ricordava quello di una camera da letto, anche se non c’era traccia di nessun baldacchino matrimoniale. In cima al settimanile in ciliegio c’era un vaso in vetro con dentro un grosso mazzo di fiori profumati sui toni del rosa e del lilla. Sullo stelo di uno di essi era presente un bigliettino, pensò che probabilmente dovesse trattarsi di un omaggio floreale, donato al proprietario da un amico.

Avanzando di qualche passò, notò due culle vuote in vimini, adornate da graziosi veli e merletti, legati tra loro con fiocchi di nastro color corallo. Sul tappeto ai piedi delle ceste, erano sparsi orsacchiotti e peluches di ogni tipo. Non ebbe più dubbi quindi, era una camera per bambini.

Notò anche la presenza di una porta comunicante, da cui provenivano alcuni rumori. Se qualcuno era li, non doveva trovarla, almeno finchè non avesse capito cosa stesse accadendo, cosi si nascose dietro ad un pilastro, vicino alla porta d’ingresso.

Pochi istanti più tardi, la porta si schiuse lasciando intravedere la figura di un uomo con in braccio un neonato. C’era qualcosa di familiare in lui ma non riusciva a distinguerne bene i tratti dalla sua posizione.

Indossava tipici abiti da nobile, in stile arcadiano per l’esattezza. Si trovava forse nei territori dell’Impero?

La sua domanda non tardò a ricevere risposta, quando l’uomo iniziò a canticchiare a bassa voce una cantilena. Era di spalle mentre dava da mangiare al neonato con un biberon, ma quella cadenza, Fran la conosceva bene.

Era un accento, inconfondibile. Lo avrebbe riconosciuto tra mille.

Senza che se ne fosse resa conto, il suo cuore d’un tratto aveva accelerato il ritmo e un leggero tremore aveva preso a pervaderla. Spostò in fretta lo sguardo pieno di stupore sul bambino che vedeva a mala pena, avvolto da uno scialle di lana. Solo qualche ciuffetto biondo fuoriusciva dal piccolo berretto sul suo capo.

Poi tornò sull’uomo, aveva la fede.

“Ti piace proprio eh, tesoro mio?” esclamò dolcemente lui, osservando il piccolo bere con gusto il suo latte.

Stringeva e ammirava quel fagottino con l’incanto di chi non aveva mai visto nulla di più bello in vita sua. Fino a quel momento aveva creduto di conoscere ogni suo sguardo, dal più falso al più sincero, eppure quello non lo aveva mai visto sul suo volto prima d’ora. Quell’espressione cosi profondamente innamorata e rapita, non l’aveva mai avuta per nessuno, neppure per lei.

Non aveva bisogno di sapere altro, per capire. La sua felicità era inversamente proporzionale all’immensa amarezza che stava provando dentro di lei, in quel momento.

Poco dopo entrò un’eccentrica bangaa, probabilmente una domestica a giudicare dall’abbigliamento.

“Signor Ffamran, sua moglie l’aspetta di sotto. Ha detto di sbrigarsi, altrimenti arriverete tardi all’appuntamento” gli raccomandò la donna.

“Arriviamo subito, Manila. Altrimenti chi lo sente lo..  -zio-.. vero, tesoro mio?” disse sorridente, avviandosi verso la porta.

Involontariamente, Fran calpestò un giocattolo per terra. Balthier si arrestò un attimo come se qualcosa lo avesse distratto per un secondo  ma non gli diede molta importanza e proseguì  verso una vita, di cui lei non sembrava averne mai fatto parte.

 

***



Si era risvegliata sul freddo pavimento metallico della sua cabina, a causa degli schiamazzi provenienti dal corridoio all’esterno.

“Sveglia!! Abbiamo da fare oggi!” continuava ad urlare, Nono.

“Abbiamo capito, non c’è bisogno di gridare cosi.. Non siamo mica al mercato!” si lamentò scocciato, un assonnato Balthier.

“Vedi di muovere il sedere, tu! Vi aspetto nella cabina di pilotaggio, per gli ultimi preparativi prima della gara!”

Era già mattina? Si domandò ancora intontita Fran. Guardò dalla finestra e a giudicare dall’altezza del sole, dovevano essere all’incirca le 10:00, mancavano solo un paio d’ore alla gara. Non ricordava esattamente cosa fosse successo la notte prima ma aveva ben chiaro in mente cosa aveva visto, durante lo stato di incoscienza.

Quando vide la pietra Omice riversa per terra, fuori dalla sacca dove lei stessa l’aveva riposta settimane fa, tutto le fu chiaro. Era successo di nuovo, il cristallo era stata la causa di quella bizzarra visione.

Mentre ci ripensava, Balthier bussò alla porta.

“Fran, sei pronta? Il nanetto è impaziente di parlarci..” esclamò, da dietro il portello.

“S-si..arrivo”

“Ti aspetto di sotto..” disse l’uomo, liquidandosi in fretta.

Doveva darsi una mossa, non era tempo di farsi prendere dai pensieri. Afferrò la pietra con un fazzoletto e la rimise al suo posto. Cercò frettolosamente di ricomporsi, pettinando e legando i lunghi capelli argentati e sistemando l’ armatura scura.

Le occhiaie sul viso e quella strana sensazione di malessere che avvertiva, erano il preludio di un pessimo inizio di giornata, se lo sentiva.

 

***

 

L’area in cui si sarebbe svolta la gara era piuttosto estesa e complessa. Era caratterizzata da una fitta catena montuosa particolarmente ostica da sorvolare a bassa quota. Se non fossero stati nel deserto del Nam Yensa, il problema si sarebbe potuto aggirare facilmente, volando ad alta quota ma le rare volioliti ritrovate da Nono e Bijou non lo consentivano, a causa delle misteriose energie che aleggiavano su quei territori.

Nono aveva scelto quel particolare luogo per sfruttare le capacità di avionautiche di Balthier, sperando di mettere in difficoltà Vaan che era ancora un principiante. L’abilità del pirata, guidato dalle ottime doti da navigatore di Fran, gli avrebbe garantito la vittoria, non aveva dubbi.

Dopo aver dato le ultime indicazioni ai rispettivi team, i due moguri erano scesi dalle loro aeronavi, preparandosi a dare il via da terra.

Nelle cabine di pilotaggio i due piloti e le loro rispettive compagne osservavano con attenzione i gesti dei loro ingegneri, pronti ad attivare i motori.

“Che te ne pare ?” domandò a Fran, rivolgendosi al paesaggio che avrebbero dovuto sorvolare.

“..Mm.. Forse.. da quelle aperture concentriche sulle rocce, si può ricavare un passaggio facilitato..” disse con un po’ di incertezza, che non era da lei.

Balthier aveva notato che era distratta e nervosa, una cosa piuttosto insolita per la viera, sempre molto concentrata durante i loro voli in aeronave. Le lanciò un’occhiata per richiamare la sua attenzione ma lei sembrò stranamente non cogliere il messaggio, fissava il panorama davanti a loro quasi come fosse imbambolata.

“Si parte!” esclamò deciso, alla visione del gesto del via, messo in atto da Nono.

Azionò i motori, mantenendo una velocità costante, simile a quella della Dreamer di Vaan e percorrendo una traiettoria lineare. Non voleva far capire troppo in fretta all’avversario, la sua intenzione di cambiare direzione per accorciare il percorso. Vaan gli stava alle calcagna, in attesa di trovare il momento giusto per sorpassarlo.

“Dimmi quando il vento è favorevole per la virata..” disse a Fran, restando concentrato sui comandi.

La donna trasalì d’un tratto dai suoi pensieri, tornando a quanto stava accadendo nel mondo reale.

“Fran..” le fece fretta Balthier, vedendola tardare nella risposta.

“Adesso!” gridò lei, indicando con la mano di virare a sud ovest.

Il pirata effettuò subito la manovra, senza batter ciglio. Tuttavia il suo istinto e la sua esperienza da pilota gli suggerivano che qualcosa non andava in quello spostamento. Nonostante l’incertezza, si era affidato alle indicazioni della sua compagna con completa fiducia, tenendo le dita incrociate.


Purtroppo i suoi dubbi trovarono presto conferma nella mutata espressione sul volto della sua partner. La distrazione aveva lasciato velocemente posto alla disperazione di chi era appena divenuto cosciente di aver commesso un imperdonabile quanto inevitabile, errore di valutazione.


“Dannazione!! Troppo stretto!!” esclamò Fran.

Il violento sfregamento della carrozzeria della Strahl, lungo le pareti della cavità rocciosa, ne fu la testimonianza lampante.

“Maledizione!” urlò rabbioso, Balthier cercando di non perdere il controllo dell’aeronave.

“Questo rumore… Il motore secondario sull’ala destra… è andato..” ammise sconfortata, lei.

“Dobbiamo rallentare, altrimenti collasserà anche quello principale.. e sarebbe parecchio sgradevole!” aggiunse lui, seccato.

“E’ colpa mia.. Non ho calcolato bene le coordinate..” disse lei, scuotendo la testa incredula.

In tanti anni di navigazione insieme, le scelte sbagliate commesse da Fran erano stati eventi più unici che rari, sempre molto accorta e meticolosa sul lavoro, tanto da spingere spesso il pirata a fidarsi più del suo giudizio che del proprio. Eppure stavolta qualcosa non aveva funzionato, dovette costatare stupito l’uomo.

“Lascia perdere! Ci penseremo dopo..  Stiamo perdendo terreno e ci siamo ormai giocati il vantaggio della scorciatoia.. Non ci resta che tornare in superficie..”

 

Proseguendo in direzione della rotta principale, alcuni scossoni improvvisi sopraggiunsero.
 

“Cosa diavolo succede adesso..??”

“…. Garuda!..” esclamò preoccupata, Fran.

“Non ci credo… c’è un dannato nido qui sotto!”

Il povero pirata si era appena reso conto di aver sorvolato un covo di feroci e fastidiosi uccelli Garuda. Le madri, attirate dal rumore dei motori, si erano precipitate in volo per proteggere i loro piccoli, speronando il velivolo con le loro possenti zampe.

“..Non possiamo continuare cosi, ci abbatteranno! Prendi i comandi, vado di sopra a sistemarli!” disse l’uomo, imbracciando il suo fucile.

Fran non ebbe il tempo di dire nulla che si ritrovò tra le mani lo sterzo della Strahl, nel tentativo di compiere manovre disperate, per divincolarsi dalla morsa delle bestie ed evitare lo schianto. Udì alcuni spari e schiamazzi, provenire dall’esterno dell’aeronave. Il timore per l’incolumità di Balthier crebbe quando infine lo sentì urlare di dolore.

 

D’improvviso accadde qualcosa d’inaspettato, un’altra aeronave sfrecciò sulle loro teste compiendo dei movimenti rotatori intorno alla Strahl. Gli uccellacci spaventati, avevano iniziato ad allontanarsi liberando il veicolo dalla loro morsa.

Fran riconobbe la carrozzeria azzurra e la particolare forma a rondine di quell’aeronave. Non solo Vaan era riuscito a raggiungerli, ma li aveva anche appena salvati da un probabile incidente. Assicuratosi di aver messo al sicuro i suoi amici, era poi sfrecciato via, in direzione del traguardo.


Nel frattempo Balthier era sceso nuovamente nella sala di pilotaggio, con un’espressione dolorante e innervosita sul volto. Il pivellino lo aveva appena superato, senza considerare la brutta ferita che si era procurato al braccio.


Sanguini.. fammi vedere” provò a dirgli Fran ma lui la scacciò.

“Lascia perdere, piuttosto non posso guidare in queste condizioni.. Dovrai prendere tu il comando fino alla fine. Proseguiamo per il percorso canonico, niente deviazioni. Perderemo ma almeno torneremo tutti interi!” ordinò, autoritario per poi allontanarsi verso il bagno, alla ricerca di qualche benda e del disinfettante.
 

Fran non aggiunse nulla, si limitò ad eseguire il comando, amareggiata dalla sua stessa negligenza. Eppure la sua mente continuava ad essere altrove, non riusciva a non pensare a ciò che aveva visto, quella notte.


***

 

Alle prime luci dell’alba, Ashe aveva lasciato la sua stanza per dirigersi nella cripta funebre della famiglia reale.  Ogni qualvolta che si sentiva giù di morale e in difficoltà andava a pregare sulle tombe dei suoi cari, affinché le dessero la forza e il coraggio di andare avanti. Stavolta però lo stato d’animo che la spingeva a quella visita era diverso. Aveva riflettuto a lungo durante quelle interminabili giornate e sentiva il bisogno di condividere le sue riflessioni con chi ormai poteva ascoltarla solo attraverso i sussurri del vento, geloso custode delle sue confidenze.

Scesi i gradini che portavano alla cappella sotterranea, si soffermò a fare la riverenza sulle tombe dei suoi amati fratelli, porgendo su di esse un fiore in segno di affetto. Quando fu davanti  al sepolcro del padre, gli donò un bacio e una preghiera, dove gli raccomandava un riposo sereno e una benedizione per la loro Dalmasca. Tuttavia si trattenne per un tempo breve e proseguì verso il feretro del defunto marito, a cui era indirizzata quella visita.

Quando vi fu dinanzi s’inginocchiò, porgendo sul freddo legno una delicata rosa bianca. Accarezzava quel coperchio come se fosse il corpo dell’amato Rasler, fino a raggiungere l’altezza del cuore, dove il suo palmo si soffermò, quasi volesse stabilire un legame con lui attraverso quel tocco.

“Mio caro Rasler, era da tanto che non venivo a trovarti.. Devi perdonare questa sbadata donna per le sue mancanze e per il suo perdersi troppo spesso in oneri politici e fragilità dell’età..

Mio amato.. questo regno che avremmo dovuto guidare insieme, assorbe ogni aspetto della mia vita ormai. Ogni tanto mi chiedo se le cose sarebbero state diverse, se solo ti avessi avuto ancora accanto..

Ti ricordi quando, la notte prima del matrimonio sgattaiolai nella tua stanza per chiederti se anche tu provassi le paure e i dubbi che mi assalivano, in vista dell’enorme responsabilità che da li a poco ci avrebbe investiti..? Io non ho mai dimenticato ciò che mi rispondesti.. Dicesti che  -chi aveva un destino da compiere, non aveva tempo per preoccuparsi della paura - .. All’iniziò non compresi e tornai nella mia camera.. Mi sentivo cosi avvilita dalla mia debolezza..

Poi il giorno delle nozze e il nostro passaggio in carrozza attraverso la folla.. E’ stato li che ho capito.

Un destino.. come lo avevi definito tu.. è una missione da cui dipende una speranza .. e questa non alberga mai solo in un cuore. Noi eravamo la speranza del nostro popolo che altro non ci domandava, se non di tenerla viva..

La speranza è un dono… E’ ciò che mi ha tenuto in vita quando ho perso tutto…

…Perderla era l’unica paura di cui dovessi preoccuparmi, non è cosi Rasler?

Custodirò questa lezione fino alla fine, te lo prometto.


Mio caro Rasler, in questa cripta ci sono molti pezzi del mio cuore segnato da mille crepe ed è giusto che lasci qui anche il suo ultimo brandello..

Quest’anello… ho bisogno che tu lo custodisca per me.. C’è stato un tempo in cui credevo che il legame luttuoso che simboleggiava, mi avrebbe protetta da certi sentimenti che non volevo più provare.. Cosi non è stato.

Io amo ancora una volta, Rasler.. e ammetterlo è stato più difficile di accettare che è rivolto ad un uomo che non mi vuole.. Ma le cose stanno cosi e non voglio più fingere con me stessa…

Mio dolce principe, l’animo di quella ragazza fragile, onesta e ingenua di cui sei stato il primo amore, la felicità e l’immensa disperazione.. Sarà per sempre racchiuso in questa fede d’oro.. ed è accanto a te che vuole rimanere.

La giovane che conoscevi è divenuta una donna diversa adesso… Una parte di me rimarrà sempre ferma al momento in cui ci siamo amati.. ma l’altra parte sente che deve andare avanti perché porta nel suo nuovo cuore di adulta la speranza di poter assaporare di nuovo un po’ di autentica felicità.


Questo è un addio, amore mio..

Sarai sempre con me, anche se in modo diverso…

Ti prego di proteggerci da lassù”.


Tirare fuori quelle parole l’aveva resa colma di commozione ma trattenne le lacrime, quel commiato segnava per lei un inizio e non doveva essere triste, Rasler non avrebbe voluto.

Si sentì alleggerita, finalmente era andata avanti.

 

***

 

Erano giunti alla taverna delle nuvole fluttuanti solo in tarda serata. Stanchi del viaggio e della giornata appena trascorsa, avevano scelto di festeggiare con un’abbondante cena a base di carne e fiumi di vino rosso che Balthier si era offerto di pagare, vista la sua sconfitta.

La faccenda non sembrava averlo particolarmente colpito nell’orgoglio e al contrario dei suoi amici si era messo a suo agio in fretta, lanciandosi in sfide con le carte e giochi ai dadi con gli ospiti più loschi della locanda. Nonostante le due bottiglie di vino che si era scolato, le sue doti di baro non lo avevano abbandonato e in poche ore era riuscito a ripulire buona parte delle tasche dei suoi malcapitati sfidanti. Due donnine spregiudicate nell’abbigliamento e nell’atteggiamento, sedevano sulle sue gambe ansimando come oche giulive ad ogni vincita.

Vaan, Penelo, Fran e i due moguri erano rimasti in disparte a osservare lo spettacolo che Balthier e le sue amichette stavano dando in tutto il locale.

“Ma come cavolo fa a vincere sempre, quell’idiota? Con tutto l’alcool che ha bevuto, non dovrebbe nemmeno distinguere più i numeri..” si lamentava il povero Vaan, reduce da una clamorosa sconfitta a carte.

“C’ha i suoi  -trucchetti-  kupò… Comunque quello che ha bevuto è niente in confronto a quello che è in grado di reggere kupò!” esclamò sconsolato, Nono.

“E’ solo un gran furbone, kupò! E per gli Deii, fate smettere di sghignazzare quelle due galline, kupò!! Vorrei tirargli il collo, kupò..” ribatté infastidita, Bijou.

“Non è strano che Balthier dia spettacolo in questo modo..? Di solito è più discreto..” constatò, una perplessa Penelo.

“Discreto lui? Ma se è mister vogliostarealcentrodellattenzioneperchèiosonoilprotagonistadiquestastoria??.. puff” rispose seccato, Vaan.

“Il vino e il gioco d’azzardo tirano fuori il peggio di lui, kupò…” ammise sconfortato, il meccanico.

“Fran che ne pensi? Dici che dovremmo intervenire…?” domandò intimidita, la ragazza.

La viera era rimasta in silenzio tutto il tempo, con la testa persa in chissà che pensieri. Non aveva commentato in nessun modo la performance di Balthier, a cui era da tempo abituata.

“Non dovete preoccuparvi per lui.. A lui non importa di noi.. fatevi la vostra serata in allegria.. “ sentenziò, prima di finire il suo drink e dirigersi verso l’uscita.
 
“Fran dove diavolo vai??!”
cercò di fermarla, uno sbigottito Vaan.

“Faccio due passi.. E smettetela con questo irritante atteggiamento da balie” esclamò con un’insolita aggressività.

“Che modi… Mi chiedo che cavolo le prenda tutto d’un tratto…”

“Strani tipi questi tuoi amici, Vaan! Kupò”

“E’ la prima volta che sento usare quel tono a Fran… Non so che pensare..” disse imbarazzata, Penelo.

“Non preoccupatevi per loro, kupò… Sanno badare a loro stessi, kupò… più o meno..” affermò, Nono portando sulla fronte una zampa, in segno di rassegnazione per la stranezza dei suoi amici.

 

***

 

Era ormai notte fonda quando la taverna aveva iniziato a svuotarsi. Persino Balthier alle prese con i suoi flirt amorosi, divenuti sempre più espliciti a causa dell’ubriacatura, aveva scelto di abbandonare finalmente il tavolo e dirigersi in camera, affiancato dalle due donne che gli avevano tenuto compagnia tutta la sera.

“Balthier… Fran non è ancora tornata..” lo avvisò preoccupata Penelo, cercando di ignorare le pietose condizioni in cui era.

“E quindi, in che modo la cosa dovrebbe interessarmi? Dolcezza.. Fran sa cavarsela benissimo da sola.. Ho altre signorine di cui preoccuparmi stanotte.  Au revoir!” esclamò sornione, mentre palpava il sedere di una delle due donne  e si avviavano verso l’uscita.

“E’ proprio un cretino..” sbottò scocciato da quell’atteggiamento da spaccone, il povero Vaan.

“Devi andare a cercare Fran.. è molto tardi e fuori potrebbe essere pericoloso, persino per una come lei..” lo supplicò, Penelo.

“Sei sicura di quello che dici? Stiamo parlando di Fran..  non di una ragazzina indifesa..” ribatté perplesso, il ragazzo.

“Ma possibile che tu non l’abbia capito?.. Quando è andata via era sconvolta, per questo ha reagito in quel modo.. Il comportamento di Balthier deve averla ferita…”

“Secondo me ti stai preoccupando troppo e inutilmente… Fran e Balthier sono compagni da anni, non penso che certe cose la scandalizzino più di tanto..” cercò di dissuaderla.

“Fidati di me… Io sono una donna, posso capirla.. E’ già da diverso tempo che tra loro il rapporto sembra essersi incrinato.. Non si tratta delle conquiste amorose di Balthier… Devi andare a cercarla, per favore, Vaan..”

“E va bene… Se il tuo istinto ti suggerisce questo, non mi opporrò.. Forse ho un’idea su dove potrebbe essere andata…”


 

***

 

Si era diretto a passo svelto verso la Terrazza Celeste di Kaf, mosso solo dal suo intuito di aviopirata. Anche se conosceva Fran ormai da qualche anno, non poteva certo dire di conoscerla bene, a causa del suo carattere introverso. Difficilmente si apriva sui suoi sentimenti o pensieri con gli altri, era una donna di poche parole tuttavia non si poteva dire lo stesso dei suoi occhi. Comunicava molto più con gli sguardi che con le parole, era una cosa che aveva imparato standole accanto.

Ricordava di una notte nella giungla di Golmore, dove in disparte dal gruppo, si era appartata nell’unica area da cui era visibile il cielo ed era rimasta ad osservarlo per ore, in silenzio e immobile. L’aveva scovata per sbaglio mentre faceva un giro di ricognizione nei pressi  del luogo dove avevano deciso di sostare per la notte. Aveva uno sguardo carico di commozione e malinconia, era la prima volta che la vedeva cosi fragile da quando si erano incontrati, lei che si mostrava sempre forte e imperturbabile.

Era rimasto per qualche minuto imbambolato a fissarla, finchè la mano di Balthier non si era poggiata sulla sua spalle e i loro occhi non si erano incrociati. Quelli minacciosi del pirata gli stavano suggerendo di dileguarsi di corsa e non disturbare la sua compagna e fu cosi che fece, senza batter ciglio.

Non era stata l’unica volta in cui l’aveva vista isolarsi a guardare il cielo, probabilmente in qualche modo questo “rito” l’aiutava ad esorcizzare il suo dolore. Dunque se Penelo ci aveva visto giusto sul suo turbamento, non poteva che essere in quel luogo dove si poteva osservare uno dei più bei panorami notturni di tutta Ivalice.


Il suo istinto non lo aveva tradito, Fran era proprio lì, seduta ai piedi di quel precipizio avvolto da una strana leggenda secondo la quale chi cade da lì, si risveglia sulla sabbia della costa Phon.  “Speriamo che non voglia buttarsi giù, sarebbe un bel guaio!” pensò per un secondo, quasi divertito dall’immagine di quella scena tragicomica.
Non aveva una bella cera e non sembrava molto lucida, soprattutto a giudicare dalla bottiglia vuota di bujerberio accanto a lei. Dove l’aveva presa? Si domandò ma dopotutto ormai non aveva più molta importanza, considerando che se l’era già scolata.
 

“Fran… è molto tardi, sono venuto per portarti alla locanda dove alloggiamo…” provò a dirle con calma, avvicinandosi alle sue spalle.

“Sei venuto solo a perdere tempo, Vaan…” disse flebile e assonnata, la viera.

“Non avrai intenzione di rimanere qui al freddo tutta la notte..? “ 

“Ma cosa te ne importa…?”

“M’importa eccome… e poi Balthier sarà preoccupato, non vedendoti ancora tornare..”

Al suono di quel nome, un risolino isterico le uscì, come incontrollato.

“Come sei ingenuo, Vaan… dopotutto sei rimasto sempre il solito ragazzino.. Vai via se non vuoi passare dei guai..” provò a minacciarlo, con la testa barcollante.

“Ah si? Perché sennò me le dai di santa ragione..? Ma guardati, non ti reggi in piedi.. Quell’aria sbattuta e la puzza di alcool.. Non ti ho mai vista ridotta cosi! Ora ti riporto a casa, che tu lo voglia o no.. Non sei nelle condizioni di badare a te stessa..”  esclamò severo e risoluto lui, sperando di risvegliare in lei un pizzico di orgoglio.

Tentò di afferrarla per le braccia e le gambe, per prenderla in braccio ma non fece in tempo a sollevarla che la donna cercò di allontanarlo, spingendolo via.

“No! Non voglio!! Non c’è nessun posto dove tornare per me.. Vattene!”urlò sconvolta e con la voce tremante.

“Che cavolo dici?! Fran!.. Non sei lucida.. Lascia che ti riporti nella tua stanza.. Qualsiasi cosa sia successa tra te e Balthier, vedrai che si risolverà! Andiamo…” provò a persuaderla di nuovo mentre con le braccia tentava di agguantarla, per portarla via da lì.

“Tu.. Tu non capisci! Ci sono cose che non possono cambiare..” sbraitò ancora, spintonandolo.

Il povero Vaan cadde all’indietro, tirandola con sé. Erano finiti in una strana posizione, con lui col sedere poggiato per terra e le mani strette intorno ai fianchi di Fran che era piombata col muso dritto sul suo petto, come in un goffo abbraccio.

“I-io.. non…” balbettò lui, mortificato e preoccupato per la sua reazione, per averle involontariamente messo le mani addosso.

Fran non permetteva mai a nessun uomo che non fosse Balthier, di sfiorarla. Si aspettava da un momento all’altro l’arrivo inesorabile di un ceffone ben assestato.

“Nessun legame rimane per sempre.. Resta solo la solitudine a tenere compagnia a quelle come me..” sussurrò, amara.

Con grande stupore del ragazzo, Fran non si era mossa dalla sua posizione. Era rimasta tra le sua braccia, come un cucciolo agonizzante, abbandonato allo sconforto. Provava una certa tenerezza a vederla cosi indifesa.

“Se n’è andato anche lui.. Alla fine, se n’è andato..” continuava a ripetere, singhiozzante.

Vaan non riusciva a capire di cosa parlasse ma doveva trattarsi di qualcosa che l’aveva ferita molto. Istintivamente la strinse a sé, in un abbraccio voluto stavolta.

“Fran… So che non sei abituata a contare sulle persone.. Ma io e Penelo ti vogliamo bene.. e gli amici non si lasciano mai nel momento del bisogno.. Devi fidarti di me.. Non sei da sola.. Vedrai che domani andrà meglio.. Torniamo a casa..” cercò di consolarla, accarezzandole dolcemente la testa.

La donna non disse nulla ma smise di opporre resistenza, lasciandosi sollevare in braccio dal ragazzo. Un mal di testa martellante la opprimeva, chiuse gli occhi nella speranza di attenuare il dolore. Intanto Vaan si avviava verso il vicolo, quando il rumore provocato da un oggetto scivolato per terra, lo trattenne. Uno strano libriccino era caduto dalla piccola tracolla che Fran portava sulla spalla. La donna non si era accorta di nulla, ormai l’effetto soporifero del liquore stava facendo effetto. Lo raccolse, infilandolo in una tasca dei pantaloni e proseguì per la locanda.



***



Osservava distrattamente la pallida luna della notte, fuori dalla finestra. La luce delle stelle non riusciva a schiarire il buio del cielo così come il caldo abbraccio di Muriel pochi minuti prima, non era riuscito a scaldare il freddo del suo cuore.

Lei era rimasta stesa sul letto, avvolta solo da un lenzuolo bianco e con la schiena poggiata sulla spalliera, intenta a scrutare con lo sguardo le spalle nude di quell’uomo apparentemente cosi simile al suo amore perduto eppure totalmente diverso nei modi. Era stato un amplesso breve e appassionato, capace di distrarre i due amanti occasionali solo per pochi istanti, dai loro turbamenti interiori. Quella fame di amore che avevano creduto di poter saziare con quei baci e quelle carezze, non si era placata lasciandoli più insoddisfatti di prima.

“Va tutto bene..?” gli domandò delicatamente la donna, percependo in lui un certo turbamento.

Non rispose, probabilmente era cosi assorto nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorto della richiesta della donna. Dovette richiamarlo un’altra volta prima di attirare finalmente la sua attenzione. Basch si voltò lentamente, rimanendo a fissarla per qualche secondo con malinconica dolcezza.

“Mi dispiace.. mi ero allontanato col pensiero..” ammise, chinando il capo in segno di colpa.

“Eri lontano da qui fin dal principio.. non è cosi?” constatò lei, con compostezza, commentando velatamente la performance del suo amante.

Basch sospirò, sconfortato. A mente lucida non capiva nemmeno perché si fosse intrufolato in quel letto.

“Scusami… Ho molte preoccupazioni ultimamente e non sono sereno.. Tu non c’entri..” provò a spiegarsi.

“Non devi scusarti.. Dopotutto tra noi non c’è nessun legame… tranne Lily, s’intende.. ed è meglio che non sappia di questa notte, penso che sarai d’accordo con me su questo..”

“E’ già tutto abbastanza complesso per lei.. Non sarò certo io a complicarle ancora di più le idee.. Voglio bene a Lily..”

“A volte dimentico che nelle vene vi scorre lo stesso sangue.. Anche se lei non sa che sei suo zio, si è affezionata molto a te.. quasi come un padre.. “ affermò con rammarico, Muriel.

Ripensare a Noah e al grande amore che li aveva uniti e che ogni giorno rivedeva negli occhi della sua bambina, la faceva ancora stare male.

“Io non sono Noah, Muriel..Non lo sarò mai, nemmeno se indosso tutti i giorni la sua armatura e vivo la sua vita.. “

“Credi che non lo sappia..? l’ho amato così tanto da perdere la testa.. Lily è l’unica cosa che mi resta di lui.. Allevare una bambina da sola non è sempre facile.. Ma ce la caviamo..”

Ripensando a suo fratello e a quello che aveva lasciato, gli si stringeva un nodo in gola. In qualche modo si sentiva in colpa per quanto gli era accaduto. Se solo avesse fatto scelte diverse fin dai tempi della caduta di Landis e se solo avesse prestato più attenzione ai suoi sentimenti, forse Noah avrebbe percorso una vita diversa, alla quale lui stesso non avrebbe dovuto porre fine in quel modo.

Percependo il fragile stato d’animo dell’uomo, Muriel si sollevò dal letto, vestita solo del lenzuolo e poggiò la mano sulla sua spalla, lasciando incontrare i loro sguardi.

“Le decisioni prese da Noah riguardano solo lui e basta.. Non era un ragazzino.. tutt’altro! Se è arrivato a macchiarsi di crimini orribili dalle conseguenze inevitabili , è stato perché si è lasciato guidare dalla rabbia e il risentimento.. perdendo quasi il senno. Tu non c’entri.. ed è arrivato il momento che te ne convinci una volta e per tutte.. Io c’ho messo un po’, ma alla fine l’ho accettato..”

“… Grazie Muriel..” riuscì appena a dire.

“Posso farti una domanda.. Basch?”  chiese un po’ intimorita, lei.

Lui annuì, guardandola teneramente, in segno di rassicurazione.

“Chi è lei..?” domandò con schiettezza.

Anche se non aveva mai accennato alla presenza di nessuna donna nella sua vita, Muriel aveva compreso che dietro ai suoi tormenti c’era sicuramente una figura femminile dopotutto delle pene d’amore era ormai un’esperta.

“… Qualcuno di cui non mi è concesso nemmeno pronunciare il nome..” ammise con rammarico, senza dilungarsi troppo.

“Nessuno sta cosi in alto da non poter nemmeno essere nominato..”

“Non importa.. comunque non avrà un seguito…”

“Un amore impossibile dunque.. Ha un suono tristemente familiare..”

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Bhujerba ***


“Anne puoi portare al tavolo altri pancakes e del succo d’arancia, per favore kupò?”

“Affamati i tuoi amici, eh Nono! .. Arrivano subito.”annuì, facendo l’occhiolino, la graziosa cameriera della taverna delle Nuvole fluttuanti.

“La voracità post sbornia…” pensò tra sé seccato, il moguri.

Erano mesi ormai che Nono assisteva a quella patetica scena mattutina, dopo l’ennesima nottata brava dei suoi compagni di viaggio.

Erano tutti lì, seduti attorno ad un tavolo intenti a consumare un’abbondante colazione. Balthier aveva gli occhi gonfi e segnati dalle occhiaie, sintomo della notte insonne appena trascorsa. Anche Fran e Vaan non dovevano aver dormito molto bene, a giudicare dalle brutte cere sui loro volti. Penelo sembrava essere l’unica nota non-morta del tavolo, col suo sorriso solare e i suoi occhi celesti riposati.

La presenza di Balthier non passava mai inosservata, soprattutto in mezzo a dei pirati, come si poteva constatare dalle occhiatacce di invidia di alcuni omoni presenti e quelle sognanti delle donzelle. I suoi amici sembravano ormai essersi abituati alla situazione, tanto da non farci nemmeno più caso.

“Una combriccola di zombies,  ad eccezione della bionda..” si lasciò sfuggire in tono discreto, un giovane ragazzo bujerbese seduto al tavolo di fronte.

“Staremo facendo la cosa giusta a rivolgerci a quelli li? Non sembrano molto svegli…” lo interrogò la sorella, poco più piccola, di fianco a lui.

“La fama che li precede.. non può essere tutta una messa in scena …  …Magari vogliono solo mantenere un profilo basso, per non farsi notare troppo!” cercò di convincerla, e di convincersi, il fratello.

“Sarà…” disse poco convinta lei.
 
Intanto Vaan e il pirata erano intenti a battibeccare, come al solito.
 
“Non riesci proprio a tenere a bada il plebeo che c’è in te eh?” affermò sdegnato Balthier, mentre l’osservava mangiare goffamente.
 
“Ha parlato il signorino fuggitivo di casa Bunansa..che ieri sera si è scolato quattro bottiglie di maduj come il più esperto degli ubriaconi!”
 
“Zitto, idiota! Quante volte ti ho detto che non devi andare a sbandierare ai quattro venti la mia discendenza??” sbraitò Balthier, tirandogli un orecchio.
 
“Ahiii ahiii lasciami cretino!” urlò Vaan, mordendogli una mano, nel tentativo di difendersi.
 
“E smettetela una buona volta… siete imbarazzanti! Ci guardano tutti!” li rimproverò, una mortificata Penelo.
 
“Scusatemi per ieri sera.. Non ero in me..” irruppe improvvisamente Fran, interrompendo il litigio.
 
Era evidente che la donna non fosse molto a suo agio tra loro, dopo la performance della sera prima. Non ricordava molto di quello che era successo dopo che aveva lasciato la locanda e ancora meno del come vi aveva fatto ritorno durante la notte. Penelo le aveva accennato solo che era stato Vaan a riportarla indietro e che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, ma in cuor suo sapeva che per gentilezza le era stato sicuramente omesso qualcosa di spiacevole che doveva aver fatto o detto che, oltre a farla sentire in colpa, la metteva tremendamente a disagio.
 
“ Si, anch’io.. forse ho esagerato..” si accodò Balthier, mettendosi serio per un attimo.
 
Nonostante i fiumi di alcool, la memoria non gli si era annebbiata del tutto. Ricordava di aver lasciato la locanda con le migliori delle intenzioni, verso le due signorine che aveva portato via con sé e di cui a pensarci, non conosceva nemmeno il nome, e poi quella frase sulla bocca di Penelo: “ Fran non è ancora tornata..”.

Quelle parole avevano iniziato a martellargli in testa, rendendo sgradevole il lussurioso amplesso, terminato prima del previsto. Da gentiluomo qual’era,  aveva lasciato la stanza alle due donne ed era sgattaiolato via durante il sonno. Ricordava di aver iniziato a vagare per i corridoi della locanda in cerca della stanza di Fran. Le sue pietose condizioni avevano reso la ricerca più difficoltosa di quanto in realtà non fosse ed era terminata col più insolito degli esiti. Aveva visto Vaan tenerla in braccio dormiente, intento a bisbigliare qualcosa all’orecchio di Penelo. Non si erano accorti di lui, per fortuna. Un mix di gelosia e vergogna lo avevano attraversato in quel momento, nel vedere la sua compagna tra la braccia di un altro uomo e nel ripensare con quanto menefreghismo si era rivolto a Penelo, l’ultima volta che si erano incrociati quella sera.

Fran era tornata, dopotutto, e non certo per merito suo e questa consapevolezza lo rendeva sollevato ma spiacevolmente infastidito.
 
“Tranquilli, non è successo nulla… Vero, Vaan?”

“Mah.. Fran non ha nulla di cui scusarsi, come sempre.. Lui facesse un po’ come gli pare..”
 
“Vaan.. mi dispiace per il disturbo arrecatovi ieri.. spero di non aver detto troppe.. sciocchezze..”
 
Balthier aguzzò le orecchie: “di che diavolo stavano parlando?” pensò.
 
“Nulla di cui mi ricordi!” esclamò sorridente.
 
Mentiva, Fran lo sapeva ma preferiva far finta di nulla al momento, soprattutto adesso che Balthier aveva iniziato a inseguire insistentemente il suo sguardo in cerca di un qualche cenno di spiegazione. Lo ignorò, proseguendo a bere il suo caffè.

Intanto due ragazzini sconosciuti si erano palesati al loro tavolo.
 
“Sc-scusate…  s-siete degli aviopirati?” chiese intimidito, il ragazzo più grande.
 
“Uh? ..Certamente..! .. Perché c’è lo chiedi? Qualche problema…?” gli risposte garbatamente Penelo.
 
“M-ma.. siete proprio q-quegli.. aviopirati?.. Quelli che hanno combattuto al fianco della r-regina A-Ashelia di Dalmasca, due anni fa??!” rimarcò, attirando gli sguardi seriosi dell’intero gruppo.
 
“E’ già passato cosi tanto?” si interrogò retoricamente, Penelo.
 
“Perché ci fai perdere tempo con domande di cui conosci già le risposte, ragazzo?” incalzò severo,  Balthier.
 
“S-scusate non volevo essere maleducato.. Io sono Simon e lei è mia sorella Annabelle.. Da voci che girano per la città, abbiamo saputo di alcuni pirati noti in visita.. Cosi siamo venuti in questa taverna molto frequentata da forestieri, sperando di incrociarli..” rivelò imbarazzato il ragazzo.
                                         
“Sembra che ci abbiate trovato allora! Io sono Vaan e lei è la mia compagna Penelo, piacere di conoscervi!” disse con spontanea cordialità, il biondo.
 
“Tu sei Balthier, non è vero?” chiese d’un tratto la ragazzina.
 
“Cosa te lo fa credere, signorinella?” ribatté diffidente il pirata.
 
“Dicono che se ne vada in giro con una bellissima viera con una lunga coda argentata..” rispose, squadrando Fran da capo a piedi.
 
Balthier e Fran si scambiarono un’occhiata d’intesa, quasi a volersi sincerare l’uno delle intenzioni dell’altro.
 
“E dunque cosa avete da offrirci?” domandò diretto, l’uomo.
 
“Cosi di fretta??.. Non volete nemmeno sentire cosa abbiamo da dire?” disse sconcertato e sorpreso, il ragazzino.
 
“A me e alla mia partner interessano solo gli affari. Se siete venuti qui per fare conversazione o per avere qualche aneddoto scottante da raccontare ai vostri amichetti di cortile, potete intrattenervi con Vaan. A noi non piace essere scocciati senza una ragione  -pecuniariamente-  valida, ragazzo,” spiegò lapidario e truce Balthier.
 
“Sempre il solito con la puzza sotto il naso, eh Balthier?” lo schernì Vaan.
 
“E’ quello che distingue dei professionisti.. da un pivello come te”
 
“Beh comunque se avete ancora voglia di raccontarci la vostra storia, io vi starò ad ascoltare” affermò gentile e sorridente, Penelo rivolgendosi ai due ragazzini, in evidente difficoltà.
 
Fran non poté fare a meno di notare come la solarità di Penelo fosse sempre magnetica. Riusciva con leggerezza e dolcezza a capovolgere ogni situazione, armata solo del suo sorriso. C’era stato un tempo ormai molto lontano, in cui anche lei era stata capace di sorrisi semplici e spensierati. All’epoca sapere di essere amata da Darian era tutto ciò che le bastava per sentirsi felice.
Gli anni avevano reso poi tutto più complicato. Un brivido di nostalgia l’attraverso.

“Noi... avremmo bisogno che sconfiggiate per noi una bestia feroce..  Aghetaz.. nelle profondità delle miniere di Lushu..” spiegò finalmente, Simon.
 
“Aghetaz? Il ricercato dell’annuncio in bacheca..?” notò perplessa, Fran.
 
“Si, proprio lui.. siamo stati noi a mettere l’annuncio qualche giorno fa ma nessuno si è fatto avanti..” disse preoccupata, la ragazzina.
 
“Che strano.. eppure in questo periodo dell’anno Bhujerba brulica sempre di molti cacciatori, in vista della sagra d’inverno.. “ si domandò sarcastico Balthier,lasciando intendere di non credere alle parole di Annabelle.
 
“.. Beh… in realtà qualcuno è venuto… ma l’affare non è andato bene.. Vedete, non abbiamo molto da offrire come ricompensa..” risposte in difficoltà, lei.
 
“Mmm.. e sentiamo perché vi sta a cuore la cattura di questo ricercato?” chiese incuriosita Penelo.
 
“In realtà.. non è lui quello a cui siamo interessati..ma alla sua tana..” proseguì, il fratello.
 
“Ormai da diversi mesi si è stabilito in prossimità della discarica fognaria del quartiere sud est della città.. è un punto nevralgico per l’accumulo delle acque di scarico delle abitazioni.. e non solo..” continuò, la ragazzina.
 
“I flussi d’acqua possono trasportare piccoli tesori, a volte..”  anticipò Fran, deducendo cosa fosse accaduto ai due ragazzi.
 
“La mamma non vi ha insegnato a non giocare vicino alle griglie dei tombini, per strada?” li sfottè, Balthier.
 
“Beh.. è inutile girarci troppo intorno..” ammise con un po’ di vergogna la giovane Annabelle . “Una settimana fa, di ritorno dal Palazzo del Marchese, io e mio fratello ci siamo messi a discutere animatamente su alcune questioni.. e qualche strattone di troppo ha fatto cadere dalle sue tasche un oggetto prezioso, che vorremmo recuperaste…”

“L’oggetto è caduto nella griglia di scarico di fronte casa nostra..  Pensiamo che il flusso d’acqua che l’attraversa, l’ abbia potuto trasportare nelle fogne… Saremmo andati personalmente a recuperarlo, se non fosse per Aghetaz.. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto!” continuò agitato, Simon.
 
“Ma di cosa si tratta esattamente?” domandò curioso, Vaan.
 
“.. E’ un ovetto di cristallo colorato.. antico e raro… Un oggetto da collezione insomma..” rivelò, lei.
 
“Kupò, non avete la faccia dei collezionisti però! Deve trattarsi di qualcosa di molto costoso, a  giudicare dalla vostra descrizione, kupò!” esclamò stranito, Nono.
 
“Che ci facevate al Palazzo del Marchese? Non avete l’aria da aristocratici..” continuò ad indagare, Balthier.
 
“No, infatti l’ovetto non è nostro…. Diciamo che… era in prestito!” affermò rossa in viso, Annabelle.
 
Fran e Balthier si scambiarono un’occhiata di intesa, avevamo avuto entrambi la stessa intuizione su quella bizzarra storia. Persino Vaan e Penelo avevano iniziato ad insospettirsi.
 
“Non è come credete.. non siamo dei ladri!” si affrettò a precisare, il ragazzino. “.. Nostra madre lavora come domestica a Palazzo.. quel giorno eravamo  andati a trovarla per farle una sorpresa e con la complicità delle altre domestiche, c’eravamo nascosti nell’ultima camera che la mamma avrebbe rassettato, prima di terminare il turno di lavoro della giornata.. Volevamo sbucare all’improvviso e farle le feste, visto che il giorno prima era stato il suo compleanno e non avevamo fatto in tempo a tornare in paese per festeggiare con lei. Vedete, noi studiamo a Bons.. una cittadina a diversi chilometri da qui, dove trascorriamo buona parte dell’anno.. Sono poche le occasioni per stare in famiglia..”
 
“Stava andando tutto secondo i piani, quando casualmente abbiamo notato, nella vetrinetta dinnanzi alla nostra posizione, una dozzina di ovetti di cristallo minuziosamente disposti uno accanto all’altro.. Tutti diversi e con un’incisione sul retro che ne indicava la città di provenienza.. E’ stato in quel momento che ci siamo ricordati di quella collezione preziosa che Ondore custodiva gelosamente da molti anni, di cui la mamma ci aveva parlato nelle sue lettere. Spesso ci aveva raccontato di quanto trovasse belli quei piccoli ovetti e di come brillassero alla luce del sole.. “Un arcobaleno dentro la stanza”.. cosi li aveva definiti..” continuò, lei.
 
“ .. Mi sfugge però com’è che uno di loro vi sia finito in tasca…” chiese insolitamente severa, Penelo.
 
“Avevamo pensato di prenderne uno in prestito  per farne realizzare una copia identica, ad un nostro amico in città. Volevamo solo fare un regalo alla mamma.. che le ricordasse di quella sorpresa, nei lunghi mesi in nostra assenza… “
 
“Siamo stati sciocchi e ingenui, lo so.. ma non siamo dei ladri, dovete crederci!” implorò, Simon.
 
“Perso l’oggetto però, è andato tutto in fumo… Chi sa di questa vostra bravata?” domandò, Fran.
 
“Nessuno… ma ancora per poco.. Il marchese non se n’è ancora accorto perché è tornato a Bujerba solo da un paio di giorni mentre la mamma aveva preso qualche giorno di riposo dal lavoro per stare con noi…” spiegò, la ragazzina.
 
“Quando Ondore lo scoprirà, andrà su tutte le furie! E cosa peggiore se la prenderà con mia madre.. Lei è l’unica con l’autorizzazione ad accedere in quella camera.. Vi prego di aiutarci, vi daremo tutto ciò che abbiamo!” implorò, il fratello.
 
“Sarebbe?” li provocò sfrontato, il pirata.

“Abbiamo messo da parte dei risparmi facendo dei piccoli lavoretti in questi anni.. Saranno circa 4000..5000 mila gil.. Non è molto, ma è tutto ciò che possediamo al momento..”
 
“Beh.. il mio gilè da solo ne vale almeno 7000 mila.. La mia tariffa e quella della mia compagna si aggira almeno al doppio di quella cifra..” spiegò, fingendosi rammaricato, Balthier.
 
“Per noi invece andrà bene, vero Vaan? .. questi bravi ragazzi hanno solo bisogno di una mano..” esclamò comprensiva, una dolce Penelo.
 
“Si, certamente ragazzi! Io e Penelo ci stiamo, proveremo a riportarvi indietro l’ovetto di cristallo di Ondore, prima che se ne accorga. Lasciate perdere quello spaccone di Balthier, lui è troppo –famoso- per queste avventure di secondo piano..” lo prese in giro.
 
“Basta che poi non torniate da me a piagnucolare per il servizio scadente del biondino..!”
 
“Il vostro aiuto andrà benissimo, grazie di cuore!” esclamarono sornioni, i due ragazzini.
 
“Strano.. eravamo venuti qui per farci dare qualcosa da Ondore..e adesso saremo noi a dare qualcosa a lui.. Gli Dei ci prendono in giro..” sospirò, Fran.
 
“Potremmo entrare a Palazzo per rimettere a posto l’oggetto e approfittarne per dare un’occhiata alla libreria..” propose Vaan.
 
“Vedo che inizi a pensare da pirata..” si congratulò, la viera.
 
“Credevo che avremmo chiesto formalmente udienza col marchese.. Non credo ce la neghi, è sempre stato gentile con noi in passato” disse Penelo.
 
“Gentile è una parola ironica per definite uno che senza pensarci un attimo, c’ha offerto su un piatto d’argento agli scagnozzi di Vayne, per salvare la pelle della nipote.. Ad ogni modo, non voglio rimanere troppo tempo fermo in questa città. Fate quello che dovete ma entro un paio di giorni, io e Fran metteremo le mani sui manoscritti che cerchiamo, con o senza il vostro aiuto o quello del Marchese.”
 
“Non preoccupatevi, questa storia non arrecherà nessun danno o ritardo alla nostra missione. Pure noi vogliamo scoprire di più sulla pietra Omice!” li rassicurò, la biondina.
 

***
 
Era uscito dalla locanda per ultimo, subito dopo aver pagato il conto della locanda. Non era particolarmente entusiasta della scelta dei suoi amici di aiutare quei due, la faccenda puzzava di grane e profumava ben poco di guadagni ma agli occhi dolci e persuasivi di Penelo, non era riuscito a negare il suo aiuto. Anche Fran lo aveva abbandonato per fare scorta di frecce in armeria e non sembrava aver voglia di compagnia o forse non lo voleva semplicemente tra i piedi.  Vaan e Penelo invece erano andati nel quartiere dei minatori,  a prendere altre informazioni sul presunto ricercato indicato dai due ragazzini.

Fece qualche passo ma dovette arrestarsi alla vista della fibbia penzolante del suo mocassino di pelle nera. Si chinò per sistemarla, quando intravide delle procaci curve femminili attraversargli dinnanzi il volto.

Qualcosa di assolutamente familiare gli tornò in mente in un attimo.

Gli Dei erano dalla sua, stavolta.
 
“Dovresti cambiare il modo di camminare.. oltre all’abbigliamento, quando non vuoi essere riconosciuta, mia cara..” disse con un sorriso ammiccante verso la giovane che stava oltrepassando la strada.
 
“Solo tu potevi essere capace di una simile affermazione, Balthier..!” rispose scocciata la ragazza.
 
“Che ci fa una presenza illustre come te, a passeggio per le vie del mercato burjerbese? Nostalgia di avventure passate..?” le chiese, facendole l’occhiolino.
 
“Non nego che alle volte vorrei sentirmi libera da certe catene, come allora…” ammise rattristata, facendogli cenno con la testa di non avvicinarsi troppo a lei. Non era da sola, il cavaliere Aeron la vegliava da lontano, anch’egli camuffato con un soprabito scuro.
 
“Me ne ero accorto, stai tranquilla.. la tua guardia del corpo ha iniziato a puntarmi, ancor prima che ti rivolgessi la parola. Dev’essere un tipo apprensivo.. Mi ricorda qualcuno..” lo schernì sarcastico, ricordando come anche Basch le stesse addosso allo stesso modo, all’epoca.
 
“Fa solo il suo dovere…  Ad ogni modo sono ospite di mio zio per qualche giorno e avevo voglia di prendere una boccata d’aria..”
 
“Questioni politiche o viaggio di piacere?”
 
“Non credo che ti riguardi, mio -caro-  pirata. Tu piuttosto, che ci fa qui? Non vedo nemmeno Fran.. Sei a caccia di frivole donnacce, da aggiungere alla tua collezione, per caso?” lo provocò, sarcastica.
 
“Quello che ho avuto a Dalmasca qualche tempo fa, mi basterà per un po’..”
 
La donna divenne paonazza in viso per un attimo,cogliendo fin troppo bene il senso di quella battuta. Alzò impulsivamente il braccio come a volerlo colpire per la sua sfrontataggine ma dovette correggersi subito, ricordando della presenza di Aeron a pochi metri da lei, cosi si limitò a portare un dito davanti alla bocca, facendogli cenno di tenere la bocca chiusa.
 
“Lo so.. – come se non fosse mai successo- !” le disse facendole l’occhiolino  “il mio silenzio però potrebbe avere un prezzo..”
 
“Che diavolo dici??” sbottò, cercando di non perdere definitivamente il controllo.
 
“..Tranquilla.. è stato un omaggio, s’intende..” la prese scherzosamente in giro.
 
Ashe dovette sforzarsi di contenere la voglia di prenderlo a sberle per la sua irriverenza da dongiovanni da strapazzo, e si limitò a lanciargli un’occhiataccia di commiato e proseguire dritto per la sua strada. Il pirata però allungò il passo, affiancandola nella passeggiata.
 
“ Non fare la permalosa.. ti offro da bere, in segno di pace!”  propose con fare sincero ma furbetto.
 
Non ho sete! E comunque ho da fare… stammi bene, Balthier” provò a divincolarsi lei.
 
“Penso che ci rivedremo sai..?” disse tentando di tenere il passo, sempre più svelto della ragazza.
 
“Non credo proprio..”
 
“Spero che tuo zio sia più ferrato di te, in tema di calorosi bentornati..”
 
“Che cavolo c’entra mio zio, adesso??” esclamò innervosita, arrestando di botto il passo.
 
“Sapevo che l’avresti detto..! C’è una cosa che dovresti fare per me.. in nome dei bei vecchi tempi, mia cara..” prese a dirle, Balthier.

 
***


“Prende quelle? Ho visto che le osserva da diversi minuti…” chiese titubante il commesso dell’armeria, notando lo sguardo fisso della viera sulle frecce Artemide poste in cima ad una delle sacche del negozio.

Fran si voltò di scatto, sorpresa da quella presenza alle sue spalle. Era così assorta nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorta del ragazzo.

“N-no.. non mi serve nulla” esclamò imbarazzata, prima di correre via dall’armeria. Si sentì una sciocca, aveva vagato per più di mezz’ora per la strada, senza neanche accorgersi di dove stesse andando. Il mal di testa post-sbronza non la lasciava in pace, così come il ricordo di quello che era successo il giorno prima sulla Strahl.

L’immagine di Balthier con in braccio quel neonato continuava a turbarla. Provava sentimenti confusi e contrastanti al riguardo, le sembrava tutto così surreale e insensato. Non riusciva ancora a capire perfettamente cosa fosse accaduto ma di una cosa era certa: la leggenda della pietra Omice era realtà.  Era indubbio che avesse il potere di far viaggiare le coscienze verso lunghi e tempi lontani, quello che non le era chiaro è dove le trasportasse esattamente.  Le due visioni che aveva avuto in quei giorni erano state molto diverse tra loro: quando aveva visto lei e Balthier litigare davanti all’ingresso della giungla di Golmore, si era sentita una spettatrice completamente inerme, priva di qualsiasi potere su quanto stava accadendo. Era come se stesso osservando la vita di qualcun altro scorrerle davanti agli occhi, senza che potesse intervenire. Al contrario, quanto le era accaduto la sera precedente era stato molto diverso: non più solo la sua mente, ma anche il corpo era stato trasportato all’interno di quella strana visione. Lei era dentro quella casa, poteva interagire con gli oggetti, toccarli e probabilmente anche Balthier avrebbe potuto vederla, se non si fosse nascosta in quella camera.

“Balthier..” sospirò.

Quella fede al dito e la sua gioia nel tenere tra le braccia quel bambino, le suggeriva già quale fosse la natura del loro legame. Questa consapevolezza la sconvolgeva, lui era stato lì davanti a lei ma era come se fosse stato un altro uomo, con un’altra vita e nessun passato o presente di cui lei poteva dire di aver fatto parte.  Provava una forte tristezza a ripensarci, si era sentita come se lei non fosse mai esistita per lui.

“Aveva una moglie… un figlio… persino una domestica..” a ripensarci, le venne un risolino nervoso. Aveva una famiglia e della sua vita da pirata non c’era più traccia, eppure non poteva negare che fosse felice.. Lo conosceva troppo bene, poteva leggere le increspature del suo volto e decifrarne il senso, come fosse un libro aperto.

D’improvviso arrestò il passo, rimanendo immobile al centro della piazza celeste. Il ricordo del diario di Cid la trafisse come un fulmine a ciel sereno.

“La nipote citata nel testamento… e quel bambino…” pensò, sobbalzando. 

Forse le due cose erano collegate in qualche modo, doveva tornare alla Strahl il prima possibile.


***

 
Vuole qualcosa da bere, maestà..?” chiese Balthier con fare languido e un sorrisetto da furbetto stampato in viso, indicando la bottiglia alla sua destra.

Non sono venuta qui per bere Balthier!” esclamò stizzita Ashe, incrociando le braccia sul petto.

"Era solo per farvi bagnare la labbra, mia regina.. Non siate permalosa

“Non ho molto tempo Balthier.. dimmi perché mi hai fatto venire qui e facciamola finita in fretta! Aeron non si berrà a lungo la storia dell’incontro col vecchio amico…e ho anche delle faccende da sbrigare, più interessanti delle tue beghe da pirata

Ho pensato che la Strahl fosse il luogo migliore dove poter parlare senza essere disturbati… Sai che non amo che si sappiano in giro le mie intenzioni. Il nostro fortuito incontro mi ha aperto scenari inaspettati, riguardo ad alcune questioni che devo risolvere qui a Bhujerba

Che questioni…? E soprattutto cosa c’entro io in tutto questo?

“Vedi, mia cara, sembra che tuo zio abbia qualcosa che mi interessa e gradirei metterci le mani il prima possibile”

“Ondore? Cosa c’entra lui con i tuoi affari? Non deruberò certo mio zio, se è questo che stai cercando di chiedermi!”

Così mi offendi, mia cara… Qui non si tratta di rubare ma di fare uno scambio, per così dire..

“ E sentiamo, cosa avresti tu da offrire ad un Marchese..?”

“.. Ho sentito dire che Ondore ha una preziosa collezione di uova di cristallo, a cui è molto legato…”

“… Quella era la collezione di mia zia Eleonor, non osare nemmeno pensare di toccarla! E’ una delle poche cose di lei che gli sono rimaste, dopo la sua morte…  Il dispiacere lo ucciderebbe…”

“Commovente… ma sembra che qualcuno ci abbia già pensato.. Potrei stare qui a spiegarti chi, come e bla bla bla ma non ho tempo e voglia di farlo e credo non ne abbia nemmeno tu. Posso solo dirti che una delle sue preziose uova ha malauguratamente preso il volo e se vuoi che faccia ritorno a casa, devi darmi una mano….”

“E sentiamo cosa dovrei fare…?”


“Dovrest…. Shh!” si interruppe l’uomo, facendole cenno col dito di fare silenzio. Un rumore aveva attirato la sua attenzione, non erano più soli sulla Strahl.

Caricò la sua arma e aprì leggermente l’uscio della porta della sua cabina, cercando di individuare l’intruso.

“Fran..?!” esclamò sorpreso, vedendola venire frettolosamente su per le scale.

“Uh? Balthier… pensavo fossi con gli altri..” disse lei sorpresa di vederlo li.

L’uomo poggiò l’arma di fianco al muro e uscì dalla camera, chiudendo la porta alle sue spalle, andando incontro all’amica.

“Avevo delle cose da fare qui…” si limitò a dirle d’istinto. Non sapeva perché le stesse mentendo a dire la verità,  sentiva solo imbarazzo all’idea che Fran potesse vedere che c’era Ashe nella sua cabina, dopo quanto era accaduto qualche giorno prima a Rabanastre.
 
Capisco… Senti c’è qualcosa che dovrei dirti, riguardo a quello che è successo ieri…” disse, mordendosi nervosamente il labbro.

… Lascia perdere, la storia della gara non ha più nessuna importanza… E’ andata così” cercò di rassicurarla lui.

“Non è solo questo.. ci sono delle cose di cui dobbiamo discutere…” insistette lei.

“Non possiamo parlarne più tardi..? Ora proprio non…”

“Hey va tutto bene lì?
” disse Ashe, sbucando d’improvviso da dietro la porta e lasciando l’uomo pietrificato.

“Ashe…. Tu qui…” si limitò a constatare la viera, cercando a fatica di non fare trasparire nessuna emozione.

“Ciao Fran! Non sapevo che ci fossi anche tu…

“Ehm… Io e Ashe.. stavamo..” balbettò l’uomo, cercando inutilmente di giustificarsi. Il suo evidente imbarazzo non lasciava molto spazio ai dubbi di Fran su quanto stesse accadendo prima  in sua assenza.

Non c’è nessun problema…  Potete continuare pure a fare quello che stavate facendo, prendo una cosa dalla mia cabina e tolgo il disturbo!” esclamò fingendosi indifferente.

“Non è come pensi..” disse Balthier, afferrandole d’istinto un braccio. Uno strattone seccato della donna, gli fece mollare la presa e lo fulminò con lo sguardo. 

Non preoccuparti, sei un uomo libero dopotutto. Buona giornata, Balthier” si limitò a dirgli, lanciandogli un’occhiata gelida. L’uomo fu incapace di replicare mentre Ashe osservava la scena sbigottita, senza sapere come intervenire. Fran non se ne curò e proseguì verso la sua cabina.

Quando la raggiunse, lo stupore fu tanto scoprendo che il diario non era più sul tavolo dove l’aveva lasciato. Non poteva averlo perso.


***
 
 “Ah zio… posso farti una richiesta un po’ indiscreta?” osò domandare, imbarazzata.

“Tutto quello che vuoi, cara nipote..”  la rasserenò, lui.

“… Potrei alloggiare nella camera della zia Eleonor, in questi giorni di permanenza a Palazzo..? So che non fai mai entrare nessuno in quella stanza .. ma proprio stamattina ripensavo che tra un mese esatto saranno 13 anni che lei non c’è più.. Mi manca cosi tanto ..Stare tra le sue cose.. sarebbe un po’ come averla di nuovo vicina..”
 
Ondore sospirò con profonda commozione nel sentire Ashe nominare la sua ormai defunta moglie. Erano passati tanti anni ma la ferita nel suo cuore sembrava non volersi più rimarginare. Un incidente sul chocobo,  l’aveva sottratta per sempre dalle sue braccia. Da quel giorno non era più riuscito a dormire nella stanza nuziale che per tanto tempo avevano condiviso insieme, finchè non aveva preso la decisione definitiva di tenerla chiusa a chiave, nel tentativo vano di tenere a distanza quei ricordi che gli facevano ancora troppo male. La stanza di Eleonor era ormai divenuta un vero e proprio museo dei ricordi, con tutti i suoi oggetti ancora sparsi in giro, come li aveva lasciati via quella stessa mattina dalla quale non aveva fatto più ritorno. Non concedeva a nessuno di entrarvi, se non alla sua domestica, per permetterle di pulire di tanto in tanto.

La richiesta di Ashe lo lasciò interdetto e turbato ma comprendeva il suo bisogno di sentire in qualche modo vicina la zia, soprattutto in un momento delicato come quello che stava passando adesso che era divenuta regina e che da sola doveva sobbarcarsi il peso della responsabilità di un intero regno. Lei ed Eleonor erano state molto unite, durante la sua infanzia.

Sapeva di non poterglielo negare, non a lei.
 
“Ti capisco.. manca tanto anche a me.. ogni singolo giorno, a dire il vero..” ammise, rattristato.
 
“Scusami zio, non volevo farti tornare in mente ricordi spiacevoli.. Forse non avrei dovuto.. perdonami” provò a tirarsi indietro.
 
"Al diavolo Balthier..! Come mi è saltato in mente di osare tanto.."  penso tra se, vergognandosi per aver tentato di usare il triste ricordo dell’amata zia per tramare alle spalle di Ondore.
 
“Non devi scusarti di nulla.. Ti chiedo solo di aspettare fino a domani per trasferirti li. La mia fedele domestica Tanya riprenderà servizio a Palazzo domani all’alba e le chiederò di cambiare le lenzuola e aprire le finestre, in modo da rendere confortevole la tua permanenza” disse dolcemente, rassicurandola.

“No, davvero.. se non te la senti, non devi..”
 
“E’ già deciso… Lei sarebbe stata felice.. di avere accanto la sua piccola Ashelia..”
 
Per un attimo le tornò in mente il viso di Eleonor  quando dopo essersi per l’ennesima volta sbucciata le ginocchia cadendo per terra, correva da lei che le asciugava le lacrime facendole il sorriso più dolce del mondo e le diceva di essere coraggiosa mentre le passava il disinfettante sulla ferita. Le si lucidarono improvvisamente gli occhi, a ripensarci. Ondore se ne accorse ma non disse nulla, si limitò a sorriderle delicatamente.
 
“Ora vai a riposarti, mia cara. Domani sarà una lunga giornata” le raccomandò, dandole un bacio sulla fronte, prima di dileguarsi.
 
Adesso si sentiva ufficialmente un verme.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=792957