Don't cry

di Mellorine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -1- ***
Capitolo 2: *** -2- ***
Capitolo 3: *** -3- ***
Capitolo 4: *** -4- ***
Capitolo 5: *** -5- ***
Capitolo 6: *** -6- ***
Capitolo 7: *** -7- ***
Capitolo 8: *** Extra - Deku - ***



Capitolo 1
*** -1- ***


Un altro giorno di normale routine per gli eroi più amati al mondo: erano le sette del mattino e stavano già svolazzando sui tetti all'inseguimento di un gruppo di villains con evidenti problemi d'insonnia, che culo.
Non che Katsuki se ne lamentasse, era ciò che aveva sempre desiderato fare nella vita e si era fatto il culo per raggiungere tutto questo. D'accordo, il titolo di numero due non era esattamente dove voleva arrivare, l'eroe numero uno era diventato quel cosetto troppo euforico che stava correndo al proprio fianco… ma ehy, non era più un ragazzino, l'aveva superata.
La cosa non lo toccava, davvero. Non gli faceva rabbia.
Magari solo qualche volta quando Deku osava fare qualche battutina.
O quando qualche giornalista troppo coraggioso gli chiedeva stronzate tipo "com'è stare con l'eroe numero uno?" ma lì aveva tutto il diritto di sbraitare contro le telecamere, no?
Ma anche Deku aveva sputato sangue per arrivare lì, e ormai Katsuki lo rispettava per questo.
Magari qualche volta l'altro finiva chiuso fuori il terrazzo del loro attico dopo aveva tirato la questione in ballo, ma a quale coppia non capitava? Erano battibecchi che si risolvevano nel giro di qualche ora. Che Deku passava chiuso fuori.
A parte quello, la vita di Katsuki filava una meraviglia. Anzi, la loro vita filava una meraviglia.
Con gli anni avevano imparato a collaborare dentro e fuori le mura domestiche e, diventati gli eroi più forti, salvavano persone e sconfiggevano villains ogni giorno come avevano sempre desiderato fin da bambini.
Era l'avverarsi di un sogno, nulla che gli facesse pesare il fatto di dover lasciare la colazione a metà sul letto e scappare fuori per un'emergenza.
Se non fosse che quello non era affatto un giorno di normale routine, per loro due.
Era il loro anniversario e sarebbe stato impossibile dimenticarlo, dato che Deku lo aveva assillato PER SETTIMANE per ricordarglielo. Prima era partito lanciandogli degli indizi, come faceva sempre, poi con l'avvicinarsi dell'evento era passato alla fase euforica e diretta tartassandolo di "Kacchan, dopodomani è il nostro anniversario!", "Kacchan, domani è il nostro anniversario!", "Kacchan, tra poche ore è il nostro anniversario!"…. LO SAPEVAAAA!!! LO SAPEVA, CAZZOOO!!! CHE BISOGNO C'ERA DI ASSILLARLO!?!?!?!?
E poi QUANDO gli aveva dato dimostrazione di dimenticare i loro giorni importanti!? Li ricordava TUTTI, anche se avevano decisamente TROPPI anniversari!
Tutta colpa di Deku che non sapeva decidersi su quale giorno sancisse il vero e proprio inizio della loro relazione e li considerava tutti importanti. Avevano l'anniversario del loro primo bacio, il primo anno di liceo quando Katsuki ancora non ammetteva nemmeno di sopportarlo. poi c'era l'anniversario di quando Katsuki aveva appunto ammesso la loro relazione, ed erano ormai all'ultimo anno. L'anniversario del loro primo appuntamento, poi ancora quello della loro convivenza, ed anche quello era incerto...
Un anno dopo il diploma Katsuki era riuscito a comprarsi una casa tutta per sé e, nel giro di un altro anno, si era ritrovato Deku a viverci dentro insieme a lui, senza nemmeno capire come, quando e perché.
Da allora vivevano insieme ed erano passati cinque anni. Cinque anni dalla convivenza, qualcuno in più da quando stavano insieme, qualche altro ancora da qualche altro cazzo di anniversario… AAAAAH- ERANO TROPPI!
Però li ricordava tutti, TUTTI.
Anche se non era tipo da smancerie e non si metteva a squittire "auguri, Kacchan! Ti amo!" a mezzanotte come faceva Deku, non mancava mai di fare qualcosa per lui ogni anno. Gli mollava dei fiori sul comodino o gli lanciava un regalo addosso, oppure lo portava da qualche parte a fare qualsiasi cosa l'altro volesse fare in quel periodo. Non aveva dimenticato quindi che quel giorno fosse l'anniversario del loro primo appuntamento ufficiale da fidanzati e si era alzato presto per preparare una colazione coi fiocchi.
Aveva portato il vassoio con la colazione a letto, come in realtà faceva spesso, aveva svegliato quel poltrone del loro mitico Numero Uno e gli aveva dato il buongiorno infilandogli in bocca uno dei suoi biscotti preferiti.
Deku aveva reagito come suo solito, ossia guardandolo come se avesse visto una mucca gigante scendere dal cielo e mettendosi a strillare su quanto fosse felice ed emozionato… MA CHE AVEVA ANCORA DA SORPRENDERSI TANTO,EH!!?!?!? Erano anni che faceva certe cose per lui, che cazzo!
Non era mica ancora il ragazzino isterico e represso dei tempi della scuola!? Era un uomo ormai, oh. si stava assumendo tutte le proprie responsabilità. 
Ma Deku continuava a sorprendersi ogni volta come se fosse il primo giorno che passavano insieme…
Bhè, d'altro canto come non capirlo? Stava col sottoscritto, che era il fidanzato migliore del mondo, era il minimo.
Ma nemmeno il tempo di iniziare a far colazione, ed ecco che il cercapersone di Deku si era fatto sentire prepotentemente dal comodino. Poi il cellulare di Katsuki aveva squillato,  una chiamata dalla sua agenzia… e dieci minuti dopo erano fuori casa a correre a risolvere l'emergenza del giorno.
"Ci rifaremo stasera, Kacchan…  Ho una sorpresa per te!" Deku aveva pensato di doverlo rassicurare prima di uscire, e lo aveva abbracciato da dietro mentre Katsuki si infilava gli stivali, sporgendosi da sopra la sua spalla per dargli un tenero bacio sul volto.
Katsuki conosceva fin troppo bene il suo compagno di una vita, sapeva che fosse Deku quello dei due ad esserci rimasto più male per aver dovuto lasciare la colazione a metà. Quel piccolo smielato impazziva per quelle occasioni imbarazzanti, amava essere un eroe più di chiunque altro al mondo ma di sicuro in quel momento avrebbe preferito restare a letto a fare i fidanzatini, solo per una mattina.
E lui naturalmente gli avrebbe fatto volentieri compagnia.
Così aveva annuito con un grugnito dei suoi,  poco capace con le parole come al solito, mentre si voltava a  baciare quel faccino imbronciato, come qualsiasi coppia normale prima di uscire di casa la mattina. Deku lo aveva sempre detto che ci sapeva fare meglio coi gesti.
Gli aveva sistemato la mascherina della sua tenuta da eroe,  uno dei tanti gesti di premura che venivano istintivi dopo anni di convivenza, avevano controllato di aver preso le chiavi di casa, ed erano usciti.
Purtroppo non si sarebbero mai rifatti del tempo perduto quella mattina.
 
Non ricordava quando lo aveva perso di vista.
Sapeva solo che un attimo prima aveva fatto esplodere un villain che stava per colpire Deku alle spalle, già impegnato con altri due di quei maledettissimi dannati che avevano rincorso per ore.
Lo aveva raggiunto, avevano combattuto spalla a spalla come ormai capitava molto più spesso di quanto avrebbe voluto ammettere, finché a un certo punto si era voltato e l'altro non c'era più.
Katsuki se ne era accorto quando aveva evitato il colpo di un villain che sputava dei cazzo di siluri in miniatura, e per poco non lo aveva colpito dove avrebbe dovuto trovarsi Deku a guardargli le spalle.
Dove cazzo era finito!?
"Deku!?" niente di poi così diverso dal solito, la voce di Katsuki era al massimo seccata dalla scelta dell'altro di andarsene per conto suo senza prima avvisarlo di averlo lasciato solo, circondato da dei cazzo di villains spara-cose. Niente panico, perché mai avrebbe dovuto? Non era nulla che non potesse affrontare da solo e non dubitava che -ovunque fosse- anche Deku se la sarebbe cavata bene da solo. Erano i due eroi migliori del mondo, mica merdine a caso. Si stava dando comunque un'occhiata in giro per pragmatismo, perché trovarlo e riunirsi sarebbe stato più comodo, tutto qui.
 
"DEKU!?" iniziava ad essere un problema. Quel semplice imprevisto stava andando per le lunghe, Katsuki si stava ormai asciugando dalla fronte il sudore del duro lavoro, mentre intorno a sé gli eroi di supporto della sua agenzia immobilizzavano i villains che aveva messo fuori gioco.
Si erano spinti così lontano ad inseguire quei bastardi che non aveva nemmeno idea di dove diavolo fosse, una periferia del cavolo così sperduta che intorno a sé vedeva solo vecchi depositi abbandonati e stradoni deserti.
Aveva appena abbattuto l'ultimo villain, intorno a sé regnava il caos che seguiva sempre uno scontro tra eroi e villains anche se caratterizzato dall'atmosfera di calma che regnava quando era un eroe a vincere. Nel caso di Katsuki, ovviamente, sempre.
Eppure di Deku ancora non c'era traccia. Non era più intervenuto ad aiutarlo,  non era nemmeno riapparso con un branco di villain devastati al seguito, come aveva immaginato, adesso che era tutto. Era completamente sparito… quel cretino si era perso!?
Dentro di sé, nonostante far finta di niente ed arrabbiarsi sarebbe stato molto più semplice, sapeva la risposta: no.
Deku non era stupido e non si sarebbe mai sottratto ad una battaglia, qualcosa doveva averlo attirato lontano… e lo stava trattenendo ancora.
non aveva ancora ripreso fiato per la lotta ma le gambe di Katsuki avevano iniziato a muoversi da sole, a correre lontano dalle volanti della polizia che cominciavano ad arrivare per andare invece verso gli angoli più remoti di quel luogo sperduto.
Doveva trovarlo.
 
"DEKU!!!" lo aveva trovato, e stavolta non c'era niente che Katsuki potesse fare per trattenere la paura evidente nella sua voce graffiata preoccupazione, dall'orrore per la scena che gli si parava davanti.
Al centro di un cratere nell'asfalto -che non doveva esserci prima dello scontro-  si trovava Deku, accasciato per terra da solo, senza nessun villain che lo tenesse sotto tiro.
La sua tenuta era intatta, come se non avesse subito ferite, ma stava visibilmente soffrendo. si teneva la testa tra le mani, aveva il volto contratto in una smorfia di dolore come se gli stesse per esplodere, tremava tutto come una foglia e perdeva sangue dal naso e dalle orecchie.
Se fosse stato ancora in grado di ragionare come suo solito, Katsuki si sarebbe guardato intorno alla ricerca del villain che aveva fatto tutto questo, si sarebbe preoccupato del fatto che fosse ancora a piede libero e quella poteva essere una trappola….
Ma al momento non gliene fregava un cazzo, Deku aveva bisogno di lui.
"Kacchan… s-sta lontano!"  appena lo aveva visto, l'espressione dell'altro si era trasformata in una maschera atterrita. Deku stava provando ad avvertirlo di restare lontano, questo avrebbe dovuto insospettirlo ed aiutarlo a riaccendere il cervello, ma a Katsuki continuava a non fregare nulla della ragione e le sue gambe continuavano a correre incontro al compagno.
"N-no… Devi andare…"
"Sta zitto, vieni qui."
Il panico crescente nella voce di Deku non aveva fermato Katsuki, ormai inginocchiato al suo fianco.
Anche se le mani erano corse ad afferrarlo con urgenza per le spalle, lo stava reggendo con un'istintiva premura, l'accortezza di chi aveva tra le braccia qualcosa di fragile, ma Deku si stava dimenando nella sua presa come se gli stesse facendo del male.
"Lasciami!"
"Smettila di dire stronzate! Dobbiamo andare!"
Deku  era pallido come non lo aveva mai visto, qualunque cosa gli stesse succedendo doveva portarlo via di lì il prima possibile e metterlo nelle cure di Recovery Girl.
Le sue mani erano debolissime mentre tentavano di allontanarlo, ma la determinazione con cui gliele spingeva con scarso successo contro il petto stava facendo tremare le braccia di Katsuki, come se dover contrastare quella flebile protesta gli richiedesse una grande fatica.
Non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi un giorno a lottare contro Deku per non farlo fuggire dalle proprie braccia, figuriamoci se avrebbe mai previsto ciò che stava per accadere.
Un pugno di Deku dato con l'intenzione di colpire veramente era devastante anche al minimo della forza, e il One for All al momento non sembrava risentire  affatto delle condizioni dell'altro.
Katsuki non lo aveva visto arrivare, piantarsi nel proprio stomaco e farlo volare all'indietro per qualche metro, facendolo atterrare sull'asfalto con un duro colpo.
Non avrebbe mai potuto prevederlo, non da Deku.
I suoi riflessi allenati da tante battaglie avrebbero di certo captato l'arrivo di un nemico da qualsiasi angolo alle sue spalle, ma essere pronto a difendersi dal ragazzo che fino ad un attimo prima teneva tra le braccia… Era una cosa inconcepibile.
Eppure eccolo lì a sputare sangue, a rimettersi in piedi a fatica mentre il suo corpo implorava pietà.
Non aveva riportato ferite gravi durante lo scontro con tutti quei villains, ne era uscito con qualche graffio e un po' di stanchezza, ma quel solo colpo che non aveva potuto attutire in alcun modo aveva rischiato di metterlo fuori gioco.
"Deku!?" non c'era rabbia nella sua voce, non c'era un cenno di paura di un tradimento, qualcosa di semplicemente impossibile. C'era solo sgomento, la confusione più totale di qualcuno che non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo, e l'ansia di star perdendo tempo in una lotta che non capiva quando l'altro aveva bisogno di aiuto immediato.
"Che cazzo stai-" se anche fosse riuscito a chiedere spiegazioni, prima che il fiato gli morisse in gola, non ne avrebbe avuto più bisogno.
La scena che gli stava di fronte parlava chiaramente da sola.
Lacrime di sangue rigavano le guance pallide di Deku, il suo volto aveva un'aria ancora più malsana eppure adesso si teneva perfettamente in piedi da solo, come se si fosse ripreso del tutto in un attimo.
I suoi grandi occhi verdi che gli avevano sempre fatto perdere la testa erano spariti, a fissarlo c'erano due abissi rossi… occhi rosso scuro che lo guardavano con disprezzo, come se Katsuki fosse la causa di ogni male sulla Terra.
Quello non era Deku.

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Capitolo 2
*** -2- ***


"Chi diavolo sei!? DOV'E' DEKU!?" Katsuki gridò con la voce distorta nel ringhio di una bestia inferocita, capace di azzannare alla gola per uccidere. Gli eroi non dovevano ragionare così, gli eroi non agivano per motivi personali, ma in quel momento avrebbe mandato a fanculo il mondo per riavere indietro Deku.
Che fine aveva fatto!? Quello lì era un villain che aveva preso il suo aspetto? Non sarebbe stata la prima volta che si vedeva un quirk del genere.
Chiunque fosse colui che aveva di fronte, dal canto suo, non si scompose affatto.
"Non mi riconosci, Kacchan~? Dopo tutto il tempo passato insieme…" Deku gli rispose con voce ferma, tranquilla, fredda.
Teneva il viso inclinato da un lato come a voler ostentare un'aria confusa, il volto corrucciato in un finto broncio offeso che lo faceva somigliare ad un bambino capriccioso. Aveva pronunciato il nomignolo con cui lo chiamava fin dall'infanzia con un tono tagliente, che Katsuki non aveva mai sentito prima d'ora.
Sembrava in tutto e per tutto un'altra persona, rispetto a quella che stava agonizzando tra le sue braccia fino ad un attimo prima.
Decisamente, quello non era Deku.
"CHE CAZZO HAI FATTO A DEKU!?" Katsuki cominciò a muoversi incontro a quell'usurpatore, come se il dolore per il colpo appena incassato non fosse niente rispetto alla rabbia e la paura che gli stavano dando la forza. Anzi fu quel dolore, che ancora gli rendeva difficile respirare, ad avergli insinuato il dubbio:
Era possibile replicare così perfettamente perfino un quirk come One for All?
Quello era stato un colpo di Deku, non c'erano dubbi…
"Hai paura di ammettere quello che mi hai fatto tu, Kacchan? Tutto quello che ho dovuto sopportare... forse sei tu ad avermi reso così, forse non vedevo l'ora di ucciderti già da un pezzo! Non ci hai pensato~?"
Deku gli rivolse un sorrisetto di scherno che il suo volto non aveva mai conosciuto prima d'ora. Un ghigno che gli distorceva il viso in un'espressione crudele, non da lui.
Aveva parlato col chiaro intento di ferirlo ad ogni parola,  tutto di lui diceva che non poteva essere Deku.
"Sono stanco di tutto questo, sono stanco di sopportarti. Hai sempre pensato che ti prendessi in giro, vero? Bhè, avevi ragione! Anni ed anni di sforzi e per cosa!? Per essere sempre sminuito da te? E pensavi anche che potessi amarti, nonostante tutto! Sveglia, mio grande eroe! Ho sempre agognato il giorno in cui ti avrei fatto fuori con le mie mani!"  Continuò. E più quella brutta copia di Deku parlava, ridendo con aria folle, più le gambe di Katsuki riacquisivano fermezza.
Non aveva più dubbi, non aveva motivo per tentennare. Più ascoltava le stronzate che aveva da dire quel tipo e più perdeva tempo che avrebbe dovuto usare per recuperare il compagno, ovunque fosse.
Doveva fargli sputare fuori qualcosa di utile il prima possibile.
"BASTA STRONZATE! DOV'E' DEKU!?" Uno scatto deciso, e Katsuki raggiunse quell'impostore, le braccia tese già pronte ad afferrarlo per la gola. Ormai tremava, ma di rabbia.
Ma le sue mani si ritrovarono ad agguantare il vuoto.
"Deku, Deku… Ti sarai sentito soddisfatto quando l'ho scelto come nome, vero? Pensi che lo abbia fatto per affetto verso il modo in cui mi hai denigrato per tutta la vita? L'ho scelto solo per schiaffarti in faccia che non me ne frega niente di quello che pensi! E ancora non te ne sei reso conto, sei sempre stato così egocentrico!" Deku atterrò ad un metro da lui, ricoperto dalle scariche verdi del full cowl.
"Ma ti devo ringraziare, Katsuki. Tutto quello che mi hai fatto mi ha reso più forte, ed ora che ho aperto gli occhi eliminerò tutti gli eroi come te!" rise, sicuramente non aspettandosi che Katsuki avrebbe riso con lui.
Perfino in quella situazione, infatti, sul volto di Katsuki spuntò un sorriso che era un misto di scherno e divertimento.
Quella cazzata era stata davvero troppo.  Quel villain era convinto di fregarlo in questo modo? Faceva ridere!
In quel momento Katsuki fu sicuro di non aver bisogno di ulteriori conferme.
Deku non avrebbe mai detto cazzate simili, non si sarebbe mai lasciato abbattere da nulla. Lo aveva visto farsi il culo per tutta la vita contro tutto e tutti, continuare a non arrendersi quando la vita gli aveva dato davvero solo merda. Figuriamoci ora, per questioni appartenenti ormai ad un'altra vita!
Quel villain aveva sbagliato completamente strategia, Katsuki non avrebbe potuto sentirsi più sicuro di ciò che il compagno provava per lui.
"Non dire stronzate, Deku non è così debole. Non gli andrebbe la testa a puttane per così poco! ORA LEVATI DI MEZZO!" stavolta scattò all'attacco senza più freni, le mani bollenti già cariche.
Deku si mise subito in posizione d'attacco, chiaramente pronto a contraccambiare, sicuramente più pronto di lui a ferire.
E così aveva provato ad attaccarlo con l'intenzione di colpirlo, un lungo e logorante scontro di rincorse e schivate che avevano reso ancora più difficile mandare a segno un colpo. Ci aveva provato per davvero, cazzo, ne era convinto…
Ma non era riuscito a fare niente.
I suoi movimenti erano stati lenti e sconnessi, inefficienti come non lo erano mai stati nemmeno quando ancora doveva imparare a controllare il suo quirk.
C'erano troppe cose a rallentarlo, nonostante non se ne fosse reso conto.
I dubbi erano tornati ad ogni attacco e schivata di Deku, all'utilizzo abituale ed esperto che aveva fatto del suo quirk…
Il volto di Deku era ancora stravolto da quel ghigno irriconoscibile, ma il suo corpo si muoveva in automatico coi soliti movimenti veloci e fluidi che Katsuki era abituato a vedere.
Sembrava un momento qualsiasi degli allenamenti che facevano tra loro, divertendosi ad attaccare e schivare, mostrarsi nuove mosse ed affinare il loro stile di combattimento senza mai colpirsi veramente.
In un giorno qualsiasi, sarebbero finiti per terra uno addosso all'altro ed uno dei due avrebbe messo fine al combattimento per primo con un bacio, per passare ad attività più piacevoli...
Ma il Deku che gli stava di fronte ora lo stava guardando con occhi rossi colmi d'odio, Katsuki non poteva abbassare la guardia.
L'unica cosa in comune coi loro giorni felici, adesso,  era la sua incapacità di colpirlo.
Ci aveva provato, davvero, ne era convinto. Ma nella pratica non era riuscito ad attaccarlo veramente, questo era il motivo per cui già da tempo ormai non sapevano più chi fosse realmente il più forte di due. Avevano smesso di provare a combattere seriamente ormai da tempo, probabilmente da quando il faccino assonnato di Deku era diventato la prima cosa che Katsuki si era abituato a vedere ogni mattina al suo risveglio.
Forse era per questo che infine si era ritrovato sotto un cumulo di macerie sulla schiena, grondante di sangue e con ogni parte del corpo schiacciata dal dolore per tutti i calci che aveva incassato dall'altro.
Sapeva di non essere riuscito a fare altrettanto.  
Infatti Deku stava avanzando verso di lui a passo calmo, il sorrisetto di scherno ancora stampato in volto, completamente intatto se non per i vestiti appena bruciacchiati dai colpi che Katsuki era riuscito a ricambiare.
Quel dubbio si era ormai trasformato in una realtà: Poteva una copia imitare così bene ogni movimento di Deku?
Il potere di One for All che aveva sentito addosso, quello stramaledetto potere che gli stava rendendo difficile respirare, era reale. Non poteva essere una copia, non poteva essere qualcuno che provava ad imitare la forza dell'eroe numero uno…
"… Deku…" sussurrò Katsuki, la voce schiacciata dal peso della realizzazione. Non provava più rabbia, solo angoscia.
Deku avanzò verso di lui , pronto a colpirlo, e stavolta Katsuki non poteva fare niente per evitarlo. Ormai sapeva chi aveva di fronte.
"Che cosa ti hanno fatto…" lo guardò con gli occhi pieni di rammarico, colmi di domande che sarebbero rimaste irrisolte. Dov'era il bastardo col quirk che gli aveva fottuto il cervello? Avrebbe potuto evitarlo, se fosse andato a cercarlo prima? Era colpa sua…?
Deku non gli diede il tempo di pensare, figuriamoci una risposta.  Degnandolo solo del suo sguardo sprezzante, gli schiacciò la testa sotto un piede premendogli la faccia contro il terreno polveroso, non con l'intento di ferirlo ma solo di umiliarlo.
Katsuki non avrebbe mai saputo che cosa gli sarebbe successo in quel momento, se non fosse intervenuto un pezzo di macerie che costrinse Deku ad  allontanarsi con un salto all'indietro.
"OOOIII!!! Ma- Midoriya!? Bakugou!? Che state combinando!?" la voce sorpresa di Kirishima squarciò il silenzio surreale che era caduto tra di loro. L'eroe intervenuto in loro supporto era chiaramente confuso per aver dovuto lanciare un masso contro uno dei suoi amici, per difendere l'altro amico.
Gli si leggeva sulla faccia sbigottita che aveva reagito d'istinto per  aiutare Katsuki e si era accorto solo dopo che quello che aveva appena rischiato di colpire fosse proprio Deku. 
"Tsk. Che seccatura." Deku passò lo sguardo dall'uno all'altro con aria annoiata, come se stesse decidendo chi eliminare per primo. Aveva l'aria di un bambino viziato parecchio annoiato perché era stato disturbato nel bel mezzo di un giorno, un altro atteggiamento decisamente non da lui.
Ma ormai Katsuki sapeva che, anche se gli avevano mandato il cervello a puttane, quello fosse ancora il suo compagno.
Piantò le mani nel terreno e cominciò a farsi leva per sollevarsi dal cumulo di macerie, ignorando gli schiamazzi di Kirishima in cerca di spiegazioni e lo sguardo feroce di Deku addosso, che infine aveva scelto di concentrarsi su di lui.
Ma prima che potesse liberarsi dai macigni che gli gravavano addosso  irruppe un secondo intruso, stavolta alle spalle di Deku.
Era come apparso dal nulla, tanto che Katsuki sussultò preso alla sprovvista. Una figura alta ed imponente, completamente ammantata di nero. Sembrava un uomo dalle spalle larghe ricoperto di stracci scuri da capo a piedi, o forse era solo il mantello che turbinava nell'aria nonostante non ci fosse un filo di vento a dare quell'impressione.
Una cosa era sicura: Era pericoloso.
Katsuki aprì la bocca per l'istinto di gridare ed avvertire Deku, come se la sua priorità fosse ancora difenderlo nonostante fosse lui quello nella posizione peggiore.
Ma non vece in tempo, che qualsiasi suono sarebbe stato coperto dalla voce profonda ed agghiacciante di quel villain, che risuonò nell'aria come se fosse ampliata.
"Vieni, Deku. Stiamo andando." Il villain pronunciò il nome da eroe di Izuku come se provasse particolare piacere nell'avere un eroe sotto il suo comando.
"Ma-" Deku provò a protestare, ma si interruppe senza nemmeno concludere ciò che stava dicendo. Katsuki lo vide cambiare espressione in un attimo, gli occhi diventare vuoti e spenti, il volto distendersi in un'aria impassibile.
"I piani per oggi sono conclusi. Il resto verrà portato a termine a suo tempo." Si spiegò il villain, nonostante Deku non sembrasse più realmente capace di ascoltarlo.
Katsuki capì che non ci fosse più tempo da perdere.
"KIRISHIMA! PRENDI DEKU E PORTALO VIA!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola. In un movimento repentino che gli costò uno strappo doloroso, si voltò sotto le macerie e fece esplodere le travi che gli bloccavano le gambe.
Si rimise in piedi mosso solo dalla forza di volontà, doveva avere un po' di ossa rotte, ma grazie al proprio equipaggiamento si lanciò lo stesso in aria all'attacco di quel bastardo.
Scostò lo sguardo dal bersaglio giusto il tempo di accertarsi di vedere Kirishima che correva verso Deku, ma gli fu fatale.
Quando puntò di nuovo gli occhi davanti a sé, alla ricerca del suo obiettivo, il villain era sparito.
"DEKU!!!" Katsuki si voltò subito verso il compagno, assalito da un terribile sospetto.
Ed infatti il villain era già alle spalle di Deku e Kirishima non aveva ancora fatto in tempo a raggiungerlo.
Con un movimento agile del braccio, il villain avvolse Deku sotto il suo mantello ed entrambi sparirono nel nulla, come se fosse un giochetto del cazzo di uno spettacolo di magia di dubbio gusto.
Ma quell'incubo era tutto vero.
"DEKUUUU!!!!" gridò fino a sentirsi graffiare la gola, ma ormai non sarebbe servito più a niente.
Deku gli era stato portato via.
 
Qualche ora dopo, Katsuki si trovava nella sede della sua agenzia.
Aveva vaghi ricordi di come ci fosse arrivato. Ricordava la pressione delle braccia di Kirishima addosso che non lo avevano lasciato andare per molto tempo, prima per trattenerlo poi per sostenerlo.
Ricordava di aver sbraitato contro soccorsi e giornalisti di levarsi dal cazzo, che non aveva tempo per farsi curare figuriamoci per lasciare stramaledette interviste.
Non ricordava nemmeno i bisbigli che si erano alzati intorno a lui, non gli erano arrivati alle orecchie.
Anche in quel momento, mentre sedeva ad un tavolo pieno degli eroi migliori di quel tempo, stava ascoltando a stento ciò che ognuno aveva da dire.
Tutto intorno a sé era come ovattato, le voci delle persone gli suonavano come suoni confusi, aveva appena coscienza dell'infermiera seduta al suo fianco che stava faticando contro la posizione scomoda per bendargli il torace.
Non ne aveva voluto sapere di essere portato all'ospedale o nell'infermeria che avevano nell'edificio.
"NON C'E' TEMPO PER QUESTE STRONZATE!" aveva gridato, rischiando di strozzare chiunque si fosse messo ad insistere per convincerlo. Non ricordava chi, probabilmente sempre Kirishima.
Non aveva perso tempo nemmeno a cambiarsi, era rimasto nella sua divisa da eroe pronto a partire in azione appena avesse ottenuto uno straccio di indizio su dove iniziare a cercare quel figlio di puttana e Deku.
Qualcuno aveva implorato Recovery Girl di caricarsi su un taxi ed andare in loro aiuto, la vecchietta era venuta a fare il suo lavoro ma nemmeno lei era riuscita a mettere Katsuki a riposo.
Stavolta non sarebbero bastati nemmeno i sonniferi per un elefante ad abbatterlo.
Così adesso sedeva ad un tavolo colmo di tutti gli eroi che avevano risposto all'emergenza. C'erano praticamente tutti i vecchi compagni di Katsuki ed Izuku, più qualche eroe di vecchia data.
Naturalmente, se l'eroe numero uno era in difficoltà i colleghi rispondevano.
Qualcuno gli aveva tolto le granate dalle braccia per rendere le cose più facili all'infermiera in panico,  di questo era sicuro che fosse stato Kirishima perché nessun'altro avrebbe osato mettergli una mano addosso in quel momento.
Stavano discutendo. Avevano riunito le loro reti d'informazioni per ricostruire i fatti e risalire al villain che aveva portato via Deku. Erano in attesa degli esiti degli interrogatori in corso ai villains che aveva catturato Katsuki, e intanto intorno a lui si parlava solo di modi e modi in cui perdere ancora altro cazzo di tempo.
Non avevano capito niente.
Appena fosse saltata fuori una merda d'informazione, Katsuki sarebbe saltato da quella sedia e sarebbe corso a riprendersi Deku, con o senza tutti loro.
Non avrebbe di certo aspettato il permesso di nessuno.
Intanto stavano cercando di elaborare una strategia d'attacco, basandosi su ciò che sapevano di quel villain.
"Nei prossimi giorni potremmo-" Katsuki captò delle parole che gli fecero girare le palle, non gli importava chi le avesse pronunciate.
"Agiamo stasera." Intervenne con fermezza, senza ammettere discussione, e si accorse che la persona che aveva interrotto era Uraraka.
Era la prima volta che apriva bocca da quando aveva smesso di raccontare l'accaduto, e tutti lo guardarono come se temessero di vederlo esplodere da un momento all'altro. Forse letteralmente.
"Facciamo il culo a quel pezzo di merda e prendiamo Deku entro stanotte." Spiegò, come se dovesse farsi capire da dei bambini.
Forse la cosa che stava più preoccupando tutti i presenti era proprio la calma apparente di Katsuki.
Forse si aspettavano tutti di vederlo mettersi a piangere e sbraitare, devastato ed incapace di muoversi, e vederlo lì seduto composto a parlare lucidamente su come agire li metteva ancora più in difficoltà.
Tutti erano abituati a consolare una persona distrutta dal dolore, nessuno era preparato a dover fermare qualcuno determinato a gettarsi in prima linea.
"Bakugou, sei ferito…"
"Non possiamo agire senza un piano preciso, è pericoloso per Deku!"
Erano tutte proteste lecite, che si aspettava, ma non gliene fregava niente.
"STRONZATE! SE NON ARRIVA UNA CAZZO D'INFORMAZIONE ANDRO' A CERCARLO IN OGNI FOTTUTO ANGOLO DI QUESTO FOTUTTO PAESE E LO RIPORTERO' A CASA ANCHE A CALCI IN CULO!" Katsuki scattò in piedi così bruscamente da far sussultare l'infermiera per lo spavento, facendo rotolare per terra le bende non ancora fissate.
In quel momento, tutti si accorsero di non aver mai visto Katsuki davvero arrabbiato prima d'ora.
Erano presenti tutti i compagni che lo avevano visto ringhiare e sbraitare a scuola quando era un ragazzo, erano convinti di aver sempre assistito ai continui sfoghi di un adolescente perennemente arrabbiato.
Ma guardandolo ora capirono che gli schiamazzi di un ragazzino frustrato non erano niente, rispetto alla rabbia allo stato puro.
Il Katsuki che avevano di fronte era furia, quella vera nata dalla frustrazione di chi doveva stare seduto in un posto senza poter fare niente mentre c'era l'esito della sua stessa vita in ballo.
Tutti tacquero, tutti sapevano che il collega era l'unico a quel tavolo che non voleva salvare solo uno stimato compagno e caro amico.
"Bakugou… Hai ragione, però calmati." Kirishima fu il primo a rompere quel silenzio. Gli posò una mano sulla spalla col suo solito fare fraterno e gli impose di tornare a sedersi, facendo un cenno all'infermiera di concludere alla svelta.
Katsuki non protestò ma gli rivolse un tacito avvertimento con lo sguardo. Erano ore che l'amico gli metteva quella cazzo di mano sulla spalla, la prossima volta gliel'avrebbe staccata a morsi.
Gli servì un respiro profondo e l'utilizzo di tutta la propria forza di volontà, ma riuscì a restare fermo e farsi finire quella stramaledetta medicazione.
Qualcuno propose una pausa per fare qualche telefonata e riorganizzare le idee, probabilmente solo una scusa per dare a Katsuki il tempo di calmarsi. In ogni caso, nel giro di pochi minuti la stanza si svuotò.
Ad eccezione di Kirishima, gli avevano tacitamente affibbiato il compito di calmare il suo migliore amico.
Katsuki lo fissò negli occhi, come pronto ad azzannarlo alla gola se gli avesse sentito dire una sola cagata.
"Oi, guarda che ti capisco. Tutti ti capiamo, ci teniamo a Midoriya. E se fosse successo a Denki-" iniziò Kirishima, il suo volto troppo sincerò che non seppe nascondere la sofferenza al solo pensiero.
"Se fosse successo a Kaminari staresti pensando solo a riprendertelo! COME STO CERCANDO DI FARE IO!" Katsuki lo fermò subito, aveva già sentito abbastanza.
L'amico non ebbe il coraggio di contraddirlo perché la pensava come lui, glielo leggeva in faccia.
"Lo so, hai ragione. Però fare tutto avventatamente non servirà a nessuno. Devi riposare e riprenderti, in queste condizioni sei solo un pericolo per te e per lui!" Kirishima provò comunque ad essere ragionevole e la sua mano fece ancora per pattare  la spalla dell'amico, ma rimase sospesa a mezz'aria scorgendo il suo sguardo di fuoco.
"Non ti sei preso nemmeno un attimo per pensare! Sono ore che ti tieni impegnato in tutti i modi per non pensarci, lo abbiamo capito tutti! Perché invece non ti fermi un momento per sfogarti?!" Senza più tentennare, ma mano di Kirishima si posò sulla spalla dell'amico… E Katsuki esplose.
"MA CHE CAZZO VUOI!? CHE CAZZO VOLETE TUTTI!? Che dovrei fare, mettermi a piangere!? Non c'è niente da pensare! Deku sta in mano a dei fottuti villains e devo tirarlo fuori, FINE!"  Katsuki infuriò e schiaffò via la mano dell'altro con talmente tanta forza da sbilanciarlo all'indietro.
Ma che cazzo voleva, EH!? Come si permetteva di schiaffargli in faccia la realtà, come se fosse uno stupido che non poteva arrivarci da solo!? E CHE DOVEVA FARCI CON QUELLA CAZZO DI MANO!? NON ERA UN BAMBINO DA AIUTARE! NON AVEVA BISOGNO DI SOSTEGNO!
Katsuki era fuori di sé, lo vedeva riflesso nel volto sbigottito dell'altro.
Come dargli torto? Erano anni ormai che non si comportava più così, come quando era un ragazzino del cazzo perennemente frustrato.
Col tempo molte cose erano cambiate, aveva imparato ad accettare l'aiuto degli amici così come aveva accettato i suoi sentimenti per Deku. Anzi, si poteva dire che avesse accettato il fatto stesso di avere degli amici, così come aveva accettato di stare con Deku, ed aveva iniziato proprio da Kirishima.
L'altro era stato il primo a cui aveva riconosciuto il proprio rispetto da uomo a uomo e, senza che se ne accorgesse, se lo era ritrovato sempre più presente nella sua vita finché non era diventato il suo migliore amico.
Un giorno Kirishima era, insieme a Kaminari, uno di quei due coglioni che gli stavano sempre intorno e lo prendevano in giro dandogli del gay represso, e quello dopo era diventato l'unica persona che riusciva a far sfogare Katsuki sui problemi che gli dava il suo stupido cuore.
D'accordo, non era stata una cosa proprio così da un giorno all'altro. Erano passati anni ed anni nel mezzo, anni in cui Kirishima aveva sopportato ringhi e sbraiti ed aveva continuato lo stesso a fare del suo meglio da buon amico per aiutarlo con Deku.
Kirishima aveva sempre supportato quel cosetto lentigginoso, insinuando cose che per lungo tempo Katsuki non aveva voluto ascoltare.  Katsuki lo aveva chiamato traditore innumerevoli volte, pensava che in quanto amico avrebbe dovuto sostenere lui che diceva che non ne voleva saperne niente di quella pulce inutile, non fare il tifo per il nemico!
E invece Kirishima era sempre stato dalla parte di Deku, sempre dirgli "Hai visto Midoriya come ti guardava?!", "Ho visto come lo guardavi negli spogliatoi!", "Vedi il tuo fidanzatino come si è addormentato sul banco!"… 
Finché un giorno Katsuki aveva dovuto rispondergli "SI' LO SO L'HO VISTO VAFFANCULO!!!!", e da allora non aveva avuto più pace.
C'era da dire che, una volta ingoiato l'orgoglio, Kirishima era diventato un ottimo consigliere tutte le volte che aveva bisogno di un parere per qualcosa che riguardava Deku. Tipo dove portarlo in vacanza a sorpresa o che cavolo di anello scegliere in quella cavolo di gioielleria che lo faceva scoppiare per l'imbarazzo solo al pensiero di entrarci.
Probabilmente, se non ci fosse stato il migliore amico ad accompagnarlo, oggi lui e Deku non avrebbero mai avuto degli anelli di fidanzamento.
Ma stavolta proprio non riusciva ad ascoltarlo.
Non aveva ancora reagito a quello che era successo, E ALLORA!? CHE GLI IMPORTAVA, CHE COSA IMPORTAVA A TUTTI!? Si aspettavano tutti di vedergli perdere la testa e gli sembrava così strano che volesse solo sbrigarsi a salvare Deku!? NON AVEVA TEMPO PER QUESTE STRONZATE!
Si accorse di star tremando soltanto quando smise di gridare, e l'espressione preoccupata sulla faccia di quel cretino del suo migliore amico gli fece ancora più rabbia.
"Facciamo così." Kirishima riprese a parlare dopo una pausa di silenzio troppo lunga, in cui doveva aver combattuto  tra la cosa più ragionevole da fare e quella che invece gli sembrava la più giusta.
"Tu adesso vai a fare una doccia e ti metti su un letto mentre io raccolgo le informazioni dagli interrogatori. Appena finisco, succeda quel che succeda, ti prometto che ci mettiamo in azione. Dovessimo esserci solo noi due, verrò con te a cercare in ogni angolo di questa città."
"In ogni angolo del cazzo di mondo. Farò fuori quel pezzo di merda e riprenderò Deku, dovessi arrivare al Polo Sud." Lo corresse Katsuki.
Kirishima annuì, sul volto la meraviglia di essere riuscito a fargli fare un passo indietro. Forse l'amico si era semplicemente reso conto che in quelle condizioni il suo corpo non lo avrebbe portato da nessuna parte, ma era comunque una piccola vittoria.
 
Nella sede dell'agenzia c'era un piano dedicato al ristoro,  in un'ala c'era l'infermeria e nell'altra gli spogliatoi con le docce
Era stato consigliato a tutti di tenersi lontani da quel piano.
Così nessuno avrebbe sentito il rumore delle piastrelle che si spezzavano, le mura che si aprivano in crepe profonde sotto duri colpi e poi cadevano a pezzi per le esplosioni.
Non sempre c'era bisogno di piangere, per sfogarsi.
 
 

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Capitolo 3
*** -3- ***


"Kacchan?"
Katsuki si svegliò sormontato da un paio di occhioni verdi che lo fissavano con apprensione.
Una cosa che si chiedeva spesso era: com'era possibile che a 25 anni Deku avesse ancora quella vocetta?? Sembrava un cazzo di moccioso! La cosa lo irritava, perché gli aspetti più infantili dell'altro spesso lo mettevano in difficoltà…
In pratica gli mandavano in subbuglio il cuore, ma erano cose che non era disposto ad ammettere nemmeno dopo anni di fidanzamento.
Fatto sta che quella vocina del cazzo alleviò  subito quello stramaledetto mal di testa che lo tormentava da ore.
"Scusa, Kacchan! Ho cercato di fare il prima possibile ma c'è voluto comunque tempo… Hai misurato la febbre?" Deku si sedette sul letto al fianco del compagno e gli tolse il panno bagnato dalla fronte per cambiarlo con uno nuovo.
"No."  Katsuki si voltò a guardare l'ora sulla sveglia digitale sul comodino, e scoprì che erano passate a malapena due ore da quando Deku era uscito per un'emergenza di lavoro.
E si scusava pure con quella faccia, come se avesse fatto chissà che cosa!? Ma che problemi aveva!?
"Ho dormito tutto il tempo." Lo rassicurò quindi con uno sbuffo. Non si era nemmeno accorto della sua assenza, non aveva nulla di cui scusarsi. Non aveva mica bisogno di un badante!? Era solo una stupida febbre!
Si era ammalato la notte precedente, dopo essersi tuffato per inseguire un dannatissimo villain nel fiume ghiacciato. Era Gennaio.
Deku naturalmente aveva reagito com'era prevedibile, ossia aveva ignorato tutte le sue proteste e quella mattina aveva passato un'ora al telefono per organizzare come sopperire alla sua assenza con gli altri eroi della sua agenzia. Nel pomeriggio però aveva ricevuto una chiamata d'emergenza, un figlio di puttana particolarmente fuori di testa aveva preso in ostaggio una scuola materna, ed era proprio il tipo di casi delicati in cui doveva intervenire l'eroe numero uno.
Così Deku era letteralmente volato fuori di casa, ed ora era tornato con ancora addosso la sua uniforme da eroe e pieno di sensi di colpa per quelle due ore in cui aveva abbandonato il compagno.
"Meno male! Allora controlliamo se è scesa un po'!" Deku sospirò come se si fosse tolto davvero un grande peso dalla coscienza, e cominciò ad indaffararsi col termometro.
"Filato tutto liscio?" Katsuki scrutò il compagno da capo a piedi, com'era solito fare sempre dopo una missione, mentre gli prendeva il termometro dalle mani.
I vestiti di Deku erano sporchi di polvere, ma non si era fatto un graffio. Mh. Bene.
Meglio per l'altro, si sarebbe incazzato come una bestia se lo avesse fatto preoccupare.
"Sì! Era solo un mitomane, in realtà è bastato parlargli per mandarlo in crisi. È corso fuori senza un ostaggio e l'ho steso con un solo colpo! Dovevi vedere i bambini, erano più entusiasti di vedere gli eroi che spaventati! A differenza delle maestre… Due di loro mi sono svenute in braccio, contemporaneamente!" Deku raccontò tutto con un sorriso, come ogni volta che era felice di riuscire a fare qualcosa di buono per gli altri, ma scoppiò in una risatina divertita appena notò la fronte di Katsuki aggrottarsi per le ultime parole.
"Saranno svenute per l'emozione di trovarsi di fronte all'eroe numero uno, come fanno sempre." Katsuki pronunciò "numero uno" cercando di imitare una ragazzina isterica che si trovava di fronte al suo idol, ma con la sua voce arrochita dalla tosse che creava un effetto ancora più grottesco e comico al tempo stesso.
"Kacchan…" Deku si limitò ad un sospiro, arreso ormai da tempo all'insensata gelosia del compagno.
E poi in fondo gli faceva piacere. Katsuki era sempre stato possessivo con lui e, per lungo tempo, le scenate di gelosia erano state l'unica dimostrazione effettiva che Deku aveva avuto dei suoi sentimenti.
"Dubito… E poi lo sai che hai decisamente più fan di me tra le donne! Chi è che era stato eletto Eroe sexy del momento numero uno~?"
A Katsuki non convenne rispondere, il ricordo di quando la rivista "Donne Oggi" lo chiamò per riferirglielo lo imbarazzava ancora... Per cui lasciò volentieri chiudere il discorso dalle labbra di Deku che lo occuparono in un bacio.
Il suono del termometro lo riportò alla realtà.
"Vuoi finire anche tu a letto come un rottame!?" Lo allontanò schiaffandogli una mano in faccia e gli sfuggì uno dei suoi migliori ringhi per la frustrazione.
 Dannazione, già odiava dover stare a letto così a non poter fare un cazzo, si sentiva inutile! Non voleva mischiargli la febbre e far stare anche Deku nello stesso modo!
"Bhè, almeno è scesa!" Deku non avanzò una protesta e gli controllò la febbre con un sorriso.
Normalmente avrebbe risposto qualcosa tipo "Non mi importa, Kacchan! Mi sei mancato!" ma sapeva che, dietro quei modi bruschi, il compagno si stava solo preoccupando per lui e questo lo rese felice.
"Vado a cambiarmi! Ti serve qualcosa? Hai sete? Fame?" aggiunse, tornando a guardare il compagno con attenzione.
"Va' a cambiarti." Ma Katsuki lo liquidò chiudendo gli occhi per cercare pace.
Sentì il peso di Deku alzarsi dal letto e, quando riaprì gli occhi,  si strozzò con la saliva vedendolo intento a spogliarsi di fronte a lui.
"Che cazzo! Vai a farlo in bagno!"  gli sbraitò contro tossendo, non per la febbre, e gli lanciò contro la prima cosa che si trovò a portata di mano. Il termometro.
"Ma Kacchan! Dovresti conoscerlo a memoria il mio corpo, ancora fai il timidone??" Deku scoppiò in una risatina deliziata, chiaramente compiaciuto nonostante fosse arrossito.
 "Levati dal cazzo e basta!" Katsuki gli ringhiò contro e gli diede le spalle, concentrandosi a tenere gli occhi chiusi per non cedere alla tentazione di sbirciare.
Dannazione a quel finto santarellino pudico! Deku sapeva BENISSIMO che il sottoscritto avesse un debole per la sua schiena nuda, quando si apriva la divisa da eroe che normalmente lo copriva da capo a piedi.
Gli ricordava tutte le volte che lo aveva spogliato in tutta fretta da quei vestiti troppo ingombranti, quando venivano colti da un momento di passione dopo un lavoro e si nascondevano in qualche vicolo deserto…
Non il più romantico dei ricordi ma, per fortuna, la loro relazione era fatta anche di aspetti più carnali.
E questo quel piccolo bastardo lo sapeva benissimo, dannazione!
 "Sei sempre così dolce, Katsuki, anche dopo tutto questo tempo…" Deku lo raggiunse di nuovo e si stese sul letto alle sue spalle, nudo.
Qualcosa non tornava, l'altro non lo chiamava MAI "Katsuki" a meno che non fosse proseguito da "Bakugou" e seguito da qualcosa che lo avrebbe fatto incazzare, rigorosamente con un tono arrabbiato che in tutta sincerità su Deku suonava solo ridicolo.
Ma Deku aveva appena chiamato il proprio nome con tono dolce, e Katsuki non ci prestò molta attenzione.
"Katsuki, una volta mi hai ringraziato perché non mi sono mai arreso con te… Mi hai detto quanto fossi felice che io abbia sempre continuato a seguirti, senza lasciarti andare… Ricordi?" Deku lo abbracciò da dietro e Katsuki sentì di doversi voltare per guardarlo. Doveva volergli parlare di qualcosa di importante, se aveva tirato fuori quella cosa accaduta una vita fa.
Così si girò tra le braccia del compagno per guardarlo ma, quando incontrò i suoi occhi, rabbrividì.
"E allora perché tu mi hai lasciato andare?" Occhi rossi lo fissarono con freddezza, la voce tagliente che non apparteneva a Deku gli penetrò nelle ossa…
 
Katsuki si svegliò di soprassalto.
Scattò a sedere sul letto annaspando col respiro strozzato, madido di sudore. Il cuore gli batteva così forte che si portò una mano sul petto, come a volergli impedire di schizzare fuori.
Con un respiro profondo, si rese conto di trovarsi solo in quel letto troppo grande e si lasciò cadere di nuovo sul materasso, senza osare chiudere di nuovo gli occhi.
Un sogno iniziato con un dolce ricordo di non troppo tempo fa si era trasformato in un incubo, e Katsuki non faticava a capirne il perché.
"Perché mi hai lasciato andare?"; perché cazzo non aveva ancora trovato Deku!? Se lo chiedeva ogni fottuto istante.
Erano passati tre giorni, lunghissimi ed inutilissimi giorni che non erano serviti ad un cazzo di niente.
I villains che aveva catturato erano delle inutili pedine di un'organizzazione, ad ognuno di loro era stata detta una cosa diversa ed avevano incontrato il bastardo in nero in luoghi diversi, col risultato che nessuno sapeva dare una stramaledettissima informazione utile.
Quel figlio di puttana aveva fatto le cose troppo per bene.
Così Katsuki era subito passato al piano "lo cerco in ogni fottuto angolo del mondo", ma con scarsi risultati.
Kirishima  non era stato l'unico volontario ad assisterlo nell'impresa, praticamente metà dei loro vecchi compagni di classe aveva scorrazzato per tutta la notte in ogni vicolo della città mentre l'altra aveva spremuto ogni fonte in loro possesso alla ricerca di informazioni.
Ma niente. Niente di un fottuto niente. Quel tizio in nero sembrava non essere mai esistito.
Finito con la città, Katsuki era passato alla periferia ma naturalmente non poteva prendersi il lusso di dedicarsi alla ricerca di Deku 24 ore su 24.
Restava sempre il cazzo di eroe numero due e ehy! Il mondo continuava ad avere i suoi problemi!
A metà mattinata il cellulare aveva squillato, nessuna notizia di Deku ma un'emergenza da risolvere alla svelta. Aveva minacciato di morte la polizia e l'agenzia di Deku per motivarli a dedicarsi a tempo pieno alla ricerca del numero uno mentre lui faceva il suo lavoro, ed erano iniziati quei tre giorni infernali.
Quando non lavorava, riprendeva a  setacciare ogni luogo che gli veniva in mente fino a dirigersi sempre più lontano. Dopo 48 ore di ininterrotte frustrazioni, la notte precedente si era costretto a tornare a casa per dormire dopo essere arrivato sul punto di svenire per strada.
Ed ora eccolo lì, a perdere tempo ad avere stupidi incubi.
Si voltò a guardare l'ora dalla stessa sveglia che aveva visto in sogno, erano le 5 del mattino.
Meglio alzarsi, odiava stare fermo a non fare un cazzo.
Il letto cigolò sotto il suo peso quando si mise a sedere, e Katsuki ricordo che quella mattina Deku sarebbe dovuto andare a comprare una rete nuova, dato che aveva metà giornata libera.
Quella ormai aveva un paio di assi rotte, le avevano sfondate proprio la notte prima di quel giorno di merda…
Si sentivano parecchio ispirati, forse perché per due notti di fila erano crollati entrambi stremati appena avevano toccato il letto e sentivano la mancanza di qualcosa in più del semplice dormire abbracciati, e ad un certo punto il letto aveva fatto un rumore sospetto.
Erano scoppiati a ridere l'uno sulle labbra dell'altro ed avevano ripreso da dove si erano interrotti.
Ormai erano abituati, tra materassi andati in fiamme per le esplosioni di Katsuki e reti sfondate, cambiavano almeno un letto al mese…
Katsuki ricacciò indietro la sensazione di vuoto che gli dilagò nel petto, e si alzò per andare a fare la doccia.
Era impossibile non pensare all'assenza di Deku ad ogni passo che faceva in quella casa. Non ricordava nemmeno come fosse viverci da solo, la sua vita solitaria non era durata nemmeno la metà della metà della convivenza con l'altro.
Se sforzava la memoria poteva però ricordare come fosse prima dell'arrivo di Deku, ossia arredata così minimale da risultare triste. Katsuki si era sforzato a comprare l'essenziale senza perdere tempo in stronzate, Deku aveva portato la vita e il calore in quella casa.
Ora tutto in quell'appartamento richiamava Deku, tutto aveva un ricordo della loro vita insieme.
Uscendo dalla camera da letto passò affianco al vaso italiano che avevano comprato nel loro primo viaggio insieme, il primo da soli come coppia.
Era un'accozzaglia di cocci messi insieme con la colla, con vistose crepe ovunque. Era una vera schifezza, ma non lo avrebbero mai scollato da lì.
Lo avevano rotto sbattendoci contro in un momento di passione -come l'80% degli incidenti che accadevano in casa loro-  e Deku era scoppiato a piangere come una fontana, farfugliando stronzate sui cattivi presagi, che si sarebbero lasciati perché avevano rotto un ricordo tanto importante.
Katsuki gli aveva sbottato contro che erano tutte cazzate e non sarebbe di certo bastata un’idiozia del genere per farli lasciare. Ciò era bastato a risollevare l'umore di Deku e a riaccendere il momento di passione; in seguito aveva ostinatamente rimesso insieme tutto il vaso con litri di colla, decantando che i loro preziosi ricordi andavano conservati. Katsuki aveva ceduto a tenere quell'obbrobrio in camera da letto.
Entrando in bagno, Katsuki inciampò nella scopa che era caduta per terra ormai da giorni.
Quel nerd di merda faceva schifo nelle faccende domestiche, ma col tempo aveva imparato almeno a dargli una mano a furia di prendersi sgridate per tutta la polvere che lasciava in giro.
Ma tendeva ad essere distratto, e fare cose tipo mollare una scopa dove capitava per correre da lui appena rientrava in casa, abbandonandola finché Katsuki non la trovava e gliela lanciava dietro gridandogli che gli aveva detto centinaia di volte che dovesse essere più ordinato.
Per questo preferiva occuparsi personalmente delle pulizie. Non gli pesava nemmeno, non lo faceva per fare un favore al suo compagno impedito, ma per se stesso. Era un perfezionista e gli piaceva vivere nell'ordine.
Stessa cosa per quanto riguardava la cucina… Anche se cucinava molto più spesso i piatti preferiti di Deku che i propri.
Deku però si ostinava a volerlo aiutare anche in quel campo, purtroppo.
Di tanto in tanto improvvisava qualche dolce per fargli una sorpresa, col risultato di avvelenare entrambi.
Le prime volte che aveva provato a preparare la cena prima del suo arrivo lo aveva chiamato in panico, chiedendogli cosa avrebbe dovuto fare se teoricamente avesse dato fuoco a un pollo e fatto esplodere il forno.
Poi era passato a comprare tutto al ristorante e spacciarlo per opera sua. Lo aveva fatto una sola volta, per festeggiare qualcuna delle loro troppe occasioni. Katsuki lo aveva capito subito ma gli aveva tenuto il gioco, fingendo di essere rimasto colpito dai suoi miglioramenti. Ma Deku non aveva retto nemmeno fino al dessert…
Aveva ceduto sotto il peso dei sensi di colpa ed era scoppiato a piangere, chiedendogli scusa per averlo preso in giro. Katsuki aveva riso di lui per una settimana e a volte glielo ricordava ancora.
Insomma, era stato deciso fin da subito che il più capace a gestire la casa fosse Katsuki, ma quella scopa quella mattina si trovava lo stesso ancora lì.
D'altronde mancava a casa da giorni e la notte prima era stato troppo stanco per farci caso.
Katsuki la mise in piedi con un ringhio frustrato e la andò a posare, dopodiché si rifugiò nella doccia.
Sotto l'acqua gelida non c'erano ricordi che potevano raggiungerlo.
O almeno, provò a scacciare il pensiero che in cucina non avrebbe trovato Deku che apparecchiava per la colazione e metteva a tavola esattamente le cose che avrebbe mangiato Katsuki, senza nemmeno bisogno di chiederglielo.
Katsuki aveva smesso ormai da tempo di chiedergli come facesse l'altro a capire quando avesse voglia di caffè doppio e quando invece di succo d'arancia.
Provò a non pensare che quella mattina avrebbe bevuto un caffè in silenzio, senza la voce del compagno che gli leggeva le notizie del giorno e commentava con tutti i suoi discorsi da nerd.
Mentre si diceva che tutto questo sarebbe durato ancora per poco, che presto sarebbe tornato tutto come prima, provò a non pensare che non avesse ancora idea del come, che gli mancava ancora un punto di partenza per riprendersi Deku…
Provare a non pensare era perfino più faticoso di affrontare il dolore e la frustrazione, uscire dalla doccia fu un sollievo.
Il caffè però avrebbe aspettato, perché squillò il cellulare.
Era Kirishima.
Aveva avvertito tutti di non disturbarlo per stronzate, quindi il cuore gli saltò in gola mentre afferrò lo smartphone con tanta ansia da avere paura di romperlo.
"Novità?!" la voce gli tremò, era così fremente d'aspettativa che era sicuro di non dover aggiungere una parola: l'amico sapeva di cosa stava parlando.
"Oi Bakugou, sì… Sono all'ospedale, Denki e Sero sono stati colpiti insieme ad altri eroi. Non è niente di grave, si rimetteranno tutti, però… è stato Midoriya."
La linea cadde, insieme allo smartphone in frantumi di Katsuki.

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Capitolo 4
*** -4- ***


Il mondo intorno a Katsuki era sul punto di sparire.
Era diventato di nuovo tutto ovattato, le persone sembravano muoversi al rallentatore, le voci gli arrivavano distanti, come il giorno in cui Deku gli era stato portato via.
Gli fischiavano le orecchie in un ronzio costante e fastidioso, forse perché ormai gli mancava il fiato nei polmoni.
D'altronde stava correndo come un forsennato da una parte all'altra della città da tutta la mattina.
Appena aveva "concluso" la telefonata con Kirishima, se per concludere valeva distruggere uno smartphone, si era fiondato ad indossare di tutta fretta la sua tenuta da eroe ed era corso a perdifiato fino all'ospedale.
Per fortuna aveva una scorta di cellulari sia in casa che all'agenzia, visto che gli capitava spesso di distruggerli nei momenti di rabbia, per cui non aveva rischiato di perdersi qualche altro possibile aggiornamento su Deku.
Quando era arrivato in ospedale, gli amici erano sembrati più preoccupati per lui che per loro stessi.
Come lo aveva già rassicurato Kirishima, fortunatamente non era davvero nulla di grave.
Kaminari aveva un braccio ingessato e qualche cerotto sparso sul viso,  ma si era alzato dal letto per corrergli incontro guardandolo con aria preoccupata, come se fosse Katsuki quello con qualche osso rotto.
Sero invece aveva la testa bendata e l'aria più stordita del solito, oltre a una gamba immobilizzata che gli impediva di alzarsi dal letto, ma lo aveva guardarlo lo stesso con lo stesso identico sguardo con cui lo guardavano tutti da giorni.
Insieme a Kirishima, che lo aveva raggiunto tenendo un braccio intorno a (!!!)ai fianchi di Kaminari, Katsuki di era ritrovato fissato da tre paia di occhi pieni d'apprensione.
Subito era seguita l'ondata di spiegazioni e tentativi di confortarlo. 
I due amici che erano sul luogo dell'incidente gli avevano raccontato tutto nel dettaglio: erano di pattuglia nelle zone, quando erano stati contattati in quanto eroi più vicini al quartiere in cui si era scatenato il putiferio.
Un gruppo di villains aveva attaccato gli edifici più importanti ed i negozi più frequentati della zona con lo scopo di distruggerli, sembravano intenzionati a nient'altro che creare caos e paura. Loro due ed altri eroi erano accorsi per fermarli, quando era arrivato Deku.
La notizia dell'eroe numero uno disperso ed in mano ai nemici non era ancora trapelata fino ad allora, per non creare scompiglio nella popolazione, per cui era stato un duro colpo per tutti quando le persone che avevano tirato un sospiro di sollievo al suo arrivo si erano viste attaccate dalla loro fonte di speranza.
Per gli eroi era stato problematico salvarli, perché le persone non capivano ancora di doversi allontanare al passaggio di Deku, non riuscendo proprio immaginare di dover temere il loro eroe numero uno…
Erano accorsi sempre più eroi, parecchi dei quali loro vecchi amici, e si erano divisi tra chi aveva aiutato ad evacuare la zona e chi aveva combattuto per fermare Deku ed i villains.
Avevano combattuto a lungo ma Deku era stato inarrestabile, infine aveva abbattuto un palazzo…
Katsuki era atterrito alla notizia, doveva aver fatto una faccia davvero spaventosa perché Kaminari si era precipitato a chiarire subito che il palazzo fosse vuoto. Katsuki aveva tirato un sospiro di sollievo, avvertendo il sangue tornare a circolargli regolarmente nelle vene.
Il palazzo era stato già evacuato ma c'erano ancora delle persone per strada da salvare dal crollo, era in quel modo che Kaminari e Sero si erano feriti.
Come molti altri eroi, avevano dovuto parare dei colpi di Deku mentre portavano in salvo le persone.
Alla fine era arrivato lo stesso tizio in nero che aveva portato via Deku tre giorni prima, aveva chiamato a sé l'eroe numero uno e i pochi villains che non erano stati catturati, ed erano spariti nel nulla.
Per fortuna non c'erano stati morti, ma quel racconto era stato abbastanza da far stringere i pugni di Katsuki fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani.
Era dilaniato dai sensi di colpa.
Ovviamente gli dispiaceva per gli amici che erano rimasti feriti, l'ansia lo aveva divorato finché non aveva visto coi propri occhi che stessero bene, ma la sua più grande preoccupazione era un'altra: Era preoccupato per Deku.
Non riusciva nemmeno ad immaginare come si sarebbe sentito il compagno quando sarebbe tornato in sé (perché sì, era SICURO di riuscire a riprendersi Deku dalle mani di quel bastardo) ed avrebbe scoperto che cosa aveva fatto.
Attaccare degli innocenti disarmati, le persone comuni che lottava sempre per difendere, ferire dei colleghi, addirittura i suoi amici…
Sarebbe stato troppo per chiunque, e Midoriya Izuku era la rappresentazione vivente di tutto ciò che era più lontano dalle sue azioni di quel giorno.
Katsuki lo conosceva fin troppo bene, sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato. Avrebbero potuto sconfiggere quello stronzo in nero, tornare a casa insieme, guarire da ogni ferita… ma quello?
Come poteva salvare Deku dai sensi di colpa che lo avrebbero attanagliato? Dannazione, si sentiva così inutile… quella situazione lo stava facendo impazzire!
Gli amici sembravano aver letto sul suo volto tutte le sue preoccupazioni, perché Sero e Kaminari si erano dilungati a ribadire più volte che Deku non era in sé, che si vedeva benissimo che fosse controllato da qualcuno.
Non era stata una grande rassicurazione, in realtà, visto che Katsuki sapeva benissimo quanto fosse forte la volontà del compagno…
Che cazzo, non lo avevano visto tutti quanti reagire ad un quirk  del controllo mentale quando era soltanto un ragazzino di merda al liceo!?
Se un bastardo riusciva a controllare Deku, al punto da fargli fare cose che l'altro avrebbe preferito morire piuttosto che farle, doveva essere davvero forte.
Non era questo a fargli paura, non temeva lo scontro col villain che aveva ridotto Deku ad un ameba. Moriva così tanto dalla voglia di far esplodere quel pezzo di merda che probabilmente avrebbe urlato di gioia, quando se lo sarebbe trovato tra le mani.
Ciò che lo preoccupava erano le conseguenze del suo controllo che sarebbero pesate su Deku, e soprattutto la sua astuzia.
Quel villain si era dimostrato davvero bravo a nascondersi e sparire nel nulla, di questo passo avrebbero potuto volerci ancora giorni, se non chissà quanto altro tempo, per trovarlo.
Tutto altro tempo che Deku passava senza controllo su se stesso… era questo a spaventarlo sul serio.
Era uscito dall'ospedale col cuore meno alleggerito di quanto aveva sperato.
Vedere le ferite degli amici, per quanto lievi, aveva reso tutto reale. Era stato Deku a farlo e Deku ne avrebbe sofferto, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Per fortuna il dovere aveva chiamato, ed era stato costretto a smettere di pensarci.
Un'altra corsa a perdifiato ed era arrivato sul luogo della nuova emergenza della giornata,  un gruppo parecchio consistente di villains stava attaccando la folla di passanti a caso in una strada celebre per lo shopping.
Si era gettato subito ad allontanare i villains dagli eroi che stavano portando in salvo le persone e, mentre combatteva, una parte del suo cervello aveva già registrato il dettaglio che gli aveva fatto perdere un colpo al cuore: quel tipo di attacco era assurdamente simile a quello accaduto in mattinata,in cui era intervenuto Deku.
Non aveva potuto fare a meno di guardarsi intorno per tutto il tempo in cui aveva abbattuto un villain dietro l'altro, diviso tra ansia e aspettativa.
Nell'arco di poco tempo era tutto finito, era sempre così quando c'era un eroe come Katsuki ad intervenire. La zona era stata evacuata, i soccorsi stavano accorrendo, altri eroi stavano immobilizzando i villains catturati e tutti stavano tirando un sospiro di sollievo… quando arrivò Deku.
"Wow, c'è Katsuki! Oggi è il mio giorno fortunato~"
Katsuki sentì la sua voce prima ancora di vederlo,  ma la sua sola presenza riuscì a togliergli il fiato.
Essere pronto a trovarselo davanti agli occhi non lo aiutò a trattenere lo sgomento, quando si voltò verso il compagno e lo vide…
Trasalì e rimase paralizzato dallo stupore, capace soltanto di guardare dritto davanti a sé ad gli occhi sgranati, anche mentre Deku saltò giù dal tetto su cui era apparso e cominciò a camminare verso di lui.
Non era ciò che si aspettava di vedere, quando sarebbe riuscito a ritrovarlo…
Non sapeva esattamente che cosa si aspettasse, non ci aveva mai voluto pensare per davvero, ma di sicuro non si aspettava questo.
Non si sarebbe mai aspettato di vederlo indossare la sua divisa da eroe come sempre, intatta e pulita, mentre scatenava il caos attorno a sé e feriva le persone che amava.
Non si sarebbe aspettato di essere guardato ancora dai suoi grandi occhi verdi, mentre quello di fronte a sé non era il suo Deku.
Sarebbe stato molto più semplice vederlo indossare qualcosa di strano o trovarsi ancora di fronte quegli strani occhi rossi, qualsiasi cosa di estraneo a ciò che era veramente Deku, qualcosa che mettesse bene in evidenza come tutti quei comportamenti non fossero da lui.
E invece ogni azione che l'altro faceva somigliando perfettamente al solito Deku era come un calcio nello stomaco.
"Deku..?" Katsuki sussurrò con un filo di voce, il tono tra il dubbio e la speranza, e sbatté le palpebre quando si accorse di che cosa avesse appena fatto.
Si sentiva il cervello a puttane, non stava capendo niente, e non si era accorto di essersi fatto abbindolare da quegli occhi verdi.
Quei fottuti occhioni da (finto) cucciolo del cazzo in difficoltà erano sempre stati la sua debolezza, col tempo Deku aveva imparato che sbattendo un po' le palpebre poteva ottenere da lui tutto ciò che voleva.. ed anche in quel momento si era lasciato fregare.
Vedere i suoi occhi verdi come sempre lo aveva fottuto, gli aveva insinuato la speranza di trovarsi di fronte al suo Deku, non il pazzo schizzato che aveva mandato in ospedale gli amici quella mattina…
Ma Deku distrusse subito quelle speranze.
Katsuki aveva completamente abbassato la guardia, restando come un coglione che non era mai stato, aveva lasciato avvicinare Deku indisturbato e fu costretto a riscuotersi solo quando l'altro lo raggiunse con un calcio che lo colpì in pieno petto.
Volò all'indietro di parecchi metri, fino a schiantarsi di schiena nel muro di un negozio ormai vuoto. Per fortuna, dato che si era fatto leva con le esplosioni per attutire il colpo, col risultato di far crollare la parete alle proprie spalle.
E così si ritrovò steso tra le macerie, sopraffatto dalla forza di Deku… no, dalla propria incapacità di reagire e contrastarlo, proprio come l'ultima volta.
"Sei una delusione, sai? Come ho potuto innamorarmi di te? Certo che ero davvero noioso!" Deku si lamentò con quella vocetta infantile che normalmente non usava mai, quasi come se leggesse i propri pensieri e concordasse con lui su quanto fosse patetico. Almeno quel tono insopportabile del cazzo aiutò Katsuki a ricordare che quello che aveva di fronte al momento non era davvero il compagno, non si sarebbe comportato come lui.
Katsuki non lo degnò di una risposta ma si limitò a ringhiare, frustrato, mordendosi il labbro inferiore.
Com'era possibile che diventasse un totale coglione di fronte all'altro!?
Non aveva MAI lasciato avvicinare un nemico standosene imbambolato a guardarlo, non aveva mai incassato un colpo senza nemmeno provare a pararlo, aveva sempre i riflessi vigili e pronti.
Ma sapeva benissimo quale fosse il punto: Deku non era un nemico, appunto.
Col cervello fritto o meno, quello restava il suo compagno di vita in carne ed ossa e, nonostante sapesse di dovergli fare il culo per riportarselo a casa, era difficile accettare di doverlo combattere.
Combattere per davvero, non cazzeggiando a sfidarsi in sala d'allenamento.
Sarebbe mai riuscito a fargli del male, se fosse stato necessario? Quanto tempo era passato da quando aveva voluto combattere seriamente contro l'altro?
Aveva passato l'intero liceo a dannargli l'anima perché voleva un vero scontro con lui, se le erano date sul serio di santa ragione, e poi… cos'era successo?
Poi era arrivata la convivenza, si era abituato a dormire col calore di Deku addosso perché non riuscivano a dormire senza stare incollati, anche d'estate nonostante morisse di caldo! Si era abituato ad andare a letto più tardi la sera, per passare più tempo insieme a lui. Si era abituato ad arrostire di più un pezzo di carne, perché all'altro piaceva ben cotta. Come si poteva mandare a fanculo tutto questo?
Nonostante gli anni passati a sbraitare a tutti che non gliene fregasse niente di Deku, aveva imparato a prendersi cura dell'altro come qualsiasi fidanzato normale…
Se doveva fare una cosa, doveva farla bene, oh. Nel momento in cui aveva accettato di stare con Deku, aveva deciso di dover essere un fidanzato perfetto.
A giudicarlo dall'apparenza poteva sembrare assurdo, ma l'idea di far del male a Deku era contro la sua natura, non ci riusciva… non più.
Nemmeno quando era un moccioso di merda aveva mai voluto davvero fargli del male. Il suo istinto da represso del cazzo gli imponeva di allontanare quel bambino che non smetteva mai di rialzarsi e seguirlo e, crescendo, quel ragazzino aveva imparato a tenergli testa per raggiungerlo… solo che lo faceva nel peggiore dei modi.
Per questo gli costò un considerevole sforzo alzarsi in piedi con la consapevolezza di dover combattere con l'altro.
Era l'unico modo, Deku non sarebbe tornato in sé con quel villain nei paraggi (ed era sicuro che sarebbe arrivato) né lo avrebbe seguito di sua volontà. Doveva metterlo fuori gioco e trascinarselo a casa di forza.
Prese un respirò profondo e lo guardò, forzandosi di studiarlo come avrebbe fatto con un nemico.
"Ooh~  finalmente fai sul serio? Sai, devo ucciderti ma sarebbe stato noioso senza un po' di movimento!" Deku notò il cambiamento e ne sembrò compiaciuto, dato che si concesse un ghigno senza nemmeno preoccuparsi di mettersi sulla difensiva.
Quello fu un errore che dimostrava quanto quel Deku fosse rincitrullito, perché Katsuki era del tutto deciso a riprenderselo a tutti i costi.
Si preparò ad attaccare e si lanciò sull'altro dandosi la spinta con una forte esplosione. Deku lo guardò sorpreso, come se non si aspettasse di doversi difendere sul serio da lui, probabilmente credeva di averlo già in pugno.
Quando provò a scansarsi, per lui fu troppo tardi. Katsuki lo afferrò per un braccio, impedendogli la fuga, e gli sferrò il suo primo vero colpo dopo interi anni.
Un tempo lo avrebbe preso in giro per istigarlo a dargli del suo meglio di rimando, e poterlo schiacciare così con tutta la propria forza in una vittoria inopinabile. "Eccoti il tuo pugno preferito, dannato stalker!" o qualcosa del genere, ma al momento non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia, mentre stringeva i denti  e si costringeva a colpire.
Combatterono per davvero, interi minuti in cui Deku capì di doverlo prendere sul serio. Altri eroi provarono ad accorrere in aiuto di Katsuki, ma li allontanò sbraitandogli contro di occuparsi dei civili e di restare all'erta per altri villains che sarebbero sicuramente arrivati. Lì se la vedeva lui.
Era pronto a colpire Deku, ma non avrebbe mai accettato che fosse qualcun altro a fargli del male.
In una situazione del genere poteva essere un ragionamento infantile ed egoista, ma porca puttana non gliene fregava un cazzo di cosa Deku rappresentasse per l'intera popolazione mondiale. Non era una questione tra eroi e villains, l'altro era il suo uomo, era lui a doverlo prendere a sberle e farlo tornare in sé.
Ma le cose non andarono come si aspettava, di nuovo…
Ancora una volta, si ritrovò incastrato in un letto di macerie con Deku che incombeva su di lui.
Ricacciò indietro le lacrime di frustrazione, senza permettere neanche ad una goccia di farsi avanti.
Sapeva benissimo come fosse successo, che cosa avesse sbagliato. Era convinto di averci provato per davvero, proprio come quando giorni prima aveva combattuto contro Deku convinto che fosse un impostore. Anche stavolta era sicuro di essere convinto, deciso a tutto pur di portarlo a casa, ma alla fine nei fatti non ce l'aveva fatta.
Aveva tentennato di nuovo di fronte a quegli occhi verdi e non era riuscito a sferrare il colpo decisivo, uno vero che avrebbe messo fuori gioco l'altro…
Deku invece lo aveva fatto, con un calcio che gli aveva tolto il respiro.
"Davvero, non capisco che cosa ci trovassi in te… Sei sempre stato solo una seccatura." commentò Deku con aria annoiata.
"Mi avevano detto che sarebbe stato divertente, ucciderti… bhè, grazie per averci provato!" l'altro gli si chinò addosso con un sorrisino stentato, premurandosi di premergli un ginocchio sul petto per tenerlo bloccato contro le macerie.
Erano così vicini che Katsuki riuscì a sollevare una mano e raggiungere il suo viso.
Deku si pietrificò e la mano gli rimase protesta a mezz'aria, probabilmente nell'iniziale intento di portarla alla gola dell'avversario.
"Deku… Non gli permetterò ancora di farti questo, tu adesso vieni con me." Katsuki parlò con un filo di voce, ma suonò ugualmente determinato com'era realmente. Il suo tono trasmetteva più forza di quanta ne avesse messa nei suoi pugni, era la forza di tutte le sue intenzioni di riportare il compagno a casa.
A sentirlo parlare, non sembrava essere lui quello in svantaggio, che si trovava schiacciato per terra sotto il tiro di qualcuno che diceva di volerlo uccidere.
Doveva essere suonato davvero convincente, perché Deku gli dedicò tutta la sua attenzione.
"Torna a casa… torna da me." Aggiunse, e gli accarezzò il viso con una dolcezza che normalmente non avrebbe mai osato, per il troppo imbarazzo.
Ma stavolta non aveva altre armi, e per fortuna sembrò servire perché qualcosa brillò negli occhi verdi di Deku.
"K-Kacchan….?"
Il tono innocente e spaesato con cui l'altro pronunciò il proprio nome lo spiazzò tanto che Katsuki sussultò.
La pressione del ginocchio di Deku sul proprio petto era diventata così debole che riuscì a drizzare la schiena con uno scatto, e si ritrovò a fissare il compagno faccia a faccia.
Deku aveva chiamato il nome che aveva sempre usato con lui, e lo aveva chiamato per davvero, senza prese in giro.
"DEKU!?" Katsuki lo afferrò per le spalle e lo scosse come se volesse riscuoterlo da quello stato di trance, sicuro che in quel modo riavrebbe ottenuto il compagno.
Ne era sicuro, quella era la voce di Deku… quello era Deku!
Deku lo guardò con aria confusa e spaventata, come se non capisse che cosa stesse succedendo. Aprì la bocca e fece per parlare, probabilmente per chiedere spiegazioni, ma i suoi occhi divennero di nuovo rossi come pochi giorni prima.
"DEKU! NO, CAZZO! DEKUUU!!! GUARDAMI!" Katsuki lo guardò con orrore e continuò a scuoterlo per le spalle con più foga di prima, come se sperasse di poterlo ancora far tornare in sé. E quasi fu convinto di esserci riuscito.
Stavolta i suoi occhi restarono rossi solo per pochi istanti, forse il tempo di resettare il controllo sulla mente di Deku, e tornarono verdi… ma vuoti, assenti.
A Katsuki non restò che guardarlo impotente mentre le palpebre del compagno si abbassavano si quegli occhi vitrei.
Deku perse i sensi e gli cadde tra le braccia. Katsuki lo accolse prontamente e se lo strinse al petto, ma non ebbe tempo per tirare nemmeno mezzo sospiro di sollievo.
Con la coda dell'occhio lo aveva già notato, il figlio di puttana in nero apparso alle spalle di Deku, in cima all'edificio di fronte a loro.  
 

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Capitolo 5
*** -5- ***


Katsuki si sentiva ormai un santo per non aver ancora avuto un crollo di nervi, con tutto quello che era successo negli ultimi giorni.
Al diavolo la fama,la gloria e l'onore di essere uno degli eroi più acclamati del mondo, tutto ciò che desiderava era crepare su un dannatissimo letto per almeno un giorno intero. Magari con Deku al proprio fianco, perché ormai faticava ad addormentarsi senza stringerlo tra le proprie braccia.
Già, proprio lui, Bakugou Katsuki che non si dava pace e non si fermava mai finché non raggiungeva la perfezione, moriva dalla voglia di godersi nient'altro che del meritato riposo.
Perfino dopo 24 ore da quando aveva finalmente portato Deku a casa, non aveva potuto chiudere occhio.
La vita sembrava avercela con lui, perché nell'arco di quella settimana aveva fatto completamente schifo.
Che aveva fatto, per meritarselo!? Stava pagando per essere stato un coglioncello represso fino a 18 anni?? E che cazzo, non aveva mai ammazzato nessuno!
No, quella era un'ingiustizia bella e buona e l'avrebbe fatta pagare a qualcuno. Tipo al figlio di puttana in nero.
Purtroppo gli era sfuggito dalle mani, proprio quando era stato ad un passo dal fargli esplodere il culo.
Katsuki era uscito ammaccato e stremato dallo scontro con Deku, ma era bastato vedere l'ombra di quel pezzo di merda per sentirsi di nuovo pieno di forza, grazie a tutta la rabbia che gli era montata dentro. 
Aveva così tanta voglia di spaccargli la testa, che sentiva che sarebbe stato in grado di disintegrare una montagna.
Istintivamente aveva stretto più forte a sé il compagno, temendo di vederlo correre da quel bastardo e sparire di nuovo con lui come l'ultima volta. Ma Deku era rimasto inerme tra le proprie braccia, privo di coscienza.
Probabilmente quel villain aveva capito di star perdendo il controllo su di lui ed era dovuto passare alle maniere forti, preferendo metterlo fuori gioco per riprenderselo e rifargli il lavaggio del cervello con calma.
Naturalmente Katsuki non glielo aveva permesso.
Gli eroi che avevano finito con l'evacuazione e la cattura dei villains erano tornati, Katsuki aveva gridato a due di loro di  mettersi di guardia affianco a Deku e proteggerlo a costo della loro stessa vita, ed era scattato verso il figlio di puttana.
Tutti gli altri eroi presenti avevano seguito il suo esempio ed erano corsi a dargli una mano, poi c'era stato il caos.
Una nuova ondata di villains sbucata dal nulla, almeno il doppio degli eroi presenti che erano a stento una decina.
Ognuno di loro si era trovato ad affrontare un nemico, Katsuki si era voltato subito verso Deku per vedere i due eroi trascinarlo via, per fortuna alla velocità della luce grazie al quirk di uno dei due, e quando aveva portato di nuovo lo sguardo di fronte a sé… il bastardo in nero era sparito.
Di nuovo.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di gridare per la frustrazione, era corso subito verso la direzione in cui aveva visto sparire i due eroi insieme a Deku, col cuore in gola.
Aveva temuto di averlo già perso ancora una volta, aveva saltato da palazzo in palazzo con una scena terribile che già gli vorticava davanti agli occhi: lui che arrivava, gli eroi distrutti a terra, Deku sparito insieme al villain…
Invece, quando aveva raggiunto i colleghi, aveva tirato il sospiro di sollievo più grande della sua vita.
Deku era lì, al sicuro , ancora privo di sensi ma lontano da quel bastardo che lo aveva portato via da lui per già troppo tempo.
Era corso a prenderlo di nuovo tra le proprie braccia, giurando a se stesso di non lasciarlo andare mai più.
Nessuno lo aveva mai visto ringraziare qualcuno come aveva fatto con quei due eroi che avevano messo in salvo Deku.
La nuova emergenza era stata sventata, i nuovi rinforzi dei villains erano stati catturati, sembravano tutti deboli sottoposti di un'organizzazione più grande di loro. Non erano altro che pedine sacrificabili per la fuga del grande capo, era stato chiaro col senno di poi.
La frustrazione per non essere riuscito a catturare quel villain era stata enorme, ma in quel momento Katsuki era stato felice di avere un compito ben più importante a cui pensare: riportare Deku a casa.
Di sicuro per la dignità di Deku sarebbe stato meglio portarselo sulla schiena, ma Katsuki aveva percorso tutta la strada tenendo il compagno tra le proprie braccia.
Sarebbe stato anche meno imbarazzante, perché così Deku sembrava una fottuta principessa piuttosto che l'eroe numero uno al mondo, ma per una volta a Katsuki non fregava un beneamato cazzo di cosa avrebbero visto le persone intorno a loro.
Sentiva il bisogno di stringerlo a sé, di guardare la sua stupida faccia come per ricaricarsi di tutto il tempo che aveva passato senza di lui. O forse aveva bisogno di tenerlo sotto il diretto controllo dei propri occhi, per paura di vederlo sparire di nuovo all'improvviso.
In effetti lo aveva tenuto stretto al petto con tutta la propria forza, come se avesse paura di vederlo evaporare via da un momento all'altro.
Quando erano arrivati a casa, Katsuki aveva le nocche delle mani sbiancate per lo sforzo.
Ma almeno era finita. Adesso si sarebbero goduti la fottuta pace che meritava, vero?
Ma neanche per il cazzo.
La notte che ne era seguita era stata la meno pacifica della vita di Katsuki.
 
Deku si era svegliato due volte nell'arco delle ultime 12 ore, ogni volta era stata una pugnalata nel petto di Katsuki.
La prima volta aveva aperto lentamente gli occhi ancora spenti e stanchi, come se fosse stordito dopo aver preso una brutta botta in testa.
A Katsuki era venuto un colpo, si era chinato su di lui quasi fino a sfiorargli il viso, ma Deku di rimando lo aveva guardato con un'espressione calma e assente.
Si era guardato intorno con aria confusa, come se quello su cui Katsuki lo aveva sistemato non fosse il suo letto, quello che indossava non fosse il suo pigiama, come se la mano che stringeva forte la sua non fosse quella del suo compagno di vita…
Lo aveva guardato dritto in faccia, e Katsuki aveva visto nei suoi occhi la conferma: L'altro non aveva idea di chi fosse il ragazzo che stava di fronte a lui, probabilmente non ricordava nemmeno il suo stesso nome.
Deku aveva aperto bocca, come per chiedergli spiegazioni,  ma prima che potesse iniziare a parlare aveva chiuso gli occhi ed era crollato di nuovo in un sonno profondo
Katsuki era rimasto immobile, a digrignare i denti come se di fronte a sé avesse quel dannatissimo villain in persona.
Ed in effetti e come se ne vedesse ancora l'ombra su Deku…
Il compagno non aveva un'espressione serena in volto nemmeno mentre dormiva. Dopo qualche ora infatti aveva iniziato ad agitarsi nel sonno, mormorando parola confuse e girandosi da una parte all'altra del materasso. Più volte gli aveva stretto la mano così forte da bloccargli la circolazione, ed aveva continuato così finché si era svegliato la seconda volta.
La seconda volta Deku si era svegliato di soprassalto, era scattato a sedere come una molla e si era guardato intorno in panico, come se avesse ancora paura per un incubo.
Aveva il respiro agitato ed uno sguardo così fragile che a Katsuki era venuto istintivo gettarsi ad abbracciarlo.
Se lo era stretto al petto proprio come aveva fatto ormai ore ed ore prima, quando lo aveva saltato di tetto in tetto per l'intera città col cuore in gola per l'emozione di riaverlo tra le proprie braccia.
A Katsuki piaceva credere -e far credere- che non ci fosse niente al mondo che lo spaventava, ma in quel momento aveva trattenuto il fiato per l'ansia, per il terrore che il compagno si fosse dimenticato di lui.
Aveva ripreso a respirare soltanto quando Deku gli aveva allacciato le braccia intorno alle spalle, rilassandosi contro il suo petto, e ed aveva sussurrato il proprio nome.
Un fievole "Kacchan…" che suonava come un sospiro, ma che era valso la pena di ogni goccia di sangue e sudore di quei giorni.
Si era sentito come se gli avessero sollevato un macigno dal petto, un peso che si portava avanti da interi giorni.
Aveva stretto il compagno tra le proprie braccia così forte che si era ritratto di scatto quando se n'era accorto, per paura di fargli male.
Ma Deku non aveva abbozzato un lamento, anche perché aveva perso i sensi… di nuovo.
Con un sospiro tremante per la frustrazione, Katsuki lo aveva fatto stendere sul letto e gli aveva rimboccato con cura le coperte.
Aveva passato tutte quelle ore seduto sul bordo del letto rivolto verso l'altro, all'erta  come se fosse pronto a ricevere un attacco e dover difendere il compagno da un momento all'altro. Ma dopo che Deku aveva cercato conforto tra le proprie braccia, come sempre, finalmente aveva rilassato un po' i nervi e si era poggiato allo schienale del letto, seduto al suo fianco.
Mentre continuava a tenere stretta la mano del compagno, aveva avuto ancora molte ore per ragionare su cosa stava succedendo.
Non aveva la più pallida idea di come cazzo funzionasse il maledetto quirk di quel bastardo, ma era sicuro che l'effetto non potesse continuare all'infinito.
I quirk erano delle abilità fisiche, e come tali avevano dei limiti. Ne aveva già avuto la dimostrazione, infatti, quando Deku era tornato in sé e il villain aveva dovuto rifargli il lavaggio del cervello.
Quanto tempo sarebbe durato, ora? Funzionava anche a distanza? Era pericoloso usarlo più volte sulla stessa persona? Di sicuro l'effetto si stava  affievolendo, perché nelle ultime ore aveva funzionato ad intermittenza.
Forse si stava indebolendo sempre di più, ed al suo risveglio Deku sarebbe tornato in tutto e per tutto quello di prima.
Era convinto che fosse la conclusione più logica, Katsuki ci sperava…
Non lo avesse mai fatto.
 
Deku si svegliò per la terza volta, la definitiva.
Era ormai di nuovo pomeriggio, Deku dormiva dal giorno precedente ad eccezione per quei due brevi risvegli.
Katsuki indossava ancora la sua divisa da eroe coi vestiti strappati e insanguinati dal giorno prima, era rimasto per tutto il tempo al fianco del compagno ed aveva deciso di non muoversi finché l'altro non si sarebbe svegliato.
Aveva il corpo indolenzito, gli occhi che bruciavano, il capogiro per la mancanza di sonno ed i troppi pensieri per la testa, ma scattò lo stesso carico d'adrenalina non appena vide Deku sbattere appena le palpebre.
Si sistemò seduto al bordo del letto, rivolto verso di lui, e gli strinse la mano tra le proprie come se cercasse di trasmettergli tutta la forza che poteva per aiutarlo.
Sembrò funzionare.
Deku aprì gli occhi con calma, si guardò intorno per un breve attimo con lo sguardo ancora pesante per la stanchezza, prima di concentrarsi sul ragazzo che aveva di fronte.
Katsuki si ritrovò a trattenere il fiato mentre l'altro lo guardava, come in attesa di un responso.
I suoi occhi erano ancora verdi, come le precedenti volti in cui si era svegliato… ma anche come  la volta in cui aveva attaccato due interi quartieri, quindi non era così rassicurante.
Aveva bisogno di quel barlume che c'era sempre negli occhi di Deku quando lo guardavano, come se vedesse in lui la più grande certezza della sua vita.
"Deku…" lo chiamò con un filo di fiato, la voce gli stava tremando come le mani ancora strette sulle sue, per un'ansia che non aveva mai provato prima d'ora.
Deku sollevò una mano ad accarezzargli il viso, il suo volto si addolcì, le sue labbra si spiegarono in un sorriso e Katsuki ritrovò il respiro in quell'attimo in cui tutto sembrò tornato come doveva essere.
"Kacchan..." Deku rise. Una risatina sommessa in quel tono infantile, quasi inquietante, che Katsuki aveva scoperto in quei giorni.
Katsuki aveva così tanto bisogno di rivedere di fronte a sé il suo compagno che si era lasciato abbindolare dal finto calore di quella carezza, e non aveva notato la freddezza nei suoi occhi.
Lo notò troppo tardi quando la mano di Deku scese sul suo collo e lo strinse con forza, intenzionato a strangolarlo.
"ANCORA TU!?" Katsuki si alzò di scatto e sbraitò con la voce arrochita da quella stretta. Deku era ancora così debole che riuscì a schiaffargli via il braccio e fuggire dalla sua presa senza troppa difficoltà, ma Katsuki sentiva lo stesso sulla propria gola tutto l'intento omicida con cui l'altro lo aveva stretto.
"Ancora questo tu? Continui a fingere di non capire che io sono Deku~?" Deku continuò a ridere e si drizzò a sedere. Si liberò dalle coperte con uno strattone  e si guardò intorno restando teso come una corda, come pronto a scattare da un momento all'altro.
Katsuki tossì e si maledisse mentre si toccava la gola, avrebbe dovuto notarlo subito: nei suoi occhi non c'era quella luce che gli aveva sempre dato sui nervi, perché lo faceva sentire fottutamente debole.
Quei grandi occhi verdi erano sempre stati la sua più grande debolezza, di fronte a Deku.  
Deku era troppo insicuro e si era sempre sentito inferiore a lui, eppure il suo sguardo era sempre stato fermo e determinato fin da quando era un moccioso debole e inutile. Per anni ed anni non aveva mai immaginato di avere nei suoi occhi la più potente arma contro Katsuki. Quando lo aveva capito, soltanto pochi anni fa, per Katsuki era stata la fine.
Ormai Deku sapeva benissimo che poteva ottenere qualsiasi cosa mettendolo di fronte ai suoi occhi troppo intensi, spesso metteva fine ad una lite solo con uno sguardo.
Ma al momento non ci sarebbe mai riuscito. Quelli non erano gli occhi del suo Deku…
"Ho capito che sei Deku, ma col cervello fritto." Katsuki stavolta non si fece fregare, spalancò una mano dritto verso il volto  dell'altro e lo accecò con uno dei suoi colpi abbaglianti.
Approfittò dell'attimo di stordimento che ne seguì e gli si gettò addosso, piantandolo sul materasso con tutta la propria forza.
Sapeva che se solo avesse voluto, Deku avrebbe potuto tenergli testa per liberarsi dalla propria presa, ma contava sull'aria ancora stordita e provata dell'altro.
"Ma ne ho abbastanza di stronzate. Adesso tu mi dici tutto sul quirk di quel pezzo di merda, poi te ne stai stai lì a dormire finché non torni come prima." Concluse, senza staccare gli occhi rabbiosi dai suoi mentre lo teneva per i polsi, inchiodandoglieli sul cuscino ai lati della sua testa.
"Non so proprio niente, il mio padrone ti sembra così stupido?" Deku gli rivolse un ghigno di scherno ma non si oppose alla stretta di Katsuki, restando inerme nella sua presa.
Forse era consapevole di poterlo pugnalare con le sole parole, dato che Katsuki ringhiò per la frustrazione quando lo sentì chiamare quel bastardo "padrone".
Padrone… lo avrebbe fatto saltare in aria, il padrone.  Maledizione, quanto moriva dalla voglia di fargli esplodere il culo e a fanculo l'etica degli eroi!
Ma per il momento  era un obiettivo difficile, dato che non aveva nemmeno la minima intenzione di uscire di casa e mollare da solo Deku col cervello ancora a puttane.
Si morse con rabbia il labbro inferiore e chiuse gli occhi, cercando di raccogliere tutta la pazienza che non aveva mai usato in vita sua.
"Eri tornato… ieri, stamattina, eri in te! Eri tu, non un rincoglionito che esegue gli ordini di un fottuto villain! TU NON SEI COSI', DEKU!!!" la pazienza durò poco. Katsuki gli gridò in faccia con tutta l'aria che aveva nei polmoni, con tutta la rabbia che gli faceva tremare le mani sui suoi polsi, tutta la disperazione nel cuore.
Ne aveva le palle piene. Rivoleva il suo Deku e se lo sarebbe ripreso a costo di prenderlo a sberle finché non fosse tornato in sé. Tanto il compagno lo avrebbe ringraziato.
Il cuore gli si bloccò in gola, perché per un attimo sembrò funzionare.
Deku lo guardò sbattendo le palpebre con aria spaurita, come quando si era svegliato senza ricordare chi fosse e dove si trovasse.
"E' vero, sono solo una povera vittima… Vuoi salvarmi, mio eroe~?"  Deku piegò le labbra in un finta espressione impaurita e si tese in avanti più che poté, per riuscire a raggiungere l'orecchio di Katsuki.
"Ti manco così tanto, Katsuki~?" gli soffiò dritto all'orecchio, leccandoglielo poi in un gesto osceno.
Katsuki drizzò la schiena di scatto per allontanarsi dalla sua lingua, come se lo avesse scottato.
No, non si era ripreso per niente. Lo stava solo prendendo per il culo.
Deku scoppiò in una risatina deliziata e non fece un passo falso, nonostante Katsuki gli avesse appena lasciato andare i polsi per mettere distanza tra di loro.
Sembrava divertirsi troppo a guardare Katsuki che lo fissava ad occhi sgranati, col respiro affannato come se fosse appena uscito da uno scontro mortale.
"Ho capito che sono prigioniero qui… tanto vale divertirci un po', no~?" Deku parlò con una voce che non aveva mai usato in quello stato, melodiosa e  carica di desiderio, la voce che tanto faceva impazzire Katsuki quando il compagno aveva “cattive” intenzioni.
Stavolta fu Deku stesso ad afferrare Katsuki per le spalle e tirarselo addosso. Gli allacciò le braccia intorno al collo con fremente abbandono, le cosce intorno alla vita, e sollevò il bacino per muoversi contro quello dell'altro, facendo incontrare i loro corpi nei punti più sensibili.
Katsuki sentì il sangue ribollirgli nelle vene e si allontanò di scatto, staccandoselo di dosso con una forza che non aveva messo neppure nelle volte in cui avevano combattuto.
Saltò giù dal letto per mettere quanta più distanza possibile tra di loro, ma continuando a tenerlo sott'occhio.
Stava tremando e si sentiva bruciare come una pentola a pressione, e non sapeva se fosse più per la rabbia o  per l'effetto di trovarsi a così stretto contatto con Deku dopo giorni e giorni.
"Che c'è… Non ti piaccio più?" Deku mise su un altro broncio dei suoi, ma restò immobile sul letto con le braccia abbandonate sul cuscino e le gambe aperte, come in attesa di essere raggiunto da un momento all'altro.
"TU di certo non mi sei mai piaciuto! NON TOCCARMI O TI SPACCO LA FACCIA!"  Katsuki ringhiò, minacciandolo con tutto il fiato che gli era rimasto nei polmoni.
Era chiaramente scosso, Deku aveva toccato un tasto dolente.
Era ovvio che il proprio corpo avesse reagito a quei contatti, porca puttana, quello era pur sempre il corpo del suo compagno anche se dentro aveva il cervello fritto!
In quei giorni aveva avuto ben altro a cui pensare per preoccuparsi di essere in astinenza, ma ovviamente il compagno gli era mancato sotto tutti i punti di vista… era come se il proprio corpo se ne fosse accorto solo ora, a contatto con quello dell'altro.
Ma non avrebbe mai, MAI posseduto Deku solo per soddisfare il proprio corpo, solo per "divertirsi" come aveva appena detto quella versione fuori di testa del compagno.
Se l'altro non era in sé non sarebbe stato come fare l'amore con la persona della sua vita, sarebbe stato come tradirlo.
E no, tutto si poteva dire del carattere di merda di Katsuki, fuorché che non fosse fedele.
"HAI CAPITO!?" gli sbraitò ancora contro e si avvicinò di nuovo al letto con cautela, come tenesse un altro attacco del genere molto più di quanto temesse combattere con l'altro.
Si aspettava un qualche tipo di insulto o una lamentela tipica dell'altro -insomma, di quel Deku- ma non ottenne risposta. Deku era crollato addormentato, di nuovo, come se non avesse mai interrotto quel sonno profondo.
Katsuki tirò fuori il respiro tutto in un sospiro e si lasciò cadere seduto sul letto, la testa tra le mani.
Sarebbe stata una lunga riabilitazione…
 

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Capitolo 6
*** -6- ***


"E' stato fantastico, Bakugou-san! Io non ne sarei mai uscito vivo, tutto da solo!"
Katsuki era appena rientrato nella sua agenzia dopo aver catturato il doppio dei villains che si aspettava di trovare sul luogo di una segnalazione, trascinandosi dietro CosoNumero4 che si era ferito una gamba in battaglia. E sì, sapeva di essere stato davvero fantastico, ma era già la milionesima volta che CosoNumero4 glielo ripeteva strillandogli dritto all'orecchio ed avrebbe proprio preferito che smettesse.
CosoNumero4 era il moccioso appena uscito dalla U.A che era da poco stato assunto nella propria agenzia e, appunto, il quarto dei sottoposti con cui Katsuki lavorava a più stretto contatto.
Katsuki aveva registrato solo due informazioni su di lui: il suo quirk ed il fatto che fosse stato raccomandato da Eraserhead in persona, unico vero motivo per cui Katsuki lo aveva preso nonostante quella voce assillante.
In realtà era anche forte, era uno dei sottoposti di cui si fidava di più, ma gli aveva fatto venire il mal di testa dopo essergli stato appeso addosso a parlargli nelle orecchie per tutto il tragitto.
"Kacchan!"
Katsuki faceva ancora fatica ad ammetterlo perfino a se stesso, ma la vocetta squillante di Deku era un suono molto più piacevole, nonostante fosse alterata dall'apprensione. Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, all'altro al massimo diceva di stare zitto e non assillarlo con quella trombetta da deficiente che si ritrovava in gola.
"Che cazzo ci fai qui?" gli domandò, segretamente felice di vederlo.
Era la prima volta che Deku veniva a trovarlo in agenzia da almeno due mesi, infatti non conosceva nemmeno l'ultimo acquisto, CosoNumero4.
I primi tempi il compagno passava a trovarlo tutte le volte che poteva, gli portava il pranzo -che comprava, perché era un fottuto incapace- o passava anche solo per un saluto. Poi gli impegni dell'eroe numero uno erano diventati sempre più ingombranti.
Certo, vivevano insieme e Deku non gli dava di certo il tempo di sentire la sua mancanza. Katsuki non faceva altro che lamentarsi di quanto l'altro rompesse il cazzo, standogli incollato addosso tutto il tempo che passavano insieme… ma in fin dei conti erano entrambi colpevoli della morbosità del loro rapporto.
Insomma, sì, gli mancava. Era felice di vederlo un solo minuto in più nell'arco della giornata.
"Ho letto di un eroe ferito sul luogo in cui eri intervenuto tu, ma non c'erano dettagli!" Deku gli corse incontro e Katsuki vide la preoccupazione sul suo volto lasciare il posto al sollievo, appena il compagno lo vide reggersi sulle proprie gambe in perfetto stato.
Piuttosto, l'espressione di Deku si trasformò in qualcosa di completamente diverso quando il suo sguardo si posò sul ragazzo che gli stava ancora aggrappato addosso, cingendogli le spalle con un braccio.
"Oh no, ero io… ma Bakugou-san mi ha salvato appena in tempo, è stato eccezionale! E comunque non posso ancora definirmi un eroe, ho appena ricevuto l'onore di fare da supporto a Bakugou-san!" il giovane sottoposto non sembrò particolarmente colpito di trovarsi di fronte all'eroe numero uno. Si rivolse a Deku come se fosse una persona qualunque, e Katsuki non riuscì a trattenere un mezzo ghignetto divertito guardando la perplessità sul volto del compagno.
Deku non si era mai montano la testa, ancora diventava tutto rosso quando le persone lo fermavano per strada, spesso scoppiava perfino a piangere per l'emozione. Ma essere guardato da un giovane aspirante eroe come se non fosse nulla di speciale, almeno non rispetto all'eroe numero due, lo aveva visibilmente sorpreso.
"Stava ancora lottando contro un villain, quando è volato davanti a me e mi ha tirato via appena in tempo! Poi è riuscito a continuare a combattere senza lasciarmi andare un attimo, degno di un vero eroe!" il ragazzo continuò imperterrito.
"Sì, Kacchan è sempre stato fantastico fin da bambino. Sapevo che sarebbe diventato un grande eroe!" rispose Deku, ma CosoNumero4 lo degnò appena di uno sguardo prima di tornare a rivolgersi unicamente al suo superiore nonché evidente eroe personale.
 "Voglio diventare un eroe come te, Bakugou-san! Insegnami tutto, per favore!" concluse, con gli occhi che gli brillavano d'ammirazione.
"… Bene. Per ora però vai a farti medicare." Gli ordinò Katsuki, senza scomporsi per quella pioggia di complimenti. Di solito si sentiva implodere per l'imbarazzo tutte le volte che dei fan lo riempivano di complimenti, specialmente i bambini, anche se riusciva a non darlo a vedere con la sua aria perennemente corrucciata. Ma era davvero impassibile ai complimenti di quel ragazzo che vedeva soltanto come qualcuno su cui contare a lavoro, come lo era alle avances di qualsiasi persona che non fosse Deku.
Soprattutto perché in realtà non capiva nemmeno che fossero avances.
"Grazie per preoccuparti per me, anche se non è grave! Adesso vado, così stai tranquillo!" CosoNumero4 si congedò con un sorrisone entusiasta, come se fosse felice di avere una gamba fuori uso se questo gli aveva permesso di stare addosso al suo eroe.
A Katsuki bastò un cenno del capo per ordinare ad un sottoposto nelle vicinanze di accompagnare il ragazzo in infermeria, e si avviò nel suo studio seguito da Deku.
Indossava ancora metà della sua attrezzatura da eroe (ciò che non era stato distrutto in battaglia e che non aveva dovuto togliere per strascinarsi dietro CosoNumero4) ed iniziò a spogliarsi del resto quando si chiuse la porta alle spalle.
"Posso aiutarti, Bakugou-san? Posso lucidarti le scarpe, Bakugou-san? Posso anche fare le capriole, se vuoi. Insegnami!" Deku borbottò tra sé e sé con aria scocciata, mentre lo aiutava a togliersi la granata dal braccio in uno di quei gesti che gli venivano spontanei.
Katsuki ci mise qualche attimo a capire, e lo guardò con un cipiglio perplesso.
Quello non era un comportamento da Deku, e poi l'altro aveva raramente motivo per essere geloso. Nessuno osava fare avances all'eroe più  scontroso della classifica, pubblicamente fidanzato e notoriamente fedelissimo.
Aveva l'attenzione di innumerevoli fan sia uomini che donne, ovvio, ma di solito Deku si limitava a mettere il broncio ogni volta che Katsuki metteva una foto di troppo su instagram o una donna appena salvata gli sveniva tra le braccia.
Era da Deku reagire così, intristendosi ed andando in paranoia, mentre non era assolutamente da lui fare il verso ad un ragazzino più piccolo di lui… quella era una scenata di gelosia in piena regola?
"… Coso è un bravo sottoposto, fa solo il suo lavoro." Rispose, stiracchiandosi le braccia mentre andava a sedere sulla sua poltrona.
"Coso?" Deku lo guardò perplesso e lo raggiunse, restando in piedi poggiato alla scrivania con le braccia incrociate al petto, in posizione di chiusura.
"Non ricordo il suo nome, sta qui da due mesi." Katsuki scrollò le spalle e si spiegò come se la risposta fosse un'ovvietà. Deku parve confortato per un attimo, ma non si lasciò bastare la risposta.
"Strano che non te lo ricordi, è così carino con quelle lentiggini. Li scegli apposta così? Hai una passione per le lentiggini?" bofonchiò Deku, senza guardarlo negli occhi.
D'accordo, sì, era geloso.
Katsuki  non ce la faceva a vedere il compagno soffrire, aveva perfino messo da parte l'orgoglio per chiedergli scusa di quante gliene aveva fatte passare da piccoli, cadeva come una pera cotta appena vedeva i suoi occhi farsi un po' lucidi. Però vedere l'eroe numero uno perdere il controllo per un po' di gelosia avrebbe gonfiato di compiacimento il petto di chiunque.
Si prese un attimo per ricostruire mentalmente l'immagine del sottoposto. almeno le facce delle persone con cui lavora le ricordava.
CosoNumero4 era carino? Le lentiggini erano la prima cosa che aveva notato di lui, doveva ammetterlo.
Gli avevano subito ricordato Deku, appunto. Ma non gli avevano mai suscitato nemmeno per un attimo lo stesso istinto di mordergli le guance che provava per il compagno.
Quindi bhà… non aveva idea se quel ragazzo fosse carino o meno, tanto a lui non fregava un cazzo.
Era già tanto che aveva ammesso ciò che provava per una persona ed un solo fidanzato da sopportare bastava e avanzava, non aveva bisogno anche di altre vocine squillanti a rompergli le palle nella vita.
Katsuki era decisamente la persona meno propensa del mondo a tradire, in qualsiasi modo possibile. Ma era divertente vedere Deku così geloso, non riuscì a resistere dal prenderlo un po' per il culo.
"Eh, sai… la carne fresca. Tu ormai hai un'età." Ghignò, e dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere guardando l'espressione basita di Deku.
Come biasimarlo? Chiunque sarebbe rimasto sconvolto, certe parole non sarebbero mai uscite dalla bocca di Katsuki.  Sapeva a stento che cosa volesse dire e da dove gli fosse uscita fuori una cagata del genere…
L'aveva sentito dire da Kaminari una volta, per far ingelosire quel povero disgraziato di Kirishima.
L'amico quella volta rasentò l'attacco di panico, Deku in quel momento sembrò sul punto di avere un infarto.
"VAFFANCULO, KACCHAN!!! Sono serio!" Deku sbottò battendo un piede per terra, e stavolta fu il turno di Katsuki di sgranare gli occhi in un'espressione interdetta.
Aveva il volto paonazzo, come se dire una parola del genere fosse stato uno sforzo troppo grande per lui, ma l'imbarazzo non aveva scalfito il cipiglio sulla sua fronte. Era adorabilmente ridicolo.
"Oi! Chi ti ha insegnato queste parolacce!?" Katsuki afferrò il compagno per i fianchi e se lo tirò addosso, sghignazzando con un sorriso divertito e fiero della prima parolaccia uscita dalle labbra del piccolo innocente Deku.
"Tu." Deku rispose immediatamente, ancora imbronciato ed accigliato, ma si sistemò comodo sulle gambe del compagno senza avanzare una protesta.
Katsuki lo guardò… e scoppiò a ridere, perfettamente consapevole che l'altro avesse ragione.
Per quanto Katsuki si fosse calmato, crescendo, vederlo ridere in quel modo felice e spensierato restava una visione più unica che rara e nel giro di un attimo Deku si lasciò contagiare dalla sua risata.
"Non eri arrabbiato, tu? Geloso di un moccioso…" Katsuki lo prese in giro e gli afferrò il viso tra le dita, strizzandogli quelle guance morbidissime che gli mettevano voglia di morderlo tutto.
"Solo perché sei più bello quando ridi. E poi ho capito che stavi scherzando… Vero?" Deku guardò dubbioso il compagno, che continuava a tenergli le dita premute sulle guance alterandogli la voce in modo buffo.
Il sorriso di Katsuki dovette bastare come risposta perché scoppiarono entrambi in una nuova risata, fronte contro fronte, la sua mano passò sotto il mento di Deku e tutti i dubbi svanirono in un bacio.
"Bakugou-san! Sto bene! Cosa devo fare adesso?" la voce squillante e fin troppo energica di CosoNumero4 irruppe nella stanza insieme al suono della porta spalancata all'improvviso.
Deku scattò in piedi, rosso come un peperone fino alla punta dei capelli.
Katsuki guardò il suo sottoposto, ripromettendosi che la prima cosa che gli avrebbe insegnato sarebbe stata imparare a bussare prima di aprire le porte.
Da quel momento, Deku non sopportava nemmeno la vista di quel ragazzo.
 
Chissà come l'avrebbe presa il Deku fuori di testa che Katsuki si trovava in casa ora, perché in quel momento CosoNumero4 si aggirava nella loro camera da letto.
Erano passati due giorni da quando aveva riportato il compagno a casa e Katsuki non aveva lasciato il suo fianco per un solo istante. Avevano provato a convincerlo di affidarlo alla polizia e metterlo al sicuro, dove avrebbero potuto proteggerlo ed aspettare che si riprendesse con calma, ma Katsuki non ne aveva voluto sapere.
Non avrebbe fatto rinchiudere Deku da nessuna cazzo di parte, ci pensava lui a proteggerlo.
Non avevano ricevuto nessun attacco, forse perché c'era la metà delle agenzie migliori della città schierata nel quartiere, pronta ad aspettare un solo passo falso del figlio di puttana in nero per catturarlo.
Per quanto riguardava possibili attacchi da parte di Deku stesso, anche quello era sotto controllo.
Katsuki aveva accettato di dover dormire ed aveva indetto dei turni con i suoi sottoposti più fidati per tenere d'occhio Deku. Non era un compito difficile, dato che l'altro per metà del tempo dormiva.
Quando era sveglio continuava ad alternare momenti in cui non ricordava niente e non parlava, a momenti in cui delirava come un coglione fuori di testa. Ma si sentiva così debole che non provava nemmeno a muovere un dito, non con uomini in piena forza che lo tenevano sotto tiro.
Katsuki aveva l'impressione che più l'effetto del quirk di quel bastardo si indeboliva, meno quella versione folle di Deku avrebbe funzionato. Forse non riusciva più ad usare One for All perché quel quirk apparteneva al vero Deku, e quello era il primo passo verso il ritorno alla normalità.
Però parlava, parlava tantissimo… e rompeva il cazzo da morire, provando a convincere chiunque a portarlo fuori in cambio delle ricompense più oscene.
Katsuki aveva pensato di tagliare le orecchie al suo sottoposto più fidato, dopo che lo aveva visto arrossire per l'imbarazzo quando Deku gli aveva offerto di mollargli il culo.
Avrebbe dovuto usare il tempo dei turni per dormire, ma non riusciva a stare tranquillo...
Così aveva chiamato CosoNumero4, che di certo non avrebbe ceduto alla tentazione.
"KACCHAAAAAAAAN!"
 La voce lagnosa di  Deku gli arrivò alle orecchie dall'altra parte della casa.
Katsuki, che stava provando a dormire sul divano in salotto, alzò gli occhi al cielo e si alzò di scatto.
L'altro aveva iniziato a chiamarlo sempre "Kacchan". Katsuki sapeva che lo facesse solo per prenderlo per il culo e per confonderlo, sapeva benissimo che quello non fosse il suo Deku. Il suo Deku  non avrebbe mai sedotto altri uomini, non avrebbe mai ferito degli innocenti… però proprio non riusciva a non rispondere al richiamo di quella maledettissima voce, non poteva farci niente.
Era più forte di lui, era qualcosa di ormai insito dentro di sé dopo anni di convivenza..
Si alzò diretto alla camera da letto, ma fu raggiunto prima da Deku che gli corse incontro e gli si lanciò addosso, con CosoNumero4 alle calcagna che lo inseguiva disperato.
"Kacchaaaaan! Mi lasci sempre con uomini brutti! Io voglio stare solo con te!" Deku si lamentò come un bambino, l'unica cosa che ormai quella versione fuori di testa del suo compagno sembrava in grado di fare, e gli si incollò addosso strofinandogli il viso contro il petto.
"Scusa, Bakugou-san! Non sono riuscito a fermarlo…" CosoNumero4 si scusò, mortificato, e lo guardò titubante. Chiaramente non sapeva cosa fare… come non comprenderlo? Nemmeno Katsuki aveva più idea di come affrontare quella situazione.
Non sapere dove fosse Deku e cosa stesse passando era stato logorante, ma ora che lo aveva costantemente sotto gli occhi non era molto meglio… Quei giorni passati a guardare il suo uomo delirare e fare la troia con altri uomini lo avevano provato.
"Kacchan, che ci fa questo qui in casa nostra? Non vuoi stare solo con me~?" Deku gli sussurrò all'orecchio con tono completamente diverso, invitante, e glielo leccò mentre infilò una mano nei pantaloni della sua tuta, toccandolo spudoratamente da sopra i boxer.
Katsuki sussultò e si sentì tremendamente umiliato a vedere il suo sottoposto deviare di corsa lo sguardo, paonazzo in viso, ovviamente imbarazzato. Avevano appena vissuto entrambi il momento più basso della loro carriera.
"Questa non è casa tua." Sbottò con rabbia e gli afferrò la mano per il polso,allontanandogliela di malo modo dal proprio corpo.
L'altro gli rendeva sempre più facile resistere ai suoi tentativi di seduzione. Non poteva dire di non provare alcuna reazione per un tocco del suo uomo, ma la rabbia prevaleva su tutto. Il suo Deku non parlava così, non si sarebbe mai comportato in quel modo. E quella folle imitazione era soltanto frustrante e snervante.
 "Torna in agenzia e avvisa gli altri  di non mandare nessuno per oggi." Ordinò al ragazzo, e non si sorprese di vederlo annuire  silenziosamente senza riuscire a guardarlo in faccia.
Deku gongolò soddisfatto e fece la linguaccia al più giovane mentre Katsuki lo guidava alla porta, e Katsuki si vergognò per il proprio compagno che si trovava ancora da qualche parte lì dentro.
Quando Deku fosse tornato in sé, non gli avrebbe raccontato nulla di tutto questo… l'altro si sarebbe di sicuro vergognato da morire.
Rimasti soli, sentì Deku avvicinarsi alle sue spalle. Aveva dovuto accettare di tenere i sensi all'erta con l'altro, costringendosi a non guardarlo come il proprio compagno con cui poteva serenamente condividere la casa, per cui fu subito pronto a scattare per difendersi… ma Deku gli rubò il respiro, incollandosi alla sua schiena e stringendolo dalle spalle in un abbraccio.
Un semplice, dolce gesto che era proprio da Deku… il primo gesto abituale del suo compagno che gli vedeva fare da quando lo aveva riportato a casa.
Katsuki tremò, sentendosi completamente disarmato in quella presa, orribilmente debole…
"Kacchaaaan! Io sono più bello di quello lì, verooo? Stai solo con me, non far venire più nessuno!" ma Deku lo riportò subito alla realtà con quella domanda.
Deku non gli avrebbe mai chiesto una cosa del genere… non aveva mai osato, nemmeno quando la mancanza di conferme da parte sua lo aveva fatto soffrire.
Katsuki aveva sempre avuto un'altissima considerazione di se stesso, ma sapeva di non essere la persona più semplice del mondo. Ad esempio, non aveva mai fatto un complimento al compagno… non gli aveva mai detto di trovarlo bello, non gli aveva mai spiegato a parole che cosa provasse ogni volta che si perdeva nei suoi grandi occhi. Non ce la faceva. Era il suo carattere di merda e, per quanto fosse migliorato crescendo, non poteva farci niente.
Cercava di fargli sentire direttamente sulla pelle cosa provasse per lui, quanto lo volesse, quanto ricambiasse tutto il desiderio e l'attrazione che Deku invece sbandierava a parole senza vergogna.
Ma a volte non bastava, ne era consapevole. C'erano state volte in cui il compagno si era impegnato a farsi bello per lui, ed aveva visto il suo viso incupirsi per la delusione quando non aveva ricevuto alcun complimento.
Katsuki era stato sul punto di dirglielo innumerevoli volte, magari quando si preparavano per una sera di galà e stava annodando la cravatta di Deku, che era così impedito da non saperlo fare da solo.
"Anche tu sei bello", una semplice risposta a tutti i complimenti che l'altro gli faceva sempre, che cosa ci voleva a dirlo?
Eppure ogni volta le parole gli restavano in gola, non ce la faceva proprio a sbilanciarsi…
Ma Deku non se ne era mai lamentato, era sempre stato paziente con lui. Così paziente da corrergli dietro, quando da adolescente era stato così frustrato nei suoi confronti da cercare di allontanarlo in tutti i modi.
Così paziente da aspettarlo, quando avevano iniziato la loro relazione ma Katsuki ci aveva messo ancora un bel po' ad accettare i suoi sentimenti.
Così paziente da sorridergli e continuare a sopportarlo ogni giorno, nonostante tutti i suoi sfoghi di gelosia insensata, nonostante il caretteraccio, nonostante le poche parole.
Deku meritava tutto da lui, ed il minimo che Katsuki poteva fare adesso era essere quello paziente dei due ed aspettare che il compagno si rimettesse in sesto.
"… Il mio Deku lo è. I suoi occhi sono i più belli al mondo, e tu non puoi imitarlo." Katsuki sussurrò mentre si voltava nella sua presa, forse parlando più tra sé e sé che con l'altro, accettando per la prima volta quel pensiero.
L'imitazione di Deku di fronte a lui gli mise il broncio, e Katsuki ripromise a se stesso di essere più sincero col compagno quando fosse tornato in sé, almeno solo per una volta.
"Mi hai stancato, non sei per niente divertente." Deku sbuffò e si allontanò da lui, per fortuna era volubile e si annoiava molto facilmente.
Katsuki prese un respiro profondo e lo seguì per accertarsi che non facesse stronzate.
Solo ancora un po' di pazienza…
 
Quella notte Katsuki si svegliò di soprassalto senza fiato.
Deku era sopra di lui, le sue dita strette intorno alla propria gola gli impedivano di respirare.

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Capitolo 7
*** -7- ***


 
Le battute sulle suocere erano tutte vere. Le suocere erano una rottura di coglioni.
Nei ricordi di Katsuki, la madre di Deku era la signora gentile che gli dava sempre i biscotti per ringraziarlo di aver accompagnato il figlio fino a casa, che si raccomandava con lui di tenere la manina di Deku mentre attraversavano la strada, ed altre cose che Katsuki riteneva sostenibili per la propria psiche.
Da quando lui e Deku avevano iniziato a convivere, quella donna era diventata insopportabile.
Spesso tornava a casa e la trovava ai fornelli, e magari restava pure a cena senza capire di doversi togliere dalle palle. Per non parlare di tutte le volte in cui lui e Deku avevano una discussione, e lei lo telefonava per sgridarlo come se fosse un cazzo di bambino…
Ma era la madre del suo dannato compagno, che doveva fare? Non poteva di certo mandarla a fanculo, così stringeva i denti e sopportava in silenzio.
Tanto poi se la prendeva con Deku. La convivenza gli aveva offerto i modi più disparati di vendicarsi sull'altro, tipo farsi la doccia da solo e mettersi a letto senza degnarlo di un'attenzione. Il più delle volte Deku si faceva perdonare alla grande.
Le altre metteva il broncio… e alla fine Katsuki cedeva per primo, non riuscendo a resistere a quel muso lungo. Ma questa era un'altra storia.
Il punto fermo era che alla fine la signora Midoriya tornava sempre, inarrestabile.
Naturalmente era andata in panico non appena aveva saputo della storia di Deku e, quando era stata avvisata che il figlio fosse tornato in salvo a casa, aveva iniziato a rompere i coglioni per andare a trovarlo.
Katsuki aveva dovuto sorbirsi una telefonata infinita per spiegarle che Deku non era ancora in sé
e fosse pericoloso, ma quella donna non aveva voluto sentire storie e si era presentata lo stesso fuori casa.
Aveva insistito a rivendicare i suoi diritti di madre che doveva prendersi cura del figlio, e Katsuki pensava che sarebbe stato scortese spingerla fuori a forza quando si era infilata nell'appartamento passando sotto il suo braccio che teneva aperta la porta.
Per fortuna Deku era appena crollato in uno dei suoi sonni profondi, ma la madre ne aveva approfittato per rompergli i coglioni e convincerlo di mettersi anche lui a dormire.
In effetti Deku non gli aveva fatto chiudere occhio, ed avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dover sopportare quella donna nelle orecchie…
Ovviamente non si fidava di lasciarla da sola a guardia di Deku, così aveva chiamato il proprio sottoposto migliore per revocare l'ordine precedente e farlo venire a fare il suo turno.
Non lo avesse mai fatto. Mai ascoltare le suocere.
 
Quella notte Katsuki si svegliò di soprassalto, senza fiato.
Delle mani forti strette intorno alla gola gli impedivano di respirare, sgranò gli occhi ancora di più accorgendosi che fossero le mani di Deku.
A cavalcioni sopra di lui, Deku lo fissava con occhi assenti e distanti eppure aveva le guance rigate di lacrime, come se nemmeno il suo volto sapesse più che cosa provare.
"U-Uccidere… Eroi… Kacchan…. N-No…"
Le sue labbra sussurravano parole sconnesse in una cantilena confusa, e quando le riconobbe Katsuki si domandò con orrore che fine avessero fatto la signora Midoriya ed il proprio sottoposto se Deku era lì.
Ma non aveva tempo per le domande, a breve avrebbe esaurito l'ossigeno o gli si sarebbe spezzato l'osso del collo.
L'istinto di sopravvivenza gli suggeriva di far esplodere le mani dell'altro, ma perfino in quelle condizioni prevaleva l'istinto di non fargli del male.
Così calibrò la forza la quanto bastava per scottargli le braccia, ma non servì a niente. Deku non batté ciglio, sembrava non sentire più niente… non provare più niente.
Improvvisamente la fretta di riscuotere Deku e gridargli in faccia di tornare in sé fu ancora più forte del bisogno di tornare a respirare.
Katsuki fece leva su tutta la propria forza per spingerlo di lato e riuscì a farlo cadere dal divano. Deku si aggrappò a lui trascinandoselo dietro, col risultato che finirono entrambi per terra, Katsuki sopra l'altro.
Le mani di Katsuki corsero subito a piantare l'altro al pavimento tenendolo per i polsi, ma sembrò non esserci bisogno.
Deku stava fissando un punto nel vuoto dritto davanti a sé, i suoi occhi avevano un'aria confusa mentre deviavano da destra a sinistra, come se seguissero un oggetto che oscillava.
Katsuki tossì mentre seguì la traiettoria del suo sguardo stravolto e si accorse che stava guardando il proprio anello appeso alla catena che teneva al collo, che in tutto quel trambusto era scivolato fuori dalla maglietta e stava oscillando dritto sul volto di Deku.
Era il loro anello di fidanzamento, uguale a quello che Katsuki un giorno aveva comprato a Deku trascinando Kirishima in un gioielleria.
Si vergognava troppo di vedersela direttamente lui con certe cose sdolcinate, la sola idea di dare spiegazioni ad una commessa gli faceva venire il voltastomaco, e poi aveva bisogno di un consiglio.
Così si era portato l'amico in una gioielleria, aveva tacitamente fatto la sua scelta ed aveva mandato Kirishima a fare il lavoro sporco.
Deku aveva pianto per la gioia quando, il giorno del loro anniversario, Katsuki gli aveva tirato in faccia la fatidica scatolina ed era andato a mettersi ai fornelli come se niente fosse.
Naturalmente non era scampato ai pianti infiniti e gli abbracci di Deku, che il giorno dopo era corso a compragliene uno identico "perché così funzionano gli anelli di fidanzamento!".
Di solito entrambi li portavano al dito, ma quando lavoravano lo appendevano al collo per paura di perderlo in battaglia.
Ma in quei giorni di totale caos Katsuki non aveva capito più niente e lo aveva lasciato lì, dimenticando di indossarlo.
In quel momento quella dimenticanza fu la sua salvezza. La loro salvezza.
"Kacchan…" Deku distolse lo sguardo dall'anello, lo guardò dritto negli occhi ed era… Deku.
Era Deku. Il suo Deku.
I suoi occhi verdi non erano più una grottesca imitazione di quelli che aveva avuto davanti per tutta la vita. Erano quelli che lo guardavano con aria assonnata ogni mattina appena si aprivano e con amore ogni notte prima di chiudersi. Erano davvero i suoi occhi.
Niente più trucchi. Niente più cazzate.
"Deku…" la voce di Katsuki tremò, strozzata, eppure non aveva un filo di dubbio sul fatto che quello che aveva di fronte fosse finalmente Deku. Per la prima volta dopo troppi giorni non provò nulla di sbagliato ad usare quel nome, come se stesse facendo un torto al compagno.
Deku distolse lo sguardo per guardarsi intorno e sbatté le palpebre, confuso, come se non capisse che cosa ci facessero sul pavimento del loro salotto, poi sgranò di nuovo gli occhi come se gli fosse piombata addosso una verità orribile.
"Kacchan! C-Cosa…  Cos'ho fatto…" lo sguardo di Deku si riempì di terrore man mano che riacquisiva la lucidità. Lasciò andare la presa dalle spalle del compagno e si portò le mani al volto per nascondersi, senza nemmeno sapere da chi.
Katsuki non aveva le risposte, non poteva rispondere subito ai suoi dubbi e tutte le sue paure. Stava ancora fissando i suoi occhi come se ne dipendesse la propria vita. Come se, se avesse anche solo sbattuto le palpebre, Deku sarebbe potuto sparire per sempre in quell'istante.
Non si era accorto di star tremando da capo a piedi, di star trattenendo il fiato,  di avere gli occhi che gli si stavano riempiendo di lacrime…
Si preoccupò soltanto di afferrare le mani del compagno per allontanargliele dal volto, quasi in panico, ma Deku oppose resistenza impedendogli di guardarlo.
L'altro si dimenò e fuggi dalla sua presa, si rannicchiò su se stesso e si prese la testa tre le mani come se soffrisse.
Il cuore di Katsuki si fermò per un terribile attimo in cui temette di perderlo di nuovo, proprio com'era accaduto una settimana prima quando lo aveva trovato in quello stato, quando ormai era già nelle mani di quel figlio di puttana di un villain.
Ma stavolta Deku era fin troppo in sé. Era così Deku da far male, perché era evidente che il peso di ciò che aveva fatto mentre non era in sé lo stesse schiacciando.
"I-Io ti ho… Come ho potuto... P-Perché…!?" Deku scoppiò in un pianto straziato e si portò di nuovo le mani davanti al volto, Katsuki non avrebbe saputo dire se per fuggire da se stesso o dal proprio sguardo.
Vedere il compagno così fragile riportò bruscamente Katsuki alla realtà.
Deku era riuscito soltanto a biascicare parole confuse, ma dalla sua voce Katsuki capì subito che doveva ricordare qualcosa ma era troppo terrorizzato anche solo per fare le domande giuste.
Katsuki realizzò che, anche se non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo, Deku stava cercando in lui tutte le certezze di cui aveva bisogno in quel momento, doveva aggrapparsi a lui per ritrovare se stesso.
Il compagno aveva bisogno di lui,  così Katsuki ricacciò indietro le lacrime per essere forte ancora una volta.
"Oi… che stronzate vai dicendo? Tu non hai fatto proprio niente. Quello non eri tu." Katsuki provò a parlargli con tono fermo e deciso, ma non poté nascondere il tremore della propria voce ancora scossa.
Si drizzò a sedere di scatto e tirò a sé il compagno con tanto impeto da farlo sbattere contro il proprio petto.
Non lo lasciò andare, era esattamente ciò di cui aveva più bisogno ora.
Se lo strinse al petto con tutta la forza che aveva, finché sentì Deku restare senza fiato nella propria stretta.
Ma ancora non lo lasciò andare, non lo avrebbe fatto mai più.
Non provare a forzarlo funzionò, perché Deku si abbandonò tra le sue braccia, affondò il viso nel suo petto e portò le mani ad aggrapparsi alle sue spalle.
"Che cosa ricordi?" domandò con una calma che non gli apparteneva, meravigliandosi di se stesso.
Gli lasciò nascondere il viso tra le mani senza insistere ancora a scoprirgli gli occhi.
Preoccuparsi per qualcuno certe volte spingeva davvero le persone oltre i loro limiti.
"I-Io… Non lo so, è tutto confuso… So solo che ho combattuto contro di te… E t-ti ho detto cose terribili… P-perché l'ho fatto!?" Deku tremò più forte tra le sue braccia mentre parlava lentamente, a volte balbettava balbettando delle parole quasi incomprensibili, ma Katsuki pazientò e lo strinse più forte.
"Perché non eri in te. Ricordi il villain con cui hai combattuto il giorno del nostro anniversario? Ti ha fatto il lavaggio del cervello col suo dannato quirk e ti ha usato… ma adesso è finita, non devi preoccuparti di niente." strinse i denti per la rabbia al ricordo, ma stavolta la sua voce fu più ferma.
Katsuki sperò che il sollievo nella propria voce non fosse troppo evidente. Se Deku stava così male senza nemmeno ricordare cosa aveva fatto agli altri, alle persone che voleva proteggere ed i suoi amici, era meglio così.
Ci sarebbe stato tempo per dirgli tutto il resto, quello che aveva subito era già abbastanza difficile da sopportare.
"S-Sì, ricordo… Ha detto che sarei diventato un giocattolo perfetto…" Deku sussultò contro il proprio petto. Katsuki capì che quel ricordo aveva appena fatto scattare qualcosa in lui, qualcosa di doloroso, e la propria presa di fece più possessiva.
Quelle parole gli fecero scappare un ringhio sommesso e si accorse di star stringendo il compagno così forte da fargli probabilmente male. Deku non disse una parola, ma Katsuki prese lo stesso un respiro profondo ed allentò la presa. Stava tremando per la rabbia.
"P-Poi il nulla… Ricordo solo la tua voce che mi chiamava, la tua mano sul mio viso… E momenti confusi di questi giorni… I-Io ho-" Deku continuò,le sue mani gli stavano stringendo così forte la maglietta sulle spalle da rischiare di strapparla, ma Katsuki lo interruppe.
"Non mi hai fatto niente. Sono qui tutto intero, non vedi? Mi rompi le palle da tutta la vita su quanto sono fantastico e adesso mi sottovaluti così!?" richiamò tutta la forza che aveva in corpo per calmarsi e parlare come suo solito, forzando il tono alterato che di solito gli veniva fuori tanto spontaneo quando doveva lamentarsi del compagno.
Doveva dimostrare a Deku di essere ancora lì, proprio come lo aveva lasciato, non era cambiato niente. Lui non gli aveva fatto niente.
Il pianto di Deku si calmò un po'. Forse aveva funzionato. 
"Quello che ricordi è il momento in cui hai esitato… Invece di attaccarmi hai ricordato chi sei e sei tornato da me. Non hai fatto del male a nessuno, non devi preoccuparti." Katsuki rispose alla domanda che era sicuro di aver interrotto. Era sospesa tra le paure e le labbra di Deku dal momento in cui era tornato in sé.
Il compagno aveva paura dei danni che aveva fatto mentre era incosciente, se era arrivato ad attaccare proprio lui…
Katsuki non amava mentire, non aveva mai mentito a nessun'altro se non a sé stesso. Ma non poteva caricarlo di quel peso proprio ora.
Si accorse che Deku aveva del tutto smesso di piangere, ma non sembrava affatto più calmo.
"Non hai mai saputo dire le bugie, Kacchan…" Deku rispose dopo attimi interminabili di silenzio, la voce soffocata dai sensi di colpa che lo stavano schiacciando.
"OI!" stavolta il ringhio con cui Katsuki richiamò l'attenzione del compagno fu spontaneo.
Si rese conto di aver fatto una stronzata, aveva solo dato al compagno la conferma dei suoi peggiori incubi. Così gli afferrò il viso tra le mani e lo strappò dal rifugio del proprio petto per farsi guardare negli occhi.
"Non hai fatto nessun danno irreparabile. Nessuno ha perso la fiducia in te, nessuno ha mai smesso di aspettarti. Sei ancora l'eroe che tutti amano, su questo non ti mentirei mai, idiota!" Katsuki posò la fronte contro quella dell'altro e parlò tutto d'un fiato, soffiandogli le parole sul viso. Non voleva dargli il tempo di affliggersi, di sprofondare.
Era vero che Deku non aveva nessuna colpa, e doveva metterglielo bene in testa.
Deku si allontanò dalla presa delle sue mani per guardare il compagno negli occhi, anche se sembrò costargli un grande sforzo.
Si prese tutto il tempo per scrutare il suo sguardo, per decidere se chiedergli o meno, prima di annuire.
Gli occhi del suo Kacchan non gli avevano mai mentito, anche quando le sue parole dicevano tutt'altro.
Per di più in quel momento le parole che aveva detto coincidevano col suo sguardo, evento più unico che raro.
Per Deku dovette essere un campanello d'allarme perché, anche se continuava a  non stare tranquillo,  spostò tutta la sua attenzione sul volto del compagno.
"Scusa, Kacchan… per tutto quello che ti ho fatto passare…" Deku portò una mano al volto del compagno e lo accarezzò con dolcezza. Aveva lo sguardo afflitto da una nuova sofferenza, una più triste, perché dall'espressione e le reazioni di Katsuki aveva capito quanto il compagno  avesse sofferto in sua assenza.
Katsuki sbatté le palpebre, non capendo da dove fossero venute fuori quelle scuse. Perché le posizioni si erano invertite? Com'erano passati a Deku che cercava di consolare lui??
Gli bastò guardare il volto dell'altro per capire.
Deku aveva messo da parte l'angoscia per ciò che aveva fatto mentre era fuori di sé e si stava concentrando tutto su di lui… era triste per lui. Una cosa decisamente da Deku…
"Non è colpa tua. Sono io che-" Katsuki vide tutta la propria sofferenza riflessa sul volto di Deku, fu come accettare per la prima volta tutto ciò che aveva passato in quei giorni e gli si incrinò la voce.
Era sempre stato troppo impegnato, troppo furioso, troppo concentrato a salvare il compagno per dar peso alla propria angoscia… ed ora fu come sentirla addosso tutta insieme.
"Deku… Non volevo lasciarti andare…" tirò fuori quel peso che si portava da giorni, e cominciò a tremare. Era colpa sua, era lui che non era stato in grado di riprenderselo prima, di dare tempo a quel bastardo di fargli tutto questo.
"No, Kacchan! Sei tu che non hai colpe, tu mi hai portato indietro… da te, a casa." Deku si affrettò a contraddire le paure dell'altro, proprio come Katsuki aveva scacciato via le sue.
I grandi occhi verdi di Deku erano tornati quelli di sempre, fermi e decisi, vivi, senza lacrime né esitazioni, tutti concentrati su di lui, sul suo amato…
Quando Katsuki vide quegli occhi continuare a fissarlo, decisi a non arrendersi finché non gli avrebbero fatto cambiare idea, ebbe la conferma che non lo avrebbero abbandonato mai più… e lasciò andare le lacrime.
Spinse di nuovo Deku contro il proprio petto,  affondò il viso nei suoi morbidi capelli per non farsi vedere e pianse senza più alcun freno, liberando tutto ciò che aveva trattenuto fino a quel momento.
Aveva sempre avuto quel dannatissimo difetto di non riuscire a trattenere le lacrime, soprattutto da ragazzino quando aveva parecchi motivi per essere frustrato. Era il modo in cui sfogava la sua rabbia, quando arrivava all'apice e non riusciva a trattenere più tutti i sentimenti contrastanti di cui gli traboccava il cuore.
Ma non aveva mai pianto così. Per il sollievo e per tutta la disperazione che non aveva sfogato in quei giorni.
Lasciò andare tutte le lacrime che aveva trattenuto per concentrarsi solo sul recuperare Deku, quelle per essere forte, per essere sempre pronto a salvarlo da se stesso, per accoglierlo  con una bella lavata di testa al suo ritorno.
Ma adesso che Deku era davvero lì, a tremare tra le proprie braccia, non riusciva a fare altro che piangere come se fosse di nuovo un fottuto moccioso che si fingeva troppo forte.
"Kacchan, non piangere… Non ti lascerò mai più." Deku gli cinse le spalle con dolcezza, reagendo a quella stretta dopo secondi incalcolabili. La sua voce era calma e gentile, come sempre, come doveva essere. Aveva sussurrato le esatte parole di cui Katsuki aveva più bisogno al momento, la sua presa era calda e confortante, tutte cose a cui Katsuki era sempre stato così abituato da non aver mai notato quanto facessero parte di Deku e quanto fossero essenziali per lui. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe sentito la mancanza di tutte quelle attenzioni, un giorno.
"No che non mi lasci, fottuto idiota. Non ti mollerò mai più." Katsuki lo avvertì. Aveva ancora la voce graffiata dal pianto, ma riuscì perfino a mettere su un sorriso vagamente minaccioso quando gli prese ancora il viso tra le mani.
Deku si lasciò asciugare le lacrime dalle guance e gli sorrise, un sorriso caldo e rassicurante dei suoi, mentre portò a sua volta le mani sul viso del compagno.
La priorità di entrambi era diventata confortare il proprio compagno di vita, stavano trovando la forza l'uno negli occhi dell'altro, tutto era tornato come sempre.
Andava tutto bene, ed avevano smesso di piangere.

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Capitolo 8
*** Extra - Deku - ***


Una settimana dopo Izuku si era completamente ripreso, eppure a volte si domandava se fosse ancora stordito per gli effetti del lavaggio del cervello che aveva subito ed avesse le allucinazioni.
Chi era quel ragazzo che viveva nel suo appartamento? Che ne aveva fatto del suo fidanzato?
Kacchan era diventato a dir poco paranoico -e davvero, era dir poco- e non lo perdeva mai d'occhio, nemmeno il tempo di andare al minimarket sotto casa.
Dopo che aveva sentito le urla di Kacchan dal cortile del palazzo e lo aveva visto letteralmente lanciarsi giù dall'attico per raggiungerlo, quando era uscito di casa da solo per andare un attimo a comprare il latte, Izuku aveva capito che non fosse il caso di far prendere altri spaventi al compagno e ne era stato buono buono al suo fianco. Volentieri, naturalmente.
Se non fosse stato per la situazione per niente felice, Izuku sarebbe stato al settimo cielo.
Vivevano insieme, certo, ma erano entrambi eroi molto impegnati e non erano rare giornate in cui riuscivano a vedersi a casa soltanto la notte. Non aveva mai avuto Kacchan così tutto per sé, avrebbe dovuto essere bello .
Si sentiva amato più che mai, non aveva mai avvertito così tanto tutto il bisogno di Kacchan di averlo al suo fianco, avrebbe davvero dovuto essere felicissimo… ma non riusciva a smettere di pensare ai motivi dietro ogni stretta possessiva del compagno, oltre ai mille altri pensieri che gli occupavano la testa in quei giorni.
Gli si stringeva il cuore ogni volta che Kacchan chiamava il proprio nome non appena usciva dalla sua vista, ogni notte quando sussultava perché Kacchan lo stringeva troppo forte nel sonno.
Era da tutta la settimana che Izuku dormiva pochissimo, si sentiva come se avesse dormito per giorni e giorni -in effetti lo aveva fatto- ed ora non aveva per niente sonno. Per cui ogni notte assisteva al sonno agitato del compagno, lo sentiva chiamare il proprio nome in sogno, lo vedeva svegliarsi in continuazione per controllare che lui fosse ancora lì al suo fianco.
Non c'era niente di bello in quella faccia dell'amore. Non aveva bisogno di vedere Kacchan soffrire per lui, per sentirsi amato.
Stava male soltanto pensando a cosa avesse passato Kacchan in quei giorni, ed a vederne le conseguenze ancora calde sul compagno.
Lui ricordava poco e niente, da quando quel villain aveva usato il suo quirk su di lui la propria mente era stata completamente buia per la maggior parte del tempo.
C'erano pochi momenti che ricordava quasi vivamente, quelli in cui aveva iniziato a recuperare la lucidità. Ricordava ad esempio la sensazione della mano di Kacchan che lo accarezzava, mentre gli diceva che lo avrebbe riportato a casa…
Ricordava di essersi trovato nel proprio letto, affianco al compagno.
Per il resto era tutto confuso e annebbiato… ma era sicuro di essersi comportato malissimo con lui.
Gli aveva detto cose crudeli, aveva combattuto contro di lui, lo aveva colpito e ferito...
Izuku non riusciva nemmeno ad immaginare come dovesse essere, trovarsi di fronte ad un completo estraneo nel corpo della persona più amata.
Anzi, nemmeno un estraneo… qualcuno che ti odiava, qualcuno da cui doversi difendere.
Per Kacchan doveva essere stato terribile… Izuku sapeva benissimo che doveva aver sofferto molto, anche se l'altro non lo diceva, perché lo stesso sarebbe stato per lui.
Entrambi c'erano sempre stati l'uno nella vita dell'altro, e come si poteva guardare con occhi diversi qualcuno che c'era stato per tutta la vita? Izuku non riusciva ad immaginarlo, un Kacchan che dall'oggi al domani avesse provato ad ucciderlo.
Izuku aveva assistito a degli enormi cambiamenti da parte dell'altro negli anni, era vero, ma non era per niente la stessa cosa.
C'era stato un tempo in cui Kacchan aveva provato ad allontanarlo, fingendo di non volerlo nella sua vita, mentre adesso lo stringeva a sé con tutte le sue forze… ma in fin dei conti erano sempre stati gli stessi, non erano mai cambiati.
Quello che c'era tra loro era… complicato, sì, ma era sempre stato vero, forte e profondo.
Avevano fatto sempre così, loro due. Si erano sempre spronati a vicenda.  Kacchan aveva dato tutto se stesso per superarlo, Izuku aveva fatto tanta strada per raggiungerlo, e così ognuno era la motivazione dell'altro per dare il meglio.
Nel tempo le cose erano radicalmente cambiate. Adesso si davano forza a vicenda, si spalleggiavano in un modo tutto nuovo, ma in fondo erano sempre gli stessi.
Izuku era sicuro che ne sarebbe morto, se un giorno avesse dovuto temere di perdere tutto questo.
Per questo proprio non riusciva a godersi le serate passate sul divano accoccolato affianco al compagno, i risvegli calmi e pigri la mattina, i pomeriggi passati a lavorare insieme nella sua agenzia…
Vedeva ancora l'ansia di Kacchan in ogni sguardo che gli rivolgeva, e non c'era "Smettila di preoccuparti, idiota" che potesse rincuorarlo.
Nonostante tutto, Izuku si sentiva davvero fortunato perché Kacchan continuava ad essere fantastico.
Il compagno si stava preoccupando per lui fin dalla sera in cui era tornato in sé, quando era dovuto correre a soccorrere sua madre ed il suo sottoposto che stava lì a fargli da guardia.
Per fortuna stavano bene, avevano perso i sensi per un po', ad Izuku era bastato guardarli per capire che fossero stati storditi con un colpo alla testa… ed era stato lui.
Kacchan aveva negato l'evidenza, mentre Izuku guardava atterrito la madre e non riusciva a reagire al suo abbraccio ed ai suoi pianti di sollievo. La madre era felicissima di vederlo stare bene, ovviamente, e Kacchan aveva continuato a ripetergli che non fosse successo niente e non era stata colpa sua… ma non era mai stato un attore convincente.
La madre aveva seguito la linea del genero, aveva negato tutto quando Izuku le aveva chiesto scusa dopodiché non aveva mai più accennato l'argomento, come se fosse un tabù.
ad Izuku però non serviva far finta di niente, anzi. Doveva sapere, se doveva riprendere in mano la propria vita e ricominciare ad andare avanti. Ma le persone che più lo amavano glielo rendevano difficile senza volerlo, cercando di proteggerlo.
Kacchan lo aveva fatto vivere in un mondo ovattato per gran parte della settimana, impedendo ad ogni notizia di entrare tra le mura di casa loro. Per i primi giorni Izuku gliene era stato grato, era ancora troppo frastornato per reggere il peso reale di tutto ciò che aveva fatto.
E così nessuno era entrato in quella casa, oltre la madre. Non aveva visto un giornale, la televisione era sempre spenta, la connessione internet sparita e non sapeva che avessero fatto il telefono ed il proprio cellulare.
Sentiva le orde di giornalisti appostate sotto casa, Kacchan aveva dovuto staccare il citofono per farli smettere di bussare. Aveva anche sentito Kacchan sbraitare al telefono con colleghi e chissà chi altro, chiuso fuori al terrazzo per non fargli sentire. Ma Izuku aveva capito lo stesso che l'altro lo stesse difendendo dall'opinione pubblica ed i colleghi che reclamavano i suoi doveri da eroe numero uno… e non avrebbe potuto essergli più grato. Non se la sentiva di affrontare nessuno, a stento riusciva a reggere lo sguardo di sua madre e del  compagno di vita.
Se da un lato quello scudo che Kacchan aveva messo tra lui ed il mondo era confortante, però, dall'altro Izuku aveva iniziato ad avere paura della gravità di ciò che l'altro stava cercando di nascondergli…
Così negli ultimi giorni aveva iniziato a fare domande, era arrivato il momento di dover affrontare la realtà.
Ancora una volta, Kacchan era stato perfetto.
Inizialmente aveva continuato a negare, poi aveva capito quanto fosse importante per lui ed aveva ceduto.
Lo aveva fatto sedere sul divano, gli aveva preso le mani e gliele aveva tenute strette per tutto il tempo mentre gli raccontava tutto. Gli aveva detto tutto per filo e per segno, ogni gesto che Izuku aveva fatto sotto il controllo di quel villain, ogni conseguenza… compreso ciò che aveva fatto a Sero e Kaminari.
Una volta fattagli la promessa di rivelargli tutto, Kacchan aveva tenuto fede alla parola e non gli aveva nascosto nulla, sapendo che contrariamente avrebbe mancato di rispetto al suo compagno.
Izuku era in grado di affrontare la realtà, ed era grato all'altro per averlo capito ed aver confidato nella propria forza.
Kacchan gli aveva parlato guardandolo negli occhi per tutto il tempo, senza mai distogliere lo sguardo, nemmeno per le parti peggiori. Un'altra cosa che aveva aiutato Izuku a non crollare nell'afflizione totale, perché essere degno di essere ancora guardato negli occhi dall'altro gli dava una piccola speranza di potersi considerare ancora un eroe.
Sapere di aver attaccato la città, aver messo in pericolo i cittadini, addirittura aver ferito degli amici… era stato un duro colpo, per lui.
Kacchan doveva aspettarsi esattamente quella reazione da lui, perché gli aveva preso il volto tra le mani schiacciandogli le guance per impedirgli di dire qualsiasi cosa, e aveva detto "QUELLO non eri tu." continuando a guardarlo negli occhi.
Izuku gli era grato, davvero, però per lui era difficile  riuscire a considerarsi ancora un eroe dopo quello che aveva fatto, anche se non era in sé.
Ci aveva messo un istante a decidere cosa fare: doveva andare a chiedere scusa agli amici.
Kacchan era ancora restio a farlo uscire di casa, ma quella volta non aveva nemmeno provato a protestare, comprendendo quanto avesse bisogno di farlo. Aveva semplicemente annuito ed aveva chiamato gli amici per chiedere se fossero liberi, dato che entrambi stavano bene ed avevano già ripreso a lavorare.
Così Sero li aveva raggiunti a casa di Kirishima e Kaminari, ed Izuku aveva preso la sua prima boccata d'aria fresca. Non che se la fosse goduta molto, in realtà, visto che era stato col fiato sospeso per l'ansia e Kacchan aveva dovuto ricordargli innumerevoli volte di respirare.
Kacchan non gli aveva mai lasciato andare la mano, nemmeno all'arrivo. Anzi, lo aveva stretto con più forza mentre aspettavano che qualcuno aprisse la porta, ed Izuku sapeva che fosse il suo modo di infondergli coraggio.
Gliene era stato grato, perché ne aveva davvero tanto bisogno…
Affrontare gli amici era stato più duro per lui che per loro.  La tentazione di restare a testa bassa era stata fortissima, ma aveva trovato di guardarli negli occhi uno alla volta e poi chiedere scusa con un profondo inchino, prima ancora di entrare in casa.
Sero e Kaminari si erano guardati perplessi a vicenda, erano scoppiati a ridere e lo avevano tirato dentro, accogliendolo con un caloroso bentornato. Entrambi avevano sminuito tantissimo la cosa, ci avevano addirittura scherzato su e gli avevano raccontato le ultime novità tenendoci a far passare chiaro il concetto che stessero bene e fossero tornati in campo già da giorni.
Perfino Kirishima lo aveva accolto con le sue vigorose pacche fraterne sulla schiena che per poco lo avevano fatto finire faccia a terra, dicendogli quanto fosse felice di vederlo stare bene.
Izuku sapeva che fosse sincero, e si chiedeva come facesse l'altro ad essere così. Lui non sapeva come avrebbe reagito, se si fosse trovato di fronte qualcuno che aveva fatto del male a Kacchan…
in ogni caso quell'incontro gli aveva fatto bene, gli amici li avevano invitati a restare per cena e dopo un po' la loro compagnia era stata troppo contagiosa per restare di cattivo umore.
Entro fine serata Izuku si era ritrovato a ridere sinceramente con gli altri, cominciando a credere per davvero di poter essere perdonato per ciò che aveva fatto e riprendere la vita di prima.
Kacchan aveva svuotato una pinta di birra in faccia a Kirishima quando l'amico aveva provato a raccontare ad Izuku dettagli su come il compagno avesse vissuto quei giorni senza di lui, ed alla fine erano riusciti a farsi una risata perfino su ciò che fino a quel momento li aveva fatti tanto soffrire.
Izuku era tornato da quella serata più motivato che mai. Aveva deciso di riprendere in mano la sua vita.
così aveva convinto il compagno di essere pronto per tornare a darsi da fare, e nei giorni successivi era uscito con lui.
Non aveva fatto molto, in realtà. Non  si era mosso dall'agenzia del compagno, ma almeno aveva iniziato a tenersi impegnato con qualcosa e sentirsi di nuovo utile. Per lo più aveva avuto parecchie riunioni con il proprio staff per decidere come gestire l'accaduto con l'opinione pubblica ed il proprio ritorno.
Aveva avuto anche molti incontri con la polizia e membri del governo, che lo avevano rassicurato di non avere alcun motivo per far ricadere delle colpe su di lui e lo avevano solo pregato di tornare ad essere al più presto l'eroe di cui la gente aveva bisogno.
Izuku aveva già preso la sua decisione: era pronto a tornare.
C'era una sola cosa che doveva fare, prima.
Kacchan aveva dato di matto quando gli aveva detto che sarebbe andato a caccia del villain che aveva causato tutto, aveva cercato di impedirglielo, ma Izuku aveva ormai ritrovato la sua determinazione e non c'era stato modo di smuoverlo dalla sua decisione.
Capendo che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea, Kacchan aveva solo dovuto arrendersi ed aveva deciso di affrontare quella nuova impresa al suo fianco.
Izuku aveva paura, naturalmente. Erano anni che non gli capitava più di temere davvero un villain, ma nessuno era mai riuscito a fargli tanto prima d'ora. Doveva affrontare qualcuno che lo aveva annientato completamente, qualcuno che lo aveva addirittura strappato via da Kacchan e dalla propria vita…
Ma sentiva di poter fare qualsiasi cosa, col compagno al proprio fianco.
E così era stato addirittura più facile del previsto. Parecchi colleghi gli avevano offerto il loro supporto, avevano finalmente localizzato la base di quei villains, si erano occupati degli altri ed avevano lasciato a loro due il pezzo forte.
Tutti lo avevano accolto con sinceri "bentornato" e sorrisi d'incoraggiamento, tutti sembravano credere di poter dare tutto ora che l'eroe numero uno era tornato in carreggiata.
E così, combattendo spalla a spalla con Kacchan, era stato davvero soddisfacente mettere fuori gioco con un calcio il bastardo che lo aveva separato dal compagno e lo aveva messo contro tutto ciò in cui credeva.
Quel villain lo aveva fatto comportare come uno di loro, gli aveva impedito di essere un eroe, di seguire tutti gli ideali per cui viveva fin da quando era un bambino… ma dopo averlo guardato in faccia mentre lo sbattevano in cella, Izuku sentiva finalmente di essere libero.
Libero di tornare alla propria vita e di essere se stesso, un eroe.
Questo accadeva il giorno prima, la fine di una strana settimana e -aveva deciso Izuku- la fine di quella versione confusa e spaventata di se stesso.
Quel giorno invece, l'inizio di una nuova settimana e di un'era della sua vita, lo aspettava la conferenza stampa in cui avrebbe annunciato al mondo il proprio ritorno. Il ritorno di Deku, l'eroe numero uno.
Kacchan ovviamente sarebbe stato al proprio fianco, come sempre.
Affrontare le persone che aveva deluso, la gente comune che avrebbe dovuto proteggere, lo spaventava molto più di dover combattere contro un villain. Ma ancora una volta sentiva di poter fare tutto, con Kacchan a guardargli le spalle.
L'unico problema era che… erano in ritardo.
La notte prima avevano fatto tardi, molto tardi… a dire il vero erano stati svegli fino all'alba, e poche ore dopo era stata un'impresa impossibile alzare Izuku dal letto. Kacchan aveva dovuto tirarlo fuori dalle coperte a forza, se lo era messo in spalla e lo aveva infilato nella vasca da bagno per dargli una bella svegliata con l'acqua fredda.
La decisione di Izuku di riprendere in mano la propria vita aveva risollevato l'umore di entrambi, e così avevano fatto l'amore come se il tempo per amarsi non bastasse mai.
Non era la prima volta che lo avevano fatto da quando Izuku era tornato in sé, ma quella notte era stato diverso. Le altre volte c'era sempre stata l'amara nota della disperazione di sottofondo; il bisogno di Izuku di recuperare il tempo perduto e dimenticare temporaneamente le preoccupazioni, annegandole nel piacere, ogni stretta di Kacchan che gli ricordava quanto l'altro avesse avuto paura di perderlo…
Mentre quella notte finalmente erano stati liberi da tutte quelle paure, liberi di essere loro stessi ed amarsi come sempre, pensando solo a perdersi l'uno tra le braccia dell'altro.
Era stata una notte fantastica, intensa, che gli aveva ricaricato il cuore d'energia… peccato non averne più neanche un po' nel corpo.
Izuku quella mattina era uno straccio, stanco ma felice, ma pur sempre uno straccio… almeno aveva una scusa per apparire così provato, il giorno prima aveva combattuto col villain che per poco non gli aveva rovinato la vita.
Si stava arrovellando da almeno cinque minuti con la cravatta tra le mani davanti allo specchio, dondolando su se stesso come se fosse costantemente sul punto di crollare addormentato per terra.
"Tsk. Tra poco vai in pensione e ancora non hai imparato ad annodare la cravatta." Kacchan lo raggiunse in tutta la sua perfezione, come se si fosse alzato dopo dieci ore di sonno ristoratore.
Era più bello che mai nel suo completo elegante nero, che calzava a pennello sul suo corpo virile dandogli un fascino che Izuku non avrebbe mai avuto. Lui sembrava sempre un bambino vestito a modo dalla mamma, il compagno invece era un uomo in tutto e per tutto.
Izuku non provava nemmeno un po' d'invidia, solo tanta gratitudine verso l'universo per avergli donato Kacchan.
Sbuffando scocciato, il compagno gli fece un nodo alla cravatta perfetto in pochi e veloci gesti.
"Grazie, Kacchan… E comunque sono giovane, posso ancora imparare…" Izuku sbadigliò rumorosamente, troppo poco presente a se stesso anche per ribattere a tono.
Kacchan si scansò appena in tempo proprio mentre Izuku stava contemplando l'idea di lasciarsi cadere sul suo petto e riposare lì per sempre, costringendolo piuttosto ad affrontare la realtà dello specchio.
"Uffi, sembro uno zombie… penseranno che devo ancora riprendermi e non crederanno ad una mia parola, lo so…" commentò sconfortato Izuku, analizzandosi le occhiaie allo specchio.
"Naa… stai bene." Kacchan buttò quel commento lì con nonchalance, come se niente fosse… ma era abbastanza da risvegliare di colpo tutte le rotelle nel cervello di Izuku.
Izuku si girò di scatto verso il compagno e lo squadrò ad occhi sgranati, incredulo, improvvisamente ogni senso vigile pronto a captare ogni segnale da parte dell'altro.
Kacchan si stava allacciando le scarpe, ma ci stava palesemente mettendo troppo tempo. Se ne stava tutto chino su una scarpa, troppo chino, nascondendo completamente il viso dalla sua vista… come se stesse sfuggendo apposta dai propri occhi.
"C-che… che intendi…" Izuku balbettò confusamente, ma il sonno non aveva nulla a che vedere con la sua attuale incapacità di comunicare. L'emozione gli stava mandando il cervello -appena risvegliato- in tilt.
Non era abituato all'ombra di un complimento da parte del compagno…
Non che ne avesse bisogno, Kacchan gli dimostrava ampiamente con i fatti quanto lo amasse e desiderasse. A modo suo, Kacchan era diventato un fidanzato perfetto che non gli faceva mancare mai niente.   E compensava tutte le mancanze che sapeva di avere, per il caratteraccio che si ritrovava, viziandolo e riempiendolo di attenzioni.
Izuku si era fatto problemi e paranoie per tanto tempo, sentendosi insicuro e non all'altezza dell'altro. Ma ad un certo punto si era dato una svegliata e si era reso conto che, se un ragazzo fantastico come Kacchan perdeva tempo con lui quando avrebbe potuto avere chiunque ai suoi piedi, voleva dire che allora anche lui piaceva davvero al compagno.
Non si era mai considerato bello ed attraente, ma Kacchan lo faceva sentire tale. Capiva che in lui ci fosse qualcosa che faceva impazzire il compagno ogni volta che Kacchan lo attaccava a sorpresa durante le pattuglie e lo tirava in un vicolo per baciarlo mentre avrebbero dovuto lavorare, ogni notte quando diceva di essere stanco e poi non riusciva a resistere alla  minima tentazione…
Insomma ormai non si aspettava più di ricevere un complimento e nemmeno ne sentiva il bisogno, però all'avverarsi di quel momento Izuku sentì di essere sul punto di avere un infarto.
"Che cazzo devo intendere!? Che sei bello sempre… non ti devi preoccupare di stronzate!" Kacchan bofonchiò quelle parole con la testa ancora chinata sulla stessa scarpa, con le dita che si stavano ingarbugliando nei lacci ormai fin troppo stretti. Aveva le orecchie rosse, come se fosse sul punto di esplodere.
Okay, Izuku aveva sempre saputo che Kacchan lo pensasse e non aveva bisogno di conferme, lo amava così… però sentirglielo dire fu un'emozione troppo grande!
Rimase inebetito per incalcolabili secondi a fissare il compagno ad occhi sgranati per lo shock, boccheggiando come se avesse dimenticato come si respirava.
Realizzò di aver sentito bene e che fosse tutto vero quando Kacchan sollevò lo sguardo minaccioso su di lui, come a sfidarlo ad osare dire qualcosa di imbarazzante… ma cosa si aspettava, dopo avergli mandato in tilt il cervello!?
"K-Kacchan… SONO BELLO KACCHAAAAN?!? DAVVERO!?" com'era prevedibile, Izuku scoppiò in lacrime per la commozione e si lanciò addosso al compagno, travolgendolo con tutta la sua felicità.
"OI-" Kacchan provò a protestare, ma non poté fare altro che accoglierlo tra le sue braccia.
Izuku non lo aveva mai visto morire così tanto dall'imbarazzo, e non lo aveva mai trovato più dolce.
"TCH. Quasi mi manca la pace che c'era in questa casa… Stavo meglio senza di te!"  Kacchan si lamentò con un ringhio, mentre gli permise di mettersi comodo sulle sue gambe. Ecco, aveva ricominciato a dire l'opposto di ciò che pensava… era tornato tutto alla normalità!
"No Kacchan, non sapresti stare senza di me~" Izuku ridacchiò mentre gli allacciò le braccia intorno al collo, e non era mai stato più sicuro di sé in tutta la sua vita.
Kacchan non provò nemmeno a protestare, infatti, e preferì zittirlo con un bacio.
Forse avrebbero fatto un po' tardi, ma ne sarebbe valsa la pena…
Era tornato tutto come prima, forse anche meglio.
 
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Angolino dell'autore
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto fino alla fine. <3
Questa fic è nata come un'esigenza personale. Amo tantissimo Deku e Kacchan innanzitutto come singoli personaggi oltre che come coppia, e mi ha sempre fatto un po' male vedere come il fandom trattasse Kacchan in particolare. È stato il personaggio più malinteso, o bashato a morte o stravolto all'estremo in una versione molto deviata dagli stessi fan della Katsudeku. Ci tenevo a dare la mia visione di questo personaggio e mostrare tutti i sentimenti positivi che lui e questa coppia mi hanno sempre trasmesso.
Dunque questo è il modo in cui io vedo Katsuki, questo è ciò che mi ha dato questa coppia, e dai vostri commenti sono felicissima di sapere di essere riuscita a trasmetterlo almeno un po'.
Dedico questa fic alla mia beta, alla quale va il ringraziamento più grande. Lei crede di non aver fatto molto, ma ero talmente disabituata a scrivere che senza i suoi consigli sarei rimasta bloccata al primo capitolo!
Grazie per essere sempre stata sincera, per esserti aspettata sempre il meglio da questa storia ed avermi aiutata a tirarlo fuori, sei stata la migliore beta che potessi chiedere. <3 

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