Storie di ladri

di Hidan91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Darrash, la città nella sabbia ***
Capitolo 2: *** Nel quale Holland porta Canime in una bisca clandestina ***
Capitolo 3: *** Run boy run ***
Capitolo 4: *** Capitolo nel quale Holland continua con i vizi del mestiere ***
Capitolo 5: *** Il passato di Holland - L'incanto del fuoco ***
Capitolo 6: *** Circense pt.2 - Amnesya, l'incantatrice ***



Capitolo 1
*** Darrash, la città nella sabbia ***


Una luce tagliò il buio con una lama bianca, qualcuno aveva aperto la botola.
"Psss Canime sei tu?" Sussurrò una voce sottile nel buio. Ma non giunse risposta.
Titubante da dove ella era rannicchiata si spostò da un ginocchio all'altro per osservare da dietro alla grossa cassa di legno mangiucchiata dagli anni e  dalla salsedine. 
"Holland!?"  Un rumore di uno sfregare secco, un cerino accese con un gesto, l'estraneo entrato nella botola si guardava intorno scocciato pensando di essere stato per l'ennesima volta preso in giro.
Una risata nel buio gli fece accapponare la pelle.
"Holland?" Tremò e con esso la luce del fiammifero. 
Fuuuiih
Un soffio e fu spento.
Un sospiro tra il sollievo e l'esasperazione, il ragazzo prima dell'omicidio della sua unica fonte di luce aveva scorto il viso scavato e segnato di fuliggine della ragazza. Erano scappati attraverso il camino della sala grande.
"Holland smettila di giocare, so che sei tu, mostrati"
La botola si spalancò di colpo, facendolo sobbalzare. Si voltò lentamente atterrito convinto di essere stato beccato con le mani nel sacco o ben in due cercando di far mente locale su cosa dire ai soldati di guardia.
"Allora non andiamo?"  
 Disse la ragazza spazientita alle sue spalle.
"HOLLAND io ti ammazzo prima o poi" disse Canime pensando che il suo cuore non avrebbe retto a lungo di fianco a quella ragazza. Quando gli era passato di fianco? Nel buio, di solito suo amico, non aveva sentito ne udito nulla.
Lei rise sommessa. "Su dobbiamo muoverci, sennò ci scopriranno e tu, sì tu, sai cosa vuol dire, vero Canime?"
Lui annuì una gocciolina salata gli scese lungo la fronte abbronzata, i suoi occhi azzurri scintillarono nel buio. "Lo so, muoviamoci"
Se le guardie li avessero presi sarebbero stati dolori..
Non osava nemmeno pensarci, di quale morte orribile sarebbero finiti per aver fatto quello che avevano fatto? Lì, anche se guardavo nel modo sbagliato una guardia rischiavo di esser menomato a morte o peggio frustato per le strade polverose di Derrash, sarebbe stata considerata in esecuzione pubblica in rappresentanza del potere dell'imperatore. Figuriamoci per aver rubato l'anello sacro di quest'ultimo.
Holland Argent e Jackson Canime, due ladri professionisti che venivano dalle terre sane. Non quelle malate dove tutto era nero e moriva. Erano giovani e in gamba, forse troppo giovani e forse troppo in gamba, giocavano con la vita e allo stesso tempo la vivevano al meglio concedendosi ogni lusso desiderato. Da quando si erano incontrati cercando rubare la stessa tiara a lady Malis si potevano definire soci in affari... anche se questo dopo una zuffa rovinosa e molti danni alla proprietà estiva, fortunatamente vuoto,della lady.
Si riversarono nella folla chiassosa e colorata nella strada serpeggiante e polverosa di Derrash 
Era piena di gente e una rete organizzata di guardie che correvano di qua e di là urlando e scaraventando borse e persone per terra passando di corsa per trovare i ladri, perquisivano la gente con cattiveria quasi animale. 
Nonostante fossero innocenti finivano vittima delle spinte e degli insulti delle guardie che sembravano ogni anno sempre più rabbiose e con troppe libertà.
Holland si morse il labbro inferiore pensando a dove fuggire, aveva studiato tre piani alternativi. "per i tetto o per le fogne? O preferisci attendere in qualche locanda?" 
"Lanciamo una moneta?" Propose volpino Canime. Poi spiegò.
"Croce per fuggire e testa per restare. Proviamo ad affidarci al caso" 
La  ragazza li rubo la moneta è ancora prima di risponderli butto la moneta in aria che vortico e le cadde sul palmo. Guardarono nella stesso momento la moneta, raffigurava la moglie dell'imperatore, l'imperatrice Crixith
Che di umano non aveva nemmeno il nome purtroppo, era definita la regina squarta budella, ovviamente lontano da orecchie indiscrete, tipo dalle guardie, per lo più mercenari spietati assoldati da lei.
Era così sanguinaria e assetata di sangue che lei stessa spesso eseguiva le esecuzioni. Le adorava, come adorava guardava il sangue che usciva dalle sue povere vittime. Holland sospettava che alcuni erano innocenti ma lei uccideva sia per il gusto di farlo sia per i censimenti, rubava alle famiglie ricche incidendo i vari capostipiti. Il popolo ne aveva paura. E anche i signori terrieri.
Holland rabbrividì pensando a lei difatti, avrebbe preferito esser frustata o menomata a morte che morir per mano dell'imperatrice
"Quindi andiamo alla locanda"
E si voltò verso l'amico dalla zazzera grigiastra che ormai virava al bianco, li tingeva, davano troppo nell'occhio in quella città di mori "ne sei sicuro?"
"Credevo fossimo d'accordo scegliesse la moneta"
"No, va bene. Va bene" fece eco lei "Ne conosco una in cui se abbiamo fortuna saremo i benvenuti." E superò il ragazzo infilandosi in un vicolo maleodorante da cui dalle grate usciva un denso fumo grigio.

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Capitolo 2
*** Nel quale Holland porta Canime in una bisca clandestina ***


Al ragazzo rimbombo in testa quel "se abbiamo fortuna"
Quando Holland era vaga non era mai un buon segno, poteva significare aria di tempesta come isola sicura in vista. 
Difatti svoltarono in una stradina buia quasi nascosta alla vista ancora più losca della precedente che portava dopo uno svicolo verso una taverna dall'aspetto losco. L'insegna, un rozzo pezzo di legno nero con scritto a caratteri medievali cremisi "Locanda delle lune nere" 
Canime storse il labbro, Holland lo guardò e pensò avesse sempre un'espressione buffa dipinta in faccia, era come se non si fidasse mai di quello che li dicevano gli altri, come se non si fidasse mai nemmeno dei suoi stessi occhi. Chissà se forse un giorno si fosse fidato almeno di lei, spero per lui di no.. pensò un po' beffard a è un po' triste.
 "ha tutta l'aria di essere una bisca clandestina Lan" Era il nome affettuoso con cui chiamava Holland.
"Oh Jack" la rimbeccò lei, e se usava il suo soprannome era proprio per prenderlo in giro, come sempre.
"Questa È una bisca clandestina" e ridendo batte il pesante battente in ottone raffigurante due draghi incrociati, uno nero e uno bianco con due occhi rossi sangue.
Qualcuno aprì lo spioncino, due occhietti porcini svettarono a malapena illuminati.
"Chi è là?" Grunì una voce.
Poi si sgranarono increduli  di fronte all'immagine della ragazzina scarna "Holland, sei davvero tu?" 
I due occhietti scomparvero e si sentì lo scartare di quelli che parevano pesanti catenacci e chiavistelli.
Una voce ruvida, come l'uomo che li portava. Davanti a loro si stagliò un uomo alto quanto largo dalle fattezze che ricordavano vagamente un orso. Era un gigante!
"Vecchia canaglia! Speravo proprio non ti fossi messo in viaggio zio Gregor"
Holland abbracciò, e "abbracciare" era una parola grossa data la stazza di quell'uomo.
"Sempre più pelle ossa eh? Forza entrate non è sicuro con le sentinelle in giro. Parleremo dopo davanti al mangiare e ad un bel fuoco" disse facendoli entrare e facendoli strada lungo un corridoio tappezzato di arazzi vecchi e polverosi. "Le giornate sono infuocate qua ma la notte.. è tutt'altra storia nelle terre arse voi abitanti del nuovo mondo non potete capire" poi rise sguainato "siete solo pieni di foreste, laghi, campi coltivati, tutt'altra faccenda la vostra. Noi siamo troppo vicini alle terre morte"
Holland strinse la mano a Canime, lui la guardò perplesso. 
"E dove saremmo difatti?" Chiese sottovoce "non mi sembra proprio una locanda ma nemmeno una bisca e.."
"Te lo spiego dopo" taglio corto lei "intanto te cerca di comportarti in modo... normale" gli sussurrò all'orecchio lei, poi disse "fa finta di ridere, come se avessi detto una battuta" disse sorridendo, e lui rise.
Rise certo, ma in cuor suo quell'accorgimento lo fece preoccupare ancora di più.
--Dove siamo Holland-- pensò maledicendo la ragazzina.
 Gregor diede loro due stufato di pesce angelo, tozzi di pane ai cereali e vino rosso come il sangue. Lui stesso prese un assaggio di quel vino. Il riflesso rosso sulla sua facciona tonda e sudata e sul quel sorriso inquietante fece rabbrividire Canime. "Allora miei cari, cosa avete combinato?" Disse con noncuranza sedendosi davanti a loro su un tavolo talmente friabile e spugnoso da parere sughero, l'omone era almeno a due metri da loro  ma i suoi occhietti neri parvero fissarsi su di me come spilli.
Canime aprì la bocca con una balla già pronta ma Holland lo precedette e pulendosi la bocca con un canovaccio incrociò le dita delle mani e lo guardò serio.
" Affari zietto affari"
"Ti conosco troppo bene, Holland. I tuoi "affari" non sono mai di poco conto o senza conseguenze.. fuori dal comune" 
La ragazza rise "Zio Gregor" iniziò "sono fuori, non lavoro più come ladra"
"Lavoro" rose sguaiato lui "lavorare è ben altro mia cara"
"Appunto" disse e poi guardò Canime, con occhi quasi dolci non i soliti viperini o che lo incenerivano.
"Sono in viaggio con la mia dolce metà" così dicendo appoggiò la mano di quella di Jack al quale quasi non andò di traverso il vino, lo sentì nel naso. Quasi si strozzò.
Poi cercando di tenerle il gioco disse " ma cara, pensavo fosse un segreto il nostro! So quanto odi dire.. Insomma, che noi.. Stiamo assieme" disse avvampando e cercando di assumere un'aria indignata.
Gregor rise ancora più agiato rovesciandosi del vino sulla camicia e forse Canime indovinò perché anche se con quel caldo il gigante indossasse abiti neri. Storse il naso ma riprese subito la sua espressione seria.
"Ma non mi dire! Sono felice per te Holly, davvero, non l'avrei mai immaginato che te prima o poi ti mettessi a posto. Dopo tutti questi anni... Dopo gli anni in orfanotrofio in cui sembravi crescere come un erba di giardino selvatica e incolta. Davvero non l'avrei mai immaginato, sono felice" poi guardò il tavolo e parve commuoversi. Si tolse addirittura una lacrima dal l'occhio.
Holland sorrise 
--ma che buon attore-- pensò guardando l'uomo.
Ai tavoli dell'improvvisata taverna buia arrivarono altri ospiti, sembravano tutti stanchi e nervosi dalla giornata. 
Gregor ci salutò e andò ad occuparsi degli altri ospiti 
"Dai, andiamo a risposare"
Salita una scaletta rumorosa presero una stanza 
"Ti dispiace se ne ho presa una unica? Sai, dovevo reggere il gioco e.." Disse lei mortificata 
Lui si schiarì la voce "figurati, anche se potevi avvisarmi del fatto che io sia diventato il tuo nuovo ragazzo, mi era sfuggito tra una fuga e l'altra" disse pungente mentre si voltava dall'altra parte. Ma a Holland non sfuggì la leggera colorazione rosata sulle sue guance.
"Perfetto e sì, scusami" disse lei ridacchiando. Poi li diede un bacio sulla guancia "allora entro un secondo a cambiarmi aspetta e primo turno di doccia per me" e si godette la reazione del socio ladro, era color pomodoro e con un balbettio disse "m..ma stai ancora recitando, vero Holland?" 
Lei non rispose e con un sorriso malizioso arretrò guardandolo negli occhi poi entrò nella stanza lasciando lì impalato 
--devo smettermi di farmi prendere in giro-- pensò il ragazzo con un sospiro sconsolato, poi si sedette davanti alla porta. Quando sentì la doccia in funzione entrò nella stanza. La ragazza aveva lasciato i vestiti sul pavimento in parquet scuro. Anche la biancheria.
Lui avvampò mettendosi le mani nei capelli. --Basta!--
Holland stava sfidando la sua pazienza, lo sapeva bene.
Era sempre stata così. 
Non sapeva niente di lei, nemmeno che fosse stata in orfanotrofio come aveva detto prima il gigante della locanda. Ma sopratutto chi diavolo era lui per Holland? Perché lo chiamava "zietto" con quella vocina viziata che sembrava trapanarli le orecchie?
L'acqua smise di funzionare.
Canime alzò un dito pronto a chiedere alla ragazza dall'altra parte della porta se potesse risolvere i suoi dubbi ma..
La ragazza aprì la porta e finì addosso al ragazzo.
Arrossì violentamente e rimase a bocca aperta un secondo prima di tirare un urlo "CANIMEE, ti avevo detto di aspettare fuori, che ci fai qui!" E dopo aver lanciato un asciugamano in faccia al ragazzo pietrificato entrò di nuovo nel bagno per prendere e un altro da arrotolarsi addosso. Quando uscì il ragazzo era ancora sulla soglia, fermo, con asciugamano in faccia e il dito alzato.
Lei sospirò "puoi muoverti ora, non sono mica medusa che se mi guardi diventi di pietra" 
Lui dopo essersi tolto asciugamano e averlo ridato a lei si schiarì nuovamente la voce guardando verso il basso "scusa. Io.. Io forse è meglio che esca" e fece per uscire sempre senza guardarla ma la ragazza lo afferrò per il bavero della camicia facendolo sbattere leggermente contro il legno "cosa fai? Ora che sono coperta te ne vai, certo" disse lei ridendo "e poi è il tuo turno di farti la doccia, togliti lo sporco di dosso, sembri fatto di polvere e fuliggine, io intanto mi vestirò perché tu non ti scandalizzi nuovamente"
Poi sorrise cattiva dandoli un buffetto  "non volevo bloccarti la crescita pulcino" e li passò accanto
Lui non replicò ma una stilla di ira li comparve negli occhi. Per vendetta si tolse la maglietta di fronte a lei lanciandogliela in faccia scoprendo il torso magro ma nervoso di muscoli, delle cicatrici lo attraversavano in più punti sulla schiena e una particolarmente grande sul torso li raggiungeva il collo, Holland non le aveva mai viste, almeno, aveva visto solo quelle poche visibili ma aveva preferito non far domande, era il loro accorse niente spiegazioni se non strettamente necessario. Non soddisfatto il ragazzo fece scivolare le braghe e la cintura di cuoio nero e metallo per terra rimandando in boxer, fece un gesto di saluto alla ragazza incredula ed andò in doccia sorridendo dell'espressione imbarazzata di lei, le sue pomelle ancor più rosse delle mele di Arrin e la bocca semi aperta.
 Odiava quando qualcuno lo sminuiva ancor di più se si trattava di Holland che si prendeva sempre gioco di lui e della sua pazienza, nonostante la differenza di età riusciva a farsi sempre beffa di lui, così ingenuo nei confronti della ragazzina.
Poi rise un po' sciocco rendendosi conto che forse era la prima volta che era riuscito a far rimanere senza parole Holland.

 --1 a 1 palla al centro-- pensò la ragazza battendosi la mano sul viso ancora rosso di stupore. Che sciocca era stata, doveva andarci piano con Jack.

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Capitolo 3
*** Run boy run ***


Nella notte Holland inizi a parlare ancora prima di essere interpellata. "Io non sono nata qua, quando mi abbandonarono nelle terre vive ero una neonata e non avevo voce in capitolo, così, non ritenendomi degna di quelle terre ma un peso per la società mi trasferirono a Darrash vicino all terre morte, in un orfanotrofio, questa locanda una volta.. era il mio orfanotrofio, ci ho passato l'infanzia e anche di più. Gregor anche allora era il proprietario. Passai degli anni piuttosto duri in questo posto nonostante quelli dopo furono ancora peggio.
Me ne fui andata quando l'orfanotrofio fallì, o meglio mi cacciarono, riversarono tutti i bambini in strada a parte i più piccoli che chissà che fine fecero. Però Gregor aprì un'altra attività, il locandiere ma non per semplice gente normale anche per i ladri e i fuggitivi di basso rango e quando diventai ladra per sopravvivere mi prese di nuovo sotto la sua ala, ci mi mettemmo in affari. Ma tutto qua, lui ogni cosa che fa lo fa per i profitti" Holland nella notte si voltò verso di me, dall'altra Orte della può letto "non possiamo fidarci di lui.."
Passò un ora la ragazza si era addormentata ma Canime no, guardandola dormire non riuscì a pensare lei in quel posto atroce. Darrash era una città piena di taglia gole e stupratori, dei mori, della povertà, della miseria.. L'unica cosa ricca era il centro e il palazzo imperiale al quale accanto le mura si ammassavano i poveretti e i mendicanti 
Lei però non centrava con quel posto. Sarebbe stata con un fiore in un campo di erbacce. Sentì un tonfo poi degli altri, poi dei bisbigli appena accennati che crebbero d'intensità poi il silenzio. Canime scosse la ragazza è la guardò con occhi dilatati "le guardie" deglutì "sono qui"sussurrò 
"Quella maledetta canaglia, quel tipo di fogna ci ha venduto! Bastardo"
Si alzò di colpo e prese la borsa e le scarpe in mano.
"non preoccuparti mi sono fatta dare questa stanza apposta nel caso ci fosse bisogna di fuggire" aprì la finestra e butto tutto giù sul retro della locanda "era la mia stanza da bambina, presto vieni!" Scesero sul cornicione e con la forza della braccia la ragazza si issò per cadere silenziosamente sul balconcino sotto, Canime nello scendere fu meno silenzioso. Strinse i denti sperando non l'avessero udito.
"Presto presto!" Bisbigliò lei facendoli segno di far la stessa cosa ancora. Proprio quando stava per scendere si accese una luce da dentro la stanza è una voce assonata che diceva "amore torna a letto sarà un gatto, qua è pieno di gatti..su "
Il ragazzo deglutì e fu salvo per un istante, si buttò appena in tempo giù dal cornicione mentre un uomo sulla trentina in accappatoio e boxer era sull'uscio voltato verso l'interno impegnato a rispondere alla moglie "bah temo che hai ragione cara ma controllo lo stesso"
Ormai erano a terra sentirono un rumore di vetri rotti, varie luci si accesero nelle stanze.
Poi dei tonfi
"Che animali stanno distruggendo la stanza" disse Holland 
"Presto di qua" disse tirandomi 
"Dove andiamo?" chiese Canime 
"Dallo stalliere! Fuggiremo a cavallo verso le terre arse, lì scambieremo i cavalli con dei cammelli le attraverseremo e andremo alle terre franche attraverso il fiume di Klauss"
"Ci vorranno molti giorni..."
"No la distanza tra il confine delle terre arse e il fiume è minimo da qua, in nove giorni arriveremo, se troviamo dei buoni cavalli e facciamo delle soste minime 6"
Il ragazzo sospirò e con il fiatone per la corsa disse "va bene, sbrighiamoci. Almeno spero che conosci bene questo stalliere, i cavalli qua costano"
Holland rise. "Ceerto Canime, perché noi li compreremo"

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Capitolo 4
*** Capitolo nel quale Holland continua con i vizi del mestiere ***


La ragazza salto sul tetto dell'abitazione e quatta quatta camminava lenta di fai ci all grondai verso le stalle divise dalla casa di solo mezzo metro, un minuscolo spazietto. Gli aveva intimato di rimanere lì, nascosto dietro ai cespugli di mora, un odore dolce quasi quanto il miele di Varish di erba tagliata e fieno aleggiava nell'aria. Lui non avrebbero potuto seguirla, avrebbe fatto troppo rumore e i cani semi addormentati nel cortile di terra battuta avevano il sonno leggero. Per non parlare della sua stazza, no proprio no, era di difficile che andasse inosservato aveva le braccia forti e le spalle larghe, lui era più un ladro che si basava sulla forza e l'astuzia. Oppure.. parlava con la clientela da anonimo e faceva fare il lavoro sporco ad altri.
Commissionava chi derubare ad altri ladri prendendo una parte. Lui trovava i ladri e loro agivano per lui ma questo tempo addietro. 
Era seduto a gambe incrociate, la notte era sempre più buia e la rugiada bagnava il campo. L'alba non avrebbe tardato a far visita al mondo ancora semi addormentato della notte. Si sentivano già i primi uccellini.
--dov'è finita quella ragazza?-- pensò preoccupato Canime alzandosi e camminando piano lungo la recinzione. I cani erano ancora lì dove li aveva visti fortunatamente.
Sentì un nitrito contrariato, rabbrividì guardando i cani e poi la porta della casa verniciata di verde. Tutto rimase fermo immobile, "nulla" sospirò.
Poi la porta della stalla si aprì di colpo è uno stallone nero imbizzarrito ne uscì. L'aveva sfondata con un colpo con le zampe posteriori. I cani si svegliarono di colpo e ulularono e sbraitarono appena videro il frisone in libertà poi cercarono di far arretrare il cavallo in stalla ma questo inferocito cerco di schiacciargli sotto gli zoccoli. E quando uno di questi cerco di azzannarli una zampa ma l'equino lo intercettò facendolo volare via con un poderoso calcio. I cani, uno zoppicante e latro con la coda tra le gambe cercarono di andare verso l'abitazione e iniziarono ad uggiolare e grattare sulla porta di casa. Si accesero delle luci al piano superiore. 
Canime sgranò gli occhi certo che il suo cuore si fosse fermato.
La ragazza uscì su un cavallo più piccolo grigio e bianco come la luna e rapida trottò affiancandosi al cavallo nero che sbuffava impaziente. Li mise una lunga corda attorno al collo poi corse verso il recinto sempre più veloce e schiacciata con il ventre sul collo del cavallino bianco.
Canime sussurrò tra i denti "no! Non farlo è rischioso!" 
Il cavallo nero fortunatamente  seguì quello bianco strattonato dalla corda e quando questo saltò la recinzione lo fece straordinariamente anche lui. Il ragazzo gridò sommessamente  "YUPPIEE"
Ma quando un contadino aprì la porta con un calcio facendo vedere un fucile a canne mozza lì si raggelò in sangue. 
"SCAPPA! SCAPPA LAN, HA UN FUCILE CARICO" gridò il ragazzo usando le mani come megafono la ragazza corse verso di lui individuandolo finalmente tra l'erba alta che la aspettava impaziente è preoccupato nella luce soffusa del mattino, li arrivò accanto quasi senza fermare il cavallo.
"Salta sulla furia nera!" 
Il ragazzo corse al cavallo pregando che non cercasse di ucciderlo con un calcio. "buono eh, o di te faccio una bistecca quando arriviamo a casa, Furente"
Ammonì il cavallo dandoli un nome, accarezzandoli il muso vellutato mentre il suo fiato bollente li scaldò la mano
"Muoviti! Ci ha quasi individuati.."
Il ragazzo saltò sul cavallo tenendo strette le briglie, la ragazza li aveva sellati e imbrigliati ecco perché ci aveva messo tanto. 
Il cavallo nitrì indietreggiando al udire del primo sparo ma non lo disarcionò. Quel folle zotico ne stava sparando agli alberi, non riuscendo ad individuarli bene.
Il ragazzo ringraziò mentalmente il cavallo per non averlo fatto cadere e non sbuffare più nuvolette calde di odio e slegandolo dall'altro, partì al trotto seguito da Canime. Sentirono uno sparo lontano e un urlo di rabbia.
"I MIEI CAVALLI DANNAZIONE. VI TROVERÒ!"
"Contaci" disse seria Holland, poi rise felice di averla fatta franca l'ennesima volta sfrecciando con il suo cavallino bianco. Era veloce.
"Canime devi andare a nord. Segui la stella azzurra finché in vista ci porterà verso la meta"
Disse sfrecciando di fianco al ragazzo che iniziava ad abituarsi ai movimenti scattando di Furente evitando alberi e grovigli con facilità.
"Perché per me hai scelto il cavallo più cattivo?" disse ghignando il ragazzo dando una pacca al collo del cavallo nero come le piume di corvo.
"Perché è il cavallo più forte e veloce tra quelli che aveva, credo lo abbia rubato questo è un cavallo adatto alla guerra, era sprecato, li altri erano tutti smunti e tozzi, però anche questa cavallina non se la cava male sai?" disse dando una pacca al cavallo bianco "la chiamerò Calipso, come la dea del mare tempestoso"


Arrivarono nel mattino al confine del deserto, c'era una fonte da cui i cavalli bevvero mente loro si servirono delle borracce.
"Il tragitto è breve abbastanza io direi di tenerci i cavalli anche nell' attraversata" suggerì il ragazzo
Lei lo guardò contrariata "va bene, ma se troviamo un mercante di cammelli che li scambia volentieri senza farci prezzi esosi e i cavalli sono spolpati dal caldo io direi di tentarla"
Lui annuì. Superarono l'ultimo sprazzo di verde prima di raggiungere il grande e vasto mare di sabbia, le terre arse.
In quel vasto deserto c'erano un sacco di città accalcate vicino alle fonti era enorme, fortunatamente loro erano sul confine in cui il deserto passava tra due lembi di terra abitati, uno, la città di Darrash una delle città più vaste nel deserto in cui in quei giorni alloggiavano per causa politiche gli imperatori, aveva ben tre fonti. E dall'altra parte il fiume Varish che bagnava le terre franche. Terre da una parte vedi e rigogliose dall'altra montane e rocciose. Era la terra dove si diceva si nascondessero i ribelli. Grande baggianata secondo Holland, non che le importasse un granché,  erano dei fanatici se pensavano di poter contrastare l'imperatrice.  

Fatemi sapere cosa pensate di questa storia, mi scusa per gli eventuali errori orrigrafici o di lessico ma sto scrivendo  al telefono momentaneame e mi riesce difficile far decentemente correzioni rispetto al pc.. Nonostante ciò spero vi piaccia. Buon proseguimento :3
Hidan91

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Capitolo 5
*** Il passato di Holland - L'incanto del fuoco ***


Purtroppo mi si è cancellato questo capitolo. Eh sì, ci sto ancora smadonando perché era abbastanza lungo. Mi dispiace di aver perso la copia originale, questo è un breve sostituto magari più avanti lo modificherò.

La ragazza si spostava tra le fiamme che la sfioravano senza  mai lambire le sue carni 
Era una danza da incantatrice, mortale. 
Era vestita con una tunica aderente viola scuro adornata con dei brillanti. Sembrava vestita del manto stesso della notte.
La ragazza lanciò in aria delle torce accese mentre con la gamba faceva roteare due cerchi infuocati.
Si spostava con naturalezza innata. 
Poi si fermò soddisfatta. Prese al volo tutte le torce e le spense in un barilotto pieno d'acqua lì accanto posto apposta per le prove e lasciò cadere i cerchi per terra
In pochi minuti furono freddi.
Sospirò 
Prove su prove su prove su prove
E per cosa? Ormai era perfetta, là giocolieri ormai era una cosa sua, erano anni che la praticava è ormai era giunta a perfezione. Avrebbe preferito fare qualcos'altro magari riguardante qualcosa che amava per esempio andare dove nessuno osava per paura e danzarvi sopra quasi per beffeggiare le paure altrui. Oppure arrampicarsi e guardare dall'alto al basso qualcuno che non immaginava neppure il paesaggio da là sopra è mai l'avrebbe scoperto.
 Lei è l'altezza erano un tutt'uno.
Da piccola si arrampica sulle mura degli orti privati della città alta, erano gli orti destinati ai benestanti di Darrash, erano alti e pericolosi, sotto i muri l'aspettavo i suoi amici più intimoriti, un sacco di volte era scappata per i tetti dalle guardie e dal zietto, l'aveva sempre fatta franca.
Guardò il trapezio uno dei pochi strumenti che le era proibito mentre fantasticava sul volteggiare leggiadra in aria si guardò le mani delicate prive di calli  solo striate dolorosamente dal fuoco in alcuni punti.
Li desiderava ma lei non avrebbe potuto far la trapezista. Il direttore sosteneva fosse troppo giovane e dovesse prendere più esperienza con le esibizioni più semplici.
"Ancova a fav pvove mia cava?" Nel tendone era entrato un uomo sulla trentina ammantato di bianco e con dei lunghi baffi biondi cenere.
Alla ragazza non sfuggì che l'uomo  lisciando un baffo si soffermò un po' troppo sulle sue forme, storse il naso disgustata da quel individuo.
"Sei cavina vestita così sai?" Poi le giro intorno con aria critica "potvei metteve una buona pavola con il divettore per favti diventave una majorette pev i cavalli. Ovviamente, se favai qualcosa pev me" la guardò viscido.
La ragazza sputò per terra 
"Ho visto che fine hai fatto l'ultimo ragazzino che ha fatto qualcosa per te, vattene Salasha" disse la ragazzina incrociando le braccia, la lunga coda liscia ad ogni suo movimento le si spostava alle spalle.
L'uomo storse la bocca in maniera disgustosa "va bene, continua a fav così.. Vedvai che finivà male, questa è una pvomessa" sibilo il tipo con la sua fastidiosissima pronuncia, lo rendeva così antipatico pensò lei.

Uscì dal tendone allestito per le prove, lo avevano messo provvisoriamente nella loro sosta con le carovane, camper e carrozze. La ragazza sospirò e guardò fissa il trapezio, si morse il labbro e poi uscì sconsolata

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Capitolo 6
*** Circense pt.2 - Amnesya, l'incantatrice ***


Amnesya"
"Oooh Amneesya, sei lì?" qualcuno bussò ripetutamente alla porta.
La ragazza aprì gli occhi scuri strofinandosi il viso con le mani e poi stiracchiandosi "che ore sono?" Biascicò ancora mezza addormentata guardando l'orologio. "SONO GIÀ LE 09.00? oh cristo" si alzò dal piccolo letto e quasi inciampò nelle coperte, le sposto con un calcio.
"ALLORA HOLLAND"
La ragazza si voltò verso la porticina e corse ad aprire evitando un mucchio di vestiti e dei libri "arrivo!"
Spalancò la porta, sul uscio della roulotte spogliato allo stipite c'era un ragazzo tutto d'un pezzo con i capelli neri e corvini e un bel sorriso bianco.
"MICCAH" disse lei con un gridolino "è così tardi mi spiace!"
"Sbrigati, il direttore non se n'è ancora accorto" disse lui concitato esortandola a prepararsi.
La ragazza arrossì pensando a suo stato mattutino. "Arrivo, dammi 5 minuti"
"Te ne do due" disse lui ridendo "massimo due e mezzo" 
Lei lo guardò 
"Vola!"
E la ragazza richiuse la porta. Si pettino e infilò il costume di scena aderente con un po' di fatica.
Uscì, il ragazzo le tese una mano.
Lei l'afferrò esitante arrossendo.
"Su non essere agitata andrai benissimo!" Disse lui confondendo lo sguardo della ragazza per agitazione verso l'esibizione "come sempre" aggiunse sorridente. Il cuore di Holland fece un capitombolo. Giunsero al tendone delle prove, dal lato posteriore, ancora poco e toccava lei. C'erano prima l'esibizione con le tigri è quella dei trapezisti.
La ragazza sospirò "Grazie mille Miccah, se non ci fossi tu.." Aveva il fiatone per la corsa 
Lui la guardò e poi guardò le loro mani ancora intrecciate e sorrise mentre lei mollava la presa accorgendosi di non averla ancora lasciata. "Se non ci fossi io andresti in letargo e ti esibiresti in primavera tesoro" rise lui.
Miccah la superava di tre spanne buone, aveva sedici anni, quasi cinque più di lei, era bello, alto, moro, occhi di un verde acceso e un sorriso sincero. La metteva in difficoltà spesso, mentre gli altri la trattavano come una bambina lui aveva riguardo per lei e allo stesso tempo la rispettava come una coetanea, era uno dei pochi veri amici che aveva in quel posto.
Salasha era terribile, il direttore era il direttore, gli importava solo dei soldi, i due clown gemelli Thais e Clous si comportavano come tali anche nella vita vera erano degli adulti ma eterni bambini dentro anche se ogni tanto le rubavano qualche risata, il domatore di bestie feroci gli faceva paura ma quello degli equini un signore sulla trentina rossiccio lo adorava, le aveva insegnato tutto sui cavalli, gli aveva insegnato come cavalcarli o come starci in piedi e muoversi liberamente senza cadere, presto avrebbe potuto cavalcarli pure lei in spettacolo. Gli altri stavano nel loro cantuccio erano più riservati, c'era anche un'altra ragazzina, Creya, un giunco di 10 anni con i capelli neri corti alle spalle, non parlava molto era timida a dir poco, brevi conversazioni ma essendo sua compagna di roulotte si confidava con lei a volte. Lei faceva la contorsionista e essendo piccola e sottile veniva usata per gli spettacoli acrobatici a volte ma non spesso. 
"Holland.. Nome professionale: 'Amnesya' "
La ragazza era sovra pensiero quando la chiamarono, guardava il vuoto 
"Holland" la scosse il ragazzo di fianco a lei, la bolla di sapone intorno a lei parva scoppiare la ragazza si riscosse guardò Miccah
"Tocca a te"
Lei annuì e andò.

Lanciò una piccola pallina fumogena viola in aria, poi prese le palline di fuoco attaccate insieme da catene e iniziò a vorticarle in aria e lanciarle. Poi passò ai birilli e a quelli infuocati uno, due, tre... Arrivò a 8 poi fece vorticare dei cerchi di fuoco e ballarci in mezzo, il fuoco la sfiorava, cercava di avvicinarsi a lei ma senza mai lambire le sue carni. Per quell'esibizione i teli del grande tendone, quello in qui si esibivano per lo spettacolo vero venivano chiusi e poche luce rischiaravano il pubblico mentre quello spettacolo di fuoco e d'incanto procedeva.
Finì, nemmeno un'emozione traspari dal suo volto, face un inchino come se avesse un pubblico davanti.
Miccah fece partire l'applauso, poi applaudi sebbene debolmente anche Creya e i due clown gemelli che fischiarono entusiasti, il direttore fece quello che sembrava quasi un sorriso.
"FANTASTICO, e con questo abbiamo finito, che lo spettacolo cominci!"
Quella sera si sarebbero esibiti.
E lei non vedeva l'ora. Gli altri uscirono e rimasero nel tendone solo lei e Miccah.
"Io so qual'è il tuo segreto" disse facendo finta di niente appoggiandosi ad un piccolo palchetto. Lei si voltò sorridendo "e cioè?"
Lui si avvicinò pericolosamente a lei, cosa che a lei non dispiacque ma si morse la lingua cercando di non distogliere gli occhi da quelli volpini di lui.
Miccah sorrise e glielo rivelò.
"Tu, mia cara Holland, non vuoi stare con i piedi per terra come tutti, tu vuoi volare"
Lei lo guardò perplessa. E lui si spostò e guardò verso l'alto per far vedere alla ragazza cosa intendesse.
"Il trapezio...non me lo faranno mai usare" disse lei confusa.
"Non c'è bisogno che tu chieda il permesso" disse allungandole una mano. "Fidati di me"


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