SCAR 2 - WAR

di benzodiazepunk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


                                                                                  


SCAR 2 - WAR



 
"Sorridi"
"Come?"
"Ti prego, sorridi, fammi un sorriso, uno di quelli veri"


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CAPITOLO PRIMO


Frank aveva firmato il modulo per entrare nell'esercito col fiato sospeso. Dopo quei pochi secondi di apnea aveva preso velocemente la divisa che la donna gli aveva consegnato, il foglio con il materiale da procurarsi e si era allontanato dalla caserma rifugiandosi sul marciapiede della strada di fronte.

Si sedette appoggiando tutte le cose accanto a sé e si prese la testa tra le mani. Gli sembrava di vivere un sogno, anzi più che altro un incubo. Non si sentiva per niente lucido e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era che aveva fatto una stronzata.

L'esercito, la guerra, la morte. Ma ci aveva davvero pensato bene? Non era forse stata una decisione stupida e frettolosa? Forse. Ma poi ripensò a quella che sarebbe stata la sua vita se non si fosse arruolato. Passare le giornate a svaligiare supermercati e a dormire su panchine non era proprio il suo sogno nel cassetto.

Allora forse aveva fatto bene. Forse.

Poi ripensò a Gerard. Di certo non avrebbe mantenuto la promessa. Figurarsi se quel figlio di papà avrebbe lasciato carriera e ragazza per arruolarsi. E perché mai avrebbe dovuto in fondo? Non gli doveva niente, e dopotutto Frank non avrebbe nemmeno voluto averlo ancora tra le scatole.

Questo era quello di cui cercava di convincersi.

La verità, anche se Frank non lo ammetteva, e forse neanche lo sapeva, era che Gerard era l'unica persona che gli fosse stata davvero vicina nell'ultimo periodo. Quando era con lui in un certo senso sentiva di essere a casa. Certo poteva sembrare stupido, ma era davvero così. Nonostante praticamente si odiassero, Gerard era la cosa più vicina ad un amico che Frank avesse. E averlo attorno lo faceva sentire bene, quasi al sicuro.

Ma tutto questo era nel subconscio del ragazzo, perché la sua parte cosciente era ancora scettica nei suoi confronti e non era pronto a fidarsi completamente di lui. Almeno non abbastanza da credere che si sarebbe davvero arruolato solo per seguirlo.

Poi ripensò anche al loro ultimo dialogo. Un po' gli dispiaceva per come aveva trattato Gerard. Dopotutto lo stronzo era lui: Frank aveva infranto il loro 'patto' rubandogli in casa. Gerard invece si era fidato di lui, e lui lo aveva deluso.

E poco prima Gerard si era offerto di ricominciare con lui, gli aveva addirittura teso la mano affinché lui la stringesse per ricominciare da capo la loro amicizia, ma lui non l'aveva stretta. Che stronzo. Era proprio uno stronzo. Frank si maledisse mentalmente almeno una decina di volte per il suo comportamento infantile.

Poi decise di scacciare questi pensieri, afferrò il figlio con le istruzioni e si mise a leggerlo. Questo era ciò che c'era scritto:

COSE DA PORTARE:

- Biancheria per 30 giorni
- Due paia di pantaloni 
- Due camicie 
- Cibo a lunga conservazione per emergenze ( 7 pasti - 1×G )
- Strumenti per l'igiene ( rasoio e forbici )
- Scarpe di ricambio

COSE FORNITE DALL'ESERCITO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA:

- Due divise ordinarie + una divisa ufficiale
- Anfibi
- Gavetta 
- Sacco a pelo
- Attrezzatura di emergenza
- Attrezzatura da battaglia (specifica a seconda della destinazione del soldato)


Fantastico, pensò Frank. Di certo non sarebbe riuscito a procurarsi tutto. Intanto voleva vedere chi aveva davvero la biancheria per un cazzo di mese. E poi dove si comprava il cibo a lunga conservazione? E che diavolo era poi? Mangime per canarini?

Mentre pensava a queste cose una voce lo fece sobbalzare.

"Cosa ti manca dell'elenco?"

L'inconfondibile voce di Gerard gli fece immediatamente alzare lo sguardo.

"E poi che cavolo è il cibo a lunga conservazione, mangime per conigli?" Continuò Gerard.

A quest'ultima battuta Frank non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

Gerard si stupì della risata di Frank, ma ne fu sollevato. Forse non era più arrabbiato come prima.

"Di certo non ho la biancheria per un mese" disse Frank tra le risate e alzandosi in piedi.

Ma poi realizzò una cosa. Cosa ci faceva lì Gerard? E come faceva a sapere il contenuto dell'elenco? Frank lo guardò e solo in quel momento si rese conto che il ragazzo teneva in mano una divisa e il suo stesso foglio.

"Ma che, sei scemo?!" Urlò Frank. "L'hai fatto! Ti sei arruolato davvero!"

"Allora non mi hai creduto. Pensavi che non ne sarei stato capace vero?" Domandò Gerard fingendo irritazione.

"Sinceramente non avevo il minimo dubbio che te ne saresti tornato alla tua vita. Tu sei tutto scemo" ripeté Frank squadrandolo ancora.

"Spero tu non ti sia arrabbiato troppo per questo" Gerard accennò alla divisa che teneva in mano.

"No, certo. Mi dispiace per te, solo questo Gerard" rispose Frank.

"D'accordo, ora basta con questi discorsi. Entrambi siamo adulti e abbiamo preso una decisione quindi non parliamone più ok? Piuttosto pensiamo a come procurarci questa roba" Riprese Gerard.

"Bè sono d'accordo" rispose Frank. Così raccolte le sue cose e allungò la mano verso Gerard, come per scusarsi del suo comportamento di prima. Gerard la scrutò per un attimo, poi la strinse forte. Aveva proprio una bella presa, pensò Frank.

Si sentiva entusiasta della nuova esperienza che stava per affrontare. 
Se poco prima era stato assalito dai dubbi, ora che Gerard lo aveva affiancato non aveva più nessuna esitazione. Forse aveva solo bisogno di un consenso e di una spalla su cui potersi appoggiare, ma ancora una volta questo era ciò che sapeva solo il subconscio di Frank.

"Allora, da dove cominciamo?" Chiese Frank allegro.

L'atmosfera ora era decisamente più rilassata. Nessuno dei due ragazzi sapeva spiegarne il motivo, forse era tutto merito di quella stretta di mano che aveva sancito un nuovo inizio, questa volta senza rancori.

Gerard sfoderò un grande sorriso alla reazione positiva di Frank, e a Frank la cosa piacque. Insomma, fino ad ora non avevano fatto altro che litigare e tra di loro c'era sempre stata tensione. Un po' per la maniera in cui si erano conosciuti, e un po' perché Frank era sempre stato ostile a causa della differenza che c'era tra di loro.

In ogni caso ora le cose sembravano cambiate. E in meglio.

Gerard si guardò intorno e Frank ipotizzò che stesse cercando un taxi.

"No no. Niente taxi. Si va a piedi!" Disse in modo risoluto e avviandosi verso il centro città.

"Dove vuoi andare per prima cosa?" Chiese Gerard un po' timidamente dopo averlo raggiunto correndogli dietro.

Frank ci pensò su un attimo per poi dire "Be suppongo che sarai tu a pagare..." e dicendo così arrossì leggermente. Nonostante fingesse sempre di essere così estroverso e a suo agio, in realtà si vergognava molto di doversi far pagare le cose da Gerard. Era umiliante.

"...quindi decidi tu" concluse guardando l'asfalto.

"D'accordo, allora che ne dici di risolvere la storia della biancheria?" 
Frank si girò per cercare lo sguardo dell'altro e vide che Gerard stava trattenendo una risata.

Che faceva? Lo prendeva in giro perché non aveva tante cazzo di mutande?

"Tranquillo! Nemmeno io ho così tanta roba" Riprese Gerard vedendo che Frank pensava che lo stesse deridendo.

I due camminarono in silenzio per un po', poi Gerard tirò fuori un pacchetto di sigarette, ne prese una e allungò il pacchetto verso Frank.

Cazzo. Lui non aveva mai fumato. Non aveva mai nemmeno provato. Non aveva mai avuto abbastanza soldi da potersi permettere di buttarne via comprandosi un costoso pacchetto di sigarette. Però avrebbe fatto una figuraccia se avesse rifiutato. Insomma, già Gerard era più grande di lui, quindi non poteva sembrare ancora più stupido e ingenuo.

Mentre Frank pensava a queste cose Gerard aveva continuato a tenere teso il pacchetto nella sua direzione, e i secondi stavano passando. Che fottuto idiota! Frank si maledisse altre cento volte. Ma che razza di coglione. Perché diavolo non aveva ancora preso quella dannata sigaretta?

Finalmente la sua mano si decise a muoversi e ad afferrarla.

A quel punto Gerard mise via il pacchetto e frugò nella tasca della giacca in cerca dell'accendino. Poi si infilò la sigaretta tra le labbra e se la accese, mentre con la sinistra riparava la fiamma dal vento.

Frank aveva osservato tutta la scena molto attentamente, cercando di ricordarsi ogni mossa per poi riprodurla. Almeno per cercare di non sembrare un completo idiota.

Gerard gli passò l'accendino e Frank notò che lo guardava con uno sguardo un po' interrogativo. Cercò di fare tutto come Gerard, ma per ben due volte la sigaretta rischiò di cadergli dalle labbra. 

Alla fine Frank riuscì ad accendere quel dannato coso. Gerard intanto stava inspirando ed espirando fumo dal naso mentre camminava tranquillamente. Frank tentò di respirare il fumo, ma come aveva previsto scoppiò in un attacco di tosse che sembrava non voler finire più.

"Cazzo!" Imprecò tra i colpi di tosse.

Gerard tirò un paio d'occhiate a Frank un po' in imbarazzo. Non voleva dirgli niente o fare battute: sembrava già abbastanza a disagio per conto suo.

Frank continuò a tossire per altri due minuti, e alla fine scagliò a terra la sigaretta e continuò a camminare tutto arrabbiato.

Non si parlarono più per il resto del tragitto, perché Frank era scontroso e Gerard non sapeva cosa dirgli per alleggerire l'atmosfera. Non era mai stato bravo con le parole.

"Guarda che non fa niente se non hai mai fumato" disse il più grande dopo qualche minuto, proprio mentre stavano per raggiungere il primo negozio.

"Già..." rispose Frank continuando a guardare il pavimento. Cazzo, quella era una delle peggiori figure di merda che avesse mai fatto.

Gerard varcò la soglia del negozio, e Frank lo seguì.

"Salve, posso aiutarvi?" Chiese una donna sulla sessantina tutta sorridente.

Gerard fu il primo a parlare, e anche l'unico visto che Frank era ancora imbronciato.

"Sì, avremmo entrambi bisogno di biancheria nuova per 30 giorni" rispose il ragazzo sorridendo. 

"Anche voi nell'esercito eh? Bè siete venuti nel posto giusto!" Riprese la donna avviandosi verso uno degli stretti corridoi del negozio.

Frank si sentiva un po' fuori luogo, non era mai stato in un negozio tanto lussuoso. Tutto l'arredamento era in mogano scuro, elegantissimo, che contrastava con il bianco delle lenzuola e delle stoffe pulite, e l'aria profumava di sapone Marsiglia.

Si guardò intorno, fece qualche passo nel negozio e alla fine tornò dietro Gerard.

Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, finalmente la donna tornò con una montagna di roba accuratamente posizionata sulle braccia per evitare che cadesse.

"Ecco qui cari. C'è tutto ciò di cui avrete bisogno. Mutande, calze e canottiere per 30 giorni esatti. Uno dei due set è bianco mentre l'altro è grigio chiaro, così non confonderete le vostre cose" disse allegramente. "Sapete... nel caso in cui doveste... condividere il bagaglio" concluse la donna visibilmente a disagio.

Frank lanciò uno sguardo interrogativo a Gerard, il quale lo guardò nello stesso modo.

Poi Frank capì.

"Oh no no no! No, assolutamente no! No! Noi non condivideremo... e noi non siamo... insomma... " Che idiota! Stava balbettando come un fottuto ragazzino.

"Oh no no! Noi non stiamo... insomma non stiamo insieme!" Affermò Gerard appena ebbe capito cosa aveva pensato la commessa.

"Cazzo ma la gente è malata!" Sussurrò Frank dopo che la donna ebbe alzato le mani in segno di resa. Gerard sgranò gli occhi. Poi la donna girò intorno al bancone e li fece pagare. Infine i due ragazzi presero i due sacchetti stracolmi e uscirono dal negozio.

Quando furono fuori Gerard lanciò uno sguardo a Frank, che era praticamente sconvolto.

"Ma che cazzo! Quella ci ha presi per due finocchi?" Frank scoppiò a ridere, perché la cosa gli sembrava più che assurda. Quella donna doveva avere dei seri problemi. Ma Gerard non sembrava essere molto a suo agio.

"Assurdo eh?" Continuò Frank.

"Già, pensa cosa direbbe mio padre se sapesse che qualcuno mi crede frocio" rispose Gerard.

"Ma che ti frega di quello che pensa tuo padre? Io l'ho trovato divertente. Insomma, non mi era mai successo" rispose Frank che era decisamente divertito.

"Hai ragione, e poi perché avremmo dovuto essere gay, solo perché siamo andati a comprare mutande insieme?" rispose Gerard in tono scherzoso. I due risero insieme, e Frank aveva già dimenticato la storia della sigaretta.

Passarono il pomeriggio in giro per negozi a comprare prima le cose che mancavano a entrambi, e poi quelle che mancavano a Frank, perché Gerard aveva insistito affinché potesse comprargli qualche vestito nuovo, almeno per sostituire quelli più malandati.

Alla fine si ritrovarono strapieni di sacchetti, ma almeno avevano tutto.

"Direi che siamo a posto" affermò Frank quando furono usciti dall'ultimo negozio. "Io ti restituirò i soldi... sai, col primo stipendio..." Continuò un po' in imbarazzo.

"Sì certo, non c'è problema" tagliò corto Gerard mentre camminavano verso casa sua.

"Grazie per l'aiuto, e ci vediamo... dopodomani dovrebbe essere il giorno della recluta" affermò Frank controllando sul foglio quando ebbero raggiunto il solito viale alberato.

"Bè, ma tu resti qui?" Chiese Gerard guardandosi intorno.

"Questa era l'idea, insomma, e dove altro?"

Cavolo, stava di nuovo facendo la figura del cretino. Sembrava che gli stesse chiedendo di invitarlo a casa sua. Si sentiva estremamente patetico.

"Qui fuori? No, puoi venire a casa mia!" Affermò Gerard forse con un po' troppo entusiasmo, quindi si affrettò ad aggiungere: "...se vuoi, ovviamente" un po' imbarazzato.

Frank si guardava la punta delle scarpe. Ma perché era sempre così difficile? Digli di sì e basta, si disse mentalmente, tanto cosa poteva esserci di male? Sarebbero stati solo due giorni, non sarebbe stato questo debito enorme nei suoi confronti.

"Bè sì, ma non vorrei... cioè... creare problemi... o altro" rispose Frank guardando un punto dietro la spalla di Gerard.

"No, certo che no. E poi sarà più facile dire ai miei che mi arruolo se ci sei anche tu, almeno mio padre non potrà urlare come un pazzo" concluse Gerard.

Frank sospirò.

"D'accordo, va bene, ma poi quando mi daranno il primo stipendio..."

"Oh Frank! Ma perché pensi sempre con questa mentalità?" Lo interruppe Gerard con decisamente più violenza di quanto non avrebbe voluto. "Lascia perdere! Non è che ogni volta che faccio qualcosa tu mi devi ripagare. Tanto i soldi non mi interessano. Non pensare di essere sempre in debito con le persone"

Frank ci pensò su per un attimo.

"Va bene, come vuoi. Sei sempre così ostinato!" Rispose in modo scherzoso e dando uno spintone a Gerard. Non l'aveva previsto, l'aveva fatto e basta, ed era certamente fuori luogo. Cazzo se era fuori luogo! Ma perché non riusciva a comportarsi in modo normale quel giorno?

L'unica volta in cui entrambi si erano comportati così era stata quella serata al bar, da cui erano tornati ubriachi fradici. Nessuno dei due ricordava molto di quella serata, ma entrambi ricordavano bene gli spintoni che si erano dati.

Ma Gerard si mise a ridere, salvando Frank dall'imbarazzo.

"D'accordo, ora andiamo. E sarà meglio che io cominci a pensare a come dire di tutta questa storia a mio padre" concluse Gerard appoggiandosi alla spalla di Frank per raccogliere i sacchetti che gli erano caduti con l'impatto.

I due percorsero l'ultimo tratto di strada parlando del padre di Gerard, di  quanto fosse autoritario e di quanto lo avesse sottomesso quando era bambino.

"Entra semplicemente in casa e dì 'ciao papà, questo è Frank. Sai, oggi abbiamo deciso di arruolarci' e fine della storia. Insomma, è la tua vita, non la sua!" Suggerì.

"Bè non è così semplice..." cominciò Gerard con sguardo preoccupato. Ma poi ci ripensò: "No, hai ragione. È la mia vita e non gli devo nessuna spiegazione!"

I due si guardarono sorridendo, soddisfatti.

Dopo pochi minuti arrivarono davanti alla villa della famiglia Way.

Gerard tirò fuori dalla tasca le chiavi di casa, fece un lungo sospiro e aprì il cancelletto.

Frank poteva notare che era molto nervoso, e sperava solo di non uscire da quella casa con un' altra ferita, questa volta procuratagli dal Signor Way, che dai discorsi di Gerard sembrava un tipo piuttosto irascibile.

Percorsero il vialetto. Arrivarono davanti alla porta. Gerard suonò il campanello. Si guardarono preoccupati, e alla fine la porta si aprì. 

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"Note Autrice:

Eccoci qui con l'inizio della seconda parte! 
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fino a qui e spero che vi andrà di continuare a leggere :)
Forse la relazione tra Gerard e Frank sembra non voler migliorare mai, ma ormai sta per succedere qualcosa di grosso, quindi stay tuned :)"


Note-di-(Billy): Dato che, come ho scritto fin dal primo capitolo di questa saga, la storia NON è mia ma dell'utente MCRmichi di Wattpad, ho deciso che condividerò a fine capitolo le sue note, non intervenendo in prima persona a meno che non debba dire qualcosa di importante. Dopotutto lei stessa ha commentato durante la pubblicazione i suoi capitoli, perciò perché non rendervi partecipi delle sue parole a riguardo? :)
A presto, grazie di essere qui e un bacio a tutti!
(Billy)

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


                                             



CAPITOLO SECONDO
 

"SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO! COSA VUOL DIRE 'MI ARRUOLO'?! GERARD, MA DOVE CREDI DI ANDARE? TU SEI MIO FIGLIO E DECIDO IO PER TE! HAI CAPITO BENE?"

Il signor Way non aveva preso molto bene la notizia e Gerard sapeva di essersi sbagliato: la presenza di Frank non aveva fatto in modo che suo padre evitasse di fare una delle sue solite scenate.

E continuava a urlare e a urlare, e man mano che andava avanti diceva cose sempre più patetiche ma nello stesso tempo pesanti.

Gerard si sentiva uno schifo. Era più imbarazzato che mai, non tanto del fatto che suo padre lo stesse sgridando nonostante avesse passato da tempo la maggiore età, ma più che altro del fatto che Frank stesse proprio di fianco a lui mentre quel cretino di suo padre lo prendeva a parolacce. E la cosa che lo faceva stare peggio era che non lo affrontava, non lo aveva mai fatto sul serio, ma incassava i colpi senza rispondergli.

Gerard era in piedi con le braccia conserte che fissava il tappeto mentre le pareti della stanza venivano giù dalle urla, mentre Frank invece era molto nervoso. Continuava ad alzare e abbassare lo sguardo, passava il peso del corpo da una gamba all'altra. Poi ogni tanto alzava lo sguardo su di lui per cercare una sua qualche reazione, ma Gerard non lo guardava. 
Alla fine sua madre, stufa delle tante urla e anche un po' spaventata, entrò in salotto, prese il marito per un braccio e lo trascinò in cucina. Gerard sapeva che sua madre era l'unica in grado di calmarlo, anche se in quel caso la vedeva molto dura.

Gerard approfittò subito della situazione per sfuggire dal salotto e dalla discussione. Così prese tutti i sacchetti che avevano appoggiato sul divano e fece cenno a Frank di seguirlo. Si diressero di sopra, su per la bella scalinata di marmo, fino alle camere da letto.

Gerard percorse il corridoio in silenzio, e alla fine aprì la porta di una delle stanze degli ospiti."Questa è la tua camera, e questa di fianco" affermò, "è quella di Mikey. Mentre quella laggiù" continuò indicandogli la stanza dall'altra parte del corridoio, "è la mia. In fondo al corridoio c'è il bagno. Fai come se fossi a casa tua" concluse il ragazzo cercando di chiudere la conversazione il più in fretta possibile.

Non voleva parlare di suo padre. Non ne aveva le forze. Lo odiava, e odiava che sapesse sempre come metterlo in imbarazzo. Era umiliante dover subire quel trattamento, ma sapeva bene che se avesse cercato di tenergli testa le cose si sarebbero messe anche peggio.

Gerard si rifugiò in camera sua, chiuse la porta e si buttò sul letto.

Che palle. Non era poi tanto sicuro che far venire a casa Frank fosse stata una buona idea, poteva anche risparmiargli certe scene. Ma mica poteva lasciarlo a dormire fuori, e farlo tornare in garage non gli sembrava coerente con la sua proposta di ricominciare da amici. No, farlo dormire a casa sua era la cosa più logica da fare.

Mentre era completamente assorto dai suoi pensieri sentì bussare alla porta. Doveva essere Frank che gli chiedeva spiegazioni per il suo comportamento da mollusco, pensò subito.

Invece dalla porta entrò Mikey.

"Ho come il sospetto che papà non l'abbia presa troppo bene, vero Gee?"
Esordì Mikey chiudendosi la porta alle spalle.

"Che perspicace che sei fratellino" rispose il più grande in tono sarcastico. "Comunque non mi aspettavo niente di diverso. Ma almeno speravo che essendoci anche Frank un minimo si sarebbe trattenuto, e invece..."

"Frank? Quindi l'hai recuperato?"

"Sì ci siamo incontrati fuori dalla caserma e abbiamo comprato le cose che ci mancavano. Poi non potevo mica dirgli di tornare alla sua panchina, quindi ora è di là nella camera degli ospiti" ripose Gerard.

"Bene, almeno ora non sarete più incazzati come al solito, voglio sperare"

Gerard scosse la testa. Le cose sembravano cambiate da prima.

"Comunque sei un pessimo padrone di casa, Gee. L'hai mollato in camera da solo? Con nostro padre che gira infuriato per la casa? Io starei attento, data la mole... come dire, non molto considerevole di Frank, papà potrebbe buttarlo giù dalla finestra" Scherzò Mikey dando una gomitata al fratello.

"Già forse dovrei controllare che papà non stia salendo. Vieni?" Chiese Gerard.

"Forza, sistemiamo anche questa faccenda. E cerca di non farti schiacciare come uno scarafaggio dal vecchio, o che figura ci farai col tuo amico? Un po' di dignità!" E Mikey gli fece l'occhiolino.

Gerard odiava quando suo fratello rigirava il coltello nella piaga.

"Ti prego, non rincarare la dose. Già mi sento abbastanza coglione per i fatti miei" rispose Gerard imbronciato mentre si chiudeva la porta della sua camera alle spalle.

Poteva benissimo sentire provenire dal piano di sotto le discussioni dei suoi genitori. Sembrava proprio che in quel momento suo padre stesse dicendo a sua madre di quanto Gerard lo avesse deluso e di quanto denaro aveva speso inutilmente per farlo studiare tutti quegli anni per poi vederlo arruolato nell'esercito come l'ultimo dei criminali.

I fratelli raggiunsero la camera di Frank e Mikey bussò alla porta.

"È permesso?" Chiese entrando.

"Certo, entrate pure" Si sentì provenire dall'interno.

"Allora sei diventato uno di noi! Congratulazioni!" Esordì Mikey stringendo la mano di Frank che si aprì in un ampio sorriso.

"Tutto bene? A parte l'urlatore di sotto, si intende" Chiese il minore dei fratelli.

"Sì, certo, tutto a posto. Stavo giusto mettendo in ordine la roba che abbiamo comprato oggi. Spero che la mia presenza non abbia... peggiorato la situazione" era evidente che Frank si sentisse un po' colpevole.

"No, figurati. Noi ormai siamo abituati a questo genere di cose, non ci sconvolgono più. Scenata più, scenata meno... cambia poco. Tanto quando Gee prende una decisione nessuno può fermarlo!" Scherzò Mikey.

Gerard arrossì leggermente.

"Eddai Mikey, piantala!" Quanto odiava quando suo fratello faceva così! Ma Frank rideva sotto i baffi, così anche Gerard accennò una risata. 
"D'accordo, io vado a vedere se la questione è chiusa o se qualcuno ha ancora qualcosa da dire di sotto" affermò Mikey alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla stanza.

Frank e Gerard rimasero da soli. Per qualche istante ci fu un silenzio imbarazzante. Invidiava molto la dote di suo fratello di saper sempre cosa dire, dote che lui non possedeva affatto. 

Frank si sedette sul letto e cominciò a piegare la sua biancheria nuova. Aveva scelto il completo grigio chiaro perché il bianco non faceva per lui, almeno, così aveva detto.

"Gee?" Chiese Frank mentre piegava la roba.

"Sì. Non lo so, Mikey mi ha sempre chiamato così. Forse perché Gerard è un nome orribile..." e il ragazzo si sedette sulla sedia accanto alla scrivania.

"Gerard sarebbe un nome orribile? Allora cosa vogliamo dire di Frank scusa?"

"E no dai, Frank non è affatto male come nome" affermò Gerard.

Diamine che conversazione imbarazzante, e poi che risposta era? 
'Mh sì, non è affatto male come nome' che razza di idiota. Si sentiva un autentico cretino. Come al solito d'altronde.

Per fortuna quel discorso morì lì, perché Frank gli chiese come mai non avesse reagito di fronte alla reazione di suo padre. Se di solito Frank parlava in tono scherzoso, ora il suo atteggiamento era totalmente diverso. I suoi occhi erano puntati su di lui, fissi e penetranti. Quello non era uno sguardo che ammetteva bugie o mezze risposte. Era uno sguardo sincero, e Gerard non poté fare a meno di avvicinarsi a lui e sedersi dall'altro capo del letto.

Quegli occhi erano davvero profondi, si ritrovò a pensare Gerard. Avevano una profondità straordinaria, nonostante avessero un colore castano piuttosto classico. Avevano una luce che li rendeva vivi, penetranti.

"Se io gli rispondo lui diventa una furia" affermò Gerard abbassando lo sguardo e fissando le cuciture del copriletto. "E con furia non intendo solo quello che hai già visto, ma intendo dire proprio un animale. Qualche volta, anzi direi piuttosto ogni volta che qualcuno tenta di tenergli testa, diventa anche violento. Magari non subito, ma nei giorni successivi sai... possiamo vedere tutti benissimo i lividi che lascia su nostra madre. E allora preferiamo incassare in silenzio per poi fare comunque come vogliamo"

Gerard era stato completamente sincero con Frank, e probabilmente era la prima volta che raccontava a qualcuno quello che succedeva realmente in casa sua.

"Ok scusa, sono stato invadente... " affermò Frank dopo qualche attimo di gelido silenzio.

"No, è colpa mia. Insomma, potevo evitarti certe scenate. Avrei dovuto prevederlo..." Gerard continuava a guardare il copriletto.

"D'accordo!" Affermò Frank d'un tratto alzandosi in piedi.

"Che ne dici se questa sera ci facciamo un giro? Magari evitiamo altri guai con tuo padre" Evidentemente Frank stava cercando di rendere la situazione meno imbarazzante.

"Sì, certo. Spero solo che non ci rincorra per mezza città"

Così, verso le sette di sera, Gerard era nella sua stanza che si preparava per uscire con l'amico.

Aveva tirato fuori dall'armadio praticamente tutto quello che aveva, e ancora non era riuscito a trovare qualcosa di adatto da mettersi.

Niente di elegante, o avrebbe fatto sentire Frank fuori luogo. Alla fine optò per una camicia bianca con giacca e pantaloni blu scuro. Dopo circa mezz'ora, finalmente era pronto. Ci aveva messo insolitamente tanto a prepararsi, e quando uscì trovò Frank appoggiato alla porta della sua stanza che lo aspettava.

"Era tanto che aspettavi?" Chiese Gerard preoccupato.

"Mh...no, solo mezz'oretta" rispose Frank con un sorrisetto. "Hei, sto scherzando!" Concluse vedendo che Gerard aveva il panico negli occhi.

Cavolo, non voleva certo passare per la tipica ragazza che fa aspettare il suo fidanzato per ore intere mentre lei si prepara! Ma perché cazzo stava facendo certi paragoni? Dio santo, a volte si metteva in imbarazzo da solo. 
"Allora scendiamo. Speriamo che siano usciti" disse Gerard preoccupato.

Ma purtroppo non era così.

"Merda..." imprecò quando vide suo padre sulla poltrona che leggeva il giornale.

Gerard si fermò sulle scale e Frank si arrestò giusto in tempo per non finirgli addosso e far cadere tutti e due giù come due sacchi di patate.

Ma era troppo tardi, perché il signor Way li aveva visti.

"Credevi di poterti nascondere in camera per tutto il giorno?"

Questa volta stava parlando a voce bassa, cosa che forse era ancora più preoccupante delle urla.

Gerard e Frank scesero i restanti scalini per poi rimanere lì in piedi.

"Sai ho riflettuto durante queste ultime ore. E sono arrivato alla conclusione che probabilmente stai frequentando le persone sbagliate. Quando Lizzy mi ha detto di come l'hai trattata l'ultima volta, avrei dovuto capire cosa stava succedendo" il signor Way fece una pausa.

Quindi Lizzy era andata a raccontare tutto a suo padre! Che razza di arrogante piccola stronza, pensò Gerard.

"Dunque ci deve essere qualcuno che ti influenza" Riprese l'uomo alzandosi in piedi. "E non credo che sarà molto difficile capire chi è questo odioso individuo"

Gerard capì che il padre stava per aggredire Frank. Eccome se stava per farlo, così si mise leggermente davanti a lui con uno spostamento impercettibile.

"Quindi devi essere tu" concluse l'uomo girandosi di scatto verso il ragazzo, che da parte sua non sembrava mostrare un briciolo di preoccupazione. "Come hai detto che ti chiami?" Chiese in tono sprezzante.

"Frank signore. Frank Iero" rispose quello in tono piatto.

"Iero eh? Devi avere origini messicane o qualcosa del genere! Bella gente che scegli come amici Gerard, complimenti davvero!" Adesso stava alzando la voce.

"Italiane veramente" replicò Frank alzando le sopracciglia e annuendo con la testa.

Gerard era davvero stupito dalla calma che il ragazzo riusciva a mantenere. Se lui si fosse trovato al suo posto, probabilmente se ne sarebbe già andato.

"Ancora peggio. Allora devi essere davvero un povero ignorante. E anche delinquente se sei riuscito a plagiare mio figlio e a convincerlo ad entrare nell'esercito! Ma chi ti credi di essere eh? Sei soltanto un parassita della società! NON TI PERMETTO DI DORMIRE IN CASA MIA, SEI SOLTANTO UN RAGAZZINO CAPRICCIOSO DELLA STAZZA DI UN NANO! HAI GIÀ FATTO ABBASTANZA DANNI, ORA FUORI DA CASA MIA!" E dicendo queste cose il signor Way aveva scostato Gerard e aveva afferrato Frank dal colletto della giacca.

Era davvero troppo. Come si permetteva di trattare così uno sconosciuto?

Gerard afferrò suo padre per le spalle e lo girò verso di sé, liberando Frank da quella presa. Il ragazzo si era mantenuto calmo nonostante la violenza del signor Way, e ora si stava sistemando la giacca.

"Senti papà, lascia perdere ok? Smettila, è una mia decisione, soltanto mia! Ora piantala, hai davvero esagerato questa volta." E detto questo Gerard lasciò andare suo padre spingendolo leggermente indietro.

L'uomo rimase fermo per un attimo. Poi urlò: "FUORI DA CASA MIA!"

Gerard lo fissò ancora per un momento, poi si rivolse verso Frank.

"Vieni, andiamo" Frank guardò il signor Way con occhi a fessura.

I due tornarono su dalle scale. Gerard era davvero infuriato, ma per il momento cercò di rimanere calmo.

"Senti, facciamo il bagaglio e andiamocene, avremo meno problemi" affermò Gerard avviandosi a grandi passi verso la sua camera.

Frank rimase in piedi a guardarlo allontanarsi ancora per un po' ma non disse niente. Forse Gerard aveva bisogno di stare un po' da solo.

Gerard sbatté la porta della sua camera così forte che per poco la parete non venne giù.

Poi prese una vecchia sacca dimenticata nel fondo del suo armadio e iniziò a infilarci dentro tutta la roba che avevano comprato e alcune altre cose che aveva già.

Quando ebbe finito andò a bussare alla porta di Mikey.

"Senti, noi andiamo. È meglio così. Ci vediamo dopodomani in caserma ok?"

Mikey lo squadrò per un attimo, poi sospirò.

"D'accordo, come vuoi. Cercherò di farmi assegnare al vostro reparto. Fate attenzione voi due novellini, ok?" Mikey gli diede una pacca sulla spalla. "Vi accompagno alla porta" concluse seguendo il fratello.

"Hei... ehm, Frank? Sei pronto?" Chiese Gerard bussando alla porta della sua camera.

"Eccomi" ripose il ragazzo aprendola.  "Andiamo?"

I tre scesero le scale e passarono di fianco alla poltrona ancora occupata dal vecchio.

"Aspetta qui" disse Gerard a Frank, e questo annuì in silenzio.

Dopo che ebbe salutato la madre che era seduta in cucina, aprì la porta e uscì insieme agli altri due.

"Bè allora buona fortuna. A entrambi" Sì congedò Mikey stringendo la mano prima a Frank e poi a Gerard.

Il ragazzo tornò in casa, mentre Gerard e Frank imboccarono il vialetto e uscirono da casa Way.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


                                                   



CAPITOLO TERZO
 

Tutta quella situazione era imbarazzante. Frank non sapeva se provare a dire qualcosa o se fare qualche battuta per cercare di alleggerire l'atmosfera.

Nel dubbio rimase in silenzio.

Il padre di Gerard si era rivelato essere anche peggio delle descrizioni, ma lui aveva fatto di tutto per mantenere la calma. Non voleva mica che quel pazzo mettesse le mani addosso alla signora Way solo perché lui non aveva saputo mantenere i nervi saldi.

Mentre camminavano Gerard si era fumato ben tre sigarette di seguito: doveva essere molto nervoso e Frank immaginava che fosse dovuto al fatto che quella doveva essere la prima volta in cui aveva fatto qualcosa di totalmente contrario alla volontà del padre.

Ormai stavano camminando da più di mezz'ora, e Frank ancora non sapeva dove diavolo stessero andando. Camminava affianco all'altro guardando l'asfalto e dando un' occhiata di tanto in tanto al volto di Gerard per vedere se era ancora furioso o se si stava calmando.

"Mi dispiace. Afferrarti in quel modo è stato davvero troppo... mi dispiace" concluse Gerard accendendosi la quarta sigaretta.

Frank sinceramente non sapeva cosa dire. Non ce l'aveva con nessuno per quello che era successo, non era mica colpa di Gerard, ma solo del signor Way.

"Non fa niente. A quanto pare ero comunque destinato ad essere odiato da tuo padre, se non perché ero un senzatetto, perché ora sono 'l'amico delinquente di suo figlio' " affermò Frank lanciandogli qualche sguardo.

"Non darci peso. È difficile che a mio padre piaccia qualcuno, e comunque non si ha nessuna speranza se non si possiede un moderato conto in banca, tzé"

Sembrava che Gerard si fosse calmato un po' e forse ora poteva azzardarsi a chiedergli dove stessero andando. Non voleva metterlo a disagio con altre domande sulla sua famiglia: per quel giorno aveva avuto già abbastanza a che fare con i suoi parenti.

"Già...comunque qual è la nostra meta?" Chiese Frank cambiando discorso.

"Pensavo a un hotel che si trova vicino al centro, dall'altra parte della città rispetto a casa mia. Si chiama London Hotel, non è male e non si paga moltissimo" rispose Gerard espirando una densa nuvola di fumo.

Frank annuì in segno di assenso. Ancora una volta sarebbe stato Gerard a pagargli tutto e la cosa gli continuava a pesare.

Dopo pochi minuti i ragazzi finalmente arrivarono davanti all'albergo.

"Avete camere libere?" Chiese Gerard avvicinandosi al bancone.

"Sì signore" affermò l'uomo della reception "Due singole?" Domandò guardando il registro.

Gerard esitò un attimo.

"Sì, due singole andranno bene"

Perché due singole? Avrebbero di certo speso meno se avessero chiesto una doppia. E dato che sarebbe stato Gerard a pagare, Frank pensava di dovergli far spendere il meno possibile.

Così si appoggiò con il gomito al bancone leggermente troppo alto, almeno per lui, e affermò: "No, prenderemo una doppia"

Gerard si girò guardandolo interrogativamente.

"Se per te non è un problema ovviamente" si affrettò ad aggiungere.

Il ragazzo scosse la testa. "No, no. Va bene, nessun problema" decretò infine.

"Con due letti singoli, suppongo" disse l'uomo dall'altra parte del bancone consultando il registro.

"Sì certo" affermarono Gerard e Frank contemporaneamente e all'istante i due si lanciarono un' occhiata stupita.

Poi Frank distolse lo sguardo. Che cavolo di figura. Perché ogni volta doveva succedere qualcosa di strano? Dannazione, pensò Frank.

E poi come gli era venuto in mente di chiedere una doppia? Visto l'andamento delle cose, sarebbe di sicuro successo qualcosa di ancora più imbarazzante.

In ogni caso, ormai era fatta.

Frank afferrò la chiave che l'uomo aveva posato sul bancone mentre Gerard pagava per due notti.

"Buona permanenza" augurò loro sorridendo.

Era la prima volta che Frank dormiva in un hotel, non ne aveva mai avuta l'occasione. Gli sembrava tutto bellissimo, anche se non era certo un albergo a cinque stelle.

I due si fermarono davanti all'ascensore e Gerard schiacciò il bottone per chiamarlo. Ci stava mettendo davvero tanto ad arrivare, così alla fine Gerard scagliò a terra la sua sacca sbuffando e cominciò a premere ripetutamente il pulsante borbottando qualcosa di indecifrabile.

Evidentemente non si era ancora calmato del tutto.

Alla fine finalmente l'ascensore arrivò, ma intanto si era formata un gruppetto considerevole di persone tutte in attesa di salire.

Frank e Gerard salirono per primi,  poi cominciarono a salire gli altri e dopo poco tempo i due si ritrovarono completamente schiacciati in fondo alla cabina.

Gerard era in un angolo e Frank gli stava proprio di fronte, a circa due centimetri dalla faccia.

Diamine, pensò Frank. La gente continuava a spingerlo e lui non poteva fare altro se non avanzare ancora. Meglio non mettersi di spalle a Gerard, pensò, o la posizione sarebbe stata ancora più ambigua.

Che cazzo di situazione. Per fortuna, in questo caso poteva dirlo, era più basso dell'amico, quindi per lo meno i loro respiri non si incrociavano, ma si sentiva comunque a disagio. Strano, pensò Frank. Con chiunque altro non si sarebbe sentito così in imbarazzo, eppure qualunque cosa facesse con Gerard finiva sempre per sentirsi un coglione.

Quando finalmente la porta si fu chiusa, rischiando più volte di chiudere in mezzo braccia o borse di qualche passeggero, bisognava schiacciare il pulsante del piano.

La loro camera era la numero 347, quindi avrebbero dovuto raggiungere il terzo piano.

Visto che a quanto pareva nessuno avrebbe chiesto loro a quale piano sarebbero dovuti andare, Gerard allungò il braccio per cercare di raggiungere il pannello dei pulsanti. Nel farlo si allungò il più possibile in avanti, così che i loro capelli si sfiorarono e Frank si tirò indietro istintivamente.

Dopo qualche secondo di lotta, finalmente Gerard riuscì a schiacciare quel dannato pulsante e poté ritornare alla sua posizione di partenza.

Frank tirò un sospiro di sollievo. Tutta quella situazione si stava facendo davvero troppo imbarazzante.

Poi finalmente l'ascensore raggiunse il terzo piano e i due ragazzi con non poche difficoltà riuscirono a scendere dalla cabina e a raggiungere la loro camera.

Non era grande: i due letti erano posizionati simmetricamente ai due lati della stanza, ma essendo piccola, tra di essi non c'era più di un metro e mezzo. Il bagno poi era modesto: il lavandino e la doccia erano praticamente attaccati, ma nel complesso era accettabile.

Quando furono entrambi entrati Frank si diresse a grandi passi verso uno dei due letti, quello dal lato opposto rispetto al bagno, per non lasciare a Gerard l'imbarazzo della scelta.

Ormai si era fatto tardi perfino per andare a mangiare, perché tra un litigio e l'altro erano quasi le undici di sera.

"Non lo so, io non ho fame..." esordì Gerard.

Anche Frank non sentiva il bisogno di cenare, quella giornata non era stata un grande successo.

"Nemmeno io. È tardi, per me possiamo anche saltare" confermò Frank.

Gerard annuì e cominciò a togliere i vestiti dalla sacca e a posizionarli nell'armadio.

Frank intanto si sdraiò sul letto, mise le braccia incrociate dietro la testa e chiuse gli occhi. Nonostante tutte le vicende di quella strana giornata, poteva dire di sentirsi bene. Per la prima volta dopo tanto tempo non doveva preoccuparsi dell'indomani. Non doveva preoccuparsi di cosa o dove avrebbe mangiato, perché sapeva che ci sarebbe stato Gerard.

Si sentiva davvero uno scroccone, ma dopotutto ne aveva bisogno e non sembrava che all'amico desse fastidio. E Frank ne era felice.

"Hei, io mi faccio una doccia" affermò Gerard quando ebbe finito di sistemare la roba.

"Certo, fà pure" rispose.

Frank rimase sul letto con gli occhi chiusi ad ascoltare ogni mossa di Gerard. Era da tempo che non stava in compagnia di qualcuno e solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato avere anche solo qualcuno con cui parlare.

Apriva l'acqua. Ora stava togliendosi i vestiti. Appendeva l'asciugamano. Entrava nella doccia.

Poteva sentire ogni singola mossa.

Poi si decise ad alzarsi e imitando Gerard, ripose tutti i suoi vestiti nell'armadio, nei ripiani lasciatigli liberi.

Ma quanto ci metteva a farsi una doccia? Pensò Frank. Lui aveva fatto a tempo a mettere tutto a posto e a rimettersi steso sul letto, e ancora quello non aveva chiuso l'acqua.

Dopo qualche minuto finalmente la porta si aprì svegliando Frank, che nel frattempo si era appisolato. Dal bagno uscì un' enorme nuvola di vapore profumato. Frank si girò leggermente e vide uscire Gerard con solo un asciugamano legato in vita.

Diamine quanto era... non sapeva neanche lui cosa pensare. Aveva ancora i capelli bagnati e stava prendendo la biancheria dall'armadio che evidentemente prima si era dimenticato. Aveva un fisico praticamente perfetto, pensò Frank, e i suoi capelli incorniciavano perfettamente il suo volto particolare ma carino. Sì, non si poteva dire che fosse magro, perché aveva un torace piuttosto tozzo, e come aveva già notato precedentemente, non aveva un collo particolarmente lungo ma non era un difetto, anzi, si abbinava perfettamente al suo volto.

Quando Gerard fu tornato in bagno, Frank si riscosse e tornò dal mondo dei sogni. Cazzo era successo? Era andato in trance? E sul serio aveva definito Gerard carino? Diavolo che rincoglionito che era! Possibile che fosse stato lì a fissarlo per tutto il tempo come un idiota? Chissà che figura di merda! Di certo Gerard doveva essersi accorto che lo stava fissando, e chissà che altro aveva pensato!

I suoi pensieri vennero nuovamente interrotti dal rumore della porta che si apriva. Questa volta Gerard era vestito. Bè, forse vestito era una parola grossa: indossava solo una maglietta nera e un paio di boxer bianchi.

Frank si alzò velocemente per evitare di fissarlo ulteriormente e prese la sua roba per farsi una doccia anche lui.

"Io... faccio una doccia" affermò senza guardarlo.

Si richiuse velocemente la porta alle spalle, si svestì e si infilò nella doccia. L'acqua calda era piacevole sul suo corpo indolenzito. Poteva non darlo a vedere, ma era ancora scosso dalle privazioni procurategli dalla permanenza in strada.

Quando uscì era pulito e profumato come non mai. Si asciugò e si mise anche lui solo un paio di boxer e una canottiera grigia, poi prese un asciugamano e uscì dal bagno strofinandosi i corti capelli.

Quando uscì si trovò di fronte Gerard che si stava guardando allo specchio.
Indosso aveva la divisa militare che a parere di Frank, gli stava proprio a meraviglia.

"Che te ne pare?" Chiese il ragazzo girandosi verso di lui. "Volevo vedere se la misura era giusta" affermò sistemando la cintura.

"Bè, direi... direi che è perfetta!" Disse Frank smettendo di asciugarsi i capelli. "Sì insomma, sembri nato per indossarla, stai benissimo" disse sorridendo.

Poi si rese conto di avergli fatto forse un po' troppi complimenti, così si girò imbarazzato e tornò in bagno per posare l'asciugamano.

Ma che gli stava succedendo? Davvero Frank non riusciva a capire. Più tempo passava con Gerard, più gli sembrava di essere alle prese con la sua prima cotta. Qualunque cosa facesse gli sembrava sbagliata. Qualunque cosa dicesse gli sembrava una stronzata. E ogni volta che succedeva qualcosa finiva sempre per arrossire e scappare via come una ragazzina. Non era normale, e Frank lo sapeva.

Uscì dal bagno e si rifugiò sotto le coperte. Intanto Gerard si era tolto la divisa e si stava infilando anche lui a letto.

"Cazzo, la luce" affermò Frank vedendo che era rimasta accesa e che nessuno di loro due aveva accanto al letto l'interruttore.

Gerard ridacchiò. "Vado io" disse alzandosi.

"Senti Frank" cominciò il ragazzo quando ebbe spento la luce. "Mi dispiace davvero per oggi..."

"Non preoccuparti, non è colpa tua. E poi che vuoi che sia? Almeno non mi ha squarciato in due un braccio" Scherzò Frank facendo una smorfia che però nel buio Gerard non poté vedere.

"Già..." ripose amareggiato.

"E dai, non prendere tutto così sul serio, stavo solo cercando di sdrammatizzare" rise Frank per cercare di alleggerire l'atmosfera.

"Sì lo so, scusa. È che sono ancora arrabbiato per oggi. Lo odio mio padre. Lo odio davvero"

"Ho sempre pensato che per voi 'ricchi' le cose fossero facili. Insomma, voi non dovete preoccuparvi dei soldi o di cosa mangerete a cena. Ho sempre pensato che viveste tutti felici e contenti nelle vostre villone, e non immaginavo neanche che tu potessi avere una situazione simile in casa. All'inizio, non volevo nemmeno parlarti, ricordi? Pensavo fossi uno snob come tutti gli altri. Ora capisco che, sai, ognuno ha i suoi di problemi. E un padre violento in casa è forse la cosa peggiore che ci sia" ci fu un attimo di silenzio.

"Grazie per aver capito, Frank. Un altro al posto non l'avrebbe fatto"

Frank sorrise.

"Bè, buonanotte Frankie" disse Gerard girandosi dall'altra parte.

"Notte" rispose Frank, leggermente stupito dal soprannome datogli di punto in bianco.

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