Last Soul Online

di Danmel_Faust_Machieri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nato dal Sangue ***
Capitolo 2: *** Tutorial ***
Capitolo 3: *** Compagni ***
Capitolo 4: *** In marcia! ***
Capitolo 5: *** Nero di seppia ***
Capitolo 6: *** Oltre la nebbia ***
Capitolo 7: *** Jolly cooperation! ***
Capitolo 8: *** Jolly trioperation (C) ***
Capitolo 9: *** Vitriol (N) ***
Capitolo 10: *** Corruzione ***
Capitolo 11: *** Prima Linea ***
Capitolo 12: *** Preparativi ***
Capitolo 13: *** La prima vera battaglia ***
Capitolo 14: *** Mattone dopo mattone ***
Capitolo 15: *** Quest ***
Capitolo 16: *** Esplorazioni ***
Capitolo 17: *** Ideale e reale ***
Capitolo 18: *** Incomprensioni e passati (N) ***
Capitolo 19: *** Difese fisiche ed etiche (N) ***
Capitolo 20: *** Allontanamento volontario (C) ***
Capitolo 21: *** Notti ***
Capitolo 22: *** Avanzare e conoscersi (N) ***
Capitolo 23: *** Giallo smunto (N) ***
Capitolo 24: *** Trucchi e Magie ***
Capitolo 25: *** Felloni e donzelle (N) ***
Capitolo 26: *** Danze (N) ***
Capitolo 27: *** Limitazioni (N) ***
Capitolo 28: *** Materiali (N) ***
Capitolo 29: *** Orchestra (N) ***
Capitolo 30: *** Dialettica (N) ***
Capitolo 31: *** Prole (N) ***
Capitolo 32: *** Gioco di potere (N) ***
Capitolo 33: *** Maschere (N) ***
Capitolo 34: *** Insidie (N) ***
Capitolo 35: *** Di stelle e di sorrisi ***
Capitolo 36: *** D'oro e di smeraldo ***
Capitolo 37: *** Colui che agisce nell'ombra ***
Capitolo 38: *** L'alfiere ***
Capitolo 39: *** Specchi ***
Capitolo 40: *** Recap ***
Capitolo 41: *** Smeraldo ***
Capitolo 42: *** Il Cuore della Foresta ***
Capitolo 43: *** Neve ***
Capitolo 44: *** Vincoli ***
Capitolo 45: *** Ritorni ***
Capitolo 46: *** Corvo ***
Capitolo 47: *** Follia ***
Capitolo 48: *** Le nostre realtà ***
Capitolo 49: *** Scorticamente ***
Capitolo 50: *** Oro e sangue ***
Capitolo 51: *** Ricordi ***
Capitolo 52: *** Fuoco fatuo ***
Capitolo 53: *** Una prima Teresa ***
Capitolo 54: *** Virtuale verso il Reale ***
Capitolo 55: *** Proposte ***
Capitolo 56: *** Role play ***
Capitolo 57: *** Percorsi ***
Capitolo 58: *** La forza delle parole ***
Capitolo 59: *** Follie ***
Capitolo 60: *** Tempo ***
Capitolo 61: *** Schede PG ***
Capitolo 62: *** Verso la Verità ***
Capitolo 63: *** Verità ***
Capitolo 64: *** Processo ***



Capitolo 1
*** Nato dal Sangue ***


Quell'anno, il 12 aprile, molti ragazzi, in tutto il mondo, si svegliarono con le stesse parole che risuonavano nella mente "È oggi".
Dal dicembre dell'anno prima era stato scelto quel giorno come release date di un nuovo VMMORPG dal nome "Last Soul Online". L'emozione era alle stelle soprattutto per il fatto che non erano mai trapelati spoiler relativi al gioco; tutto ciò che gli utenti sapevano è che sarebbe stato l'RPG definitivo: un gioco fantasy in prima persona accessibile mediante il NerveGear.
Nicolò Alderani e Claudio Renero, due studenti all'ultimo anno del liceo scientifico Galilei di Firenze, entrambi frequentanti la sezione D, non vedevano l'ora di scaricare il gioco tant'è che, appena svegli, avviarono il download; infatti questo era disponibile dalle 6:00 di quel quel giorno e avrebbe richiesto otto ore esatte; lo sviluppatore voleva infatti che tutti i giocatori accedessero simultaneamente alla rete per garantire eque possibilità all'interno di questo nuovo mondo virtuale.
Claudio Renero era un ragazzo abbastanza anonimo: altezza nella norma (circa 1.70), capelli castano-chiaro recentemente (e dolorosamente) rasati, occhi ambrati, corporatura snella con un'adorazione totale per l'arte.
Nicolò Alderani invece era poco più alto dell'amico, teneva i capelli neri di una lunghezza medio-lunga, aveva gli occhi color smeraldo coperti dalle spesse lenti degli occhiali ed era follemente innamorato della letteratura, in particolar modo di Dante e dell'ottocento italiano.
Quella mattina, in classe, non si parlò d'altro: voci tenui riempivano lentamente l'aula fin dalle ultime file, una leggera euforia scintillava negli occhi di chi già si immaginava a combattere contro chissà quali creature, ogni parola pronunciata dalla professoressa si perdeva nell'aria che sembrava attendere con i ragazzi il suono della campanella. 
Quando arrivò la ricreazione un gruppetto di 6 amici si ritrovò intorno al banco di Claudio.
"Dai, dai ragazzi! Che da oggi pomeriggio si inizia a tankeggiare allegramente con uno spadone a due mani! Chi è con me?" Gridò il padrone del banco.
"Potrà contare sulla mia alabarda, capitano!" Urlò Alessandro Leoni, un ragazzotto ben piazzato dai capelli ricci e dagli occhi azzurri.
Gli altri tre ragazzi scoppiarono a ridere. Tra loro c'era Riccardo Poggi, il migliore della classe in matematica, un ragazzo dai lunghi capelli ricci, con gli occhi marroni e qualche neo sul viso; Roberto Romeri, era il più alto del gruppo, portava degli occhiali dalla sottile montatura rossa che incorniciava gli occhi azzurri, aveva corti capelli biondi ed era tanto buono quanto impacciato.
"No, no, no ragazzi, non iniziate con questi tecnicismi! Ho deciso di giocare con voi per amicizia e basta! Quindi risparmiatemi almeno questo gergo da nerd" disse Camilla Chiari, l'ultima dei sei. Camilla era una ragazza piuttosto minuta, con lunghi capelli scuri e occhi color olmo.
"Suvvia Camilla" iniziò Nicolò "Vedrai che alla fine ti divertirai anche te!"
"Ma se è la prima volta che gioco ad un RPG!" 
"Massì dai! Tanto si impara giocando!" le fece eco Riccardo.
"Scusate se rovino la magia raga" si intromise Roberto e, additando Claudio e Nicolò, aggiunse "ma voi due non avreste il recupero di fisica questo pomeriggio?"
I due si guardarono sgomenti e ingiurie contro terze persone furono a stento trattenute (infatti una bestemmiuccia sibilò fuori dalle labbra di Claudio).
"Non è che ci aspettereste fino a questa sera?" chiese un supplichevole Nicolò. L'unica risposta fu una sonora risata.

La scuola finì e i ragazzi si incamminarono verso casa allegri tutti tranne Claudio e Nicolò i quali furono costretti a vagare sconsolati tra decadimenti beta positivi, moti astrusi di un qualche elettrone e orbite di pianeti che si muovevano a causa di una qualche alterazione spazio-temporale. In mezzo a quei moti regolati da leggi precisissime ma caotici e senza senso ai loro occhi, i due immaginavano i quattro amici alle prese con chissà quale avventura straordinaria in quel mondo che tanto bramavano.
Mentre la professoressa scriveva alla lavagna l'ennesima incomprensibile formula i cellulari di entrambi vibrarono. I due aprirono Whatsapp e videro una notifica sul gruppo della classe. Un loro compagno aveva postato il link di un articolo; i ragazzi non gli diedero peso però, un secondo messaggio, attirò la loro attenzione: una loro compagna scriveva "In quanti sono dentro?" Claudio e Nicolò si guardarono negli occhi confusi, poi un altro messaggio "Credo una decina… Poveretti". Allora Claudio si decise a prendere il cellulare e, nascondendosi dalla professoressa, scrisse "Ragazzi, si può sapere di che diavolo state parlando?" La risposta non si fece attendere "Claudio! Grazie al cielo non sei entrato! Leggi il link sopra" I due si scambiarono una seconda occhiata mentre l'ansia iniziò a serpeggiare nei loro animi. Aprirono il link.
La notizia gli mozzò il respiro. Si alzarono, non curandosi della professoressa, presero le proprie cose e corsero fuori dall'aula. Claudio, colto da un attacco d'ansia, si ritrovò a vomitare nei bagni dell'istituto mentre Nicolò camminava agitato, avanti e indietro per i corridoi cercando altre informazioni al cellulare. Quella notizia li aveva sconvolti. Nell'articolo si leggeva che LSO si era rivelato una trappola mortale: lo sviluppatore del gioco aveva inviato un video sul web nel quale spiegava che non era possibile abbandonare il mondo di gioco. Non esisteva un tasto di log-out e se il NervGear fosse stato rimosso o si fosse spento questi avrebbe ucciso il giocatore con un'ultima potente scarica elettrica. Ma questo non bastava: a una morte nel gioco sarebbe corrisposta anche una morte nella realtà. Dopo una ventina di minuti, quando i due si furono "calmati" si guardarono negli occhi e, capendosi al volo, ognuno corse a casa sua.

I due cenarono con le rispettive famiglie senza proferire parola ancora rintontiti da ciò che era avvenuto in quel pomeriggio. Il televisore di entrambi era acceso sul TG che continuava a parlare del "Caso LSO". Quasi per caso una notizia li destò dalla loro alienazione: delle squadre di tecnici specializzati erano state mobilitate affinché disinstallassero il gioco dai PC di coloro i quali, per un motivo o per un altro, non erano ancora entrati nel gioco. Claudio e Nicolò finirono in fretta di cenare e si chiusero nelle proprie stanze. In quel momento, entrambi, salvarono una copia del gioco su un hard-disk esterno, senza comprendere la motivazione di un simile gesto e dopo un lungo rigirarsi tra le pieghe del letto si addormentarono.        

Il giorno seguente, poco più di metà classe era presente a lezione: si contavano 11 assenti, tutti all'interno di Last Soul Online. Nell'aula regnava un silenzio inumano, gli alunni pensavano solo ai loro compagni non presenti mentre i professori non sapevano cosa dire e, in un clima simile, trovavano ingiusto svolgere regolarmente le lezioni.
La mattinata proseguì così, in quell'inerme trascorrere delle ore, fino al suono della campanella quando, alla solita allegria generata dalla fine della giornata scolastica, si sostituì un demotivato spostarsi di sedie e un cupo avanzare a testa china verso le proprie case.
In quel momento però Claudio prese Nicolò da parte e disse "Nico; devo dirti una cosa"
Nicolò avviluppato nello sconforto riuscì solo a mugugnare "Dimmi…"
"Ieri sera, dopo aver sentito la notizia delle squadre di rimozione del gioco, ho istintivamente salvato LSO su una memoria esterna…"
 L'amico scosse la testa come se fosse stato appena destato dai suoi pensieri "Cosa? Ma… Ho fatto anche io la stessa cosa…"
"Perché?"
"Io… Io… Non lo so… Tu perché l'hai fatto?"
"Ad essere sincero lo ignoro… Hai presente quando fai qualcosa senza comprenderne le motivazioni? Ecco mi è successo questo"
"Ed ora cosa pensavi di fare?"
Claudio rimase in silenzio senza risposta per quella legittima domanda, bisbigliò solo un "È ora che io vada" e si separò dall'amico.

I tecnici addetti alla rimozione del gioco entrarono in casa Renero verso le 16.30, chiesero a Claudio dove avesse installato il gioco, compirono il proprio dovere e  dopo una ventina di minuti erano già fuori. A quel punto fissò l’hard-disk su cui aveva salvato il gioco. Perché lo aveva fatto? Cosa lo aveva spinto a compiere una scelta tanto stupida? Quel gioco era pericoloso, mortale. Eppure il solo fatto che ne avesse ancora una copia era comparabile ad un tentativo di suicidio. In fondo, se lo aveva messo da parte era perché  non escludeva un suo entrare nel gioco, no? Era questo ciò che non era riuscito a dire quella mattina a Nicolò. Era stata un’azione avventata ed irrazionale. Stupida. Ma ormai l’aveva fatta. Il resto della giornata scivolò via, senza alcun fatto degno di nota. Claudio si barricò semplicemente in camera, senza fare nulla, tormentato dai sui pensieri. Niente svago, niente studio, niente cena. Solamente tante lacrime, ed un consapevolezza straziante: anche lei era entrata in quel maledetto gioco. Lo aveva scoperto quasi per caso. Non sapeva nemmeno che avesse intenzione di prendere parte al gioco. Così, quando il giorno prima non aveva risposto ai suoi messaggi non si era nemmeno preoccupato più di troppo, essendo conscio della difficile situazione che la sua famiglia stava passando. Ma poi gli era caduto l'occhio sulla lista di quei  tecnici, quella coi nominativi di tutti coloro che avevano scaricato il gioco in città, ed aveva casualmente visto il suo nome, il suo indirizzo… e la sigla GD: "Già Dentro". Ed ora era da solo. Certo, c’erano  ancora Nicolò, la sua famiglia, suo fratello, altri amici  là fuori, nel mondo reale ma… ma non c’era lei. E senza di lei non c’era alcun senso per rimanere. Era ancora giovane, glielo dicevano in tanti, perché fasciarsi la testa con una sola ragazza? Troppe ce ne erano là fuori. Ma nel suo profondo sapeva che lei era, e sarebbe sempre stata, l’unica donna che avrebbe voluto al suo fianco. Ripensò a quei chiari capelli castani che si fermavano bruscamente poco sopra alle spalle, alle labbra delicate, a quel  tenero naso appuntito. Ai suoi splendidi occhi: quello destro era verde chiaro mentre l’altro azzurro cristallino. Passò la notte affogato nel dolore, mentre una malsana idea si faceva strada nella sua mente. Aveva bisogno di parlare con Nicolò.

Nicolò fissò con uno sguardo perso l'hard-disk; i tecnici avevano rimosso il gioco dal PC ma lui aveva ancora quella copia. Si sedette sul letto e iniziò a pensare contemplando quel parallelepipedo nero. Perché l'aveva fatto? Perché aveva salvato quel gioco mortale? Quella mattina non aveva saputo rispondere a questa domanda postagli da Claudio. Doveva trovare una risposta. Aveva bisogno di una risposta. Si alzò e si mise a fissare i libri esposti nelle suo librerie. Ogni volta che aveva dei dubbi si fermava lì davanti, cercava di capire perché sapeva che le risposte, il più delle volte, si trovavano tra quelle pagine scritte secoli prima. Indicò con l'indice il primo libro dello scaffale più alto e iniziò a farlo scorrere come se stesse cercando un qualcosa. In realtà non sapeva cosa cercare. Quel suo passare in rassegna ogni dorso bisbigliando i vari titoli era il suo rituale segreto. Non sapeva quando l'indice si sarebbe fermato. Sapeva solo che quel libro, o quei libri, gli avrebbero risposto. Il primo libro sul quale si fermò fu "Aiace", la tragedia di Sofocle; il secondo il "Cyrano de Bergerac" di Rostand; poi "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" di Foscolo; i due volumi della U.T.E.T. contenenti tutte le tragedie di Alfieri; ultimo della lista fu il "Don Chisciotte" di Cervantes. Prese tutti quei libri e li poggiò sulla scrivania accorgendosi che altri due lo stavano aspettando lì, lasciati in giro probabilmente da dei giorni: il "De prouidentia" di Seneca, aveva iniziato a tradurlo giorni prima per prepararsi ad un compito di latino e lo aveva amato sin dalle prime pagine, e la "Commedia" di Dante, in assoluto il libro al quale era più legato da sempre. Guardò quelle copertine che aveva consumato. Rilesse per la settima volta quelle parole così antiche che ormai conosceva a memoria. Tradusse il latino, lesse il francese, tirò un sospiro tra le pagine italiane e provò a capire un qualcosa del greco, lo spagnolo era troppo per lui: lesse la traduzione. Mentre riscopriva quelle storie impresse tra le pieghe della sua anima pensava ai suoi amici, a come si dovevano essere sentiti alla scoperta di essere imprigionati in quel mondo, al fatto che lui era là fuori e non poteva fare nulla… No! Doveva fare qualcosa! Muoversi! Decidersi! Lesse, rilesse e alla fine comprese. Sì, capì e si capì. Il mondo reale non gli aveva mai dato modo di dimostrare ciò che era in grado di fare. Scriveva. Amava scrivere. Ma aveva bisogno di dimostrare a se stesso che la sua virtù poteva riuscire! Aiace, Cyrano, Jacopo, Antigone, Saul, Don Chisciotte e poi Catone, Socrate, Dante! Tutti loro avevano affrontato ogni sfida che gli si era posta davanti e alcuni si erano lanciati alla ricerca di quelle sfide. "Per alta uirtus it". Rimise tutti i libri al loro posto tranne la "Commedia". Ormai aveva deciso.

"Io entro" disse un convinto Claudio al termine delle lezioni "Ho scoperto che lei è dentro: devo andare a riprenderla"
Nicolò guardò sbalordito l'amico. Gli scappò un sorriso complice e, ripensando a ciò che aveva sentito la notte prima, non fece altro che rispondere "Vengo anch'io!"
Claudio sapeva che l'amico aveva le sue motivazioni e che non le avrebbe rivelate tanto facilmente quindi si limitò a domandare "Ne sei sicuro? Sai che non si torna indietro, vero?" 
Il sorriso del compagno diventò più deciso "Sono pronto a tutto!"
"Oggi, a mezzanotte, io effettuerò il log-in; se tu sarai ancora convinto della tua scelta ci vedremo di là"
"Va bene, sfrutteremo questa giornata come se fosse l'ultima, non ci contatteremo se non all'interno del gioco, quindi… Ci vediamo dentro!"
Claudio diede le spalle all'amico e fece per andarsene, poi si fermò e, senza guardarlo negli occhi, disse "Nel caso non ci vedessimo più… Addio…"
"A presto" disse Nicolò dirigendosi verso la sua strada.

Quel pomeriggio, dopo aver avviato l’installazione del gioco, Claudio trascorse tutto il tempo con la propria famiglia. Niente di eccezionale, si fecero solamente un giro per la città,  tutti assieme: quattro chiacchiere, due passi  ed un gelato. A sera cucinò del pollo al curry, uno dei suoi piatti preferiti: carne, verdura e tanto sapore più quella nota di piccante che non guasta mai. Gli sarebbe dispiaciuto non cucinare più, in fondo. Poi si rinchiuse in camera, augurando alla famiglia una buonanotte che aveva il sapore di un addio. Non sapeva se anche Nicolò alla fine sarebbe entrato, ma non gli importava più di tanto. Lui lo doveva fare per Luna. Prima di procedere con il log-in fissò i poster alle pareti: il solitario promontorio di Etretat, la vivace colazione dei canottieri, il magnifico blocco scultoreo di Apollo e Dafne del Bernini, il Guernica ed il grido di dolore straziante che pare provenire da quel cavallo,  l’eccezionale gioco di luce nella Vocazione di San Matteo.  Poi sfogliò un suo libro di storia dell’arte, ed ad ogni quadro un’emozione diversa: tranquillità, ammirazione, pathos, dolore. Si soffermò un'ultima volta su quelle pagine lette e rilette, ammirando la fiera "libertà che guida il popolo", gli onorevoli Orazi compiere il proprio giuramento, le colorate ballerine di Degas, i movimentati dipinti futuristi e le dorate opere di Klimt. Lo chiuse solamente verso le 23.30. Altri trenta minuti. Si mise le cuffie ed iniziò ad ascoltare i suoi brani preferiti, cercando di sedare le palpitazioni del proprio cuore. Ora che era così vicino al fatidico momento dubbi e paure si stavano impadronendo della sua mente. Infatti la musica aveva sempre avuto su di lui un'innata capacità terapeutica: spazzava via ogni stato d'animo negativo, e lo lasciva solo coi suoi pensieri. Si ritrovò a ragionare sul fatto che era un pazzo. Era semplicemente un pazzo. Cosa avrebbe ottenuto entrando lì dentro? Davvero credeva che sarebbe stato l’eroe della situazione? Entrare nel castello e salvare la principessa, come in una fiaba? Ma per favore! 
 “No” si ritrovò a pensare” se entrerò là dentro lo farò per vederla di nuovo. Nessuna presunzione. Nessun  eroismo. Solo una voglia matta di stringerla ancora a me” 
 Mezzanotte. Nessun ripensamento. Mise il casco, ed effettuò il Log-in.

Nicolò tornato a casa iniziò ad installare il gioco poi disse ai suoi genitori che quel giorno non sarebbe rimasto a casa per pranzo. Andò a mangiare in una panineria vicino a Santa Maria del Fiore: prese una spianata con la porchetta e un bicchiere di Chianti. Poi iniziò a girare per Firenze, per salutarla, per dirle che sarebbe partito e per giurarle che sarebbe tornato. Passò Ponte Vecchio e percorse la salita per arrivare a San Miniato al Monte. Amava il panorama da lassù. Poteva vedere tutta la sua amata Firenze. Poi tornò per le vie del centro: passò davanti a Santa Maria Novella, di nuovo davanti a Santa Maria del Fiore, poi via per Piazza della Signoria e per il Piazzale degli Uffizzi giungendo poi alla Biblioteca Nazionale. Ma il suo "viaggio" si poté dire concluso solo quando giunse finalmente in piazza Santa Corce. Guardò il monumento di Dante per una decina di minuti senza dire nulla, senza pensare a nulla. Pagò il biglietto ed entrò nella chiesa. Guardò quelle due tombe, quella di Machiavelli e quella di Alfieri, ed infine il cenotafio di Dante. Rimase davanti a loro stregato… come ogni volta. Pensava a quei tre uomini, fondamentali nella sua vita come pochi altri. Si sedette sulle panche davanti all'altare e tornò a pensare. Certo il giorno prima era sicuro della sua decisione ma ora invece… Ora nuovi dubbi lo assalivano… Che differenza c'era tra quello che stava per fare ed il suicidio? Il suicidio è rinnegare la vita, abbandonarla, gettare via questo dono meraviglioso in favore di un altro mondo. Fare il log-in consapevolmente in quel gioco sarebbe stata la stessa cosa. Avrebbe sacrificato la sua vita reale, avrebbe sacrificato la luna, i monti, le tegole della cupola del Brunelleschi, le pesche, il cioccolato fondente… Insomma: avrebbe sacrificato ogni dono della sua vita per immettersi in un altro mondo. Era un suicidio con la certezza di un "aldilà"… Era così… Non poteva negarlo a se stesso… Eppure… No… C'era dell'altro… Lui non sarebbe entrato in quel mondo per restarci: sarebbe entrato per portare indietro i suoi amici, per vincere su un folle che si atteggiava a dio! Sarebbe entrato in quel mondo per far vincere la giustizia! Per riportare tutti alla loro vita! Quel suo possibile suicidio, quella sua possibile, definitiva rinuncia alla vita sarebbe stata in nome della giustizia. In nome della vita stessa! Sorrise. Recitò un "Pater Noster" e corse a casa con due versi che iniziarono a martellargli nella testa. Cenò con i suoi genitori, quando avrebbe effettuato il log-in si sarebbero sicuramente infuriati con lui, avrebbero forse pianto ma lui lo doveva fare; loro forse non avrebbero capito ma sapevano com'era fatto loro figlio, si fidavano ciecamente di lui. Tornò in camera sua alle 21:15 e si mise a leggere mentre la "Boheme" di Puccini risuonava per la stanza. Pochi minuti prima della mezzanotte decise di scrivere un qualcosa ai suoi genitori, glielo doveva. Prese un foglio e provò a scrivere una lettera ma l'inchiostro si perdeva tra i pensieri svanendo in un foglio appallottolato e gettato nel cestino della camera, poi però ebbe un'illuminazione: sarebbero bastati due endecasillabi. Prese un foglio e con la penna verde scrisse: "Giustizia vo cercando ch'è sì cara / come sa chi per lei vita rifiuta". Aprì la "Commedia" dantesca sul primo canto del Purgatorio, la lasciò così sulla scrivania e sopra quelle pagine posò quei due versi appartenenti a quello stesso canto e parzialmente modificati. Mezzanotte era scattata. Indossò il NervGear ed effettuò il login.   

La prima schermata che i due si trovarono davanti fu quella per dare il nome al proprio personaggio. 
Claudio digitò "Ashel", il nome che aveva scelto in uno dei primi giochi al quale legò il cuore. 
Nicolò digitò "Orpheus", il nome di chi trionfò su se stesso in nome della giustizia.
 

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Capitolo 2
*** Tutorial ***


Dopo aver inserito i loro nickname il gioco confermò che nessun altro giocatore aveva selezionato quei nomi.
Allora si aprì davanti a loro una facciata completamente nera. Una voce iniziò a parlare: "Benvenuto all'interno di Last Soul Online o, più semplicemente, LSO. In questo gioco vivrai un'incredibile avventura all'interno delle incredibili terre di Ustride. Ma, prima che tu possa proseguire lungo la tua strada, dovrai scegliere la via dalla quale provieni. Dovrai scegliere una tra le 10 classi possibili:
Barbaro: i barbari sono combattenti con l'istinto della bestia che si sono formati attraverso risse contro i lupi, scazzottate contro gli orsi e altre attività simili. Queste li hanno condotti a raggiungere una forza senza eguali. I barbari sono specializzati nell'utilizzo di armi pesanti a due mani che sollevano come fossero semplici forchette.  
Bardo:I bardi vagano per le città allietando con le loro storie, spesso accompagnate da strumenti musicali, gli animi dei cittadini. Essi sono musici e/o scrittori ed utilizzano le loro arti per ammaliare e lanciare incantesimi appartenenti ai dominii di Darkness e Chaos.
Chierico: I chierici solitamente vagano di paese in paese per aiutare e soccorrere i più bisognosi con le loro magie curative. Ogni buona gilda dovrebbe accogliere almeno uno di questi arcaisti. I chierici utilizzano spesso campane incantate per lanciare i loro incantesimi appartenenti ai dominii di Lighting e Healing.
Guerriero: I guerrieri difendono le mura cittadine e gli edifici pubblici da possibili criminali. Sono combattenti incredibilmente versatili nell'utilizzo delle armi anche se prediligono quelle da taglio. I guerrieri possono utilizzare un'arma da taglio e uno scudo oppure, i più impavidi, possono utilizzare due armi.
Ladro: I ladri sono individui poco raccomandabili che guadagnano compiendo azioni per i più deplorevoli come furti o assassinii. Questi preferiscono muoversi di soppiatto e cogliere i loro nemici alle spalle. I ladri possono utilizzare pugnali, archi e alcuni incantesimi appartenenti al dominio di Chaos.
Mago: I maghi sono considerati i più potenti tra gli arcaisti di Ustride. I loro poteri derivano dai lunghi studi che hanno condotto che hanno condotto chiusi in biblioteche antiche. I maghi sono in grado di utilizzare tre tipi di magia a scelta tra gli otto dominii disponibili (Fire, Water, Earth, Air, Ligthing, Darkness, Healing e Chaos)
Monaco: I monaci sono stati temprati dai climi ostili nei quali sono dovuti sopravvivere nel corso dei loro lunghi allenamenti e delle loro interminabili meditazioni. In quanto stazza fisica competono con i barbari ma non usano armi e preferendo avversi ai propri pugni. I monaci utilizzano particolari guanti da combattimento e sanno lanciare alcuni incantesimi appartenenti al dominio di Healing.
Paladino: I paladini sono combattenti che hanno deciso di abbracciare una delle due vie percorse dai paladini gemelli: la via della spada nera o la via della spada bianca.Per questo essi sono in grado di utilizzare esclusivamente le spade ma di qualsiasi taglia e in più, a seconda della via alla quale si sono votati, possono lanciare incantesimi appartenenti al dominio di Darkness o di Lighting. 
Ranger: I ranger sono combattenti che, durante i loro allenamenti, hanno stretto un forte legame con la natura. Questi infatti prediligono combattere in zone come foreste o pendii di montagne. I ranger possono utilizzare con grande facilità ogni tipo di arma da gittata e delle semplici spade corte.
Sciamano: Gli sciamani sono arcaisti che hanno ottenuto i loro poteri vivendo in perfetta comunione con le forze della natura. Questi sono in grado di muoversi nelle foreste più fitte e per i sentieri montani come se fossero normalissime strade di città. Gli sciamani oltre all'utilizzo di armi contundenti sono in grado di utilizzare due tipi di magia elementare a loro scelta tra i dominii di Fire, Water, Earth o Air. 
Ora dimmi… Da quale strada provieni?"
In quel momento la voce smise di parlare e i due ragazzi si ritrovarono difronte 10 icone rappresentanti le varie classi. Toccando l'immagine una volta potevano leggere la descrizione appena ascoltata, toccandola una seconda volta compariva davanti loro una scritta che gli chiedeva di confermare la loro scelta. Dopo aver riletto tutte e 10 le descrizioni Nicolò scelse la classe di bardo, mentre Claudio fissò l'icona del paladino. "Un eroe che lotta contro il male per salvare la principessa…" pensò. Dopo la scelta delle classi la voce tornò a parlare "Grazie per aver effettuato l'accesso a Last Soul Online e benvenuto a Ustride"; quella frase li colse alla sprovvista: non era possibile personalizzare il proprio avatar?. Per qualche secondo ciò che i due ragazzi videro fu un buio immenso poi, all'improvviso, una luce accecante gli fece chiudere gli occhi. Non appena li riaprirono poterono vedere ciò che mai si sarebbero immaginati.

I due si ritrovarono in una piazza circolare circondata da portici dai tetti rossi. Era notte e delle luci appese alle colonne degli archi irradiavano una luce tenue lungo tutta la piazza che dava su un viale alberato da un lato mentre, opposte rispetto ad esso, si trovavano le porte di un edificio simile ad una chiesa con un alto campanile alla sua destra. I ragazzi lasciarono vagare con gli occhi da una luce all'altra poi, all'improvviso, capendo di trovarsi all'interno del gioco, si cercarono con lo sguardo finché non si incrociarono. I due erano apparsi da due luci azzurre quindi fu facile per loro individuarsi all'interno di quell'immensa piazza. Entrambi si accorsero che l'avatar dell'amico era identico a come era nella vita reale, quasi come se il NervGear avesse scansionato il loro volto. L'unica cosa bizzarra erano i loro vestiti: Claudio indossava una cappa nera, una maglia scura con un panciotto marrone in cuoio, un paio di pantaloni scuri con nella cintura il fodero contenente un pugnale e degli stivali neri. Nicolò indossava un gilet rosso con bottoni di peltro e revers a lancia sopra ad una camicia bianca a sbuffo, dei pantaloni a strisce tenuti fermi da una cintura con una grande fibbia sempre in peltro, degli stivali neri che arrivavano fin sopra al ginocchio e, appeso alla sua schiena, aveva un liuto scordato.   
"Allora sei entrato sul serio" disse Claudio ridendo all'amico.
"Puoi dirlo forte!" gli rispose Nicolò sorridendo "E dimmi un po'… Che nome hai scelto per questa avventura?"
"Ashel! E tu?"
"Orpheus; ma… che strane vesti per un paladino…"
"Beh…" rispose l'amico "Questi non sono i vestiti del paladino"
Uno sguardo perplesso fece capolino sul volto del compagno "Come no? Ma… Cloud, non sei entrato qui per salvare Luna?"
"Sai Nico… Per un attimo ci ho pensato anche io, ma poi…" fissò per un attimo i tetti rossi coperti dal velo della notte "ho pensato che per trovarla devo sopravvivere, piuttosto che compiere gesta eroiche. Ti assicuro che, finché non la troverò, niente e nessuno potrà fermarmi, ed io mi farò strada a qualunque costo tra queste terre"
Nicolò non aveva mai visto l'amico così deciso. Non lo dava a vedere, ma era sicuro che nel profondo Claudio stesse ribollendo di rabbia nei confronti del mostro che aveva intrappolato così tante persone in quel gioco mortale. Più che per le migliaia di persone, però, sapeva che l’amico era in collera per il fatto che intrappolata in quel gioco ci fosse la sua ragazza.
Poi, interrompendo la sua riflessione, guardò il cielo, cupo in volto, con voce seria disse "Sai che, fino a quando non l'avrai trovata, ci sarà sempre la possibilità che lei sia…" 
"Credi che non lo sappia?!" Osservò allora Claudio "Secondo te sarei dovuto stare chiuso in casa a struggermi, senza poter far nulla?! Avevo una sola carta, Nico. Una carta che ho scelto di giocare così. Non conosco la tua motivazione, ma so che non sei qui per un capriccio. Ti chiedo solo di non giudicare la mia imprudenza" il ragazzo si accorse solo al termine del discorso che il suo discorso era forse troppo aggressivo.
Nicolò ora osservava le fiaccole, senza voltarsi disse "Sai perché sono qui? Perché ho letto troppo, ho sentito troppo. Sono diventato il nuovo Don Chisciotte e, questo gioco mortale, questo mulino a vento, è diventato il mio gigante da abbattere. Non potrò mai giudicarti…"
L'aria intorno ai due si era raggelata dopo quelle due battute. Claudio se ne accorse e, fissando Nicolò, ancora perso tra l'agitarsi delle fiamme, scherzò "Ma poi cos'avrai da criticare la mia bellissima cappa! Guarda te come ti sei conciato! Tra le descrizioni non ho mica letto quella della classe di grullo"
L'amico allora lo guardò ridendo "Senti chi parla: l'Ezio Auditore dei poveri"   
La tensione finalmente svanì grazie a quello scambio di simpatici "insulti" che proseguì per qualche altro minuto. Grazie a quelle risate riuscirono ad allontanare da loro le paure che si facevano largo nei loro animi. 
"Questa quindi è la famosa Città Iniziale…" affermò Nicolò guardandosi intorno.
"Così si direbbe… Ma ti dirò: me l'aspettavo un po' più popola..." ma Claudio non riuscì a finire la frase perché il rumore di un qualcosa che cadeva alle loro spalle li fece voltare istintivamente.
Alle loro spalle una  ragazza dai capelli castani e dagli occhi marroni, vestita con una tunica bianca, aveva lasciato cadere una busta contenente ortaggi di vario genere e si era bloccata a guardarli come se avesse difronte non dei ragazzi ma degli spettri. I due si avvicinarono a lei preoccupati domandando "Ehi… Ti senti bene?"
La ragazza iniziò a balbettare qualcosa di incomprensibile "Quelle… Voi… Luci… Siete… Ora… Inizio… Perché?" 
I due amici la guardarono confusi poi lei riuscì a bisbigliare una frase di senso compiuto "Voi… chi siete…?"
"Io mi chiamo Nic… Orpheus e questo è il mio amico…" ebbe un vuoto: qual era il nickname di Claudio?
"Io mi chiamo Ashel" lo salvò lui.
La ragazza li osservò non più spaventata ma incuriosita.
"Ti diamo una mano a raccogliere le cose" disse Nicolò chinandosi per raccogliere una mela; Claudio fece lo stesso. La ragazza continuò a fissarli: possibile che quei due…
"Posso farvi un'altra domanda?" chiese ai due giovani.
Loro risposero sorridenti "Certo che sì"
"Voi avete appena effettuato il log-in?"
I due si scambiarono un'occhiata più cupa delle altre e si limitarono a dire "Sì"
Lo sguardo della ragazza ora sembrava sorpreso quanto quello di qualcuno che si vede davanti due spettri che cantano tutto il primo atto dell'Aida di Verdi travestiti da portoricani. 
Poi quasi fosse stata una mamma arrabbiata si mise ad urlare "Incoscienti! Non avete saputo che questo gioco è una trappola mortale?! Eppure sono sicura che la notizia sia passata al telegiornale! Siete degli idioti! Perché siete entrati?!" era veramente furiosa.
I due si guardarono ancora una volta come a volersi dire rispettivamente "Ti prego parla tu per entrambi". A quel punto Nicolò prese la parola "A dire il vero eravamo consapevoli di quello che stavamo facendo quando pochi minuti fa abbiamo indossato il NervGear… Non è stata una decisione facile da prendere" in quel momento il ragazzo le porse la mela appena raccolta e, sorridendo aggiunse, "Ma abbiamo le nostre ragioni per essere qua dentro"
Fu un rispondersi di sguardi, un impercettibile sbattere di palpebre e le parole divenivano inutili… Non servivano… Il mondo, le ragioni, i segni erano racchiusi nelle pupille nere di quei tre interlocutori che scambiavano la voce con la vista.
La ragazza sbuffò "Siete degli idioti ho capito… Ma non vi posso lasciare qui al freddo… Seguitemi e, già che ci siete, datemi una mano con questa busta" fece per dare la spesa a Claudio ma vedendo la sua veste da ladro si fermò e la diede a Nicolò.

La ragazza li conduceva con sicurezza tra le vie cittadine mentre loro si perdevano nelle luci delle finestre, nei colori incredibili dei fiori che spuntavano dai vasi accanto alle porte, nel sentire il suolo sotto ai loro piedi… Il NervGear rendeva possibile sentire le cose come se le si vivesse in prima persona con tutti i giochi compatibili però… Quel mondo era così reale che faceva quasi paura… Quelle luci, tenui, che danzavano come la fiamma di una candela leggermente piegata da una brezza primaverile era perfetto… Sentivano come se fossero stati lì con i loro corpi… Ma sapevano che non era così.
"Non mi sono ancora presentata: mi chiamo Antigone" sorrise la ragazza.
"Antigone?" chiese Nicolò "Come il personaggio di Sofocle?"
"Eh già… Nella vita reale frequentavo il secondo anno di legge dopo aver finito il liceo classico… Antigone è rimasta scolpita nel mio cuore"
"E come classe hai scelto quella di chierico, vero?" Domandò Claudio sicuro della sua osservazione.
"Già… Sapevo che i chierici all'interno dei party servono sempre… Ma dopo che questo gioco si è rivelato per quello che è alcuni giocatori sono rimasti qui, nella Città d'Inizio, per paura di morire; io allora ho deciso di fermarmi qui ad aiutare i giocatori più inesperti e i più piccoli a riprendersi dal trauma"
"Scusa se te lo chiedo ma come avete saputo che non potevate uscire da questo gioco?"
"Già intorno alle tre di pomeriggio di due giorni fa alcuni giocatori si erano accorti che nel menu non era disponibile il tasto di log-out, poi alle quattro sono suonate le campane della piazza e tutti i giocatori si sono trovati teletrasportati in quel luogo. All'improvviso è apparso nel cielo in quadrante rosso con scritto "warning", poco dopo è apparso un uomo incappucciato che si è presentato come il creatore del gioco…"
"Il creatore del gioco?!" esclamarono i due sorpresi.
"Già… Lui ci disse che l'assenza del tasto di log-out era una cosa voluta e che l'unico modo per lasciare questo mondo era completare il gioco. Solo al termine ha detto che ad una morte nel gioco sarebbe corrisposta una morte nella vita reale…" La ragazza continuava a parlare mentre serpeggiava per le vie cittadine conducendo i due ragazzi ignari di quel mondo "Ci mostrò notizie relative a persone morte a causa della rimozione del NervGear e si scatenò il panico… Al termine disse che il lancio di LSO era così concluso. Molti di noi rimasero scioccati, altri crederono che si trattasse di uno scherzo… Alcuni sono partiti per l'esplorazione dei vari piani che compongono questo gioco nel tentativo di completarlo, altri, come ho già detto, sono rimasti al sicuro in questa città…" in quel momento Antigone si fermò e strinse i pugni "Molti purtroppo non hanno retto alla scoperta di quello che stava succedendo e hanno deciso di togliersi la vita…"
I ragazzi potevano solo immaginare quello che aveva provato la ragazza davanti a tutto quello che aveva vissuto… Davanti a tutto quello che anche i loro amici dovevano aver vissuto… E se per caso… No. Non poteva essere. Repressero quel pensiero e si avvicinarono ad Antigone per accertarsi che stesse bene. Lei si voltò di scatto "Promettetemi che voi non vi suiciderete… Promettetemi che non morirete… Questo gioco ha già mietuto troppe vittime…" I due risposero con un cenno deciso del capo.
"Siete stati proprio degli idioti… Comunque siamo arrivati"
I tre si trovavano davanti ad un edificio a pianta rettangolare con varie finestre che si affacciavano sulla strada. La ragazza fece strada e i due entrarono in una grande stanza con alcune poltrone e un bancone dietro al quale si trovava una persona ferma immobile e sorridente.
"Quello è l'NPC che accoglie in questa struttura" disse Antigone "Seguitemi vi darò una stanza per questa sera"
I due la ringraziarono cortesemente e la seguirono lungo le scalinate, finché non si trovarono davanti ad una porta.
Lei aprì la porta rivelando una stanza piccola con due letti arrangiati e un comodino tra i due "So che è piuttosto piccola ma è il meglio che posso offrirvi" disse lei dispiaciuta di non poter fare di meglio.
"Non ti preoccupare è più che sufficiente per noi due" sorrise Nicolò.
"Esatto! Anzi dicci: quanto ti dobbiamo?" domandò Claudio.
"Stai parlando di soldi? Non mi dovete assolutamente niente, anzi… In questo mondo ne avrete un enorme bisogno"
"Ah… Ok… Ma con quanti soldi si inizia?" continuò il ragazzo.
"Ah già! Voi avete saltato il tutorial iniziale… Allora vi spiego un po' di cose" Antigone chiuse la porta della camera e si mise difronte ai due "Per prima cosa il menù si apre muovendo le dita in questo modo" e, tenendo uniti e tesi il medio e l'indice, compì un gesto dall'alto verso il basso. I due ragazzi la imitarono e davanti a loro apparvero cinque icone di forma circolare: quella più in alto era quella relativa allo status del giocatore, alle abilità, all'esperienza e analoghi; la seconda era riferita al party, alla gilda di appartenenza e simili; la terza era la chat; la quarta la mappa delle zone esplorate e delle varie quest; l'ultima erano le opzioni.
"Molto bene. Se voi aprite la prima icona vedrete il vostro status, i vostri oggetti, le skills e l'equipaggiamento in vostro possesso"
I due digitarono sull'icona. Alla sinistra di essa videro la sagoma del giocatore, sopra di essa si trovava il proprio nome invece, sotto, era indicata l'altezza, il peso, la classe, il livello, le monete possedute (i ragazzi ne avevano 100 a testa) e in corrispondenza della sagoma erano riportati i valori delle proprie caratteristiche (le caratteristiche erano 10: Salute, Mana, Vigore, Intelligenza, Fede, Carisma, Forza, Agilità, Tempra e Vigore) . A destra invece c'erano altre tre icone apribili: quella riferita agli oggetti, quella riferita alle skills e quella riferita all'equipaggiamento. 
"Ora vi mostro una cosa" continuò a dire Antigone "Se aprite il menu delle abilità noterete che in alto a destra c'è scritto "Punti abilità: 3"; lo vedete?"
I due digitarono sull'icona e davanti a loro si aprì una finestra che conteneva 7 serie di icone circolari congiunte tra loro. Guardarono in alto a destra e videro la scritta indicata dalla ragazza. "La vediamo" risposero.
"Bene. Quelli che avete davanti sono le abilità che potrete sbloccare man mano che aumenterete di livello. Come vedete ognuno di voi ha 7 "Aree di competenza" e queste variano da classe a classe. Ogni "Area di competenza" è composta da livelli rappresentati dalle varie abilità che potrete sbloccare lungo di essa, il loro numero è compreso tra 5 e 10. Ogni abilità ha un grado massimo di 5. Per sbloccare l'abilità di un determinato livello dovrete aver prima raggiunto minimo il livello tre in tutte le abilità di livello più basso di quella determinata "Area di competenza". Vi faccio un esempio: io sono un chierico e tra le mie "Aree di competenza" è presente Alchimia, se voglio apprendere l'abilità "Pozione di cura superiore" di livello cinque dovrò avere le abilità di livello uno, due, tre e quattro al grado tre. Per gli incantesimi le cose sono un po' diverse: in ogni "Area di competenza" relativa agli incantesimi esistono due incantesimi per ogni livello tranne che per il 10°; ogni punto abilità fa salire di un grado entrambi gli incantesimi di quel livello. Semplice no?"
I due erano un po' rintontiti dalla spiegazione ma nonostante tutto avevano capito quindi annuirono.
"Molto bene. Ogni volta che si sale di livello otterrete 3 punti abilità. Ora voi ne avete tre perché siete di livello uno quindi potete disporre quei tre punti nelle abilità che preferite… Io purtroppo ora devo andare ma spero di esservi stata d'aiuto" disse chiudendo il proprio menu e aprendo la porta.
"Hai fatto anche troppo per noi" disse Claudio sorridente.
Lei li salutò augurandogli la buona notte e chiuse la porta.
I due allora si sedettero sui letti con i menu aperti e per prima cosa distribuirono i 3 punti abilità.
Nicolò, essendo un bardo, aveva come "Aree di competenza": Musica, Scrittura, Artigianato strumenti, Artigianato libri, Alchimia, Magia del dominio di Darkness e Magia del dominio di Chaos. Utilizzando i suoi punti abilità ottenne: "Competenze di scrittura" di grado uno nell' "Area di competenza" Scrittura; "Competenze musicali" di grado uno nell' "Area di competenza" Musica; "Oscurità" e "Sacrilegio", le due magie di livello uno del dominio di Darkness, al grado uno.
Claudio, in quanto ladro poteva sia scegliere di indirizzare il proprio sviluppo verso abilità innocue, proprie di un ladro, come “Furtività”, che avrebbe portato una serie di benefici alla componente stealth del suo sviluppo, o “Mano lesta” e “Raggirare”, che avrebbero reso più facile il rubare, lo scassinare ed ingannare gli altri personaggi. Oppure poteva optare per una built più offensiva, decidendo di specializzarsi in “Arcieria”, in “Veleni” o nelle due arti più fisiche: “Arte del pugnale” ed “Arte dell’omicidio”. Rifletté qualche minuto su cosa fosse più conveniente sviluppare ad inizio gioco, decidendo così di distribuire i primi punti a sua disposizione alle abilità “Colpo potente” dall’area di competenza dell’arte del pugnale, a “Lingua sciolta” del raggirare ed al “Passo felpato” della Furtività.

Videro che la loro lista degli oggetti era vuota e poi controllarono il loro equipaggiamento.
Claudio aveva equipaggiata una tenuta completa da ladro standard e un pugnale base.
Nicolò aveva equipaggiata una tenuta completa da bardo standard e un liuto base.
" "Un vecchio pugnale arrugginito, conviene disfarsene il prima possibile, se si ha intenzione di sopravvivere" " esordì ad un certo punto Claudio.
"Stai leggendo la descrizione del tuo pugnale?" domandò Nicolò.
"Ovvio! Molto spesso in giochi come questo la descrizione degli oggetti nasconde indizi o segreti"
"Lo so anche io, ma questa situazione è diversa dal solito"
"Certo, è una situazione particolare, ma questo è pur sempre un gioco ed io ho intenzione di giocarlo a pieno!"
"Non mi riferivo a questo… Quella che stai leggendo è la descrizione di un oggetto base. È naturale che dica cose come: "Un'arma senza particolari abilità. Solo un Vacuo folle sceglierebbe di combattere utilizzandola"
"Sai che sei uno spezza bolgia?" disse allora Claudio imbronciato "Dai leggi la descrizione del tuo liuto!"
"Uff… Lo faccio solo perché ho sonno e so che tu mi tormenteresti sino a domani mattina se non lo facessi" Nicolò allora aprì il menu, entrò nell'equipaggiamento, digitò sul liuto, poi su "mostra" e lesse ad alta voce " "Un liuto scordato quasi marcio. Spera che non ti si rompa nel momento meno opportuno"… Beh mi sembra che siamo messi meravigliosamente per quanto riguarda le nostre armi…" 
Claudio sapeva che quel finto disinteresse dell'amico preludeva ad un futuro in cui Nicolò si sarebbe dannato l'anima a leggere ogni descrizione, anche quella dei ciottoli trovati per strada, alla ricerca di misteri e storie di quel mondo. Una volta avevano svolto una run insieme a un titolo e si ricordò quando, trovando un anello non equipaggiabile, aveva fatto 7 diverse supposizioni ognuna valida a seconda di come si leggeva il termine "sangue".
"Comunque… ora sarà meglio registrarci come amici non credi?" Propose il ragazzo chiudendo il menu relativo all'equipaggiamento ed aprendo quello relativo alle richieste di amicizia.
A Claudio arrivò una notifica con scritto "Orpheus vuole stringere amicizia con te; accetti?" lui premette l'icona "conferma", poi una seconda notifica "Orpheus vuole formare un party con te; accetti?" e lui premette nuovamente l'icona "accetta". Ora, sotto le tre barre delle statistiche di Claudio (rispettivamente quella della Salute, quella del Mana e quella del Vigore), poteva vedere la situazione delle statistiche di Orpheus.
"Molto bene" disse Nicolò soddisfatto " A questo punto conviene dormire. Buona notte Claudio"
"Buona notte Nicolò" rispose lui all'amico.

Claudio dopo poco iniziò a russare impedendo a Nicolò di prendere sonno. Allora il ragazzo si alzò e scese per le strade della città. Si guardava intorno incredulo davanti a quel mondo così spaventosamente reale: le luci che tremavano intorno alle fiaccole e le ombre che venivano proiettate lungo i muri in mattone rosso erano identiche a quelle che avrebbe visto nel mondo reale… Ma quello non era il mondo reale, doveva tenerselo a mente. In quel momento, però, a lui interessava di guardare un'altra cosa: alzò lo sguardo e vide uno spettacolo incredibile, una luna piena e incredibilmente candida circondata da spruzzi di stelle raccolte vicine in un angolo di cielo e più rare in un altro, il riverbero sembrava cucire melodie che aspettavano solo di essere cantate da un poeta ubriaco o dalle risate di un bambino. Guardava quello spettacolo di luci che non era mai stato in grado di vedere nel mondo reale. Quello gli piaceva dei giochi: poter esplorare aree meravigliose in cui si poteva perdere con lo sguardo, trovarsi in cima ad un monte e sporgersi per sentirgli mancare il fiato nel ribollire del cuore… Ma in ogni gioco il cielo tinto dall'oscurità e dagli astri era il suo mondo. Eppure quella notte così meravigliosa era troppo perfetta anche per lui… La luna era troppo vicina, le stelle troppo nitide all'orizzonte… Forse era troppo, eppure, quel cielo, frutto di dati e numeri era in grado di dare nuova speranza ai suoi pensieri… I suoi amici erano lì… Doveva trovarli… Sapeva che Claudio era lì per cercare Luna: avrebbero trovato anche lei… Una volta insieme avrebbero concluso il gioco e sarebbero tornati alle loro vite… Ce l'avrebbero fatta; Nicolò ne era certo. Afferrò un attimo il suo liuto e lo studiò. Scegliere la classe di bardo era stata la scelta migliore. avrebbe cantato, avrebbe scritto in nome del suo valore e della giustizia; non si sarebbe mai allontanato dal vero se stesso. Il ragazzo alzò un'ultima volta gli occhi al cielo, vide una stella cadente, si voltò e tornò nell'edificio con un sorriso di compassione in volto mentre pensava "È impossibile che una persona in grado di creare un cielo del genere si diverta a guardare le persone alle prese con un gioco mortale…" 
Aprì la porta della stanza; Claudio aveva smesso di russare; così riuscì ad addormentarsi. 

Il letto all’altro capo della stanza era vuoto, riusciva a scorgerlo nitidamente nonostante il buio. Evidentemente Nicolò era andato a fare una passeggiata. Fissò il soffitto qualche minuto, senza pensare a nulla in particolare, poi richiuse gli occhi, cercando di riaddormentarsi. Non si era ancora assopito che sentì  la porta aprirsi lentamente, riuscendo così ad intravedere la sagoma dell’amico dirigersi verso il proprio giaciglio. Senza rischiare di arrecargli troppo disturbo aspettò qualche minuto e, quando il respiro del compagno iniziò a farsi pesante, uscì dalla stanza, sorprendendosi della leggerezza dei suoi passi "Passo felpato" eh?" pensò. 
Si ritrovò per strada che i primi raggi di sole iniziavano a scacciare la buia notte, e già si udivano i cinguettii degli uccelli più mattinieri. Si sorprese delle cura con cui ogni angolo di quella città fosse stato costruito. L’alba stessa non era un repentino momento di transito tra la fase diurna e quella notturna del gioco, ma aveva una propria magia, una propria poesia. Si ritrovò a camminare per le strade della Città Iniziale osservando come essa stessa si animava: nessuna apparizione improvvisa di NPC, nessuna uscita di modelli da porte che rimanevano chiuse. Poteva osservare i contadini che aprivano le porte, salutavano le mogli e si incamminavano verso i campi; i mercanti che iniziavano ad allestire le proprie bancarelle chiacchierando spensieratamente tra di loro. Gli sembrò addirittura di notare tratti somatici simili in gran parte della popolazione: occhi bruni, capelli neri e carnagione olivastra. Ma nonostante ciò ogni personaggio era modellato con caratteristiche peculiari e variegate, evidentemente si trattava di una sorta di etnia preponderante in quei luoghi. Adesso moriva dalla curiosità di scoprire se essa sarebbe cambiata di città in città o di piano in piano. Si rese conto che in quel luogo fosse tutto troppo curato per essere considerato unicamente un gioco. Tutto e tutti avevano una propria realtà. Improvvisamente si accorse che tutto quel girovagare senza meta per le vie cittadine  gli avesse fatto perdere la consapevolezza di dove fosse la locanda, o qualunque cosa fosse il luogo che li aveva ospitati quella notte. Così  mando un messaggio all’amico in cui gli chiedeva di ringraziare Antigone anche da parte sua, aggiungendo poi di incontrarsi verso le sette nella piazza dove si erano ritrovati la sera prima. Decise a quel punto di iniziare ad esplorare la mappa cittadina, per avere qualche punto di riferimento, riuscendo così ad individuare parecchi luoghi di interesse: qualche locanda, una fucina, un’erboristeria, vari negozi di armi ed armature, qualche bacheca degli annunci, in cui erano già presenti varie richieste, ed altri marcanti più o meno interessanti. Mentre osservava i giocatori più mattinieri fare acquisti rimase colpito di come essi visitassero più negozi più o meno simili tra di loro: verdura, carni, ortaggi, erboristerie. Decise di chiedere informazioni ad uno di essi, un mago dai vestiti violacei, i capelli ambrati ed gli occhi azzurri, all’incirca di  16/17 anni,  che rispondeva al nickname di Phones. Dopo un iniziale momento di riluttanza nel comunicare, il ragazzo gli spiegò velocemente di come ogni mercante accettasse di comprare solo la merce che rientrava nelle categorie che rivendeva, rendendo così indispensabili organizzazioni giornaliere del proprio inventario. Esso infatti non era infinito, ed ognuno aveva un massimo di peso trasportabile, a seconda di classe e caratteristiche. Una volta saturato quel peso non ci sarebbe stato alcun deficit alla velocità di movimento, ma non si sarebbero più potuti portare con se ulteriori oggetti finché l’inventario fosse rimasto pieno. Phones gli disse inoltre di alcuni facili metodi per conservare gli oggetti: poteva lasciarne alcuni nella stanza della locanda in cui alloggiava in quel periodo, oppure gli parlò di alcuni magazzini, sparsi nelle città di gioco, dove ad un determinato costo giornaliero si poteva lasciare un gran numero di oggetti. Gli spiegò anche che i magazzini erano luoghi più sicuri, mentre nelle locande potevano succedere avvenimenti casuali come furti, incendi, crolli che avrebbero portato alla perdita di gran parte degli oggetti in esse custoditi. Claudio ringraziò il mago, chiedendogli  se non gli dispiacesse registrarsi nelle rispettive  liste di utenti amici. Il ragazzo accettò di buon grado e gli chiese se volesse accompagnarlo nel suo giro di rifornimento mattutino, in modo che capisse qualche altro dettaglio sull’organizzazione dell’inventario. Intanto che camminavano Phones gli chiese come mai fosse all’oscuro di informazioni così basilari e Claudio, sentendo di potersi fidare del ragazzo, gli raccontò tutta la storia.
Al termine del racconto il ragazzo sgranò gli occhi per qualche istante, poi scoppiò in una fragorosa risata. 
“ Perfetto, mi mancava giusto incontrare l’utente pazzo” disse
“ Ehi, non sono pazzo” si difese Claudio” è stata una decisione necessaria”poi fissò Phones, e si rese conto del fatto che quel ragazzo lo stesse prendendo in giro. Gli tirò un pugno amichevole sulla spalla, ed iniziò a ridere assieme al nuovo amico. 

Nicolò si svegliò intorno alle 6:00. Vide che il letto di Claudio era vuoto e subito pensò "Possibile che non stia fermo un minuto quel ragazzo?" Poi vide una notifica nel menu della chat e lesse il messaggio dell'amico che gli diceva di incontrarsi nella piazza dove erano comparsi la sera prima alle 7:00. Aprì la mappa e guardò la strada più semplice per arrivare al luogo di ritrovo; avrebbe impiegato 5 minuti a raggiungerlo, aveva quindi 50 minuti per fare quello che voleva… Ma cosa? Ad un certo punto sentì un tonfo provenire fuori dalla porta della stanza; corse nel corridoio e vide che Antigone era caduta mentre trasporta quelle che avevano l'aspetto di essere una decina di pozioni.
"Antigone tutto bene?" Domandò lui aiutando la ragazza a rialzarsi.
"Oh… Sì, sì… Sono scivolata su quel gradino, non ti preoccupare" rispose lei rialzandosi.
"Ma cosa stavi facendo con queste pozioni?"
"Le ho preparate questa notte e le stavo portando nel magazzino" 
"Wow, complimenti! Comunque lascia fare a me, le porto io"
"Oh… Grazie mille Orpheus"
I due ragazzi scesero le scale e sistemarono le pozioni in uno sgabuzzino pieno di fiale simili. Dopo aver ordinato il tutto Antigone si offrì di preparare un tea per entrambi e Nicolò accettò volentieri.
Erano entrati un una piccola stanza con un tavolo e tre sedie disposte intorno ad esso. Lei prese una teiera da una mensola, la riempì d'acqua e la poggiò su un fornello accendendolo e impostando il timer mediante comandi che man mano apparivano davanti a lei.
"Certo che così le cose sono molto più semplici" osservò Nicolò mentre la ragazza prendeva una scatola in latta contenendo la miscela per l'infusione.
"Già…" disse lei versando l'infuso in due tazze bianche.
"Posso farti una domanda?" domandò all'improvviso la ragazza.
"Certo dimmi tutto" rispose lui prima di poggiarsi la tazza alle labbra.
"Tu e il tuo amico avete detto di essere entrati volontariamente in questo gioco… Ieri sera mi avete detto che avevate i vostri motivi… Quindi..."
Nicolò poggiò la tazza sul tavolo "Vorresti sapere perché l'abbiamo fatto, vero?"
"A dire il vero, sì"
"Vedi; io e Ashel frequentiamo la stessa classe nella vita reale e, il pomeriggio del 12 Aprile, siamo venuti a conoscenza che alcuni dei nostri migliori amici, tra cui la ragazza di Ashel, erano rimasti imprigionati in questo gioco… Volevamo aiutarli e là ci era impossibile quindi…"
"Avete deciso di venire qui"
"Esatto, ma... non è solo quello…"
"Cosa intendi?"
"Vedi… Le mie motivazioni non si fermavano lì… Hai presente il Don Chisciotte?"
"Conosco la trama a grandi linee ma cosa centra?"
"Allora: come ben saprai alcuni dicono che Don Chisciotte impazzisce perché legge troppi libri di cavalieri e affini e, nel capitolo XIII, scambia dei mulini a vento per dei giganti"
"Sì, è uno dei passaggi più celebri dell'opera, lì si vede tutta la follia di Don Chisciotte"
Nicolò picchiò un pugno sul tavolo facendo sbordare il tea dalla sua tazza "Non è così! Don Chisciotte non è folle, è l'uomo più assennato di tutta la letteratura! Leggendo quei libri meravigliosi in cui sono ritratte imprese gloriose, sentimenti nobili e utopie che si possono concretizzare lui decide di entrare in quel mondo di giusti! Vuole mostrare che il vivere ritratto da quell'inchiostro è il modo giusto di vivere! Ma il suo tempo non gli da modo di mostrare il suo valore e allora cosa fa? Affronta i suoi giganti! Ossia i mulini, tizi che si danno solo delle grandi arie che però possono scagliarti tra le stelle! Ecco perché sono qui… Io sono figlio di Don Chisciotte e di come lui si è gettato contro le ingiustizie! Voglio dimostrare a me stesso che la mia virtù ce la può fare!"
Antigone scoppiò a ridere e Nicolò disse serio "Cos'è? Non credi a quello che dico?"
Lei si scusò e aggiunse "Non è quello… È che sei così strano"
"Beh grazie ahahahah" disse lui bevendo un altro sorso di tea.
"È anche per quello che hai scelto il nickname Orpheus?"
"Già… Il fermarsi per giustizia"
"Hai letto i "Dialoghi con Leucò" quindi"
"Assolutamente, mia cara Bacca"
I due scoppiarono a ridere.
"Sai" tornò a dire Antigone "Il tuo ideale è molto nobile"
"Mai quanto il tuo"
"Cosa intendi dire?"
"Vedi io agisco solo per me stesso e per i miei amici… Tu invece sei rimasta qui, a soccorrere anche dei perfetti sconosciuti… Sei una ragazza incredibilmente forte, ora capisco perché hai scelto come nickname Antigone" sorrise lui.
La ragazza arrossì di colpo "beh… Ma… Grazie… Io…"
"Tutto bene?" domandò Nicolò confuso.
"Sì, sì… Ascolta… Io e i ragazzi che qui ci occupiamo degli altri portiamo tutti questo anello" e mostrò al ragazzo un anello che portava sull'indice sinistro: aveva la forma di un serpente che si morde la coda, il corpo era in argento e gli occhi due piccole gemme verdi "È un anello che aumenta di uno le pozioni prodotte mediante l'Alchimia. Tu sei un bardo e quindi possiedi quell' "Area di competenza"… Non è un anello particolarmente potente ma mi farebbe piacere se tu ne prendessi uno"
"Ma io non vi ho aiutato in nessun modo…"
"Ma tu esplorerai questo mondo in lungo e in largo e avrai occasione di aiutare tante altre persone in difficoltà… So che lo farai, leggo nei tuoi occhi quello spirito. Prendilo"
Lui accettò il dono, mentre se lo equipaggiava (lo indossò sull'anulare destro) lesse la sua descrizione: "Anello dell'Oroburo; anello creato da un giovane chierico; aumenta di uno le pozioni create mediante l'alchimia. Nei tempi bui i chierici dimostrano sempre la loro disponibilità e li si trova spesso ad aiutare i bisognosi. Questo anello è il simbolo di quel nobile ideale" 
Poi guardò l'orario sullo schermo e si accorse che doveva correre a incontrare Claudio.
"Antigone scusa ma devo scappare. Grazie di tutto sia da parte mi che da parte di Ashel. Spero di rivederti presto" disse alzandosi e fuggendo via dalla porta.
"Mi raccomando: state attenti e finite questo maledetto gioco!" le urlò dietro lei. Dopo qualche secondo sentì in lontananza urlare "Non ti preoccupare!"
Lei rimase seduta al tavolo a finire il suo tea, guardò il suo anello, poi all'improvviso apparve una notifica nel menu delle amicizie. Lesse "Orpheus vuole stringere amicizia con te; accetti?" Lei bevve un sorso dalla tazza, accettò la richiesta e sorrise felice  

Quando Il grande campanile batté sette rintocchi Claudio stava ancora contemplando la magnifica fontana al centro della piazza. Si era separato da Phones circa mezz’ora prima, quando il ragazzo era uscito dalla città per raccogliere qualche oggetto che avrebbe poi rivenduto, ed era seduto da allora sul bordo di quel bianco,  grandioso  blocco marmoreo raffigurante una bellissima una bellissima figura femminile circondata da allegri delfini immortalati nel momento del salto ed ippocampi che spruzzavano getti d'acqua dalle proprie bocche, ma ancora non si era stancato di ammirarli. Fu riportato alla realtà solamente da una pacca sulla spalla che per poco non lo fece cadere nell'acqua e dal saluto di Nicolò. Senza perdere tempo i due si incamminarono verso la chiesa, come avevano deciso quella notte, intanto che Claudio aggiornava l’amico sulle novità riguardo l’inventario. Si ritrovarono davanti ad un immenso portone ligneo che si ergeva all'interno di un'ampia e profonda arcata, posto nel mezzo di quell'immensa e austera facciata tripartita. Su di essa i due ragazzi videro quattro semicolonne scanalate sormontate da capitelli corinzi che sembravano reggere la parte superiore, formata da due semitimpani ad andamento rettilineo sormontati da coppie di volute affrontate, che raccordavano alla cornice sottostante il fastigio centrale, nel quale era adagiato un grande rosone. Nelle partizioni laterali della facciata, poi, erano presenti due nicchie che ospitavano statue di cavalieri in armi. Il tutto era dello stesso materiale della fontana. 
Spinsero il grande portene ed, una volta entrati, Nicolò e Claudio si trovarono nella navata centrale, separata dalle altre due da una serie di archi. Ma nessuno dei due riuscì a dare troppo peso a com’era organizzato l’interno della struttura. La loro attenzione fu subito rapita da ciò che si trovava nel posto in cui era solitamente presente un altare: una grande lastra di basalto nero, che irradiava una tenue luce verde. Man mano che si avvicinarono la luce si rivelò provenire da alcune scritte, ed il verde non era l’unico colore che ora riuscivano a percepire.  Solo una volta dinanzi a quel monolite riuscirono a capire di cosa si trattasse. In alto, infatti, riuscirono a scorgere una data, 12 Aprile. Sotto di essa migliaia di nomi o, per meglio dire, di nickname, colorati per la maggior parte in verde, ma alcuni di essi erano rossi. Non ci misero molto a capire che questi ultimi erano quelli dei giocatori già deceduti. Provarono a cercare tra tutte quelle parole qualche nome a loro familiare, ricerca resa impossibile dall’elevatissimo quantitativo di nomi e dalla minutezza dei caratteri . E poi, in fondo, neppure loro sapevano come si fossero chiamati i loro amici. Stavano per uscire dalla chiesa quando un ultimo dettaglio li incuriosì: nell’angolo in basso a destra erano presenti altre tre date in rapida sequenza: 13 aprile, 14 aprile e 15 aprile. 
Sotto a quest'ultima, isolati da tutti gli altri, lessero i nomi Ashel e Orpheus.

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Capitolo 3
*** Compagni ***


(Siamo spiacscenti di aver rimandato l'uscita di questo capitolo di un paio di giorni. Speriamo, con il prossimo capitolo, di tornare a pubblicare il venerdì. In caso di cambiamenti vi avviseremo come stiamo facendo ora. Scusate per il disturbo e buona lettura)


“Ora? Che facciamo?” esordì Claudio dando le spalle alla lastra con i nomi dei giocatori.
“ Non saprei..speravamo di trovare qualcosa di utile in quella chiesa, ma a parte il registro dei giocatori non siamo riusciti a scoprire nulla” rispose l’amico.
I due stavano passeggiando per la piazza senza aver ben precisa la loro meta… Non sapevano cosa fare e l'aver trovato quel registro aveva acceso in loro una vaga paura…
“ Allora, stammi a sentire un attimo. Prima, girando per la città, ho notato che le quest sulle bacheche richiedevano un livello maggiore del nostro. Non di molto, sia ben chiaro, mi pare si aggirasse sul… tre, forse quattro. Di conseguenza dovremmo iniziare a livellare. Ma il punto è un altro” fece una pausa” credo sia ovvio che staremo qui un bel po’ di tempo, no? Quindi che ne diresti di iniziare a racimolare qualche soldo? Ok, siamo in due, potremmo tranquillamente iniziare a sfidare i primi mostri fuori dalla zona sicura della città, oppure chiedere aiuto a qualche giocatore di livello più alto ma… preferirei non correre rischi inutili, sai no?” e mimò il gesto della decapitazione
“ Capisco …” fece Nicolò “ beh, a questo punto direi che la cosa più sicura da fare sia raccogliere alcuni oggetti appena fuori dalla città. Direi qualcosa tipo frutti, erbe medicinali, robetta da poco insomma. Non ci faremo una fortuna, ma ci consentirà almeno di comprare un’arma di livello maggiore. Infatti prima, venendo in piazza, ho sentito una conversazione tra un paio di giocatori che si chiedevano come mai la prima arma acquistabile per ogni classe avesse lo stesso costo. Circa 140 denari, dicevano”
Definito finalmente il da farsi, i due imboccarono il grande viale alberato, che li condusse fuori dalla città

Mano a mano che i due si allontanavano dal centro della città, il grande viale alberato si faceva sempre più spoglio ed essenziale. La prima cosa a venire a meno furono gli alberi, poi la strada si fece meno regolare e iniziarono a comparire buche e dossi. Dopo una mezz’oretta di camminata le case stesse si fecero più rare e rustiche, fino a venir a meno, lasciando i due in aperta campagna. A quel punto la strada in sterrato proseguiva fin dove l’occhio riusciva a seguirla, intanto che si destreggiava tra dolci curve e morbide collinette. L’unica cosa che la separava dai prati circostanti era una spartana staccionata di legno bruno, alta si e no mezzo metro, su cui occasionalmente facevano la propria comparsa gatti selvatici o qualche fringuello. “addirittura animali reali” pensò Claudio. La prima cosa che li colpì fu però l’assenza di veri e propri poderi, nonostante il gran numero di campi coltivati, vitigni e frutteti. In secondo luogo poi si accorsero che là fuori c’erano pochissimi giocatori, ne contarono si e no una ventina, e nessuno di loro stava raccogliendo frutti o prodotti della terra, sembrava quasi che stessero aiutando gli NPC con le loro mansioni agricole. Senza assillarsi troppo con le domande, e vogliosi di iniziare il gioco vero e proprio, i due si avvicinarono ad un rigoglioso albero da frutto, da cui pendevano succosi frutti rossi, simili a mele, ma dalla forma più allungata. Nicolò allungò la mano per raccoglierne uno, quando furono fermati da un grido. Il bardo, colto alla sprovvista,  ritrasse immediatamente la mano, mentre Claudio già impugnava il suo inutile pugnale.
“Tranquilli, tranquilli, non sono ostile” disse un ragazzino, vestito di cenci tribali,  spuntando da dietro uno degli alberi “ però voi non dovreste essere qui”
“ E perché non dovremmo?” chiese uno stizzito Nicolò
“ Beh, perché non vi conosco e non sapevo di altri player assegnati a questa zona, semplice” rispose il ragazzo
Claudio e Nicolò si guardarono negli occhi, confusi, emettendo poi all’unisono un: “Eh?”  
A quel punto il ragazzino emesse un sospiro e fissandoli stizzito qualche secondo, fece loro: “ Ma mi state prendendo per i fondelli?”
“ No, no. Assolutamente” intervenì Claudio “non abbiamo realmente idea di quello che tu stia dicendo”
“ Quindi non sapete nulla di come funziona la zona subito fuori città?”
“…No…”
A quel punto il ragazzino bisbigliò un appena percettibile “ Piccoli ignorantelli” poi, parlando coi due, disse loro: “ allora, la zona dei campi subito fuori dalla città è, come dire, di proprietà degli NPC, e raccogliere oggetti qui equivale ad un furto. Certo, un ladro esperto non avrebbe problemi, ma tu…” fissò Claudio “..tu, dato quel punteruolo, sarai sì e no di livello … due? Tre?”
Il ladro nascose la sua arma e, con un pizzico di vergogna si limitò a dire “Uno”
“ Solo livello uno? E cosa hai fatto fin’ora?” disse, ridendo di gusto “comunque, dicevo, un ladro già di livello 10\15 non dovrebbe avere problemi, ma nel caso un qualcuno venisse scoperto da un NPC o da uno dei player che, per raggranellare qualche money, lavora per lui, verrà multato, e non di poco. E fidatevi, i soldi qui servono parecchio.”
 Nicolò a quel punto prese a parola “ Noi ne eravamo all’oscuro, scusaci. Volevamo solo raccogliere qualche oggetto da rivendere, tutto qui. Se lo avessimo saputo non avremmo di certo rubato”
“ Per questa volta passa, ma che non vi veda più qui in giro, intesi?”
Claudio lo guardò negli occhi, di un colore a metà tra l’azzurro ed il grigio. Quel ragazzino, che avrà avuto si e no 13 anni, si stava comportando in maniera troppo saccente  per i suoi gusti, ma in quel mondo distorto la sola cosa che importava era il livello, e sicuramente lui era inferiore al ragazzetto. Prima di girare i tacchi, però, aggiunse in  tono ironico “ Potremmo almeno sapere il suo nome, signor pro player?  
“ Sciamano Hyrtang al suo servizio, novellino. Ed i vostri?” rispose sprezzante quel ragazzino dai corti capelli color nocciola
“ Io sono Orpheus” fece Nicolò, intromettendosi in quella che pareva stesse per degenerare in un’ accesa diatriba verbale tra i due “ e lui è Ashel, è stato un piacere” strattonò Claudio per il mantello, ed i due se ne andarono.
 
Dopo l’incontro con lo sciamano, che era entrato ufficialmente nella lista nera di Claudio,  i due si erano spinti fino ad un boschetto, ad una mezz’oretta da quel rigoglioso frutteto,  dove speravano di trovare almeno qualche bacca selvatica, erbe curative ma soprattutto il minor numero possibile di mostri. Ne avevano parlato, e nessuno dei due si sentiva veramente pronto per buttarsi subito nella mischia. La ricerca degli amici sarebbe iniziata il più presto possibile, ovviamente, ma entrambi erano decisi a migliorare il proprio equipaggiamento prima rimediando almeno un’arma decente. Stettero quasi tutta la giornata tra quegli alberi, rimediando un magro bottino, ma almeno riuscirono ad evitare scontri con gli animali selvatici. Certo, ne sentirono e ne videro parecchi, ma sembravano pericolosi, soprattutto per gente al livello 1. Notarono che erano ancora tutte creature dall’aspetto realistico, quali cinghiali, cani, volpi, serpenti … con veramente poche differenze dalle controparti del mondo reale: qualche corno sulle teste delle volpi, occhi rossi per cani e cinghiali, ma tutto sommato senza mai stravolgere l’aspetto “classico” di quelle bestie. Ritornarono alla città verso le sette di sera, poco prima della chiusura dei negozi, stanchi per la lunga escursione, ma con qualche power up in abilità generiche: raccolta, esplorazione, conoscenza di piante selvatiche …
Vendettero il ricavato della lunga giornata per una misera decina di monete a testa, poi cercarono una locanda per passare la notte, in un’altra zona della città rispetto alla sera precedente, più vicina alla periferia e, di conseguenza, più economica. Riuscirono a cavarsela con appena tre monete per uno stanzino di dimensioni minuscole con due letti di paglia e la compagnia di qualche scarafaggio.
“ Non sarà Versailles, ma almeno non dovremmo passare la notte in strada, guarda il lato positivo!”  fece un ridente Nicolò
“ Già, ma ciò che mi preoccupa di più sono quegli schifosi esseri zampettanti” gli rispose l’amico
“Ma dai! Tanto sono finti, non stare a preoccuparti”
“ Reali o non reali a me continuano a fare schifo, Nico” poi fece una pausa “ piuttosto, domani? Stesso programma di oggi?”
“Direi di sì, però preferirei spezzare la giornata in due. Stare tutto il giorno fuori è troppo stancante”
Claudio ci pensò un attimo, poi rispose in maniera affermativa. Una bella pausa per l’ora di pranzo non avrebbe fatto del male a nessuno dei due. Si augurarono la buona notte, ed entrambi si abbandonarono alle braccia di Morfeo.

Il giorno seguente, dopo aver raccolto altri oggetti da rivendere, i due si recarono alla via del mercato dove avevano fatto affari il giorno prima. Prima della pausa pranzo concordata il giorno prima avevano già guadagnato 5 monete d'oro. Avevano da poco ripreso i loro affari quando all'improvviso un giocatore li avvicinò irrompendo nelle loro attività commerciali con un sonoro "Ehi! Voi due!" I due studiarono il soggetto non appena si voltarono di spalle: era un ragazzo con i capelli neri, una barba incolta e due profondi occhi azzurri, aveva indosso un'armatura di cuoio quindi, secondo i due ragazzi, si trattava di un guerriero alle prime armi come loro.
"Dici a noi?" chiese Claudio.
"Sì! Perché state vendendo quei materiali?"
"Beh… Stavamo cercando di guadagnare qualche soldo per comprare un equipaggiamento un po' più dignitoso" continuò il ragazzo.
Il guerriero li squadrò un attimo poi riprese "Come vi chiamate?"
"Io mi chiamo Orpheus e lui è Ashel" rispose sereno Nicolò.
"Il mio nickname è Kralen e seguo insieme a altri giocatori i bambini imprigionati come noi in questo gioco"
"Cosa intendi dire con "seguo"?" domandò il bardo.
"Vedete noi abbiamo affittato, in questa città, un edificio abbastanza grande da ospitare qualche centinaio di ragazzini ai quali offriamo vitto e alloggio e, in più, cerchiamo di insegnare loro un qualcosa su questo mondo di gioco, quali basi di combattimento e affini, ma teniamo anche lezioni di matematica, storia e altre materie indispensabili nel nostro mondo"
"È molto nobile da parte vostra" osservò Claudio dopo essere rabbrividito alla parola "matematica".
"Grazie. In realtà ogni giorno cerchiamo di ottenere rifornimenti e oggetti utili a migliorare la vita dei ragazzi ed è per questo che vi ho fermato nel mezzo delle vostre vendite" poi fece una breve pausa e pensò per qualche secondo. Al termine di quella sua riflessione guardò i due ragazzi e disse "Avete detto di aver bisogno di soldi per un nuovo equipaggiamento, vero? Ascoltate: date una mano a me e ai miei soci e vi pagheremo noi con qualche moneta e vitto e alloggio gratuiti!"
I due amici si scambiarono una rapida occhiata poi fu Claudio a prendere la parola "Vedi… In realtà non vorremmo privarvi di risorse utili ai ragazzini"
"Nessun problema! Ogni giorno ci avanzano un buon numero di provviste e di soldi e "assumere" altre due persone non è un problema"
"Beh… Allora accettiamo volentieri l'impiego" disse Nicolò sorridente.
"Fantastico! Venite con me vi mostro la struttura!"
I tre camminarono a lungo per le strade cittadine arrivando in una zona molto vicina alle mura di cinta che circondavano la Città d'Inizio. Il guerriero a quel punto gli indicò una struttura molto larga, alta tre piani e di color mattone.
"Sono orgoglioso di mostrarvi la Scuola di Berthyn!"

Appena entrati i due furono accolti un una grande stanza circolare in cui erano presenti qualche poltrona e qualche tavolo sui quali c'erano delle candele ancora spente.
"Venite con me" disse Kralen "Vi presento agli altri ragazzi"
Il guerriero continuò a guidarli attraverso i corridoi di quell'edificio. Lungo la strada incontravano dei ragazzini di diverse età ma tutte comprese tra i 10 e i 16 anni. Poi i tre varcarono una porta e videro tre ragazzi più grandi seduti intorno ad un tavolo che ridevano di gusto.
"Ragazzi" li interruppe Kralen "Voglio presentarvi due nuovi collaboratori: Ashel e Orpheus!" disse additando i due.
I tre si alzarono dal tavolo e gli andarono incontro per presentarsi.
Uno di loro indossava una lunga toga scarlatta e impugnava uno scettro (rivelando così la sua classe di Mago). Si avvicinò sorridente a Claudio e Nicolò e, stringendo loro la mano, disse "Piacere di conoscervi! Mi chiamo Merlin95… Sì; lo so che è un nome sfigato… Però Merlin l'avevano già preso"
"Beh almeno sappiamo di essere coetanei" disse Nicolò ridendo.
Un secondo guerriero che indossava un'armatura identica a quella di Kralen si avvicinò loro osservandoli con sufficienza "Io mi chiamo Sparkire" si limitò a dire.
L'ultima a presentarsi fu una ragazza che indossava un completo da Ranger di color verde scuro e aveva legato alla schiena un robusto arco "Scusate Sparkire; è un po' burbero…"
"Abbiamo notato" bisbigliò Claudio.
"Io invece mi chiamo Lesen. È un piacere conoscervi"
I sei ragazzi si misero a parlare del più e del meno finché, alle 15, Kralen prese la parola e disse "Beh… Credo sia il momento di mettere alla prova i nostri due nuovi colleghi"
"Scusa?" chiese Claudio colto di sorpresa.
"Scusate vi abbiamo assunti, no? Quindi credo che ora vi tocchi andare a fare lezione"
"Lezione?" domandò Nicolo.
"Vi ho pur spiegato che noi cerchiamo di insegnare un qualcosa a questi ragazzi?" chiese il guerriero sarcasticamente "E poi mi sembra di aver capito che Orpheus conosce abbastanza bene le letteratura. Sbaglio?"
Gli occhi di Nicolò scintillavano di gioia. Insegnare era una sfida che lo tentava sin da quando era piccolo: cercava di raccontare storie ai più piccoli e di commentarle, crescendo iniziò ad attaccare delle pezze infinite riguardo la trama di alcuni videogiochi e la sua personale interpretazione e poi, quando conobbe la letteratura, fu un continuo inseguire persone disposte a porgere l'orecchio anche solo per un minuto alla voce che lui voleva far rivivere.
"Accetto! Ci sto! Portatemi in un'aula! Ashel vieni con me!"
"Te lo sogni! Caro il mio professorino, credi che ti farò da assistente? Col cavolo!"
"Ma…" mugugnò Nicolò.
"Non ti preoccupare; ti accompagnerò io in aula" disse Lesen sorridendo.
"Oh… Certo, va bene"
In quel momento Nicolò e la ragazza si alzarono dal tavolo. Varcarono qualche corridoio ed infine arrivarono davanti ad una porta che Lesen spalancò. A Nicolò parve mancare la terra sotto ai piedi: davanti a lui era comparsa un'aula simile a quelle che aveva visto durante gli open-day all'università; una stanza a scalinate con i banchi e i posti a sedere lungo di essi ed una cattedra quasi marcia sul livello più basso dal quale avrebbe parlato, non c'erano lavagne e dai muri si scrostavano pezzi di intonaco ma lui non se ne accorse, era rapito dall'enorme moltitudine di ragazzini che avevano preso posto.
Lesen si fermò davanti alla cattedra e disse con forza "Ragazzi sono felice di presentarvi il professor Orpheus!"
Nicolò sorrise come un idiota.

Claudio aveva deciso che, piuttosto di rimanere coi bambini e far da assistente a Nicolò, sarebbe andato a cercare qualche altro genere alimentare, per sfamare i ragazzi e dare il proprio contributo all’Istituto. Gli sarebbe piaciuto andare a rubare qualcosa nel frutteto dove avevano conosciuto quell’ Hyrtang il giorno precedente, però quel ragazzino aveva ragione: era ancora troppo debole. Intanto che si incamminava verso l’ormai familiare boschetto vide, appena fuori dalla città, gli sgargianti vestiti di Phones. Andò da lui, almeno per fare veloce saluto all’amico.
“ Oh, Ashel. Che piacere! Cosa ci fai da queste parti?”
“ Stavo andando al bosco per cercare qualcosa da mangiare, Phones”
Il ragazzo lo guardò allibito “ Esci dal nido da solo? Ma allora sei davvero pazzo! Sei ancora di livello 1, cosa credi di fare se incontri un cinghiale dei boschi?”
Ed in effetti Phones diceva il giusto. Era ancora troppo debole. Ed i deboli non sopravvivono
“ Beh, basta prestate un minimo di attenzione no? Non dovresti preoccuparti per me, me la so cavare. Piuttosto,  anche tu non mi pare che abbia tutta questa compagnia, eh?
“ Il discorso è diverso. Io sono a livello 11, i mostri di sta zona devono solo osare ad avvicinarsi. E poi la mia partner oggi è rimasta al primo piano per documentarsi sui famigli”
“ Famigli?” lo interruppe Claudio, con un luccichio negli occhi “ ci sono anche i famigli?”
“ Certo, ma non credere che ti riguardi” rise lui “ devi essere almeno di livello 10 per averne uno, e portare a complimento una quest abbastanza complicata. È da ieri che lei la sta facendo, ed è ancora in alto mare” poi fece una pausa, fissò Claudio e disse “ dai, andiamo, ti accompagno io”
Claudio provò in tutti i modi a spiegargli che non era necessario, e che sicuramente aveva di meglio da fare, che la balia ad un novellino, ma come risposta ottenne una richiesta di formazione di party e l’amico che già si avviava verso la campagna. Mentre camminavano Claudio gli raccontò che si era associato ad un gruppo che si prendeva cura dei bambini più piccoli, rimasti intrappolati nel gioco, e Phones gli fece notare che piuttosto che bacche quello che avrebbe dovuto trovare era della carne, pesce, frutta, verdura. Alimenti più sostanziosi, insomma. Gli spiegò che il mangiare all’interno del gioco serviva per mantenere le statistiche sempre al 100%, senza contare che cibi cotti da cuochi con skill di cucina particolarmente alta potevano aver benefici particolari.
“ E tu come fai a sapere tutte queste cose? Insomma, il gioco è praticamente appena iniziato!” esclamò ad un certo punto Claudio
“ Semplice, nella quarta città di questo piano c’è una grande biblioteca, ed il secondo giorno di gioco il programmatore aveva concesso l’accesso a tutti coloro si fossero spinti così in là così presto. Io ero tra quelli.”
“ … e dentro era pieno di… direi libri, con utili consigli per il gioco” terminò Claudio
“ Esatto, sono stato fortunato. Tutto qui”
A quel punto, ormai giunti nella boscaglia, Phones lo condusse verso una radura, piena di animaletti, dove al centro brucava tranquillamente l’erba un grande cinghiale zannuto. Si fermarono ai margini della boscaglia.
“ Quello” bisbigliò il mago “ è un cinghiale dei boschi, e pure bello grosso, direi. Ora, hai mai ingaggiato uno scontro?”
Claudio scosse la testa
“ Perfetto. Siam messi bene. Allora stammi a sentire. Prima di tutto un avversario lo devi lockare. C’è l’hai?”
Il sorriso ingenuo di Claudio tradiva un palese “ EH?”
“Perfetto. Continuiamo ancor meglio” Phones si porto una mano alla faccia, in maniera sconsolata “ allora: guardalo, e pensalo come un nemico, un avversario; dovrebbe contornarsi di bianco ed apparire un prisma verde sopra di lui. Fatto?”
L’allievo eseguì le istruzioni del maestro
“ Bene, nel caso tu abbia raccolto molte informazioni sulla determinata specie di mostri lockata quel prisma fungerà da barra degli Hp, svuotandosi pian piano. In caso contrario rimarrà sempre totalmente verde. Ok?”
“Ok”
“ Allora, adesso lo uccido, tu dovresti guadagnare una piccola percentuale dell’esperienza che rilascia, in quanto siamo nello stesso party ma non hai contribuito alla battaglia. Nel caso fossimo stati in party diversi avresti dovuto almeno attaccarlo un paio di volte, ma ora come ora è troppo rischioso” detto ciò il ragazzo lanciò contro la bestia un unico incantesimo di fuoco e quella scomparì, in un grugnito di dolore, lasciando in premio ai ragazzi tre unità di ” carne di cinghiale”;
la cui descrizione dava come informazione il fatto che fosse un’ottima carne da sugo. Ripeterono la stessa operazione altre quattro volte, guadagnando una quindicina di unità di carne, ma l’irrisoria quantità di esperienza arrivata a Claudio non lo portò neppure al livello due. Così si incamminarono verso la città ma, poco prima di entrare nell’area sicura, Phones si arrestò, armeggiò qualche istante nel menù di gioco e fece:
“ Tieni, questi ti potrebbero servire”
“ Cosa…” e nell’ HUD di Claudio apparirono due notifiche: “regalo ricevuto” e “Party sciolto”
“Niente di che, non ti illudere, sono semplicemente oggetti che a me non servono più, mentre a te possono  tornare utili”
“ Non so come ringraziarti… non dovevi Phones, hai già fatto fin troppo per me”
“ Tranquillo. La situazione è quella che è, se non ci si aiuta… “ si interruppe, ma Claudio capì benissimo che la fine della frase sarebbe stata “..c’è il rischio che qualcuno ci rimetta la vita”
“ Comunque sia” riprese Phones “ ci si becca in giro, fratello” si voltò, e si allontanò dalla città
“ Ci si becca in giro” gli fece eco il ladro, sorridendo.
A quel punto aprì il regalo che gli era stato fatto e nel suo inventario apparì un tomo dal titolo      “Bestie e creature del piano zero” ed un pendente. Lesse la descrizione.
“ Semplice catenella di metallo lucido. Non ha alcun effetto particolare, ma è molto apprezzata dagli abitanti dei quartieri più benestanti della città portuale al piano zero”.
La equipaggiò, in fondo era pur sempre un regalo, e lui aveva ancora tutti gli slot liberi.
Poi si diresse fischiettando verso la vecchia casa dove aveva sede l’Istituto

"Bene… Devo dire di essere piuttosto emozionato ad essere qui davanti a tutti voi…" Nicolò si aggirava intorno alla zona davanti alla cattedra come un fantasma mentre Lesen si era seduta ad un banco in prima fila.
"A dire il vero i vostri insegnanti mi hanno preso alla sprovvista chiedendomi di fare una lezione oggi… Non so nemmeno di cosa parlarvi…"
Nicolò iniziò a vagare tra tutti i miti che aveva nella mente alla ricerca di un qualcosa…  Pensava "Odisseo… No. Dante… Sarebbe perfetto ma meglio non giocarsi questa carta subito. Aiace… Mmm. Cyrano… Troppo difficile senza un testo. Saul… Oh mio Dio ho un vuoto su Saul!" E mentre si infuriava con la sua testa toccò l'anello che gli aveva dato Antigone. Lo guardò e penso tra se "Sono un idiota!"
"Beh… Ho deciso. Vi racconterò la storia di una mia carissima amica… La storia di Antigone"
Si fermò, smise di vagare senza sapere e cominciò a parlare.
"Tanto tempo fa, a Tebe, antica città della Grecia, regnava un re di nome Edipo. Questi aveva due figli: Eteocle e Polinice; e due figlie: Ismene ed Antigone. Dopo la morte della moglie e dopo essersi accecato Edipo fu cacciato da Tebe da suo cognato, Creonte, e Antigone decise di accompagnarlo durante il suo esilio. Dopo la cacciata di Edipo viene deciso che Eteocle e Polinice governeranno sulla città un anno a testa ma, ad un certo punto, Eteocle caccia Polinice così divenendo l'unico re di Tebe. Polinice trova asilo presso il re di Argo Adrasto. Il ragazzo prende in sposa la figlia del re, Argia , e, insieme a questi e altri cinque regnanti, decide di dare assedio a Tebe. Siamo così arrivati alla celebre lotta dei sette contro Tebe. Nella battaglia Polinice affronta Eteocle e i due muoiono all'unisono, ciascuno ucciso dalla spada del fratello. Scusate per questo lungo antefatto ragazzi, ma era indispensabile. Ora arriva la parte più interessante. Creonte allora diventa re di Tebe e impone che il corpo di Polinice non venga sepolto. Qui dobbiamo fare particolare attenzione: la sepoltura è qualcosa di fondamentale in Grecia, esattamente come nel nostro mondo. La sepoltura è una delle poche cose che attesta il tuo esserci stato, il tuo aver combattuto, è il luogo in cui i tuoi cari si possono riunire a piangerti… Il sepolcro è un'ara e il corpo di Polinice viene abbandonato sul campo da battaglia come pasto per gli avvoltoi e le carogne… Ma ecco che sorge la giustizia. Antigone torna a Tebe e scopre l'ordine imposto da Creonte. Il re allo stesso tempo ha paura che la ragazza, sposandosi con un altro uomo, possa far venir meno la sua carica di tiranno. Lei si presenta al cospetto del tiranno e chiede che il fratello venga sepolto ma Creonte non cede e, dicendo che tutta la prole di Edipo è corrotta, la fa rinchiudere; vi faccio notare che Eteocle ha avuto una tomba. Ma Antigone si ribella a tutta quella ingiustizia e, fuggita sul campo di battaglia, seppellisce Polinice. Il re allora la condanna a morte ma suo figlio, Emone, innamorato perso di Antigone e riamato a sua volta, convince il padre a lasciare ad Antigone un giorno per decidere se morire o se sposare Emone. Ora ragazzi si gioca la storia. Ribadisco che Antigone ama Emone; ok? Alfieri, che riscrive la tragedia sofoclea, crea 5 battute che sintetizzano tutta la tragedia:
Creonte: Scegliesti?
Antigone:         Ho Scelto
Creonte:                     Emon?
Antigone:                           Morte
Creonte:                                    L'avrai
E così Antigone viene giustiziata ed Emone si suicida accanto a lei"
Nicolò fece una breve pausa prima di proseguire e ne approfittò per guardare un attimo i ragazzi che aveva davanti. Alcuni prendevano appunti su pezzetti di carta, altri parlavano tra loro di cose esuli dal discorso che stava facendo il "professore", altri invece parlavano proprio di lui e del suo modo di esporre le cose e, altri ancora, lo seguivano rapiti. Prima che il ragazzo poté riprendere il discorso una ragazza alzò la mano. Lui la vide e le disse "Dimmi pure"
Lei allora domandò "Professore mi scusi, ma se Antigone era innamorata di Emone perché non l'ha sposato ed evitato così la morte"
Nicolò sorrise "Ottima domanda! È proprio questo che dobbiamo capire. Perché Antigone sceglie di morire? Vedrò di condurvi a questa risposta. Prima di tutto rispondetemi: perché Antigone viene condannata a morte?"
Un ragazzo alzò la mano, Nicolò accennò nella sua direzione e lui disse "Beh… Perché ha seppellito il fratello violando l'ordine di Cr…"
"Di Creonte" riprese Nicolò "Esattamente. Antigone viene condannata per aver fatto la cosa giusta, viene condannata per aver portato giustizia! In questo caso non accettare le conseguenze del suo gesto, trovare una scappatoia, equivarrebbe a rinnegare le sue scelte, sarebbe un tradire quella giustizia. Antigone non è una quaqquaraquà e non è nemmeno un'eroina… "Eroina" è un termine così nei suoi confronti… Lei è un'eroe! Lei è una dei pochi nel mondo che riesce a mettere la giustizia prima di se stessa!"
Nicolò stava tirando fuori tutte quelle cose che aveva nell'animo sin dalla prima volta che aveva letto quella tragedia, tirava fuori tutto quello che aveva sentito davanti a quelle parole e i ragazzi lo sentivano, erano rapiti, le penne si erano fermate e le chiacchiere erano cessate, roano erano sguardi diretti a lui e orecchie tese verso le sue parole.
"Antigone canta in faccia all'ingiustizia la verità! Canta in faccia ai tiranni la giustizia, canta l'importanza della giustizia! Antigone alla fine vince, vince perché decide di morire! Vince perché decide non solo di non rinnegare le sue azioni ma vince perché non rinnega se stessa! Quando decide di morire è un accettare la morte guardandola in faccia e dicendo "Cara la mia signora Morte, io mi consegno a te… Ora non mi stai strappando nulla… Ora sono io che vinco! Ho vissuto tutto come volevo, ho dato tutto per il mio paese, per la mia famiglia… Ho dato tutto per la giustizia e non esiste morte più grande… Il mio esempio rimarrà immortale in modo che gli uomini, guardando a me, possano capire come vincere sulla morte… Io vinco su di te Morte perché ho fatto vincere la giustizia!" "
Nicolò si fermò ancora un attimo.
"Noi ora siamo rinchiusi qui… In questo gioco che ci ha tolto la nostra vera vita… Ma non ci può togliere gli ideali, i sentimenti, la giustizia! Qui abbiamo ancora noi stessi e dobbiamo combattere come Antigone. Vinceremo solo se ci ricorderemo chi siamo e cos'è che cerchiamo… Ossia?"
E a quella domanda il grido collettivo della classe rispose "Giustizia!"

Nicolò e Claudio si erano ritrovati nella stanza loro assegnata poco prima dell'orario della cena. Si diedero una sistemata e si raccontarono delle loro avventure. Poi si recarono nella sala adibita ai pasti e si sedettero allo stesso tavolo degli altri quattro responsabili.
"Allora Orpheus" iniziò Kralen "Com'è andata la prima lezione?"
Nicolò stava per rispondere però Lesen fu più veloce di lui "È stato incredibile! I ragazzi erano così rapiti dalle sue parole!"
Il ragazzo arrossì timido "Beh… Non so cosa dire…"
"E di cosa hai parlato?" domandò Sparkire senza degnarlo di uno sguardo.
"Ho raccontato la storia di Antigone" disse lui sorridendo.
"Ah Antigone… Non era tipo una delle figlie di Edipo nella mitologia greca?" Chiese Merlin.
"Esatto, esatto" rispose lui.
"Allora nella vita reale frequenterai il liceo classico"
Nicolò si limitò a fa oscillare la testa.
"Frequentiamo insieme l'ultimo anno di liceo scientifico" spiegò allora Claudio.
"Ah… Quindi è una tua passione la letteratura… Pensa te!" disse sorpresa Lesen "E… di dov'è che siete?"
"Noi? Viviamo a Firenze. Voi invece?"
"Io abito in un paese in provincia di Lecco" rispose Lesen.
Kralen invece era di Foggia, Sparkire di Milano e, sorpresa delle sorprese, Merlin era di Boston.
"Ma scusa" iniziò a dire Claudio "Se tu sei di Boston parlerai in inglese no?"
"Certo"
"E come mai parli così bene in italiano?"
"In realtà io sto parlando in inglese"
"Scusa? Io ti sento parlare in italiano!"
Kralen prese parola e iniziò a spiegare "Anche quando l'abbiamo scoperto noi abbiamo avuto la stessa reazione… Però dopo abbiamo scoperto che in questo gioco è presente un sistema di traduzione automatica"
"In che senso?" chiese confuso Claudio.
"Allora… Nelle opzioni del Nerv-Gear ognuno di noi ha impostato come lingua quella che parla normalmente. Nel momento in cui un utente parla una lingua diversa il gioco la traduce in automatica nella lingua da noi selezionata"
"Aaaaaah… Ma che cosa comoda!" disse Nicolò.
"Wow ne sapete a pacchi di questo gioco" osservò Claudio "A questo punto posso farvi una domanda?"
"Certo; chiedi pure"
"Come è strutturato il mondo di gioco?"
"Mmm… Allora… Innanzitutto dovete sapere che il mondo di gioco è organizzato secondo una struttura a torre. Ci sono 100 piani da superare e, una volta superati i 100 piani, il gioco finisce. In ogni piano è presente un dungeon particolare nel quale è presente l'arena del Boss di quel piano; sconfiggendolo di accede al piano successivo. Noi qui ora ci troviamo al piano 0 e, per accedere al piano 1, non c'è nessun Boss da sconfiggere… È un piano, per così dire, di tutorial… Ma come mai non sapete queste cose? Le hanno dette durante il tutorial di qualche giorno fa"
"Beh… A dire il vero…" iniziò a mormorare Nicolò "Noi siamo entrati nel gioco 2 giorni dopo il lancio del gioco…"
"COSA?!" urlarono i quattro ragazzi.
"Già… è stata una decisione di cui non ci pentiamo" disse Claudio.
"Ma… Perché?" chiese Lesen.
"Abbiamo i nostri motivi" concluse il ladro.
"Anche lui diventa un po' burbero se si toccano certi argomenti…" disse Nicolò per alleggerire il clima.
"Ma quindi… Avete intenzione di spingervi oltre questo piano?" domandò nuovamente la ragazza.
"Sì" si limitò a dire Nicolò.

Venne la notte con quelle sue stelle, venne il mondo in cui il pensiero non vuole lasciarti dormire. I ragazzi avevano finito di cenare da circa un'ora ed erano andati diretti nella loro stanza. Nicolò era affacciato alla finestra ed osservava il cielo.
"Secondo te, se questo è un mondo a piani, perché si vede il cielo?" domandò allora all'amico.
"Non ne ho proprio idea" disse Claudio mentre riordinava il suo inventario steso sul letto.
Nicolò tornò a guardare il cielo. Pensava. Quei ragazzi così piccoli chissà cosa stavano pensando… Chissà che paura avevano di quel mondo… Come poteva aiutarli? A lezione era riuscito a colpirli… Doveva farlo di nuovo! Forse aveva capito un qualcosa: doveva fare quello. Non starsene fermo a quel piano ma cantare. Portare in quel mondo tutta la speranza, tutta la forza, tutta la giustizia che aveva sentito tra le pagine dei suoi autori, dei suoi maestri, dei suoi padri. Sì, avrebbe fatto quello, avrebbe acceso gli animi, avrebbe scacciato le paure, avrebbe avvicinato il vero mondo a quello virtuale con il canto della letteratura! Aprì il menu delle sue abilità. Avrebbe potenziato al massimo le "Aree di competenza" Scrittura e Artigianato Libri il prima possibile.
 
I giorni successivi Nicolò continuò con le sue lezioni ai bambini, mentre Claudio si destreggiò con l’aiutare qualche NPC coi lavori della terra, per ricevere ortaggi e frutti come pagamento, lavorando inoltre fianco a fianco all’odiato Hyrtang, iniziando comunque a conoscerlo e, pian  piano, spostarlo dalla lista nera a quella grigia. Inoltre dedico molto tempo alla lettura del regalo di Phones, che si rivelò essere un utile manuale su punti di forza, debolezze, statistiche, drop e curiosità sulle varie creature più o meno ostili che popolavano il piano zero. Dopo tre giorni così trascorsi uno dei ragazzi fondatori dell’istituto  annunciò loro che quel giorno era richiesto il loro aiuto per svolgere una missione particolare.
“ Non preoccupatevi, sarete ricompensati lautamente, nei limiti delle nostre possibilità si intende” fece quello “ si tratta di trovare un oggetto particolare, nel bosco che già conoscete. Abbiamo avuto una soffiata da fonti attendibili, e se riuscissimo ad averlo potremmo rivenderlo, e riuscire così a finanziare un po’ l’istituto. Non sarete soli, verrà con voi il nostro informatore, è al livello 5 dovrebbe bastare per l’area che esplorerete. Vi va bene ragazzi?”
Claudio e Nicolò si guardarono negli occhi. La loro prima quest… accettarono all’unisono, con la voce trepidante di emozione.
“ Perfetto ragazzi, grazie mille. Davvero” poi guardò dietro di loro, in lontananza “Ecco, mancavi solo tu” gridò. Poi si rivolse nuovamente ai due ragazzi “ quello laggiù è il nostro uomo, vi accompagnerà lui. In bocca al lupo” fece per andarsene, poi aggiunse “Ah, il suo username è Hyrtang”

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Capitolo 4
*** In marcia! ***


I tre ragazzi procedevano lungo il sentiero principale. Lungo la via allo steccato si alternò qualche rimasuglio di un muretto poi fu solo il ciottolato della strada. Giunsero ad un bivio dove si poteva continuare a seguire la strada principale o immettersi su una strada sterrata. Percorsero il sentiero sterrato fino a giungere in una foresta incredibilmente rigogliosa in cui la luce del sole filtrava timida attraverso le foglie. I ragazzi si trovarono a dover scavalcare radici, ceppi caduti in mezzo a quel sentiero appena accennato e arbusti che si impigliavano nelle loro vesti. Sembrava tutto così reale. Procedevano senza scambiare una parola, procedevano ascoltando semplicemente il rimbombo del loro cuore amplificato dal cuore della foresta. Claudio e Nicolò condividevano il sussulto che gli dava la paura. Era la loro prima missione, era la prima volta che si spingevano oltre la zona sicura e a breve avrebbero combattuto mettendo in gioco loro stessi. Avevano il fiato strozzato in gola. La paura era tanta. Ma, in fondo, Claudio adorava i boschi, neppure la paura di morire gli avrebbe mai impedito di bearsi di uno di quei così… poetici, magici, luoghi regnati dal verde.  Nicolò avanzava; pensava che sarebbe potuto non ritornare da quel bosco eppure… Sorrideva. Finalmente stava per provare il suo valore. Finalmente stava per far brillare la sua virtù. Camminarono ancora per una ventina di minuti finché non arrivarono davanti ad una grotta che scendeva sotto terra. 
"Eccoci qui" disse Hyrtang.

Si ritrovarono in un stretto cunicolo, in cui Nicolò riusciva a malapena a stare in piedi, che scendeva sempre più in profondità, dove la visibilità veniva bruscamente interrotta dopo una decina di metri, lasciando tutto il dungeon nella più totale oscurità.  Intanto che si inoltravano per il buio corridoio Hyrtag attivò dall’inventario l’item “torcia” e nella sua mano sinistra apparì un semplice bastone di legno, con un panno imbevuto nell’olio sulla cima, che bruciava lentamente, gettando le ombre dei tre sulla parete terrosa. Continuarono sul loro sentiero per una decina di minuti, finché non arrivarono ad un bivio
“Sinistra o destra?” fece Claudio 
“ Direi sinistra, e ci terremo sempre rasenti alla parete. Ad ogni bivio andremo sempre nella stessa direzione. Probabilmente qua sotto è un labirintico intrico di cunicoli e corridoi, è la scelta più intelligente” gli rispose lo sciamano
“ Ma scusa” s’intromise Nicolò “ perché proprio sinistra? Non potremmo fare la stessa cosa andando a destra?”
“ Certo, senza dubbio” disse Hyrtang “ma mi attira di più la sinistra. Chiamalo sesto senso, se vuoi”
E sinistra fu.
Camminarono per mezzora tra quei tunnel, senza alcun avvenimento eclatante: niente mostri, niente trappole, niente oggetti, scendendo solo sempre più in profondità. Ad un certo punto, improvvisamente, il cunicolo terroso si aprì, immettendo i tre in una grande sala, alta quasi il triplo del cunicolo precedente e larga una ventina di metri. Era illuminata da torce incastonate nella roccia delle pareti che rivelavano, all’altro capo della stanza, un grande portone, anch’esso  di pietra.
“ Direi di andare da quella parte” disse Nicolò, avviandosi verso la porta
Non fece in tempo a fare tre passi che per la sala risuonarono fastidiosissimi rumori, quasi come tante stridule grida che si sovrapponevano caoticamente. In meno di 10 secondi, il gruppo fu assalito da un’orda di creature volanti.
“ Pipistrelli!” gridò Claudio, ricordandosi subito di aver letto di loro nel libro delle creature “ sono molto pericolosi in gruppi così numerosi!” poi si rivolse a Hyrtang “ io e Orpheus non possiamo fare molto finché sono in gruppo, loro saranno circa di livello tre. Potremmo cercare di abbatterne un po’, ma il grosso del lavoro lo dovrai fare tu. Castagli contro un dardo di ghiaccio, non dovrebbero resistere troppo!” poi vide uno di quei pipistrelli che stava per scagliarsi contro Nicolò. Prese l’amico per il colletto e lo tirò indietro, targettando poi il pipistrello come nemico. Usò quindi l’abilità colpo potente ed l’indicatore degli HP  del nemico scese a zero. Assieme alla barra dell’energia di Claudio. “Non più di un colpo, per il momento, perfetto” pensò ironico il ragazzo, allontanandosi dai nemici. Nicolò, rendendosi conto che l’amico non poteva più far nulla, disse "Ascolta Ashel! Casterò il mio incantesimo Oscurità in modo che la alcuni di loro mi aggrino. Tu utilizza quel frangente per farne fuori il più possibile!" 
Nulla di troppo elaborato  ma quei nemici, secondo quello che aveva detto Claudio, presi singolarmente non erano assolutamente forti, non avrebbero corso alcun pericolo. E così fecero. Del centinaio di pipistrelli che li aveva aggrediti si liberarono in poco più che cinque minuti: una settantina fu distrutta da Hyrtang e i suoi dardi di ghiaccio, mentre gli altri furono spazzati via dalla strategia di Nicolò. Non rimasero neppure troppo a pensare allo scontro appena sostenuto, neppure al fatto che potessero esserci altre imboscate. Il piano zero era un piano di tutorial, nessun mostro poteva nuocere particolarmente ai giocatori, se veniva affrontato con calma e logica. In più Claudio conosceva ogni debolezza dei nemici. Gli scontri che li si paravano davanti apparivano tutt’altro che difficili. Unico fatto degno di nota dell’ora seguente fu, intanto che i tre continuavano ad esplorare  cunicoli e stanzoni, la rottura di una corda del liuto di Nicolò che gli precluse il lancio di incantesimi, obbligandolo a menare colpi a destra e sinistra con lo strumento ormai inutilizzabile per difendersi. Per non parlare del numero smodato di risate che si fecero i due compagni quando videro il bardo difendersi dai morsi di un pipistrello nascondendosi dietro all’inutile liuto.

Erano passate quasi tre ore da quando erano entrati nel dungeon e del tesoro neppure l’ombra. Le torce iniziavano a scarseggiare, ed il morale dei tre andava affossandosi di minuto in minuto. Era ormai ora di ritornare verso casa.
“ Beh guarda il lato positivo Orpheus’’ fece Claudio “ almeno abbiamo guadagnato un paio di livelli!”
“ se a qualcuno può interessare io ho solamente perso una mattinata” mugugnò Hyrtang dalle retrovie 
“ E non essere tanto negativo! Hai ottenuto qualche drop dei nemici, male che vada li rivendi e fai qualche moneta. Alla fine sono io quello che ci ha rimesso un catalizzatore...” rispose Nicolò, senza fermare la camminata
“ Se se, come no, trenta monete se mi va bene. Considerando che ero partito con l’idea di intascare una buona parte dei profitti dell’item che avremmo trovato…”
“ A proposito di questo fantomatico item” disse Claudio “ come mai hai chiesto aiuto proprio ai ragazzi dell’istituto?”
“ Ad essere onesti non ho avuto alcun motivo in particolare … solo che i primi giorni di gioco avevo conosciuto Kralen e avevamo fatto un po’ squadra assieme. Poi lui ha iniziato ad accudire i bambini ed io a racimolare qualche soldo” sospirò “ quando poi ho saputo che in questo dungeon c’era un item che avrebbe potuto fruttare molti soldi … beh ho pensato che sarebbero potuti tornare utili anche alla scuola di Kralen. Tutto qui”
“ Insomma tutto qui” gli rispose Claudio “ credo sia stato un bel gesto invece”
“ Pensala come ti pare” chiuse brusco lo sciamano “piuttosto, tu come facevi ad avere tutte quelle informazioni sui mostri? Non eri sempre rimasto in città?”
“ Ah, lunga storia” sorrise il ladro “un player che ho conosciuto ha detto di aver partecipato ad un evento tenutosi in una delle città di questo piano il secondo giorno e, diciamo, che ha condiviso con me alcune utili informazioni acquisite”
Hyrtang adesso era allibito. Occhi sgranati, bocca aperta. “ Tu..Tu.. Tu conosci uno dei “cinque”?"
“ Quali cinque?” s’intromise Nicolò 
“ Ah, giusto. Voi siete ignoranti di praticamente tutto in questo gioco… beh, per farla breve quell’evento si svolgeva in una città molto distante da quella in cui siamo noi,  per arrivarci ci vogliono giorni di cammino. A meno che non si sia stati tanto folli da saltare il tutorial generale e dirigersi direttamente verso quella città, senza seguire alcun sentiero, senza fare pause, andando da subito nella direzione giusta. Ed anche in questa maniera era oltremodo pericoloso, nonostante fosse tutto sul piano zero. Senza contare il fattore tempo: considerando che l’evento iniziava una decina d’ore dopo l’inizio del gioco e si chiudeva dopo 24… beh, comunque si sa che solo in cinque ci sono riusciti, ma non si sa quale sia stata la reale ricompensa per questa follia … non credo che il tuo amichetto sia uscito da quel luogo solamente con un libretto … che ha tra l’altro regalato a te” le parole dello sciamano furono pronunciate con la saccenza che tanto dava sui nervi a Claudio, ma a questo giro non gli diede peso. Stava pensando a Phones, con la voglia matta di incontrarlo di nuovo,  chiedergli come avesse fatto a compiere tale impresa e quale ne fosse la reale ricompensa.
“ ASHEL!” l’urlo di nicolo lo fece sobbalzare “affretta il passo, dobbiamo andare. Su dai!”
“ Ma certo, tranquillo, abbiamo ancora abbastanza tempo dai”
“ Non per quello” gli disse l-amico, visibilmente alterato “il problema sta in questo diamine di liuto. GUARDALO!” esclamò “INUTILIZZABILE!” poi fece un respiro “ se troveremo altri nemici sarò nella spiacevole situazione di rischiare la morte!” e scagliò lo strumento avanti, contro una parete rocciosa.
Quest’ultimo, con immenso stupore dei tre, anziché sfracellarsi e scomparire, compenetrò la roccia, lasciando dietro di se un passaggio.
“ Un muro invisibile …” fece Hyrtang, nuovamente a bocca aperta
 Claudio si sporse oltre la spalla del bardo, per guardare meglio “ La butto là eh, ma secondo me in fondo a quel passaggio troveremo un tesoro” corse verso il nuovo corridoio “ porca miseria Orpheus, sei un mito!” 
Ed infatti in fondo ad un breve corridoio trovarono un’urna che conteneva un “anello con smeraldi”, dalla descrizione superflua. Parlava giusto del fatto che era stato creato da un famoso orafo delle terre desolate dei deserti rossi, circa duecento anni prima.

Ancora esaltati dalla scoperta i tre tornarono in città, dove Claudio ed Hyrtang avrebbero consegnato l’anello a Kralen. Mentre a Nicolò sarebbe toccato il doloroso compito di annunciare agli altri ragazzi della scuola che sarebbero partiti il più presto possibile. Quando trovarono Kralen, che stava comprando verdura nelle bancarelle nel centro della città, quest’ultimo si congratulò con loro per il lavoro svolto, dicendo che avrebbe rivenduto l’anello il giorno stesso, distribuendo poi le varie quote che spettavano a ciascuno. Metà alla scuola, due quarti del restante ad Hyrtang ed il restante a Claudio e Nicolò.  Parlarono a lungo, in tranquillità, passeggiando per le vie del centro, fermandosi ogni tanto per controllare che merci vendessero i vari mercanti. Chiese loro come era stata la missione, cosa era successo, se ci fossero stati problemi, paure, soddisfazioni. Rise con loro quando gli raccontarono di Orpheus riparato dietro ad un liuto letteralmente scordato, condivise lo stupore di Hyrtang quando Ashel gli disse che conosceva uno dei fantomatici “cinque”. Kralen poi gli disse che quel pomeriggio gli era tornato in mente di aver visto una ragazza molto simile a quella di cui gli aveva parlato Claudio, qualche giorno prima, e che gli aveva chiesto di tenerlo segreto agli altri. Gli disse che poteva averla vista durante il quinto giorno di gioco, che stava abbandonando la città iniziala assieme ad altri sei giocatori, verso le 10 di mattina. Il ladro lo tartassò di domande, chiedendo altre informazioni, ma purtroppo Kralen non seppe dirgli altro. Anzi, ripeté più e più volte all’amico che poteva anche non trattarsi della sua Luna, ma Claudio, ormai, era partito in quinta. Aveva una speranza. Flebile, ma pur sempre una speranza.  Fu durante quel breve dialogo che si rese conto che quello era uno degli ultimi momenti che avrebbe passato nella tranquillità più  totale; realizzò che si era affezionato realmente a quei compagni di quelle primissime fasi di avventura. Rise ad una battuta di Hyrtang, forse era addirittura la prima volta che lo considerava come un surrogato di amico, ma dentro di lui trovava spazio solo una grande tristezza: gli sarebbero mancati tutti i ragazzi conosciuti in quella prima città.

Nicolò andò verso la stanza in cui si ritrovavano i responsabili della scuola attraversando i corridoi che di lì a poco avrebbe dovuto salutare. Alcuni ragazzi che incontrò lo salutarono e lui contraccambiò un po' sovrapensiero. Arrivato davanti alla porta della stanza l'aprì e trovò al suo interno Lesen, Sparkire e Merlin95.
"Orpheus! Siete tornati" disse Lesen alzandosi in piede e andandogli incontro.
"Allora? Com'è andata la missione?" chiese Merlin.
"Tutto bene. Abbiamo ritrovato l'anello e Ashel lo sta consegnando ora a Kralen"
"E perché tu sei qui ora?" domandò con la sua solita cortesia Sparkire.
"Beh… Ecco… Volevo dirvi che io e Ashel pensavamo di partire domani…"
Il silenzio riempì quella piccola stanza. Lesen chinò la testa mentre gli altri tre ragazzi si scambiarono dei rapidi sguardi; ad un certo punto Nicolò avrebbe giurato d'aver visto una vena di dispiacere negli occhi di Sparkire, probabilmente doveva essersi confuso.
"Avete già acquistato gli equipaggiamenti e le scorte di cui avrete bisogno?" chiese Lesen senza mostrare il volto.
"A dire il vero pensavamo di prendere il necessario domani mattina e partire così nel pomeriggio" rispose Nicolò.
"Beh non è proprio una buona idea…" osservò Sparkire "Per arrivare alla città più vicina a questa servono minimo 14 ore di cammino e, anche se siamo al primo piano, è sempre pericoloso camminare al di fuori dell'area sicura la notte…"
"Ah…" disse sorpreso Nicolò "Non pensavo che ci volesse così tanto…"
"A questo punto vi consiglio di fare i rifornimenti domani mattina, trascorrere qui il pomeriggio e la sera per poi partire dopodomani" propose Merlin95.
"Grazie mille per il consiglio ragazzi" e dopo aver sorriso ai due poggiò una mano sulla spalla di Lesen, la guardò negli occhi e disse "Domani pomeriggio mi aspetto di vederti alla mia ultima lezione"
Lei alzò gli occhi e accennò un sorriso già consapevole dell'addio che, lento, sorgeva all'orizzonte.

Claudio e Nicolò si ritrovarono nella loro stanza e si aggiornarono sugli avvenimenti seguiti al loro dividersi. Poi si stesero sul rispettivo letto e aprirono il menu. Nel dungeon quel pomeriggio avevano guadagnato 2 livelli arrivando così al livello 3. Avevano perciò notato un incremento delle caratteristiche e di aver ottenuto 6 punti abilità a testa. Per Nicolò fu molto semplice distribuirli: raggiunse il grado 3 in "Competenze di scritture" e così poté potenziare al grado 1 "Ammaliare" nell' "Area di competenza" Scrittura; potenziò fino al grado 3 nelle magie del dominio di Darkness di livello 1 e, infine, sbloccò il grado 1 dell'abilità "Fascicoletti" nell' "Area di competenza" Artigianato librario.
Claudio invece portò a livello 3 il “colpo potente”, al 2 lingua sciolta e passo felpato, mentre apprese le nuove abilità borseggiatore e scocco triplo. Avrebbe iniziato a destreggiarsi nell’arcieria.
"Hai già in mente cosa prendere domani?" Chiese Nicolò all'amico.
"Beh… Innanzitutto le armi di livello base… A proposito: a te cosa serve?"
"Mmm… I bardi utilizzano strumenti musicali o penne come catalizzatori quindi… direi che una penna d'oca di livello base sarà perfetta!"
"Fantastico! Poi io prenderei un po' di pozioni e qualche razione da viaggio"
"Capisco… Senti Claudio: se avanzasse qualche soldo potresti comprare dei fogli, dell'inchiostro e dello spago?"
"Certamente; ma a cosa ti servono?"
"Ahahahah vedrai domani!" disse il ragazzo coricandosi.
Claudio non insistette e imitò l'amico anche se Morfeo, questa volta, dovette sconfiggere le loro preoccupazioni prima di cingerli con il suo sonno.

Grazie al premio per aver trovato l’anello adesso Claudio possedeva fondi più che sufficienti per comprarsi armi decenti e qualche oggetto curativo. Prese un pugnale di bronzo che, seppur rimanendo a parametri bassi, faceva fare un discreto salto alla sua forza, un arco da poco più  di cinquanta monete, frutta, pane e formaggio sufficienti per circa tre giorni di viaggio la penna d’oca e i materiali che gli aveva chiesto il compagno e 10 unità di  pozione verde, che ristorava 50 hp. Gli rimanevano ancora 400 monete, ed altrettante ne avrebbe avute Nicolò, dal momento che la carta si era reso conto costare un’esagerazione. A quel punto lesse le descrizioni dei nuovi oggetti.
“  Pozione creata con estratto di erbe di campo e fiori rossi dei prati, rigenera istantaneamente una quantità di hp pari a 50”
“ Penna d’oca che, sebbene di qualità apprezzabile, risulta essere un catalizzatore di basso livello, ma, in compenso, risulta piacevole alla vista. Prodotta col piumaggio dei pennuti del lago Atredei, nei pressi della città di Atres”
“ Pugnale prodotto col bronzo estratto nelle miniere di Orima, lavorato poi da mani grezze. Il risultato è un discreto pugnale per ladri alle prime armi”
“Confortante” pensò Claudio.
Mentre tornava verso l’istituto il ragazzo si passò casualmente davanti ad alcune banchette che vendevano ortaggi e verdure varie. In quel momento gli balenò in mente la descrizione delle carni di cinghiale, ricordandosi inoltre di averne ancora una. Decise che era arrivato il momento di vedere come funzionava la skill di cucina. Aveva tutto il pomeriggio, intanto che Nicolò avrebbe tenuto la sua lezione lui si sarebbe dilettato in questa maniera e se fosse riuscito a combinare qualcosa poteva rivelarsi una skill particolarmente utile.

"Buon giorno!" disse Nicolò entrando nella classe. I ragazzi risposero al suo saluto e lui vide, esattamente seduta al banco difronte alla cattedra, Lesen. Aveva pensato tutta quella mattina a cosa raccontare a quei ragazzi il giorno prima del suo andarsene… E solo una cosa gli era venuta in mente. "Oggi voglio parlarvi di una persona che io ho amato con tutto il mio cuore dal primo giorno che l'ho incontrata… Oggi voglio parlarvi di Dante Alighieri" Un leggero brusio si sollevò nell'aula ma, non appena il ragazzo riprese la parola, tutto si calmò "C'è qualcuno qui dentro che sa dirmi un qualcosa su Dante Alighieri?" I ragazzi si guardarono intorno nella speranza di vedere una mano alzata che non fosse la loro. Lesen alzò la mano. 
Nicolò sorrise "Prego, madame Lesen, ci dica pure"
"Beh… Dante Alighieri era un poeta italiano vissuto tra il 1200 ed il 1300 ricordato soprattutto per aver scritto la Divina Commedia"
"Oh molto bene! Abbiamo citato esattamente l'opera di cui vi voglio parlare: la Commedia. Faccio una brevissima premessa: il titolo non lo possiamo sapere con certezza però la critica moderna dice che sia meglio chiamarla semplicemente Commedia" e detto questo fece l'occhiolino alla ragazza "Comunque… Chi sa quali sono i primi versi della Commedia?"
Un altro affannarsi alla ricerca di una mano iniziò tra i ragazzi. Questa volta a salvarli fu un ragazzo che avrà avuto una quindicina d'anni.
"Molto bene! Cita i versi ragazzo!"
Si alzò in piedi, disse "Emh… Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai in una selva oscura, / che la diretta via era smarrita" e con il volto paonazzo si rimise a sedere.
"Fantastico e quasi perfetto! "Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita" Dante all'improvviso, senza capire come sia successo, si ritrova in un mondo che non è più il suo, un mondo che non riconosce. Quella selva oscura è una realtà che inizia pian piano a spaventarlo tant'è che cerca di fuggire. Esce dalla selva e si ritrova ai piedi di un monte mentre il sole inizia a sorgere. Inizia a sentirsi meglio e torna a credere in una possibile salvezza quando, all'improvviso, iniziano a comparire delle bestie fameliche: all'inizio una lonza, poi un leone ed infine una lupa. Dante è terrorizzato, ha una ifa blu e inizia ad indietreggiare verso la selva, verso l'oscurità. Ma ecco che compare uno spirito, un'ombra che riesce a mettere in fuga le tre bestie. L'ombra si rivela essere il "fantasma" di Virgilio, un poeta latino che Dante amava con tutta la sua anima. Virgilio riesce, al termine del primo canto della Commedia, a fugare le paure del poeta che però riemergono nel canto II. Lo spirito allora tira fuori la sua "arma segreta": spiega a Dante che lui non l'ha soccorso di sua spontanea iniziativa, ma che una donna le ha chiesto di fare questo: una donna di nome Beatrice. Dante appena sente quel nome scatta sull'attenti ed e nuovamente pronto a partire. "Perché?" vi chiederete; beh… è molto semplice: Beatrice era la donna di cui Dante era innamorato fin dall'età di nove anni, la donna che Dante aveva visto incatenata ad un banchiere da un matrimonio senza amore e che aveva visto poi morire… Ma, solo al pensiero di poter rivedere quegli occhi che lui aveva tanto amato è pronto al viaggio che gli si prospetta: sprofondare nell'inferno, scalare il purgatorio e poi, forse, ascendere al paradiso. Ma i dubbi di Dante ogni tanto riemergono, ogni tanto lo paralizzano, come avviene nel XXVII canto del Purgatorio: Dante deve attraversare un muro di fuoco che non gli torcerà un capello, ma lui non riesce a lanciarsi, ha paura; Virgilio prova a convincerlo che quel fuoco non gli farà nulla ma niente, allora pronuncia una semplice frase "Or vedi, figlio: / tra te e Beatrice è questo muro" BUM! Ha detto Beatrice? E allora mi ci tuffo con un doppio carpiato in quel fuoco!" I ragazzi risero "Finalmente attraversa quelle fiamme e, dall'altra parte Virgilio gli dice "Come! / Volenci star di qua?" che, parafrasando il fiorentino del 1300, vuol dire "Sei scemo che volevi rimanere là?". Poi ritrova quei suoi occhi, ritrova quegli occhi in cui lui aveva visto tutto, nei quali aveva vista riflessa la sua vita. Ma il suo viaggio non finisce, procede. Ora però mi voglio fermare un attimo e parlare di quello che ho detto fino ad ora. Quante volte siete stati paralizzati dalla paura voi? Io non lo nego: una miriade di volte. Ma Dante qui ci insegna una cosa: ci insegna come si possono superare le parole, come ci si può tuffare nei muri di fiamme. Basta avere un motivo, un amore, un ideale da inseguire. Pensate a quello, pensate che solo le paure vi separano da esso ed affrontatele! Questo ci spiega Dante. Dobbiamo inseguire ciò in cui crediamo. Lui vuole rivedere  un'altra volta gli occhi di Beatrice? Bene, lo fa! Ce la fa! Affronta le sue paure e per tutto il paradiso lui non farà altro che trovare scuse per guardare in quegli occhi! Ma c'è dell'altro. L'ultimo verso di tutta la Commedia è "L'amor che move il sole e l'altre stelle", il verso più bello mai scritto, e questo verso nasconde la verità; il viaggio di Dante inizia perché lui vuole rivedere quegli occhi ma lungo la strada capisce un'altra cosa: che ciò che ci deve muovere è l'Amore, ma non l'amore per un qualcuno o per altro, io parlo dell'Amore con la "A" maiuscola: l'Amore per la vita. Tutti gli amori che incontriamo lungo la via, tutti quelli che ci fanno sconfiggere le paure devono illuminarci la via verso quell'Amore! Solo quando imparerete ad amare la vita spernacchierete in faccia alla morte!"
Il ragazzo si fermò e con lui parve fermarsi il tempo. I ragazzi erano come ammaliati, avevano tutti gli occhi rivolti verso di lui. Silenzio. Non un fiato. Era tutto sospeso in quell'attimo in cui esistevano solo parole che lente si allontanavano da quell'aula. Nicolò fece per voltarsi ed uscire dall'aula quando Lesen si alzò in piedi ed iniziò ad applaudire. Lui si voltò stupito e vide i ragazzi alzarsi lentamente ed unire a quell'applauso primordiale i loro e le loro voci. Nicolò era spiazzato, non sapeva cosa fare, aveva le lacrime agli occhi per la commozione e capì: capì che la letteratura avrebbe vinto su quel mondo, capì che quel mondo non poteva niente contro chi stringeva nell'anima le sue parole. 
Il ragazzo fece un inchino ed urlò "Ci vediamo presto ragazzi!" ed uscì dalla porta lasciandosi dietro lo scintillio di una lacrima.

Era arrivata la notte e i due amici si erano ritrovati ancora una volta nella loro stanza.
“Questi sono i tuoi oggetti, Nico: la penna, i materiali che  mi avevi chiesto, del cibo… e qualche pozione, che non si sa mai”
"Grazie Claudio!" il ragazzo dispose immediatamente i materiali appena ricevuti sul tavolo: inchiostro, carte e spago; poi prese la penna e, dopo averla intinta nell'inchiostro, accanto al quale comparve la scritta "utilizzi rimanenti: 19",  iniziò a scrivere su uno dei dieci fogli. Finita la prima facciata dovette intingere nuovamente la penna, facendo calare gli utilizzi dell'inchiostro a 18, prima di continuare a scrivere sul retro del foglio. In un'ora finì la prima fase del suo lavoro. Poi prese i 3 fogli che aveva riempito e li incolonnò, poggiò sopra di essi lo spago e un comando apparve davanti a lui: "Realizza fascicoletto"; lui digitò. "Operazione riuscita" disse un secondo messaggio e un terzo chiese "Inserire nome per il fascicoletto:…"

Kralen, Lesen, Merlin95 e Sparkire avevano accompagnato i due ragazzi fino alle porte della città. Prima di partire Nicolò prese per una mano Lesen e la portò lontano dal gruppo. 
"Orpheus cosa stai facendo?" chiese lei agitata.
"Ora vedrai" sorrise lui.
Ad un certo punto il ragazzo si fermò, guardò la ragazza, palesemente imbarazzata, e aprì il menu. Dopo poco davanti agli occhi di Lesen comparve la scritta "Ricevuto regalo da Orpheus". La ragazza cercò l'oggetto nell'inventario e lo trovò: "Fascicoletto: Inferno, Canto I, commentato da Orpheus". Vi digitò sopra e tra le mani gli comparvero tre fogli perfettamente uniti tra loro, senza rilegatura, scritti a mano e con una calligrafia quasi illeggibile.
"Mi dispiace per la calligrafia ma scrivo così anche nel mondo normale ricevendo già abbastanza improperi…" disse lui passandosi una mano tra i capelli "Spero che ti sia utile con i ragazzi… e ti prometto che te ne farò avere altri man mano che ne scriverò"
Lei lo guardò quasi commossa per il gesto… Nicolò allora ci teneva alla scuola. "Grazie Orpheus ma… come hai fatto a riscrivere un canto intero?"
"Ah… Beh lo sapevo a memoria" rise lui.
Lei lo guardò sconcertata poi risero insieme. Prima di salutarsi la Lesen inviò al ragazzo la richiesta d'amicizia che lui accettò subito.
Così i due si incamminarono verso l'ignoto e, mentre sparivano all'orizzonte, qualcuno alle loro spalle versava lacrime uguali a quelle della vita reale.

Il viaggio fu lungo, quasi quanto aveva anticipato Sparkire, ma non fu assolutamente difficile. Seguirono i sentieri sterrati attraverso morbide collinette verdi, prati fioriti, boschi brulicanti di vita, costeggiarono limpidi ruscelli di fresca acqua, rimasero estasiati davanti a decine di magnifici squarci  di paesaggio. Si fermarono verso mezzogiorno per sgranocchiare qualcosa e recuperare energie: del pane e una fetta di formaggio. A Claudio sarebbe piaciuto accompagnare quel fragrante pane (perfino il ragazzo fu sorpreso di quanto si fosse mantenuto bene il pane del giorno prima) con un sughetto a base di carne di cinghiale, ma quando il giorno precedente aveva provato a cucinare il risultato era una brodaglia insipida, insapore ed addirittura bruciata. Evidentemente era una ricetta di livello troppo alto per la sua scarsa abilità a quei virtuali fornelli. Quello fu un duro colpo per il suo ego.  Il lato positivo del viaggio fu che, nonostante non dovettero combattere molto spesso,  durante l’intera giornata di viaggio sfidarono un numero sufficiente di nemici tale da consentire loro un altro paio di level up. Le vittime designate furono creature buffe, come quelle che Claudio identificò come “ralpe” strani animaletti maculati di forma e dimensioni delle talpe, ma con due enormi occhi sporgenti; oppure cinghiali, cani randagi, addirittura un bandito solitario, evidentemente un NPC, che gli fece guadagnare anche un bel gruzzoletto una volta sconfitto.
Si resero conto di quanto le nuove armi, sebbene non fossero questo chissacché, erano infinitamente più forti delle precedenti, accorgendosi dell’unica difficoltà del piano zero: cambiare al più presto possibile le armi dell’equipaggiamento base, per rendere ogni nemico completamente innocuo.
Marciarono incessantemente, oltre la pausa pranzo si fermarono solo altre due volte, riposandosi una mezz’ora. Dovevano trovare i loro amici, ad ogni costo. Era quello il loro obbiettivo. E dovevano farlo alla svelta, ogni minuto, ogni ora, era preziosa. Almeno Claudio aveva una piccola speranza nei confronti di Luna, probabilmente, se era addirittura assieme ad altri sei giocatori molto probabilmente stava bene. Erano circa le sette di sera, quando arrivarono sulle sponde di un grande lago. Poterono vedere le barche dei pescatori che si avvicinavano alla riva, probabilmente cariche di polposi pesci, quieti animaletti che si abbeveravano a riva, qualche altro giocatore che si dirigeva verso la città, ma soprattutto rimasero incantati dai riflessi rossastri del sole al tramonto irradiati dall’acqua increspata, che andava a scaldare i loro cuori, facendogli sperare bene per ciò che avrebbero trovato in questa nuova città.

La città era poco più piccola della Città d'Inizio. Non appena varcarono la porta delle mura comparve davanti a loro la scritta "Città di Atres". Era già tardi e lungo le strade gli NPC tornavano verso le proprie case confondendosi con i giocatori, le fiaccole incominciavano ad accendersi e nel cielo si intravedevano le prime stelle della notte. I due iniziarono a cercare l'insegna di una locanda. Appena ne ebbero trovata una si fioccarono all'interno  nella speranza che fosse ancora disponibile una camera. L'NPC locandiere gli stava consegnando la chiave di una camera quando i due ragazzi sentirono un urlo provenire da uno dei tavoli al piano terra "CLAUDIO, NICOLÒ!"
I due si voltarono sorpresi: qualcuno li aveva chiamati! E con il loro vero nome, per giunta! Videro allora in piedi accanto ad un tavolo un volto noto ad entrambi.
"FRANCESCO!" urlarono i due.
Francesco Ageli era un loro compagno di classe, uno di quelli che erano stati intrappolati nel gioco il primo giorno.
I due andarono incontro all'amico e si sedettero insieme allo stesso tavolo.
"Ragazzi ma voi due cosa ci fate qua dentro? Il pomeriggio in cui tutto è iniziato voi due non avevate il recupero di fisica?"
"Sì però qualche giorno dopo abbiamo deciso di entrare nel gioco…" disse Claudio.
Francesco inizialmente rimase sorpreso dall'affermazione del compagno,  poi si fermò un attimo a riflettere "Ah, c’è solo un motivo che ti spingerebbe a mettere in gioco la tua stessa vita…. Giusto?”
Claudio accennò un sì con il capo, entrambi si erano capiti.
"E te Nicolò? Perché sei qui?"
"Ho due motivi ed ognuno basta a se: primo, voglio salvare i miei amici da questo mondo e con loro quanta più gente possibile; secondo: è un segreto"
"Sei sempre il solito. Ahahahahah" scoppiò a ridere Francesco "Comunque, se vi interessa, ho incontrato gli altri ieri"
"COSA?!" dissero i due all'unisono.
"Sì; li ho incontrati ieri mentre partivano per la città di Lemit, se vi fa piacere saperlo stavano tutti bene"
I due vennero colti all'improvviso da una felicità immensa: i loro amici stavano bene! Dovevano inseguirli! Sarebbero partiti subito se non fosse stata notte quindi decisero di partire il giorno dopo. Parlarono fino a notte fonda con Francesco e scoprirono che nel gioco si era chiamato Nakt e si aggiunsero tra loro nelle rispettive liste di amici. Francesco aveva raccontato di aver scelto la classe di guerriero ma non era così impavido da spingersi oltre il piano iniziale, quindi vagava tra le città pronto ad offrire aiuto a chiunque ne avesse bisogno, nei limiti delle sue possibilità. I ragazzi decisero di parlargli della scuola che si trovava alla Città d'Inizio; lui disse che l'indomani stesso sarebbe partito alla sua volta. Intorno alla mezzanotte i tre si salutarono ripromettendo che si sarebbero scritti presto tenendosi informati riguardo alle proprie avventure.

Quella notte Nicolò non riuscì ad addormentarsi finché non vide l'icona di un messaggio nel suo menu. Lo aprì; era da parte di Antigone e diceva: "Mi è giunta informazione che oggi un ladro e un bardo hanno lasciato la Città d'Inizio; che matti che sono… Mi raccomando state attenti e giurami che tornerai a trovarmi!"
Antigone, la ragazza che inizialmente gli era sembrata severa e anche un po' scorbutica, si era rivelata in realtà dolce come poche. L'aveva conosciuta solo per un giorno eppure si era affezionato a lei… Era anche carina… "Ma questo non centra nulla!" pensò lui rosso in volto. "No-no-no…" balbettò, poi, serio in volto, ripeté a bassa voce "È una carissima ragazza ma quello che sento è solo amicizia… Non è quello che sente Claudio per la sua Luna…" Guardò la luna e si immaginò dentro a quella sfera candida come solo lei sapeva essere, si immaginò in quella luce mentre ballava con una ragazza di cui non sapeva distinguere il volto… Di cui non poteva distinguer il volto… "Ti troverò Glauce…" disse sorridente.
Allora riaprì la chat di Antigone e le scrisse "Sì, hai ragione, sono due pazzi. Ti giuro che ci rivedremo!"
Dopo avere inviato il messaggio finalmente riuscì a prendere sonno.
Claudio dormí poco quella notte. La passò quasi tutta sul tetto della locanda, arrampicandosi grazie alle capacità del ladro,  ad osservare quella magnifica sfera pallida incastonata nella volta celeste
“Luna… dove sei? Come stai?” stese il braccio, quasi volesse afferrarla “ sei viva anche tu, come Roberto e gli altri? O tu ed il gruppo con cui viaggiavi siete caduti in qualche trappola?” un attacco di depressione si impadronì di lui,  non riuscì a trattenere tutte le lacrime, lasciandosene scappare alcune, che iniziarono a rincorrersi lungo le sue guance. Si stese, trasse un profondo respiro, con gli occhi sempre rivolti verso il suo faro “no, stai bene, sei al sicuro, tu. Lo so. Spero solo che Kralen abbia visto proprio te abbandonare la città, spero di non averti lasciato indietro. Se tu fossi stata lì ed io non ti avessi trovata…” ma sapeva che quella ragazza testarda non era sarebbe mai rimasta in panciolle a bivacccare nelle comodità della città d’inizio. Era certo che lei era già al piano 1, ad esplorare quanto più quel mondo poteva offrirle, per saziare quel suo tanto bambinesco quanto ammirabile desiderio di scoperta. Sentiva che era viva, ma sapeva che per trovarla avrebbe dovuto cercarla in ogni singola città, locanda, edificio di LSO. Sapeva che era più prudente prima accumulare un po’ di esperienza e qualche soldo, ma appena si sarebbe sentito abbastanza pronto per dedicare tutte le sue giornate interamente alla ricerca della sua amata nulla lo avrebbe fermato. Neppure il cupo spettro della morte.

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Capitolo 5
*** Nero di seppia ***


Prima di cominciare il capitolo di oggi dobbiamo dire due cose: 
-Innanzitutto ci dispiace di aver saltato il capitolo di settimana scorsa e per scusarci oggi pubblicheremo due capitoli;
-Abbiamo deciso di pubblicare questi ed i futuri capitoi il sabato alle 19:30.
Scusate per il disturbo e vi auguriamo buona lettura.

“Caffè” sussurrò Claudio
“Cosa scusa?” domandò l’amico
“ Caffè; caffeina. Non mi reggo in piedi. Ne ho un disperato bisogno”
“ Non credo esista il caffè in questo mondo” rispose Nicolò
“No, non dirmi questo, per favore” rispose uno sconsolato Claudio, con la mano destra che stava nuovamente grattando la palpebra, scendendo poi fino all’altezza della bocca, per coprire l’ennesimo sbadiglio di quella mattinata.
Si erano lasciati Atres alle spalle qualche ora prima, rifornendosi di qualche provvista per la giornata assieme all’amico Francesco, salvo poi salutarlo alle porte della città, ricordandogli di salutare Lasen e gli altri da parte loro, ma ancora nessuno dei due aveva spiaccicato parola, nonostante la scoperta che i loro amici stessero bene li avesse rallegrati. Quel rapido scambio di battute fu quasi l’unico della giornata. Entrambi erano assorti nei propri pensieri e nessuno dei due voleva sprecare troppo fiato per parlare. Non persero neppure troppo tempo tra pause e battaglie: sapevano di dover guadagnare sui propri amici un intero giorno e meno tempo avrebbero perso tanto più si sarebbero avvicinati a loro. La giornata di marcia fortunatamente non fu faticosa anzi, fu quasi rilassante. La strada era un semplice sentiero di terra battuta che attraversava una sconfinata pianura, ma un grigio cielo nuvoloso consentì ai due di camminare tranquillamente  sempre all’ombra, accelerando il loro arrivo alla terza città. Erano infatti quasi le sei e trenta quando comparvero all’orizzonte le prime ombre degli edifici in territorio sicuro. 
“ Quando arriveremo alla prossima città ci fionderemo in una locanda, senza perdere troppo tempo” esordì in quel momento Nicolò “ abbiamo ancora parecchie provviste, ceniamo in camera con quelle”
“ Una dormita ristorante e domani potremmo svegliarci anche prima, così rosicchiamo qualche ora a quegli altri” completò Claudio 
“ Esattamente. Se non Mangeremo molto inoltre, il cibo che abbiamo ci basterà anche per tutta la giornata di domani. Sarà pochino, ok, ma almeno li raggiungeremo presto, vedrai”
Ed il discorso finì lì. Quella notte, essendo entrambi saliti di un livello dovettero distribuire i propri punti abilità: Nicolò portò Ammaliare al 3 e Fascicoletti al 2.
Mentre Claudio li spese nell’arte del pugnale  portando al livello massimo il colpo potente, ricevendo inoltre un bonus percentuale sulle possibilità di danno critico con l’abilità. Assegnò poi l’ultimo  a passo felpato, portandolo al 3.
Nonostante la stanchezza che lo attanagliava il ladro non riuscì neppure quella notte a chiudere occhio, decidendo così di andare in giro per i frutteti ad iniziare a fare ciò che ci si aspettava dalla sua classe:  rubare. Arrivando in città si era accorto che non c’era nessuno di guardia e, piuttosto che sprecare il tempo a guardare il cielo, avrebbe fatto qualcosa di utile. Utile a lui ed al compagno almeno. Si mosse rapido e silenzioso nella notte, probabilmente se avesse svegliato Nicolò avrebbe cercato di fermarlo, si sporse dalla finestra della locanda e si calò in strada. Muovendosi rasente ai muri in mattone degli edifici e passando per le strade più buie e anonime arrivò fuori dalla città senza che anima viva lo avesse visto, il cuore gli pompava sangue nelle vene. Una volta ai frutteti, poi, si rese conto di non essere l’unico ad aver avuto quell’idea, quella notte. Notò infatti la presenza di almeno altri sette giocatori, coi quali scambiò un rapido cenno di intesa col capo quando le loro vie si incrociarono. Ognuno per la propria strada, nessuno avrebbe detto nulla sull’altro, il fantomatico codice d’onore tra i ladri. Il bottino della nottata fu più che soddisfacente, decise egli stesso di non esagerare coi furti, per non penalizzare gli altri giocatori che non avevano scelto la classe del ladro e che avrebbero dovuto acquistare il cibo. Si sentiva troppo onesto per essere un furfante e ciò lo fece sorridere tra sé e sé. Tornò nella stanza della locanda arrampicandosi sul muro, col cuore che era ancora a mille per la scarica d’adrenalina ricevuta, entrò senza fare rumore mentre il campanile cittadino batteva le tre di notte. Un’altra oretta ed avrebbe svegliato l’amico. Aveva intenzione di essere già in marcia per le quattro e mezza.
Nicolò si rigirò nel letto e schiuse gli occhi per qualche secondo. Si voltò verso il letto dell'amico e non vedendolo pensò "Poi si lamenta che ha sonno… Bah…" si voltò e riprese a dormire.

 Altro giorno, stesso copione. Marcia serrata ma non troppo faticosa, scontri occasionali e facili, pause scarse e brevi. Quel piano iniziava ad andare stretto ai due. Certo, ogni tanto si ritrovavano ad ammirare scorci di panorama mozzafiato, costruiti ad oc per una determinata luce e per una determinata ora del giorno, gli scontri erano un ottimo modo per scaricare la tensione e fare esperienza e trovare oggetti, rispetto al giorno prima parlarono anche, soprattutto Nicolò riservò una bella ramanzina all’amico per ciò che aveva fatto quella notte, ma entrambi sentivano di dover ricercare sfide maggiori. Una volta arrivati all’ultima città avrebbero trovato un modo per arrivare al piano 1, dove sarebbe iniziata la vera fase pericolosa del gioco. Quel giorno lungo il sentiero incontrarono anche parecchi giocatori, ma senza riconoscerne nessuno. Chiesero se avessero visto gente che rispondeva alla descrizione dei loro amici o ragazze dagli occhi eterocromatici, ma nessuno seppe aiutarli. In compenso scoprirono che potevano cambiare i colori dei propri vestiti nelle sartorie delle città, dal momento che incontrarono parecchia gente del loro stesso livello e con gli stessi equipaggiamenti, ma con tinte e dettagli differenti. Informazione interessante, certo, ma che di certo non li aiutava nella loro ricerca.
Erano ormai le sette e tre quarti di sera, o almeno così diceva l’orologio che l’utente Ashel si era impostato in un angolo del proprio HUD data la sua ossessione nel tener sempre sott’occhio il tempo,  quando i due si trovarono di fronte ad una vista spettacolare. Stavano percorrendo ormai da una mezzora un sentiero costiero, sul ciglio di alte scogliere, probabilmente erano quasi arrivati all’ultima città del piano, visto il totale cambio di panorama, quando si ritrovarono a passare attraverso un villaggio abbandonato. Bhe, più che altro erano quattro, cinque edifici in rovina, ma ciò che li fece fermare e li distolse dal loro scopo fu un grande monumento, posto proprio sul ciglio della scogliera. La luce del sole al tramonto, che avvolgeva il blocco pietroso,  dava a tutta la scena una magia particolare, quasi un ricordo di cose perdute. La malinconia che comunicò loro quel luogo venne rinsaldata da uno sconsolato, o forse solamente stanco,  guerriero seduto abbandonato ai piedi del monumento e da una figura femminile che, ammantata nel suo verde completo, scrutava l’orizzonte, quasi stesse aspettando qualcosa…
Fu un momento poetico per i due, che si sedettero contro il muro diroccato della casa più vicina a quel quadro. Non interagirono con nessuno dei due, non volevano rovinare quell’atmosfera. Erano stanchi anche loro, dopo quei due giorni di marcia e, pur sapendo che la città fosse vicina, ancora non si scorgeva all’orizzonte. Decisero quindi di fare una scelta azzardata e di passare la notte fuori dalla zona sicura: in fondo avevano delle mura che li avrebbero protetti, non era troppo freddo e potevano comunque fare dei turni di guardia. Con dei rametti secchi trovati in zona accesero quindi un falò lì vicino, ed iniziarono a cuocervi le carni che avevano droppato i nemici sfidati quel giorno, insaporendole con erbe selvatiche che avevano trovato in giro. Con grande sorpresa dei due, mentre il tramonto cedeva il passo alla notte, alcuni giocatori che passavano per il sentiero lì vicino, forse attirati dall’aroma di carne, chiesero se potevano unirsi a loro, piuttosto che arrivare alla città, offrendo di cedere altre unità di carne o qualche ortaggio. I due accettarono di buon grado la compagnia, più si era e meno pericoli avrebbero corso quella notte, in fondo. Alla fine si ritrovarono in otto ragazzi, a mangiare carne grigliata, patate e insalata, una cena semplice semplice ma ristorante. Parlarono del più e del meno, di cosa avessero intenzione di fare e di come avrebbero affrontato il gioco e risultò che i due erano gli unici che sarebbero andati al piano successivo, gli ospiti avevano infatti intenzione di rimanere a destreggiarsi tra la città iniziale e Rajudai (la quarta città del piano) dato che erano quelle in cui era più facile trovare quest da portare a termine. Si augurarono la buonanotte che era circa mezzanotte ed ovviamente Claudio si offrì per il primo turno di guardia, nonostante facesse fatica a tenere gli occhi aperti. Fu una nottata tranquilla: non si vide nessuna bestia aggirarsi tra le case e le onde che si infrangevano contro le scogliere creavano un dolce rumore di sottofondo, che conciliò il sonno ai ragazzi nelle abitazioni, Claudio spense quasi subito il fuoco; un po’ per non rivelare la loro presenza e un po’ per evitare il classico colpo di sonno che troppo spesso lo coglieva in prossimità di una guizzante fiamma vermiglia. Oltretutto si era sollevata una pungente brezza marina che tenne sveglio il ragazzo. 
Sapeva che erano abbastanza vicini alla città, così decise di non svegliare troppo presto i ragazzi. Sarebbero partiti per le otto, in tutta tranquillità e ben riposati. Chiese solo il cambio a Nicolò verso le quattro dicendogli della decisione appena presa, che trovò l’amico pienamente d’accordo, chiedendogli inoltre di svegliarlo un’oretta dopo, dicendo che un’ora di sonno sarebbe stata più che sufficiente per lui. 
Nicolò osservò il panorama notturno… In quel luogo riaffioravano nella sua mente i versi di Saffo… Li avrebbe trascritti un giorno. Osservò la luna e le stelle poi, i suoi occhi, senza volerlo, andarono ad osservare quei due strani NPC. Il guerriero dormiva nella stessa posizione in cui l'avevano visto la mattina mentre la donna incappucciata era lì, immobile, a fissare il mare. "È strano per un NPC" pensò Nicolò e, dopo essersi assicurato che non ci fossero problemi nell'abbiente circostante la avvicinò e provò a parlare con lei.
"Sai, questo mare mi ricorda luoghi lontani, tempi lontani; altri uomini e altri cieli…"
Le parlò una seconda volta.
"Guardo questo mare e ci vedo specchiato l'uomo… Questo mare, questa apparente monotonia, sempre diversa da se stessa… Il mare è il ritratto dell'uomo, di un uomo che è sempre uguale a se stesso anche se cambia nel tempo… Un giorno questo mare, o forse un altro, venne solcato da una nave… Quella nave ogni anno compiva lo stesso percorso e giunta nel porto le veniva cambiato il pezzo più consumato… Dopo vari anni tutti i pezzi vennero sostituiti… Dimmi, quella nave è ancora quella che solcò il mare per la prima volta?"
In quel momento davanti a Nicolò comparvero tre opzioni: "Sì, è la stessa", "No, è diversa", "Non dire nulla". Optò per la terza.
"Non si può rispondere a questa domanda, è vero… Ma il mare è sempre lui anche se i riflessi delle sue onde ora sono argentei ora sono dorati… Le sue onde quando scompaiono sulla sabbia tornano in lui… Il mare è l'uomo… In quelle onde sono racchiusi i suoi sogni, i suoi destini… L'uomo è sempre uguale a se stesso anche se un giorno gattona a quattro zampe, quello dopo si erge su due e quello dopo ancora arranca con tre… Questo mare ha visto se stesso, ha visto molti uomini varcarlo… Donne di terre lontane sono state sottratte alle loro terre e trascinate nel mare, altre sono state abbandonate su uno scoglio e ce ne fu una… Una che si gettò da una scogliera simile a questa per tornare ad essere una con esso… Si gettò e divenne schiuma… La schiuma che bagna questi lidi e che in queste notti sembra cantare ancora il suo amore lontano… L'uomo è come il mare… Qui è celato ancora il suo sorriso… Il senso dell'uomo è quello dell'onda… Quello di cambiare e restare sempre uguale a se stesso…"
Allora la ragazza tacque. Nicolò provò a parlarle di nuovo ma l'NPC continuava a ripetere l'ultimo dialogo. Lo ascoltò più volte e insieme ascoltò il cullare delle onde. Passò così il suo turno di guardia avvolto dal mare, dal cielo e da un canto più antico di quello che sembrava.
Guardò l'orario: era ora di svegliare Claudio.
Prima che il gruppo riprese il cammino, il bardo, memore del discorso che aveva sentito quella sera, avvicinò l'amico e gli disse "Perché non provi a parlare con quella donna?"
Claudio si voltò a vedere di nuovo quel quadro meraviglioso "No…" sorrise "A me basta questo" e si voltò iniziando a proseguire.

La città comparve loro verso le dieci di quel mattino, presentandosi all’improvviso subito dopo una brusca curva sul sentiero, che continuava scendendo lungo la roccia ed arrivava alle porte della città, edificata in un’insenatura tra due scogliere. Si intuiva fin dal lontano che quella era una città straordinariamente viva,con case di marmo bianco che ricordavano edifici arabi, un grande porto con un viavai continuo di navi in movimento e tantissime altre attraccate.  Ci misero una decina di minuti abbondante per arrivare effettivamente in città, ma una volta tra le mura furono sommersi da un’ondata di profumi esotici che fecero rabbrividire Claudio al solo pensiero delle miriadi di spezie che avrebbe sicuramente trovato tra i banchi di quella che identificarono subito come la via del bazar, ma vennero anche colpiti dalle centinaia di persone che potevano vedere guardandosi in torno. 
“ Dobbiamo decidere cosa fare!” gridò Nicolò, per sovrastare gli schiamazzi dei banditori
“ Suggerirei di trovare una locanda” rispose Claudio “almeno distribuiamo i punti abilità ottenuti col level up di questa mattina”
“ Hai un’idea di dove dovremmo andare?”
“Anzitutto fuori da questo baccano!” ed i due imboccarono la prima stradina laterale in cui si imbatterono. Era una via stretta rispetto alla precedente, ma larga abbastanza per consentire ad alcuni mercanti meno ricchi di esporre le proprie merci in bancarelle di fortuna. I due iniziarono a camminare.
“ Dicevamo: ora che si fa?” riprese Nicolò 
“ Allora, anzitutto spuntino” ed allungo rapido una mano verso una cesta piena di frutti strani, delle dimensioni di una prugna, ma dalla colorazione nero pece. Nicolò lo accusò con gli occhi, ma ricevette come risposta un sorrisetto innocente ed uno dei due frutti. Il bardo lo guardò storto, ma sorrise a sua volta ed accettò il regalo.
Claudio iniziò a giocherellale lanciando in aria il proprio frutto “ Allora, premettendo che questa città mi piace, suggerirei di camminare un po’. Così esploriamo un po’ la mappa, troviamo la nostra locanda, cerchiamo un modo per cambiare di piano e magari troviamo una qualche quest facile facile. Che ne dici?”
“ Mh, buona! Ottima scelta” disse l’amico, addentando il frutto
“ Mi riferivo al planning, simpaticone” 
“ Mh, può andare, si dai” rispose con la bocca piena Nicolò 
Claudio roteò gli occhi, sperava in una maggiore attenzione da parte dell’amico. Ma non gli diede troppo peso e, dopo aver annusato il proprio frutto, lo addentò.

La loro esplorazione non fu così fortunata, dato che appena usciti dalla viuzza si imbatterono subito in una locanda, rinviando al pomeriggio l’esplorazione di quella vivissima città. Claudio ne fu un po’ deluso, voleva ributtarsi subito nella calca del bazar e cercare le più disparate spezie, ma d’altro canto sapeva che quella non sarebbe stata una situazione congeniale all’amico ed accettò di buon grado di chiudersi qualche ora in camera. Distribuirono i punti abilità: Claudio investì due punti in “lingua sciolta” ed uno nell’abilità del pugnale “fendente triplo”, tre colpi che avevano un’elevata  possibilità di causare il malus sanguinamento all’avversario; Nicolò ebbe modo di portare Fascicoletti al 3 e, resistendo alla tentazione di sbloccare l'abilità successiva (ossia l'abilità che gli avrebbe permesso di costruire fogli e pergamene) sbloccò al grado uno l'abilità Pozioni semplici nell' "Area di Competenza" Alchimia, e gli incantesimi del dominio di Darkness di livello 2: Cerchio Oscuro (Magia in grado di creare una zona circolare del raggio di 5 metri in grado di tenere alla larga mostri appartenenti al dominio della Lighting) e Tocco Oscuro (in grado di danneggiare i nemici toccandoli con il catalizzatore). 
Uscirono nuovamente nel pomeriggio, vagando per la grande città senza una meta precisa, ma fu un pomeriggio fallimentare. Chiesero ad altri giocatori, agli NPC, cercarono sui manifesti affissi ai muri informazioni su come lasciare il piano, ma non riuscirono a scoprire nulla. Non trovarono nessuno che sapesse qualcosa dei loro amici né di Luna, sembrava quasi che nessuno di loro fosse transitato per quella città, e ciò iniziava ad infastidire Claudio. Non poterono neppure svolgere nessuna quest, dato che erano tutti incarichi da svolgere il giorno seguente. Tornarono rassegnati in locanda in tarda serata ed ordinarono una scodella di zuppa di legumi ed una caraffa di vino. Consumarono il proprio cibo in silenzio, amareggiati per la deludente giornata appena trascorsa ed andarono a coricarsi. O almeno, Nicolò riuscì ad addormentarsi, mentre dopo l’ennesima ora passata a rigirarsi tra le morbide coperte il ladro decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Altro tetto, stesso cielo stellato, stessa identica sfera pallida. Il ragazzo era stanco morto, ripromise a sé stesso che la notte successiva avrebbe dormito, ma per il momento era steso ad occhi chiusi su un freddo tetto in pietra, assonnato ma incapace di addormentarsi. La notifica di un messaggio lo fece sobbalzare. Era Phones.
“ Buona sera Ashel, come procede la tua ricerca? Sai, ho sentito dire che a Rajudai c’è un magnifico edificio, nei pressi della piazza centrale, il momento migliore per visitarlo è di mattina.fuori è uno splendore, ma dentro è ancora meglio! Facci un salto, in fondo questo gioco è fatto per essere vissuto, non per una speedrun;)” 
“Quel ragazzo dovrebbe spiegarmi un paio di cosette, la prossima volta che ci incontriamo” sorrise e stendersi sul tetto, sgombrando la mente da ogni pensiero e concentrandosi unicamente sul sibilo del vento che si stava alzando.

Quando la mattina seguente Claudio portò l’amico al posto che gli aveva consigliato Phones, ma entrambi si sentirono un po’ presi in giro. Certo, l’edificio era grandioso, possente, un enorme blocco di pietra bianca con arzigogolate guglie e rifiniture in oro, bassorilievi di vivaci scene di mare e statue che ricordavano quelle greche classiche poste ad adornare un vivace giardino con fiori colorati, alberi possenti e uno stagno popolato da qualche pesciolino rosso, il tutto protetto da un recinto in ferro battuto che poggiava su un muretto dello stesso materiale dell’edificio principale.
L’unico problema era che il cancello principale era chiuso, e non trovavano alcun altro modo per entrare. Certo, si poteva scavalcare, ma quasi sicuramente anche il portone era chiuso, rendendo impossibile l’ingresso. Stavano per andarsene, quando un NPC dai lineamenti arabi comparve da un angolo del giardino ed iniziò un dialogo con loro
“ I signori desiderano?” fece quello, con una parlata marcatamente araba
Nicolò provò a parlare con l'NPC.
“ Capisco… vedete, i signori dovrebbero sapere che questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti.” Fece una pausa “ Vi chiedo cortesemente di andarvene, quindi”
“ Probabilmente bisogna insistere un po'" disse il ragazzo senza scoraggiarsi e provò nuovamente a parlare.
“Capisco… vedete, i signori dovrebbero sapere che questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti. Vi chiedo cortesemente di andarvene, quindi”
"Probabilmente un bel po'…" provò per la terza volta.
“Capisco… vedete, i signori dovrebbero sapere che questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti. Vi chiedo cortesemente di andarvene, quindi”
“ Aaah” Nicolò si rivolse all’amico “ niente, dialogo automatico. Sarà un luogo accessibile solo a determinate condizioni”
“Già… questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti ” ripeté Claudio imitando goffamente la parlata dell’NPC 
“ Ahahah, già. Ma chissà a quali…” rifletté Nicolò
Claudio fissò l’edificio “ Ma che stupido!” gridò il ladro “ a queste!” ed interagì con quel personaggio che, una volta finita la richiesta di Claudio di entrare, aprì il cancello
Nicolò lo guardò stupito “ ma che cazz …”
“ La collanina di Phones!” trillò esaltato l’amico “questa è la biblioteca dell’evento del secondo giorno Nicolò!”

L’interno della biblioteca era immenso, file sconfinate di libri andavano a prendere il proprio posto su un elevatissimo numero di scaffali, mensole, librerie, ma se ne potevano scorgerne tantissimi anche ammucchiati a terra, in colonne alte quasi due metri. Erano tutti catalogati, suddivisi anzitutto tra tomi creati per il gioco stesso e libri realmente esistenti, distribuiti rispettivamente sul lato destro e su quello sinistro dell’immensa e unica sala dell’edificio. Si diressero inizialmente entrambi tra i volumi a destra, ma appena Nicolò, già perso nel suo mondo shockato dall’immenso quantitativo di libri conservati tra quelle mura, scorse in lontananza le parole “classici italiani” abbandonò l’amico, per crogiolarsi tra le pagine dei suoi amati letterati. Consapevole di aver perso il compagno finché non sarebbe andato a prenderlo per le orecchie e lo avrebbe trascinato fuori da quel luogo a forza, Claudio si immerse subito nei libri, alla ricerca di un modo per lasciare il primo piano. Ma nonostante la sua buona volontà nel concentrarsi su un soargomento, il ragazzo iniziò a divorare libri sulle meccaniche di gioco. Scoprì così della possibilità di utilizzare armi non convenzionali alle classi come, ad esempio, un ranger che si specializza in alti livelli di forgiatura riesca ad utilizzare come arma da battaglia un martello da fabbro. O un mago che si specializza in sartoria riesca a combattere con gli stiletti. Scoprì in oltre l’esistenza di una meccanica di gioco veramente interessante e particolare, che permetteva la distribuzione dei valori nei tre parametri “alti”, ovvero quelli che con la classe scelta si sviluppavano maggiormente, non come la statistica principale, certo, ma che raggiungevano comunque livelli alti. Infatti delle 10 caratteristiche ogni classe ne portava una a livelli irraggiungibili dalle altre, tre a ottimi livelli, tre nella media e tre le teneva a livelli bassi. Lui, essendo un ladro, lesse che aveva come statistica con potenziale massimo “agilità”, ma poteva raggiungere buoni livelli anche in altre tre, che non erano però specificate. Ecco, in un determinato momento di gioco, in un luogo specifico del piano 27,  avrebbe potuto decidere di abbassare e alzare questi tre parametri arbitrariamente, mantenendo comunque la loro somma invariata e a patto che nessuna delle tre statistiche si fosse avvicinata troppo né a quella dal potenziale maggiore, ma nemmeno a quelle dal potenziale medio. Lesse inoltre che sarebbe stata una meccanica attivabile una sola volta. 
Il giorno continuava a trascorrere e Claudio  resosi conto che, sebbene non gli sarebbe affatto dispiaciuto, non avrebbe potuto passare troppo tempo in quel mare cartaceo decise che avrebbe letto ancora un paio di volumi. Decise di documentarsi sulla gestione del famiglio che avrebbe sicuramente ottenuto, non per necessità, ma per capriccio e sulla storia di quel mondo. Un racconto colse immediatamente la sua attenzione, intitolato “ Le origini del nostro grande sovrano”. Lesse la storia di come l’attuale sovrano di quel mondo, che risiedeva al piano 35, fosse salito al potere. 
Narrava di un giovane di estrazione popolare, particolarmente dotato al combattimento, che grazie ai sacrifici dei genitori riuscì a comprarsi l’equipaggiamento necessario per entrare nelle truppe dell’esercito. Questo giovane fece una rapida carriera prima tra i ranghi dei combattenti, mietendo vittime nelle continue guerre che il monarca dichiarava ai popoli degli altri piani, in quanto un tempo questi erano completamente e tranquillamente visitabili, poi  uno dei generali più fidati del monarca, talmente fidato che nonostante le sue umili origini il re gli affidò la mano della figlia, garantendogli il ruolo di erede del regno. Il giorno della morte del monarca, appena dopo un mese dalle nozze della figlia, durante l’incoronazione il nuovo sovrano venne definito “ il re del popolo” dagli ammiratori, mentre “ il re contadino” da coloro che non vedevano di buon occhio la scelta del vecchio re. Il nuovo regnante conquistò subito la fiducia dei suoi sudditi e portò avanti le incessanti battaglie del predecessore, inanellando un’impressionante serie di successi ed espandendo il proprio dominio oltre ogni limite umano, edificando il regno più grande dalla fine dell’epoca buia. I suoi nemici lo consideravano la reincarnazione di una divinità malevola che era scesa sulla terra in tempi remoti, che aveva portato alla rovina il genere umano e di cui ogni testimonianza si era persa nella decadenza dell’epoca buia.
Claudio cercò di tenere a mente più cose possibili, in modo da riferirle a Nicolò non appena lo avesse portato fuori dal trip letterario che si stava facendo; c’erano troppe cose che lo incuriosivano: il re contadino, l’epoca buia, la divinità malvagia, quando fossero avvenuti quei fatti, tantissimi dettagli che aveva colto leggendo le pagine di quel libro. Doveva sapere cosa fosse successo in quel mondo, era sicuro che anche Nicolò, che ora si stava aggirando estasiato per le file di libri di poesia ottocentesca, sarebbe morto dalla curiosità di ricostruire una storia nascosta in giro per quel mondo virtuale e sapeva che insieme sarebbero riusciti a scoprirla. O almeno che avrebbero scoperto qualcosa di più sull’epoca buia, ciò che più di ogni altra cosa lo interessava.

A quel punto un clamore assurdo proveniente dalla strada destò i due ragazzi e li fece sollevare repentinamente dai libri che stavano leggendo, fecendoli ricongiungere  al centro della biblioteca
“ Cos’è successo?” chiese un allarmato Nicolò 
“ Non lo so, ci conviene andare a controllare”
“ Certo” fece Nicolò “ma non credo sia un pericolo. Questa è una zona sicura, in fondo”
“ Hai ragione, non c’è motivo di allarmarsi troppo” si rilassò e chiese all’amico, sorridendo “hai finito coi tuoi deliri letterali?”
“ No, non finirò mai” rispose quello, con uno sbrilluccichio sinistro negli occhi “ ma non possiamo neppure stare qui troppo tempo, lo so. Tu, hai scoperto cose utili?”
“ Si, te ne parlerò dopo. Purtroppo però ancora non so come lasciare questo piano. So che la risposta è in  questa città, ne sono certo. Se neppure oggi per le strade scopriremo qualcosa domani torneremo qui e lo troveremo una risposta”
“ Scusate se interrompo i signori” l’NPC che li aveva fatti entrare comparve all’improvviso “ ma temo che ciò non sia possibile. La biblioteca è visitabile solo a distanza di 20 giorni” poi aggiunse “questi,però, sono alcuni piccoli omaggi per i signori. Al  signore che non sarebbe potuto entrare doniamo una delle collane necessaria all’accesso in questo magico luogo” poi si rivolse a Claudio “ mentre per il signor Ashel, possessore della collana della biblioteca, doniamo una replica del libro per la cura dei famigli, in modo che la possa aiutare a curarsi al meglio del suo futuro compagno”
I due, rimasti a bocca aperta, accettarono di buon grado i doni e senza fare troppe domande  li misero subito nei propri inventari, dirigendosi poi a passo spedito fuori dalla biblioteca, per capire quale diamine fosse la causa di quegli schiamazzi.

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Capitolo 6
*** Oltre la nebbia ***


"Hanno sconfitto il boss del primo piano!" Quello fu il primo urlo che i due ragazzi sentirono appena fuori dall'edificio al quale fece seguito un ammassarsi di bisbigli, sussurri e grida. La zona davanti alla biblioteca divenne un azzuffarsi di parole e voci non ufficiali: "Hanno detto che il boss fosse un certo "Chierico… Non so cosa"…" diceva qualcuno, "Hanno detto che era un Coboldo alto tre metri e passa!"  un altro, "Si dice che il comandante della prima linea abbia assestato il colpo finale direttamente in mezzo ai tre occhi del mostro"… E altre voci iniziarono così a girare riguardo quel primo boss facendolo passare da Coboldo Gigante a Viverna Imperiale a Idra Infernale.
Claudio e Nicolò si guardarono un attimo. Sapevano che tra quelle mille fandonie un minimo di verità c'era: qualunque mostro si trovasse a guardia dell'accesso al secondo piano era stato sconfitto; ben presto molti giocatori si sarebbero diretti verso la nuova zona e i loro amici potevano trovarsi tra quegli impavidi; non potevano rimanere indietro, dovevano affrettarsi ad avanzare per trovarli. Si scambiarono un cenno di consenso e, come se avessero visto negli occhi dell'altro rispecchiarsi i propri pensieri, iniziarono a correre verso la locanda in cui avevano trascorso la notte.
Attraversarono la piazza invasa dalla folla. In mezzo a quella calca immensa si erano formati dei piccoli gruppi di giocatori in cui si discuteva della notizia e si fantasticava sognando una prossima libertà da quel gioco. In uno di questi gruppetti, il più numeroso, un ragazzo si era messo a sedere su una botte e continuava a gridare "Io c'ero! Ve lo giuro! Ho visto la lama di quel mostro orribile! Ma ho anche visto la forza della nostra prima linea! Fidatevi, in meno di un mese saremo liberi da questo incubo!" e le persone intorno a lui lo applaudivano "Si! Grande prima linea!" "Sono degli eroi!" "Grazie al cielo ci sono loro!" mentre qualche donna piangeva felice. Claudio si faceva largo in mezzo a quei giocatori esaltati borbottando tra se e se "Poveri illusi…" mentre Nicolò cercava di resistere a uno dei suoi attacchi di agorafobia; fortunatamente, prima di giungere a metà della piazza, la folla iniziò a disperdersi e, similmente alle nuvole che, dopo un violento temporale, si dividono per il cielo, i vari gruppi lasciarono la piazza immettendosi nelle varie vie.
Quando arrivarono in una viuzza stretta e umida Claudio si voltò per guardare l'amico "Nicolò ti senti bene?" gli chiese.
Nicolò era esattamente alle sue spalle: si stava coprendo la bocca con la mano sinistra temendo un attacco di nausea ma sollevò la mano destra segnalando all'amico di aspettare un istante. L'agorafobia di Nicolò era qualcosa di terribile: quando si trovava circondato da una grande folla, quando un accavallarsi di voci irrompeva nelle sue orecchie, quando i continui colpi degli altri lo spintonavano da una parta all'altra il ragazzo si sentiva come svenire, un mal di testa terribile gli trapanava il cervello mentre tutto intorno a lui iniziava a girare senza seguire un senso preciso provocandogli improvvisi attacchi di nausea. In quelle situazioni cercava sempre di concentrarsi su un qualcosa: ripeteva poesie a memoria ad occhi chiusi o si metteva ad ascoltare musica ad alto volume; quando teneva le sue "lezioni" si concentrava su quello che avrebbe detto, sulla sua amata letteratura e si sentiva rinascere, ma, alle volte, questi stratagemmi non bastavano. Per questo Nicolò preferiva restarsene chiuso in una biblioteca vuota, in stanze o in ampi spazi in cui le persone o gli erano note o le poteva contare sulle dita delle mani. Ma restare al chiuso o in luoghi circoscritti, cinto ad ogni lato dalla folla… Beh questo per lui era impossibile.
Il ragazzo si appoggiò con la schiena al muro per qualche istante, stese le braccia lungo i fianchi e alzò gli occhi al cielo cercando di ritrovare il giusto ritmo della respirazione. Quando si fu ripreso guardò l'amico e gli disse "Possiamo andare".

Le fiamme delle torce che illuminavano le strade iniziavano timidamente ad accendersi e nel cielo facevano capolinea i soliti astri. I vari giocatori rientravano nelle locande tutti balbettando le solite filastrocche: "Ma hai sentito che hanno battuto il boss del primo piano?" "Ma hai sentito che tra qualche mese saremo già fuori da questa trappola mortale?" e altre boiate del genere a detta di Claudio. Il ragazzo mentre attraversava le strade cittadine continuava a ripetersi tra se e se che quelle speranze erano semplicemente illusioni di giocatori codardi e imbecilli. Avevano sconfitto il boss del primo piano solo in 2 settimane e credevano realmente che dopo un mese avrebbero eliminato magicamente altri 99 boss? Stronzate. Ma avrebbe lasciato quei giocatori a crogiolarsi nelle loro illusioni, lui avrebbe inseguito la sua speranza, si sarebbe lanciato di piano in piano alla ricerca della sua Luna, l'avrebbe trovata! Non poteva perdere altro tempo! 
Attraversarono la via del mercato dove alcuni mercanti iniziavano a ritirarsi nelle loro case accompagnati dal tintinnio delle merci che trasportavano, dal profumo delle spezie che invitavano Claudio a fermarsi alla ricerca di qualcosa che ricordasse il curry, dallo scintillio di amuleti e pendenti. La vita spariva lentamente dalle vie lasciandole sprofondare nel buio e nel crepitio delle fiamme mentre le finestre si riempivano di luci e di voci. 
I due ragazzi giunsero davanti alla porta della locanda accorgendosi che dal suo interno provenivano risate sguaiate e un continuo rovesciarsi di bicchieri ricolmi. Quando ebbero varcato la soglia Nicolò venne preso da uno dei suoi attacchi: il piano terra era praticamente pieno di giocatori che brindavano già ubriachi al successo di quel pomeriggio e alla loro prossima libertà. Tra quelli primeggiava, in piedi su un tavolo, con un boccale di birra che continuava dondolare da destra a sinistra e viceversa, il ragazzo che avevano visto in piazza mentre urlava da sopra una botte. 
"Ah sì che vittoria!" e via un sorso di birra "Incredibile! Meravigliosa!" e via un altro sorso "Ed io ero lì; eh? Un gigante alto fin sopra alle nuvole!" il boccale era vuoto e subito se lo riempì aprendo l'inventario e cliccando su un'icona "E la nostra prima linea! Ah che ragazzi! Che forza! Un mese e saremo liberi!" e un mare di applausi seguì quelle parole gonfie di alcool e stupidità.
"Nicolò muoviamoci; se no a breve spacco sulla testa di quel ciarlatano la sua amata botte!" ma l'amico alle sue spalle teneva chiusi gli occhi e, braccia conserte, balbettava "dolore, ogni gran male annulla. Bellissima fanciulla, dolce a veder, non quale la si dipinge la codarda gente…" 
Claudio lo afferrò per il braccio e lo trascinò in camera mentre lui continuava a snocciolare versi.

"Ma hai sentito quell'idiota?! Un mese! Un mese! Ma si può essere così idioti?! Cosa crede? Che comparirà magicamente una spada Excalibur in grado di one-shottare i vari boss? Che idiota! Che idiota!" continuava a ripetere furioso Claudio camminando avanti e indietro per la stanza.
Nicolò intanto era seduto allo scrittoio intento a trascrivere "Amore e Morte" di Leopardi su uno dei suoi fogli "Le persone hanno bisogno di speranza per andare avanti" gli rispose intingendo la penna nell'inchiostro.
"È arrivato i filosofo! Non eri tu a dire che è sbagliato travestire un'illusione da speranza?"
"Certo, ma l'uomo saprà sempre trovare un modo per illudersi"
"Ho capito ma quel fanfarone non illude solo se stesso, illude tutti quei giocatori che gli prestano fede!"
"Il Miles Gloriosus!" disse Nicolò folgorato "Dici che dovrei riscrivere anche roba latina e greca?"
"Ma… Accidenti a te Nicolò" disse lanciandogli addosso uno stivale che si era appena disequipaggiato. 
"Ma sei scemo! Potevi ribaltare l'inchiostro!"
E i due iniziarono a battibeccare come spesso succede fra amici quando per alleggerire la tensione ci si riempie di insulti per poi sfociare in un mare di risate.
"Allora" iniziò a dire il bardo dopo aver riposto nell'inventario la poesia appena scritta "Sugar, come agiamo?"
"Smetti di imitare Aldo, Giovanni e Giacomo e fai il serio" lo rimproverò Claudio "Comunque… Domani mattina andrò al mercato a comprare le solite provviste per il viaggio e cercherò di scoprire dove si trova l'accesso al primo piano te dovrai fare altrettanto"
"Mi sembra un buon piano ma secondo te siamo pronti per spingerci al primo piano?"
"Siamo arrivati fin qui senza troppi problemi e domani al mercato vedrò se trovo degli equipaggiamenti migliori di quelli che indossiamo al momento. Secondo me siamo più che pronti ad andare oltre!"
"Va bene… Ma ricordati di comprare della carta e l'inchiostro!"
"Se non fossimo in un'area sicura sta certo che i tuoi HP ne risentirebbero!" disse Claudio dopo essersi gettato nel letto.

La mattina giunse e i due ragazzi vennero svegliati dal clangore che giungeva dalla fucina del fabbro situata a breve distanza dalla locanda.
"Certo che gli NPC sono mattinieri…" Disse Claudio rigirandosi nel letto.
"Tanto vale alzarsi" commentò Nicolò mentre si metteva a sedere "Avevo puntato la sveglia per le 6:30 ma dato che sono già le 6:00 diciamo che abbiamo guadagnato 30 minuti" Poi si girò verso l'amico e, gettandogli il cuscino addosso aggiunse "Dai grattamuri! Devi andare al mercato!"
Con la faccia immersa nel cuscino Claudio gli rispose "I mercanti arrivano alle 7:00…"
"Dov'è finita tutta la carica che avevi ieri?"
"L'ha scacciata il martello di quel fabbro insieme al sonno!"

Claudio si era fatto dare tutti i soldi che aveva Nicolò per non trovare problemi durante i rifornimenti. La priorità assoluta quella mattina era trovare un'equipaggiamento che dava una parvenza di decenza. L'equipaggiamento si componeva di 4 parti: testa, busto, braccia e gambe. Naturalmente Claudio cercava un negozio in cui fosse possibile reperire un set completo a basso prezzo. Trovò una bottega gestita da un'anziana signora (un NPC naturalmente) la quale vendeva dei set base per le varie classi. Dopo aver accolto il cliente la signora taceva fin quando qualcuno non si avvicinava a uno degli articoli esposti nel negozio, in quel momento la signora comunicava il nome, la descrizione e il costo dell'articolo scelto. Prima di tutto il ragazzo si avvicinò a quelle che gli sembrarono le vesti da ladro. "Queste sono le "Vesti del Ladro", il set include: "Cappuccio da ladro", "Veste da ladro", "Guanti da ladro" e "Pantaloni da ladro". I ladri preferiscono agire indisturbati nell'ombra; i colori scuri di questo set sono stati scelti per questo scopo. È il set base per i ladri. Il costo di questo articolo è di 150 monete d'oro". Claudio stava per acquistare il set quando si accorse della disponibilità di un nuovo comando accanto ad "Acquista" che diceva "Tratta". Incuriosito vi cliccò sopra e la signora disse "Va bene, va bene, facciamo 130". Claudio era entusiasta della scoperta tanto che fece lo stesso anche per acquistare il set da bardo per Nicolò ottenendo il medesimo sconto.
Uscito dal negozio euforico per l'efficienza della sua abilità Lingua sciolta si infilò nella via dei droghieri.
La via dei droghieri, in ogni città che i due amici avevano visitato, era sempre la più colorata, la più profumata, la più viva. Frutti dai colori sgargianti e dalle forme surreali si facevano largo sulle bancarelle dei vari mercanti, le polveri curative venivano talvolta trasportate dall'aria spostata dai passanti creando piccole nuvolette di profumi freschi, le ampolle contenenti elisir o pozioni brillavano illuminate dal sole che irrompeva nella via. 
Claudio venne rapito da quei colori, da quei profumi che a tratti gli ricordavano l'orto dei suoi nonni. Si avvicinò ad una bancarella e con le mani esaminò un frutto azzurro, di forma quasi sferica, grande come il suo pugno chiuso, la descrizione diceva "Andor, frutto tipico delle regioni marittime rinomato per il suo sapore intenso". Il ragazzo lo annusò e percepì l'inconfondibile odore della cannella. Con l'olfatto riuscì ad identificare la vera identità di altri frutti: un bizzarro tetraedro di color verde si rivelò avere l'odore di una zucca, un frutto del tutto identico a una melanzana profumava come una fragola e dei piccoli semini rossi si rivelarono dei peperoncini. Decise di acquistare prima di tutto le pozioni per il viaggio e qualche ingrediente con cui Nicolò potesse inaugurare la sua abilità Pozioni semplici, poi, calcolando di tenere da parte qualche soldo per le emergenze, divise i soldi rimanenti in due parti: una da utilizzare per le carte e gli inchiostri di Nicolò e una per comprare qualche frutto e qualche ortaggio in modo da progredire nella sua skill di cucina.
Al termine dei suoi acquisti tornò verso la locanda per ritrovarsi con l'amico nella speranza che lui avesse trovato un modo per raggiungere il primo piano.

Nicolò passeggiava per alcune vie poco affollate della città assorto nei suoi pensieri "Mmm… Dobbiamo accedere a un piano superiore a quello in cui ci troviamo ma non ci sono dungeon a torre o simili su questo piano… Vuol dire che dobbiamo varcare un portale o qualcosa di simile…" Mentre ragionava così giunse senza accorgersene nella zona portuale della città. Ad un tratto una notifica lo strappò dai suoi pensieri. Era un messaggio da parte di Antigone; fece per aprirlo quando all'improvviso una seconda notifica lo bloccò: questa volta era un messaggio da parte di Lesene. 
Quello di Antigone diceva "Ciao Orpheus, come procedono le cose? Qui va tutto bene, non mi lamento. Ci è arrivata ieri sera la notizia che il primo boss è stato sconfitto dalla prima linea. Lo sapevi già? Tu e Ashel state bene? Dove siete diretti adesso? Mi raccomando fatti sentire ogni tanto!"
Quello di Lesene diceva "Ciao Orpheus! Grazie per i fascicoli che mandi qui a scuola ma qui non c'è nessuno bravo come te… Perché non torni ogni tanto? Almeno potremmo rivederci… Ah! Hai sentito che hanno sconfitto il boss del primo piano? Qui a scuola non si parla d'altro! Mi raccomando stai attento."
Si sedette su una panchina che si affacciava sul mare, accanto ad un vecchietto NPC, e rispose alle due ragazze. Prima di alzarsi parlò con l'NPC, non sapeva perché lo facesse però si sentiva più in pace con se stesso parlandogli. Lui disse "Mi piace star seduto qui a guardare il mare. Sai, penso che oltre di lui siano nascoste terre meravigliose…"
Quelle parole ricordarono a Nicolò quelle della donna incontrata accanto alla scogliera. Il mare… Quante storie, quante genti avrebbe potuto cantare quell'immensità.. e chissà al di là… Ad un tratto il ragazzo si illuminò "Ma certo!" disse tra se e se "Potremmo dover attraversare il mare per giungere al prossimo piano!" Iniziò a correre avanti e indietro per il molo alla ricerca di un qualcosa che segnalasse la possibilità di attraversare il mare. Poi, ad un tratto, davanti a un galeone, vide un cartello e, dopo averlo letto, scoppiò a ridere  battendosi il palmo della mano sulla fronte. Il cartello diceva "Galeone Gofrut. Costo per passeggero: 10 Monete. Partenza ore 13:00. Direzione: primo piano".

I due ragazzi si ritrovarono alla locanda e dopo essersi divisi gli acquisti fatti da Claudio indossarono i nuovi abiti. Ora Claudio indossava una camicia e dei pantaloni neri come la notte, delle scarpe dalla suola leggera e dei guanti scuri che lasciavano scoperte le dita mentre la testa era coperta da un cappuccio che lasciava intravedere solo la faccia. Ai cupi colori di Claudio si contrapponevano quelli sgargianti di Nicolò: lui indossava una camicia grigia con una giacca che gli arrivava alle ginocchia di color verde smeraldo, dei pantaloni dello stesso colore e degli stivali neri, un paio di guanti bianchi e un cappello con una piuma nera. 
Quando vide il cappello, memore delle feste degli alpini alle quali suo nonno lo portava fin da bambino, iniziò a cantare "Suuul cappello, sul cappello che noi portiamo, c'è una lunga, c'è una lunga penna ner…" ma venne interrotto brutalmente dal grido di Claudio "Non ti azzardare a partire con le canzoni degli alpini! Sbrighiamoci o perdiamo la nave!" e uscì dalla porta in fretta e furia.
"Scusami! Sono o no un bardo?" Urlò all'amico iniziando ad inseguirlo.

I due ragazzi giunsero al porto. La nave sarebbe salpata di lì a 30 minuti. Nicolò pagò 10 monete d'oro mentre Claudio ne sborsò solo 9 e salirono a bordo. La nave era enorme ma ospitava una decina scarsa di passeggeri tutti radunati lungo il ponte e quando Nicolò si accertò di questo tirò un profondo respiro di sollievo. Dietro al timone troneggiava invece la figura di un NPC, probabilmente il capitano della nave, che, alle 13:00 in punto, urlò "Bene signori! Si parte!" e a quelle parole dei mozzi slegarono le vele dei tre grandi alberi e la nave iniziò lentamente a muoversi. I due ragazzi si misero ad osservare i loro compagni di viaggio: a bordo contavano 5 giocatori e 3 giocatrici più una decina di NPC che si occupavano della nave. I giocatori parlavano tra loro amichevolmente, qualcuno ci provava con la più bella delle tre ragazze ma Claudio e Nicolò sapevano cosa fare, andarono dal capitano e iniziarono a parlargli "Salve uomini di terraferma! Il mio nome è John Pitrey… Capitan John Pitrey!" disse caricando con un'enfasi particolare la parola "Capitan". Gli parlarono una seconda volta "Il viaggio non durerà molto! Ci basterà arrivare al limite di questo piano!" Gli parlarono una terza volta "Come saprete i piani hanno una forma circolare, come il coperchio di una botte di rum! Giunti al limite del piano si va incontro ad un baratro di morte ed oblio ma esiste una breccia in questo piano che può essere attraversata proprio lungo questo limite!" I due avevano ottenuto preziose informazioni "Ottimo" disse Claudio sorridendo. 
Provarono a parlargli una quarta volta ma il capitano si limitò a rispondere "Manca poco all'arrivo, vi conviene sedervi!" e dopo, ogni volta che vi parlarono, ripeté le stesse parole.
Passò qualche minuto e davanti alla nave comparve una nebbia densa proprio dove le acque cadevano verso il vuoto. "Oh mio Dio!" Urlavano gli altri passeggeri "Stiamo per morire!" "Questo era un'imbroglio!" "Non voglio morire". Claudio e Nicolò erano tranquillamente appoggiati al parapetto della nave e aspettarono, sentivano l''incessante precipitare dell'acqua ma non riuscivano a sentire quand'essa si infrangesse al suolo. Le onde tagliate dalla nave creavano schizzi che gli picchiettavano sul volto. 
I due aspettarono così, finché non attraversarono la nebbia. 

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Capitolo 7
*** Jolly cooperation! ***


Mentre quel velo grigio lentamente si dissipava i due amici iniziarono a vedere nuove acque e, davanti a loro, comparve un messaggio che diceva "Piano 1". Dopo aver attraversato la nebbia verso l'esterno, la nave si era ritrovata magicamente a procedere dall'esterno verso l'interno lasciandosi alle spalle la nebbia. Gli altri ragazzi a bordo tirarono un sospiro di sollievo nell'accorgersi di non essere sprofondati in un baratro senza fine. Il veliero procedeva verso la terra ferma e veniva affiancato, di tanto in tanto, da qualche volatile curioso; Claudio e Nicolò avevano distinto, mentre si trovavano ancora in alto mare, qualche albatro, di cui uno si era appollaiato sul cappuccio del ladro per qualche minuto, ma, man mano che il porto della città si avvicinava gli albatri cedettero l'aria ad un ingente numero di falchi che svolazzavano da una parte all'altra.  Passò ancora qualche minuto prima che la voce del capitano prorompesse in mezzo a quello sbattere d'ali, annunciando "Bene, pendagli da forca! Stiamo attraccando or ora nel porto di Kokari!"
Non appena la nave fu del tutto ferma i due ragazzi salutarono in fretta e furia gli altri compagni di viaggio e provarono più volte a parlare col capitano, il quale però continuava a ripetere "Godetevi la vostra permanenza a Kokari!", poi si gettarono tra le vie della nuova città.
Kokari era una città che a prima vista ricordava la Città d'Inizio ma che, allo sguardo di un occhi attento, rivelava interessanti differenze. Le case, le architetture erano incredibilmente simili ma i profumi che attraversavano l'aria, i colori che scintillavano negli occhi erano diversi: Claudio passeggiando per la Città d'Inizio veniva solleticato dal profumo di un qualcosa che gli ricordava le mele o, talvolta, le pere, in questa invece riconosceva chiaramente i profumi di pesche e fragole. Le merci in esposizione sulle varie bancarelle erano più ricercate: alcuni mercanti vendevano anelli, preziosi e simili altri stoffe e metalli dai colori assurdi. Per di più la città era popolata in prevalenza da NPC a differenza del luogo da dove avevano iniziato il loro viaggio in cui il prevalere di giocatori era particolarmente marcato. Ma c'era un altro dettaglio particolarmente interessante e che non aveva bisogno di un occhi particolarmente attento per essere notato: appese fuori dalle finestre delle case, sopra alcuni tetti, accanto alle porte delle locande si trovavano delle grosse gabbie per volatili. Alcune erano aperte mentre in tutte quelle chiuse dei falchi salterellavano da una parte all'alta emettendo talvolta qualche verso. Quando i due ragazzi si misero ad osservare il cielo in effetti notarono un confuso via vai di falchi, di cui alcuni trasportavano piccole pergamene nelle zampe, pochi altri dei piccoli pacchetti regalo (probabilmente oggetti) e la maggior parte si divertiva semplicemente a svolazzare per l'aria.
"Certo che è uno spettacolo incredibile" disse Nicolò fissando i volatili che si aggiravano in volo sopra alle loro teste.
"Tu non sai stare in mezzo ad una folla di persone mentre sei tranquillissimo in mezzo ad uno stormo di volatili che ti potrebbero beccare via gli occhi? Certo che sei strano…" commentò Claudio incamminandosi verso la via del mercato.
"Lo prendo come un compimento!" rispose l'amico seguendolo con la testa al cielo, rischiando così di sbattere contro 2 o 3 NPC.

La via del mercato era lunghissima tant'è che, a prima vista, Claudio aveva pensato che l'amico avrebbe potuto avere una delle sue crisi e che quindi sarebbe stato meglio percorrere un'altra strada, ma si era poi accorto che in quella via erano presenti solo gli NPC mercanti e una manciata di giocatori che osservavano, chi delle pozioni, chi delle spade.
"Certo che è strano che ci siano così pochi giocatori" osservò Nicolò mentre controllava delle pergamene intonse sulla bancarella di un anziano.
"Stavo pensando la stessa cosa" rispose Claudio "Certo molti di loro si sono fermati al primo piano" disse avvicinandosi ad un mercante di veleni e guardando i prezzi dei diversi articoli "Ma credo che ci sia anche dell'altro"
"Beh…" iniziò il bardo dopo aver acquistato tre rotoli "Alla fine la totalità di questo piano è stata esplorata; è probabile che molti dei giocatori che si erano fermati qui si siano già mossi verso le altre città e alcuni potrebbero anche essersi spinti al secondo piano"
Claudio a quelle parole venne come folgorato da un nuovo pensiero: Nicolò aveva ragione, molti giocatori erano più avanti di loro e Luna poteva trovarsi tra loro… Era una ragazza forte, intraprendente, avrebbe potuto far parte della prima linea senza problemi… Doveva trovare un modo per raggiungerla… Forse… Forse avrebbe dovuto trovare il modo di entrare nella prima linea… Sarebbe riuscito a trovarla… Si voltò verso Nicolò per esporgli i suoi pensieri; lui stava leggendo la descrizione di una pozione che aumentava la velocità del ripristino del Mana. Ma, prima che Claudio potesse sillabare un suono, Nicolò osservò una pietra nera controluce e aggiunse "Sai? Stavo pensando che dovremmo trovare un modo di unirci alla prima linea" poi lo guardò negli occhi con quello sguardo che diceva "Tranquillo ho capito tutto". Claudio conosceva molto bene quello sguardo di Nicolò; l'amico anche nella vita di tutti i giorni era in grado di capire tutto quello che gli altri stavano pensando solo a partire da un segno impercettibile: uno sguardo distratto, un movimento rapido della mano, una parola particolarmente accentata erano per lui rivelatori di realtà che scappavano a tutti gli altri. Per questo tutti odiavano giocare a un qualsiasi gioco di carte con lui: nello stesso momento in cui l'avversario prendeva in mano le carte lui sapeva se tra quelle c'era un carico, il sette bello o una napola. Capiva tutto al volo e le volte che sbagliava lo faceva di proposito per mangiare il tre di briscola o fare una scopa all'ultimo. Eppure di partite ne perdeva parecchie perché aveva una sfiga incredibile; Claudio ancora si ricordava di una volta che avevano giocato insieme e, senza aver visto una briscola, erano riusciti a totalizzare 50 punti, un risultato incredibile. Nicolò leggeva le persone come dei libri ma lui era imperscrutabile, nessuno lo capiva, nessuno lo poteva capire: se gli altri erano dei libri lui era un codice cifrato che poteva essere capito solo da se stesso, la faccia da poker più criptica di sempre. Nicolò era quello: il ragazzo che sapeva leggere le persone e che nessuno sarebbe riuscito a leggere.
Ma a Claudio non importava; voleva bene all'amico ed era felice di essere capito così, al volo, era contento di quell'intesa che c'era tra loro, allora sorrise distrattamente "Sei sicuro che la tua agorafobia non ti darà problemi?"
"Ah… Non ti preoccupare, ripeterò qualche canto della Gerusalemme Liberata quando saremo in mezzo al casino ahahahah" rise mettendo al suo posto la pietra "Comunque prima di qualsiasi movimento di questo genere dovremo perlomeno trovare gli altri. Hanno solamente un giorno di vantaggio rispetto a noi quindi…"
"Quindi abbiamo la possibilità di trovarli presto a differenza di Luna…" concluse guardando a terra.
"Non temere" disse poggiando una mano sulla spalla dell'amico "la troverai. Ora però dobbiamo trovare una locanda o ci troveremo nei guai…"
"Coniuga ancora una volta il verbo trovare e ti meno!"

Dopo qualche minuto di cammino, attraverso vie quasi deserte, i due giunsero davanti alla porta di una locanda, sopra alla quale pendeva una gabbia contenente un falco che li osservava.
"Certo che questi falchi ti mettono un po' d'angoscia…" disse Claudio ricambiando lo sguardo del pennuto.
"Non essere così astioso…" commentò Nicolò spalancando la porta.
Il piano terra della locanda non era particolarmente ampio. Un uomo, che avrà avuto circa quarant'anni e che aveva un paio di assurdi baffi neri a manubrio, dietro al bancone stava pulendo dei bicchieri con un panno giallo. Sul bancone  erano accumulate bottiglie di diversi colori e forme, alcune erano più panciute, altre slanciate e altre ancora di forma prismatica. La parte destra del piano era piena di tavolini tondi in legno scuro, sui quali era presente una piccola statuetta rappresentante un falco appollaiato su un trespolo, e sedie dello stesso materiale. Il tutto era illuminato da un lampadario di ferro quasi arrugginito con nove candele accese sulle dieci possibili e da un camino che scoppiettava rompendo il silenzio di quella stanza. A parte i due ragazzi e l'NPC con i baffi assurdi era presente un solo giocatore vestito con un'armatura in ferro che stava bevendo del liquido di colore azzurro da una bottiglia di forma conica con un opulente tappo in vetro raffigurante una cornucopia.
I due fecero poco caso al giocatore che  portava nel fodero una spada lunga ed andarono a parlare con l'NPC il quale gli affittò una stanza per quella notte al prezzo di 9 monete d'oro (grazie all'abilità di Claudio ebbero lo sconto di una moneta). Mentre il duo aveva iniziato a salire le scale la voce del giocatore proruppe alle loro spalle "Siete un bardo e un ladro… Come avete fatto ad arrivare vivi fino a qui? Ahahahah"
Nicolò e Claudio si fermarono a metà della prima rampa e dopo essersi guardati negli occhi tornarono verso il giocatore mentre Claudio rispondeva "Siamo arrivati qui perché siamo abili"
"Bah… Dal vostro aspetto non direi" aggiunse voltandosi verso i due. Il ragazzo aveva gli occhi marroni e i capelli dello stesso colore, un naso nella norma ed un labbro che si spezzava in un ghigno di sufficienza.
"Se avessi ancora il mio liuto glielo spaccherei in testa" bisbigliò il bardo all'orecchio del ladro.
"Dite un po'… Cosa fate in questa città?"
"Stiamo cercando dei nostri amici e abbiamo deciso di spingerci il più avanti possibile" disse Claudio fiero.
"Mah… A vedervi così credo che non sopravviverete a lungo"
Claudio fu preso da uno scatto d'ira: la sua mano corse al fodero dove era riposto il pugnale ma venne fermato da Nicolò che gli sussurrò "Se fossimo in un gioco normale anche io lo ucciderei ma ricordati che ucciderlo qui vuol dire ucciderlo sul serio"
Claudio si bloccò e fece ricadere il braccio lungo il fianco "Gli aspetti possono trarre in inganno" si limitò a dire.
"Raramente i miei giudizi sbagliano" disse il giocatore in armatura con un tono da saccente che fece rimpiangere a Nicolò d'aver fermato poco prima l'amico "Vabbè… Stare in mezzo a delle pulci come voi mi deprime… Ci vediamo… Sempre che voi sopravviviate" disse alzandosi dalla sedia ed uscendo dalla locanda.
"Ma chi si crede di essere quel tipo?" sbraitò Claudio prendendo a calci la sedia su cui poco prima era seduto quel tipo insopportabile.
"Non ne ho idea però era davvero insopportabile" rispose Nicolò analizzando la bevanda azzurra quasi terminata; lesse la descrizione "Estratto di Bacca del Cielo. La pianta che produce le bacche da cui si ricava questo estratto cresce soltanto sui picchi innevati del 48° piano, ciò la rende una bevanda particolarmente costosa". Il ragazzo chiuse la finestra della descrizione e aggiunse "E da quel che beve deve anche essere uno snob che se la tira".

I due amici trascorsero la notte chiusi nella stanza. Claudio nel letto si rigirava cercando di scrutare nel profondo un'idea che lentamente si stava affacciando dalla sua mente mentre Nicolò si era messo alla scrivania a riscrivere sulla pergamena qualche poesia di Montatle. Quando fu giunta la mezzanotte Nicolò aveva appena trascritto "l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare" quando si accorse di aver ricevuto un messaggio da Antigone lo aprì e lesse. La ragazza gli raccontava che da quando il boss del primo piano era stato sconfitto alcuni giocatori del piano zero avevano fatto armi e bagagli ed erano partiti sentendosi più al sicuro; chiedeva poi dove si trovassero al momento i due ragazzi e esternava tutte le sue preoccupazioni nei confronti di quello che avrebbe serbato il futuro a lei in primis e al bardo poi. Nicolò rispose alla ragazza spiegandogli la loro situazione e sorvolando la loro idea di unirsi alla prima linea; non voleva farla preoccupare inutilmente. 
Quando ebbe risposto ad Antigone notò che la finestra della stanza era socchiusa e solo allora si accorse che il letto di Claudio era vuoto "Sarà andato a fare i suoi soliti furterelli… Vabbè almeno assaggeremo qualche frutto di questo piano ahahah" pensò lui. Spalancò la finestra e si sporse per guardare la notte in tutta la sua cristallina presenza. Quasi tutti i falchi stavano dormendo nelle rispettive gabbie mentre qualcuno ancora volteggiava da una parte della città all'altra. Il ragazzo si perse a seguire il volo di uno di questi che lentamente planava dal cielo e si andava a posare sul polso di una giocatrice in piedi lungo la via dove si trovava l'entrata della locanda. Era una ragazza incappucciata e vestita di nero che si confondeva nell'ombra, quando questa si accorse dello sguardo del ragazzo gli sorrise, rivelando dei brillanti occhi azzurri e un sorriso timido ma incredibilmente sincero, poi entrò nella locanda sparendo alla vista di Nicolò.

La mattina dopo i due si svegliarono alle 6:30 e scesero subito al piano inferiore della locanda per mettere qualcosa sotto i denti. Ordinarono un krentio: un dolce che aveva l'aspetto di un muffin ma che si scoprì avere il sapore di una brioche alla crema.
Dopo questo ennesimo scherzo del mondo di gioco si diressero verso le porte della città alla ricerca della bacheca delle quest. Non appena la trovarono si accorsero che un gruppetto di quattro giocatori era già davanti ad essa per consultare le missioni disponibili per quel giorno. I due amici si avvicinarono e distinsero gli abiti di un barbaro, di un chierico, di un guerriero e di una maga. I due ragazzi si misero a leggere le varie missioni senza far troppo caso a quei giocatori e, anche questi, non li degnarono di uno sguardo. Ad un tratto Claudio si voltò distrattamente verso il guerriero che, stranamente, ricambiò lo sguardo. In quel momento due gridi squarciarono il cielo: "ROBERTO!!!!!" "CLAUDIO!!!!!" a quelle urla seguì l'abbraccio tra i due e un confuso guardarsi intorno degli altri quattro che avevano assistito a quella scena. Fù in quel rimbalzare di occhi storditi che gli amici si riconobbero "CLAUDIO! NICOLÒ!" urlò il barbaro "ALESSANDRO! ROBERTO! CAMILLA! RICCARDO!" gli fece eco il bardo.
A quel ritrovo così inaspettato, così casuale fece seguito il momento degli abbracci, dei ritrovi, per poi proseguire nello scambio di informazioni riguardo le classi scelte. Claudio e Nicolò esposero per primi la loro scelta poi fecero seguito gli altri: Alessandro aveva scelto la classe di barbaro, infatti indossava il set base completo della classe di barbaro che si componeva di gambali, guanti, corazza e elmo di ferro (incredibilmente simile all'elmo di York) ed aveva acquistato un semplice spadone a due mani; Roberto indossava il set base del guerriero composto di gambali, guanti e corazza in pelle e un elmo uguale a quello di Alessandro ed aveva equipaggiato nella mano sinistra una spada lunga e nella sinistra uno scudo di ferro semplice; il set base del chierico, ossia quello di Riccardo, si componeva di una lunga tunica bianca, dei guanti bianchi e una tiara che però si rifiutava di indossare, aveva inoltre equipaggiato nella mano destra una mazza semplice e nella sinistra una campana di stagno; Camilla invece indossava una lunga tunica color porpora, un cappello a punta del medesimo colore, dei guanti neri e reggeva, con entrambe le mani quando non era appoggiato a terra, uno scettro di noce. 
Fu proprio la ragazza che pose una domanda che le frullava nella testa dal primo istante che li aveva visti, mettendo fine a quel bel momento, "Ma voi due, quando c'è stato il lancio del gioco, non avevate il recupero di fisica? Come mai siete qui anche voi?"
"Conoscendoli hanno saltato le lezioni e sono entrati comunque ahahahah" scherzò Riccardo.
"Beh a dire il vero…" balbettò Nicolò poggiandosi la mano dietro la nuca.
"A dire il vero cosa?" si spazientì Camilla.
"A dire il vero abbiamo effettuato l'accesso quattro giorni dopo il lancio del gioco" concluse Claudio deciso.
Calò un silenzio assolto tra i componenti del gruppo. I quattro amici appena ritrovati squadrarono il bardo e il ladro nella speranza che svelassero lo scherzo. Ma così non fu.
"SIETE DEGLI IDIOTI!" gli urlò contro la maga "COSA VI HA FATTO PENSARE DI POTER ENTRARE QUI DENTRO COME IN UN GIOCO QUALSIASI?! LO SAPEVATE CHE NON SI POTEVA USCIRE! SAPEVATE CHE QUESTO ERA UN GIOCO MORTALE! LO SAPEVATE! LO SAPEVATE!"
Dopo che ebbe gridato in faccia questo ai due ragazzi cadde in ginocchio piangendo. Camilla nel loro gruppo aveva assunto la parte della sorella maggiore di tutti ed era normale che si fosse preoccupata così tanto per quella scelta così assurda ai suoi occhi. Claudio fece per avvicinarsi ma Nicolò lo fermò: lui e Camilla erano come fratello e sorella, lui era sempre disposto ad ascoltare le sue scenate isteriche quando doveva mandare a quel paese amiche e fidanzati e lei era sempre disposta ad ascoltare i voli icarei dell'amico.
"Sì" iniziò a dire Nicolò poggiandole una mano sulla testa (lei era la sorella maggiore di tutti ma lui era il suo fratello maggiore) "Sapevamo tutto, sapevamo che questo gioco era in realtà una trappola mortale dalla quale si può uscire solo a gioco completo… È proprio per questo che siamo qui: non potevamo restare là fuori sperando che voi tornaste, volevamo essere qui, a combattere al vostro fianco, volevamo renderci utili e abbiamo deciso di combattere con voi! Non potevamo lasciarvi soli in questo mondo assurdo e poi… Ammettiamolo… Claudio è il migliore giocatore nel nostro Party"
"Ehi!" disse Roberto conscio di essere allo stesso livello di bravura del ladro.
"Va bene, va bene" ridacchiò Nicolò "Il migliore giocatore del nostro Party alla pari di Roberto… Va meglio così?" e dopo aver ricevuto un cenno di assenso da parte del guerriero tornò a guardare Camilla "Siamo venuti qui dentro per portarvi fuori da questo mondo, per tornare al nostro mondo tutti insieme" e concluse il suo discorso sorridendo alla ragazza.
Lei guardò l'amico e asciugandosi le lacrime si voltò dall'altra parte aggiungendo "Siete degli idioti…" ma dal tono di voce Nicolò riuscì a capire che la ragazza aveva capito le loro motivazioni.
"Bene!" disse Claudio soddisfatto "Ora che tutto è stato chia…" ma non riuscì a terminare la parola "chiarito" che Alessandro e Riccardo lo presero per le due braccia.
"Ah no!" iniziò Alessandro.
"Lei signorino non ce la racconta giusta!" continuò Riccardo.
"Qui c'è qualcosa che puzza!"
"Qui c'è del marcio!"
"Lei, caro il nostro ladro, non ha raccontato la storia per intero!"
"Lei, caro il nostro ladro, è anche qui per fare il paladino!"
"C'è forse una ragazza che sta cercando?"
"C'è forse una luna che è scappata dal suo cielo?" Riccardo marcò con particolare enfasi la parola "luna".
"Chi vi ha scritto questo stupidissimo copione? Quell'idiota di Nicolò?" li interruppe il ladro divincolandosi dalla loro presa congiunta e facendoli scivolare a terra.
"Non guardarmi male! Io questa volta non c'entro nulla" disse il bardo difendendosi.
"Sta di fatto che…" continuò Alessandro rialzandosi.
"…che sei qui anche per cercare lei…" disse Riccardo che fu aiutato dal barbaro a rimettersi in piedi.
"…la tua bella Luna" concluse Roberto tirandogli una pacca sulla spalla.
 I ragazzi continuarono a canzonarsi vicendevolmente per un'altra decina di minuti poi ognuno rivelò il suo nickname: Claudio e Nicolò si presentarono come Ashel e Orpheus poi fu il turno degli altri; Alessandro si era chiamato "Gabél", Roberto "Ziopio", Camilla "Mineritt" e Riccardo "Symon". Dopo l'ultimo scambio di convenevoli il gruppo decise di rimettersi alla ricerca di qualche quest.
"Ooooh fantastico! Io mi prendo questa!" disse Nicolò digitando sul comando "Accetta" della missione che cos' recitava: 
"Nome missione: È tempo di mietitura! 
Luogo: Fattoria Duenol
Richiesta: È il periodo ideale per arare i campi ma il vecchio fattore in questo periodo è indisposto dai una mano al contadino ad arare una porzione dei suoi possedimenti per ricevere la ricompensa!
Compenso: 25 monete d'oro"
"Ma ti vuoi mettere ad arare i campi?" disse Alessandro ridendo.
"Innanzitutto in un luogo aperto e tranquillo come una fattoria non dovrei avere attacchi di agorafobia e, per di più, quando da bambino andavo dai miei nonni per l'estate, mio nonno mi dava in mano il falcetto e mi insegnava a mietere le spighe di grano!" rispose Nicolò.
"Ah sì? E quante dita hai staccato a quel povero vecchio?" chiese il barbaro ridendo più di prima.
"Due" rispose serio il bardo e, dopo 5 secondi abbondanti di silenzio, proruppe in una risata che svelò lo scherzo.
Claudio, ancora su di giri per aver ritrovato gli amici, diede una rapida occhiata delle quest in bacheca. Anche se erano riusciti a portare a compimento uno dei due obbiettivi che si erano preposti dovevano ancora salvare Luna e non potevano assolutamente adagiarsi sugli allori. Certo, ora potevano rilassarsi ed evitare le lunghe marce serrate ma avrebbero evitato in ogni modo giornate improduttive. Scorrendo la lista aveva trovato una missione che lo intrigava tantissimo. Livello richiesto 6, massimo due membri, lauta ricompensa( 100 monete a testa) e la possibilità concreta di droppare oggetti utili, soprattutto per queste prime fasi di gioco. Doveva solo recarsi nel luogo indicato sulla mappa una volta accettata la quest e questa sarebbe partita automaticamente. Fece vedere la missione a Roberto  che, ridente, accettò di accompagnarlo 
“ Quindi si iniziano a menare le mani? Non chiedevo di meglio” un ghigno perverso si dipinse sul volto del ladro.                                                                       
“Facciamo come al solito?”
“Chi ne butta giù di piu?”
“30 monete che vinco” disse sicuro Roberto
“Andata, posta in palio 30 monete” controbatté deciso Claudio “preparati a perdere”                                                              Il guerriero lo fissò, poi sorrise “Domani si va a caccia di banditi, ragazzo!” gridò esaltato.
Alessandro, Riccardo e Camilla invece scelsero una missione in cui dovevano ritrovare un oggetto che un NPC aveva perso in una precisa zona della città.
 
Siccome tutte le missioni avrebbero avuto inizio il giorno dopo i ragazzi decisero di fare due passi nei pressi della città. “Uao! Non me lo aspettavo assolutamente così!” esclamò Riccardo appena l’edificio comparve all’orizzonte ” E’ molto più grande di quello che mi aspettassi!” fece eco Camilla                                                                                                                                                                 Avevano sentito parlare di quel luogo da alcuni players nei pressi della bacheca che vociferavano su un item particolare, su una sorta di patto che avevano stretto con una qualche divinità o qualcosa del genere, poco oltre la zona sicura della città. Dicevano che vi si arrivava facilmente,che il sentiero da percorrere fosse nei pressi del portale della città e che fosse breve ed al sicuro dai mostri feroci ma la zona ricca di surrogati di animali che droppavano carni.  Bhè i sei, dopo aver deciso di comune accordo che valeva provare a visitare quel luogo, avevano intuito che si sarebbero ritrovati nei pressi di una chiesa ma mai la avrebbero immaginata così maestosa. Essa infatti poteva vantare approssimativamente 34\35 metri di lunghezza, per una larghezza di 29. Claudio notò subito un braccio del transetto che sporgeva di circa una decina di metri dal corpo centrale ai tre quarti della lunghezza totale ed intuì la pianta a croce latina di quel tozzo edificio in uno spoglio stile romanico. Le uniche decorazioni poste esternamente su transetto e superficie laterale erano infatti poche e spartane finestre in vetro colorato, con tonalità che variavano tra verde smeraldo, rosso acceso, giallo e blu oceano. Il frontone invece presentava un grande portone, alto un paio di metri, decorato con borchie in ferro arrugginito, così come i cardini, due colonne postili che, probabilmente, andavano poi a tripartire l’interno ed un ultimo elemento di congiunzione di circa quattro metri, posto tra la sommità del portone e l’estremità inferiore del rosone che raggiungeva il diametro di tre metri. Quest’ultimo era poi diviso al suo interno in otto parti colorate, mediante braccia di metallo dorato che andavano a congiungere il perimetro interno del cerchio con quello esterno di un più piccolo cerchio dorato, il tutto ricordava un sole splendente.  Tutto l’edificio era alto, ad occhio e croce una decina di metri. Gli ultimi elementi che attirarono la loro attenzione furono un’altissima betulla che si innalzava tra la parete alla loro destra dell’edificio ed un porticato colonnato, che decisero di andare a vedere dopo aver scoperto cosa custodisse quella chiesa. Una volta all’interno, effettivamente diviso in tre navate tanto il corpo centrale quanto il transetto da una serie di archi a tutto sesto e pesanti colonne in mattone a forma di parallelepipedo, i sei rimasero in silenzio, quasi intimoriti dalla  maestosità di quel luogo, dirigendosi verso l’abside posto sulla parete all’altro lato dell’edificio, dove sembrava quasi attenderli una statua in legno dorato dalle fattezze femminili ed una lastra di pietra. Non notarono nessun NPC nei pressi dell’altare su cui poggiava quella che quasi sicuramente era la rappresentazione della divinità e ciò gli parve strano. Avevano ormai intuito che quel luogo fosse sede di una delle tante covenant che sicuramente erano disseminate qua e là nel mondo di gioco, ma l’assenza di un NPC che spiegasse loro i vantaggi del patto gli fece storcere il naso. Qualcosa non quadrava. Nella lenta camminata di avvicinamento all’altare passarono in mezzo a file e file di panche di legno consunto, sulle quali parecchi players erano raccolti in preghiera.                                                                                           “ Anche in una situazione come questa la gente non riesce a far a meno di affidare la propria vita alle mani di esseri superiori” bisbigliò assorto Claudio                                                                                                                                           “Sì, però guarda” rispose Nicolò, a bassissima voce ”quanti saranno? 30? 40? Osserva. Ci sono tantissime etnie diverse e molto probabilmente nemmeno credono allo stesso dio” fece una pausa, ritrovandosi ad ammirare l’immenso ma spoglio spazio che si andava a creare laddove il transetto si intersecava con le tre navate, poi riprese “eppure sono tutti qui, uniti assieme in questo luogo di culto senza alcun pregiudizio. Non lo trovi meraviglioso?”                                                                                                                                           Claudio si guardò intorno ed un sottile sorriso gli increspò le labbra. Annuì. Tolleranza. C’era voluto un gioco mortale per insegnare, forse, alle persone il significato di questa parola. 

Arrivarono davanti alla lastra e vi interagirono. Subito ognuno di essi sentì le parole calde e suadenti della dea risuonare nel proprio cuore
“Ragazzi, ragazze, benvenuti. Io sono Larmet, dea protettrice della famiglia e dei bisognosi. Se cercate riparo in me lo troverete. Se cercate protezione io ve la posso offrire. Se necessitate di aiuto io posso intercedere per non lasciarvi alla mercé del pericolo. Io posso questo e molto altro. Riponete in me la vostra fiducia ed io sarò sempre accanto a voi, mai sarete lasciti soli”                                                                                                                                              
Nel HUD di ciascuno dei sei comparve  la richiesta di affiliazione al patto ed solo due risposte possibili: o sì o no. I sei decisero di spostarsi nel chiostro esterno per consultarsi qualche istante prima di unirsi alla loro prima covenant. Vi arrivarono mediante una porta posta nel transetto che si affacciava direttamente su di esso. Si sedettero sull’erba, ai piedi di un’alta conifera.
“ Direi di unirci al patto. Cosa ci costa, in fondo?”esordì Alessandro                                                                               “Nulla. Ma non sappiamo neppure che vantaggi ne potremmo effettivamente trarre” rispose Camilla
Roberto prese la parola “ Avete sentito la dea, no? Offre protezione. Di che genere non lo so, ma è pur sempre un qualcosa in più, sbaglio?”
“ Sì, però… “ disse Nicolò “c’è qualcosa che non mi torna… insomma, abbiamo pochissime informazioni su questo patto, perché dovremmo sceglierlo e fidarci? Poi le sue parole… non lo so, ma c’è un qualcosa che stona, non ti pare, Cloud? ”
“lo hai notato anche tu? Sembra tutto costruito apposta…."
“ Bhe, questo è un gioco, in fondo. Certo che lo è” constatò il bardo
“ Si ma quello che intendo è diverso… cioè: le sue parole, il suo essere donna, puntano tantissimo su un idea di sicurezza, forse troppo…”
“ La religione è l’oppio dei popoli….” Sussurrò distrattamente Riccardo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio
Nicolò lo fissò con una strana espressione in volto “ Cosa hai detto, scusa?” 
“ Niente, ho solamente citato…”
“ Lo so questo… Comunista… Quello che voglio dire è che… hai ragione!” si fermò qualche istante “ pensateci: noi ci abbiamo messo parecchio ad arrivare qui, ma i primi che hanno esplorato questo piano quando lo possono aver fatto?
Alessandro ci pensò un po’ “ Boh circa cinque giorni, perché?”
“ Perché… perché dopo cinque giorni, anche se hai avuto la fermezza d’animo di lasciare subito la città iniziale, inizi quasi sicuramente a farti qualche domanda sul gioco, se non l’hai già fatto!” continuò Camilla
“ Dubbi, preoccupazioni, paura…. Non è difficile che ad una persona normale possa succedere un qualcosa del genere, in fondo” rifletté Riccardo 
Poi fu il turno di Roberto “ E appena arrivi al primo piano, quando inizia il gioco vero e proprio, questo è il primo luogo che incontri, in pratica”
“ E casualmente ti trovi questa covenant, che ti dice poco dei vantaggi ma che ti promette un luogo sicuro in cui rifugiarti. Esatto” concluse Nicolò 
Delle parole si affacciarono alla sua mente, quasi volessero uscire da sole. Così Claudio iniziò a dire:
 “ Prima di compiere questo passo, mia dolce Marla, ascolta le mie parole. Una divinità è un essere egoista. Una volta con lei, essa  ti vorrà unicamente per sé”
“ COSA?” chiesero all’unisono Camilla, Roberto, Riccardo ed Alessandro
“Ci stiamo cacando sot…” la citazione di Nicolò fu interrotta subito da un’occhiata omicida di Claudio, che riprese subito il controllo e la parola “L’altro giorno, in biblioteca, ho letto questa fra…”
“Che biblioteca?” lo interruppe subito il barbaro
“ Ve ne parlerò dopo…”
“ Aspetta aspetta… Quella biblioteca?” chiese invece Camilla
Fu il turno di Riccardo ad interrompere: “ Ci sono biblioteche in questo mondo?”
“ Che io sappia solo una” disse Roberto “ Aspetta…Quella? Ma come è possibile?”
“ Quale biblioteca?” continuò insistentemente il player Gabél
“ Quella della quest del secondo giorno!” trillò Camilla “ma come hai..”
“ VE NE PARLO STASERA, CHE DIAMINE!” tuonò Claudio, zittendo il vociare della combriccola. Inspirò.         
“ Dicevo: l’altro giorno, in biblioteca, ho letto questa frase. Me ne ero completamente scordato. Anzi, non avevo neppure idea di cosa significasse, probabilmente nemmeno le ho dato importanza” guardò Nicolò negli occhi “e se significasse che puoi unirti ad una sola covenant in tutto il gioco?”
L’amico riacquistò subito la serietà dopo quel comico siparietto, ci pensò un attimo sù, poi rispose “Potrebbe essere, certo. Potremmo quasi vedere questa covenant come una grande presa in giro: probabilmente ha pochissimi vantaggi ma un altissimo numero di adepti e nessuna possibilità di uscirne” un sorrisetto maligno increspò le sue labbra“ Comico direi. L’ideatore del gioco sembra essere un gran burlone, eh?”
I sei si sdraiarono sul prato, raccogliendo pensieri ed idee. La prima vera decisione importante del gioco, forse. Negli attimi di stasi ognuno, in cuor suo, valutò pro e contro della scelta che avrebbero a breve compiuto. Nella zona soffiava una leggera brezza che faceva frusciare le fronde del grande albero vicino a loro. La sera stava inesorabilmente avanzando ed ognuno sapeva che a breve sarebbero dovuti tornare in città. Il tempo passava ed il chiostro iniziava ad animarsi: alcuni dei giocatori che avevano visto raccolti in preghiera ora  passeggiavano tranquillamente attorno a loro, chiacchierando distrattamente del più e del meno. Comparvero anche diversi NPC, per la maggior parte uomini di mezz’età, vestiti con lunghe toghe azzurre decorate con una filigrana dorata, sorretta all’altezza della cintola da una corda porpora. Probabilmente uno di essi era l’alto sacerdote di quel luogo e probabilmente era anche colui al quale avrebbero potuto chiedere delucidazioni sul patto. Sia Claudio sia Nicolò erano però certi che per ottenere qualche informazione sarebbero dovuti diventare seguaci della dea Larmet, cosa a cui nessuno dei due sembrava tenere particolarmente.
“Quindi? Che si fa adesso ragazzi?” chiese dopo qualche minuto Riccardo
“ Se posso dire la mia” iniziò Alessandro, rimettendosi seduto “non essendo sicuri della scelta unica per la covenant, rischiare non ci costa nulla”
“ Già, almeno avremmo qualche vantaggio anche noi” lo sostenne Roberto
“ Sentite ragazzi” intervenì subito Claudio “Premettendo che il mio è solo un consiglio e che ognuno di voi è libero di agire come preferisce, suggerirei di aspettare. Perlomeno, io non mi unirò a questo patto e credo neppure Nicolò lo farà” cercò con lo sguardo la complicità del bardo, che subito prese la parola
“ Giusto. Questo mondo ha le sue regole, le sue leggi e la sua storia. Non me la sento di rischiare così tanto, mi fido di questa nostra interpretazione” poi aggiunse “ il mio consiglio è lo stesso di Claudio, comunque. Aspettiamo. La fretta è cattiva consigliera, no? Documentiamoci, chiediamo qualcosa agli altri player, ricerchiamo indizi in qualche oggetto particolare che possiamo trovare in zona, magari. Ma riduciamo al minimo le decisioni avventate. Ci state?" 
Nessuno ebbe nulla da obbiettare, effettivamente la proposta di Nicolò sembrava la cosa più saggia da fare. Prima di andarsene però Nicolò parlò individuò un giocatore isolato lì vicino e, dopo un minuto scarso di dialogo, tornò nel suo gruppetto.
“ Problemi?” chiese Claudio 
“ Non Proprio, aspetta qualche secondo” Rispose il bardo “ ho solamente chiesto a quel ragazzo se poteva inviarmi il testo dell’oggetto del patto di Larmet che, per inciso, è un anello di metallo lucido con una pietra in vetro azzurro, niente di più. Sai no com’è, vero? Curiosità” sorrise
Dopo qualche istante di attesa riprese a parlare
“ La dea che tutti accoglie e tutti protegge. Il suo culto è uno dei più antichi oggi conosciuti. Si dice che sebbene essa possa parlare ai cuori di tutti, solo l’alta sacerdotessa Marla,la caritatevole, sia riuscita a comunicare con lei” riprese fiato, poi continuò “equipaggia quest’oggetto e potrai essere protetto da più compagni del dovuto. In situazioni di pericolo sarai inoltre riportato al sicuro dalla forza di Nostra Signora” 
“Altro?” chiese Claudio 
“ No, ma almeno sappiamo che la frase che ti ricordavi c’entra con la dea Larmet”
“ Già, probabilmente questa Marla è la stessa…. Punto a favore per il lasciar perdere il patto, direi”
Gli altri annuirono con poca convinzione, ormai più preoccupati dei brontolii dei loro stomaci che della covenant.

La serata dei sei alla locanda scivolò tra le dita come l’idromele per le loro gole. Parlarono allegramente come non facevano da molto tempo ormai, seduti sulle spartane sedie del locale. Ad argomenti leggeri e divertenti alternarono i racconti delle loro due settimane nel gioco, Claudio aggiornò tutti su ciò che aveva appreso nella quarta città, spiegando le meccaniche di gioco che erano ancora oscure ai più, di contro Roberto trasse un resoconto delle ragazze, a suo dire, più avvenenti incontrate in quei giorni.
“ C’è ancora una cosa che non mi quadra” disse ad un certo punto Nicolò “quando abbiamo sentito quei ragazzi parlare alla bacheca avevano accennato ad un portale ed io pensavo fosse il portone di ingresso della città, ma la strada la abbiamo trovata un po’ fuori dalle mura, se ben ricordo...”
“ Macché portone di ingresso!” rise Camilla “ il portale! Non dirmi che non ne sapevi nulla!”
“ Effettivamente no, io stesso avevo la stessa idea del nostro bardo” s’intromise Claudio, di ritorno dal bancone della locanda con due caraffe piene 
“ Il portale”  spiegò la ragazza “è un monolite, solitamente composto di tre blocchi di pietra, due dei quali posti verticalmente a sorreggere il terzo, adagiato sopra essi” bevve un sorso dal proprio boccale “serve praticamente da… teletrasporto. Porta automaticamente i giocatori da un posto ad un altro. ce ne sono di due tipi:”
“Quelli che mettono in comunicazione la fine del dungeon del passaggio di piano e quelli che portano alle varie città” concluse Riccardo, rubando la scena all’amica, che subito però riprese la parola, completando il discorso. Spiegò che i primi portavano unicamente al portale preposto nella prima città del piano successivo, mentre con quelli “cittadini” ci si poteva spostare tra le varie città, a patto che tutti i membri dell’attuale party di gioco avessero visitato la città di arrivo. 
“ E per quanto riguarda i party? Come funzionano esattamente?” chiese Claudio “cioè, il discorso dell’esperienza già lo sappiamo, ma la nostra conoscenza si ferma lì”
Fu il turno di Alessandro ” Allora, ogni party si compone di massimo 10 membri e permette sostanzialmente solo di vedere l’interfeccia degli altri utenti. Discorso diverso se i membri del party sono anche membri della stessa gilda. In quel caso si avranno buff più lunghi, cure più efficienti e altri bonus, dati soprattutto dalla classe del capogilda”
“ Oooh ragazzi, ideona!” gridò esaltato un brillo Roberto “fondiamo una nostra gilda!”
“ Non possiamo” rispose seccata Camilla “ dobbiamo essere almeno di livello 10”
“ Non ora, però lo faremo, questo è certo” disse Nicolò 
“ Ovviamente” rispose quella “anche perché porta parecchi benefit: una cassa comune, chat privata collettiva, condivisione istantanea di mappe, oggetti… quest speciali, un luogo di raduno di nostra proprietà e chissà che altro!” 
“Non vedo l’ora ragazzi!” gridò Roberto abbracciandoli, sempre più esaltato
“Ok, fine dei giochi” disse improvvisamente Claudio “ tu, ragazzone” batté il palmo della mano sul petto dell’amico “ domani mi servi lucido. E voi anche. Abbiamo da fare. Tutti a letto bambini miei, su” e indicò agli amici le scale. Questi, si alzarono ubbidienti ma, una volta passati dietro alla nuca del ladro, ridendo gli diedero uno scappellotto a testa (nell’ordine Roberto, Alessandro, Riccardo e Camilla) correndo poi su per le scale.
Claudio rimase impietrito, mentre Nicolò, piegato in due dalle risate, si avvicinò al ragazzo, per dargli anche lui un sonoro coppino. 
“Non osare. Non pensarci neppure” disse impassibile il ladro. Troppo tardi, la mano era già partita, il colpo arrivò in breve tempo. Nicolò si fiondò di corsa nella propria stanza.
“ Ve che tanto ci torno a dormire, eh!” gli urlò dietro Claudio, fingendo un tono arrabbiato mentre, in realtà, nonostante il collo rosso e pulsante quasi non riusciva a trattenere le risate. 
La mattina dopo il gruppo si ritrovò a far colazione verso le sette e trenta, chi con un bel mal di testa chi mantenendo le distanze da un Claudio che si fingeva ancora offeso dalla sera prima. Mangiarono ancora i krentio, come il giorno precedente, accompagnati da un “succo di miarne” che ne ricordava uno alla pesca. Dopodiché il gruppo si divise e, calcolando che si erano fatte le 8:00 e che le missioni sarebbero state piuttosto lunghe, decisero di darsi appuntamento alle 17:00 alla locanda.

Nicolò raggiunse in poco tempo la fattoria indicata nella missione. Il ragazzo parlò con il fattore il quale gli indicò la zona di terreno da arare, gli spiegò che aveva tempo fino alle 16:30 per terminare l'incarico e, dopo un lungo discorso sull'importanza del raccolto in quella fase dell'anno fondamentale per ottenere una farina di ottima qualità, gli prestò un attrezzo: una falce. Nicolò si accorse che poteva impugnare l'arma ad una mano o a due solo che, impugnandola a una mano, non riusciva a mietere  il grano con abbastanza efficacia: infatti quando impugnava l'attrezzo a due mani per ogni colpo di falce raccoglieva 5 spighe di grano, quando la impugnava ad una mano solo 2. Si erano ormai fatte le 13 e Nicolò procedeva con un'ottima andatura quando all'improvviso si accorse di un falco appollaiato su un palo della staccionata vicino al quale stava passando in quel momento. Il volatile e l'uomo si osservarono, il bardo si stava avvicinando quando si sentì urlare lì vicino "Attento alle spalle!" Nicolò si voltò di scatto e vide una vipera cornuta che si avvicinava lentamente a lui. Istintivamente il ragazzo con la falce menò un fendente dall'alto verso il basso che ricadde esattamente tra i due occhi della vipera shottandola per "Attacco mortale". Il cuore di Nicolò aveva accelerato improvvisamente per lo spavento, quando poi si fu ripreso si voltò verso il falco ma non c'era più. 
"Ehi!" urlò di nuovo la stessa voce di prima "Non mi ringrazi per averti salvato la vita?" il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di qualcuno finché non vide la ragazza di qualche sera prima seduta sotto un albero insieme al suo falco.
"Quindi quel falco che poco fa mi stava fissando è tuo" disse Nicolò andandole incontro.
"Già! Lui si chiama Fioren e il mio nome è Arcoas. Tu invece come ti chiami?"
"Mi chiamo Orpheus; piacere di conoscerti" disse sorridendo e appoggiandosi alla falce usata come bastone di sostegno.
"Stai svolgendo una quest?"
"Già, mi piace l'aria aperta e i posti poco affollati quindi questa era l'ideale… Te invece che ci fai qui?"
"Volevo conoscere il ragazzo che mi ha visto fuori dalla locanda" rise lei.
"Oh… Quindi mi stai stalkerando?!"
"No…"
"Mmm… Ahahahah! Sei simpatica sai?"
"Mah… Sei uno dei pochi che lo pensa…"
"Come mai dici questo?"
"Ah no niente… Lascia stare… Piuttosto non hai fame?"
"Beh a dire il vero" il ragazzo si passò la mano sullo stomaco "Avrei un certo languore"
"Vieni dai ti offro qualcosa!" la ragazza aprì il suo inventario e digitando tre tasti fece comparire una bottiglia di vino, due focacce e dei pezzi di formaggio.
"Wow ha un aspetto davvero invitante! Chissà quanto ti deve essere costato…"
"Ah niente! L'ho rubato!"
Nicolò stava bevendo un bicchiere di vino lo spruzzo dalla bocca come una fontana malfunzionante "Come rubato?! Ma…"
"Niente ma! Ho scelto la classe di ladro mica per starmene con le mani in mano!" disse porgendo un pezzo di focaccia al falco.
Nicolò mugugnò un attimo e poi finì il poco vino rimasto nel bicchiere.
I due passarono un'ora a chiacchierare del più e del meno e il ragazzo scoprì che la nuova amica frequentava il terzo anno in un liceo artistico vicino a Torino, era un'ottima giocatrice di scacchi e amava leggere romanzi rosa (quando scoprì questo Nicolò trattenne un piccolo infarto e passò oltre).
Intorno alle 14:30 il ragazzo si rimise all'opera continuando a parlare con la ragazza che rimase appollaiata sotto l'albero. 
"Ma quindi hai comprato il tuo Floren?" domandò lui raccogliendo 5 unità di grano.
"Già! Non so se hai notato ma in questa città ci sono un sacco di falchi" 
"Come se si potesse non notarlo" mugugnò Nicolò.
"Hai detto qualcosa?"
"No no… Niente" sorrise.
"Comunque ci sono delle botteghe dove i falchi si possono acquistare!"
"E cosa possono fare?"
"Ah ma un sacco di cose" rispose lei euforica "Alcuni li utilizzano per trasportare oggetti o messaggio oppure si possono utilizzare per localizzare persone, nemici o luoghi particolari!"
"Wow sarebbe comodo averne uno" osservò Nicolò tirando l'ennesimo colpo di falce; mancavano ancora una decina di colpi per terminare la quest e riusciva ad intuire che avrebbe terminato con qualche minuto di anticipo.
"Sai… non ho mai visto un bardo utilizzare un'arma" disse Arcoas mentre osservava il giovane mietitore.
"Infatti la falce non è un'arma è un attrezzo" puntualizzò lui… Ma poi interruppe il suo lavoro: è vero, la falce era un attrezzo, ma poco prima aveva ucciso un nemico con quell'arma… Questo voleva dire che!
"Ehi Orpheus tutto bene?" chiese la ragazza vedendolo assorto nei suoi pensieri.
"Devo finire tutto il prima possibile!" disse lui iniziando a tirare falciate a una velocità assurda.
"Ma cosa…?"
Dopo una manciata di secondi il campo era perfettamente arato, Nicolò restituì la falce al proprietario, ricevette la sua ricompensa, si affrettò a salutare Arcoas e iniziò a correre verso la locanda dopo aver concordato che si sarebbero rivisti il giorno dopo.
Arcoas rimase spiazzata da quella partenza improvvisa ma le donò un nuovo sorriso l'accorgersi che Orpheus le aveva inviato una richiesta d'amicizia.

“Pronto?
“Aspetta ancora un attimo Roberto. Voglio dargli un’altra contata”
“ Eddai muoviti. Non sto più nella pelle!
Claudio guardò l’amico, poi sbuffò. Gli sarebbe piaciuto nascondersi tra le fronde di uno degli alberi posti al limitare della raduna e colpire con le frecce i banditi rintanati in quel vecchio rudere, un forte ormai abbandonato da tempo, ma aveva scommesso con Roberto ed avrebbe giocato pulito. I nemici erano pochi e loro erano in due, non ci sarebbero dovuti essere problemi. Un lavoretto che sarebbe filato liscio come l’olio. Fremeva. Era da parecchio che non provava quella sensazione. Una delle ultime volte che i suoi nervi erano stati così tesi, i sensi così acuti, la mente che faceva mille congetture era stata durante uno dei suoi ultimi assalti, quando ancora tirava di scherma. Certo, la situazione era completamente differente, ma la tensione era simile. Doveva agire. Conteggio di dieci secondi poi avrebbe dato il segnale al compagno che sarebbe partito. Dopo venti secondi si sarebbe dovuto buttare nella mischia anche il guerriero, per consentire al ladro un paio di kill facili. Nove. Inspira. Otto. Espira. Sette. Accovacciati. Sei. Estrai il pugnale. Cinque. Cenno di assenso verso il compagno. Quattro. Occhi chiusi. Tre. Respiro profondo. Due. Pensa a lei. Uno. Apri gli occhi. Vivere o morire. Non c’erano ripari sfruttabili per un lavoretto stealth. Quindi, in men che non si dica, si ritrovò a correre verso ai nemici senza neppure accorgersene. Il ladro si mosse rapido e silenzioso, sembrava quasi che l’erba si aprisse al suo passaggio. Vide il primo nemico. Era di spalle. Con una mano gli tappò la bocca, mentre con l’altra lo sgozzò, tracciando un profondo sorriso nel collo del malcapitato, da sinistra a destra. Sangue. Uno schizzo gli bagnò la guancia, ma non se ne curò. Nessuno si era ancora accorto di nulla. Meno di tre secondi dopo si trovò di fronte ad un altro nemico e, senza far troppi complimenti, gli piantò il coltello nel ventre, lasciandolo accasciarsi agonizzante al suolo. E due erano andati. Sentì un colpo sibilare dietro di lui, scartò a destra, con la spada nemica che riuscì a malapena a graffiarli la guancia.  Meno 4 Hp, bazzecole. Si girò su sé stesso improvvisamente verso sinistra e lanciò il pugnale. Il nemico cadde con un tonfo sordo. Claudio si avvicinò al cadavere, estrasse l’arma dalla fronte, guardò la fessura e mormorò un soddisfatto “Però!”. Nel frattempo vide con la coda dell’occhio il compagno, ormai in piena mischia, accerchiato da quattro nemici, mente nell’aria risuonava il suono cupo di un corno da guerra. Ora la situazione si sarebbe complicata. Corse verso l’amico, che aveva già abbattuto uno dei quattro ed ora stava parando i colpi degli altri tre. Prese il coltello con due mani e, correndo, usò il colpo potente. Il “Crack” secco della spina dorsale dell’avversario ne decretò la morte. Fece un cenno col capo verso Roberto, poi sfruttò un carro per salire sopra le mura del forte. Si aggrappò alla merlatura e, sporgendosi leggermente, vide un’arciere che stava prendendo di mira il suo amico. Agì in una frazione di secondo: targhettò l’arciere, si lanciò contro il nemico, afferrò la sua testa tra le mani poi, dandosi la spinta coi piedi sulla cinta muraria, tirò una ginocchiata al malcapitato in pieno viso. Senza dargli il tempo di reagire lo finì con un colpo all’altezza del cuore. Ed erano cinque. Vide un altro nemico che stava correndo sulla cinta muraria verso di lui a spada sguainata. Ad essere sinceri era un’ascia, ma non gliene importò poi più di tanto. Scartò a destra, verso l’esterno delle mura ed allungò la gamba sinistra, facendo inciampare l’avversario. Questo, senza cadere a terra, cercò di colpire il ladro, ma non fu abbastanza veloce: nello scambio di colpi il nemico riuscì a malapena a cavare 15 Hp a Claudio che, in compenso, sferrò un “fendente triplo”, azzerando quelli avversari. Continuando a correre sulle mura arrivò all’altezza del portone principale del forte, dove un brigante stava armeggiando con una leva, probabilmente per chiudere il cancello, dato che i briganti fuori cadevano come moscerini sotto i colpi di Roberto. Non lo fece finire. Un paio di fendenti per indebolirlo, poi lo gettò dalle mura. I danni da caduta fecero il resto. Senza perdere tempo saltò subito giù, nell’aia interna del fortino, ammortizzando la caduta con il corpo di un brigante che stava correndo verso l’esterno. Lo uccise e poi ne targhettò un altro poco distante. Lo scontro non fu molto impegnativo, così come non lo furono i dieci seguenti. Piano piano, uno alla volta, i nemici caddero tutti.
Aspettò l’amico seduto con la schiena contro la cinta muraria, riprendendo fiato e controllando gli oggetti ottenuti. Pozioni curative, qualche razione alimentare, nessun equipaggiamento ma molti soldi, che non facevano mai male, e si rese conto che era ora di fare investimenti importanti: veleni, frecce, una seconda arma più potente, ingredienti per cucinare e oggetti per il futuro famiglio.
“ Uff! mamma mia che pippe” esclamò Roberto appena lo trovò ”allora? Quanti?”
“Prima tu” fece sorridente il ladro 
“ Bhe, in questo caso…” fece finta di pensarci un po’ su, poi fece pulsare per tre volte la mano destra aperta “..prova a battere il mio 15!
Claudio rise di gusto, si alzò, diede una pacca sulla spalla dell’amico, gli fece cenno di avviarsi verso la città, per parlare con un certo Jurda e riscuotere la ricompensa, senza dimenticarsi di sussurrargli all’orecchio il suo:
“19”.

 

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Capitolo 8
*** Jolly trioperation (C) ***


N.D.A. : iniziamo dall'episodio 8 ad utilizzare le sigle corrette ahahahah; scusateci. Comunque siete difronte al capitolo 8.1 al quale seguirà un capitolo 8.2 a distanza di qualche giorno. Tutto ciò è nato da un errore del signor Djianni che ha scritto un po' troppo... Tant'è che abbiamo deciso di dividere il capitolo 8 in due parti: una prima concentrata su Claudio ed una seconda che si sofferma un po' di più su Nicolò. Scusate sempre le nostre note ad inizio capitolo e buona lettura.

"Non ne parliamo; vi prego" diceva Alessandro mentre assaporava il piatto di verdure che aveva ordinato poco prima.
"Ma dai! Dovete raccontarci com'è andata la vostra missione!" insisteva Robero dopo aver posato il bicchiere di vino che si era scolato d'un fiato.
"Uffa! Il bracciale dell'NPC era caduto nelle fogne cittadine e avremo fatto fuori una decina di topi grandi quanto dei cocomeri!" rispose stizzita Camilla lanciando rumorosamente le posate nel suo piatto, facendo intuire agli altri che ricordare le cose viste durante la missione le faceva passare l'appetito. Ma, dopo nemmeno trenta secondi, riprese forchetta e coltello e riprese a mangiare.
"Abbiamo capito che è meglio non scendere nei particolari…" riprese Claudio sospendendo la frase per azzannare un pezzo di carne.
"Già…" si limitò a commentare Riccardo scosso da un brivido dovuto ad un ricordo particolarmente schifoso.
"Beh… Te invece Nico?" continuò l ladro dopo aver ridacchiato per la reazione del chierico.
"Mah… Niente di che… Ho mietuto alla grande, poi ho conosciuto una…" iniziò a raccontare Nicolò mentre mangiava un piatto di gnocchi con una salsa bluastra che, fortunatamente, sapeva di gorgonzola.
"Hai conosciuto una!?" disse Roberto sbattendo la bottiglia di vino, praticamente vuota, sul tavolo "E com'è? Vecchio casanova che non sei altro!"
"Togliete il vino a quell'uomo!" ordinò il bardo vedendo l'amico che diventava la resa dal vivo dell'Azzeccagarbugli al tavolo di Don Rodrigo.
"Noi glielo togliamo ma tu ci devi dire di più!" lo canzonò Claudio "E poi dove lasci Lesen e Antigone eh?"
"Marpione!" urlò Alessandro tirando una pacca sulla spalla a Nicolò che per poco non si ribaltava sul tavolo.
"Basta!" disse il bardo ricomponendosi "Sono solo delle amiche"
"Che ti scrivono regolarmente tutti i giorni" proseguì Claudio.
"Non è vero che mi scrivono tutti i giorni" ma Nicolò non fece in tempo a finire la frase che davanti a lui lampeggiò la notifica di un nuovo messaggio che gli altri a tavola videro benissimo.
"Chi è Nico?" chiese Riccardo con sguardo malizioso.
"Non sono affari vostri!" disse lui rosso come un peperone aprendo il messaggio e chiudendolo in fretta per far sparire la notifica (in quel breve lasso di tempo si accorse che era un messaggio di Antigone: decise che le avrebbe risposto più tardi)
"Comunque torniamo a parlare di cose serie" tornò a dire pulendosi la bocca col tovagliolo "Ho avuto la conferma di quello che Claudio ci diceva qualche sera fa: mentre mietevo il grano è comparsa una vipera cornuta e sono riuscito a ucciderla usando la falce!"
“Buono buono! Però” s’inserì Claudio “qui qualcuno deve pagare una certa scommessa. O sbaglio?”
L’occhiata nei confronti di Roberto fu piuttosto eloquente, il quale però preferì far finta di niente e continuò a sorseggiare dal proprio boccale
“ Davvero?” chiese in tono scherzoso Riccardo
“Già” riprese il ladro “qui qualcuno non si rende conto che non si dovrebbero dire certe cose se non si è certi di fare risultato” rise.
In quel momento Roberto mugugnò qualcosa in risposta, ma nessuno riuscì a capire cosa.
 Fu Nicolò a riprendere la conversazione, dopo qualche secondo di risate generali a discapito del guerriero
“ Dai, scherzi a parte, avete avuto qualche problema durante la vostra missione?” 
“ No, tranquillo” rispose Claudio 
“ Raccontate su, non fatevi implorare raga” Alessandro esortò i due a parlare
Fu Roberto a prendere la parola
“ Beh, anzitutto siamo dovuti arrivare in forte diroccato all’interno di una radura, nel bosco ad una mezz’ora di cammino dalla città. Probabilmente in antichità truppe militari erano stanziate in quel luogo, s’intuiva che un tempo non era un luogo facile da espugnare, nonostante la cinta muraria sarà stata alta circa due metri e mezzo”
“ Probabilmente” continuò Claudio, alternandosi all’amico “quel luogo è stato modificato di recente. Forse è adibito  proprio a location di quest tipo quella che abbiamo fatto noi…”
“ … dal momento che è stata veramente facile. Ad esempio anche se mi trovavo a combattere contro più nemici, nessuno di loro riusciva a mettermi in difficoltà. Colpi leggibili, fiacchi e, tutto sommato, lenti”
“ La cosa che più ci ha colpito è stata la reazione di quei briganti. Mentre infatti Roberto si è trovato spesso a fronteggiare due o più avversari assieme, io son riuscito quasi sempre a cogliere i miei alle spalle, evitando scontri multipli”
“ La spiegazione più sensata che ci siamo dati è stata la differenza delle nostre classi. Lui infatti riusciva a fare cose che, nel mondo reale, non gli sarebbero riuscite così… facili”
“ Già. In quanto ladro sono riuscito a passare spesso inosservato,  a scalare le mura esterne aggrappandomi ad un paio di pietre sporgenti, ho schivato molti colpi e l’ho fatto con gran facilità. In compenso però per abbattere quei briganti dovevo colpirli in zone vitali ed evitare ad ogni costo combattimenti prolungati… “
“ …Mentre io mi rendevo conto che anche se li colpivo, ad esempio su, un braccio questi in poco cadevano a terra, privi di Hp.”
“ Infine, abbiamo notato quanto, tutto sommato, il gioco sia equilibrato ed abbia una sua logica. O almeno è ciò che ho avvertito io a scontro finito. Mi spiego meglio: nonostante noi stessi ci siamo accorti che in questo primo piano si debba rimanere sempre concentrati al 100%, l’ IA non ci ha mai punito, anche se ci siamo ritrovati a commettere qualche errore. Siamo ancora in earl game, noi tutti abbiamo poca esperienza e ci imbattiamo in nemici… goffi. Se anche avessero trovato un’apertura nelle nostre difese i danni inflitti sarebbero stati comunque bassi. Niente nemici imbattibili sin dalle prime fasi di gioco. Ci sta. Possiamo quasi giustificare questi nemici e  dire che ci siamo sfidati con gente sciocca, popolani spinti dalla fame a commettere  qualche furtarello e che hanno trovato in quel forte un rifugio sicuro per le loro scorribande. Ma, ripeto, questa è solo una mia speculazione”
“ Con la quale concordo pienamente. Li vedevo i volti sotto gli elmi. I visi smunti, gli occhi di ciascuno che gridavano che non avevano nulla da perdere e che avrebbero fatto di tutto per restare vivi. Probabilmente, ci siamo ritrovati a pensare, avevano davvero una famiglia, da qualche parte in questo mondo,  che adesso li sta aspettando. Invano”
Calò il silenzio e Nicolò quasi sembrò scorgere negli occhi di Claudio un velo di tristezza e rammarico per ciò che aveva fatto quel pomeriggio. Velo che dopo pochi istanti sparì.
“ Comunque il conteggio alla fine della storia è stato di 19 a 15. Ed io ancora sto aspettando i miei trenta denari” 
Roberto sbuffò, armeggiò nel proprio menù e, dopo aver esclamato un “ To’, prendi straccione!”, inviò il pegno della scommessa ad un ora contentissimo Claudio.
“Altro da segnalare, Claudio ?”
“ Beh Nicolò, ho conseguito un paio di level up, Roberto è salito al 9... Ah, poi gli oggetti utili che droppavano quei nemici non erano altro che soldi e parti del loro set, di cui io non ne ho ottenuta nemmeno una, a differenza di Robi”
“ Ah… e  rivelano qualcosa di interessante?”
“ Bah, oltre a dire che sono armamenti e protezioni in ferro usate dalla stragrande maggioranza dei banditi in giro per i primi piani intendi?” fece una pausa e, sbadigliando, emesse un “Niente”
“ Io invece ho ottenuto una spada ed uno scudo un pochetto migliori dei precedenti, ma nulla di più. Almeno posso sostituir…”
“ Bando alle ciance ragazzi! Domani? Cosa abbiamo intenzione di fare?” l’intervento di Riccardo fece sobbalzare un po’ tutti
“ Onestamente non ne abbiamo idea” rise Nicolò “ma proporrei di rimanere qui in zona ” guardò negli occhi Claudio, che già stava per dire la sua “ D'altronde siamo quasi al livello 10, no? E da quel che sappiamo al quel livello sbloccheremo cose interessanti. Famigli, gilda…”
“ Quindi consiglieresti di rimanere qui finché non riusciamo ad ottenere queste cose, ho capito bene?”
“ Esattamente Riccardo. Va bene a tutti come idea?”
“ Si dai” fecero all’unisono Riccardo Camilla Roberto ed Alessandro. Poi tutti si girarono verso Claudio, che ora incideva linee immaginare con l’indice sulla superficie irregolare del tavolo.
“ Davvero devo rispondere?” chiese
“ Senti, lo sappiamo che sei preoccupato per lei…” iniziò Nicolò 
“ Ma la fretta in questo gioco uccide, lo so. Ed hai ragione” il ladro sollevò gli occhi e li puntò contro l’amico “Quindi la mia risposta è: no, non mi va bene come idea, fosse per me partirei adesso per cercarla” poi guardò distrattamente verso la porta della locanda “ Però “per me” non lo è. Siamo una squadra e se voi volete fare così sarà ciò che faremo”
“ Nessun rancore quindi?”
“ Credimi Nicolò, non ho alcun motivo per serbarne. Tranquillo” disse sorridendo, poi aggiunse “buonanotte ragazzi. Domani decideremo bene il da farsi. Riposate, mi raccomando”
Detto questo il ragazzo si alzò dal tavolo e si diresse verso la propria camera.
La compagnia rimase un’altra oretta alla locanda, tra chiacchiere, bere e carte da gioco, fino circa a mezzanotte, quando ognuno tornò nella propria stanza. Quando Nicolò entrò nella propria la trovò immersa nel buio, ma riuscì a vedere tanto la finestra aperta quanto il letto vuoto di Claudio. Sbuffò e si preparò per la notte.
La mattina seguente i sei durante la ormai consueta colazione ai krentio e succo di miarne si consultarono e decisero il da farsi. Discussero una ventina di minuti, scegliendo il modo migliore per massimizzare la produttività delle giornate, tenendo sempre conto dei loro obbiettivi principali. Alla fine decisero di dividersi in tre  gruppi: Claudio, Riccardo e Roberto nel primo, Nicolò a giocare all’allegro fattore e gli altri due a fare quest in giro per guadagnare esperienza e, soprattutto, soldi. Decisero questo raggruppamento dal momento che anche Riccardo era interessato ad ottenere un famiglio e ai due serviva un player più “fisico”, nel caso si fossero trovati a dover combattere.  Scelsero per quella giornata di andare semplicemente fuori città per livellare, non avevano tempo da buttare dietro alla ricerca della giusta quest che li avrebbe fatti salire di livello.  
Salutarono gli amici e si diressero fuori città.

“ Allora? Dove andiamo?” chiese il chierico, mentre il gruppetto stava quasi per abbandonare la zona sicura cittadina
“ Io una mezza idea la avrei, ma non so se Claudio sarà d’accordo”
“ Perché non dovrei esserlo?”
“ … perché sei antipatico e o le idee le hai tu o non le consideri neanche” 
“ Questo non è assolutamente vero” fece il ladro “ Cioè, a Firenze era così, ma qui ogni idea verrà sempre ascoltata” 
“ Beh, in questo caso… potremmo tornare nella zona di ieri. È qui vicino, nel bosco c’erano molti nemici che non erano inclusi nella quest e potremmo farmare tranquillamente quel livello che ci manca per arrivare al 10”
“ A me va bene” disse Riccardo “ dite che ce la faremmo entro mezzogiorno?”
Gli altri lo guardarono con aria interrogativa e Claudio gli chiese: “Hai fretta?”
“ Io sì, e anche voi dovreste averne. Tanto lo sapete no che la quest che andremo a fare sarà abbastanza lunga, no?” I due compagni annuirono “Beh, sono abbastanza certo che, essendo una missione particolare, appena saliamo al 10 compare automaticamente in bacheca. E se riuscissimo ad iniziarla oggi guadagneremo tempo prezioso. Soprattutto per te, Claudio”
“ Punto a tuo favore Symon” fece Claudio “ Vada per il bosco allora. Orsù, che non si perda tempo commilitori!”
 Gli altri due lo guardarono con aria scocciata
“ Ok, ok, ho capito. Maggiore serietà” gli rispose il ladro “però, che noia che siete ragazzi”
Sbuffò e si diresse verso il bosco.
La mattinata scivolò veloce, sfidando il maggior numero di nemici possibili. Il bosco era di un realismo eccezionale: il cinguettio degli uccelli( anche se probabilmente erano altre bestie inventate per il gioco ), il gioco di luce che le fronde inondate dal sole proiettavano sul terreno, i profumi selvaggi, l’idea di tranquillità che instillava negli animi dei tre, le piante… pini, aceri, querce e altri ancora che nessuno dei tre riuscì a riconoscere, trovarono frutti selvatici e bacche che, non sapendo se fossero velenose o meno, Claudio si limitò a metterle nell’inventario. Gli scontri non furono impegnativi: sfidarono principalmente le creature che incontrarono nel bosco, una alla volta, sopraffacendole con la superiorità numerica e divertendosi. Claudio si dilettò con l’arceria, arrampicandosi sugli alberi e scoccando dardi dall’alto, Roberto testò la nuova arma ed uno stile di combattimento più fluido, Riccardo castando fulmini ed aiutando gli alleati con svariati buff. L’elevato numero di nemici abbattuti fece sì che i tre salissero dell’agognato livello in mattinata, sbloccando quindi la possibilità di iniziare la quest quel giorno stesso. Rientrarono in città circa verso l’una del pomeriggio, fiondandosi subito alla bacheca, non prima di aver inviato a  Nicolò un messaggio in cui li avvisavano dei progressi. “Livello 10 raggiunto. Sbrigati e avvisa gli altri, sù. Ah, noi iniziamo la quest per i famigli, ci si aggiorna in serata, in bocca al lupo;)”.
La bacheca era deserta, i pochi giocatori rimasti a Kokiri erano probabilmente in giro per dungeon e quest o semplicemente alle locande a rifoccilarsi, gli unici presenti erano Claudio e Riccardo, mentre Roberto era stato incaricato di vendere alcuni item in eccedenza. Come aveva ipotizzato Riccardo la quest era lì, che li attendeva. L’accettarono immediatamente. L’unica informazione che gli diede era, testuali parole, di recarsi in un determinato punto di una determinata città nei primi piani di gioco, per parlare con qualcuno. I due si guardarono sbigottiti: intere  città da battere al setaccio? Parlare ogni volta minimo tre volte con ciascun NPC? Capirono subito il perché quella quest fosse lunga e complicata. E capirono anche perché si vedevano così pochi player con famigli in giro e così tanti falchi ammaestrati.
“ Diamine!” sbraitò Claudio “non è possibile una cosa del genere!”
“ E’ veramente demoralizzante! Come può uno sano di mente aver voglia di buttare via giorni e giorni parlando con ogni singola persona?”
“ Maremma impestata! Ed io che già pregustavo il girare con il mio anim…”
“ Aspetta aspetta. In biblioteca! Dicevi di aver letto molto sui famigli, hai anche un libro! Ci sarà qualcosa di utile!"
“ No” Claudio si buttò su una panca “erano tutte informazioni su come crescerlo, come utilizzarlo… ma della quest per ottenerlo nulla, ne sono certo…”
Riccardo fissò la bacheca con sguardo vacuo, dicendo “Se è così ci conviene rinunciare. Se dovessimo passare al setaccio ogni città dei primi piani che, per inciso, non sappiamo neppure fino a quale si intende….”
“… perderemmo veramente troppo tempo….
“ O siamo fortunati e troviamo subito il personaggio giusto o non ce la faremo mai”
Claudio raccolse un sasso da terra, ci giocherellò qualche secondo facendolo scivolare nel palmo della mano poi lo scagliò verso la bacheca. In quel momento gli arrivò una notifica nell’ HUD. Nicolò gli aveva risposto augurandogli in bocca al lupo. “Speriamo in un miracolo di Larmet piuttosto” si ritrovò a pensare. Riccardo, ora seduto al suo fianco, iniziò a sgranocchiare un panino con verdure, offrendone una parte all’amico
“  Beh, il lato positivo è che è comunque una figata il fatto che un oggetto tu lo possa sia consumare materialmente sia decidere di usarlo all’istante” disse rompendo dieci minuti di silenzio, tanto per cambiare argomento
Claudio annuì distrattamente, ancora fissando il vuoto, iniziando però a pensare cosa scrivere a Nicolò e gli altri per informarli del loro fallimento.
Aprì la schermata delle conversazioni e si rese conto di quanti pochi amici avesse registrato fino a quel momento e delle poche persone con cui avesse avviato una chat. Vide infatti solo quella con Phones e quella con Orpheus. “ Dovrei scrivere qualcosa a bene o male tutti, almeno per sapere come se la passano…” sospirò “ mah, se sono ancora registrati nella lista amici sono vivi e questo è l’importante, in fondo”
“ DIO CHE IDIOTA!” la consapevolezza del da farsi lo folgorò improvvisamente
“Cosa?” gli fece il chierico
“ Stupido, stupido, stupido me! E pensare che stavamo per rinunciare !”
“ Cosa Claudio, COSA? Se non mi dici nulla come faccio a capirti?”
“ So cosa possiamo fare! Perché non l’ho pensato prima?”
 Il chierico ridacchiò “ Oh ma di un po’, ti capitano spesso questi lampi di genio?”
“ Certe volte sorprendo anche me stesso, fa un po’ te”

I tre aspettavano al portale cittadino da qualche minuto e l’ora dell’appuntamento si stava avvicinando. Claudio non stava più nella pelle, Riccardo sprizzava gioia da ogni poro e Roberto, informato dagli amici di quanto avvenuto alla bacheca, contava  i minuti che stava perdendo dietro alla buffona dei famigli, della quale non avrebbe neppure beneficiato per giunta.
“ Eddai Roberto, non essere così negativo! Considera che potevamo metterci settimane per fare la quest… sii contento per noi, dai” rise Riccardo 
“ Non la avreste fatta voi in primis e non ve lo avremmo concesso noi altri” bofonchiò in risposta il guerriero
“ Roberto… considera che sarà anche grazie a questo che arriveremo prima da Luna… sii almeno felice per me, se proprio non vuoi esserlo per Riccardo” il ladrò lo guardò con occhi teneri
“ Assolutamente no!” rispose invece quello “ perché se fossi stato io a …” ma fu interrotto da uno strano e cupo rumore.
 Improvvisamente nel portale si materializzò una grigia foschia e, dopo qualche istante, ne varcò la soglia un’avvenente ragazza. Sarà stata poco meno alta di Claudio, gli era stato detto che avesse un anno in meno, ok, ma non la immaginava così. Lunghi capelli ramati che cadevano dolcemente fino all’altezza delle scapole, occhi grandi gioiosi e cinerei, formosa, carnagione pallida, tratti somatici raffinati: Phones si era scelto veramente una gran gnocca come partner in quell’avventura, insomma. Senza contare che la leggera tunica acquamarina le stava veramente d’incanto.  Subito la ragazza corse verso di loro
“ Molto piacere ragazzi” sorrise quella, abbracciandoli ad uno ad uno “Phonny mi ha detto che tu …” cercò con gli occhi Claudio “ ecco, che tu avessi bisogno di una mano. E siccome sei tipo l’unico player oltre a noi cinque che si è degnato di inserire  tra gli amici avevo curiosità di conoscerti, utente pazzo”
I tre rimasero intontiti da quell’ingresso così..spontaneo. Sembrava quasi che quella ragazza li conoscesse da tempo talmente tanto era spontanea. Claudio, superato il momento di imbarazzo iniziale, prese la parola  
“ E’ un piacere per me conoscerti….”
“ Oh mamma mia perdonami, sono River, il ranger del Connemara”
“ Ranger? Dalla tunica avrei detto che tu fossi una sorta di chierico o di una classe magica. Comunque io sono Ashel. Questi sono invece Symon e Ziopio” i due si stamparono un timido sorrisetto idiota sul volto e fecero un inchino appena accennato mormorando “ Piacere nostro”. Poi riprese Claudio 
“ Sai cosa? È buffo” ridacchiò lui “sei una ranger e ti chiami River. L’hai per caso fatto apposta?”
“ Ma no!” rise lei “ è un nome come un altro. Cioè, più o meno. Cioè, per me è un nick importante, poi magari a te non te ne frega nulla” sembrò che pronunciasse le frasi senza mai fiatare “Comunque, bando alle ciance. Iniziamo. Ok sto praticamente facendo da baby sytter, ma per una volta in più  non mi cambia nulla, in fondo “ finalmente tirò un sospiro “ Piuttosto, parlate un po’ anche voi ragazzi! Siete così silenziosi!”
“Come se ce ne desse il tempo” sussurrò ridacchiando Roberto a Riccardo 
“ Puoi togliermi una curiosità?” chiese invece il ladro
“ Certo Ashly”
Claudio assunse un tono irritato “ Anzitutto è Ashel, Riveretta. Poi Ashly, scusami tanto, ma è troppo femminile!”
Lei scoppiò in una cristallina risata “ Però, ne hai di fegato per parlare così ad una dei 5 senza neanche conoscerla… che poi questa storia dei cinque… cioè, si siamo i giocatori più forti, evento del secondo giorno, siamo dei fighi del signore ed ecce ecce ecce… però in fondo siamo giocatori normali anche noi, no? Qui la vita la rischiamo tutti: nessuna coda di fenice negli scontri, un errore e si paga, se vinciamo siamo solamente gente che può continuare a sopravvivere… nessuna fanfara per celebrare i trionfi e nessuna uscita miracolosa dal gioco. Però, mamma mia, parlo troppo. Cosa volevi chiedermi scusa?”
I tre erano rimasti impietriti, schiacciati dall’immane quantità di parole pronunciate da quella ragazza e dalla sua evidente abilità nel fare connessioni così sconnesse all’interno dei propri discorsi.
“Beh insomma… A dire la verità adesso sono tre”
“ Shoot. Poi però iniziamo, che qua  nessuno ha tempo da perdere, specialmente te, ladro” ed ammiccò al ragazzo “Bhe, ti aspettavi che non avessi chiesto nulla su di te prima di offrimi per aiutarti?”
“Oook” fece Claudio, non troppo convinto “Allora: 1 Perché hai accettato di aiutarci, senza nemmeno conoscerci per giunta. 2 Come avete voi “5” ad arrivare all’evento del secondo giorno e 3…” fu un attimo indeciso se dirlo o meno “come diamine fa uno tranquillo e riservato come Phones a stare in coppia con una come te? Cioè… parli veramente un sacco!”
“Allora, vediamo… 3:forse è proprio il nostro essere così diversi che ci fa lavorare bene assieme. Cioè le giornate le passo praticamente a parlare solo io con lui che mi risponde ogni tanto a monosillabi. Pensa che l’altro giorno” si accorse che il ragazzo già la stava guardando storto “Ok, scusa.  Antipatico” sospirò “ 2: AHAHAHAH ti piacerebbe saperlo eh!” poi assunse all’improvviso un tono serio” Ed 1:anzitutto io e Phones ci siamo subito resi conto della pericolosità del gioco e poi siamo altrettanto consci del nostro essere…  oggettivamente migliori di tantissime altre persone. Perché qui di persone parliamo, non semplicemente di giocatori. Vogliamo aiutarli il più possibile. Che sia una quest, uno scontro o qualche indicazione su luoghi particolari. Magari non per troppo tempo, abbiamo anche noi molto da fare ma… sappiamo di fare la cosa giusta, semplicemente”
“ E’ bello che voi cinque siate così altruisti, sai?” Riccardo riuscì finalmente ad aprire bocca
“ Macchè cinque e cinque” disse River “gli altri tre sono, passate l’eufemismo, dei gran pezzi di merda. Se la tirano in una maniera oscena! Ogni volta che li vedo a stento mi trattengo dal tirargli uno stampo da 5. Ahah” tornò poi repentinamente al tono serio “ Non si rendono conto che in questo gioco la collaborazione è d’obbligo. Cioè, se morissimo tutti, ma ci fosse un ultimo di noi che riuscisse a completare il gioco, chissà come poi,  credete che si possa considerare una vittoria?”
Nessuno si sentiva abbastanza in vena di scherzi per rispondere a quella domanda retorica. Poi River tornò al solito tono allegro
“ Allora, in marcia. Qualche ladro qui ha una principessa da trovare. Non gli conviene sulla quest per i famigli indugiare!”
Claudio fu inizialmente contrariato dall’ennesima canzonante rima sulla sua ricerca. Poi però un’idea, che sinceramente c’entrava poco col contesto, gli passò per la mente. Sorrise e guardando la ragazza disse: “un fiume che mi porta fino alla luna. La mia Luna…”
“ Magari, chissà, se non vi troverete qui potrete sempre rincontrarvi proprio lassù”  rispose lei, ammiccando

River li condusse per alcuni stretti vicoli della città di Kokiri, muovendosi in modo sinuoso ma sicuro, quasi meccanico. Si ricordava bene dove dovevano arrivare. Poco prima di entrare in città aveva spiegato ai tre di alcuni piccoli indizi che avrebbero potuto far intuire che quello fosse il posto giusto in cui indagare. Anzitutto il fatto che la quest si sbloccasse ad un livello così, relativamente, basso avrebbe dovuto far pensare che fosse un qualcosa che si potesse ottenere fin dalle prime fasi di gioco. Il piano di tutorial era troppo presto, era difficile arrivare al 10 con quei nemici così scarsi; senza contare l’inutilità di un famiglio laggiù. Al piano due si accedeva tramite bossfight, che sicuramente non si corre il rischio di affrontare al lv 10. Poi i falchi. Gli spiegò che la loro intuizione fosse giusta: piuttosto che perdere tempo alla ricerca  di un NPC particolare molti  preferirono acquistarne uno, senza rendersi conto del sottile inganno mentale a cui fossero stati sottoposti. I giocatori pensarono infatti che i falchi, in quel luogo, fossero il contentino che dicesse “Non c’è niente qui. Se volete un famiglio cercatelo altrove. Sennò comprate uno dei nostri falchi, sono fighi”. Invece il nascondiglio era proprio in quel luogo. Il programmatore si stava sicuramente divertendo tantissimo a guardarli affannarsi dietro informazioni costruite ad hoc per depistare.
“ Come hai fatto a trovare il posto, alla fine?” chiese Roberto, dopo l’ennesima secca svolta nell’ennesimo stretto vicolo
“ Ho parlato più o meno con tutti gli NPC. Qui, alla chiesa di Larmet… Ah piuttosto, non unitevi alla covenant, è una mezza fregatura. Sì ok, la dea potrebbe salvarvi la vita una volta al giorno, ma per quello ci sono anche i Marchi del ritorno .L’unico altro vantaggio sono party da 15 membri. Credetemi, ci sarà sicuramente di meglio. Comunque morale della favola questo posto l’ho trovato dopo due giorni”
I tre fischiarono stupiti quasi contemporaneamente
“ A chi lo dite! Ah siamo arrivati” disse fermandosi davanti ad un anonimo portone di un’anonima casa non troppo dissimile da ogni altra abitazione di quella città incontrata fin’ora “ piuttosto, una cosa… l’NPC qui dentro è decisamente particolare… cioè sembra in tutto e per tutto un player. Credetemi, mi sono chiesta tantissime volte se non poteva addirittura essere un qualcuno legato allo sviluppo del gioco!”
Roberto avanzò la propria opinione “ Oh, non credo. Potrebbe essere un NPC particolarmente ben costruito” 
“ Ragazziii” fece Riccardo “Qui c’è qualcuno particolarmente impaziente”
Entrarono. L’interno della casa era… normale. Un corridoio, quattro stanze, una cucina. Mobili di legno e basta. C’era il minimo indispensabile lì dentro. Giusto qualche semplice quadro raffigurante scena di vita agreste dipinte in stile realista, ma null’altro.
“ Avery! Avery!” chiamò la ranger
“ River! Carissima! Cosa ci fai qui?” rispose una voce da una stanza
“  Ti ho portato un paio di futuri domatori! Fatti vedere!”
La porta di una stanza alla loro destra si aprì e sul suo stipite apparve …
“Un nano?” esclamò sorpreso Riccardo, che subito ricevette una fugace ma non troppo leggera gomitata sul braccio da parte di Claudio
“ Salve Avery. River ci ha accompagnato gentilmente in questo posto. Io sono Ashel …”
“ E lui è Symon, lo so. L’ avete accettata la quest, so chi siete. Dai su sbrighiamoci oggi. Sono stanco e non ne ho voglia. Ci vediamo domani alle 8 in punto, in questo luogo” una notifica di messaggio apparve ai due “ mi raccomando la puntualità. Tardate ed addio quest. Se siete abbastanza bravi potrete finire anche domani ma… dubito. La signorina qui c’ha messo un giorno, ma lei è una forza della natura,  mica era scarsa come voi. Tenete a mente che gli altri “5” c’hanno messo tutti due giorni” sospirò irritato “ Potete andare ora” si voltò, sbattendo la porta. 
River fece spallucce “Permaloso, scorbutico e dall’umore variabile. Ve lo avevo detto che era uno dal carattere particolare” disse avviandosi fuori. I tre si gettarono a seguirla
“ E ora? Cosa dobbiamo fare?” chiese Riccardo 
“ Andare in quel luogo… Ah vi conviene partire verso le 6… non è proprio dietro l’angolo, sapete?”
“Quindi qui ci salutiamo, River?” disse Claudio, in tono triste
“ Oh, mio Ashly, ebbene sì. Questo è il nostro addio” si coprì con gli occhi una mano “No. Niente lacrime. Non le sopporterei”
Claudio si avvicinò, le prese teneramente le mani “Riveretta… “
“Ashly” rispose lei, fissandolo negli occhi
“ … Torno a chiedertelo, come fate te e Phones a far squadra?”
I due, dopo un paio di secondi di silenzio, non riuscirono a tenere la serietà e scoppiarono a ridere, sotto lo sguardo mezzo disgustato degli altri.
“ Ora scusatemi ragazzi, ma devo andare”  la ragazza abbracciò Roberto e Riccardo “ E te, “mio dolce Ashly”, fatti sentire. E’ strano a dirsi, dato che vi conoscete poco, ma Phones ci tiene a te. Il suo contatto l’hai” una notifica apparve a Claudio “ed ora anche il mio” il tono un po’ troppo suadente non fece altro che farli scoppiare nell’ennesima risata
“ Salutamelo. E grazie ancora infinitamente” il ladro sorrise “a tutti e due”
“ Forse si… forse no… dipende” e ridendo si voltò, avviandosi molto probabilmente verso il portale.
Roberto a quel punto si affiancò a Claudio, dicendogli “ Dai, torniamo alla locanda ed zaggiorniamo gli altri sui fatti di oggi. Ah” batté il palmo sulla spalla dell’amico “questa scenetta finirà dritta dritta alle orecchie di Luna, lo sai vero?”
 Si grattò la nuca “ Certo che lo so” poi, fissando negli occhi il guerriero “ E stai tranquillo che l’occasione per farlo la troverai il prima possibile” rispose sicuro. Un rapido sguardo alle coordinate della missione, poi i tre si incamminarono verso la locanda.  

Claudio era sull’ennesimo tetto, a contemplare la luna, ma questa volta non era la solita e malinconica nottata insonne. No. Organizzò un minimo l’inventario  e inviò messaggi a Hyrtang e Phones, chiedendo notizie e scrivendo del più e del meno. Scoprì che lo sciamano si era messo in marcia, ed era approdato nella terza città, dove contava di sostare un po’. Distribuì anche i punti abilità, decidendo di investirne sette per massimizzare passo felpato, lingua sciolta e fendente triplo( che adesso sferrava un colpo in più, rendendolo di fatto un “fendente quadruplo”) ed assegnò i due rimanenti all’abilità “doppia Arma” che gli consentiva di tenere un pugnale per mano. Quello nella mano debole per il momento infliggeva solo il 40% dei danni, ma contava di massimizzare al più presto quella abilità. Comunicò distrattamente a Phones che dal giorno seguente avrebbe iniziato a combattere in dual wielding, questo lo gasava tantissimo e sentiva il bisogno di rendere subito qualcuno partecipe alla sua gioia. Certo, c’era Nicolò, ma dubitò avesse apprezzato una sveglia alle due di notte per questo futile motivo. Si stese e chiuse gli occhi, per riposarsi in vista del giorno seguente.

“7.40! Non ce la faremo mai in tempo! MAI!”
“ Almeno risparmiami le scenate dell’ansioso, chierico”
“ Macchè scenate, guerriero” la voce era palesemente un verso al tono scocciato di Roberto “ E tu, là dietro, affretta il passo!”
“ La fai facile, maledetto” gridò in tutta risposta Claudio, una trentina di metri indietro
“ Non è colpa nostra se non hai voluto prendere a nolo anche tu questo… somaro?” gli gridò da davanti Roberto 
“ E’ un rutbo” lo corresse Riccardo “però si, dai. È sostanzialmente un somaro”
“ Ho il braccino troppo corto per buttare via così 1000 monete! E poi che diamine, siete su quella bestia da un quarto d’ora e tre cinque minuti arriviamo! È stato uno spreco il vostro!”
“ Risparmia il fiato Cloud!” si limitò a rispondere Roberto “ Ora la salita inizia a tirare!”
Ed infatti il sentiero montano che avevano preso aumentò improvvisamente di ripidità, rendendo un’agonia gli ultimi 5 minuti di scarpinata del ladro. Si erano ritrovati in un paesaggio montano un’oretta dopo aver lasciato Kokiri, dove i padroni del panorama erano rocciosi rilievi non eccessivamente alti,privi di vegetazione e che richiedevano parecchia energia per essere scalati. Il sentiero che si arrampicava su di essi era ripido, stretto, a strapiombo su nude rocce e pieno di buche. I rutbi, che comunque facilitavano non di poco la scalata,  gli erano stati noleggiati da un NPC dai tratti andini e vestito con pelli di animali, che gli lasciò detto di lasciarli al suo socio, alla fine della salita.
 7.44. Erano quasi arrivati, dalla mappa si vedeva benissimo, ed erano anche in anticipo. Dopo un’ultima curva lo stretto sentiero sfociò in un’amplia terrazza rocciosa, nella quale videro una casupola di legno letteralmente a ridosso di un’alta parete rocciosa, probabilmente vi era addirittura appoggiata contro,  con un recinto contenente una ventina di rutbi intenti a mangiare del fieno ed un altro NPC vestito come il precedente, ma che stava seduto su un tronco abbattuto a fumare da una lunga pipa. Questo si riprese subito gli animali e, con un unico dialogo, gli disse di entrare in casa. I tre aprirono lentamente la porta, chiedendo se ci fosse qualcuno. Nessuna risposta. L’unica cosa che videro, oltre qualche mobile, un letto un tavolo e qualche sedia, fu una galleria che partiva dall’altro lato della casa, laddove la roccia faceva da muro.
“ Ma tu guarda!” esclamò Riccardo “un nano che ci porta ad una galleria nella montagna. Molto stereotipato” e rise fragorosamente. Claudio lo fulminò con lo sguardo ed entrò nel tunnel, senza farsi troppe domande. Dopo un ennesimo minuto di camminata raggiunsero una vastissima sala sotterranea, che sarà stata all’incirca un parallelepipedo  di una quarantina di metri per i due lati, ed una ventina di altezza. Dentro vi erano solo rocce, sassi, pietre ed ancora rocce, senza contare delle figure poco più avanti. Si avvicinarono un po’ e Claudio riuscì a vedere chi fossero
“ Salve Avery!” gridò a colui il quale con tutta probabilità sarebbe stato il suo maestro in quei giorni  poi, avvicinandosi,  si rivolse alle altre due “E voi? Che ci fate qui?”
“ Buongiorno anche a te, Ashel” gli disse per tutta risposta Phones “speravo in un qualcosa di più caloroso, sinceramente”
“ Già. Capisco che ci siamo appena conosciuti” iniziò River “però credevo che tra noi due ci fosse una certa alchimia”
“ Più che alchimia c’è arceria!” gli disse il ladro, tendendo la mano verso la ragazza per un cinque che non tardò ad arrivare
“ Pessima” disse invece Phones, schiaffandosi la mano sulla fronte in un gesto disperato
“ Quoto” disse Riccardo, passandogli a fianco “E’ piuttosto squallida. Comunque piacere di conoscerti… Phones, giusto? Io sono Symon. Quello laggiù invece Ziopio” Roberto fece un cenno di saluto dalle retrovie, chiamando poi a sé il chierico
“Cinque minuti e si inizia” si limitò a dire Avery
“ Ma come avete fatto ad arrivare qui così presto ragazzi?”
“ Oh Ashel, i migliori maghi non rivelano mai i propri trucchi” rise Phones 
“Phones era già qui da ieri sera, io l’ho raggiunto in nottata, mentre Avery è semplicemente apparso qui verso le sette e quaranta” fece invece River “eravamo entrambi curiosi di vedere come ve la foste cavata”
“ Oooh ma così spezzi la magia” la rimproverò seccato il mago “comunque, abbiamo un regalino per voi”
“ Ma…” iniziò Claudio “non… non dovevate assolutamente!” poi li guardò perplesso “E poi perché siete qui e non al piano due? Ci sono nemici da sconfiggere, innocenti da salvare, gilde da dirigere…”
“ No” si limitò a interromperlo Phones
“ Sai Ashly? Il piano due è una noia ora come ora” la ragazza si sedette su una roccia “ Tutti rintanati nella prima città, in giro ci vanno solo le squadre di esplorazione… è una situazione parecchio statica”
“ E perché non state esplorando anche voi?”
“ Perché eravamo entrambi curiosi di vedere come ve la foste cavata, e due” 
“ Ma…”
“ E basta con sti ma!” esclamò Phones “siamo qui per darti una mano e sostenerti, utente pazzo” sorrise “ora accetta i regali. La pozione di incremento dell’attacco è  per il guerriero laggiù, mentre al chierico gira quel paio di unità di cibo per il famiglio. Il tuo regalo è l’ultimo rimasto…”
“Pugnale a lama ondulata di acciaio nero tagliente come un rasoio, resistente come solo i migliori acciai lavorati dalle migliori mani  sanno essere. I servitori del guardiano del passaggio al piano due lo usano per la caccia ai sacrifici nella “Notte”. Si dice che anticamente questi ripugnanti  esseri deformi fossero giovani ancelle di una nobile signora di Rajudai, corrotte ed imputridite da strane formule che il marito di lei pronunciava mentre possedeva i giovani corpi innocenti” lesse Claudio, che poi aggiunse “un drop della bossfight…. Non dovevate..”
“ Hey, ora hai due pugnali no? Non sei contento?” River sorrise raggiante
“UN MINUTO!” era ancora l’NPC
“Si va di dual… grazie mille ragazzi…”poi li guardò ed aggiunse “dato che non ho nulla con cui sdebitarmi..”
“ Non devi” Phones lo interruppe nuovamente
“ Oh si che devo. Mi state aiutando veramente molto, troppo forse”
“ Ma no!” s’intromise River “ è che vogliamo che ritrovi al più presto la tua ragazza”
“ Già. Tu e il tuo amico avete dimostrato una grandissima forza d’animo ad entrare in questo gioco pur sapendo a cosa andavate incontro. Avete la nostra stima, davvero.” Phones sospirò “ Chissà, magari se entravate il primo giorno i “5” sarebbero stati in sette…” sorrise 
“Diciamo che noi due vi reputiamo “nostri pari” Ashly. Mettila così”
Claudio rinunciò a guardare storto la ragazza ogni volta che ripeteva quel nomignolo. Era solamente pieno di orgoglio, per di più sentiva che stava iniziando ad affezionarsi veramente tanto a quei due
“ Probabilmente no, invece” disse “però se ci considerate nostri pari…”
“ DIECI SECONDI!” 
“… River!” la fissò negli occhi “ Ti prometto che sarò io l’utente più veloce ad aver ottenuto un famiglio!”
Lei sorrise, mentre Phones si limitò ad una pacca su una spalla
“ ASHEL, SYMON, PREPARATEVI! INIZIAMO!”

Dopo la fine del countdown Avery  tracciò con un bastone un cerchio attorno ai due ragazzi e pronunciò qualche parola in un antico idioma. Improvvisamente i tre si trovarono in uno spazio nero, totalmente nero. Niente pareti. In cui però riuscivano a vedersi l’un l’altro senza alcun problema.
“Sedetevi a terra in silenzio e chiudete gli occhi” i due obbedirono ad Avery “ora concentratevi unicamente sulle  mie parole. Tenetele bene a mente, perché le ripeterò solo una volta”
“ Il vostro famiglio non sarà solamente una creaturina da evocare quando vi fa comodo negli scontri, ma sarà un compagno di viaggio. Il vostro compagno di viaggio. Vi assumerete la responsabilità di nutrirlo e crescerlo, educarlo e rispettarlo. E se lo tratterete bene lui sarà sempre disposto ad aiutarvi. Meglio lo trattate e più forte lui sarà. Accettate di prendervene cura?”
I due annuirono silenziosamente.
“ Perfetto. Allora, qui e ora saprete tutto ciò che io vi posso rivelare su queste creature. Il resto dovrete scoprirlo da soli” parlò con voce lenta e decisa “I famigli sono creature che risiedono in un mondo separato da questo, la loro presenza qui è legata alla presenza della persona con cui hanno stretto un patto. Dovesse morire la persona, il famiglio tornerà nel suo mondo. Dovesse morire il famiglio e la persona rimarrà sola, senza più la possibilità di ottenerne uno. Ora, sappiate che i famigli sono divisi in “razze”: ci sono quelli di fattezze animale, demoniaca, angelica, vegetale e minerale.
La differenza di forza di base è veramente minima tra di esse e la scelta della razza ricade unicamente sui gusti personali del domatore. Ma il potenziale raggiunto dal vostro compagno sarà direttamente collegato alla cura con cui lo tratterete” diede il tempo ai due di assimilare i concetti, intanto che continuava a camminare lentamente intorno a loro
“ Adesso la prima parte. Anzitutto sgombrate la mente da ogni altro pensiero. Scegliete una razza e figuratevi mentalmente le fattezze che dovrà avere il vostro famiglio. Una volta che avrete finito uno di questi comparirà dinanzi a voi, ed in quel momento scatterà la seconda fase della quest. Non siate troppo precipitosi a scegliere la razza. La fretta può essere avvertita da questi essere come noncuranza. Vi consiglio quindi di provare a costruire mentalmente diverse creature. Il primo di voi che evoca il famiglio mi faccia un fischio” e, detto questo, scomparve
Claudio fece ciò che gli aveva detto Avery. Liberò la mente. Sentiva il trascorrere del tempo, e non riusciva a far altro che pensare alla stupida promessa fatta a River. Stava condizionando non di poco la sua attenzione. Pensò a Luna, a Nicolò, alla sua famiglia. Niente, non riusciva a far a meno di pensare. Decise di restringere il campo dei suoi pensieri, concentrandosi intensamente solo su un elemento alla volta. Pensò al particolare del bacio di Giuda nella cappella degli Scrovegni, poi alla Vergine delle rocce. Forme uniche nella continuità dello spazio fu la successiva. Poi al monumento ai navigatori di Lisbona, poi alle Meteore in Grecia.. si focalizzò su ogni pensiero per minuti interi, per la sua mente passarono tantissimi luoghi che aveva visitato, dipinti che aveva studiato… Finalmente, dopo quasi tre ore passate nel silenzio più assoluto riuscì a non pensare più a nulla. Visualizzò diversi tipi di famiglio. Lo immaginò prima come un putto, ma scartò subito quell’ipotesi. Poi come un essere formato da un intreccio di rami e radici, poi ancora come un blocco di pietra con braccia e gambe.  Pensò a tantissime forme animali e non e, all’improvviso, sentì un rumore davanti a lui. Quando riaprì gli occhi vide, oltre ad un sorridente Avery, una creaturina svolazzante. Era identico ad un pipistrello reale che aveva visto una volta svolazzare in campagna, uno di quelli comunissimi che nelle nottate estive si muovono velocemente mangiando le zanzare, quando era ancora un bambino ed era andato in gita con la sua famiglia, ma più grande, il solo corpo sarà stato una trentina di centimetri. Liscio e spelacchiato, nero come la notte, con due occhi rosso cremisi e due grandi orecchie a triangolo, era comunque ben proporzionato. Già lo adorava.
“ Complimenti, per la prima fase ci hai messo solamente cinque ore” gli fece Avery
“ Cinque??? È già l’una?”
“ Le tredici e dieci, ad essere sinceri. Ti conviene muoverti se vuoi fare meglio della tua amica”
“ Se avessi un certo languorino?”
“ Spero tu abbia qualcosa da mangiare. In quel caso ti concedo cinque minuti di pausa, sennò riprendiamo subito”
“ Vada per i cinque minuti. Ho bisogno di un po’ di riposo, Avery”
Ed iniziò ad addentare un paio di frutti che aveva “preso” come provviste per il viaggio. Intanto che masticava una miarna si rese conto che adesso il famiglio era appoggiato a terra, sostenuto da due artigli uncinanti sulle ali. Sembrava che quasi non lo considerasse.
“Pausa finita” disse improvvisamente Avery “riprendiamo”
“ Ok ma …” Claudio si guardò finalmente intorno, perplesso. Non si era accorto di una cosa abbastanza importante”“… Dov’è Symon?” chiese 
“ Ancora in meditazione. Qui siamo in un altro luogo, anche se non sembra”
Claudio non ne fu molto convinto, ma si limitò ad annuire. Poi il nano riprese la parola
“ Adesso partirà la seconda fase. Dimostra al tuo famiglio le tue abilità. Dimostra chi sei. Convincilo ad essere tuo compagno”
“ Ma … cosa dovrei fare esattamente? Non c’è assolutamente niente qui”
“ Tu vedi attorno a te nero e vuoto. Io ti dico che il vuoto può sempre essere riempito da qualcosa”
Claudio non se lo fece ripetere due volte. Ci pensò su qualche minuto, poi capì che quel luogo era come una tela immacolata, la sua tela immacolata. Per questo era stato separato da Riccardo. Doveva solo iniziare a dipingere. 
E così fece. Sgomberò la mente e si focalizzò su singoli pensieri. Ricostruì tutta la sua missione assieme a Roberto, le marce assieme a Nicolò alla ricerca degli amici, il loro incontro, il loro ingresso nel mondo di gioco… mise a nudo tutto se stesso da quando era entrato in quel luogo. Le ansie per Luna, le nottate insonni, la meraviglia di fronte ai vari edifici del gioco, la sua iniziale antipatia per Hyrtang. Tutto.  Dopo un po’ iniziò a fargli male la testa, la concentrazione che richiedeva il pensare nitidamente ad ogni singolo avvenimento lo stava tartassando. strinse gli occhi, i denti,  ma non smise di dipingere. Ricostruì i luoghi, le situazioni, gli odori, i suoni, ogni cosa. E la materializzava l’ì, in quello spazio infinito, per rendere partecipe il pipistrello alle sue azioni.  Furono minuti terribili, dolorosi, ma sapeva benissimo quanto fossero necessari. Poi sentì una pressione sulla spalla e la sua concentrazione cessò improvvisamente. Aprì gli occhi e vide il famiglio appollaiato sulla sua spalla. Sorrise.
“ Beh, direi che con tre ore di ricordi sei riuscito a convincerlo” il nano sorrise, forse per la prima volta, poi tornò al tono seccato di sempre “ Ora, sono le 16.15, River ha ottenuto il suo famiglio alle 16.39 del suo primo giorno qui. Ah, per inciso, la quest scade alle 16.40, se fallisci dovrai tornare domani. Ovviamente riprendendo da capo”
“ Sono pronto!” gridò il ladro, in realtà con un tono abbastanza preoccupato. Prima di iniziare chiese però a che punto fosse Symon.
“ Sta pensando a cosa deve fare per convincere il suo famiglio. Ma questo non ti deve riguardare” fu tutto ciò che gli rispose il maestro.
“ Allora… cosa dovrei fare?”
Senza dire una parola Avery schioccò le dita, e dietro di lui apparve un gorilla di pietra, alto più di due metri,  con escrescenze di cristalli sparse qua e là per il corpo. La bestia emesse un urlo di guerra.
“ Non ti ucciderà, tranquillo, ti lascia in ogni caso al minimo con 20 hp. Ma se raggiungi quella cifra hai perso. Buona fortuna” e scomparve.
Claudio non fece in tempo a chiedersi cosa diamine dovesse fare ora che il gorilla era già partito all’assalto e, quando fu ad una distanza sufficiente, tirò un pugno verso il ladro. Claudio sentì gli artigli del famiglio in steccati nella sua carne e si scosse. Saltò indietro, schivando il colpo. Senza farsi troppe domande la bestia continuò il proprio attacco. Claudio si chiese come era possibile sconfiggere quell’animale, dato che non si concedeva un attimo di riposo e che, se per sbaglio il ladro riusciva a colpirlo dopo una schivata quello non solo non sentiva alcun dolore, ma attaccava con maggiore furia. Venti minuti di schivate e fughe. Ad un certo punto corse via e mise un po’ di distanza del solito  dalla bestia
“ Qualcuno ti ha mai detto di sconfiggerlo?”
La voce lo fece sobbalzare. Proveniva dalla sua destra. Si girò preoccupato, tenendo sotto controllo con la coda dell’occhio le mosse del gorilla, ma non vide nessuno, c’era solo il famiglio.
Schivò un altro colpo. Stava iniziando ad affaticarsi, non sapeva quanto sarebbe durato ancora.
“ Allora non hai imparato nulla oggi. Svuota la mente!”
“ Ma che cazz” schivò l’ennesima carica “ Tu parli!”
“ Ovvio” disse al suo orecchio il famiglio “cosa ti aspettavi? Che comunicassi ad ultrasuoni?”
“ Ma veramente…”
“ No, non abbiamo tempo per discussioni. Tu vuoi il mio aiuto. Io ho deciso che te lo sei guadagnato”
Claudio sorrise “ Quindi? Cosa dovrei fare?”
“ Sulla testa quella bestia ha un cristallo di color rosa. Colpisci lì”
Respirò. Elaborò in pochi istanti un piano per arrivare a colpire il nemico. Era rozzo, ma poteva funzionare. Mise parecchi metri tra lui ed il gorilla, poi equipaggiò il dono di Phones e River nella mano che fino a quel momento era stata libera. In pochi istanti, però, il gorilla si rifece sotto. Era ad un metro da lui. Tirò l’ennesimo, devastante pugno col braccio destro. Il ladro scartò a sinistra, poi accorciò la misura dalla bestia. Lo prese in controtempo. Insteccò un pugnale sul fianco del nemico, poi l’altro, poi iniziò a scalare. Non aveva un istante da perdere. In pochi istanti si ritrovo all’altezza del collo dell’animale, che ora non sapeva cosa fare. Fu solo per pochissimo tempo, perché subito il gorilla di pietra decise di schiacciare quel moscerino tra il suolo e la sua schiena. Claudio sentì l’animale sollevarsi e non tardò molto a capire che fosse nella merda. L’essere aveva già iniziato la fase discendente, che il ladro vide il cristallo. Fece partire il colpo, poi sentì uno schianto secco, un dolore atroce e la sua schiena a contatto col suolo.  

“ Ashel! Svegliati su, non sei morto, tranquillo” ed era vero, lo sapeva benissimo. Però aveva voglia di rimanere lì, irritato per non essere riuscito a colpire in tempo il cristallo. Claudio aprì gli occhi e la prima persona che vide fu Phones. Poi distinse anche le sagome di Riccardo e Roberto sopra di lui.
Era sdraiato a terra, con dolori assurdi in tutto il corpo.
“ Già, la storia dei 20 hp” disse “lo so, ma sono stanco morto” poi aggiunse “River e Avery?”
“ Avery è sparito alle 16. 40 esatte, mentre River è laggiù” il mago indicò un punto in lontananza “ ha detto che era meglio se non stava qui mentre eri a terra incosciente”
“ Ah… ok” sussurrò Claudio, mettendosi seduto “Quindi immagino che dovremmo tornare qui anche domani”
“ Si” gli fece Riccardo  “ma almeno si sa già in cosa consiste gran parte delle prove”
“ No” rispose il ladro “ io le so tutte, poi te le spiego”
“  L’ultima prova varia da persona a persona Ashel” gli disse Phones  “Il tuo gorilla è stato diverso dalla mia succube e dal colosso di River”
“ Piuttosto… che ore sono?” chiese all’amico
“ 16.48. Sei rimasto svenuto una decina di minuti”
“ Che sfiga!” rise Claudio “avrei anche battuto il record…”
“ Avresti?” chiese Roberto 
“ Si dai… River ha completato la quest alle 16.39” poi il ladro si rivolse a Phones “Ma te come fai a sapere del gorilla? Via ha informato Avery?”
“ Naaa” rise Roberto “quel simpatico pipistrello che sta svolazzando laggiù”
Claudio sgranò gli occhi, incredulo, poi un qualcosa gli fece pressione sulla spalla. Si voltò e vide il suo tenero famiglio che gli sorrideva.
Saltò in piedi, tirò un grido di gioia. Ci era riuscito! Si rimise in piedi, giusto in tempo per vedere River che si avvicinava
“ Sbollito la rabbia?” chiese Phones alla compagna “sembravi parecchio irritata quando il ragazzo qui è ricomparso” ed iniziò a ridere
“ Hey ci tenevo a quel record!” si giustificò lei, poi abbracciò Claudio “complimenti, davvero. Sapevo che la nostra valutazione su te ed il tuo amico era giusta”

A sera si riunirono coi compagni e raccontarono delle rispettive giornate. Claudio informò Nicolò di quello che due dei 5 pensavano di loro e l’amico ne fu lusingato, senza contare che prima di salutarsi si erano dati appuntamento in prima linea. Raccontò poi ogni dettaglio della prova superata per ottenere il famiglio, del viaggio di andata e di quello di ritorno, presentò  agli altri membri del gruppo il neobattezzato Noisy e disse che il giorno sarebbe tornato in quel luogo per accompagnare Riccardo. Fu una serata allegra e spensierata, ma che per Claudio finì veramente troppo presto, dato non erano ancora le 22.30 che lui già dormiva nel proprio letto. Esausto . 

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Capitolo 9
*** Vitriol (N) ***


Nicolò stava guardando la lista delle missioni. Ad un tratto, mentre scorreva con l'indice i nomi e le condizioni di ognuna, si accorse che ce ne era una piuttosto particolare: tra le condizioni per essere accettata vi era quella di aver completata la missione "Tempo di mietitura!". Analizzò meglio la descrizione e tutto il resto e si rese conto che la missione si svolgeva nella stessa fattoria e a nome dello stesso NPC promettendo però qualche soldo in più. Il ragazzo non ci dovette pensare due volte e, dopo aver accettato la quest, la sua giornata venne turbata dal rapido comparire di Arcoas e del suo fedele Floren.
"Orpheus!" urlò la ragazza facendolo trasalire.
"Ossignore!" urlò lui "Ah… Arcoas sei tu… Che spavento"
"Allora cosa stai facendo?" domandò la ragazza avvicinandosi al suo fianco.
"Ho accettato una nuova missione nella stessa fattoria di ieri e mi stavo incamminando per…" ma la ragazza non gli lasciò finire la frase che subito si intromise dicendo "Perfetto! Allora ti accompagnano!"
"Ah… Certo" rispose lui spiazzato con un largo sorriso.

La missione filò liscia come l'olio ma Nicolò aveva fatto in tempo ad accorgersi di una cosa particolare.
"Strano" disse avvicinandosi alla ragazza che sedeva sotto lo stesso albero sotto al quale l'aveva vista per la prima volta.
"Cosa c'è?" domandò lei mentre osservava il volo del suo fedele compagno.
"Mah… Sarà una mia impressione ma oggi ho dovuto eliminare molte più vipere cornute di ieri" osservò lui stendendosi all'ombra e chiudendo gli occhi.
"Effettivamente ieri c'è stato solo un caso oggi invece ti ho visto ucciderne una decina…" concordò Arcoas stendendosi accanto al bardo "Senti Orpheus…" continuò a dire lei "Mi chiedevo se per caso… Io e te…" ma le sue parole vennero bruscamente interrotte da una notifica che comparve davanti a Nicolò.
"Scusa Arcoas; guardo chi è" digitò sull'icona della chat e vide che Lesen gli aveva scritto.
"Chi è Lesen?" chiese Arcoas dopo essersi improvvisamente incupita. 
"È una ragazza che ho conosciuto al primo piano" le rispose lui serenamente iniziando a trascrivere un messaggio di risposta per l'amica "Ci teniamo in contatto da quando ci siamo incontrati"
"Ah sì?" poi una nuova domanda maturò nella sua mente a cui poco dopo diede voce "È… È per caso la tua fidanzata?"
Nicolò la guardò negli occhi e scoppiò a ridere "Ahahah no, no… È semplicemente un'amica ahahahah"
Arcoas tornò immediatamente di buon umore "Bene!"
"Bene?"
"Ah sì nel senso…" la ragazza divenne paonazza a causa di quella parola di troppo "Nel senso che… È un bene che tu abbia finito la tua missione così possiamo andare a pranzare insieme…"
Il ragazzo la guardò sorridendole "Mi dispiace ma avevo promesso ai miei amici che sarei andato a pranzare con loro"
 "Capisco" continuò lei un po' intristita "Però promettimi che domani pranzeremo insieme"
"Ahahahah va bene promesso"

"Le hai mentito" accusò Camilla l'amico mentre passeggiavano per le vie più deserte della città.
"Sarei dovuto andare a pranzare con lei? Si vede lontano un miglio che le piaccio" commentò Nicolò mentre osservava incuriosito un negozietto di oggetti.
"E intanto le hai promesso di pranzare insieme domani…" commentò Alessandro.
"Non avevo scuse valide…" cercò di spiegarsi il bardo "Ascoltate" aggiunse poi fermandosi davanti alla porta del negozio "Voi andate avanti io mi fermo qui un momento"
"Va bene… Ma sappi che ti aspettiamo alla locanda per continuare la strigliata di capo!" lo rimproverò Camilla allontanandosi al fianco del barbaro che salutò l'amico con un solenne cenno del capo.
Nicolò salì le scalette che conducevano alla porta dell'emporio, sfiorò con le dita il pomello e, in quello stesso momento, qualcuno spalancò la porta cadendo rovinosamente addosso al ragazzo che dopo qualche secondo si ritrovò per terra in mezzo al vicolo.
"Maremma boia che botta…" bisbigliò il bardo ancora ad occhi chiusi mentre si tastava la schiena dolorante "Chi diavolo è 'sto grullo!" disse poi aprendo le palpebre e cercando di distinguere il viso della causa di quella caduta. 
Sentiva un peso sullo stomaco ma riuscì a distinguere solo dei lunghi capelli biondi e un mugugnato dolorante.
"Ahí ahí che botta" diceva una voce femminile "Ah! Mi scusi che sbadata" disse subito rimettendosi in piedi rivelando così dei dolcissimi occhi marrone chiaro e un viso incredibilmente delicato.
Nicolò prima di rimettersi in piedi la osservò attentamente: dai suoi vestiti, nonostante l'assenza del cappello, si poteva chiaramente evincere che si trattasse di una maga, anche piuttosto attraente pensò il ragazzo.
"Mi prometta solo che la prossima volta che aprirà una porta starà più attenta e accetterò volentieri le sue scuse" disse il ragazzo ridendo mentre si rimetteva in piedi ma, non appena ebbe poggiato il piede sinistro a terra, un dolore lacerante gli fece urlare di dolore.
"Sta bene?" gli domandò la ragazza.
"Penso di essermi giocato la caviglia ahahah" disse sedendosi a terra e massaggiando la parte dolorante.
"È tutta colpa mia… La prego mi scusi" continuò la ragazza chiaramente mortificata per l'accaduto.
"Non si preoccupi… Però… Se mi da una mano a visitare il negozio da cui è appena uscita gliene sarei grato" propose Nicolò incapace di camminare senza l'aiuto di qualcuno.
"Certo venga…" disse la ragazza prendendo il braccio sinistro del ragazzo facendoselo passare dietro al collo "È sicuro di non preferire di essere controllato da un chierico?"
"Ci sarà tempo per questo più tardi; ora sono molto curioso di visitare questo negozio" affermò lui iniziando a saltellare accompagnato dalla bionda "A proposito mi dia del "tu"; mi chiamo Orpheus"
"Come scusa?" chiese lei sorpresa.
"Orpheus, l'aedo; non lo conosce?" domandò lui pronto a lasciare l'appoggio nel caso in sui la risposta fosse stata "No".
"Certo che lo conosco… Però ora dammi anche tu del "tu" " disse cambiando rapidamente discorso.
"Come preferisci ma allora perché ti sei sorpresa così?"
"Perché io mi chiamo Euridice"
Nicolò spalancò la bocca sorpreso, poi, dopo essersi ripreso dal suo stupore, rise e le disse "Allora andiamo mia cara sposa, conducimi verso le gole tenarie"
Lei arrossì, spiazzata da quelle parole e dal dolce sorriso del ragazzo, allora scosse la testa per scacciare quel rossore come fosse una mosca che le ronzava intorno "Andiamo ma non mi lasciare all'eterna notte"
Risero entrambi e varcarono la porta dell'emporio insieme.
Non appena entrato, Nicolò, percepì subito degli odori inconsueti, pungenti che si mischiavano al chiarissimo profumo dell'incenso che era, probabilmente, anche la causa di quel velo di fumo che appannava lo sguardo del ragazzo. Dal soffitto pendevano erbe secche accanto ad altre forme inconsuete che ricordavano code avvizzite o chele di una qualche creatura; sugli scaffali invece si alternavano oggetti bizzarri: teschi e ampolle di vetro ricolme di occhi, globi che contenevano colori in continuo movimento, piante che si muovevano quasi volessero afferrare qualcosa e altre mille stramberie. 
"Mah… Non pensavo di aver varcato veramente la porta di Dite" scherzò Nicolò facendo ridere Euridice, la quale coprì la sua risata coprendosi la bocca con la mano destra "Cosa eri venuta a cercare qui?" le chiese allora.
"In realtà cercavo questa" la ragazza aprì il suo inventario e, dopo aver digitato su un oggetto, nella sua mano comparve una sfera trasparente nella quale si univano e si separavano dei piccoli fasci di luce di color rosso, blu e verde.
"Wow è una…" iniziò a dire Nicolò stupito.
"Già; è una Sfera di Cristallo" concluse lei facendosela scorrere tra le mani "Questo negozietto vende oggetti molto interessanti per ogni tipo di incantatore perché non dai un'occhiata a quello che ti offre?"
Nicolò allora scostò il braccio dal collo della ragazza e iniziò a saltellare fino al negoziante, il quale indossava un lungo cappuccio scuro dal quale spuntava fuori una lunga barba grigia che si appoggiava al bancone e proseguiva davanti ad esso ricadendo per terra. Il ragazzo allora gli parlò e il mercante si limitò a sussurrare "Ai suoi servizi giovane arcanista" e concluse il tutto con un solenne inchino.
Davanti a Nicolò comparve tutto l'elenco degli oggetti venduti da mercante e vide che erano divisi per classe di arcanista e poi un reparto più ampio conteneva oggetti utilizzabili da tutte le classi magiche. Iniziò a scorrere gli oggetti riservati ai bardi e poggiando il dito su uno che costava 50 monete d'oro disse "Guarda te che fortuna!" Euridice lo guardò e chiese "Cosa c'è Orpheus?" In quel momento il bardo concluse l'acquisto e nella sua mano sinistra comparve un bastone da passeggio nero con l'impugnatura in argento. 
"Ma ti sei preso un bastone?" scoppiò a ridere Euridice.
"Non è solo questo… Guarda" e, alzando il bastone, con una mano sollevò un coperchio presente sull'impugnatura rivelando così uno spazio in cui era possibile versare dell'inchiostro "Fa anche da calamaio!" concluse entusiasta.
"Ma ora devo prendere anche un'altra cosa!" e iniziò una seconda trattativa con il mercante al termine della quale Nicolò comprò anche lui una Sfera di Cristallo.
"Voit-las!" disse mostrando la sfera all'amica, e in quel momento delle luci nere iniziarono a balenare all'interno di essa.
"Cosa sta succedendo?" chiese il bardo incuriosito.
"La sfera reagisce alla tua magia" spigò Euridice.
"In che senso?"
"Vedi, ogni Sfera di Cristallo si relaziona direttamente al suo possessore e alla sua magia. Tu possiedi la magia del dominio di Darkness in quanto bardo e quindi in lei splenderà il colore nero"
"Capisco!" disse felice Nicolò "Allora nella tua si alternano il rosso, il blu e il verde perché hai scelto come domini Fire, Water e Earth!"
"Esattamente!"
In quel momento al bardo arrivò un messaggio da Claudio il quale diceva che, lui e gli altri, stavano per iniziare la quest dei famigli; Nicolò lesse il tutto e decise che avrebbe risposto all'amico nel pomeriggio in quel momento aveva altro a cui pensare: il suo stomaco si stava ribellando; erano le 14 e lui non aveva ancora mangiato. Ad un certo punto il brontolio del suo stomaco ruppe il silenzio della bottega, Euridice lo guardò e scoppiò a ridere.
"Scusa" disse lui paonazzo "Ma non ho ancora pranzato oggi quindi… eheheh"
"Va bene dai, vieni con me" propose la ragazza "Ti offro il pranzo però dopo andiamo subito da un chierico per farti sistemare quella caviglia!"
"Uff…" sbuffò lui iniziando a zoppicare appoggiandosi al bastone "Va bene mia dolce sposa" e a quelle parole un nuovo rossore irruppe sul viso di lei.

"Ma allora sei veramente idiota!" lo infamò Camilla.
"Non è colpa mia; ok?" le rispose Nicolò facendo forza sul bastone per evitare di appoggiare troppo peso sulla caviglia.
Nicolò, Camilla e Alessandro si erano ritrovati alla locanda dopo pranzo e, dopo che il bardo aveva spiegato agli amici tutto quello che gli era successo, avevano deciso di recarsi da un chierico per far sistemare la caviglia del ragazzo.
"Comunque io non so come fai a conoscere sempre ragazze interessate  a te" protestò Alessandro per l'ingiustizia.
"Guarda… Se per ogni ragazza alla quale piaccio devo sacrificare un piede te le cedo tutte" disse Nicolò mentre rischiava di inciampare in un ciottolo "Maremma boia" imprecò poi calciandolo via col piede sano ma mise troppo peso sul piede dolorante e si piegò in due dal dolore.
Gli altri due proseguivano tranquilli senza soccorrere l'amico "Io sacrificheri un piede, una gamba, un braccio… Ogni arto del mio corpo tranne uno…" disse con voce molesta, al che Nicolò li scagliò contro un sasso e, colpendolo alla testa, gli tolse 10 HP.
"Ma sei scemo?!" Urlò l'amico voltandosi e massaggiandosi la testa.
"Se continui a dire le tue solite boiate giuro che ti elimino!" rispose il bardo rialzandosi a fatica sul bastone.
"Smettetela di litigare che siamo arrivati!" li zittì Chiara.
Davanti ai tre amici  c'era uno spiazzo d'erba di forma circolare in cui si vedevano alcune grandi rocce e, esattamente al centro, tre rocce disposte a trilite.
"Quindi è questo il celebre portale" osservò Nicolò mentre esaminava le tre pietre da ogni angolazione.
"Io comunque non ho capito: perché non ti fai curare da Riccardo?" chiese Alessandro.
"Riccardo e gli altri rimarranno fuori ancora per un bel po' quindi ho pensato di prendere due piccioni con una fava" sorrise lui.
"Come fai a sapere che staranno via ancora a lungo?" domandò allora Camilla.
"Li ho controllati con questa" e mostrò agli amici la Sfera di Cristallo comprata poco prima "Mi basta concentrarmi su una persona ed essa compare nella sfera facendomi vedere dov'è e cosa sta facendo"
"Wow, è l'arma finale di uno stalker" commentò Alessandro facendo scoppiare tutti a ridere.
"Va là; andiamo" disse Camilla e avvicinatosi al trilite comparve un elenco di località tra cui scegliere (5 località precisamente), digitò su una di esse e davanti a loro si formò una nebbia densa che impediva di vedere oltre.
 "Andiamo!" e varcata quella nebbia i ragazzi si ritrovarono a vedere una città che tutti e tre conoscevano molto bene: la Città d'Inizio.
I tre amici raggiunsero le porte della città e subito si accorsero che la Città rimaneva ancora la più popolata del gioco e, difatti, Nicolò rischiò due o tre volte di essere preso da uno dei suoi attacchi di agorafobia ma i due amici si erano accorti di ciò e decisero perciò di cercare le strade più isolate.
"Tutto bene Nico?" chiese Camilla non appena furono arrivati davanti al portone di un edificio molto caro al bardo.
"Sì sì" disse sedendosi sugli scalini che portavano alla porta e appoggiando la testa al bastone che reggeva con le mani davanti a lui "non preoccupatevi" e cercò di sorridere senza successo.
"È questo il posto?" domandò Alessandro osservando attentamente l'edificio.
Nicolò si rimise in piedi dopo essersi ripreso e bussò alla porta con l'impugnatura del bastone "Sì è questo"
"Pelar ti ho detto di passare più tardi per quella consegna!" urlò una voce femminile da dietro la porta ma non appena l'aprì e vide Nicolò subito si zittì.
"Buon giorno Antigone" disse Nicolò sorridendo.
"Orpheus!" urlò lei dopo esserglisi gettata al collo.
"Se non lo uccide questo gioco giuro che lo uccido io" scherzò Alessio guardando l'ennesima conquista dell'amico. Nessuno era mai riuscito a spiegarsi il fascino di Nicolò sta di fatto che molte ragazze si interessavano a lui e lui, puntualmente, le rifiutava, tutte. Gli amici ad un certo punto iniziarono a pensare che fosse misogino ma lui si limitava semplicemente a rispondere che fra quelle che aveva rifiutato non c'era quella giusta, quella che Nicolò cercava da tutta la vita.
Dopo qualche minuto Antigone riuscì a separarsi da Nicolò e si presentò a Camilla e Alessandro, poi li fece accomodare e iniziò a curare la caviglia di Nicolò con un impacco di erbe e un incantesimo.
"Così dovresti essere a posto" disse lei dopo una decimi di minuti.
Nicolò provò a poggiare il piede a terra e percepì solo un insignificante fastidio "È quasi perfetto!" esultò lui.
"Non dovrai sforzarlo troppo per qualche giorno ma nel men che non si dica potrai tornare a correre come una gazzella!"
"Grazie miele Antigone" sorrise "Ti sono immensamente grato"
"Oh beh…" le sue guance arrossirono timidamente "ci mancherebbe… Allora volete fermarvi a cena?"
Nicolò stava per dire qualcosa ma venne intercettato prontamente da Alessandro che disse "Ci piacerebbe moltissimo ma abbiamo un impegno improrogabile al primo piano… Ci dispiace"
"Ah… Capisco…" rispose lei "Allora sarà per un altra volta e Orpheus" si volse al ragazzo con lo sguardo "Stai attento ti prego"
"Non preoccuparti" disse lui sereno "Ci rivedremo presto"

Alessandro e Nicolò si erano fermati al piano terra della locanda a bere. Avevano ordinato una bottiglia di vino a testa e, dopo una decina di minuti, il liquido era già stato dimezzato. Il crepitio del fuoco accompagnava le loro parole come un violino che accompagna il canto.
"Io non ti capisco…" iniziò a dire Alessandro.
"Ah… Va tranquillo… Nessuno c'è mai riuscito" rise amaramente Nicolò riempiendosi nuovamente il bicchiere.
"Sei circondato da ragazze bellissime eppure…" 
"Eppure non mi muovo vero?"
"Già… Come mai?"
"Sai… C'è una storia che conosciamo solo io e Camilla… Ma credo sia venuto il momento di raccontartela…" Nicolò prese un profondo respiro e si scolò d'un fiato il bicchiere appena ricolmato "Nell'estate tra la terza superiore e la quarta ho passato un paio di mesi in campagna dai miei nonni, immerso nella natura e nelle mie letture. Un giorno, mentre mia nonna mi aveva mandato in paese a comprare della verdura ho conosciuto una ragazza bellissima, capelli rossi come il primo tramonto e occhi verdi come le foreste incontaminate dell'età dell'oro, si chiamava Teresa. Mi bastò guardarla un attimo per capire che non era come tutte le altre, per capire che lei era speciale. Mi guardò e sorrise. Hai presente quando il mondo ti trema sotto ai piedi? Hai presente quando arriva una tempesta in mare aperto e tu assisti a quello spettacolo incredibile? Ecco, questo fu il suo sorriso. Fu un'alba indescrivibile. La invitai ad uscire e parlammo per un tempo che non è, un tempo vago, indefinito, che speravo durasse in eterno. Avrei fermato tutto per lei, il sole e le nuvole, la luna e le stelle, mi bastava un attimo eterno con lei. Mi bastava lei. Ero innamorato di lei e lei di me… lei… lei era l'unica che riusciva a capirmi… Sapeva togliermi di dosso tutte queste stupidissime maschere… Con lei la mia agorafobia era solo un ricordo lontano... E sapeva riconoscermi… Mi sapeva riconoscere in quello che scrivevo e in quello che scrivevano gli altri… Lei mi vide in Aiace e in Cyrano… In Jacopo e in Dante… Inutile dire quanto leggevamo insieme, quanto i nostri occhi si inseguivano tra le pagine e fino a fuggire insieme per le campagne… Lì eravamo Orfeo ed Euridice… Lì eravamo felici… Lei fu la mia prima volta… La prima volta che feci l'amore… E non dico che scopammo o stronzate simili… No; noi facemmo l'amore…  Non potrò mai scordarla… Il sapore delle sue labbra e dei suoi seni… i suoi capelli che mi riempivano gli occhi e il cuore… e il suo sorriso… il sorriso di chi non vuole altro. Arrivai a conoscere i suoi genitori e lei conobbe i miei. La nostra storia non era una di quelle puttanate estive che abbiamo sperimentato tutti… La nostra storia era amore era un sentimento meraviglioso… Ci conoscevamo da così poco eppure sapevamo che avremmo trascorso la vita insieme, avremmo avuto una vita insieme… Avevamo pianificato tutto: io sarei diventato un professore di letteratura e lei una di filosofia, avremmo preso una casetta vicino a Firenze e un cane che avremmo chiamato Rubicante… E avremmo avuto due figli… Un maschio e una femmina… Dante e Saffo… Ve la volevo far conoscere…" Nicolò raccontava tutto quello guardando la notte fuori dalla finestra della locanda e in breve i suoi occhi si riempirono di lacrime "Ma… Una notte… Mentre veniva da me in scooter… Venne investita da un ubriaco che guidava un SUV… La ricoverarono d'urgenza all'ospedale più vicino e io corsi… mi dimenticai di cosa fossero i polmoni e corsi come uno che sta per perdere tutto, come uno che sta per perdere se stesso… Entrai nella stanza in cui lei era ricoverata… Mi vide e sorridendo disse "Sorridi amore mio… Sorridi sempre…" quelle furono le sue ultime parole… Finì in coma… ed è ancora in coma adesso…" Nicolò ribaltò le bottiglie per terra in un impeto di furia e scoppiò a piangere chino sul tavolo. "Quelle parole erano quelle che un uomo dovrebbe dire alla moglie non il contrario" diceva tutto quello tra i singhiozzi del pianto "La persi… La persi per sempre".
Alessandro era rimasto incredulo a quelle parole ma poi ripensò al quarto anno di liceo: Nicolò non si era presentato a scuola fino a metà novembre, rischiando la bocciatura per aver superato il limite massimo di assenze, non era stato reperibile fino ad allora, e quando tornò era chiuso in se stesso, nascosto dietro a un volto impassibile che, di tanto in tanto, lasciava trasparire un sorriso. Poi pensò alle domeniche pomeriggio che passavano insieme e al costante sparire dell'amico per le !6:30: andava da lei.
"Quindi è per questo che tu…" provò a chiedere Alessandro vedendo che il bardo pian piano riprendeva il controllo del pianto.
"Sì… È per questo che in quarta ho rischiato l'anno… Non riuscivo ad andare avanti poi, Camilla, ha praticamente sfondato la porta di camera mia e mi ha costretto a raccontarle tutto. Dopo che ebbe ascoltato tutta la storia riuscì a convincermi a tornare tra i banchi e a parlare della mia situazione con i professori ma le chiesi di non raccontare a nessuno di voi la storia… Mi ricordo ancora le loro parole "Mi dispiace ma… Hai ancora tutta la vita davanti Nicolò… Ne troverai un'altra" " il ragazzo iniziò a ridere amaramente a ricordare quelle parole "Come se ne esistesse un'altra come lei… L'unica che mi capì fu la Zamagna… L'unica che capiva quanto stessi di merda… Mi ha accompagnato anche in ospedale da lei qualche volta…" fermò il suo racconto e si mise a guardare l'amico negli occhi; Alessio lo guardò e lo vide sorridere come sempre con gli occhi gonfi di pianto "A Teresa ho promesso di sorridere sempre… E lo farò… Ma non potrò mai chiamare nessun'altra "Amore" e non mi potrò mai più innamorare di nessun'altra…" 
Il vino era finito e il fuoco nel camino si era affievolito.
"Beh…" disse il bardo afferrando il bastone e, alzatosi in piedi, disse "Grazie per averla ascoltato Alessio e scusa se non ti ho raccontato prima questa storia ma… È una ferita che non riuscirà mai a rimarginarsi… Buona notte amico mio…" E camminò sicuro verso la camera.
Alessio guardò la bottiglia di vino dell'amico: era vuota; poi si voltò verso di lui e vide che mentre saliva le scale arrancava sul piede sinistro senza barcollare, senza fermarsi a causa di un giramento di testa. Niente di tutto questo. Nicolò era sobrio come mai in vita sua e aveva condiviso quella storia con Alessio conscio di quello che stava dicendo.
"Nicolò…" bisbigliò lui ingurgitando il vino rimanente.

Il giorno seguente Alessio si svegliò con un'emicrania terribile. Guardò l'orologio dal suo menu e si accorse che erano già le 13:46. Sicuramente gli altri erano già andati a svolgere le loro missioni ma, all'improvviso, quel suo pensiero venne interrotto da qualcuno che bussava alla porta.
"Chi è?" chiese lui ancora steso sul letto.
"Sono Camilla; giù da quel letto grattamuri! Ti devo parlare!" urlò la ragazza dall'altra parte della porta.
Davanti a lui comparve il comando per aprire la porta, lo digitò e la maga entrò nella stanza.
Lei si mise a sedere su una poltrona della camera e iniziò a dire al barbaro "Ieri sera Nicolò mi è venuto a dire che ti ha raccontato la storia di Teresa"
D'un lampo tutto il racconto della notte precedente riaffiorò nella mente di Alessio insieme alle lacrime dell'amico.
"Sono felice che sia riuscito ad aprirsi con un'altra persona…" disse lei sorridente.
"Chiara tu lo sai da più di un anno oramai…" iniziò Alessio "Come ci dovremo comportare con lui?"
"Niente" rispose lei "Non dovremo fare niente… Lui oramai sa che morirà solo scaldandosi con il ricordo del suo passato amore… La cosa peggiore da fare sarebbe cercare di distoglierlo da questa idea… Lui è Aiace: sarebbe in grado di piantarsi una spada nel cuore o di buttarsi da una scogliera se provassimo a togliergli lei… Nicolò è una persona forte e ora sta vivendo per lei, sta vivendo per tenere fede a quello che le ha promesso"
"Di sorridere sempre…" commentò lui.
"Già, ma Nicolò osservò un'altra cosa in quel comando che gli diede Teresa prima di entrare in coma…"
"Cosa?"
"Per sorridere lui doveva continuare a vivere…" rispose lei guardando fuori dalla finestra!
"RAGA!!!" la voce del bardo proruppe dall'esterno della camera "Raga siete qua dentro? Apritemi vi devo far vedere una cosa bellissima!!!"
Alessandro aprì la porta e subito comparve Nicolò che era ancora appoggiato al suo bastone da passeggio.
"Cosa c'è Nico?" domandò Camilla.
"Guardate" si limitò a rispondere lui. Con la mano sinistra lasciò l'impugnatura del bastone da passeggio che, prima di toccare terra sparì e, nella stessa mano del ragazzo comparve una grande falce da mietitura.
"Come hai fatto?" Chiese stupito Alessandro.
"È lo switch rapido dell'arma!" esclamò lui "In ogni mano si possono equipaggiare al massimo due armi e, nel momento in cui ne lasci una compare al suo posto l'altra!" spiegò agli amici.
"E come hai ottenuto quella falce?" continuò Camilla.
Nicolò allora gli raccontò che il ciclo di missioni legate alla mietitura aveva una terza fase nella quale doveva arare i campi rimanenti e intanto difendere il granaio del fattore dall'assalto di un gruppo di vipere cornute. Al termine della missione non solo era arrivato al livello 10 e aveva raggiunto il grado 17 nella skill mietitura, ma il fattore lo aveva anche ricompensato donandogli la falce.
"Dai ragazzi andiamo! Gli altri sono già tutti al livello 10 mancate solo voi!" disse invitandoli a seguirlo per salire di livello il prima possibile però, prima di uscire dalla porta si voltò, guardò negli occhi Alessandro e, sorridendo, disse "Grazie per avermi ascoltato ieri sera" il barbaro fu spiazzato da quei ringraziamenti così sentiti "Ora però andiamo! Non c'è tempo da perdere!" urlò il bardo dopo aver switchato la falce col bastone da passeggio.

La sera, dopo aver fatto raggiungere agli amici il livello 10 e dopo essersi organizzati con gli altri per fondare la loro gilda il giorno dopo, Nicolò si era chiuso in camera sua a scrivere. Osservò la Sfera di Cristallo e concentrandosi su Claudio lo vide sdraiato nel suo letto probabilmente sfinito dalla missione di quel pomeriggio. Poi si concentrò e si mise a scrivere pensando a Teresa, come faceva ogni sera, quella sera riscrisse il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi… Una poesia che Teresa amava quasi quanto lui… Rise ripensando a quando la ripetevano insieme a memoria fingendo di parlare realmente con la luna. Nicolò bagnò la pergamena con una lacrima poi, a lavoro finito, decise di distribuire i punti abilità che aveva guadagnato, dopo che li ebbe disposti situazione delle sue abilità era la seguente: 
Area di Competenza: 
-Musica--->Competenze musicali, grado 1;
-Scrittura--->Competenze di scrittura, grado 3; Ammaliare, grado 3; Compromesso, grado 2;
-Artigianato Libri---> Fascicoletti, grado 3; Foglie e Pergamene, grado 3; Gazzettini, grado 3;
-Darkness---> Magie di livello 1, grado 3; Magie di livello 2, grado 3; Magie di livello 3, grado 3 (Globo oscuro e Barriera d'ombra);
-Alchimia---> Pozioni semplici, grado 3.
Aveva ancora molto da fare e molte abilità da sbloccare… Decise che ci avrebbe pensato il giorno dopo allora era troppo stanco. Si stese sul letto e dopo qualche secondo era nel mondo dei sogni ancora insieme a lei.

La mattina seguente i sei amici si ritrovarono al solito tavolo della locanda per prepararsi alla partenza e, dato che avevano raggiunto tutti il livello 10, alcuni di loro anche spingendosi oltre, decisero di fondare una loro gilda.
"Ma è un nome orribile!" rispose Riccardo a Alessandro che aveva proposto, come nome della gilda "I belli al buio".
"Era uno scherzo invornito!" gli urlò contro lui.
"Beh… Cosa pensate di "Delco Solontiv"?" propose Nicolò.
"Ehi suona bene come nome" disse Camilla ripetendosi la proposta nella mente.
"Già non è male…" osservò Roberto.
"Aspettate…" iniziò a dire Claudio guardando sospettoso l'amico mentre beveva una spremuta di colore viola " "Delco Solontiv"… "Delco Solontiv"… Ma è l'anagramma di "Dolce Stil Novo"!" concluse lui.
In quel momento tutti guardarono male il bardo e Alessandro lo ribaltò dalla sedia all'indietro.
"Te Chiara non hai proposte?" domandò Riccardo all'amica.
"Mah… Con i nomi non sono mai stata brava…" disse semplicemente mangiando un biscotto.
"Che dite di "Absintium et Sambucam"?" propose allora Claudio con uno sguardo molto eloquente.
"Mi piace un sacco!" rispose Alessandro.
"Anche a me!" fece eco Roberto.
"Vogliamo già passare per degli ubriaconi?" chiese ironico Riccardo "Troviamone un altro"
"Sono dello stesso parere di Riccardo!" disse Camilla guardando male il ladro.
"Nicolò a te l'ultimo voto!" Claudio guardava l'amico che si stava rimettendo a sedere dopo la sua caduta di prima e, in cuor suo, sperava che quell'Absintium lo avrebbe convinto ad accettare quel nome (Nella vita di tutti i giorni Nicolò era solito farsi un bicchiere d'assenzio quando i ragazzi uscivano a bere).
"Mmm… Innanzitutto non capisco perché "sambuca" è declinato all'accusativo… Comunque no… Abbiamo bisogno di un qualcosa di più criptico…"
"Sentiamo il professore di latino cosa ci propone allora!" continuò il ladro dopo essere stato ripreso per la sua pessima competenza della lingua latina.
"Beh… Se vogliamo rimanere sulla lingua di Cicerone…" si fermò qualche secondo a pensare "Cosa ne dite di "Vitriol"?" 
"Cosa vorrebbe dire "Vitriol"?" gli domandò Claudio.
"Visita Interiora Terrae Rectificando Inuenies Occultum Lapidem" ripeté il bardo.
"Ah è un'acronimo!" osservò Camilla.
"Esattamente" confermò l'amico "Tradotto vuol dire "Visita l'interno della terra correggendo troverai la pietra occulta". È un antico proverbio legato all'alchimia e lo possiamo utilizzare in riferimento al nostro cercare di conoscere la lore di questo mondo!"
"Mmm… Fa molto Fullmetal Alchemist…" disse Riccardo "Mi piace!"
"Anche per me va benissimo" approvò Camilla.
"Mmm… Così siamo a uno stallo…" calcolò Claudio "Abbiamo tre voti a favore di "Absintium et Sambucam " e tre a favore di "Vitriol"… Come facciamo a decidere?"
"Ho un'idea" disse Nicolò "Io e te ci facciamo una partita a briscola e chi vince decide il nome"
Claudio, sicuro del fatto che in quel mondo non ci potessero essere delle carte da briscola e, anche se ci fossero state, l'amico non ne poteva sicuramente possedere un mazzo, accettò. Nicolò allora si alzò dal tavolo ed andò dal locandiere, parlò con lui e tornò al tavolo con un mazzo di carte toscane da briscola (Claudio maledisse se stesso in quel momento).
Tutti fecero spazio sul tavolo per vedere una partita dall'esito già scontato. Nicolò iniziò a mischiare le carte e ne distribuì 3 a testa mettendo poi la settima carta al posto della briscola (era il 6 di picche). 
Claudio guardò le sue carte e cercò di non far trasparire niente dal suo sguardo cercando di sfuggire agli occhi indagatori dell'amico. Nicolò di tutto punto lo guardò un attimo, poi guardò le sue carte e, senza alzare lo sguardo da esse, disse "Hai il tre di briscola"
Claudio lo guardò e si limitò a sillabare "Fottiti"
La partita terminò 68 a 52 per Nicolò che, come briscola, aveva visto il 4 il re e l'asso.
"Beh direi che il nome "Vitriol" è confermato!" esultò il ragazzo dopo aver contato i punti.
"Dai… Alla fine non mi dispiace nemmeno a me" disse Claudio.
"Ho l'onore di procedere io alla fondazione?" chiese il bardo.
"Hai vinto te a te l'onore" rispose il ladro.
"Allora" Nicolò aprì il menù e digitò nell'ordine i comandi "Gruppo", "Gilda" ed infine "Crea Nuova". Prima di tutto il ragazzo dovette digitare il nome della gilda poi gli venne chiesto di indicare un massimo di tre "Capi gilda".
"Io direi che i capi dovrebbero essere Claudio e Nicolò" propose Chiara "Alla fine sono il braccio e la mente del gruppo"
I due ragazzi si guardarono negli occhi e, nell'assenso generale, decisero di prendersi sulle spalle questa responsabilità. Poi Nicolò aggiunse i quattro amici alla lista dei componenti.
Infine, davanti a Nicolò, comparve una finestra quadrata totalmente bianca con accanto le icone di strumenti per disegnare e venne chiesto ai ragazzi di disegnare il logo della loro gilda.
"Riccardo questa parte è tutta tua" disse il bardo rivolgendosi al chierico. Nel loro gruppo Riccardo era sicuramente quello con una più spiccata predisposizione al disegno.
"Mmm… Va bene… Lasciatemi pensare un attimo…" lui rimase qualche secondo davanti al riquadro e poi iniziò a disegnare. Al termine dell'impresa tutti rimasero a bocca aperta: il logo rappresentava un oroburo stilizzato che formava un cerchio all'interno del quale si trovava una fenice, anch'essa stilizzata, con un grande occhio che guardava i ragazzi.
"Che ne dite?" Domandò Riccardo.
"È meraviglioso!" ripeterono all'unisono i ragazzi.
"Beh direi che a questo punto abbiamo fatto tutto!" disse Nicolò digitando sul tasto "Crea".
In quel momento, accanto alle barre degli HP, del Mana e del Vigore dei sei comparve il logo della loro gilda.
"Proporrei un brindisi!" disse Roberto versando nei bicchieri di tutti un po' di spremuta "Alla gilda Vitriol e ai suoi futuri successi" aggiunse sollevando il bicchiere.
"Cin-cin!" Urlarono tutti e, in mezzo al tintinnare dei bicchieri, a Claudio e Nicolò arrivò un messaggio da un utente che non conoscevano.

"Strano…" disse Riccardo "Siete sicuri di non conoscere il tipo del messaggio?"  
"Certo che non lo conosciamo" rispose Claudio contemplando l'icona della notifica.
"Ma allora come ha fatto a contattarvi?" domandò Camilla.
Il silenzio rispose a quella domanda.
"Io direi di aprirla… Potrebbe essere anche un nulla di fatto" propose Alessandro dando voce alle parole che stavano frullando nella mente di tutti.
I due aprirono il messaggio che così recitava: "Salve; sono il generale della prima linea Linton. So cha questo mio messaggio potrebbe confondervi ma ora vi spiegherò tutto. Nel momento in cui voi, signor Ashel e signor Orpheus, avete fondato una gilda, assumendo in essa i ruoli di capi-gilda, siete stati aggiunti alla chat in cui sono iscritti tutti i capi-gilda al momento presenti nel gioco (vi avviso di ciò qualora non ne aveste ancora preso visione). Ora però vi spiego il motivo di questa mia mail: stiamo programmando l'attacco al boss del secondo piano così, in un paio di giorni, dovremmo avere accesso al terzo piano; abbiamo quindi concordato di organizzare un incontro tra 10 giorni nella prima città del terzo piano, il luogo non è ancora deciso con precisione perché il terzo piano è ancora inesplorato ma, alla sconfitta del boss, ci metteremo in contatto con tutti i capi-gilda. Fino ad allora cercate di avvicinarvi il più possibile al terzo piano. A presto; Linton"
I due ragazzi si guardarono stupiti: Linton era il generale della prima linea e li aveva invitati ad una riunione per decidere chissà cosa; inutile dire quanto i ragazzi furono emozionati nel sentire quel messaggio, avevano deciso di unirsi alla prima linea ed ora quel progetto poteva diventare realtà.
"Partiamo!" urlò Claudio alzandosi dal tavolo convinto del fatto che si stesse avvicinando sempre più alla sua Luna.
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Capitolo 10
*** Corruzione ***


"Ale alle tue spalle!" gridò Riccardo mentre si preparava al cast di un incantesimo.
"Grazie Rik!" Il ragazzo ruotò rapidamente su se stesso facendo seguire quella rotazione al suo spadone che finì per eliminare un coppiere alle sue spalle.
"Pensavo che questi esseri fossero più forti" disse Claudio mentre prendeva la rincorsa verso uno degli avversari per pugnalarlo con le sue lame al petto. Il mostro però sopravvisse con pochi HP all'attacco e si preparava a ribaltare il contenuto corrosivo della sua coppa addosso al ladro.
"Non prenderla troppo alla leggera!" commentò Roberto aggiungendo ai due colpi di Claudio un affondo che andò a colpire il collo del coppiere eliminandolo. Roberto abbassò la spada con un gesto rapido per pulirla del sangue dell'avversario e, guardando l'amico con occhi di sfida, disse "5 mio caro…"
"Ahahah! Sei ancora lontano dal mio 9" se la rise il ladro mentre osservava la situazione intorno a lui.
"Ma ho appena iniziato la rimonta" spiegò il guerriero preparandosi a un nuovo assalto.
"Quei due smetteranno mai di competere tra loro?" sbuffò Camilla mentre agitava lo scettro; da esso iniziarono ad uscire delle fiamme che avvolsero uno dei pochi coppieri rimasti.
"Ma va! Devono mostrare di essere i migliori!" rise Nicolò menando un fendente con la falce dal basso verso l'alto con cui ribaltò uno di quegli esseri deformi e, dopo che cadde a terra, lo finì con un semplice colpo alla testa.
"Sei troppo cruento per i miei gusti" osservò la maga poggiando la sua schiena a quella del bardo per sopportare al meglio il rinculo dovuto al lancio di una palla di fuoco dallo scettro.
"Disse la ragazza che bruciava vivi i suoi nemici" ghignò Nicolò.
"Stanza pulita!" esultò Alessandro poggiandosi il pesante spadone sulle spalle.
"Uff… Dai! Ce l'abbiamo fatta senza riportare troppi danni" commentò Riccardo mentre carezzava la testa del suo Izanog: il cucciolo di tartaruga che aveva ricevuto per famiglio "Avete bisogno di un incantesimo di cura?"
"Io ne posso fare anche a meno…" rispose Claudio "Non sono mica uno che scende al di sotto di metà HP non riuscendo a sconfiggere più di 6 coppieri" la frecciatina colpì in pieno il bersaglio.
"Caro il mio ladruncolo" commentò Roberto "Io non sono mica uno che uccide i nemici che stanno combattendo gli altri prendendosi il merito dell'uccisione finale"
"Role-play amico mio" disse alzando le mani.
"Alla fine quanti ne hai fatti fuori Cloud?" Chiese allora Alessandro.
"10" sorrise lui.
Dopo aver sentito la risposta del ladro, il barbaro si avvicinò a Nicolò e Camilla che stavano analizzando il corpo dell'ultimo coppiere che Nicolò aveva eliminato.
"Ma ogni volta che si uccide un nemico dobbiamo star qui a esaminarlo?" domandò la ragazza in piedi dietro all'amico che di era chinato sul corpo.
"Nel momento in cui 'sti esseri ci avessero lasciato un drop avremmo anche potuto evitare questa macabra parte di analisi" spiegò il bardo "Ma dal momento che qui trovare un drop è più difficile che ritrovare il Graal ci tocca"
Nicolò osservava attentamente il coppiere abbattuto poco prima: come tutti quelli incontrati da quando erano entrati nel dungeon era vestito con una lunga tunica nera che arrivava fin sotto le caviglie abbellita da un un ricamo argenteo; ognuno di loro indossava un cappuccio che copriva la nuca calva e le cave orbite degli occhi, stringevano tra le mani una coppa d'argento sulla quale erano incastonate delle gemme di diversi colori e che utilizzavano per scagliare addosso agli avversari un liquido tossico di colore giallo.
"Non trovate strano anche il dungeon in se?" chiese Alessandro facendo trasalire i due dato che non l'avevano sentito avvicinarsi.
"Ale… Comparimi ancora così alle spalle e ti meno!" lo rimproverò Camilla.
"Effettivamente non hai tutti i torti" osservò Nicolò rialzandosi in piedi. I ragazzi si trovavano all'interno di un dungeon che si sviluppava al di sotto di una collinetta ma che presentava una pianta assai complicata e che conteneva al suo interno rovine di cui rimaneva solo una vaga parvenza: muri di mattoni si interrompevano per poi tornare a correre lungo i corridoi, qua e là erano disseminati i resti di un arco ora a tutto sesto ora a sesto acuto e poi pareti alte fino al soffitto delle grotte. Era come se un qualcosa era stato sommerso da un'ingente quantità di terra… Come se in origine fra quelle mura scorresse una vita diversa da quella che animava quei coppieri. Quello era il dungeon nel quale la prima linea aveva eliminato il boss del primo piano. La gilda Vitriol aveva raggiunto quel luogo, dopo aver lasciato il villaggio di Kokari, il quarto giorno di cammino.

Gli amici lasciarono Kokari il giorno dopo aver fondato la gilda, per dare a Riccardo il tempo necessario ad ottenere il famiglio, quella strana tartaruga fluttuante. Fortunatamente la strada per arrivare al doungeun finale del piano passava vicino a quelle montagne, così i sei poterono partire subito dopo pranzo, verso mezzogiorno, dato che Riccardo già sapeva quello che doveva fare per concludere la quest. Passarono tre giorni percorrendo i boschi e le radure del primo piano sostando, durante le due notti, prima in una locanda che incontrarono lungo la via, poi in uno spiazzo sul ciglio del sentiero sterrato che stavano percorrendo dove accesero un fuoco e organizzarono delle ronde di guardia. La strada che li condusse a Repigon, la seconda ed ultima città del primo piano, li accompagnò alternando tranquille scampagnate a scontri più impegnativi, finché Camilla, Riccardo e Nicolò non raggiunsero il livello 12 e Claudio, Roberto ed Alessandro il 13. Nulla di eclatante ovviamente, erano in sei e il massimo della difficoltà lo incontrarono negli scontri con alcuni stormi di volatili simili a grossi corvi, neri come la notte e grandi come un gatto da appartamento, molto difficili da colpire. Le armi di Roberto e Alessandro si rivelarono inutili contro avversari del genere, così come la scarsa abilità di Claudio con arco e frecce. Fortunatamente la presenza nel team di tre caster semplificò non di poco questi scontri, difesi  sempre  da uno dei player, a quel punto, 
 Raggiunsero la città la notte del terzo giorno e, stanchi dell'estenuante marcia, decisero di rimandare l'esplorazione di quella città al giorno successivo così, trovata una locanda, si ritirarono nelle camere pronti a potenziare le rispettive abilità.
Il giorno dopo i ragazzi poterono vedere la la città alla luce del sole e si stupirono della bellezza che risplendeva tra le vie. Repigon era una città che presentava ancora uno stile molto semplice nelle architetture che si sposavano in maniera perfetta con gli alberi che affiancavano case e piazze e, esattamente al centro della città, un enorme albero che, con le sue fronde, copriva di ombra le case a lui intorno. Molti NPC passeggiavano tranquillamente per le vie cittadine alternandosi a gruppi di giocatori che si muovevano principalmente tra la via del mercato e le varie botteghe. Non c'erano attrattive troppo interessanti per la neonata gilda quindi decisero fare rapidamente rifornimento di pozioni e di riparare le loro armi, consumatesi dopo i tre giorni di viaggio, per poi partire nello stesso pomeriggio. Grazie alla nuova abilità di Nicolò (Compromesso) la gilda poté raccogliere informazioni rispetto alla zona direttamente dagli NPC e localizzarono così il dungeon in cui era stato sconfitto il primo boss, al termine del quale, vi era l'accesso al secondo piano. Il dungeon era una grotta complessa che si sviluppava al di sotto di una altura, in esso vi erano spazi piuttosto ampi ed elementi architettonici che avevano portato gli amici a pensare che quelle fossero le rovine di un palazzo sepolto dalla terra; effettivamente anche quei coppieri così deformati davano una parvenza di antico prestigio. La gilda aveva esplorato la parte più vasta di quel labirinto di cunicoli e stanze, già depredata, dai componenti della prima linea, di ogni suo tesoro, fino ad arrivare alla stanza in cui Claudio e Roberto avevano ripreso le loro competizioni a chi eliminasse più nemici.
"A proposito" iniziò a dire Nicolò mentre switchava la falce con il bastone da passeggio e si rimetteva in piedi "Ale quanti ne hai fatti fuori te?"
"Io… Aspetta eh…" Iniziò a contare mentalmente e alla fine disse "se non sbaglio 12"
"Non lo vai a dire a Claudio?" domandò Camilla.
"Nah! Non mi interessa competere ahahahah" rise il barbaro.
"Poirot ha scoperto dell'altro?" chiese Claudio a Nicolò rivolgendosi a lui, in modo canzonatorio, con il nome del celebre personaggio di Agatha Christie, paragonato a lui per il bastone da passeggio e le brillanti capacità deduttive.
"Ah mon che Hastings!" rispose l'amico, con un francese arrangiato alla buona "Purtroppo sappiamo solo che questi esseri sono stati corrotti da qualcosa e che erano a servizio di qualcuno… Finché non avremo da loro un drop le informazioni in nostro possesso rimarranno quasi nulle…" proseguì pronunciando ogni singola parola con un discreto accento francese.
"Beh abbiamo pur sempre il pugnale che Phones ha donato a Claudio" osservò Riccardo.
"Lo so" disse Nicolò riacquistando la parlata italiana "ma quello è un drop della boss-fight"
"Cosa intendi con questo?" domandò Camilla incuriosita.
"Intende dire che probabilmente la boss-fight era composta non solo da un boss ma anche da dei mostri più deboli al suo seguito" iniziò a spiegare Claudio poi Roberto continuò il suo discorso "Quindi il pugnale offre informazioni relative a quei nemici ma nulla rispetto a quelli che stiamo abbattendo da quando siamo entrati nel dungeon"
"Esatto!" confermò il bardo mentre iniziava a passeggiare per la stanza appena ripulita "Anche se, probabilmente, la causa della corruzione di questi coppieri è la stessa di quella che ha corrotto i servitori del guardiano"
"Pensate che il guardiano del passaggio fosse il marito della nobile?" intervenne allora Alessandro.
"Boh…" disse Claudio "Se fossimo stati presenti alla boss-fight forse saremmo riusciti a capirlo"
"Beh… potremmo trovare il suo cadavere più avanti" osservò allora Camilla immaginando già di dover ispezionare un altro cadavere.
Gli altri cinque amici si scambiarono degli sguardi rapidi e scoppiarono in una sonora risata.
"Cosa ho detto di così divertente?" domandò la ragazza che si era chiaramente alterata.
"Niente, niente" disse Riccardo cercando di trattenere le risate "È che stai iniziando a ragionare come una vera giocatrice… ahahahah!"
La maga allora si voltò pronta ad avanzare con la faccia imbronciata e i ragazzi dopo aver smesso di ridere la seguirono.
La gilda stava percorrendo un lungo corridoio schierata nel seguente modo: in prima linea Alessandro e Roberto, pronti ad affrontare fisicamente qualunque essere gli si fosse parato davanti, dietro di loro Claudio e Nicolò si tenevano pronti ad ingaggiare i nemici qualora ce ne fosse stata la necessità e chiudevano la fila Camilla e Riccardo pronti a castare incantesimi offensivi o di cura e sempre pronti ad uno switch rapido con il bardo e il ladro qualora i famigli di Claudio e di Riccardo li avessero avvisati di un nemico alle loro spalle.
Dopo che il duo di combattenti ebbe eliminato un altro coppiere Camilla domandò "Ragazzi ma… se la prima linea ha eliminato il boss di questo dungeon deve aver eliminato anche questi coppieri… Perché ce ne sono ancora?"
In quel momento si sentì uno sbuffo collettivo "Sentiamo!" proruppe la ragazza furiosa "Cosa avrei detto adesso?!"
"È che ci hai appena dato una grande soddisfazione" spiegò Roberto "E ora ci pugnali alle spalle con questa domanda così stupida"
A quelle parole Camilla avrebbe voluto raggiungere la testa del gruppo per suonarle di santa ragione al guerriero.
"Vedi quasi tutti gli avversari in questo mondo respawnano" iniziò a dire Riccardo.
"Re…chef?" provò a ripetere Camilla.
"Respawnano, vuol dire "ricompaiono" " riprese il chierico "Dopo un determinato lasso di tempo dall'uccisione di un nemico questi ricompare e deve essere sconfitto nuovamente da chi si ritrova su quella strada"
"Quindi i nemici che poco fa abbiamo sconfitto potrebbero inseguirci?!" sobbalzò la maga.
"No, no…" sbuffò Roberto, il quale odiava spiegare cose che a lui sembravano terribilmente banali, "Ogni nemico ha un'area di aggro. Nel momento in cui si entra in essa il nemico ti attacca ma, se si rimane fuori da essa, per lui, è come se tu non esistessi. Però una volta che un nemico ti aggra… ossia ti "vede" o tu lo attacchi rimanendo fuori da quest'area egli ti rileva e può così inseguirti fino al limite del suo aggro, cioè fino a un punto oltre il quale non può andare" 
Camilla fece cenno con la testa di aver capito la spiegazione "Ho un'ultima domanda" disse poi "se anche la prima linea ha eliminato i nemici che abbiamo combattuto anche noi perché non abbiamo trovato altri cadaveri di nemici nelle stanze?"
"Semplice" iniziò a dire Claudio "Perché la maggior parte dei cadaveri, sempre dopo un determinato lasso di tempo, scompaiono… Ti immagini il casino che ci sarebbe in giro se non fosse così?"
"Ok, ok" disse la ragazza più serena in volto "Ho capito" poi, come fulminata dalla peggiore delle paure, chiese "Ma se anche il boss res… resp… Ricomparisse?"
"I boss non possono respawnare sta tranquilla" la tranquillizzò prontamente Alessandro.
"E credo che i loro cadaveri non scompaiano" aggiunse Nicolò con un sorriso soddisfatto in volto.
I ragazzi entrarono così in una grande sala con delle scalinate, ancora bianche nonostante i chiari segni di rovina, che portavano a una balconata superiore, circondata da un parapetto spezzato in alcuni punti, dove era presente una grande porta aperta. Quelle scale li separavano dal luogo in cui si era disputata la prima boss-fight di Last Soul Online. All'interno della stanza c'erano 10 coppieri: 4 affacciati al balcone superiore e 6 a difesa della scalinata. Il gruppo si fermò poco prima di entrare nella stanza.
"Perché non entriamo subito?" domandò Camilla.
"Uff…" sbuffò Roberto "Te l'ho appena spiegato! Qui siamo al di fuori della loro area di aggro quindi non ci possono attaccare e abbiamo tutto il tempo che ci serve per studiare un piano d'attacco!"
"Nico hai in mente qualcosa?" domandò Claudio all'amico.
"Mmm… Mmm…" mugugnò lui.
"Nico?" riprovò il ladro.
"Mmm… Mmm…" 
"Nicolò!" urlò infine.
"Mmm… Ah! Sì; ero immerso nei miei pensieri. Comunque sì, ho un piano. Allora i più pericolosi sono i quattro che si trovano sopra al balcone: potrebbero lanciare il loro acido di sotto mentre combattiamo quindi dobbiamo eliminarli in fretta ma quelli sotto ci precludono l'accesso al piano superiore quindi dovremo utilizzare un po' di cast: io e Camilla cercheremo di fare questo; nel mentre Claudio, Roberto e Alessandro dovranno vedersela con i 6 coppieri in basso e, il primo che riesce ad aver accesso alle scale, va a combattere quelli al piano superiore. Riccardo tu invece rimani fuori dal loro aggro e cerca di intervenire con incantesimi di cura o di difesa quando lo ritieni più opportuno. Va bene come piano?"
"Perfetto!" dissero gli altri 5 all'unisono.
"Vediamo chi riesce a salire le scale per primo?" domandò Claudio a Roberto con aria di sfida.
"Lo puoi dire ben forte!" accettò lui.
Il combattimento si risolse al meglio: nessuno riportò ferite troppo gravi e il piano andò a buon fine. Nella consueta sfida Claudio VS Roberto, questa volta, la vittoria l'aveva riportata il guerriero, ma solo perché il ladro era stato aggrato da 3 coppieri simultaneamente. I sei stavano riprendendo fiato quando, all'improvviso, Roberto gridò dalla balconata "Raga! Uno di loro ha droppato qualcosa!" Tutti volsero gli occhi rapidamente all'amico che si stava sbracciando e lo raggiunsero in un lampo. I ragazzi si disposero a cerchio e Roberto mostrò l'oggetto dal suo inventario.
"Coppa di Tharnas; coppa utilizzata come catalizzatore dai chierici ingaggiati dal padrone del castello di Tharnas. I chierici che utilizzavano questa particolare campana vennero assoldati dal padrone di Tharnas per proteggerlo durante uno dei suoi esperimenti arcani, ma il rigetto di tale incantesimo fu troppo potente e corruppe tutte le creature che all'epoca si trovavano nel palazzo"
"Molto interessante" disse Alessandro "Credete che il boss di questo dungeon potesse essere questo signore di Tharnas?"
"Può essere" osservò Claudio "ma potrebbe essere stato anche qualcos'altro"
"Però sappiamo una cosa ben più interessante" iniziò Nicolò "Sappiamo che ora ci muoviamo tra le rovine del palazzo di Tharnas"
"Ma perché è sepolto sotto terra?" domandò allora Riccardo.
"Questo non possiamo ancora capirlo" si limitò a dire il bardo.
"Vabbè in compenso, Riccardo" disse il guerriero rivolgendosi al chierico "hai guadagnato un nuovo catalizzatore"; e, dopo aver afferrato l'oggetto lanciatogli da Roberto, a Riccardo apparve la la domanda "Accetti il dono "Campana di Tharnas" da parte di Ziopio?", lui premette il tasto sì e provò a equipaggiarsi l'oggetto ma una scritta interruppe quell'azione: "l'oggetto è troppo consumato, equipaggiandolo si rischia di romperlo; equipaggiare comunque lo strumento?" Solo allora il chierico si accorse che in alto a sinistra nell'immagine dell'oggetto, disponibile nelle info di esso, c'era l'icona di un'armatura rovinata.
"Ah… Sarà meglio non equipaggiarla per il momento" decise Riccardo ad alta voce "Nella prossima città cercherò un fabbro da cui farla riparare e poi valuterò!"
"A questo punto non ci resta che esplorare l'ultima stanza" disse Nicolò avanzando verso il portone spalancato, accompagnato dal suono del bastone da passeggio che batteva per terra.
"Non sarà meglio che ti equipaggi la falce?" chiese Camilla guardando l'amico avanzare sicuro.
"Non credo che ci siano rivali nella stanza del boss" si intromise Roberto.
"Sebbene fosse aiutato dalle fanciulle corrotte, trovandosi all'interno di una boss-fight, nemmeno loro dovrebbero respawnare" chiarì Claudio.
I sei entrarono nella grande stanza di forma rettangolare in cui diverse candele emettevano una luce bluastra, al centro di essa di trovava un altare per sacrifici con sopra una tovaglia bianca sporca di sangue e, alle spalle di questo, dall'altra parte della stanza rispetto ai ragazzi, si trovava una porta più piccola già aperta. Ma l'attenzione della gilda venne subito attirata dai cadaveri che si trovavano per terra: 10 cadaveri di fanciulle con visi candidi e lunghi capelli neri che indossavano una tunica bianca sporcata qua e là di sangue e avevano, sul braccio sinistro, degli strani simboli a forma di spirale che arrivavano fino alla spalla;  poi un undicesimo cadavere, diverso da tutti gli altri: questi indossava un'armatura nera con un elmo che copriva totalmente il volto.
"Quella deve essere la sentinella del passaggio" osservò Riccardo.
"Già…" disse Nicolò avvicinandosi al cadavere.
Roberto e Claudio intanto osservavano i cadaveri delle fanciulle corrotte: notarono che le pupille erano completamente dilatate e che avevano, sul fianco destro il fodero per il pugnale.
"Quindi combattevano con la sinistra…" dedusse il ladro.
"E può essere che quei simboli sul braccio potenziassero gli attacchi o li buffassero in un qualche modo" aggiunse Roberto con la tipica espressione di chi, ancora confuso, cerca una soluzione ai suoi quesiti.
"Nicolò" grido Claudio all'amico "Hai trovato qualcosa di interessante?"
Il bardo stava ispezionando le braccia di quella creatura per vedere se anche lei avesse quei simboli spiraliformi. Non poteva rimuovere l'armatura quindi si doveva concentrare sui punti di articolazione dell'armatura dove traspariva un minimo di pelle. Osservò attentamente e li vide "Questo cadavere ha quei simboli su entrambe le braccia!"
"Quindi se la deduzione di Rob e Cloud è giusta è probabile che…" pensò Riccardo ad alta voce.
"È possibile cha questo boss utilizzasse una dual" concluse Alessandro mentre si massaggiava il mento con il pollice e l'indice, similmente a chi valuta tutte le implicazioni che possono assumere le sue parole.
"Avremo bisogno di conferme da parte dei componenti della prima linea…" disse allora Riccardo pensando all'assemblea alla quale avrebbero partecipato Claudio e Nicolò di lì a qualche giorno.
Camilla si avvicinò al corpo e l'osservò notando qualcosa di strano. Nicolò si voltò a guardarla e comprese subito la sua espressione, allora riguardò più attentamente il corpo… Gli stava sfuggendo qualcosa ma cosa?
"Allora… Può essere il signore di questo vecchio castello o no?" domandò Roberto.
"Non possiamo vedere oltre l'armatura; è difficile dire qualcosa di preciso" gli rispose Camilla ancora stizzita per quello che il guerriero le aveva detto in precedenza.
"Ah… Voi donne… Tutte uguali… Vi legate sempre le cose al dito…" sbuffò il combattente.
"Ma certo!" esultò Nicolò folgorato da quelle parole.
"Cosa c'è?" chiesero tutti incuriositi.
"Mi sfuggiva qualcosa ma non riuscivo a capire cosa… Ma ora ho trovato la risposta! Questa è una donna!" spiegò lui.
"È una donna?" ripeté confuso Alessandro.
"Ma certo! L'armatura è chiaramente quella di una donna!" disse Claudio trionfante accorgendosi che la deduzione dell'amico era corretta.
"Quindi lei è…" iniziò a dire Riccardo.
"Lei era la moglie del signore di Tharnas" concluse Claudio guardando verso Nicolò, il quale approvò le parole dell'amico con un cenno del capo.













Attraversarono il portale per il secondo piano che era ormai sera. Tra l’arrivo al dungeon e la sua esplorazione se ne era andata bene o male tutta la giornata. Appena varcata la soglia della piccola porta si trovarono all’esterno, col sole che ormai stava tramontando, in un piccolo cerchio di pietra sperduto su uno dei morbidi rilievi tappezzati di campi arati  che circondavano  un solitario monte alto, ad occhio e croce, circa ottocento metri. I rocciosi versanti di quest’ultimo erano scoscesi, praticamente sterili, ma si intuiva bene che vi era un passaggio, forse una strada simile a quella per arrivare alla grotta dei famigli, che portava alla cima. Dato che attorno a loro non c’era altro, dedussero che la città fosse arroccata lassù, sulla sommità del monte.
“ Speriamo in un qualche rutbo ragazzi” fece Riccardo “ sono sfinito”
“ Tranquillo, non sei l’unico” gli fece eco Nicolò 
“ Massì” esclamò un tranquillo Roberto “si arriva qui subito dopo una boss-fight ragazzi. Qualcosa c’è per forza!”
“ Non posso che darti ragione!” disse Camilla,  indicando un recinto poco più avanti, proprio a pochi passi dal sentiero che avrebbero dovuto percorrere, dove stavano brucando svogliatamente proprio una decina di quelle bestie.
Arrivati lì vicino trovarono l’ennesimo NPC dai tratti andini e vestiti di pelli, forse un pochetto più corpulento dei due precedenti, che fumava dall’immancabile pipa. A Quel punto Roberto ridendo disse:
“ Mamma mia! Sti qua gestiscono proprio un bel racket eh!” e si avviò a prendere una cavalcatura.
“ NO!” Claudio lo fermò subito distendendo il braccio davanti all’amico. Poi ghignando aggiunse “Ci penso io”
Il ragazzo, forte dell’abilità Lingua sciolta portata al 5, dopo una lunga trattativa tornò con tre animali ed un sorriso stampato in volto.
“ Due persone a somaro e saremo lassù in tre quarti d’ora, parola di noleggiatore”
“ E vedi il nostro ladro!” rise Alessandro “ Quanto gli hai lasciato?”
“ Sai? Quando ho interagito con lui oltre all’opzione di pagarlo per noleggiarli mi sono ritrovato anche quelle di “minaccia” e “tratta”. Mi sembra superfluo specificare quale ho scelto”
“ Conoscendoti lo avrai minacciato” il tono di voce della ragazza era di per sé apertamente un’accusa.
“ Mi sarebbe piaciuto, ma a dir la verità preferisco non farmi troppi nemici nelle zone cittadine” rise il ladro “morale della favola mille monete per tutti e tre. Anche se a dire la verità il prezzo di listino era di settecento monete, non di mille. Adesso in marcia, che ho sonno”
E montati a coppie sui rutbi si avviarono su per la salita, alla volta della città. 

Entrarono in quella che scoprirono chiamarsi  Mariedo verso le nove di sera dopo aver lasciato le cavalcature fuori dalla porta cittadina: un arco a sesto acuto bloccato da un portone in legno consunto, rinforzato da alcune piastre in metallo, che interrompeva la monotona cinta muraria alta sei\sette metri. Non la trovarono troppo dissimile da un tipico borgo medievale. Le Stradine strette, in un modo o nell’altro, davano l’impressione di essere perennemente in salita, le abitazioni erano di mattoni rossi ed una attaccata all’altra, i  negozi erano spesso indicati da un pezzo di legno penzolante sul quale era disegnato un qualcosa accompagnato dal nome dell’attività.  L’unico spazio in cui si riusciva realmente a respirare senza sentirsi oppressi dall’angusta atmosfera della città era la piazza centrale, in cui si trovavano una grande chiesa gotica, posta sul punto più alto del monte, una locanda e la bacheca delle quest. Quella era forse la città più piccola che avevano visitato fino a quel momento. Eccezion fatta per la chiesa, che probabilmente era poco più piccola del  santuario di Larmet, senza chiostro ovviamente, tutto il resto aveva un’aria minacciosa e cupa. Il fatto poi che la stessero esplorando di notte e che per le strade non ci fosse un’anima viva non aiutava certo a rendere il tutto più allegro. Decisero di evitare la locanda nella piazza, probabilmente la permanenza costava uno sproposito, e di pernottare in una davanti alla quale erano passati poco prima. La trovarono praticamente deserta, l’unico avventore era un NPC vestito di stacci sudici e giallini mezzo sbronzo con cui, se interagivano, continuava a mugugnare parole incomprensibili. L’oste, un omaccione pelato e con una profonda cicatrice su una guancia, affidò loro sei stanze per pochi spiccioli. 

 Claudio era salito al livello quindici e, poco prima di provare ad addormentarsi su quello che più che un materasso pareva essere un saccoccio pieno di gusci di noci, decise di dare un rapido sguardo alle sue abilità. Dopo i nemici sfidati in quei giorni si rese conto che necessitava di migliorare nell’arceria. Avere diversi stili di combattimento sarebbe stato più prudente, ed in più sarebbe riuscito ad adattarsi meglio alle diverse situazioni che potevano delinearsi sul campo di battaglia. Appena ebbe finito di distribuire i punti diede un rapido sguardo al menù delle abilità, leggendo distrattamente 
“Arceria: triplo scocco MAX; dardo perforante 3\5. Mano lesta: borseggiatore 3\5. Raggirare: lingua sciolta MAX, ricettatore 3\5. Furtività: passo felpato MAX; figlio della foresta 3\5; occhi del felino 2\5. Arte del pugnale:colpo potente MAX; fendente triplo MAX; doppia arma MAX, scoprire le debolezze1\5” 
Si sentiva parecchio soddisfatto per quell’ultima abilità, che gli permetteva di colpire con maggiore precisione i punti vitali di nemici che aveva già sconfitto una volta o sui cui aveva ottenuto abbastanza informazioni, e  per tutti quei “Max” che vedeva al fianco delle abilità, soprattutto di quello in doppia arma, che gli consentiva di infliggere il 100% dei danni anche con l’arma nella sinistra, però non riuscì a non provare rammarico per tutte qui campi che stava trascurando: Esperto di veleni e l’arte dell’omicidio su tutti, senza considerare poi la skill di cucina, che non trovava il tempo per livellare. Evocò Noisy, gli diede da mangiare e lo liberò nel cielo notturno, raccomandandogli di rimanere in città e di non provocare danni in giro. Tornò sul letto, lasciando la finestra aperta per far rientrare il famiglio  al temine della sua svolazzata notturna per incrementare l’agilità e la resistenza. Non fece in tempo a chiudere gli occhi che sentì bussare alla porta. Si alzò, cercò nell’inventario la chiave della stanza ed aprì. 
“Disturbo?” chiese Nicolò 
“ No, entra pure” rispose il ladro.
L’amico si accomodò sulla sedia di legno marcio ai piedi del letto, piantò il bastone da passeggio davanti a se e, con le mani poggiate su di esso, iniziò a dire “ In quanto gilda necessitiamo di un luogo di nostra proprietà, sai?” poi tastò il materasso “non mi piace ritrovarmi in queste catapecchie”
 “ Tranquillo” rise Claudio “ la gilda Vitriol diventerà presto un ricco gruppetto di sei ricchi player che vivranno in una ricca villa nel folto di una ricca vegetazione”
 Nicolò lo guardò torvo “ Se non sarai prima ricca-mente bastonato da gente che ne ha abbastanza delle tue battute”  poi scoppiarono entrambi a ridere.
“ Comunque, Claudio, sono qui per il discorso che abbiamo fatto a cena. Phones ti ha risposto?”
“ No, ci ha pensato River” fece una pausa “ Ha detto che la seconda boss-fight è stata una passeggiata e che si aspettavano maggiori difficoltà” sospirò “ abbiamo avuto solamente quindici perdite” il tono era a metà tra il sarcastico ed il triste
“ Porca miseria! Addirittura quindici?”
“ Già… poveretti…” Claudio si affacciò alla finestra, giusto in tempo per scorgere il suo Noisy planare a volo rasente sulla stradina sotto di loro, evitando le casse gettate a terra qua e là
“ Non pensarci … Luna sta bene, tranquillo”
“ Non è quello il motivo Nicolò … ” si spostò dalla finestra al letto.
 Sembrò volesse dire qualcosa, invece ricacciò in gola le parole e sospirò. Poi, dopo qualche attimo di silenzio, il bardo riprese la parola 
“ Per  le altre  cose che gli hai chiesto, invece?”
Claudio si riscosse, aprì il menù di gioco ed andò sulle chat. Continuando a scorrere con gli occhi il messaggio dell’amica iniziò a parlare
“ Allora: anzitutto conferma che il boss del piano uno combatteva in dual, poi dice che anche quello del piano due è stata una creatura umaniforme …”
“ Altre informazioni sul padrone di Tharnas?”
“ Non credo. Senti qui” cercò nell’immenso papiro che gli aveva inviato River una parte in particolare. Appena la trovò iniziò a leggere  
“Elmo nero di Fhue: Raddoppia gli Hp, riduce del 70% i colpi da urto ed aumenta notevolmente la difesa. Il danno oscuro subito viene però aumentato del 30%”
“ Parte di un set, sicuramente. Ed anche di un set molto da wall,  evidentemente” constatò Nicolò 
“ Già, se non si deve fronteggiare un arcanista però. Ed ora la parte interessante. Uno degli elmi speciali incantati  direttamente dal grande mago oscuro, reggente per conto di un re malaticcio del palazzo e delle terre del feudo di Thanas, ed affidato ai soldati della sua scorta personale. Si dice che anticamente questo elmo fosse immune alla magia oscura. Ora, chissà come mai, ne patisce effetti maggiori”
“ C’entra il rigetto oscuro descritto nella coppa. Sicuramente” Nicolò non aveva dubbi “ c’è altro?”
“ No”
“ E quel lunghissimo messaggio che ti a mandato cos’altro contiene allora?” chiese il bardo, colto un po’ alla sprovvista
“ Cosa hanno fatto lei e Phones in questi giorni, cosa hanno mangiato, quanti nemici hanno ucciso durante la battaglia, quando arriviamo in prima linea, che si stanno stancando di aspettarci, congratulazioni per la gilda fondata, chiede di vedere il logo, ecce ecce ecce …. Ah poi chiede cosa abbiamo fatto noi, mi ha raccontato che la cittadina in cui siamo ora non le piaceva per niente, ad eccezion fatta per la chiesa che ha anche visitato…” poi guardò un attimo il bardo, sorridendo
 “ devo continuare? Posso andare avanti per cinque minuti buoni”
“ Ma per carità!” proruppe l’amico in risposta “ Mi sono appena ricordato che devo andare a chiudere il gas. Sarà per un’altra volta” 
Claudio non fece in tempo a fargli notare che come scusa non reggeva, data l’assenza di tubature per il gas in quel mondo, che il bardo si era già dileguato.
Si mise a ridacchiare da solo e si distese sul letto, cercando di addormentarsi.

Nicolò chiuse dietro se la porta e si incamminò verso l'esterno della locanda; l'aria che si aggirava per i corridoi e per le stanze era insopportabile per lui. Quella città lo stava soffocando quindi decise di uscire dalle mura e di andare verso i limiti del monto, accompagnava la sua strada col suono del bastone e snocciolando qualche poesia di Montale. Giunse sull'orlo del monte e si sedette lasciando penzolare le gambe nel vuoto, poggiò il bastone alla sua destra e contemplò quell'immenso spazio davanti a se in cui si estendevano boschi e radure fino a giungere al limite del piano: un'immenso mare di nebbia in lontananza. Dopo aver contemplato, per un tempo che non riusciva a comprendere, quel panorama che l'aveva fatto sentire come l'eroe di Friederich decise di distribuire i suoi nuovi punti abilità (era salito di 4 livelli quindi aveva 12 punti da utilizzare):
-Musica--->Competenze musicali, grado 1;
-Scrittura--->Competenze di scrittura, grado MAX; Ammaliare, grado MAX; Compromesso, grado MAX;
-Artigianato Libri---> Fascicoletti, grado MAX; Foglie e Pergamene, grado MAX; Gazzettini, grado 3;
-Darkness---> Magie di livello 1, grado 3; Magie di livello 2, grado 3; Magie di livello 3, grado MAX;
-Alchimia---> Pozioni semplici, grado 3.
Soddisfatto per il level-up tornò a guarder quella meravigliosa notte finché non sentì alle sue spalle una voce familiare che diceva "Ma dì se vedo qui quello che fuori trasse le nuove rime cominciando: donne che avete conoscenza d'amore"
Lui si voltò stupito e distinse un ragazzo con i capelli ricci, la carnagione scura, gli occhi marroni e con una veste da monaco. Lo guardò un po' negli occhi e, riconoscendolo, ridendo si voltò verso l'orizzonte e dicendo "Non citare Dante se non conosci le parole esatte ahahahah"
"Lo sai che preferisco la letteratura inglese!" gridò l'altro ragazzo ridendo.
"Sapevo che ti avrei incontrato qui, Lorenzo" disse sereno Nicolò continuando ad osservare davanti a lui.
"La mia passione per i giochi di ruolo mi ha fregato ahahahah" rispose lui sedendosi accanto all'amico.
Lorenzo Storti era un caro amico di Nicolò, conosciuto durante le estati passate dai nonni. Aveva la stessa età dell'amico ma frequentava un liceo linguistico fuori Firenze. I due avevano condiviso parte dell'infanzia, spesa a esplorare le campagne durante il giorno e a giocare insieme la notte a carte, e la loro adolescenza costellata di ideali e sogni. Continuarono a condividere le loro estati anche quando si fidanzarono con Teresa e con Sofia con le quali si scontravano ripetutamente a partite di scopone nelle quali i due ragazzi perdevano sempre. I due fidanzati cercarono anche di varcare tutte le difese erette da Nicolò quando lui perse Teresa scalfendo solo la superficie. Ma i giorni trascorsi insieme Nicolò se li teneva stretti al cuore, non poteva dimenticare la prima risata dovuta a una barzelletta che Lorenzo gli aveva raccontato riguardo un cactus e Lorenzo non poteva dimenticare l'ultima lacrima che aveva visto versare a Nicolò nella notte dell'addio di lei. Era come se non si fossero mai divisi e quell'incontro ne fu la prova: erano lì, sereni, come se si fossero salutati il giorno prima.  
"La Sofia è anche lei…?" chiese Nicolò.
"No, no… Sai che a lei non piacciono questo genere di giochi" rispose Lorenzo fissando a sua volta l'orizzonte.
"Beh, è stata una fortuna…" 
"Già" si limitò a dire l'amico "Tu invece… Sempre innamorato della tua Teresa?"
"Già" si limitò a rispondere Nicolò "Mi manca fumare" aggiunse poi.
"A chi lo dici" disse Lorenzo.
Lorenzo e Nicolò avevano iniziato a fumare insieme una notte di San Lorenzo mentre esploravano il cielo con gli occhi alla ricerca di qualche stella cadente da insultare per i loro sogni mai avverati; ma, l'anno dopo, i due conobbero Sofia e Teresa, e nessuno di loro ebbe più il coraggio di arrabbiarsi col cielo.
"Come procede la tua avventura in questo gioco, Guido?" disse il bardo all'amico rivolgendosi a lui con il nome del più caro amico di Dante.
"Mah… Ti dirò Macbeth" rispose Lorenzo chiamandolo col nome dell'unico personaggio shakespeariano che apprezzava "Ho scelto la classe di monaco, sono al livello 15, viaggio da solo e mi sono chiamato Hamlaf. Tu invece?"
"Beh… Ho scelto la classe di bardo per dei motivi che sicuramente saprai,  sono al livello 14, sono a capo di una gilda insieme a un mio compagno di classe e mi sono chiamato Orpheus"
Si raccontarono dei loro viaggi delle loro compagnie e Nicolò gli confessò del suo ingesso volontario nel gioco al quale fece seguito una lunga risata e il commento "me lo dovevo aspettare da te". Parlarono tutta la notte fino alle prime luci dell'alba e mentre i due si rialzavano per tornare verso la città Nicolò disse a Lorenzo "Ascolta: ti piacerebbe entrare a far parte della nostra gilda?"

L’indomani si recarono da uno dei pochissimi fabbri di quella città, nei pressi della piazza principale, in modo poi da poter comodamente raggiungere altre botteghe utili per acquistare qualche oggetto e vendere quelli che droppavano i nemici più deboli o che trovavano in giro. Riccardo fece subito riparare la nuova arma, poi assieme a Camilla Roberto ed Alessandro rinforzarono le rispettive armi, per evitare che la troppa usura le facesse venir a meno nel mezzo di una battaglia,  acquistando inoltre alcuni set difensivi per le rispettive classi. Nulla di raro o eclatante,  però avrebbero aumentato le rispettive difese. Il look della maga e del chierico rimase bene o male invariato, dato che andarono subito in una sartoria e, dopo un breve dialogo con l’ NPC che gestiva l’attività, si fecero ricolorare i nuovi vestiti(tra l’altro molto simili a quelli che avevano prima, variavano solo per alcuni ricami che ricordavano dei viticci sulle tuniche) delle tonalità precedenti. La nuova armatura di Alessandro invece era composta da un busto in metallo foderato di un morbido cuoio, manopole, gambali, tutti decorati con un continuo motivo spiraliforme, ed un elmo che non copriva la faccia del barbaro, salvo una sottile striscia di metallo posta a protezione del naso, e due piccole corna da ariete. Roberto invece con la nuova armatura assomigliava tantissimo ad un guerriero templare, gli mancava solo la croce rossa sul petto. L’elmo era infine composto da una semplice fascetta in metallo che fungeva  come fermaglio per un cappuccio in maglia ferrata.
Nicolò, dopo aver fatto riparare il fragile attrezzo che utilizzava come arma e l’essersi reso conto che gli sarebbe costato una fortuna mantenerlo sempre al massimo delle capacità, si aggirò soprattutto tra i banchi dell’emporio cittadino, passeggiando con l’immancabile bastone,  acquistando 15 unità di pelle di capra, 5 di filo, tre ampolle, materiali per le pozioni, una lanterna, un acciarino ed una pietra focaia, interrompendo ogni cinque minuti per rispondere ad un messaggio ora inviatogli da Antigone, ora da Lesen. Forse era una sua impressione, ma gli pareva che gli NPC di quella città fossero tutti freddi e distaccati, lontani anni luce dai cordiali mercanti della città d’inizio o da quelli chiassosi di Rajudai. Si sorprese ancora una volta di quanta cura ci avesse messo l’ideatore del gioco nella sua opera.
Claudio si limitò a prendere una cinquantina di frecce, dato che le stava per finire, un veleno sufficiente per una decina di colpi, e fece riparare le armi. Erano rimasti d’accordo che sarebbero ripartiti da quella città nel primo pomeriggio, avevano ancora parecchia strada da fare e non era la migliore delle idee fermarsi a bighellonare troppo all’inizio del piano due. Il punto d’incontro era  fissato per l’una alla porta principale,  ed erano circa le dieci quando lui aveva finito quei pochi acquisti da fare. Decise che, piuttosto che tornare con gli altri, avrebbe fatto un giretto per la città. Fuori dalla città, ad essere più precisi. Moriva dalla voglia di vedere il panorama che si dispiegava davanti alle mura cittadine. Evocò Noisy, per avere un minimo di compagnia e, dopo qualche minuto di passeggiata, si ritrovò al portone. Girando attorno alle mura si ritrovò ben presto su una terrazza rocciosa, molto probabilmente ideata apposta come punto panoramico, sotto la quale si poteva vedere la strada principale del piano, che con ogni probabilità li avrebbe portati alle città successive, che serpeggiava tra le colonnette che avevano visto il giorno precedente, fino a perdersi all’orizzonte, quando si incontrava con una chiazza arborea. Sarebbero dovuti passare nell’ennesima foresta.
Stava ancora studiando la strada da fare che, all’improvviso, sentì un grigno ferino alle sue spalle. Si girò di scatto, switchando da “mano libera” ai pugnali. Non ci riuscì. “ Diamine, questa è aria sicura!” imprecò. Poi guardò cosa gli era apparso dietro. Era un grosso animale, molto simile ad un lupo, col pelo che variava dal rossiccio all’arancione e che in prossimità dell’attacco delle zampe al corpo principale creava un motivo simile ad una fiamma guizzante, che lo fissava coi suoi  occhi gialli, mentre  digrignava i denti. Noisy strinse ancora di più la spalla del ladro.
“ Scappa” gli fece “io lo attacco da destra, tu ti fiondi in città”
“ Ma stai scherzando?” gli rispose il ladro “quello ti sbrana!”
Non fecero in tempo a dirsi altro, il lupo partì all’attacco. Claudio non si mosse abbastanza in fretta per evitare la carica e, dopo meno di un paio di secondi, la bestia gli saltò addosso, lo buttò a terra ed iniziò a leccargli la faccia. Bloccato a terra e stordito  il ladro sentì un fischio, un “Roque” ed avvertì il peso della bestia sparire.
Si alzò da terra, si asciugò la faccia umida e aprì gli occhi. Non ci mise molto a capire cosa stesse succedendo e l’unica cosa che riuscì a dire fu:
“ Stronzo di un mago! Ho rischiato l’infarto!”
“ Buongiorno anche a te Ashel. Vedo che ancora non hai imparato a salutare” e scoppiò in una fragorosa risata
“ Maremma boia Phones!” gli urlò contro il ladro “questa me la paghi!”
“ Eddai, non è colpa mia” il ragazzo non riusciva a smettere di ridere “ il mio famiglio è un gran burlone, sai?”
Battibeccarono per quasi cinque minuti, poi il tutto si risolse in uno scappellotto sulla nuca di Phones. Poi Claudio chiese:
“Cosa ci fai qui?”
“ Ad essere sincero ti cercavo. Più che altro per passare un po’ il tempo. River è nella città iniziale a distribuire un po’ di risorse ai giocatori che sono rimasti lì, ed io non so cosa fare. I giorni successivi al completamento di un piano sono sempre una gran noia, sai?”
“ Già, lo dicevate l’altra volta…” poi guardò l’amico “ Questo piano non è molto grande, vero?”
 Phones scosse la testa “ Mariedo è l’unica città. Il resto è bene o male tutto così” indicò il panorama “le squadre di esplorazione non ci hanno messo troppo per trovare il dungeon finale, seguite il sentiero e ci sbattete la faccia contro, in pratica” sospirò.
Si trovarono ad osservare in silenzio i due famigli che si rincorrevano nel prato, rendendosi conto di che magnifiche creature fossero. Ora Roque cercava di afferrare Noisy, ora il pipistrello gli passava agilmente in mezzo alle gambe. Senza contare poi il fatto che i due si parlassero di quale cibo gli dessero i padroni e di cosa facessero quando questi li lasciavano gironzolare liberi, il che rendeva la scena vagamente surreale. 
“ Allora? Ti sono state utili le informazioni che ti ha mandato River ?” la domanda colse Claudio alla sprovvista
“ Beh… sì dai” bofonchiò lui “stiamo ricostruendo un po’ quello che è successo.” Lo guardò negli occhi “credo che siamo molto vicini alla verità”
“ Buon per voi” sorrise il mago “ma…”
“ Ma a te non interessa, giusto?”
“ Non così tanto” ammise il ragazzo “ ma ciò non vuol dire che non continueremo ad aiutarti. E ciò ci porta al secondo motivo per cui sono qui. Tieni”  
Claudio prese al volo l’oggetto che gli lanciò Phones
“ Questo lo rivoglio indietro eh” lo ammonì “ e no, non ti dirò come lo ho ottenuto, tanto lo capirai benissimo da solo”
Claudio non perse tempo ed iniziò a leggere la descrizione di quell’anello d’oro
“ Anello del sottomesso: anello d’oro lavorato dai mastri orafi di Rajudai e decorato con rune antichissime, probabilmente antecedenti all’epoca buia. Molto comune come dono di nozze. Garantisce al possessore il potere di evitare attacchi diretti da parte dei nemici” Claudio assunse un’espressione perplessa, chiedendo all’amico cosa si intendesse per attacco diretto.
“ Evita l’aggro di praticamente tutti i nemici. Funziona anche molto spesso. Non sempre, per carità, ma rende molto più facili gli scontri. Senza contare poi quanto sia fragile. È assolutamente impossibile abusarne, e questo è un po’ un peccato, sai” rise, poi aggiunse “Va avanti a leggere piuttosto”
Il ladro riprese a leggere a voce alta “Non tutto in queste terre può essere controllato. Non tutti possono essere facilmente sottomessi. A meno che non si abbiano i giusti mezzi, s’intende” Claudio fece una pausa, confuso da ciò che i suoi occhi scorgevano nell’ultima parte della descrizione “ Ma quando l’arroganza di un essere  malvagio è tale da provare a rilegare sotto il proprio giogo uno dei più grandi combattenti di sempre, neppure i più antichi incantesimo possono evitare che qualcosa vada storto”
Il ladro sospirò, cercando di dar un filo logico alle mille supposizioni che si stavano rincorrendo nella sua testa. Poi, dopo un paio di minuti tutto gli fu chiaro. Gran parte del tutto, almeno.
Mandò subito un messaggio a Nicolò, dicendogli di anticipare l’incontro e di raggiungerlo alla porta principale. Doveva renderlo partecipe delle informazioni racchiuse in quell’anello.

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Capitolo 11
*** Prima Linea ***


Prima di lasciarvi all'undicesimo capitolo ci tenevamo a dirvi una cosa: abbiamo superato il capitolo 10 tenendo fede ai nostri programmi di pubblicazione e alle nostre idee relative alla trama di questa fanfiction che, forse, ha iniziato a contenere troppo di noi e siamo felicissimi di avere un seguito che, se i dati di efp fossero veritieri, dovrebbe essere di circa di 50 persone... Siamo veramente contenti di tutto questo. Abbiamo conosciuto persone stupende grazie alle loro numerevoli recensioni stringendo con loro un bellissimo rapporto di amicizia e le abbiamo ringraziate un'immensità di volte (anche se, per noi, non è ancora abbastanza) ma oggi vorremmo ringraziare anche voi che ci avete seguito fino a questo punto rimanendo nel silenzio; grazie infinite. Speriamo che le evoluzioni che avrà questa fanfiction continuino a piacervi e vi invitiamo comunque a recensire perché vorremmo realmente ringraziarvi ad uno ad uno.
Grazie ancora di cuore e buona lettura.
Danmel_Faust_Machieri & Djianni

Quando gli altri membri della gilda arrivarono, Claudio si rese subito conto che c’era qualcosa che non andava. Da distante vide uscire  dalla città un gruppetto di sei player che chiacchieravano allegramente tra di loro, riconoscendo i membri della sua gilda tra quelle sagome. Considerando che lui non era assieme a loro, il ladro si domandò chi fosse l’ultimo giocatore che, ad occhio e croce, doveva essere un monaco. Alzò la mano in cenno di saluto, per attirare l’attenzione di quelli, poi salutò anche Phones, che poco prima gli aveva detto che sarebbe dovuto tornare da River. Claudio capì subito che in realtà l’amico avesse pochissima voglia di ritrovarsi in mezzo a tutta quella gente, quindi si limitò ad un saluto ed un ringraziamento, oltre ovviamente la richiesta di dire personalmente alla partner di limitare l’utilizzo di parole nei suo messaggi.
Appena raggiunsero Claudio, Nicolò presentò  il suo caro amico Lorenzo, dicendo che lo voleva nella gilda. Il ladro non fece obbiezioni e dopo che il player Hamlaf inoltrò la richiesta di essere ammesso nella gilda Vitriol, i due capi accettarono il nuovo membro. A quel punto Claudio si affrettò a raccontare dell’incontro con Phones e dell’item che gli aveva fatto vedere. Il tempo non era troppo, dovevano partire il prima possibile e le cose da dire erano tante.  Riportò ai compagni cosa avesse letto in quell’anello che gli aveva fatto osservare poco tempo prima Phones, poi senza alcun motivo iniziò a camminare su e giù davanti alle mura rendendo gli altri partecipi ai suoi pensieri. E così iniziò a fare il punto di tutto ciò che erano riusciti a ricomporre dal mosaico della storia del gioco, partendo praticamente da zero.
“ Noi sappiamo già molto sulla storia che si cela dietro a questi primi boss” cominciò a dire il ladro, smettendo di camminare ma iniziando a gesticolare nevroticamente “ ma per qualche minuto facciamo finta di non saperne nulla. Premetto che questa è unicamente una mia speculazione e che potrebbe essere anni luce distante dalla realtà, ragazzi. Allora” trasse un profondo respiro, poi iniziò a parlare in tono lento e cadenzato, smettendo di muovere sconclusionatamente le mani,  cosicché tutti riuscissero a seguire il filo dei suoi pensieri
“ Fissiamo un punto nel tempo. Una notte magari, giusto per creare l’atmosfera, di tanti anni fa. Ora prendiamo un punto nello spazio: il palazzo di Tharnas. Anzitutto con “Tharnas” dubito s’intenda una persona, penserei piuttosto ad intenderlo come indicazione spaziale. Della serie il palazzo nelle terre chiamate Tharnas, anche perché …”
“ … lo dice il catalizzatore stesso di Riccardo, giusto?”
“ Precisamente Nicolò, davo per scontato che tu già ci fossi arrivato” poi sorrise al bardo “ Anzi, facciamo proprio che tu non ascolti, tanto la quasi totalità delle cose la sai già!” rise, salvo poi riprendere il tono pacato di poco prima  “Direi che la definizione di Tharnas la mettiamo già nelle informazioni esatte.  Il nome stesso del catalizzatore  d’altronde  è  “Coppa di Tharnas”, che potrebbe far pensare ad un oggetto di un personaggio particolare, salvo poi specificare  che più di una persona utilizzava quest’oggetto, cosa impossibile se fosse stato un’item unico.
Ora, il mio pugnale. Parla di una caccia ai sacrifici in una notte particolare, di una Nobile donna di Rajudai, delle sue ancelle e  del marito che si dilettava ad intrattenersi con queste piuttosto che con la moglie. E qui abbiamo il primo punto fumoso di questa storiella: le scappatelle del marito. Ve lo dico chiaro e tondo, non credo che si tratti di eventi spalmati nel tempo, ma che si concentrino in un unico momento”
Gli altri lo guardarono straniti, senza capire ancora dove il ladro volesse arrivare, eccezion fatta per Nicolò, che si limitava ad ascoltare come l’amico stava inanellando le informazioni in loro possesso. Claudio non riprese subito il filo del discorso, aspettò qualche domanda dei suoi compagni per chiarire un qualche dubbio, un qualche suono che denotasse il fatto che non capissero dove voleva andare a parare, ma niente. O era stato sufficientemente chiaro o gli altri stavano aspettando che continuasse, sperando che rispondesse da solo ai loro dubbi silenti. Riprese.
“ Il pugnale ci parla di strane formule che questo uomo pronunciava durante l’atto ma … a me pare una cosa buffissima. Cioè, se durante una situazione del genere qualcuno sente il partner dire cose incomprensibili, si prenderebbe paura e non credo concederebbe ancora il proprio corpo. Certo, potevano essere obbligate, essere prese a turni in modo da tenerle tutte a bada ma … cercate di seguire questa idea contorta, ragazzi. Tra la servitù, in genere, le voci girano, si creano amicizie, complicità, rivalità, odi e amori, sono abbastanza certo che la prima sventurata passata per le grinfie di questo uomo lo abbia detto ad un’amica e se non è stata la prima sarà stata la seconda. Alcune potevano dirlo alla moglie, scappare, chiedere aiuto… Insomma, per farla breve, mi fa strano che se queste “strane formule” non avessero avuto un effetto immediato siano riuscite a mutare così tante fanciulle, ecco. Senza contare poi la menzione alla notte di caccia; questa la vedo come un qualcosa che avviene in concomitanza con un anniversario. L’anniversario di quella notte di cui vi parlavo prima ed in cui si è consumato l’atto di questo marito. Pensateci” si fermò. Aveva finito l’ossigeno nei polmoni, necessitava di qualche copiosa boccata d’aria. Raccontare quella che credeva essere la verità sui fatti lo stava esaltando. Otto secondi di pausa, non di più. “ Poi. La coppa ci parla di un rigetto oscuro che ha corrotto tutti gli abitanti del palazzo; l’elmo di Fhue, oltre ad introdurci la figura di questo grande mago oscuro che praticamente regnava sulle terre di Tharnas,  ci fa intuire che questa sia stata talmente potente da annullare l’immunità dalle magie oscure ed addirittura capovolgerla e far patire a colui che lo veste danni maggiori.  In quel palazzo abbiamo anche trovato le ancelle che difendevano e servivano una donna e non credo ci siano dubbi nell’identificarle come le servitrici della nobile di Rajudai, no? In fondo lo dice il loro pugnale”
“ Claudio per favore, taglia” lo interruppe bruscamente Roberto 
“ Già” si aggregò Camilla “dicci dove vuoi arrivare e basta!”
“ Ma ragazzi!” fece Nicolò “ è questo il bello di questo gioco. Motivare e ricercare prove che confermino le supposizioni. Fatelo finire!”
"Pensavo che il bello di questo gioco fosse il suo essere mortale" disse caustico Riccardo.
"Rik… Eh… Per favore" sospirò il bardo.
Claudio guardò l’amico e sorridente mimò con le labbra un grazie. 
“ Concludendo, sennò qualcuno qui si altera, abbiamo un giorno, abbiamo un luogo ed abbiamo una conseguenza. Ci manca un evento. E qui entra in gioco l’anello, che è l’interpretazione col minor numero di prove. Potrei dire che è campata in aria, ma ci sono alcuni dettagli che mi rendono abbastanza certo che le mie supposizioni possano essere veritiere. Anzitutto ci dà un evento. Più precisamente ci dà un accenno di evento, una persona malvagia che vuole asservire a sé un grande combattente, per scopi ignoti ma che probabilmente comportano un classico “Io sono cattivo ed io voglio regnare su tutto e tutti”. Ecco,  io ho interpretato questo evento come due possibili cose. Un rituale di sottomissione, nel caso il combattente di cui parla sia ancora in vita nel momento in cui avvengono i fatti, o se fosse morto un rituale di evocazione, di richiamo dalla morte …  chiamatelo come preferite, insomma. Che è finito male. E cosa c’entra questo con ciò di cui abbiamo parlato prima? Certo, so che siete arrivati anche voi a pensare che sia quel qualcosa che ha in qualche modo causato il rigetto oscuro ma … cosa possiamo giustificare una connessione coi fatti precedentemente ricostruiti?”
 Aspettò qualche secondo. Nessuno fiatò. Tutti lo guardavano.  Si capiva che stavano aspettandi trepidanti la conclusione di quel lunghissimo discorso. Il ladro non li fece attendere oltre.
“ L’anello. La prima parte della sua descrizione. Esso anzitutto ci dice che è stato forgiato a Rajudai patria, guarda caso, della famosa nobildonna, boss del piano uno. Poi, accantonando il discorso delle rune che per il momento non dovrebbe riguardarci, ci dice che è un anello dato in regalo durante le nozze. E questa parte mi ha fatto storcere il naso. Regalo? In genere non si regalano gli anelli! Si regalano utensili, soldi … oggetti utili alla vita futura degli sposi insomma. Certo, potrebbe anche essere un costume tipico degli abitanti di Rajudai ma … e se quel “dono di nozze” stesse in realtà ad indicare un anello che si scambiano i due sposi, come pegno di amore?”
“ Eeee  … quindi?” chiese un seccato Alessandro 
“ E quindi dove abbiamo già visto le parole “Rajudai” e “matrimonio”( o per essere più precisi un termine che ha un legame fortissimo con questa seconda parola)  assieme, in modo da giustificare l’inserimento del nostro evento nel quadretto di prima?”  il sorrisetto beffardo che si dipinse sul volto di Claudio lasciò qualche istante gli amici a pensare alla risposta, per non fare la figura degli idioti. 
La risposta, guarda caso, la trovò per primo Nicolò, senza pensarci neppure più di tanto. 

Arrivarono al limite del piano due il giorno prima della riunione con gli altri Capigilda, dopo aver attraversato con calma l’intero piano.  Phones gli aveva infatti  detto, quando si erano incontrati a Mariedo,  che non era così impegnativo raggiungere la zona del boss quindi i Vitriol, abbandonata la città, affrontarono il tragitto che li attendeva con tutta la calma possibile. Calma nelle fasi di marcia, certo,  ma non disdegnarono di affrontare i vari combattimenti che gli si paravano di fronte, ogni modo era buono per guadagnare esperienza. D’altronde più  si avvicinavano all’incontro e più la consapevolezza di essere alle porte della loro prima bossfight faceva capolino nei loro cuori, spingendoli a prepararsi al meglio per una tale situazione. L’unica cosa segna di nota durante quei giorni fu il messaggio di Hyrtang a Claudio, il giorno dopo la partenza da Mariedo, dove gli chiedeva come avesse fatto ad ottenere il famiglio, dato che lui stava impazzendo a furia di parlare con ogni singolo NPC delle due città del piano uno e quelli di Rajudai. Il ladro fu ben felice di indicargli dove andare, conscio di quanto potesse essere utile anche il più piccolo dei suggerimenti, in quella quest. Gli indicò sia la casa di Avery sia dove si sarebbe dovuto dirigere il giorno dopo, facendogli presente che la quest era disponibile solo dalle 8 alle 16.40. Ripensò al discorso di River sull’aiutare gli altri … quella ragazza nonostante spesso sembrasse prendere il gioco così alla leggera, mantenendo sempre il sorriso stampato sul volto, era dannatamente matura.
La zona finale si rivelò essere un percorso che partiva direttamente dal sentiero principale e si districava nell’ennesima boscaglia di quel piano. Sarà stata la quinta, ed ognuna di esse era sempre più fitta e sempre più impegnativa. Questa, oltre la difficoltà incontrata nel liberarsi dai rami che ostruivano il passaggio e dai tronchi a terra, era anche un vero e proprio labirinto. Strade in terra battuta si incrociavano con sentieri nascosti da un fitto manto di edera, oppure essi erano solamente intuibili, grazie ad una parvenza di passaggio che si apriva nella fitta vegetazione ora alla destra del gruppo, ora alla sinistra. Dovettero tornare indietro una ventina di volte, cambiare direzione, passando più e più volte in luoghi su cui avevano già appoggiato i propri stivali. La mappa della zona, che avevano acquistato da un mercante girovago all’ultima locanda visitata, non era di alcun aiuto, e né le doti esplorative di Claudio, ne quelle degli altri membri del party riuscirono a condurli fuori da quel posto.  Camminarono in silenzio ed in fila indiana, con Nicolò ad aprire il gruppo e Claudio a chiuderlo, senza neppure parlare tra di loro, solamente cercando la strada migliore per proseguire,  finché non intuirono, guardando attraverso le fronde degli alberi, il sole esattamente sopra le loro teste.
 A quel punto Lorenzo disse:  “Così non va assolutamente bene ragazzi, è tutta la mattina che giriamo a vuoto”
“ Lo sappiamo monaco” gli rispose Roberto “però speravamo di trovare qualche traccia del passaggio della prima linea, quando sono venuti qui ad affrontare il boss”
“Già, ma non abbiamo ancora trovato nulla”  
“ Quindi? Hai qualche idea migliore?”
“No. Ma non assumere quel tono, guerriero, non mi sembra che tu abbia fatto molto di più”
 Roberto si avvicinò a Lorenzo, coi pugni serrati“ Hey novellino! Sai vero che ti...“
“BASTA  RAGAZZI!” l’urlo di Nicolò interruppe quella lite, prima che degenerasse “ Siamo tutti stanchi e demoralizzati, non abbiamo bisogno del vostro spettacolino!”
I due si allontanarono guardandosi in cagnesco, poi Lorenzo si avvicinò a Nicolò, chiedendo:
“ Cosa facciamo, allora?”
“ Non lo so, fammi pensare” Nicolò si appoggiò al fido bastone da passeggio “Nulla. Porca miseria. Nulla! Perché non troviamo quelle maledettissime tracce? Voi cosa pensate, ragazzi?”
Fu Alessandro il primo a rispondere “Ad occhio e croce direi che hanno azzerato la zona…”
“ COSA?” esclamò preoccupatissima Camilla “Dovremmo riaffrontare il boss?? Siamo seri?”
“ Ma no Camilla, tranquilla” la voce di Riccardo era calma e rassicurante “ Ale intende dire che le tracce del passaggio delle altre persone sono sparite, tutto qui”
Camilla tirò un sospiro di sollievo
“ Esatto. La mia idea è: se questa zona è pensata per essere un labirinto, le tracce del passaggio di altri player devono essere necessariamente fatte sparire, sennò sarebbe troppo facile” disse sorridente il barbaro
“ A proposito di facilità, com’è che qui non ci sono nemici?” la domanda di Camilla colse i ragazzi alla sprovvista
Nicolò provò a dare la propria spiegazione “Secondo me è perché la difficoltà di questa zona sta proprio nel trovarne l’uscita. Il sentirsi persi e in gabbia spesso gioca brutti scherzi  alla psiche”
Gli altri si guardarono ed annuirono. Sembrava sensato.
“ Ora, brainstorm” riprese il bardo “come agiamo?”
“ Consultiamo la nostra posizione sulla mappa, poi ci indirizziamo nella direzione di quell’edificio che si intuisce ergersi al centro della foresta ed abbattiamo gli alberi” propose Roberto
“ Non riusciamo neppure a capire dove siamo, poi quella mappa è illeggibile” gli rispose seccato Lorenzo 
“ Usciamo dalla foresta e le passiamo attorno!” fu l’idea di Riccardo 
“ Ci vorrebbe troppo tempo” si limitò a constatare Nicolò  
“ Do’ fuoco alla foresta?”
Tutti si voltarono all’indirizzo della maga, con gli occhi sgranati ed increduli
“ Ok… no… era solo un’idea la mia” la ragazza si strinse timidamente nelle spalle
“ Oh per carità” il tono teatrale di Nicolò fecce sogghignare il gruppo “Claudio, per favore, dimmi che hai un’idea valida”
Silenzio.
“ Claudio?” ma nessuno rispose al bardo che, preoccupato, iniziò a gridare “Che fine ha fatto  Claudio ?? Lo hanno rapito? Si è perso?”
Gli altri si guardarono confusi attorno. Roberto iniziò col dire che era lì un attimo prima, ma fu subito smentito da Riccardo che diceva di non averlo visto neppure alla litigata tra il guerriero e Lorenzo. Camilla iniziò a sudare freddo, Alessandro a gridare il suo nome e Nicolò a cercare con lo sguardo anche la più piccola traccia di qualcosa fuori posto tra quelle fronde, sperando che l’amico fosse solamente andato a farsi una pisciata.
 Nulla.
Roberto tirò un fendente contro un albero, gridando di rabbia. Nicolò stava già per controllare sulla lista amici se fosse ancora segnato il player Ashel, ma fu interrotto da un tonfo alle sue spalle.
“ Uuff, devo trovare un modo per ammortizzare i danni da caduta … spero di sbloccare qualcosa coi prossimi power up …” il ladro si massaggio una spalla “ Finito di giocare ad esplorare i boschi, bambini miei?”
Nicolò socchiuse gli occhi, si appoggiò al bastone e si massaggio con due dita la fronte. Inspirò 
“ Io giuro che ti ammazzo. Dimmi che sai dove andare, altrimenti io ti ammazzo.”
“ Ma sa mi sono assentato per una decina”
“ Dicci da che parte andiamo” sillabò Nicolò “ Sennò io ti ammazzo, semplice”
Un brivido corse lungo la schiena di Claudio, l’amico pareva terribilmente serio, doveva avergli fatto prendere un bello spavento evidentemente.
“ Premettendo che io ve lo avevo detto da là dietro che mi sarei allontanato un attimo per salire su un albero ed osservare da lassù e che se non mi considerate non è colpa mia” prese fiato, poi continuò “ Vi faccio strada io. Noisy da lassù ci dirà in che direzione andare e noi taglieremo per la foresta. Tutti d’accordo?”
Gli altri annuirono silenziosamente. Claudio si incamminò in testa al gruppo, mormorando tra sé e sé “Certo che tra passo felpato e figlio della foresta… nei boschi sono praticamente invisibile”

“Fermi!” sussurrò Claudio tornando da una rapida esplorazione  “Laggiù ho visto qualcosa. Procedete in silenzio”
“ Era ora! Tutt’oggi senza sfidare nessuno” Roberto si scroccò le dita “ era ora di menare le mani!”
“ Non essere troppo avventato” gli rispose Nicolò “ Da quando siamo entrati in quella galleria non abbiamo ancora sfidato nessuno, non sappiamo quanto siano forti”
“ Certo che questi cunicoli non sono nemmeno paragonabili a quell’idea di antico splendore che ti trasmetteva i corridoi del vecchio palazzo di Tharnas…” constatò Camilla 
“ Concordo” le fece eco il chierico del gruppo “questo dungeon devo ammettere che non mi sta piacendo”
Il nuovo dungeon in effetti non era altro che una rapida serie di corridoi costruiti nella terra, con le pareti rinforzate da mattoni rossi e qualche torcia qua e là per non lasciare gli utenti totalmente al buio. Stretto, per giunta.
“ Ragazzi!” bisbigliò loro il ladro “ Laggiù c’è un salone pieno di nemici. Volete che ci aggrino subito?”
Il vociare si interruppe. A quel punto Claudio accompagnò Nicolò oltre la curva secca cinquanta metri avanti a loro. Subito oltre a quella si apriva un grande salone, sarà stato un centinaio di metri per settanta, pieno di nemici. Erano delle creature ferine, delle dimensioni di grossi cani, molto simili al famiglio di Phones. Ma queste erano di una colorazione scura e delle magnifiche fiamme pelose non se ne vedeva neppure l’ombra. Le pellicce erano spelacchiate, i corpi pieni di graffi e croste, il tanfo che emanavano era a dir poco nauseabondo. Alcune lottavano tra di loro, altre sbranavano una carcassa di un qualche povero animale, altre ancora sonnecchiavano accucciate le une accanto alle altre. Ma tutte si frapponevano tra il gruppo di ragazzi ed una porta all’altro capo della stanza
“Cosa suggerisci di fare Nico?”
“ Bha, non vedo molti accessi. Direi di andare lì e “menare le mani” per dirla alla Roberto “
“ Nico… devo ricordarti che la tua falce sta per spezzarsi? Non la ripari da quella mattina a Mariedo…”
“ Ed allora? Ho sempre gli incantesimi, no?” il bardo fissò l’amico negli occhi, che ricambiò il suo sguardo con un’occhiata scettica. A quel punto tornò a fissare le bestie “No. Hai ragione. Tempi di cast relativamente lunghi, alto numero di nemici ed una loro velocità presumibilmente notevole …”
“ Esatto” anche Claudio torno a fissare quelle bestie “Le vedi? Ste infami! Fanno la guardia fissa a quella porta laggiù. Scommetto che è la stanza del boss”
“ E noi per lasciare il piano dobbiamo per forza passare di là…” si incamminò cautamente verso gli altri “andiamo, ho una mezza idea sul come fare”

Il piano era semplice, Claudio avrebbe scoccato una freccia ad un capo dello stanzone, in modo che facesse rumore e che tutti i nemici si precipitassero ad aggredire il potenziale invasore. A quel punto i tre caster avrebbero lanciato un incantesimo in quella zona, in modo da abbassare il più possibile gli HP al maggior numero di nemici possibile, al che si sarebbero ritirati ed avrebbero svolto una funzione di supporto,  lasciando ai player fisici il compito di chiudere i giochi. Meno di due minuti dopo Claudio si sporgeva dalla curva e scoccava la sua freccia, attirando i nemici in un unico punto. Scattò a quel punto la trappola di Nicolò. Fiamme, fulmini e oscurità si abbatterono sui nemici,che si contorsero tra atroci sofferenze, emettendo guaiti e versi confusi, senza però cadere. Lentamente la barre del mana dei caster si assottigliarono, costringendoli così ad occupare un ruolo di supporto. Claudio, Roberto, Alessandro e Lorenzo si gettarono alla carica.

Claudio fu il primo ad arrivare allo scontro diretto, seguito a pochi passi da Lorenzo. Dopo le prime tre facili kill decise di allontanarsi subito da quel punto, dove a breve sarebbero volati gli ampi fendenti di Alessandro, e sfruttare le zone buie della sala per aggirare i nemici. Trovò in una di queste una roccia abbastanza alta, vi salì sopra ed imbracciò l’arco. L’abilità “occhi del felino”  gli dava una visuale abbastanza nitida anche in quella penombra, rendendo possibile il puntamento dei nemici. Scoccò un totale di 35 frecce, abbattendo un egual numero di nemici, al che switchò le armi e passo alle dual, buttandosi nella mischia vera e propria. Fu un turbinio di fendenti e tagli, saltava come una molla da una zona all’altra: ora aiutava Roberto, ora evitava uno sgualembro   di Alessandro, ora rincorreva un nemico che aveva aggrato uno dei tre caster. Fu uno scontro estenuante, fisicamente faticoso e mentalmente stressante. Coordinare i movimenti della braccia per colpire a quelli delle gambe per schivare era distruttivo e non sempre gli riusciva, senza contare tutte le volte che dovette cambiare bersaglio in una frazione di secondo per evitare un morso colpendo il muso della bestia nemica. Consumò due pozioni verdi per il recupero degli hp, quando dopo sette minuti di scontro la barra di questi scese sotto al 50%. Dopo altri quattro minuti, all’incirca, lo scontro poteva dirsi concluso, con i sette che ha stento si reggevano sulle gambe, ma per lo meno ancora sani e salvi. Si riposarono qualche minuto, poi oltrepassarono la porta protetta, fino a pochi minuti prima, da quelle sottospecie di cani, desiderosi sì di vedere il cadavere del boss, ma soprattutto di arrivare ad una nuova città ed abbandonarsi all’allegra e rilassante atmosfera di una locanda. 
Arrivati nella stanza adiacente, praticamente identica alla precedente con l’unica differenza della presenza di un portale sulla parete probabilmente a nord, rimasero tutti a bocca asciutta: non c’era nessun cadavere. 
“ Aah, tanto non ce ne saremo fatti nulla Nicolò” provò a sdrammatizzare Claudio, vedendo l’amico seduto a terra con uno sguardo perso e deluso “di Fhue sappiamo già molto. Non ci serve un cadavere per dare una spiegazione a questa bossfight” vide che l’amico non gli rispose, quindi continuò “ Dai andiamo!” fece un sorriso “Sono stadi dieci giorni estenuanti. Arriviamo a questa diamine di città e partecipiamo a questo diamine di incontro. Portiamo questi ragazzi a combattere per uscire di qui!”
“ Domani… oggi ho solo voglia di dormire” gli fece notare il bardo
“  E secondo te io no?” rispose Claudio, tendendogli la mano ed aiutandolo ad alzarsi. 

Attraversata la nebbia i ragazzi si trovarono al centro dell'area con il solito portale ma, questa volta, davanti ai loro occhi, una lunga scalinata in pietra bianca che giungeva in cima ad un'altura sulla quale si intravedeva una città candida come un marmo lasciato intonso dal tempo dietro alla quale, lento, stava tramontando il sole.
"Ha un aspetto così… Regale…" disse Riccardo cercando con attenzione la parola giusta per descrivere la città che, da lì a poco, avrebbero raggiunto.
"Più che "regale" io direi "greco" " osservò Camilla memore del suo viaggio ad Atene. La gilda ebbe conferma delle parole della ragazza nel momento in cui giunsero davanti alle marmoree mura della città; gli edifici che intravedevano stagliarsi verso il cielo ricordavano quelli presenti all'interno delle acropoli greche: timpani che poggiavano su colonne con capitello corinzio, templi pseudoperipteri e statue perfettamente proporzionate che però rappresentavano guerrieri e maghi. 
I sette giunsero davanti alla porta della città, un enorme arco a campata unica con delle incisioni che rappresentavano una natura rigogliosa abitata da innumerevoli animali, davanti alla quale due giocatori, un mago e un guerriero, sorvegliavano l'entrata appoggiandosi alle colonne sulle quali si ergeva l'arco. I componenti della gilda si scambiarono degli sguardi che chiedevano perplessi "Ma 'sti due che cosa vogliono?" e, sempre senza aggiungere una parola, si risposero con un'alzata di spalle che voleva significare "Vabbè; facciamo finta di niente" ma, non appena gli amici si avvicinarono alla porta, il guerriero e il mago incrociarono la spada e lo scettro impedendo loro l'ingresso.
"Ehi! Si può sapere cosa vuol dire questo?!" domandò stizzito Roberto reprimendo l'impulso di metter mano alla spada.
"Siete una gilda?" chiese il mago con aria di manifesta superiorità.
"Sì" disse rapidamente Camilla schiacciando il piede di Roberto per impedirgli di rispondere in maniera stizzita a quella domanda.
"Nome?" continuò il guerriero.
"Vitriol" rispose Riccardo.
Il guerriero aprì il suo menù e, aperta la pagina di una chat, si mise a leggere un meggaggio scorrendo col dito dall'alto verso il basso.
"Io qui leggo "Vitriol" nessun "Uitriol" " sentenziò severo il cavaliere.
"Nel latino classico non esiste il suono "v" e la maiuscola della "u" è la nostra "v" maiuscola" spiegò serenamente Nicolò ancora appoggiato al suo bastone da passeggio sorridendo.
Il guerriero lo guardò palesemente irritato "Chi sono i vostri capi-gilda?" tonò poi a chiedere.
"Noi due" rispose Claudio indicando se stesso e Nicolò.
Il mago li guardò e sollevando lo scettro disse "Prego potete entrare"
I due si fecero avanti e, notanti che il guerriero non si decideva a spostare la sua arma, Nicolò lo guardò e sorrise; lui si irritò e rosso di rabbia spostò la lama che impediva il cammino. Il resto della gilda stava per seguire i due leader ma i due "guardiani" interruppero il loro cammino frapponendo tra loro nuovamente le armi. NIcolò e Claudio si voltarono di scatto e dissero insieme "Cosa diavolo state facendo?!"
"È un ordine del generale Linton: solo i capi-gilda, da oggi fino a domani sera, potranno accedere a questa città" spiegò l'arcanista.
"E noi cosa dovremmo fare adesso?" chiese Alessandro.
"Il nostro consiglio è quello di sfruttare il portale da cui siete appena arrivati per tornare in una delle città che avete esplorato" disse severo il guerriero.
"Ma non si può fare proprio altrimenti?" domandò Nicolò.
"Gli ordini sono ordini" sentenziarono i due all'unisono senza voltarsi a guardare il bardo.
"Non vi preoccupate" disse Lorenzo guardando l'amico di là dalla porta "Torneremo al villaggio Kokari e ci rivedremo qui, domani, per l'orario di cena!"
"Siete sicuri?" domandò Claudio.
"Andate tranquilli!" sorrise Roberto "Almeno avrò modo di livellare un po' a differenza di altri ahahahahah" e, detto questo, si girò ripercorrendo le scale a scendere; gli altri 4 salutarono gli amici e si voltarono a loro volta e si incamminarono verso la notte.
Prima che Claudio e Nicolò si potessero allontanare il mago li fermò dicendo "Avete una stanza prenotata nella locanda accanto all'armeria; questa notte riposatevi ma sappiate che, domani pomeriggio alle 13:30, nell'anfiteatro centrale, avrà inizio  la riunione per cui siete qui" dopo che ebbe detto ciò tornò a guardare avanti a se senza dire più niente.
I due si girarono e proseguirono verso il centro della città mentre il cielo davanti a loro si tingeva di rosso.

"Perché ci hanno dovuto separare dagli altri?" domandò stizzito Nicolò dopo aver sistemato i punti abilità ottenuti durante il loro viaggio.
"Boh… Sarà stata una precauzione?" ipotizzò Claudio.
"Ma per cosa?"
"Ah non lo so…" concluse il ladro gettandosi sul letto.
"Non vai a fare una delle tue passeggiate notturne?" chiese il bardo dopo aver sbollentato la rabbia.
"Bah… Forse dopo… Ora sono stanco mi farò un pisolino… " e prima ancora che Nicolò potesse aggiungere qualcosa Claudio cadde tra le braccia di Morfeo.
Il bardo allora prese il suo bastone e, chiudendo dietro a se la porta, si lanciò nel cuore della notte.
Era l'una di notte e le strade erano totalmente deserte per sua fortuna. Nicolò aveva sempre sognato di camminare tra le vie della Grecia antica e, quel mondo, ora, gli stava dando la possibilità di farlo. Guardava i marmi e si immaginava Aristotele e Saffo accanto a lui, la filosofia e la poesia, la sapienza e l'amore. Vagò così ripetendosi che avrebbe riscritto, prima o poi, i frutti di quelle grandi anime; chissà per quanto tempo sarebbe rimasto in quel luogo e, pensare di poter rimanere per dei mesi o degli anni senza le sue letterature, gli faceva venire la nausea. Giunto davanti al tempio più grande della città, che ricordava moltissimo il Partenone, decise di entrare ad osservare quell'edificio da lui sognato per degli anni. Entrò e, quello che vide, lo lasciò di stucco: esattamente difronte a lui, una statua, alta tra i 4 e 5 metri, rappresentava un guerriero inginocchiato che tendeva la sua spada verso il cielo avanti a se e indicava, con la spada, un foro nel soffitto che non era dovuto ad un crollo o simili ma che era stato chiaramente costruito ad arte. La statua era illuminata dalla tenue luce degli astri notturni eppure si riusciva ad intuire che non era una statua in metallo, ma in pietra, una pietra che emetteva una quasi impercettibile luce. Mentre gli occhi di Nicolò rimbalzavano dal foro alla statua, il ragazzo sentì i passi di qualcuno giungere alle sue spalle, si voltò di scatto e vide una donna incredibilmente fascinosa, probabilmente sulla trentina, con dei lunghi capelli neri e degli incantevoli occhi color nocciola ed indossava una lunga veste color porpora finemente ricavata. Nicolò da subito pensò che si trattasse di un NPC visto il luogo dell'incontro e il suo aspetto così incantevole.
"Come mai sei qui a quest'ora?" domandò lei facendo così capire a Nicolò di essere una giocatrice e non un NPC.
"Ah… Beh… Essendo arrivato in città tardi ho solo ora il tempo di esplorarla" rispose lui evitando di menzionare la sua agorafobia.
"Capisco… E come mai sei entrato proprio in questo tempio?" chiese lei sorridente.
"Questo edificio mi ricordava molto il Partenone di Atene quindi…" spiegò.
"Capisco…" Disse lei avvicinandosi a Nicolò "Sai qual è la particolarità di questo luogo?"
Lui la guardò facendo cenno di no; lei sorrise e iniziò a dire "Il materiale di cui è costruita è una pietra molto rara che assorbe la luce solare e la emette pian piano… Vedi quell'apertura sul soffitto? È stata realizzata per far sì che, alle nove di mattina, la luce del sole illumini perfettamente la spada del paladino e, assorbendo quella luce, la statua emette questo vago splendore per tutta la durata della notte"
"Wow! Allora doveva essere un eroe importante" osservò Nicolò.
"Già" si limitò a dire lei. Nicolò la guardò in quel preciso istante e capì che non credeva in quello che stava dicendo, era come se mentisse, come se quel "già" celasse un sarcastico "sé… come no?"
Nicolò la stava ancora osservando quando lei si voltò verso di lui sorridendogli. Lui allora scostò rapidamente gli occhi e tornò ad osservare la statua: chi era quell'uomo? 
"Si è fatto tardi" osservò la donna "sarà meglio che vada a dormire, domani ci attende una grande giornata!"
"Già" disse semplicemente Nicolò; e, prima che lui si potesse voltare, lei sparì avvolta dal buio.

Mentre Nicolò e Claudio si trovavano in quella città il resto della gilda decise di tornare al villaggio di Kokari, affittarono 5 stanze nella locanda in cui avevano già parlottato e poi si sedettero ad un tavolo a chiacchierare.
"Ci facciamo una partita a briscola?" domandò Riccardo consapevole che, in un due contro due, senza la presenza di Nicolò, un minimo di partita ci sarebbe stata.
"Non possiamo" disse Alessandro avvicinandosi al tavolo con in mano un boccale in peltro colmo di birra.
"Come no?" gli fece eco Roberto.
"Non abbiamo le carte" spiegò l barbaro dopo un sorso di birra.
"Ma l'altra volta le abbiamo prese dal locandiere, possiamo chiedergliele nuovamente" ribatté il chierico che stava sfamando in quel momento la sua tartarughina fluttuante con delle foglie.
"Sì, ma non ti ricordi che Claudio le ha rubate perché Nicolò diceva che sarebbero potute tornare utili?" disse Alessandro dopo essersi scolato tutto il contenuto del boccale.
"Oh cavolo! È vero!" urlarono all'unisono Roberto e Riccardo accompagnando a quelle parole un sonoro pugno sul tavolo.
Camilla, che non aveva preso parte alla discussione, si voltò verso Alessandro e lo rimproverò "Puoi anche evitare di bere così tanto, non ti fa bene"
"Lo so… Ma devo dimenticare…" gli rispose lui fissando lo scoppiettio del fuoco.
"Ancora questa storia…" sospirò lei.
"Ehm… Scusate se mi intrometto" intervenne Lorenzo che era rimasto in piedi appoggiato al caminetto.
"Mi sto perdendo le ultime partite del campionato e, come se non bastasse, non posso dare la formazione per il fantacalcio… Mi faranno retrocedere…" disse Alessandro fingendo di proruppero in pianto.
"Ti devo ricordare che metà dei partecipanti al fantacalcio sono chiusi qui dentro con te?" osservò cinico Riccardo.
Lorenzo scoppiò a ridere e, quando riuscì a riprendersi da quella risata così spontanea, aggiunse "Quindi voi due giocate al fantacalcio insieme?"
"Sì, ma non solo" spiegò il chierico "Anche Claudio partecipa e pure Nicolò, nonostante lui di calcio non ci abbia mai capito nulla; ahahahah!"
"Eh già…" sospirò Alessandro ancora sconsolato al pensiero che quella giornata la Juve affrontava il Napoli, poi, dopo essersi parzialmente ripreso, aggiunse "Invece cosa ci racconti di te Lorenzo?"
"È vero! Sappiamo ancora poco di te! Raccontaci un po'!" disse entusiasta, forse a causa del troppo vino bevuto, Roberto.
"Ah… Non so cosa dirvi… Abito in un paesino nella maremma vicino al casolare dei nonni di Nicolò, sono fidanzato da un paio d'anni, studio al liceo linguistico e boh… Non so cosa dirvi ahahahah"
Alessandro pensò che il nuovo componente della gilda dovesse venire dal paese in cui abitava Teresa… Chissà se anche lui sapeva la storia che giorni prima gli aveva raccontato l'amico piangente.
"Dai, dai!" iniziò a dire Camilla "Raccontaci qualcos'altro"
"Ma non saprei che dirvi…"
"Colore preferito?"
"Rosso"
"Per che squadra tifi?"
" 'A maggica"
"Età?"
"18 anni"
"Da quanto conosci Nicolò?"
"Credo da 15/16 anni buoni; ora abbiamo finito con l'interrogatorio o continuiamo? Ahahahahah"
Anche gli altri scoppiarono a ridere e decisero che per quella notte si sarebbero fermati. Ognuno andò nella sua stanza ma Roberto si fermò al tavolo a finire il suo vino e Lorenzo si fermò con lui.
"Sei fidanzato anche tu quindi?" cercò conferme il guerriero.
"Già…" disse il monaco mentre il locandiere gli serviva un boccale identico a quello che poco prima si era scolato Alessandro.
"A dire la verità anche io" continuò Roberto "E lei mi manca da morire"
"Ahahahah" rise Lorenzo.
"Cosa c'è da ridere?" domandò scocciato l'altro.
"Niente, niente… È che da fuori sembri molto più… Non so… mi verrebbe da dire "distaccato" "
"Ora sono io che rido ahahahah!" scoppiò il guerriero.
"Perché?"
"È lo stesso discorso che mi fece Nicolò quando ci incontrammo… Solo che lui mi capì senza che gli dissi nulla"
"Nicolò é sempre stato così" osservò Lorenzo dimezzando il contenuto del boccale "Invece Claudio che persona è?"
"È come me" spiegò Roberto "Sembra un tipo "distaccato" ma si è buttato in questo inferno per ritrovare la sua bella" finì il bicchiere che aveva appena riempito e continuò "Non hai paura che la tua fidanzata possa fare lo stesso?"
"Effettivamente la Sofia è molto impulsiva" gli rispose il monaco "ma spero che non lo faccia"
"Sai lo penso anche io…" gli fece eco il guerriero "Però, in un certo senso, se si lanciasse qua dentro per me… Beh… Mi capisci vero?"
"Certo" rispose Lorenzo prima di guardare l'orologio, poi, aggiunse "Si è fatto tardi… Sarà meglio andare a dormire, domani dovremo tornare dagli altri quindi è meglio riposare!"
"Hai ragione" approvò l'altro "Scommetto che riesco a salire le scale senza l'aio di nessuno!" aggiunse poi avviandosi barcollando verso i gradini.

"A che ore iniziava la riunione?" Chiese Claudio, mentre, lui e l'amico, correvano verso il centro della città.
"Alle 13:30" rispose Nicolò con respiro affannoso.
"Ma io mi chiedo: si potrà mai fare una riunione all'orario di pranzo?!"  iniziò a gridare indignato il ladro mentre controllava l'orologio rendendosi conto che mancava un solo minuto all'inizio della riunione.
"Ecco l'anfiteatro! Ci siamo!" urlò nuovamente Claudio vedendo l'ingresso alla zona in cui si sarebbe tenuta la riunione.
L'ingresso era formato da una serie di archi in marmo bianco disposti a semicerchio, dopo averli varcati si arrivava a dei gradoni realizzati con lo stesso materiale degli archi sui quali erano già seduti 600 o più player.
Nicolò si sentì mancare improvvisamente e cercò di reggersi sul bastone; Claudio gli diede una mano a non cadere "Nico… Sei sicuro di farcela?"
"Sì… Sì…" disse lui con un filo di voce "Raggiungiamo due posti a sedere e inizierò a ripetere qualche poesia per distrarmi" e iniziò ad avanzare con passo incerto e tremante. C'era un bisbiglio continuo che ronzava in quell'anfiteatro: i giocatori parlavano con i vicini di posto, altri ragazzi facevano gli splendidi con le ragazze e in pochi restavano muti nell'attesa che Linton si presentasse loro. Nicolò non appena ebbe trovato due posti liberi si abbandonò sopra uno di essi e iniziò a ripetere a memoria il carme "Dei Sepolcri"; Claudio gli si sedette accanto. I ragazzi davanti a loro si voltavano e, osservavano il ragazzo che poggiava la mani sul bastone e bofonchiava parole antiche, ridacchiavano come se avessero avuto davanti un pazzo. 
Ad un tratto il bisbiglio si zittì improvvisamente; Claudio svegliò Nicolò dalla sua trance e gli disse "Sta arrivando qualcuno".
Allora Nicolò alzò la testa che stava tenendo appoggiata alla mani, poggiate a loro volta al bastone, e, nel silenzio, vide avanzare, lungo il palco del teatro, un guerriero vestito con un'armatura nera che recava un elmo cornuto in testa e portava, nel fodero sul fianco destro, uno spadone lungo di cui si intravedeva la lama nera come l'armatura; lo seguivano il guerriero e il mago che avevano "accolto" la gilda all'entrata della città.   
"Non mi aspettavo di rivedere quei due in questo contesto" disse Nicolò all'amico.
"Ti sei ripreso così in fretta dalla tua agorafobia?" domandò lui sorridendo.
"Quando riesco a concentrarmi su qualcosa sai che non ho problemi" rise lui sereno sapendo però che, nel momento stesso in cui la riunione sarebbe finita, sarebbe praticamente svenuto a terra.
Il guerriero in armatura si fermò al centro del palco e si tolse l'elmo. Tutti rimasero a bocca spalancata a vedere il volto di quello che sicuramente era il generale Linton: celato dietro quell'elmo così minaccioso c'era il volto di una donna incredibilmente fascinosa, probabilmente sulla trentina, con dei lunghi capelli neri e degli incantevoli occhi color nocciola. Nicolò rimase di sasso quando riconobbe in lei la donna incontrata la sera prima all'interno del tempio.
"Buon pomeriggio a tutti" iniziò a dire la donna in armatura "Mi chiamo Linton, sono il generale della prima linea e sono lieta di vedervi tutti qui" Parlava con un tono colloquiale come se fosse stata una madre che si rivolgeva al figlio. Nicolò colse subito tutto questo e continuò ad ascoltarla attentamente. 
"Vi ho fatti venire qui perché la prima linea ha bisogno di rinforzi… So che è un'idea che fa paura quella di combattere boss o creature mai viste ma le persone rinchiuse in questo mondo hanno bisogno di noi" si fermò un attimo per far riflettere l'uditorio su quello che aveva appena detto. Claudio sentiva il cuore battere al ritmo delle parole di Linton, pensava Luna, provava a cercarla con lo sguardo tra gli spalti ma non riusciva a trovarla… E pensava a lei… Solo a lei.
"Qualcuno di voi sa che giorno è oggi?" chiese all'improvviso Linton rompendo il silenzio. Un brusio si sollevò lentamente tra tutti quelli che stavano ascoltando in quel momento. Nicolò e Claudio si scambiarono uno sguardo confuso: che giorno era? Non sapevano rispondere… Sicuramente Aprile era già finito ma che giorno era?
Un ragazzo nella terza fila si alzò e con voce tremante disse "È il 12 di maggio!".
"Esatto… Ma quanti di voi lo sapevano?" tornò a chiedere la donna.
Dei 300 e passa players presenti solo 38 alzarono le mani.
"Vedete… Oramai pochi di voi pensano al mondo di là dal gioco… Pochi di voi hanno consapevolezza del fatto che il mondo là fuori sta andando avanti… Che in molti sperano di tornare in quel mondo…"
Nicolò si sentì uno schifo: com'è possibile che lui avesse perso il conto dei giorni, si stava veramente dimenticando del mondo là fuori? No! Non poteva essere così! Sentì il respiro farsi affannoso, il terreno iniziò a tremargli sotto i piedi… Sentì la calca di quelle 600 persone intorno a lui… Stava per svenire…
"Ma voi siete qui… Siete qui e avete la possibilità di lottare per quel mondo! Non sono qui per convincervi a giocare a fare gli eroi… Ma se in cuor vostro sentite anche il minimo desiderio di lottare per il di là unitevi a noi!"
Claudio in quel momento poggiò la mano sulla spalla dell'amico "Nico ci sei?"
"Sì… Sì…" disse lui appena ripresosi grazie alle parole di Linton.
Sul palco la donna fece un cenno in direzione del mago e del guerriero; i due allora si fecero avanti e il guerriero iniziò a parlare "Ora chiameremo, una alla volta, le gilde qui riunite; voi capigilda vi alzerete e direte i vostri nomi… Dopo sceglierete: sceglierete se schierarvi con la prima linea oppure no…" 
Tra gli spalti si sparse un brusio di voci indistinte ma poi Linton si alzò in piedi, aprì il menu e iniziò a elencare le varie gilde. Mentre i vari capigilda si alzavano e sceglievano se iscriversi o meno nella prima linea il mago trascriveva i nomi su una pergamena di coloro che si erano arruolati e delle gilde che rappresentavano.
Nicolò per non cedere ai suoi disturbi contava quante gilde iniziavano per "A", quante gilde non erano presenti alla riunione, cercava di tenere a mente i volti di coloro che si alzavano in piedi e contava quanti sarebbero stati i suoi nuovi compagni in prima linea.
Claudio teneva il conto di tutte le gilde che accettavano di combattere per il mondo; avevano attirato la sua attenzione alcuni nomi interessanti: "Abes”  " 'A Maggica", "DWMA",“Gelatai salmastri”, "Ordine della Fenice", “Tales Of The Heros” e “Valkyria”; prima di arrivare al nome della loro gilda aveva contato che 23 gilde su quelle circa 250 avevano accettato. 
Poi venne il loro turno "Gilda Vitriol" li chiamò Linton. Nicolò sorrise riconoscendo che la donna aveva pronunciato la "V" come "U" e si alzò poggiandosi al bastone; Claudio lo seguì pensando che quel "Sì", che avrebbero pronunciato di lì a poco, lo avrebbe avvicinato, un passo in più, alla sua Luna.
Appena furono in piedi entrambi tuonarono all'unisono "Sì!" 
Linton sorrise sentendo tanta convinzione e allora riconobbe Nicolò.
"I vostri nomi" continuò poi a dire.
"Ashel!" disse Claudio.
"Orpheus!" disse Nicolò. 
Non appena l'arena fece risuonare quei due nomi si sparse un vocio improvviso. I due ragazzi si guardarono negli occhi confusi e Claudio prese un braccio di Nicolò che si fece passare dietro al collo per paura che  potesse svenire a causa di quell'improvviso cambio di atmosfera, si guardarono intorno e videro molti ragazzi che li fissavano e anche Linton, il guerriero e il mago, li fissavano con gli occhi sbarrati. In mezzo a quell'inseguirsi di sguardi indagatori i due ragazzi riuscivano a percepire solo due parole, ripetute continuamente da voci diverse ora con disprezzo, ora con ammirazione: "I Consapevoli".
"Che diavolo vogliono da noi 'sti qua?" domandò Claudio adirato.
"Non ne ho idea…" bofonchiò Nicolò "Ma senti quello che dicono?"
"Certo" rispose lui " "I Consapevoli" "
"Deve essere legato al nostro ingresso nel gioco…" ipotizzò il bardo.
"Si ma come potrebbero essere venuti a saperlo?" chiese il ladro ma poi un'immagine gli balenò in testa "La pietra alla  Città d'Inizio!"
Nicolò fece un cenno di assenso col capo.
"Silenzio!" urlò il guerriero ad un tratto e, non appena il silenzio si fu restaurato e i due ragazzi furono tornati a sedere, Linton riprese il suo elenco fino alla fine senza altre interruzioni.

"27 gilde… 27!!!" esclamò Claudio mentre i due si allontanavano dall'anfiteatro "Ed eravamo 296… Non voglio crederci"
"Spesse volte la paura pietrifica l'uomo ben più del dovuto"  si limitò a commentare Nicolò felice di aver abbandonato gli sguardi e le voci di quella folla.
"Se ti metti a parlare così ti spezzo in due quel dannato bastone da passeggio" lo minacciò l'amico.
"Davvero perdi ancora tempo con queste nullità, bustina di tea?" questa frase venne pronunciata da una voce che ai ragazzi ricordò qualcosa. Girarono l'angolo e in un vicolo trovarono Linton, il mago e il guerriero che parlavano con il soldato fanfarone, lo stesso con cui stavano per trovar da dire qualche sera prima il bardo e il ladro.
"Non sono stronza come te caro Orias; io combatto per gli altri non solo per me stessa!"
"Pfui… "Mors tua vita mea"…" disse allontanandosi dai tre interlocutori.
"La "V" in latino si pronuncia "U" " osservò il generale mentre lui si allontanava.
Orias passò accanto a Claudio e Nicolò, li guardò e ridacchio "Chi avrebbe mai detto che voi due formiche eravate i nostri cari Consapevoli… Ahahahahah" e se ne andò.
"Vedo che già avete conosciuto Orias" disse Linton avvicinandosi ai ragazzi "Scusatelo ma è nato testa di ca… No dai, mi fermo qui" sorrise lei.
"Noi non ci siamo ancora presentati" disse il mago facendosi avanti "Il mio nome è Salazar e lui è Tempesta. Ah ricordatevi che gli piace fregiarsi del titolo “Cuor di Leone”, e se gli altri player non si rivolgono a lui così si altera" finita la frase ridacchiò all’indirizzo del compagno
"Ah!" disse Nicolò sorpreso "Un fratello Serpeverde vedo ahahahahah"
"Anche tu serpeverde?" domandò il mago.
"Già" e i due si diedero il cinque. 
“ Che nome imperioso che ai tu, invece” disse Claudio rivolgendosi al guerriero 
“ Sicuramente lo è di più di uno che ricorda una parte anatomica…” rispose lui, con tono di sufficienza 
“ Oooh abbiamo qualcun altro dallo stivale qui eh? E toglimi una curiosità “Tempesta”, sai anche menare le mani o sei solamente bravo a sfottere le persone?”
Il guerriero lo guardò storto “ Cosa vorresti dire furfante? Sei appena arrivato e già ti fai nemico uno dei due guerrieri più forti al seguito del tuo generale?”
A quel punto Claudio iniziò a ridere “ Ahahah scusa, ma spesso mi piace irritare le persone. Senza rancore?” gli tese la mano, ma quello non lo considerò minimamente e, girati i tacchi, iniziò ad andarsene
“Certo che con questo carattere scontroso più che Tempesta avresti dovuto chiamarti Nuvola, eh!” gli urlò dietro il ladro. A quel punto il guerriero si fermò e tornò ad ampie falcate verso Claudio. Lo guardò negli occhi e disse:
“ Infame, questa te la eri preparata!” e scoppiò in una fragorosa risata, stringendo finalmente la mano al ragazzo.
Gli altri li guardarono allibiti per qualche istante, poi risero tutti, senza capire realmente lo scambio di battute dei due, ma felici di non aver dovuto sedare una scazzottata. 
"È da tanto che volevamo incontrare voi Consapevoli" sorrise Linton "Ascoltate… Voi e la vostra gilda siete inventati a cena alla nostra base in questa città, questa sera… Vogliamo parlarvi un po' se per voi va bene"
"Sarebbe un onore per noi" disse Claudio e Nicolò lo accompagnò con un inchino.
"Perfetto! Mi dispiace solo che questo incontro così fortuito sia stato rovinato da Orias…" continuò lei.
"Non preoccuparti" rispose Claudio "Ma per caso lei sa altro su di lui?"
"Beh… Tutti lo sanno ma voi forse no" iniziò a dire il guerriero "Lui è uno dei cinque"

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Capitolo 12
*** Preparativi ***


"A cena con il generale della prima linea?!" esclamò sorpreso Riccardo dopo che Claudio e Nicolò gli avevano comunicato l'invito di Linton "Ma… Come ci dovremmo vestire? In modo elegante? Non ho vestiti del genere! Oh San Gerolamo…"
"Stai calmo!" rispose Roberto stravaccato su una sedia "È un capo militare… Non farà caso a certe cose!"
Il resto della gilda Vitriol aveva raggiunto i due capi-gilda intorno alle 19:30 di quel giorno e la cena si sarebbe svolta alle 20:00 nella sede della gilda del comandante che si trovava poco fuori dalle mura.
"Data l'ora non ci converrà partire?" Domandò Lorenzo guardando l'ora dal suo menu. 
"Non hai tutti i torti!" disse sereno Nicolò mentre si spostava verso la porta che conduceva all'esterno della locanda "Andiamo, andiamo! Linton ci aspetta!" 
I sette procedevano, nella notte, lungo un sentiero che avevano trovato infondo alla scalinata in marmo finché non videro un'immensa struttura bianca dalle cui finestre traspariva la vibrante luce delle torce .
"Non ha caso è il generale della prima linea ahahahah" ridacchiò Claudio realizzando che, per avere una sede del genere, la gilda avrebbero dovuto spendere chissà quanti soldi.
La gilda si fermò davanti al portone di ingresso: un grosso portone in legno rinforzato con decori ramati che ritraevano soli e lune.
Roberto bussò sonoramente alla porta e, dopo qualche secondo, comparve Linton, vestita con lo stesso abito che aveva indosso quando Nicolò la incontrò per la prima volta.
"Siamo qui perché ci ha invitati il generale Linton" disse severo Roberto facendosi grande dell'invito ricevuto, non sapendo di essere difronte al generale in persona.
Lei lo fulminò con lo sguardo e poi cercò i visi di Claudio e Nicolò.
"Quindi questa è la vostra gilda?" domandò Linton sorridente.
"Sì generale" rispose Nicolò ricambiando il sorriso di lei.
Roberto si sentì strozzare il cuore dalla rovente mano della vergogna e il suo volto divenne un faro in grado di guidare le navi sicure al porto. 
Nicolò notò che lo sguardo del generale scorreva rapidamente i vari componenti della gilda con un'espressione perplessa finché non vide Camilla alla quale sorrise teneramente.
"A questo punto potete anche accomodarvi" accordò la donna spalancando ulteriormente la porta e accostandosi ad essa per lasciare libero il passaggio ai sette ragazzi.
Ciò che da lontano avevano solo identificato come un edificio all'interno si rivelò essere un vero e proprio palazzo signorile vastamente decorato: corredi di mobili che parevano antichi erano sparsi per le stanze in cui passavano mentre seguivano la sica di un tappeto granata decorato di ricami dorati; piante dai fiori sgargianti e dalle forme assurde rendevano l'aria densa di profumi orientali; candele e lampadari illuminavano quel regno in cui si riversava lo scintillio dei metalli e dei rari monili che erano poggiati sulle mensole o conservati all'interno di mobili con teche di vetro. I ragazzi si guardavano intorno estasiati da tanta preziosa armonia e, in mezzo a quel continuo estasiarsi, Nicolò si stupì di non vedere alcun giocatore abitare quei luoghi e tirò così un sospiro di sollievo. 
I ragazzi, seguendo la camminata elegante e aggraziata di Linton, giunsero davanti ad una porta chiusa.
"Cos'è la confusione dietro a quel portone?" domandò Alessandro.
"Di che confusione parli?" chiese Riccardo "Io non sento niente"
"Come fai a non sentirlo?" disse il barbaro.
"È normale" rispose pacatamente Linton "Questa porta è molto spessa solo chi ha un'elevata caratteristica di "Ascoltare" può sentire lo schiamazzo della mia gilda ahahahah"
"Ah… Quindi la tua gilda è qui…" deglutì preoccupato Nicolò.
"Certo che è qui!" esultò lei spalancando la porta e rivelando un'immensa stanza gremita di persone sedute intorno a varie tavolate sulle quali troneggiavano montagne di cibi che, solo a guardarle, si sentiva la pancia andare avanti per conto suo.
Almeno quaranta persone erano seduti intorno a 2 tavoli, disposti parallelamente tra loro, e osservavano la porta che si era appena aperta; seduti ad un terzo tavolo, perpendicolare agli altri e vuoto, si trovavano Salazar e Tempesta che, probabilmente, stavano aspettando gli ospiti.
"Signori!" proruppe Linton rivolgendosi ai suoi sottoposti "Vi presento la gilda Vitriol! Gilda Vitriol" disse poi rivolgendosi ai 7 ragazzi "Vi presento la Gilda del Sangue di Drago!"
"Eh sè…" sbuffò Alessandro "Sei tu Dovakin?" e i suoi amici scoppiarono a ridere tutti tranne Camilla, la quale non aveva colto la battuta, e Nicolò che ripeteva poesie nel tentativo di scongiurare uno dei suoi attacchi.

"Certo che la vostra gilda è strana" disse Tempesta mentre masticava rumorosamente un cosciotto di un qualche volatile.
"Spiega meglio, Cuor di leone" lo canzonò amichevolmente Claudio.
"Nel senso: la vostra gilda è probabilmente la meno numerosa che io abbia mai visto"
"Vabbè ci credo" commentò Roberto "La vostra è formata da quasi cinquanta persone ma credo che le gilde degli altri players siano ampie quanto la nostra"
"A dire il vero non è così" gli rispose Linton dopo aver poggiato il calice da cui stava bevendo "La maggior parte delle gilde presenti in questo mondo sono formate da circa 20 componenti ma la vostra non arriva nemmeno alla decina…"
"Cosa vi possiamo dire? Ci piace essere pochi ma buoni" rise Claudio.
Linton si volse verso Nicolò per sapere cosa ne pensasse ma lo vide assorto nel mangiare pacatamente una bistecca, Camilla intanto gli parlava e Linton si stupì del fatto che lui non le rispondesse e del fatto che lei non si alterasse in nessun modo per l'apparente scortesia del ragazzo.
"Comunque avrei una domanda" disse sereno Riccardo interrompendo i pensieri del generale "Ora come ha intenzione di procedere la prima linea?"
Salazar si girò verso Linton e, dopo che lei annuì con la testa, iniziò a dire "Come prima cosa utilizzeremo 10 giorni per esplorare il piano, ma questo riguarda solo un'élite scelta, per quando riguarda tutta la prima linea, una volta trovata la stanza del boss, un primo gruppo di esplorazione, studierà il movente, la mappa della stanza, possibili debolezze o resistenze del boss, al termine di questo primo studio la squadra d'esplorazione si ritirerà e analizzando i dati raccolti studieremo una tattica d'assedio"
"Capisco…" commentò il chierico "E si procede così per ogni piano?"
"Per ogni piano!" confermo Tempesta "Ma abbiamo già messo in conto che l'esplorazione di qualche piano possa richiedere più di 10 giorni ma, fortunatamente, ad oggi non è mai capitato"
"Mmm…" rifletté Claudio qualche secondo.
"Ah ecco!" disse Cuor di leone ridacchiando "Uno dei nostri "Consapevoli"  avrà sicuramente qualcosa da ridire!"
 "Consapevoli?" si limitò a ripetere Alessandro chiedendo implicitamente il perché di quell'epiteto.
"I vostri superiori non ve l'hanno raccontato?"  ridacchiò nuovamente il guerriero "Questi due di sono buttati all'interno di questo gioco mortale consapevolmente!"
"Certo che lo sappiamo!" rispose il barbaro alterato "Mi chiedo come voi siate arrivati a scoprirlo"
"Colpa della pietra nella chiesa della Città d'Inizio…" si limitò a dire Claudio dopo aver inghiottito un nuovo boccone.
"Già" confermò Salazar "Alla Città d'Inizio un giocatore, qualche giorno fa, si accorse di due nomi il quale log-in risultava posteriore rispetto al lancio di questo gioco: "Orpheus" e "Ashel". La voce iniziò a girare e un qualcuno, non si sa chi, iniziò a parlare di loro come de "i Consapevoli"; un epiteto di cui, voi due" disse rivolgendosi ai due ragazzi "non vi libererete tanto in fretta".

Quando la cena si concluse i componenti della Gilda del Sangue di Drago si ritirarono nelle loro stanze e Linton, dopo aver congedato Salazar e Tempesta, riaccompagnò la gilda Vitriol verso la porta.
Quando tutti furono fuori Linton chiamò Camilla "Mineritt, puoi fermarti qui un attimo?"
Gli altri ragazzi si voltarono di colpo a quella richiesta così strana. Camilla si voltò a cercare lo sguardo di Nicolò "Voi andate avanti" disse il ragazzo rivolgendosi al resto della gilda "Io resto qui ad aspettare Mineritt; ci vediamo dopo alla locanda o domani mattina" concluse sorridendo.
Camilla allora tornò all'interno dell'edificio e Linton la fece accomodare su una poltrona mentre Nicolò si sedette a trascrivere poesie seduto fuori dalla porta.
"Mi dispiace chiedertelo così" iniziò a dire Linton "ma per caso tu sai il motivo del perché Orpheus è stato zitto tutta sera?"
Camilla si trovò spiazzata da quella domanda: sicuramente Linton non sapeva dell'agorafobia di Nicolò ma sarebbe stato giusto parlarne?
"Sai avevo invitato voi a cena anche per parlargli un po'… ma non mi sembrava dell'umore adatto"
"Ni… Orpheus non sarà mai dell'umore giusto" sospirò la ragazza.
Linton fece finta di non aver sentito l'errore della maga fatto nel pronunciare parzialmente il nome del giocatore dietro al nickname "Non sei una giocatrice esperta vero?" domandò il generale.
"A dire il vero no… I ragazzi mi avevano convinto a provare questo gioco… ed eccomi qui con loro" disse abbozzando un sorriso amaro.
"E là fuori eri come la loro sorella maggiore vero?"
"Come fa a saperlo?" domandò la ragazza confusa.
"Riconosco il tuo sguardo" rispose sorridendo.
Camilla arrossì d'un tratto poi riprese il controllo e chiese a sua volta "Lei invece? Perché si trova in questo gioco? E come ha fatto a diventare generale della Prima Linea?"
"Non darmi del lei, dammi del tu" iniziò a dire Linton "Io sono una… Insegnante di latino a Boston e la passione per i giochi me la sono portata avanti sin da bambina. Per quanto riguarda la prima linea… Diciamo che sono una brava combattente ed una delle poche che si è preoccupata per gli altri una volta caduta in questa trappola mortale…" e accompagnò la sua ultima parola con un sonoro pugno sul tavolino davanti a se "Voglio liberare tutti da questo incubo… Voglio riportarli alla loro vera vita… E ti sono grata per esserti unita alla nostra causa" concluse con le lacrime agli occhi.
Camilla allora si voltò verso di lei rivedendo in quegli occhi immersi nel pianto la forza che avrebbe sempre sognato di vedere negli occhi di tutte le donne del mondo… Quella forza che voleva sentire vibrare nella sua anima… La ragazza sentì affiorare le lacrime.
"Siete un gruppo di ragazzi forti, e tu forse più degli altri… Non so perché Orpheus si sia comportato così a cena ma se non me lo vuoi dire ci sarà un motivo valido… Vai pure, ti ho già intrattenuto troppo" concluse Linton con un sorriso bagnato di qualche lacrima; poi la donna si accostò alla porta e l'aprì sorprendendo Nicolò nell'andare avanti e indietro mentre urlava ad un Caronte (o a un Minosse) invisibile "Vuolsi così colà dove si punte ciò che si vuole e più non dimandare!"; quando il generale aprì la porta il ragazzo si fermò e poggiò il bastone da passeggio poggiandoci sopra entrambe le mani.
"Te sei strano forte; lo sai?" rise Linton asciugandosi le lacrime.
Prima che Nicolò poté obbiettare, Camilla rispose uscendo "Lo sa, lo sa" e il bardo sorrise compiaciuto.

"Come hai intenzione di comportanti durante gli scontri con i boss dei vari piani?" chiese furiosa Camilla a Nicolò mentre tornavano verso la locanda.
"Cosa intendi dire?" domandò lui al posto di rispondere.
"Sei agorafobico! Nelle lotte potremmo essere più di qualche centinaio di giocatori e tu come credi di comportarti? Già oggi a cena Linton si è accorta che ti comportavi in maniera strana!"
"Linton…" pensò il bardo "Credi che si sia chiamata così riferendosi al figlio di Heathcliff in "Cime tempestose"?"
"Non cambiare discorso!" 
"Va bene, va bene…" sospirò lui "Non mi preoccupano troppo le boss-fight… Nel momento in cui mi verrà chiesto di distrarre il boss in un determinato momento, quando mi verrà chiesto di colpirlo ad una gamba o di difendere un altro player mi concentrerò esclusivamente su quell'ordine e non mi farò distrarre da nient'altro!" concluse convinto.
"Sei sicuro che possa funzionare?" domandò la ragazza preoccupata.
"Assolutamente no…" rise lui "Vedrò come andrà la prima boss-fight e se mi rivelerò essere più di impiccio che altro abbandonerò la prima linea… Non voglio mettere ulteriormente in pericolo giocatori che si sono votati alla ricerca della libertà!" pronunciò quelle parole al ritmo del battito echeggiante del suo cuore e i suoi occhi brillarono come fiamme verdi. 
Camilla lo guardò e forse per la prima volta intuì quello spirito, quel fuoco che gli pulsava dentro e che lui aveva alimentato con le parole dei suoi amati poeti… ma per la prima volta, in quello scintillio, vide altro: vide il dolore che quella notte gli aveva sbranato l'anima, un dolore che, grazie a lei, aveva cominciato a combattere e che forse l'aveva condotto fin lì, all'interno di quel gioco mortale… Nicolò era lì per quello? Perché non voleva vedere altre persone ridotte come la sua Teresa? Forse lei si stava solo sbagliando… Nessuno poteva capire quel ragazzo eppure… 
Nicolò si voltò e guardò Camilla… Le sorrise e disse "Smetti di scrutare la mia anima, finirai per impazzire come me ahahahah! Dai, raggiungiamo gli altri" e si incamminarono sotto ad una notte che non aveva stelle in grado di brillare quanto gli occhi dei due.

Alla locanda la gilda aveva affittato 4 stanze per risparmiare qualche moneta: in una dormivano Claudio e Nicolò, in un'altra Roberto e Riccardo, nella terza Alessandro e Lorenzo e nell'ultima Camilla da sola. 
Alessandro stava camminando su e già per la stanza "Cosa ne pensi del piano della prima linea?" domandò al compagno di stanza fermandosi in mezzo ad essa.
"Mi sembra eccellente…" rispose il chierico steso sul letto "Perché me lo chiedi?"
"Vedi… Ho ripensato alla loro tattica d'azione" spiegò lui "Vogliamo fermarci a questo piano per 10 giorni… e poi affrontare il boss… Siamo solo al piano 3 e mi sembra che 10 giorni siano eccessivi… Pensa che ci sono altri 97 piani e se per ognuno dovremo star fermi 10 giorni usciremo da questo gioco tra circa tre anni…"
Lorenzo, che in quel momento stava sistemando il suo inventario, si fermò di colpo: l'amico aveva ragione, procedendo a quel passo sarebbero invecchiati in quel gioco; poi non avevano messo in conto che qualche piano potesse richiedere più di dieci giorni, quindi il tempo si dilatava ulteriormente. Lorenzo venne fulminato da un dubbio: ma alla fine sarebbero davvero tornati al loro mondo? C'era veramente una via d'uscita da quell'universo? Oppure il creatore del gioco si divertiva a guardare i players divenuti simili a topi che si affannano a scorrazzare per un labirinto senza via d'uscita? Un terrore improvviso l'assalì al solo pensiero di quella eventualità.
"Eppure forse è giusto così" tornò a pensare a voce alta Alessandro "È meglio essere prudenti ed uscire tra 3 anni che morire definitivamente, no?"
Lorenzo lo guardò in faccia e rivide dipinta su di essa la speranza, speranza che doveva avere anche lui, speranza che li doveva spingere a combattere.
"Ti posso fare un'altra domanda?" chiese il barbaro.
"Dimmi pure" rispose il chierico tornando a sistemare il suo inventario.
"Tu hai conosciuto Teresa? La…" 
"La fidanzata di Nicolò? Sì, l'ho conosciuta" lo precedette lui "Quindi l'ha raccontato anche a te… È un bene, vuol dire che sta iniziando ad aprisi di più. Comunque la conoscevo da prima di lui perché vivevamo nello stesso paese, era una ragazza veramente bella, faceva perdere la testa alla stragrande maggioranza dei suoi coetanei… Io naturalmente non mi sono mai invaghito di lei, sia ben chiaro! Però lo ammetto: era bella. Anche figa ma soprattutto bella. Mi ricordo che un giorno, mentre io e Nicolò fantasticavamo davanti ad una tazza di tea delle nostre ipotetiche storie d'amore, capii che lui sarebbe stato il ragazzo perfetto per Teresa… Anzi, capii che lui sarebbe stato il ragazzo di Teresa. L'anno dopo iniziarono ad uscire insieme e, quando Nicolò corse da me a dirmi che si era fidanzato, io gli dissi subito "Con Teresa, vero?" lui mi guardò con un'espressione che non dimenticherò mai e disse "Come fai a saperlo?" ahahahahah" 
"Ma erano così innamorati?"
"Oh sì… Erano  perdutamente innamorati e quando lui la perse… Beh… Non credo esistano parole per descriverlo… Però ora che lo rivedo capisco che si sta riprendendo… Non dimenticherà mai Teresa, sia ben chiaro, ma ha capito che deve andare avanti anche per lei"
"Me lo ero immaginato"
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Alessandro trasalì di colpo e urlò "Chi è?"
"Sono io grulli!" la voce di Nicolò risuonò per la stanza.
Il barbaro aprì la porta, il bardo entrò e piantando gli occhi in quelli del chierico iniziò a dire "So che è tardi ma ho un dubbio che non mi riesco a togliere dalla testa: Lorenzo, secondo te Linton si chiama così per il figlio di Heathcliff in "Cime tempestose"?"
Lorenzo scoppiò in una sonora risata "Innanzitutto come ti è venuto in mente che detesti quel libro? E poi ammetto di aver pensato la stessa cosa!"
"Fantastico!" esultò Nicolò contento "Ora vado, notte!"
Ed uscì dalla camera chiudendo con indelicatezza la porta.
"Sì sì" rise tra se Alessandro "Si sta riprendendo"

La mattina seguente il messaggio di Hyrtang colse Claudio un pochetto alla  sprovvista. Anzitutto perché non se lo aspettava, ma soprattutto perché gli veniva chiesto di raggiungerlo nella cittadina di Repigon, ma non specificava per quale motivo. Aveva ancora nove giorni prima del boss del piano 3, doveva livellare se voleva realmente parteciparvi. Però, in fondo, sentiva il bisogno di abbandonare Nicolò e la gilda per un po’ di tempo. Aveva quasi dato per scontato di riuscire ad incontrare Luna durante il raduno organizzato da Linton ma sebbene avesse analizzato ogni singolo viso presente all’anfiteatro, niente. Di lei neppure l’ombra. Cercava di darlo a vedere il meno possibile, facendo il coglione con le sue infantili sfide con Roberto, col mantenere sempre il sorriso e col suo role play del ladro spaccone, ma la distanza dalla sua amata lo stava lentamente logorando. Ogni notte mille pensieri e congetture lo tenevano sveglio. Si chiedeva dove fosse, se stesse bene, se fosse già morta… Doveva fare qualcosa. ne avrebbe parlato subito con Nicolò e sarebbe partito quel giorno stesso, sfruttando come movente della sua partenza la richiesta dello sciamano. Anzi no, niente parole, un messaggio su cui diceva che sarebbe andato ad aiutare Hyrtang qualche giorno. Semplice, diretto, che non lasciasse spazio ad altre domande. E così fece. Si ritrovò al portale cittadino verso le nove, dopo una decina di minuti dall’invio del messaggio.  Poche righe, un saluto, la promessa di tornare il più presto possibile e lo smile di un occhiolino. Attraversò il portale ed in un istante si ritrovò  fuori dalla tranquilla Repigon, quella semplice cittadina che avevano attraversato tanto in fretta qualche giorno prima. Si diresse subito nella piazza del grande albero, luogo dell’appuntamento, e studiando con lo sguardo la città si rese conto di quanto essa fosse molto più viva di quando era passato la volta precedente. Quasi sicuramente a causa della riunione molti dei giocatori cui era stato vietato l’accesso alla città del terzo piano erano tornati lì, ad oziare all’ombra delle frasche degli alberi. Quando finalmente raggiunse la piazza principale vide davanti a sé lo sciamano  di schiena, appoggiato su un masso a fianco della bacheca, a tracciare solchi nel terreno col suo bastone. Sembrava quasi stesse disegnando un omino stilizzato che prendeva a bastonate un…. Bhe, un qualcosa, dal disegno non era assolutamente chiaro cosa rappresentasse l’altra figura.
Si avvicinò senza farsi sentire, poi appena gli fu alle spalle gli diede un amichevole manata sulla nuca, scompigliandoli i capelli, dicendo:
“ Uè Picasso, che si dice?”
Quello svenne scosso da un sussulto, poi si voltò e, alzato lo sguardo, esclamò “ Ti venisse un colpo Ashel! Mi hai fatto paura!”
Il ladro rise “Ops. La prossima volta che vorrò farti uno scherzo ti avviserò, soddisfatto?”
“ Sarà meglio, piccolo ignorantello”  e gli sorrise di rimando
“ Beh,dato che sono qui puoi dirmi il motivo per cui mi hai chiamato, no? Vediamo di non perdere troppo tempo, ho molto da fare”
“ Beh, ad essere sincero sono un paio di motivi…” disse il ragazzino, alzandosi da masso e guardandolo negli occhi “ Anzitutto grazie… per il famiglio insomma”
“ Ah, c’è l’ hai fatta alla fine?” chiese curioso il ladro
“ Sisi, ci ho provato un paio di volte, ma l’ho ottenuto”
“ Ahahaha” lo interruppe Claudio “ Un paio di giorni? Certo che sei scarso!” si accorse che Hyrtang lo guardava con aria interrogativa “ Beh, sai no che io detengo il record di ottenimento del famiglio?”
L’espressione perplessa dello sciamano si mutò in stupore “ Hai fatto meglio di… dai, la ranger dei 5?”
“ Di River? Certo!” poi rise, cambiando argomento, non gli piaceva vantasi più di tanto, in fondo “ Dai, chiama il tuo famiglio, voglio vederlo” 
Hyrtang sfoggiò un sorrisetto compiaciuto, poi batté un paio di volte il piede a terra. Una folata di aria fredda vorticò davanti a lui, condensandosi in un tenerissimo cucciolo di pinguino, con la pancia che era totalmente ricoperta, o forse era proprio fatta, di un blocchetto di ghiaccio irregolare. Li fissavo coi suoi occhietti dolci ed inclinava il collo a destra ed a sinistra, studiando la nuova figura che gli si parava davanti. 
“ Che tenero!” esclamò il ladro, avvicinandosi per accarezzarlo “Come lo hai chiamato? Piede Felice?” il pinguino però gli diede una beccata sulla mano, non troppo forte, ma abbastanza decisa per farla ritrarre immediatamente
“ No” Hyrtang accarezzò il capo del suo famiglio “Pen-Pen”
A quel punto anche Claudio chiamò il proprio famiglio, poi i due parlarono qualche minuto di come li avessero ottenuti, di come li curassero e cosa gli davano da mangiare, sembravano quasi due che al parco si incontrano coi cani al guinzaglio ed iniziano a parlarne. Infine, Hyrtang rivelò il vero motivo per cui aveva chiesto a Claudio di in fondo 
“  Senti, lo so che magari ti potrà sembrare… stupido ma…” evidentemente lo sciamano non riusciva a chiederlo, così Claudio gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. A quel punto lo sciamano, conscio che il ladro lo avrebbe aiutato, gli chiese di accompagnarlo fino al terzo piano. Gli spiegò che aveva sentito della riunione del generale, di cosa era successo, e si era reso conto che sentiva la necessità di combattere per uscire di lì. L’unico problema era il fatto che lui viaggiasse da solo, ed aveva troppa paura di morire per avanzare più di tanto. Claudio a differenza delle previsioni non rispose subito, aveva bisogno di rifletterci qualche minuto. Si allontanò un attimo, arrampicandosi sui rami del grande albero della piazza e sedendosi su uno di essi. In fondo lui doveva cercare una persona, non poteva fare da baby sitter ad un ragazzino in cerca di gloria. Luna…  si era buttato dentro LSO per riabbracciarla, perché senza di lei sapeva che avrebbe vissuto una vita a metà, ed ora sembrava quasi fare di tutto per evitare la ricerca. E sapeva il perché. Sapeva che nonostante tutte le volte che si era ripromesso di ritrovarla e che si era convinto che lei stesse bene c’era sempre quella costante, insistente, concreta possibilità che fosse morta. Scacciò per l’ennesima volta quel pensiero dalla sua testa, poi lo riprese, lo cullò, salvo poi scacciarlo di nuovo. No, luna non era morta. Non  poteva morire. Non doveva. Se avesse scoperto questa terribile verità sarebbe sicuramente andato via di testa, avrebbe cercato il suicidio o peggio, avrebbe potuto fare del male a qualche altro player e ciò, col passare del tempo, non se lo sarebbe mai perdonato. Cosa avrebbe fatto allora? Avrebbe seguito la sua strada, la sua ricerca solitaria? Avrebbe dato una mano a quel ragazzino? Sarebbe fuggito ancora da un’ipotesi o ne avrebbe cercato conferme? Si mise una mano tra i capelli, iniziò ad ansimare. Troppi pensieri, troppe supposizioni. Morta, viva, dispersa… dov’era? Un fruscio, a destra. Scrutò tra le fronde del grande albero e vide un nido di qualche specie volatile, mentre altri giocatori che passavano vicino a lui lo guardavano di sottecchi e mormoravano qualcosa tra di loro. Potevano pure andarsene al diavolo per quello che lo riguardava, non gliene fregava nulla di quelli lì. Si sentiva soffocare. Ora necessitava di Aria. Salì qualche ramo più in alto, mentre a terra Hyrtang non capiva il perché di quel gesto e lo guardava stranito. Arrivò finalmente  in cima all’albero, lontano dagli sguardi e dai mormorii indiscreti, si affacciò fuori dalla nuvola verde e chiuse gli occhi. Stette fermo così qualche istante, godette di quel silenzio. Il vociare della città era sotto di lui, ovattato dallo stesso albero che lo ospitava, era distante, insignificante … era da solo lassù, finalmente. Nessun inutile peso da portarsi a zonzo per i piani di gioco, nessun giocatore a cui badare il culo… Aah sarebbe dovuto rimanere da solo, altroché gilde e salvare le persone intrappolate nel gioco. 
“ Porca miseria smettitela!” pensò “ Sei un idiota. Scendi da questo cazzo di albero e mettiti in marcia”
Aprì lentamente gli occhi, poi si trovò a ridere da solo. Era ufficiale, stava impazzendo. E diamine se si stava divertendo.
Scese dall’albero, deciso su come si sarebbe mosso in quei giorni e, prima di ogni altra cosa raccontò il motivo del suo ingresso nel gioco ad Hyrtang. Lo avrebbe aiutato, ma secondo le sue regole, il patto era quello. E per capire le sue regole lo sciamano doveva prima sapere tutta la storia. Non voleva forzarlo a seguire una persona di cui sapeva poco e nulla ed obbedire senza obiezioni ad ogni singola parola. Il ragazzo accettò le condizioni ed ascoltò in silenzio la storia di Claudio, di come era entrato e della sua ricerca di Luna. Finito il racconto gli spiegò che avrebbero prima chiesto in giro se i giocatori presenti in quel momento a Repigon avessero mai visto una ragazza con gli occhi etero cromatici che rispondesse a grandi linee alla descrizione di Luna, poi si sarebbero diretti nell’eventuale luogo indicato. Se era una città non ancora visitata dallo sciamano Claudio avrebbe rubato una qualche cavalcatura alle stalle cittadine, dal momento che il loro prezzo era proibitivo, e vi si sarebbero diretti, altrimenti avrebbero comodamente utilizzato i portali. Poi  prima di iniziare a guadagnare qualche livello per la bossfight imminente, anche a costo di interrompere le ricerche di Luna,  avrebbe trovato un modo per portare velocemente Hyrtang al piano tre. Ed il modo già lo aveva in mente, andava solo convinta una persona. Ma a questo ci avrebbero pensato a tempo debito.     

“ Due giorni e nemmeno uno straccio di notizia! Maremma boia, non è possibile!” il ladro tirò un pugno contro un cartello lungo il sentiero
“ Calmati Claudio” cercò di tranquillizzarlo lo sciamano “ Un paio di persone che ci hanno dato informazioni ci sono state, e per di più quel ragazzo a Kokari ci ha detto di aver visto qualcuno che risponde alla descrizione della tua ragazza in questa zona il giorno del concilio dei capigilda” lo guardò e sorrise “Probabilmente sta bene. Tranquillo”
“ Sai cosa me ne faccio io delle tue probabilità, Aldo?”
“ Ti ci pulisci il culo?” rispose ironico quello
“ Esatto. Diamine! Rajudai è un gran casino, non riusciremo a cavarne un ragno dal buco. E poi ci sono pochi giocatori e troppi NPC qui”
Il ragazzino annui e diede una pacca sulle spalle a Claudio. I due avevano legato parecchio in quei giorni, un po’ per curiosità, un po’ per simpatia, un po’ per necessità. Il vero nome di Hyrtang, scoprì Claudio, era Aldo Storti e veniva da Cagliari. I suoi avevano una fattoria fuori dalla città in cui allevavano pecore ed altri animali e lui era cresciuto fin da piccolo in mezzo alla natura, per questo aveva scelto la classe di sciamano. Erano stadi due giorni frenetici, passati a girovagare come trottole impazzite tra Kokari, Rajudai e Repigon, raccogliendo poche informazioni, molte delle quali, tra l’altro, errate. Ed ora si trovavano a perlustrare la zona fuori dall’ultima città del piano zero, molto vicini, tra l’altro al luogo in cui Claudio e Nicolò si erano accampati prima di arrivare alla città portule.
“ Piuttosto “ iniziò a domandare Hyrtang “per il nostro accordo? Tutto a posto?”
“ Si tranquillo. Domani sera saremo a Mariedo e da lì River ti scorterà fino al piano tre. Soddisfatto?
“ Certamente” sorrise “ E dimmi un po’, che tipo è questa River?”
Il ladro scoppiò in una fragorosa risata “Fuori dalla tua portata, stanne certo! In più ha un carattere piuttosto… estroverso. Ma quello solamente col suo compagno e con me, quando è con gente che non conosce mi è stato detto che si comporta da madre…”
“Aaah peccato. In giro si dice che sia una gran figa”
“ Fidati, lo è” disse il ladro, scompigliando i capelli al ragazzino
Camminarono ancora qualche minuto, chiacchierando del più e del meno, ma con gli occhi sempre vigili e fermando ogni player che incontravano per domandargli di Luna. Non ebbero fortuna, come ci si poteva aspettare, però il ladro notò con piacere che in molti iniziavano a riconoscere lui come uno dei due “consapevoli”. Quasi mai queste parole erano pronunciate con troppa ammirazione. Ma in fondo gli altri non sapevano le motivazioni che avevano spinto i due ragazzi ad entrare nel gioco, quindi molto spesso Claudio si limitava ad ignorare i commenti poco gradevoli sul proprio conto. E quando ignorare non bastava si passava alle parole dure ed agli scontri verbali, spesso seguiti da un alleggerimento dei borselli  dei giocatori appena questi si fossero girati per andarsene. 
“ Aaah, il role-play è una cosa fantastica Aldo” ripeteva spesso il ladro. 
Erano circa le sei e trenta del pomeriggio quando Claudio si fermò di colpo.
“ Lo senti?” domandò allo sciamano
“ No, cosa?”
“ Nell’aria… c’è qualcosa” tese le orecchie “ Massì senti!” ed era vero, dopo qualche istante se ne accorse anche Hyrtang. Si intuivano infatti muoversi nell’aria note lontane di un liuto. La melodia era familiare, ma nessuno dei due riusciva a capire dove la avessero già sentita. Si mossero nella direzione da cui proveniva il suono, ed in breve Claudio si ritrovò davanti allo stesso monumento di settimane addietro. Solo che adesso non c’era alcun NPC, solo una ragazza seduta di schiena. Capelli corti e castani,che si fermavano bruscamente poco sopra alle spalle, era vestita con una tunica da chierico. Quel  motivo gli ricordava tremendamente qualcosa. Certo, mancava l’accompagnamento, le note erano poche ma decise ed era praticamente impossibile riconoscere il brano. Si fermò di colpo. Impietrito. Impossibile riconoscerlo a meno che qualcuno non te lo abbia fatto ascoltare fino allo svenimento, giustificando con la frase “ Scusami Cloud, ma ogni volta che sento queste note ripenso a quell’ultima scena, immersi nella natura, e mi chiedo fin dove può arrivare l’amore di un padre per una figlia. E se questo giustifica una tale menzogna …”. Capì che brano era.  Si rese conto di aver ascoltato quelle note chissà quante volte negli ultimi anni nella sua Firenze, intanto che lei le suonava con la sua chitarra. Una lacrima gli rigò il viso. Guardò quella ragazza. Certo un liuto non  era una chitarra, ma probabilmente la cosa più simile che si potesse trovare là dentro. Poi quei capelli erano esattamente i suoi…  per di più aveva dato per scontato che scegliesse la classe di chierico, propensa come era ad aiutare gli altri. Ed infine la avevano vista proprio da quelle parti recentemente. Era lei. Lo sapeva. Ne era certo. Voleva correre, abbracciarla, baciarla. Ma non riusciva a muoversi. Qualcosa lo tratteneva. Paura? Ansia? Ma no! Lei era viva, era lì. Si scosse, fece cenno ad Hyrtang di stare fermo. Iniziò a camminare lentamente verso la ragazza, godendo di ogni metro che lo avrebbe ricongiunto a lei. Era praticamente un mese che non si vedevano. Le arrivò alle spalle. Lei non si era accorta di nulla. Con la voce tremante dall’emozione la chiamò. La ragazza smise di suonare, si voltò lentamente, quasi come se fosse stata scoperta a fare qualcosa di sbagliato e cercasse di prendere più tempo possibile. Quando la ragazza si fu completamente girata l’unica cosa che riuscì a dire un impietrito Claudio a quegli occhi etero cromatici fu
“ S-Scusami … ti avevo sentito suonare e ti avevo scambiata per un’altra” si girò, fece per andarsene, quasi non riusciva trattenere le lacrime. Credeva di averla trovata, ne era certo. Si era illuso di avercela fatta ed invece… nulla. Si sentiva uno sciocco. Voleva gridare, piangere, prendere a pugni qualcosa, qualcuno. Sentire le ossa della sua mano scricchiolare, il dolore fisico pulsare insistente e coprire così quello del suo cuore. Ma soprattutto rivoleva lei.
“ Hey, aspetta” fece improvvisamente la ragazza “ Conosci questa canzone?”
Claudio si fermò, trasse un profondo respiro. Via le lacrime, via il dolore. Era ora di tornare a coprirli indossando una delle sue maschere di allegria e spensieratezza. Si voltò.
“ Si, scusami. Me la suonava spesso una persona molto importante”
“ Ah… Beh…” la ragazza fu presa alla sprovvista, non sapeva cosa dire “ …Sono Eleonor. Piacere”
“ Beh, piacere Eleonor. Io sono Ashel” indicò poi lo sciamano, facendo cenno di avvicinarsi “Lui è Hyrtang” poi tornando a guardare la ragazza gli fece notare che il suo username fosse decisamente normale per trovarsi in un RPG
“ Beh” rispose lei “ Perché non è il mio username, è il mio nome. Sai “QueenOfLight” suonava decisamente stupido”
La ragazza rise. Hyrtang sorrise. Ma Claudio non ci riuscì.
“ Era importante vero?” chiese Eleonor
“Cosa scusa?”
“ Quella persona che suonava per te. Era importante, giusto?”
“ Già. Molto” rispose Claudio “ E’ molto importante”
“ Quindi è ancora viva? Buon per te” la ragazza si mise nuovamente a fissare l’orizzonte “direi che sei decisamente più fortunato di me”
“ Cioè?” chiese Hyrtang
“ Mio fratello” la ragazza si incupì “ Sapete… eravamo entrati qua dentro assieme… lui mi aveva sempre protetta, i nostri genitori erano divorziati da qualche anno e… e lui si è preso cura di me. Loro erano assenti, pensavano solo a strumentalizzarci per ottenere più vantaggi dalla fine di un matrimonio nato già morto…” iniziò a piangere “ Non gliene fregava un cazzo di noi”
Claudio guardò quella ragazza.  Si sere conto di quanto stupido fosse stato a pensare che fosse l’unico a portarsi un  dramma sulle spalle. Le si sedette accanto, facendo cenno ad Hyrtang di rimediare qualcosa da bere.
“ Eleonor… vuoi parlarne?”
“ No Ashel” si asciugò le lacrime “Sto bene”
“ Chiamami Claudio. Io so il tuo nome, mi sembra giusto che tu sappia il mio”
La ragazza scoppiò nuovamente in lacrime ed affondò il viso nel petto del ladro, riprendendo a singhiozzare
“ Lu-lui è sempre stato presente per me. Ed ora… ora non c’è più”
Il ladro la strinse “ Hey… se hai bisogno di sfogarti fallo pure. Non aver paura di mostrare quello che provi” sì sentì un po’ una merda per quella frase così ipocrita detta in una situazione così particolare. Poi continuò
“ La persona per cui ti avevo scambiato era la mia ragazza. Colei che doveva essere la madre dei miei figli… è entrata qua dentro senza che sapessi nulla, ed io mi sono buttato a riprenderla” 
La ragazza lo guardò qualche istante. Lo studiò, poi riprese
“ Sai. Questo… questo liuto era suo, me lo aveva regalato quando ne aveva trovato uno più potente… sapeva quanto adorassi suonare” fissò lo strumento, bagnandolo con le lacrime “ E’ successo durante la battaglia col cavaliere con due spade… non avevo visto un nemico che mi aveva aggrata” fece una pausa, si asciugò gli occhi coi lembi delle maniche “eravamo dietro, nelle retrovie, separati dal gruppo principale, stavamo rifiatando quando… quando quella creatura mi ha attaccato e mio fratello mi ha dato una spallata all’ultimo istante, prendendo in pieno il colpo del pugnale di quello stronzo… era un bardo, aveva poca difesa ed era affaticato… il colpo lo ha.. lo ha…”
Il ladro capì cosa la ragazza intendesse, non gli lasciò neppure pronunciare quella parola. Eleonor bevve un sorso dalla borraccia che gli aveva portato Hyrtang.
“ Poi quel.. quella cosa è tornata a rivolgere le sue attenzioni verso di me. Stava per colpirmi, sarei morta sicuramente. Ma poi una freccia, una singola freccia si pianta nel cranio di quel bastardo. Ed io sono sopravvissuta” fissò Claudio con gli occhi gonfi “Sai… è stata una dei 5 a salvarmi.. quella ragazza coi capelli rossi. Stava sfidando il boss assieme agli altri player più forti eppure” fece una pausa, rivolgendo il suo sguardo verso i ruderi delle case “Eppure ha trovato il tempo per una nullità come me… si è anche presa un colpo di striscio, deviato all’ultimo da un paladino in armatura bianca… io ho usato un marchio, sono scappata in lacrime, senza mai poter ringraziare quella ragazza”
Un paladino  bianco? Orias che proteggeva qualcuno? Questa era bella. Probabilmente aveva solo visto l’occasione per un bel colpo in pieno petto. 
Claudio pensò ad un modo per tranquillizzare quella ragazza, o per lo meno un modo per scacciarle i pensieri nefasti dalla testa e sostituirli con altri, più … pittoreschi. Aspettò che la ragazza si calmasse, poi la aiutò a salire su un tetto diroccato. Rimasero a fissare l’orizzonte per tantissimo tempo, in silenzio, ognuno a pensare rinchiuso nel proprio intimo, ma a bearsi assieme della visione del sole che lentamente si tuffava nel mare. Hyrtang era quello più vicino al bordo, avendo paura che la parte più al centro potesse crollare da un momento all’altro, Claudio al centro ed Eleonor, la più leggera,  accanto.
Silenzio, tranquillità. Nessuno per strada, nessuno a disturbare le loro riflessioni.
“Sai Claudio? Sei strano” disse improvvisamente la ragazza. Il ladro la guardò con aria interrogativa 
“ Non sono stupida. Ho visto come tu ti sia girato quasi in lacrime prima, quando hai visto che non ero la ragazza che cercavi,  salvo poi rivoltarti  sorridente”
“ E Quindi? Dove vuoi arrivare?”
“ E quindi credevo che fossi diverso… più freddo, distaccato…”
“ Ma no! Quello freddo qui è Aldo!” lo sciamano lo mandò  cagare
“Dico davvero… nessuno mi ha mai chiesto come stavo, neppure se mi vedevano in lacrime… invece voi vi siete fermati e mi avete dato il vostro supporto… grazie. Avevo veramente bisogno di sfogarmi”
“ Ognuno qui ha la propria storia” iniziò a dire Hyrtang “ Non dobbiamo né negarla, né nasconderla” fece un sospiro “io a differenza vostra non ho alti ideali per combattere, un passato travagliato o un lutto recente. Sono capitato qui, in mezzo. E sto conoscendo persone fantastiche, straordinariamente forti… quindi direi che sono io che devo ringraziare te” si prese un attimo di pausa, per rifiatare “ E’ anche per persone come voi che voglio dare il mio contributo per uscire da questo gioco” castò una piccola magia di acqua, per ammorbidire il terreno, poi saltò giù “Il che ci porta a doverci separare. Noi partiamo domani da Repigon, voglio unirmi alla prima linea e questo ladro si è offerto di accompagnarmi. Si sta facendo tardi Ashel, dobbiamo andare” 
Il ladro balzò giù e una volta a terra fece cenno alla ragazza di fare lo stesso. Una volta che la ragazza si fu buttata Claudio la prese al volo, poi la appoggiò delicatamente a terra.
“ Addio Eleonor. Se avrai mai bisogno di aiuto, sai a chi rivolgerti” disse sorridente 
 I due salutarono la chierica, poi si incamminarono verso Rajudai, per utilizzare il portale e dirigersi a Repigon.
Non fecero in tempo a fare dieci passi che una terza figura si aggiunse a loro due.
“ Sai Hyrtang?” fece Eleonor “Hai ragione. Voglio dare il mio contributo ad uscire dal gioco. Lo volevo anche prima, certo, ma dopo la morte di mio fratello non sono mai riuscita a lasciare il primo piano” Si strinse a Claudio “ Però ora so che ci sono persone che meritano il mio sostegno, persone che hanno bisogno di me…” si fermò, guardò Claudio negli occhi “ io vengo con voi”.
Nessuno dei due ebbe nulla da obbiettare, non provarono neppure a farle cambiare idea. Sapevano per cosa volesse combattere quella ragazza e non era giusto negarglielo. Claudio  le inviò la richiesta di affiliazione al party, mentre Hyrtang gli presentò Pen-Pen . Eleonor, dal canto suo, riprese a suonare il liuto, allietando la marcia dei tre fino alla città. Il sole tramontava alla loro sinistra e Claudio non faceva altro che bramare trepidante la comparsa della luna…

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Capitolo 13
*** La prima vera battaglia ***


"Ma quindi dove si trova?" domandò Lorenzo mentre giocherellava a lanciare un merido (frutto dimile ad un'arancia ma di color nero) per aria e a riprenderlo al volo.
"Mi sembra che fosse a Repigon quando l'ho visto…" disse Nicolò mentre procedeva lungo il sentiero poggiandosi al fedele bastone.
"Com'è possibile che tu l'abbia visto?" chiese Alessandro incuriosito.
"Semplice!" rispose lui cliccando sul suo menu per farsi apparire nella mano destra la sfera di cristallo.
Lorenzo, Alessandro e Nicolò, quella mattina, avevano deciso di intraprendere una missione che gli chiedeva di eliminare alcuni nemici presenti all'interno di una grotta non lontana da Mariedo. Stavano camminando lungo un sentiero che attraversava una foresta e intanto chiacchieravano amichevolmente.
"Io vorrei capire perché abbiamo scelto una quest così monotona" iniziò a dire Alessandro "Era più bello un qualcosa di criptico… di enigmatico…"
"Disse l'uomo che non seppe risolvere l'enigma di Anerol" commentò Nicolò ridacchiando.
"Ma era impossibile risolvere quella cosa!" si arrabbiò lui.
"A dire il vero noi eravamo riusciti a risolverlo" sorrise compiaciuto Lorenzo.
"Ma… Sai di cosa stiamo parlando?" si stupì il barbaro.
"Era un enigma all'interno di una sessione di D&D, vero?" disse il monaco dando un morso al suo merido.
"Sì… Ma come…" balbettò il ragazzo.
"Non ho fatto il DM solo con voi" rise Nicolò "Ho proposto lo stesso enigma in una sessione in cui era presente anche Lore"
"Aaaah ora capisco!" trionfò Alessandro "E come si risolveva l'enigma?"
"Leggendo una riga sì e una no il sonetto scritto nel libro del diacono si poteva capire che la pietra nera andava rotta davanti agli ingranaggi di Anerol" spiegò Lorenzo.
"Un po' più difficile non potevi farla?!" urlò il barbaro contro il chierico che fischiettava allegro; lui alzò l'avambraccio tenendo sollevato anche l'indice e si limitò a dire "Un vero gentiluomo sarebbe stato in grado di risolverlo"
"Professor Layton per favore… La smetta!" ringhiò il barbaro contro il bardo celando nel ringhio una risata.
 "Allora chi mi ricorda l'obbiettivo della missione?" domandò Nicolò cambiando argomento.
"Ora capisco perché la chiamano dottor Alzheimer…" commentò Alessandro concedendosi uno sconsolato facepalm.
"Dottor Pivetta come si permette? La intubo? La intubo?" minacciò il bardo indicando l'amico con il bastone "E lei dottor… Crisafulli! Perché non mi sa rispondere?" disse rivolgendosi questa volta al monaco. 
"Non ho potuto studiare professore…"
"E sentiamo un po'… perché?"
"Sono stato partigiano professore" rispose lui fingendo la voce strozzata dal pianto
"Ah… Capisco… E quale era il suo nome di battaglia?"
"Cacasotto" rispose lui e i tre scoppiarono a ridere come dei cretini ricordando i loro attori preferiti.
"Prossima volta? Nico e i sardi?" chiese Alessandro mentre cercava di smettere di ridere.
"Ahahahah… Dai, basta così" disse Nicolò fermandosi davanti alla soglia della caverna in cui dovevano svolgere la loro quest.
Lorenzo si sporse verso l'oscurità, fischiò e disse "Certo che è proprio buio qua dentro"
Alessandro aggiunse "90, la paura: ci stiamo cacando sotto!"
il bardo chiese "Come?!"
"Ci stiamo cacando sotto!"
"Come?!"
"CI STIAMO CACANDO SOTTO!"
E i tre ragazzi si gettarono in un'oscurità che si riempì delle loro risate.

Riccardo, Roberto e Camilla stavano scendendo le scale che portavano dalla prima città del terzo piano al portale che gli avrebbe permesso di tornare alle città precedentemente visitate. 
"Ma quei tre quanto sono stati mattinieri?" domandò Roberto mentre si divertiva a far ruotare la spada.
"Senti Rob, io non ci tengo a perdere una mano, ok?" disse Riccardo chiedendo tra le righe all'amico di smettere di giocherellare con la sua lama.
Il guerriero rinfoderò la lama e aggiunse sbuffando "Comunque ci potevano avvisare… Claudio è partito per chissà dove, gli altri hanno detto che tornavano a Mariedo ma, sicuramente, quando raggiungeremo la città, quei tre saranno già partiti per una qualche missione…"
"Ehi Mineritt!" urlò una voce alle spalle dei ragazzi.
Camilla si voltò di colpo e distinse, poco più in alto di loro, Linton che li stava pian piano raggiungendo.
"Generale Linton" la salutarono Roberto e Riccardo accompagnando le loro parole con un breve inchino.
"Buon giorno anche a voi ragazzi" disse il generale rivolta ai due, poi si girò verso la ragazza "Ascolta Minetitt hai già delle missioni da fare oggi?"
Lei si girò verso i due compagni i quali le fecero cenno che ancora non avevano preso impegni per quella giornata.
"No generale, non ho ancora intrapreso alcuna missione" rispose allora lei.
"Molto bene! Allora andremo in missione insieme!" disse Linton sorridente.
"Ma… Generale… Mineritt non è ancora abbastanza forte da affrontare missioni di livello troppo alto…" osservò Roberto preoccupato.
"Non preoccupatevi, sceglieremo delle missioni non troppo impegnative e poi io mi prenderò personalmente cura di lei!" sorrise nuovamente la giovane donna "Naturalmente lei deve scegliere"
Camilla si prese qualche secondo per riflettere a quella domanda postale dal generale della prima linea in persona "Ne sarei onorata" rispose infine sorridendo.
"Molto bene, vieni Mineritt e voi due mi raccomando allenatevi con attenzione!"
"Certo generale!" risposero i due ragazzi. Così le strade delle due coppie si divisero. 

"Generale ho una domanda per lei" disse Camilla riponendo il suo scettro al termine della lotta.
Le due ragazze avevano scelto una missione in cui si chiedeva di scortare una mercante proteggendola dall'assalto di alcuni banditi che cercavano di impadronirsi delle sue provviste.
"Smettila di darmi del Lei e dammi del tu!" ribadì la donna per l'ennesima  volta senza alterare il suo straordinario sorriso.
"Mi scus… Scusami Linton"
"Va già meglio ahahah"
"Comunque ti volevo chiedere perché mi hai chiesto di svolgere queste missioni insieme… Cioè… Tu sei il generale e io una giocatrice di livello piuttosto mediocre…"
"Ah… Sarei dovuta rimanere nella sede della gilda a portare avanti quisquilie burocratiche e sinceramente non ne avevo voglia…"
Camilla la guardò e lei scoppiò a ridere "Ahahahah! Cerca di capirmi! Comunque non è l'unico motivo… Vedi, nel mondo reale ho una sorella maggiore che mi ha sempre difeso… Quando ero piccola e mi prendevano in giro lei interveniva sempre in mia difesa, mi aiutava quando avevo bisogno e mi ha aiutato a crescere… Devo a lei molto e, al tempo stesso, mi ripromisi che avrei aiutato gli altri a crescere come mia sorella ha fatto con me. Senza imporsi ma accompagnando per mano. Quando abbiamo parlato l'altra sera ho capito quanto siamo simili io e te e mi sono ripromessa di aiutarti a crescere anche come giocatrice dato che, in questo momento, abbiamo bisogno di migliorarci continuamente per aiutare gli altri"
Camilla osservava la giovane donna mentre parlava, mentre dava voce a quel mondo che aveva dentro di se e provava sempre più riconoscenza nei confronti di quella donna che incarnava tutti i suoi ideali di femminismo, quella donna che possedeva una grandezza tutta sua, una grandezza stupenda che si rifletteva nel suo splendido sorriso, una grandezza che anche Camilla sognava un giorno di raggiungere.
"Grazie" le disse allora sorridendo.
Linton rispose sorridendo a sua volta "Comunque qui non abbiamo ancora finito! Entro sera dobbiamo completare almeno altre due missioni! Quindi gambe in spalla e andiamo!"

La sera giunse e le lanterne iniziarono a illuminare le vie di Mariedo. Le stelle brillavano tenui in cielo mentre una luna calante disegnava una candida falce che dissipava il buio delle strade prive di luci. Riccardo poggiò la manna alla maniglia della locanda "Sono stravolto" disse sospirando profondamente "la prossima volta quell'NPC se ne va da solo a cercare le radici di firmando"
"Già… È stato estenuante…" commentò Roberto piuttosto provato nel volto e nell'aspetto.
Non appena i due varcarono la soglia assistettero ad una scena incredibile: Nicolò, Lorenzo ed Alessandro erano seduti ad un tavolo (Nicolò a capotavola e gli altri due sui lati) e si scambiarono queste rapide battute:
Alessandro: "Che poi, non è proprio doppia coppia doppia coppia, eh"
Lorenzo: "In che senso?"
Alessandro: "Nel senso che c'è una loro amica che si è appena trasferita lì, non ho capito bene… Cioè bisogna trovare un terzo amico per lei, se no non se ne fa niente…"
Lorenzo: "E che problema c'è? Giovanni…" disse rivolgendosi a Nicolò "Mi passi il formaggio, per favore?" 
Nicolò lo guardò con sguardo torvo e gli allungò un recipiente contenente una polverina rossa.
Lorenzo: "Ci sarebbe Lello"
Alessandro: "Lello? Lello è pasante, dai!"
Lorenzo: "Beh, un po' pesante è vero…"
Alessandro: "Logorroico"
Lorenzo: "Eh, sarà pure logorroico ma parla troppo. Allora Brio"
Alessandro: "Brio potrebbe andar bene… Se si lavasse!"
Lorenzo: "No, non gli puoi chiedere una cosa del genere a Brio! Allora Rudy!"
Alessandro: "Rudy? Quello che frega le autoradio?"
Lorenzo: "Non quel Rudy lì, l'altro…"
Alessandro: "Non starai parlando di quello che fa la gara di rutti?!"
Lorenzo: "Il due volte campione italiano di rutti!"
Alessandro: "Cioè, portiam fuori uno che fa i rutti?!"
Lorenzo: "Va be', conosciamo un vip buttiamolo via!"
Alessandro: "Vabbè, ho già capito che di questa roba non se ne fa niente… Grazie!"
Lorenzo: "Ma che cretino!" iniziò a dire volgendosi verso Nicolò "Uno ci ha la soluzione davanti agli occhi e non se ne avvede. Giovanni…" disse a Nicolò mentre lui sorrideva compiaciuto "No è che conosci qualcuno? Un amico? Un parente?"
Nicolò: "Non conosco nessuno!" rispose lui furibondo.
Lorenzo:"Neanche un primate col pollice opponibile?"
Nicolò: "Ma va a cagare, va!" disse sbattendo il tovagliolo sul tavolo.
Alessandro: "Ma dai Giova, era uno scherzo" disse ridendo e allungando le mani nella direzione dell'amico appena fregato.
Lorenzo simulò di tirargli un copino e allora Nicolò finse di sputare nei piatti degli amici, il barbaro allora continuò a ridere, il bardo dispensò coppini a destra e a manca e il monaco, dopo aver infilato le mani nella caraffa dell'acqua, fingeva di starnutire irrigando d'acqua gli altri due. 
Ad un certo punto i tre si voltarono verso la porta e videro le facce esterrefatte di Roberto e Riccardo; prima l'allegro trio fece una faccia simile a quella dei bambini che vengono sorpresi con le mani nella ciotola dei biscotti poi scoppiarono a ridere come degli idioti.
"Ma che diavolo stavate facendo?" chiese Roberto agli amici.
"Abbiamo… Ahahahah… Abbiamo sopporto che conosciamo a memoria tutte le battute di Aldo, Giovanni e Giacomo… Ahahahahah… e quindi ci siamo messi e rifare un paio di scene ahahahah!" spiegò Alessandro mentre rischiava continuamente di ribaltarsi dalla sedia.
"Ahahahah… Ma dov'è Camilla?" domandò Nicolò mentre cercava di trattenere le risate.
"Il generale Linton le ha chiesto di accompagnarla in missione e lei ha accettato" disse Riccardo.
"Il generale in persona?" esclamò stupito Lorenzo.
"Proprio io ahahah" così irruppe la voce di Linton mentre il generale varcava la porta insieme a Camilla.
"Generale buona sera!" la salutarono i ragazzi appena riuniti intorno al tavolo.
"Sera a voi" replicò il generale, poi si rivolse alla ragazza che la accompagnava "Camilla, noi ci vediamo domani per la missione. Buona serata a tutti!" e mentre il generale usciva Nicolò disse "Generale si fermi!" 
Linton allora si fermò davanti alla porta si voltò per guardare il bardo negli occhi "Orpheus… Dimmi pure"
Il ragazzo allora si alzò dal tavolo e andò verso la donna "Gradirei parlarle fuori qualche minuto; sempre che per lei non sia un problema" spiegò lui sorridendole.
Lei arrossì di colpo non aspettandosi quella richiesta: ormai aveva etichettato Orpheus  come un giocatore menefreghista e maleducato e ricevere quella richiesta da quel volto gentile e beneducato la spiazzò.
"C-Certo" titubò inizialmente lei "Vieni pure"
I due si ritrovarono all'alterno della locanda; i loro volti erano illuminati dal calore della lanterna appesa subito sopra la porta e dalla freddo candore della luna.
"Generale io la volevo ringraziare" iniziò a dire Nicolò rompendo il silenzio delle vie notturne "So quello che sta facendo per Camilla e la ringrazio infinitamente"
Lei si stupì ulteriormente: possibile che le idee che si era fatta intorno a quel player fossero così sbagliate? "Non c'è di che… Camilla è una persona in gamba e non mi è di alcun peso aiutarla a crescere come giocatrice"
"Le fa molto onore tutto questo… Mentre a me non fa per niente onore il comportamento che ho avuto l'altra sera…" continiò il bardo "Sono mortificato" concluse chinando leggermente il capo.
Linton lo guardò attentamente e capì che aveva sbagliato completamente i suoi giudizi… C'era qualcosa in quel ragazzo che non riusciva a comprendere ma i suoi occhi erano sinceri e questo le bastava.
"Ascolti generale… Io sono agorafobico" ammise infine il bardo.
"Sei… Agorafobico?"
"Sì… sono sicuro che lei sappia cosa vuol dire. È a causa di questa fobia che a cena sono stato presente quanto un termosifone… So anche che potrebbe rivelarsi pericolosa in battaglia ma io le assicuro che…"
"Non ti preoccupare" lo interruppe lei "Se Camilla si fida così ciecamente di te lo farò anche io"
"Grazie generale"
"Puoi anche darmi del tu non ti preoccupare" disse sorridendo lei.
"Grazie ehm… Linton" sorrise lui a sua volta.
Nei rapidi sguardi che i due si scambiarono Nicolò ebbe la possibilità di capire tutto del generale; il tremolio dei suoi occhi sulla parola crescere, il suo modo cordiale di parlare senza peli sulla lingua gli facevano capire come lei avesse pensato male di lui inizialmente e di come si fosse pentita dei suoi giudizi. Linton invece non riusciva a capire il bardo, non capiva quale anima si celasse dietro quegli occhi smeraldini eppure sentiva chiaramente il furore che faceva vibrare quell'anima.
"Comunque spero di vedere tu e il resto della gilda alla riunione prima della boss-fight fra nove giorni" disse lei distogliendo gli occhi da quelli di Nicolò.
"Certamente non ti preoccupare… A presto Linton" rispose il bardo sorridendole per poi tornare nella locanda.
"A presto Orpheus" ricambiò lei.  

“ Ahah facile questa. Still more fighting, da FF7” fece con tono saccente Claudio  “ Però, complimenti Eleonor, questa non era facile da fare con un liuto”
“Ahah grazie. Vediamo se indovini questa” il motivetto sunato dalla ragazza era allegro, vivo.
“ Mamma mia quanto tempo che non la sentivo, quasi mi vengono le larime agli occhi. Tema della soffitta, Odino Sphare”
La ragazza sorrise, poi cambiò note. Queste erano poche, decise, si fermavano improvvisamente.
Fu Aldo a rispondere, con un semplice ed inconfondibile “Snakeeeeeee” 
Era tutta la mattina che andava avanti quella storia, ed il repertorio della ragazza era impressionante. Grandi classici, colonne sonore di film, giochi, di tutto. E per di più era un ottimo modo per tornare ad ascoltare un po’ di musica, si rese conto il ladro, ormai certo di aver fatto la scelta giusta. Mancavano quattro giorni allo scontro col boss di quel piano, e lui ancora non aveva guadagnato un solo livello. Si era ripromesso di iniziare ad allenarsi subito dopo aver scortato i due ragazzi a Mariedo, invece aveva passato l’ennesima giornata alla ricerca di informazioni, senza cavare un ragno dal buco, per giunta. E quella mattina, con lo scontro che si avvicinava, aveva interrotto le ricerche. Tutti quegli insuccessi, tutte le giornate buttate lo stavano alterando, parecchio. Sentiva l’impellente necessità di sfogarsi, di correre, di combattere. Aveva scelto una delle quest più impegnative dalla bacheca di Mariedo, aveva contattato i due ragazzi, nel caso avessero voluto accompagnarlo per guadagnare un po’ di esperienza e per rendere la missione più accessibile, poi si era rimesso subito in movimento. Erano praticamente tre giorni che non consumava un pasto serio, due che non dormiva, l’unica cosa che lo teneva in piedi era la frustrazione per tutto quel tempo improduttivo.
“Claudio! Ci sei?” la voce della chierica lo riportò all’attenzione
“ Si si, eccomi!” provò a mascherarlo, ma il dal tono di voce si capiva benissimo che qualcosa lo turbava
“ Non ti ho ancora ringraziato … sai per avermi finalmente dato l’occasione di parlare con la ragazza che mi ha salvato la vita”
“ Ah, non ringraziare lui, ringrazia me piuttosto” s’inserì Aldo “se non gli avessi chiesto di accompagnarmi al piano tre non avrebbe mai contattato River”
Claudio lo guardò storto “ Mi spieghi bene il senso del tuo discorso, scusa?”
E lo sciamano partì in un’assurda accozzaglia di scuse costruite per argomentare le sue ragioni.
Lo fece parlare un po’, senza prestargli quasi attenzione, annuendo ogni tanto per fargli credere che lo stesse ascoltando, poi troncò di netto il discorso, chiedendo ad Eleonor come avessero fatto a raggiungere il terzo piano in appena un giorno.
“ Semplice” rispose lei “ col famiglio di River…. Ci ha accompagnato in volo fino al dungeon finale, poi ci ha scortato personalmente al portale. Non ci abbiamo messo neppure un giorno intero”
“ Però, utile un famiglio con le ali, eh” a risposta dell’occhiata sarcastica del ladro, lo sciamano rispose con un a risata fragorosa, al quale aggiunse una pacca sulle spalle, riprendendo poi la marcia.
“Intende dire che il tuo Noisy è poco meno di niente rispetto al suo Dorlfav, Claudio” gli spiegò Eleonor, prima di rimettersi sul sentiero assieme ad Aldo.
“ Hey, cosa intendete dire?” gli urlò da dietro, incamminandosi verso loro
“ Ce lo ha spiegato quella ragazza” Hyrtang aspettò che li raggiungesse “ le classi di sciamano e di ranger, per la loro maggiore vicinanza alla natura, sono molto avvantaggiate nella cura e nella crescita di un famiglio. Quindi mettiti l’anima in pace” sorrise “il mio Pen-Pen darà i giri al tuo pipistrellino”
Per la prima volta in quella giornata il ladro sorrise sinceramente e con uno sguardo di sfida chiamò il suo famiglio, ordinandogli di andare in avanscoperta. Sapeva che erano vicini al luogo della quest e voleva prendersi il minor numero di rischi possibile.  

La torre si stagliava davanti a lui, immobile e rocciosa, protetta da un singolo nemico. Sapeva che tra quelle mura c’era un bel tesoro, sennò la quest sarebbe stata ingiusta. E quel gioco non lo era. Si concentrò poi sul nemico. Aveva dei guanti in cuoio borchiati, un abbigliamento in cuoio rinforzato che gli difendeva il busto, le gambe, gli avambracci e le spalle, ma non aveva un elmo ed aveva i fianchi scoperti. Si sarebbe dovuto concentrare su quelli. Il problema era che lo avrebbe dovuto sfidare da solo, dato che i suoi due compagni erano alle prese con l’animaletto da guardia di quel luogo, un cinghiale dalle dimensioni di un cavallo. Non sembravano in particolare difficoltà, in fondo l’animale si limitava a caricare verso l’avversario più vicino e col giusto tempismo si riusciva a schivare senza troppi problemi la sferzata finale della bestia, che cercava di infilzare l’opponente con le lucide zanne argentee, quasi sicuramente rivestite di un qualche metallo per rendere più efficienti i colpi della bestia.
E lui era da solo, pronto ad affrontare il custode di quel luogo. Era facilmente intuibile che quello non fosse un bandito come tutti quelli che avevano incontrato fino a quel momento. Era forte e sicuro dei suoi mezzi, altrimenti non sarebbe stato così tranquillo vestito in maniera così leggera ed armato solo di una spada. Claudio si chiese chi fosse, se avesse una storia dietro di sé, se era un NPC importante o era comparso lì una volta accettata la quest. Fremeva dalla voglia di sfidarlo. Uno contro uno, vinceva solo il più forte, nessun aiuto esterno. Pugnale a destra e a sinistra. Il guerriero scattò in avanti e, arrivato con un paio di rapide falcate sotto misura, fece vibrare un potente fendente all’altezza del collo del ragazzo. Claudio si abbassò in una frazione di secondo, schivando il colpo. Almeno la differenza di velocità lo avrebbe aiutato in quello scontro. Cercò di colpire da quella posizione il fianco destro del nemico, ma prima di riuscire a ferirlo sentì una botta sulla testa, una pomellata probabilmente, e vide che la sua barra degli hp era scesa del 7%. Saltò indietro, poi scartò a sinistra, evitando per un millimetro l’affondo del nemico. Fece due rapidi passi in avanti, colpì il guerriero poco sopra al gomito. L’avversario non accusò per niente il colpo, si limitò ad aprire verso l’esterno il braccio appena colpito, facendo perdere l’equilibrio al ladro, poi gli tirò un pugno con la mano libera. Un 4% in meno. Claudio sfruttò il colpo per cadere velocemente a terra, poi da lì rotolò verso destra. Questa volta il colpo al fianco raggiunse il nemico, che si vide costretto a sciogliere misura per evitare di subire danni maggiori. Il ladro si toccò la guancia. Pulsava. Il dolore del pugno col guanto borchiato era tremendamente reale. Non aspettò un ulteriore istante, era il suo turno di caricare. Corse verso il nemico che, vedendolo arrivare, si spostò verso sinistra, pronto a menare un fendente dall’alto verso il basso. Claudio riuscì a schivare solo parzialmente il colpo, che andò a procurargli un taglio sul braccio destro. Un altro 10% che se ne andava. Poi però si accorse che il colpo aveva sbilanciato l’avversario, evidentemente il peso della spada, per il braccio ferito, era troppo. Sfruttò il buco difensivo dell’avversario. Girò rapidamente su se stesso, ritrovandosi faccia a faccia col guerriero. Mirò al collo. Con uno sforzo di braccia il nemico richiamò il braccio e fece partire un colpo orizzontale, sempre all’altezza della testa. Claudio se lo aspettava. Si abbassò l’ennesima volta, accovacciandosi, poi rotolò a sinistra. Colpì in rapida sequenza prima il fianco sinistro poi, alzandosi di scatto, nuovamente il braccio destro, trascinato a sinistra dalla spada in un’innaturale torsione del busto, con entrambe le armi.  La spada gli cadde di mano, era sconfitto. Il ladro preparò l’ultimo colpo per la gola del guerriero. Lo fece partire. Si piegò improvvisamente in avanti, con la gelida morsa dell’acciaio che gli attanagliava il ventre. Diamine, ora gli rimanevano bene o male il 25% degli hp. Diede un calcio al nemico, poi saltò indietro, mettendo la maggior distanza possibile tra loro due. Quell’infame… aveva un pugnale nella mano sinistra, lo aveva equipaggiato all’ultimo istante. O forse anche per alcuni nemici era possibile lo Swicht delle armi… non riuscì a fare altre supposizioni, la vista gli si annebbiò. Veleno. Doveva agire in fretta. Aveva il tempo per una sola pozione,o cura o antidoto,  poi l’avversario sarebbe sicuramente partito alla carica. Prese un antidoto e guarì dallo stato alterato. Adesso il suo opponente aveva equipaggiato il pugnale nella mano sinistra. E lui aveva 1\5 di vita. Doveva finirlo alla svelta. Il nemico gli corse incontro e gli lanciò il pugnale contro. Fu facile da schivare. Si spostò a destra, riuscendo ad evitare l’arma. Ma non il pugno che quello gli tirò in pieno volto. -7%. Socchiuse gli occhi. Porca miseria se faceva male. Pensò un attimo a cadere, allontanarsi e massaggiarsi, per alleviare la sofferenza. Ma quello scontro stava andando troppo per le lunghe. Non poteva resistere a lungo negli scontri, con la poca resistenza di cui disponeva. Però no, non sarebbe morto lì. Questo era poco ma sicuro. C’era ancora molto da fare, cose da scoprire,  persone da trovare… divertimento da sfruttare.  Incassò il colpo, poi conficcò la sua lama nel braccio del nemico e scavò un solco profondo, causando sicuramente del sanguinamento. Il guerriero cadde in avanti, provando a fermarsi con le braccia. Non ci riuscì. Rovinò a terra, ansimante. Doveva avere veramente pochi hp, si ritrovò a pensare il ladro. “Dov’è Luna?” pensò. Non c’era. Era da solo. Sorrise. Il guerriero, con un immenso sforzo fisico si era quasi rimesso in piedi. Gli tirò un calcio sullo stinco destro, facendolo barcollare e cadere di nuovo. No, non c’era nessuna luna a rischiarare il buio che cullava dentro di sé. Non c’era nessun compagno a cui dovesse dimostrare qualcosa. Lì, davanti a quel cencio umano, era da solo. E poteva  solamente essere sé stesso. L’avversario si mise seduto, Claudio gli si acquattò di fronte, poi lo spinse con una mano nuovamente a terra. “ No, non è ancora ora di svegliarsi… direi altri cinque minuti” controllò a destra, a sinistra, intorno a lui. Nessuno. Sentiva dei rumori in lontananza, sicuramente i due compagni che stavano combattendo il cinghiale. Ma erano fuori dal suo campo visivo e, di conseguenza, nemmeno loro potevano vederlo. Si divertì a vedere il suo avversario che cercava di rimettersi in piedi, ma ogni volta che riusciva faticosamente a sedersi lo ributtava a terra con un calcetto. Quanto si stava divertendo infierendo così sull’avversario moribondo. Godere del suo dolore. Assaporare la sua sofferenza. Trasse un profondo respiro, quasi come se la stessa aria fosse pregna delle grida strazianti che s’immaginava provenire dal suo opponente. Stava meglio, decisamente. 
“Onore? Rispetto per l’avversario? Ma andiamo!” disse, dopo l’ennesimo calcio “Qui o si vince o si perde. Se vinci detti tu le regole” gli piantò il piede sulla testa, inchiodandolo al suolo, faccia a terra “ LO SAI CHE STAVI PER UCCIDERMI? LO SAI?” gli urlò contro, poi torno ad un tono calmo e misurato “ Ah, già… che peccato che tu non mi possa rispondere. Non parli, vero?” rise “sembravi un combattente così valoroso, una fine del genere dev’essere una vera onta per te…” si accovacciò, caricando il peso sulla gamba che teneva fermo il nemico, tese l’orecchio “Oh oh, l’hai sentito?” rise di gusto “ Questo probabilmente era il crick del tuo naso!” e  rise ancora una volta. Poi si arrestò di colpo, liberando il nemico. Lo guardò dall’alto, e si rese conto che a breve sarebbe morto. “Però, in fondo, hai combattuto bene…”si accovacciò, poi avvicinò il coltello alla sua gola “Addio” un taglio netto e del guerriero non rimase che il corpo ormai senza vita.
Cercò nell’equipaggiamento del nemico, un combattente così bravo doveva avere sicuramente qualcosa di interessante. Trovò un anello, ne lesse la descrizione
“Anello di Fastre, permette di acquisire gran parte delle informazioni importanti su un nemico già dalla prima volta che lo si incontra.” Claudio fischiò sorpreso “ In molte storie da osteria si narra delle gesta dell’assassino Fastre,che sapeva utilizzare ben più che le facilmente occultabili armi degli assassini, che per ogni bersaglio sapeva quale era la strategia migliore, per ogni donna la parola giusta per rubarne il cuore ed il coraggio per sfidarne ogni marito a duello”
Un bell’anello, decise di equipaggiarlo subito. Adorava avere un vantaggio sugli avversari. Sperò solo che il fatto che quel nemico avesse duellato con lui non volesse dire che fosse questo famoso Fastre e si fosse intrattenuto amabilmente con la sua Luna… per sicurezza gli piantò il coltello nella nuca, furente. Poi, dopo averlo estratto, si diresse verso la torre, mentre scorgeva le sagome dei due amici che si avvicinavano. Via ogni traccia di divertimento dal volto. Doveva tornare quello che i due ragazzi conoscevano.

 I tre entrarono nella torre, trovandola deserta. Era un unico alto cilindro con una scalinata in legno che risaliva l’edificio costeggiando le pareti. Non dava l’impressione di essere troppo stabile, ma mano a mano che salivano si rendevano conto che il legno si faceva più robusto, riuscendo così a procedere con maggiore sicurezza. Erano quasi in cima, quando Eleonor disse a Claudio
“ Scusami…”
“ E per cosa?” rispose quello, sorpreso
“ Beh… è stupido, però…” si strinse nelle spalle “Beh, ad essere sincera non lo so per cosa” ridacchiò “Però oggi mi sono resa conto che noi ci siamo conosciuti per colpa dei miei occhi…”
“ Si può dire così, sì… ma perché ti sei scusata?”
“ Perché… beh perché te cercavi lei, invece hai trovato me… e poi questi non sono i miei occhi… bhe, uno sì, ma l’altro no” Claudio e Aldo la guardarono perplessi
“ Spiega meglio” fece lo sciamano
“ Sapete ragazzi… ho sempre invidiato e desiderato gli occhi di due colori diversi… evitando inutili storie di inutili sogni di una ragazzina  per farla breve vi dirò che nell’ultimo periodo che ho vissuto nel mondo reale portavo una lente colorata, ed il Nerv-gear la ha scambiata come parte del mio corpo” sospirò “Di conseguenza in questa trappola mi ritrovo con ciò che ho sempre desiderato, ma ti ho illuso di essere finalmente arrivato dalla tua bella… mi spiace”
Claudio rise di gusto “ Ancora lì? Quella è storia vecchia! Non ti preoccupare” poi la guardò e, col sorriso stampato sul volto, aggiunse “forse era destino incontrarci… o forse è il destino che non vuole che la ritrovi…” pensò a quanti altri scontri poteva affrontare divertendosi in quella maniera “ in ogni caso, perché dovresti fartene una colpa?” non le lasciò neppure il tempo di rispondere, riprese a salire. 
Dopo pochi secondi arrivarono in cima e su una terrazza praticamente vuota trovarono uno scrigno. Claudio lo aprì, trovando diversi oggetti al suo interno. Soldi, pietre preziose da rivendere, pozioni e cibi. Lasciò tutto ai due ragazzi. L’unica cosa che tenne per sé fu un paio di stivali. Adorava gli oggetti rari, e quelli avevano tutta l’aria di esserlo. Li passò un attimo ad Eleonor, perché ne leggesse la descrizione.
“ Calzari del Dzeko” iniziò a dire la ragazza
“ Se è scritto così direi che si pronuncia “geco”…” disse Hyrtang  “Giusto per precisare”
“ Calzari del Dzeko” Eleonor lo pronunciò correttamente, sbuffando  “aumentano la velocità di movimento e permettono di camminare agevolmente su ogni superficie, orizzontale, inclinata o verticale”
“ Direi che per un ladro sono veramente comodi , eh?” lo sciamano fece un cenno a Claudio, che già ghignava sotto i baffi. Poi la ragazza riprese con la lettura.
“Calzari appartenuti all’assassino Fastre. Numerose storie narrano le sue imprese, questi neri calzari in pelle ne potrebbero confermare parecchie, se potessero parlarci. Essi furono affidati a Roi, il terzo dei suoi discepoli, affinché li custodisse dopo la dipartita del maestro”
Claudio ci pensò qualche secondo. Fece un paio di supposizioni e di collegamenti. Probabilmente quello che aveva battuto sotto a quella torre non era il ladro leggendario. Avrebbe sicuramente indagato, questa storia iniziava a prenderlo parecchio. Equipaggiò l’item appena ottenuto, e si rese conto che non aumentava di nulla la difesa. Poco male, guadagnava in velocità. 
La giornata stava per volgere al termine, a breve le tenebre avrebbero iniziato ad avvolgere quel luogo e sarebbe stato rischioso tornare alla città a piedi. In fondo si erano stancati tutti parecchio, sarebbe stato spiacevole fare un indesiderato incontro notturno. Usarono un marchio del ritorno e si ritrovarono a Mariedo. 

L'anfiteatro era gremito di giocatori. Seduta in prima-fila River continuava a bisbigliare cose a Phones, unendosi così, anche lei, al brsio di fondo che aleggiava tra le gradinate, mentre lui si limitava ad annuire sorridente; intorno a loro due nessun giocatore si era azzardato a sedersi. Invece, poggiato ad una delle colonne che sorreggevano uno degli archi d'ingresso, Orias non degnava nessuno dei presenti di uno sguardo, sfoggiando così la sua manifesta (e opinabile) superiorità. La gilda Vitriol era infine seduta nell'ala destra, tra la seconda e la quarta fila, in modo che i ragazzi si potessero sedere intorno a Nicolò, creando così una sorta di "bolla protettiva anti-agorafobia". Il bardo, per precauzione, canticchiava comunque un qualcosa e, ascoltandolo, Roberto toccò col gomito il braccio di Alessandro e bisbigliò "Scommetto due monete d'oro che è un'opera di Verdi" scommettendo sulla passione del ragazzo per il compositore.
"Sai che non ci capisco più di tanto di questa musica…" gli rispose Alessandro tornando a guardare in direzione del palco e ascoltando allo stesso tempo la voce melodica dell'amico.
"Sbagli" sentenziò Lorenzo "È la Boheme di Puccini!"
"Come diavolo…?" domandò sorpreso  Roberto pronto a cedere le due monete d'oro al monaco.
"Ahahah! Qualche estate fa non cantava altro… Credo che mi abbia inculcato in testa tutto il primo atto…" 
"Ssssh! Silenzio tutti!" comandò ad un tratto Camilla "Sta arrivando Linton con gli altri!"
Allora, pian piano, tutte le gradinate si zittirono insieme al canto di Nicolò.
Linton avanzava nella sua fosca armatura seguita da Salazar e Tempesta che indossavano i loro equipaggiamenti da battaglia.
"Buon pomeriggio a tutti" salutò Linton seria in volto "Ieri sera la squadra di esplorazioni e tornata dal dungeon in cui si trova la boss-fight per accedere al prossimo piano. I nostri uomini hanno anche analizzato il boss e, in base alle informazioni che abbiamo ottenuto, siamo stati in grado di elaborare un piano di battaglia. Il boss è uno scheletro umanoide che combatte utilizzando una spada lunga ed ha al seguito un esercito di scheletri che respawnano, si suppone, finché lui non viene sconfitto; alcuni di questi sono dotati di archi, altri di spade e, altri ancora, di scimitarre. In base a queste informazioni pensavamo di organizzarci nel seguente modo: un gruppo di giocatori più esperti… Diciamo una trentina dei giocatori che hanno raggiunto, o superato, il livello 30, si occuperanno del boss. Gli altri invece si occuperanno degli altri scheletri seguendo la tattica dello switch: andranno avanti 3 gilde alla volta, seguendo un ordine che ha stilato il colonnello Salazar; nel momento in cui una di queste gilde non ce la fa più chiede il cambio e si riposa scalando infondo alla lista; una volta che l'ultima gilda della lista chiede il cambio rientra una delle prime tre gilde che hanno combattuto nella speranza che questi si siano ripresi abbastanza bene. In più possiamo contare come sempre sull'aiuto dei famosi "Cinque" che sanno il nostro asso nella manica" In quel momento Linton si mise a cercare Orias, il quale, però, le aveva già dato le spalle (chiaro segno che accettava la sua posizione all'interno della lotta). 
"È tutto chiaro?" domandò allora il generale. A quella domanda fu seguito un silenzio d'assenso.
"Molto bene! Colonnello Salazar la prego di elencare l'ordine delle gilde che si occuperanno dei nemici respawnabili" 
Salazar fece due passi avanti portandosi al centro del palco e, srotolando una pergamena sudicia lesse ad alta voce confondendosi a volte a causa della pessima scrittura. La prima mandata sarebbe stata occupata da tre plotoni della gilda del Sangue di Drago alla quale poi si sarebbero sostituite secondo l'ordine prestabilito le gilde seguenti.
Mentre il colonnello continuava a nominare le gilde Claudio si irritava a non sentir mai pronunciare il nome "Vitriol" e fu sull'orlo di urlare un qualcosa ai tre players presenti sul palco quando scoprì che la sua gilda si trovava all'ultimo posto della lista.
"Questo è quanto" disse allora Linton "Ci vediamo domani alle 15:00 davanti alla porta del boss. Uscendo altri giocatori della gilda del Sangue di Drago vi forniranno delle mappe per raggiungere in tutta sicurezza il luogo. A domani!"

"ULTIMI! TUTTO CIÒ È INACCETTABILE!" urlavano quasi all'unisono Roberto e Claudio seduti al tavolo da pranzo.
"Non fatene un dramma" disse sereno Riccardo "È meglio per noi, potremmo anche non combattere e quindi non rischiare la vita"
"Il solito cagasotto" sbuffò Claudio.
"Alla fine è stata una scelta logica metterci per ultimi"osservò Nicolò poggiando forchetta sul piatto vuoto.
"Sentiamo un po'… Illuminaci grande saggio" lo canzonò allora il guerriero. 
"Bah in realtà anche a me sembra una scelta logica e scontata" disse Lorenzo dopo aver finito la sua birra "Come ha detto Linton siamo la gilda meno numerosa e quindi, all'apparenza, la meno efficiente" il monaco pronunciò questa frase ponendo particolare enfasi sulla parola "apparenza". "Credo sia naturale allora che ci vogliano tenere ultimi; per far sì che, quando subentreremo noi, la boss-fight sia ormai agli sgoccioli"
"Uff…" si limitò a sbuffare Claudio.
"Arriverà anche il nostro momento" osservò Alessandro "Mostreremo alla prima linea il nostro valore e ci terranno in maggiore considerazione!"
"Voglio capire come faremo a mostrare il nostro valore se non ci viene data la possibilità di combattere" concluse Roberto alzandosi da tavola.
"E ora dove stai andando?" domandò il barbaro.
"Vado a vedere se posso migliorare il mio equipaggiamento prima di domani o se trovo degli oggetti che potrebbero tornare utili… Anche se non è detto che avrò modo di usarli" gli rispose il guerriero.
"È un'ottima idea" disse Nicolò seguendo il guerriero "Non stiamo qui a lagnarci su come sono andate le cose! Credo che tutti dovremmo provvede al nostro equipaggiamento in vista di domani… Proporrei di concederci questo pomeriggio per acquisti e potenziamenti; ci rivedremo questa sera a cena; va bene?"
Un "Perfetto" quasi collettivo risuonò dal tavolo. 

Erano veramente tantissimi. Circa in 300, ad occhio e croce. Vedeva spade, spadoni, archi, mazze, alabarde, catalizzatori dalle più svariate forme… ce ne era per tutti i gusti, insomma. “Il boss non ha speranze” pensò Claudio. Non sembrava troppo difficile. Linton aveva ordinato a tutti i giocatori fino al livello 29 di rimanere a tenere a bada gli scheletri praticamente a gruppi, mentre gli altri potevano affrontare il boss. Quelli a livello più alto erano Phones e Orias, scoprì, al livello 35. Seguivano poi River, al 34, e Linton al 32. Quando Claudio chiese alla ranger dove fossero gli altri due dei 5, lei si limitò a rispondergli: “Uno è uno stronzo che preferisce andare in giro a raccogliere tesori, a quanto pare. L’altro invece è uno stronzo che probabilmente oggi non ne aveva semplicemente voglia”. Fine del discorso. Si vedeva lontano un miglio quanto quella ragazza avrebbe voluto spaccare il setto nasale a quei due. Erano quasi pronti per entrare nella stanza del boss. Sbuffò. Lui e i suoi compagni erano praticamente i più scarsi, essendo di livello 20. Erano rilegati come ultimi. No, non gli andava assolutamente bene. Erano stati giorni lunghissimi quelli trascorsi, sapeva di essere al limite. Lo scontro di oggi o lo avrebbe tranquillizzato un po’ o lo avrebbe definitivamente fatto uscire di testa. Però, in fondo, dov’era il divertimento, se non c’era rischio?  Sospirò. Si era infiltrato tra i ranghi della prima gilda, senza dare troppo nell’occhio, davanti al luogo dove si sarebbe svolta la bossfight, l’ennesima grande grotta di pietra, ed a breve sarebbero apparsi i primi scheletri. Non sarebbe andato certamente a combattere il boss, non era pazzo. Forse. Però non poteva nemmeno aspettare il suo turno. Un grido scosse le pareti ed un brusio di eccitazione percorse la calca dei giocatori ammassati in prima linea, i primi che sarebbero entrati, riportandolo all’attenzione. Stavano entrando. Impugnò le armi, cercò con lo sguardo i suoi amici. I membri della sua gilda erano molto indietro, ma né Eleonor né Hyrtang erano in una qualche gilda, quindi si sarebbero limitati ad entrare quando lo ritenevano opportuno. Che testardi… mettere così a rischio la propria vita… Intravide solo Eleonor e, per un attimo, fu realmente felice che la ragazza si trovasse lì. Se era riuscita a superare il proprio lutto era anche merito suo in fondo. Poi l’attimo finì e tornò a sperare che non morisse, poi si concentrò sullo scontro imminente.  Meno di dieci secondi dopo si ritrovò a correre assieme alla massa.

Scheletri a destra, scheletri a sinistra, ma nessuna ruota assassina, fortunatamente. Era scatenato. Lo avvertiva dai brividi che risalivano la spina dorsale, lo sentiva nel sangue che gli scorreva nelle vene. Ora un paio di colpi ad uno scheletro che lo attaccava a destra, ora alle spalle. ora saliva sulla parete e si gettava dall’alto sugli scheletri in basso. Destra sinistra, alto basso. Era ovunque. Non si era mai sentito così vivo. Non gli importava prendere un nemico e affrontarlo fino a quando non raggiungeva gli zero hp, si limitava a tirare un paio di colpi, poi scompariva. Salvo poi apparire alle spalle dell’ennesimo scheletro, per sorprenderlo ed arrecargli maggiori danni. Era veloce, se ne rendeva conto anche lui. Non quanto altri ladri, ma in fondo lui era solamente di livello 20. Quei nuovi stivali stavano facendo il proprio dovere. Erano quasi venti minuti che correva a destra e sinistra. Sperò solamente che quelli contro il boss finissero il proprio dovere alla svelta, anche perché dopo i primi cinque minuti di scontro quelli in seconda fila si erano resi conto di quanto fosse difficile fronteggiare così tanti nemici senza che nessuno di loro morisse. Oltre che per la più logica spiegazione del loro già essere morti, evidentemente il loro muoversi era realmente legato alla stessa presenza del boss. Non ne era rimasto convinto finché non lo ebbe visto coi suoi occhi. Loro potevano si e no tenerli a bada, ma se lo scontro fosse andato troppo per le lunghe in molti si sarebbero stancati e se la sarebbero data a gambe, per paura di cali di concentrazione dovuti alla stanchezza. Non li avrebbe certo criticati. Erano persone, non soldati addestrati. Se si fossero comportati in maniera egoista ed avessero messo la loro sopravvivenza  davanti a tutto… beh non avrebbe accusato il loro comportamento. D’altronde lui stesso era in quel mondo per un’azione egoista. Di questo passo, però, a nulla sarebbe servita la tattica di Salazar. A quel punto gli scheletri sarebbero stati sempre più avvantaggiati sui giocatori. C’era il rischio di una carneficina, quel giorno. Guardò verso il boss. Oltre che un’immensa spada era anche corazzato. Poteva essere problematico. Grazie al suo anello si era accorto che per ogni colpo fisico che uno scheletro subiva, sia che fosse stato il debole colpo di un ladro che il devastante fendente di un barbaro, i danni riportati non erano mai eccessivi, avevano sicuramente una difesa molto elevata. E sicuramente era così anche per il grande scheletro.  I caster invece erano parecchio avvantaggiati in quello scontro. Si chiese il perché. “Beh, almeno là hanno Phones, se la caveranno”. Si guardò intorno. Molti giocatori già avevano iniziato ad andarsene e gli scheletri ora riuscivano ad attaccare i giocatori due-tre alla volta. Cosa stavano facendo i giocatori fermi fuori? Apettavano un ordine che non sarebbe mai arrivato? Davvero non si rendevano conto della situazione? Sperò che Nicolò intervenisse alla svelta, almeno lui. Si fermò un istante vicino ad una parete, per scalarla se fosse arrivato qualche nemico mettendosi così al sicuro, poi prese fiato.
“ E’ noioso così” pensò “ Non provano dolore questi…. Ma se attaccassi qualche giocatore… giusto un piccolo taglietto, appaio e scompaio. Nessun danno considerabile. Solo quella magnifica sensazione di lama che taglia…” tirò un pugno contro la roccia, perse qualche hp. Il dolore lo fece rinsavire. “Sono persone vere, idiota!” autoconvinzione? Sarebbe bastata? “La prossima volta che vedo questi pensieri per la testa conficco il pugnale nel braccio, poi vediamo se lo pensi ancora” ma neppure lui credeva a ciò che stava dicendo. Vide uno scheletro avvicinarsi, scartò a sinistra, poi gli usò contro il colpo potente. Le ossa caddero a terra, immobili. Ora era arrivato il momento di scegliere. Role-play o mantenere il buonsenso? Sorrise. La decisione era facile. Si ributtò in mezzo alla folla.

"Ora voglio capire" iniziò a dire Roberto sospirando "Noi rimaniamo qui a girarci i pollici?"
"La calca che scaturirebbe dall'attaccare tutti insieme sarebbe controproducente" osservò severo Riccardo.
"Ho capito ma fino ad allora…" iniziò a dire il guerriero sospendendo la frase nel vedere Nicolò attento ad osservare davanti a se "…Cosa sta facendo il nostro pazzo preferito?"
"Studia il move-set degli scheletri" spiegò Lorenzo "e cerca di elaborare una strategia per quando sarà il nostro turno"
"Certo… Come se arriverà mai il nostro turno" commentò cinico Roberto. 
Eppure il corso della boss-fight prese una piega che nessuno si sarebbe aspettato. Il gruppo che combatteva il boss agiva seguendo una strategia ben precisa ma, ad un certo punto, una delle gilde che precedeva parecchio la Vitriol si trovò in seria difficoltà. 
"Che diavolo è successo?" domandò Alessandro mentre sfoderava la lama.
"Non li hai visti combattere?" chiese Roberto "Non erano coordinati tra loro, non avevano un briciolo di strategia, hanno fatto più casino che altro!"
"Già… c’è qualcosa che non torna” guardò il campo di battaglia “guardateli, sono sempre di meno. Dobbiamo entrare anche noi!”
“ Ma non è ancora il nostro turno” gli fece notare Riccardo
“ Al diavolo il turno. Andiamo e cerchiamo di non fare lo stesso casino di quelli lì in mezzo!" urlò Nicolò mentre la gilda si preparava al combattimento "Agiremo nel seguente modo! Lorenzo, Roberto e Claudio, voi tre vi occuperete dell'attacco diretto; io e Camilla vi copriremo le spalle mentre Alessandro difenderà Riccardo che sarà sempre pronto a curarci e a difenderci in caso di difficoltà! Facciamo vedere alla prima linea quanto valiamo!"
"SI!" urlarono tutti all'unisono. Ma il bardo non sentì la voce di Claudio. Si guardarono a destra, poi a sinistra. Niente.
“Quel coglione….” Mormorò Camilla, tanto infuriata quanto preoccupata.
Davanti alla gilda spawnarono 15 scheletri. Lorenzo si fece circondare da cinque scheletri e rapidamente fracassò il cranio a tutti loro a suon di pugni, ad un certo punto un sesto scheletro saltò fuori all'improvviso ma fu provvidenzialmente carbonizzato dalla palla di fuoco che, rapida, divampò dallo scettro di Camilla. Il ragazzo guardò l'amica "Grazie Mineritt!"
"Figurati! Ma non ti distrarre!"
Roberto sostenne l'assalto condotto contemporaneamente da altri cinque scheletri riportando qualche ferita. Il guerriero stava per subire l'affondo di un settimo scheletro ma fu protetto dall'incantesimo Scudo Oscuro di Nicolò che riuscì a deflettere l'attacco dando così al guerriero l'occasione di rispondere all'attacco nemico. "Symon! Riesci a curare Ziopio?" chiese Nicolò prima di bersagliare uno scheletro con un altro incantesimo.
"Sì, sì ce la faccio!" Riccardo iniziò a preparare l'incantesimo mentre Alessandro menava un fendente orizzontale per difendere il chierico dall'avanzata di due scheletri e il suo famiglio-testuggine utilizzò il suo guscio per deviare un terzo attacco.
Roberto si riprese al meglio e tornò a combattere con la sua consueta tenacia. Gli scheletri stavano però avanzando e avere solo tre giocatori che combattevano fisicamente era quasi controproducente.
"Claudio… Mi hai lasciato a me questo incarico?" domandò Nicolò sorridente all'amico assente. Lasciò cadere il catalizzatore che scomparve effettuando così lo switch dell'arma; il bardo impugnò la falce con entrambe le mani.
"Orpheus cosa stai facendo?!" chiese Camilla preoccupata.
"Stai tranquilla; abbiamo bisogno di qualcun altro che pensi a combattere fisicamente e non possiamo lasciare Symon scoperto! Vado io a dare una mano a Ziopio e Hamlaf!" e poggiando la falce alla schiena fece un balzo avanti che concluse disegnando con la lama della falce un semicerchio davanti a se che eliminò due scheletri all'unisono. 
Lorenzo e Roberto guardarono l'amico irrompere in prima persona sul campo di battaglia e sorrisero sapendo che il suo apporto gli avrebbe facilitato il lavoro.
Abbassò rapidamente la falce per ripulirla dalla polvere di ossa che ne aveva sporcato la lama e, infine, sorridendo, disse "Questa notte, Orpheus si unisce alla caccia".
Vitriol stava dimostrando quanto la qualità primeggiasse sulla quantità: gli scheletri non erano nemici pericolosi ma affrontarli senza una tattica precisa, prendendoli sotto gamba, poteva produrre gravi problemi, come d'altronde avevano dimostrato le gilde che li avevano preceduti. La gilda Vitriol invece aveva dimostrato quanto la tattica facesse la differenza in battaglia, quanto la coordinazione tra le singole parti potesse far funzionare tutto alla perfezione come all'interno di un orologio.
Stavano ormai combattendo da venti minuti e tutto procedeva al meglio quando, all'improvviso, tutti gli scheletri caddero all'unisono.
"Uno dei nostri incantatori ha già sbloccato la magia "Urlo delle Banshee"?" domandò Alessandro mentre ispezionava con lo sguardo davanti a se.
"Non credo sia opera di uno dei nostri incantatori" osservò Riccardo "Guardate laggiù" e indicò lo scontro principale.

I giocatori ora, a mezz’ora dall’inizio, erano pochi. Claudio doveva correre un sacco. Non poteva aiutare tutti, quindi si limitava ad assistere negli scontri le classi con meno difesa fisica: i caster ed i ladri. Si ritrovò anche a combattere spalla a spalla con Hyrtang e con Eleonor, rimanendo piacevolmente sorpreso del fatto che i due non se la fossero svignata. Approfittò della chierica per riguadagnare qualche hp, mentre lo sciamano gli passò un paio di pozioni per ridurre l’affaticamento. “Un modo fine per dire doping” gli disse lo sciamano, intanto che gli inviava l’oggetto. Claudio rise. Era riuscito a scacciare dalla testa quei pensieri perversi ed ora stava infinitamente meglio. Ringraziò l’amico, poi tornò ad indebolire il maggior numero di nemici possibile.
Corse verso un nemico che stava per colpire un bardo, lo spostò con una spallata poi lo colpì sul cranio. Si spostò poi in un gruppetto di sciamani che stavano fronteggiando una quindicina di scheletri e rimase lì qualche minuto. La tappa successiva fu colpire dei nemici che infastidivano un altro gruppetto di caster, probabilmente della stessa gilda. Vide in lontananza Nicolò e gli altri, ma se la stavano cavando fin troppo bene per necessitare di un aiuto. Guardando intorno a sé vide poi in lontananza un ladro incappucciato che stava fronteggiando sette scheletri contemporaneamente. Non poteva lasciarlo solo. Iniziò a correre verso di lui, nel mentre colpì un paio di scheletri a caso. Arrivo giusto in tempo per deviare un fendente che avrebbe colpito il ragazzo su un braccio, poi tirò un calcio ad uno scheletro che stava attaccando da dietro. Si misero spalla a spalla, per difendersi a vicenda dagli attacchi attorno a loro. Si rese conto che quel giocatore non era per nulla scarso, anzi, tutt’altro. Si muoveva in maniera sinuosa ma ogni colpo era portato con decisione e forza. Si rese conto che se quei nemici non avessero avuto il piccolo difetto di essere praticamente immortali quel ladro se ne sarebbe riuscito a sbarazzare senza troppa fatica. Poi, improvvisamente, dopo qualche minuto gli scheletri caddero a terra, all’unisono, senza dar cenno di rialzarsi. 

Il boss era stato sconfitto. Si sentì un grido di gioia squarciare l’aria. Il ladro che aveva aiutato lo picchiettò sulla spalla. Beh un grazie in quella situazione era d’obbligo, in fondo. Claudio si girò, sorrise, poi guardò il ragazzo. Il respiro gli si fermò in gola. Sgranò gli occhi. Il cuore esplose nel petto. Non era un ragazzo.
“LUNA!” gridò, abbracciando la ragazza “ Tu… tu… sei qui”
La ragazza non riuscì a dire nulla. Si divincolò dalla presa del ragazzo, si portò le mani alla bocca. Lo guardò negli occhi, come se volesse accertarsi fosse veramente lui. Gli sfiorò una guancia. 
“C..la..u..dio…” Iniziò a singhiozzare  “ C-cosa ci fai qui? Tu… tu eri a scuola quel giorno… potevi continuare a vivere normalmente…” gli tirò uno schiaffo “ IDIOTA!” gli gridò in faccia, iniziando a piangere.
Il ragazzo la guardò negli occhi, le asciugò le lacrime, le accarezzò i capelli, la strinse a sé. Poi la baciò. 
Furono secondi magici, il tempo perse significato attorno a loro, lo spazio si fece vuoto. C’erano solamente loro due. Che dramma c’era da fare? Erano separati da appena un mese, poteva pensare qualcuno da fuori, ma per i due era stata un’eternità. Adesso quel momento era unicamente loro, non lo avrebbero scambiato con nessun’altra cosa al mondo. Si separarono qualche secondo, poi si abbracciarono e baciarono di nuovo. Erano arrivati appena al quarto piano, ma Claudio il suo gioco lo aveva già portato a termine. E aveva vinto.

“Pensavo che non ti avrei rivisto mai più…”
“ Io pensavo che non sarei mai riuscito a trovarti…”
La ragazza gli prese teneramente il mento, lo avvicinò e lo baciò per l’ennesima volta.
“ Ed invece eccoci qui” disse Luna “ Nulla si potrà mai mettere tra noi. Non ci perderemo mai di vista”
“ Mai” rispose il ladro. Si erano ritirati in un luogo appartato, prima che i loro amici potessero cercarli e rovinare il loro momento. Lo avrebbe detto a tutti loro, certamente, ma per il momento Claudio voleva parlare da solo con la sua amata. E Luna voleva lo stesso. La ragazza ridacciò.
“ Ed eccoci qui… due persone cresciute a pane e storie d’amore tra dame bianche e volorosi cavalieri che in un GDR vestono i panni di due ladri… buffo”
“ Hey, io volevo essere un valoroso cavaliere!” si giustificò il ragazzo “solo che sono entrato qui per sopravvivere fino a quando non sarei riuscito a trovarti… il ladro era la scelta migliore” rise “ Tu invece? In questi giochi hai sempre preferito la magia all’azione… perché un ladro?”
La ragazza arrossì leggermente “Sai… ero entrata qui dentro per farti una sorpresa… sapevo che appena fossero finite le lezioni ti saresti connesso. Ti avrei aspettato qui…”
“ Che dolce…” la baciò “ma questo non risponde alla mia domanda”
“ Beh… ti ricordi quanto ci fossimo affezionati ai personaggi di Locke e Celes ed alla loro tenera storia?”
Il ragazzo annuì, intuendo dove volesse arrivare
“ Beh, per ricalcare quei due, se  tu avessi svolto la parte del guerriero, io sarei stata la ladra” 
Claudio scoppiò a ridere. Poi l’abbracciò. Stettero così qualche minuto, finché il ladro non udì  una voce familiare. Si alzò, aiutò la sua bella a fare lo stesso. Era ora di far sapere agli altri la buona notizia.

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Capitolo 14
*** Mattone dopo mattone ***


“Beh, direi… quattromila monete, Ashel”
“ Solo quattromila Phones? È un item raro, drop di una bossfight, tra l’altro” gli fece notare il ladro “mi sembrava di averti detto di far basta coi regali!” ridacchiò  “ Sennò questo ladro poi si sente in colpa”
“ Non ti preoccupare, davvero” fece l’amico “anzitutto è il drop della bossfight dove hai ritrovato la tua ragazza” gli tirò un pugno sul braccio, aggiungendo poi in tono sconsolato “e poi sono due mesi che gli cerco una funzione, ma sembra non aver alcun effetto. Il suo valore è puramente narrativo. A me non serve” il ladro lo ringraziò infinitamente, sapeva che era inutile cercare di fargli cambiare idea, se quel ragazzo si metteva in testa di fargli avere qualcosa  trovava sempre il modo di recapitarglielo. Una volta aveva perfino commissionato ad un ladro di infilargli una particolare pozione di soppiatto nell’inventario. Che poi il ladro non fosse riuscito nel compito e fosse stato sgamato subito da Claudio è un altro discorso. Il ragazzo rise ripensando alla faccia del poveretto mentre cercava di spiegargli quali fossero le sue intenzioni, poi diede al mago i soldi pattuiti. 
“ E poi” aggiunse Phones “di persone che conosco che tengono a questi oggetti particolari ci siete te, Nicolò e quello stronzo collezionista”
“  Il signor G. Rusaec?”
“ Proprio lui” il mago ridacchiò “ e a quel simpaticone che pur essendo uno dei giocatori a livello più alto salta la maggior parte delle bossfight sperando poi di comprare gli oggetti che otteniamo non lo vendo di certo” 
“ Ahaha. Buon per me, direi” poi aggiunse ridendo “mi spiegherai perché River abbia avuto la bellissima idea di aggiungere la parola “gold” al suo username”
“Anzitutto perché sembra che sia l’unica cosa che gli interessa” fece una pausa, poi aggiunse “ E poi non dirmi che non ti sei accorto che il suo nome è l’anagramma della parola “saucer” dai!”
Il ladro ci pensò su qualche attimo, poi i suoi occhi si illuminarono “ Maremma boia! È vero!”
Phones scoppiò a ridere “ Buongiorno eh! Qualcuno qui non è molto presente in questo periodo!” poi però ci rifletté un attimo, aggiungendo in tono serio “Che poi se ci pensi non è nemmeno così strano. In questa tipologia di giochi spesso gli utenti usano nomi di altri giochi o di persone famose” sospirò “certo che se avessimo saputo tutto questo avremmo scelto nomi più normali, eh”
“ Saputo cosa, scusa?”
“ Oh ma certo che oggi non ce la puoi fare eh! Del fatto che da questo gioco non si possa uscire, no?” rise, poi imitando una voce metallica aggiunse “Pianeta Terra chiama Ashel, Ashel rispondi. Ci sei?”
“ No, sono sulla luna” disse in tono malizioso
Il ragazzo lo guardò allibito “Dimmi che non era uno squallido gioco di parole…”
I due si guardarono negli occhi, poi distolsero lo sguardo, rimanendo in un imbarazzante silenzio. Salvo poi scoppiare a ridere dopo qualche istante.
“ Quindi, dicevamo…” Claudio cercò di cambiare argomento prima che quella conversazione degenerasse nelle più squallide storie di osteria “ Ti fermi a cena, vero? Tanto oggi non ci sarà praticamente nessuno. Chiama anche River già che ci sei”
“Guarda, passo volentieri” fece con tono schizzinoso, riprendendosi dalle risate “ Il posticino che avete creato non è che sia proprio grazioso, eh!”
Claudio guardò torvo l’amico, poi lo mandò a quel paese. Era facile intuire che lo stesse prendendo in giro, sebbene avesse decisamente ragione. Si trovavano infatti in una sala spoglia, con un tavolo abbastanza grande, in legno bruno, una decina di sedie della medesima gradazione cromatica, una stufa, un paio di credenze e null’altro. Eppure quel posto piaceva tantissimo ai membri della Vitriol. Avevano acquistato quell’appezzamento di terra poco tempo prima, investendo gran parte dei loro averi, non riuscendo però ad arredare degnamente la sede della propria gilda. La casa era sì grande, la potevano tra l’altro espandere ulteriormente, però era vuota. Dei dodici ambienti sei erano al secondo piano ed erano stanze piccoline, quasi tutte occupate, con appena un letto ed un armadio; al pianterreno invece avevano posto due camere da letto un po’ più grandi, una ancora praticamente vuota di Nicolò, l’altra arredata con un letto matrimoniale, un armadio ed una scrivania con uno specchio di Claudio e Luna. Le altre stanze erano la cucina in cui il ragazzo aveva comprato l’oggetto da Phones, la stanza più grande della casa, un bagno( assolutamente non necessario per il gioco, ma che dava quel tocco di quotidianità in più), un’armeria ed una stanza ancora vuota. Di certo non poteva competere con la sede della gilda di Linton, ma il loro punto di forza era l’esterno. Erano riusciti a costruire un ambiente tranquillo e pacifico, in quell’angolo del decimo piano. Infatti subito davanti alla porta d’ingresso di quella rustica casa in mattoni rossi si distendeva un sentiero in ghiaia racchiuso tra due file di aceri. Alla destra del sentiero si aveva un piccolo spazio adibito ad orto ed una costruzione in legno che fungeva da palestra e ricovero per i famigli. La parte sinistra invece per il momento era ancora un prato di erba incolta, soprattutto a causa del fatto che stavano quasi per finire i fondi della gilda e che avevano deciso che per arredare gli ambienti comuni avrebbero usato quelli. Al limitare di quel lotto di zona sicura avevano poi piazzato un portale per il trasporto rapido e qualche malridotto manichino da addestramento. Il sentiero usciva poi dalla loro proprietà e si immetteva sul sentiero principale che, attraversando un boschetto, conduceva da un lato fino alla città portuale di Kual, a non più di un paio d’ore di cavallo. O di qualunque cosa fossero quelle bestie, s’intende. Sembravano cavalli, servivano per il trasporto di persone ed erano veloci, tanto bastava ai ragazzi per chiamarli cavalli. A quelli avevano provveduto personalmente Luna e Claudio, rubandone otto in vari allevamenti al nono piano.  Dall’altro lato il sentiero raggiungeva la pittoresca cittadina di Salieno, anch’essa a pochissime ore di distanza. 
“ Comunque, sono felice per voi” riprese Phones “ Ci vediamo per quel discorso quindi? Nessun cambio di programma?”
“ Assolutamente. Poi ti farò sapere io, tranquillo”
“Vengono anche gli altri due?”
“ Eleonor e Hyrtang? Sì, dovrebbero”
“ Quindi sarà una… tripla coppia?”
Claudio scoppiò a ridere “ Più o meno. Ma non dirlo a quei due, sennò si imbarazzano” ripresero a ridere entrambi, poi si salutarono. Una volta fuori il mago richiamò il proprio famiglio, che comparse improvvisamente da dietro un angolo della casa, inseguito da un Noisy visibilmente più grande da quando era stato ottenuto. Ma l’unica cosa che variavano erano le dimensioni, i lineamenti erano ancora gli stessi.
“ Noto con piacere che stai usando la mia stessa tattica” Notò Phones
“Già. Me lo ha consigliato River. Piuttosto che tenerlo alla forma base e farlo trasformare solo nei combattimenti conviene tenerlo sempre all’ultimo stadio. Anche se è più faticoso è più conveniente per il suo sviluppo”
“ Peccato che possano rimanere solo o nella forma base o nell’ultima raggiunta” il mago fece spallucce “ Mi manca il mio Roque quando era delle dimensioni di un labrador …. Mi sembra poco pratico il non poter passare da una forma ad un’altra ”
“ Pensa poi se non avevano una forma base, invece. Dove li portavi ad allenarsi? Direttamente alle bossfight? Il famiglio di River è una cosa mostruosa! Ok che a lei serve per il suo stile di combattimento, ma è veramente gigante quella bestia!”
Continuarono a chiacchierare ancora per qualche minuto, poi  Phones montò in groppa al proprio famiglio e, salutato Claudio, si avviò verso Kual.  
Il ladro lo guardò allontanarsi. Rientrò poi in casa, ancora non era tornato nessuno. Andò in camera sua, si stese sul letto e lesse finalmente la descrizione di quell’oggetto.
“ Pendente consunto. Sembra un intreccio di parti biologiche”
“ Ah… tutto qui?” pensò il ladro “ E Phones ci ha messo due mesi per liberarsene? Però, chissà quante build s’è costruito per cercarne un effetto!”
Si chiese cosa ci facesse quello scheletro con una roba del genere addosso. Sperò solo di trovare delle risposte quando sarebbe tornato in biblioteca. Iniziò poi a preparare la cena. In quel mondo di gioco cucinare era tremendamente facile rispetto al mondo reale. Ma dava comunque soddisfazione. Con gli ingredienti che trovò in dispensa cucinò del polpettone con sugo e patate dolci, contento del fatto che finalmente riuscisse a trovare del tempo da dedicare alla skill di cucina e che per di più facesse da mangiare ai suoi amici. Si chiese se la nuova sede della gilda sarebbe piaciuta a Nicolò, se sarebbe riuscita a trovarla… lui in ogni caso gli aveva mandato un messaggio con le coordinate di quel posto, lo avrebbe trovato sicuramente. Poi, intanto che pelava e tagliava le patate pensò che quello fosse il momento perfetto per ascoltare della musica. Si rese conto di come il suo cervello stesse iniziando a saltare da un argomento di pensieri ad un altro in una frazione di secondo, senza alcun nesso logico. “Dannata River, lo so che questo è colpa di tutto il tempo che passo con te” pensò. L’ascoltare della musica era inoltre strettamente collegato con la disponibilità del suo personale riproduttore di suoni, ed  il suo riproduttore di suoni al momento non era reperibile. Eleonor … pensando a lei non poté non tornargli in mente la battuta che aveva fatto poco prima Phones. Indubbiamente quei due ragazzini si interessavano l’un l’altro, ma probabilmente erano troppo giovani ancora per rendersene realmente conto. Che poi stavano anche bene assieme. Avevano la stessa età (con grande sorpresa di Claudio, che era certo che Eleonor avesse almeno 17 anni), passavano molto tempo assieme, si capivano e si sostenevano a vicenda, senza contare il fatto che erano un paio di mesi che si erano messi in viaggio in coppia, tipo Phones e River. Tra i due dei 5 qualcosa era nato, adesso bisognava vedere se nasceva la stessa cosa tra i due ragazzini. Sorrise tra sé e sé, poi finì di preparare la cena. 

Il sole stava appena tramontando quando Alessandro tornò alla sede della gilda. Spalancò la porta e si lasciò cadere su una sedia emettendo un lungo sospiro. Lorenzo allora, sentendo quel trambusto, uscì da una stanza lì vicino e guardando l'amico disse: "Nessuna traccia del tuo amico?" e, aperto il menu e cliccato su un'icona, lanciò un fiasco contenente dell'acqua al barbaro. Lui bevve d'un fiato il contenuto della bottiglia e, sospirando nuovamente, rispose: "Niente, nessun giocatore ha visto Cadil nemmeno a questo piano…"
Quando la prima linea sconfisse il boss del quinto piano alla gilda Vitriol venne affidato il compito di esplorare un'area del piano sei prima di aprirlo agli altri giocatori. Nella zona che dovettero perlustrare si trovava una vasta e profonda voragine accanto alla quale si trovava una catapecchia abbandonata. I ragazzi esplorarono la catapecchia e, avvicinandosi, notarono che, collegata ad essa, era stata costruito un sistema di carrucole che serviva a calare una gabbia infondo alla voragine e che, in quel momento, si trovava celata dell'oscurità sotterranea. All'interno di essa trovarono delle leve che potevano ancora essere azionate per calare la gabbia e un set: il set del boia. Il set era composto di guanti, pantaloni e veste; i ragazzi subito lessero la descrizione dei tre oggetti e tutti contenevano queste linee di descrizione: "Questo completo ricorda un'antica usanza dei tempi antichi: si racconta che i criminali venivano calati in fondo alla voragine e dati in pasto alla creatura che abitava i suoi fondali dando vita così a delle grandi esecuzioni pubbliche". Letta quella descrizione i ragazzi decisero che si sarebbero calati sui fondali della voragine; Camilla, Riccardo e Luna sarebbero rimasti nella catapecchia pronti a calare e a rialzare la gabbia con le leve mentre gli altri si sarebbero calati in quell'oscurità. Giunti in fondo al crepaccio i ragazzi accesero le lanterne che avevano nell'inventario e scoprirono la vastità di quel terreno insieme allo scheletro enorme di una creatura mostruosa, probabilmente il mostro della descrizione. Mentre la gilda controllava il perimetro vennero scoperte alcune entrate, sigillate con travi di legno, che conducevano a dei cunicoli scavati molti anni addietro. Lorenzo ruppe le tavole con dei pugni e i ragazzi si divisero per esplorarle. All'interno di esse i ragazzi assistettero ad uno spettacolo incredibile: minerali di colori diversi emettevano luci sfavillanti che si intrecciavano nell'aria creando giochi meravigliosi di colori, come se un arcobaleno inseguisse la sua stessa coda creando nodi e capriole di colori mai visti nel mondo, e, allo stesso tempo, rendendo inutile l'utilizzo delle lanterne; ma quelle gallerie erano anche abitate da dei Mangiapietre, esseri molto simili a degli alligatori ma con la pelle di roccia nella quale erano conficcati dei cristalli di vario colore; queste creature assalivano i viandanti con il loro peso e, a seconda del colore dei minerali conficcati nel loro corpo, erano in grado di castare determinati incantesimi (sputavano palle di fuoco, bombe d'acqua, pietre giganti ecc…). Sconfiggendo questi mostri Alessandro arrivò sul fondo di una galleria dove incontrò un NPC, il ragazzo subito gli parlò e lui gli disse queste parole "Ah… Salve! Il mio nome è Cadil; sono un combattente discendente dalla grande famiglia di Cadmo!" e pronunciò il nome del suo antenato picchiandosi il pugno sul cuore fieramente. Alessandro gli parlò nuovamente "Sai mi sono avventurato in queste grotte perché speravo di scoprire qualcosa sulla mia famiglia e sul mio antenato Cadmo". Parlò con lui una terza volta "Si dice che sia stato Cadmo a creare l'armatura che indosso e che l'abbia tramandata di generazione in generazione. Queste grotte contengono diversi tipi di materiali utili a creare armi e a infonderle quindi credevo che vi avrei trovato delle informazioni. Solo allora Alessandro osservò attentamente l'NPC: egli indossava un'armatura completa (guanti, gambali, corazza ed elmo) di un materiale che non riusciva a riconoscere; sembrava fosse un'armatura fatta con del materiale simile all'osso ma Alessandro non riusciva a capire come un'armatura in osso potesse essere efficiente. Il barbaro provò a parlare un'altra volta con il combattente "Ah! Scommetto che anche tu stai esplorando queste gallerie! Tieni questi oggetti allora, potrebbero tornarti utili!" e donò ad Alessandro la mappa delle gallerie e un marchio del ritorno. Da quel momento ogni dialogo seguente fu "Beh, ci rivedremo in giro!" Alessandro corse allora alla ricerca dei suoi compagni e gli raccontò dell'incontro avuto con l'NPC ma, non appena tornarono al luogo dove i due avevano parlato, questi era sparito. Claudio dedusse subito che si dovesse trattare di una questline che il barbaro aveva attivato con quel suo discorso e, seguendo la mappa, il gruppo decise di continuare l'esplorazione. Osservando attentamente la mappa notarono che due stanze di forma identica si trovavano a due estremità opposte della caverna e decisero quindi di esplorarle scoprendo qualcosa di incredibilmente bizzarro: le due stanze, scavate anch'esse nella roccia, erano praticamente identiche tranne per il fatto che, in una di esse, i minerali che fuoriuscivano dalle pareti erano di colore bianco mentre nell'altra erano di colore nero (all'interno di questa stanza fu necessario per la gilda riaccendere la lanterna), comunque, entrambe le stanze, presentavano dei profondi buchi nel suolo come se un qualcosa fosse stato sradicato da quel terreno.
Dopo aver terminato l'esplorazione delle caverne, trovando unicamente delle gemme che un fabbro avrebbe potuto utilizzare per infondere le armi della gilda, Claudio utilizzò l'abilità dei suoi stivali per ripercorrere verticalmente il crepaccio e avvisare gli altri componenti della gilda di ritirare su la gabbia.
Alessandro da allora cercò in continuazione Cadil, in ogni piano, ma, fino ad allora, le sue ricerche si rivelarono inutili.
"Nemmeno dopo aver ispezionato il piano 12 la prima linea è riuscita a darti qualche informazione?" chiese Lorenzo all'amico mentre si versava un bicchier d'acqua.
"Niente di niente…"sbuffò Alessio sconsolato "Tu invece? Hai trovato tracce di Nicolò?"
"Ma va! È sparito nel nulla… È quasi un mese che nessuno ha sue notizie…"
"Quindi devo supporre che neanche gli altri abbiano scoperto qualcosa… A proposito degli altri" aggiunse il ragazzo guardandosi intorno "Dove sono tutti?"
Lorenzo iniziò ad elencare contando sulle dita "Allora… Camilla è in missione fino a domani sera con Linton, Roberto e Riccardo stanno dormendo perché domani mattina hanno una missione molto presto e Claudio e Luna non ho idea di dove siano ma probabilmente staranno tubando tra loro"
"Ah capisco… A questo punto è meglio che anche noi si vada a dormire… Domani potremmo andare a cercare qualche missione sulla bacheca di Salieno"
"Non è una cattiva idea" osservò Lorenzo mentre si dirigeva verso la porta della loro stanza "Almeno potremo distrarci un po'"

La notte era splendida, i membri della sua gilda stavano dormendo e da Nicolò neppure una notizia. Non rispondeva neppure ai messaggi. Non si poteva dire che Claudio fosse preoccupato, sapeva che l'amico era in grado di cavarsela quindi non aveva nemmeno provato a cercarlo. Saltò, si aggrappò ad un ramo e si tirò su, poi raggiunse la cima di quel primo albero del bosco, quello proprio sul limite esatto della loro proprietà, che gli dava una vista limpida sulla casa e su gran parte della zona circostante. Assaporò la brezza notturna che gli accarezzava il viso, erano passati due mesi da quando aveva ritrovato Luna, eppure la notte molto spesso non riusciva a prendere sonno, anche se lei era nel letto a fianco a lui. Socchiuse gli occhi. In quel mondo erano praticamente tutti composti di dati, ma le coscienze erano le loro, lo sapeva per certo. Amava Luna, ma quello era solo un contenitore. Modellato a forma di Luna e con la coscienza di Luna, ma era solo un contenitore. Ripensò a quei due mesi, un numero assurdo di ricordi irruppe nella sua mente. I nemici sconfitti, i luoghi scoperti, la sparizione di Nicolò... I vari boss che avevano sconfitto… quelli al piano 5, 8 e 10  aveva dedotto essere combattenti simili a Fhue, soldati scelti presenti al famoso rituale, due erano grandi bestie, piene di corna, zanne, speroni… affettuosamente soprannominate “ i grandi ricci gemelli” dalla prima linea. Li avevano incontrati al piano sei e sette. Il boss del piano nove invece era un semplice blocco di pietra senziente, tanto lento quanto resistente, che si divertiva a saltare e schiacciare i giocatori. Le venti perdite di quei mesi le avevano subite tutte in quella bossfight…
Erano inoltre riusciti a batterlo solamente grazie alla presenza dei caster d’acqua, lo stesso Hyrtang aveva dato una mano consistente. E poi il boss del piano undici… era particolarmente orgoglioso di come fosse stato sconfitto quel toro metallico. Un lavoro perfetto marcato Vitriol. I membri della gilda erano riusciti a fermare la sua inarrestabile corsa grazie ad un colpo alla Joe di Maggio sferrato con il piatto della lama di Alessandro e vibrato con un tempismo perfetto ed una forza inaudita sulla testa corazzata della bestia, atterrata poi da un cazzotto alla Tyson sferrato da Lorenzo dopo che Riccardo lo aveva buffato con tantissimi incantesimi protettivi, per evitargli il contraccolpo. A quel punto Camilla aveva concentrato le proprie fiamme in un unico punto, che corrispondeva al collo del mostro, facilitando il lavoro di Roberto e Alessandro, che riuscirono letteralmente a raschiare via parte della corazza in metallo con le proprie lame. A quel punto lui e Luna aveva sferrato entrambi un colpo potente sulla nuda carne del nemico,  andando poi a continuare il taglio ognuno in una direzione, riuscendo a decapitare totalmente la bestia, senza incontrare la resistenza del metallo caldo. Ancora rideva pensando alle bocche spalancante di Linton e dei membri della gilda del sangue del grado, ma soprattutto rideva del grido di rabbia di Orias, privato per l’ennesima volta del piacere dello sferrare l’ultimo colpo al boss.
Due mesi densi. Il tempo passato senza Luna gli era parso infinito, quei due mesi erano volati invece. Si rese conto che anche se  fossero tutti solo contenitori di dati o meno quel periodo lo avevano effettivamente vissuto, erano passati attraverso importanti esperienze. Tutti loro stavano vivendo un qualcosa di unico, irripetibile e tremendamente reale. Per un attimo si chiese nuovamente perché quel mondo era stato creato, perchè creare una tale meraviglia ed adibirla poi a crudele carcere, coi carcerieri pronti a mandarti alla forca? Constatò subito però che mai avrebbe saputo la risposta e come tutte le precedenti volte che quel quesito aveva fatto capolino dal fiume dei suoi pensieri accantonò quella domanda.  Eppure stavano vivendo una vera e propria esperienza di vita…
“ Un’esperienza di vita eh…” pensò “ Già. Un’esperienza di vita. La vita si vive. Un gioco si gioca, è separato dalla vita reale. Può emozionarti, può stupirti, ma è pur sempre solo un gioco. Se questo fosse stato un gioco normale non ci saremmo aiutati l’un l’altro, non avremmo dato il cento per cento per sopravvivere. Non avremmo pianto i compagni morti. Non avremmo vissuto ogni attimo come se esso stesso potesse essere l’ultimo della nostra vita. Non avremmo mai colto dettagli, non avremmo mai gioito di reale cuore delle scoperte fatte… Tutto questo possiamo vederlo come sequestro di persona, come omicidio di massa probabilmente, come follia, pazzia, odio, insensatezza perfino. Però…”
Però più ci pensava e più riusciva a comprendere le ragioni di esistere di quel mondo. Criticava l’ideatore, i programmatori? Li accusava per quello che avevano fatto? Davvero era sua intenzione giudicarli per avergli donato uno scopo nella vita?  Quel posto era troppo bello, le persone erano bene o male schierate sotto la stessa bandiera, quasi nessuno si reputava superiore agli altri e tutti lavoravano assieme per un solo ed unico grande obbiettivo. Era quindi un crimine unire indissolubilmente così tante persone così tanto diverse tra loro? Probabilmente no, in fondo in fondo.
Un rumore sull’albero lo riportò alla realtà. Non perse neppure tempo a domandarsi chi fosse.
“ Non riesci a dormire, tesoro?” la ragazza lo raggiunse sul ramo
“ No, troppi pensieri”
“ Di che genere? Se sono meglio io o se è meglio mollarmi  per mettersi con River?”
“ SI”
“ Eemm… non ho capito bene, sai? Forse intendevi dire di no e che certi pensieri non sono mai passati ne mai passeranno per il tuo cervello, vero?”
“ E se invece io avessi detto sì proprio per intendere una risposta affermativa?”
I due si guardarono negli occhi, poi risero
“ Lo sai che tra me e River non c’è niente, sciocca” 
“ Sarà, ma tra voi due c’è troppa confidenza. Vè che me la detto Roberto cosa è successo il giorno in cui vi siete conosciuti”
Il ladro ridacchiò, ricordando quel giorno di mesi prima e della promessa fatta a Roberto.
“ Lo sai che lei è così con me. E poi adesso sta con Phones, quindi non è più sul mercato”
La ragazza gli tirò uno scappellotto.
“ Un giorno mi spiegherà questa sua fantastica abilità nel dire sempre la cosa meno opportuna alla sua donna, signor Renero” fece la ragazza con un tono di voce che fece rabbrividire il ragazzo
“ Sarò ben lieto di spiegarglielo, signora Renero” disse invece “Quando lei mi spiegherà cosa pensa io intenda con la frase “oltre a te non ci potrà mai essere nessun’altra”, però”
I due si guardarono torvi, poi si baciarono teneramente.
“ Sono contento che siate diventate buone amiche, voi due. Sai, sono sicuro che uscite a quattro divertenti come le nostre non le faccia nessuno”
“Già… andare in giro ad uccidere cose non è da coppiette normali” disse, fingendo un tono tremendamente serio, poi aggiunse “ ed anche con quegli altri due è bello passare del tempo, dai la coppia di fidanzatini”
“ Anche tu inizi? L’ho già detto a Phones, tenetevele per voi queste constatazioni”
“ Ma è vero! Quei due sembrano essere più compatibili di un polo negativo ed uno positivo!
Il ladro le lanciò un’occhiata omicida.
“Niente fisica, grazie. E poi c’è un altro problema per la loro relazione, sai?”
“ E quale sarebbe?”
“ Ecco, vedi: Hyrtang mi vede come un fratello ormai, Eleonor nel suo immaginario mi ha sostituito al suo”
“ Allora? Non ne vai orgoglioso?”
“ Certamente. Ma se entrambi mi vedono come un fratello, una loro relazione sarebbe tecnicamente un incesto, no?”
La ragazza lo guardò estereffata, poi scoppiò a ridere.
“Ma sei serio?” gli chiese, senza riuscire a frenare le risate
“Ma certo che no!” e si unì alla sua donna nel rallegrare la buia aria notturna con le loro limpide risate.
Dopo qualche minuto passato a fissare in silenzio i dintorni la ragazza si fece improvvisamente cupa
“ Sai.. con quei ragazzi mi trovo bene, davvero, ma…”
“Ma…?”
“ Ma mi spiace che non riesca ad andare molto d’accordo con gli altri membri della gilda… sono i tuoi amici di sempre, in fondo, però… non riesco a trovare punti di contatto tra di noi. Scusami”
 “ E DI COSA DOVRESTI SCUSARTI? Credi che se tu non sia amicona con tutti i membri della gilda io possa amarti di meno?”
“ No, ma…”
Lui la strinse a sé, la fissò negli occhi, poi le parlò con voce calma ma al contempo tremendamente decisa “ Ma niente. Tu sei così, è il tuo carattere questo. E ti amo per il tuo essere così tremendamente te stessa. Non cercare di cambiare per piacere agli altri, non hai nulla da invidiare loro. Sei un diamante. Non uno di quelli grezzi, ma uno di quelli lavorati per mesi. Hai raggiunto il grado di perfezione assoluta e dal mio punto di vista sei la donna migliore che abbia mai conosciuto. Non cercare di cambiare per compiacermi, perché per rendermi la persona più felice del mondo mi basta che tu rimanga quella che già sei”
 Luna lo fissava rapita, avvicinando lentamente le labbra a quelle del ragazzo
“ Certo che con un po’ di tette in più…” sussurrò suadente e distrattamente Claudio. Lei si arrestò improvvisamente, poi gli tirò un ceffone.
“ECCO, VEDI? RIESCI A ROVINARE SEMPRE TUTTO!”
“ Shhh, non urlare, che in casa dormono”
“ ED IO INVECE URLO QUANTO MI PARE!”
“ Non vorrai svegliarli vero? Cosa pensi che potranno mai pensare se ci vedono qua, soli soletti?”
La ragazza passò ad un trono provocante “ Perché? Stiamo forse facendo qualcosa di sbagliato?” chiese
“ Bhe, non ancora” 
“ Ecco, all…” ma Luna non ebbe il tempo di finire la frase che il ladro la zittì con le proprie labbra. Poi la prese in braccio e scese tranquillamente lungo il tronco dell’albero, senza interrompere quel bacio passionale. Iniziarono ad amoreggiare lì,  nel bosco, mentre in lontananza si iniziavano ad udire i brontolii del cielo. 
Il giorno seguente sarebbero andati in un altro piano per passare la giornata, amavano entrambi la pioggia, ma non era il clima migliore per passare del tempo di qualità all’aria aperta.
L'urlo bestemmiatore di Lorenzo, allora, squarciò il cielo come un tuono poi, quell'urlo, continuò "SE VOI DUE NON FATE MENO CASINO VI ARRIVA UN CAZZOTTO CHE VI SFONDO ANCHE IL CORPO REALE!"

Il mattino dopo la pioggia iniziò a bagnare la terre intorno alla città di Salieno arrivando fino ai territori della gilda Vitriol e spingendosi anche oltre. Lorenzo ed Alessandro vennero svegliati dal picchiettare della pioggia sul tetto di legno e subito si affacciarono alla finestra. Il cielo era stato reso grigio e basso dalle nuvole che ora celavano totalmente l'azzurro; in lontananza, tra i boschi che circondavano la casa, la gocce fitte confondevano il verde tremore delle foglie e creavano, cadendo su di esse, un suono più grave e magicamente naturale. I ragazzi allora volsero il loro sguardo verso la via che portava all'ingresso dell'edificio e si accorsero che qualcosa di scuro si avvicinava a loro molto lentamente. Scrutando oltre il velo della pioggia  si accorsero che quell'ombra era un carro trainato da un vecchio cavallo alla cui guida si trovava qualcuno avvolto in una lunga cappa nera e con un cappuccio in testa dello stesso colore che gli celava il suo volto.
"Chi diavoli è quello?" domandò Alessandro.
"Non ne ho assolutamente idea" rispose Lorenzo stringendo i pugni davanti a se "Non ho mai visto NPC qui nei paraggi quindi… Penso si tratti di un player"
"Ma chi dovrebbe mai passare lungo questa strada?" disse severamente il barbaro. Effettivamente la sede della gilda si trovava lontano dalla strada principale; c'era solo una via che conduceva fin lì ma si interrompeva bruscamente davanti alla loro porta.
"Avrà intenzioni ostili?" chiese Alessandro a sé stesso e all'amico estraendo lo spadone dal fodero che portava sulla schiena.
"Non ne ho idea" mentre Lorenzo pronunciava quelle parole l'uomo incappucciato fermò il carro "Ma in queste occasioni è meglio non dare nulla per scontato" e si fermarono dall'altra parte dell'uscio. Il chierico fece vedere all'amico che iniziava un conto alla rovescia con le dita a partire da tre, mentre abbassava il pollice l'uomo scese dal carro, quando abbassò l'indice lui si trovava davanti alla porta e allo sparire dell'ultimo dito Lorenzo spalancò la porta e Alessandro appoggiò la punta del suo spadone alla gola dell'incappucciato e disse "Chi siete e cosa ci fate qui?"
L'uomo indietreggiò spaventato, poi alzò lo sguardo rivelando così i conosciuti occhi verdi e, sbarrandoli, urlò "Scherzi vero?! Volevate farmi avere un infarto?!"
"Nicolò!" esclamarono i due ragazzi all'unisono riponendo spadone e pugni.
"Chi dovrebbe essere se no in questi luoghi? Ora mi date una mano a scaricare il carro o mi lasciate qui a prendere l'acqua ancora per un po'?" chiese sarcastico il bardo.
"Il carro? Ma cosa ti sei portato dietro?" iniziò a domandare Alessandro mentre si avvicinava al carro.
"Ho riempito il mio inventario come ho potuto e qui c'è tutto il resto" spiegò Nicolò mentre apriva davanti a se l'opzione per scoprire il carico del carro dal telo con cui l'aveva coperto. Al di sotto di esso i due amici videro qualche centinaio di libri stipati in modo che non rimanesse spazio inutilizzato.
"Ma… Che…" balbettò sorpreso Lorenzo.
"Dai, dai; muoviamoci! È meglio non lasciare i libri sotto questa pioggia incessante!" disse Nicolò mentre si toglieva il cappuccio ed entrava in casa correndo nell'unica stanza lasciata vuota dalla gilda.

"Ora spiegami: come diavolo li vuoi sistemare?!" domandò indignato Alessandro mentre si faceva largo tra mucchi di libri.
La stanza dove si trovavano in quel momento i ragazzi aveva il pavimento ricoperto di montagne di libri di cui alcune arrivavano quasi a sfiorare il soffitto.
"Questo luogo è diventato una trappola mortaleeeeeEEEEEEH!" urlò Lorenzo mentre veniva schiacciato da una di quelle pile alte.
"Porca puttana Nicolò giuro che se esco da qua sotto ti meno male… Aspetta questo è l'Amleto di Shakespeare?" domandò afferrando uno dei volumi davanti a lui.
"Ah, sì; ti ho ricopiato tutte le commedie di Shakespeare in lingua e se cerchi bene dovrebbero esserci anche I tre moschettieri di Dumas e 1984 di Orwell…" spiegò Nicolò mentre lui e Alessandro davano una mano a liberare l'amico dal peso del sapere.
"Ah…" esclamò il monaco rimettendosi in piedi "Allora ti perdono"
"Ma ora ci spieghi come hai fatto ad avere tutti questi libri?" chiese nuovamente il barbaro.
"Vi ricordate la biblioteca di Rajudai?" iniziò a spiegare lui e, dopo l'annuire affermativo degli amici, aggiunse "Viene aperta  per ogni giocatore una volta ogni 20 giorni ed io ho deciso di lasciarmi chiudere dentro per quell'intervallo di tempo in modo di copiare tutti i libri per cui avevo interesse"
"E immagino che tu abbia ricopiato tutti i libri di letteratura italiana, greca, latina e tutti i tuoi amati libri del romanticismo vero?" iniziò a ridacchiare Lorenzo.
"Sì" disse con orgoglio il bardo "E anche i libri sulla lore di questo mondo!"
"Ok ma come hai intenzione di sistemare questo immenso casino?" domandò Alessandro mentre giocherellava con un volume di Ariosto.
"Semplice, mi date una mano a creare un po' di spazio davanti a quel muro?"
I ragazzi iniziarono a spostare i libri liberando completamente una parte del muro e un'area della lunghezza di mezzo metro davanti ad esso. Allora Nicolò digitò sul suo inventario e, nello spazio che erano riusciti a creare, comparve una massiccia libreria in legno di colore ramato divisa orizzontalmente in tre parti e verticalmente in otto scaffali, la parte centrale era aperta mentre le due laterali erano protette da ante in vetro recanti ciascuna una serratura in argento a forma di giglio.
"E questa da dove salta fuori?" disse Lorenzo mentre iniziava ad intuire quale sarebbe stata la prossima mossa dei ragazzi.
"Ho raggiunto la penultima abilità dell' "Area di Competenza" Artigianato Libri che si chiama "Teche e biblioteche" e mi rende possibile creare librerie ed affini" e, mentre diceva questo, iniziava a sistemare i tomi di letteratura italiana sula libreria e, man mano che si creava spazio, collocava nella stanza altre librerie finché nella stanza non ce ne furono esattamente 12, identiche, stipate di libri lasciandone però molti altri ammucchiati per terra. 
"Beh… direi che abbiamo finito" disse Alessandro abbandonandosi per terra.
"Non proprio" sorrise Nicolò.
"Oh mio Dio, ti prego, no! C'è un altro carro?" e il barbaro svenne.
"Ma no! Niente di tutto questo!" e, aprendo nuovamente l'inventario, collocò una teca di vetro e legno nero ponendo al suo interno un libro che prese direttamente dal suo menu.
"Fammi indovinare? Una Divina Commedia?" rise Lorenzo.
"Assolutamente sì!" e la risata di Nicolò gli fece eco "Comunque vi spiego un'altra cosa di queste librerie: quando vi avvicinate ad una di esse potete avviare l'opzione "cerca" " così il bardo si avvicinò ad una delle librerie e davanti a lui comparve il prompt con la scritta "Cerca" e uno spazio in cui digitare "Una volta che scrivete una parola, specificando se si tratta di un titolo o di un autore o, se volete fare una ricerca sulla singola parola, senza indicare altro, ad esempio proviamo… "Saul (Titolo)" i libri relativi si illumineranno" e infatti, dopo aver digitato le parole, il dorso di un libro si illuminò "Ta-dan!"
"Quindi ora abbiamo una biblioteca privata… eh?" sbuffò Alessandro rimettendosi in piedi "Vorrà dire che in questa stanza io non ci rimetterò più piede" ed uscì chiudendo la porta dietro di sé lasciandosi alle spalle la risata dei due amici.

La notte era calata e la gilda Vitriol aveva iniziato ad accendere le lampade per illuminare le stanze della loro sede. I vibranti fuochi tingevano i legni, tessevano tenui melodie di crepitii allegri e donavano pace a coloro che venivano catturati da quella splendente visione, una pace che solo il tepore di un fuoco è in grado di donare. Roberto e Riccardo erano tornati da poco ed erano felici di poter finalmente rivedere Nicolò ma presto si gettarono sui loro giacili perché esausti dopo l'ultima missione, così, Alessandro, Lorenzo e Nicolò presero tre sedie ed un tavolo, si chiusero nella "biblioteca" e si misero a giocare a scopa.
"Sarà… ma io qua dentro sono ancora a disagio…" bofonchiò Alessandro.
"Noioso… Per me dovresti leggere di più…" suggerì Nicolò mentre giocava il sette di spade.
"Senti Alighieri, pensa più a giocare e un po' meno alla letteratura" rise Lorenzo prendendo il sette giocato in precedenza dall'amico con il sette bello.
Mentre i tre bestemmiavano tra un continuo rimbombo di risate la porta d'ingresso si aprì e Camilla irruppe nella stanza mentre Lipton rimase sull'uscio. I tre ragazzi salutarono le due avventuriere ma Camilla, non degnandoli di una risposta, si avvicinò velocemente a Nicolò e gli sferrò un sonoro ceffone sulla guancia destra. Avvenne tutto in meno di qualche secondo, Nicolò un momento prima stava festeggiando per aver fatto gli ori e il momento dopo sentiva la sua guancia pulsare dolorosamente, poggiò la sua mano al segno lasciato dalle cinque dita di Camilla e poi guardò i suoi occhi, gonfi di lacrime ed infuriati. 
"Lasciatemi sola con lui… Ora!" urlò Camilla rivolgendosi al monaco e al barbaro i quali, senza opporsi o rispondere in alcun modo, si alzarono dalle sedie e, varcata la soglia, vennero separati dai due compagni quando Lipton chiuse la porta della biblioteca.
Camilla aveva il capo chino e Nicolò la osservava intuendo il perché di quel gesto, intuendo il perché di quei suoi occhi gonfi e aspetto che si fosse un minimo ripresa, avrebbe ascoltato le sue parole e poi le avrebbe detto un qualcosa.
"SEI UN IDIOTA!  ABBIAMO TROVATO UN MINIMO DI PACE E TU SPARISCI NEL NULLA?! STAI CERCANDO DI DIVENTARE UN SECONDO CLAUDIO?! NON PUOI FARCI STARE IN PENA PER UN MESE SENZA FARCI AVERE TUE NOTIZIE! COSA CAZZO TI PASSA PER LA TESTA?! NON PUOI IMMAGINARE QUANTO IO SIA STATA IN PENSIERO PER TE! COSA TI COSTAVA INVIARE UN MESSAGGIO IN CUI DICEVI "Ehi ragazzi, sparisco per un po', non preoccupatevi"?! SEI UNO STRONZO, UN MENEFREGHISTA, UN EGOCENTRICO! UN EGOISTA!" Mentre Camilla urlava addosso all'amico queste cose, rendendo inutile la chiusura della porta per evitare che gli altri sentissero, le lacrime iniziarono a scenderle lentamente dagli occhi. Nicolò se ne accorse e, consapevole del fatto che la ragazza avesse ragione, iniziò a dire "Hai ragione… Hai completamente ragione… Sono un idiota egoista ed è per questo che mi sono allontanato dalla gilda senza dire niente a nessuno… Dopo che Claudio ha ritrovato la sua Luna una morsa ha iniziato a stringere il mio cuore, un'invidia cupa, malsana, eppure terribilmente umana… Mi ripetevo "Perché lui sì ed io no? Perché Luna è viva mentre Teresa è…" " le parole di Nicolò gli si strozzarono in gola "Mi sono sempre associato agli spiriti dei poeti romantici, agli ideali del titanismo, all'amore di Cyrano, di Dante e di chi si vide strappare il cuore davanti agli occhi da una donna con lo sguardo che racchiude il pianto dei dannati e che si ostina a ripetersi che il suo amore è più forte della morte stessa! Eppure… Ogni tanto temo che queste mie parole si dissolvano nel nulla… Si rompano nel silenzio… E quando ho iniziato a sentire l'invidia ribollire in me… Beh è stato come se il mio mondo stesse per crollare… Allora avevo bisogno di ritrovarmi e, l'unico modo in cui avrei potuto farlo, era immergermi negli inchiostri che mi hanno cresciuto, nelle parole che mi hanno sempre guidato" Camilla ascoltava le parole di Nicolò come se le avesse aspettate da quando li aveva lasciati; aveva bisogno che lui ammettesse il suo errore e che rivelasse quel perché che, la ragazza, aveva solo intuito. "Ed ho capito quanto mi sono comportato da stupido… Non cambierei mai quello che sono: i miei ideali, i miei sogni, il mio amore per Teresa sono le cose a cui più tengo… Era da tanto che non leggevo Aiace e in quel momento mi sono ritrovato… Anche Guccini lo cantava: ne L'Avvelenata lui parte dicendo "Ma se avessi previsto tutto questo… credete che per questi quattro soldi avrei scritto canzoni?", lui inizialmente spiega come avrebbe rinnegato tutto ciò che ha fatto, come avrebbe rinunciato a tutto eppure, enumerando quel tutto, si rende conto che "se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso"! Anche lui alla fine decide di non cambiarsi, proprio come me! L'invidia resterà ma senza degli ostacoli da affrontare come potremmo dimostrare la nostra virtù?" le parole del bardo si alzavano pian piano, il loro spirito, inizialmente in ginocchio, tornava pian piano ad alzare il capo, fiero, come chi sfida la morte con il sorriso sulle labbra e tornò a volare in quel cielo di ideali antichi e di sogni di giustizia.
"Ma lasciamo stare i mi sproloqui alfieriani" e, dicendo questo, guardò Camilla direttamente negli occhi; quelli di lei erano ancora gonfi del pianto mentre nei suoi tornava a fiammeggiare il suo spirito di pagine rilegate "Sono desolato di avervi, e di averti, fatto patire così a lungo… Sono stato un infame, lo so, ma aveva bisogno di aver la certezza di rimanere nella mia solitudine; se vi avessi detto dove ero diretto e perché mi avreste seguito o avreste provato a darmi una mano ma avevo bisogno di rialzarmi da solo questa volta… Scusami ancora" e sorrise spontaneamente all'amica.
Camilla era ancora arrabbiata con Nicolò eppure quel discorso così spontaneo e sincero aveva disteso la sua anima, l'aveva fatta sentire meglio… Non aveva ancora perdonato del tutto l'amico, il suo modo d'agire era incomprensibile per lei, ma l'avrebbe accettato, aveva solo bisogno di tempo.

Linton stava contemplando il cielo tornato sereno dopo l'acquazzone che aveva celato il sole per tutta quella giornata. Contemplava quelle stelle così lontane, così remote nella sua mente mentre aspettava.
"Scusa se l'ho fatta aspettare così a lungo" disse una voce proveniente da dietro di lei "Ma il ceffone di prima faceva ancora male ahahah" aggiungendo questo Nicolò si fermò accanto al generale.
"Orpheus ti ho già detto di darmi del tu" sorrise lei.
"Ha ragion… Hai ragione, scusami" rispose poggiando la mano destra sulla nuca "E grazie per aver aiutato Minneritt"
"Figurati, lo sai che non mi è d'alcun intralcio… Ma devo ammettere che, quando mi hai chiesto di tenerla d'occhio perché saresti rimasto via per un mese, mi hai spaventata ahahahah"
"Immagino e mi dispiace terribilmente ma temevo che, dicendoti altro, avresti potuto informare anche lei. Comunque la prima linea come sta proseguendo?"
"Da quando te ne sei andato abbiamo sconfitto altri due boss e i tuoi compagni di gilda si sono rivelati incredibilmente abili… A proposito… Ora che sei tornato avrei piacere di domandarti una cosa: accettereste, tu e Claudio, il grado di colonnello?"
"Il grado di colonnello?" ripeté stupito il bardo "Ma è lo stesso di Salazar e Tempesta! Anche i cinque, pur con alcuni privilegi, hanno quel grado… Sei sicura che…"
"Ne sono certa" sentenziò lei interrompendolo "Vi siete rivelati abili tanto nell'azione quanto nella tattica; il grado di colonnello vi concederebbe di partecipare alle sedute per elaborare le tattiche di guerra, di formare personalmente il vostro party e anche di formare la vostra squadra per studiare, sempre che voi lo vogliate e che gli altri siano concordi a ciò, il boss prima della bossfight"
"Beh… È un onore ed un privilegio ricevere questa investitura da lei generale" disse accompagnando le sue parole con un profondo inchino.
Linton arrossì leggermente e rispose all'inchino del ragazzo "Lo prendo come un sì?"
"Assolutamente madame!" rise lui. 
Mentre i due stavano ridendo insieme sentirono i passi di due persone avvicinarsi a loro. Si voltarono all'unisono e videro Lorenzo e Alessandro che, battibeccando, si avvicinavano verso di loro.
"Credo che i tuoi amici siano qui per te Orpheus… Sarà meglio che io me ne vada, state attenti e ci vediamo alla prossima bossfight!" disse lei poi iniziò ad allontanassi dalla sede della Vitriol.
"Arrivederci Linton e a presto!" urlò il ragazzo versa la sua direzione.
"Non dirmi che ora ti viene dietro anche il generale della prima linea" scherzò Lorenzo con sguardo ammiccante.
"Gne gne gne" bofonchiò Nicolò rispondendogli "Smettila di dire puttanate… Ah! A proposito!" ricordandosi di qualcosa aprì il menu e digitando su un paio di comandi fece apparire, davanti a Lorenzo, una finestra che diceva "Accetti dono da Orpheus?". Il monaco accettò il dono e andando a cercare nell'inventario lo trovò "Pipa lunga. Una pipa comune nelle terre vicino a Gredji; molti stregoni aiutano la loro concentrazione fumando in esse particolari misture create da alchimisti più o meno abili che possono arrivare anche a potenziarne temporaneamente le caratteristiche"
"Oh mio Dio che figata!!!" disse digitando sull'oggetto e facendolo comparire davanti a se "È uguale a quella di Gandalf!!!"
"Quando l'ho vista ti ho pensato ahahah" rise Nicolò "Poi ne ho presa una anche per me, ho sviluppato l'abilità di botanico e i livelli necessari nell' "Area di competenza" Alchimia necessari per creare le misture" e mentre aggiungeva questo prese dal suo inventario la sua pipa, di forma molto classica, e un sacchetto che conteneva la mistura di cui stava parlando.
"Mi mancava fumare" esultò Lorenzo mentre metteva parte del contenuto del sacchetto nel camino della sua pipa e, dopo aver digitato sul comando "Accendi" iniziò a tirare boccate dalla pipa.
"Scusa Ale ma dato che te non fumi…" disse Nicolò dopo aver tirato anche lui qualche boccata dalla pipa.
"Non ti preoccupare ahahahah" sorrise lui sereno "Comunque… Sei stato via più di 20 giorni… Cos'hai fatto nel resto del tempo?"
"Bah niente di che: ho livellato un po', comprato qualche oggetto" bisbigliò qualcosa di incomprensibile "Sbloccato nuove abilita e…"
"Scusa, scusa" lo interruppe il barbaro "Cos'hai detto?"
"Sbloccato nuove abilità?"
"Prima"
"Comprato qualche oggetto?"
"Dopo"
Il bardo bisbigliò ancora qualcosa di incomprensibile.
"Scusa?"
"Ho incontrato Lesen e Euridice…" bisbigliò ma Alessandro riuscì comunque a sentirlo.
"COSA CHECCOSA?!" esclamò Alessandro mentre Lorenzo si strozzava con del fumo andatogli di traverso.
"Mi hanno trovato mentre giravo per il primo piano…Non è colpa mia" disse abbozzando un falso pianto in mezzo al fumo che continuava a sollevare.
"Vabbè io non so più cosa dire" disse il barbaro sollevando le braccia e lasciandole ricadere rumorosamente lungo i fianchi.
I tre amici scoppiarono a ridere e rimasero ancora qualche minuto fuori, a contemplare quel cielo che pareva ridere con loro.

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Capitolo 15
*** Quest ***


"Ma… dov'è finito Orpheus?" Domandò Lorenzo ad alta voce guardandosi intorno. Aveva posto quella domanda perché credeva di avere Alessandro accanto ma, in realtà, l'amico stava correndo trafelato da un lato all'altro della strada chiedendo ad alcuni gruppi di giocatori se avessero incontrato o meno l'NPC Cadil. 
"Ma perché mi ritrovo sempre a girare con questi due spostati?!" si chiese il monaco dando vita ad un nuovo un monologo di stampo shakespeariano.
Lorenzo, Alessandro e Nicolò avevano lasciato da poco la sede della gilda per concedersi un giro di perlustrazione di Salieno. Salieno era una città non molto grande e la sua stessa architettura ingannava i visitatori, i quali, si credevano all'interno di un paesello di frontiera: molti NPC attraversavano le vie cittadine con i loro greggi di pecore per portarle a pascolare sulle colline vicino alla città, altri trasportavano anfore e secchi ricolmi d'acqua dai pozzi e fagli abbeveratoi cittadini alle rispettive case, il ciottolato che formava le vie era poi percorso da carri ricolmi di fieno che, sussultando, facevano ricadere qualche ciuffetto di paglia sulla testa di qualche ragazzino che stava giocherellando con una palla mentre un cane stanco si riposava all'ombra di un'edera che si arrampicava su di un muro in pietra; appesi ai balconi, poggiati accanto alle porte, o anche semplicemente collocati lungo le strade si trovavano dei piccoli vasi d'argilla che contenevano dei fiori simili ai gigli, alcuni di colore bianco ed altri rossi come il tramonto di alcune sere autunnali. Era un'atmosfera così semplice e allo stesso tempo così confortevole che, passeggiando qua e là, osservando la bellezza dei colori e della quotidianità, ti sentivi semplicemente felice, sereno. Lorenzo sentiva tutte queste cose, si accorgeva dei movimenti così naturali degli NPC che lo circondavano; alzò lo sguardo al cielo e pensò sorridente "Alla fine, qui, non è poi così male".
"Niente di niente" sbuffò Alessandro avvicinandosi all'amico "Nessuno ha saputo darmi informazioni riguardo a Cadil… Magari devo dare tempo al tempo" e alzò le braccia come a mimare un "Eh vabbè".
"Salute miei guasconi!" urlò una voce alle spalle del monaco e del barbaro. I due sobbalzarono un attimo e subito si voltarono per capire chi ci fosse alle loro spalle e videro Nicolò che indossava un nuovo cappello: si trattava di un tricorno verde come uno smeraldo, con un sigillo nero sul lato destro raffigurante un occhio spalancato e, sul lato sinistro, una lunga penna nera.
"Ma che diavolo ti sei messo in testo?" chiese Lorenzo indicando con tono accusatorio il copricapo dell'amico.
"Bello eh? L'ho comprato adesso" rispose lui sistemandoselo per bene in testa "Si chiama "Tricorno dell'occhio", prende il nome dal sigillo qui a destra" e dicendo così sfiorò il sigillo che, al tatto, ricordava la ceralacca "È molto alfieriano non trovate?"
"Mah… A me sembri un tocco" lo canzonò il monaco.
"Gné, gné, gné" disse il bardo accompagnando i versi con delle boccacce "A me piace e basta" e poi scoppiò a ridere.
I tre continuarono a passeggiare lungo la via finché non arrivarono in una piccola piazza, circolare, larga una quindicina di metri divisa in due da un canale circolare pieno d'acqua; al centro di essa si trovava una fontana non in funzione a cui ci si poteva avvicinare mediante dei piccoli ponticelli in pietra. La piazza era circondata da diversi edifici le cui finestre si affacciavano su di essa ed era accessibile solo attraverso le porte di questi ultimi o mediante due stradine che arrivavano ad essa; come nelle vie anche qui si trovavano diversi vasi ricolmi di fiori e, a ridosso di qualche muro, crescevano dei rami d'edera che arrivavano fino alle tegole rosse dei tetti. Qua e là un qualche NPC passeggiava tranquillo, dei ragazzini giocavano a rincorrersi e qualche giocatore si riposava su qualche panchina in legno verde.
"Quindi Cadil non si è fatto vivo nemmeno oggi?" domandò Nicolò rivolgendosi ad Alessandro.
"Un buco nell'acqua dietro l'altro" sospirò l'amico.
"Aspetta! Forse ho una mezza idea" esultò il bardo e, con una corsa che si concludeva con un salto, si poggiò in cima alla fontana guasta e lì si mantenne in equilibrio.
"Senti Spiderman se ti rompi l'osso del collo poi son fattacci tuoi!" gli urlò Lorenzo dal basso.
Nicolò allora, non curante della relativa vuotezza della piazza, iniziò a declamare con voce profonda e armoniosa la poesia "I limoni" di Montale. Gli amici lo guardarono come si guarda una zebra che cerca di remare su una zattera in mezzo all'oceano non capendo perché, come e nuovamente perché. Ma poi, quando Nicolò iniziò a pronunciare i versi "e i sensi di quest'odore che non sa staccarsi da terra", un numero sempre maggiore di NPC iniziava a comparire nella piazza e anche alcuni giocatori si fermavano per capire cosa stesse succedendo. 
"Le abilità di un bardo consentono di attirare persone utilizzando la musica o la poesia" iniziò a pensare Alessandro guardando la gente che lentamente volgeva gli occhi all'amico che continuava, con aria solenne, a declamare i versi "In un gioco normale molti bardi tenderebbero a fare questo ma, già di principio, di bardi ce ne sono pochi e, in più, essendo questo un gioco mortale, pochi si mettemmo ad utilizzare abilità che possono sembrare così inutili… Invece Nico… Si è specializzato anche in queste" e sorridendo riprese la ricerca di un qualcuno che avesse visto Cadil.
"Certo che è un agorafobico veramente strano" sussurrò tra sé e sé Lorenzo "Posso capire che fino a quando sarà concentrato sui versi la folla non gli darà problemi ma quando sfinirà e dovrà farsi largo attraverso questa… beh… ci sarà da ridere" mentre diceva questo il monaco si era voltato per allontanarsi dalla folla ed aveva urtato, accidentalmente un NPC che indossava una maglia rossa, qualche elemento di protezione qua e là su gambe e braccia e che portava in testa un elmetto in cuoio rinforzato; avrà avuto ad occhio e croce una quarantina d'anni e, non appena Lorenzo si fu scusato come se avesse urtato una persona reale, l'NPC gli parlò "Oh… Ma tu sei un monaco!"
Lorenzo lo guardò curioso e decise di parlargli nuovamente "Ah! Mi presento: mi chiamo Clereo e sono un fabbro. Vorrei chiederti un favore: da tempo sogno di forgiare un set unico per un monaco ma mi mancano i materiali… Se tu potessi procurarmeli io potrei donarti in seguito quell'equipaggiamento… Allora, accetti?"
Il monaco rimase scettico riguardo quella richiesta: cosa ne avrebbe guadagnato il fabbro? Però l'allettante offerta di un set unico per lui lo attirava e decise perciò di accettare la richiesta.
"Amici!" sentendo la voce di Nicolò Lorenzo si voltò di colpo e vide l'amico che non scendeva dalla fontana a causa della folla che si era disposto attorno ad essa "Mi date una mano a scendere?"

La taverna era buia e affollata, nonostante fosse al piano nove e fosse ora di pranzo. Gli infissi erano chiusi, la porta principale era chiusa e la poca luce disponibile proveniva da una decina di lampade ad olio. Ma gli avventori non parevano farci troppo caso, erano troppo intenti a mangiare, giocare d’azzardo o prendersi a male parole. Roberto si guardò intorno, alla ricerca di qualche altro giocatore appena entrato, ma si rese conto che in quella bettola c’erano ancora solamente NPC. Sbuffò. Erano quelli di cui aveva bisogno, ma si stava annoiando a morte. Non erano particolarmente loquaci. O almeno, lo erano finché un qualche giocatore non avesse interagito con loro. Al che scattavano i dialoghi. Per carità, ancora non si ricordava di aver sentito due NPC  fare lo stesso identico dialogo, però erano tutte cose molto standardizzate, nulla che gli interesse più di tanto. Apprezzamenti su donne, storie di famiglia, constatazioni sul tempo, luoghi convenienti per fare acquisti ma neppure lì era riuscito a scoprire nulla. Di certo il difficile modo di interazione con gli altri abitanti di quel mondo giocava a suo favore. Solo una volta su cinque trovava il popolano che rispondesse direttamente alla sua domanda e non partisse con la propria scia di dialoghi. Per di più le risposte dirette erano sempre negative.  Era dal giorno prima che non menava le mani e quel favore per Claudio lo stava scocciando sempre di più.  Si versò un altro bicchiere di vino, trattenne tra le dita il calice qualche secondo, ne annusò il contenuto e lo bevve lentamente, assaporandone ogni singolo sorso. Certo, non poteva dirsi che quello fosse il vino migliore che avesse mai bevuto, la gradazione alcolica era poi troppo elevata per i suoi gusti. E poi non era una delle sue adorate birre belghe. Però infondo il luogo in  cui lo stava consumando era stato costruito per dar da mangiare e bere alle persone meno abbienti di quella città, non poteva certo aspettarsi Chianti e Cabernet. Se ne versò l’ultimo mezzo bicchiere e tornò ad annusarlo. L’alcol gli punse nuovamente le narici. Quanto stava adorando il poter usufruire appieno dei proprio sensi sebbene si trovasse all’interno di un gioco... Lasciò qualche moneta sul balcone, avidamente raccolte dall’oste, che subito passò con lo straccio umido che aveva appoggiato alla spalla a pulire. Si alzò dallo sgabello, passò dietro ad un paio di NPC che giocavano a carte, poi uscì in strada. La luce solare lo investì improvvisamente, facendogli stringere gli occhi e portandolo a ripararseli istintivamente con la mano che dovette subito spostare sul naso, assalito dal tanfo selvaggio dello sterco. Claudio gliel’avrebbe pagata, eccome se lo avrebbe fatto. Sperò solo di non dover trovarsi in mezzo ad una rissa di strada in quel postaccio. Già senza la sua armatura non si sentiva affatto sicuro, vestito solo di vesti logore si sentiva direttamente nudo. Magari lo avrebbe aiutato nel guadagnarsi la fiducia di qualche cittadino in più, ma non vedeva l’ora di cambiare quell’abbigliamento. “ Macché rissa di strada” si ritrovò a pensare “questa è pur sempre zona sicura”
Sgusciò tra un paio di ragazzini che trasportavano pesanti casse di frutti, poi da dietro allungò una mano per prenderne uno. Il tentativo di furto fallì miseramente e si vide costretto a pagare una piccola multa, constatando felicemente che gli avevano rubato qualche moneta. Era un guerriero, non un ladro. In quel posto era alla mercé di qualsivoglia sorta di furfante. Inveì pesantemente, poi sentì un urlo sopra di sé. Fece appena in tempo a saltare verso il centro della strada che alla sua destra una scia di liquami rovinò sul terreno polveroso. Cadde un altro santo dal calendario. Quel posto stava mettendo a dura prova i suoi nervi. Si avviò verso una zona meno lurida della città di Hodtburg, in modo da non rischiare ulteriormente docce poco gradite. Evitò i quartieri ricchi del centro, così vestito si sarebbe sentito troppo a disagio e si rifugiò in una locanda meno squallida della precedente. Si rifugiò in uno sgabuzzino e si rimise la sua adorata armatura. Tornò poi nel salone principale e iniziò nuovamente con le proprie ricerche. “Ho una moglie e figli a cui badare, non posso rimanere in questa locanda tutto il giorno!”; “ Perché non vai a rompere a qualcun altro, guerriero?”; “Ottima giornata per la pesca, vero?”; “ Sai? Anch’io un tempo ero un avventuriero, poi per mia grande disgrazia mi sono sposato ed ora mi ritrovo tutti i giorni rinchiuso in questa città”. Tutte le risposte che ottenne non erano di alcuna utilità alla sua ricerca, dei 23 NPC interrogati nessuno gli aveva rivelato qualcosa che potesse servire a Claudio. Mandò quindi un messaggio al ladro, riferendogli dell’ennesimo insuccesso: Sapeva che avrebbe capito e non se la sarebbe presa, lui stesso gli aveva raccomandato di non esagerare nella sua ricerca e di non sentirsi assolutamente obbligato a scovare qualche informazione. Il guerriero sospirò, poi si avviò verso il portale cittadino. Avrebbe passato il resto del pomeriggio a buttare a terra qualche nemico, sentiva la mancanza dello stringere nella mano l’impugnatura della sua arma.   

Riccardo stava curando la zona del campo che la gilda, su consiglio di Nicolò, aveva deciso di occupare con le piante utili all'abilità Alchimia del chierico e del bardo. C'erano piante diversissime tra loro: alcune erano delle grandi foglie marroni che fuoriuscivano dal terreno, alcuni erano dei fiorellini gialli con i petali triangolari, altre erano dei piccoli cespugli bianche dove si intravedevano delle bacche color viola e altre ancora erano delle lunghe canne di bambù di color rosso. Era un tripudio di colori e di profumi quel piccolo angolo in cui, a Riccardo, piaceva rintanarsi un po' a pensare e a rilassarsi all'ombra degli alberi. In quel momento il chierico stava raccogliendo nell'inventario le bacche viola, chiamate Bacche di Lister, quando Camilla si avvicinò a lui "Ciao Rik!" lo salutò lei.
"Ah! Ciao Milla! Mi hai colto di sorpresa!" disse lui voltandosi in fretta.
"Gli altri sono già usciti tutti?" gli chiese lei.
"Penso di sì; oggi era il mio giorno di rimanere a sorvegliare la sede quindi credo che gli altri siano già andati in missione o analoghe" gli rispose lui mentre con, un pugnale, recideva una delle Canne di Rouge (le canne di bambù rosse) per estrarne il liquido all'interno.
"Ah perfetto… Io devo aspettare Linton che dovrebbe essere qui a breve" 
"Ah capisco! Ma hai fatto colazione?" chiese il chierico guardando la ragazza.
"Non ancora, purtroppo, mi sono appena svegliata" disse lei.
"Ah allora vieni!" il ragazzo le fece cenno di seguirlo con la mano e condusse la ragazza dietro un albero dove era collocato un tavolino in legno con tre sedie "Nicolò e Lorenzo, da quando Nico ha iniziato a confezionare degli infusi grazie all'alchimia, hanno creato questo spazio per bersi un tea ogni tanto"
"Wow è molto carino" disse lei sedendosi "Ma queste sedie e questo tavolo da dove vengono?"
"Lorenzo si sta specializzando nella falegnamerie e quindi, ogni tanto, crea del mobilio per la gilda; l'altro giorno cercavo Nicolò e, entrando in camera sua, ho visto che c'era un tavolino per giocare a scacchi e c'era Alessandro che lavorava per creare i pezzi per giocare"
"Quindi anche Alessandro si sta specializzando in…"
"Artigianato; già… Si stanno specializzando tutti in qualcosa…" disse lui accomodandosi.
"Te non pensi di fare qualcosa di simile?" gli domandò lei.
"A dire il vero… Pensavo di aiutare gli altri come dottore… Mi piacerebbe raggiungere livelli alti nella magia di Healing e di specializzarmi anche nella cura di altro" spiegò lui poggiando i gomiti sul tavolo.
"È un'idea bellissima" in quel momento Camilla ripensò a quando aveva incontrato Antigone e al suo nobile ideale, alla sua grande forza, ma poi allontanò da sé quei pensieri e disse scherzando " Ma non c'è niente da mangiare?"
"Izanog" chiamò in maniera calma Riccardo e, in quel momento, la sua tartaruga arrivò da lui galleggiando in mezzo all'aria mentre portava, in equilibri sul suo guscio, un vassoio con una teiera in ferro, una tazza e una ciotola di biscotti.
"Wow ma il tuo Izanog è cresciuto parecchio" disse lei carezzando la testuggine che era diventata grande circa 75cm.
"Eh già! Man mano che mangia cresce sempre di più ma mi auguro che ad un certo punto si fermi" spiegò lui mentre versava il tea nella tazza della ragazza.
"Grazie mille Rik" 
I due chiacchierarono per qualche minuto mentre Izanog innaffiava tranquillamente le piante con lo spruzzo d'acqua che emetteva dalla bocca.
"Più lo guardo, più mi ricorda uno Squirtle" rise Riccardo.
"Squirtle?" ripeté la ragazza curiosa.
"Massì dai! Il Pokémon…" e Riccardo si fermò un attimo a pensare poi riprese "Ah già… Te seguivi solo i Digimon" così, tra i due, scoppiò la millenaria guerra per il decidere chi fossero i migliori tra Pokémon e Digimon; la lotta però si risolse in un nulla di fatto perché, quasi subito, fortunatamente, arrivò Linton e, dopo aver salutato il ragazzo e la sua tartaruga, prese con se Camilla e partirono per la missione lasciando Riccardo a bofonchiare divertito mentre finiva di bere il tea.

“ Uh ecco! Questo sarà perfetto!”
“ Sicura che gli piacerà Langley? Non è niente di che in fondo! Piuttosto compragli una nuova arma. Sai? I giocatori di un certo livello ora possono trovare armi decenti anche ai piani inferiori ”
“ Allora, anzitutto chiamami Luna, ci conosciamo da parecchio tempo, in fondo! Altrimenti anche io smetto di chiamarti Eleonor ed uso il tuo username!” la ragazza sorrise all’indirizzo dell’amica “E poi scherzi dicendo che non è niente di che? Sono mesi che è senza e quando Claudio scoprirà che era proprio qui a Radjudai si mangerà le mani!”
“ Mah, voi italiani siete così strani…” disse la ragazza, riprendendo a farsi largo tra la folla dopo che l’amica aveva finito di pagare il negoziante
“ Non è che siamo strani” s’inserì Aldo “ è che ci sono certi argomenti sui quali siamo particolarmente sensibili!”
“ E questo sarebbe uno di quelli?” chiese Eleonor
“ Certamente! Per noi è un rito, come il tea degli inglesi!” rispose prontamente lo sciamano “ché quella roba acqua acqua che bevete voi americani!”
Luna e Aldo scoppiarono a ridere, mettendo in imbarazzo l’amica.
“ Ma è possibile che tu le debba sempre dare contro?” fece notare la ladra “ io non vi capisco, sembra quasi che siate…” ma si fermò in tempo, ricordandosi le raccomandazioni di Claudio “… due fratellini litigiosi”
“ Non siamo due fratellini litigiosi!” si lamentò Eleonor, incrociando le braccia
Luna ridacchiò a denti stretti “ Si si, come preferite” poi si rivolse a Hyrtang “ Comunque Aldo, ti hanno fatto sapere qualcosa?”
“ Sì, qualche minuto fa. Dicevano che avevano quasi fatto. Ci siamo dati appuntamento nella via del bazar principale, davanti alla bancarella di armature vicino alla piazza principale” rispose lo sciamano “ Non credo gli sia andata troppo bene”
“ Qualche minuto fa?” chiese la ladra “ perché non c’è l’hai detto subito? T’immagini la ramanzina che ci fa Claudio se arriviamo in ritardo? Lo sai com’è per queste cose!”
“ Scusa Eh, ma tu potevi anche chiedermelo” rispose il ragazzo “ mica posso pensare a tutto io qui!”
“ Come se tu abbia mai pensato a qualcosa…” bofonchiò Eleonor. Hyrtang la sentì ed iniziò a battibeccare con l’amica. Luna li guardò divertita dare spettacolo in mezzo alla strada, perdendosi a rimuginare sul pensiero fisso che tra i due c’era molto di più di quello che davano a vedere, ma venne poi bruscamente richiamata all’attenzione da Eleonor, che aveva iniziato a parlare al suo indirizzo.
“ Toglimi una curiosità Luna” iniziò a dire la chierica 
“ Dimmi pure, Eleonor” rispose lei
“Perché siamo dovuti comunque venire fin quaggiù? Non avevate annullato l’incontro dicendo che Nicolò avesse copiato parecchi libri delle biblioteca, molti che riguardavano anche la lore del gioco?” 
“ Si, certo. Ma quelle erano soprattutto storielle. Abbiamo controllato e ricontrollato ma non siamo riusciti a trovare nulla che non riguardasse il sovrano di questo mondo. Leggende su di lui, odi, racconti di gesta….”
“ Nulla che trattasse né del rituale di cui parla spesso Claudio, né informazioni su Fastre o robe del genere insomma” constatò lo sciamano
La ladra annuì lentamente col capo. Poi riprese ad avanzare, in direzione della piazza principale.
In quei mesi Rajudai era sempre stata una città chiassosa e affollata, piena zeppa di giocatori,  nonostante ci fossero molte città nei piani più alti praticamente deserte. In molti erano riluttanti ad abbandonare il piano 0 e l’1, avevano ancora troppa paura sebbene i membri della prima linea avessero più e più volte assicurato loro che non ci fosse nulla da temere e che spostarsi di un paio di piani con la dovuta attenzione non era un’impresa proibitiva. Ciò portava ad un sovraffollamento delle primissime città del gioco anche se queste erano state ideate per ospitare in ogni modo un elevato numero di persone. 
Luna sgusciò tra l’ennesimo gruppetto di persone intente a chiacchierare ed ad occupare la strada, poi si gettò in un vicoletto laterale un po’ meno affollato, seguita a ruota dai due ragazzini e senza perdere la presa sul sacchetto che stringeva in mano. Avrebbe potuto inviarlo al proprio ragazzo senza problemi, ma in quell’occasione avrebbe preferito darglielo di persona, soprattutto poichò ne conosceva il contenuto. Si fermò quindi a consultare la mappa cittadina, in modo da studiare un percorso che non prevedesse il passaggio per le vie che sapeva essere più affollate. Molti giocatori della classe ladro sceglievano infatti le popolose città iniziali come terreno di caccia per racimolare qualche oggettino o qualche spicciolo che li avrebbe agevolati. Guardò l’ora: quasi le quattro del pomeriggio. Sarebbero anche dovuti rientrare alla base in serata ed uscire dalla città con quella calca asfissiante era una vera e propria impresa. Sempre che Claudio volesse tornare alla gilda quella sera. La ragazza aveva la costante impressione che nell’ultimo periodo il ladro trovasse ogni motivo valido per passare sempre più tempo lontano dai suoi compagni. Erano sì spesso in giro con River e Phones, con Hyrtang e Queen, ma raramente andavano in missione con i membri della Vitriol al gran completo. Sostanzialmente ormai stavano tutti assieme quasi solamente nelle bossfight, eppure le avevano raccontato che il primo mese, prima che la ritrovasse, era sempre assieme a loro, tra marce serrate, esplorazioni di dungeon ed ogni qualsivoglia tipo di scontri. Tentò di scacciare questi pensieri dalla testa per rimanere vigile ed attenta nell’evitare incontri sgraditi. Percorse alla guida del trio i vicoletti a passo spedito, senza degnare di troppe attenzioni gli NPC che mendicavano abbandonati a terra, contro i muri o tra ripari improvvisati fatti di bastoni a stracci. Poi dopo un’improvvisa svolta a destra, la stradina si aprì, andando a sfociare direttamente nella piazza principale. 

"E quindi sono quelli gli uccelli del lago Finsalot?" domandò Alessandro osservando il lago affacciandosi da un cespuglio.
Lorenzo, dopo che l'NPC gli ebbe affidato la missione di recuperare 15 piume del Finsalot, ovvero delle piume possedute da degli uccelli che vivevano nei pressi dell'omonimo lago, aveva chiesto un aiuto ad Alessandro e Nicolò per trovare il lago. Alessandro ebbe la brillante idea di chiedere agli uomini della prima linea se si fossero imbattuti nel lago sopracitato e Nicolò, subito, scrisse a Linton per avere informazioni; il Generale disse loro che il lago Finsalot si trovava all'estremo est del piano 12  e fornì anche delle dettagliate analisi riguardo gli uccelli che avrebbero dovuto sconfiggere: gli uccelli di Finsalot erano dei volatili simili a delle cicogne, alti 2 metri e con un'apertura alare di 3 metri, trascorrevano gran parte del tempo immersi, con le lunghe gambe nere, dove l'acqua del lago era più bassa, sorreggendosi su una zampa; avevano un lungo becco nero lungo 1 metro circa da cui fuoriusciva la loro temutissima lingua biforcuta tagliente come un rasoio; avevano dei profondi occhi gialli con una pupilla verticale simile a quella di alcuni rettili e le loro piume sembravano piccoli specchi dato che riflettevano le immagini su di esse conservando comunque la morbidezza tipica delle piume.
"Sì dovrebbero essere quelli!" sorrise Lorenzo felice di aver trovato le sue vittime "Nico, la tua nuova spasimante ti ha inviato anche informazioni sul loro movente?"
"Sei simpatico come un guelfo nero… Comunque sì, il Generale ci ha inviato delle informazioni sul movente, dunque… hanno registrato quattro tipologie d'attacco: colpiscono sferrando dei colpi con le zampe che dicono avere degli artigli particolarmente affilati, sferrano affondi con il becco, utilizzano la lingua come una frusta tagliente e poi, l'ultimo e più pericoloso, fanno un balzo per aria per atterrare sull'avversario, fermarlo con le zampe e iniziare ed infilzarlo con la lingua"
"Mmm… Visti da così lontano non sembrano così pericolosi" disse Alessandro sottolineando con enfasi i due "così".
"Non lo so… come agiamo?" domandò Lorenzo.
"Bella domanda, nel momento in cui attaccheremo uno di loro anche gli altri si accorgeranno di noi… Ne ho contati 8 quindi potremmo essere in serio pericolo se ci attaccassero tutti insieme…" meditò Nicolò a voce alta.
"Riuscirli a separare sarà comunque difficile… e non abbiamo idea dei loro HP… Io li posso attirare essendo un tank però…" disse il barbaro. 
"Però sono comunque troppi… Se eliminassimo subito i primi due che ci verranno incontro e poi ci dividessimo gli altri?" propose il bardo.
"Non mi sembra una cattiva idea però come facciamo?" domando il monaco.
"A quello ci penso io, se Ale mi assicura il suoi aiuto" Alessandro annuì all'amico "Bene… Siccome non c'è Rik dobbiamo arrangiarci" Nicolò aprì il menu e diede agli amici tre pozioni rosse medie "Queste utilizzatele in caso per curarvi"
"Perfetto e… Se posso chiedere… Come hai intenzione di eliminarne due di loro in fretta?" chiese Lorenzo incuriosito.
"Io ne attirerò due dopo avergli tolto un po' di HP nella speranza di abbassarglieli al punto che Ale possa finirli…" 
"Ah quindi si basa tutto sulla speranza?"
"Esattamente" Nicolò uscì dal loro rifugio e prese con la mano destra la falce e, con quella sinistra, la sua penna-catalizzatore; toccò due volte la lama della falce con la punta della penna ed essa venne avvolta da un'aura nera.
"Cosa stai facendo esattamente?" sussurrò Lorenzo all'amico.
"Vedi, ho sbloccato diverse magie nell'ultimo periodo e questa si chiama Arma Oscura: consuma 1/3 del mio mana massimo e buffa l'arma per 2 minuti circa però può fare anche un'altra cosa" e il ragazzo sorrise.
"Ossia?" domandò Alessandro.
"Questo: Rilascio!" il bardo menò un fendente orizzontale davanti a se e, dalla lama della falce, l'aura oscura si staccò formando un fendente d'energia che colpì in pieno due degli uccelli togliendogli metà degli HP.
I vari uccelli si voltarono verso i ragazzi e, i primi due ad essere stati colpiti, corsero velocemente incontro a loro.
"Alessandro adesso!" urlò Nicolò all'amico indietreggiando.
"Eh? Ah sì!" il barbaro scattò in avanti e fece vibrare la spada da sinistra a destra sferrando un fendente che ridusse gli HP dei due mostri al 5% "Maremma boia!" urlò il ragazzo capendo di essere rimasto scoperto ad un contrattacco ma, rapido, Lorenzo saltò in avanti affondando due pugni nel ventre dei due pennuti "Ci è mancato poco " disse poi mettendosi in posa da combattimento.
I sei uccelli restanti iniziarono ad emettere dei versi acuti e strazianti ed iniziarono ad avanzare verso i tre ragazzi.
"Ragazzi ce la possiamo fare?" domandò Nicolò abbassando la falce e mettendosi alla destra di Lorenzo.
"Massì… non preoccupatevi; ce la faremo" disse Alessandro mettendosi alla sinistra di Lorenzo impugnando saldamente lo spadone davanti a sé.
"OK ANDIAMO!" Urlò Lorenzo con tutta la sua forza.

"inizia a tramontare… Sarà meglio che ti riaccompagni verso la vostra sede" disse Linton a Camilla mentre rinfoderava la spada.
"Grazie Linton" sorrise lei.
Le due ragazze stavano percorrendo un sentiero montano dove solo le loro ombre le seguivano. Alcuni alberi si intrecciavano ai bordi del sentiero lasciando davanti a loro la meravigliosa immagine del sole che tramontava tingendo il cielo di porpora.
"Come procedono le cose nella gilda?" domandò Linton alla ragazza.
"Tutto molto bene; Ashel ha avviato un piccolo orticello, Orpheus e Symon coltivano erbe utilizzate in alchimia e Gabél e Hamlaf stana praticamente ri-arredando la sede…"
"E la nuova arrivata? Intendo dire…. La fidanzata di Ashel? Per te sarà un sollievo avere finalmente una ragazza in gilda"
"A dire il vero non è proprio così…"
"Cosa intendi dire?"
"Vedi… Anche al di fuori di questo gioco non eravamo in buoni rapporti con lei… Ne io ne gli altri… Certo… non è che la odiassimo, però ha sempre avuto degli atteggiamenti che ad alcuni di noi non andavano proprio a genio…"
"Orpheus come affronta questa cosa?"
"Orpheus è il più diplomatico, dice che non ci deve andare bene per forza però, essendo la fidanzata di Ashel ed essendo all'interno del nostro team, dobbiamo sforzarci per farla sentire a suo agio"
"Beh non ha tutti i torti…"
"Esatto; ma, la parte più divertente, è che quando lei fa qualcosa che non va bene ad Orpheus lui le inveisce contro con le sue invettive… Però… Ad essere sinceri… Fa così con tutti"
Linton scoppiò a ridere "Certo che Orpheus è proprio assurdo… Sembra il protagonista di un romanzo o di una tragedia ahahahah"
"Ti prego: non dirglielo mai"
"Perché?"
"Si gaserebbe troppo quell'esaltato" sbuffò Camilla pensando all'amico "Ascolta Linton ti posso chiedere una cosa?"
"Dimmi pure"
"Come ti dicevo prima gli altri si stanno dando tutti da fare per rendere più vivibile questo inferno… Ma la cosa mi spaventa… Secondo te stanno pensando che non andremo via da qui?"
"Cosa? Come ti viene in mente questa cosa?"
"Vedi… Mi sembra che si stiano quasi abituando a questo mondo… Quasi come se volessero rimanerci…"
"Ma no! Sicuramente hai frainteso il loro modo di agire! Loro non stanno cercando di rendere pi vivibile questo mondo, cercano di sopportarlo finché non potranno andarsene… Hanno bisogno di resistere finché non riusciremo ad andarsene"
"Sarà… Ma io non lo so…"
"Devi fidarti dei tuoi compagni Mineritt" disse poggiandole le mani sulle spalle e fissandola negli occhi "Loro vogliono lasciare questo mondo il prima possibile… Ma non è neanche giusto correre come dei cretini rischiando di non raggiungere la meta no?"
"Giusto… Grazie Linton!"  le due ragazze si sorrisero e ripresero a camminare.
"Allora" disse Linton per cambiare argomento "Avete programmi per la serata?"
"Ci troviamo alla locanda centrale di Salieno a bere qualcosa… Vieni con noi?"
"Avrei da sbrigare delle faccende burocratiche" sbuffò il generale "Ma se riesco a sgattaiolare via sono dei vostri!"

La luce del sole era accecante. L’aver passato gran parte della giornate dentro alla libreria li aveva abituati così bene a quella dolce penombra tanto deliziosa per la lettura che ora esposti alla luce solare si sentivano come talpe appena salite in superficie nel deserto del Sahara.
“Mamma mia che noia!” iniziò a dire la ragazza, dopo che i loro occhi avevano iniziato a mettere bene a fuoco il circondario e le loro gambe a dirigersi verso il luogo dell’incontro “Un’intera giornata buttata via! Avrei preferito rimanere fuori da quel buco ed andare a fare un po’ di shopping con quei tre. Sapete? Ho veramente bisogno di rinnovarmi il guardaroba! Andare in giro sempre con i soliti due indumenti mi fa sentire sporca! Almeno avrei qualcosa di più raffinato da mettermi in città, qualcosa di più appariscente per le riunioni con Linton, qualcosa di più informale per quando usciamo con te e Luna…”
Claudio e Phones smisero di ascoltare i suoi deliri iniziarono  a parlare tra di loro. Sentì il ladro chiedere come facesse a sentire il bisogno di così tanta roba e se si rendesse conto che, essendo in un gioco, gli abbigliamenti informali ed eleganti non erano assolutamente necessari. Non lasciò al mago neppure il tempo di aprir bocca, che subito prese la parola.
“ Signor neo colonnello! Se ha dei reclami da fare alla mia persona la prego di rivolgerli direttamente a me!”
“ River…” fece seccato il ladro “ Tralasciando la tanto inopportuna quanto ironica ufficialità, spero che tu stessa ti renda conto che le tue sono paranoie infondate, vero?”
“ Non credo proprio, sai?” ma prima di proseguire riflettè qualche istante, poi liquidò il discorso dicendo semplicemente un “ Ma che vuoi che ne sappia un uomo del vestirsi bene poi…”
Al che i tre iniziarono a ridere. Sebbene non avessero trovato quasi nulla di utile per le varie ricerche che stava compiendo il ragazzo era stata una bella giornata. Certo, passata sostanzialmente a sfogliare tonnellate di libri, però tra la buona compagnia e la tranquillità di quel luogo deserto il tempo era volato via, senza pesare affatto.
Le mancavano le giornate così tranquille passate nel suo paesino con gli amici di sempre, a studiare o semplicemente a fare due passi. Tra l’altro nell’aria c’era già il sentore di battaglia imminente, ed ogni giornatina così tranquilla era una vera e propria benedizione. Si guardò a destra ed a sinistra, riuscendo a scorgere in lontananza i tre ragazzi, che si stavano attraversando proprio in quel momento la piazza. Fece loro un cenno, poi affrettò il passo.
“ RAGAZZI! Quanto tempo!” fece
“ Sinceramente ci siamo visti l’ultima volta questa mattina… nemmeno si parlasse di mesi fa…” rispose Hyrtang
“ Sempre a mettere i puntini sulle i, sciamano?” disse, scorgendo poi con la coda dell’occhio un tenero bacio tra Claudio e Luna 
“ Oh e te non ci passi le giornate intere con questo” si lamentò Eleonor
“ E voi due non passate le giornate con una lunatica ragazza irlandese, ragazzi!” fece notare Phones, dopo essersi accomodato su un muretto stuccato
“ Ti voglio bene anch’io, tesoro” gli rispose strizzando l’occhio sinistro River.
A quel punto Luna diede un sacchettino marrone al proprio ragazzo, chiedendogli solo di annusare e di non controllare il contenuto. Il ladro lo avvicinò alle narici, poi inspirò lentamente.
“ MAREMMA BUC…” si fermò appena in tempo, aggiustando il tiro “...Bucolica!” Esclamò “ Ma… Ma… Ma questo è caffè! Io ti amo donna! Dove diamine lo hai trovato?” disse, abbracciando la ragazza quasi fino a farla soffocare
“ Qui in città tesoro. Sapevo ti sarebbe piaciuto!” fece Luna, per nulla sorpresa della reazione del ragazzo
“Piaciuto?” disse teatralmente il ladro “ Macché! Lo Adoro!” ed iniziò a canticchiare, annusando ogni dieci secondi la tanto desiderata polverina scura “A che bell’ò cafè, pure in carcere ‘o sanno fa, co’ à ricetta ch’à Ciccirinnella compagno di cella ci ha dato mammà…”
Gli altri ragazzi lo gurdarono a bocca aperta e scoppiarono a ridere.
“ Mah, torno a dire che voi italiani per certe cose siete troppo esagerati” si limitò invece a dire Eleonor
A quelle parole Claudio smise immediatamente di saltellare e canticchiare e si diresse verso la ragazza
“ Questa” fece, indicando il sacchettino “ e’ roba seria. Da cui si ricava una bevanda spettacolare. Ché quella roba acqua acqua che bevete voi nelle lande dello Zio Sam!”
Il tutto non fece altro che mettere nuovamente in imbarazzo la chierica ed a far ridere ancora più forte Phones luna, Hyrtang e River, attirando l’attenzione di parecchi player che si trovavano in zona e che ora li fissavano con espressioni ora stupite, ora divertite, ora incuriosite.
Il teatrino continuò qualche altro minuto, finché Hyrtang non chiese ai tre amici come fosse andata in biblioteca.
Fu Claudio il primo a rispondere.
“ Non bene. Speravo di raccogliere molte più informazioni. Evidentemente però queste bisogna scoprirle direttamente sul campo”
“ Già” continuò Phones “ci siamo accorti che finché si tratta di storielle o meccaniche di gioco particolari non ci sono problemi a trovare qualcosa di utile su quei libri”
“Ma quando si tratta di, che ne so, oggetti particolari, questline o cose così la musica cambia” riprese Claudio “ si non si trova molto. Affatto”
“ senza contare quanto ciò sia strano” concluse River “cioè, essendo quello un luogo in cui solamente sette giocatori sono autorizzati ad entrare, per quello che ne sappiamo, un po’ tutti ci aspettavamo di trovare molte più informazioni” sospirò “ o per lo meno molti più indizi”
“ Fiasco totale quindi?”
 Fu Phones a prendere la parola “ No Langley, non direi così. Abbiamo un indizio per iniziare a cercare”
“ Già. Piano sette. Roi nacque in una città al piano sette. Non è specificata quale, ma almeno abbiamo un posto in cui iniziare ” neppure Claudio era troppo entusiasta mentre lo diceva. Al piano sette c’erano ben quattro città, tra l’altro abbastanza grandi. Cercare informazioni sarebbe stata veramente un’impresa lunga.
"Ziopio invece?” domandò Aldo “ è stato più fortunato di voi?”
Claudio scosse le spalle “No. Ha chiesto in giro sia al piano quattro, cinque, nove e dieci, ma niente”
“ Come abbiamo intenzione di procedere quindi?”
“ Direi, Eleonor, di fermarci qui per il momento. A breve ci sarà uno scontro per liberare l’accesso al prossimo piano, e voglio che noi tutti ci arriviamo ben preparati”
“ Agli ordini, colonello!” River si mise sull’attenti, trattenendo a stento le risate.
Il ladro la guardò torvo, poi disse “A riposo, soldato!” dando corda a quella scenata che la ragazza stava facendo da quando era venuta a conoscenza del nuovo ruolo offertogli da Linton. 
I ragazzi rimasero in chiacchierata qualche altro minuto, rimanendo d’a ccordo sull’allenarsi ai piani 11 e 12  per guadagnare esperienza più alla svelta. 
“ Dopo la battaglia” iniziò Claudio “cercherò informazioni al piano sette. Da solo. Vi ho già disturbato abbastanza”
“ Ma scherzi?” gli fece in risposta Aldo “per noi è un piacere, davvero. Non preoccuparti”
“ Già” continuò River “ma non addolorarti, segniamo tutto sul conto, ti faremo aver comunicazione dei soldi che ci devi” sorrise, poi aggiunse “ Ora scusateci, ma io ed il qui presente mago dobbiamo andarcene, ci attende una lunga serata all’insegna del ripulire ruderi da bade di furfanti su, al piano otto. Claudio, venite anche voi?”
Vide Luna osservare il ladro, come se già sapesse quale fosse la risposta del giovane.
“Non stasera River, scusa. Avevo già in programma altro. Però potrebbe venire Langley, almeno guadgna un po’ di esperienza. Che ne dici tesoro?” La ragazza annuì.
“ Bene. È deciso. Stasera i due ragazzini a nanna e noi tre a vivere la notte!” trillò la ranger, ricevendo un paio di occhiatacce da parte di Aldo ed Eleonor. Salutarono il gruppo, poi se ne staccarono. l’unica cosa che si chiese fu dove dovesse andare di tanto importante il ladro da lasciare indietro la propria donna.

Quando i tre ragazzi arrivarono davanti alla porta della locanda Nicolò e Lorenzo spensero le due pipe.
"È stata una fortuna che ognuno di quegli uccellacci droppasse tre piume" osservò Lorenzo mentre apriva la porta di ingresso.
"A proposito: hai letto la descrizione delle piume prima di consegnarle al fabbro?"domandò ansioso Nicolò.
"Sì, sì, non ti preoccupare… Allora, se non sbaglio diceva: "Piuma degli uccelli del lago Finsalot; la piume di questi uccelli riflettono alla perfezione il mondo circostante ma, quando vengono strappate dal corpo al quale appartengono, diventano rosse come il sangue di questi volatili" " rispose il monaco.
"Bah… Una descrizione molto semplice… E che pezzo d'equipaggiamento è riuscito a crearti il tuo amico?" chiese Alessandro mentre si faceva largo nella locanda alla ricerca di un posto a sedere.
"Gli "Stivali del Finsalot"!" disse fiero Lorenzo mostrando gli stivali che aveva già equipaggiato ai piedi: erano degli stivali rossi in cui ancora si distinguevano le varie piume che rivestivano l'esterno "Aumentano di molto la velocità del possessore quindi sono ottimi per il mio stile di combattimento"
"Ehi! Voi tre!" urlò Camilla da un tavolo rivolgendosi ai tre ragazzi; loro si voltarono e videro la compagna seduta al tavolo con Riccardo e Izanog che fluttuava vicino a loro.
"Eccoci ragazzi!" disse Nicolò sedendosi al tavolo.
"Symon ma tu non dovevi rimanere a controllare la sede?" domandò Alessandro.
"Ziopio mi ha dato il cambio dopo che è tornato" spiegò lui.
"Ah ma allora bene così!" disse Lorenzo avvicinandosi una sedia al tavolo e mettendosi a capotavola (Nicolò e Alessandro si erano seduti su una panca difronte a Camilla e Riccardo) "Avete già ordinato?"
"Aspettavamo voi" sorrise la ragazza.
Allora Lorenzo digitò un'icona davanti a lui e aprì un menu in cui erano scritti i nomi di diverse bevande "Bene; che vi prendete?"
Gli ordini dei ragazzi furono i seguenti: Alessandro ordinò un boccale da 1/2 litro di birra, Lorenzo un boccale di aspra (una birra particolare con un retrogusto acidulo), Nicolò un bicchiere di diavolo verde (Assenzio con un cucchiaino di zucchero),  Camilla una coppa di gonfiato (del liquore al caramello con panna) e Riccardo un bicchiere di centerbe (liquore ottenuto dalla mistura di diverse erbe di montagna).
I cinque seduti intorno al tavolo si divertirono tranquillamente raccontandosi le rispettive giornate e le avventure in cui si erano buttati in quei giorni e replicarono l'ordine di prima. Ad un certo punto Nicolò si alzò dal tavolo e andò verso il locandiere.
"Che cosa vuol fare Nico?" chiese un barcollante Alessandro.
"Credo che farà una delle sue esibizioni" rise Lorenzo.
"Eh…?" bofonchiò Camilla.
"I bardi si possono esibire all'interno delle locande per guadagnare qualche soldo" spiegò Riccardo dopo aver bevuto un sorso "Quindi credo che a breve…"
I ragazzi si voltarono e videro Nicolò che iniziava a declamare il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di Leopardi mentre NPC e giocatori si voltavano a guardarlo.
"Preparatevi a soccorrerlo dopo: avrà sicuramente uno dei suoi attacchi di agorafobia" sbuffò allora Lorenzo ma qualcosa di strano accadde: nel silenzio dove risuonava solo la voce del bardo un'altra irruppe violenta "Ah che schifo sono costretto a sentire?! Ci mancava solo un bardo da strapazzo che portava in questo mondo le schifezze scritte da quel depresso del 1600"
Nicolò interruppe la poesia e guardò negli occhi il giocatore che aveva pronunciato le parole: si trattava di un barbaro, vestito con un'armatura di ferro e con equipaggiato un'ascia bipenne; aveva i capelli neri e gli occhi marrone scuro.
Tra gli altri giocatori iniziò a diffondersi un piccolo vocio "Ehi ma quello è Felir", "È uno dei combattenti più forti della gilda del Sangue di Drago", "Si dice che sia una testa calda" e simili.
"È arrivato il professore di idiozie e maleducazione?" gli rispose Nicolò fissandolo negli occhi.
"Mpfui… Non capisco come tu e il tuo amico possiate aver preso il ruolo di colonnello all'interno della prima linea… Linton si deve essere sbagliata, si vede lontano un miglio che siete delle mezze cartucce" lo insultò Feril.
"Se vuoi posso farti vedere cos'è in grado di fare questa mezza cartuccia" disse Nicolò con tono di sfida.
"Ahahah! Certo che ti piace proprio far battute, eh? Vuoi sfidarmi a duello? Andata! Basta che poi non andrai a piangere!" gli rispose il barbaro uscendo dalla locanda.
Nicolò lo segui e con lui gran parte della locanda compresi i suoi  quattro amici ed in più, non appena furono all'esterno, arrivò anche Linton che avvicinò i componenti della gilda Vitriol per avere chiarimenti su quello che stava succedendo. La folla formò un cerchio intorno ai due sfidanti; Felir aprì il menu ed inviò al bardo una richiesta di sfida dicendo "Fatti avanti poetucolo!"
"Ci pigliaste, poeta, e talmente che mentre sferragliamo, hop!" Nicolò switchò il bastone da passeggio con la falce e digitò sull'icona per accettare la sfida "All'improvvisata, vi comporrò… ecco… una ballata."
Prima dell'inizio dello scontro, che sarebbe terminato solo quando uno dei due sfidanti sarebbe andato al di sotto di metà degli HP totali, c'era da aspettare che il countdown di un minuto terminasse.
"Ballata?" domandò il barbaro.
"Tre ottave, una ripresa e la fine" spiegò sereno il bardo.
"Tua!" urlò a gran voce lo sfidante.
"Mia? Ballata del duello che, in brutta compagnia, vinse Orpheus senza nemmeno un graffio"
"Questo è il titolo Orpheus?"
"È l'epitaffio!" disse il ragazzo accompagnando le parole con un profondo inchino poi si voltò verso il pubblico che si era lì raccolto, si avvicinò ai suoi compagni di gilda ghignando e disse ad alta voce "Scelgo le rime…" si fermò qualche secondo a riflettere "-accio e -ono le ho trovate!"
Mancavano 10 secondi e il bardo iniziò a declamare "Getto con grazia il cappellaccio" e lanciò il cappello verso Linton che lo afferrò al volo poi continuò "Lentissimamente abbandono il mantello che mi da impaccio" si sfilò il mantello che venne raccolto prontamente da Lorenzo e Alessandro che si comportarono scherzosamente in maniera simile ai soldati che raccolgono l'armatura del loro capitano "E, con la mia falce, tenzono!" quando pronunciò la parola "Tenzono" il coutdown finì e subito Felir si avventò con impeto sul ragazzo il quale, prontamente, parò un fendente dall'alto con la falce e riprese subito a dire "Celadone adesso io, qui, sono; Scaramuccia, re dello stocco!" i due si scambiarono una serie di colpi senza però infliggere danni all'avversario. "E vi avverto, o poi che canzono, che a fin di ripresa…" dicendo questo Nicolò spalancò le braccia e, quando Feril si avventò su di lui per colpirlo, il bardo evitò l'attacco e ferì il rivale con un fendente togliendogli il 15% di HP, poi lo guardò negli occhi e concluse "…io tocco!"
Il barbaro furioso tornò nuovamente ad assaltare il ragazzo che parò i suoi colpi ed, indietreggiando, tornò a dire "Neutral dovea restarvi il braccio! Dove, tacchino, vi schidiono? Nel fianco, sotto il vostro straccio?" e indicò con la mano sinistra il fianco destro dell'avversario, questi cercò di colpire la mano con l'ascia bipenne ma, il ragazzo, prontamente, ritirò la mano e, indicando con la lama della falce la parte sinistra del petto avversario, chiese "Al petto, dove il cuore ha trono?" Feril scansò la falce con la sua ascia ma Nicolò, con il manico della falce, lo colpì alle cosce dicendo "Le cosce, stonf!"e mentre il barbaro cadeva rovinosamente a terra di faccia generando un rumoroso tonfo lui tornò a dire "Senti che suono!" e si allontanò. Feril lo inseguì rosso in volto e iniziò a menare furiosamente dei fendenti senza riuscire ad andare oltre la difesa di Nicolò che continuava la sua declamazione "Una mosca eviro e inchiocco e, a te, poi, non minchiono, ligio, a fin di ripresa, tocco!" e concluse la frase colpendo nuovamente il barbaro con l'affondo della lama e togliendogli un altro 15% di HP.
Feril lo assaltò nuovamente e, sorpreso in volto, Nicolò gli disse "E mi manca una rima in -accio" corse via dall'avversario il quale cercò di colpirlo con un fendente orizzontale ma il ragazzo parò nuovamente e, puntatagli la falce alla giugulare, lo costrinse ad indietreggiare spaventato "Rinculate bianco di tono?" gli chiese il bardo "È per darmi il motto "Scacaccio"!"; il barbaro  provò a rispondere con un'affondo ma venne parato per l'ennesima volta "Paro l'affondo e vi abbono l'idea di ripetermi il dono!" sorrise Nicolò, poi fece un inchino e disse rivolgendosi all'avversario "Invito il tuo tiro, lo blocco" e poggiò a terra la lama della falce. Avventatamente Feril si scagliò sul rivale che però fece ruotare la falce facendolo barcollare; il bardo ebbe così modo di spostarsi sulla destra del barbaro e, gli sussurrò nell'orecchio "Reggi lo spiedo o ti accappono tanto, a fin di ripresa, tocco!" e, ancora una volta, un fendente della falce tolse il 15% degli HP di Feril.
"Ripresa!" urlò a gran voce Nicolò, raggiante in volto "Barbaro, chiedi a Dio perdono" e il bardo iniziò ad assaltare con svariati colpi l'avversario "Io giro di quarto, io m'incocco, io fendo, io infilzo, io buono buono…" e, sull'ultimo buono, Nicolò colpì con un fendente talmente forte l'ascia dell'avversario che riuscì a disarmarlo; Feril lo guardò spaventato finché non vide il bardo avanzare verso di lui; lui disse "Giusto a fin di ripresa: io tocco!" e colpì il braccio destro dell'avversario con la falce togliendogli così il 10% degli HP mettendo fine al duello.
Quando davanti a tutti comparve l'icona della vittoria di Orpheus e un applauso si sollevò intorno ai due sfidanti. Nicolò si avvicinò a Feril e gli sorrise "Questo è ciò che sa fare un mezza cartuccia" e, dopo essersi riequipaggiato mantello e cappello, si allontanò e tornò dai suoi compagni.
"Dovevi proprio fare Cyrano?" rise a pieni polmoni Lorenzo.
"Dimmi che non è stato bellissimo ahahahahah!" rise Nicolò e con lui tutti gli altri amici "Via, il prossimo giro lo offro io!" esclamò rientrando nella locanda.

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Capitolo 16
*** Esplorazioni ***



Lorenzo non vedeva la Città d'Inizio da qualche mese ma si rese conto che nulla era cambiato: gli stessi colori, gli stessi profumi si spandevano per le vie cittadine donando un'armonia quasi pittorica ai vari scorci che quel mondo era in grado di donare. Giocatori di ogni età chiacchieravano tra loro ma, la maggior parte di questi, erano bambini che si divertivano a giocherellare tra loro. L'estate regnava ancora per la città: una leggera brezza soffiava per le vie, cullando dolcemente le fronde degli alberi dai quali pendevano frutti dalle forme e dai colori diversi; i volatili nel mentre disegnavano piroette e nastri sgargianti nel cielo di metà pomeriggio coperto unicamente da qualche sbuffo di cirro qua e là. Lorenzo continuava a contemplare quel mondo e a pensare finché il gruppo non decise di fermarsi davanti ad un bivio.
"Camilla, accompagni tu Rik allora?" domandò Nicolò con voce affannosa.
"Sì, sì. Non ti preoccupare" rispose lei avvicinandosi al chierico "Ma tu pensi di farcela ad andare in giro per questa città?"
"Ci pensiamo noi a lui!" disse Alessandro battendosi il pugno contro il cuore "E poi, una volta arrivati a destinazione, non dovrebbe più avere attacchi"
"Molto bene, allora noi andiamo; ci aggiorniamo a dopo" li salutò Riccardo iniziando a percorrere la via di destra. Camilla, dopo aver salutato con un cenno della mano gli altri, raggiunse il chierico e sparì con lui alla prima svolta.
"Intuisco che noi dobbiamo percorrere la strada di sinistra" disse tranquillo Lorenzo.
"Eh… Già…" sospirò Nicolò reggendosi saldamente al suo bastone da passeggio.
"Sei sicuro di farcela a proseguire?" gli chiese Alessandro.
"Sì, sì… tanto oramai siamo quasi arrivati" rispose il bardo avviandosi lungo la via di sinistra arrancando sul bastone.
Ci vollero cinque minuti buoni prima che i tre ragazzi giungessero alla loro destinazione: la scuola di Berthyn.
Nicolò riguardò con sguardo rapito la scuola: non era cambiata troppo; i muri erano sempre dello stesso colore mentre così come le finestre che sembravano però più pulite e, osservando bene, il bardo si accorse che alla scuola era stato aggiunto un piano.
"ORPHEUS!!!!" urlò qualcuno uscendo dalla porta principale. I tre sobbalzarono per lo spavento e, in una frazione di secondo, Nicolò si ritrovò steso per terra con un leggero dolore che gli percorreva la schiena fino ad arrivare alla nuca; il ragazzo rimase stordito per qualche istante poi, schiudendo lentamente gli occhi, voltò leggermente il capo e distinse un volto femminile accanto al suo. "A-A-Anche io… Sono felice di rivederti Lesen…" sussurrò lui con la voce strozzata.
La ragazza, dopo aver stretto il ragazzo così forte da fargli credere che avrebbe sentito il crack delle costole da un momento all'altro, si mise a sedere sulle gambe di Nicolò rendendogli impossibile sentire i piedi. Lui allora sollevò la schiena e si poggiò la mano sulla nuca per riprendersi dalla botta. 
"Mi sei mancato!" disse lui abbracciandolo nuovamente.
"Ah cominciamo proprio bene!" disse Alessandro imitando l'accento di Bordighera mentre Lorenzo teneva le braccia dietro la schiena come fanno certi vecchietti che si mettono a guardare i lavori nei cantieri e, come loro, sorridendo, scuoteva il capo mostrando il disappunto per quella situazione.

I ragazzi stavano percorrendo i corridoi della scuola scortati da Lesen che continuava a parlare con Nicolò.
"Anche questa… Bah… Dio dà il pane a chi non ha i denti…" sospirò sconsolato Alessandro sollevando le braccia per farle poi ricadere lungo i fianchi. Lorenzo gli diede un paio di pacche sulla spalla poi proseguirono fino ad arrivare davanti ad una porta in legno rosso; Lesen l'aprì rivelando una stanza con al centro un tavolo di forma circolare, intorno al quale erano sedute sette persone: un ragazzo con i capelli neri e gli occhi a mandorla, un altro con degli spessi occhiali che celavano gli occhi azzurri e i capelli biondi, uno con i capelli castani e un neo sotto l'occhio destro e l'ultimo con i capelli ricci e la barba di lunghezza media; poi c'erano due ragazze una con i capelli lunghi biondo platino e l'altra con i capelli corti e neri; ed infine Merlin95.
"Orpheus! È un piacere rivederti!" disse il mago.
"Merlin!" lo salutò il bardo felice "È un piacere rivederti… Ma… Non vedo ne Kralen ne Sparkire; dove sono?"
"Ah! Loro sono andati in missione"
"Capisco e… Scusa se lo chiedo ma… Perché mi avete fatto venire qui?"
"In realtà è una domanda legittima" sorrise lui mentre invitava i quattro ragazzi ad accomodarsi "A dire il vero non abbiamo detto a nessuno il perché di questa riunione… Quindi partirò dall'inizio: come sapete, da quando siamo stati rinchiusi in questo gioco, abbiamo cercato di fornire un'istruzione ai ragazzi più piccoli; nel corso dei mesi abbiamo scoperto che altri avrebbero piacere a seguire lezioni o a riprendere a studiare e altri ne hanno bisogno in quanto hanno anche meno di 15 anni; perciò vi abbiamo cercato,  perché voi avete le conoscenze per insegnare: alcuni di voi sono laureati, altri si stanno laureando e alcuni già lavorano; siete praticamente perfetti. Naturalmente sappiamo che i giocatori sono di diverse nazionalità perciò abbiamo deciso di lasciare a loro la scelta su quali corsi frequentare come facciamo noi nei nostri college: per voi può essere una buona idea?" 
I ragazzi raccolti intorno al tavolo iniziarono ad annuire e a dare il loro ok mentre Nicolò muoveva in maniera compulsiva la gamba destra e, ad un tratto, si alzò dal tavolo e uscì dalla porta."Orpheus!" urlò Merlin; ma il bardo si era già chiuso dietro la porta e stava percorrendo il corridoio verso l'uscita. Alessandro e Lorenzo si scusarono e si lanciarono all'inseguimento del ragazzo seguiti da Lesen. Il ragazzo era uscito dall'ingresso principale e, non appena i tre furono usciti all'aria aperta, urlarono il nickname dell'amico il quale si voltò, prese un profondo respiro e iniziò ad urlare "Non me la sento di insegnare! Avete delle persone incredibilmente qualificate… Io che qualifiche ho?! Io non ho una laurea e non ho nemmeno il diploma delle superiori! Con che qualifiche posso insegnare?! Non posso farlo…"
"E le lezioni che hai svolto all'inizio?" gli domandò Lesen.
"Quelle lezioni le ho fatte perché mi volevo mettere alla prova! Era una sfida per me! Ma ora? Non avrete problemi a trovare un'altro professore al mio posto…" e si voltò deciso ad andarsene.
"Vuoi sapere perché abbiamo scelto te?" Domandò Merlin che aveva raggiunto i fuggitivi "Perché sei giovane! È vero, c'erano altri che avrebbero saputo parlare di letteratura ma non come te, non sapevano trasmettere le cose come sai fare te… E non andare in giro a sparare calzate dicendo che le cose non le sai! Sembri uno di quei studenti che vanno all'interrogazione ripetendosi che non hanno studiato quanno hanno avuto la testa china sui libri tutta notte!"
"Orpheus; il mago qui ha ragione" disse Alessandro prendendo parola "Sei o non sei il ragazzo che durante le lezioni di letteratura italiana contestava quell'invornita della Marialli?! E che stranamente aveva sempre ragione! E sai quanto mi costa ammetterlo!"
"Ma… Ma…" iniziò a mugugnare Nicolò continuando a dare le spalle al gruppo.
"Cosa possiamo fare per convincerti?" domandò allora Lesen.
Il bardo alzò gli occhi al cielo e pensò serio in volto "Voglio che prendiate Hamlaf come professore di letteratura inglese"
"Cosa?!" urlò il monaco.
"Va bene!" confermò Merlin95.
"Come va bene?! Nessuno vuole sentire la mia opinione?!" iniziò a chiedere a voce alta Lorenzo, ma tutti erano già rientrati e si dirigevano verso la stanza dove si trovavano gli altri ragazzi e, quando se ne rese conto, urlò una bestemmia contro il cielo.

I due ragazzi giunsero davanti ad una porta alta poco più di due metri con dei cardini in ottone e dei batacchi dello stesso materiale. Camilla ne prese uno e batté tre volte.
"Quindi è questo il posto?" domandò Riccardo osservando con attenzione la facciata dell'edificio, soffermandosi poi su una finestra semiaperta dalla quale si intravedeva un piccolo lampadario ed un armadio in legno nero.
"Sì, sì; ci sono venuta una volta con Nicolò ed Alessandro però ricordo perfettamente questa porta…" Camilla aveva appena finito la frase quando una voce, proveniente dall'interno, chiese "Chi è?"
"Siamo Mineritt e Symon, i compagni di Orpheus" rispose la ragazza con tono sicuro.
La porta allora si spalancò e, davanti ai due, comparve la bella Antigone, vestita con un lungo abito cremisi finemente rifinito con dei ricami dorati che raffiguravano degli intrecci di rose rigogliose.
"Mineritt! È da molto che non ci vediamo!" sorrise la chierica "E tu devi essere Symon!" la ragazza porse la mano verso di lui e, mentre stringeva la sua, si presentò "Mi chiamo Antigone, è un piacere conoscerti. Allora ditemi un po'… Perché siete qui?"
"Ah certo!" Riccardo aprì rapidamente il menu e, dopo aver digitato su alcune icone, fece comparire davanti ad Antigone la scritta che le chiedeva se avesse intenzione di accettare il dono che gli faceva il giocatore; lei digitò su "Accetta" e, porgendo avanti la mano destra, gli apparve sul palmo un sacchetto marrone con all'interno alcune bacche viola che ricordavano, per forma e lucentezza, il ribes appena colto e finemente rilavato "Orpheus mi aveva detto che avevate finito le bacche di Violanispa e mi aveva chiesto di portarvene un po'"
Mentre guardava il sacchetto il volto della ragazza venne infuso da una palese felicità e da un leggero accenno di sorpresa "Grazie infinite! Iniziavamo ad aver problemi a reperire queste bacche dato che il nostro orto non riesce a far crescere tutte le piante che vorremmo…"
"Avete un orto?" domandò Camilla.
"Sì, sul retro. Purtroppo, trovandoci all'interno di una città, abbiamo pochi vasi con le piante più essenziali per creare pozioni di recupero…" gli spiegò la ragazza mentre li faceva accomodare. Camilla e Riccardo si sedettero ad un tavolino tondo in ferro che gli aveva indicato Antigone mentre lei si era diretta in un'altra stanza, chiedendo loro di aspettarla. I ragazzi osservarono allora l'ambiente intorno a loro e lo trovarono incredibilmente semplice, decorato qua e là con delle piante che, Riccardo, riconobbe essere piante mediche; si capiva che, i chierici, cercavano di sfruttare al massimo ogni spazio. Antigone ricomparve con in mano un vassoio in legno sul quale c'erano tre tazzine, una teiera in ferro alta ed una vaschetta con all'interno una decina di zollette di zucchero. La ragazza poggiò il vassoio al centro del tavolino e invitò gli ospiti a favorire.
"Ascolta Antigone" iniziò a dire Camilla dopo aver poggiato la tazzina "È da un po' che mi stavo chiedendo una cosa…"
"Chiedi pure" sorrise lei.
"La presenza di chierici è indispensabile all'interno di un party che vuole essere competitivo a livello di gioco perché possono curare i giocatori all'interno di missioni o simili. Ma allora qual è la vostra utilità al di fuori dello scontro?"
Riccardo guardò la ragazza come si guarda un cane che gioca a poker: da dove cavolo gli era venuta fuori quella riflessione così tecnica? Possibile che le giornate trascorse insieme a Linton le avessero instillato, volta per volta, anche delle competenze a livello di gioco?
"Vedi Mineritt, esistono complicazioni all'interno di questo gioco che sono persistenti. Quando Orpheus e te siete venuti qui perché gli curassimo la caviglia hai avuto una dimostrazione di ciò che intendo… Quando un giocatore subisce di queste ferite e non ha nel suo party un chierico abbastanza potente o, addirittura, non ha proprio un chierico può venire da noi a farsi curare. Naturalmente, come voi ben saprete, nelle città ci sono dei chierici NPC che possono curare i giocatori ma questi hanno un prezzo; noi invece offriamo cure gratuite. Lo stesso facciamo con le pozioni di recupero: molti venditori non hanno risorse infinite quindi può avvenire che le pozioni di cura scarseggino oppure che i loro costi siano troppo elevati per alcuni giocatori; noi allora cerchiamo di produrre pozioni di cura e di venderle a un prezzo adatto agli introiti dei singoli giocatori"
Mentre Antigone faceva questo discorso, Riccardo iniziò a capire perché quella stanza fosse così spoglia: i chierici che lavoravano con Antigone non avevano modo di guadagnare molto denaro seguendo il loro normale modo d'agire, non miravano in alcun modo al guadagno, miravano solo ad aiutare gli altri; allora il chierico iniziò a dire "Antigone, posso capire il vostro nobile ideale però…" In quello stesso momento qualcuno aprì la porta dell'edificio facendola sbattere contro il muro; i tre ragazzi si voltarono e videro un ragazzo in abbigliamento da sciamano che si reggeva poggiandosi alla porta, aveva i capelli rossi e gli occhi marroni e si stringeva il braccio sinistro che aveva una colorazione violacea.
Antigone balzò subito in piedi "Cosa ti è successo ragazzo?!" ma lui non riuscì nemmeno a rispondere poiché svenne subito a terra.
Riccardo corse dal ragazzo e, dopo averlo osservato, si rivolse ad Antigone e gli chiese "Antigone, avete un letto libero?!"
"Sì ne abbiamo uno al primo piano" gli rispose lei.
"Va bene! Lo dobbiamo curare subito quindi lo dobbiamo trasportare!"
"Exodius!" urlò Antigone; allora un ragazzo poco più basso di Riccardo e palesemente più giovane di lui arrivò nella stanza e, vedendo il mago steso a terra, capì subito cosa andava fatto e, con l'aiuto di Riccardo, lo trasportò in una stanza libera al primo piano; stesero il giovane sul letto e subito lo esaminarono.
"Antigone di cosa si tratta?" chiese allora Camilla preoccupata.
"Controllo subito" rispose lei. I chierici possedevano un'area di competenza che si chiamava "Competenze mediche" grazie ad essa potevano identificare determinate ferite o veleni e, ad alti livelli, potevano anche ricevere indicazioni sulla cura da adottare o addirittura la formula di una pozione per curare il soggetto "Si tratta di veleno di Cobera… Questo ragazzo è stato incredibilmente sfortunato…"
"Cosa intende dire?" chiese il chierico di nome Exodius.
"Il Cobera è un mostro che si trova in un bosco al primo piano e non è per niente pericoloso solo che, il suo morso, 1 volta su 100 può causare questo tipo di avvelenamento che atrofizza l'arto morso fino a rendere necessaria l'amputazione se il veleno non viene rimosso il prima possibile"
"Allora cosa dobbiamo fare?" continuò a domandare il piccolo chierico.
"Io… Io… Non lo so… Le mie abilità nelle Competenze Mediche non sono abbastanza sviluppate per affrontare questo tipo di avvelenamento" spiegò Antigone con voce tremante.
"Ci serve una pozione a base di code di Listor e di bacche di Pyron" disse Riccardo mentre apriva velocemente l'inventario.
"Non abbiamo le code di Listor r abbiamo finito le bacche questa mattina…" 
"Come fate ad aver finito le bacche di Pyron!?" iniziò a domandare il chierico alterato "È un ingrediente fondamentale per creare pozioni di livello avanzato!" digitò su due icone e nella mano destra gli comparvero due sacchetti "Almeno un tavolo per creare pozioni e dell'acqua di fonte li avrete mi auguro!"
"Certo!" disse Antigone "Exodius, portalo al laboratorio" il ragazzino annuì e scortò Riccardo; la chierica si avvicinò al mago e, dopo aver preso in mano la sua campana, iniziò suonare costantemente il catalizzatore dal quale iniziò ad essere emessa una luce azzurra che avvolgeva il braccio del ragazzo.
Dopo meno di un minuto Riccardo ricomparve con una fiaschetta color grigiastro in mano e vide Antigone palesemente provata dal cast costante che stava esercitando.
"Stai utilizzando l'incantesimo di Healing Sospensione?" domandò Riccardo avvicinandosi a lei.
"Certo…" iniziò a dire con voce affannosa lei "Non potevo lasciare che il veleno proseguisse col suo effetto mentre tu preparavi l'antidoto"
"Molto bene; puoi anche interrompere il cast, ormai avrai anche esaurito il tuo mana" Antigone smise di suonare la campana e si abbandonò su una sedia; Riccardo aprì la fiaschetta che aveva in mano e, afferrata la campana, la suonò tre volte e, subito, il liquido uscì dalla fiala e avvolse il braccio del mago curandolo completamente dall'avvelenamento. I quattro ragazzi nella stanza allora tirarono un sospiro di sollievo.
"Per un pelo…" sospirò Riccardo "Ora avrà bisogno di riposarsi per un giorno circa…" e anche lui si lasciò cadere su una sedia.
"Grazie Symon…" gli sorrise Antigone "È stata la prima volta che abbiamo avuto un problema così grave e, senza te, non avremmo saputo cosa fare"
"Posso capire… Vi siete specializzati nell'aiuto degli altri e anche i vostri livelli, di conseguenza, sono bassi rispetto a quelli dei chierici che combattono come me… Ascolta Antigone avrei piacere a darvi il mio aiuto qui"
"Sei sicuro di quello che dici?" domandò allora la chierica.
"Certo che sì! Naturalmente ogni tanto dovrò allontanarmi per combattere con la prima linea o per delle missioni che vengono affidate alla nostra gilda però, tutto il resto del tempo, posso rimanere qui con voi"
"Non credi che dovresti parlarne prima con Orpheus?" continuò a chiedere lei.
"Ne abbiamo già parlato qualche giorno fa e ha approvato la mia decisione"
"Ma allora è fantastico! Ti preparerò una stanza in modo che tu possa restare qui senza problemi; domani sera al massimo sarà pronta!"
"Molto bene; più tardi parlerò con Orpheus e poi andrò alla sede della gilda a prendere alcuni oggetti!"
I ragazzi tornarono al piano terra e, non appena si furono salutati con Antigone, Camilla si volò verso Riccardo, che avanzava sorridente, e gli chiese "Sei sicuro della tua scelta?"
"Assolutamente sì! Certo, aiutare in prima linea voi e gli altri è per me un onore però è giusto anche aiutare i più indifesi, quindi devo rendermi utile anche per loro!"
Camilla stava per controbattere ma si morse il labbro inferiore come chi avrebbe bisogno di dire tante cose ma si trattiene per paura di essere fraintesa o di aver frainteso a sua volta.

La pioggia cadeva fitta al limitare del dodicesimo piano andando ad infrangersi contro le mura del forte, accompagnando il pesante rumore di alcuni stivali che rimbombava per le stanze vuote; eccezion fatta per i quattro ragazzi la zona era deserta. Avevano già sconfitto tutti i nemici del primo e del secondo piano riuscendo così ad esplorare comodamente il dungeon alla ricerca sia del boss, in modo da tracciarne movimenti tipici ed elaborare una strategia ottimale per sconfiggerlo, sia di tesori nascosti. Linton gli aveva concesso questa possibilità e loro non avevano intenzione di farsela sfuggire. Lorenzo, Claudio, Nicolò e Roberto non avevano incontrato particolari difficoltà fino a quel momento, ma preferivano procedere con cautela ed in silenzio dal momento che ogni più piccolo rumore riecheggiava per le stanze vuote e poteva rivelare la loro presenza ai nemici. Di fatto tutte le loro precauzioni erano mandate a carte all'aria dalla presenza del guerriero: ad ogni suo singolo movimento il tintinnio metallico dell’armatura veniva amplificato e trasportato in giro per il castello. La strategia del gruppo era semplice: Claudio davanti in avanscoperta, separato dagli altri in modo da non rischiare di essere scoperto dai nemici a causa del malanno causato da Roberto, prendendosi la briga di aprire porte ed avvisare gli altri tramite messaggio di cosa li aspettava più avanti. Nel caso si fosse trovato nei pressi di un nemico lo avrebbe sfidato da solo, prendendolo alla sprovvista, ma se anche fossero stati due avrebbe in ogni caso aspettato l’arrivo degli altri, in modo da ridurre al minimo i rischi. Fino a quel momento non gli era successo nulla e rimaneva da esplorare solo l’ultimo piano, dove avrebbero incontrato il boss, dimostrando ancora una volta la qualità dei piani ideati da Nicolò. Per salire al terzo piano si resero conto che l’unica via era una scalinata esterna all’edificio, che partiva dal balcone di una camera da letto, arredata con un mobilio in mogano e custodita da due cavalieri in armatura blu scura su cui si poteva distinguere uno stemma rappresentante un volatile simile ad un corvo. Uno era armato di alabarda, mentre l’altro con uno scudo circolare rinforzato con lo stesso metallo dell’armatura e circondato da pericolose lame affilate come rasoi. Fu l’unico scontro impegnativo che i ragazzi dovettero affrontare. Lavorarono a coppie. Nicolò e Lorenzo si spostarono nel lato occupato dai mobili della stanza a fronteggiare il guerriero con lo scudo, mentre Claudio e Roberto si sarebbero occupati dell’altro.

Lo scontro di Nicolò e Lorenzo era già iniziato, mentre quello del ladro e del guerriero procedeva a rilento. Claudio fece un paio di finte verso il nemico ma il loro avversario non ne era affatto intimorito, si limitava a puntargli contro lo spunzone acuminato della sua arma se il ladro si trovava a distanza sufficiente, se invece era troppo vicino lo provava a colpire con il manico. Roberto tentò allora ad attaccarlo direttamente, con un fendente alla schiena, ma quello fece scivolare la punta della sua arma lungo la spalla e per poco non lo colpì. Fece un passo indietro, scorgendo Claudio che provava ad approfittare del buco difensivo del nemico attaccandolo al collo. In una frazione di secondo il guerriero nemico arrestò la propria arma e brandendola con entrambe le mani la scaraventò in avanti, cercando di colpire il ladro. L'amico schivò facilmente il colpo, ma poi notò il passo avanti del guerriero. Provò a tornare alla carica attaccandolo di lato ma l’avversario fu troppo veloce. Questi impugnò l’alabarda quasi in prossimità della mezzaluna e colpì col bastone la pancia di Claudio, mozzandogli il respiro, fece poi scorrere l’arma nelle proprie mani continuando a roteare e tentò di colpire Roberto. Il ragazzo si spostò appena in tempo e riuscì a deflettere il colpo con la propria targa, poi si mise a qualche metro dall’avversario, vedendo che anche Claudio faceva lo stesso. Si rese conto che se avessero continuato così non avrebbero combinato nulla. Guardò l’amico e capì che stava pensando la stessa identica cosa. Poi lo vide sorridere. All’improvviso comparve Noisy che iniziò a volteggiare attorno al capo dell’avversario infastidendolo e facendogli perdere la concentrazione. Vide il ladro correre contro al nemico, eludendo un attacco e si rese conto che quella era la sua occasione per attaccare. Era a meno di un passo dal braccio sinistro dell’avversario quando una spallata lo allontanò dal bersaglio, facendogli perdere l’equilibrio e scaraventandolo a terra faccia in giù. Non perse un attimo, si girò e nel farlo vide prima un pugno di Lorenzo colpire il guerriero con lo scudo poi, nel punto in cui era fino a pochi istanti prima, Claudio inchiodato a terra dalla lama del nemico. Partì alla carica, cercando di liberare l’amico, ma l’avversario liberò la propria arma dalla gamba del ladro e partì con un distruttivo affondo contro il suo viso. Non sarebbe riuscito ad arrestare la corsa in tempo. Sperò solo che il colpo non l’avrebbe shottato. Chiuse gli occhi. Sentì il suo capo cadere all’indietro e le gambe spostarsi violentemente in avanti, strette dalla presa salda di due mani. Cadde di schiena e rotolò a sinistra riaprendo gli occhi, giusto in tempo per vedere Claudio in ginocchio che colpiva il nemico all’ascella sinistra, dove l’armatura lasciava un piccolo spiraglio scoperto. 
“ Corri ad aiutare gli altri!” lo sentì gridare “ So come batterlo, ma ho bisogno che aggri solo me!”
Non se lo fece ripetere due volte. Quel ragazzo gli aveva salvato la vita un paio di volte nell’ultimo minuto, il minimo che potesse fare era dargli retta. Lo vide rimettersi in piedi e tirare un calcio dietro alla rotula dell’avversario poi gli diede le spalle ed andò ad aiutare Lorenzo e Nicolò. Lo scontro durò meno di dieci minuti: in tre contro uno era una bazzecola. Una volta scomparso il nemico si voltò, alla ricerca di Claudio, ma non vide nulla.

Dopo aver gridato a Roberto di andarsene si rimise in piedi e colpì il nemico dietro al ginocchio, poi usò il colpo  potente all’altezza del gomito sinistro del nemico. Se fosse riuscito a rompere qualche legamento al nemico avrebbe avuto sicuramente uno scontro più facile. Sciolse misura ed aspettò che l’avversario tornasse in piedi. Cinque secondi, poi quello partì alla carica, senza apparenti danni significativi. Non chiedeva di meglio. Scattò a sinistra ed uscì dalla stanza, aspettando il nemico nel corridoio. Non dovette aspettare molto. Appena lo vide uscire dalla stanza iniziò a correre via, accertandosi che il nemico lo seguisse. Per il momento tutto stava funzionando alla perfezione. Girò un angolo, aspettò l’avversario e poi riprese ad allontanarsi. Sapeva dove doveva arrivare e sapeva che non mancava molto. Sperò solo che i suoi ricordi fossero giusti. Dopo un qualche minuto di fuga rocambolesca per i corridoi aprì una porta e vi si infilò dentro. Sorrise. Fece qualche passo in avanti poi si voltò, aspettando il nemico . Lo sentì avvicinarsi e lo vide entrare. Era in trappola. Appena lo vide l’avversario partì alla carica. Il ladro non si fece sorprendere e schivando il colpo strinse misura con il guerriero. Questi provò a fare lo stesso giochetto di poco prima, impugnando l’arma quasi in punta e colpendolo col bastone, ma questa volta lo spazio ristretto del corridoio fece rimbalzare indietro il colpo. Non fu difficile a questo punto per il ladro sgusciare sotto all’arma e ritrovarsi dietro al nemico. Gli piantò il pugnale dietro al ginocchio, poi lo spinse all’interno della gamba con un calcio. Quando il nemico iniziò a cadere  il ladro riuscì in una frazione di secondo a riprendere la propria arma, poi usò un doppio colpo potente al collo del nemico, uccidendolo. Evidentemente la formidabile guardia di quel nemico era compensata da poca vita massima. Se ne rallegrò e ritornò verso i propri compagni, certo che si fossero già sbarazzati del proprio nemico.

Il terzo piano lo trovarono composto di due sole stanze: una era una sorta di anticamera, abbastanza grande per contenere una quarantina di persone, mentre la seconda si trovava dietro ad un grande portone di legno,presumibilmente la sala del boss. Il loro unico obbiettivo era elaborare una strategia, non c’era alcun bisogno di strafare. Controllarono che avessero il proprio marchio del ritorno, lo stato delle protezioni e delle armi, abbastanza pozioni in caso di problemi e si fullarono. Cautela prima di tutto. Era la prima volta che erano mandati a studiare un boss e, sinceramente, non avevano molte idee sul come fare. L’idea migliore che avevano avuto era di lasciar fare il grosso del lavoro a Claudio e Nicolò, i più propensi ad elaborare strategie, e di avere un paio di combattenti rapidi nell’intervenire in momenti di pericolo ma comunque che potessero sopportare bene scontri prolungati. Per questo avevano scelto di portare solo il monaco ed il guerriero. Era loro intenzione lasciare Nicolò ad osservare il nemico dalla distanza, per avere un’idea complessiva del suo comportamento ed a Claudio affidare lo scontro diretto, per analizzare nello specifico i singoli attacchi, avere ottime possibilità di non farsi colpire e sperare che grazie al suo anello riuscisse a scoprire qualche debolezza particolare del nemico. Il piano aveva senso in fondo. L’unico problema era che non avevano la benché minima idea di quale nemico avrebbero potuto incontrare. Aprirono il portone, ritrovandosi in un grande salone vuoto  di una quarantina di metri con rimasugli di tavole e sedie ammucchiati negli angoli, probabilmente un tempo quel luogo era adibito a sfarzosi banchetti, chissà, ma ora era solamente male illuminato dalla fioca luce di torce incastrate nei supporti alle pareti. Non si riusciva neppure a vederne il soffitto. L’unico arredamento ancora integro era un trono ligneo che occupava la parte centrale della parete dall’altro capo della sala. Si avvicinarono cautamente, certi che una volta arrivati in prossimità di quell’oggetto sarebbe comparso il boss. Invece nulla. Lo analizzarono da vicino, e più che dire che era in legno rivestito da una vernice color oro non sapevano che fare. L’unica cosa particolare che scorsero fu lo stesso stemma presente sulle armature dei due guardiani. Ma del nemico ancora nessuna traccia. Probabilmente non era quella la sede della bossfight. Tornarono verso la stanza precedente, intenti ad esplorare meglio il castello, ma quando Lorenzo provò a spingere il portone lo trovò serrato. L’unico pensiero sensato che passò per le menti dei quattro era che non si poteva scappare facilmente dalle bossfight, uscendo dallo stesso luogo per cui erano entrati, di conseguenza quel salone era necessariamente il luogo giusto. Ma dov’era il nemico allora? Si divisero, cercando sotto alle quattro pile di rifiuti agli angoli della sala, magari dovevano trovare una leva, un interruttore, chissà. Provarono anche a tirare le varie torce, a muovere il trono, tastare le pareti, ma nulla. Si decisero ad usare i marchi del ritorno, convenendo che quella era semplicemente una trappola per far perdere del tempo a coloro che si cimentavano nell’esplorazione del castello. Stavano giusto per attivare l’item quando un qualcosa colpì di striscio Roberto, lasciandogli un graffio sulla guancia. Il guerriero gridò e si spostò lateralmente.
“Avete visto da dove veniva?” chiese preoccupato Nicolò 
“ No, non ho fatto in tempo” rispose Lorenzo, il più vicino a Roberto. Anche gli altri due scossero la testa.
“Allora…” riprese il bardo, avvicinandosi al guerriero “ Mettiti nella posizione esatta in cui eri”
Roberto eseguì.
“ Vediamo…” fece Nicolò analizzando la ferita, mentre Lorenzo e Claudio scrutavano guardinghi i dintorni, pronti ad intervenire “ E’ umida, appiccicosa. Ed  il colpo proveniva, ad occhio e croce, da… sopra!”
I quattro volsero lo sguardo in alto, non riuscendo a vedere però nulla.
“ Vedi sto stronzo!” inveì Roberto “ si nasconde al buio!”
“ Claudio” il bardo fece un cenno all’amico che senza aver bisogno di altre spiegazioni annuì “Attenzione, mi raccomando” la risposta del ladro fu un sorrisetto.
Lo videro risalire lungo la parete e scomparire nel buio. Aspettarono qualche secondo. Poi sentirono i rumori di una battaglia, subito seguiti da un grido di rassicurazione di Claudio, che diceva loro di non preoccuparsi e che sarebbe riuscito comodamente a tenere a bada il nemico.
Aspettarono, tenendo sempre sotto controllo nel proprio HUD  la barra della vita del quarto membro del party, notando che non scendeva mai. Dopo una decina di minuti lo videro scendere lungo una parete laterale.
“ Non siete riusciti a vedere nulla, vero?” chiese il ladro
“ No” rispose il bardo “ma almeno sei riuscito a raccogliere informazioni lassù?”
“ Qualcosa sì, ma ne riparleremo da Linton. Una mezza idea per la strategia ce l’ho, ma potrebbe essere più complicata del previsto. Direi che si basa su una supposizione”
“ E dici che questa supposizione sia corretta?”
 “ Le do un 80% di veridicità, dai” il ladro ridacchiò “ma ora andiamocene, non vorrei che riattaccasse”
“ Potresti aver ragione” constatò Nicolò “andiamo dai”
Usarono i marchi del ritorno e si ritrovarono alla sede della gilda Vitriol. Mandarono un messaggio a Linton di raggiungerli e di portare anche Tempesta e Salazar il cui aiuto sarebbe stato ben gradito nell’elaborazione del piano.

“Dunque, ricapitoliamo” iniziò Linton, dopo che Claudio ebbe finito di raccontare dell’incontro col nemico “ stiamo parlando di una sorta di grande geco, che rimane nascosto sul soffitto di questo grande salone e che attacca dall’alto i giocatori sotto di lui. È irraggiungibile da praticamente tutti i giocatori, ma una volta lassù hai notato che ha un moveset  sì veloce ma molto limitato. Colpi con la lingua, zampate e colpi di coda. Dici che ti è parso corazzato in ogni parte del corpo tranne che sulla parte terminale delle zampe, giusto?”
“  Esattamente, signore” rispose il ladro, mentre Nicolò e Salazar ipotizzavano assieme a Tempesta qualche strategia dopo aver ascoltato attentamente il resoconto di Claudio.
“ Benissimo” riprese Linton “voi tre là avete qualche idea?”
Fu Salazar a prendere la parola “ Direi che il modo migliore sia utilizzare caster ed arcieri da sotto per colpire ognuno affiancato da uno o due player più fisici per proteggerlo dai colpi del nemico”
“ Si ma non vedrebbero dove colpire!” fece notare Claudio 
“ Non se noi copriamo l’intera superficie del soffitto! Ed in più potremmo utilizzare incantesimi di fuoco per illuminare, no?” rispose Salazar
“ Sarebbe inutile” fece Claudio 
“ E perché?” chiese il mago “In fondo abbiamo abbastanza persone in prima linea per riuscirci, no?”
“ Linton, io la penso come Claudio” s’inserì Nicolò “ quel nemico è corazzato, le frecce non gli faranno nulla. E a questo punto possiamo supporre che abbia un’alta difesa magica ed una notevole resistenza al fuoco. Questa bossfight non è stata studiata per essere affrontata come propone Salazar”
“ Bhe, avete forse voi due qualche idea migliore?” chiese con sufficienza Tempesta
“ Sì” si limitò a rispondere Claudio. Lo sguardo di Linton cambiò ed il generale assunse un volto interessato.
“ Spiegaci allora, Consapevole” disse Salazar
Il ladro fissò il paladino nero, poi iniziò a parlare “Premetto che il mio piano si basa su una supposizione, che ho ragione di ritenere ben fondata. Ma pur sempre di una supposizione” cercò con lo sguardo il generale, che si limitò ad annuire
“ Allora, sappiamo che quella creatura ha la parte terminale delle gambe scoperta, giusto? È lì che dobbiamo colpirla. C’entra sicuramente con il modo migliore per batterla”
“ E come fai a dirlo?” gli chiese la donna
“ Non lo dico. Lo sento. Le chiedo di fidarsi”
“ Ed io dovrei rischiare decine di vite per questa tua sensazione?”
“ Sì”
“ E dimmi un po’, ladro” disse Linton, alzandosi in piedi “ Come hai intenzione di colpirla?”
“ Allora, lei conosce bene il metodo di lotta di River, giusto?”
“ Sì: vola col suo famiglio distante dai nemici e li colpisce dall’alto. Ebbene?”
“ Ebbene ritengo che sia l’unica, oltre a me, a riuscire ad avvicinarsi abbastanza per colpirlo in quei punti. Bene, lei porterà lassù uno dei due player fisici più forti di cui la prima linea dispone”
“… In modo da colpirlo da vicino in quelle zone scoperte, giusto?”
“ Esattamente. A quel punto una volta che le abbiamo martoriato a sufficienza quelle zone del corpo lei cadrà di sotto, pancia all’aria di sicuro. Quella zona sono certo che non sia corazzata, l’ho notato mentre tirava le sue zampate. A quel punto di sotto la aspetteranno i player fisici, direi che date le dimensioni ce ne dovranno essere almeno una quarantina. A quel punto o lo uccidiamo alla svelta o lo continueremo a combattere, ovviamente. Nel caso rimanga a terra avremmo bisogno di ladri ed arcieri che lo attacchino in controtempo mentre tira le sue zampate, nel caso risalga sul soffitto ci comporteremo nella stessa identica maniera” fece una pausa e guardò Linton negli occhi “ Ho il suo appoggio, generale?”
La donna ci pensò qualche secondo, poi annuì.
“ In questo caso” fece Linton “ Io mi occupo di informare il nostro giocatore più forte dei dettagli del piano e convincerlo a collaborare. Salazar e Tempesta, scegliete altri 70 giocatori dalla prima linea, delle classi che ha detto Ashel, ed informateli del piano. Dopodomani andiamo a battere questo boss”
Il generale salutò educatamente ed uscì, seguito dai due compagni di gilda. 
“ Beh, ti dirò che come piano non è niente male” Nicolò batté una pacca sulla spalla dell’amico “ Ma, aggiornami, dato che sono stato via quel mesetto: Chi è il player fisico più forte che abbiamo al momento? Il generale, no?”
Claudio sorrise, scosse la testa e disse: “Orias”.

“Vuoi dirmi dove mi stai portando?” chiese Roberto, seguendo al galoppo Claudio
“ Tra un po’ lo vedrai, tranquillo” rispose il Ladro, senza far rallentare la propria cavalcatura
Erano passati un paio di giorni dalla bossfight contro il geco, durante la quale tutto era filato secondo i piani di Claudio. I punti deboli, le cadute, l’occasione migliore per attaccare… ne era particolarmente soddisfatto, non poteva negarlo. Ma in fondo aveva una bella esperienza nell’ambito dei GDR e spesso alcune cose gli risultavano facilmente intuibili. Avevano ottenuto perfino l’aiuto di Orias senza che facesse troppe storie, evidentemente era stato convito dalle parole di Linton, che lo aveva definito “ indispensabile per la riuscita della missione” e “l’unico che avrebbe potuto portarli alla vittoria”. Il generale sapeva come parlare con le persone, specialmente con gente con uno smisurato ego come Orias.
“ Agro!”  Claudio tirò le redini e fermò il cavallo, di fronte ad una vecchia casa abbandonata “ Sai” iniziò a dire, smontando dalla cavalcatura “era mia intenzione andare a cercare qualcosa su Roi al piano sette subito dopo la bossfight, ma preferisco prima sdebitarmi”
“ E per cosa scusa?”
“ Per il tempo che hai buttato cercando di aiutarmi, ovvio!”
“ Ma figurati Claudio! Mi basta partire con un vantaggio di trenta nemici nelle nostre prossime sfide!”
I due si guardarono negli occhi, poi scoppiarono a ridere
“ Dico sul serio” riprese il ladro “ Devo sdebitarmi. Ed il modo per farlo l’ho trovato proprio quel giorno in biblioteca. Da quello che ho capito qui dentro abita un NPC che ha un dialogo particolare con i giocatori della classe guerriero, perché non vai a dare un’occhiata? Potrebbe essere interessante”
“ Stai dicendo …” iniziò il guerriero “Che là dentro potrei iniziare una Questline?”
“ Probabile” rispose l’amico “da quello che ho trovato in biblioteca potrebbe essere interessante, ma non ho la certezza matematica che si tratti di un’intera questline. Potrebbe anche essere una sola missione consentita solo ai membri di una determinata classe ma…”
“ Ma tentar non nuoce. Beh, che dire… grazie per avermelo detto!”
“ Già. Sai questo è quel luogo che o sai che esiste o non lo consideri neppure. Quella dannata biblioteca è utilissima, sai?”
Il guerriero ridacchiò “ immagino, immagino. Piuttosto, sei sicuro che il luogo non sia già stato esplorato?”
“ No, siamo al piano dodici, la gran parte dei giocatori è ai primi piani, qui ci sono meno possibilità che proprio un guerriero capiti casualmente qui, entri, trovi il corridoio segreto e parli con l’NPC”
“ Corridoio segreto?”
“ Si, tranquillo. Ci sono già stato qui e so dove si trova. Tutto quello che devi fare è entrare lì dentro. Se vuoi compagnia ti seguo volentieri, ma sono abbastanza certo che la missione che ti affiderà sarà da svolgere da solo” il ladro strizzò l’occhio all’amico
“ Te ne sai parecchio su questa quest, vero?”
“Ahahah sì”
“ E non mi dirai nulla, sbaglio?”
“ Esattamente. Non voglio rovinarti la sorpresa”
“ Beh, a questo punto direi che anche se decidessi di non farlo tu mi obbligherai ad entrare, conoscendoti” il guerriero ridacchiò, poi si avviò ad aprire la porta della casa. Senza neppure aspettare l’invito il ladro lo seguì.

"Nicolò puoi spiegarmi perché hai avuto l'idea geniale di esplorare questo dungeon?" chiese Camilla stringendosi nel suo ferraiolo invernale.
La mattina del giorno seguente alla bossfight, Claudio e Nicolò, grazie al loro nuovo grado di colonnelli, vennero invitati da Linton a partecipare alla riunione in cui si sarebbero decise le squadre per esplorare il nuovo piano. Il generale mostrò i primi rilevamenti fatti dalla squadra d'esplorazione superficiale e, vedendo un picco denominato "Monte Ghiacciato", Nicolò disse che la gilda Vitriol avrebbe esplorato quella zona; nessuno ebbe da controbattere a questa richiesta e, dopo che i due furono tornati alla sede della gilda, concordarono con gli altri un piano d'azione. Claudio, Roberto e Luna si sarebbero tenuti in disparte per quell'esplorazione mentre gli altri, quello stesso pomeriggio avrebbero, avrebbero acquistato degli oggetti utili alla missione (i ferraioli invernali furono la prima cosa acquistata da tutti).
Il giorno dopo raggiunsero il Monte e iniziarono la scalata della montagna attraverso le gallerie scavate all'interno di essa circondati solo dal ghiaccio e dal rimbombo delle lamentele di Camilla per il troppo freddo.
"In questo dungeon si potrebbe trovare un oggetto fondamentale per la mia build finale" spiegò il bardo mentre aggirava una stalagmite di ghiaccio.
"E noi cosa c'entriamo in tutto questo?" controbatté la ragazza.
"Siete i mie amici, mi avreste negato il vostro aiuto?" domandò sorridendo.
"SÌ" urlarono i quattro all'unisono, allora Nicolò si accovacciò in un angolo circondato da un'aura di depressione mentre mugugnava il suo pianto.
"Dai, dai… Scherzavamo!" disse Alessandro ridendo.
"Esatto Nicolò, ascolta il professore!" aggiunse Riccardo sottolineando il termine "professore" per canzonare il barbaro.
"Quante volte te lo devo dire? Mi hanno chiesto di insegnare ai ragazzi più impacciati un po' di combattimento di base! Non sono un "professore", sono piuttosto un "allenatore"!" spiegò il ragazzo.
"Come vuoi… Professore!" rise il chierico.
"Te invece Lorenzo? Mi hanno detto che insegnerai letteratura inglese" disse Camilla rivolgendosi al monaco che, in quel momento, stava provando a procedere attraverso un cumulo di neve fresca in cui si era impantanato.
"Non me ne parlare… Mi hanno praticamente costretto solo per far insegnare quel pazzo di Nico…" ma mentre diceva questo, poggiò male il piede e cadde totalmente nella neve mugugnando una mezza bestemmia.
I ragazzi continuarono così l'esplorazione abbozzando una mappa in cui indicavano strade primarie, secondarie, trappole, presenza di nemici e altre robe. I combattimenti non furono troppo impegnativi: i nemici più forti erano dei golem di ghiaccio, che però non potevano fare nulla contro le magie di Fire di Camilla; poi c'erano dei piccoli roditori con, sulla schiena, degli aculei di ghiaccio e, per la loro stazza, vennero chiamate da Alessandro "Le Panteganice"; ed infine degli uccelli simili a corvi, con le piume nere e i becchi e gli occhi di ghiaccio. Dopo un'ora e mezza di esplorazione il gruppo giunse ad una stanza circolare in cui si trovava un'uscita che li avrebbe portati in cima alla montagna. Prima di procedere, per timore che avrebbero incontrato altri avversari, decisero di fermarsi un attimo a riposare.
"Nicolò ci puoi spiegare che oggetto stiamo cercando?"  domandò Riccardo mentre curava Alessandro, il quale era stato morso al braccio sinistro da uno di quei corvi delle nevi.
"Vedete, quando mi sono allontanato dalla gilda sbloccai al massimo livello l'abilità di Costruisci penne e inchiostri e ho così sbloccato la possibilità di creare una penna-catalizzatore molto potente chiamato "Artiglio di Mneninn"; per creare quest'ultimo sono necessari due unità di Siderite, due unità di Inchiostro dell'Illusione e un Occhio di Mneninn. La Siderite l'ho trovata nella cava che avevamo esplorato insieme, quella dove abbiamo trovato il set del boia; mentre l'Inchiostro sgorgava da una strana fontana situata al centro di una foresta in una periferia del piano nove; ma l'Occhio non sapevo dove cercarlo finché non lessi una leggenda in un libro della biblioteca. La leggenda raccontava di un uomo che si era recato sulla cima ad un monte completamente ghiacciato e, in quel luogo, era stato visitato da due creature che gli avevano insegnato l'arte canora; quell'uomo fu il primo bardo della storia. Un giorno quest'uomo venne seguito da dei briganti e, dopo che questi ebbe dialogato con le due creature venne ucciso dagli inseguitori credendo che possedesse uno strumento talmente potente da evocare quelle due creature. Quando il giorno dopo, le due creature trovarono il cadavere del loro "allievo", reagirono diversamente all'evento: una delle due decise di rimanere a vegliare alla tomba dell'uomo fino a che, anche questa, non trovò la morte. La seconda, invece, capendo quanto gli uomini fossero esseri ignobili decise di fuggire lontano da coloro che non seppero accettare l'arte"
"Tu quindi credi che, una delle due creature, sia Mneninn?" domandò Camilla dopo aver ascoltato la storia.
"Esattamente… D'altronde questa storia parla del primo bardo e, il catalizzatore in questione, non solo è esclusivo per i bardi ma è anche molto forte" osservò Nicolò dopo essersi rimesso in piedi.
"E tu speri che questo sia il monte in cui sono apparsi i due esseri?" continuò ad interrogarlo la ragazza.
"Esattamente" disse lui avviandosi verso l'esterno della montagna seguito dagli altri.
"Beh… Speriamo che tu abbia ragione"
Non appena usciti dalla grotta, i cinque ragazzi, vennero colti alla sprovvista da una folata di aria gelida poi, voltandosi verso sinistra, notarono un piccolo passaggio che, esternamente alla montagna, procedeva verso l'alto, lo percorsero e giunsero in questo spiazzo coperto dalla neve dove si trovavano sei colonne, di cui due spezzate in cime, disposte su due file e infondo al piccolo "corridoio" che queste creavano si trovava un altarino dietro al quale era seduto un NPC.
"Che cavoli ci fa qui un NPC?" domandò Lorenzo perplesso.
I ragazzi avanzarono verso di lui timorosi, stringendo nelle mani le porrei armi. Ma, non appena ebbero superato le colonne centrali, l'uomo si alzò, rivelando una lunga tunica di color bianco, ed iniziò a parlare "Anche voi siete qui a vedere il bianco che ricopre il tutto?"
I ragazzi osservarono l'uomo: era un anziano con la pelle particolarmente bianca, gli occhi scavati e i capelli bianchi che venivano mossi dalla brezza; quando gli furono davanti riprese a dire "Avete mai notato come il bianco della neve nasconda il tutto? Come, in questi luoghi, il tutto sia reso uno da questo immenso candore? Da questa idea è nata la dottrina del Fiocco Scarlatto… La neve e l'inverno sono come la morte no? E allora perché non diventare tutti uguali sotto l'egida della morte? Saremo un tutt'uno nella morte, nella notte eterna… Allora, volete unirvi al Fiocco Scarlatto?"
Davanti a Nicolò comparve la richiesta "Vuoi unirti alla covenant?" 
Lui si voltò verso i compagni e, subito, Alessandro disse "Probabilmente questa è una delle covenant diciamo di "allineamento malvagio" del gioco… Certo che se fosse un gioco normale si potrebbe anche pensare ad unirsi ad una covenant del genere per fare role-play però…"
"Però in questo mondo potrebbe portare ad uccidere altri giocatori e quindi…" e volontariamente Lorenzo lasciò sospeso il discorso sapendo che gli altri avrebbero capito. Nicolò allora digitò no e l'NPC alzò le spalle e tornò a sedersi dicendo "Questa dottrina è la via, questa via è la verità e la verità fa sempre paura"
I ragazzi iniziarono allora ad ispezionare quello spiazzo nella speranza di trovare altro ma solo Riccardo trovò un Fiocco di Sangue (oggetto che probabilmente sarebbe servito in una qualche quest di quella determinata covenant).
"Nicolò credo che questo non sia il monte giusto…" sospirò Camilla.
"Lo so… Lo so… Maledizione! Abbiamo solo trovato il luogo in cui prestare giuramento ad una covenant… È stato un vero e proprio buco nel…" ma Nicolò non riuscì a finire la frase che Alessandro urlò "Ehi ragazzi! Venite un attimo!"
"Cosa c'è Rik?" domandò Lorenzo.
"Guardate lassù" i ragazzi alzarono lo sguardo seguendo il dito del chierico che indicava poco più in alto seguendo il dorso della montagna. Tutti strizzarono gli occhi e si accorsero di un qualcosa di nero poco più in alto. "Questa non è la cima raggiungibile! Lassù c'è qualcosa!"
"Eh ma come la raggiungiamo? Abbiamo esplorato alla perfezione tutte le gallerie e non c'erano altre vie…" osservò dubbioso Alessandro.
"HO CAPITO!" urlò Nicolò e corse nella grotta dalla quale, poco prima, erano usciti all'esterno.
"Perché deve sempre fare il pazzo?" si domandò Camilla mentre inseguiva con gli altri l'amico.
Nicolò era davanti ad una parete che, a differenza delle altre presenti nella stanza, non era ricoperta di ghiaccio.
"Cosa ti è venuto in mente?" chiese allora la maga.
"Questa parete mi era sembrata strana già prima ma solo ora ho capito!" prese tra le mani la falce e tirò un fendente contro al muro il quale scomparve non appena la lama lo toccò "Lo sapevo è come quella volta!" e si lanciò nell'oscura galleria appena scoperta. Gli altri ragazzi erano rimasti a bocca aperta davanti a quel mezzo prodigio poi, dopo essersi ripresi, inseguirono il bardo.
Il tunnel conduceva all'esterno della montagna, per l'esattezza sulla cima; il gruppo poteva ora vedere solo ciò che si trovava in quel piccolo spiazzo bianco dato che, l'orizzonte, era totalmente coperto da una bufera di neve, ma tutto quello bastava a vedere ciò che cercavano: il corpo di un grande corvo giaceva a terra, aveva il becco di ghiaccio e le piume nere come una notte senza luna e senza stelle ma gli occhi, ancora spalancati erano qualcosa di incredibile: l'occhio sinistro era un globo di ghiaccio nero a malapena distinguibile dal resto del corpo mentre quello destro era qualcosa di incredibile; sembrava un occhio umano se non fosse stato per tre piccoli dettagli: il primo è che pupilla era verticale, il secondo è che anche la sclera era nera e, terzo, il verde dell'iride era scintillante come uno smeraldo. Nicolò si avvicinò al corpo e, subito, comparve il comando "Raccogli", il ragazzo lo premette e l'occhio destro scomparve dal cadavere e davanti a lui comparve la scritta "Occhio di Mneninn aggiunto all'inventario".

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Capitolo 17
*** Ideale e reale ***


N.D.A. Danmel_Faust_Machieri: Sono desolato di offrirvi un capitolo monco: monco perché il mio socio Djianni, a causa di impegni, non è riuscito a farmi avere le sue parti relative a questo capitolo. Settimana prossima avverrà la stessa cosa ma, dato che ho avuto un preavviso maggiore, dovrei riuscire ad offrirvi un capitolò più organico. Scusate l'inconveniente e vi auguro una buona lettura.

La sala dell'auditorio era ricolma di giocatori; la maggior parte di loro sembrava avere tra i 16 e i 18 anni mentre, qua e là, si intravedevano giocatori molto più piccoli o molto più maturi; in tutto saranno state dirca 600 persone. Merlin95, Lesen e i nuovi "professori" erano seduti dietro una lunga cattedra e osservavano i volti dei ragazzi; alcuni erano seduti ai banchi disposti sui gradoni della stanza, altri erano rimasti in piedi mentre, altri ancora, erano rimasti seduti per terra. Alessandro si guardava intorno notando la somiglianza tra quell'aula e le aule universitarie che aveva visto nel corso dei vari open day ai quali aveva preso parte; alle spalle sue e degli altri giovani che si erano seduti per la prima volta dietro ad una cattedra si trovava una grande lavagna in ardesia.
Merlin95 aveva appena terminato il discorso di benvenuto in cui presentava i ragazzi che avrebbero tenuto i vari corsi: il ragazzo con gli occhi a mandorla e i capelli neri, il cui nickname era Abaiak, avrebbe tenuto corsi di informatica; quello con gli occhiali e gli occhi azzurri, chiamato C.Borgia, avrebbe insegnato storia medievale;  Marat, il player con i capelli castani e il neo sotto l'occhio destro, avrebbe spiegato storia moderna; il barbuto invece, tale Erilon, si sarebbe occupato dei corsi di matematica; la ragazza bionda, Ileya, avrebbe insegnato storia della musica; la mora, Curie, avrebbe tenuto lezioni di biologia; Lesen si sarebbe occupata di fisica generale, Orpheus di letteratura italiana, Hamlaf di letteratura inglese e Alessandro si sarebbe occupato di addestrare i più giovani ed i meno esperti al combattimento.
Quando Merlin si rimise a sedere fu Lesen ad alzarsi e disse "Dopo questa breve presentazione del progetto tenuta dal nostro carissimo Merlin95", a queste parole fece seguito un caloroso applauso, "il docente di letteratura italiana, Orpheus, terrà il discorso d'apertura".
Nicolò si voltò di colpo verso la ragazza come se avesse appena detto che gli aveva sfasciato il motorino. Lui era incredulo: nessuno gli aveva detto che avrebbe dovuto tenere un discorso d'apertura. Alessandro e Lorenzo iniziarono a ridere sotto i baffi come fanno gli amici quando si vedono in difficoltà. Nicolò aveva gli occhi di tutti addosso e quella situazione non gli faceva affatto bene… Iniziò a girargli la testa, senti il cuore accelerare di colpo, la vista si sfuocava… Chiuse gli occhi e massaggiò con il pollice e l'indice… Se non avesse fatto qualcosa in fretta sarebbe svenuto davanti a tutte quelle persone… All'improvviso, nella mente, gli balenò l'immagine di Linton, ripensò al discorso che aveva tenuto davanti alla prima linea… Poteva usare quello… No, no… Doveva usare le sue parole però… Si alzò dalla sedia, girò intorno alla cattedra finché non fu davanti ad essa, chiuse gli occhi, prese un profondo respiro ringraziando tra sé e sé Linton e iniziò a dire "Oggi è il primo di settembre. Non so chi di voi ha tenuto il conto dei giorni, non so quanti di voi continueranno a farlo… Ma forse anche chi ha perso i giorni si è accorto che oggi è cambiato qualcosa… L'avrete notato anche voi vero? L'aria si è fatta più fredda, le foglie degli alberi stanno lentamente ingiallendo eppure… Eppure… Avrete sentito anche voi un qualcosa che non torna; giusto? Vedo molti di voi annuire. Sapete cos'è quella sensazione? È il vedere tutto troppo perfetto… Nel nostro mondo quante volte l'autunno è arrivato in ritardo? Quante volte abbiamo avuto caldo a ottobre? Non vedevamo la neve per anni o, alle volte, la vedevamo ad aprile… Il nostro mondo è imperfetto, non è come questo… Non è questo…  Se siamo qui è perché vogliamo ricordare quel mondo che ora ci appare tanto distante, quel mondo in cui noi uomini abbiamo continuato a lottare, quel mondo in cui esiste il vero noi stessi! Ma voglio dirvi dell'altro… In questo mondo ci siamo dentro con le nostre vite, con quel mondo; non dobbiamo vivere legandoci solo a questo gioco; in un gioco normale, in cui non si è intrappolati mortalmente, potremmo derubare gli altri, penalizzarli con incantesimi o altro, ucciderli… Alcuni potrebbero arrivare a pensare anche che sia giusto comportarsi in questo modo… Stronzate! Dobbiamo combattere questo mondo con il nostro mondo, con gli ideali, le certezze e la giustizia della nostra realtà, della nostra vera vita"
Nicolò aveva condotto il discorso che aveva in mente come spesso gli capitava: partiva a caso, proseguiva a caso e finiva a caso o, forse, dando un senso al tutto. Quando fermò le parole ci fu un profondo silenzio, lui, senza dire nulla, senza il minimo cenno, tornò a sedere ma, non appena ebbe dato le spalle alla stanza per aggirare la cattedra, scoppiò un entusiasmato applauso. Il bardo sorrise e si rimise a sedere.

"Certo che il tuo studio è un po' piccolino…" disse Alessandro mentre osservava la stanza della scuola che Lesen e Merlin95 avevano reso lo studio di Nicolò.
"Ci credo che trovi piccolo questo: nel tuo non c'è una libreria!" lo canzonò Lorenzo mentre si sedeva sulla scrivania del bardo.
"Sei forte" commentò Nicolò imitando la voce di Celentano "Ma scendi dalla mia scrivania"
La stanza non era molto grande siccome tutte le pareti erano occupate da librerie ricolme di libri; entrando nella stanza, subito a sinistra, c'era una scrivania con dietro una sedia; Nicolò aveva anche piazzato, dall'altra parte della stanza, un divanetto, una poltrona e un tavolino su cui erano poggiati una teiera, un paio di tazze ed un vaso con dentro dei fiori simili a papaveri.
"Che noioso" disse Lorenzo rialzandosi "Comunque perché il tuo studio è già così arredato?"
"Semplice; mi son portato dietro un paio di mobili… Le uniche cose che c'erano in questa stanza erano la scrivania e una sedia" spiegò il bardo.
"Ah! Pensavamo che ti avessero trattato diversamente da noi" insinuò malizioso Alessandro col sorriso sulle labbra.
I tre amici scoppiarono a ridere "Allora!" iniziò ad un tratto il monaco "Io ed Alessandro siamo qui perché ci hai promesso una magia!"
Il bardo sorrise e, aperto il suo inventario, digitò su tre icone e diversi oggetti comparvero sulla scrivania. Innanzitutto una semplicissima pergamena giallognola di forma quadrata, poi due lingotti di un metallo nero, una boccetta contenente un liquido che continuava a cambiare colore ed, infine, una sfera nera della grandezza di una palla di biliardo dove però brillava un'iride smeraldina tagliata a metà da una pupilla verticale.
"Sono quelli gli "ingredienti" necessari alla realizzazione del tuo nuovo catalizzatore?" domandò Alessandro osservando con attenzione il liquido che nella boccetta passava dal rosso al bianco.
"Yep" si limitò a dire Nicolò mentre prendeva la sua Penna di Corvo.
"E come hai intenzione di unirli insieme?" chiese Lorenzo gettandosi sulla poltrona.
"Vi mostro subito" il bardo dispose i due lingotti, la boccetta e l'occhi sopra alla pergamena, poi, utilizzando la penna, disegno un cerchio intorno agli oggetti "Ora devo scrivere un qualcosa in modo da attivare la magia… Vediamo… "Nel nero di ogni petalo appassito,/ nel rompersi di ogni sogno di inchiostro,/ nel buio di ogni astro sfinito,// vedo la paura che col vuoto mostro:/ l'incubo di un verso reso silenzio,/ il perdere ciò che col vuoto dimostro." ed ecco… Fatto" 
Non appena ebbe finito di trascrivere i versi l'inchiostro iniziò a roteare sulla pergamena e, all'improvviso, creò una sorta di bolla nera intorno agli oggetti.
"Chi sei diventato? Edward Elric?" lo prese in giro Alessandro.
"Gne, gne, gne! Comunque dovrò aspettare 5 giorni quindi…" Nicolò si girò verso Lorenzo "Penso sia il momento di andare al Lago delle Cento Fauci… Hai un paio d'oggetti da recuperare per il tuo amico NPC…" e, detto questo, aprì la porta dello studio.
"Yeah!" urlò Lorenzo seguendo l'amico "Comunque era una poesia di Foscolo vero?"
"Secondo me era del solito nasone con l'alloro in testa" ridacchiò il barbaro chiudendo la porta.

Le vie principali della Città d'Inizio erano affollate come al solito. I players andavano da una parte all'altra alla ricerca di oggetti, di altri players o di determinati NPC. Camilla percorreva quelle vie accanto a Linton mentre osservava i volti di quei giocatori: molti sorridevano, scherzavano tra loro, chiedevano ad altri se quella sera avrebbero preferito mangiare carne o pesce… Erano tutti così sereni… Camilla era irritata da quell'atteggiamento e ciò si vedeva palesemente dall'espressione che assumeva il suo volto. Linton si voltò un attimo verso di lei e, accorgendosi di questo, stiracchiò le braccia sopra la testa e disse "Aaaaah certo che queste "ronde di controllo" sono piuttosto noiose… Che ne dici di fare una pausa in una taverna?"
Camilla rispose con un cenno disinteressato del capo; Linton allora la prese per mano e la trascinò con sé.
Si erano sedute in una locanda, che aveva dei graziosi tavolini esterni, e stavano bevendo del tea accompagnandolo con dei biscotti al burro. Linton guardò attentamente la maga: era distratta, pensierosa e chiaramente irritata nei confronti di quello che stava accadendo intorno a lei.
"Sai" disse il generale posando la tazzina e osservando il poco liquido rimasto al suo interno "Penso che molte persone si siano abituate a vivere in questo mondo e… A dirla tutta… Non gliene possiamo fare una colpa…"
Camilla alzò subito gli occhi e contemplò lo sguardo pensieroso di Linton; come poteva dire quelle cose? Perché doveva appoggiare quel comportamento? Non si sarebbe mai aspettata un discorso simile proprio da lei.
"Il mondo dei videogiochi viene visto da molti come una possibilità di astrazione, un momento in cui possono staccare la spina dai problemi di tutti i giorni… Alcuni corrono, altri scrivono, compongono musica, dipingono e simili ma altri qui possono attrassi… Penso che in un primo momento, quando ci è stato detto che eravamo rinchiusi in questo mondo, ci spaventammo a morte ma col tempo la paura si è fatta più debole… Credo che in molti abbiano pensato che qui dentro potessero avere più possibilità rispetto alla vita di tutti i giorni… Qui siamo ripartiti tutti da zero; chi si sentiva "piccolo" nel nostro mondo ha visto qui la possibilità di una grandezza… Chi di là si sentiva inutile qui può aver trovato un'utilità… Non fargliene una colpa Mineritt" a quel punto il generale strinse la mano destra della ragazza "Non tutti gli uomini sono egualmente forti… Alcuni cercano sempre una scusa, una scorciatoia, una scappatoia… Questo mondo è tanto diverso da ciò? Lo stesso creatore di questo gioco credo che abbia pensato a questo… Creare un mondo per irretire le persone… Creare una gabbia d'orata in cui loro si sarebbero sottomessi…" il generale stava pronunciando quelle parole a denti stretti, come se ci fosse dell'altro dietro a quei commenti, dietro alla palese rabbia che provava verso l'uomo che aveva creato tutto quello. Camilla la osservava e capì: aveva sbagliato a dubitare di Linton e, allo stesso tempo, capiva che molti uomini non sono tanto diversi dalle falene: stregati della fiamma si lanciano contro essa senza pensare, oppure senza nemmeno capire, che stanno volando verso la loro stessa morte.

Alessandro aprì la porta della taverna. Si trovava a Rinelot, una delle città presenti all'ultimo piano esplorato, lo stesso piano dove Lorenzo e Nicolò stavano cercando il Lago delle Cento Fauci, Da qualche giorno girava voce di un NPC con un'armatura grigia che rimaneva seduto in quella locanda tutto il giorno finché, la notte, non tornava nella sua stanza; in molti avevano provato a parlargli ma non rispondeva a nessuno. Alessandro aveva incontrato un giocatore che aveva provato ad interagire con l'NPC e l'aveva descritto come un uomo sulla trentina con indosso un'armatura che sembrava fatta d'osso: era probabilmente Cadil. Non appena il barbaro varcò la porta si avvicinò al bancone; la taverna si sviluppava su due piani, il primo adibito alle consumazioni mentre al secondo si trovavano le camere per i pernottanti, gli interni erano in pietra e, oltre allo spazio per sedersi al bancone, c'erano diversi tavoli molto ravvicinati tra loro ai quali erano seduti solo una manciata di NPC e due giocatori della gilda del Sangue di Drago. Alessandro guardò al bancone e lo vide: Cadil era seduto lì che beveva da un boccale di peltro. Il barbaro era entusiasta! Si avvicinò al bancone, si mise a sedere e ordinò un boccale di birra poi interagì con l'NPC.
"Oh!" disse subito lui "Tu sei il ragazzo delle miniere! È un piacere rivederti qui!"
Alessandro continuò a dialogare "Sto ancora cercando informazioni riguardo al mio antenato Cadmo ma non sono ancora riuscito a trovare nulla…"
Riprovò "Sai è stato Cadmo a realizzare questa mia armatura; nella mia famiglia si racconta che Cadmo realizzò questa armatura utilizzando i denti di un'antica creatura… Mi domando se con quei denti abbia creato solo quest'armatura… Mah…" e accompagnò quell'ultimo verso con un bel sorso di birra.
Il barbaro meditò su quelle parole: Cadmo era dunque un fabbro? Un artigiano o qualcosa di simile? E quell'antica creatura cos'era? Un mostro o qualcos'altro? E poi, giustamente, anche il dubbio di Cadil era interessante: avrà creato altro? Il ragazzo perlò ancora una volta con l'NPC "Ah! Scusa; mi sono lasciato trasportare dai miei pensieri… Grazie per aver ascoltato le mie ciance… Tieni, è un segno della mia riconoscenza" e donò così al barbaro un "Distillato di Cadil". La descrizione diceva "Distillato di Cadil; aumenta notevolmente il recupero di stamina. Cadil ha ereditato la ricetta di questo distillato dalla sua famiglia. Nessuno, a parte i familiari o gli amici fidati, conoscono gli ingredienti che servono a creare questo formidabile distillato". 
Dopo aver fatto questo dono al ragazzo, l'NPC tornò a bere e i suoi dialoghi, da quel momento, erano divenuti soltanto un ripetersi della frase "Ehi! Dai fatti ancora un goccetto con me!"
All'improvviso qualcuno aprì la porta. Alessandro si voltò e vide avanzare Lorenzo, piuttosto affaticato.
"Lorenzo tutto bene?"
"Potremmo star meglio" sorrise lui "Però con Nicolò siamo riusciti ad ottenere l'oggetto per creare il nuovo pezzo d'equipaggiamento"
"E cos'è che ha creato il tuo amico?"
"Questi!" e Lorenzo mostrò le braccia sulle quali erano presenti delle maniche formate da squame di color rosso/viola "Si chiamano Maniche dell'Idra"
"Maniche dell'Idra? Vuol dire che avete ucciso un'idra?"
"Sì" disse orgoglioso il monaco "Ma non ti aspettare cose grandiose. Gli ricrescevano le teste ma non era enorme… Anzi un po' mi ha deluso…"
"E Nicolò? È morto in battaglia?" scherzò Alessandro.
"No; è tornato al suo studio a preparare la lezione di domani"
"Oh maremma è vero! Domani abbiamo lezione! Te hai già preparato qualcosa?"
"Beh… Dovendo parlare di letteratura inglese credo che partirò dal principio quindi Beowulf e affini… Poi Chaucer e via… Cercherò di arrivare il prima possibile a Shakespeare ahahahah"
"Madonna io ho un'ansia che non ti dico… Che cavolo posso fare!!!"
"Massì dai improvviserai! Devi insegnargli a combattere e sei uno dei migliori players offensivi della prima linea! Non avrai problemi" disse poggiandogli la mano sulla spalla.
"Bah!" bofonchiò lui prima di finire il suo boccale con un lungo sorso "Che il cielo ce la mandi buona"

Camilla procedeva per i corridoi della scuola. Nicolò le aveva detto che avrebbe tenuto lezione dalle 9 alle 11 nell'auditorio centrale. I vari giocatori si potevano iscrivere a tutti i corsi che desideravano, dopo aver fatto questo i responsabili della scuola organizzavano le iscrizioni e cercavano di attribuire ai vari docenti le aule che più si conformavano al numero di studenti iscritti. Nicolò doveva tenere lezioni nell'auditorio perché il suo corso era quello con più iscritti: 482. La maga rischiò di urtare contro un gruppo di studenti mentre pensava a questo e rimuginava al discorso del giorno precedente avuto con Linton; giunse così difronte alla porta dell'aula e la spalancò. L'aula era piena di giocatori, molti erano già seduti aia banchi, altri formavano cricche qua e là e parlavano felicemente tra loro, alcuni ragazzi tentavano di rimorchiare le ragazze sole che avevano già disposto carte e penne sui banchi. Camilla si mise a sedere in prima fila e non appena un ragazzo si avvicinò a lei con l'aria da smargiasso lo fulminò con lo sguardo e lui schizzò via come un ratto in cerca di un qualche pezzo di formaggio.
Ad un tratto la porta si spalancò e Nicolò entrò mettendosi difronte alla cattedra. La maggior parte dei ragazzi continuò a parlare tra loro mentre solo pochi si misero a sedere. Camilla incrociò lo sguardo del ragazzo; lui le sorrise poi, divenuto serio in volto, tirò un pugno sulla cattedra; il suono attraversò tutta l'aula e gli studenti ancora distratti si voltarono spaventati. In una frazione di secondo tutti si misero a sedere e Nicolò, divenuto raggiante in volto, iniziò la lezione. Camilla osservava l'amico mentre iniziava a parlare della scuola siciliana e, mentre la lezione continuava, vedeva la moggio parte dei ragazzi rapiti delle parole di Nicolò. Eppure c'era qualcosa di strano nel suo volto, qualcosa che non riusciva a comprendere del tutto, ma cos'era? Stava sorridendo eppure, in quel sorridere, c'era qualcosa di diverso. Era raggiante in volto come non mai, sembrava che fino ad allora non avesse mai sorriso veramente… Come se quello fosse stato il suo vero sorriso… Perché Nicolò era veramente felice in quel momento? 
"Vedete i poeti della scuola siciliana sono quasi tutti dei funzionari di Federico II, ci sono notai, tesorieri, addetti statali ed affini; la loro vuole essere una poesia d'evasione, una poesia per non discutere dei loro problemi ma per distrarsi da essi, per non pensarci. La poesia diviene per i siciliani l'isola felice in cui non pensare a quel tremendo mondo che gli ruota intorno, l'isola in cui possono sentirei veramente liberi e veramente felici"
La mente di Camilla venne percorsa da un'orribile risposta: Nicolò aveva accettato di vivere in quell'utopia.

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Capitolo 18
*** Incomprensioni e passati (N) ***


N.D.A. Danmel_Faust_Machieri: Come già dicevo questo capitolo sarà anomalo perché scritto esclusivamente da me senza l'aiuto di Djianni. Spero che questo problema si risolva al più presto fino ad allora vi auguro una buona lettura nella speranza che, seppur scritto a due mani, questo capitolo sia di vostro gradimento. 
Grazie

Sul retro della scuola si trovava un piccolo parchetto in cui i ragazzi si trovavano dopo le lezioni e si fermavano lì a chiacchierare e ridere. Quello spiazzo d'erba con qualche albero era anche il luogo in cui si svolgevano gli allenamenti dei vari combattenti sotto l'occhio attento di Alessandro. Il barbaro, che sin dall'inizio aveva paura a rapportarsi con i ragazzini, si trovò subito a suo agio: scherzava con i bambini, sapeva quando essere serio, faceva fare gli esercizi migliori a seconda dell'arma utilizzata, tutto questo gli veniva quasi naturale, come se non avesse mai fatto altro. E i ragazzi apprezzavano moltissimo questo suo modo di porsi: lo vedevano come un fratello maggiore e seguivano i suoi insegnamenti come quelli di un nonno saggio e deciso. 
"Ok, ok… Fermatevi pure!" disse Alessandro ai ragazzi che avevano appena concluso il loro quinto giro di corsa intorno al parchetto "Allora… Oggi proveremo le mosse caricate allora… Innanzitutto afferrate saldamente l'arma con entrambe le mani in questo modo" il bardo prese lo spadone e lo impugnò davanti a sé tenendo la mano sinistra sopra la destra; i ragazzi assunsero la posa del maestro reggendo saldamente mazze, spade, spadoni, bastoni e affini. "Mooolto bene, adesso, a seconda della vostra arma dovete assumere una determinata posa: ad esempio, quelli che come me possiedono uno spadone o una spada, devono portare indietro il baricentro sostenendo il vostro peso con la vostra gamba dominante che dovete tenere leggermente indietro rispetto alle spalle, poi tenete la spada, o lo spadone, sul fianco e, quando vi sentite pronti, eseguite l'affondo usando la spinta della gamba in questo modo" e, dicendo questo, Alessandro eseguì l'affondo fendendo l'aria davanti a sé. 
"Bene, ora provate un po'… Invece, voi con mazze e bastoni dovete caricare il colpo dietro alla vostra nuca e poi sferrare il colpo dall'alto verso il basso; voi altri…" e il barbaro continuò così a spiegare ai vari giocatori che erano radunati davanti a lui: la maggior parte di loro erano ragazzini piccoli e ragazze di 15 o 17 anni (di cui alcune molto carine) mentre gli altri erano adulti o ragazzi. Alessandro iniziò a girare tra i vari giocatori, mentre questi provavano ad eseguire l'attacco potente, impartendo consigli o indicazioni su come migliorarsi; loro lo ascoltavano, cercavano di seguire i consigli, qualcuno cadeva perché si sbilanciava troppo, altri si sedevano stanchi per terra e ripassavano a mente le istruzioni impartite.
"Dai ragazzi!" Li incitò il maestro poggiandosi allo spadone conficcato nel terreno "Un'altra ora di allenamento e poi siete liberi!"

Mentre al primo piano le lezioni procedevano Linton e Camilla stavano esplorando una nuova zona del piano appena sbloccato. Le due ragazze si trovavano difronte a dei lucertoloidi di taglia media armati di alabarde e lance; il generale cercava di tenere a bada due di loro invece Camilla scagliava incantesimi a destra e a manca senza prendere la mira, senza pensare, come se fosse andata in un qualche berserk. Linton guardava gli occhi della ragazza: erano vuoti, vitrei, come se da essi fosse stata strappata ogni forza, ogni sentimento, ogni scintilla di luminosa speranza; Camilla stava perdendo il controllo di sé. Un lucertoloide stava per colpirla alle spalle con la lancia ma lei era troppo presa dal suo impeto per accorgersene; Linton vide quell'attacco e, liberandosi dei suoi avversari, intervenne per salvare la ragazza, in mezzo a quella tempesta di fendenti il capitano fulminò con lo sguardo la maga che non risentì minimamente di quegli occhi severi.
"Cosa diavolo ti è preso?" disse il generale riponendo la sua spada dopo aver concluso lo scontro.
"Scusa" rispose lei con tono piatto come se quel rimprovero le fosse semplicemente scivolato addosso.
Linton osservava la ragazza e capiva che c'era qualcosa che non andava ma non sapeva come farle tirar fuori quel qualcosa. Poi capì: si avvicinò alla ragazza e l'abbracciò sussurrandole all'orecchio "Sai che con me puoi parlare"
Camilla inizialmente era restia a quell'abbraccio, voleva sottrarsi ad esso, ma, quando sentì le parole del generale, sciolse il nodo di lacrime e parole che le bloccava l'anima. Pianse, versò tutte le sue lacrime e, poiché i suoi occhi si sfogavano, la voce volle fare altrettanto "Ni-Ni-Nicolò vuole restare in questo mondo"
Linton sbarrò gli occhi incredula e la strinse più forte poi le domandò "Sei sicura che le cose stiano così?"
La maga si asciugò gli occhi e rispose "L'ho visto a lezione… Sorrideva come mai l'ho visto sorridere… È veramente felice qui…" pianse ancora e poi aggiunse "Linton… Posso unirmi alla tua gilda?"
Il generale fu sconvolta da quella richiesta così improvvisa "M-ma… Mineritt…"
"Ti prego Linton" disse la ragazza fissando gli occhi della paladina con i suoi ancora gonfi di pianto.
"Va bene…. Ma prima devi separarti dalla tua gilda attuale ed è un'operazione che solo uno dei capigilda può fare quindi, prima di tutto, devi parlare con Ashel o con Orpheus poi potrai venire da me" sorrise Linton consapevole che una chiacchierata con uno dei due avrebbe probabilmente sistemato le cose.

Il giorno seguente Camilla si stava recando al portale per trasportarsi rapidamente al piano 0 quando avvenne qualcosa di particolare: il cielo di tutti i piani e di tutte le zone (come avrebbero confermato altri giocatori dislocati in varie locati) venne coperto da delle icone rosse con sopra riportata la scritta "Avviso", nello stesso momento si aprirono davanti a tutti i giocatori una schermata d'avviso ed una voce risuonò per i vari piani "Attenzione: nel giorno di domani, dalle ore 00:00 alle 23:59 verra effettuato un aggiornamento di sistema. Tutti i piani saranno soggetti a questo aggiornamento ad eccezione del piano 0; siete dunque invitati a non uscire da esso. Grazie per l'attenzione". Dopo aver ascoltato l'avviso (il quale si ripeté per 3 volte) Camilla si avviò verso la Città d'Inizio senza pensare minimamente a quali sarebbero state le conseguenze di quell'aggiornamento. 
Non appena la maga si trovò all'interno delle mura della città notò che questa si stava rapidamente affollando, iniziò a scivolare attraverso i vari giocatori decisa a raggiungere il prima possibile la scuola. Non avrebbe mai voluto parlare con Nicolò ma non era riuscita a rintracciare Claudio in alcun modo quindi non gli restava altra scelta se non quella di parlare con il bardo riguardo il suo abbandono della gilda. Stava avanzando così, soprappensiero, quando urtò distrattamente contro un giocatore facendolo cadere a terra.
"Ah! Mi scusi" disse la ragazza voltandosi verso di lui e porgendogli la mano.
"Mineritt?" domandò lui guardandola e, anche lei, lo riconobbe.
"Symon!"
"Cavoli non pensavo che sarei riuscito a beccare voi della gilda in questo gran casino" disse con leggerezza Riccardo mettendosi in piedi.
"Sono tutti qui a causa dell'aggiornamento?" ipotizzò osservando quella folla che continuava a muoversi e ad aumentare.
"Penso proprio di sì… Sarà meglio allontanarci, c'è troppo casino qui… Vieni andiamo alla sede dei chierici"
Riccardo afferrò la mano di Camilla e la condusse attraverso vie strette e secondarie in modo da evitare quella folla delirante finché non arrivarono davanti al portone che, ormai, era entrato nella quotidianità del chierico. In quello stesso momento la maga si accorse di una cosa: accanto alla porta era appesa una specie di bandiera con raffigurato sopra un serpente che si avvinghiava intorno ad un bastone; Camilla non aveva mai visto quell'insegna. Non appena furono all'interno dell'edificio salirono un paio di scale ed entrarono in una stanza di media grandezza arredata alla ben e meglio con strumenti alchilici, piante dai colori assurdi, un grande tavolo, un paio di sedie, due divanetti ed una brandina sulla quale Izanog stava sonnecchiando tranquillo. 
"Siediti dove ti trovi meglio" disse Riccardo all'amica. Lei si mise a sedere sul lato destro di uno dei due divanetti "Anche tu sei venuta qui dopo aver sentito dell'aggiornamento?" continuò il ragazzo appoggiandosi al tavolo.
Camilla non voleva dire la verità al chierico quindi si limitò a confermare la sua ipotesi con un cenno del capo.
"Capisco… Purtroppo tutti i giocatori ancora in vita stanno venendo di massa in questo piano quindi si rischia che le varie taverne delle città non riescano ad ospitarli tutti esattamente com'è successo agli inizi del gioco. Per questo la gilda Aesculapii e la gilda Scuola di Berthyn stanno cercando di creare dei posti letto all'interno della città… Allo stesso tempo è stata istituita un'altra gilda chiamata Guardie Notturne; sono un gruppo di giocatori che sorvegliano le strade e proteggono i giocatori più indifesi…"
Camilla ascoltava attentamente i discorsi di Riccardo però l'aveva colpita soprattutto una parte di quel che aveva appena detto "La gilda Aesculapii e la gilda Scuola di Berthyn?"
"Ah sì… Avrai notato il simbolo accanto alla porta d'entrata, quello è il logo della gilda Aesculapii: il bastone di Esculapio; è una gilda che ha creato Antigone per raccogliere i vari chierici qui presenti. La gilda Scuola di Berthyn è invece stata istituita dai ragazzi che hanno fondato la scuola in cui insegnano Nicolò, Alessandro e Lorenzo"
La ragazza si sentì una stretta al cuore: anche Riccardo e gli altri si erano uniti ad altre gilde… Senza dare un preavviso, senza dire una parola… Stava per andarsene via furiosa quando, all'improvviso, qualcuno bussò alla porta.
"Avanti!" disse Riccardo mentre digitava il comando per aprire la porta.
"È un peccato che non si possano aprire le porte fregandosene di tutto e tutti come in pokémon" con quella frase sarcastica fece il suo ingresso nella stanza Lorenzo vestito con una lunga unica da monaco.
"Ah! Non pensavo che ci fossi anche tu Camilla" sorrise lui "Comunque, Riccardo, sono qui per dirti che noi abbiamo finito di preparare le zone letto nella scuola, voi come siete messi?"
"Abbiamo sistemato tutte le stanze libere che abbiamo tenendone libera qualcuna in caso di emergenze… Non si sa mai… Siamo tutti sullo stesso piano quindi ci devono essere per forza anche loro…"
"Hai pienamente ragione…" assentì Lorenzo e quelle parole non dette "A questo punto vado, devo ancora sistemare due o tre cose… Ah! Giusto! Mi stavo dimenticando!" il monaco aprì il suo inventario e, digitando un paio di comandi, fece apparire davanti al chierico l'icona "Accetti regalo da Hamlaf?" Riccardo accettò e ricevette così una scorta abbondante di piante medicinali "Nicolò mi ha detto di fartele avere, dice che ormai noi abbiamo una bella scorta di pozioni e queste gli sono avanzate"
"Fantastico, ringrazialo sia da parte mia che da parte di Antigone" rispose Riccardo sorridente "E digli anche che se non viene a cena il prima possibile Antigone continuerà a ripetermelo fino allo stremo"
"Non ti preoccupare, gli farò sapere… Bene ci vediamo presto ragazzi!" concluse Lorenzo salutando ed uscendo dalla stanza.
Camilla sarebbe voluta uscire in fretta da quella stanza già mentre i due stavano discutendo ma si era trattenuta quindi aspettò qualche secondo dopo la sortita di Lorenzo e, salutando distrattamente Riccardo uscì. Qualche istante dopo Riccardo ricevette nella stanza Antigone "Ehi Symon ho incontrato Mineritt sulle scale, l'ho salutata ma lei non si è accorta di me… Ha qualcosa che non va?"
Il chierico stava osservando dalla finestra l'amica uscire dall'edificio e prendere la strada verso la scuola "Non ne ho idea… Ma spero che abbia modo di parlare presto con Orpheus…"
"A proposito di Orpheus" iniziò a dire Antigone "Quando viene a cena?" a questa domanda fece seguito solo il facepalm di Riccardo.

Camilla stava procedendo lungo la via del mercato cercando di evitare ogni incontro ma, ad un certo punto, si accorse che Lorenzo si era fermato a parlare con un NPC negoziante. La ragazza decise allora di nascondersi dietro una bancarella per evitare quell'incontro. 
"Camilla!" urlò però il ragazzo mentre finiva l'affare col mercante.
La maga sospirò ed uscì dal suo nascondiglio con dipinto in volto il sorriso più falso del mondo.
"Stai cercando di raggiungere la scuola? Dai vieni con me che ti accompagno!" sorrise lui.
Camilla voleva declinare l'offerta ma sapeva che non poteva addurre alcuna scusa quindi decise di seguire il ragazzo. Lorenzo avanzava lungo le strade salutando giocatori che si erano stabiliti a titolo definitivo in quella città già da qualche mese: mercanti, guardie e altro.
La maga cercò di trovare un argomento di discussione "Hamlaf scusa ma prima, con Symon,  stavate parlando di "loro"… a chi vi riferivate?"
Lorenzo divenne subito serio in volto "Durante una ricognizione io, Alessandro e Nicolò stavamo esplorando il Monte Ghiacciato e abbiamo visto alcuni gruppi di giocatori aggirarsi lì intorno. La cosa ci sembrava sospetta e abbiamo dunque pensato di sorvegliare la zona e abbiamo scoperto che quei giocatori continuavano a fare avanti e indietro da quella zona… Allora ci siamo nascosti e abbiamo scoperto che si erano votati alla covenant del Fiocco Scarlatto…"
"Ma quella è una covenant che potrebbe portare ad uccidere altre persone!"
"Esatto… Noi però, in buona fede, abbiamo pensato che loro non sapessero a cosa stavano andando incontro ma invece… Da quel momento il numero di morti è cresciuto e sono iniziate a serpeggiare voci riguardo gilde che hanno iniziato a uccidere anche gli altri player…"
"Ma come?! Ma è una cosa senza senso?!" iniziò a dire Camilla sconvolta dalla notizia.
"Non è senza senso… È una cosa sbagliata! Questi giocatori stanno uccidendo delle persone…"
"Ma perché lo fanno?"
"Non ne ho idea… Certo… Quando uccidi un giocatore hai diritto ha prendere ciò che vuoi dal suo inventario e, se per di più, lui è a capo di una gilda puoi saccheggiare la cassa comune… Probabilmente, a questo, alcuni giocatori che vedono gente con oggetti più potenti o affini sono portati a pensare che, con quegli strumenti, sia più facile per loro sopravvivere anche se questo significa… Uccidere altre persone…"
"Non posso credere che esistano persone che ragionino in questo modo…"
"Purtroppo è un ragionamento che esiste anche nel nostro mondo… Mors tua uita mea…"
"Stai giustificando questo modo di fare?!" domandò furiosa la ragazza.
"Assolutamente no! Camilla come puoi pensare una cosa simile!?"
"Mah… Io non so più cosa pensare di voi…" E, dopo aver proferito quelle parole, la ragazza corse voi verso la scuola.
Lorenzo bestemmiò a denti stretti "Ah… Sofia… Non puoi sapere qui dentro che casini…" sospirò poi guardando il cielo che lentamente si stava rannuvolando.

Camilla era finalmente arrivata difronte alla porta che portava nello studio di Nicolò, aveva il cuore che le batteva forte e un nodo alla gola e tutto dipendeva da un fremito di rabbia. Stava per bussare alla porta quando questa si aprì improvvisamente e ne uscirono tre ragazzine, probabilmente di 16 anni, che stavano salutando il ragazzo. Quando le tre si accorsero di Camilla la guardarono con sdegno e una di loro disse "Professor Orpheus! Non aveva detto che c'era bisogno di avvisarla un giorno prima per vederla in privato?"
"Certo… perché?" rispose lui da dentro lo studio.
"E non aveva anche detto che aveva finito i ricevimenti per oggi?"  domandò un'altra ragazza mora.
"Certo, certo… perché?" tornò a dire Nicolò.
"E allora chi è questa?" domandò la terza ragazza.
Nicolò si affacciò dalla porta e vide Camilla "Mineritt! Che piacere rivederti" sorrise lui "Entra pure, voi andate pure e mi raccomando per domani ripetete la scuola umbra…"
"Certamente professore" risposero le tre ragazze all'unisono con un sorriso smagliante e poi fulminarono Camilla con uno sguardo assassino prima d'andarsene.
"Camilla!" iniziò a dire il bardo chiudendo la porta "Cosa ci fai qui? Non sei in missione con Linton oggi?"
"No, no… Sono qui per…" ma la ragazza si interruppe vedendo una grande macchina posta vicino alla scrivania del ragazzo "Ma quella cos'è?"
"Ah questa?" disse Nicolò battendo con una mano la macchina "È una stampa a caratteri mobili… L'ho creata raggiungendo il livello massimo nell' "Area di Competenze" Artigianato Libri! Così mi è più facile preparare i testi per le lezioni" il ragazzo afferrò un libro, lo aprì, si accostò alla stampa e, dopo che gli comparve davanti una tastiera, inizio a trascrivere il testo del libro, quando ebbe finito la stampa entrò in azione e fu pronta una copia della prima pagina della Vita Nova di Dante.
"Ah capisco… Hai investito i tuoi punti per i tuoi studenti…"
"Scusa Camilla?" domandò lui confuso.
"Niente… Ascolta…" la ragazza deglutì "Voglio lasciare la gilda"
Nicolò si fermò improvvisamente "Va bene" disse "Ma prima…"
"Prima vuoi dirmi che tu hai già lasciato la gilda?"
Nicolò si voltò con lo sguardo dubbioso "Cosa?"
"Linton mi ha spiegato che per uscire da una gilda bisogna avere l'accordo del capofila e Riccardo mi ha spiegato che qui al primo piano sono state formate tre nuove gilde tra cui una in questa scuola a cui te, Lorenzo e Alessandro vi siete uniti e una di chierici dove ci sono Antigone e Riccardo"
"Riccardo ti ha detto proprio così?" domandò il ragazzo tornando a scorrere l'indice lungo le librerie.
"No, mi ha parlato solo delle gilde ma ho intuito il resto"
"Capisco… Allora bene così" Nicolò aprì il suo menù e, dopo aver digitato un paio di comandi, davanti alla ragazza comparve un messaggio "Uno dei tuoi capigilda (Orpheus) ti ha invitato ad uscire dalla gilda (Vitriol; membri attuali: 8). Accetti?"
Camilla guardò quel messaggio ed ebbe un tuffo al cuore: Nicolò era ancora un capogilda! E i componenti erano ancora 8! Nessuno se ne era andato; erano tutti ancora lì. Tutto questo voleva dire che si era sbagliata… Scoppiò a piangere e si coprì gli occhi con le mani. Nicolò versò due tazze di tea e si mise a sedere sul divano accanto alla ragazza e disse "Ora hai voglia di dirmi cosa succede?"
La ragazza cercò di asciugarsi le lacrime con la parte terminante delle maniche del vestito e iniziò a esternare tutti i suoi dubbi; tutti però ruotavano intorno alla stessa apparenza: quel loro essere felici all'interno di quel mondo. Nicolò ascoltava tutti quei discorsi, quello sfogo fatto di parole e lacrime in cui ribolliva la forza di una donna che non aveva mai chinato il capo difronte agli altri, e, al termine di essi, il bardo si mise a ridere.
"Che cavolo ridi?" disse Camilla mentre si asciugava le ultime lacrime.
"Sei una stupida… Davvero credevi che ci saremmo dimenticati del nostro mondo?"
"Ma allora perché siete qui fermi?"
"Perché amiamo alla follia quel mondo e non possiamo stare lontani da lui… E allora lo portiamo qui, per averlo accanto anche quando combattiamo… Se non avessi avuto modo di leggere le parole del nostro mondo avrei davvero ceduto a questo… E non solo… Avrai sicuramente sentito dei vari giocatori che ne stanno uccidendo altri, questo sta avvenendo solo perché molti stanno dimenticando qual è la diritta via, perché stanno dimenticando il loro vero mondo… È per questo che stiamo insegnando, per questo cerchiamo di portare qui quel mondo!"
La ragazza ascoltò quelle spiegazioni e finalmente capì, capì i loro perché e pianse per la felicità di aver capito che Nicolò e gli altri non erano mai andati via.  
"Ma mi puoi spiegare perché l'altro giorno in aula eri così raggiante?" domandò ancora Camilla.
"È la letteratura che mi rende così felice… Parlare di Dante, Foscolo, Manzoni, Carducci mi riempie di gioia! Mi fa sentire felice come quando… Quando…" Nicolò sospese le sue parole ricordando qualcosa di lontano, qualcosa che lo fece sospirare.
"Come quando stavi con Teresa; vero?"
"Già…" disse Nicolò.
"Ascolta… So che per te è difficile ma… Non è che ti andrebbe di raccontarmi come vi siete conosciuti?"
Il bardo ripensò a quella storia, alla sua storia e sorrise; doveva mostrare a Camilla quanto tenesse a lei e non c'era modo migliore che condividere con lei la sua storia.
"Era il 9 giugno; io e la mia famiglia eravamo partiti per stare qualche settimana in campagna dai miei nonni. Prima di partire pensavo che avrei trascorso tutte le mie giornate a pazzeggiare e a discutere con Lorenzo ma la mia libertà fu sconvolta tutto d'un tratto. Quello stesso pomeriggio stavo leggendo il Saul di Alfieri sotto un cipresso mentre ero steso sull'erba di un leggero pendio poco lontano dal casolare dei miei quando mia nonna mi venne a cercare chiedendomi di fare una corsa in paese a prendere della verdura per quella sera. Accettai al volo nella speranza di vedere presto Lorenzo e di avvertirlo del mio arrivo. Il negozio di frutta e verdura rimane in una viuzza vicino alla piazza di quel paesino quindi, una volta fatte le mie commissioni, siccome il pomeriggio c'è sempre poca gente in giro per quelle strade, decisi di fare due passi. Mentre passeggiavo, ad un certo punto, qualcuno che stava annaffiando le piante su un balcone mi fece cadere addosso dell'acqua; non ricordo esattamente cosa bofonchiai in quel momento ma ricordo che alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi per la prima volta… Lei si stava per scusare, io stavo per insultarla ma tutto si fermò, tutto venne fermato da quello scambio di sguardi. Rimanemmo lì fermi come due bischeri a fissarci poi, in un tempo che non c'era più, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, sorridemmo l'una all'altro. Lì il mio cuore fu vinto e in quello stesso momento il furor mi accese l'anima; stavo per chiederle come si chiamasse ma la speranza di incontrare Lorenzo, in quel momento, divenne realtà e, dopo che questi mi chiamò alle spalle, lei sparì. Quel pomeriggio ebbi la testa da un'altra: non pensavo a quando prendere o no mentre giocavo a scopa, non sapevo dove controbattere nelle discussioni di letteratura e non sapevo quando voltarmi a seguire con lo sguardo le ragazze che Lorenzo mi additava… Pensavo solo a lei" mentre raccontava queste cose Nicolò sorrideva con il sorriso di chi ricorda il momento più bella di tutta la sua vita a distanza di anni "Due giorni dopo, in paese, ci fu una festa e i miei decisero di andare a vedere un po'… Io ero molto restio all'idea, data la mia agorafobia, ma presi con me qualche foglio e la mia penna e li seguii. Raggiungemmo in breve tempo la piazza dove era raccolto, praticamente, tutto il paese; io quasi subito iniziai a sentirmi male quindi mi separai dalla mia famiglia e mi ritrovai in un piccolo parchetto con un paio di altalene, un tavolino sgangherato e due lampioni che emettevano una luce tremante. Mi sedetti su un'altalena e inizia a scarabocchiare qualche verso sul un foglio, scrissi di ciò che avevo in mente cioè di quella ragazza vista per sbaglio e che per me, ancora, non aveva un nome… Scrissi di getto qualche terzina poi, preso da quella stretta al cuore, alzai lo sguardo al cielo: la luna mi fissava in tutta la pienezza del suo candore e, quasi fosse la cosa più normale del mondo, iniziai a parlarle utilizzando le parole di Leopardi; ripetei il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia mentre intorno a me regnava l'oscurità scalfita dal riverbero di quei due lampioni, un'oscurità che credetti solitaria ma, dopo aver pronunciato le parole "Perché reggere in vita / chi poi di quella consolar convenga?", comparve una voce che seguì la mia e iniziò a dire "Se la vita è sventura, / perché da noi si dura?" e proseguì. Allora mi voltai e vidi quella ragazza senza nome sedersi sull'altalena accanto alla mia; lei, come me, stava fissando la luna e pronunciava quelle parole non con le labbra ma con il cuore. Non volevo rovinare quel momento, quindi tornai anche io a fissare quel candido fuoco e alternammo le nostre voci in una danza immobile, in una piroetta di rime e suoni… Ci mettemmo a dondolare sulle rispettive altalene e solo quando uno dei due si trovava davanti all'altro potevamo ripetere un verso… Le parole si inseguivano tra loro senza mai distogliere lo sguardo dalla scena, senza mai lasciarsi tra loro, era un abbracciarsi con le voci, un sorridere in mezzo ai versi conoscendo solo gli occhi dell'altro… Infondo è vero… Io di lei conoscevo solo gli occhi e il sorriso: quando ci eravamo guardati per quel tempo eterno fui catturato da quegli occhi e non fui in grado di distinguere il colore dei capelli, un qualche neo particolare, la forma delle labbra o altro… Solo quel verde antico… Sull'ultima strofa del canto il nostro dondolare divenne uniforme e, con lui, i nostri versi, le nostri voci e il battito dei nostri cuori… Quando tutto si concluse ci vedemmo riflessi negli occhi dell'altro… Lei era bellissima: aveva dei lunghi capelli lisci, rossi come un tramonto, e le labbra che si piegavano in un sorriso talmente spontaneo, talmente innocente da farmi credere che nessuno al mondo sapesse sorridere al di fuori di lei… Mi ricordo ancora che quella sera indossava una camicetta bianca e una gonna verde che le copriva distrattamente le ginocchia… In quel momento mi balenò in mente una terzina di Dante "Sovra candido vel cinta d'uliva / donna m'apparve sotto verde manto / vestita di color di fiamma viva"… Non so cosa stesse pensando lei mentre mi fissava ma fu così finché le altalene non si fermarono del tutto; allora lei… sì fu lei a fare il primo passo, d'altronde io, come molti altri uomini, sono un vigliacco, mentre lei aveva una forza incredibile" nello specificare questo aspetto della personalità di Teresa il ragazzo sorrise come se l'avesse avuta ancora davanti "Dicevo…Lei mi guardò e, raggiante come una di quelle stelle che ci stavano guardando, disse "Mi chiamo Teresa, piacere"; io, preso alla sprovvista, balbettai un incomprensibile "Io mi chiamo Nicolò, piacere mio"… Non so come fece a capirmi… Non so come faceva a capirmi… Dopo aver chiacchierato un po', dalla piazza, si levò la musica dei tipici balli di paese; lei allora mi prese per mano e mi trascinò a ballare… E ballai! Non so come ma, quando ero con lei, la mia agorafobia svaniva… Naturalmente rimanevo il solito manico da scopa mentre lei danzava come il vento… Dopo un po' riuscì anche a farmi sciogliere ahahahah… Fu incredibile! Avevo addosso lo sguardo furioso di quasi tutti i ragazzi del paese ma non me ne fregava nulla perché ero lì con lei… Quello fu il nostro primo incontro, la prima scintilla del nostro fuoco" 
Camilla guardò l'amico: aveva sorriso dall'inizio alla fine della storia ma, nello stesso momento in cui pronunciò la parola "fuoco" cercò di nascondere una lacrima voltandosi verso le librerie; allora la ragazza disse "Scusa se ho dubitato di te Nicolò"
"Non ti preoccupare… Almeno ora ci siamo chiariti no?"sorrise Nicolò.
"Allora… Cambiando discorso: come affronterai questa giornata con la tua agorafobia?" domandò allora la maga"
"Me ne starò chiuso qui dentro senza mai vedere la luce e preparando le lezioni ahahahah!" rise il bardo mentre prendeva due libri e li appoggiava sulla scrivania.
In quello stesso momento qualcuno bussò alla porta "Chi è?" chiese Nicolò.
"Sono io" rispose la voce di Alessandro.
Nicolò aprì la porta e il barbaro entrò salutando i due amici "Allora abbiamo appena finito di allestire un punto di raccolta nel parco della scuola e uno nell'aula magna; la gilda Aesculapii ha invece preparato dei posti letto nella loro sede e alcuni all'interno della chiesa ma purtroppo non sono ancora abbastanza… Circa 1000 giocatori o più potrebbero non avere luoghi dove stare…"
"Questo è un bel problema" osservò il bardo sedendosi alla scrivania "Non ci rimane altra scelta che istituire dei campi al di fuori delle zone sicure…"
"Ma in questo modo non solo i giocatori potrebbero essere colpiti dai mostri ma anche dagli assalti dei player killer"
Nicolò e Alessandro si guardarono tra loro poi, con sguardo confuso, fissarono la ragazza.
"Uffa dovreste saperle queste cose! All'interno delle aree sicure due giocatori si possono scontrare solo attraverso il duello che, tra le altre cose, finisce automaticamente quando gli HP di uno degli sfidanti arrivano a meno di 1/2; ma al di fuori di queste zone si può attaccare un player anche al di fuori di un duello e si possono far calare i suoi HP anche a 0!" spiegò Camilla.
I due ragazzi scoppiarono a ridere "E da quando sei così preparata ahahahah" disse Alessandro celando, dietro alla risata, lo stupore del trovare la sua amica così ferrata in materia "Stare al fianco di Linton ti fa proprio bene eh?!" 
La ragazza fulminò il barbaro con lo sguardo il quale fece una faccia che supplicava scusa.
"Comunque!" disse Nicolò interrompendo le sue risate fingendo di tossire, estrasse la pipa e l'accese e, mentre fumava, spiegò "Sappiamo che c'è questo problema ma abbiamo pensare di creare più campi difesi da guardie e altri giocatori di alto livello… Per di più cercheremo di non fare trapelare questa informazione in modo che i player killer non possano venirlo a scoprire troppo facilmente"
"Capisco…" rispose Camilla "Se può esservi d'aiuto potrei provare a parlarne con Linton"
"Non preoccuparti" sorrise Alessandro "Mi sono già messo in contatto io con lei… E mi ha assicurato che la sua gilda collaborerà in questa impresa!"

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Capitolo 19
*** Difese fisiche ed etiche (N) ***


N.D.A. Danmel_Faust_Machieri: Scusate se pubblico così in anticipo rispetto i soliti canoni ma per una serie di motivi questa è la soluzione migliore (l'altra sarebbe stata pubblicare più tardi e mi avrebbe fatto sentire in colpa). Odio cominciare un capitolo con delle scuse ma, anche in questo caso, sono inevitabili. Ho avuto poco preavviso per preparare questo capitolo e mi scuso se dovesse risultare troppo breve. Come vedrete subentrerà da subito un nuovo personaggio che resterà molto sullo sfondo del capitolo ma che si svilupperà nei seguenti. Per il resto l'assenza di Djianni continua e si scusa con coi lettori di questa.
Comunque sia buona lettura

"Siamo arrivati!" disse Linton aprendo la porta. Il generale, Tempesta e Salazar varcarono così la soglia della sala riunioni della scuola di Berthyn; nella stanza erano già seduti i membri della gilda Vitriol (Claudio, Luna e Roberto esclusi), Phones e River, Antigone e Lesen.
"Ci siamo quasi tutti" osservò Riccardo "Dovrebbe solo mancare Zarathustra"
Camilla, che era seduta tra Alessandro e Nicolò si avvicinò a quest'ultimo e gli chiese a bassa voce "Chi sarebbe questo giocatore con un nome così… così…"
"Altisonante?" provò a concludere il bardo "Comunque Zarathustra è a capo della gilda delle Guardie Notturne… L'abbiamo conosciuto qualche giorno fa e… È un bravo ragazzo" commentò lui.
Camilla allora si voltò a guardare gli altri giocatori seduti al tavolo e si accorse che Lesen e Antigone la stavano fissando con invidia, lei di tutta risposta chinò il capo e si mise a dondolare le gambe come fanno le bambine che non toccano con i piedi per terra quando sono sedute.
All'improvviso la porta si riaprì "Scusate il ritardo!" urlò un ragazzo alto, con gli occhi marroni e i capelli neri che era appena entrato nella stanza.
"Non ti preoccupare Zarathustra; siamo tutti appena arrivati" gli disse Nicolò sorridendo.
Camilla osservò allora il giocatore: aveva uno sguardo molto sereno e tranquillo, portava un paio di occhiali tondi che stonavano con l'armatura in acciaio che indossava e con l'alabarda che portava sulla schiena. Era un ragazzo che aveva da subito affascinato la maga e che sicuramente aveva più anni di lei e dei suoi compagni.
"Molto bene" iniziò a dire Nicolò nel momento in cui Zarathustra prendeva posto a sedere "Ora che ci siamo tutti veniamo al dunque: Symon hai raccolto i dati che ti abbiamo chiesto?"
"Certamente" rispose il ragazzo alzandosi in piedi "allora… Abbiamo contato tutti i nomi presenti sulla grande pietra nella chiesa di questo piano, gli abbiamo sottratto il numero dei morti attuali e il numero dei posti presenti nelle varie città di questo piano ottenendo così il numero dei giocatori che rimarranno al di fuori delle zone sicure durante la giornata dell'aggiornamento"
Lorenzo sbadigliò come a dire "E con questo?" e subito Alessandro gli tirò uno scappellotto.
"Grazie mille Gabél" riprese il chierico "Abbiamo quindi 874 giocatori, per così dire, "scoperti" "
"Capisco… Quindi i posti letto preparati sia dalla gilda Aesculapii e dalla Scuola di Berthyn sona già pronti?"
"Per quanto riguarda noi chierici è tutto a posto" sorrise Antigone e subito, per non far vedere che era da meno, anche Lesen si alzò in piedi e, fissando negli occhi la  chierica, disse "Anche la Scuola è pronta" marcando ogni parola con un tono di sfida.
"Le cose ora potrebbero farsi interessanti" ridacchiò tra sé e sé il monaco guardando le due ragazze pronte a saltarsi addosso, ma la sua risata venne fermata tempestivamente da un secondo scappellotto.
"Symon; nel numero di giocatori senza un luogo sicuro in cui stare sono anche contati i membri della gilda del Sangue di Drago, di quella delle Guardie Notturne ed anche noi giusto?" domandò Alessandro.
"Giusto" rispose lui.
"Molto bene… Zarathustra, Linton, da quanti giocatori sono formate le vostre gilde?" domandò il bardo iniziando a studiare un piano d'azione.
"Escludendo me, Salazar e Tempesta la nostra gilda consta di 60 membri" rispose il generale.
"Le Guardi Notturne, invece, sempre escludendo me, sono 45" disse pacatamente Zarathustra.
"Molto bene… Hamlaf, Gabél, voi cosa ci dite?" 
"Allora" prese parola Alessandro "Abbiamo esplorato le varie zone del piano e abbiamo individuato 13 posti in cui dislocare degli accampamenti ma…"
"Due di questi si trovano in posti poco strategici e, altri due, credo che non riescano ad ospitare più di 10 tende doppie" concluse Lorenzo rimanendo seduto.
"Capisco…" Nicolò si fermò qualche secondo a riflettere, poi, propose "Secondo me ci dovremo muovere in questa maniera: Lesen e Antigone, voi, con l'aiuto di Sparkire, di Merlin e degli altri, vi occuperete di accogliere i giocatori qui in città; noi invece divideremo i giocatori in nove gruppi, otto da cento giocatori ed un altro con i giocatori rimanenti, in ognuno di questi gruppi metteremo dei componenti delle varie gilde per sorvegliare movimenti sospetti o analoghi… Potremmo dividerci così: due gruppi saranno sorvegliati da venti delle Guardie Notturne, un altro gruppo dai restanti più Zarathustra, Linton e cinque dei suoi possono badarne un altro, Salazar e Tempesta, con altri cinque della gilda, un altro gruppo ancora, ad altri due gruppi metterei a capo venti giocatori della gilda del Sangue di Drago, Phones e River, scortati da cinque giocatori della gilda di Linton, terranno d'occhio un altro gruppo mentre noi della gilda Vitriol e i restanti ci occuperemo del gruppo più piccolo… Vi sembra un'idea accettabile?"
Al discorso seguì un assenso generale "Ottimo! L'aggiornamento avrà inizio tra dieci ore… converrà mettersi subito in azione per stanziare i vari punti di raccolta… Buona fortuna a tutti!" concluse Nicolò e tutti subito si avviarono fuori dalla stanza lasciando soli i compienti della gilda Vitriol.
"Complimenti al nostro oratore!" disse Lorenzo canzonando Nicolò; il quale rispose di tutto punto con un profondo inchino.
"Nico credi che con questo aggiornamento avremo modo di trovare Claudio, Luna e Roberto?" domandò Alessandro fattosi serio.
"Non ne ho idea…" sospirò il bardo "Ma sono sicuro che, anche se si trovassero soli in una zona non sicura, riuscirebbero a cavarsela senza problemi…"
"Non puoi controllare Claudio con la Sfera di Cristallo?" chiese Riccardo.
"Purtroppo ho da poco scoperto che la Sfera di Cristallo riesce a farmi vedere solo persone con cui ho interagito fino a una settimana prima dell'utilizzo"
"È da così tanto che il nostro ladro non si fa vivo?" domandò il monaco mentre si sgranchiva un po'.
"Già… Mi chiedo che problemi stia avendo…" sospirò nuovamente il bardo.
"Massì dai! Ha ritrovato la sua dolce metà! È giusto che si godano un po' di tempo insieme!" cercò di sdrammatizzare Alessandro.
"Infatti… Povero Roberto!" Scoppiò a ridere Lorenzo e, alla sua risata, si aggiunse quella degli altri componenti della gilda.
"Io ho un'altra domanda" iniziò a dire Camilla e, nel momento in cui gli sguardi di tutti conversero su di lei, iniziò a dire "Dividendo i giocatori nel modo che abbiamo approvato è possibile che ci troveremo spalla a spalla con i Player Killer senza nemmeno accorgercene… Non è pericoloso?"
"È per questo che abbiamo messo a capo di ogni gruppo giocatori in grado di garantire una difesa agli altri" rispose Lorenzo sereno "I Player Killer sono distinguibili dagli altri giocatori poiché il cursore che compare sulle loro teste è giallo o rosso il problema è che dopo un po' di tempo i cursori possono tornare verdi rendendo così un player killer identico agli altri…"
"Inoltre le gilde di Player Killer potrebbero essere, nella maggior parte dei casi, votate alla covenant del Fiocco Scarlatto e, come sappiamo, in una gilda, tutti i componenti, si votano istantaneamente alla stessa gilda del loro capo quindi è improbabile trovare un player killer in una gilda di giocatori verdi… Però non è da escludere il caso che uno di questi green player possano vendere informazioni a questi criminali in cambio di oggetti o di un compenso…" osservo accuratamente Riccardo.
"Quindi l'unica cosa da fare è tenere gli occhi non aperti… spalancati…" commentò Camilla.
"Già… Non c'è altro modo… Ma credo che anche Linton e gli altri abbiano fatto lo stesso ragionamento… Ora è meglio andare, ci aspetta una lunga serata e conviene iniziare a posizionare le tende ed analoghi" disse Nicolò e si avviò fuori dalla porta, seguito dai suoi compagni.

Intorno alle 20:00 di sera l'accampamento sorvegliato dalla gilda Vitriol era ormai pronto. Trentasette tende bianche, ciascuna da due posti, erano disposte lungo quattro file in uno spiazzo che si affacciava per un lato su una scogliera mentre, dall'altra parte, un breve sentiero conduceva in una foresta di frassini. La gilda Vitriol aveva disposto la loro tenda il più esterno possibile rispetto all'accampamento in modo da sorvegliare la zona in caso di un assalto inaspettato di un qualche nemico mentre avevano dato il compito ai soldati della Gilda del Sangue di Drago di fare pattuglie accurate intorno alle tende nel momento in cui i vari giocatori si sarebbero rifugiati lì. Al centro dell'accampamento si trovava una tenda più ampia dove i giocatori sarebbero stati riforniti con viveri di prima necessità. Lorenzo stava perlustrando le aree circostanti per vedere se ci fossero stati dei luoghi in cui qualcuno gli avrebbe potuto tendere un'imboscata mentre Alessandro si occupava di eliminare i vari nemici che circondavano quell'area. Ognuno svolse il suo compito alla perfezione tanto che, non appena arrivarono i giocatori, tutto funzionò alla perfezione; alle 00:00 venne annunciato l'avvio dell'aggiornamento di LSO e che da quel momento sarebbe stato impossibile avvalersi dei portali per il teletrasporto.
Nicolò, intorno alle 3 di notte, si sporse dalla scogliera e osservò le onde infrangersi sotto ai suoi piedi, ascoltava quel canto di acque, quel canto che cullava la sua mente, che distendeva il suo spirito; si accese la pipa e tirò qualche profonda boccata.
"A cosa pensi?" domandò Camilla avvicinandosi all'amico; lui sobbalzò un attimo e finse di stringersi il cuore come se avesse avuto un colpo "Mi farai avere un infarto un giorno o l'altro"
"Ahahah, non fare il bischero! A cosa pensavi?"
"Bah… Non lo so… Ripensavo a Claudio… Sono un po' in pensiero per lui… Mi sembra che si stia separando dalla gilda, non fa mai avere sue notizie… Non capisco… Non lo capisco…"
"Lo sai che è fatto così… Non capisco nemmeno io ma sembra che faccia fatica ad aprirsi con le persone…"
"Però io ho sempre capito le persone al volo… Ora invece dato che non lo vedo più non riesco nemmeno a capirlo…"
"Ti basta guardare gli occhi delle persone, vero?"
"Già… Se solo lo potessi vedere un attimo lo potrei capire… Vabbè speriamo che stia bene…"
"Ascolta" iniziò a dire Camilla per cambiare argomento "Hai notizie dagli altri punti di raccolta?"
"Hanno detto tutti che procedono senza problemi, non hanno avuto problemi con nessun Player Killer al momento… Probabilmente questi hanno paura che, a causa di un evento cos' impattante come un aggiornamento, i vari giocatori siano particolarmente attenti e quindi preferiscono rimanere in sospeso per oggi"
"Ma non sarebbe stato meglio farsi consegnare tutte le armi dai vari giocatori per sicurezza?"
"Non la vede una cosa molto fattibile… In molti si sarebbero opposti poiché, trovandosi all'interno di aree non sicure e con un costante respawn di nemici, avrebbero temuto per la loro sicurezza, in più sarebbe meglio non allarmare ulteriormente gli altri player…"
"Ehi voi due!" urlò Lorenzo alle loro spalle; il monaco stava avanzando accompagnato da Riccardo "Il vostro turno di guardia è finito, non volete andare a schiacciare un pisolino?"
"Guardate; io accetto volentieri!" rispose Camilla e si avviò alla tenda dopo aver salutato tutti.
"Tu invece Nicolò? Non vai?" domandò il chierico.
"Non preoccupatevi per me" disse il bardo sedendosi sul ciglio della scogliera, poi aprì il menù e dopo aver digitato un paio di comandi comparvero accanto a lui dei fogli, il suo catalizzatore piuma di corvo e dell'inchiostro "Sfrutterò la mia pausa per scrivere un po' "
"Il solito…" sorrise Lorenzo allontanandosi per controllare se fra le tende procedesse tutto bene mentre Riccardo faceva una ronda intorno al perimetro del campo eliminando i vari mostri che erano respawnati da poco. Dopo una ventina di minuti i due ragazzi si trovarono al di sotto della tenda centrale.
"Rik ti bevi un goccio con me?" chiese Lorenzo mentre estraeva una bottiglia di sidro dall'inventario.
"Perché no? Tanto sembra tutto tranquillo" rispose il chierico.
Si sedettero e, dopo essersi versati due bicchieri, iniziarono a parlare tra loro.
"Allora… Come procedono le cose da voi chierici?"
"Tutto molto tranquillamente; grazie al mio aiuto ora riusciamo a curare anche ferite e malattie che prima non sapevamo nemmeno riconoscere. Invece da voi a scuola?"
"Beh… Tutto sommato non mi dispiace insegnare… Seguono il mio corso circa duecento persone e fino ad ora è andato tutto bene…"
"Duecento persone?! Urca ma sono un sacco!"
"Mah… Alessandro e Nicolò insegnano quasi al doppio delle persone…"
"Ahahahah! Cos'è? Sei invidioso?"
"Ahahahah assolutamente!" rise ironico il monaco dopo aver finito il sidro nel bicchiere.
La notte continuò il suo corso finché dal mare non si levò lentamente il sole. La luce illuminò nella sua ascesa ogni tenda, una fila alla volta, finché, alle sette, tutte non risplendettero imponendo ai giocatori di svegliarsi. Alessandro e Camilla uscirono dalla tenda della gilda e raggiunsero i compagni. Una volta che si ritrovarono tutti e cinque iniziarono a distribuire rifornimenti per la prima mattina ai vari giocatori. Il resto della giornata trascorse con la stessa tranquillità; alcuni giocatori decisero di rimanere all'interno del campo, altri andarono ad allenarsi contro i nemici lì vicino, altri ancora invece si mettevano a giocherellare tra loro a carte o si sfidavano in combattimenti per saggiare la propria forza. I pasti vennero distribuiti intorno alle 13 e alle 20 così da non far patire a nessuno la fame; i pasti erano molto semplici però bastavano a soddisfare i bisogni dei giocatori.
Intorno alle 23:00 tutti iniziarono a smantellare le varie tende per far sì che del campo non rimanesse nulla e, circa a mezzanotte, ognuno tornò sui piani dove risiedevano le proprie gilde o dove potevano prendere una stanza in qualche locanda; la gilda Vitriol come prima cosa allora tornarono a controllare la sede della loro gilda e vi trascorsero la notte come ai vecchi tempi.
"Certo che era da un sacco di tempo che non ci ritrovavamo tutti qui..." sospirò Alessandro seduto al tavolo della cucina pensando di essere da solo.
"A dire il vero mancano Claudio e gli altri…" disse Camilla mentre scendeva le scale "Anche te non riesci a dormire Ale?"
"Già…" rispose lui.
"A cosa pensavi?"
"Beh vedi… Tutta questa storia dei Player Killer mi preoccupa non poco… Fino ad oggi ho passato le mie mattinate ad insegnare ai ragazzi come combattere per sconfiggere i vari mostri presenti in questo gioco ma se si dovessero trovare di fronte a dei PK? Sono solo dei ragazzini e ho paura per loro…"
"Posso immaginare come ti senti… e so che è una cosa difficile ma infondo ci siamo anche noi per proteggerli"
"Sì ma non siamo con loro 24 ore su 24…"
"Allora cerchiamo di finire questo gioco il prima possibile e di riportarli al mondo normale" disse convinta la ragazza stingendo la mano del barbaro. Lui la guardò e sorrise mentre i suoi dubbi sfumavano lentamente.

"Posso entrare?" domandò Lorenzo fuori dalla porta dello studio di Nicolò.
"Vieni Lorenzo, ti stavamo aspettando tutti!" rispose il bardo aprendo la porta. Nello studio erano presenti anche Alessandro, Camilla e Riccardo che aspettavano con ansia l'arrivo del monaco.
"Allora hai raccolto le informazioni che cercavamo?"domandò Riccardo.
"Penso di sì" iniziò a dire Lorenzo "Dato che l'aggiornamento ha richiesto solo un giorno non ci dovrebbero essere modifiche troppo importanti al gioco… Non è un DLC che può portare all'aggiunta di nuove aree o di oggetti… Più che altro si pensa che sia stato un aggiornamento di "controllo" per verificare che tutti gli algoritmi del gioco funzionassero al meglio… Le uniche modifiche che abbiamo riscontrato sono la modifica di alcuni moveset dei nemici e la quantità di punti esperienza ricavabili dalla loro uccisione… e in più, secondo alcuni, la possibilità di ottenere drop dai nemici sarebbe aumentata…"
"Quindi non ci sono modifiche troppo…" Camilla si sospese alla ricerca di una parola che non trovava.
"Impattante può andare?" propose Nicolò
"Sì…" disse la ragazza vagamente imbronciata.
"Comunque" riprese Lorenzo "Le cose dovrebbero stare così"
"Mmm…" iniziò a riflettere Riccardo "È possibile che quindi questo aggiornamento sia stato più un controllo effettuato dagli amministratori che hanno cercato di coprire le loro "ricerche" applicando piccole modifiche"
"È esattamente quello che temo" commentò il monaco "Però, ad ora, non possiamo farci nulla"
"Camilla, come procedono i preparative per la boss fight del piano 19?" domandò Alessandro.
Nei giorni che i ragazzi avevano trascorso a scuola la prima linea aveva espugnato altri piani fino a raggiungere il diciannovesimo dopo il quale c'era stato l'aggiornamento del gioco.
"Linton ha detto che manca solo una prima analisi del boss e ci ha chiesto se siamo interessati" spiegò Camilla.
"Io direi che si può fare" rispose Riccardo.
"Beh anche per me si può…" ma Nicolò interruppe il suo discorso quando una notifica comparve davanti a lui, vi digitò sopra e lesse "Creazione oggetto conclusa". Il bardo si girò allora a guardare sulla scrivania e guardò la semisfera di inchiostro nero svanire lasciando sul tavolo un oggetto nuovo: era simile ad un guanto d'armatura, nero con delle rifiniture in argento, al centro del dorso di esso si trovava un occhio completamente nero, eccezion fatta per l'iride che aveva un colore smeraldino e, da questo occhio, nascevano cinque piccoli canaletti pieni di inchiostro che ricordavano in tutto e per tutto delle lacrime nere e che arrivavano fino alla parte terminale delle dita su cui erano presenti delle "unghie" che erano in realtà dei pennini di penna stilografica con i quali era quindi possibile scrivere.
Nicolò si avvicinò e digitò sopra ad esso e lesse la descrizione dell'oggetto ad alta voce 
"Artiglio destro di Mneninn; 
guanto che imita l'artiglio di un corvo, è in realtà un catalizzatore che sfrutta l'inchiostro contenuto all'interno dell'occhio per rendere possibile l'utilizzo degli incantesimi ai bardi. L'utilizzo di questo catalizzatore rende molto più potenti le abilità derivate dall' "Area di competenza" Scrittura e le magie di Darkness. Il guanto va equipaggiato nello slot per l'arma destra e rende impossibile equipaggiare una protezione per le braccia. Il vero potere dell'artiglio si rivela nel momento in cui si unisce all'artiglio del protettore del pensiero.
Mneninn era noto come il protettore della memoria; insieme a suo fratello istruirono il primo bardo della storia ma, alla tragica morte di questo, decise di rimanere a vegliare sulla sua tomba"
"Meh!" esclamò Nicolò equipaggiandosi il nuovo catalizzatore e stringendo il pugno per osservarlo da ogni angolazione "Devo dire che è molto figo!" 
"Hai anche l'occasione per inaugurarlo durante l'analisi del boss!" osservò Lorenzo sorridendo.

"Bene, oggi possiamo riprendere le nostre lezioni normalmente…" Iniziò a dire Nicolò davanti all'aula magna gremita come al solito "Siamo arrivati allo Stil Novo e voi, in questi giorni, mi vedrete felice come pochi! Perché secondo me ci sono poche cose più belle dello stil novo e non è nemmeno un caso che Dante, che, tra parentesi, è una delle persone che più amo al mondo, inizi seguendo questa corrente. Ma veniamo al dunque: cos'è lo stil novo? È un movimento poetico che vede nella donna il tramite tra l'uomo e Dio, è, per così dire, la consacrazione della donna come angelo. Le tematiche dello stil novo sono quindi amorose ma, a differenza della scuola siciliana, l'amore di cui qui si parla è un amore vero! Non ideale! È un amore che Dante, Cavalcanti, Guinizzelli, provano realmente sulla loro pelle, nel bene e le male ovviamente. È questo che rende grande lo stil novo! Dante nel purgatorio spiegherà lo stil novo con queste parole "I' mi son un che, quando/ Amor mi spira, noto, e a quel modo/ ch'è ditta dentro vo significando". Qui c'è il senso di tutto, qui c'è il canto di ciò che è reale non di ciò che è ideale, questa è la grandezza che distingue Dante da Guittone d'Arezzo, da Orbicciani e da Protonotaro… Dante, come vedremo più avanti, diventerà un grande cantando la realtà delle cose: ossia l'Umanità"

La gilda Vitriol aveva ormai terminato l'esplorazione del dungeon nel quale si doveva trovare il boss del piano 19. Giunsero davanti ad un arco di pietra che dava su un'arena circolare circondata interamente dalla lava.
"Beh… Almeno abbiamo già informazioni rispetto all'arena del boss…" bisbigliò a bassa voce Riccardo.
"Puoi anche parlare a voce più alta! Tanto il boss comparirà solo una volta che varcheremo la soglia bischero!"  lo derise Lorenzo tirandogli un buffetto sulla testa.
"A parte queste bischerate abbiamo un piano d'azione?" domandò Alessandro appoggiandosi al suo spadone.
"Mmm…" iniziò a riflettere Nicolò "Camilla… Hai in mente qualcosa?"
Gli altri tre ragazzi si voltarono stupiti prima verso Nicolò poi verso Camilla che era rossa di vergogna "Ehm…" bofonchiò lei poi riprese fiducia in sé stessa e disse seria "Il modo migliore di analizzare questa boss fight è l'avere un tank davanti che possa sopportare i colpi del boss e che, con l'aiuto di un healer, svisceri tutto il moveset avversario, nel mentre uno di noi deve registrare moveset e rilievi riguardo l'arena… Gli altri potrebbero invece valutare ipotetici punti deboli e debolezze… Che ne dite"
Lorenzo iniziò ad applaudire scandendo ogni singolo "clap" "Complimentoni alla nostra neo-stratega!" 
"Cos'è? sfotti?" chiese la ragazza arrabbiata.
"No, no! Sono serissimo! Vermanete brava; i tuoi rapporti con la prima linea ti hanno fatto molto crescere in quanto giocatrice!" si complimentò il monaco facendosi scrocchiate le dita "Allora io e Camilla valuteremo ipotetiche debolezze"
"Allora io mi occuperò di saggiare il moveset del boss con l'aiuto del con Riccardo" disse Alessandro poggiando la mano sulla spalla dell'amico.
"E io appunterò tutte le informazioni che riuscirò a ricavare dalla lotta in modo da poter poi elaborare un piano con l'aiuto degli altri membri della prima linea…" disse Nicolò prima di venir interrotto da Camilla "Aspetate un attimo" disse lei "Ma voi non avevate lezione 'sta mattina?"
"A dire il vero sì" iniziò a dire il bardo poggiando la mano guantata sulla nuca e facendo la stessa espressione che fanno gli studenti quando vengono beccati a marinare le lezioni.
"Però abbiamo dato l'avviso che oggi non avremo svolto missione a causa di un impegno preso nei confronti della prima linea e non ci sono state obiezioni a riguardo!" disse Alessandro sereno.
"Esatto! Quindi non facciamo storie e andiamo!" urlò carico Lorenzo mentre si avviava verso la boss-fight seguito dal resto della gilda.

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Capitolo 20
*** Allontanamento volontario (C) ***


Djianni: Anzitutto ci tenevo ad aprire questo capitolo con delle scuse per essere stato assente in questo periodo. Cause di forza maggiore, sono realmente dispiaciuto di non essere riuscito a garantire una continuità nelle pubblicazioni dal punto di vista dei " miei " personaggi. E detto questo... direi basta. Cercherò di essere costante, anche se probabilmente capiteranno ancora periodi di assenza, spero solo non lunghi come quello appena trascorso. Che dire in conclusione...
"May your journey be a memorable one, and praise be to yevon".
     Djanni
Ps. Scusate la frase finale, ma non so mai come chiudere i discorsi ^.^


“C’è una casa a New Orleans la chiamano Il Sole Nascente ed è stata la rovina di più di un povero ragazzo e, Dio, so di essere uno di loro!”
“E smettila Claudio!  Almeno fossi un minimo intonato!” Lo rimproverò Luna  “Risparmiami questo supplizio, per cortesia!”
Il ragazzo fermò la marcia, si girò, le diede un bacio e poi la guardò negli occhi, poi col tono roco riprese:
“Oooh mamma dì ai tuoi figli di non fare quello che ho fatto io cioè spendere la propria vita nel peccato e nella miseria, nella Casa del Sole Nascente”
La ragazza lo guardò torvo ma ridacchiò tra se e se. In fondo adorava quando faceva così. Quando si comportava da stupido sapeva che era perché si sentiva felice, veramente felice, e le occasioni in cui capitava erano più uniche che rare. Lo raggiunse ed iniziò a parlargli,  poiché la felicità è un conto, ma teneva a preservare la salute dei suoi timpani.
“Ma mi spieghi cosa ci trovi di tanto bello in quella litania? Cos’è questo  Rising Sun?”
“Litania? Tu la definisci Litania? Sei una delusione tesoro” Claudio assunse un finto tono di disprezzo “ti facevo più musicalmente colta” il ladro sospirò, poi accennò ad un sorriso
“La “Casa del Sole Nascente” era probabilmente un bordello con prostitute orientali, per questo venne chiamata  casa del sol levante. E la canzone parla di ‘sto qui, di estrazione popolana (madre tessitrice e padre giocatore d’azzardo), e della sua vita dedita al vizio. Poche informazioni, parole semplici…”
“E perché allora ti piace tanto?”
“Non saprei, ti dirò… forse per quella vaga malinconia che traspare…”
I suoi occhi si spensero e si fissarono su un punto lontano, all’orizzonte. Era così  da parecchi giorni ormai, Luna sapeva benissimo che il ladro aveva qualcosa per la testa; qualcosa che lo preoccupava tantissimo ma che non riusciva a dire neppure a lei. Claudio alternava momenti felici a ore di silenzio e marce serrate. Per andare dove poi? Non gliel’aveva detto e lei non riusciva a capirlo. Anzi, se non avesse iniziato a camminare dietro di lui subito dopo quel suo secco “Devo andare” probabilmente la avrebbe lasciata da sola. Lo conosceva abbastanza bene per non essere assolutamente preoccupata di un affievolimento del suo amore, sapeva che mai e poi mai la avrebbe abbandonata e questo pensiero le scaldava il cuore ogni volta che erano separati. No, non dubitava assolutamente di Claudio. Ma quando aveva pronunciato quelle due parole, a lei soltanto, senza dir nulla a nessun altro aveva capito immediatamente che c’era qualcosa che lo turbava profondamente. Aveva deciso di pancia: erano stati separati tantissimo tempo quell’anno, e non si sarebbero allontanati di nuovo. Un passo dopo l’altro gli si era accodata, e dopo quei primi passi sul vialetto della sede della gilda erano stati al piano otto, all’undici, al quattro e chissà a quali ancora. Giravano senza meta senza nessuna interazione con nessuno, persino con gli altri della Vitriol ormai non avevano più contatti. “Non ti preoccupare, se qualcuno di loro muore ci arriva la notifica, essendo nella stessa gilda” era stata l’unica risposta che era riuscita ad ottenere da Claudio dopo l’ennesima volta che aveva dato voce ai propri pensieri interrogandosi ad alta voce sullo stato di salute di Nicolò e gli altri. Lo vide riprendere a camminare nonostante il sole fosse già basso all’orizzonte. Non si sarebbe fermato neppure quella notte?
“Claudio…”  vide il suo ragazzo fermarsi “Mi dici cosa c’è che ti turba? Per favore…”
“No” fu tutto ciò che il ladro gli rispose. Non si fece comunque abbattere.
“Va bene. Però almeno questa notte fermiamoci. Su questo non voglio discutere”
Il ragazzo si girò e le sorrise. Non riuscì a capire se fingesse o la stesse prendendo in giro. Le sembrò di sentire uno stiletto conficcarsi nel costato. Il ragazzo la guardò negli occhi e, probabilmente, avvertì la sua preoccupazione , dato che le si avvicinò e la abbracciò.

Dio che stronzo che era. Si stava comportando malissimo con la persona a cui teneva di più in assoluto. Si crogiolò qualche istante nella stretta con Luna. Come poteva dirglielo? La doveva far tornare alla base. Ma quella ragazza era troppo dannatamente cocciuta, non lo avrebbe lasciato solo neppure se minacciata. Porca miseria quanto la amava! Quella ragazza oltre ad essere stupenda e semplicemente perfetta riusciva anche a soddisfare il suo ego, dimostrandogli sempre ogni giorno di più quanto lui le fosse indispensabile.
E nonostante tutto questo non riusciva a dirglielo. Quante volte lo aveva ripetuto quel gesto nell’ultimo periodo? Quante? E cosa aveva avuto di diverso il gesto fatto due settimane prima?
“Coglione! La sai benissimo la differenza. Non giustificarti!” 
Oh, ecco che tornava quella vocina della sua coscienza che tanto lo faceva sentire un po’ via di testa. La differenza… sempre dati erano in fondo….  
Gliel’avrebbe detto. Non nell’immediato, ma gliel’avrebbe detto. 
“Vuoi fermarti? Va bene. Però dovremmo fermarci qui, la città più vicina è a diverse ore di marcia”
“Certo che se qualcuno avesse fatto meno il tamarro allontanandosi senza voltarsi ed avesse preso il proprio cavallo…” gli fece notare sarcastica la ragazza
“Hey, te lo già detto che mi dispiace, non stare a girare il coltello nella piaga”
La tensione tra i due si era ormai allentata, erano tornati a parlare come se nessun problema li turbasse
“Ma scusami tanto, signor Proplayer, non potremmo utilizzare lo spostamento rapido per tornare a prenderli?”
“Ti Ho già detto che ce lo siamo giocati per qualche giorno” 
Decisero di accamparsi proprio al limite del sentiero, onde evitare incontri poco graditi in notturna. Tutti erano ormai a conoscenza dei giocatori che uccidevano per divertimento e non volevano di certo abbandonare luoghi in un certo senso più sicuri; di certo il bordo strada lo era molto di più che il folto di una foresta. Claudio sapeva benissimo che, prima o poi, certe figure sarebbero saltate fuori, quello che lo aveva sorpreso era stata la prontezza della reazione degli altri giocatori. Meglio per tutti. Ma non aveva voglia di pensare a ciò che stava succedendo in quel mondo in quel periodo. Adesso aveva solo bisogno di riposare.

Dove sarebbero andati oggi? Cosa avrebbero fatto? Avrebbe costretto per l’ennesima giornata la propria ragazza a camminare per chilometri e chilometri? Forse. Molto probabilmente, ad essere sinceri. In compenso però in quella nottata aveva deciso verso dove dirigersi ed aveva anche mandato un messaggio ad un paio di persone, chiedendogli di raggiungerlo al piano nove. Ed erano a metà del piano otto, poco distanti dalle Piane del Puteo. Le avrebbero dovute attraversare tutte. Certo, aveva anche pensato a chiedere a River di venirli a prenderli e dargli uno strappo, però sentiva di aver bisogno di qualche altro giorno di solitudine, prima di riprendere con la prima linea e tutto il resto. Guardò alla sua sinistra dove Luna era ancora assopita sopra al materasso d’erba che li aveva ospitati quella notte. La vide coperta fino al mento da una pesante stoffa marrone, con il volto sereno e rilassato, chiedendosi se era giusto farla soffrire così. Non aveva alcuna colpa, in fondo, se non di essersi innamorata di un coglione. Ma si stava colpevolizzando troppo. Un nuovo sole stava sorgendo ed il nuovo giorno avrebbe cancellato quello appena trascorso. E così avrebbero fatto tutti i giorni che si sarebbero susseguiti, così come avevano sempre fatto i precedenti. Bisognava pensare al futuro, restare positivi. Sempre. Sorrise tra sé e sé 
“ Certo, come no. Cazzate”     

 Delle grandi distese di nulla, racchiuse da montagnole di roccia calcarea. Ecco come si potevano riassumere al meglio le Piane del Puteo. Era la zona al momento meno transitata di tutto il mondo di gioco. Un terreno spoglio, morto, con gettate di vapori qua e là. Sassi a destra e sinistra, un caldo atroce per essere quasi autunno, un sole accecante ed un tremendo odore sulfureo che guarniva il tutto. Un’idilliaca desolazione, in fondo, convenì Claudio, dopo due ore di marcia tra quelle piane.
Provò a spiegare a Luna cosa lo attirasse morbosamente di quel posto, ma la ragazza non riusciva a cogliere l’unicità del luogo. Non la attiravano i vapori, mentre Claudio era sempre vicino ad una gettata pronto per essere inglobato nella nube di fumo. Una volta all’interno il mondo attorno a sè perdeva nitidezza, doveva socchiudere gli occhi, soprassedere al tanfo crescente di uova marce, sopportare repentini innalzamenti della temperatura. Il sudore si accumulava sopra le palpebre semichiuse  finché non trabordava e colava lungo le guance. Eppure là dentro si sentiva tremendamente bene, cullato dall’incessante cupo fischio della gettata di fumi. Non se ne perdeva una, in quel momento non era troppo dissimile da un bambinetto che in una giornata di pioggia indossa gli stivaletti gommati e si diverte a saltare in ogni pozza che trova per strada, con grande piacere dei genitori. E poi che divertimento coi sassi! Ogni tanto ne prendeva uno, bene o male sempre delle dimensioni di un cocomero, e lo lanciava. Nel momento in cui esso toccava il suolo un cupo rimbombo serpeggiava sotto i loro piedi, rivelando una grande sacca cava sotto al suolo. Non importava quanto lontano lo lanciasse, il rumore prodotto dal sasso era sempre ben avvertito dai due ragazzi. E questa eco sotterranea era così particolare ed inusuale che anche Luna spesso si divertiva a lanciare qualche sasso. Ora alto nel cielo, ora alle loro spalle. 

L’attraversata, tutto sommato, non era faticosa, anzi poteva dirsi quasi piacevole. Se non fosse stato per parecchi elementi negativi, s’intende. Però ogni volta che Luna guardava Claudio divertirsi col fumo tutti gli aspetti peggiori di quel posto non sembravano assolutamente rilevanti. Erano giorni che non lo vedeva così genuinamente spensierato, ed era intimamente contenta che si stesse divertendo, che per qualche ora sarebbe riuscito a staccare il pensiero da quel chiodo fisso che lo tormentava. Qualunque esso fosse stato. Lui rideva e lei rispondeva con un sorriso. La abbracciava e lei si stampava un sorrisetto idiota sul viso, senza riuscire a farne a meno. Ad un certo punto la prese e la portò a ballare in mezzo ad una nuvola di vapore appena sbuffata dal terreno. Non cercò neppure di tirarsi indietro. Sentiva che quella puerile felicità sarebbe durata solamente fintanto che sarebbero rimasti in quel luogo e non voleva perdersi neppure un minto di quel Claudio così genuino. Erano due coglioni e stavano facendo gli idioti in mezzo al nulla, senza nessuno che potesse giudicare le loro azioni. Ed era proprio questo che rendeva il suo amato così naturale: l’assenza di qualcuno a cui avrebbe dovuto giustificare il proprio comportamento. Prese l’ennesimo sasso e lo tirò in avanti, poco oltre una delle rare sterpaglie che apparivano ogni tanto in quell’arido panorama.
Tooonf . Ed all’immancabile rumore fece seguito un fugace tremito del suolo. Continuarono a camminare senza proferire parola. Non volevano rischiare di rovinare quell’ecosistema brullo e solitario, di inquinarlo con discorsi stupidi e superflui. Eppure nessuno dei due era minimamente intimorito da quel silenzio che avevano posto tra di loro. Semplicemente entrambi capivano quante e quali dolci parole, molto spesso, erano custodite dai silenzi. Dialogavano con sorrisi e abbracci, baci e carezze. Non avevano bisogno di altro. Per tutta la durata del loro viaggio tra quelle terre morte non pensarono ad altro che all’indissolubile sentimento che li univa. Luna sapeva che quel lungo attimo di spensieratezza non sarebbe durato in eterno ed era certa che anche Claudio la pensasse allo stesso modo. Ma perchè pensare alla sua fine e perdersi il gusto di viverlo, secondo dopo secondo? I problemi sarebbero ritornati, erano lì ad attenderli oltre le piane, ma lì sarebbero rimasti finché non li avessero raggiunti. Il dolore, la preoccupazione, la stanchezza… sarebbe arrivato tutto. Ma ogni cosa ha il suo tempo, ed il tempo presente era solo loro, lo sapevano entrambi. 
Arrivarono sulla cima dell’ultima montagnola e si sedettero, dietro di loro la desolazione, davanti loro un piccolo villaggetto di poche casupole in legno, abbandonato in mezzo ad un pascolo di animali da macello. Era sorprendente la netta scissione cromata tra il marrone chiaro, il bianco sporco, i colori terrosi cui erano ormai abituati ed il brillante verde che li attendeva. Si persero ad ammirare il panorama. Sentì Claudio iniziare a canticchiare a bassa voce
“Se il cielo che vediamo sopra di noi dovesse rovinare e cadere e se le montagne dovessero sbriciolarsi nel mare io non piangerò, io non piangerò, no io non verserò alcuna lacrime finché tu rimarrai, rimarrai accanto a me…” 
 Gli occhi gli si velarono di lacrime , gli si strinse accanto e gli rispose:
“Ora, ti scongiuro, dimmi cosa è successo”
Il ragazzo smise di cantare, la fissò dritta negli occhi e disse 
“Ok”

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Capitolo 21
*** Notti ***


Alla locanda era riuscito sì e no ad ottenere  l’ubicazione di quel posto, di quella che in tempi remoti si supponeva fosse uno dei ritrovi di Fastre ed i suoi uomini. Si presentava come una scarna casetta di tronchi di legno, dispersa nel folto di una foresta di pini in una zona poco transitata del piano sette, non più grande di una trentina di metri quadri, consumata nel corso degli anni dalle più svariate intemperie meteorologiche. Semplice, la si poteva quasi definire anonima. Proprio per questo sarebbe potuto essere tranquillamente un nascondiglio sicuro, specialmente se bisognava nascondere azioni illecite ad occhi indiscreti.
“Azioni illecite?” si ritrovò a pensare Claudio “in fondo sono cose Solamente scritte in vari oggetti, a volte mi scordo che prima del log-in degli utenti nel mondo di gioco non è effettivamente successo nulla”
Si avvicinò alla vecchia porta e la spinse. Questa si mosse lentamente verso l’interno, cigolando come il manubrio di una di quelle vecchie biciclette in ferro, rivelando un interno sobrio ma sorprendentemente curato. C’era poco ma c’era tutto e niente, sia nella zona cucina che in quella soggiorno, sembrava eccessivamente vecchio. Si rese contro che l’interno era tranquillamente vivibile. E ciò non gli tornava per nulla. Uscì nuovamente per dare un’altra occhiata alla capanna. Niente, visibilmente vecchia dall’esterno e quasi normale all’interno, non troppo dissimile da molte stanze delle locande in cui avevano bazzicato prima di costruire la sede della gilda. Tornò dentro ed ispezionò gli ambienti, per cercare qualche indizio che riconducesse quel luogo a Fastre e, possibilmente, ad una parte degli oggetti che portavano il suo marchio. 
Ripensò a come era riuscito ad ottenere le informazioni su quel posto…

l sole stava sorgendo stanco, circondato dalle nubi, illuminando qua e là dei tetti di case, qualche albero che combatteva per un filo di luce e i volti dei giocatori che passeggiavano per le vie della Città d'Inizio alla ricerca di qualcosa che solo loro potevano sapere. Alessandro, a quell'ora, si trovava già nel cortile della scuola ad attendere l'arrivo dei ragazzi in compagnia di Riccardo; il chierico era stato invitato dal barbaro a quella lezione per mostrare ai ragazzi come si poteva combattere con l'aiuto di un healer all'interno del party e come si potevano comportare i giocatori appartenenti a questa classe.
Intorno alle otto di mattina il cortile iniziò pian piano ad affollarsi e, dopo aver aspettato che tutti i ragazzi si sistemassero, Alessandro iniziò a parlare "Buon giorno ragazzi!"
"Buon giorno maestro!" risposero i ragazzi. Era stato il barbaro a chiedere ai giocatori di non chiamarlo "professore", gli aveva chiesto addirittura di chiamarlo semplicemente "Gabél" ma, siccome alla maggior parte di loro non sembrava appropriato quella informalità, le due parti si venarono incontro optando per l'epiteto di "maestro".
"Oggi vi voglio presentare un mio caro amico" disse Alessandro dopo aver ripreso la parola "Questo è Symon, è un chierico che lavora insieme alla gilda Aesculapii e oggi mi aiuterà a spiegarvi l'importanza di un healer all'interno di un party". Un ragazzino che avrà avuto all'incirca 14 anni  alzò timidamente la mano; il barbaro lo vide e gli diede la possibilità di esporre la domanda che annunciava quel gesto.
"Maestro, il signor Symon fa parte come lei della Prima Linea?" chiese a bassa voce.
"Sì" rispose Alessandro sorridendo "Ed inoltre fa parte della mia stessa gilda"
Un altro ragazzo, forse di poco più maturo del precedente, allora domandò "Quindi ha partecipato anche lui alla bossfight del piano 19?"
"Esattamente" rispose allora Riccardo.
"Maestro" proferì una ragazza che avrà avuto circa la stessa età di Alessandro e Riccardo "Secondo lei quando saremo pronti ad affrontare una bossfight ?"
Alessandro venne spiazzato da quella domanda improvvisa: sapeva che stava preparando quei ragazzi per combattere ma pensare di affrontare una bossfight era tutt'altra cosa… Quei ragazzi sarebbero stati mai pronti ad affrontare una sfida del genere.
"Beh…" iniziò adire il barbaro "A dire il vero non so… Ma in quanti di voi vorrebbero prima o poi unirsi alla prima linea?"
La ragazza che aveva parlato fu l'unica ad alzare la mano nei primi 5 secondi poi altre mani si alzarono lentamente; Alessandro riuscì a contare 13 mani in mezzo ai 133 giocatori che stavano imparando a combattere. Quei 13 ragazzi avevano un coraggio da vendere e lui se ne rendeva conto, eppure dovevano sapere che era terribilmente pericoloso avventurarsi oltre quelle porte da cui si poteva non far ritorno… Ma presto un nuovo pensiero si fece largo nella mente del barbaro: i player killer ormai erano una realtà sempre più vicina… Altri 10 giocatori erano morti in soli due giorni e tutte le morti erano state attribuite a dei giocatori… se i ragazzi si fossero dovuti scontrare contro quelle persone spregevoli? Stava a lui prepararli, doveva riuscire a farli diventare più forti, doveva farli sopravvivere a quel mondo! Non era il momento per indugiare, non poteva esitare.
"Va bene ragazzi! Voi tredici che avete alzato le mani rimarrete con me dopo l'orario delle lezioni per degli allenamenti extra… Riuscirete a diventare degli ottimi membri della prima linea ora però e meglio iniziare i nostri allenamenti"
La mattinata proseguì senza ulteriori interruzioni; Riccardo si rivelò essere un grande insegnante per i 22 chierici che seguivano gli allenamenti di modo che Alessandro riuscì ad impartire anche qualche lezione di tattica in combattimento. Quando arrivarono le dieci i ragazzi lentamente si separarono dai due insegnanti; non appena il cortile si fu svuotato il chierico si voltò verso l'amico "Ti ricordi vero che in cambio di questa "lezione" tu devi venire in missione con me oggi pomeriggio?"
"Sì, sì" rispose svogliato il barbaro "partiremo dopo gli allenamenti speciali quindi… Intorno alle 16?"
"Va bene allora ti aspetto fuori dalla scuola" rispose Riccardo allontanandosi e salutando l'amico.

Il piano 20 era formato da radure immense che si perdevano dietro le schiene di piccole colline che celavano l'orizzonte vuoto e sconfinato, il tempo autunnale tingeva quelle radure con qualche ciuffo giallo e fiori dalle tinte fredde quasi a imitare il vento che li carezzava. Lorenzo ammirava quell'immensità dalla cima di una piccola collina e ripensava a cosa sarebbero stati in grado di scrivere Blake e Gray davanti a quello spettacolo. Si guardò intorno e vide, poco lontano, un piccolo villaggio formato da case di paglia e legno: doveva essere quello il villaggio di Manae. Il monaco aveva ricevuto da Clereo l'informazione che su quel piano c'era un villaggio razziato da un leone con la quale pelliccia l'NPC sarebbe stato in grado di tesserne una veste. Lorenzo raggiunse il villaggio in poco tempo e notò che c'erano pochi NPC in giro, i vetri delle finestre erano rotti, i tetti consumati e le travi marce, malconce, rotte; quel villaggio era ridotto a un paese fantasma. Il monaco iniziò a parlare con gli NPC e un vecchietto lo indirizzò verso una caverna a nord del villaggio raggiungibile seguendo per un tratto il sentiero e poi errando qualche secondo per i prati. Lorenzo raggiunse in breve tempo lo spiazzo di prato indicatogli, davanti a lui, lungo un leggero pendio, una voragine nel suolo formava l'ingresso della tana della fiera; ci volle poco perché lei si palesasse: un leone enorme, grande il doppio rispetto ad uno normale con degli artigli e dei denti neri, lunghi come sciabole e affilati come rasoi. Il monaco lo studiò un attimo, vide comparire la barra della vita sopra di lui e, similmente a quanto accadeva per i boss, non vi era una sola barra ma tre, impilate l'una sull'altra; i boss di norma ne avevano 6 e quel dettaglio poteva indicare che quell'essere era considerato un minibus. Lorenzo sorrise e disse a bassa voce "Ed ecco l'ora che fra' densi vapori, onde l'alpestre Ararat si corona, i nostri amanti scendono in terra. Oh come il cor mi batte!" si mise in posizione con  i pugni alzati e il leone iniziò a caricare contro di lui. "Pfui!" sospirò lui "Byron in italiano non rende" e, scansando l'assalto della bestia, gli tirò un montante sotto il ventre sottraendogli 1/8 dei punti ferita presenti nella prima barra. Il leone rimase inerme per qualche secondo il che diede al monaco la fiducia per provare a tirargli un pugno sul muso ma, mentre il ragazzo aveva già avviato l'assalto, la bestia sollevò la zampa destra e, abbassandola con veemenza, ferì Lorenzo al braccio destro. Il monaco balzò indietro guardando i suoi HP scendere di 1/12 "Simpatico il micetto" sorrise e, correndo verso l'avversario, evitò una zampata orizzontale e scivolò sotto la bestia e, non appena si fu fermato sotto la sua pancia gonfia, tirò una raffica di pugni finché la bestia non fece un balzo indietro ruggendo. La prima barra di vita della creatura si era svuotata per 7/8. Ma il monaco non lasciò alla bestia un attimo di respiro, applicando un'immensa forza sulle gambe fece uno slancio in avanti e, non appena fu difronte alla bestia, gli tirò una ginocchiata sotto il mento svuotando così del tutto la prima barra di vita. Il leone reagì subito mordendo la spalla del giovane, il quale sbiascicò una furente bestemmia e balzò indietro stringendosi la spalla con la mano sinistra, io suoi HP erano pochi più della metà ora. Non aveva tempo per pensare a quale sarebbe stata la tattica migliore per attaccare il felino era tornato alla carica e cercò di travolgere Lorenzo che, a sua volta, provò a trattenere la carica incrociando le braccia davanti a sé ma, seppure riuscì a contenere la forza del nemico, i sui HP raggiunsero la pericolosa zona gialla, il colore che annunciava la perdita del 50% dei punti salute. "Porca troia… Se continua così rischio forte… Beh potrei fuggire con un marchio del ritorno… No, non ne avrei il tempo… Devo studiare qualcosa… Ma cosa…" il ragazzo rifletteva così evitando i vari attacchi della belva ma non riusciva a trovare una via d'uscita, un punto debole o un'apertura che lui potesse sfruttare. Da quando la vita del leone era calata di un'intera barra l'impeto e la rapidità degli attacchi erano aumentati notevolmente. La belva cercò nuovamente di azzannare il ragazzo ma, lui, prontamente lo evitò con una capriola indietro e, quando smise di indietreggiare, vide la belva avvolta da un turbine di fiamme e la seconda barra degli HP di questa scendere di 2/5. Lorenzo non riuscì a spiegare quelle dea provvidenziale si fosse schierata dalla sua parte finché un urlo non proruppe alle sue spalle "Lorenzo, azzardati ancora una volta a sfidare un mini boss da solo e ti dovrai scontrare direttamente con me!"
Il ragazzo allora vide Camilla con lo scettro stretto in mano "Camilla! Grazie per l'aiuto ma… Come facevi a sapere che mi trovavo qui?"
"Ti sembra il momento migliore per discuterne?! Concentrati sull'avversario!" e dicendo così la ragazza evocò un muro di fuoco tra l'amico e la bestia, la quale interruppe subito il suo assalto.
Il ragazzo non si fece ripetere due volte quel consiglio, batté tra loro i pugni e intorno a loro divampò una leggera aura di fiamme color rubino, balzò attraverso il muro e iniziò ad azzuffarsi con il felino. da quel momento iniziò una battaglia di assalti e ritirate, di fiamme roventi che brillavano riflesse dagli artigli cupi del leone, quei colori erano incorniciati dal prato verde e danzavano come scintille di una brace ormai spente su cui un ragazzo si ostina a soffiare nell'illusione che quei tizzoni non si spengano. L'incontro, dopo l'arrivo provvidenziale di Camilla, vide trionfare i due ragazzi nonostante le svariate difficoltà date dalla forza di quella belva. Sul corpo esanime del leone era comparsa l'icona di un oggetto droppato; Lorenzo lo raccolse, si chiamava "Pelliccia del leone Aena" ed era un materiale, capì di avere tra le mani quello che cercava.

"Breve piè, di cui segue Amor la traccia;
e di spoglie sì belle alma più bella:
mostrato ha il Cielo in voi quant'ei potea"
Dopo aver finito di recitare il sonetto con queste parole Nicolò fece un profondo inchino davanti alle persone che si erano raccolte intorno a lui per ascoltarlo. La folla era composta da qualche NPC, una decina di giocatori adulti e cinque bambini seduti per terra a gambe incrociate. Il bardo salutò i giocatori in fretta e furia, si fece largo tra la folla continuando a ripetere da capo quel sonetto, controllò il ricavo ottenuto da quell'esibizione e tornò a sedere al tavolo del caffè dove era seduto prima.
"Molto bravo!" disse Linton applaudendo "Ma di chi era?" 
Il generale aveva invitato il ragazzo a prendere un caffè con lei per discutere di alcune questioni legate alla prima linea e alla situazione generale di quel mondo.
"Era un sonetto di Alfieri al quale sono molto legato… Ed è la prima cosa che mi è venuta in mente quando è venuto da me quel bambino" rispose Nicolò ridendo. Infatti, quando i due giocatori si erano appena seduti al tavolo per bere qualcosa, un bambino di circa dodici anni, riconoscendo il bardo, gli aveva afferrato la manica della giacca e gli aveva chiesto di raccontare qualcosa e, il ragazzo, sorridente, era andato in centro alla piazzetta a raccontare con quelle parole che tanto amava.
"Perché dici che ci sei molto legato?" domandò allora il comandante mentre un cameriere poggiava sul loro tavolo due tazze di tea.
"Perché è un sonetto che sembra legare tra loro stil novo e romanticismo e poi…" il ragazzo fissò un attimo il liquido nella tazza agitato dal roteare del cucchiaino "… se non si considera il colore dei capelli, sembra che parli di una ragazza che conosco" e sorseggiò il tea per celare una smorfia di triste nostalgia "Comunque" iniziò poi a dire scostando dalle labbra la tazza e sorridendo "di cosa volevi parlarmi?"
I due ragazzi discuteranno dei vari problemi che assillavano la prima linea: l'assenza prolungata di un giocatore del calibro di Ashel, la ricerca della nuova boss-room e il fatto che molti giocatori stessero abbandonando la prima linea dato che i boss diventavano sempre più complessi… Stavano parlando di come dividere le squadre di esplorazione per ispezionare il nuovo piano quando Linton aprì il suo menù e fece caso all'ora indicata in alto a destra e salutò il ragazzo prima di tornare alla sede della gilda del Sangue di Drago. Nicolò rimase lì, seduto, a sorseggiare il suo tea mentre scribacchiava con il suo guanto nuovo su un quadernetto rilegato in pelle; il vento autunnale faceva danzare qua e là alcune foglie gialle che si posavano poi stanche in terra, i giocatori vagavano per quella piazza, alcuni tenendosi mano nella mano e stringendosi tra loro per vincere quel freddo che iniziava a nascere. Nicolò guardava quella piazzetta così popolata di vita e pensava, rifletteva, rimaneva assorto nello scarabocchiare parole sul suo quaderno; la sua attenzione venne poi catturata da un falco che si appollaiava sullo schienale della sedia dove, fino a poco prima, sedeva Linton. Il falco osservò attentamente il bardo e lui lo guardò curioso e, dopo qualche secondo, lo riconobbe.
"Mi avevano detto che c'era un bravo professore di lettere qui alla Città d'Inizio!" disse una ragazza alle spalle di Nicolò.
Lui si voltò e riconobbe, nel volto di quella ragazza, Arcoas "Arcoas!" proruppe lui felice "È da una vita che non ci vediamo!"
"Già… Scusami se non mi sono fatta sentire…"
"Va tranquilla! Immagino che tu abbia avuto di meglio da fare che inseguire un vecchio trombone come me" rise il bardo.
"A dire il vero…" Arcoas voleva dire un qualcosa ma la sua voce si fermò in gola.
"Che maleducato" disse Nicolò illuminato da un'idea improvvisa "Non ti ho offerto niente! Vuoi una tazza di tea, di caffè, una cioccolata?"
"Ah…. Ehm… Prendo una cioccolata grazie"
Nicolò realizzò l'ordine tramite il menu mentre chiacchierava amichevolmente con la ragazza, si raccontarono cos'era successo nelle loro vite da quando si erano divisi, parlarono dei boss che difendevano gli accessi ai vari piani, della prima linea, dei cambiamenti che c''erano stati alla Città d'Inizio e di tanto altro. Parlarono per circa un'ora, senza interruzioni, finché una ragazza che camminava per la piazza li vide e, riconoscendo Orpheus, gridò il suo nickname. Il bardo si voltò e riconobbe Euridice, la ragazza grazie alla quale aveva acquistato la sua sfera di cristallo e che lo aveva avviato all'utilizzo del bastone da passeggio.
"Orpheus! Allora non mi hai abbandonata da solo nel mio inferno!" urlò lei gettandosi al collo del ragazzo.
Nicolò cercò di non essere ribaltato all'indietro con la sedia dall'impeto della ragazza poi, non appena lei si fu staccata da lui, disse "Ci mancherebbe altro tesoro mio"
Arcoas sbarrò gli occhi infastidita "Perché la chiami "tesoro"?"
Euridice si voltò verso la ragazza e disse acida "Beh siamo Orfeo ed Euridice… È scontato che ci chiamiamo così tra di noi"
"Euridice…" inizio a dire Nicolò un po' imbarazzato "A dire il vero il mio nome è alla latina il tuo è italianizzato…"
"Non fare il pignolo adesso, caro!" rispose allora Euridice.
 "Ma… Io… In realtà… Ma…" iniziò a balbettare il ragazzo e Arcoas iniziò a ridacchiare tra sé e sé vedendo l'espressione buffa che assumeva il volto di Nicolò.
"E ora mi spieghi chi è lei?" chiese la ragazza in piedi accanto al ragazzo.
"Lei è Arcoas, una ragazza che ho conosciuto tempo fa"
"Ah…" Euridice divenne cupa in volto e si voltò arrabbiata "Va bene, me ne vado via, non volevo disturbare voi due piccioncini… Ciao" poi se ne andò via.
Nicolò rimase confuso per qualche secondo poi si voltò verso Arcoas e lei, con lo sguardo di chi sa quando mettere la felicità degli altri davanti alla propria, disse al ragazzo "È meglio che tu vada con lei…"
"Grazie per essere così comprensiva… Giuro che ci rivedremo presto…" dicendo questo Nicolò si alzò dalla sedia e iniziò ad inseguire la ragazza "Vieni a seguire una mie lezione quando vuoi!" disse poi ad Arcoas voltandosi per un istante.
"Perché riuscivo a capire solo te Teresa…" bisbigliò il ragazzo tra sé e sé mentre inseguiva quella figura che, alla lontana, gli ricordava la sua amata ancora smarrita tra il buio di un sonno che non voleva finire.

Era capitato in un piccolo villaggio ai piedi di una zona montuosa, probabilmente gli NPC erano idealmente dei minatori che forse estraevano carbone o qualche altro combustibile simile a giudicare dalle tracce di fuliggine che aveva visto sui volti e gli arti degli avventori della locanda. Qui aveva fatto la solita domanda al barista, che aveva risposto con uno dei soliti messaggi standard di gran parte di quel genere di NPC: inutili informazioni sui clienti, prezzi dei prodotti, consigli su quale birra prendere e via discorrendo. Il ladro non finì neppure di ascoltarlo, semplicemente si staccò dal banco e si diresse fuori. Aveva imparato che quando gli NPC iniziavano con quelle manfrine quasi mai riusciva ad ottenere informazioni utili. Anche per forza: era un mondo di gioco immenso e non era possibile che gli sviluppatori fossero riusciti ad elaborare dialoghi unici per ogni personaggio. 
Una volta fuori dal locale venne attratto da un rumore a fianco dell’edificio. Non si preoccupò neppure di cosa potesse trovare, in fondo era pieno giorno e la zona sebbene non fosse la più lussuosa del mondo non era sicuramente pericolosa. Girò l’angolo e vide un uomo a terra, sicuramente non un giocatore, abbandonato schiena contro il muro. Era vestito di stracci, una tunica logora e giallognola che gli copriva a malapena la cintola, delle brache in tela marroni e strappate in più punti strette in vita da un laccio in cuoio. Un barbone, sicuramente.  Aveva gli occhi chiusi, le mani scorticate , i calzari in corda di canapa rotti e teneva davanti a sé una scodella in rame ossidata, probabilmente per le offerte. Attirò subito l’attenzione del ladro. Claudio non ne era sicuro, ma c’era qualcosa in quell’uomo che lo incuriosiva. Ok che era un senzatetto, va bene che quello in fondo era un gioco, ma chiedere l’elemosina in un vicoletto secondario non garantiva idealmente troppe possibilità che qualcuno passasse di lì e lasciasse qualche moneta. Decise di fare una prova ed interagire con quel curioso personaggio. Parlò una, due, tre, quattro volte ma nulla, neppure un grugnito. Stava per andarsene, senza alcuna voglia di perdere altro tempo, poi pensò ad una cosa talmente tanto banale da risultare stupida. Analizzò la scodella e subito nel suo HUD apparve la notifica col saldo delle sue monete ed un indicatore di cifre sotto, quattro numeri tutti impostati sullo zero. Non dovette neppure a pensare a cosa fare. Iniziò con una decina di monete, ma tutto quello che ottenne fu un cenno del capo. Un ringraziamento sicuramente. Salì a 50 monete. Pensò subito che molto probabilmente doveva arrivare a 9999 monete, ma gli parevano troppe. Provò con somme sempre maggiori, senza ottenere nulla, solo cenni e ringraziamenti. Si rassegnò e versò la somma massima “Se, ultracidio alle mie finanze eh” si trovò a pensare. Nello stesso momento in cui completò la transizione il barbone iniziò ad esclamare:
-Buon uomo! Buon uomo! Lei è davvero una persona gentile! Con questi Stan potrà rimettersi in sesto… Oh ma lei è un ladro- l’uomo si alzò- allora credo che questo potrebbe tornarle utile: una volta mio nonno, che Larmet l’abbia preso con sé, era solito raccontarmi diverse storielle su… oh mi scusi, ma la mia memoria è annebbiata dall’alcol- si rimise seduto, senza staccare gli occhi nocciola da Claudio. Tossì un paio di volte, poi riprese:- Ah ecco, su quando lui ed i suoi amichetti erano partiti alla ricerca di un certo ladro famoso… diceva che lo avevano incontrato nel folto di una foresta ad un giorno di marcia da qui, verso sud- l’uomo rise sotto gli occhi attoniti di Claudio, che non si aspettava sicuramente di riuscire ad ottenere informazioni del genere in un modo così inusuale. Poi dopo un cenno col capo il barbone si alzò, barcollò a destra e sinistra prima di voltare le spalle ed avviarsi verso l’ingresso della locanda, probabilmente a sperperare il tesoretto regalatogli da Claudio.

Improvvisamente, durante l’ispezione del rifugio di Fastre, Claudio urtò accidentalmente uno scaffale su una delle pareti divisorie, inclinandolo leggermente. Seguì un rumore di ingranaggi che si muovevano ed uno scocco secco, chiaramente proveniente dall’esterno. Un meccanismo segreto. Sapeva dove lo avrebbe condotto. Uscì dalla baracca e notò subito il cambiamento. Adesso su uno degli alberi era visibile uno spazio vuoto, dove si riusciva ad infilare sì e no la mano guantata. Non perse tempo. Sapeva che lì dentro c’era l’ennesima parte di un set, forse un anello o un pugnale date le dimensioni del nascondiglio. Corse verso il tronco, pronto a fare un altro piccolo passo avanti nella sua ricerca. Infilò la mano nel buco e strinse il pugno. Nel nulla. Tastò in giro, ma non c’era assolutamente niente. Liberò la mano e tirò un pugno contro l’albero, sfogando tutta la sua delusione. Passò la mezz’ora successiva a cercare nei dintorni ulteriori cambiamenti, cercando altri interruttori, leve, scomparti, senza trovare nulla. 
“Tutta questa fatica per nulla? Mille monete buttate nel cesso? Impossibile!”  cacciò un urlo, cercando di liberarsi dallo stress. Inutile. Gli sembrava  di aver buttato tantissimo tempo, tempo utile per andare avanti nel gioco, esplorando aree nuove e sbloccando nuovi piani. Invece niente, tempo perso. Trasse un profondo respiro, cercando di dar ordine ai propri pensieri. Fu in quel momento che si accorse della presenza di due persone su uno degli alberi attorno alla casupola.
-Chi è là!?- gridò. Delle due figure una sparì nel folto della foresta, scappando lontana, senza neppure dare il tempo al ladro di inseguirla. L’altra invece si fece cadere dal ramo su cui era appollaiato, atterrando su un tappeto di foglie morte. Era una figura alta e slanciata, coperta con una cappa di stoffa fine e nera come la pece. Le brache erano grigio scure e rinforzate, i calzari neri. Non riuscì a scorgere altro. neppure quando la figura iniziò a parlare.
- Bene bene bene! Chi abbiamo qui?- la figura ridacchiò- Ashel, colonnello della prima linea! Uno dei due player consapevoli
-Ci conosciamo, forse?- chiese il ragazzo
-Certo che no! Le persone nella mia posizione meno vengono riconosciute in giro meglio è- impugnò un coltellaccio dalle forme spartane, con la lama seghettata ed arrugginita- Ti basti sapere che gli oggetti che tu cerchi interessano anche ad un mio amico. E queste tue ricerche oggi le facciamo finire.
Claudio scoppiò a ridere, guardò quello che era palesemente un altro giocatore e gli chiese:
-Aspetta, aspetta… tu mi vuoi sfidare?
-No- rispose l’altro-Ti voglio solo minacciare… e consigliare di non metterti contro certa gente- scoppiò in una fragorosa risata- Certo che ti voglio sfidare “colonnello”.
Claudio non riuscì a far a meno di notare con quanto sarcasmo il tizio incappucciato avesse pronunciato quell’ultima parola
-E se mi rifiutassi? Perché insomma tu, lasciatelo dire, non mi fai molta paura… da solo poi…
- Così, signor Ashel, lei si ritiene tanto superiore a me?
-Si. Senza voler infierire troppo sul tuo essere scarso….- temporeggiò qualche istante- senti amico, io non ho fatto nulla a te e tu non hai fatto nulla a me, tranne forse rubare l’item dentro quel tronco, che sicuramente ora ha con sé il tuo amico che si é defilato. Ma hey, ci sta. Questo è un gioco, sono cose che capitano. Senza rancori ed ognuno per la propria strada dai. Viaggia va’.
Detto questo si girò di spalle, in direzione di dove era venuto, per tornare sul sentiero su cui aveva lasciato il cavallo. Ghignò. Era arrivato tardi, ma nessuno poteva impedirgli di cercare quel giocatore che era scappato col malloppo. Magari avrebbe chiesto qualcosa a quella figura incappucciata. Massì qualche colpetto leggere, una veloce dimostrazione di abilità e quello stronzetto alle sue spalle se la sarebbe fatta addosso ed avrebbe cantato come un canarino. 
La riduzione degli Hp lo sorprese ed il dolore secco al centro della schiena gli fece digrignare i denti. Si portò una mano in quel punto, ma fu subito fermata da una salda presa a tenaglia.
-Non ci siamo capiti allora- era la voce di quell’individuo, che proveniva subito dietro di lui –tu da qui non esci.
Claudio si staccò di botto, cercando di mettere più distanza possibile dal nemico. Vide i sui hp che, oltre ad aver perso il 25% della loro interezza in pochissimo tempo, ora iniziavano anche a scendere. “Avvelenamento e sanguinamento, perfetto” riflettè Claudio, cercando di mettersi in guardia e prepararsi ad un nuovo assalto “Questo fa sul serio”. Agì in brevissimo tempo. Prese una pozione per il veleno, al sanguinamento ci avrebbe pensato in un secondo momento. Impugnò le due lame, giusto in tempo per flettere un nuovo fendente. Assestò poi un veloce colpetto sul braccio avversario, che non preoccupò minimamente l’opponente. Quello continuò col suo assalto furioso, senza dare alcun segno di falle nella propria tecnica. Lo avrebbe ucciso, era quello il suo obbiettivo. Claudio sapeva di essere più forte, ma quella lama era intinta in svariati veleni, ora si sentiva infatti anche molto stanco, non riusciva a far compiere ai propri muscoli i movimenti che il cervello ordinava. Sarebbe morto lì, lo sapeva. Non aveva neppure troppa paura, non riusciva semplicemente né a pensarci né a rendersi effettivamente conto di cosa gli stesse per succedere. Si sentiva come sott’acqua. Veleni, droghe… e chissà cos’altro gli aveva iniettato quello stronzo. Stava per finire tutto. Ad ogni colpo parato le sue braccia cedevano sempre di più, le sue gambe si squagliavano sotto al peso dei colpi. Morire… non la aveva mai realmente contemplata come possibilità, il morire dentro LSO eppure era proprio quello che stava per accadere. Non avrebbe più rivisto i suoi parenti, gli amici, Roberto, Nicolò, Aldo, River… Phones… e neppure Luna…
“Dove sei Luna?” si chiese “Già.. non ci sei…”

Camilla e Lorenzo erano appena tornati nella Città d'Inizio e stavano discutendo tra loro.
"Ancora non mi hai spiegato come hai fatto a trovarmi" disse il monaco pretendendo una risposta.
"Credi davvero che Nicolò sia l'unico della gilda ad avere una sfera di cristallo?" rispose sorridente Camilla.
Il ragazzo fece una faccia sconsolata "Vuol dire che ora ci sorveglierai come se fossi nostra madre?"
"Come ti permetti di parlarmi così?!" chiese la ragazza canzonando il ragazzo avvalendosi di un tono materno per poi proseguire la strigliata di capo che aveva iniziato in precedenza riguardo l'imprudenza dell'amico.
Erano quasi arrivati nella piazza centrale quando, lungo una via, videro da lontani un gruppo formato da 4 giocatori che indossavano la stessa armatura: questa era formata da un elmo in ferro cremisi che copriva interamente il loro volto, l'armatura che ricopriva il loro corpo era fatta dello stesso materiale e da essa, qua e là, spuntavano fuori dei drappi gialli; si trattava della tenuta ufficiale della gilda delle Guardie Notturne.
"Certo che il soprannome di "Fiamme vivaci" se lo meritano tutto" ridacchiò Lorenzo tra sé e sé poi, all'improvviso, il ragazzo si accorse di un quinto giocatore che perlata con quei quattro: aveva la stessa armatura ma non indossava l'elmo. Anche lui si accorse dei due ragazzi e subito si separò dal suo gruppo per raggiungerli. Camilla riconobbe il giocatore: si trattava di Zarathustra.
Non appena questi fu difronte ai due amici si rivolse alla ragazza dicendo "Scusa se mi permetto ma tu eri per caso presente alla riunione organizzata da Orpheus e dagli altri?"
"A dire il vero sì…" Camilla era paonazza in volto.
"Beh piacere di conoscerti, qui mi chiamo Zarathustra" e il ragazzo, sorridendo dolcemente, porse in avanti la mano.
"I-io mi chiamo Mineritt… Piacere mio" disse la ragazza stringendogli la mano.
"E ho capito che qui sono di troppo!" irruppe Lorenzo "Beh… Io vado a cercare Orpheus e Gabél. Ti lascio in buona compagnia Mineritt" aggiunse poi allontanandosi con sguardo malizioso.
"Hamlaf!" gli urlò dietro la ragazza ma lui sparì veloce in un vicolo alzando la mano in segno di saluto.
"Era un tuo amico?" domandò allora il ragazzo.
"Sì… Siamo all'interno della stessa gilda"
"Ah capisco… Comunque ti andrebbe di venire a fare due passi? Io ho appena finito il mio turno di ricognizione quindi sarei libero"
"Ehm… Non dovrei avere altri impegni quindi… Va bene" sorrise Camilla contenta.
I due percorsero tutta la piazza osservando gli altri giocatori e dialogando tranquillamente tra loro, si spinsero fino alle mura cittadine, dove le case erano meno fitte, e ammirarono la bellezza dell'autunno che si rifletteva per le strade di quel mondo popolate dalle foglie che si concedevano un riposo dopo aver sventolato per la nascita della primavera e l'appassire dell'estate.
"Scusa Zarathustra, ma, prima, hai detto che avevi finito il giro di ricognizione… Eppure tu sei a capo della gilda delle Guardie Notturne se non sbaglio… Come mai anche te ti occupi di faccende così…"
"Così banali intendi dire?" ipotizzò lui sorridente "Beh è perché non voglio che all'interno della mia gilda ci sia una gerarchia troppo accentuata come in quella capitanata dal generale Linton… Mi piace pensare che tutti i giocatori siano allo stesso livello anche se poi, spesso, quelli più in gamba si ritrovano a dover dare consigli ed aiuti hai più impacciati"
"Capisco cosa vuoi dire… Infondo anche tra noi della gilda Vitriol non esiste una vera e propria gerarchia… Certo, Ashel è molto più in gamba di tutti noi e per quello lo abbiamo eletto capofila invece Orpheus è simile a un incoraggiatore… Non so se mi spiego. È un ragazzo che ti sa sempre capire e che sa dire la cosa giusta nel momento giusto e poi è sveglio…"
"Sarà a causa di tutti quei libri che ha letto ahahahah!" rise il barbaro.
"Scusa come fai a sapere di questa sua passione?" domandò Camilla confusa.
"Quando mi ha contattato prima della riunione a cui abbiamo partecipato mi ha ricevuto nel suo studio e… Vabbè puoi capire no?"
I due scoppiarono a ridere e continuarono la loro passeggiata tranquilli mentre il sole iniziava leggermente a calare oltre le mura cittadine.

Da quando il ladro lo aveva portato  davanti a quella casa abbandonato Roberto era perennemente in giro per i piani. Il quel rudere aveva infatti trovato un NPC che gli aveva fatto una lunghissima manfrina sull’onore, sul rispetto e sui duelli. E dopo il discorso gli aveva rivelato di essere quasi un giustiziere, una persona alla quale si rivolgevano tutti quelli che consideravano il proprio onore macchiato da una qualche persona. Roberto non ci mise molto a capire dove volesse andare a parare. Era compito suo, in quanto unico giocatore in quella che sembrava un’infinita questline popolata di NPC, vendicare i vari torti subiti sfidando a duello le più svariate classi di combattenti. Ne aveva già battuti tre in una settimana, in scontri sempre più impegnativi, senza arrivare ancora mai a rischiare veramente di non farcela, ed ancora il suo “datore di lavoro” parlava solo di incarichi e mai di ricompense. Non che gli dispiacesse, in fondo era esperienza e soldi facili, però moriva dalla curiosità di sapere cosa ci fosse alla fine di quella lunghissima serie di duelli, dato che Claudio gli aveva assicurato che ne sarebbe valsa la pena. In quel momento si trovava a sonnecchiare nei campi attorno a Mariedo, indeciso sulla mossa successiva. Era appena stato da Kri, l’NPC che lo stava mandando in giro per il mondo di gioco, ma non lo aveva neppure trovato. La spiegazione più convincente a cui arrivò per giudicare quella sparizione era che i successivi duelli erano ubicati in piani non ancora sbloccati. Camminò un po’ per i terreni appena arati, affondando coi piedi nella terra appena smossa, divertendosi a colpire con la punta della spada i pezzetti di legno marcio o le pietre che ogni tanto sbucavano dal suolo e nel mentre fischiettava un motivetto che aveva in testa. Si rendeva conto che non stesse facendo nulla, che quello era tempo perso, però in mattinata Claudio gli aveva detto che doveva parlargli e che gli sarebbe arrivata la comunicazione di dove si sarebbero incontrati. Considerando che erano settimane che non si sentivano… no, niente congetture, avrebbe prima aspettato di sentire cosa gli avrebbe detto l’amico.

"Ora mi puoi spiegare perché siamo qui?" domandò Alessandro a Riccardo guardandosi intorno.
I due ragazzi erano partiti quel pomeriggio sul tardi per raggiungere un dungeon sul piano 19 del quale nessuno aveva mai completato l'esplorazione. Era una grotta sotterranea lungo le quali parete si affollavano antichi geroglifici e segni incomprensibili i quali richiamavano un'aurea di misticismo e di antiche discipline arcane.
"Ieri in "clinica" è venuto un'esploratore che si era cimentato nell'esplorazione di questo luogo… Mi ha confidato che non ci sono nemici ma solo prove da superare quindi ho pensato che noi due da soli saremmo bastati"
"Se non ci sono nemici perché è dovuto venire da voi a farsi curare?"
"Perché se si fallisce una prova si attivano delle trappole"
"E quando avevi intenzione di dirmi questo piccolo particolare!?" esclamò il barbaro furioso.
"Ahahah! Non ti preoccupare! Con la mia testa riusciremo a risolvere ogni enigma"
"Enigmi?! Non avevi detto che erano prove di varia tipologia?!"
"Oh ecco quella deve essere la prima!" disse indicando un altare al centro di una stanza illuminata da fiaccole azzurre.
"Mentecatto che non sei altro!" urlò Alessandro all'amico che si stava avvicinando all'altare.
Non appena i due amici furono difronte alla grande pietra di forma cubica si accorsero che su di essa erano incisi tre triangoli uno interno all'altro in modo che i vertici del triangolo al centro coincidessero con i punti medi dei lati del triangolo più esterno e, i vertici del triangolo più interno facevano lo stesso con i punti medi dei lati del triangolo al centro. Poi si accorsero che in alcuni punti dei triangoli erano collocate delle bigie: sul vertice più alto del triangolo esterno ce ne era una con sopra inciso il numero 1, sul vertice in basso a sinistra dello stesso triangolo una con il numero 3, nel vertice in basso del triangolo di mezzo una col numero 6, nel vertice alto del triangolo più interno una col numero 9, sul vertice in basso a destra del medesimo una col numero 5 e sul punto medio del lato di sinistra una con sopra riportato il numero 8; avanzavano così sei spazi vuoti, ciascuno in corrispondenza di un vertice o di un punto medio, in cui, evidentemente andavano inserite le bigie che si trovavano accanto all'incisione ed esse riportavano rispettivamente i numeri 2, 4, 7, 10, 11 e 12. 
Poi, improvvisamente, davanti ai due comparve la scritta "Colloca le altre gemme in modo che la somma dei numeri nei perimetri dei tre triangoli sia 39".
"Bon genio… Vediamo un po' cosa riesci a fare"
Riccardo si mise a riflettere un po' "Allora… Nel triangolo più esterno abbiamo una somma 10… Quindi servono tre numeri che diano 29… In quello di mezzo la somma è 20 ci serve quindi un 19 e per il più interno che ha già in sé un 22 ci serve un 17… 17 lo possiamo ottenere solo sommando 11, 2 e 4… Quindi il 19 lo otteniamo con 10, 2 e 7 e il 29 lo otteniamo con 7, 12 e 10… Allora mettiamo le gemme così"
Riccardo prese le gemme e mise il 12 nel vertice in basso a destra del triangolo più esterno, il 7 nel vertice in alto a destra del triangolo di mezzo, il 10 nel vertice in alto a sinistra dello stesso triangolo, il 2 nel vertice in basso a sinistra del triangolo più interno, l'11 nel punto medio della base dello stesso triangolo e il 4 nel punto rimanente.
Una porta al di là dell'altare si aprì.
"Hai ancora poca fiducia nel tuo amico?" domandò compiaciuto Riccardo.
"Sta bon che ci aspettano altre prove"
Di fatto i ragazzi dovettero superare altre tre prove, tutte diverse tra loro, prima di raggiungere quella che aveva l'impressione di essere l'ultima prova. La stanza era tutta circondata da mura formate di mattoni dal colore quasi dorato e, su di essi, ricami di una lingua appartenuta a tempi antichi brillavano di verde mentre fiamme rosse illuminavano tutta la stanza. Sopra al blocco di pietra, questa volta, c'era una scacchiera con accanto otto pezzi identici che richiamavano la regina degli scacchi. Davanti ai due comparve un messaggio che recitava "La regina negli scacchi può spostarsi di qualsiasi numero di caselle in qualsiasi direzione: verticale, orizzontale e diagonale. Disponi le otto regine sulla scacchiera in modo che nessuna di esse si trovi sulla linea di movimento di un'altra regina"
"Ok… Questo è difficile…" sospirò Alessandro prendendo atto della complessità dell'enigma.
"Mmm… Mi sembra un enigma dei giochi del professor Layton…" osservò Riccardo pensieroso.
"Cosa?! Quindi lo sai risolvere?" esclamò sorpreso il barbaro.
"A dire il vero non sono mai riuscito a risolverlo…"
"Ma porca troia… Come ne usciamo da questa situazione? Immagino che non appena disporremo le otto regine nella posizione sbagliata qui si attiveranno chissà quali trappole!"
"Mmm… Dai cercherò di riflettere…" e così, Riccardo, si mise a terra e con la punta della sua mazza iniziò a disegnare per terra delle scacchiere in cui cercava di disporre i pezzi sotto forma di X in mezzo ad un delirio di imprecazioni e bestemmie. Dopo una mezz'ora abbondante il ragazzo non aveva ancora trovato il bandolo della matassa, si alzò in piedi e bestemmiò sonoramente "… Sto bestemmiando più di Lorenzo"
"Non ti preoccupare… Lui è imbattibile nel bestemmiare… Comunque nulla?" domandò Alessandro dopo averlo rassicurato.
"NULLA, NULLA, NULLA!!!" urlò l'amico.
"E se ti dicessi che io ho la soluzione?"
"Ti direi che non mi devi prendere per il culo"
"Facciamo così, se lo risolvo mi offri da bere 'sta sera ok?"
"Mah! Guarda; potrei anche offrirti una cena completa se lo risolvessi"
Alessandro allora sorrise sotto i baffi e si avviò verso l'altare, prese le otto regine e le dispose nel seguente modo: la prima in d8, poi le altre in g7, c6, h5, b4, e3, a2 ed infine f1.
Riccardo osservò a bocca aperta l'aprirsi della porta difronte a loro dopo pochi secondi.
"Ahahah! Giuro che 'sta sera ti mando in bancarotta!" rise sguaiatamente il barbaro.
"Ma come diavolo hai fatto?" domandò il chierico che ancora non riusciva a chiudere la mascella.
"Ahahah non te lo dico mica!" e, mentre i due continuavano a scontrarsi con domande perplesse e risposte vaghe, giunsero in una stanza dove al centro si trovava un piccolo scrigno; Riccardo si avvicinò e, con il cuore in gola, lo aprì: esso conteneva un lungo cannocchiale in legno con delle rifiniture dorate.
"Un cannocchiale? Pensavo che avremmo trovato un'arma potente, un'arma magica o qualcosa del genere" sbuffò sconfortato Alessandro.
Riccardo lesse ad alta voce la descrizione:
"Cannocchiale del tempo; oltre a fungere da comune cannocchiale, questo antico artefatto, una volta richiuso, può essere utilizzato per imprigionare la momentanea apparenza delle cose. Basta dar fuoco alla miccia e aspettare qualche secondo"
Il chierico allora richiuse il cannocchiale in se stesso e notò che, facendo così, spuntava fuori una breve miccia da un buchino. Rimase lì ad osservarlo per qualche secondo poi emise un grido di felicità "OH MIO DIO!!! HO CAPITO DI COSA SI TRATTA"

Erano tutti lì,vicino a quel monolite che tanto piaceva al ladro, nei pressi di Rajudai, ad aspettare le parole del ragazzo. Bhe, non proprio tutti, si accorse Luna. C’erano Roberto, Hyrtang e River. Tutti quelli che erano stati contattati da Claudio. Il ragazzo era seduto ai piedi del monumento, a parlare con gli amici, raccontandogli quella storia che lei aveva già sentito appena uscita dalla piana del Puteo. Ripensò a come il suo ragazzo aveva ucciso quel giocatore… aveva provato a dirgli di non colpevolizzarsi troppo, che era stato quello lì il primo ad attaccare e che lui a cercato fino alla fine di non torcergli un capello, ma niente. Evidentemente il rendersi conto che era diventato un assassino lo aveva turbato. 
“ No, turbato è riduttivo. È rimasto scioccato da quell’esperienza”. Si ricordava le parole esatte con cui gli aveva descritto quei momenti:
“Con uno sforzo assurdo riuscì ad evocare il mio famiglio, che lo distrasse quel tanto che bastava per consumare una delle due panacee che ero riuscito a trovare. Non ho nemmeno preso in considerazione l’usare un marchio del ritorno. Quello stronzo me la avrebbe pagata, ogni singolo colpo, ogni singolo attimo che avevo vissuto in quello che scoprii essere non più di un minuto. Gli feci di tutto. Feci il possibile per fargli capire che stava per morire. Lo inchiodai a terra, lo seviziai … e più vedevo la consapevolezza iniettata in quegli occhi e più io continuavo, più lui implorava di farla almeno finita alla svelta e più io mi muovevo lentamente. Lento ed inesorabile. E non posso negare che su momento mi piacesse da impazzire. Quando poi mi sono reso conto di quello che avevo fatto… Beh, la storia la sai. Sono corso alla sede della gilda e ti ho detto quelle cose. Fine della storia” 
Lo guardò ricordare agli amici quei momenti e vide che intanto che parlava singhiozzava. Stava per mettersi a piangere. E ciò era indicativo di quanto quell’avvenimento lo avesse sconvolto. 
L’unico lato positivo era che finalmente si aprisse con qualcuno e sapeva che avrebbe ricevuto il sostegno necessario per smetterla di pensare all’uomo che aveva ucciso. O almeno questo era ciò che sperava

Euridice era seduta sotto ad una pianta che ricordava un salice, circondata da dei piccoli fiori gialli che, in quel mondo, venivano chiamati narri e guardava il sole che lento si nascondeva dai suoi occhi e sentiva il suo caldo rosso abbracciarla con una carezza che non si può descrivere. Si rannicchiò in sé stessa stringendosi le ginocchia tra le braccia e nascose il suo volto in quella stretta. Ogni tanto i rami dell'albero parevano poggiarsi sulle sue spalle come a dire "Siamo qui con te; sfogati se vuoi" ma nessuna lacrima riusciva a far breccia nei suoi occhi…
"Sei veramente brava a sfuggirmi" disse un sorridente Nicolò comparso improvvisamente davanti alla ragazza.
Lei alzò lo sguardo e, vedendolo, fu presa dall'impulso di fuggire, scappare. Si alzò in fretta e gli diede le spalle ma lui le afferrò la mano costringendola a restare. Lei si fermò, senza voltarsi verso il ragazzo, si fermò come chi ha paura di guardarsi alle spalle per paura che dietro ad esse si trovi un mostro.
"Sembra quasi che le parti si siano invertite" disse Nicolò… La ragazza non poteva vederlo ma sapeva che quelle parole lui le diceva col sorriso sulle labbra… Il suo sorriso…
"Ascolta… Io non sono il tuo Orfeo… Io sono un altro mondo… Il tuo Orfeo si è voltato a guardarti perché aveva paura che tu non ci fossi… io invece ho guardato la mia Eurydice perché avevo capito che non era giusto portarla indietro… Io mi voltai perché era la cosa giusta… Tu non meriti uno come me e, sinceramente, non ho mai capito perché alcune di voi si innamorino di me… Non l'ho mai capito…" Nicolò lasciò andare la mano della ragazza e lei se la strinse in seno, non aveva più voglia di fuggire, l'avrebbe ascoltato, un'altra volta; lui iniziò a parlare quando il vento piegava lenti narri "Ascolta…Non scegliere me… Ti prego… Sono un uomo difficile… Un mostro troppo affezionato al suo ego… Superbia… Orgoglio… è ciò che dimostro e l'incapacità a vivere in un mondo che non è stato macchiato dall'inchiostro… inchiostro… un mare nero in cui affondo… da solo… eppure… così contento se tra i miei versi mi confondo… Sono volubile come un vento che, repentino, diventa tempesta alimentato da ogni sentimento… e nella follia di questa testa avanza spazio solo per poesie, sogni e una furiosa protesta contro questo mondo di agonie! Innamorato, da tutta la vita, ma di ideali, fantasmi ed utopie… La mia è una notte infinita in cui, anche io, solo di rado, intravedo una stella sfinita" 
Euridice si voltò e lo guardò negli occhi, lei si sarebbe persa per sempre nei suoi occhi… Ma il pianto sopraggiunse e allora, vedendo quei cristalli di sentimento, Nicolò l'abbracciò a sé bisbigliandogli nell'orecchio "Scusami…"

La locanda era gremita come al solita; al primo piano la taverna di Mecho era la più frequentata chissà perché poi. I giocatori si davano appuntamento lì per raccontarsi le avventure della giornata, per ritrovarsi semplicemente con gli amici o per evadere, anche solo per un'istante, da quel mondo… Ma la cosa più bella di quella locanda è che Mecho era un player, non un NPC. Mecho era un bardo che, dopo aver raccolto una buona somma d'oro si era comprato la locanda e aveva deciso di crearne un luogo in cui i giocatori si potessero rilassare tranquillamente. Questi avrà avuto circa 21 anni, aveva dei capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle, un pizzetto ben curato e gli occhi azzurri. 
"Allora Orpheus?" domandò il bardo al socio "Come te la passi? Ti vedo un po' giù"
"Ah… Guarda Mecho non me ne parlare… Pesavo di essere bravo a capire le persone e invece…" Nicolò bevve due sorsi dal suo calice di vino e poi sospirò.
"Problemi con le donne vero?" disse il locandiere/barista.
"Diciamo pure di sì…"
"Vabbé, allora, in questo caso, il primo giro lo offre la casa" e mentre si allontanava per andare a parlare con altri clienti aggiunse, sempre rivolto al bardo "Ma il secondo lo paghi doppio"
"Sì… sì… Aspetta cosa?!" 
Mentre Nicolò finiva di bere il suo bicchiere di vino e si preparava ad ordinarne un altro arrivarono al suo tavolo Lorenzo e Camilla.
"Ben arrivati signori" sorrise il bardo distrattamente.
"Scusa il ritardo ma lo nostra socia doveva flirtare un po' " disse il monaco canzonando la maga.
"Ah sì?" domandò Nicolò divenuto raggiante in volto "E sentiamo un po'… Con chi, con chi?"
"Certo che siete proprio dei villani… Io e Zarathustra abbiamo solo chiacchierato un po' "
"Se con "per un po' " indichi tutto il pomeriggio capisci anche te che non rendi bene l'idea" rise Lorenzo.
"Fottiti" bisbigliò la ragazza a denti stretti ordinando da bere.
I due ragazzi scoppiarono a ridere finché la voce di Alessandro non chiese "Cosa è successo che rischiate di ribaltarvi dalle sedie?"
"Oh ragazzi! Ben arrivati" iniziò a dire Lorenzo salutando Alessandro e Riccardo "Comunque stavamo parlando delle recenti conquiste si Camilla. Ahahahah!"
"Sul serio?" domandò il chierico con fare malizioso "La nostra maga inizia a far strage di cuori?"
"Giuro che se non la smettete vado a bere da sola al bancone" li minacciò Camilla.
"Scusa, scusa… Giuro che adesso smettiamo" promise Nicolò a nome di tutti.
"Non vorremmo che allontanandoti ne conquisti altri due o tre…" bisbigliò divertito, a bassa voce, Lorenzo che, a causa di questa battutina ricevette uno scappellotto dal bardo che stava cercando di trattenere una risatina sotto i baffi.
"Allora" disse il monaco massaggiandosi la testa dove l'aveva colpito l'amico "Come è andato il vostro pomeriggio?"
"Io preferirei non parlarne" rispose Nicolò iniziando a bere il secondo calice di vino della serata "Piuttosto… Alessandro a cosa ti serviva risolvere l'enigma che mi hai esposto?"
Riccardo sentendo quelle parole si girò di scatto verso il bardo esclamando "Cosa scusa?!"
"Massì… Ale mi ha inviato il testo di un enigma questo pomeriggio chiedendomi di aiutarlo a risolverle"
"Ah ecco qui come hai fatto maledetto!" disse il chierico rivolgendosi, questa volta, al barbaro "Ti sei rivolto a uno che ha giocato a tutti i giochi di Layton e che quindi sapeva già la soluzione!"
"A dire il vero Nicolò ha giocato a tutti i giochi di Layton tranne "il paese dei misteri", che è il gioco che conteneva l'enigma" ribatté Alessandro dopo aver bevuto qualche sorso dal suo boccale di birra.
"Già, già" confermò il bardo "Però, fortunatamente, sono riuscito a risolverlo in fretta se no sarei impazzito"
"A chi lo dici" sospirò a bassa voce il chierico.
"E cosa avete trovato in questo dungeon di enigmi?" domandò Lorenzo
Riccardo ridacchiò sotto i bassi "Eheheheh! Ora vedrete!"il ragazzo si alzò e si mise in piedi davanti al lato più lungo del tavolo e posò il Cannocchiale del tempo.
"Ma cos'è 'sta roba?" domandò Camilla osservando l'oggetto.
"Non farti domande e venite tutti qui vicino a me!"
I ragazzi si guardarono tra loro confusi e poi seguirono il comando di Riccardo.
"Bene ci siamo? Ale stringiti un po' di più… Ok ora va bene! Camilla puoi fare un incantesimo e accendere la miccia del Cannocchiale?"
"Io dovrei sprecare del mana per una roba che ti ostini a non spiegare?!"
"Ti pregooooooo" la supplicò il chierico.
"Va bene!" e Camilla batté tre volte con lo scettro a terra accendendo così la miccia; dopo qualche secondo, quando questa fu consumata interamente si sentì il suono di una piccola esplosione interna all'oggetto.
"Ma che cazzo… L'abbiamo rotto?" domandò Lorenzo.
"Nono!" disse euforico Riccardo "Nicolò hai un foglio da prestarmi?"
"C-certo…" rispose il ragazzo non comprendendo il perché di quella richiesta; aprì l'inventario e gli passò il foglio.
Riccardo dispose l'oggetto sopra al foglio e dopo aver digitato un paio di comandi sul foglio apparve una foto che ritraeva il momento appena passato.
"Oh mio Dio!" esclamò Camilla raggiante "È una specie di macchina fotografica!"
"Ma è bellissimo!" si aggregò a dire Nicolò.
"Wow" si limitò a dire Lorenzo.
"Visto!? In questo modo, nonostante questo mondo ci incateni come schiavi, potremo avere dei ricordi delle belle esperienze trascorse come gilda Vitriol!" osservò Riccardo.
Tutti furono presi da un'improvvisa allegria, guardavano i loro volti contornati da quegli abiti così diversi da quelli di sempre e ridevano canzonandosi per le facce buffe o assurde che avevano assunto in quell'attimo congelato, ma nella mente di Nicolò irruppe un pensiero: guardava la prima foto della gilda Vitriol e capiva che mancava qualcuno…
"Ragazzi!" disse in tono solenne guardando gli altri negli occhi uno ad uno "Dobbiamo ritrovare Claudio"

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Capitolo 22
*** Avanzare e conoscersi (N) ***


Danmel_Faust_Machieri: Mi scuso dal profondo per il ritardo della pubblicazione di questo capitolo e, come credo che avrete notato dalla "(N)" del titolo, in questo capitolo sarà nuovamente assente il personaggio di Claudio siamo desolati ma Djianni continua ad aver problemi e ci scusiamo con tutti voi.
Dopo queste scuse vi auguro una buona lettura
Danmel_Faust_Machieri

I corridoi della scuola di Bethyn, nonostante fossero le 15:37 erano ancora affollate di studenti. Era una cosa che accadeva sempre più spesso, i ragazzi vedevano quell'ambiente quasi come una casa; spesso i giocatori cambiavano abitazione, passavano da una locanda all'altra, da una stanza nel cuore della città ad una tenda in un bosco di pini, ma la scuola di Berthyn restava, era sempre lei, l'unico luogo che era divenuto per loro veramente familiare. In mezzo a queste folle di ragazzi procedeva con il passo svelto Lorenzo che, salutato dai suoi studenti, rimaneva intrappolato tra i suoi pensieri concedendo ai saluti solamente la risposta di un cenno del capo. Il monaco avanzava come chi sa esattamente dove arrivare e vuole arrivarci il prima possibile. Giunse davanti alla porta dell'ufficio di Nicolò e, dopo aver bussato e udito il permesso dell'amico, aprì la porta. Nicolò era seduto dietro alla scrivania e stava discutendo con una ragazza molto carina che ascoltava le sue parole senza staccargli gli occhi di dosso. Non appena Lorenzo ebbe varcato la porta Nicolò congedò rapidamente la ragazza interrompendo il discorso e ripromettendole che ne avrebbero parlato qualche giorno dopo. Non appena la ragazza ebbe lasciato la stanza, dopo aver fulmino con l'odio negli occhi Lorenzo, Nicolò richiuse la porta.
"Finalmente sei arrivato!" Sospirò il bardo sedendosi nuovamente dietro alla scrivania "Allora? Hai novità?"
Il monaco osservò interdetto l'amico "Ma chi era quella?" domandò ad un certo punto con la mascella ancora spalancata.
"Quella? Ah certo! Lei è Tifa, segue il mio corso di letteratura italiana e voleva approfondire degli argomenti" disse Nicolò sorridente.
"Certo… Approfondire degli argomenti…" commentò Lorenzo con fare malizioso "Comunque né Hyrtang né River vogliono dirci qualcosa riguardo Claudio"
Erano passati quasi due mesi da quando i ragazzi si erano messi alla ricerca di Claudio ma ancora nulla, solo alla fine, quasi esausti per i vari tentativi di contattarlo, pensarono di parlare con i due componenti dei cinque che più avevano a che fare con il loro amico ma nulla.
"Senti io mi sono rotto le palle" sbottò all'improvviso il monaco gettandosi sul divanetto "siamo a novembre, no? Lui non si fa vivo da settembre quasi… Dovremmo semplicemente mandarlo al diavolo!"
Nicolò si alzò dalla cattedra e si mise a contemplare le librerie di cui era "tappezzato" l'ufficio senza cercare qualcosa di preciso.
"Mi ascolti?!" domandò Lorenzo vedendo l'amico fermo davanti ad uno scaffale.
"Capisco quello che vuoi dire ma…"
"Ma?"
"Non voglio lasciarlo andare così… Claudio è forte, so che può farcela da solo, ma io non voglio voltargli le spalle!"
"Non riesci a capire che è lui che le ha voltate a noi?! In tutti questi mesi secondo te si è interessato a noi? Ha provato a mettersi in contatto con noi?! Non mi sembra!" il tono della voce di Lorenzo si faceva più aggressivo man mano che le domande retoriche prendevano vita tra i due amici. Nicolò strinse i pugni lungo i fianchi.
"Smettila di ripeterti che è colpa tua! Tu stai cercando continuamente di trovarlo ma se non vuole farsi trovare non puoi fartene una colpa" il tono del monaco si era appiattito: non stava più attaccando l'amico, lo stava consolando.
"Certo che devo essere messo proprio male per farmi consolare da uno che va in giro conciato come te" sdrammatizzò improvvisamente il bardo.
Lorenzo fu spiazzato da quella risposta inattesa; da quando aveva creato il nuovo pezzo della sua armatura, effettivamente, non aveva mai indossato altro: la "Veste di Aena", ottenuta per l'appunto della pelliccia del leone sconfitto con l'aiuto di Camilla, era un indumento formato da più veli di color rosso acceso che ricoprivano interamente il busto e le gambe del monaco, appesi a questi drappi c'erano dei piccoli pendenti affilati e neri proprio come gli artigli della belva caduta, ma il tratto più particolare di quella veste è che, sopra la spalla destra, era collocata la testa di un leone che sembrava quasi mordere il ragazzo non diversamente da quanto era successo nel corso della battaglia tra i due. Il primo giorno che Lorenzo aveva indossato quell'abito a lezione un brusio misto a timorose risate si era sollevato nell'aula e, da allora, Nicolò sfruttava ogni occasione per prenderlo in giro riguardo il suo abbigliamento.
Lorenzo, vedendo che l'amico voleva cambiare argomento, l'assecondò e rispose "Certo non mi faccio giudicare da uno che combatte vestito di una camicia e un panciotto!"
L'attacco del monaco era infondo motivato; Nicolò era molto legato ai suoi abiti, li aveva ottenuti nel corso di una quest legata ad un tomo perduto nella profondità di alcune rovine al ventiduesimo piano: uno bibliotecario gli aveva chiesto di recuperare questo tomo antico e in cambio gli aveva consegnato gli "Abiti dello studioso", questi erano composti di una camicia bianca e di un panciotto nero con dei bottoni dello stesso colore ma presto il bardo decise di cambiare i colori dell'equipaggiamento per renderli più suoi: tinse la camicia di un grigio mercurio, il panciotto di verde e i suoi bottoni li rese d'argento; inutile dire che a lezione appariva incredibilmente professionale ma, negli scontri sui vari piani, era veramente strano da vedere.
I due amici si scambiarono un'occhiata severa e subito scoppiarono a ridere.
"Allora… Come vogliamo procedere ora?" domandò Nicolò ancora sorridente.
"Beh… Direi appunto di procedere" sorrise Lorenzo deciso.

"Certo che hai fatto veramente un lavoro meraviglioso!" commentò Alessandro dopo aver ispezionato la sede della gilda Vitriol. Erano passati mesi da quando i ragazzi l'avevano quasi lasciata per tornare al primo piano ad aiutare i vari giocatori ma la casa era ancora in condizione perfette e meticolosamente ordinata dal pavimento al comignolo.
"Beh grazie… A dire il vero controllandola ogni giorno non ho dovuto far troppo" disse Camilla compiaciuta. La maga in effetti tornava tutti i giorni a dormire nella sede della gilda in modo anche che si potesse prendere cura la mattina di ogni stanza e di ogni spazio comune.
"Mi dispiace che non ti siamo stati d'aiuto in questi mesi" si scusò allora il barbaro.
"Non ti preoccupare Ale! Alla fine voi vi siete resi utili per altre persone, non avete inseguito solo le vostre ambizioni o cose futili dimenticandovi degli altri…" sentenziò allora Camilla come se stesse scagliando una freccia da un arco invisibile.
"Camilla… Per favore" disse Riccardo comparendo da dietro la porta. Lui e Izanog stavano trasportando delle ceste piene di varie erbe appena colte nell'orto "In primo luogo parlare alle spalle degli altri è sbagliato e in più sai che questo argomento è abbastanza delicato"
La ragazza sbuffò e si voltò dall'altra parte per poi sedersi al tavolo al centro della stanza.
"Ecco… Ora se l'è presta…" sospirò Alessandro guardando l'altro ragazzo.
"Suvvia, suvvia! Dovreste vedere che foto meravigliose ho fatto nell'orto… Quasi quasi quando torniamo nel nostro mondo le posto tutte su instagram!" commentò felice il chierico.
"Madonna mia che idea geniale!" disse sarcastico il barbaro "Non credi di essere un po' dipendente dai social network?"
Camilla ridacchiò un attimo riconoscendo nelle parole dell'amico una verità indiscutibile.
"Gne, gne, gne! Vado nel laboratorio a preparare le pozioni… Quando avrai intenzione di chiedermi scusa vienimi pure a cercare!" e, seguito da Izanog, Riccardo svanì dietro un'altra porta.
Alessandro allora si avvicino ai forno rudimentale di cui era munita la cucina e si mise a preparare una normalissima zuppa di verdure per il pranzo mentre Camilla apparecchiava la tavola con una tovaglia bianca come la neve e delle ciotole di legno intagliate dallo stesso barbaro e nel mentre si misero a canzonare il chierico assente per le sue manie di finta socialità.
Un suono iniziò a farsi largo nella casa: come se qualcosa continuasse a battere ritmicamente contro il pavimento. I due ragazzi interruppero il loro allegro canzonare e si misero a fissare la porta.
"Mmm… Sento un profumino delizioso!" disse Nicolò comparendo da dietro la porta della cucina insieme a Lorenzo.
"Nicolò il tuo suono del tuo bastone ti precede!" ridacchiò il barbaro tornando a tagliuzzare le sue verdure.
"Ecco! E io che volevo arrivare con l'effetto a sorpresa!" si lamentò il monaco guardando il bardo "Ma te mandi sempre in fumo i miei piani"
Nicolò scoppiò a ridere vivacemente "Allora! Il nostro caro chierico è già all'opra?"
"Parla in italiano, ti prego…" disse fingendo un pianto Alessandro.
"Sì; è nel laboratorio a fabbricare le pozioni per tutti" rispose Camilla.
"A dire il vero ho appena finito!" Riccardo comparve alle spalle di Nicolò e Lorenzo con una faccia compiaciuta.
I ragazzi allora si misero a mangiare discutendo del più e del meno, accompagnando ad ogni boccone una risata, una battuta ed ogni tanto un'ingiuria contro qualche altro commensale. Sembrava di rivederli intorno ai tavoli delle loro serate a Firenze, sembrava di rivederli sul balcone della casa di Camilla a mangiare le pizze da un cartone unto mentre si scimmiottavano i loro professori, sembrava di rivederli pranzare a casa di Alessandro quando sua madre preparava le tagliatelle al ragù di cinghiale e nessuno di loro aveva la volontà d'animo di alzare il viso dal piatto finché questi non fosse tornato candido come la neve. Erano quelli gli attimi che restituivano forza alle loro convinzioni, alla loro voglia di progredire.
Non appena tutti ebbero finito di mangiare, Lorenzo e Riccardo si misero a lavare le ciotole all'interno di due tinozze d'acqua riempite al pozzo posto all'esterno della casa.
"Molto bene… Allora…" iniziò a dire Nicolò aprendo il suo menu e digitando su alcuni tasti; all'improvviso, davanti a lui comparvero cinque fogli identici con sopra scritto qualcosa "Queste sono le info che la squadra di ricognizione ha ottenuto riguardo il boss presente al venticinquesimo piano. Sarà meglio studiarle un po' prima della boss-fight di domani"
I ragazzi avevano continuamente preso parte alle varie boss-fight che si erano succedute dal piano 20 al 24 anche nella speranza di rivedere Claudio e Roberto tra i ranghi della prima linea ma, fino ad allora, nulla. Erano anche stati incaricati da Linton, quattro volte su cinque, di fare da squadra di ricognizione per quei boss facendosi così anche un nome tra i ranghi della prima linea. Ma quella volta sarebbe stato tutto diverso: Hyrtang e River avevano annunciato che non avrebbero preso parte a quella boss-fight perché impegnati altrove, Tempesta era stato ferito gravemente durante l'esplorazione del dungeon in cui si sarebbe svolta la battaglia ed era ancora in convalescenza alla Città d'Inizio sotto le cure meticolose di Antigone e, sebbene antipatico ai più, sarebbero stati privati anche di Orias e della sua forza. Sarebbe stata una boss-fight particolarmente dura e, per questo, avrebbero dovuto studiare alla perfezione quel boss.
"Vediamo un po'… "Armatura posseduta Nemonis"… Interessante…" osservò Lorenzo leggendo il nome del boss "Nemonis… Sarà il nome di quello a cui apparteneva l'armatura?"
"Non lo so… Se fosse stato come dici tu non credi che il nome sarebbe stato "Armatura posseduta di Nemonis"?" replicò Alessandro.
"Ragazzi evitate di discutere di lore per ora?" chiese Camilla con uno sguardo truce.
"Adesso conosci anche il termine lore? Impressionante" la canzonò un attimo Nicolò "Comunque qui c'è scritto che utilizza esclusivamente incantesimi che non rientrano sotto nessuna delle categorie da noi conosciute…"
"Cosa intendono con questi termini?" domandò Riccardo confuso.
"Qui c'è scritto che la magia che utilizza sembra energia alla stato puro… Quasi fosse qualcosa di più primordiale delle nostre magie…" osservò Camilla.
"Più primordiale?" chiese Alessandro.
"Sì… Provo a spiegarmi meglio… Ogni nostra magia si avvale di determinati elementi, anche le magie di Healing e di Caos si basano una sul corpo e l'altra sulle percezioni, quindi sono sempre dipendenti da qualcosa… Questa magia che descrivono sembra più simile a magia o energia allo stato puro, indipendente da tutto…"
"Credo di capire quello che vuoi dire…" disse allora Lorenzo mentre si facevano largo nella sua mente altri mille interrogativi.
"Conviene procedere nell'analisi ora come ora" commentò Alessandro mentre tornava a leggere le informazioni "Qui c'è scritto che lo scontro si svolge all'interno di un'ampia stanza nelle profondità di un dungeon che si sviluppa al di sotto di una chiesa in rovina… La stanza è rettangolare e può ospitare all'incirca 100 giocatori, è illuminata da fiaccole appese ai muri e all'interno ci sono alcune tombe interrate… La cosa più strana è che alle spalle del boss c'è una spada conficcata nel terreno e questi non lascia avvicinare nessuno ad essa, come se la difendesse"
"Potrebbe essere legata in un qualche modo alla seconda fase del boss: magari sceso sotto metà degli HP passerà dall'essere un caster ad attaccare fisicamente con la spada" ipotizzò Riccardo.
"Mmm… Non penso… Sarebbero due stilli completamente a sé stanti… Troppo diversi tra loro… O almeno, penso così" disse Nicolò pensando alle parole dell'amico.
"E allora cosa ci fa lì quell'arma?" chiese il chierico.
"Potrebbe essere il premio della boss-fight" azzardò Alessandro.
"È una possibilità che non possiamo escludere… Vabbè… A questo punto sarà meglio prepararci al meglio. Ci rivediamo qui questa sera quando saremo tutti pronti" disse Nicolò sorridente.
"D'accordo!" risposero gli altri ragazzi in coro.

Dopo la chiacchierata riguardo la boss-fight i ragazzi si erano divisi: Nicolò era entrato nella sua camera, Lorenzo si era incamminato verso qualche dungeon per allenarsi in vista dello scontro del giorno seguente mentre Alessandro, Camilla e Riccardo erano rimasti in casa e stavano parlando tra loro di argomenti vari. Izanog intanto fluttuava sonnecchiando accanto al suo padrone.
"Certo che il tuo tartarughino è proprio cresciuto" commentò Camilla mentre beveva un sorso d'acqua.
"Già,, ormai  ti ci potresti sedere sopra! Ahahahahah!" ridacchiò Alessandro facendo una stima della sua grandezza.
"Ehi! Ehi!" disse serio Riccardo "Non sveliamo le mie intenzioni prima del tempo" e poi scoppiò a ridere.
"Ma va a quel paese!" commentò la maga sorridente.
"Comunque guardate che belle foto ho fatto al mio Izanago!" aggiunse poi il chierico estraendo dal menu dei fogli con sopra immortalate delle foto rappresentanti la tartaruga mentre fluttuava in in vari scenari.
"Ho già detto che secondo me tu hai dei problemi?"  commentò allora il barbaro mentre scorreva le foto.
"Certo che sei proprio noioso!" 
"Ok basta discutere! Ormai è ora di cena dovremo preparare qualcosa!" disse Camilla sedando il conflitto che si stava sviluppando tra i due amici.
"Perfetto… Ma Nicolò non ci potrebbe dare una mano?" domandò Riccardo girandosi verso la porta della stanza dell'amico.
"Sta studiando ancora le info riguardanti il boss" spiegò Camilla cercando di far desistere l'amico dal chiamarlo.
"Ancora?" chiese nuovamente il chierico.
"Già… Vuole evitare qualsiasi perdita e, sapendo dell'assenza di alcuni dei migliori della prima linea, si sta preoccupando molto" osservò la maga.
"Si assume sempre troppe responsabilità… Non gli fa bene e non è giusto…" commentò Alessandro a bassa voce.
Intorno alle 20:00 Lorenzo tornò a casa e Nicolò uscì dalla camera per dare agli amici una mano a sistemare la tavola. Mangiarono insieme dimenticando per qualche minuto le loro preoccupazioni.

La notte giunse trovando intralci solo nelle nuvole che sembravano ritardare le stelle e la luna. Era novembre e le folate di vento iniziavano ad essere affilate dal freddo tanto da sferzare la pelle e penetrare nelle ossa, la notte il termometro arrivava a segnare anche temperature che si aggiravano intorno allo 0 mentre durante il giorno non si andava più in su dei 10°C. Nicolò aspettava sempre quel clima così inospitale, quel clima così severo. Era uscito dalla casa accompagnandosi col suo bastone da passeggio e si era diretto vicino all'orto di erbe mediche sedendosi al tavolino; aveva indossato un ferraiolo sopra i suoi Abiti da Studioso per contrastare il freddo quasi invernale. Non appena si fu accomodato sulla sedia accese la sua pipa e si mise a contemplare l'oscurità attraverso il fumo. Ad un certo punto sentì un suono di passi sull'erba, si voltò di scatto e riuscì a distinguere la sagoma di Camilla che avanzava nel buio scacciandolo con una candela che teneva in mano.
"Certo che sei proprio un pazzo ad uscire di casa con questo freddo" commentò la ragazza sedendosi accanto all'amico e poggiando la candela sul tavolo.
"E tu sei più pazza perché segui un pazzo ahahahah!" ridacchiò Nicolò tra due boccate di pipa.
I due rimasero in silenzio per un po' ad ascoltare i suoni della notte che si susseguivano nell'aria.
"Pensi anche te che mi assumi troppe responsabilità?" domandò Nicolò alla maga rompendo quella pace piatta.
"Io te lo ripetevo sempre anche di là da questo gioco… Tu eri uno di quelli che si preoccupava per tutto e per tutti: quando qualcuno rimaneva indietro in latino o italiano eri sempre lì a tendergli una mano; quando la gente si incazzava con te perché avevi, e sai quanto mi costa ammetterlo, ragione ci rimanevi male; eri quello che se non sentiva una persona da troppo tempo non la lasciava andare prendeva fuori il cellulare e organizzava un'uscita per sapere come se la passava… Sei sempre stato quello buono… Ma eri anche quello testardo, quello che si incaponiva e che si incazzava prendendo sempre le cose con troppa serietà… Tu eri questo, Nicolò Alderani è questo, ed è questo il mio fratello maggiore. Anche per me ti assumi troppe responsabilità ma perché tu sei fatto così! Devi continuare ad essere così anche in questo mondo perché cos' non rischierai mai di dimenticarti del vero te stesso!" Camilla credeva ciecamente in quello che stava dicendo e sapeva che Nicolò sarebbe stato meglio dopo aver sentito quelle parole sincere, poteva capire quello che il bardo stava provando tra la scuola, Claudio e la prima linea quindi sperava di rinfrancarlo.
"Dici che sono come un fratello maggiore ma alla fine ho sempre bisogno che tu mi dia una strigliata ogni tanto ahahah" sorrise allora Nicolò guardando negli occhi l'amica "Grazie Camilla"

La prima linea era tutta raccolta intorno all'entrata della sala della boss-fight; un'immenso portone era incastonato in un arco dove, la chiave di volta, rappresentava un teschio di forma caprina. Erano circa novanta giocatori pronti ad affrontare quell'armatura posseduta ma l'agitazione continuava a serpeggiare tra loro. Linton, Salazar e la gilda Vitriol si trovavano in testa al gruppo e stavano dando le ultime indicazioni: il nemico avrebbe agito dalla distanza e non sarebbe stato tanto avvicinabile quindi i caster lo avrebbero indebolito a colpi di incantesimi poi, quando questi si sarebbe sfiancato, i combattenti sarebbero scesi in battaglia pronti a terminare il lavoro.
Varcata la soglia dell'arena videro il boss: l'armatura che stava al centro della stanza aveva un colore rosso fiammeggiante ed era consumata qua e là dai segni del tempo e ogni pezzo di essa (gambali, cotta, elmo eccetera) era collegata da una sostanza fumosa, di colore bluastro: probabilmente l'anima che aveva posseduto l'armatura. Non appena i giocatori si avvicinarono a lei si alzò in volo e rimase fluttuante in mezzo alla stanza mentre sopra di lei comparvero le sei linee di vita con sotto di esse riportato il nome "Armatura posseduta Nemonis".
I caster si disposero intorno all'armatura disegnando una circonferenza che aveva per centro il boss, dietro di loro si misero gli healer pronti a supportarli e, dietro quest'ultimi, si trovavano i vari guerrieri, barbari, paladini e ranger. I caster avviarono l'offensiva mentre l'armatura si difendeva creando intorno a sé scudi di energia. Camilla osservava attentamente quello strano dio di magia: gli scudi sembravano composti da una specie di fuoco blu che veniva plasmato a piacimento dell'armatura. Dopo qualche attacco, mentre con una mano l'armatura si difendeva dai continui incantesimi scagliati dai giocatori, generò nell'atra mano, quella sinistra, una fiamma blu che scagliò contro alcuni incantatori infliggendogli un danno considerevole, gli healer curarono prontamente i compagni e l'offensiva poté riprendere. Nicolò si accorse che, per quanto stessero sfruttando i loro incantesimi, il boss non subiva alcun danno; c'era bisogno di un'altra idea. All'improvviso il bardo fu colto da un'idea che poteva portare a qualcosa "Ranger!" urlò alle retrovie "Incoccate le vostre frecce e preparatevi a scagliarle insieme alla nostra prossima raffica di incantesimi!" i 10 ranger che facevano parte della prima linea si prepararono a colpire il nemico e, non appena le frecce arrivarono contro le sue barriere, le attraversarono senza trovare alcuna resistenza, diminuendo così di 1/4 la prima linea di vita del nemico. Nicolò sorrise tra se e urlò "Non può difendersi contemporaneamente da attacchi fisici e magici quindi dobbiamo proseguire alternando i due tipi di attacchi!" Da quel momento il combattimento andò liscia come l'olio tant'è che senza troppi problemi ridussero la vita del boss all'ultima linea; in quel momento l'armatura atterrò sul suolo e, dopo essersi concentrato, creò nella sua mano destra una spada blu e affilata. 
"Porca troia!" urlò Lorenzo dalle retrovie.
"Barbari e Paladini! Switch con i caster per difenderli!" disse ad alta voce Alessandro mettendosi davanti a Nicolò e Camilla per difenderli.
Da quel momento la boss-fight si rivelò più pericolosa del previsto: i guerrieri più robusti contrastavano con fatica gli attacchi del pesante spadone dell'avversario e raramente  riuscivano ad infliggergli danni. Dopo una decina di minuti al boss gli era rimasta solo metà dell'ultima barra degli HP ma, allo stesso tempo, i guerrieri erano tutti sfiniti fatta eccezione per Linton ed Alessandro che continuavano a fronteggiare il nemico. 
"Gabél credi di farcela?" domandò Linton mentre indietreggiava per caricare un affondo.
"Non si preoccupi generale! Insieme che la possiamo fare!" sorrise Alessandro parando un fendente dall'alto.
I colpi si susseguirono rapidamente, al boss mancavano pochissimi HP e Linton e Alessandro decisero allora di finirlo con un attacco combinato ma, nel momento in cui le loro spade stavano per affondare la loro lama nell'armatura, il nemico creò intorno a sé uno scudo di energia deviando i due affondi e esponendo i due giocatori ad un pesante affondo che aveva caricato con la mano destra.
"Abbassate la testa!" urlò a gran voce Camilla alle spalle dei due; la ragazza con un grande salto scavalcò i due combattenti mentre caricava con lo scettro una palla di fuoco e, non appena fu davanti all'armatura posseduta, gliela scagliò addosso eliminando anche i pochi HP che le rimanevano. L'armatura cadde a terra e la sostanza fumosa di color blu si disperse nell'aria mentre i pezzi che componevano il suo set vennero ridotti in polvere.
Davanti a tutti i giocatori presenti in quella strada comparve la schermata di "Boss Ucciso" con sopra trascritti i punti esperienza ottenuti. Alcuni giocatori ebbero allora modo di eseguire i loro level-up ma era Camilla la più soppressa e contenta di tutti: siccome aveva scagliato l'attacco finale al boss nella sua schermata era anche presente l'oggetto esclusivo droppato da questi; si trattava di "Anima di Nemonis, antico stregone". Dopo qualche minuto tutti i giocatori si ricomposero e si ritrovarono per discutere riguardo l'avanzamento. Linton parlò con la Vitriol e decisero che il generale avrebbe condotto gli altri della prima linea avanti mentre loro sarebbero tornati alla loro sede per studiare l'equipaggiamento ottenuto e valutarne il suo utilizzo. All'improvviso, mentre Linton stava avanzando verso l'uscita della boss-room, si accorse di una cosa e disse, rivolta alla gilda Vitriol "Ragazzi! Qui c'è un altro oggetto!" e indicò la spada conficcata nel suolo.
"Oh… È vero! Vabbè capitano credo che le spetti di diritto!" disse Camilla sorridente.
"Ah no! Sono troppo affezionata alla mia spada… Alessandro, credo che tu debba prenderla!" e, dicendo questo, salutò la gilda proseguendo.
Alessandro allora avanzò verso la spada e la raccolse, dopodiché lesse il nome dell'arma "Spada di Antras".

I ragazzi erano tutti seduti intorno al tavolo e dopo che Riccardo ebbe distribuito, con l'aiuto di Izanog, le tazze del tea si sedette con gli altri.
"Dunque" iniziò a dire Nicolò sorseggiando dalla sua tazza "Camilla, Ale, potete leggerci le descrizioni dei due oggetti che avete ottenuto?"
I due ragazzi aprirono i menu e poggiarono i due oggetti sul tavolo:
il primo, la "Anima di Nemonis, antico stregone", era una fonte di luce di forma sferica, emetteva un tenue bagliore blu, come uno zaffiro, e fluttuava senza toccare terra; la descrizione era questa:
"Anima di Nemonis, antico stregone;
Anima di uno stregone dei tempi antichi. Osservando nelle profondità di quest'anima si possono scorgere i segreti di una magia perduta ormai da secoli. Questa magia si basava esclusivamente sul controllo dell'aura dell'incantatore che la utilizzava. Questa è la prima magia che gli uomini impararono ad utilizzare.
Nemonis era uno stregone molto in gamba; innamorato della giovane Antras quando scoprì che questa era morta nel tentativo di seppellire il padre decise di rimanere a difesa della loro tomba legando la sua anima all'armatura del di lei padre;
utilizzando quest'anima un mago può imparare la magia primordiale";
il secondo, la "Spada di Antras", era una spada molto elegante dalla lama nera e con un elsa che risaliva lungo i primi centimetri del ferro ricordando dei fiori nel mezzo della fioritura.; la descrizione era questa:
"Spada di Antras;
Spada oscura appartenente alla paladina Antras; l'elsa ricorda dei fiori di gredis poco prima di sbocciare. 
Antras era la figlia di Lamel. Durante la notte in cui il cadavere di Lamel venne esposto in pubblica piazza vestito della sua armatura Antras decise di sottrarlo a quel supplizio e seppellirlo. Quando però giunse nelle catacombe di una chiesa venne raggiunta da Amon e uccisa"
I ragazzi si guardarono dopo aver letto le due descrizioni "Meh…" commentò Lorenzo "Qui le cose si fanno complicate"
"Allora…" iniziò a ragionare Alessandro "Abbiamo 4 personaggi: Nemonis, Antras, Lamel e Amon… Amon è l'unico di cui sappiamo veramente nulla mentre, degli altri tre, sappiamo qualche parentela o simili"
"Comunque ciò vuol dire che quello che abbiamo affrontato era l'anima di Nemonis che aveva posseduto l'armatura di Lamel?" cercò conferme Riccardo.
"Sì… Però…" iniziò a dire Nicolò.
"Cosa c'è Nico?" domandò Camilla.
"Vedi… Un po' tutta 'sta vicenda mi ricorda la storia di Antigone però c'è anche qualcosa che non torna…"
"Cosa intendi dire?" chiese Riccardo.
"Io penso di aver capito… Nicolò sta pensando al fatto che dove era piantata la spada di Antras probabilmente è anche la sua tomba" ipotizzò Lorenzo.
"Sei serio?" continuò a chiedere il chierico.
"Già… Da quello che si dice Nemonis era a difesa della sua tomba e, secondo quello che dicevano le info riguardo al boss, non lasciava mai avvicinare nessuno a quella spada" spiegò brevemente il bardo "Ma qui sorge un altro problema…"
"Come mai Antras è sepolta?" concluse Alessandro.
"Esatto!" riprese la parola Nicolò "Se è stata uccisa da Amon perché è stata sepolta? Perché lui non si è semplicemente sbarazzato del corpo? e poi dobbiamo anche ricordare che lei aveva con se il cadavere del padre che voleva seppellire… E soprattutto chi è Amon?" 
"Tutte queste domande mi stanno facendo venire il mal di testa" commentò Lorenzo estenuato da quelle elucubrazioni.
Camilla osservò i due oggetti attentamente poi prese l'anima e aprì un nuovo menu.
"Cosa stai facendo Camilla?" domandò Riccardo.
"Utilizzo l'anima di Nemonis per apprendere la magia primordiale… Mi sembra scontato no?"
"A me sembra giusto!" disse sorridente Alessandro.
"Appoggio anche io la scelta!" dissero poi gli altri man mano e non appena abbe risposto "Sì" alla domanda "Utilizzare "Anima di Nemonis, antico stregone"?" alla ragazza comparve una nuova icona davanti "Magie elementari rimosse Magia Arcana appresa"
"Molto bene… Poi ci esporrai i tuoi poteri ora dobbiamo decidere cosa farne di questa spada" disse Nicolò.
"È un'arma esclusiva per i paladini e nessuno di noi lo è quindi potremmo anche venderla…" propose Riccardo.
"Mmm… Io la terrei; non si sa mai magari potrebbe tornarci utile!" controbatté Alessandro.
"Potremmo anche rimetterla dove l'abbiamo trovata" proseguì Camilla.
"Non saprei… Effettivamente sarebbe un bel gesto nei confronti di Nemonis però non sappiamo chi fosse nel torto e chi nella ragione e potremmo fare il gioco delle persone sbagliate… e poi se un giocatore passasse dal di lì potrebbe prendere su la spada senza pensarci due volte…" osservò allora il bardo "Capisco la tua nobile intenzione Camilla però…"
"Capisco tranquillo" disse la ragazza "Quando scopriremo qualcosa in più decideremo il da farsi"
"Perfetto! Allora abbiamo deciso!" esultò Lorenzo "Io direi di festeggiare con una bella bevuta!" e dicendo questo estrasse dal menu un paio di bottiglie di vino.
"Ma tu non hai lezione domani mattina?" osservò Alessandro.
"Sì ma non è la prima volta che andrei a lezione con i postumi di una sbornia"
"Ma la prima volta che sarai di là dalla cattedra con i postumi di una sbornia" ridacchiò Camilla.

"Mi dispiace che il professor Hamlaf 'sta mattina non fosse troppo brillante ma noi cercheremo di fare del nostro meglio!" Nicolò era davanti ai suoi studenti e stava per iniziare la lezione di quel giorno intorno a Petrarca.
"Io l'ho sempre ammesso… Non è che io straveda per Petrarca e mi sembra giusto, prima di leggere l'ultima poesia del Canzoniere, di spiegarvi il perché. Credo che l'uomo debba imparare ad apprezzare se stesso: le nostre paure, i nostri pregi, i nostri difetti sono le cose che ci rendono noi stessi… È inutile negarlo siamo uomini e quindi imperfetti. Possiamo ambire a migliorarci ma non potremo mai farlo se rinneghiamo noi stessi ed è quello che abbiamo letto in "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono", il vergognarsi di sé stessi è stupido! Noi dobbiamo aver fiducia di noi stessi! essere pronti a noi stessi! Non rinnegate mai quello che siete! Ma ora basta con i miei sproloqui dobbiamo leggere l'ultima canzone: "La canzone alla vergine"!"

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Capitolo 23
*** Giallo smunto (N) ***


Erano le prime ore della mattina e Riccardo rimbalzava per le varie stanze della clinica come se fosse stata una pallina all'interno di un flipper; passava dal cerare nuovi antidoti al trasportare pozioni su e giù per le scale al controllare lo stato dei pazienti senza mai avere un attimo di riposo; Antigone e gli altri erano stati in grado di sopperire alla sua assenza nei giorni precedenti e quindi voleva dare il 110% di sé stesso per sdebitarsi con i ragazzi che lo avevano coperto ma la stanchezza, comunque, gravava sulle sue spalle. Il chierico aveva appena somministrato le prime cure ad un giocatore che aveva subito un avvelenamento pesante da parte di una Vipera Nera e si stava riposando ormai da qualche secondo su una sedia posta al di fuori della porta quando Antigone comparve dalle scale trafelata.
"Antigone?" disse Riccardo non appena la vide alzandosi dalla sedia "Cosa è successo?"
"Tempesta…" sillabò lei in mezzo al fiatone "Tempesta si è ripreso…"
Gli occhi di Riccardo si illuminarono all'improvviso e si gettò giù dalle scale seguito dalla ragazza; corsero per i corridoi e, non appena giunsero davanti alla camera in cui si trovava il colonnello, spalancarono la porta. Tempesta era disteso sul letto con gli occhi aperti che fissava il soffitto, aveva un braccio bendato al quale era attaccata una flebo e la testa fasciata; non appena sentì aprire la porta voltò lentamente il capo e guardò negli occhi i due chierici accorsi nella sua stanza.
"Symon… Grazie per essere venuto" disse lui a fatica cercando di alzarsi dal letto.
"Colonnello non si azzardi a fare il minimo sforzo" disse Antigone severa.
"Antigone ci puoi lasciare da soli?" domandò Riccardo alla collega. Lei lo guardò dubbioso poi, un po' impermalosita, si voltò e chiuse la porta dietro a sé.
"Tempesta, allora? Ti senti meglio?" chiese il chierico prendendo una sedia e mettendosi accanto al capezzale del colonnello.
"Per quanto tempo sono rimasto svenuto?" domandò il guerriero cercando di mettersi a sedere sul materasso.
"Nonostante Antigone non ci sia il consiglio del non sforzarsi rimane" lo attaccò Riccardo.
"Ah, si chiama Antigone quella gran gnocca?"
"Tempesta!"
"So che la pensi come me Symon… Comunque da quando sono qui?"
"Ormai è passata una settimana. Non appena hanno saputo che eri ferito, Linton e Salazar, hanno insistito affinché venissi mandato qui e che io mi prendessi personalmente cura di te"
"Capisco, capisco… Allora ti devo ringraziare"
"Ringrazia anche Antigone: quando io non c'ero è stata lei ad occuparsi di te"
"So io come ringrazierei quella ragazza" disse Tempesta con tono malizioso.
"Tempesta! Giuro che ti meno!" urlò Riccardo, poi tossì per riprendere un tono di voce consono all'ambiente medico "Comunque ti ricordi cos'è successo prima che tu svenissi?"
"In che senso Symon?"
"Vedi… Quando esploravate il dungeon tu e la tua squadra siete stati attaccati da un qualcosa e tutti i tuoi uomini hanno riportato i sintomi di un avvelenamento pietrificante mentre tu sei stato l'unico a subire, oltre all'avvelenamento pietrificante, un avvelenamento letale… Questo avvelenamento ti avrebbe sicuramente ucciso se non fossimo intervenuti in poco tempo…"
"Beh non ricordo molto bene quello che è successo ma temo che dei nemici ci abbiano colto alla sprovvista" provò a ricordare il colonnello massaggiandosi le tempie.
"Ecco, è quello il problema… Quando si è esplorato quel dungeon non si è trovato un solo mostro che disponesse di un simile veleno…" spiegò il chierico mentre toglieva la flebo dal braccio di Tempesta.
"Non c'era nessun mostro? Vuol dire che è stata opera di un giocatore?"
"È quello che temiamo ed è per questo che abbiamo bisogno che tu ricordi tutto ciò che puoi"
"Beh cosa vi può tornare utile?"
"Beh ci servirebbero l'orario in cui è avvenuta l'esplorazione, le porte e le stanze che avete trovato aperto o meno, i giocatori che formavano il tuo gruppo di esplorazione, se avete trovato corpi di nemici già abbattuti o cose simili"
"Eh se… Volete sapere anche quante candele accese c'erano nella stanza principale?"
"Cazzo Tempesta fai il serio… Dimmi quello che ti ricordi io cerco di scrivere giù le varie info" Riccardo dopo aver detto questo prese la sedia e si mise a sedere ad un piccolo tavolino, estrasse dal menu un foglio ed una penna che intinse subito nell'inchiostro "Allora Tempesta? Ci muoviamo?"
I due ragazzi stettero una decina di minuti a discutere e a scrivere sui vari aspetti che sembravano più rilevanti. Tempesta ogni tanto strillava e Riccardo tentava di zittirlo per il buon riposo degli altri pazienti e, ironia della sorte, in certi casi avveniva il contrario. Improvvisamente un suono acuto, simile ad un bussare, irruppe nella loro "tranquillità". Il colonnello sobbalzò sul letto mentre il chierico si volse sicuro verso la finestra e, dopo aver scostato le tende, vide un corvo che picchiettava sul vetro della finestra con il becco nero; Riccardo allora lo fece entrare e lui, svolazzando, arrivò a posarsi sul tavolino dove, fino a poco prima, era seduto il ragazzo.
"Ma sei pazzo Symon?! Lasci entrare certi animali all'interno di un ospedale?!"
Il chierico però non degnò il colonnello di una minima risposta, si avvicinò all'animale e, digitando qualche tasto su di esso, fece comparire un menu e, dopo aver digitato alcuni comandi, il foglio dove aveva appena scritto le info riportate da Tempesta  scomparve dalle sue mani e alla zampetta destra del corvo comparve un foglietto arrotolato e legato ad essa mediante un nastrino nero. Il corvo si alzò nuovamente in volo ed uscì dalla finestra svanendo all'orizzonte.
"Mi puoi dire che diavolo è successo?" Domandò Tempesta a Riccardo ma lui era ancora assorto nel contemplare quelle piume nere che scomparivano nel grigio del cielo. 

Erano passati ormai quattro giorni dalla sconfitta dell'armatura posseduta Nemonis e la prima linea stava ancora esplorando il piano 26 alla ricerca di luoghi di interesse, città e, soprattutto, alla ricerca del dungeon che celava l'arena della boss-fight. Lorenzo stava guidando una spedizione attraverso una piccola foresta, accompagnato da Alessandro e qualche player appartenente alla gilda del Sangue di Drago tra cui si trovavano Feril, il ragazzo che aveva avuto qualche battibecco con Nicolò, e Eri, una ragazza che si era fatta notare presto da Linton per le sue doti in battaglia e si era fatta notare dai giocatori maschi per altre caratteristiche.
I due ragazzi a capo del gruppo continuavano a scambiarsi occhiate piuttosto eloquenti riguardo la ragazza alle loro spalle. Lorenzo era fidanzato e quindi premeva sul coraggio dell'amico affinché ci provasse ma lui continuava a desistere.
"Uff… Noioso… Comunque, fino a qualche mese fa ci impiegavamo molto meno ad esplorare un piano" osservò Lorenzo mentre scostava i rami di alcune piante per agevolare il suo passaggio.
"È anche vero che la prima linea si è molto assottigliata in questo ultimo periodo… Alla boss-fight non arrivavamo nemmeno a 100 giocatori… La differenza inizia a farsi sentire" disse Alessandro che non scostava gli arbusti ma li abbatteva a colpi di spadone.
Il bosco era abbastanza fitto e i vari giocatori in armatura pesante facevano fatica a passare attraverso la vegetazione; il monaco in testa al gruppo si divertiva a guardare i giocatori impacciati che non riuscivano a stargli al passo e si stupiva di come il suo amico barbaro riusciva a rimanere sempre accanto a lui nonostante, di tanto in tanto, cercasse di distaccarlo aumentando il ritmo dell'andatura.
"Gli altri non stanno esplorando 'sto piano vero?" chiese Alessandro a Lorenzo.
"Se non sbaglio no: Symon sta dando una mano in clinica, Mineritt si dovrebbe allenare con Linton e Orpheus al momento ha lezione ma poi dovrebbe andare a studiare l'arena della scorsa boss-fight" spiegò il monaco mentre estraeva dal suo menu una borraccia d'acqua.
"Sono proprio curioso di vedere come si comporta la nuova magia di Mineritt… Magia Arcana… Sembra potente!"
"Già… Chissà… Però avere con se delle armi o delle abilità così potenti potrebbe attirare l'invidia di altri giocatori… Come ad esempio l'Artiglio che ha Orpheus..."
"Disse l'uomo il quale equipaggiamento è, oramai, totalmente, esclusivo…" sospirò Alessandro mentre mangiucchiava un pezzo di pane.
Era dalla prima mattina che stavano esplorando e ancora non si erano concessi una pausa, stavano cercando un luogo in cui fosse possibile fermarsi senza paura che un gruppo di nemici li sorprendesse all'improvviso; ma, dopo una ventina di minuti, giunsero in una radura al centro della quale si trovava un'enorme quercia. Il gruppo di esplorazione si avvicinò ad essa e la analizzò da vicino finché Eri non urlò "Qui c'è qualcosa!"
Gli altri si avvicinarono alla ragazza e la videro indicare un largo buco celato dalle radici della quercia.
"È una galleria sotterranea… Chissà cosa si cela là sotto…" disse Lorenzo analizzando attentamente.
"Beh possiamo esplorarlo subito no?" chiese Feril in modo insistente.
"A dire il vero non possiamo; siamo stati incaricati di limitare le nostre esplorazioni a questo bosco e non sappiamo se al di sotto di questa quercia si nasconde un vicolo cieco o un nuovo dungeon" spiegò Alessandro con voce severa.
"Mi sembra una cosa insensata" sbuffò Eri.
"Queste sono le regole fatte dal generale, punto e stop"  tagliò corto Lorenzo allontanandosi da quella pianta.
Alessandro seguì subito il monaco mentre gli altri giocatori esitarono a raggiungere i due ragazzi a capo del gruppo ma, vedendo ciò, il barbaro si voltò e urlò "Allora?! Ci muoviamo?!" attirando a sé i ragazzi rimasti indietro.
L'esplorazione proseguì indisturbata fino a quando il gruppo non uscì dal bosco arrivando su un sentiero che era già stato esplorato da un altro gruppo di ricerca.
"Beh credo che per oggi sia tutto finito" iniziò a dire Lorenzo "Appena torneremo dal generale faremo rapporto e sentiremo per l'esplorazione di quei cunicoli al di sotto della quercia; fino ad allora siete liberi di andare"
I ragazzi si dispersero in fratta: alcuni utilizzarono dei Marchi del ritorno mentre altri decisero di procedere lungo il sentiero fino a raggiungere la prossima città, mentre Lorenzo e Alessandro si fermarono al limite bosco e si sedettero su due rocce.
"Che ore sono?" chiese Alessandro all'amico.
"Sono le 13:57… Ormai Nicolò avrà finito le sue lezioni, no?" disse Lorenzo.
"Sì, ormai starà andando ad esplorare la stanza del boss…"
"Credi che il pesce abbia abboccato?"
"Erano gli uomini che Tempesta aveva con sé e, se le nostre teorie sono giuste, dovrebbe filare tutto liscio"

"Allora… Cos'è cambiato nel menu delle tue abilità?" domandò Linton guardando negli occhi Camilla. 
"Sono state rimosse tutte le abilità relative alla magia elementare ed è stato introdotto un nuovo "albero" di abilità relativo alla Magia Arcana però… Il costo dei vari gradi di abilità è il triplo rispetto a quelle normali" comunicò Camilla mentre osservava il menu delle abilità che aveva appena aperto difronte a sé.
"Quindi puoi avanzare di un grado utilizzando 3 punti?"
"Temo di sì…"
"Vabbé dai… Non stiamo a pensarci su e testiamo i tuoi poteri" Linton digitò su qualche pulsante e, davanti a Camilla, comparve una richiesta di sfida in modalità allenamento; la ragazza accettò e afferrò saldamente il suo scettro.
"Nella modalità allenamento i nostri attacchi non ci infliggeranno danni agli HP quindi potremo non trattenerci e utilizzare le nostre abilità al massimo" spiegò Linton mettendosi in posizione.
"Va bene… Proviamo subito!" Camilla tese la punta dello scettro verso il generale e, davanti ad essa, si generò una sfera gialla che venne prontamente scagliata contro Linton. La paladina cercò di parare il colpo con lo scudo avvolto da una leggera patina di oscurità ma, nonostante la sfera venne deviata, il generale capì che quel colpo avrebbe causato dei danni in un combattimento qualsiasi.
"Strana questa cosa…" disse Camilla osservando la punta del suo scettro.
"Cosa c'è Mineritt?" domandò la donna abbandonando la posizione di guardia.
"Quando veniva utilizzata dall'anima di Nemonis il "colore" della magia Arcana era azzurro… Invece la sfera che ho appena scagliato era gialla… Quale potrebbe essere la causa di ciò?" si domandò la maga.
"Mmm… Non ti saprei dire… Potrebbe essere una cosa legata al tuo livello di incantatrice, oppure relativa alla tua classe… Ci sono troppe variabili; non è che la descrizione dell'oggetto con cui hai ottenuto questo potere potrebbe rivelarci qualcosa?"
"Mi sembra di ricordare che si parlasse solo dell' "Aura"…" meditò Camilla chiudendo gli occhi per riflettere.
"L'aura… Se non sbaglio è una specie  di energia che ha ognuno di noi; secondo alcuni questa ha un colore diverso a seconda di ogni persona. Potrebbe essere che il giallo sia il colore della tua aura!" osservò il generale.
"Potrebbe essere… Pensa un po': il giallo è anche il mio colore preferito!" esultò la ragazza concentrando le energie sulla punta dello scettro formando lì una piccola fonte di luce gialla.
"Beh, per alcuni studiosi le due cose sono fortemente legate!" osservò Linton impugnando saldamente la spada "Allora; dopo questa breve dissertazione possiamo riprendere?"
"Certo Linton!" disse la ragazza impugnando nuovamente lo scettro e preparandosi alla nuova offensiva.
Poi, improvvisamente, un rumore irruppe nella loro tranquillità. Le due ragazze si voltarono di colpo e videro comparire dalla boscaglia Zarathustra.
"Generale, Mineritt" le salutò lui con un profondo inchino.
"Zarathustra!" esclamò Camilla sorpresa "Cosa ci fai qui?"
"Sono qui per parlare con il generale" sorrise lui mentre la maga sentiva montare dentro di sé una vaga invidia nei confronti dell'amica.
"Cosa c'è Zarathustra?" domandò Linotn appoggiandosi alla spada.
"Orami è ora… Conviene che ci si avvii"
"Capisco" disse il generale guardando l'ora sul proprio menu "Allora mi dispiace Mineritt ma dobbiamo andare"
"Andare? Ma dove?" domandò lei confusa.
"Uff… Orpheus aveva detto di non dirti niente ma, a questo punto… Dai vieni con noi" disse Zarathustra voltandosi e iniziando a ripercorrere la strada dalla quale era venuto.

Nicolò stava osservando con attenzione ogni singolo centimetro dell'arena. Osservò il luogo in cui avevano trovato la Spada di Antras e notò che, in quel punto, le lastre di marmo che formavano il pavimento erano sconnesse e la terra che si intravedeva sotto di loro era smussata. "Qui sotto ci deve essere qualcosa" pensò il bardo "Ma dubito che si possa scavare o simili" poi passò in rassegna i vari muri alla ricerca di qualche informazione ma, come era prevedibile, non trovò nulla di rilevante; poi, all'improvviso, un rumore sordo risuonò all'interno di quella stanza. Nicolò si voltò rapidamente alla ricerca della fonte di quel suono ma non vide nulla. Si girò verso la porta dalla quale era entrato ma poi si sentì scagliare verso sinistra da un colpo incredibilmente forte; sbatté contro il muro dell'arena e, quando si rimise in piedi mezzo acciaccato, vide la sua barra degli HP vuota per 1/4 e ergersi davanti a lui Feril che impugnava la sua ascia bipenne macchiata del sangue del ragazzo.
"È veramente un atteggiamento vile colpire qualcuno alle spalle" osservò Nicolò rialzandosi.
"Ed è proprio da stupidi venire in un luogo simile da solo caro il mio Orpheus… Soprattutto quando ci sono dei player killer in giro" disse il barbaro appoggiandosi l'ascia sulle spalle.
"Player killer come te?" commentò il bardo con un sorrisetto sulle labbra.
"Ahahahah! Preparati a dire addio a questo e all'altro mondo!" Il barbaro si avventò sul ragazzo che fece in tempo ad intercettare il suo colpo con la falce.
"Ti devo ricordare che ti ho già sconfitto una volta?" urlò Nicolò mentre stringeva il pugno destro dove era equipaggiato l'artiglio di Mneninn.
"Peccato che allora non potevo usare al massimo le mie forze… Oggi finalmente posso combattere per ucciderti!"
Feril continuava ad attaccare furiosamente il bardo che però schivava prontamente ogni fendente, ogni assalto, ogni singolo colpo che il nemico cercava di mettere a segno; eppure Nicolò non reagiva, non cercava di ferire il suo avversario, si limitava a schivare e parare facendo solo imbestialire ulteriormente il barbaro.
"Smettila di difenderti! Attacca! Sto cercando di ucciderti! Devi rispondere oppure ti ucciderò!" gli occhi di Feril erano iniettati di sangue e pretendevano una reazione da parte del bardo.
"Cosa vuoi da me?" domandò Nicolò indietreggiando.
"Una mia conoscenza è molto interessato al tuo artiglio ma non ha la minima intenzione di sborsare un soldo per esso"
"E tu sei disposto a pagare il prezzo al posto suo? Sei disposto ad uccidere per lui?!"
"Questi sono affari che non ti riguardano… Ma tu, perché non lotti? Perché non cerchi di salvare la tua vita?!"
"Non ucciderei mai nessuno, mi lascerei uccidere piuttosto!"
"Buono a sapersi!" il barbaro scattò avanti improvvisamente e colpii con una spallata la difesa del ragazzo facendolo cadere rovinosamente a terra. Gli HP di Nicolò scesero al di sotto del 50%. Feril si avvicinò sul ragazzo a terra e posò il suo piede sinistro sulla sua testa, reggeva l'ascia nella mano destra e la sollevò in modo da poter tagliare il suo collo di netto come facevano i boia. 
"Sottovaluti l'importanza della tua vita… E non meriti di averla!"
"Tu non hai capito nulla…" sbiascicò il bardo.
"Cosa?"
"È vero… Piuttosto che uccidere io mi lascerei sempre uccidere… ma, prima, non ci devono essere altre opzioni…"
"Cosa intendi…" le parole del barbaro si sospesero quando il mondo iniziò a traballare intorno a lui, la vista si annebbiò e le sue palpebre divennero pesanti. Il barbaro cercò di sferrare comunque il colpo ma si sbilanciò e cadde all'indietro. Il bardo si alzò e osservò Feril mentre cadeva a terra "Che cazzo mi hai fatto bastardo?!" disse lui e, in quel momento, vide che dall'artiglio equipaggiato alla mano destra del ragazzo stava sgocciolando dell'inchiostro nero che si spargeva a terra formando una pozza di inchiostro dalla quale si sollevava un fumo nero.
"È solo l'incantesimo di Darkness Sonno… Ora ti addormenterai per un po' e, quando ti sveglierai, sarai in una cella della prigione alla Città d'Inizio… Sai, Salazar e Linton sospettavano di te riguardo all'attacco del gruppo di Tempesta. Eri all'interno della squadra di esplorazione e hai utilizzato lo stratagemma più vecchio del mondo: hai avvelenato il cibo di tutti; hai poi aspettato che il veleno pietrificante facesse effetto su tutti, dopo hai somministrato il veleno letale a Tempesta e tu ti sei auto-avvelenato. Non avevamo però la certezza che fossi stato tu a mettere a segno il colpo così abbiamo chiesto a Hamlaf e Gabél di reclutare per la loro esplorazione di oggi tutti i giocatori del team di Tempesta, sapevamo che un player killer sarebbe stato interessato a degli oggetti rari come quelli che possiedono alcuni membri della gilda Vitriol ma non ti potevi esporre né con Hamlaf né con Mineritt dato che erano in compagnia di altri giocatori… ma, sentir dire che io ero solo in un posto come questo… Beh ti ha attirato fin troppo bene"
"Sei un bastardo…" sussurrò il barbaro mentre si addormentava.
Nicolò aprì il menu e scrisse un messaggio rivolto a Linton e Zarathustra dove gli diceva di raggiungerlo poi, dopo aver inviato il tutto, si fermò ad osservare la sua mano destra dove l'occhio verde di Mneninn sembrava osservarlo a sua volta: quell'equipaggiamento era veramente meraviglioso, pensò tra sé e sé, e probabilmente altri, di lì a poco, si sarebbero interessati al suo artiglio e agli equipaggiamenti dei loro amici. Guardò il barbaro mentre dormiva e, dopo aver acceso la sua pipa, si sedette a fumare nell'attesa di Linton e Zarathustra.

"Tu sei un cretino!" Urlò Camilla "Come hai potuto esporti così tanto?!"
La gilda Vitriol, come di consueto, si era riunita alla taverna di Mecho alla fine della giornata.
"Suvvia! Non è stato così pericoloso!" ridacchiò Nicolò per poi bere dal suo calice.
"Ti preoccupi sempre troppo! È per questo che Nico non ti voleva dire niente" disse Lorenzo celando le sue labbra dietro al boccale.
"E voi invece eravate tutti a conoscenza del piano?" domandò la ragazza. Un annuire generale rispose alla sua domanda.
"Uffa…" sbuffò lei infastidita dal fatto che i ragazzi non avessero condiviso con lei le loro intenzioni.
"Dai Camilla! Non ti volevamo far preoccupare e, allo stesso tempo, non volevamo che tu corressi rischi inutili" spiegò Nicolò sorridendo.
"Va bene… Per questa volta passa… Ma non mi dovete più nascondere nulla! Intesi?" e un secondo annuire collettivo rispose al posto delle parole.
"Ora però spiegatemi come vi siete comunicati i nomi dei player che facevano parte del team di Tempesta in così poco tempo" continuò a domandare la ragazza.
"Molto semplice" iniziò a dire il bardo aprendo il palmo della mano su cui era equipaggiato l'artiglio di Mneninn "Così" e, dopo aver detto quella parola, sul palmo dell'artiglio iniziarono a correre delle piccole strisce di inchiostro che si unirono poi tra loro formando una sfera di oscurità che prese poi la forma di un corvo.
"Ma quella è…" iniziò a dire la maga.
"Un'Anima Nera" spiegò Riccardo "È un'incantesimo che possiedono tutte le magie elementari. Mediante esso si da una forma di animale all'elemento che si controlla sacrificando dei punti di Mana fin quando l'animale è in "vita"; questi poi è utili a trasportare oggetti e simili poi…"
"Riccardo" lo interruppe Camilla "So cos'è quell'incantesimo" prese in mano il suo scettro e generò in cima ad esso una fenice di colore giallo "Anche io possiedo questo tipo di incantesimo, solo che il mio si chiama Anima Arcana"
"Ah…" disse Riccardo metter gli altri ragazzi intorno al tavolo scoppiarono a ridere.
"Abbiamo usato l'Anima Nera di Nico per farci recapitare da Riccardo le info che aveva raccolto da Tempesta, poi io, Nico e Lore abbiamo analizzato il tutto e abbiamo capito che il colpevole si doveva trovare all'interno della squadra di tempesta così abbiamo architettato questo piano" spiegò Alessandro "Linton e Zarathustra sono stati poi informati da Lorenzo e, quando Nico ha "sistemato" Feril, loro erano già pronti al di fuori del dungeon"
"Ora capisco" disse Camilla bevendo dal suo bicchiere "E cosa ne sarà di Feril?"
"Già da ora è rinchiuso nelle carceri di questa città e non potrà fare alcun che per uscire da lì" spiegò Nicolò.
"Ragazzi io vado" disse Lorenzo alzandosi dalla tavola "Domani abbiamo lezione presto e, dopo la figuraccia di qualche giorno fa, eviterò di fare tardi per un po'" spiegò il monaco.
"Mi aggrego a te " disse Camilla.
"Aspettate vengo con voi!" esclamò Riccardo "Ci vediamo domani!" 
I ragazzi si salutarono tra loro e al tavolo rimasero solo Nicolò e Alessandro.
"Nico ti senti bene?" domandò il barbaro osservando un attimo l'amico.
"Stavo ripensando ad una cosa che mi ha detto oggi Feril" spiegò lui.
"Cioè?"
"Quando gli ho detto che preferirei morire piuttosto che uccidere mi ha risposto che sottovaluto troppo la mia vita"
"Beh… Non so cosa dirti… Secondo me hai detto la cosa giusta; tu non sottovaluti la tua vita ma rispetti profondamente quella di tutti"
"Grazie Ale" disse il bardo appoggiando il bicchiere sul tavolo "Ma alle volte mi chiedo: non sarebbe giusto cercare di sopravvivere fino all'ultimo, anche se ciò volesse dire sacrificare gli altri?"
"Credo che tu conosca già la risposta… Sbaglio?" sorrise il barbaro.
"Non sbagli" sorrise a sua volta il bardo "Credo di aver bisogno, ogni tanto, di ricordarmi delle ragioni che mi spingono avanti e dei miei ideali"
"Beh è giusto ogni tanto mettersi in dubbio, soltanto gli stolti non lo fanno mai!"
"Davvero, grazie mille Ale" disse Nicolò alzando il bicchiere come a proporre un brindisi; Alessandro brindò con lui e passarono quella notte a chiacchierare del più e del meno come sempre facevano nel mondo reale dopo le 2 di notte.

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Capitolo 24
*** Trucchi e Magie ***


- Quindi? Non hai intenzione di tornare?
- Non mettermi in bocca parole che non ho detto Rob…
- Invece, guarda un po’, è proprio quello che sia abbiamo recepito- la ragazza era infuriata
- Statemi bene a sentire voi due- riprese Claudio in tono freddo e misurato –Non siete obbligati a rimanere con me e seguirmi. Se volete tornare con gli altri membri della Vitriol fate pure- gli scappò un sorrisetto sarcastico a pronunciare quel nome. Gesto che non scappò agli occhi acuti di Luna. Lei lo guardò allibita. Erano settimane che si comportava così e sentiva di essere arrivata al limite. Il suo ragazzo ormai parlava poco e niente, prendeva ogni decisione più o meno rilevante in solitarie e se i suoi due accompagnatori provavano ad avanzare qualche obiezione, costruttiva o meno che fosse, venivano prontamente ignorati.  Se gli si faceva qualche domanda, se si avanzava qualche consiglio il ladro rispondeva sempre facendo intendere alla ragazza ed all’amico che nessuno dei due era necessario che rimanesse. Sembrava quasi non si rendesse conto del dolore che le causava comportandosi così, di quanto la facesse sentire inutile in quel periodo. Sentiva che anche per Roberto si poteva fare un discorso analogo, che anche per lui non era facile seguire Claudio in quello stato. Senza poi citare Aldo, Eleonor, River e Phones, in continua pressione per farlo rinsavire e continuamente ignorati. Più di una volta li avevano raggiunti, aspettati, rincorsi e tracciati per far cambiare idea al ragazzo, sempre senza mai cavare un ragno dal buco. Eppure ogni tanto riusciva a scorgere negli assenti occhi del ladro un luccichio lontano, quasi fosse la muta richiesta di soccorso di una nave dispersa nel buio mare notturno, privata di ogni punto di riferimento da una nottata burrascosa. Lei si aggrappava a questa sua interpretazione per non crollare, sentiva dentro di sé che era così, ma non si arrischiava a chiedere a Claudio se avesse ragione. Più che un non rischiare era un sapere che il ragazzo avrebbe sicuramente negato , sapeva che lui era il primo ad ignorare ciò che i suoi occhi lasciavano trasparire, non lasciando agli altri l’occasione di avvicinarsi. Lo fissò negli occhi, l’ultima di una lunga serie di guerre di sguardi, e lui sostenne l’ennesima battaglia. Sempre così. Arrogante fine alla fine, chiuso fino al midollo. Ostinato fino a farsi male da solo. Lo conosceva fin troppo bene, per fortuna. Ma anche conoscendolo in tutto e per tutto non avrebbe retto ancora per molto. Dieci secondi poi la ragazza si dichiarò sconfitta, non senza aver fatto seguire alla resa uno schiaffo in piena guancia. Claudio arrivò a perdere qualche briciola di Hp, in quanto i tre erano all’infuori di una zona sicura, ma non fece neppure una piega, non cambiò espressione, non si portò la mano alla guancia pulsante, non un riflesso brillante di lacrima passò per i suoi occhi. Nulla. Rabbia e dolore crescevano nel petto, bruciavano i polmoni e spingevano per uscire, ma non avrebbe pianto di fronte a lui. Si girò e nel farlo il mantello sollevato dallo spostamento d’aria andò a sfiorare il petto di Claudio. Sentì il suo sguardo fisso su di lei mentre si allontanava a passi decisi verso quel rustico casolare in mattoni bruni che li aveva ospitati quella notte. Vide poco più avanti Roberto fissare il ladro e scuotere la testa. Almeno in quella situazione poteva contare sul sostegno del guerriero. La reciproca preoccupazione per Claudio li aveva uniti più che mai nel minor tempo possibile. Spesso la sera rimanevano infatti alzati fino a tardi chiacchierando dei loro giorni a Firenze, sebbene assieme ne avessero effettivamente trascorsi ben pochi. Lui la consolava e la rincuorava, mentre il ladro non si univa mai a loro, neppure per una parola gentile. Rimaneva o fuori dal rifugio scelto appollaiato sopra un albero o in silenzio in un angolino, nemmeno fosse in punizione. Certo, non è che avessero buttato al vento gli ultimi mesi di gioco, avevano infatti trovato tutti nuovi oggetti unici o rari. Lei aveva rimediato un bel pugnale che infliggeva al 99% gli status alterati sanguinamento, paralisi e veleno, anche contemporaneamente, mentre Roberto oltre ad un pendente che aumentava i danni inflitti dalle armi da taglio era anche arrivato molto in là con la scia di duelli che la quest che stava seguendo lo obbligava a fare. Il loro pellegrinare dietro a Claudio lasciava infatti tantissimi tempi morti. Ora il ladro era tutto preso dietro un dungeon segreto per tirare fuori un set dell’equipaggiamento di Fastre, ora passava tre/quattro giorni rinchiuso in una catapecchia nel nulla. Ed era in quei momenti che lei ed il guerriero si prendevano del tempo per se stessi, sempre attenti a non stare via troppo però. Sapevano che Claudio sarebbe potuto sparire da un momento all’altro senza lasciar detto nulla a nessuno. In genere si incontravano con River o Phones, raramente con Aldo o Eleonor, si aggiornavano su ciò che stava succedendo. Il luogo in cui avevano trovato il particolare oggetto o la missione che avevano completato per ottenerlo ed in cambio venivano informati sui grandi avvenimenti del mondo di gioco: le cadute dei boss, la cattura di Feril e via discorrendo.
Aprì violentemente la porta del rifugio e la fece chiudere di botto dietro di sé. Le parve anche di sentire lo schianto secco di un’asse di legno. Non se ne curò ma si diresse direttamente verso il giaciglio occupato la notte precedente e si abbandonò su un mucchio di fieno trattenuto da un paio di lenzuola e qualche legaccio  e lasciò scorrere libere le lacrime. Fece trascorrere qualche minuto, in modo da potersi calmare, poi come se nulla fosse accaduto prese un profondo respiro ed aprì il proprio menù di gioco. Scrisse un messaggio all’amica ranger, poche chiare parole: “Lo sto perdendo”. Non attese la risposta, piuttosto valutò l’ipotesi di addormentarsi e scacciare dalla testa le varie preoccupazioni che la affliggevano, magari assumendo un sonnifero... doveva obbligarsi a staccare la spina o il pensiero fisso a Claudio la avrebbe fatta scoppiare.

Il piano 26 venne esplorato totalmente nel corso di una settimana. Quella effettuata dalla prima linea era ancora una scansione superficiale che individuava le città, i vari luoghi di interesse e le entrate dei dungeon che comparivano sul piano, ma si limitava all'entrata di questi ultimi; i dungeon sarebbero stati esplorati nella loro interezza in un secondo momento. Tra le città localizzate ve ne era una particolarmente suggestiva: Katka. Katka sorgeva a ridosso di un fianco del monte Rytka, il monte più alto di quel piano, e, per questo, si sviluppava su tre livelli di altezza: il primo ospitava le case dei vari cittadini e le locande, il secondo le botteghe ed i negozi mentre il terzo i templi e la piazza centrale; Katka era famosa per i suoi negozi specializzati negli oggetti magici e questo si rifletteva anche nelle strade e nelle piazze: profumi improbabili e colori mai visti si intrecciavano per l'aria mentre le luci dei lampioni, nel loro scoppiettare illuminando le vie, emettevano suoni armoniosi che richiamavano sonate ed opere lontane; le strade mutavano il loro colore a seconda del tempo atmosferico, con il sole assumevano una colorazione tra il bianco e il grigio tenue, quando il cielo era coperto diventavano azzurro pastello, quando pioveva invece erano nere come l'ossidiana e invece, finché la neve rischiava di nasconderle agli occhi dei viandanti, sfoggiavano un magnifico rosso mattone per farsi vedere comunque al di là del candore invernale; poi, ogni notte, nelle 7 piazze (la centrale, le due nel livello delle botteghe e le quattro nel livello delle abitazioni) veniva sempre accesa una pira alta circa tre metri e, in ogni piazza, il fuoco, aveva un colore diverso dell'iride. Questa era l'atmosfera che si respirava a Katka: un'atmosfera di perenne incanto e stupore. 
Camilla e Riccardo, subito dopo pranzo, decisero di visitare quel piano alla ricerca di nuovi equipaggiamenti o di oggetti interessanti. Mentre Camilla guardava le vetrine interessata Riccardo continuava a fotografare ogni minimo dettaglio, ogni colore, la maga lo guardava storto non capendo la necessità di congelare ogni ricordo sulla carta. Passarono davanti a un'erboristeria e Riccardo comprò 10 tipi diversi di semi dai quali sarebbero germogliate delle piante utili per le varie pozioni di cui si avvaleva in clinica. Camilla invece fu attratta da un negozio che vendeva articoli per la divinazione; la possibilità di vedere il futuro aveva attirato da sempre la ragazza e voleva capire cosa avrebbe potuto fare in quel mondo con quell'abilità. Il negozio era piena di oggetti assurdi: scatole di tea con sopra incisi simboli antichi, ciotole di legno con sopra intarsiate rune di natura celtica, acchiappa-sogni di mille colori diversi, incensi profumati, specchi, sfere di cristallo e altri oggetti che né la maga né il chierico riuscivano a definire. La ragazza però venne catturata da un mazzo di carte con il dorso viola, si avvicinò ad esso e digitando sopra di esso lesse la descrizione:
"Tarocchi Purpurei;
Uno degli strumenti base per la divinazione. 
Anche i più grandi veggenti hanno avuto a che fare con queste carte"
Controllò il prezzo e, trovandolo molto abbordabile, decise di comprarli senza nemmeno controllare gli altri oggetti nel negozio. Salutò la negoziante e, uscita dall'emporio, nell'attesa di Riccardo, iniziò a guardare le immagini delle carte venendo rapita da quei disegni così bizzarri.
"Certo che solo te potevi comprare una boiata del genere" commentò il chierico comparendo alle spalle della ragazza.
Lei trasalì per lo spavento poi, voltandosi verso di lui, disse "Ma da che pulpito! Anche tu hai comprato qualcosa là dentro o sbaglio?"
"Sbagli! Ho semplicemente comprato una roba per conto di Nico" rispose estraendo dall'inventario un frammento di specchio "Non ho nemmeno idea di cosa voglia farci" e riposi quell'oggetto "Comunque… Hai capito perché la tua magia ha assunto un colore giallo quando all'interno della boss-fight aveva una colorazione blu?"
"Io e Linton ci abbiamo pensato sù un po' e, secondo noi, potrebbe essere legato al fatto che la magia riconosca il colore della mia aura"
"Colore dell'aura?" la guardò storto il ragazzo "Ahahahah che fantasia bambinesca"
"Beh, sentiamo il gran saccente cosa crede che sia allora…" disse Camilla con tono provocatorio.
"Allora… Perché avete pensato che riconoscesse il colore dell'aura?"
"Perché il giallo è il mio colore preferito e Linton mi ha spiegato che, secondo alcuni, le due cose sono legate"
"Ah capisco… E, senti, ti ricordi che nelle impostazioni del Nerv-Gear è possibile indicare il colore preferito in base al quale cambia il colore dello sfondo del menu principale?"
"Sì, mi ricordo" annuì la ragazza.
"Bene e, per curiosità, tu che colore hai inserito?"
"Il giallo"
"Bene, il gioco ha preso dalla console le informazioni e ha traslato il colore alla tua magia, semplice no?"
Camilla guardò il ragazzo; probabilmente aveva ragione, era solo una questione relativa a dei dati, ma continuava a non capire una cosa "Riccardo" iniziò a dire "Probabilmente hai ragione ma mi puoi spiegare una cosa? perché sei così scettico?"
Il ragazzo la guardò negli occhi un attimo e, per un secondo, Camilla percepì una vaga tristezza aleggiare intorno alle iridi dell'amico poi, come se lui se ne fosse accorto, li chiuse scoppiando a ridere "Certo che farsi dire certe cose da un'atea è proprio assurdo ahahahah"
Camilla non voleva mettere a disagio il ragazzo e quindi decise di non approfondire l'argomento e rispose scherzosa "Guarda che sono due cose completamente diverse!" e i due iniziarono a battibeccare allegramente fino al ritorno al portale per il teletrasporto rapido; Riccardo tornò alla Città d'Inizio per sistemare un po' di cose in clinica e consegnare l'oggetto a Nicolò mentre Camilla decise di tornare alla sede della gilda.

Luna aprì gli occhi in una stanza buia, senza alcuna luce che la rischiarasse. Stirò i muscoli ancora intorpiditi e si guardò intorno. Dopo un primo momento di inquietudine riuscì a distinguere la disposizione degli oggetti e si rese conto che quello era effettivamente il luogo dove si era addormentata. “Alla faccia del riposino pomeridiano..” pensò “eppure non mi sembrava di averlo preso alla fine quel sonnifero…”
Guardò nel proprio HUD ed effettivamente si rese conto che era ormai tarda notte così si affacciò alla finestra per controllare fuori. Vide la figura di Roberto seduta accanto ad un fuocherello vivace intento probabilmente a combattere il freddo pungente della notte. Evidentemente aveva preferito lasciarla dormire, visto il suo stato d’animo pomeridiano. Claudio probabilmente era seduto su qualche ramo ad osservare Noisy che svolazzava, come era solito fare prima di addormentarsi. Vide infatti il famiglio, ormai delle dimensioni di un’aquila reale, compiere alcune evoluzioni nei cieli sopra il falò. Uscì per parlare col guerriero, chiedergli magari se fosse successo qualcosa durante la mattinata. 
La ragazza non fece in tempo ad aprire bocca che Roberto, sentendola aprire la porta, farfugliò un:
- E’ andato-
Capì subito a cosa si riferisse. A chi si riferisse. Sapeva che sarebbe successo prima o poi.
-Ah ma… c’è il suo famiglio qui!- Luna indicò il celo, poi allargò le braccia e gli urlò in faccia – E poi perché gliel’hai permesso? Perché non l’hai fermato? Perché non mi hai svegliato? Perché?-
- Langley…-
-Langley il cazzo. Luna! Che si fotta questo gioco e tutto quello che lo riguarda!- si avvicinò al guerriero, fino ad arrivargli di fronte –ah neppure ti alzi? Non sono degna neppure della tua attenzione ? -  si sentiva tremendamente presa in giro. Da tutti. Studiò la mimica facciale dell’amico, per capire se era rimasto qualcuno al mondo a cui importasse di lei e di come si sentisse. No, probabilmente non gliene fregava poi tanto neppure a lui. Sembrava quasi non riuscisse a fare altra espressione che quella insofferente che aveva stampata in faccia. Si voltò di spalle, non voleva neppure guardarlo in faccia. Controllò se River avesse risposto al suo messaggio pomeridiano. Trovò nella casella dei messaggi la risposta “ Langley, non dubitare mai di quello che lui prova per te. Fidati, so quello che dico. Se si comporta così c’è un motivo. Abbi fiducia in lui perché lui non smetterà mai di averla in te”
“ Se, tutti bravi a parole…”. Fiducia, fiducia… eppure lui se ne era andato e Roberto sembrava essere schierato dalla sua parte. “Ovvio, sono amici suoi, non miei. Non avrà sicuramente mosso un muscolo per fermarlo ” guardò in cielo e si accorse che Noisy era sparito, quasi avesse finito un compito che gli era stato affidato ed era tornato a riferire al padrone. Sentì nuovamente le lacrime risalire fino agli occhi, vogliose di tuffarsi poi lungo le guance e tirò su col naso, in un ennesimo disperato tentativo di non mettersi a piangere di fronte a qualcuno. Era stanca delle lacrime. Era scappata da quelle di Firenze rifugiandosi dentro LSO, anche se i suoi piani erano di rimanere un pomeriggio alla volta, ma almeno sarebbe riuscita a staccare dalle preoccupazioni, dalle corse in ospedale, dalle mattine a portare i nuovi fiori sulla lapide… ed ora si vedeva costretta a piangere anche qui. Stanchezza, tanta. Tutto qui. Era stanca. Si abbandonò sul terreno. Era stanca e nessuno muoveva un muscolo per aiutarla…
“Ahah” ridacchiò sarcastica dentro di sé “è la seconda volta in mezzo minuto che mi viene in mente questo modo di dire” si girò lentamente verso Roberto e fu in quel momento  che collegò. Aah l’istinto umano! Quanto è più rapido degli occhi e quanto è più oggettivo di una mente traviata dalle preoccupazioni.
Corse verso il guerriero, armeggiò nel menù e gli somministrò una cura contro la paralisi. Non avrebbe funzionato subito, ma in un paio di minuti si sarebbe ripreso completamente. Lo aiutò a sistemarsi in una posizione più comoda, con la schiena appoggiata ad un tronco.
Aspettò che si riprese, poi chiese cosa fosse successo. Il ragazzo lo guardò con lo sguardo da cane bastonato poi le raccontò di come Claudio lo avesse avvelenato, di come avesse somministrato a lei un potente sonnifero e messaggio che gli aveva mandato  prima di andarsene. 
-“Ho saputo di un certo prigioniero rinchiuso nella gilda delle sentinelle… so che sai a chi mi riferisco. Beh ecco, pensavo di fargli una visitina, in gran segreto ovviamente. Per questo non posso permettervi di seguirmi, rallentarmi o dire a qualcuno quello che ho intenzione di fare. Non voglio un comitato di benvenuto. Non aspettate il mio ritorno, sarebbe tempo sprecato”. Tutto qui, il messaggio non dice altro- Roberto tossì per schiarirsi la gola ed appoggiò la mano sulla spalla della ragazza
- Quindi è vero… mi ha abbandonata- si massaggiò la testa –ed io che per un momento ho sperato che boh, lo avessero rapito….
- Luna…
- … ed invece se ne è semplicemente andato, alla ricerca di chissà quale informazione….AAAH che si fotta questo gioco!
- Calmati. Lo sai quanto sei importante per lui
- Si, tanto importante da correre attraverso il mondo di gioco per poi ignorarmi completamente e lasciarmi da sola… come nel primo periodo qui. Almeno all’epoca avevo conosciuto qualche altro giocatore, solo e spaesato. Adesso chissà dove sono, se sono vivi o meno…    
-Luna… io non ti conosco bene come lui, non so bene quello che stai passando e posso solo provare ad immaginarlo. Ma posso dirti una cosa: se uno come lui ha messo così tante cose in gioco per venirti a prendere la prima volta non dubitare del fatto che lo farà di nuovo. Questo non è un addio, tornerà. Non tanto da me, da Camilla, Nicolò, Hyrtang o Phones, ma da te. Potrai muoverti ovunque per il mondo quanto rimanere ferma in una sola posizione, ma lui ti troverà. E non credere che lo stia dicendo solo per tirarti su poiché lo penso realmente.              
- Roberto… Grazie. Davvero. Ma non è così semplice. Noi due… lui… mi ha fatto una promessa. Il fondamento stesso della nostra relazione probabilmente. E l’ha appena infranta- materializzò il pugnale ed iniziò a giocherellarci –scusa, ma ora non ho voglia di parlare.
- Ti capisco…forse..
- Credimi, non mi puoi capire – la sua attenzione fu poi attratta dal falò –Rob… è tua la spada conficcata là per terra?
Il guerriero la squadrò, poi diede una rapida occhiata nell’inventario – no, io le ho tutte qui… ma ipotizzo sia una sorta di regalo di Claudio, per scusarsi di avermi avvelenato- 
Si alzò ad andò a recuperarla. Dopo qualche istante passato ad armeggiare Luna lo vide sorridere
- E’ un pezzo unico. Non molto potente, anzi. La sua unicità però sta nell’essere stato forgiato su commissione- glielo girò come regalo- leggi
- “ Spada su commissione sulla quale il committente ha voluto incidere queste parole: Te la affido. Io per cause di forza maggiore devo separarmene. Proteggila e curala come se fosse tua. Se quando ci ricongiungeremo non dovessi trovarla  o mi accorgessi che si è, in qualche modo, rovinata, ti riterrò personalmente responsabile. Ed in quel caso augurati che le tue gambe siano più veloci di quelle di un assassino  infuriato. Possa il tuo viaggio essere memorabile”- 
-Ebbene?
- Ebbene ti ha forgiato una spada che rivuole indietro. Probabilmente è upgradabile e diventa una delle armi dei sette astri, dato quello che ha fatto scrivere.
- Oppure…- il guerriero si stava divertendo un mondo, glielo si poteva vedere stampato in faccia
-Oppure? Dai Roberto, non ne ho voglia!              
- In un oggetto la prima cosa da fare è leggerne il nome- le fece l’occhiolino
La ragazza obbedì, si portò stupita una mano a coprire la bocca, poi disse in tono glaciale:
- Non credere che gli basti questo per essere scusato-
- No, non lo credo- gli allungò la mano- ma per il momento mi basta riavere indietro la mia Luna.           

Era il 3 dicembre, dall'inizio di quel mese una lenta e continua neve aveva iniziato a imbiancare tutti i piani. Ormai ogni bosco, ogni città, ogni radura, ogni sentiero era coperto dalla neve.
"Così però è difficile orientarsi" osservò Alessandro mentre avanzava all'interno di un bosco. 
"Beh dai il sentiero, tutto sommato, è ancora visibile" commentò Nicolò poggiandosi al suo bastone.
"Suvvia suvvia! Non dovrebbe mancare molto!" disse felice Lorenzo mentre saltellava qua e là nella neve.
I tre amici, per resistere alle temperature che erano diventate più rigide, avevano aggiunto al loro equipaggiamento degli accessori per i climi freddi: Alessandro un anello che diffondeva nel suo corpo un leggero tepore, Lorenzo un mantello imbottito e Nicolò un pastrano.
"Ora però ci spieghi come hai fatto ad avere da Linton questa autorizzazione?" domandò il barbaro rivolgendosi al monaco.
Effettivamente, quella mattina, prima dell'inizio delle lezioni, Lorenzo era andato dagli altri due ragazzi dicendogli che aveva ottenuto da Clereo le informazioni su dove trovare gli oggetti che gli avrebbero permesso di creare gli ultimi pezzi dell'equipaggiamento che aveva in mente per lui; l'NPC non aveva detto al ragazzo il nome degli oggetti o il nemico da affrontare ma aveva detto che avrebbe trovato tutto nelle profondità della Caverna Affamata al piano 26. Lorenzo era corso da Linton per avere l'approvazione ad esplorare quel dungeon per primi. Alessandro e Nicolò erano sorpresi che il generale avesse dato l'OK a quella esplorazione condotta solo da tre persone e insistevano dalla mattina con Lorenzo affinché gli spiegasse il come aveva ottenuto l'autorizzazione.
"Beh… Ormai ci siamo quindi è giusto dirvelo… Ho detto al generale che saremmo andati con tutta la gilda" spiegò il monaco.
"Ma sei impazzito!" lo interruppe Nicolò "Siamo in giro senza un healer, senza la nostra caster più potente! Se moriamo qui è possibile che ci rimetta anche Linton perché tu gli hai mentito"
"Suvvia! Insieme abbiamo fatto di peggio noi tre!" osservò Lorenzo ricordando tutte le avventure che loro tre insieme avevano vissuto in altri giochi.
"Mmm…" si fermò a pensare il bardo.
"Beh alla fine… In caso di pericolo troppo grande possiamo utilizzare i Marchi del Ritorno e possiamo utilizzare le pozioni al posto degli incantesimi di guarigione… Per me si può fare!" disse Alessandro battendo il cinque al monaco.
I due ragazzi allora si misero a guardare Nicolò cercando di forzare il suo animo. Dopo una decina di secondi il ragazzo switchò il suo bastone con la falce e disse "E va bene ma se moriamo poi vi uccido io!"
L'ingresso del dungeon era un'apertura in una montagna che ricordava delle fauci spalancate. I tre amici tolsero gli accessori per le basse temperature notando che all'interno di quella grotta si diffondeva un calore confortevole. I mostri al suo interno non si rivelarono per nulla pericolosi, il peggio che vi si poteva trovare erano dei cani neri lungo la schiena dei quali crescevano degli aculei che potevano sparare dalla distanza; questi esseri però venivano shottati regolarmente da un attacco caricato di Alessandro.
"Visto che non era poi così pericoloso?" disse il monaco rivolgendosi al bardo.
"Hai ragione, lo ammetto. Ormai non dovrebbe mancare troppo e ne abbiamo approfittato anche per mappare l'area" disse Nicolò.
"Sì ma manca ancora qualche stanza quindi non abbassiamo la guardia" osservò Alessandro mentre si beveva una pozione per ripristinare i pochi HP che aveva perso.
I ragazzi proseguirono e, dopo aver superato una stanza in cui trovarono solo qualche carcassa di animali già abbattuti, giunsero davanti ad una galleria che si sviluppava verso altre profondità. I tre si scambiarono uno sguardo deciso e iniziarono a percorrere quella strada, giungendo infine in una stanza scavata nella pietra e illuminata da qualche fiamma; al centro di questa i ragazzi distinsero una grande ficcar che si stava nutrendo dalla carcassa di un essere ancora più grande di lui.
"Quello che cazzo è?" domandò ad alta voce Lorenzo.
La figura alzò la testa, poi ne alzò un'altra e poi un'altra ancora.
"Oh mio Dio…" esclamò Nicolò "Quello è un cerbero!"
In quel momento il cane a tre teste ringhiò e, sopra ognuna delle teste, comparvero due barre degli HP e i nomi "Testa sinistra di Cerbero", "Testa centrale di Cerbero" e "Testa destra di Cerbero".
"Ok… Dovremo elaborare una strategia in poco tempo!" osservò Alessandro mentre si preparava a parare il nemico che gli si parava davanti.
Il cane iniziò a caricare in direzione di Lorenzo che lo schivò con grande maestri "Com'è possibile che in un dungeon così semplice riposi una creatura simile?"
"Penso che i nemici che abbiamo incontrato prima fossero in realtà sue vittime!" ipotizzò Nicolò mentre provava ad attaccare la testa di sinistra "Sarà tipo il suo territorio di caccia…" ma mentre diceva questo la testa centrale cercò di azzannarlo costringendolo così a indietreggiare.
"Nico non puoi addormentarlo?" domandò Alessandro alle prese con la testa destra.
"La vedo dura! Dovrei essere molto vicino a lui e non so per quanto tempo potrebbe rimanere addormentato!" rispose lui mentre si preparava a scagliare un Globo Oscuro contro il cane.
"Beh… Allora la tattica da adottare è semplice" disse Lorenzo facendosi scrocchiate le dita "Ognuno di noi si occuperà di una testa!" e dicendo così si avventò sulla testa centrale assestando un montante devastante. Subito le altre due teste provarono a colpirlo ma una venne bloccata prontamente da Alessandro mentre l'altra si beccò un Globo Oscuro in piena faccia.
"Va bene!" dissero il barbaro e il bardo all'unisono.

Camilla aveva appena finito di sistemare la sede della gilda e pensava di andare a trovare Nicolò e gli altri alla scuola, perciò uscì di casa e utilizzò un portale per trasportarsi rapidamente alla Città d'Inizio. Raggiunse in pochi minuti la scuola di Berthyn e percorse rapidamente i corridoi per arrivare agli uffici degli amici ma li trovò tutti vuoti. Era una cosa che non si aspettava. Decise allora di chiedere a Lesen informazioni. L'ufficio di Lesen era situato subito accanto a quello di Nicolò "E te pareva" pensò la ragazza sbuffando, bussò alla porta e, non appena la ragazza gli ebbe risposto, aprì la porta. 
"Ciao Lesen… Scusa se ti disturbo ma mi sapresti dire dove sono andati Orpheus e gli altri?"
L'altra ragazza la guardò in cagnesco "Hanno detto che avevano intenzione di svolgere qualche missione" tagliò corto.
"Ah… Capisco…" disse la ragazza in imbarazzo per l'atteggiamento dell'altra "Grazie mille comunque e alla prossima"
Lesen le rispose solamente con un cenno del capo.
"Cosa ho fatto di male" sospirò Camilla appoggiandosi con la schiena alla porta.
"Ehi Mineritt! Cosa ci fai da queste parti?" proruppe una voce dal corridoio.
La maga si voltò e vide Zarathustra che le sorrideva "Ah! Sei tu Zarathustra! Beh… Io… Nulla. Ero venuta a trovare Orpheus e gli altri ma a quanto pare non sono qui"
"Ah già… Ho sentito che volevano svolgere una qualche missione ma non ho capito bene di cosa si trattasse… Comunque, già che ci siamo, ti andrebbe di fare due passi?"
Camilla guardò il ragazzo per qualche secondo e poi, sorridendo, rispose "Con molto piacere"
La Città d'Inizio non era scampata al bianco incanto dell'avanzata dell'inverno: i tetti erano tutti coperti dalla neve, gli alberi ai lati dei viali sembravano essersi acquattati sotto una coperta bianca per scampare al freddo e, nelle fontane, l'acqua ghiacciata, sembrava imitare la brillantezza di alcune pietre preziose.
Camilla si guardava intorno felice e intanto chiacchierava con Zarathustra. Ad un tratto, interrompendo il discorso in svolgimento, la ragazza chiese "So che in questo mondo la domanda che ti sto per fare è un po' da impiccioni però avrei piacere di fartela comunque: il nome Zarathustra da cosa deriva? Sei per caso un fan di Nietzsche?"
Il ragazzo la guardò e rise.
"Cosa c'è?" domando lei "Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No, no… È che, in realtà, ho scelto questo nome proprio perché odio Nietzsche" rispose lui in mezzo alle risate "Vedi, dopo aver conosciuto il lavoro di Nietzsche ho scoperto che le nostre idee erano all'opposto e per ciò mi son detto "Ora gli faccio vedere io come parla Zarathustra!" e quindi nei vari giochi o nei forum online utilizzo questo nome"
"Ah…" si limitò a commentare Camilla.
"Dai come si possono apprezzare gli scritti di un uomo che sfotte in quella maniera il cristianesimo?" riprese a dire il ragazzo.
"Perché sei cristiano?" domandò la ragazza incuriosita.
"Sì, perché? Te di che fede sei?"
"Vedi io in realtà sono atea"
Il ragazzo si fermò di colpo e scoppiò nuovamente a ridere "Ma io voi non vi capirò mai ahahahahah! L'ateismo mi sembra un'enorme barzelletta ahahahah! Come fate a non credere in Dio con il mondo che vi circonda ahahahah"
Il volto di Camilla divenne una maschera di furia e delusione. Si era avvicinata a Zarathustra perché lo trovava un ragazzo molto interessante, credeva fosse sveglio e invece era uno come tutti gli altri. Camilla nel mondo reale era una ragazza che piaceva a molti ed era stata anche insieme a persone molto più grandi di lei solo che, presto o tardi, queste persone finivano per deluderla; forse era lei che si creava aspettative troppo alte o che si ostinava a provarci anche con persone stupide che già a priori sapeva che l'avrebbero fatta soffrire. Da questo nasceva la sua delusione, dal fatto che si era sbagliata di nuovo ma la sua furia nasceva da un altro fattore: detestava quando gli altri (e questo avveniva spesso con i cristiani) criticavano la sua scelta religiosa; una volta Nicolò aveva intavolato con lei un discorso molto pacato sull'esistenza di un dio o meno e, ad un certo punto, lei stava per mangiargli la faccia. 
Stava per urlare in faccia al ragazzo quando una foce proveniente dalle finestre di un edificio lì accanto la fermò.
"Ehi voi due!" stava urlando Riccardo dalla finestra "La smettiamo con queste risate da idioti! Qui ci sono pazienti che vogliono riposare!"
"Scusaci Symon!" urlò la ragazza ringraziando con un occhiolino l'amico per aver trattenuto lo scoppio della sua collera. Il chierico se ne accorse e ricambiò l'occhiolino con un sorriso complice.
"Beh, penso che andrò un attimo a parlare con Symon, ora che ci penso gli devo dire una cosa importante" tagliò corto la maga.
"Ah… Ehm… Se vuoi ti aspetto qua fuori" disse Zarathustra preso alla sprovvista.
"Ah nono, vai pure; potrei impiegarci un bel po' " rispose la ragazza e scomparve all'interno della clinica.
Non appena Camilla ebbe aperto la porta si ritrovò difronte Riccardo. Lui la guardò un attimo e le chiese "Ha criticato l'ateismo?"
"Sì" le rispose lei.
"L'hai mandato a fare in culo?"
"Sì"
"Hai fatto bene"
Ad un tratto si sentì nuovamente bussare alla porta.
"Chi sarà mai a quest'ora?" commentò Riccardo mentre apriva.
Subito entrarono Lorenzo, Alessandro e Nicolò che si agitavano come dei cretini e blaterando frasi come "Sono il conte Dracula!" "Miiii so' Gigrobot d'acciaio" "Miii io vagabondo che so' io" e altre mischiate che richiamavano un vecchio sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo.
"Ma siete cretini!" bisbigliò Riccardo "Qui c'è gente che si riposa!"
"Eh dai! A quest'ora li avrà già svegliati tutti la fragorosa risata di Zarathustra!" ridacchiò Lorenzo.
"Ci avete visti anche voi?" domandò Camilla imbarazzata.
"In primis: chiedo che tutta la Città d'Inizio vi abbia visto barra sentito; in secundis: sì" disse Nicolò abbracciando la ragazza "Io però me la sono vista peggio l'ultima volta" aggiunse il ragazzo.
"Ehi Rik, te come sei messo qui in clinica?" domandò Alessandro.
"Beh… Teoricamente potrei anche staccare per oggi" rispose il chierico mentre si asciugava le mani in un panno.
"Bene, allora puoi venire con me e Lore; dobbiamo andare a far fabbricare l'ultimo oggetto del suo equipaggiamento" aggiunse allora il barbaro.
"Ah! Ecco cos'eravate andati a fare!" esclamò la maga "Cosa avete dovuto abbattere questa volta?"
"Niente di che, solo un cerbero affamato" si vantò Alessandro alitandosi sulla punta delle dita e strofinandosele sul cuore.
"Un cerbero? Mi sarebbe piaciuto esserci… Uffi…" sbuffò Riccardo.
E mentre i tre si preparavano a raggiungere l'officina di Clereo Nicolò si rivolse all'amica e chiese "Andiamo alla sede a farci un tea?"
"Con molto piacere" rispose lei.

Il player Feril era lì, seduto a terra nella propria cella, davanti a lui. Evidentemente la storiella del “colonnello” aveva convinto le guardie, che gli avevano concesso la facoltà di aprire la cella e parlare a quattr’occhi col prigioniero. Avevano privato quell’uomo di tutto l’equipaggiamento, in cerca sicuramente di qualche item rubato, anche se Claudio dubitava del fatto che tenesse qualcosa addosso a sé o nei suoi ripostigli conosciuti. Chi poteva essere così stupido da tenerli addosso, in fondo? Adesso Feril indossava delle brache in cotone leggero ed una maglietta scura.  Lo vide accorgersi del suo arrivo ed alzarsi in piedi e fargli un cenno di saluto, non senza dimenticarsi di accompagnarlo con un fischio ed un applauso       
"Guarda Guarda chi torna a farsi vedere in giro" scimmiottò un saluto militare "Il caro colonnello Ashel!"
- Non sono qui per scherzare… Feril giusto?
"Come se tu non mi conoscessi" disse con tono di sufficienza "Anche se non posso riservarle una degna accoglienza in questa mia squallida dimora"
- Oh avrai da fare il gradasso- gli rispose insofferente Claudio – non pensarci neppure a sfidare un ladro, quando basta un bardo a batterti… e per due volte per di più- rise fragorosamente –in una delle quali nemmeno si è battuto seriamente. Dai stai al tuo posto assassino e non farmi sprecare fiato.                             
"Ahahah" ridacchiò l'assassino dietro le sbarre "Il tuo amico ha avuto fortuna… Solo che l'ha avuta due volte… È proprio vero "Fortuna audax iuuta". Vuoi provare tu ad affrontarmi? Vieni dentro"
Claudio scosse la testa –Insomma, quanta fama per qualche giorno di riflessione… e poi anche se venissi là dentro sarebbe uno scontro impari, inutile che ricicli le battute da un qualsivoglia poliziesco americano 
A quel punto Claudio entrò, richiuse la porta dietro di sé e si accomodò su un cumuletto di paglia ammassata in un angolo.
"Non hai paura anche tu nello stare così vicino ad un assassino" osservò Feril senza neppure guardarlo "Non provi ribrezzo" lo guardò nel profondo degli occhi  "non mi guardi con quegli occhi accusatori con cui mi stanno giudicando tutti"
Claudio rimase in silenzio qualche secondo.
"Perché fai questo?" iniziò a domandarsi Feril con fare amletico "Forse hai rispetto di me? No… Paura? No… Mmm… Ma certo!" disse battendosi la mano contro la fronte "Dimenticavo che anche tu sei un assassino!"
- Allora la notizia è già arrivata alle tue orecchie! Già! Io e te, mio caro- portò una mano sulla spalla di Feril- non siamo così diversi. Vedi, siamo entrambi assassini in questo mondo, ed entrambi a “causa” di un Item particolare- lo avvicinò a sé –Perché vedi, sono sicuro che mi puoi capire. L’inebriante sensazione di possedere qualcosa che nessun altro può avere- annusò qualcosa che solo lui poteva sentire – il profumo stesso della rarità… dell’unicità. Certe volte mi sembra di riuscirlo a sentire sai?- si staccò violentemente dal prigioniero- L’idea di avere una collezione privata, un mucchio di oggetti che appartengono a te soltanto… Ah che nessuno mi venga a dire che è sbagliato agognare il possedere, in ogni sua forma. 
 Feril lo stava fissando divertito, ma Claudio era sicuro che stesse seguendo il suo discorso. Mancava solo la stoccata finale.
- Ed in fondo la vita stessa non è un collezionabile? Vantarsi di aver ucciso, che ne so, il grande Orias, Salazar, Ashel… d’altronde non siamo forse tutti un ammasso di dati? Siamo già morti, non usciremo mai da qui. Questo è certo. Siamo neppure ad un terzo di gioco e le zone stanno diventando sempre più impegnative, come possono Linton e i capi della prima linea sperare di portarci tutti fuori di qui? Moriremo lo stesso di vecchiaia, no?
"Che suono meraviglioso hanno queste parole proferite da uno dei due consapevoli! Ahahahah!"
- Già anche io ho ucciso in questo gioco. Ed a essere sinceri neppure per un oggetto particolare, ma per la soddisfazione, per avere la prova di essere più forte di una qualsiasi altra persona. I duelli in questo gioco non spingono a dare il meglio di noi, sappiamo che tanto la nostra vita non è in palio- si strinse il petto- l’adrenalina del guardare la morte prima negli occhi e poi fotterla. L’ultimo barlume di vita che scappa dagli occhi di uno che sta per morire… oddio lo so che mi riesci a capire benissimo. Viviamo per questo, per vantarci delle nostre vittorie… per bearci della nostra forza…
"Il colonello Ashel, il consapevole, e ora possiamo aggiungere a questa lista di epiteti quello di player Killer" rise divertito Feril.
-Sono mesi che non mi faccio vedere in giro, eppure tu sai tutto… Come mai?
"Molto semplice! La malavita di questo gioco ha informatori sparsi in ogni dove ahahahah"
-Forse però non sai come si è consumato quell'inebriante assassinio… Lascia che ti racconti!
Claudio allora gli raccontò per filo e per segno cosa fosse successo quel giorno, delle sue sensazioni, della sua soddisfazione… sentiva che più parlava più si guadagnava la fiducia di Feril. Accompagnava le parole con alcuni sorsi di vino, offrendone ogni tanto un bicchiere anche al barbaro. Parole calme e misurate, incidenza costante, fiducia che saliva ed il vino… tutto secondo i piani.
Alla fine della storia Feril applaudì chiedendo il bis "Ora vediamo un po'! Il nostro consapevole rinato a Player Killer cosa vuole da me?"
-Oh, è semplice. Voglio sapere a chi volevi portare l’oggetto che hai cercato di sottrarre ad Orpheus e qualche altro tuo aggancio nella … malavita come la chiami tu.
"Tutti gli accordi hanno bisogno di due parti che offrono un qualcosa, quindi… Cosa mi offri?" 
- Farò di tutto per concederti una sorta di domiciliari. Sono sicuro che Linton mi ascolterà. Ovviamente non potremo ridarti né equipaggiamento né soldi, sarai seguito a vista da un paio di guardie scelte e non potrai uscire dalla città in cui ti manderemo… piuttosto, qualche preferenza? 
"La città d’inizio direi"
- Perfetto, ti farò mandare lì. La città è grande e troverai sicuramente qualcosa da fare. Sempre meglio che marcire qui, direi
"Puoi farlo davvero?" domandò Feril fattosi serio in volto.
- Prima le informazioni, poi hai la mia parola che combatterò giorno e notte, darò anima e corpo per farti uscire. Ma prima ho bisogno di nomi ed indicazioni. Servono a me personalmente, non a Linton o robe varie. I tuoi agganci Non sapranno neppure chi mi ha dato i loro nomi. Abbi fiducia in me, così come io l’ho avuta in te, raccontandoti una cosa che nessuno, in questo mondo, sa.   
Sperò di essere riuscito a convincerlo. Vino, fiducia, una persona amica… le difese di Feril dovevano per forza essersi abbassate, in fondo era uno stronzo nel gioco, ma magari all’infuori era una persona normale. Sicuramente non una abituata a stare dietro alle sbarre. Non dovette attendere troppo che il barbaro annui lentamente e gli sussurrò qualche nome, qualche luogo e qualche indicazione per raggiungerli. Il ladro si appuntò tutto, poi uscì dalla cella. Era fatta. Feril lo guardò con sguardo complice.
"Aspetto notizie da te Ashel…"
Claudio uscì dalla cella richiudendola, si girò e sorrise.
- Vedi, la parte migliore di tutto è che… naa, te lo dico dai. Nessun accordo, mi servivano solo i nomi. Fatti furbo la prossima volta che ci vediamo e tieni la bocca chiusa. Che tenero che sei Feril- Claudio lo fissò come si guarda un gattino nella gabbietta- ma lascia che ti dica una cosa: le guardie ora stanno dormendo, al loro risveglio nemmeno sapranno che sono passato di qui. E per quello che riguarda quello che tu sai…- trasse un profondo respiro, poi la sua espressione mutò totalmente. Iniziò a parlare sempre più forte, fino quasi a sputare in faccia le parole al barbaro -… Nessuno mi impedirebbe di ucciderti in un modo o nell’altro, ma a differenza di te io, quando ho ucciso quell’uomo, non l’ho fatto perche non ho un cazzo di rispetto della vita altrui! Io ho ucciso per salvare la mia, per rivedere una persona cara,per non farla soffrire. Io non mi lascio calpestare da una lurida testa di cazzo come te o da quelli come te. Vermi viscidi che trattano Come gioco una cosa che gioco non é. LA realtà dei fatti è questa: siamo intrappolati qui ed anche se nessuno ne ha la conferma per quello che sappiamo una morte qui è una morte definitiva- riprese fiato, poi si avventò nuovamente sul prigioniero - Orpheus è stato fin troppo bravo a non arrecarti il minimo danno. Fosse per me saresti già morto. Occhio per occhio, dente per dente. Senza mai essere il primo a colpire, a meno che non si tratti di proteggere la propria vita o di quelli che si amano- si fermò ad un millimetro la viso repellente di Feril, che non riusciva più a mantenere lo sguardo da duro e si stava trasformando in una maschera di terrore –Per tua fortuna il vino che hai bevuto era mischiato ad un raro veleno, che ti farà dimenticare le ultime ore vissute. E non chiederti neppure se avrà effetto, perché sarebbe una domanda stupida.
Il barbaro lo stava guardando senza dire nulla po disse "Anche tu hai bevuto il vino ma hai anche assunto in precedenza l'antidoto"
Claudio annuì- Veleno raro e pericoloso, bisogna avere delle precauzioni nel maneggiarlo. Per fortuna esisto erbe che ne contrastano gli effetti.
All'improvviso Claudio sentì nascere un nuovo applauso alle sue spalle "Bravo! Bravo!" diceva sorridente Feril "Me l'hai fatta! Solitamente mi fa incazzare essere preso per il culo da persone come Orpheus ma tu… Sai perché non mi guardavi negli occhi? Sai perché scansavi il mio sguardo? Guardati in quello specchio"
Claudio vide uno specchio posto davanti alla cella in cui si riflettevano il suo volto e quello dell'assassino di là dalle sbarre.
"I nostri occhi sono uguali! Sono quelli di due assassini! solo che tu cerchi di ripetere a te stesso che hai ucciso per sopravvivere ma non esiste mai un buon motivo per uccidere! Tu e Orpheus… Siete così diversi… Lui era pronto a lasciarsi uccidere pur di non macchiarsi le mani di sangue, tu invece… Con quale superbia in cuore hai deciso che era più giusto che tu sopravvivessi? Ti sei alzato in volo come Icaro e finirai per cadere nuovamente a terra! Parli di differenze tra di noi ma sai qual è la verità? Tra noi esiste un'unica differenza: entrambi siamo colpevoli ma solo uno di noi è nel posto che si merita! Per questo non mi dispiace di essere stato preso per il culo da te: perché sei Narciso che si specchia al fonte e, guardami, io sono il tuo riflesso!"
Claudio si voltò e uscì dal carcere lasciandosi alle spalle le parole del barbaro.
"Mi raccomando!" continuò il barbaro "Non dire a quelle persone che ti ho mandato io! Potrebbero arrivare ad uccidermi"
Claudio si fermò - Oooh, adesso la vita ha acquistato un senso? Mi fai schifo guarda- gli sputò in faccia, gli diede le spalle ed iniziò ad andarsene- Tranquillo comunque, non sta a me giudicare i tuoi crimini.
"Sangue chiama sangue caro il mio Player Killer! Ti macchierai le mani del mio stesso assassinio!" poi, dopo aver sentito chiudersi la porta si mise a sedere e fissò lo specchio davanti alla sua cella "Hai vinto due volte, ammetto la sconfitta ed è giusto che tu abbia il premio, le armi di Achille, caro il mio Aiace. Ti ho fatto vedere i suoi occhi, ora vediamo se sarai in grado di salvarlo"

Era lì, nel suo specchio, non aveva potuto ascoltare le sue parole ma solo vederlo parlare con Feril. Poi lo vide avvicinarsi allo specchio, lo vide fissare il suo riflesso e lui poté vedere i suoi occhi vuoti, scavati dalla sofferenza dell'aver fatto qualcosa che non aveva la forza di confessare: aveva ucciso una persona; l'aveva capito dal suo sguardo, glielo aveva letto negli occhi. Nicolò era in piedi davanti ad un grosso specchio retto da una struttura in legno nero che rendeva inutile il fissarlo ad una parete. Lì aveva visto tutta quella scena mentre ora fissava Feril blaterare qualcosa.
"Cosa ti è successo Claudio?" pensò quasi rassegnato il bardo "Perché non ci sono con te Roberto e Luna? Perché…" 
Il resto della stanza era molto in ordine, sul tavolino-scacchiera erano appoggiati il libro Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino ed una tazza di tea che intrecciava arazzi con fragranze e profumi incantevoli. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta di camera sua "Avanti" si limitò a dire lui. Camilla entrò nella stanza timidamente come se sentisse necessaria una sorta di riverenza nei confronti di quello spazio così privato per il ragazzo.
"Ho appena sistemato un po' di cose nell'orto e in cucina e volevo chiederti se avevi voglia di parlare un po' " disse al ragazzo "Ma… Cosa ci fai davanti a quello specchio?" domandò curiosa avvicinandosi e intravide la cella di Feril "Ma quello è Feril!"
"Ti ricordi che oggi Rik mi ha comprato un oggetto? È un oggetto molto costoso in vendita in un particolare negozio del ventiseiesimo piano che ne vende solo 3 pezzi. È un Frammento dello Specchio dell'Occhio… Ho comprato gli altri due pezzi io e ho incaricato Rik di comprarmi il terzo perché non avevo abbastanza soldi con me da comprarli tutti e tre appena arrivato in quel negozio. Inserendo uno dei frammenti in uno specchio qualsiasi esso permette di guardare attraverso un secondo specchio collocato in un luogo diverso, basta che questi abbia una runa disegnata sul retro. Uno specchio con all'interno un Frammento dello Specchio dell'Occhio può utilizzare al massimo cinque specchi diversi con la runa sul retro per osservare altri luoghi. Ho deciso di mettere uno specchio difronte alla cella di Feril per tenerlo d'occhio; quando gli ho spiegato il tutto si è limitato a ridere e a dire "Non ti starai mica innamorando di me?"… La galera l'ha reso un comico…  Comunque dicevamo… Se ho voglia di parlare? Io ho sempre voglia di parlare con te" sorrise lui muovendosi per andare a prendere una seconda sedia sulla quale la ragazza si sarebbe potuta sedere e avvicinandola al tavolino "Vuoi parlare di Zarathustra?"
"A dire il vero no" si limitò a rispondere sedendosi "In realtà vorrei parlare di Riccardo"
Il ragazzo la osservò curioso e lei continuò "Vedi… A parte Lorenzo che lo conosco da poco, nel nostro gruppo Riccardo è quello che conosco meno… Me ne sono accorta molto bene oggi…"
"Perché dici questo?"
"Vedi, dopo pranzo io e lui abbiamo deciso di visitare i negozi di Katka… Ah ma questo te già lo sai! Hai chiesto a lui di farti una commissione" il ragazzo annuì e lei riprese "Comunque ho acquistato un mazzo di tarocchi e lui li ha definiti una "boiata" e poi ha smontato la teoria mia e di Linton rispetto il colore della mia Magia Arcana perché, per lui, era troppo fantasiosa… Non mi ha infastidito troppo ma mi è dispiaciuto vedere Riccardo credere così poco alla "magia", al surreale… Quindi volevo conoscerlo meglio per capire se tutto questo è legato a qualcosa"
"Certo che sentir fare certi discorsi a un'atea è molto divertente" lei lo guardò in cagnesco "Scherzavo!" disse lui prima di continuare "Allora… Sì, effettivamente Riccardo è molto… come posso dire… Razionale! Ed effettivamente mi ha sempre spiegato che questa cosa è legata al lavoro di suo padre"
"E sarebbe?"
"Suo padre è il secondo mago più bravo d'Italia, spesso si esibisce anche all'estero e fa delle tournée anche di mesi"
"Ma che figata! Chissà che bello avere un padre che fa il mago"
"A sentir parlare Riccardo non sono tutte rose e fiori. Vedi, quando era piccolo vedere il padre far sparire oggetti o farli levitare era incredibile ma poi, crescendo, il padre decise di svelargli i vari trucchi, le varie scatole con il doppio fondo e simili. Riccardo divenne un mago provetto o, come preferisce definirsi lui: un illusionista. Ha sempre sottolineato il fatto che quello che facevano lui e suo padre non erano magie ma trucchi. Praticamente è vissuto in un mondo dove le magie si infrangevano davanti a lui, per quello è diventato sempre più scettico… È anche per questo che ama i videogiochi, perché qui la magia esiste sul serio…"
Camilla non avrebbe mai immaginato che dietro allo scetticismo di Riccardo si celassero quelle motivazioni; provò ad immaginare la sua vita privata del senso della meraviglia e della magia e si sentì una stretta al cuore.
"Sai" riprese a dire Nicolò "Penso che sia per questo motivo che è tanto appassionato alla fotografia… Non dico che la fotografia in sé sia una magia ma il potere evocativo di essa è qualcosa di magico, la sua capacità di fermare il tempo… Questa è la sola magia in cui Riccardo può credere"
Il clima ormai si era fatto serio e Nicolò, notando questo, cercò di cambiare discorso per alleggerire la tensione che si era creata nel progredire del discorso "Quindi hai comprato dei tarocchi… Perché non provi a farmi una lettura del futuro?"
La ragazza si girò di scatto come se fosse stata appena destata da un sogno "Eh? Ah! Sì, certo! Possiamo provarci!"
La ragazza estrasse dal menu il mazzo dei tarocchi e li poggiò sul tavolo poi disse "Innanzitutto mi devi porre una domanda"
"Allora…" il bardo ci pensò un po' e poi disse "Cosa mi riserverà il futuro?"
La ragazza tocco il mazzo facendo così aprire una finestra dove era riportato un elenco di domande, dopo aver trovato quella più simile a quella posta dall'amico la tocco e gli disse "Ora devi poggiare la tua mano sul mazzo"
Nicolò obbedì e dopo qualche secondo comparve la scritta "Giocatore riconosciuto: Orpheus. Confermi?" la ragazza digitò "Sì" e le carte si mischiarono in automatico.
"Molto bene!" disse lei e pose cinque carte, rivolte verso il basso, sul tavolo, formando una specie di croce "Bene allora… La prima carta, quella al centro, rappresenta la tua personalità e stiamo parlando del…" la ragazza voltò la carta rivelando un vecchio, seduto su un grande trono, che reggeva nella mano destra una spada rossa "… Re di Spade! Wow… Certo che questa è strana…"
"Cosa intendi dire?" domandò il bardo.
"Vedi… Quando ho letto la descrizione di questa carta ho pensato subito a te: rappresenta un uomo all'antica dotato di sani principi, un uomo dotato di leadership e di spirito di comando, ogni tanto però si perde nel mondo dei suoi pensieri… Questa carta rappresenta anche l'idea nel suo compimento, l'ideale sicuro, che non vacilla… Mi ricorda molto te… Ma ora procediamo! Il tuo prossimo futuro è racchiuso nel…" voltò la carta subito a sinistra del Re di Spede rivelando il Nove di Spade "Ah… questo non è proprio bellissimo… Il Nove di Spade indica un periodo travagliato, delle notti insonni, anche un senso di autopunizione; l'esito di questo periodo è racchiuso in questa carta" e voltò la carta più in basso scoprendo una figura scheletrica a cavallo che reggeva una falce rossa, era rivolta verso il basso e il nome non annunciava niente di buono "Ah… La Morte" osservò Camilla.
"Sapevo che non sarebbe finita bene questa cosa…" commentò Nicolò ridacchiando.
"Non è pericolosa come si annuncia… La carta indica un mutamento forzato… Solo di rado indica la morte…"
"Ah… Buono…" 
"Allora, la prossima carta indica un futuro più remoto" voltò la carta a destra del Re di Spade "L'Otto di Bastoni! Questa è una carta molto positiva: indica viaggi, gite e analoghi. Ora controlliamo l'esito di tutto questo" e, così dicendo, voltò la carta più in alto rivelanti due coppe tra le quali si intrecciavano due pesci dall'incrocio dei quali nasceva un fiore. Camilla guardò la carta e esitò un attimo a spiegare il suo significato.
"Il Due di  Coppe… E cosa vorrebbe dire?" chiese Nicolò vedendo la ragazza restia a parlare.
"Il Due di Coppe… Rappresenta il più profondo degli amori… Il raggiungimento di esso e la sua maturazione…" Camilla sapeva che Nicolò non avrebbe mai trovato un altro vero amore, il suo Due di Coppe era Teresa e non ne avrebbe mai avuto un altro.
Nicolò guardò le carte e sospirò "Eh vabbé dai! Magari le tue previsioni saranno più azzeccate man mano che ti eserciterai ahahahah" poi il ragazzo guardò il libro di Calvino poggiato sul tavolino e disse "Aspetta! Ho un'idea!" andò verso una libreria e prese un altro libro di Calvino: il castello dei destini incrociati "Sai, alla fine non solo la fotografia può evocare situazioni e simili, tutte le immagini lo possono fare; ad esempio, Calvino, in questo libro, utilizza le immagini dei tarocchi per raccontare le storie dei commensali riuniti a tavola… Ho sempre sognato di provare a dire la mia, quindi, se mi permetti" e porse la mano verso la ragazza nella speranza che gli passasse i tarocchi e lei lo fece. Nicolò si sedette sul tavolo e iniziò a guardare le varie carte. 
Camilla lo osservò. La prima carta che il ragazzo posò sul tavolo fu il Re di Spade; la maga pensò che quella carta dovesse rappresentare il bardo come aveva detto lei poco prima. La seconda carta scelta dal bardo fu la carta de La Luna: la luna era rappresentata con un volto rassicurante ed osservava, sotto di lei, uno scarabeo difronte ad un bivio, a sinistra si trovava una torre antica con a guardi di essa un cane mentre a destra un lupo sorvegliava un palazzo moderno, simile ad un grattacielo. Camilla pensò che quella carta dovesse rappresentare Firenze, la città in cui modernità e classico si amalgamavano, la città che Nicolò aveva più a cuore e la luna che pendeva sopra di essa era la complice che il bardo tanto amava. Poi il ragazzo dispose altre due carte di seguito a La Luna: il Sette di Spade e il Nove di Pentacoli; la ragazza pensò che l'amico avesse scelto quelle carte per l'aspetto che avevano: il Sette di Spade era formato da sei spade che si intrecciavano tra loro formando una specie di ellisse al centro della quale splendeva un globo bianco che era parzialmente coperto dalla lama di una settima spada richiamando così la forma di un occhio; lo stesso valeva per il Nove di Pentacoli, otto pentacoli erano disposti su due colonne, ognuna da quattro pentacoli l'una, mentre il nono si trovava al centro della carta e avvolto da un'ellisse formata da elementi arborei. Quelle due carta, simili a degli occhi, richiamavano i due occhi di Nicolò: quello che egli teneva sempre aperto verso l'interiorità di sé stesso e l'altro che teneva sempre aperto sul mondo che lo circondava. Una quinta carta venne aggiunta al mosaico La Ruota della Fortuna, probabilmente quella carta indicava il trascorrere del tempo, il trascorrere del tempo risolvendo gli enigmi della sfinge, alimentando la conoscenza simboleggiata dal serpente e lottando con la tenacia del lupo; probabilmente tutto quello aveva condotto Nicolò alla carta che seguì: l'Asso di spade. L'Asso di Spade simboleggiava il percorso dell'idea ma il ragazzo l'aveva scelta perché, oltre al richiamare una spada con cui combattere, poteva rievocare lo stilo che utilizzava per scrivere, per sognare: l'Asso di Spade rappresentava l'arma con cui il bardo combatteva ogni sua sfida, la scrittura. Poi Nicolò evocò un secondo luogo disponendo sul tavolo il Sei di Bastoni; in quella carta era rappresentata una casa tra le colline, che riposava immersa nella pace del verde: quella carta ricordava la piccola casa in campagna che avevano i nonni del bardo dove lui andava sempre a trascorrere le vacanze estive e lì, accanto a quella piccola oasi, comparve il Cavaliere di Bastoni: un ragazzo sicuro, che sfoggiava un'armatura orientaleggiante; Camilla, data la successione delle carte, pensò che si potesse trattare di Lorenzo, l'amico fidato di quei periodi, l'amico che alla fine l'aveva avvicinato sempre di più a Teresa, come poi confermarono le carte successive: l'Asso di Coppe, una mano che sorgeva dalle acque reggendo una coppa sulla quale era rappresentato un cuore, Camilla rise per la coincidenza: non solo quella carta indicava il cuore che Nicolò stava per donare ad una donna ma richiamava anche il primo incontro dei due, l'acqua che lei aveva fatto cadere sulla testa di lui; La Papessa, capì che dietro quella carta era celata Teresa, la Teresa che secondo i racconti di Nicolò era una grande appassionata di ogni tipo di filosofia, come la Papessa che reggeva in mano un qualche papiro; Nicolò iniziò poi una seconda fila di carte, posta al di sotto della prima, che procedeva nel verso opposto, posando il Due di Coppe. In quella carta i sospetti di Camilla trovarono le loro conferme: l'unico e vero amore di Nicolò era Teresa. Il ragazzo poi prese la carta de Il Sole, probabilmente nel tentativo di rappresentare tutta la gioia che fece seguito a quell'incontro, tutta la sua felicità e i momenti meravigliosi che gli seppe donare quella ragazza; con il Quattro di Bastoni cercò invece di rappresentare il futuro che sognavano insieme, una casa in campagna, un quadretto bucolico in cui vivere felici ed insieme. Camilla riuscì a comprendere quelle immagini e riuscì a capire i sentimenti che Nicolò cercava di trasmettere. Ma poi il bardo posò sul tavolo una nuova carta: La Morte, l'incidente di Teresa, l'infrangersi del sogno, l'evento che aveva fatto chiudere Nicolò in sé stesso, che lo aveva rinchiuso dietro al Dieci di Spade, la carta che posò subito dopo: un intrecciarsi confuso di spade che sembravano formare una prigione. A salvarlo da quella prigione di sofferenza era subentrata una nuova carta: la Regina di Bastoni; Camilla si riconobbe nel volto di quella donna circondata dalla natura, infondo era stata lei a salvarlo da quel dolore immenso, lei l'aveva ricondotto ad essere parte del Sette di Coppe insieme ai suoi amici ed era anche per loro che aveva deciso di ripartire, di mettersi in gioco in una nuova sfida come faceva il Cavaliere di Spade, la carta che chiudeva la sua storia e che apriva quella che stava vivendo in quel momento: l'avventura all'interno di quel mondo artificiale.
"Mi sembra carina" disse Nicolò soddisfatto guardando le carte sul tavolo per poi rimetterle via.
"Cosa stai facendo?" domandò Camilla confusa.
"È stato un bell'esperimento ma ora dobbiamo andare di là a preparare da mangiare! Gli altri saranno qui a momenti!" spiegò lui cercando di scansare tutte quelle emozioni, tutti quegli eventi che quelle carte avevano evocato.
Camilla se ne accorse e lo assecondò seguendolo in cucina. Passò poco tempo prima che anche gli altri arrivarono e iniziarono a ravvivare il clima. Passarono quella notte in piedi a raccontarsi le proprie giornate, a canzonare con invidia Lorenzo per il nuovo abbigliamento e a sentire le mirabolanti descrizioni della città di Katka, decidendo di visitarla tutti insieme a breve. Si divertirono col cuore come facevano sempre quando si ritrovavano a fine giornata.
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Capitolo 25
*** Felloni e donzelle (N) ***


Danmel_Faust_Alfivelli: Gentili lettori, prima di lasciarvi al capitolo nuovo mi sento in dovere di dirvi un paio di cose: innanzitutto voglio ringraziarvi per averci seguito fino a questo punto, di media ogni capitolo è stato letto da 100 ragazzi, siamo motlo orgogliosi di aver raggiunto questo traguardo e lo dobbiamo a voi, quindi, grazie mille! Durante queste vacanze natalizie sarà difficile per noi mantenere una continuità quindi, al termine di ogni capitolo, scriveremo quando sarà pubblicato il nuovo; infine, utlima informazione ma non per importanza, al termine di questo periodo festivo, quindi dopo la prima settimana di gennaio, torneremo operativi al 200% perché abbiamo intenzione di pubblicare due capitoli a settimana: uno di mercoledì e uno di sabato.
Per il momento ho finito, vi auguriamo una buona lettura e vi ringraziamo di cuore.

Era passato appena un giorno da quando Nicolò aveva visto gli occhi vacui del suo amico riflessi nel suo specchio. Il ragazzo avrebbe raggiunto immediatamente la cella di Feril ma Camilla l'aveva bloccato e, per non far preoccupare l'amica, aveva deciso di rimandare la visita al giorno seguente. Non voleva raggiungere l'amico, se rimaneva lontano dalla gilda avrà avuto i suoi motivi per farlo si ripeteva il bardo, voleva solo sapere da Feril di cosa gli aveva parlato. Appena arrivato nel carcere salutò le guardie all'ingresso togliendosi il tricorno e, dopo aver ottenuto il permesso di visitare il prigioniero, iniziò a scendere le scale che portavano alle celle poggiando il bastone da passeggio ogni tre gradini, creando così un rumore ritmico de inusuale in per quei corridoi muti.
"Riconoscerei il rumore di quel tuo odioso bastone tra mille!" ridacchiò Feril prima che il ragazzo raggiungesse le celle.
"Lo prendo come un complimento" rispose lui sorridente comparendo dall'ombra della scalinata. Subito il ragazzo si voltò verso le due guardie che sorvegliavano l'accesso al piano e a quella posta a guardia della cella del prigioniero "Se non vi dispiace avrei bisogno di parlare con Feril privatamente"
"Ma… Colonnello noi…" iniziò a dire con voce tremante la guardia alla sua destra rimanendo sull'attenti.
"In caso dovesse accadere qualcosa me ne assumerò direttamente la colpa! Ora andate!" e divenuto serio in volto batté con violenza il bastone per terra e, rapidamente, le tre guardie, scapparono su per le scale simili a topi che fuggono nella tana all'arrivo del gatto.
Nicolò chiuse la porta del piano e sospirò "Uff… Desto fare il cattivo ma ogni tanto la cosa diventa efficace… Beh fa freschino qui, non trovi?" aggiunse poi il bardo strofinandosi le mani e notando che mentre parlava piccole nuvolette uscivano dalla sua bocca accompagnando le parole.
"Dubito che tu sia qui solo per parlare del tempo" disse sorridente Feril.
Ma, come se il bardo facesse finta di niente, iniziò poi dicendo "Sono felice che siano riusciti a rimuovere le guardie NPC che prima sorvegliavano questa prigione… Con gli NPC non posso far valere il mio titolo e da loro per un bardo non è troppo difficile ottenere informazioni… Meglio così…" 
"Dopo questa bella storiella mi spieghi cosa ci fai qui?" continuò a chiedere Feril che iniziava ad essere infastidito da quel continuo divagare.
Il ragazzo prese una sedia e si mise difronte alla cella "Sai perché sono qui, voglio sapere di cosa avete parlato tu ed Ashel ieri"
Il barbaro guardò confuso il bardo "Di che cazzo stai parlando? Perché mai il colonnello Ashel dovrebbe essere venuto a parlare con me?"
"Non fare il finto tonto!" si alterò Nicolò alzandosi dalla sedia "Vi ho visti attraverso lo specchio che ho messo qui qualche giorno fa!" aggiunse indicando lo specchio alle sue spalle.
"Non è possibile ti dico! Non ricordo nulla, il tuo amichetto non è mai stato qui!" iniziò a spiegare con decisione Feril.
Nicolò lo osservò un attimo negli occhi e capì che stava dicendo la verità, lui non ricordava nulla. Si fermò a meditare un attimo su come Claudio avesse fatto a rimuovere i ricordi del suo interlocutore ma non trovò alcuna soluzione al quesito. Allora il bardo rimise al suo posto la sedia e prima di tornare indietro per le scale disse "Scusa se ti ho fatto sprecare il tuo tempo Feril"
"Ah… Come se avessi un modo migliore di investire il tempo rinchiuso qui" sbuffò lui con un sorriso amaro dipinto sul volto.
Nicolò stava per iniziare a risalire le scale quando Feril urlò "Aspetta!" il ragazzo si bloccò di colpo "Chiudi la porta" aggiunse il barbaro e il bardo assecondò la sua richiesta.
"Ascoltami attentamente: hai vinto due volte, ammetto la sconfitta ed è giusto che tu abbia il premio, le armi di Achille, caro il mio Aiace. Ti svelerò una cosa: il tuo caro amico ha ucciso una persona, il tuo compagno è diventato un player killer come me" il prigioniero, col sorriso sulle labbra, si fermò per qualche secondo e aggiunse poi "Ora vediamo se sarai in grado di salvarlo"
Il bardo non si voltò e iniziò a dire "Lo sapevo"
"Cosa? Come potevi saperlo anche tu?" domandò Feril confuso.
"Ieri, quando è venuto da te, sei riuscito a convincerlo a guardarsi allo specchio… Probabilmente già allora mi volevi far sapere queste cose e quindi hai fatto in modo che io potessi guardarlo negli occhi… L'ho visto e saputo in quel momento"
Il barbaro era fermo nella sua cella e poi iniziò a ridere a gran voce "Ahahahahahah! Sono veramente un figo! Ahahahahah!"
Nicolò sorrise e riprese la sua salita "A presto Feril"
Tornando verso l'esterno domandò alle guardi se loro si ricordassero qualcosa della sera del giorno precedente ma tutte confessarono timidamente che si erano addormentate tutte nello stesso momento. Nicolò non volle chiedere altro, uscì immergendo la parte bassa dei suoi stivali nella neve, si equipaggiò nuovamente il suo pastrano e, estratta la pipa dall'inventario, iniziò a fumare. Rimase fermo qualche secondo cercando di far mente locale e di sistemare i vari pensieri. Il freddo aveva diminuito sensibilmente la folla presente per le strade della città, infatti il bardo non riusciva a contare più di 6 persone, tra giocatori ed NPC, sparsi per quella via. Pensò che almeno non doveva preoccuparsi della sua agorafobia mentre tornava a scuola, allora iniziò a camminare accompagnandosi con il bastone ogni tre passi, tirando una boccata ogni quattro e rielaborando i suoi pensieri ogni cinque.

Lorenzo era nel suo studio che stava finendo di controllare alcune informazioni riguardanti i dungeon fino ad allora esplorati del piano 26 prima di tornare alla sede della gilda per godersi un meritato pomeriggio di relax. Il suo studio era molto diverso da quello di Nicolò: nel suo era presente un'unica libreria, qualche poltrona, un divanetto, la cattedra dietro la quale era seduto e un tavolo con sopra degli strumenti da lavoro dove, nei tempi morti, si metteva a creare piccoli oggettini o alle volte anche dei mobiletti niente male. Aveva ormai finito di leggere il rapporto che gli aveva fatto avere il generale quando qualcuno bussò alla sua porta. "Avanti!" urlò lui per assicurarsi d'essere sentito di là dalla porta.
In un attimo la porta si spalancò e da essa comparve Salazar. Prima ancora di vedere il monaco iniziò a dire "Hamlaf ho bisogno di te per…" ma si interruppe non appena individuò il monaco e iniziò a ridere come uno scemo.
"Ehi?!" disse Lorenzo allora.
"Scusa, scusa!" iniziò a dire il mago cercando di smettere di ridere "Ma vedere uno vestito come te in questo ambiente così accademico è bellissimo"
"Uff… Voi Serpeverde… Sempre i soliti" sbuffò lui "Allora… Cosa vuoi da me"
Salazar riuscì a soffocare le poche risate che gli erano rimaste e, dopo aver fatto un profondo respiro, tornò serio e iniziò a dire "Vedi… Dovresti accompagnare me e un altro player nell'esplorazione di un dungeon"
"Ma oggi è il mio pomeriggio libero!" si lamentò lui.
"Vedrai che ci divertiremo! Dai, ti prego, sei l'unico su cui possiamo fare affidamento!"
"Ok ma perché proprio io?"
"Perché questo giocatore ha chiesto espressamente di te e di me"
"Quindi in tre dovremmo affrontare un dungeon?" ripensò all'esplorazione fatta con Nicolò e Alessandro e si accorse che, sebbene fossero in tre, era andata abbastanza in scioltezza come avventura però chi sarebbe stato il terzo player oltre a lui e Salazar? Sarebbe stato abbastanza in gamba?
"Salazar scusa ma, chi sarebbe questo giocatore?"
Il mago prese un profondo respiro "È Orias…"
Lorenzo era rimasto come di gesso a sentire il nome di Orias. Come mai no dei cinque aveva richiesto espressamente la sua partecipazione ad un'esplorazione a tre? Perché aveva intenzione di esplorare con questa assurda formazione quel dungeon? queste e altre mille domande continuarono ad affollarsi nella mente del monaco man mano che lui e Salazar si avvicinavano al luogo dell'incontro.
"Vedi, inizialmente Orias voleva esplorare quel dungeon da solo" gli aveva spiegato il mago "Ma quando ha detto questo al generale lei si è subito imposta perché non andasse da solo. Orias è burbero e arrogante però quando riceve un ordine categorico da Linton sa di doverle obbedire perciò a quell'ordine fece seguito un lungo battibecco: il generale voleva che procedesse nell'esplorazione con una squadra formata da più player mentre lui ne voleva pochi e allora scesero ad un accordo: Orias avrebbe portato con sé due giocatori facenti parte della prima linea a sua scelta e Orias ha scelto noi due"
"Davvero hai usato la parola "Facenti"?" domandò ironico Lorenzo arrivati al luogo dell'incontro.
"Uff… Proprio un Tassorosso" lo canzonò Salazar.
"Smettetela di litigare come due bambini!" Tuonò una voce alle loro spalle.
I due ragazzi si erano fermati fuori da una taverna posta lungo un sentiero ed è dalla porta di quella che era uscito Orias nella sua armatura in acciaio decorata con profili di draghi di color oro.
"Siete in ritardo! Muoviamoci!" disse subito lui iniziando ad avanzare lungo il sentiero.
Salazar e Lorenzo si guardarono tra loro sospirando per l'ingrato compito che gli era spettato. La loro camminata proseguì nel silenzio più totale finché non videro un castello incastonato lungo il profilo del monte sotto al quale stavano avanzando. In quel momento Orias si fermò e indicando quella rocca disse "Quella è la nostra meta!"
Lorenzo iniziò a dire "Sarà una bella scalata!"
"Già, ma siete entrambi due giocatori forti che non dovrebbero avere problemi; quindi muoviamoci!"
La scalata avvenne senza troppi problemi nel momento in cui i tre trovarono un sentiero che si arrampicava lungo il fianco innevato. Quando i tre arrivarono in cima ad esso videro il castello ergersi prepotentemente contro il cielo, era fatto di un materiale simile al ferro e mille finestre occupavano le varie facciate mentre un'unica porta accoglieva i passanti.
"D'ora in avanti dobbiamo stare particolarmente attenti, d'accordo?" disse serio Orias.
I due annuirono e insieme entrarono nel castello mentre la porta, immediatamente, si chiudeva alle loro spalle.

"Ora spiegami perché ci sei tu con me e non lei?!" chiese adirato Tempesta mentre passeggiava per i corridoi della clinica appoggiandosi al palo al quale era collegata la flebo.
"Non sei l'unico paziente di questo ospedale! E tra l'altro Linton ti ha messo sotto la mia diretta responsabilità!" spiegò Riccardo stanco di ripetere continuamente la stessa solfa.
"Sì ma la mia Antigone…" sospirò il guerriero pensando alla bella ragazza.
"Symon!" urlò una voce davanti a loro.
"Parli del diavolo…" osservò Riccardo mentre vedeva Antigone andargli incontro.
"Oh mia bella!" iniziò a declamare tempesta inginocchiandosi davanti a lei "Ti prego Antigone ascolta la supplica del mio cuore che trabocca di amore per la tua persona, ascolta il canto di questo uomo innamorato!"
"Ci sono Orpheus e Gabél che hanno bisogno di parlarti" spiegò la ragazza non badando al ragazzo inginocchiato difronte a lei.
"Capisco, ora arriviamo" disse a lei poi, rivolgendosi al ragazzo, "Te tirati in su intanto!"
E mentre Antigone scese le scale per raggiungere i due ragazzi Tempesta sconsolato si rimise in piedi depresso per quella nuova sconfitta.
"È la quinta volta che ricevi un due di picche da parte sua?" domandò il chierico.
"La settima" piagnucolò lui.
I due ragazzi impiegarono circa un minuto a fare le scale, data l'indisposizione di Tempesta, e, non appena arrivarono al piano terra videro Antigone dialogare amorevolmente con Nicolò lasciando così in disparte il povero Alessandro. Vedendo la scena Tempesta venne divorato da una bruciante invidia.
"Ah eccoti Symon!" disse Alessandro vedendo l'amico "E c'è anche Tempesta! Come stai? La convalescenza sta andando bene?"
"Prima andava meglio!" rispose digrignando i denti il guerriero e senza distogliere gli occhi da Antigone e Nicolò.
"Ah Symon eccoti!" sorrise Nicolò congedandosi gentilmente da Antigone "È bello rivedere anche te Tempesta" aggiunse salutando il giocatore mentre lui lo guardò in cagnesco "Bene Symon hai un po' di tempo per noi?"
"Certo che sì, è una cosa veloce o…?"
"Preferiremmo metterci a sedere per un po', sempre che voi possiate" rispose Alessandro.
"Venite pure" rispose Riccardo invitando i ragazzi a seguirlo in un'altra stanza ma fu sorpreso nel vedere che Antigone la stava seguendo "Antigone? Tu non avresti dei pazienti a cui badare?"
"Per oggi ho finito quindi posso anche intrattenermi un po' con voi" sorrise felice avvicinandosi a Nicolò; mossa che fece imbestialire il povero Tempesta.
Non appena tutti si furono seduti intorno ad un tavolo Antigone offrì loro delle tazze di tea caldo.
Alessandro ringraziò la ragazza e iniziò a dire "Symon, ascolta, io e Orpheus ci stavamo chiedendo se esistesse la possibilità di creare un veleno in grado di eliminare i ricordi di una persona"
Gli sguardi di tutti si concentrarono sul barbaro e sul bardo che seri in volto sorseggiavano dalle loro tazze.
"Ma che razza di domanda è?!" disse Tempesta "È impossibile creare una cosa del genere!"
"Perché vi serve sapere questa cosa?" domandò Riccardo di risposta.
Alessandro si voltò verso Nicolò chiedendogli con lo sguardo di rispondere al compagno. Non appena tornato alla sede della gilda dopo aver parlato con Feril, Nicolò aveva incontrato Alessandro e, avendo  già intenzione a priori di raccontare a lui e Lorenzo del discorso avuto col barbaro e di ciò che aveva saputo su Claudio, gli disse tutto e fu proprio lui a suggerirgli l'idea del veleno, così, insieme, decisero di porre quella domanda a Riccardo senza però dirgli nulla di più.
"Oggi abbiamo incontrato un giocatore che non riusciva a trovare il luogo in cui aveva lasciato il suo cavallo da galoppo; lo abbiamo aiutato un po' e poi lui si è accorto di non ricordare altri fatti avvenuti in un determinato lasso di ieri. Ci siamo quindi chiesti se questa amnesia non fosse generata da un qualche tipo di avvelenamento o di incantesimo…" mentì Nicolò convincendo tutti gli uditori.
Nessuno dubitò del bardo e Riccardo prese subito la parola "Beh… Non ho mai sentito di un veleno in grado di rimuovere la memoria però credo che sia ottenibile… Però, dati gli eventi, sono quasi sicuro che la vostra deduzione sia corretta"
"Quindi potrebbe esistere una cura per il veleno?" chiese Tempesta.
"Non credo" intervenne Antigone "Gli antidoti e le cure in genere sono in grado di rimuovere determinati status però, in questo caso, mi sembra di capire che il giocatore non ha uno status alterato, se no se ne sarebbe accorto da subito"
"Antigone ha ragione" approvò Riccardo "Potrebbero esistere pozioni che rendono immune a tale avvelenamento ma non in grado di curarlo"
"Va bene, grazie mille per tutto, siete stati molto gentili a concederci un po' del vostro tempo" disse Alessandro alzandosi dalla sedia per essere poi seguito da Nicolò.
"Andate di già? Siete sicuri di che non volete fermarvi ancora un po'?" domandò Antigone guardando Nicolò.
"Ci dispiace ma dobbiamo sistemare alcune cose a scuola e poi dobbiamo passare a controllare la sede della gilda" disse il bardo con volto dispiaciuto.
I due a quel punto si congedarono e tornarono per la loro strada.
"Allora io torno a badare agli altri pazienti" iniziò a dire Antigone "Ci vediamo più tardi" e anche lei scomparve fuori dalla porta della stanza.
"Uff… Perché una ragazza bella come lei deve essere interessata a un tipo come Orpheus?" domandò Tempesta accasciandosi sul tavolo.
"Cosa vuoi che ti dica?" rise Riccardo "Io di donne non ci ho mai capito nulla"

Non lontano dalla clinica dove lavoravano Riccardo e Antigone si trovava un piccolo caffè in cui molti giocatori si ritrovavano nel tardo pomeriggio per rilassarsi dopo le varie missioni. Era lì che Camilla e Linton si erano date appuntamento per chiacchierare un po' tra donne. Il generale aveva ordinato una bevanda che si chiamava rimea mentre Camilla un tea caldo aromatizzato alle foglie di Pyron. Erano lì e discutevano come due amiche del mondo reale, come due persone normalissime in un luogo altrettanto normale.
"Sai" iniziò a dire Linton "Ogni tanto credo che potrebbe anche arrivarmi a mancare questo mondo"
Camilla la guardò confusa.
"Oh, non fraintendermi! Ho una famiglia fuori da questo gioco, un marito meraviglioso e un figlio bellissimo che mi aspettano a casa però… Mi mancherà avere a che fare con persone come te e i tuoi compagni"
"Beh, una buona amicizia non si deve per forza fermare perché le cose cambiano" sorrise la maga fissando la paladina.
"Ahahah, una volta ero io a consolarti e guardaci ora" rise la donna compiaciuta.
"Senti Linton… Ho una domanda da farti"
"Dimmi tutto Mineritt"
"Vedi… Io mi chiedevo… Come mai una donna come te è appassionata di questo genere di giochi?"
"Ah… Non saprei dirti… I giochi mi hanno affascinata fin da quando ero piccola; mi incantavano le storie dei vari personaggi, mi stregavano i luoghi inimmaginabili che prendevano forma davanti ai miei occhi e anche io sognavo un giorno di arrivare a creare un qualcosa di simile, un mondo fatto di storie indimenticabili… Ma poi, quando ho iniziato a giocare a Last Soul Online ho scoperto che quello che per me era un sogno per qualcun altro era diventato una fissazione in grado di portarlo a compiere delle scelte folli…" mentre pronunciava queste ultime parole il tono di Linton si fece più grave e la presa sul bicchiere che aveva davanti a sé sempre più stretta.
"Linton?!" cercò di destarla Camilla da quella improvvisa sorta di trance.
Lei si scosse un attimo e comprendendo quello che era successo si scusò con la ragazza "Ogni tanto pensare all'uomo che ha portato a tutto questo mi fa esplodere di rabbia" e cercò infine di sdrammatizzare il tutto con una risata "Ehi Mineritt" disse poi dopo aver scorto una persona fuori dal caffè "Sbaglio o quello è il tuo bel Zarathustra?"
Camilla si voltò di scatto e vide il ragazzo proprio nello stesso momento in cui lui la vide "Oh cavolo…" esclamò lei.
"Cosa c'è? Avete litigato?" domandò il generale.
"Circa…" disse lei mentre sentiva la porta aprirsi "Sta di fatto che io non voglio averci più niente a che fare?"
"E tu glielo hai detto?" continuò il generale ma vedendo il ragazzo avvicinarsi al loro tavolo si rispose da sola "Credo proprio di no"
"Buon pomeriggio Mineritt" salutò lui "E buon pomeriggio anche a lei generale"
Linton prese subito la parola "Buon pomeriggio a te Zarathustra; ci dispiace ma io e Mineritt dobbiamo partire subito per un ammissione quindi, se non ti dispiace" e alzandosi la donna afferrò il braccio destro della maga e si incamminò con lei all'esterno "Scusaci e alla prossima!" gridò il generale poco prima di aprire la porta.
Le due corsero via, come fanno i bambini dopo aver suonato a tutti i campanelli di un condominio per fare uno scherzo, e, dopo essersi rifugiate in una viuzza sperduta nella neve, scoppiarono a ridere come due quattordicenni.
"Ahahahahah, erano anni che non aiutavo un'amica a sganciarsi da uno che le andava dietro ahahahahah" osservò Linton appoggiandosi ad un muro.
"Grazie Linton ahahahahah mi hai salvata ahahahahah" rispose Camilla sedendosi nella neve fresca.
"Ascolta…" disse allora il generale dopo essersi ripresa dalle risate "Ancora non mi hai chiesto del perché mi volevi vedere… Hai detto che era urgente"
"Ah sì… Scusa… Mi ero dimenticata! Volevo sapere dove trovare una cosa e pensavo che tu lo potessi sapere" non appena la ragazza ebbe comunicato all'amica l'obbiettivo della sua ricerca lei scoppiò a ridere e disse che l'avrebbe personalmente accompagnata dovre avrebbe potuto trovare quello che cercava.

Alessandro aveva sentito che Lorenzo era andato in missione al piano 26 e aveva deciso di mettersi alla sua ricerca. Non sapeva la natura della missione, con chi era o simili ma sapeva che Nicolò aveva urgenza di parlargli e, dato che questi nel pomeriggio aveva lezione, aveva chiesto all'amico di cercarlo per lui. Era entrato in una taverna isolata ai piedi di alcune montagne e aveva parlato con gli NPC per avere qualche informazione riguardo l'amico ma niente da fare, poi però vide una ragazza NPC seduta sola ad un tavolo e provò ad interagire con lei "Oh! Salve prode cavaliere!" disse lei "Devi essere qui per misurarti con il potente mago nel suo castello, vero? Ho sentito che tre viandanti sono stati rinchiusi al suo interno da un potente sortilegio… Dimmi, ti senti in grado di salvarli?" davanti ad Alessandro comparve una finestra che recitava "Accetti la quest "Il castello del mago Etnalta"?" Il ragazzo senza pensarci due volte digitò sulla risposta "Sì". "Sapevo che eri un prode cavaliere!" continuò allora la NPC "Ti affido questo anello forgiato da mio nonno, solo con questo potrai spezzare l'incanto del mago" così dicendo porse un oggetto ad Alessandro e subito esso comparve al dito del guerriero accompagnato da una nuova finestra che diceva " "Anello di Morgana" equipaggiato"
"Il potere dell'anello si consumerà tra un'ora se non sconfiggi il mago e lo bagni nel suo sangue" spiegò la donna "Quindi non hai molto tempo!"
Il ragazzo allora fu preso da un dubbio: avrebbe dovuto mandare a puttane la missione e tornare alla ricerca di Lorenzo o avrebbe dovuto lasciare l'amico da solo? Pensò che sicuramente il monaco se la sarebbe cavata anche da solo e che presto sarebbe tornato alla gilda quindi, per non rischiare di perdere per sempre quella quest, si avventurò verso il castello di Entalta.
Dopo una scarpinata di almeno venti minuti raggiunse le porte serrate del castello. Quando gli si avvicinò l'anello brillò improvvisamente e le porte si spalancarono rivelando così i sontuosi interni dell'edificio: pareti di marmo decorate con arazzi rappresentanti le avventure di grandi cavalieri, lampadari di cristallo sospesi sopra pavimenti ricoperti di tappeti purpurei, topolini finemente intarsiati con sopra vasi e brocche dorate ricolmi di fiori e di acque cristalline. Tutto era dannatamente ricercato. L'entrata dava su un lungo corridoio che presentava, su ogni lato, sette porte in legno nero e, in fondo ad esso, c'erano delle grandi scale che portavano al piano superiore. Alessandro iniziò a camminare lungo il corridoio attirato da alcuni suoni che provenivano dal secondo piano: risate, cozzar di spade, esplosioni e pianti… Non riusciva a capirci niente decise perciò di lasciar stare il primo piano che sembrava deserto e di concentrarsi sul secondo. Non appena ebbe salito le scale la situazione gli si ripresentò identica a prima: stesso corridoio, stesse porte, stesse scale, stesse decorazioni; però ad un tratto si spalancò la terza porta sulla sinistra e Alessandro vide spuntar fuori dalla stanza Salazar che inseguiva il nulla urlando "Ti prego bella ninfa non fuggirmi!" e, così facendo, corse all'interno della sesta stanza sulla sinistra. Il barbaro era confuso: cosa ci faceva lì Salazar? E, soprattutto, cosa stava inseguendo? Curioso andò verso la stanza in cui il mago era appena entrato ma, in quello stesso momento, si aprì la seconda porta sullo stesso lato e apparve da essa Orias che menava fendenti di spadone nell'aria urlando "E tu dovresti essere il migliore cavaliere di questa corte? Il titolo sarà mio!" e così dicendo iniziò a scendere le scale che portavano al piano inferiore. Che diavolo stava accadendo in quel castello? Alessandro non riusciva a trovare una risposta a quelle domande e allora aprì  la porta che aveva difronte. Nella stanza dove si aspettava di trovare Salazar trovò solo un enorme letto a baldacchino rosso con accanto una botola che portava al piano inferiore; il ragazzo si affacciò da essa e sentì le suppliche struggenti del mago spargersi per il piano inferiore. Stava uscendo dalla stanza per tornare al piano inferiore quando, dalle scale che portavano al piano superiore, comparve Lorenzo che procedeva tranquillo per i corridoi del castello. Alessandro urlò il suo nome ma lui parve non sentirlo ed entrò tranquillo nella terza stanza sulla sinistra. Il barbaro decise allora di seguirlo e vide che questi si era seduto ad un tavolo vuoto e mentre infiocchettava con posate invisibili cibi inesistenti intratteneva dialoghi con persone che in realtà non c'erano "Lord Byron devo confessarle che ho adorato i suoi Pellegrinaggi del giovane Aroldo! Ma anche lei signor Wilde, questo dannato gioco tra Ernesto e onesto è da sganasciarsi!" Alessandro lo raggiunse e, fermatosi al suo fianco, lo osservò attentamente, poi un qualcosa attirò la sua attenzione: accanto alla barra degli HP dell'amico era comparsa un'icona di alterazione di stato che aveva la forma di un occhio, con l'iride rossa, che sanguinava. Il barbaro non aveva idea di cosa volesse indicare quell'icona e quindi provò a ricordare le alterazioni di stato che conosceva e le rispettive icone ma non riscontrava analogie con quella che affliggeva l'amico. Provò a chiamarlo per farlo riprendere, ma nulla. Così, disperato, alla fine lo iniziò a strattonare ma, nello stesso istante in cui la mano, alla quale era equipaggiato l'Anello di Morgana, lo toccò un'intensa luce rossa illuminò la stanza e così l'alterazione di stato abbandonò il monaco. Lui si scansò di soprassalto dalla stretta dell'amico come chi viene spaventata nel mezzo di un sogno. 
"Oh mio Dio!" esclamò "Alessandro?! Che cazzo ci fai qui?!"
"Io ero venuto a cercarti per conto di Nico poi però una NPC mi ha affidato una missione e questo anello e mi ha mandato in questo castello e…" il barbaro vedendo la faccia confusa di Lorenzo aggiunse in fretta e furia "Facciamo così: andiamo a recuperare Orias e Salazar e nel mentre ti spiego! Sbrighiamoci! Chissà dove sono finiti quei due"
I due impiegarono circa mezz'ora a ritrovare gli altri due giocatori: Orias stava combattendo e discutendo con un muro e fu particolarmente avvicinarlo senza prendersi una spadata in faccia mentre Salazar fu ritrovato senza la veste indosso che si dimenava in un letto. Dopo che Alessandro ebbe toccato, e così guarito, entrambi si misero a discutere di ciò che era successo e Alessandro spiegò loro com'era andata per lui.
"Mi sembra di capire che la quest che ha attivato Gabél si è attivata solo quando noi ci siamo messi ad esplorare il castello" ipotizzò Orias "Mah… dovevo mandare avanti un gruppo di esplorazione e poi liberarli… Che sfiga…" poi inziò a girovagare per le stanza.
"Salazar hai per caso idea di cosa sia lo status che abbiamo subito?" domandò Lorenzo al mago.
"Credo si tratti di follia" spiegò lui "La follia è uno status molto diverso dagli altri: ogni giocatore ha una barra di resistenza per la follia e più si rimane esposti a una fonte da cui questa scaturisce più la barra si riempie; nel momento in cui questa è colma il soggetto viene colpito da gravi allucinazioni finché la barra non si svuota, il problema è che se si rimane esposti a una fonte anche dopo che la barra è stata riempita questa non si svuota e quindi rimane uno status perpetuo"
"Cavolo… È uno status molto pericoloso" osservò Alessandro "Ma… Scusa Salazar… Tu non sei un chierico, come fai a sapere tutto questo?"
"Beh… A dire il vero il generale è molto attento alla salute dei suoi uomini e ha voluto capire da subito come funzionassero le varie alterazioni di stato e, quando ci siamo uniti alla sua gilda, ha condiviso con noi tutte le informazioni su esse"
"Wow, Linton è veramente preparata, chissà da quanto tempo gioca ai videogame" esclamò ammirato Lorenzo.
"Allora! Ci muoviamo?! Abbiamo un mago da sconfiggere" tuonò Orias dal corridoi spaventando i tre ragazzi che stavano ancora parlando.
I quattro si misero ad esplorare una ad una le stanze del castello fino al secondo piano; qui, all'interno della quarta stanza sulla sinistra Alessandro vide un'apertura nel muro destro dove si intravedevano delle scale ma gli altri tre non la notarono "Ehi ragazzi!" urlò facendo fermare i compagni d'avventura "Quelle scale dove portano?"
"Di quali scale stai parlando?" domandò Lorenzo affacciandosi dal porta.
"Quelle là!" disse lui indicandole.
"Sei sicuro che non ti stia contagiando la follia?" chiese Orias con fare da sbruffone.
Alessandro allora andò verso quelle e i ragazzi, nel momento in cui il barbaro toccò quello che a loro sembrava un muro, videro sparire quell'ostacolo rivelando delle scale che scendevano in profondità.
"Oh cavolo!" esclamò Salazar "Era un muro illusorio! Ma… Gabél, come hai fatto a vederci attraverso?"
"Probabilmente è merito dello stesso anelo che vi ha guarito dalla follia" disse lui mostrando l'anello al dito e svanendo giù per le scale..

Nicolò era rintanato nella sua stanza. Guardava lo specchio dove il giorno prima aveva scoperto nuove realtà riguardanti Claudio e cercava un modo per abbandonare, anche solo per un istante, quei pensieri. Leggere? Non bastava. Ricopiare libri? Nemmeno. Allora decise di fare una cosa che non faceva da tempo: scrivere; scrivere non poesie o pensieri di altri scrivere qualcosa di suo. Si sedette allo scrittoio, prese qualche foglio di carta, l'inchiostro e vi intinse l'indice dell'artiglio equipaggiato alla sua mano destra e iniziò a scrivere.
Dopo qualche ora qualcuno bussò alla sua porta "Nico! Possiamo entrare?" diceva la voce di Alessandro.
"Certo ragazzi!" rispose lui e vide comparire il barbaro e il monaco dalla porta "Allora com'è andata?"
"Ah sapessi quante te ne dobbiamo raccontare!" annunciò Lorenzo e allora Alessandro iniziò a raccontare tutto quello che era capitato: raccontò del castello, delle illusioni frutto della follia e di come il suo anello fosse servito da cura (Nicolò inizio a storcere il naso) arrivò a raccontare di quando trovarono le scale verso il piano inferiore e, percorse queste, scoprirono che portavano ad una stanza scavata nella montagna dove un ponte sospeso al di sopra di un corso d'acqua conduceva ad un'area più larga che sembrava suggerire un'arena. Quando i quattro arrivarono lì un uomo, a cavallo di un ippogrifo, con un libro in una mano e nell'altra uno scudo iniziò a combattere con loro. Al termine del combattimento Alessandro, avendo sferrato il colpo di grazia raccolse il suo libro mentre Orias gli aveva sottratto lo scudo.
"Aspettate un attimo!" lo interruppe Nicolò "Come hai detto che si chiamava questo mago?"
"Etnalta, ma… perché?"
Nicolò pensò un attimo e poi, come se fosse stato folgorato da un'illuminazione, scoppiò a ridere.
"Nicolò? Cosa ti prende?" domandò Lorenzo.
"Provate a leggere al contrario Etnalta" disse lui tra le risate.
"Etnalta… Atl… Atlante… Atlante!" esclamò Alessandro.
"Atlante come l'atlante geografico?" domandò Lorenzo.
"Piuttosto Atlante come il mago dell'Orlando Furioso di Ariosto!" sorrise il bardo andando a cercare il libro in questione "Un castello magico, illusioni, un anello per vincere l'inganno, un mago in sella ad un ippogrifo armato di scudo e libro: tutte queste cose ci sono pari pari nella storia di Ariosto!"
"Vuoi dire che il creatore di questo gioco ha copiato da Ariosto?" domandò il monaco.
"Ha copiato molte cose ma ha anche rielaborato: le illusioni di Ariosto sono diventate la follia di questo mondo, il negromante Atlante è diventato il mago Etnalta, in questo mondo lui non proteggeva nessuno mentre in nel Furioso è a difesa di Ruggero! Aspettate un attimo…." disse poi frenando il suo entusiasmo "Lore, ti ricordi le sfide che hai dovuto affrontare per il tuo equipaggiamento?"
"Lasciami pensare un attimo… Ho ucciso gli uccelli del lago Finsalot, poi un'idra, poi un leone e infine un cerbero…"
"Finsalot se lo anagrammi ottieni… St… Stinf… Stinfalo! Ma certo!" tornò a meditare Nicolò "Le tue erano le fatiche di Ercole! Il leone di Nemea, l'idra, il ricondurre cerbero agli inferi; certo!"
"Ma questo vuol dire che molte delle missioni e delle quest di questo mondo hanno un'ispirazione legata alla mitologia o alla letteratura!" esclamò Alessandro.
"Esatto!" confermò Nicolò.
"E credi che anche il tuo artiglio e quello mancante abbiano dei riferimenti mitologici?" domandò il monaco.
"Non ti saprei dire…" iniziò a pensare Nicolò osservando l'oggetto equipaggiato alla sua mano "L'ho ottenuto da un corvo e sappiamo che ne esiste un altro… Mneninn…" poi voltò il guanto e i suoi occhi si incrociarono con quello che c'era sul dorso della mano "Ma certo!" urlò a gran voce "I due corvi di Odino! Lore!"
"Ma certo!" gli fece eco il monaco "Huginn e Muninn! I corvi che volavano sul mondo e la notte riferivano i vari avvenimenti a Odino!"
I tre scoppiarono a ridere dopo aver svelato un segreto di quel mondo: per quanto volesse separarsi dal mondo reale vi era molto più legato di quanto volesse dare a vedere.
"Aspettate un attimo!" tornò serio il bardo "Avete detto che il mago ha droppato il suo libro: che libro è?"
"Si chiama "Libro di Etnalta". È un libro magico in cui compaiono magicamente le mappe dei luoghi esplorati senza il bisogno di disegnarle o simili; dungeon, piani, città: viene disegnato tutto!" spiegò Alessandro "Solo che l'unico modo di aprire il libro e di consultarlo è aver equipaggiato l'Anello di Morgana che, oltre ad aver reso eterno il suo potere di vedere attraverso le pareti illusorie, è stato anche corrotto dal sangue di Altan… Etnalta e per questo, quando viene rimosso , si distrugge"
"Ok, ok ma hai detto che il libro presenta, alla fine, delle carte geografiche vero?" ribadì Nicolò.
"Potremmo dire di sì" osservò il barbaro "Ma perché ti interessa tanto?"
"Ahahahah ora vi spiego; uno dei grandi enigmi presenti all'interno dell'opera di Ariosto è capire che diavolo di libro è quello in mano ad Atlante. Molti hanno pensato che si tratti di un libro di negromanzia ma gli studi più recenti credono che si tratti in realtà della Geografia di Tolomeo un atlante vero e proprio zeppo di mappe geografiche; ho letto un articolo a riguardo e sono stupito che, chi ha realizzato le storie interne al gioco, sia così aggiornato riguardo studi di questa portata"
"Beh… Magari l'ha fatto a caso… In fondo, Atlante l'atlante è un bel giochino no?" rise Lorenzo beccandosi così uno scappellotto da parte di Nicolò.
Allo scappellotto di Nicolò fece seguito il rumore della porta d'ingresso che si apriva e la voce di Camilla che urlava "C'è qualcuno?"
I ragazzi uscirono dalla stanza di Nicolò e andarono nella stanza principale dove si trovava la ragazza.
"Camilla non pensavo che saresti tornata così prest…" ma Nicolò dovette interrompere le sue parole quando vide nel soggiorno un piccolo abete, alto circa due metri, posto accanto al caminetto non ancora acceso.
"Ma da dove salta fuori quell'albero?" domandò incuriosito Alessandro.
"Vedete… Ormai ci stiamo avvicinando al natale e mi sembrava giusto rendere un po' più natalizio il clima" spiegò lei arrossendo.
I tre ragazzi si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere.
"Cosa avete da ridere?" sbottò la maga.
"Ma niente… È solo che è strano che la ragazza che una volta si lamentava che noi non pensavamo abbastanza al progredire in questo gioco ora propone di "festeggiare" natale in questo mondo" ridacchiò Alessandro.
"Uff… Oggi ce l'avete tutti con questa storia… Ahahahah" disse iniziando a ridere anche lei.
"Va bene! Mi sembra una cosa molto carina da fare ma dove prendiamo le decorazioni?" domandò Lorenzo.
"Ehi ragazzi! Sono arrivato!" si annunciò Riccardo entrando in casa.
"Eccoti Rik! Hai portato quello che ti ho chiesto?" chiese allora Camilla guardando l'amico.
"Sì, sì; non preoccuparti" rispose il ragazzo iniziando a digitare alcuni comandi sul suo menu e, ad ogni tasto digitato, uno scatolone compariva davanti a lui. Alla fine intorno all'albero vennero a trovarsi sei scatoloni, ognuno contenente decorazioni diverse.
"Non ci credo" sorrise Alessandro.
I ragazzi iniziarono tutti a rovistare nei pacchi e ne estrassero sfere dorate e rosse, puntali di varie forme e colori, festoni d'argento, piccole candele da appendere e poi accendere. Erano tutti estasiati dalla magia che sgorgava da quegli scatoloni ma Nicolò era rimasto in disparte.
"Nico…" disse Camilla "Cosa c'è?"
"Ragazzi io… io non cela faccio…" rispose lui con aria seria "Volevo farvi un regalo di natale ma, data l'occasione, non posso aspettare ulteriormente!" il bardo corse rapidamente nella sua stanza e ne uscì spingendo un piccolo tavolo in legno, con le gambe alte, sotto alle quali erano poste delle piccole rotelle; sopra di esso un panno nero copriva un qualcosa dalla sagoma bizzarra.
"Sbaglio o quello è il tavolino che mi hai commissionato?" domandò Lorenzo.
 "Esattamente! E qui c'è il regalo per la gilda!" e, così dicendo, Nicolò svelò il grammofono in ottone che fino a prima era coperto.
"OH MIO DIO!!!" esclamò Lorenzo.
"Oh mío Dio no… Ora dovremo sopportare l'assurda musica di Nico!" esclamò Riccardo sorridente.
"Ahahah molto simpatico" commentò ironico il bardo "Ho portato avanti il mio Artigianato in Strumenti Musicali e ho imparato a fabbricare grammofoni e vinili, il meglio è che dal gioco posso accedere alla mia libreria di canzoni che ho scaricato sul nerv-gear e posso incidere queste canzoni sul vinile!" dicendo così estrasse dal menu un disco in vinile che poggiò sul piatto del grammofono e, quando lui ebbe premuto il tasto "Play" Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky iniziò a risuonare per la stanza.
"Ho detto che ascolta musica assurda" disse Riccardo sbattendo le braccia.
"Beh almeno è molto natalizia" osservò Alessandro ridacchiando e continuando ad appendere le palle sui rami dell'albero.
Quella sera i ragazzi alternavano i vari dischi incisi da Nicolò mentre si muovevano intorno all'albero come in una danza incantata. Passarono da Tchaikovsky alle classiche canzoni di natale, dai Queen a "Ho visto un re" di Jannacci. Risero come se fossero tornati bambini all'improvviso, come se tutte le loro preoccupazioni fossero sfumate difronte alla luce di quegli attimi. Bevvero e brindarono alla loro, mangiarono senza mettersi un momento a sedere, continuando a dipingere l'albero con i colori del loro cuore, con i sorrisi che li avvolgevano in una felicità che non conosceva pause. Una felicità che però nascondeva una dolcissima malinconia: il non passare quegli attimi con le loro famiglie, con le loro madri e i loro padri; ma erano insieme, e questo li spingeva a sorridere, a ridere e a scherzare. Perché per tutti noi esistono quelle persone che sanno rendere la malinconia un'incredibile magia.

La notte era sopraggiunta e mentre la solita neve imbiancava il mondo fuori dalla casa, Nicolò era seduto al tavolo della sala principale, vicino al fuoco acceso e scriveva mentre, il grammofono, continuava a evocare le note de l'Orfeo di Monteverdi e l'albero risplendeva illuminato dalla luce delle fiamme. Il bardo iniziò a tamburellare sul tavolo con l'artiglio nel momento in cui non riusciva a trovare la parola per chiudere il verso. Aveva ancora il pennino dell'indice intriso d'inchiostro e decise quindi di mettersi a scarabocchiare un qualcosa per fare mente locale. Iniziò a tratteggiare un cerchio, senza pensare, poi trasformò pian piano quel cerchio e ne ottenne un occhio. Lo guardò e gli ricordò qualcosa. Scavò nella sua memoria alla ricerca di quel ricordo finché un volto non gli balenò davanti; era il suo volto, sorridente e con gli occhi aperti, come le aveva promessa che l'avrebbe sempre ricordata. Strappò il foglio su cui aveva disegnato l'occhio dal quaderno e iniziò a disegnarci intorno: comparì un secondo occhio, dei lunghi e fluenti capelli, un piccolo neo e infine il sorriso, spontaneo e ineffabile. La guardò e la riconobbe (Grazie a Dio era bravo a disegnare). Le aveva disegnato una rosa in mano e alcune rose tra i capelli, una piccola licenza artistica; poi estrasse dal suo inventario due boccette di inchiostro: una verde e una rossa e decise così di colorare gli occhi della ragazza di verde e i suoi capelli di rosso. Appena ebbe terminato il tutto confermò tutte le modifiche e salvò l'oggetto come "Ritratto di Teresa" e aggiunse una piccola descrizione.
"È veramente bello" disse una voce alle sue spalle.
Nicolò si voltò e vedendo Camilla alle sue spalle sorrise "Grazie…"
"Sai… Mi stavo chiedendo una cosa… Ti prego non prenderla in maniera offensiva ma ti volevo chiedere… Non è che sei venuto in questo mondo anche per scappare da lei? Dalle sofferenze che la sua condizione ti poteva dare?"
Nicolò si mise a guardare il fuoco "Sai… Prima di entrare qui anche io ho avuto paura di questo… Anche io pensavo che questo mio avventurarmi per questo mondo fosse in realtà un tentativo di fuga… Ma poi, quella sera, quando dovevo accedere a mezzanotte insieme a Claudio a questo mondo, ripensai tanto a lei, pensavo che l'avrei tradita… Lei fu l'unica cosa che mi fece esitare perché mettendo in dubbio lei mettevo in dubbio me stesso… So che sembra un discorso assurdo e non mi aspetto che tu mi possa capire" sorrise il ragazzo guardandola "però, in quel momento, mi vennero in mente alcune parole che mi aveva detto qualche settimana dopo esserci fidanzati: quel giorno ci eravamo trovati a casa dei miei nonni, eravamo seduti nel prato, sotto il nocciolo, io stingevo lei tra le mie braccia mentre era seduta sulle mie gambe e stavamo leggendo la Vita Nova di Dante; ad un certo punto lei mise una mano sulle pagine impedendomi di leggere oltre e disse "Ho capito una cosa di te Nico, tu sei uguale a loro: sei uguale a Dante, a Cyrano, ad Aiace e agli altri eroi di questi libri; sono sicura che ogni tuo dubbio trova risposta nell'inchiostro" e dopo avermi sorriso mi baciò teneramente… Grazie a lei ho deciso di leggere quei libri che tanto amo per ritrovarmi quella sera… Ma allo stesso tempo sapevo che se lei fosse stata con me mi avrebbe detto di entrare in questo gioco, di venire qui a combattere con voi, perché lei mi diceva sempre di fare la cosa più giusta, anche se ciò mi costringeva ad allontanarmi da lei… Lei si è sempre messa dopo il giusto… Lei mi ha insegnato ad agire per il giusto" una lacrima bagnò il disegno che teneva in mano.
"Avrei voluto incontrarla un giorno o l'altro" commentò lei per distoglierlo da quei pensieri, poi guardò il disegno "Come l'hai descritto? Il ritratto intendo?"
"Non ho scritto nulla. Solo una terzina sul retro del foglio" spiegò Nicolò mostrando il retro all'amica e lei lesse "Teresa, mio eterno amore,/ non privare il mio infermo piede/ del tuo sostegno in queste ore".
"Gli altri stanno già dormendo, vero?" disse il bardo "Sarà meglio andare anche noi no?" e dicendo questo Nicolò si alzò e andò verso la sua stanza dopo aver salutato Camilla con un sorriso.
Entrato in camera poggiò il suo quaderno sul tavolino e portò con sé il piccolo ritratto della ragazza, lo appoggiò sul comodino e si stese sotto le coperte del letto. Si girò verso gli occhi disegnati poco prima e sussurrò "Buona notte Teresa e grazie ancora di tutto"

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Cap. 26 in pubblicazione mercoledì 21 dicembre.

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Capitolo 26
*** Danze (N) ***


Danmel_Faust_Alfivelli: scusatemi, so che avevo detto che avrei dovuto pubblicare questo capitolo ieri ma ho avuto alcuni impegni e non ci sono riuscito quindi ve lo posto oggi, buona lettura!

I giorni si inseguirono veloci, coperti dal manto bianco dell'inverno. Proprio come era arrivato il natale trascorse, la magia iniziò a diminuire e la gioia di quei giorni divenne un ricorro col quale scaldarsi. La gilda Vitriol passò quei giorni concedendosi una breve pausa dalle missioni della prima linea, organizzarono un cenone per la sera del 24 e il 25 si scambiarono gli auguri con gli altri giocatori. Ma come sempre avviene, dopo il natale, una nuova festa iniziò a scaldare i cuori dei giocatori: il capodanno. I ragazzi erano abituati a festeggiare il capodanno trovandosi insieme in una casetta in campagna che Camilla utilizzava per dare piccole feste tra amici: prendevano qualche bottiglia di alcolici, almeno la metà di loro si prendeva con essi una sbornia più o meno pesante a seconda dei casi, la notte la trascorrevano insonni a vegliare sui ragazzi che vomitavano o correvano nel buio della campagna e poi, la mattina, Claudio e Alessandro preparavano dei pancake seguendo la loro ricetta speciale in grado di far sparire in un lampo i postumi di una sbornia. Un capodanno memorabile fu quando furono Camilla e Riccardo a prendere la sbornia e furono ritrovati dagli altri a un chilometro dalla casa che inseguivano quello che, a detta loro, sembrava un fantasma ma, in realtà, era solo Roberto, sbronzo più degli altri due, che era inciampato in un tendone di quelli utilizzati per coprire i campi d'inverno e che, correndo con quello addosso, sembrava un fantasma di quelli che si appendono fuori dalle finestre ad halloween; la mattina del giorno seguente, dopo aver smaltito la sbornia, Camilla si accorse di aver perso le chiavi della casa e quindi le cercarono a tentoni nella neve fino a mezzogiorno. Non sapevano ancora come avrebbero trascorso il capodanno quell'anno, in quel mondo che sembrava di là dallo specchio ma i giorni non si fermavano, il 31 dicembre arrivò di corsa; le esplorazioni della prima linea si stavano concentrando in quel momento sul piano 30, raggiunto solo due giorni prima mentre i ragazzi erano rimasti ancora nella sede della gilda.
"Allora… Io organizzerei così" iniziò a dire Camilla "Ale e Rik voi andate a prendere gli alcolici da qualche vinaio dei piani più alti così possiamo sperare di trovare qualcosa di raro e gustoso" aggiunse pregustando quelle rarità "Lore e Nico, voi cercate uno spiazzo dove possiamo accamparci in maniera sicura. Ok tutti pronti?"
"A dire il vero Camilla…" dissentì Riccardo "Fossi in te guarderei la lista degli eventi"
Camilla si incupì un attimo, aprì il menu degli eventi e vide una notifica, aprì l'evento e lesse: 
"Invito al gran ballo per l'anno nuovo;
come ogni anno, per celebrare l'anno che sta per iniziare, il re in persona, organizza il consueto ballo presso il suo castello al piano 30.
La vostra signoria è invitata a parteciparvi, naturalmente, con un abbigliamento consono alle grandi occasioni.
È consigliato trovare un partner per il gran ballo di mezzanotte"
"Ah… Beh…" la maga richiuse la lista eventi e si fermò a pensare un attimo "Quindi ci salta la serata… Vabbé dai, ho sempre voluto partecipare a un ballo!"
"Te, io avrei preferito la solita serata" rispose Riccardo.
"Io cosa dovrei dire? Minimo sverrò due o tre volte in mezzo alla folla" osservò preoccupato Nicolò.
"Io invece ho deciso che farò da spalla al buon Ale, vero?" disse Lorenzo colpendo piano il braccio del barbaro col gomito.
"Ehi Barney Stinson! Dubito che ti faranno entrare vestito come sei" sghignazzò il chierico.
"A dire il vero non sono convinto che nessuno di noi possa entrare messo com'è in questo momento" asserì Nicolò guardando i compagni che a loro guarda si scambiarono sguardi dubbiosi tra loro.
"E quindi mi vuoi dire che dobbiamo cercare un negozio di abiti per grandi occasioni?" domandò Alessandro cupo un volto.
Tutti si voltarono verso Camilla che stava sorridendo come se da poco avesse ottenuto la notizia più bella del mondo. Pochi minuti dopo decisero di partire per raggiungere in fretta e furia un negozio in cui fosse possibile acquistare degli abiti eleganti da indossare quella sera; scoprirono così che, presso ogni negozio di vestiti, erano presenti dei nuovi oggetti venduti apposta per il ballo.
"Certo che è assurdo" iniziò a dire Lorenzo mentre guardava le vetrine dove erano esposti abiti, cappelli, gonne, pantaloni e altri indumenti "Secondo voi dovremo comprare tutto l'equipaggiamento nuovo o ci basterà un solo pezzo?"
"Credo che dovremo comprare tutto" rispose Riccardo osservando un completo blu che ricordava gli abiti indossati nel settecento "Un abito equipaggiabile al busto, dei calzari per le gambe, dei guanti per le braccia e un cappello da mettere in testa e, per di più" il ragazzo aprì il menu degli acquisti del negozio e, trovando quello che cercava aggiunse "Ci toccherà anche prendere un qualcosa tra spille, collane o affini!"
"Ragazzi… Io… Non me la sento… Ho paura che potrei avere un attacco questa sera" iniziò a balbettare Nicolò.
"Eddai!" esclamò Alessandro "Riesci a tenere lezione davanti ad una classe gremita e hai paura di un po' di persone ad una festa!?"
"… Vado a prendere un po' d'aria" e, dicendo così, il bardo lasciò il negozio. Camilla si mosse subito per andare a parlargli ma venne bloccata dalla mano di Lorenzo che gli disse "Vado io, voi vedete di scegliere dei vestiti adatti" e anche il monaco sparì fuori dalla porta.
"Dite che Izanog avrà bisogno di un qualche vestito?" domandò allora Riccardo per distogliere qualsivoglia preoccupazione.
"Vuoi portare la tua tartaruga al ballo?" domandò il barbaro "Già la metà delle volte la lasci alla gilda ad occuparsi dell'orto o in clinica ad assistere i pazienti perché questa sera non puoi fare altrettanto?"
"Perché potrebbe essere divertente anche per lei"
"È una tartaruga! Il massimo per lei sarebbe essere servita come zuppa!"
"Non dire questo del mio povero Izanog lo fai spaventare!"
"Non è qui con noi l'hai dimenticato di nuovo alla sede della gilda!"
"Nooooo! Izanog!!!" e così il chierico cercò di correre verso l'uscita per andare a recuperare il suo famigliola anche lui venne intercettato dalla mano del barbaro.
"Ora pensiamo ai vestiti poi ci preoccuperemo di renderti un padrone migliore"

Quando i tre ragazzi rimasti uscirono dal negozio dopo aver fatto gli acquisti si incrociarono con Lorenzo e Nicolò, quest'ultimo era stato convinto dalla dialettica del primo a provare ad andare al ballo e quindi avevano deciso di recuperarsi due abiti per l'occasione. Comunicato ciò agli amici Alessandro iniziò a dire "Spero che abbiate con voi i soldi che vi servono"
"In che senso?" domandò Lorenzo.
"Vedete…. Crediamo che l'invito fosse rivolto a tutti i giocatori ma è nell'acquisto dei vestiti che molti verranno scartati" spiegò Roberto.
"Perché i vestiti costano tanto?" ipotizzò Nicolò.
"Eh già… 500 monete al pezzo" disse Alessandro.
"Vabbé, 500 per il set-completo mi sembra abbordabile" commentò Lorenzo.
"Non al set, Lore" intervenne Camilla "500 al pezzo; vuol dire che l'abito completo arriva a costare 4000 monete"
"Come 3000" domandò il bardo "Un set non è composto da quattro parti? Busto, braccia, gambe e testa?"
"È esatto però si è obbligati a comprare anche quattro accessori" spiegò il chierico.
"E come fate a dirlo?" continuò a chiedere Nicolò.
"Perché nel momento in cui si compra tutto si ottiene un item chiamato "Invito al ballo del re"; è un item da mostrare una volta arrivati al castello, solo chi possiede quello potrà accedere al ballo. Noi l'abbiamo scoperto solo perché qualcuna cof…. cof…" e fingendo di starnutire Riccardo additò Camilla "si è divertita a comprare tante cose"
"Vabbé dai, almeno non abbiamo rischiato di rimanere con un pugno di mosche" sdrammatizzò Lorenzo.
"Noi comunque abbiamo fatto" iniziò a dire Riccardo "Andiamo verso la gilda, vi aspettiamo là"
I ragazzi allora si divisero: Riccardo, Alessandro e Camilla si incamminarono verso la loro sede mentre Lorenzo e Nicolò rientrarono nel negozio. I due si accorsero che non c'era molta varietà nei vestiti maschili mentre le donne avevano modo di sbizzarrirsi quanto volevano; l'unico ambito in cui anche gli uomini potevano lasciar lavorare la loro fantasia per creare combinazioni diverse e originali era per quanto riguardava gli accessori.
"Mah… È tutto così non nel mio stile" disse ad un tratto Lorenzo.
"Ma va?" lo sbeffeggiò Nicolò mentre provava un cappello a cilindro.
"Uff… Te hai già trovato qualcosa che ti piace?"
"Non solo, ho già terminato gli acquisti!" rispose il bardo con voce divertita dopo aver digitato sul comando acquista.
"Cosa?! Ma non vale!" urlò il monaco avvilito "Va bene! Prenderò questo, questo, poi direi questo, mi sembra accettabile 'sta cosa, questa è indispensabile e andrà bene anche questo! Olà, finito!"
"Voglio vedere che accozzaglia di roba hai tirato fuori ahahahah"
"Mi stai facendo pentire di averti convinto a venire…" sbuffò Lorenzo seguendo l'amico fuori dal negozio. I due guardarono sul loro menu l'ora e si accorsero che si erano già fatte le 16:03; sull'invito appena ricevuto c'era scritto che gli ospiti sarebbero stati ricevuti a partire dalle 19:30, ciò voleva dire che, se non volevano rimanere esposti al freddo del 31 dicembre vestiti come dei nobili del 700 per aspettare il loro turno in coda, era meglio arrivare al palazzo com mezz'ora d'anticipo. Arrivarono alla gilda e ritrovarono i loro soci già agghindati: Camilla indossava un lungo vestito giallo con fronzoli che richiamavano conchiglie di varia forma, alle braccia aveva dei lunghi guanti che risalivano fin sopra al gomito sovrastati da dei bracciali dorati, calzava ai piedi delle ballerine dello stesso colore dell'abito, tra i capelli si intravedeva un cerchietto di perle e coralli, aveva un lungo ciondolo al termine del quale era rappresentata una piccola stella marina che si confondeva tra le pieghe dell'abito e dai suoi lobi pendevano degli orecchini con delle gemme color ocra; Alessandro invece aveva un abbigliamento che ricordava in tutto e per tutto un abito da cerimonia dei cavalieri napoleonici: sobrio abito nero con doppia fila di bottoni e spalline color oro simile a quello dei soldatini di legno, pantaloni bianchi come la neve che arrivavano a sfiorare i mocassini neri, guanti bianchi, piccolo spadino ad un bianco, una spilla con un rubino collocata esattamente nell'asola in alto a destra, due anelli con incise sopra alcune decorazioni arboree e un bicorno piumato in testa; Riccardo invece aveva indosso un lungo abito blu ulteriormente coperto da un mantello di una tonalità più scura del medesimo colore, pantaloni abbinati con mocassino marrone, guanti immancabilmente bianchi, una spilla con rappresentata una spirale tripartita al posto giusto, una bombetta nera con fascia in tinta col completo e due anelli alle dita, di cui uno con un'acquamarina al suo interno e l'altro in argento semplice.
"Ahahahahah! Siete così ridicoli!" scoppiò a ridere Lorenzo non appena li vide e, insieme agli sguardi truci di tutti, attirò su di sé uno scappellotto di Nicolò.
"Andiamoci a cambiare che è meglio" aggiunse poi il bardo recandosi verso la sua stanza.
"Ma c'è tempo… Perché dobbiamo indossare il tutto già ora?" si lamentò il monaco.
"Almeno inizierai ad abituarti agli abiti" disse l'amico chiudendo la porta di camera sua.
Il monaco sparì sbuffando come una vecchia teiera in camera sua per poi ricomparirne fuori dopo pochi minuti son una foggia totalmente diversa: l'abito ricordava molto quello di Alessandro, con spalline bottoni e tutto, ma là dove nell'abito del barbaro c'era l'oro nell'abito del monaco c'era il nero e dove c'era il nero nel primo nel secondo c'era il rosso, i pantaloni bianchi erano gli stessi mentre i mocassini erano rossi, stringeva sotto braccio, vestito dei consueti guanti bianchi, il cappello bicorno rosso, aveva sulle spalle una mantella nera, anche lui aveva lo spadino al fianco ma, a differenza di Alessandro, presentava sul petto una pluralità di medaglie per forma, grandezza e colore.
"Vorrei tanto ridere di te come tu hai fatto di noi ma, devo ammettere, che ti sta dannatamente bene" sbuffò Riccardo mentre carezzava la testa della sua testuggine.
"Uff… Nicolò non ha ancora fatto? Sto tessuto mi pizzica tutto!" si lamentava ripetutamente il ragazzo grattandosi sotto l'uniforme.
In quel momento comparve Nicolò dalla sua stanza: il ragazzo indossava una camicia verde smeraldo con sbuffi sul collo, sul petto e al termine delle maniche, e con decorazioni in argento, dei pantaloni neri abbinati con i mocassini, un cappello a cilindro dello stesso colore della camicia con la fascia nera, una giacca nera lunga con decori in argento, una mantella verde che gli copriva spalle e schiena, dei guanti grigi sbucavano tra gli sbuffi verdi della camicia e portava una spilla argento a forma di giglio nell'asola apposita e un anello argento all'anulare sinistro, in più si poggiava come di consueto al suo bastone da passeggio.
"Bon!" esclamò lui guardando gli altri "Siamo pronti, però dobbiamo fare ancora una cosa"
"Cioè?" domandò Riccardo.
"Dobbiamo lasciare qui tutti i nostri oggetti, dobbiamo avere praticamente l'inventario vuoto" disse Nicolò.
"Perché dovremmo fare una cosa del genere?" continuò a domandare il chierico.
"Alla festa ci saranno molti giocatori, tra cui sicuramente dei ladri, sarà per loro uno scherzo saccheggiare i poveri sprovveduti, mentre, se lasciamo tutto qui, sarà più difficile che qualcuno li trovi; abbiamo dotato la casa di scomparti segreti per queste evenienze e abbiamo anche un custode affidabile" spiegò Lorenzo accarezzando in ultimo la testa di Izanog.
"Avete ragione" confermò Riccardo e dopo che i ragazzi ebbero svuotato i loro inventari e posto i loro items in posti sicuri il chierico si avvicinò nuovamente alla tartaruga e disse "Contiamo su di te amico mio"
Izanog allora rispose con un sorriso rugoso.

L'ora x arrivò e i ragazzi giunsero al castello come da programma. Il castello era disegnato con un'architettura che richiamava molto quella barocca: alte torri, pinnacoli che si stagliavano contro il cielo nottornu e che donavano a quella struttura enorme una sorta di grazia irreale, quasi eccessiva. Nonostante la mezz'ora d'anticipo si era già formata una bella coda davanti a loro e dovettero aspettare le 19:47 per poter entrare, nel mentre, Nicolò, per sopravvivere alla sua agorafobia, aveva dovuto snocciolare in fretta e furia metà delle poesie di Montale presenti negli Ossi di seppia.
All'entrata due guardi in armatura controllavano gli inviti dei vari giocatori ed NPC e, non appena entrarono, tutti i giocatori che indossavano un cappello furono costretti a rimuoverlo perché ritenuto contro il galateo "Pensa te" sbuffò Lorenzo "500 monete spese per nulla".
Le sale del castello erano ampiamente decorate con statue, arazzi e lampadari che facevano brillare le pareti dorate. Quel luogo sembrava essere stato concepito dallo sfarzo e dall'eleganza per non parlare della sala da ballo: essa era enorme, il pavimento dorato e traslucido rifletteva in parte chi vi camminava sopra, alla destra della stanza erano presenti una ventina di tavolate con sopra cibi e bevande per servirsi liberamente, a sinistra delle grandi finestre davano su uno splendido balcone e 10 maestosi lampadari di cristallo sovrastavano la stanza. I ragazzi iniziarono a vagare per la stanza ammirando la bellezza incredibile di quel luogo, erano come rapiti da una magia visibile ed invisibile al tempo stesso, si sarebbero smarriti a guardare quella meraviglia ma una voce li riportò alla realtà "Ragazzi!" i cinque si voltarono e videro il generale Linton vestita in un meraviglioso abito viola con una scollatura appena accennata ma che metteva in risalto il corpo perfettamente aggraziato della giovane donna, accanto a lei Salazar sfoggiava un abito simile a quello di Nicolò ad eccezione dei colori, quelli del mago infatti rimanevano più su tinte nere e bianche.
"Linton, Salazar" esultò Nicolò vedendoli e allungando verso di loro flute di champagne e tenendosene una terza per sé "È un piacere trovarvi qua, allora come procedono le cose con la prima linea? Dovete perdonare la nostra assenza ma abbiamo avuto…"
Mentre Nicolò continuava a intrattenere un discorso con i due Camilla si aggregò al trio mentre Alessandro si avvicinò a Lorenzo e domandò "Perché Nicolò ha attaccato bottone così in fretta? Non è da lui… Di solito aspetta che siano gli altri ad intavolare il discorso"
"Lo so" rispose lui "Ma ti sei guardato intorno?" domandò all'amico.
Lui si diede una rapida occhiata attorno e notò che la sala si stava già affollando di giocatori ed NPC "Nicolò non vuole avere un attacco questa sera e perciò deve essere sempre concentrato su un qualcosa" aggiunse allora Lorenzo "Un discorso, una canzone che sente fare all'orchestra, un ticchettio regolare dei tacchi di una bella ragazza… Insomma, deve stare concentrato, per questo ha subito attaccato bottone con Linton e Salazar"
"Capisco, capisco" disse il barbaro prendendo due bicchieri di champagne, uno per sé e l'altro per l'amico.
"Già… Ma ora dobbiamo concentrarci! Dobbiamo trovarti una dama per il ballo di mezzanotte!"
"Ma sai che sono particolarmente impacciato!" arrossì d'un tratto Alessandro.
"A questo ha già pensato!" e ridiede all'amico il bicchiere che gli aveva allungato poco prima "Vai, anche quello è per te! Ti scioglieremo a colpi di alcool!"
Mentre Lorenzo incitava Alessandro a prendere una china non molto apprezzabile Riccardo si era allontanato per andare a vedere il cielo dal terrazzo quando un bagliore turchese lo filmino di colpo: vestita con un abito che richiamava i fiori nel loro sbocciare, con una scollatura a v non troppo esagerata comparve Antigone.
"Ehi Antigone!" la salutò lui "Non pensavo di incontrarti qui"
"Symon! Che bello vedere un viso familiare" rispose la ragazza sorridente "Nemmeno io pensavo di riuscire a venire sta sera ma Tempesta mi ha dato una mano per acquistare i vestiti"
"Che bel gesto da parte sua" disse alla chierica; "Hai capito il volpone" disse tra sé il chierico.
Lorenzo nel mentre stava stilando una lista dei "bersagli" per l'amico quando una voce gli fece interrompere la sua alta missione.
"Ed ecco due degli elementi più validi del nostro corpo docenti!" i due si voltarono e videro Merlin95, Lesen e Sparkire vestiti apposta per la festa.
"Ohohoh i nostri datori di lavoro ci controllano al di fuori dell'orario di lezione?" domandò Lorenzo ridendo.
"A dire il vero eravamo semplicemente venuti a goderci la festa" rispose Sparkire come se non avesse compreso il tono ironico del monaco.
"Una gran bella festa non trovate?" chiese Alessandro cercando di cambiare argomento.
"Già! Mi dispiace solo che per conoscere il nostro ospite dovremo aspettare la mezzanotte" rispose Merlin portandosi il calice che teneva in mano alle labbra.
"Voi sapete già qualcosa riguardo il re?" continuò a domandare Lorenzo curioso.
"Beh, da quello che si sente in giro, è una persona incredibilmente magnanima"  disse Lesen prendendo parola. Il monaco la osservò attentamente venendo poi distratto dalla provocante scollatura del suo vestito ma, nonostante ciò, non passò gli passo inosservato l'avverbio che involontariamente la ragazza aveva appena utilizzato.
"Scusate la domanda ma… Orpheus non c'è?" aggiunse poi lei preoccupata.
"A dire il vero sta parlando con alcuni dei rappresentanti della prima linea" rispose sorridente Alessandro "Lo puoi trovare vicino al tavolo dei vini"
"Grazie mille Gabél" disse lei per poi svanire in mezzo alla folla dalla quale, poco prima, comparsa come per incanto.
"Se il vostro amico non fosse simpatico l'avrei già fatto fuori" sentenziò Merlin ridacchiando non appena Lesen fu fuori dalla portata delle loro voci "Voi non siete mai gelosi?"
"Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine" rise il barbaro "Anche se… davanti a una scollatura come quella…" i quattro si scambiarono una serie di sguardi maliziosi e fecero tintinnare i loro bicchieri nello scintillio della sala.
Lesen si stava facendo largo tra la folla cercando di non ribaltare il drink contenuto nel suo bicchiere. Si trovava ancora nell'area centrale della stanza e stava cercando di arrivare vicino ai tavoli per trovare più in fretta Orpheus quando, distrattamente, urtò contro un ragazzo salvando comunque in extremis il suo drink.
"Oh mi scusi signorina io… Lesen!" disse il ragazzo voltandosi.
In quel momento Lesen lo riconobbe: si trattava di Zarathustra "Zarathustra! Che piacere incontrarti qui!"
"Anche per me è un vero piacere" rispose lui esibendosi in un galante baciamano in cui poggiò le sue labbra sopra il guanto della ragazza "E… Scusa l'invadenza ma, per caso, sei qui da sola?"
"Nono sono qua con Merlin e Sparkire" spiegò lei.
"Allora devo prendere come un segno del destino questo incontro" disse il guerriero con sguardo ammiccante.
"Dovresti piuttosto prendere lezioni di cavalleria" lo derise una voce alle sue spalle.
Lui si voltò avendo riconosciuto la voce e vide Mineritt che sorseggiava tranquilla dal suo bicchiere lo champagne, l'aveva sorpreso in pieno mentre stava facendo il filo ad un'altra ragazza e allora perché non era indispettita? Zarathustra pensò subito che la ragazza non avesse compreso le sue intenzioni, non venne minimamente sfiorato dal pensiero che lei non volesse più avere nulla a che fare con lui.
"Il vero baciamano non vuole che labbra e mano si tocchino" continuò la maga "Lesen è bello vederti"
"Lo stesso si può dire per me Mineritt" rispose la ragazza avvicinandosi all'interlocutrice e tagliando fuori dalla discussione Zarathustra.
"Stai cercando Orpheus? Ti ci accompagno se vuoi" propose Camilla e Lesen, felice, accettò.
Zarathustra cercò di bere dal suo bicchiere accorgendosi solo alla fine che questi era drammaticamente vuoto e quindi, incazzato per aver perso in un colpo solo due ragazze, si diresse verso i tavoli da cui avrebbe attinto una medicina per i suoi dispiaceri.
Una voce profonda e cupa rise a pieni polmoni alle sue spalle "Certo che ti ha canzonato proprio per bene"
Il guerriero si voltò per la seconda volta scoprendo un uomo robusto, vestito con un'abito rosso e una giacca nera con decori dorati.
"Si può sapere chi prova gusto nel deridermi?" disse Zarathustra chiaramente alterato.
"Se non ti dispiace preferisco non rivelare il mio nome" rispose serio Orias.
"E io allora preferisco non ascoltarti" e voltò le spalle all'interlocutore che, nonostante tutto, riprese il suo discorso "Sfrontato, altezzoso e cocciuto, sono caratteristiche interessanti che ti portano ad essere o come te o come me. Lasciati dare un consiglio: le donne portano solo distrazioni, concentrati su altro"
"Con permesso ribadisco il concetto: preferisco non ascoltarti" e Zarathustra sparì così verso i tavoli.
"Cocciuto come pochi" sospirò Orias prima di sorseggiare dal suo bicchiere.

La festa procedette vorticosa e costante, i giocatori chiacchieravano allegramente tra loro e con gli NPC presenti al ballo. Quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte un quartetto di trombettieri iniziò ad annunciare l'arrivo di qualcuno dal fondo della stanza e tutti gli NPC avanzarono quel punto; i giocatori allora li seguirono e facendosi largo tra la folla videro comparire da una grande porta un uomo vestito regalmente, sulla cui testa svettava una corona dorata decorata con sete pregiate e pietre preziose.
"Buona sera miei graditi sudditi e grazie per aver preso parte a questa piccola cerimonia!" iniziò a dire il re. Gli NPC applaudirono immediatamente e i giocatori li imitarono.
"Mi presento per chi di voi non mi conoscesse: mi chiamo Eteonte e sono il re di queste terre. Sono felice che anche quest'anno abbiate voluto celebrare l'inizio dell'anno nuovo insieme a me e mi auguro che questo nuovo anno che ci si para davanti sia meraviglioso come non mai. Quindi alziamo i calici e brindiamo!" e alzò una coppa dorata al cielo.
Gli NPC fecero lo stesso con i loro bicchieri e i giocatori non furono da meno; una volta che tutti i bicchieri erano in aria un urlò risuonò per la stanza "Cin!"
"Molto bene ed ora pronti al conto alla rovescia: meno dieci…"
Nel momento stesso in cui il re comparve Nicolò cercava di trattenersi da uno dei suoi attacchi di agorafobia e, per farlo, si stava concentrando su ogni singolo ospite cercando di ricavare più informazioni possibili dal solo guardarlo: distingueva i combattenti della prima linea solo dalla posizione dei piedi, riconosceva gli NPC che facevano i fabbri dalle scottature che si intravedevano sotto i guanti e vicino alle gote, riconosceva i ladruncoli che frugavano nelle tasche di qualche giocatore distratto ma, ad un tratto la sua attenzione venne totalmente rapita dagli atteggiamenti di un giocatore e di un NPC; il primo era Linton mentre il secondo un NPC che indossava una lunga giacca nera con ricami molto raffinati e una specie di sciarpa-fascia che dalle spalle gli ricadeva sul busto presentando una fantasia che richiamava i rami di alloro. Era stato colpito da questi due perché si erano comportati, senza volerlo, alla stessa maniera: nessuno dei due aveva applaudito all'apparire del re ed entrambi si erano dissociati dal brindisi.
Il conto alla rovescia collettivo continuò "Tre, due, uno… Zero!" in quel momento camerieri stapparono bottiglie facendo volare per aria tappi di sughero, gli NPC cercavano persone con cui brindare e i giocatori, per un istante, smisero di pensare di essere rinchiusi in quel mondo e sorrisero felici. Dopo qualche minuto di euforia il re riprese la parola e disse "Ora, senza perdere tempo ulteriormente, diamo inizio alle danze!"
Un'orchestra entrò nella sala e iniziò a suonare musica da sala mentre in molti iniziarono a danzare al centro della sala mentre altri rimasero vicini ai lati della stanza per non ostacolare i danzatori.
Lorenzo e Alessandro non erano ancora riusciti a trovare una dama per quest'ultimo; Nicolò era conteso da Antigone e Lesen che erano tornate a battibeccare mentre Linton le guardava con occhi torvi; Camilla invece sembrava essere l'unica ad avere una reale voglia di partecipare a quelle danze, avrebbe chiesto a Nicolò ma non lo voleva mettere ulteriormente in difficoltà, e quindi il suo sguardo sconsolato vagava sulla folla.
"Madame mi concede l'onore di questo ballo?" Camilla si voltò e vide la mano tesa di Riccardo verso di lei. Non si aspettava quell'invito da parte del ragazzo e arrossì lievemente porgendo la sua mano verso la sua. Riccardo cingeva con il braccio sinistro il fianco della ragazza e con la destra stringeva la mano sinistra di lei mentre Camilla teneva il braccio destro attorno al collo di lui e, danzando, si unirono agli altri.
"Non mi aspettavo che sapessi ballare così bene" sorrise la ragazza cercando di sciogliere la sua tensione finendo però per pestare un piede del compagno.
"Ahi! Non posso dire lo stesso per te" ridacchiò Riccardo. La ragazza allora distolse lo sguardo da lui con aria imbronciata "Ahahahah, scusami; a dire il vero ti ho invitata a ballare per un altro motivo: non ti ho ancora chiesto scusa per il mio comportamento di qualche giorno fa" aggiunse poi il chierico.
Camilla lo guardò un po' confusa e lui le sorrise "Sai, quando durante gli acquisti a Katka sono stato un po' burbero… Mi volevo scusare"
"Non ti preoccupare, hai avuto i tuoi buoni motivi" rispose la ragazza sorridendo a sua volta.
Riccardo la guardò incuriosito e poi, sentendo la stretta della sua mano farsi per qualche attimo più intensa, disse "Nicolò ti ha raccontato vero?"
Lei lo guardò e seza parlare comandò "Come fai a saperlo?".
"Dopo aver trascorso tanto tempo con Nicolò anche io ho imparato lentamente a leggere fra le righe delle persone"
"Sei stato in grado di svelare anche i suoi trucchi? Veramente bravo" rise Camilla.
"A dire il vero a lui basta guardare negli occhi le persone mentre a me servono dei gesti, degli atti, dei movimenti" spiegò il ragazzo mentre piroettava insieme a quell'onda gialla "Comunque mi dispiace anche per come sia finita con Zarathustra"
"Pfui… Non ti preoccupare, purtroppo ne ho conosciuti tanti come lui" sorrise la ragazza cercando di nascondere un velo di tristezza.
"Secondo me è da idioti schernire gli altri per i proprio credo" attaccò il chierico.
"E tu invece? In cosa credi?"
"Io credo in un dio; mi è sempre sembrato il credo più logico. Pretendere che tutto questo incredibile ordine possa esistere senza un custode non fa per me"
"Sei veramente assurdo" rise la ragazza senza malizia, senza alcuna ombra di derisione.
"Senti chi parla" rise lui allo stesso modo.
"Quando torneremo nel nostro mondo promettimi che mi mostrerai qualche mag… trucco di magia"
"Te lo prometto, solo se tu mi prometti di uscire a prendere un caffè con me"
"Guarda, guarda quei due come si divertono" ridacchiò Lorenzo tocchettando col gomito Alessandro, barcollante per l'aver bevuto troppo, e indicando all'unisono i due ragazzi che danzavano tra il confondersi dei loro colori e dei loro sorrisi.
"Ehssì… Sciono proprio una beeeeeella copia!" rispose il barbaro più di là che di qua senza guardare l'amico.
"Per curiosità: tu, di chi stai parlando?" domandò il monaco guardando storto l'amico.
"Ma natuuuuuralmente del vino e del bicchierinoccicinocicciò"
"Esattamente" scoppiò a ridere Lorenzo ma presto la sua attenzione venne attirata da un battibecco fra signore dove, naturalmente, l'oggetto del dissidio era Nicolò, vedendo il ragazzo a disagio e temendo per un improvviso attacco di agorafobia Lorenzo affidò Alessandro alle cure di Merlin e Sparkire e corse in soccorso del bardo.
"Signore sono desolato di disturbarvi ma vi sottraggo Orpheus per qualche minuto" e strattonando l'amico per la giacca lo sottrasse al campo da battaglia.
"Grazie a Dio" sospirò Nicolò disequipaggiando il bastone al quale continuava ad appoggiarsi "Ora… Mi concedi questo ballo?"
"Temevo non me lo chiedesse" rispose Lorenzo accettando. I due si buttarono nel mezzo della folla tenendo due mani intrecciate e le altre sul fianco dell'altro.
"Allora… opinioni sul nostro re?" iniziò a chiedere Nicolò.
"Innanzitutto Eteonte è un nome che fa terribilmente ridere e, in secondo luogo, mi sembra troppo giovane" rispose Lorenzo.
"Ho sentito che ha all'incirca 20 anni ed è in carica già da tre; è stato il più valoroso dei cavalieri sul campo di battaglia durante diverse guerre e quando il re di allora cadde senza lasciare figli per continuare la linea dinastica tutto il popolo all'unisono si sollevò invocando il suo nome come prossimo re; fortunatamente era già sposato con una ragazza di famiglia nobile e quindi fu facile "legalizzare" la sua salita al trono"
"Ecco, tutta sta storia mi sembra troppo… Perfetta; lui mi sembra troppo perfetto"
"Confermo"
"Anche io ho letto alcuni libri che raccontano le sua gesta: sembra un cavaliere delle favole, splendente e senza una sola macchia… ma poi mi sono tornati in mente i tuoi discorsi sull'imperatore Caligola"
Nicolò sorrise sotto i baffi "Caligola, uno degli imperatori che nel corso della storia romana ha tenuto meno in considerazione il senato, e, a causa di questo, dato che tutta la storiografia di quegli anni è sempre fatta da uomini interni al senato, Caligola è passato alla storia come un pazzo quando in realtà si prendeva solamente beffe degli altri; secondo te quindi il re non è perfetto come sembra ma ha piegato a sé la storiografia di questo mondo?"
"Esatto! D'altronde è anche quello che racconta Orwell in 1984"
"C'era un NPC che non ha applaudito al discorso di Eteonte; forse lui sa qualcosa"
"Sai dove trovarlo?"
"Penso di sì ma penso che ci arriverò con un altro compagno di danze"
"Mi abbandoni così?"
"Converrai con me che insieme non siamo un bello spettacolo"
"Approvo" e così dicendo i due si ritirarono dalla scena. 
Nicolò non era ancora riuscito a rimescolarsi con la folla che una mano strinse la sua e lo ritirò indietro tra le coppie che continuavano a danzare.
"Ti farò il favore di non dover decidere tra le due ragazze" sorrise Linton quando il ragazzo si volse a guardare chi fosse il suo rapitore.
"Beh ti devo ringraziare ma avrei comunque scelto te" ribatté il bardo facendo arrossire la paladina. Nel mentre Antigone e Lesen, accortesi dei due ballerini appena aggiunti a quella danza di petali dai mille colori, si imbronciarono e cercarono subito di riempire il proprio bicchiere.
"Ho saputo che alcuni dei tuoi amici hanno sconfitto il mago Atlante" asserì il generale. Nicolò la guardò con lo sguardo stupito, come poteva sapere che i suoi amici si erano scontrati con quel mago e come poteva sapere che quel mago era Atlante? Ma in un attimo gli tornò alla memoria che Salazar aveva combattuto con Orias, Lorenzo e Alessandro e che lei fosse una professoressa di latino e che quindi una pur vaga conoscenza di letteratura italiana la doveva avere.
"Già hanno anche riportato un oggetto piuttosto interessante"  rispose allora il ragazzo mentre guidava la danza verso il centro della sala.
"Salazar mi ha detto anche di questo, potrebbe rivelarsi uno strumento molto importante per le nostre esplorazioni" commentò lei mentre il ragazzo la faceva piroettare sotto il suo braccio. Nicolò non era particolarmente aggraziato ma le movenze di Linton bastavano a far illudere gli spettatori che si trattasse di una coppia di bravi ballerini. 
"Oh certo, ma per me è interessante sotto un altro punto di vista; è un libro di geografia! Segue una determinata interpretazione dell'opera ariostesca e ciò mi da modo di credere che colui che ha creato questo mondo deve avere parecchie conoscenze letterarie e non solo, ha utilizzato mitologie classiche e non, probabilmente leggende, racconti e chissà quant'altro. Questo mondo, per quanto voglia distaccarsi dal nostro, non può farlo perché rivela di essersi basato su esso!" spiegò il ragazzo sorridendo come chi avesse appena risolto un enigma complicato.
Linton sorrise ascoltando i discorsi del bardo ma poi aggiunse "Hai ragione ma non credo che questo mondo prenda solo ispirazione dal nostro mondo. È vero, in molte quest si può vedere chiaramente lo zampino di Greci, Celti, Aztechi, ma devi calcolare che siamo all'interno di un mondo incredibilmente vasto riempirlo deve essere stato particolarmente difficile per i programmatori e quindi hanno attinto anche alle varie letterature mondiali e, probabilmente, hanno tenuto l'originale per la storia principale"
"Credi che ci sarà una storia principale quindi?" 
"Certo che sì! Se no che gioco sarebbe?" ridacchiò il generale.
Nicolò rise con lei poi, dopo qualche secondo, divenne serio in volto e disse "Linton ho una domanda per te: perché non hai applaudito al discorso del re?"
La giovane donna fu spiazzata da quell'improvvisa domanda e, cercando di ricomporsi dallo stupore, disse cinica "Beh… Si trattava solo di un discorso scontato fatto da un NPC qualsiasi con una corona in testa… Poi non tiene conto che noi siamo imprigionati in questo mondo e che non abbiamo intenzione di trascorrere un altro anno qua dentro" 
"Un ottimo punto di vista" sorrise il bardo cercando di far riprendere Linton da quel disprezzo di cui era ricolmo il suo discorso.
"Ora ho io una domanda per te" iniziò a dire la donna dopo aver ritrovato il sorriso "Durante i combattimenti della prima linea ho imparato a conoscerti: sei acuto, sveglio, astuto e soprattutto folle e sognatore; un eroe da romanzo insomma. Ho notato che sei anche dannatamente attento ai minimi dettagli sia negli altri che in te stesso"
"Dove vuoi arrivare?" iniziò a domandare il bardo confuso.
"Porti un anello d'argento sull'anulare sinistro che si confonde molto col colore del guanto che indossi: qual'è il suo significato?" concluse il generale.
"Sai osservare molto bene" rise il ragazzo "Un qualcosa che c'è eppure che non si vede… È questo il senso dell'anello"
"Eppure l'avresti potuto mettere ad un qualsiasi dito… invece l'hai messo sul dito dove si indossa la fede… Sei innamorato di qualcuno là fuori?"
"È più complicato" si limitò a commentare il bardo rallentando la danza. Guardava Linton e vedeva in lei la bellezza di una rosa, ma allo stesso tempo la grazia e la sublime, minuscola, grazia di una viola che danza accarezzata appena dal vento.
"Sai, questo nostro danzare me l'ha ricordata… Dopo il nostro primo incontro mi invitò a ballare; io ero timido come un bambino appena separato dalla madre ma lei mi fece dimenticare tutta quella mia paura, quel mio smarrimento; guardavo il suo sorriso e stavo bene. Ballammo tutta la notte alla festa del paese, mi ricordo" Nicolò rise un attimo "che avevo tutti gli occhi dei ragazzi puntati addosso, in quel momento mi odiavano tutti perché ero lì con lei… Era così bella che credo che tre quarti del paese fossero innamorati di lei. Ballammo anche quando l'orchestra si fermò sussurrando ogni tanto qualche parola, qualche verso che conoscevamo entrambi a memoria, senza l'ombra della stanchezza sul nostro viso, senza il pensiero che di lì a qualche minuto sarebbe sorto il sole" Nicolò e Linton erano giunti danzando nel lato sinistro della stanza, quello dove si aprivano le porte e le finestre sul balcone e allora, il bardo si separò dolcemente dalla paladina "Ballammo senza pensare che anche il ballo avrebbe avuto una fine… Senza pensare che anche noi, forse, avremmo avuto una fine" il ragazzo chinò un attimo il capo accennando a voltarsi verso l'uscita poi si bloccò di colpo e volgendosi verso Linton sorrise "Grazie per il ballo e per i ricordi" e poi sparì nella notte.

"Hamlaf abbiamo un problema!" urlò Merlin correndo nella direzione del ragazzo.
"Che è successo?" domandò il ragazzo sorseggiando tranquillo dal suo calice "Possibile che ci siano solo vini e non un goccio di birra" si lamentò a caso.
"Si tratta di Gabél…" rispose Sparkire indicando la banda di musicisti.
Lorenzo seguì il prolungamento immaginario del dito dell'amico e vide il barbaro discutere animatamente con gli NPC che stavano suonando. Ringraziò i due che lo avevano avvertito e corse verso l'amico preoccupato e, non appena fu arrivato vicino ai musici sentì il ragazzo che sbronzo si lamentava con i musicisti che manco si voltavano a guardarlo "Ma non è possibbbileeeeee che non sapete nulla degli Aerosmith! Fate almeno qualcosa di ballabile non 'sto zumpappà-zumpappà-zumpappà"
"Scusatelo!" disse Lorenzo non appena raggiunse l'amico, allora lo afferrò per il braccio e lo strattonò via "Mi piacerebbe un sacco vederti causare uno scandalo diplomatico ma è meglio evitare"
"Come sei esageeeeerato" barcollò Alessandro ribaltando il contenuto del suo bicchiere.
"Signori fermatevi!" li intimò una guardia davanti a loro.
"Che t'avevo detto?" disse, rivolgendosi all'amico, ricorrendo al suo caro dialetto toscano poi si voltò verso la guardia, aveva tre possibilità di risposta "Noi non centriamo nulla", "Abbiamo fatto qualcosa di strano?", "(Stai zitto)". Il monaco optò per la seconda.
"Il suo amico ha minacciato i musici" disse severa la guardia.
"Minacciato mi sembra una parola troppo grossa"  sospirò il monaco.
"Cosa sta succedendo qui?" Lorenzo si voltò e vide avanzare un cavaliere vestito d'una splendida armatura; la guardia si mise subito sull'attenti e disse "Generale De Boral, ho fermato questi due ospiti perché uno di loro ha minacciato i musici"
"A me sembrano persone per bene solo che uno di loro ha bevuto troppo… Ci penso io a loro sentiti libero di andare" disse il generale.
"Agli ordini signore!" e, così dicendo, la guardia si dileguò.
"Vi confesserò che anche a me non fa impazzire il valzer" rise il cavaliere "Lasciate che mi presenti: mi chiamo August De Boral, primo generale e guardi personale di sua maestà il re!" Lorenzo osservò attentamente quell'uomo: dalle rughe presenti sul suo viso si capiva che aveva intorno ai 30 anni anche se i capelli e i folti baffi, di un color grigio scuro, potevano trarre in inganno; tra l'altro aveva una cicatrice che gli attraversava la fronte e che gli dava un'aria da antico vegliardo.
Tra le possibili interazioni Lorenzo questa volta scelse "È un piacere conoscerla generale".
L'NPC allora sorrise e domandò "Scusate l'indiscrezione ma potrei sapere i vostri nomi?"
In quel momento il monaco non seppe cosa fare: rivelare i loro nomi era una cosa che non faceva mai con NPC o giocatori appena conosciuti eppure non dirlo al primo cavaliere del re chissà che casini avrebbe generato; poteva mentire, ma con che rischio… Allora optò per dire la verità.
"Ah capisco… Mi risulta che siate entrambi due validi guerrieri: cosa ne dite di entrare a far parte delle Guardie Reali?"
Lorenzo fu spiazzato per la seconda volta di fila: certo, ormai i tutti i guerrieri della prima linea si erano fatti un nome in quel gioco, ma la richiesta di entrare in una nuova covenant, tra l'altro così di spessore, lo fece titubare un attimo. Avrebbe dovuto accettare? Certo, all'interno della storia quella covenant sarebbe stata incredibilmente importante eppure avrebbe limitato le varie possibilità che gli sarebbero state offerte in futuro e, oltretutto, facendo parte di una gilda, avrebbe costretto gli altri ad unirsi a quella stessa; però un dubbio già sollevatosi in precedenza restava: come si poteva dire di no al primo cavaliere del re? Fortunatamente lui non dovette far niente: Alessandro diede di stomaco lì a fianco e subito il generale modificò la sua linea di dialogo "Ah,,, È meglio che portiate fuori il vostro amico, avremo modo di discuterne in futuro" e si allontanò. Lorenzo prese il braccio dell'amico e se lo mise dietro al collo "Sarà meglio avvisare gli altri" sbuffò poi ed inviò un messaggio ad ogni membro della gilda dove scriveva che li avrebbe aspettati alla sede data la pessima condizione di Alessandro.
"Beh… Almeno ci hai parato il culo" ridacchiò il monaco cercando di controllare se l'amico dovesse fermarsi per vomitare.

Appena varcata la soglia che dava verso il balcone esterno si notava come una contrapposizione tra le due zone: dentro, tra quelle luci splendidamente artificiali, brulicava la vita, la confusione mentre là fuori, in quel buio rischiarato solo da qualche stella, riposava la pace, l'ordine. Sulla terrazza non c'era nessuno eccetto l'NPC che Nicolò stava cercando: era appoggiato al parapetto e stava contemplando il cielo. Il ragazzo approfittò di quel momento di pace e accese la pipa anche per riscaldassi un po' data l'aria gelida che sferzava contro di lui.
Il ragazzo si incamminò verso di lui e, quando fu a qualche passo dall'uomo, questi iniziò a parlare "Come mai non sei dentro a divertirti con gli altri?"
Nicolò aveva un'ampia selezione di risposte ed optò per quella che lo rispecchiava di più "La confusione mi opprime, avevo bisogno di un po' d'aria fresca"
"Ahahah, ti capisco ragazzo! Lascia che mi presenti: mi chiamo Melliw, piacere di conoscerti" disse allora L'NPC e Nicolò condivise con lui il suo nome.
"Capisco, capisco… E dimmi un po', eri qui per conoscere il re?" domandò lui ì. Il bardo sfogliò le varie rispose e selezionò "Diciamo per conoscerlo meglio"
"Ahahahah! Sagace… Del nostro re si può solo sentire e leggere bene… Eppure ogni storia ben raccontata deve avere le sue ombre, se no rimane piatta e insignificante… Tutti abbiamo le nostre ombre ma alcuni cercano di celarle per altri motivi" Nicolò stava ascoltando quell'uomo domandandosi il perché di quelle parole così sibilline "Se vuoi togliere il velo per vedere cosa si cela dietro cerca il mausoleo nel deserto del quarantaseiesimo piano… Là troverai chi potrà esserti d'aiuto" allora l'uomo si voltò rivelando al giovane una lunga barba grigia e un'incipiente calvizie, indossò il suo capello a cilindro e, sorridendo, disse "È ora che io me ne vada, non sopporto la falsità e ancor di più la gente che si crogiola in essa"
Sparì da dove, poco prima, Nicolò era uscito; un tipo strano, non c'era tanto altro da dire, eppure, qualcosa di lui, aveva colpito il bardo. Si appoggiò al parapetto esattamente dove si trovava Melliw poco prima e continuò a boccheggiare dalla pipa finché non ricevette un messaggio da Lorenzo. Dopo averlo letto ripose la pipa e guardò il cielo "Che capodanno complesso" si limitò a ridere.

La mattina dopo tutti avevano un cerchio alla testa; i postumi della sera precedente iniziavano a farsi sentire. Non appena tutti furono in piedi (in piedi si fa per dire) decisero di andare alla taverna di Mecho per mangiare qualcosa dato che erano già le 12:58. Arrivarono al primo piano senza scambiarsi nemmeno una parola, sembravano una gilda di mezzi zombie, e, non appena ebbero varcato la soglia della locanda, Mecho gli diede un tavolo particolarmente appartato vedendoli particolarmente scombussolati.
Alessandro alternava stati di sonno a stati di veglia in cui il massimo del suo muoversi era dato dallo sbattere le palpebre; Lorenzo invece continuava a scrocchiarsi articolazioni diverse del corpo, probabilmente alla ricerca di un interruttore magico in grado di fargli passare il mal di testa; Nicolò sembrava un disco rotto che ripeteva poesie a memoria e, quando la memoria non funzionava, si inceppava, ripeteva la stessa parola tre quattro volte e ripartiva, quando non ripartiva stava zitto per 30 secondi e iniziava a recitarne una diversa; Camilla e Riccardo invece erano quelli messi meglio, avevano bevuto poco la sera prima e ora si stavano gustando i piatti che Mecho gli aveva appena servito.
"Vi state riprendendo ragazzi?" domandò allora Camilla guardando gli amici.
Le risposte furono: il silenzio di Alessandro, lo scrocchiare delle dita di Lorenzo e Nicolò che disse "Perché mi scerpi? Non hai tu spirto di pietate alcuno? Uomini fummo, e or siam fatti sterpi".
"Allora? Com'è andata questa mirabile festa del nostro attuale re?" domandò Mecho prendendo una sedia e avvicinandosi al tavolo della gilda Vitriol.
"Diciamo che è stata molto scenica e divertente" rispose Camilla sorridente "E te Mecho? Perché non vi hai partecipato? Dubito che tu non avessi i soldi dato che gli affari ti vanno alla grande"
"Bah… Molti giocatori di questo piano avevano bisogno di un luogo dove festeggiare con gli altri e, dato che la maggior parte delle leccone era chiuso, ho deciso di rimanere aperto per dare loro un luogo dove andare" spiegò il locandiere.
"Davvero un bel gesto da parte tua" osservò Camilla stupita dal cuore d'oro del ragazzo.
"E, ditemi un po': 'sti tre come hanno fatto a ridursi così?" continuò a chiedere additando i tre zombie.
"Diciamo che si sono divertiti" ridacchiò Riccardo e con lui il locandiere che aggiunse l'aggettivo canzonatorio "Disgraziati" alla descrizione dei tre.
"Ascolta, ieri sera, Orpheus mi ha dato questa lettera per te" disse il chierico sfilando una busta dalla tunica. La busta bianca recava un sigillo con sopra rappresentato il simbolo della gilda.
"Teatrale anche in momenti come questo" disse sprezzante Mecho prendendo la busta in mano "Ditegli, quando si sarà ripreso, che, qualsiasi cosa sia, domani potrà passare da me" aggiunse poi riprendendo la sedia sulla quale era seduto e riportandola dove l'aveva trovata. Mentre il ragazzo si allontanava Nicolò si alzò in piedi e sentenziò "Lano, sì non furo accorte le gambe tue alle giostre dal Toppo!"
Mecho si voltò a guardarlo e poi guardò Camilla e Riccardo "Avete mai pensato di farlo internare in manicomio?"
"Praticamente tutti i giorni" sbuffò Riccardo mentre Lorenzo si scrocchiava un piede.

Pubblicazione prossimo Capitolo Mercoledì 28

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Capitolo 27
*** Limitazioni (N) ***


Silenziose come erano arrivate le festività fuggirono sebbene tutti cercavano di trattenerle; la gilda Vitriol si era decisa a riporre l'albero solo dopo l'epifania con la nostalgia nel cuore. Dopo quei giorni tutto passò in fretta, la falsa quotidianità imposta ad ogni giocatore ripristinò il suo costante ticchettio. Arrivarono così a metà febbraio: la prima linea aveva quasi finito di esplorare il 33esimo piano, Alessandro, Lorenzo e Nicolò avevano ripreso le loro lezioni, Riccardo aiutava ancora in clinica mentre Camilla aiutava Linton. 
Quella mattina Alessandro era stato chiamato da Libton affinché la raggiungesse presso la sede della gilda del Sangue di Drago per definire l'esplorazione dell'ultimo piano del Dungeon. 
Il barbaro varcava rapidamente le sale riccamente decorate della sede; le tinte rosse di arazzi e tappeti si mescolavano ai colori scuri e intensi dei vari mobili in legno accentuato dalle luci delle candele sparse per ogni locale. Alessandro giunse davanti alla porta della stanza dove Linton era solita discutere con i vari ospiti, bussò e, dopo che questa l'ebbe invitato a farsi avanti, entrò. 
La donna stava discutendo con Salazar e con Tempesta che ancora focacce utilizzare delle stampelle per muoversi, quando però vide il barbaro si sbrigò a chiudere le varie faccende di cui stavano discutendo e invitò i due sottoposti ad uscire dalla stanza; così, quando lei si ritrovò sola con il ragazzo che conosceva come Gabél, avvicinò a questi una sedia e lei si sedette alla scrivania. La stanza di Linton non era particolarmente ampia, una grande scrivania nera ricoperta di fogli e libri occupava il centro esatto della stanza mentre quadri, oggetti particolari e simili pendevano ai muri della stanza. 
"Allora" iniziò a dire il generale abbandonandosi sulla sua sedia imbottita "Gabél, come sicuramente saprai manca solo un dungeon da esplorare al piano 33 e, siccome ancora non abbiamo trovato la boss-room, sappiamo che questa so troverà lì"
"Certamente" si limitò a commentare il barbaro. 
"Tu e una squadra formata da 10 persone dovrete mappare tutto il dungeon e localizzare la stanza, poi vi chiedo solo di controllare il boss... insomma, entrate nella stanza, lo vedete e usate subito i marchi del ritorno" 
"In questo modo possiamo provare ad impostare una squadra di studio ad hoc" osservò il barbaro mentre si grattava la poca barba che gli copriva il mento. 
"Esattamente" rispose il generale. 
"Quindi lei mi vuole lasciar gestire una squadra totalmente da solo?" Domandò perplesso Alessandro credendo che tutto ciò potesse essere troppo anche per lui. 
La sua preoccupazione non sfuggì agli occhi attenti di Linton e, subito, lo tranquillizzò "Non preoccuparti; c'è una persona che ho intenzione di affiancarti" in quello stesso momento un nuovo bussare irruppe in quella stanza "oh! Deve essere lei! Vieni pure avanti!"
Dopo che il generale ebbe proferito queste parole la porta si aprì e all'improvviso un falco irruppe nella stanza ed iniziò ad aleggiare sopra alla scrivania finché non atterrò su di essa. Il volatile iniziò a guardarsi intorno e, in quella rapidità di sguardi, Alessandro pensò di aver già visto quel rapace. 
Poi entrò lei: una veste lunga veste di pelle nera, dei pantaloncini corti che si fermavano sopra al ginocchio, una cintura con riposti al suo interno due pugnali è un cappuccio che le copriva i capelli e gli occhi. Quando rivelò i capelli neri e gli occhi marroni il barbaro la riconobbe. 
"Ben arrivata Arcoas!" La salutò il generale. 
Lei fece un breve inchino mentre il suo falco tornò a poggiarsi sulla sua spalla destra. 
"Ho il piacere di presentarti Gabél, insieme dovrete esplorare il Mausoleo di Cadmo"
Alessandro stava per salutare la ragazza appena comparsa quando la frase di Linton lo paralizzò per un istante, si voltò verso di lei e disse "Scusi generale, ma, come ha detto che si chiama il dungeon?"
"Mausoleo di Cadmo... perché questa domanda?" Chiese sorpresa la donna. 
Alessandro rifletté tra sé e sé per qualche attimo poi batté entrambe le mani vigorosamente sulla scrivania del generale facendo sobbalzare le presenti e aggiunse "Generale la squadra deve essere pronta nell'immediato; partiremo tra un'ora dalla città più vicina al dungeon... Quindi dica a tutti che vi vedremo alle 9:00 alla città di Rit. Arcoas vieni con me! È meglio che noi ci si avvii subito in là! Arrivederci generale!" E nella foga del momento afferrò la ragazza per un braccio e la portò con sé fuori dalla stanza mentre con la mano libera salutava Linton incredula. 
Arcoas fu presa di sorpresa da quel gesto poi guardò in faccia il barbaro e lo riconobbe "Aspetta, aspetta... Te sei un amico di Orpheus!" Esclamò allora. 
"Sì, sì; anche io mi ricordo di te e del tuo falco Floren, ma ora non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo raggiungere il dungon; sono sicuro che troverò qualcuno ad attendermi" e sorridendo spalancò la porta in bocca all'abbraccio del primo mattino e lasciò il braccio di Arcoas che, nonostante tutto, decise di seguire quel folle che, per lei, blaterava frasi senza senso. 

L'entrata per il Mausoleo di Cadmo era questa piccola struttura a pianta rettangolare sormontata da un tetto a spioventi che presentava frontalmente un timpano su cui erano rappresentati un uomo che si scontava con una specie di Drago, forse un riferimento alla storia di San Giorgio anche se, in quel basso rilievo, l'uomo non aveva in mano una spada o una lancia ma una specie di pinza, utilizzata chissà in che modo. Alessandro, Arcoas e gli altri ragazzi della squadra (due chierici, due maghi, un ranger, un bardo e tre guerrieri) avevano raggiunto quel luogo in 10 minuti di camminata e si fermarono qualche minuto ad analizzare quell'ingresso. 
"Non capisco perché dobbiamo analizzare con tanta attenzione questo ingresso" si lamentò Arcoas mentre richiamava il suo Floren. 
"Ogni dettaglio può costituire un indizio!" Rispose Alessandro mentre continuava a guardare rapito il bassorilievo del timpano. All'improvviso un gracchiare irruppe nel silenzio dato dall'osservare è un corvo si appoggiò sulla spalla del barbaro. 
"Oh, finalmente!" Esclamò lui digitando un paio di comandi relativi a quel pennuto completamente nero. Nella mano destra del barbaro comparvero tre pozioni e rapidamente il corvo si rialzò in volo. 
"Ma quella era un'Anima Nera?" Domandò Arcoas. 
"Eh già! L'Anima Nera di Orpheus; gli avevo chiesto un paio di pozioni per questa missione dato che non ho fatto in tempo a tornare verso casa"
"Allora tutto 'sto temporeggiare qua fuori non è tanto in nome di un osservare ma della tua sbadataggine..."
Alessandro alzò le mani e sospirò "Beccato!"
Allora gli undici giocatori si riunirono ed iniziarono così ad esplorare quelle sale oscure che si disperdevano nelle profondità della terra. 
"Senti un po' " iniziò a dire Arcoas ad Alessandro mentre conficcava un pugnale nel cranio di un teschio e lanciava l'altro finendo per rompere la gamba di un altro nonmorto che cadde rovinosamente per terra "perché eri così impaziente di venire in questo posto?" E, dopo essersi avvicinata al mostro che arrancava a terra, riprese il suo pugnale e spaccò la testa di lui con un calcio. 
"Questo luogo si chiama Mausoleo di Cadmo" disse lui eliminando tre nemici con un solo tendente orizzontale "Io tempo fa ho iniziato una quest legata ad un NPC di nome Cadil che dice di essere imparentato a questo Cadmo; siccome è un po' che non lo vedo credo che lo potrei incontrare qui" e, spiegando così le sue scelte, ripose il pesante spadone dopo essersi accorto che la stanza era stata completamente ripulita. 
"Ora capisco" sorrise la ragazza mentre richiamava il suo falco che stava razziando i cadaveri inutilmente. 
"Ragazzi proseguiamo!" Urlò Alessandro rivolto alla squadra d'esplorazione così, i ragazzi, seguirono lui è Arcoas in mezzo all'oscurità degli avelli e dei sarcofagi da cui spesso saltava fuori un qualche teschio rianimato. 

"Dunque!" Disse Nicolò ad alta voce davanti alla sua classe "Oggi dobbiamo proseguire con Machiavelli ed entriamo subito nel vivo! Perché oggi iniziamo a parlare del Principe, una delle opere più studiate al mondo!" E così dicendo il ragazzo agitò un piccolo volume davanti ai giocatori seduti ai banchi "Iniziamo subito a sfatare una delle tante puttanate che si dicono sul conto di Machiavelli: lui NON ha mai detto "il fine giustifica i mezzi"! Non gli è mai passato per la mente di dire una cazzata del genere, anzi, per lui il fine non giustifica in alcun caso i mezzi! Il Principe è sempre stato studiato come un'opera che da credito, che offre giustificazioni alle azioni dei regnanti ma non è così! Quel sant'uomo di Foscolo infatti, nei Sepolcri, dirà di lui che "temperando lo scettro a' regnator gli allor ne sfronda e, alle genti svela, di che lagrime grondi e di che sangue" ossia che lui svela lo schifo che accompagna la monarchia e, soprattutto, la tirannide! Machiavelli stesso sostiene il fatto che la repubblica sia meglio del principato e quindi di ogni forma di tirannide! Ma questo argomento lo rimandiamo a quando parleremo dei Discorsi sulla prima deca di Tito Livio. Ora leggiamo e parliamo dell'introduzione" prese il libro, lo aprì alle prime pagine e, schiarendosi la voce, si preparò a leggere ma, prima ancora che avesse iniziato a pronunciare la prima D che apre il trattato machiavelliano, qualcuno irruppe nella stanza facendo sbattere la porta. Il bardo si voltò verso l'entrata con il volto che mescolava stupore e rabbia per quell'interruzione, quando però vide Lorenzo poggiato alla porta affannato la sua espressione divenne il quadro del dubbio "Hamlaf... Cosa è successo?" 
Lui riprese fiato un attimo e disse "Abbiamo dei problemi abbastanza seri... Il generale Linton ci ha convocati ora con la massima urgenza alla sede del Sangue di Drago... Non ammette assenze" 
Nicolò capì, dall'espressione dell'amico, che anche lui era preoccupato e allo stesso tempo non sapeva nulla più di lui. 
"Ragazzi riprenderemo la lezione domani mattina... scusate per l'inconveniente" e, dopo aver riposto il libro nel suo inventario riimpugnò saldamente il suo bastone e sparì, con un balzo, fuori dall'aula insieme al suo socio. 

"Scommetto che siamo gli ultimi!" Rise Nicolò mentre lui è Lorenzo correvano per le sale della sede della gilda di Linton. 
"Ma va dai! Sai quanti altri della prima linea arriveranno dopo di noi?"
In quel momento i due aprirono la porta della sala dedicata alle riunioni e si accorsero che la scommessa sarebbe stata vinta dal bardo. 
"Orpheus! Hamlaf! Vi sembra possibile che siate sempre in ritardo!?" Urlò il generale evidentemente adirata. 
"Ci scusi ma siamo scappati da lezione il prima possibile" spiegò Nicolò palesemente provato dalla recente corsa. 
Linton li guardò per l'ultima volta poi passò rapidamente lo sguardo sui settanta giocatori che erano lì riuniti e iniziò a dire "Quest'oggi, una squadra di esplorazione, ha mappato il dungeon Mausoleo di Cadmo e si è imbattuta in una cosa mai successa fino ad oggi... lascerò parlare però i due capi a capo di questa esplorazione"
"Ma scusa un attimo" iniziò a dire Lorenzo rivolgendosi a Nicolò che stava salutando Camilla e Riccardo poco lontani da loro "Alessandro oggi non era a capo di una squadra di esplorazione?" E di fatto i dubbi del monaco vennero fugati nell'istante stesso in cui Alessandro è Arcoas si alzarono difronte al generale guardando la folla davanti loro. 
"Buon giorno a tutti" iniziò a dire Alessandro "Questa mattina io, Arcoas e altri nove giocatori abbiamo individuato la boss-room di questo piano ma, al tempo stesso, abbiamo fatto una spiacevole scoperta"
In quel momento il barbaro interruppe il discorso e lasciò parlare la ladra "Quando siamo giunti all'ingresso della stanza" iniziò lei "è comparso davanti a noi un avviso, il quale diceva che solo i giocatori di livello pari o superiore a 60 potevano aver accesso alla boss-fight"
Un brusio iniziò a sollevarsi per la stanza. 
"Nessuna boss-fight ha mai imposto limiti ai giocatori!" Esclamò Lorenzo stupito. 
"Beh... effettivamente il numero elevato di giocatori rendeva le boss-fight più semplici di quello che dovevano essere in realtà... Quindi avranno deciso di renderle più difficili in questo modo..." ipotizzò Nicolò palesemente preoccupato per la notizia. 
"Ma poi della prima linea soltanto una ventina di giocatori ha il livello necessario a partecipare alla battaglia! Anche te e Riccardo siete appena al livello 59" Si lamentò il monaco. 
La preoccupazione di tutti era scolpita nelle rughe delle loro espressioni, negli occhi divenuti improvvisamente vitrei e distaccati dal mondo, nelle mani che tremanti cercavano conforto nell'afferrare le proprie armi. Anche le mani di Nicolò aumentarono la loro stretta intorno all'impugnatura argentea del bastone e la sua agorafobia venne scacciata dalla preoccupazione mentre Lorenzo cercava di sciogliere la tensione scrocchiandosi ogni articolazione del corpo. 
"Stando così le cose" riprese a dire Linton dopo aver invitato i due ragazzi a tornare al loro posto "procederemo nel seguente modo: io, Tempesta e qualche volontario analizzeremo il boss nel primo pomeriggio, elaboreremo una strategia in serata e, domani mattina, i componenti della prima linea che avranno un livello sufficiente a prendere parte a questa battaglia si faranno trovare in questa stanza, verrà esposta la strategia e partiremo per il fronte! Tutto chiaro?" Chiese allora il generale. 
Nessuno aveva il coraggio di urlare e quindi la risposta venne data da un annuire di teste. Lorenzo era molto tranquillo: lui era già al livello 61 e avrebbe preso parte alla battaglia il giorno dopo, nella stessa situazione si trovavano Alessandro al livello 62 e Camilla al livello 65; il problema erano Nicolò e Riccardo fermi al livello 59. Lorenzo si voltò alla ricerca del bardo per dirgli qualcosa ma non riuscì a trovarlo subito, vagò con lo sguardo per qualche secondo finché non lo vide afferrare il braccio dell'amico chierico per poi correre fuori dalla stanza switchando il bastone da passeggio con la sua falce. Il monaco sorrise e decise di tornare alla sede della gilda nell'attesa del ritorno dei suoi compagni. 

Tutti i giocatori della prima linea avevano lasciato la stanza e Alessandro ed Arcoas erano stati appena congedati da Linton. 
I due avevano appena abbandonato la sede principale del Sangue di Drago e si stavano dirigendo verso il portale per il teletrasporto rapido. 
"Peccato" si lamentò la ladra carezzando il suo falco "mi sarebbe piaciuto parlare un po' con Orpheus"
"Oh signore..." esclamò il barbaro "come fate ad essere innamorate di quel pazzo?"
La ragazza arrossì improvvisamente "I-io non sono in-innamorata!" Poi aspettò qualche secondo per calmarsi e aggiunse, al fine di cambiare argomento "Perché lo definisci "pazzo"?"
Alessandro scoppiò a ridere e rispose "Beh, perché è un pazzo! Ti racconto questa storia: un anno, le nostre famiglie e quella di una nostra amica hanno deciso di organizzare una vacanza insieme in una cittadina della riviera romagnola: Bellaria. Le nostre famiglie un pomeriggio andarono al mare mentre noi facemmo un giro per il viale principale; Orpheus trovò una libreria particolare ed entrò a fare un'occhiata; il suo occhio cadde su un'edizione, a sua detta "carina", de Il Principe di Machiavelli. Poco dopo però lui si accorse che in copertina era riportata la frase "Il fine giustifica i mezzi". Acquistò tutte le copie di quell'edizione... spese circa una cinquantina di euro... Poi, quella stessa sera, andammo insieme su una spiaggia, lui portò con se tutti i libri che aveva comprato e gli diede fuoco"
"Ma..." Arcoas aveva iniziato a ricredersi "Perché l'ha fatto?"
"Eh! Glielo chiedemmo anche noi mentre ci scaldavamo a quella pira; lui disse che quella frase soltanto gli idioti la attribuiscono a Machiavelli e che non avrebbe mai permesso che quell'errore si potesse diffondere. Il giorno dopo, tra le altre cose, scrisse una lettera di reclamo alla casa editrice dalla cui non ebbe mai una risposta"
La ragazza era ammutolita a sentire quella storia eppure riusciva a comprendere il punto di vista del bardo. Sorrise e cambiò nuovamente discorso "Ascolta, della prima linea quanti sono già pronti alla boss-fight?"
Alessandro fu inizialmente spiazzato da quell'ennesimo, repentino, salto da un palo verso a chissà quale frasca ma poi rispose "Beh.. penso che solo una ventina di noi siano a livello 60... Effettivamente, passato il livello 50 si è fatto molto più difficile avanzare..."
"Cosa intendi dire?"
"Beh vedi, prima di raggiungere il livello 50, un giocatore può salire di uno o due livelli semplicemente ripulendo un paio di dungoeon, a seconda naturalmente del piano; dopo il livello 50, invece, serve molto più tempo: anche se un giocatore passasse due ore al giorno a far fuori ininterrottamente mostri del trentesimo piano impiegherebbe circa una settimana per salire di un livello... l'incremento della difficoltà in questo gioco è quasi..."
"...Esponenziale" concluse una voce alle loro spalle.  
I due si voltarono di colpo mentre Floren aveva già voltato il capo da qualche secondo. Alle loro spalle Salazar stava giocherellando con il suo scettro a forma di serpente bifronte. 
"Salazar..." lo osservò incuriosita Arcoas "Vediamo se indovino... Sei qui per andare a raggiungere il livello sessanta"
"Che fine osservatrice" disse il mago accompagnando la conferma con un profondo inchino. 
"Capisco perché sei innamorata di Orpheus: sei strana come lui" bisbigliò il ragazzo che ebbe in tutta risposta una secca gomitata sull'addome, gesto che fece risuonare l'armatura del barbaro tanto da coprire la sua stessa voce. 
"Quando sei una giocatrice di scacchi abbastanza brava inizi a capire che esistono sempre delle mosse obbligatorie e ti, caro il mio Salazar, sei un pezzo che non può staccarsi dalla scacchiera"
"Una filosofa scacchista" esclamò sorpreso il giocatore appena smascherato "un elemento più che valido per la nostra prima linea... Ora però, se i signori mi permettono, devo guadagnare qualche punto esperienza prima che il sole cali... Aspettate un momento... posso chiedervi un favore? Accompagnereste Linton e Tempesta nel dungeon?"
I due ragazzi iniziarono a ridacchiare. 
"Ho detto qualcosa di buffo" domandò lui confuso. 
"A dire il vero" iniziò a dire Arcoas "Abbiamo già dato la nostra disponibilità e lo stiamo precedendo sul luogo!"

La notte iniziò a spargersi lungo il mondo di LSO, qualche stella iniziò a brillare più di altre mentre una luna, drammaticamente assente, lasciava risplendere anche gli astri più fiochi. Lorenzo aveva avviato da qualche giorno la costruzione di una sedia a dondolo che si era conclusa quello stesso pomeriggio, giunta la sera, dopo essersi mangiato del semplicissimo pane e formaggio, la portò fuori, sotto la veranda dell'edificio e, dopo essersi acceso la sua pipa, iniziò a dondolarsi simile a quei vecchi che si vedono di tanto in tanto in qualche western datato. Aspettò così, sospeso in quell'oscillare qua e là da una nuvola di fumo, il ritorno dei suoi amici. Ad un tratto il monaco vide un ombra avanzare lungo il viale che conduceva alla casa, cercò di aguzzare la vista ma niente, poi vide che l'ombra inciampò improvvisamente accompagnando il tonfo a terra con una serie di mugugni che celavano improperi di ogni sorta, dopo essersi rimessa in piedi questa aprì il proprio menu es equipaggiò una lanterna rivelando così il suo volto affaticato: si trattava di Alessandro. 
Lorenzo allora ricominciò a dondolare col suo moto costante ed aspettò che l'amico raggiungesse l'uscio dell'abitazione. 
"Gli altri sono già tornati?" Domandò il barbaro poggiandosi ad una delle travi in legno che sostenevano la veranda. 
"In casa c'è solo Camilla che dorme; Riccardo e Nicolò sono ancora in giro ad allenarsi" rispose lui boccheggiando dalla pipa. 
"Certo che quei due sono davvero pazzi... Vabbè il pazzo è Nico che ha avuto questa brillante idea di allenarsi in un giorno e forse Riccardo è ancora più pazzo perché lo segue!"
"Non hai tutti i torti... comunque com'è andato lo studio del boss?"
"Niente di particolare... Tanto rumore per nulla" disse Alessandro sedendosi su una cassa di legno posta accanto alla sedia dell'amico. 
"Ah Shakespeare!" Esclamò il monaco compiaciuto. 
"Cosa c'entra Shakespeare adesso?"
Lorenzo cambiò subito espressione e rispose "Nulla... Nulla... Comunque, mi torni una curiosità? Come vi siete conosciuti tu e Nicolò? Nessuno mi ha mai raccontato del vostro incontro"
"Oh beh... è una storia molto normale... però se ci tieni te la racconterò, allora" Alessandro fece mente locale e poi cercò di ripetere gli eventi sfumando ogni frase con il giusto tono e la giusta carica emotiva "Avrai certo sentito da molti, oppure sentirai,  che io e Nicolò ci conosciamo con da piccoli: è vero, nonostante io abbia un anno in più di voi; i miei genitori possiedono un piccolo agriturismo fuori Firenze e la famiglia di Nicolò veniva molto spesso da noi perciò io e lui ci ritrovavamo a giocare insieme. Naturalmente era un'amicizia da bambini, una di quelle che, per forza di cose, dimentichi col tempo; crescendo poi i suoi genitori continuavano a venire ma lui alle volte non c'era, capitava che io fossi fuori con i miei amici di allora e così finimmo anche per dimenticarci l'uno dell'altro. Sta di fatto che, dopo aver finito le medie, mi iscrissi ad un liceo scientifico ma lì venirono fuori i primi problemi: i miei compagni di classe erano completamente idioti, alcuni professori (primo fra tutto quello di filosofia) erano entrati in polemica con me non so per quale assurdo motivo e allora decisi di cambiare liceo; il problema però fu che, durante l'iter per cambiarmi scuola, non so chi perse non so quali carte e, nonostante risicassi la sufficienza in tutte le materie (fatta eccezione proprio per filosofia) mi ritrovai a dover rifrequentare il primo anno. Ero incazzato come una iena. Ancora mi ricordo che il primo giorno ero arrivato presto in classe e mi ero fondato nell'ultima fila pur di evitare chiunque; il professore entrò in aula e iniziò a spiegare la lezione della giornata. Ad un certo punto qualcuno spalanca la porta e vedo comparire nella stanza due ragazzi, entrambi con gli occhiali, solo che uno era impacciato come pochi mentre l'altro stringeva sotto braccio un libro e continuava a muovere le dita in maniera nevrotica, come se con il pollice stesse continuando a contare le altre dita della mano; entrambi si scusarono con il professore per il ritardo, così, il primo, si mise subito a sedere mentre l'altro, prima di farlo, sorrise a tutta la classe; Riccardo e Nicolò, a partire da quel primo ritardo, si rivelarono alla classe per quello che erano. Inutile dire che, sin da quel primo sorriso, Nicolò colpì i cuori di tutte le ragazze della classe. Durante il cambio dell'ora una nostra compagna di classe propose di fare un rapido giro di presentazioni, ognuno disse il suo nome, i suoi hobby o le sue passioni e altre cose simili; Nicolò, già da allora, memorizzò i nomi di tutti e, dall'ora dopo, iniziò a dialogare con tutti noi, senza un'apparente motivo… Solo dopo scoprii che tutto quello era un espediente per tenere a bada la sua agorafobia… Ma in quel momento lo odiai… Eccome! Io faticavo ad aprirmi con gli altri mentre lui correva da una parte all'altra per conoscerci tutti… Per non parlare delle ragazze: tutte innamorate di lui sin dalle prime parole che scambiava con loro… Poi col passare del tempo rivelò anche la sua passione per le varie letterature, per l'italiano e per il latino e le sue abilità in queste materie… Era veramente un qualcosa di insopportabile per me e per tanti altri della classe sempre in giro con un libro sotto braccio e chino su di esso a ricreazione o negli altri momenti morti in cui le ragazze lo fissavano da lontane facendo la conta per decidere chi di loro dovesse andargli a parlare quel giorno. Poi però accadde una cosa: verso la fine del primo quadrimestre avevo l'insufficienza in latino, quell'idiota della nostra professoressa non sapeva spiegare nulla e, per quanto l'anno passato non avessi avuto difficoltà nella materia, lì per lì stavo rischiando tanto; durante l'ultima versione nella quale mi giocavo il quadrimestre, ad un certo punto, Nicolò mi lanciò un bigliettino in cui era tradotta tutta la versione seguita da un breve messaggio "Aggiungi due o tre errori qua e là così da non destare sospetti ;)". Mai mi sarei immaginato una roba del genere! Al termine della versione lo andai a ringraziare e lui mi disse "Ma figurati! Tanto la colpa è della prof che non è capace a spiegare, mica tua! Comunque se avessi bisogno di una mano mi farebbe molto piacere esserti d'aiuto! Sempre che tu ne abbia voglia!" Accettai subito senza troppi indugi. Tornato a casa raccontai l'accaduto ai miei genitori e quando gli rivelai il nome di Nicolò scoppiarono a ridere e mi raccontarono gli aneddoti della nostra infanzia. Quel pomeriggio, al posto di ripetere latino, ci raccontammo le storie dei nostri genitori e diventammo amici per la pelle!"
"Wow… È stato un riavvicinamento molto faticoso quindi" osservò Lorenzo ripensando a quella storia di oblii, odi e ritrovamenti.
"Già… Ma ne è valsa la pena, Nicolò è veramente un caro amico"
"Credo che si possa dire lo stesso per te" sorrise Lorenzo riponendo la pipa.
I due ragazzi si fermarono qualche secondo a guardare il cielo notturno quando altre ombre iniziarono ad avanzare verso la casa "Vedi a parlare del diavolo?" commentò Lorenzo scherzando.
Il primo a raggiungere l'abitazione fu l'ombra di Riccardo che sbuffò "Quello là è un pazzo! Io giuro che la prossima volta lo elimino! Non mi ha lasciato riposare un attimo! Scusate ragazzi se non vi saluto ma vado dritto a letto! Buona notte!" e, dopo aver detto questo, senza nemmeno guardare negli occhi i gue amici, fece sbattere la porta e sparì nel buio della casa.
"Eddai… Non mi sembra di averlo fatto faticare così tanto! Comunque siamo felici di informarvi che domani parteciperemo all'assalto!" disse Nicolò tirando boccate dalla sua pipa poi guardò Alessandro e disse "Allora! Questo boss del trentatreesimo piano com'è?"
"Mah… Secondo me ci siamo preoccupati per nulla" commentò il barbaro con le braccia conserte "tutta 'sta storia del livello… Tanto rumore per nulla…"
"Ah Shakespeare!" sorrise Nicolò in mezzo ad una nuvola di fumo.
"Perché ce l'avete tutti con Shakespeare 'sta sera!?" si incazzò Alessandro facendo scoppiare a ridere gli altri due.

"Dunque!" iniziò a dire Linton schiarendosi la voce. Davanti a lei erano raccolti i giocatori che avrebbero preso parte alla boss-fight di quel giorno che, nello stupore generale, erano solo 23.
"Ieri abbiamo condotto le nostre ricerche: il boss che dovremo affrontare si chiama Golem Sparti; non si tratta di una singola entità ma di 10 golem di grandezza umana formati da un materiale simile alla roccia; questi hanno una totale immunità all'elemento fuoco e non presentano alcuna debolezza. Utilizzano diverse armi: due di loro utilizzano delle spade, altri due delle asce bipenni, due delle lance, altri due dei martelli da guerra e gli altri due si avvalgono solo della loro forza bruta. Dopo aver osservato i loro stili di combattimento e soprattutto dopo aver preso atto del numero di giocatori che effettivamente prenderanno parte alla lotta abbiamo elaborato questa semplice strategia: i tre chierici forniranno supporto a tutti gli altri che, a coppie di due, possibilmente un attaccante fisico-caster, affronteranno i gole. È tutto chiaro?"
A quella domanda rispose un boato convinto.
"Molto bene! È ora di andare!" e, a quel grido, quel gruppetto spaurito di 23 giocatori iniziò ad avanzare verso il dungeon dove si sarebbe tenuta la prima boss-fight a cui non avrebbe potuto partecipare gran parte della prima linea.
I giocatori raggiunsero la boss-room in poco tempo grazie ai preziosi consigli di Arcoas e Alessandro e iniziarono la boss-fight attenendosi alle direttive che diede loro Linton durante la riunione: Camilla faceva coppia con Lorenzo impegnando un golem disarmato, Alessandro e Nicolò invece ingaggiarono uno dei golem che utilizzavano l'ascia bipenne mentre Riccardo offriva supporto insieme ad altri due chierici. Dopo aver preso dimestichezza col move-set dei golem i vari giocatori non trovarono alcuna difficoltà nell'abbatterli così, dopo una decina di minuti, tutti i golem erano stati annientati.
"Molto strano" mugugnò Camilla riavvicinandosi ai compagni della gilda.
"Che c'è?" Domandò Riccardo interrompendo i suoi festeggiamenti per la vittoria.
"Pensavo che la notifica di boss sconfitto sarebbe comparsa nell'istante stesso in cui avremmo abbattuto l'ultimo golem… È strano… Come se la sfida non fosse finita qui…" l'ultima "I" pronunciata dalla ragazza rimase sospesa nell'aria quando cinque tonfi si sollevarono dal centro della stanza; tutti i giocatori corsero verso quella zona con gli occhi e videro cinque golem grandi il triplo rispetto a quelli che avevano appena abbattuto.
"USATE I MARCHI DEL RITORNO! IMMEDIATAMENTE!" Urlò Linton con un tono che mescolava sorpresa e timore.
Mentre i cinque golem caricavano in direzione dei giocatori questi scomparvero in una frazione di secondo condannando la boss-fight a ripetersi dall'inizio quando avrebbero varcato nuovamente le porte della stanza.

Prossimo Capitolo 5 Gennaio.

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Capitolo 28
*** Materiali (N) ***


"Non è una boss-fight come le altre… È una boss-fight… in due tempi, due fasi…" iniziò a dire Salazar che si trovava seduto, insieme ad alti 8 giocatori, ad un tavolo rotondo posto al centro di una delle stanze della sede della gilda del Sangue di Drago.
"Non è così scontata come cosa…" Osservò Riccardo mentre tamburellava con le dita sul tavolo scandendo il tempo avvolto dalle ansie dei 9.
"Cosa intendi dire?" domandò Tempesta tenendo le braccia incrociate contro il petto.
"Credo che Symon voglia dire che questa boss-fight, potenzialmente, potrebbe avere più di due fasi…" spiegò Lorenzo cercando di interpretare al meglio le parole dell'amico. Riccardo annuì in direzione del monaco rendendo noto a tutti che i pensieri di uno e le parole dell'altro coincidevano.
"Potrebbe avere un'altra fase, altre due… Sta di fatto che non abbiamo mai visto una boss-fight del genere… Le fasi variavano al massimo il move-set dei boss ma in questa cambia proprio il boss…" commentò Alessandro  cercando approvazione negli occhi della platea circostante: Tempesta, Salazar, Zarathustra, Riccardo, Camilla e Lorenzo iniziarono ad annuire approvando le parole del barbaro ma, allo stesso tempo, altri due giocatori rimanevano immobili: una di questi era Linton, ferma, immobile ed impassibile in volto, era rivolta con la sedia non verso il centro del tavolo ma continuava ad osservare uno dei muri della stanza al quale era appeso un arazzo che rappresentava una bestia col corpo di iguana e tre teste caprine; Nicolò osservava il generale senza farsi distrarre dalle parole che si rincorrevano in quella stanza, la osservava e cercava di capire quel qualcosa nascosto nel profonde dell'unico occhio che poteva vedere, era sicuramente scossa da qualcosa, forse impaurita, ma in lei c'era anche dell'altro, c'era un tremore nell'iride indispettito, alterato da un qualcosa.
La conversazione continuò con botta e risposta vari e con scambi di sguardi da parte di Zarathustra rivolti verso Camilla che, a sua volta, non gli permetteva mai di far specchiare i suoi occhi nei propri. Linton e Nicolò erano invece assenti, raccolti nei loro pensieri, avvolti in un velo che li nascondeva agli altri, li rendeva immagini indecifrabili, enigmi di occhi che scrutavano senza essere compresi. 
"Generale…" iniziò a dire Salazar a bassa voce, come se avesse paura di destare Linton da un lungo sonno; lei si voltò finalmente mostrando entrambi gli occhi e guardò il mago aspettando la sua domanda "Qui, per il momento avremmo finito… Se per lei va bene lasceremmo andare gli altri e proveremmo a decidere un piano d'azione…"
"Va bene" si limitò a dire il generale "Ma prima te e Tempesta prendetevi 10 minuti di pausa" e dicendo così si alzò invitando gli altri otto giocatori ad uscire.
"Generale" la chiamò Nicolò "Se non le dispiace vorrei parlarle qualche secondo privatamente" disse lui alzandosi in piedi e poggiandosi al suo bastone.
"… Va bene… Voi altri uscite, grazie" rispose Linton e gli altri giocatori uscirono lasciando i due a bofonchiare parole incomprensibili e antiche.
"Non riesci a sentire nulla?" domandò Lorenzo ad Alessandro, il quale era appoggiato con un orecchio alla porta dalla quale erano appena usciti.
"Nulla, nemmeno le mie elevate skill in Ascoltare mi consentono di sentire quello che stanno dicendo quei due" bisbigliò lui rivolgendosi all'amico.
Anche Camilla e Riccardo si erano fermati fuori da quella stanza nell'attesa che trapelasse qualcosa da quella porta inespugnabile. Dopo qualche minuto la serratura della porta si sbloccò, i quattro ragazzi fuori da essa si poggiarono ai muri fischiettando ed osservandosi le unghie cercando di ostentare così nonchalance. Nicolò uscì dalla porta e se la richiuse alle spalle, poggiò il bastone a terra, sbuffò e guardò i quattro amici "Certo che siete proprio dei tocchi".

I ventitré giocatori che il giorno prima avevano tentato di sconfiggere il boss del 33esimo piano erano ora diventati 26. Erano tutti difronte all'arco d'accesso proprio come il giorno precedente; Arcoas aveva raggiunto la sera prima il livello necessario a prendere parte alla boss-fight quindi le coppie e la strategia era stata parzialmente cambiata: durante la prima fase, quella in cui sarebbero stati presenti 10 golem, i quattro chierici sarebbero stati in disparte mentre i vari giocatori si sarebbero divisi in otto coppie e due trii (Alcune delle coppie sarebbero state Tempesta-Salazar, Camilla-Lorenzo, Arcoas-Alessandro e Linton-Nicolò); iniziata poi la seconda fase avrebbero affrontato i cinque golem in gruppi da 4/5 in modo da rendere più agevole lo scontro.
"È ora di andare!" disse seria Linton mentre Nicolò, accanto a lei, switchava il bastone con la falce nella mano sinistra e stringeva forte il pugno destro al quale era equipaggiato l'Artiglio di Mneninn; il generale entrò subito nella boss-room senza nemmeno aspettare la risposta del resto della prima linea.
I primi dieci golem vennero abbattuti con più facilità rispetto alla volta precedente, i vari giocatori avevano già combattuto contro quei move-set, avevano imparato ad ostacolare le sequenze d'attacco, conoscevano l'attimo preciso in cui attaccare senza essere minimamente sfiorati dalle spade o dalle lance. In qualche minuto anche il decimo golem cadde, naturalmente dopo iniziò il difficile: nessuno aveva avuto modo di analizzare i move-set di quei nuovi sfidanti, nessuno poteva sapere di cosa fossero capaci, i danni che potevano infliggere o affini. I golem si avventarono con violenza contro i quattro chierici ma vennero intercettati prontamente dalle squadre d'attacco. I golem presentavano le stesse tipologie di armi utilizzate dai loro predecessori ma i move-set erano  molto più diversificati e, per di più, erano in grado di infliggere danni da fuoco facendo percorrere le armi, ed i pugni, da piccole fiamme. Quella seconda fase fu molto difficile per alcuni giocatori, spesso alcuni di loro si trovavano a dover indietreggiare per farsi curare direttamente dai chierici e le squadre d'attacco, private così di due o quattro braccia, facevano fatica a gestire quel genere di nemici. Camilla e Salazar erano gli unici caster che non indietreggiarono un'unica volta, Lorenzo e Tempesta li difendevano in maniera eccezionale dagli attacchi ma anche loro erano diventati particolarmente abili e reattivi. Nicolò cercava di essere d'un qualche aiuto per Linton anche se lei bastava a sé stessa, riusciva a tenere in stallo un golem da sola non curandosi degli attacchi o delle ferite che questi le arrecavano, il suo guardo era qualcosa di acceso, un fuoco che ardeva incessantemente senza mai smorzarsi, un rombo di tuoni che scuotevano l'anima di chi lo guardava; Nicolò la guardava e dietro a quelle fiamme vedeva qualcos'altro, un'impercettibile macchia nera di rabbia… Un qualcosa che non poteva comprendere a pieno. Dopo 7/8 minuti di combattimento il quinto golem cadde ma nessuno dei giocatori si distrasse, erano ancora tutti sull'attenti e, di fatto, il pavimento si infranse a causa di un enorme golem, alto circa 10 metri, che si alzava in piedi con uno spadone impugnabile esclusivamente a due mani. 
Linton scattò per andare a combattere la creatura ma Nicolò la trattenne per un braccio.
"Orpheus! Che cazzo stai facendo?!" sbottò lei quando si accorse della stretta dell'artiglio intorno al suo polso.
"Ragazzi avanzate tutti! Lorenzo se muore qualcuno in questi trenta secondi ti meno appena torniamo a casa, intesi?" urlò Nicolò rivolgendosi inizialmente a tutti i giocatori e, poi, esclusivamente a Lorenzo. Il monaco annuì e guidò avanti gli altri giocatori.
"Lasciami subito andare!" si incazzò il comandante guardando coi suoi occhi furenti il ragazzo, ma quello che trovò furono due verdi bagliori piatti come una muta oscurità, severi e giudici.
"Hai meno del 25% di HP, è meglio che tu ti vada a curare" disse il bardo con voce seria.
"Posso andare avanti!" rispose lei spezzando la presa del ragazzo.
"Vuoi andare avanti o vuoi andare a morire? Non so cosa ti stia succedendo ma non sei la Linton che ci guidava alla vittoria, sei diventata una Linton che si sta lanciando verso la propria sconfitta! Pensavo che questo gioco non ti avrebbe mai cambiato ma ora sembra che tu sia stata vinta da questo mondo! Vuoi tornare ad essere la Linton che ho deciso di seguire?!" così il ragazzo parlò e lei lo guardò negli occhi in cui si rincorrevano le erbe dei prati che vincono i deserti, delle preoccupazioni che vincono la rabbia.
Linton abbassò la testa per qualche secondo "Scusami" disse lei con un filo di voce "Scusami per come mi sto comportando ultimamente ma mi sembra di aver perso il controllo"
"Come fai ad averlo perso? I tuoi ti seguono ancora e nessuno di noi può prevedere le cose che ci aspettano man mano che avanziamo, nessuno può" cercò di consolarla Nicolò che però la vide rispondere con qualche scossa di capo "Non puoi capire" aggiunse poi la donna tornata sorridente "Tu vai ad aiutare gli altri, io vado a farmi curare da Symon arrivo il prima possibile" si congedò il generale senza dire altro al giovane.

Quando il gruppo di giocatori si trovò davanti all'enorme golem tutti si accorsero di un NPC che stava combattendo con quella creatura e che, in quel momento, si trovava appeso ad una sua gamba grazie alla spada che vi aveva conficcato. Alessandro sgranò gli occhi quando realizzò di chi si trattava: era Cadil. Quando questi si fu staccato dalla gamba del golem guardò il barbaro e disse "Gabél! Amico mio! Sei venuto a darmi una mano a sconfiggere questa cosa? Sarà una battaglia di cui narreranno i bardi! Andiamo amico!" e l'NPC si rilanciò nello scontro.
"Che diavolo ci fa qui quell'NPC?" domandò Salazar sorpreso.
"Non ne ho idea…" rispose Alessandro ancora stupito in volto ma poi, la sua espressione, divenne carica di un'indomabile convinzione e, sorridendo aggiunse "…Ma non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione!" e seguì Cadil nella battaglia.
"È molto strano…" iniziò a riflettere Lorenzo rimanendo sull'attenti e osservando l'NPC combattere accanto al giocatore.
"Cosa intendi dire?" chiese Camilla mentre in cima al suo scettro iniziava ad accendersi lo scintillio di un giallo primordiale.
"Beh… Innanzitutto la presenza di un NPC all'interno di una boss-fight è unanimità assoluta in questo mondo… Poi Cadil è comparso proprio in un luogo che è legato a Cadmo, quindi, anche questi golem…"
"Potrebbero essere legati in un qualche modo a Cadmo" concluse Nicolò comparendo tra i due amici.
"Nico! Linton come sta?" Camilla si sorprese nel vedere l'amico ma al tempo stesso doveva rivelare le preoccupazioni che aveva per l'amica.
"Tutto bene, non preoccuparti; Symon la curerà e, in men che non si dica, ci affiancherà in questa battaglia" sorrise lui per far tranquillizzare la maga anche se, in cuor suo, sentiva che Linton aveva delle preoccupazioni mute ed invisibili racchiuse nell'oscurità delle pupille.
"Bene! Allora cerchiamo di fare del nostro meli finché lei non torna!" e, dicendo così, Lorenzo fece uno scatto in avanti e, utilizzando come punti di spinta il muro e il golem stesso, riuscì ad arrivare all'altezza della testa nemica e, in quel preciso momento, ruotando su sé stesso tirò un calcio rotante al golem proprio sulla destra della mascella e lo fece barcollare. Il nemico, di tutta risposta, cercò di afferrare il ragazzo con la mano destra come se fosse stato una qualunque mosca, ma, in quel momento, Nicolò avvolse Lorenzo in una barriera d'oscurità e la stretta non riuscì a danneggiare minimamente il monaco. In quello stesso istante una sfera di energia gialla colpì in pieno il volto del golem facendolo rinculare indietro e, sfruttando quell'istante, Lorenzo si allontanò dal nemico "Grazie Camilla" disse allora guardando l'amica che stava caricando un secondo colpo.
"Orpheus!" Urlò Alessandro da sotto i piedi del golem dove, con Cadil, stava cercando di diminuire la salute del boss "Riesci a buffare me e Cadil per qualche secondo?"
"Vi posso potenziare per una trentina di secondi! Quando volete io ci sono" e, dicendo così, il bardo lasciò la falce e porse la mano destra in avanti, spalancando l'artiglio,e afferrò il suo polso con la mano sinistra.
"Ora sarebbe perfetto!" urlò il barbaro.
"Canto di Potere!" urlò d'un tratto Nicolò e la sua mano destra venne circondata da una luce nera e lo stesso avvenne ad Alessandro e Cadil. Nicolò stava ripetendo a bassa voce Tacito orror di solitaria selva, il sonetto alfieriano, mentre, i due combattenti, ebbero la forza di scalare il golem e l'energia per sferrare due fendenti discendenti ad X proprio sulla faccia di questi. Mentre il nemico cadeva però, lasciò cadere lo spadone e riuscì a porgere le mani avanti nel tentativo disperato di stritolare nelle suo strette i combattenti ma, in quello stesso momento, come un fulmine oscuro, Linton arrivò davanti alla faccia del golem, avvolta nel nero buff di Nicolò, e conficcò la spada nel volto del golem riducendo a zero la sua barra degli HP e così eliminandolo una volta per tutte.
Tutti i componenti della prima linea si abbandonarono sul suolo nel momento in cui davanti a loro comparve la finestra per la sconfitta del boss. Linton stava analizzando il premio ottenuto per l'attacco finale al boss con Tempesta e Salazar. Nicolò iniziò invece a controllare il sorpo dell'ultimo golem abbattuto e notò, con sua grande sorpresa che le armi impugnate da quelle creature non erano state forgiate dallo stesso fattoriale. Alessandro invece stava dialogando con Cadil "Grazie Gabél per il tuo aiuto, sei stato veramente formidabile. Sai qui riposa il mio primo parente, il grande Cadmo… Alcune delle leggende che si raccontano nella nostra famiglia parlano di questi golem, i Golem Sparti, una delle più incredibili invenzioni di Cadmo. Si racconta che il mio parente creò questi golem perché gli fu ordinato da un antico re per difendere il mondo da una terribile minaccia. Putroppo molto tempo fa i golem impazzirono e decisero allora di difendere la tomba del loro creatore. Nessuno conosce il materiale di cui sono fatti i golem, credo che solo Cadmo conoscesse il materiale di cui sono fatti i suoi golem… Vabbé, credo di averti annoiato abbastanza con queste storie di famiglia; io riparto, spero di rivederti presto!" e così si voltò e uscì dalla porta che avrebbe condotto i giocatori al 34esimo piano.

La gilda Vitriol era tornata nella sua sede e si stavano preparando a cenare.
"Dove diavolo è Nicolò?" disse abbastanza alterata Camilla "Possibile che quando dobbiamo preparare la tavola lui sparisca sempre?"
Izanog, la tartarica di Riccardo, fluttuava intorno al tavolo mentre trasportava sopra il suo gusci un vassoio pieno di piatti, bicchieri e posate e, mentre lei girava intorno al tavolo, il chierico pensava a disporre  stoviglie e affini sul tavolo "Suvvia! Sarà in camera sua a sistemare un qualcosa"
"Ciò non toglie che scompare sempre quando dobbiamo preparare… E manca anche Lorenzo… Minimo staranno giocando a scacchi" sbuffò la ragazza.
"Massì dai!" cercò di difenderli Alessandro solo con due semplici parole "Comunque qui è tutto pronto!" e, urlando queste parole che risuonarono per tutta la casa, attirò a se, come il pifferaio magico, Nicolò e Lorenzo che uscirono dalla stanza del primo appena l'ultima "O" venne pronunciata.
"Chi ha vinto la partita?" domandò Alessandro mentre poneva una pentola al centro della tavola.
"Ero in vantaggio di una torre e una regina quindi…"  disse sorridente Lorenzo.
"Ho fatto solo dei sacrifici per realizzare una strategia tristemente interrotta dalla cena" rispose Nicolò imbronciato gettandosi su una sedia.
"Se… Come no? Ammetti che ti sei distratto un po' troppo oggi" rise il monaco sedendosi al suo fianco mentre il bardo azzannava indispettito un pezzo di pane.
"Comunque dopo lavate voi i piatti!" urlò Camilla fissando negli occhi prima Lorenzo e poi Nicolò.
"Allora… Parliamo di un'altra cosa importante… Cadmo, che idea ci siamo fatta di lui e dei Golem Sparti?" domandò allora Alessandro mentre serviva dei piatti di spezzatino con patate a tutti.
"Mmm… Difficile da dire… Innanzitutto non possiamo sapere di che materiale erano fatti i golem… Poi la cosa a cui prestare attenzione è che le loro armi non erano fatte dello stesso materiale" disse Riccardo mentre porgeva al suo Izanog delle grandi foglie verdi raccolte e lavate in precedenza.
"Vero ma io ho anche notato un'altra cosa" disse Alessandro..
"Cosa?" domandò Camilla curiosa mentre soffiava sopra un boccone di carne per intiepidirlo.
"Credo che la materia di cui fossero fatti i golem sia la stessa di cui è formata l'armatura di Cadil"
"Oh… Questa informazione è preziosa!" disse Nicolò alzando per un attimo la testa a fissare negli occhi Alessandro.
"Lo credo anche io. Cadil ha detto che quei golem sono stati realizzati dalla mano di Cadmo così come l'armatura… Ciò potrebbe voler dire che con quel materiale è impossibile realizzare armi o altri oggetti di natura offensiva!" ipotizzò il barbaro.
"Non solo" iniziò a dire Lorenzo "Noi abbiamo affrontato un totale di 16 golem, un numero esiguo per difendere il regno da una possibile minaccia come ti ha raccontato Cadil, poi abbiamo un'armatura dello stesso materiale allora sorge spontanea la domanda: perché non creare più golem o più armature?"
"Perché Cadmo non aveva abbastanza materiale!" rispose Riccardo dopo qualche secondo come illuminato da una rivelazione.
Nicolò iniziò ad indicare il chierico con la mano sinistra e si toccò, con l'indice della mano destra, il naso per tre volte confermando l'ipotesi dell'amico come se stessero giocando ai mimi.
"Quindi deve aver utilizzato un materiale veramente raro se è riuscito a creare così poco" asserì Camilla.
"Un materiale raro… Qualcosa di difficile da trovare… Non rigenerabile… Qualcosa di unico…" iniziò a mugugnare Riccardo a bassa voce come in un mormorio di rosario.
"Qualcuno di voi si ricorda cos'era presente sul timpano all'ingresso del mausoleo?" domandò Nicolò fingendosi smemorato per poi ingoiare un pezzo di carne con cui rischiò di strozzarsi.
"Sul timpano?" gli fece eco Riccardo.
"Se non sbaglio un drago che combatteva contro un guerriero…" disse Alessandro. Attorno al tavolo calò per un attimo il silenzio poi il chierico, il barbaro, la maga e il monaco si alzarono di scatto ribaltando le sedie e, battendo con forza le mani sul tavolo, urlarono all'unisono "UN DRAGO!" il bardo preso di sorpresa si spaventò a tal punto che si ribaltò dalla sedia.
"Ma siete scemi! Potevo rimanerci secco!" disse Nicolò rimettendo in piedi sé stesso e la sedia.
"Secondo te Cadmo ha usato un drago?" domandò Alessandro cercando di moderare l'entusiasmo della scoperta.
"Beh… I draghi nel mondo fantasy sono esseri molto popolari eppure non sono mai stati citati all'interno di questo mondo, ne tantomeno rappresentati in libri, arazzi o simili, l'unico riferimento ad essi è quell'immagine fuori dal mausoleo…" spiegò Nicolò serio in volto.
"Quindi i draghi qui potrebbero essere creature uniche" osservò Camilla.
"Potrebbe essere addirittura esistito un solo drago" aggiunse Riccardo.
"E Cadmo potrebbe aver utilizzato le sue ossa per realizzare ciò che abbiamo visto fin ora… Anche se…" iniziò a mormorare Alessandro.
"Anche se cosa?" gli chiese Lorenzo.
"Anche se molto dipende dalla grandezza del suddetto drago, non possiamo basarci sulla rappresentazione del timpano e quindi potrebbe essere qualcosa di enorme; detto questo com'è possibile che Cadmo abbia creato così poco?" arrivò a chiedersi il barbaro.
"Abbiamo ancora pochi dati a disposizione… Dovremo aspettare, forse il futuro ci porterà nuovi indizi" concluse Nicolò poggiando il bicchiere dal quale aveva appena bevuto.
"Già… Però Cadil mi è simpatico quindi tendo a vedere anche Cadmo come un personaggio positivo… Infondo ha creato i golem per difendere il regno ma dopo un po' sono impazziti… chissà quale è stata la causa di ciò" terminò Alessandro mentre riprendevano i loro discorsi di natura goliardica e giocosa.

Prossima Pubblicazione lunedì 9

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Capitolo 29
*** Orchestra (N) ***


Dopo la sconfitta dei Golem Sparti la prima linea continuò ad avanzare conquistando diversi piani. Il 29 giugno il boss del piano 45 fu sconfitto e così i giocatori poterono esplorare il piano 46. Nel trascorrere di questi cinque mesi la gilda Vitriol progredì sia di livelli che di equipaggiamento: Alessandro aveva raggiunto il livello 77, aveva ottenuto un'armatura e uno spadone più resistenti e, intorno al piano 40, grazie all'aiuto dell'Anello di Morgana, trovò una stanza segreta all'interno di un castello abbandonato in cui era celato il Pendente di Merkabah (pendente dalla forma particolare dove due tetraedri si sovrapponevano tra loro, in grado di potenziare le difese degli spadoni quando gli HP sono più di 3/4); Camilla aveva raggiunto il livello 78, aveva sbloccato nuove magie e aveva trovato una tunica d'orata che potenziava la rigenerazione del mana in più aveva trovato lo Scettro di Okafali, scettro appartenuto al grande stregone dei tempi antichi Okafali, era uno scettro in ebano intorno al quale si attorcigliava il corpo di un serpente a tre teste, queste guardavano in tre direzioni diverse e sopra di loro era collocata una piramide in cui si muoveva un fuoco giallo (colore probabilmente legato alla magia della ragazza); Nicolò aveva raggiunto il livello 76, non aveva apportato grandi modifiche all'inventario e continuava a tenere equipaggiato l'anello d'argento, quello senza particolari effetti comprato per il ballo del re, all'anulare sinistro, però al piano 39, all'interno di una grotta piena di cristalli dalle sfumature turchine, aveva trovato un oggetto dal nome "Cornice dello Specchio dell'Occhio", appena lo ebbe ottenuto tolse tutti i frammenti che aveva dai vari specchi e li dispose all'interno della cornice rivelando così una specie di puzzle-enigma, aveva solo tre pezzi, gliene mancavano altri (Secondo i suoi calcoli una decina) decise che li avrebbe trovati per ricomporre lo Specchio dell'Occhio, trovò altri 2 pezzi al piano 35 e 4 al piano 41 ma, fino a quando non li avrebbe trovati tutti, decise di utilizzarli per creare un maggior numero di "specchi-spia" come aveva già fatto in precedenza; Lorenzo, come Alessandro, era al livello 77 e, doto che il suo set-up di equipaggiamento ed armi lo considerava definitivo si limitò, durante le esplorazioni, a dare una mano agli altri e a cercare i quattro oggetti presenti sulla lista affidatagli da Clereo dopo aver ottenuto i Tirapugni e il Cappuccio del Cerbero, di questi aveva trovato l'Anello del Toro (Ottenuto come ricompensa per aver aiutato un mercante nel bosco la cui merce era stata rubata da un gruppo di ladri), anello in grado di aumentare lo sbalzo che subivano i nemici dai pugni, e l'Anello del Cervo (Trovato infilato tra le corna di un cervo che correva veloce come un fulmine), questo aveva il potere di aumentare la velocità del monaco, ora gli mancavano soltanto la Cintura delle Amazzoni e la Collana delle Spereidi; Riccardo invece era quello un po' più indietro rispetto agli altri giocatori: aveva raggiunto da poco il livello 74 e l'unica cosa che aveva modificato del suo set-up era un anello che potenziava le magie del dominio di Ligthing, un altro che potenziava quelle del dominio di Healing e una nuova campana per castare le varie magie. La gilda Vitriol decise di raggiungere il piano 46 solo il 2 luglio; appena misero piede su quel piano lo spettacolo che si trovarono difronte fu assurdo: un'immensa distesa di sabbia. Introno ai ragazzi c'erano solo le pietre che indicavano l'area di teleport e un sentiero che conduceva verso una piccola cittadina dagli edifici bianchi di forma squadrata, da questa cittadina partiva un secondo sentiero che conduceva fino ad un'alta torre color mattone. Su quel piano esistevano solo quelle poche strutture e sabbia, un'immensità di sabbia oltre la quale si poteva scorgere un nulla tinto di sabbia.
"Madonna mia… Questo piano è sconsolante…" Sospirò Lorenzo mentre si passava una mano sulla faccia per pulirsela dalla sabbia.
"Dai, vediamo di raggiungere quel paesino" propose Camilla indicando quelle poche case che formavano l'unico paesino visibile fino all'orizzonte.
Mentre i ragazzi procedevano un tarlo iniziò a scavare nei ricordi di Nicolò… Possibile che qualcuno gli avesse già parlato del piano 46? Possibile che qualcuno gli avesse chiesto di fare qualcosa lì? Provava a scavare nei meandri della sua mente ma non trovava risposta alle sue domande poi, all'improvviso, Alessandro gli si avvicinò e iniziò a dire "Ehi, Nico!"
"Dimmi tutto Ale" rispose il bardo lasciando da parte la voce dei suoi pensieri per ascoltare attentamente la voce dell'amico.
"Questo piano non ti sembra strano? Cioè… Voglio dire… Sembra che il creatore ci stia semplificando le cose, questo piano… È strano…" 
Nicolò si trovò d'accordo con le parole dell'amico e cercò di ragionare… Perché quella sabbia? Nascondeva forse qualcosa? Il boss si trovava sotto terra? C'era un dungeon? Un edificio? Aspetta un attimo… Edificio? Perché quella parola accendeva in lui qualcosa… Edificio… Cosa poteva essere? Una casa? Una stalla? Un tempio? Una torre? Un castello? Una chiesa? Una chiesa… Qualcosa di legato all'ambito religioso, all'ambito sepolcrale… Un cimitero? No… Una cappella? No… Un mausoleo? UN MAUSOLEO! Ma certo! Doveva esserci un mausoleo in quell'immenso deserto! Gliene aveva parlato Melliw durante il ballo dal re! Eppure Melliw gli aveva parlato di deserto… Ma non si sarebbe mai aspettato che il deserto fosse un intero piano. 
I cinque amici raggiunsero il centro del piccolo paesino dove una piccola fontana dispensava acqua alle bambine che si recavano lì per riempire brocche e secchi, affittarono tre stanze in una locanda che si affacciava sulla piazzetta e, una volta che si furono sistemati, Nicolò chiese agli amici di raggiungerlo nella deserta sala da pranzo, tutti ordinarono un drink e il bardo raccontò di quello che gli era tornato in mente.
"Quindi, secondo te, in questo deserto immenso, dove non potremo mai vedere un'ombra se ci discostiamo dall'unico sentiero qui presente, si nasconde un mausoleo?" iniziò a domandare Riccardo prendendo per folli le parole del bardo "Infondo chi ti dice che quell'NPC ti abbia detto la verità? Forse è solo un inganno, una trappola; chi ti dice che quell'NPC non sia un antagonista di questo gioco?"
Nicolò si fermò a riflettere bevendo dal suo bicchiere una strana bevanda ambrata: l'amico effettivamente aveva ragione, chi gli poteva assicurare che Melliw fosse stato sincero? Eppure più pensava a quell'uomo più gli sembrava una persona cortese e affidabile.
"Allora… Vorrei cambiare argomento un attimo" irruppe Camilla dopo aver poggiato l'alto bicchiere sul tavolo "Linton 'sta mattina mi ha inviato un messaggio in cui chiedeva se parteciperemo alla boss-fight di questo piano che dovrebbe svolgersi tra due giorni" 
"Ma sono passati solo tre giorni da quando la prima linea ha sbloccato questo piano! E in cinque giorni loro vogliono già far fuori il boss?" si stupì Alessandro rischiando di rimanere affogato in una sorsata di birra.
"Beh… Il piano è quello che è… Il dungeon del boss si trova in cima alla torre rossa che abbiamo visto prima… Anche Linton e i suoi hanno pensato che fosse controproducente distaccarsi dalla strada principale" spiegò Camilla guardando Nicolò negli occhi.
"Mmm…" iniziò a risuonare Lorenzo.
"Che c'è Lore?" domandò Alessandro.
"No stavo pensando… Potremmo anche decidere di esplorare i deserti mentre gli altri pensano alla boss-fight"
"Ma sei impazzito anche tu?" chiese Riccardo stupito.
"Ma… a dire il vero tutti noi ci siamo fidati di vari NPC… Non capisco perché non ci dovremmo fidare di Melliw" commentò il monaco.
Il chierico rimase molto scettico e anche la maga non fu completamente d'accordo. Il bardo, accorgendosi che non tutti erano entusiasti dell'idea, propose una cosa "Allora… Facciamo così: cercherò di ottenere delle informazioni relative a Melliw e a questo piano poi decideremo; vi può andare bene?"
Tutti annuirono e, subito, Nicolò finì d'un fiato il suo drink e volò fuori dalla porta.

Nicolò non si fece più vedere nella locanda per tutto quel giorno fino alle 21:47, orario in cui entrò nella stanza che divideva con Lorenzo e si accasciò di faccia sul letto mugugnando qualcosa diretto all'amico.
"Ehm… Non ho capito" rispose il monaco confuso.
Nicolò si voltò un attimo, in modo che la bocca non poggiasse contro il materasso "Riesci a chiamare gli altri e a dirgli che ci troviamo nella sala per mangiare tra due minuti?" e, detto questo si riaccasciò.
I ragazzi in breve tempo si ritrovarono tutti intorno ad un tavolo, ordinarono e attesero l'arrivo di Nicolò. Dopo pochi secondi il bardo comparve sorridente e disinvolto (Lorenzo si stupì del vederlo così dopo averlo visto mezzo morto in camera pochi minuti prima).
"Dunque!" iniziò a dire il ragazzo sedendosi mentre ordinava un piatto di carne "Ho parlato con credo tutti gli NPC di questa città dimenticata da Dio e ho scoperto una cosa interessante" Prese un sorso di vino prima di continuare il discorso "Un vecchio mi ha raccontato che una leggenda parla di una città antica che si trovava all'estremità di questo deserto e che fu spazzata via in tempi antichi"
"Spazzata via vorrà dire spazzata via" commentò Riccardo scettico mentre giocherellava con una patata che non riusciva ad inforchettare.
"Lo so! Ma allora Millew potrebbe aver detto la verità!" rispose Nicolò battendo la mano sul tavolo.
"A proposito di questo Melliw" si intromise Lorenzo per alleggerire la tensione che si stava venendo a creare "Abbiamo ottenuto informazioni di qualche genere?"
In quello stesso momento l'Anima Nera di Nicolò, quella che aveva assunto la forma di un corvo, irruppe nella stanza e si posò sul tavolo "Eh ma che schifo!" esclamò Alessandro ridendo "Proprio sul tavolo!" e scoppiò a ridere.
Nicolò digitò qualche comando e sul tavolo apparve una lettera sigillata, aveva poi spalancato la mano destra equipaggiata con l'Artiglio e, in quel momento, il corvo divenne un fumo d'inchiostro che risalì i pennini posti sulla punta delle dita del ragazzo, svanendo.
"Una lettera? E da chi l'hai ricevuta?" domandò Lorenzo.
"Ho chiesto a Mecho se avesse delle informazioni relative a Melliw e questa deve essere la sua risposta" spiegò Nicolò rompendo il sigillo in ceralacca che chiudeva la busta.
"E perché utilizzare un'Anima Nera? Non era più facile inviargli un messaggio?" commentò Riccardo mangiandosi un pezzo di pane.
"A dire il vero, insieme alla lettera gli ho inviato un piccolo "ritratto" di Melliw per facilitargli il compito e poi, da buon bardo, Mecho si fa pagare le informazioni e ne ho approfittato anche già per pagare il suo compenso" rispose il bardo sorridente "Dunque…" voltò la busta e, da essa, ne uscì un foglio denso di parole e una collana dalla quale pendeva un occhio dall'iride bianca.
"Caro Orpheus" iniziò a leggere il ragazzo "Purtroppo, nonostante le tue informazioni, Melliw si è rivelato un personaggio più misterioso di quello che pensassimo. Nessuno l'ha più visto dopo la festa dal re di quest'inverno. Però alcuni giocatori, in una città al piano 30 hanno trovato la collana che ti ho inviato. Mi è costata un occhio della testa (Capita la battuta?) considerala un regalo. Alla prossima Mecho"
Quando ebbe finito di leggere Nicolò appoggiò la lettera alla fiamma della candela che si trovava al centro del tavolo e gli diede fuoco.
"Ma che fai!?" esclamò Camilla.
"Detesto le battute di merda" commentò e, dopo aver digitato sulla collana, lesse la sua descrizione:
"Collana dell'Occhio;
Collana che rappresenta un occhio che prova a scrutare la realtà avvolta dagli antichi misteri. Aumenta il mana totale ma aumenta la debolezza al manus follia.
Si dice che appartenesse a un vecchio professore di nome Melliw, un vecchio che è stato allontanato dall'ambito accademico a causa delle sue ricerche. Il simbolo di Melliw è, per l'appunto, l'occhio"
I ragazzi stettero un attimo in silenzio poi Lorenzo prese la parola "Vuoi dirmi che tutti gli artefatti che si riferiscono all'Occhio potrebbero essere legati o addirittura ideati da questo Melliw?"
Nicolò si stava stropicciando gli occhi pensando proprio a quello…
"Va bene!" esclamò Riccardo in quel momento alzandosi dalla tavola "Domani iniziamo ad esplorare il deserto alla ricerca di questo dannato mausoleo!"

Il giorno seguente i ragazzi si avventurarono per il deserto dopo aver fatto rifornimenti per sopravvivere un paio di giorni senza tornare in città: il deserto era completamente vuoto, non un nemico, non un NPC, non un elemento che non fosse sabbia. Giunta la sera decisero di accamparsi sotto la luna, decisero un giro di sveglie per alternarsi nel sorvegliare l'area e, così facendo, trascorsero quella notte in cui il cielo brillava come non mai. Nicolò ripensava pieno di gratitudine alla presa di posizione di Riccardo a suo favore e sorrise, era veramente un grande amico… Ma quella parola gli riportò indietro un nome che ormai gli sembrava sempre più lontano, un nome con il quale aveva iniziato questa folle avventura e che, ora, si trovava chissà dove, sotto chissà quale cielo, le cose stavano diventando sempre più difficili e chissà quel ladro come se la stava cavando, con chi stava viaggiando e verso dove… Questi pensieri gli fecero tremare la terra sotto ai piedi per un attimo finché Camilla non si svegliò per dargli il cambio e donandogli un sonno vuoto, senza sogni.
Ci vollero tre giorni di viaggio prima che i ragazzi raggiunsero il limite del piano che si affacciava su un precipizio infinito.
"Mmm… Questo è il limite del piano… Tocca che iniziamo a girare intorno come delle trottole" sospirò Lorenzo.
"Ehi aspettate un attimo!" interruppe Alessandro "Riccardo prova a guardare in quella direzione col tuo Cannocchiale" aggiunse poi indicando col dito un punto a est.
"Eh… Ah sì…" rispose il chierico estraendo l'oggetto dall'inventario "Oh mio Dio! Vedo qualcosa!" esclamò ad un tratto.
I ragazzi entusiasti iniziarono a correre come dei matti per raggiungere l'edificio che da lontano aveva scorto Riccardo e, quando vi arrivarono, trovarono una piccolissima struttura di forma cilindrica sormontata da una cupola, alta circa due metri e abbastanza larga da ospitare almeno due persone.
"Se questo è il mausoleo giuro che ti uccido qui" disse il chierico.
Nicolò si affacciò all'interno senza curarsi delle parole dell'amico e disse "Ehi! Ci sono delle scale qui!"
"Scale? E dove possono portare?" osservò Camilla notando che la struttura nasceva direttamente sul suolo.
I ragazzi si avviarono giù dalle scale e raggiunsero una sala immensa piena di biblioteche ad ogni muro dove dei dipinti sul soffitto creavano una luce irreale che illuminava i dorsi dei libri e le porte che portavano a chissà quali stanze.
"Oh mio DIo! È meraviglioso!" Urlò Nicolò rimbalzando da una libreria all'altra.
"Ehm… Nico…" disse Alessandro toccando il braccio dell'amico "Non credi che sia meglio parlare con quell'NPC laggiù?" ed indico una figura illuminata: un uomo i cui occhi erano celati dietro ad un paio di occhialini tondi, con una barbetta incolta a coprirgli il mento, che apriva e chiudeva libri; sopra di lui era sospeso il cursore blu che indicava che si trattava di un NPC.
I ragazzi si guardarono tra loro timorosi per poi decidersi ad avviarsi verso quell'uomo. Il rumore dei passi iniziò a risuonare per quelle stanze e l'NPC si voltò iniziando a correre verso di loro. 
"Finalmente dei giocatori!" iniziò ad urlare.
"Ma che diavolo…" bisbigliò a bassa voce Nicolò.
"Non sapete quanto sia bello finalmente aver a che fare con delle persone reali, è più di un anno che sono chiuso qua dentro e temevo di impazzire!"
I componenti della gilda Vitriol si scambiarono una serie di sguardi storditi: quello era un NPC o un giocatore? Quando l'uomo fu abbastanza vicino a loro poterono leggere il suo nome sotto il cursore da NPC: si chiamava Kubasa del Deserto.
Mentre parlavano con l'NPC i ragazzi notarono che non compariva alcuna lista di possibili risposte, si guardarono nuovamente tra loro e Lorenzo domandò "Scusa ma tu… chi sei?"
"Mi chiamo Kubasa del Deserto e sono intrappolato in questo luogo da quando è iniziato questo gioco mortale"
"Cosa vuol dire che sei intrappolato qui?" domandò Camilla.
"Vedete, ho provato più volte ad uscire da questo posto ma esiste una specie di barriera per me che non mi permette di allontanarmi da questa biblioteca/mausoleo"
"Come per gli altri NPC anche tu non ti puoi allontanare dal luogo dove sei programmato per restare…" osservò Riccardo "Ma perché sei un NPC anche se sei un giocatore normale come noi?"
"Non ne ho idea… Quando ho effettuato l'accesso a questo gioco mi è stato chiesto solo un nome: l'ho inserito e mi sono ritrovato qui"
"È strana questa cosa…" mugugnò Nicolò "Perché è successa una cosa simile?"
"Non ne ho idea… Ad un certo punto ho pensato anche a suicidarmi ma ho scoperto che quest'area è una zona sicura"
"Strano… Strano… Strano…" ripeté il bardo come alla ricerca di illuminazione.
"Ah… Giusto! Prima che mi dimentichi: vedete quell'altare laggiù, interagendo con esso potrete prendere parte alla covenant dell'Orchestra. L'Orchestra è la covenant che mi sono trovato a rappresentare qui…"
"Orchestra? E cosa rappresenta come covenant?" domandò Alessandro.
"Fortunatamente quando ha avuto inizio questo gioco, sull'altare era poggiato un libro che narrava le leggende legate all'Orchestra… L'Orchestra è una covenant che indaga i misteri antichi e si dice che sia stata fondata da tre persone: Neral, un prode combattente, Lamand, un inventore dalle idee geniali, e Melliw, un professore che indagava verità perdute"
"Hai detto Melliw?!" esclamò stupito Nicolò spalancando gli occhi.
"Sì… Perché? Lo conosci?"
"L'ho incontrato quest'inverno ma poi è stato irreperibile e nessuno l'ha mai nominato fino ad oggi!" continuò a dire il bardo entusiasta poi si voltò verso i compagni e iniziò a chiedere se per loro sarebbe andato bene aderire a quella covenant.
I ragazzi ebbero modo di discutere a lungo: Kubasa sembrava sincero, l'Orchestra aveva ideali nobili, Melliw era un persona che si stava rivelando affidabile e le verità perdute, le antichità di quel mondo li affascinavano profondamente, credevano che dietro ad esse si potesse nascondere un qualcosa di più grande. Allora i cinque si scambiarono dei cenni convinti, anche Claudio avrebbe capito prima o poi, quando sarebbe tornato, si sarebbe ritrovato in quella covenant senza sapere il perché ma anche lui avrebbe accettato se fosse stato lì. Gli amici si avvicinarono all'altare e aderirono alla covenant dell'Orchestra.

Prossimo capitolo in pubblicazione Sabato 14

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Capitolo 30
*** Dialettica (N) ***


Mentre il tempo all'interno del mausoleo nel deserto sembrava pendere immobile tra le pagine dei libri e la polvere che si alzava da essi, fuori scorreva nello sfavillio delle spade della Prima Linea che combatteva contro il boss del piano 46. Era passato un giorno da quando la gilda Vitriol si era ritrovata nella sede dell'Orchestra; dato che la struttura aveva 12 stanze da letto, di cui una era occupata da Kubasa, i cinque ragazzi avevano deciso di dormire lì la notte; dormire… È un parolone… A dormire furono solo Camilla e Riccardo; gli altri tre, aiutati dalla guida di Kubasa, iniziarono a leggere i libri raccolti in quella immensa biblioteca accorgendosi che raccontavano storie e trattavano argomenti mai uditi o letti fino ad allora: trattati legati a mostri mai visti di grandezze colossali, poesie scritte intorno a panorami dove gli alberi crescevano al contrario e trascrizioni di dialoghi avvenuti tra i fondatori dell'Orchestra. 
Quando Camilla si svegliò, uscì dalla sua stanza e trovò Kubasa a dialogare con Nicolò e Lorenzo mentre Alessandro dormiva con il volto coperto da un libro spalancato.
"Ma non siete andati a riposare?" sbadigliò Camilla portandosi la mano alla bocca.
"Ci siamo persi nei discorsi" ridacchiò Lorenzo guardando l'amica "E c'è anche da dire che il nostro Kubasa si è rivelato particolarmente logorroico" continuò a dire ridendo.
"Scusate se sono stato richiuso qui per più di un anno senza mai poter parlare con anima viva!" rispose il ragazzo senza prendere seriamente le parole del monaco.
"Ma… Come hai fatto a sopravvivere qui per un anno? Io, a parte la solitudine che non mi avrebbe dato troppi problemi ma so che, per alcuni, può essere letale, sarei morto di fame!" osservò Nicolò mentre giocherellava con la Collana dell'Occhio che si era equipaggiato.
"Ah guarda, sul cibo non ho avuto problemi: c'è una stanza adibita a dispensa in cui si trova tanto cibo con cui sarei potuto sopravvivere ancora per qualche mese" rispose Kubasa indicando una porta in fondo alla biblioteca.
"Beh! Ma allora godiamoci una bella colazione no?" propose Lorenzo sfregandosi le mani "Per me un panino col cinghiale e una birra media chiara"
"Il solito…" sbuffò Nicolò ridacchiando. In quello stesso momento una notifica comparve accanto all'icona dei messaggi del bardo e della maga; i due lessero i messaggi, entrambi inviati da Linton ed entrambi contenenti lo stesso messaggio: "Ieri pomeriggio abbiamo sconfitto il boss del quarantaseiesimo piano e, adesso, stiamo iniziando l'esplorazione del quarantasettesimo piano. Scriveteci e fateci sapere"
Camilla fissò Nicolò quando finì di leggere e gli chiese "Cosa abbiamo intenzione di fare?"
Il bardo era molto serio in volto ed evidentemente concentrato su quella domanda.
"Cioè… Dobbiamo anche raccontargli di questo posto…" continuò la maga e, non appena ebbe finito la frase, i tre ragazzi la fulminarono con lo sguardo "Cosa ho detto?" si spaventò lei.
"Beh… 'Sta notte abbiamo discusso anche di questo…" Iniziò a spiegare Lorenzo "Vedi… Più andiamo avanti in questo gioco più magagne saltano fuori: NPC che svaniscono nel nulla, altri che sono persone reali intrappolati in corpi che non si sono scelti, giocatori che ammazzano gli altri come se niente fosse e realtà celate chissà per quale motivo… Ora come ora dobbiamo agire con grande prudenza… Dobbiamo fare attenzione…"
"Vorresti dire che stai anche dubitando di Linton?!" esclamò infuriata la ragazza.
"Non mettere in bocca a Lore parole che non ha detto" intervenne Nicolò con voce pacata "Ascolta… Linton si sta molto preoccupando negli ultimi tempi… Non è più lucida come un tempo… Penso che possa essere stanca e scaraventarla così, di punto in bianco, in un nuovo problema come può essere questa libreria contenente un sapere antico e un NPC che è in realtà un giocatore potrebbe non farle bene…"
"Ma… E se altri giocatori volessero cooperare con questa covenant? Se altri fossero pronti ad aiutarci?" provò a ribattere Camilla.
"Ho fatto le stesse obiezioni ieri sera" disse una voce inaspettata. I quattro interlocutori si voltarono verso una libreria e videro Alessandro che si rimetteva in piedi accusando un leggero dolore alla schiena; ripose il libro nella biblioteca e continuò "Però, dopo averne parlato un po', sono tornato sui miei passi: è vero, potremmo trovare dei validi alleati ma, allo stesso tempo, potremmo attirare la curiosità di player killer… In questi libri si legge di alcuni strumenti rari e potenti… Immagina cosa sarebbero in grado di fare queste persone per ottenerli…"
Camilla tacque per qualche secondo: probabilmente i ragazzi avevano ragione, c'erano persone crudeli là fuori e, chissà, alcuni potevano anche trovarsi all'interno della prima linea come Feril un tempo… 
"Camilla… Non preoccuparti, quando Linton sarà tornata in sé le racconteremo tutto" sorrise Nicolò poggiandole una mano sulla spalla.
"Ok…" annuì lei ricambiando il sorriso "…ma… Aspetta un attimo! Mi hai chiamato col mio vero nome davanti ad un altro player!" si alterò la ragazza indicando Kubasa.
"A dire il vero, data la sua "natura" anomala, ci siamo permessi questa confidenza" spiegò Lorenzo.
"Uff… sempre con la risposta pronta…" protestò la ragazza "Ehm… Allora mi presento anche io: mi chiamo Camilla, piacere"
"Piacere mio, il mio nome è Michele" sorrise lui stringendo la mano precedentemente allungata dalla ragazza.
"Michele? Che bel nome! Anche mi babbo si chiama così" sorrise la ragazza velando una leggera nostalgia nel ricordare il nome di una persona così importante nella sua vita ma, allora, così lontana.
In quel momento una porta si aprì e da essa comparve uno sbadigliante Riccardo seduto con le gambe incrociate sopra un fluttuante Izanog "Gioooooorno" disse rivolgendosi a tutti mentre si stropicciava gli occhi.
"Da quando in qua ti sei messo a cavalcare tartarughe giganti e fluttuanti?" domandò ironicamente Alessandro celando, dietro la sua ironia, un velo di invidia.
"Ahahah, scie forte" rispose lui scimmiottando Celentano "Comunque è da un po' che la mattina mi avvalgo di questo piccolo comfort"
"Per me è sfruttamento" decretò Nicolò.
"Dovremo chiamare la protezione animali" scherzò Lorenzo; così, accomunati da una risata collettiva, i sei ragazzi e la testuggine si diressero verso la dispensa pronti a mettere qualcosa sotto i denti.

Non appena ebbero finito di fare colazione Camilla, a nome dell'intera gilda, inviò un messaggio al generale in cui spiegava che non avrebbero preso parte alle attività della prima linea per qualche giorno senza però dare spiegazioni in merito: i ragazzi avevano deciso di passare qualche giorno rimbalzando dai loro vari impieghi a quel luogo sperduto nel deserto. Il problema che però si pose fu un altro: come potevano raggiungere in fretta quel luogo dal portale di teleport che si trovava a circa due giorni di cammino da lì? 
"Ah! Ho io la soluzione" aveva detto Kubasa schizzando via dalla stanza come un fulmine per poi tornarci dopo qualche secondo con un sacco sulle spalle "Potete utilizzare questi!" ed estrasse dal sacco dei crani non più grandi di due pugni avvicinati tra loro di uno strano materiale che ricordava dei cristalli azzurri.
"Che cosa sono queste cose?" domandò Riccardo analizzando uno degli oggetti da varie angolazioni.
"Si chiamano "Crani del Ritorno", hanno lo stesso funzionamento dei Marchi del Ritorno: se ne può portare con sé solo uno e, una volta utilizzato, ti teletrasporta in un posto visitato in precedenza. L'unica differenza è che i Marchi, come voi saprete, vi teletrasportano automaticamente nell'ultima zona sicura visitata; i Crani invece rispondono ad un altro oggetto chiamato "Sigillo di Ossa": quando un Cranio viene utilizzato il giocatore che l'ha utilizzato compare esattamente in mezzo al Sigillo di Ossa a questo legato" cercò di spiegare alla meglio il ragazzo.
"Interessante!" esclamò Lorenzo "E tu hai un Sigillo di Ossa?" domandò poi.
"Sì! Venite che vi faccio vedere!" e così dicendo scortò i ragazzi al centro della biblioteca dove mostrò, sul pavimento, un intricato sigillo del diametro di circa un metro, realizzato con ossa di varia lunghezza, sempre realizzate nello stesso materiale dei Crani, tenute insieme da dei nastri neri.
"Quando utilizzerete un Cranio apparirete esattamente qui"
"Fantastico!" esclamò Nicolò entusiasta "Ma ciò non toglie che noi dovremo raggiungere a piedi il portale di questo piano da qui"
"Provvidenza vuole" iniziò a dire Kubasa "Che io abbia un altro Sigillo di Ossa e i Crani a lui connessi" e digitando alcuni comandi donò a Nicolò gli oggetti.
"I Crani e i Sigilli sono connessi a seconda del loro colore" continuò a spiegare il ragazzo e, infatti, Nicolò, estraendo uno dei Crani per curiosità dall'inventario, si accorse che questi era realizzato sì nello stesso materiale ma era di colore rosso sangue.
"Ogni Sigillo gemerà un Cranio ogni due giorni; fortunatamente ne avete già 10 per ognuno dei due Sigilli, più avanti vi consiglio di accumularne un buon numero"
"Perfetto… Allora…. Agiremo così: io e Camilla torneremo alla sede della gilda e piazzeremo il Sigillo in una delle stanze nel seminterrato; voi tre invece aspetterete qui e continuerete le vostre indagini riguardo l'Orchestra e simili. Una volta piazzato il sigillo inizieremo a fare avanti e indietro da qui. Ok?" propose Riccardo alzandosi dalla sua tartaruga fluttuante.
"Mi sembra una buona idea ma… Non è che potrei venire con voi? Mi sono vagamente annoiato di leggere" disse Alessandro grattandosi il capo.
"Assolutamente no!" urlò Lorenzo.
"Abbiamo bisogno di te!" si accodò Nicolò.
"Ma…" provò a ribattere il barbaro ma il suo commento venne stroncato dagli sguardi assassini del bardo e del monaco.
"Bene! Allora noi partiamo! Ci vediamo tra qualche giorno!" sentenziò Riccardo e, dopo essersi spartito delle scorte con Camilla uscirono da quel piano interrato per lanciarsi sul mare di sabbia. Quando Lorenzo si accorse che i due si erano allontanati, inveì contro Alessandro "Ma sei veramente grullo! Ti sembra che quei due si fanno un romantico viaggetto in due e tu vuoi fare il terzo in comodo!"
"Ma io non…" provò nuovamente a difendersi il barbaro ma, inutile, a parole non era capace.
"Vabbé dai, il peggio è stato evitato" commentò il monaco sorridente "Bon! Grazie al cielo a scuola non dobbiamo tenere lezioni o simili durante questo periodo e dobbiamo solo sistemare scartoffie"
"Io preferivo tenere lezione" si imbronciò Nicolò.
"Stai buono che sia io che te ogni tanto siamo "invitati" a tenere una qualche lezione anche in questo periodo" sbuffò Alessandro; i due ragazzi infatti erano stati praticamente obbligati da Lesen a tenere lezioni anche in quel periodo dato che gli allenamenti di Alessandro erano fondamentali per i giocatori e le lezioni di Nicolò avevano sempre un seguito assurdo (soprattutto di ragazze).
"HO MIO DIO È VERO!" esclamò Nicolò terrorizzato in volto "IO DOMANI HO UNA LEZIONE MA NON POSSO PRESENTARMI!" e piangendo digitò sul comando dei messaggi per supplicare Lesen di scusarlo.

Giunse il 10 di luglio e, da quasi un settimana, i ragazzi avevano iniziato a teletrasportarsi da un luogo all'altro avvalendosi dei Crani. Però, quel giorno, mentre erano tutti riuniti intorno ad un tavolo della biblioteca nel mausoleo arrivò un messaggio a Nicolò che, subito, lo lesse ad alta voce "Orpheus, abbiamo bisogno della gilda Vitriol, oggi abbiamo localizzato il dungeon in cui presumiamo che si trovi la boss-room di questo piano. Il dungeon è però molto complesso e, ormai, molti giocatori hanno deciso di abbandonare la prima linea: escludendovi non siamo nemmeno una ventina… Per favore aiutateci. Linton"
I ragazzi si scambiarono delle occhiate veloci e, senza dire una parola, concordarono di raggiungere il piano 47 quel giorno stesso.
Erano ormai le 15:00 quando i cinque ragazzi misero piede su quel piano. Grazie alle indicazioni di Linton la gilda era informata che la città dove si sarebbero ritrovati si trovava a due ore a piedi dal portale di teleport e a 45 minuti di carrozza. Subito i ragazzi noleggiarono una carrozza e, mentre Alessandro seguiva il loro itinerario sul Libro di Etnalta, Lorenzo si occupava di domare i cavalli spronati dal canto di Nicolò (Camilla e Riccardo invece dormivano poggiati l'uno all'altro osservati dall'occhio sonnecchiante di Izanog).
Ci vollero esattamente 47 minuti prima che i ragazzi arrivarono al villaggio indicato da Linton: la città di Asildrygg; ma, già da lontano, i ragazzi avevano visto un qualcosa che nessuno avrebbe mai rimosso dalle loro menti: un immenso albero di pietra sorgeva esattamente al centro del villaggio e, con le sue fronde, creava come un immenso ombrello sopra i tetti di tutte le case. Lo stupore aumentò una volta entrati nell'ombra di quell'albero perché solo allora tutti si accorsero che in cielo, non c'erano le fronde dell'albero, ma le radici. Che diavolo era quello?
Alessandro si sporse dal carro e rivolse gli occhi sbarrati al cielo e si limitò ad esclamare stupito "Wow!"
Anche Nicolò e Lorenzo guardavano le radici che si intrecciavano sopra le loro teste e si ricordavano dei versi che qualche giorno prima avevano letto all'interno della biblioteca. Dopo qualche minuto raggiunsero la locanda che si trovava nel centro della città dove Linton li stava aspettando. Varcata la soglia i cinque ragazzi trovarono il generale che li attendeva seduta ad un tavolo.
"Siete in ritardo di due minuti" disse lei mentre tamburellava con le dita sul tavolo.
"Scusaci generale… Ci siamo distratti ad ammirare la bellezza dell'albero che protegge questa città" spiegò Nicolò mentre lui e gli altri si mettevano a sedere.
"Ah, non disturbatevi, non vi ruberò troppo tempo. Ascoltate: il dungeon in cui si trova la boss-room è l'interno dell'albero di pietra che sorge al centro di questa città, lì si trova anche l'ingresso al dungeon; pensiamo di iniziare le esplorazioni domani mattina alle 9:00" il generale si alzò subito dal tavolo e si diresse verso l'uscita "Spero di vedervi domani mattina" e, detto questo, uscì.
"Ah… Io… Boh…" mugugnò Lorenzo trovando il comportamento del generale particolarmente strano.
"Mmm… Ragazzi, se non vi dispiace, proverei ad andare a parlare con Linton…" disse Nicolò alzandosi dal tavolo.
"Ma cosa credi di risolvere? Ci hai già parlato più volte e ormai il suo atteggiamento non cambia… Rassegnati" sospirò Riccardo come chi fosse stato sconfitto per l'ennesima volta.
"Sai che non è da me tirarmi indietro" sorrise il bardo mentre già usciva dalla porta.

Alle 22:43 Nicolò non era ancora tornato nella locanda e, Alessandro e Lorenzo, lo stavano aspettando in camera.
"Ma dove diavolo si è cacciato?" si chiedeva Lorenzo mentre camminava avanti e indietro per la stanza evidentemente preoccupato. Alessandro non lo degnò di una risposta, era troppo assorto nel contemplare la mappa della città che si era impressa sul Libro di Etnalta. 
"Dubito che sia ancora con Linton… Probabilmente si è rifugiato da qualche parte…" ipotizzò il monaco. IN quello stesso momento lo sguardo del barbaro ricadde su un particolare luogo presente in quella città.
"Forse so dove trovarlo!" esclamò il ragazzo gettandosi fuori dalla porta.
"Ma porca troia!" urlò poi il monaco mentre seguiva l'amico.
I due raggiunsero in fretta l'area dove Alessandro pensava che si potesse trovare Nicolò. Una cancellata nera proteggeva un luogo dietro al quale si trovavano pietre di varie forme.
"Un cimitero?! Sei serio?!" esclamò Lorenzo "Cos'è? Nicolò è diventato un vampiro e non mi ha detto nulla?!"
"Uff… Sai com'è fatto quel pazzo…" si limitò ad osservare Alessandro ridacchiando sotto i baffi. Il ragazzo spalancò il cancello cigolante ed i due entrarono. Al barbaro quei luoghi non erano mai andati particolarmente a genio; anzi, a dire il vero, i cimiteri lo inquietavano sempre. Non aveva ancora sviluppato alcuna forma di dialettica con la morte, probabilmente ciò era dato dalla fortuna di non aver perso ancora nessuno a lui legato: nonni, genitori, parenti o amici: nessuna perdita, nessun lutto, nessun dialogo a tu per tu con la morte. Lorenzo era già diverso: non solo la poesia sepolcrale era una parte fondamentale all'interno della letteratura inglese ma, al tempo stesso, quando era molto piccolo, aveva dovuto imparare a convivere con la perdita di entrambi i genitori in un incidente automobilistico e, da quel momento, era stato cresciuto dai nonni materni; a partire dai 10 anni aveva iniziato ad andare tutte le domeniche al cimitero a parlare con i genitori persi, a dialogare inconsapevolmente con la signora col mantello. Per questo il monaco camminava disinvolto tra le lapidi mentre il barbaro continuava a guardare agitato in tutte le direzioni. Fu lui a sobbalzare quando vide per primo l'ombra del bardo accovacciato davanti ad una lapide.
"Santo cielo Nico! Vuoi farmi morire!?" esclamò poi stringendosi il cuore con la mano destra.
Il ragazzo si voltò tranquillamente dopo aver riconosciuto la voce dell'amico "Ehi!" li salutò poi sorridente.
"Allora? Come mai sei rimasto fuori così a lungo?" domandò Lorenzo affiancandosi a lui.
"Beh… Ho finito di parlare con Linton tardi e poi sono passato davanti a quel cancello… Allora mi sono detto che non sarebbe stata una brutta idea fermarsi un po' qui"
Il monaco osservò il bardo: anche lui aveva sopportato la perdita di un parente, certo non era un genitore, ma un nonno; avevano parlato a lungo di quell'argomento nel corso delle loro chiacchierate estive e Nicolò si era sempre "rimproverato" di non essere riuscito a versare una lacrima al suo funerale, aveva 14 anni all'epoca e non aveva pianto. Quel pianto che non aveva trovato voce in lui lo aveva soffocato a lungo. Poi c'era anche una nuova componente nella dialettica che Nicolò aveva instaurato con la morte, quella componente si chiamava Teresa. Una presenza viva e morta alla stesso tempo, un amore che era in potenza entrambe le cose, contemporaneamente; era sempre lì, davanti a lui quando le parlava; non pietra, non parola ma un corpo fermo attorno al colpo del quale la morte teneva tesa la falce. Forse era per quello che Nicolò utilizzava una falce per combattere, forse anche in quel momento dialogava con la signora incappucciata.
"Allora… Chi era?" domandò Lorenzo.
"Tale Yerul Fitis… Probabilmente un nome casuale messo su una lapide…" ghignò acido il bardo rialzandosi "Dai… è meglio andare" così dicendo il bardo e il monaco tornarono sui loro passi accorgendosi poi che il barbaro era rimasto fermo.
"Ehi! Ale? Che guardi?" domandò Lorenzo voltandosi.
"Guardate quella tomba imponente" disse lui indicando una lapide molto più grande delle altre che rappresentava un cavaliere in una splendida armatura poggiato ad un'ascia bipenne. Mentre la guardavano si accorsero tutti che davanti ad essa c'era qualcuno, un NPC probabilmente.
I tre si avvicinarono e subito riconobbero Cadil "Oh mio Dio che sorpresa!" esclamò Alessandro "Vado a parlargli subito!"
Non appena il ragazzo si trovò a qualche passo dall'NPC davanti al ragazzo comparve un messaggio "Duello iniziato. Gabél VS Cadil. Regole del duello: 1 VS 1; duello all'ultimo sangue".
In quello stesso istante Cadil tirò un fendente orizzontale con cui avrebbe sicuramente colpito il ragazzo se lui non avesse effettuato un rapido salto all'indietro. 
Cosa diavolo era preso a Cadli? Perché stava attaccando con quella foga feroce Alessandro? Era un NPC di cui si fidavano, che li aveva aiutati e allora perché quella follia improvvisa? Perché quel cambio di atteggiamento?
"Ma che cazzo!?" esclamò il barbaro iniziando a difendersi dai ripetuti attacchi che l'NPC conduceva col suo spadone.
"Ale probabilmente è impazzito!" urlò Nicolò preoccupato "I suoi attacchi non hanno un senso, attacca a casaccio!"
"Ale non ti resta che eliminarlo!" urlò Lorenzo preoccupato "È un duello all'ultimo sangue, vuol dire che uno di voi deve morire per concluderlo!" 
Lorenzo e Nicolò osservavano i due barbari combattere tra loro ed erano particolarmente disturbati dato che non potevano essere d'aiuto in alcun modo: non si trovavano all'interno del duello e quindi non potevano danneggiare Cadil dato che si trovavano in un'area sicura; probabilmente tutto quello era stato studiato volontariamente per rendere quello scontro un 1 VS 1 reale ed effettivo con chi aveva intrapreso la quest-line di Cadil.
I colpi infuriavano, i due spadoni cozzavano tra loro anche se Alessandro non sembrava avere reali intenzioni di eliminare l'NPC, infondo si era quasi affezionato a lui ed ucciderlo… Non gli sembrava corretto. Ma poi ragionò e capì che quelli erano solo dati, non c'era una vita alle sue spalle. Non era un NPC come Kubasa; Cadil aveva dialoghi fissi, non variabili, era una semplice guida, una semplice creazione di dati. Fu allora che il ragazzo iniziò a rispondere agli attacchi: parò un fendente verticale dall'alto con lo spadone, poi lo fece ruotare colpendo l'avversario con un fendente in pieno petto. Cadil venne sbalzato all'indietro e, in quel momento, Alessandro affondò un colpo proprio in mezzo al busto. Lo scontro ebbe la durata di qualche minuto, finché l'NPC non cadde in ginocchio ridotto ad 1/10 dei suoi HP. Alessandro gli si affiancò, stava per tirare il fendente mortale quando l'NPC iniziò a dire "Gabél… Grazie… Sono felice che sia tu ad mettere fine a questa mia vita… Scusa se ti ho attaccato… Non ero in me… Ascolta… Cadmo… La mia famiglia… Non riesco a sopportare la verità… Quella non era sua... Uccidimi ora… Per favore…" Alessandro e gli altri seguivano le parole dell'NPC sorpresi, curiosi e quasi commossi, intristiti per il dover dire addio ad un NPC che li aveva aiutati così tanto.
Alessandro guardò i due amici che annuirono lentamente, sollevò lo spadone e fece calare a 0 gli HP di Cadil. Lui cadde dicendo "Grazi… Gabél…" 
Sopra il cadavere comparve l'icona di un oggetto che subito Alessandro raccolse: si trattava del set-armatura indossata da Cadil chiamata "Armatura Dente di Arconte" il ragazzo si fermò a leggere la descrizione del set.
"Set ereditato da Cadil, l'ultimo discendente di Cadmo.
Si dice che questa armatura sia stata ideata dall'inventore di corte Cadmo in tempi antichi. Il materiale di cui è fatta questa armatura è stato ottenuto dai denti di un Arconte, come altre invenzioni di Cadmo. L'armatura offre grandi difese fisiche e una difesa quasi perfetta dai danni di fuoco"
"Arconte? Che diavolo di cosa è?" domandò Lorenzo.
"Non ne ho idea… Però ora sappiamo di cosa erano fatti i Golem al piano 33" osservò Nicolò meditando sulle parole appena ascoltate.
"Ehi guardate là!" disse Alessandro indicando una fossa nel terreno; i tre ragazzi le si avvicinarono e videro una lapide con sopra scritto "Qui giace Cadil, ultimo discendente di Cadmo".
"Deve averla realizzata sapendo che sarebbe morto oggi…" disse il barbaro con una leggera tristezza nel tono di voce.
"Beh! Allora diamogli una sepoltura no?" propose il bardo poggiando la mano sulla spalla dell'amico. Lui annuì e, dopo che i tre ebbero deposto il corpo nel fondo della fossa, videro una pala su un mucchio di terra lì accanto (probabilmente la pala utilizzata da Cadil per realizzare la buca) e, con essa, sotterrarono il cadavere.
Alessandro, dopo aver appiattito la terra andò a vedere il grande monumento funebre che stava osservando Cadil prima di attaccarlo e lesse "Amon, prode guerriero che offrì la sua ascia a protezione del paese e del re".
"E adesso questo qui chi è?" domandò Lorenzo rileggendo più volte il nome Amon.
"A me Amon fa venire in mente solo una carta di Yugioh" rise Nicolò poi si fermò e aggiunse "Dai, è meglio tornare a casa, è stata una notte intensa e domani non ci aspetta solo un dungeon di tutto rispetto ma anche una simpatica conversazione su quello che è appena accaduto"
E così fecero i tre ragazzi dopo che Alessandro si fu equipaggiata indosso tutta l'armatura appartenuta a Cadil in modo da poter sempre avere con sé il ricordo di quell'NPC.

Causa esame prossima pubblicazione sabato 21 

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Capitolo 31
*** Prole (N) ***


Erano le 7:30 quando Lorenzo e Nicolò si svegliarono grazie alla sveglia impostata la sera prima. Alessandro e Lorenzo vennero svegliati dalla bussata alla porta dei due amici; erano le 7:34. I quattro ragazzi raggiunsero il piano terra e trovarono Camilla ad attenderli al tavolo dove, la sera prima, avevano cenato nonostante l'assenza di Nicolò; 7:39. Data l'ora i cinque si godettero un'abbondante colazione seguita da qualche partita giocata a briscola chiamata nell'attesa dell'ora X. Cinque minuti prima delle nove, dopo un'ultima partita che aveva visto trionfare la coppia Lorenzo-Riccardo, la Vitriol decise di incamminarsi verso il centro di Asildrygg dove la prima linea si sarebbe riunita. La parte della città dove avevano pernottato i ragazzi era situata a ovest rispetto la piazza centrale e, proprio per questo, era la zona meno illuminata la mattina: il sole, sorgendo ad est, iniziava fin dal mattino a proiettare l'ombra del grande albero in pietra sui tetti a ovest; a mezzogiorno, con il sole al suo culmine, l'ombra avvolgeva la totalità della città per poi fuggire verso l'est dove già la notte si preparava a fiorire. I cinque, alle nove spaccate, raggiunsero il centro della città dove sorgeva levandosi verso il cielo l'immenso albero in pietra che stendeva le sue radici verso il cielo, si misero allora a girare intorno al largo tronco alla ricerca degli altri giocatori che dovevano trovarsi lì da qualche parte; così trovarono la prima linea riunita difronte ad una spaccatura nella corteccia alta circa 3 metri. Nicolò diede un'occhiata ai vari giocatori lì riuniti, l'emicrania iniziò a martellargli la testa: dovevano essere meno di 27 persone (Nicolò, crescendo con la sua agorafobia, aveva imparato che, quando si trovava davanti a meno di 27 persone il suo organismo reagiva dando inizio solo ad una emicrania martellante ma, già con 28 persone, iniziavano i giramenti di testa, dalle 43 in sù invece partivano la nausea e gli attacchi di panico; il ragazzo col tempo aveva iniziato a sfruttare i suoi sintomi per capire quante persone componessero una folla più o meno numerosa ed ecco da dove derivava la sua ipotesi); Riccardo subito vide Pikeru e Sakura: due ragazze che, insieme a lui, formavano il team di supporto medico della prima linea; subito il ragazzo si avvicinò alle due per salutarle amichevolmente scortato dal suo adorato Izanog, che, ormai, utilizzava spesso come "mezzo di trasporto", e, prontamente, Camilla lo fulminò con lo sguardo. Linton, Salazar e Tempesta erano disposti davanti al resto dei giocatori e aspettavano che gli ultimi arrivati prendessero posto. Alessandro si guardò intorno rapidamente e vide che, della gilda del Sangue di Drago, erano rimasti, oltre al generale e ai suoi due colonnelli, un barbaro e un guerriero; delle Guardie Notturne erano rimasti Zarathustra, un mago, un guerriero ed un ranger; gli altri giocatori erano invece la ladra Arcoas col suo Floren, 2 guerrieri, 2 maghi, un ranger e l'immancabile Orias.
"Certo che la varietà di classi è notevole…" disse ironico Lorenzo rivolgendosi verso a Nicolò.
"Se avete finito di chiacchierare come dei bambini io darei le direttive" disse Linton con lo stesso atteggiamento di una professoressa che riprende i propri alunni e, proprio come questi, Lorenzo abbassò lo sguardo immaginando ingiurie dirette alla maestrina.
Linton fece volare il suo sguardo rapido su ogni persona davanti a lei e, quando vide che tutti erano sull'attenti e in silenzio, iniziò a spiegare il modo in cui avrebbero agito "Allora… Come di consueto i tre chierici rimarranno nelle retrovie per offrire supporto, i maghi saranno sempre davanti a loro, i combattenti davanti mentre, in testa al gruppo, ci saranno Gabél, Tempesta, Salazar e Hamlaf preceduti da me ed Orpheus… Ok?"
Lorenzo e Alessandro si guardarono negli occhi esterrefatti: perché loro erano in testa al gruppo? Non era mai capitato.
Dopo che ebbe ascoltato il muto assenso di tutti Linton disse "Perfetto… Orpheus?"
"Arrivo" rispose il ragazzo avanzando poi guardò i due amici e disse a bassa voce "Ho chiesto a Linton che voi due mi copriste le spalle; io devo rimanere davanti insieme a Linton per cercare di darle una mano… Non solo da un punto di vista di combattimento ma anche per motivi…"
"Orpheus! Allora?" urlò la generale mentre già si stava dirigendo verso l'apertura nel tronco.
"Arrivo!" e il bardo inseguì la paladina lasciando sospeso il discorso rivolto ai due compagni.
Lorenzo e Alessandro si scambiarono uno sguardo perplesso e si affiancarono rapidi a Tempesta e Salazar.
"Complimenti per la vostra promozione" sorrise Tempesta guardando i due ragazzi mentre varcavano l'ingresso del dungeon. 
"Mah… Adesso… Comunque, voi sapete il perché di questa "promozione"?" domandò Lorenzo mentre riscaldava i muscoli.
"È tutto merito di Orpheus" iniziò a spiegare Salazar "Ora come ora la nostra gilda non sta vivendo un momento proprio buono… La generale Linton è molto cambiata e tanti dei giocatori che facevano parte della gilda del Sangue di Drago hanno deciso di abbandonarla… Se comprendiamo me, Tempesta e la generale siamo rimasti in 26… Orpheus è da qualche giorno che cerca di parlare col generale ma purtroppo sembra non essere riuscito a scalfire questa sua anima cristallizzata…"
"Anima cristallizzata…" ripeté Alessandro "… Sei diventato un poeta?"
"Ahahahah!" scoppiò a ridere Tempesta, poi si voltò di scatto verso il barbaro "E tu un comico… Oh mio Dio!" sobbalzò.
"Che hai visto?!" esclamò Lorenzo serrando i pugni in posizione di guardia.
"Uh… Niente" sospirò il colonnello combattente "Ad un tratto ho guardato Gabèl e ho visto la sua testa fluttuare nel nulla"
"Ma che cazzo…" commentò il monaco, poi guardò l'amico e si accorse che, effettivamente, l'armatura di Alessandro si confondeva con le pareti del dungeon. Iniziò a riflettere su quello strano gioco di luci e colori; guardò attentamente le pareti e l'armatura; poi, preso da un'intuizione folle, si accostò all'amico e diede due colpetti col pugno all'armatura "Mmm… questo è un sol" pensò grazie al suo orecchio assoluto mentre Alessandro lo guardava con la faccia incuriosita, poi fece lo stesso con le pareti del dungeon scoprendo che emettevano lo stesso suono dell'armatura.
"Ti sei rimbambito?" domandò Tempesta seguendo gli strani movimenti di Lorenzo.
"Gabèl!" esclamò lui non curandosi delle parole del combattente "La tua armatura e l'albero sono fatti dello stesso materiale!"
"Sei serio?!" domandò allora il barbaro esterrefatto.
"Sono serissimo! Dobbiamo trovare un modo per dirlo a Orpheus!" continuò a dire Lorenzo indicando il bardo che si trovava poco più avanti rispetto a loro insieme al generale.
In quello stesso momento la prima linea passò per una stanza più ampia dove una decina di ragni ragni, alti all'incirca un metro, li iniziarono ad attaccare con le loro ragnatele velenose. Al termine dello scontro, mentre i tre chierici offrivano le cure ai combattenti, Lorenzo ed Alessandro si avvicinarono a Nicolò per comunicargli la loro scoperta.
"Quindi questo albero è fatto dello stesso materiale di cui sono fatti i dei denti di Arconte… e quindi delle stesse ossa di Arconte..." rifletté il bardo.
"Già… Potrebbe essere che… Ci troviamo all'interno di un Arconte?" ipotizzò Lorenzo.
"Questo? Un Arconte?" ripeté Alessandro per fare mente locale "Vuoi dire che questo potrebbe essere il corpo di un…"
"Beh, alla fine dei conti non possiamo sapere se un Arconte è un mostro antico, una pianta o simili" spiegò il monaco.
"Però la descrizione dell'armatura di Gabèl cita "dai denti", vuol dire che l'Arconte ha dei denti e, possibilmente, una bocca" ribatté il bardo.
"Potremmo sempre trovare delle immense fauci in cima all'albero" fantasticò nuovamente Lorenzo.
"Bah non so…" disse poi il barbaro "Se fosse vero quello che dici perché Cadmo non ha abbattuto questo albero per creare altre armi, altri golem o altre armature?"
Lorenzo si sentì sotto scacco e allora dovette ritrattare i suoi pensieri "Mmm… Probabilmente hai ragione… Ma allora perché questo albero è fatto dello stesso materiale?"
"Orpheus!" urlò la voce di Linton poco più avanti "Dobbiamo proseguire!" e allora il bardo fu costretto a lasciare sospeso quel discorso e a seguire il generale che già si stava avviando verso il nuovo corridoio.
"Certo che Linton sta schiavizzando un po' Orpheus, no?" osservò Camilla avvicinandosi ai due compagni.
"Non lo so… Sai com'è fatto Orpheus, se non avesse qualcosa in mente l'avrebbe già mandata a fare in culo" ridacchiò Alessandro destando un sorriso sul volto dei due amici.

L'esplorazione durò circa un'ora. Il dungeon si estendeva verso l'alto attraverso percorsi in salita e simile, oltretutto era particolarmente complesso e intricato, ogni corridoio aveva minimo due diversi sbocchi e le stanze, solitamente, ospitavano tre diverse uscite, fortunatamente, grazie al Libro di Etnalta, Alessandro riusciva sempre a controllare le strade che la prima linea aveva già visitato e quelle che, invece, avevano deciso di lasciare per dopo, allo stesso tempo, l'anello di Morgana che il barbaro teneva sempre equipaggiato, era stato utile per scoprire una stanza segreta all'interno della quale avevano trovato una campana da chierico di livello medio; tutta la prima linea aveva accettato l'idea di donarla a Pikeru dato che era l'unica, tra i chierici, ad utilizzare ancora una campana di livello inferiore alle altre. Al termine della totale esplorazione del dungeon, la prima linea, probabilmente giunta nel punto più alto di quel groviglio di cunicoli e analoghi, si trovò difronte a un varco dal quale entrava una luce così intensa da rendere impossibile vederci attraverso. Sapevano tutti che da quel varco avrebbero acceduto alla boss-room, un escamotage di luce di quel genere poteva preannunciare solo uno scontro.
"Molto bene!" disse il generale "Agiremo nel seguente modo: entreremo soltanto io, Orpheus, Orias, Salazar, Tempesta, Gabèl, Hamlaf e i tre chierici; voi altri potete anche tornare indietro, grazie per l'aiuto che ci avete dato" e, detto questo, il generale raccolse intorno a sé i guerrieri che aveva nominato e, insieme, attraversarono il varco. Prima di passare oltre però si accorsero di un messaggio nel quale si diceva che solo i giocatori con il livello superiore a 75 potevano accedere; fortunatamente questa caratteristica era soddisfatta da tutti i giocatori che Linton aveva scelto ma, allo stesso tempo, poneva il problema per alcuni dei giocatori che formavano la prima linea e che quindi non avrebbero potuto prendere parte allo scontro reale.
Davanti a loro si estendeva una superficie formato dalle radici dell'albero, oltre quel piano si potevano vedere le immense brughiere del mondo sul quale si ergeva l'albero di pietra. I ragazzi si guardarono intorno e videro, proprio al centro di quel piano sul quale si erano venuti a trovare, una specie di immenso fiore, ancora chiuso, che saliva verso il cielo.
"Ma quello… È un fiore?" domandò Tempesta incuriosito e allo stesso tempo divertito.
"Oh cazzo… Non è un fiore… È un uovo!" urlò Lorenzo allarmatosi dopo aver osservato attentamente quella che il combattente aveva confuso con un germoglio.
In quello stesso momento l'intero albero iniziò a tremare in maniera inquietante e sull'uovo si formarono delle piccole crepe. Due ali, rosse come il sangue seccato intorno ad una ferita, si spalancarono, proiettando un'ombra nera sulle radici grigie, e, in mezzo a quelle, due occhi simili a dei rubini scintillarono minacciosi e si fermarono, per qualche secondo, ad osservare i giocatori. Quell'essere enorme alzò la testa cornuta verso il cielo, rivelando così il corpo da rettile dello stesso colore delle ali, spalancò le fauci emettendo un boato che fece gelare il sangue di tutti quelli che lo sentirono. L'eco di quel suono percorse anche le strade di Asildrygg creando il panico non solo negli animi dei vari giocatori ma anche negli NPC. Facendo vibrare la coda, quell'essere mostruoso, ruppe il sostegno che, fino a poco prima, reggeva il suo uovo e, dopo aver spalancato nuovamente le ali, chinò il capo fissando con gli occhi i giocatori che si preparavano a dargli battagli ed emise un secondo urlo, più forte, più tonante, più evocativo e, in quello stesso momento, sopra di lui comparvero nove barre di vita ed un nome "Godnig, prole di un Antico".
"Cazzo… È un drago!" urlò Tempesta con la voce spezzata dal terrore.
"Idiota… Non vedi che non ha le zampe anteriori!?" lo corresse Linton mentre si metteva in posizione da battaglia "Ci troviamo difronte ad una viverna"

Camilla era rimasta sola dopo la selezione di Linton quindi aveva deciso di ritornare nella locanda ma, lungo la strada del ritorno, aveva sentito una violenta scossa percorrere l'intero piano, si era quindi fermata e, istintivamente, aveva rivolto lo sguardo verso la sommità dell'albero in pietra; non poteva vedere cosa stava accadendo al di sopra delle radici ma percepiva che là sopra stava accadendo qualcosa ed ebbe conferma di questo presentimento quando un ruggito squarciò l'aria della città. Gli NPC iniziarono a correre spaventati verso le proprie case, sbarravano le porte e le finestre, prendevano per mano i bambini che piangevano e li trascinavano al riparo. Camilla era lì e cercava di tranquillizzare gli altri giocatori; dopo qualche secondo tutto tacque, tutto si spense come se quegli eventi fossero stati dei fuochi di paglia. La ragazza attese che tutti gli NPC si tranquillizzassero nuovamente e decise allora di tornare alla locanda. Dopo nemmeno mezz'ora da che la maga si fu messa a sedere al solito tavolo i quattro ragazzi che erano rimasti a fronteggiare il boss entrarono dalla porta principale della locanda.
"Avete già fatto?" domandò lei incredula.
Nessuno le rispose.
Lei studiò attentamente gli sguardi dei ragazzi: erano palesemente abbattuti, sconfitti, come se avessero… Un dubbio orribile assalì la mente di Camilla "Per caso… Qualcuno…" iniziò a balbettare lei.
Nicolò intuì quello che stava per chiedere e la bloccò subito "No, no; non ti preoccupare, non è morto nessuno…"
"E allora cosa sono quelle facce da funerale?" insistette dopo aver tirato un sospiro di sollievo.
"Il boss che si trova in cima a quell'albero è veramente tosto" si limitò a dire Alessandro abbandonandosi sulla sedia imbottita.
"Di che boss di tratta?" domandò la maga rivolgendosi a Riccardo.
"Si chiama "Godnig, prole di un Antico", è una viverra ed ha nove barre di vita" spiegò il chierico rimanendo a fluttuare sul guscio di Izanog.
"Nove barre!?" esclamò Camilla "Ma è un sacco!" eppure sembrava che i ragazzi non temessero quell'aspetto della boss-fight… Sembrava che ci fosse dell'altro… "Cosa state pensando voi altri?" disse allora rivolgendosi a Lorenzo e Nicolò che discutevano a colpi di sguardi.
"Noi?" domandò il monaco voltandosi verso la voce "Stiamo pensando a Godnig…"
"In che senso?" 
"Beh è una presenza strana… È definito "Prole di un Antico" ma cos'è un Antico?" iniziò ad elucubrare a voce alta Lorenzo.
"E se con il termine Antico si indicasse un Arconte?" ipotizzò Alessandro mentre beveva un boccale di birra appena ordinato.
"È l'ipotesi più plausibile… Probabilmente Godnig è il figlio di un Arconte ma ciò porta a nuove domande: gli Arconti sono ancora in vita? Sono creature mostruose come Godnig? Perché chiamare Arconte il padre di una viverna che quindi sarà sicuramente un drago? Esiste più di un Arconte dato l'utilizzo dell'articolo indeterminativo singolare ma quanti sono? o quanti erano?" Nicolò camminava avanti e indietro per la stanza snocciolando quelle domande come se fosse un rosario.
"Nico, Nico" ripeté un paio di volte Lorenzo mettendosi difronte a lui e poggiandogli le mani sulle spalle "Respira, respira profondamente" 
Il ragazzo ascoltò i consigli dell'amico e dopo qualche secondo il bardo riacquistò un minimo di tranquillità "Ci sono, ci sono" sospirò dopo aver ritrovato sé stesso in mezzo ai dubbi.
Anche Camilla notò l'agitazione dell'amico e, dopo che questi aveva ascoltato i consigli del monaco, cercò di spostare la sua attenzione su altro "Ehm… Avete già elaborato una strategia per affrontarlo?"
Il bardo fece ancora un paio di respiri profondi e poi iniziò a dire "Dunque… Passa molto tempo a librarsi in aria dove bersaglia i nemici con palle di fuoco e fiammate, quando poi atterra minaccia con la coda e le fauci… È immune all'elemento fuoco, come lo erano i Golem Sparti… E quindi abbiamo pensato che, mentre è in aria, lo dovranno bersagliare i caster per poi assaltarlo con i vari combattenti nel momento stesso in cui atterrerà"
"Beh… Alla fine delle cose non mi sembra così improponibile" osservò Camilla con un leggero tremore nella voce.
"Invece di problemi ce ne sono parecchi" si intromise Alessandro "Per esempio è sempre difficile capire in quale punto atterrerà… e poi rimane fermo in cielo solo in un istante: quando si prepara a lanciare una palla di fuoco ma, nel momento in cui un caster prepara il suo incantesimo, se non è nella posizione adatta, rischia di venir colpito da quelle fiamme infernali!" e concluse la frase sbattendo con forza il boccale sul tavolo mettendo in quel gesto tutta la forza che avrebbe messo in un colpo diretto a quella dannata viverna.
Nicolò si era finalmente messo a sedere e continuava a ripensare a quell'essere: doveva esserci un punto debole nel suo agire, un momento in cui poterlo colpire… Ma allo stesso tempo si affollavano nella sua mente congetture riguardo gli Antichi o Arconti che sia. Il bardo iniziò a contare numeri ipotetici facendo rimbalzare il pollice sulle altre dita, facendogli fare spoletta dall'indice al mignolo e viceversa, teneva la mano vicino al cuore, chissà perché, il rumore metallico che evocava l'Artiglio di Mneninn sembrava lentamente accordarsi al battito del suo cuore.
"Sta andando in trance" sussurrò Lorenzo all'orecchio di Camilla.
"Raramente l'ho visto così agitato" rispose lei "Credi che sia a causa della boss-fight?"
"No, no" disse subito il monaco scansando quell'equivoco "Temo che sia per tutto quello che sta succedendo… Molti giocatori stanno perdendo la speranza… La prima linea si va assottigliando giorno dopo giorno e, anche Linton, non gli deve dare poche preoccupazioni…"
"C'è un dubbio che non riesco a togliermi dalla testa" sembrò deviare dal discorso la maga "Se Linton dovesse abbandonare il suo ruolo di generale… La prima linea come farebbe ad andare avanti?"
"Credo che sia lo stesso dubbio che la mente di Nicolò continua a scansare…" rispose Lorenzo con un sorriso amaro poi alzò il tono della voce per rivolgersi a tutta la gilda "Domani mattina sferreremo l'attacco a Godnig, così ha detto Linton, alle 10:00 ci ritroveremo con gli altri dove già ci siamo ritrovati oggi, dovremo essere ben equipaggiati e ben riforniti quindi è meglio prenderci il pomeriggio per prepararci" e, dicendo così, dopo aver salutato tutti, uscì dalla locanda dopo essersi aggiustato il Cappuccio del Cerbero sulla testa.
Alessandro si congedò e seguì l'amico mentre Camilla e Riccardo si diressero verso le loro camere. Nicolò invece rimase seduto al tavolo continuando quella sua conta eterna e senza un traguardo.

Godnig si stagliava contro il cielo con una fierezza antica e violenta, sbatteva le ali con un rofza tale da causare delle folate che potevano far perdere l'equilibri di alcuni giocatori; se quello non fosse stato un gioco mortale probabilmente i giocatori, in Godnig, avrebbero visto una creatura stupenda ed inquietante al tempo stesso ma, la paura, lo rendeva allora solo un mostro terrificante. Lo scontro imperversava già da qualche minuto e, sebbene la prima linea non fosse ancora riuscita ad arrecare alcun danno alla viverna, questa era riuscita a mettere in difficoltà un paio di giocatori che da subito avevano impegnato i tre chierici in una sessione di cure mirate. Godnig era una creatura veramente temibile e che sapeva infondere la paura nel cuore di chi lo fronteggiava. Ad un certo punto questi planò sfiorando l'arena formata dalle radici di pietra ed emise una fiammata che minacciò un'area piuttosto vasta. Fortunatamente l'arena era molto vasta e quindi nessuno ebbe particolari problemi a schivare quel soffio di fuoco. La viverna allora si poggiò a terra e iniziò ad attaccare con le fauci e la coda; in quello stesso momento la prima linea riuscì ad infliggere abbastanza danni da ridurre di 1/4 la prima delle 9 linee di vita del boss. La boss-fight proseguì in quel modo per oltre mezz'ora, i caster riuscivano a colpire il boss con le loro magie ma era particolarmente resistente mentre l'unico momento in cui si poteva puntare veramente ad infliggergli qualche danno era quando si poggiava a terra. Nonostante tutto la vita del boss era scesa fino alle ultime 3 barre di vita; alla prima linea ciò era però costato la ritirata di 5 uomini (tra cui Zarathustra). Ora i giocatori che si ostinavano a sostenere quello scontro erano solamente 18 e, come se ciò non bastasse, dopo aver prosciugato la 4a barra della vita del boss questi atterrò violentemente a terra facendo cedere parte dell'arena che si restrinse sensibilmente.
"Orpheus, Hamlaf!" urlò ad un tratto Alessandro "Venite qui!" 
I due ragazzi prima si scambiarono uno sguardo perplesso poi raggiunsero in fretta l'amico "Ho un piano!" disse lui.
La vita di Godnig era ancora a 2 barre e 3/4 quando Alessandro volle mettere in atto il suo piano. Aspettò che la viverna tornasse a poggiarsi a terra e, con l'aiuto di Lorenzo e Nicolò che contenevano i colpi grazie alla forza bruta e alla magia, riuscì a risalire lungo la schiena del boss dispensando un bel po' di danni. Quando poi Godnig tornò a volare il barbaro si aggrappò ad uno degli spuntoni che uscivano dalla schiena alla creatura.
"ALESSANDRO!" urlò terrorizza Camilla rivelando il vero nome del ragazzo a causa della preoccupazione. Eppure il piano sembrava funzionare; la vita del boss calava incessantemente e i giocatori a terra capirono che Gabèl stava continuando a colpire la viverna anche in aria ma, quando anche la penultima barra di vita venne esaurita dai colpi del barbaro, la viverna parve imbizzarrirsi e, a causa di uno scossone troppo violento, il barbaro perse la presa riuscendosi però a salvare aggrappandosi ad una zampa. I giocatori a terra si sentirono stringere il cuore guardando quel rocambolesco salvataggio ma, quando Godnig fu quasi al limite dell'arena, Alessandro perse la presa e iniziò a cadere al di fuori dell'area formata dalle radici di pietra, stava cadendo verso la base dell'albero. Il tempo parve fermarsi qualche istante, la stretta al cuore si fece più incessante, più violenta; un urlo si strozzò in gola a Camilla mentre le lacrime iniziavano a farsi largo sul viso; Riccardo e Lorenzo urlando provarono a raggiungere l'estremità dell'arena pre provare a salvare l'amico ma se lo videro cadere davanti come un sogno infranto. In quello stesso momento Nicolò iniziò a correre come un forsennato e a sua volta si lanciò giù dall'arena. Impossibile descrivere i sentimenti che quel gesto destò nei cuori di tutti i giocatori che seguivano l'azione. Fu uno sbarrarsi di occhi, uno spalancarsi di bocche che non erano più in grado di emettere un suono ma la boss-fight non era finita. Mentre i giocatori sembravano distrutti a causa di quella doppia perdita Godnig caricò una palla di fuoco; erano tutti inermi, sarebbero stati tutti spazzati via da quell'attacco se non fosse stato per Lorenzo che, con in volto riflessa tutta l'incazzatura per quella perdita, tirò un pugno micidiale alla palla di fuoco facendola tornare al mittente proteggendo gli altri ma perdendo più di metà HP. Godnig subì un danno ingente nonostante fosse resistente al fuoco e, In quello stesso momento, alle spalle del monaco, un corvo più grande di un uomo si stagliò contro il cielo mentre, tra gli artigli, stringeva Alessandro. Il volatile dalle piume nere si avventò verso la viverna e, quando furono alla giusta distanza, sganciò il barbaro che riuscì a caricare un fendente verticale poderoso che fracassò la testa del boss prosciugandogli anche l'ultima barra di vita. Godnig ricadde sulle radici dell'albero di pietra e, con un debole ruggito, affermò la sua morte. Alessandro stava ricadendo male al suolo quando il grande corvo lo riprese al volo e lo poggiò sull'arena delicatamente per poi atterrare a sua volta. Nessuno seppe cosa dire finché la schermata di "Boss Sconfitto" non apparve davanti a tutti i giocatori. Un lieve boato di vittoria risuonò verso il cielo ma molti rimasero in silenzio; poi, all'improvviso un nuovo tremore percorse tutto l'albero che iniziò a sgretolarsi sotto ai piedi dei giocatori e loro vennero teletrasportati ai piedi dello stesso. L'albero in pietra pian piano appassiva in una polvere che si disfaceva al vento finché, di esso, non rimase che un cratere nel suolo che subito venne riempito da quella sabbia grigia in cui si era disfatto. Il sole tornò ad illuminare tutto il paese di Asildrygg così come le lacrime di Camilla per la morte di Nicolò; anche Lorenzo e Riccardo erano palesemente scossi da quella perdita così come Linton e i suo colonnelli ma, la vera sorpresa, fu la lacrima che percorse il volto di Orias che stava stringendo tra le braccia un'Arcoas in balia del pianto.
"Perché piangete?" domandò Alessandro non capendo il perché di quel fiume di lacrime.
"SEI RINCOGLIONITO!?" Strillò Camilla "Nicolò è morto!" e così svelò anche il nome che si celava dietro ad Orpheus.
Alessandro scoppiò a ridere e si ritrovò fulminato dallo sguardo di tutti e, allora, un'espressione perplessa si fece largo sul suo volto "Quindi non l'ha fatto davanti a voi?"
"Fatto cosa?" domandò Lorenzo non capendo dove volesse arrivare a parare il barbaro.
"Ma scusate un attimo… Secondo voi che cos'è questo corvazzo qui?" chiese Alessandro indicando il grande corvo che si trovava ora alla sua sinistra.
"Beh… A dire il vero…" mugugnò confuso Riccardo.
"Vuoi dirmi che…" iniziò a dire Linton come chi aveva capito qualcosa che, però, ancora in parte sfuggiva all'intuizione.
In quello stesso momento il corvo venne avvolto da un fumo nero che lo nascose agli occhi di tutti e, quando il fumo si sollevò, dove prima c'era il grande corvo, tutti videro Nicolò palesemente affaticato che si reggeva alla falce poggiata al suolo "Scusate per avervi fatto preoccupare" disse allora il bardo con un filo di voce.
Il volto di tutti si riempì di stupore e gioia allo stesso tempo il nome di Orpheus risuonò dalle bocche di tutti i giocatori.
"Ma come hai fatto?!" domandò Linton mentre gli andava incontro insieme ai suoi compagni del bardo.
"Beh… Dovete sapere che da poco ho sbloccato il penultimo incantesimo di Darkness che si chiama "Grande Illusione"… Grazie a questo, a seconda del mio manna, posso trasformarmi in una determinata creatura per un determinato lasso di tempo… Tra l'altro, grazie all'Artiglio di Mneninn, posso scegliere tra diverse creature anche se, per alcune, non ho ancora abbastanza mana… Questa trasformazione però consuma tutto il mio mana e ne rallenta la rigenerazione una volta riacquistata la mia vera forma…" spiegò lui col fiatone "E al termine di tutto sono incredibilmente stanco…"
"E tu lo sapevi?" domandò Lorenzo rivolgendosi ad Alessandro.
Il barbaro annuì "Ha sbloccato quell'incantesimo durante una missione che stavamo svolgendo insieme e gli ho dato una mano a prendere confidenza con le varie forme che poteva assumere"
Camilla abbracciò in una volta sola i due ragazzi e li fece cadere a terra "Mi avete fatto piangere idioti" disse lei tra le lacrime.
"E tu ci farai piangere a breve se non allenti la presa" scherzò Alessandro.
"Credo di essermi rotto qualcosa… Aiuto…" continuò Nicolò.
Dopo qualche minuto di felicità Linton emise un paio di colpi di tosse per destare l'attenzione di tutti "Allora… Abbiamo finalmente sconfitto "Godnig, prole di un Antico" e, con ogni probabilità, l'accesso al nuovo piano avverrà attraverso il portale comparso al centro di questo cumulo di sabbia" e, dicendo così, il generale indicò un punto: pochi se ne erano accorti ma, proprio al centro di quel cumulo di sabbia grigia, dove un tempo sorgeva l'albero di pietra, era comparso un trilite "Ora come ora chi vuole venire verso il nuovo piano è libero di seguirci, se altri vogliono fermarsi sarete liberi di raggiungerci quando meglio credete" e così Linton e i suoi colonnelli, dopo aver salutato tutti, si diressero verso il nuovo piano.
La gilda Vitriol invece tornò alla locanda dove festeggiò la vittoria a colpi di canzoni e di cibo.
"Aspettate un attimo" disse Riccardo ad un tratto interrompendo il canto di "Ho visto un re" interpretato per l'occasione da Nicolò, Lorenzo e Alessandro "Ma, alla fine, il boss non ha droppato uno strumento?"
"Oh cazzo!" esclamò il barbaro uscendo dal ruolo di Cochi "Me ne sono completamente dimenticato!"
"Di che?" domandò Lorenzo/Renato.
"Ho dato io il colpo di gratia a Godnig e ho anche ottenuto lo strumento che ha droppato ma non ho ancora visto cos'è… Ho fatto caso solo alla sua classificazione come arma" spiegò.
"Il solito distratto" commentò un Jannacci che aveva le fattezze e la voce di Nicolò.
"Eccola qui!" disse il barbaro per poi sgranare gli occhi quando lesse il nome dell'arma.
"Cosa c'è Ale?" chiese Camilla mentre sorseggiava un bicchiere di vino.
"Si chiama "Ascia bipenne di Amon"…" si limitò a spiegare.
"Amon? Ma non è l'uomo che ha quella statua nel cimitero dove hai ucciso Cadil?" domandò il chierico palesemente confuso.
"Leggi la descrizione" propose il bardo fattosi serio in volto e il barbaro iniziò a leggere:
"Ascia bipenne di Amon.
Ascia bipenne appartenuta ad Amon, uno dei quattro difensori nei tempi antichi.
Quest'ascia è stata realizzata da Cadmo utilizzando come materiale un dente di Arconte e fu poi donata da lui ad Amon. 
Alla morte di Amon questi affidò l'ascia al figlio primogenito, valoroso guerriero, e gli chiese di tramandarla di padre in figlio come lui aveva fatto ma, un giorno, prima che il figlio di Amon potesse proseguire la discendenza venne ucciso durante una feroce battaglia. Fu allora deciso dalla moglie del giovane che venisse sepolto con l'arma, ma nessuno si poteva aspettare che una volta sepolta, l'ascia macchiata dal sangue di numerosi nemici, avrebbe fatto germogliare il grande albero di pietra.
L'arma è impregnata da una forza antica ed infligge danni da fuoco"
"Quindi quest'ascia è praticamente il seme dell'albero di pietra?" disse Camilla guardando il barbaro che si equipaggiava l'arma: l'ascia bipenne era praticamente alta come il barbaro, le due lame erano larghe circa 40 cm e si incontravano con il manico in osso in corrispondenza di un volto di drago realizzato con incredibile maestria, tutto ciò naturalmente era realizzato nello stesso materiale che formava l'armatura indosso ad Alessandro.
"Aspettate un attimo… Quindi Cadmo con i denti di un Arconte ha realizzato i Golem Sparti, l'Ascia bipenne di Amon e l'Armatura di Cadil?" domandò Lorenzo incuriosito.
"Penso proprio di sì" disse il barbaro mentre provava a muovere l'arma per capirne le potenzialità.
"Mmm… Strano… Tutto ciò che è legato in qualche modo a Cadmo e al suo Arconte è legato anche all'elemento fuoco" osservò Nicolò.
"Cosa intendi dire?" chiese Riccardo.
"Beh, se ci pensate, i Golem Sparti infliggevano danni da fuoco ed erano resistenti allo stesso, l'Armatura di Cadil offre eccellenti difese contro il fuoco, l'Ascia di Amon infligge danni da fuoco e Godnig, la viverna che risiedeva sull'albero nato da questa ascia, era resistente al fuoco e lo utilizzava…"
"Ora che ci penso hai ragione" ammise la maga "Potrebbe essere che Cadmo era un mago in grado di controllare il fuoco e ha infuso le sue creazioni con questo elemento" propose.
"Può essere…" pensò il bardo "Ma ora compaiono sulla scena anche i "Quattro difensori"…" 
I ragazzi si fermarono a riflettere su quelle nuove informazioni ma non riuscirono ad elaborare una teoria in grado di soddisfare tutti i dati in loro possesso. Venne la notte dagli occhi di stelle e donò una sonnolenta pace alla gilda Vitriol, tutti si ritirarono nelle loro stanze e Nicolò si accese una candela per scrivere qualcosa.
"Preoccupato?" domandò Lorenzo da sotto le coperte all'amico.
"Beh… Sono preoccupato per Linton…" ammise lui "Ci sta nascondendo qualcosa ma non capisco cosa…"
"Non ti preoccupare" mugugnò il barbaro rigirandosi nel letto "Sarà solo un po' tesa a causa delle sfide sempre più difficili che ci stiamo trovando davanti"
"Lo so ma c'è dell'altro… Ne sono sicuro" rispose Nicolò ma, a quella sua frase, fece eco solo il russare dell'amico. Il bardo allora sorrise, scrisse un ultimo verso e spense la candela per poi mettersi a dormire. Fu una notte senza sogni, una notte di nero e di oblii. Quel mondo si stava complicando considerevolmente… Chissà cosa sarebbe successo la mattina, e poi la mattina dopo e quella dopo ancora… Chissà cosa sarebbe successo di lì in avanti… Tutto era divenuto incertezza, tutto era diventato dubbio… Arconti, Difensori, epoche Antiche, l'Orchestra, e più vicino ancora i giocatori in difficoltà, i morti, i player killer, i compagni spariti… Troppe preoccupazioni… Basta… Silenzio… Chissà.

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Capitolo 32
*** Gioco di potere (N) ***


AVVISO: Scusate se settimana scorsa non abbiamo indicato la data di pubblicazione per questo capitolo; sappiate che da ora in poi torneremo alla pubblicazione standard, ossia un capitolo il mercoledì ed uno il sabato (Salvo indicazioni specifiche). 
Scusate per questa interruzione e buona lettura.

Cadil alzava l'ascia bipenne al cielo con dipinta in volto la fierezza del trionfo ma poi, all'improvviso, l'arma e l'armatura vennero avvolte da un'oscurità informe. Cadil ora giaceva a terra in una pozza di sangue; si guardò le mani insanguinate e, alzando lo sguardo, vide la statua di Amon, poi nulla. Alessandro si svegliò di soprassalto mentre quei sogni svanivano subito dalla sua memoria; il ragazzo si guardò intorno come se l'essersi svegliato così all'improvviso non solo avesse cancellato i sogni appena trascorsi ma anche la consapevolezza del dove si trovava. Quella vertiginosa sensazione durò solo qualche secondo; il ragazzo fece scorrere lo sguardo sulle pareti in pietra illuminate da qualche fioca candela, scorse il profilo di un baule nell'ombra, un manichino sul quale era riposta l'armatura ottenuta dopo lo scontro con Cadil e l'Ascia Bipenne di Amon appoggiata al muro. La stanza che aveva scelto all'interno della sede dell'Orchestra non era poi così male. Aprì il menu della stanza e accese il grande lampadario in ferro che pendeva dal soffitto; tutto si fece più nitido, le ombre sparirono in un istante e una calda luce abbracciò i mobili e il ragazzo. Approfittò del menu aperto per controllare l'ora: le 9:42… Né presto né tardi, sarebbe potuto tornare a dormire o si sarebbe potuto preparare per quella nuova giornata. Erano passati quattro giorni da quando la prima linea aveva sconfitto il boss Godnig e la gilda Vitriol aveva deciso di ritornare alle sue varie faccende: allenarsi, svolgere ricerche nella biblioteca dell'Orchestra, sbrigare i propri lavoretti, eccetera. Alessandro decise di alzarsi, indossò la sua armatura, ripose l'ascia nel fodero che aveva sulla schiena e uscì dalla stanza. La luce magica che illuminava la biblioteca gli parve più tenue del solito e, dopo aver richiuso la porta della camera si accorse che Lorenzo stava leggendo un libro seduto su una poltrona accanto a una delle librerie.
"Ehi Lore!" lo salutò il barbaro.
"Buon giorno Ale" rispose lui alzando lentamente gli occhi dal libro.
"Sei stato sveglio tutta la notte a leggere?" chiese allora Alessandro avvicinandosi all'amico.
"Eh sì" confessò il monaco sbadigliando.
"Ahahah tu e Nicolò siete proprio irrecuperabili… A proposito" si interruppe poi guardandosi intorno "Dov'è finito quel folle?"
"Se non sbaglio dovrebbe essere andato in giro a fare ricerche riguardo Melliw… o a comprare meli… Ti giuro che dopo 48 ore passate senza dormire inizio a relazionare con la realtà con molta fatica"
"Ahahah ma scusa fatti una dormita no?" Propose l'amico dopo essergli passato alle spalle per raggiungere la dispensa e mangiare qualcosa; non riuscì nemmeno a finire quella domanda retorica che sentì un russare diffondersi per lo stanzone, si voltò e vide il ragazzo dormire appoggiato allo schienale della poltrona col libro appoggiato sulle gambe.
Il barbaro sorrise un attimo e aprì la porta della dispensa. All'interno non c'era nessuno, solo casse e scaffali ripieni di cibi ed alimenti. Riccardo probabilmente era già andato in clinica mentre Camilla era alla ricerca di nuovi mobili per arredare la sede ufficiale della gilda. L'unico a cui Alessandro non pensò fu Kubasa e infatti trasalì quando sentì la mano di lui poggiarsi alla sua spalla.
"Buon giorno Ale!" disse sorridente il ragazzo sulla trentina.
"Ma por… Kubasa mi hai fatto prendere uno spavento…" rispose il barbaro stringendosi il petto.
"Oh come sei esagerato!" commentò lui "Allora… Cosa preferisci mangiare?"
I due si goderono una frugale colazione accompagnata da un paio di chiacchiere sulle loro vecchie vite: Kubasa raccontò al barbaro che aveva origini italiane ma che viveva in America da quando i suoi genitori, durante i suoi primi anni di vita, decisero di trasferirvisi; lui ora viveva in una piccola casetta in campagna dove allevava galline, curava il suo orticello e si concedeva anche di provare gli ultimi giochi che il panorama videoludico avevano da offrire, si definiva un gamer abbastanza esperto. Alessandro invece gli raccontò della sua vita a Firenze, di come aveva conosciuto i suoi compari e passarono così un'ottima mezzora avvolta nel profumo del tea.
"E sei fidanzato?" domandò ad un tratto Alessandro poggiando la tazza vuota sul piattino.
"Sì… Sono fidanzato con una ragazza di nome Laurel, ci saremmo dovuti sposare qualche mese fa ma…" Kubasa chinò il capo per nascondere una faccia segnata dal dolore.
Alessandro si sentì stringere il cuore e provò ad immaginare quello che aveva passato il ragazzo: sicuramente avrebbe voluto lottare per ritornare dalla futura moglie ma, invece, non solo era stato rinchiuso in quel gioco ma gli era anche stato reso impossibile il combattere, si trovava affidato alle mani degli altri, alla forza degli altri, come un pezzo di legno in balia della corrente. Il barbaro sentì una feroce rabbia accendersi in lui: chi poteva aver giocato un tiro così mancino ad una persona buona come Michele? Era un'altra idea di quello stronzo del creatore del gioco? Era forse stata opera di una terza parte? Alessandro picchiò un pugno sul tavolo facendo sobbalzare Kubasa e smuovendo una mela poggiata sul piano che, appoggiatasi su un fianco, iniziò a rotolare finché non cadde dal tavolo e, dopo essersi schiantata a terra, svanì come se fosse stata consumata. Il barbaro notò che Kubasa lo stava fissando e, imbarazzato, disse "Oh… No, no! Non ero arrabbiato per la tua reazione! Stavo pensando ad altro!"
La reazione così bambinesca di un guerriero in armatura fece scoppiare a ridere il ragazzo "Ahahahah, scusa! Avevo frainteso!" e quella risata riuscì a nascondere nuovamente quei ricordi di speranze infrante. I due tornarono a parlare finché Alessandro non ricevette un messaggio.
"Chi è?" domandò Kubasa curioso.
"È un messaggio di…" il barbaro si stupì a leggere il nome del mittente "Orias?!"
"Chi è Orias?"
"È un ragazzo che combatte con noi nella prima linea… Però è un solitario, non ha una gilda, non collabora con nessuno al di fuori delle bossfight ed è anche uno dei cinque" spiegò Alessandro mentre apriva il messaggio e lo iniziava a leggere.
"I cinque… Ah già! Me ne ha parlato Riccardo qualche giorno fa! Sono i cinque ragazzi che hanno avuto accesso alla biblioteca del primo piano già all'inizio del gioco!" disse Kubasa dopo aver recuperato alcune informazioni nella sua mente.
"Già…" rispose Alessandro mentre chiudeva il messaggio e si alzava dalla sedia per uscire dalla stanza "Però anche Claudio e Nicolò in seguito hanno avuto accesso alla biblioteca… Ora come ora sarebbe più giusto parlare dei "Sette" eppure i nostri due compagni hanno già un altro titolo che li indica"
"Il titolo di Consapevoli" concluse Kubasa e, prima che il barbaro poté uscire dalla stanza chiese "Ehi! Non mi hai detto cosa vuole Orias da te!"
"Vuole vedermi" rispose semplicemente Alessandro mentre lui e la sua armatura d'ossa scomparivano nel bagliore dovuto all'utilizzo di un Cranio del Ritorno.

La clinica al primo piano da un po' di tempo iniziava ad essere poco affollata. All'interno della struttura, in tutto, saranno stati ricoverati, sì e no, una decina di pazienti e, ogni giorno, due o tre avventurieri passavano da di lì per una cura rapida. All'interno del suo studio, Riccardo, era seduto davanti ad un tavolo pieno di ampolle, fiale, alambicchi e altri strumenti per distillare pozioni; indossava il suo solito camice blu e tamburellava le dita sul tavolo nell'attesa che una nuova pozione venisse completata. Si tirò su gli occhiali che avevano quasi raggiunto la punta del naso e poi si mise a rigirare l'Anello dell'Oroburo. Riccardo, nel mondo reale, aveva problemi di vista ma indossava sempre le lenti a contatto, dopo un po' di tempo trascorso all'interno di quel mondo invece aveva deciso di comprare un paio di occhiali da indossare, questi non servivano a vederci meglio o simili, davano dei bonus come qualsiasi oggetto che ci si equipaggiava addosso, ma a lui servivano per altro, servivano per ricordarsi che quella non era la sua vera vita: nella sua vera vita portava le lenti a contatto. Izanog stava sonnecchiando rimanendo sospeso a mezz'aria e, con una fondata più intensa delle altre, interruppe il giocherellare del suo padrone facendolo accorgere che la pozione era stata terminata. Il chierico digitò alcuni comandi, si alzò dalla sedia, sporse la testa fuori dalla porta dello studio verso il corridoio e urlò "EXODIUS! VIENI QUI!" Tornò verso il tavolo, prese l'ampolla contenente la pozione appena distillata, e la mise all'interno di una scatola in legno in cui erano contenute altre 24 ampolle identiche a quella che stava per aggiungervi.
"Eccomi signor Symon!" si presentò Exodius con un inchino entrando nello studio.
"Tieni!" Disse lui sollevando la cassa e porgendogliela "Porta questa cassa nella dispensa per le pozioni di cura semplici"
"Sì signore!" disse lui e si voltò per uscire dalla porta.
A Riccardo però, in quel momento, venne in mente un pensiero: Exodius avrà avuto 14 anni, era piccolo, eppure non sé ne restava rintanato da qualche parte come i suoi coetanei, si rendeva utile, aiutava gli altri… Era un atteggiamento raro… "Exodius aspetta un attimo" disse allora fermando il giovane.
"Mi dica signore" rispose lui voltandosi.
"Ascolta, è da un po' che noi collaboriamo, ma non ti ho mai chiesto una cosa: come mai hai deciso di dare una mano in questa clinica?"
Il ragazzino guardò confuso il ragazzo più grande poi sorrise e iniziò a raccontare "Vede… Quando più di un anno fa ci fu comunicato che eravamo imprigionati dentro a questo gioco rimasi di pietra; intorno a me tutti correvano, si agitavano, rimbalzavano da una parte all'altra come palline in un flipper… Poi, quando molti si arano già allontanati dalla piazza centrale, una ragazza mi si avvicinò domandando se andava tutto bene; lei non si interessava al caos, non si lasciava guidare dalla paura, cercava di capire se gli altri stessero bene. Dopo che mi fui ripreso mi invitò a seguirla e, dato che eravamo entrambi chierici, abbiamo deciso di aiutare gli altri"
"Quella ragazza era Antigone vero?" chiese Riccardo nonostante conoscesse già la risposta.
"Sì, la signorina Antigone mi ha aiutato a resistere in questo mondo e, quando lei mi ha chiesto se preferissi andare avanti o fermarmi qui ad aiutare gli altri… Beh… Non ho avuto alcun dubbio" 
"Posso farti un'ultima domanda?" Chiese Riccardo sorridendo pensando a una vecchia teoria che Nicolò aveva elaborato insieme a Lorenzo.
"Certo!" sorrise nuovamente il ragazzino.
"Che liceo stavi frequentando prima di essere rinchiuso qui?"
"Il classico" rispose lui. Riccardo scoppiò a ridere e congedò il ragazzo; la teoria dei due amici aveva trovata un'altra conferma. Il chierico tornò a lavorare al tavolo dopo aver carezzato la testa rugosa di Izanog che ancora sonnecchiava. All'improvviso un urlo di Antigone risuonò nel corridoio "SYMON! VIENI ALL'INGRESSO!"
Riccardo sbuffò e si alzò dalla sedia per raggiungere la ragazza. Lo studio del ragazzo si trovava al primo piano quindi percorse rapidamente il corridoio e scese di corsa le scale per raggiungere il piano terra. Superato l'ultimo gradino si ritrovò difronte ad Antigone che stava chiacchierando con Zarathustra. Il modo di fare del guerriero era piuttosto ammiccante mentre la chierica era piuttosto distaccata; d'altronde Antigone era fatta così.
"Oh! Bene!" disse la ragazza voltandosi verso Riccardo "Sei arrivato finalmente! Zarathustra ti vorrebbe parlare" e dopo aver detto quelle cose si diresse verso le scale. Quando passò accanto a Riccardo, senza farsi notare, gli sussurrò all'orecchio "Vedi di non spaccargli la faccia": Antigone, nel corso dei mesi, era diventata la confidente di Riccardo; lui le aveva raccontato di come fosse interessato a Camilla e di quanto odiava Zarathustra per come si era comportato con lei, quindi, l'invito che la ragazza gli porgeva, era più che lecito.
"Oh Symon! Sono felice di poter discutere con te!" sorrise Zarathustra cercando di fare l'amicone; cosa che stette particolarmente sulle palle al chierico.
"Cosa ti serva Zarathustra?" tagliò corto Riccardo stampandosi in volto il più falso dei sorrisi.
"Ah… Vogliamo venire subito al sodo, eh? Molto bene… Ascolta: la mia gilda, ultimamente, si è molto ampliata e avremmo bisogno di qualche nuovo chierico… Non è che tu, o qualcun altro di questa clinica sareste interessati ad entrare nelle Guardie Notturne? Naturalmente avreste un lauto compenso giornaliero e una percentuale dei bottini ricavati dalle esplorazioni a cui partecipereste. Naturalmente in cambio noi chiediamo il vostro servizio in qualsiasi momento"
"Amico mio, forse non hai capito una cosa, in questa clinica lavorano solo persone che vogliono esclusivamente aiutare gli altri, non ci interessa nulla di essere pagati o altro… Intesi?" rispose Riccardo in maniera, forse un po' troppo aggressiva. Sakura, la chierica che faceva parte della prima linea ma che dava una mano anche in clinica,  stava passando accanto ai due ragazzi proprio in quel momento e si stupì nel sentire la voce di Symon così alterata. Antigone intanto origliava la conversazione da sopra le scale e fu felice di sentir rispondere il chierico in quel modo.
"Symon… Ascoltami…" Zarathustra si guardò intorno un attimo, poi, dopo aver aspettato che Sakura iniziasse a salire le scale, e dopo aver controllato che non ci fosse più nessuno intorno, si avvicinò a Riccardo e disse a bassa voce "Ti dico una cosa in confidenza… A breve la Gilda del Sangue di Drago non varrà più nulla. Molti dei suoi componenti non hanno più fiducia in Linton e sai da chi vanno? Vengono da me, chiedono di essere accolti nella mia gilda. A breve anche la prima linea deciderà di deporre Linton e sarò io a subentrare al ruolo di Generale è per questo che offro a te e agli altri di far parte della gilda egemone; poi, se tu decidessi di entrare tra i nostri ranghi, potrei anche fare di te uno dei miei colonnelli… D'altronde, diciamolo… Tu hai molto più diritto al titolo di colonnello rispetto al Consapevole sempre assente e al Consapevole agorafobico. Allora? Che ne pensi?" e, ponendo queste ultime domande, allungo la mano verso il chierico.
Riccardo aspettò qualche secondo, poi alzò lo sguardo e sorrise "Penso che se tu non te ne andrai subito da qui ti spaccherò la faccia"
Zarathustra trasalì per la risposta del chierico e per il tono della voce con cui l'aveva proferita "Ma… Ma…"
Il chierico si voltò e tornò a salire le scale lasciando Zarathustra di gesso poi, ad un tratto, si fermò e, senza voltarsi, domandò al capo della gilda delle Guardie Notturne "Ascolta una cosa… Te sei italiano vero?"
"S-sì" rispose lui "Sono romagnolo"
"Quanti anni hai?"
"23… Perché"
"E che liceo hai frequentato?"
"Il classico, perché?" ma quel perché venne coperto dalla sonora risata del chierico: un'altra conferma per la teoria Lorenzo-Nicolò. Riccardo continuò a salire le scale e, quando incrociò Antigone e Sakura, batté il cinque alle due ragazze.

Il terzo piano non era un piano molto affollato; fin quando la gilda del Sangue di Drago aveva ancora un grande seguito, data la presenza della sua sede su quel piano, spesso si incrociavano soldati che passeggiavano per le vie di una qualche città, maghi che si rifornivano dai mercanti o anche giocatori normalissimi che si sentivano come protetti ma, da quando Linton non era più vista di buon occhio, quel piano si era praticamente svuotato. Camilla avanzava verso la sede della gilda di Linton mentre pensava al tracollo di quella gilda un tempo tanto rispettata "È proprio vero" pensò tra sé "Dall'indole di un capo possono dipendere molte cose". Giunse davanti all'imponente edificio e, subito, si accorse che non c'erano guardie all'ingresso; si avvicinò per bussare al portone ma, in quello stesso momento qualcuno aprì la porta. Salazar comparve vestito della sua tunica verde sulla quale si intrecciavano meravigliosi ricami argentei.
"Oh!" esclamò lui sorpreso rischiando di urtare la ragazza "Mineritt! Che sorpresa inaspettata!"
"Ciao Salazar" salutò lei senza riuscire a sorridere.
"Sei venuta qui per parlare con il generale?" chiese lui intuendo le motivazioni della ragazza.
"A dire il vero sì; è nella sua stanza?" a quella domanda il mago rispose scuotendo il capo "Mi dispiace ma anche oggi il generale non c'è"
"Ma… Sono venuta anche ieri e Tempesta mi ha detto la stessa cosa!" disse lei alzando il tono della voce.
"Mineritt… Mi dispiace ma ultimamente il generale è molto impegnata… Sta cercando con molta insistenza il dungeon dove si svolgerà la boss-fight del piano 48 e non sta ottenendo buoni risultati al momento…" rispose Salazar appoggiandosi al suo scettro, guardò il volto della ragazza e vide in esso un senso di impotenza, una speranza che lenta andava svanendo; il ragazzo si ripropose di dover far qualcosa e quindi propose alla maga "Ascolta… Vieni ad allenarti un po' con me, so di non essere Linton ma me la cavo abbastanza bene!"
Camilla rialzò la testa e fissò per un attimo gli occhi di Salazar "Va bene" si limitò a dire accennando un mezzo sorriso.
Date le loro abilità decisero di allenarsi in una foresta del piano 40 dove i nemici principali da affrontare erano degli orchi armati di clava e spada, bersagli facili per dei caster. I due, nel corso del combattimento riuscivano a parlare di tanto in tanto scambiandosi opinioni tecniche relative al gioco e battute che, il più delle volte, avevano per bersaglio Tempesta. Durante una pausa dagli scontri i due si sedettero in mezzo ad una radura e Camilla, dopo aver addentato una mela disse sorridendo "Certo che veder collaborare una Grifondoro con un Serpeverde non è cosa di tutti i giorni"
"Oh mio Dio! Sei una Grifondoro?!" Domandò Salazar ridacchiando.
"E sono fiera di esserlo!" rispose la ragazza battendosi il pugno sul cuore.
"Ma pensa te…" sbuffò il mago, poi, come folgorato da un'intuizione, si voltò verso la compagna e disse "Aspetta! Tu ti chiami Mineritt perché è l'unione delle estremità del nome Minerva McGranitt!"
"Uff.. Non pensavo che fosse così palese" si imbronciò lei scherzosamente "I miei amici, prima di fare il log-in mi avevano spiegato che è difficile aggiudicarsi i nomi precisi di personaggi o simili perché molti utenti cercano di ottenerli e quindi mi ero ingegnata di studiare un nome alternativo senza staccarmi troppo dall'idea di partenza"
"Ahahah! Capisco… Io ammetto di aver avuto molta fortuna a riguardo" ghignò Salazar.
"Già, una sfortuna sfacciata!" commentò Camilla "Comunque anche io ho notato una cosa riguardo te!" disse come una bambina che per ripicca mostra di avere anche lei un asso nella manica.
"Ah sì?" fece lui curioso "Sentiamo un po'"
"Da buon Serpeverde non solo hai scelto il nome del fondatore della tua casa ma ti stai anche specializzando nella magia del dominio di Water perché, tra i quattro elementi naturali, l'acqua è quello che viene attribuito alla vostra casata" spiegò la maga con tenendo l'indice alzato.
Salazar mescolò alle sue risate un applauso "Ahahahah! Esatto! Sei la prima così esperta di Harry Potter da cogliere questo rimando!" poi aprì il suo menu e, dopo aver visto l'orario, si rimise in piedi "Ascolta, adesso io devo andare al piano zero, mi accompagni?"
La ragazza si alzò a sua volta e rispose "Molto volentieri"
In una decina di minuti i due maghi raggiunsero la Città d'Inizio e, mentre percorrevano le vie della città, Salazar iniziò a dire "Mineritt… Ascolta, so che Linton ultimamente si comporta in un modo strano e so che tu ci sei particolarmente legata quindi posso immaginare quello che tu stai passando, però, ascoltami, non disperare" si voltò verso la ragazza e sorrise "È un momento, passerà"
Camilla sorrise a sua volta "Grazie Salazar"
All'improvviso una voce irruppe in quel clima di ritrovata serenità "Salazar!" i due ragazzi si voltarono e Camilla riconobbe Pikeru correre verso il ragazzo.
"Ah eccoti Pikeru!" disse lui abbracciandola e baciandola sulla guancia.
"Non mi dite!" esclamò Camilla raggiante in volto "Voi due state insieme!" disse quelle parole sentendosi, stranamente, sollevata da una indefinita gelosia. 
"Eh, noi? No, no!" disse Salazar arrossendo come un peperone "Ci frequentiamo da un po' e basta! Non c'è ancora niente di ufficiale!"
"Vabbè, ho capito!" sorrise maliziosa la maga "Diciamo che allora io mi levo dalle scatole e vi lascio alla vostra non-ufficialità" 
Così Camilla si allontanò dai due sorridendo al pensiero di quella coppetta felice e speranzosa del ritorno della Linton che conosceva.

Il messaggio di Orias diceva che si sarebbe fatto trovare in una casa del piano 30 di cui aveva inviato la posizione ad Alessandro. Il ragazzo aveva raggiunto il luogo: si guardò intorno e vide una piccola casetta in legno con un comignolo dal quale si levava verso il cielo un fumo nero e denso; poi si avvicinò alla casa e, davanti alla porta, prima di bussare, iniziò a sentire un ticchettio incessante. 
"Entra pure!" urlò una voce di là dalla porta dopo che il barbaro vi ebbe bussato.
Alessandro entrò e rimase stupefatto per quello che vide: tutte le pareti della casa erano ricoperti da orologi in legno meravigliosi, uno diverso dall'altro, orologi a cucù, orologi col quadrante con i numeri romani, alcuni con i numeri arabi e poi, poggiati sui tavoli, un'immensità di orologi da tasca e da taschino; ecco la causa di quel ticchettio costante.
"Sono di qua!" urlò nuovamente la voce di Orias.
Il ragazzo varcò un paio di stanze ricoperte da altri orologi, pendole e analoghe per poi arrivare in un'altra stanza in cui, Orias, seduto ad un tavolo, stava macchinando con un altro piccolo orologio "Puoi aspettare qualche secondo?" domandò il paladino senza alzare lo sguardo dall'orologio.
Alessandro attese zitto per una decina di minuti buoni poi Orias si alzò in piedi e disse "Seguimi!"
I due uscirono dalla casa nel cortile sul retro poi ad un tratto il paladino si fermò, equipaggiò nella mano sinistra una spada con la lama bianca e l'impugnatura a forma di fiocco di neve e nella mano destra lo scudo ottenuto dopo lo scontro col mago Etnalta, iniziò a fissare la lama della spada e disse ad alta voce "Sai… Ho ottenuto questa spada uccidendo un NPC ostile appartenente alla covenant del Fiocco Scarlatto… Una storia molto simile a quella della tua armatura"
Il barbaro si mise subito sull'attenti, dove voleva andare a parare il paladino?
"Facciamo una cosa" sorrise Orias aprendo il menu "Sfidiamoci in duello. Se vincerò io mi darai la tua armatura ma se invece dovessi miracolosamente vincere tu ti darò questa spada"
"Cosa ti fa pensare che accetterò?" rispose Alessandro.
"Hai voglia di metterti alla prova con un nemico alla tua altezza, lo so… Questo ti porterà ad accettare e a perdere" e, dicendo così, inviò la richiesta di duello al ragazzo.
"Ahahahahah" scoppiò a ridere il barbaro impugnando l'Ascia Bipenne e accettò la richiesta "Vedo che mi conosci proprio bene!"
E i due si lanciarono l'uno contro l'altro in uno scontro dove le armi scintillavano l'una contro l'altra, dove le cadute segnavano il momento in cui si mirava a fare sgambetti, dove si colpiva più col piatto della lame che con il filo, dove i piedi non stavano un momento fermi, dove gli occhi cercavano continuamente punti scoperti che raramente si rivelavano non essere trappole poste alla perfezione come in una partita di scacchi, dove ogni volta che gli sguardi si incontravano si levavano risate e insulti rivolti all'altro. I due, dopo un quarto d'ora di stoccate e parate, si accasciarono a terra, nessuno aveva ancora raggiunto meno di metà vita (la soglia che avrebbe decretato il perdente e la fine dello scontro) ma Orias comunque disse col fittone "Diciamo che la facciamo finita qui e che ti lascio illudere che sia finita in pareggio"
"A me va bene" sospirò il barbaro steso a terra "Tanto quella tua spada manco mi piace"
"Parla l'uomo con l'armatura ottenuta da dei denti" lo canzonò il paladino.
"Allora!" Alessandro si tirò su di modo da rimanere seduto a terra con le gambe incrociate "Mi vuoi dire la ragione per cui mi hai fatto venire qui?"
Orias lo imitò ed iniziò a dire "Ascolta… Lo sai che sono un solitario io e tu sei l'unica persona con cui posso parlare liberamente, mi fido di te e so che a differenza mia sai fare la cosa giusta. Stiamo vivendo una situazione molto complicata dati i nuovi atteggiamenti di Linton… Ascolta attentamente, poi tu saprai che fare, nella prossima riunione della prima linea Zarathustra tenterà di spodestare Linton con l'appoggio dei suoi"
"Ma è terribile!" urlò il barbaro "Tenteranno di eliminare Linton!"
"Possibile che tu non capisca mai nulla!" esclamò il paladino "Zarathustra non vuole uccidere Linton, vuole essere eletto regolarmente su base democratica"
"Ma come può farlo? In prima linea non siamo più nemmeno trenta persone e credo che nessuno di noi arriverebbe a votare per lui" osservò Alessandro.
"Hai ragione" iniziò Orias "Ma alla prossima riunione porterà con sé tutti i giocatori che hanno lasciato la gilda del Sangue di Drago per quella delle Guardie Notturne; saranno più di cinquanta… E noi ci troveremo in seria difficoltà dal momento che quegli uomini sono gli stessi che hanno abbandonato Linton"
"Forse ti fidi un po' troppo di me" scoppiò a ridere il barbaro.
"Forse hai ragione… Ma tu insieme ai tuoi amici pensate a come evitare questo "colpo di stato"… Voi siete gli unici che possono fare qualcosa, d'altronde, seppure io valga più di tutta la vostra gilda, sono solo, voi potete spalleggiarvi…"
"Ma… Orias, sai che noi siamo sempre pronti a darti una mano se vuoi"
"Ahahahahah! Ci manca solo che io venga a chiedere aiuto a quel folle di Orpheus o al vostro amico monaco-scazzottatore"
"Sei sempre il solito…" sospirò il barbaro.
"Dai!" disse Orias estraendo un orologio dalla tasca "È meglio che tu torni dai tuoi soci, si sta facendo tardi"
"Non capisco perché tu utilizzi degli orologi quando abbiamo l'ora indicata nel nostro menu…"
"Vuoi andare o preferisci che ti dia veramente il colpo di gratia e mi prenda la tua armatura?"

"Sai, questa scena mi ricorda molto in X-Men quando Xavier va a trovare Magneto in cella" disse Feril muovendo uno dei suoi pedoni sulla scacchiera.
"Ammetto di averci pensato anche io solo che io preferirei essere Magneto e, invece, qui, faccio la parte di Xavier…" sospirò Nicolò muovendo un pedone nero.
Ogni tanto il bardo si prendeva la briga di andare a trovare il barbaro che aveva fatto rinchiudere in quella cella e, dopo aver fatto uscire tutte le guardie, entrava nella cella e si mettevano a giocare a scacchi. Feril, sin da subito, si era rivelato un grande scacchista tanto che, delle 7 partite che avevano giocato fino ad allora, Nicolò ne aveva vinte solo 2. 
"Allora… Hai trovato nuovi frammenti dello Specchio dell'Occhio?" proseguì a domandare Feril muovendo un alfiere.
"Sì, ormai ne dovrebbero mancare solo due" rispose Nicolò muovendo un cavallo.
"Capisco e, nel mentre, continui a tenermi d'occhio da quello specchio lì vero?" domandò il barbaro indicando lo specchio alle spalle del bardo "Assolutamente sì" rispose lui.
Ci furono dei rapidi scambi di mosse e dei veloci scambi di pezzi finché Nicolò non si vide con le spalle al muro.
"Allora… Dimmi un po'… Come hai intenzione di affrontare l'avanzata di Zarathustra?" domandò Feril mangiando con la sua regina una torre dell'avversario.
"Non ne ho idea…" rispose il bardo minacciando col suo re un cavallo nemico.
"Devi opporti a Zarathustra… Offriti come nuova guida della prima linea!" propose il barbaro.
"Tu sei un pazzo…" commentò il bardo.
"Ehi cagasotto! Cosa ne hai fatto del ragazzo che mi ha sconfitto in combattimento?"
Nicolò stette zitto. 
"Ritrova l'uomo che parlò con me quella sera canzonandomi a colpi di rime e sfida così Zarathustra… Scacco matto" disse allora Feril dopo aver mosso un suo alfiere.
Nicolò, dopo aver sistemato le cose fece per andarsene ma, prima che poté varcare la porta della cella Feril lo trattenne per la manica e disse "Ascolta, ho sempre notato una cosa nelle nostre partite: tu muovi il re più di qualunque altro giocatore di scacchi, lo fai scendere in campo, lo usi, lo fai combattere… Questo atteggiamento ti rispecchia, non cercare di mentire a te stesso" e detto questo lasciò la presa.
Nicolò uscì dalla cella e, per un attimo, Feril, nello specchio davanti alla sua cella, vide riflettersi gli occhi del bardo ardenti come la sera del loro duello.

"Quindi la situazione non è delle migliori" osservò Kubasa dopo aver ascoltato i discorsi della gilda Vitriol.
I ragazzi si erano ritrovati intorno alle 20:00 nel mausoleo-biblioteca per cenare e raccontarsi le rispettive giornate. Kubasa si era rivelato un cuoco eccelso e aveva riempito l'intera tavola con svariate leccornie e con 3 fiaschi di buon vino. L'argomento che però regnò all'interno di quelle conversazioni fu il possibile tentativo di ribaltamento di potere che avrebbe operato Zarathustra.
"Non capisco perché, all'improvviso, un ragazzo così anonimo e tranquillo, se ne salti fuori con questa ricerca di potere" osservò Riccardo mentre soffiava su una bollente patata bollita.
"Forse ha nascosto le sue vere intenzioni fino a quando non ha visto una breccia dalla quale irrompere violentemente" ipotizzò Lorenzo mentre sbadigliava.
"Disse l'uomo che si è svegliato cinque minuti fa" commentò Alessandro scherzando "Comunque può essere vero… Forse è questo il vero Zarathustra, l'ambizioso che ricerca il potere… Ma le cose ormai stanno così e dobbiamo trovare un modo per evitare questa presa di potere" in quello stesso momento tutti gli occhi si piantarono addosso a Nicolò.
Il bardo si accorse dell'insistenza di quegli sguardi e allora iniziò a dire "Ascoltatemi, sicuramente non sono il più forte della prima linea o il più intelligente, non credo di essere in grado di ottenere l'appoggio di qualcuno… Sono un uomo difficile da seguire…"
"Lo sappiamo" iniziò a dire Camilla che, fino ad allora, era stata in silenzio a pensare "Però tu, a differenza di altri, sei un ragazzo onesto. Zarathustra, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere un generale migliore di Linton, non ci stiamo fidando di lui perché ha avuto degli atteggiamenti poco corretti, perché è uno che ricerca il potere… Tu sei diverso, tu sai ascoltare gli altri, sai mettere prima di te la giustizia… Solo il fatto che ti sei accaparrato il titolo di Consapevole lo dimostra!"
Nicolò ripensò a quella parola "Consapevole"; solo lui e Claudio si fregiavano di quel titolo ottenuto perché avevano scelto consapevolmente di entrare in quel gioco mortale. Ripensò alle sue motivazioni, alla voglia di salvare i suoi amici e alla voglia di dimostrare di poter vincere sulle ingiustizie… Gli vennero in mente i versi che aveva scritto ai suoi genitori poco prima di effettuare il log-in "Giustizia vo cercando ch'è sì cara,/ come sa chi per lei vita rifiuta"… Possibile che stesse abbandonando quei suoi ideali? Aveva ragione Camilla e aveva ragione Feril, doveva riprendersi le sue parole, doveva riprendersi la sua voglia di combattere! Eppure gli sembrava di essere un Icaro che con ali di cera cerca di afferrare il sole o un Lucifero che con gli occhi opachi cerca di guardare quelli di Dio… Sarebbe riuscito a dimostrare che la sua superbia era in realtà qualcosa che poteva raggiungere? Prese in mano un bicchiere di vino e lo vuotò d'un sorso e poi disse "Va bene, cercherò di fronteggiare Zarathustra… Ma tanto, ancora non sappiamo quanto tempo passerà prima della prossima riunione della prima linea… Tanto vale non preoccuparsi inu…" Nicolò non riuscì a finire di pronunciare la parola "inutilmente" poiché un messaggio da parte di Linton arrivò sia a lui che a Camilla. I due ragazzi lo aprirono e sgranarono gli occhi non appena lo ebbero letto.
"Cosa dice?" domandò subito Lorenzo.
"Dice cha hanno individuate la boss-room del piano 48… E che domani ci sarà la riunione della prima linea per decidere il piano d'attacco" disse Camilla con voce esitante. Tutti si voltarono nuovamente verso Nicolò e, dopo aver vuotato un secondo bicchiere colmo di vino si limitò a bisbigliare sghignazzante "Ma vaffanculo…"

Era il 24 luglio, "È il giorno in cui venne deposta Maria Stuarda… Non è un buon presagio" pensò Nicolò ricordando l'omonima tragedia alfieriana. La gilda Vitriol procedeva per le vie della città che ricordava Atene al terzo piano finché non arrivarono all'anfiteatro dove si svolgevano le riunioni della prima linea. Varcarono gli archi della struttura e subito videro una folla di gente con le armature della gilda delle Guardie Notturne sedute lungo i gradino. Nicolò ebbe un giramento di testa, la nausea iniziò a farsi sentire e le gambe iniziarono a tremare in maniera convulsa… Si resse al bastone e iniziò a snocciolare l'ultimo monologo di Saul.
"Nico" sussurrò Lorenzo avvicinandoglisi "Tutto bene?"
Il bardo fece un cenno con il capo "Non preoccuparti… Andiamo a sederci"
Mentre i ragazzi prendevano posto nell'ultima fila centrale dell'anfiteatro, Alessandro incrociò lo sguardo di Orias il quale, poggiato alla colonna di uno degli archi d'ingresso, teneva le braccia incrociate nell'attesa di Linton.
Nicolò, mentre continuava a ripetere le parole di Alfieri, fece vagare il suo sguardo sulla folla lì riunita ed ebbe modo di far scontrare i suoi occhi contro quelli di Zarathustra che, dopo averlo visto, si girò in avanti con un sorrisetto stampato sulle labbra.
La riunione sarebbe dovuta iniziare alle 9:00 ma, alle 9:15 ancora non si vedeva l'ombra del generale. Ad un tratto, sul palco dell'anfiteatro, comparvero Tempesta e Salazar palesemente preoccupati e con una gran fretta addosso; quest'ultimo di mise al centro del palco e, dopo aver preso fiato disse "Guerrieri della prima linea, abbiamo una triste notizia da darvi" il mago era cupo in volto e, lentamente, un brusio si sparse tra gli spalti, un brusio che si spense non appena Salazar ebbe terminato la frase dicendo "La generale Linton è sparita"

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Capitolo 33
*** Maschere (N) ***


Il tempo pareva essersi congelato in quell'attimo. Le parole di Salazar ancora rimbombavano per l'anfiteatro e ognuno se le ripeteva in testa. Il mago riprese a parlare "Abbiamo già deciso di mettere insieme una squadra che si occupi delle ricerche… Io e Tempesta saremo a capo di questa…"
All'improvviso un chierico, vestito con indumenti che lo ricollegavano alla gilda delle Guardie Notturne, si alzò in piedi e urlò "E lo scontro con il boss del piano 48?"
Tempesta si portò accanto al compagno "Al momento vorremmo dare la massima priorità al ritrovare il generale…"
Non avesse mai detto quelle parole: parve sollevarsi una rivolta; quasi tutti i giocatori si alzarono in piedi urlando proteste e contrappunti. Il caos si stava facendo largo in quell'area abituata ad un sereno confronto; molti si avvicinarono al palco come nel tentativo di prevaricare con i loro commenti gli altri. Salazar e Tempesta dovettero indietreggiare di qualche passo scambiandosi sguardi preoccupati.
"Santi numi…" disse Riccardo impaurito "Se qualcuno non fa qualcosa potremmo trovarci davvero nel mezzo di una ribellione"
"Però c'è un qualcuno a cui, tutto questo, fa parecchio comodo" commentò Lorenzo additando un tranquillo e sorridente Zarathustra.
Nicolò poteva intravedere gli occhi del barbaro e leggeva in essi l'intenzione di farsi avanti… Lui doveva fare qualcosa… Intervenire… Ma come… Gli tornarono in mente le parole di Feril e il loro combattimento.
Zarathustra si schiarì la voce, si mise in piedi ma, ancor prima che potesse proferire la metà dell'inizio di un suono, un urlo proruppe dalle ultime file "Buffoni! Cos'è questa confusione scortese!?"
L'anfiteatro si voltò interamente verso chi aveva proferito quella frase: Orpheus. Il bardo nel mentre si era già alzato in piedi e si stava facendo largo attraverso la folla scostando le persone con il bastone da passeggio; per lui fu uno sforzo enorme passare in mezzo a tutta quella gente senza svenire ma, arrivato davanti al palco, con un balzo prese possesso del centro di esso e, immaginando di essere nel mezzo di una sua lezione, iniziò a parlare "Non c'è bisogno di preoccuparsi riguardo l'avanzare all'interno del gioco! Ci atterremo al solito modus operandi: mentre Salazar, Tempesta e altri giocatori si occuperanno delle ricerche del generale, io e la mia gilda ci occuperemo di fare la prima analisi riguardo il boss del piano, una volta effettuata questa elaboreremo una strategia insieme agli altri colonnelli della prima linea!"
"Perché proprio la gilda Vitriol dovrebbe occuparsi dell'analisi del boss?" urlò un guerriero che vestiva l'armatura della gilda di Zarathustra.
"Anzitutto la "V" di Vitriol si pronuncia "U" perché è latino!" iniziò a scaldarsi Nicolò "In secondo luogo io e la mia gilda ci siamo occupati spesso di questo incarico riportando risultati molto apprezzati dal generale e per questo siamo i più adatti a svolgere il compito"
Quasi tutti i giocatori si stavano convincendo ma Nicolò si accorse che Zarathustra bisbigliò qualcosa all'orecchio del paladino che gli sedeva accanto e, subito, questi, alzandosi, urlò "È solo un trucco per prendere il posto di Linton! Una volta che tornerai ti comporterai come se fossi tu il generale! E in men che non si dica rimpiazzerai Linton! E diciamocelo: tu sei uno dei più deboli qui!"
Nicolò aveva sempre mostrato ottime abilità in battaglia e per questo era annoverato tra i 5 migliori combattenti della prima linea eppure, grazie alle viscide parole del paladino, molti di coloro che assistevano alla riunione si alzarono convinti che il bardo fosse un vile traditore incapace di maneggiare una spada. Le lamentele e i commenti ingiuriosi rivolti a Orpheus iniziarono a diffondersi di giocatore in giocatore come in un telefono senza fili dove le parole comprese da tutti erano "Traditore", "Incapace", "Vattene".
Nicolò strinse saldamente l'impugnatura del bastone e sorrise: non aspettava altro. Batté ripetutamente il bastone per terra smorzando leggermente quel vociare confuso e urlò a gran voce "Se non la smettete subito con questa sciocchissima illazione vi schiaccio in una volta!"
Un quasi-silenzio fece eco alle sue parole ma il bardo, non soddisfatto ancora, guardò negli occhi Lorenzo; il monaco capì subito quello che doveva fare e, dopo aver sbuffato ed essersi alzato, urlò "Ma non siete Sansone!"
Le risate si diffusero tra le gradinate e, insieme a loro, le ingiurie e le illazioni ripresero forza.
Il volto del bardo si piegò in un ghigno astuto ma subito divenne una maschera impassibile in cui si mescolavano rabbia e serietà; saltò giù dal palco mentre switchava il bastone da passeggio con la falce, i giocatori davanti a lui si allontanarono impauriti come se Orpheus si fosse tramutato improvvisamente in un nemico.
Nicolò iniziò ad urlare girando per l'anfiteatro "Io ordino che non si muova foglia e collettivamente sfido chi ne abbia voglia! Avanti, eroi di ogni età! Distribuirò dei numeri per le priorità! Suvvia chi vuole aprire la gloriosa lista?!" fece saettare gli occhi verso un mago e, con la mano, ne afferrò il bavero della giacca "Voi signore?!" domandò il bardo.
Il mago impaurito scosse rapidamente la testa e Nicolò, lasciandolo andare si rispose da solo "No". Allora il ragazzo vide un cavaliere che tentava di allontanarsi e, trattenendolo per il braccio, gli chiese "Voi messere?"
Ma anche questi scosse il capo e, dopo aver lasciato la presa, il bardo riprese "No… Il primo duellista sia certo che, con tutti gli onor, sarà servito! Tutti quelli che vogliono morire alzino il dito!"
Nessuno ebbe il coraggio di fare quel gesto, nessuno ebbe il coraggio di affrontare uno dei due Consapevoli, uno dei colonnelli della prima linea, Orpheus il bardo; è facile farsi grandi dietro le parole, quello che conta è dimostrare tali parole. Facile è gonfiare le parole di coraggio, difficile è riempire con tali parole l'azione.
"Il pudore non tollera vedere un'arma al nudo?" domandò Nicolò dopo aver atteso qualche secondo nella speranza di trovare un avversario pronto a far valere le parole dette poco prima, poi, continuò "Non un nome? Non un dito? Bene! Io qui concludo! Io voglio liberare la prima linea con lo spurgo di queste dicerie immonde! Se no è bene…" portò la lama della falce davanti a lui "Il chirurgo!"
Il silenzio da allora fu assoluto. Nicolò sorrise tornò sul palco "Credo che a questo punto non ci sia tanto altro da dire" si voltò verso Salazar e Tempesta i quali annuirono divertiti per la performance del bardo.
"Molto bene!" riprese lui raggiante in volto "Domani alle 9:00 ci ritroveremo qui per discutere riguardo la strategia per affrontare il boss e speriamo anche per avere novità riguardo Linton. A domani signori!" e, così dicendo, uscì insieme a Salazar e Tempesta dalle quinte.
Lorenzo si stiracchiò e sbuffando, disse "Certo che la maschera di Cyrano piace proprio tanto a quest'uomo…"
In quello stesso momento Zarathustra e il paladino che gli sedeva accanto passarono alle spalle della gilda Vitriol. Alessandro, grazie alla sua elevata abilità Ascoltare, riuscì a sentire ciò che il barbaro stava bisbigliando all'orecchio del suo sottoposto "Vorrà dire che attenderemo fino all'insuccesso dei Vitriol… Tanto, si riveleranno i buoni a nulla che sono"
Il barbaro riferì le esatte parole ai compagni e, subito, Lorenzo commentò "Non accetto una cosa simile!"
"Lo so… Ma gli faremo vedere noi quanto valiamo!" tuonò orgogliosa Camilla.
"Eh? Io non mi riferivo a quello" commentò Lorenzo "Nico l'ha appena detto! La "V" di Vitriol si legge "U"… È latino!"

Salazar e Tempesta stavano decidendo chi si sarebbe unito alla loro squadra di ricerca quando la gilda Vitriol entrò nella grande stanza adibita allo studio delle tattiche militari. 
"Oh, eccovi qua!" sorrise Tempesta "Ascolta… Orpheus" continuò il combattente "Ti dobbiamo ringraziare per il tuo intervento oggi, non voglio sapere a cosa saremmo arrivati senza di te"
"Troppi complimenti" rispose il bardo in maniera impacciata e arrossendo.
"Tempesta ha ragione; sei stato provvidenziale" rincarò la dose Salazar.
Il bardo allora tacque particolarmente imbarazzato per quei complimenti così esagerati secondo lui.
"Comunque" riprese a dire il mago "Abbiamo qui i dati riguardo il dungeon dove si trova il boss del piano 48: si chiama "Catacombe dimenticate" e si trova nell'area a nord-est del piano… Comunque qui avete le indicazioni per arrivarci e qui avete un pianta dell'area con indicati relativi nemici e trappole" e digitando alcuni comandi a Nicolò apparve la richiesta "Accettare dono da Salazar?"; il bardo rispose in maniera affermativa e, dopo aver aperto il menu, fece comparire sull'ampio tavolo al centro della stanza due rotoli di pergamena che srotolò con l'aiuto di Lorenzo, Alessandro e Tempesta.
"Mi sembra un dungeon non molto intricato…" osservò Riccardo dando una prima occhiata alla mappa "Eppure c'è qualcosa di strano…"
"Che vuoi dire?" domandò Camilla avvicinandosi al chierico.
"Beh… Vedete… Dalla mappa emerge che la stanza del boss dovrebbe essere incredibilmente piccola" infatti, la porta indicata con un teschio (Porta che quindi indicava l'ingresso alla boss-room) era posizionata praticamente in fondo al dungeon e si poteva intuire che questa si apriva su una piccola stanzetta che occupava l'area vuota lasciata dalle altre stanze.
"Infatti anche noi abbiamo notato questa particolarità" confermò Tempesta "E secondo noi c'è un'unica soluzione"
"La boss-room è in ulna stanza sotterranea" disse Lorenzo trovando il consenso nell'annuire dei due colonnelli appartenenti alla gilda del Sangue di Drago.
"Allora non abbiamo idea di quanto essa possa essere vasta" commentò Camilla preoccupata.
"Già… Questo infatti sarà un compito piuttosto ingrato per voi" disse Salazar dispiaciuto.
"Non vi preoccupate!" sorrise Alessandro "Ce la faremo!"
"Esatto!" confermò Nicolò "Alla fine faremo quello che abbiamo sempre fatto! L'importante e che voi ritroviate Linton!"
"Potete contarci!" sorrise convinto Tempesta.
"Ma… Intendo dire… Se doveste scoprire che Linton è… Morta?" domandò Camilla con un filo di voce.
"Impossibile!" rispose subito Salazar "Nel momento in cui un giocatore muore tutti i giocatori con cui ha stretto amicizia ricevono un avviso di morte; dato che tutti noi abbiamo Linton tra gli amici e dato che non abbiamo ricevuto alcun messaggio vuol dire che Linton è là fuori, da qualche parte, e noi la troveremo!"
In quello stesso momento la porta della stanza di aprì e da essa comparve Orias che, senza aspettare nessuno, disse "Quando partiamo per cercare Linton?"
"Orias!" esclamò stupito Salazar "Non ci aspettavamo che tu…"
"Non vi aspettavate che cosa?" domandò lui "Mah, non ho tempo per le vostre frasi lasciate a metà, vi aspetto di fuori!" e subito si voltò ma, prima di lasciare la stanza, aggiunse "Consap… Anzi no, Orpheus! Grazie a Dio oggi hai mostrato le palle" e uscì sbattendo la porta.
Per un attimo rimasero tutti in silenzio stupiti da quella interruzione così inaspettata mentre Alessandro lasciava scappare un sorriso sulle sue labbra. Lentamente tutti ripresero a parlare, a discutere e, dopo qualche secondo riavvolte le mappe ed impugnate le armi, ognuno era pronto a seguire la sua strada.

Seguendo le indicazioni  e i sentieri indicati sulle mappe la gilda Vitriol raggiunse in breve tempo la porta che conduceva alla boss-room del piano 48. I ragazzi si scambiarono degli sguardi per convincere sé stessi e gli altri e poi varcarono l'immensa porta in ebano; era necessario essere minimo di livello 78 per accedervi e, fortunatamente, tutti avevano già superato quel livello. I cinque amici si affacciarono su delle scale a chiocciola che si immergevano nell'oscurità più assoluta; le percorsero lentamente, temendo che da un momento all'altro potesse comparire davanti a loro una qualche creatura, ma, dopo minuti passati a scendere gli scalini, i ragazzi giunsero ad un altro piano trovandosi difronte un arco in pietra che immetteva in una nuova stanza.
"Al di là di questo arco ci sarà il boss" osservò Lorenzo scrocchiandosi le nocche.
"Siamo pronti ragazzi?" chiese Nicolò ai ragazzi. Un comune accennare con il capo rispose a quella domanda.
La stanza della boss-fight era immensa, altissima e illuminata da dei funghi luminosi che crescevano sul soffitto; le pareti in cui riposavano i defunti, in cui si trovavano bare e urne, si intrecciavano formando una specie di labirinto cupo e tetro.
"Oh cazzo…" Commentò Alessandro guardandosi intorno "Questo posto è dannatamente immenso"
"Dove potrà essere il boss?" domandò Camilla.
In quello stesso momento iniziarono a sentirsi dei passi che avanzavano verso i ragazzi. Da dietro una parete comparve una sagoma che avanzava con passo baldanzoso: un uomo incappucciato e avvolto totalmente in un mantello nero come la notte, l'oscurità che lo avvolgeva si spezzava nel suo volto che era coperto interamente da una maschera bianca con un grande becco arcuato: una maschera da medico della peste veneziano. I ragazzi lo osservarono attentamente preparando le armi e lui iniziò a dire "Li vedo… Mondi antichi… Dimenticati… Vedo colori che si stagliano contro il cielo… Luci da inseguire…"
In quello stesso momento, sopra di lui, comparve il nome "Folle Sognatore" e 6 barre di vita. I ragazzi stavano per attaccarlo ma lui subito si mise a correre e a nascondersi in mezzo a quel dedalo di morte. 
"Ma che…" Riccardo rimase stupito per l'imprevedibile comportamento di quel boss "Un boss che fugge come uno scemo è cosa rara"
"A quanto pare non ci vogliamo far mancare niente" commentò Lorenzo "Allora… A questo punto come agiamo?"
Nicolò si poggiò un attimo alla falce per pensare e poi disse "Allora, innanzitutto dobbiamo mappare tutta la stanza e poi ci interesseremo del boss… Naturalmente se ce lo dovessimo trovare davanti dobbiamo studiare a quali attacchi è debole e a quali invece è resistente quindi dovremo provare anche a combatterlo…"
"Bene però questa stanza è veramente troppo ampia… Ci impiegheremo un sacco di tempo a mapparla tutta" osservò Camilla.
"Infatti ci divideremo" rispose il bardo "Tu, Riccardo e Alessandro andrete verso sinistra e cercherete di disegnare la mappa di quell'area mentre Lorenzo ed io andremo verso destra. Riccardo, tu che sei quello meno d'attacco del tuo gruppo ti occuperai di disegnare la mappa… Tanto hai della pergamena ed un carboncino no?" il chierico annuì "Molto bene, io mi occuperò di disegnare l'altra metà"
"Ma come farete a difendervi? Insomma, voi siete soltanto in due" chiese la maga preoccupata.
"Non temere" sorrise il bardo portandosi davanti al volto la mano destra equipaggiata con l'Artiglio di Mneninn "Dovrei riuscire ad alternare disegno ed attacchi in maniera piuttosto efficiente"
"Ascoltate" disse Riccardo rivolgendosi a Nicolò e Lorenzo "Siccome io non potrò curarvi vi lascio una decina di pozioni curative… Mi raccomando, state attenti" e i due accettarono il dono annuendo nel tentativo di tranquillizzare l'amico.
In quel momento il boss si mise ad urlare nuovamente "Oh sì! Un regno incastonato nello smeraldo che pende dall'abbraccio di una collana bianca come l'avorio… Oh lì deve nascondersi colui che fa fiorire i mondi" quelle parole risuonarono per tutta l'arena e subito Alessandro domandò "Secondo voi queste frasi hanno un qualche senso?"
"Mmm… Non ne ho idea" rispose Lorenzo "Comunque varrà la pena appuntarsele da qualche parte" propose guardando Nicolò che subito ammonì trascrivendo quello che avevano appena sentito.
"Molto bene ragazzi, andiamo!" disse il bardo a gran voce e i due gruppi si divisero pronti ad analizzare quel luogo.

"Beccati questo bastardo!" urlò Camilla colpendo il Sognatore con una sfera di magia arcana. Il nemico venne colpito e balzò all'indietro per poi fuggire in un corridoio di destra.
"A quanto pare accusa in maniera neutra anche il danno da magia Arcana" commentò la ragazza sbuffando.
"Hai visto per caso quanta vita gli rimane?" domandò Alessandro mentre copriva le spalle di Riccardo che, seduto sopra il suo Izanog, era impegnato a segnare la strada che avevano fatto sulla pergamena.
"La prima linea di vita è andata interamente e il mio danno le ha scalato qualche punto anche dalla seconda…" disse la maga.
"Mmm… Calcolando che io gli ho inflitto tre colpi scalandole metà vita, che quindi anche Nicolò e Lorenzo gli devono aver fatto del danno e che tu l'hai colpito una sola volta non mi sembra che questo boss abbia difese troppo alte" commentò Alessandro.
"Probabilmente il difficile di questa boss-fight deve ancora venire" si limitò ad osservare Riccardo.
"Ahahahahahahah" la risata inquietante del boss risuonò nuovamente per tutta l'arena "Eccolo! Il mondo che arde trascritto sui fogli con una lava incandescente che non conosce riposo… Oh lì deve nascondersi colui che più di tutti patì il tradimento"
"Hai segnato anche questa?" domandò Lorenzo a Nicolò.
"Segnata, segnata; non preoccuparti" rispose il ragazzo.
"Secondo te a che "mondi" si riferisce con le sue parole confuse?" continuò a chiedere il monaco.
"Non ne ho assolutamente idea… Ha parlato fino ad ora di due mondi… Uno ricorda la primavera, ha parlato di fioritura… L'altro l'estate? Parlando di lava, quindi fuoco, caldo e affini…" Provò ad ipotizzare Nicolò "Però c'è un'altra cosa che mi incuriosisce: questo "tradimento" di cui ha appena parlato… Sentiamo se avrà altro da dire"
I due ragazzi mentre discutevano arrivarono ad un bivio "Destra o sinistra?" domandò Lorenzo.
"Sinistra, da destra ci siamo già passati" rispose Nicolò consultando la mappa che stava tracciando passo dopo passo.
"Ben… OH SANTO DIO!" urlò Lorenzo spaventato dall'apparire del Sognatore a qualche metro da lui.
"Abbassati!" disse Nicolò serio e, non appena l'amico si abbassò, il bardo lanciò un Globo Oscuro contro il boss che perse 1/5 degli HP della seconda barra per poi tornare a fuggire.
"Puttana… Mi ha fatto venire un infarto" commentò Lorenzo stringendosi il cuore.
"Gli altri gli hanno già fatto un bel danno… Potremmo anche preoccuparci solo della mappatura ora come ora…" propose Nicolò ma Lorenzo si oppose "Non credo sia l'idea migliore… Una boss-fight così semplice mi sembra una trappola troppo evidente… Probabilmente questo boss ha una seconda fase, una trasformazione, qualcosa insomma che metta in difficoltà… Dobbiamo vedere se questa seconda fase scatta, poi potremo ritirarci"
"Hai ragione" disse Nicolò approvando il piano dell'amico. Lo inseguirono di corsa, riuscirono a circondarlo e a bloccargli ogni via di fuga così gli azzerarono anche gli HP della seconda berrà di vita ma poi lui corse contro Nicolò atterrandolo e fuggendo  urlò a gran voce "Quello invece è il mondo che riposa sommerso da una neve che si agita ad un tratto e poi riposa fino all'atto… Lì deve essere imprigionato il placido serpente…"
"Aspettate un attimo!" disse Riccardo "Probabilmente Nicolò e Lorenzo gli hanno esaurito l'altra barra della vita!"
"Come fai a dirlo?" comandò Alessandro.
"Beh, se ci pensi le frasi le ha pronunciate quando è comparso e prima quando gli abbiamo azzerato una barra di vita. È probabile che ad ogni barra azzerata coincida una frase"
"Mi sembra un discorso sensato" commentò Camilla "Eppure… Ha sei barre, gliene abbiamo già eliminate due e ancora non è entrato in una nuova fase? Mi sembra molto strano…"
"Vabbè, alcuni boss entrano nella seconda fase solo quando fil rimane una barra… Quindi…" osservò Alessandro poggiando per qualche secondo la pesante ascia bipenne a terra.
In quello stesso momento, come un fulmine nero, il Sognatore passò in mezzo ai tre prendendoli alle spalle e li colpì con un fendente. Alessandro perse circa 1/12 degli HP totali, gli altri due ragazzi circa 1/8 mentre Izanog ne perse 1/10.
"Fottiti…" Commentò Alessandro riimpugnando saldamente l'ascia e cercando con lo sguardo il nemico che, però, era nuovamente sparito.
"Voi avete visto con cosa ci ha colpito?" domandò Riccardo mentre curava i compagni e sé stesso.
"No… Eravamo distratti… Se fossimo stati più attenti ci saremmo anche potuti parare…" commentò Camilla.
"Credo che si sia attivata la sua seconda fase… Ora dobbiamo stare particolarmente attenti…" disse Alessandro mentre faceva cenno agli amici di rimanere dietro di lui. I tre voltarono l'angolo a sinistra e prontamente Alessandro parò un fendente verticale tenendo l'ascia in posizione orizzontale. Alzò lo sguardo e vide difronte a sé la maschera da medico della peste "Stronzo… Pensavi di fregarci un'altra volta? Camilla!"
La ragazza subito affiancò il barbaro e cercò di colpire il nemico con un Globo Arcano però il boss prontamente girò la sua arma e con essa si parò parzialmente dal colpo poi, dopo aver effettuato un balzo all'indietro, riprese a fuggire.
"Quella era una spada" disse Camilla "Ma non una spada comune… Era una spada magica" 
"Come puoi dirlo?" domandò Riccardo.
"Vedi, nel corso dei miei allenamenti con Linton ho imparato che le spade normali non possono mai difendere dalla magia, nemmeno in modo parziale; le uniche armi che possono farlo sono quelle magiche" spiegò la maga.
"Capisco" disse Alessandro "Rik quale zona ci manca da mappare?"
"Abbiamo trascurato una zona all'inizio del dungeon e ne manca una dove si arriva andando avanti da qui… Io direi di tornare indietro e poi tornare in qua" propose il chierico.
"Bene, andiamo"
Mentre i ragazzi tornavano indietro vennero attaccati per tre volte dal boss che, con una serie di violenti fendenti, riuscì a portare tutti e tre al di sotto di metà HP, fortunatamente la presenza di Riccardo e del suo Izanog si rivelò incredibilmente utile; anche i tre ragazzi però non lasciarono uscire indenne il Sognatore riducendogli considerevolmente gli HP della terza barra; a esaurirli del tutto ci pensarono Lorenzo e Nicolò che, data l'assenza di un chierico, si muovevano con molta più attenzione, porgendo orecchio ad ogni suono. Incontrarono il boss solo due volte: la prima li sorprese come aveva fatto con l'altro gruppo, prendendoli alle spalle, ma i due seppero difendersi abbastanza bene; durante il secondo incontro, invece, subirono parecchi danni trovandosi costretti, dopo aver azzerato la terza barra nemica, a bere ciascuno una delle pozioni di Riccardo. Fuggendo dallo scontro il Sognatore Folle aveva proferito un'altra criptica frase "Ed ecco l'altro mondo, racchiuso nell'opera di chi seppe dipingere con colori di cielo… Lì deve dormire colui che non si posa…"
"Grandi!" esclamò Riccardo "Fuori anche la terza barra di vita, ne restano solo tre!"
Alessandro gli tirò un amichevole pugno in testa "Bischero, non siamo qui per sconfiggerlo ma per analizzarlo!"
"Scusate…" sorrise il chierico "Mi sono un attimo lasciato prendere ahahahah… Comunque mi manca solo un area del piano, sarà meglio andarci"
Mentre i tre proseguivano verso il loro obiettivo il Sognatore si fece di nuovo vivo ancora più aggressivo, più folle che mai; i suoi attacchi con la spada erano imprevedibili, incessanti e sgraziati. Il boss ora si intratteneva di più per combattere, balzava indietro non per fuggire ma per caricare affondi incredibilmente potenti. Dopo lo scambio di colpi, prima della fuga del boss, la vita di quest'ultimo era calata di un'altra mezza barra mentre quella dei tre combattenti era scesa al di sotto di metà e anche Izanog non se la stava passando troppo bene.
"Ehi!" Esclamò Nicolò vedendo l'icona di un oggetto per terra e riconoscendone la forma "Quelli sono…" corse verso quel punto e allora Lorenzo gli chiese "Cosa sono?"
Il bardo afferrò gli oggetti e disse sorridendo "Sono gli utili due Frammenti dello Specchio dell'Occhio!"
Lorenzo sorrise all'amico ma subito si accorse che la parete accanto a questi stava cedendo ed, istintivamente, urlò "Nico attento!"
Il bardo si accorse di aver fatto scattato una trappola e subito rotolò in avanti per evitare di rimanere schiacciato dalla parete. Quando la parete cadde i due si ritrovarono separati. "Che coglione…" osservò Nicolò "Cadere in una trappola così banale… Sono proprio un coglione"
"Nico tutto bene?" Urlò Lorenzo dall'altra parte del muro.
"Sì, sì; non ti preoccupare" rispose il ragazzo "Ascolta, ti invio la mappa che ho tracciato fino ad ora e ti segno il punto in cui ci incontreremo tra poco ok?"
"Perfetto!" disse il monaco e in breve tempo ricevette la mappa dall'amico "Bene, io vado, stai attento!"
"Certo, certo! Vedi di fare altrettanto!" Il bardo aspettò un attimo ad avanzare, estrasse dal menu la Cornice dello Specchio dell'Occhio e i vari frammenti; in poco tempo terminò quella specie di puzzle e subito un'icona gli comparve davanti " "Specchio dell'Occhio" aggiunto all'inventario". Incuriosito il ragazzo ne lesse la descrizione e ne rimase stupefatto ma, in quello stesso momento fu colpito ad un braccio dalla spada del Sognatore.
"Seconda cazzatta del giorno…" commentò il bardo mentre impugnava la falce che portava alla schiena "Distrarsi in un momento del genere". Il boss e il ragazzo iniziarono a scambiarsi violenti colpi, tanto che il bardo si ritrovò più volte a dover indietreggiare verso zone che non aveva ancora esplorato e quindi, per lui, diventava sempre più difficile evitare gli assalti nemici. Eppure anche Nicolò sapeva quando colpire e, dopo parecchio mordi e fuggi, riuscì ad azzerare anche la terza barra di vita del nemico. In quel momento una risata agghiacciante si fece largo nell'oscurità di quel luogo "AHAHAHAHAHAH VOI NON POTETE VEDERE! VOI NON SAPETE VEDERE! I VOSTRI OCCHI SONO CIECHI! SOLO POSSO ANDARE DI LÀ DEL VELO!"
Lorenzo ascoltava quelle parole inquietanti mentre correva verso il luogo indicato da Nicolò ma, sentendo dei passi avvicinarsi, si mise sull'attenti e sobbalzò nel momento in cui si accorse che stava per sferrare un pugno in faccia ad Alessandro.
"Ragazzi!" esclamò il monaco accorgendosi di essersi ritrovato con gli altri.
"Lorenzo!" Esclamò subito Camilla "Dov'è Nicolò?!"
"Abbiamo avuto un piccolo disguido con una trappola ma ci aspetta più avanti! Seguitemi!" e così i quattro amici ed Izanog proseguirono verso il luogo indicato dal bardo sempre pronti a difendersi da un assalto del Sognatore.
"Eccoci, giriamo qui e ci…" ma la voce di Lorenzo si interruppe quando si accorse che Nicolò non c'era "Eppure il luogo è questo!" esclamò il monaco preoccupato.
"Credo che si stia scontrando con il boss!" osservò Riccardo.
"Cosa?!" esclamò preoccupato Alessandro.
"Se voi ci pensate la risata che abbiamo appena sentito deve essere stata la reazione del boss all'azzeramento della terza barra di vita… Vuol dire che qualcuno lo sta combattendo in questo momento e, siccome noi quattro siamo qua…"
Tutti si guardarono preoccupati, come potevano trovare Nicolò? Dovevano trovarlo! Dovevano aiutarlo! Non potevano lasciarlo a combattere quell'essere da solo! "Aspettate!" urlò all'improvviso il barbaro "Sento uno sferragliare di armi! Devono essere loro!" e iniziò a correre per i corridoio seguito dagli altri ragazzi.
Nicolò si parò da un fendente verticale che il Sognatore aveva disegnato con la sua spada. Ora si trovavano al centro di una stanza illuminata da delle fiaccole appese alle pareti e, non appena i due furono a qualche metro di distanza, delle ossa sbucarono dal terreno formando come delle sbarre intorno ai due combattenti in modo che nessuno potesse interferire nello scontro da fuori. L'area che le sbarre d'ossa disegnavano era un quadrato di 6 metri per 6 dove diventava incredibilmente difficile per il bardo sottrarsi allo scontro diretto.
"Nico!" urlarono i ragazzi raggiungendo la stanza e vedendo la situazione in cui era venuto a trovarsi il bardo.
"Ragazzi!" disse lui parando un affondo nemico "Oggi come potete vedere non è la mia giornata!"
"Che aspetti Riccardo!" urlò Lorenzo "Curalo!"
"Non posso farlo!" rispose il chierico indicando le rune incise sulle ossa che formavano le sbarre "Queste rune impediscono qualsiasi interferenza da fuori per dentro e viceversa sia fisica che magica"
"Allora tirerò giù le sbarre!" urlò Alessandro tirando un colpo d'ascia contro di queste ma l'arma rimbalzò subito indietro.
"L'ho detto, non possiamo interferire!" ripeté Riccardo.
"Nico usiamo i Marchi del Ritorno!" propose Camilla.
"Guarda..." rispose il bardo affondando un colpo nel ventre del boss "Se 'sto Sognatore mi lasciasse in pace per dieci secondi riuscirei anche a farlo ma lo trovo improponibile ora come ora!"
Non c'erano alternative: Nicolò doveva riuscire a sconfiggere il boss. Il bardo alternava i colpi di falce alle magie che riusciva a preparare in breve tempo, il suo modo di combattere sembrava una danza condotta con accanto un fuoco nero, un alternarsi di schivate e fendenti dove il suo panciotto verde si tingeva ogni tanto di oscurità. Il sognatore invece menava colpi all'impazzata come se avesse perso totalmente il lume della ragione e accompagnava ogni colpo, ogni parata, ogni ferita inferta e subita con una risata che faceva gelare il sangue nelle vene di tutti. I ragazzi al di fuori delle sbarre invece si sentivano impotenti, non si sporgevano troppo  per paura di essere colpiti da quel turbinio di lame ma, allo stesso tempo, avrebbero voluto aiutare l'amico nella battaglia.
Ad un tratto il petto di Nicolò venne trapassato da parte a parte dalla spada del Sognatore e la vita del baro calò fino a raggiungere il 15% degli HP totali.
"Nico!" urlò terrorizzata Camilla mentre gli altri sobbalzarono di paura.
"Non preoccupatevi!" urlò il bardo sfruttando la vicinanza del nemico per trapassargli il petto, a sua volta, da parte a parte, con la lama nera della sua falce. I due avversari si trovavano abbracciati, ciascuno dalla lama nera del nemico. Sorridendo il bardo aggiunse "Ho seguito un consiglio di Kubasa: non temere lo scambio di colpi!" La penultima barra di vita del Sognatore venne azzerata, il viso del bardo e la maschera del nemico si trovarono ad un niente di distanza e Nicolò si lasciò scappare un sorriso, ma, proprio in quel momento, la maschera si ruppe e i suoi pezzi svanirono al suolo. In quel momento il volto di Nicolò si dipinse di terrore quando riconobbe davanti a sé il volto di Linton.

Nicolò estrasse rapidamente la lama dal busto del generale e balzò indietro "Linton!" urlò a gran voce mischiando nella sua voce la preoccupazione e il timore. Tutti guardarono Linton e i loro volti furono vinti dalla confusione e dalla paura. Camilla si portò le mani davanti alla bocca; non sapeva cosa dire. Perché Linton era il boss di quel piano? Cosa era successo? Mentre i ragazzi continuavano a ripetersi nella mente quelle domande il generale tornò ad assaltare Nicolò che, invece, si difendeva senza l'intenzione di colpire.
"Linton che cazzo ti prende!?" domandò il bardo parando un fendente proveniente da destra.
"Conosci un incantesimo per bloccarmi?" domandò allora il generale.
"Cosa?" chiese confuso Nicolò.
"Conosci un incantesimo per bloccarmi o no?!" ripeté Linton.
"S-sì" rispose titubante il ragazzo "Sì ne conosco uno… Perché?" 
"Utilizzalo su di me appena puoi!" disse mentre indietreggiava per caricare un affondo.
In quello stesso istante Nicolò si portò la mano destra davanti a sé e un liquido nero iniziò ad uscire dai pennini posizionati sulla punta delle dita, dal liquido si sollevò un fumo nero che iniziò ad allontanarsi dal bardo dirigendosi verso la paladina. Nel mentre la giovane donna aveva finito di caricare l'affondo e scattò verso il bardo ma la punta della spada cozzò contro una superficie nera semi-trasparente e subito il generale si ritrovò imprigionata in un prisma di oscurità creato dall'incantesimo di Nicolò.
"Grazie a Dio" ringraziò Linton mentre confinava a battere con le braccia contro le pareti generate dall'incantesimo "Per quanto durerà questo incantesimo?"
Nicolò esitò qualche secondo a rispondere "H-ho utilizzato molto mana nel corso del nostro scontro quindi… l'incantesimo durerà circa una decina minuti…"
"Va bene; il tempo dovrebbe bastarmi ma dovete ascoltarmi molto attentamente intesi?" chiese il generale e, dopo aver visto annuire tutti confusi, riprese a parlare "Quando dissi di essere una professoressa di latino vi mentii; in realtà io sono un'esperta di mitologie e, queste mie conoscenze, mi hanno fatto lavorare spesso con programmatori di videogiochi e simili. L'ultimo lavoro per la quale sono stata contattata è stato quello di collaborare alla realizzazione di Last Soul Online; naturalmente mi fu chiesto semplicemente di studiare qualche intreccio narrativo relativo ad alcune missioni e ad alcuni aspetti della trama principale. La missione di Etnalta, quella incentrata sulle fatiche di Ercole e anche la storia dei due corvi ispirati alla mitologia norrena sono state tutte mie trovate… Mi dispiace di non avervelo detto prima ma non potevo espormi troppo"
Tutti ascoltavano le parole di Linton a bocca aperta: lei aveva davvero collaborato alla realizzazione del gioco? Quante cose conosceva su quel mondo? Per nessuno quelle nuove informazioni sembrarono possibili.
"Siccome ero inserita nell'ambito non della programmazione ma della narrazione del mondo di gioco sapevo già come si sarebbero comportati i boss, dove potevano trovarsi determinati strumenti ed affini e quindi ho deciso di assumere una "carica" che potesse fare da guida agli altri; perciò sono divenuta la generale Linton. Ma, dallo scontro con i Golem Sparti, ho notato che alcune cose erano state modificate: i nemici erano più complessi di quanto ci eravamo detti, le fasi all'interno di una boss-fight sono ad oggi più numerose di quelle che avevamo programmato e quindi mi sono iniziata a spaventare"
"Ed ecco perché eri strana in questo periodo…" sospirò Nicolò.
"Esatto" confermò lei con voce affranta mentre continuava a picchiare con i pugni contro quella sua prigione di oscurità.
"Ma ora come mai sei qui? Cioè com'è possibile che tu sia il boss di questo piano?" domandò il bardo confuso.
"Per spiegarvi questo devo tornare indietro. Ogni persona che entrava a far parte del progetto LSO doveva firmare un accordo vincolante in cui si prometteva di non lasciare trapelare alcuna informazione riguardo il gioco in sviluppo. Ideatore e capo del progetto era una persona che non si è mai fatta vedere dai suoi collaboratori tranne che da 10 informatici direttamente sottoposti a lui. Questi 10 informatici erano già stati informati dei piani reali che c'erano dietro a questo gioco. Col passare del tempo solo quattro di loro misero in dubbio le folli idee del loro capo e cercarono di convincere gli altri sei informatici a interrompere la programmazione del gioco. Questo fu il loro grande errore. Nessuno degli altri sei informatici voleva opporsi al loro capo e perciò denunciarono direttamente a lui i quattro. Capendo di essersi messi su una brutta china  e di non poter far nulla per evitare che il gioco venisse diffuso, i quattro informatici, utilizzarono la vastità del progetto per inserire all'interno di questo mondo strumenti, NPC, eventi che potessero aiutare i futuri giocatori. Ma l'aggiunta più importante che fecero questi uomini fu una covenant"
"Una covenant?" esclamò stupito Alessandro voltandosi verso Lorenzo.
"E…" Nicolò deglutì "Qual è il nome di questa covenant?"
"Si chiama Orchestra" disse semplicemente Linton.
Tutti i ragazzi si sentirono mancare il mondo sotto ai piedi: possibile che loro avessero trovato quella covenant così importante per puro caso? 
"Cosa c'è?" domandò Linton vedendo il volto di Nicolò riempirsi di stupore.
"Beh… Noi facciamo parte della covenant Orchestra" rispose lui.
"Voi avete trovato la covenant?! Questo è meraviglioso!" esultò Linton mentre i pugni continuavano a rimbombare contro la parete oscura.
"Ma perché la covenant è così importante?" domandò Camilla.
"Vi ricordate cosa indaga l'Orchestra?" chiese Linton.
"I tempi antichi no?" rispose Nicolò dubbioso.
"Esatto. Ora vi spiego meglio. Il capo del progetto decise di eliminare i quattro informatici; avere quattro omicidi all'interno di un'azienda era una situazione scomoda quindi optò per una soluzione più "pulita". Programmò quattro Nerv-Gear con i quali avrebbe fatto accedere i quattro all'interno di questo mondo, alle famiglie e alle autorità avrebbe detto che si trattava di un esperimento finito male e che i quattro avrebbero comunque avuto la possibilità di salvarsi. Dopo aver preparato tutto questo gli altri sei informatici provarono a trovare le stringhe di codici aggiunti dagli altri quattro nel corso di quei giorni ma, all'interno di quel mare di dati, non riuscirono a fare troppo, non sapevano cosa cercare e dove farlo perciò, dopo qualche giorno di ricerca, decisero di lasciar stare. Intanto il capo era pronto a far sparire i quattro; ma questi avevano già previsto tutto. I Nerv-Gear li avrebbero dovuti far entrare in questo mondo come giocatori qualsiasi ma rinchiusi in alcune celle del piano 100, però i quattro, grazie all'aiuto di un loro complice, avevano riprogrammato i Nerv-Gear affinché loro accedessero non come giocatori ma come quattro creature dei tempi antichi, immensamente forti note come Arconti"
Un altro nome che avevano già sentito mille volte, sul quale si erano interrogati altrettante, li fece trasalire di colpo: anche gli Arconti avevano un nesso con quella storia? All'interno degli Arconti quindi c'era la "coscienza"  di quei programmatori?
"Ma gli altri sei e il loro capo si accorsero subito di questo scherzato preparato nei minimi dettagli e, siccome sapevano perfettamente dove si trovavano i codici relativi agli Arconti ed essendo però impossibile modificarli decisero di "rinchiuderli" in luoghi assurdi che nessuno avrebbe mai trovato, luoghi ai quali si sarebbe potuto accedere solo trovando degli oggetti che all'apparenza sembrano normalissimi. Il complice dei quattro neo-Arconti però scoprì tutto ciò e decise di creare un oggetto in grado di localizzare questi luoghi: la Maschera dell'Intuizione. La Maschera dell'Intuizione avrebbe reso possibile localizzare questi luoghi attraverso delle luci che dal terreno sorgono fino al cielo e decise di collocarla all'interno di queste catacombe. È per questo che ieri sera sono fuggita e sono venuta in questo luogo. Dopo qualche giorno, il complice dei quattro programmatori mi volle incontrare, io e lui avevamo stretto una profondissima amicizia nel corso degli anni spesi a lavorare insieme e, sapendo che da un momento all'altro avrebbero fatto sparire anche lui, decise di raccontare tutto questo a me, la sola persona di cui lui si fidasse. Mi chiese di entrare all'interno di questo gioco e di salvare tutti i giocatori che prima o poi vi sarebbero entrati. Ero molto scettica all'inizio ma poi capii che avrei dovuto fare la cosa giusta e così, all'uscita di questo maledetto gioco, decisi di effettuare il log-in con lo scopo di salvare tutti coloro che sarebbero entrati inconsapevolmente in questo mondo di morte. Avrei dovuto incontrare i quattro programmatori di cui lui mi aveva parlato, solo loro conoscono chi ha creato questo mondo, ma, per fare ciò, mi serviva la maschera. Ieri notte però, dopo aver varcato la porta della boss-fight mi accorsi che non c'era nessun boss ad attendermi; pensai che fosse l'ennesima trappola del capo progetto e dei suoi programmatori ma poi trovai una maschera identica alla Maschera dell'Intuizione; però questa era un falso: quando entrai in contatto con lo strumento esso mi venne equipaggiato in automatico e io divenni il boss di questo piano; il problema è che, io, da quel momento, non sono più stata padrona del mio corpo, esso era gestito da un'intelligenza artificiale; la parole che sentivate urlare poco fa, come avrete notato, non erano pronunciate con la mia voce, erano discorsi preimpostati per la boss-fight. Solo quando la maschera si è rotta sono tornata in grado di parlare ma il mio corpo sarà gestito dall'intelligenza artificiale fino alla fine: è per questo che, ora, mentre vi parlo con voce serena, il mio corpo smania per liberarsi. Non so se quella persona mi ha teso una trappola avendo già programmato tutto in questo modo o se qualcun altro ha modificato qualche stringa del suo codice di programmazione ma i fatti sono questi; ora io sono il boss e il premio per il colpo di gratia di questa boss-fight sarà la vera Maschera"
Era stato tutto così improvviso; chi si poteva aspettare che dietro a quel gioco esistesse tutto quello… Programmatori scomparsi… Segreti da svelare… Un creatore ignoto… E Linton lì, difronte a loro, aveva svelato tutto quello. I minuti dell'incantesimo stavano per terminare e Nicolò subito chiese "Linton noi ora… Ora cosa dovremmo fare?"
"Dovete andare avanti, dovete continuare a combattere e cercare gli Arconti, loro quattro sapranno darvi consigli indispensabili e vi potranno rivelare l'identità del creatore di questo mondo, chi è, dove si nasconde ma… Prima di tutto questo… Dovete uccidermi"
Silenzio. Un inquietante silenzio fece eco a quelle ultime parole. Nicolò guardò il generale, infondo è da quando la maschera si era rotta che quel pensiero lo stava tormentando. Camilla cadde in ginocchio e venne subito raggiunta da Riccardo. Lorenzo si voltò per non guardare il generale. Alessandro chinò il capo. Gli occhi del bardo si riempirono di lacrime "I-io… Io non posso…" singhiozzò.
"Orpheus… Non lo sto chiedendo al te giocatore ma lo sto chiedendo al vero te, lo sto chiedendo a Nicolò: devi uccidermi. Se volete andare avanti avete bisogno che io muoia qui; dovete lasciarmi qui e prendere la Maschera. Nicolò ti prego, non rendere vano tutto quello che ho fatto fino ad ora" l'incantesimo che imprigionava Linton stava per terminare "Non abbiamo molto tempo"
Nicolò aveva chiuso gli occhi mentre le lacrime correvano lungo le sue guance "Ho un'ultima domanda" disse il bardo tra i singhiozzi "Tu hai davvero un figlio e un marito?"
Il generale stupito domandò "Vuoi davvero sapere se lascerai orfano di madre un bambino e farai diventare vedovo un uomo?"
"Sì" rispose con un sospiro Nicolò.
"Va bene… Sì, sono sposata ed ho un figlio… Mio figlio si chiama Michael e mio marito Albert…"
"Il cognome… Ho bisogno di sapere il cognome!" esclamò piangendo il bardo.
"Yates" disse lei sorridendo con le lacrime agli occhi. In quel momento l'incantesimo si infranse e il corpo del generale tornò ad attaccare. Nicolò tendette il pastone della falce tra le gambe della donna facendola cadere a terra in ginocchio. Lui rapido si portò alle spalle di lei; in quello stesso momento pianse la consapevolezza di quell'atto, pianse la morte che stava per macchiare la sua anima, pianse la vita che stava per spazzare via… Con le mani tremanti condusse la lama della falce attraverso il collo del generale con un ampio gesto che disegnò intorno a lui una mezza luna di sangue; mozzò con un singolo colpo la testa del generale. I ragazzi al di fuori delle sbarre chiusero subito gli occhi ma Nicolò no, non poteva chiuderli, doveva vedere quello che aveva fatto, doveva avere la consapevolezza dell'aver ucciso il generale. La lama nera della sua falce era intrisa di rosso sangue, qualche goccia gli sgocciolò sopra alla guancia sinistra unendosi alle sue lacrime. Il corpo del generale ricadde a terra e la testa sorridente della donna rotolò finche non scomparve lasciando a terra soltanto il suo equipaggiamento. Davanti a tutti i presenti comparve l'avviso di boss-eliminato seguito subito dall'avviso che gli comunicava la morte di Linton.

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Capitolo 34
*** Insidie (N) ***


N.D.A. Purtroppo in questi giorni ho avuto problemi di salute e non ho potuto rivedere al meglio questo capitolo, mi auguro che possiate perdonarmi. Buona lettura.

Salazar camminava avanti e indietro per la grande stanza circolare ripensando a tutto ciò che gli aveva appena raccontato Camilla mentre Tempesta teneva la testa poggiata al palmo della mano. Erano passati due giorni dalla morte di Linton e Camilla e Riccardo si erano recati la mattina presto alla sede della Gilda del Sangue di Drago per raccontargli l'accaduto. In quei due giorni la gilda Vitriol era stata tartassata dai messaggi di tutti, dagli allarmi riguardo la morte del Generale alle domande riguardo la boss-fight, ma loro avevano deciso di prendere tempo e di non rispondere subito ad alcuno; solo il 26 luglio la gilda decise di andare a parlare con qualcuno, con Salazar e Tempesta, e di raccontare quella maledetta boss-fight. 
"Così, dopo che Linton ci ebbe detto tutto questo, lei chiese a Orpheus di ucciderla e lui, a malincuore, l'ha fatto" concluse Camilla con una voce piatta dietro cui si celava il dolore di cui erano intrise quelle parole.
Salazar continuava a marciare avanti e indietro per la stanza pensando in mezzo alle sue strette al cuore; improvvisamente si fermò, si voltò verso Camilla ed iniziò ad urlare "E voi siete venuti a dire tutte queste cose a noi?! Non vi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che noi potremmo essere alcuni di quei programmatori che hanno appoggiato il progetto di questo gioco?! Non avete pensato che noi potremmo essere i vostri nuovi nemici?!"
Tempesta si avvicinò al mago e gli pose una mano sulla spalla "Salazar…" sussurrò cercando gli occhi di lui.
Il mago tirò un profondo sospiro e, dopo essersi massaggiato le palpebre con le dita, sbuffò "Scusatemi… Non volevo attaccarvi è solo che… Scusatemi e grazie della fiducia che ci date… Ora però dobbiamo stare attenti a condividere queste informazioni con gli altri"
Poi fu Tempesta a prendere la parola e domandò "Poi, dopo la boss-fight, cosa è successo?"
"Mineritt" disse Riccardo rivolgendosi alla compagna seduta accanto a lui "Vuoi che parli io?" domandò lui preoccupato che l'amica non reggesse più le sue parole.
"No, no" rispose Camilla poggiando una mano su un ginocchio del ragazzo poi fissò i suoi occhi in quelli di Tempesta e iniziò a dire "Dopo che chiudemmo i due messaggi, quello riferito alla vittoria sul boss e quello riferito alla perdita di Linton, nessuno di noi ebbe la forza di dire o di fare niente. Orpheus era ancora in piedi e fissava le armi di Linton che giacevano in terra. Io lo stavo guardando e, ad un tratto, lui apre il menu e decide di indossare la maschera che poco prima portava in volto il generale, poi prende in mano la spada che poco prima stava combattenti e la conficca per terra, ordina gli strumenti di Linton a terra e solleva con la magia un qualcosa per aria e subito dopo sviene"
"Orpheus è svenuto?" domandò Salazar stupito.
"Sì" riprese la ragazza "È caduto a terra svenuto e allora noi ci siamo messi in azione per scortarlo in una zona sicura e per farlo riprendere"
"E come sta adesso?" chiese Tempesta preoccupato.
Camilla esitò qualche secondo a rispondere, chinò il capo e spiegò "Dormì tutto quel giorno mentre ieri provammo ad entrare più volte in camera sua… ma la trovammo sempre chiusa a chiave… Ad un certo punto, preoccupati, abbiamo forzato la porta e l'abbiamo visto seduto sul letto, con indosso la maschera da medico della peste, che fissava se stesso in uno grande specchio… Provammo a chiamarlo, a destarlo da quel sonno ad occhi aperti ma nulla… Anche oggi è così, fermo, impassibile… Solo ogni tanto apre il menu e mangia una mela o beve un bicchiere d'acqua… Nulla di più…" e la voce gli si strozzò in gola.
"Ma c'è un altro problema" intervenne Riccardo stringendo la mano della maga, poi si rivolse ai due colonnelli "La maschera che indossa ora Orpheus non è quella che si aspettava di trovare Linton… Lo strumento si chiama "Maschera del Folle" e la sua descrizione è la seguente" il ragazzo aprì il menu e tirò fuori un foglietto con sopra riportata la descrizione dell'oggetto e la lesse ad alta voce:
" "Maschera del Folle"
Indossando questa maschera è possibile vedere le energie degli Antichi. 
Lamel utilizzò questa la Maschera dell'Intuizione per ritrovare il regno in cui era imprigionato il suo maestro ma, qui, venne sorpreso ed ucciso da Cadmo e Amon. Temendo la diffusione della notizia, Cadmo e Amon, insabbiarono l'accaduto e, non avendo la forza per distruggere la Maschera, la maledirono trasformandola così nella Maschera del Folle.
Indossando questa maschera si subisce, fin quando la si ha indosso, un malus in follia"
Ora come ora Orpheus sta continuando a subire un malus in follia… Per di più ha indosso uno strumento chiamato Collana dell'Occhio che riduce la resistenza a questo manus..."
Salazar ripensò alla follia che aveva subito all'interno del Castello di Etnalta, alle cose che visse, alle illusioni che si impadronivano dei suoi occhi e della sua mente e pensò a quello che poteva passare Orpheus "Ma… Non avete fatto nulla per togliergliela?"
"Ci abbiamo provato… Ma essendo uno strumento equipaggiato direttamente a lui non possiamo fare nulla…" spiegò Riccardo serrando in un pugno la mano destra.
Tempesta aveva ascoltato tutto con la massima attenzione e stava elaborando il da farsi "Ascoltate… Ora come ora dobbiamo trovare un modo per mascherare l'uccisione di Linton da parte di Orpheus… Potremmo dire che voi l'avete ritrovata in quel dungeon e che si è unita a voi nella boss-fight decedendo durante questa… Oppure…" ma il ragazzo non riuscì a fare la seconda proposta che qualcuno spalancò con forza la porta. Zarathustra comparve nella stanza e si mise a guardare i quattro interlocutori con fare arrogante "Quindi vorreste nascondere a tutti che Orpheus è diventato un player killer? E che tra l'altro è stato lui ad uccidere Linton? Non credo proprio cari miei!" e scoppiò in una fragorosa risata "Voi volete farvi complici di un reato? Non credo proprio…"
Tempesta lo fissò adirato mentre Salazar si fece avanti "Le cose non sono andate come pensi!" urlò in faccia al barbaro.
"Ah sì?" disse lui "E allora spiegatemi un po'!"
Il mago stava per rispondere ma, un'occhiata di Camilla lo paralizzò. La ragazza iniziò a parlare "A dire il vero… È andata come hai detto tu, Orpheus ha ucciso Linton…"
"Ohohoh… E i colonnelli del generale volevano mascherare la sua morte? Molto, molto male… Facciamo che sarò direttamente io ad occuparmi della faccenda e non dirò che stavate per tradire non solo la vostra gilda ma tutti i giocatori sopravvissuti fino ad ora" disse con voce infida Zarathustra.
Salazar e Tempesta si scambiarono uno sguardo distrutto e annuirono tra loro.
"Molto bene!" esultò il barbaro "Avrete mie notizie domani" e si voltò per uscire dalla stanza ma poi si fermò di colpo "Grazie per la sincerità tesoro" aggiunse alludendo a Camilla e poi chiuse la porta dietro di sé.
Riccardo si alzò di scatto, presse la sedia con le mani e la scaraventò contro la porta appena chiusa accompagnandola con un urlo di rabbia cocente. 

"Ma siete pazzi?!" Esclamò Lorenzo dopo che Camilla gli ebbe spiegato quello che era successo alla sede della gilda del Sangue di Drago "Perché avete sputtanato così Nicolò?!"
"Era l'unico modo" disse la maga col capo chino "Dopo che abbiamo parlato con Salazar abbiamo capito che non possiamo dire al primo che passa quello che è successo… E sicuramente Zarathustra non è più una persona che merita la nostra fiducia"
"Ma non potevate almeno spiegare a quel montato perché Nicolò ha dovuto uccidere Linton?" insistette il monaco.
"Perché gli avremmo dovuto parlare della Maschera e, siccome questa è l'unico oggetto che può portarci agli Arconti, deve essere anche l'oggetto delle ricerche degli informatici che hanno appoggiato il progetto LSO; spargere la voce che quella Maschera è nelle nostre mani è l'equivalente di una dichiarazione di morte" osservò Riccardo visibilmente preoccupato per la situazione in cui si erano cacciati.
"Non hanno tutti i torti" osservo Kubasa alzandosi dalla poltrona "Tra l'altro i sei informatici decrebbero sapere che la maschera era il premio di quella boss-fight se sono stati loro a modificare le stringhe di codice relative…"
"Vuoi dire che potrebbero essere già sulle nostre tracce…" Osservò Alessandro dopo essersi incupito.
"Già…" bisbigliò l'NPC-Giocatore.
"Ma non abbiamo la certezza di questo" irruppe Lorenzo "D'altronde anche loro rischierebbero di esporsi troppo se iniziassero a darci la caccia…"
"È una situazione troppo incasinata…" sbuffò il barbaro stringendosi le tempie con le mani "Dobbiamo trovare un modo per scamparla…"
Erano ormai le 23:57 e i ragazzi continuavano ad elaborare piani per affrontare quei nuovi problemi che avevano iniziato a braccarli. Alessandro più volte si ritrovò a battere i pugni sul tavolo a causa di insorgere ripetute falle nei vari piani; Lorenzo invece tirava fuori libri da ogni libreria alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui capiva, alla ricerca forse di un'idea, di un'illuminazione; Camilla taceva, aveva già parlato troppo e le uniche due persone che avrebbero potuta aiutarla in quella situazione erano andate via, una per sempre, mentre l'altra chissà per quanto tempo, entrambe sottratte a lei da una stupida maschera; Riccardo guardava la maga e riusciva a sentire quello che le passava per la testa, comprendeva i suoi pensieri e la sua muta richiesta d'aiuto, ma lui non era né Linton né Nicolò.
Ad un tratto in quell'atmosfera in cui aleggiavano cupe preoccupazioni i componenti della gilda Vitriol ricevettero tutti un messaggio da parte di Zarathustra che, con ogni probabilità, era stato inviato a tutti i componenti della prima linea; il messaggio così recitava: "Sono venuto a sapere solo ieri, Luglio 26, che il nostro amato generale Linton è stato ucciso da un membro della prima linea che si è macchiato col sangue di questo efferato delitto: il traditore Orpheus. Dopo aver a lungo discusso di questo argomento abbiamo deciso che da questo momento, 27 Luglio ore 00:48, è emesso l'ordine di arresto di Orpheus. Essendo un Player Killer che ha deciso di tradirci abbiamo il dovere di vendicare il generale catturando il traditore in questo modo renderemo onore a Linton!"
Dopo aver letto il messaggio Lorenzo ripose un libro e rise amaramente dicendo "Il 24 Luglio è stata deposta la nostra Maria Stuarda e oggi, durante i primi istanti del 27 Luglio, è stato emesso l'ordine di cattura del nostro Robespierre… Che ironia stronza"
Camilla si alzò subito in piedi e, veloce, andò verso la camera di Nicolò e, dopo aver spalancato la porta, lo vide ancora assorto nella contemplazione del grande specchio che aveva davanti, immobile, nella stessa posizione in cui l'aveva visto il giorno prima… Probabilmente aveva bloccato tutti i suoi contatti in modo che nessuno lo potesse disturbare. Lo osservò per qualche secondo ancora… Chissà quali quadri stava disegnando la follia che gli copriva gli occhi…
La maga richiuse la porta e tornò dai suoi compagni dicendo "Possiamo fare solo una cosa ora"

"Allora… Hamlaf!" disse Zarathustra stravaccato sulla sedia "Sentiamo un po'… Sai dov'è Orpheus?"
Lorenzo era l'ultimo componente della gilda Vitriol ad essere interrogato da Zarathustra per ottenere informazioni riguardo il bardo. La stanza degli interrogatori si trovava nelle carceri del primo piano, in essa c'era soltanto un tavolo marrone, due sedie scassate e una finestra con le inferriate.
"Allora?" tornò a chiedere il barbaro vedendo che il monaco esitava a rispondere.
"Non ne ho idea" rispose con tono di sufficienza.
"Eppure lui è il leader della vostra gilda… Perché non hai idea di dove sia?" incalzò Zarathustra.
"Beh… È molto semplice… Dopo aver ucciso Linton, Orpheus è venuto alla sede della nostra gilda senza dire niente a nessuno riguardo l'assassinio; poi, quando abbiamo scoperto l'accaduto, lui è fuggito"
"In che senso fuggito?"
"Hai presente quando uno senza dire niente decide di sparire? Quello vuol dire scappare" disse con tono sferzante Lorenzo.
"E quando sarebbe fuggito?" continuò a domandare Zarathustra scocciato dal continuo canzonare di Hamlaf.
"La notte stessa in cui tu hai inviato il messaggio sul gruppo della prima linea… Forse sua signoria il sommo inquisitore si era dimenticato che anche il ricercato è in quel gruppo" ridacchiò il monaco.
Zarathustra voltò il volto sdegnato e allo stesso tempo vergognandosi per quell'errore così dozzinale poi, dopo aver ritrovato la pace in sé stesso, tornò a dire sorridente "Capisco… Ma, confrontando quello che hai detto te con l'interrogatorio di Symon emergono delle discordanze"
"Ah sì?" domandò Lorenzo fingendosi stupito.
"Eh già…"
"E potrei sapere queste discordanze cosa riguardano?" domandò il monaco.
"Beh… Ad esempio…" il barbaro iniziò a sfogliare un plico di fogli avanti e indietro "Per esempio le cose discordano intorno al quando Orpheus è fuggito… Ma comunque sono io a fare le domande…"
"Ah certo! Prego prego! Mi domandi pure tutto ciò che vuole sapere…" rispose Lorenzo dopo aver capito d'aver tanato il barbaro. I due continuarono a scambiarsi battute serrate e, ad ogni domanda di Zarathustra, sebbene precisissima, corrispondeva un'altrettanto precisa risposta di Lorenzo. Sembrava una partita a scacchi dove il barbaro credeva di aver la partita in mano obbligando il monaco a fare le mosse che voleva lui senza capire che stava cadendo in una trappola nascosta.
"Bah… Per il momento può andare bene così… Sei libero d'andare ma tu e i tuoi compagni dovrete rimanere a disposizione" disse Zarathustra sfiancato e accompagnando le sue parole col gesto "sciò, sciò" della mano destra.
Il monaco fece un breve inchino e si congedò chiamando il barbaro "Sommo inquisitore".
Utilizzando un Cranio del Ritorno Lorenzo si ritrovò all'interno della grande biblioteca/mausoleo. Gli altri componenti della gilda Vitriol, insieme a Kubasa, lo stavano aspettando.
"Allora?" iniziò subito a chiedere Camilla "Com'è andata?"
"Ha cercato di intortare anche me dicendo che Riccardo aveva detto delle cose diverse rispetto alla mia versione dei fatti" rispose il ragazzo abbandonandosi su una poltrona.
"Grazie a Dio abbiamo studiato la storiella nei minimi dettagli" sospirò Alessandro mentre puliva la sua ascia.
"E abbiamo anche capito che lo stronzone ci avrebbe teso delle piccole trappole" rise Riccardo "Ora non saprà nemmeno come muoversi"
"Già ma non dobbiamo abbassare la guardia" osservò Camilla "Dobbiamo rimanere più presenti alla sede della gilda e venire qui ogni tanto facendo attenzione che nessuno ci segua… Verremo qui a giorni alterni, per vedere come sta Nicolò sul quale veglierà il nostro caro Kubasa"
Michele in quel momento rispose con un gentile cenno del capo.
"Non dobbiamo far capire in alcun modo a Zarathustra che Nicolò si trova qui… Quindi occhi aperti d'ora in poi" disse la ragazza e allora i tre ragazzi utilizzarono dei Crani del Ritorno e riapparirono nella sede della gilda mentre Camilla rimase a parlare con Kubasa.
"Non ti devi preoccupare" disse l'NPC/giocatore sorridente "Ci penserò io a lui"
"So di potermi fidare di te" sorrise lei mentre apriva la porta della camera del bardo e lo contemplava, sempre immobile davanti al grande specchio.

Nicolò fissava i buchi neri della maschera attraverso i quali intravedeva i suoi occhi verdi che erano diventati sempre più scuri, come se un morbo oscuro avesse iniziato a contaminarli. Lo sguardo poi ricadde verso il basso e interruppe il suo corso soffermandosi alle mani, poggiate sulle ginocchia, poi si focalizzò sull'Artiglio di Mneninn, sui pennini e sull'inchiostro che fremeva al loro interno; poi spostò leggermente gli occhi, vide il materasso che si deformava sotto il suo peso formando delle colline gialle, gialle come le sue coperte ma gialle anche come le colline avvolte dal grano che ondeggia al vento, come il grano che incorniciava le giornate estive trascorse al casolare dei suoi nonni. Allora si ritrovò lì, in mezzo al grano, vestito con un paio di pantaloncini grigi e una maglietta bianca dell'hard rock cafè di Firenze; sentiva il vento della campagna placare con la sua carezza l'incessante battere del sole; il suo olfatto era stuzzicato dai profumi della toscana, dai profumi di un mondo che aveva salutato per troppo tempo. All'improvviso iniziò a sentire un canto, una voce che distrattamente intonava parole che, lentamente, riuscì a riconoscere: 
" Il problema non è che tu ci sia o non ci sia, il problema è la mia vita, quando non sarà più la mia, confusa in un abbraccio senza fine…" 
Gli sembrava di riconoscere quella voce. Iniziò a vagare con gli occhi fin quando non vide un alto albero verde; scrutò tra le sue fronde e vide una sagoma di ragazza. Corse a più non posso, corse perché sapeva chi avrebbe trovato tra quelle fronde, corse perché riconobbe quella voce. Quando giunse sotto quelle fronde si unì a quel canto col un sorriso antico stampato in volto "Lasciami questo sogno disperato d'esser uomo! Lasciami quest'orgoglio smisurato d'esser solo un uomo!" il canto da quelle battute in poi si fece unico "Ti aspetto qui, Signore, quando ti va, alla stazione di Zima". Poi le due voci tacquero mentre un muoversi tra i rami dell'albero si avvicinava sempre di più a Nicolò. Il ragazzo guardò verso l'alto e dalle foglie sbucò una ragazza che, saltando giù dall'albero, lo abbracciò ribaltandolo a terra. Steso a terra Nicolò aprì gli occhi e li specchiò negli occhi verdi di lei, in quel verde che molto prima era stato sottratto al mondo; i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre sulle labbra il suo vero sorriso tornò a farsi vedere. Tra i singhiozzi il ragazzo riuscì solo a dire "Ciao… Teresa".
Lei lo guardò sorridente mentre i suoi capelli rossi gli accarezzavano il volto e si bagnavano delle sue lacrime "Ciao Nicolò" rispose lei dolcemente. Teresa allora abbassò il volto avvicinandolo a quello di lui, si baciarono come sanno baciarsi solo i  veri innamorati; si baciarono e intorno a loro calava già la notte, cambiavano le stagioni, si alternavano gli imperi, sorgevano e tramontavano epoche; si baciarono finché una farfalla non ebbe sbattuto le ali, finché non sentirono che il battito dei loro cuori si era fatto uno.
Quando Nicolò riaprì gli occhi si ritrovò sul lungarno mano nella mano con Teresa. Lui indossava un paio di jeans corti e una camicia blu scura lei invece una gonna verde che le arrivava fino alle ginocchia, un paio di sandali e un maglietta senza maniche dello stesso colore della gonna. Nicolò si guardò intorno come se non avesse mai distaccato gli occhi dalla meraviglia di Firenze; fermò i suoi occhi qualche secondo sui giochi di luce che creavano le illuminazioni di Ponte Vecchio nel loro mescolarsi con le onde dell'Arno.
"Grazie, per essere venuta qui" sorrise il ragazzo guardando l'amata.
"Perché mi ringrazi?" rispose lei "Sto passeggiando per Firenze col te, sono io che dovrei ringraziarti" e sorrise a sua volta.
Teresa era fatta così, spiazzava sempre Nicolò lasciandolo senza parole e facendogli tornare  in mente sempre le parole di Vecchioni "Cos'avrò fatto mai di tanto strano, perché tu capitassi proprio a me? O sono di un gran bello io (Cosa che il ragazzo non credeva), o si era un po' distratto Dio quel giorno… (Ipotesi più plausibile fra tutte)".
Nicolò teneva stretta la mano destra di Teresa con la sinistra ma, mentre passeggiavano, lo sguardo andò a posarsi sulla sua mano destra dove vide equipaggiato l'Artiglio di Mneninn; gli occhi gli si riempirono di nuove lacrime e si voltò a guardare lei singhiozzando "Scusami…"
"Nico…" disse lei prendendogli la mano destra ora nuda.
"Scusami io sono scappato da te… ti ho lasciata sola qua fuori…" continuò a dire lui tra le lacrime.
"Nicolò" sorrise lei mentre asciugava le lacrime di lui con le sue dita "Non sei scappata da me, lo so; devi smettere di pensare sempre male di te stesso. Sei entrato in quel gioco mortale perché volevi salvare i tuoi amici, perché sapevi che loro avevano bisogno di te. Hai fatto la cosa giusta, smettila di ripeterti che non è così"
Nico si perse nuovamente nel sorriso di lei ed ogni suo dubbio svanì insieme al suo pianto. Il ragazzo tirò su col naso e aggiunse "Certo che non è cambiato proprio nulla eh?"
"Non eri te quello che diceva che l'uomo non cambia mai?" chiese ironica lei ridendo.
"È vero" ridacchiò lui abbracciando l'amata e baciandola in un turbinio di stelle "Ti fermi a dormire da me 'sta notte?" domandò lui non appena le labbra dei due si separarono.
"Certo che sì!" rispose lei posando nuovamente le sue labbra a quelle di lui. 
Dopo qualche istante i due si ritrovarono abbracciati sotto le coperte della camera di Nicolò, si ritrovarono nei loro sorrisi e nei loro respiri.
La notte trascorse e la mattina arrivò, splendida nei suoi colori. Nicolò ancora teneva gli occhi chiusi mentre Teresa si alzava dal letto e ri-indossava la sua maglia verde "Nico… Ti vuoi svegliare?" iniziò a dire e il fidanzato si rigirò nel letto brontolando. Lei prese un cuscino e iniziò a menarlo "Dai! Tra un po' inizia la messa a Santa Croce! Non vorrai mica perdertela!"
Nicolò cercò di difendersi con le braccia dalle ripetute cuscinate di lei finché non sentì il sapore delle sue labbra allora aprì gli occhi e si ritrovò a fissare la pallida Maschera del Folle; rivide dietro a sé la camera che aveva preso nella biblioteca-mausoleo, rivide i suoi abiti che aveva indossato durante le ultime boss-fight… Poi vide qualcosa gocciolare dalla maschera e riconobbe, in quelle gocce trasparenti, le sue lacrime.

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Capitolo 35
*** Di stelle e di sorrisi ***


N.D.A. Ci scusiamo immensamente per il ritardo in cui è incappato questo capitolo e approfittiamo anche del momento per dirvi che domani non uscirà il solito capitolo e rimandiamo tutto a sabato. Abbiamo poi una novità riguardo l'orario di pubblicazione: il sabato rimarrà tutto uguale (ossia pubblicazione alle 15:30), il mercoledì invece, da settimana prossima, saremo costretti a pubblicare intorno alle 19:30 causa lezioni in facoltà fino a tardi. Scusate ancora per tutto il casino di questi giorni e vi lasciamo ora alla lettura di questo capitolo.

Un fischio continuo ruppe il silenzio del grande soggiorno della sede che quasi un anno prima avevano acquistato i membri della gilda Vitriol. Camilla corse verso la cucina e sollevò la teiera fischiante dopo aver spento il fuoco della stufa utilizzato per far bollire l'acqua. 
"Ale!" urlò la ragazza verso le scale " È pronto il tea!"
Un incedere di passi rispose a quell'urlo e subito Alessandro comparve accanto al tavolo del soggiorno. Riccardo era ancora in clinica alle prese con i suoi lavori di routine mentre Lorenzo era l'incaricato del giorno per prendersi cura, insieme a Kubasa, di Nicolò quindi i due ragazzi erano soli nella sede.
"Eccomi" sorrise il barbaro mentre poggiava sul tavolo le due tazzine bianche. I ragazzi si sedettero uno difronte all'altro e mentre sorseggiavano tranquillamente la calda bevanda iniziarono come sempre a discutere di quello che stava succedendo, dei vari problemi che saltavano fuori giorno dopo giorno, dell'orribile situazione in cui si erano venuti a trovare.
"Non abbiamo nemmeno pensato alla gilda…" sospirò Alessandro ad un certo punto.
"Cosa intendi dire?" chiese Camilla.
"Beh vedi…" iniziò lui a spiegare "A capo della nostra gilda, sin dall'inizio, ci sono stati Nicolò e Claudio… Claudio ormai non ha più nulla a che fare con noi, sono passati chissà quanti mesi dall'ultima volta e non ha inviato un messaggio, non si degna di risponderci e, nemmeno dopo la morte di Linton, ha deciso di farsi vivo; Nicolò invece, dopo aver ucciso Linton. è… Non c'è un termine adatto per spiegare quello che sta passando, ma tu stessa l'hai visto e capisci cosa intendo… I nostri due capi sono praticamente fuori dai giochi chissà per qualche tempo e noi, nel mentre, cosa vogliamo fare?"
Camilla osservò per qualche momento il liquido all'interno della sua tazza e poi s'incupì: Alessandro aveva ragione; all'interno della gilda Claudio e Nicolò erano i soli ad avere uno spirito di leadership ed esperienza tattica. Eppure, sul conto di Claudio, si erano sbagliati: li aveva abbandonati senza un motivo, senza dire niente, un egoistico modo d'agire non da leader. Nicolò invece era sempre rimasto con loro ed ora rimaneva sospeso in un'oscurità inviolabile… proprio come quella volta…
"Camilla?" la chiamò il barbaro vedendola ancora assorta nei suoi pensieri.
"Eh…" si destò lei all'improvviso.
"Tutto bene?"
"Sì… sì… Stavo solo pensando…" rispose lei bevendo il tea ormai diventato freddo.
"Camilla…" iniziò a dire Alessandro stringendo la mano della maga nella sua "Posso capire quello che stai passando… Ma ce la caveremo, siamo molto cresciuti in questo folle viaggio e anche loro torneranno, supereranno i loro problemi e saremo di nuovo tutti uniti"
Camilla sorrise sentendosi rinfrancare dalle parole dell'amico. Passò qualche secondo ed un rumore interruppe la chiacchierata dei due; qualcuno stava bussando alla porta. Alessandro aprì il menu e guardò l'orario "Beh…" disse dopo aver richiuso tutto " Sono le 17:14… Probabilmente Riccardo avrà finito di lavorare prima" così il ragazzo si alzò ed andò ad aprire la porta.
"Ale!" urlò la ragazza non appena sentì aprire la porta "È Riccardo?" 
All'improvviso dal salone si levarono diverse voci seguite poi da un urlo di Alessandro "Che cavolo fate?!"
Camilla si alzò di scatto dalla sedia e corse verso la porta incrociando, uscendo dalla stanza, due giocatori che indossavano l'armatura della gilda delle Guardie Notturne. La ragazza straniata guardò verso l'uscio dove Alessandro stava discutendo con il paladino che era seduto accanto a Zarathustra durante la riunione di qualche giorno prima: era un ragazzo che avrà avuto al massimo 20 anni, aveva gli occhi verdi, i capelli marroni e un neo sotto al naso.
"Si può sapere cose sta succedendo qui?!" esclamò la maga palesemente adirata.
"Buon pomeriggio signorina; sono il colonnello Kratos" si presentò il paladino ignorando completamente il barbaro.
"Non mi interessa del tu nome, voglio sapere cosa stanno facendo i tuoi uomini in casa nostra!" lo scannò la ragazza preoccupata però di quel titolo di cui si era fregiato.
"Innanzitutto le chiedo un po' più di rispetto da parte sua! Comunque il generale Zarathustra ci ha chiesto di perquisire le stanze del traditore Orpheus e di sequestrare qualsiasi oggetto sospetto!" rispose l'uomo ostentando superiorità rispetto gli interlocutori.
Alessandro e Camilla si scambiarono uno sguardo preoccupato: Zarathustra si era eletto generale da quando? E chi l'aveva concesso?
"Ora, se non vi dispiace, potreste dirci qual è la stanza di Orpheus o volete essere denunciati per intralcio alle indagini?" continuò Kratos mettendosi braccia conserte. Camilla indicò una porta senza distogliere gli occhi dal paladino e subito i due sottoposti andarono verso la stanza.
Ad un tratto la mente di Alessandro venne attraversata da un dubbio e domandò "Di grazia, ci può almeno dire perché non è venuto il generale in persona a sbrigare questa importante missione?"
Kratos non degnò il barbaro di uno sguardo e rispose semplicemente "Deve assolvere a missioni più importanti"
Il ragazzo fu felice di poter continuare a tendere l'esca e domandò "E, di grazia, cosa ci sarebbe di più importante, per il generale, di investigare riguardo il traditore della prima linea?" le parole sibilline del barbaro cercavano di ottenere dal paladino quante più informazioni possibili e, quindi, continuò a dire "D'altronde Zarathustra non ha ancora ripreso le esplorazioni del piano 48… Quindi mi chiedo cosa ci sia di così importante… Soprattutto mi chiede se tutti sono a consapevolezza di queste sue priorità personali…"
"Non sono priorità personali quelle  del generale! L'indagine riguardo le armi dei sette astri riguardano tutti noi!" esclamò il paladino infastidito rendendosi conto solo alla fine della frase di essere caduto in un'imboscata, cosa che lo fece bestemmiare a bassa voce.
"Colonnello! Colonnello!" iniziò ad urlare uno dei due sottoposti correndo verso i tre ragazzi.
"Cosa succede Oit?" domandò il colonnello preoccupato.
"Venga a vedere colonnello! La stanza è completamente vuota!"
Alessandro e Camilla si guardarono tra di loro realmente sorpresi dopo aver ascoltato quelle parole. Subito Kratos li fulminò con lo sguardo "Voi due ne sapete qualcosa?!"
"Assolutamente no!" rispose onestamente Alessandro.
Tutti e tre andarono verso la stanza che un tempo apparteneva a Orpheus e trovarono in essa solo il letto ed un comodino. Kratos batté un pugno contro la parete "Siete sicuri di non saperne nulla?" domandò a denti stretti.
"Non ne sappiamo assolutamente nulla" rispose Camilla sorpresa di quella vista quanto il paladino.

Alle 17:30 Riccardo iniziò a riordinare la sua scrivania. Izanog stava riposando sul pavimento emettendo una continua russata che divertiva il chierico. All'improvviso qualcuno bussò alla porta dello studio.
"È permesso?" domandò la voce di Antigone ancora di là dalla porta.
"Certo! Entra puré Antigone!" rispose il ragazzo mentre finiva di riinserire all'interno dell'inventario qualche oggetto. Dopo che ebbe sentito la porta chiudersi, Riccardo si voltò per guardare negli occhi la ragazza ma, a sorpresa, si ritrovò davanti, oltre ad Antigone, Sakura e Pikeru.
"Wow… Non mi aspettavo una delegazione così numerosa" ridacchiò il chierico "Ditemi signore… Cosa volete da moi?"
"Vogliamo sapere cos'è successo realmente a Linton e perché Orpheus è ricercato!" esclamò Antigone facendo un passo verso Riccardo.
"Oh… Ehm… Io in realtà… Non potrei…" iniziò a bofonchiare il chierico.
"Symon… Per favore" iniziò a dire Sakura "Anche noi della prima linea crediamo che sia strano quello che è successo… Orpheus non ha mai dato a nessuno l'idea di essere un dispotico…"
Riccardo si guardò intorno qualche secondo poi si affacciò alla finestra controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi che potesse origliare la loro conversazione; il ragazzo poi uscì dalla porta e rientrò insieme ad Exodius, infine chiuse la porta a chiave e si mise davanti ai quattro "Volevo che anche Exodius ascoltasse quello che volete sapere… Mi fido ciecamente di voi quattro ed è per questo che vi confiderò la realtà sugli ultimi accaduti" Riccardo così raccontò tutto ciò che era accaduto alla loro gilda dopo la scomparsa di Linton: raccontò della morte del generale, del duro compito che toccò a Orpheus e della sua fuga. Al termine di quel racconto Antigone si fece cupa in volto esattamente come gli altri tre giovani.
"Quindi ora Orpheus sta continuando a subire un manus in follia?" domandò Exodius preoccupato.
"Putroppo sì…" sospirò il chierico togliendosi gli occhiali e pulendoseli.
"Ma… Ora mi viene un dubbio…" iniziò a dire Sakura ripensando a quello che gli aveva raccontato Symon "Ieri, un giocatore è passato da me chiedendomi se esistesse una pozione in grado di evitare lo status di Sonno"
"E questo cosa c'entra?" domandò Pikeru.
"Ora ti spiego…" ricominciò la ragazza "Siccome non sapevo se si fosse in grado o meno di creare una cosa simile gli ho chiesto il motivo di quella richiesta specifica; mi ha detto che, esplorando il dungeon in cui è morta Linton, hanno ritrovato le sue armi, armi che ora so essere state piazzate lì da Orpheus, ma, nel momento stesso in cui hanno provato ad afferrarle, sono caduti in uno stato di Sonno e, al risveglio, si sono ritrovati al di fuori del dungeon"
"E questo cosa ha a che fare con la storia che Symon ci ha appena raccontato?" continuò a chiedere Pikeru.
"Beh… A questo punto credo che Orpheus abbia maledetto le armi di Linton in modo che nessuno le possa prendere…" spiegò la giovane ragazza dai capelli biondi.
"Mmm… Non mi sembra che Orpheus abbia utilizzai un incantesimo dopo aver conficcato la spada nella terra…" rispose il chierico mentre ricordava le esatte azioni dell'amico poi però i suoi occhi corsero al volto disperato di Antigone.
"Antigone…" sussurrò allora Riccardo.
Lei si destò come da un sogno, si asciugò gli occhi umidi, e domandò rivolgendosi a tutti "Credete di farcela a gestire la clinica un paio di giorni senza di me?" tutti risposero con un cenno del capo e lei riprese "Credo che andrò a comunicare queste cose a Lesen, sempre che a te, Symon, vada bene, e, sempre con consenso tuo o della Vitriol, andrei con lei a vedere come sta Orpheus"
Riccardo ci pensò qualche secondo… Sapeva che poteva fidarsi ciecamente di Antigone e Lesen ma era giusto far vedere a loro Nicolò in quelle condizioni? Sarebbe stato forse troppo per loro? Non poteva saperlo… Ma non si sentiva in grado di negare un desiderio alle due ragazze quindi si limitò a rispondere "Va bene… Ci occuperemo noi della clinica domani; informerò Camilla e dirò a lei di accompagnarvi fino al suo rifugio" così rispose e il gruppo si separò concedendo ad ognuno di andare per la sua strada.

"Nico! Nico!" iniziò a sussurrare Teresa poggiando una mano sulla spalla del fidanzato. Il ragazzo aprì gli occhi e si ritrovò inginocchiato a terra, con le mani giunte davanti a sé ed i gomiti appoggiati allo schienale della panca davanti a lui; si alzò e poi si mise a sedere, Teresa si trovava alla sua sinistra.
"Allora" sorrise lei "Hai ripetuto la tua "Vergine Madre"?"
Nicolò sorrise guardando intorno a sé la bellezza che viveva nel cuore di Santa Croce. Adorava quella chiesa. Teresa si accorse degli occhi meravigliati con cui si guardava intorno Nicolò e, sorridendo, si finse indispettita dicendo "Vorrei che tu mi guardassi con gli stessi occhi con cui guardi questa chiesa"
Nicolò rise sottovoce e si avvicinò alla ragazza "Sono gli stessi occhi che fai correre tra le parole "Essere e Tempo" ogni volta che lo leggi…" e la baciò sulle labbra destando gli sguardi scandalizzati di un paio di vecchiette dietro di loro che iniziarono a blaterare "Ma… Voi giovani! Questa è la casa del Signore!"
Nicolò si voltò e si scusò con le vecchiette ribadendo le scuse quando il prete invitò tutti a scambiarsi un gesto di pace. Alla fine della celebrazione, mentre tutti uscivano, il ragazzo trattenne la fidanzata invitandola a rimanere con lui qualche minuto a guardare i sepolcri dei grandi, a guardare i suoi eroi. La ragazza sorrise accettando la proposta e si fermò con la mano nella mano del ragazzo a guardare prima la tomba di Machiavelli, poi la tomba di Alfieri ed infine il cenotafio di Dante. "Un giorno prometto di portarti a Ravenna" disse Nicolò stringendo più forte la mano di Teresa. 
"E io ti prometto che ti leggerò "Essere e Tempo" durante il viaggio" sorrise lei con tutta la dolcezza che le apparteneva. Nicolò strinse ancora più forte la mano della ragazza e una lacrima percorse rapida la sua guancia. Teresa la vide e subito abbracciò il ragazzo sussurrandogli all'orecchio "Non temere… Mi sveglierò, proprio come tu tornerai da quel mondo… Ora però non ci pensiamo ok?" e lo fissò tenendo le mani sulle spalle di lui.
Lui fece solo un cenno timido con la testa e si asciugò le lacrime. Lei per cambiare argomento domandò con sguardo curioso "A proposito… Quante ragazze si sono innamorate di te all'interno di quel gioco?"
Lui ridacchiò "Ahahah… Penso che non potrei far innamorare alcuna nemmeno provandoci! Credo che tu sia l'unica in grado di innamorarsi di un folle come me!"
"Non te lo volevo dire Nico ma tu non hai mai capito nulla di donne…" sbuffò lei facendo spallucce.
"Ma come?! Se io ti capisco alla perfezione?" rispose lui ridendo.
"Solo perché sono io e sono l'eccezione che conferma la regola" sorrise baciandolo.

"Perché mi devo nascondere a "casa" mia?!" domandò Kubasa mentre Lorenzo lo spingeva all'interno di una stanza.
"Te l'ho già detto!" iniziò a rispondere il monaco "Riccardo ha permesso a due ragazze di venire qui ma abbiamo pensato che se non ti conoscessero sarebbe meglio!"
"Sono così impresentabile?" continuò a chiedere lui.
"Uff… Dai che hai capito quello che intendo!" sbuffò Lorenzo chiudendolo dentro ad una stanza a caso dell'immensa biblioteca/mausoleo. Proprio in quel momento tre luci brillarono al centro della stanza e ne comparvero Camilla, Antigone e Lesen. Era il giorno successivo alla proposta che la chierica aveva fatto a Riccardo e, siccome nella prima mattinata la chierica aveva parlato con Lesen, prima di mezzogiorno si erano subito messe in contatto con la maga della gilda Vitriol affinché le scortasse in quell'area. 
"Ah siete già arrivate!" sorrise Lorenzo allontanandosi dal nascondiglio di Kubasa.
"Scusate l'intrusione ma potreste dirci la stanza di Orpheus qual è?" domandò allora Antigone rivolgendosi a Lorenzo ma, immediatamente, la voce di Camilla si frappose tra la domanda e la risposta dicendo "Hamlaf hai un minuto prima di mostrare alla ragazze dove si trova Orpheus? Dovremmo discutere di una cosa piuttosto importante"
I due ragazzi allora si allontanarono lasciando le ragazze ad osservare i libri presenti negli scaffali. "Cosa c'è Camilla?" bisbigliò Lorenzo per non farsi sentire dalle altre.
"Ieri pomeriggio degli uomini di Zarathustra sono venuti da noi alla ricerca di indizi riguardo Nico…" iniziò a dire lei con voce molto bassa "…Hanno controllato subito la sua camera ma, quando ne hanno aperto la porta, l'hanno trovata completamente vuota…"
"Vuota?! Vuoi dire che qualcuno ha sottratto tutti gli oggetti che Nicolò aveva lasciato lì?" mentre diceva questo, Lorenzo si accorse che Lesen e Antigone si stavano avvicinando pericolosamente alla porta dietro chi si nascondeva Kubasa e quindi il ragazzo urlò "State lontane da quella porta!"
Le due si bloccarono di colpo ma Antigone domandò "Perché? Cosa c'è dentro questa stanza?"
Lorenzo corse in quella direzione e si mise tra la porta e la ragazza "Beh… Perché… Qui dentro… C'è… Ci sono…" cercò di trovare una scusa in meno tempo possibile e dopo sparò la prima boiata che gli passava in mente "Galline! Dietro questa porta ci sono galline!"
"Galline?" esclamò Antigone.
"Galline?" le fece eco Lesen.
"Galline?" domandò Camilla.
"Galline?" pensò Kubasa dietro alla porta.
"Galline!" ripeté Lorenzo non riuscendo nemmeno a credere di aver etto quella cazzata.
"Bee… E perché non le possiamo vedere?" chiese Lesen.
"Perché?" ripeté ad alta voce il monaco "Ora vi spiego io perché… Perché…" mentre provava a trovare una giustificazione al divieto che aveva imposto da dietro la porta iniziò a risuonare un verso "CO-CO! CO-CO!"
Lorenzo si voltò d'un tratto mentre le tre ragazze ascoltavano incuriosite quel suono che continuava a risuonare intorno a loro.
"Ah ecco perché!" esclamò ad un tratto il monaco "Perché queste galline sono pericolose come quelle di Zelda… Per questo le abbiamo rinchiuse"
"Ahhhh!" esclamò Lesen "Ora capisco!" Antigone la guardò male perché non conosceva il gioco e quindi si affidò a quelle parole. "Comunque" riprese la chierica "Qual è la stanza di Orpheus?"
"VI faccio vedere" rispose Lorenzo sospirando e spostandosi verso la porta che nascondeva il bardo dagli occhi di tutti. Non appena aprì la porta il ragazzo si accorse che tutti i mobili, tutti gli oggetti ed i libri spariti dalla camera del ragazzo che si trovava nella sede della gilda ora si trovavano in quella stanza. Nicolò però teneva ancora gli occhi fissi nel riflesso dello specchio, non si voltò, non fece il minimo gesto, era immobile come una statua. Lesen e Antigone si fecero largo tra i libri ammucchiati a terra, le scartoffie, i vasetti di inchiostro e i pennini che rischiavano di ribaltare ad ogni passo e provarono a parlare con il ragazzo. Lorenzo invece raggiunse Camilla e gli disse di non preoccuparsi per il "furto" avvenuto il giorno prima perché era stato Nicolò a riprendere tutto e aggiunse "Probabilmente si è accorto che era ricercato e, pensando che avrebbero subito controllato la sede, è venuto lui a riprendersi tutto"
"E come avrebbe fatto?" domandò Camilla "È un sacco di roba; come ha fatto a trasportare tutto in così poco tempo?"
"Questa è un'ottima domanda… Non può mettere tutta quella roba in inventario… Anche quando era tornato dalla biblioteca dopo la prima trascrizione di tutti quei libri aveva utilizzato un carro" osservò il monaco.
"Beh… Penseremo ai dettagli dopo…" iniziò a dire Camilla "Ora abbiamo un altro problema… Zarathustra sta cercando un'arma che appartiene a quelle che si chiamano le armi dei sette astri… Tu ne sai qualcosa?"
Lorenzo si fermò qualche secondo a riflettere "Se non mi sbaglio dovrei aver letto qualcosa a riguardo ma non mi ricordo quasi nulla…" dopo qualche secondo venne folgorato da un'illuminazione "Aspetta un attimo! Nicolò mi aveva raccontato che uno dei cinque è un grande collezionista e forse potrebbe sapere qualcosa a riguardo…"
"Sei serio?" domandò la ragazza.
"Assolutamente sì… Se non sbaglio vive non lontano dalle Miniere Tetre del piano 29… Potreste provare a raggiungerlo te e Alessandro" disse il monaco.
"Ma sei sicuro? Oggi sarei dovuta rimanere io ad assistere Nico"
"Tranquilla, per me non è un dispiacere, anzi!" sorrise.
"Grazie mille Lore!" disse lei spostandosi e prendendo un Cranio del Ritorno dall'inventario.
"Fatemi solo un favore: salutatemi quel piccolo saccente!" rise lui salutando la ragazza mentre spariva avvolta dalla luce. Vedendo che le ragazze ancora non uscivano dalla stanza di Nicolò, Lorenzo andò verso la porta dietro la quale era nascosto Kubasa, la aprì e disse subito il ragazzo nascosto disse "Da dove cazzo ti è uscita l'idea delle galline?"
Il monaco subito rispose "Da dove cazzo ti è uscito quel vero?"

La casa del componente dei cinque che era noto ai più come "Il Collezionista" era formata da una grande pietra squadrata dalla quale nasceva una torre avvolta da guglie di colore grigiastro.
"Beh… Molto appariscente come casa…" osservò Alessandro guardando quella struttura.
"Vabbé…" sospirò Camilla avvicinandosi alla porta e sentendo un crescente suono di pianoforte, poi bussò alla porta.
"Chi è?!" tuonò una voce dietro ad essa.
"Salve! Siamo due amici di Orpheus ed Hamlaf!" urlò la maga.
Quell'urlò fu seguito da un aprirsi di serrature e dall'aprirsi della porta, dalla quale comparve un ragazzo che avrà avuto sì e no 18 anni ma particolarmente basso e che osservava da dietro gli occhiali i due visitatori e, prima di voltarsi, fece cenno ai due di entrare.
Camilla ed Alessandro varcarono la soglia trovandosi all'interno di una casa perfettamente mobiliata: quadri alle pareti, vasi contenenti fiori esotici, strumenti e armi appesi alle varie pareti e poi divani, poltrone, bottiglie contenenti chissà quali bevande.
"Accomodatevi pure su quei divani!" disse il ragazzo indicando i divani vicino ad un grande pianoforte a coda "Volete qualcosa da bere?"
"No grazie" rispose Alessandro "Non ti vorremmo disturbare troppo"
"Nessun disturbo" disse lui comparendo da un'altra stanza con un bicchiere di vino rosso in mano, spostò lo sgabello del pianoforte e vi si sedette sopra, poi continuò "D'altronde è un piacere avere come ospiti gli amici di quel monaco arrogante e del caro arrogante Orpheus… Come sta il ricercato?" 
Alessandro e Camilla si guardarono tra loro impauriti dalle parole del piccoletto. Lui accorgendosi di aver dato un'impressione sbagliata scoppiò a ridere "Non preoccupatevi, sono in buoni rapporti con Hamlaf e Orpheus… E credo che il signorino Zarathustra non ci stia raccontando tutta la verità riguardo la morte di Linton"
"Ma… Come vi siete conosciuti voi tre?" domandò Alessandro incuriosito dopo aver tirato un sospiro di sollievo.
"Orpheus stava cercando informazioni riguardo Mneninn e il suo artiglio e il buon Mecho l'ha indirizzato da me. Un giorno sono venuti qui lui e Hamlaf e ci siamo messi a discutere… Ho cercato in ogni modo di farmi vendere poi il suo artiglio di Mneninn e gli equipaggiamenti di quel maledetto monaco ma niente…" disse lui battendo un pugno sul pianoforte "Oh… Che scortese! Non mi sono ancora presentato! Io mi chiamo Noah"
"Piacere" rispose Camilla trovandosi a disagio nel presentarsi solo in quel momento "Io sono Mineritt mentre lui è Gabél"
"Molto bene, e, dopo le presentazioni, sentiatevi liberi di pormi le vostre domande" disse Noah stravaccandosi contro il pianoforte.
Camilla guardò Alessandro e dopo essersi scambiati un cenno di consenso lei iniziò a dire "Stiamo cercando informazioni riguardo le armi dei sette astri…"
Il ragazzo sgranò subito gli occhi "Cosa ne sapete voi delle armi dei sette astri?!" esclamò stupito.
"Beh…" iniziò a rispondere Alessandro "Da quello che sappiamo Zarathustra sta cercando una di esse in questo momento e volevamo capire di cosa si tratta"
"Quel pezzo di merda!" esclamò a gran voce il ragazzo alzandosi dallo sgabello.
I due amici si guardarono stupiti ed esterrefatti mentre il ragazzo continuava a lanciare ingiurie contro il neo-generale poi ad un tratto si calmò e, rivolgendosi ai due ospiti, disse "Scusate… Ora mi calmo… Vado a prendere una cosa e vi spiego tutto" e svanì dietro ad una porta per ricomparirne due minuti dopo stringendo nelle mani due spade, entrambe con l'impugnatura d'argento ma con le lame di diverso colore, una magenta e una ciano.
"Quelle sarebbero…" iniziò a mugugnare Alessandro.
"Esattamente; queste sono due delle armi dei sette astri" spiegò sorridente il ragazzo "Si racconta di un guerriero, specializzato nel combattimento con diversi tipi di spade, un giorno giunse in cima ad un monte sul quale, ogni anno, brillava una stella diversa appartenente alla costellazione del Gladio. Da quel momento, una volta all'anno, compiva quella impervia scalata lasciando ogni volta una spada conficcata nel ghiaccio per far si che assorbisse il potere della stella che, in quel momento,  brillava in sopra alla cima del monte… Per questo tutte le lame hanno assunto un colore diverso e particolare, perché hanno assorbito il potere di uno dei sette astri"
"E tra l'altro sono tutti tipi di spade diverse" osservò Alessandro allungando il collo verso le due spade che impugnava il ragazzo "Quella rossa se non sbaglio è una flamberga e quella azzurra è una sciabola"
"Uh-uh" sorrise Noah "Qui abbiamo qualcuno che si intende di spade"
"Beh dai… Sono sempre stato uno spadaccino all'interno dei videogiochi e, pian piano, ho imparato a distinguere le varie spade" spiegò il barbaro nascondendosi dietro un sorrisetto imbarazzato.
"E la spada dei sette astri che utilizzi tu cos'è?" domandò Camilla curiosa rivolgendosi al collezionista.
"Io? Possiedo solo queste due armi e non ne posso usare alcuna" spiegò sereno il ragazzo.
"Ma… Com'è possibile?" continuò a chiedere la ragazza.
"Beh… Semplice: sono un bardo" si limitò a dire, poi aggiunse "Comunque sono interessato all'arma che sta cercando Zarathustra… Voi sareste interessati a soffiargli il tesoro da sotto al naso?" propose ghignando Noah che subito trovò risposta nel sorriso astuto di Camilla ed Alessandro

"Non eri te a dire che è scortese guardare continuamente il cellulare?" chiese Teresa mentre guardava il ragazzo far scorrere i messaggi di whatsapp. 
"Hai ragione… Scusami… Però…" scorrendo le varie chat rivide quella della prima linea, quelli della gilda, i messaggi mai aperti di Zarathustra e i messaggi a cui Claudio non diede mai una risposta.
"Sei preoccupato per tutto quello che sta accadendo" concluse la ragazza "Quando mi sono fidanzata con te mai avrei pensato che saresti diventato un ricercato" sdrammatizzò poi.
"Nemmeno io l'avrei mai immaginato…" sorrise tristemente il ragazzo fermandosi sulla chat con Claudio. Teresa sporse il capo e lesse il nome dell'amico, divenne seria in volto e disse al ragazzo "Ascolta Nico, se Claudio ha deciso di prendersi un po' di tempo per lui tu devi lasciarlo… Sa che tu ci sarai sempre per lui e per gli altri ma se non se ne frega nulla di te, dei suoi amici o di chi lo circonda perché ti devi affannarlo ad inseguirlo?"
Nicolò sorrise "Perché sono fatto così… Se tengo ad un qualcosa o ad un qualcuno lotterò per lui finché non sbatterò contro le pale dei mulini"
Teresa strinse la sua mano e lo baciò "È per questo che ti amo" poi la ragazza guardò negli occhi di lui e disse "C'è dell'altro che mi nascondi… Ma sai che io lo vedo… Perché vuoi ancora aspettare a tirare fuori l'argomento?"
"Non sono ancora pronto…" rispose lui chinando il capo. La ragazza allora lo strattonò e iniziò a correre "Teresa… Dove  cavolo…" Dopo aver fatto due passi i ragazzi si ritrovarono davanti a San Miniato al Monte e, voltandosi videro la meraviglia di Firenze incastonata tra le colline. Nicolò sorrise come un bambino davanti all'albero di natale, sorrise felice dimenticandosi i suoi problemi poi si voltò verso Teresa e si limitò a dire "Grazie amore" e lei sorrise facendo divampare sul volto del ragazzo un sorriso ancora più puro.

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Capitolo 36
*** D'oro e di smeraldo ***


"Cosa ti fa credere che Zarathustra non si sia già impadronito dell'arma?" domandò Camilla a Noah mentre usciva dalla casa di questi insieme ad Alessandro.
"Beh… Le armi solitamente sono protette da una serie di enigmi e di trappole…" spiegò il bardo e poi, ghignando, aggiunse "E Zarathustra non credo sia così sveglio!"
I tre ragazzi si diressero in fretta verso il portale di teletrasporto e si diressero verso il piano 47, il piano dove si trovava il dungeon in cui era nascosta l'arma.
"Ma come ha fatto Zarathustra ad ottenere informazioni riguardo una cosa così rara?" chiese perplesso il barbaro.
"Il più delle volte, sparsi per il piano in cui è presente una delle armi, ci sono degli NPC che raccontano storie grazie alle quali si può risalire al dungeon in cui essa è celata. Io avevo localizzato il dungeon qualche giorno fa ma non credevo che ci fosse già qualcun altro che si stesse interessando alle armi quindi me la sono presa comoda… Ma ora…" Noah accelerava il passo per raggiungere il prima possibile un noleggio di cavalli. Camilla se ne accorse e, impaurita, esclamò "Non vorrai mica prendere dei cavalli!?"
"Perché?" domandò stupito il bardo; poi, mentre interagiva con un NPC per noleggiare un cavallo, si voltò e disse "Non sarete mica di quei giocatori che utilizzano il carro?"
La maga si voltò sdegnata mettendo il broncio allora Noah guardò negli occhi Alessandro e disse "Gabél! Anche te non vuoi prendere un cavallo?"
"Al contrario!" sorrise lui "Da bambino facevo equitazione e sarà un bel tuffo nel passato"
Camilla era ancora infastidita da quella decisione riguardo i mezzi ma, alla fine, si vide costretta ad accettare il passaggio offertole da Alessandro. I tre cavalcarono per una decina di minuti buoni seguendo il sentiero per poi immettersi in un pezzo di sterrato; Camilla, reggendosi saldamente ad Alessandro, cercava di seguire la strada che stavano percorrendo attraverso il Libro di Etnalta ma, il più delle volte, doveva subito riporre il libro per evitare di cadere da cavallo. Mentre i ragazzi procedevano il barbaro si voltò per guardare come si trovava la maga ma si accorse che sul suo viso dominava uno sguardo triste e pensieroso.
"Ancora preoccupata per Nico?" domandò lui alla ragazza.
Lei si scosse improvvisamente e disse "A dire il vero… Ora non stavo pensando a lui…"
"Uhuhuh" ridacchiò Alessandro "Ciò vuol dire che stavi pensando a Riccardo"
"Smettila!" disse lei arrossendo tirando una gomitata nel fianco dell'amico.
"Ouch!" esclamò lui "Suvvia! Dimmi un po' cosa ti passa per la testa"
Camilla ebbe qualche riserva inizialmente poi scoppiò come chi trattiene i suoi pensieri per troppo tempo "È che… Non lo so… Non è che non mi piaccia… Anzi! Però non lo so… L'ho sempre visto come un caro amico e temo che tutto questo possa cambiare… E poi lo vedo così affiatato con Antigone…"
"Non sarai mica gelosa!?" esclamò stupito.
"Smettila!" ripeté la ragazza accompagnando la stessa parola, con lo stesso gesto e lo stesso arrossire poi però si calmò e continuò "Forse però hai ragione… Un po' sono invidiosa di lei…"
"Camilla ascoltami, non farti problemi, ti piace Riccardo? A lui piaci te? E allora buttatevi! Perché esitare? Potreste rischiare di non cogliere mai l'amore più importante della vostra vita!" disse Alessandro con molto trasporto.
"Sai che mi fa strano sentirti parlare così?" rise lei.
"Sai che fa strano anche a me?" rise lui a sua volta.
"Comunque hai detto che io piaccio a lui… Come fai a dirlo?" domandò la ragazza incuriosita dalle parole dell'amico.
"Ti ho incuriosita, eh? Devi sapere che, durante le serate che passavamo insieme io e gli altri, spesso parlavamo del gentil sesso e Riccardo ci ribadiva ogni volta, con costante insistenza, quello che provava per te; diceva che non sarebbe mai esistita una ragazza bella come te. Ma io non sono bravo a riportare le parole degli altri… Dovresti parlarne direttamente con lui" sorrise il barbaro.
Ad un tratto Noah urlò, dopo essere sceso da cavallo "Se avete smesso di chiacchierare come due comare di paese io inizierei a esplorare il dungeon!"

"Grazie per avermi accompagnato" disse Riccardo ad Antigone mentre ripercorrevano il labirinto di catacombe dove, qualche giorno prima, lui e i suoi amici si erano scontrati con Linton.
"Figurati, immagino che per te non sia ancora facile rivedere questi luoghi" sorrise la ragazza cercando di offrire aiuto al chierico.
Effettivamente Riccardo rivedeva in quei cunicoli l'ombra di Linton intrecciarsi con le loro armi, i loro incantesimi… Rivide le diverse gocce di sangue mescolarsi nuovamente in terra come in un groviglio di destini e, quando giunse là dove erano conficcate le armi di Linton rivede il tristo gesto di Nicolò quando decapitò la generale eppure c'era quella maschera che velava il volto di entrambi. Riccardo si sentì un attimo mancare a si resse poggiandosi al suo Izanog.
"Symon tutto bene?" si preoccupò la ragazza.
"Sì, sì… Non preoccuparti" disse lui mettendosi ad osservare le armi conficcate a terra "Una maledizione sulla spada… Mmm… Non credo sia possibile fare una cosa del genere…"
"E allora cosa credi che sia questa "maledizione" che addormenta chiunque entri in contatto con le armi?" domandò Antigone provando a formulare, nella sua mente, altre ipotesi.
Riccardo provò ad immaginarsi un qualcosa però, quel luogo, quella lama nera conficcata nel terreno, agitavano pensieri e ricordi che vorticavano nella sua mente stordendolo. Rivide lo scontro, gli scambi di spada, gli sguardi preoccupati di tutti, rivide le lacrime di Camilla che cadevano al suolo lentamente e la sua incapacità ad agirà, a consolarla, a fare un qualcosa. In quella tempesta che si agitava nei suoi occhi il fremito del sangue derivante dal rifiuto di quella passata stasi alterava il tremore dell'iride.
"Symon? Sicuro che vada tutto bene?" domandò nuovamente la ragazza vedendo il chierico particolarmente sconvolto.
"No… Cioè… Sì, tutto bene… No a dire il vero…" bofonchiò insicuro Riccardo.
"Ehi!" disse la ragazza poggiandogli le mani sulle spalle "Se hai bisogno di parlare sappi che io sono qui!"
Riccardo esitò per qualche istante: doveva parlare proprio con lei? Infondo un parere femminile nei suoi problemi da adolescente avrebbe fatto forse bene… Eppure qualcosa lo tratteneva dall'aprirsi del tutto… Era sempre stato così: chiuso come le scatole magiche del padre eppure, per quelle, c'era un trucco, un dispositivo segreto che alla fine faceva scattare la serratura… Ma per il suo cuore esisteva una chiave? Aveva sempre invidiato a Nicolò quella innata conoscenza che aveva si sé; lui aveva sempre fatto fatica a capirsi, ad ascoltarsi. Se l'amico era un verso si una poesia lui invece era un'incognita di un'espressione d'ottavo grado.
"Ascolta… Non sono mai stato bravo con le parole… Non sono mai stato bravo a capire cosa mi frullasse nella mente o nel cuore… Credo di essermi innamorato della persona che si cela dietro al nickname di Mineritt tanto tempo fa, quando l'ho conosciuta… Eppure… Non lo so… Ero bravo a dire le cose davanti agli altri ma davanti a lei… Mi blocco… Non so perché" confessò il chierico sedendosi sul suo Izanog.
"Devi capire chi è il vero te" disse Antigone severa "Il vero te è quello che ha paura di farsi avanti o è quello che parla con furore? Devi imparare a capirti… So che sembra difficile ma è un sentiero che non devi percorrere obbligatoriamente da solo, puoi anche percorrerlo con lei"
"E se lungo questo sentiero mi accorgessi di aver sbagliato strada?" ribatté Riccardo.
"E se fosse la strada giusta?" sorrise la ragazza avvicinandosi a lui.
Sul volto del chierico si destò per un attimo il sorriso che sembrava avere a lungo dimenticato, si rimise in piedi e, avvicinandosi nuovamente alle armi di Linton, le osservò per qualche momento e disse "C'è solo un modo per capirci qualcosa di più" e, dopo queste parole, afferrò saldamente l'impugnatura della spada. Lui e Linton si guardarono per qualche secondo, non sembrava accadere nulla eppure, dopo pochi secondi, le teste dei ragazzi iniziarono a girare e le palpebre si fecero sempre più pesanti finché, entrambi, non caddero al suolo. Riccardo si sforzò di tenere aperti gli occhi e riuscì a cogliere soltanto qualche confusa immagine: un'ombra umana si era chinata su di lui trascinandolo via e, sul soffitto, uno scintillio si era contrapposto a quell'oscurità. Quando riaprirono gli occhi i due chierici si ritrovarono fuori dal dungeon e si stropicciarono gli occhi come se avessero dormito per un'oretta.

La caverna che Noah, Camilla ed Alessandro stavano esplorando era molto particolare: era stata scavata da un fiume che percorreva ancora quelle gallerie ricoperte da muschio e radici di piante dai colori assurdi e disparati; qua e là si sentiva un continuo ritmato sgocciolare seguito dai versi di creature simili a a vermi di grandezza umana. La strategia dei tre ragazzi era quella di lasciare Alessandro davanti e di supportarlo mediante le magie di Noah e Camilla; ma l'assurdo è che nessuno dei tre sentiva voci di altri giocatori.
"Mmm… Non riesco a sentire nessuno a parte quei disgustosi vermi…" osservò la maga.
"D'altronde è notte fonda, è possibile che quelli della gilda delle Guardie Notturne si siano presi una pausa da questa esplorazione" commentò il bardo dal momento che erano le 00:39 di notte.
"Oppure hanno già trovato l'arma e se ne sono andati" propose il barbaro mentre con un colpo di ascia eliminava l'ennesimo verme.
"Questo non credo amico caro" canticchiò Noah "Quelli della gilda della Guardie Notturne hanno l'intelligenza media di un acaro non saranno riusciti nemmeno a risolvere un solo enigma"
Proprio mentre Noah stava pronunciando quelle parole i ragazzi arrivarono difronte ad una delle porte-enigma spalancate. Alessandro sconsolato guardò il bardo e sospirò "Fortuna che avevano l'intelligenza media di un acaro"
In quel momento Noah iniziò a correre in avanti terrorizzato all'idea che qualcuno gli avesse sottratto quell'arma unica. Alessandro e Camilla lo seguirono a gran velocità finché, eliminati diversi nemici, non giunsero in una stanza circolare che presentava una porta ancora chiusa accanto alla quale si trovavano due statue di respinti poi, al di sopra di essa, si trovava una statua che raffigurava un uovo fatto di piume; al centro della stanza si trovava un podio con sopra scritto un qualcosa accanto alla quale si trovavano tre fiaccole accese: una di color bianco, una dorata ed una purpurea.
"Sapevo che non ce l'avrebbero fatta!" esultò Noah avvicinandosi all'altare. Camilla e Alessandro si aspettavano di sentire a breve le parole del bardo ma, non appena giunse davanti al podio, si pietrificò non riuscendo a comprendere ciò che vi era scritto sopra; i due allora si avvicinarono per controllare e lessero il seguente messaggio:
"QUANDO TUTTO EBBE INIZIO
KG SIPPH YH IUEPDZBZPO KJI NIBJI
I J'APAHNA QMSSXZXA RCL AKBEO
WNAKGMEAXM L'ZTSKCE DIZSLC DSPASG"
"Emh… Che cazzo c'è scritto?" domandò Alessandro perdendosi in quelle lettere che sembravano disposte completamente a caso.
"Beh… Potrebbe trattarsi di un anagramma ma ci sono un sacco di X, J e K… È difficile formare parole con queste lettere" osservò Camilla provando ad interpretare il messaggio.
"Non si riescono nemmeno ad intuire le parole… Sono veramente senza senso…" continuò Noah.
"Eppure la prima frase è chiarissima: "QUANDO TUTTO EBBE INIZIO"… Non riesco a capire… Deve significare qualcosa ma cosa?" continuava ad arrovellarsi la ragazza.
Rimasero davanti a quella iscrizione fino all'una di notte poi all'improvviso Alessandro sbottò "BASTA! Ora invio un messaggio ad Orpheus!" e così fece il ragazzo.
"Gabél! Sai che non ti risponderà!" urlò la ragazza palesemente turbata da quell'azione.
"Lo so! Ma lui è l'unico che potrebbe riuscire a risolvere questo enigma… Spero solo che risponda…" sospirò il barbaro temendo di illudersi.

Erano le 18:15 e per i giardini di Boboli si respirava quell'armonia unica che solo loro sapevano donare. Teresa era seduta su una panchina difronte all'anfiteatro intenta a leggere Il mondo come volontà e rappresentazione  mentre Nicolò era steso sulla stessa panchina con la testa poggiata sul grembo di lei e leggeva le Odi di Parini. La ragazza osservò l'orologio che portava al polso e vide l'orario "Mmm… I giardini dovrebbero chiudere tra poco sarà meglio avviarci verso l'uscita"
"Oh dai non preoccuparti" sorrise Nicolò "Oggi è di turno Salvo, ci farà stare dentro altri dieci minuti dopo la chiusura"
Teresa sorrise e tornò a leggere tranquilla Shopenhauer. Il vento leggero iniziava a comporre melodie dolcissime scuotendo le fronde degli alberi ma poi una musica scostò le menti dei due ragazzi da quella sinfonia naturale.
"Oh cavolo… Pensavo di aver messo il cellulare in silenzioso" disse Nicolò mentre estraeva il cellulare per visualizzare il messaggio appena ricevuto su whatsapp "Oh è Alessandro" notò il ragazzo e poi rimise subito via il cellulare senza nemmeno aprire il messaggio.
"Che fai? Non gli rispondi?" domandò Teresa.
"Ma no dai…" rispose lui.
"E se fosse importante?" replicò lei.
"Mmm… Va bene dai…" e estratto nuovamente il telefono dalla tasca si accorse che Alessandro gli aveva inviato due messaggi, uno cominciava con  "Nico, so che…" e proseguiva ma fu l'altro ad attirare il ragazzo e in esso era riportato un complicato messaggio in codice:
"QUANDO TUTTO EBBE INIZIO
KG SIPPH YH IUEPDZBZPO KJI NIBJI
I J'APAHNA QMSSXZXA RCL AKBEO
WNAKGMEAXM L'ZTSKCE DIZSLC DSPASG"
"Cos'è?" domandò la ragazza richiudendo il suo libro e osservando lo strano messaggio di Alessandro "Wow… Sembrerebbe quasi un messaggio in codice" notò poi.
"Credo tu abbia ragione… Ma dobbiamo capire di che tipo di codice si tratta"  iniziò a domandarsi Nicolò rileggendo più volte il codice.
"Beh la prima frase però è perfettamente comprensibile… Probabilmente la chiave per decifrare il tutto si trova in essa…" propose la ragazza.
"Mmm… Parla di un "QUANDO" quindi potrebbe nascondersi una cifra dietro all'affermazione, più probabilmente una data, ma di che data si starà parlando?" si interrogò Nicolò cercando aiuto negli occhi di Teresa.
Lei subito rispose "Beh… Deve essere una data molto importante siccome si dice che allora "TUTTO EBBE INIZIO"… Non credi che potrebbe trattarsi del giorno di rilascio di Last Soul Online?"
"Sei geniale!" esclamò Nicolò illuminato dall'affermazione della fidanzata che arrossì d'orgoglio. "Allora" riprese lui prendendo un foglio che aveva in tasca ed una penna. Poggiò il foglio sul libro de Le Odi di Parini richiuso e iniziò a scrivere una data "LSO è uscito il 12 Aprile… Quindi 12-04"
"Non sarà meglio indicare anche l'anno?" propose la ragazza al fidanzato "Infondo anche l'anno è necessario ad indicare una data"
Il ragazzo si toccò tre volte la punta del naso con l'indice sinistro e indicò con il destro la ragazza come chi, giocando ai mimi, indica che si è detta una cosa giusta e aggiunse un 2016 ai numeri scritti in precedenza ottenendo così la successione 12-04-2016.
"Ma… Ora cosa ci dovremmo fare con questi numeri?" domandò Teresa.
"Hai presente nella Settimana Enigmistica che alle volte c'è il giochino de Il Corvo Parlante?" chiese Nicolò.
"Sì… È quello in cui il corvo dice una frase che utilizza la lettera seguente o precedente a quella che indica in realtà… tipo la B può indicare o la A o la C" rispose correttamente la ragazza.
Il ragazzo ripeté il gesto fatto in precedenza "Probabilmente  dobbiamo ripetere più volte il codice 12042016 e in base al numero che si trova in corrispondenza di una determinata lettera dobbiamo spostare quella avanti o indietro di tot posti!" spiegò in maniera confusionaria Nicolò facendo nascere sul volto di Teresa un'espressione intontita.
"Ora cerco di spiegarmi meglio" sorrise lui mentre scriveva l'alfabeto sul foglio "Dunque: scriviamo sopra ogni lettera del codice un numero della sequenza in questo modo" e così trascrisse sopra alla prima K un 1, sopra alla G un 2, sopra alla S uno 0, sopra alla I un 4, sopra le due P 2 e 0, sull'H un 1, sull'Y un 6 e poi ripetendo nuovamente la sequenza di numeri finché ogni lettera non avesse un numero corrispondente. Poi riprese la spiegazione "Ora prendiamo la K nell'alfabeto e dobbiamo contare una lettera in avanti o indietro rispetto ad essa; quindi al posto della K nel messaggio ci dovrà essere o una L o una J"
"Penso di aver capito!" esclamò felice Teresa  "Quindi al posto della G noi dobbiamo considerare o una I o una E!"
"Esattamente!" confermò Nicolò "Ora al posto di KG probabilmente avremo LE… Ciò vuol dire che la dobbiamo prima considerare le lettere all'indietro e poi in avanti!"
Dopo qualche minuto i due fidanzati avevano tradotto il messaggio:
"QUANDO TUTTO EBBE INIZIO
LE SERPI SI GUARDAVANO GLI OCCHI
E L'AQUILA MOSTRAVA NEL BECCO
SPALANCATO L'ANTICA FIAMMA DORATA"
"Fantastico!" esclamò Teresa baciando il ragazzo.
"Ora scrivo ad Ale e poi vediamo se abbiamo ragione!" esultò Nicolò felice.
Poi i due continuarono il loro bacio precedentemente interrotto finché una voce non urlo "Wè Nicolò! Stiamo chiudendo! È meglio che tu e la tua signora usciate di qui prima che gli altri se ne accorgano!" così i due si alzarono dalla panchina e salutarono Salvo prima di dirigersi verso l'uscita.

Il volto di Alessandro venne vinto dallo stupore e dalla felicità di aver ricevuto un messaggio da Nicolò ed esclamò entusiasta "Orpheus mi ha risposto!!!"
Camilla si voltò incredula a quella notizia "Cosa dice?" si affrettò a chiedere lei curiosa.
"Mi ha solo mandato la traduzione del codice, nient'altro… Comunque qui c'è scritto:
"QUANDO TUTTO EBBE INIZIO
LE SERPI SI GUARDAVANO GLI OCCHI
E L'AQUILA MOSTRAVA NEL BECCO
SPALANCATO L'ANTICA FIAMMA DORATA"
Che dite?" domandò il barbaro dopo aver letto il tutto.
"Sbrighiamoci!" esclamò subito Noah "Gabél tu vai verso quella statua a forma di serpente!"
Il ragazzo eseguì l'ordine datogli dal bardo mentre lui si dirigeva verso l'altra statua, poi quesiti aggiunse "Riesci a ruotare quella statua in modo che guardi questa?"
"Ci provo" e, facendo una discreta fatica, il barbaro riuscì nell'impresa mentre il bardo fece molta più fatica. Nell'attimo stesso in cui le due statue si guardarono l'uovo di piume in pietra sopra alla porta si aprì ed esso formò una statua a forma di aquila con le ali e il becco spalancati.
"Mineritt prendi subito la fiaccola con la fiamma di color oro e mettila in bocca a quella statua!" urlò nuovamente Noah rivolgendosi questa volta alla maga.
Lei prese la fiaccola e alzò la fiamma finché non sfiorò il becco della statua e, in quello stesso momento, la porta si spalancò rivelando una stanza al centro della qual era conficcata una doppia spada dalla lama color verde. Noah si avventò sulle due spade e le estrasse dal suolo per poi aggiungerle al suo inventario "Ce l'abbiamo fatta! Questa è la terza arma dei sette astri! E Zarathustra non la potrà avere per i suoi sporchi fini!" esultò poi contento.
"Fantastico! Ora possiamo tornare tranquillamente verso casa!" canticchiò Alessandro mentre Camilla ancora si chiedeva di come Nicolò avesse fatto a rispondere a quel messaggio: che si fosse ripreso dalla sua trance? Oppure era stato soltanto un momento di luce in mezzo all'oscurità in cui era avvolto? Sarebbe andata subito a trovarlo nella biblioteca/mausoleo non appena uscita da lì.
"A proposito" disse ad un tratto il barbaro "Il nostro compenso?"
"Ahahah… Giusto… Allora…" iniziò a dire Noah riordinando lei idee; estrasse dall'inventario una chiave totalmente verde e la consegnò ad Alessandro "Quella si chiama Chiave di Smeraldo: si racconta che ci sia un dungeon segreto al piano 3 accessibile solo mediante questa chiave. Il dungeon, nonostante si trovi al piano 3, è difficile quanto uno dei piani 45-46 e si dice che, in fondo ad esso, sia celato uno strumento unico e meraviglioso"
"Ma… Perché non vuoi recuperare un oggetto così raro?" domandò il barbaro curioso.
"Beh… Io sono un giocatore solitario: non ho una gilda, la mia lista di amici si limita a 7 persone e quindi non sono all'altezza di quel tipo di dungeon… Avrei fatto fatica anche qui se non avessi trovato voi due quindi… Ascoltate ho un'altra proposta da farvi" disse poi cambiando argomento il bardo "Vorrei aggiungervi alla mia lista di amici così, in caso avessi bisogno di aiuto, potrei chiamarvi… Sempre che a voi vada bene"
"Per me non ci sono problemi!" sorrise Alessandro scambiandosi le informazioni di contatto con Noah. Poi quando quest'ultimo si rivolse a Camilla la trovò distratta da un altro tipo di pensieri.
"Ah… Sì…" rispose lei soprappensiero senza sentire realmente le domande del bardo. Voleva solo sapere se Nicolò si stesse sentendo meglio ma non solo… Chissà dove era Riccardo… Doveva trovare anche lui, doveva chiarire la situazione anche con lui e ce l'avrebbe fatta!

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Capitolo 37
*** Colui che agisce nell'ombra ***


Era arrivato il primo lunedì di settembre e la scuola di Berthyn aveva riaperto i battenti. Alessandro e Lorenzo erano stati contattati da Lesen affinché dessero l'adesione al nuovo anno scolastico e loro, senza troppi compimenti, avevano accettato. Le lezioni sarebbero iniziate alle 8:00 e i due ragazzi, sulla base di questo, avevano deciso di presentarsi a scuola con un'ora d'anticipo. Lesen e gli altri stavano già sistemando le varie aule, spazzavano i corridoi, riordinavano i propri studi e facevano ordine in mezzo alle varie scartoffie che affollavano le scrivanie e le cattedre. Mentre procedevano verso i loro studi i due amici vennero chiamati dall'urlo della barda "Gabél! Hamlaf!"
I ragazzi si voltarono e la salutarono in coro "Buon giorno Lesen!"
"Grazie per aver deciso di continuare a tenere i vostri corsi anche quest'anno" disse lei accennando un inchino.
"Figurarsi! È sempre un piacere per noi!" rise Lorenzo a piena voce.
"Già… Anche se io mi sento sempre più inutile" ammise Alessandro ridacchiando "Ormai credo che tutti sappiano combattere"
"Sanno combattere, ma non sanno combattere bene come te!" osservò convinta la ragazza.
Il barbaro arrossì ed estrasse dall'inventario la chiave del suo studio; subito il monaco fece la stessa cosa ed entrambi si avviarono verso le rispettive porte. Entrambi, in questo gesto normalissimo, passarono davanti alla porta dell'ufficio di Nicolò e non poterono fare a meno di sospirare.
"Orpheus è ancora…" domandò Lesen divenuta scura in volto.
"Già… Purtroppo non da segni di miglioramento… È passato più di un mese ormai e l'unico cenno di vita che ha avuto è stato rispondere ad un mio messaggio…" spiegò Alessandro spalancando la porta e rivelando le varie armature, i vari scudi e l'immensa varietà di armi che custodiva all'interno della stanza.
Un urlo all'improvviso spezzò quell'attimo di tristezza "LESEN!" il quale venne accompagnato dall'apparire di un Kralen trafelato.
"COsa succede Kralen?" domandò preoccupata la ragazza.
"Ci sono… Ci sono…" iniziò a dire lui palesemente in affanno "Ci sono alcuni giocatori delle Guardie Notturne che vogliono fare un sopralluogo"
A quelle parole Lesen, Lorenzo e Alessandro si voltarono fulminando il ragazzo con degli occhi preoccupati e incazzati al tempo stesso: cosa ci facevano lì le Guardie Notturne. Non fecero in tempo a dar voce ai propri pensieri che un incedere di armature metalliche iniziò ad espandersi per il corridoio: quattro giocatori coperti dall'armatura scarlatta avanzarono fino a raggiungere i quattro ragazzi, poi si separarono e lasciarono passare il generale Zarathustra "Buon giorno signori" salutò lui con quella che Alessandro avrebbe definito "faccia da schiaffi".
"Generale Zarathustra cosa ci fa qui?" iniziò a domandare Lorenzo sarcastico "Non dovrebbe continuare le analisi del piano quarantotto dato che da più di un mese a questa parte non siamo più avanzati?"
"Una squadra di miei sottoposti si sta occupando di questo; io sono qui per questioni più importanti" spiegò lui non ostentando lo sguardo di superiorità che irritava tanto il monaco "Ora, se il signor Hamlaf ha finito con le sue stupidissime illazioni…" Ma subito il ragazzo lo interruppe affilando il sarcasmo "Dico solo che anche lei potrebbe prendere parte a queste esplorazioni piuttosto che venire a cercare Orpheus qui solo dopo un mese dalla sua fuga"
"Dato che siamo stati informati che oggi riprendono le lezioni abbiamo pensato che il professore" Zarathustra accompagnò quest'ultima parola con una smorfia "sarebbe venuto a tenere comunque lezione chiederei alla signora Lesen di aprire lo studio di Orpheus"
"Ma…" rispose Lesen sobbalzando per l'essere tirata improvvisamente in mezzo al discorso "Ma… Io non posso aprire la porta"
"Sta cercando di intralciare le indagini riguardo il fuggitivo?" domandò il generale palesemente scocciato da quella risposta.
"Non è questo" rispose lei seria "Ogni docente è l'unico a possedere l'unica chiave del proprio studio quindi, anche se volessi, non potrei aprire la porta"
"Avevo previsto una situazione del genere" rise Zarathustra "Ezio!" urlò poi.
Uno dei quattro soldati nelle retrovie si fece avanti: questi indossava un'armatura più leggera di quella dei suoi compagni e gli copriva il volto un cappuccio rosso. Subito questi si mise davanti alla porta dello studio di Nicolò e, dopo aver estratto un paio di grimaldelli dal menu, iniziò a smanettare con la serratura della porta. Mentre Lesen si infuriava con il generale perché così si veniva a rovinare la serratura e la si sarebbe dovuta sostituire un rumore simile ad un "clik" annunciò che la porta essa stata scassinata con successo.
"Generale!" disse soddisfatto il ladro Ezio alzandosi e lasciando avanzare il superiore.
"Molto bene… Vediamo un po' cosa abbiamo qui!" disse Zarathustra con un sorriso spiaccicato sulle labbra che però si infranse nell'istante stesso in cui vide ciò che si trovava nella stanza: essa era completamente vuota se non fosse stato per un'unico sgabello posto al centro di essa sul quale era collocato un grammofono con già inserito sul piatto un vinile, una busta contenente una lettera ed un pacchetto di forma quadrata.
"Mi sa che qualcuno l'ha preceduta generale" lo canzonò Alessandro trattenendo a stento le risate.
Il generale entrò in quella stanza adirato guardando in ogni direzione, come a cercare un qualcosa di nascosto, un passaggio segreto, un ripostiglio, insomma, un qualcosa che non c'era. Lorenzo invece raggiunse subito il grammofono e prese in mano la lettera "Lesen!" chiamò il ragazzo "Questa lettera è per te!"
La ragazza lo raggiunse subito insieme ad Alessandro e Kralen ma anche Zarathustra fu richiamato da quell'urlo e iniziò a dire "Pretendo che tu legga quella lettera ad alta voce!"
Lesen aprì la busta guardando male il generale mentre Alessandro si era messo a giocherellare con la scatolina "Cara Lesen, scusa se ti contatto con un mezzo del genere ma come ben saprai sono ricercato e non ho altro modo per farlo. Ascolta, in questo grammofono è inserito un vinile che dovrai fare ascoltare ai ragazzi che decidono di seguire la lezione che si svolgerà nell'aula V del primo piano. Scusa se non posso essere qui, oggi, ma credo che qualcuno mi avrebbe fatto una bella sorpresa" a questo punto Lesen sospese per un attimo la lettura e guardò negli occhi Zarathustra "Comunque spero di riuscire a tenere lezione anche nei prossimi giorni anche se con dei mezzi non proprio consueti. Salutami i miei compagni e tutti i collaboratori della scuola di Berthyn ma sopratutto salutami di cuore il generale Zarathustra che ti avrà costretta a leggere questa lettera a voce alta" la ragazza iniziò a ridacchiare mentre Lorenzo, Alessandro e Kralen dovettero trattenere le risate derivanti dall'arrossire del generale. "Ah, generale, ora mi rivolgo a lei" continuò la ragazza "Il contenuto della scatolina che avete trovato insieme a questa lettera e al grammofono è per lei"
Tutti si guardarono confusi e Alessandro lanciò la strana scatola a Zarathustra che, non appena l'aprì, sbottò di rabbia capendo che il bardo aveva previsto ogni sua mossa fino a quel momento, poggiò con violenza il contenuto del pacchetto sullo sgabello ed uscì dalla stanza bofonchiando un qualcosa. I quattro ragazzi rimasti nello studio si guardarono e, confusi, si avvicinarono allo sgabello, non appena questi riconobbero che il contenuto della scatolina era una serratura nuova scoppiarono a ridere. Dopo essersi ripresi da quella sonora risata decisero di incamminarsi tutti verso l'aula indicata da Orpheus nella lettera. Appena varcata la soglia si guardarono intorno alla ricerca di qualcosa fuori posto, di qualche aggiunta ma non gli sembrava di vedere niente. Allora Alessandro poggiò il grammofono sulla larga cattedra e, alzando distrattamente gli occhi, si accorse che sula lavagna era stata trascritta, fitta fitta, una lezione di Nicolò. Il barbaro chiamò a sé gli altri ragazzi e li invitò a leggere con lui quel discorso di gesso.

Nicolò era seduto davanti al suo computer intento a scribacchiare qualcosa mentre Teresa faceva correre lo sguardo tra i cd del fidanzato che occupavano uno scaffale di una piccola libreria poi, dopo aver individuato un CD di de André, lo prese e lo inserì nella radio per ascoltarlo. Dopo qualche minuto, vedendo che il ragazzo aveva interrotto il suo scrivere nell'attesa di ritrovare l'ispirazione, gli si avvicinò intenta ad aiutarlo "Nico? Ti sei impallato?"
"Eh sì… Non so come proseguire…" rispose lui arrovellandosi il cervello alla ricerca di una frase o di uno spunto.
"Mi vuoi far leggere che così provo a darti una mano?" domandò allora la ragazza guardandolo negli occhi.
"Certo, siediti pure" disse tirando di poco indietro la sedia dando a lei la possibilità di sedersi sulle gambe di lui; e così fece.
Teresa iniziò così a leggere quello che Nicolò aveva scritto fino ad allora:
"La canzone d'autore può essere considerata poesia? Ebbene questa è una domanda alquanto complessa non tanto per la risposta che gli dobbiamo dare ma perché, se affrontata in modo sbagliato, ci può portare a fare un errore molto grave. Iniziamo a parlare un attimo della poesia prima di tutto: di cosa si compone una poesia? La poesia è composta di tre parti: un corpo a sua volta fatto di carne e sangue, ossia la carta e l'inchiostro; una mente che è rappresentata dalla metrica e un'anima che è il sentimento che il testo è in grado di suscitare nel lettore. La poesia poi si presta ad essere o raccontata/tramandata oralmente o ad essere rilegata all'interno di un libro. La canzone invece presuppone che ci sia un quarto elemento: la musica, non esiste canzone senza musica"
"Stai facendo un discorso difficile lo sai vero?" domandò la ragazza al termine della lettura.
"Lo so, ma sento che è un discorso molto interessante ed importante" sorrise lui.
"Bene allora io fossi in te, ora, farei un paragone" propose Teresa.
"In che senso?" chiese incuriosito Nicolò.
"Beh… Tu hai appena detto che la canzone differisce dalla poesia per un elemento, io mostrerei che, se facciamo venire meno uno degli elementi della poesia, rientriamo in un altro ambiente"
"Ho capito!" esclamò il ragazzo subito prima di rimettersi a scrivere e poi mostrò il testo alla ragazza:
"Immaginiamo di togliere alla poesia la metrica, in questo modo ricadiamo in un'altro ambiente che è quello della prosa che nessuno si sognerebbe di paragonare alla poesia. Eppure dobbiamo specificare una cosa: la poesia nasce come canzone"
"Cosa intendi con questa ultima affermazione?" domandò la ragazza interrompendo un attimo la lettura.
"Continua a leggere e lo capirai" rispose lui sereno e lei riprese a leggere:
"In grecia, i primi poeti, cantavano le proprie opere: i canti di Omero erano tramandati attraverso il canto, le poesie di Archiloco e di Saffo erano poesie che venivano cantate dagli autori tanto che non si parlava di poeti ma di lirici, termine che poi, nell'italiano di oggi, ha sempre indicato una dimensione legata al canto ed alla musica; ma tutto ciò avviene anche perché la lingua greca era una lingua melodica, non accentuativa come l'italiano moderno e le altre lingue"
"Ah ok!" esclamò Teresa "Ed ora come hai intenzione di continuare?"
"Ehm… Vediamo un po'… Io continuerei così:
"Credo che sia inutile continuare a dimostrare che la canzone è altro rispetto alla poesia ma, allora, possiamo affermare che la canzone sia un genere di letteratura? Ipotizziamo che un giorno, un cantautore del calibro di De André, Gaber, Vecchioni"
Non mi vengono nomi di cantautori esteri… Te ne hai in mente qualcuno?" chiese lui alla fidanzata.
"Me ne vengono in mente pochi… Metti "Edith Piaf, Bob Dylan" poi… Non lo so" disse lei.
"Va tranquilla" rispose Nicolò mentre digitava i due nomi propostigli "Al momento bastano… Vediamo ora di continuare:
"possa arrivare a vincere il Nobel alla letteratura (Già qualche anno fa Vecchioni venne candidato a questo premio) quali meriti gli dovrebbe riconoscere l'accademia reale svedese? Ebbene l'unico motivo valido per cui omaggiare un cantautore con il premio Nobel per la Letteratura dovrebbe essere, a mio avviso, "per la poeticità dei suoi testi" non esiste un altro motivo. Perché dico questo? È molto semplice la risposta: la canzone non è una forma di letteratura, dirlo sarebbe sminuire la canzone poiché in essa la parola viene ornata dalla melodia; la letteratura è offrire agli altri una parola più semplice, svestita di ogni fronzolo, come avrebbe detto Ungaretti è offrire una parola che sia "nuda". Eppure è innegabile che il testo di alcune canzoni sia pura poesia se privato della melodia e della musica: provate a leggere il testo di "Non insegnate ai bambini" di Gaber, il testo di "Chiamami ancora amore" brano con cui Vecchioni ha vinto il festival di Sanremo del 2011 o "Mano a mano" di Pierangelo Bertoli; è innegabile che questi testi siano poesia ma i cantanti fanno la scelta di cantare, di creare e di ornare la parola, di omaggiarla donandole un fedele scudiero: la musica! Dire dunque che la canzone è letteratura è sminuire la prima e presupporre che la seconda non sia una dolcissima semplicità; perché questo è la poesia: semplicità"
Come ti sembra?" domandò Nicolò soddisfatto.
"Complessa come tuo solito" rise lei baciandolo sulla guancia "Ma mi piace molto… Sai però cosa farei adesso?"
"Dimmi pure" disse il ragazzo.
"Direi a Lesen di far ascoltare una canzone, una canzone poetica come dici tu" propose la ragazza.
"È una splendida idea…" il ragazzo si mise a pensare qualche secondo a quale sarebbe potuta essere la canzone migliore da fare ascoltare in quel contesto "Trovato!" e, così dicendo, aggiunse un'ultima riga al testo:
"Lesen fai partire il vinile sul grammofono"
"E che vinile gli lascerai?" domandò la ragazza curiosa.
Lui la baciò teneramente e rispose sorridente "Sogna ragazzo sogna".

La biblioteca/mausoleo era sempre uguale a sé stessa, passavano i giorni, i mesi ma lei rimaneva immutabile. Kubasa era nella dispensa che stava cercando di preparare qualcosa per pranzo mentre Camilla cercava di non pensare al nuovo Nicolò che si nascondeva di là da quella porta di legno. Quando Alessandro aveva ricevuto una risposta da parte di lui, lei aveva iniziato ad illudersi che si stesse riprendendo da quella specie di "coma" ma nulla, quel giorno, non appena aveva spalancato la porta della sua camera l'aveva trovato ancora fermo ed immobile a fissare il suo riflesso nello specchio. Camilla non si era nemmeno convinta a parlare con Riccardo, se l'era ripromesso ma nel momento stesso in cui aveva visto il ragazzo si era come pietrificata, non era riuscita ad esprimere la realtà di sé stessa.
"Camilla…" la ridestò Kubasa dalla sua trance "Ho preparato due ciotole di insalata"
La ragazza si riprese e afferrando una della ciotole si mise a mangiare; il ragazzo, vedendola così turbata in viso, decise di chiederle se stesse andando tutto bene e Camilla iniziò a mettere sulla tavola tutti i suoi dubbi: i dubbi riguardo le emozioni che provava per Riccardo, riguardo la salute di Nicolò e poi la sua voce si strozzò quando arrivò a confessare la sua più grande paura "Vedi Michele… Da quando Linton è morta non siamo più riusciti ad avanzare di un solo piano… Non lo so… È come se le persone non avessero più intenzione di tornare indietro, come se si fossero dimenticati del vero mondo…"
"Beh… È da un po' che penso ad una cosa" iniziò a dire Kubasa giocherellando con la forchetta ad inseguire un pomodorino che correva avanti e indietro per la ciotola "Vedi, sono passati quasi un anno e sei mesi da quando abbiamo effettuato il log-in, ormai molti si sono abituati alla vita qui e molti di coloro che nel nostro mondo non si sono mai sentiti in pace con loro stessi qui hanno trovato una seconda possibilità. Ma non c'è solo questo… Il mondo là fuori non ci sta aspettando, il mondo là fuori sta continuando a scorrere; molti di coloro che stanno vivendo qui dentro probabilmente hanno perso il lavoro, alcuni hanno perso due anni di scuola e simili, alcuni di loro avranno paura a voler ricominciare tutto daccapo"
"Ma tutto questo non ha senso!" sbottò improvvisamente la ragazza "Nel mondo vero ci sono i nostri cari, le nostre famiglie e le nostre vere vite! Come fanno a non considerare questo?!"
"La paura può paralizzare oltre ogni misura un uomo…" sospirò Kubasa affranto.
Camilla si mise a ripensare alle parole del ragazzo e capì che di gente egoista era pieno anche quel mondo, doveva trovare un modo per salvare quei pochi che non pensavano solo a loro stessi. Subito la ragazza scattò sull'attenti ed iniziò ad inviare messaggi a diverse persone.
"Cosa stai facendo?" domandò Kubasa.
"Se Zarathustra non è una persona affidabile formeremo un'altra prima linea in grado di avanzare all'interno di questo gioco!" esclamò la ragazza.
"Ma…" obiettò il ragazzo "Non hai paura che Zarathustra possa ostacolarvi?"
"Non me ne frega nulla!" rispose lei dopo aver inviato l'ennesimo messaggio "Troveremo la boss-room del piano 48 e procederemo per il bene di tutti"
In quello stesso momento la porta della camera di Nicolò si aprì; i due ragazzi sobbalzarono credendo che il bardo avesse ripreso conoscenza e stesse andando a parlare da loro ma non appena Camilla e Michele arrivarono davanti alla porta trovarono Nicolò seduto sul letto a fissare lo specchio. 
"Bah…" sospirò Kubasa "Sarà stato solo un colpo di vento" e si voltò.
Camilla stava per seguire il ragazzo ma, poco prima di girarsi, si accorse che ai suoi piedi c'era una mappa che raffigurava il piano 48 e su cui era indicato un dungeon con un teschio.
"Michele!" chiamò la ragazza.
"Cosa c'è?" rispose lui correndo nuovamente verso di lei.
"Guarda qui! Abbiamo la mappa di dove si trova il dungeon con la boss-room del piano 48!" esclamò lei entusiasta.
"Ma da dove diavolo salta fuori?" domandò lui confuso osservando l'accuratezza degli appunti.
Camilla osservò Nicolò e disse a bassa voce "Grazie".

"E tu che cazzo ci fai qui?" domandò Orias vedendo Noah seduto sui gradino di accesso alla sede della gilda del Sangue di Drago.
"Oh santo cielo…" sospirò il paladino chiudendo il menu "Non pensavo che ci saremmo rivisti in una tale situazione…"
"Io pensavo che non ti avrei più rivisto dopo l'esplorazione del Vulcano di Yandir…" ribatté il barbaro.
"E io pensavo che saresti rimasto il barbaro orologi-boss che sei sempre stato" lo canzonò Noah rimettendosi in piedi.
"Voi due siete sempre così ai ferri corti?" domandò Alessandro comparendo  davanti a quei due componenti dei cinque.
"Gabél!" lo salutarono entrambi all'unisono creando un breve imbarazzo.
"Quindi anche tu sei stato convocato qui" osservò Noah rivolgendosi al ragazzo appena arrivato.
"Già e non solo io" rispose lui mentre alle sue spalle comparivano Lorenzo, Kralen e Lesen.
"Guarda un po' il nanetto saccente è anche lui qui!" esclamò il monaco ridacchiando.
"Hamlaf oggi sei solo la seconda pessima notizia della giornata" rise il bardo a denti stretti.
"Mpfui… Comunque Noah, Orias, vi presento Lesen e Kralen due dei fondatori della scuola di Berthyn; Lesen, Kralen, vi presento Noah ed Orias due dei cinque" disse Lorenzo facendo le presentazioni.
I quattro si scambiarono delle forti strette di mano e Noah guardò molto interessato la bella Lesen. Al termine delle presentazioni la porta della sede si spalancò e da essa comparì Tempesta "Dovremmo esserci tutti" disse "quindi ora entrate pure"
Il gruppetto che si era venuto a formare là fuori entrò all'interno della sede e venne  guidato da Tempesta fino alla sala circolare in cui si ritrovavano una volta i colonnelli della prima linea per organizzare gli attacchi ai boss. Non appena la porta si spalancò i ragazzi videro radunati intorno alla tavolata rotonda altri giocatori: Riccardo, Antigone, Salazar, Arcoas e il suo falco, Pikeru, Sakura e Camilla.
"Bene, ora ci siamo veramente tutti" iniziò a dire Camilla "Mi sembra giusto iniziare col dire il perché vi ho fatto venire qui. Zarathustra come generale è inaffidabile, la prima linea è ormai composta da soli suoi sottoposti e non hanno fatto alcun progresso fino ad oggi… È per questo che vi chiedo di unirvi a me per formare una "seconda linea", un nuovo gruppo di giocatori che cercherà di procedere!"
I ragazzi seduti intorno al tavolo si scambiarono dei rapidi sguardi in cui non era distinguibile alcuna sensazione "Allora?" continuò la ragazza "Chi è con me?"
Nella sala calò un silenzio tombale che durò qualche secondo facendo sentire in forte disagio la maga che aveva fatto quella proposta; poteva essere che i ragazzi non la ritenessero all'altezza? Poteva essere che anche loro si erano abituati a quel mondo e non avevano intenzione di combattere per tornare indietro? Possibile che… Ma quei continui dubbi della maga vennero zittiti dalla voce di Riccardo "Io accetto!" disse il ragazzo a gran voce.
Alessandro e Lorenzo sorrisero e, dopo essersi scambiati uno sguardo complice, dissero all'unisono "Ci siamo anche noi!"
"Voi signori avete la mia spada!" rise a gran voce Tempesta.
Salazar guardò prima negli occhi Pikeru e poi, dopo un cenno da parte di lei disse "Anche io e Pikeru accettiamo!"
"Allora non posso essere da meno" sorrise Sakura.
"Ci sono anche io" dissero all'unisono Lesen e Antigone per poi scambiarsi uno sguardo aggressivo.
"Io e Floren ci siamo!" accettò Arcoas.
"Beh… Potremmo trovare strumenti rari lungo la via quindi accetto" disse Noah.
In quel momento tutti si misero a fissare Orias dato che era l'unico che ancora non aveva dato la conferma e, dopo essersi accorto di quello, disse "Va beh fa… Dato che senza di me sareste un gruppo troppo scarso accetto"
Camilla si illuminò in volto e guardò felice i suoi amici finché Salazar non chiese "Bene ma ora come vogliamo agire?"
"Allora!" riprese a parlare la maga "Ho qui una mappa del piano 48 dove è già indicato il dungeon che contiene la boss-fight"
"Ma… Scusami un attimo…" la interruppe Salazar "Come fai ad avere una mappa del genere?"
"Credo che l'abbia realizzata Orpheus" rispose lei e, nuovamente all'unisono, Lesen e Antigone esclamarono "Cosa?!"
"Ahahahah" scoppiò a ridere Orias "Allora quel ragazzo un po' di fegato ce l'ha sul serio!"
"Comunque" tornò di nuovo a dire Camilla "Se per tutti voi andasse bene domani mattina organizzerei la spedizione per analizzare e in caso sconfiggere subito il boss"
"Molto bene!" esclamò Lesen "Allora organizzeremo le lezioni della scuola in modo che non ci siano problemi con le lezioni di chi prenderà parte allo scontro"
"Noi faremo lo stesso con la clinica" si accodò Antigone "Organizzeremo i turni di tutti in modo che l'assenza di noi quattro non crei troppi problemi… A proposito… Credo che ci sia un altro chierico che vorrebbe far parte di questa nuova squadra"
"Ti stai riferendo ad Exodius?" domandò Riccardo al quale Antigone rispose con un annuire del capo.
"Va più che bene!" esclamò Camilla.
"Per quanto riguarda le armi, se qualcuno avesse bisogno, io posso offrire delle ottime spade o comunque armi da mischia" disse Alessandro battendosi forte il petto.
"Se qualcuno invece avesse bisogno di catalizzatori io posso offrire una vasta gamma di campane, strumenti e scettri tra i quali scegliere" disse Noah per poi aggiungere "Ma vi avverto, se volete utilizzare degli strumenti rari pretendo qualcosa in cambio"
"Il solito egoista" sospirò Lorenzo sbattendosi la mano in fronte.
"Almeno io mi rendo utile in un qualche modo arrogante di un monaco!" ribatté ridendo il bardo.
"Allora… A questo punto direi che potremmo utilizzare questo pomeriggio per sistemare i nostri equipaggiamenti, poi, se volete, questa sera possiamo cenare tutti qui ed iniziare ad elaborare una tattica!" esclamò la maga raccogliendo il consenso di tutti.

"Ora mi puoi spiegare perché mi hai chiesto di accompagnarti fino a qui?" domandò Lorenzo ad Orias.
"Perché Gabél aveva lezione e tu sei uno dei pochi in grado di non darmi troppo intralcio" rispose Lui.
"Molto gentile… Ma comunque io non mi riferivo a quello… Mi domandavo semplicemente perché hai deciso di venire nel dungeon dove è morta Linton?" riprese a chiedere Lorenzo.
"Perché qui è custodita l'arma di Linotn e voglio portare avanti il suo nome utilizzando per finire questo gioco" spiegò il paladino.
"Molto nobile da parte tua… Anzi non sembri te quando parli di queste cose…" osservò il monaco sorpreso e, dopo aver detto questo, notò subito arrossire Orias, fatto che gli fece nascere un sospetto.
"Mpfui…" si limitò a rispondere lui.
Il monaco allora riprese il discorso "Sai almeno che nessuno è riuscito a prendere le armi di Linton da quando sono state incastonate nella terra da Orpheus?"
"Certo che lo so ma devo provarci anche io prima di lasciar stare" rispose semplicemente.
Giunsero davanti alle armi del generale, Lorenzo sentiva intorno a sé l'aria farsi pesante e la lama nera conficcata nel suolo rievocava scene difficili da sopportare. Orias si avvicinò all'arma e, non appena la toccò una inviolabile oscurità avvolse quell'area.
"Che cazzo sta succedendo! Un'imboscata?!" esclamò il paladino iniziando ad impugnare l'arma e mettendosi sull'attenti.
"Non fare stronzate!" urlò Lorenzo anche lui sospettando in un'imboscata "potresti rischiare di colpirmi!"
Dopo una decina di secondi l'oscurità si diradò e subito i due ragazzi fecero correre gli occhi al luogo dove riposavano le armi del generale ma, in quello stesso momento, sobbalzarono nel vedere che la spada dalla lama nera non si trovava più lì.
"Chi cazzo è stat…" ma la voce di Orias si strozzò in gola quando questi vide un giocatore che stringeva in mano la spada.
"Ma…" iniziò a balbettare il monaco "Nico…" concluse dopo aver riconosciuto che, a stringere la spada in mano, era il suo amico, vestito con i suoi soliti abiti, un cappello che ricordava quello di Cyrano, verde e con un pennacchio nero, e con la Maschera del Folle in volto.
Nicolò non disse nulla e lanciò la spada ad Orias che subito l'afferrò al volo e subito il bardo si voltò.
"Aspetta!" urlò Lorenzo "Dimmi una cosa… Sei stato tu a proteggere le armi di Linton fino ad oggi?"
Nicolò si voltò e Lorenzo riuscì vedere i suoi occhi al di là della maschera rispondere in silenzio "Sì". Il bardo si voltò nuovamente e alzò la mano per salutare i due ragazzi; dall'Artiglio di Mneninn che aveva equipaggiato iniziò a sgorgare un'oscurità che riavvolse l'area e, non appena questa si diradò, Orias e Lorenzo si accorsero che Nicolò era svanito nuovamente.
"Mmm…" iniziò a pensare Lorenzo "Chissà perché Orpheus ha deciso di lasciare a te le armi…"
"Mpfui! Credo che quel maledetto mi abbia capito…" sospirò il paladino nascondendo dietro un'espressione arrabbiata un sorriso innocente.

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Capitolo 38
*** L'alfiere ***


Le celle delle prigioni del primo piano erano cinque ed erano tutte vuote fatta eccezione per quella in cui era rinchiuso Feril. Da mesi ormai si discuteva di come, in una delle altre quattro, sarebbe stato rinchiuso Orpheus il giorno stesso della sua cattura; questi discorsi non passarono inosservati al barbaro che subito si informò riguardo gli accaduti: riuscì a scoprire dell'assassinio, da parte del bardo, di Linton grazie a delle guardie credulone troppo facili da raggirare con belle parole e giochi di oratoria e, da subito, si era meravigliato dell'accaduto; come poteva il bardo aver ucciso qualcuno? E soprattutto come aveva potuto uccidere il generale? Non aveva trovato ancora una risposta a quegli interrogativi, ma sentiva che la versione di quelli della gilda delle Guardie Notturne era incompleta o alterata… Se solo avesse potuto parlare con Orpheus… Tutto sarebbe stato più chiaro… All'improvviso si ridestò da quei pensieri: possibile che si stesse affezionando a quel saccente poetastro? In fondo era l'unico che provava a tenere i contatti con lui… Basta con quei pensieri, meglio non rivederlo più… Era anche scarso a scacchi.
"Ehi Feril!" urlò una guardia avvicinandosi alla cella "Tieni il tuo cibo" e lanciò sotto alle grate della cella un vassoio che conteneva un bicchiere d'acqua, una ciotola con all'interno un qualche tipo di sbobba, un tozzo di pane e una mela smangiucchiata. 
"Lo chef non l'avete ancora licenziato?" commentò il barbaro spezzandosi un pezzo di pane (unica vivanda mangiabile del vassoio).
"Ti conviene far poco il simpatico intesi?" disse la seconda guardia all'interno della stanza, quella addetta a controllare la porta di ingresso che portava al piano superiore.
Feril si rimise a mangiare il pane non curandosi di ciò che dicevano le guardie.
"Ehi signorino!" esordì la terza ed ultima guardia del piano "Sarà meglio che porti un po' di rispetto per noi se non vuoi un'altra dose di educazione" e sottolineò l'ultima parola battendosi il palmo della mano sinistra con la mazza chiodata che aveva equipaggiata nella mano destra.
In quello stesso momento un fumo nero si diffuse per tutta la stanza fino a far piombare l'ambiente nella più totale oscurità. Feril non riusciva a capire quello che stava succedendo, mentre davanti alle tre guardie comparve la richiesta per un duello 1 VS 3 a nome di Orpheus.
"Orpheus?!" domandò a gran voce nell'oscurità uno dei tre "Non sarà mica quell'Orpheus?!"
"Deve essere lui!" festeggiò un'altra "Pensate la gloria che otterremo dopo averlo sconfitto!"
"Si ma… Da dove arriva? Io non vedo nulla" disse la terza.
"Ah non fregartene e accettiamo! Tanto anche lui non può vederci finché è così buio" e dicendo così la seconda guardia accettò la richiesta di duello per poi venir imitato dalle altre due. Le tre non fecero tempo ad impugnare le armi che crollarono a terra vittime di un incantesimo Sonno che il bardo aveva lanciato nell'oscurità non appena la sua richiesta fu accettata.
Feril non poteva capire quello che stava succedendo, sentì solo tre tonfi sordi e, dopo una trentina di secondi, vide l'oscurità diradarsi e lasciare al centro esatto della stanza un giocatore con indosso una maschera da medico della peste veneziano, un cappello che ricordava quello dei moschettieri e la tipica camicia grigia e il consueto panciotto smeraldo con ricami d'argento tipico di Orpheus; era in dubbio se quello fosse realmente il bardo ma, dopo aver visto equipaggiata sulla schiena del ragazzo la falce dalla nera lama, non ebbe più dubbi.
"Orpheus!" lo chiamò il barbaro affacciandosi alle sbarre della cella.
Il bardo non lo considerò minimamente, si chinò su una guardia e, dopo avergli aperto l'inventario, rubò le chiavi della prigione; si recò davanti alla porta e controllò che fosse chiusa ed infine andò verso la cella di Feril e l'aprì, si mise a sedere difronte a lui, tirò fuori dall'inventario una scacchiera e una lettera, porse la lettera a Feril e dispose la scacchiera in modo che il barbaro utilizzasse i pezzi bianchi mentre lui i pezzi neri.
Il barbaro ancora non aveva ben compreso quello che era successo, afferrò la lettera quasi per istinto, inconsapevolmente, nella speranza di poter comprendere qualcosa in più.
La busta conteneva una lettera piuttosto lunga e la lettura venne conclusa  comprese tutto e sorrise ad Orpheus dicendo "Anche se riuscissi a battermi come faresti a sapere che terrò fede alla parola data?"
Orpheus non rispose e si limitò ad indicare la scacchiera.
Feril sospirò e mosse il pedone davanti al re avanti di due caselle.
Orpheus replicò con la stessa mossa e, per quante domande Feril gli facesse lui non gli rispondeva.
"Come ci si sente ad aver ucciso una persona" domandò poi ad un tratto il barbaro mangiando col suo alfiere camposcuro un pedone avversario. Il bardo non rispose e Feril provò a scrutare gli occhi del ragazzo che però erano celati dalla maschera e, concentrandosi in quella ricerca di verità, non si accorse che il bardo con la sua regina mangiò un cavallo mettendo anche in scacco il re.
Feril guardò la scacchiera e sobbalzò, decise quindi di utilizzare un cavallo per proteggere il re ma subito il pezzo venne catturato dall'alfiere camposcuro avversario. Era una partita strana per Feril, l'avversario non aveva mai dimostrato una strategia simile nel corso delle loro partite, solo ogni tanto era riuscito a fare qualche mossa astuta ma aveva pensato che si trattasse di fortuna o di una sua stupida distrazione; allora seguirono una serie di mosse obbligate finché il bardo non diede scacco al re bianco con l'unica torre che gli era rimasta; il barbaro allora spostò il re e così i neri poterono dare scacco matto con la regina alla mossa successiva.
Feril guardò la scacchiera esterrefatto e poi guardò la maschera dietro cui si nascondeva Orpheus… Cos'era successo al bardo?
Orpheus allora si alzò a uscì dalla cella invitando Feril a seguirlo.
"Sei sicuro di quello che stai facendo?" domandò il barbaro ancora storidito e il bardo gli rispose con un annuire del capo. Orpheus avanzò verso lo specchio situato difronte la cella da cui era appena uscito ed invitò, con un gesto della mano, il barbaro a saltare dentro ad esso. Feril lo guardò stranito finché non vide il bardo buttassi nello specchio e svanire.

"Vediamo un po'… Monopoly no… Talisman eviterei… Backgammon mai imparato a giocare…" commentò Nicolò mentre scorreva il dito tra i giochi da tavolo che teneva riposti in uno scaffale di camera sua.
"Sono anni che cerco di insegnarti a giocare ma non c'è modo di farti entrare le regole in testa" sbuffò sorridente Teresa.
"Suvvia suvvia… Giochiamo a qualcosa di più semplice… Oh! Ecco qua la scacchiera!" esultò dopo aver trovato l'oggetto delle sue ricerche. Il ragazzo poggiò la scacchiera a terra e ordinò i pezzi.
"Io uso i neri!" urlò Teresa in gran fretta.
"Ma…" iniziò a protestar il ragazzo "Io di solito uso i neri"
"Vorrà dire che per una volta faremo a cambio" sorrise la ragazza prendendo i pezzi e iniziando a posizionarli nei rispettivi posti; poi però si accorse di una cosa e disse "Nico guarda che ti manca un alfiere"
"Come?" il ragazzo contò attentamente i pezzi e iniziò a sbottare "Come diavolo è possibile che in questa scacchiera manchi sempre un pezzo!" si alzò ed iniziò a cercare il pezzo in ogni angolo della camera "Odio non trovare mai quello che cerco"
"Oh suvvia!" esclamò Teresa "Prendiamo una pedina di talisman e utilizziamola come alfiere"
"Ottima idea!" disse Nicolò a gran voce e subito aprì la scatola dove teneva le pedine che, lui e gli amici, utilizzavano per giocare a talisman e prese la prima che gli venne sotto mano, quella del barbaro "Benissimo!" riprese a dire "A questo punto devo aprire io" e, così dicendo, mosse il pedone davanti al re avanti di due caselle.
Teresa era solita non parlare troppo mentre giocava a scacchi, era molto più seria e più competente del fidanzato ma, in quel momento, si limitò a replicare la mossa di lui.
Le mosse proseguirono una dopo l'altra finché Nicolò non mangiò col suo alfiere camposcuro un pedone della ragazza.
Teresa con la sua regina mangiò un cavallo avversario mettendo anche in scacco il re.
Seguirono una serie di mosse obbligate finché la ragazza non diede scacco al re bianco con l'unica torre che gli era rimasta; il ragazzo allora spostò il re e così i neri poterono dare scacco matto con la regina alla mossa successiva.
"Aaaaah!" urlò Nicolò lasciandosi ricadere all'indietro "Riuscirò mai a batterti?"
"Finché ti limiti a giocare come un bambino…" lo canzonò la ragazza ridendo.
Il ragazzo si indispettì ma sorridendo si avvicinò a lei e disse "Ah sì?"
"Sì sì" disse lei ridendo e concludendo quello scontro con un lungo bacio.
"Allora…" iniziò a dire poi la ragazza dopo la fine di quell'ennesimo bacio "Il nuovo alfiere ti va bene?"
Il ragazzo osservò la statuetta prendendola in mano "Beh… Si è rivelato essere un pezzo molto più che valido"

"Noah! Attento alle spalle!" urlò Alessandro parando un colpo diretto al bardo da parte di un lich.
"Grazie Gabél!" esclamò il ragazzo dopo essere indietreggiato.
"Se non facciamo fuori prima i lich anche gli scheletri continueranno a spawnare!" urlò Salazar a gran voce mentre allontanava da se due scheletri armati di sciabole; in quello stesso momento un Globo Arcano proveniente dallo scettro di Camilla abbatté uno dei tre lich-necromanti.
Ci vollero circa cinque minuti prima che i ragazzi riuscirono a sistemare i nemici presenti in quella spada e, allora, i cinque chierici si misero a curare i combattenti. I ragazzi non appartenenti alla gilda Vitriol erano tutti stati ri-equipaggiati con armi e armature di prima categoria prestategli da Alessandro e Noah.
"Vi siete tutti ripresi?" domandò Camilla guardando i compagni e, dopo un annuire generale, aggiunse "Bene, allora riprendiamo l'esplorazione"
Il dungeon proseguiva addentrandosi nelle profondità della terra attraverso scale di marmo pulitissimo, statue di cavalieri splendevano avvolti da un'aura quasi magica e le stanze opulosamente decorate ricordavano gli interni di un castello, non un dungeon. Guardandosi intorno effettivamente si poteva arrivare a pensare che quelle stanze potessero appartenere a un castello sprofondato nella terra oppure… "Oppure potrebbe essere una struttura simile alle piramidi" osservò Lorenzo.
"Cosa intendi dire?" domandò Kralen che apriva la strada insieme al monaco.
"Beh… Le piramidi erano costruite per ospitare il sonno eterno dei faraoni ma dentro erano riccamente decorate, come dei veri e propri palazzi" spiegò il ragazzo.
"Se Orpheus ti sentisse dire che il sonno della morte è eterno ti tirerebbe un ceffone" commentò Camilla che li seguiva subito dietro insieme a Salazar.
"Uffa… Va bene, non è eterno, ma dire "Sonno immortale" non suona così bene!" si lamentò il monaco sospirando.
Dopo aver percorso le scale giunsero in una nuova stanza dove, stranamente, non c'era alcun nemico.
"Questo sì che è bizzarro" commentò Arcoas non appena si affacciò sulla soglia della stanza.
"In che senso è bizzarro?" domandò Exodius confuso.
"È vero che tu non hai molta dimestichezza con i dungeon" disse Riccardo che si era come votato a "tutore" del ragazzo "Devi sapere che quando ci si imbatte in una stanza del genere solitamente ci si aspetta di trovarci all'interno qualche nemico" Riccardo non fece tempo a finire la frase che due lich e due golem di ferro respawnarono davanti a loro. Subito i golem si misero a difendere i necromanti che evocarono due scheletri a testa.
"Un respawn?" disse ad alta voce Tempesta.
"Le cose si fanno più strane… Cerchiamo di far fuori subito questi qua e procediamo!" urlò Camilla disponendo la tattica: barbari, guerrieri e paladini avrebbero tenuto sotto scacco i golem; Noah, Arcoas e Lorenzo avrebbero ingaggiato gli scheletri mentre i caster rimasti si sarebbero occupati dei lich. Seguendo questa strategia, dopo qualche minuto, i nemici vennero sconfitti e i ragazzi si presero un attimo di pausa per ricaricare gli HP mediante le cure dei chierici e il Mana attraverso qualche pozione preparata in precedenza.
Salazar stava bevendo una pozione per ripristinare Mana ed HP contemporaneamente quando si accorse dello sguardo confuso che aveva assunto Camilla. "Ehi MIneritt" la chiamò allora "C'è qualcosa che non va?"
"No niente" disse lei tranquilla "Sono solo confusa da questo respawn… È come se qualcuno ci avesse preceduto…"
Il mago non seppe cosa rispondere e quindi si limitò ad alzarsi e a dire "Vabbé, secondo le indicazioni di Orpheus, dopo quel corridoio" (accompagnò la pronuncia del "quel" con l'indicare la via da seguire) "dovremmo trovare la porta che conduce alla boss-room; non stiamo qui a fasciarci la testa di dubbi e andiamo avanti!"
Così i ragazzi avanzarono finché non giunsero davanti alla massiccia porta che li avrebbe condotti alla boss-fight ma la loro attenzione fu attirata da un giocatore seduto a terra proprio lì davanti.
"Siete un po' in ritardo" si lamentò l'ombra.
Quando i ragazzi avanzarono curiosi di scoprire di chi si trattasse sobbalzarono nel realizzare che si trattava di Feril. Quasi tutti presero subito in mano le armi e iniziarono a porgere domande come "Che diavolo ci fai qui?", "Come hai fatto a fuggire di galera?" e simili.
Feril rise allegramente poi disse "È stato tutto merito suo" ed indicò una seconda ombra che era rimasta tutto il tempo poggiata alla grande porta ed era così passata inosservata. I ragazzi, quando riconobbero dietro all'ombra Orpheus, non seppero più cosa dire, non seppero più cosa pensare. Cosa ci faceva lì il bardo? Si era ripreso o era un'altra illusione? Perché si trovava con Feril? Possibile che la follia lo avesse rimbambito del tutto? Nessuno osò rompere quel silenzio finché Feril non si voltò verso il bardo "Quindi non solo davanti a me non parli ma anche davanti ai tuoi compagni… Vebbè, a questo punto spiegherò io la situazione…" Allora il barbaro si volse verso il gruppo di giocatori e iniziò a dire serio in volto "Ascoltate, che voi ci crediate o no, Orpheus è venuto da me e mi ha liberato a patto che io vi dia una mano in questa vostra nuova missione. Combatterebbe lui stesso ma non si sente ancora pronto a causa della follia che lo ha contagiato e per di più ha altri obbiettivi al momento; ha provato a rintracciare il vostro amico Ashel ma senza risultati, eppure non ha intenzione di demordere nel mentre svolgerà un altro tipo di ricerche"
"Che ci dice che ci possiamo fidare di te?!" ribatté Tempesta dopo qualche secondo di silenzio.
"Lui si fida" si limitò a rispondere Feril indicando Orpheus.
Il silenzio tornò a regnare in quell'area, tutti facevano rimbalzare lo sguardo dal barbaro alla maschera che celava il volto del bardo e viceversa finché Camilla non disse "Va bene, seguici!"
Nessuno si sentì nella posizione di obiettare e quindi accettarono tutti, chi di buona lena e chi no. Feril affiancò subito la maga e NIcolò si allontanò dalla parta lasciando agli altri la possibilità di aprirla. Il barbaro si allontanò dallo sguardo di tutti percorrendo il corridoio al contrario ma venne fermato bruscamente dalle parole di Camilla "Orpheus… Mi raccomando" si era limitata a dire.
Lui si era fermato come per incanto e, dopo qualche secondo, si decise a riprendere a camminare per poi sparire nell'oscurità
Ognuno dei ragazzi presenti all'assalto avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma non era il momento, lo sentivano, la porta si aprì e tutti entrarono stringendo in mano le proprie armi; Feril avanzava accanto a Camilla in silenzio.

I ragazzi guardarono attentamente l'ampia sala circolare in cui erano appena entrati: un grande lampadario in ferro illuminava con un'intensa luce ogni centimetro dell'arena, statue di cavalieri si alternavano lungo le mura mentre, seduto sopra ad un trono regale, si trovava un possente guerriero decapitato.
"Scommetto che ora si alza e ci saccagna di mazzate" commentò Alessandro indicando il guerriero che iniziò subito a mettersi in piedi.
"Che avevo detto" commentò il barbaro ridendo mentre l'avversario estraeva una spada dal fodero: puntò dritta avanti a sé la lama scarlatta col braccio sinistro mentre teneva quello destro piegato indietro assumendo una posa che avrebbe presupposto l'utilizzo di due spade. Il nome del boss comparve insieme alle sue nove barre di energia: "Eteocle, il primo paladino".
"Eteocle?" domandò Feril "Quell'Eteocle?"
"Di cosa stai parlando?" chiese Camilla al barbaro.
"Eteocle è uno dei due figli maschi di Edipo che si alternano a regnare su Tebe dopo la morte del padre…" spiegò Exodius dalle retrovie con voce timida.
In quel momento il boss iniziò ad assaltare il gruppo con un potente fendente che venne parato dallo scudo di Orias.
"Sbrighiamoci a reagire se non vogliamo fare una pessima fine!" urlò il paladino mentre lo scudo iniziava a riscaldarsi a causa del contatto con la punta della spada "Che cazzo…" commentò deviando l'affondo scansandoci.
"Cos'è successo Orias?" domandò Alessandro che si era portato alle spalle di Eteocle ed era pronto a sferrare un potente fendente.
"Quella spada è incandescente, state tutti attenti!" urlò Orias di risposta.
Fortunatamente grazie all'ottima collaborazione che si era instaurata tra Alessandro, Orias e Feril il gruppo riuscì a prosciugare per intero la prima barra di vita del boss ma, in quel preciso istante, Eteocle saltò vesto una delle statue che decoravano quella stanza, lanciò via un'oggetto che stringeva con la mano destra, e prese in mano la spada precedentemente impugnata dalla statua pronto a combattere con entrambe le armi.
"Ora inizierà a combattere in dual…" commentò Riccardo preoccupato.
"Più che altro ha lanciato via qualcosa prima" osservò Antigone "Dovremmo andare a vedere di cosa si tratta"
Ma i guerrieri che combattevano contro il boss non poterono sentire i commenti dei chierici che rimanevano più distaccati dallo scontro. Lorenzo si avventò sul guerriero dopo aver evitato un fendente che questi aveva menato con la spada impugnata nella mano sinistra formando un arco di fiamme. Feril e Orias cercavano di proteggere gli altri dagli attacchi continui del boss mentre Noah e Lesen utilizzavano le loro Competenze Musicali per aumentare la forza dei guerrieri tramite il Canto di Potere. Grazie al supporto di Salazar e Camilla e ai continui assalti di Lorenzo, Alessandro e Kralen anche la seconda barra di vita venne prosciugata e, esattamente come prima, il nemico balzò verso una statua, scagliò via la spada precedentemente ottenuta facendola rompere al suolo e prese in mano la sciabola dalla nuova statua.
"Chierici!" urlò in quel momento Feril "Contate quante statue ci sono in questa stanza!"
Riccardo guardò confuso gli altri quattro e allontanandosi da loro iniziò ad ispezionare il perimetro della stanza contando le statue presenti poi, terminato il giro, urlò rivolgendosi a Feril "Ce ne sono altre 6!"
"Immaginavo" ghignò il barbaro ridendo.
"Feril pensi quello che penso io?" domandò Lorenzo guardando il barbaro dopo aver scansato l'ennesimo affondo infuocato del boss.
"Credo proprio di sì" rispose lui "Mineritt! Tu e Salazar cercate di rompere tutte le statue presenti in questa stanza!" urlò rivolgendosi ai maghi.
I due si guardarono e, dopo aver annuito, avviarono l'impresa; riuscirono a rompere due statue delle sei poi, nel tentativo di rompere la terza, Eteocle si avventò contro di loro minacciando Camilla alzando la spada fiammeggiante sopra la sua testa. La ragazza si pietrificò a causa della paura ma, immediatamente, una saetta distrasse il boss che si voltò immediatamente verso il chierico che l'aveva scagliata: Riccardo. 
Eteocle allora scattò verso di lui e trafisse il chierico con un affondo che gli prosciugò quasi interamente la vita.
"Riccardo!!!" urlò la maga sconvolta temendo il peggio.
I guerrieri subito raggiunsero Eteocle e si misero a difendere il chierico steso a terra. I chierici lo raggiunsero e, dopo averlo caricato sul guscio di Izanog, lo portarono lontano dallo scontro. Camilla era ancora stesa a terra, non aveva ancora la forza di mettersi in piedi, vinta dal panico derivante da quei due eventi così vicini tra loro. Salazar si chinò verso di lei e dolcemente iniziò a dire "Non preoccuparti Mineritt… Symon starà sicuramente bene, non preoccuparti"
Come proseguì la battaglia Camilla non lo seppe, da quel momento non riuscì a vedere o sentire niente; aveva avuto paura di perdere Riccardo così, da un momento all'altro, senza poter far nulla, senza che lui sapesse nulla; e in quell'immobilità, imposta dal panico, iniziò a mettere in dubbio la sua iniziativa di formare quel gruppo d'assalto, non era in grado di essere una leader come era Linton… Come sapeva esserlo a modo suo Nicolò… Lei era all'altezza di quel ruolo? Era lì a terra e iniziò a mettere in dubbio tutto.
La boss era terminate quando lei si riprese da quello stato, quasi tutti erano intorno a Riccardo nell'attesa che si riprendesse ma Camilla e Salazar erano ancora lontani, immobili.
"Come si sente?" domandò Lorenzo preoccupato.
"Al momento è stabile però, dopo un colpo del genere, è normale che un giocatore impieghi un po' di tempo per riprendersi" spiegò Antigone mentre Pikeru e Sakura alternavano le cure al ragazzo.
"Sarà meglio portarlo in un logo sicuro ora come ora" propose Feril cercando gli occhi di Antigone che rispose con l'annuire del capo.
"Non è l'unico che ha bisogno di un luogo tranquillo" si intromise Noah "Anche tu, Feril, hai bisogno di un posto dove nasconderti dal Zarathustra e i suoi"
"Se vuoi possiamo ospitarti nella sede della nostra gilda" propose Lorenzo per poi voltarsi verso Alessandro ed invitarlo ad andare ad assistere Camilla; così il barbaro e il mago si diedero il cambio.
"È ancora sconvolta?" domandò Alessandro incrociando Zarathustra.
"Eh già… Ma sono sicuro che rispetto a me tu potrai esserle più d'aiuto" e con questa frase il mago batté il cinque al barbaro e raggiunse l'altro gruppo.
"Come sta Riccardo?" domandò subito.
"Al momento è fuori pericolo" gli rispose Pikeru.
"E di cosa state discutendo ora?" continuò a domandare il mago.
"Stiamo pensando ad un luogo sicuro dove portare Symon e Feril" spiegò Tempesta all'amico.
"Penso che porteremo Symon con noi in clinica, lì potrà avere tutte le cure di cui ha bisogno; mentre Hamlaf si è offerto di ospitare Feril nella sede della Vitriol" disse serena Antigone.
"No è una pessima idea!" si oppose subito Salazar "Non tanto per quanto riguarda Symon ma per quello che riguarda Feril"
"Credo di capire dove vuole andare a parare Salazar…" osservò Noah "La gilda Vitriol ad ora non è in splendidi rapporti con Zarathustra e, sapendo che il nostro fuggitivo è stato liberato da Orpheus, uno dei primi luoghi che farà controllare sarà proprio la vostra sede"
"Beh può stare da me se a lui va bene" disse Orias.
"Tu sei quello dei cinque che ha la casa piena di orologi vero?" domandò Feril guardandolo negli occhi.
"Sì, perché?" domandò lui di risposta.
"Allora preferirei non venire a stare da te" sorrise il barbaro facendo indispettire il paladino.
"Arcoas te hai una casa da qualche parte o simili?" domandò Tempesta rivolgendosi alla ladra.
"No; io e Floren siamo degli erranti: ogni giorno dormiamo in una locanda diversa" spiegò lei carezzando il suo falco.
"Beh allora tu e Feril potreste venire a stare alla sede del Sangue di Drago" offrì Salazar "Ormai nella sede siamo rimasti solo io e Tempesta, tutti i nostri compagni ci hanno abbandonato dopo la morte di Linton, anche i più fedeli alla causa…"
"Se per voi non è un disturbo a noi farebbe piacere" rispose la ragazza sorridendo.
"Grazie mille dell'offerta" fece eco Feril.
"Allora è deciso!" esclamò Lorenzo "Noi della Vitriol accompagneremo alla nostra sede Mineritt, i chierici porteranno Symon alla clinica, Kralen e Lesen torneranno alla scuola mentre Feril e Orias saranno ospiti di Salazar e Tempesta. Domani mattina scriveremo a tutti per sentire qual è la situazione e decideremo anche come procedere nell'esplorazione del piano 49: tutti d'accordo?"
Tutti annuirono ed ognuno agì come era stato appena deciso.

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Capitolo 39
*** Specchi ***


N.D.A. : Danmel_Faust_Machieri: Mi dispiace dovervi comunicare che le pubblicazioni dei prossimi capitoli non avranno più cadenza bisettimanale ma ogni nuovo capitolo verrà pubblicato il mercoledì sera dopo le 19:30. Non ho intenzione di mentirvi quindi vi comunico da subito che il mio collega Djianni non sta più scrivendo nulla e io mi trovo (tra le lezioni e gli impegni personali) in seria difficoltà a rispettare le scadenze che avevo prima indicate. Una volta ero solito indicare con "(N)" i capitoli che scrivevo da solo e che quindi si muovevano intorno a Nicolò escludendo Claudio; da qualche capitolo ho smesso comunque di indicare questa "esclusività" perché, purtroppo, questa è la direzione che ha preso la storia a causa dell'abbandono di uno dei due autori. Mi scuso ancora a suo nome ma era giusto che voi lo veniste a sapere.
Mi auguro che la storia possa continuare a piacervi.
Buona lettura.

Una distesa di bianco arrivava fino all'orizzonte; cumuli di neve fresca erano sparsi qua e là e non c'era solo che li illuminasse, solo un cielo nero che si contrapponeva a quel mare bianco. All'improvviso una voce iniziò a risuonare nel vento, una voce antica e cupa che si ostinava a ripetere "La neve e l'inverno sono come la morte no? E allora perché non diventare tutti uguali sotto l'egida della morte? Saremo un tutt'uno nella morte, nella notte eterna…" Il vento sferzava il volto di Camilla, l'unica persona al centro di quella scena; poi lei iniziò a vedere delle ombre che si facevano sempre più vicine a lei, vide cose confuse finché non riconobbe il volto sorridente di Linton, la ragazza allora si sentì sollevata finché il generale non cadde tingendo il bianco di rosso. La maga fece qualche passo indietro spaventata da quello che stava vedendo; un'altra ombra si fece più nitida rivelando Nicolò destinato anche lui a cadere a terra, con in volto la Maschera del Folle, e a formare una nuova pozza di sangue. Camilla cadde a terra. Una terza ombra si fece avanti, si trattava di Riccardo che tendeva la mano verso di la maga nell'intenzione di aiutarla. Lei scosse subito la testa e, tra le lacrime, iniziò a ripetere "Anche… Anche tu… Anche tu morirai…" In quel momento una chiazza rossa iniziò a farsi largo in mezzo al petto del ragazzo che ricadde a terra. Camilla allora iniziò a guardarsi intorno e vide, distesi a terra, i corpi di tutti coloro che aveva conosciuto all'interno di LSO e dei suoi amici di sempre; li vide distesi su un mare rosso, impregnato del loro stesso sangue e, in quel preciso istante, mentre le lacrime la laceravano il viso, iniziò a sentire la voce di prima che diceva "Questa dottrina è la via, questa via è la verità e la verità fa sempre paura".
Camilla si svegliò di colpo con un sudore freddo che le copriva la fronte; si guardò intorno e distinse le pareti della sua camera all'interno della sede dalle Vitriol, poi vide la porta aprirsi lentamente e da essa comparve Alessandro "Oh!" esclamò lui felice in volto "Finalmente ti sei svegliata"
Camilla allora guardò fuori dalla finestra e ipotizzò che fossero le prime ore dopo l'alba (le 7:00 circa quindi) "Quanto… Quanto ho dormito?" domandò lei mentre già dimenticava il sogno appena trascorso.
"È da ieri pomeriggio che sei a letto" rispose Alessandro mentre si sedeva lungo il bordo del letto "Hai avuto spasimi e incubi tutta la notte… Eravamo molto preoccupati…"
"Io non ricordo nulla…" disse la ragazza con un filo di voce "Solo… Del bianco, del rosso e…" provò a scavare di più nella memoria  finché non vide uni volto "Riccardo!" esclamò impaurita "Riccardo! Come sta riccardo?!"
"Non ti preoccupare" rispose lui stringendole la mano sinistra "È fuori pericolo; Antigone e Exodius l'hanno curato e dovrebbe riprendersi nel tempo di qualche giorno"
La maga allora tirò un sospiro di sollievo e continuò a chiedere all'amico "Gli altri invece dove sono?"
"In questo momento sono tutti alla sede del Sangue di Drago a parlare delle boss-fight e delle prossime intenzioni del nostro gruppo" si limitò a rispondere il barbaro.
La ragazza allora si alzò dal letto e fissando l'amico negli occhi disse "Molto bene! Voglio raggiungerli subito!" e così dicendo i due partirono pronti a raggiungere il terzo piano.

"Abbiamo tutto no?" domandò Teresa leggendo le pagine di un suo piccolo taccuino verde.
"Così sembrerebbe…" rispose Nicolò osservando a sua volta il suo taccuino nero.
I due ragazzi erano seduti lungo la grande scalinata che conduceva a San Miniato al Monte dalla quale si poteva vedere tutta Firenze. Teresa sfogliò per qualche secondo il taccuino e, dopo aver infilato una mano nella tasca della giacca verde smeraldo, ne estrasse un pacchetto di sigarette Black Devil.
"Ti ho già detto che dovresti smettere di fumare" sorrise Nicolò mentre la ragazza si poggiava sulle labbra una sigaretta accendendola con un fiammifero.
"Smetti di fumare toscanelli e ne riparliamo" rise la ragazza.
I due scoppiarono a ridere e allora il ragazzo prese dalla tasca una scatoletta metallica e ne estrasse un toscanello "Mi presteresti un fiammifero?" chiese alla fidanzata e lei, dopo averne acceso uno,  lo utilizzò per accendere il toscanello del fidanzato.
"Grazie mille" le sorrise lui prima di prendere una boccata dal sigaro e poi tornò a sfogliare le pagine del taccuino "Allora… Avevamo 4 frasi: 
1-"Oh sì! Un regno incastonato nello smeraldo che pende dall'abbraccio di una collana bianca come l'avorio… Oh lì deve nascondersi colui che fa fiorire i mondi"; 
2-"Il mondo che arde trascritto sui fogli con una lava incandescente che non conosce riposo… Oh lì deve nascondersi colui che più di tutti patì il tradimento"; 
3-"Quello invece è il mondo che riposa sommerso da una neve che si agita ad un tratto e poi riposa fino all'atto… Lì deve essere imprigionato il placido serpente…"; 
4-"Ed ecco l'altro mondo, racchiuso nell'opera di chi seppe dipingere con colori di cielo… Lì deve dormire colui che non si posa…"; 
Quattro frasi, quattro luci, quattro oggetti e quattro dungeon…"
"Allora" iniziò a dire la ragazza dopo aver soffiato una piccola nuvola di fumo "La luce verde l'abbiamo localizzata al piano 3, poi quella rossa al piano 41, al piano 36 quella azzurrina ed infine la blu al piano 22"
"Perfetto!" esclamò il ragazzo "E i quattro oggetti dovrebbero essere, secondo le descrizioni: una specie di collana, un libro, probabilmente un sfera con dentro la neve finta ed un quadro blu"
"Beh a questo punto credo che tu sia pronto a tornare indietro" disse la ragazza dopo essersi fatta seria in volto.
Nicolò alzò lo sguardo e si ritrovò seduto difronte alla ragazza all'interno di un caffè del centro dove una commessa gli stava servendo un cappuccino ed un caffè.
"No…." iniziò a balbettare lui "Non posso… Non posso tornare indietro…" afferrò la tazzina di caffè con la mano che gli tremava rischiando così di ribaltare il contenuto. Teresa gli afferrò le mani interrompendo il tremore. 
"Vuoi dirmi perché non puoi?" domandò lei preoccupata.
"Io… Io… Io sono un assassino…"disse lui lasciando cadere dalle mani la tazzina. Questa si infranse sul tavolo e, a quel suono, ogni persona all'interno del caffè sparì. Nicolò poggiò i gomiti sul tavolo e strinse la testa tremante con le mani.
"Nico…" sospirò la ragazza.
"Io… Io… Sono un assassino… Io ho ucciso Linton… Io sono un assassino" continuava a ripetere lui tenendosi la testa con le mani.
"Nico ascolta…" disse lei sfiorando la guancia destra del ragazzo. Lui allora alzò lo sguardo e si ritrovò in una biblioteca circondato dai libri e, davanti ai suoi occhi, la ragazza scorreva l'indice tra i libri degli scaffali "Tu hai ucciso Linton perché non c'era un'altra alternativa, l'hai fatto perché era l'unica cosa che tu potessi fare"
"Non è vero!" urlò lui mentre dei libri cadevano a terra "Io potevo lasciarmi uccidere! Chi sono io per decidere che un altro deve morire al mio posto?! Sono stato così superbo da ammettere che la mia vita potesse valere più di quella di Linton!"
"Nico" riprese la ragazza dopo aver estratto un libro "L'hai fatto perché se no qualcun altro l'avrebbe dovuto fare al tuo posto"
"E perché non l'ho lasciato fare a qualcun altro!? Perché non mi sono lasciato morire lì!?" il ragazzo continuava ad urlare ed i libri continuavano così a cadere sparpagliando al suolo fogli e pelli di rilegature.
"L'hai fatto appunto perché non lo facessero gli altri… L'hai fatto perché non potevi accettare che altri si potessero macchiare di quel crimine… L'hai fatto per amore degli altri, come Prometeo che ha rubato il fuoco agli dei per gli uomini, come ha fatto Dante che ha varcato i limiti terreni per riportare agli uomini la diritta via"
Nel cuore di Nicolò si fece largo un accenno di sollievo ma poi all'improvviso una nuova consapevolezza si fece largo nella mente di Nicolò. Lungo tutta la biblioteca iniziarono a formarsi delle crepe, simili a quelle che si formano su uno specchio.
"Tu… Tu…" iniziò a balbettare il ragazzo.
"Cosa c'è?" domandò Teresa.
"Tu… Tu non sei Teresa… Tu non esisti! Tu sei solo una proiezione della mia follia! Stai solo cercando di farmi sentire meglio con l'inganno! Queste cose me le sto dicendo da solo! Tutto questo in realtà non esiste! Nulla di questo è vero!" a quell'urlo fece eco un infrangersi di vetri, intorno a Nicolò tutto si ruppe in frammenti lasciandolo solo, sospeso in un'oscurità imperscrutabile. Teresa era svanita.

"Beh… Strano è strano…" osservò Lorenzo dopo aver ascoltato attentamente il discorso di Noah.
"Già… Le recenti reazioni di Mineritt, quella di Orpheus dopo l'assassinio di Linton, la lunga ripresa che serve a Symon e alcune reazioni che stanno avendo i giocatori da un po' di tempo a questa parte sono veramente strane…" rispose il bardo ripensando a tutti quegli svenimenti, a quelle reazioni forse eccessive rispetto ai vari accaduti che le provocavano: Nicolò era rimasto shoccato dopo aver ucciso una cara amica, la sua reazione poteva essere quasi plausibile, ma la reazione di Camilla a seguito della grave ferita di Riccardo era forse eccessiva e anche la convalescenza di quest'ultimo era troppo lunga per una ferita simile.
"Ti sei fatto un'idea riguardo alle cause?" domandò il monaco mentre i due stavano percorrendo i corridoi della gilda del Sangue di Drago.
"A dire il vero mi sono fatto una mezza idea… Cercherò di spiegartela con parole semplici: come ben saprai il Nerv-Gear che, ancora adesso, abbiamo in testa nel mondo reale funziona mediante gli impulsi celebrali: questi normalmente muoverebbero parti del nostro corpo reale ma, con il Nerv-Gear indosso, il corpo rimane come paralizzato e gli impulsi celebrali muovono il nostro alter-ego digitale. Fino a qui nulla di preoccupante ma ora arrivano i problemi: il Nerv-Gear può a sua volta stimolare il cervello con debolissime scariche elettriche; così, a seconda dello stimolo esterno che riceviamo in un qualsiasi gioco, ad esempio dolore o paura, il nostro cervello viene stimolato artificialmente dall'apparecchio; anche questo normalmente non è nulla di preoccupante però se uno stimolo diventa costante può minare seriamente la nostra salute. All'interno di questo gioco Mineritt ha subito gravi lutti in questo periodo, Symon è continuamente stimolato dalla preoccupazione per coloro che deve curare, però il più preoccupante è Orpheus che, anche ora, viene continuamente stimolato dalla follia derivante dalla Maschera del Folle" spiegò Noah serio in volto.
"Penso di aver capito…" sospirò Lorenzo preoccupato per gli amici "Ma… Come sei arrivato a queste conclusioni?"
"Vedi, mio padre è un neurologo e, quando ho comprato il Nerv-Gear, abbiamo fatto una discussione riguardo alla tecnologia utilizzata e lui si era molto raccomandato riguardo l'utilizzo prolungato dell'apparecchio" rispose lui.
"Ma… Questo vuol dire che noi che abbiamo indosso il Nerv-Gear da quasi due anni potremmo incappare in danni celebrali molto gravi?" si preoccupò nuovamente il monaco.
"Non credo… Gli stimoli che riceviamo dal Nerv-Gear non sono costanti come quelli che subiscono i tuoi tre amici… E poi il tutto viene anche mitigato dalle lunghe dormite che ci concediamo" lo rassicurò Noah.
"Beh… Lunghe dormite… Io 'sta notte avrò dormito sì e no 3 ore" disse Lorenzo per alleviare nuovamente la tensione che quel discorso stava formando.
I due nel mentre erano giunti difronte alla porta della grande sala circolare. Non appena varcarono la soglia la voce di Orias tuonò "Possibile che dobbiamo sempre aspettare voi due?"
"L'ultima volta, se non sbaglio, tu eri fra gli ultimi ad arrivare" rispose Lorenzo canzonandolo.
"Possiamo interrompere queste inutili discussioni?" sorrise Feril "Abbiamo cose più importanti di cui occuparci" 
"Possibile che l'unico con un po' di sale in zucca qui è un ex-player killer?" sbuffò Salazar che sedeva accanto al barbaro.
Lorenzo e Noah si misero a sedere tra Alessandro e Arcoas.
"Bene" iniziò a dire Salazar alzandosi "Allora… Dalla boss-fight abbiamo ricavato queste informazioni" e così dicendo estrasse dall'inventario un piccolo fascicoletto "Dunque: il nome del boss era "Eteocle, il primo paladino"… e già qui abbiamo molto da dire: innanzitutto sappiamo che accanto ad Eteocle doveva esserci un altro "primo paladino" perché la nascita dei paladini la si attribuisce a due fratelli che si discostarono dall'essere dei semplici guerrieri, così uno di loro fondò la Via della Spada Bianca e uno la Via della Spada Nera; Eteocle deve essere stato il fondatore della Via della Spada Bianca e spiegheremo dopo il perché, il fondatore della Via della Spada Nera abbiamo motivo di credere che sia un personaggio di nome Polinice, così ha interpretato le cose la nostra cara Antigone. Proseguiamo un attimo perché le cose si fanno interessanti; questa boss-fight non ci ha lasciato un solo drop, bensì due: quando consumammo interamente la prima barra di vita del boss questi scagliò lontano un oggetto che, in seguito, Exodius ha raccolto; si tratta di un materiale dal nome Elsa d'Oro e d'Avorio e la descrizione è quella che segue:
"Elsa che formava la spada prediletta di Eteocle.
La spada era un dono della moglie di quest'ultimo e imbrigliava al suo interno una magia antica e potente. Alla morte di Eteocle la spada venne divisa in Elsa e Lama e, ancora oggi, si racconta che la lama difenda il trono sul quale un tempo sedeva il primo paladino"
Da questa descrizione emergono nuove informazioni"
"Beh certo" si intromise Alessandro tirando un pugno sul tavolo "Non solo Eteocle è stato riportato in vita da qualcuno ma lui potrebbe essere stato il re di questo mondo in epoche remote!"
"È esattamente quello che abbiamo pensato noi" rispose Salazar "Ma non abbiamo capito per bene la frase "Si racconta che la lama difenda il trono"… Com'è possibile che una lama difenda un trono?"
"Beh… Probabilmente un guerriero ha ottenuto la lama della spada" propose Kralen.
"Difficile da credere" gli rispose Lorenzo "Se no perché lama ed elsa sarebbero separate?"
"Proprio qui risiede il nostro dubbio" proseguì Salazar "Comunque abbiamo anche il drop che ha ottenuto Tempesta per aver sferrato il colpo di gratia al boss: la "Spada di Lamel" "
"La "Spada di Lamel"!?" esclamò inaspettatamente la voce di Camilla. Tutti si voltarono verso la porta dalla quale era appena entrata la maga accompagnata da Alessandro.
"Mineritt!" esclamarono i ragazzi seduti intorno al tavolo "Ti sei ripresa?" domandò poi la singola voce di Lesen.
"Sì, sì, non preoccupatevi" tagliò corto lei per poi domandare "Avete appena nominato Lamel?"
"Sì… Perché?" domandò Salazar.
"Beh di Lamel abbiamo già sentito parlare più volte…" e così la maga raccontò a tutti le informazioni che la gilda Vitriol aveva raccolto intorno alla persona di Lamel: la vicenda che coinvolgeva lui e la figlia Antras, della sua armatura la quale era utilizzata da Nemonis e del fatto che Amon era legato a tutta la vicenda.
"Nemonis era il boss di un qualche piano vero?" domandò Kralen.
"Esatto!" esclamò Salazar "Ma non pensavo che fosse legato a Lamel… Comunque, Tempesta, potresti leggerci la descrizione dell'arma?"
"Certo" disse il guerriero schiarendosi la voce "Allora:
Spada di Lamel.
Spada incantata di Lamel. La spada è intrisa di un potere antico che la avvolge di fiamme nel corso degli attacchi consumando mana.
Lamel era uno dei quattro Sigillatori. La sua morte è ancora avvolta nel mistero ma, a causa del suo alto tradimento, il suo cadavere venne esposto sulla pubblica piazza come memento. La sua spada, recuperata in seguito dall'alto guerriero Amon, venne poi offerta al re di quell'epoca."
"Credo non ci siano dubbi riguardo al vecchio titolo di Eteocle a questo punto" sorrise Feril.
"Confermo" annuì Lorenzo "Però ora abbiamo altre tre info bizzarre: il titolo di Lamel come "Sigillatore", il sua "alto tradimento" e la sua morte "ancora avvolta nel mistero"…"
"Sì ma c'è un'altra cosa da osservare" aggiunse Antigone "Il racconto tratto dagli strumenti fanno di Lamel il "cattivo"…"
"Esatto!" esclamò Feril "È una cosa molto strana… Potremmo anche sbagliarci riguardo Lamel oppure sono i creatori del gioco ad aver creato uno specchio per le allodole, vogliono far passare Lamel per un antagonista"
"Dopo i discorsi che ci ha fatto Linton sono più proteso ad accettare la seconda ipotesi" disse Alessandro.
"Beh… E ora? Cosa vogliamo fare?" iniziò a domandare Lesen "È possibile che Zarathustra si accorga presto dei nostri progressi… Cosa dovremmo fare?"
"Continuare ad andare avanti" rispose Camilla determinata "Dobbiamo andare avanti, esploreremo il piano 49 e arriveremo a sostenere la prossima boss-fight; proseguiremo e riusciremo a salvare tutti!"
"Mineritt ha ragione" disse alzandosi in piedi Feril "Dobbiamo infischiarcene di Zarathustra, proseguiamo e vedrete che altri si uniranno alla nostra causa, saremo in grado di fare grandi cose"
"Perfetto allora organizziamo le squadre di esplorazione per il prossimo piano" e così dicendo Camilla si accordò insieme agli altri per programmare le prossime esplorazioni. Dopo una ventina di minuti ebbero preparato il tutto e, dopo aver elencato le squadre d'azione, Camilla domandò a gran voce "Siamo tutti d'accordo?"
Prima che qualcuno riuscì a dire una qualsiasi cosa, una voce echeggiò per la stanza facendo rimbombare un pacato "No". Tutti si guardarono intorno spaventati ed incuriositi riconoscendo all'interno di quella voce qualcosa di familiare. Poi la voce tornò a parlare e disse "Ho bisogno dei miei compagni da un'altra parte"
Tutti in quel momento si volsero all'indietro e videro uno specchio poggiato al muro che non rifletteva più immagini ma un nero informe dal quale comparirono dopo qualche secondo Riccardo, perfettamente guarito, e Nicolò, che non indossava più la Maschera del Folle.
"Buon giorno ragazzi" sorrise il bardo.

Era sospeso nel nulla… Oppure stava sprofondando nel nulla? Era anche plausibile che si stesse muovendo verso destra… Ma esiste la destra nel nulla? Lui c'era… O almeno, credeva di esserci… Troppo confuso capire il nulla… Ma il nulla rimane il nulla… Ciò che non è non è e non può in alcun modo essere… Eppure lui il nulla lo percepiva intorno a se… Ma con quali sensi può essere percepito il nulla? Con gli occhi puoi cogliere il buio… Ma il buio è un'assenza non è il nulla… Con l'olfatto puoi cogliere l'assenza  di odori di profumi… Eppure sempre di assenza si parla… Quando parliamo di nulla? Quando possiamo cogliere il nulla? Anche la sola parola nulla è troppo… Forse il nulla si può solo tacere… renderlo con uno spazio vuoto… Eppure esisterebbe lo spazio… Il Nulla è Nulla. Nel Nulla era Nicolò. Lì anche il suo pensiero era fatto Nulla. Ogni emozione, ogni sentimento, ogni ricordo spento… Nulla… Ma all'improvviso un rumore si fece largo. Uno sbattere d'ali impetuoso. Dal nero che Nicolò vedeva intorno a se si iniziarono a formare corvi e ragni. I ragni gli camminavano addosso mentre il ragazzo osservava i corvi vorticare sopra a sé. Nicolò chiuse gli occhi e li riaprì: ora si trovava in un'immensa radura coperta dalla neve dove qualche stella alpina si affacciava da quel mare bianco; un solo albero innevato si trovava a sinistra, poco lontano, dal ragazzo. I ragni si allontanavano dai piedi di lui e i corvi si alzavano in volo perdendosi all'orizzonte. Nicolò si guardò intorno e vide uno specchio difronte a sé, dentro al quale vide riflesso il suo alter-ego digitale con ancora indosso la Maschera del Folle; istintivamente il ragazzo tirò un pugno contro lo specchio mentre il suo riflesso lo imitava ma il vetro non si incrinò, non si spezzò e si conservò integro. Nicolò allora si allontanò e si sedette nella neve, chinò il capo e raccolse le gambe in grembo. Il riflesso nello specchio lo imitò.
"Ehi!" disse una voce alle spalle del ragazzo accompagnata da un bussare. Nicolò si volto e vide dietro a sé un altro specchio nel quale era riflessa Teresa intenta nel bussare contro la superficie trasparente. Non appena il ragazzo la vide sentì una stretta al cuore e indietreggiò.
"Nico cos'hai?" domandò la ragazza.
"T-tu… Tu non sei reale…" rispose lui continuando a indietreggiare.
"Certo che non sono reale" disse lei confusa "Siamo nella tua testa no? Certo che non sono la vera Teresa"
"N-no tu sei un nulla… Sei solo un'immagine che la mia mente a creato per cercare di farmi dimenticare ciò che sono realmente…" continuava a balbettare il ragazzo avvicinandosi sempre di più allo specchio nel quale era riflesso il suo alter-ego.
"E cosa sei realmente?" domandò la ragazza.
"Sono un assassino!" urlò il ragazzo a gran voce interrompendo il suo indietreggiare.
Teresa da dietro lo specchio lo guardò sorpresa poi disse "Hai ragione: sei un assassino"
Il ragazzo sentì una stretta al cuore… Quella non era Teresa… Lei era una proiezione della sua mente… Perché allora lo attaccava in quella maniera? Perché non lo aiutava come poco prima?
"Uff…" sbuffò la ragazza "Davvero credi che io sia una semplice proiezione della tua mente?"
Nicolò la guardò stupito.
"Fai una prova" continuò a dire la ragazza sorridente "Girati, guarda il tuo riflesso in quello specchio e prova a muoverti"
Lo sguardo del ragazzo rimase inalterato e, dopo qualche secondo, si voltò verso il primo specchio osservò attentamente il suo riflesso, alzò poi la mano destra chiusa a pugno e vide che il riflesso lo imitava. Dopo quel patetico giochetto il ragazzo si voltò a guardare Teresa e disse "Con questo dove vuoi arrivare?"
"Prova a muoverti ora" disse semplicemente la ragazza.
Nicolò ripeté la mossa precedente mentre il riflesso di Teresa si limitò ad appoggiare la mano sinistra contro la superficie dello specchio sorridendo. Il ragazzo la guardò stupito, abbassò il pugno e appoggiò la sua mano destra contro la mano della ragazza sullo specchio.
"Vedi?" iniziò a dire la ragazza "Io non sono una semplice proiezione che obbedisce alle regole della tua mente. Io sono il riflesso della vera Teresa che si è riflessa nella tua mente come in uno specchio… È una cosa che può capire solo chi ama veramente. Io non posso ripeterti le cose che vuoi sentirti dire da Teresa, io posso ripetere solo le cose che direbbe lei. Non puoi far dire a chi ami ciò che tu vuoi sbaglio?" e concluse il discorso con un sorriso dolce.
"Quindi… Quindi…" iniziò a dire piangendo Nicolò "Tutto quello che hai detto prima…"
"Sì" rispose lei prima che la domanda fosse posta "Non è un semplice tentativo della tua mente di farti riprendere ma è la realtà vista con gli occhi di Teresa, la persona che ti conosce meglio di chiunque altro"
Nicolò cadde in ginocchio e continuò a piangere. Il riflesso di Teresa si chinò verso di lui e sorridendo disse "Nico fatti forza. Devi essere forte se vuoi salvare tutti gli altri. Ora sai quello che devi fare"
il ragazzo alzò gli occhi verso il sorriso di lei e finalmente comprese quelle parole scritte da Dante tanti anni prima: "figurando il paradiso". Si asciugò le lacrime e si rimise in piedi, si avvicinò allo specchio in cui si trovava il riflesso di Teresa e lo baciò. Lei fece lo stesso. Il ragazzo poi si allontanò e disse semplicemente "Grazie", Nicolò andò verso il primo specchio e si mosse in modo che il riflesso del suo alter-ego si togliesse dal volto la Maschera del Folle. Quando Nicolò ripari gli occhi si ritrovò davanti allo Specchio dell'Occhio che aveva collocato nella sua stanza nella libreria/mausoleo. Il ragazzo si alzò piano dal letto su cui era seduto stringendo in mano la Maschera del Folle, la guardò e finalmente si decise a tornare dai suoi compagni.

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Capitolo 40
*** Recap ***


Tutti i giocatori seduti intorno al tavolo erano rimasti a bocca spalancata e, anche se avessero voluto richiuderla, non ce l'avrebbero mai fatta. Fissavano Nicolò con gli occhi sbarrati e lucidi come si guarda la realtà di un sogno. Alcuni si alzarono in piedi ribaltando le sedie nell'enfasi mentre altri sorrisero felici.
Nicolò si fece avanti verso il tavolo seguito da Riccardo ed iniziò a dire "Scusate se vi ho fatto preoccupare in questi mesi" con un leggero inchino tipico del suo scusarsi.
Camilla si alzò in piedi e si diresse verso di lui e gli tirò un leggerissimo schiaffo "Non fare mai più una cosa del genere" e lo abbracciò in modo fraterno.
"Beh almeno abbiamo scoperto che hai un po' di spirito di leadership" rise lui.
Per qualche secondo ci furono una serie interminabile di saluti, baci, abbracci e simili poi, quando quell'euforia fu leggermente scemata, finché i ragazzi non invitarono Nicolò e Riccardo a sedersi con loro.
Il bardo subito declinò l'invito e disse "A dire il vero è meglio che voi seguiate me e Symon"
"In che senso?" domandò Camilla confusa.
"Vedete" iniziò a spiegare Nicolò "Zarathustra è venuto a conoscenza della sconfitta del boss del quarantottesimo piano e probabilmente andrà alla sede della nostra gilda ma, non trovando nessuno, subito verranno qui ed è meglio non farvi trovare in compagnia mia e di un evaso del calibro di Feril"
"Grazie per la considerazione" sorrise il barbaro alzandosi in piedi e avvicinandosi al rivale che qualche giorno prima l'aveva liberato.
"Orpheus non ha tutti i torti…" rifletté Salazar "Ma dove andiamo? e soprattutto come facciamo a passare inosservati? Zarathustra da dopo la fuga di Feril ha formato delle pattuglie che perlustrano le aree di maggiore interesse dei vari piani compresi i portali per il teletrasporto"
"Lo so" sorrise Nicolò "Perciò, se volete seguirmi, sarò lieto di mostrarvi la via sicura" così dicendo si avvicinò allo specchio da cui, poco prima, lui e l'amico chierico erano misteriosamente apparsi; subito il ragazzo si lanciò all'interno dello specchio svanendo. Feril e Riccardo subito lo imitarono (erano gli unici ad avere già sperimentato quella metodologia di teletrasporto) per poi essere seguiti timidamente da tutti gli altri.
Quando i giocatori riaprirono gli occhi, chiusi per paura di schiantarsi contro lo specchio, si ritrovarono all'interno della biblioteca/mausoleo sede dell'Orchestra.
"Che diavolo di posto è mai questo?" domandò Tempesta guardandosi intorno.
"Ho chiesto a Kubasa di preparare tutto per la riunione, ormai è meglio scoprire tutte le carte in nostro possesso" disse Nicolò prendendo posto intorno ad un grande tavolo circolare che occupava il centro dell'immensa biblioteca.

Tutti i giocatori si erano seduti alla grande tavolata e a loro si era aggiunto un Kubasa che attirava l'attenzione di tutti.
"Ma chi è quell'NPC?" domandò finalmente Exodius dando così voce alla muta domanda che tutti trattenevano nella propria testa.
"Lui è Kubasa" rispose Riccardo "In realtà non è un vero e proprio NPC; "imprigionato" in lui si trova un vero e proprio giocatore che però si deve attenere a certi limiti da NPC"
"Esattamente" disse Kubasa annuendo "È un piacere conoscere la "Seconda linea" " concluse sorridendo.
"E come farebbe a conoscerci?" domandò Kralen incuriosito dalle parole appena proferite.
"Beh… I ragazzi della gilda Vitriol hanno trovato il posto molto tempo fa e sono rimasti qui molte volte…" iniziò a spiegare cercando nel mentre il consenso negli occhi di Camilla e degli altri "Quando Mineritt ha avuto l'idea di fondare la "Seconda linea" io mi trovavo accanto a lei"
"E come mai non avete mai detto a nessuno di questo luogo?" chiese poi Orias rivolgendosi direttamente al bardo.
"Avremo modo di spiegare tutto questo a tempo debito però, ora come ora, vorremmo offrirvi la possibilità di entrare nella covenant dell'Orchestra"
Nicolò subito cercò gli occhi dei suoi amici e trovò in essi il consenso a quell'offerta poi si mise a guardare gli altri giocatori radunati intorno al tavolo; si guardavano tra loro, valutavano le possibili implicazioni di quella scelta, si rigiravano i pollici nel tentativo di prendere tempo ma alla fine tutti accettarono. Kubasa allora fece apparire il prompt dell'offerta e così l'Orchestra si palio in maniera considerevole.
"Molto bene… A questo punto dobbiamo iniziare a discutere di un po' di cose" sorrise NIcolò.
"Del tipo:" esordì Lorenzo "Come ha fatto Symon a riprendersi così in fretta?"
Riccardo si sistemò un attimo sulla sedia e rispose "Il merito va ad Orpheus: fino a pochi minuti fa ero ancora nel letto della clinica e, all'improvviso, dal nulla, è saltato fuori lui. Mi ha dato da bere una pozione argentea e mi sono ripreso sull'istante"
Camilla, insieme a Lesen, sobbalzarono un attimo e la maga disse "Non sarà mica stato…"
"No, no; non preoccupatevi" disse Nicolò aprendo l'inventario "Non era sangue di unicorno… Nei giorni passati ho avuto modo anche di progredire in alcune ricerche tra cui la sintesi di questa pozione" e dicendo questo poggiò sul tavolo un'ampolla di media grandezza contenente il liquido al centro della discussione "È ottenuta con bacche di miziale, petali di kresia e occhi di rana viola"
"Bacche di miziale e occhi di rana viola?" ripeté turbata Arcoas mentre il ufo falco beccava il tavolo "Ma sono due elementi che servono a realizzare un veleno che induce lo status di follia"
Dopo quelle parole preoccupanti tutti guardarono esterrefatti il bardo e lui subito rispose "È vero, infatti, a voler dire il vero, questa pozione è più simile a un veleno che non ad un antidoto; però i petali di kresia impediscono che lo status di follia colpisca il soggetto e, allo stesso tempo, tutti questi ingredienti alleviano e svuotano la mente… Molti dei danni che stiamo subendo all'interno di questo mondo diventano più gravi a causa dello stress a cui è sottoposta la nostra mente nel mondo reale così questo veleno diventa, alle volte, più utile di un antidoto"
Dopo quel discorso Lorenzo e Noah si scambiarono uno sguardo concordando alla teoria del bardo dati i loro precedenti discorsi.
Ci fu qualche secondo di silenzio poi Camilla domandò "Hai detto di aver portato avanti delle ricerche in questo periodo ma com'è stato possibile dal momento che avevi un perpetuo status di follia addosso?"
"Beh… Diciamo che in alcuni casi la follia mi ha aiutato in tali ricerche… come se in alcuni casi mi avesse guidato verso la meta…" rispose lui palesemente confuso dalle sue stesse parole.
"Beh mi sembra più logico di come suona…" disse Lorenzo dopo aver riflettuto per qualche secondo.
"Cosa intendi dire?" domandarono all'unisono Nicolò e Camilla.
"Vedi… Orpheus, anche nel nostro mondo, ha sempre avuto un forte dialogo con la sua follia… È normale che nel momento in cui questa prende il controllo anche lei inizi a dialogare con lui"
"Bah… Mi sembra una cosa surreale" commentò Nicolò riponendo l'ampolla.
"Beh a dispetto di questo gioco è una cosa quasi plausibile…" sospirò Noah.
"E queste ricerche cosa riguardavano?" domandò allora Alessandro.
"Ho continuato le ricerche che ci ha chiesto di sviluppare il generale e ho sistemato un po' gli appunti sulla storia di questo mondo" spiegò Nicolò.
"E ti sei anche messo a difendere le armi di Linton" commentò Orias.
Lui si limitò ad annuire e subito Antigone domandò "Ecco, io ancora non ho capito come hai fatto"
"Beh, l'avete visto poco fa come ha fatto" rispose Feril indicando lo specchio dal quale erano appena comparsi "Grazie agli specchi"
"Gli specchi?" ripeterono quasi tutti in coro.
"Già" sorrise Nicolò "Vedete, durance la boss-fight contro… Linton… Ho trovato gli ultimi due frammenti dello Specchio del'Illusione: in quel momento ho letto i suoi effetti ossia quello di poter vedere attraverso altri specchi che presentassero una determinata runa sul retro e la possibilità di teletrasportarsi di là da quello specchio. Così ho piazzato quegli specchi in diversi luoghi e ho iniziato a tenere d'occhio quello che succedeva"
Tutti annuirono trovando plausibile il racconto del bardo soprattutto per il fatto che l'avevano sperimentato sulla loro stessa pelle.
"Ora però parliamo di cose un pelo più serie…" e così dicendo il ragazzo estrasse dall'inventario un piccolo fascicoletto rilegato "Qui ci sono tutte le informazioni riguardo gli Arconti e i posti in cui si trovano"
"Arconti?" domandò Lesen.
"Già… Durante la boss-fight con Linton abbiamo scoperto che lei collaborava alla progettazione di questo gioco" iniziò a spiegare Lorenzo "A capo del progetto c'erano poi 10 programmatori di cui quattro si opposero ai piani del creatore del gioco. Quei quattro vennero rinchiusi all'interno del gioco ma, grazie ad un loro alleato, lo stesso che ha raccontato a Linton tutto questo, programmarono i loro Nerv-Gear affinché le loro coscienze fossero messe all'interno di quattro esseri antichi e potenti denominati Arconti"
"Linton ha chiesto alla nostra gilda di cercare gli Arconti in modo da poter essere un passo avanti rispetto al creatore di questo gioco di cui, ad oggi, non sappiamo nulla" aggiunse poi Alessandro.
"Effettivamente avevo trovato la cosa strana" osservò Salazar.
"Cosa intendi dire?" domandò Pikeru.
"Quando hanno presentato Last Soul Online all'E3 dell'anno di uscita del gioco non era andato nessuno dei programmatori a presentarlo, nemmeno l'ideatore del gioco si era fatto vivo e nessuno aveva capito il perché di questa cosa…"
"Ora invece queste azioni sembrano le più logiche del mondo" sbuffò Orias.
"Per il resto voi avete scoperto altro rispetto alla lore di questo mondo?" domandò Nicolò.
"Beh abbiamo rincontrato vecchi nomi…" si limitò a dire Camilla.
In quel momento Noah estrasse dall'inventario un paio di fascicoletti "Anche a me piace prendere appunti caro Orpheus" rise poi.
"Meraviglioso!" sorrise Nicolò "Non potevo aspettarmi di meglio!"
"Dunque…" Noah passò i fascicoletti a Lesen e Kralen "Voi siete gli altri docenti no? Leggete voi dunque"
"Ma io in realtà non insegno" sbuffò Kralen.
"Ma collabori con la scuola e con la sapienza, quindi leggi" ribatté sagacemente il bardo.
"Uff…" sbuffò il ragazzo di nuovo "Allora… Questo fascicoletto raccoglie le varie informazioni riguardanti Lamel… Vediamo un po'…"
I ragazzi procedettero così per qualche ora, ebbero modo di discutere di Lamel, Amon, Cadmo, Cadil, Antras e di tutti quei nomi che continuavano a vorticare in quel mondo. Ripresero le loro storie, i punti in cui li avevano incontrati; studiarono le descrizioni di tutti gli oggetti che li riguardavano, armi, armature e tutto il resto. Fu un ripetersi di cose vecchie, un ritornare sui passi alla ricerca di qualcosa di più profondo, alla ricerca di una realtà nascosta lì da qualche parte sparpagliata tra i fogli e le parole.
"Si sta facendo tardi…" sospirò Antigone guardando l'ora sul suo menu "Sarà meglio separarci per il momento… Zarathustra potrebbe farsi troppe domande…"
"Antigone ha ragione" sorrise Lorenzo sgranchiendosi un poi "È meglio dividerci prima di destare troppi sospetti"
I ragazzi iniziarono tutti ad alzarsi dalle sedie ma si fermarono quando Orias domandò ad Orpheus "Come abbiamo intenzione d'andare avanti d'ora in poi?"
"Ho pensato ad una cosa…" iniziò a dire lui "Io e il resto della gilda Vitriol andremo alla ricerca dei quattro Arconti, ho già localizzato le aree in cui si trovano gli accessi ai loro mondi e quindi non dovremmo impiegarci troppo tempo; chiedo invece a voi di andare avanti, di provare ad eliminati i prossimi boss… Non ho molta fiducia in Zarathustra… Questo è evidente ma potrete trovare lungo la strada altre persone pronte a supportarci! Scommetto su di voi!"
"Mpfui…" mugugnò il barbaro ridacchiando "Quindi noi  dobbiamo fare il lavoro sporco eh?"
Nicolò rispose semplicemente ridendo poi, mentre tutti se ne andavano attraverso lo specchio da cui erano arrivati Nicolò trattenne per manica Feril "Li affido a te" si limitò a dire.
"Non preoccuparti… L'unico con cui ce l'ho sei tu, mica loro" rise prima di sparire.
Nicolò si voltò verso i componenti della Vitriol che erano rimasti lì, vicino a lui, li guardò negli occhi uno ad uno rivivendo tutto quello che era stato, tutta la paura che potevano aver provato quando lui non c'era, quando era rinchiuso dietro a quella maschera.
"Scusatemi per tutto" disse lui con un filo di voce.
I ragazzi lo guardarono a loro volta e lo videro come l'avevano sempre visto, come quell'eroe tragico che cade senza chinare il capo, videro che quell'oscurità l'aveva aiutato come sempre aveva fatto la solitudine, il suo riflettere, quelle parole nere che regnavano nella sua stanza e nella sua mente, la sua oscurità. Nessuno sapeva cosa dire, le parole non sarebbero mai bastate, nessuna. In quel momento, solo colui che conosceva le parole come Nicolò poteva rispondere senza uccidere quell'attimo, perciò Lorenzo si fece scrocchiare le nocche e disse sorridendo "Basta con queste scuse, l'importante è che tu ci sia! Ora prepariamoci a ripartire!"

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Capitolo 41
*** Smeraldo ***


A qualche ora di cammino dalla sede principale della gilda del Sangue di Drago si trovava un piccolo paesello di nome Granim al centro del quale un enorme mulino faceva perennemente roteare le sue grandi braccia. La gilda Vitriol uscì in quel momento dalla porta del mulino.
"Spiega un po'… Come hai fatto a piazzare uno specchio all'interno di questo mulino?" domandò Alessandro a Nicolò mentre cercava di pulire l'armatura dalla farina che si era accumulata sopra di essa.
"Ho chiesto… O meglio… Io e la mia follia abbiamo chiesto a Mecho di piazzare uno specchio in ogni piano. Al terzo piano ne ha piazzato uno qui e uno nella sede del Sangue di Drago" spiegò il bardo sbattendo via dal cappello la polvere bianca.
"Quello che hai usato per comparire l'altro giorno giusto?" chiese Camilla.
"Esattamente" rispose il bardo toccandosi il naso con l'indice sinistro come nel gioco dei mimi.
"E dimmi caro Sherlock" iniziò a dire Lorenzo adirato per la farina che l'aveva ricoperto all'interno del mulino "Perché non abbiamo usato quello specchio al posto di questo immerso in un inferno bianco?!"
"Semplice mio caro Ingravallo" rispose Nicolò canzonando l'amico "Perché comparire proprio alla sede del Sangue di Drago in questi giorni non è proprio la migliore delle idee"
"Certo… Zarathustra potrebbe ancora voler sapere qualcosa riguardo la sconfitta del boss del quarantottesimo piano…" propose Riccardo pensieroso.
"Esattamente" confermò il bardo aprendo il proprio menu.
"Ed ora cosa stai facendo?" continuò a domandare la maga vedendo l'amico aprire l''inventario nella pagina degli accessori. Dopo un istante sul volto del ragazzo comparve la Maschera del folle e, nello status di lui, la barra della follia cominciò pian piano a riempirsi.
"Che cazzo fai!?" urlò a gran voce Camilla terrorizzata dalla ricomparsa di quell'oggetto che già le aveva sottratto Linton e che aveva rischiato di sottrarle anche Nicolò. Come lei anche gli altri ragazzi guardavano l'amico con il terrore dipinto sl volto non riuscendosi a spiegare il perché di quel gesto. Intanto Nicolò faceva vagare lo sguardo simile ad un corvo che alza lo sguardo verso il cielo e indica con il becco dei punti lontani.
"Guarda; è lì" disse Teresa comparsa accanto al ragazzo indicando un pilastro di luce verde "In bocca al lupo tesoro" e, prima che Nicolò si potesse togliere la maschera facendola svanire nel nulla, lei gli diede un bacio sulla guancia.
Il ragazzo guardò la maschera che ora teneva in mano e, mentre i suoi amici emettevano un sospiro di sollievo, lui sbuffò un semplice sospiro. 
"Cosa diavoli ti è saltato in mente?!" ricominciò ad urlare la maga.
"Eh?" fece il bardo confuso "Ah! Dici per la maschera? Beh non ho ancora individuato per bene dove si trova il dungeon in cui è rinchiuso l'Arconte e quindi devo utilizzare la Maschera per orientarmi" e mentre diceva questo la sua barra della follia svanì dopo essersi svuotata.
"Ah… E non c'è… Insomma, non c'è un altro modo per localizzare il dungeon?" chiese Camilla preoccupata per l'esito che avrebbe potuto avere quel continuo indossare la Maschera.
"Temo proprio di no" Sospirò Nicolò dopo aver riposto l'oggetto nel suo inventario "Comunque il dungeon si trova in questa direzione; seguitemi"
Così i ragazzi si avventurarono attraverso una fitta foresta in cui il nemico più pericoloso che si poteva incontrare era un lupo solitario che anche un giocatore di livello 12 sarebbe stato in grado di fronteggiare. Dopo una mezz'ora buona di cammino, Nicolò dovette ri-indossare la maschera per essere sicuro della strada e così accadde altre 3 volte, finché i cinque non giunsero davanti ad una roccia che ricordava un immenso smeraldo e sulla quale erano presenti cinque serrature poste una accanto all'altra.
"Questo è l'ingresso" disse Nicolò studiando la strana pietra.
"Ma servono delle chiavi!" esclamò Alessandro.
"Oggi le intuizioni brillanti le sprechiamo…" sospirò Lorenzo chinandosi sulla pietra accanto al bardo.
"Aspettate un attimo!" esclamò Camilla "Noah ha dato a me e a Ale una chiave che doveva essere utilizzata in un dungeon su questo piano! Potrebbe essere la chiave che serve ad aprire questo dungeon!" aggiunse mentre apriva il menu estraendone le chiave.
"E quando Noah vi avrebbe fatto questo regalo?" domandò Riccardo con la voce rotta dalla gelosia. Tutti i ragazzi in quel momento si voltarono a guardare il chierico incuriositi da quel modo di fare. Camilla probabilmente era la più sorpresa del gruppo e ciò giustificò anche la risposta timida che diede al ragazzo "Beh… Ce l'ha lasciata qualche mese fa… Dopo una missione che abbiamo svolto insieme…"
Sentendo l'aria farsi pian piano più pesante Lorenzò intervenì dicendo "Ebbene… Questa chiave speciale cosa dice?"
"Eh… Ah sì!" rispose Camilla riprendendosi dalla sua distrazione "La descrizione recita così:
Chiave di smeraldo;
questa chiave racchiude l'enigma che permette di accedere al dungeon speciale del piano 3.
Per provare a risolvere l'enigma inserite la chiave nella toppa centrale"
Direi che c'è poco da fare" e così dicendo la ragazza inserì la chiave nella toppa centrale.
Subito le altre quattro serrature iniziarono a disporsi intorno alla quinta formando così i vertici di un quadrato ed una scritta apparve sotto alla serratura centrale. La scritta diceva "Aprite le serrature secondo l'ordine corretto".
I ragazzi si guardarono confusi finché Riccardo non disse "Beh… Mi sembra un po' poco per risolvere l'enigma…"
"A meno che non ci siano altre indicazioni altrove" suggerì Lorenzo.
"Sì ma dove?" domandò il chierico guardandosi intorno.
"Beh abbiamo la pietra e la chiave e se l'indizio non è nella pietra…" Iniziò dire Nicolò.
"Sarà nella chiave!" concluse Lorenzo osservando la chiave. Sull'impugnatura di questa infatti era presente un piccolo decoro che raffigurava una specie di saetta con una freccia presente sul punto più basso.
"Tana!" esclamò Lorenzo.
"Allora lasceremo a Conan Doyle l'onore di risolvere l'enigma" disse il bardo sorridendo.
"Molto gentile" sorrise il monaco e così girò la chiave prima nella serratura in altro, poi in quella sulla destra, poi quella di sinistra ed infine quella in basso. Dopo che il ragazzo ebbe tolto la chiave dalla serratura la pietra inizia a mutare forma come se fosse stata una strana macchina e così rivelò delle scale smeraldine che proseguivano sottoterra.
"Beh…" disse Nicolò mentre switchava il bastone da pesseggio con la sua falce "Credo che sia il momento di partire!"

"Quindi voi non sapete assolutamente che fine ha fatto la gilda Vitriol?" domando in maniera abbastanza scocciata Zarathustra a Tempesta e Salazar.
"L'ha già detto Salazar e ora te lo ripeto anche io: ci hanno solo detto che partivano per una missione, non hanno aggiunto altro"  rispose sorridente il guerriero.
"Non è da loro andarsene senza dire nulla" commentò ad alta voce il nuovo generale.
"Ah lo so!" disse con fare falso-sorpreso il mago "Gabél e Hamlaf hanno sospeso le loro lezioni alla scuola e Symon ha affidato ad Antigone ogni sua mansione… Potrebbero stare via molto a lungo dati questi presupposti…"
Zarathustra guardò il mago con aria indispettita "… Per quanto riguarda Feril invece sapete qualcosa?"
"Il fuggiasco?" domandò Salazar "No, non sappiamo nulla"
"Quanto ci dovremmo fidare di voi?" domandò Kratos stanco dal modo di fare dei due giocatori.
"Siccome siete venuti voi a fare domande dovete fidarvi a priori di noi" rispose con la sua solita logica il mago zittendo sull'istante il paladino.
"Mpfui…" sbuffò Zarathustra alzandosi dal tavolo "Grazie per il tempo che ci avete concesso" e così dicendo si diresse fuori dalla stanza circolare seguito subito da Kratos. I due giocatori percorsero le vie della sede finché non uscirono all'aria aperta dove Ezio li stava aspettando.
"Allora?" domandò subito il ladro.
"Niente… Secondo me sanno qualcosa ma non hanno intenzione di dire nulla" rispose palesemente adirato Kratos.
"Ascolta Ezio voglio che tu e altri due giocatori andiate alla sede della Vitriol a cercare un qualche indizio. Kratos tu stanziati nella città più vicina a questo luogo e tieni d'occhio Tempesta e Salazar… Secondo me ci nascondono qualcosa" Ordinò in maniera categorica il nuovo generale.
Nel mentre Tempesta e Salazar stavano seguendo i movimenti dei tre da una finestra dopo essersi spostati in una stanza del secondo piano.
"Allora… Cosa han detto?" domandò Feril che era seduto su una sedia davanti ad uno scrittoio.
"Ci hanno chiesto se sapevamo qualcosa riguardo al boss sconfitto qualche giorno fa e poi ci han fatto delle domande riguardo gli altri" spiegò Tempesta mentre seguiva i tre giocatori allontanarsi dalla loro sede.
"Inizieranno a tenerci d'occhio…" disse Arcoas mentre carezzava la testa di Floren.
"Lo temo anche io… E converrà anche avvisare Orpheus e gli altri… credo che a giorni potrebbero fargli una bella sorpresa…" sospirò Salazar mentre apriva già l'elenco dei contatti e iniziava a scrivere un messaggio al bardo.
"Fermati Salazar!" lo interruppe prontamente Feril tenendogli fermo il braccio.
"Cosa c'è?" domandò lui sobbalzando.
"Se a Zarathustra dovesse venire l'idea di controllarvi le chat e trovasse dei messaggi inviati a Orpheus o agli altri membri della Vitriol non credi che potreste passare dei seri problemi?" osservò sapientemente Feril.
"Già… Hai ragione…" approvò il mago cancellando tutto quello che aveva già scritto "Ma allora come facciamo a metterli in guardia?"
Feril si limitò a ridere "Se conosco bene quell'insopportabile bardo avrà già pronto un piano per ogni evenienza del genere" così anche gli altri tre annuirono e tornarono alle loro faccende.

I componenti della gilda Vitriol percorsero le scale smeraldine nella più completa oscurità per poi venir accecati da un'improvvisa luce. Al termine di quelle scalinate si trovava un'immensa grotta scavata sottoterra all'interno della quale si era formata un'immensa foresta sopra alla quale una roccia bianca emanava un'intensa luce. Sembrava un'oasi primordiale, un mondo di pura natura. Quando i ragazzi iniziarono a muoversi all'interno di quel mondo con le loro facce sbalordite davanti a loro comparve il nome di quel luogo: "Boschetto di smeraldo"; era un nome che probabilmente alludeva al verde che regnava in quell'area ma quando gli amici si avvicinarono agli alberi capirono la realtà che si celava al di là di quel nome: le foglie degli alberi, i cespugli e persino alcuni ciuffetti d'erba erano dei veri e propri smeraldi di forme e di gradazioni di verde diverse.
"Ma se da qui ci portiamo a casa un albero diventiamo ricchi!" esclamò Alessandro cercando inutilmente di staccare una foglia dal primo albero al quale si era affiancato.
"Dubito che sia così facile" osservò Riccardo mentre analizzava un ciuffo di smeraldo.
In quello stesso momento, dal bosco, uscirono tre lupi dal pelo verde e che presentavano lungo la schiena una serie di aculei realizzati con lo stesso minerale che regnava per tutta quell'area.
"Cos'è? Il comitato di benvenuto?" rise Lorenzo mentre si metteva in posa pronto a combattere, così, non appena un lupo gli saltò addosso, il monaco lo atterrò sferrandogli in pieno ventre un pugno avvolto nelle fiamme. Gli altri due lupi vennero combattuti da Alessandro e Nicolò.
Lorenzo diede subito le spalle al lupo appena abbattuto "Bah! Questi nemici sono un po' troppo scarsetti…" ma nel momento stesso in cui il ragazzo ebbe concluso la frase venne azzannato ad una spalla dal feroce animale. 
"Brutto stronzo!" urlò il monaco sorpreso per l'attacco subito.
"Non prenderli sotto gamba!" urlò Nicolò all'amico mentre bloccava le fauci di un lupo con il bastone della sua falce.
"Sono più pericolosi di quello che sembrano!" aggiunse Alessandro mentre colpiva con un fendente discendente l'avversario proprio sul muso. 
Passò circa un minuto prima che i tre scontri si poterono risolvere e tutti e tre i giocatori riportarono qualche ferita; Riccardo subito si prese cura di tutti e così i ragazzi poterono ripartire. Esplorarono quel luogo in lungo e in largo incontrando i nemici più assurdi: enormi farfalle con le lei formate da gemme preziose, gorilla con mani e piedi di smeraldo ed infine degli pterodattili con il becco e le ali di minerali.
"Tutti questi nemici si stanno rivelando più tosti del previsto" osservò Camilla mentre beveva una pozione per ripristinarsi parte del manna.
"Beh Noah l'aveva detto" disse Alessandro rinfoderando l'ascia bipenne.
"Nico, sai quanto è distante da qui quello che stiamo cercando?" domandò Riccardo rivolgendosi al bardo.
"Ve lo dico subito" e dopo aver trafficato col suo inventario Nicolò indossò nuovamente la Maschera del Folle. Tutti lo guardarono sempre con la stessa preoccupazione che avevano poco prima.
"Manca poco" disse Teresa comparsa accanto al ragazzo "Altri duecento metri in quella direzione e ci siete"
Nicolò si tolse la maschera dal volto e ripeté ai compagni quello che gli aveva appena detto il riflesso di Teresa. Seguendo quelle indicazioni giunsero davanti ad un piccolo altare sul quale era poggiato un'oggetto.
"Deve essere lui!" esclamò Alessandro ma, in quel momento stesso, un enorme golem formato unicamente di grandi smeraldi si frappose tra i cinque ragazzi e l'altare.
"E lui deve essere il custode" osservò Lorenzo preparandosi a combattere come sempre. Fu uno scontro veramente duro, le armi sfregavano contro il minerale formando scintille di divezzo  colore mentre le fiamme di Lorenzo e la magia Arcana di Camilla si rifletteva sulla superficie lucida del nemico creando degli impressionanti giochi di luci; i pugni del nemico invece alzavano zolle di terreno, ribaltavano alberi e facevano indietreggiare i ragazzi nonostante le proprie difese. Lo scontro terminò senza particolari difficoltà, una volta abituatesi alla forza dei nemici i ragazzi sapevano quanto potevano "giocare" con loro.
"Maremma maiala!" esclamò a gran voce Lorenzo mentre si stendeva a terra.
"Già… Ormai saremo qui da circa tre ore…" osservò Alessandro dopo aver guardato uno degli orologi che gli aveva regalato Orias.
Riccardo si avvicinò all'altare e afferrò il ciondolo con il grande smeraldo che si trovava sopra all'altare.
"Di cosa si tratta?" domandò Camilla guardando il chierico.
"Si chiama "Cuore della Foresta" ed è…" ma il chierico interruppe subito il discorso quando comparve una notifica nel suo menu dei messaggi; lo aprì e, dopo aver letto il contenuto di questo, si rivolse a NIcolò e disse "Nico, è il momento"

Enzo si aggirava in maniera furtiva vicino alla sede della gilda Vitriol giungendo davanti alla porta di quest'ultima, sapeva che all'interno di essa non c'era nessuno e quindi iniziò a camminare con più sicurezza e nonchalance . Il ladro si avvicinò alla porta, estrasse il suo set da scassinatore dal suo menu ed iniziò a divertirsi con la serratura. Dopo qualche secondo la porta si aprì e Enzo iniziò a guardare all'interno della casa se poteva vedere qualcosa di sospetto.
"La prossima volta potresti almeno fare la cortesia di bussare" disse una voce poco avanti rispetto al ladro. Lui sobbalzò istantaneamente e dopo aver fatto vagare lo sguardo in qua e in là vide seduto sopra ad una poltrona Hamlaf con un libro in mano. Il monaco chiuse il libro e si alzò in piedi "Perché stai cercando di entrare in casa nostra?"
"Io… Pensavo… Voi…"iniziò a balbettare il ladro spiazzato da quella comparsa.
"Spero che non sia stata un'idea del generale questa effrazione" riprese Lorenzo con fare accusatorio. Ezio iniziò ad indietreggiare come se fosse stato sotto attacco.
"Direi che a questo punto parlerò direttamente con il generale domani e vedremo cosa farne di uno come te" e così dicendo il ragazzo si rimise a sedere, riprese in mano il libro e aggiunse "Ah, già… Ora che esci chiudi per bene la porta".
Ezio se ne andò con la coda tra le gambe chiudendo dietro a se la porta con un forte tonfo, procedette lungo il vialetto calciando via i sassolini finche uno di questi non colpì di striscio una grande tartaruga che fluttuava nel giardino e lo osservava. Ezio non ci fece troppo caso, uscì dal cancellato e provò a lasciarsi quella figura di merda alle spalle temendo per le conseguenze future.

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Capitolo 42
*** Il Cuore della Foresta ***


N.D.A. Scusate se vi ho fatto aspettare così a lungo prima di pubblicare questo nuovo capitolo ma il tempo a mia disposizione è sempre poco e, per quanta voglia io abbia di proseguire questa storia, le priorità ad oggi sono delle altre. Scusate se non potrò più garantirvi una pubblicazione programmata come era all'inizio ma io vi prometto che farò tutto il possibile per proseguire nella scrittura di questa storia e per portarla a compimento! Scusate ancora se sono così sfasato e grazie a tutti voi che continuate comunque a supportarmi e a sopportarmi.
Buona lettura
Danmen_Faust_Machieri

L'anfiteatro dove un tempo si radunava la prima linea era ormai caduto in disuso, solo quel giorno parve di fare un salto nel passato. Le alte scalinate erano gremite di giocatori di cui, la maggior parte, vestiva i colori della gilda delle Guardie notturne. Tra di loro esano seduti anche Salazar, Tempesta, Arcoas e i pochi membri rimasti nella gilda del Sangue di Drago.
-Ne vedremo delle belle- commentò il guerriero guardando il palco a braccia conserte.
-Spero solo che non si arrivi a niente di violento- sbuffò la ragazza mentre richiamava Floren sul suo braccio.
-Il piano non è quello di venire alle mani più che altro è quello di far emergere le vere intenzioni della prima linea- sorrise Salazar stringendo saldamente il suo scettro.
Il brusio riecheggiava in quella classicità ricostruita virtualmente finché non apparvero sul palco Zarathustra, Ezio e Lorenzo.
-Scusate se ho disturbato le vostre missioni ma oggi siamo qui riuniti per risolvere un caso di giustizia- iniziò a dire Zarathustra facendosi avanti rispetto agli altri due ragazzi -Il qui presente Ezio, stimato membro della gilda della Guardie Notturne, è accusato da un membro della gilda Vitriol di essere entrato nella loro abitazione in maniera furtiva-
Il brusio riemerse dopo che il Generale ebbe pronunciato quelle parole. Zarathustra zittì nuovamente la folla e disse -Ora, dovremmo condannare Ezio? Questo è ciò che domando a voi ed è per questo che chiedo, a coloro che vogliono punire Ezio di alzare la mano!-
Tempesta ed Arcoas ebbero lo scatto istintivo di alzare il braccio ma furono prontamente bloccati da Salazar -State fermi- aveva sussurrato -Guardiamo prima come vanno le cose- E lo disse a ragione perché non si mosse una mano, non venne pronunciata una parola, nessuno si azzardò a punire uno dei primi comandanti di Zarathustra.
-È una cosa inaccettabile!- mugugnò Tempesta.
-Ssssh… La partita non è ancora finita- aggiunse il mago osservando Lorenzo che piano si faceva avanti.
-Mi è concesso dire qualche parola?- domandò il monaco al Generale.
-Perché dovresti? Ormai la prima linea ha votato!- esclamò Zarathustra quasi impaurito dal tono del ragazzo.
-Se lei è tanto sicuro di questo voto non avrà niente in contrario a lasciarmi parlare- rispose Lorenzo con stampato in faccia un sorriso che poteva semplicemente tradursi nella frase "Ti ho fregato".
-Va bene- sbuffò il Generale -Ma vedi di fare in fretta-
Lorenzo fece qualche passo avanti portandosi al limite del palcoscenico -Combattenti, scusate se prolungo questa faccenda ma vorrei farvi riflettere su alcuni aspetti di questa faccenda. Mi rendo conto che Ezio sia un giocatore incredibilmente in gamba, un colonnello della prima linea, ma proprio per questo il suo comportamento è riprovevole. Ci lamentiamo che all'interno di questo mondo molti di noi non considerano gli altri e commettono atti disonesti o peggiori; basta pensare ai player killer… Vedete noi della prima linea dovremmo essere di esempio per gli altri, per questo alcuni comportamenti devo essere evitati, soprattutto da noi-
-Tu ti lamenti di certi atteggiamenti?- Sbottò all'improvviso Ezio intravedendo nelle parole del monaco un possibile varco da cui far breccia -Tu? Che insieme alla tua gilda ci avete fatto venire mille dubbi?-
-Abbiamo sempre svolto le nostre missioni, ci avete interrogato mille volte riguardo uno dei nostri migliori amici che è diventato un assassino e non abbiamo mai mentito. Non abbiamo mai fatto nulla di così orribile da giustificare ciò che hai fatto- rispose prontamente Lorenzo mettendo l'avversario all'angolo. Ezio ringhiò come un cane rabbioso mentre Zarathustra riprendeva la parola -Beh… bel discorso… Sta di fatto che la prima linea ha voltato e nessuno ha intenzione di punire Ezio-
-Un momento!- urlò all'improvviso Salazar per farsi sentire da tutto l'anfiteatro.
-Salazar cosa stai facendo?- bisbigliò Tempesta vedendo che tutti i giocatori iniziavano ad affondare gli sguardi nell'amico.
-Dopo aver ascoltato il discorso di Hamlaf ho cambiato idea- riprese Salazar alzando la mano mentre si scambiava uno sguardo d'intesa con Lorenzo. Dopo qualche secondo di calma piatta altri giocatori iniziarono ad alzare le mani capendo che il monaco aveva ragione, capendo che loro dovevano essere più di semplici giocatori pronti a sfidare boss e mostri sempre diversi: dovevano essere un esempio, dovevano sforzarsi di essere i migliori. Nell'anfiteatro c'erano 82 persone di cui 48, secondo una rapida conta, avevano deciso di alzare la mano. Zarathustra squadrò, ad uno ad uno, i membri della sua gilda che stavano contribuendo a punire uno dei suoi colonnelli poi con uno sguardo carico di colerà fissò per qualche secondo Hamlaf il quale gli disse -Credo che il giudizio finale sia cambiato-

-Quindi adesso nella mia vecchia cella c'è quell'idiota di Ezio? Ahahahahah questa sì che è bella- rise di gusto Feril dopo che Arcoas gli ebbe raccontato cos'era accaduto al processo quel pomeriggio.
-Bah… sentir dire queste cose da un assassino fa ridere…- commentò la ragazza sorridente mentre il ragazzo sbuffava per lo sfottò perfettamente riuscito.
-Potrei tornare alle vecchie abitudini iniziando ad uccidere te e il tuo falchetto- rispose poi Feril ridacchiando ed estraendo l'ascia.
-Dubito che tu ne sia ancora in grado- sorrise Arcoas mente Floren iniziava a beccare la testa del combattente.
-Ahia! Guarda che fa male! Maledetto uccellccio-
-Floren lascialo in pace… Non ci minacciava sul serio- disse la ragazza richiamando a sé il suo animaletto.
-Uff…- sbuffò Feril -Quando uccidevo persone senza pentirmi di nulla si viveva molto meglio- scherzò alla fine.
-Mmm… Non te l'ho mai chiesto ma… Cosa è cambiato da allora? Cioè, perché sei cambiato?-
-Non credo di essere cambiato… Semplicemente sono diventato più consapevole… Inizialmente credevo lecita ogni azione che alla fine mi avrebbe portato qualcosa di positivo; poi un bardo alquanto insistente mi ha invitato a riflettere… Non mi ha punito… Mi ha aiutato a rimettermi in gioco, mi ha aiutato a darmi un'aggiustata… È per questo che lo ringrazierò sempre anche se è più irritante dell'ortica-
Feril si fermò qualche istante a pensare a Orpheus, a quello che aveva fatto per lui… Si ricordava quel giorno in cella in cui, coperto da quella maschera terrificante, si ricordava le parole che aveva proferito a lui, lui che aveva cercato di ucciderlo…  Fissò qualche secondo negli occhi Arcoas che gli stava sorridendo teneramente facendolo arrossire.
-Ehm… Comunque…- balbettò inizialmente il ragazzo -Abbiamo notizie da quei persi di Orpheus e dei suoi?-
-Credo che Hamlaf li abbia raggiunti qualche minuto fa- rispose la ragazza distogliendo lo sguardo arrossendo a sua volta -Chissà cosa vogliono fare-

"Cuore della Foresta.
Antico monile appartenuto un tempo alla figlia minore di Theomi. Theomi regalò questo gioiello alla figlia dopo che l'ebbe ricevuto in dono dall'Antico Raterd.
Un tempo era una semplice collana ma oggi, all'interno dello smeraldo, si può scorgere un fremito di vita simile alle chiome degli alberi mossi dal vento"
-Meh… Molto rapida come descrizione ma comunque evocativa… Theomi e Raterd sono nomi che fino ad oggi non abbiamo mai sentito…- commentò Kubasa dopo che Camilla ebbe riletto quella descrizione ad alta voce -Sapete già cosa farci con questo oggetto?-
-È più facile di quel che sembra- commentò Riccardo -Guarda cosa succede se tocco lo smeraldo- il ragazzo poggiò l'indice sulla pietra e, in quel momento, una finestra venne aperta davanti al chierico che così recitava: "Attivare il Cuore della Foresta?" e due possibili risposte "Sì" o "No".
-Bene… e perché non l'avete ancora attivato?- domandò nuovamente Kubasa guardando i due ragazzi.
-Niccolò e Alessandro hanno detto che dovevano risolvere qualche questione ma ormai staranno arrivando mentre Lorenzo è in mezzo agli sciacalli- rispose la maga incupendosi nel pronunciare la parola "sciacalli".
-Poveri sciacalli… Paragonarli a Zarathustra e ai suoi sgherri mi sembra troppo per quei poveri animali- ridacchiò la voce del monaco da dietro una delle librerie contenute nella biblioteca/mausoleo; dopo qualche secondo ne emerse il ragazzo con lo sguardo vittorioso in volto e con il suo Cappuccio del Cerbero abbassato.
-Lore!- esclamò Riccardo felice di rivederlo -Allora com'è andata?-
-Tutto bene; ad oggi Ezio è rinchiuso all'interno delle prigioni del piano zero… Dubito che ci rimarrà a lungo ma, almeno, ora sappiamo che altri possono dubitare di quello stupido Generale e dei suoi sottoposti- dopo aver proferito queste parole con fare quasi solenne si rivolse a Camilla -Nico e Ale non sono ancora tornati?-
-Siamo arrivati ora- disse la voce del bardo aprendo la porta della sua stanza.
-Usare questi specchi è veramente una figata- disse divertito Alessandro mentre si spazzava un po' di polvere bianca dalla spalla dell'armatura.
-Si può sapere dove siete andati?- domandò Riccardo fissando gli amici.
-Dovevamo concordare un paio di cose con Salazar e Tempesta riguardo l'attacco al prossimo boss… Gli abbiamo chiesto di condurre le ricerche da soli e gli abbiamo detto che potremmo assentarci per qualche giorno a causa di questo Cuore…- Spiegò Nicolò concludendo il discorso toccando la gemma posizionata al centro della collana; subito si aprì la stessa finestra che aveva poco prima aperto il chierico.
-Bene… Siamo tutti pronti?- domandò Nicolò guardando negli occhi i quattro amici che subito annuirono -Bene, allora partiamo!- e, così dicendo, digitò il comando "Sì". Subito un'immensa luce verde si alzò dal Cuore della Foresta creando una colonna di luce verde del tutto simile a quella che il bardo vedeva quando indossava la Maschera del Folle. 
-Cosa dite? Entriamo?- domandò Lorenzo sorridendo e in quel momento si gettò in quel fascio di luce scomparendo nel nulla. Gli amici lo imitarono finché Kubasa non si ritrovò nuovamente solo tra quell'immensità di libri e, dopo essersi guardato intorno, sbuffò -Uff… Volevo andarci anche io…-

Quando riaprirono gli occhi i cinque ragazzi si ritrovarono all'interno di una grotta totalmente ricoperta di muschio; tutto era scuro ed umido intorno fatta eccezione per dei funghi bianchi che emanavano una tenue luce appena in grado di illuminata il piccolo antro in cui si trovavano. Davanti agli amici si trovava una grotta che proseguiva nelle profondità della terra anch'essa illuminata dalla stessa tipologia di funghi; un rumore d'acqua corrente risuonava poco più avanti.
-Mmm… Che posto strano…- Osservò Lorenzo mentre si avvicinava ai funghi per osservarli più da vicino.
-Ehm… Non vorrei far preoccupare nessuno ma… Come torniamo indietro?- domandò Riccardo dopo essersi reso conto che la colonna di luce attraverso cui erano entrati in quell'area era scomparsa.
-Bah… Io non mi preoccuperei più di tanto- disse Nicolò -Io per precauzione ho preso con me lo Specchio dell'Occhio e in più abbiamo i Crani…- aprì rapidamente l'inventario per controllare gli oggetti di cui aveva appena parlato ma, entrambi, risultavano inutilizzabili all'interno di quell'area -Come non detto! Sono inutilizzabili…- aggiunse ridacchiando.
-Cosa c'è da ridere?!- esclamò il chierico preoccupato -Potremmo essere rinchiusi all'interno di quest'area! Dobbiamo trovare una via d'uscita!-
-Beh! Allora non ci resta altro da fare che avanzare!- esclamò sorridente Alessandro mentre poggiava sulla spalla destra la pesante ascia bipenne, Lorenzo si scrocchi le dita e Nicolò scambiò il suo bastone da passeggio con la falce e, senza aggiungere altro, si avventurarono all'interno della grotta che avevano davanti seguiti subito dopo da Camilla e Riccardo. Dopo aver attraversato quel primo cunicolo scavato nella roccia umida e ricoperta di muschio verde i ragazzi giunsero all'ingresso di un'area più vasta di quella iniziale.
-Fermatevi tutti- disse Alessandro a bassa voce.
-Hai visto qualcosa?- domandò Nicolò all'amico.
-Sì… Più avanti… A una ventina di metri da noi ci sono due mostri di taglia grande seduti ad un fuoco…-
-Chi è così cretino da accendere un fuoco qua sotto?- chiese esterrefatto Lorenzo.
-Credo siano dei Troll- aggiunse il barbaro dopo che, grazie ai suoi sensi potenziati, distinse che le due creature erano molto alte e magre con la pelle verdastra, le lunghe braccia nodose terminavano in artigli affilati, le gambe erano altrettanto lunghe e i piedi avevano solo tre dita, il naso era particolarmente appuntito e i capelli ricordavano il muschi che cresceva in quelle grotte sia per colore che per forma.
-Troll? Stiamo scherzando? Da quando in qua in questo mondo ci sono dei troll?- iniziò a domandare con insistenza Camilla.
-Troll… Quegli esseri solitamente si rigenerano se non vengono feriti da fuoco o acido… Ma allora sono idioti ad accendere un fuoco…- osservò Nicolò divenuto serio tutto ad un tratto per poi tornare a scherzare.
-Ah sì? Beh allora è il momento di mostrarvi la mia nuova abilità!- sorrise il monaco fattosi ad un tratto allegro.
-Di che abilità parli?- domandò Alessandro incuriosito dall'affermazione dell'amico.
-Vi mostro subito- il monaco allora toccò l'ascia bipenne del barbaro e la falce del bardo e, dopo aver pronunciato alcune parole, le lame delle due armi vennero subito avvolte da un fuoco intenso.
-È straordinario!- esclamò Camilla perdendosi nell'osservare le fiamme che danzavano.
-Da monaco posso buffare alcuni membri del party sia con magie di questo tipo che con buff alla forza o simili!- spiegò Lorenzo strofinandosi i baffi.
-Provvidenziale come solo tu sai essere!- rise Nicolò -Beh… Direi che a questo punto è meglio attaccare finché abbiamo a disposizione il potenziamento!- e, con quelle parole, i tre combattenti si avventarono sui troll mentre Camilla e Riccardo gli davano supporto dalle retrovie. I due troll si accorsero dell'attacco solo dopo aver subito un colpo a testa dalla falce e dall'ascia poi, non appena si furono ripresi e rimessi in piedi per contrattaccare, vennero colpiti allo stomaco da due pugni incredibilmente potenti sferrati da Lorenzo; i due mostri finirono scaraventati contro la parete della grotta con gli HP già al di sotto della metà.
-Credevo che sarebbero stati più difficili da sconfiggere…- sbuffò il monaco dopo essere tornato accanto ai due amici.
-Non cantiamo vittoria e prepariamoci al contrattacco- sorrise il bardo afferrando la falce fiammeggiante con entrambe le mani pronto a difendersi. Dopo pochi secondi i due troll emisero un urlo incredibilmente angoscioso e si avventarono verso i ragazzi.
-Pronti?- domandò Alessandro.
-Pronti- gli fecero eco gli altri due ma, prima ancora che i troll poterono sfiorare i tre, un muro di fuoco li avvolse completamente spazzando via l'ultima parte di HP che gli era rimasta. Sbigottiti i tre amici si voltarono e videro lo scettro di Camilla percorso come da delle vene di fuoco -Che c'è da guardare?- disse lei -Oltre alla magia Arcana so ancora usare quella del Fuoco… Non dovreste sorprendervi per così poco- la ragazza poi riprese il comando del gruppo e procedette oltre il fuoco acceso in precedenza dalle due creature. Dopo una ventina di secondi di cammino la gilda Vitriol si nascose dietro ad un macigno su indicazione di Alessandro; il barbaro aveva infatti notato che, poco più avanti, oltre ad un fiume che scorreva a circa ventidue metri da loro, si trovavano altri cinque troll di cui due muniti archi pesanti.
-Questa è tosta- osservò Lorenzo -Dovremmo cercare di mettere fuori uso gli arcieri e, per di più, temo che se io vi buffassi le armi al di qua del fiume, nell'attraversarlo potreste perdere il buff…-
-Già… ma deve esserci un modo per uscirne…- disse Nicolò iniziando a pensare ad un possibile piano.
-Potrei concentrare inizialmente i miei attacchi sui due troll con l'arco fino a stenderli- propose Camilla.
-Potremmo fare così ma sicuramente, dopo, gli altri tre troll passerebbero al di qua del fiume per combattere- rispose il bardo.
-Potreste occuparvene voi tre, così non ci sarà il problema di perdere il buff attraversando l'acqua e Riccardo potrebbe coprirvi le spalle da ipotetiche frecce nemiche- incalzò la ragazza decisa.
-Mmm… Potrebbe essere un buon piano…- approvò Nicolò -Ale, Lore, voi siete pronti?-
-Nati pronti- rispose il monaco mentre iniziava a ribuffare le armi degli amici.
-Bene, allora iniziamo!- disse la maga alzandosi e scagliando due globi di fuoco verso i troll con gli archi ancora distratti. Com'era prevedibile i due iniziarono ad incoccare le frecce e cercarono di colpire la ragazza al di là del masso mentre gli altri tre traversarono il fiume per attaccare fisicamente. Non appena i tre si furono portati a portata d'attacco vennero ingaggiati da Nicolò, Lorenzo ed Alessandro i quali, dopo pochi secondi, si accorsero che i loro colpi di fuoco erano quasi inutili a causa dell'acqua che ricopriva la pelle dei tre mostri.
-Porca troia!- esclamò ad alta voce Lorenzo mentre veniva colpito alla spalla dagli artigli del troll -La variabile del''acqua sulla loro pelle non l'avevamo calcolata-
-Già… È stato un errore grave!- urlò Nicolò mentre cercava di difendersi da un colpo del troll che finì per ferirlo al fianco destro.
-Camilla! Come sei messa con i due arcieri?- domandò Alessandro che, tra i tre combattenti, era quello che se la stava cavando con meno problemi.
-Sono ora a metà vita… Cercate di tenere duro!- rispose la maga mentre una freccia stava quasi per colpirla al braccio ma, prontamente, Riccardo alzò una barriera impedendo che il dardo colpisse la ragazza.
-Grazie Rik!- disse lei. 
-Beh, sono qui per supportare no?- sorrise lui cercando di nascondere la preoccupazione che lo stava logorando.
Gli HP di Lorenzo e Nicolò erano meno di metà quando Camilla eliminò i due troll arcieri mentre quelli di Alessandro erano circa 3/4; da quel momento, grazie al supporto della maga, i restanti nemici vennero eliminati senza ulteriori problemi.
-Se da qui in avanti gli incontri dovessero diventare più complicati saremo spacciati- commentò Lorenzo mentre Riccardo gli curava le ferite che si era procurato in quello scontro.
-Beh… Alla fine questo è un dungeon che ci aspettavamo essere complesso- disse Nicolò.
-Lo so ma da complesso a mortale ce ne vuole!- esclamò nuovamente il monaco. Dopo che il chierico ebbe finito di dispensare le cure a tutti i ragazzi ripresero il cammino e, dopo aver varcato altre gallerie e aver sconfitto altri troll giunsero in un grotta molto più grande delle precedenti sia in larghezza che in altezza; in essa si trovava un'immenso portone in pietra che arrivava fino al soffitto difeso da sei di troll che sorvegliavano l'area a terra mentre altri cinque la sorvegliavano da delle torrette in pietra. I cinque troll che occupavano la posizione sopraelevata erano muniti di arco mentre, altri due, molto più grandi degli altri, imbracciavano una pesante ascia a due mani.
-Ecco… Credo che a questo punto saremo tutti d'accordo sul dire che questo dungeon potrebbe essere considerato mortale- osservò Alessandro deglutendo.

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Capitolo 43
*** Neve ***


-Undici Troll di cui cinque arcieri e sei combattenti… Non è una delle situazioni migliori che ci siano capitate…- osservò Alessandro mentre provava a immaginarsi un piano per sconfiggere quei nemici.
-Probabilmente gli arcieri ci daranno non pochi problemi ma fin quando ci saranno i combattenti sarà ancora peggio…- disse Lorenzo pensieroso.
-Mmm… Riccardo tu hai le abilità di Alchimia vero?- domandò Niccolò all'amico.
-Sì… Perché?-
-Hai già sbloccato l'abilità "Sostanze Medie"?-
-Sì-
-Ottimo, allora iniziamo a creare undici dosi di Ampolle d'Olio- disse il bardo mentre iniziava a realizzare le sostanze con le risorse che aveva nell'inventario.
-Devo intuire che hai qualcosa in mente- sorrise Camilla.
-Yessa!- esclamò Niccolò esponendo poi il piano -Inizialmente colpiremo i sei combattenti con le Ampolle d'Olio così Camilla inizierà a colpirli con dei Dardi di Fuoco; grazie all'olio il fuoco farà più danno e bloccherà i troll per qualche secondo. Continueremo così fin quando i sei combattenti non saranno sconfitti poi ci divideremo e faremo fuori gli arcieri-
-Avrò quindi bisogno di una difesa…- pensò la maga ad alta voce -Allora nel mentre Riccardo ci difenderà dalle frecce degli arcieri e tu, Lorenzo ed Alessandro vi occuperete dei combattenti che potrebbero avvicinarsi troppo a me-
-Mi sembra perfetto- approvò il bardo mentre lui e il chierico finivano di preparare le Ampolle d'Olio. Terminata la preparazione delle sostanze i ragazzi uscirono allo scoperto e scagliarono contro i troll combattenti gli oggetti preparati da Niccolò e Riccardo. Non appena colpiti, i mostri localizzarono i ragazzi e si avvicinarono pronti a combattere; allora i cinque si prepararono al contrattacco: Camilla iniziò a scagliare i suoi dardi di fuoco contro i troll dandogli fuoco e stunnandoli, Riccardo proteggeva la ragazza dalle frecce utilizzando i suoi incantesimi mentre Lorenzo, Alessandro e Niccolò cercavano di impedire ai troll combattenti di avvicinarsi troppo ai compagni. Non appena le prime sei creature furono sconfitte i ragazzi si ritirarono dietro alle rocce per sottrarsi alle frecce dei cinque sopravvissuti.
-Come siete messi voi tre?- domandò Riccardo ai tre ragazzi che avevano ancora le armi fiammeggianti grazie al buff di Lorenzo.
-Siamo tutti a meno di metà vita… Quei troll menano come fabbri…- rispose Alessandro con la voce affaticata mentre le frecce continuavano a cozzare contro la roccia.
-Ora come agiamo?- domandò Camilla rivolgendosi a Niccolò che respirava profondamente mentre si stringeva il fianco destro con la mano -Ottima domanda amica mia…- cercò di sorridere -Lasciatemi riflettere qualche secondo…-
Lorenzo intanto, mentre il suo braccio sinistro continuava a grondare sangue a causa di profonde ferite, si affacciò da dietro la roccia e vide che i troll continuavano a scagliare le loro frecce nonostante continuassero a colpire la roccia.
-Quei troll sono stupidi come le rocce che colpiscono- commentò poi abbandonandosi contro la pietra per riposarsi un attimo.
-Abbiamo ancora delle ampolle, non possiamo utilizzarle?- domandò Riccardo rivolgendosi al bardo.
-Beh potrebbero tornarci sicuramente utile… Anzi… Ho un'idea- iniziò a rispondere Niccolò -Colpiremo gli arcieri con le ampolle, Camilla utilizzerà di nuovo i dardi e, mentre saranno bloccati dalle fiamme, Ale, Lore ed io li attaccheremo-
-Ma avete pochissimi HP! Dobbiamo trovare un altro modo!- urlò subito la ragazza seria.
-Ci cureremo, abbiamo ancora abbastanza pozioni- rispose Alessandro mentre estraeva dall'inventario tre pozioni di cura. Dopo che i tre ragazzi le ebbero bevute, avuto il consenso di Camilla e di Riccardo, il piano prese azione.

Il vento soffiava forte contro la facciata principale della scuola di Berthyn. Le finestre lasciate aperte del primo piano lasciavano entrare quelle fredde folate sollevando nuvole di gesso, portando a spasso fogli per i corridoi e sfogliando i libri dei ragazzi che provavano a studiare dentro le aule vuote.
-Kralen! Vai a chiudere le finestre di sopra! Ci manca solo di avere la neve dentro la scuola!- urlò Lesen all'amico quando, uscita da una stanza, vide nei corridoi studenti che cercavano di ripararsi da quelle folate.
-Sono già sù!- rispose il ragazzo urlando mentre lottava contro il vento per chiudere le finestre. Dopodiché percorse le scale e raggiunse la ragazza -Che tempo che c'è la fuori… Si capisce che l'inverno è alle porte…-
-Già… A breve festeggeremo il secondo natale all'interno di questo mondo- rispose la ragazza guardando il cielo fuori riempirsi di nubi gravide di neve.
-Massì dai… Potrebbe anche essere l'ultimo per quello che ne sappiamo- sorrise Kralen cercando di consolare l'amica palesemente intristita.
Lesen alzò lo sguardo specchiandosi negli occhi del ragazzo e ricambiò il sorriso.
-A proposito…- il ragazzo aprì l'inventario e ne estrasse un piccolo rotolo di pergamena -Ho ricevuto questo messaggio da Salazar-
-Una pergamena? Perché non ti ha inviato un semplice messaggio?-
-Ha paura che Zarathustra possa controllare i suoi messaggi e quindi abbiamo iniziato ad utilizzare questo metodo. Comunque dice che ormai possiamo iniziare l'esplorazione dell'ultimo dungeon del piano 49… Dovrebbe essere quello che nasconde la prossima boss-fight quindi dovremo prestare particolare attenzione, soprattutto data l'assenza della gilda Vitriol-
-Mineritt e Orpheus quindi non hanno ancora fatto sapere nulla nemmeno a voi?- domandò la voce di Noah mentre il ragazzo compariva dall'entrata principale coperto ormai da qualche centimetro di neve.
-Noah! Come mai sei qui?- domandò Kralen non appena vide il bardo.
-Ho ricevuto anche io il messaggio di Salazar e pensavo di raggiungere subito voi dato che siete gli unici della seconda linea in questa scuola- rispose il ragazzo mentre sbatteva via la neve dagli abiti.
-Capisco… No comunque neanche a noi sono arrivati messaggi da Orpheus e dagli altri…- riprese a dire Kralen -Però Salazar vuole tenere fede alle parole della gilda Vitriol e quindi vuole comunque esplorare il dungeon anche senza di loro-
-Allora ci converrà raggiungere la sede della gilda del Sangue di Drago il prima possibile- propose Lesen.
-Già ma il problema è questo tempo… Se la neve dovesse continuare anche l'esplorazione di quel dungeon potrebbe diventare più difficile del previsto…- osservò il bardo cercando di distinguerà la città dietro quella che era diventata una tempesta di neve -A guardare bene credo che sia proprio impossibile dirigersi verso quel dungeon… Potrebbe essere difficile anche semplicemente uscire di qui…-
-È strano però… Una tempesta di neve simile non c'è mai stata…- disse il combattente mentre osservava fuori dalla finestra appiattirsi tutto dietro un velo bianco e impenetrabile con la vista.

Quando anche l'ultimo dei troll cadde a terra senza più HP i ragazzi riposero le proprie armi e si avvicinarono a quell'immensa porta in pietra ricoperta qua e là da chiazze di muschio di colore smeraldino. Analizzarono la porta e subito si accorsero che sulla pietra era incisa l'immagine di un immenso albero che con i suoi rami toccavano dieci sfere ognuna delle quali conteneva dei simboli. 
-Ehi… Ho già visto questa immagine- esclamò Riccardo -In Fullmetal Alchemist è presente sulla porta della verità-
Niccolò osservò meglio l'immagine e si accorse che l'amico aveva ragione -Giusto!  È l'albero della vita all'interno della cabala-
-Io di albero della vita ho in mente solo quello di Klimt- commentò Camilla rievocando gli ori del suo artista preferito.
-L'albero della vita nella cabala rappresenta l'universo stesso e le leggi che lo governano- iniziò a spiegare Lorenzo -Le dieci sfere si chiamano Sephiroth e sono quasi sicuro che quei simboli sono la trascrizione dei loro nomi con un alfabeto di questo mondo-
-Bello eh… Ma non sarebbe meglio proseguire? Non so voi ma mi sembra che la temperatura si stia abbassando e non vorrei che a breve qui si ghiacci tutto- rispose sarcasticamente Alessandro avvicinandosi alla porta per aprirla accorgendosi da subito che ogni sforzo era vano.
-Credo ci sia un qualche meccanismo da attivare per aprirla- osservò Riccardo ispezionando il portone.
-Grazie Capitan Ovvio- sbuffò il barbaro mentre seguiva il chierico nella ricerca di un qualcosa.
-Nico riesci a tradurre le scritte nelle varie Sephiroth?- domandò Lorenzo guardando l'amico.
-Beh… Sì… Avrò bisogno di qualche minuto però…- rispose il bardo mentre estraeva dall'inventario un foglio di pergamena e iniziava a scrivere con l'Artiglio.
-Non vorrei metterti ansia eh… ma ti ricordo che i nemici respownano e non vorrei ritrovarmi a combattere nuovamente con quei maledetti troll- ridacchiò Alessandro passando accanto a Niccolò che rispose alle provocazioni dell'amico con un risolino. Dopo circa quattro minuti Niccolò porse la pergamena a Lorenzo -Dovrei aver fatto spero…-
Lorenzo diede un'occhiata rapida a ciò che l'amico aveva tradotto e, dopo poco, domandò -Sei sicuro della traduzione?-
-Quasi al 200%-
-Bene, allora so come aprire la porta- sorrise Lorenzo -La Sephiroth della Misericordia e quella della Giustizia sono invertite di posizione, dobbiamo scambiarle-
-Perfetto… E come facciamo a scambiarle?- domandò Riccardo osservando che i disegni indicati dall'amico erano ad almeno dieci metri d'altezza e, per di più, incisi nella pietra.
-Beh, siamo in un videogioco no?- riprese a dire il monaco -Camilla prova a colpire la Sephiroth con sopra scritto "Misericordia" con un incantesimo qualsiasi-
Camilla fece un cenno in direzione dell'amico e eseguì l'indicazione; subito il cerchio colpito iniziò a brillare di una luce violetta.
-Molto bene, ora colpisci l'altra- disse Lorenzo sorridente. Colpita la seconda Sephiroth entrambe si illuminarono prima di viola e poi di bianco scambiandosi tra loro. La porta iniziò allora a tremare e ad aprirsi rivelando alle sue spalle una grotta con delle scale che portavano nell'oscurità.
-Grandissimo Lore!- esclamò Niccolò dando una pacca sulla spalla all'amico -Ora procediamo-
I ragazzi seguirono le scale finché non arrivarono in una stanza circolare tutta piastrellata di rocce che formavano dei cerchi concentrici; ai lati della stanza si trovavano de resti di colonne alle quali erano appese delle fiaccole che illuminavano tutta l'area e, diametralmente opposte rispetto ai ragazzi, altre scale che procedevano in profondità fino ad una grotta la cui soglia era segnata da un arco in pietra.
-Chissà perché ma quell'arco mi ricorda l'ingresso per una bossfight- osservò il chierico mentre si sedeva sopra ad un cumulo di macerie.
-Mmm… Qua le cose continuano a farsi più complicate…- disse Niccolò mentre si fermava poggiando le mani sul bastone da passeggio.
-Cosa intendi dire?- domandò Camilla mentre beveva una pozione per ricaricare il suo mana.
-Innanzitutto questo dungeon è particolarmente complesso a livello di difficoltà poi avere una bossfight al di fuori del normale avanzamento dei piani è strano e per di più anche l'enigma di prima era particolarmente inaccessibile…- analizzò Niccolò.
-Infatti se nessuno di noi avesse conosciuto la cabala non ce l'avremmo mai fatta a passare…- confermò Lorenzo continuando la riflessione dell'amico.
-Probabilmente vogliono far demordere chiunque si avventuri all'interno di questi dungeon…- commentò Alessandro dopo aver ascoltato gli amici e aver ripensato a ciò che avevano passato da quando erano "entrati" nel Cuore della Foresta.
-Bah… A questo punto è meglio prepararci a combattere la bossfight- propose Camilla mentre si poggiava lo scettro sulle spalle e prendendo dall'inventario qualcosa da mangiare.

La tempesta di neve continuava a cadere su ogni piano furiosa come mai si era vista. Feril osservava quel velo bianco che si spandeva davanti a lui mentre riorganizzava il suo inventario.
-Salazar e Tempesta dicono che saremo bloccati qui fino a quando la tempesta non passerà- disse Arcoas entrando nella stanza del barbaro.
-Ah… Dovremo rimandare l'esplorazione di quel dungeon a questo punto…- sospirò Feril guardando la ragazza -Ma Salazar e Tempesta dove sono?-
-Sono di sotto nella sala delle riunioni; poco fa è arrivato Orias e avevano bisogno di parlargli- rispose la ladra mentre Floren svolazzava qua e là per la stanza posandosi sui mobile, becchettando i fiori nei vasi e simili.
-Orias? Come mai è qui?-
-Beh… Da quando Orpheus è tornato Orias ha iniziato a cercare gli altri membri dei Cinque che ormai sono dati per dispersi…- spiegò la ragazza prendendo una sedia dalla scrivania.
-Giusto… Quei Cinque giocatori… Scusa ma a farne parte sono Orias, Noah… poi ci sono i due amici dell'altro consapevole e un quinto di cui non sappiamo ancora niente…- contò Feril capendo che Orias stava cercando i due ragazzi per trovare anche Ashel.
-Già… Da quello che Orias mi ha raccontato si tratta di un'altra ragazza… ma non ha mai detto null'altro…-
-Mmm… Vabbè sui due amici del ladro ha notizie?- 
-Puoi chiederlo direttamente a me- sbuffò Orias entrando nella stanza di Feril, seguito da Tempesta e Salazar.
-Non sarebbe stato meglio chiamarci giù nella sala? Sapete com'è: questa stanza non è troppo larga- osservò il barbaro facendo notare a tutti che la stanza era forse troppo piena.
Orias sbuffò con più forza rispetto a poco prima -Comunque ne Phones ne River mi hanno risposto… Minimo quei due si stanno godendo un po' di tempo insieme…- e concluse quell'osservazione carica di supponenza con un semplice -Vigliacchi-
-Orias non esagerare- sorrise Salazar -Hanno sempre combattuto con grande coraggio non mi sembra giusto chiamarli "vigliacchi"-
-Sono spariti dalla prima linea quando le cose cominciavano a farsi più complesse! Lo stesso vale per quei due della gilda Vitriol! Anche Orpheus avrebbe meritato di ricevere questo aggettivo se non avesse macchinato nell'ombra fino al momento in cui è tornato- continuò a dire il paladino stringendo con la mano destra l'impugnatura della spada una volta appartenuta a Linton.
-Ormai è inutile pensarci- disse Tempesta a voce alta -Dobbiamo valutare piuttosto come affrontare questa tempesta… Probabilmente il dungeon del piano 49 risentirà di questo clima e dovremo…- ma in quel momento, mentre guardava fuori dalla finestra, Tempesta si accorse di una sagoma scura che camminava in mezzo alla bufera verso la sede -Chi cazzo è quel pazzo là fuori- esclamò poi a gran voce il combattente. Tutti e cinque i ragazzi corsero giù dalle scale e aprirono il portone facendo percorrere le sale del palazzo con una forza talmente spaventosa da far indietreggiare di un passo Salazar mentre Floren si nascondeva sotto al mantello della padrona.
-Ehi tu! Sbrigati a venire dentro!- urlarono all'unisono Feril e Arcoas ma la sagoma dopo altri due passi cadde nella neve a una quindicina di metri dall'ingresso. Feril, Orias e Tempesta si lanciarono subito verso il giocatore per soccorrerlo e trascinarlo dentro al palazzo. Il barbaro e il guerriero, cercando di coprirsi e di ripararsi dalla neve, presero le braccia del giovane caduto a terra e se le passarono dietro ai colli per trasportarlo mentre il paladino cercava di far da scudo umano contro il maltempo. Non appena furono al di là della soglia Salazar e Arcoas chiusero il portone e, adagiato il corpo a terra, distinsero il volto di Ziopio.

-Ok siamo pronti?- domandò Niccolò guardando gli amici ad uno ad uno e, vedendo che questi annuivano con sicurezza, si avviò giù per le scale prendendo in mano la falce. I ragazzi varcarono insieme l'arco in pietra e si ritrovarono all'interno di una grotta completamente rivestita da pietra al centro della quale si trovava una donna con indosso una tunica bianca, candida, abbellita qua e là da ricami argentei e piccoli cristalli che abbellivano la veste vaporosa; il volto di lei era coperto da un velo bianco sopra il quale era poggiato un diadema di cristallo, l'unica cosa che si poteva intravedere era il sorriso di una faccia pallida. I piedi della donna erano nudi e i ragazzi si accorsero che si stava formando del ghiaccio sulla roccia su cui erano poggiati.
-Che ragazza adorabile… Potrei provarci con lei…- sorrise Lorenzo palesemente spaventato da quella figura.
-Non eri fidanzato?- deglutì Niccolò mentre il sudore iniziava a bagnargli la fronte.
-Già ma se ci provo mi uccide la Sofia se non ci provo mi ucciderà sicuramente la ragazza delle nevi- ridacchiò il monaco.
L'aria si fece ancora più fredda e la ragazza aprì le braccia rivelando che in esse stringeva due spade bianche intorno a cui si avvolgevano sbuffi di aria fredda. In quello stesso momento comparve il nome del boss "Crigal, carceriere dell'Antico" e, con esso, 10 barre vita.

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Capitolo 44
*** Vincoli ***


I ragazzi impugnavano saldamente le armi ma Crigal, allargando le braccia con un ampio gesto, generò una potente raffica di vento gelido che fece indietreggiare tutti i ragazzi. L'unico a non indietreggiare fu Alessandro che si coprì poggiando il manico dell'ascia bipenne a terra ma, in quello stesso istante, la ragazza fece un salto incredibilmente lungo e, arrivando difronte, al barbaro iniziò a colpire l'arma con una serie di 4 fendendo incredibilmente rapidi.
-Ale!- Urlò Niccolò spaventato non sapendo se la difesa dell'amico avrebbe retto quella serie di colpi.
-Non preoccupatevi!- rispose l'amico -Sono il tank di questo gruppo quindi, mentre io la distraggo, voi cercate di colpirla!-
I ragazzi non si fecero ripetere due volte la frase: Camilla e Riccardo rimasero nelle retrovie per supportare il resto del gruppo mentre Lorenzo e Niccolò si lanciarono all'attacco. Il primo a raggiungere Crigal fu il monaco che la colpì al fianco con un pugno infuocato scaraventandola dall'altra parte della stanza e togliendole 1/4 della prima barra di vita.
-Spaventosa ma piuttosto fragile- osservò Lorenzo mentre guardava il boss rialzarsi dall'altra parte della stanza. Ma la ragazza, rapida come il vento, arrivò subito difronte al monaco e gli piantò le due spade dritte nel petto togliendogli 1/4 di HP. Niccolò e Alessandro colti alla sprovvista risposero all'attacco colpendo il boss per allontanarla dall'amico che aveva iniziato a macchiare il pavimento col suo sangue.
-Porca troia Lore! Vieni subito qui!- strillò a gran voce Camilla mentre cercava di colpire Crigal con delle sfere di magia arcana. Lorenzo iniziò ad arrancare verso gli altri due compagni approfittando della copertura che gli offrivano la maga, il barbaro e il bardo.
-Maremma se è tosta la ragazza- sbuffò il monaco mentre Riccardo gli curava le ferite.
-È incredibilmente veloce, è quello che frega…- commentò il chierico -E per di più fa un sacco di danni… Questi dungeon sono stati creati proprio per essere mortali-
In quegli stessi istanti la boss continuava a menare fendenti sul barbaro e sul bardo che a stento riuscivano a pararli con le rispettive armi.
-Hai in mente un modo per scavarci da questa situazione di merda?- domandò Alessandro a Niccolò.
-Sinceramente…- in quel momento Crigal colpì direttamente il bardo alla spalla togliendogli 1/4 di vita costringendolo a rinculare -Maremma boia! Questa me la paghi- si lamentò poi stringendosi la spalla ferita.
-Ci diamo il cambio amico mio?- chiese Lorenzo affiancandosi all'amico dopo che Riccardo ebbe terminato di curarlo.
-Ah no- sospirò lui - non ho bisogno di cure… Posso ancora reggere un po' di danni- e dotto questo si lanciò addosso alla ragazza che stava assaltando il barbaro colpendola poco prima che essa potesse affondare le spade nella carne amica. 
-Non dovresti esagerare!- Urlò Camilla alle spalle dei tre ragazzi rivolgendosi al bardo.
-Suvvia! Manca poco e scende a meno di metà vita!- rispose lui -Ancora pochi colpi e giuro che mi faccio curare!-
A quella frase seguirono alcuni secondi in cui Alessandro, Lorenzo e Niccolò parvero invincibili. Avevano ormai imparato il move-set del boss e quindi si erano susciti a coordinare in maniera perfetta. Le lame di Crigal non riuscirono più a sfiorare i tre perché, non appena si avvicinavano, erano subito respinte, scacciate da colpi di falce o di ascia mentre il monaco continuavano a colpire con furia la donna. Ormai ce l'avevano fatta, la sesta barra di vita del boss si era esaurita ma fu proprio in quel momento che la donna eseguì un grande balzo all'indietro per poi alzarsi a mezz'aria; un turbine d'aria la avvolse nascondendola quasi del tutto.
-Mo mi sa che so cazzi…- disse lentamente Lorenzo.
Il turbine svanì e, da esso, comparì la donna sempre incredibilmente pallida ma con i capelli sciolti nell'aria rossi come il tramonto e quella contrapposizione di colori si rifletteva nei due occhi della ragazza le cui iridi erano diventate azzurra la sinistra e rossa la destra; da essa iniziò a levarsi non più, solo, un vento freddo ma anche un vento assurdamente caldo; le due spade brillavano di due bianchi diversi: uno richiamava il gelo della neve mentre l'altro un tizzone incandescente su cui si è soffiato a lungo per aumentarne il calore. 
-Ribadisco il concetto- riprese a dire il monaco -mo so cazzi-

-Si è ripreso?- domandò Arcoas a Salazar.
-È guarito del tutto ma, senza un chierico, la sua ripresa potrebbe essere lunga…- rispose il mago seduto accanto a Ziopio, steso su un divanetto presente nella sala principale.
-Bah… È un guerriero… Non ha sicuramente la stessa rigenerazione di un barbaro o di un paladino ma dovrebbe essere sicuramente più rapida di quella delle altre classi…- commentò Orias mentre osservava il volto del combattente divenuto pallido a causa delle basse temperature in cui si era immerso.
Dopo qualche minuto Roberto aprì gli occhi e iniziò a borbottare -D-dove sono… Ha un'a-aria così famili-liare…- 
-Ziopio ti sei ripreso!- esclamò Arcoas richiamando con la sua voce l'attenzione di Salazar e Orias che si erano messi a chiacchierare tra loro.
-M-ma… Tu sei la ladra con il falco…  E questa…- continuò a dire Roberto facendo vagare lo sguardo per l'ampia sala -Questa… È la gilda del Sangue di Drago…-
-Vedo che ti ricordi ancora di noi- sorrise Salazar avvicinandosi al divano.
Allora il guerriero cercò di rimettersi in piedi -Ah… Salazar sei tu…- 
-Ehi, ehi… Cerca di stare steso, non ti sei ancora ripreso del tutto- intervenì subito il mago cercando di trattenere il ragazzo dal rialzarsi. In quello stesso istante Roberto chinò leggermente la testa e scorse così il paladino in piedi alle spalle del mago -Orias?- domandò il guerriero con un filo di voce -Cosa ci fa qui?-
-Wow… Non ci siamo ancora ripresi del tutto e sei già così simpatici?- ironizzò il paladino e, sbuffando, diede le spalle al ragazzo che si era appena ripreso.
-Allora, cosa ci fai qui?- Domandò Salazar dopo aver bisbigliato qualcosa all'orecchio di Arcoas che, subito dopo, si era allontanata dai tre.
-Vi spiego- iniziò a parlare il guerriero molto lentamente -Tempo fa io e Langley ci siamo separati da Ashel… Abbiamo vagato per i vari piani svolgendo quest line, missioni per guadagnare un po' di soldi ma sempre cercando di tenere d'occhio il nostro amico… Ma poi abbiamo incontrato diverse voci: abbiamo sentito che Orpheus ha ucciso Linton, che Zarathustra è diventato Generale, che la vostra gilda si è praticamente smantellata, che Feril è fuggito e che, sempre Orpheus, è diventato un fuggitivo… Quando abbiamo scoperto tutte questo abbiamo deciso di tornare indietro… Certo ritrovare Ashel è nostra ferma decisione ma abbiamo anche capito che dobbiamo dare una mano per sistemare questa situazione…-
-È molto nobile da parte vostra- disse Feril comparendo da una stanza insieme a Arcoas che portava un vassoio e a Tempesta sulla spalla del quale era poggiato Floren.
-Feril… Sporco assassino cosa ci fai qui?!- domano furente Roberto alzandosi parzialmente con il busto.
-Wow… Veramente simpatico…- commentò il barbaro mentre Orias gli fece eco -Guarda siamo piuttosto d'accordo-
-Non ti preoccupare; tempo fa Orpheus ha liberato Feril e da allora è diventato un nostro alleato- spiegò Arcoas mentre porgeva al guerriero il vassoio su cui si trovavano una scodella di zuppa calda, un cucchiaio, un bicchiere d'acqua e pagnotta morbida.
-Feril dalla nostra parte? Non mi fiderò mai di te- commentò serio mentre iniziava a prendere una cucchiaiata di zuppa.
-Beh questo dovrei dirlo io del tuo amico Ashel- sorrise il barbaro iniziando a prendere delle sedie per far sedere tutti gli altri.
-Cosa vorresti dire?- domandò Roberto.
-Beh, tempo fa, quando ero ancora in cella, il tuo caro amico è venuto a farmi visita, voleva delle informazioni e promise di liberarmi in cambio di quelle invece si è limitato ad avvelenarmi…- raccontò Feril mettendosi a sedere.
Roberto smise per un attimo di mangiare ma non disse niente, dopo qualche secondo riprese a mangiare come se non sapesse come commentare quella storiella.
-Cerchiamo di non rimuginare troppo sul passato- propose Tempesta -Hai detto di essere in viaggio con Langley ma lei, ora, dove si trova?-
-L'ho lasciata nella prima città di questo piano, con la bufera era troppo pericoloso per lei uscire quindi sono venuto io-
-Capisco- commentò Salazar -A questo punto, non appena cesserà la bufera la andremo a riprendere e poi… Poi voi cosa avreste intenzione di fare?-
-Vorremmo raggiungere Orpheus e gli altri… Almeno per scusarci-

Lo scontro si era fatto incredibilmente complesso: Crigal, da quando era entrata nella seconda fase, aveva cambiato totalmente il move-set divenendo praticamente illeggibile e, per di più, si muoveva sospesa a qualche centimetro dal pavimento, come se volasse; i ragazzi cercavano di parare i colpi ma spesso la ragazza interrompeva i suoi affondi a qualche centimetro dai ragazzi e allora generava una folata che rompeva le loro guardie rendendoli scoperti ai fendenti successivi. La vita del boss era calata solo di un'altra barra mentre il mana di Riccardo si era quasi esaurito rendendo quasi impossibili le cure mediante incantesimo; le pozioni le avevano quasi esaurite rendendo la situazione ancora più pericolosa.
-La vedo veramente difficile- osservò Lorenzo col fiatone. 
-Non distraetevi!- urlò Camilla alle loro spalle mentre generava un muro di fuoco per interrompere l'ennesimo affondo della donna.
-Presa maledetta!- gridò Alessandro menando un fendente verticale che tolse 1/4 della quarta barra al boss. Crigal subito si rialzò e, compiendo un giro della morte volteggiando, arrivò alle spalle del barbaro pronta a infilzarlo nella schiena.
-Ah no! Una volta ci caschiamo ma poi basta!- sorrise Nicolò creando alle spalle del compagno uno scudo di Oscurità. Le due spade cozzarono sulla barriera emettendo scintille blu e rosse.
-Vai Ale!- urlò poi il bardo.
In quel momento il barbaro piroettò stringendo il manico dell'ascia bipenne e colpendo al fianco sinistro la ragazza con una forza spaventosa che la scaraventò contro una parete della stanza togliendole il resto della quarta barra.
-Daje che ce la facciamo!- esultò Riccardo illuminato da una delle sfere che Camilla stava scagliando contro Crigal.
-Mmm… Abbiamo avuto solo fortuna questa volta…- commentò Niccolò preoccupato.
La palla di energia arcana che stava per colpire il boss venne tagliata in due da un fendente della spada incandescente e subito lei balzò verso la maga e in chierico sollevando una folata di vento che ruppe nuovamente le loro guardie e si avventò contro Camilla pronta a colpirla con un doppio fendente ma, prontamente, Riccardo si mise in mezzo proteggendo la ragazza seppur lo portò a pardere 1/3 dei suoi HP.
-Riccardo!- strillò la ragazza quando aprì gli occhi vedendo il ragazzo infilzato dalle due spade.
-Non ti preoccupare! Ho un piano!- sorrise il ragazzo mentre un rivolo di sangue sgorgava dalla sua bocca, in quel momento il chierico strinse con la mano destra l'elsa della spada gelida e allora fece suonare tre volte la campana che impugnava nella mano sinistra e, in quel momento, un'incredibile bagliore fece indietreggiare brutalmente il boss; nell'impatto lei allentò la presa sulla spada che Riccardo riuscì a sottrarle. Il chierico cadde a terra con in mano l'arma nemica, con ormai solo 1/4 degli HP e con i punti mana esauriti. 
-Riccardo prendi al volo!- urlò Lorenzo lanciando all'amico una pozione di cura.
-Sei stato un grande!- disse Niccolò avvicinandosi all'amico ferito insieme ad Alessandro pronti a difendere lui e la maga.
-Ora vi difendiamo noi adesso, non preoccupatevi- commentò il barbaro -Comunque, Riccardo: sei un figo!-
Il chierico sorrise agli amici e bevve la pozione mentre Lorenzo teneva a bada il boss divenuto molto più semplice grazie alla perdita dell'arma. 
Camilla guardò in volto il ragazzo e capì quanto aveva fatto per lei, non solo in quel momento ma anche lungo quella impervia avventura, in ogni istante lui c'era sempre mentre teiera scomparsa così tante volte… Ma lui no… C'era sempre… La maga allora lo guardò, non appena egli ebbe esaurito la pozione, gli toccò la spalla e, guardandolo prima negli occhi, lo baciò teneramente. Riccardo non capì più nulla, non temeva più nulla si sentì come sollevato da un abbraccio inesprimibile.
-Ma ti sembra che noi rischiamo la vita e 'sti due si baciano?- mugugnò Alessandro ghignate.
-Suvvia!- sorrise Niccolò -Finalmente si sono ritrovati-
-Bello tutto; eh? Frasi commoventi sicuramente… Ma qualcuno può venire a darmi una mano?!- urlò Lorenzo mentre schivava un colpo dopo l'altro. Seguirono a quelle scene altri fendenti, altre scintille ma l'esito fu quello che tutti speravano dal primo secondo; un ultimo pugno di Lorenzo pose fine allo scontro e, mentre Crigal si dissolveva, anche le sue due spade subirono la stessa sorte così davanti a Lorenzo comparve il premio della boss-fight "Spade della Bora e dello Scirocco".
Ci fu qualche attimo di smarrimento a seguito della vittoria finché i cinque ragazzi non si furono riuniti.
-Beh… Uff… Ce l'abbiamo fatta…- sospirò Alessandro mettendosi a sedere per terra.
-Ce l'abbiamo fatta e ce l'hanno fatta- bisbigliò Lorenzo con fare sibillino a Niccolò alludendo ai due ragazzi che ora restavano lì, abbracciati a guardare gli amici.
-Piuttosto che tirare frecciatine non potresti leggere la descrizione dell'arma che hai ottenuto?- sorrise il bardo.
-Uff… Che noioso… Allora:
"Spade della Bora e dello Scirocco,
questa spade, plasmate a partire da una scintilla, da una goccia e da un soffio furono donate a Ecal, il primo carceriere di Greog, uno dei quattro Arconti sopravvissuti al Glorioso Genocidio.
Per controllare uno dei quattro elementi naturali bisogna opporgli gli altri tre"
Maremma… "Glorioso Genocidio" è un'espressione durissima!- commentò il monaco dopo aver letto la descrizione dell'oggetto.
-Già… Sono due termini quasi ossimorici…- osservò Niccolò ripensando a quelle parole che gravavano come macigni.
-Certo è qualcosa di pesante ma… Greog sappiamo che è uno degli Arconti, uno dei quattro programmatori che si sono ribellati a questo gioco… eppure chi è questo Ecal? Non ne abbiamo mai sentito parlare…- disse Riccardo ragionando ad alta voce mentre continuava a stringere tra le braccia Camilla.
-Beh giusto… È stato il primo "Carceriere" termine utilizzato anche per Crigal… Possiamo pensare che la seconda sia discendente del primo…- propose Lorenzo.
-E la parte relativa alla scintilla, alla goccia e al soffio?- chiese Alessandro.
-Secondo me è collegabile all'ultima parte della descrizione- iniziò ad interpretare Niccolò -abbiamo quattro elementi naturali, aria, acqua, fuoco e terra; per governare uno di essi abbiamo bisogno degli altri tre quindi se volessimo controllare la terra avremmo bisogno del fuoco, dell'acqua e dell'aria-
-La scintilla è il fuoco, la goccia l'acqua e il soffio l'aria- desse Camilla cercando di anticipare i pensieri del bardo.
-Esatto!- confermò lui toccandosi il naso e indicando la ragazza -Infatti quei tre elementi potevamo rivederli anche nella boss-fight: il vento caldo e il vento freddo-
-Quindi se volessimo potremmo dire che l'elemento dominante di Crigal era l'aria- aggiunse il monaco.
-Volete dire che più avanti troveremo…- iniziò a dire Alessandro volgendosi verso delle scale che scendevano ancora più in profondità.
-Già… Dovremmo trovare Greog…- concluse Camilla.

L'ultima stanza di quel dungeon non era particolarmente grande ma incredibilmente luminosa. La grotta aveva la forma di una semisfera sulla sommità della quale brillavano dei funghi dorati che illuminavano il tutto con una luce identica a quella solare; oltre al muschio che copriva parte delle pareti il pavimento era coperto completamente da dei ciuffi d'erba nei quali si confondevano piccoli insetti e fiori dai mille colori. Al centro di quel prato incredibilmente bucolico svettava un'immenso albero le cui fronde erano animate da un vento inesistente.
-Scommetto un piatto di lampredotto che la corteccia dell'albero è un volto- disse Lorenzo pregustando già il piatto dato dalla vittoria. Quando i ragazzi si furono portati a meno di 5 metri dall'albero due immensi occhi rossi si spalancarono tra i rami e iniziarono a fissare i giovani.
-Con chi avevi fatto la scommessa?- domandò Alessandro punzecchiando il monaco.
-Avventurieri che siete giunti al mio cospetto- iniziò a dire una voce che si muoveva direttamente dalle fronde -Io sono Greog l'Arconte che governa la Terra. io e la mia razza siamo stati distrutti secoli fa a seguito di una grande guerra condotta con voi uomini… io sono uno dei pochi sopravvissuti insieme a tre miei fratelli e alla grande traditrice… Non so cosa cercate all'interno di questa mia prigione ma purtroppo io miei poteri sono stati vincolati da colui che istruì… Vincolato da colui che tradì il suo maestro e finché lui sarà in vita… ogni mio potere giacerà qui rinchiuso- e dopo aver proferito queste parole le fronde si fermarono ma gli occhi non scomparvero. I ragazzi provarono più volte a parlare con l'Arconte ma i dialoghi seguenti furono solo silenzi.
-Una sola striscia di dialogo?- domandò Riccardo che sembrava indispettito dalla cosa.
-Mmm… Ho un timore…- iniziò a dire Camilla.
-Che tipo di timore?- chiese il bardo mentre perlustrava l'albero accompagnando i suoi passi col bastone da passeggio.
-Vi ricordate lo scontro contro Linton?- iniziò a dire la ragazza con immensa premura -Vi ricordate che i suoi dialoghi erano preimpostati a causa della maschera? Non potrebbe essere così anche per il programmatore che è rinchiuso qui dentro?-
Niccolò allora si accorse di una cosa: dopo che l'amica ebbe proferito quelle parole gli occhi dell'albero si erano spalancati e alcune fronde avevano iniziato a vibrare -Camilla ha ragione!- esclamò allora il ragazzo -La persona rinchiusa in questo Greog ha solo parzialmente il controllo del suo nuovo corpo… Ho ragione Greog?-
Dopo quella domanda le pupille dell'arconte iniziarono a muoversi dall'alto verso il basso alludendo ad un probabile sì.
-Wow- esclamò Alessandro -Ma come facciamo a liberarlo da questi vincoli?-
-Probabilmente dovremo fare quello che dice il gioco, ossia uccidere i suo allievo che l'ha tradito- osservò Riccardo destando nell'Arconte un altro gesto di conferma uguale al precedente.
-Perfetto… Allora Greog non ti preoccupare! Ci occuperemo noi di liberare te e gli altri programmatori!- disse Niccolò porgendo verso l'albero la mano e, in quel momento, un ramo gli si avvicinò per farsi stringere dalla mano. Quel gesto dovette costare una fatica immensa al programmatore celato dietro all'Arconte perché, al termine del patto così siglato, il ramo si ritirò come un'elastico teso a cui viene sottratta la forza che lo tratteneva.
-Oggi è la fiera della belle parole, lo abbiamo capito- iniziò a dire Lorenzo -Ma noi come usciamo da questo posto?-
Allora Greog indicò con le proprie pupille un simbolo inciso su una parete. I ragazzi si avvicinarono a attivarono il simbolo con i comandi; così facendo, una luce li avvolse costringendoli a chiudere gli occhi e, non appena li riaprirono, si ritrovarono all'interno della biblioteca-mausoleo davanti agli occhi stupiti di Kubasa.

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Capitolo 45
*** Ritorni ***


La neve che ormai da mezza giornata aveva iniziato a ricoprire i vari piani di quel mondo iniziava anche a cadere all'interno della biblioteca-mausoleo. Vicino alle scale un piccolo cumulo di neve iniziava a sciogliersi mentre qualche fiocco danzava tra i libri scortato dal vento. Kubasa aveva da poco terminato di riordinare i libri quando il portale verde, in cui in precedenza era entrata la gilda Vitriol, si riaprì e di lì ne uscirono i cinque ragazzi stremati. Kubasa allarmato li raggiunse e gli diede una mano a raggiungere le rispettive camere per riposare e far si che si riprendessero. Dopo qualche ora Lorenzo uscì dalla sua stanza e si sedette su una poltrona.
-Ti sei ripreso Hamlaf?- domandò Kubasa avvicinandosi al monaco.
-Diciamo di sì…- sospirò il ragazzo -È stata un'esplorazione assurda e siamo tutti stravolti…-
-Mmm… E cos'è successo in quel… dungeon?- riprese il ragazzo.
-Beh, ne volevamo parlare insieme agli altri ma, mentre gli altri si riprendono, posso raccontarti per bene quello che è successo- e così Lorenzo in maniera molto pacata iniziò a raccontare tutto: descrisse l'ambiente, come avevano sconfitto i troll e raccontò tutto quello che avevano scoperto di Crigal e dell'incontro quasi totalmente infruttuoso con il programmatore rinchiuso nell'Arconte. Il ragazzo in piedi ascoltava la storia cercando di tenere a mente tutto, senza lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio finché una parola non lo colpì: "Sigillatore". -Crigal discende da un Sigillatore?!- chiese allora stupito.
-Beh… È quello che abbiamo capito dalle spade ma… Perché sei così sorpreso?- domandò allora Lorenzo guardando l'amico con sguardo perplesso.
-Non ti ricordi?! Noi abbiamo già letto di un Sigillatore!- esclamò Kubasa in risposta. In quello stesso istante una porta si aprì e da essa comparve Niccolò che, fissando i due ragazzi, disse -Lamel… Lamel era uno dei quattro Sigillatori-
-Dovresti smetterla con queste entrate ad effetto- rise Lorenzo guardando l'amico.
-È da un po' che vi ascolto da dietro la porta aspettando l'attimo giusto- disse il bardo sorridente mentre si avvicinava ai due e si sedeva ad un'altra poltrona e aggiunse infine -Kubasa ti ricordi quello che si diceva di Lamel?-
-Beh… Se non sbaglio si parlava di un "tradimento"-
-Di un "alto tradimento", per essere precisi- aggiunse Camilla uscendo dalla sua stanza.
-La smettete con queste entrate ad effetto? Dopo un po' stancano…- sbuffò il monaco.
-Beh allora noi non aspettiamo ad entrare…- esclamò Alessandro entrando nella sala accompagnato da Riccardo che, subito, si avvicinò a Camilla. IN quel momento Lorenzo alzò gli occhi al cielo e, dopo aver respirato profondamente, ricominciò a dire -Comunque… L'Arconte… Greog, non ha parlato di una "Grande traditrice"? Non potrebbero essere collegati questa traditrice e Lamel?-
-Non credo…- intervenne Riccardo -Greog parlava di Arconti e la traditrice a cui si riferiva sarà stata una della sua "razza"… Lamel invece è un semplice uomo, un Sigillatore che ha creato la Maschera del Folle…-
-Riccardo sei un genio!- esclamò Niccolò alzandosi dalla poltrona.
-Oh le stai azzeccando tutte ultimamente!- rise Alessandro tirando una pacca sulla schiena del chierico -Ma… nello specifico… Perché è un genio?- continuò il barbaro fattosi serio.
-Ora vi spiego: l'alto tradimento di Lamel deve essere qualcosa che lo ha messo contro gli altri Sigillatori… Questo evento deve essere stata la creazione della Maschera!- spiegò il ragazzo.
-La Maschera? Come fai a dirlo?- domandò Camilla mentre si stringeva nell'abbraccio di Riccardo.
-Beh… I Sigillatori devono aver rinchiuso gli Arconti e Lamel, in seguito, deve essersi pentito! Per questo ha creato una maschera che, guarda caso…-
-…Guarda caso rivela la posizione degli Arconti!- esclamò Lorenzo alzandosi anche lui dalla poltrona folgorato da quell'illuminazione.
-Come se lui si fosse pentito e avesse cercato di liberarli!- aggiunse poi Alessandro sorridendo.

La neve non voleva dare tregua al mondo. Il bianco continuava non solo a coprire la terra ma nascondeva anche l'orizzonte come se volesse realizzare il nulla. 
-Porca puttana- si lamentò Roberto -Se non smette di nevicare non riuscirò a tornare da Langley-
-Non capisco perché tu stia parlando al singolare…- disse Feril comparendo da una porta e cercando di coprirsi il volto il più possibile con un elmo d'acciaio nero.
-Pensate di venire anche voi?- domandò il guerriero guardando il barbaro.
-Certo…- rispose Arcoas mentre Floren le si posava sulla spalla sinistra -Voi non sapete dove si trovano ad oggi Orpheus e gli altri e non avete idea di come contattarli se non con la chat del gioco… Dopo che ci saremo reincontrati con Luna Salazar gli manderà un'Anima del Ghiaccio così avrete modo di tornare insieme-
-Mmm… Di quel barbaro ancora non mi fido… Di te invece… va bene- rispose Roberto accorgendosi in quel momento che la neve diminuiva di intensità.
-Dobbiamo approfittarne ora che la tempesta inizia a scemare- intervenne Salazar mentre Tempesta e Orias lo accompagnavano nella stanza.
-Ma avete intenzione di lasciare senza protezioni questa sede?- domandò il guerriero mentre guardava i due capitani della gilda del Sangue di Drago.
-Questo edificio ha difese già di per sé sufficienti ad ovviare alla nostra assenza- sorrise Tempesta  poggiandosi la spada sulle spalle.
-"Sufficienti ad ovviare alla nostra assenza"- lo canzonò Orias -Cos'hai mangiato oggi? Pane e letteratura?-
Tempesta lo fulminò con lo sguardo e si avviò per aprire il portone; una forte raffica di vento riempì tutta la sala principale imponendo ad alcuni dei ragazzi di indietreggiare.
-Sarà meglio avanzare- urlò Salazar mentre si reggeva allo scettro avanzando a fatica opponendosi al vento; gli altri ragazzi non facevano così tanta fatica ad opporsi al vento eccezion fatta per Floren che doveva rimanere rintanato al di sotto della cappa della sua padrona. Sebbene la neve iniziava a cadere in minor dose rispetto a qualche minuto prima il vento continuava a ululare furioso. Ci volle circa una mezz'ora prima che i sei giungessero all'interno della città principale da dove era partito Roberto la mattina e anche essa era avvolta da un soffice strato bianco che si opponeva allo scheletro marmoreo che lì viveva.
-Langley deve essere ancora nella stanza della locanda- disse il guerriero mentre saliva la lunga scalinata che segnava l'ingresso della città.
-Mi auguro che non sia uscita con questo tempo…- sospirò Feril già pensando al peggio.
Dopo un altro paio di minuti i sei arrivarono davanti alla porta della locanda che era coperta quasi per metà da neve e a causa di questo si rivelò particolarmente complicata da aprire. Non appena furono entrati, fregandosene di ogni NPC si gettarono su per le scale fino a raggiungere la stanza di Luna; non appena arrivati Roberto iniziò a battere sulla porta e urlò: -Langley! Sei ancora in camera?!-
Da dietro la porta una voce femminile si sollevò e, seria, disse -Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Langley?! Io mi chiamo L…- ma siccome stava pronunciando quella frase mentre apriva la porta si interruppe vedendo gli altri giocatori sull'uscio.
-Aspettate ma… Voi cosa ci fate qui?- domandò allora Luna rivolgendosi ai ragazzi che si trovavano alle spalle del guerriero.
-Siamo venuti per condurvi dalla Vitriol- rispose Feril facendo rimbombare la sua voce all'interno dell'elmo e creando un effetto a rimbombo ovattato.

Niccolò, seduto al grande tavolo che occupava il centro della biblioteca, illuminato dai miseri resti di una candela bianca, scriveva velocemente su un piccolo quadernetto appunti rispetto a tutto quello che avevano scoperto mentre sfogliava libri cercando ulteriori informazioni.
-Allora- disse Kubasa mentre trasportava una pila di libri che arrivava a coprirgli la testa -Qui abbiamo qualche poemetto che cita Greog, dei libri che raccontano favole legate ad un albero parlante, e qualche ricettario in cui compaiono come ingredienti degli strani funghi luminosi e in più…- il discorso si interruppe quando il ragazzo non vide uno sgabello davanti a sé in cui inciampò facendo volare all'aria tutti i libri e cadendo a terra.
-Kubasa!- esclamò il bardo alzandosi e dandogli una mano a rimettersi in piedi -Tutto bene?-
-Sì non ti preoccupare- sorrise lui cercando di sopraffare gli acciacchi -Oh santi numi adesso dove sarà finito quel libro?!- riprese a dire preoccupato iniziando a farsi largo sul pavimento alla ricerca del testo che stava cercando -Ah eccolo qua!- e dicendo così il ragazzo afferrò un piccolo libro rilegato in pelle, di color blu e con piccole rifiniture in argento.
-Di cosa si tratta?- domandò Niccolò prendendo il libro che ora Kubasa gli stava porgendo.
-È un libro di filastrocche tra le quali ce n'è una che parla di uno strano globo custodito in una grotta a nord di Kigrin- tornò a sorridere compiaciuto.
-Kigrin? Non è la città più a nord del piano 22?- domandò Camilla uscendo dalla sua stanza con indosso una lunga veste gialla e stringendo nella mano destra una teiera bianca.
-Kigrin… Piano 22… Un globo…- ripeté tra sé e sé il bardo per poi esclamare -Kubasa sei un genio!- iniziò a sfogliare il libro e non appena ebbe trovato la filastrocca indicatagli la lesse rapidamente.
-Quando quel ragazzo inizia a leggere non c'è cosa che possa distrarlo-sospirò Camilla mentre avvicinava Kubasa porgendogli una tazza di tea fumante.
-Eheh… All'inizio quando aveva davanti a sé un libro aperto e cercavo di parlargli temevo sempre che fosse caduto in trance ma, ormai, ci ho fatto l'abitudine- rise insieme alla ragazza.
-Eh già… Gli altri sono già tornati?- domandò la maga alludendo ai tre compagni usciti poco dopo il colloqui avuto la mattina.
-Sono fuori ormai da sei ore e tra qualche ora inizierà a fare buio… Ma credo che, tra la scuola e la clinica, abbiano molto da fare-
In quello stesso momento un piccolo draghetto in tutto simile ad una piccola anguilla ma dotata di ali e coperta di scaglie che sembravano fatte di ghiaccio comparve dall'ingresso del mausoleo-biblioteca e si fermò difronte a Camilla-
-Ehi ma questo…- La ragazza osservò la piccola creatura e notò che stringeva nella con la coda una piccola pergamena arrotolata -Deve essere un messaggio di Salazar… Ma non credevo sapesse che fossimo già tornati-
-Boh… Avrà tirato ad indovinare- scherzò Kubasa mentre la maga iniziava a leggere il breve messaggio; quando la ragazza iniziò a leggere l'ultima riga sbarrò gli occhi.
-Cosa succede Camilla?- domandò Michele guardando lo sguardo dell'amica.
-NICO!- esclamò a gran voce rivolgendosi al bardo che però sembrava non sentirla siccome continuava a rileggere quella filastrocca cercando probabilmente di impararla a memoria. 
-NICO LUCA E LUNA SONO TORNATI!- esclamò poi cercando di destare Niccolò. Il ragazzo in tutta risposta smise di muovere le labbra con cui ripeteva a bassa voce le parole trascritte sul libro e chiuse gli occhi accompagnandoli con un sorriso -Grazie Dio…-.

-Quindi pianificavate di esplorare l'ultimo dungeon?- domandò Lorenzo a Lesen.
-Sì ma quando è cominciata la tempesta abbiamo rimandato- spiegò la ragazza mentre riordinava alcuni libri su uno scaffale dell'aula insegnati.
-E voi perché siete qui?- chiese Noah -Insomma, certo volevate informazioni sui prossimi progetti della seconda linea ma perché non siete andati da Salazar e Tempesta?-
-Orpheus ha cercato di stabilire un contatto con lo specchio all'interno della loro sede ma, dal momento che gli altri l'avevano coperto con un telo, abbiamo capito che non erano lì e abbiamo preferito dirigerci subito qui- spiegò Alessandro mentre si dondolava sulla sedia.
-Ora capisco… Comunque crediamo che domani potremo già provare ad esplorare quel dungeon che ci separa dal prossimo piano- propose Kralen.
-Mi sembra perfetto- rispose il monaco -Almeno se Orpheus dovesse scoprire dove si trova la prossima prigione degli arconti noi potremmo prima aiutare voi e poi lasciarvi l'esplorazione del piano-
Gli altri quattro ragazzi presenti nella stanza fecero un cenno di assenso poi, all'improvviso, un ragno nero grande all'incirca come una noce di cocco (escludendo le gambe) si calò dal tetto su una spalla di Lorenzo. Kralen in quel momento sbiancò e urlò -AHHHHH!!! COS'È QUELLA COSA SCHIFOSA!!!! MANDATELA VIA SUBITO!!!- e si nascose dietro alla sua sedia.
-Ah… Non è niente è un'incantesimo Anime Nera o Oscura di Orpheus…- spiegò Alessandro -E poi non pensavo che avessi paura dei ragni-
-Non è che ho paura mi fanno semplicemente ribrezzo- spiegò Kralen sforzandosi di non guardare la creatura.  Lorenzo intanto aveva notata che ad una delle otto zampe era legata una piccola pergamena; il monaco la prese e notò che c'erano scritte solo poche parole in stampatello "TORNATE IL PRIMA POSSIBILE".
-Gabél conviene muoverci…- disse allora all'amico.
-È successo qualcosa di grave?- domandò Lesen preoccupata.
-Non saprei dirti ma dobbiamo andare subito dagli altri- spiegò il monaco mentre estraeva dall'inventario due Crani del Ritorno; uno lo porse ad Alessandro e, dopo aver salutato gli altri, i due scomparvero in una nube azzurra. Quando quel fumo irreale si diradò Lorenzo ed Alessandro si ritrovarono all'interno della biblioteca-mausoleo.
-A cos'era dovuta tutta questa urgenza?- domandò il barbaro ritrovando lo sguardo degli amici.
-Ehi sono arrivato il prima possibile. Cosa c'è?- chiese Riccardo comparendo da una seconda nuvola di fumo azzurro accanto a quella da cui erano comparsi gli altri due ragazzi.
-Aspettate qualche secondo e vedrete- si spiegò enigmaticamente Niccolò. Dopo qualche scarno minuto una terza nuvola azzurra riempì la sala che, svanendo, rivelò le figure di Roberto e Luna.
-RAGAZZI!!! SIETE VOI!!!- esultò Alessandro non appena li vide.
-ROB, LUNA SIETE FINALMENTE TORNATI!!!- lo seguì a ruota Riccardo
Tutto si concluse in un abbraccio insieme agli amici ritrovati ma presto ci si rese conto che in quell'abbraccio mancavano un paio di braccia, mancava un nome che ancora risuonava nella mente di tutti. Ma per fortuna Roberto ruppe quel primo sorgere di interrogativi sollevandone uno ben meno ingombrante -Anche noi siamo felici di rivedervi ma… Dove siamo?-
-Questa come potete vedere è una sorta di incrocio tra un mausoleo e una biblioteca ma, ufficialmente è la sede della covenant che prende il nome di Orchestra- spiegò Lorenzo.
-Oh! Finalmente possiamo capire di cosa si tratta!- rise il guerriero.
-È vero! Voi vi siete ritrovati uniti a questa covenant senza nemmeno saperne il motivo- osservò Alessandro ricordando che Roberto e Luna non erano presenti quando Loro avevano conosciuto Kubasa e di conseguenza si erano uniti all'Orchestra.
-A questo munto converrà che io mi presenti, mi chiamo Kubasa e sono un giocatore rinchiuso nel corpo di un NPC- si presenò il ragazzo facendosi avanti e porgendo la mano ai due ragazzi.
-Un giocatore nel corpo di un NPC? Ma è davvero possibile?- chiese stupefatto Roberto.
-Eh già… Anzì- iniziò a dire Camilla -Converrà aggiornarvi su quanto sia successo fino ad oggi e anche voi dovreste poi raccontarci come ve la siete passata-
E così fu; i ragazzi si misero intorno al grande tavolo e ognuno raccontò le sue storie, si spaziò dalla morte di Linton, alla caccia agli Arconti passando per la pazzia di Niccolò e l'usurpazione del titolo di colonnello da parte di Zarathustra poi venne raccontato l'errare dei due ragazzi, prima insieme a Claudio poi per conto loro, delle quest che avevano intrapreso e di come, alla fine, si fossero risoluti nel mettersi in contatto con la gilda del Sangue di Drago per ritrovare il resto del gruppo. Eppure in mezzo a quei racconti Niccolò notavo che lo sguardo di Luna era assente, distante, probabilmente vicino a quel nome che era stato pronunciato con estrema cura.
-Luna stai bene?- domandò allora il bardo con le mani poggiate sul bastone da passeggio.
La ragazza alzò leggermente la testa e si guardò intorno: gli occhi di tutti erano puntati su di lei, gli occhi di quei ragazzi che certamente erano amici di Claudio ma che lei conosceva a pena… -Non è niente…- iniziò a rispondere -Scusate ma… Vorrei uscire a prendere un po' d'aria- e così concludendo si alzò dalla sedia e corse su per le scale verso la notte. Tutti seguirono quel suo correre veloce con lo sguardo e tutti furono sul punto di alzarsi ma Niccolò li fermò battendo il bastone a terra -Creso che tocchi a me raggiungerla… Sono quello tra noi che la conosce meglio- e rispose alzandosi e seguendo i passi della ragazza.
Fuori dalla biblioteca-mausoleo la notte dava sfoggio di tutte le sue stelle mentre il deserto era divenuto una distesa bianca che si perdeva fino all'orizzonte. Luna era seduta su uno dei gradino che portava alla piccola entrata dell'edificio, con i piedi affondati nella neve.
-Allora madame, tutto bene?- domandò il ragazzo la cui comparsa fu annunciata in precedenza dall'eco dei passi del suo bastone da passeggio.
-Se andasse tutto bene credi che sarei corsa via in quel modo?- rispose lei acida.
-Un semplice "no" sarebbe bastato- si limitò a sorridere Niccolò.
-Perché sei qui? Ci conosciamo appena, non devi aiutarmi- continuò lei lasciando inalterato il suo tono.
-Non direi "appena", è da quando hai iniziato ad uscire con Claudio che noi due ci conosciamo- disse il ragazzo sedendosi accanto a lei -Ti manca vero?-
-Cosa ne vuoi sapere tu? Mi ha abbandonata… Mi ha lasciata sola… Non mi può mancare una persona del genere- rispose Luna mentendo, non soltanto al bardo, ma anche a sé stessa.
-So che non è così…- Si limitò ad osservare Niccolò; in quello stesso istante la ragazza si alzò in piedi infuriata -Tu non sai un bel niente! Si può sapere chi ti credi di essere?! Tu non puoi capire quello che sto passando! Hai solo i tuoi stupidi libri, credi che leggendoli puoi viverli?! Credi di vivere le storielle che ci sono raccontate dentro?! Sono tutte cazzate che ti ripeti per sentirti più grande degli altri! Avrai letto di perdite, avrai letto di amori ma tu non li hai mai sentiti sulla tua pelle! Tu non sai cosa vuol dire perdere chi si ama!-
Quelle ultime parole risuonarono nella testa di Niccolò. I suoi occhi si sbarrarono. Il bastone venne lasciato cadere a terra. Lui si alzò e strinse la mano destra intorno al collo della ragazza quasi come se la volesse soffocare. Lei cerco di usare le mani per allentare la presa di quel guanto metallico che lento trasmetteva il freddo in tutto il collo mentre versava dei piccoli rigogli di inchiostro dalle cinque punte. Il bardo fissò i suoi occhi in quelli della ladra e disse lapidario -Signorina, ti sconsiglio di raccontare le storie di altri basandoti solo su quello che tu sai- la tenne stretta ancora qualche secondo poi si accorse di quello che stava facendo; ritrasse rapido la mano lasciandola tornare a respirare. Subito lui riprese il bastone -Scusami… De-devo andare…- disse svanendo nelle scale che portavano alla biblioteca. Luna guardò il bardo sparire mentre si toccava il collo e cercava di riprendere fiato. Niccolò percorse un paio di scalini a stento poi si poggiò al muro e si lasciò cadere, guardò la mano destra, quella che fino a poco prima era stretta intorno al collo della sua amica: tremava… Che cosa gli era preso? Perché quel raptus? Sì lei aveva toccato tasti pericolosi ma era una reazione eccessiva, soprattutto per lui. Nascose il viso nelle gambe rannicchiate e iniziò a ripetere a bassa voce il primo dell'Inferno.

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Capitolo 46
*** Corvo ***


L'ultimo dungeon del piano 49 si chiamava Picco del Nido Nero ed era un'alta montagna che si perdeva in una coltre di nubi spesse; i crinali di questa erano imbiancati dalla neve e anche l'ingresso, una porta in pietra nera incastonata tra due colonne di ardesia, era coperta da circa mezzo metro di neve e, davanti ad essa, c'erano appostate due guardie appartenenti alla gilda delle Guardie Notturne.
La seconda linea era appostata dietro alla folta vegetazione che cingeva la montagna -Guardie? Come mai ci sono delle guardie davanti a questo dungeon?- Domandò Tempesta guardando i due giocatori che affondavano i piedi nel gelido bianco.
-Zarathustra vuole tener d'occhio anche i dungeon ora… Che problemi ha quell'idiota?- domandò aggressivamente Alessandro.
-Mmm… Secondo voi ci lasceranno passare?- chiese Roberto.
-Temo proprio di no… Pensate poi se ci vedessero tutti insieme… Saremmo istantaneamente rinchiusi in cella e io, là dentro, non voglio più tornare- osservò Feril la cui voce rimbombava ancora all'interno dell'elmo.
-Beh, forse ho una mezza idea…- iniziò a dire Salazar -Arcoas e Langley voi potreste camuffarvi e provare a sentire se possono lasciar passare qualcuno o hanno un ordine assoluto-
-Non è una cattiva idea…- rispose Arcoas poi, rivolgendosi a Langley, aggiunse -Ti senti pronta?-
Ma Luna era visibilmente distratta, fissava Niccolò che stava parlottando con Lorenzo poco distanti dal resto del gruppo. Ad un tratto Roberto gli diede un colpetto con il gomito per farla riprendere e lei subito fissò l'altra ladra con la stessa impressione di chi non aveva sentito niente di quel che si era fino ad allora detto. Arcoas le rispiegò il piano e lei accettò tacitamente, di mala voglia, quasi per inerzia, solo per distaccarsi un attimo da tutto quel casino di persone.
I due guerrieri posti a guardia della porta di ingresso videro avvicinarsi due giocatrici con i capelli rossi, una aveva gli occhi azzurri e l'altra marroni, entrambe quasi della stessa altezza e dal volto incredibilmente fascinoso. La ragazza con gli occhi azzurri si mise subito difronte ai due e li salutò con un aggraziatissimo -Salve-
-Salve…- balbettarono le due guardie arrossendo davanti a tanta bellezza.
-Cosa ci fate voi due in questo posto?- domandò allora la ragazza approfittando dell'imbarazzo dei due.
-Ehm… Dobbiamo sorvegliare l'ingresso al monte- rispose la guardia a destra.
-Ah… Quindi non potremmo esplorare il dungeon?- continuava a domandare Arcoas mentre Luna si limitava a fare presenza.
-No, dovete tornare indietro- tagliò corto l'altro guerriero.
-Ah… E ci è dato sapere il perché?- provò a chiedere la ragazza ma un cenno negativo da parte delle due guardie fu l'unica risposta che ebbero.
Le due ragazze allora tornarono sui loro passi e svanirono nella boscaglia innevata. Subito si ricongiunsero al resto del gruppo e, tornando al loro aspetto normale, riferirono quello che era stato detto dalle guardie.
-Maledetto Zarathustra…- bofonchiò Noah -A questo punto avremmo bisogno di un diversivo-
In quello stesso momento un muoversi di foglie destò l'attenzione di tutti che si voltarono e videro Niccolò uscire dalla boscaglia e andare verso le guardie col suo bastone.
-Che cazzo sta facendo?- domandò Luna tenendo gli occhi fissi sul ragazzo.
-Sta creando il diversivo- sorrise Camilla cercando di tranquillizzare la ragazza.
-Signori buon giorno!- salutò le due guardie il bardo sorridente.
-Oh… Ma tu…- iniziarono a balbettare le due guardie impugnando le armi e aprendo in fretta e furia i menu.
Niccolò si tolse il cappello dalla testa e fece un profondo inchino -Sono proprio io: Orpheus!- invitando quasi i due a combattere.
-Faresti meglio ad arrenderti, non puoi sconfiggerci insieme!- esclamò uno dei due guerrieri mentre impugnava saldamente la spada e lo scudo; l'altro invece imbracciava una specie di alabarda.
-Beh… Io a dire il vero vorrei solo passare…- disse il ragazzo.
-Assolutamente no!- urlò il cavaliere con l'alabarda -Il generale Zarathustra aveva detto che saresti passato di qui e noi ti cattureremo.
Niccolò rizzò subito le orecchie non appena sentì quell'ultima frase poi, ridacchiando, aggiunse -Ah se gli ordini di Zarathustra sono questi di certo non li infrangerò- ed iniziò a camminare verso la foresta, lontano da dove erano appostati i suoi soci, con passo tranquillo lasciandosi dietro l'urlo indispettito delle guardie che iniziavano ad inseguirlo infuriate. I due guerrieri iniziarono a cercare il bardo nel bosco ma l'unica traccia che il fuggitivo lasciava dietro a sé era il suono del bastone da passeggio che rimbombava quando colpiva le radici nascoste dalla neve. Dopo circa un minuto di inseguimento le due guardie giunsero in una piccola radura completamente bianca in mezzo alla quale si trovava il bardo che li fissava.
-Vedo che ti sei deciso ad arrenderti- sorrise il guerriero che impugnava la spada.
-A dire il vero siete stati voi ad arrendervi… tanto tempo fa…- ghignò Orpheus con un tono talmente oscuro e minaccioso da spaventare i due che, a stento, riuscivano a reggere le armi con le mani tremanti. Il bardo sparì dalla loro vista e, in quello stesso momento, entrambi si sentirono trapassare lo stomaco dalla lama di una falce; si voltarono e videro il ragazzo sorridente mentre diceva -Credo che sia la vostra fine-, il suo viso iniziò a contorcersi, a mutare, a ingigantirsi finché non divenne oscurità e poi l'oscurità divenne il volto di un demone con le fauci spalancate pronto a inghiottire in un solo morso entrambi i guerrieri... e così fu. Sopra le guardie si chiuse una notte eterna, dall'odore soffocante che li conduceva nelle vie più atroci dell'esistenza.
Niccolò fissava le due guardie dimenarsi nel sonno sconvolte dagli incubi che aveva creato con il suo incantesimo Incubo.
-Scusate per tutto questo- disse molto serio mentre estraeva una coperta dall'inventario e la poneva sopra i due cavalieri che ancora sognavano terrori distesi nella neve.

Le sale del dungeon erano delle caverne scavate all'interno della montagna collegate da gallerie in cui il ghiaccio formatosi a causa delle basse temperature creava dei giochi di luce magici. In una di queste grotte c'erano quattro ragni, di grandi dimensioni, che attendevano appesi al soffitto mentre due corvi, grandi come gli aracnidi, con dei tentacoli al posto dei becchi saltellavano sul suolo in attesa di qualche vittima ignara. Una piccola anguilla-drago dotata di ali stava osservando la stanza senza farsi vedere dai mostri.
-Questa è la situazione…- disse Salazar mentre mostrava al resto del gruppo una piccola sfera di cristallo che rifletteva quello che vedeva il piccolo draghetto.
-Che cosa figa!- esclamò Camilla scrutando nella sfera.
-È un incantesimo o un'abilità particolare di voi maghi?- domandò Riccardo incuriosito.
-In realtà si tratta di un oggetto- iniziò a spiegare il mago -Si chiama "Occhio del Simulacro"; è uno strumento che puoi equipaggiare solo alle Anime e, così facendo, utilizzando un oggetto legato alla chiaroveggenza, si può vedere ciò che l'Anima vede-
-Molto, molto comodo- sorrise Feril poggiandosi sull'ascia per guardare da più vicino la situazione nella stanza che avrebbero dovuto attraversare di lì a poco.
Intanto, mentre la maggior parte della seconda linea si preparava ad avanzare, un gruppetto molto più esiguo si era offerto di tornare indietro a controllare che non ci si fosse dimenticati una strada o una stanza. Il gruppetto in questione era composto da Alessandro, Lorenzo e Niccolò.
-Allora… Secondo te quel raptus cosa l'ha causato?- domandò il monaco pensando a ciò che il bardo gli aveva raccontato quella stessa mattina, ossia il suo "scontro" con Luna.
-Ma secondo te perché? Gli ha praticamente piantato un palo nel cuore!- esclamò Alessandro ripensando a quelle parole indelicate utilizzate dalla ragazza.
-Temo che ci sia qualcos'altro…- sospirò Niccolò mentre controllava la stanza in cui erano appena rientrati -Cioè… Sapevo che Luna aveva detto quelle parole senza sapere nulla… Le avrei raccontato come stavano in realtà le cose normalmente ma…-
-Forse so il perché della tua reazione- iniziò a dire Lorenzo attirando su di sé lo sguardo dei due amici -Vedete, tempo fa ho avuta una discussione con Noah e mi ha spiegato che, secondo lui, il Nerv-Gear intorno alla nostra testa potrebbe nuocere in maniera incisiva sulla nostra salute e sulle nostre menti…-
-Non starai mica esagerando?- domandò il barbaro non prendendo troppo sul serio le parole dell'amico.
-Temo di no… Vedi, le emozioni che proviamo normalmente sono emozioni "naturali" alcune suscitate da questo gioco sono invece indotte… Pensa solo al dolore che proviamo quando ci ferisce un nemico, quel dolore non lo proviamo realmente, viene indotto- spiegò Lorenzo incredibilmente serio nel tono e nel volto.
-Mmm… Effettivamente così si può capire la gravità delle situazione- rispose Niccolò riflettendo ulteriormente su quelle parole.
-Sì ma per te, Nico, la situazione è ancora più grave…- ribatté subito il monaco fattosi ora cupo; il bardo lo fissò dubbioso finché l'amico non riprese a dire -Tu, come noi, hai avuto il dolore indotto ma non solo quello…-
-La follia…- sospirò Niccolò realizzando che lì stava la gravità della sua situazione.
-Esatto…- gli fece eco Lorenzo -La follia che hai provato con indosso la Maschera era indotta dal Nerv-Gear… Potrebbe essere anche a causa di questo che la tua reazione sia stata così estrema-
Niccolò si fermò, immobile… Stava pensando a cosa potevano comportare quelle riflessioni… Se quei danni lo avessero reso incapace di aiutare gli altri, anzi… Se lo avessero reso un nemico… Già nel mondo reale la sua testa non era propriamente "normale" (se di normalità si può parlare nella varietà del mondo), ora quella follia pian piano scavava più a fondo della sua testa, si faceva largo e lui aveva paura. Eppure la follia la sapeva controllare, anzi, sapeva di poterla controllare… La paura era fondata ma quella paura doveva essere non un muro invalicabile ma la rampa di lancio, la rampa di lancio che l'avrebbe spronato a controllare la sua mente e lui l'avrebbe fatto.
-Non preoccupatevi- sorrise il bardo ai due amici -Userò questo mio malus al meglio!- e concluse la frase disegnando un arco nero con la sua falce tagliando a metà un ragno che, alle spalle, gli stava saltando addosso.

L'esplorazione del Picco durò un paio di ore finché il gruppo riunito non giunse davanti alla porta che li separava dalla bossfight. 
-Tenete pronti i Marchi del Ritorno- esclamò Tempesta si faceva curare i pochi danni ricevuti da Riccardo.
-Io eviterei…- si limitò a dire Niccolò.
-Cosa intendi dire?- Domandò Roberto all'amico.
La risposta però gli venne offerta da Orias -L'incantesimo che Orpheus ha lanciato sulle guardi che c'erano fuori probabilmente sì è già consumato e queste potrebbero accorgersi che qualcuno è entrato nel dungeon… Di qui a poco potrebbe arrivare anche Zarathustra quindi sarebbe meglio non rimandare la bossfight dal momento che le difese di quest'area potrebbero aumentare-
Tempesta e gli altri compresero esattamente le motivazioni che li avrebbero spinti a combattere fino alla fine.
Varcarono la soglia in legno nero che si affacciava su un ampio spiazzo all'aria aperta: la vetta della montagna; i ragazzi si trovarono ai bordi di un immenso nido formato con quelli che non sembravano semplici legnetti ma interi alberi sradicati e poi incastrati tra loro; il freddo non solo penetrava le ossa ma stritolava anche quel suolo di arbusti lacerandoli con il suo ghiaccio.
-Impressionante- commentò Noah osservando l'arena circondata ovunque da precipizio eccezion fatta per la porta da cui erano entrati e per una seconda porta che si trovava proprio dirimpetto rispetto alla prima.
-Mmm… Adesso cosa ci dovremo aspettare?- iniziò a domandare Antigone avvicinandosi a Lesen e Kralen.
La seconda linea iniziò a cercare qualche dettaglio, qualche particolare avversario all'interno dell'arena ma non trovarono nulla finché un potente sbatter d'ali non ruppe il silenzio; gli sguardi di tutti si alzarono al cielo e videro una sagoma oscura scendere in picchiata; un enorme corvo si poggiò al centro di quello che doveva essere il suo nido e, strillando, comparve il suo nome e le sue 8 barre di vita "Dianinn, custode del pensiero".
-Orpheus quello è…- iniziò a dire Lorenzo sorridente in volto mentre si voltava verso l'amico.
-Deve essere il fratello di Mneninn- rispose Niccolò raggiante in volto mentre stringeva con forza l'Artiglio che aveva equipaggiato nella mano destra. Il bardo allora fissò il nero piumaggio del volatile che si stava nuovamente sollevando in volo e iniziò a studiare un piano d'azione per abbattere quella creatura. 
Dianinn aveva un move-set interessante: si alzava in volo il più delle volte e planando colpiva con gli artigli oppure si buttava in picchiata cercando di colpire col becco, quando invece si fermava a terra cercava di colpire con il becco o aprendolo per soffiare oscurità incontro ai suoi avversari. L'attacco più complesso era proprio quest'ultimo perché Dianinn era in grado di direzionarlo in qualsiasi direzione, persino verso l'alto. I tre bardi (Lesen, Noah e Oprheus) erano praticamente inutili data la grande resistenza del boss alla magia di Darkness mentre i chierici erano quelli che gli arrecavano un danno maggiore grazie alle loro magie di Lighting.
Dopo che la terza barra di vita del boss si azzerò questi entrò nella seconda fase caratterizzata da un maggiore tempo di volo, da un aumento di velocità e dalla nuova introduzione di attacchi come una pioggia di piume che si trasformavano in piume nere e la fiammata già utilizzata ora veniva sfruttata anche durante il volo creando muri di oscurità che non solo danneggiavano ma che impedivano ai giocatori anche di attraversarli. 
Lo scontro però giunse al termine grazie alla combinazione delle tecniche dei maghi, dei chierici e a quelle di Orias e Alessandro che, ormai, sapevano benissimo come combattere insieme creando sempre spettacolari combo e attacchi coordinati. Luna e Roberto data la loro lunga assenza dal campo di battaglia rimanevano più in disparte sferrando di tanto in tanto qualche attacco comunque ben mirato.
Orias diede il colpo di grazia al boss colpendolo con la spada appartenuta in precedenza a Linton direttamente al ventre mentre volava a raso terra. Nello stesso momento in cui davanti a tutti comparve la finestra con sopra scritto "Boss Sconfitto" davanti al barbaro comparve anche quella dell'oggetto ottenuto ossia l' "Occhio di Dianinn". Niccolò guardava le spalle di Orias sapendo che si sarebbe dovuto battere con le unghie e con i denti per ottenere dal compagno quell'oggetto… Forse non glielo avrebbe nemmeno fatto mai avere… Forse l'avrebbe dovuto rubare oppure l'avrebbe dovuto strappare dal suo… Una fitta gli attraversò la testa mentre la mano destra iniziava a tremare e quello spazio sconfinato intorno a sé sembrava chiudersi in una sfera di nulla, in un sospiro scolorito di inesistenza, di fragilità… Cercò di moderare il respiro, di scacciare via il tremore e con lui quei pensieri che non erano suoi. Lorenzo ed Alessandro notarono l'amico e si avvicinarono per controllare che stesse bene. Lui si limitò a rispondere annuendo con il capo e scambiando la falce che impugnava col suo bastone da passeggio si diresse verso Orias ma, ancor prima che lo potesse raggiungere, il barbaro aprì una schermata e davanti a Niccolò comparve l'icona "Orias ha inviato l'oggetto "Occhio di Dianinn" accetti?". Il bardo guardò l'icona sorpreso mentre Orias riponeva lo sguardo e non lo degnava di uno sguardo; il ragazzo allora accettò l'invito e disse -Grazie- abbastanza forte affinché fosse certo che il barbaro lo sentisse.
Dopo qualche secondo i giocatori si riunirono insieme per decidere il da farsi.
-Allora… Io, Salazar, Arcoas e Feril sicuramente inizieremo ad esplorare il piano 50 oggi stesso; varcheremo la porta e arriveremo nella prima città poi vi faremo sapere- disse Tempesta parlando anche in nome dei compagni.
-Io e Pikeru torneremo alla clinica- continuò Antigone e subito Lesen le fece eco -Io e Kralen invece torneremo a scuola-
-Il Sangue di Drago potrà contare sul mio violino e sulla spada che la fondò; no?- esclamò Noah mentre punzecchiava col gomito Orias che si limitò ad accennare il consenso alla sua affermazione.
-Voi invece sapete già quale sarà la vostra prossima mossa?- domandò Arcoas rivolgendosi alla gilda Vitriol.
-Abbiamo degli indizi riguardo la prigione del prossimo Arconte quindi inizieremo a cercarla da domani- spiegò Camilla semplicemente mentre Riccardo la avvicinava.
-Come mai inizierete le ricerche solo domani?- chiese Feril alzando la visiera dell'elmo per guardare dritto negli occhi Orpheus.
-Ahahah lo sai; devo fare visita ad un caro amico- sorrise il bardo mentre pensava a quello che sarebbe successo di lì a qualche ora.

Zarathustra camminava nervosamente avanti e indietro per la sala principale della gilda delle Guardie Notturne. La stanza enorme era completamente bianca decorata con marmi e l'unica alternativa a quel bianco era il blu di aldini arazzi che decoravano le pareti; un grande tavolo di betulla, quindi bianco come tutto il resto, si trovava al centro della stanza circondato da delle sedie realizzate con lo stesso materiale. Tra le gambe del tavolo passava un tappeto rosso (che stonava incredibilmente sia col bianco che col blu) che disegnava una sorta di percorso dal portone di ingresso a cinque scalini i quali conducevano a un trono in marmo bianco reso più comodo da qualche cuscino di seta poggiato sopra ad esso. Nella stanza oltre a Zarathustra si trovava Kratos; un ragazzo che indossava una tunica da mago di color cremisi decorata con dei sontuosi ricami d'oro, lui era  Godric, il mago più potente della gilda e uno dei suoi più impostanti strateghi; una ragazza dai lunghi capelli rossi e dagli occhi azzurri che indossava un'armatura bianca decorata da disegni di rose blu, era una guerriera di nome Juliet la cui spada Spina di Rosa era piuttosto rara e per questo desiderata molto dallo stesso Noah; accanto a lei un ragazzo con i cappelli biondi e gli occhi azzurri la cingeva con un braccio, si trattava di Artù, un paladino della via bianca che aveva conosciuto all'interno del gioco e con cui si era fidanzata, insieme i due erano una delle coppie più formidabili sul campo di battaglia; due semplici soldati intanto erano i npiedi alle spalle di una sedia occupata da Ezio il quale aveva le manette alle mani.
-Generale la può anche smettere di camminare così agitato…- disse Kratos a Zarathustra ma questi sembrò non sentirlo.
-Io non ho ancora capito perché è così agitato… È solo un messaggio e, per di più, è lui a venire da noi- commentò Juliet guardandosi le unghie della mano sinistra.
-La mi amata ha ragione, è come se un coniglietto entrasse nella tana dei lupi- aggiunse Artù baciando poi la ragazza.
In quello stesso momento un soldato entrò nella grande stanza urlando -Generale è arrivato!-
Zarathustra si girò subito verso il soldato, poi guardò negli occhi Godric che parlò per lui -Cosa aspettate allora?! Portatelo subito qui-
-Ecco colonnello… C'è stato un piccolo problema…- balbettò il giocatore abbassando lo sguardo.
-Che genere di problema?- domandò Ezio alzandosi dalla sedia.
-Beh… È difficile da spiegare ma… Tutte le altre stanze sono state riempite di oscurità…-
-Cosa cazzo stai dicendo?!- urlò Zarathustra mentre usciva dalla stanza seguito da tutti gli altri. Fece solo qualche passo verso un corridoio e si accorse subito quello che la guardia stava dicendo: una nera tenebra stava oscurando ogni corridoio ed ogni stanza, ingoiando il bianco come un demone famelico.
-Che diavolo è questa cosa?!- domandò Artù quasi spaventato.
-Non può trattarsi di un incantesimo… Non si possono lanciare incantesimi al di fuori di uno scontro in un'area sicura ad eccezione degli incantesimi delle Anime!- iniziò a riflettere il mago. Passarono pochi secondi prima che l'oscurità si impadronisse di tutta la gilda e, quando Zarathustra e i suoi colonnelli, furono rimasti a vagare in un nero informe, iniziò a sentirsi il rimbombo di un qualcosa che batteva sul pavimento… Dopo pochi secondi l'oscurità scomparve insieme al rumore.
-Quel bardo idiota… Gliela farò pagare cara per questo suo stupido scherzo!- esclamò il generale mentre riapriva il portone che conduceva nella stanza principale.
-Suvvia Zarathustra! Non volevo mica essere scortato qui come un prigioniero!- rise una voce non appena il portone fu aperto del tutto. Zarathustra allora vide Orpheus, nelle sue verdi vesti, seduto sopra al suo trono e subito la sua faccia divenne un amalgamarsi di rabbia e stupore.
-Orpheus…- sospirò il generale mentre i suoi colonnelli avanzavano ad armi spiegate pronti a sfidare il bardo a duello.
-Potete anche stare tranquilli- rispose lui alzandosi dal trono e impugnando il bastone da passeggio -Non sono qui per sfidarvi lo dovreste sapere; sono qui per fare un accordo-
-Non stringiamo accordi con traditore!- esclamò Artù cercando di ostentare un'inesistente sicurezza.
Alla parola "traditore" Niccolò si portò la mano destra al cuore fingendo di essere stato ferito dal guerriero per canzonarlo -Allora caro generale… hai intenzione di ascoltarmi o devo prima far addormentare i tuoi cari colonnelli?-
Zarathustra rimaneva immobile, dietro alla fila di guerrieri che erano pronti realmente a fronteggiare il bardo.
-Bah… Va bene allora parlerò anche da qua- disse Orpheus poggiando sonoramente il barone al suolo -Voglio che tu ritiri l'ordine di cattura che grava sulla mia persona-
-Certo che hai una bella faccia tosta a venire qui e a proporre accordi di questo tipo!- rise sonoramente Godric.
-E voi avete una bella faccia tosta a impedire ai giocatori di sconfiggere i boss dei vari piani!- rise del canto suo Niccolò. A quella affermazione tutti gli altri giocatori all'interno della stanza sbiancarono -Oh! Quelle sono le facce per cui ero venuto!- continuò il ragazzo indicandoli ad uno ad uno col bastone da passeggio -Chissà… i giocatori come reagirebbero ad una notizia del genere? Vedo già i titoli del giornale "La prima linea impedisce di proseguire verso casa", emblematico non credete?-
-Come potresti mai diffondere una notizia del genere in tutti i piani?- cercò di incalzarlo Juliet con voce tremante.
-Ma così!- il ragazzo batté il bastone a terra e sei corvi, di cui nessuno si era accorto fino ad allora, si staccarono dalle finestre della stanza e fecero cadere ai piedi dei colonnelli e del generale un giornale sulla prima pagina del quale era riportato il titolo "La prima linea impedisce di procedere verso casa" e sotto una fotografia in bianco e nero dove si vedevano de guardie della gilda delle Guardie notturne davanti all'ingresso del Picco del Nido Nero. I sei corvi allora si alzarono in volo unendosi in un unico corvo che si poggiò prima sulla spalla del bardo e che poi fuggì dalla stanza sfondando una finestra di vetro.
-Ora potete vedere anche voi il tomolo dei giornali- sorrise Niccolò -Ah… non preoccupatevi per la finestra, ve la ripago io; comunque, generale, ha tempo fino a domani mattina per farmi sapere se intende ritirare l'ordine, si faccia sentire quando avrà deciso- e così diede le spalle al generale e agli altri giocatori dirigendosi verso il trono.
-Tu hai dimenticato una cosa!- iniziò a ridere Zarathustra -Tu sei rinchiuso in questa stanza! E l'unico modo in cui potrai uscire da questa è con un paio di manette, scortato da un gruppo delle mie guardie scelte e diretto alla prigione!-
-Credo che tu mi abbia frainteso- sorrise Orpheus sedendosi sul trono -Credi che là fuori io non abbia già affidato quei giornali a qualcuno? Credi che altri non li diffonderanno al mio posto? Ah, un'ultima cosa, io sono già uscito da qui- e dicendo così il ragazzo svanì in una nube di fumo nero lasciando dietro a se gli sguardi impietriti di Zarathustra e dei suoi mentre compariva davanti al generale la finestra "Orpheus ha inviato 100 monete d'oro, accetti?"

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Capitolo 47
*** Follia ***


La scrivania nello studio di Niccolò era coperta da uno spesso strato di polvere, probabilmente accumulatosi a causa del lungo tempo trascorso tra l'ultima volta che aveva pulito quel luogo e quel momento.
-Se avessi lasciato le chiavi dell'ufficio a Lesen o a noi altri avremmo evitato questa metamorfosi in museo degli acari- osservò Lorenzo mentre, insieme agli altri membri della Vitriol, dava una mano a risistemare la stanza.
-Mah… Come se questo folle potesse far avvicinare qualcuno da solo ai suoi scritti- scoppiò a ridere Alessandro tirando una pacca sulla spalla di Nicolò che, per poco, non fece cadere tutti i libri che stava trasportando.
-Gné gné gné- bofonchiò il bardo mentre sbuffava fuori dalla bocca il fumo denso della sua pipa.
-Comunque…- si intromise Camilla cercando di raffreddare gli animi -Non ci hai ancora spiegato come hai fatto ad entrare ed uscire dalla sede delle Guardie Notturne-
Niccolò sbuffò fuori il fumo che aveva appena respirato cercando di allontanare un ronzio dalla testa poi, sorridendo, disse -Salazar e Riccardo mi hanno dato due strumenti che si sono rivelati incredibilmente utili: Rik mi ha lasciato una pozione chiamata "Lunga Notte", una pozione che, quando aperta o esposta all'aria, genera una nube nera che si propaga per uno spazio molto vasto; Salazar invece mi ha lasciato uno strumento chiamato "Cuore del Simulacro", è un oggetto che si può equipaggiare a un incantesimo Anima poi, una volta attivato in un secondo momento, il giocatore che ha evocato l'anima scompare dal luogo in cui si trova riapparendo là dove si trova l'Anima-
-Che strumento figo- osservò il barbaro -E non pensavo che anche il nostro piccolo Riccardino si sarebbe rivelato così tosto!- e accompagnò l'ultima esclamazione con una pacca che rischiò di ribaltare il chierico.
-Nico guarda che la scrivania è libera adesso- Roberto richiamò il bardo poco dopo che lui e Riccardo ebbero rimesso nella libreria qualche pila di libri accumulata sul tavolo.
-Oh perfetto!- esclamò il ragazzo spegnendo la pipa e avvicinandosi alla scrivania.
-Finalmente assisteremo alla creazione del secondo artiglio?- domandò Camilla che con Riccardo si stava avvicinando alla superficie ora libera dagli intralci.
-Già- sorrise Niccolò poi, digitando diversi comandi sul proprio menu in mezzo al fumo, poggiò sulla scrivania due lingotti di Siderite,una boccetta di inchiostro delle illusioni e, infine, l'occhio di Dianinn; allora il ragazzo avvicinò tra loro i componenti e, con l'artiglio di Mneninn, iniziò a scrivere in cerchio alcune parole. Tutti i membri della gilda Vitriol si sporsero verso il tavolo per osservare l'atto creativo, tutti tranne Luna la quale rimaneva seduta sul divanetto dello studio, lontana da tutti. La ragazza si volse soltanto per un attimo verso la scrivania e, in quel momento, vide una specie di bolla nera levarsi dalla superficie seguita da delle piccole gocce nere che risalivano lentamente fino ad unirsi alla bolla più grande che ora rimaneva fluttuante davanti ai visi dei ragazzi.
-Wow… Questa non credo di averla mai vista…- disse Alessandro mentre studiava la bolla nera da ogni direzione.
-Adesso quanto ci vorrà primo che l'artiglio venga completato?- domandò Lorenzo spostandosi verso Niccolò e accendendosi a sua volta la propria pipa.
-Aspetta che controllo- il bardo digitò un comando vicino alla bolla e poi rispose -Una settimana…-
-Ma siamo matti?!- esclamò Roberto -Possibile che si debba aspettare tanto?!-
-A dire il vero… C'è un altro modo- sorrise il bardo mentre tornava a digitare comandi sul menu; ad un tratto nella sua mano sinistra si materializzò un cristallo che continuava a mutare il suo colore -Questo è un…-
-Un Cristallo dell'Iride!- lo anticipò subito la maga -È uno strumento in grado di ridurre a zero il tempo di attesa per l crafting di qualsiasi oggetto ma… Come fai ad avere un oggetto del genere?!-
-L'ho trovato all'interno di un dungeon che ho visitato tempo fa e… Credo che ora sia il momento migliore per utilizzarlo- e, così dicendo, Niccolò digitò un altro paio di comandi e, dopo qualche secondo, la bolla nera si papasso ci colpo fino a svanire rivelando così un guanto in tutto simile a quello che il bardo già indossava se non per il fatto che l'iride dell'occhi sul dorso del guanto non era verde bensì rossa. Davanti al ragazzo comparve la scritta "Artiglio di Dianinn completato".
Tutti fissarono l'artiglio come ipnotizzati dall'oggetto finché Alessandro non esclamò -Che aspetti?! Leggi quella diavolo di descrizione!-
-Oh… Sì, subito!- rispose Niccolò come appena svegliatosi da un sonno ad occhi aperti.
-"Artiglio di Dianinn;
guanto che imita l'artiglio di un corvo, è in realtà un catalizzatore che sfrutta l'inchiostro contenuto all'interno dell'occhio per rendere possibile l'utilizzo degli incantesimi ai bardi. L'utilizzo di questo catalizzatore rende molto più potenti le abilità derivate dall' "Area di competenza" Scrittura e le magie di Darkness. Il guanto va equipaggiato nello slot per l'arma sinistra e rende impossibile l'equipaggiare una protezione per le braccia.
Il vero potere dell'artiglio si rivela nel momento in cui si unisce all'artiglio del protettore della memoria.
Dianinn era noto come il protettore del pensiero; insieme a suo fratello istruirono il primo bardo della storia ma, alla tragica morte di questo, decise di combattere contro la razza che aveva ucciso il suo discepolo: gli uomini"-
-Oh… Ecco perché Dianinn era un boss ostile- osservò Riccardo riflettendo su quello che aveva appena ascoltato. 
-Mmm… Strano…- iniziò a dire Niccolò dopo essersi equipaggiato anche il secondo artiglio.
-Cosa c'è Nico? Qualcosa di strano?- chiese Camilla vedendo la reazione dell'amico.
-In entrambe le descrizioni c'è scritto che l'artiglio rivelerà il suo vero potere quando riunito con l'altro ma, ad ora, non succede niente…-
-Mmm… Non è che puoi unire i due artigli mediante qualche formula di crafting?- propose Lorenzo meditando alla soluzione che sembrava la più valida.
Niccolò allora cercò una formula tra le sue abilità di Creazione penne ed inchiostri e trovò una formula mai vista prima -Deve essere questa!- esclamò il bardo entusiasta, poi pose i due artigli sulla scrivania, prese una delle sue penne e scrisse di nuovo un cerchio di parole creando una seconda bolla nera, nettamente più grande di quella che, poco prima, fluttuava nello studio. 
-Immagino che ci vorrà tempo a completare questa creazione- sospirò Lorenzo 
-Già… un mese- sbuffò il bardo mescolando le sue parole con il fumo.
-Beh… A questo punto- e così dicendo il monaco estrasse dal suo inventario un Cristallo dell'Iride.
Niccolò guardò l'amico con gli occhi pieni di stupore e di gratitudine ma poi un messaggio ruppe la continuità di quella scena; il bardo che lo aveva ricevuto controllò il suo contenuto e, subito dopo, guardò i suoi amici dicendo -Devo andare-

L'ambiente all'esterno della scuola era completamente bianco, la Città d'Inizio ora si presentava come un incrocio di candiste vie su cui, ogni tanto, qualche fiocco di neve andava posandosi. Il rosso dei tetti era ormai impossibile da riconoscere al di sotto della spessa coltre di neve che aveva spogliato gli alberi delle ultime foglie; solo alcune strade rivelavano dei bagliori smeraldini grazie ai sempreverdi che resistevano al clima fattosi sempre più rigido. Era tomai a metà il mese di novembre eppure il calendario sembrava già più avanti per l'atmosfera magica che si respirava. Luna aveva lasciato la scuola molto prima dei suoi compagni, subito dopo che Niccolò ebbe lasciato il suo ufficio… I due non avevano ancora discusso di quello che era successo qualche sera prima ma la ragazza sentiva ancora la sua stretta intorno al collo, quel freddo che le aveva mostrato Niccolò come non l'aveva mai visto fino ad allora… Si strinse nella mantella nera che indossava e si tirò su il cappuccio, sarebbe stata un po' lontana dagli altri, aveva bisogno di pensare. Non vedeva l'a Città d'Inizio da quando era ancora sola… Si ricordava di come si muoveva con infinita attenzione per quelle vie pochi istanti dopo aver scoperto che quel gioco era qualcosa di mortale da cui nessuno sarebbe potuto scappare… Eppure era tutto diverso: in quella città, dove all'inizio vedeva la paura dipinta negli occhi di tutti ora poteva vedere ragazzi che giocavano tra loro, che camminavano a braccetto l'uno con l'altra… Vedeva una ritrovata gioia che, per lei, era qualcosa di ormai lontano… Persa chissà dove… Ripensò a Claudio… Ripensò a come si erano lasciati, senza che lui le dicesse niente, solo lasciando una stupida spada a Roberto che, certo, poteva essere un messaggio bello quanto si vuole ma l'aveva comunque lasciata, l'aveva comunque abbandonata… Dopo tutto il tempo passato a cercarsi lui… Lui era tornato sui suoi passi… Eppure Claudio era entrato in quel gioco per lei, per trovarla… Allora perché abbandonarla poi… Si sentiva ingannata, presa in giro, come un giocattolo che, una volta sottratto ad un bambino, viene bramato come la cosa più importante del mondo ma, dopo altre poche ore di gioco, viene abbandonato spontaneamente dal piccolo… Sentì una lacrima attraversargli la guancia ma la cancellò subito con il guanto… Lei era più forte di così… Doveva lasciare indietro Claudio come lui aveva fatto con lei… Solo il tempo le avrebbe dato delle risposte. Iniziò a vagare per la città cercando un luogo in cui allontanare i suoi pensieri Si ricordava di un piccolo giardinetto in cui aveva passato gran parte dei suoi primi pomeriggi prima di entrare a far parte della prima linea, anzi, a dire il vero era proprio lì che aveva incontrato per la prima volta Linton la quale l'aveva convinta a combattere al suo fianco. Iniziò a passeggiare per iil parco completamente avvolto nel bianco finché non trovò una piccola panchina sulla quale si mise a sedere, abbandonò la testa all'indietro e sospirò. All'improvviso Luna notò una figura femminile allontanarsi da alcune piccole piante sempreverdi e avvicinarsi a lei… L'aveva già vista da qualche parte ma non si ricordava dove; era un'affascinante ragazza con i capelli castani che le ricadevano dolcemente sulla fronte e gli occhi marrone, indossava una lunga tunica in cui il colore dominante era una particolare gradazione di viola coperto da un mantello verde scuro.
-Tu sei Langley vero?- disse la ragazza quando si trovò di fronte all'altra seduta sulla panchina.
Luna rialzò la testa e guardò dritta negli occhi la giovane-Sì… E tu sei?- domandò vagamente imbarazzata dal non ricordarsi dell'interlocutrice.
-Sono Antigone, mi occupo insieme a Symon della clinica che si trova qui e collaboro con la seconda linea- sorrise la chierica scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte poi, notando che la ladra non aveva intenzione di riprendere a parlare, riprese a dire -Cosa ci fai qua sola? Perché non sei con Orpheus e gli altri?-
-Avevo bisogno di passare un po' di tempo da sola… a pensare…- sospirò Luna cercando di far capire che non aveva intenzione di parlare con nessuno.
-Capisco…- sorrise Antigone cercando di convincere la ragazza a parlarle ma, visto che questa continuava ad evitare lo sguardo della chierica, lei iniziò ad allontanarsi. Poi, come percorsa da un pensiero, fermò i suoi passi e disse -Sai ho conosciuto anche io Ashel… Mi è sembrato da subito un bravo ragazzo, un cuore sensibile che si nasconde dietro a un'armatura da finto duro… Però so che è venuto qui per te… Spero che vi ritroviate presto- ed infine riprese a camminare verso la clinica.
Le intenzioni di Antigone erano buone, volevano consolare la ladra, ma ebbero l'effetto esattamente opposto; a Luna tornarono in mente i discorsi che poco prima la stavano turbando… Perché Claudio l'aveva lasciata sola dopo tutto quello che aveva fatto per lei...

Anche nella stanza di Zarathustra, proprio come in tutta la sede delle Guardie Notturne, dominava il bianco del marmo. Arazzi azzurri coprivano le pareti là dove non c'erano finestre che si affacciavano verso l'esterno; mobili di ebano nero, tra cui le sedie e il tavolo, creavano un netto contrasto con il pavimento. Infine un piccolo caminetto acceso scoppiettava vicino al tavolo. Il generale era seduto e versava da una caraffa un liquido azzurro in un piccolo bicchierino. In quello stesso momento una guardia bussò alla porta e, ottenuto il permesso del suo superiore, entrò dicendo -Signor generale il suo ospite è qui-
Zarathustra bevve d'un fiato il contenuto del bicchiere e disse -Fatelo pure accomodare-
Orpheus allora apparve da dietro al portone e si permise di richiudere la porta al posto della guardia che l'aveva scortato fin lì.
-Oggi niente entrate ad effetto?- domandò il generale con un risolino.
-Alle volte la semplicità è l'effetto più straordinario- sorrise il bardo mentre si toglieva il largo cappello disegnando un elegante inchino; questi indossava, oltre al cappello e ai suoi vestiti classici, una mantella verde smeraldo che nascondeva completamente il braccio sinistro che stringeva il bastone da passeggio.
-Mi sono permesso di prendere qualcosa di speciale da bere durante questo nostro incontro- continuò subito Zarathustra prendendo la brocca posata sul tavolo per poi versarne  il contenuto, questa volta, in due bicchieri -È Estratto di Bacca del Cielo-
-La prima volta che ho incontrato questa bevanda la stava consumando un paladino che mi è stato antipatico sin dal principio- ricordò Niccolò ad alta voce mentre afferrava il bicchiere con la mano destra e osservava il colore turchese di quel liquido… All'improvviso la sua mano iniziò a tremare e, per timore di far cadere il bicchiere, decise di poggiarlo fin quando i tremori non sarebbero finiti.
-Ah sì?- domandò il generale ostentando un falso interesse senza essersi accorto dei problemi del bardo -E com'è andata a finire con quel paladino?-
Niccolò sorrise e, vanificando che la sua mano si fosse placata, riprese il bicchiere e dopo aver assaggiato un sorso dell'estratto, il quale aveva un sapore incredibilmente simile all'anice, disse -Mi ha ricordato che un libro non si deve mai giudicare dalla copertina-
Zarathustra osservò il ragazzo e, deciso ad affrontare il discorso, iniziò -Allora… Quale sarebbe la tua offerta?-
-Semplice… Voi continuata a proteggere i giocatori sui vari piani, continuate ad indicare le zone a rischio e i luoghi in cui alcuni giocatori non potranno avventurarsi ma non vi dovete mettere in mezzo a noi altri che cerchiamo di raggiungere la fine di questo gioco- spiegò semplicemente Niccolò.
-Certo… Per voi questo è ancora un gioco… Per voi arrivare alla fine di tutto questo vuol dire essere gli eroi…- si versò nuovamente dell'estratto nel bicchiere e lo bevve d'un fiato -non avete pensato che, una volta completato questo "gioco", saremo tutti trascinati fuori da questo mondo a forza? Anche quelli che vorrebbero rimanerci?-
Zarathustra accavallò le gambe, rimanendo seduto, col bicchiere in mano, bevve un sorso e poi, guardando negli occhi Orpheus, disse con fare cupo e serio -Fermati a riflettere un attimo… Sono sicuro che anche tu ci abbia già pensato: ormai questo è il nostro nuovo mondo, quello là fuori è un mondo che non ha più niente a che fare con noi… Le persone ci avranno ormai dimenticato, staranno andando avanti senza di noi dandoci per spacciati… Sono passati ormai due anni da quando siamo qui e siamo appena arrivati a sbloccare il piano 50… Le cose non saranno più facili, si faranno sempre più complesse ed intricate… Non basteranno altri due anni ad uscire da questo gioco tanto vale rassegnarsi e fermarci qui, concludere qui le nostre vite… Infondo… Potremmo vedere questo mondo come una nuova alternativa che ci è stata concessa… Sai che non ho torto…- Zarathustra parlava con assalita convinzione, come se parlasse da più in alto credendosi forse l'unico che avesse guardato in faccia la realtà.
Niccolò dal canto suo osservava il generale fermo nelle sue convinzioni e a sua volta ricordava quello che aveva già pensato… Infondo Zarathustra aveva ragione… Non poteva farci niente eppure sapeva già che quella non era la SUA vita, era un'altra, diversa, irreale…Nella testa un incessante ronzio iniziò a scavare in profondità.
-Hai mai pensato un attimo a tutte le possibilità che avevamo nel nostro vero mondo?- iniziò a dire il bardo alzandosi in piedi e avvicinandosi al fuoco scoppiettante del camino camino vicino al tavolo -Non parlo di scelte sia ben chiaro, penso piuttosto alle possibilità di vivere altri mondi… Pensa all'ultima epoca che noi abbiamo vissuto; l'epoca del digitale in cui ognuno di noi si poteva nascondere dietro a whatsapp, alle immagini di facebook, ai forum online, a nickname sparsi per i server di gioco… Pensa a tutte quelle alternative che potevamo vivere, a quei mondi in cui molti di noi si lasciavano trascinare credendo che il virtuale potesse rimpiazzare il reale… I messaggi non sono mai stati reali, non erano parole che potevi ascoltare direttamente dall'altro o che potevi toccare con mano, scritte, stampate, piante… I pensieri che condividevi sulla tua bacheca insieme alle foto non erano mai i momenti che vivevi, erano vuoti simulacri di una realtà che prima si deve vivere e poi si conserva nei ricordi, non delle stupide possibilità per mostrarsi agli altri come un insieme di pixel… E le maschere di altri nomi? Le maschere dell'anonimato in cui sapevi essere te stesso? In cui parlavi senza freni, senza ritegni; in cui potevi offendere, sparare a zero su tutti e tutte, ingannare, raggirare, in cui potevi finalmente staccare il cervello e agire di puri istinti come un animale; erano forse quelli gli anfratti della tua vera vita? La risposta è semplice… No. Perché quei luoghi non erano il reale… Quei luoghi erano il virtuale… Ho conosciuto persone che al di là di uno schermo sembravano eroi greci, ho conosciuto campioni del messaggio e i coraggiosi cavalieri mascherati dei nickname ma sai cosa rimaneva di loro nel mondo reale? Persone deboli, incapaci di vivere… Non sai con quanto dolore sto dicendo questo… Queste persone non capivano la differenza tra mondo reale e virtuale ma la vivevano, l'avevano addosso… Questa differenza molti non la riescono più a percepire perché il virtuale sembra essere diventato più importante del reale… Machiavelli diceva "molti vedono quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei" e la nostra società moderna è la prima vittima di questa massima; per noi è più facile limitarci a vedere l'altro e facebook, whatsapp, instagrnam, twitter ci sembrano rendere più facile questo errore… Quanto è più facile giudicare l'appetenza?! Ma non ci possiamo limitare solo a vedere le altre persone, le dobbiamo sentire! Pensaci bene… Quante volte dopo aver guardato un post, una foto o un video da qualche parte diciamo al nostro amico "Ah sai ti ho visto fare eccetera eccetera…" oppure "Ho visto lui che eccetera eccetera…" ma non sentiamo… L'importante oggi è l'apparire non l'essere… per questo siamo divenuti schiavi del virtuale dimenticandoci della realtà, per questo molti di noi confondono questi due mondi distinti… Definire questo mondo come il "nostro nuovo mondo" è di nuovo cedere a quell'errore…-
Zarathustraera palesemente "spaventato" dalle parole di Orpheus ma sembrò comprenderle e, perciò, gli avanzò una proposta -Facciamo così… Voi sarete liberi di avanzare, naturalmente ritirerò l'ordine di cattura che grava su di te, però, quando un giorno giungerete a dover sconfiggere l'ultimo boss faremo prima una riunione con tutti i giocatori ancora loggati e vedremo quale sarà il nostro mondo… D'accordo?-
Niccolò guardò il generale negli occhi e, serio in volto, disse -D'accordo-

Lorenzo e Alessandro erano seduti sul bellissimo sofà posto al centro del salone presente al piano terra della casa di Noah.
-Ecco qua un po' di tea fumante- sorrise il bardo comparendo da una porta con le vetrate rosse e blu.
-Grazie Noah- sorrise Alessandro mentre dava una mano a poggiare il vassoio di argento finemente lavorato sul tavolino.
-Allora ditemi un po'… Perché siete qui?- domandò il bardo, prese la teiera, versò il contenuto nelle tre tazze per poi prenderne una, aggiungerci due zollette di zucchero e iniziò a bere.
-Dunque- iniziò a rispondere Lorenzo mentre prendeva una tazza -Siamo qui per Orpheus… Temiamo che i danni inflitti dalla sua follia alla sua testa siano più gravi di quanto ci aspettassimo… Volevamo sapere se tu avevi una qualche idea per migliorare la sua condizione-
-Mmm… Beh forse esiste un qualcosa che lo potrebbe aiutare…- iniziò a pensare Noah -Dovremmo offrire un "catalizzatore" per la sua mente-
-Parla come mangi- sospirò Alessandro soffiando sul liquido della sua tazza per raffreddare la bevanda.
-Allora vediamo di spiegarla in maniera che anche un barbaro come te possa capire- lo canzonò il bardo -Servirebbe un'attività che concentri i pensieri di Orpheus cercando di raffreddare questi suoi folli bollori… Praticamente uno sfogo diciamo… Alcune attività di crafting, soprattutto quelle non legate ad alcuna abilità, come la falegnameria, la sartoria o anche la cucina, permettono un'azione diretta sull'oggetto da creare-
-Come l'attività di Orias di costruire orologi?- chiese subito di risposta il barbaro.
-Orias realizza orologi?- domandò incuriosito Lorenzo.
Alessandro gli rispose con un semplice cenno del capo attendendo con impazienza la risposta di Noah che arrivò in breve tempo -Beh diciamo che ci serve qualcosa di simile… Forse l'attività di Orias ha bisogno di troppo pensare… Per il vostro amico avremo bisogno di un'attività molto più meccanica… In cui il pensiero arrivi ad alienarsi del tutto- 
-Come il sudoku?- propose Lorenzo.
-Ancora troppo meditativo…- osservò Noah -Pensate a qualcosa di simile alla corsa ma che debba tenere saldo il pensiero su un qualcosa-
-Tipo un puzzle!- esclamò Alessandro.
-Oggi il barbaro mi sorprende! È un ottimo esempio!- rise il bardo porgendo la propria tazza verso Alessandro invitandolo ad un brindisi che lui subito accettò. 
-Credo di avere un qualcosa di utile!- riprese a dire il padrone di casa dopo aver terminato di bere e aver riappoggiato la tazza sul tavolo -Venite con me- e dicendo così si alzò invitando gli ospiti a seguirlo. Attraversarono alcune stanze piene di oggetti incredibilmente rari tra i quali al monaco e il barbaro parve anche di vedere un cranio enorme che poteva anche appartenere ad un drago. Giunsero davanti ad una scalinata che scendeva nella più totale oscurità e, dopo aver acceso un paio di lumi, proseguirono verso il seminterrato. 
-Che diavolo di stanza è questa?- esclamò Lorenzo notando che quella cantina era in forte contrapposizione con il piano superiore.
-Siccome accumulo sempre oggetti di ogni tipo, quelli un po' meno preziosi li conservo qua sotto- disse mentre si scostava una ragnatela da davanti. 
Nella cantina di Noah erano accumulate vecchie armi e campane arrugginite, libri sciupati, scettri ormai consumati, strumenti accatastati l'uno sull'altro, armature molto semplici e anche attrezzi come forconi, falci, martelli, incudini, scope e simili.
-Eccolo qua!- esclamò il bardo avvicinandosi a un strumento di media grandezza la cui parte più evidente era grande una ruota circolare.
-Che diavolo è quella cosa?- domandò Alessandro.
-È un arcolaio; un vecchio strumento che serve a lavorare la lana allo stato grezzo per farne i fili- spiegò Noah.
-Capisco… Dici che questo lo potrà aiutare?- chiese allora Lorenzo pensando a Niccolò.
-Penso proprio di sì… Fategli fare un paio di sessioni al giorno di un'ora… Secondo me dovrebbe riuscire a placare molto i suoi bollori-
-Perfetto… Grazie mille Noah, quanto ti dobbiamo?- domandò il monaco.
-Ci mancherebbe, è un mio regalo per il nostro caro bardo nella speranza che si possa riprendere- sorrise il bardo mentre donava l'arcolaio a Hamlaf.

-Allora… Nico è chiuso in camera sua che lavora con il suo arcolaio nuovo e fuma… Vi sconsiglio di entrare perché vi potreste perdere là dentro- disse Lorenzo uscendo dalla stanza di Niccolò.
Kubasa stava togliendo dalla tavola i piatti e gli avanzi del cibo aiutato da Camilla. Alessandro, Roberto e Luna erano invece chiuse nelle rispettive stanze; Lorenzo si era poi seduto su una poltrona pronto a leggere libri accanto al lume di una lampada. Qando Kubasa ebbe terminato di sparecchiare si sedette accanto al monaco e iniziò anche lui a leggere. Camilla si sedette al tavolo accanto a dove era seduto Riccardo e si poggiò a lui delicatamente.
-Come stai?- domandò Riccardo baciando dolcemente la ragazza.
-Tutto bene… Spero solo che Luna riesca ad adattarsi presto- sorrise la ragazza guardando il non-più-semplice-amico.
-Non ti preoccupare, vedrai che pian piano capirà e alla fine capirà anche Claudio- 
-Lo spero… Ma per ora…- e si strinse ancora di più a Riccardo -Mi piace stare qui-
-Anche a me- sorrise il chierico per poi baciare la ragazza.
-Guarda là i due piccioncini- sghignazzò Lorenzo -Potrebbero anche andare a tubare in camera…-
-Suvvia! Lascia un po' di spazio all'amour- disse Kubasa pronunciando l'ultima parola con l'accento francese. In quello stesso frangente Roberto uscì dalla sua stanza e, cercando di evitare i due amorosi, si diresse subito verso l'angolo lettori.
-Wow ma quando è successo questo lieto incontro di cuori?- chiese il guerriero a Lorenzo quando gli fu davanti.
-Bah non ricordo esattamente ma, almeno ora, si sono finalmente trovati- rispose il monaco lasciandosi scappare un sorrisetto compiaciuto.
-Capisco… Allora domani partiamo per l'esplorazione?- domandò Roberto sfregandosi le mani eccitato per la nuova avventura.
-Già… Dovremmo raggiungere Kigrin in giornata… Se non sbaglio è una città che sorge su una montagna altissima…- disse sorridendo Lorenzo.
-Beh allora immagino che un equipaggiamento pesante per resistere al freddo sia consigliato- osservò il guerriero mentre cercava nell'inventario degli indumenti che potessero proteggerlo dal freddo. I tre ragazzi rimasero lì a discutere mentre Riccardo e Camilla si allontanarono da tutti e si chiusero in camera.
-Oh finalmente sono andati!- esclamò Lorenzo ad alta voce.
-Ma non fare il finto duro che prima ti abbiamo visto sorridere tutti- rise Kubasa battendo una pacca sulla spalla del monaco.
-Gné gné gné…- bofonchiò Lorenzo.
-Comunque voi sapete cosa sono andati a fare di là?- domandò Roberto per poi venire squadrato malissimo dagli altri de ragazzi seduti sulle poltrone.
-I tuoi genitori non ti hanno ancora fatto quel discorsetto? Vabbé allora… Quando un uomo e una donna si vogliono molto bene…- iniziò a dire il monaco come se stesse parlando con un bambino.
-Ahahah simpatico- rispose indispettito il guerriero -So come si fa sesso…-
-E allora perché la tua domanda?- chiese Kubasa incuriosito.
-Beh perché siamo in un gioco… Voi per caso sapete come funzionano certe cose qui dentro?- spiegò meglio Roberto.
Kubasa e Lorenzo si guardarono tra di loro mentre avevano dipinta in volto la frase "Oh cazzo… È vero…"; quindi riguardarono il guerriero e insieme emisero un singolo suono -Boh…-

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Capitolo 48
*** Le nostre realtà ***


In lontananza un monte completamente bianco giocava a nascondere la sua cima tra le nubi cariche di nevi; a metà della sua altezza si intravedevano delle piccole macchie rosse che rivelavano la presenza di una piccola città, organizzata su più balze di diverse altezza e grandezza: la città di Kigrin. Per raggiungere il monte su cui sorgeva Kigrin ci volevano almeno dieci ore di viaggio in carro partendo dal portale del piano, una volta giunti alle pendici della montagna si doveva abbandonare qualsiasi mezzo e procedere a piedi lungo i sentieri perennemente coperti da una coltre di neve per un'altra ora abbondante. La gilda Vitriol si era separata dai carri alle 18:03 ed alle 19:12 si affacciarono sulle viuzze della cittadina; queste erano in ciottolato, formate dall'accostamento di pietre arrotondate dai colori e dalle dimensioni incredibilmente variabili e, nonostante la neve che continuava a fioccare dal cielo, erano sempre mantenute visibili e pulite per consentire un passaggio agevole anche a chi non conoscesse il luogo. Le case erano costruite con l'utilizzo di tronchi bianchi (probabilmente betulle) il che rendeva ancora più netto il contrasto con i tetti coperti da tegole rosse, lo stesso rosso che brillava nelle aiuole e nei vasi sparsi per Kigrin; in questi infatti si trovavano dei fiori unici: i petali erano cremisi, di forma pentagonale con gli angoli arrotondati e formavano intorno ad un polline di colore cristallino una sorta di campana ma l'assurdo era nello stelo che aveva la stessa rigidità, la stessa consistenza e lo stesso colore del ghiaccio; quando il gambo di questi incantevoli fiori si scioglieva (com'è proprio della natura del ghiaccio) i petali rossi rimanevano uniti tra loro e galleggiavano all'interno dei vasi che si trovavano ad essere colmi d'acqua poi, attraverso dei piccoli canaletti costruiti tra le aiuole e i suddetti vasi, i piccoli fiori privi del gambo iniziavano un lento pellegrinaggio verso un laghetto che si trovava al centro della città e davano così inizio alla festa delle "gocce di fiamma", lo stesso nome con cui erano conosciuti i fiori.
Non appena arrivati nella cittadina i ragazzi della Vitriol, dopo aver perso una buona mezz'ora a vagare estasiati per quello spettacolo magico che era Kigrin, si diressero verso una locanda e, dopo ave cenato, alcuni si diressero verso le rispettive stanze mentre Lorenzo, Alessandro, Luna e Roberto si fermarono al tavolo a bere qualcosa.
-Come mai Nico non si è fermato con noi?- comandò Roberto mentre tamburellava le dita sul bracciolo della sedia nell'attesa della sua ordinazione.
-Dopo la scalata era molto affaticato- iniziò a spiegare Lorenzo; il monaco e il bardo avevano fatto da apri fila durante la salita quindi il primo aveva avuto modo di controllare da vicino la situazione e lo stato dell'amico -Quando siamo arrivati in città mi ha detto che iniziava a sentire un ronzio fastidioso in testa e, data la sua condizione, gli ho consigliato di sedersi un po' all'arcolaio dopo cena-
-Si è portato dietro quella stupida ruota?- domandò Luna spostando indietro la propria sedia affinché la cameriera trovasse intralci nel poggiare le bevande sulla tavola.
-Ha detto che l'esercizio gli sta dando un grande aiuto- rispose Alessandro mentre allungava la mano per afferrare la sua birra versata all'interno di uno splendido boccale che, nella forma, ricordava una piccola botte dotata di un manico realizzato in corda -Non solo con la follia ma ha detto che solo ieri sera, mentre filava, ha composto un paio di sonetti!-
-Boh, per me il rimedio migliore era qualche bicchiere di buon vino!- esclamò Roberto versandosi già il secondo bicchiere di vino.
Alessandro scoppiò a ridere rischiando di ribaltarsi dalla sedia e, dopo essersi salvato in extremis, passandosi una mano sulla fronte per scacciare un po' di sudore freddo domandò -Invece Riccardo e Camilla sono andati a…- e proseguì la frase non a parole ma con dei gesti particolarmente allusivi e, al tempo stesso, incredibilmente sconci. Lorenzo nascose la sua risata nel suo boccale mentre Roberto ricambiò la cortesia fattagli dal barbaro incapace però di sventare la caduta dalla sedia; Luna guardava la scena con un volto disgustato in cui però si intravedeva un velo di divertimento. Ad un tratto Alessandro interruppe i suoi gesti sconci come fulminato da un dubbio -Ma… Come è possibile fare una cosa del genere qui dentro?-
-Ale… Ti prego… Non chiedere- rispose Lorenzo poggiando una mano sulla spalla dell'amico con fare quasi paterno poi, nel disperato tentativo di evitare quella discussione scabrosa, domandò rivolgendosi a Luna e Roberto (che  si stava colmando il quinto bicchiere) -Non ci avete ancora detto come vi trovate dopo il vostro ritorno-
Luna si limitò a fare spallucce dopo un sorso del suo liquore a base di more ma, fortunatamente, il guerriero, forse già preda dei fumi dell'alcool, iniziò a parlare in un miscuglio di canto e sbiascico -C'è tanta bella gente in giro… Sono simpatici i vostri nuovi amici e anche quelli vecchi sono simpaticoni…- fece una pausa durante la quale cercò di mirare il bicchiere con la bocca della bottiglia nel tentativo di riempirlo, una volta che ce l'ebbe fatta lo bevve tutto d'un fiato e disse con il naso più rosso delle macchie di vino sul tavolo -E poi è bello seguire qualcuno che programma le cose con te… Non come quello stronzo di Claudio-
Nessuno fino ad allora aveva fatto caso alla bottiglia da cui Roberto continuava a versarsi il vino ma, dopo quelle parole, lo sguardo di Lorenzo si fissò proprio su quel contenitore svuotato di ogni suo liquido. Il guerriero d'altronde aveva sempre avuto il piacere del bere anche se, quando non divideva la bottiglia con altri, non sapeva dosarsi. Roberto col suo discorso si era attirato addosso lo sguardo adirato di Luna e quello incredulo degli altri due ragazzi. 
-Ale ti dispiacerebbe accompagnare Rob in camera? Secondo me ha bevuto abbastanza per oggi- propose Lorenzo cercando di salvare il salvabile.
-Ma no dai! Sto ancora benissimo!- iniziò a protestare il guerriero mentre cercava di versarsi da bere dal cadavere di quella povera bottiglia; notando che il liquido tardava ad uscire il ragazzo posò l'occhio sulla bocca della bottiglia e farfugliò, in un crescendo di idiozia -Oh… È finito il vino… VINO!-
-Bene!- esclamò Alessandro palesemente divertito mentre si caricava l'amico sulle spalle -Ora andiamo a fare la nanna- così i due si allontanarono ma le loro voci continuavano a risuonare finché non sparirono dopo la seguente frase, pronunciata da Roberto -Rob? Che stupido nome… VINO!-
Luna cercò di sorvolare riguardo ciò che era appena avvenuto ma, in quel tentativo di estraniamento, si accorse che era rimasta da sola al tavolo con Lorenzo e, questa situazione, la metteva un po' a disagio. Cercò di sgattaiolare via come se niente fosse, con nonchalance, ma il monaco la braccò subito con la più atroce delle domande -Allora… Come stai Luna?-
La ragazza, che nel mentre si era alcanna in piedi, non accenno minimamente a sedersi nuovamente ma rispose subito, acida -Cosa ti interessa?- Luna era fatta così; aveva imparato a nasconderà la sua realtà dietro una maschera di scortesia e supponenza nel tentativo di allontanare tutti quello che la avrebbero potuta danneggiare. La sua tecnica aveva sempre funzionato ma non con Claudio che, nonostante tutto, era stato in grado di toglierle dal volto quella maschera ricoperta di spine.
-Mi interessa perché siamo amici- rispose banalmente il monaco rendendosi conto, sin dal principio della frase, della fragilità di quella sua argomentazione.
-Amici…- ripeté in una risata sarcastica Luna -Non usare parole a vanvera… Ci siamo conosciuti circa un anno fa in questo gioco e poi non ci siamo visti per dei mesi… Tu non mi hai mai conosciuta!- la ragazza bevve l'ultimo sorso del suo liquore e fece per andarsene ma Lorenzo la braccò nuovamente, questa volta non a parole, ma afferrandole il braccio con la mano -Hai ragione, io non conosco ne te ne Claudio… Ho conosciuto poco Roberto ma ho avuto modo di conoscere gli altri; ci siamo raccontato le nostre verità come facevamo io e Nico nel mondo reale ma questo mondo è andato al di là del semplice GDR, qui siamo noi ad essere in ballo, non dei ruoli fittizi che abbiamo deciso di interpretare! Non possiamo giocare a questo gioco come ad un gioco qualunque, dobbiamo sempre aver presente chi siamo! Per questo ho bisogno di capire chi ho difronte in questo momento, voglio conoscere le tue verità perché non sono debolezze ma forze-
Luna si liberò subito dalla presa del ragazzo e, fissandolo negli occhi, appena scalfita da quelle parole, iniziò a rispondere celando la sua tristezza un un grido furioso -Nemmeno io conosco le mi verità! Perché l'ultimo idiota passato per strada dovrebbe mettersi a tirarmi fuori quelle che lui chiama le mie "verità"! Smettila di cercare di capirmi! Solo lui ce la poteva fare!-
Lorenzo non aveva bisogno di chiedere chi si nascondesse dietro a quel "lui" pronunciato distrattamente ma tornò subito all'attacco, questa volta senza attenuare i tono -Sai qual è il tuo problema? È che la tua verità, per te, non è solo tua ma anche di Claudio; come un fiore ibrido nato dall'unione di due specie diverse, sai cosa saresti con Claudio perciò, anche quando gli eri lontana, sapevi chi eri ma ora che lui nonché, ora che  nella tua testa se ne è andato non sai più quello che sei! Ti sei scoperta solo all'interno della vostra relazione e ora che questa è venuta meno tu non sai più riconoscerti!-
La ragazza fissò gli occhi del monaco nei quali sembrava essersi accesa una vampa improvvisa a causa della quale non riusciva a reggere lo sguardo perciò si voltò di colpo e si diresse verso la sua stanza. Lorenzo sbuffò e, dopo aver bevuto l'ultimo sorso di birra uscì dalla locanda coprendosi con una pesante mantella, accese la sua pipa e si mise a guardare le stelle che timide facevano capolinea da dietro la montagna; sbuffò qualche nuvola di fumo e disse rivolto a quegli astri che sembravano riportarlo indietro -Sofia… Anche noi eravamo così?-

Mentre la notte della maggior parte dei sopravvissuti all'interno di Last Soul Online procedeva serena tra sogni e guanciali quella di alcuni venne rotta bruscamente da un messaggio proveniente dai server di gioco. Erano le 01:01 quando tutti i giocatori ricevettero il seguente messaggio "Domani, 8 Novembre, dalle 00:00 alle 23:59 tutti i piani di questo mondo verranno chiusi momentaneamente per degli aggiornamenti a Last Soul Online; vi chiediamo di rimanere tutti al piano 0 per evitare spiacevoli eventi, grazie mille per l'attenzione e scusate il disturbo". Lorenzo era ancora fuori dalla locanda a fumare a quell'ora; si era seduto su una panchina vicino alla piazzetta della città, dove alcuni lampioni lasciavano traballare la luce generata dalle candele al loro interno , ogni tanto il monaco doveva scollarsi di dosso la neve che lentamente si accumulava sulle sue spalle e sul suo capo. Quando ricevette il messaggio dal server distolse per la prima volta da quando si era seduto lo sguardo dalle nubi che avevano iniziato a coprire le stelle poco prima e dalla danza dei fiocchi che indugiavano cullati dal vento. Dopo che lo ebbe letto si rialzò in piedi e, pensieroso, si riavviò verso la locanda; un dubbio iniziava a farsi largo nella sua mente, un sospetto che non lo avrebbe lasciato calmo a contemplare la neve seduto su una panchina. La speranza di Lorenzo era quella di trovare qualcuno dei suoi compagni ancora sveglio ma sapeva anche che ciò era molto improbabile. 
Il suono di due notifiche iniziò a turbare il sonno di Riccardo che, svegliandosi, si accorse che sia a lui che a Camilla, la quale dormiva accanto a lui nel letto, era arrivato un messaggio (nessuno dei due si era ricordato di attivare la modalità "non disturbare" delle notifiche). Per paura di svegliare la ragazza aprendo la finestra delle chat con la luminosità di questa decise di alzarsi dal letto e di avvicinarsi alla finestra. Cercò di sfilare delicatamente il suo braccio sinistro da sotto il fianco della ragazza invidiando chi aveva scelto la classe di ladro all'interno di quel mondo agevolandosi così anche in un'azione che per lui non solo era complicata ma assolutamente nuova; quando riuscì nell'intento Camilla si mosse per un attimo per poi rannicchiarsi sul fianco senza svegliarsi, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e, distanziatosi da lei, iniziò a leggere il messaggio. Un dubbio iniziò a sgomitare tra i suoi pensieri, difficile capire quale fosse la sua natura ma si era reso conto che in quella faccenda c'era un qualcosa che non tornava… Avrebbe avuto voglia di parlare con qualcuno di quel messaggio ma sospettava che i suoi compagni fossero già tutti a dormire poi lo sguardo gli cadde fuori dalla finestra dove riconobbe Lorenzo e il fumo della sua pipa avanzare verso la locanda; non ci pensò due volte, indossò rapidamente i suoi vestiti e uscì dalla camera intenzionato a raggiungere il monaco al piano terra della locanda. Lorenzo, non appena rientrò, notò che l'atmosfera era molto diversa da quella che si respirava prima che lui uscisse: il locandiere non era più dietro al bancone e nel piccolo salottino che seguiva l'entrata, arredato con qualche poltrona e un paio di tavolini, non solo le luci erano spente ma anche il caminetto che scaldava gradevolmente la stanza. Il monaco si avvicinò proprio a questo e, sistemata della legna al suo interno ed estratto il suo acciarino dall'inventario, digitò il comando per accendere il fuoco, prese poi una poltrona e si avvicinò al camino che, lentamente, iniziava a riprendere vita.
-Pensavo di essere l'unico ad essersi svegliato- disse Riccardo alle spalle del monaco mentre prendeva anche lui una poltrona e si piazzava accanto all'altro.
-Oh, Riccardo!- esclamò Lorenzo sorpreso -Credevo dormissi con Camilla-
-Già ma il messaggio dei server mi ha svegliato… Ti è successo lo stesso?-
-No, no… Ero andato a fare due passi e ho fatto più tardi del previsto-
-Capisco… Ascolta, posso farti una domanda?-
-Dimmi pure-
-Non trovi strano quest'ultimo aggiornamento?-
-Ho avuto la tua stessa sensazione- rispose Lorenzo guardando l'amico -Effettivamente è qualcosa di strano… Durante i primi 6 mesi dopo il giorno di lancio abbiamo avuto 10 diversi aggiornamenti e da allora stop… Non capisco cosa potrebbero aver trovato di così grave da rilasciare un'ulteriore patche…-
In quel momento a Riccardo un pensiero balenò nella mente -E se non avessero trovato nulla e in realtà stessero cercando qualcosa?-
Lorenzo guardò confuso il chierico per qualche secondo poi fu come se l'illuminazione che l'amico aveva appena avuto lo raggiunse senza bisogno di ulteriori parole -Aspetta… Intendi dire che questa non è una patche ma uno stratagemma per tenerci distratti mentre i programmatori si mettono a cercare qualcosa?-
-Beh è l'unica spiegazione logica… Pensa anche solo a tutto quello che ci ha detto Linton: i programmatori e il creatore non sanno dove si trovano alcune cose come la covenant dell'Orchestra… Forse anche alcune delle prime patche erano dei semplici specchi per le allodole che servivano a mascherare le loro ricerche; non trovando niente potranno aver pensato che anche noi giocatori non saremmo stati in grado di raggiungere quei luoghi ma ci deve essere stato un avvenimento che li ha spaventati a tal punto da riprendere le ricerche… Forse potrebbe essere il fatto che siamo giunti a metà del gioco…-
-O più probabilmente il fatto che abbiamo raggiunto la prigione di un Arconte…- Propose Lorenzo accettando seriamente le ipotesi dei Riccardo.
-Hai ragione! Se le cose stessero realmente così… Saremmo nei guai…-
-Già… Dobbiamo subito avvisare gli altri e organizzarci, questa volta non solo gli accampamenti al piano 0 ma anche un'offensiva!-

Mentre il piano 0 iniziava ad affollarsi di giocatori e alcuni membri della seconda linea come Lesen, Antigone, Noah e Riccardo con la sua fedele tartaruga si affrettavano a preparare luoghi in cui ospitare quella marea di gente, in cui distinsero da subito Zarathustra e alcuni dei suoi nuovi colonnelli, nella sede del Sangue di Drago si organizzavano manovre assai diverse.
-Ci stiamo rendendo conto che è un terribile azzardo quello che voi due volete fare?!- domandò con la voce abbastanza agitata Tempesta che rifletteva il suo stato non solo nella voce ma anche nella sua passeggiata nevrotica intorno al grande tavolo circolare posto al centro della sala delle riunioni.
-Lo sappiamo però è un rischio che potrebbe darci informazioni in più su chi o cosa combattiamo!- rispose Lorenzo.
-Oppure ci potrebbe condurre ad una morte certa- obiettò Arcoas seduta accanto a Salazar.
-Mmm… Orpheus cosa ne pensa a riguardo?- domandò il mago fissando negli occhi Camilla.
-Anche lui si rende conto che si tratta di un rischio incredibile ma al tempo stesso si sente pronto a correrlo- rispose la ragazza pacatamente, completamente conscia di quello che stava dicendo.
-Quel bardo… Si può sapere dov'è in questo momento?!- domandò Tempesta con la stessa foga di poco prima.
-È con Feril a organizzare alcune cose per domani- rispose Alessandro.
-Ecco… Anche quell'altro ci si mette… Ma porca puttana…- sbottò il guerriero continuando il suo nevrotico pellegrinaggio verso una meta sempre più lontana.
Alla riunione erano presenti anche Orias, Roberto e Luna; non solo tutti e tre non avevano ancora detto nulla ma, sebbene i primi due erano seduti al grande tavolo e stavano ascoltando attentamente la discussione, Luna era invece seduta in disparte, su una sedia a ridosso del muro della stanza e si ripeteva in testa il discorso che Lorenzo le aveva fatto la sera prima… Probabilmente non era così lontano dalla verità… Lei aveva capito chi era in relazione ad una seconda persona e ora doveva capire chi era senza di lui. 
-Langley tutto bene?- domandò Arcoas che si era avvicinata alla ragazza dopo essersi alzata dal grande tavolo. Luna la fissò qualche secondo e fece cenno di "sì" con la testa.
-Sai anche io mi sento a disagio quando quelli là iniziano a programmare questo genere di cose- sorrise la ragazza mentre giocherellava con il fedele Floren -Non mi sono sentita mai in grado di fare grandi cose ne nel mondo reale, ne in questo… All'inizio ero una vera e propria frana- ridacchiò -Poi però ho capito che ci sono tante persone che hanno bisogno del mio aiuto qui e mi sono data una sveglia. Tu invece? Perché sei qui?-
Luna si fermò un attimo a riflettere, non sapeva perché ma con Arcoas non si sentiva in dovere di fare la "cattiva" come suo solito -Sai… A dire il vero, ad oggi, non lo so… Cioè… All'inizio combattevo qua dentro per uscire e rivedere il mio fidanzato ma… poi…-
-Poi le cose si sono complicate…- sospirò la ragazza mentre il suo falco si alzava in volo dalla sua mano -Ho conosciuto distrattamente Ashel e so di quello che è successo tra voi però non lasciare che dei dubbi, delle infelicità ti neghino dei grandi ideali; puoi decidere di andare avanti, di lottare per salvare gli altri che sono imprigionati come te qui dentro, per uscire e stringere ancora una volta i tuoi genitori, i tuoi amici… E poi… Se ci pensi, lottando così potresti salvare anche Ashel, potreste tornare entrambi nel vero mondo- sorrise infine guardando Luna.
-Arcoas!- chiamò ad un tratto Salazar dal tavolo -Riesci a venire qui un attimo che abbiamo bisogno di valutare una cosa con te?-
-Arrivo subito Salazar!- rispose la ragazza alzandosi da dove era seduta -Vado un attimo, tu però pensa a quello che ti ho detto ok?-
Luna fece esattamente quello che le aveva chiesto l'altra ladra: pensò; doveva scoprire chi era in realtà senza Claudio e lo avrebbe fatto ma, fino ad allora, lei poteva ancora combattere per lui, non aveva bisogno di trovare un nuovo motivo per andare avanti, lei lo aveva già. Anche se poi un giorno tutta la loro storia fosse crollata come un fragile castello di carte non poteva smettere di combattere per Claudio; lei avrebbe vissuto fino alla fine di quel mondo esattamente come l'aveva vissuto in principio: per tornare nella realtà con lui accanto. Luna sorrise cercando di non essere vista da nessuno ma Floren la vide e, beccando la mano della sua padroncina, la invitò a guardare la scena così il riflesso di Luna venne riflesso in quello di Arcoas.

Roberto e Luna, al termine della riunione con gli altri, uscirono dalla sede del Sangue di Drago lasciandosi dietro tutti gli altri. Roberto si sentiva ancora in imbarazzo per quello che era successo la sera prima con la ragazza, Alessandro gli aveva raccontato quello che lui aveva dimenticato a causa del troppo vino, perciò procedeva a testa bassa, intimorito di scontrarsi con i severi occhi di lei. Non solo l'aveva in qualche modo irritata ma l'aveva ferita, andando così contro alla muta promessa che aveva fatto a Claudio. Su ogni piano ormai iniziavano a farsi sempre più intensi i segni dell'imminente inverno e, dal cielo appiattito nel bianco delle nubi, iniziò a nevischiare; Roberto alzò gli occhi accorgendosi di questo e fu in quel momento che si accorse di una cosa: scorse con la coda dell'occhio il viso di Luna che non era velato dalla sua solita cinica apatia ma, questa volta, un tenue sorriso le piegava dolcemente le labbra, un sorriso che Roberto non vedeva da troppo tempo. Il ragazzo allora colse la palla al balzo e, sperando in un'assoluzione, disse -Luna… Scusami per quello che ti ho detto ieri sera… Ero ubriaco e quelle cose non le pensavo veramente…-
La ragazza si fermò e fissò il guerriero qualche secondo negli occhi poi, sempre sorridente, rispose -Non ti preoccupare… Alla fine Claudio si è veramente comportato da stronzo ma credo che questo gioco lo abbia condizionato troppo… Quello con cui viaggiavamo non era il vero Claudio era Ashel, ora me ne rendo conto; questo gioco presuppone una cosa al suo interno non c'è una realtà fittizia in ballo ma la nostra realtà, chi vuole può giocare come se fosse un altro ma chi vuole combattere sul serio, chi vuole lottare non per una finzione ma per una realtà conserva la sua verità , interpreta sé stesso; Claudio credo che abbia dimenticato, nel corso delle sue avventure questo punto fondamentale…-
Roberto guardò la ragazza come incantato dalle sue parole; difficile capire da dove Luna prendesse la forza  di quel discorso ma il guerriero dovette sorriderle, compiaciuto che lei avesse finalmente compreso quelle realtà che lui non aveva mai messo in dubbio. Infondo lui aveva avuto degli amici che lo avevano sempre aiutato a ricordarsi della sua realtà mentre Luna, una volta sparito Claudio, era rimasta sola (Roberto sapeva che la sua presenza non era propriamente quella di un amico quanto piuttosto quella di un caro amico del fidanzato, potremmo dire di un "amico di rimbalzo") e in quella solitudine lei era riuscita a capire tutto quello. Il ragazzo non poté non aggiungere al suo sorriso una piega di orgoglio -Wow ragazza mia… Sei veramente cresciuta-
-Con questo cosa vorresti dire?- domandò Luna fingendosi seria -Che prima ero una bambina?- ma nemmeno lei riuscì a reggere la finzione crollando al termine in una risata incredibilmente musicale e, forse per la prima volta all'interno di quel gioco, Roberto capì perché l'amico si era innamorato di lei.
In quello stesso istante, qualche metro indietro, il pesante portone della gilda del Sangue di Drago si aprì e, da esso, uscirono Salazar che stava organizzando un piano d'azione con l'aiuto di Camilla, Arcoas che stava ridendo insieme a (cosa incredibile da dire) Orias che, per la prima volta appariva meno serio e superbo del suo solito, ed infine Tempesta che continuava a sbraitare lamentandosi con Lorenzo che sembrava non far caso a tutto quello che stava dicendo il guerriero ma si limitava a tenere la testa bassa e ad annuire ogni tanto in maniera tremendamente ritmica. Primi quattro giocatori superarono Luna e Roberto senza troppe premure l'unica che salutò la ragazza fu Arcoas che le fece anche l'occhiolino, poi quando Lorenzo si trovò vicino ai due compagni di gilda si rivolse a Roberto e disse -Ascolta Ziopio mi dai il cambio che tra un po' mi devo rottamare le orecchie a furia di sentire gli sproloqui di 'sto qua?-
La frase del monaco era stata pronunciata volutamente a voce alta affinché non la sentisse solo Roberto ma anche Tempesta il quale, subito, incazzato nero iniziò ad urlare contro il monaco -Ehi! Hamlaf guarda che sono serissimo! La situazione è complessa e non dovremmo fare un azzardo del genere!…- 
Mentre le urla del guerriero continuavano Roberto lo affiancò e, seguendo la strada degli altri quattro giocatori, iniziò a dire -Dai, dai ragazzo… Racconta tutto a zio Ziopio… "Zio Ziopio"… Non suona proprio bene… Forse sarebbe meglio dire "Nonno Ziopio"… No suona male anche questo… Vediamo se troviamo un'alternativa migliore…-
Lorenzo e Luna ascoltando le frasi senza senso del guerriero scoppiarono a ridere e, quando i due furono a una distanza a cui non avrebbero potuto sentire il loro discorso, il monaco iniziò a parlare -Sono contento di vedere che stai meglio-
-Già…- disse la ladra placando la risata e sfoderando nuovamente il suo sorriso da poco riacquisito -E a dire il vero lo devo anche a te-
-Beh così mi fai arrossire- rise Lorenzo scherzando -Secondo me è tutto merito tuo, avevi solo bisogno di una piccola spinta e credo che Arcoas sia stata più brava di me in questo-
-Ci hai visto alla riunione?-
-Diciamo che durante uno dei discorsi farfuglianti di Tempesta potrei essermi concesso un attimo di distrazione- I due scoppiarono nuovamente a ridere e, per la prima volta, Lorenzo riconobbe la bellezza di Luna poi lui tornò a parlare -Ora… Mi dispiace rovinare un momento così bello ma vorrei parlarti un attimo di Nico… So di quello che è successo qualche sera fa e ti porto le sue scuse… Tu non dirgli che io ti ho chiesto scusa per lui, vuole ancora scusarsi personalmente con te ma al momento capisci che la situazione è un po' incasinata…-
Luna si fece vagamente cupa -Capisco… Allora aspetterò di poter parlare direttamente con lui… Almeno potrò capire il perché di quello che ha fatto…- e dicendo così iniziò a camminare seguendo le impronte lasciate nella neve dagli altri giocatori. Lorenzo iniziò a camminarle accanto e iniziò a darle le risposte che tanto le premevano -Vedi… Abbiamo capito che la mente Niccolò è particolarmente provata dai molti stimoli a cui l'ha sottoposta questo gioco e con lui il Nerv-Gear e i suoi raptus sono causati da questo… Tra l'altro durante il vostro discorso gli deve essere tornata in mente Teresa e questo diciamo che è stato l'innesco per il suo scoppio…-
Luna guardò dubbiosa il ragazzo -Teresa? Chi è scusa?-
-Oh… È vero… Nico mi aveva detto che non te ne aveva mai parlato… Teresa è la ragazza di Nico che da un paio di anni si trova in coma…- disse serio Lorenzo.
Luna si immobilizzò all'istante mentre sul suo viso iniziò a dipingersi la triste realizzazione che l'aveva raggiunta in quel momento, chinò il capo e finalmente comprese quello che il ragazzo aveva fatto e tutto questo le lasciava un sapore di rammarico e tristezza per ciò che aveva fatto poi, subito, istintivamente, disse -Devo trovare Niccolò-
Lorenzo guardò la ragazza e sorrise -Non ti preoccupare, saprete chiarirvi presto, infondo siete amici-
La ragazza guardò negli occhi il monaco e, asciugandosi una lacrima che stava facendo capolino dall'occhio sinistro, decisa, riprese il cammino accanto all'amico appena scoperto.

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Capitolo 49
*** Scorticamente ***


Quando Luna e Lorenzo, intorno alle 17:00- arrivarono davanti alle grandi porte della scuola di Berthyn un ovattato brusio iniziò a coprire qualsiasi cosa i due cercassero di ascoltare. Non appena aprirono la porta quel rumore rivelò tutta la sua pienezza. I corridoi erano invasi da decine e decine di giocatori: Maghi, Sciamani, Bardi, Paladini e ogni altra classe possibile si affrettava a trasportare banchi, sedie, giacigli seguendo le attente indicazioni dei capi-gilda e dei professori della scuola. Il Monaco e la Ladra si sentirono smarriti; non avevano idea di come rintracciare i loro compagni in quel groviglio di volti e di voci poi, all'improvviso, una voce familiare, di donna, sovrastò tutte le altre -Hamlaf! Langley!- Lo sguardo dei due si alzò seguendo le indicazione che gli stavano fornendo i loro uditi e videro, a metà di una scalinata che portava al piano superiore, Lesn mentre si sbracciava e faceva loro segno di seguirla. Lorenzo e Luna allora iniziarono a farsi largo tra la folla e, sebbene la ragazza riuscisse a passare con disinvoltura tra le varie persone grazie alla destrezza datagli dalla classe di ladro, il monaco aveva non poche difficoltà e quindi si ritrovava remore o a spintonare o a essere spintonato -Non voglio sapere- meditò tra sé e sé ad alta voce -Quanti ne ha stesi Ale per passare- immaginando il barbaro farsi largo come una locomotiva munita di scacciabufali. I due poi salirono le scale e seguirono la barda in mezzo alla folla presente su quel piano proprio come su quello inferiore fino alla porta di un'aula in cui i tre scomparirono. Il fracasso tornò ovattato e i due appena arrivati si accorsero che, all'interno di quell'aula a gradoni, seduti al di là della cattedra e nelle file più basse dei banchi, si trovavano alcuni membri della seconda linea.
-Ok, ci dovremmo essere tutti…- iniziò a dire Salazar, seduto tra Tempesta e Camilla dietro alla alla lunga cattedra, mentre i tre si mettevano a sedere -Mancano solo…- sospese la frase facendo vagare lo sguardo sui volti dei presenti per poi concludere con -Orpheus e Feril…- Poi iniziò a guardare, ad uno ad uno, i componenti della Vitriol e domandò -Voi sapete per caso dove potrebbero essere?- ma la risposta fu un collettivo scuotere la testa in segno di dissenso finché una voce rimbombante si sollevò dalle altezze dell'aula -Ci siamo!- In quello stesso istante lo specchio piazzato sul muro dell'aula smise di riflettere la realtà e, come in un assottigliarsi e deformarsi della materia stessa, dallo specchio ora simile ad una bolla di sapone in via di formazione apparve Feril, equipaggiato con la sua pesante armatura nera, il quale reggeva Orpheus che sembrava facesse fatica a rimanere in piedi da solo nonostante l'appoggio datogli dal bastone da passeggio.
Mentre lo sguardo preoccupato di tutti confluiva sui due giocatori appena entrati nella stanza Antigone, Lesen, Arcoas e Lorenzo furono i primi ad alzarsi in piedi vedendo il bardo così ridotto e le prime due simultaneamente esclamarono -Orpheus! Cosa ti è successo?!-
Niccolò allora, ringraziando il barbaro, si separò da lui, aprì il suo inventario e fece comparire davanti a sé l'arcolaio donatogli da Noah e, mettendosi a sedere davanti a questo, disse -Scusatemi… Non è nulla di grave… Non preoccupatevi… Feril vi spiegherà tutto… Scusatemi ancora ma… Sarà meglio che io mi rilassi un po'…-  così, per l'aula, iniziò a diffondersi il suono ritmato della filatura accompagnato dalla voce tenue del bardo che aveva iniziato a ripetere 
-Bell'alba è questa. In sanguinoso ammanto
oggi non sorge il sole; un dì felice
prometter parmi. Oh miei trascorsi tempi!…-
Mentre le tre ragazze si rimisero a sedere troppo prese dalla preoccupazione per lanciarsi i soliti sguardi di fuoco, Lorenzo iniziò a salire le scale andando in contro alla discesa di Feril. Quando i due si incontrarono il monaco domandò a bassa voce, quasi nono volesse farsi sentire dagli altri -Orpheus sta veramente bene?-
-Non temere- sorrise il barbaro poggiando il guanto d'arme sulla spalla del ragazzo -Il tuo amico ha la mentaccia dura, a breve si riprenderà del tutto- Lorenzo non comprese subito perché Feril avesse utilizzato il termine "mentaccia" al posto di "pellaccia", forse all'inizio non se ne accorse nemmeno, ma, rasserenato dalle parole del ragazzo, decise di procedere con lui nella discesa per prendere poi posto a sedere accanto a Luna ed Arcoas.
Camilla aveva seguito tutta la scena con un groppo di preoccupazione in gola ma, vedendo Niccolò seduto all'arcolaio capì che il bardo avrebbe voluto che lei non si preoccupasse e che anzi andasse avanti nella riunione come se niente fosse -Allora, se per Orpheus le cose sono a posto così, noi possiamo procedere- disse la maga richiamando su di sé l'attenzione di tutti -Allora… Se le nostre ipotesi relative al fatto che questo aggiornamento è in realtà una ricerca da parte degli informatici e del creatore di LSO dobbiamo capire cosa stanno cercando-
-Molto probabilmente, viste anche le informazioni che vi ha lasciato Linton prima di morire- iniziò a riflettere Salazar ad alta voce -Loro staranno cerando le cose che più possono "danneggiare" questo loro mondo ossia la sede dell'Orchestra e i quattro oggetti che conducono ai mondi degli arconti- ci fu un assenso generale dopo le parole del mago tranne per Tempesta che rimaneva braccia conserte, impassibile, accanto al compagno.
-Qui allora abbiamo un primo indizio importante- continuò Camilla aprendo l'inventario comune della gilda Vitriol e poi far comparire sul tavolo una collana con un pendente in cui era incastonato un grande smeraldo che pareva agitarsi di vita al suo interno -Noi abbiamo ancora il Cuore della Foresta, ciò vuol dire che loro non possono prendere direttamente gli oggetti dagli inventari dei giocatori-
Dopo quelle parole Noah però, avanzò un dubbio -Ma… perché siamo così sicuri che loro non possano prendere gli oggetti dai nostri inventari? Non potrebbe essere che, più semplicemente, loro non sanno chi ha l'oggetto che cercano?-
-Da un punto di vista informatico non è così semplice- iniziò a rispondere Roberto -Se noi pensiamo che Mineritt e gli altri hanno ottenuto quell'oggetto pochi giorni fa e, a distanza di così poco tempo, gli sviluppatori hanno inscenato questo aggiornamento non è così irreale credere che loro raccolgano dati su tutti noi… E quindi sugli oggetti che otteniamo o che abbiamo nei nostri inventari. Forse gli stessi sviluppatori non hanno mai visto una vera e propria minaccia in questi oggetti che nascondono gli Arconti ma, nel momento in cui il primo di questi è stato aggiunto nell'inventario di un giocatori, hanno capito che era meglio far sparire anche tutti gli altri-
Tutti stavano seguendo il ragionamento di Ziopio ma, verso la fine di questo, Tempesta sbottò e, alzandosi, sbatté le mani sulla cattedra urlando -Io non capisco perché tutti siete così convinti che questo aggiornamento sia una bufala! Insomma potrebbe essere benissimo un normale aggiornamento! Cosa c'è di strano?!-
Antigone guardò il guerriero e, con voce pacata, iniziò a rispondere cercando di condurre Tempesta alle loro stesse risposte -Tempesta… Ascolta, perché indire un aggiornamento solo ora?-
-Forse perché solo ora si sono accorti di un bug?-
-Beh ha distanza di circa due anni non ti sembra un po' irreale?-
-Beh potrebbe essere un bug relativo al piano cinquanta… Infondo l'abbiamo sbloccato solo di recente-
-Certo ma dei programmatori non credi che, mentre noi eravamo all'esplorazione dei piani più bassi, abbiano già controllato tutto quello che c'era da controllare nei piani più alti?-
-Ma… In effetti… No ma potrebbe…- Tempesta cercava una risposta valida ma purtroppo non gli veniva in mente nulla. Si rimise a sedere come se la sua furia fosse stata placata anche se un magma dentro di lui continuava ad agitarsi.
Dopo questo scambio di battute a l'apparente pace ritrovata da tempesta ad Arcoas venne un dubbio -Effettivamente abbiamo detto che i programmatori hanno paura di questi oggetti e la loro priorità, ad oggi, potrebbe essere quella di farli sparire ma, sebbene dagli inventari loro non possano sottrarci gli oggetti, chi ci dice che vale lo stesso per gli oggetti ancora sparsi per il mondo di gioco? Insomma, una volta che loro localizzano la linea di codice di quel determinato oggetto potrebbero anche ottenerlo senza problemi… Hanno avuto due anni di tempo per trovare i codici dell'Orchestra e di quegli oggetti, ormai sapranno esattamente dove si trovano… Quindi, sebbene l'Orchestra sia un luogo e forse cercheranno di raggiungerlo domani, potrebbero già avere in mano le porte per i prossimi Arconti…-
Mentre la ladra continuava la sua riflessione un senso di sconfitta iniziò a diffondersi nei cuori di tutti gli ascoltatori: Arcoas aveva ragione; forse era già impossibile localizzare gli altri Arconti e i mondi in cui erano intrappolati, forse erano già stati eliminati affinché non potessero più aiutare alcuno. I ragazzi iniziarono a credere di aver perso ancor prima di aver combattuto e questo ebbe un effetto opprimente su i loro cuori e i loro spiriti; lo stesso orsa sospirò e si poggiò una mano in fronte cercando di pensare a qualcos'altro.
-Non preoccupatevi- disse Feril alzando la visiera del suo elmo nero; tutti si voltarono verso di lui e, con facce curiose, attesero che lui riprendesse a parlare. 
-Vedete questa preoccupazione l'abbiamo avuta anche io e Orpheus questa mattina, perciò abbiamo deciso di raggiungere i piani che Linton aveva indicato durante la boss-fight e controllare se gli oggetti si trovassero ancora lì-
-E c'erano ancora?- domandò Noah impaziente di una risposta.
-Sì, erano ancora lì- rispose il barbaro ripristinando il non umore nel cuore di tutti i membri della seconda linea. Ma quelle paure nascondevano una realtà più grande, nascondevano un dubbio che in pochi colsero, tra questi c'era Alessandro che, dopo pochi secondi domandò -Come avete fatto a capire che gli oggetti erano ancora al loro posto?-
Il viso di Feril si piegò in una smorfia di rimorso a sentire quella domanda che tanto temeva, chinò il capo e si limitò a dire -Avevamo poco tempo… Non dovete prendervela con lui… Era l'unico modo…-
In quel momento Lorenzo comprese tutto, comprese il perché del termine "mentaccia" e la scelta di Niccolò di mettersi all'arcolaio; il monaco guardò il barbaro ed esclamò ad alta voce, in un misto di rabbia e preoccupazione -Ha utilizzato la Maschera del Folle?! Nelle sue condizioni?!-
-Ho cercato di dissuaderlo ma era l'unico modo…- rispose Feril sempre a capo chino.
Poi, con lo stesso tono di Lorenzo, Riccardo domandò -Eppure per visualizzare la presenza degli oggetti basterebbe solo qualche secondo… Perché Orpheus è così conciato allora?!-
-Perché non si è limitato ad accertarsi della presenza degli oggetti…- iniziò a rispondere il barbaro facendosi ancora più cupo -Ha localizzato anche la posizione dei dungeon in cui sono nascosti-
Dopo quella dichiarazione la preoccupazione per lo stato di Niccolò si fece ancora più opprimente; per localizzare un dungeon tutti capirono che aveva indossato la maschera per un tempo incredibilmente esteso e per tre dungeon il tempo arrivava a triplicarsi. Camilla si alzò in piedi e, guardando il bardo seduto all'arcolaio, urlò a squarciagola -SEI UN CAZZO DI IRRESPONSABILE! TI SEMBRA METTERE COSÌ  A RISCHIO LA TUA MENTE?!- 
Dopo quell'urlo il bardo interruppe il suo filare e, dopo aver sospirato, si alzò dallo sgabello dell'arcolaio dicendo -Vedi, se omai Dio sta eco…- Allora afferrò il bastone da passeggio e, reggendosi un poco a questo, iniziò a scendere i gradoni dell'aula fino a raggiungere i compagni seduti alla prima fila di banchi che lo guardavano, nonostante tutto, ancora reoccupati -Lo so che è stata una scelta estrema e avventata… Ma il tempo ci è nemico ora…- iniziò a dire con la voce ancora pesante -Sapete che ho cercato di localizzare quei dungeon con altri metodi… Avrei continuato a sfruttare quei metodi se non avessimo avuto questo ultimatum… Eppure ora sappiamo dove sono gli oggetti e possiamo mettere i bastoni tra le ruote a chi cercherà di prenderseli… So che è stata una scelta stupida ma era l'unica possibile…- E queste ultime parole le disse guardando direttamente negli occhi la maga poi si mise a sedere accanto a Lorenzo e, notando che ora tutti lo stavano osservando con un briciolo di comprensione negli occhi, ritornò a dire -Allora… I dungeon in cui sono custoditi gli oggetti sono… La Grotta degli Zaffiri al piano 22… Si trova nelle montagne a nord… Il Picco dei Cirri al piano 36… È l'immensa montagna che si trova al centro del piano… E infine il Collegio Dimenticato di Nachelof al piano 45… È nascosto tra le foreste meridionali ma di facile individuazione…-
Camilla vedendo il bardo che, nonostante tutto, si era già parzialmente ripreso sospirò ma, ancora con un po' di rabbia nella voce, gli chiese -Secondo te allora come dovremmo agire?-
Niccolò poggio entrambe le mani sull'impugnature del bastone e, chiudendo gli occhi, iniziò a pensare per qualche secondo -L'idea migliore è creare 5 squadre d'azione… Una di queste dovrà rimanere al piano zero ad occuparsi degli altri giocatori e a custodire il Cuore della Foresta… Le altre invece andranno nei tre dungeon che ho indicato e… la quarta alla sede dell'Orchestra…-
-È sicuramente il piano migliore per questa situazione- approvò Salazar -Hai già in mente come organizzare le squadre?-
-Ah… qua vi lascio dire da Feril… Ho lasciato a lui la parte organizzativa- e, così concludendo, il bardo emise una risata ancora debole nonostante attraverso questa tutti capivano quanto lui stesse cercando di non farli assolutamente preoccupare.
Feril allora prese la parola -Beh, innanzitutto dobbiamo anche puntare a dare poco nell'occhio quindi le squadre dovranno essere composte da poche persone, diciamo 3. Detto questo il dungeon più difficile tra quelli localizzati è il Picco quindi la squadra dovrebbe essere formata dai giocatori più forti che abbiamo a disposizione ossia Mineritt, Salazar e Tempesta. Il Collegio invece è un ambiente strano dalle informazioni che abbiamo raccolto: ha molte stanze di cui poche sono accessibili normalmente perciò le mani di uno o due ladri sono indispensabili, Langley e Arcoas dovrebbero fare al caso nostro in più, con l'aiuto di Ziopio, dovrebbero formare una squadra di tutto rispetto. Per la Grotta degli Zaffiri invece Symon, Orias e Gabél andranno più che bene. Infine io, Hamlaf e Orpheus ci occuperemo di sorvegliare la sede dell'Orchestra, infondo dovrebbe essere il compito meno complesso. Gli altri invece dovrebbero rimanere qui a controllare la situazione, d'altronde ci sono anche le Guardie Notturne quaggiù e non vorrei che combinassero troppi casini…-
Ascoltando le parole del barbaro tutti si accorsero che quell'organizzazione era la migliore che si potesse desiderare; infondo Niccolò aveva bisogno di essere affiancato da chi aveva già sopportato il suo stato, Luna aveva bisogno di persone con cui si trovasse a suo agio e Roberto e Arcoas facevano al caso suo, Camilla e Salazar avrebbero contenuto la furia di Tempesta e Riccardo avrebbe fornito le cure necessarie ai due combattenti da distanza ravvicinata; quindi, subito dopo essersi salutati ognuno raggiunse il piano che gli era stato affidato e cercò di avvicinarsi il più vicino possibile al dungeon seguendo le indicazioni che Niccolò aveva scritto per ogni squadra. Si erano dati anche l'ordine di non utilizzare i messaggi di chat a meno che non si trattasse di vita o morte (forse facili da rintracciare e leggere per i programmatori) e infine si erano dati come punto di ritrovo quella stessa aula in cui si erano riuniti, alle 00:00 del giorno seguente all'aggiornamento. Esplorarono i piani in un'atmosfera surreale data l'assenza di giocatori e l'unica presenza dei mostri e dei NPG poi, allo scoccare della mezzanotte (ora che dava il voi all'aggiornamento) l'atmosfera che circondava le squadre di esplorazione divenne ancora più incredibile.

Ogni NPC, ogni mostro, ogni presenza che doveva essere vagamente viva si era congelata, come pietrificata dalla sguardo di una divinità antica. Solo i giocatori rimasti sui piani potevano muoversi, interagire tra loro ma non con quell'incanto di immobilità che si era creata intorno a loro. Irreale era il contrasto che si era venuto a formare tra gli effetti del tempo atmosferico, ancora vivi e la vita che invece si era fermata: il soffio del vento agitava gli alberi divenuti il rifugio di volatili ora del tutto simili a statue, la neve continuava a fioccare accumulandosi sulle teste e sulle spalle di NPC completamente immobili e nessun mostro avvicinava i quei pochi giocatori che si guardavano intorno in quel mondo imprigionato tra la stasi e il moto. Le squadre d'esplorazione non impiegarono più di qualche ora nel raggiungere i vari dungeon che si erano prefissi come meta eccetto per Orias, Riccardo e Alessandro i quali dovettero alternarsi nel guidare una carrozza fino a Kigrin (città che raggiunsero solo qualche ora prima di mezzogiorno) per poi proseguire fino alla Grotta degli Zaffiri che si trovava a circa un'ora di cammino. Alle 13:27 i tre ragazzi giunsero all'imbocco della caverna e lo spettacolo che gli si parò innanzi fu incredibile: l'ingresso era una semplice crepa nel crinale della montagna alta non più di 1.70m e larga circa 1.50m, attraverso il buio di essa che si estendeva fino alle profondità più inimmaginabili della montagna balenavano scintille azzurre che si confondevano con la neve filtrata in quel luogo, quella era la magia degli zaffiri che spuntavano da ogni parete della grotta oscura e illuminata solo dalla luce dell'esterno. I tre ragazzi decisero di accendere le lanterne che avevano negli inventari e di avventurarsi in quel mondo fino ad allora inesplorato ma una visione sorprendente li trattenne; nella neve davanti alla caverna i tre videro delle impronte di una pluralità di individui che non potevano appartenere a dei giocatori data la lunghezza del piede nella bianca coltre, eppure non poteva trattarsi di mostri siccome erano tutti paralizzati dalla mezzanotte di quel giorno. I tre si guardarono scambiandosi degli sguardi confusi… Nessuno volle proporre una possibile interpretazione di quelle impronte ma tutti furono concordi nel procedere con immensa attenzione… Qualcuno o qualcosa li aveva preceduti e prima o poi avrebbero incontrato gli artefici delle impronte… Così iniziò la loro discesa attraverso quelle buie gallerie che si tingevano solo delle fiamme derivanti dalle lanterne che poi venivano riflesse dagli zaffiri occultandone così la natura e spacciandoli al massimo per ambre dalla bizzarra tinta. Mentre proseguivano in quelle grotte fredde i ragazzi ebbero modo di notare che solo alcune piccole pietre azzurre emanavano una lieve luce e che, parecchie stanze, erano abitate da degli esseri anfibi in tutto simili a delle rane pescatrici se non per il fatto che al posto della tipica lanterna avevano una sorta di pietruzza che rievocava la forma e il colore degli zaffiri eppure anche questi esseri erano in perfetta stasi perciò i giocatori non ebbero bisogno di affrontarle cosa che apprezzarono immensamente data la loro grandezza (circa 4m di lunghezza e le bocche spalancate rivelavano un apertura di 1.50m); oltre a queste creature trovarono, celati nelle profondità successive, delle specie di insetti che richiamavano dei mille piedi dalle dimensioni incredibili (fino a 10 metri di lunghezza), questi avevano bocche spaventose in cui si scorgevano 3 corone di denti pronte ad azzannare qualsiasi ignaro passante. 
Ma la visione più incredibile fu quella che i tre si trovarono davanti in una delle stanze meglio illuminate dell'intera grotta. Dopo aver percorso l'ennesimo tunnel i tre percepirono qualcosa di cui ormai sembravano aver perso la memoria: dei rumori. Al di là dei loro passi, del cigolio prodotto dagli anelli delle lanterne e dall'eco di tutto questo non erano mai stati in grado di sentire alcunché ma, ormai giunti alla conclusione di quella galleria, dei suoni iniziarono a farsi strada… Suoni di voci che si mescolavano a suoni indicibili… quasi… viscidi. Riccardo fu il primo a sporgersi verso quella stanza illuminata e notò che dalla stanza si dividevano altre tre vie ma, dopo aver spostato lo sguardo verso il centro della stanza, fu il primo a vedere quell'incubo che aveva preso vita; aveva già visto cose simili durante gli anni, aveva visto immagini ma vederli dal vivo creava una paura indicibile e profonda, una paura che scavava nelle ossa e nella mente confondendo gli incubi e la realtà. Il chierico vide 3 creature, umanoidi, dalla pelle bluastra, vestiti con delle tuniche nere dalle quali spuntavano i piedi quasi scheletrici dotati di lunghi artigli, proprio come le mani, ma la parte più raccapricciante era la testa in tutto e per tutto simile alla copia mostruosa di un polipo: il colore era bluastro, quattro tentacoli si muovevano continuamente nel luogo dove si doveva trovare la bocca e gli occhi, come due luci gialle che splendevano di natura arcana, lasciavano roteare le nere pupille al loro interno alla ricerca di qualcosa. Riccardo allora indietreggiò con nel volto dipinto il terrore che gli aveva evocato la visione; Alessandro vedendolo i quello stato si sporse a sua volta e comprese la reazione dell'amico, quando indietreggiò e Orias gli chiese cosa ci fosse in quella stanza l barbaro riuscì solo a pronunciare una parola a bassa voce e con la paura che riempiva ogni singola sillaba - Mind-Flayer…-

Lorenzo e Feril erano appostati all'esterno della biblioteca-mausoleo e attendevano il ritorno di Niccolò che era andato a pino inferiore per parlare un attimo con Kubasa rispetto quella situazione. Sebbene sugli altri piani era palese la parziale stasi delle cose, in quell'immenso deserto non si poteva nemmeno immaginare che era in atto un qualcosa di così strano. Lorenzo guardò negli occhi Feril e domandò -Sai cosa ci starebbe adesso? Un bel panino con la porchetta- erano le 16:48, la neve continuava a tingere di bianco le sabbie e la fame poteva cominciare a farsi sentire.
Il barbaro lo squadrò da dietro la visiera del suo elmo poi disse -Con una bella berretta fresca…- 
I due si batterono il pugno come se fossero stati complici da tutta la vita e il monaco aggiunse -Dopo questa hai tutta la mia stima, nonostante tu abbia provato ad uccidere Orpheus-
-Beh anche te non sei male- rise il barbaro al ricordo di com'erano diversi i rapporti prima della sua evasione -Dici che non dovremmo controllare come sta il nostro bardo?- chiese poi guardando Hamlaf.
-Ma no… di sotto c'è Kubasa, qualora accadesse qualcosa ci chiamerebbe subito- rispose Lorenzo intento ad accendersi la pipa. In quello stesso momento un rumore regolare iniziò a rimbombare alle spalle dei due giocatori rivelando così che la risalita di Orpheus, munito di bastone da passeggio, aveva avuto inizio. Dopo una decina di secondi, infatti, il bardo comparì e disse -Signori, abbiamo un problema…-
-Che genere di problema?- domandò Lorenzo emettendo una tenue nuvoletta di fumo che subito si dissolse.
-Kubasa è come pietrificato- disse semplicemente Niccolò senza starci troppo a girare intorno.
-Cosa intendi per pietrificato?- chiese allora Feril.
-Vedete… È come se le sue funzioni da PNG fossero state tutte bloccate… È ancora in grado di parlare quindi credo che la sua duplice natura che lo rende in parte anche PG lo renda capace di questo- cercò di spiegarsi il bardo al meglio delle sue possibilità.
-Vuoi dire che gli sviluppatori hanno bloccato il funzionamento del PNG-Kubasa?- cercò di intuire Feril.
-Beh…- sbuffò Lorenzo insieme ad un'altra nuvoletta di fumo -Da quello che sappiamo potrebbero aver bloccato il funzionamento di ogni PNG… Noi non sappiamo come stanno le cose altrove-
-A dire il vero ci sarebbe un modo per scoprirlo- iniziò a dire Feril osservando Niccolò. Il bardo in un primo momento guardò confuso il barbaro non capendo il perché di quella osservazione ma poi, dopo qualche secondo, realizzò -Ma certo! Salazar mi ha dato un Occhio del Simulacro proprio per un'occasione del genere!- e, aprendo l'inventario, Niccolò estrasse il piccolo oggetto sferico che gli comparve sul palmo della mano destra. Fu in quell'istante che Feril e Lorenzo notarono una cosa particolare: nel palmo dell'Artiglio di Meninn che Niccolò aveva equipaggiato nella mano destra era presente una specie di occhio vitreo in tutto e per tutto simile a quello che i due giocatori ricordavano trovarsi sul dorso dell'Artiglio ma, nel momento in cui Niccolò chiuse la mano per stringere l'oggetto, si accorsero che l'occhio di cui si ricordavano era sparito. Lorenzo stava per domandare spiegazioni riguardo quell'invertirsi di ricordi e fatti ma, prima ancora che potesse chiedere qualcosa, il bardo sollevò la mano sinistra, equipaggiata con l'Artiglio di Dianinn, il monaco si accorse che anche questo guanto aveva l'occhio sul palmo e non sul dorso e all'interno dell'iride, là dove nell'altro artiglio c'era dell'inchiostro verde, in questo c'era dell'inchiostro rosso. Dai piccoli pennini simili ad artigli iniziò a fuoriuscire dell'oscurità, quasi liquida, che si unì in una piccola sfera dalla quale poi prese forma un corvo di medie dimensioni -Perfetto… Ora devo fare così…- il bardo aprì un menu e iniziò a digitare alcuni comandi finché non ordinò al corvo di alzarsi in volo. 
-Orpheus ma…- iniziò a dire Lorenzo mentre con gli occhi seguiva il volo del corvo -I tuoi Artigli… Sono diversi da come li ricordavo…- 
Il bardo guardò prima confuso il monaco e poi si guardò le mani protette dai due pezzi dell'equipaggiamento -Ah! Sì!- Esclamò poi -Quando ho unito insieme i due Artigli si sono in parte modificati e sono diventati gli "Artigli del Pensiero e della Memoria", potenziano notevolmente gli incantesimi di Darkness e di Caos in più non si equipaggiano nello slot delle armi ma in quello dei guanti quindi per un po' di difesa in meno posso contare su un incremento di potenza magica diciamo- sorrise il ragazzo mentre mostrava come ora gli occhi dei due artigli erano realmente sui palmi come i due avevano in precedenza notato. 
-Beh… Non trovi che sia un po' pericoloso sacrificare un pezzo di difesa a tal punto?- domandò Feril alzando la visiera nera del suo elmo.
-Certo ma io sono più di supporto che d'attacco come personaggio- sorrise Niccolò mentre digitava altri comandi sull'inventario e, dopo pochi secondi, nella sua mano destra, comparve una piccola sfera di cristallo in cui si agitavano fumi neri in attesa di diventare forme. 
-Ora invece… Che si fa?- domandò Lorenzo perdendosi nell'osservare quei neri fumi che si compattavano, si allargavano, si agitavano vorticosi nel cuore di quel cristallo.
-Adesso iniziamo ad osservare dagli occhi della mia Anima Nera…- e, mentre il bardo diceva questo, le figure nella sfera iniziarono a diventare chiare, nitide, iniziarono a vedersi le case della città nel mezzo del deserto e la completa paralisi che si era abbattuta sugli NPC -Ebbene Hamlaf avevi ragione… Tutti gli NPC sono bloccati…-
-Mmm… l'avranno fatto per facilitare le loro ricerche…- intuì Feril riabbassando la sua visiera e mascherando la voce che ora tornava a rimbombare metallica -Vabbè, ora che ne abbiamo la conferma puoi anche richiamare l'Anima-
Ma proprio in quel momento il loro sguardo, ancora concentrato sulla sfera, venne sorpreso dall'unica cosa inaspettata: il movimento. Nell'immensa distesa bianche tre sagome scure avanzavano verso la sede dell'Orchestra. -Cosa diavolo sono quelle cose?- domandò il barbaro cercando di distinguere i tratti dei tre individui che sicuramente non erano umani.
-Sono… Sono dei Mind-Flayer!- esclamò Lorenzo con la voce spezzata quando riconobbe le teste che ricordavano degli spaventosi polipi.
-Scorticamenti…- disse Niccolò impaurito ma con un sorriso inquietante sul viso -Non sono targettabili ne come mostri ne come PG… Devono essere i programmatori… Hanno assunto quella forma per esplorare i vari piani e devo dire che è una forma parecchio azzeccata-
-Intendi per incutere paura nel cuore di chi li dovesse incontrare?- domandò Feril tra il disgusto e il terrore datogli dalla vista dei tre esseri.
-Nono… Nel mondo di D&D i Mind-Flayer sono creature immensamente intelligenti provenienti da un futuro non meglio definito… Infondo rappresentano al meglio l'essere dei programmatori all'interno di questo mondo…- spiegò Niccolò.
-Sono creature immensamente pericolose e temute nel Fearun… Se dovessero avere gli stessi poteri sarebbe la fine- osservò Lorenzo preoccupato -Ma perché hanno bisogno di quei "corpi"?-
-Secondo me solo perché si credono più fighi…- sospirò Feril cercando di alleggerire la tensione e la paura generata da quei tre individui irreali e mostruosi. 
-Sarà meglio prepararsi allo scontro- sospirò Niccolò -Potrebbe essere la lotta più dura combattuta fino ad oggi- e preoccupato equipaggiò la sua falce mettendosi a sedere nella neve, a gambe incrociate, nell'attesa che quei tre esseri giungessero a portata di battaglia. Dovette passare un'ora prima di vederli e quando accadde il terrore fu ancora più grande. I tre esseri erano orrendi, informi, inumani come usciti dagli incubi creati dall'oppio; i loro tentacoli si agitavano minacciosi mentre gli occhi fissavano con fare confuso i tre giocatori davanti all'ingresso del mausoleo-biblioteca. 
-Cosa ci fate voi qui?- domandò il mind-flayer al centro con una voce abissale che sembrava fuoriuscita dalle profondità più cupe del mondo.
-Siamo qui per difendere l'Orchestra!- urlò a gran voce Feril mentre impugnava la grande ascia bipenne davanti a se con entrambe le mani.
-Voi… Voi siete quelli che hanno scoperto l'Orchestra…- continuò lo stesso mostro -Mi dispiace ma non siamo qui per voi- dicendo così sollevò la mano destra e i tre ragazzi vennero sbalzati all'indietro da una forza invisibile. I giocatori finirono stesi nella neve e, rialzandosi a stento, si accorsero di non aver subito alcun danno agli HP.
Lorenzo barcollando si rimise in piedi -I vostri trucchetti non ci impressionano…- disse scattando in direzione di uno dei tre. I suoi movimenti furono così fulminei che riuscì a colpire uno dei tre esseri con un pugno di fuoco. Il mind-flayer venne scaraventato lontano ma nessuna barra degli HP comparve, nessun simbolo di danno, nulla… Poi il terzo dei tre mostri afferrò la testa del monaco con i quattro tentacoli e lo iniziò a stringere in mezzo alle urla che iniziavano a farsi largo in mezzo a quel silenzio.
-Porca puttana!- esclamò Niccolò scagliando un Globo di Oscurità contro la creatura che stava stritolando il cranio del suo amico ma questi, alzando una mano, bloccò la sfera e la fece esplodere stringendo il pugno. In quello stesso istante Feril colpì con l'ascia bipenne il il cranio bluastro del mostro che abbandonò la presa su Lorenzo.
-Perché dovete cercare di fermare chi non può essere danneggiato e che non può danneggiarvi?- domandò uno dei tre mind-flayer mentre osservava i tre ragazzi che si affannavano a combattere un qualcosa che non potevano sconfiggere -Fatevi da parte e lasciateci eliminare quest'area-
-No… Difenderemo questo luogo…- Sospirò Niccolò mentre si reggeva alla falce.
-Come siete stupidi voi giocatori- sbuffò seccato quello che doveva essere il capo della spedizione poi sollevò la mano e il bardo, sollevandosi da terra, sentì una mano invisibile stretta intorno al suo collo che cercava di strangolarlo -Noi non possiamo infliggere danni ai vostri HP ma possiamo infliggervi talmente tanto dolore da farvi morire nel mondo reale- 
Lorenzo e Feril cercarono di raggiungere il mind-flayer che tratteneva magicamente Nico ma furono bloccati alle spalle dagli altri due che, con i tentacoli, iniziarono a schiacciare i loro crani.
-Bas… Tar… Di… La… Scia… Te… Li…- mugugnò Niccolò a causa della stretta che gli impediva ormai di respirare… Poi un'idea folle gli attraversò la mente. Riuscì a portare i due Artigli davanti agli occhi in modo che gli occhi vitrei dei palmi "sostituissero" quelli reali del ragazzo. Quando il programmatore guardò quegli occhi che si muovevano come se fossero stati quelli di Orpheus si ritrovò trascinato in un mondo diverso, un mondo buio in cui si accavallavano immagini simili ad ombre, ombre difficili da comprendere e da riconoscere. Poi il volto di un bambino comparve insieme a quello di una donna bellissima, un nome si fece largo nella mente del programmatore "David"… Poi un'incidente… Ci furono luci e le sirene…  Delle maledette sirene… Il volto del piccolo bambino era pietrificato, ricoperto da un velo di sangue… E una voce iniziò a gridare disperata -DAVID! DAVID!-… 
Gli altri mind-flayer lasciarono la presa dai due giocatori quando videro il loro capo spedizione in ginocchio, nella neve; si teneva le mani dove una volta, nel suo corpo da umano, aveva avuto le orecchie e urlava a squarciagola -FERMATE QUESTE SIRENE!!! DAVID!!! PICCOLO MIO!!! FERMATE QUESTE DANNATE SIRENE!!!-
I due mostri non capirono quello che stava succedendo al loro capitano e, vedendo il bardo che si era liberato dalla morsa magica, ebbero per la prima volta paura e decisero di scappare, lasciando il loro capitano al suo destino di incubi e ricordi. Lorenzo e Feril corsero subito da Niccolò poco prima che questi cadesse in ginocchio nella neve. 
-Nico! Che cosa… Come… Come hai fatto!?- domandò il monaco terribilmente preoccupato per la salute dell'amico.
-Era… Era la mia magia Grande Incubo… La magia di Darkness più potente… Non arreca danni fisici o agli HP ma… Mostra alla persona bersagliata i momenti più atroci della propria vita… Come incubi che gli squarciano lentamente la mente… È qualcosa di atroce… E questi Artigli rendono il tutto più doloroso... Rende incapace il bersaglio a combattere e lo fa svenire poco dopo…- spiegò il bardo cercando di recuperare il fiato -Il problema è il prezzo… Il prezzo da pagare…-
-Cosa intendi?- domandò Feril fissando Orpheus ancora incredulo per quello che stage per accadere a tutti loro e per l'atrocità che immaginò essere quell'incantesimo.
Niccolò reggendosi alla falce si avvicinò al corpo del programmatore che giaceva immobile nella neve -Non consumo mana… ma… Devo rivivere con il bersaglio tutte quelle esperienze… Proprio come se fossero accadute a me…- così dicendo si abbassò sul mind-flayer svenuto e bisbigliò in modo impercettibile -Mi dispiace per tuo figlio…- mentre una lacrima gli bagnava il viso.

Un incubo è tale perché non esiste un modo per interromperlo se non aspettare pazientemente la sua fine, tra i pianti e le paure che lacerano e straziano la mente, il cuore e anche il corpo… Così quel giorno di aggiornamento tormentò le quattro diverse squadre di esplorazioni che dovettero sopportare quelle creature di tenebra… Quelle creature che solo l'abisso avrebbe potuto creare… Ma passò quell'oscurità e il giorno seguente tutti ebbero modo di ritrovarsi all'interno della grande aula. Fu un sollievo scoprire che nessuno, quel giorno, aveva perso la vita. La squadra di Camilla, Salazar e Tempesta spiegò come, arrivati nella sala che custodiva l'oggetto contenente il regno dell'Arconte, non avessero trovato nulla, fortunatamente loro non avevano nemmeno avvistato quegli esseri d'incubo; lo stesso valse per la squadra di Luna, Arcoas e Roberto che però erano riusciti ad ottenere un libro dalla copertina rossa con sopra inciso a fuoco un triangolo con la punta rivolta verso l'alto, Luna era riuscita a trovarlo prima che i programmatori potessero trovare i tre infiltrati nel collegio e quindi erano subito scappati senza incrociare la via dei mostri; chi invece aveva fronteggiato quegli orrori erano stati Riccardo, Alessandro e Orias che avevano combattuto con tutte le loro forze riuscendo non solo a sottrarre una piccola sfera in cui si agitavano strane acque blu come la notte ma anche a fuggire dalle tre creature che si erano lanciate al loro inseguimento e che erano magicamente svanite nel momento in cui era scoccata la mezzanotte del nuovo giorno. Le paure erano dipinte sui volti di tutti e sei i giocatori che avevano avuto la sventura di incontrare quegli esseri e dalla consapevolezza che, la prossima volta che li avrebbero incontrati, non avrebbero potuto contare sul fattore sorpresa che li aveva fatti sopravvivere quella volta. Decisero di prendersi qualche giorno per riprendersi da quell'orrore che gli aveva scavato le ossa e che, solo dopo qualche giorno, avrebbero ripreso le esplorazioni del piano 50 e del regno dell'Arconte del fuoco.

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Capitolo 50
*** Oro e sangue ***


Allora, volevo fare una piccola introduzione a questo capitolo dal momento che siamo giunti al capitolo 50 e, forse, abbiamo raggiunto la metà della storia. 
Sono molto felice di essere arrivato fino a questo punto nonostante i problemi che ci sono stati lungo il cammino e sono ancora più felice se penso a quanti di voi stanno mostrando il loro interesse per questo lavoro, ed è proprio per questo che ho deciso di aprire questo capitolo di mezzo con una serie di ringraziamenti che spero non risultino sgradevoli.
Innanzitutto voglio ringraziare i recensori storici di questa storia Alexthegamer93 (Questo santo ha praticamente ha recensito tutti i capitoli), fazio97 (recensore che adoro e che mi fa sempre un piacere immenso leggere) e Lady Mnemosyne (Grazie mille per la sopportazione in tutto madame).
Vorrei poi ringraziare i recensori che, nonostante non legga da un po', mi hanno spronato sempre a continuare: primo tra tutti un recensore che mi manca da morire per i suoi papiri, kyosuke98aaaaa; il mio Slen di fiducia come dimenticarlo, slenderguy93; poi un'altra madame che mi ha sopportato a lungo ossia la cara Leaina; il sayan comparso e scomparso all'improvviso ma che mi auguro di risentire, The Big Dreamer; e poi Torta_inside, Elgul1, Racconti del Inesistente e Silvio Shine recensori che ho apprezzato moltissimo!
Ringrazio poi chi ha messo questo storia tra le sue preferite: Bi4nc0nigli0_01, Cosina99, kureiji13 e di nuovo Elgul1, kyosuke98aaaaa e The Big Dreamer; MegumiYamamoto che mi dovrà far sapere se si è ricordata di questa storia e coloro che seguono questa storia: campanellina, Cavaliere, Claralala, Domee, Man Bear Pig, ZeroBaco e di nuovo Alexthegamer93, fazio97, Lady Mnemosyne, Leaina, Racconti del Inesistente e slenderguy.
In più devo ringraziare anche tutti quei lettori di cui ignoro i nomi e che hanno seguito questa storia in silenzio fino a questo punto ma che spero un giorno di leggere; grazie ragazzi!
Veramente ragazzi vi ringrazio di tutto cuore per avermi sopportato nonostante le pause, nonostante i silenzi e le disavventure che hanno seguito questa storia. Vi voglio un bene dell'anima! Spero che la serie continui a piacervi e spero di potervi sentire presto (non per forza con recensioni e simili, scrivetemi pure in privato se volete!).
Ora concludo e vi lascio al capitolo nuovo nella speranza di non avervi già stufato con questa introduzione che vi dovevo!
Grazie mille a tutti ragazzi! Vi voglio bene!
Danmel_Faust_Machieri
P.S. sono sicuro che anche Djianni si unirebbe a questi miei ringraziamenti!

Passarono alcuni giorni e, mentre i vari giocatori riprendevano le loro attività come se nulla fosse accaduto, il terrore sparsosi nelle ossa e nei cuori di alcuni membri della seconda linea continuava a tormentarli; quei mostri d'incubo parevano non volerli nemmeno far dormire la notte, per di più l'aver scoperto che i programmatori avevano privilegi che li rendevano praticamente inaffrontabili li agitava ancor di più. Dopo tre giorni dall'aggiornamento la gilda Vitriol decise di proseguire l'esplorazione dei regni degli Arconti a partire da quello legato all'elemento fuoco mentre Salazar, Tempesta ed altri avrebbero iniziato, con l'aiuto datogli dal Libro di Etnalta, l'esplorazione del piano 50. Ma proprio mentre questi due gruppi proseguivano le loro rispettive esplorazioni al piano 0 avvenne qualcosa di impensabile. 
Antigone era appena rientrata in clinica con in braccio sacche piene di ingredienti per pozioni ed antidoti. Sakura ed Exodius si stavano prendendo cura di alcuni pazienti mentre Pikeru riordinava le dispense e le scorte di pozioni già preparate.
-Pikeru ci sono ancora pazienti in giro per la clinica?- domandò Antigone alla ragazza mentre poggiava gli ingredienti sopra un tavolino circolare.
-Se non sbaglio…- Iniziò a dire lei mentre cercava di contare mentalmente -Dovrebbero esserci due guerrieri al primo piano e uno sciamano al secondo ed Exodius e Sakura si stanno occupando di tutti e tre-
-Molto bene… Allora io vado nel laboratorio a preparare le pozioni se qualcuno dovesse venirmi a cercare portatelo da me- concluse la chierica prendendo nuovamente in braccio gli ingredienti e avviandosi nel laboratorio di alchimia che aveva allestito con l'aiuto di Riccardo. Dovette lavorare una decina di minuti per completare le preparazioni poi riemerse dal piano interrato della clinica con una cassa piena pozioni tra le mani e si accorse che Pikeru stava ora discutendo con Lesen la quale sembrava parecchio agitata.
-Devo vedere subito Antigone dov'è?!- continuava a chiedere senza lasciare alla chierica il tempo per risponderle.
-Lesen calmati!- esclamò Antigone assistendo alla scena -Sono qui; cosa c'è?-
-Oh grazie a Dio… Antigone è successa una cosa assurda… Possiamo rimanere da sole un attimo?- domandò accennando a Pikeru mentre le sue parole creavano nell'anima di Antigone curiosità e preoccupazione.
-Pikeru, scusami ma potresti sistemare queste pozioni?- domandò allora la chierica passando la cassa piena di ampolle alla ragazza.
-Certo, non preoccuparti- rispose lei lasciando intendere che sarebbe piacevolmente rimasta ad ascoltare di ciò che stava accadendo ma, comprendendo l'allarme della barda, decise di lasciare le due a tu per tu.
-Allora, cosa sta succedendo Lesen? Mi sembri particolarmente scossa…- disse Antigone mentre si metteva a sedere davanti ad un piccolo tavolino al centro del quale si trovava una pianta di fiori simili a delle margherite con i petali azzurri.
-Antigone… Ti ricordi della grande chiesa al centro di questa città?- domandò schietta la barda mettendosi a sedere dall'altra parte del tavolino.
-Certo che me la ricordo… Ci sono passata davanti anche prima per tornare qui in clinica- rispose lei non riuscendo a capire dove la ragazza volesse andare a parare.
-Hai presente che al suo interno c'è quell'immensa pietra sulla quale sono incisi i nomi di tutti i giocatori?- continuò a domandare Lesen ma la risposta di Antigone, questa volta, si limitò ad un semplice cenno di assenso; allora la ragazza riprese -Poco fa… Nella scuola ho sentito alcuni ragazzi che raccontavano di come, ieri notte, si sono viste delle luci al centro della città… Inizialmente credevano si trattasse dell'accendersi delle luci cittadine o di giocatori che utilizzavano magie quindi non ci hanno dato troppo peso… Ma poi… Questa mattina… Alcuni studenti dopo essere passati dalla chiesa per pregare hanno raccontato di come fossero comparsi altri nomi sulla pietra… Almeno altri 1000…-
Quando Lesen raccontò dei nuovi nomi Antigone sbarrò gli occhi e guardò la ragazza -Stai scherzando vero?- intanto, la serietà che la barda aveva dimostrato nel suo parlare, la intimoriva a tal punto che quella domanda, appena proferita, trovava nella sua paura già la risposta. Ricordi di qualche anno prima cominciarono a riaffiorare… Lo stupore di sapere che delle persone erano entrate volontariamente in quel mondo… Lo stupore e la preoccupazione… Ma, a quel punto, dopo quel rapido susseguirsi di eventi sembrava che il suo cuore potesse comprendere solo emozioni negative e oscure.
-No… Io e Kralen siamo subiti andati a controllare la situazione e abbiamo trovato la conferma di quelle voci… Antigone… Intorno alla mezzanotte di oggi altre 1062 persone sono entrate in questo gioco mortale…- 
La chierica si alzò di colpo e, senza dire niente, si lanciò fuori dalla clinica; Lesen intuì subito dove fosse diretta la barda e la seguì. Attraversarono le vie cittadine, giunsero davanti al grande viale alberato del centrocittà e, percorrendolo, giunsero davanti alle immense porte blu della chiesa; le varcarono e percorsero quasi correndo la navata centrale giungendo davanti alla grande pietra. Antigone indietreggiò sconvolta quando si accorse che, al di sotto dei nomi di Orpheus e Ashel, i due Consapevoli, ora si trovavano un altro migliaio di nomi.

Quando varcarono la soglia che portava al piano 50 Salazar e gli Altri si trovarono difronte a uno spettacolo non dissimile da quello a cui avevano già assistito su alcuni dei piani precedenti. Si trovavano al di sopra di un'altura, in mezzo alle pietre che indicavano il portale di teletrasporto del piano, davanti a loro potevano distinguere chiaramente una città molto grande che si affacciava sul mare che si spandeva ad est. A nord e a ovest della città si confondevano invece radure e boschi che portavano verso altri luoghi, lontani, remoti che l'occhio ancora non poteva vedere. una cosa però sorprese gli avventurieri: su quel piano non c'era l'ombra di montagne, non una vetta occultava l'orizzonte ma solo lande e alberi.
-Arcoas- chiamò Salazar con voce gentile -Hai tu il libro che ci ha lasciato Gabél?-
-Sì, sì; vuoi che controlli la mappatura attuale?- domandò la ragazza mentre apriva il suo inventario e faceva comparire il libro nella sua mano destra. La risposta di Salazar fu un semplice cenno di assenso e quindi la ladra spalancò il libro e controllò la situazione -Allora… C'è un sentiero che va verso nord e raggiunge una città chiamata Terios, un altro sentiero che va verso est verso una pianura mentre a sud…- ma le parole di Arcoas si interruppero per lo stupore.
-Arcoas? Tutto bene?- domandò Feril notando  quell'improvvisa pausa che la ragazza si era presa. Ma lei non rispose, si limitò a fare quella cosa che ancora nessuno aveva fatto: si voltò. Il resto della compagnia (che oltre ad essere composta da Salazar, Feril e Arcoas accoglieva anche Orias, Noah e Tempesta) imitò la ladra  e subito tutti si accorsero che, alle loro spalle, vi era il termine del piano: una piana di nebbia che si spandeva in profondità occultando il temine del precipizio che si formava come di consueto al limite di ogni piano.
-Wow…- esclamò Noah sporgendosi dal precipizio -Non era mai capitato che un portale del teletrasporto si trovasse proprio sul limite del piano- osservò lui mentre, col piede, si divertiva a far cadere qualche sassolino verso il nulla e si diversiva ad ascoltare come a quella caduta faceva eco solo il silenzio.
-E quello cos'è?- domandò Orias indicando un punto all'orizzonte, al di là di quell'immenso mare di nebbia. Gli sguardi di tutti vennero diretti là dove il paladino stava indicando e ciò che videro li fece quasi sobbalzare: dal mare di nebbia emergeva una montagna quasi ricoperta di alberi se non che, in qua e in là, sorgevano degli edifici dorati e rendevano quella montagna quasi l'emblema di un sogno. Poi, tra quegli edifici, individuarono un palazzo immenso che sembrava rimpiazzare la punta della montagna tanto era grande, dotato di grandi vetrate e torri altissime.
-Wow…- ripeté Noah -Secondo voi è possibile raggiungere quella montagna?- domandò poi rivolgendosi agli altri.
-Non credo- sospirò Arcoas mentre osservava le pagine del libro di Etnalta -Se fosse esplorabile il libro lascerebbe lo spazio nella pagina per segnare il luogo ma qui non c'è alcuno spazio, quindi credo che non sia raggiungibile- e mentre diceva questo Floren le si posò sulla spalla intento anche lui a scrutare l'orizzonte e la montagna. 
-Beh… Se non è raggiungibile perché metterlo no?- si intromise Tempesta -Insomma… Anche negli altri piani non c'era alcun elemento nei rispettivi mari di nebbia perché metterlo qui?-
Tutti si voltarono verso Tempesta riconoscendo la correttezza di quelle osservazioni. Era strano che un elemento così strano venisse collocato all'interno di quel gioco a caso… Doveva esserci un motivo dietro a quella montagna e alla città che ospitava…
-Forse potremmo trovare delle informazioni riguardo quella montagna parlando con gli abitanti della città poco più avanti- Propose Feril mentre riabbassava la visiera del suo elmo a coprirgli gli occhi.
-Feril ha ragione- approvò Salazar -Se c'è una storia legata a quella montagna, qualche mito o qualche leggenda, l'unico modo per scoprirlo è interagire con gli NPC… Oppure potremmo cercare un qualche libro da consultare- Ma alla proposta del libro l'unico favorevole fu Noah e quindi i sei si avventurarono alla volta di Terios.

Terios era una cittadina piuttosto grande, protetta dalle alte mura in pietra in cui erano incastonate, ad altezza d'uomo, delle placche d'oro che formavano un fregio continuo sul quale erano rappresentate storie difficili da comprendere ma che continuavano lungo tutto il perimetro delle suddette mura. Difficile fu la scelta tra il seguire quella narrazione dorata o l'addentrarsi subito all'interno della città, ma, la seconda opzione, sembrò a tutti la meno dispersiva. L'interno della città non era nulla di particolare: le case erano costruite con lo stesso materiale delle mura mentre dei grandi alberi verdi diffondevano una certa pace nel cuori di chi li guardava. Gli NPC erano vari come sempre, andavano dai bambini intenti a rincorrere palle di stoffe a caprai e asinai intenti a scortare i loro animali, da vecchietti che osservavano la vita intorno a loro a fabbri che trasportavano carretti pieni di armi e materiali. 
-Beh… Certo parlare con gli NPC potrebbe essere un'ottima idea ma… A quali NPC parliamo?- domandò Tempesta che si stava smarrendo con lo sguardo in quella gran calca di gente.
-Mmm… Di solito le leggende le conoscono i vecchi oppure… Gli studiosi… Ma non so da dove partire!- iniziò a ragionare Salazar terminando il discorso con quel mezzo urlo di rabbia e confusione.
-Aspettate un attimo!- disse Feril facendosi largo e mettendosi davanti a tutti gli altri, alzò poi un braccio ed indico verso nord-ovest -Là, guardate! Quello è un campanile… Una chiesa, un tempio o quel che è potrebbe essere un buon punto di  partenza- 
-Ottima idea barbaro- approvò Orias mentre affiancava il ragazzo -Sarà meglio avviarci se non vogliamo perdere tempo- e così, seguendo le parole e il procedere di Orias, i sei iniziarono a dirigersi verso quel luogo di cui avevano solo ipotizzato l'esistenza. Fortunatamente quelle ipotesi si realizzarono e, al di là di alcune case, accanto al campanile che Feril aveva visto spuntare tra i tetti, si trovava una piccola chiesetta con una pianta a croce e un tetto e doppio spiovente; l'elemento che più dava nell'occhio erano le porte in legno nero sulle quali i ragazzi riconobbero essere incise alcune delle immagini, simili a quelle viste precedentemente sul fregio dorato. 
-Beh… Secondo me siamo sulla strada giusta- sorrise Arcoas mentre studiava da vicino le immagini che rappresentavano guerrieri in armature splendenti che si recavano verso un castello immenso.
Feril si fece vicino alla ladra e osservò a sua volta le incisioni concentrandosi in modo particolare nell'osservazione della rappresentazione del castello -Mmm… Credo che questo castello sia lo stesso che abbiamo visto su quella montagna- osservò poi timoroso di averla sparata troppo grossa.
-Ho pensato lo stesso- lo tranquillizzò poi Arcoas -In effetti l'architettura è molto simile e anche le torri sembrano essere le stesse…-
-Non perdiamo tempo a valutare delle porte e entriamo- disse poi irruenti Orias avvicinandosi all'ingresso e spalancando il portone. L'interno della chiesa era molto semplice: al suo interno c'era un'unica navata ai lati della quale erano presenti dei lampadari alti circa 2,5m zeppi di candele, le panche disposte secondo un intervallo preciso arrivavano fino all'altare formato da un grande blocco di pietra coperto da una tovaglia rossa finemente ricamata. Sebbene i muri esterni dell'edificio fossero in pietra le pareti interne erano completamente affrescate e ospitavano ritratti di cavalieri e di chierici mentre il pavimento era completamente in marmo.
-Wow…- esclamò Noah per la terza volta nel giro di nemmeno un'ora -È una chiesa di tutto rispetto malgrado le piccole dimensioni- osservò guardando il soffitto che presentava una semplice campata lignea -Ora… L'NPC che cura la struttura sarà nella sacristia o sarà in giro da qualche parte?- domandò infine.
-Secondo me è quello là- disse Tempesta indicando un anziano piuttosto basso che stava accendendo alcune candele ai lati dell'altare. Dopo essersi scambiati degli sguardi di assenso il gruppo decise di avvicinarsi e interagire con L'NPC; a farlo fu Salazar e le parole che l'anziano pose a loro furono le seguenti -Oh… Benvenuti figlioli in questa piccola chiesa, questa è anche casa vostra d'altronde questo è in luogo in cui si accoglie chiunque abbia bisogno di qualcosa. Ditemi, avete bisogno di qualcosa?-
Davanti a Salazar comparve un elenco di possibili richieste che andavano dal "Avremmo bisogno di qualcosa da mangiare" al "Sapete come uccidere un lich?". Ci vollero circa due minuti prima che il mago avesse letto tutte le possibili richieste e non aveva trovato nulla che riguardasse la montagna che avevano visto affiorare dal mare di nebbia -Nulla…  Sulla montagna non c'è niente- riferì agli altri.
-E su i fregi delle mura o sulle porte della chiesa?- azzardò Arcoas.
-Sì! Hai ragione!- esclamò Salazar mentre scorreva le domande verso l'alto -C'è una domanda che dice "Sapete qualcosa riguardo le immagini in oro sulle mura?" Pongo questa?-
Un assenso generale fece seguito alla richiesta del mago che, subito, digitò la domanda e la risposta che ne scaturì fu la seguente -Ah sì! Quelle immagini raccontano la nascita della grande città di Thalarion, città delle mille meraviglie, dove risiedono tutti i misteri che l'uomo ha cercato invano di sondare. È anche conosciuta come la città d'oro al di là del nulla. Si racconta che dopo il Glorioso Genocidio fu la prima città  ad essere fondata e da lì gli uomini poterono prosperare finalmente in armonia col mondo dopo essersi liberati dalle catene dell'inumana tirannide-
La frase "la città d'oro al di là del nulla" indusse tutti quanti a comprendere che Thalarion doveva essere la città posta sopra alla montagna che avevano visto poco prima, ma le parole del vecchio aprirono in loro nuovi dubbi e perplessità, erano parole complesse che parlavano di un'antichità troppo remota; del Glorioso Genocidio ne avevano parlato anche Mineritt e gli altri quando erano tornati dal primo regno degli Arconti ma era la prima volta che sentivano parlare di "Inumana tirannide"… C'era qualcosa di più profondo, di più remoto in quelle frasi proferite dal vecchio NPC, tra quelle parole si nascondeva una verità che qualcuno iniziò solo ad intuire. Poi, all'improvviso, un nuovo comando apparve davanti a Salazar sul quale era scritto "E com'è questa città?", non perse tempo a chiedere agli altri se per loro fosse giusto premere il comando, lo fece e basta. Il vecchio allora proseguì -Molti sono scesi a Thalarion, la città delle meraviglie, la città d'oro al di là del nulla, e nessuno è tornato. Tra quegli edifici dorati si trovano uomini dai saperi immensi e dalle doti incredibili, una volta che si giunge nella città si accolgono i misteri dell'umanità e si diviene degli uomini oltre gli uomini. Nessuno è tornato perché nessuno può abbandonare la gioia di quel luogo. Il gran signore Lathi è colui che concede questo privilegio, il nostro re Lathi, l'uomo che dona il sapere-
-Io… Ho già sentito tutto questo…- disse a bassa voce Feril ripercorrendo un tempo ora lontano.
Nei volti di tutti si diffuse un'espressione di sorpresa e timore al tempo stesso: era la prima volta che sentivano parlare del re di quei regni, di Lathi… Ma ancora una volta quelle parole nascondevano qualcosa di più, un dubbio che iniziò a spargersi all'interno delle coscienze di tutti… Un brivido percorse la schiena dei sei e si ritrovarono a pensare, ragionare, senza raggiungere una conclusione… Pensieri che come fiamme flebili svanivano in un fumo impossibile da stringere a sé… Fu in quella sensazione di impotenza che un messaggio ruppe il silenzio della chiesa. Era stato inviato da Antigone all'interno della chat di gruppo della seconda linea e, quanto tutti lo ebbero letto, una cupa sorpresa si impadronì di loro e, Salazar, disse lapidario -Torniamo subito alla Città d'Inizio-

Il Mondo dell'inchiostro sanguigno. Questo era il nome del mondo in cui erano appena entrati tutti i membri della gilda Vitriol. Tutti credevano che avrebbero visto davanti a loro fiamme e fuochi ma la vista fu più orribile. Era una landa desolata, rinchiusa in una cappa di fumo nero che non lasciava intravedere il cielo sebbene filtrasse abbastanza luce per guardarsi intorno, e in quella desolante vuotezza cadaveri di alberi si reggevano a stento in piedi mentre dei fiumi di sangue diffondevano una puzza tremendo, simile al misto tra l'acre essenza del sangue stesso e l'orribile puzzo di zolfo infernali.
Niccolò si guardò intorno e, mentre sentiva addosso il caldo di quei luoghi, rimosse dal suo equipaggiamento il ferraiolo e il cappello e rimboccò le maniche della sua camicia -Mmm… Questo luogo mi ricorda terribilmente il Flegetonte…-
Lorenzo gli si fece subito accanto protetto dal suo equipaggiamento leggero -Il fiume di sangue dove sono puniti i violenti contro…- si interruppe poi non ricordando la definizione canonica.
-Dove sono puniti i violenti contro il prossimo- concluse Camilla avvicinandosi a sua volta verso i due ragazzi poi domandò al bardo -Ti senti bene?-
-Sì, sì… Mi sono ripreso in questi giorni- rispose lui accennando un sorriso alla maga -Devo dire che quell'arcolaio è davvero un toccasana per la mia follia-
-Ragazzi ci possiamo affrettare?- domandò ansimando Roberto che indossava ancora tutta la pesante armatura da guerriero.
-Dai che se no questa teiera vivente inizia a fischiare!- lo canzonò Alessandro tirandogli una pacca sulla spalla. Il barbaro era quello che, all'apparenza, subiva meno il caldo probabilmente grazie alla sua armatura.
Luna e Riccardo subito si unirono al gruppo dopo essersi alleggeriti dall'equipaggiamento e così l'esplorazione poté cominciare. L'area era desolante e desolata; la terra sotto ai loro piedi aveva un colorito rossastro ed era percorsa da crepe che lasciavano intravedere altri fiumi di sangue sotterranei. Dai fiumi sanguigni ogni tanto delle bolle si formavano in superficie e si gonfiavano fino ad esplodere in schizzi di sangue che bagnavano la terra arida in cui nulla poteva crescere ma solo appassire ed infine morire. Le creature che incontrarono lungo la strada che stavano percorrendo furono di un solo tipo: le creature avevano il busto umano, il volto però era non dissimile a quello di certi rettili che nascondono nelle crepe dei muri, e, al di sotto del busto, una lunga coda sostituiva le gambe, erano dotate di due robuste braccia e la totalità del corpo era coperta da scaglie che andavano dal color giallo al cremisi; si trattava di salamandre, queste emergevano dai fiumi, zeppe di sangue, e utilizzavano una particolare magia di fuoco in cui il sangue sembrava utilizzato come innesco, come liquido da infiammare contro ogni legge fisica del vero mondo; anche Camilla ad un tratto provò ad infiammare il sangue con la sua magia ma fu tutto vano e i ragazzi poterono così capire che, non era il sangue ad essere infiammabile, ma le salamandre lo rendevano tale grazie ai loro poteri. Le battaglie lungo la via furono tremende e il che spinse ogni membro della gilda ad utilizzare un numero molto elevato di cure: in un dungeon normale, solitamente, le cure che si utilizzavano rientravano in un range tra le 0 e le 7; nei dungeon di fine livello, quelli in cui poi si sarebbe affrontata la boss-fight, l'utilizzo andava invece dalle 5 alle 13; ma in quell'inferno di sangue le cure utilizzate da tutti si aggiravano già intorno alle 18. Ma tutti quegli sforzi li fecero arrivare davanti a un grande arco realizzato in pietra nera che portava nelle profondità del piano. Discesero le scale e, quando iniziarono a intravedere un secondo arco che li immetteva in una stanza circolare ci fu un tracollo istantaneo della temperatura e il freddo penetrò fino nel profondo delle ossa dei ragazzi.
-Che diavolo…- Esclamò Riccardo sorpreso da quel rapido sbalzo di temperatura.
-Beh ce lo dovevamo aspettare…- sospirò Lorenzo -È chiaro che il protettore di questo luogo deve essere agli antipodi del mondo e dell'arconte…-
-Avete già idea di quel che ci aspetta di là da quell'arco?- domandò Luna mentre estraeva i suoi pugnali e indossava nuovamente una cappa pesante.
-No però… Sento dell'acqua…- disse Alessandro mentre tendeva l'orecchio in ascolto -È un fiato, non troppo pesante ma… Sembrerebbe femminile-
I ragazzi si scambiarono degli sguardi convinti e poi entrarono nella stanza, pronti a quell'ennesima sfida. La stanza era identica a quella che avevano già visto nell'altro mondo ma, questa volta, era completamente allagata, l'acqua arrivava fino alle caviglie dei ragazzi e, al centro della stanza, una ragazza bellissima dai lunghi capelli biondi e vestita con una tunica azzurra con preziose gemme incastonare qua e là sedeva immobile su un trono apparentemente formato da cristalli bluastri.
-Dite che quello è il boss?- domandò il chierico e, in quello stesso momento una scritta comparve al di sopra di lei "Landnal, carceriere dell'antico" insieme a nove barre di vita.
-Direi proprio di sì- commentò Nicolò stringendo saldamente la sua falce. Ma nessuno si mosse, ne il boss, ne i giocatori. Tutto rimase paralizzato nella stasi.
-Ok… Questa cosa mi terrorizza…- Commentò Lorenzo mentre cercava di vedere il minimo movimento nella ragazza.
-Cosa dovremmo fare? Attaccarla a distanza?- domandò Camilla rivolgendosi a tutta la gilda.
-Non è una cattiva idea, proviamoci- disse Riccardo mentre estraeva la sua campana e preparava l'incantesimo. Camilla e Niccolò lo imitarono e, non appena un Globo Oscuro, un Globo Arcano e un Fulmine divino, stavano per colpirla, un unico muro di ghiaccio comparve davanti al boss proteggendolo ma non solo: il muro si infranse in piccoli pezzi a causa dell'impatto e questi volarono contro i tre che avevano lanciato l'attacco che riuscirono ad evitare solo in parte i frammenti di ghiaccio riportando qualche ferita.
-Ah… Simpatica…- mugugnò Niccolò.
-Provo io!- urlò a gran voce Alessandro prima di scagliarsi all'attacco con la sua ascia. Quando fu a un paio di metri da Landnal l'acqua davanti a lui iniziò a ghiacciarsi e uno spuntone di ghiaccio si generò nella sua direzione trapassandolo da parte a parte.
-ALE!- urlarono tutti guardando la scena e temendo non solo per la salute del ragazzo ma per la sua stessa vita.
-Non preoccupatevi!- urlò lui; aveva solo un attimo per reagire se no un secondo colpo l'avrebbe probabilmente colpito e ucciso, quindi prese una decisione lampo tirò un colpo allo spuntone di ghiaccio per romperlo poi, riacquisito il movimento, corse verso il boss e lo colpì con un colpo d'ascia che avrebbe abbattuto un albero; lei infatti venne lanciata via del trono verso il muro di sinistra. Il barbaro guardò la vita del boss calare rapidamente -È molto più fragile dell'altra!- urlò a gran voce paragonandola a Crigal.
Riccardo corse subito dal barbaro -Coglione! Quanto ti ha fatto di ferita?!-
-Ahahah… Più di metà vita…- ridacchiò lui tenendosi una mano davanti al petto -Fortuna che questa armatura ha delle ottime statistiche di difesa- concluse poi dopo aver bevuto una pozione di cura. In quello stesso istante il barbaro sentì un rumore sotto ai suoi piedi, abbassò lo sguardo e vide che l'acqua sotto lui e il chierico si stava congelando quindi urlò -Riccardo fa un salto indietro!-
Il chierico lo sentì e ubbidì immediatamente e anche il barbaro si scansò proprio mentre due spuntoni di ghiaccio comparvero proprio in corrispondenza di dove si trovavano.
Il boss in quel momento si era rialzato in piedi e guardava con sguardo omicida il barbaro.
-È stato un piacere conoscervi ragazzi- scherzò lui -Ma credo che oggi io qui ci lascerò le penne-
In quello stesso istante un Globo Arcano e un Globo di Oscurità colpirono il boss facendolo ricadere a terra -Non ti preoccupare- sorrise Niccolò che insieme a Camilla aveva scagliato l'attacco -Prima dovrà passare sul mio cadavere!-
-E sul mio!- esclamò a gran voce Lorenzo prima di scattare in avanti e iniziare scazzottare il boss. Gli attacchi di Lorenzo certo non facevano dei grandi danni ma erano rapidi e precisi e, per di più, grazie alla grande agilità del monaco era per lui molto facile schivare gli spuntoni di ghiaccio che Ladndal cercava di creare per difendersi e ferirlo. Dopo una serie di colpi che pareva non finire più Lorenzo tirò un pugno di fuoco proprio in mezzo al petto del boss e lo scaraventò contro ad un altro muro -Così impari a cercare di uccidere i miei amici-
Landnal si stava per rimettere in piedi ancora una volta ma alle sue spalle Luna iniziò a colpirla ripetutamente con i due pugnali. i movimenti della ragazza erano incredibilmente aggraziati, sembrava quasi che stesse danzando insieme ai suoi pugnali e anche la sua agilità le permise di evitare i contrattacchi del boss senza problemi; quella danza andò avanti per una ventina di secondi e, a conclusione, Luna con un balzo scavalcò la donna mante le piantava negli incavi delle spalle due pugnali da lancio e riducendo ulteriormente la sua vita.
-Questa volta che la stiamo cavando alla grande!- esclamò Riccardo osservando le movenze della squadra ma in quello stesso momento il boss, che aveva raggiunto meno di metà vita, emise un urlo agghiacciante e tutta l'acqua si ghiacciò creando solo uno strato liscio di ghiaccio su cui i ragazzi facevano fatica a stare in piedi.
-Ma perché devi sempre gufare!- esclamò Roberto rivolgendosi a Riccardo cercando di vincere il terrore per quella nuova condizione.
Lo scontro da quel momento divenne particolarmente complesso. L'instabilità data dal ghiaccio era la nemica peggiore ma Lorenzo e Luna fortunatamente riuscirono a destreggiarsi senza troppi problemi sul nuovo terreno per cui, aiutati da tutti gli altri che si limitarono a fare del semplice supporto, riuscirono ad assestare al boss un paio di combo a testa che azzerarono del tutto la sua vita. Quando Landnal cadde a terra esausta il ghiaccio e l'acqua scomparvero e Luna ottenne il drop per aver assestato il colpo di grazia alla donna.
-Siete stati incredibili!- urlò Niccolò abbracciando i due ragazzi -Mi avete fatto preoccupare come non mai ma siete stati fantastici!-
Luna si trovò un attimo imbarazzata per quella reazione che reputava eccessiva da parte del bardo ma, presto, tornò a trovarsi a suo agio quando vide anche Lorenzo a disagio.
-Che dite? Proseguiamo?- domandò Riccardo estenuato dalla lotta.
-Prima leggiamo il drop che la tipozza ci ha lasciato no?- disse Alessandro curioso mentre scrutava Luna. 
La ladra allora aprì l'inventario e lesse ad alta voce -Allora… Vediamo un po'… Eccolo qui!
"Tiara del cristallo,
questa tiara, plasmata a partire da una pietra, da un soffio e da una goccia, fu creata dopo che l'arma del primo carceriere di Ghissinig, Amon, non venne più ritrovata. Ghissinig era uno dei quattro Arconti sopravvissuti al Glorioso Genocidio. Per controllare uno dei quattro elementi bisogna opporgli gli altri tre" 
Poi spiega solo che la tiara potenzia le magie di Water e le rende magie del Cristallo…-
-Volete dire che quello che utilizzava contro di noi non era ghiaccio ma Cristallo?- domandò stupito Roberto.
-Probabilmente sì ma…- iniziò a dire Lorenzo rivolgendosi poi verso Alessandro -La descrizione parla di Amon… Non era il possessore della tua ascia Ale?-
-Già… Non credevo fosse uno dei carcerieri degli Arconti…- osservò il ragazzo mentre continuava a guardare l'ascia che stringeva tra le sue mani.
-Non solo uno dei carcerieri… Ma il primo carceriere di Ghissinig…- mugugnò Riccardo a bassa voce -E per di più parte della descrizione è uguale a quella delle due spade che ci ha droppato Crigal…-
-Faremo meglio a riflettere su queste cose una volta usciti dal di qui- osservò Niccolò -Adesso sarà meglio andare ad incontrare il secondo Arconte-
Tutti i ragazzi concordarono con il bardo e, nel momento in cui tutti varcarono la soglia protetta dal boss, il caldo tornò a farsi sentire. Percorsero una galleria per una quarantina di metri poi uscirono su un piccolo spazio di terra che ospitava due elementi che turbarono non poco i ragazzi: una vecchia catapecchia di legno e un cadavere insanguinato a terra che presentava su di sé un drop. Ma tutto il timore legato a quelle due presenza svanì nel momento in cui un immenso drago simile a Godnig, il boss che i ragazzi avevano affrontato tempo prima, emerse dal sangue bollente che si spandeva al di là di quel lembo di terra. I ragazzi lo guardarono sconvolti capendo solo dopo qualche secondo di trovarsi difronte a Ghissinig, il secondo Arconte.

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Capitolo 51
*** Ricordi ***


Ghissinig guardò i ragazzi con gli occhi sbarrati dallo stupore. Si muoveva in maniera confusa e ad ogni suo tentativo di movimento un insieme di rumori metallici si diffondeva intorno a lui; a guardar bene si potevano distinguere delle catene nere che bloccavano i movimenti dell'Arconte e che, per il loro colore, si confondevano con lo scenario. Il drago continuava ad osservare la gilda Vitriol e, ad un punto, parve che i suoi occhi arrivarono a riempirsi di lacrime.
-Credo che il programmatore chiuso dentro a Ghissinig abbia gli stessi limiti di quello che abbiamo trovato rinchiuso in Greog- osservò Lorenzo mentre si avvicinava al possente drago le cui scaglie, tra il nero e il rosso, brillavano riflettendo il bollente sangue in cui era immerso come fosse lava.
Ghissing, dopo aver udito quelle parole, sembrò vagamente calmarsi e le lacrime iniziarono a cadere all'interno dell'immensa pozza cremisi. Niccolò affiancò il monaco e, guardando l'Arconte, digitò il comando per parlargli; una voce risuonò intorno ai ragazzi, una voce cupa e profonda che portava con lei l'antichità stessa delle cose, un suono indescrivibile ma perfettamente comprensibile per i giocatori che lo stavano ascoltando: 
-Avventurieri che siete giunti al mio cospetto, io sono Ghissinig l'Arconte che governa il Fuoco. Io e la mia razza siamo stati distrutti secoli fa a seguito di una grande guerra condotta con voi uomini… io sono uno dei pochi sopravvissuti insieme a tre miei fratelli e alla grande traditrice… Non so cosa cercate all'interno di questa mia prigione ma purtroppo io miei poteri sono stati vincolati da colui che istruii… Vincolato da colui che tradì il suo maestro… Eppure lui si pentì a differenza di tutti gli altri…-
L'Arconte si interruppe. 
-Non avrà mica finito così?!- esclamò Riccardo ansioso di scoprire ulteriori informazioni riguardo quello che l'antico stava dicendo.
-Nono ci permette di parlargli ancora… Però…- rispose Niccolò indugiando a premere nuovamente il tasto per parlare. C'era un qualcosa che gli stava frullando in testa ma non riusciva a distinguere l'idea... alzò il volto per guardare la testa del drago e notò che i suoi occhi, ancora gonfi per il pianto, guardavano non più i ragazzi, ma il cadavere steso a terra con sopra il drop di cui i ragazzi si erano accorti solo poco prima. Il bardo allora si allontanò dall'Arconte e si chinò sul cadavere, consumato dagli anni, raccolse il drop e, non appena lesse il nome dell'oggetto che aveva ottenuto, sbarrò gli occhi e la bocca -Siamo dei coglioni!-
-Beh io lo sapevo di voi altri ma perché lo sarei anche io?- domandò Alessandro riuscendo a spezzare quel clima incredibilmente serio e preoccupato che si era venuto a creare.
-Noi abbiamo già sentito parlare di queste persone che hanno vincolato gli Arconti!- esclamò Niccolò mentre iniziava ad aprire il suo menu.
-Beh certo… Ne abbiamo sentito parlare Greog… Anzi sospetto che le linee di dialogo iniziali siano identiche- disse Lorenzo ripensando all'affermazione dell'amico eppure… anche in lui iniziava a distinguersi un'idea confusa e remota. Camilla però comprese subito le parole sibilline del bardo ed esclamò a gran voce -I Sigillatori!-
Il bardo guardò compiaciuto la maga -Esatto! Se ne parlava nella descrizione della Spada di Lamel-
-Aspettate un attimo… Ho io quella spada nell'inventario!- disse Alessandro iniziando a digitare su vari comandi finché, davanti a lui, non comparve una spada lunga con la lama rossa e l'elsa nera che ricordava, nella forma, il profilo di un drago -Allora… Qui c'è scritto… "Lamel era uno dei quattro Sigillatori. La sua morte è ancora avvolta nel mistero ma, a causa del suo alto tradimento, il suo cadavere venne esposto sulla pubblica piazza come memento" Oh cazzo vuoi dire che…- accennò Alessandro dopo aver letto quelle righe di descrizione.
-"Lamel utilizzò questa la Maschera dell'Intuizione per ritrovare il regno in cui era imprigionato il suo maestro ma, qui, venne sorpreso ed ucciso da Cadmo e Amon"… Così recita la descrizione della Maschera del Folle…- commentò Niccolò.
-Allora fermi tutti!- disse Roberto facendosi avanti -Mi volete dire che i quattro Sigillatori, istruiti dai quattro Arconti, hanno rinchiuso questi all'interno di regni remoti ma, tra questi quattro uomini, c'era un tale Lamel che ha creato la Maschera dell'Intuizione per ritrovare il suo maestro perché si era pentito di ciò che aveva fatto e, entrato in quel mondo, venne ucciso da tali Cadmo e Amon?-
-Credo che non potevi fornire riassunto migliore- rispose Lorenzo mentre osservava il grande drago che annuiva.
-Beh sono sempre stato bravo in questo genere di cose- ridacchiò Roberto fiero di sé stesso.
-Come hai avuto questa illuminazione?- domandò Camilla rivolgendosi a Niccolò.
-Ho trovato questo oggetto sul cadavere 
"Giacca di Lamel
Quando Lamel partì alla ricerca del suo maestro con indosso la Maschera dell'Intuizione decise di nascondere la sua armatura in un sotterraneo di casa sua e di indossare qualcosa di più discreto e di meno ingombrante. Questa giacca era un dono di sua figlia e, indossandola, Lamel credeva sempre di averla accanto.
Alla morte di Lamel, Cadmo si impadronì della Giacca dato che forniva delle difese eccellenti da ogni tipo di magia compresa quella primordiale"
vi farei anche vedere come mi sta indosso ma temo di morire dal caldo nel momento in cui la indosserò quaggiù- sorrise il bardo alla fine.
-Capisco- disse Camilla riavvicinandosi a Ghissinig e pronta a ridargli la parola -A questo punto vediamo se aggiungiamo dettagli al quadro-
La voce dell'Arconte si diffuse nuovamente nell'aria -Lamel era il mio migliore allievo… Ero affezionato a lui come un figlio e quando lo vidi morire davanti a me, sotto l'ascia di quell'animale… Morii… Nonostante fossi immortale… Ed ora sono qui imprigionato finché gli altri Sigillatori non verranno uccisi...-
Quel suono antico si spese in una tristezza totalmente umana. 
-L'animale è sicuramente Amon- commentò Alessandro osservando l'ascia bipenne che stringeva fra le mani.
-Beh… Per quanto sia commovente tutto questo…- commentò Camilla -Non abbiamo aggiunto niente a ciò che già sapevamo… Conviene che noi si torni dagli altri e sentiamo anche le loro esplorazioni come sono andate… Ghissinig non ti preoccupare riusciremo a liberare te e gli altri programmatori…-
-Sì ma rimane il problema dell'altra volta: da dove minchia si esce?- domandò Lorenzo replicando la domanda che aveva già posto all'interno dell'altro regno.
-Scommetto un piatto di lampredotto che ci barrerà aprire la porta di quella catapecchia- propose Alessandro indicando la porta che, a differenza del resto della casa, si trovava in condizioni discrete.
-Figurati!- lo contraddisse subito Lorenzo mentre il drago annuiva rivelando che il vincitore della scommessa era il barbaro.
-E così siamo a due- sorrise Alessandro mentre si incamminava.
Niccolò alzò un attimo gli occhi verso l'Arconte e vide che lui continuava a fissarlo, come se lo stesse invitando a farsi avanti. Lui allora si avvicinò e vide che davanti gli comparve un nuovo comando che diceva "Mostra Maschera del Folle". Il ragazzo allora aprì il menu ed estrasse l'oggetto e, in quello stesso momento, la voce del drago tornò a risuonare -Quella è la maschera di Lamel… No… È diversa… Cadmo deve averla corrotta… Beh credo che tu possa trovare un uomo in grado di purificarla… Cerca l'uomo che ha nome Temal, lui è l'ultimo discendente di Lamel in vita, sicuramente sa come trattare l'oggetto-
Mentre il bardo ascoltava queste parole Alessandro affiancò Roberto -Ehi Rob, ascolta, io la Spada di Lamel purtroppo non la uso, ormai mi sono abituato alla mia ascia quindi pensavo di lasciartela se per te andasse bene-
-Oh… È un pensiero molto gentile grazie- sorrise il guerriero -Però ho fatto una promessa a Claudio e questa spada me lo ricorda sempre- concluse mostrando al barbaro la spada che aveva nel fodero.
-È molto nobile da parte tua- sorrise Alessandro prima di sparire varcando la porta come fecero dopo di lui tutti i giocatori. Un lampo di luce li riportò all'interno della biblioteca-mausoleo; Kubasa era lì ad aspettarli, pronto a farsi raccontare quello che la gilda aveva scoperto ma, prima di tutto questo, i ragazzi vennero raggiunti da due messaggi di Antigone che subito lessero e che li spronarono a rimandare tutto il resto e a tornare immediatamente al piano 0.

Salazar e gli altri erano arrivati al piano zero in fretta e furia dopo aver letto il messaggio di Lesen e Antigone. Stavano attraversando il grande viale per arrivare davanti ai portoni della chiesa che spalancarono immediatamente e, una volta trovatisi lungo la navata centrale, iniziarono a correre in direzione della grande pietra su cui erano incisi i nomi dei giocatori e, proprio lì davanti, trovarono Antigone che leggeva ad alta voce i vari nomi e Lesen che li appuntava su una pergamena ingiallita. 
-Antigone, Lesen! Eccoci!- Annunciò a gran voce Tempesta correndo subito verso la chierica -Allora cosa è successo?-
-Puoi vedere benissimo da te- rispose lei notando che tutto il resto della squadra stava già osservando la pietra mentre il guerriero non aveva altri occhi che per lei.
Tempesta allora controllò la grande lastra nera e notò che, al di sotto della scritta "15 Aprile " sotto la quale si trovavano i nomi di Ashel e Orpheus, c'era una sfilza di date che parevano interminabili fino al secondo 14 Novembre riportato sulla pietra e, lì sotto, si trovavano almeno 1000 nomi diversi di cui, quasi la metà, era rossa.
-Chi cazzo è tutta 'sta gente?- domandò Tempesta con la bocca spalancata dallo stupore.
-È quello che vorremmo capire…- gli rispose Antigone preoccupata -Sono 1062 giocatori che hanno fatto il log-in questa notte… Secondo alcune voci intorno a mezzanotte… Ciò che non riusciamo a comprendere è perché nessuno di loro sia venuto a cercare qualche aiuto…-
-Beh questo non mi sembra un grande enigma- osservò Feril mentre controllava con particolare attenzione i nomi già diventati rossi -Se hanno appena effettuato il log-in non sanno quale è la situazione di questo mondo, del fatto che ci sono dei luoghi, come l'infermeria e la scuola, in cui possono sentirsi al sicuro… Sicuramente hanno cercato piuttosto di ottenere oggetti e un luogo in cui riposare quindi converrà controllare le locande e le armerie della città… Sicuramente troveremo qualcuno ma, la cosa che più mi turba, è il fatto che quasi la metà di loro sono già morti…-
-Sì… Purtroppo sui 1062 giocatori entrati già 436 sono morti…- disse Lesen con tuono cupo.
-Come diavolo è possibile? Insomma qui al piano zero non era praticamente morto nessuno per mano del gioco… Certo… C'erano stati tutti quei suicidi ma… Perché venire all'interno di questo gioco per suicidarsi? E soprattutto perché così di massa? Insomma… Non ha senso!- iniziò a ragionare Noah a voce alta cercando di mettere ordini tra tutti i suoi pensieri.
-Mmm… Dobbiamo cercare di ottenere informazioni su questi giocatori…- iniziò a ragionare Salazar -E Feril ha ragione… Probabilmente hanno cercato una locanda o un'armeria ma raccogliere informazioni dagli NPC è sempre un gran casino… Avremmo bisogno di qualcun altro…-
-Potremmo provare a sentire con Mecho se qualcuno di loro è passato da una delle sue locande…- propose Orias ricordandosi di Mecho, il giocatore bardo che aveva deciso di acquistare inizialmente una locanda al primo piano e che poi si era "espanso" acquistandone una al piano 0.
-È un'ottima idea!- esclamò Arcoas guardando Salazar -Potremmo provare a sentire con lui tanto ci ha aiutato tante di quelle volte che dovremmo accettarlo nella seconda linea!-
-Arcoas guarda che Mecho fa parte della seconda linea- gli disse Feril guardandola stupito per quello che aveva detto prima.
-Come fa parte della seconda linea?- domandò Lesen rendendo palese a Feril che solo alcuni erano stati informati della sua presenza nella seconda linea e, allora, il barbaro riprese a dire -Sì è il nostro membro "fantasma", ci da una mano a raccogliere informazioni sugli spostamenti di Zarathustra e company, raccoglie informazioni su tesori e simili… Pensavo che lo sapeste…-
-Vabbé! Meglio così!- esclamò Arcoas -A questo punto raggiungiamolo subito, non c'è tempo da perdere!-
-Ma Orpheus e gli altri non ci sono?- domandò poi Antigone notando l'assenza di una grande fetta della squadra.
-No, dovevano esplorare il mondo di un Arconte e, là dentro, non possono aver contatti con l'esterno di alcun genere- rispose Noah con fare deciso -Speriamo che escano presto nel mentre organizziamoci così: Antigone e Lesen voi proseguite pure nel trascrivere i nomi dei nuovi giocatori e poi fatene degli elenchi così potrebbe essere più facile per noi memorizzarne i nomi; poi… Feril, Tempesta ed Orias andranno a controllare se c'è qualcuno che si aggira in maniera titubante, insicura, nell'area dei mercati mentre io, Salazar e Arcoas andremo da Mecho a raccogliere informazioni… Comunque vadano le cose tra un'ora al massimo ci ritroviamo qui…- tutti assentirono al piano del bardo -Molto bene- riprese lui poco prima di percorrere la navata all'inverso, poi si rivolse nuovamente ad Antigone e Lesen -Scrivete un messaggio alla gilda Vitriol così, sanno già dove trovarci e tra quanto-
Le due ragazze annuirono e, mentre la barda continuava a trascrivere i nomi, Antigone iniziò a scrivere il messaggio.

La locanda di Mecho si trovava a circa 20 minuti di cammino dalla chiesa che, data l'andatura molto concitata dei tre, si ridussero nemmeno a 15. Non appena intravidero la porta si avventarono dentro e videro subito il bardo dietro al bancone -Buon giorno!- esclamò lui senza nemmeno guardarli preso com'era a ripulire il bancone.
-Mecho abbiamo bisogno di te- esclamò Salazar.
A sentire la voce del mago Mecho alzò subito la testa e guardò verso la porta -Salazar!- esclamò stupito -Cosa posso fare per voi?- domandò in maniera incredibilmente cordiale poi, vedendo le facce preoccupate dei tre, aggiunse -C'è qualcosa che non va?-
I tre spiegarono tutta la situazione al locandiere sul volto del quale iniziava a dipingersi un volto confuso e smarrito. Ripeté praticamente le stesse domande e le stesse osservazioni che avevano già fatto gli altri membri della seconda linea e poi chiese -Quindi volete sapere se da me è entrato qualcuno che sembrava… Spaesato?-
-Esattamente!- esclamarono i tre praticamente all'unisono.
-Allora fatemi pensare un attimo…- Il locandiere iniziò a far mente locale finché non fu folgorato da un'illuminazione -Ma certo! Due giocatori sono arrivati in locanda sta mattina, hanno affittato una camera e mi hanno subito chiesto dove potessero trovare un negozio d'armi e armature! Lì per lì non ci ho fatto caso ma è una domanda che nessuno mi avrebbe fatto, tutti noi giocatori ormai sappiamo dove sono le armerie ed affini!-
-Perfetto e sai questi tizi ora dove si trovano?- domandò Noah.
-Sì certo! Sono rientrati poco fa e sono andati subito nella stanza… La numero… Numero 4!- rispose Mecho iniziando a far strada agli altri correndo su per le scale. Arrivati davanti alla porta iniziarono a bussare e a chiamare con forza ma non rispose nessuno -Sono sicuro che sia rientrato…- commentò Mecho metter estraeva dall'inventario il passe-partout delle stanze e, non appena la porta fu aperta, i quattro si ritrovarono davanti a uno spettacolo che mai avrebbero potuto immaginare: due giocatori, un uomo e una donna, erano praticamente abbracciati, uno difronte all'altro, e, ognuno, affondava una spada lunga nel petto dell'altro mentre i loro HP continuavano a scendere sempre più velocemente.
-Che cazzo state facendo!- urlò sconcertato Mecho avventandosi sui due per separarli da quella doppia harakiri. I giocatori opposero resistenza e solo l'intervento degli altri tre poté evitare che gli HP dei due arrivarono a 0. Separarono i due ormai esausti e li stesero sul letto poi gli fecero bere una pozione di cura che bastava a ripristinare l'interezza degli HP e aspettarono che si ripresero. 
-Non è possibile… Un suicidio di coppia?- iniziò a riflettere ad alta voce Salazar.
-Non capisco ma… Perché… Insomma…- Noah cercava di fare ordine in quel gran macello di idee che aveva in testa -So che è crudele da dire ma… Perché entrare in questo gioco solo per suicidarsi quando lo si può fare anche nel mondo là fuori?!-
Una voce debole rispose a Noah con un'altra domanda -E se uno… Non potesse uccidersi nell'altro mondo?-
I quattro giocatori si voltarono verso la ragazza che si stava riprendendo. Avrà avuto circa una ventina d'anni, i capelli erano particolarmente lunghi e di un biondo quasi spento, gli occhi verdi sembravano aver perso qualsiasi barlume di vita.
-Non ti affaticare troppo- disse Arcoas avvicinandola e invitandola a rimanere stesa sul letto -Devi ancora riprenderti-
-Cosa intendevi dire con quella frase?- domandò Noah sorpreso e impaurito da quella risposta che sembrava così cinica.
-Io… nel mondo reale sono in coma…- si limitò a rispondere la ragazza.
-Cosa?! In coma? E com'è possibile che tu sia qui?- iniziò a domandare Salazar che si stava agitando a causa di quel conglomerato di risposte senza senso.
-Vedete… Agli inizi di novembre molti dottori hanno iniziato a riflettere su una cosa… Esisteva un gioco virtuale di nome Last Soul Online che, da qualche anno, aveva rinchiuso al suo interno una grande quantità di vite da tutto il mondo… Era un gioco strano in cui se morivi anche la tua vita reale aveva fine… I dottori iniziarono a pensare una cosa… Siccome l'eutanasia per molti è ancora un tabù, altri non sanno decidersi e simili i medici hanno deciso di mettere in mano la scelta ai comatosi…- iniziò a spiegare la ragazza.
Noah aveva gli occhi sbarrati -Non ci posso credere…- iniziò a ripetere a voce bassa -I dottori vi hanno messo indosso il Nerv-Gear e ora voi potete decidere se vivere una vita alternativa o farla finita…-
La ragazza guardò in direzione del bardo e disse -Esattamente… Io e questo ragazzo- disse ammiccando al giocatore che giaceva ancora immobile sul letto -Ci siamo incontrati appena entrati in questo gioco… Entrambi eravamo decisi a toglierci la vita… Avevamo notato da subito che qui, in città, non ci si può arrecare danno se non con un duello… Abbiamo perciò deciso di acquistare delle armi e sfidarci in un duello "all'ultimo sangue" in cui ci saremmo uccisi a vicenda…-
Nessuno sapeva cosa dire; sembrava una situazione così irreale, così improbabile e al tempo stesso così spaventosa.
-Noah è possibile come cosa? Cioè… Com'è possibile che delle persone in coma riescano a giocare?- domando Arcoas a voce bassa al bardo.
-A dire il vero è possibile… Alle volte, le persone in come, continuano a mantenere le loro funzioni celebrali attive… Molti sognano durante il coma ad esempio e altri ancora sentono ciò che accade intorno a loro… Il nerv-gear ha solo bisogno degli impulsi del cervello per replicare le azioni e, se questi ci sono, allora tutto è possibile…- spiegò Noah con la voce quasi rotta da quella oscura sorpresa.
-Quindi voi due avete deciso di uccidervi?- domandò Mecho osservando la ragazza.
-Sì…- rispose lei.
-E siete consci di quello che state facendo?- continuò a chiedere il locandiere.
-Sì…- rispose lei.
-Ok ragazzi… Allora qui, per me, non c'è più niente da fare…- commentò mentre si avviava verso la porta.
-Mecho che cazzo dici?!- domandò Arcoas con un filo di rabbia nella voce.
-Loro hanno deciso, se vogliono uccidersi, buttare all'aria una nuova possibilità che gli è stata concessa, rinunciare per sempre ad ogni speranza e sono consci di questo io non posso fare niente per fargli cambiare idea- rispose Mecho sempre calmo e quasi gentile. Il locandiere sci dalla stanza seguito praticamente subito da Noah verso il quale la ladra diresse una domanda triste -Anche tu?- a cui il bardo rispose con un semplice cenno del capo prima di uscire.
-Non avete intenzione di demordere?- domandò Salazar cupo in volto rivolgendosi alla ragazza.
-No… Non abbiamo alternative…- rispose lei.
-Come no? Potreste vivere questa vita finché…- iniziò a dire Arcoas per poi interrompersi da sola.
-Finché il gioco non finirà e noi torneremo in coma? No grazie… Preferisco uccidermi ora che posso…- concluse lei per la ladra.
-Ma perché uccidervi?- domandò nuovamente Arcoas.
-Perché non ne posso più di sentire ogni notte mia madre piangere accanto al mio letto in ospedale… Non ne posso più di sentire le sue lacrime bagnarmi la mano e non poter far niente, non poter muovere un muscolo… Non ne posso più di sperare sempre per poi vedere che continuo a naufragare nel niente… Non ne posso più…- e la ragazza iniziò a piangere.
Salazar allora si avvicinò ad Arcoas e le poggiò una mano sulla spalla invitandola a seguirlo e, insieme, lasciarono la stanza lasciando quei due ragazzi a ciò che sarebbe stato, a ciò che loro avrebbero scelto per loro stessi.

Passò un'ora e tutti si ritrovarono alla chiesa, questa volta anche con Mecho, e i quattro che prima erano nella locanda, essendo stati gli unici a scoprire qualcosa, raccontarono il tutto. Inutile dire le sensazioni che si potevano respirare durante la narrazione di Noah, inutile dire la sofferenza e lo stupore che si svegliava pian piano nel cuore di ognuno, poi, accadde. La porta della chiesa si aprì e la villa Vitriol comparì. Tutti vennero informati degli accaduti e la loro reazione fu uguale a quella degli altri… Tranne che per una persona… Niccolò si fece largo in mezzo ai suoi compagni fino alla stele senza ascoltare le voci degli altri. Iniziò a scorrere ad uno ad uno i nomi sulla lapide nera, i nomi appena comparsi. Il suo cuore aveva iniziato a battere all'impazzata. Non sentiva più nulla. Non  comprendeva più il tempo. Poteva essere lì da 5 giorni come da un attimo. Poi avvenne. Interruppe lo scorrere con il dito e cadde in terra in ginocchio coprendosi gli occhi con i due artigli. Ricominciò a sentire il mondo intorno a sé e sentì le mani di Camilla e di Lorenzo poggiate sulle sue spalle. Sentiva la voce di Luna che preoccupata continuava a domandare -Sta bene? Cosa gli è successo?- e poi la voce di tutti gli altri, preoccupati, stupiti da quella reazione… Le lacrime di Niccolò iniziarono a bagnare il pavimento. Lorenzo aveva un cupo presentimento in testa, guardò l'amico e domandò, con un filo di voce, come se da quelle parole potesse dipendere interamente la vita del ragazzo -È qui?-
Niccolò indicò con una mano un nome, poco sopra di lui, rivelando così un occhio rigonfio di lacrime e, singhiozzando, rispose -È qui…-
Lorenzo e Camilla alzarono lo sguardo e, seguendo l'indicazione del ragazzo, lessero un nome ancora scritto in verde "Eurydice".

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Capitolo 52
*** Fuoco fatuo ***


Varcò la grande porta a vetri e fu accolto da quei colori tenui e chiari che lo mettevano sempre a disagio. Nonostante quello fosse già il quinto mese in cui si recava in quel luogo continuava a non sopportare quell'odore di disinfettanti e medicine varie che si diffondeva per ogni corridoio, per ogni stanza che si trovava ad attraversare cercando di farsi largo tra medici e infermieri mentre ripeteva nella sua testa poesie di Montale per non essere avere uno dei suoi soliti attacchi di agorafobia. Percorse in fretta le scale per arrivare al secondo piano e, dopo aver parlato con un paio di infermieri, entrò in una stanza di ricovero. Teresa era stesa sul letto, immobile, come un quadro che ricordava ancora la passata bellezza sporcata dal tempo e dalla malattia: i capelli rossi che le ricadevano sulle spalle erano sempre più lunghi e iniziavano a spegnersi del loro fuoco, gli occhi che un tempo brillavano erano ora chiusi da quel velo di sonno apparentemente eterno, la pelle iniziava ad essere colorata da un pallore che lento si impadroniva del suo corpo e le labbra ormai sembravano i petali di una rosa avvizziti velati da quella maschera che la aiutava a respirare; diverse flebo erano attaccate alle braccia di lei e cinque macchinari diversi emettevano continuamente una serie di suoni quasi costanti. Lui si tolse lo zaino dalle spalle, prese una sedia, l'avvicinò al letto su cui lei era distesa e le strinse con incredibile premura la mano dicendo -Ciao Teresa- e accennò un sorriso. Iniziò a parlare con la ragazza come se lei lo potesse sentire poi, dopo qualche chiacchiera, lui estrasse dallo zaino un piccolo libretto e iniziò a leggere ad alta voce. Ad un tratto la porta della camera si aprì ed entrò un'infermiera che avrà avuto all'incirca 30 anni -Niccolò- sorrise lei guardando il ragazzo -Dovevo immaginare che ti avrei trovato qui-
-Oh… Dottoressa Bianchi… Non l'avevo sentita entrare- rispose il ragazzo richiudendo il libro tenendo un dito tra le pagine per non perdere il segno.
-Te lo ripeto ormai da cinque mesi sono una semplice infermiera e poi puoi chiamarmi Adele- disse lei avvicinandosi ai macchinari e appuntando alcuni dati su un taccuino che aveva in mano.
-Lo so ma… faccio sempre fatica a dare del tu agli adulti…- spiegò il ragazzo con aria imbarazzata.
-Ho trent'anni mica cinquanta!- rise l'infermiera -Sei venuto qui subito dopo scuola?-
-Sì, ho mangiato un panino al volo e sono arrivato qui-
-Come tutti i mercoledì…- commentò lei guardando Niccolò che, a sua volta, guardava il volto immobile di Teresa -È molto nobile da parte tua continuare a venire qui a trovarla- aggiunse poi con un velo di tristezza.
-Spero solo che la mia presenza la possa aiutare- sorrise lui mentre continuava a stringerle la mano.
-Ma non temi di rimanere indietro con lo studio? Insomma vieni qui un pomeriggio a settimana e poi trascorri qui praticamente tutta la domenica… Non hai problemi a scuola?-
-Non mi interessa particolarmente- rispose lui voltandosi verso l'infermiera -E poi, per studiare, un luogo vale l'altro; per stare con Teresa… Beh vale solo questo-
-Capisco…- sospirò la donna rassegnandosi alla testardaggine del giovane che ormai poteva dire di conoscere -Cosa le stavi leggendo?-
-Era il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia… Amava moltissimo questa poesia- rispose Niccolò tornando con lo sguardo alla ragazza.
L'infermiera sorrise -È molto fortunata ad avere accanto una persona come te…- ma sotto quelle parole una vaga tristezza cercava di essere repressa: un ragazzo così giovane legato dalla propria morale a una ragazza che probabilmente non sarebbe mai tornata… Come faceva? Quale forza lo spronava ad essere sempre lì con lei? Adele non riusciva a capirlo e si sentiva triste al pensiero di tutto quello che il ragazzo non avrebbe mai conosciuto a causa di quel legame -Ora… Devo andare; se avessi bisogno di qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi…-  e, così dicendo, si avviò verso la porta.
-Non sia in pena per me- sorrise il ragazzo spiazzando lei che riamasse immobile con la mano sulla maniglia -Posso immaginare quello che sta pensando… È quello che sicuramente mi hanno ripetuto tutti, dagli psicologi ai miei professori… "Sei giovane, hai modo di fare tante esperienze, di andare avanti"… Ma nessuno vuole capire che lei è stata tutto, nessuno vuole capire che con lei non avevo bisogno di altro… Non sia in pena per me Teresa mi ha già dato molto di più di quanto avrei mai immaginato, molto più di quanto avrei mai meritato-
La donna si voltò a guardare il volto del ragazzo che stava ancora sorridendo nel tentativo di velare molto altro -Dottoressa Bianchi- aggiunse poi -Ho bisogno di un favore da parte sua-.

-Fanculo!- esclamò Niccolò uscendo da una locanda -Inutile, inutile, inutile! Possibile che gli NPC non riescano mai a dare informazioni precise?! Fanculo!- continuava a ripetere furioso. Qualche secondo dopo uscirono dalla locanda anche Lorenzo e Luna -Nico dai non ti agitare…- commentò il ragazzo.
-Non ti agitare?! Non ti agitare?!- ripeté Niccolò -Sussulto già fulmineo di fremiti congeniti! Ho più cuori che braccia!- e rapido si diresse verso un'altra locanda.
-Porca puttana se inizia a ripetere il Cyrano siamo nei guai- commentò Lorenzo invitando Luna a seguirlo sulla scia dell'amico.
Da quando il bardo aveva indicato il nome "Eurydice" aveva lasciato la chiesa in fretta e furia e, con ancora le lacrime agli occhi, aveva messo a ferro e fuoco la Città d'Inizio per inseguire quello che tutti, tranne lui, temevano essere solo un fantasma. Lorenzo e Luna si erano offerti da subito di seguirlo per evitare che potesse fare qualche sciocchezza mentre gli altri avrebbero continuato le esplorazioni e la ricerca di altri giocatori appena entrati in quel mondo.
-Non ha paura che tutto questo possa essere solo un fuoco di paglia? Insomma… Mi capisci no?- domandò Luna a Lorenzo mentre seguiva con lo sguardo il bardo.
-Non lo so… Effettivamente dovremmo metterlo difronte alla realtà ma… Non credo che la ignori del tutto…- rispose il monaco spalancando la porta dell'ennesima locanda in cui l'amico era entrato. Lui era davanti al bancone che premeva furiosamente dei comandi davanti al locandiere muovendosi irrequieto come se non riuscisse più a trovare o a immaginare un attimo di pace. Dopo qualche minuto sbuffò furioso e si fece largo verso l'uscita spintonando NPC e giocatori senza curarsi di loro. Sembrava un'anima infuriata, tormentata da un pensiero, da un nome, da una possibilità; Lorenzo e Luna avevano provato a calmarlo più volte, a farlo fermare, ma lui avrebbe ribaltato quella città, avrebbe cercato in ogni vicolo, ogni anfratto, avrebbe trovato la sua Eurydice ne era sicuro.
-Niccolò porca puttana fermati!- esclamò ad un tratto Luna; erano ormai le 21:00, le luci della città iniziavano timidamente ad accendersi mentre la neve tornava a cadere dopo giorni di bel tempo. La ragazza afferrò il bardo per il braccio e lo trattenne -Vuoi capire che tutta questa ricerca potrebbe portarti al nulla? Hai mai pensato che quel nome potrebbe non essere il suo ma quello di qualcun altro?- domandò Luna con un filo di voce, quasi fosse spaventata dalla possibilità di rompere l'illusione del ragazzo.
Il ragazzo si fermò ma non si voltò a guardare la ragazza, strattonò forte il braccio per liberarsi dalla presa e continuò a camminare. 
-Eh no, adesso stai facendo veramente il coglione- disse ad alta voce Lorenzo che, con uno scatto, si era portato accanto al bardo e, dopo aver pronunciato quella frase, gli tirò un pugno che lo fece volare dall'altro lato della strada, rompendo qualche botte fortunatamente vuota -Allora, la vuoi smettere oppure devo farti rompere qualcos'altro?- domandò poi il monaco avvicinandosi all'amico.
Niccolò era per terra, poggiato contro il muro; sentiva la neve cadergli lentamente addosso e allora alzò gli occhi al cielo come se, quella sensazione, mista alle parole degli amici, l'avessero indotto a riprendersi, a fermare per un attimo quella caccia folle -Scusatemi- sospirò senza distaccare gli occhi dal cielo quasi tentasse di ricacciare le lacrime che gli stavano riempiendo gli occhi direttamente da dove erano venute -Avete ragione… Sono un coglione- si dipinse in volto il sorriso più falso e convincente di sempre e continuò -In realtà ho sempre saputo che questo mio inseguire un nome potrebbe rivelarsi una rovina… Un fuoco fatuo che attira uno stolto… Un'illusione che verrà a recriminare il mio dolore… Ma, nonostante tutto, ho bisogno di sapere se quel nome è il suo… Non mi perdonerei mai di venire poi a scoprire che era qui e che io non l'ho cercata…-
Luna gli si avvicinò e con grande premura gli domandò -Ma… Perché Pensi che quell'Eurydice possa riferirsi a lei? Insomma lei nemmeno sapeva che tu saresti entrato in questo gioco… E non poteva sapere che tu avresti scelto il nome Orpheus…-
-Vedi… Nei primi mesi in cui andavo a trovarla in ospedale mentre era in coma ho conosciuto l'infermiera che si prendeva cura di lei e le ho chiesto un favore: se mai mi fosse successo qualcosa doveva chiedere scusa a Teresa da parte mia e spiegarle la situazione- disse il ragazzo mentre estraeva dall'inventario la pipa e iniziava ad accenderla.
-Quindi credi che quell'infermiera l'abbia messa al corrente della situazione? domandò Lorenzo dopo aver ascoltato il discorso di Niccolò.
-Deve averla avvisata! Non mi perdonerei mai se Teresa fosse rimasta sola per ormai due anni senza sapere il perché della mia sparizione!- rispose lapidario mentre nuvolette di fumo iniziavano ad alzarsi davanti al suo volto.
-Ok ma anche se l'infermiera l'avesse avvertita non possiamo sapere se il suo ospedale ha aderito a quest'idea di usare LSO per far decidere ai pazienti in coma della loro vita e di sicuro lei non era in grado di riferire a Teresa il tuo nickname perché nemmeno lei lo poteva sapere- osservò Luna cercando di far capire all'amico quanto poteva essere crudele la realtà delle cose.
-Riguardo al primo punto non ho obiezioni- sbuffò Niccolò tra le parole e il fumo -Mentre per il secondo punto sono certo che Teresa avrebbe scelto il nome Eurydice perché avrebbe capito da subito il nome che io avevo scelto… È inutile quella ragazza mi conosce alla perfezione- conclude il discorso in una risata in cui si annidai tutta la sua tristezza per l'ipotesi di non poterla più incontrare chissà ancora per quanto tempo.
Lorenzo e Luna lo guardano comprendendo a pieno la sua situazione, infondo entrambi avevano smarrito una persona importante quanto lo era Teresa per Niccolò… Poi Luna si chinò accanto al ragazzo e, poggiandogli una mano sulla spalla, gli disse -Ascolta, se tu e Teresa siete davvero così in sintonia smettila di rimbalzare da un posto all'altro come la pallina di un flipper e ragiona! Dove ti andrebbe a cercare? Dove saprebbe di trovarti?-
Niccolò ascoltò le parole di Luna e, dopo aver sorriso onestamente alla ragazza per l'aiuto, si mise a riflettere; dopo qualche istante, scandito dal ritmico intervallo tra una nuvola di fumo e un'altra, Niccolò si alzò in piedi con uno scatto e, illuminatosi in volto, esclamò -So dov'è!- E così iniziò a correre verso ovest. Lorenzo e Luna lo inseguirono dopo essersi scambiati un sorriso e, nel momento in cui i due raggiunsero l'amico, il bardo disse loro -Grazie amici, veramente, grazie!-

Camilla, dopo gli ultimi accaduti, dal momento che Antigone e Sakura avevano deciso di mettersi sulle ricerche dei vari giocatori appena entrati nel mondo per offrirgli un minimo di supporto a livello di gioco e psicologico, aveva seguito Riccardo nella clinica del primo piano per dargli una mano dal momento che sul luogo c'era solo il giovane Exodius. I pazienti ricoverati alla fine erano solo quattro e, anche in tre, non avrebbero avuto problemi a prendersi cura di tutti. Quando giunsero le ore più tarde del giorno e la città iniziò a illuminarsi con i suoi fuochi tutti e tre si ritrovarono per mangiare qualcosa nella piccola cucina che c'era all'interno dell'edificio. Camilla si era arrangiata con quel poco che aveva preparando una cena niente male che Exodius gradì molto. Quando il ragazzino fu uscito dalla stanza per andare a controllare i quattro ricoverati prima di ritirarsi nella sua stanza, Riccardo avvicinò Camilla che stava lavando i piatti e l'abbracciò alle spalle -Tutto bene?- domandò il ragazzo con un velo di preoccupazione nella voce -Ti ho visto molto silenziosa a cena…- disse poi spiegando il perché di quella sua domanda.
-A dire il vero sono un po' preoccupata per Nico…- spiegò lei mentre riponeva un piatto appena asciugato -Cioè… Se alla fine tutta questa ricerca si rivelasse solo l'inseguimento di un fantasma? Niccolò ne potrebbe uscire distrutto e ciò non farà sicuramente bene alla sua condizione… Anzi…- e lasciò la frase sospesa quasi a voler sottolineare quella possibilità inespressa.
-Capisco…- disse Riccardo con un filo di voce mentre si metteva acanto alla ragazza per darle una mano con le stoviglie -Effettivamente anche io ci avevo pensato ma purtroppo non possiamo fare nulla… Insomma il fatto che Teresa si trovi o meno qui non dipende da noi e, per di più, non la conosciamo nemmeno quindi non potremmo nemmeno provare ad aiutare Nico a capire dove cercarla- continuò poi ragionando su ogni possibilità esistente.
-Hai ragione ma… Prima, quando eravamo nella chiesa e Niccolò si è accorto del nome Eurydice ho visto, al di sotto delle sue lacrime, un sorriso che non gli avevo mai visto, un sorriso incredibilmente reale- spiegò la ragazza ripensando all'espressione sul volto del bardo, a quel sorriso sgombro di ogni ombra, di ogni oscurità che Niccolò si continuava a portare dentro senza mai darla a vedere a nessuno.
-Credo che da quando l'abbia persa ha perso anche quel sorriso e, in quell'attimo, ha creduto con tutto il cuore che fosse tornata- si limitò ad osservare Riccardo lasciandosi scappare in volto un'espressione in cui era riflessa tutta la pena per l'amico che poteva perdere nuovamente quello che non aveva nemmeno riavuto realmente indietro.
-Lo penso anche io ma… Quel sorriso… Credo che quello sia il vero Niccolò e se non la troverà nemmeno lui saprà ritrovarsi- concluse la ragazza prima di chiudere l'anta del mobile in cui riponevano i piatti e i bicchieri.
-Speriamo che abbia ragione e che quell'Eurydice sia davvero Teresa…- concluse Riccardo prendendo le mani della ragazza e baciandola dolcemente sulle labbra nel tentativo di scacciare tutta quella preoccupazione che si sentivano addosso. 
Quella stessa preoccupazione non lasciava nemmeno dormire Alessandro e Roberto che avevano affittato una stanza  da dividere tra loro nella locanda di Mecho per la notte. Si sentivano quasi in colpa per essere lì, a far nulla, mentre i loro amici erano altrove, mentre Niccolò era sulle tracce dell'amore della sua vita. Non sapevano nemmeno quello che avrebbero potuto fare e ciò dava il nervoso ad entrambi. Si rigiravano nei rispettivi letti cercando di prendere sonno e di arrivare il prima possibile al domani, di arrivare il prima possibile a scoprire se quell'Eurydice era veramente Teresa o no… Ma forse quella notte non sarebbe bastata, forse non sarebbe bastato un mese a trovarla… Se Eurydice fosse già stata lontana? Al di là della città d'inizio? Niccolò non si sarebbe mai arreso e l'avrebbe cercata fino all'ultimo giorno della sua vita… Alessandro ne era convinto; conosceva l'amico e sapeva che, in una situazione come quella, non si sarebbe mai arreso, nemmeno dopo anni, proprio come non si era mai arreso dall'andarla a trovare continuamente in ospedale mentre era in coma nonostante chiunque cercasse di farlo desistere. Tormentato da simili pensieri il barbaro continuava a rigirarsi nel letto alla ricerca di un sonno che non dava alcuna speranza d'arrivo. 
-Nemmeno tu riesci a dormire?- domandò improvvisamente Roberto spronato a parlare da i rumorosi movimenti del compagno di stanza.
-No…- sospirò Alessandro rigirandosi per l'ennesima volta.
-Preoccupato per Nico?- continuò a chiedere il guerriero che come lui combatteva contro quella veglia.
-Già… Vorrei poter fare qualcosa per aiutarlo…- continuò a dire con lo stesso tono il barbaro mentre continuava ora a ricacciare via le coperte ora a cercarle per coprirsi meglio.
-Ti capisco- iniziò a rispondergli l'amico -Eppure… Questa è la sua ricerca, non la nostra; tempo fa mi feci trascinare in un vortice di malumori e rabbie perché volevo combattere la guerra di un altro…-
-Ti riferisci a Claudio vero?- domandò a bruciapelo Alessandro.
-Già…- rispose con un sospiro Roberto -Da allora ho imparato che ognuno ha le sue battaglie e, sebbene un aiuto lo si può sempre dare, ci sono battaglie che si devono combattere da soli. Questa ricerca è la ricerca di Nico e, sebbene con lui ci siano Luna e Lorenzo, deve essere lui a trovare la sua Eurydice, gli altri lo terranno solo d'occhio che non impazzisca come Astolfo- sorrise lui pensando di aver fatto la citazione corretta.
-Wow… I tuoi pellegrinaggi ti hanno reso saggio- osservò divertito il barbaro -Ma credo che ad impazzire fosse Orlando-
Allora i respiri dei due si fecero sempre più pesanti, i movimenti più rilassati, e il sonno lento sopraggiunse come quel soffio di vento che nasce lento tra i campi di papaveri e si solleva, giungendo attraverso le finestre a rilassare le profondità dell'anima stessa.

Niccolò ormai correva e, giunto alle porte della scuola di Berthyn, le spalancò facendole andare a sbattere rumorosamente contro le pareti. Lorenzo e Luna faticavano a corrergli dietro ma, una volta entrati nella scuola lo ritrovarono a qualche passo dall'entrata e Lorenzo gli disse col fiatone -Sai le risate che mi sarei fatto se avessi rotto le porte?-
Ma Niccolò non sembrò nemmeno sentirlo; il suo sguardo vagava intorno, squadrava quei corridoi vuoti, cercava dettagli, giocatori e chissà cos'altro.
-Ma… Sei sicuro che lei si trovi qui?- domandò Luna affaticata quasi quanto il monaco.
Il bardo continuava a star muto e a guardarsi intorno poi, quando vide una sagoma uscire da una porta e dirigersi verso loro rispose -Lo scopriremo presto-
La sagoma continuava ad avvicinarsi e, dopo pochi secondi, esclamò a gran voce -Chi fa questo baccano?!- e fu da quella voce che i tre riconobbero Kralen e anche lui, dopo qualche passo, riconobbe i due professori e la loro compagna -Ma… Orpheus… Hamlaf… Sono quasi le 23:00 cosa ci fate qui?-
Niccolò subito si avvicinò al combattente fino a quando non gli fu ad un palmo dal naso e, non degnando di risposta la sua domanda, chiese a sua volta -Kralen per caso, una giocatrice, oggi, è venuta a cercarmi?-
-A dire il vero, fortunato bastardo, ci sono un sacco di ragazze che si lamentano della tua sparizione e che vogliono che tu riprenda le lezioni- disse ridendo Kralen ma velando in quella battuta un minimo di vera invida.
Niccolò però, insoddisfatto da quella risposta, riprese a domandare, sempre più ansioso -Non ti è venuta a parlare magari una ragazza che non hai mai visto fino ad oggi?!- il suo tono si fece più pressante, più agitato, tanto che Kralen fece un passo indietro quasi spaventato e intanto Lorenzo tendeva una mano sulla spalla dell'amico per trattenerlo. Il bardo, sentendo la stretta amica, interruppe il suo domandare e, dopo aver chiuso gli occhi, iniziò a respirare profondamente per calmarsi nell'attesa di una risposta.
Kralen non capì quello che stava succedendo e perciò impiegò qualche secondo a formulare la risposta diretta al bardo, poi, evitando di chiedersi oltre il perché di quelle azioni, di quegli atteggiamenti, rispose -Beh… Ora che mi ci fai pensare ha chiesto di te una ragazza che non avevo mai visto…-
Un battito prepotente risuonò nel cuore di Niccolò.
Lorenzo allargò gli occhi per la sorpresa -Ma… Come fai a dirla di non averla mai vista? Insomma ci sono più di 1000 giocatori in questa scuola potrebbe essere una studentessa che ti è passata inosservata-
-Ah no, fidati- rispose Kralen con un sorriso ebete stampato sul viso -Una così non puoi non notarla-
Un secondo battito prepotente risuonò nel cuore di Niccolò che, con gli occhi tremanti di lacrime e speranza, chiese -Si trova qui o altrove?-
-A dire il vero si era offerta per tenere delle lezioni di filosofia e mi aveva chiesto se poteva piazzarsi in un'aula per starsene un po' tranquilla… L'aula III era libera tutto il giorno e gliela ho consigliata… Ora che mi ci fate pensare non l'ho vista uscire, potrebbe ancora essere là- pensò attentamente il guerriero esponendo quei pensieri ai tre davanti a lui.
Niccolò non aspettò nemmeno che il ragazzo finisse di parlare ed iniziò a correre verso la biblioteca come un fulmine che brama lo scontro con la nuda terra. Ad ogni passo un battito risuonava, violento, speranzoso… Una lacrima scendeva ansiosa di arrivare, desiderosa di scoprire la verità ora che ogni sogno pareva divenire realtà…. E lui correva, senza mai fermarsi, correva, spinto da un cuore che sentiva battere nuovamente, che sentiva battere come non sentiva ormai da anni. Lorenzo e Luna, colti alla sprovvista dalla partenza di lui, lo inseguirono dopo qualche secondo lasciando il povero e rintontito Kralen da solo con la sua confusione. Così, i tre, insieme arrivarono davanti alla porta dell'aula III; Niccolò poggiò la mano sulla maniglia e rimase lì, immobile, fermo, per qualche secondo che lui confuse con gli anni, con gli istanti in cui ci si gioca la vita, con gli attimi  che ci separano dal sogno. Lorenzo e Luna erano alle spalle del bardo, nessuno dei due si sentiva di dire nulla, sapevano entrambi che quell'attimo era solo ed esclusivamente di Niccolò, che lui avrebbe dovuto viverlo ma loro sarebbero rimasti lì, pronti a consolarlo qualora la speranza si rivelasse illusione, pronti a sorridere qualora il sogno si realizzasse.
Niccolò respirò profondamente e abbassò la maniglia. Varcò l'uscio come se si stesse gettando tra le fauci di Verità. Si guardò intorno e poi vide. La vide. Seduta dietro alla cattedra una ragazza bella come nessuna stava scribacchiando qualcosa con un vecchio stilo sopra a dei fogli di pergamena; i lunghi capelli rossi come la rosa di san Giorgio le ricadevano sopra alle spalle e incorniciavano due occhi verdi come le foreste primordiali, indossava un elegante abito verde che la faceva sembrare una realtà più alta. Lei, quando sentì aprirsi la porta, si voltò e vide lui. Lo vide sfilarsi dalla testa il largo cappello verde decorato con un pennacchio nero e tenerlo tra le mani; lo vide con indosso una camicia verde infilata nei pantaloni neri, un panciotto nero e una lunga giacca dello stesso colore che gli arrivava fin sotto alle ginocchia; lo vide coperto da un sottile strato di neve che si andava sciogliendo. Lo rivide, rivide i suoi occhi verdi e i suoi capelli neri e ribelli, rivide quel tremore nel verde da cui poteva sentire tutta la forza della sua anima. Si rividero e ognuno si specchiò nelle lacrime dell'altro. Si corsero incontro come se per tutta la vita, come se per tutto il tempo che gli fosse stato concesso fino ad allora non avessero aspettato altro. Quando puoi si ritrovarono nel loro abbraccio iniziarono a piangere ancora più forte ma con un sorriso che non potrebbe mai essere raccontato. In quell'attimo era chiuso il loro senso, il loro infinito secondo d'eterno. Quando i singhiozzi iniziarono a farsi più rari lei disse con dolcezza -Ciao Nico… Mi sei mancato-
I singhiozzi di lui si fecero invece più forti e, a fatica, disse -Teresa… Anche tu mi sei mancata-
Fu allora che le labbra dell'uno ritrovarono le labbra dell'altra, fu allora che le loro anime si ritrovarono e che i loro cuori vennero accordati su un'unica nota. Non si può raccontare la lunghezza di un bacio perché è un qualcosa che si sente dentro, un qualcosa che ti attraversa le vene senza pensare al resto, un fuoco che ti avvolge portandoti al di fuori del tempo stesso. Quando le loro labbra si strinsero ancora più forte e, unendo i loro sospiri, senza allontanare il proprio volto dall'altro, dissero simultaneamente -Ti amo-

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Capitolo 53
*** Una prima Teresa ***


Trascorse un tempo inafferrabile, simile alla sabbia di una clessidra infranta a terra; passarono secondi o forse anni lì, esattamente come si erano ritrovati… Il cantore e la ninfa… Poi iniziarono lentamente a sciogliere l'abbraccio continuando ad esitare, cercando di mantenere il contatto più a lungo possibile anche se solo tra le punta delle dita… Si specchiarono l'una negli occhi dell'altro, ancora rossi di pianto, ancora grati di quel momento che gli era stato concesso al di sopra di ogni possibilità. Si asciugarono le lacrime a vicenda con un sorriso sulle labbra che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato di ritrovare.
-Ero sicura che mi avresti ritrovata…- disse Teresa mentre cancellava l'ultima lacrima che si faceva strada sulla guancia di Niccolò.
-Quando ho letto Eurydice… Sapevo che solo tu potevi scegliere un nome simile… Sapevo che dovevi essere tu…- rispose allora il ragazzo cercando di trattenere i singhiozzi per evitare che il discorso diventasse più incomprensibile e sconnesso di come già non fosse.
Lei rise abbozzando un sorriso in cui già si poteva intuire la sua vera bellezza -Esistono tanti nomi che ti calzano alla perfezione… Cyrano, Jacopo, Don Chisciotte… Ma, seppur implicitamente, non mi avresti mai dato della stupida, non mi avresti mai condannata a un matrimonio infelice o a lavorare come una prostituta… So che avresti scelto di raccontare la verità ancora una volta… Di cantare la nostra verità... Ossia che tu hai continuato ad amarmi nonostante mi fossi persa tra le caverne mute dell'Orco… Tra le stanze di un'ospedale zeppe dell'odore dei farmaci…- un'ennesima lacrima si fece largo sulla gota destra di lei.
Niccolò si limitò a guardarla e provò a vincere il suo pianto con un sorriso; un sorriso che Luna non aveva mai visto e che Lorenzo ormai aveva dimenticato; il monaco e la ladra, rimasti in piedi difronte alla porta dell'aula, guardavano quei due sguardi appena ritrovatisi e, al di là della gioia per il proprio amico, sentirono un leggero dolore nella profondità del cuore, simile ad un'assenza, simile alla mancanza di uno sguardo lontano, che viaggiava per un altro luogo.
Lorenzo portava il suo pensiero altrove… Guardava Niccolò e Teresa eppure vedeva anche sé stesso e una ragazza dai capelli castano scuro, di poco più bassa di lui; vedeva sé stesso ridere e la ragazza arrossire appena, come un cielo al principio del tramonto.
Luna sentiva l'anima volere uscire dal petto e correre via, alla ricerca di un qualcuno ormai lontano… lontano… Ma quanto e dov'era questo lontano?
Difficile che due cuori così feriti non si accorgano di avere accanto qualcuno che sopporta gli stessi dolori. Lorenzo si voltò verso la ragazza e comprese quello che doveva passare nella sua mente, comprese quello che doveva sentire e tutti i battiti di un cuore stanco… solo… Lui non disse niente, si limitò ad abbozzare un sorriso mentre Niccolò e Teresa decisero di avanzare verso di loro e sperò che Luna fosse forte abbastanza da fare altrettanto.
-Teresa… Dire che rivederti è un piacere forse non è abbastanza- disse il monaco vedendosi venire incontro l'amica che non rivedeva da anni.
-Lorenzo… È altrettanto bello per me rivederti- rispose lei sorridendo e abbracciandolo con fare quasi fraterno.
-Lei invece è Luna- spiegò Niccolò presentando la compagna.
-Piacere Teresa- rispose prontamente la ragazza porgendo la mano verso lei. Lorenzo fu sorpreso di vedere la ragazza così pronta, decisa e al tempo stesso sorridente.
-Piacere mio Luna- sorrise dolcemente lei stringendole la mano -È un piacere incontrare chi avrei voluto conoscere tempo fa-
-Beh allora dovremmo portarti proprio dagli altri- disse Lorenzo cercando di isolare in un anfratto della propria mente tutti quei pensieri che avevano iniziato a torcergli il cuore.
-Non vedo l'ora- sorrise Teresa. Sebbene i due amanti erano appena emersi dal pianto i loro visi erano più solari che mai, quasi che il loro ritrovarsi li avesse migliorati interiormente e tale meraviglioso accordo fosse riuscito in un qualche modo a mostrarsi anche al di fuori. Perciò, quando i quattro iniziarono ad uscire dall'aula e Teresa strinse la mano di Niccolò sorridendogli lui sentì un battito del cuore diverso da tutti gli altri e una gratitudine verso chiunque gli avesse concesso quel miracolo.

Non appena Roberto e Alessandro si svegliarono subito aprirono la finestra dei messaggi per vedere se Niccolò gli avesse inviato un qualche messaggio per informarli ma nella chat era calma piatta.
-Nico ti ha scritto nulla?- domandò Alessandro al guerriero mentre apriva la porta della stanza.
-Niente… Mi ha scritto solo un mio amico mercante dicendomi che ha trovato un'arma rara nei pressi del piano 43 chiedendomi se sono interessato ad acquistarla…- sospirò Roberto affiancando subito il barbaro -Gli ho già detto 20 volte che non sono interessato a fare affari con lui… prossimo messaggio che mi arriva lo blocco-
Così, lasciando la stanza e richiudendo la porta dietro le loro spalle, i due si avviarono al piano inferiore della locanda per mettere qualcosa sotto i denti. La locanda non era particolarmente affollata, anzi, solo un paio di giocatori acculavano i tavoli intenti chi a mangiare delle fette di pane chi a bere da tazze bianche di porcellana. Due NPC si destreggiavano tra i banconi mentre Mecho era intento a riordinare un paio di brocche.
-Mecho ci puoi preparare due colazioni da campioni- disse Alessandro accompagnando l'intera frase con un lungo sbadiglio. I due intanto si erano avvicinati al bancone e, sedendosi sugli sgabelli davanti ad esso, osservavano il locandiere poggiare delle garze al di sopra della brocca e bloccarle con qualche giro di spago.
-A voi due non basterebbe tutto il caffè di questo mondo per svegliarvi per bene- dicendo così prese due pugni di un'amara polvere nera, la poggiò sopra alle garze; prese allora la seconda brocca, piena di acqua bollente, e iniziò a versare il liquido nella brocca in modo da preparare il caffè alla vecchia maniera.
-Scusami un attimo ma non sarebbe più facile farla attraverso i comandi di gioco?- domandò Roberto divertendosi nel vedere l'uomo destreggiarsi con una preparazione simile.
-Caro il mio fenomeno secondo te non mi piacerebbe farlo?- rispose lui alzando la testa a squadrare il guerriero senza però perdere l'armonia della sua preparazione -Dopo l'ultimo aggiornamento molte delle abilità di artigianato o simili hanno riscontrato modifiche assai pesanti; ormai ci è impossibile creare le cose semplicemente come facevamo prima… Questo vale per me come per un qualsiasi fabbro o un qualsiasi sarto…- sbuffò infine.
-Eppure utilizzando la magia credo che si possa far prima no?- domandò Alessandro ripensando a quando vedeva Camilla destreggiarsi tra i fornelli anche grazie alle sue abilità magiche.
-Eh grazie!- sbuffò nuovamente Mecho -Siccome ho investito poco nelle mie abilità magiche ho una barra del mano che è più piccola del vostro cervello!-
-Ehi, ehi!- si lamentò Alessandro facendosi indietro col busto -Non c'è mica bisogno di insultare! Digli qualcosa Rob!- ma non appena il barbaro si voltò verso l'amico vide che questi stava osservando con particolare interesse una ragazza seduta sola al tavolo intenta a sorseggiare una bevanda calda da una tazza con decori di fiori -Roberto!- urlò quindi nell'orecchio dell'amico che cadde per lo spavento dallo sgabello.
-Ho pur detto che avete dei cervelli piccoli…- sospirò Mecho vedendo l'assurdità di quella scena -Vado di là a prepararvi la colazione che così evito di vedere altre scene così ridicole- concluse lui prima di scomparire nel retro della locanda.
-Si può sapere che cazzo hai da urlare?!- gridò Roberto contro l'amico mentre si rialzava e tornava a sedere sul suo sgabello.
-Ah non lo so… Ti perdi nel guardare la prima ragazza che passa… Sarà mai possibile?- sbuffò Alessandro nascondendo le proprie risa per quella caduta ridicola.
-'Sti cazzi la prima che passa! Ma hai visto quella seduta là?!- disse con un immenso trasporto additando la ragazza che poco prima osservava.
Alessandro si voltò e, anche lui, si ritrovò come irretito dalla splendida ragazza indicatagli dall'amico: vestita con un elegante e semplice abito verde con dei ricami rossi che rievocavano delle rose si osservava intorno con degli occhi verdi come le primavere dei sogni; i capelli erano invece simili alle danze che il fuoco compie invitato dai canti del vento.
-Wow…- riuscì solo a dire il bardo con la faccia inebetita.
-Io non so te ma ci vado subito a parlare!- esclamò il guerriero alzandosi ma, dopo pochi secondi, si sentì una mano poggiarglisi sulla spalla sinistra.
-Nono vado io a parlarci- si oppose Alessandro sottolineando con enfasi la parola "io".
-Eh no caro mío, l'ho vista prima io!-
-A questo punto ce la giochiamo a duello!-
-No perché? Io lo vista la priorità va a me!-
Ma all'improvviso si accorsero entrambi che la ragazza guardava nella loro direzione sorridendo e salutando.
-Mi sta salutando?- si domandarono all'unisono i due.
-No! Sta salutando me!- continuarono poi i due sempre in coro.
Ma poi la ragazza improvvisamente si alzò dal tavolo e si diresse verso il guerriero e il barbaro che subito furono presi in contropiede da quella mossa di lei. Con l'ansia che incalzava il rossore sul loro volto e il cuore che iniziava ad impazzare nel petto i due impavidi cercarono di farsi coraggio ma quando lei passò oltre senza degnarli di uno sguardo rimasero impietriti come delle statue di gesso. Dopo che i due si furono ripresi da quello shock si voltarono a controllare chi fosse il fortunato a cui era stato concesso il saluto di lei e i loro volti rifletterono uno stupore ancor maggiore, enfatizzato dalle bocche spalancate, quando realizzarono che la ragazza stava baciando proprio Niccolò. Quando i due innamorati sciolsero il loro bacio lo sguardo di Niccolò ricadde sui due amici pietrificati e, con fare sorpreso, disse -Ale, Rob! Che bello trovarvi già in piedi!- poi, accorgendosi delle due espressioni stupite dei due amici, aggiunse -Cosa sono quelle facce? Avete appena visto un fantasma?-
I due, senza sapere cosa dire, si limitarono ad indicare con gli indici la ragazza accanto all'amico.
-Lei?- domandò Niccolò inizialmente -Oh cavolo è vero!- esclamò poi ricordandosi che quello era il loro primo incontro -Lei è Teresa- poi si voltò verso di lei e aggiunse -Loro sono Roberto e Alessandro-
-Aspetta, aspetta…- lo interruppe poi il barbaro -Lei è quella Teresa?-
Il bardo si limitò ad annuire.
-Quindi quell'Eurydice era proprio lei?- fece eco il guerriero.
Il bardo annuì nuovamente mentre la ragazza si limitò a sorridere.
Alessandro e Roberto, presi nuovamente in contropiede dalla bella notizia, mutarono la loro sorpresa in un sorriso consapevole della felicità dell'amico. Allora si mossero verso la ragazza e si presentarono per poi congratularsi con Niccolò per il suo credere nonostante le immense insidie che si potevano nascondere lungo la via. Teresa fu felice di incontrare finalmente quei due di cui aveva tanto sentito parlare, di cui Niccolò aveva tanto raccontato e, dopo un paio di botte e risposte, la ragazza si rivolse al bardo -Ora non dovremmo andare Nico?-
-Giusto, giusto- rispose lui -Le avevo promesso che le avrei fatto visitare un po' di luoghi quest'oggi e le avrei fatto incontrare un po' di amici- spiegò poi agli amici.
I due annuirono e seguirono con lo sguardo e i saluti la coppia fino a quando questa non uscì dalla porta della locanda.
-Minchia… Sono proprio felice che per Nico- sorrise Alessandro tornando a sedere sul suo sgabello.
-Anche io- sorrise Roberto seguendo l'amico -Eppure… Non posso che invidiarlo per avere accanto una ragazza tanto splendida!- concluse poi sull'orlo dell'urlo.
-Minchia! Hai completamente ragione! Come cazzo avrà fatto?! Che culo…- rispose subito il barbaro.
-Per culo… Intendi quello di lui o quello di lei?- domandò confuso il guerriero.
-Beh… Entrambi?- concluse Alessandro ma, nello stesso momento in cui diceva questo, la sagoma di Niccolò si sporse dalle loro spalle facendoli sbiancare -Ni-Nico… Non eri uscito con Teresa?- domandò subito il barbaro che per poco non prendeva un colpo a causa di quella comparsa inaspettata.
-Già ma mi sono dimenticato di prendere le scorte di cibo che ci ha preparato Mecho- sorrise lui mentre il locandiere, emergendo dal retro locanda con due piatti ricolmi di uova, salsicce e bacon e con due sacchetti di carta colmi di cibarie.
-Ah eccoti Nico!- sorrise subito il locandiere -Questi sono i pasti per te e la tua bella- e poggiò i due sacchetti sul bancone.
-Grazie mille Mecho- sorrise lui mentre digitava un paio di comandi facendo scomparire i pasti dal bancone e facendo comparire una pila composta da sei monete d'argento -Alla prossima- salutò lui poi si rivolse ai due amici salutandoli -Ragazzi-
Quando Niccolò si fu portato sull'uscio della locanda Roberto si avvicinò ad Alessandro e disse con un tono di voce medio -Ma secondo te… Ci ha sentiti?-
-Se tu non impari a bisbigliare la risposta sarà sempre sì- disse ridacchiando il bardo dopo aver aperto la porta.
Alessandro e Roberto si guardarono pallidi in volto e Mecho, dopo aver poggiato davanti a loro i due piatti, sospirò dicendo -Mi sono sbagliato… Voi due manco ce l'avete il cervello…-

-Quindi era davvero lei? Ma questo è fantastico!- esclamò Riccardo a gran voce dopo che Lorenzo gli ebbe raccontato dell'incontro tra Niccolò e Teresa. Ormai si era fatta sera e i vari componenti della Vitriol avevano deciso di tornare alla sede della gilda per cenare tutti insieme come molto tempo prima.
-Piuttosto che stare lì seduti a parlare perché non ci date una mano?- si lamentò Luna che insieme a Camilla si destreggiava tra forno e taglieri mentre i due ragazzi rimanevano seduti a tavola a giocare a scacchi. Riccardo e Lorenzo si scambiarono uno sguardo in cui lasciarono trasparire la loro assoluta mancanza di voglia rispetto alla richiesta d'aiuto; in quello stesso momento qualcuno bussò alla porta d'ingresso.
-Almeno siete in grado di aprire una porta?- domandò Camilla con un sorriso dietro al quale si intuiva il suo essere indispettita dalla situazione.
-Potremmo sempre mandare Izanog- propose in maniera scherzosa Lorenzo ma, dopo essere stato fulminato dallo sguardo collerico delle due ragazze, una misteriosa forza lo costrinse ad alzarsi dalla sedia e a scusarsi con loro. Alzatosi in piedi uscì dalla sala da pranzo e si incamminò verso l'ingresso accanto al quale dormicchiava izanog, divenuto ormai più grande di un tavolino da caffè; il bussare si ripropose più insistente di prima. Lorenzo abbassò la maniglia e rivelò così a tutti l'arrivo di Alessandro e Roberto -Ah eccovi voi altri! È andato tutto bene oggi?-
-Diciamo che l'avvio di giornata non è stato dei migliori ma poi ci siamo ripresi- sorrise in maniera un po' imbarazzato Alessandro varcando l'uscio.
-In che senso?- domandò curioso il monaco lasciando entrare i due compagni e richiudendo la porta.
-Beh… Diciamo che oggi abbiamo fatto una figura di merda con Nico e Teresa- sbuffò Roberto mentre si sfilava il fodero e la spada dalle spalle.
-Ma come?- continuò a chiedere Lorenzo già pregustando le risate che sarebbero scaturite dal racconto.
-Ma niente eravamo lì dopo aver conosciuto lei e abbiamo iniziato a fare dei commenti poco appropriati riguardo a lei e Nico ci ha sentito- continuò a dire il guerriero.
-Che genere di commenti?-
-Ma le solite robe che si dicono tra maschi: "hai visto che figa", "beato lui", "che culo… sia lui che lei…" e cose simili…- spiegò Roberto sorridente -Che gran figura di merda…-
-Vabbè, ormai figura in più figura in meno…- sospirò la voce di Niccolò alle spalle del ragazzo che aveva appena terminato di parlare. Roberto, Alessandro e Lorenzo si voltarono e videro Niccolò, divertito in volto, appena uscito dalla sua camera accompagnato da Teresa che invece cercava di nascondere l'imbarazzo dietro un sorriso; Lorenzo non appena vide i due iniziò a ridere come un imbecille mentre gli altri due divennero rossi come le amarene mature.
-Beh, direi che noi andiamo a dare una mano in cucina così faccio conoscere a Teresa anche Camilla e Riccardo- e così dicendo Niccolò si congedò dagli amici con un sorriso seguito da Teresa dopo aver salutato con un cenno i due ragazzi pietrificati e l'altro che si stava spanciando dal ridere.
Non appena i due innamorati entrarono nella sala da pranzo Riccardo e Camilla, accorgendosi del loro arrivo, corsero verso il bardo per conoscere finalmente la ragazza di cui tanto avevano sentito parlare. Furono degli attimi simili ad una vita ideale, attimi simili ad una vita reale al di là di dati, giochi e chissà cos'altro… Fu come essere nel vero mondo, come essere già tornati a casa. Tutti cenarono insieme ed ebbero modo di conoscere ancora di più Teresa e lei aveva modo di ascoltare quelle persone di cui tanto aveva sentito parlare, aveva modo di conoscere il mondo al di fuori delle vuote profondità, la vita di là dalla morte.
-Comunque pensavo di prendermi una breve pausa dalla seconda linea- disse ad un tratto Niccolò mentre i discorsi si erano spostati sulle prossime strategie di battaglia.
-In che senso una breve pausa?- domandò Camilla mentre poggiava sul tavolo un vassoio sul quale si trovavano una teiera e otto tazze.
-Beh… Teresa sarebbe interessata a darci una mano con le prossime bossfight ma è ancora troppo bassa di livello per cui pensavo di darle una mano ad avanzare in fretta- spiegò lui mente iniziava a distribuire le tazze.
-Sì vorrei esservi d'aiuto- sorrise Teresa -Ma mi rendo conto che ad oggi sarei solo una zavorra…-
-Beh ma ad oggi tutti i nostri livelli si aggirano intorno al 100…- osservò Luna.
-Ehi parlate per voi!- esclamò Roberto lisciandosi i pochi baffi che aveva -Io sono già al LV 102-
Luna diede un colpo di tosse per interrompere le ciance del guerriero poi proseguì -Stavo dicendo che, per un giocatore di LV 1, raggiungere il nostro livello potrebbe essere un processo molto lungo-
-Beh non è del tutto vero- iniziò a  dire Alessandro -Se per esempio loro due formano un party da soli l'esperienza data anche solo dai nemici sconfitti da Niccolò verrà disio con Teresa-
-In questo modo si potrebbero ottimizzare di molto i tempi- confermò Lorenzo -Logicamente mi auguro che tu non voglia portarla ai piani più alti- aggiunse poi rivolgendosi direttamente al bardo.
-No, no; cominceremo proprio dai primo piani e man mano che Teresa avanzerà di livello avanzeremo anche di piano- sorrise lui portandosi alla bocca l'orlo della tazza.
-Mi dispiace se questo dovesse ritardare i vostri piani- disse la ragazza chinando poco il capo.
-Non ti preoccupare, Nico infondo non è essenziale nelle bossfight- scherzò Riccardo soffiando per raffreddare un poco il tea ancora fumante.
-Ehi! Potrei offendermi!- rispose Niccolò ridendo.
Quella sera passò così, tra risate e racconti; i racconti di Teresa e Niccolò, di come si erano incontrati e di come si erano innamorati, di come avevano tessuto i loro giorni tra versi sospesi e note solo abbozzate su uno spartito che il tempo aveva rinchiuso in un lontano cassetto; nessuno ebbe il coraggio di domandare qualcosa riguardo quell'ultimo momento, riguardo quello spegnersi di stelle e quel chiudersi di occhi… L'importante è che le stelle fossero tornate a brillare e che gli occhi si fossero specchiati nuovamente in quelli che a lungo avevano sognato. Sorrisi dimenticati tornavano ora alla luce. Eppure, in mezzo a tutta questa luce, una tenue ombra viveva nascosta, celata, nei cuori a cui mancava qualcosa. Quando tutti decisero che fosse arrivato il momento di tornare a letto Niccolò aspettò di trovarsi da solo con Lorenzo e, dopo averlo avvicinato, gli disse -Andiamo di fuori a fumare?-

Un filo di vento animava le fronde degli alberi e trasportava i dolci pollini dei fiori creando immagini dorate illuminate dall'argentea luce della luna. I due ragazzi si accesero le pipe illuminando ad ogni boccata i propri profili del rosso calore delle braci.
-Sono felice per te- disse per primo Lorenzo, quasi a voler scacciare un sentimento di cui aveva quasi vergogna… Ma purtroppo sapeva che a Niccolò la cosa non sarebbe mai passata inosservata.
-A me invece dispiace…- si limitò a dire il bardo creando una piccola nuvola di fumo -Vedi ora che Teresa è qui mi sento al settimo cielo eppure non posso non pensare al fatto che questa felicità è nostra… So che voi ragazzi siete tutti felici per me ma al tempo stesso so che alcuni di voi vorrebbero ritrovare questa stessa felicità-
Lorenzo non aggiunse niente, sapeva che l'amico avrebbe continuato il discorso perciò prese qualche boccata di fumo ed aspettò.
-Posso capire quanto ti manchi Sofia in questo momento… Eppure avere per me questa fortuna… Vorrei che anche voi la possiate avere… Ora mi sembra di essere un privilegiato… Si ben chiaro; non lo sto dicendo col sorrisetto sulle labbra ma con la consapevolezza del fatto che ci sono persone che non hanno la mia fortuna… e al tempo stesso credo che molti di voi siano più meritevoli di questa mia sorte rispetto a me…- poi Niccolò si interruppe nel guardare il rosso ancora vivo celato al di sotto del tabacco consumato nel camino.
-Pensi sempre troppo agli altri- sbuffò divertito Lorenzo -Hai ragione, mi manca Sofia eppure non posso farci niente… Posso solo lottare pur di rivederla ma ora tu hai accanto la tua Teresa; non pensare a noi anzi! Vivi questa possibilità anche per noi che non possiamo viverla! Sfrutta ciò che ti è stato concesso perché altrimenti ti tirerò un pugno sulla faccia di quelli che ti ricorderai per sempre!- concluse poi sorridendo.
-Grazie amico- sorrise Niccolò grato di avere accanto persone così splendide.

Teresa ripose un piccolo libricino in una delle librerie presenti nella camera di Niccolò e aprì la porta per vedere se stava arrivando. La ragazza non vide nessuno ma notò la luce tremolante di una lampada ancora accesa nella sala da pranzo; credendo che qualcuno potesse averla lasciata accesa si avviò verso di essa per spegnerla scoprendo però che, seduta al tavolo, Luna stava bevendo un bicchiere di un qualche liquore. La ladra, accorgendosi dell'arrivo di Teresa, le sorrise e disse -Teresa! Che sorpresa! Vuoi bere qualcosa con me?-
-Volentieri- rispose la ragazza con un altro sorriso.
Luna allora prese un secondo bicchiere e versò al suo interno un liquido di colore blu da una bottiglia che aveva davanti a sé. Teresa assaggiò subito il liquore e, sentendo un piacevoli bruciore percorrerle il palato, disse -Wow… È incredibilmente buono-
-Eh già, è fatto con delle bacche ottenute direttamente dall'albero del cielo, una vera bontà- osservò la ladra perdendosi poi nel guardare il buio fuori dalla finestra. Teresa percepì una qualche ombra negli occhi di lei perciò si decise a parlare di lui -Sai; Niccolò, nel mondo reale, mi parlava a lungo di Claudio- notò crearsi un'increspatura nel volto di Luna e decise perciò di continuare -Mi raccontava di che pazzo scatenato fosse, di tutte le bricconate che facevano insieme… Pensa che mi ha persino raccontato di quella volta che si sono messi a combattere in classe, durante l'ora di disegno tecnico, a cavallo delle loro sedie e armati di righe- 
Teresa vide le labbra della ladra piegarsi in un sorriso divertito… divertito ma pur sempre triste… 
-Mi ha raccontato tanto di lui…. E mi ha anche raccontato di quanto ti amasse- aggiunse poi osservando direttamente il volto di lei -Luna, so che te lo avranno detto in tanti e sentirtelo dire anche dall'ultima arrivata non servirà a nulla ma sono certa che lui tornerà… Non dubitare mai di quello che lui ha provato per te… Un sentimento del genere non si ferma, non si può spegnere come la fiamma di una candela; un sentimento del genere scavalca i mondi, annichilisce le distanze e mette in ginocchio persino il tempo! Sono sicura che Claudio ti conserva ancora nel suo cuore e va avanti per la sua strada solo per te- concluse lei sorridendo mentre osservava Luna guardare fuori dalla finestra; terminò in un sorso il suo drink e si alzò dalla tavola -Se hai bisogno di me, per qualsiasi cosa, basta dirmelo- e si avviò così verso la camera da letto.
-Grazie- così dicendo Luna riuscì a bloccare la ragazza -Ogni tanto qualche momento di sconforto mi prende e, vedendo te e Niccolò insieme, ho pensato che il sentimento tra me e Claudio non sarà mai forte come il vostro…-
-Queste sono solo sciocchezze…- sorrise nuovamente Teresa osservando finalmente gli occhi di lei -Ogni amore è diverso da un altro ma tutti concedono la stessa forza, tutti permettono all'uomo di andare oltre sé stesso; questa è la meraviglia dell'essere umani; e so che i nostri amori hanno la stessa forza… La stessa ostinata meraviglia delle stelle-
Luna sorrise mentre una lacrima le bagnò la guancia -Teresa…- aggiunse poi -Grazie-

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Capitolo 54
*** Virtuale verso il Reale ***


Un'immensa farfalla dall'aspetto grottesco sbatteva le immense ali rimanendo sospesa al centro della stanza le cui pareti erano ricoperte da intricati rovi; le ali, intrise di colori psichedelici, avevano incastonati due grandi occhi che scrutavano ogni angolo dell'arena facendo roteare le pupille che rimbalzavano da un'estremo all'altro simili a due palline impazzite all'interno di un flipper.
-Mineritt, Salazar… Adesso!- gridò Lorenzo sia per indicare il frangente migliore per colpire il boss sia per sfogare il dolore infertogli dalle svariate ferite che aveva subito nel corso dello scontro. Entrambi i maghi allora puntarono il rispettivo scettro in direzione delle due immense ali e gridarono all'unisono -Globo Arcano- e -Globo di Cristallo-; due sfere, una composta di una brillante luce gialla ed una composta da cristalli che potevano essere scambiati tranquillamente per zaffiri, vennero generate dalla punta dei due scettri e colpirono la grottesca farfalla interrompendo il suo attacco.
-Ora!- esclamò Luna rivolgendosi ad Arcoas che subito fece un cenno d'intesa alla ragazza; nel trascorrere di un secondo le due ladre svanirono e ricomparvero a mezz'aria, al di sopra del boss e, nella cadere a terra, infilzarono i due occhi  costringendo così la creatura a schiantarsi violentemente al suolo. Le due ragazze, non appena toccarono il suolo, si scansarono lasciando libera la traiettoria a Alessandro e Feril che, in quello stesso istante, colpirono i due grandi occhi ora iniettati di sangue con le proprie asce bipenni privando il boss dei suoi ultimi HP. La farfalla emise un grido da far gelare il sangue e svanì, avvolta da un bagliore violaceo e davanti a tutti i giocatori che avevano partecipato alla boss-fight comparve il messaggio che annunciava la loro vittoria. I due barbari si guardarono negli occhi e, avvicinandosi, fecero ruggire le armi battendole l'una contro l'altra -Hai ottenuto tu l'oggetto per il colpo di gratia vero?- domandò Feril.
-Eh già- ammise Alessandro passandosi la mano dietro alla nuca -Si vede che sono stato più lento di te-
Osservare i due barbari parlare tra loro era sempre qualcosa di particolare: Feril indossava l'armatura nera di metallo che copriva ogni centimetro del suo corpo mentre Alessandro era coperto qua e là dall'armatura bianca che pareva costituita di materiale osseo; sembrava di osservare il cavaliere nero dialogare con lo scheletro del drago.
-Orias…- chiamò Lorenzo steso a terra mentre Riccardo gli forniva le prime cure.
-Dimmi monaco…- rispose a stento lui, palesemente provato dallo scontro, accasciato con Antigone accanto che lo curava.
-Quanto tempo è durata la battaglia?-  
-Ci guardo…- rispose il paladino mentre allungava il braccio destro, lordo di sangue, con estrema fatica, verso la borsa e ne estrasse un piccolo orologio; premette un piccolo pulsantino in metallo nero e le lancette si fermarono immediatamente -27 minuti e… 48 secondi… Secondo più secondo meno…-
-Puttana… Lo sapevo…- gli fece eco Lorenzo.
-Cosa c'è Hamlaf?- Domandò Tempesta che si reggeva a stendo poggiandosi alla spada piantata a terra.
-Durante la scorsa boss-fight… Quella contro il branco di licantropi… Mi ero accorto che la battaglia era molto più complessa delle ultime affrontate… Pensavo fosse un unicum ma a quanto pare così non è… Anche questo scontro era particolarmente difficile e anche il tempo me ne da conferma…- spiegò il monaco che cercava di rimettersi in piedi.
-In effetti le boss-fights più complicate che abbiamo combattuto fino ad oggi non sono mai durate più di 15 minuti… Mentre le ultime due sono durate quasi il doppio…- osservò Salazar dopo aver seguito le parole dei moribondi.
-Mi ero accorto anche io di questo divario…- si aggiunse Feril interrompendo i suoi discorsi con Alessandro -Ma ci sono anche altri dettagli…-
-Vedo che sei arrivato alle mie stesse conclusioni…- disse Lorenzo guardando il barbaro.
-Credo proprio di sì- rispose lui accompagnando le parole con un cenno.
-Che cosa volete dire?- chiese Orias che aveva riportato la mano destra a trattenere il sangue che stillava da una ferita in mezzo al petto.
-Questi ultimi due boss erano meno ispirati- rispose il monaco.
-Ispirato?- si limitò a ripetere Tempesta aggiungendo l'inclinazione interrogativa nel tono di voce.
-Già…- intervenne Feril -Pensate a tutti i boss che abbiamo affrontato ad eccezione di questi ultimi… Tutti avevano un legame con la trama di questo mondo, con il suo sfondo… Il branco di Licantropi e questa Farfalla della Psiche erano slegati dal tutto… Erano dei boss senza dubbio spettacolari e complessi ma buttati lì senza un motivo, senza una trama di fondo… Esteticamente meravigliosi ma senza ispirazione…- 
Ascoltando le parole del barbaro tutti si trovarono d'accordo con le sue osservazioni: in effetti le boss-fights erano particolarmente difficili ma anche la descrizione degli oggetti lasciatigli non diceva nulla riguardo ad una trama di fondo o ad altro, si limitava a spiegare cosa fosse il boss e che era lì per un motivo incredibilmente sciocco o inappropriato.
-Potete immaginare il perché di questa evoluzione?- domandò Arcoas avvicinandosi al gruppo.
-A dire il vero sì- ammise Lorenzo scambiandosi uno sguardo di intesa con Feril -Crediamo che il creatore voglia solo farci desistere dall'avanzare… Ha piazzato quindi dei boss incredibilmente difficili per complicare l'impresa fregandosene altamente della trama del gioco o di cose simili… Vuole solo farci capire che sarà sempre più difficile…-
Tra i ragazzi calò un silenzio quasi rassegnato, come se tutti avessero realizzato che quella era la realtà; ma, ad un tratto, Camilla si fece avanti e batté con forza lo scettro a terra -Non me ne frega nulla se le cose si faranno più complesse! Abbiamo superato una marea di ostacoli e siamo arrivati a sconfiggere il boss del piano 55! Abbiamo dimostrato che siamo dei grandi e se il creatore di questo gioco inizia a giocare sporco lo fa solo perché ha paura di no! Perché teme che potremmo batterlo giocando secondo le regole! E sono convinta che ce la faremo!-
Come una fiamma che pare lentamente soffocare nel buio del camino si può ravvivare se si soffia sopra con decisione così gli animi della seconda linea parvero riaccendersi dopo quell'apparente sconforto.
-Mineritt ha ragione- sorrise Salazar -Dimostreremo la forza della seconda linea e completeremo questo assurdo gioco!-
-Molto bene- disse Luna avvicinandosi alla maga -Quindi ora cosa facciamo capitani?- domandò a Camilla e Salazar.
-Direi che è il momento di dividerci: noi della Vitriol torneremo alla Città d'Inizio e sentiremo con Lesen se lei, Noah e Ziopio hanno ottenuto qualche informazione riguardo le modifiche che ha comportato l'ultimo aggiornamento; Salazar e Tempesta… A voi spetta il compito più ingrato e sapete benissimo di cosa parlo- I due si limitarono ad annuire con una faccia preoccupata -Tutti gli altri invece è meglio che proseguano e provino a fare un primo rilievo del piano 56; a questo proposito Gabél verrà con voi dal momento che è in possesso del libro di Etnalta-
-Mi sembra un ottimo piano- disse Orias alzandosi con l'aiuto di Antigone e raggiungendo il suo gruppo, formato da lui, la chierica, Feril, Arcoas e Alessandro.
-Molto bene!- esclamò Salazar per poi aggiungere -Questa sera ci ritroveremo tutti nella sala principale della gilda del Sangue di Drago e avremo modo di redigere un rapporto riguardo le rispettive missioni; tutti d'accordo?-
Un "Sì" collettivo risuonò per la grande arena dopodiché i tre gruppi si divisero, ognuno diretto verso la sua meta.

-Bene… Ora sapete come rispondere agli studenti del professor Orpheus quando vi dicono che Shakespeare alla fino non è niente di che- disse Lorenzo generando la risata di tutta l'aula -Molto bene potete anche andare- concluse poi. Tutti gli studenti iniziarono a fare armi e bagagli e iniziarono a lasciare l'aula finché non fu svuotata del tutto. Il monaco allora iniziò a riordinare tutti i libri sparsi sulla cattedra e li impilò per trasportarli nuovamente nel suo studio. 
-Lezione finita?- domandò Riccardo entrando nell'aula seguito da Camilla, Roberto,  Luna, Lesen e Noah.
-Sì ho appena congedato tutti- rispose il professore -Voi invece avete scoperto qualcosa?- comandò quindi rivolgendosi ai tre che avevano passato la mattinata all'interno della scuola.
-Sì- rispose Noah -E Mineritt ci ha anche informato riguardo alla boss-fight e alle ipotesi tue e di Feril-
-Mi dispiace di non essere stato presente questa mattina- si lamentò Roberto con la tipica faccia del bambino a cui è stata negata una fetta di torta al cioccolato.
Lorenzo fece finta di non sentire il guerriero e continuò a parlare con Lesen e Noah -Quindi cosa avete scoperto?-
-Beh… Per dirla in maniera semplice… Tutte le modifiche fatte hanno reso il gioco più realistico…- si limitò a rispondere la barda.
-Più realistico?- ripeté confuso il monaco.
-Abbiamo fatto la stessa faccia quando ce lo hanno detto ma poi abbiamo capito- disse allora Riccardo -Per esempio ora tutta le abilità di creazione di oggetti, salvo l'utilizzo della magia, che tra l'altro non è sempre utilizzabile, non è più semplice come una volta, ora bisogna eseguire dei passaggi precisi proprio come se ci trovassimo nel mondo reale; un'altra cosa di cui però ci eravamo accorti anche noi è la questione degli inventari-
-Ah certo… Ora nell'inventario si possono solo controllare gli oggetti in nostro possesso, per trasportarli invece serve avere con sé uno zaino o una borsa altrimenti questa possibilità viene in automatico negata- disse Lorenzo.
-Esatto: dall'inventario per esempio posso vedere che nello sgabuzzino della Clinica ho 64 pozioni di cura ma non posso utilizzarle da qui, dovrei andare in quella stanza, prendere le pozioni e infilarle nella mia borsa… Tra l'altro ogni borsa o zaino ha una sua portata di peso e volume massima quindi diventa tutto molto più realistico- spiegò semplicemente Riccardo.
-E tra l'altro per utilizzare gli oggetti non possiamo più avvalerci del menu ma lo dobbiamo fare manualmente: per esempio non abbiamo più la possibilità di farci comparire la pozione in mano digitando alcuni comandi ma dobbiamo obbligatoriamente prenderla dallo zaino- aggiunse poi Lesen.
-Minchia- esclamò il monaco -Ci sono altre modifiche di questo tipo?-
-Altri piccoli dettagli… Per esempio il drop degli oggetti adesso è qualcosa di "fisico"; l'oggetto compare immediatamente appena sconfitto il nemico senza la solita luce… Ma credo che vi siate accorti anche di questo- disse Noah.
-Sì; ce ne eravamo accorti- gli rispose Luna -Infatti adesso si fa una fatica atroce a raccogliere tutte le monete d'oro che lascia cadere a terra un nemico sconfitto-
-Per il resto si tratta, come ho già detto, di piccoli dettagli ma tutti mirati ad un'unica cosa: rendere più reale questo mondo virtuale- concluse Noah con un tono attraverso il quale si poteva percepire la sua preoccupazione.
-Capisco… Mineritt avete già avvisato Orpheus?- domandò Lorenzo comprendendo la preoccupazione del bardo.
-A dire il vero è venuto qui questa mattina per tenere le sue lezioni insieme a Eurydice e Lesen l'ha subito informato di tutto, io mi sono limitata a scrivergli per esporgli la boss-fight di questa mattina- spiegò Camilla. Lorenzo notò inoltre che, quando la maga pronunciò il nickname della ragazza di Niccolò, sul volto di Lesen si dipinse una vaga espressione di invidia e rabbia.
-Ah bene… Cosa ti ha risposto?- continuò a domandare il monaco.
-Mi ha detto che condivide le preoccupazioni tue e di Feril e che proverà a raccogliere altre informazioni riguardo l'ultimo aggiornamento- spiegò la maga.
-Quanto preferivo quando il gioco ti mandava un avviso con tutti i dati riguardo l'aggiornamento appena svolto- sbuffò Roberto.
-Perché? Tu leggevi tutta quella sfilza di roba?- domandò Luna incuriosita.
-No ma ora avrebbe fatto comodo- ammise il guerriero guadagnandosi uno scappellotto sulla testa da parte della ladra.
-Ha anche detto che questa sera parteciperà insieme a Eurydice alla riunione e che probabilmente si prenderà ancora una manciata di giorni per concludere gli allenamenti- proseguì Camilla sorvolando il teatrino di Roberto. Dopodiché i ragazzi continuarono a parlottare tra di loro e diedero una mano a Lorenzo con il trasporto dei libri nel suo ufficio raccogliendoli più volte da terra -Porca troia!- urlò dopo la quarta volta che l'Amleto gli cadeva a terra facendo voltare verso sé non pochi studenti -Ma proprio adesso dovevano cambiare le impostazioni dell'inventario?!-

-…
E tu onore di pianti, Ettore, avrai
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane-
Niccolò concluse l'esibizione sfilandosi il cappello e disegnando un profondo inchino. Subito la taverna si riempì degli applausi dei vari NPC presenti ai tavoli che iniziarono anche a lanciare monete d'oro all'interno del cappello del ragazzo. Dopo aver raccolto un discreto gruzzolo il bardo, tenendo in mano il cappello, si avvicinò al tavolo dove Teresa continuava ad applaudire.
-Sei stato bravissimo!- sorrise lei baciandolo dolcemente.
-Grazie mille amore- rispose lui dopo quel bacio.
Erano ormai le 20:15 e i due ragazzi avevano deciso di fermarsi a cenare nella piccola cittadina di Preçan a nord del 38° piano. Avevano concluso in anticipo l'allenamento di quel giorno dal momento che Teresa aveva raggiunto il livello 55 così, già intorno alle 17:00, avevano deciso di prendersi una pausa per visitare la città non troppo distante dal dungeon in cui si stavano allenando. In quelle tre ore avevano visitato la piazza principale e le vie del mercato provvedendo anche a fornire un up-grade all'equipaggiamento della ragazza; girovagando si erano anche resi conti che, similmente a molte altre città, in giro si trovava solo qualche gruppetto di avventurieri e gli NPC erano molto maggiori di numero.
-Anche in questa locanda sono tutti NPC- osservò Teresa guardandosi intorno.
-Già… Credo che molti avventurieri si trovino alla Città d'Inizio mentre altri si trovino sparsi per le città più importanti dei vari piani…- disse Niccolò mentre contava le monete d'oro ottenute con la sua performance.
-Ah… Città come Gran Stormia al piano 35?- domandò la ragazza ricordandosi che, in quella città, gli avventurieri erano molti di più.
-Esattamente- sorrise Niccolò mentre il cameriere poggiava al loro tavolo due piatti di stufato. Il bardo allungò verso la mano dell'NPC 6 monete d'oro per pagare i due pasti. I due iniziarono a mangiare ridendo e scherzando come se il tempo per loro non si fosse mai interrotto. Poi Niccolò, dopo aver preso coraggio e dopo aver bevuto qualche sorso di vino, interruppe le risate e chiese serio -Posso farti una domanda?-
-Certo amore- rispose lei spazzando via ogni indugio con uno splendido sorriso.
-Quando venivo a trovarti in ospedale… Quando ti leggevo Leopardi o Dante… Quando ti leggevo di me stesso… Tu mi sentivi?- domandò il ragazzo mentre iniziava a mordicchiarsi nervosamente il labbro.
Teresa afferrò le mani di lui e le strinse -Certo che ti sentivo… Ad ogni verso avrei voluto stringerti la mano con cui stringevi la mia… Avrei voluto farlo ma non riuscivo… Ora invece- sorrise abbassando lo sguardo per osservare le due mani strette l'una nell'altra.
Niccolò si alzò immediatamente dal tavolo e si avvicinò a Teresa per abbracciarla dolcemente. Lei si abbandonò a quell'abbraccio senza smettere un secondo di sorridere -Ti amo Nico- bisbigliò poi all'orecchio di lui.
-Anche io ti amo Teresa- sorrise lui. Passarono qualche secondo così, immobili, ad ascoltare i propri respiri, i propri battiti finché Teresa non diede un bacio a lui e disse divertita -Ora è meglio che tu finisca di mangiare, a breve dovremo raggiungere i tuoi amici no?-
-Hai ragione- rise il ragazzo tornando a sedere e finendo il suo stufato.
I due ragazzi allora uscirono dalla locanda tuffandosi nel freddo di fine novembre -Grazie al cielo ho trovato la Giacca di Lamel se no girare in camicia e gilet con questo tempo diveniva improponibile- scherzò Niccolò mentre Teresa si accoccolava a lui per scaldarsi un po' nonostante già indossasse un mantello invernale color smeraldo.
-Non mi hai ancora detto come raggiungeremo la sede del Sangue di Drago; i portali per il passaggio da un piano all'altro sono lontani da qui- osservò Teresa incuriosita.
-Semplice, ci arriveremo con questo!- esclamò Niccolò estraendo dalla borsa che portava a tracolla piena di pergamene e inchiostri un piccolo specchio.
-Immagino che sia uno degli specchi legati al tuo Specchio dell'Occhio- intuì Teresa -E quindi immagino anche che ci sia un altro specchio come questo nella gilda del Sangue di Drago- proseguì la ragazza sorridendo.
-Madonna mia quanto sei sveglia!- gli fece eco Niccolò ridendo prima di baciarla -Bene allora sarà meglio andare- disse poi rivolgendosi e lei e invitandola a saltare all'interno del piccolo specchio.
I due svanirono in un bagliore in mezzo al bianco dell'inverno, svanirono lasciandosi alle spalle un turbinio di soffice neve, un lampo di candore nel buio della notte.

Quando Tempesta e Salazar varcarono la soglia della gilda trovarono al suo interno già il gruppo che aveva esplorato il piano 56.
Salazar da subito si rivolse a loro e domandò -Com'è andata?-
-Di merda- rispose lapidario Orias -Abbiamo rischiato di morire più volte e le cose sono molto più complicate di quanto potevamo aspettarci…-
-Voi invece, con Zarathustra le cose sono andate un pelo meglio?- domandò Feril rivolgendosi al mago.
-Anche a noi le cose sono andate di merda- tuonò Tempesta.
-Già… Parlare con quell'idiota e con una saliera è la stessa cosa…- concluse il Salazar.
-Beh… Non esageriamo… La saliera ha sempre un po' di sale in zucca…- aggiunse alla fine Alessandro trasportando il gelo dell'esterno all'interno della stanza.

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Capitolo 55
*** Proposte ***


Ogni sedia intorno al grande tavolo al centro della stanza era occupata da un giocatore. Erano arrivati tutti da qualche minuto, gli ultimi erano stati Niccolò e Teresa che, comparsi dallo specchio, avevano attirato a sé gli occhi di tutti; la maggior parte si erano rivolti alla ragazza: le giocatrici la guardavano con invidia mentre molti giocatori la guardavano attratti da tanta bellezza. Uno dei pochi che, dopo una rapida occhiata, distolse subito lo sguardo da Teresa fu Feril, il quale, seduto al tavolo senza il suo elmo oscuro, rivelava così di non essere particolarmente interessato a lei. Arcoas osservava tutti quegli sguardi sornioni diretti alla ragazza ma quando vide che il barbaro, sedutole accanto, non era attratto dalla bellezza di Teresa sorrise.
Feril, subito, si accorse di quell'espressione felice sul viso della ladra perciò le domandò -Come mai sorridi?-
Lei arrossì di colpo nel momento in cui sentì la domanda di lui e imbarazzata balbettò -Eh? Io? Niente… Non posso nemmeno sorridere?-
-Nono… Ci mancherebbe- sorrise Feril divertito destando sul volto di lei un sorriso ancora più intenso mentre Floren continuava a guardarsi intorno curioso.
Quando la riunione ebbe inizio i membri della Vitriol insieme a Lesen e Noah iniziarono a spiegare la situazione che si era venuta a creare con l'ultimo aggiornamento sul quale avevano raccolto informazioni durante la bossfight.
-Lo scopo è quindi quello di rendere questo mondo più simile al nostro?- domandò Tempesta confuso.
-Questa è l'idea che ci siamo fatti noi- rispose Camilla mentre Niccolò annuiva alle sue parole -I cambiamenti che hanno apportato a questo mondo non vanno a modificare dinamiche su larga scala, ma modificano piccoli dettagli, quasi cercassero di ricreare il mondo reale… Certo cose come la magia o i mostri rimangono ma ora accendere una torcia va fatto manualmente esattamente come forgiare una spada-
-Come mai hanno fatto una cosa del genere secondo voi?- domandò Salazar osservando la maga ma, a quella domanda, iniziò a dare risposta Niccolò non appena si accorse che Camilla non sapeva come rispondere -Secondo me è tutta una strategia per indurci a credere che questo mondo virtuale sia il mondo reale-
-Ma è impensabile una cosa del genere!- esclamò a gran voce Tempesta -Come potremmo dimenticarci di essere prigionieri di un gioco?-
-Orpheus non ha tutti i torti- osservò Noah rivolgendosi al guerriero -Ti faccio un esempio: immagina che un giocatore si svegli una mattina all'interno di questo gioco e si prepari la colazione; prima di tutte queste modifiche era naturale che chiunque si accorgesse di essere all'interno di un gioco non appena provava a farsi da mangiare viceversa, ora, compirà delle azioni identiche a quelle che avrebbe compiuto nel mondo reale e psicologicamente non riuscirà a percepire nemmeno la differenza- al discorso del bardo fecero seguito alcuni bisbigli confusi e spaventati ma tutti al tavolo compresero che il ragionamento non faceva una grinza.
-Eppure c'è comunque qualcosa che non torna- disse Teresa ad alta voce concentrando su di sé gli sguardi di tutti -Non riesco a capire quale sia il senso di tutto questo…-
-Beh ma lo abbiamo appena detto…- rispose Roberto -Rendere più reale questo mondo-
-Nono, non mi riferisco a questo- proseguì la ragazza -Non riesco a capire perché il creatore di questo gioco abbia creato questa prigione… Cosa ci guadagna a tenere imprigionati milioni di giocatori? Qual è il senso di questa assurdità?-
Le domande che Teresa aveva posto fecero sussultare tutti quanti; possibile che nessuno di loro se lo fosse mai chiesto? La ragazza aveva ragione: qual era il senso di quel gioco? Quale il senso della loro prigionia? Perché il creatore di quel mondo rendeva sempre più complesso il progredire?
-Probabilmente è perché andando avanti avremo modo di scoprire la sua realtà e, tornati al mondo reale, potremmo essere in grado di farlo condannare- provò a proporre Riccardo.
-Se così fosse avrebbe creato un mondo senza uscita, un mondo dal quale non ci è possibile fuggire- replicò Niccolò contraddicendo l'ipotesi dell'amico.
-Certo Euridyce ci ha dato un nuovo spunto di riflessione ma abbiamo anche altri problemi da risolvere…- propose Feril cercando di risvegliare i giocatori da quella specie di dubbio nel quale si erano immersi -Salazar e Tempesta cosa avete scoperto da Zarathustra?-
Gli occhi di tutti si voltarono questa volta verso i due leader superstiti della gilda del Sangue di Drago; Salaza allora prese un profondo respiro e iniziò a raccontare dell'incontro.

Erano in quell'opulenta stanza da ormai venti minuti e l'impazienza li stava lentamente consumando.
-Quello stronzo… Farci aspettare mezz'ora senza motivo…- iniziò a mugugnare Tempesta accompagnando le parole con qualche biascicata bestemmia.
-Vuole semplicemente farci demordere dal parlargli ma ciò renderà solo più divertente incontrarlo- sorrise Salazar mentre osservava la punta del suo scettro.
Dopo un'altra manciata di minuti l'enorme portone della stanza si aprì e da esso comparve Zarathustra scortato da Artù e Juliet -Scusate il ritardo- disse subito il Generale con una faccia che cercava di nascondere il fastidio di quell'incontro senza troppo successo.
-Ci mancherebbe altro- sorrise Salazar indispettendo ancora di più Zarathustra -Aspettavamo a tal punto quest'incontro che il tempo è volato-
Il generale sbuffò -Ebbene, cosa volete sapere?-
-Volevamo sapere come procedono i vostri tentativi di mantenere l'ordine nelle varie città di questo mondo- disse Tempesta incrociando le le braccia.
-Sinceramente credo che siano affari che non vi riguardano- sorrise Juliet fissando gli occhi in  quelli di del guerriero.
-Beh a dire il vero la nostra gilda è una delle più grandi finanziatrici delle varie città, soprattutto della Città d'Inizio quindi dato che voi controllate quelle zone credo che le informazioni siano affari ben più che nostri- rispose Salazar.
-Finanziatori?- domandò Artù a voce alta.
-Beh, forse voi non lo sapete, ma le strutture gestite da giocatori come la Clinica e la scuola di Berthyn, due delle strutture più importanti di tutta la Città d'Inizio, hanno sempre bisogno di fondi e noi glieli offriamo, in più siamo sempre noi a prenderci cura della grande Cattedrale- sorrise Tempesta con fare di supponenza; Salazar gli fece cenno di contenere i toni e poi riprese parola -Quindi potreste dirci qualcosa?-
Zarathustra ragionò qualche secondo e poi si decise a dare una risposta al mago -Beh… diciamo che non ci sono stati particolari eventi…-
-E cosa ci dici dei nomi comparsi nella Cattedrale?- lo fulminò Tempesta.
Zarathustra sbarrò gli occhi, pensava che non si fossero ancora accorti di quell'evento ma, in un qualche modo, se lo doveva aspettare -Beh… Non ne sappiamo niente… A dire il vero non abbiamo nemmeno prova che quei nomi appartengano a dei veri giocatori…-
-Quindi i vostri componenti stanziati alla Città d'Inizio non si sono accorti di nulla nel corso della notte in cui quei nomi sono comparsi?- domandò Salazar curioso di capire il perché nessuno si fosse accorto della comparsa di più di mille nuovi giocatori.
Zarathustra divenne sempre più pallido in volto -Beh… No… Nessuno… Vi ho detto probabilmente è uno scherzo del creatore…-
-Voi non avevate guardie stanziate in città quella sera vero?- lo stroncò subito il mago.
Il generale rimase come di pietra a quelle parole… Passò qualche secondo di assoluto silenzio poi Salazar riprese la parola -Non preoccupatevi… Avrete avuto le vostre ragioni per ritirare la guardie quella sera e diminuire il loro numero nei giorni seguenti fino ad oggi… A questo punto vorremmo offrirvi un accordo- il mago iniziò a frugare nella propria borsa e ne estrasse un foglio di pergamena che si preoccupò di srotolare attentamente sul tavolo -Basta che tu, Zarathustra, metta una firma su questo documento e dichiarerai che non dovrete più occuparvi della Città d'Inizio e lascerete la sua custodia nelle nostre mani-
-Cosa?!- esclamarono all'unisono Artù e Juliet.
-Beh… alla fine avete dimostrato di non essere interessati a difendere quella città e allora preferiremmo prendercene cura noi- dicendo questo Salazar poneva accanto alla pergamena una boccetta di inchiostro nero e porgeva al generale una penna con la quale firmare. Il generale pensò qualche secondo e lesse il contratto, era tutto regole e, alla fine, siglare quell'accordo, avrebbe liberato alcuni dei componenti della gilda da un'occupazione totalmente inutile perciò si convinse ad afferrare la penna e a firmare il contratto.
Risolta la questione Salazar ripose il contratto e, insieme a Tempesta, fecero per lasciare la sede delle Guardie Notturne; però, mentre i duo percorrevano i corridoi, un dettaglio attirò l'attenzione di Salazar: un quadro sul quale era dipinta una creatura in tutto simile a quelle che avevano incontrato Orpheus e gli altri durante l'ultimo aggiornamento, quella sagoma bluastra dalla testa simile ad un polipo mostruoso creava un senso di timore in chi lo osservava; dal momento che Artù e Juliet li stavano scortando verso l'uscita il mago gli domandò -Questo quadro l'avete acquistato?-
-No, a dire il vero l'ho realizzato io- rispose Juliet con tono sprezzante.
-E dimmi… Cosa ne pensi dei Mind-Flayer?- domandò nuovamente Salazar.
-Dei cosa?- rispose la guerriera. Quella reazione fece nascere nel mago un senso di disagio e timore.

-Anche loro sanno dei Mind-Flayer?!- esclamò Orias.
-Beh è l'unica spiegazione razionale a quel quadro… Juliet non sarebbe mai stata in grado di dipingere quelle creature altrimenti!- disse Salazar preoccupato.
-Quindi li hanno visti…- ragionò Lorenzo -Ma dove?-
-Quelli che abbiamo incontrato quella notte potrebbero non essere stati gli unici…- propose Alessandro ripensando al terrore che era divampato nel suo animo durante quella notte.
-O anche la gilda delle Guardie Notturne ha deciso di girovagare per il mondo durante l'aggiornamento oppure…- iniziò a riflettere Feril ad alta voce.
-Oppure i programmatori si sono mossi in aree vicino alla Città d'Inizio- concluse Niccolò con una voce profondamente turbata; tutti i giocatori seduti a quel tavolo riflettevano in viso quel turbamento… Era come se le scoperte di quel giorno continuassero a ribaltare la concezione che avevano non solo di quel mondo ma anche di chi lo gestiva e lo amministrava. La riunione proseguì per un'altra decina di minuti nei quali, accantonate le tematiche più complesse, la seconda linea si mise a riflettere sul come avrebbe gestito la Città d'Inizio da quel momento in poi.
Al termine della riunione tutti gli ospiti abbandonarono l'edificio e proseguirono lungo le loro strade. La gilda Vitriol decise di approfittare di quel viaggetto iniziale per discutere anche con Niccolò e Teresa riguardo i loro allenamenti e il loro futuro ritorno.
-Quindi quanto ci impiegherete ancora?- domandò Camilla curiosa.
-Beh… Ad oggi Teresa ha raggiunto il livello 54… Credo che con altri 5 giorni di allenamento dovrebbe raggiungere senza problemi livelli intorno al 90 o giù di lì- rispose Niccolò sorridendo.
-Allora tra meno di una settimana potreste già tornare operativi!- Esclamò contento Roberto.
-Esatto- sorrise Teresa al bardo il quale, subito, si ricordò di una cosa che doveva fare -Giusto!- disse ad alta voce -Lorenzo, Alessandro potreste venire un attimo con me?-
I due ragazzi si guardarono dapprima confusi poi annuirono all'amico e così si separarono per qualche minuto dal gruppo proseguendo a rilento in modo da poter parlare in privato tra loro.
-Cosa c'è Nico?- domandò subito Alessandro non appena ebbe capito che il gruppo di testa non li avrebbe sentiti parlare.
-A dire il vero vorrei dirvi due cose… La prima è che non ho ancora detto niente a Teresa di ciò che è successo a Linton…- disse Niccolò cercando di superare la sua riluttanza a parlare di ciò che lui aveva fatto.
-Come non glielo hai ancora detto?! Credevo che in mezzo alla tua follia fosse stata proprio Teresa a salvarti!- esclamò stupito Lorenzo.
-Fu una mia figurazione di Teresa a salvarmi…- ammise il bardo -Ho paura che se venisse a sapere che io sono un assassino mi guarderebbe con occhi diversi…-
-E quindi tu vorresti tenerglielo nascosto?- domandò il barbaro che già da solo poteva immaginare la risposta negativa dell'amico.
-Certo che no ma ho bisogno di tempo prima di dirglielo… Devo capire come posso dirglielo…- rispose Niccolò palesemente preoccupato per il discorso.
-Vabbè dai, avrai il tempo per meditarci su!- disse allora Lorenzo nel tentativo di spezzare la tensione che si era venuta a creare ricordando tutto quello che era successo a Linton -Invece… La seconda cosa che ci dovevi dire qual è?-
-Ah… Giusto…- iniziò a rispondere Niccolò il cui volto iniziò da subito a farsi più sereno -Vorrei chiedere a Teresa di sposarmi-
-CHE COSA?!- esclamarono i due amici a gran voce attirando l'attenzione degli altri membri della gilda che ormai si trovavano a più di quindici metri da loro; il bardo gesticolando iniziò ad avvisare gli altri che non era successo alcuna cosa mentre poi, rivolgendosi agli altri due rimasti quasi di gesso a sentire le sue parole, disse -Non urlate! Non voglio che si venga a sapere così alla boia di un Giuda!-
-Ma te cosa intendi con "voler sposare"?- chiese Lorenzo ancora stordito dalle parole di lui.
-Ho scoperto che all'interno di questo mondo ci si può sposare… Ho incontrato diversi giocatori che si sono sposati con un partner e ho avuto modo di capire come avviene e cosa comporta il tutto- iniziò a spiegare Niccolò -Si ha solo bisogno di un NPC in grado di officiare la cerimonia, di alcuni testimoni e delle fedi che si possono acquistare solo in alcuni negozi di anelli; dopo la cerimonia i due sposi potranno sempre controllare lo status del partner e avranno diretto accesso all'elenco degli oggetti da lui posseduti, in più i soldi conservati saranno messi insieme-
-Come in un contro bancario… Mi immagino già le lamentele per le mogli che buttano via il patrimonio per vestiti piuttosto che per armi- sospirò Alessandro guadagnandosi un copino da parte del bardo.
-Quindi tu vuoi sposarla?- domandò nuovamente Lorenzo per avere conferma che Niccolò sapesse quello che stava dicendo.
-Sì, ci è stato concesso di incontrarci di nuovo quando pensavamo di essere stati condannati a rimanere separati per sempre… Non voglio sprecare nessuna delle possibilità che da qui in avanti ci offrirà questo mondo- rispose sorridendo Niccolò.
Lorenzo comprese la volontà dell'amico e sorrise di risposta… anche se… qualcosa lo turbava… non sapeva cosa… Ma c'era qualcosa di strano…
-Quindi mi farete da testimoni?- chiese Niccolò felice.
-C'è da chiedere?- rispose Alessandro dando una pacca sulla schiena del bardo che nemmeno Antonino Cannavacciulo.
-Sarebbe un piacere- concluse Lorenzo mettendo una mano sulla spalla dell'amico.

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Capitolo 56
*** Role play ***


La sartoria era un'abilità che, all'interno di Last Soul Online, risultando senza applicazioni dirette come poche altre, era sdegnata dalla maggior parte dei giocatori; tuttavia durante le loro esplorazioni e le loro missioni Camilla e Luna avevano sentito raccontare di due giocatori, specializzati proprio nella sartoria, che dopo essersi sposati sposati avevano aperto un piccolo negozio nel quale realizzavano abiti su misura per ogni occasione. Il negozio si doveva trovare nel piccolo villaggio di Inberg, situato nella zona ovest del 5° piano, per cui Camilla, Luna e Teresa decisero di raggiungerlo il prima possibile. Una grande insegna era appesa al di sopra della porta di ingresso e vi era scritto "Ago e Filo" con lettere color ocra.
-Ma… lo hanno chiamato come il negozio di Animal Crossing?- domandò Luna accennando una risata divertita.
Le altre ragazze la guardarono senza capire l'osservazione appena fatta; d'altronde c'era da aspettarselo dal momento che l'unica competente in materia  video-ludica delle tre era proprio la ladra mentre le altre avevano solo provato di tanto in tanto qualche gioco.
-Vabbè dai… conviene entrare- tagliò corto Luna cercando di mascherare nella sua irruenza l'imbarazzo per non essere stata capita.
L'interno del negozio era pieno di manichini che indossavano abiti sgargianti, cappelli dai colori assurdi e dai piumaggi fagianeschi erano impilati sopra a scaffali creando torri pendenti di colori che sfioravano il soffitto, le pareti erano ricoperte da stoffe su cui erano state tratteggiate linee di gesso che sarebbero poi state tagliate.
-È permesso?- domandò Teresa che per prima varcò la porta.
-Chi è? Dove sei?- domandò una voce maschile emergendo da un cumulo di stoffe come se ci stesse dormendo sotto. Indossava un grande paio di occhiali dalle lenti tonde, un gilet sporco di gesso e aveva intorno al collo un metro; i capelli neri erano spettinati e la barba  era appena accennata sul suo mento. Quando vide le tre ragazze sull'uscio si tirò subito in piedi e urlò verso un'altra stanza -Cara! Abbiamo delle clienti!-
Allora comparve una ragazza, anche lei indossava un paio di occhiali ma di color rosso fiammante e un abito elegante di color viola, in corrispondenza del cuore aveva attaccato al vestito un puntaspilli a forma di trifoglio e in mano stringeva un paio di grandi forbici; i suoi capelli erano acconciati similmente alle pettinature delle dame tra 700 e 800 e aveva a destra del labbro un neo reso evidente dal trucco pallido che le copriva il volto -Oh cavo dove sono le nostve ospiti- disse lei con una voce da civetta che cercava di scambiare le R con le V cercando di parodiare i nobili.
Le tre ragazze si scambiarono degli sguardi confusi finché Camilla non bisbigliò -Ma… Siamo sicuri che siano giocatori e non NPC?-
La donna si era portata alle spalle delle tre ragazze e le squadrava portando gli occhiali sulla punta del naso -Mmm… Siete delle vagazze incvedibilmente affascinanti! Tu pev esempio!- afferrò Luna per le spalle -Qui ci stavebbevo benissimo delle spalline eleganti colov povpova… Tu invece!- si portò davanti a Camilla -Con questo seno a bavconcino una bella scollatuva con balze tevva di Siena savebbe il top! Oh e tu!- raggiunse poi la terza ragazza -Tu tesovo con un abito lungo colov favesti givav la testa ad ogni uomo! Non cvedi cavo?-
-Assolutamente tesoro mio!- disse l'uomo raggiungendo la donna e iniziando a baciarle elegantemente il braccio come Gomez della famiglia Addams.
Le tre erano paralizzate dall'imbarazzo e dallo sconcerto che quella coppia gli creava.
-Allova!- riprese la donna -Pevché siete qui tesovi?-
Luna tirò un colpetto a Teresa invitandola a farsi avanti al che la ragazza disse -Ehm… Sì ecco… Io avrei bisogno di un abito…-
-Un abito… e pev quale occasione?- domandò lei portandosi l'indice alle labbra rivelando tutto il suo interesse.
-Beh… Sarebbe per un matrimonio…- rispose lei semplicemente.
I due coniugi sbarrarono gli occhi e osservarono la ragazza al che le afferrarono le mani e iniziarono a urlare quasi estasiati -OH SIGNOVINA CHE EVENTO MEVAVIGLIOSO!-
-SI È AFFIDATA ALLE PERSONE GIUSTE!-
-VEDVÀ CHE ABITO DA FAVOLA!-
-VADO A PRENDERE GLI ABITI DAL RETRO-
-NO CAVO QUI SEVVE UN ABITO SU MISUVA! VENGA SIGNOVINA CHE PVENDIAMO LE MISUVE!- e così dicendo i due rapirono Teresa contro la sua volontà trascinandola nella stanza sul retro mentre lei cercava conforto nelle altre due ragazze che la guardavano divertite mentre ringraziavano di non trovarsi loro in quella situazione.
Camilla e Luna, ritrovandosi sole, senza più la confusione generata da quella coppia di assurdi giocatori tirarono un sospiro di sollievo.
-Ma tu sapevi che erano così?- domandò Luna a Camilla.
-Assolutamente no… Chi se lo aspettava di trovare persone del genere in questo gioco…- rispose la maga cercando di liberare uno sgabello per mettersi a sedere.
Luna osservò qualche secondo Camilla poi una domanda le attraversò la mentre e decise dopo qualche secondo di rivolgerla alla maga -Ascolta Camilla… So che potrebbe essere una domanda un po' personale ma… Credi che tu e Riccardo vi potreste sposare un giorno? Intendo all'interno di questo gioco ovviamente!-
Camilla la guardò e dopo essere diventata paonazza iniziò a celare l'imbarazzo dietro una risata -Beh… Vedi…- iniziò poi a dire cercando di evitare lo sguardo di lei -A dire il vero… Io e Riccardo ci siamo già sposati in questo gioco…-
-COOOOSA!?- esclamò la ladra a gran voce eguagliando quella dei due sarti.
-Già…- commentò semplicemente la maga ancora rossa in volto mostrando un semplice anello d'oro sull'anulare destro.
-Ma come? quando? in che modo?- domandò Luna confusa e al tempo stessa entusiasta di quella notizia; ormai aveva trovato in Camilla una cara amica e saperla felice la rendeva felice come di rimbalzo.
-Sì è stata una scelta presa così… a caso… Poi non abbiamo voluto dir niente a nessuno così… per fare una cosa semplice solo tra noi…- sorrise lei.
-Capisco- le sorrise di rimando Luna -Ma chi ha celebrato? Nel senso non serve un NPC che faccia da prete?- chiese nuovamente la ladra.
-Credo che lo scoprirai a breve dal momento che Niccolò chiederà allo stesso NPC- e pronunciò la parola NPC imitando con le dita il simbolo delle virgolette al che Luna comprese a chi si stesse riferendo l'amica mentre Teresa era ancora di là smarrita in un inferno di stoffe e di spilli.

-Spostiamo queste librerie e le ammassiamo a ridosso delle altre- diceva Lorenzo indicando alcune librerie all'interno della biblioteca-mausoleo.
-Beh mi dai una mano te no?- disse Alessandro reduce dall'accatastare alcune sedie l'una sull'altra in fondo alla stanza e insieme i due iniziarono a spingere le varie librerie.
-Allora direi che qui possiamo stendere un tappeto no? e mettere le panche… Tanto ne basteranno sei o otto no? Poi qualche fiore no? E l'altare là in fondo no?- chiedeva continuamente Kubasa a Niccolò -Non lo so! Tra un po' vado nel panico se continuiamo con queste domande!- iniziò a rispondere il bardo in preda alla paura per l'avanzare del giorno x.
-Suvvia calmati Nico, è solo un matrimonio... E vieni piuttosto a darci una mano a sistemare le librerie!- disse divertito Lorenzo canzonando l'amico.
-Giuro che quando recupererò la mia sanità mentale ve la farò pagare- rispose Niccolò dando una mano agli amici.
-Seh… Allora dovrà passare ancora qualche anno…- lo prese in giro Roberto che stava dando una mano e Riccardo a sistemare l'altare.
-Dai Nico non stiamo ridendo di te ma con te- lo stuzzicò ulteriormente Alessandro che si guadagnò un coppino da parte del bardo.
-Comunque avevi detto che ci avresti raccontato di come hai fatto la proposta a Teresa!- disse poi Lorenzo cercando di variare quell'atmosfera di scherno ormai stantia.
-Dai nonno raccontaci com'è andata!- aggiunse Roberto imitando la voce del nipotino che domanda all'anziano parente delle sue avventure amorose.
-Vedete figliuoli- iniziò a rispondere Niccolò imitando la voce di un vecchietto per dar corda al guerriero -Era un lunedì notte… No! Era un giovedì mattina prima delle 9… o erano le 10… No dai vi racconto per bene- sorrise poi tornando serio -Qualche giorno fa, dopo che avevamo finito di allenarci, ci siamo rintanati in una locanda, avevamo faticato tutto il giorno ma, nonostante la stanchezza, decidemmo di andare a fare due passi. Quel giorno aveva nevicato per cui ogni via del paese era coperta dalla neve creando dei paesaggi meravigliosi. Il freddo ti entrava nelle ossa e vedendo lei ancora un po' infreddolita la presi con me sotto al mio mantello e lei si strinse a me sorridendomi… Ogni volta che vedo quel sorriso mi ricordo cos'è la bellezza, sento il cuore che riconosce il suo… eravamo lì così e lei si chinò un attimo e mi tirò una manciata di neve dritta in faccia e, approfittando della mia distrazione, iniziò a scappare come se dopo aver vinto il gelo avesse avuto l'intenzione di imitare le ninfe dei ghiacci. Scappava per le vie ridendo, chiedendomi di inseguirla e io le correvo dietro cercandola… Canticchiava Luci a San Siro, la canzone di Vecchioni… Non so se avete presente quando nella canzone lui dice che con la sua amata giocano a questo nascondino in mezzo alla nebbia in cui lei però grida per farsi trovare… Ebbene Teresa cantando e ridendo faceva lo stesso, giocavamo come bambini che inseguono sogni… Le nuvole intanto nel cielo iniziavano nuovamente a spandere al suolo i loro piccoli incanti di neve, il freddo si alzava ancora ma non ce ne importava, eravamo lì a rincorrerci… non potevamo pensare ad altro… in quel gioco giungemmo nella piazza del paese e la trovai stesa in terra, nella neve, mi avvicinai a lei e mi sdraiai accanto a lei… Parlammo a lungo e ci mettemmo a ripetere una poesia dietro l'altra, le poesie che avevamo imparato a memoria, quelle che avevamo amato e che avevamo condiviso nel corso degli anni… Glielo chiesi allora, le chiesi se voleva sposarmi e lei sorridendo disse semplicemente di sì…-
-E poi avete fatto le sporcizie nelle neve!- rise Roberto cercando di nascondere dietro ad una battuta stupida la tenerezza che gli aveva evocato nel cuore il racconto dell'amico. In quel momento un libro partì in direzione del guerriero colpendolo in centro alla fronte -Evita 'set battute cretine…- commentò Alessandro che già aveva stretto in mano un secondo tomo con cui tenere in scacco l'amico steso quasi a terra dal precedente colpo.
-Minchia tra un po' lo ribalti- rise Lorenzo commentando la scena.
-Beh dovreste ricordarvi che Ale qui ha la forza di un barbaro, se lancia un libro potrebbe tirar giù un albero- commentò Riccardo mentre cercava di sistemare l'altare senza l'altro addetto ai lavori.
-Vabbè dai ci mancano ancora un paio di cose ma il grosso del lavoro mi sembra fatto- commentò Niccolò guardandosi intorno. Tutte le librerie erano state ammassate contro i muri e a ridosso delle altre, lungo l'asse centrale della stanza era steso un lungo tappeto rosso ai lati del quale si trovavano due file di 4 panche l'una, al termine un piccolo altare.
-Beh- sospirò Kubasa portandosi alla destra del bardo -Manca solo la sposa-

-Quindi vediamo se ho capito: una sembrava interpretare una nobile del 700 e l'altro sembrava un lacché?- cercò conferma Lorenzo poco prima di portarsi alla bocca un boccone di spezzatino.
-Sì ma ti giuro, era una situazione tremendamente assurda!- disse ridacchiando Luna mentre si riempiva il bicchiere di vino.
I due si erano ritrovati in una locanda del piano 26 per cenare prima del grande giorno che avrebbe coinvolto non solo la Vitriol ma anche gli amici che si erano fatti nel corso di quel gioco irreale.
-Sembravano più degli NPC che dei normali giocatori- concluse la ragazza dopo aver preso un sorso dal suo calice.
-Role play…- osservò il monaco prima di affondare i rebbi della sua forchetta in una patata scovata in mezzo al suo piatto.
-Dici?- lo guardò Luna incuriosita -Cioè, sì… Posso capire magari il fare del role play in un gioco normale, ci sta atteggiarsi a legale malvagio piuttosto che a caotico buono, come direste voi giocatori di D&D, eppure questo non è un gioco… o almeno, non è più un semplice gioco-
-Beh certo eppure se tu ci pensi è molto più facile mettersi una maschera indosso e fingere di trovarsi su un palcoscenico che non vivere la consapevolezza di ciò che stiamo vivendo- disse tranquillamente Lorenzo, poi afferrò il suo boccale di birra, ne prese una profonda sorsata, e riprese -D'altronde credo che mettersi indosso una maschera non è nemmeno una cosa estranea al nostro vero mondo. Ogni tanto, quando parlavo con amici, conoscenti o altre persone avevo come l'impressione che ci fosse un qualcosa tra me e loro, come se qualcosa mi impedisse di vedere la loro realtà… Faticavo a capire quale fosse il motivo; inizialmente credevo che fosse un mio problema, credevo di avere qualcosa che non andava eppure con altre persone questa sensazione non esisteva… Poi, andando più a fondo in quelle persone capivo che cercavano di ingannare gli altri e sé stessi cercando di indossare una maschera: vedevo persone fragili che si atteggiavano a barbari, stronzi e vigliacchi che cercavano di fare i paladini, ladri che si spacciavano da chierici e viceversa… E al tempo stesso uomini grandi che per non deludere o per paura di non farcela si rannicchiavano cercando di passare per piccoli… Il role play alla fine è qualcosa che c'è anche nel mondo reale-
Le parole del monaco fecero da subito breccia nella mente della ladra, come se sfondassero una porta aperta: anche lei aveva vissuto quel senso di incomprensione nei confronti di alcune persone, anche lei aveva pensato che il problema potesse trovarsi in lei forse perché faticava ad ammettere che gli uomini potessero essere così deboli, così fragili.
-Secondo me la birra ti rende saggio- commentò la ragazza cercando di stemperare la serietà del clima.
-Ahahah… Pensare che mi sarebbe stato impossibile immaginarti a ridere e a parlare seriamente con me fino a poco tempo fa- rise Lorenzo ricordando gli iniziali screzi con la ragazza.
-Non credere, è solo perché il vino ti rende più digeribile- rispose lei dietro a una finta asprezza.
-Ah!- urlò il ragazzo portandosi una mano al cuore -Così sì che mi ferisci- disse poi lasciando intravedere un sorriso sul volto. I due scoppiarono a ridere, inutile dire quanto in quelle due semplici battute erano riusciti a prendersi gioco degli altri uomini e delle loro maschere.
-Pensi che il matrimonio in questo mondo possa sempre essere una componente di role play?- domandò poi Luna affascinata dalla piega che aveva assunto quella conversazione.
-Beh… Dipende- disse Lorenzo iniziando a ragionare -Credo che ci possano essere tre validi motivi per sposarsi qui-
-E quali sarebbero?-
-Il primo credo che sia proprio per role play, insomma, ti crei la tua maschera e nel suo carattere c'è il bisogno di un matrimonio; non conta chi sia l'altra persona nel mondo reale, ti accontenti di quella che è la sua apparenza in questo mondo e ci convivi, disinteressato della realtà; questo potrebbe essere il caso dei due sarti che avete incontrato oggi. Il secondo motivo invece è legato a qualcosa di molto più pragmatico, legato diciamo alle meccaniche di gioco; con un matrimonio in questo mondo gli inventari dei coniugi arrivano a formare un unico grande inventario nel quale è possibile vedere dove si trovano i vari oggetti, dove il partner li ha lasciati e così via; si fa una vera e propria comunione dei beni e ciò accade anche per quanto riguarda il denaro accumulato nel corso delle avventure; il matrimonio da questo punto di vista è una comodità. Il terzo motivo invece è quello che sta portando Niccolò a sposare Teresa, semplicissimo amore-
-Certo posso capire loro due data la loro eccezionalità eppure trovo difficile che questo motivo possa convincere anche altri giocatori… Insomma questo non è il vero mondo dove un fidanzamento o un matrimonio sono cose serie- osservò Luna percependo però una crepa nel suo stesso ragionamento.
-Prova a riflettere un attimo- la invitò Lorenzo -Sei sicura di quello che dici-
La ragazza si prese qualche secondo, prese un sorso di vino e lo interruppe a metà. Smise di bere e si lasciò il calice sulle labbra per qualche secondo, poi lo poggiò, guardò il monaco e disse -Si sposano anche perché credono di non uscire da questo gioco-
-Esattamente- concluse Lorenzo -Temendo che le loro vite si fermeranno a questo gioco vogliono comunque fare quel passo-

Le panche all'interno del mausoleo-biblioteca ora adibito a chiesa erano piene e ospitavano l'interezza della seconda linea. Dietro all'altare Kubasa osservava tutti mentre davanti Niccolò impaziente era trattenuto dai suoi testimoni Alessandro e Lorenzo.
-Allora come è andata dai sarti ieri pomeriggio?- domandò Lorenzo rivolgendosi ai due a bassa voce.
Gli amici subito lo fulminarono con lo sguardo e scandirono distintamente solo due parole -Lasciamo stare-
D'altronde era necessario per loro prendere degli abiti adatti: Nico indossava uno smoking sopra ad un'elegante camicia bianca, l'unica concessione che i sarti gli avevano fatto era una spilla a forma di giglio, i capelli corvini tirati indietro e le scarpe nere e lucide.
In fondo alla sala Noah scambiò un cenno di intesa con Lesen ed entrambi iniziarono a suonare la marcia nuziale sui loro violini; nonostante Lesen cercasse di mitigare la sua invidia era possibile percepirla attraverso le note che suonava esattamente come era possibile percepirla nello sguardo di Antigone seduta tra gli altri; Arcoas invece sembrava particolarmente felice, chissà se per il matrimonio o per il fatto di trovarsi seduta accanto a Feril vestito elegantemente e non con la sua solita armatura.
Una porta in fondo alla sala si aprì e da essa uscirono Teresa e le sue damigelle: Luna e Camilla. Teresa era vestita con un semplicissimo abito bianco come la neve, un velo le ricadeva indietro rendendola del tutto simile a quelle principesse che sognano da bambini mentre i nostri genitori continuano a leggerci le favole.
Niccolò appena la vide sentì un battito mancargli e portò la mano destra sul cuore accusando un dolcissimo colpo al cuore che lo fece sorridere puramente. Teresa si portò accanto a lui -Ciao- gli disse sorridente e agitata come lui.
-Ciao- rispose lui mentre le lacrime iniziavano a farsi largo sul viso.
-Ehi, ehi- bisbigliò Teresa preoccupata -Non fare così- 
-Scusa è che…- Niccolò scacciò dal viso le lacrime con le mani -Questo momento… Tu e… Sei bellissima- e tornò a sorridere con gli occhi appena lucidi.
-Anche tu amore mio- concluse lei carezzandogli il viso delicatamente.
-Direi che prima di scoppiare tutti in lacrime sia meglio iniziare la celebrazione- singhiozzò Kubasa da dietro all'altare risolvendo la commozione suscitando in tutti una leggera risata.
La celebrazione si svolse senza problemi se non che alle promesse praticamente tutti si commossero (compresi Orias e Roberto) soprattuto per le parole di Teresa che giungevano inaspettate al cuore. Poi giunsero i fatidici "sì" e il bacio che sugellò quella coppia che dopo essersi persa si era finalmente ritrovata. Fu il concretizzarsi del sogno, il realizzarsi della speranza, la bellezza accolta in seno al cuore.

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Capitolo 57
*** Percorsi ***


Alle volte, quando un sogno diviene realtà, si scontra immediatamente con il contesto nel quale ha preso vita; così accadde per il matrimonio di Niccolò e Teresa che non appena celebrato dovette poi farsi da parte per lasciare spazio alle esplorazioni e ai tentativi di uscire da quello stesso mondo che l'aveva reso possibile. Il giorno immediatamente successivo alla celebrazione una squadra capitanata da Feril proseguì con le esplorazioni del piano 50 mentre Salazar e altri si concentravano sull'esplorazione dei dungeon più avanzati dei piani precedenti; accadeva spesso di trovare nei vari piani dei dungeon in cui l'accesso era consigliato solo a coloro che avessero avuto un determinato livello, il quale molte volte si aggirava intorno a cifre ben più alte rispetto a quelle possedute dai giocatori persino nel momento in cui veniva sfidato il boss di quel piano. Salazar aveva dato appuntamento quella mattina al resto dei compagni davanti alle porte della scuola di Berthyn per poi valutare se esplorare il dungeon dal nome Campi di Mandragole al piano 22 o la Golademone al piano 24. Quando il mago arrivò e si accorse di essere il primo sbuffò e iniziò a tracciare immagini indefinite nella neve candida col suo scettro nella speranza di distarsi dal freddo.
-Salazar!- lo chiamò ad un certo punto una voce dalla porta della scuola -Puoi anche aspettare gli altri dentro che là fuori al freddo!-
Il mago alzò di scatto la testa e vide il volto di Teresa affacciarsi dalla porta e sorridergli -Ah… Sì grazie… Arrivo- rispose allora lui colto alla sprovvista.
Non appena Salazar ebbe varcato la soglia il suo corpo si rilassò subito avvalgo dal tepore dell'interno -Oh…  Ora sì che si sta bene!- esclamò, poi si rivolse alla ragazza e le domandò -Sei qui perché hai lezione oggi?-
-A dire il vero no- ammise lei sempre sorridente -Pensavo seguire la vostra squadra questa mattina… Sempre che per voi vada bene-
Un'espressione stupita si fece largo sul volto di Salazar -Ma… Certo nessun problema… Ma… Come mai? Pensavo avresti passato il tempo libero con Orpheus dopo il matrimonio-
-Abbiamo avuto e avremo il nostro tempo- rise Teresa -Ma  al momento lui sta programmando un'esplorazione col resto della Vitriol e io invece volevo studiare un po' le vostre tattiche di party-
-Volevi studiare le nostre tattiche?- l'espressione del mago iniziò a farsi ancora più confusa.
-Sì vedi parlando con Orpheus mi ha detto che, secondo lui, nel corso delle varie missioni e delle varie boss-fight avete bisogno di uno stratega un po' più attento di lui perciò ha chiesto direttamente a me se posso assolvere a questo compito; ho accettato ed ho pensato di iniziare iniziando a conoscervi un po' di più anche sul lato del combattimento-
-Ah! Credo di iniziare a capire… Effettivamente un aiuto sul versante strategico non guasterebbe affatto!- commento Salazar entusiasta per l'idea avuta dai due -Tra l'altro Orpheus non ha mai avuto modo di usare le sue abilità da bardo nel corso di una boss-fight perché era spesso impegnato a dare consigli o allerte, in questo modo potrà utilizzare le sue Esibizioni Bardiche!- Più il mago rifletteva su quella soluzione più si convinceva che si trattava dell'idea migliore ma poi una nuova domanda si fece largo nella sua testa -Ma… Scusa una domanda Eurydice ma tu che classe hai scelto a inizio gioco?-
La domanda di Salazar era più che lecita: spesso i giocatori riconoscevano le classi degli altri dal loro abbigliamento; armature pesanti rivelavano paladini, barbari e guerrieri; tiare e tuniche erano invece indicatori di classi magiche e via proseguendo. Teresa invece indossava sempre delle vesti eleganti, lunghe gonne di colore smeraldino ornate con ricami floreali adatte a passeggiate in città o a svolgere lezioni in classe; erano pochi i giocatori che, come lei, indossavano vesti inadatte alla battaglia, soprattutto questi erano i giocatori che avevano scelto di rimanere lontani dal fronte.
-Ah già- esclamò la ragazza -Credo di non averlo detto a tutti voi della seconda linea; io sono una ranger- e così dicendo finse di tendere un arco davanti a sé.
-Ranger? Wow che rivelazione inaspettata…- commentò il mago osservando meglio gli abiti di lei.
-Per l'abito dici?- rispose lei notando lo sguardo curioso di lui -Beh a dire il vero sono molto più comoda vestita così che non con armature di cuoio o simili e poi questi sono abiti incantati che aumentano le difese magiche e alcune statistiche se si impugnano armi a gittata o catalizzatori da sciamano-
-Ah quindi, in un certo senso, sono abiti appositi per un ranger… Non l'avrei mai detto-
i due continuarono a parlare per qualche minuto prima che arrivassero gli altri che si sarebbero avventurati con loro: Tempesta, Kralen, Antigone, Pikeru e Orias; così, dopo aver spiegato anche a loro la presenza di Teresa e aver deciso insieme di esplorare i Campi di Mandragole, la squadra si avviò attraverso la città per raggiungere i Portali di Teletrasporto. Arrivati nella zona precedente alla porta cittadina Teresa si ricordò di dover comprare delle corde di riserva per il suo arco perciò, vedendo una piccola fucina lungo la strada, decise di fermarsi non curandosi della totale assenza di clientela.
-Ragazzi scusatemi ma dovrei fermarmi un attimo in questa fucina- disse allora rivolgendosi agli altri.
-In questa fucina? Sei sicura?- domandò Salazar dopo aver ascoltato le parole di lei.
-Sì, perché?-
-Sei mai passata da questa fucina?- proseguì a interrogarla Tempesta come se stesse cercando di creare un'attesa teatrale prima di offrire una rivelazione.
-No ma immagino sia una fucina come tutte le altre- rispose lei già incamminandosi verso essa.
-Ti sbagli- sorrise Tempesta con fare smargiasso -Il fabbro di quella fucina è uno stronzo, fa pagare armi e potenziamenti il doppio rispetto a qualsiasi altro -
-Ah- disse la ranger fermandosi -E come mai?-
-Nessuno l'ha mai capito- rispose Orias -Io pensavo potesse nascondere una quest quindi ci ho parlato più volte e un giorno ho addirittura acquistato diversi oggetti che vendeva… Ho speso un capitale… eppure nulla, nemmeno un cenno di gratitudine ma il suo solito bofonchiare da scocciato… Fidati ragazza, non andare da quel fabbro, ce n'è uno vicino alla porte principale, ci fermeremo là dal momento che anche io devo comprarmi una cote- detto questo il paladino iniziò proseguire verso le porte cittadine senza aspettare il resto del gruppo; presto gli altri si misero a seguirlo e Teresa decise di ascoltare il consiglio di Orias interessata tuttavia a tornare da quel fabbro che ancora non aveva un volto.

-Allora il boss si dovrebbe trovare qui…- disse Lorenzo indicando un punto sulla grande mappa che lui e gli altri avevano davanti -La città più vicina invece è questa e comunque si trova a due giorni di cammino dal dungeon…-
-Certo che il creatore di 'sto gioco ha veramente fatto le cose alla cazzo!- commentò Alessandro -Quanto gli costava mettere una città più vicina?!-
-Vuole solo rendere le cose più difficili per farci demordere- osservò Niccolò concentrato a trovare la via più veloce per raggiungere il dungeon che la squadra di Feril gli aveva indicato -Comunque anche per raggiungere la città in questione saranno necessari almeno due giorni di cammino…-
La seconda linea aveva deciso di concentrarsi nel superamento del cinquantesimo piano per cui era stata accantonata dalla Vitriol l'esplorazione relativa al mondo dell'Arconte che erano riusciti a ottenere durante la notte dell'aggiornamento; quell'assurda sfera di vetro ripiena di acque bluastre in perenne moto che anche in quel momento li stava osservando da un ripiano della libreria centrale.
-Grazie a Dio Feril ha utilizzato un Sigillo di Teletrasporto se no avremmo dovuto spendere minimo quattro giorni prima di riprendere le esplorazioni di quel dungeon…- disse il monaco allontanandosi dal tavolo per farsi ricadere su una delle poltrone del Mausoleo-Biblioteca prima di accendersi la pipa.
-È un peccato che i Sigilli di Teletrasporto permettano solo a 5 persone di teletrasportarsi nel luogo dove precedentemente è stato applicato un Sigillo… E soprattutto che siano utilizzabili solo da chi li applica…- Osservò Kubasa cercando di trovare una soluzione a quella scomoda situazione.
-Ah comunque di soluzioni non ce ne sono- sbuffò nuovamente il barbaro -Passeremo il Natale a combattere contro il boss…- effettivamente nel corso di soli 5 giorni sarebbe stata la vigilia e come era già avvenuto le varie città si sarebbero accese di luci e decorazioni ma loro sarebbero dovuti essere altrove, lontani dall'allegria e dalle feste a combattere per la loro stessa vita -A proposito Feril ti ha già mandato i dati del boss?-
-Sì ce li ho qui- rispose Niccolò estraendo due fascicoletti rilegati alla bene e meglio dalla sua borsa -Lesen ha fatto un ottimo lavoro nonostante i pochi punti spesi nell'Artigianato Legatoria- ne prese in mano uno lasciando l'altro poggiato sul tavolo e iniziò a leggere -Nome del Boss: L'Astuto; Barre vitali: 10; Rapida descrizione: il boss è formato da diversi occhi che pendono dal soffitto e che lacrimano addosso ai giocatori acido che o avvelena o danneggia o corrode l'equipaggiamento-
-Ma che schifo- Alessandro sbottò al solo pensiero di ciò che li aspettava.
-L'arena può ospitare al massimo 30 giocatori senza che essi si disturbino tra loro- riprese Nico con un'espressione divertita -Gli occhi che siamo riusciti a contare sono 22 e si trovano tutti tra un'altezza di 15 e 25 metri dal suolo. Gli occhi sono raggiungibili o con armi a gittata o attraverso alcune pedane piazzate nell'arena: diviene pericoloso utilizzare queste perché si deve fare platforming e i danni da caduta che si subiscono diventano ingenti più ci si avvicina agli occhi-
-Prossima volta mettiamo direttamente un boss con vita infinita e via no?- disse Lorenzo sbuffando fuori dalla bocca una densa nuvola di fumo che occultò in parte il suo volto nel quale si celava una sfumatura di timore-Invece l'altro fascicoletto cosa riguarda?-
-Questo dici?- domandò Niccolò indicando il plico di fogli che aveva precedentemente poggiato sul tavolo; dopo il cenno di assenso avuto dal monaco gli rispose -Sono alcune informazioni che Feril mi ha chiesto di controllare riguardo la prima città che si incontra sul piano 50, Terios-
-E come mai ti chiede di controllarli?- chiese Lorenzo avvicinandosi incuriosito all'amico e iniziando a sfogliare in parte le diverse carte.
-A dire il vero non lo so- rispose il bardo accendendosi la propria pipa invogliato da Lorenzo -Dice che, secondo, lui c'è qualcosa, nella città, di poco convincente… Tutti parlano continuamente di un'altra città che si può osservare al di là del limite del piano sul versante di una montagna-
-E si conosce il nome di questa città?- domandò Alessandro incuriosito dalla discussione degli amici.
-Thalarion- gli rispose il bardo non appena ebbe tirato qualche boccata di fumo.
-Thalarion?!- gli fece eco Lorenzo interrompendosi dallo sfogliare il fascicolo.
-L'hai già sentita nominare?- domandò questa volta Niccolò.
-Certo è una città presente all'interno di un racconto di Lovecraft, per essere precisi all'interno de La nave bianca- 
-E questa città ha qualcosa di particolare?-
-Se non ricordo male è dove sono custoditi tutti i segreti dell'umanità… Come un'utopia lontana, irraggiungibile per gli uomini-
-Mmm… Strano…- bofonchiò il bardo non comprendendo il perché di quella scelta -Un luogo così oltre rispetto all'uomo… Se è un luogo irraggiungibile sul serio perché renderlo visibile? Perché metterlo al centro di ogni dialogo di un'intera città?-
-Bah! Sarà raggiungibile solo in end-game- azzardò Alessandro che nel mentre aveva fregato la poltrona a Lorenzo.
Sul volto di Niccolò e Lorenzo si dipinse lo sguardo dell'illuminazione -Ma certo!- esclamarono all'unisono a voce talmente alta da far sobbalzare Kubasa.
-Cazzo urlate così voi due?!- urlò poi il barbaro portandosi la mano al cuore per lo spavento.
-Ale sei un genio!- continuò Niccolò al che subito Lorenzo cercò di risolvere lo sguardo confuso di Alessandro appena venutosi a creare spiegando -È probabile che sia una zona accessibile verso la fine del gioco ma credo che in essa si svolgeranno le ultime fasi del gioco-
-Cosa intendi dire?- domandò Kubasa curioso come il barbaro.
-Che probabilmente è lì che si cela il creatore del gioco- continuò il bardo -Abbiamo già visto che questa persona è piena di sé quindi è logico che avrà posto la sua dimora in un regno che è accessibile alle sole divinità-
-Beh… Come ragionamento fila- commentò Kubasa ripensando alle diverse letture che aveva svolto durante la sua solitaria reclusione nella biblioteca-mausoleo. I quattro si erano distratti dall'argomento principale: affrontare il boss del piano 50. Cercarono perciò di rientrare in carreggiata e discussero ancora a lungo, così decisero che sarebbero partiti il giorno seguente nella speranza di poter raggiungere l'arena della boss-fight il 24 dicembre… Si prospettava una bellissima vigilia di Natale.

Quello stesso pomeriggio tutti i componenti della seconda linea si diedero da fare per prepararsi alla partenza sempre più prossima. Feril e gli altri che già si trovavano al piano 50 decisero di accamparsi per cinque giorni nei pressi del dungeon aspettando così l'arrivo degli altri; Salazar e Tempesta fecero ritorno alla sede del Sangue di Drago per allestire le provviste necessarie al viaggio e la Vitriol cercò di programmare un piano per muoversi rapidamente nelle varie aree e una tattica per affrontare L'Astuto. Teresa e Niccolò una volta salutati gli amici si ritirarono nella loro stanza e si preparano per dormire.
-E se oltre a Sakura lasciassimo anche Pikeru a terra?- domandò Teresa mentre si legava i lunghi capelli in uno chignon.
-Potrebbe funzionare- gli rispose Niccolò già steso sul letto con indosso gli abiti comodi per la notte -Però temo che la tattica di usare le piattaforme come riparo per i chierici sia fallace-
-Cosa intendi dire?- chiese Teresa mentre si sfilava gli abiti per poi indossare la veste da notte.
-Puoi anche non metterti niente- scherzò Niccolò guardando la ragazza con il sorriso sulle labbra.
-Scemo- rise lei lanciandogli addosso un cuscino poggiato sulla sedia che aveva accanto.
Il ragazzo riuscì a parare il cuscino -Permettimi ogni tanto di fare lo scemo- rispose lui prima di tornare serio -Comunque dicevo che se Pikeru e Sakura rimangono continuamente sotto le piattaforme per dispensare cure potrebbero aver problemi vedere gli altri e quindi a lanciare le loro cure-
-Mmm…- Iniziò a riflettere lei avvicinandosi al letto e infilandosi sotto le coperte -Basterà che loro rimangano al di sotto della piattaforma più alta e che questa venga utilizzata meno delle altre-
Quando i corpi dei due iniziarono a sfiorarsi lui la abbracciò e dopo averla baciata teneramente le sorrise dicendo -Sei un genio-
La notte trascorse tra le carezze dall'amore, di un amore che splendeva agli anulari dei due e ancora nell'incredulità di essersi riusciti a legare nonostante tutto. Niccolò si addormentò col sorriso sulle labbra e Teresa rimase qualche secondo ad osservarlo, felice di poterlo guardare ancora una volta.
Non riuscendo a prendere sonno la ragazza iniziò a controllare l'equipaggiamento acquistato quella mattina: alla fine era passata dal fabbro che tutti le avevano sconsigliato, aveva così scoperto che si chiamava Laman; la cosa che però l'aveva sorpresa di lui è che non aveva la prestanza fisica tipica dei fabbri, era un uomo anziano e fiaccato dagli anni che non dava alcuna idea di una possanza passata. Come avevano spiegato Tempesta e Orias Laman era molto scortese e si rivolgeva sempre al giocatore con frasi lapidarie e volgari, per poi non parlare dei prezzi a cui vendeva la sua merce. Teresa però, guardandosi intorno all'interno della fucina, aveva notato, celato tra gli utensili per le riparazioni, una collana a cui mancava un probabilmente un pendente o un ciondolo; incuriosita da essa la ragazza provò a cercare tra le infinite domande che si potevano porre all'NPC ce ne era una legata a quell'oggetto. Con sorpresa Teresa si accorse che una domanda del genere esisteva: "Cos'è la collana che stai riparando" e una volta porta l'NPC, dopo i soliti sbuffi scocciati, iniziò a dire che quella collana una volta era uno stemma appartenuto a un suo caro amico ora lontano e aggiunse infine che quel suo amico stava aspettando una persona, una persona che sarebbe stata riconoscibile attraverso un determinato oggetto che Laman nominò ma che Teresa, in quel momento, non riusciva a ricordare. La ragazza spazzò via quei pensieri dalla testa e continuò a controllare l'inventario finché non si accorse di non riconoscere parte dei nomi degli oggetti che aveva davanti; dopo un primo momento di smarrimento comprese che si doveva trattare dell'inventario di Niccolò che ora, grazie al matrimonio, anche lei poteva vedere. Sorrise per un secondo poi lesse un nome che la lasciò di stucco "Maschera del Folle": ecco l'oggetto nominato da Laman.

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Capitolo 58
*** La forza delle parole ***


-Jannacci!- esclamò Lorenzo.
-Eh no… Non mi dice niente…- gli rispose Noah con lo sguardo di chi non sa minimamente di cosa si stia parlando.
-Ma come?!- si stupì Niccolò -Jannacci! Inizialmente era il corsaro compagno di Gaber!-
-Ga… Chi?- gli fece eco allora Sakura.
-Oh miseria… Adesso quei tre iniziano…- sospirò Camilla portandosi le mani davanti al viso.
-Dai dai, conta su ah beh, si beh- iniziarono a canticchiare Lorenzo e Alessandro alzandosi dalle loro sedie e portandosi alla destra e alla sinistra di Niccolò -Ho visto un re- esclamò allora il bardo e gli altri due subito -Sa l'ha vist cus'è?-
-Ho visto un re!- disse con più forza il ragazzo e da lì in poi i tre si lanciarono nell'esecuzione integrale del brano di Jannacci alternandosi le parti.
Quell'allegria non nasceva solo dalle diverse bottiglie di vino che ora giacevano svuotate del loro spirito sui tavoli di una locanda ma anche dall'euforia per aver raggiunto il piano 51. La boss-fight si era rivelata complessa come annunciata da Feril tanto che senza le cure dagli status fornite dai chierici del gruppo non ne sarebbero mai usciti vivi. Gli occhi di cui era composto L'Astuto continuavano ad infliggere lo status di avvelenamento che rapidamente mangiava la barra degli HP dei vari giocatori; fortunatamente grazie alle direttive sagge di Teresa e all'ottimo gioco di squadra che ormai tutti sapevano intrecciare tra loro, Feril riuscì a sferrare il colpo di gratia al nemico. La tattica di far rimanere Pikeru e Sakura al di sotto delle piattaforma più alta si rivelò vincente al punto che un pensiero si fece largo nella mente di alcuni componenti della seconda linea: se i programmatori della boss-fight non si fossero aspettati quella tattica? La domanda tuttavia fu presto accantonata dalla gioia per aver sconfitto quel boss. Quando i chierici ebbero dispensate le ultime cure per far tornare a piena energia i compagni dopo la boss-fight la fame iniziò a dilagare per le pance di tutti, al che i giocatori decisero di proseguire e di fermarsi alla prima locanda incontrata al piano 51. Fortunatamente il Borgo del Giglio, la prima città del nuovo piano, aveva una locanda molto ospitale in cui i ragazzi avrebbero potuto dormire e cenare; appena arrivati decisero di unire tutti i tavoli disponibili nella sala in modo da formare un'unica grande tavolata, infondo era pur sempre la vigilia di Natale. Dopo che tutti ebbero mangiato abbondantemente Orias ordinò per tutti un numero non meglio precisato di bottiglie di vino rosso, brocche di birra e ampolle piene di liquori assurdi. Probabilmente fu questa coincidenza di fattori a trasformare Niccolò in Jannacci, Lorenzo in Cochi e Alessandro in Renato.
-E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam!- Cantarono a squarciagola i tre infine e quando chiesero agli altri di ripetere ancora una volta quelle ultime parole, lo fecero tutti, chi bofonchiando suoni non meglio precisati, chi alla perfezione dall'inizio alla fine.
-Certo che voi italiani la canzone l'avete proprio nel sangue!- esclamò Pikeru facendo passare lo sguardo ora da Lorenzo a Niccolò, ora da Niccolò a Alessandro.
-Beh certo!- esclamò il monaco ghermendo con la mano una brocca di birra e riempiendosi fino all'orlo un boccale già svuotato più e più volte -Ma soprattutto abbiamo nel cuore la canzone d'autore! Guccini, De Andrè, Dalla…-
-Non dimentichiamo poi Gaber, Bertoli, Fossati…- aggiunse all'elenco Alessandro che già da prima stava contando sulle dita ogni cantautore nominato.
-Vecchioni- dissero all'unisono Teresa e Niccolò guardandosi e sorridendo.
-Eh… Vuoi che 'sti due non nominassero il professore?- fece finta di lamentarsi il barbaro.
-Come fate a saperne così tanto?- domandò Antigone rivolgendosi ai quattro che avevano snocciolato un rosario di nomi per lei quasi incomprensibili nonostante la comune nazionalità -Insomma… Voi avete un paio di anni in meno di me se non sbaglio eppure questi cantanti, se va bene, li ascoltava mio nonno…-
-Ah ma con loro è una causa persa- sospirò ridacchiando Roberto dopo aver seccato una bottiglia di rosso -Quando occupavamo il liceo e una nostra compagna di classe aveva l'insana idea di portarsi dietro una chitarra Gabél e Orpheus, con l'accompagnamento, davano il peggio di sé… La canzone del maggio…- iniziò poi ad elencare.
-…L'avvelenata, io non mi sento italiano, rosso colore…- continuò Riccardo che si era versato dopo cena un bicchiere di un liquore rosso e che ancora non aveva terminato.
-Beh anche Hamlaf non era da meno- iniziò a dire Teresa- Una volta, da sbronzi, lui e Nico giravano per le strade del nostro paese cantando a squarciagola Maledetta primavera della Goggi e una signora dopo avergli fatto i complimenti gli ha tirato una secchiata d'acqua addosso?- rise il guerriero quasi ribaltandosi dalla sedia.
I tre si scambiarono uno sguardo imbarazzato per poi rifugiarsi dietro ai propri bicchieri ricolmi.
Quando tutti si furono ripresi dalle risate generali Antigone sorridendo disse -Certo… Bello, però non mi avete spiegato come fate a conoscere questi cantanti-
-A dire il vero è una storia molto banale…- commentò Lorenzo ancora paonazzo prima di dare una risposta alla chierica -La prima volta che li ho ascoltati è stato grazie a Orpheus che un'estate portò dei vinili in campagna dai suoi nonni e mi disse di trovare un modo per ascoltarli. Fortunatamente in casa avevo un vecchio mangiadischi che mio padre conservava come una reliquia e così passammo l'estate-
-Mi ricordo ancora quell'estate- sorrise Teresa stringendosi a Niccolò.
-Allora la causa prima è Orpheus- commentò Lesen guardando con invidia la ranger.
-Beh a dire il vero ci si è messo anche Gabél- ammise il bardo grattandosi la testa -i miei dovevano liberare il garage e trovando uno scatolone pieno di vinili mi chiesero se conoscessi qualcuno che poteva essere interessato dal momento che noi non avevamo modo di ascoltarli, allora ne parlai con Gabél e lui un giorno mi invitò a casa sua per fare un ascolto generale- sorrise infine.
-Quello è stato l'inizio della fine- rise Roberto sbiascicando le ultime parole.
-Però alla fine non erano così male… Almeno erano intonati- scherzò Camilla ripensando all'improvvisata di poco prima.
-Già! Potreste fare anche un altro pezzo tanto la notte è giovane-commentò Luna osservando direttamente Lorenzo.
-Potremmo cantare Tu scendi dalle stelle, ormai è mezzanotte- propose allora il monaco controllando l'ora dal menu.
-Bene, dopo questa credo che io me ne andrò a letto- disse Orias alzandosi dal tavolo.
-Eddai Orias, rimani ancora un po'- cercarono di trattenerlo tutti in un brusio di voci dove ognuna cercava di convincere il paladino.
Orias esitò un attimo e, senza che nessuno si accorgesse di un sorriso che lentamente si affacciava sulle sue labbra sempre serrate e severe, rispose con aria da falso duro -No… Ho faticato tanto oggi, anche per voi, quindi vado a dormire- e si avviò su per le scale lasciando gli altri a lamentarsi della sua ritirata e altri a sorridere, come se avessero visto al di là della sua corazza; tra questi c'era Feril che stava parlando serenamente con Salazar mentre Arcoas origliava indisturbata la conversazione.
-Quindi dici che sarebbe meglio lasciare sempre qualcuno d'istanza alla Città d'Inizio?- domandava Salazar dopo aver ascoltato il barbaro.
-Secondo me sarebbe meglio avere un paio di occhi in più su quell'area… Insomma, è pur sempre quella che ad oggi ospita più giocatori ed è anche quella dove la Gilda delle Guardie Notturne ha stanziato più uomini- spiegò Feril mentre versava a sé e al mago un bicchiere di vino.
-Mmm… Questo è vero…- iniziò a rispondergli Salazar prima di interrompersi per ringraziarlo e bere un sorso dal calice -Però devi pensare che già molti di noi si muovono principalmente nella Città d'Inizio: Lesen e Kralen; Antigone, Pikeru, Sakura e anche il piccolo Exodius… E non dimentichiamoci nemmeno che spesso Symon passa dalla clinica… Poi c'è anche Mecho!-
-È vero ma tutti loro si trovano lì solo per lavorare- s'intromise allora Arcoas. I due giocatori la osservarono sorpresi e lei arrossì un poco -Beh… Voglio dire… Lesen e Kralen sono sempre alla scuola e gli altri alla clinica… sono anche due luoghi molto vicini tra loro… Insomma se accadesse qualcosa lontano da lì… Beh…-
-È esattamente ciò che intendevo io- sorrise Feril guardando verso Arcoas che arrossì ancor di più a vedere quel gesto così gentile di lui -Se stanziassimo almeno un altro paio di persone che girano liberamente per la città potrebbe essere meglio-
-Mmm… Effettivamente non avete tutti i torti…- ammette il mago meditando su quanto detto -Tuttavia anche noi della seconda linea non disponiamo di tanti elementi… Arriviamo a stento a venti…- Salazar aveva ragione, nella seconda linea militavano in quel momento asattamente 20 componenti perciò diveniva difficile gestire più fronti soprattutto dal momento che la Vitriol aveva iniziato a indagare sui mondi degli Arconti privando spesso così il gruppo di 8 elementi.
-Io sciono sciempre disssssscponi…bbbile a cercare qualche bella ragassscia bisciognoscia d'aiutttto…- disse un traballante Tempesta che sopraggiunse alle spalle di Salazar cingendolo col braccio dietro al collo.
-Qui sembra che qualcuno abbia bevuto troppo…- sbuffò il mago ormai stufo di essere lui il serio tra i due ma anche divertito dallo sbiascichio di lui.
-Non sciino ubriacoooooo- esclamò il guerriero portandosi il boccale di birra all'occhio per indagarne il fondo vuoto -Scialazar! Dove scei finito!- continuò a sparlare dopo.
-Credo che lo riporterò in stanza e ne approfitterò anche io per dormire un po'- disse allora il mago alzandosi e sostenendo l'amico -Ragazzi vado a mettere a nanna uno dei capitani della gilda del Sangue di Drago- disse rivolgendosi a tutti in tono scherzoso -Vi auguro una buona serata-
Tutti salutarono Salazar e, dopo di lui, pian piano, il tavolo si svuotò gli ultimi ad andarsene furono Roberto e Noah, il primo che arrancava su per le scale e il secondo che cercava di tirarlo su con l'aiuto di una corda… Una delle scene più improbabili di sempre. Gli unici rimasti al tavolo erano Feril, Arcoas e naturalmente il falco Floren insieme ai cadaveri di svariate bottiglie che esanime giacevano sul piano e a terra.
-Scusa per poco fa…- iniziò a dire la ragazza guardando in basso - Io non volevo origliare ma le mie abilità da ladra influiscono anche sul mio udito-
-Non ti preoccupare- rispose lui -immagino che non sia facile convivere con certe novità nei nostri sensi- e le sorride nuovamente con dolcezza. Arcoas a vedere quel sorriso scatta in piedi e paonazza china il capo -C-credo che andrò a dormire- si volta evitando di guardare il barbaro, fa qualche passo e poi si ferma. Feril confuso la guarda e le domanda -Arcoas? Tutto bene?-
Lei allora si volta, fruga un po' nella sua borsa e, non appena ha trovato un piccolo pacchetto chiuso con un fiocco, lo poggia sul tavolo e lo fa scivolare con un colpo fino al barbaro -È-è pur sempre la vigilia no? E i-io avevo quest'oggetto che mi avanzava e… e te lo volevo regalare ecco tutto!- dice a lui prima di voltarsi e scappar via su per le scale. Corre, continua a correre. Prima una rampa poi un'altra. Arriva al piano della sua stanza. Trova la porta. Si appoggia ad essa con la schiena e si siede a terra. Cerca di recuperare fiato dopo la corsa… Cerca di far tornare il cuore a battere normalmente… Perché il cuore le batteva così tanto? Perché era corsa via così di furia? Perché il sorriso di lui non riusciva a levarsi dalla sua mente? Il respiro iniziò a tornare normale, il cuore iniziò a rallentare e i pensieri lentamente tornarono a quel momento, a quel gioco, al legno sotto alle sue mani finché non si accorse che Floren non era lì con lei… Sarebbe dovuta scendere a richiamarlo? Come l'avrebbe presa Feril? Cosa le avrebbe detto? Ecco che i dubbi tornarono veloci alla sua mente ma poi un battere d'ali la scosse, alzò lo sguardo e vide il suo falco volare verso di lei. Floren si poggiò alla spalla di lei ed in quel momento la ladra si accorse che legato al busto del falco c'era un piccolo sacchetto di pelle, chiuso con un nastro. Arcoas tolse il sacchetto di dosso a Floren e lo aprì: al suo interno c'erano un paio di orecchini dove due piccoli occhi dalle iridi viola osservavano intorno a loro e, con essi, una piccola pergamena su cui era scritto "So che non sono bellissimi da vedersi ma sono il premio della bossfight di oggi a me avanzavano quindi… beh buon Natale anche a te Arcoas. Feril"
La ragazza si portò la pergamena al petto, indossò gli orecchini che le piacevano ora più di prima e sorrise.

-Sei stata bravissima oggi, durante la bossfight- sorrise Niccolò che, su un fianco, nel letto osservava direttamente gli occhi di Teresa.
-Smettila dai! Sei il solito esagerato!- rise lei specchiandosi in quello sguardo rapito.
-Dico solo la realtà- e la abbracciò, stringendola dolcemente contro il suo petto, potendo così sentire il battito di lei e il suo respiro.
-Ti amo Nico- sorrise lei baciandolo dolcemente sulle labbra.
-Ti amo anche io Teresa- le rispose lui ricambiando il bacio.
I due rimasero lì, avvolti in quell'abbraccio dove i battiti dei cuori sembravano lentamente accordarsi, dove i loro respiri sembravano divenire uno solo, indivisibile. Rimasero così per alcuni minuti, erano sufficienti l'uno all'altro, gli bastava sentire il calore dell'altro mischiarsi al proprio come in una danza dove gli abiti si mescolano non distinguendo più il chiarore dell'alba e l'oscurità della notte. Poi un ricordo si fece largo nella mente di Teresa, una domanda non più rivolta di cui voleva parlare con il ragazzo -Ah Nico!  Mi sono ricordata una cosa!-
-Che cosa?- domandò lui guardandola incuriosita.
-Vedi, quando sono andata in missione con Salazar e gli altri ho incontrato un fabbro alla città d'inizio che, dopo un po', mi ha parlato di un oggetto particolare di cui non ricordavo il nome; l'altra notte stavo guardando il mio inventario ma dopo il matrimonio questo si è unito al tuo e quindi ho avuto modo di vedere che tu sei in possesso di quell'oggetto-
-Ah sì? Il fabbro è per caso quello scorbutico che fa pagare tutto il doppio?- domandò lui inconsapevole che non era quella la domanda da fare.
-Sì, si chiama Laman e so che non ha parlato mai a nessuno però sono riuscita a fargli la domanda giusta e così ha iniziato a parlarmi- spiegò lei.
-Ah interessante… E di che oggetto ti ha parlato?- quella era la domanda e Niccolò la pronunciò non potendosi aspettare quello che sarebbe seguito.
-La Maschera del Folle- disse semplicemente Teresa. 
Il ragazzo sbiancò… Il sorriso curioso di prima si ruppe nell'orrore della consapevolezza, nella paura del ricordo che torna vivo davanti a lui… quanto potere ha la parola? Niccolò alzò il busto poggiando la schiena contro lo schienale del letto. Teresa allora lo guardò preoccupata -Nico? Ti senti bene?-
-S-sì… voglio dire… No… è che…- iniziò a farfugliare lui cercando di fare spazio tra le idee e le parole.
-Nico- sorrise la ragazza carezzandogli il viso -Sai che a me puoi dire tutto-
-Lo so ma questo forse è troppo…-
-Non mi interessa, sarò pronta, qualsiasi cosa sia… Qualsiasi sia lo spettro che ti stai tenendo dentro-
-Te ne sei accorta vero?-
-Beh sei sbiancato come un fantasma quando ho pronunciato il nome di quell'oggetto… Mi sembrerebbe una reazione eccessiva anche per te altrimenti-
Allora Niccolò, dopo un profondo respiro, sicuro solo guardando gli occhi di lei, iniziò a raccontare tutto quello che era accaduto: gli raccontò di Linton, della bossfight in cui lui l'aveva uccisa e di come era impazzito subito dopo, subito dopo aver ottenuto quella maledetta Maschera, gli raccontò delle sue fantasie in cui lei, Teresa, compariva e cercava di convincerlo ad andare avanti, le raccontò il timore di aprirsi con lei perché aveva paura che tutto potesse cadere, che tutte quelle fantasie fossero solo un'insensato autoconvincimento.
-Capisco perché non me ne hai voluto parlare…- ammise la ragazza dopo aver ascoltato tutta la storia -Tu stesso accettavi a stento di essere diventato un assassino… come avrei fatto io? Ma invece lo accetto…-
-Teresa che cosa stai dicendo…?- domandò lui confuso, impaurito dalle sue parole.
-Nico se tu non avessi ucciso Linton sarebbe dovuto toccare a qualcun altro… Linton purtroppo doveva morire perché il pazzo psicopatico che ha inventato questo gioco aveva programmato una bossfight in cui un giocatore sarebbe morto obbligatoriamente… Tu hai semplicemente evitato che un altro si addossasse quella colpa. Hai preferito prenderti sulle spalle il peso del peccato affinché non lo prendesse nessun altro… Certamente, hai ucciso una persona, è vero, hai peccato, è vero, ma l'hai fatto perché inevitabile e perché dovevi assicurarti che nessuno facesse quella scelta… È proprio da te… Prenderti sulle spalle un peso tanto grave…- e gli sorrise con una dolcezza incredibile. Niccolò allora non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere nascondendo la testa nel grembo di lei che iniziò leggermente a carezzargli i capelli. 
-Dai Nico- disse lei teneramente -Non fare così…-
-Ma io sono un assassino…- lacrimò lui.
-Ma grazie a te un altro non si è macchiato di questo crimine…- sussurrò lei nell'orecchio di lui prima di lasciarlo sfogare attraverso il pianto.
Quando Niccolò si fu ripreso, con gli occhi ancora gonfi, la guardò negli occhi e disse -Come ho fatto a meritarti?-
-Perché tu sei tu e sei sempre rimasto te stesso, non ti sei mai nascosto dietro a maschere o a chissà cosa… Ecco come ho fatto ad innamorarmi di te- sorrise li carezzandogli il viso e baciandolo dolcemente sulla bocca.
Niccolò dopo qualche secondo sciolse le sue labbra da quelle di lei e si sporse dal letto cercando qualcosa nella sua borsa -Nico? Tutto bene?- domandò la ragazza non capendo quello che lui stesse facendo. Il ragazzo poco dopo, tenendo le mani dietro alla schiena, sorrise alla ragazza e le disse -Ascolta… Volevo dartelo domani mattina come regalo di Natale ma credo che questo sia il momento migliore…- il ragazzo allora porse a lei un piccolo pacco regalo avvolto in carta verte con un fiocco rosso intorno -Buon Natale-
Teresa prese timidamente il pacchetto e lo scartò, aprì la scatola e ne estrasse una chiave di peltro… Non riuscì a capire da subito di cosa si trattasse per cui cercò gli occhi di Niccolò a chiedergli aiuto.
-Vedi… Vicino alla sede della Vitriol c'era una piccola casa in vendita… non è molto grande ma nemmeno troppo piccola… Pensavo che potremmo andare a vivere lì finché non finiremo questo maledetto gioco… insomma… Vuoi venire a vivere con me?-
Sul volto della ragazza si dipinse un'espressione incredula e delle lacrime di commozione iniziarono a scenderle dagli occhi -S-sì… S-sì!- esclamò lei gettandosi al collo di lui.
-Si ma ora non piangere anche tu… Credo che le mie lacrime siano bastate per entrambi- e anche lui la strinse a sé mentre le lacrime tornavano a far capolinea sul suo volto.

Il giorno seguente la seconda linea tornò alla Città d'Inizio e si divisero in diverse squadre ognuna impegnata in una missione diversa: alcuni dovevano esplorare il piano 51, altri la Golademone, altri ancora dovevano tornare ai loro impegni come lezioni o visite mentre la Vitriol era decisa ad esplorare il mondo dell'Arconte che stavano ancora custodendo nella biblioteca-mausoleo.
Teresa aveva parlato con Niccolò quella stessa mattina e avevano deciso insieme di dare priorità all'esplorazione del dungeon che doveva imprigionare l'Arconte al suo interno prima di andare da Laman e parlare con lui della Maschera del Folle, per cui lei era tornata alla scuola di Berthyn per svolgere le sue lezioni di filosofia. Si stava rilassando in sala professori dopo l'orario scolastico quando entrò nella stanza Kralen.
-Oh! Eurydice… Non pensavo fossi a scuola… Pensavo fossi andata con Orpheus e gli altri- disse il ragazzo sistemando alcune carte in un mobile a cassettoni.
-No, no… Oggi avevo lezione qui e per di più Mineritt si è offerta di darmi una mano ad arredare la casa nuova - spiegò la ragazza mentre correggeva alcuni errori su una verifica svolta poco prima.
-Ah è vero! Ho sentito bofonchiare qualcosa a Lesen riguardo la vostra casa nuova- commentò Kralen senza pensare a quello che stava dicendo.
-Cosa scusa?- domandò la ragazza.
-Ah… No… Niente volevo dire che me ne ha parlato Lesen- cercò di salvarsi in corner il ragazzo -Anche Symon è rimasto qui?-
-Sì, in questi giorni la clinica della città non ha avuto molti chierici attivi a causa della nostra missione sul piano 50 quindi ora devono recuperare i giorni di lavoro parsi…- disse Teresa.
-Immaginavo… Noi fortunatamente disponiamo di professori esterni alla seconda linea mentre tutti i chierici che lavorano nella clinica fanno anche parte della seconda linea- osservò Kralen prima di cercare dei fogli diversi all'interno di un secondo cassetto -Comunque adesso ti lascio… Vado a cercare Lesen che mi ha chiesto di portarle questi compiti corretti, buon lavoro Eurydice- disse poi salutando la ragazza mentre usciva dalla stanza.
Dopo qualche minuto da che Kralen l'aveva lasciata da sola Camilla entrò nella stanza -Ehi Teresa! Kralen mi aveva detto che eri qui- sorrise la ragazza salutando l'amica.
-Oh ciao Camilla… Ho appena finito di correggere questi compiti quindi possiamo andare a cercare un po' di mobili per arredare la casa… Ahahah mi fa così strano dirlo- sorrise la ragazza arrossendo leggermente.
-Posso immaginare- sorrise di rimando la maga -Dai però ora andiamo, non volevi fare una bella sorpresa a Niccolò per quando tornerà dall'esplorazione?-
-Già dai- ammise Teresa riordinando i compiti corretti e infilandoli in un mobile a cassetti prima di uscire dalla stanza -Meglio andare… A proposito ti hanno detto qualcosa sul dungeon che stanno esplorando i ragazzi?-
-Da quello che so si dovrebbe nascondere al suo interno l'arconte dell'acqua e il dungeon è un'unica città apparentemente abbandonata dal nome di "La città innominata"… solo che c'è un dettaglio che li ha molto disturbati…- spiegò Camilla mentre le due procedevano verso l'uscita della scuola.
-Ossia?- chiese Teresa incuriosita.
-Beh… Sembrerebbero non esserci nemici o mostri in quel dungeon…-

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Capitolo 59
*** Follie ***


La paura è un sentimento che noi uomini possiamo provare in quanto esseri non dotati di una conoscenza assoluta; la paura è proprio da qui che nasce, dal "non sapere"; quando apriamo una porta e ci ritroviamo in una camera buia all'interno della quale siamo accecati dall'oscurità, perché proviamo paura? Poiché non possiamo sapere cosa si cela oltre le tenebre. Lo stesso sentimento ci stringe il cuore quando pensiamo alla morte e il motivo è il medesimo: abbiamo paura della morte perché non sappiamo cosa c'è al di là di essa, per quanto le religioni ci convincano di Eldoradi remoti o il nostro scetticismo ci impone di credere al fatto che nutriremo semplicemente i vermi esalato l'ultimo respiro, nessuno di noi può avere certezza del dopo dal momento che nessuno è tornato da quel limite per raccontarci realmente cosa si vede una volta chiusa la porta e accesa la luce. Chi accetta la morte come parte della natura umana la comprende, chi la comprende la teme semplicemente, chi invece non lo fa prova orrore di essa.
Qual è la differenza tra paura e orrore? La differenza sta proprio nel comprendere. Immaginiamo che una volta accesa la luce nella stanza ci si ritrovi davanti oggetti assurdi, di cui non comprendiamo l'utilizzo, il materiale o addirittura la forma. Noi ora sappiamo cosa c'è al di là dell'oscurità, tuttavia la mente non comprende ciò che le è offerto dagli occhi. Questo è l'orrore: il trovarsi viso a viso con qualcosa che non ci è dato di comprendere.
Orrore era quello che si spandeva in quel momento nelle menti e nei cuori dei ragazzi che si erano spinti ne La Città Innominata. Architetture dalle forme assurde rette da chissà quale principio distorto della fisica, strade lastricate di pietre nere nelle quali erano scolpiti motivi geometrici insoliti in cui non si distinguevano i segmenti dagli angoli o i triangoli dai rettangoli, e il cielo sopra le loro teste era composto da un vorticare incessante di fumi di cui era difficile distinguere il cupo colore ora simile al nero ora al blu ed ora al viola. Tuttavia l'aspetto più ignobile di quel luogo era il fatto che ogni 5 minuti lo status follia di tutti gli esploratori guadagnava un punto: lo status follia era una barra che raggiungeva un valore massimo pari a 100, una volta raggiunto tale valore iniziavano gli stati allucinatori di cui molti componenti della Vitriol avevano già fatto esperienza; ma questi stati, in maniera molto più blanda, iniziavano già ad apparire a partire da valori prossimi a 85, per quanto riguardava Niccolò questi iniziavano già dopo i 65 punti.
Era passata ormai mezz'ora da che Lorenzo, Niccolò, Luna e Alessandro avevano iniziato ad avventurarsi per quel mondo convinti del fatto che quattro persone sarebbero bastate all'esplorazione dopo una disamina effettuata mediante una magia di Salazar che aveva rivelato il luogo non essere occupato da alcun tipo di mostro; tuttavia mai si sarebbero potuti aspettare che la follia regnasse indisturbata in quei luoghi. Provvidenza volle che Niccolò, dopo tutti i suoi problemi avuti a causa della Maschera del Folle e non solo, portasse sempre con sé 4 dosi di Siero della Temperanza: una medicina in provetta che curava completamente dallo status di follia con il consumo di mezza dose; i ragazzi dunque non erano nemmeno troppo preoccupati ma avevano solo un giorno circa per uscire da quel dungeon e ciò equivaleva a dire che dovevano trovare nell'arco di una giornata. 
-E mo'? Che si fa?- domandò Alessandro poggiandosi ad un muretto dal profilo curvilineo. I quattro avevano ormai esplorato la maggior parte di quel piccolo paesino (effettivamente il nome Città era forse eccessivo) senza trovare nulla al di fuori di costruzioni che non seguivano la geometri da loro conosciuta.
-Ci manca ancora la parte centrale della città… Se dobbiamo trovare qualcosa lo troveremo… Lo troveremo là…- poggiato al suo bastone da passeggio, Niccolò provava a fare ordine a quel grande turbinio di immagini e di pensieri che aveva iniziato ad agitarsi nella sua mente sin da quando avevano messo piede all'interno di quel luogo, ogni tanto aveva giramenti di testa e attacchi di nausea mentre un fischio continuo gli ronzava in testa.
-Nico ce la fai a continuare?- domandò Luna preoccupata nel vederlo in quella condizione.
-Sì sì… Non temere… Sbrighiamoci solo a trovare questo Arconte e… e starò meglio… sì meglio…- rispose il bardo mentre proseguiva lungo la via fiancheggiato da Lorenzo, pronto anche al minimo cedimento di lui.
Quelle vie oscure che  si inoltravano in quel surreale mondo di forme e colori proseguivano fino al centro della cittadina e fu proprio lì che i ragazzi trovarono una struttura dall'aspetto orribile che differiva da tutti gli altri per un dettaglio incredibile: un'immensa vetrata, di forma circolare, color rosso sangue, occupava il centro di quella che doveva essere la facciata principale dell'edificio; i motivi intrecciati in esso appartenevano ancora a una geometria che nulla aveva di euclideo a tal punto che, solamente osservandoli, Alessandro ebbe dei conati di vomito.
Entrati all'interno dell'edificio i tre da subito notarono una cosa che accrebbe l'orrore in loro: dall'esterno l'edificio pareva avere tre lati ma all'interno, invece, la stanza era formata da quattro mura molto più larghe e alte di quelle esterne; al centro di questa stanza si trovava una grande scacchiera 8X8 in cui solo un angolo era occupato da una statua raffigurante una creatura assurda, mai vista, una specie di anfibio con un corpo simile a un pentagono e tentacoli orrendi sparsi per tutto il corpo, forse tre occhi allineati verticalmente indicavano la testa di quell'assurdità; lungo tutto il perimetro della stanza c'erano altre statue, identiche a quella. I ragazzi guardandosi continuamente intorno si portarono al centro della scacchiera che sembrava anche essere il centro dell'edificio e si accorsero che due caselle (una esattamente a 3 caselle verticali e 2 orizzontali di distanza dall'angolo occupato dalla statua mentre l'altra a 2 verticali e 3 orizzontali dalla stessa) presentavano un simbolo verdognolo che ricordava una stella a cinque punte con un occhi al suo interno… ma la cosa più assurda di questo simbolo era il fatto che sembrava vivo, sembrava muoversi, respirare.
-Tutto questo sta diventando troppo per me, io vi avviso…- iniziò a dire Alessandro guardandosi intorno e osservando quei simboli sulle caselle -Che cosa dovremmo fare qui?-
-Forse dovremmo soltanto mettere le altre statue dove ci sono i simboli?- ipotizzò Lorenzo osservando attentamente la scacchiera -Solo che… Quante sono le statue intorno a noi?-
-Dici escludendo quella già sulla scacchiera?- domandò Luna, alla domanda della quale seguì la risposta affermativa del monaco al che, dopo una decina di secondi, risponde -dovrebbero essere 63 se non ho contato male-
-A capire che dobbiamo riempire tutte le caselle ci arrivo anche io- sospirò Alessandro portandosi ad osservare una delle statue lontane dalla scacchiera -Ma dovrà esserci un ordine preciso e soprattutto il problema sarà spostarle… sembrano pesanti…- disse toccando quella che aveva più vicina ma, in quello stesso momento, la statua si sollevò in aria di circa 2 metri e mezzo -Cazzo è sta cosa!?- esclamò poi il barbaro notando che sulla sua mano con la quale aveva toccato la statua era comparso lo stesso simbolo presente sulla scacchiera.
Luna era abbastanza scossa dalla scena ma, non appena ebbe recuperato la calma, intese quel che c'era da fare -Ale prova a toccare con quella mano una delle due caselle con simbolo sopra-
-Giuro che se mi succede qualcosa ti elimino!- esclamò Alessandro palesemente dubbioso di quel che stava accadendo ma, nel momento stesso in cui toccò una delle due caselle, il simbolo scomparve dalla mano e la statua fluttuando si portò sopra alla casella per poi poggiarsi su di essa. In quello stesso istante il simbolo presente sull'altra scacchiera scomparve e ne comparirono altri 5 sempre alla stessa distanza dalla casella in cui si trovava la statua appena collocata (3 o 2 caselle in verticale e 2 o 3 caselle in orizzontale).
Niccolò che aveva osservato, senza dire una parola, tutto quello che accadeva si sedette un attimo a terra e tirando la veste di Lorenzo gli disse guardandolo -Salto… Salto del… Cavallo-
Lorenzo prima confuso da quel comportamento di lui si illumina comprendendo quello che vuole dirgli l'amico -Ragazzi ascoltate- disse rivolgendosi ai due amici e, dopo che questi lo guardarono, riprese dicendo -Sappiamo come risolvere quest'enigma!-

Le basse temperature diffuse per tutti i piani avevano influito non solo sul panorama ,che ora si mostrava come un bianco costante intervallato raramente da qualche altro colore, ma anche sulla vita cittadina: nella Città d'Inizio pochi erano i giocatori che decidevano di abbandonare il calmo tepore delle proprie stanze per affrontare il famelico gelo che aveva investito la città ricoprendo le strade con ghiaccio e neve. Tuttavia Orias e Salazar avevano un compito da svolgere e un po' di freddo non li avrebbe di certo dissuasi. Insieme i due ragazzi raggiunsero la clinica e attesero all'esterno il sopraggiungere di Symon: i tre si erano dati appuntamento per le 13:30 circa al fine di recarsi alla locanda di Mecho per sapere se il locandiere aveva ottenuto qualche informazione riguardo un certo Andrej, l'ultimo dei cinque.
-Quindi se non ho capito male Andrej dovrebbe essere un fabbro- disse Salazar guardando il profilo di Orias.
-Sì; all'inizio del gioco, quando io, Noah, River, Phones e Andrej abbiamo raggiunto la Grande Biblioteca non ci conoscevamo tra noi, ci siamo semplicemente ritrovati lì e mentre ognuno di noi cercava di ottenente informazioni riguardo i suoi interessi abbiamo anche socializzato. Ricordo che Noah era rimasto molto sulle sue indaffarato com'era a trascrivere su una lunga pergamena i luoghi in cui erano celati gli oggetti più rari e costosi mentre Phones, impacciato come un elefante, cercava di farsi notare e di far colpo su River già da allora. Io e Andrej invece cercavamo di ottenente informazioni su come ottimizzarci in quanto giocatori: abbiamo fatto indagini sulle statistiche utili, sulle potenzialità degli equipaggiamenti e delle armi; lui è stato preso molto da quest'ultimo aspetto, come ottimizzare le armi, e ha capito che gli sarebbe piaciuto offrire ai vari giocatori il massimo dell'efficienza… All'epoca mi parvero parole futili e terribilmente insensate, io preferivo pensare a me stesso perciò, quando me ne andai, non cercai nemmeno di ottenere i contatti degli altri, non mi interessavano, e così ha fatto anche Noah ossessionato dal pensiero che qualcuno potesse sottrargli uno dei tesori da lui individuati- spiegò Orias concludendo il discorso con una sonora risata che Salazar non riuscì a comprendere se rivolta all'atteggiamento di Noah o alla vecchia natura dei due ragazzi che ora facevano parte della seconda linea.
Qualche secondo dopo la conclusione del discorso del paladino le porte della clinica si spalancarono e, seduto al di sopra del fluttuante Izanog, apparve Symon -Salve ragazzi- salutò vedendo i due.
-Possibile che tu debba sfruttare in questo modo quella povera tartaruga?- domandò Salazar osservando nel mentre Izanog che sembrava essersi fatta ancora più grande rispetto all'ultima volta che l'aveva vista e, addirittura, più vecchia al punto che al mago parve di vedere una bianca canuta pendere dal mento della testuggine.
-Ormai credo abbia raggiunto la sua forma finale quindi credo che possa sopportare il mio esile peso- sorrise il chierico stringendosi nel pastrano.
-Se abbiamo finito con i discorsi da WWF direi che possiamo andare- sbuffò Orias iniziando ad incamminarsi per conto suo.
Come accennato in precedenza le strade della Città d'Inizio erano ricoperte qua e là da spesse lastre di ghiaccio che rendevano particolarmente difficoltoso il cammino soprattutto per i giocatori che, come Orias, indossavano un'armatura pesante con gambali in metallo, problema che non tangeva minimamente Riccardo e la sua tartaruga fluttuante. Ci vollero una decina di minuti e qualche culata a terra di Orias prima di arrivare alla locanda di Mecho. Quando i tre aprirono la porta d'ingresso un gradevole tepore rilassò i loro muscoli, il vociare allegro e disinteressato dei giocatori riuniti lì a mangiare riempì le loro orecchie mentre gli aromi dei vari piatti dilaniarono il loro stomaco invitandoli a prendere posto a sedere. Tuttavia, nella strada che separava la porta dal tavolo al quale si sedettero, ebbero la strana sensazione di attirarsi addosso gli sguardi tutt'altro che lusinghieri di alcuni di quei giocatori lì presenti; non diedero molta importanza a ciò ma, una volta che si furono seduti, ordinarono facendo finta di niente nonostante notarono che a quel continuo saettare di sguardi nella loro direzione seguì un vociare meno intenso, meno allegro ma più nascosto ed occulto.
-Ci credo… Vedono uno entrare a cavallo di una tartaruga due domande se le fanno…- disse Orias non credendo alle sue stesse parole ma cercando con esse di far intendere agli altri due al tavolo che qualcosa non andava in quegli sguardi.
-Ha parlato il paladino bianco con una spada nera come la notte…- si sforzò a sorridere Salazar comprendendo la realtà celata dietro alle parole del compagno.
Fortunatamente nel giro di qualche minuto Mecho si presentò al loro tavolo con un vassoio sul quale era poggiato un fiasco di vino e tre piatti contenenti due cosce di pollo l'uno e qualche patata a cubetti; il locandiere poggiò i piatti sul tavolo e iniziò a versare il vino nei calici dei tre ragazzi.
-Immagino siate qui per le informazioni riguardo Andrej- disse lui a bassa voce approfittando del gesto per non farsi notare dagli altri avventori della locanda.
-Sì ma adesso ci piacerebbe anche sapere perché tutti ci puntano addosso gli occhi come avessimo i segni della peste in volto- aggiunse Riccardo bisbigliando.
-Mmm…- Mecho distratto un attimo da quella richiesta rischiò di colmare oltre l'orlo il bicchiere di Salazar ma riuscì a fermarsi per tempo quindi rispose -Ascoltatemi bene al di sotto del piatto di Orias c'è la chiave del retro, una volta che avete finito di mangiare uscite e rientrate da lì senza farvi vedere, riusciremo a parlare senza orecchie e occhi indiscreti addosso- si limitò a fornire queste semplici istruzioni senza aggiungere altro se non un -A voi e buon appetito- mentre si allontanava. 
Quasi preoccupati per quel comportamento così inusuale nel locandiere i tre cercarono di nascondere i loro interrogativi nel cibo ma quel sommesso vociare degli altri, quegli sguardi penetranti come punte di freccia, non gli lasciavano godere del conforto offertogli dal pasto.
Orias ad un tratto, particolarmente seccato dalla situazione, tirò un pugno sul tavolo facendo vacillare i bicchieri e tremare i piatti esclamando al tempo stesso -BASTA!- L'intera locanda si voltò verso di lui, al che lui si alzò, fece cadere cinque monete d'argento sul tavolo e, rivolgendosi ai due compagni che lo guardavano sorpresi, disse -Vi aspetto di fuori- si incamminò verso la porta e dopo averla aperta se la fece sbattere con forza alle spalle.
Riccardo e Salazar allora si scambiarono un rapido sguardo, si alzarono e dopo essersi scusati con tutti i presenti uscirono in fretta dalla locanda.
-Si può sapere che cazzo ti è preso?- domandò il chierico mentre si rimettava a sedere sul guscio di Izanog.
-Non ne potevo più della situazione- rispose pacatamente Orias -Per cui sono uscito, ora muoviamoci ad entrare nel retro-
-Oh cazzo la chiave!- esclamò nuovamente Riccardo con lo stesso tono -Nessuno di noi l'ha presa-
-Malfidente- sospirò il paladino -Secondo te avrei tirato il pugno sul tavolo solo per fare scena? Ne ho approfittato per prendere la chiave senza che nessuno potesse notare nulla- sorrise poi estraendo dalla tasca una piccola chiave in peltro.
-Conviene muoverci allora… Anche se pagherei per sentire quello che adesso si stanno raccontando dentro- concluse Salazar avviandosi verso il retro della locanda.

Quando Lorenzo e gli altri ebbero collocato sulla scacchiera le 63 statue seguendo regole mai lette ma solamente intuite, un tremore agitò l'edificio e le varie caselle della scacchiera iniziarono ad affondare nel suolo creando una scalinata a spirale che conduceva verso profondità dalle quali si levava un vento freddo e lugubre. I quattro ragazzi iniziarono a scendere lentamente le scale per dare a Niccolò la possibilità di avanzare senza troppi intoppi vista la sua condizione per nulla invidiabile. Al termine di quella scalinata a gradino i ragazzi giunsero davanti a un grande arco di pietra sul quale erano rappresentati simboli orribili e assurdi che smuovevano in chi li osservava un insensato moto di disgusto e terrore; quasi attratti da essi i quattro si trovarono ad indugiare sulla soglia ma poi, ricordandosi che quell'esplorazione era limitata dal tempo, decisero di proseguire, tuttavia, nell'attimo stesso in cui varcarono la soglia, la loro barra della follia si riempì immediatamente oltre la metà: tutti accusarono una fitta alle tempie e Niccolò cadde a terra facendo scivolare via il bastone.
-Nico!- si allarmò Alessandro cercando di soccorrerlo e aiutandolo a rimettersi in piedi -Ce la fai?-
-S…S…- iniziò a biascicare lui guardandosi intorno, aveva gli occhi persi, vacui, come due stelle private di luce che iniziano a cadere nel vuoto di un cielo rubato -Ci sono…- riuscì solo a dire mentre si reggeva al braccio dell'amico. 
-Tieni- disse Lorenzo porgendogli il bastone che aveva recuperato e porgendogli nuovamente il braccio affinché si poggiasse sia all'uno che all'altro.
Luna osservava i tre ragazzi confusa e intimorita al tempo stesso, era preoccupata per Niccolò e al tempo stesso temeva quello che avrebbero trovato proseguendo in quella che dava l'idea d'essere una caverna scavata nella pietra da qualcuno o da qualcosa di non meglio precisato. La caverna sembrava procedere ancora una volta verso il basso, verso profondità remote dalle quali si levava un vento spettrale simile ad un rasoio affilato, il buio era smorzato qua e là da aloni misteriosi di color blu che aleggiavano per i tunnel sotterranei e che si facevano sempre più radi man mano che si sprofondava verso l'ignoto. Gli unici rumori in quei luoghi erano quelli dei passi, incerti e cauti, intervallati ogni tanto dal bastone di Niccolò che toccava il suolo. Un altro dettaglio turbò gli animi: lo status di follia, dopo aver subito quell'improvvisa impennata, sembrava ora aumentare di un punto ogni 3 minuti, il che non solo accorciava il tempo a loro disposizione ma costrinse anche il bardo a prendere una parte di Siero della Temperanza.
Dopo una decina di minuti di cammino i quattro varcarono una nuova sogli e si ritrovarono davanti ad uno spettacolo incredibile: un'immensa città sorgeva in una caverna mastodontica che presentava al suo centro un profondo burrone. Gli edifici erano ancora più contorti e afisici di quelli visti in precedenza, ma era il burrone a creare ancora più paura in loro poiché da esso proveniva un suono viscido e nauseabondo, di un qualcosa che strisciava, o nuotava, o scavava, al di sotto di quell'oscurità che gli occhi non potevano vincere. Esplorarono gli edifici accessibili notando che anche in questi non era raro che l'aspetto esterno fosse completamente diverso rispetto all'interno; trovarono qualche oggetto che poteva essere utile ma soprattutto trovarono diversi set identici chiamati "Set dei Discepoli", set che constavano di tuniche a cappucci di color blu scuro sui quali si intrecciavano simboli violacei, antichi e misteriosi. Oltre a queste cose non trovarono altro. La domanda che ora vagava per le loro menti era una: come procedere? Doveva esserci un modo per scendere ancora più in profondità ma come fare? Lorenzo, Alessandro e Luna uscirono dall'ultimo edificio che potevano esplorare e raggiunsero in fretta Niccolò il quale, nuovamente ridotto ad uno straccio dalla follia in continua crescita, aveva deciso di aspettarli vicino al burrone al centro della città; quando i tre giunsero da lui lo trovarono seduto su una roccia che fumava la pipa e scarabocchiava qualcosa su un foglio.
-Non abbiamo trovato nulla…- disse Luna rivolgendosi al bardo -Deve esserci un'altra via per scendere…-
Niccolò allora alzò il bastone ed indicò il burrone. Lorenzo lo guardò perplesso -Non starai mica dicendo di saltare giù?-
-La follia deve aver raggiunto nuovamente un valore alto… Dategli un Siero- iniziò a dire Alessandro preoccupato per lo stato del bardo ma dopo tutti notarono che il ragazzo era passato ad indicare un nuovo punto, sul bordo del burrone dove si trovava una specie di pedana che si affacciava sull'abisso. Ma presto i ragazzi si accorsero che c'era più di una pedana lungo il perimetro del precipizio e allora Niccolò porse agli amici il foglio su chi stava scarabocchiando: su esso era disegnato un cerchio (probabilmente il burrone) ed erano indicati con delle frecce 11 punti accompagnati da dei simboli strani, sulle pedane infatti erano incisi quegli stessi simboli che il bardo si era premurato di segnare.
-Dobbiamo saltare da una delle pedane- asserì Lorenzo convinto.
-Ma voi siete scemi!- sbottò Alessandro -Già ho paura dell'altezza e voi mi volete anche far fare un tuffo verso il nulla?! Voi siete scemi!-
-Dobbiamo solo capire da che punto lanciarci- commentò Luna non curandosi delle paure del barbaro che continuava a lamentarsi ora tra sé e sé ora con Niccolò che non lo ascoltava.
Passò qualche altro minuto e ora anche Lorenzo, Alessandro e Luna dovettero bere parte del Siero della Temperanza e, in quello stesso momento, a Luna parve di vedere qualcosa -Ma certo!- esclamò -Guardate! Questo simbolo e questo sono formati dalle stesse linee solo che sono disposte in modo diverso… Anche questo e questo sono formati entrambi da due linee curvilinee, una semicirconferenza e 4 segmenti!-
-Secondo questo ragionamento si escludono anche queste due… e anche queste!- iniziò a ragionare Lorenzo indicando le varie coppie -Quindi alla fine…-
-Rimane fuori solo questa pedana!- disse Luna additando l'unico simbolo escluso da quel gioco di coppie.
-Dobbiamo saltare da lì!- conclusero i due all'unisono mentre Alessandro iniziò ad imprecare in tono sommesso.

-Ora ci puoi dire che cazzo sta succedendo di là?- domandò Riccardo rivolgendosi a Mecho mentre prendeva un profondo sorso dal bicchiere che gli aveva appena offerto.
-Senti Sebas puoi occuparti tu per il momento dei tavoli e degli ordini? Io dovrei parlare con questi giocatori- disse il locandiere rivolgendosi ad un ragazzo che lo aiutava in locanda. 
-Certo Mecho, non preoccuparti- rispose lui molto cortesemente prima di uscire dalla cucina con un vassoio ricolmo di carne e frutta.
-Ascoltate volete iniziare parlando di Andrej o di quello che sta succedendo qui?- domandò Mecho mettendosi a sedere con loro al tavolo che utilizzavano per le varie preparazioni e servendosi un bicchiere di vino.
-Solitamente si parte dalla notizia brutta- rispose Salazar.
-Beh a dire il vero non ce ne sono di buone quindi fate voi- rispose serio il locandiere.
-Iniziamo da Andrej- tagliò corto Orias talmente teso che manco si era accorto del bicchiere di vino colmo davanti a sé.
-Sarò diretto- annunciò Mecho prendendo un profondo respiro -Andrej lavora per e con Zarathustra-
I tre al tavolo sgranarono gli occhi e sentirono il cuore mancare un battito.
-Che cazzo dici?- sbottò Riccardo.
-È così… Ho sentito che è lui che fornisce le armi alla gilda delle Guardie Notturne e non solo… Ho saputo anche che è uno dei primari oppositori della seconda linea-
-Stai scherzando- provò a dire Orias nonostante sapesse che il locandiere non stava assolutamente mentendo.
-Sono serio… Andrej, da quello che ho capito, è uno di quei giocatori che non vuole tornare nel nostro mondo…-
-Cose da pazzi…- commentò Salazar.
-A dire il vero queste opinioni ormai sembrano andare per la maggiore…- disse con tono cupo il locandiere mentre i tre lo guardavano preoccupati per ciò che sarebbe seguito a quella dichiarazione -Vedete la seconda linea per quanto stia facendo quello che noi reputiamo il bene è vista con cattivo occhio da molti, come voi avete potuto sperimentare poco fa di là… Molti non vedono questo mondo come una trappola ma ormai lo riconoscono come la loro vera casa, la nuova possibilità concessagli da un dio misericordioso. Alcuni addirittura vedono questo mondo come un sogno divenuto realtà: molti avevano sognato un mondo simile ai loro anime, ai loro libri o ai loro giochi preferiti e ora finalmente ci vivono quindi sono felici di essere imprigionati qui-
Orias tirò un cazzotto sul tavolo ancora più forte di quello tirato in precedenza -CHE CAZZO HANNO NELLA TESTA?! CERTO POSSO CAPIRE SE FOSSERO NATI E CRESCIUTI NEL MONDO DELLA LORO FANTASIA MA QUA DENTRO CI SONO STATI TRASCINATI! SONO STATI PRIVATI DEL LORO MONDO E CONDOTTI IN QUESTA GABBIA LASCIANDOSI DIETRO LE LORO REALTÀ! NON È POSSIBILE CHE STIANO RAGIONANDO COSÌ ALLA CAZZO!-
-Purtroppo Orias è così… Senza volerlo, per i più, ora i cattivi siamo noi- commentò Mecho con un sorriso mesto in volto.

Riuscirono a convincere Alessandro a quel salto ma sarebbe stato meglio se così non fosse stato. Nell'attimo stesso in cui i quattro timorosi balzarono nel nulla separandosi da quella pedana la loro barra della follia si riempì del tutto e nessuno ebbe più consapevolezza del tempo, del sopra e del sotto, di quella caduta che all'improvviso si era spinta verso altri mondi, verso realtà remoti che nessuno ebbe mai modo di vedere o di sognare. Erano come sospesi in un groviglio di immagini e rumori, di sagome indefinibili, ombre e simulacri di persone lontane ormai, di apparenze vacue. Cosa accadeva intorno a loro era indefinibile e incomprensibile, come guardare l'esterno da una giostra che gira troppo veloce, come guardare verso uno spazio svuotato dalle sue stelle e dai suoi pianeti. Credevano di muovere i loro corpi alla ricerca dei Sieri ma invece muovevano le teste per voltarsi a guardare un tramonto che si tingeva ti tinte fosche e sanguigne. Qualcuno di loro ebbe l'impressione di vedere una città dorata perduta tra i monti e la sua popolazione sempre felice e allegra, sempre disposta ad aiutare gli altri e ad accogliere i viandanti, ma videro anche un cratere nel quale venivano gettati uomini lì condotti da creature che presentavano sul volto orribili tentacoli. Immagini poi terribili e schifose di uomini che lentamente mutavano il loro aspetto, di piccoli girini che sbranavano i cervelli e li rimpiazzavano. Una cacofonia di suoni iniziò poi a dilaniare le loro orecchie finché l'impressione di qualcosa che li avvolgesse, come delle ombra che lente prendevano vita e cercavano di chiuderli nel loro bozzolo viscido e putrido…
Passò qualche ora e poi i tre si svegliarono ancora intontiti e quasi dimentichi di ciò che avevano visto nella loro follia.

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Capitolo 60
*** Tempo ***


Il ticchettio dell'orologio a pendola distruggeva il silenzio della biblioteca-mausoleo, riempiva l'aria con la sua cadenza esasperante impedendo a chi occupava quello spazio di sfuggire al pensiero del tempo.
-Se il tempo non esistesse non esisterebbe la preoccupazione- aveva detto Teresa a un tratto soffermandosi con l'indice sul dorso di un libro.
-Cosa vuoi dire?- chiese Roberto che continuava a fissare quell'orribile sfera di vetro colma di acque profonde e surreali.
-Che se non avessimo la consapevolezza del tempo che passa gli eventi arriverebbero sempre nel momento giusto, le partenze, i ritorni, gli approdi… Non esistendo il tempo o più semplicemente non riuscendo a comprenderlo tutto sarebbe un istante un coincidere di eventi; se mai dovessimo sentire la mancanza di qualcuno o di qualcosa nello stesso istante questo qualcuno tornerebbe tra le nostre braccia…- sorrise mestamente la ragazza. Era passato ormai più di un giorno da che Niccolò, Lorenzo, Alessandro e Luna si erano gettati in quel maledetto mondo che li aveva sottratti per troppo tempo… Ancora il tempo. 
L'orologio ticchettava.
-Che filosofeggiare impattante- disse Kubasa mentre insieme a Camilla  poggiava sul tavolo una teiera fumante, qualche tazza e un piatto di biscotti.
-Beh… Filosofeggiare mi aiuta a distrarmi- sorrise Teresa anche se Camilla riuscì a cogliere dietro a quel sorriso tutta la preoccupazione di lei.
-Anche un buon tea può essere d'aiuto- disse allora la maga porgendo alla ragazza una tazza di tea appena versato.
-È verissimo, è un ottimo ricostituente per la mente- aggiunse Riccardo che fino ad allora era stato zitto vinto dal tempo e dalla preoccupazione.
L'orologio ticchettava segno che le ore continuavano a passare e quell'atmosfera di continua attesa non dava tregua ai ragazzi, c'erano tante altre cose di cui avrebbero potuto discutere: ormai l'analisi del boss del 51esimo piano era terminata, la Golademone non aveva offerto alla seconda linea nessun tesoro o PNG degno di nota, quindi anche quello era stato un buco nell'acqua, e poi c'era la questione relativa agli sguardi che Riccardo, insieme a Salazar e Orias, si era sentito addosso; ma la preoccupazione mette in ginocchio la mente di un uomo rendendogli quasi impossibile qualsiasi altro pensiero. 
L'orologio ticchettava.
L'orologio ticchettava.
-BASTA!- urlò Roberto battendo i pugni sul tavolo, facendo sussultare tutte le tazzine che vi erano poggiate -Io entro!-
-No!- lo bloccò subito Camilla.
-Dimmi perché non dovrei entrare!-
-Ci hanno chiesto di non preoccuparci-
-Come si può ben vedere non ce la stiamo facendo-
-Rob, per fa vore-
-Camilla ho già perso un amico, smarrito chissà dove… Non voglio perdere anche loro-
-Non li perderemo, li hai lì davanti-
-Per questo voglio entrare, loro so dove andarli a riprendere… Lasciami entrare…-
-Per favore Roberto non fare così, ci hanno chiesto di rimanere qui e di proseguire con le altre missioni… Se la caveranno-
-Camilla ha ragione- si intromise Teresa sorridente -Ho la certezza che tutto andrà per il meglio Roberto, non temere; e se tra mezz'ora non saranno ancora usciti da quella sfera andremo insieme a cercarli- 
La maga abbandonò un sospiro e guardò l'orologio che continuava a ticchettare -Va bene, gli diamo ancora mezz'ora e poi entriamo a cercarli-

La locanda di Mecho era affollata come al solito, i clienti si erano quasi affezionati a quel luogo, a quei tavoli scricchiolanti e al fuoco che scoppiettava nel camino rinfrancando gli spiriti vinti dal freddo invernale, si erano affezionati al profumo delle leccornie che venivano servite e agli aromi pungenti dei liquori che riempivano bicchieri e boccali; insomma i clienti continuavano ad andare da Mecho perché lì si poteva respirare un'aria di familiarità e di casa. D'altro canto il locandiere era stato in gamba a dissimulare ogni sua adesione nei confronti della seconda linea in modo da mantenere un gran numero di clienti e evitando problemi di sorta con questi; era questo il suo modo di raccogliere informazioni dai giocatori, li ascoltava parlare al bancone, ascoltava i loro problemi e sentiva i racconti di speranze o incubi ricorrenti; eppure sentiva che quel mondo si era fatto sempre più reale, che nessuno parlava mai del vero mondo; ogni problema si limitava a quel mondo, al salire di livello, al trovare un oggetto raro o all'ottenere più monete… Mecho pensava a quello ogni giorno, ogni volta che un avventore varcava la porta trascinando dietro a se uno sbuffo d'aria gelida… Ma quel giorno l'entrata in scena di un avventuriero non gli fece scattare quella domanda bensì dipinse sul suo volto un'espressione stupita. Avvolto in una cappa rossa come il fuoco, ornata da ricami dorati era stato accolto dall'applauso della locanda; un sorriso beffardo come di chi crede di saperla lunga e l'espressione da condottiero brillava nei suoi occhi; eccolo lì Godric, uno dei capi della Gilda delle Guardie Notturne. Avanzò nella locanda mentre diversi avventurieri si muovevano per stringergli la mano, per offrirgli da bere o addirittura per chiedergli aiuto ma lui scostò tutti sorridendo e dirigendosi verso un tavolo distante al quale era seduto un giocatore avvolto da un mantello verde con il volto coperto da un cappuccio del medesimo colore.
-Mi chiedevo quando mi avresti offerto un pasto- disse Godric sedendosi al tavolo prima di accorgersi che sul tavolo c'era solo una scacchiera e delle pedine per giocare ad Othello -Ancora questo gioco? Uff… Certo che sei noioso-
-Beh è da un po' che non giochiamo no?-
-Va bene ma almeno fammi ordinare qualcosa da bere- e con un gesto della mano Godric fece cenno a Mecho di portargli un boccale di birra -Allora come state voi disperati della seconda linea-
-Sempre meglio disperati che ottusi come voi altri-
-Ottusi… Noi siamo l'esatto contrario; ci è stata data l'occasione di vivere una nuova vita e l'abbiamo colta al balzo, abbiamo avuto la mente aperta e pronta ad accettare il cambiamento; siete voi che volete tornare indietro, voi non siete in grado di aprire la mente alle nuove possibilità, voi siete gli ottusi- concluse subito prima che Mecho poggiasse la birra accanto a lui. Intanto i vari giocatori presenti nella locanda cercavano di ascoltare le parole dei due, cercavano di capire con chi stessa parlando uno dei loro eroi ma c'era qualcosa di strano, le voci parevano distorte e le immagini sfocate.
-Hai usato un incantesimo per non far ascoltare agli altri i nostri discorsi? Hai paura che ti dia scacco matto davanti a tutti loro?-
-Al contrario, oggi sono qui per mostrare a te la realtà, non a loro-
-Ancora con questa sciocca storia che la vera vita è al di là di questo mondo? Non siete stufi di predicare sempre con un'unica preghiera?-
-Noi predichiamo con la verità, solo uno sciocco cercherebbe di cambiarla… La verità è qualcosa di giusto, qualcosa che non ha bisogno di essere rabbonito o venduto con belle parole, la verità bisogna semplicemente accettarla-
-E la nostra verità per te è la fuori vero? Al di là di questo mondo-
-La nostra verità sta nella nostra realtà, non in questo mondo virtuale-
-Eppure ora ci troviamo qui, questa è diventata la nostra realtà, la nostra verità-
-Il virtuale è virtuale, il reale è reale-
-Ma tu ora sei qui! Ora tu ti giochi la tua vita in questo mondo! In questo virtuale! I tuoi occhi ora vedono questo mondo! Le tue mani lo toccano, le tue orecchie lo sentono! La tua anima ora è qui dentro!-
-È qui che sbagli… Questo non è il mio corpo bensì un insieme di dati organizzati perfettamente affinché rispecchino ciò che è la mia realtà… Questa è solo una banalissima copia…-
-… Parli a vanvera…-
-Sai anche tu che è così-
Godric tacque mentre la figura frugava al di sotto del mantello alla ricerca di qualcosa -Ti ho portato un regalo-
-Che genere di regalo?-
Il giocatore incappucciato porse al mago un libro rilegato -È una copia di Harry Potter e il calice di fuoco, il tuo preferito… Ti ricordi quando nostra madre ce lo leggeva da bambini? Ti ricordi di nostra mamma?-
-Taci Salazar!- urlò Godric alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso l'uscita della locanda lasciando lì dov'era il libro.
-Ti ricordi di me… Fratellino…- sussurrò Salazar osservando il fratello andarsene dalla locanda lasciandosi dietro di sé se stesso.

Questa volta gli occhi erano aperti ma intorno era ancora tutto nero, tutto avvolto da un'inverosimile oscurità. Questa volta il corpo stava sprofondando ma di un fondo o di un appoggio non c'era traccia. Luna intravide altre tre sagome, poco lontane da lei e provò a muoversi verso di loro e senza nemmeno accorgersene iniziò a nuotare verso di esse: si trattava Lorenzo, Alessandro e Niccolò, ancora addormentati; la ragazza emise un urlò che risultò ovattato ma comunque bastò a destarli dal sonno. I tre da subito si guardarono intorno perplessi e intimoriti.
-Dove diavolo siamo?- domandò Alessandro.
-Non ne ho idea… Ricordo solo che ci siamo lanciati nella voragine…- rispose Lorenzo guardandosi intorno.
-Sembra di essere in acqua o immersi in un qualche liquido no?- osservò Niccolò provando a nuotare in quell'assurdità.
-È lo stesso pensiero che ho avuto io- disse allora Luna. Le barre della follia si erano azzerate, i loro punti ferita erano al massimo, non avevano riportato un livido; era tutto perfetto.
Ma poi, improvvisamente, una voce risuonò quasi direttamente nelle loro menti -Benvenuti nella mia prigione avventurieri-
-Cazzo!- esclamò il monaco portandosi una mano al cuore -Ho preso un infarto! Chi cazzo ha parlato?!-
Una sagoma più oscura della stessa oscurità apparve enorme in lontananza e si avvicinò ai quattro.
-Credo sia stato lui a parlare…- disse Alessandro deglutendo per la paura dell'ignoto che aveva difronte.
Una specie di pesce incredibilmente grande apparve davanti a loro; le sue scaglie erano di color verdastro e le tre pinne di color arancione, sei brillanti occhi rossi osservavano avanti e una bocca trinagolare, circondata da spessi tentacoli, terrorizzava i quattro giocatori. Il termine pesce non potrà mai rendere l'orrore di quell'essere.
-Un Aboleth!- esclamò Niccolò quando riconobbe la creatura tanto che la sua paura cedette il passo allo stupore.
-Cosa scusa?- domandò Luna.
-È vero! È un Aboleth!- Lorenzo e Alessandro si aggiunsero contemporaneamente all'epifania.
-Nessuno ha intenzione di spiegarmi che cosa sia un Aboleth?!- riprese la ladra infuriata.
Assurdo il modo in cui alle volte viene vinta la paura.
-Massì un Aboleth è una creatura presente nei manuali di D&D ispirata ai libri di Lovecraft- spiegò il monaco osservando con interesse la creatura. Tuttavia l'interesse si limitò all'aspetto dell'Arconte dal momento che i dialoghi da lui forniti erano praticamente uguali a quelli che avevano già sentito; l'unica novità era il nome dell'Arconte ossia Alethob.
-Che gran fantasia… Un anagramma…- sospirò Niccolò quasi fosse deluso.
-Dovremmo fargli qualche domanda forse?- propose Lorenzo scorrendo l'elenco delle domande che era possibile fare alla creatura.
-Non saprei… Guarda se c'è qualcosa relativo ai sigillatori- propose Alessandro.
-Mmm… Sì, ecco qui- e dopo aver posto la domanda l'Arconte rispose -I sigillatori che ci hanno rinchiuso in queste catene che bonariamente hanno definito mondi ora si celano anche agli uomini, eppure, una volta giunti ai piedi del monte che ospita la vittà dorata essi si riveleranno e la loro sconfitta coinciderà con la nostra liberazione…-
-Monte ai piedi della città dorata… Strano no?- osservò Luna.
-Già… tuttavia sappiamo che potremo sconfiggerli- disse Niccolò prima di rivolgersi a guardare l'Arconte e aggiunse con tono sconsolato -Sono curioso di sapere cosa accadrà a loro una volta sconfitti-
-Lo siamo tutti ma non credete che sia ora di uscire da questo posto? Chissà gli altri come saranno preoccupati- affermò Alessandro con una certa sicurezza.
-Massì dai, vuoi che si siano preoccupati?- commentò Lorenzo ignaro ci ciò che li aspettava.

Il ritorno fu seguito da un amalgamarsi di rimproveri e abbracci sollevati ai quali seguirono poi la pace del ritorno, la quiete di una pace riconquistata. Chissà se l'orologio stava ancora ticchettando. Ecco, forse a quella conclusione era arrivata Teresa col suo filosofeggiare vedendo tornare Niccolò da quell'assenza interminabile; infondo chi faceva caso al tempo quando le cose andavano bene? Il tempo è un concetto troppo strano per essere compreso a pieno da noi uomini soprattutto per il suo essere senza mai essere. Innumerevoli filosofi avevano provato a dire la loro sul tempo senza mai arrivare al punto: per alcuni esisteva solo il futuro perché il passato era passato e non esisteva più e il presente diviene passato nell'attimo stesso in cui passa; ma il passato esiste in quanto passato… Allora il tempo è l'unione di queste tre assurde componenti? Eppure Teresa credeva di aver capito una cosa: il tempo esiste poiché altro esiste. 
-L'essere è e non può in alcun modo non essere… Quindi per te se c'è l'essere c'è il tempo?- domandò Niccolò mentre si infilava sotto le coperte.
-Beh penso di sì… Insomma basta che esista una minima cosa perché il tempo esista; non dipende dall'essere descritto con numeri, orologi o clessidre; lui dipende solo dal fatto che esistono le cose, è simile a un essere primordiale che nasce nell'istante stesso in cui esiste qualcosa- provò a spiegarsi Teresa sciogliendosi i capelli prima di mettersi sotto le coperte e lasciarsi abbracciare da Niccolò.
-Ma secondo te le altre coppie parlano di queste cose come facciamo noi?- chiese il ragazzo incuriosito dal non riuscire a figurarsi altre possibilità.
-Ahahah me lo auguro per loro… Insomma io amo poter parlare delle mie idee con te, condividere con te il mio mondo…- rispose la ragazza prima di baciarlo teneramente.
-Lo stesso vale per me- rispose lui carezzandole prima i capelli e poi il viso -Solo Dio sa quante poesie sconclusionate ti sei dovuta sorbire pronunciate dalla mia voce insicura-
-Le ho amate dalla prima all'ultima… Erano sempre dei pezzi di te che mi offrivi; dimmi: come non avrei potuto amarle?-
-Non puoi negare che alcune però erano veramente imbarazzanti-
-Vero-
-Ehi! Adesso non ti sembra di essere troppo schietta-
-Lo sai che io lo sono sempre!- disse Teresa sorridendo e facendo la linguaccia a Niccolò.
-Ah sì?!- domandò lui prima di prendere la ragazza e stringerla a sé, prima di iniziare quel gioco di rincorse e di coperte che danzavano a tempo con i loro corpi; quel gioco in cui l'amore traspariva da ogni atto, da ogni carezza, da ogni tenera carezza. Quello era uno dei tanti modi con cui dimostravano di amarsi, di amare l'universo che si celava di là dal solo corpo. In quell'amarsi dimostravano come parte del loro mondo era nell'altro. Eppure, anche mentre loro dormivano dopo quell'amarsi, il tempo scorreva, senza che nessuno lo guardasse; il tempo mandava avanti i giorni, i piani esplorati, i boss sconfitti; il tempo mandava avanti quel mondo, quel mondo che era l'unica possibilità per loro di stare insieme. Quel mondo scorreva come il tempo.
L'orologio ticchettava.

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Capitolo 61
*** Schede PG ***


Prima di lasciarvi al capitolo nuovo voglio salutarvi a mio modo: di cuore e con le scuse alla mano. Mi dispiace che questa storia così estesa abbia subito così tante botte di arresto ma è una storia che voglio portare a conclusione per questo, nonostante tutto, sono ancora qui a scrivere e a parlarvi direttamente. Vi ringrazio per la forza che avete dimostrato nello starmi vicino, nel continuare a leggere nonostante i capitoli saltassero fuori uno ogni tanto ma spero di poter oggi tornare a darvi più continuità a partire da questo capitolo assurdo; un capitolo assurdo perché ora vi mostro le schede attuali dei nostri protagonisti e di coloro che stanno vivendo insieme a loro questa avventura. È stato uno dei capitoli più difficili da realizzare soprattutto perché dovevo fare il punto di ciò che, da due anni a questa parte, ho scritto ed è stato incredibilmente complesso. Ora voglio fare un ulteriore appunto: quanto segue è la realtà di dove siamo, ho eseguito alcune modifiche agli oggetti, alle abilità come se oggi avessi preso tutti i capitoli e li avessi corretti come farei se avessi un libro al quale lavorare, come se voi aveste da sempre avuto davanti dei capitoli perfetti e studiati nei minimi dettagli. Non sto dicendo che i capitoli pubblicati non siano stati pensati e ragionati, anzi, ma purtroppo ci sono stati imprevisti, dimenticanze ed errori che ora posso correggere solo in questo modo. Spero che voi possiate capirmi e che da ora in avanti avremo tutti davanti la verità di chi si muoverà in questo mondo, di come si muoverà il mondo che grazie a voi sto facendo vivere.
Grazie mille di essere ancora qui e preparatevi a ripartire.
Danmel_Faust_Machieri

PIANO ATTUALE: 52
ARCONTI INCONTRATI: Greog, Ghissing e Alethob

AFFILIATI ALLA SECONDA LINEA

VITRIOL

Niccolò
Nickname: Orpheus
LV:102
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
Tricorno dell'Occhio
"Tricorno di ottima fattura realizzato nel borgo di Milter.
Questo tricorno di cuoio nero presenta sul lato sinistro un sigillo di ceralacca che presenta il simbolo di un occhio sinistro e in esso sono incastonate tre piume di corvo.
La moda di Milter è particolare e spesso utilizza rimandi al mondo dei volatili, questo cappello in particolare aumenta i Punti Mana di chi lo indossa."
Busto:
Giacca di Lamel
"Giacca appartenuta a Lamel, il traditore dei sigillatori.
Quando Lamel partì alla ricerca del suo maestro con indosso la Maschera dell'Intuizione decise di nascondere la sua armatura in un sotterraneo di casa sua e di indossare qualcosa di più discreto e di meno ingombrante. Questa giacca era un dono di sua figlia e, indossandola, Lamel credeva sempre di averla accanto.
Alla morte di Lamel, Cadmo si impadronì della Giacca dato che forniva delle difese eccellenti da ogni tipo di magia compresa quella primordiale."
Braccia:
Artigli del Pensiero e della Memoria
"Artigli ottenuti dagli occhi di Mneninn e Dianin.
Questo oggetto può essere utilizzato solo da un bardo.
Questi guanti neri presentano al posto delle unghie dei pennini affilati perfetti per scrivere con estrema naturalezza mentre nei palmi degli stessi si trovano gli occhi delle due antiche creature.
Mneninn e Dianin erano i figli di un antico essere che aveva deciso di concedere agli uomini la meraviglia dell'arte: unico dono che spettava di diritto solo agli esseri umani; perciò i due grandi corvi vennero inviati in cima ad un monte dove vennero visitati un giorno da un uomo qualsiasi facendo di questi il primo artista che il mondo conobbe. Ma ben presto l'uomo tradì i suoi benefattori e inebriato dal piacere della grandezza si rivoltò contro di loro affinché gli donassero ancora più gloria. Mneninn morì nel confronto con l'umano dopo che questi gli ebbe staccato un occhio e Dianin, privato anch'esso da un occhio, accecato dall'ira per la morte del fratello, uccise l'uomo a cui i due avevano donato il tutto. Da allora Dianin si rifugiò in cima ad un alto monte deciso a non avere più nulla a che fare con gli uomini. Si dice che gli occhi sani dei due attendessero l'arrivo di un bardo che avesse dimostrato la vera natura degli uomini; una natura che Mneninn e Dianin non ebbero occasione di conoscere.
Gli artigli sono due catalizzatori che potenziano incredibilmente le magie del dominio di Darkness e le abilità derivanti dall'Area di Competenza Scrittura." 
Gambe:
Gambali del Moschettiere
"Gambali che appartengono alla tenuta vestita dalla Guardia del principe Lieuriche.
I lunghi, comodi ed eleganti pantaloni marroni terminano in un paio di stivali neri rinforzati che lasciano a chi li indossa una mobilità pressoché assoluta. 
Le difese non sono eccellenti ma d'altronde "L'agilità è ciò che ti salva la vita sul campo di battaglia" era la frase incisa negli stocchi appartenenti alla guardia." 
Extra:
-Fede Matrimoniale
"Fede che celebra il matrimonio tra due giocatori.
Una fede d'oro che si porta all'anulare della mano sinistra. La semplice forma nasconde tuttavia un messaggio profondo come l'amore.
All'interno è scritto un nome "Eurydice"."
-Pendente dell'Occhio
"Pendente che presenta come unica decorazione un occhio di forma orribilmente reale con un'iride rossa dalla sfumature biancastre.
L'origine di quest'oggetto tanto macabro è stata dimenticata come il più delle volte accade con oggetti tanto disprezzati. Tanto timore riservato a questa collana è dato anche dal fatto che, di tanto in tanto, l'occhio inizia ad osservare intorno a sé come se fosse utilizzato.
Chi indossa questo lugubre oggetto ottiene un ottimo potenziamento dei suoi Punti Mana."
-Anello dell'Oroburo
"Anello creato da un giovane chierico; aumenta di uno le pozioni create mediante l'alchimia. Nei tempi bui i chierici dimostrano sempre la loro disponibilità e li si trova spesso ad aiutare i bisognosi. Questo anello è il simbolo di quel nobile ideale"
-X
Armi:
Dx:
-Falce
"Semplice falce utilizzata spesso nei campi."
-
Sx:
-Bastone da Passeggio
"Semplice bastone da passeggio nero con un'impugnatura in peltro.
Può essere usato come un'arma contundente ma la grande fragilità dissuade dall'idea."
-X
AREE DI COMPETENZA:
Scrittura: Competenze di Scrittura MAX--->Ammaliare MAX--->Compromesso MAX--->Suscitare Coraggio MAX--->Suscitare Timore MAX--->Suscitare Eroismo MAX--->Suscitare Incubo MAX
Darkness: Incantesimi LV 1 MAX--->Incantesimi LV 2 MAX--->Incantesimi LV 3 MAX--->Incantesimi LV 4 MAX--->Incantesimi LV 5 MAX--->Incantesimi LV 6 MAX--->Incantesimi LV 7 MAX
Artigianato Libri: Fascicoletti MAX--->Fogli e Pergamene MAX--->Gazzettini MAX--->Libri MAX--->Penne e Inchiostri MAX--->Codici e Cifrari 3--->Librerie 3
Artigianato Musica: Strumenti Semplici 3---> Vinili e Dischi 3

Lorenzo
Nickname: Hamlaf
LV: 103
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
Cappuccio del Cerbero
"Cappuccio ottenuto da una delle tre teste del Cerbero.
Questo indumento può essere indossato solo da un monaco.
Questo cappuccio mantiene la sagoma della testa del Cerbero da cui è stato ricavato, i suoi neri peli e i suoi addenti affilati proteggono in maniera eccellente il capo di chi lo indossa da danni fisici e da danni di fuoco; per di più gli occhi della creatura brillano ancora del loro terribile fuoco.
Il Cerbero, cresciuto in tempi antichi da un popolo dimenticato, si rifugiò in grotte profonde temendo la razza che aveva occupato il mondo dopo i suoi padroni; in lui iniziò tuttavia una brama, la brama della luce, per cui decise di riemergere dalla sua oscurità e di conquistarsi un lembo di terra dove potesse sentire nuovamente, sulle sue carni, il tenue bacio della luce. Da allora il Cerbero divenne una delle creature più temute poiché, dimentichi della sua origine, gli uomini credettero che fosse una creatura emersa dall'inferno pronta a mangiare il sole."
Busto:
Veste di Aenam
"Veste ottenuta dalla pelle del Leone di Aenam.
Questo indumento può essere indossato solo da un monaco.
Questa veste, formata da più veli di color rosso, cinge perfettamente il corpo di chi la indossa lasciandogli tuttavia una mobilità assoluta. Ai drappi sono appesi dei piccoli prendenti neri ottenuti dagli artigli della belva; per di più è presente una testa di leone che copre la spalla destra di chi indossa questa armatura. L'armatura offre ottime difese fisiche soprattutto contro i danni da taglio e contro gli assalti delle belve.
Il Leone di Aenam divenne un grave problema per gli abitanti di Ysennin quando le sue prede iniziarono a scarseggiare. Dapprima la belva iniziò arazziere i bestiami per poi arrivare a cibarsi degli stessi uomini che incontrava lungo il suo cammino."
Braccia:
Tirapugni del Cerbero
"Tirapugni ottenuti da due delle tre teste del Cerbero.
Questo indumento può essere indossato solo da un monaco.
Questi tirapugni offrono la massima resa se chi li indossa non ha equipaggiate armi; d'altronde un monaco sa che la sua forza dipende prevalentemente dalle sue mani.
Questi tirapugni mantengono la sagoma del cerbero da cui sono stati ricavati, i suoi neri peli e la pelle dura come il ferro ricoprono così il dorso della mano di chi li indossa; per di più gli occhi della creatura sono ancora presenti sui tirapugni e ancora ardono del loro tetro fuoco. I tirapugni infliggono danni da fuoco quando il monaco che li indossa colpisce con essi l'avversario, potenziano inoltre del 30% il danno inflitto quando questi utilizzata l'abilità Pugno Esplosivo.
Il Cerbero, cresciuto in tempi antichi da un popolo dimenticato, si nutriva di ciò che poteva trovare sul fondale delle caverne che abitava, si racconta che, sterminata ogni forma di vita in quei luoghi, si dovette nutrire dei minerali che crescevano lungo le pareti delle caverne più profonde e, per molti, la sua affinità al fuoco e la resistenza del suo manto derivano proprio dal suo nutrimento."
Gambe:
Stivali del Finsalot
"Stivali ottenuti dalle piume degli uccelli del lago Finsalot.
Questo indumento può essere indossato solo da un monaco.
Questi stivali piumati hanno sfumature rosse, la stessa sfumatura che tinge le piume degli uccelli del Finsalot quando muoiono, impregnandosi del loro stesso sangue. Offrono un'eccellente difesa fisica per essere dei semplici stivali e una buona difesa da danni di acqua.
Gli uccelli del lago Finsalot erano famosi per il loro piumaggio variopinto, in grado di riflettere ogni colore dell'iride; molti hanno cercato di ottenere la bellezza delle loro piume ma quando staccate dal corpo si tingevano di fosco sangue e il loro truce aspetto le rendevano indesiderabili. Nessuno si era tuttavia accorto che quel sangue dava alle piume delle ottime capacità difensive."
Extra:
-Anello del Cervo
"Anello ottenuto dal corno del cervo che abitava il bosco di Necarien.
Questo oggetto può essere equipaggiato solo da un monaco.
Questo anello ottenuto dal corno presenta la sagoma del cervo stesso incisa su esso; aumenta di molto la velocità in corsa del personaggio su cui l'anello è equipaggiato.
Il cervo che abitava il bosco di Necarien era famoso perché mai catturato da alcun cacciatore, anche i più abili si dovettero arrendere data la sua incredibile velocità e i suoi sensi tanto fini."
-Maniche dell'Idra
"Maniche ottenute dalle scaglie di un'Idra.
Questo oggetto può essere equipaggiato solo da un monaco.
Queste maniche ottenute dalle scaglie di un'idra hanno un colore che va tra il nero e un rosso cremisi. Queste maniche offrono un bonus rigenerativo di 5 HP al secondo.
L'Idra abitava il lago Neral che fino alla sua sconfitta rimase perciò inesplorato per paura di far irritare la creatura; però accadeva che questa, di tanto in tanto, abbandonasse il lago per recarsi a cibarsi delle carni degli animali che abitavano nei boschi nei pressi del lago."
-Amuleto del Cinghiale
"Amuleto ottenuto dale zanne del cinghiale che infestava il monte Ria.
Questo oggetto può essere equipaggiato solo da un monaco.
Questo amuleto grigiastro presenta una piccola testa di cinghiale, finemente incisa, come pendente; concedendo a chi la indossa un bonus in difesa se non ha equipaggiate armi.
Il cinghiale che infestava il monte Ria era temuto perché provocava spesso frane per ostacolare gli avventurieri che si spingevano troppo in là."
-Cintura di Lippotia
"Cintura appartenuta alla grande condottiera Lippotia.
Questo oggetto può essere equipaggiato solo da un monaco.
Questa semplice cintura di pelle presenta delle rune incise su essa che infondono in chi la indossa un'elevata difesa fisica ed elementare.
Lippotia era una generalessa che guidava un esercito composto da sole donne. Molti guerrieri erano portati a sottovalutare l'esercito data la sola componente femminile per poi scoprire l'agghiacciante superiorità di quell'assembramento. Lippotia riportò diverse vittorie a capo delle sue soldatesse ma, alla di lei morte, la sua cintura venne trafugata d un comandante vigliacco che la uccise attaccandola alle spalle. Il nome di quell'uomo non venne mai dimenticato grazie alla viltà di quel gesto: Jirkyn il vile."
Armi:
Dx:
-X
-X
Sx:
-X
-X
AREE DI COMPETENZA
Pugni: Diretto MAX--->Gomitata MAX--->Montante MAX--->Finta MAX--->Pugno stordente 3--->Spezza Guardia 3--->Pugno Esplosivo 3
Pose: Volpe MAX--->Aquila MAX--->Toro MaAX--->Cervo MAX---> Orso 3--->Serpente 3---Campione 3
Assalti: Rapace MAX--->Rettile MAX--->Anfibio MAX--->Pesce 4--->Crostaceo 3--->Mollusco 3--->Aracnide 1
Difese: Scaglie MAX--->Chele MAX--->Fossa MAX--->Elmo 4--->Retro 3--->Carapace 3
Parate: Guardia 3--->Guardia Potente 3--->Blocca Colpo 3

Alessandro
Nickname: Gabél
LV: 107
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
Elmo Dente di Arconte
"Questo elmo perfettamente inciso ricorda nella forma il cranio di un essere antico e quasi dimenticato. 
In alcuni regni remoti si narrano storie in cui l'essere che presenta questa sagoma viene chiamato Drago.
Parte dell'armatura ereditata da Cadil, l'ultimo discendente di Cadmo.
Si dice che questa armatura sia stata ideata dall'inventore di corte Cadmo in tempi antichi. Il materiale di cui è fatta questa armatura è stato ottenuto dai denti di un Arconte, come altre invenzioni di Cadmo. L'armatura offre grandi difese fisiche e una difesa quasi perfetta dai danni di fuoco."
Busto:
Corazza Dente di Arconte
"Questa corazza perfettamente incisa ricorda nella forma il corpo di un essere antico e quasi dimenticato; sulla schiena, in corrispondenza delle scapole, sono presente alcuni bozzi in cui gli artisti più estrosi hanno visto il principio di ali. 
In alcuni regni remoti si narrano storie in cui l'essere che presenta questa sagoma viene chiamato Drago.
Parte dell'armatura ereditata da Cadil, l'ultimo discendente di Cadmo.
Si dice che questa armatura sia stata ideata dall'inventore di corte Cadmo in tempi antichi. Il materiale di cui è fatta questa armatura è stato ottenuto dai denti di un Arconte, come altre invenzioni di Cadmo. L'armatura offre grandi difese fisiche e una difesa quasi perfetta dai danni di fuoco."
Braccia:
Guanti Dente di Arconte
"Questi guanti perfettamente incisi ricordano nella forma gli artigli di un essere antico e quasi dimenticato. 
In alcuni regni remoti si narrano storie in cui l'essere che presenta questa sagoma viene chiamato Drago.
Parte dell'armatura ereditata da Cadil, l'ultimo discendente di Cadmo.
Si dice che questa armatura sia stata ideata dall'inventore di corte Cadmo in tempi antichi. Il materiale di cui è fatta questa armatura è stato ottenuto dai denti di un Arconte, come altre invenzioni di Cadmo. L'armatura offre grandi difese fisiche e una difesa quasi perfetta dai danni di fuoco."
Gambe:
Gambali Dente di Arconte
"Questi gambali perfettamente incisi ricordano nella forma le zampe di un essere antico e quasi dimenticato. 
In alcuni regni remoti si narrano storie in cui l'essere che presenta questa sagoma viene chiamato Drago.
Parte dell'armatura ereditata da Cadil, l'ultimo discendente di Cadmo.
Si dice che questa armatura sia stata ideata dall'inventore di corte Cadmo in tempi antichi. Il materiale di cui è fatta questa armatura è stato ottenuto dai denti di un Arconte, come altre invenzioni di Cadmo. L'armatura offre grandi difese fisiche e una difesa quasi perfetta dai danni di fuoco."
Extra:
-Anello di Morgana
"Anello appartenuto un tempo a una semplice cortigiana di nome Morgana.
L'anello presenta una decorazione incredibilmente curata per le sue umili appartenenze e al centro dello stesso è incastonata una pietra rossa di forma sferica che riflette tenui bagliori dorati; è nella stessa pietra che chiunque può scorgere tracce di magia.
L'anello permette a chi lo tiene indossato di vedere passaggi segreti e mura invisibili come se non ci fossero ostacoli lungo la sua visuale."
-Anello della Spada di Dollay
"Uno dei tre anelli d'oro donati dal valoroso cavaliere Dollay ai suoi tre discepoli più validi.
La decorazione di questo anello è data semplicemente dall'elsa di una piccola spada che pare conficcata nello stesso anello e dalla punta della stessa che si vede dall'altra parte del piccolo gioiello illudendo così gli osservatori che la piccola spada traversi il dito di chi indossa l'anello.
Finché un guerriero indossa questo anello i suoi attacchi da taglio sono potenziati del 25%." 
-Anello del Tizzone
"Uno dei tanti anelli magici costruiti nella cittadina di Limine.
L'anello ha una struttura piuttosto semplice se non fosse che il suo colore e le varie decorazioni su esso ricordano un tizzone sopravvissuto al fuoco. In certi momenti del giorno l'anello da l'impressione di pulsare e di tingersi di un colore arancione brillante.
Finché l'anello rimane equipaggiato i danni da fuoco (relativi a magia o armi) vengono potenziati del 25%."
-Catena della Fermezza
"Bracciale appartenuto un tempo al Cavaliere Inamovibile.
Il Cavaliere Inamovibile raccoglieva le sue forze da antichi manufatti che lo rendevano incredibilmente resistente. Questo bracciale ha la forma di una catena che si richiude su sé stessa.
La resistenza e la difesa di chi ha equipaggiato quest'oggetto aumentano del 15%."
Armi:
Dx:
-Ascia Bipenne di Amon
"Ascia bipenne appartenuta ad Amon, uno dei quattro difensori nei tempi antichi.
Quest'ascia è stata realizzata da Cadmo utilizzando come materiale un dente di Arconte e fu poi donata da lui ad Amon. 
Alla morte di Amon questi affidò l'ascia al figlio primogenito, valoroso guerriero, e gli chiese di tramandarla di padre in figlio come lui aveva fatto ma, un giorno, prima che il figlio di Amon potesse proseguire la discendenza venne ucciso durante una feroce battaglia. Fu allora deciso dalla moglie del giovane che venisse sepolto con l'arma, ma nessuno si poteva aspettare che una volta sepolta, l'ascia macchiata dal sangue di numerosi nemici, avrebbe fatto germogliare il grande albero di pietra.
L'arma è impregnata da una forza antica ed infligge danni da fuoco."
-X
Sx:
-X
-X
AREE DI COMPETENZA:
Spadone: Competenza MAX--->Baluardo MAX--->Spazzata MAX--->Infrangi Scudi MAX--->Affondo Garast 3--->Ascendente Tartox 3--->Una mano 1
Ascia Bipenne: Competenze MAX--->Baluardo MAX--->Spazzata MAX--->Infrangi Scudi MAX--->Turbine Ghissuis MAX--->Lancio Vardick MAX--->Una Mano MAX
Scudo: Competenza 4--->Parata 4--->Scudo Fermo 3--->Colpo di Scudo 3--->Scudo Elementale 3
Armature Pesanti: Competenze MAX--->Lotta MAX--->Mobilità MAX--->Come Medie MAX--->Artigianato Armature MAx--->Combinazioni MAX--->Leggerezza MAX

Camilla 
Nickname: Mineritt
LV: 107
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa
Cappello delle streghe di Whikran
"Cappello indossato generalmente dalle streghe della congregazione di Whikran.
Questo cappello di colore scuro, molto simile ai classici cappelli da strega o stregone, è in realtà molto più lungo e la sua parte a punta sembra imitare la lunghezza e la forma ondeggiante dei capelli.
Le streghe della congregazione di Whikran erano solite tagliarsi del tutto i capelli perché li ritenevano una debolezza dati i loro utilizzi nella magia perciò indossavano cappelli che ne richiamassero la forma.
Questo cappello aumento la potenza delle magie e la difesa elementare di chi l'ha equipaggiato."
Busto
Tunica dell'Alba
"Tunica risalente a dei tempi antichi la cui trama è stata intrecciata con magia di Linghting e fili d'oro.
Questa tunica dal colore giallo dorato è stata tessuta in un luogo ormai dimenticato, in una città perduta tra le nuvole, una città dorata dove meraviglie di questo tipo erano all'ordine del giorno; i fili d'oro intrecciano nella trama gialla ricami dalla forma vaga.
Questa tunica potenzia notevolmente la magia primordiale e offre una buona difesa fisica. Se questa tunica non fosse intessuta di magia questa difesa sarebbe assurda."
Braccia:
Guanti del Crepuscolo
"Guanti risalenti a tempi antichi la cui trama è stata intrecciata con magia di Darkness e fili d'argento.
Questi guanti furono intessuti con una tecnica simile a quella di una città meravigliosa, sperduta tra le nuvole… Ma in questi guanti si scorge un rigore e una meraviglia più ricercati. I fili d'argento presenti nella trama non sono solo un ricamo dalla forma vaga ma richiamano le stelle di un cielo notturno.
Probabilmente qualcuno nato nella città delle meraviglie d'oro ha deciso di creare qualcosa di unico e di solo suo oppure questa persona, messa al bando, ha cercato di applicare le sue conoscenze ad altro.
Questi guanti potenziano notevolmente la magia Arcana."
Gambe:
Stivali a Punta
"Stivali a punta che fanno parte della divisa classica di un ordine di stregoni del profondo est.
Gli stivali a punta sono un simbolo distintivo degli ordini magici come le tuniche e i cappelli a punta.
Non offrono particolari difese ma potenziano di poco i Punti Mana di chi li equipaggia."
Extra:
-Fede Matrimoniale
"Fede che celebra il matrimonio tra due giocatori.
Una fede d'oro che si porta all'anulare della mano sinistra. La semplice forma nasconde tuttavia un messaggio profondo come l'amore.
All'interno è scritto un nome: "Symon"."
-Collana dell'armatura
"Collana indossata spesso da maghi, sciamani e altri combattenti che non possono avvalersi di armature efficienti.
Questa collana ottenuta da piccole placche d'acciaio unite tra loro offre un'ottima difesa fisica riducendo tuttavia la velocità di movimento di chi la indossa."
-Anello di Whikran
"Anello realizzato dalle streghe della congregazione di Whikran per le proprie affiliate.
Un anello semplice d'argento con una pietra al centro che si anima di un fuoco del colore dell'anima di chi lo indossa.
Le streghe della congregazione di Whikran erano le uniche streghe in grado di utilizzare la magia primordiale conosciuta come Arcana. Le streghe della congregazione istruirono solo giovani donne nel corso della vita del circolo. Tuttavia, un giorno, una delle affiliate della congregazione fu uccisa da un soldato lasciando alla congregazione un piccolo figlio da crescere dato che il di lei marito era stato ucciso in guerra. La congregazione così istruì un unico uomo il cui nome era Nemonis.
Questo anello potenzia notevolmente la magia Arcana." 
-Stola della Fiamma
"Una stola di color rosso con dei ricami neri.
Questa stola è un dono che ricevono spesso dei giovani stregoni dai loro maestri come simbolo dell'inizio della loro avventura.
Questa stola potenzia efficacemente le magie di Fire e aumentano di poco le difese fisiche di chi la indossa."
Armi:
Dx:
-Scettro di Whikran
"Scettro utilizzato dalle streghe della congregazione di Whikran.
Questo catalizzatore è formato da un lungo bastone attorno al quale si intrecciano i corpi di quattro serpenti neri negli occhi dei quali arde una fiamma di magia antica, le teste dei quattro serpenti sono rivolte verso direzioni differenti e, sopra a queste, è sospeso un globo contenente una fiamma primordiale che prende il colore dell'aura di chi lo impugna (esattamente come gli occhi dei serpenti).
Questo catalizzatore ha ispirato lo scettro realizzato poi da Okafali che lo sottrasse alle streghe ma, non sapendo gestire l'incredibile magia di esso, dovette limitarne i poteri.
Questo scettro è probabilmente uno dei catalizzatori più potenti non creati nella città delle innumerevoli meraviglie."
Okafali
-X
Sx:
-X
-X
AREE DI COMPETENZA:
Arcana: Incantesimi LV 1 MAX--->Incantesimi LV 2 MAX--->Incantesimi LV 3 MAX--->Incantesimi LV 4 MAX--->Incantesimi LV 5 MAX--->Incantesimi LV 6 MAX--->Incantesimi LV 7 MAX
Fire: Incantesimi LV 1 MAX--->Incantesimi LV 2 MAX--->Incantesimi LV 3 MAX--->Incantesimi LV 4 MAX--->Incantesimi LV 5 MAX--->Incantesimi LV 6 MAX--->Incantesimi LV 7 MAX
Creazione Oggetti Magici: Accessori MAX---> Oggetti Magici Minori MAX--->Collane MAX--->Oggetti Magici Medi MAX---->Anelli MAX--->Oggetti Magici Maggiori MAX--->Catalizzatori MAX

Riccardo
Nickname: Symon
LV: 100
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
Tiara del Medico
"Piccola tiara decorata con piccole pietre di turchese. L'azzurro intenso del turchese è il coloro che meglio incarna l'anima della magia di Healing.
Queste tiare vengono realizzate per i medici reali e i vari inviati nelle terre più lontane del regno affinché i medici possano trarne benefici e potenziamenti. Una vecchia cerimonia di cui si è dimenticata l'origine vorrebbe che all'aspirante medico venga consegnata una tiara priva di turchesi e che questi, per ogni paziente salvato, incastoni in essa una pietra; solo quando all'interno della tiara saranno presenti 11 turchesi l'aspirante medico potrà considerare concluso il suo apprendistato.
Potenzia del 30% gli effetti di Healing del giocatore che la ha equipaggiata."
Busto:
Veste di Chilippeo
"Veste appartenuta al celebre medico dei tempi antichi Clippeo.
Questa tunica di colore turchese richiama l'essenza stessa della magia di Healing. Sulle spalle sono presenti delle spalline rinforzate con ricami in filo bianco mentre lungo tutta la veste sono tessute spirali che ogni tanto paiono animarsi e intrecciarsi ulteriormente crescendo similmente a piante piene di vita.
Chilippeo era un celebre medico famoso per aver assistito nei tempi antichi le famiglie più bisognose. Questa tunica gli fu offerta in dono da un essere antico e dimenticato che per primo istruì gli uomini nell'utilizzo della magia di Healing e che aveva fatto di Clippeo il suo prediletto.
Questa feste offre elevate protezioni contro ogni tipo di magia e in più potenzia le magie di Healing e Lighting.
Braccia:
Guanti da Chirurgo
"Guanti lunghi e bianchi, elementi indispensabili nella tenuta di ogni buon medico.
I lunghi guanti bianchi venivano spesso utilizzati da medici e infermieri anche se ben presto questi guanti si tingevano di colori macabri.
Chi indossa questi guanti ottimizza l'Area di Competenza "Diagnosi"."
Gambe:
Sottana del Medico
"Sottana larga di color turchese che appartiene alla divisa di un buon medico.
Sottana del tutto regolare che conferisce tuttavia un bonus ai Punti Mana di chi la ha indossata."
Extra:
-Fede Matrimoniale
"Fede che celebra il matrimonio tra due giocatori.
Una fede d'oro che si porta all'anulare della mano sinistra. La semplice forma nasconde tuttavia un messaggio profondo come l'amore.
All'interno è scritto un nome: "Mineritt"."
-Collana dell'armatura
"Collana indossata spesso da maghi, sciamani e altri combattenti che non possono avvalersi di armature efficienti.
Questa collana ottenuta da piccole placche d'acciaio unite tra loro offre un'ottima difesa fisica riducendo tuttavia la velocità di movimento di chi la indossa."
-Scialle di Chilippeo
"Scialle appartenuto al celebre medico dei tempi antichi Clippeo.
Questo scialle candido come la neve presenta dei turchesi che lo abbelliscono e lo rendono incredibilmente gradevole alla vista; con fili del medesimo colore sono tessute lungo lo scialle glifi protettivi insieme al profilo lungo di un serpente con due larghe ali e gli occhi rappresentati dai due turchesi più grandi presenti sullo scialle.
Chilippeo era un celebre medico famoso per aver assistito nei tempi antichi le famiglie più bisognose. Si dice che l'antico essere che lo istruì nelle magie di Healing sia rappresentato su questo scialle ma nessuno ricorda più si questa sia realtà o una semplice storiella inventata dai bardi.
Lo scialle potenzia notevolmente le magie di Healing conferendo anche una lenta rigenerazione a chi la indossa."
-Anello dell'Alchimia
"Anello spesso utilizzato dagli alchimisti.
La struttura d'oro ospita al centro una piccola pietra sferica di colore rosso.
Gli oggetti creati tramite l'Area di Competenza Alchimia da chi indossa questo anello hanno degli effetti potenziati del 25%."
Armi:
Dx:
-Mazza semplice
"Semplice mazza utilizzata per combattere.
Le mazze sono spesso utilizzate dai chierici poiché non necessitano di grandi tecniche per essere utilizzate e, oltretutto, feriscono e stordiscono in maniera più incisiva rispetto ad una lama."
-X
Sx:
-Campana della Luce
"Catalizzatore di eccellente fattura risalente a una scuola di chierici ormai decaduta.
La campana è formata da tre piccole campanelle dorate che emettono un suono morbido e acuto quando utilizzate.
Questa campana è risalente all'ormai estinto ordine di Perryrt, antico ordine di chierici alleato spesso con bardi alla ricerca delle campane più armoniche. Questa particolare campana è stata la migliore creazione dell'ordine coadiuvato da un maestro bardo che decise di supportare l'ordine.
Questa campana è particolarmente utile con magie del dominio di Lighting."
-X
AREE DI COMPETENZA:
Mazza: Competenza 3
Alchimia: Pozioni Semplici MAX--->Misture Semplici MAX--->Pozioni Medie MAX--->Antidoti MAX--->Misture Medie MAX--->Pozioni Avanzate MAX---->Misture Avanzate MAX
Diagnosi: Malattie MAX--->Ferite Arma MAX--->Ferite Magia MAX--->Veleni MAX--->Ferite Mostri MAX--->Cure MAX--->Cause MAX
Punti Vitali: Umanoidi 3--->Animali 3--->Mostri 3--->Mini Boss 3--->Boss 3
Healing:Incantesimi LV 1 MAX--->Incantesimi LV 2 MAX--->Incantesimi LV 3 MAX--->Incantesimi LV 4 3--->Incantesimi LV 5 3--->Incantesimi LV 5 2

FAMIGLIO:
Izanog
Tartaruga Celeste Anziana

Roberto
Nickname: Ziopio
LV: 105
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
Elmo della Guardia di Ascamat
"Elmo perfetto dal rosso pennacchio simbolo distintivo della Guardia di Ascamat.
Questo elmo è decorato da preziose incisioni che lo rendono, oltre a un'eccezionale oggetto difensivo, una splendida opera di forgiatura.
La Guardia di Ascamat è il nome di un manipolo di soldati che, dopo aver abbandonato la guardia personale del re, decisero di viaggiare per il mondo offrendo ai deboli la loro protezione e ai giusti le loro spade. La guardia di Ascamat divenni in breve tempo il simbolo della giustizia ma, dopo qualche tempo, anche la guardia più ligi può venir corrotta. Durante la reggenza di Sir Valdas Sabat, a causa della sua vecchiaia e dei suoi primi segni di squilibrio mentale, questi venne sollevato dal suo ruolo di capo-guardia da un suo sottoposto dal nome di Risener  Lonvogrit che ascese a capo della guardia. Questi decise di riportare correttamente la guardia a servizio del re mentre Sir Valdas Sabat si diede alla macchia rifugiandosi dove la rinata guardia non l'avrebbe più trovato.
Questo elmo offre delle eccezionali difese fisiche e delle discrete difese magiche."  
Busto:
Armatura della Guardia di Ascamat
"Armatura perfetta dai drappi rossi simboli distintivi della Guardia di Ascamat.
Questa armatura è decorata da delle preziosi incisioni che la rendono, oltre a un'eccezionale oggetto difensivo, una splendida opera di forgiatura.
La Guardia di Ascamat è il nome di un manipolo di soldati che, dopo aver abbandonato la guardia personale del re, decisero di viaggiare per il mondo offrendo ai deboli la loro protezione e ai giusti le loro spade. La guardia di Ascamat divenni in breve tempo il simbolo della giustizia ma, dopo qualche tempo, anche la guardia più ligi può venir corrotta. Durante la reggenza di Sir Valdas Sabat, a causa della sua vecchiaia e dei suoi primi segni di squilibrio mentale, questi venne sollevato dal suo ruolo di capo-guardia da un suo sottoposto dal nome di Risener  Lonvogrit che ascese a capo della guardia. Questi decise di riportare correttamente la guardia a servizio del re mentre Sir Valdas Sabat si diede alla macchia rifugiandosi dove la rinata guardia non l'avrebbe più trovato.
Questa armatura offre delle eccezionali difese fisiche e delle discrete difese magiche." 
Braccia:
Guanti d'arme della Guardia di Ascamat
"Guanti d'arme perfetti stretti da chiodi e viti di color rosso simboli distintivi della Guardia di Ascamat.
Questi guanti d'arme sono decorati da delle preziosi incisioni che li rendono, oltre a eccezionali oggetti difensivi, delle splendide opere di forgiatura.
La Guardia di Ascamat è il nome di un manipolo di soldati che, dopo aver abbandonato la guardia personale del re, decisero di viaggiare per il mondo offrendo ai deboli la loro protezione e ai giusti le loro spade. La guardia di Ascamat divenni in breve tempo il simbolo della giustizia ma, dopo qualche tempo, anche la guardia più ligi può venir corrotta. Durante la reggenza di Sir Valdas Sabat, a causa della sua vecchiaia e dei suoi primi segni di squilibrio mentale, questi venne sollevato dal suo ruolo di capo-guardia da un suo sottoposto dal nome di Risener  Lonvogrit che ascese a capo della guardia. Questi decise di riportare correttamente la guardia a servizio del re mentre Sir Valdas Sabat si diede alla macchia rifugiandosi dove la rinata guardia non l'avrebbe più trovato.
Questi guanti d'arme offrono delle eccezionali difese fisiche e delle discrete difese magiche."  
Gambe:
Gambali della guardia di Ascamat
"Gambali perfetti stretti da chiodi e viti di color rosso simboli distintivi della Guardia di Ascamat.
Questi gambali sono decorati da delle preziosi incisioni che li rendono, oltre ad eccezionali oggetti difensivi, delle splendide opere di forgiatura.
La Guardia di Ascamat è il nome di un manipolo di soldati che, dopo aver abbandonato la guardia personale del re, decisero di viaggiare per il mondo offrendo ai deboli la loro protezione e ai giusti le loro spade. La guardia di Ascamat divenni in breve tempo il simbolo della giustizia ma, dopo qualche tempo, anche la guardia più ligi può venir corrotta. Durante la reggenza di Sir Valdas Sabat, a causa della sua vecchiaia e dei suoi primi segni di squilibrio mentale, questi venne sollevato dal suo ruolo di capo-guardia da un suo sottoposto dal nome di Risener  Lonvogrit che ascese a capo della guardia. Questi decise di riportare correttamente la guardia a servizio del re mentre Sir Valdas Sabat si diede alla macchia rifugiandosi dove la rinata guardia non l'avrebbe più trovato.
Questi gambali offrono delle eccezionali difese fisiche e delle discrete difese magiche."
Extra:
-Anello della Spada di Dollay
"Uno dei tre anelli d'oro donati dal valoroso cavaliere Dollay ai suoi tre discepoli più validi.
La decorazione di questo anello è data semplicemente dall'elsa di una piccola spada che pare conficcata nello stesso anello e dalla punta della stessa che si vede dall'altra parte del piccolo gioiello illudendo così gli osservatori che la piccola spada traversi il dito di chi indossa l'anello.
Finché un guerriero indossa questo anello i suoi attacchi da taglio sono potenziati del 25%." 
-Anello dello Scudo di Dollay
"Uno dei tre anelli d'argento donati dal valoroso cavaliere Dollay ai suoi tre discepoli più validi.
La decorazione di questo anello è data semplicemente dall'effige di un piccolo scudo incastonato dove di norma ci si aspetterebbe di trovare una gemma preziosa.
Finché un guerriero indossa questo anello i suoi scudi assorbono il 25% di danni in più."
-Collana della Fermezza
"Collana appartenuta un tempo al Cavaliere Inamovibile.
Il Cavaliere Inamovibile raccoglieva le sue forze da antichi manufatti che lo rendevano incredibilmente resistente. Questa collana sembra composta dagli anelli di una vecchia catena ormai arrugginita a causa del tempo che tuttavia non è riuscito a scalfirne la resistenza.
La resistenza e la difesa di chi ha equipaggiato quest'oggetto aumentano del 15%."
-Sciarpa della Guardia di Ascamat
"Sciarpa rossa con fili di ferro che intrecciano su di esse disegni di cavalieri che soccorrono i più deboli. 
Si dice che questa sciarpa venne donata da Sir Valdas Sabat in persona ai pochi cavalieri che gli rimasero fedeli dopo essere stato ostracizzato. Questa sciarpa è dunque il simbolo di cavalieri corrotti o nasconde una realtà più grande?
La difesa di chi indossa questa sciarpa viene aumenta del 15%."
Armi:
Dx:
-Spada di Lamel
"Spada lunga nera come il carbone e coperta da venature simili a crepe dalle quali fuoriesce una luce rossa come il magma e un calore elevato.
Lamel era uno dei quattro Sigillatori. La sua morte è ancora avvolta dal mistero ma, a causa del suo alto tradimento, il suo cadavere venne esposto sulla pubblica piazza come memento finché lo stesso non scomparve, trafugato con ogni probabilità da un rivoltoso nemico della patria.
La spada infligge danni da fuoco ed è sorprendentemente resistente."
-Spada su Commissione
"Spada semplice sulla quale il committente ha voluto incidere queste parole:
"Te la affido. Io per cause di forza maggiore devo separarmene. Proteggila e curala come se fosse tua. Se quando ci ricongiungeremo non dovessi trovarla o mi accorgessi che si è , in qualche modo, rovinata, ti riterrò personalmente responsabile. Ed in quel caso augurati che le tue gambe siano più veloci di quelle di un assassino infuriato. Possa il tuo viaggio essere memorabile"."
Sx:
-Scudo della Guardia di Ascamat
"Scudo perfetto che presenta come decorazione un grande albero completamente rosso simbolo distintivo della Guardia di Ascamat.
Questo scudo è decorato da delle preziosi incisioni che lo rendono, oltre ad un eccezionale oggetto difensivo, una splendida opera di forgiatura.
La Guardia di Ascamat è il nome di un manipolo di soldati che, dopo aver abbandonato la guardia personale del re, decisero di viaggiare per il mondo offrendo ai deboli la loro protezione e ai giusti le loro spade. La guardia di Ascamat divenni in breve tempo il simbolo della giustizia ma, dopo qualche tempo, anche la guardia più ligi può venir corrotta. Durante la reggenza di Sir Valdas Sabat, a causa della sua vecchiaia e dei suoi primi segni di squilibrio mentale, questi venne sollevato dal suo ruolo di capo-guardia da un suo sottoposto dal nome di Risener  Lonvogrit che ascese a capo della guardia. Questi decise di riportare correttamente la guardia a servizio del re mentre Sir Valdas Sabat si diede alla macchia rifugiandosi dove la rinata guardia non l'avrebbe più trovato.
Questo scudo offre delle eccezionali difese fisiche e delle discrete difese magiche."  
-X
AREE DI COMPETENZA:
Spada: Competenza MAX--->Difesa MAX--->Fendente Largo MAX--->Trapassa Scudi MAX--->Affondo Sabat MAX--->Fendente Orizzontale del Bertineth MAX--->Fendente Verticale di Maestro Lonvorgit MAX
Scudo: Competenza MAX--->Parata MAX--->Scudo Fermo MAX--->Colpo di Scudo MAX--->Scudo Elementale MAX--->Colpo di scudo MAX--->Competenza Scudi a Torre MAX--->Torri Leggere MAX
Armature Medie: Competenza MAX--->Lotta MAX--->Mobilità MAX--->Combinazioni Complete MAX--->Costruzione MAX--->Unioni MAX--->Leggerezza MAX

Luna
Nickname: Langley
LV: 102
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
Velo della Luna
"Velo ottenuto da un tessuto scuro come la notte che presenta solo una piccola decorazione ricamata d'argento lungo il bordo inferiore.
Il creatore di questo splendido ornamento è oggi ignoto anche se, dall'oggetto, possiamo trarne alcune informazioni relative alla sua personalità: si capisce che era un eccellente ladro dal momento che in esse sono infuse le caratteristiche più amate dai ladri e si capisce che era un sarto cresciuto in precedenza presso la città delle meraviglie, immersa tra le nubi, data che la tecnica con cui questo oggetto è stato realizzato ricorda la tecnica utilizzata per tessere quelle meraviglie.
Chi indossa questo velo ottiene un bonus a tutte le abilità relative all'Area di Competenza Furtività."
Busto:
Veste dell'Ombra
"Veste scura avvolta da un mantello in grado di occultare l'indossatore se si trova coperto dall'ombra.
Questa veste è uno dei capolavori che circolano per la Gilda dei Ladri di Lerkinet. 
La Gilda dei Ladri di Lerkinet è probabilmente una delle gilde più influenti in tutto il mondo conosciuto tanto che il loro capo, la cui identità rimane celata ai più, è uno dei cinque ladri che siedono al tavolo del Gran Consiglio Corrotto; un gruppo in cui diversi esponenti della malavita si riuniscono al fine di dividersi le relative aree di influenza.
La veste dell'ombra conferisce diversi bonus alle abilità di Furtività inoltre permette a chi la indossa di divenire invisibile per 10 minuti al giorno."
Braccia:
Guanti dell'Assassino
"Guanti scuri di pelle spesso utilizzati dagli Assassini.
Questi guanti sono pensati appositamente per gli assassini e per la trattazione di veleni e erbe pericolose affinché chi li lavori non rischi di avvelenarsi da solo.
Questi guanti aumentano gli effetti dei Veleni creati da chi li indossa del 30%."
Gambe:
Stivali del Silenzio
"Stivali neri utilizzati dai ladri migliori.
Questi stivali neri sono ottimi per dei ladri dal momento che la loro suola non emette alcun rumore.
Si dice che questi stivali siano ispirati a una creatura che abita la montagna di Vestenjare; tale creatura, dotata della bellezza di sei zoccoli non emette tuttavia alcun rumore quando cammina per le vette o lungo i crinali della montagna. Strabiliati da ciò alcuni ricercatori hanno deciso di indagarne la natura e ne hanno ottenuto l'efficacia di un materiale in grado di silenziare qualsiasi rumore; inutile dire come tale scoperta sia stata particolarmente apprezzata da tutte le gilda di ladri facendo ottenere così agli inventori di tale materiale sovvenzioni enormi e pressioni al fine di realizzare armature intere composte di questo nuovo materiale.
Questi stivali rendono silenziosi i passi di chi li indossa su qualsiasi terreno questi si muova."
Extra:
-Sciarpa della Notte
"Una lunga sciarpa che fluttua nel vento come un'ombra lugubre che si tende lungo i muri.
Questa sciarpa è stata realizzata da un potente stregone che si era specializzato nella magia di Darkness.
Questa sciarpa nera può allungarsi a piacimento di chi la indossa ed essere utilizzata per afferrare oggetti, persone o per muoversi agilmente su tetti di edifici ed affini.
Perché uno stregone avrebbe mai dovuto realizzare un oggetto di tal foggia?" 
-Anello del Ragno
"Anello posseduto anticamente dalla Principessa della Contea di Lerimni.
Questo anello fu donato alla principessa da un vecchio ammiratore dell'arte che rivide, nelle tele dipinte dalla giovane, la meraviglia che antichi miti narravano celarsi nelle tele di un piccolo ragno in grado di tessere meraviglie.
Questo piccolo anello ha la forma di un ragno che cinge con le otto zampe il dito di chi la indossa.
Chi indossa questo anello potenzia la sua abilità di Muoversi Verticalmente tanto da poterla utilizzare per il doppio del tempo."
-Anello dell'Ombra
"Anello che spesso si trova sulle bancarelle dei mercati neri o al dito di qualche ladro.
Un anello semplicissimo e totalmente nero che tuttavia è valso immensi tesori a chi lo indossava.
Questo anello avvolge chi lo indossa, a comando, con un'ombra che rende indistinti i suoi lineamenti rendendo così il possessore simile ad un'ombra animata dalla magia."
-Cintura dei Veleni
"Cintura con svariate tasche per conservare fiale.
Questa tipologia di cinture dal colore scuro è spesso utilizzata da alchimisti o maestri di veleni per rendere più immediato l'accedere alle proprie creazioni.
Questo particolare tipo di cintura rende inoltre gli effetti dei veleni creati da chi la indossa più potenti del 15%."
Armi:
Dx:
-Pugnale della Belladonna
"Pugnale appartenuto un tempo al ladro Rinmerin.
Questo pugnale presenta un'impugnatura di color violastra dalla quale, a comando, sgorga un veleno denso che copre la lama nera.
Rinmerin era un'esperto artigiano e il primo che si poté fregiare del titolo di Maestro dei veleni. Si racconta di come questi riuscì un giorno ad abbattere un esercito di Orchi avvalendosi di una decina di coltelli e di un veleno mortale da lui realizzato direttamente dalla belladonna. Estasiato dalla potenza del suo veleno decise di inserirlo nel suo pugnale tramite un fine lavoro di artigianato.
Una volta al giorno questo pugnale può essere coperto da Veleno di Belladonna per 10 minuti."
-X
Sx:
-X
-X
AREE DI COMPETENZA:
Pugnali: Competenza MAX--->Difesa MAX--->Colpire ai Fianchi MAX--->Trapassa Scudi MAX--->Bisturi di Xammux MAX--->Aculeo di Gherion MAX--->Lancio Inferrist MAX
Furtività:Passo Leggero MAX--->Spiare MAX--->Origliare MAX--->Nascondersi MAX--->Attacco Furtivo MAX--->Passo Verticale MAX--->Danza con le Ombre MAX
Veleni: Iniettare MAX--->Diluire MAX--->Applicare MAX--->Infondere MAX--->Creazione Semplici MAX--->Creazione Medi MAX--->Creazione Complessi 3

Teresa
Nickname: Eurydice 
LV: 101
EQUIPAGGIAMENTO:
Testa:
X
Busto:
Veste delle Rose
"Maglia rinforzata di color verde con parti un cuoio sulle quali sono presenti delle rose rigogliose.
Questa veste che sembra viva per le rose che ospita è stata realizzata da uno sciamano. Quest'uomo aveva vissuto lunga parte della sua vita nella tenuta della madre e, dopo la di lei dipartita, lui era rimasto da solo a badare alla tenuta nella quale c'era un vasto roseto al quale la madre era particolarmente affezionata. Un anno tuttavia le rose rischiarono tutte di morire a causa del clima rigido perciò lo sciamano decise di unirle ad un vestito e di portarle in luoghi più adatti a loro quasi volesse far sopravvivere l'ultimo ricordo di sua madre.
Chi indossa questa veste può procedere senza impedimenti nei terreni boschivi o ricoperti di rovi e piante."
Braccia:
Guanti di Liorosth
"Questi guanti da caccia di cuoio appartenevano al grande arciere Liorosth.
Liorosth era uno degli arcieri più in gamba dell'isola di Tresterit e si dice che fosse anche il cacciatore più abile. l'arciere era talmente abile che un giorno venne sfidato da un conte di un paese della riva a scoccare una freccia tra trenta asce per poi colpire una melagrana; se l'arciere fosse riuscito in tale impresa il conte gli avrebbe concesso la mano della sua figlia prediletta. Inutile dire che Liorosth superò la prova senza la minima difficoltà ottenendo così il privilegio di sposare la figlia del conte anche se lui non si unì mai in matrimonio con lei anzi tornò sulla sua isola e morì da solo.
Chi indossa questi guanti è in grado di scoccare delle frecce che trapassano qualsiasi ostacolo infrangibile (come rami, sterpi, corde e affini)." 
Gambe:
Stivali della Flora
"Questi stivali marroni sono ricoperti da dell'edera rigogliosa.
Questi stivali furono creati ispirandosi al capolavoro di uno sciamano che fu in grado di unire delle splendide rose a una veste.
Chi indossa questi stivali è meglio celato quando si trova all'interno di un'area boscosa o ricoperta da piante."
Extra:
-Fede Matrimoniale
"Fede che celebra il matrimonio tra due giocatori.
Una fede d'oro che si porta all'anulare della mano sinistra. La semplice forma nasconde tuttavia un messaggio profondo come l'amore.
All'interno è scritto un nome: "Orpheus"."
-Bracciali della Brezza
"Due bracciali di forma triangolare composti da un metallo leggerissimo dalle venature verdi.
Questi bracciali sono il marchio di fabbrica di un artigiano di Ferimis che realizza i migliori equipaggiamenti per dei ranger che decidono di intraprendere la via dell'arco. Questi bracciali in particolare sono il suo pezzo forte tanto che anche gli aspiranti arcieri di regni lontani devono prima o poi decidersi a comprarli se vogliono diventare dei maestri d'arco.
Chi indossa questi bracciali raddoppia la gittata di qualsiasi arco impugni." 
-Bende dei Rovi
"Queste bende altro non sono che un intrecciarsi di rovi verdi che tuttavia non feriscono chi decide di equipaggiarsele indosso.
Solo un mago caduto nella follia avrebbe potuto creare un oggetto simile, così infatti l'artefice di queste bende non ha un nome e sicuramente è ora nascosto in qualche angolo del monto dove sperimenterà altre creazioni di dubbio gusto e di dubbia utilità. Tuttavia questi rovi sono sicuramente una creazione sbalorditiva di una mente calata nell'oscurità e illuminata miracolosamente da un pizzico di genialità (Sempre che chi le utilizza sappia come non farne un problema per sé).
Chi indossa queste bende, una volta al giorno per 10 minuti, può creare un'area di 9m x 9m di rovi che feriscono e intralciano i giocatori che vi si trovano sopra (utilizzatore compreso)."
-Faretra Ampia
"Faretra ottenuta dall'intrecciarsi di foglie e rami di quercia.
Le faretre sono indispensabili per chi intraprende la via dell'arco.
All'interno di questa faretra possono essere contenute fino a trenta frecce."
Armi:
Dx:
-Arco della Ricerca
"Un arco formato da legno di nocciolo e una corda ottenuta da un metallo leggendario.
Esiste da sempre la ricerca, in molti si sono spinti per ritrovare oggetti, amori perduti, sogni sottratti da tiranni. La ricerca per molti è la vita stessa degli uomini e questa filosofia è quella che sin da giovane ha sposato Oreist Kirkghaard. Oreist ha vissuto la sua vita viaggiando per il mondo alla ricerca di un senso, alla ricerca della stessa ricerca cercando di puntare sempre la sua freccia al cuore della realtà, al cuore del mondo e dell'uomo. Raro è comprendere la logica del cuore poiché tutto va verso dove è lo spirito a tenderlo: la mente può comprendere dove arriverà la freccia ma è il cuore a tendere l'arco.
Questo arco può scoccare 5 frecce al giorno in grado di colpire certamente il bersaglio prescelto dall'utilizzatore tuttavia scagliare una freccia così necessita di 15 secondi di totale concentrazione."
-X
Sx:
-X
-X
AREE DI COMPETENZA:
Archi: Competenza MAX--->Sbilanciare MAX--->Doppio Colpo MAX--->Frecce Perforanti MAX--->Tripletta Rapida MAX--->Artigianato Archi MAX--->Pioggia di Oreist MAX
Frecce: Frecce Semplici MAX--->Faretre MAX--->Frecce Resistenti MAX--->Frecce Elementali MAX--->Frecce Esplosive MAX---> Frecce Incantate MAX--->Frecce Speciali MAX
Vista: Mira MAX--->Profondità di Vista MAX--->Senza Intralci MAX--->Ricerca Critico MAX--->Inquadra Critico MAX--->Traccia Aura MAX--->Via Perfetta 2

Claudio
Nickname: Ashel
SCOMPARSO

SANGUE DI DRAGO
-Salazar: Mago specializzato nelle magie d'acqua e, recentemente, utilizzatore di magie di Cristallo tramite la Tiara di Cristallo. Ragazzo piuttosto alto dai capelli bruni e dagli occhi marroni celati dietro un paio di spessi occhiali, indossa sempre una tunica verde e utilizza un scettro con un teschio umano sulla cima. Quando Linton era ancora in vita e la gilda del Sangue di Drago era formata da un elevato numero di giocatori Salazar era la mente della gilda; ora è a guida della stessa gilda insieme a Tempesta. Fidanzato insieme a Sakura è un tipo sveglio e incredibilmente intelligente.
-Tempesta: Guerriero che utilizza una lancia intorno alla quale si intreccia una specie di drago. Ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi azzurri dal volto piacente, indossa un'armatura a piastre di ferro. Quando Linton era ancora in vita e la gilda del Sangue di Drago era formata da un elevato numero di giocatori Tempesta era il braccio della gilda; ora è a guida della stessa gilda insieme a Salazar. Innamorato perdutamente di Antigone che tuttavia non ricambia il suo amore è un ragazzo molto sicuro di sé anche se nasconde una fragilità incredibile; è abbastanza vanitoso tanto che non indossa elmi dato che apprezza la bellezza del proprio viso più di quanto facciano gli altri. 
-Feril: Barbaro specializzato nell'utilizzo di asce bipenni. Ragazzo alto dai capelli neri e dagli occhi azzurro chiaro, indossa sempre una pesante armatura nera compresa di elmo che ne nasconde interamente il volto. Feril inizialmente era un player killer spietato ma durante la follia di Niccolò questi gli fece realizzare che poteva ancora essere utile e che poteva in un qualche modo far ammenda della propria perdizione di cui, nel mentre, il barbaro si era già accorto; decide così di allearsi alla seconda linea per poi entrare a far parte della gilda del Sangue di Drago. Nel corso di queste avventure conosce Arcoas verso la quale inizia a nutrire sentimenti profondi; è un ragazzo deciso e incredibilmente sveglio anche se cela la sua natura umanissima dietro un'arroganza che, ormai, tutti hanno compreso essere una semplice maschera.
-Arcoas: Ladra specializzata nell'utilizzo di pugnali che ha molto legato con Luna non appena questa tornò. Ragazza di statura media con dei lunghi capelli neri e gli occhi scuri, indossa sempre una tenuta nera come ogni ladro dovrebbe fare e sulla sua spalla si trova spesso il suo falco Floren. Quando Feril iniziò a frequentare la seconda linea Arcoas gli si avvicinò finché non iniziò a nutrire sentimenti profondi nei suoi confronti. Si è poi unita alla gilda del Sangue di Drago e ha così avuto modo di mettere in gioco le sue incredibili capacità fisiche di resistenza e agilità, ragazza decisa che insegue un ideale di giustizia incredibilmente umano.

SCUOLA DI BERTHYN
-Lesen: Barda specializzata nel suonare il violino. Ragazza dai lunghi capelli biondi e dagli occhi verdi, indossa sempre una tunica di color viola in cui diverse decorazioni gli danno l'aspetto di un abito da nobile. Lesen fu una delle fondatrici della scuola di Berthyn insieme a Kralen; da quando il gioco mortale è iniziato il suo primo pensiero si rivolse ai bambini e ai ragazzi spaventati che avrebbero dovuto trascorrere chissà quanto tempo in quel mondo. Infatuata di Niccolò è una ragazza seria ma al tempo stesso incredibilmente solare, tanto che è una di quelle poche persone in grado di trasmettere il proprio buon umore agli altri con un semplice e spontaneo sorriso.
-Kralen: Guerriero specializzato nella spada. Ragazzo dai capelli corti di color rossiccio e dagli occhi marroni, indossa sempre un'armatura di cuoio con qualche rifinitura in acciaio. Kralen fu uno dei fondatori della scuola di Berthyn insieme a Lesen; da quando il gioco mortale è iniziato uno dei primi pensieri di Kralen si è rivolto ai bambini e ai ragazzi spaventati e che avrebbero dovuto trascorrere chissà quanto tempo in quella prigione a forma di mondo. Ragazzo incredibilmente serio e dallo spiccato senso dell'umorismo, un combattente abile che ama combattere per gli altri prima che per sé stesso. 
-Merlin95: Mago specializzato nelle magie di Earth. È un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi verdi, veste spesso una tunica bluastra ed è semplicemente uno dei responsabili della scuola di Berthyn ma non si è mai spinto a partecipare alle bossfight o alle missioni della seconda linea.
-Sparkire: Sciamano specializzato nella magia di Fire. Ragazzo dai lunghi capelli castani e dagli occhi azzurri, veste spesso una tenuta verde ed è semplicemente uno dei responsabili della scuola di Berthyn ma non si è mai spinto a partecipare alle bossfight o alle missioni della seconda linea.

ORDINE DI ESCULAPIO
-Antigone: Chierica che ha fondato l'Ordine di Esculapio e l'infermeria presente alla Città d'Inizio. Ragazza dai lunghi capelli rossi e dagli occhi marroni, veste una tunica di color bianco con ricami in oro. È una ragazza dalla forza travolgente, decisa e incredibilmente umana tanto che da subito ebbe più interesse negli altri che in una progressione personale tanto che ha investito ogni sua risorsa nel curare e nel fornire cure agli altri. Infatuata di Niccolò che ha conosciuto non appena questi è entrato nel gioco è stata convinta da lui ad abbracciare la seconda linea tanto che presto è diventata una delle figure più importanti in essa.
-Sakura: Chierica dai lunghi capelli rosa e dagli occhi verdi; indossa sempre una tunica di color pesca con decorazioni viola. Una ragazza stupenda e dolcissima impegnata in una relazione con Salazar affascinata dalla sua intelligenza e dalla sua profondità; Sakura non è tanto diversa, dietro a un bel volto nasconde la meraviglia di un'anima consapevole di sé stessa.
-Pikeru: Chierica molto piccola ma incredibilmente abile. Bambina dai capelli biondi e dagli occhi verdi che indossa una tunica simile a un pijama che ricorda la sagoma di una pecorella. È trattata da Riccardo alla stregua di una sorella minore tanto che durante le bossfight la protegge sempre. Piccola e dolce come solo le bambine sanno essere è convinta che presto potrà riabbracciare sua madre anche se è forte abbastanza da resistere fino ad allora. 
-Exodius: Giovane chierico che ha da subito mostrato ottime capacità; ha i capelli neri e gli occhi azzurri e veste una tunica blu quasi a voler imitare Riccardo che ha imparato a vedere come un fratello maggiore. È un ragazzo dalla forza di volontà incredibile ma che si rende conto del tempo passato e che dovrà passare; tuttavia non ha intenzione di arrendersi ed è felice che l'Ordine di Esculapio abbia abbracciato l'ideologia della seconda linea.
-Mecho: Bardo che ha lasciato da subito l'avventura per acquistare locande e iniziare a gestirle (questo era il suo piano anche qualora il gioco non si fosse rivelato un trappola mortale. Un uomo alto e muscoloso dai capelli neri come la folta barba e dagli occhi marroni. È uno degli affiliati della seconda linea anche se non ha mai combattuto ma si è sempre rivelato un ottimo informatore e, tramite le sue locande, un uomo che sa sempre tutto di tutte le personalità importanti all'interno di LSO.

I CINQUE
-Orias: Paladino della via della luce riconvertito alla via dell'oscurità grazie al fiore delle vie. Orias è un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi scuri che si è mostrato da subito uno stronzo anche se con il tempo la sua figura si è rivelata più complessa e meravigliosa: oggi indossa un'armatura nera e dalla morte di Linton utilizza la sua spada; Niccolò lo reputa l'unico giocatore valido per impugnare la spada della vecchia generale. Orias è stato uno dei cinque che da subito ha approfondito le dinamiche di gioco anche per proseguire da solo ma poi alla morte di Linton ha capito di voler abbracciare l'ideologia di quei ragazzi ancora pronti a combattere per tornare al loro mondo.
-Noah: Bardo specializzato negli strumenti a tastiera. Ragazzo di bell'aspetto dai lunghi capelli neri e dagli occhi azzurri che indossa sempre una giacca nera e incredibilmente elegante. Noah era un collezionista interessato solo ad accumulare tesori e oggetti rari anche se da quando ha conosciuto Alessandro e Camilla ha deciso di mettere al servizio della seconda linea la sua collezione. Al momento il ragazzo è alla ricerca delle 12 lame degli Astri di cui al momento ne possiede 6. Arguto e capace ha indagato da principio dove trovare oggetti rari e simili tanto che se qualcuno è interessato a notizie su un oggetto prima o poi dovrà passare da lui.
-Phones: SCOMPARSO
-River: SCOMPARSA
-Andrej: Di Andrej si sa solo che si è specializzato nel forgiare armi ed è un alleato delle Guardie Notturne.

GUARDIE NOTTURNE
-Zaratustra: Guerriero specializzato nell'uso della spada. Capelli biondi ed occhi azzurri; indossa sempre l'armatura che è divenuta simbolo della sua gilda un'armatura d'acciaio lucente con drappi azzurri. È il fondatore delle Guardie Notturne, inizialmente un ottimo alleato che poi si è rivelato essere schiavo di questo mondo-prigione; ha deciso di tentare un colpo di stato alla morte di Linton e, ufficialmente, rimane ancora il generale della prima linea.
-Godric: Mago specializzato nella magia di Fire. Capelli neri e occhi verdi; indossa sempre una tunica rossa con ricami dorati.
-Kratos: Monaco specializzato nel combattimento a mani nude. Capelli rossi e occhi bruni; gira a petto nudo e solo con un'armatura che gli copre le gambe.
-Ezio: Ladro specializzato nella via dei pugnali. Capelli biondi e occhi marroni; indossa sempre una tunica bianca che copre anche totalmente il suo volto.
-Juliette: Guerriera specializzata nella spada. Lunghi capelli biondi e occhi azzurri; indossa sempre un'armatura che sembra più cerimoniale che da combattimento.
-Artù: Guerriero specializzato nella lancia. Capelli neri e occhi azzurri; indossa sempre un'armatura incredibilmente regale più adatta a un re che non a un combattente.

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Capitolo 62
*** Verso la Verità ***


Nonostante la neve ricadesse con la sua grazia costante sui tetti e sulle strade cittadine i vari giocatori e i vari NPC continuavano le loro solite vite passando da una bottega e l'altra, uscendo dalle porte delle locande per rifugiarsi in qualche armeria o semplicemente per passare dai panettieri locali a rifornirsi per il pranzo; gli empori e i vari negozi erano cos' animati da quell'affollarsi di persone che continuavano a condurre le loro vite all'interno di LSO. Solo un edificio era tuttavia immune a questa vivificazione: la Forgia di Laman; fuori dalla sua porta non c'era il normale via vai, non c'era alcun giocatore che cercasse di fare affari con quel fabbro scorbutico e anche gli NPC parevano evitarlo quasi anche loro fossero a conoscenza della sua antipatia perciò Laman era condannato ad una solitudine interminabile se non fosse stato per la presenza eccezionale quel giorno di quattro avventurieri all'interno di quella annoia officina.
-Cosa tocchi?! Cosa tocchi?!- cercò di urlare in un bisbiglio Lorenzo schiaffeggiando al contempo la mano destra di Alessandro che andava a protendersi verso una bizzarra mannaia che pareva avere la possibilità di scomporre la sua lama tramutandola in una sorta di frusta dalle potenzialità inaudite. Il barbaro perciò fece scattare indietro la mano agitandola nel tentativo di scacciare via il dolore -Ma sei scemo!?- urlò poi a pieni polmoni più per lo spavento improvviso che per il male in sé.
Mentre i due ragazzi continuavano a battibeccare tra loro Teresa e Niccolò continuavano ad avanzare tra le incudini e gli strumenti per raggiungere il fabbro che, in quel momento, stava analizzando tramite un paio di stringinaso una lunga spada dall'elsa d'argento.
-Provo a parlarci quindi?- domandò Niccolò alla ragazza che aveva scoperto dell'assurdo legame che univa Laman alla Maschera del Folle posseduta dal bardo sin da quel giorno infausto.
La ragazza si avvicinò a lui e sorridendogli teneramente -Sei tu ad avere la Maschera- disse -Se mai dovesse interagire diversamente con qualcuno quel qualcuno sei tu- l'ipotesi della ragazza infuse una certa fiducia nel cuore del ragazzo che si ritrovò a sorridere senza convinzione dopo un leggero sbuffo col quale cercò di spazzare via i ricordi che si affacciavano nella sua mente in quel momento, ricordi dalle tinte fosche e scarlatte… fu solo la mano di Teresa stretta intorno alla sua che fece svanire l'incertezza e perciò, nel momento in cui il sorriso si fece più sincero, il ragazzo interagì con Laman.
-Mmm…- Fu l'unico dialogo offerto dal fabbro prima che davanti al ragazzo si aprì la consueta finestra per i dialoghi con gli NPC che presentava, nei casi dei venditori, solitamente tre opzioni: "Commercia", "Parla" ed "Esci"; ma davanti a Niccolò si pararono questa volta quattro possibilità: le solite tre accompagnate da un'eccezionale "Mostra Maschera del Folle". Lorenzo ed Alessandro si avvicinarono ai due in quel momento e fu solo allora che Niccolò digitò quel comando. La Maschera allora comparve nella sua mano, cosa che generò sul volto di Lorenzo un'espressione confusa, e il ragazzo la porse verso il fabbro. Un silenzio inatteso fece seguito a quel gesto , silenzio che durò un tempo sufficiente a far sì che i quattro giocatori si scambiarono degli sguardi confusi e delusi, silenzio che venne poi spezzato da un singhiozzo accompagnato da una lacrima che, dall'occhio di Laman, ricadde sulla maschera dal becco adunco.
-Mastro Lamel…- bisbigliò allora il fabbro mentre tendeva la mano a sfiorare l'oggetto -Cosa ti hanno fatto Mastro Lamel…-
Gli sguardi dei quattro iniziarono a comprendere la natura di quelle parole data la descrizione della Maschera del Folle che sottolineava come questa fosse stata maledetta una volta sottratta a Lamel.
-Questa maschera…- iniziò a raccontare il fabbro con la voce ancora commossa da quella vista -Questa maschera venne creata da Mastro Lamel… Mio lontano avo… Studente di uno degli Antichi e che, col suo fuoco primordiale, accese la fiamma da cui nacque la Forgia… Tutto ciò che è rimasto di quella gloriosa fucina e dei suoi nobili artefici è qui raccolto… in rovina… e anche il fuoco donatoci a suo tempo da Mastro Lamel è ormai estinto…- Laman allora si alzò dallo sgabello sul quale sedeva e, voltandosi verso il suo banco da lavoro, estrasse da un cassetto chiuso a chiave un piccolo cofanetto metallico con sopra incisi simboli antichi; una volta che questo fu aperto lo porse in direzione dei quattro rivelando al suo interno una fiamma di colore cremisi, simile a un luminoso rubino, che tuttavia tremava di una vita oramai estinta -Questo è ciò che rimane di quella primordiale fiamma ma… In nome di Mastro Lamel, in quanto suo allievo e discendente, utilizzerò quel poco che resta del suo fuoco per riportare la sua creazione alla suo forma originaria…- l'NPC si portò allora una mano agli occhi per scacciare le lacrime e assunse un'espressione fiera, convinta di voler fare ciò.
In quel momento una nuova schermata si aprì davanti a Niccolò la quale domandava "Affidare la Maschera del Folle a Laman?" sebbene in un primo momento il bardo fu inizialmente indeciso sulla scelta da prendere si risolse a farlo pensando a tutto ciò che a suo tempo Linton aveva fatto per trovare la maschera di cui si ricordava, l'originale maschera forgiata da Lamel, e, anche in memoria di quella grande condottiera, consegnò la maschera al fabbro.
-Grazie… Ti prometto che entro domani la Maschera tornerà ad essere ciò che era- concluse Laman prima di tacere e di mettersi subito al lavoro al banco da lavoro con in una mano la Maschera e nell'altra la fiamma.
-Ora che facciamo?- domandò Alessandro che si sporse verso il fabbro osservandolo al lavoro.
-Lo lasciamo lavorare e torniamo questa sera- rispose con tono serio Niccolò che subito si portò verso l'uscita della bottega -Andiamo- ma non appena lui poggiò la mano sulla maniglia -Aspetta!- esclamò Laman alzandosi e avvicinandosi a lui -Tieni questa- disse porgendo verso il ragazzo una piccola chiave che pareva fatta d'argento -Questa chiave apre una porta nascosta del Castello Dimenticato di Berangher… Raggiungetela… Troverete un uomo rinchiusosi nelle profondità tanti anni fa… Se cercate la verità parlate con lui…- Non appena le sue parole terminarono la chiave svanì dalla sua mano e davanti a Niccolò comparve una finestra con sopra scritto " "Chiave del Dimenticato" aggiunta all'inventario". 

-Durante la fase uno rimane quindi molto scoperta sul fianco sinistro mentre una volta che scende al di sotto delle 5 barre di vita si taglia di netto il braccio e dalla spalla fuoriesce un serpente enorme che rende incredibilmente pericoloso il rimanere in quella zona- Spiegò Tempesta il quale occupava una delle nove sedie disposte intorno al grande tavolo circolare collocato al centro della stanza delle riunioni interna alla Gilda del sangue di Drago.
-Quindi nella fase due si deve gestire sia la chela sia il braccio serpentino?- domandò in quel momento Feril che era seduto in posizione diametralmente opposta rispetto al guerriero.
-Esatto- sentenziò l'altro mentre volgeva lo sguardo verso Lesen, sedutagli accanto -Tra l'altro Lesen ha fatto delle rappresentazioni del Boss per rendere più facile comprendere come è fatto-
-Credevo che sarebbe stato utile avere davanti proprio la vera forma di un Boss che per molti di voi è ignoto- ammise con aria vagamente imbarazzata la barda mentre iniziava a frugare nella propria borsa per poi estrarne due fogli di pergamena sui quali era rappresentata due volte la stessa creatura: un umanoide di taglia enorme con una testa leonina dotata di corde, le zampe caprine, il braccio destro sostituito da una grande chela e quello sinistro era invece, nel primo disegno, umanoide, nel secondo invece era sostituito da un enorme serpente.
-Beh… Vederlo così sembra un osso duro…- commentò Arcoas dopo aver esaminato con attenzione le due immagini che l'altra ragazza aveva appena messo a disposizione della seconda linea.
-Le apparenze ingannano- sentenziò d'un tratto Luna che fino ad allora era rimasta silenziosa, seduta tra Camilla e Salazar -È vero che i suoi attacchi fanno un danno enorme tuttavia il moveset è stupidamente ripetitivo, anche quando inizia la fase due aggiunse solo due attacchi per cui…-
-Per cui basta conoscere bene il moveset e avere con sé dei buoni chierici- concluse Antigone per lei comprendendo in anticipo dove la ladra voleva andare a parare.
-Esattamente- rispose allora Salazar che teneva i gomiti sul tavolo incrociando tra loro le dita delle mani -È per questo che volevamo chiedere a te, Exodius, Pikeru e Sakura di venire con noi almeno disporremmo di tutta la forza medica in nostro possesso-
-Aspetta un attimo!- intervenne d'un tratto Lesen -Perché non avete messo in conto anche Symon?-
-Noi della Vitriol non parteciperemo alla bossfight di questa sera- spiegò con incredibile semplicità Camilla che mischiava nella voce toni severi a toni indubbiamente dispiaciuti per quella scelta dovuta -Questa mattina Orpheus ha ricevuto una chiava segreta per una stanza nascosta nel Castello Dimenticato di Berangher…-
-Ma quel dungeon non è quello del piano 48 che richiede un livello minimo di 100 per entrare?- domandò d'un tratto antifone visibilmente preoccupata per la natura di quel luogo.
-Sì è per questo che abbiamo deciso di muoverci di gilda al suo interno- tornò a dire la maga col capo alto a guardare negli occhi tutti gli altri presenti al tavolo -Conosciamo quanto sia pericoloso quel luogo dato che è servita quasi una settimana a esplorarlo del tutto- 
Gli altri sette rimasero tutti ad ascoltare la voce di lei mentre sui loro volti si disegnavano espressioni preoccupate, eccezion fatta per Luna, conscia di quello che avrebbe dovuto affrontare con gli altri, e di Feril che era consapevole della forza dei vari componenti di quella gilda che, inizialmente, gli risultava tanto insopportabile.
Mentre quella riunione si interrompeva un attimo nel silenzio dei pensieri d'un tratto il cigolio d'una porta che si apre pretese l'attenzione di tutti i quali, voltandosi verso la porta d'accesso alla sala, videro la figura di Mecho sbucare da dietro alla stessa -Scusate il ritardo- iniziò a dire con aria imbarazzata -Ma alla locanda abbiamo avuto da fare più di quanto avessi previsto-
-Mecho?- un singolo nome flesso in un'intonazione interrogativa era il modo di Tempesta per domandare col minimo della sforzo "Ehy tu, appena arrivato, cosa ci fai qui?".
-A dire il vero mi hanno chiesto di venire Mineritt e Salazar- ammise il locandiere palesemente spiazzato da quell'inattesa domanda che tuttavia rimbombava già nella mente di molti quando il guerriero la manifestò.
-Cosa?- replicò nuovamente Tempesta volgendosi a quell'accoppiata di maghi che non avevano detto niente a nessuno -Perché avete chiamato Mecho?  Non ha mai combattuto! A cosa ci serve?-
-Beh grazie della considerazione- disse l'uomo appena arrivato con tono sferzante mentre scansava l'unica sedia vuota intorno al tavolo per andarsi ad accomodare tra Mineritt e Arcoas.
-Abbiamo chiesto a Mecho di venire perché volevamo comprendere la situazione degli altri giocatori all'interno di questo gioco- spiegò Salazar e non appena questi ebbe parlato tutti compresero il senso di quelle parole: effettivamente la seconda linea aveva continuato a proseguire nelle esplorazioni, nel supervisionare i dungeon e affini lasciando solo all'infermeria e alla scuola di Berthyn il compito di controllare la situazione e la condizione di soli alcuni giocatori; di giocatori ce ne erano diversi: esploratori, gente che aveva deciso di vivere in quel mondo come persone normali, altri che si erano date alla fuga e altri ancora erano diventati player killer nascosti in chissà quali cantoni delle mappe di gioco, tuttavia quanti erano i giocatori? Quanti combattevano per fuggire a quell'incubo? quanti invece si erano accontentati di sopravvivere?
-Quindi Mecho cos'hai scoperto in queste indagini?- domandò Camilla che per prima volle interrompere quel nuovo pensieroso silenzio che le sole parole del mago erano state in grado di evocare.
-Dunque…- iniziò a dire Mecho estraendo dalla tasca del grembiule un piccolo quadernetto nero zeppo di foglietti e quant'altro e, una volta aperto questo, inizio a leggere -Contando i nomi presenti nella pietra della grande cattedrale della Città d'Inizio abbiamo calcolato che, inizialmente, le persone iscritte a questo gioco erano 71.842.173 ad oggi tuttavia sono morte…- la voce si interruppe improvvisamente quasi impossibilitata a pronunciare quella seconda cifra -32.596.106 persone…-
Uno stupore tremendo fece sbarrare gli occhi di tutti gli ascoltatori, lo stupore di chi comprende l'orrore di una realtà alla quale ci si rifiuta di credere.
-30… Milioni…- ripeté incredulo Feril -Questo gioco è costato più vite… Della prima guerra mondiale?!-
-Questo gioco è stato diffuso nel mondo e non è difficile comprendere come sia riuscito a chiamare a sé milioni di giocatori dato quel che prometteva- iniziò a spiegare Mecho con tono cupo e quasi arreso davanti a quei numeri tanto atroci -Ma nel momento in cui la vera natura di questo mondo si è andata rivelando molti di noi ne sono usciti a pezzi… Molti si sono suicidati nel giro della prima settimana, altri sono morti contro nemici, boss, dungeon complessi, player killer e affini… E poi ci sono i negazionisti…-
-Negazionisti?- fece eco Salazar osservando il locandiere.
-Sì… I negazionisti sono quei giocatori che si rifiutano di credere che morendo in questo mondo si muore anche nel vero mondo e che si sono suicidati a loro volta…-
-Ma… Allora perché distinguerli dai suicidi?- continuò ad interrogarlo il mago, unico alla tavola che aveva ancora la forza di parlare probabilmente perché già in parte comprendeva il numero di vite che quel gioco era costato al mondo.
-Perché solo alcuni dei negazionisti si sono uccisi, un piccolo numero di loro invece ha formato una specie di setta di predicatori che cercano di convincere gli altri giocatori ad accettare le loro convinzioni…-
-Cercano di indurre le persone a suicidarsi in questo mondo?!- domando in un urlo Salazar destando quasi dal loro silenzio gli altri seduti con loro al tavolo.
-Sì… Si potrebbe quasi considerarli dei player killer passivi- ammise poi Mecho -Ma non tutto finisce qui… Come sappiamo da poco sono entrati in questo mondo dei nuovi giocatori: persone in coma e malati terminali a cui è stato concesso di scegliere tra il vivere in questo mondo o il darsi la morte anche nel mondo esterno per togliere tale decisione a medici e parenti… Si sono iscritti così 3.519 nuovi giocatori di cui già ne sono morti 1.892…-
Altri numeri che andavano a sommarsi a quel computo infausto, altre vite che si erano spente definitivamente a causa di quel gioco che peggio di un virus aveva infettato tanti uomini mietendone quasi la metà.

Una freccia sibilò nella notte oscura, fendendo l'aria e smuovendo la debole neve che continuava a ricadere sul suolo per arrivare a conficcarsi nella spalla di Roberto -Porca putt…- esclamò questi quando l'oggetto gli si conficcò nelle carni.
-Certo che potresti stare più attento!- gli urlò Riccardo che, in volo sopra il fedele Izanog, stava suonando la propria campana dalla quale subito scaturì una sfera di luce che si abbatté sull'arciere non morto che aveva appena colpito il suo compagno facendolo da subito stramazzare al suolo.
-Detesto quest'ultimo aggiornamento…- bestemmiò a denti stretti il guerriero prima di estrarre la freccia dalla propria spalla emettendo un mugolio di dolore -…Almeno prima si evitavano queste cose- e detto ciò scagliò la freccia a terra che rimbalzò sui mattoni di cui si componeva quel passaggio esterno. La Vitriol era arrivata in quel pomeriggio al Castello dimenticato di Berangher e lì vi era rimasta fino a quel momento in cui la luna alta compariva di tanto in tanto come un tenue bagliore di là dalle nubi che spandevano piano la loro candida magia. Il castello era una struttura incredibilmente estesa formata da un corpo centrale dalla pianta ottagonale , sviluppata su tre piani e dotato di tetto a spioventi circondata da sette alte torri distaccate dal corpo principale ma collegate ad esso tramite ponti situati all'altezza del secondo piano; proprio su uno di questi i ragazzi si trovavano in quel momento intenti a raggiungere la quinta torre dopo aver esplorato le precedenti e l'edificio principale. Lorenzo dal canto suo, che guidava il gruppo accanto ad Alessandro, si voltò a vedere quei gesti di Roberto prima di esclamare in direzione di Niccolò -Vedi! È questo che mi ha colpito questa mattina!-
Niccolò lo guardò confuso da quelle parole improvvise per poi guardarsi intorno -Parli con me?-
-Certo!- tornò a dire il monaco feramndo per un attimo l'avanzata del gruppo -Ti ricordi come si è comportato Laman questa mattina? I suoi oggetti e i comandi che tu hai eseguito sembravano legati a meccaniche vecchie-
-Ho capito cosa stai dicendo- iniziò a ragli eco Alessandro -Quando per esempio Laman ha dato la chiave a Nico gli è comparsa in mano come sarebbe successo tempo fa, dopo gli ultimi aggiornamenti invece si pensa che un NPC cerchi nella tasca o in una borsa…-
-Avete ragione…- ammise il bardo assumendo un'aria pensierosa poggiando la falce a terra come un bastone al quale reggersi -Ma come mai una cosa del genere…-
-È come se l'aggiornamento non avesse coinvolto o contaminato Laman…- azzardò Teresa mentre si portava al fianco del fidanzato.
-È forse possibile una cosa del genere?- domandò Luna rivolgendosi quasi istintivamente a Roberto che, tra tutti, era il più ferrato in materia.
-È difficile che sia realizzabile una cosa del genere perché basta- il guerriero accompagnò quest'ultima parola disegnando delle virgolette nell'aria utilizzando indici e medi delle due mani -cambiare con attenzione delle linee di codice e aggiungere delle animazioni limitate allo scheletro dei vari NPC… Tuttavia… Ci potrebbe essere un caso nel quale una cosa del genere è fattibile-
-E sarebbe?- domandò Lorenzo.
-Nel caso in cui un NPC, un'area o un'intera quest-line fosse separata dal codice principale… Come se fosse stato tutto creato a parte.
-Quindi secondo te Laman è ottenuto tramite dei codici esterni rispetto a quello principale del gioco?- domandò Lorenzo più per schiarirsi nella mente il discorso dell'altro, intenzionato a comprenderlo meglio -Ma perché fare una cosa del genere?-
-Non ne ho idea ma forse, seguendo le indicazioni che Laman vi ha dato, potremo anche arrivare ad una risposta- concluse Roberto ripensando a ciò che gli altri gli avevano raccontato dopo essere tornati alla sede della gilda dalla Forgia.
Rimandando a più tardi le parole i ragazzi iniziarono ad avanzare secondo l'ordine che avevano deciso non appena varcate le porte del dungeon: Lorenzo e Alessandro si trovavano alla testa del gruppo seguiti a pochi passi da Niccolò e Teresa, proteggevano le retrovie Roberto e Luna mentre davanti a loro si trovavano Camilla, con i suoi pensieri rivolti altrove, e Riccardo che fluttuava a mezz'aria tramite il suo caro Izanog. Il chierico accorgendosi degli occhi assenti della ragazza si rivolse verso di lei approfittando di quel momento di pace all'interno di un dungeon potenzialmente letale -Tutto bene Milla?-
-Oh… Eh?- mugugnò lei quasi si fosse svegliata in quel momento da un sogno ad occhi aperti -Tutto bene? Sì tutto bene…-
-Mmm…- Riccardo la osservò in quel momento con maggiore attenzione -È da quando siete tornate dalla riunione alla gilda del Sangue di Drago che tu e Luna sembrate strane…-
-Siamo… Siamo solo stanche non preoccuparti…- cercò di tagliare corto la ragazza per evitare di comunicare a lui e agli altri quei tremendi numeri di cui erano stati resi consci i ragazzi duranti la riunione di quella mattina. Riccardo fu lì lì per ribattere nuovamente a quella falsa confessione che lui si accorgeva essere tale quando la voce di Alessandro proruppe dall'interno della torre -È QUI!-
La sala all'interno della torre in cui erano arrivati i ragazzi era una specie di grande sala ricolmi di cavalletti per dipingere e tele appese ai muri, scaffali erano poi ricolmi di pennelli e pitture, di materiali per estrarre rari pigmenti e tavolozze sporche di colori assurdi. Il barbaro e il monaco si trovavano davanti a un grande quadro che pareva rappresentare un'alta montagna sulla quale sorgevano degli edifici dorati.
-Ancora una volta Thalarion…- iniziò a bofonchiare NIccolò avvicinandosi ai due amici.
-Già… Gli altri quadri avete visto cosa rappresentano?- domandò Lorenzo voltandosi a cercare gli occhi verdi del bardo.
-Niente di che…- rispose allora -Profili di persone che paiono vissute anni fa, scenari dei diversi piani che non sembrano legati in alcun modo e nature morte zeppe di oggetti di tutti i giorni o di spade-
-Mmm… Comunque sia critici dei miei stivali la stanza è qui dietro- e senza chiedere niente a nessuno il barbaro tirò un pugno contro il quadro alla parete che svanì in una coltre di spessa nebbia prima di lasciare spazio a una rampa di scale che proseguivano verso il basso. Dopo che la gilda si fu ricomposta e si furono curati dei danni subiti in precedenza decisero così di inoltrarsi per quell'area nuova che nessuno aveva trovato fino ad allora; le scale discendevano di qualche metro prima di iniziare a girare intorno al corpo della torre coperta dalle mura esterne, come se appunto fosse stato lasciato delle spazio tre due pareti per creare una specie di passaggio segreto nel quale celare quelle scale avvolte nell'oscurità più tetra dal momento che le fiaccole appese alle pareti erano spente da chissà quanti anni; fortunatamente fu sufficiente un incantesimo di Camilla a ravvivare quelle fiamme da tempo spente per permettere ai ragazzi di inoltrarsi nelle profondità celate da quel passaggio. Seguendo quello stretto passaggio la gilda poté così raggiungere un piccolo spazio di forma quadrata su una parete delle quali si trovava una porta di metallo che pareva rinforzata con delle parti in acciaio. Niccolò si avvicinò alla stessa e, provando ad aprirla, comparve una finestra con scritto "Porta chiusa a chiave; aprire con "Chiave del Dimenticato"?" il ragazzo si limitò a premere il comando "Sì" e così la chiave comparse all'interno della serratura per ruotare leggermente ed emettere il suono di un lucchetto che si apre seguito dalla sparizione della stessa e al socchiudersi di quel pesante ammasso di ferro e acciaio.
-Anche qui pare che l'aggiornamento non sia arrivato…- bofonchiò Roberto osservando la scena ottenendo l'approvazione di Lorenzo tramite un leggero annuire col capo.
Dietro alla porta si trovava una piccola stanzetta quadrata le cui pareti erano colme di librerie salvo una delle quattro su cui si trovava un camino davanti al quale, comodamente seduto su una poltrona rossa, si trovava un uomo intento a leggere un tomo polveroso; indossava un abito simile a una lunga giacca nera ornata da una fascia sulla quale erano intrecciati rami di alloro ricamati con fili verdi e dorati; all'aprirsi della porta si limitò ad alzare lo sguardo in direzione dei giovani e, dietro a un paio di occhiali tondi, un paio di occhietti marroni e logorati dell'età si fissarono in quelli del bardo che per primo aveva varcato la soglia; fu in quel momento che Niccolò riconobbe in lui l'uomo incontrato alla festa di capodanno del re l'anno precedente.
-Pensa un po'- iniziò a dire questo alzandosi dalla poltrona e poggiando il libro sul ripiano della libreria da cui era stato preso in precedenza -Non potevate aspettare ancora qualche giorno per vederci alla festa del re?-

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Capitolo 63
*** Verità ***


Niccolò era forse l'unica persona ad avere piena consapevolezza di colui che si trovava all'interno della stanza ma anche lui si sarebbe presto reso conto del fatto che ignorava ancora il più della verità. L'uomo vestito come un vecchio docente si alzò dalla comoda poltrona e, con in mano stretto il libro che aveva appena richiuso, si avvicinò ad una libreria e, scorrendo con attenzione l'indice sui dorsi delle letture esposte giunge ad uno spazio vuoto dove ripose quella appena conclusa. 
-Finalmente posso parlare con la Vitriol ala gran completo- iniziò a dire l'uomo mantenendosi di spalle rispetto agli avventurieri appena sopraggiunti e, una volta voltatosi, iniziò a squadrarli uno ad uno -Venite pure… Orpheus, Hamlaf, Gabél, Ziopio, Langley, Symon, Euridyce e Mineritt…- parve aver finito lì mentre gli occhi increduli di tutti venivano dilatati oltremodo davanti quella coscienza che non pareva già più da PNG ma furono le parole seguenti a dare la certezza che davanti a loro si trovava qualcosa di molto più complesso -…Preferirei però parlare oggi a Niccolò, Lorenzo, Alessandro, Roberto, Luna, Riccardo, Teresa e Camilla-
Lo stupore che si era impadronito dei volti in quel momento non solo era intuibile e visibile ma si faceva man mano maggiore ad ogni singolo nome pronunciato con certezza dalla persona che avevano davanti.
Quasi impossibilitato a parlare a causa dell'impossibilità di comprendere quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi Niccolò riuscì solo a far tremare il labbro balbettando un paio di sillabe che non parevano aver alcun senso logico finché non riuscì a spingere un nome fuori dalla bocca -M..Melliw- forse fu l'aver ridato nome a quell'apparente PNG che gli concesse una maggior fermezza, quella poca che gli bastava per continuare a parlare -Al ballo… Mi hai detto di chiamarti Melliw… ci hai condotto alla covenant dell'Orchestra… Ma tu… Tu sei una persona…-
Ci fu un brevissimo attimo, quasi a metà delle parole del bardo, in cui Lorenzo ebbe modo di accorgersi di una brevissimo incrinarsi dell'espressione calma e serena di Melliw, fu solo un attimo, ma al monaco parve che qualcosa avesse turbato la sua impassibilità.
-Esattamente- si limitò a rispondere il PNG poggiandosi con la destra allo schienale della poltrona dando quasi l'impressione che si stesse sostenendo sulla stessa -O giusto per dovere di chiarezza: io assolvo alle funzioni di un PNG ma al tempo stesso rimango una persona dotata di una propria volontà-
-Vuol dire che una volta fatto il log-in col nerv-gear lei è entrato nel corpo di un PNG?- domandò allora Camilla ripensando a Kubasa e al fatto che anche lui vivesse in quello stato sospeso a metà.
-Ottimo riassunto signorina Camilla- sorrise allora Melliw in sua direzione -Come PNG interpreto il ruolo di Melliw, uno dei tre fondatori di quella che voi conoscete col nome di Orchestra-
-Questo ci era già noto- ammise Lorenzo che sicuramente più degli altri faceva particolare attenzione sulle espressioni di quel nuovo personaggio che era comparso così improvvisamente sulla scena di quella realtà.
-Allora rispondete a questa domanda: chi erano gli altri fondatori?- domandò all'ora il PNG rivelatosi con un tono in tutto simile a quello di un professore che pone la domanda all'allievo.
-Ehm… Ma lo sappiamo sul serio?- chiese Roberto iniziando a guardare gli occhi dei suoi compagni nella speranza che una risposta arrivasse da loro.
-Tu, un combattente di nome Neral e in inventore di nome Lamand- rispose Niccolò interrompendo quasi il parlare del guerriero; il ragazzo in volto era visibilmente turbato da tutta quella situazione, non tanto perché si trovava davanti un'altra persona come Kubasa, quanto per il fatto che quella persona pareva conoscere dettagli che non poteva conoscere, che non avrebbe dovuto conoscere.. Come poteva lui conoscere i loro veri nomi? Fu allora che il ragazzo in mezzo ai suoi pensieri trovò assurdo quel raccontarsi storielle che nascondevano in sé realtà più grandi e perciò cercò di rompere gli indugi -Ma noi vogliamo sapere…-
-Non ancora- lo fulminò Melliw accompagnando quelle parole con un'occhiata torva -Per conoscere la verità avete bisogno di conoscere questo mondo perciò lasciatemi proseguire questo discorso che vi potrà sembrare inutile- l'uomo allora sospirò chinando il capo prima di tornare ad osservare i giocatori -Comunque sia ciò che hai detto riguardo i fondatori dell'Orchestra è corretto ma necessita di qualche precisazione: su di me ci sarà tempo più avanti per parlare; Neral è invero una donna che nasconde dietro la grande armatura il proprio sesso, quasi lo sdegnasse, tempo fa si è distaccata dall'Orchestra poiché prese una via opposta rispetto quella che volevano mantenere il mio personaggio e Lamand portando via con sé il nostro cavaliere migliore: Wolfgang che a sua volta era perdutamente innamorato di Neral; Lamand è invece il padre di Lamel, un nome di cui sicuramente avrete molto sentito per arrivare fin qui, Lamand era un grande inventore che ha dato il via all'Orchestra quando già era vecchio per poi essere succeduto dal figlio che per primo ebbe modo di applicare la Fiamma della Forgia alle proprie invenzioni… Il compito iniziale dell'Orchestra era quello di indagare e proteggere il potere degli Arconti, gli antichi esseri che un tempo vivevano in questa terra accanto agli uomini e le cui tecnologie erano meravigliosamente avanzate rispetto alle nostre attuali-
-Aspetta un attimo- iniziò a dire Alessandro confuso da quella narrazione tanto intricata -Tu hai fondato l'Orchestra col babbo di Lamel… Ma Lamel è vissuto secoli fa come Cadmo… Quindi tu dovresti avere…-
-Questo PNG di nome Melliw doveva avere sule spalle secoli di vita- spiegò l'uomo osservando con attenzione i suoi interlocutori -Tramite le conoscenze degli arconti Melliw sarebbe sopravvissuto al tempo e avrebbe tramandato le proprie conoscenze direttamente mentre Lamand le avrebbe affidate alla sua progenie; Neral invece tradì l'Orchestra intenzionata ad uccidere gli Arconti seguita dall'innamorato, nessuno legato alla covenant conosce informazioni legate a lei, al cosa le sia successo o simili tuttavia io sono a conoscenza di dove si trovi al momento: intrappolata nel mondo dell'Arconte dell'Aria, sopravvissuta agli anni per lo strano scorrere del tempo che condiziona quelle aree- 
-Ma questo non ha senso!- esclamò poi Luna contrariata da quelle parole -Se tu fai parte dell'Orchestra e nessuno legato ad essa sa qualcosa di Neral com'è possibile che tu sappia qualcosa?! È illogico!-
-Ma lui conosce anche i nostri veri nomi- osservò Camilla facendo un passo avanti nella stanza in direzione di Willem -Credo sia il momento di rispondere alla domanda che Nico ti ha fatto- disse poi affondando i suoi occhi in quelli dell'uomo.
-Va bene…- sbuffò l'uomo prima di rimettersi a sedere sull'unica poltrona che occupava il centro esatto della stanza, tenne il volto chino per qualche secondo come se fosse per lui oneroso rivelare le informazioni richieste dalla Vitriol ma, non appena sollevò gli occhi, con il volto serio e il tono della voce cupo, iniziò a spiegare -Voi avete avuto modo di conoscere Linton e so anche come sono andate le cose con lei…- gli occhi in quel preciso istante vennero portati a Niccolò e lì rimasero finché il ragazzo non abbassò lo sguardo -È giusto disprezzare ciò che hai fatto Niccolò ma è anche giusto accettare che era l'unico modo per andare avanti…- si interruppe nuovamente e questa volta fu lui a chinare lo sguardo -Io ho conosciuto Linton nella vita reale… Denise Clarke… Questo era il suo nome… Bella, intelligente, abile… Come l'avete conosciuta voi… Sicuramente vi ricorderete tutto ciò che vi ha detto prima di morire; il fatto che c'erano dieci informatici a capo del progetto LSO e che quattro di loro si ribellarono a quella folle opera per poi venir rinchiusi all'interno del gioco una volta scoperto il loro tradimento, ricorderete anche che loro in questo momento si trovano all'interno degli Arconti e che per questo Denise, o Linton come preferite chiamarla, vi ha chiesto di trovarli… Ricorderete anche che Denise è venuta a sapere di tutto questo perché i quattro informatici avevano un complice, un complice che ha raccontato tutto a Denise e che li ha aiutati a programmare i nerv-gear affinché finissero all'interno degli Arconti…- Melliw iniziò a guardare gli altri negli occhi nella certezza che si ricordavano quello da lui appena detto e perciò, dopo aver preso un profondo respiro ammise -Ebbene il complice dei quattro ero io…-

-Il braccio serpente ha un'hit-box del cazzo!- esclamò tempesta mentre alzava lo scudo per pararsi da una spazzata effettuata dal boss tramite il suo braccio serpentino.
-È dall'inizio della seconda fase che ti stiamo ripetendo di allontanarti di lì!- gli urlò di tutta risposta Feril mentre con la Spada di Lamel colpiva con vigore la testa leonina della creatura.
-Ma forse se gli stavo l'arto ottengo un oggetto unico- rispose l'altro mentre iniziava a contrattaccare.
-Sono boss fatti con superficialità e solo per essere difficili!- rispose questa volta Arcoas che, non appena il boss aveva mosso le fauci con l'intenzione di azzannare Feril, aveva tirato due pugnali esattamente negli occhi della creatura interrompendo il suo attacco -Ti sembra che possano mettere una meccanica così interessante qui?!-
-Basta discutere!- li rimproverò Salazar che si trovava a una decina di metri dal boss mentre cercava di concentrarsi per scagliare uno dei suoi incantesimi di livello nove -E ora vedete di allontanarvi!- Non appena i tre giocatori ebbero modo di obbedire a quel comando del mago questi rilasciò la sua magia che si mostrò come una scia di piccoli cristalli che dal suo scettro si diresse fino al temibile avversario intorno al quale iniziò ad addensarsi per poi esplodere in una creazione di enormi cristalli dalle tinte azzurrine che lacerarono e perforarono le carni del mostro riducendo finalmente a zero i suoi punti vita facendo poi comparire davanti a tutti la finestra che recitava "Boss Mantichimer: Sconfitto".
Solo all'apparire di quelle scritte i ragazzi della seconda linea che erano scesi nell'arena si lasciarono andare a un sospiro di sollievo ricadendo quasi simultaneamente a terra.
-Anche questo è andato…- sorrise Salazar mentre riceveva il dono per aver assestato il colpo di grazia a quell'essere.
-Sei stato bravissimo tesoro- disse poi Sakura avvicinandosi al fidanzato per piazzarli un bacio sulla guancia.
-Non ho fatto granché a dire il vero- ammise lui umile e modesto come sempre -Il grosso del lavoro l'hanno fatto Feril, Arcoas, Tempesta e Orias…-
-Grazie per la considerazione Serpeverde- lo canzonò con uno sbuffo Noah mentre poneva a terra il proprio violino.
-Noah non ti lamentare- commentò Lesen avvicinandolo per tirargli uno scappellotto in testa -In fondo noi due forniamo solo supporto, non siamo come Orpheus che nonostante sia un Bardo scende in prima linea…-
-No, no, Noah ha ragione- la interruppe lo stesso mago dando ragione al primo dei due -Anzi- iniziò a dire rivolgendosi proprio al bardo -Scusami se non vi ho messo nell'elenco, in effetti senza il vostro aiuto sarebbe stato tutto più difficile-
Allora Noah sentendo le parole dell'altro si voltò in direzione opposta al viso di questi arrossendo -Bah! Va bene… Ti perdono… Ma solo per questa volta-
Mentre da una parte dell'arena questi discorsi prendevano vita poco lontano Exodius forniva le cure a Feril, Pikeru ad Arcoas e Antigone si occupava di Orias e Tempesta sicuramente, vuoi per avventatezza vuoi per voglia di combattere, i più feriti fra tutti.
-Feril ti senti meglio…- domandò Exodius mentre osservava l'imponente armatura nera che occultava completamente il corpo del barbaro; questi alzò quindi la visiera dell'elmo e, sorrise in direzione del ragazzino -Certo ragazzo! E grazie per le cure… Sono sicuro che un giorno diventerai un ripeto tosto come me, non come quel pappamolle di Riccardo- commentò poi ridendo mentre portava una delle mani guantate a scompigliare i capelli di Exodius il quale sorrise teneramente di quel gesto. L'attenzione dei due venne poi catturata da una breve risata proveniente da Arcoas e, non appena i due ragazzi, ebbero volto gli occhi a lei questa disse ancora ridacchiando -Scusate, è che sembrate due fratelli quando fate così… Ed è raro vedere questo lato dolce di Feril… Anche se condito con la sua solita spavalderia-
-Uff…- sbuffò allora il barbaro voltando lo sguardo -Comunque sia…- iniziò poi a dire ancora guardando da un'altra parte rispetto a dove era seduta Arcoas -Grazie per aver bloccato il colpo del boss-
La ragazza a quei ringraziamenti arrossì leggermente in viso e guardando il retro dell'elmo dell'altro sorrise teneramente -Beh se non ci fossi io a proteggerti dalla tua stessa irruenza chi lo farebbe?- e mentre il barbaro dietro la scusa armatura arrossiva come un pomodoro maturo Arcoas e Pikeru si guardarono ridendo piano tra loro.
-Siete i soliti sconsiderati voi due- riprendeva Antigone i due feriti sotto le sue cure come la madre fa coi figli che si sono sbucciati le ginocchia giocando al parco -Com'è possibile subire così tanti danni contro un boss tanto idiota nel moveset?!-
-Beh a dire il vero…- si azzardò a rispondere Tempesta per ritrovarsi poi a mugugnare quando la chierica esercitò una leggera pressione con la mano sulla ferita che stava curando di lui -Era una domanda retorica, non c'è bisogno che tu risponda- lo riprese nuovamente per poi saettare il proprio sguardo verso Orias che subito distolse gli occhi da lei con un'espressione fiera che tuttavia si stava incrinando dietro il rispetto che nutriva nei confronti della donna -Tu Orias? Non provi a darmi spiegazioni?-
In quel momento il paladino scosse il capo rispondendo con un muto "no" alla domanda di lei -Molto bene- commentò poi Antigone sorridente -Ma la prossima volta che vi fate ferite tanto gravi vi ci meno sopra!- concluse poi con uno sguardo tanto severo che fece sbiancare i due grandi combattenti.
Momenti di tanta leggerezza si potevano vivere solo dopo aver affrontato una sfida che si sarebbe potuta rivelare mortale; erano così, assorti nell'euforia dell'esserci ancora, dell'avercela fatta e di essere andati avanti sorpassando i limiti che altri cercavano di imporgli al fine di rimanere in un mondo che sapevano non essere il loro, che sapevano non essere il vero mondo; ma fu proprio tra quei momenti che la porta dalla cale erano entrati in precedenza si aprì; sei figure irruppero nell'arena avanzando imperiosamente come se stessero facendo una qualche entrata in scena a sorpresa e a dire il vero quell'effetto lo seppero sortire a quanto bene poiché i volti di tutti i componenti della seconda linea si piegarono in un'espressione che coniugava in sé lo stupore e l'avversione nei confronti di quei sei che si rivelarono essere gli alti ranghi delle Guardie Notturne: Ezio il ladro, Kratos il monaco, Godric il mago, Artù e Juliet i cavalieri innamorati e Zarathustra il loro leader Guerriero.
-Che diavolo ci fanno loro sei qui…- iniziò a mugugnare Orias portando subito la mano alla spada appartenuta in precedenza a Linton quasi fosse convinto che il motivo della loro presenza fosse la lotta ma Antigone anticipò il suo movimento bloccando il gesto di lui -Sono netto svantaggio numerico, non saranno così stupidi da affrontarci- disse la chierica guardandolo.
-Sottovaluti la stupidità di questi sei- disse con un filo di voce il paladino digrignando i denti e per poi placare la mano e lasciare l'arma nella sua elsa. Gli altri due che ebbero uno scatto istintivo nel vedere irrompere i sei furono Arcoas e Feril la prima dei quali si frappose tra il barbaro e gli alti ranghi della gilda delle Guardie Notturne affinché non potessero guardarlo in viso e lui d'altro canto abbassò la visiera per non essere riconosciuto qualora lo schermo della ladra non sarebbe bastato.
-Oh smettila di nasconderti Feril- sbuffò con un sorriso di biasimo scolpito sulle proprie labbra Zarathustra -Sappiamo che sei tu il Cavaliere Nero della seconda linea-
Fu quello l'istante in cui Zarathustra attirò su di se gli sguardi sbigottiti di tutti i presenti, fu quello il momento in cui tutti tacquero per la prima volta intimoriti dalla vista di quei sei giocatori; l'unico che ebbe l'ardore di farsi avanti fu Salazar che, dopo aver mosso qualche passo in direzione degli appena arrivati, disse -Cosa ci fai qui Zarathustra?-
Il guerriero allora alzò le spalle in un moto di totale disinteresse -Non posso nemmeno passare a guardare come se la cavano i miei vecchi compagni?-
-Hai una gran bella faccia tosta a farti vedere da quelli che definisci vecchi compagni!- fece così rimbombare la propria voce Feril dietro all'elmo nero che gli conferiva un tono quasi pauroso mentre camminava verso Salazar.
-Senti da che pulpito proviene la predica- rispose l'altro scoppiando a ridere -E alza quella visiera vigliacco; sappiamo che sei tu-
-La smettiamo con questa inutile sceneggiata e ci dite il motivo per cui siete venuti qui?- domandò Orias facendosi avanti e affiancando così il mago e il barbaro.
-Sempre i soliti- li canzonò allora Zarathustra mentre rimaneva circondato dai suoi fedeli alleati -Allora siccome non vi fidate della mia buna parola lasciate che mi inventi un motivo che voi possiate accettare… Mmm…- e così dicendo fece finta di mettersi a pensare.
-Che faccia da culo…- bofonchiò Tempesta rimasto indietro rispetto ai tre che si erano fatti avanti.
-Dai questa giustificazione potrebbe piacervi- proruppe poi interrompendo quella maschera di pensiero a cui nessuno credette -Sono venuto qui per farvi una domanda: siete sicuri di voler uscire da questo gioco?-
I tre giocatori che si erano fatti avanti verso i componenti delle guardie notturne si guardarono un attimo tra loro con aria confusa per poi rivolgersi a Zarathustra e rispondere ad una sola voce -Che cazzo di domanda è?!-
-Non fate gli sciocchi, non vi compete- commentò allora il guerriero col sorriso stampato sulle labbra -Sapete benissimo che è una domanda lecita e che di certo vi sareste già posti: sono passati due anni da quando siamo qui dentro e il nostro vecchio mondo non si è fermato, è andato avanti lasciandoci indietro; se voi sperate di tornare indietro sapete a cosa andrete in contro? È come se aveste perso due anni e nel momento in cui tornate doveste recuperarli ma ciò non è possibile… Non potete mandare indietro il tempo: i vostri amici saranno andati avanti lasciandovi indietro, il vostro lavoro, gli studi, i fidanzati e le fidanzate, tutto è andato avanti senza di voi… Qui invece no, qui avete vissuto e state continuando a vivere, potrete continuare a vivere senza essere lasciati indietro, potrete vivere senza la paura di perdere quello che avete trovato; dunque spiegatemi perché dovreste voler lasciare questo mondo?-
Il silenzio si diffuse tra tutti quelli che stavano ascoltando di Zarathustra, un silenzio che indicava il riordino dei pensieri, lo studio di una risposta che giaceva nelle profondità della mente, una risposta difficile da portare alla luce ma che doveva trovare aria per respirare; fu un'istante che per molti durò un secolo eppure a vincere quel silenzio fu una semplice risposta -Perché voglio rivedere la mia mamma- tutti allora abbandonarono quella ricerca e si voltarono verso Exodius che aveva pronunciato quelle parole tenendo gli occhioni bassi -Non solo… Voglio anche rivedere il mio papà… il mio fratellino… i miei nonni… i miei amici… la mia maestra… voglio rivedere tutti quanti…- delle piccole lacrimucce iniziavano a stillare dagli occhi del ragazzino bagnando il terreno sotto i suoi piedi e dopo qualche secondo questi  ebbe modo di sentire una mano nuda che gli scompigliava i capelli, alzò lo sguardo e si trovò davanti Feril che nell'avvicinarsi a lui si era sfilato il guanto e l'elmo e che, sorridendo, gli disse con semplicità e quando il sorriso venne condiviso anche da Exodius il barbaro si voltò e tornando verso Zarathustra -Mi stavo chiedendo perché fossi venuto qui proprio oggi- iniziò a dire mentre rindossava la propria nera armatura -Abbiamo affrontato tante boss-fight eppure questa è la prima volta che voi vi fate vedere ma ora ho capito… Sapevate che quel dannato bardo sarebbe mancato e con lui tutta la Vitriol… Sapevate che se ci fosse stato lui vi avrebbe risposto per le rime sciorinando discorsi sulla giustizia, sul vero mondo, sul fatto che tutto questo non è reale bensì virtuale e affini… Siete venuti qui per tentarci ma siete talmente stupidi da non aver capito una cosa-
-E sarebbe?- domandò Zarathustra il cui sorriso si era infranto e che offriva ora uno sguardo carico di astio rivolto al barbaro.
-Che se noi siamo qui è perché la pensiamo come Orpheus- sorrise Feril alzando la visiera del proprio elmo e fissando gli occhi in quelli dell'altro. Quelle parole non valsero solo come stoccata nei confronti dell'insensato discorso del capo delle Guardie Notturne ma valse anche come sprone per l'animo degli altri della seconda linea i cui occhi ora brillavano sicuri di quelle parole, sicuri che anche loro avrebbero risposto in quella maniera.
-Voi pensate che questa sia giustizia?- domandò Zarathustra con una voce più simile a un ringhio -State facendo il male dei più per il bene di pochi, vi sembra che questa si possa considerare giustizia?!- il giocatore allora cercò di riassumere la sua posa impassibile di poco prima -Volete sapere il vero motivo per cui siamo venuti qui? Abbiamo fatto un sondaggio tra tutti i giocatori che abitano le varie città compresi avventurieri e esploratori: sette giocatori su dieci vogliono impedirvi di continuare la vostra scalata volta alla cima di questo di gioco- Il silenzio tornò a regnare in quella sala -A seguito di questi numeri domani mattina sarete processati e, una volta confermata la proporzione e analizzato i dati raccolti tra tutti i giocatori, voi verrete arrestati e vi sarà reso impossibile proseguire in questa folle impresa- Zarathustra allora si voltò dando le spalle alla seconda linea mentre un plotone di Guardie Notturne composto da almeno una ventina di persone si dispose alle spalle dei degli alti ranghi della gilda -Se non vi presenterete al processo sarete dichiarati colpevoli in automatico e bollati come fuggitivi il che ci darà il diritto di procedere a metodi più estremi- in quel momento il plotone guidato da Artù e Juliette superò la seconda linea e si diresse verso il piano 51 prima che Zarathustra sentenziò l'inumano diritto di cui avrebbero disposto -Vi potremo uccidere-

-Tu eri il contatto tra Lin…Denise e i quattro informatici?!- ripeté stupito Niccolò come se si stesse accertando di aver ben compreso le parole di Melliw.
-Esattamente… Ora lasciatemi che vi spieghi tutto nel dettaglio: quando venni a scoprire che gli altri informatici erano riusciti a sigillare gli Arconti dovetti ragionare in fretta, prima che scoprissero il mio coinvolgimento nel riprogrammare i nerv-gear dei quattro, su un modo affinché un gruppo di giocatori venisse a sapere della situazione per questo ho informato Denise, perché era l'unica persona che lavorava al progetto LSO e in cui io riponevo piena fiducia… Io e lei discutemmo a lungo e un problema venne alla luce: avevamo bisogno di un piano B qualora a lei fosse successo qualcosa una volta entrata nel gioco. In quel momento ci venne in mente l'idea di una covenant speciale che avrebbe avvicinato i giocatori agli Arconti: l'Orchestra; sicuri che tuttavia questa sarebbe potuta essere di complessa comprensione decisi a mia volta di entrare nel gioco coi panni di un PNG della covenant. Logicamente sarebbe stato mille volte più facile non creare una trama e spiattellare da subito la verità in faccia ai giocatori ma abbiamo deciso di mantenere l'aspetto del gioco affinché i codici con cui noi avremmo creato l'Orchestra e tutto ciò che le avrebbe gravitato attorno non fossero facilmente rintracciabili all'interno dei dati del gioco. In questi due anni però non sono rimasto fermo come una statua ad aspettare  che qualcuno giungesse qui, ho fatto dell'altro; vedete tutti i libri ammucchiati in questa stanza? Questi contengono tutti i codici su cui è stato costruito il gioco e io in questi due anni li ho studiati attentamente e non solo, alcuni di questi libri rappresentano in forma scritta ogni dettaglio che coinvolge l'Orchestra: chi ne fa parte, chi raccoglie determinati oggetti legati ad essa, chi interagisce con i PNG affiliati eccetera… Tuttavia durante le mie ricerche sui codici di gioco avevo un obiettivo fondamentale: capire come fosse possibile liberare gli Arconti; ci è voluto del tempo ma dopo circa un anno di studi sono riuscito a comprenderlo: esiste una boss-fight al piano 75 che si chiama "I Sigillatori", una volta sconfitti questi esseri gli Arconti saranno liberi… Tuttavia qui sorge una complicazione: ad ora so che uno dei quattro regni in cui sono rinchiusi i quattro informatici è nelle mani del nemico, chiamiamolo così; prima di sconfiggere i Sigillatori dovrete recuperarlo poiché se l'Arconte dell'aria venisse liberato mentre è nelle mani nemiche questi potrebbe rinchiuderlo nuovamente e trovare un modo per fare lo stesso con gli altri. Il problema sarebbe sorto nel momento in cui il mondo dell'Arconte fosse stato portato su un piano superiore al 75 ma ciò non è possibile perché i codici degli ultimi 25 piani del gioco sono invero complessi e regolati da leggi piuttosto particolari che anche io non sono riuscito a comprendere… È una situazione molto simile all'Orchestra, sembrano dati che, sebbene presenti all'interno del mondo, sono slegati dai codici generali che reggono il tutto; ciò solo per spiegarvi che l'oggetto che funge da varco verso il mondo dell'Arconte non può essere oltre il piano 75… Se siete venuti qui oggi vuol dire che avete consegnato la Maschera del Folle a Lamal e che lui presto la riporterà ad essere la Maschera dell'Intuizione; voi dovete utilizzare quella per trovare l'ultimo regno dal momento che molto probabilmente avranno portato l'oggetto in un'area occultata tramite codici e quant'altro è nelle loro mani. Quando avrete scoperto l'area in cui si trova dovrete tornare da me e io riuscirò a riscrivere i codici affinché quell'aria diventi visibile, ecco perché io mi trovo qui, io servo a riscrivere i codici di gioco in caso di bisogno; ovviamente il mio non è un potere immenso, posso cambiare solo alcune strisce di codice e per di più, nel momento stesso in cui lo andrò a fare il nemico saprà esattamente dove sono e verranno a cercarmi per eliminarmi… Ma allora non avrete più bisogno di me, avrete dalla vostra parte gli Arconti, i quattro informatici, che troveranno un modo di aiutarvi a partire dal rivelarvi il nome dell'uomo che c'è dietro tutto questo… Solo loro e gli altri sei lo sanno… So che quello che vi ho detto è complesso ma dovete fidarvi di me: iniziate con l'avanzare fino al piano 75 cercando piano per piano il mondo dell'Arconte dell'aria, una volta capito dove si trova venite da me e procederemo col resto del piano. Prima che ve ne andiate però c'è un'altra cosa che voglio dirvi… Voi avete incontrato Kubasa del Deserto, il PNG che vi ha concesso di entrare nell'Orchestra… Io so che all'interno di quel PNG c'è una persona, proprio come nel mio caso… Dovete sapere che il ragazzo dietro a Kubasa… È mio figlio-

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Capitolo 64
*** Processo ***


La neve altro non è che un'oscurità bianca; sembra un'assurdità da dire ma in realtà queste due non sono tanto diverse: l'oscurità arriva ad occultare il mondo lasciandoti indosso la sola consapevolezza di esserci; la neve cela, appiattisce i volumi, nasconde i lineamenti di quello stesso mondo, dall'alto osservi una piana completamente bianca e non ti è dato capire cosa si cela lì sotto, osservi un mondo piatto e allora comprendi che sei tu a cercare, che sei tu ad essere; forse era questo il motivo per cui Niccolò era tanto attratto da quelle due realtà, due realtà che valorizzavano il singolo e lo rendevano conscio del proprio essere. Difatti, non appena i ragazzi furono usciti dal Castello Dimenticato, tramite una scorciatoia mostratagli da Melliw, il bardo si fermò sull'orlo della parete rocciosa su cui sorgeva la grande e complessa struttura e, sedendosi con i piedi a penzoloni sul baratro, aveva perso lo sguardo nella piana bianca che gli era offerta davanti agli occhi; in lontananza delle case si immergevano in quel candido mare anche se, a causa dell'occhio umano, i loro tratti erano invisibili in quell'immensità come mosche che stagliandosi contro l'alto cielo svaniscono alla vista.
-Nico togliti da di lì!- iniziò a gridare Roberto con un tono stranamente preoccupato -Se un nemico dove respawnare andresti in contro a morte certa-
-Non fare l'allarmista- sbuffò allora Lorenzo alzando le spalle e affiancando l'amico già seduto -I nemici in questo castello si rigenerano ogni mattina e al momento sono solo le…- lasciando sospeso il discorso il monaco si voltò in direzione del barbaro che era l'unico, nella gilda, ad essere munito di un orologio da taschino, oggetto tanto elegante che stonava con la possanza del possessore.
-Ventitrè e trentasette circa…- rispose Alessandro dopo aver fatto scattare l'orologio per rivelarne il quadrante lucido su cui due piccole lancette nere si muovevano circondate da numeri romani mentre una ancora più piccola girava all'interno di un piccolo cerchio collocato tra il centro dell'orologio e il numero "VII" sul quale sessanta segmenti individuavano i secondi.
-Quindi tra meno di mezz'ora sarà Natale…- disse con un sospiro Riccardo che nel mentre proseguiva verso gli altri accanto a Camilla -E io anche questuano ho dimenticato di farvi i regali…-
-Ammettilo che non ti aspettavi questa esplorazione e saresti andato oggi a prendere due cianfrusaglie al mercato- sorrise Camilla cercando lo sguardo dell'altro che divenne da subito paonazzo.
Probabilmente quel quadretto così leggero serviva ai ragazzi per riprendersi dalla pesantezza dell'incontro appena conclusasi con Melliw; tante altre informazioni, tante altre cose da fare eppure ora sapevano come si sarebbero dovuti muovere: raggiungere il piano 75, recuperare il mondo dell'Arconte dell'Aria e infine sconfiggere il Boss del piano; non sembrava un'impresa complicata ascoltata lì per lì ma poi i dubbi, le incertezze e soprattutto la consapevolezza che il tempo che avrebbero impiegato a vincere altri 25 piani non sarebbe stato indifferente. Niccolò frugò un attimo all'interno della sua borsa pratica che pendeva sul fianco sinistro e attualmente era poggiata a terra, tra scartoffie di vario genere, pergamene finemente arrotolate e pennini ancora sporchi d'inchiostro, afferrò una piccola custodia di legno che una volta aperta rivelò un paio di toscanelli; se ne mise uno fra i denti per reggerlo e poi iniziò a tastare le tasche della giacca di Lamel che aveva indosso alla ricerca dei suoi fiammiferi pensando che, anche qualora li avesse trovati, avrebbe dovuto chiedere aiuto a qualcuno visto che con gli Artigli equipaggiati era per lui difficile utilizzare oggetti tanto piccoli; provvidenza volle che, prima ancora che i fiammiferi venissero ritrovati, una fiamma comparve davanti al volto di Niccolò offerta dallo zippo munito dei fori per accendere la pipa che Lorenzo teneva teso verso l'amico; un sorriso si dipinse sul volto del bardo e, dopo aver dato un paio di aspirate attraverso il piccolo sigaro tirando così verso lo stesso la tremula fiamma, iniziò a fumare qualche boccata e interruppe la perlustrazione delle tasche. Lorenzo del canto suo, una volta acceso il toscanello altrui, estrasse dalla propria sacca una lunga pipa di radica e una custodia di legno grande quanto un pugno chiuso all'interno della quale si trovava il tabacco del monaco -Hai abbandonato così la pipa che ti ho regalato?- scherzò rivolgendosi all'amico mentre a pizzichi poneva il tabacco all'interno del camino della propria pipa.
Dopo aver tirato una boccata di fumo Niccolò rispose con tono pacato -Preferisco fumare la pipa con più calma; non ho la tua pazienza di mettermi lì, quando sono fuori, a preparare il tutto… I toscanelli sono un'ottima alternativa credo- e una nuova nuvoletta di fumo uscita dalla bocca del bardo andò a mischiarsi con quella della pipa appena accesa dall'amico.
-Pipe, toscanelli… Dovreste smettere di fumare qualsiasi cosa fumiate- commentò Luna che si stava avvicinando alle spalle dei due insieme a Teresa. Non appena Niccolò sentì quella voce si voltò e vedendo accanto alla ladra la fidanzata si tolse il sigaro e l'alto verso di lei tenendolo tra le dita così offrendoglielo. Teresa non ci pensò due volte, lo afferrò e prese qualche boccata dallo stesso.
-Ma… Teresa!- esclamò Luna sconcertata dal vedere l'altra fumare come se niente fosse.
-Cosa c'è?- domandò lei mentre ripassava il toscanello al fidanzato -Mica danneggia i miei veri polmoni questa cosa- uno scherzo che tuttavia dimostrava anche come la ragazza avesse accettato la sua presenza in quel mondo in cui era viva e la sua condizione nel vero mondo.
Il fumo iniziava a mischiarsi poco distante dal crepaccio creando veli dalla parvenza eterea che, traversati dalla rada neve che il cielo stava offrendo alla terra, la scioglievano appena -Allora…- disse d'un tratto Lorenzo interrompendo così la parvenza di pace che offriva quel momento -Come ti pare la situazione?-
Ormai era consuetudine di Niccolò prendere una boccata prima di rispondere alle domande dell'altro e, mentre parlava, offriva sempre il piccolo sigaro a Teresa e fece così anche questa volta -Non negherò che la situazione non è delle migliori… Insomma… Arrivare al piano 75 richiederà non poco tempo e per di più dovremo confrontarci con dei giocatori anomali una volta individuato il regno dell'Arconte dell'Aria… Gli Scorticamente che abbiamo incontrato quella notte saranno là ad aspettarci… Probabilmente sono gli informatici che lavoravano a questo gioco…-
-Ho avuto lo stesso sospetto dopo aver ascoltato le parole di Melliw…- confermò l'altro mentre dalla pipa il fumo saliva lento al cielo -Certo se le cose andassero come la sera di quell'aggiornamento non potremo ucciderli ma che se le cose fossero diverse… Dovremo ucciderli…-
Niccolò fu lì lì per dire qualcosa all'amico ma si interruppe e preferì sorvolare l'argomento per proseguire nell'analisi della situazione -Nonostante tutto questo adesso abbiamo uno scopo… un obiettivo e una meta da raggiungere… ciò può darci un grande aiuto-
-Credo voi abbiate fatto i conti senza l'oste- iniziò a dire Riccardo che si avvicinò al quartetto affiancato da Camilla e con al seguito il resto della gilda. Sulla spalla della maga era poggiato un piccolo draghetto il cui corpo azzurro era ricoperto da cristalli del medesimo colore.
-Quella è l'Anima di Cristallo di Salazar!- commentò sorpresa Luna osservando la piccola creatura e riconoscendola -Come mai Salazar l'ha mandata qui?-
Di tutta risposta Camilla alzò la mano sinistra mostrando che in essa stringeva una lettera aperta ma fu ancora una volta Riccardo a rendere manifesto a tutti il contenuto della stessa -Salazar e i suoi hanno l'intenzione di processare noi e tutta la Seconda Linea a furor di popolo-
Espressioni tinte di una sorpresa sconvolta si accamparono sui volti di tutti eccezion fatta per Riccardo e Camilla, già a conoscenza del contenuto della missiva, e per Lorenzo e Niccolò, i primo dei quali si voltò verso il gruppo pronto a parlare mentre l'altro continuava a fumare e a osservare il panorama piatto offertogli dalla neve.
-Immagino che le Guardie Notturne abbiano anche presidiato l'ingrasso al prossimo piano vero?- commentò allora rivolgendosi a Riccardo il quale stupito offrì una risposta positiva. Voltatosi nuovamente verso Niccolò Lorenzo sorrise per un secondo e disse -Avevo ragione io! Mi devi una birra adesso- ma fu un attimo, tornò subito serio e si rivolse al resto dei compagni -Io, Camilla e Niccolò sapevamo che questo sarebbe potuto accadere… Mentre Mecho raccoglieva informazioni su quanti giocatori volessero tornare a casa e affini ha scoperto che anche le Guardie Notturne lo stavano facendo… Ha informato noi tre e Salazar affinché escogitassimo una manovra difensiva proprio per questa eventualità ma… Pensavamo di avere più tempo…-
-Non importa- disse allora Niccolò rimettendosi in piedi e infilando le mani nelle tasche della giacca, un'altra boccata presa dal sigaro e poi si rivolse ai suoi amici -Torniamo alla biblioteca-mausoleo e discutiamo di questa faccenda con gli altri…- Si interruppe poi per un attimo e andò a cercare il volto di Alessandro -Ale… Tu sai cosa fare- disse semplicemente prima di tornare in direzione del carro utilizzato per raggiungere quella meta su cui i ragazzi avevano anche trasportato lo Specchio dell'Occhio per rendere più agevole il ritorno.

-Quindi dovremmo arrivare al piano 75… Capisco…- Iniziò a dire Salazar non appena ebbe ascoltato i discorsi riportati dalla Vitriol.
-Certo ma non mi sembra il problema più impellente!- osservò a sua volta Riccardo -Domani saremo messi a processo…-
-Oggi saremo messi a processo… è passata la mezzanotte- commentò Lorenzo cercando di sdrammatizzare con delle parole che fecero solo scaldare ulteriormente il chierico -Ti sembra il momento di fare il pignolo?!-
Ancora una volta la biblioteca-mausoleo era divenuta il teatro della riunione della Seconda Linea questa volta aperta a tutti dal fugace Mecho al piccolo Exodius; solo due persone parevano mancare alla conta: Kubasa e Alessandro. 
-Dove è il vostro barbaro?! Dobbiamo fare in fretta!- iniziò a urlare Tempesta che non riusciva proprio a stare seduto.
-Ha bisogno di tempo… Questa cosa è più urgente- sentenziò lapidario Niccolò fulminando il guerriero con lo sguardo che dovette subito distoglierlo tanto era il timore che provava a guardare quegli occhi che parevano celare un'ira latente, probabilmente emersa per le sue recenti parole. Ci vollero pochi secondi dopo quello scambio di parole e di sguardi a far comparire Alessandro; questi stava uscendo da una delle stanze della biblioteca-mausoleo e subito corse con gli occhi al bardo -Gliel'ho consegnata… al momento la sta leggendo…-
-Di cosa state parlando?- domandò Orias che era poggiato allo schienale delle propria sedia con le braccia conserte.
-Alla fine del nostro incontro con Melliw- iniziò a spiegare Lorenzo -Questi ci ha consegnato una lettera per suo figlio… Gabèl gliel'ha appena consegnata- a quella rivelazione calò per un istante il silenzio sul tavolo; tutti si resero conto che Kubasa si doveva trovare nella sala da cui il barbaro era appena emerso e che di là dalla porta era in atto una rivelazione struggente a cui avrebbe fatto seguito chissà cosa.
La prima a rompere quel silenzio per muovere verso il discorso del processo ormai prossimo fu Camilla la quale iniziò a dire -Allora… il problema più gravoso in questo caso è capire cosa vogliamo fare… Ci presentiamo domani mattina o no?-
-Per me non dovremmo presentarci!- esclamò Tempesta che ancora rimaneva in piedi dietro alla sua sedia e tamburellava il piede destro a terra con fare nervoso.
-Mmm… Non mi sembra una scelta molto intelligente…- commentò Lorenzo osservando il guerriero -Non presentarci al processo ci preclude la possibilità di dire la nostra su quanto è accaduto e sulla nostra intenzione di finire il gioco…-
-E quindi pur di far valere la tua opinione finiresti in galera nella totale impossibilità di fare qualcosa?!- la risposta di Tempesta fu inevitabile; d'altronde era anche ovvia come contraddizione il voler dire siamo pronti ad agire per il bene e affini e poi farsi sbattere in cella alla larga dalla possibilità di adempiere a tale scopo.
-Chi ha detto che ci faremo arrestare?- domandò il monaco di rimbalzo -Io ho detto solo che dovremo presentarci al processo... poi ci limiteremo a fuggire-
L'espressione di Tempesta divenne allora il tripudio della confusione mentre quella di altri, come Salazar e Camilla, rispecchiava perfettamente l'adesione alla linea guida appena offerta.
-Mmm… E come potremo fuggire? Saremo circondati probabilmente da tutta la gilda delle Guardie Notturne perciò potrà essere problematico…- iniziò a borbottare Noah mentre rifletteva sulle difficoltà dell'attuare quel piano.
-Potremo pur sempre combattere- propose Orias animato dal suo eterno spirito combattente.
-Ci sono almeno due problemi in questa idea…- sospirò Roberto a sentire quella proposta che per lui suonava tanto assurda.
-E sarebbero?-
-Innanzitutto, sebbene siamo più forti di molti di loro, ci troveremmo in svantaggio numerico… Seconda cosa: all'interno delle città non si può combattere se non tramite richiesta perciò, anche se volessimo, non potremmo farlo…-
Un pensieroso assenso rispose a quelle osservazioni incredibilmente veritiere mosse dal guerriero della Vitriol tuttavia questa volta sopravvenne la voce di Antigone a porre un nuovo dubbio -A mio avviso ci stiamo dimenticando di un altro aspetto… Anche qualora riuscissimo a fuggire, l'unico luogo sicuro sarebbe questo tuttavia è anche vero che nel momento nel quale noi fuggissimo le Guardie Notturne metteranno sottosopra ogni piano per trovarci e quindi anche qui non potremo nasconderci troppo a lungo…-
-È per questo che hanno presidiato l'ingresso al prossimo piano- osservò lapidario Lorenzo prima di offrire spiegazione per le sue parole -L'unica nostra via di fuga era di muoverci al piano successivo e cercare così una fuga per luoghi ancora sconosciuti a loro… Ci hanno anticipato con quella mossa…-
Dovevano ammetterlo: quella volta Zarathustra e i suoi avevano giocato tremendamente bene mettendoli in un vicolo apparentemente cieco… Trovare una soluzione in una situazione così labirintica di scelte soprattutto obbligate pareva impossibile finché, dopo un breve parlottare da parte di tutti dove vennero accampate le soluzioni più assurde, Niccolò ebbe modo di esprimersi -Forse una soluzione c'è… Ma potrebbe essere veramente difficile da attuare…-

Come ci si poteva aspettare per un evento di tale importanza il vasto anfiteatro della città di Argicca al piano 26 era affollato come mai prima di allora nonostante il clima freddo e il giorno di Natale tutti erano lì; un'immensità di giocatori erano accorsi da ogni lato di quello pseudo-mondo pur di presenziare al grande processo che avrebbe deciso le sorti di quella che si faceva chiamare Seconda Linea. L'anfiteatro era stato realizzato a immagine e somiglianza del Colosseo romano durante il suo periodo di massimo splendore: gli spalti erano gremiti di giocatori mentre al centro dell'arena, ricoperto totalmente di candida neve, erano disposti i principali componenti della gilda delle Guardie Notturne i quali parlavano alla folla tramite dei dispositivi magici che avevano allestito in quel luogo per l'occasione e che fungevano da altoparlante. L'ora d'avvio del processo era stata decretata per le 10:30 di mattina tuttavia, alle 10:43 non si era ancora fatto vivo nessuno della Seconda Linea.
-Perché non possiamo condannarli subito, senza il bisogno di averli davanti?- iniziò a domandare spazientito Kratos mentre si faceva scrocchiare le dita della mano destra.
-Perché altrimenti lo avremmo fatto direttamente negli scorsi giorni- si limitò a rispondere Artù che stava in piedi con le mani poggiate sul pomo della spada che poggiava al terreno con la punta.
-Eppure l'avremmo potuto fare…- si lamentò Juliette mentre scostava dal suo viso una ciocca di biondi capelli.
-Credo esista una terminologia tecnica per condannare una persona mentre si trova altrove- osservò Ezio che tra tutti era quello forse più tranquillo al momento.
-Si dovrebbe dire columancia- asserì Godric sicuro nella sua solita fierezza.
Ma fu solo in quel momento che la voce di Salazar annunciò l'ingresso in scena della Seconda Linea -Si dice contumacia somaro- queste parole risuonarono per l'anfiteatro e ogni singolo giocatore lì presente dovette rivolgersi verso uno degli ingressi che dava sull'arena dal quale stavano entrando, praticamente sfilando, i membri di quell'alleanza: ad aprire la fila c'erano Salazar e Camilla seguiti dai loro compagni disposti a coppie: Sakura-Riccardo, Tempesta-Roberto, Feril-Arcoas, Exodius-Pikeru, Lesen-Antigone, Noah-Orias, Luna-Lorenzo ed infine Alessandro affiancava la sagoma di Niccolò il quale recava in volto la Maschera dell'Intuizione ritirata quella stessa mattina.
-Siete in ritardo di ben quindici minuti- li fulminò sull'istante Zarathustra non appena tutti varcarono la soglia e si disposero in linea, uno accanto all'altro, davanti all'elite delle Guardie Notturne.
-Lo so ma Orpheus ha insistito tanto per rispettare il quarto d'ora accademico- sorrise Salazar fissando negli occhi il generale che, di suo conto, si voltò subito in direzione del bardo il quale lo salutò con un profondo inchino. Zarathustra allora si voltò sdegnato verso la folla quasi non volesse assecondare quel teatrino che tanto lo irritava -Signori!- iniziò a dire a voce alta mentre gli altoparlanti replicavano quella stessa voce in modo che chiunque, all'interno dello stadio, potesse sentire le sue parole -Siamo oggi qui riuniti per processare l'associazione nota come Seconda Linea; il capo d'accusa è il seguente: attentato alla comunità abitante di LSO-
-Attentato alla comunità abitante di LSO…- ripeté scandendo con attenzione le parole Noah a cui suonavano tanto male -Mmm…Credo che una terminologia diversa sarebbe migliore…-
-Eppure…- iniziò a bofonchiare Lorenzo -Parlano di "Comunità abitante"… È una cosa di cui tenere conto…-
-Come sempre accaduto nel corso dei processi prima di emettere la nostra sentenza lasciamo che la parte accusata possa difendersi- così dicendo Zarathustra si voltò in direzione della sagoma di Niccolò e aggiunse poi -Volete affidarvi anche questa volta al vostro caro professorino?-
-No- esclamò Camilla facendo un passo avanti -Sarò io quest'oggi a difendere la seconda linea dalle accuse mosseci- la sua voce iniziò a risuonare per tutto l'anfiteatro e, mosso qualche passo verso il centro dello stesso, accanto a Zarathustra, si rivolse alla folla adunata sugli spalti senza degnare di uno sguardo il generale -Giocatori… Posso comprendere che ormai tutti noi abbiamo una vita all'interno di questo mondo, ci siamo cresciuti e molti di noi hanno lasciato alle loro spalle quello che erano e si sono dedicati a quello che sono ora tuttavia… tuttavia questo mondo non è il vero mondo; è una realtà virtuale non la reale; nel corso degli anni abbiamo visto come gli uomini si sono affannati in guerre ingiuste, come hanno condonato la giustizia sottomettendola ai propri interessi e la domanda che noi ci ponevamo, che i sommersi si sono sempre domandati, era "perché l'uomo sembra portato a fare la scelta ingiusta tra tutte?"… È una domanda che ha assillato molti e alla quale sono state date una molteplicità di risposte: "l'uomo è malvagio per natura", "l'uomo era buona ma poi è stato corrotto"… Non credo che nessuna di queste risposte sia valida… Io credo che tutto ciò accada per una ragione molto semplice: la via giusta è impervia, richiede sforzi e fatica, oggigiorno l'uomo vuole avere tutto subito e senza fare il minimo sforzo… per questo cediamo a non percorrere quella via, per questo siamo portati a percorrere strade che non sono giuste, perché la loro via procede in discesa, la percorriamo senza alcun problema poiché è facile e ci da tutto subito… Ma rimane una via non giusta; così sarebbe la scelta di rimanere in questo mondo virtuale quando il vero mondo è di là che ci attende, forse si è dimenticato da noi ma la via giusta è quella-
-Basta così- esclamò Zarathustra accanto a lei -Il tempo per la difesa è concluso… Ora, cari abitanti di LSO, è il momento per voi di votare, alzino la mano tutti coloro che crede colpevole la seconda linea-
Ovvia la domanda di come sarebbe stato effettuato il conteggio dei voti ma questo problema non si pose nemmeno dal momento che la stragrande maggioranza alzò le mani per votare contro la Seconda Linea. Appoggiati da quella assoluta maggioranza l'elite delle Guardie Notturne si volse in direzione dei processati e fu allora che il generale si limitò ad asserire -Seconda Linea siete condannati a rimanere in prigione finché non ritratterete le vostre idee- i sei si mossero allora in direzione della seconda linea ma in quell'istante stesso un muro di cristallo s'alzò tra i due schieramenti facendo indietreggiare Zarathustra e i suoi e seminando anche il panico sui spalti.
-Come diavolo è possibile?!- esclamò a gran voce Godric -Non si può combattere o usare la magia nelle città e nei luoghi pubblici fuori da duelli!- Ma subito dopo quelle parole il muro di cristallo si infranse e la seconda linea si rivelò armati fino ai denti e quasi sul punto dello scontro.
-Come vi permettete?!- esclamò Kratos cercando di attivare le sue abilità di combattimento per gettarsi nella mischia ma non riusciva a farcela e perciò indietreggiò spaventato notando che invece gli avversari difronte a loro riuscivano a farcela.
-Vi consigliamo di lasciarci andare adesso- iniziò a dire Camilla mentre sulla cima del suo scettro iniziava a formarsi una sfera d'energia -Altrimenti andrete incontro all'inevitabile-
-Questo è un affronto!- esclamò Zarathustra il cui tono di voce serio nascondeva tutta la sua paura -E poi dove credete di nascondervi?!-
-Oh un posto lo abbiamo!- fu solo allora che la sagoma di Niccolò parlò e, dopo aver fatto un passo avanti, si levò la Maschera dell'intuizione rivelando il volto di Mecho.
-Mecho?!- lo stupore ora si impadronì della faccia del generale -Tu… ma… Dove diavolo è Niccolò?!-
-Provate a indovinarlo- sorrise il locandiere mentre lui e la Seconda Linea uscivano dall'anfiteatro con la stessa calma con cui erano entrati.

Dieci guardie notturne giacevano addormentate nella zona che si poteva raggiungere non appena varcata la porta per il piano 51; un'altra invece correva via cercando di raggiungere il piano precedente terrorizzato -Perché… Perché Artù e Juliette ci hanno lasciati da soli?!- iniziò ad urlare mentre una freccia lo colpiva esattamente al collo facendolo poi cadere addormentato al suolo.
-Qui sono a posto! Tu come sei messo?- urlò Teresa uscendo dai boschi armata d'arco mentre riponeva una freccia soporifera nella sua faretra -Questa non dovrebbe più servirmi-
Dopo qualche secondo varcò l'ingresso per il piano Niccolò che portandosi verso la fidanzata si limitò a dire -I quattro di là hanno smesso di avere gli incubi e ora sono storditi a terra- 
-Sai gli altri come sono messi col piano?- domandò la render allora mentre si sedeva a terra.
-Non ne ho idea…- disse vagamente preoccupato il bardo mentre volgeva lo sguardo all'ingresso nella speranza che gli altri sarebbero sbucati di lì da un momento all'altro.
-Non devi preoccuparti; il tuo piano andrà bene… Insomma nessuno penserà che i ragazzi si sono sfidati a duello tra loro in modo da poter utilizzare incantesimi e abilità per spaventare gli altri-
-Sì ma se si fossero accorti del bluff loro sarebbero rimasti scoperti visto che non potevano ferire alcuno-
-Fidati, il bluff ha retto!- urlò dall'oscurità dell'ingresso la voce di Alessandro. Niccolò scattò sull'attenti mentre Teresa si rimetteva in piedi; in quell'istante cinque carri varcarono l'ingresso uno guidato dal barbaro, uno da Tempesta, uno da Antigone, uno da Mecho e uno da Orias.
-Ragazzi! È…- iniziò a dire Niccolò.
-È andato tutto bene non temere- gli rispose subito il barbaro -Ah abbiamo già ricaricato lo Specchio dell'Occhio che avevi lasciato nella sala del boss qua dietro perciò possiamo partire subito-
-Ma gli altri?- domandò Teresa vedendo solo i cinque ragazzi alla guida.
-Siamo qui!- esclamò Luna affacciandosi dal carro guidato dal membro della Vitriol mentre tutti gli altri componenti della Seconda Linea si affacciavano dai rispettivi carri.
Niccolò tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso Teresa -Ce l'abbiamo fatta-
-Io non avevo dubbi- rispose lei baciando teneramente il ragazzo. Allora la render si distaccò e si mosse verso il carro della propria gilda montando sul retro del carro e Niccolò si sedette accanto ad Alessandro.
-Ehy Orpheus questa è tua!- urlò poi Mecho lanciando verso di lui la maschera dell'intuizione. Lui la prese al volo e guardando il locandiere lo ringraziò prima di indossarla -Bene; direi che ora possiamo andare!- e così dicendo i cinque piloti scossero con vigore le briglie dei cavalli che muovevano i carri e così insieme partirono alla volta dell'ignoto.
-Ah ragazzi una cosa!- urlò Alessandro mentre i carri si lanciavano nella bianca piana coperta dalla neve -Buon Natale!-

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