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di _malikseyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitre ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentuno ***
Capitolo 32: *** capitolo trentadue ***
Capitolo 33: *** nuova storia? ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


“No, no, no e ancora no. Mi rifiuto categoricamente” dissi decisa a mio zio.

“Dai tesoro, sarà solo per qualche mesetto.” Continuò ad implorarmi.

“Zio, non potete cercare un'altra ragazza? Io non sono nemmeno bella” dissi sbuffando.

“Ne abbiamo parlato nella riunione di ieri e secondo noi sei la ragazza perfetta. Ti ha proposto il presidente in realtà, visto che tu non diresti nulla ai giornalisti e si fida di te” disse con la sua solita aria seria.

Tutti mi conoscevano, essendo la nipote di uno dei soci passavo molto tempo al San Paolo. Avevo stretto amicizia con tutti i calciatori e con tutta la società e il presidente mi adorava.

“Ho soli 18 anni e lui ne ha 22, come la mettiamo?” Dissi cercando una scusa che potesse fargli cambiare idea.

“Ne abbiamo parlato e non ci sembra un problema.”

“Io con Filippi ci ho parlato una volta sola e abbiamo anche litigato. Non mi piace, è troppo montato e si crede chissà chi. E' arrogante e presuntuoso, non voglio nemmeno avvicinarmi a lui.” Presi un po' di fiato. “Se si trattava di un giocatore come Mertens accettavo subito, ma lui no” dissi decisa.

“Fallo per me. E' il calciatore più forte della squadra e la sua immagine deve essere perfetta. Alla società non vanno bene le foto con una ragazza diversa ogni sera e i suoi comportamenti. Dobbiamo trovargli una ragazza che sappia tenergli testa almeno per un po'. Si tratta di qualche mese, il tempo di far capire che è cambiato e poi finirà tutto” disse ancora piu' deciso di me. “E come sai il tuo amato Mertens è già felicemente fidanzato” disse ridacchiando. Sapeva che Mertens era il mio giocatore preferito in assoluto.

Cacciai un urlo isterico.

“Avete parlato con lui? Sa che sarò io?” In che guaio mi stavo cacciando?

“Non ancora, ma gli andrà bene” disse accennando un mezzo sorriso.

“Zio ti odio con tutto il mio cuore” dissi alzando gli occhi al cielo.

“Devi farlo per me e per la squadra” disse abbracciandomi.

Dovevo fingere di essere fidanzata con uno dei giocatori più odiosi del mondo, tutto questo perchè mio zio, membro della società del Napoli, era riuscito a convincermi. Merda.

 

“Dove stiamo andando? Papà lo sa?” Dissi mentre salivo in macchina.

“Si, tuo padre lo sa. Stiamo andando ad incontrarlo” disse facendomi sbuffare.

 

“Allora Jonathan, ti muovi ad aprire questa cazzo di porta o cosa?” Disse mio zio abbastanza nervoso.

“Cominciamo bene.” Sussurrai.

“E dai, Michele, non urlare di prima mattina” disse una voce roca mentre si avvicinava alla porta.

“Prima mattina? Sono le tre del pomeriggio e stamattina c'erano gli allenamenti.”

“Scusami.” Disse mentre apriva finalmente la porta.

Non l'avesse mai fatto. Rimasi a bocca aperta davanti una simile bellezza. Era meraviglioso e non scherzo. Indossava solo un pantaloncino del Napoli. I suoi addominali erano perfetti e il suoi capelli arruffati rendevano tutto ancora più bello. Aveva degli occhi meravigliosi ed era uno dei ragazzi più belli al mondo.

“Non mi hai detto che saresti venuto con una bella ragazza come lei, mi sarei fatto trovare vestito, anche se non credo che alla ragazza dispiaccia.” Disse appoggiandosi alla porta. “Ma lei è Aurora.” Affermò.

Alzai gli occhi al cielo ed entrai dentro casa.

“E' la ragazza che pensa che Mertens sia più bello e più forte di te, hai litigato anche con lei per questo” disse zio cercando di trattenere una risata. Lui mormorò qualcosa che non riuscii a capire.

 

“Oh no, non ci credo che lo avete fatto. Mi avete trovato una finta fidanzata” disse scuotendo la testa e camminando avanti e dietro.

“Ci hai obbligato. Ogni sera una ragazza diversa, rispondi male ai giornalisti, salti gli allenamenti, non sei mai puntuale e facendo così danneggi la squadra.” Disse zio Michele serio.

“E dovevate trovarmi una finta ragazza o meglio una ragazzina?” Disse guardandomi.

Gli lanciai uno sguardo assassino.

“I giornalisti devono credere che sei cambiato e hai messo la testa apposto. Niente più discoteche, niente più ragazze.”

“Che merda.” Sussurrò sedendosi.

“Ora vi lascio soli, così cominciate a socializzare” disse zio alzandosi e ricevendo uno sguardo assassino da parte mia.

“Allora, ragazzina, scommetto che sei contenta che hanno scelto te” disse facendomi innervosire ancora di più.

“Non sono una ragazzina e se proprio vuoi saperlo, mi stai altamente sui coglioni e non volevo nemmeno accettare questa cosa” dissi guardandolo con aria di sfida.

“Perchè non ti piaccio?”

“Io non ti conosco, ma sembri un ragazzo abbastanza superficiale. Sei troppo presuntuoso e odio le persone così.”

“Ti farò cambiare idea, non sono superficiale e nemmeno presuntuoso.” Alzai gli occhi al cielo.

“Proverò a non ucciderti e ad essere gentile” dissi sincera.

“Allora, quando vogliamo cominciare?” Disse dopo qualche secondo di silenzio.

“Non lo so e spero il prima possibile così finisce tutto prima” dissi sospirando.

“Anche a me non piace questa cosa ma dobbiamo farcela piacere.”

“Muoviti, andiamo a farci un giro” dissi alzandomi.

Lui mi guardò confuso.

“Fuori c'erano già dei giornalisti, saranno sicuramente aumentati. Vatti a dare una sistemata e muoviti.” Lui non disse niente. Dopo cinque minuti era già pronto. Ci avvicinammo alla porta e sentimmo già delle voci.

“Pronta?” Disse cercando di rendere la cosa più scenica possibile.

Distrussi i suoi tentativi ignorandolo e aprendo la porta.

“Che la recita abbia inizio.” Sussurrai a me stessa per poi avvicinarmi a lui e stringere la sua mano.


 

CIAO!
E' la mia prima storia e non so che dire! Spero che questo capitolo vi piacca. 
Non esiste nessun Jonathan Filippi, è un calciatore inventato da me. 
Se vi è piaciuto, lasciate una recensione.
Ps. Scusate se ci saranno errori grammaticali.
Baci, I. 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


“Jonathan chi è questa ragazza? E' la tua nuova fidanzata?”

C'erano all'incirca venti persone fuori e tutti chiedevano la stessa cosa.

“Si, sono la sua fidanzata e se ora non vi dispiace, noi vorremmo fare una passeggiata” dissi tirando Jonathan e sorridendo.

“Che ne pensi delle ragazze di una notte di Jonathan?” Chiese una donna mentre il mio “fidanzato” chiudeva il cancello.

“Sono il passato, ora nella vita di Jona ci sono io e non sono solo per una notte.” Dissi prendendolo la sua mano e cercando di allontanarmi.

“Dove vuoi andare?” Chiesi mentre camminavamo e lasciavamo i giornalisti dietro.

“Andiamo al centro”disse intrecciando le nostre mani.

“Cosa dovremmo fare?”

“Cosa che fanno i fidanzati, io non ne ho idea, non sono mai stato fidanzato seriamente” disse imbarazzato.

“Siamo in due” dissi arrossendo.

Ci pensò un attimo.

“Dovrei mettere la mia mano sulla tua spalla.” Lo fece per davvero. “Dovresti avvicinarti ancora di più a me.” Mi avvicinò ancora di più a lui. “Qui c'è il bacio, ma riserviamolo per quando torniamo a casa.” Disse allontanandosi da me.

“Non ti bacerò.” Dissi sicura.

“Siamo fidanzati.”

“Non ti conosco, so a malapena il tuo nome.”

“Sono Jonathan Filippi, ho ventidue anni, gioco nel Napoli e sono meglio di Mertens.” Sorrise.

“Non tocchiamo questo discorso in pubblico, Mertens è trecentomila volte meglio di te” affermai sicura.

“Ne riparliamo a casa” sussurrò per poi sorridere.

Ricambiai con un sorriso falsissimo e lui si sistemò come aveva detto prima. Ero praticamente attaccata a lui e continuava ad accarezzarmi la spalla. Ogni tanto ci fermavamo a guardare qualche vetrina e commentavamo le cose esposte. Sembravamo quasi una coppia normale.

“Scusa, Filippi, possiamo farci una foto?” Stavamo ridendo e una vocina ruppe le nostre risate.

Jonathan si girò abbastanza scocciato ma guardando la faccia del bambino sorrise e annuì.

“Sei il mio calciatore preferito!” Affermò il bambino dopo la foto. “Tu sei la sua fidanzata?” Chiese il bambino innocentemente.

“Amore, non essere invadente. Scusatelo.” La mamma lo riprese subito.

“Non si scusi. E' la mia fidanzata” disse stringendomi a lui.

“Siete così carini.” Ringraziammo la signora e tornammo a guardare le vetrine e a parlare.

“Non è andata tanto male” disse mentre guardavamo una vetrina.

“Torniamo a casa.”

“Ogni tuo desiderio è un ordine, mia principessa” disse facendo un mezzo inchino. Alzai gli occhi al cielo e cominciai a trascinarlo.

“Quanti anni hai?” Chiese mentre camminavamo per una strada abbastanza isolata e proprio per questo eravamo lontani.

“Sedici” dissi continuando a giocare con un sasso.

“Sei seria? Hanno scelto una sedicenne? Eri l'unica disponibile o..?” Si aspettava che io continuassi la frase.

“Mi ha scelto il presidente, DeLau, non mi sono certa fatta davanti io.” Dissi alzando gli occhi al cielo.

“Io davvero non capisco come fai a preferire Mertens” disse pensieroso.

Scoppiai a ridere.

“Mertens è un ragazzo apposto. E' adorabile, bravissimo e bellissimo. E' il ragazzo dei miei sogni.” Era vero, Mertens era il ragazzo dei miei sogni. Tuttavia avevo rinunciato a costruire qualcosa con lui, era fidanzato ed eravamo diventati amici.

“Quindi sei una sua amica?” Era curioso.

“Si, sono amica della maggior parte della squadra. Ho un buon rapporto con tutti, o quasi. Passo la maggior parte del tempo al campo e con la squadra, dovresti saperlo o almeno averlo notato.”

“Ricordo solo la nostra discussione.” Si fermò qualche secondo. “Ti farò capire che sono meglio di Mertens.” Scoppiai a ridere.

“Filippi non ti facevo così simpatico” dissi continuando a ridere.

Lui mi lanciò una sguardo assassino.

 

“La mia migliore amica si fidanza con uno dei giocatori più belli e più bravi dell'Italia e io vengo a saperlo tramite un maledetto giornale? Grazie per avermelo detto, stronza.” Dire che Nicole era infuriata, era dir poco. Tuttavia, non mi soffermai su di lei, ma sul giornale che aveva in mano.


HOLA!
Buonasera bellissime, avrei voluto aggiornare prima ma ho avuto diversi problemi!
Volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite e un ringraziamento speciale va alla ragazza che ha recensito. 
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate del capitolo, quindi, se potete, lasciate una recensione!
H0 deciso che Aurora sarà Sasha P
ieterse, Jonathan ci sto sto ancora pensando AHAHAH 
Scusate gli errori grammaticali e alla prossima :)
I.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***



Jonathan Filippi con una ragazza non è certo una novità, ma sembra che questa non si una delle solite conquiste del nostro amato Filippi. La ragazza in questione è Aurora, una normale sedicenne che è riuscito a conquistare il playboy. Ieri sono stati visti mentre passeggiavano e, a detta del nostro informatore, Filippi non la mollava un secondo. Sarà finalmente la ragazza giusta per Jonathan Filippi? Riuscirà finalmente a mettere la testa a posto?

 
Non riuscii a finire di leggere tutto l'articolo poiché la mia migliore amiche mi strappò il giornale dalle mani.
 “Non rispondi nemmeno?” Era seriamente arrabbiata. “Menomale che ti stava sui coglioni.”
“Niki dobbiamo andare in classe.”
 “Col cazzo che andiamo in classe, entriamo a seconda ora. Ora noi andiamo al bar e mi racconti tutto.” Non potevo dirle di no, mi avrebbe uccisa.
 Il bar era deserto ma io decisi lo stesso di andare in un angolo appartato.
 “Io e Jonathan non stiamo davvero assieme, è tutta una cosa tirata su dalla società per migliorare la sua immagine.” Lei mi guardò confusa.
“Come hanno scelto te, non sanno che non ti piace?”
 “DeLau si fida di me e non avevano altra scelta. Non è tanto male, ci sta troppo di merda per il fatto che preferisco Mertens a lui.” Nicole sentendo il nome di Mertens alzò gli occhi al cielo.
“Mi ero quasi dimenticata della tua cotta infinita per Dries Mertens, fortunatamente che me l'hai ricordato come fai ogni giorno.” Scoppiai a ridere e lei si unì a me.
 
Appena entrammo in classe tutti cominciarono a fissarmi e a mormorare tra di loro e con tutti intendo anche il professore di matematica. Gli diedi la giustifica per il ritardo e lui continuò a fissarmi. Quando andai a sedermi al mio posto gli sguardi e i mormorii non cessarono, anzi aumentarono e tutto questo non fece altro che farmi innervosire ancora di più. Dovevo immaginarmelo, insomma il giorno prima ero mano nella mano con il calciatore più amato d'Italia.
“Non sapevo che stessi con un calciatore!” Era la quindicesima persona che si avvicinava a me e mi ripeteva la stessa frase. Io, per la quindicesima volta, mi limitai a sorridere.
 “Allora non sei tanto sfigata, non credevo che un bel ragazzo come Filippi potesse stare con una sedicenne come te.” Mancava solo lei.
“Oh che bello sentirti, Sofia. La vita è piena di sorprese, non credi?” Dissi con un sorriso falsissimo. Questo bastò per farla allontanare.
 
Tornata a casa mi ritrovai Jonathan che conversava tranquillamente con mio padre e con i miei fratelli.
“Tu cosa ci fai qui?” Dissi un po' acida. Tutte le domande su di lui mi avevano fatto innervosire parecchio.
“Sono venuta a trovare la mia dolcissima fidanzata.” Alzai gli occhi al cielo.
“Oggi a scuola è stato un inferno, non facevano altro che chiedermi di te. Ti odio” dissi ormai esasperata.
“Che ti credi che per me sia stata una passeggiata agli allenamenti? Tutti che si complimentavano con me e mi facevano gli auguri. Tutto questo perchè mi sono fidanzato. Altro che auguri e complimenti, se fosse vero, ci vorrebbero le condoglianze.” Infondo non aveva tutti i torti.
“Oltre a lamentarti per il fatto che tutti ti fanno gli auguri e bla bla bla bla, che ci fai qui?” Chiesi in modo brusco mentre mi sedevo a tavola. Mio padre alzò gli occhi al cielo e sorrise.
“Settimana prossima andiamo a Roma, Dzemaili si sposa e oggi ha detto di portare con me la mia dolce metà” disse abbastanza scocciato.
“Scherzi? Io non sono pronta per affrontare tutta la squadra.” Cominciai ad andare in panico. “Devo chiamare Niki, devo andare a compare un vestito e le scarpe. Oddio, non posso venire ad un matrimonio con le vans e quindi mi toccherà mettere i tacchi. Oddio, un vestito elegante. Mi rifiuto categoricamente.” Avevo cominciato a parlare troppo velocemente e a zittirmi furono le risate di Filippi, di mio padre e dei miei fratelli. Guardai male tutti e corsi a chiamare la mia migliore amica.
 
“Io sono distrutta, chiedo una pausa” dissi sedendomi  su una panchina.
“Alzati, non abbiamo ancora comprato nulla per il matrimonio.” Nicole e la sua ossessione per lo shopping, la odiavo in quel momento.
Dopo quasi tre ore trovammo il vestito perfetto. Era bianco e sulla vita c’era una cinta nera. Aveva due strati ed era ricamato. Era davvero meraviglioso e mi stava anche bene. Non avevo un’autostima alta, non mi consideravo bella ma nemmeno brutta. Ero carina e odiavo essere carina.
Nicole mi costrinse a compare anche dei tacchi neri altissimi, io odiavo i tacchi.
 
“Non so se te ne rendi conto ma andrai ad un matrimonio di un calciatore.” Nicole era sicuramente più eccitata di me, non faceva altro che ripetere che sarebbe stato fantastico e bla bla bla. Il problema ero io. Non ci trovavo nulla di fantastico, avrei dovuto espormi parecchio e odiavo farlo. Tutti avrebbero cominciato a farmi domande e a guardarmi. Odiavo essere al centro dell’attenzione ed essere la fidanzata di Jonathan Filippi non mi aiutava. Tutti avrebbero parlato della nuova fiamma di Jonathan Filippi, tutti avrebbero cercato di trovarmi un difetto e io ne avevo così tanti. Odiavo seriamente questa situazione e non ero pronta ad espormi così tanto, ma dovevo.
 
“Ti sei decisa a rispondere, dobbiamo parlare di cose importanti.” Era arrabbiato, il suo tono di voce era diverso.
“Oh ciao anche a te tesoro, io sto bene, grazie per avermelo chiesto. Stavo facendo la doccia, coglione.”
“Dobbiamo metterci d’accordo.. Come ci siamo conosciuti?” Chiese ignorando il mio insulto.
“Mio zio fa parte della società, mi ha fatto conoscere la squadra e noi non andavamo tanto d’accordo ma poi è cambiato tutto.”
“Da quanto tempo stiamo insieme?” Si era calmato, o almeno la sua voce era ritornata normale.
“Quand’è l’ultima volta che i giornalisti ti hanno visto con una puttana?”
“Non erano puttane le ragazze che stavano con me.”

“Ragazze diversamente intelligenti e con le gambe aperte.”
Lui sbuffò.
“Comunque due settimane fa e cazzo, sono due settimane che non scopo.”
“Filippi non mi interessa la tua vita sessuale.” Alzai gli occhi al cielo. “Comunque, visto che ti hanno visto due settimane fa con le tue amiche, noi stiamo insieme da due settimane” dissi annoiata. Non volevo parlare a telefono, non volevo proprio più sentir parlare di Filippi.
“Mi sembra tutto, per ora” disse Jonathan.
“Allora ci vediamo domani pomeriggio allo stadio, cattiva notte.”
“Quanta dolcezza, buonanotte anche a te amore mio.” Alzai gli occhi al cielo e attaccai il telefono. 



I'm back!
Hola bellissime, sono tornata! Volevo aggiornare prima ma non ho proprio avuto tempo! 
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, seguite e ricordate. Un grazie speciale va alle persone che hanno lasciato una recensione.
GRAZIE MILLE, SIETE FANTASTICHE.
Cosa ne pensate del capitolo? Io non ne sono contenta, ma ho avuto poco tempo anche per scrivere.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione.
Alla prossima, I! :) 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***





 

Aurora da quanto tempo non ti vedo.” Marek, il capitano, era la persona più dolce del mondo. “Marek quanto mi sei mancato.” Mi buttai letteralmente su di lui. Avevo un rapporto diverso con lui. Nonostante ci divedevano tanti anni riuscivo a parlare con lui di tutto.
“Ti sei fidanzato con quella capra di Filippi e non mi dici niente eh? Marmocchia” disse ridendo.
“Non ne ho avuto il tempo.” Tentai di giustificarmi.
Appena entrai in campo tutti mi sorrisero, gli allenamenti ancora non erano cominciati e così alcuni giocatori ne approfittarono per salutarmi.
“Guardo un po’ chi si rivede, la nostra bellissima Aurora” disse il Mertens abbracciandomi. Dries Mertens, il mio calciatore preferito, mi stava abbracciando. Tutto normale insomma. A farlo staccare fu un colpo di tosse finto del mio “fidanzato”.
“Distanza” disse mettendosi tra di noi. Alzai gli occhi al cielo e gli dedicai un’occhiataccia.
“Sei un grande stronzo” sussurrai al suo orecchio in modo che nessuno sentisse.
“Mi sei mancata anche tu, pulce” disse con un sorriso divertito.
“Pulce? Davvero Filippi?” disse con un tono divertito Insigne. “Aurora che stai combinando al nostro Filippi?” disse sempre ridendo il napoletano.
Non sapendo cosa dire lo abbracciai. Tutti sorrisero e a spezzare il momento fu il mister.
“Aurora!” Esclamò con il suo accento spagnolo. “Da quanto tempo non ti vedo! Davvero ti sei fidanzata con quello scansafatiche di Filippi?” disse sbagliando la maggior parte degli accenti e storpiando le parole.
“Mister è sempre un piacere rivederla!” Sorrisi felice. “E sì, mi sono fidanzata con lo scansafatiche” dissi ridendo.
“Io sono qui eh” disse abbastanza scocciato.
“E dovresti essere in campo, e anche tutti voi” disse riferendosi ai compagni. “Aurora mi aiuti a torturarli?” Io e il mister sceglievamo spesso insieme gli esercizi da far fare ai giocatori durante l’allenamento.
“Ovvio Mister” dissi sorridendo.
 
 
“Quel deficiente del tuo fidanzato ti ha parlato del matrimonio?” Chiese Dzemaili mentre uscivamo dallo stadio.
“Sisi e ci sarò. Sono così felice per te e Erjona!” Esclamai felice.
“Ci sarai anche tu?Sarà bellissimo allora” disse Zuniga.
“Zuzù porterai anche la tua bimba vero?” Lui annuì.
“Ora se non vi dispiace vorrei passare un po’ di tempo con la mia bellissima fidanzata” disse Filippi baciandomi la guancia.
“E’ tutta tua” disse Mertens sorridendo.
 
“La squadra ti adora” disse mettendo in moto la sua bellissima Ferrari rossa.
“Io adoro loro” dissi sorridendo. “Dove stiamo andando?” chiesi curiosa.
“A mangiare una bella pizza” rispose come se non fosse nulla. Alzai un sopracciglio.
“Dobbiamo farci vedere in giro” spiegò subito dopo.
“Ma hai visto come sono vestita? Sembro una barbona!”
“Sei sempre bellissima, non lamentarti” disse facendomi arrossire. Io che arrossivo non ero certo una novità, visto che ero sempre rossa come un pomodoro, ma Jonathan che fece quel complimento lo era.
 
“Bentornato Filippi” disse una cameriera facendo un sorriso tiratissimo. “La porto al suo solito tavolo” aggiunse con quell’aria finta.
Jonathan, da vero gentiluomo, non mi scostò la sedia e si sedette per primo senza aiutarmi.
“Tre settimane fa mi sono fatto quella cameriera in bagno” disse dopo vari minuti di silenzio.
“Jonathan, la tua vita sessuale non è un argomento piacevole da fare a tavola o in qualunque altro posto” dissi abbastanza irritata.
“Come siamo acide” disse alzando gli occhi al cielo.
“Jonathan ringrazia che siamo in luogo pubblico sennò ti avrei..” Stavo per continuare ma la sua voce fastidiosa mi fermò.
“Già violentato?” disse con il  suo solito sorrisetto irritante.
“Ucciso di botte” dissi ricambiando quel sorrisetto irritante.
“Preferisco la mia opzione” borbottò tra sé.
La cameriera si avvicinò al nostro tavolo e prese le ordinazioni. Jonathan, senza il mio permesso, ordinò per me e trovai questa cosa incredibilmente fastidiosa, ma lasciai stai.
Cominciammo a parlare un po’ della mia scuola e del suo lavoro. Sembravamo davvero due fidanzatini, parlavamo con una tale tranquillità e scioltezza che mi spaventai quasi.
“Scusate se disturbo ma è arrivata la pizza” disse la solita cameriera interrompendo la nostra  “pace”.
“Tu non disturbi mai dolcezza” disse il mio “fidanzato”.
Gli lanciai un’occhiataccia ma lui era troppo impegnato a fissare il seno alla cameriera.
“Okay che ci vuoi provare con le altre ma abbi almeno la decenza di non provarci davanti a me” dissi appena la cameriera si allontanò.
“Gelosetta?” disse con il suo solito sorrisetto.
“Ma sai quanto me ne frega di te. Ti sembra bello che tu ci provi davanti alla tua presunta ragazza? Non pensi che potrebbero capire che è tutta una cazzata?”
 
Tralasciando l’episodio con la cameriera la  serata era andata davvero bene.
“Oh no, non ci credo”  dissi ormai con le lacrime agli occhi.
“Te lo giuro! Lui ha cominciato a rincorrermi per tutto il campo mentre gli altri morivano dalle risate” disse cercando di non ridere.
“Than dovevo esserci, volevo vedere il tuo massacro” dissi piangendo per le risate.
“Chi ti dice che mi ha massacrato?” chiese sorridendo.
“E’ molto più veloce di te e sicuramente ti avrà massacrato”
“Questa cosa deve rimanere tra di noi: mi ha preso e ha cominciato a darmi i pugni ma anche lui ormai rideva come il deficiente” disse piangendo anche lui per le risate.
“Hai appeso le sue mutande davanti all’entrata principale dello stato, non ci credo”
Continuammo così per tutta la serata.
 
“Abbiamo compagnia” disse davanti alla porta del  ristorante. C’erano tre uomini con delle macchine fotografiche vicino alla sua macchina.
Presi la sua mano e stampai un sorriso sorridente in faccia.
“Comunque Nicole, la mia migliore amica, vuole conoscerti e sono preoccupata per te” dissi a disagio per colpa di quei maledetti flash.
“Preoccupata per me?” chiese strano.
“Se mi fai soffrire sarebbe capace di ucciderti” dissi ridendo.
Lui fece spallucce e sorrise. Finalmente arrivammo a quella macchina a dir poco bellissima.
“Perché non ho ancora 18 anni?Voglio guidarla” dissi salendo e sistemando la cinta.
“Altri due anni, pulce” disse mettendo in moto quel gioiellino.
“In realtà sarebbe uno, compio 17 anni a maggio.” Precisai. “E non chiamarmi mai più pulce.”
“Mancano ancora tre mesi, pulce” disse sorridendo strafottente.
Gli lanciai uno sguardo assassino e mi girai verso il finestrino.
 
“Come fanno a sapere dove abito?Mi spaventano” dissi guardando con disprezzo quei “paparazzi” davanti casa mia.
“Sanno tutto” disse scendendo dalla macchina. Feci lo stesso e lo seguii fino al portone di casa mia.
“Mi costa davvero tanto ammetterlo ma tutto sommato è stata davvero una bella serata, grazie” dissi, o meglio sussurrai, per farmi sentire solo da lui.
“Questo ed altro per la mia bellissima fidanzata, no?” disse facendomi arrossire per la seconda volta.
“Smettila con questi complimenti del cazzo” dissi ancora rossa. I giornalisti ci guardavano quasi inteneriti dalla situazione anche se non potevano capire cosa dicevamo.
“Ora c’è il bacio” disse abbracciandomi. Sgranai gli occhi e feci per allontanarmi ma lui mi strinse ancora di più.
“Solo un bacio a stampo, nulla di più” promise prima di posare le sue labbra sulle mie. Fu un semplice bacio a stampo, durò pochissimo, giusto il tempo di lasciare il sapore delle sue labbra sulle mie.
“Ci sentiamo per messaggi, pulce” disse lasciandomi un altro bacio a stampo veloce e andando via. Io sorrisi e salutai con la mano.
“Buonanotte anche voi” dissi ai giornalisti prima di chiudere il portone.
 
 
“Luce dei miei occhi, noi sabato prossimo abbiamo il matrimonio” disse Jonathan facendo cadere qualcosa di pesante.
“Che hai fatto cadere? Comunque lo so e non voglio venirci” dissi distendendomi sul mio letto.
“Nulla di importante. Tu ci vieni e basta” disse con un tono che non ammetteva repliche.
“Coglione” dissi sbadigliando.
“Domani compra i giornali, ci saremo noi” disse ignorando il mio insulto.
“Devo prepararmi psicologicamente ai miei compagni di classe” dissi prendendo un respiro.
“Che sarà mai? Basta dire che sono il ragazzo perfetto” disse con un pizzico di presunzione nella sua voce.
“Non esageriamo, sei accettabile” dissi sapendo di farlo innervosire.
“Ancora non hai visto la parte migliore di me” disse facendo riferimento al suo “gioiello”.
“Smettila, pensi solo a quello” dissi arrossendo. Fortunatamente non poteva vedermi.
“Vado a dormire che domani ho la partita. Tu ci sarai, vero?”
“Posso mai mancare alla partita del mio amatissimo, dolcissimo e bellissimo fidanzato?” dissi ridendo.
“Così mi piaci di più. Buonanotte pulce.”
“Non chiamarmi più così, buonanotte capra” dissi staccando.



HOLAAAAAAAAAAAAAAA
Scusate il ritardo ma nell'ultimo periodo sono sempre più incasinata e a malapena trovo il tempo per mangiare ahaha
Btw, passiamo al capitolo e parto col dire che non mi piace tantissimo ma dovevo pur sempre aggiornarnare! 
Mi scuso per gli ORRORI che ci saranno ma non ho davvero tempo per rilegerlo. 
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite\seguite e ricordate! 
Ringrazio le ragazze che hanno recensito. SIETE FANTASTICHE!
Ci vediamo al prossimo capitolo e mi raccomando RECENSITEEE! x
I :)

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


“Aurora oddio, le foto mentre Jonathan ti bacia, oddio, oddio, oddio, oddio, oddio. Come bacia? Bacia bene, vero?” Nicole cominciò a riempirmi di domande alle otto del mattino e tutti sanno che io al mattino sono la persona più acida della terra. Odiavo alzarmi presto la mattina e lasciare il mio letto per andare in quel maledetto liceo classico. La cosa più triste è che il sabato avevamo due ore di latino e due ore di matematica, una vera tortura.
Ignorai la mia migliore amica e le sue domande e mi fiondai all’ultimo banco. Ero pronta per il mio riposino.
 
“Ora che ti sei ripresa, potresti gentilmente rispondere alle mie domande?” Chiese Nicole mentre prendeva una busta di patatine al distributore.
“Uhm, è stato solo un semplice bacio a stampo, nulla di chè” dissi puntando con gli occhi un kinder cerali.
“Quando me lo farai conoscere?”
“Quando vuoi, oggi il Napoli gioca in casa e io vado a vederlo, vieni con me?” chiesi mettendo i soldi nella fessura.
“Lo chiedi pure?” Disse parlando con la 
“Eddai che schifo Niki”
 
La mattinata a scuola era passata abbastanza tranquillamente, tralasciando le trecento persone che si erano avvicinate e mi avevano chiesto di come baciasse il mio amatissimo Filippi. Avevo mantenuto la calma per tutto il tempo, non avevo mandato a quel paese nessuno, non avevo risposto male, mi ero limitata a fare un sorriso falsissimo. Ero davvero fiera di me.
 
“Allora Aurora, secondo te come finisce la partita?”
“Mmh, zio sono convinta che vinceremo” dissi sorridente.
“Aurora tu non sbagli mai, mi fido di te” disse il presidente.
Ero nella tribuna d’onore, come sempre. Io preferivo le curve ma papà preferiva farmi stare con zio e tutti gli altri soci.
“Aurora mi spieghi il fuorigioco?” chiese per l’ennesima volta Nicole.
“Nicole te l’ho spiegato dieci minuti fa, è una vera cavolata” dissi ormai senza speranza. Nicole e il calcio non andavano per nulla d’accordo. Non sapeva nemmeno se noi eravamo gli azzurri o i gialli. Non sapeva nemmeno quale fosse il nostro portiere. Nicole era la classica ragazza che pensava solo allo shopping, con la differenza che lei aveva anche un cervello. 
Io ero un vero e proprio maschiaccio. Amavo il calcio, praticamente vivevo di quello. Ogni tanto facevo anche delle partite a calcetto con i miei fratelli, ma niente di più.
 
“No, no, no, no, no, cazzo!” Avevamo preso goal, stavamo perdendo. Il goal l’aveva segnato Lulic e mi costava dirlo, ma era stato un goal fantastico. Eravamo ancora al 21esimo e avevamo tempo per recuperare.
 
“MERTENS, MERTENS” Il mio adorato Dries Mertens aveva segnato un goal spettacolare, tutti ci alzammo ad esultare ed abbracciarci. Tutto lo stadio urlava il suo nome, tutti lo stavano abbracciando, ce la potevamo ancora fare.
 
Nell’intervallo andai vicino al presidente e cominciai a parlare un po’ con lui.
“Sai che tu e Jonathan siete davvero una bella coppia? Stareste benissimo insieme, dico davvero.”
“Oh no, non funzionerebbe mai, sono seria. Litighiamo sempre e non andiamo per niente d’accordo.”
“Mmh, davvero? E le foto del bacio?” disse ridendo.
“Lui ha insistito tanto” dissi facendomi tutta rossa.
“Tra qualche mese starete insieme davvero” disse convinto.
“Oh nono, non succederà mai” dissi ancora più convinta di lui.
 
RIGORE, RIGORE PER IL NAPOLI.
Un giocatore della Lazio che ora non ricordo aveva fatto un fallo a Mertens nell’aria di rigore. Io ho sempre amato\odiato i rigori, avevo sempre un’ansia assurda. Quando vidi che il rigore lo stava andando a tirare Jonathan strabuzzai gli occhi, avevo ancora più ansia.
Presi un respiro profondo e quando l’arbitro fischio cominciai a tremare.
Filippi tirò il rigore in modo semplicissimo e buttò la palla dentro come se non fosse nulla.
Tutti cominciammo a saltare ed esultare. Jonathan ignorò tutti i compagni che volevano abbracciarlo e si avvicinò alla tribuna d’onore. Mi indicò, fece un cuore e mi mando un bacio. Io ero immobile, tutta rossa in viso e con un sorriso da vero ebete. Nessuno mi aveva mai dedicato un goal ed era una cosa a dir poco fantastica. Sorrisi, ma un sorriso vero. Ero davvero felicissima ed era tutto merito di Jonathan.
 
 
Dopo circa dieci minuti Jonathan segnò di nuovo e mi dedicò sempre il goal. Segnò ancora un altro goal e lo dedicò sempre a me. Io tremavo e quasi piangevo. Era una cosa fantastica e sapevo che era tutta una finzione, ma era stupendo. Mi aveva dedicato una tripletta, era davvero fantastico.
 
“E così il tuo dolce Jonathan ti ha dedicato tre goal” dissi Nicole a fine partita sfottendomi.
Appena sentii quella frase diventai tutta rossa.
“Smettila, stronza” mormorai.
“Lo aspettiamo fuori gli spogliatoi?” Chiese zio Michele.
Feci di sì con la testa.
 
Dopo venti minuti uscì un Jonathan tutto sorridente che chiacchierava con Marek e Insigne. Mi buttai letteralmente su di lui e lo abbracciai fortissimo. Lui all’inizio rimase un po’ sorpreso ma poi ricambiò l’abbraccio. Senza che nessuno si aspettasse nulla, mi alzai sulle punte e gli lasciai un bacio a stampo. Subito nascosi la testa tra le sue braccia e diventai rossa come un peperone.
 
“Michele, se tu sei d’accordo, accompagno io a casa Aurora” disse Jonathan sorridendo a mio zio.
“Per me non c’è problema” disse zio sorridendo.
“Prima aspetta, devo presentarti la mia migliore amica, Nicole” dissi facendola risvegliare dal coma in cui era caduta guardando Matteo.
“Uhm, io sono Nicole e se provi a far soffrire la mia migliore amica ti stacco l’amichetto” disse sorridendo.
Tutti scoppiammo a ridere, lei compresa.
“Sono seria” disse facendo ricominciare le risate. Lei fece spallucce e cominciò a parlare con Jonathan. 
Jonathan si accorse degli sguardi che si lanciavano Matteo e Nicole e presentò Nicole al ragazzo. Matteo era un 18enne che giocava nella primavera del Napoli ed era davvero un bel ragazzo.
“Nicole come torni a casa?” chiesi interrompendo la sua conversazione con Matteo.
“Credo prenderò la metro e l’autobus”
“Se vuoi ti posso accompagnare io, sono bravo a guidare” disse Matteo sorridendo.
“Se non ti disturbo” disse Niki arrossendo. 


 
“Than sei stato fantastico, hai fatto una partita meravigliosa e sono felicissima” dissi sorridendo.
“Oggi ero stranamente più motivato in campo, volevo giocare e segnare” disse guardando la strada e sorridendo.
“E l’hai fatto” precisai.
“Credo che tu sia il mio portafortuna” disse ridendo.
“Mmh, credo proprio che sia merito mio” dissi sorridendo.
Lui scoppiò a ridere e con la sua risata contagiosa fece ridere anche me.
 
“Comunque è strano dirlo ma infondo non sei tanto insopportabile” disse mentre masticava il saltimbocca.
“Oh ti prego non parlare mentre mastichi” dissi facendo una faccia abbastanza schifata.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Comunque, uhm, zio ha pensato che la trovata dei goal sia stata fantastica” dissi mentre versavo un po’ d’acqua nel bicchiere.
“Trovata? Uhm, io non ho pensato ai giornalisti, a tuo zio e alla nostra finta relazione. Volevo dedicarti i goal e l’ho fatto, non c’è un motivo preciso” disse sorridendo.
Io, come al solito, diventai un pomodoro e sorrisi. 

 
“Credo che la tua compagnia mi faccia davvero bene. Non giocavo una partita così da un po’ di tempo, tuttavia non sei così male come fidanzata.”
“E dopo oggi posso dire che sei un fidanzato quasi perfetto” dissi sorridendo.
“Cosa mi manca per essere perfetto?”
“Essere Mertens” dissi ridendo.
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Io scoppiai a ridere, lui mise il broncio.
Non mi parlò per circa cinque minuti, mi alzai dal mio posto e mi sedetti sulle sue gambe.
“Andiamo Jonathan, io scherzavo” dissi ridendo.
“Dammi un bacio” disse sempre con l’aria offesa.
“Ci stai prendendo gusto e non se ne parla proprio” dissi sempre ridendo.
“Oh, andiamo” disse facendo la faccia tenera.
“E’ un no definitivo” dissi sicura.
“Oh, fanculo, ti bacio io” disse fiondandosi sulle mie labbra.
Era un bacio diverso dagli altri, non era un semplice bacio a stampo. Non so spiegare bene le mie emozioni, ma quel bacio non mi lasciò indifferente. Appena si staccò da me, volevo ancora le sue labbra sulle mie. Ero strana, quel bacio mi aveva lasciato una strana sensazione e non ci vedevo nulla di positivo. 




HI OR HEY?
I'M BAAAAACK! Scusate il ritardo, avrei voluto aggiornare prima ma ho passato una settimana davvero di merda e ho scritto questo capitolo praticamente due ore fa. Sono stata tutta la settimana con coliche renali e dolori all'appendice e non ce la facevo nemmeno a camminare. 
Cooomunque, il capitolo non mi fa impazzire, anzi, non mi piace proprio ma non posso aggiornare a Natale AHHAHA L'unica cosa che mi fa impazzire è Jonathan che dedica i goal e LO AMO, davvero AHHAH
VORREI RINGRAZIARE TUTTE LE PERSONE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE\ RICORDATE.
RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE HANNO RENCESITO, VI AMO TANTISSIMO. 
E nulla, scusate per gli ORRORI ma sono le due di notte e sto praticamente per crollare sulla tastiera.
Alla prosssssssssima, I x
 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***



“Mi spieghi cos’hai? E’ da sabato che stai così” disse Nicole innervosendosi.
“Niki, dobbiamo fare greco” dissi sbuffando.
“Da quando hai tutta questa voglia di fare greco?” chiese la mia migliore amica.
Alzai gli occhi al cielo.
“C’entra Filippi vero? E’ da quando sei tornata dalla cena con lui che sei strana.”
“No” dissi seccata. “E non sono strana” aggiunsi.
“Lunedì non hai finito tutta la pizza ed è la prima volta da quando ti conosco. Martedì non hai risposto alle provocazioni di Sofia e oggi non hai giocato a calcetto con i ragazzi.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Sabato c’è stato un bacio tra me e Filippi e questo bacio non mi ha lasciato indifferente” dissi velocemente.
“E quando volevi dirmelo?”
“Niki, aiutami, non capisco più un cazzo. Quel bacio mi ha confusa e spaventata” dissi appoggiando la mia testa sul dizionario di greco.
“Mmh forse Filippi ti sta cominciando a piacere” disse come se non fosse nulla.
Alzai la testa di scatto e le lanciai uno sguardo assassino.
“Meglio fare greco, stai dicendo solo cavolate” dissi guardandola male ancora per quella frase.
 
 
Da: Than
E’ da sabato che non ci facciamo vedere in giro, oggi andiamo al centro?
 
A: Than
Sto studiando per il compito di greco, non posso
 
Da: Than
Stasera ti passo a prendere alle otto e mezza, non accetto un no :)
 
Buttai il telefono sul letto e sbuffai.
“Andrà tutto bene, stai tranquilla.” Nicole stava tentando di rassicurarmi.
“No Niki, non andrà tutto bene. Sarà imbarazzante, lo so. Ecco perché ho cercato di evitarlo fino ad oggi e venerdì dobbiamo anche partire per Roma. Voglio morire” dissi buttandomi sul letto.
“Smettila, andrà tutto bene. Sarà tutto normale, fidati” disse sicura.
“No Niki, quel bacio mi ha lasciato qualcosa che cazzo non lo so nemmeno io” dissi per poi sospirare.
 
“Ciao anche a te, Miss Allegria” disse Jonathan spezzando il silenzio che si era creato in macchina. “Non ci vediamo da tre giorni e questo è il saluto? Nemmeno un bacio?” disse Jonathan scherzando.
“Ciao luce dei miei occhi” dissi con tono teatrale. “I baci solo davanti ai giornalisti” precisai.
“Sabato non c’erano giornalisti e mi sembra che il bacio ti sia piaciuto” disse ridendo.
Gli lanciai uno sguardo assassino e mi sistemai meglio sul sediolino.
“Perché siamo davanti casa tua?”
“Stasera guardiamo un bel film” disse tutto contento.
Perché il bacio aveva spaventato solo me? Ovvio, a lui non importava più di tanto.
 
Stavamo guardando Hunger Games. Io avevo un’ossessione per i film e la trilogia. Amavo troppo i libri e film erano fantastici.
“Voglio un ragazzo come Peeta, nonostante tutto ha sempre cercato di salvare Katniss” dissi mentre i titoli di coda scorrevano.
“Io voglio una ragazza come Katniss. Sarebbe l’ideale per me” disse sorridendo.
Non smetteva di sorridere e lo odiavo per quello. Il suo sorriso mandava in tilt il cervello.
 
 
“Allora niente bacio prima di andare via?” disse facendo la faccia da cucciolo.
“Mmh, no” dissi sicura.
“E se ora prendo e ti bacio?” disse con un sorriso malizioso.
“Ti ritrovi la mia mano in faccia” dissi sorridendo.
Lui sbuffò.
“Almeno sulla guancia?”
Sospirai e gli lasciai un bacio sulla guancia. Lui cercò di bloccarmi per potermi baciare meglio ma lo respinsi.
“Buonanotte Filippi” dissi uscendo dalla sua macchina e incamminandomi verso il portone.
 
 
“Mi raccomando, fai la brava e appena arrivate chiamate” disse per la millesima volta mamma.
Io mi limitai ad annuire.
“Io invece parlo con te, mi raccomando, stai attento ad Aurora” disse papà facendo uno sguardo che solo un papà sa fare.
Abbracciai tutti e li salutai. Era venerdì, il giorno dopo avremmo avuto il matrimonio. Zio si era occupato di tutto, biglietti, albergo e aveva deciso di farci andare un giorno prima per farci vedere in giro per Roma.
“Pronta per il viaggio?” disse il mio fidanzato felicissimo.
“Okay amore mio, mettiamo in chiaro le cose, sono le otto di mattina e non devi darmi fastidio. Fammi dormire, non fare domande e non parlare” dissi sistemandomi vicino al finestrino.
“Sissignora” disse come un soldato.
Sorrisi e mi addormentai subito.
 
“Svegliati brutta addormentata” sussurrò Filippi al mio orecchio mentre mi accarezzava i capelli.
Pian piano aprii gli occhi e la prima cosa che vidi furono le sue labbra. Erano così invitanti, carnose e soffici.
“Hai dormito per tutto il viaggio, ti sei praticamente messa con la tua testa sulla mia spalla” disse sorridendo.
“Scusami” dissi imbarazzata.
“Di nulla, è stato un piacere” disse sorridendo.
Io sorrisi e gli scoccai un bacio sulla guancia.
 
Inviai un messaggio a mamma per dirle che ero arrivata e controllai un po’ le notifiche su tutti i social. Il mio amatissimo Filippi aveva pubblicato una nostra foto su Facebook, Instagram e Twitter. Nella foto c’ero io che dormivo appoggiata sulla sua spalla e lui che sorrideva guardandomi. Io ero a dir poco oscena ma la foto era fantastica. Lui mi guardava con uno sguardo davvero dolce e il suo sorriso era fantastico.
 
“Comunque la foto potevi evitarla” dissi mentre camminavamo per la stazione di Roma.
“Ma anche no, sei quasi tenera quando dormi ed è diventato il mio nuovo blocca schermo” disse sorridente mostrandomi  il suo cellulare.
Sorrisi e lo presi per mano.
 
Quando vidi il letto matrimoniale stavo per avere un infarto. Io non dormivo mai con nessuno, solo con mio fratello quando avevo degli incubi e non riuscivo a calmarmi.
“Perché c’è un letto matrimoniale?” dissi guardando male il letto.
“Che ne so io, ha fatto tutto tuo zio” disse buttandosi sopra al letto.
“Sai che tu dormirai sul divano?” dissi sorridendo.
“Scordatelo, io stasera dormo qui, al massimo sei tu quella che dorme sul divano.”
“Oh ma che gentiluomo che sei” dissi ironica.
“Comunque puoi stare tranquilla, non ti tocco e non mangio” disse ridendo.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
 
Girammo tutta Roma, il pomeriggio non fu per niente imbarazzante, parlammo di tutto. Jonathan fece non so quante foto, una in particolare mi piaceva tantissimo. Eravamo davanti al Colosseo e lui mi stava dando un bacio sulla guancia. Eravamo tenerissimi e questo mi preoccupò parecchio.
 
“Sei la prima ragazza che mi ha costretto ad andare in un Mc Donald’s e che ha preso un big mac” disse ridendo.
“E’ un problema?” dissi prendendo una patatina e portandola alla bocca.
“Per me no, ma per la tua pancia si” disse con un tono che doveva essere “ironico”.
“Questa era davvero di cattivo gusto ma ora voglio mangiare e ingrassare” dissi facendo un sorriso falsissimo.
“Ero ironico, amo le ragazze che mangiano qualcosa che sia più di un’insalata” disse cercando di rimediare.
“Amami pure.”
“Uhm aspetta che lo aggiungo alla lista delle cose che amo di te” disse ridendo.
“Voglio sapere cosa ami di me.”
“Mmh magari un’altra volta, ora mangia sennò ci penso io” disse guardando il mio panino. Avvicinai il vassoio a me e gli lanciai uno sguardo assassino.
 
“Sono distrutta e sono innamorata di Roma” dissi buttandomi sul letto.
“Roma è meravigliosa” disse Jonathan dal bagno.
“Concordo, quando andiamo via?”
“Domenica mattina, lunedì abbiamo la partita” disse uscendo dal bagno con solo un asciugamano. Stavo sbavando, ne ero sicura. Non poteva essere reale. Jonathan Filippi con i capelli bagnati, in asciugamano e con i suoi addominali scolpiti non può essere legale.
“Copriti” urlai coprendo gli occhi.
“Oh come se ti dispiace vedermi così” disse ridendo e stendendosi solo sul letto affianco a me.
“Okay, ora vado io a fare la doccia, ci vediamo tra qualche ora” dissi alzandomi velocemente dal letto e prendendo le cose che avevo preparato.
“Bel reggiseno” disse Jonathan ridendo.
Alzai il terzo dito e mi fiondai in bagno.
 
“Finalmente sei uscita, credevo di dover chiamare una squadra di recupero” disse mentre maneggiava con il suo cellulare.
Alzai gli occhi al cielo e presi il mio cellulare.
“Perché stai indossando il pantaloncino del Napoli?”
“Perché forse io dormo così?”
“Ma tu sei una ragazza! Dovresti dormire con un pigiama rosa” disse confuso.
Gli lanciai un’occhiata confusa.
“Io sto morendo di sonno, hai messo la sveglia per domani?” chiesi mettendomi sotto le coperte.
“Già vuoi dormire?” disse con aria imbronciata.
“Filippi non rompere”
“Comunque si, ho messa la sveglia” disse sbuffando.
“Buonanotte Filippi e stai il più lontano da me” dissi seria.
“Buonanotte pulce” sussurrò al mio orecchio.
“Cosa non hai capito del “stai il più lontano da me”?” dissi girandomi. MOSSA SBAGLIATA. Mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio.
“Dicevi?” disse guardando le mie labbra.
“Dicevo che sei un gran coglione e lasciami dormire prima che ti butto dalla finestra” dissi girandomi e riprendendo a respirare regolarmente. C’era sicuramente qualcosa che non andava.


HI OR HEY (riferimenti ai 5 seconds of summer puramente casuali)
I'M BAAAAAAACK E QUESTA VOLTA NON E' ANCORA PASSATA UNA SETTIMANAAA. 
Ho cercato di essere il più veloce possibile poichè nei prossimi giorni mi sarà impossibile aggiornare. 
BTW PASSIAMO AL CAPITOLO.
Allooooooora, indovinate, questo capitolo non mi convince per nulla. E' il capitolo che mi piace meno fino ad ora e prometto che cercherò di farmi perdonare con il prossimo. 
Non ho resistito ad inserire Hunger Games e stavo per fare anche uno spoiler sul terzo libro ma ho cercato di contenermi. 
Io comincio a shippare troppo Aurora e Jonathan e non so se  avete notato ma Jonathan nell'ultimo periodo è particolarmente felice.
Scusate per gli ORRORI che ci saranno ma sto morendo dal sonno.
RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE  HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE, SEGUITE E RICORDATE.
RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO (STAVO PER PIANGERE QUANDO HO VISTO CHE AVEVO CINQUE RECENSIONI).
SIETE FANTASTICHE! I LOVE YOU

Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima! 
I x

 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


“Dai bella addormenta sveglia, non possiamo stare qui tutta la mattinata” disse Jonathan scuotendomi.
“Altri cinque minuti” dissi girandomi dall’altro lato.
“Se non ti svegli, ti bacio” disse ridendo.
“Tieni lontano le tue labbra dalle mie” dissi aprendo di scatto gli occhi.
“Tante ragazze pagherebbero per essere al tuo posto.”
“Io pagherei per star lontana da te, ma non si può avere tutto dalla vita” dissi alzandomi.
“Perché io sono in pigiama mentre tu sei già vestito?” dissi agitandomi.
“Perché la sveglia è suonata un’ora fa e tu eri troppo tenera per essere svegliata” disse tranquillamente.
“Ma sei stupido? Ho solo un’ora per prepararmi! Te la farò pagare” dissi prendendo il vestito e catapultandomi in bagno.
 
Dopo un’ora uscii dal bagno, ero pronta. Avevo messo il vestito comprato con Nicole, avevo passato la piastra per fare i boccoli e avevo messo solo un po’ di maschera e il rossetto rosso, consigliato da Nicole. Mi trovavo carina, il vestito mi stava bene e i tacchi mi facevano sembrare più alta. Mi stavo fissando da quasi dieci minuti allo specchio e non riuscivo ad andare di là.
“E’ un’ora che sei in questo fottuto bagno, esci! La natura chiama” disse Jonathan sbuffando.
Presi un gran respiro e aprii la porta.
“Finalmente hai fatto” mormorò Jonathan.
Si catapultò in bagno senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. Dopo cinque minuti uscii tutto sorridente dal bagno.
“Wow, sei davvero..” si interruppe. “sei davvero wow, non ho parole” disse squadrandomi.
“Ti ringrazio ma non guardami così che mi metti in soggezione” dissi arrossendo.
“Non smetterò mai di ringraziare Michele per avermi trovato una fidanzata così bella” disse sorridendo e facendomi diventare ancora più rossa.
“Anche tu sei niente male” dissi guardandolo meglio. Era perfetto e non scherzo. Indossava un classico smoking nero che gli stava d’incanto. Era davvero bellissimo.
“Sai mettere la cravatta, vero? Io non riesco” disse piagnucolando.
Mi avvicinai vicino a lui e presi la cravatta dalla sua mano.
“Ovvio che so metterla, stupido” dissi mentre facevo il nodo.
“E comunque io sono più che niente male” disse ridendo.
Alzai gli occhi al cielo.
“Ecco fatto” dissi sistemandola meglio.
“Grazie amore” disse facendomi rimanere immobile.
“Non chiamarmi mai più così, siamo chiari?” dissi con aria minaccioso.
“Volevo solo essere dolce” disse difendendosi.
“Filippi ti prego, odio queste cose dolci.”
Lui alzò gli occhi al cielo e prese la mia mano.
“Sei pronta?” disse prendendo il suo cellulare.
Presi la mia borsa e annuii.
 
Appena usciti dall’albergo ci trovammo una ventina di giornalisti. Avevano scoperto il nome dell’hotel. Non alloggiavamo solo noi in quell’albergo ma anche altri giocatori del Napoli.
“Sai, sembriamo David e Victoria Beckham, solo che io sono molto più bello di David e tu non sei Victoria” disse stringendomi la mano e cercando la nostra macchina.
“David Beckham è molto più bello di te. Lo so che non sono Victoria, infatti mi chiamo Aurora” dissi ridendo.
“E sei molto più bella di Victoria” disse appoggiando le sue labbra sulle mie. Fu un semplicissimo e dolcissimo bacio a stampo che mi fece diventare rossa come un peperone. Visto che tutti ci stavano guardando, appoggiai la mia testa sul suo petto per nascondermi.
“Alcune volte mi stupisco di quanto diventi dolce” disse ridendo.
Gli mollai uno schiaffetto e mi unii alla sua risata.
“Signor Filippi ecco la sua auto” disse un uomo vestito di nero.
Jonathan aprì lo sportello e fece entrare prima me, era stato davvero gentile.
 
La cerimonia in Chiesa fu davvero molto emozionante. Erjona indossava un semplicissimo vestito bianco a sirena ed era meravigliosa come sempre, mentre Blerim era davvero elegante. Avendo la lacrima molto facile mi emozionai durante il momento del “sì” e Jonathan, sfortunatamente, se ne accorse. Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla fronte.
 
Il luogo del ricevimento era ENORME. C’erano tre sale che erano a dir poco enormi e fuori c’era una piscina e un panorama da togliere il fiato. Aveva fatto una tavolata con tutti i suoi compagni di squadra ed io ero seduta accanto a Filippi ed Hamsik ed avanti a me avevo Mertens con affianco la fidanzata.
“Non ci posso ancora credere che tu sei la fidanzata di Jona” disse Mertens per poi mangiare un po’ di antipasto di mare.
“Lo sai che non ci credo nemmeno io? Prima lo detestavo ma poi ho scoperto che non è tanto male” dissi ridendo.
“Non mangi?” chiese la fidanzata.
“Mmh no, non impazzisco per l’antipasto di mare e il pesce in generale” dissi guardando il mio piatto.
“Non ti piace il pesce?” disse Insigne ridendo per il doppio senso. Io gli lanciai uno sguardo divertito e risi.
“Il pesce del mare non le piace ma l’altro pesce..” Jonathan non ebbe il tempo di continuare perché gli mollai uno schiaffettino sul braccio.
“Gentile come sempre” disse massaggiandosi il braccio.
“Ma come siamo fragili, sei peggio di una mozzarella” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Sei sempre un tesoro” disse dandomi un bacio a stampo veloce.
“Jona sei diventano romantico” disse Insigne sfottendolo.
“Stai zitto nano” disse Jonathan facendo riferimento al metro e sessanta scarso di Insigne.
“Ehi che hai contro le persone basse? Porta rispetto” dissi difendendo Insigne 

Da qui cominciò uno scambio di battute che fece morire dalle risate tutto il tavolo.
 
“Vieni qui” disse indicandomi le sue gambe. Dopo qualche minuto mi decisi e mi sedetti sulle sue gambe.
“Devi capire che non ti mangio mica eh” disse spostandomi una ciocca dietro all’orecchio. Eravamo fuori, volevamo staccare un po’ da quel casino che c’era dentro.
“Sei davvero troppo bella” disse facendomi arrossire.
“Ma che scena carina” disse Marek mentre si sedeva. Affianco a lui arrivò subito Martina, la sua fidanzata.
“Siete davvero una bella coppia, Jonathan sei davvero fortunato” disse Martina sorridendo.
Ringraziai e sorrisi.
“Ora tocca a voi, quando volete sposarvi?” disse Jonathan cambiando discorso.
“C’è tempo, giusto tesoro?” disse Marek guardando la sua ragazza.
“Guarda fosse per me anche ora, ma il vostro capitano non si muove” disse Martina alzando gli occhi al cielo.
“Forse voglio farti una sorpresa?”
“Ti amo” disse baciandolo.
Io e Jonathan ci guardammo e sorridemmo, erano così belli.
“Sei” mi lasciò un bacio sulla guancia sinistra. “Davvero” un bacio sulla guancia destra. “Bellissima” un bacio sulla fronte. “Sono così” un bacio sul naso. “Fortunato” un bacio sul mento. “Ad averti con me” disse sulle mie labbra. Non resistetti e finalmente annullai la distanza che ci divideva. Era un bacio diverso dai baci a stampo, era un bacio più significativo. Era come il bacio della pizzeria se non pur meglio. Quando ci staccammo la mia mente era ormai andata, non collegava più, nella mia pancia c’era un esercito di elefanti che stava marciando e il mio cuore stava impazzendo.
“Questa era la cosa più tenera che Filippi avesse mai fatto ed ora è tutto filmato” disse Insigne ridendo e sedendosi vicino a noi.
“Quando rompi Insi” disse Jonathan.
“Siete troppo teneri, seriamente” disse Insigne sorridendo.
Appoggiai il mio collo sulla spalla di Jonathan e sorrisi, ero davvero felice.
 
“Sono distrutta” dissi buttandomi sul letto. “Vorrei capire chi è quel coglione che ha inventato i tacchi, non mi sento più i piedi” dissi piagnucolando.
Jonathan sbuffò e si avvicinò a me.
“Ti stai lamentando da tre ore, ora basta.” Mi prese in braccio a mo’ di sposa e mi portò fino alla porta della camera.
“Grazie mille” dissi lasciandogli un bacio sulla guancia.
 
“Devi spiegarmi perché ti stai sempre mezz’ora in bagno” disse Jonathan mentre giocava con il telefono.
“Sono pur sempre una ragazza” dissi infilandomi nel letto.
 “La tua foto con Mertens è davvero bella, sono geloso” disse guardandomi.
“Fai bene ad esserlo” dissi ridendo.
Lui sbuffò.
“Sembra che Mertens sia il tuo fidanzato” disse girandosi verso di me.
“Mmh tecnicamente non lo sei nemmeno tu.”
“Invece si e sono geloso” disse mettendo il broncio.
“Fai bene ad esserlo se si tratta di Mertens” dissi ironica.
“Non capisci nulla” disse sbuffando e girandosi dall’altro lato.
Cosa non capivo? Che cosa voleva dire? Non ebbi nemmeno il tempo di pensarci che subito mi addormentai.
 
Durante la notte mi svegliai diverse volte, non riuscivo proprio a dormire. Non riuscivo a respirare bene, bevvi un po’ d’acqua e mi calmai. Cominciai a respirare profondamente e svegliai anche Jonathan.
“Che succede? Tutto bene?” chiese preoccupato.
“Non riesco a dormire, tranquillo.”
“Vieni vicino a me” disse serio.
“Cosa?” 
“Per una volta potresti evitare di fare domande ed ascoltarmi?” disse alzando gli occhi al cielo.
Mi avvicinai a lui e appena fui vicina lui mi abbracciò facendomi sentire subito al sicuro. Mi addormentati tra le sue braccia e tutto sommato non fu niente male.


HEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEY
SONO TORNATAAAAA E SCUSATE IL RITARDOO!
Ho appena finito di scrivere il capitlo, questa settimana non ho avuto nemmeno un secondo libero. Sono arrivati i parenti dal Belgio e dall'Inghilterra e quindi è un po' un casino, scusatemi! 
Btw passiamo al capitolo!
FINALMENTE E' ARRIVATO IL GIORNO DEL MATRIMONIO!
Come vedete il nostro Jonathan è sempre più felice e sempre più preso da Aurora, mentre la nostra Auorora è sempre un pò esitante!
Io amo Insigne e il rapporto che ha con Jona e in futuro si rivelerà davvero molto utile per la felicità della coppia!
Stavo pensando di scrivere il prossimo capitolo dal punto di vista di Jonathan, che ne dite? Vi piace come idea? Fatemi sapere magari con una recensione.
Scusate gli ORRORI ma vado abbastanza di fretta!
Passiamo ai ringraziamenti, RINGRAZIO TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE E RICORDATE!
RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, SIETE FANTASTICHEE!
GRAZIE MILLE A TUTTI, I LOVE YOU! x
Alla prossima, I x

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***



 
“Cosa significa che non puoi venire a vedere la partita?”
“Ho cercato di dirtelo ieri sul treno ma ti sei addormentato e io mi sono dimenticata” disse dall’altra parte del telefono la ragazza.
“E me lo dici solo mezz’ora prima della partita? Perché non puoi venire?” dissi innervosendomi.
“Domani ho un’interrogazione di latino e visto che sono stata a Roma non ho potuto studiare” disse con un tono dispiaciuto.
“Auro ma tu devi esserci” dissi piagnucolando.
“Oh andiamo che ti cambia? Hai giocato solo una partita da fidanzato felice e bla bla bla” disse sbuffando.
“Ed è stata anche la miglior partita di tutto il campionato.”
“Than mi dispiace, ma devo per forza studiare.”
“La scuola prima di tutto e bla bla bla” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Than dai, buona fortuna e spacca tutto” disse cercando di farmi calmare.
“Buona fortuna un cazzo, Auro dovevi esserci” dissi sbuffando.
“Vuoi studiare tu latino?” disse sbuffando.
“Io ora vado che sennò il mister mi uccide, buono studio.”
“Dai Than, spacca tutto e pensami” disse per poi attaccare.
Avevo bisogno di Aurora, la scorsa partita avevo giocato benissimo e tutto perché c'era lei ed io ero felice. Aurora aveva uno strano potere su di me, ed era preoccupante. Quando me la sono ritrovata tra le braccia non volevo lasciarla più, la stringevo forte a me e vederla dormire era bellissimo. E i suoi baci, qualcosa di fantastico, avrei voluto baciarla ogni maledetto secondo. Solo due settimane con lei e già mi aveva stregato.
 
“SOSTITUZIONE PER IL NAPOLI, FUORI IL NUMERO 3 FILIPPI E DENTRO IL NUMERO 9 HIGUAIN.”
Uscii dal campo correndo, ero arrabbiato e deluso da me stesso. La partita peggiore della storia, era la prima volta che il mister mi sostituiva.
“Dai Jona ti rifarai alla prossima” disse un uomo dello staff porgendomi una bottiglia d'acqua. Presi la bottiglia d'acqua e la lanciai per terra. Corsi verso lo spogliatoio, avevo bisogno di una doccia e di Aurora, ma sulla seconda già avevo rinunciato.
 
Da: Auro
Sei sempre il migliore. Capita a tutti di sbagliare, dai Than <3
 
 
Il risveglio fu tutto tranne che dolce. Mi svegliai verso le tre solo perché qualcuno non smetteva di bussare al campanello di casa. Andai ad aprire tutto arrabbiato, pronto per fare una sfuriata ma quando vidi Aurora con una busta del Mc Donald's riuscii solo a sorridere e a farla entrare.
“Visto che sei depresso non avrai sicuramente preparato nulla da mangiare, ma tranquillo ci ho pensato io” disse entrando.
“Due big mac menu” disse sistemando tutto sul tavolo. Era davvero bellissima, uscita da scuola era venuta qui. Ero fortunato ad averla con me.
“Allora? Che mi guardi? Vuoi mangiare o ci penso io? Togliti quella faccia triste, ora ci sono io” disse facendomi sorridere.
“Allora com'è andata l'interrogazione?”chiesi sedendomi.
“Sette”disse fiera di sé.
“Secchiona”dissi ridacchiando. Lei alzò gli occhi al cielo e cominciò a mangiare.
 
Sbuffai e chiusi gli occhi.
“Io non ce la faccio a vederti così, ora tu vai a vestirti e andiamo a fare un giro" disse alzandosi e guardandomi.
“Allora a chi aspetti? Lo so, sono la fidanzata migliore al mondo" disse alzandomi per un braccio. Si alzò sulle punte e mi diede un bacio a stampo. Rimasi sorpreso da quel gesto ma ne fui felice.
 
“Ma dove stiamo andando?”chiesi uscendo di casa.
“Nicole ci ha invitati alla sua festa e io non so che mettere, quindi shopping” disse tutta felice.
“Preferisco stare a casa” dissi cercando di tornare indietro.
“Dai Than, da sola mi annoio. Poi dopo andiamo dove vuoi tu.”
“A casa? Con che coraggio esco di casa dopo la partita di ieri” dissi piagnucolando.
“Dai Than, fallo per me” disse facendo la faccia da cucciola.
“Dammi un bacio” dissi sapendo che non l'avrebbe mai fatto. Lei si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.
“Sai che non lo volevo lì” dissi attirandola a me.
“Sei un rompicoglioni” disse per poi darmi un veloce bacio a stampo.
 
 
“Allora hai fatto? Stai da tre ore lì dentro e c'è una ragazza che mi sta mangiando con gli occhi ed ho paura” dissi avvicinandomi al camerino ed allontanandomi da quella ragazza.
“Come se ti dispiacesse” disse ridendo.
“Ha uno sguardo cattivo, ti prego muoviti” dissi sbuffando.
“Allora? Ti piace?” disse sorridendo.
Indossava un vestito a fiori, era scollato dietro la schiena ma non troppo. Era bellissima con quel vestito, ma lei sarebbe stata bellissima anche con un sacco dell’immondizia. Sorrisi guardandola.
“Sei bellissima e forse pure troppo, non voglio fare a botte con nessuno” dissi sorridendo.
“Allora lo prendo?” disse girandosi verso lo specchio.
“Si, sei perfetta così” dissi stampandole un bacio sulla guancia.
 
“Dove vuoi andare?” chiese uscendo dal negozio.
“A casa.”
Sbuffò e unì le nostre mani.
“Than, da buona fidanzata, non posso mica lasciarti deprimere! E’ la prima partita in cui ha giocato  male e sono sicura che sarà anche l’ultima. Ora sorridi e passa del tempo con la tua bellissima ragazza” disse seria.
“Ma quanto ti posso adorare” dissi unendo le nostre labbra. Era il terzo vero bacio. I suoi baci mi mandava in tilt, non riuscivo più a ragionare ed era la prima volta  in tutta la mia vita. Mai con nessuna ragazza mi era successo, nemmeno con Martina, la mia ex storica. Aurora mi prendeva troppo, mi faceva impazzire.
 
 
 
“Aurora, tesoro, non mi fai conoscere il tuo ragazzo?” disse una voce che non familiare.
Aurora si fermò di colpo, si girò e alzò gli occhi al cielo.
“Da quando mi chiami amore, Sofia?” disse a denti stretti.
“Da sempre, io e te siamo ottime amiche” disse la ragazza fingendo un sorriso. Era una ragazza abbastanza carina e sicuramente non stava tanto simpatica ad Aurora.
“Than, ti presento Sofia, una mia amatissima compagna di classe” disse facendo un sorriso falsissimo.
“So già chi sei, lieta di conoscerti” disse Sofia sbattendomi il seno in faccia.
“Bene, ora possiamo andare, ciao” disse Aurora infastidita.
“Oh Aurora, non andare di fretta! Che ne dici Jonathan se andiamo a prendere un bel caffè tutti e tre?” chiese guardandomi.
Guardai Aurora che mi stava supplicando silenziosamente di rifiutare, ma io decisi di farle pagare quelle ore di shopping interminabili.
“Per me nessun problema, per te pulce?” dissi sorridendo strafottente.
“Nessun problema” disse fulminandomi con lo sguardo.
 
Erano le sei del pomeriggio, a Napoli il caffè si beveva ad ogni ora.
Sofia non faceva altro che provarci con me ed io per far innervosire Aurora le davo corda.
“Credo che sia fatto tardi, grazie per il caffè! E’ stato un piacere conoscerti, ci vediamo presto” dissi facendo l’occhiolino a Sofia. Ovviamente speravo di non vederla più.
Aurora mormorò un ciao e si precipitò fuori dal locale. Cominciò a camminare velocemente e dovetti quasi cominciare a correre.
“Aurora aspetta” dissi raggiungendola.
“Aurora aspetta? Vaffanculo Jonathan!” disse innervosendosi. Ero nei guai.
“Che succede?” chiesi facendo finta di non sapere.
“Succede che quella era Sofia, la ragazza che meno tollero sulla faccia della terra, la ragazza con la quale il mio ex mi ha tradito, la ragazza che ha reso i tre anni delle medie impossibili. Succede che lei ci ha provato con te per mezz’ora e la cosa ancora più grave è che tu le davi corda” disse fermandosi e guardandomi. Fortunatamente non c’era nessuno per strada e nessuno aveva sentito nulla.
“Se sapevo questo non avrei accettato” dissi cercando di scusarmi.
“Ti ho praticamente supplicato con lo sguardo e fatto segno di no” disse innervosendosi.
“Non avevo capito” dissi mentendo. Non potevo dirle che aveva ragione.
“Ora lasciami da sola, torno a piedi” disse avviandosi.
“Ma ci metti mezz’ora, se non di più” dissi raggiungendola.
“Jonathan lasciami da sola, ora” disse a denti stretti. Lei ricominciò a camminare mentre io me ne stavo come il deficiente sul marciapiede. Ero un fottuto coglione.
 

“Non l’ha fatto davvero” mormorò Nicole dall’altra parte del telefono.
“Sono a dir poco furiosa” dissi camminando avanti e dietro per la stanza. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
“Au devo staccare, mamma rompe” disse sbuffando.
“Ci vediamo domani a scuola” dissi salutandola per poi attaccare. Appena staccai la chiamata entrò mio fratello Gennaro.
“Perché sei nella mia camera?” dissi guardandolo in modo strano. Nessuno della mia famiglia entrava mai in camera mai. L'ultima volta Gennaro era entrato la mia vita cambiò in peggio e dopo quel giorno vietavo a tutti, tranne Niki, di oltrepassare la porta. 
“Non guardarmi così, ho fatto il tocco con Ciro e devo parlare io” disse sedendosi sul letto.
“Cosa devi dirmi?”
“Che giorno è domani?” disse abbassando lo sguardo.
“Martedì, diciotto febbr..” Non continuai la frase. La mia mente tornò ad un anno fa, la situazione era la stessa. Gennaro con le lacrime agli occhi, tremava e non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi. Era già passato un anno, un anno dalla morte di mio fratello Francesco.
“Domani mamma e papà vorrebbero far dire una messa in suo onore, non sapevano come dirtelo” disse a disagio. Per me l’argomento “Francesco” era intoccabile. Non ne parlavo mai con nessuno, nemmeno con Nicole. Francesco era il più grande tra di noi ed era il fratello alla quale era anche più affezionata. Stavo sempre con lui, dormivo perfino con lui. Poi tutto cambiò facendo precipitare la mia vita, un incidente. Un ubriaco lo investì e lui morì sul colpo.
“Non lo so” dissi abbassando la testa e cominciando a piangere. Gennaro si avvicinò e mi abbracciò e in quel momento entrò anche Ciro. Si unì anche lui e tutti e tre cominciammo a piangere. Avevamo bisogno solo del nostro Francesco.



GUESS WHO IS BAAAACK!
Avrei voluto aggiornare prima ma non ho mai tempo! Sto cercando di passare il più tempo possibile con mia cugina dell'Inghilterra, spero che voi possiate capirmi! 
Btw passando al capitolo!
HO FINALMENTE DATO UN VOLTO A JONATHAN, IL MIO AMATISSIMO JESUS NAVAAAAAAAAAAA! Io sono letteralmente innamorata di Nava! Ho scelto lui nonostante non giochi nel Napoli ma nel 
Manchester City! 
Credo che in questo capitolo si vedano meglio i sentimenti di Jona e l'odio verso la nostra amatissima Sofia. L'ultima parte l'ho scritta piangendo, mi ricorda molto la morte di nonno, ma non voglio parle di questo.
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia! Io non ne sono tanto convinta ma non ho tempo per scrivere e aggiornerei tipo a Natale HAHAHH
RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE\ RICORDATE E TUTTE LE PERSONE CHE HANNO RECENSITO.
I LOVE YOUUUUUUUUUUUU <3 
RECENSITE, RECENSITEEE!
Alla prossima, I.
ps. SCUSATE GLI ORRORI CHE TROVERETE.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


 

“Da quando è andato via, non ho mai parlato di lui con nessuno ed oggi sono su questo altare a fare un discorso che a voi forse nemmeno interessa” dissi accennando un sorriso. “Francesco era la persona più importante della mia vita, avrei fatto qualunque cosa per lui. Avevo un rapporto speciale con lui, parlavo di tutto con lui, tranne dei ragazzi, era pur sempre mio fratello ed era gelosissimo” dissi ridacchiando pensando alle scenate che mi faceva quando parlavo con qualche ragazzo. “Io e Cesco, come lo chiamavo io, litigavamo sempre ed io amavo litigare con lui perchè dopo facevamo pace. Fare pace con Cesco era forse la cosa più bella, mi rincorreva per tutta casa e quando mi prendeva mi faceva il solletico” dissi mentre le lacrime non smettevano di scendere. “Ricordo la prima volta che andai su un aereo, avevo il posto vicino al finestrino e affianco a me avevo Francesco. Era la prima volta e tremavo come una foglia, Francesco per farmi calmare mi raccontò per tutto il viaggio barzellette e mi cantò delle canzoni” feci una pausa. “Io e Francesco giocavamo sempre alla play station e ogni volta che giocavamo a FIFA mi lasciava prendere sempre il Napoli e mi lasciava vincere. Francesco era bello, simpatico, gentile e dolce. Era il ragazzo perfetto e aveva un sacco di ragazze attorno, ma a lui non interessavano, a lui interessava solo il calcio. Forse è proprio lui che mi ha fatto innamorare del calcio e del Napoli, andavamo sempre allo stadio insieme” dissi ripensando alle nostre domeniche allo stadio. “Francesco era il mio esempio, era un ragazzo fortissimo e riusciva a nascondere tutta la tristezza dietro un sorriso. Era sempre pronto ad aiutare il prossimo e ogni volta che avevo un problema mi aiutava” feci un'altra pausa. “Francesco dava i migliori abbracci del mondo, amavo davvero i suoi abbracci. Mi manca terribilmente, era la persona che amavo di più al mondo e ora non c'è più. Quando ero triste lui riusciva sempre a capirlo, non so come, e cercava sempre di tirarmi su di morale” mi fermai un attimo. “Avevamo fatto tremila progetti, dovevamo crescere insieme ma questo non sarà possibile. Non ci sarà alla festa dei miei diciotto anni, non sarà alla mia laurea, non sarà al mio matrimonio, non mi vedrà mai con mio marito, non si sentirà mai chiamare zio e non cresceremo insieme.” La mia voce risultava ormai spezzata, le lacrime non cessavano di scendere e io stavo per svenire. “Scusate” dissi scendendo velocemente dall'altare per poi uscire dalla chiesa. Non riuscivo a calmarmi, corsi il più lontano possibile da tutti.

 

Appena vidi il volto di mia madre mi sentii terribilmente in colpa per essere scappata in quel modo e per non aver avvisato.
“Dove sei stata? Ci hai fatto preoccupare tutti, avevo paura di perdere anch..” Non la feci continuare, mi buttai su di lei e l'abbracciai.
“Mamma non ce la faccio, non ce la faccio” dissi piangendo ancora di più.
“Lo so piccola mia, ma dobbiamo essere forti per lui” disse accarezzandomi i capelli. Si staccò da me e fece segnò di andare in cucina. Appena entrai in cucina vidi le facce preoccupate di mio padre, i miei fratelli, Nicole e Jonathan. Non ebbi nemmeno il tempo di entrare che la mia migliore amica si catapultò su di me piangendo.
“Non farlo mai più, io ho avuto una paura assurda” disse piangendo e stringendomi forte. “Mi sono preoccupata tantissimo.”
“Non lo farò più, scusami” dissi ricambiando l'abbraccio.
Appena Nicole si staccò arrivo Jonathan con una faccia preoccupata. Andammo in salotto a parlare.
“Scusami sono un coglione, lo so. Scusami ancora, prometto che non parlerò più con Sofia. Non mi interessa, ammetto che se stavo al suo gioco era solo per farti innervosire ma ti prego non odiarmi e scusami” disse per poi fare una pausa. “Ci tengo davvero troppo a te e non voglio perderti e prima quando ti ho visto uscire in quel modo dalla chiesa mi si è fermato il cuore. Mi sono catapultato a casa tua sperando di trovarti ma non eri qui e stavo per morire. Non farlo mai più, non credo di essermi preoccupato così tanto in vita mia” disse per poi abbracciarmi e stringermi forte. Non dissi niente, mi limitai solo a farmi cullare da lui e piangere.

 

“Jonathan sono le tre, dovresti andare” dissi asciugandomi le lacrime.
“Ancora non smetti di piangere, non ti lascio mica in questo stato.”
“Jonathan, ti prego vai via.” Volevo stare sola, odiavo mostrarmi in questo stato.
“Non posso e non voglio. Vuoi la cioccolata calda?” chiese frugando tra i mobili della cucina.
“Voglio rimanere sola” dissi ormai stanca.
Lui mi guardò male e ricominciò a cercare fra i mobili.


“Sono le cinque e devo davvero andare. Domani ho allenamento alle otto, una vera tortura” disse alzandosi dal divano.
“Jonathan ma sei pazzo? Domani morirai duramente l'allenamento, dovevi riposare” dissi sentendomi in colpa.
“Non sarei riuscito a riposare sapendo che eri in questo stato” disse sorridendomi dolcemente. Lo abbraccia forte, aveva davvero fatto tanto per me. Era stato fino alle cinque con me e aveva cercato di farmi sorridere in tutti i modi possibili.
“Buonanotte pulce, ci vediamo domani pomeriggio” disse baciandomi la fronte.
“Buonanotte Jonathan, grazie mille” dissi sorridendo sinceramente. Lui mi sorrise e andò via.

“E' tardi, lo so, ma dopo l'allenamento sono crollato e mi sono dimenticato della sveglia” disse Jonathan entrando in casa.
“Tranquillo” dissi chiudendo la porta.
“Sono passato a prendere dei film, Transformers o Step Up?” chiese mostrando due DVD.
“Step Up l'ho visto qualche settimana fa quindi Transformers” dissi sedendomi sul divano.
“Sai questo dovresti farlo tu, sei tu la padrona di casa” disse mentre litigava con il lettore DVD.
“Fai pure da solo” dissi guardandomi le unghie.
“Ti odio” disse per poi sedersi affianco a me.

 

“Quanto è figa Megan Fox” disse Jonathan.
“Shia è davvero un grande gnocco” aggiunsi io guardando il protagonista maschile.
“Sono più gnocco io” disse dandosi delle arie.
“Non esagerare sempre” dissi prendendo le patatine dalla ciotola.
“Io sono il più gnocco di tutti” disse facendo il finto offeso.
“Mister gnocco ora stai zitto e lasciami guardare il film” dissi alzando gli occhi al cielo.

 

“Comunque grazie davvero Jonathan” dissi sistemandomi meglio sul divano.
“E per cosa? Non sto facendo nulla” disse sorridendomi.
“Se non fosse per te sarei ancora a piangere” dissi sincera. Nicole sfortunatamente aveva problemi in famiglia e non poteva essere con noi.
“Non voglio vederti piangere mai più” disse serio. 

Tornai a scuola due giorni dopo e appena entrati tutti cominciarono a fissarmi con uno sguardo pieno di pietà e compassione. Non volevo la pietà di nessuno, dovevano lasciarmi solo in pace. Nervosa mi catapultai in classe nonostante mancassero quindici minuti.
“So che non siamo amiche e non andiamo per nulla d'accordo ma mi dispiace davvero tanto per tuo fratello, non ne sapevo nulla.” La figura magra di Sofia si presentò davanti a me con il suo solito sguardo e la sua solita faccia da schiaffi.
“Sofia tu lo sapevi fin troppo bene, eri perfino al suo funerale” dissi innervosendomi. Lo sapeva troppo bene e spesso aveva anche fatto delle battute sulla sua morte.
Lei non rispose e andò via.

Durante la ricreazione io e Nicole andammo nel cortile e ci sedemmo sul prato.
“Mamma ieri si è incavolata tantissimo” disse, o meglio sussurrò, con tristezza. Nicole aveva una situazione familiare orribile e io non potevo fare nulla per aiutarla.
“Ti ha fatto qualcosa?” dissi preoccupandomi.
“No, fortunatamente no. Sono io che mi sono rotta le scatole di lei, delle bottiglie di alcol che trovo sparse per tutta la casa e degli uomini diversi che ogni sera escono dalla sua camera” disse quasi piangendo.
“Dai Niki, si sistemerà tutto”dissi abbracciandola.
“L'ho raccontato anche a Matteo, so che sembrerà affrettato ma sentivo il bisogno di dirglielo” disse arrossendo appena pronunciò il nome del ragazzo.
“Oggi pomeriggio devi raccontarmi un po' di questo Matteo” dissi prendendola in giro.

La giornata passò molto lentamente e appena l'ultima ora suonò mi catapultai fuori scuola pronta per prendere la metro e tornare a casa mia. Tutti gli studenti si erano ammassati attorno ad una macchina che non riuscivo a vedere tanto bene, non volevo perdere tempo e non mi interessava nemmeno.
“Aurora.” Era la voce di Jonathan. Cosa ci faceva Jonathan davanti la mia scuola con la sua bellissima Ferrari rossa?
“Jonathan?” dissi abbastanza confusa. Tutti ci stavano guardando e mi infastidiva parecchio.
“Che ci fai qui?” sibilai salendo in macchina.
“Ho fatto una sorpresa alla mia bellissima fidanzata” disse sorridendo.
“Jonathan odio le sorprese e voglio solo andare a casa” dissi mentre lui usciva finalmente dal parcheggio.
“Devo mostrarti un posto e vedrai che ti aiuterà a far passare la tristezza almeno per un po'” disse guardandomi con dolcezza. Sbuffai e mi sistemai meglio sul sedile. 



HOLAAAAAAAAAAA RAGAZZEEE
Inizio col dire che ho riscritto il capitolo due volte e scusatemi se pubblico solo ora. Avevo il capitolo pronto già domenica ma sono andata al Rainbow e quindi non ho potuto pubblicare. Avevo deciso di aggiornare lunedì ma il computer fisso è ormai morto e quindi ho appena finito di riscrivere il capitolo. Mi scuso per il capitolo penoso che ho pubblicato ma è davvero successo un casino con il pc e quindi ora sono incasinata e ho sempre meno tempo per scrivere. 
Il discorso a inzio capitolo mi ha fatto emozionare, e se voi volete cercherò anche di fare un capitolo dedicato a Nicole, personaggio che io adoro! Fatemi sapere cosa ne pensate. 
RINGRAZIO LE PERSONE CHE HANNO INSERITO LA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE\RICORDATE.
RINGRAZIO ANCHE LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, VI AMO TANTISSIMO.
Ora scappo che sto morendo di sonno, alla prossima e scusate ancora,
I x
ps. SCUSATE GLI ORRORI CHE CI SARANNO.

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


 

“Jonathan perchè siamo qui?” chiesi confusa. Eravamo a Via Caracciolo e non era un posto speciale, ci passavo ogni mattina per raggiungere scuola.
“Ora io e te andiamo sulle scogliere a guardare il mare” disse prendendomi per mano e trascinandomi.
“Sei serio? Siamo a febbraio, fa freddo e non mi sembra il mese adatto per guardare il mare” disse tentando di fermarlo.
“Il mare d'inverno è molto più bello” disse lasciando la mia mano per poi scavalcare il muretto e andare su una delle scogliere. Non si poteva andare, infatti non c'era nessuno. Via Caracciolo era stranamente vuota, c'erano solo poche persone e alcuni bambini che correvano felici sul marciapiede. Scavalcai anche io e raggiunsi Jonathan.
“Non riesco a capire perchè mi hai portato qui, si congela” dissi stringendomi nella mia maglia di lana mentre seguivo il mio “fidanzato”.
Si sedette su una scogliera e mi fece segno di sedermi accanto a lui. Mi sedetti e lui si sdraiò. Lo guardi in modo strano.
“Si sta più comodi, dai stenditi.” Alzai gli occhi al cielo e feci come mi aveva chiesto.
“Adoro il mare d'inverno, amo sentire le onde che vanno a finire contro le scogliere, amo anche il vento e il freddo” disse spezzando il silenzio che si era creato. “E' sempre agitato. Ogni volta che vengo qui mi calmo, dimentico i miei problemi e mi rilasso. Ecco perchè ti ho portato qui, devi rilassarti” disse concludendo il suo discorso con un sorriso.
Tutto sommato non aveva torto, il mare d'inverno era bellissimo. Jonathan aveva ragione, dopo pochi minuti ero già più rilassata. Prese la mia mano e la strinse, automaticamente appoggiai la mia testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi. Quando li riaprii rimasi ancora più incanta dal mare, era ufficiale amavo il mare d'inverno. Rimanemmo in silenzio tutto il pomeriggio ma le nostre mani intrecciate significavano più di mille parole. Non capivo più nulla, ero fottuta.
 

Io, lei e il mare.

Jonathan aveva pubblicato una foto su instagram con questa descrizione. Io avevo gli occhi chiusi e un'espressione rilassata e felice mentre lui sorrideva e mi guardava intenerito. Eravamo la dolcezza e tutto questo mi fece preoccupare ancora di più. Jonathan quando voleva sapeva essere dolcissimo e io non sapevo come comportarmi. Io non ero la classica ragazza che amava le cose troppo dolci e bla bla bla. Io non ero dolce e nemmeno tenera, ero strana e Jonathan mi faceva confondere ancora di più.

“Davvero ti ha portato al mare?” chiese Nicole tutta eccitata.
“Si ed è stata una cosa schifosamente carina” dissi calcando il “schifosamente”.

“Oh non fare così, in fondo a te piacciono queste cose dolci e teneri” disse Nicole
prendendomi in giro.

“Non era una cosa dolce e tenera, era solo carina.”
“Andiamo, ti ha portato a guardare il mare d'inverno e io la trovo una cosa dolcissima” disse sognando ad occhi aperti.
“Tu la trovi una cosa tenera, io la trovo una cosa carina e non voglio parlarne. Ora lasciami bere la mia cioccolata calda” dissi prendendo in mano la tazza.

 

“Perchè non rispondi mai a questo telefono del cavolo?” Chiese Jonathan arrabbiato.
“Ciao tesoro, io sto bene, grazie per averlo chiesto” dissi ironica.
Lui sbuffò.
“Non è colpa mia se mi chiami sempre mentre sono sotto la doccia” dissi cercando il
pigiama.

“Dopo ti faccio una tabella con degli orari e tu mi dici quando potrò chiamarti, va bene?” disse ironico.
“Va benissimo, schiavetto. Devi dirmi qualcosa o sto perdendo solo tempo a parlare a telefono con te?” dissi guardando sotto al letto.
“Devo dirti una cosa importantissima” disse con un tono di voce serio.
“TROVATO!” Esclamai cacciando da sotto il letto il mio pigiama.
“Mi stai ascoltando o sto parlando come un deficiente da solo?” chiese infastidito.
“Scusami, stavo cercando il pigiama. Ora dimmi tutto.”
“Prima ha chiamato mia madre ed è incavolatissima con me” disse con un tono di voce ancora più serio.
“Ed io cosa c'entro?” chiesi confusa.
“Tu c'entri e come visto che è incavolatissima perchè non le ho detto di noi.”
“Ti pesa tanto spiegarle la situazione?”
“Non posso dire a mia madre che in realtà non stiamo davvero insieme, ucciderebbe me e tuo zio. Lei ci tiene a queste cose e ora vuole conoscerti” disse nervoso.
“Oh no, scordatelo. Non sono pronta a conoscere tua madre, mi rifiuto categoricamente! Non stiamo nemmeno davvero insieme” dissi cominciando a parlare velocemente.
“Domenica sei a pranzo a casa Filippi” disse ridacchiando per il mio momento di lucidità zero.
“Jonathan digli che ho l'influenza, non sono pronta psicologicamente. Non puoi darmi questa notizia due giorni prima, ho bisogno di tempo per essere emotivamente pronta” dissi piagnucolando.
“Quanto esageri, che sarà mai un pranzo con mia madre” disse sbuffando.
“Che sarà mai? Filippi ora vengo lì e ti ammazzo. Se non le piaccio? Capisco che non sono davvero la tua fidanzata ma devo piacerle se vogliamo rendere la cosa il più reale possibile” dissi agitandomi ancora di più.
“Mia madre non è la persona più socievole del mondo ma non sarà tanto male.”
“Non sei d'aiuto” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Ora devo staccare, ti vengo a prendere domani a scuola così ne riparliamo meglio. Buonanotte pulce.”
“Cattiva notte, capra” dissi staccando la chiamata.

 

“Cosa devo mettere? Vestito o jeans?” chiesi mentre Jonathan usciva dal parcheggio.
“Vestito, quello a fiori che abbiamo comprato insieme sarebbe carino” disse con lo sguardo fisso sulla strada.
“Quello l'ho comprato per la festa di Niki. Ne ho sempre un altro a fiori che è più da “sto per incontrare la mamma del mio fidanzato”, appena posso ti mando una foto.”
“Come preferisci, vogliamo andare a giocare a FIFA?” chiese mentre il semaforo era rosso.
“Io domani incontrerò tua madre, sto avendo una crisi di nervi e tu mi chiedi se voglio giocare a FIF? Se non fossi Jonathan Filippi ti sposerei” dissi ridendo.
“Se ora te l'avesse chiesto Mertens come minimo saresti morta” borbottò tra sé. “Ma ovviamente te l'ho chiesto io e devi accontentarti. Sei l'unica ragazza che preferisce quel nano a me.”
“In realtà io preferisco tutti a te” dissi ridendo.
“Uhm se la metti così, io prenderò il Napoli e tu prenderai per forza la Juventus” disse ridacchiando.
“Questo è davvero un colpo basso, Filippi” dissi ridendo.
Andavamo così d'accordo, riuscivamo a scherzare e lui era riuscito a farmi dimenticare di tutti i casini. Jonathan Filippi era davvero il ragazzo perfetto, ma io non l'avrei mai ammesso.

 

“Andiamo Jonathan, hai barato!” dissi piagnucolando.
“Come faccio a barare a FIFA?”
“Non lo so, ma l'hai fatto. Ti odio” dissi buttando il joystick sul divano.
“Non puoi fare così solo perchè hai perso” disse ridendo.
Alzai gli occhi al cielo.
“Rimane qui a cena?” chiese alzandosi dal divano.
“Mmh, che si mangia?”
“Pizza?” disse sorridendo.
“Jonathan è da un mese che ti conosco e da un mese sto andando avanti a pizza, cuciniamo qualcosa noi?" 
“Che cuciniamo?”
“Io so fare solo le crepes, ti vanno bene come cena?” dissi ridendo.
“Cosa c'è di più buono delle crepes  e la mia bellissima ragazza?” disse sorridendo.
“Mertens” dissi cercando di farlo innervosire.
“Rovini sempre tutto” disse alzando gli occhi al cielo.
Sorrisi nel vedere la sua reazione e gli lasciai un bacio sulla guancia.

 

“Queste crepes sono buonissime” disse Jonathan con la bocca piena.
“Than non si parla con la bocca piena” lo rimproverai.
“Sai non credo che il mio preparatore sia felice di sapere che sto cenando con delle crepes” disse ridendo.
“In effetti dovresti seguire una dieta” dissi pensandoci.
“Ma non posso rifiutare di vedere Aurora alle prese con i fornelli” disse ridendo. “Hai combinato un casino.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Mangia e stai zitto” dissi ridendo.
“Hai un po' di nutella qui” disse indicando il labbro e avvicinandosi.
“Oh no, non osare fare come nei film che lo togli con un bacio. Ti spacco il labbro se provi a baciarmi” dissi avvertendolo. Lui alzò gli occhi al cielo e mi guardò male.
“Volevo solo essere tenero” disse facendo il broncio.
Alzai gli occhi al cielo e mi pulii il labbro.

 

“Un bacio me lo vuoi dare?” chiese mentre passeggiavamo per le strade di Napoli.
“No” dissi secca.
“Eddai almeno a stampo” disse facendo il labbruccio.
“Se ti do sto maledetto bacio ti stai zitto?” dissi stufandomi.
Lui fece sì con la testa.
Mi avvicinai e gli diedi un semplice bacio a stampo.
“Neanche il tempo di sentire il sapore che già ti sei staccata” borbottò tra sé.
“Non lamentarti” dissi trascinandolo in un bar.
 

“Domani a che ora andiamo?” chiesi sentendo un vuoto allo stomaco. Ero già in ansia per il giorno dopo.
“Passo a prenderti a mezzogiorno e mezza” disse parcheggiando sotto il mio palazzo.
“Ho paura” dissi senza pensarci.
“E di cosa? Mia madre non mangia” disse ridacchiando.
“Ho paura di non piacerle” dissi sincera.
“Ma se non sei manco la mia vera fidanzata” disse alzando gli occhi al cielo. Sbuffai. “Ma sono sicuro che le piacerai tantissimo, sei fantastica” disse baciandomi la fronte.
“Ci vediamo domani, buonanotte Than” dissi lasciandogli un bacio sulla guancia.
“Buonanotte pulce” disse sorridendomi.




HOLAAAAAAAAAAA GENTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
No, non è un miraggio, HO DAVVERO AGGIORNATO AHAHHAHAH Stranamente sono in anticipo ma nei prossimo giorni sarà impossibile aggiornare o scrivere! 
Btw, passiamo al capitoloooooo!
VOGLIO UN RAGAZZO CHE MI PORTI AL MARE D'INVERNO E VOGLIO ANCHE UN JONATHAN FILIPPI PERSONALEE, NON E' GIUSTOOOO! 
Aurora è davvero fortunata ma ancora non se ne rende conto. Aurora come potete notare è ancora molto diffidente con Jonathan, FORSE nei prossimi capitolo cederà. 
E NEL PROSSIMO CAPITOLO CI SARA' IL TEMUTO INCONTRO CON LA SUOCERAAAAAAAAAAAAAAAA! 
RINGRAZIO TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO INSERITO LA STORIA TRA LE PREFERITE\ SEGUITE\ RICORDATE E TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO! VI AMO, DAVVERO, E SIETE FANTASTICE!
Ora scappo, ci vediamo prestooooo,
I x

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


Sono ancora in tempo per tornare a casa, vero?” chiesi implorante.
“Siamo fermi sotto casa dei miei da cinque minuti, sanno che siamo fuori, non possiamo andare via” disse sbuffando.
“Jonathan tu non puoi capire. Se non le piaccio?” chiesi passandomi una mano tra i capelli.
“Le piacerai sicuramente, stai tranquilla.”
“E se non le piace il vestito?” Stavo diventando pazza.
“Il vestito è perfetto” disse sbuffando per l'ennesima volta. “Ora o scendi da questa macchina di tua spontanea volontà o ti faccio scendere io” disse minacciandomi.
Presi un gran respiro e scesi dalla macchina.
Mi fiondai subito accanto a Jonathan e strinsi la sua mano. Ero in ansia.
 
“Ti prego non bussare” dissi guardando Jonathan con gli occhi da cucciolo.
Lui alzò gli occhi al cielo e bussò.
“La pagherai, Filippi” sussurrai prima che la porta si aprì.
Ad aprire la porta fu una donna davvero molto bella. Aveva all'incirca quarantacinque anni e se li portava davvero bene. Era davvero bella.
“Jonathan, amore mio” disse abbracciando il figlio. Jonathan si abbassò un po' visto che era molto più alto della madre.
“E tu dovresti essere la famosa Aurora” disse guardandomi male.
“Salve signora” dissi porgendo la mia mano che lei strinse con molta forza.
“Chiamami anche Chiara, ora accomodatevi che è già tutto pronto” disse facendoci entrare in casa.
 
Nella sala da pranzo ad aspettarci c'erano un uomo che doveva avere all'incirca quarantacinque anni, una ragazza che doveva avere all'incirca quattordici anni e un bambino di massimo sei anni. Io entrai timida mentre Jonathan andò ad abbracciarli tutti.
“Tu dovresti essere Aurora, molto piacere di conoscerti! Io sono Giovanni, ma chiamami anche Gianni” disse l'uomo presentandosi.
“Il piacere è tutto mio”  dissi sorridendo e stringendo la sua mano.
“Piacere io sono Marta, tu dovresti essere la famosa Aurora. Sono davvero felice di conoscere la poveretta che sopporta quel deficiente di mio fratello” disse la ragazza sorridendo.
Ridacchiai e mi presentai.
“Io sono Jason e sono un supereroe” disse il bambino avvicinandosi a noi.
“Io sono Aurora” dissi abbassandomi alla sua altezza.
“Tu sei la fidanzata di Jojo?” disse il bambino timido.
“Si, sono la sua fidanzata” dissi sorridendo.
“Ma vuoi essere la mia principessa? Sei davvero bellissima” disse arrossendo.
“Eh no, piccolo mio, Aurora è solo la mia principessa” disse Jonathan prendendolo in braccio. Jason fece una faccia triste.
“Non pensarlo, io preferisco te! Sei molto più bello e poi sei un supereroe” dissi cercando di farlo sorridere. Lui subito sorrise e chiese di poter venire in braccio a me.
“Mi sa che il piccoletto ti ha fregato la ragazza” disse Marta ridendo.
 
“Hai comprato questo vestito al centro? E' davvero bello” disse Marta spezzando il silenzio che si era creato a tavola.
“Grazie mille e sì, l'ho preso in un negozio al centro” dissi sorridendo.
“Ti sta davvero bene e sei bellissima” disse sorridendomi.
“Anche tu sei bellissima.” Non stavo scherzando, era davvero bellissima. Era alta e magra, aveva un fisico da far invidia alle modelle e un viso davvero dolce e particolare.
“Allora Aurora quanti anni hai?” chiese la mamma di Jonathan continuando a guardarmi. Da quando ero entrata in quella casa non mi aveva tolto un secondo gli occhi di dosso.
“Tra qualche mese diciassette” dissi cercando di sorridere.
“Sei piccola, Jonathan a maggio compie ventritè anni” disse guardandomi ancora storto.
“Lo so, ma la differenza d'età non è un problema” dissi versandomi un bicchiere d'acqua.
“Sei anni non sono mica pochi” rispose velocemente.
“Lo so ma nel nostro rapporto non si sente la differenza” dissi cominciando a perdere la pazienza.
“Ma sei davvero troppo piccola per lui! Serve una persona più matura.”
“Mamma!” disse Jonathan guardandola male.
“Quanti fidanzati hai avuto oltre Jonathan?” chiese sempre la madre di Jonathan.
“Mamma, ti prego” la rimproverò Jonathan.
“Jonathan è il tuo primo ragazzo serio o ne hai avuti altri?” chiese guardandomi.
“Mamma!” Questa volta a parlare fu Marta.
“Tranquilla Marta. Prima di Jonathan ho avuto solo due ragazzi, uno dei quali risale all'asilo” dissi sorridendo.
“E l'altro?” chiese curiosa la madre.
“L'altro è stata una semplice cotta. Sono stata con lui fino al secondo superiore.”
“Che scuola frequenti?”
“Frequento il liceo classico.”
“Quindi dopo andrai all'università?” chiese Marta.
“Credo di sì, non so ancora cosa fare del mio futuro. Vorrei diventare qualcuno nel mondo della musica ma so che non sarà possibile” dissi sincera.
“Ti piace la musica?” chiese Marta. “Suoni qualche strumento?” Aggiunse subito dopo.
“Amo la musica! Suono il pianoforte, la chitarra e il violino. Ora vorrei imparare a suonare anche la batteria.”
“Wow, Jonathan te la sei scelta proprio bene” disse Marta sorridendomi.
“Parlaci un po' della tua famiglia” disse il padre di Jonathan, il signor Gianni.
“Mia madre si chiama Maria, mio padre Mattia e i miei fratelli Ciro, Gennaro e Francesco.” Odiavo escludere Francesco. Lui fisicamente non c'era ma col cuore era sempre con me.
“Sei la più grande?”
“No, io sono la più piccola. Il più grande dovrebbe essere Francesco” dissi mentre rigiravo la pasta.
“Dovrebbe?”chiese Marta.
“Circa un anno fa lui è andato via” dissi abbozzando un sorriso.
Tutti mi guardarono dispiaciuti e subito cambiarono discorso. Jonathan strinse la mia mano e mi diede un bacio sulla fronte.
 
“Segui il calcio?” chiese il signor Gianni.
“Dire che lo segue è poco, amo il calcio quasi quanto te” disse Jonathan ridendo.
“A casa l'unica cosa che si guarda in TV è calcio” risposi sorridendo. Finalmente un argomento che mi piaceva.
“Che squadra tifi?”
“Ovviamente Napoli.”
“E io non sono il suo giocatore preferito” dissi Jonathan mettendo il broncio. “Pa' preferisce quel nano di Mertens.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Fa bene, Mertens è molto più bravo di te” disse il padre ridendo. Io mi unii a lui.
 
 
“Ora l'aiuto” dissi alzandomi e aiutando la madre di Jonathan a sparecchiare.
“Mi dispiace per averti fatto il terzo grado” disse mentre lavava i piatti. “Ma fino a poco tempo fa Jonathan cambiava ragazza tutte le sere e ho paura che tu possa farlo soffrire” disse sincera.
“L'ultima cosa che voglio è far soffrire Jonathan, tengo troppo a lui.” Ero sincera, mi ero affezionata davvero a Jonathan.
“Sicura?”  Dentro ai suoi occhi leggevo davvero paura. Aveva paura per il cuore di suo figlio.
“Sicurissima, non riuscirei ad immaginarmi senza Jonathan.”
“Sei la ragazza giusta” disse guardandomi sorridendo e facendomi arrossire terribilmente.
L'aiutai a pulire nella sala da pranzo e poi andai da Jonathan. Mi sentivo davvero una schifezza a mentirle così, io non ero la vera ragazza di Jonathan, figuriamoci quella giusta.
 
“Sei ancora viva?” disse Jonathan ridendo.
“Per tua fortuna si” dissi sedendomi affianco a lui.
“Fortuna o sfortuna?”
“Fortuna” dissi per poi baciarlo. “Dove la trovi un'altra come me?” dissi ridendo.
“Da nessuna parte” disse sorridendo sincero.
“Che vi siete dette?” chiese Jonathan curioso.
“Cose da donne.”
“Non ti ha chiesto di lasciarmi? Conoscendo mia mamma sarebbe capace” disse confuso.
“Ma se non stiamo nemmeno davvero insieme” dissi ridendo.
“Sempre a precisare” disse alzando gli occhi al cielo.
 
“Sono davvero felice che Jonathan abbia trovato una ragazza come te” disse Marta mentre frugava nel suo armadio. “Uh, che ne pensi di questo?” disse mostrandomi un vestito.
“Questo potrebbe andare bene” dissi guardandolo meglio.
“Allora metterò questo per la festa, grazie mille” disse sorridendomi. Mi ricordava tantissimo Jonathan.
“E' stato difficile per te?” disse tutto d'un tratto.
“Fare cosa?” chiesi confusa.
“Riuscire a conquistare Jonathan.” Io non avevo conquistato Jonathan, noi non stavamo nemmeno insieme ma non potevo dirlo.
“In realtà noi prima ci odiavamo, litigavamo sempre.” Infondo era anche un po' la verità.
“E com'è scattato l'amore?” chiese curiosa.
“Non lo so nemmeno io” dissi fingendo una risata.
“Sei diversa dalle altre ragazze con cui Jonathan usciva prima ed è un bene. Mi piaci davvero tanto” disse sorridendomi.
Sorrisi sincera e la ringraziai.
 
“E' stato un piacere incontrarla, spero di rivederla presto” dissi salutando il padre di Jonathan.
Lui mi abbracciò e mi sorrise.
“Grazie mille per il pranzo fantastico! Spero di rivederla presto” dissi rivolgendomi alla madre di Jonathan.
“Il piacere è stato tutto mio, la casa è sempre aperta per te” disse sorridendomi sinceramente.
“Ci vediamo in giro e fammi sapere come va la festa” dissi abbracciando Marta.
“Ovvio, ti manderò un messaggio domani” disse sorridendomi.
“Piccolino, noi ci vediamo presto. Sei il supereroe più carino” dissi abbassandomi alla sua altezza e scompigliandogli i capelli.
“Ci vediamo presto principessa” disse dandomi un bacio sulla guancia.
“Ciao famiglia, ci vediamo presto” disse Jonathan sorridendo.
 
 
“Adoro la tua famiglia” dissi entrando in macchina.
“Loro adorano te, sono davvero felice” disse mettendo in moto. “Mia mamma dopo il pranzo era felice e non ti guardava più male” disse sorridendo.
“Jonathan, tralasciando l’incontro con la tua famiglia, lo sai che un giorno tutto questo finirà? Ci stavo pensando proprio ora. Un giorno sia io che tu dovremmo cercare delle persone da amare davvero, non possiamo far finta di piacerci per tutta la vita” dissi fissando il vuoto.



SONO ANCORA VIVA
Scusate il ritardo, mi sento una schifezza per aver aggiornato così tardi! Sono stata ad un camposcuola e avendo fatto l'animatrice non potevo usare il cellulare per scrivere o aggiornare. Scusatemi davvero. Appena posso risponderò a tutte le recensioni. Scusatemi ancora. 
Passando al capitolo, non mi fa impazzire ma ho scritto il prima possibile per non farvi aspettare ancora e ancora. All'inizio la mamma di Jonathan è un po' distaccata ma poi si lascia conquistare dalla nostra Aurora. Marta, Gianni e Jason sono seriamente l'amore, sopratutto il piccoletto aaaaw <3 La parte finale l'ho lasciata così poichè nel prossimo capitolo ci farà il punto di vista di Jonathan! NON UCCIDETEMI AHAHHAHAHH
GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA TRA LE PREFERITE, SEGUITE E RICORDATE!
GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE LASCIANO UNA RECENSIONE. 
DIRE CHE VI AMO E' DIR POCO!
Alla prossima, 
I x
ps. scusate gli ORRORI che ci saranno. 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***



 
“Jonathan, tralasciando l’incontro con la tua famiglia, lo sai che un giorno tutto questo finirà? Ci stavo pensando proprio ora. Un giorno sia io che tu dovremmo cercare delle persone da amare davvero, non possiamo far finta di piacerci per tutta la vita” disse facendomi rimanere senza parole. Infondo aveva ragione, non poteva fingere di essere la mia ragazza per sempre. Non potevamo essere legati per tutta la vita, non ci amavamo.  Ma non volevo separarmi da lei, oramai mi ero affezionato. Era bello poter scherzare, essere felice con lei.
“Domani dopo la partita parlerò con tuo zio e risolveremo la questione” dissi con un tono distaccato. Mi aveva dato fastidio il fatto che lei già volesse far finire tutto.
“Dove andiamo?”
“Ti sto accompagnando a casa.”
“Ma è presto!”
“Domani devo giocare e voglio riposare” dissi fissando la strada.
“Ma non sono nemmeno le sei” disse confusa.
“Sono stanco” risposi sbuffando.
“Fai come vuoi” borbottò sistemandosi meglio sul sedile e dandomi le spalle.
 
 
“Allora ci vediamo domani dopo la partita?” chiese slacciando la sicura di sicurezza.
“Dobbiamo parlare con tuo zio” dissi guardando davanti a me.
“Potresti guardarmi quando ti parlo?” disse sbuffando. Mi girai verso di lei e i nostri occhi si incrociarono.
“Quanto ci metti a scendere? Non ho tutta la notte” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Va a cagare Filippi” disse per poi scendere e sbattere la portiere della mia macchina.
Dovevo urgentemente parlare con qualcuno e andai dalla persona che sicuro mi avrebbe aiutato.
 
“Che ci fai qui?” chiese Insigne appena mi vide davanti al cancello.
“Non posso venire a trovare il mio migliore amico?” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Entra ma non far casino che Carmine dorme” disse facendomi entrare.
“Ho bisogno di un tuo consiglio” dissi sedendomi sul divano.
“Dimmi tutto” disse sorridendo.
“Si tratta di Aurora” dissi prendendo un respiro. Gli raccontai tutto, l’idea della società, l’incontro con la mia famiglia, ciò che provavo io e le cose che ha detto in macchina.
“Wow, eppure sembrate una vera coppia” disse Lorenzo confuso e sconvolto.
“Lo so” dissi sospirando.
“Comunque in pratica tu non dovresti prendertela tanto per le parole che ti ha detto, è la verità! Non potete essere legati per sempre, un giorno dovrete cercare qualcuno da amare davvero” dissi fermandosi. “Ma in teoria tu provi qualcosa per lei ed è normale che te la sia presa” concluse il suo discorso.
“Io non provo nulla per lei, mi sono solo affezionato a lei e mi dispiace che lei voglia interrompere tutto” dissi facendo spallucce.
“Jonathan ti conosco fin troppo bene e non ti sei solo affezionato, Aurora ti piace e non solo fisicamente” disse sorridendo beffardo.
“Stai zitto” borbottai prendendo la testa fra le mie mani.
“Non capisco più nulla, dire che sono confuso è poco” dissi sospirando.
“Cosa c’è da capire? La storia dei fidanzatini va avanti da un mese e stai cominciando a provare qualcosa per lei, non mi sembra difficile da capire.”
“Facile parlare per te che sei sposato e hai un figlio” dissi sbuffando.
“Non ti lamentare sempre, che c’è di male se ti piace Aurora?” disse alzando gli occhi al cielo.
“Non le piaccio. Le sono indifferente, ecco cosa c’è di male e sai che dopo Jessica non voglio rimanere più scottato. Forse è meglio che lei abbia detto quelle cose, almeno finiamo tutta questa falsa e potrò stare lontana da lei” dissi per autoconvincermi. “Ricomincerò con la mia vecchia vita, lei potrà trovare l’amore e tutti saremo felici” dissi sorridendo falsamente.
“Smettila di dire cazzate” disse Insigne mollandomi uno schiaffo. “E non devi assolutamente ricominciare con la tua vecchia vita” mi rimproverò. Alzai gli occhi al cielo.
“Ho promesso a me stesso di non legarmi mai più ad una ragazza dopo Jessica e non sarà di certo Aurora a rovinare tutto” dissi sbuffando.
“Sei troppo attaccato al fatto di Jessica, è successo due anni fa! Le persone cambiano e crescono e non tutte le ragazze sono puttane come lei.”
“Non mi fido più” dissi fissando il vuoto.
“Partita a FIFA per non pensarci più?” chiese Insigne mentre prendeva due joystick.
“Sei il migliore” dissi sorridendo sincero.
 
 
“Pausa, pausa, squilla il telefono ed è Aurora” dissi mettendo pausa.
Insigne alzò gli occhi al cielo.
“Pronto?”
“Menomale che eri stanco, ho chiamato a casa tua e nessuno risponde” disse con tono arrabbiato.
“E quindi? Non posso uscire?” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Ti faceva schifo uscire con me? Mi hai riportato a casa dicendomi che eri stanco e dovevi riposare e poi esci” disse arrabbiandosi ancora di più.
“Sono da Lorenzo, non posso andare dal mio migliore amico?”
“E perché dovevi raccontarmi una cazzata?”
“Senti Auro, non devo dirti cosa faccio” dissi beccandomi un’occhiataccia da Insigne.
“Trattarla così non ti aiuterà” mimò il mio migliore amico.
Lo mandai a quel paese alzando il dito medio.
“Questo è vero ma non mi sta bene il fatto che tu mi menta” disse alzando il tono di voce.
“Ora dove sei?”
“Sono sotto casa tua, coglione” disse acida. “Ero venuta a vedere se era tutto okay.”
“Sto arrivando” dissi chiudendo la chiamata.
“Continuiamo la partita la prossima volta” dissi salutando Insigne e uscendo velocemente di casa.
 
 
“Hai proprio la faccia di uno stanco” disse appena mi vede.
“Cosa ti importa quello che faccio? Sono libero di mentirti e andare dove voglio.”
“Siamo pur sempre fidanzati, lo sai, vero?” disse calcando la parola fidanzati.
“Oh, ancora per poco” dissi entrando in casa. “Tu devi trovare l’amore e se continua questa storia non potrai più farlo” dissi sorridendo falsamente.
“Jonathan pretendi che io finga per tutta la mia vita?” disse alzando la voce. “E guardami quando parlo.”
“Come ho detto già, domani parleremo con tuo zio e sarà tutto finito” dissi sorridendole in modo ancora più falso.
“Smettila di sorridere in quel modo che mi fai salire un nervoso assurdo!”
“Tranquilla poi non mi vedrai più sorridere in questo modo.”
“Ma si può sapere che hai? E’ stato una giornata bellissima e tu hai cominciato a fare lo stronzo arrogante” disse alzando la voce.
“Se io mi comporto così ci sarà un motivo” dissi alzando gli occhi al cielo. “Ma ripeto, non preoccuparti più di me o del nostro “rapporto”, se si può chiamare così” dissi sospirando.
“Io non ti capisco! All’inizio manco volevi fare questa cosa e ora ti arrabbi solo perché ho detto che non possiamo continuare per sempre. Hai messo tu in mezzo di finire tutto domani, non io” disse innervosendosi ancora di più.
“Dopo che tu mi dici quelle cose che cazzo ti posso mai dire?”
“Ho detto solo la fottuta verità! Non vedo perché tu te la prenda tanto.” Stavamo urlando entrambi.
“Perché credo..” stavo per continuare ma la sua voce mi bloccò.
“Guarda non voglio neanche saperlo, ora voglio andare a casa perché se sto un altro po’ con te divento pazza” disse per poi uscire.
“Credo che tu mi piaccia”  sussurrai ormai a me stesso.
 
“Carico, mi raccomando” disse Insigne mentre ci sistemavamo nel campo.
“Vincere, vincere, vincere” sussurrai a me stesso.
 
La partita andò abbastanza bene per la squadra ma abbastanza male per me. Non avevo giocato al 100%, non ero concentrato e il mister mi aveva richiamato diverse volte. Avevo sbagliato tantissimi tiri, non ero il vero Jonathan Filippi. Tuttavia la squadra riuscì a conquistare una vittoria, ero contento  ma volevo solo andare a casa e non uscire più. Era la seconda partita che andava male e non potevo continuare così, avevo un “titolo” da difendere. Non potevo sbagliare ancora, la prossima dovevo essere perfetto. Non potevo danneggiare la squadra. Appena l’arbitro dava il fischio d’inizio dovevo dimenticare tutti i problemi e rendere solo orgogliosi i miei tifosi.
 
“Allora Jonathan questa è la seconda partita che va male, è successo qualcosa?” chiese una giornalista.
“E’ solo un brutto periodo, la prossima partita già sarò quello di prima” dissi infastidito.
“C’entra qualcosa Aurora?” chiese sempre la stessa giornalista.
“La mia vita privata non è affar vostro” dissi sorridendo falsamente e andando via.
 
“Che significa che volete finirla?State scherzando?” disse Michele alzando la voce.
“Chiedilo alla tua dolce Aurora” dissi sospirando.
“Jonathan smettila” disse mandandomi uno sguardo assassino. “Secondo me non c’era bisogno di mettere in mezzo anche lui” disse guardandomi male.
“Tu devi cercare l’amore della tua vita, devi essere libera” dissi sorridendo amaramente.
“Ti stai comportando come un bambino.”
“Qualcuno vuole spiegarmi che sta succedendo?” Chiese Michele confuso.
“Ora ti spiego io. Ho detto a Jonathan che non avremmo potuto fingere per sempre, lui se l’è presa, si sta comportando da bambino e ha deciso di chiamare te” disse Aurora molto semplicemente.
“Meglio finire ora che tra qualche mese” dissi fissandomi le scarpe.
“Non se ne parla” disse Michele. “La vostra relazione finirà con il campionato. Fino a quel momento voi due starete insieme e non voglio ripeterlo più” disse lasciandoci soli.
“Ti toccherà sopportarmi fino alla fine del campionato” disse Aurora ironica.
Alzai gli occhi al cielo e mi alzai pronto ad andare via.
“No, tu non te ne vai” disse sicura. “Dobbiamo risolvere la questione.”
“Ci faremo vedere ogni tanto in giro ed è tutto risolto” dissi semplicemente.
“Tutto risolto?Te la sei presa e non mi fai nemmeno capire il perché” disse arrabbiandosi di nuovo.
“Te lo stavo dicendo a casa mia ma tu hai deciso di andare via.”
“Dimmelo ora.”
“Troppo tardi. Ti chiamo domani per metterci d’accordo” dissi uscendo dalla stanza.
 
 
 
La relazione tra Jonathan Filippi e Aurora Esposito è già finita? Sembrerebbe di sì. Il nostro Jonathan ieri in campo non ha dato il massimo e appena una nostra giornalista ha chiesto di Aurora, lui ha cambiato discorso. Rottura per la coppia? Eppure sembrava la ragazza giusta per calmare Filippi. Siete pronti a rivedere Jonathan ogni sera con una ragazza diversa?
 
“Prova a conquistarla” disse Insigne dal nulla.
“Cosa?” chiesi confuso.
“Aurora, prova a conquistarla. Non trattarla di merda” disse Insigne serio.
“Muoviti a giocare e sta zitto” dissi sbuffando.
Forse però aveva ragione.





Hola geente! 
Eccomi qui, di nuovo. Ho il capitolo pronto da qualche giorno ma per mancanza di tempo non ho potuto postarlo. Ho notato che le recensioni sono diminuti, non vi piace più la storia? Se non vi piace come sta andando e avete qualche idea ditemelo! 
Btw, il nostro Jonathan si sta comportando abbastanza male ma poverino, si è preso una cotta per Aurora e SECONDO LUI, lei non prova interesse. Io amo il personaggio di insigne, sono innamorata di lui AHHAH
RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE\ RICORDATE E TUTTE LE PERSONE CHE HANNO RECENSITO.

Spero che il capitolo vi piaccia e scusate gli ORRORI che troverete. 
Alla prossima bellissime, 
I :) x

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


“Sei seria? Ma quel ragazzo che proprio stupido” esclamò Nicole.
“Non lo capisco” dissi sbuffando. “Ma ora cambiamo argomento” dissi scuotendo la testa per cacciare via i pensieri su Jonathan.
“Ti devo raccontare un po' di cose su Matteo” disse Nicole timidamente.
“Dimmi tutto” dissi eccitata.
“Mi ha baciata, finalmente mi ha baciata” dissi facendomi cacciare un urlo. “Finalmente” dissi tutta felice.
“Ti ha già chiesto di essere la sua ragazza?”
“Ancora no e dubito che lo farà” disse cambiando espressione.
“Ma va! Quel ragazzo è cotto di te” dissi sorridendo. Lei sorrise timida e cominciò a raccontarmi del loro bacio ma io non riuscivo a seguire il discorso. Avevo Jonathan in testa, non riuscivo a spiegarmi i suoi comportamenti. Mi mancava, so che potrà sembrare strano ma era brutto il clima che si era creato.
 
 
Da: Than
 Ha chiamato tuo zio e ha detto che dobbiamo farci vedere in giro
 
A: Than
Quando?
 
Da: Than
Ora, se tu puoi
 
A: Than
Okay, vienimi a prendere a casa
 
“Ciao” disse appena entrai in macchina.
“Ciao.” La situazione era imbarazzante.
“Dove andiamo?” chiesi sistemandomi meglio sul sedile.
“Mmh, andiamo al centro, come la prima volta che ci siamo fatti vedere in giro” disse senza far trasparire nessuna emozione. Voleva fare il freddo? Non sarebbe stato l'unico. Non risposi e mi limitai ad accendere lo stereo per coprire il silenzio che si era creato.
 
“Nemmeno la prima volta che siamo fatti vedere in giro eravamo così distaccati” dissi mentre camminavamo per le strade di Napoli. Lui non rispose.
“Jonathan mi vuoi spiegare che succede? Sono convinta che non c'entri solo la mia frase” dissi sbuffando.
“E' complicato” sussurrò abbassando lo sguardo.
“Cerca lo stesso di spiegarmelo, non possiamo andare avanti così” dissi innervosendomi.
“Non posso” disse semplicemente.
“Non puoi? Jonathan non hai sette anni. Cerca di spiegarmi qual è il tuo fottuto problema e cerchiamo di risolverlo” dissi cercando di non alzare troppo la voce.
“Filippi possiamo farci una foto?” dissero due ragazzi salvando il loro amato campione.
“Certo” disse Jonathan sorridendo e scommetto che li stava ringraziando per essere arrivati nel momento giusto.
“Non pensare a quello che scrivono sui giornali, è solo un momento brutto! Tu sei il vero bomber del Napoli” disse un ragazzo dopo aver fatto la foto.
“Grazie mille, davvero” disse ringraziandoli per la milionesima volta.
“Aurora sei ancora più bella dal vivo” disse l'altro sorridendomi.
Sorrisi timidamente e ringraziai.
“Voglio tornare a casa” dissi appena i ragazzi andarono via.
“Andiamo” disse semplicemente.
 
“Jonathan se non togli la sicura non posso scendere” dissi cercando di aprire lo sportello.
“Vuoi davvero sapere qual è il mio problema? Mi piaci Aurora, sul serio” disse togliendo le sicure. Non sapevo cosa dire, ero sconvolta e da brava codarda scappai via senza rispondere. Ero confusa. Non sapevo che fare e che dire. Io cosa provavo per Jonathan Filippi?
 
 
 
“E' andata via, ho aspettato mezz'ora sotto il suo palazzo sperando di vederla scendere ma non è successo un bel nulla” dissi fissando il vuoto.
“Cazzo” sussurrò Insigne.
“E' tutto un casino, sono un coglione. Non dovevo dire nulla” dissi maledicendomi.
“Almeno ti sei tolto un peso” disse il mio migliore amico cercando di migliore la situazione.
“Non vorrà uscire più con me e stavolta è davvero finita” dissi piagnucolando.
“Deve stare con te fino alla fine del campionato” disse Insigne cercando di pensare positivo.
“Sono un coglione” dissi prendendo un cuscino.
“E' vero ma almeno sei stato sincero, ora non ti resta che aspettare una sua risposta e sono sicuro che non sarà tanto male” disse dandomi una pacca sulla spalla.
“E' scappata e non risponde ai miei messaggi” dissi guardandolo male.
“E' normale, credo. L'hai sconvolta!”
“Sai di cosa ho bisogno ora?” dissi cercando di cambiare argomento.
“Avvia la play station, vado a preparare il pane e nutella” disse Insigne alzandosi e sorridendomi.
“Sei davvero il mio migliore amico” dissi sorridendo sinceramente.
 
 
“Jonathan ma dove a cosa stai pensando? Concentrati sugli esercizi”disse  il mister durante l’allenamento.
“Scusate mister” dissi scuotendo la testa.
“Aurora” disse Insigne avvicinandosi.
“Dove?” chiesi guardandomi intorno.
“Deficiente, stai pensando a lei” disse Insigne prendendomi in giro.
“Sto pensando a quanto io sia coglione, in realtà” dissi sbuffando.
“Oh andiamo, il nostro Jonathan ha problemi di cuore” disse Insigne prendendomi in giro.
 
 
“Come va con Aurora?” chiese Marek nello spogliatoio.
“Bene, perché?” chiesi guardandolo strano.
“Sicuro?” chiese guardandomi.
“Mmh sì” dissi poco convinto.
“Ti vedo strano. Sei distratto, non hai fatto gli esercizi correttamente, non lo so, forse è solo una mia impressione” disse facendo spallucce e dandomi una pacca sulla spalla.
 
 
 
 
Pensavamo ad una rottura ma invece loro sono ancora insieme. Stiamo parlando della coppia più seguita del momento: Jonathan Filippi e Aurora Esposito. I due piccioncini sono stati visti in giro al centro mano nella mano. Si sono fermati a fare foto con i fans ed erano davvero felici. Jonathan stringeva la sua mano e non riusciva a guardare altro se non la sua splendida ragazza. Sono una coppia fantastica, ci piacciono tantissimo. E' finalmente arrivata la ragazza giusta per il nostro Jonathan.
 
“Non puoi evitarlo per sempre. Tu stasera vai a quella fottuta partita e farai il tifo per il tuo bellissimo ragazzo e non accetto un no” disse Nicole guardandomi male.
“Nicole io sono nella merda” dissi cominciando a giocare con i miei bracciali.
“Non capisco più nulla, non so cosa cazzo provo per lui” dissi prendendo un bel respiro. “E lo odio, mi ha mandato in confusione come nessuno mai” dissi per poi buttarmi sul divano della mia migliore amica. A distogliermi dai mie pensieri fu la suoneria del mio telefono, risposi senza nemmeno vedere chi fosse.
 
“Pronto?” dissi riprendendomi.
“Finalmente ti sei degnata di rispondere alle mie chiamate, che animo dolce” disse Jonathan ironico. Strabuzzai gli occhi e non risposi.
“Possiamo vederci, ora? Prometto che ti rubo solo dieci minuti, anche perchè dovrei rimanere sul campo ma mi copre Insigne” disse abbassando la voce.
“Okay, ti aspetto fuori casa” dissi per poi attaccare.
“Io ti aspetto qui” disse Nicole sorridendomi. “Ce la puoi fare.”
“Ce la posso fare” sussurrai.
 
 
“Hey” dissi entrando in macchina.
Lui non rispose ma sorrise. Ci furono attimi di silenzio e a spezzarlo fu Jonathan.
“Non mi aspetto nulla. Non mi aspetto che tu ricambi i miei sentimenti, non mi aspetto che tu diventi davvero la mia ragazza. Dovevo dirtelo, non potevo tenerlo ancora per me” disse facendo una pausa. “Io non so i tuoi sentimenti, anche se vorrei davvero sapere cosa provi, ma non mi aspetto nulla. Voglio solo che il nostro rapporti ritorni com'era prima” disse concludendo.
Presi un bel respiro e cominciai a parlare.
“Io non so cosa provo per te, davvero. Mi hai mandato in confusione e sapere che non ti aspetti nulla è davvero una liberazione. Jonathan non capisco più un cazzo da quando mi hai detto quella cosa” dissi sospirando.
“Io ti ho semplicemente detto che mi piaci, non mi aspetto un fidanzamento. Mi piaci e non solo fisicamente” disse sorridendo.
“Conquistami” dissi fissandolo. “Come?” chiese confuso.
“Jonathan fisicamente non mi sei indifferente, sei sulla buona strada per piacermi ma devi conquistarmi” dissi per poi sorridere e scendere dalla macchina.
“Ci vediamo allo stadio” dissi salutandolo.




SCUSATEMI, SCUSATEMI, SCUSATEMI.
Chiedo perdono! SONO PRATICAMENTE SPARITA, SCUSATEMI DAVVERO. Sono in ritardissimo ma ho dei motivi validissimi. Mio fratello si è sottoposto ad un'operazione e ho fatto casa-ospedale tutti i giorni, è ricominciata la scuola e frequentando un liceo classico devo impegnarmi, non ho avuto tempo, sono stata incasinatissima. Spero davvero che mi perdoniate. Davvero, scusatemi. Scusatemi, scusatemi.
Passando al capitolo, è molto corto e molto easy. Jonathan si dichiara e la nostra Aurora va in panico. Ma fortunatamente ci sono Insigne e Nicole, pronti ad aiutarli. Il prossimo capitolo sarà una bomba, ho già qualche idea e vedrò di cominciare a scrivere il prima possibile.
RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE HANNO LA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE\RICORDATE E TUTTE LE PERSONE CHE LASCIANO UNA RECENSIONE. SIETE FANTASTICI! 
Appena ho un po' di tempo risponderò alle recensioni!
Scusate gli ORRORI che troverete.
Alla prossima, 
I x
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE.

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


 “Amico, questa è un osso duro” disse Insigne mentre andava avanti e indietro per lo spogliatoio. Era in ansia, aveva paura per la partita e non era l'unico.
“Tu come hai conquistato Jenny?” chiesi facendolo sorridere.
“Non c'è stato bisogno di conquistarla, ci siamo amati fin da subito” disse con occhi sognanti.
“Mi fai salire il diabete” dissi lanciandogli un asciugamano.
Lui rise.
 

“Ragazzi, tutti qui” urlò il mister al centro dello spogliatoio.
“Vi voglio carichi! Dobbiamo vincere questa partita, non possiamo perdere. Tutti dovete dare il massimo, i problemi lasciateli fuori dal campo, dovete stare senza pensieri. FORZA RAGAZZI” urlò il mister incitandoci. Dovevo segnare, dovevo farlo per Aurora e per me. Dovevo riconquistare la fiducia dei miei tifosi, dovevo dimostrare a tutti quanto valevo.
 
 
Entrai in campo, feci il segno della croce e toccai l'erba, come all'inizio di ogni partita. Dovevo dare il massimo di me ed essere concentrato.
 
La partita fu equa per entrambe le squadre, almeno fino al 40'esimo del primo tempo, finchè non prendemmo goal per un'errore della difesa. Non potevamo perdere la partita. Durante l'intervallo il mister ci diede la giusta carica, tutti eravamo pronti per andare lì fuori e vincere la partita. Grazie ad un goal di Mertens riuscimmo a pareggiare, ma il pareggio non bastava. Al 45'esimo del secondo tempo, quando ormai era l'ultima azione, riuscii a segnare. Forse uno dei goal più belli della mia carriera calcistica. Segnai con una rovesciata, una bellissima rovesciata. La prima cosa che feci fu andare sotto la curva e sorridere ai miei tifosi, poi mi avvicinai alla tribuna d'onore e cercai la mia ragazza. Sorrisi appena la vidi, le mandai un cuore e un bacio prima che i miei compagni mi travolgessero. Mi sentivo bene con me stesso, avevo salvato una partita, avevamo vinto ed era in parte merito mio.
 
 
 
 
L'aveva rifatto, mi aveva dedicato un goal stupendo e l'unica cosa che riuscivo a fare era fissarlo come una deficiente e sorridere. Tremavo e volevo solo piangere per la felicità. Mi aveva dedicato un goal al 90esimo e non c'è cosa più bella per una ragazza, o almeno per me. Jonathan Filippi mi stava conquistando.
 
 
“Sei il ragazzo migliore al mondo” dissi appena uscì dagli spogliatoi.
“Lo so, lo so” dissi ridendo. Lo abbracciai e poi gli diedi un veloce bacio a stampo.
“Ti dedico un goal bellissimo, tra l'altro al 90esimo e la ricompensa è un bacio a stampo?” disse ridendo.
“Ci sono i giornalisti ed è imbarazzante” dissi ridendo.
“Proprio una ragazza timida doveva capitarmi” disse alzando gli occhi al cielo scherzosamente.
Io feci lo stesso e gli diedi uno schiaffetto sul braccio.
“Ti avviso che me ne sto per fregare dei giornalisti e sto per baciarti, qui, davanti a tutti” disse avvicinandosi ancora di più a me.
“Oh no, tu non farai nu..” stavo per continuare la frase ma le sue labbra mi bloccarono. Mi lasciai trasportare dal suo bacio, e che bacio! Era uno di quei baci che solo Jonathan Filippi potrebbe dare, uno di quei baci di cui non sei mai sazio, uno di quei baci che vanno vissuti in ogni singola sfumatura. Stavo impazzendo, ma stavo così bene con lui.
“Ci sono i giornalisti” disse appena si staccò facendomi il verso. Gli mollai uno schiaffetto e cominciai a ridere. Ero felice e nulla poteva buttarmi giù.
 
 
“Perchè ho scelto un fottuto liceo classico” dissi poggiando la testa sul dizionario di greco, il mio nemico più grande, insieme alla matematica.
“Perchè ho scelto una ragazza che ha scelto il liceo classico?” disse Jonathan mentre giocava con il mio telefono.
“Nessuno ti ha chiesto di rimanere qui! Lo sapevi che dovevo studiare e che non potevo uscire” dissi alzando la testa.
“Lo so, ma a casa mi annoiavo e volevo passare del tempo con te” disse semplicemente.
“E passa il tempo guardandomi in silenzio e lasciandomi studiare” dissi un po' acida. Lui non rispose.
“Scusa, ma questa versione mi sta facendo impazzire” dissi avvicinandomi al letto, dove lui era steso.
“Che ne dici di una pausa di 10 minuti?” chiese posando il mio cellulare sul comodino e facendomi spazio accanto a lui.
Non me lo feci ripetere due volte.
“Sei bella come un goal al 90esimo” disse tutto d'un tratto.
“Come?”chiesi arrossendo.
“Ieri ho segnato al novantesimo, all'ultima azione e non credo di aver provato una sensazione più bella. Tu sei così, sei bella come un goal al 90esimo” disse fissandomi e sorridendomi. Non dissi nulla, ricambiai il sorriso e lo baciai.
 
 
“Allora la versione com'è andata?” chiese Jonathan appena entrai in macchina.
“Benissimo” dissi fiera di me.
“Secondo te ci faranno mai l'abitudine?” disse riferendosi a tutti i ragazzi che guardavano Jonathan e la sua Ferrari.
“Non credo, sei pur sempre Jonathan Filippi” dissi guardando male tutte le ragazze.
“Perchè le guardi male?” disse riferendosi ai mie sguardi.
“Perchè ti guardano con il loro classico sguardo dal tivoglioscopare” dissi sospirando.
“Ma tanto sei tu la mia ragazza, mica loro” disse mettendo in moto.
“Tecnicamente non sono davvero la tua ragazza” precisai.
“Nella mia mente lo sei, lasciami sognare” disse ridendo.
“Stavo pensando, ma se uscissimo insieme a Nicole e Matteo?”
“Stanno insieme?”chiese confuso.
“Non ancora, ma sono cotti l'uno dell'altra.”
“Per me non c'è problema, parlo io con Matteo” disse.
 
 
“Cosa?Cosa?Cosa?Cosa?Cosa?” disse Nicole urlando come una bambina.
“Tu mi stai dicendo che andremo a cena con tutta la squadra?Oddio” disse urlando.
“Si, per la centesima volta si! In realtà era un appuntamento a quattro, ma venerdì hanno messo la cena e quindi andiamo con loro” dissi ormai stufa.
“Come fai ad essere così calma? Oddio, devo trovare qualcosa da mettere” dissi cominciando a camminare per tutta la camera.
“Ma stai tranquilla Niki, sarà una cena normalissima” dissi sbuffando.
“Normalissima? Tutti i giocatori gnocchi saranno lì.”
“Ci rinuncio” dissi buttandomi sul letto.
 
“Ha davvero cominciato ad urlare come una pazza?” chiese Jonathan ridendo.
“Non ridere, mi ha ucciso i timpani” dissi ripensando alla scena di oggi.
“Quanto amo quella ragazza” disse ridendo ancora di più.
“Comunque, stasera andiamo a mangiare una pizza con i tuoi fratelli” disse riprendendosi.
“Cosa? Perchè?” chiesi confusa.
“Hai capito fin troppo bene e stanno per arrivare” disse alzandosi dal divano.
“Ma sei impazzito?E' imbarazzante!” dissi protestando.
“Non lamentarti sempre” disse alzando gli occhi al cielo.
Sbuffai e gli lanciai uno sguardo assassino.
 
“Secondo me voi due finirete per stare davvero insieme” disse Gennaro mentre tagliava la pizza.
Stavo bevendo e per poco non sputai tutta l'acqua.
“Anche secondo me” disse Ciro assecondandolo.
“Io in realtà lo voglio, è lei che non si decide” disse Jonathan normalmente.
“Mmh, eppure è strano perchè Aurora ogni volta che ti vede impazzisce” disse Gennaro facendomi diventare rossa. Gli mollai un calcio da sotto al tavolo.
“Okay, perchè non parliamo di quanto sia buona questa pizza?” dissi cercando di cambiare discorso.
“No, io e Gennaro ora racconteremo tutte le stronzate che facevi da piccola” disse Ciro con uno sguardo malefico.
“Vi odio” dissi fulminandoli con lo sguardo.
 
 “E allora si mise il pannolino in testa e cominciò a camminare per tutta casa dicendo che era una superoina” disse Ciro con le lacrime agli occhi.
“Oppure un giorno salì sul tavolo e con la cucchiarella in mano diceva cose senza senso. Noi le chiedemmo che stesse facendo e lei disse che essendo una winx stava facendo magie” disse Gennaro ridendo ancora di più.
“Io non ce la faccio” disse Jonathan tra le lacrime.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
“Io ora vado in bagno” dissi alzandomi abbastanza scocciata e dirigendomi verso il bagno.
Lavai le mani e cominciai a fissare il bagno.
“Winx dove sei?” disse Jonathan entrando in bagno.
“E' il bagno delle ragazze” dissi guardandolo male.
“Non mi importa, sono venuto a recuperare la mia winx preferita” disse ridendo.
“Eddai Jonathan, non è divertente” dissi lasciandomi scappare una risatina.
“E allora perchè ridi?”
“Perchè vi odio, siete dei bastardi” dissi mettendo il broncio.
“Infondo lo so che tu non mi odi e scusami se ho riso di te” disse avvicinandosi e baciandomi. Quanto amavo le sue labbra.




SONO TORNAAAAAATA!
E anche questa volta sono ritardo, chiedo venia! Sono super ultra mega incasinata e non ho mai tempo per scrivere. La scuola, la famiglia e gli amici, tutto un casino. Ma oraaaa sono qui! Ho deciso che cercherò di aggiornare una volta a settimana e forse di mercoledì o martedì! 
Btw, passiamo al capitolo.
E' un capitolo molto easy e molto molto dolce. Io amo sempre di più Jonathan e lo voglio tutto per me! Quanto è fortunata Aurora? Comunque, è molto noioso come capitolo ma il prossimo sarà più movimentato. Ci sarà la cena con la squadra alla quale parteciperà anche Nicole e ci saranno molti momenti Micole(Matteo e Nicole).  
Ringrazio tutte le ragazze che hanno aggiunto la storia tra le preferita\seguite\ricordate e ringrazio anche tutte le ragazze che hanno recensito, VI AMO!
Ringrazio anche le lettrici silenziose, sperando che un giorno si decidano a darmi un parere AHAHHA 
VI AMOOOO, DAVVERO! 
Comunque mio fratello sta meglio e ringrazio tutte le persone che me l'hanno chiesto :)
Ora scappo che devo studiare, ci sentiamo presto,
I xx
ps. scusate gli orrori che troverete e RECENSITE! <3 


 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


“Come cazzo puoi essere così tranquilla?” chiesi alla mia migliore amica mentre lei giocava tranquillamente con il tuo telefono.
“Nicole calmati! E’ una semplicissima cena con la squadra, andremo in una normalissima pizzeria e passeremo una normalissima serata con delle persone normalissime mangiando una normalissima pizza” disse sbuffando.
“Hai detto cinquanta volte la parola normalissima e in realtà non c’è nulla di normale!” dissi innervosendomi. “Questa cena per me è importante, Matteo mi presenterà alla squadra come sua fidanzata” dissi timidamente.
“E quando volevi avvisare la tua migliore amica?” disse staccandosi dal telefono e lanciandomi sguardi assassini.
“Volevo dirtelo proprio ora” dissi cercando di calmarla.
“Sei una grandissima stronza ma ora voglio sapere” disse eccitata.
 
 
“Tutto questo è imbarazzante, io non sono bravo con le ragazze, anzi” disse facendo un sorriso timido.
“Mi piaci e credo che comunque questo si sia capito, non riesco a stare senza vederti ogni giorno, senza parlare con te, senza i tuoi baci. Mi fai impazzire, ogni volta che ti vedo vorrei prenderti e baciarti, non so nemmeno io spiegare bene il perché. Non so cosa si faccia o cosa si debba dire in questi casi, ma io ho bisogno di te al mio fianco e voglio che tu sia la mia ragazza” disse guardandomi e facendomi arrossire. Avevo gli occhi lucidi, nessuno mi aveva mai detto queste cose e io non sapevo che dire.
“La prima volta che ti ho visto al campo sono rimasta a fissarti e mi chiedevo se tu fossi davvero reale” dissi ridacchiando. “Conoscendoti ho imparato ad apprezzare tutto di te, anche i difetti e ad amarli. Voglio essere la tua ragazza” dissi per poi baciarlo. Ero al settimo cielo.
 
“Bleah quanto siete teneri” disse Aurora facendo una smorfia. “Ma sono felicissima per te, meriti davvero una persona che ti faccia stare bene e sembra che Matteo ci stia riuscendo” disse abbracciandomi.
“Au, stasera posso dormire da te? Stamattina ho litigato di nuovo con mia madre e non voglio tornare in quella casa schifosa” dissi abbassando lo sguardo.
“Lo sai che la mia casa è anche la tua!” disse sorridendomi.
“Stamattina mi sono svegliata, volevo andare in bagno ma era occupato. C’era uno di quei bastardi che si porta a letto, mi fa schifo solo a pensarci. Ho trovato la cucina un casino, c’erano bottiglie di ogni tipo di alcol ovunque. Vorrei solo avere una madre che la mattina mi prepari la colazione, che la sera mi dia la buonanotte e vorrei solo conoscere mio padre. Invece la mattina devo ripulire il caos che lascia mia madre, la notte devo ascoltare i suoi gemiti e un padre non ce l’ho. Che vita di merda” dissi fissando il vuoto e sfogandomi con la mia migliore amica.
Lei non sapeva che dire, si avvicinò a me e mi abbracciò come solo lei sapeva fare. Avevo proprio bisogno di un suo abbraccio, di sentirla vicino a me e di poter stare con lei.
 
 
Passò a prendermi Matteo a casa di Aurora, mi fece uno squillo e scesi. Entrai in macchina e sorrisi.
“Ciao bellezza” disse stampandomi un bacio sulle labbra.
“Hey Matt” dissi sorridendo.
“Allora tutto bene?” chiese mettendo in moto.
“Tutto bene, a te?” Non volevo annoiarlo con le cose che mi succedevano a casa.
“Non ti vedo convinta” disse girandosi un attimo a guardarmi. “O mi dici la verità o niente pizza per te” disse parcheggiando da qualche parte. “Non ripartiamo finchè non parli” dissi sicuro.
“Odio il tuo capirmi a volo” dissi sbuffando. “Il solito, ho litigato con mamma” dissi e cominciai a raccontargli tutti.
“Vorrei tanto parlare con tua madre, per colpa di tutto questo alcol si sta perdendo gli anni più importanti di sua figlia. Che rabbia” disse tirando un pugno sul volante. “Scusa ma davvero non la capisco” disse cercando di calmarsi. Prese un  bel respiro.
“Comunque sai che casa mia è sempre aperta per te! Vivo da solo e non è il massimo” disse avvicinandosi a me e baciandomi. “Dobbiamo trovare una soluzione, non puoi vivere così” disse subito dopo.
“Possiamo parlarne domani? Ora voglio passare solo una bella serata con il mio ragazzo” dissi sospirando.
“Come vuoi tu, amore” disse baciandomi ancora.
 
 
“Ed ecco qui il novellino” disse Hamsik appena entrammo in sala.
Era da poco che Matteo faceva allenamento con la prima squadra, infatti lui giocava ancora con la primavera.
“Capitano” disse sorridendo.
“Vorrei presentarti la mia fidanzata! Nicole lui è Hamsik” disse Matteo indicandomi.
“Piacere di conoscerti! Hai un viso conosciuto” disse sorridendomi.
“Il piacere è tutto mio! Forse mi hai visto in compagnia di Aurora, è la mia migliore amica” dissi sorridendo.
“Può essere! Dov’è ora quella pazza?” chiese Hamsik.
“Stava aspettando Jonathan.”
 
“E da quanto tempo state insieme tu e Matteo?” chiese Mertens sorridendomi.
“Siamo una coppia da una settimana ma ci frequentiamo da quasi un mese” dissi sorridendo.
“E’ davvero cotto di te, si vede da come ti guarda” disse sorridendomi teneramente.
Ora capivo perché Aurora lo amava tanto.
Mi feci rossa come un peperone e sorrisi.
“La stessa cosa è per Aurora e Jonathan! Si piacciono da morire, Jonathan impazzisce proprio per lei” disse ridendo guardando i due che litigavano.
“Io ancora non capisco come sono finiti a stare insieme” dissi riferendomi ai loro caratteri molto strani. Ovviamente sapevo perché e come stavano insieme. E sapevo anche che Aurora era cotta di Jonathan.
“E’ arrivata all’improvviso e ha salvato Jonathan da forse uno dei suoi periodi più brutti” si aggiunse alla conversazione anche Insigne.
“E’ la ragazza giusta per lui” dissi guardandoli teneramente.
 
“Allora ti stanno simpatici?” chiese Marco mentre metteva in moto.
“Mi sono innamorata di Mertens, Aurora mi ucciderà ma quel ragazzo è un tesoro” dissi ridendo.
“Oh no, ora devo essere geloso anche di Mertens?” chiese Matteo facendo il finto offeso.
“Forse dovresti” dissi ridendo.
“Pure?” chiese continuando con la parte.
“Posso mai preferire qualcuno a te?” dissi per poi baciandolo. Stavo benissimo con lui, ero felicissima.
 
“Che ne dici se stasera vieni a dormire a casa?” chiese facendomi sbiancare.
“Cosa?” chiesi balbettando.
“Solo dormire, se vuoi dormo sul divano” disse sorridendomi dolcemente.
“Io non lo so..” dissi poco convinta.
“Solo per stasera, ti prego. Sai che non farei niente senza il tuo consenso” disse serio.
Presi un bel respiro. Ci pensi e mandai un messaggio ad Aurora per avvisarla.
“Va bene” dissi sorridendo.
“Allora, usa queste cose come pigiama, dovrebbero andarti! In bagno sotto il lavandino dovrebbe esserci uno spazzolino nuovo, usa pure quello” disse Matteo dandomi tutte le cose.
Sorrisi e andai in bagno.
 
“Queste cose mi stanno enormi” dissi uscendo dal bagno e ritrovandomi davanti un Matteo a dorso nudo.
“Quanto sei tenera” disse venendo ad abbracciarmi. I suoi addominali erano a dir poco perfetti. Aveva un fisico perfetto. 
“Sembro una deficiente” dissi appena lui si staccò.
Si mise la maglia e si infilò nel letto.
“Vieni?” chiese sorridendo.
Presi un bel respiro e mi infilai affianco a lui.
“Rilassati! Non farei mai nulla senza il tuo consenso, lo sai” disse accarezzandomi i capelli.
“Lo so.”
“Perfetto, allora avvicinati.” Mi avvicinai.
“Buonanotte pulce, sei bellissima” disse dandomi un bacio sulla guancia e stringendomi in un abbraccio.
“Buonanotte amore mio” dissi prima di addormentarmi.
 
 
“Oh andiamo Jonathan, vorresti davvero dire che il Bayern è più forte del Borussia? Io dopo questa ti lascio” dissi guardandolo male.
“Non capisci nulla! Stiamo parlando del Bayern Monaco” disse Jonathan guardandomi per qualche secondo per poi riportare lo sguardo sulla strada.
“Jonathan stiamo parlando del Borussia Dortmund. E’ forse la squadra più forte del campionato tedesco!”
“Non scherziamo proprio, viene sempre dopo il Bayern” disse serio.
“Basta, io ti lascio. Dopo questa enorme cazzata ti lascio” dissi sbuffando.
“Sono io che lascio te! La mia fidanzata non può davvero tifare il Borussia” disse ridendo.
“Fortunatamente non stiamo davvero insieme” dissi guardandolo male.
“Per me stiamo insieme e non voglio discutere” disse ridendo.
“Sogna pure!”
 
 
 
“Aurora svegliati o farai tardi a scuola” urlò mia madre dalla cucina.
Con le poche forze che avevo mi alzai dal letto e come uno zombie andai in cucina.
“Jonathan? Jonathan?” chiesi guardando bene il ragazzo seduto affianco a mia madre.
“In carne ed ossa” disse sorridendo.
“Cosa ci fai qui alle sei e mezza del mattino?” chiesi confusa.
“Volevo fare colazione con te” disse sorridendomi dolcemente.
“Non è un tesoro?” disse mia madre quasi commossa.
“Voi state male” dissi avvicinandomi al tavolo.
“Vi lascio soli” disse mia madre andando via.
“Buongiorno pulce” disse dandomi un bacio sulla guancia.
“Giorno Than” dissi cercando di fare un sorriso che non assomigliasse ad una smorfia.
“Allora qui abbiamo due cornetti con la nutella, due cappucini e fette biscottate sempre con la nutella” disse cacciando tutto da una busta. “E abbiamo anche una rosa, so che sono i tuoi fiori preferiti” disse concludendo il tutto con un fantastico sorriso.
Il mio sguardo faceva avanti e indietro tra la colazione e la rosa e lui. Non riuscivo davvero a crederci.
“Okay, io ora vado in bagno, mi lavo la faccia e mi sveglio. Questo è tutto un sogno, vero? Jonathan Filippi non è davvero seduto nella mia cucina con una colazione fantastica e una rosa, vero?” chiesi più a me stessa che a lui.
Lui scoppiò a ridere.
“Oh muoviti, sei più che sveglia e comincia a mangiare che sennò facciamo tardi. Oggi non vai a scuola, tua madre già lo sa” disse sorridendo.
“Dove andiamo? E smettila di sorridere così di prima mattina” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Così come?” chiese sorridendo ancora.
“In modo così..” perfetto, incredibile, stupendo “così fastidioso” dissi infine.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Ora mangiamo” disse prendendo il suo cornetto. 





SONO IN RITARDOOOOO, LOOO SOOOOOOOOOOO. 
Sono per l'ennesima volta in ritardo ma ehy non è colpa mia. E' colpa della scuola di merda che mi tiene occupata fin troppo, colpa del latino e greco che sono una palla assurda e che mi tocca studiare, colpa della matematica che mi fa uscire pazza e colpa del tempo che scorre troppo velocemente. Detto questo, scusatemi AHAHHA come state? Io abbastanza bene, anche se nell'ultimo periodo sono un po' giù di morale. 
Passando al capitolo, FINALMENTE ABBIAMO AVUTO IL CAPITOLO DI NICOLEEEEE. FINALMENTE! Io amo Nicole e Matteo insieme e ho scelto quella grande gnocca della Benson per la nostra Nicole. Jonathan a fine capitolo è un vero amore e voglio un ragazzo come lui, basta AHAHAH

Ringrazio tutte le ragazze che hanno aggiunto la storia tra le preferita\seguite\ricordate e ringrazio anche tutte le ragazze che hanno recensito, VI AMO!
Ringrazio anche le lettrici silenziose, sperando che un giorno si decidano a darmi un parere, coraggio. AHHAHAHHA

Spero che il prossimo capitolo sia più bello perchè questo non mi fa impazzire per nulla e quindi SCUSATE, ma non posso aggiornare mica tra qualche mese. 
Quindi scusatemi ancora e VI AMO
Alla prossima, 
I x 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici ***


“Jonathan sono le sette e mezzo del mattino, mi spieghi dove stiamo andando?” chiese entrando in macchina.
“Dove vuoi andare?” chiese guardandomi.
“Non lo so, nel mio letto a dormire” dissi sincera.
“Sbagliato! Si va in montagna” disse felice. “C’è un paesino a quarantacinque minuti da Napoli dove ci sono delle montagne bellissime, Insigne si è sposato lì” disse sorridendo.
“Stiamo davvero andando in montagna?” chiesi confusa.
“Sì, se vuoi puoi addormentarti” disse mettendo la radio ad un volume basso.
“Buonanotte Jonathan” dissi prima di cadere in un sonno profondo.
 
“Sveglia bella addormentata, dobbiamo camminare” disse tutto felice. Sbadigliai e guardai l’orario. Erano le otto e mezza. Evidentemente avevamo trovato del traffico.
“Camminare? Pure?” dissi già stanca.
“Si! Ora ho parcheggiato la macchina in un parcheggio a pagamento, possiamo andare” disse prendendo due borse dai sedili posteriori. Me ne diede una. Attraversammo il paese e poi ci trovammo davanti una lunga strada con tantissime curve, tutto in salita. Non ce l’avrei mai fatta.
 
 
“Jonathan sono stanchissima” dissi fermandomi due secondi.
“Oh, andiamo non è nemmeno la terza curva” disse guardandomi divertito.
“Ti  odio” dissi ricominciando a camminare.
Dopo due curve arrivammo nella montagna vera e proprio, dopo quasi un’ora e mezza. Prima della montagna c’era una statua e una panchina, da lì si poteva vedere tutto il paesino. Era qualcosa di mozzafiato, davvero. Non avevo parole per descrivere la bellezza e la pace che c’era lì.
“E’ bellissimo” dissi fissando il paesaggio.
“Come te” disse guardandomi teneramente.
Sorrisi e lo abbracciai. Scattammo varie foto e ce n’era una bellissima solo di Jonathan che era meravigliosa. L’avevo fatta senza che lui se ne accorgesse, stava guardando il panorama e sorrideva, un sorriso vero. Guardando quella foto non sapevo dire se era più bello il panorama o lui, ma sono convinta che Jonathan è meglio di tutto e che non esiste nulla più bello di lui.
 
“Ora andiamo nel terreno di un amico di Insigne, ha detto che possiamo andarci, basta che non sporchiamo” disse camminando per il sentiero.
“Non è la prima volta che vieni qui, giusto?”
“No, ci vengo spesso con Insigne. E’ anche un modo per allenarci” disse guardandosi intorno. “Questo posto è fantastico” disse sorridendo.
 
“Jonathan Filippi quanto cazzo ci vuole per arrivare? Le mie gambe chiedono pietà, sto morendo di fame e voglio solo riposare e ucciderti” dissi ormai stanchissima.
“Siamo arrivati” disse andando in un sentiero stretto.
Dopo cinque minuti arrivammo davanti ad un cancello enorme che lui aprì con le chiavi e mi fece entrare. Era tutto bellissimo, c’erano alberi ovunque. C’erano un campo da calcio con due porte e un pallone al centro. Al centro di tutto c’era una casetta di legno e affianco alla casa c’era un gazebo con dei tavoli.
“E’ tutto fantastico” dissi guardando con aria innamorata il posto.
“Voglio assolutamente trasferirmi qui” dissi straiandomi poi per terra.
“Ora ti sei sporcata tutta” disse Jonathan ridendo.
“Chissenefrega” dissi ridendo. Lui si unì a me e si buttò su di me.
“Jonathan non sei leggero” dissi ridendo.
“Stai per caso dicendo che sono grasso?” disse con aria offesa.
“Grasso no, ma pesi davvero tanto” dissi ridendo.
Lui rise e si sdraiò affianco a me.
“Mangiamo un panino e poi ci facciamo una partita a calcio?” chiese guardandomi.
“Ma tu vincerai sicuro, sei un calciatore” dissi quasi protestando.
Lui sorrise e si mise su di me. Avevo il suo viso a pochi centimetri di distanza.
“Hai ragione, credo proprio che ti straccerò e poi ti sputtanerò ovunque” disse ridendo per poi darmi un bacio a stampo, rialzarsi e correre via.
“Filippi ti odio” dissi rincorrendolo.
 
“Ho tantissima fame” dissi aprendo uno dei contenitori che Jonathan aveva portato.
“Pasta a forno” dissi guardando con occhi dolcissimi la pasta nel contenitore.
“Perché non guardi così anche me?”
“Solo la pasta merita di essere guardata così! Buon appetito” dissi sorridendo.
Lui scosse la testa e sorrise.
“Come devo fare con te? Buon appetito” disse sorridendomi.
Mangiammo e parlammo normalmente, io come al solito mi sporcai e Jonathan cominciò a prendermi in giro.
“Hai il viso pieno di sugo” disse ridendo a crepapelle.
“Dove?” chiesi alzando gli occhi al cielo.
“Ovunque, sei diventata rossa ormai” disse ridendo ancora di più.
“Oh andiamo, invece di ridere dimmi dove sono sporca almeno mi pulisco” dissi sbuffando.
Lui indicò le guance, il naso e il mento. Bagnai il fazzoletto con l’acqua e cominciai a pulire.
“Aspetta faccio io” disse avvicinandosi. Prese il fazzoletto e cominciò a strofinarlo. Il suo tocco mi faceva rabbrividire, era così rilassante.
 
“Io ora sono piena” dissi toccandomi la pancia.
“Dopo due piatti di pasta, è normale” disse ridendo.
Feci la linguaccia.
“Prima di essere stracciata riposiamo un po’, ho portato queste coperte. Potremmo stenderci da qualche parte” disse sorridendo.
“Jonathan ti chiedo solo un favore, evita di sorridere così, perdo il senso della ragione quando sorridi” dissi senza pensarci. Non l’avevo detto davvero, l’avevo immaginato, vero?
Lui cominciò a ridere.
“Ma quanto posso essere cogliona?” dissi cominciando a pulire le cose dal tavolo e a buttarle in una busta nera. “Fai finta che io non abbia parlato” dissi tutta rossa.
“E così il mio sorriso ti fa impazzire?” disse Jonathan aiutandomi.
“Io non volevo dire questo” dissi balbettando.
“E cosa volevi dire?” disse ridendo.
“Volevo dire che..” cominciai a dire “che hai dei bei denti” dissi senza rendermi conto della stronzata che avevo detto.
“Dei bei denti? Davvero? Te ne esci così?” disse Jonathan sorridendo ed avvicinandosi.
“Allontanati e non mettermi ancora di più in imbarazzo” dissi allontanandolo.
Lui scosse la testa, sorrise e preparò il nostro “letto”.
Si stese e mi guardò.
“A chi stai aspettando?” chiese guardandomi.
“Arrivo” dissi ma appena finì di parlare inciampai su un ramo e caddi su di lui che scoppiò a ridere.
“Sono un disastro” dissi alzandomi e mettendomi affianco a lui. Ero rossa come un peperone. Mai fatte così tante figure di merda in un solo giorno.
“Forse giusto un po’” disse ridendo ancora.
“Oh andiamo, smettila” dissi colpendolo sulla spalla.
“Sei uno disastro bellissimo” disse smettendo di ridermi e sorridendomi.
“Jonathan smettila” dissi guardando il suo sorriso perfetto.
“Di fare cosa?” chiese facendo finta di nulla e sorridendo.
“Lo sai, bastardo” dissi distogliendo lo sguardo.
Lui non rispose e cominciò a farmi il solletico.
“Bastardo? Hai detto che sono un bastardo?” disse facendomi il solletico.
“S-s-scusa-a-mi” dissi ridendo.
“Non ho sentito bene” disse continuando.
“S-s-c-c-usa-a-a.”
“Perdonata” disse per poi starmi un bacio sulla fronte.
Ci stendemmo e stemmo forse per due ore a parlare e a ridere come deficienti. Stavo davvero bene lì ma in realtà io stavo bene ovunque fosse Jonathan.
 
“Oh andiamo Jonathan, un goal me lo fai fare?” dissi ormai dopo il quarto goal.
“Solo uno” disse andando nella sua porta. Lasciò tutto il campo a me e quando arrivai davanti la porta lui si tolse e mi fece fare goal.
Cominciai ad esultare e a correre per tutto il campo, urlando e cantando.
“Devo ricordarti che stiamo quattro a uno?” chiese Jonathan ridendo per la mia reazione.
“Sono pronta a stracciarti” dissi sorridendo.
Ricominciammo ed Jonathan mi fece vincere.
“Sono o non sono il fidanzato migliore al mondo?” disse sorridendo.
“Ma stai zitto” dissi colpendolo sulla spalla.
“Ti ho fatto solo vincere” disse posando il pallone.
“Non è vero, io sono bravissima e tu sei solo uno scarsone” dissi ridendo.
“Io scarsone? E’ meglio se non ti prendo” disse cominciando a rincorrermi.
Corremmo tantissimo e poi, essendo più veloce, mi acchiappò e mi prese come un  sacco di patate sulle spalle.
“Jonathan Filippi fammi scendere” dissi cominciando a colpire la sua schiena con dei pugni.
“I tuoi pugni sono come delle carezze per me” disse ridendo.
“Jonathan ti odio” dissi sbuffando.
 
 
“E’ stata davvero una bella giornata! Non so come ringraziarti, sei fantastico Than” dissi appena arrivammo sotto casa mia.
“E’ sempre bello poter passare del tempo con te e io un’idea ce l’avrei” disse guardandomi strano. “Un bacio, è troppo?” chiese teneramente. Alzai gli occhi al cielo e lo baciai. Uno dei baci che amo, quelli dove ci lasci l’anima, quelli che vorresti che non terminassero mai.
“Buonanotte Than” dissi staccandomi e sorridendo.
“Buonanotte pulce” disse sorridendomi.
 
 
 
“Ieri dove sei stata? Sei praticamente sparita” chiese Nicole mentre la professoressa di storia spiegava.
“Sono stata con Jonathan in montagna” dissi disegnando su un foglio.
“Divertita?”
“Davvero tanto” dissi sorridendo.
“Aurora, solo per avvisarti che hai fatto il sorriso pieno d’amore” disse Nicole ridendo.
“Cosa? E’ il mio sorriso normale” dissi diventando tutta rossa.
“Jonathan Filippi ti sta davvero conquistando” disse Nicole sfottendomi.
“Niki smettila o butto dalla finestra” dissi abbassando la testa.
“Abbassi la testa per non farmi vedere il rossore?” disse Nicole ridendo.
“Smettila” dissi coprendomi il viso con le mani.
“Qualche mese e sarete una vera coppia” disse seria.
“Nicole chi è il tuo pusher? Cambialo” dissi guardandola male.
“Oh andiamo, che ti costa ammetterlo?”
“Com’è andata con Matteo ieri?” chiesi cambiando argomento.
“Non cambiare argomento” disse alzando gli occhi al cielo.
“Esposito e Ferrari avete finito di parlare? State zitte o vi caccio fuori” disse la professoressa di storia con aria minacciosa.




SONO VIVAAA, NON E' UN MIRAGGIOOOO
Sì, sono davvero io e sono ancora in ritardo. Volete uccidermi vero? Ma, vi prego, credetemi se vi dico che non ho davvero un momento libero e se ce l'ho sto con le mie amiche! La scuola mi sta occupando troppo, ho cominciato a scrivere ieri, prima non potevo sia per la mancaza di tempo sia perchè il mio pc è rotto e mi abbandona ogni ora. Quindi devo anche muovermi ad arggiornare. SCUSATEMI ANCORA. 
Passando al capitolo, non è il massimo, lo so ma ultimamente non ho nemmeno tanta ispirazione. Scusatemi, davvero. Tengo davvero tanto a questa storia e non voglio che cada nel banale. Scusatemi ancora. Prometto che la prossima volta mi impegnerò di più e cercherò di aggiornare in tempo.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento! Scusate gli orrori che troverete ma devo essere veloce ad aggiornare.

Ringrazio tutte le ragazze che hanno aggiunto la storia tra le preferita\seguite\ricordate e ringrazio anche tutte le ragazze che hanno recensito, VI AMO!
Ringrazio anche le lettrici silenziose, sperando che un giorno si decidano a darmi un parere, coraggio.
Scusatemi ancora, vi amo. Alla prossima, 
I xx

PS. RECENSITEEE

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette ***


“Allora come vedi questa partita?” chiese papà mentre ci sistemavamo nella tribuna.
“Con gli occhi, pà! Come posso mai vederla?” dissi ridendo.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Dai, fai la seria! E’ Napoli-Juve, non una partita contro il Sassuolo!”
“Non lo so, sinceramente. E’ una partita difficile, la Juve è la capolista e sappiamo tutti che è fortissima.”
Lui annuì e si fece spazio tra le persone.
Guardare una partita al San Paolo con papà era sempre fantastico, poi se la partita era Napoli – Juventus, meglio ancora. Io e papà avevamo un rapporto davvero speciale! Ci univa soprattutto la passione per il calcio, cosa alquanto strana per un padre e una figlia. Appena potevamo andavamo al San Paolo insieme e commentavamo la partita.
 
“Commenti per questo primo tempo?” chiese papà mentre l’arbitro dava il fischio finale.
“Devo essere sincera? Una vera schifezza! Sia per il Napoli che per la Juventus. Nessuna delle due squadre ha concluso un’azione, ci sono stati solo due tiri a porta per entrambe ed è stato davvero noioso. Mi aspettavo molto di più e Jonathan sta anche giocando male, sembra un morto in mezzo al campo!” dissi innervosendomi.
“Ma Jonathan oggi non sta bene e lo sai” disse papà.
“Lo so e infatti secondo me doveva stare in panchina, ma in una partita del genere il mister non potrà mai mettere Jonathan in panchina” dissi sospirando. Era da due giorni che Jonathan stava male. Era sempre stanco, aveva sempre il mal di testa e il vomito. 
“Raffaele, da quanto tempo!” esclamò il presidente vedendo mio padre.
“Aurelio! Come stai?” chiese papà sorridendo.
Cominciarono a parlare e io mi guardai intorno. Il San Paolo era una seconda casa per me, uno dei luoghi più belli che potessero mai esistere. Magari non era lo stadio più bello al mondo ma quando ero lì mi sentivo a casa.
Papà fu chiamato da un signore e il presidente si avvicinò a me.
“Aurora, con Jonathan come va?” chiese sorridendo.
“Abbastanza bene! Andiamo d’accordo e litighiamo sempre di meno” dissi ricambiando il sorriso.
“E l’amore sta nascendo?” disse abbassando la voce, in modo che lo sentissi solo io.
Arrossii subito.
“Amore? Cosa? No!” dissi velocemente.
“Voi due non me la contate giusta” disse il presidente sorridendo.
“Non c’è niente tra me e Jonathan, stiamo solo cercando di essere amici” dissi abbassando lo sguardo.
“Ne riparleremo” disse salutandomi e andando via.
“Di cosa stavate parlando tu e il presidente?” chiese papà riavvicinandosi.
“Di scuola” dissi velocemente.
“E la scuola ti fa diventare così rossa?” chiese ridendo e prendendomi in giro. Non risposi e alzai gli occhi al cielo.
“Una scuola che si chiama Jonathan Filippi e che ora sta rientrando in campo” disse ridendo ancora di più e indicandolo. Aveva la faccia davvero stanca.
“Papà!” lo richiamai alzando gli occhi al cielo. Lui rise.
 
“Mancano solo 10 minuti, Jonathan sta praticamente morendo in campo e il mister non lo cambia! Ma siamo seri?” chiesi innervosendomi a papà.
“Sai bene che se Jonathan non chiede il cambio, Benitez non lo cambia” disse papà.
“Ma lo vedi? Non ce la fa manco a camminare, figuriamoci a correre o fare qualche tiro a porta!” dissi arrabbiandomi.
“Benitez sa quello che fa” disse papà zittendomi. Alzai gli occhi al cielo.
Appena finii di dire quella frase Jonathan cadde a terra, da solo, e non si muoveva. Immediatamente i giocatori della Juve lanciarono la palla fuori campo così che potesse entrare lo staff medico.
Non ricordo tanto di quei 10 minuti, solo Jonathan che viene trasportato in fretta e furia su una barella. Cominciai a respirare faticosamente, avevo paura, sentivo il mio battito cardiaco aumentare sempre di più e andare sempre più velocemente. Volevo andare via dallo stadio, cosa mai successa prima d’ora. Volevo lasciare quel posto. Avevo la testa che mi girava, non riuscivo a reggermi in piedi. Papà se ne accorse, urlò qualcosa a qualcuno e mi fece sedere. Sentivo gli sguardi di tutti addosso.
“Allora, amore mio, respira profondamente. Fai come me” disse per poi cominciare a respirare e inspirare. Feci come lui per almeno una decina di volte. Poco dopo sentii il mio battito ritornare al suo ritmo regolare, cominciai a respirare regolarmente e la testa non mi girava più. Chiusi gli occhi e li riaprii di scatto, come per capire cosa fosse successo. Appena li riaprii mio padre mi avvolse in uno dei suoi abbracci.
“Va tutto bene, è stato solo un attacco di panico” disse papà stringendomi.
Spalancai gli occhi. Non avevo attacchi di panico da qualche mese, dopo la morte di Francesco erano molto frequenti ma sembravano essersi placati.
“Non di nuovo, ti prego papà” dissi cominciando a piangere come una bambina.
“Va tutto bene, ci sono io” disse stringendomi sempre di più.
“Ora andiamo via, ti porto a casa e ti rilassi” disse prendendo le nostre cose.
“No, scordatelo, prima devo vedere come sta Jonathan” dissi convinta ed asciugandomi le lacrime.
“E’ meglio se tu vai a casa, poi appena ti senti meglio vai a trovare Jonathan” disse il presidente guardandomi preoccupato.
“Io non vado via finché non vedrò il mio fidanzato” dissi decisa.
“Mario, accompagnala nello spogliatoio” disse il presidente sospirando.
“Aspettami qui” dissi a papà prima di seguire Mario. Facemmo il giro dello stadio per arrivare all’entrata degli spogliatoi.
 
“Eccoci arrivati” disse apprendo una porta. Era l’infermeria e c’era Jonathan su un lettino che guardava tutti con aria confusa e stanca.
Entrai quasi con la paura di disturbare.
“Chi ti ha fatto entrare qui? I tifosi non possono entrare!” disse un uomo avvicinandosi a me.
“E’ la mia ragazza” disse Jonathan faticosamente. Mi avvicinai velocemente a lui e lo abbracciai fortissimo.
“Un altro po’ e mi spezzi, pulce” disse ridendo. Mi staccai subito.
“Scusami” dissi dispiaciuta.
Lui rise e mi riabbracciò.
“Ho avuto tanta paura” dissi sinceramente.
“Come vedi, sono ancora vivo” disse scherzando.
“Cosa ha avuto?” chiesi girandomi verso il dottore.
“In questi giorni avrà accumulato troppo stress, è arrivato al limite ed ha avuto un mancamento” disse il dottore. “Ora devi stare una settimana fermo, niente allenamento, niente cose pazze” aggiunse.
“Come niente allenamento? Quindi non potrò giocare nemmeno alla prossima partita!” esclamò Jonathan piagnucolando.
“Esatto, non voglio sentire proteste. Devi solo rilassarti” disse uscendo dalla stanza e lasciandoci soli.
“Che merda” borbottò appena uscì il dottore.
“Il dottore ha ragione, devi riposarti” dissi avvicinandomi a lui.
“Tu mi farai da infermiera?” chiese facendo una faccia tenera.
“Ma se stai meglio di me” dissi alzando gli occhi al cielo e ridendo.
“Ho bisogno di tante cure d’affetto” disse ridendo.
“Hai bisogno solo di schiaffi” dissi ridendo. “Non farlo più, mi sono preoccupata tantissimo” dissi per poi dargli un veloce bacio a stampo. Fummo interrotti dalla porta che si apriva mostrando tutti i calciatori del Napoli.
“E noi che credevamo che stessi morendo, invece stai qui con la tua bella fidanzatina” disse Marek ridendo e dando una pacca sulla spalla a Jonathan.
“Era una scusa per uscire prima dal campo?” disse Insigne abbracciandolo.
“Mi hai scoperto, merda” disse ridendo.
Cominciarono a parlare tutti tra di loro e arrivò anche mio padre.
“Come stai? Ti senti bene?” chiese avvicinandosi a me.
“Sì, sto meglio” dissi sentendomi osservata.
“Cos’è successo?” chiese subito Jonathan. Ero subito pronta a dire “nulla” ma mio padre parlò prima di me.
“Quando ti hanno portato via ha avuto un attacco di panico” disse papà.
“Papà” dissi quasi per richiamarlo.
“Quando volevi dirmelo?” chiese Jonathan arrabbiandosi.
“Avevo intenzione di non dirtelo proprio” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Noi andiamo a farci una bella doccia” disse Marek capendo la situazione e portando tutti gli altri fuori.
“Ti aspetto fuori, vado a parlare con zio” disse papà andando via. “Prima che vado via, come ti senti Jonathan? Scusami ma ero preoccupato per Aurora!” disse papà tornando indietro.
“Sto molto meglio, non si preoccupi e grazie mille” disse sorridendo.
Papà sorrise ed andò via.
“Non volevi dirmelo? E perché?” disse subito dopo innervosendosi.
“Perché non è nulla!”
“Un attacco di panico non è nulla?”
“Non volevo farti preoccupare” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Sei una vera stupida, queste cose devi dirmele!”
“Scusami” dissi sincera.
“E ora vieni qui e dammi un abbraccio” disse sospirando. Mi avvicinai e lui mi strinse forte a sé.
 
 
“Buongiorno Jonathan!” dissi entrando in cucina.
“Come sei entrata?” chiese spaventandosi.
“Mi ha fatto entrare la signora delle pulizie” dissi ridendo.
“Okay! Buongiorno Aurora” disse sorridendomi. “Il bacio del buongiorno non me lo dai?” disse sorridendo.
“Mmh no, non mi va” dissi facendo la linguaccia.
“E allora te lo do io, anche se non lo meriti” disse alzandosi dal divano e cercando di darmi un bacio sulle labbra.
“Ti sembra questa l’ora di svegliarsi?Sono l’una e trenta!” dissi rimproverandolo.
“Ha detto il dottore che devo riposare e l’ho fatto” disse ridendo.
“Pure troppo!”
“Com’è andata a scuola?” chiese aprendo il frigo.
“Ho preso quattro al compito di matematica” dissi sbuffando.
“Quest’anno se non stai attenta ti porti matematica a settembre” disse serio.
“Non portare sfiga! Oggi studio e domani mi faccio interrogare, così recupero” dissi sospirando.
“Se vuoi posso aiutarti io” disse sorridendo.
“Sei bravo in matematica?” chiesi guardandolo in modo strano.
“Sono un genio! Mangiamo e studiamo, dai” disse sorridendo mentre preparava qualcosa da mangiare.
 
“Oggi comincio la dieta, quindi mangio solo questo!” dissi guardando il panino.
“Perché cominci la dieta?” chiese Jonathan mentre dava un morso al panino.
“Perché devo dimagrire” dissi con un tono ovvio.
“Cosa dovresti dimagrire? Sei tutta pelle e ossa!”
“Ti sei dimenticato della mia pancia e dei fianchi?”
“Pancia e fianchi? Ma sei seria?” disse guardandomi come fossi un alieno.
“Serissima” dissi cominciando a mangiare.
“Ma se stai benissimo così” disse serio.
“Magari!”
“A me piaci così” disse facendo spallucce e facendomi arrossire.
A lui andavo bene così, con i miei fianchi e la mia pancia. A lui non importava se non avevo un fisico perfetto.
“E dovresti piacerti anche tu” disse guardandomi e sorridendo teneramente.
“Magari fosse così facile” dissi sospirando.
“Non capisco come fai! Sei davvero stupenda e hai un fisico perfetto” disse guardandomi.
Non risposi, abbassai la testa e mangiai.
 
 
Studiammo tutto il pomeriggio e Jonathan era davvero bravo in matematica. Riuscì a farmi capire matematica, cosa che non succedeva dalle scuole elementari. Durante lo studio mi accorsi sempre di più di quanto fosse bello, ma non solo fuori. Era una persona fantastica e spesso mi perdevo a fissarlo e lui se ne accorgeva e sorrideva.
“Non sei tanto una frana in matematica” disse buttandosi sul divano.
“Io non ho voglia, se mi impegno sarei anche brava” dissi buttandomi accanto a lui.
“So che sembra strano, ma io amavo andare a scuola” disse sorridendo.
“Sei serio? Che scuola hai frequentato?”
“Un liceo scientifico e sono serissimo.”
“Che schifo di liceo, dai” dissi facendo una faccia schifata.
“Sempre meglio del liceo che fai tu” disse facendo la linguaccia.
“Non ho mica detto che il liceo classico sia bello, anzi” dissi sbuffando. “Io odio il liceo classico, odio il latino e il greco, mi sono iscritta solo per far contenti i miei genitori” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Mi dispiace” disse dispiaciuto.
“Non fa nulla! E’ sempre bello vedere mamma e papà fieri di me. Se vado così bene a scuola è principalmente per vedere i miei genitori fieri di me e per una mia istruzione” dissi seria.
“Sappi che i tuoi genitori sono fierissimi di te e so che magari non ti importa, ma io sono fiero di te” disse baciandomi la fronte e rendendomi la ragazza più felice del mondo.



SCUSATEMI, SCUSATEMI, SCUSATEMI, SCUSATEMI.
SONO IN UN IMMENSO RITARDO E SO CHEORA MI ODIATE, MA DOVETE SCUSARMI! Ho pochissimo tempo per scrivere, sto studiando sempre e quando non studio sto un po' con la mia famiglia e le mie amiche! Non ho tempo per fare nulla e ogni volta che voglio scrivere succede sempre qualcosa. Ho dovuto cambiare il pc, si era rotto e ho aspettato una settimana. Sto stando poco bene, ho sempre mal di testa e devo capire cos'ho! Scusatemi, scusatemi, scusatemi. Non so davvero cosa altro dire! SCUSATEMI. 
Passando al capitolo, è un capitolo molto semplice e non mi convince ma non potevo farvi aspettare ancora di più. Spero che nonostante tutto vi piaccia. 
Ho notato che la storia ormai viene seguita sempre di meno, le recensioni e le visite diminuiscono! Non vi piace la storia? Non vi piace come sta andando? Ditemelo, almeno cercherò di correggermi. Lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, vi prego. 
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite\seguite\ricordate, ringrazio chi lascia sempre una recensione e ringrazio anche le lettrici silenziose! Ora scappo! VI AMO E SCUSATEMI!
Baci, I xx
PS. scusate gli ORRORI che troverete.

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto ***


 
“E tu, Esposito, cosa ne pensi di questa poesia?” chiese la professoressa di italiano richiamando la mia attenzione.
“Devo essere davvero sincera?”
Lei annuì.
“Non mi piace per nulla” dissi continuando a fare disegnini sul mio banco.
“E perché? Eppure  riguarda una cosa comune tra voi adolescenti.”
“Il problema è proprio il tema di questa poesia: l’amore. Non mi piacciono le poesie che parlano d’amore e soprattutto le poesie come queste che descrivono l’amore come la cosa più bella del mondo. L’amore non è solo questo, l’amore è anche sofferenza” dissi facendo una pausa. “Ma ci tengo a precisare che è solo un mio pensiero, non ne sono nulla di amore” dissi concludendo il discorso.
 “Tu non sei innamorata di Jonathan?” chiese Sofia.
Aspettai qualche secondo e risposi.
“Non ancora, provo un sentimento forte per Jonathan ma ancora non sono innamorata di lui” dissi ammettendo la verità a me stessa. Avevo sempre evitato questo argomento, non ci pensavo mai. Dovevo parlarne con qualcuno. Io provavo qualcosa per Jonathan, non so cosa. Sicuramente non mi era indifferente, anzi. Con lui stavo bene, non mi sentivo in imbarazzo, amavo la sua compagnia e Jonathan era un ragazzo fantastico, ma c'era qualcosa che frenava. C'era qualcosa che non mi permetteva di provarci. La paura. Avevo paura di non essere abbastanza per Jonathan, paura di rimanere scottata da tutta la situazione, di affezionarmi, di regalare la mia fiducia. La paura questa volta non avrebbe vinto, non potevo vivere con dei freni solo per delle stupide paure. Ormai ero fregata, Jonathan Filippi mi piaceva e neppure poco. 

“Niki, ho un problema” dissi alzandomi dal letto.
“Finisco la partita e mi dici tutto” disse mentre era intenta a giocare alla wii.
“Dimmi tutto” disse dopo cinque minuti.
“Io credo che mi piaccia” dissi velocemente e chiudendo gli occhi.
“Se parli così veloce non ti capisco” disse ridacchiando.
Riaprii gli occhi e la vidi ridere. Aveva capito e si stava prendendo gioco di me.
“Lo so che hai capito” dissi uccidendola con lo sguardo.
“Ripeti piano” disse ridendo.
“Credo che mi piaccia Jonathan” dissi abbassando lo sguardo.
“Finalmente! Ho vinto la scommessa” disse saltellando per tutta camera. “Ora chiamiamo Matteo e gli ripeti quello che hai detto a me” disse facendo un balletto strano.
“Scommessa?”
“Matteo diceva che tu l’avresti capito tra qualche mese mentre io ero convintissima che l’avresti capito in queste settimane e quindi ho vinto.”
“Perché tu e Matteo scommettete su di me?” chiese confusa.
“Perché sei così cogliona da non capire che muori dietro Jonathan” disse ridendo. “E comunque leva quel credo, tu sei completamente cotta di lui, come lui è cotto di te” disse sorridendo.
“E ora?E se non gli piaccio più? Se ha cambiato idea?” chiesi allarmandomi.
“Con calma, Au. Jonathan è cotto di te e ora dobbiamo solo trovare un modo per farvi fidanzare davvero. Parlo con Matteo e ti faccio sapere” disse sorridendo.
“Oh nono, non voglio affidarmi ai tuoi piani” dissi subito. “Me la vedo io” dissi sospirando.
“Come pensi di dirglielo?” chiese Nicole alzando un sopracciglio.
“Non penso di dirglielo, ho cambiato idea” dissi facendo spallucce.
“Sei forse la persona più lunatica che io conosca sulla faccia della terra” disse Nicole abbastanza perplessa.
“Non so se voglio davvero avere una relazione con Jonathan” dissi guardandomi intorno. “Cioè, sì, lo voglio ma non so se sono pronta” dissi abbastanza imbarazzata.
“Ma non cambierà nulla.”
“Invece sì, Jonathan sarà più dolce e bla bla bla, cose che a me non piacciono” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Hai la possibilità di essere la fidanzata di Jonathan Filippi e te ne freghi” disse Nicole alzando gli occhi al cielo.
“Tecnicamente già stiamo insieme” precisai.
“Dico davvero. Sareste una bella coppia, tu sai come calmare Jonathan e lui sa tenerti testa. Poi andiamo, Jonathan Filippi è un grande gnoccone! Tutte le ragazze vorrebbero essere al posto tuo” disse cercando di farmi cambiare idea.
“Niki, ho paura! Non voglio che cambi nulla, e se dopo è un fidanzato appiccicoso? Sai che io li odio” dissi piagnucolando.
“Io credo che Jonathan sia proprio così, ti costa tanto provarci?”
“Non voglio rovinare quello che abbiamo creato fin ora e mettiamo caso che smetto di piacergli” dissi facendomi mille complessi.
“Impossibile! Nessuno si stancherebbe mai di te” disse sorridendomi.
“Invece è più che possibile, sono insopportabile” dissi continuando a piagnucolare. Era vero, ero insopportabile. Ero scontrosa, acida, permalosa, lunatica e sempre e costantemente scazzata. Io avevo una mia filosofia. La filosofia del “chi cazzo se ne fotte”. Rimanevo impassibile a ciò che mi accadeva intorno o almeno ci provavo. Vivevo in un mondo tutto mio doveva con me c’erano poche persone e solo di loro mi importava. Ed era meglio così, meglio rimanere impassibili alle cose che accadevano e meglio evitare di soffrire.
“Ma smettila!Dichiarati a quel coglione e saremo tutti felici e contenti” disse ridacchiando.
“Insieme siete bellissimi! Molto più belli del principe William e di Kate” disse sorridendo.
“Ma smettila” dissi lanciandole un cuscino in faccia e facendo cominciare una lotta con i cuscini.
In questi casi mi rendevo sempre più conto di quanto fossi fortunata ad avere una persona come Nicole al mio fianco. Era la sorella che non ho mai avuto e che ho sempre voluto. La persona con cui condividevo tutto, gioie e dolori. Senza di lei sarei stata persa.
 
 
“Buongiorno Jonathan!” dissi entrando nella sua Ferrari che mi aspettava come sempre fuori scuola.
“Buongiorno Au, com’è andata la mattinata?” chiese mettendo in moto.
“Come sempre, una vera e propria palla” dissi sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
“Quanto vorrei tornare a scuola” disse sospirando.
“Se vuoi facciamo cambio, non mi offendo” dissi facendo spallucce.
“Ho una sorpresa per te” disse sorridendo.
“Oh no, lo sai che odio le sorprese” dissi piagnucolando.
“E la scoprirai solo quando arriveremo a casa mia” disse ridacchiando.
“Oh andiamo! Non è giusto, ora avrò l’ansia per tutto il viaggio” dissi continuando a piagnucolare.
“Sarà una cosa che ti piacerà tantissimo.”
“Filippi ti odio” dissi sbuffando e sistemandomi meglio sul sedile.
“Dopo la sorpresa mi sposerai” disse ridendo.
“Ne dubito!Che mangiamo?” chiesi cambiando argomento.
“Lo Chef Jonathan Filippi ha preparato per voi spaghetti con le vongole e per secondo due fritture” disse imitando la voce dell’attore di gomorra per le ultime due parole.
“Mi fai ingrassare sempre di più” dissi ridacchiando.
“Fa nulla, tanto sei sempre bella” disse sorridendomi.
Abbassai lo sguardo e mi feci rossa come un pomodoro.
 
 
“Allora mi vuoi dire questa maledetta sorpresa” dissi mentre mettevo i piatti nella lavastoviglie.
“Appena finiamo di sistemare la cucina” disse finendo di sparecchiare.
“Finito!” dissi chiudendo la lavastoviglie.
Jonathan mi fece sedere sul divano e lui si mise davanti a me in piedi.
“Ed Sheeran è il tuo cantante preferito, giusto?” disse sorridendo.
“Sì, perché?” chiesi confusa.
“Tra due settimane è a Roma.”
“Lo so, ma è tutto esaurito” dissi sbuffando.
“Essere un personaggio famoso ha i suoi vantaggi” disse cacciando una busta da dietro la schiena.
Guardai quella busta con gli occhi spalancati.
“Aprila dai” disse ridacchiando per la mia reazione.
Presi la busta tremando e appena vidi i biglietti gialli caratteristici di Ticketone cacciai un urlo e cominciai a saltare.
“Oddio, oddio, oddio, non ci credo, non ci credo” dissi andando ad abbracciare Jonathan.
“Io ti sposo, subito, ora, chiama un prete e sposiamoci” dissi baciandolo e baciandolo ancora.
“Tu sei il ragazzo migliore del mondo anche se non sei davvero il mio ragazzo, ma sei il migliore” dissi guardandolo e abbracciandolo per l’ennesima volta.
“E se ti dico che saprò anche l’albergo in cui alloggerà cosa fai?” disse ridendo.
“Jonathan sei serio?” dissi spalancando occhi e bocca.
“Ho degli amici che potrebbero aiutarci” disse facendo spallucce.
“Jonathan Filippi sei ufficialmente il miglior fidanzato di tutti i secoli” dissi abbracciandolo e baciandolo.
 
 
“Quindi ti porta al concerto di Ed Sheeran?L’hai detto a mamma?” chiese Ciro mentre facevamo dei passaggi sotto il palazzo e mentre congelavamo.
“Sì, e per lei e papà va bene” dissi facendo spallucce.
“Quando papà scoprirà che siete fidanzati davvero non credo che sarà così” disse ridacchiando.
“Ma io e Jonathan non stiamo davvero insieme” dissi passandogli la palla.
“Non ancora, ma succederà presto” disse passandomi la palla.
La stoppai, feci qualche palleggio e gliela rilanciai.
“Sei migliorata con i palleggi” disse Ciro sorridendo.
“Grazie, mi sto esercitando” dissi sorridendo.
 
 
 
“Davvero ti porta al concerto di Ed Sheeran? Sei seria?” chiese Nicole alzando la voce e facendo girare metà delle persone del bar verso di noi.
“Non riesco ancora a crederci” dissi zuccherando il caffè, non mi piaceva amaro.
“Voglio un Jonathan Filippi anche io, dove lo posso trovare?” chiese Nicole ridendo.
“Edizione limitata, ce l’ho solo io” dissi facendole la linguaccia.
“Tanto ho il mio Teo” disse sorridendo dolcemente.
Alzai gli occhi al cielo.
“Ed ecco che ricomincia” dissi preparandomi ad ascoltare i suoi quattrocento complimenti per il suo ragazzo.
“E’qualcosa di fantastico e credo di amarlo davvero” disse facendomi strabuzzare gli occhi.
“Tu cosa?” chiesi posando la tazzina del caffè che stavo per bere.
“Che c’è di male?” chiese guardandomi in modo strano.
“Oddio la mia migliore amica innamorata, oddio” dissi cominciando a sclerare.
Lei scoppiò a ridere.
“Sono così felice per te” dissi abbracciandola e facendo cadere la tazzina con il mio caffè.
“Ma quanto sei stupida” disse Nicole cominciando a ridere come una pazza attirando di nuovo l’attenzione su di noi.
“Eddai Nicole, non è divertente” dissi ridendo come lei.
“Siete sempre le solite” disse ridendo il cameriere mentre arrivava per pulire.
“Scusami” dissi ridendo e aiutandolo.
“E’ il secondo caffè in un mese che rovesci, se non ti piace lo puoi lasciare anche nella tazzina” disse ridendo Carlo, il cameriere.
“Sai che amo il tuo caffè” dissi ridendo.


“Quanto odio le assemblee di istituto” dissi sedendomi in una sedia libera subito seguita da Nicole.
“Sono troppo troppo troppo noiose” aggiunse Nicole leggendomi nella mente.  “E proprio per ho chiamato mamma e stranamente ha accettato di venirmi a prendere.”
“Bastarda, mi abbandoni” dissi facendo la finta arrabbiata.
“Ti odio e non voglio vederti” disse facendomi la linguaccia.
“E’ un odio reciproco” dissi ridendo.
“Perché non possiamo leccarci il gomito?” chiese Nicole provandoci.
“Non lo so” dissi provandoci anche io. Sembravamo due deficienti e ridevamo facendo girare tutti.
“Oppure perché non riusciamo a dire “M” senza toccarci le labbra?” chiese sempre Nicole.
Senza neanche pensarci ci provai e ovviamente non ci riuscii.
“Oppure perché non riesco a toccarmi il naso con la lingua?” chiese provandoci e io la seguii.
“Abbiamo le lingue troppo corte” dissi facendo spallucce e provocando la risata di Nicole.
Ad interrompere le nostre conversazioni senza senso fu la bidella.
“Esposito Aurora deve uscire prima, ritirata dal fratello” disse al rappresentante d’istituto che le sorrise.
“Io non ho chiamato nessuno” dissi abbastanza confusa.
“Forse sapevano che avevi assemblea e sono venuti” disse Nicole facendo spallucce.
“Nel dubbio vado, ci sentiamo oggi” dissi salutando la mia migliore amica e uscendo dall’aula magna.



SONO TORNATATAAAAAA! Sempre in ritardo ma sono tornata hahahahah
Ancora una volta sono in ritardooo, che novità! HAHAH E SCUSATEMIIIIIII, DAVVERO SCUSATEMI! Ce la metto tutta per poter fare tutto e spesso non ci riesco ma ripeto che NON LASCERO' MAI QUESTA STORIA INCOMPLETA, ci tengo troppo. Scusatemi ancora ma sono troppo incasinata, liceo classico di merda:(
Passando al capitolo, Aurora ha finalmente capito di provare qualcosa per il nostro Jonathan (ALLELUJA) e Jonathan le regala i biglietti per il concerto di Ed, VOGLIO ANCHE IO UN RAGAZZO COSI'.

Si può essere innamorati di un personaggio della propria fan fiction? SI, IO SONO INNAMORATA DI JONATHAN FILIPPI E NE VOGLIO UNO AL MIO FIANCO. 
Tralasciando queste scleri, 
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite\seguite\ricordate, ringrazio chi lascia sempre una recensione e ringrazio anche le lettrici silenziose! Ora scappo! VI AMO E SCUSATEMI!
Mi scuso per gli Orrori che troverete e spero che il capitolo sia di vostro gradimento! 
Lo scorso capitolo ha ricevuto OTTO, O T T O, recensione e appena l'ho visto ho cominciato a ballare per tutta casa come una deficiente hahahah spero che sia così anche per questo capitolo! Mi raccomando recensiteee! 
Alla prossima e tanti baci,

la vostra I x
 

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove ***



 
“Tesoro, giù c’è tuo fratello che ti aspetta” disse la bidella vedendomi uscire dall’aula magna.
“Grazie mille, ci vediamo domani” dissi sorridendo.
Amavo i bidelli della mia scuola, erano fantastici. Erano in tre e senza di loro le giornate a scuola non sarebbero state le stesse. C’era la signora Maria che era forse la bidella più gentile di tutto il mondo, ogni volta che avevi bisogno di qualcosa potevi andare da lei. Aveva una scorta di cibo per gli studenti e sempre una parole dolce per tutti. C’era Giovanni, il marito della signora Maria, che assomigliava molto a Super Mario. Era altissimo e ben piazzato, aveva dei baffi come quelli di Super Mario e portava sempre il berretto. Era come la moglie, aveva un cuore d’ora. Era sempre pronto ad aiutarti e a darti caramelle e gomme da masticare. Era simpaticissimo e sapeva come strappare un sorriso. Infine c’era Carmine, simpatico e un po’ imbranato. Ogni mattina mi salutava con un abbraccio e mi diceva di correre in classe, visto che io ero sempre in ritardo. Era sempre disponibile e spesso e volentieri dava lui le sigarette agli alunni (solo del quinto anno).
“E così tu saresti mio fratello?” dissi vedendo Jonathan appoggiato alla porta d’ingresso della mia scuola.
“Fratello, fidanzato, son la stessa cosa” disse ridendo.
“Sei stato fortunato che non c’è in giro Carmine visto che tifa Napoli e ti avrebbe sicuro riconosciuto” dissi scuotendo la testa.
“Gli avrei fatto un autografo e in cambio lui ti avrebbe fatto il permesso” disse facendomi l’occhiolino.
Alzai gli occhi al cielo.
“Perché sei venuto a prendermi?” chiesi uscendo da scuola.
“Perché a casa mi annoiavo, non posso fare allenamento, tutti i miei amici si stanno allenando e sapevo che avevi assemblea” disse dirigendosi verso la sua fedelissima Ferrari.
“E ovviamente devi rompere a me?” dissi seguendolo.
“Preferivi stare all’assemblea?” chiese alzando un sopracciglio.
“No, ma dovevi lo stesso chiedere! Magari stavo facendo qualcosa d’importante” dissi facendogli la linguaccia.
“Eri con Nicole, lo so” disse aprendo la sua macchina.
“Che ne sai? Può darsi che ero con un ragazzo” dissi cercando di farlo innervosire.
“L’unico ragazzo con cui starai tu sono io e non voglio sentire nulla” disse salendo in macchina.
Io scoppiai a ridere e salii in macchina.
“La tua scuola ha proprio una bella struttura” disse uscendo dal parcheggio.
“A me non piace” dissi guardando da lontano il mio istituto. C’erano solo due piani e c’era solo il liceo classico. Da fuori era davvero molto carina, era gialla e metteva quasi allegria. Dentro diventava come un manicomio\ospedale, era tutto bianco, non c’era un po’ di colore.
“Perché hai fatto il liceo classico se non ti piace? Ti hanno costretto i tuoi genitori?”
“Nono, anzi, i miei genitori mi hanno sempre detto di scegliere la scuola adatta a me. Volevo andare al liceo musicale ma sono arrivata quando si erano già chiusi i test” dissi sospirando.
“E perché hai scelto proprio il liceo classico?”
“Perché so che ai miei genitori sarebbe piaciuto e li avrei resi fieri di me” dissi sinceramente. Tutto quello che facevo per la scuola, era per una mia istruzione personale ma anche per rendere fieri di me i miei genitori.
“Come ti ho detto l’altra volta, sono fierissimi di te” disse sorridendomi dolcemente.
“Lo spero! Insomma, ultimamente non ne va una bene” dissi sbuffando. “Il quattro in matematica, la professoressa di storia che mi odia, e la professoressa di filosofia che sta rendendo la vita un inferno alla classe” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Dai mancano pochi mesi e sarà finalmente tutto finito” disse continuando a guidare. “Comunque, io domenica non posso giocare e il mister mi ha convocato in tribuna, che ne dici se io e te andiamo a vedere la partita nei distinti?” chiese per poi accendere la radio.
“Per me va bene! Non possiamo andare in curva?” Amavo andare a vedere le partite nella curva B.
“Io vorrei tanto, ma sarebbe un casino guardarla con tutti quei tifosi. Nei distinti si sta più tranquilli” disse dispiaciuto.
“Non è strano giocare nella squadra della tua città? La squadra che tu ami?”
“Tu non puoi nemmeno lontanamente immaginare quanto sia bello per me poter giocare con il Napoli, la squadra della città che amo. Da piccolo andavo in curva con papà e guardavo i miei calciatori preferiti e sognavo di diventare come loro, sognavo di poter indossare quella maglia e far sognare le persone con i miei goal e sono riuscito a realizzare il mio sogno” disse sorridendo dolcemente.
“Ti trovi bene a Napoli?”
“Abbastanza, per ora sto bene qui e non voglio andare via. A gennaio sono stato contattato da diverse squadre ma ho rifiutato tutto, perfino la Juve. Una cosa solo è sicura, semmai lascerò il Napoli non giocherò in nessun’altra squadra italiana.”
Sorrisi, teneva davvero alla maglia e alla squadra.
 
“Caffè macchiato o normale?” chiese Jonathan girandosi verso di me.
“Macchiato, grazie” dissi sorridendo al cameriere.
“Due caffè macchiati e due cornetti con la Nutella” disse Jonathan senza degnare di uno sguardo il cameriere.
“Un po’ di gentilezza non ti fa mica male” dissi appena il cameriere andò via.
“Gentilezza per colui che guardava la mia ragazza e stava per sbavare?” disse alzando il sopracciglio.
“Esagerato! Mi ha guardato solo una volta” dissi alzando gli occhi al cielo.
“So quello che dico” disse alzando anche lui gli occhi al cielo.
Arrivò il cameriere che portò i nostri ordini e sul mio caffè c’era un cuore.
“Addirittura il cuore? Io non so cosa abbiano al posto del cervello i ragazzi d’oggi!” disse innervosendosi.
“E’ solo un cuore, non mi ha mica chiesto il numero o cose così” dissi sbuffando.
“Ci manca solo quello” borbottò.
“Quanto sei rompi scatole” dissi girando il caffè.
“Sono rompiscatole? Scusami se mi da fastidio che qualcuno ci provi con te” disse girando con foga il suo caffè.
“Finchè io non gli do corda non devi preoccuparti.”
“Ci manca solo che tu gli dai corda” disse diminuendo la foga con la quale stava girando il suo caffè.
“E poi, cazzo, sono Jonathan Filippi e tu ci provi con la mia ragazza” disse innervosendosi ancora di più.
“Non tutti ti conoscono” dissi alzando le spalle.
“Sei seria? Non per vantarmi ma sono il capocannoniere della serie A e il secondo calciatore che ha fatto più goal in Champions!” disse vantandosi un po’.
“E quindi? Può darsi che non segue il calcio” dissi guardando il cameriere intento a servire un altro tavolo.
“Invece quel bastardo tifa Roma, ha il bracciale con lo scudetto della Roma! Eppure dovrebbe ricordarsi di me visto che ho fatto una doppietta all’Olimpico” disse guardando con disprezzo il cameriere.
“La smetti di autocelebrarti solo perché ti senti minacciato da quel cameriere?” chiesi sbuffando.
“Non mi sento minacciato da quel cameriere!” disse quasi offendendosi per ciò che avevo detto.
“Come dici tu” dissi alzando gli occhi al cielo e bevendo finalmente il mio caffè.
“Io dico davvero! Non mi sento per nulla minacciato da quel cameriere” disse guardandolo e balbettando quasi.
“Però è davvero un bel ragazzo” dissi guadagnandomi uno sguardo assassino da parte di Jonathan.
Scoppiai a ridere e lui si unì a me.
“Ti prego, ti prego, guardiamo questo film! L’ho messo a registrare l’ultima volta che sono venuta a tua” chiesi facendo il labbruccio.
“Ecco perché non ho memoria e trovo sempre dei programmi stupidi registrati” dissi ridendo.
“Non sono programmi stupidi!” dissi incrociando le mani al petto.
“Che film è?” chiese.
“The Battle Of Year: la vittoria è in ballo” dissi tutta felice.
“Va bene, ma lo guardiamo dopo pranzo. Rimani a pranzo qui o ti devo portare a casa?”
“A casa non c’è nessuno, posso rimanere qua?”
“Se te l’ho chiesto io! Dove sono?”
“Mamma e papà sono ad un Matrimonio a Bari, tornano stasera mentre Ciro e Gennaro sono andati ad un campeggio e tornano settimana prossima” dissi buttandomi sul divano.
“Diventi figlia unica per una settimana, quindi” disse ridendo.
“Il mio sogno” dissi ironica. “Comunque che mangiamo?”
“Dovrei chiederlo io a te, visto che sei tu la donna” disse alzando le spalle.
“Ma lo sai che sono negata a cucinare” protestai.
“Lo so e infatti la domestica mi ha preparato la pasta a forno e le melanzane” disse cacciando due contenitori dal forno.
“Ricordami di ringraziare e di sposare quella santa donna” dissi guardando con occhi innamorata il cibo.
“Non guardi nemmeno Mertens così” disse ridendo Jonathan.
“E’ un amore diverso, anche se Mertens si avvicina davvero tanto” dissi sapendo di farlo innervosire.
“Mangiamo che è meglio” disse preparando la tavola e io lo aiutai.
 
“Questa pasta è qualcosa di meraviglioso” dissi mangiando l’ultimo maccherone.
“Lo so, lo so” disse versando un po’ d’acqua nei nostri bicchieri.
“Comunque domani mattina vieni con me? Devo andare ad ordinare delle nuove scarpe da calcio e devo andare alla fabbrica” disse dopo aver bevuto il primo sorso.
“Non so se posso saltare scuola, ho troppe assenze” dissi pensandoci. “Ma non mi va di andarci o di studiare per domani, quindi vengo con te” dissi sorridendo.
“Bene, ora mangiamo il secondo e c’è anche il dolce” disse mettendo le melanzane nei piatti.
“Jonathan mi vizi troppo” dissi ridendo.
“Mmh forse, ma per te questo ed altro” disse sorridendo.
 
“Comunque tu sei davvero la ragazza che avrei voluto affianco a me” chiese mentre io sistemavo le cose nella lavastoviglie.
“Perché?” chiesi girandomi verso di lui e poggiando le mani sul tavolo della cucina.
“Sei proprio la ragazza perfetta. Ti piace il calcio, non ti interessa solo dei vestiti o trucco, hai un carattere che sa tenermi testa e sei bellissima nella tua semplicità. Tu non hai bisogno di vestiti appariscenti o del trucco per essere bellissima, anzi sei semplicemente bella al naturale” disse facendomi arrossire e abbassare lo sguardo.
“Eppure le ragazze che hai frequentato prima di me erano molto diverse da me” dissi alzando la testa.
“Lo so, ma non ero pronto per una relazione seria e allora puntavo alla ragazze facili” disse quasi vergognandosene.
“E ora sei prono per una relazione seria?” chiesi guardandolo dritto negli occhi.
“Credo proprio di si” disse sostenendo il mio sguardo. Dopo qualche secondo non ce la facevo a reggere lo sguardo e tornai a sistemare le cose.
“Cominciai a mettere play al film, finisco di sistemare qui e arrivo” dissi cambiando proprio discorso.
“E come al solito eviti il discorso, non puoi farlo per sempre” disse abbassando il tono di voce. Decisi di non rispondere e sbuffai.
 
“Allora di che parla?” chiese appena mi sistemai sul divano affianco a lui.
“Guarda e stai zitto” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Eddai, almeno un’anticipazione” disse sbuffando.
“Parla di una gara di ballo mondiale e del team americano” dissi facendo cominciare il film e zittendo Jonathan.
 
“Quanto può essere bello Chris Brown?” dissi guardando lo schermo della televisione.
“Sono più bello io” disse Jonathan.
Lo guardai e scoppiai a ridere.
“Cosa vorresti dire con questa risata?” chiese Jonathan mettendosi davanti a me e non permettendomi di vedere la TV.
“Eddai Jonathan, togliti che mi perdo il film” sbuffai.
Mise pausa e ritornò davanti a me.
“Allora? Sto aspettando una risposta” disse mettendo le mani sui miei fianchi pronto per farmi il solletico.
“Oh, andiamo, tu sei un bellissimo ragazzo ma stiamo parlando di Chris Brown, dai” dissi guardandolo.
“L’hai voluto tu” disse facendomi il solletico.
“Andiamo Jonathan, smettila” dissi ridendo come una pazza. “Sei uno stronzo di merda e avrò la mia vendetta, stai tranquillo” dissi guardandolo con sguardo assassino.
“Che paura” disse ironicamente e continuando a farmi il solletico.
Non sapevo come farlo smettere e la prima cosa che mi venne in mente fu un bacio. Mentre Jonathan continuava a farmi il solletico, cercai di avvicinarmi alle sue labbra e baciarlo. E appena lo baciai, lui si fermò e così facendo mi permise di scappare.
“Questa è una mossa davvero ma davvero brutta” disse appena si rese conto di quello che avevo fatto.
“Tu mi stavi massacrando” dissi per giustificarmi.
“Stronza” disse per poi rimettere play al film.
“Che poi cosa ci trovi di bello e divertente nel farmi il solletico devo ancora capirlo” dissi sbuffando.
“Vederti ridere” disse zittendomi e lasciandomi senza parole.
Lo fissai mentre lui continuava a guardare il film. Era qualcosa di dolcissimo quel ragazzo.
 
 
“Che bel film” dissi appena finì il film.
“Sono già le sei del pomeriggio, ma che cazz” disse Jonathan guardando il suo telefono e notai che aveva una nostra foto come blocca schermo.
“Davvero? Oddio” dissi alzandomi dal divano.
Appena mi alzai squillò il mio telefono.
“Aurora, sono mamma” disse mamma appena risposi.
“Lo so mamma, dimmi.”
“Noi siamo bloccati a Bari, si è rotta la macchina e solo domani mattina sarà pronta” disse subito dopo.
“Cosa? Ed io ora come faccio?” chiesi.
“Chiedi a Jonathan o a Nicole se puoi dormire a casa loro, domani non fa nulla, salti scuola.”
“Mamma ma come faccio, non ho le mie cose con me!”
“Lo so tesoro, ma non è colpa nostra. Trova una soluzione, un bacio” disse attaccando il telefono.
Sbuffai e chiamai subito Nicole.
“Niki, stasera posso dormire a casa tua? I miei sono bloccati a Bari, Ciro e Gennaro sono fuori città e io non so dove andare” dissi alla mia migliore amica.
“Au, sono a Salerno con Matteo e dopo mi fermo a dormire da lui” disse Nicole.
“Va bene.”
“Scusami tanto, mi dispiace! Prova a chiedere a Jonathan! Ora ti lascio che Matteo mi aspetta, un bacio” disse staccando.
“Jonathan stasera dormo da te” dissi posando il cellulare sul tavolo.
“Nessun problema! Perché?” chiese semplicemente.
“I miei sono bloccati a Bari e Nicole è a Salerno con Matteo e dopo dorme da lui.”
“Quei due non me la  raccontano giusta” disse Jonathan.



SONOOOO TORNATAAAAAAAA!
So che sono in ritardo ma meglio tardi che maiiii! Appena arrivano le vacanze di Natale proverò a scrivere molto di più e spero di riuscire ad aggiornare almeno una volta a settimana! Comunque, scusate sempre il ritardo! Allora passando al capitolo, a me piace! E so che sembra strano, ma questo capitolo mi piace e ora so che a voi farà cagare AHHAHAHA quanto sono sfigata lol Amo sempre di più Jonathan e Aurora, li voglio assolutamente insieme ma voglio andare ancora con calma! Nel prossimo capitolo non so ancora cosa farò, ma cercherò di rendere il capitolo romantico, anche se io non sono particolarmente brava a scrivere cose dolci! Poi vorrei anche parlare un po' della coppia Niteo (Nicole e Matteo, non riesco a trovare una combinazione carina) lol. Spero che comunque il capitolo vi piaccia e voglio ringraziare tutti quanti voi.
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE! E soprattutto 100 VOLTE GRAZIE! LA STORIA HA RAGGIUNTO LE CENTO RECENSIONI E IO SONO SENZA PAROLE. APPENA L'HO VISTO HO COMINCIATO A BALLARE PER TUTTA CASA COME UNA DEFICIENTE E MI SONO COMMOSSA, SONO SENZA PAROLE! NON SO DAVVERO COME RINGRAZIARVI, GRAZIE GRAZIE E ANCORA GRAZIE.
Spero che questo capitolo vi piaccia, ora devo scappare!
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! RECENSITEEE!

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Capitolo 20
*** Capitolo venti ***


 

“Come la vuoi la pizza?” chiese Jonathan mentre componeva il numero della pizzeria sul telefono.
“Margherita con le patatine” dissi mentre giocavo a Stick Hero.
Ero ossessionata da quel gioco, mi prendeva così tanto che mi isolavo e non pensavo a nessuno. Tanto che ero concentrata non mi ero accorta che Jonathan aveva appena finito di parlare a telefono e ora si stava sedendo vicino a me.
“Ma la smetti con questo giochino?E’ insopportabile” disse alzando gli occhi al cielo.
“A me piace” dissi alzando le spalle e chiudendo l’applicazione.
“Cosa c’è di bello nel fare uno stupido ponte per far passare uno stupidissimo animaletto e prendere delle stupidissime ciliegie?” chiese corrugando la fronte.
“Dici così solo perché non sai giocare e il tuo record è tre” dissi ridacchiando.
“Non è vero! A me questo gioco non piace e per questo non mi applico” disse chiaramente mentendo. Jonathan non era bravo a mentire.
“Mmh e allora vediamo se ti applichi cosa succede” dissi sbloccando il mio telefono e aprendo il gioco.
“Non voglio giocare” disse deciso.
“Sei solo uno sfigato che non sa giocare ad un gioco per bambini di dieci anni” dissi bloccando il telefono.
Lui prese il mio telefono e con sguardo assassino mi chiese di sbloccarlo.
Lo sbloccai e mi preparai a ridere. Cominciò a giocare e il suo record era diventato quattro, perdeva sempre e si arrabbiava tantissimo scatenando le mie risate.
“Io ci rinuncio” disse ridandomi il telefono e stendendosi sul divano.
“Menomale che se ti applicavi eri bravissimo” dissi ridendo ancora di più.
“E’ colpa del tuo telefono che faceva le linee più lunghe, non è colpa mia” disse incrociando le braccia al petto.
“Oh, andiamo Jonathan, ammetti la tua sconfitta e ti lascerò stare” dissi ridendo.
“Se vuoi mangiare la tua pizza e dormire sotto ad un tetto, ti conviene lasciare stare” disse quasi serio.
“Ma smettila” dissi lanciandomi su di lui.
“Mi soffochi” disse cercando di cacciare fuori il suo viso.
“Non me ne frega” dissi rimanendo tranquillamente stesa su di lui.
“Sei leggera ma sono un po’ debole in questo periodo” disse cacciando meglio il suo viso.
“E’ un modo carino per dire che peso?” dissi scostando i miei capelli dal mio viso per poterlo guardare meglio.
“Mmh no, solo che non sto tanto comodo! Aspetta” disse cominciando a muoversi. Si mise sotto sotto al divano e mi fece spazio per potermi stendere accanto a lui.
“Voglio la pizza” dissi girandomi verso di lui.
“Pensi solo al cibo” disse sbuffando.
“Non è vero! Penso anche al mio letto” dissi seria.
“E non pensi al tuo ragazzo!”
“Non ho un ragazzo” precisai.
“Non ancora, ma presto lo avrai” disse ridacchiando.
“Mertens non lascerà mai la fidanzata per me, quindi non credo che avrò mai un ragazzo” dissi scherzando.
“Pensi più a Mertens che a me” disse alzando gli occhi al cielo.
“Perché dovrei pensare  a te?”
“Ti sto ospitando a casa mia e ti sto dando del cibo! Non ti basta come spiegazione?” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Stronzo” sibilai.
Mi guardò e mi baciò. I suoi fantastici baci, non mi sarei mai stancata di loro o di lui. Jonathan Filippi mi mandava in tilt. Amavo il nostro rapporto, era davvero speciale e unico. Amavo quando scherzavamo o quando lo prendevo in giro, amavo mangiare con lui, guardare le partite con lui, giocare alla play con lui, amavo picchiarlo, amavo stare con Jonathan.
 
“Pizza, pizza, pizza, pizza” dissi guardando Jonathan che entrava in cucina con due pizze.
“Dai mangiamo veloce che sta per cominciare Borussia – Bayern” dissi guardando l’orologio.
“Dov’è il problema? Mangiamo sul divano!” disse portando le pizze in salotto.
“Prendi i fazzoletti e da bere” disse dalla cucina. Presi tutto e andai in salotto.
“E’ la prima volta che guardo con una ragazza una partita di calcio” disse mentre cercava il canale.
“Ah giusto, tu frequenti le ragazze che non sanno manco cosa sia il fuorigioco” dissi alzando gli occhi al cielo.
“In realtà frequento te che ami il calcio, l’unica pecca è che tifi Borussia” disse quasi dispiaciuto per l’ultima parte.
“Cosa devo dire io visto che tu tifi Bayern? Come puoi tifare quella squadra? Perfino il Napoli è gemellato con il Borussia!”
“Seguo il Bayern da quando sono piccolo” disse quasi per giustificarsi.
“Non puoi seguire il Bayern, non se stai con me.”
“Oh andiamo! Ora voglio guardare la partita e mangiare in santa pace” disse alzando gli occhi al cielo.
 
“Ti prego Reus, non sbagliare. Ti prego, ti prego, ti prego” dissi mentre ero in ginocchio davanti alla TV e guardavo con ansia e paura Marco Reus che andava a tirare un rigore. Tra l’altro Marco Reus era uno dei miei calciatori preferiti e quindi l’ansia era triplicata.
“Ti prego, San Gennaro” dissi pregando perfino San Gennaro.
Jonathan intanto rideva come un deficiente.
“Ma tanto lo sbaglia” disse tranquillo mentre maneggiava con il suo telefono.
Mi girai di scatto e gli lanciai uno sguardo assassino.
“Corna” dissi facendo le corna come gesto per allontanare la sfortuna.
Mi riconcentrai sulla partita e Reus era pronto. Mancava solo il fischio dell’arbitro.
“Ti prego, ti prego, ti prego” dissi fissando la figura del giocatore dalla TV.
L’arbitro fischiò, Marco Reus prese una piccola corsettina e tirò. Un rigore impossibile da parare per il portiere, dritto nell’angolo superiore destro.
“VAAAAAI, GOOOOOOOOAL, GOAAAAAAAAAL” dissi andando vicino a Jonathan e facendogli la linguaccia.
 
 
“Avete vinto a culo, solo per quel rigore” disse Jonathan indispettito.
“Ma hai guardato la partita? Abbiamo dominato per novanta minuti, più recupero” dissi incrociando le braccia la petto.
“Ma cosa ne vuoi sapere tu, sei pur sempre una donna” disse alzando gli occhi al cielo.
“Una donna che capisce il calcio più di te, maschilista” dissi prendendo le cose che aveva in mano per me e chiudendomi in bagno per una bella doccia rilassante.
 
“Jonathan mi sa che questa tuta e questa maglia non le riavrai più” dissi andando sul divano di fianco a lui.
“La tuta va bene, ma la maglia mi serve per fare allenamento” disse girandosi verso di me.
“Sai fare la treccia?” dissi sciogliendo i capelli.
“Sì! La faccio sempre a Marta” disse sorridendomi.
“Allora falla” dissi passandogli il codino.
Lui senza dire nulla cominciò a farmi la treccia. Jonathan aveva delle mani leggerissime e un tocco rilassante. Quasi quasi mi sarei addormenta mentre mi toccava i capelli e non permettevo a nessuno di toccarmi i capelli. Jonathan era l’eccezione. Mi fece la treccia e la fece anche abbastanza bene. Dopo poggiò la sua testa sulle mie gambe e cominciammo a parlare di tutto.
 
“Allora i tuoi calciatori preferiti?” chiese mentre gli accarezzavo i capelli.
“Il primo in assoluto è il mio amatissimo Lavezzi, poi subito dopo abbiamo Mertens e Reus. I tuoi?” chiesi guardandolo.
“Anzi non me lo dire, te li indovino io” dissi prima che lui cominciasse a parlare.
“Allora sicuramente Messi, ho visto un poster nella tua vecchia camera” dissi pensando.
“Cosa? Marta ti ha fatto vedere la mia vecchia camera?” chiese sbiancando.
“Sì ed ho visto anche tutti quei poster di quelle belle ragazze molto coperte” dissi ridacchiando.
“Ero solo un ragazzino” disse giustificandosi.
“Dopo Messi abbiamo sicuramente ma sicuramente Maradona, ma lui è un DIO” dissi calcando bene la parola DIO. Maradona era il dio del calcio.
“Giusto e poi adoro anche Del Piero” disse prendendo una mia mano e cominciando a giocare con essa.
“Il tuo numero preferito?” chiesi cambiando argomento.
“Il tre, il tuo?”
“Anche il mio!” dissi sorpresa.
“Vedi, dobbiamo per forza stare insieme, è destino” disse ridendo.
Alzai gli occhi al cielo.
“Perché prima del nostro “fidanzamento” ti comportavi in quel modo?” dissi facendo riferimento a tutte le notti passate con una ragazza diversa, le serate ubriaco e gli allenamenti saltati.
“Sono giovane, ho solo ventidue anni e voglio vivermi la vita” disse semplicemente.
“Quanto mi fate incazzare quando dite così! Vivere la vita non equivale ad ubriacarsi o portarsi a letto una diversa ogni sera. Vivere la vita è saper cogliere ogni singola sfumatura e ogni piccolo dettaglio, è amare la propria vita e non buttarla in cazzate come quelle” dissi innervosendomi.
“Poi soprattutto tu, devi dare l’esempio! Ci sono un sacco di ragazzini che ti seguono, sei un idolo in tutta Italia e non puoi comportarti così. Insegni cose sbagliate” dissi facendo forse un discorso troppo serio per una diciottenne.
“Ho sbagliato, lo so, ma ora sto cambiando ed è anche merito tuo” disse guardandomi.
“Non è merito mio, io non ti posso cambiare, sei tu che decidi cosa fare di te e della tua vita” dissi facendo un mezzo sorriso.
“Invece tu mi hai cambiato. Forse non l’hai capito ma davvero da quando ci conosciamo non sono lo stesso Jonathan. Non sento il bisogno di ubriacarmi o stare con una ragazza che il giorno dopo dimenticherò, voglio stare solo ed unicamente con te. Non so cosa tu mi stia facendo ma è tutto fantastico da quando sono con te” disse arrossendo.
Dovevo collegare le cose. Jonathan Filippi mi aveva detto forse le cosi più dolci del mondo, era arrossito e mi guardava con degli occhi pieni di felicità ed io non sapevo cosa rispondere. Non potevo scappare anche questa volta ma non ero nemmeno pronta ad ammettere i miei sentimenti.
“Dammi solo un bacio, le parole non contano” disse Jonathan vedendo la mia difficoltà nel reagire.
Mi chinai e gli diedi un bacio. Un bacio vero, pieno di emozioni e di sentimenti. Un bacio che mi aprii la mente e il cuore. Avevo capito cosa significava per me Jonathan Filippi e non potevo essere più felice.
 
“Buonanotte” disse Jonathan dandomi un bacio in fronte e svegliandomi.
“Dove vai?” chiesi guardandomi intorno ancora un po’ stordito.
“Sono le due, vorrei dormire” disse ridacchiando.
“E dove vai a dormire?”
“In camera mia” disse confuso.
“Perché non dormi con me?” dissi senza nemmeno pensarci. Forse il giorno dopo me ne sarei pentita, ma volevo Jonathan al mio fianco.
“Credevo ti avrebbe dato fastidio” disse non sapendo cosa fare.
“Bastava solo chiedere” dissi sorridendo.
Lui mi riprese in braccio e mi portò in camera sua.
“Potevo anche camminare ora” dissi ridendo mentre lui mi poggiava sul suo letto.
“Lo so ma mi piace prenderti in braccio” disse sorridendomi.
Dopo cinque minuti eravamo distesi nel letto e Jonathan era affianco a me che mi abbracciava come se fossi la cosa più preziosa che avesse.
“Buonanotte  Jonathan e grazie per tutto” dissi sorridendomi.
“Buonanotte pulce, grazie a te” disse sorridendomi.
Mi addormentai dopo una decina di minuti e in quei dieci minuti pensai alla giornata che avevo passato con Jonathan. Jonathan riusciva a farmi sorridere, a farmi stare bene, a rendermi felice e dormire al suo fianco era davvero qualcosa di fantastico. Ci fissammo per due o forse tre minuti, fu lui a spezzare il contatto visivo con un bacio. Il bacio della buonanotte, un semplice bacio a stampo.
Quella notte dormii benissimo, senza incubi e senza svegliarmi tremila volte durante la notte. Jonathan mi faceva davvero bene.
 
Mi svegliai per prima, infatti cercai di fare il meno rumore possibile quando mi alzai. Prima di alzarmi rimasi a guardare a Jonathan. Aveva incrociato le sue gambe con le mie e avevo il suo viso proprio di fronte al mio. Aveva un’espressione rilassata e felice. Sarei rimasta a guardarlo per tutta la vita. Decisi di alzarmi e andai a preparare la colazione. Erano le dieci, una mezz’oretta e sarei andata a svegliare Jonathan. Preparai il latte caldo con i cerali, presi anche i biscotti e alcune brioche.
“Jonathan dai, sveglia” dissi muovendo il suo braccio.
“Altri cinque minuti” disse girandosi dalla parte opposta.
“Jonathan ti tolgo le coperte” dissi minacciandolo.
Lui sbuffò e si mise il cuscino sul viso.
“L’hai voluto tu” dissi togliendo le coperte e buttandole per terra. Avvicinai le mie mani al suo viso per poter togliere il cuscino ma lui le bloccò e mi buttò su di lui.
“Buongiorno Jonathan” dissi sorridendo. Lui non rispose e  mi diede un veloce bacio a stampo.
“Questo è un buongiorno” disse sorridendomi.
“Andiamo che ho preparato la colazione” dissi liberandomi dalla sua presa.
“Se mi prepari la colazione ogni volta che dormi qua, casa mia è sempre aperta per te” disse mentre mi alzavo dal letto.
“Muoviti, ti aspetto in cucina” dissi ridacchiando e avviandomi verso la cucina.
Dopo cinque minuti mi raggiunse anche lui. Rimase a fissare la colazione e poi spostò lo sguardo su di me e mi sorrise.
“Non faccio una colazione decente da secoli, grazie mille” disse davvero felice.
“Ma non ho fatto nulla” dissi sedendomi. Lui si sedette vicino a me e cominciammo a mangiare.
“Amo il latte caldo con i cereali” disse mentre versava il latte nella tazza.
“Anche io! Soprattutto se sono i cheerios” dissi prendendo i cereali.
“Mmh, a me non piacciono tanto” disse prendendo le Gocciole.
“E perché li compri?” chiesi confusa.
“Sono i cereali preferiti di Insigne e quando Genny non è a Napoli, lui si trasferisce da me e vuole i suoi cerali” spiegò prima di ingozzarsi di biscotti.
“Che belli che sono insieme” dissi pensando ad Insigne e Genny.
“Un giorno anche io troverò qualcuno da amare come Insigne ama Genny” disse guardandomi e sorridendomi.
Sorrisi e abbassai la testa. Avevo bisogno di cibo.
 
“Possibile che già sono le undici?” dissi mentre mettevo le tazze e i cucchiai nella lavastoviglie.
“Tra poco dovrebbe arrivare la donna delle pulizie, che ne dici se andiamo a mangiare fuori?” chiese alzandosi dal tavolo.
“Va bene ma devo chiamare i miei per vedere dove sono” dissi approvando la sua idea.
Andai a prendere il mio telefono e chiamai mamma.
“Pronto?” rispose la voce squillante di mia madre.
“Mamma, sono Aurora. Dove siete?”
“Siamo appena arrivati a casa, tesoro.”
“Okay, io sto arrivando a casa. Faccio una doccia e vado a mangiare fuori con Jonathan.”
“Ci vediamo tra poco” disse attaccando il telefono.
 
“Allora tesoro, com’è andata ieri?” chiese mamma mentre preparava il caffè.
“Tutto bene, sono rimasta a dormire da Jonathan, Nicole non era a casa sua” dissi alzandomi dal divano. “Mamma vado a fare una doccia velocissima, ti lascio Jonathan, mi raccomando non dire cose imbarazzanti” dissi guardando mamma.
“Tranquilla! Ma per chi mi hai preso?” disse lei ridendo.
“Non si sa mai con te” dissi ridacchiando.
 
“Io ho fatto” dissi dopo una quindicina di minuti entrando in cucina. Ciò che vidi mi spaventò. Mia madre e Jonathan che stavano guardando un album di foto e ridevano come vecchi amici.
“Mamma!” dissi quasi rimproverandola.
“Non sto dicendo nulla di imbarazzante, sto solo facendo vedere le foto di quando eri piccola” disse ridacchiando.
“Eddai mà” dissi sbuffando e avvicinandomi a loro. Presi l’album, lo chiusi e guardai Jonathan.
“E’ arrivato il momento di andare, sennò si fa tardi e non troviamo posto al ristorante” dissi facendolo alzare.
“Noi due facciamo i conti dopo” dissi riferendomi a mia madre.
“E’ stato un piacere, signora! Ci vediamo presto” disse Jonathan sorridendo.
“Il piacere è tutto mio, e non chiamarmi signora! Che ne dici se stasera vieni a cena qui?” disse mia madre.
“Per me non ci sono problemi, ci vediamo stasera allora” disse Jonathan sorridendo.
“Ciao mà” dissi uscendo da casa.
“Adoro tua madre” disse Jonathan seguendomi. “E da piccola eri davvero un tesoro” disse ridendo.
“Sta zitto” dissi alzando gli occhi al cielo.



BUOOOOOOOOOOON NATALE! 
TANTISSIMI AUGURI DI BUON NATALE A TUTTI VOI  E ALLE VOSTRE FAMIGLIEEEEE! 
Sono in ritardo lo so, ma perdonatemi è Natale anche per me! E dovete perdonarmi anche perchè a Natale si è tutti più buoni eheh AHAHHAHA Allora com'è andato questo Natale? Io ho mangiato tantissimo! Credo di aver messo 10 chili, se non di più. Il cenone è sempre stata la mia rovina, poi soprattutto il cibo che prepara mia madre HAHHAH Che regali avete ricevuto? Io soldi e alcuni regali vari (borsa, Casio, maglioncini, libri e CD)! E' stato un Natale abbastanza deludente per me, non ho sentito per nulla l'aria natalizia! Come lo avete passato? Io l'ho passato dai miei zii e ho mangiato tutti 'sti giorni, ops HAHHA passiamo al capitolo! Spero vi piaccia, ho cercato di renderlo il più interessante possibile e l'ho scritto in due giorni! Non è il massimo, ma non fa nemmeno tanto schifo dai hahahah
spero davvero vi piaccia, ho avuto poco tempo libero e l'ho usato solo per scrivere! 

Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione. 
Vi auguro ancora un buon Natale e tanta tanta felicità! Vi voglio bene!
Un bacio, I xxx
ps. SCUSATE GLI ORRORI.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno ***



“Quindi stasera cena a casa mia? Oddio, che cosa imbarazzante!” dissi sbuffando.
“Posso anche non venire” disse alzando le spalle.
“Mamma ti uccide se non vieni” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Almeno passiamo del tempo insieme” disse girandosi a guardarmi.
“Jonathan guarda la strada!” lo rimproverai. “E comunque, voglio passare del tempo con te ma non con mio padre in giro.”
“Ma se tuo padre è tanto bravo!”
“E’ bravo solo perché sa che non sei il mio vero fidanzato. Diglielo tu dei nostri baci” dissi sospirando.
“Papà geloso?” chiesi ridacchiando.
“Geloso? Geloso è dir poco! Tra lui, Ciro e Gennaro non so chi sia più geloso” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Anche io sarei geloso di una meraviglia come te” disse  girandosi di nuovo verso di me.
“Jonathan, non voglio ripeterlo più, devi guardare la strada, non me!” dissi rimproverandolo ancora.
“Oh andiamo, ho ventidue anni, so guidare e conosco queste strade fin troppo bene” disse sbuffando.
“Non mi importa, devi guardare la strada e fare attenzione. E grazie mille per il complimento” dissi arrossendo mentre pronunciavo le ultime parole.
“Va bene, mamma. Siamo arrivati” disse parcheggiando.
 
“Ho prenotato un tavolo per due per Filippi” disse Jonathan rivolgendosi al cameriere che ci accolse davanti la porta.
“Seguitemi” disse sorridendoci.
Il tavolo era isolato dagli altri, si trovava vicino alla finestra e si poteva guardare il fantastico mare agitato.
“Ecco a voi i menù” disse porgendoci due libretti.
Ringraziammo e cominciammo a guardare i menù.
“Deciso?” chiese posando il suo menù.
“In realtà no! Non so davvero cosa prendere” chiesi in difficoltà.
“Ti dà fastidio se ordino per te?” chiesi facendomi alzare lo sguardo dal menù.
“Solitamente mi dà fastidio quando qualcuno sceglie per me, ma fai pure” dissi posando il menù.
Chiamò il cameriere che non tardò ad arrivare.
“Allora ci porta due spaghetti con le vongole e due fritture” disse sorridendo al cameriere e guardandomi per avere conferma. Sorrisi.
“Sei andato bene perché queste sono le uniche cose a base di pesce che mangio” dissi ridacchiando.
“Ti conosco troppo bene” disse vantandosi.
“Ci conosciamo solo da qualche mese, non puoi dire così” dissi scattando subito sulla difesa. Non volevo che qualcuno mi conoscesse bene, solo Nicole poteva.
“Invece ho scoperto molte cose di te, cose che tu non potresti nemmeno immaginare” disse guardandomi dritto negli occhi. Non riuscii a reggere lo sguardo e fissai le persone che passavano fuori la finestra.
“Il giorno prima del matrimonio di Dezemaili eravamo a Roma, al Mc Donald’s e hai detto che avevi una lista di cose che amavi di me. Quali sono?” chiesi ritornando con lo sguardo verso di lui.
“Prima cosa: amo il fatto che ti piaccia così tanto il calcio” disse guardandomi dritto negli occhi.
“Seconda cosa: amo il fatto che mangi più di una semplicissima insalata.”
“Terza cosa: amo il tuo essere stronza e acida, ma ora non esagerare.”
“Quarta cosa: amo il rapporto che hai con la tua famiglia.”
“Quinta cosa: amo i tuoi baci e le tue labbra.”
“Sesta cosa: amo i tuoi capelli lunghissimi.”
Stava per continuare ma arrivò il cameriere con gli spaghetti.
“Grazie mille” dicemmo insieme. Ci guardammo e sorridemmo.
Nessuno parlò, mangiammo in silenzio. Io ero troppo occupata a pensare a tutte le cose che mi aveva detto. C’era qualcuno che amava davvero quelle cose? Non riuscivo a collegare le cose, mi sembrava irreale. Nessuno mi aveva mai detto quelle cose.
Appena il cameriere tornò a prendere i piatti vuoti Jonathan ricominciò a parlare.
“Settima cosa: amo la tua timidezza e la tua ingenuità.”
“Ottava cosa: amo la tua risata, soprattutto quando ti faccio il solletico.”
“Nona cosa: amo la tua semplicità.”
“Decima cosa: amo la tua voce, mi calma e mi rilassa.”
“Undicesima cosa: amo la tua voglia di rendere fieri di te le persone che ami.”
“Dodicesima cosa: amo la tua parlantina, a volte diventa fastidiosa ma è adorabile.”
“Tredicesima cosa: amo anche il tuo amore per il Borussia, riesci a farmi piacere una squadra che odio da come ne parli.”
“Quattordicesima cosa: amo la tua pigrizia.”
“Quindicesima cosa: amo il tuo corpo, ogni singola cosa. I tuoi fianchi, le tue gambe, la tua pancetta, le tue mani, tutto.”
Lo guardavo senza dire nulla, con gli occhi lucidi e con il mio cuore che batteva come un pazzo. Non riuscivo a dire nulla, una parola e sarei scoppiata a piangere. Dopo qualche minuto mi resi conto di dover rispondere per forza.
“Mai mi sono sentita così tanto amata in vita mia, grazie mille” dissi sorridendo e alzandomi per andarlo a baciare. Me ne fregavo che sarebbe sembrato inopportuno, io avevo bisogno di baciarlo. Avevo bisogno di dimostrare ciò che non riuscivo a dire con delle stupide parole. Avevo bisogno di sentirlo ancora più vicino a me. A farmi ritornare al mio posto fu il cameriere che ci guardava imbarazzato per aver interrotto un momento intimo.
Mangiai tutta la frittura sorridendo come una deficiente.
 
“E’ un problema se oggi Jason sta con noi? Non lo vedo da secoli e mamma mi ha chiesto se potevo stare con lui” disse mettendo in moto la macchina.
“Nessun problema, anzi se vuoi ci vediamo direttamente stasera, almeno stai da solo con lui.”
“Nono, voglio che ci sia anche tu” disse sorridendomi.
 
“Jojo, mi sei mancato davvero tanto” disse Jason appena vide Jonathan.
“Anche tu, mostriciattolo” disse prendendolo in braccio.
“Ciao Aurora” disse timidamente.
“Ciao Jason” dissi sorridendogli dolcemente.
“Passo a prenderlo alle sette e mezzo, grazie mille e scusate se vi ho disturbato” disse la madre di Jonathan.
“Stia tranquilla, è un piacere stare con Jason” dissi sorridendo.
“Ci vediamo dopo, ora scappo! Grazie ancora” disse uscendo da casa di Jonathan.
“Allora cosa facciamo?” chiese il bimbo appena la mamma uscì di casa.
“Che ne dici se guardiamo un bel cartone?” chiese Jonathan guardandolo.
“Guardo solo Frozen, è il mio cartone preferito!” disse il bambino deciso.
“Va benissimo, guarderemo Frozen, vado a cercare il DVD” disse facendo scendere il bimbo dalle sue braccia e andando in camera sua.
“Allora, tutto bene?” dissi scompigliandogli i capelli.
“Tutto benissimo, oggi mi sono fidanzato” disse timidamente.
“E chi è la fortunata?” chiesi sorridendo.
“Si chiama Francesca ed è una mia amica! Viene in classe con me ed io l’aiuto sempre” disse fiero dei suoi gesti.
“Bravo! Le ragazze bisogna sempre aiutarle” dissi sorridendo teneramente.
“Oggi aveva dimenticato la merendina ed io le ho dato la mia” disse arrossendo.
“Sei davvero un bravo bambino” dissi abbassandomi alla sua altezza e dandogli un bacio sulla guancia.
“E tu sei una grande davvero bella e brava” disse dandomi un bacio.
“Ed io sono Jonathan” disse Jonathan entrando in salotto con il DVD di Frozen.
“Sì ma io voglio anche i pop pop” disse Jason guardandomi.
“Pop corn, si dice così. Ora te li preparo io” disse Jonathan ridacchiando.
“Li preparo io! Tu comincia a mettere il DVD” dissi andando verso la cucina.
 
“Eccomi, due ciotole di Pop Corn” dissi entrando in salotto. Trovai Jonathan e Jason sul divano ed il film che stava per cominciare.
“Dai veloce, mettiti vicino a JoJo” disse Jason indicandomi il posto libero vicino al fratellone.
“Non vedo l’ora” dissi mentre mi sedevo.
“Io amo Frozen” disse Jonathan.
“Zitti che sta per cominciare” disse Jason facendoci scoppiare a ridere.
“Se non state zitti, vi caccio fuori” disse arrabbiandosi.
“Va bene, scusa” dissi scusandomi e trattenendo una risata.
 
 
“Pausa pipì, pausa pipì” urlò Jason nel bel mezzo del film.
“Corriamo in bagnooo” disse Jonathan prendendo il braccio e portandolo in bagno.
Dopo cinque minuti tornarono entrambi soddisfatti e contenti.
“Abbiamo fatto entrambi pipì” disse Jason ridendo. “E ci siamo lavati le mani, tranquilla” aggiunse subito dopo facendomi scoppiare a ridere.
“Ma che bravi bambini” dissi ridendo.
“Io amo le canzoni di questo film” dissi prendendo dei pop corn e mangiandoli.
“Anche io” disse Jonathan canticchiando Let It Go.
“Poi questo cartone è meraviglioso! A partire dai disegni” dissi mettendo una mano nella ciotola. Invece di prendere i pop corn toccai la mano di Jonathan.
“Scusami”  dissi togliendo la mano.
Non rispose e continuò a canticchiare. A fine canzone Jonathan prese la mia mano e la strinse per tutto il film.
 
 
“Di nuovo, di nuovo, di nuovo” disse Jason appena il film finì.
“Jason non possiamo riguardarlo, tra mezz’ora torna mamma” disse Jonathan facendo intristire il fratellino.
“Che ne dici se mentre aspettiamo mamma disegniamo un po’?” dissi cercando di migliorare le cose.
“Va bene, mi aiuti tu?” chiese guardandomi con due occhioni irresistibili.
“Certo” dissi prendendolo per mano e andando vicino al salotto. Jonathan recuperò delle matite e dei fogli.
“Allora cosa vuoi disegnare?” chiesi al bimbo che fissava il foglio bianco.
“Io faccio un disegno per te, ma tu non puoi guardare” disse scappando via verso Jonathan.
Io non sapendo cosa fare, disegnai. Ero una frana nel disegno e l’unica cosa che mi usciva bene era un fiore. Per passare il tempo disegnai il fiore.
“Ho finitoooo” disse Jason correndo verso di me.
Si sedette sulle gambe e mi mostrò il disegno.
“Allora questo sono io e questi siete tu e JoJo che mi portate a guardare una partita del Napoli” disse fiero del suo lavoro.
“Ma è bellissimo” dissi sorridendo. Era davvero bellissimo per essere un disegno di un bambino di sei anni. “Sei un tesoro” dissi baciandogli la guancia.
“Ringrazia anche JoJo” disse sorridendo.
Sorrisi a Jonathan che stava giocando con il suo cellulare.
 
“Grazie mille, mi avete salvato la giornata” disse la madre di Jonathan mentre aspettava che Jason si mettesse la giacca.
“Mamma sai che puoi lasciarmi Jason quando vuoi” disse Jonathan sorridendo dolcemente alla madre.
La madre lo abbracciò e sorrise come solo una mamma sapeva fare.
“Ciao Jojo e ciao Aurora, non dimenticarti il disegno” disse sorridendomi.
“Tranquillo, non lo dimentico” dissi abbassandomi e dandogli un bacio sulla guancia.
“Ci vediamo presto” disse Jonathan prendendolo in braccio e facendo un giro su se stesso.
“Ciao ciao” disse scendendo e salutandoci con la mano.
“Grazie anche a te Aurora” disse Chiara sorridendomi.
“E’ stato un piacere stare con il piccoletto” dissi sorridendo.
 
“Guarda che fotografo” disse Jonathan mostrandomi una foto sul suo telefono. Eravamo io e Jason, lui era in braccio a me ed indicava il disegno ed io sorridevo. Era una foto davvero bellissima.
“Jonathan devi smetterla di fare foto senza dirmelo” dissi sbuffando.
“Amo fare foto e tu sei il mio soggetto preferito” disse sorridendomi.
“Comunque è davvero una bella foto, amo troppo tuo fratello” dissi sorridendo.
“Da qualcuno avrà pur preso” disse vantandosi.
“Spero non da te” dissi facendo la linguaccia.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Vado a fare la doccia, così dopo andiamo casa tua” disse alzandosi e andando verso il bagno.
“Va bene” dissi prendendo il mio telefono.
 
“AURORA” urlò Jonathan dal bagno.
“Che vuoi?” urlai cercando di concentrarmi e fare la linea giusta.
“Mi porti l’accappatoio? L’ho dimenticato nel bagno piccolo.”
“Aspetta cinque minuti, sto giocando a Stick Hero” dissi sbuffando.
“Eddai Aurora, veloce” disse sicuramente alzando gli occhi al cielo.
“Jonathan non rompere. Finisco di giocare e te lo prendo” dissi alzando gli occhi al cielo.
Stavo per superare il mio record quando la voce di Jonathan arrivò alle mie orecchie come se fosse una bomba carta. Mi fece spaventare e mi fece fare la linea più corta.
“Jonathan che cazzo mi urli?” chiesi arrabbiata per aver perso.
“Mi porti questo maledetto accappatoio?”
Controvoglia mi alzai e cercai l’accappatoio.
“Mi hai fatto perdere a Stick Hero, bastardo. Stavo superando il mio record” dissi lanciandogli l’accappatoio per terra.
Dopo qualche secondo aprì la porta e uscì solo la sua testa.
“Grazie mille” disse con il suo sorrisetto da furbone.
 
“Sono pronto!” disse Jonathan entrando in salotto.
“Neanche la regina d’Inghilterra ci mette così tanto per fare una doccia e prepararsi” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Ma se ho fatto tutto in un’ora” disse guardandomi.
“Meglio se stai zitto e andiamo” dissi indossando il giubbotto e alzando gli occhi al cielo.
“A che ora mangiate di solito?” chiese chiudendo la porta di casa.
Ci trovammo un giornalista che ci aspettava vicino al cancelletto.
“Che gioia, mi erano quasi mancati questi giornalisti” dissi guardando male l’uomo.
“Dai, pulce, andiamo” disse prendendomi per mano e chiudendo bene il cancelletto.
“Allora, stasera la porti a cena fuori?” chiese il giornalista vicino a Jonathan.
“Stiamo andando a cenare a casa sua e siamo già in ritardo” disse cercando di essere il più veloce possibile. Ci infilammo in macchina e andammo. 



BUUUUUON 2015, GIOIEEEEE!
Tanti auguri di buon anno! Spero che questo 2015 possa essere il vostro anno! Vi auguro davvero tanta ma tanta tanta felicità e gioia!
Scusate, sono il ritardo, lo so, lo so. Erano vacanze anche per me e le ho passate con i miei amici e la mia famiglia e ora che è ricominciata la scuola sarà un inferno! Questo è un capitolo pieno di dolcezza ma sono in vena di cose dolci, non mi uccidete hahaha Mi stanno succedendo belle cose e allora scrivo belle cose hahahah :) Avevo intenzione di scrivere anche la cena in questo capitolo ma dopo non riuscivo ad aggiornare entro domenica e non volevo farvi aspettare troppo. Ed eccovi il capitolo :) Come avete passato Capodanno? Io sono stata con le mie amiche in giro per il mio paese! E come è cominciato il vostro anno? Il mio abbastanza male ma sembra riprendersi e sono felice! 
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati.
Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione. 
Vi voglio bene e siete le migliori x
Un bacio, I xxx
ps. SCUSATE GLI ORRORI.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue ***


 

“Ciao pà, scusa se siamo arrivati tardi ma abbiamo incontrato un giornalista che ci ha fatto perdere tempo” dissi entrando in cucina subito seguita di Jonathan.
“Tranquilla e fatti abbracciare che prima non ci siamo visti” disse per poi abbracciarmi. Sorrisi e ricambiai l’abbraccio.
“Salve” disse Jonathan in imbarazzo.
“Jonathan! Come stai? Grazie per aver ospitato Aurora a casa tua” disse papà sorridendo. Era di buon umore.
“Abbastanza bene, grazie!A te? E’ un piacere avere Aurora a casa” disse sorridendo.
“Bene, anche se sono un po’ stanco per colpa del viaggio. Domenica giochi?” chiese papà.
“Non posso, il medico ha detto che devo rimanere a riposo, infatti non mi sto nemmeno allenando. Credo che la prossima partita non la salterò, anche perché tra poco ricominciano le partite della Champions e non posso non esserci” disse Jonathan. E da qui cominciò un discorso infinito sul calcio, sulle varie tattiche di gioco, sulla squadra, sul campionato, la Champions e la coppa Italia. Un discorso che durò all’incirca mezz’ora e che io non potetti ascoltare poiché dovevo aiutare mamma.
“Tra te e Jonathan c’è qualcosa, vero?” chiese mamma mentre mi passava i bicchieri da mettere a tavola.
“Cosa?” chiesi allarmandomi.
“Hai capito fin troppo bene” disse ridacchiando.
“Non c’è nulla, siamo solo amici e fingiamo di essere fidanzati” dissi vagando per la cucina per non incrociare lo sguardo di mia madre.
“Non sono mica nata ieri! Riconosco quando mia figlia è innamorata” disse mia madre stuzzicandomi.
“Addirittura innamorata? Ti stai allargando troppo, mamma” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Quando lo capirai mi dirai che avevo ragione e Jonathan è già pazzo di te” disse mia madre sognante.
“Mamma i tuoi cinquantanni si fanno sentire, meglio se non pensi troppo” dissi scherzando.
“Sono quarantotto e me li porto benissimo” disse mantenendomi il gioco.
“Quelle rughe dicono il contrario” dissi scappando subito in salotto per evitare la sua furia.
“Rughe? Ma se ho la pelle più bella della tua” disse mia madre seguendomi in salotto.
“Papà difendimi” dissi nascondendomi dietro la poltrona di papà.
“Aurora non posso difenderti, se lo faccio uccide anche a me” disse papà ridendo. Era abituato alle nostre scenate.
“Papà tu sei un mio alleato!” Avevamo fatto un patto. Io e papà eravamo alleati mentre Ciro, Gennaro e mamma erano contro di noi, ovviamente sempre scherzando.
“La nostra alleanza è finita qui e ora lasciami parlare con Jonathan” disse ricominciando a parlare con Jonathan che aveva guardato me e mia madre divertito.
“Allora mamma, risolviamo la cosa da persone mature” dissi prendendo un bel respiro. “Tu non mi uccidi e io dopo sparecchio e pulisco la cucina” dissi velocemente.
“Perfetto” disse porgendomi la mano per stringerla e sigillare il nostro “patto di pace”.
 
 
“Allora oggi che avete fatto?” chiese mia madre mentre eravamo a tavola.
“Jonathan mi ha portato in un ristorante davvero carino e ho mangiato davvero tanto” dissi ridacchiando.
“Poi siamo stati con Jason, il mio fratellino” continuò Jonathan tagliando la carne.
“Hai un fratello? E Quanti anni ha?” chiese mia madre.
“Ho un fratello e una sorella. Jason ha sei anni, Marta quattordici.”
“Abbiamo anche guardo Frozen” dissi eccitata.
“Di nuovo? Ma l’hai visto anche l’altro ieri!” disse mia madre alzando gli occhi al cielo.
“Lo sai che amo quel film” dissi facendo spallucce.
“Pensi di restare con il Napoli ancora per qualche anno?” chiese papà sorridendo.
“In realtà io avevo intenzione di andare via già a gennaio ma prima ho deciso che voglio vincere scudetto, Champions e Coppa Italia con il Napoli” disse bevendo un po’ d’acqua.
“Vuoi davvero puntare al Triplete?” chiese mio padre incredulo.
“Non solo io ma tutta la squadra. L’unico problema potrebbe essere la Champions, ma siamo pronti a lottare. Scudetto siamo solo ad un punto dalla Juve e tra un mese abbiamo anche lo scontro diretto. Coppa Italia siamo in finale contro la Fiorentina. Direi che stiamo messi abbastanza bene” disse fiero della squadra.
“E in quale squadra vorresti andare?”
“Sicuramente non una squadra italiana, non tradirei mai il Napoli. Pensavo al Borussia o al Barcellona, visto che sono stato contatto da entrambe le squadre” disse tranquillamente.
“Cosa? Cosa? Il Borussia ti ha contattato? Quindi tu potresti andare a giocare nel Borussia? Cazzo, in Germania” dissi prima tutta euforica ma poi anche confusa. Andare con il Borussia o il Barcellona significava andare via dall’Italia ed io come avrei fatto senza lui.
“Sì ma credo di restare a Napoli ancora un po’. Quest’anno non sarà l’ultimo, forse andrò via l’anno prossimo, ma sinceramente non voglio pensarci” disse sorridendo.
“Meglio non pensarci” mormorai tra me e me.
 
 
“Hai delle mani d’oro” disse Jonathan vicino a mia madre.
“Amo cucinare e sentirmi dire queste cose è sempre bellissimo” disse mia madre felicissima.
“Jonathan, vieni con me, ti faccio vedere i miei vecchi trofei” disse mio padre alzandosi da tavola.
“Se ovviamente vuoi” aggiunse subito dopo.
“Certo che voglio, mi fa piacere vedere il Napoli di prima” disse sorridendo a mio padre. Entrambi si alzarono ed andarono nella stanza dei trofei. Era una stanza non troppo grande, dove c’erano tutti i trofei vinti da mio padre e dai miei fratelli. La maggior parte erano di papà e di Francesco, erano infinti. Francesco era un vero campione, aveva fatto qualche presenza con il Napoli ed era andato benissimo. Sorrisi al pensiero di Francesco mentre giocava al calcio e presi a sparecchiare.
 
“Io ho finito, la cucina è pulitissima” dissi buttandomi sul divano affianco a Jonathan che mi guardava con occhi pieni di felicità.
“Scusami se ti ho trascurato ma ho fatto un patto con il diavolo e se non lo portavo a termine rischiavo di morire” dissi riferendomi al patto fatto con mia madre.
Lui rise.
“Preferisco di gran lunga la compagnia di tuo padre alla tua. Non mi tratta male ed è sempre gentile, poi amo ascoltare storie vecchie sul calcio” disse sorridendo sinceramente.
“Bene, allora fidanzati con mio padre” dissi facendogli la linguaccia.
“Non posso e poi ho te” disse dandomi un veloce bacio a stampo prima che entrassero i miei genitori.
“Noi andiamo a riposare, è stato un piacere averti a cena qui” disse mia madre abbracciando Jonathan.
“Il piacere è stato mangiare le cose buonissime che hai cucinato” disse Jonathan ricambiando l’abbraccio.
“Ci vediamo Jonathan, sei sempre più un bravo ragazzo” disse papà dandogli una pacca sulla spalla.
Lui sorrise e ringraziò.
“Un bravo ragazzo? Tu?” dissi appena la porta del salotto si chiuse e scoppiando a ridere.
“Cosa vorresti dire?” disse alzando un sopracciglio.
“Nulla, nulla” dissi ridendo.
“Ora me lo dici” disse cominciando a farmi il solletico e a farmi quasi soffocare.
 
“Amo la tua famiglia, i tuoi genitori sono fantastici” disse dopo aver finito di torturarmi.
“Lo so” dissi sorridendo.
“Sono le undici e mezza e tu domani hai scuola, meglio se vado” disse alzandosi.
“Scuola del cavolo” dissi alzando gli occhi al cielo. Mi alzai e lo accompagnai fino al portone giù.
“Grazie mille per la bellissima giornata” disse Jonathan sorridendomi e aprendo la sua macchina.
“Grazie a me? A te!” dissi sorridendo. Si avvicinò, mi diede tre baci a stampo e un vero bacio.
“Buonanotte pulce” disse entrando in macchina.
“Buonanotte Than” dissi chiudendo la portiera e guardandolo mentre metteva in moto la macchina.
 
 
 
Ieri sera abbiamo avuto l’onore di vedere la coppia più amata da tutta l’Italia: Jonathan Filippi e Aurora Esposito. I due piccioncini ieri sono stati visti uscire mano nella mano dalla casa del nostro giovane calciatore. Andavano di fretta e non si lasciavano un secondo la mano. La giovanissima ragazza, ci ha addirittura detto che stavano andando a casa sua per una cena con la sua famiglia. Le cose si fanno sempre più serie e noi non possiamo che essere felici per il nostro Filippi. E’ davvero la ragazza giusta? Jonathan la ama davvero? Secondo noi sì! Mai abbiamo visto il calciatore tanto preso da una ragazza e basta guardarlo negli occhi per capire che è davvero innamorato. Speriamo solo che Aurora non spezzi il suo cuore ma siamo quasi sicuri che anche lei è innamoratissima del calciatore.
 
 
“Solo voi due non riuscite a capire che vi amate” disse Nicole finendo di leggere l’articolo.
“Sono tutte cavolate” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Poi quando vi fidanzerete mi dirai che avevo ragione” disse Nicole facendo spallucce.
Presi il giornale dalle sue mani e rilessi l’articolo.
“Io non spezzerei mai il cuore di Jonathan” dissi alzando gli occhi al cielo. “Giornali stupidi” dissi ridando il giornale alla padrona.
“Domani vengo con Matteo allo stadio” disse Nicole felice.
“Anche io e Jona andiamo allo stadio.”
“Tribuna?”
“No, distinti, vuole stare in mezzo ai tifosi. E’ pazzo, non sa che i tifosi impazziranno appena lo vedranno” dissi ridacchiando e immaginando la scena.
 
 
“Jonathan ma non ho voglia di andare quattro ore prima allo stadio” dissi sbuffando mentre lui metteva in moto.
“Pulce, devo ricordarti che non dobbiamo andare in tribuna e che dobbiamo fare la fila per entrare come tutte le persone normali?” disse alzando gli occhi al cielo.
“Lo sai che odio fare le file” dissi sbuffando.
“Ora non troveremo tanto casino, quindi non fare storie” disse chiudendo il discorso e alzando il volume della radio.
C’era “Tu Corri” dei Gemelli Diversi, canzone che fin da piccola amavo.
“Amava il gioco, amava il suo pallone, viveva per diventare il migliore, lo si chiamava il campione..” cominciai a canticchiare la canzone.
“Sembrava un uomo con le sue scarpette addosso, guardava avanti fisso e diceva a se stesso” continuò Jonathan sorridendo.
“Ci sei solo tu, con quella porta davanti  e un tiro da segnare che aspetta per svelarti se tutti quei sogni per cui tu corri li meriti davvero o son solo illusioni folli. Solo tu, e quella porta più in là, sotto i fischi di tutti quando quel tiro non va, particolari sciocchi, se bari si vede dagli occhi. Niente paura tu corri. Tu corri”cantammo insieme il ritornello e fu bellissimo. Jonathan aveva una voce bellissima e la canzone sembrava parlasse di lui.
Dopo questa canzone cantammo insieme tutte le altre che passavano per radio e non avevo vergogna di cantare davanti a lui. Amavo cantare ma non cantavo mai davanti a nessuno, ero troppo timida e cominciavo a tremare come una stupida e la voce mi usciva spezzata, ma con Jonathan era tutto così naturale e riuscivo a cantare senza nessun problema.
Stavo cantando una canzone quando Jonathan chiuse la radio.
“Ehi perché hai spento?” dissi girandomi verso di lui.
“Perché voglio sentire cantare solo te” disse sorridendo e guardandomi, ma si rigirò subito prima che lo rimproverassi sul fatto che doveva guardare la strada.
“Se tu canti con me, io canto” dissi guardandolo.
Accese la radio giusto per trovare una canzone da poter cantare. Trovammo “Baciami e portami a ballare” di Alex Britti e subito cominciammo a cantare.
Cantare con lui era fantastico, davvero meraviglioso. La radio mise anche “Una su un milione” un'altra canzone di Alex Britti ed una delle mie preferite. Jonathan cominciò a cantarla, io chiusi gli occhi e ascoltai tutta la canzone in silenzio. Era fantastico.
“Oltre calciatore anche cantante” dissi aprendo gli occhi e sorridendo.
“Ed ho anche mille altre doti” disse vantandosi.
Alzai gli occhi al cielo.
 
“Non provi nemmeno a camuffarti?” chiesi guardandolo mentre chiudeva la macchina.
“Perché dovrei? Voglio stare con i tifosi” disse aggiustandosi il giubbotto.
“Jonathan ma è impossibile, ti assaliranno” dissi cercando il telefono in macchina.
“Fidati, non mi diranno nulla” disse avvicinandosi a me.
Prese la mia mano e la incrociò con la sua e ci avviammo verso lo stadio.

Jonathan aveva ragione, facemmo la fila solo per una mezz’oretta e i tifosi non lo avevano assalito. Si erano fermati solo a fare delle foto, autografi e ricordargli quanto fosse bravo.
“Ora come ti senti? Stai meglio? Sei il migliore.” Queste erano le frasi più dette dai tifosi che chiedevano foto e Jonathan rispondeva sempre bene. Alcuni tifosi si volevano addirittura fare la foto con me, io imbarazzata accettavo e sorridevo. Molti ragazzi mi avevano fatto anche dei complimenti e inutile dire che si beccavano delle occhiatacce da parte del loro calciatore preferito.
“Jonathan possiamo farci una foto insieme? Sei il migliore!” disse un ragazzo abbastanza carino avvicinandosi a noi.
“Nessun problema e grazie mille” disse avvicinandosi a lui. Fecero la foto e il ragazzo si avvicinò a me.
“Sei molto più bella di persona” disse facendomi arrossire.
Jonathan appena sentì quella frase si girò e uccise il ragazzo con uno sguardo infuocato. Il ragazzo se ne accorse, salutò e andò via.
 
“Jonathan sei bellissimo, ancora più bello delle foto” disse una ragazza avvicinandosi a noi e urlando insieme alle sue amiche. Io rimasi perplessa.
“Possiamo toccarti i muscoli?” chiese un’altra ragazza da dietro.
Jonathan scoppiò a ridere.
“Non mi sembra il caso” disse sorridendo in modo scioccato alle ragazze.
“Vabbè dai allora faccio la foto” disse ancora un’altra ragazza.
Fecero questa foto e andarono via.
“Una di loro mi ha toccato il culo, sono spaventato” disse abbastanza perplesse.
Alzai gli occhi al cielo.
“Ragazze senza cervello e con le gambe aperte” sibilai guardandole mentre andavano via.
“Gelosetta?” chiese ridacchiando e abbracciandomi.
“Non si tratta di gelosia ma di pudore. Non ci posso credere che ti hanno chiesto di poter toccare i muscoli e ti hanno toccato il culo” dissi schifata.
“Gelosissima, direi” disse ridendo e stringendomi ancora più forte.
Ricambiai l’abbraccio e sbuffai.
 
Entrati ci mettemmo in un posto dove si vedeva benissimo e ci facemmo una foto che Jonathan pubblicò subito su tutti i social. Mi fece anche una foto con la sciarpa e mentre guardavo incantata lo stadio e scrisse “Napoli e la mia pulce. Cosa c’è di meglio?”.
Durante la partita nessuno ci diede fastidio e riuscimmo a guardare la partita in santa pace. Il Napoli stra vinse e tutti erano felici, me e Jonathan in primis. Dopo la partita andammo subito dal lato degli spogliatoi, Jonathan voleva parlare con i suoi compagni di squadra e con il medico della squadra per vedere se poteva ricominciare con l’allenamento.
 
“Il dottore ha detto che posso ricominciare domani con l’allenamento” disse Jonathan  tutti felice uscendo dagli spogliatoi. Mi abbraccio e mi baciò.
Sorrisi e incrociai le nostre mani.
 
“Domani non voglio andare a scuola” dissi sbuffando.
“Hai già fatto troppe assenze” disse spegnendo il motore.
“Cazzo, ma è mezzanotte e io devo ancora fare la doccia e preparare lo zaino” dissi slacciandomi la cintura. Presi la borsa e misi il giubbotto.
“Buonanotte Than e grazie mille” dissi dandogli un veloce bacio a stampo.
“No, vuoi davvero andartene e lasciarmi con uno stupidissimo bacio a stampo?” chiese alzando il sopracciglio.
Si avvicinò e mi baciò, un vero bacio.
“Ora sarà una buonanotte, ci vediamo domani pulce” disse sorridendomi.




HOOOOOOOLA BELLEZZEEEE!
Sono in ritardo, lo so, ma io sono sempre e costantemente in ritardo e la cosa divertente è che io odio i ritardatari HAHAHHA! Scusate ancora per il ritardo ma sono piena di verifiche e interrogazioni :S 
Passando al capitolo, Jonathan va a cena da Aurora e passano una serata tranquilissima e il padre di Aurora non gli dice nulla. Vanno allo stadio ed entrambi diventano gelosissimi hahahhaha Non è il massimo ma almeno è qualcosa, l'ho scritto in pochissimo tempo e scusatemi.

Spero che comunque il capitolo vi piaccia e voglio ringraziare tutti quanti voi.
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, ora devo scappare!
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! RECENSITEEE!

 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitre ***


 
“Non ci posso credere, stiamo andando a Roma a vedere Ed Sheeran” dissi tutta felice mentre inserivo il primo CD di Ed nello stereo della macchina di Jonathan.
“Pulce, buongiorno anche a te” disse Jonathan ridendo.
“Buongiorno Than, oggi sono super felicissima” dissi sorridendo.
“Sono le cinque e mezza del mattino e tu stai sorridendo, Ed Sheeran ti fa davvero bene” disse ridacchiando.
“Lo so! Non vedo l’ora, oddio” dissi battendo le mani come una bambina.
Lui scoppiò a ridere e mise in moto. La mia iperattività rimase tale solo per poco, mi addormentai quasi subito, lasciando Jonathan da solo a guidare.
 
Ci fermammo in autogrill e Jonathan mi svegliò poiché dovevamo fare colazione e andare in bagno. Ci mettemmo una mezz’oretta, io feci tutto da mezza addormentata e appena tornata in macchina avevo intenzione di riaddormentarmi ma partì “Thinking Out Loud” e non potevo non cantarla. Io e Jonathan la cantammo insieme e ogni volta che c’era la frase “That maybe we found love right where we are” lui mi guardava e sorrideva. Amavo cantare con lui e avevo sentito quella canzone nostra. Mi riaddormentai dopo aver dato un semplice bacio sulla guancia a Jonathan e dopo averlo ringraziato per la centesima volta. Feci un sogno abbastanza strano. Eravamo al concerto ma sul palco c'era Jonathan e Ed era affianco a me, Jonathan stava per dirmi qualcosa di importante ma mi svegliai di colpo.
 
“Sei stata davvero di compagnia” disse Jonathan quando arrivammo davanti al luogo del concerto.
“Scusami Than, ma sai che ho sempre sonno” dissi sbadigliando.
“Al ritorno ti costringerò a stare sveglia” mi avvertì scendendo dalla macchina per sgranchirsi un po’ le gambe.
Io cercai di darmi una svegliata e presi tutte le mie cose. C’erano già parecchie persone e conveniva metterci in fila subito per non capitare tanto dietro. Andammo a cercare subito l’entrata del parterre e ci mettemmo a fare la fila. Molte ragazze erano con la chitarra e intrattenevano gli altri. C’erano anche tante ragazze che guardavano maliziosamente Jonathan che le ignorava e guardava solo me. Ci facemmo tantissime foto e Jonathan mi fece fare un collage che poi postò su tutti i suoi social. C’era gente che lo aveva riconosciuto e si erano fermati a fare una foto con lui.
“Filippi come mai stai facendo la fila?” chiese un ragazzo con un accento romano.
“In che senso?” chiese Jonathan non capendo.
“Sei Jonathan Filippi, potresti essere in prima fila solo facendo una chiamata” si spiegò meglio.
“Io sono una ragazzo normale e voglio fare la fila come tutti gli altri” disse semplicemente e sorridendo.
“Sei il migliore e ti voglio vedere presto con la maglia della Roma” disse il ragazzo.
“La vedo una cosa impossibile” disse Jonathan ridendo.


 Affianco a noi c’era una ragazza bravissima che stava suonando “Lego House” ed io cominciai a cantarla insieme a lei, tutti mi fecero i complimenti per la mia voce ed io rimasi sorpresa e continuai a cantare altre canzoni. La fila fu molto stancante, mangiammo un semplice panino, per non appesantirci troppo e cercammo di bere il meno possibile, così da non dover andare sempre in bagno.
“Stai conquistando tutti con la tua voce, sono geloso” disse Jonathan mettendo il broncio.
“Mmh, quando diventerò famosa cercherò di ricordarmi di te, un misero calciatore di serie A” dissi ridendo.
Lui scoppiò a ridere.
“Oh, grazie mille, mia regina” disse scoppiando a ridere.
Lo abbracciai, per quanto mi era possibile, visto che eravamo seduti a gambe incrociate ed eravamo stretti come le sardine.
“Siete davvero una bella coppia” ci disse una ragazza sorridendo.
“Grazie mille” disse Jonathan sorridendo.
“Da quanto state insieme?” chiese sorridendo.
“Quattro mesi” disse Jonathan facendomi rimanere sconvolta. Erano già quattro mesi che eravamo “fidanzati” e a me sembrava molto di meno e stavo terribilmente bene con lui. In quei quattro mesi avevo capito una cosa. A me Jonathan piaceva, forse pure troppo. Mi piaceva da morire e lo volevo pienamente nella mia vita, non solo come il mio finto fidanzato e dovevo solo trovare il coraggio di dirglielo. Era questo il mio problema, non sapevo come dirlo. Ero sempre stata una ragazza molto timida e avevo paura di rischiare, di fare il primo passo.
 
“Sono stanchissima” dissi poggiandomi con la mia testa sulla spalla.
“Dai manca poco ed entriamo” disse prendendo la mia mano e stringendola.
“Grazie mille Jonathan” dissi alzando la testa e guardandolo.
“Lo sai che per te farei questo ed altro” disse sorridendomi. Mi avvicinai e lo baciai, non potevo chiedere di meglio.
 
Alle sei cominciarono ad aprire i cancelli e noi riuscimmo ad entrare verso le sei e mezza. Non eravamo di certo in prima fila ma riuscivamo a vedere benissimo ed era tutto meraviglioso. Il palco era semplicissimo, per ora c’era solo uno sgabello con un microfono e le casse. Molto ma molto semplice. Alle nove, puntualissimo come un orologio svizzero, Ed Sheeran cominciò a cantare. Partì con Lego House ed io lo guardavo incredula, incapace di dire qualcosa o di fare qualcosa, mentre Jonathan mi stringeva la mano e sorrideva felice. Dopo la prima canzone mi ripresi e cominciai a cantare insieme a lui e a tutte le altre persone. Io e Jonathan cercammo di farci una foto con Ed mentre cantava ma c’erano troppe persone davanti a noi e venivamo a metà. Il mio pensiero fisso in tutte le canzoni fu Jonathan, la maggior parte delle canzoni mi ricordavano lui. Non potevo far altro che girarmi, guardarlo e sorridere. Durante The A Team chiamai Nicole e le feci ascoltare la canzone, sentivo solo lei che urlava “AURORA SEI LA MIGLIORE”.
“Questa è Thinking Out Loud” disse Jonathan riconoscendo la base e sorridendomi.
Accarezzai la sua mano e la unì alla mia.
Cominciammo a cantarla come due pazzi, eravamo felici e ridevamo. Durante la canzone Jonathan si girò verso di me e mi avvicinò a lui.
“Devo dirti una cosa importante” urlò per farsi sentire.
“Ora?” chiesi guardandolo in modo strano.
“Non posso aspettare” prese un bel respiro e cominciò a parlare. “Io non so cosa tu mi abbia combinato ma Aurora da quando stiamo insieme sono cambiato. Sono felice, non ho il bisogno di guardare altre ragazze e vorrei stare sempre con te. Vorrei dormire ogni notte con te, abbracciarti e guardarti mentre sogni. Voglio poterti venire a prendere a scuola ogni giorno, passeggiare con te per Napoli mano nella mano, baciarti quando voglio e dove voglio. Sono cose che già facciamo, ma io voglio che siano cose fatte per amore e non per un impegno preso con la società. Aurora, io voglio che tu diventi la mia fidanzata, ma davvero” disse facendomi rimanere a bocca aperta.
Avevo il cuore che mi scoppiava di gioia, gli occhi lucidi e il corpo che mi tremava.
“Jonathan, voglio essere la tua ragazza” dissi per poi baciarlo mentre Ed Sheeran cantava Thinking Out Loud.
Ero la ragazza più felice del mondo, davvero. Passammo il resto del concerto mano nella mano, baciandoci e cantando come i pazzi.
 
“Jonathan ma la macchina sta dall’altra parte” dissi mentre lui mi trascinava nella direzione opposta.
“Non ho mica detto che dobbiamo già tornare a casa” disse ridacchiando.
“Jonathan sono le undici e mezza, sono stanca” dissi sbuffando.
“Stanca anche per incontrare Ed Sheeran?” disse fermandosi e girandosi verso di me.
“Cosa cazzo stai dicendo?” dissi urlando.
“Tu segui me” disse ridendo.
Arrivammo al retro del forum e Jonathan mostrò una carta all’omone che c’era vicino alla porta e ci lasciò passare. C’era un corridoio enorme e alla fine del corridoio riconoscevo i capelli color carota di Ed.
“Jonathan! Come stai?” chiese Ed incamminandosi verso di noi con il suo inglese perfetto.
“Edward, benissimo! Tu?” rispose Jonathan appena furono vicini e mostrando una pronuncia perfetta. Si abbracciarono e Ed gli diede una pacca sulla spalla.
“Tutto bene! Ti è piaciuto lo show?” chiese il cantante.
“E’ stato fantastico, vero Aurora?” chiese riferendosi a me che ero entrata in uno stato di trance.
“Meraviglioso” dissi dicendo il primo aggettivo che mi venne in mente.
“Lei è Aurora ed è la mia fidanzata” disse presentandomi.
“Piacere di conoscerti” disse abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio incredula e lo strinsi fortissimo, quasi lo soffocavo.
“Piacere mio” dissi sorridendo e con gli occhi lucidi.
“Allora, vogliamo farci una foto?” chiese Ed sorridendo. Ci facemmo una foto tutti e tre insieme e poi io mi feci una foto da sola con Ed.
Rimanemmo a parlare una decina di minuti con il cantante, era una persona davvero davvero gentile e molto genuina.
“E’ stato un piacere rincontrarti ma ora dobbiamo tornare a casa, grazie mille” disse Jonathan abbracciandolo.
“Grazie a te, sai che è sempre un piacere vederti” disse ricambiando l’abbraccio.
“E’ stato un piacere conoscerti” dissi timidamente.
“Il piacere è stato tutto mio e siete bellissimi insieme” disse abbracciandomi. Lo strinsi fortissimo e gli diedi un bacio sulla guancia.
“Alla prossima” ci salutò mentre andavamo verso l’uscita.
 
“Abbiamo appena incontrato Ed Sheeran, oddio” dissi appena realizzai la cosa e scoppiai a piangere.
“Grazie mille, Than” dissi abbracciandolo.
“No, pulce, ti prego non piangere che poi fai piangere anche” disse sorridendo e stringendomi a sé.
“Sono la persona più felice del mondo ed è tutto merito tuo” dissi stringendolo ancora di più.
“E sono così felice di poter dire che sei davvero il mio ragazzo” dissi guardandolo e baciandolo.
“Mi hai reso il ragazzo più felice del mondo” disse fermando il nostro bacio. Mi guardò e mi ribaciò.
 
“Aurora, siamo arrivati, sveglia” disse Jonathan scuotendomi.
Mi rigirai dall’altro lato e lo ignorai.
“Aurora, dai” disse sbuffando.
“Ma che ore sono?” chiesi mentre piano piano aprivo gli occhi.
“E’ tardi ed ho sonno, vorrei dormire” disse sbuffando.
“Scusami se non ti ho fatto compagnia” dissi stropicciandomi gli occhi.
“Tranquilla” disse sorridendo.
“Ma questa non è casa mia” dissi guardando il cancello di casa di Jonathan.
“Maddai” disse alzando gli occhi al cielo.
“Devo avvisare mamma” dissi prendendo il telefono.
“Già fatto” disse scendendo dalla macchina.
 
“Jonathan sto morendo di sonno” dissi mentre entravamo in casa.
“Anche io, faccio una doccia super veloce e poi andiamo a dormire” disse togliendosi la giacca.
“Anche io devo fare una doccia, non riesco a dormire se non la faccio” dissi sbadigliando.
“Allora vai prima tu! Ti preparo delle cose in bagno” disse sparendo poi nel corridoio.
Ci misi dieci minuti per fare la doccia, se non di meno, e la stanchezza non se ne andò per nulla. Mi misi una tutta di Jonathan e mi catapultai sul letto di Jonathan. Dopo dieci minuti mi raggiunse anche lui.
“Buonanotte Than” dissi poggiando la mia testa sul suo petto.
“Buonanotte pulce” disse stringendomi a sé e dandomi un bacio sulla testa.
Dormii benissimo, senza incubi o senza svegliarmi tantissime volte nel cuore della notte. Era tutto merito di Jonathan, solo quando dormivo con lui non mi succedeva. Mi dava la serenità che mi dava Francesco.
 
Jonathan Filippi con due occhi da cerbiatto che mi guardava. Ecco cosa vidi appena sveglia. Un’immagine paradisiaca e non stavo esagerando. Jonathan Filippi di prima mattino era illegale. I suoi occhi, i suoi capelli spettinati e la sua barbetta erano illegali.
“Buongiorno pulce” disse sorridente.
“Buongiorno Than” disse sbadigliando. “Che ore sono?” dissi poi guardandolo. Ero ancora mezza addormentata e il suo aspetto non mi aiutava.
“Sono le undici e mezzo” disse facendomi spalancare gli occhi.
“Ma è tardissimo! Mamma mi ucciderà” disse alzando di scatto il mio busto.
“Tranquilla! Ha chiamato sul tuo telefono e ho risposto, le ho detto che torni a casa per pranzo” disse tranquillo.
“Ah, va bene” dissi stendendomi di nuovo affianco a lui.
“Non ti permette più di prendere il mio telefono senza chiedere” dissi poi riflettendo su ciò che aveva detto.
“Ora che sei la mia ragazza posso farlo” disse facendomi la linguaccia.
“Se ti aspetti che io sia più gentile o più dolce scordatelo” dissi ricambiando la linguaccia.
“Ma come devo fare con te?” disse sbuffando.
“Non mi avevi detto che conoscevi Ed.”
“Non mi sembrava qualcosa di importante” disse avvicinandosi a me.
“Infondo Ed Sheeran è solo il mio cantante preferito” dissi alzando gli occhi al cielo.

“Ed io il tuo ragazzo” disse dandomi un bacio sulla fronte ed alzandosi dal letto.
“Voglio rimanere a letto” dissi guardandolo mentre si alzava.
“Anche io vorrei ma devo preparare le cose per l’allenamento” disse mentre andava nel bagno in camera sua.
“Tu fai quel che vuoi, intanto io sto a letto” dissi ridacchiando.
“Dovresti aiutarmi” disse sbuffando dal bagno.
“Jonathan vuoi farti lasciare dopo nemmeno ventiquattro ore?”
Lui spuntò fuori dalla parta con un delle ciabatte in mano.
“Non riusciresti mai a lasciarmi” disse tutto convinto.
“Jonathan non farmi diventare cattiva” dissi alzando il busto dal letto.
Lui si avvicinò.
“Vediamo quanto diventi cattiva ora” disse baciandomi.
Sorrisi e lo baciai ancora, ancora, ancora e ancora.
 
“Salve famiglia, come va?” dissi entrando in salotto dove c'erano tutti. 
“Sei felice” disse Gennaro guardandomi strano.
“Non posso essere felice?” chiesi salutandolo con un bacio sulla guancia.
“E mi hai appena salutato con un bacio. Dov’è mia sorella?” disse ridendo.
“E’ felice solo perché ieri ha incontrato il suo cantante preferito, non emozionarti, è sempre la solita stronza” disse Ciro alzando gli occhi al cielo.
“Che carino che sei, fratellone” dissi salutando anche lui con un bacio.
“Allora com’è quel cantante?” chiese papà appena mi vide.
“Papà” dissi abbracciandolo. “Mi sei mancato.”
“Ma se ieri prima che partissi ci siamo visti” disse papà stranito.
“Roma ti ha fatto diventare più dolce?” chiese mamma sorridendo.
“Siete tutti degli ingrati! Quando faccio l’acida non va bene, la dolce non va bene” dissi sbuffando.
“Dai raccontaci del concerto” disse mamma sorridendo.
Cominciai a raccontare, ovviamente evitai di dire il momento che c’era stato tra me e Jonathan. Ora dovevo dire tutto a Nicole. 



HOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLA!
Finalmente è arrivato il capitolo che tutte aspettavateeeeeee! Con un po' di ritardo ma è arrivato hahahahah! E' stato un periodo INFERNALE, davvero. A scuola ho fatto solo compiti che son andati malissimo, quindi vi lascio immaginare. E sono davvero ma davvero giù di morale e scrivere questo capitolo è stato un parto. Non mi piace tanto ma non potevo farvi aspettare ancora e ancora. Quindi scusatemi. Finalmente i nostri piccioncini si sono dichiarati, ALLELUIAAAAAAA! E stanno ufficialmente insieme! Il concerto di Ed più o meno l'ho immaginato così, ma non so se davvero sia così hahahah purtroppo non l'ho mai visto dal vivo :( Cooomunque spero che il capitolo vi piaccia! 

Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, ora devo scappare!
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! RECENSITEEE!

 

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro ***


 
“Quindi tu e Jonathan state davvero insieme” disse per poi urlare come una deficiente.
“Nicole mi rompi i timpani” dissi guardandola male.
“Scusa se sono felice per la mia migliore amica” disse alzando gli occhi al cielo.
“Lo so ma il tuo modo per dimostrarlo mi fa perdere l’udito” dissi ridendo.
Lei cominciò a ridere insieme a me.
“E cos’è successo quando hai dormito da lui?” chiese facendo uno sguardo malizioso.
“Nulla!Abbiamo solo dormito” dissi guardandola male.
Mi guardò per qualche secondo.
“Non stai mentendo” disse subito dopo. “Prima o poi dovrai perdere la grande V” disse riferendosi alla verginità.
“Sto aspettando la persona giusta” dissi già stanca di quel discorso.
“Il principe azzurro e bla bla” disse alzando gli occhi al cielo.
“No Nicole, sai che non aspetto il principe azzurro o stronzate del genere. Sto solo aspettando la persona a cui poter regalare una parte tanto importante di me” dissi guardandola.
“E Jonathan lo è?” chiese guardandomi dritta negli occhi.
“Non lo so” sussurrai prima di tornare in classe.
 
Da: Than
Oggi hai da fare?
 
A: Than
Come tutte le ragazze che frequentano ancora scuola, sì
Devo studiare
 
Da: Than
Per forza?
 
A: Than
Per forza!
 
Posai il telefono nello zaino e mi avviai verso la metropolitana.
“Per forza? Non puoi rimandare?” chiese Jonathan vicino al cancello della mia scuola.
“La risposta è sempre quella, devo studiare” dissi sbuffando.
“Almeno mi permetti di darti un passaggio a casa?” chiese con un sorriso meraviglioso.
“Va bene” dissi sospirando.
“Va tutto bene?” chiese aprendo la macchina.
“Tutto una meraviglia” dissi sorridendo ed entrando in macchina.
“Oh andiamo, è il massimo che sai fare? Quello non è un sorriso falso, è una smorfia” disse riferendosi al sorriso fatto pochi secondi prima.
“Questo è un sorriso falso” disse facendo un sorriso che sembrava spontaneo e verissimo.
Alzai gli occhi al cielo.
“Allora cos’è successo?” chiese girandosi verso di me.
“Nulla Jonathan” dissi sospirando.
“Oh andiamo, sono il tuo ragazzo, devi dirmelo.”
“Ti piace davvero tanto dirlo?” dissi ridacchiando.
“Abbastanza” rispose sorridendo.
“Allora?”
Sbuffai.
“E’ andata di merda a scuola e sono nervosa, non riesco nemmeno a capirne il motivo” dissi chiudendo gli occhi.
“I brutti voti si recuperano facilmente” disse Jonathan. “Secchiona come sei ci metterai pochissimo” disse ridacchiando e facendomi ridere. “Io quando sono nervoso di solito chiamo Insigne e ci picchiamo” disse sincero. “Ma non credo che Insigne sia disposto a fare da sacco da box anche per te, quindi ho un’idea migliore” disse sorridendomi e abbassando lo schienale del mio sedile.
“Ovvero?” chiesi aprendo gli occhi e trovandomi Jonathan sopra di me.
“Baciami” sussurrò vicino alle mie labbra.
“Io non credo che questo possa aiutarmi” dissi trattenendo il fiato.
“Se non mi baci tu, allora lo farò io” disse baciandomi.
“Jonathan dovrei tornare a casa” dissi staccandomi.
“Di solito arrivi a casa alle due con i mezzi pubblici ed è solo l’una e mezza” disse sorridendo e guardando l’orologio.
“Ti odio” sussurrai prima di baciarlo ancora, ancora e ancora. I suoi baci non mi bastavano mai, erano qualcosa di meraviglioso. Solo che mentre ci baciavamo avevo sentito qualcosa premere sulla mia gamba ma avevo deciso di non dire nulla per non imbarazzarlo troppo, infatti cercai in tutti i modi di non scoppiare a ridere.
“Come i vedi i miei baci sono dei calmanti” disse tornando al suo posto.
“Direi proprio di sì” dissi ridacchiando e facendomi tutta rossa.
“Ora ti riaccompagno a casa, sennò tuo padre mi ammazza” disse mettendo in moto.
Annuii.
 
“Allora, oggi non puoi proprio rimandare?” chiese una volta arrivati sotto casa.
“Non posso proprio, devo studiare” dissi sbuffando.
“Stasera?”
“Sarò troppo stanca e domani ho scuola” dissi prendendo il mio zaino dal sedile posteriore.
“Oh andiamo, voglio solo passare del tempo con te” disse sbuffando.
“Ci vediamo domani pomeriggio!”
“Ho allenamento” disse alzando gli occhi al cielo.
“Allora, passami a prendere alle nove e mezza” dissi sbuffando e sorridendo.
“Questa è la mia ragazza” disse baciandomi.
Ricambiai il bacio e sorrisi.
 
“Ti ha accompagnato Jonathan?” chiese papà appena mi accomodai a tavola.
Annuì mentre mi versavo dell’acqua.
“Devi dirci qualcosa?” chiese mio padre sospettoso.
“Qualcosa tipo?” chiesi per poi bere
“Il rapporto che c’è tra te e Jonathan” disse facendomi quasi strozzare.
“Che rapporto c’è?” chiesi mentre mi saliva l’ansia.
“Aurora non fare la finta tonta” mi rimproverò mia madre.
Alzai gli occhi al cielo.
“Siete amici o qualcosa di più?” chiese papà guardandomi.
“Possiamo parlarne in un altro momento? Vorrei mangiare” dissi cercando di rimanere calma.
Per fortuna Ciro e Gennaro capirono il mio disagio e cercano di cambiare subito di scorso. Li ringraziai silenziosamente con uno sguardo.
 
“Allora vuoi dirci cosa sta succedendo tra te e Jonathan?” chiese Ciro interrompendo il mio studio.
“Cosa ci fai in camera mia?” chiesi innervosendomi.
“Vieni di qua” urlò Gennaro dalla camera sua e di Ciro.
“Allora?” chiese Ciro appena chiuse la porta.
“Allora cosa?” chiese facendo finta di nulla.
“State insieme o siete solo amici?” chiese Gennaro.
“Ma cosa vi interessa?” chiesi sbuffando.
“Siamo i tuoi fratelli” dissero insieme.
“Beh, diciamo che stiamo insieme, davvero” dissi abbassando lo sguardo.
“Ora dammi dieci euro” disse Ciro vicino a Gennaro.
Controvoglia cacciò il portafogli e gli diedi i soldi.
“Scommettete sulla mia relazione?” chiesi abbastanza confusa.
“Si” dissero entrambi per poi sorridere.
Alzai gli occhi al cielo e tornai in camera a studiare.  Studiai tutto il pomeriggio, senza un attimo di pausa. La mia mente era un misto tra il greco e la matematica, c’era solo quello. Ed ero anche stanchissima, ma volevo vedere Jonathan.
 
“Io esco” dissi prendendo la mia giacca.
“Con chi esci?” chiese mia madre dalla cucina.
“Jonathan” dissi sistemandomi la sciarpa.
“Non fare tardi” disse sospirando.
“Va bene, a dopo” dissi chiudendo la porta alle mie spalle.
 
“Abbiamo un problema” dissi entrando in macchina.
“Ovvero?” chiese sorridendomi.
“Mamma e papà sanno qualcosa e io non so come dirglielo” dissi sbuffando.
“Dirgli cosa?” chiese confuso.
“Che io e te ora stiamo insieme davvero!”
“Tranquilla, me ne occupo io dopo” disse dandomi un bacio.
Sospirai.
“Com’è andato il pomeriggio?” chiese mettendo in moto.
“Sono stanchissima, ho studiato tutto il pomeriggio, ho fatto solo dieci minuti di pausa” dissi sbuffando.
“Io ho dormito tutto il pomeriggio” disse ridacchiando. Alzai gli occhi al cielo.
“Non sarebbe stato meglio passare il pomeriggio con me?” aggiunse subito dopo.
“Tutto è meglio della matematica e del greco” dissi facendogli la linguaccia.
“Soprattutto stare con me” disse guardandomi.
“Pensa a guidare” dissi ridacchiando. E non aveva tutti i torti, avrei preferito passare il pomeriggio con lui.
“Domenica dove giocate?”
“Giochiamo in casa, contro l’Udinese” disse sospirando.
“Il giorno prima del mio compleanno giocherete contro la Juve a Torino, devo riuscire ad esserci” dissi eccitata.
“Magari ti dedico un goal per i tuoi diciotto anni” disse sorridendo.
“Contro la Juve, magari eh” dissi ridendo.
“Tu cerca di convincere tuo padre per venire a Torino. Settimana prossima abbiamo anche la partita di Champions, ho un’ansia assurda” disse preoccupato.
“Andrete benissimo e io sarò allo stadio a fare il tifo per Mertens” dissi sorridendo.
“Ancora con Mertens?” disse alzando gli occhi al cielo.
“Ma io amo Mertens! La scorsa partita ha pure segnato” dissi felice.
“Un bel goal, ma i miei sono più belli” disse facendomi la linguaccia.
“Oh ma stai zitto” dissi ridendo.
 
“Che ne dici se guardiamo un film?” chiese appena entrammo a casa sua.
“Per me va bene! Che film?” chiesi chiudendo la porta.
“Educazione siberiana, è un film meraviglioso” disse togliendosi la giacca. Io feci lo stesso.
“Di cosa parla?”
“La vita di un ragazzo siberiano educato da un'intera comunità criminale a diventare un criminale onesto.”
“Va bene, è un po’ strana ma mi piace. Ti aspetto sul divano” dissi incamminandomi verso il divano.
Mi buttai sopra al divano e sospirai. Ero davvero troppo stanca.
“Allora sei pronta?” chiese Jonathan guardandomi.
“Prontissima” dissi ironica.
Si sedette affianco a me, mise una coperta sulle nostre gambe e partì il film.
Ricordo davvero ma davvero poco di quel film, mi addormentai dopo un quarto d’ora e mi risvegliai a cinque minuti dalla fine.
“Oddio Jonathan, scusami, non volevo addormentarmi” dissi scusandomi.
“Tranquilla, sei stanca ed è normale! Forse dovevamo vederci direttamente domani” disse ridacchiando.
“Scusami, dovevamo passare del tempo insieme” dissi dispiaciuta.
“E così è stato, siamo stati insieme, no?” disse sorridendo. “E mentre dormi sei ancora più bella.”
Lo baciai e mi scusai ancora.
 
“Allora il nervosismo è passato?” chiese riferendosi ai baci in macchina.
“Forse ma mi sono innervosita di nuovo oggi mentre studiavo” dissi sbuffando.
“Ci penso io” disse fiondandosi sulle mie labbra e facendomi sorridere.
Jonathan era così, se voleva fare una cosa la faceva e basta, senza chiedere il permesso. E amavo quando faceva così e mi rubava i baci.
 
“Sicura che non vuoi che ti accompagni e venga con te?” chiese per la centesima volta.
“Sicurissima, è una cosa tra me e i miei genitori” dissi convinta.
“Allora se tu preferisci così non salgo, ma non me ne vado. Appena avete finito di parlare mi fai uno squillo” disse sorridendomi dolcemente.
“Grazie ancora” dissi sorridendo e aprendo lo sportello.
“Te ne vai salutandomi così? Davvero?” chiese alzando un sopracciglio.
Alzai gli occhi al cielo e gli diedi un bacio veloce.
“Sei una stronza” urlò dalla macchina.
“Lo so” dissi scoppiando a ridere e facendogli il dito medio.
 
“Allora cosa devi dirci? Ci hai svegliati e ora non parli?” chiese mamma sbuffando.
“Diciamo che io e Jonathan non siamo più solo semplici amici e la nostra relazione non è finta” dissi velocemente e guardando fisso il pavimento.
Silenzio da entrambe le parti.
“Dì al tuo ragazzo che se prova a farti soffrire gli spacco la testa e le gambe” disse baciandomi la fronte. Scoppiai a ridere.
“Te l’avevo detto” disse mia madre sorridendo. Aveva avuto ragione anche quelle volta.
 
 
“Allora com’è andata?” chiese rispondendo dopo il primo squillo.
“Benissimo, ha detto papà che se provi a farmi soffrire ti spezza le gambe e la testa” dissi ridacchiando.
“Non corro questo pericolo” disse ridacchiando anche lui.
“Grazie mille Than” dissi ritornando seria.
“Non ringraziarmi, non ho fatto nulla. Ora vai a dormire che domani ti aspetta una lunga giornata, buonanotte pulce.”
“Buonanotte Than” dissi attaccando il telefono felice. 





HOOOOOOOLA GIRLS!
Mi scuso per l'immenso ritardo ma sono stra stra stra impegnata e non ho tempo per fare nulla! La scuola mi sta impegnando davvero tanto ed è un periodo poco carino per me e scrivere mi stanca tantissimo. Ho cercato di rendere il capitolo il più piacevole possibile nonostante vorrei solo scrivere cose depresse hahahah scusatemi  ancora! Il capitolo non è il massimo ma Aurora ha ammesso tutto alla sua famiglia ed è una cosa davvero importante! Comunque Aurora ha 17 anni ma tra poco ne compirà  18! Ho dovuto cambiare l'età poichè ci sono state delle lamentele sul fatto che lei fosse davvero troppo piccola e minorenne per lui. Il suo rapporto con Jonathan si fa sempre più bello e più ""caldo"", non so come definirlo hahahah cooooomunque, spero vi piaccia anche se SO CHE QUESTO CAPITOLO NON E' IL MASSIMO! Ce l'ho messa tutta e ho avuto pochissimo tempo per scrivere. Cosa vi piacerebbe vedere nel prossimo capitolo? Scrivetelo nelle recensioni e vedo se c'è qualche idea che posso inserire! 
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, ora devo scappare!
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! RECENSITEEE!

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque ***


“Ma chi è rompe il cazzo alle dieci e mezza di sera?” disse Jonathan sbuffando.
“Oh non lamentarti e vai ad aprire” dissi mettendo in pausa il film.
“Io non mi alzo” disse alzando le mani.
“Va bene, ho capito, vado io, sfaticato” dissi sbuffando e alzandomi.
Quando aprii la porta mi ritrovai davanti una ragazza bellissima. Alta, magra, bionda e vestita anche bene.
“Allora chi è?” chiese Jonathan dal salotto.
“Non ne ho idea” dissi guardando la ragazza perplessa.
“Jessica?” chiese Jonathan avvicinandosi alla porta.
“Ciao JoJo” disse facendo un mezzo sorriso.
“Scusate se vi interrompo ma tu saresti?” chiesi abbastanza irritata.
“Jessica, l’ex di Jonathan” disse presentandosi.
“Aurora, l’attuale fidanzata di Jonathan. Cosa desideri? E sii veloce, dobbiamo guardare un film” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Devo parlare con Jonathan” disse spostando lo sguardo su di lui.
Alzai un sopracciglio e guardai il mio ragazzo.
“Che cosa vuoi?” chiese Jonathan guardandola dritto negli occhi. Non riuscivo a capire il suo sguardo ed era la prima volta. Ormai ci conoscevamo da quattro mesi e riuscivo a percepire le sue emozioni.
“Devo solo parlarti, in privato” disse guardandomi male.
“Jonathan” dissi cercando di mantenere la calma. “Possiamo parlare un secondo?” chiesi stringendo i denti.
Andammo in cucina mentre lei si avviò in salotto, “era di casa” o almeno così aveva detto.
“Non avrai intenzione di parlare davvero con una tua ex?” chiesi guardandolo male.
“Cinque minuti” disse abbassando lo sguardo.
“Jonathan Filippi mi sto innervosendo davvero tanto” dissi prendendo un bel respiro.
“Solo cinque minuti” mi disse guardandomi.
“Oh ma vaffanculo” dissi andando in camera sua.
 

 

 
“Vi ho fatto litigare?” chiese Jessica guardandomi. Era sempre la stessa fisicamente. Bella, come una modella. La perfezione, insomma.
“Cosa ci fai qui?” dissi sospirando.
“Sono tornata” disse facendomi un mezzo sorriso.
“Dopo UN ANNO” dissi sedendosi sul divano dove c’erano le coperte e i popcorn.
“Ma sono tornata” disse sedendosi vicino a me. Mi alzai di scatto.
“Dopo che mi hai spezzato il cuore” dissi chiudendo gli occhi e prendendo un grande respiro.
“Ho dovuto farlo” disse difendendosi.
“Hai dovuto farlo? Hai dovuto lasciarmi con uno stupido bigliettino? Hai dovuto metterti con un altro?” dissi aprendo gli occhi di scatto e alzando la voce.
“Avevo bisogno di tempo!” disse alzando la voce anche lei.
“Tempo per scoparti tutti gli altri?”
“Avevo solo sedici anni quando mi sono fidanzata con te, non ho vissuto a pieno la mia vita e sono arrivata ad un punto in cui ho sentito il bisogno di farlo” disse urlando.
“Anche io avevo solo sedici anni ma non ho mai sentito il bisogno di farlo, io ti amavo e me ne fregavo delle esperienze. Siamo stati quattro anni e mezzo insieme e tu mi hai lasciato senza spiegazioni, con un semplice bigliettino. Con te ho avuto la mia prima volta, le mie prime esperienze! Vaffanculo Jessica, io ti amavo” dissi quasi scoppiando a piangere. Non dovevo piangerlo. Sono un uomo e gli uomini non piangono, o forse a volte si. Ma non dovevo piangere davanti a lei.
“Io ti amo ancora” disse semplicemente.
“Io non più” dissi sorridendo amaramente. “Avrei potuto amarti, ora magari saremmo stati felici INSIEME, ma io sto bene così. Senza di te e con altre persone con me” dissi pensando ad Aurora.
“Ami lei?” chiese guardandomi.
“Non lo so ma provo qualcosa di molto importante per lei. Qualcosa che non ho mai provato, nemmeno con te” dissi facendola rimanere a bocca aperta.
Ci fu silenzio per qualche minuto.
“Io ci ho provato, è stato bello rivederti JoJo” disse scoppiando a piangere. Mi faceva solo pena. In silenzio mi avviai verso la porta d’uscita.
“Vorrei poter dire lo stesso per me” dissi chiudendo la porta mentre lei mi guardava.
Dopo qualche secondo arrivò Aurora ed era anche abbastanza arrabbiata.
“Puoi accompagnarmi a casa?” chiese prendendo il suo giubbino.
“No” risposi normalmente.
“No? Jonathan ho aspettato mezz’ora in camera tua come la deficiente. Mezz’ora. Trenta minuti.”
“Dovevo chiarire una cosa” dissi prendendo il suo giubbotto e posandolo dov’era prima.
“Non credo di aver mai odiato una ragazza quanto lei” disse sbuffando.
“Andiamo di là che ti spiego tutto” dissi baciandola.
 
 
“Beh, allora? Vogliamo aspettare un'altra mezz’ora? Sai che odio aspettare” disse sbuffando.
“Jessica era la mia ex, siamo stati insieme per quattro anni è mezzo. E’ stata la mia prima storia seria, è stata la mia prima volta, ho fatto tutte le prime esperienze con lei. Dopo quattro anni e mezzo di relazione mi ha lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina dove mi spiegava che doveva lasciarmi per poter vivere meglio la sua vita. Non aveva potuto fare esperienze visto che stava con me, stronzate e stronzate. Io non avevo bisogno di esperienze, io l’amavo. Dopo un anno è tornata dicendo che mi amava ancora” dissi mentre lei mi ascoltava attentamente.
Ci furono attimi di silenzio.
“Non dici nulla?” chiesi stranito.
“Jonathan, tu provi ancora qualcosa per lei? La ami ancora?” chiese guardandomi dritto negli occhi.
“Non provo nulla per lei, non la amo. Non mi manca. Ora con me ho tutto ciò di cui ho bisogno” dissi sorridendole.
Lei mi sorrise e mi baciò. Un bacio pieno di amore, felicità e vita. Volevo dirle che l’amavo e che l’avevo capito realmente quando Jessica mi aveva fatto quella domanda ma non ebbi il coraggio. Avevo paura di una sua reazione. Per un semplice “mi piaci” scappò via senza dirmi nulla, dovevo aspettare solo il momento giusto per poterlo dire.
 
 
 
 
“Nicole oggi studiamo insieme? Dopo magari andiamo a prenderci un bel caffè!” dissi durante l’intervallo.
“Non posso” disse distrattamente.
“Perché?” chiesi sbuffando.
“Devo vedermi con Matteo” disse mentre rispondeva ad un messaggio.
“E’ da due settimane che provo ad uscire con te ma hai sempre da fare con Matteo, potresti passare del tempo con la tua migliore amica o ti scoccia tanto?” dissi coprendole lo schermo del cellulare e costringendola a guardarmi.
Lei non disse nulla. Alzai gli occhi al cielo e me ne andai.
 
“Forse sta passando un brutto periodo” disse Jonathan cercando di giustificarla.
“Jonathan non provare a giustificarla!”
“Scusami..Comunque non prendertela troppo, si vede che ha da fare con Matteo!”
“Jonathan non mi importa se ha da fare con lui! Non si può dimenticare della sua migliore amica! Anche io e te stiamo insieme ma di certo non sto sempre con te” dissi aprendo il dizionario di greco.
Ci furono qualche secondo di silenzio dall’altra parte del telefono.
“Okay forse sto sempre con te ma perché lei non vuole mai uscire, nemmeno per un’ora! E se è davvero un brutto periodo vorrei starle vicina ma se lei mi allontana come faccio?” dissi sbuffando.
“Provate a parlarne” mi rispose dall’altra parte del telefono.
“Jonathan ma sei stupido? Non vuole parlarmi” dissi chiudendo il dizionario e rinunciando a fare i compiti.
“Pulce sono negli spogliatoi e tra poco dobbiamo cominciare l’allenamento, ti chiamo appena finisco, va bene?” disse velocemente.
“Va bene, tranquillo, ci sentiamo dopo” dissi attaccando il telefono.
Decisi di andare da Nicole, dovevamo chiarire la situazione. Mi feci accompagnare da mamma davanti casa sua.
Bussai e aspettai che qualcuno venne ad aprirmi.
“Nicoleeee è per te” disse la madre di Nicole stranamente sobria.
“Matteo sei in anticipo di un’ora” disse scendendo le scale e vedendomi si bloccò.
“Cosa ci fai qui?”
“Nicole mi spieghi che cazzo succede?” dissi guardandola.
“Nulla, Aurora, non succede nulla!”
“E’ da una settimana che a malapena mi parli, ti ho fatto qualcosa?” chiesi ormai stanca.
“Oltre a non esserti accorta che la tua migliore amica stava una schifezza, direi di no” disse facendo un sorrisino irritante.
“Ma cosa stai dicendo?” chiesi confusa.
“Sono sempre stata brava a nascondere i miei sentimenti ma tu dovevi capirlo!” disse innervosendosi.
“Come posso capirlo se tu non me lo fai capire? Non sto nella tua mente” risposi subito.
“No ma in un modo o nell’altro dovresti accorgertene!”
“Ma come faccio?Gli unici momenti che passiamo insieme da ormai due mesi sono a scuola, il resto non ci vediamo mai! Sei sempre impegnata con Matteo, io come posso capire se stai male o meno? Non ho una palla di vetro” mi stavo alterando e cercai di darmi una calmata.
“Aurora con un semplice sguardo dovevi capirlo, sono la tua migliore amica, dovevi capirlo” disse cominciando a gesticolare, segno che si stava arrabbiando.
Stetti in silenzio.
“Allora scusami, sono stata un’amica pessima” dissi alzando le mani.
“Direi più una sorella pessima.” disse facendomi sentire peggio.
“Mi dispiace, davvero. E non so cosa dirti oltre a questo, sono terribilmente dispiaciuta e mi sento anche in colpa. Ho sbagliato, dovevo accorgermene. Ora vuoi dirmi che succede?” dissi con tutto l’amore del mondo.
“Non mi va ora” disse semplicemente.
“Sicura? Puoi dirmelo anche tra cinque minuti” dissi cercando di essere ironica con un cattivo risultato.
“Non credo che mi andrà per parecchio tempo” disse facendo riempire i miei occhi pieni di lacrime.
“Allora io vado, ci vediamo domani a scuola” dissi cercando di trattenere le lacrime.
Appena uscii da quella casa scoppiai a piangere. Non ero mai stata brava a trattenere le lacrime ed ero una ragazza abbastanza motivo. Mi sfogavo piangendo e in quel momento stavo sfogando tutta la rabbia che provavo verso di me. Aveva ragione, ero davvero un’amica di merda, o meglio una “sorella” di merda. Tornai a casa a piedi, ci misi per mezz’ora e piansi per tutto il tragitto. Cercai di essere normale appena entrai a casa, nonostante il mio viso bagnato per le lacrime e gli occhi rossi. C’erano solo i miei fratelli che provarono a dire qualcosa ma non scappai subito in camera e mi chiusi dentro. Volevo stare da sola, spensi perfino il telefono.
 
“Au, vuoi aprirci?” chiese Ciro.
“Andate via” dissi tirando sul col naso.
“Nemmeno se ti diciamo che abbiamo un pacco di gocciole?” chiese Gennaro.
“Nemmeno.”
“Non vuoi aprire nemmeno me?” chiese una voce che identificai subito come la voce di Jonathan.
“Non voglio aprire nessuno, voglio stare da sola, anzi vorrei parlare solo con una persona che in questo preciso istante mi starà guardando e pensando” stavo per continuare ma continuarono Ciro e Gennaro per me “La mocciosa piange, sei una piagnucolana e smetti di piangere che sei brutta quando lo fai.” Era la frase che diceva sempre Francesco quando mi vedeva piangere.
“Vi prego lasciatemi sola e dite lo stesso a mamma e papà” dissi ritornando ai miei sensi di colpa.
Dopo mezz’ora bussò qualcuno alla porta.
“Ciro cosa non capisci di VOGLIO STARE SOLA?”
“Sono Jonathan” disse la sua voce dolcemente.
“Vale anche per te” dissi acidamente.
“Devo raccontarti una cosa successa durante l’allenamento” disse ignorando il mio invito di lasciarmi sola.
“Abbiamo fatto i soliti esercizi e oggi il mister ha deciso di fare la corsetta con noi per poterci controllare meglio. Il mister non è un tipo sportivo e direi che l’unico sport che pratica è quello di aprire il frigorifero, un po’ come te insomma” disse ridacchiando. Alzai gli occhi al cielo. “Comunque i primi giri tutto okay, al sesto giro si è fermato e Koulibaly non è riuscito a fermarsi in tempo e ha dato uno spintone al mister che è caduto per terra” disse ridendo e facendomi ridere. Immaginai la scena e Koulibaly era l’opposto di Lorenzo Insigne, ovvero alto, muscoloso e ben piazzato.
“Ora mi fai entrare?”
Mi alzai, aprii la porta e mi rituffai sul letto.
“Umh, in effetti sei un po’ bruttina quando piangi” disse prendendomi in giro.
Alzai gli occhi al cielo mentre lui chiudeva la porta a chiave.
“Posso sedermi sul letto?”
“Attento ai fazzoletti” dissi semplicemente.
“Allora, che è successo?” chiese sedendosi.
“Sono un’amica di merda, Nicole stava male ed io non me ne sono accorta.”
“Capita a tutti di non accorgersi di qualche cosa! Non puoi notare sempre tutto!” disse Jonathan accarezzando i miei capelli.
“No Jonathan, io ho sbagliato e anche tanto! Dovevo accorgermene!”
“Ma non sto dicendo che non hai sbagliato, solo che sei umana anche tu e non puoi notare tutto” disse spiegandosi meglio.
Non risposi.
“Ma ora, spiegami a cosa serve piangere” disse spezzando il silenzio.
“Mi sfogo” dissi semplicemente.
“Basta piangere! Ora ti pulisci il viso e cerchi di risolvere la situazione!” disse deciso.
“Ma non so nemmeno da dove cominciare” dissi piagnucolando.
“Aurora hai per caso dieci anni?”
“Ne ho quasi diciotto, tra un mese preciso” dissi alzando gli occhi al cielo.
“E allora comportati da tale! Alza il tuo sedere bellissimo e sciacquati il viso.”
Mi alzai e sospirai.
“E non guardarmi il sedere” dissi facendogli una linguaccia.
“Oh andiamo non è colpa mia se l’occhio cade lì” disse ridendo.
“Jonathan” lo rimproverai prima di andare in bagno. Lui mi seguì. Quando mi guardai allo specchio rimasi a bocca aperta. Ringraziai ogni santo per non aver messo il mascara e quindi di non sembrare un panda ma avevo gli occhi gonfissimi e lucidi, le guance bagnate, il naso rossissimo e i capelli sconvolti. Mi diedi una sistemata veloce.
“E ora cosa devo fare?” chiesi guardando Jonathan che era rimasto sull’uscio della porta e mi guardava.
“Ora mi dai un bacio” disse sorridendo. Mi avvicinai e lo baciai.
 
“Ora tu ci dici come hai fatto” chiese Ciro appena mi vide uscire da camera.
“Hai sfiorato l’anormale, sappilo! Sei entrato in camera sua, e lei non permette a nessuno di entrare tranne Nicole e mamma, sei riuscito a farla smettere di piangere, e ce ne vuole davvero tanto!” aggiunse Gennaro sconvolto.
“Oh ma smettetela” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Dopo vi svelo il segreto” disse Jonathan ridendo.
“Grazie”dissi prima di avvicinarmi per baciarlo ma mi fermai quando mi ricordai che c’erano i miei fratelli.
“Puoi baciarlo” disse Ciro ed entrambi incrociarono le braccia sul petto.
“Non davanti a voi” dissi facendogli la linguaccia.



SCUSATEMI, SCUSATEMI E SCUSATEMI.
Sono in ritardo, anzi un ritardo IMMENSO, lo so! SCUSATEMI ma davvero è stato un bruttissimo periodo! Ho avuto problemi in famiglia, con le mie amiche e anche di salute. Non riuscivo a concentrarmi ogni volta che provavo a scrivere, non ce la facevo! Mi dispiace davvero tanto, ma davvero tanto! Mi sento terribilmente in colpa ma non ho davvero potuto aggiornare prima! Spero che mi possiate perdonare, davvero!
Il capitolo è carino, dai! L'ho scritto in questi giorni che mi sono ripresa e mi aspettavo di peggio ma devo dire che mi piace! Nicole e Aurora hanno problemi ed è tornata Jessica, personaggio mooolto importante per Jonathan! Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, ora devo scappare!
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! RECENSITEEE!

 

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei ***


 
“Novità con Aurora?” chiese Jonathan spezzando il silenzio che c’era in macchina.
“Jonathan mi fai la stessa domanda da una settimana e la risposta è sempre quella, no! Siamo vicine di banco e a malapena ci parliamo” dissi sbuffando.
“Ho parlato con Matteo, dice che le manchi tanto ma non vuole ammetterlo” disse sospirando.
“Le manco e non mi parla, olè” dissi ironicamente.
“Tutto si aggiusta” disse semplicemente.
Lasciai stare e chiusi gli occhi cercando di svuotare la mente.
 
“Cosa ci fa la macchina di Matteo davanti casa tua?” chiesi guardando Jonathan.
“L'ho chiamato per avere dei chiarimenti” disse sorridendo per non farsi uccidere.
Sbuffai.
“Jonathan, grazie ma non era necessario” dissi guardandolo.
“Si che lo è! Dai scendiamo” disse scendendo dalla macchina.
Scesi dalla macchina, lo raggiunsi e incrociai le nostre mani.
“Aurora, da quanto tempo, come stai?” chiese baciandomi le guance e costringendomi a staccarmi da Jonathan.
“Potrebbe andare meglio, a te?” dissi cercando di sorridere.
“Bene, grazie” disse sorridendo, un sorriso vero.
“Andiamo dentro, ci facciamo un bel caffè e parliamo” disse Jonathan sorridendo.
 
Mentre Jonathan andò a preparare i caffè io e Matteo andammo in salone e cominciammo a parlare.
“Sono preoccupato, Nicole sta alzando dei muri e non riesco a distruggerli” disse cambiando espressione, ora era tesa e preoccupata. “L’unica persona capace di distruggerli sei tu. Non piange nemmeno più, si sta chiudendo nel silenzio e questo non è positivo” disse sospirando.
“Vorrei aiutarla ma non me lo permette” dissi abbassando lo sguardo.
“Lo so, infatti volevo aiutarti. Domani pomeriggio devo vedermi con lei a casa mia, magari vieni mezz’ora prima e vi costringo a rimanere sole, poi se qualcosa non va bene mi chiami.”
“Per me non c’è nessun problema!” Era una bella idea, avevo solo paura della reazione di Nicole.
E in quel momento arrivò Jonathan con i caffè.
 
 
“Allora come ti sembra il piano?” chiesi a Jonathan. Eravamo sul suo letto ed io ero stretta al suo petto.
“Non lo so, ho paura della sua reazione” dissi sincera.
“E’ la tua migliore amica, chiarirete” disse baciandomi la fronte.
“Lo spero” sussurrai ormai stanca.
“Amore mio” sussurrò convinto che io non lo potessi sentire. Sorrisi involontariamente e mi strinsi ancora di più a lui.
“Grazie Than” dissi chiudendo gli occhi mentre lui mi accarezzava i capelli.
“Per te questo ed altro, pulce” disse continuando ad accarezzare i capelli.
“Ritieniti fortunato, stai toccando i miei capelli e hai ancora tutte e due le mani” dissi mentre mi rilassavo.
Lui scoppiò a ridere.
“Devo smettere?”
“No, mi rilassa” dissi  sorridendo.
 
 
 “Allora lei dovrebbe arrivare tra dieci minuti, aspetta nella mia camera che la mando direttamente lì e vi chiudo dentro” disse Matteo spiegando il piano.
“Sono nervosa e ho l’ansia, oddio” dissi prendendo un bel respiro.
“Pulce, stai tranquilla! Andrà tutto bene, chiarirete e sarà tutto perfetto, capito?” disse Jonathan prendendo le mie mani e stringendole.  Annuì poco sicura. Jonathan se ne accorse e mi baciò facendomi svuotare la mente per poco tempo.
“Le manchi davvero tanto” disse sinceramente Matteo.
“Speriamo, speriamo” dissi andando in camera e prendendo lunghi respiri.
“Chiamami appena torni a casa” disse Jonathan. Annuii anche se lui ormai non poteva più vedermi.
Quei dieci minuti sembravano delle ore, non vedevo l’ora di vederla entrare per poter porre fine a quella maledetta attesa. Ero una persona poco paziente, odiavo aspettare. Aspettare le persone, aspettare per mangiare, aspettare per le cose, anche per i concerti. Il verbo “aspettare” rappresentava un incubo per me. Aspettare mi faceva salire l’ansia ed io ero già una ragazza ansiosa.
Quando la porta si aprì trattenni il respiro e ricominciai a respirare solo quando Matteo velocemente la chiuse a chiave dall’esterno.
“Ma che cazzo hai fatto, dai Mat..” stava per continuare quando si accorse di non essere sola.
“Matteo giuro che quando esco da questa stanza ti ammazzo” urlò.
“Non prendertela con lui” dissi parlando.
Lei non mi rispose e ci fu un silenzio carico di tensione per alcuni minuti.
“Nicole, ti prego, mi manchi troppo” dissi spezzando il silenzio.
Lei non rispose.
“Mi dispiace, sono stata una pessima amica a non notare che stavi male ma tu sai nascondere le emozioni e con tutto il caos non l’ho notato” dissi fermandomi per guardare la sua reazione. “Ma tu potevi anche non allontanarmi e dirmi che stavi male, ti avrei aiutata, non so come ma l’avrei fatto. Anche al costo di diventare obesa e mangiare solo pizza e gelato” la sentii ridacchiare. “Niki ti chiedo scusa, mi manchi troppo” dissi abbassando lo sguardo.
Mi avvicinai.
Lei scoppiò a piangere e si sedette sul bordo del letto.
“Io non so che mi succede, davvero, non lo so. Ho solo voglia di piangere, sono sempre e costantemente triste” disse tra le lacrime. Mi sedetti affianco a lei e cominciai ad accarezzarle la schiena.
“E’ solo un brutto periodo, cacceremo via la tristezza, promesso.”
“Che cogliona che sono stata ad allontanarti, scusami” disse asciugandosi le lacrime. Nicole piangeva raramente e quando lo faceva significa che arrivata al limite della sopportazione.
“La cogliona sono stata io che non ti ho capita subito” prendendo un fazzoletto dalla giacca.
Lei lo prese e si soffiò il naso.
“Siamo due coglione” disse accennando ad un sorriso. Si alzò dal letto e si ricompose.
“Posso abbracciarti?” Non so perché chiesi il permesso, forse avevo paura che non ricambiasse l’abbraccio.
“Da quando chiedi i miei abbracci, stupida? Certo che puoi!” Non me lo feci ripetere due volte e mi fiondai su di lei. L’abbracciai fortissimo e per almeno cinque minuti. Mi era davvero mancata.
“Serata alla Auki?” Auki era l’unione dei nostri soprannomi, ovvero AU e NI “KI”.
“Certo, vediamo Mean Girls e mangiamo una bella pizza” disse sorridendo.
“E poi appena andiamo a casa preparo due frullati alla banana” dissi felice.
“Come tradizione” disse sorridendo e abbracciandomi.
 
 
“Basta, questa è la pizza migliore di tutta Napoli” dissi mentre ne mangiavo un pezzo.
“Non si parla mentre si mangia” disse Nicole imitandomi visto che lo dicevo sempre.
“Quando si mangia questa pizza si può fare tutto” dissi facendole la linguaccia.
“Lo stesso non devi parlare, sto cercando di seguire il film” disse sbuffando.
“Ma se lo vediamo ogni mese, lo sappiamo a memoria” dissi ridacchiando.
“E’ il nostro film preferito” disse sorridendo. “Ora silenzio che arriva la parte più bella.”
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi.
 
 
“Taglia le banane e dopo prendi il latte” dissi mentre cacciavo il frullatore.
“E tu cosa fai?” chiese mentre cercava le banane.
“Aziono il frullatore e controllo se fai tutto bene” dissi facendo la superiore.
“Ma stai zitta e aiutami a tagliare le banane” disse ridendo.
“AURORA DUE FRULLATI ANCHE PER NOI” urlarono Ciro e Gennaro dalla loro camera.
“ANDATE A QUEL PAESE” urlai come risposta.
“Aurora!” mi rimproverò Nicole. “Aspettate cinque minuti” urlò ai due.
“Possono anche mettere pausa alla play e prepararselo da soli” borbottai sbuffando.
“Non fare sempre l’antipatica e cerca di essere più gentile” disse facendomi la linguaccia.
Alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai per aiutarla a tagliare le banane.
 
“Che ne dici se dopo se ne va Aurora e tu resti per sempre con noi?” chiese Gennaro prendendo i due frullati.
“Simpatico come la Juve che vince lo scudetto” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Questa era pesante” disse Nicole scoppiando a ridere. “Comunque per me non c’è problema, amo la vostra famiglia e so che sono più gentile di Aurora” disse scherzando.
“Ma io sono gentile, solo che con loro non voglio esserlo” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Sei davvero irritante quando alzi gli occhi al cielo, sorellina” disse Gennaro sorridendomi falsamente.
“Tu sei irritante sempre” dissi alzando il dito medio e invitandolo ad andare via.
Andò via con i due frullati e ricambiò il mio dito medio.
“Ma i tuoi genitori?” chiese dopo aver bevuto un po’ di frullato.
“A cena fuori, si sono presi una serata tutta per loro” dissi alzando le spalle.
“Quanto sono belli” disse malinconica. La situazione familiare di Aurora era davvero brutta. Il padre aveva abbandonato la madre quando incontrò una ventiseienne più sexy della moglie e da quel giorno la madre di Aurora un giorno era ubriaca e l’altro anche.
“Mamma da una settimana è in un posto per pulirsi dalla sua “malattia” comunemente chiamata alcol” disse facendo il segno delle virgolette quando disse malattia.
“Quanto ci dovrà stare?”
“Non ne ho idea, zia non mi ha detto nulla. E’ lei che si sta occupando di tutto, anche di me. Mi aiuta con la spesa e ha detto che mi aiuterà con le bollette se sarà necessario” disse intristendosi.
“Mi dispiace davvero tanto!”
“Tranquilla” disse sorridendo debolmente.
“Pensa che quando uscirà sarà finalmente una nuova donna e una nuova mamma! Non ti tratterà più male e cercherà di esserti vicino! Guarda il lato positivo!”
“Lo so e spero solo che vada tutto bene. Parli proprio tu di guardare il lato positivo quando sei il pessimismo sotto forma di persona” disse ridendo.
“Non è vero” dissi facendo finta di offendermi.
“Oh andiamo, quando eravamo sulle montagne russe prima di salire hai detto <>, non ricordi?” disse imitando la mia voce.
“Quella era paura e quando ho paura dico cose a caso” dissi sbuffando.
“Ora te ne esci con la paura” disse ridendo.
“Lo sai che ho paura di tutto!”
“Sei una fifona” disse facendomi la linguaccia.
“Cosa hai appena detto?” dissi alzandomi e prendendo un cuscino dal divano.
“Ho detto che sei una fifona” disse sicura di sé.
“L’hai voluto tu” dissi lanciandole il cuscino e dando inizio ad una lotta con i cuscini a cui si aggiunsero anche i miei fratelli.
 
“Grazie per la bellissima serata, mi eri mancata troppo. Senza te sarei persa” disse abbracciandomi.
Sorrisi sinceramente.
“Sicura che non vuoi restare a dormire qui? Il mio letto è abbastanza grande per entrambe, lo sai” dissi sorridendo.
“Sicura! Matteo è venuto a prendermi, dorme da me stanotte.”
“Mi raccomando usate le precauzioni che non voglio già diventare zia” dissi ridendo.
“Aurora” disse tra le risate. Cominciai a ridere insieme a lei.
Appena ci calmammo, ci abbracciammo e lei andò via.
 
“Pronto?” la voce di Jonathan per telefono era diversa.
“Jonathan?”
“Pulce, finalmente! Sono le dieci e mezza, ho aspettato una tua chiamata per tutto il pomeriggio!”
“Scusami ma sono stata con Niki fino a cinque minuti fa” dissi scusandomi.
“Allora com’è andata?” Gli raccontai tutto, anche quello che avevamo fatto il pomeriggio. Più lo raccontavo e più ero felice.
“Sono troppo felice per voi! Finalmente tutto si è chiarito.”
“Ora mi sto annoiando, i miei fratelli si sono chiusi nella loro camera a giocare alla play e non mi lasciano entrare” dissi sbuffando.
“Credi che se vengo sotto casa tua i tuoi genitori ti fanno scendere?” chiese.
“In realtà mamma e papà non sono a casa, ancora non tornano dalla loro cena romantica.”
“Allora appena sono giù ti faccio uno squillo” disse per poi attaccare e non mi diede nemmeno il tempo di rispondere.
 
“Ci hai messo meno tempo del solito o sbaglio?” chiesi entrando in macchina.
“Non sbagli, la mia piccolina ultimamente va sempre meglio” disse riferendosi alla sua macchina.
Alzai gli occhi al cielo.
Misi i piedi sul cruscotto e subito Jonathan me li fece togliere.
“La macchina si lava” dissi sbuffando.
“Quindi posso buttarti schifezze su tutto il corpo? Tanto ti lavi” disse spegnendomi. Non sapevo cosa rispondere. Mi limitai ad alzare il dito medio.
“I tuoi genitori dove sono?”
“Cena romantica” dissi alzando le spalle.
“Anche noi dovremmo farne una” disse pensandoci.
“Mmh no? Odio le cose romantiche” dissi sbuffando.
“Allora facciamo solo una cena” dissi sorridendo.
“Con la pizza” dissi sorridendo.
“No, una vera cena! Non pensare sempre alla pizza” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Mi rifiuto di venire alla cena se non c’è la pizza” dissi sicura.
“Ma non possiamo avere una normalissima cena insieme con del cibo come pasta, carne, pesce?” disse alzando gli occhi al cielo.
“Noi non siamo una normalissima coppia e quindi non possiamo fare cose normali!”
“E’ perché non siamo una normalissima coppia?” chiese confuso.
“Jonathan basta pensare a come ci siamo conosciuti, dai!” dissi ridacchiando.
“Ma ora siamo una coppia normale e voglio un tuo bacio, ora” disse sorridendo.
“Se proprio me lo chiedi non te lo do” dissi facendo la linguaccia.
“Sei odiosa ma mi piaci troppo” disse per poi avvinarsi a me e baciandomi. Mi staccai subito.
“Chi è odiosa, scusami?” chiesi alzando un sopracciglio. “L’unico odioso sei tu” dissi per poi baciarlo.
“Come farei senza di te?” disse tra un bacio e l’altro.
“Non voglio saperlo” risposi io.




Scusatemi. Come al solito sono in ritardo, ma scrivere questo capitolo è stato un parto. Non avevo ispirazione poi quando l'ho avuta sono successe delle cose che mi hanno distrutto il mio piccolo mondo. Ho completato il capitolo solo perchè non mi sembra giusto nei vostri confronti. Mi sento terribilmente in colpa per il tempo che vi faccio aspettare ma io ci provo con tutta me stessa a scrivere ma ultimanete stanno succedendo solo cose brutte e vorrei solo dormire. Scusatemi ancora. 

Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante tutto.
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! Recensiteee xx

 

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette ***




LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE ALLA FINE DEL CAPITOLO. E' IMPORTANTE.
“Allora hai visto la partita?” mi chiese Jonathan.
“No” dissi buttandomi sul letto.
“Perché? Ho segnato e siamo in semifinale in coppa Italia!”
“Lo so, guarderò il goal su internet” dissi sbuffando.
“Aurora che succede?” chiese Jonathan preoccupandosi.
“Nulla, mi fa malissimo la testa. Ci sentiamo domani che ora voglio solo dormire” dissi sospirando.
“Va bene, a domani, buonanotte pulce” disse titubante.
“Buonanotte Than” dissi per poi attaccare.
Buttai il telefono affianco a me e sbuffai. Non avevo visto la partita del Napoli, non ero uscita, non ero stata con Nicole, ero rimasta a casa sul divano, per tutta la giornata, con un mal di testa assurdo e una tristezza improvvisa. Ero triste, senza un motivo. Volevo solo chiudermi in casa e non vedere e sentire nessuno. Avevo bisogno di dormire ma non ci riuscivo. Volevo piangere ma non riuscivo. Non avevo nemmeno mangiato, cosa alquanto strana visto il mio amore per il cibo. Decisi che la cosa più saggia da fare era chiudere gli occhi, chiudere la luce (tranne quella vicino al letto, avevo bisogno sempre di un po’ di luce), svuotare la mente e cercare di dormire. Non so quanto ci misi per addormentarmi ma fu davvero difficile.
 
Il mattino seguente mi svegliai con un mal di testa ancora più assurdo di quello della notte precedente.
“Mamma non ce la faccio ad andare a scuola, ho la testa che mi scoppia” dissi sedendomi a tavola dove c’era la colazione.
“Ultimamente stai facendo troppe assenze” dissi sospirando.
“Lo so” dissi semplicemente.
Girai il latte per qualche secondo ma non avevo fame e quindi posai tutto in cucina.
“Non fai colazione?” chiese alzando un sopracciglio.
“No, non mi va.”
“Torna a letto e dormi” disse sospirando. La ringraziai e tornai a dormire.
Mi svegliai con il mal di testa ancora più pesante, mangiai qualcosa e presi una bustina di Oki, la mia unica salvezza in questi casi.
Mi squillò il telefono e controvoglia risposi.
“Pronto?” dissi scocciata.
“Abbiamo preso il Barcellona, ti rendi conto? Il BARCELLONA” disse Jonathan urlando.
“Non urlare e fammi capire” dissi sbuffando.
“Come fammi capire? Non hai seguito i sorteggi?”
“Che sorteggi?” chiesi confusa.
“Au i sorteggi per la semifinale di Champions!”
“L’avevo dimenticato” dissi facendo spallucce.
“Stai dimenticando parecchie cose ultimamente, che ti succede?”
“Nulla di tanto importante o grave.”
“Non ci vediamo da quattro giorni” disse sospirando.
“Mmh si” dissi distrattamente.
“Oggi ci sei?” chiese cambiando tono di voce.
“No, devo studiare e ho mal di testa” dissi spezzando le sue intezioni.
“Solo un’ora!” disse con un tono supplichevole.
“Siamo quasi a metà aprile, devo recuperare matematica e fisica, devo studiare.”
“Mi manchi” disse semplicemente.
“Anche tu” ed era vero. Jonathan mi mancava parecchio ma non volevo vedere nessuno.
“Jonathan devo andare, ci sentiamo per messaggi! Buona giornata” staccai prima che potesse dire qualcosa e senza un motivo preciso scoppiai a piangere. Sembravo una bambina, non riuscivo a smettere, mi sentivo così vuota.
Studiai tutto il pomeriggio, ogni tanto rispondevo ai messaggi di Jonathan e Nicole controvoglia ma mi stavano assillando.
Il giorno seguente mi svegliai con un senso di vuoto unico. Non sentivo nessuna emozione. Non mi sentivo triste, non mi sentivo felice, non sentivo nulla. Le ore in classe passarono molto lentamente, cercai di essere normale con Nicole e mantenere la calma. Il quattro in latino mi fece crollare il mondo addosso. Ero sempre stata brava in latino, mi impegnavo e il mio voto più basso a latino fino ad allora era stato il sei. Dovevo restare calma e cercare di non far notare la mia emotività.
“Allora Aurora come va con Than?” chiese Sofia cercando di rovinare  le mie buone intenzioni.
“Bene, grazie” dissi semplicemente. Solitamente mi sarei arrabbiata per il modo in cui l’aveva chiamato. Solo io potevo chiamarlo Than, era una cosa personale ma quella mattina non mi importava di nulla.
Fuori scuola vidi la macchina di Jonathan e sbuffai. Volevo far finta di non vederlo ma contando che aveva posizionato la sua Ferrari proprio di fronte l’uscita era impossibile.
Lo vidi sorridere e mi avvicinai.
“Pulce” disse abbracciandomi. Ricambiai a malapena l’abbraccio.
“Jonathan” dissi sforzandomi di sorridere.
“Non ci vediamo da cinque giorni e mi dici solo Jonathan?” disse entrando in macchina. Lo seguii.
“Sono stanca” dissi sospirando.
“Aurora vuoi spiegarmi che succede?” chiese mettendo in moto la macchina.
“Nulla, non succede nulla” dissi poggiando la testa sul finestrino.
“Smettila di mentirmi, credo di conoscerti un minimo” disse innervosendosi.
“Per quanto tu mi possa conoscere non hai ancora capito che non voglio vedere nessuno, allora” dissi sospirando.
“Che cosa ti succede?”
“Jonathan voglio andare a casa” sussurrai velocemente mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Non sarei scoppiata a piangere davanti a lui, dovevo resistere fino a casa. Il viaggio verso casa durò più del previsto e cominciai ad odiare il traffico di Napoli.
Arrivati sotto casa tirai un sospiro di sollievo e mi preparai a scendere ma Jonathan non me lo permise.
“Andiamo Jonathan, devo scendere” dissi riferendomi alle sicure che aveva messo.
“Non ti faccio scendere finchè non parli” disse deciso.
“Jonathan cosa cazzo non capisci del <>, non mi sembra tanto difficile come frase. Lasciami stare, non so cosa cazzo ho e voglio stare da SOLA” dissi scoppiando a piangere. “Ora, ti prego, puoi aprire questa cazzo di macchina?” dissi guardandolo con sguardo supplichevole.
Lui non disse nulla, mi diede un bacio sulla fronte e poi aprì la macchina. Lo ringraziai mentalmente per avermi capita.
 
Il mattino seguente mi svegliai con un mal di testa atroce e la febbre a 38 e ne fui stranamente felice, almeno ora avevo un motivo per tenere tutti lontani da me. Passai quattro giorni con la febbre, me ne stavo sempre sul letto a dormire oppure guardavo qualche serie TV. Jonathan non mi aveva più cercato e ne fui felice. Avevo una confusione nella mia mente incredibile. Stavo rivalutando tutto, a partire dalle persone che mi erano più vicine.
Furono giorni davvero difficili per me, ero debole e cominciai ad esserne consapevole soprattutto in quei giorni. Non riuscivo a ritornare in me, a riprendere il controllo della mia vita. Volevo fare tutto da sola ma non ci riuscivo.
“Stupida, stupida, stupida, sei solo una stupida” dissi guardando la mia immagine riflessa allo specchio. “Sai solo piangere, non riesci a prendere in mano la situazione e uscirne. Sei una debole che non fa altro che piangere.” Mi fermai un attimo per guardare la mia immagine riflessa. Avevo gli occhi gonfi e rossi, avevo un viso stanco e bianco cadaverico. Mi ero trascurata parecchio. “Ti sei davvero ridotta a questo? Smettila di piangere e fai qualcosa! Cerca di essere felice, di trovare la serenità e basta piangere” dissi stringendo i denti e asciugando le lacrime. Basta lacrime.

Il ritorno a scuola fu traumatico, mi ero ormai abituata a stare nel letto fino a tardi senza dover preoccuparmi di compiti o interrogazioni. In classe mi davano ormai per morta, perfino i professori si erano preoccupati per me.
“Aurora, finalmente sei tornata” disse Nicole abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio e sorrisi.
“Mi sei mancata davvero tanto” disse sorridendomi.
“Anche tu Niki” dissi ricambiando il sorriso.
I professori furono clementi ed evitarono di interrogarmi.
“Non vedo Jonathan da quasi una settimana, stasera voglio andare allo stadio! C’è il posticipo contro la Sampdoria” dissi durante l’intervallo.
“Lo chiedi pure?” disse sorridendomi.
Durante la giornata mi sforzai di pensare solo a cose belle. Per distrarmi cominciai a studiare e cercai di concentrarmi del tutto. Mi stavo auto convincendo che stavo bene. Cercai di resistere fino all’arrivo allo stadio. Appena misi piedi al San Paolo mi sentii subito meglio. Quanto mi era mancato! Presi un bel respiro e sorrisi involontariamente.
“Sono felice che ti stia riprendendo, tesoro” disse papà baciandomi la fronte.
“Anche io” dissi sorridendo.
“Per ogni cosa sai che io sono qui e non voglio più vederti in quello stato. Sei troppo bella e preziosa per piangere sempre” disse guardandomi con occhi dolci. Lo abbracciai fortissimo.
“Ti voglio bene” dissi stringendolo.
“La mia piccola ultras” disse scompigliandomi i capelli.
“Papà!” sbuffai sistemandoli. Lui rise e andò a parlare con qualche membro della società.
“Allora il Napoli come sta messo in classifica?” chiese Nicole per capire qualcosa.
“Se vince questa partita diventa primo ad un punto dalla Juve che affronteremo a Torino tra cinque giornate.”
“Due giorni prima del tuo compleanno, giusto?” disse dopo averci pensato un po’.
“Un regalo perfetto per il tuo 18esimo compleanno!” aggiunse dopo contenta.
“Magari! Papà non mi manda mai a vedere le partite fuori casa, dice che sono troppo pericolose” dissi alzando gli occhi al cielo.
Lei sbuffò e mi chiese un po’ della formazione.
“Quante volto devo ripeterti che Jonathan è attaccante? Non può stare in porta!” dissi ormai esasperata.
“Ma se il portiere si fa male come fanno?” chiese confusa.
“C’è il secondo portiere sulla panchina ed entra lui! Non può andare un attaccante a parare” dissi sbuffando.
“Il calcio è troppo complicato per me” disse facendo spallucce.
“Sei tu che lo fai diventare complicato” dissi facendole la linguaccia. Lei alzò gli occhi al cielo e fece finta di non avermi sentita.
“Domenica prossima conoscerò i genitori di Matteo” disse di punto in bianco Nicole.
“Cosa, cosa, cosa?” chiesi strabuzzando gli occhi.
“Ho una paura matta! Andiamo a Roma, loro abitano lì” disse prendendo un bel respiro.
“Andrà tutto bene! Ti adoreranno, non si può non farlo!” dissi sincera.
“Oh non fare la dolce che mi fai commuovere” disse abbracciandomi.
Le feci la linguaccia e ricambiai l’abbraccio.
 
 
“Oh andiamo, ma cosa combina quel deficiente di Albiol? Ha fatto autogol” urlò mio padre lamentandosi. Cercai di mantenere la calma ma cominciai ad urlare insieme a lui. Non potevamo partire in svantaggio per un autogol.
 Fortunatamente il pareggio del Napoli non tardò ad arrivare. Segnò Gabbiadini, con un gol che mi fece ridere tantissimo. Il portiere della Samp aveva preso la palla ma non l’aveva afferrata bene e la palla passò sotto le gambe entrando in porta. Poco dopo Jonathan segnò con un gol meraviglioso che fece rimanere tutti a bocca aperta. Il San Paolo era in delirio, Jonathan andò sotto la curva e cominciò a fare cuori con le mani. Era tenerissimo, non mi aveva visto quando era entrato in campo quindi non sapeva che fossi uscita dalla mia tana.
Durante l’intervallo mentre Jonathan raggiungeva il tunnel che portava verso lo spogliatoio guardò verso la tribuna d’onore e appena mi vide sorrise e mi mandò un bacio. Sorrisi e mi feci sicuramente rossa.
Il Napoli vinse 4-2, Jonathan segnò un altro gol su rigore e poi ritornò al gol Lorenzo Insigne che emozionò tutto lo stadio. Lorenzo per colpa di un infortunio fu costretto a fermarsi per un mese e quel gol era il simbolo del suo ritorno. La vera vittoria della serata fu quella per tutti i tifosi del Napoli, me compresa.
 
“E tu cosa ci fai qui?” chiese Jonathan avvicinandosi a me. Lo avevo aspettato fuori dagli spogliatoi per quasi un’ora.
“Non è la prima volta che vengo allo stadio e ti aspetto qui” dissi alzando gli occhi al cielo.
Lui sorrisi, posò il borsone per terra e mi abbracciò.
“Quanto mi sei mancata, pulce” disse stringendomi. Questa volta ricambiai l’abbraccio e mi lasciai cullare dalle sue braccia enormi. Sciolse l’abbraccio e mi baciò. Quanto mi erano mancanti i suoi baci. I suoi baci pieni di amore.
“Pulce, come stai?” chiese staccandosi dalle mie labbra.
“Ci sto lavorando” dissi sincera.
“Promettimi che non mi allontanerai più” disse guardandomi negli occhi. Non risposi.
“In due le cose diventano meno pesanti e io sono disposta a prendermi il tuo dolore se serve” aggiunse non staccando il suo sguardo dal mio. Mi aveva lasciato senza parole. Non sapevo che dire. Lo abbracciai facendomi scappare qualche lacrima per l’emozione(aggiungiamo che avevo la lacrima facile in quel periodo).
“Jonathan senza di te sarei persa” dissi sincera.
“Lo stesso vale per me e ora andiamo che voglio stare solo con te” disse per poi prendere il borsone e mettere il braccio destro sulla mia spalla.
 
“Non posso fare tardi, domani ho scuola” dissi entrando a casa sua.
“Che palle” disse sbuffando.
“Sono stata praticamente una settimana casa, sono ritornata oggi” dissi buttandomi sul divano. Jonathan mi raggiunse subito e si buttò subito su di me.
“Jonathan pesi” dissi respirando a fatica. Lui mi fece un po’ di solletico e mi fece cadere dal divano.
“Sei uno stronzo!” dissi buttandomi su di lui.
“Uno stronzo che ti piace troppo” disse sistemandomi meglio su di lui. Alzai gli occhi al cielo.
“Non esserne troppo sicuro!”
“Almeno su questo ne sono sicuro” disse dandomi un bacio a stampo.
“Pulce, voglio solo dirti che quando hai bisogno di parlare e sfogarti con qualcuno io sono qui. Per te ci sono sempre, anche alle due di notte” disse sorridendomi.
“Lo so, grazie” dissi per poi baciarlo.
 
 
Non so come iniziare. Mi scuso per l’immenso(o forse pure di più?) ritardo. Mi dispiace così tanto e mi sento tanto in colpa. Voglio farvi capire cosa mi sta succedendo. Sto passando un periodo molto brutto e non ho voglia di fare nulla. Mi sento esattamente come Aurora, ho cercato di farvi capire meglio come mi sento raccontandolo attraverso Aurora. Purtroppo io non riesco ancora a superare il tutto, non sono come lei e magari fosse tanto facile. In questo periodo non ho fatto nulla, non avevo proprio voglia di fare nulla. Ho abbandonato la lettura, la scrittura e il canto. Mi sono chiusa in un mondo composto dal mio letto, cibo e serie tv. Mi sono allontanata da tutti e non ho permesso a nessuno di aiutarmi. Non so cosa mi sta succedendo, ancora non lo capisco. Sono nel momento più critico dell’adolescenza e mi riesce difficile superare molte situazioni. Ho chiuso perfino con un ragazzo molto ma molto importante e questa cosa mi ha spiazzato. Alcune scene tenere tra Than e Aurora sono state scritte facendo riferimento ad alcune cose successe tra me e questo ragazzo. In un certo senso Jonathan mi ricorda un po’ lui ma non smetterò di scrivere. Appena aprivo il PC e aprivo la pagina di Word mi saliva una tristezza assurda. Le recensioni sono diminuite e questo mi ha fatto passare ancora di più la voglia. Ho scritto questo “capitolo” per darmi forza e non abbandonarvi. Tengo davvero tanto alla storia e spero che voi possiate capirmi e abbandonarmi. Vi chiedo ancora scusa. Questo capitolo non è il massimo, ne sono consapevole e mi scuso anche per questo. E’ pieno di tristezza e mi dispiace farvi leggere cose tanto tristi ma non riesco a scrivere cose tanto felici. Vi prego di lasciare una recensione, che sia negativa o positiva poco importa. Lasciatemi anche dei consigli, se vi va.
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante tutto.
Un bacio e alla prossima, I xx
Ps. Scusate gli orrori.

 

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto ***


 

“Voglio ascoltare un po’ di musica” dissi d’un tratto.
“Che vuoi ascoltare?” chiese Jonathan che era steso affianco a me.
“Vasco Rossi” dissi guardandolo.
“Hai le cuffie?” chiese prendendo il suo telefono.
Presi la mia borsa e le cercai. Erano nascoste dietro un pacco di fazzoletti ed erano tutte intrecciate.
“Le ho ma devi scioglierle” dissi lanciandogli le cuffie. Lui sbuffò e le prese.
Mentre Jonathan cercava di farle ritornare normali mi guardai attorno. Era maggio ed era una giornata bellissima. Jonathan mi aveva portato in un parco di un paesino vicino Napoli di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. Era bello, molto bello. C’erano fiori ovunque e c’era pace e tranquillità. Jonathan aveva portato una coperta, l’avevamo messa per terra e ci eravamo distesi.
“Ecco fatto! Che canzone vuoi ascoltare?” chiese passandomi un auricolare.
“Basta che sia di Vasco” dissi chiudendo gli occhi.
Albachiara. La mia canzone preferita.
“E quando guardi con quegli occhi grandi, forse un po’ troppo sinceri sinceri, si vede quello pensi, quello che sogni..” Jonathan tolse l’auricolare e cantò lui questa parte.
“Ogni volta che ascolto questa canzone ti penso” disse sorridendomi.
“Amore mio” dissi prima di baciarlo.
Ascoltammo Vasco Rossi per mezz’ora, mano nella mano, e cantavamo come i pazzi tutte le canzoni. Le persone ci guardavano male ma non ci importava. Mentre stavamo andando via una signora ci fermò.
“Beata gioventù, sempre a fare l’amore, sempre” disse sorridendo. “Quando io ero giovane mica potevo stare tutto il giorno con il mio fidanzato! Dovevo lavorare, mentre mo sempre a fare l’amore” disse andando via.
Io e Jonathan scoppiammo a ridere e ci baciammo.
 
 
 
“Jonathan te l’ho detto quaranta volte, ci sarò!” sbuffai.
“Te lo richiedo per esserne sicuro” disse alzando gli occhi al cielo. “Quindi sicuro che stasera ti vedo allo stadio?” chiese speranzoso.
“Oddio Jonathan, sì! Ci sarò” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Bene, allora dammi un bacio così puoi andare a scuola” disse guardandomi sorridente.
“Niente bacio per lo stress” dissi facendogli la linguaccia.
“Non ti faccio uscire finchè non mi dai il bacio” disse mettendo le sicure alla macchina.
“Ti sto odiando” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Sto aspettando” disse ridendo. Mi avvicinai abbastanza scocciata e gli lasciai un semplice bacio a stampo.
“Mi prometti che stasera ci sarai?” chiese bloccandomi.
“Jonathan, è la semifinale di Champions Leauge, non posso mancare! Te lo prometto” disse per poi sorridere. Si avvicinò e mi baciò, un vero bacio.
“Ora vai in classe che sei in ritardo” disse ridacchiando.
“Chissà per quale motivo” dissi facendogli la linguaccia e uscendo.
 
“Buongiorno prof, scusi per il ritardo!” dissi entrando in classe e andando verso il mio posto.
“Sei fortunata che ancora non cominciamo!” disse il professore di filosofia.
“La prossima volta entri prima invece che startene fuori con il tuo fidanzatino” disse la voce fastidiosa di Sofia.
“Mmh, qualcosa mi dice che qualcuno è geloso” dissi guardandola.
“Gelosa di te e lui?” disse alzando un sopracciglio.
“Comincia a farti gli affari tuoi allora” dissi sedendomi finalmente.
“Bene, finito lo spettacolino, possiamo cominciare ad interrogare” disse il professore facendo sbuffare tutta la classe.
 
“Allora stasera andiamo allo stadio?” chiese Niki mentre il professore di matematica interrogava due sfortunati.
“Si” risposi disegnando sul diario.
“Sicurissima?” chiese di nuovo.
“Ma che avete tutti? Anche Jonathan me lo ha chiesto quaranta volte” dissi sbuffando.
“Chiedevo solo” disse semplicemente Nicole ma sapevo che c’era qualcosa sotto.
“Sono sicurissima!” affermai per poi guardare il capolavoro che c’era sul mio banco. Avevo disegnato un fiore davvero bello.
“Manchi da parecchio al San Paolo” disse Nicole guardandomi.
Mi girai verso di lei.
“Lo so.”
“Come stai?” chiese facendo un mezzo sorriso.
“Bene” dissi riprendendo il mio disegno.
“Davvero bene?”
“Ci sto lavorando!” dissi girandomi verso di lei e sorridendo.
Avevo capito che allontanando le persone a me care, chiudendomi in camera, piangendo, non avrei risolto nulla. Se volevo stare meglio dovevo alzarmi, fare qualcosa e sentirmi in pace con me stessa. Cercai di uscire il più possibile. Alternavo le giornate con Jonathan e le giornate con Niki. C’erano momenti in cui volevo solo piangere ma cercavo di non farlo. Non volevo essere ancora debole, volevo cambiare ed essere forte. C’erano sempre momenti in cui piangevo ma c’era sempre qualcuno con me e questo mi aiutava tanto. Alternavo giorni in cui ero normale con giorni in cui ero triste ma la situazione era migliorata e mi sentivo meglio. C’era una nuova Aurora che stava piano piano uscendo fuori.
 
“Non vedo l’ora di arrivare allo stadio!” disse Nicole tutta sorridente.
“Da quando hai tutta questa voglia di guardare il Napoli?” chiesi abbastanza confusa.
“E’ la finale di Champions” disse titubante.
“Semifinale” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Oh andiamo, è la stessa cosa” disse ridendo.
“Resta il fatto che non hai mai avuto tanta voglia di andare allo stadio” dissi sospettosa.
“Non apprezzi i miei progressi?”
“Mi nascondi qualcosa” risposi.
Lei sorrise e cominciò a parlare con mio padre.
 
L’atmosfera che c’era al San Paolo era unica, da brividi. I tifosi avevano realizzato una coreografia bellissima. L’andata era finita 0-0, quindi dovevamo vincere e non prendere nessun goal. Potevamo farcela. Dovevamo affrontare il PSG. All’andata entrambe le squadre avevano fatto una bella partita e nessuna delle due era riuscita a dominare sull’altra. Ora eravamo a Napoli e i nostri giocatori dovevano comportarsi da LEONI.
 
Dopo qualche minuto del primo tempo il PSG passò in vantaggio. Un bellissimo goal di Cavani al limite dell’aria. E dopo qualche minuto ci fu il raddoppio del PSG sempre con Cavani. Allo stadio eravamo tutti sconvolti. Nel giro di dieci minuti avevamo preso due goal. Vedevo il presidente che un altro po’ sveniva e il San Paolo che era diventato un casino assurdo. I tifosi cominciarono ad urlare di più per incitare i calciatori. Io ero sconvolta. Avevamo fatto degli errori, o meglio orrori, in difesa che non erano soliti del Napoli.
Dopo circa un quarto d’ora Mertens segnò il goal che riaccese la speranza in tutti. Aveva fatto un goal davvero spettacolare di testa. Il primo tempo finì così, 2-1. Jonathan aveva giocato abbastanza bene solo che non riusciva a segnare ed era abbastanza nervoso.
 
“Allora come hanno giocato?” chiese Nicole per avere dei chiarimenti.
“Dopo i due goal bene, prima malissimo. Non riescono a segnare però” disse passandomi una mano tra i capelli.
“Quindi cosa dobbiamo fare per andare in finale?”
“Fare altri due goal e cercare di non subirne altri” spiegai velocemente.
“Quanto è complicato il calcio” disse prendendo il suo cellulare e cominciando a mandare messaggi.
 
Quindici minuti dopo l’inizio del primo tempo il Napoli pareggiò la partita con un goal di Callejon. Abbracciai Nicole per la felicità. Avevamo ancora una possibilità e dovevamo sfruttarla.
Durante gli altri trenta minuti il Napoli dominò ma non riuscì a trovare il goal. Avevamo ormai perso le speranze quando Jonathan al 45esimo fece un goal bellissimo che lasciò tutto lo stadio senza parole. Lo stadio rimase in silenzio per qualche secondo ma poi ci fu un boato incredibile. Non si capiva più nulla. Tutti i giocatori, compreso il portiere, andarono ad abbracciare Jonathan. Jonathan dopo un po’ sciolse il mega abbraccio e si avvicinò correndo verso la tribuna. Alzò la maglia del Napoli e sotto aveva un’altra maglia con scritto “TI AMO”. Indicò prima la maglia e dopo me. Sorrise e ritornò a centrocampo per ricominciare la partita.
Ero immobile, non riuscivo a capire nulla.
Sentivo tutti gli occhi delle persone nella tribuna addosso e affianco avevo Nicole che sorrideva emozionata. I miei occhi si riempirono di lacrime e sorrisi. Mi amava. Jonathan Filippi mi amava. Ed io amavo lui. Ne ero sicurissima.
“Ecco perché stasera dovevi esserci” disse sorridendomi.
“Tu sapevi tutto! Stronza” dissi ridendo e abbracciandola.
Quando il Napoli finì non riuscì ad incrociare lo sguardo di Jonathan, tutti stavano festeggiando e non riuscivo a vederlo. Il Napoli era in FINALE! Ero forse la ragazza più felice dell’intero universo.
Andai fuori gli spogliatoi e dovetti aspettare mezz’ora prima di vedere finalmente il volto di Jonathan. Si era fatto la doccia e indossava la tuta del Napoli. Era sorridente e c’era qualcosa di fantastico nel suo sguardo.
“Devo dirti una cosa” dissi avvicinandomi.
“Cosa?” chiese sorridendo.
Stavo per parlare ma un signore dello staff si avvicinò e mi interruppe.
“Jonathan sei stato fortissimo! Un goal meraviglioso che ci ha portato in finale. Sei il migliore” disse dandogli una pacca sulla spalla.
“Grazie Mimmo!” disse Jonathan sorridendo. “Allora cosa devi dirmi?” chiese riferendosi a me.
Mi avvicinai piano al suo orecchio.
“Ti amo” sussurrai prima di baciarlo.
“Ti amo tanto anche io” disse dopo il bacio.
 
Festeggiammo tutti insieme la vittoria del Napoli in una sala che il presidente aveva prenotato per la vittoria. Mezza squadra  si ubriacò e io risi fino alle lacrime. Erano troppo divertenti. Hamsik approfittava dei giocatori che non sapevano bene il Napoletano e gli faceva dire degli insulti. Mertens era diventato un piccolo capo ultras, dava via ai cori e tutti lo seguivano cantando.
Verso le due e mezza la maggior parte dei calciatori si buttarono in piscina e ricominciarono a cantare inni da ultras.
 
“Ho detto a tua madre  che dormi da me così che tu possa andare a dormire da Jonathan, ti ho coperta io!” disse facendomi l’occhiolino.
“Hai fatto tutto tu” dissi ridendo.
“Sono o non sono l’amica migliore del mondo?” disse sorridendo.
“Non lo sei!”
“Ti odio” disse sbuffando e alzando gli occhi al cielo. La guardai e scoppiai a ridere. 
“Au, io sono stanchissimo, andiamo a casa?” disse Jonathan avvicinandosi.
Annuii.
Salutammo tutti con un saluto generale e andammo via.
“Oggi credo che sia stata la giornata più stancante da quando gioco a calcio” disse mettendo in moto la macchina.
“Ma anche una delle più belle” aggiunse subito dopo.
“Il Napoli in finale di Champions, sembra un sogno” dissi felice.
“Cioè hai parlato solo del Napoli e non della mia dichiarazione d’amore?”  disse alzando un sopracciglio e poi scoppiando a ridere.
“Mmh si?” dissi ridendo.
“Ho scelto la ragazza sbagliata!” disse sbuffando.
“Stronzo!” dissi dandogli un colpetto sul braccio.
 
“Voglio dormire” disse buttandosi sul suo lettone.
“Sono le quattro, penso che sia normale” dissi ridacchiando.
“Non ho le forze di spogliarmi” disse sbuffando.
“Muoviti, intanto io prendo una tuta e vado a cambiarmi” dissi avvicina domi al suo armadio.
“Basta che non te la porti a casa! Ti sei già presa due tute e non so quante maglie” disse alzandosi.
“Mi piacciono i tuoi vestiti” dissi facendo spallucce e avviandomi verso il bagno.
 
Quando tornai in camera Jonathan doveva ancora spogliarsi e si era ributtato sul letto.
“Oh andiamo Jonathan, mettiti il pigiama così possiamo dormire in santa pace” dissi dandogli colpetti sul petto.
Sbuffando si alzò e si spogliò. Davanti ai miei occhi. Non era la prima volta che vedevo il suo fisico ma aveva sempre un certo effetto su di me. Non riuscivo a capire come riusciva a spogliarsi davanti a me senza provare imbarazzo o altro.
“Sembra che tu non mi abbia mai visto così” disse ridendo.
Diventai rossa e mi buttai sotto le coperte. Jonathan mise un pantaloncino e mi raggiunse.
“Quando la smetterai di imbarazzarti per ogni minima cosa?” chiese avvicinandosi a me.
“Probabilmente mai” dissi girandomi verso di lui. Mi ritrovai il suo viso davvero vicino.
“Aurora io non so cosa ho ma quando ti guardo non capisco più nulla, davvero. Sei qualcosa di incredibile” disse guardandomi dritto negli occhi. “E sono follemente innamorato di te. Non ho mai amato nessuno così tanto e in questo modo. E mi sembra così strano, mai e poi mai avrei detto che mi sarei ritrovato ad amare una ragazzina irritante che preferisce Mertens a me” disse sorridendomi.
“E’ la prima volta che mi trovo a provare qualcosa di tanto forte per qualcuno. Ne so davvero poco dell’amore ma credo davvero di amarti” dissi guardandolo. Lui sorrise e mi baciò.
Ci addormentammo abbracciati, felici e innamorati.
 
Il mattino seguente mi alzai prima di Jonathan, verso le undici. Cercai di fare il meno rumore possibile e andai a preparargli la colazione. Preparai il latte caldo, gocciole e pan di stelle. 
“Buongiorno idiota” dissi per poi cominciarlo a baciare. Lui si svegliò e sorrise.
“Magari tutti i risvegli fossero così” disse con una voce ancora impastata dal sonno.
“Ti aspetto di là con la colazione” dissi andando in cucina. 
Mi raggiunse poco dopo con un volto assonnatto e i capelli tutti scompigliati. 

“Ma tra una settimana compi diciotto anni!” esclamò Jonathan mentre facevamo colazione.
“Non ricordarmelo” dissi sbuffando.
“Perché?” chiese confuso.
“Mamma già mi stava organizzando la festa! Non voglio festeggiare, assolutamente no. Al massimo andiamo a mangiare una pizza con la mia famiglia e Nicole, ma niente feste. Mi rifiuto di fare una festa” dissi sbuffando.
“Sei l’unica ragazza che non vuole festeggiare i suoi diciotto anni” disse incredulo.
“Sarà un giorno come gli altri, non mi cambierà nulla” dissi facendo spallucce.
“Sarai finalmente legale” disse facendomi l’occhiolino.
Alzai gli occhi al cielo e ridacchiai.
 
Dopo la colazione ci ributtammo nel letto, eravamo entrambi stanchissimi e volevamo ancora dormire.
“Ho troppo sonno” disse Jonathan sbadigliando.
“Anche io.”
“Dormiamo?” chiese con la faccia da cucciolo.
“Ma è mezzogiorno e mezza.”
“Mettiamo la sveglia alle due e poi ce ne andiamo a mangiare da qualche parte, ti prego” disse rifacendo la faccia da cucciolo.
“Solo se ce ne andiamo al Mc Donald’s” proposi.
“Ecco perché ti amo! Buonanotte amore mio” disse baciandomi la fronte.



Ciao ragazze!
Non sono mortaa, sono tornata! Per un mese non ho aggiornato e mi dispiace davvero tanto ma per il mese di maggio ho pensato solo a me e non me la sentivo di scrivere! Spero che possiate capirmi! Sono rinata, davvero. Il mese di maggio mi ha portato un po' di serenità e felicità, proprio nel momento giusto. Ho superato gli ostacoli che mi impedivano di essere serena e ho chiesto aiuto ai miei amici che mi sono stati vicini e mi hanno tirato fuori dal labirinto "della tristezza". Ora sono felice, serena e tranquilla. Mi dispiace davvero tanto non aver aggiornato durante il mese di maggio e per questo aggiornerò il prima possibile! Spero che voi mi possiate perdonare. Ora avrò anche più tempo per scrivere visto che la scuola è finita e cercherò di dedicarmi a queste storia di più. Mi è mancato davvero tanto aggiornare e scrivere.
Ringrazio TUTTE le ragazze che mi sono state vicine, ho letto le vostre recensioni e i vostri messaggi privato e ho pianto! Mi avete fatto sentire davvero speciale ed è anche GRAZIE A VOI se sono riuscita a riprendermi. Vi voglio bene e ormai siete come una famiglia per me! Siete le migliori, davvero.

Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante tutto.
Un bacio e alla prossima, I xx
Ps. Scusate gli orrori.

   

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove ***


“Mamma te lo ripeto per l’ennesima volta, non voglio festeggiare! Basta!” dissi ormai esasperata.
“Ma sono i tuoi diciotto anni! Non sarebbe bellissimo poter fare una festa con tutti i tuoi compagni e sentirti come una principessa?” chiese mia mamma cercando di convincermi.
“No! Non voglio sentirmi una principessa, non voglio una festa” dissi alzando il tono di voce.
“Abbassa la voce, signorina! Pensaci bene” rispose subito.
“Mamma, ti prego, basta!” mi stavo innervosendo parecchio. “Andiamo a mangiare una pizza noi cinque e faccio venire anche Jonathan e Nicole, va bene?” dissi calmandomi.
“Come preferisci!” disse andando via quasi arrabbiata.
Non capivo perché insistesse tanto per la festa. Mi faceva innervosire. Non volevo festeggiare, non mi piacevano le feste di diciotto anni, troppa attenzione. Mamma sembrava non capirlo, o forse faceva finta di non capire.
Mi buttai ormai esausta sul divano e sbuffai.
“Mamma vuole farti festeggiare solo perché lei alla tua età non ha potuto farlo”  disse Ciro entrando in cucina.
“Non mi importa! Odio questo lato di mamma e lo sa. Ha cercato anche da piccola di farmi fare danza solo perché le piaceva, mentre io l’odiavo” dissi innervosendosi.
“Dopo le parlo io, tranquilla, non avrai la tua festa” disse mollandomi uno schiaffetto sulla testa. Lo guardai malissimo e se ne andò in cucina.
La discussione con mamma mi aveva fatto innervosire parecchio e volevo starmene tutta giornata sul divano ma il mio piano fu rovinato da un messaggio di Jonathan che mi avvertiva del suo arrivo sotto casa mia. Lo ignorai e sbuffai.  Poco dopo mi chiamò e contro voglia risposi.
“Che c’è?” risposi.
“Qualcuno qui è nervoso?” chiese Jonathan facendomi sbuffare.
“Che c’è?”
“Non hai letto i messaggi? Sono sotto casa tua, scendi, dai.”
“Non mi va” dissi semplicemente.
“Scendi, muoviti” disse attaccando il telefono.
Sbuffai e lo accontentai.
 
“Allora perché la signorina è nervosa?” chiese appena entrai in macchina.
“Che vuoi?” risposi male.
“Vorrei sapere perché la mia donna è nervosa!” disse sorridendo.
“Perché mia madre mi stressa per i diciotto anni e non la sopporto più!” dissi sbuffando.
“Che ha detto?”
“Insiste per la festa che io non voglio!”
“Oh andiamo, lasciala stare, sono sicuro che ti non farà nessuna festa se tu non lo vuoi” disse sicuro.
“Lo spero!” borbottai.
“Ora saluta con un bacio il tuo fidanzato che partiamo” disse sorridendo.
Sbuffando mi avvicinai e lo baciai.
“Dove andiamo?” dissi ancora sulle sue labbra.
“Dove vuoi andare?” chiese per poi baciarmi a stampo.
“Dove vuoi tu!”
“Andiamo a casa mia? Voglio guardare un film” disse per poi baciarmi ancora.
“Va bene” dissi allontanandomi da lui.
 
Alla fine non guardammo nessun film. Appena arrivati a casa sua ci buttammo sul divano e cominciammo a parlare di cavolate e a baciarci.
“Jonathan, ho sete, togliti e fammi andare a bere” disse cercando di far spostare Jonathan che era disteso sopra di me.
“Mmh no, mi piace troppo questa posizione” disse per poi baciarmi la fronte.
“Vorresti far morire la tua povera ragazza dissetata?” chiesi facendo la faccia da cucciolo.
Lui sbuffò.
“Lo sai che quando fai quella faccia non resisto! Giochi sporco, stronza” disse per poi alzarsi. Sorrisi soddisfatta e mi alzai.
“Ho i miei trucchetti” dissi per poi fare l’occhiolino e andare in cucina a bere.
 
Mi gettai sul divano, o meglio su Jonathan che era disteso sul divano.
“Non sei mica una piuma” disse Jonathan.
“Non mi importa, sei il mio ragazzo e devi sopportarmi” disse aggiustandomi meglio e girandomi con il viso e corpo verso di lui.
“Mi tocca sopportarti” disse sbuffando.
“Puoi anche lasciarmi” dissi semplicemente.
“Sai che ci stavo pensando?”
“Brutto bastardo!” dissi prendendo un cuscino da terra e lanciandoglielo. Iniziò così la nostra lotta con i cuscini che ovviamente fu vinta da me.
 
Il mio compleanno arrivò velocemente, se devo essere sincera, l’avevo quasi dimenticato. In quei giorni passai poco tempo con Jonathan visto che si stava allenando per la finale di Champions che si sarebbe disputata il giorno dopo il mio compleanno. Jonathan qualche giorno prima mi aveva detto di non poter essere presente a Napoli per il mio compleanno visto che doveva partire con la squadra per Berlino. Ci rimasi abbastanza male ma capii che non era colpa sua e che l’avrei visto il prima possibile.
La sera prima andai in un bar al centro e aprii la bottiglia di spumante con i miei amici e mancava poco affinché mi ubriacassi. Purtroppo sopportavo poco l’alcool quindi bastava un bicchierino per farmi stordire.
 
 
Da: Than.         
Mi dispiace davvero tanto non poter essere lì con te oggi, ma non dipende da me. Vorrei essere con te, abbracciarti e baciarti, ma non posso. Divertiti e fai la brava ora che sei maggiorenne. Tanti auguri pulce. Ti amo davvero tanto!
P.S. Gli auguri "belli" te li farò appena ci vedremo e ti assicuro che sarà presto.
 
Ricevetti questo messaggio a mezzanotte precisa e  istintivamente sorrisi e i miei occhi diventarono dei cuoricini. Ero innamorata di Jonathan e questo messaggio mi aveva fatto diventare troppo felice. Cercai di rispondere tra il casino che si venne a creare dopo la mezzanotte e poi posai il telefono e pensai a stare solo con  i miei amici.
Passai la mattinata del mio diciottesimo a letto, ero tornata a casa verso le quattro ed ero stanchissima. Saltai scuola e mamma mi preparò i pancake per colazione ma li mangiai a pranzo. Il pomeriggio mentre ero sul letto che leggevo, Jonathan mi chiamò tramite FaceTime. Accettai e mi ritrovai tutti i giocatori del Napoli che mi cantavano “tanti auguri”.
“Tanti auguri Aurora bellissima” disse Mertens salutandomi.
“Auguri Aurora, fai la brava” disse il mister. Marek prese il telefono di Jonathan e si allontanò un po’ dal casino.
“La marmocchia cresce sempre di più! Mi ricordo ancora la prima volta che ti sei avvicinata e mi hai chiesto un autografo, ne sono passati di anni. Tanti auguri Au” disse il capitano.
“Grazie mille Marek! Ti voglio bene” dissi sorridendo.
“Anche io! Ora ragazzi lasciamo parlare il nostro innamorato con la sua donzella” disse facendo svuotare la stanza.
Ringraziai ancora una volta tutti e li salutai.
“Jonathan sei fantastico” dissi appena fummo da soli.
 
“Sapevo ti sarebbe piaciuto” disse sorridendomi.
“Mi conosci troppo bene!”
“Come procede il tuo primo giorno da diciottenne?” chiese stendendosi sul letto.
“Abbastanza bene! Ieri sera i ragazzi mi hanno fatto bere abbastanza, credo che resterò lontana dallo spumante per un po’” dissi ridendo.
“Ti ubriachi quando il tuo ragazzo è lontano? Mmh, furba la ragazza” disse unendosi alla mia risata.
“Non mi sono ubriacata” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Mi manchi” disse sbuffando.
“Tu no” dissi facendogli la linguaccia.
“Quanto sei insopportabile” disse alzando gli occhi al cielo.
“Sarebbe stato bello averti qui oggi.”
“Mi dispiace davvero tanto” disse sbuffando.
“Ci rifaremo quanto torni e domani dovete vincere, sennò vi ammazzo” dissi sinceramente.
“Domani o si vince o si vince! Au, dobbiamo andare al campo per fare gli ultimi allenamenti e robe così, scusami!”
“Tranquillo.”
“Ci sentiamo per messaggi, ti amo!” disse sorridendomi.
“Anche io” dissi sorridendo per poi staccare la chiamata.
 
La sera andammo nella mia pizzeria preferita. Eravamo io, mamma, papà, Ciro, Gennaro e Nicole. Avevo invitato anche Matteo ma anche lui era a Berlino con la squadra, era stato convocato ma ovviamente non avrebbe giocato. Mangiammo la pizza più buona di Napoli e c’era un clima davvero sereno e felice.
“Nicole, allora, come sta il tuo ragazzo?” chiese mamma a Niki.
“Sta benissimo! E’ felicissimo visto che è stato convocato per la finale di Champions” rispose la mia migliore amica.
“Davvero? Sono così felice per lui” disse Ciro felicissimo.
“Lo conosci?” chiese Nicole a mio fratello.
“Abbiamo fatto un torneo insieme qualche anno fa” rispose Gennaro.
“Che figata!” disse Nicole sorridendo.
“Lo sapete che Ciro si è fidanzato?” disse Gennaro ridendo.
“Cosa?” ero sconvolta.
“Oh andiamo! Dovevo dirlo io dopo” disse sbuffando Ciro. “Mi sono davvero fidanzato e voi la conoscete” disse indicando me e Nicole.
“Chi è?” chiesi curiosa.
“La tua compagna di classe, Francesca, giusto?” disse Gennaro ridendo.
“Ma allora sei stronzo! Devo dirlo io” disse Ciro sbuffando.
“Linguaggio a tavola!” li rimproverò mamma.
Ero scioccata. Ciro fidanzato con una mia compagna di classe. Conoscevo bene Francesca e non mi sarei mai aspettata di vederla con mio fratello. Era molto bella esteticamente ed aveva un bel caratterino che avrebbe saputo tenere testa a mio fratello. Ero semplicemente sconvolta. Non vedevo Ciro con una ragazza da secoli ed era strano. Ero un po' gelosa dei miei fratelli. 
“Da quanto tempo state insieme?” chiese Nicole felice.
“Un mese” disse Ciro timido.
“Cosa? Mi hai nascosto questa cosa per un mese?” disse strabuzzando gli occhi.
“Scusa.”
“Ti perdono ma fai il bravo che sono gelosa!” dissi andando ad abbracciarlo.
 
Quando arrivò la torta andai in panico. Non sapevo mai cosa dire e cosa fare e quando cantavano quella canzoncina fastidiosa ero in super imbarazzo. La torta era davvero bella. Non era enorme ed era con tantissima frutta sopra, proprio come piaceva a me. C’era una scritta, ovvero “Tanti auguri Aurora”, e lo stemma del Napoli.
“Esprimi un desiderio” disse Nicole prima che soffiassi sulle candeline per spegnere.
“Spero che tutto resti esattamente com’è in questo periodo. Sono felice” pensai e sussurrai prima di soffiare le candeline.
 
“Volevamo darti il nostro e il regalo di Jonathan” disse papà sorridendomi.
“Aspettate! Prima quello mio e di Teo” disse andando fuori. Tornò con una busta di un negozio che si trovava a Via Chiaia.
“Questo è un piccolo pensiero per la migliore amica migliore del mondo da parte mia e di Teo” disse Nicole sorridendomi. La ringraziai già e aprii il regalo. Una borsa di Micheal Kors. La borsa nera di cui ero follemente innamorata. Cacciai un piccolo urlo e abbracciai Nicole.
“Sei la migliore amica del mondo! Oddio, grazie mille, ti voglio troppo bene! Devo assolutamente ringraziare anche Teo! Oddio, sono felicissima, grazie mille!” dissi stringendola.
Lei scoppiò a ridere per il mio essere euforica e mi ricambiò l’abbraccio.
“Ora tocca a noi” disse mamma felice.
“Questo è un piccolo pensiero da parte nostra e di Jonathan, sono sicuro che ne sarai contenta” disse papà sorridendomi.
Mi diede una busta bianca e lo guardai confusa. Appena aprii la busta restai a bocca aperta e mi si riempirono gli occhi pieni di lacrime per la felicità. C’erano quattro biglietti in tutto: due biglietti aereo per Berlino e due biglietti per la finale di Champions. Uno per me e uno per Nicole. Abbracciai la mia famiglia e cominciai a saltellare come una bimba. Ero felicissima. Mandai subito un messaggio a Teo e Jonathan per ringraziarli per i regali fantastici.
 
Il mattino seguente mi svegliai prestissimo, preparai la valigia velocemente e andai in aeroporto per il check-in. Nicole mi aspettava lì, bella e sorridente. Salutai i miei genitori e li ringraziai ancora una volta per tutto quello che stavano facendo.
“Grazie mille, siete i genitori migliori del mondo! Sono così fortunata ad avervi con me, vi voglio bene” disse abbracciandoli entrambi e dando vita ad un abbraccio di famiglia.
“Ti vogliamo bene anche noi” disse mio padre sorridendo. 
 
Il viaggio in aereo fu fantastico. Amavo prendere l’aereo, mi rilassava e mi faceva sentire un po’ libera. Passai tutto il viaggio a parlare con Nicole, ascoltare musica e guardare il panorama fuori il finestrino. Era davvero stupendo. Guardare le nuvole, le case piccolissime, il verde degli alberi e l’azzurro immenso dei mari, era magnifico. 





HOOOOOOOOOLA GIRLSSSS.
Come state? Io abbastanza bene! Come procede la vostra estate e cosa farete nei prossimi mesi? Io ancora non sono nulla! Non ho proprio idee AHHAHA 
Volevo solo dirvi che mancano DUE capitoli alla fine della storia e già piango, mi sono affezionata tanto a Jonathan e Aurora! Ma tranquille, ho già in mente altri personaggi e non vedo l'ora di mettermi all'opera. 
Spero che il capitolo vi piaccia, a me non piace  tanto ma non sapevo come struttuarlo e sono stata molto impegnata, questo è il massimo che ho potuto fare. Scusate! 
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante tutto.
Un bacio e alla prossima, I xx
Ps. Scusate gli orrori ma non ho tempo per rileggere e correggere.

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Capitolo 30
*** Capitolo trenta ***


 
Appena arrivate a Berlino andammo subito in hotel. Eravamo stanchissime, facemmo una doccia velocissima e ci addormentammo per un’oretta. Ci risvegliammo stonatissime e ci preparammo per la partita. Misi la maglia del Napoli di Jonathan e cercai di essere pronta allo spettacolo a cui dovevo assistere. Prendemmo un taxi che ci lasciò davanti allo stadio, cercammo la nostra entrata e trovammo Nicola, un signore dello staff, che ci stava aspettando.
“Buonasera” disse Nicola sorridente.
“Ciao Nicola! Come stai? Lei è Nicole” disse presentandogli Nicole che sorrise.
“Sono abbastanza agitato per la partita, ma va tutto bene! Ora seguitemi che vi porto ai vostri posti” disse incamminandosi verso una delle entrate. Lo seguimmo in silenzio e facemmo tutto quello che diceva di fare per entrare. Eravamo nella tribuna dedicata ai familiari dei calciatori, c’erano tantissimi bambini ed era tutto stupendo. Gli stadi in Germania erano diversissimi. I tifosi erano vicinissimi al campo. Bastava scavalcare delle semplice transenne per ritrovarsi in campo. Infatti noi eravamo a due passi dal campo e dai calciatori. Mi sembrava impossibile. Stavo  per assistere alla finale di Champions. Non riuscivo davvero a crederci. Questa competizione era importantissima e vedere il Napoli in finale era un sogno. Mentre contemplavo lo stadio notai la fidanzata di Mertens che mi faceva segno di avvicinarmi a lei.
“Ciao tesoro! Come stai?” chiese Katrin abbracciandomi.
“Ciao Katrin, ho un po’ di ansia ma sto bene!Tu?” chiesi sorridendo.
“Sono spaventata!” disse ridendo.
Notai affianco a lei la moglie di Insigne con il loro piccolo e sorrisi per salutarla. Lei ricambiò il saluto.
“Tu sei Nicole, giusto? La fidanzata di Matteo!” disse Katrin salutando Nicole.
“Si, sono io!” sorrise la mia migliore amica timidamente.
“Avete visto la città?” chiese Genny, la moglie di Insigne.
“Non abbiamo avuto tempo a disposizione. Appena siamo arrivate in hotel il tempo di una doccia e siamo crollate” spiegai.
“Quanto restate?” chiese Katrin.
“Ripartiamo dopodomani! Visiteremo Berlino domani” rispose Nicole.
“E’ una città davvero bellissima! Ho fatto tantissime foto, le persone sono gentili e ho incontrato non so quanti tifosi del Napoli” disse Katrin contenta.
“Non vedo l’ora di poterla visitare, ho sempre sognato essere qui!” dissi felicissima come un bambino che guarda Dragon Ball.
“Sarai con Jonathan?” chiese sempre Katrin.
“Non lo so! Se vinciamo sarà troppo impegnato con premiazioni, interviste e robe così, mentre non voglio nemmeno immaginare se perdiamo quanto sarà distrutto” dissi facendo spallucce.
“La stessa cosa Lorenzo e tutti gli altri! Sono ad un passo dal loro sogno” disse Genny mentre prendeva in braccio Carmine che non voleva stare fermo.
“Speriamo vada tutto bene” dissi sospirando.
Dovevamo giocare contro il Barcellona, non sarebbe stata una partita facile. Il Barcellona aveva Messi, Neymar e Suarez che erano un trio fantastico. Jonathan era preoccupatissimo per questo. Credevo nella mia squadre, in Jonathan ma ero spaventatissima. Tra l'altro io avevo un debole per il Barcellona. Era una squadra che avevo sempre adorato, fin da piccola! C'erano dei giocatori fantastici e la tifoseria era meravigliosa. 
 
Quando ci fu l’inno della Champions mi emozionai. Ero così felice di essere in quello stadio proprio durante la finale. Ero felice per la mia squadra che aveva raggiunto un traguardo così importante. Ero felice per il mio uomo che durante la competizione aveva mostrato a tutto il mondo il suo talento. Ero fiera di lui, della squadra, dei tifosi. Meritavamo quella vittoria.
Quando la partita cominciò stavo per svenire. Avevo un’ansia assurda e stavo stritolando fortissimo il braccio di Nicole.
I primi quarantacinque minuti furono ricchi di emozioni e di vero calcio. C’erano state tantissime occasione per entrambe le squadre. Jonathan era quasi riuscito a fare un goal stupendo, solo che prese la traversa. Stava giocando benissimo. Il Barcellona aveva segnato ma Messi era in fuorigioco e così il goal fu annullato. Il Napoli mi aveva sorpreso. Attaccava e difendeva benissimo, sembravano una squadra nuova e molto più forte.
Il secondo tempo fu totalmente diverso dal primo. Era meno movimentato ed emozionante. Ormai la mezz’ora era stata superata e nessuna delle due squadre riusciva a concludere qualcosa. Jonathan ci provava ma c’era sempre qualcosa che andava storto.
“Devono muoversi a segnare!” disse Katrin innervosendosi. Subito dopo cominciò ad urlare in francese e smisi di ascoltarla.
“Non riesco a capire perché si sono bloccati! Abbiamo giocato un bel primo tempo” dissi sospirando.
“Non lo so, vorrei capirlo anche io” disse Genny sbuffando.
“Basta!Dobbiamo fare qualcosa” dissi innervosendomi.
Dopo aver detto quella frase successe l’immaginabile. Jonathan segnò uno dei goal più belli mai visti. Era al limite dell’aria di rigore e con una perfetta rovesciate mise dentro il pallone. Perfino lui era stupito del goal che aveva appena fatto. Nella nostra tribuna non si capiva più nulla, anche in campo era la stessa cosa. Jonathan era stato sommerso da tutti i giocatori e dallo staff. Io abbracciavo tutte le persone che mi trovavo davanti e sorridevo come non mai. Ero felicissima, eravamo a un passo dal nostro sogno. Quando tutti liberarono Jonathan, lui prima di andare al suo posto in campo per ripartire, mi cercò tra la tribuna e quando mi vide mise una mano sul cuore e poi mi indicò. Ero così fiera di lui. Era un calciatore fantastico, una persona meravigliosa.
Mancavano dieci minuti alla fine della partita e il Barcellona non aveva perso le speranze, anzi cominciarono ad attaccare ancora di più la difesa del Napoli che sembrava resistere perfettamente. Quando l’arbitro mise fine alla partita piansi. Era la prima Champions che vedevo vincere dalla mia squadra. Ero fiera di essere napoletana, di appartenere a quella squadra e a quella terra. Nella tribuna stavano tutti festeggiando, in campo i giocatori erano andati sotto la curva e stavano saltando sui cori dei tifosi partenopei. Ad un certo punto diedero il permesso alle famiglie dei calciatori di entrare in campo per festeggiare con loro. Appena entrata in campo, toccai l’erba sintetica e mentalmente la baciai. Cercai Jonathan ma non riuscivo a trovarlo.
“Abbiamo vinto! Siamo i campioni, abbiamo vinto!” disse Mertens andando ad abbracciare Katrin.
Sorrisi nel vederli, erano una coppia bellissima.
“Ce l’abbiamo fatta” disse Jonathan abbracciandomi da dietro. Mi girai e lo guardai meglio. Era sudatissimo, stanchissimo e pieno di terra ma era bellissimo.
“Tu non puoi capire quanto sia fiera di te” dissi per poi abbracciarlo.
“Non mi sembra vero” disse per poi scoppiare a piangere. Era tenerissimo.
“Siamo i campioni d’Europa ed è soprattutto merito tuo” dissi stringendolo forte.
“Ti amo” disse staccandosi e asciugandosi le lacrime di gioia.
“Ti amo anche io” dissi per poi unire le nostre labbra.
 
La premiazione fu davvero emozionante. Vedere Marek alzare quella coppa mi fece venire i brividi e sentire lo stadio che cantava l’inno del Napoli era ancora più emozionante. Jonathan era felicissimo, sorrideva e abbracciava tutti, aveva pianto di nuovo per la gioia (questo confermava il suo essere un tenerone). Dopo la premiazione ci furono dei grandissimi festeggiamenti per le strade di Berlino con i tifosi Napoletani. I calciatori andavano in giro con il loro bus e cantavano con i tifosi. Io rimasi a festeggiare con tutte le altre ragazze in un bar vicino allo stadio. Quando i campioni ci raggiunsero erano le quattro e mezza ed erano stanchissimi, infatti Jonathan volle subito tornare in hotel. Matteo aveva preso una stanza a parte per poter stare da solo con Nicole e lasciare me e Jonathan nella nostra intimità.
“Allora ci vediamo domani mattina, buonanotte Niki” dissi dandole un bacio sulla guancia. “Buonanotte Teo” dissi sorridendo al ragazzo.
“Buononotte, a domani” dissero prima di entrare nella loro stanza.
“Sono stanchissimo” dissi Jonathan buttandosi sul letto. “Ho bisogno di una bella doccia.”
“Concordo! Puzzi tantissimo” dissi facendogli la linguaccia.
“Ma che stronza! Ora vado a lavarmi” disse alzandosi e andando in bagno.
 
Quanto Jonathan tornò avevo già messo il pigiama e stavo guardando i vari commenti che stavano facendo sui social.
“Jonathan, senti questa ragazza cosa ha scritto sotto la tua foto: <> Con tanto di numero e faccina da maniaca!” dissi sbuffando.
“Oh, almeno è carina?” chiese ridendo mentre si buttava sul letto. Posai il telefono e lo guardai.
“Oh nono, non ti conviene scherzare con me” dissi mettendomi a cavalcioni su di lui e cominciando a prenderlo a cuscinate.
“Ferma un attimo e baciami” disse mentre cercava di fermarmi. Mi fermai e lo guardai. Era bellissimo. Senza pensarci due volte lo baciai. Ero un bacio carico di amore e passione. Un bacio diverso da tutti gli altri, Jonathan cercava di approfondirlo sempre di più. Mentre mi stava baciando cominciò a toccarmi il seno e mi fermai.
“Scusa, io non volevo, è che io vorrei..” non concluse la frase.
“Cosa vuoi?” chiesi guardandolo dritto negli occhi.
“Vorrei tanto fare l’amore con te” disse semplicemente.
Non risposi.
“Lo desidero da quando ho capito di amarti. Vorrei renderti completamente mia ma aspetterò se non sei pronta. Sono disposto ad aspettare anche tutta la vita per te” ricominciò a parlare per spezzare il silenzio che si era creato.
“Sono pronta. Voglio fare l’amore con te” dissi cercando di non distogliere il mio sguardo dal suo.
“Sei sicura?” chiese sorridendomi dolcemente.
“Voglio che la mia prima volta sia con te, con l’uomo che amo incondizionatamente.”
Fu semplicemente la notte più bella della mia vita.
 
“Au, sveglia che devo dirti una cosa” disse Jonathan scuotendomi un po’.
Aprii piano piano gli occhi.
“Mmh, dimmi” dissi mettendo a fuoco il suo viso.
“Sono le otto e mezza, ho una conferenza e altre stronzate così” disse accarezzandomi i capelli.
“E io cosa dovrei fare?” dissi tra uno sbadiglio e l’altro.
“Non volevo che ti svegliassi senza trovarmi e senza sapere il perché. Preferirei di gran lunga restare affianco a te, accarezzarti i capelli, baciarti o anche semplicemente guardarti dormire.”
Sentii le mie guance andare a fuoco e sorrisi.
“Buona conferenza, Than” dissi per poi sistemarmi di nuovo nel letto.
“Buona dormita, Au” disse per poi baciarmi la fronte e andare via.
 
Al mio risveglio trovai Jonathan che stava frugando nella sua valigia e sembrava molto agitato.
“Buongiorno” dissi stiracchiandomi un po’ e subito sentii dei dolori nel basso ventre.  “Aja” esclamai lamentandomi.
“Che succede?” chiese Jonathan girandosi preoccupato verso di me.
“Mi fa male tutto” dissi piagnucolando. Lui ridacchiò.
“Forse è colpa mia, mi dispiace averti fatto male” disse sempre ridacchiando.
“E’ stato meraviglioso” dissi arrossendo.
“Credo di aver fatto per la prima volta l’amore. Nemmeno con Jessica ho provato determinate cose.”
Sorrisi e lo baciai. Lo amavo sempre di più.
 
Berlino era meravigliosa. Ero rimasta affascinata da tutti i monumenti e le strutture che avevamo visitato. Avevo fatto tantissime foto e ad ogni passo restavo sempre più incantata da quella città meravigliosa. Io e Than avevamo visitato i luoghi più importanti senza troppi problemi con i tifosi.
 
“Non voglio ripartire domani” dissi sbuffando.
“Ma devi!” disse buttandosi sul letto.
“Tu quando torni a Napoli?” chiesi buttandomi affianco a lui.
“Settimana prossima abbiamo la finale della coppa Italia, quindi non ne ho idea. Credo tra due giorni” disse facendo spallucce.
“Che due coglioni” dissi sbuffando.
“Forse dovremmo approfittarne di questi ultimi momenti insieme” disse buttandosi sopra di me e cominciando a baciarmi.
“Mmh, concordo” dissi per poi ricambiare i baci.
 
“Ci vediamo tra due giorni!” disse Jonathan abbracciandomi in aeroporto.
“Non voglio partire” dissi sbuffando.
“Dai non fare la bambina!” disse ridendo.
Alzai gli occhi al cielo e mi staccai da lui.
“Ti amo” disse per poi darmi l’ultimo bacio.
 
 
“COSA? COSA? COSA? La mia migliore amica ha perso la grande V e me lo dice solo ora?” disse Niki sconvolta e urlando.
“Nicole abbassa la voce! Non voglio far sapere a metà aereo la mia vita sessuale!” dissi alzando gli occhi cielo.
“Oddio! Non ci posso credere! Sono così felice per te” disse sorridendo e abbracciandomi. “Voglio tutti i dettagli. Ora” disse battendo le mani come una bimba.
“Mmh no?” dissi ridendo.
“Come no? Voglio sapere tutto. Ti ha fatto male? E’ bravo? Quanto ce l’ha lungo?” disse agitandosi.
“Nicole!” la rimproverai ridendo per l’ultima domanda.
“Sono la tua migliore amica, devo sapere queste cose” disse giustificandosi e ridendo.
“Ti dico solo che è stato fantastico e che non è messo male con le misure” dissi arrossendo e scoppiando a ridere.
“Lo sapevo!” disse unendosi alla mia risata.


Ciao!
Come state? Io abbastanza bene, anche se non sopporto più il caldo hahahaha avrei dovuto aggiornare prima ma ci sono state delle vacanze non programmate e quindi non ho proprio toccato il pc! Questo doveva essere il penultimo capitolo ma ho deciso che il prossimo sarà il penultimo. Non mi piace tanto ma è da parecchio che non aggiorno! Scusate! Come state passando le vacanze?

Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante tutto.
Un bacio e alla prossima, I xx
Ps. Scusate gli orrori ma non ho tempo per rileggere e correggere.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo trentuno ***


 
Da: Jonathan
Scusa pulce, ma nemmeno oggi possiamo vederci! Mi ha appena chiamato Michele dicendomi che ho una conferenza, scusami ancora!
 
A: Jonathan
Tranquillo, insomma non ci vediamo solo da quattro giorni e questa è solo l’ennesima volta che mi dai buca :)
 
Da: Jonathan
Sei arrabbiata? Sai che non è colpa mia..
 
A: Jonathan
Ti sembro arrabbiata? Non lo sono. 
 
Da: Jonathan
Ah, per fortuna! Ci sentiamo per messaggi <3
 
“Per fortuna? Ha davvero detto “per fortuna”? Jonathan Filippi sei un fottuto stronzo che non capisce le ragazze” dissi buttando il telefono sul letto irritata.
“Con chi stai parlando, sorellina?” disse Ciro mentre passava davanti camera mia.
“Da sola! Sto uscendo pazza e parlo da sola” dissi sbuffando.
Ciro si fermò davanti camera e alzò un sopracciglio.
“Va tutto bene?”
“Tutto una meraviglia! Ora vado a farmi una passeggiata prima che commetto un fottuto omicidio, torno stasera” dissi recuperando telefono e borsa e uscendo di casa.
“Ma che succede” commentò stranito Ciro mentre uscivo da camera mia. “Ah, che esseri complicati che sono le donne..” disse infine.
 
“Au, non sono a Napoli! Ho accompagnato Teo da alcuni suoi amici che abitano a Salerno” disse la mia migliore amica.
“Ma come Niki? Ed io ora cosa faccio?” dissi piagnucolando.
“Jonathan?”
“Hai osato nominare quell’essere odioso?” dissi innervosendomi.
“Avete litigato?”
“No, ma il signorino non si fa vivo da quattro giorni e continua a darmi buca” dissi sbuffando.
“Hanno appena vinto il Triplete, è impegnato!”
“Una mezz’ora per la sua ragazza non la trova? Basta, non parliamo di quel deficiente. Ti lascio con Teo e i suoi amici, ci vediamo domani” dissi per poi attaccare subito ed entrare in un bar a caso.
 
Il Napoli aveva vinto il Triplete, ovvero aveva vinto tre competizioni in un anno (Champions, Coppa Italia e Campionato Italiano), ero felicissima per questo. Ci furono dei festeggiamenti incredibili a Napoli, nessuno se lo aspettava. Era una cosa impensabile. Eravamo tutti felici e in città si continuava a festeggiare. Jonathan era considerato sempre di più una divinità in città dato che aveva segnato il goal decisivo in entrambe le finali. Era sommerso da interviste, conferenze e robe così. Mi mancava il mio ragazzo, soprattutto dopo quello che era successo tra di noi a Berlino mi sentivo più legata a lui.
“Ciao! Cosa ti porto?” chiese il cameriere risvegliandomi dai miei pensieri.
“Uhm, ciao.. Un caffè macchiato, grazie!” Il ragazzo mi sorrise ed andò via.
Sbuffai, presi il telefono e andai su Instagram mentre aspettavo il mio caffè.
“Ti dico che è lei!” disse una voce femminile che attirò la mia attenzione.
“Ma sei sicura? Nelle foto sembra più magra” dissi un’altra voce femminile.
Alzai gli occhi al cielo.
“Ti dico che lei è Aurora Esposito, la fidanzata di Jonathan Filippi” disse l’altra voce sicura.
“Secondo me non è lei e se fosse così Jonathan ha dei gusti orrendi” commentò l’altra.
“Fidati è lei!”
Con fare scocciato mi girai verso di loro e sorrisi falsamente.
“Ciao, piacere sono Aurora Esposito, la fidanzata di Jonathan Filippi. Ti ringrazio per avermi detto che nelle foto sembro più magra e che il mio ragazzo ha dei gusti orrendi” mi fermai e sorrisi ancora più falsamente. “Consiglio una cosa ad entrambe: se volete parlare male di una persona che è vicino a voi fatelo a bassa voce.” Detto questo mi girai e tornai a guardare scocciata le foto su Instagram. Le ragazze imbarazzate andarono via subito dopo il mio discorso.
“Posso dirti una cosa?” chiese il cameriere mentre posava il caffè sul tavolo.
“Dimmi pure.”
“Sei stata fantastica con quelle ragazze, sono scappate via rosse per la vergogna” disse ridendo.
“Grazie mille, mi avevano scocciato” dissi ridacchiando.
“E comunque nelle foto non sei più magra” disse per poi farmi l’occhiolino e per poi andare via.
Lo fissai perplessa mentre andava via. Decisamente non ero in vena per pensare a quel cameriere che aveva appena provato ad avere un flirt con me. Cercai di muovermi a prendere il mio caffè, pagai velocemente e andai via.
 
Da: Jonathan
Sono riuscito a liberarmi per stasera! Pizza a casa mia? :D
 
Ero ancora arrabbiata con lui e quindi decisi di ignorare il messaggio e di posare il mio telefono in borsa.

 
Da: Jonathan.
Devo ricordarti che iMessage mi dice quando hai letto il messaggio? Perché mi ignori?
 
Maledetti iPhone. Sbuffai, lo ignorai e continuai a camminare per le strade di Napoli.
Mi innervosii quando il mio telefono cominciò a squillare a pressione. Scocciata vidi il nome di Jonathan sullo schermo e risposi.
“Dimmi.”
“Perché non rispondi ai messaggi?” disse subito la voce calda di Jonathan.
“Non mi va” dissi fermandomi a guardare una vetrina.
“Dove sei?”
“In giro.”
“Con chi?”
“Da sola” dissi infastidita.
“Per stasera allora?” chiese.
“Jonathan, ti avverto ora, se osi darmi buca anche stasera ti ucciderò” dissi minacciandolo.
“Lo sai che non è colpa mia” disse sbuffando.
“Non mi importa.”
“Sei arrabbiata!” esclamò dal nulla.
“Non lo sono” dissi alzando gli occhi al cielo anche se lui non poteva vedermi.
“Aurora quello è il tuo tono arrabbiato! Mi hai mentito prima dicendomi che non eri arrabbiata” disse confuso.
“E tu sei un coglione che non capisce le ragazze! Ci vediamo alle otto sotto casa mia” dissi per poi attaccare.
 
“Aurora, c’è Jonathan in salotto da mezz’ora! Quanto vuoi farlo aspettare?” disse mia madre bussando alla mia porta.
“Mi sto preparando, non stressarmi” dissi sbuffando e prendendo i miei vestiti.
“Au, posso entrare?” chiese Jonathan bussando.
“Se proprio vuoi” dissi cercando una maglia decente da mettere.
Lui entrò e si avvicinò a me.
“Quanto mi sei mancata, pulce” disse abbracciandomi. Avevo sentito tantissimo la sua mancanza ma per colpa della rabbia non ricambiai il suo abbraccio.
“Devo vestirmi” dissi staccandomi e andando in bagno con i vestiti.
Mi vestii in due minuti, misi un semplice pantaloncino con una maglia a righe. Amavo le righe.
 
“Aurora non dirmi che sei ancora arrabbiata” disse Jonathan entrando a casa sua.
Il viaggio in macchina era stato silenzioso. Nessuno dei due aveva aperto bocca, non avevo voglia di parlare con lui.
“Secondo te?” dissi andando verso il salotto.
“Oh andiamo, ho aspettato mezz’ora a casa tua! Siamo pari” disse sbuffando.
“Siamo pari? Jonathan sono quattro fottuti giorni che mi dai buca!” dissi buttandolo sul divano. “E’ così difficile trovare una mezz’ora per la tua ragazza?” dissi cominciando a prenderlo a pugni. “Mi sei mancato tantissimo, ti odio per questo” dissi smettendo di dargli pugni e guardandolo.
“Pulce..Ho fatto di tutto per trovare un po’ ti tempo per noi ma ero troppo impegnato, la sera tornavo a casa e crollavo subito. Mi dispiace, avrei voluto passare più tempo con te. Soprattutto volevo condividere con te la mia felicità. E’anche grazie a te se quest’anno ho dato il massimo” disse avvicinandosi a me e abbracciandomi. Questa volta ricambiai l’abbraccio e finalmente lo baciai.
“Non posso non amarti” dissi per poi baciarlo ancora e ancora.
 
“Stasera dormi qui?” chiese Jonathan mentre mangiava la sua pizza. Da quando conoscevo Jonathan mangiavo solo pizza.
“Lo chiedi tu a mio padre?” chiesi ridacchiando.
“Eddai, digli che vai a dormire da Nicole” disse facendo la faccia da cucciolo.
“Dopo gli mando un messaggio” dissi mangiando una patatina.
“No, ora” disse deciso.
“Sto mangiando” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Allora lo faccio io” disse prendendo il mio telefono.
“Papà, Jonathan mi ha lasciato da Nicole, ha litigato con il fidanzato. Posso restare a dormire qui?” disse Jonathan leggendo il messaggio che aveva appena inviato.
“Sei diabolico” dissi ridendo.
“Tutto per stare con te” disse per poi darmi un veloce bacio a stampo. “E ora muoviti a mangiare che voglio uscire” disse sorridendo.
“Ma sono le dieci e mezza e sono vestita di merda per uscire!” dissi lamentandomi.
“Perché voi ragazze quando siete con i vostri fidanzati non vi curate mentre quando uscite con gli altri siete tipo top model? E comunque non sei vestita di merda ora!”
“Perché tu sei il mio ragazzo e già ti piaccio, quindi perché dovrei prepararmi per te?” Spiegai come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Questa cosa non ha senso! E poi sono geloso, non puoi essere troppo bella” disse sbuffando.
“Ma stai tranquillo che nessuno mi ruba” dissi ridendo.
“Sei bellissima, tutti ti vorrebbero” disse imbronciato.
“Ma io voglio solo una persona! E ora lasciami mangiare in santa pace” dissi sorridendo.
 
“Jonathan stiamo camminando da quasi mezz’ora, sono stanca” piagnucolai.
“Oh andiamo, abbiamo appena cominciato” disse ridacchiando.
“Jonathan Filippi, ti ammazzo se non ti fermi subito” dissi fermandomi. Lui si fermò e sbuffo.
“Salta sulle spalle” disse semplicemente.
“Cosa?” dissi guardandolo male.
“Salta sulle mie spalle” disse di nuovo.
“No! Peso” dissi contraria alla sua idea.
“Sei una piuma, muoviti” disse sbuffando.
Titubante saltai sulle sue spalle e mi aggrappai a lui stile koala.
“Dove andiamo?”chiesi per poi mordergli l’orecchio.
“Pulce, da quanto sei diventata cannibale?” disse ridendo. Alzai gli occhi al cielo e mi unii alla sua risata.
“Comunque andiamo in un bar, ci raggiungerà anche Insigne!” disse ridendo.
“Va bene, però puoi essere un po’ più veloce? Ho appena visto una formica superarci” dissi per farlo innervosire.
“Ora ti faccio scendere” disse fermandosi.
“No, che non lo fai” dissi prima di lasciargli un bacio sul collo.
“Mmh, quanto amo i baci sul collo!” disse per poi ripartire.
 
 
Jonathan mi fece scendere all’entrata del bar. Avevo già adocchiato Insigne ad un tavolino. Era così carino.
“Lorenzo! Come stai?” dissi una volta vicina a lui.
“Possibile che ti fai sempre più bella? Io sto bene, tu?” disse sorridendo e abbracciandomi.
“Bene anche io, grazie!”
“Se solo non sapessi che sei sposato e hai un figlio, sarei geloso” disse Jonathan sorridendo.
“Mister Simpatia è qui” disse Insigne salutando il suo migliore amico. Quei due erano fantastici insieme.
“Nanetto, quasi non ti vedevo” disse Jonathan prendendosi gioco del suo migliore amico.
“Puoi attaccarmi solo sulla mia altezza e puntualmente lo sai, bastardo” disse Insigne ridendo.
Si avvicinò la cameriera che prese i nostri ordini.
“Comunque, io e Mertens siamo stati contattati dal Real Madrid” disse abbassando la voce.
“Cosa? Ma è fantastico?” dissi felice. Era davvero fantastico.
“Mmh si, ma credo di restare al Napoli. Insomma è la squadra della mia città e non me la sento di andare via” disse Insigne pensieroso.
“Invece tu, Than, hai ricevuto qualche contatto?” chiesi girandomi verso il mio ragazzo che fino a quel momento se ne stava in silenzio. Di colpo sbiancò e cominciò ad innervosirsi. 
Stava per cominciare a parlare ma venne interrotto da alcuni tifosi che si avvicinarono per una foto. Dannati tifosi che lo raggiungono sempre nei momenti meno opportuni.
“Ci vediamo presto, Lorenzo! Grazie per la bella serata” dissi abbracciandolo.
“Sono io che devo ringraziare te” disse Insigne facendomi l’occhiolino.
“La smetti di fare il deficiente con la mia ragazza?” disse Jonathan ridendo. “Ci vediamo domani mattina, nano” disse salutandolo.
 
Il tragitto al ritorno fu davvero silenzioso. Non riuscivo a far altro che pensare a Jonathan e alle sue possibili offerte da parte di altre squadre. Appena arrivata a casa di Jonathan presi dei pantaloncini del Napoli, una maglietta a caso e un intimo che avevo lasciato da lui la scorsa volta e corsi in bagno a fare una doccia. La stessa cosa fece Jonathan dopo di me. Mentre lui faceva la doccia cercai su internet se c’era scritto qualcosa sulle offerte per Jonathan Filippi ma non trovai nulla.
“Allora, pulce, che succede? Sei stranamente silenziosa” disse stendendosi affianco a me nel letto.
“Jonathan, quali squadre ti hanno contattato?” andai dritto al punto.
“Aurora..” disse Jonathan guardandomi. “Non ho ancora deciso, forse resterò a Napoli” disse abbassando lo sguardo.
“Jonathan rispondi alla mia domanda.”
“Barcellona, Borussia, Real Madrid, PSG, Chelsea, Manchester City e United, Bayern Monaco e altre squadre..” disse senza guardarmi negli occhi.
“Wow, è fantastico! Le squadre più forti del mondo ti vogliono, wow” ero sorpresa.
“Non ho ancora deciso cosa fare” disse confuso.
“Scegli quello che è giusto per la tua carriera” dissi cercando di sorridere.
“Io non voglio dividermi da te” disse accarezzandomi una guancia. “Ma ora non voglio pensarci, ora voglio stare solo con la mia ragazza in santa pace” disse per poi baciarmi mentre la mia mente non faceva altro che pensare a quelle squadre.



Hey peopleeeeeeeeeeeee,
scusate come al solito il ritardo ma stanno spuntando vacanze e non ho mai tempo per scrivere! Il prossimo capitolo sarà l'ultimo..GIA' STO PIANGENDO. Cercherò di aggiornare prima del 17, se non riesco ci sentiamo a fine agosto dato che parto! 
Come state passando l'estate? Vi state divertendo? Spero di si! Coooomunque, spero che il capitolo vi piaccia.
Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante tutto.
Un bacio e alla prossima, I xx
Ps. Scusate gli orrori ma non ho tempo per rileggere e correggere. 

 

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Capitolo 32
*** capitolo trentadue ***


 




 
              

“Mi manchi terribilmente” dissi guardando lo schermo del computer.
“Anche tu, davvero. Mi sento davvero vuoto senza di te” disse Jonathan abbassando lo sguardo.
“Maledetta Germania e maledetti esami” dissi piagnucolando.
“Manca poco, no? Passeremo un’estate fantastica solo noi due” disse sorridendomi dolcemente.
“Lo spero davvero Than, ho un disperato bisogno di prenderti a schiaffi e baciarti” dissi ridacchiando.
“Ovviamente sei sempre la solita violenta, mai un gesto dolce” disse alzando gli occhi al cielo.
“Scusami? Sono un tesoro!” dissi alzando un sopracciglio.
“Smettila di mentire, bugiarda. La distanza invece di addolcirti ti ha reso solo più antipatica” disse facendomi una linguaccia.
“Non è per nulla vero!” protestai. Jonathan scoppiò a ridere per la mia espressione da bambina offesa.
“Quanto mi manchi!” disse sospirando. “Mi manca perfino sopportare le tue crisi isteriche dovute alla fisica.”
“La situazione è davvero grave se senti la mancanza delle mie crisi” dissi cercando di sdrammatizzare.
“Ora devo andare a dormire che sono le due e domani ho l’allenamento di mattina” disse sbuffando.
“Prima o poi il mister ti ucciderà dato che fai sempre tardi!”
“Non è colpa mia se la mia ragazza è in Italia e sento la sua mancanza!”
“Allora ucciderà me” dissi ridendo.
“Non credo proprio, ti difendo io. Ora vado a dormire, buonanotte pulce!” disse sorridendomi dolcemente.
“Buonanotte Than, ti amo” dissi per poi ricambiare il sorriso.
“Ti amo tanto anche io” mi mandò il solito bacio e staccò la videochiamata.
Mi mancava tantissimo. Ormai giocava con il suo amato Bayern Monaco da quasi due stagione, un anno e mezzo. Inizialmente volevo ucciderlo per aver scelto una delle squadre che più odio ma alla fine me ne sono fatta una ragione. Than è cresciuto amando quella squadra ed era un sogno per lui. Affrontare la distanza è stata una delle cose più difficili di tutta la mia vita. Poter sentirlo vicino solo tramite uno schermo, non vederlo per mesi, mi aveva distrutto. Non avevo voglia di fare nulla senza Than. Ero abituata a passare le mie giornate con lui, mi sentivo vuota, incompleta. Dopo tanto tempo ero riuscita ad abituarmi ma faceva comunque male.
 
“Qualcuno qui è triste” disse Ciro entrando in camera. Erano cambiate tantissime cose. Avevo finalmente dato il permesso ai miei fratelli di entrare in camera. Era una cosa davvero stupida e insensata non lasciarli entrare.
“Mi manca Jonathan” dissi stendendomi sul letto.
“Dai che tra poco finisce il campionato e sarà tutto tuo” disse cercando di consolarmi.
“Non lo vedo dalle vacanze di Natale, ho bisogno del mio ragazzo!” dissi arrabbiandomi. Mi succedeva spesso ogni volta che pensavo che non potevo abbracciare il mio ragazzo ogni volta che volevo.
“Dai Au, tra poco sarà tutto tuo” disse lasciandomi un bacio sulla fronte e andando via.
 
Il giorno seguente la mia voglia di seguire i corsi era pari a zero. Non prestavo attenzione, non prendevo appunti e non parlavo nemmeno con i miei compagni. Rispondevo solo ai messaggi di Nicole perché mi assillava. Dopo le web con Jonathan ero sempre così. Odiavo il mondo.
“Au, hai dormito male?” mi chiese Karolina, una mia compagna di corso, mentre eravamo sedute al bar dell’università.
“Ieri sera ho “visto” Jonathan e mi manca sempre di più” dissi sbuffando.
“Oh, dai che presto lo vedrai! Come sta?”
“E’ stanco per gli allenamenti ma sta abbastanza bene. Non fa altro che lamentarsi” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Mi ricorda qualcuno” disse Karolina riferendosi a me. Alzai gli occhi al cielo e la ignorai.
 
Appena misi piede fuori dall’università mi sentii subito meglio. Era stata una mattinata super pesante e stavo per crollare. Trovai Nicole che mi aspettava tutta sorridente sugli scalini della struttura. Subito mi abbracciò.
“Oggi sono super ultra mega iper felice!” disse mentre mi abbracciava.
“Che cos’è successo?” dissi ricambiando l’abbraccio.
Si staccò e cominciò a parlare.
“Settimana prossima vedo Teo!” disse saltellando come una bambina.
Sorrisi dolcemente, era tenerissima.
“Finalmente!”
Da: Than
Puoi farmi un favore? Dovresti andare a casa mia e prendere un libro.
 
A: Than
Cosa devi fare? Comunque va bene, ora vado, dimmi solo che libro.
 
Da: Than
E’ il libro con la copertina rossa, è nel secondo cassetto in camera mia. Stasera capirai, ora vado a fare la seduta pomeridiana! Ti amo
 
A: Than
Ci sentiamo stasera, ti amo!
 
 
Nicole mi diede un passaggio e poi scappò all’università dato che i corsi per lei non erano finiti. Spesso andavo a casa di Jonathan per studiare e per dare una pulita. Era bruttissimo non vedere Jonathan girovagare per la stanza ma mi ero abituata ormai. Appena arrivai spalancai le finestre in salotto e in cucina per far cambiare un po’ l’aria e andai in camera per cercare questo famoso libro. Svuotai il cassetto ma non c’era traccia di questo libro con la copertina rossa. Proprio mentre stavo per mandare un messaggio a Jonathan sentii qualcuno coprimi gli occhi con le mani. Inizialmente ero terribilmente spaventata, così tanto che stavo per urlare, ma poi quelle mani mi erano familiari, così come il tocco leggero. Era Jonathan. Mi girai togliendo le mani e mi ritrovai il mio ragazzo in tutta la sua bellezza.
“Jonathan, o mio Dio, sei davvero tu!” dissi abbracciandolo.
“Pulce, quanto mi sei mancata” disse stringendomi e prendendomi in braccio.
“Non ti lascio più, te lo giuro!” dissi allacciando le mie gambe attorno alla sua vita.
“E chi ti lascia più andare” disse per poi baciarmi. Finalmente potevo finalmente avere le sue labbra soffici sulle mie, potevo sentire le famose farfalle nello stomaco, il mio cuore che era sul momento di esplodere per la felicità. Finalmente potevo sentirmi completa.
“Sei un fottuto stronzo, non puoi farmi queste sorprese” dissi appena si staccò da me.
“Mi sono mancati perfino i tuoi insulti” disse ridendo.
Lo baciai di nuovo e lui mi poggiò sul letto.
“Tu non puoi capire quanto ti desidero, finalmente sei tutta mia” disse per poi baciarmi ancora.
 
“Ma il mister non ti ucciderà dato che hai saltato l’allenamento? E quando riparti?” chiesi mentre Jonathan mi accarezzava i capelli.
“E’ stato proprio il mister a dirmi di tornare da te. Secondo lui vederti, anche se per poco, avrebbe sicuramente migliorato la situazione. E non posso non dargli ragione” disse facendomi sistemare meglio sul suo petto nudo. “Comunque domani mattina ho il volo.”
“Protesto, non ti faccio partire” dissi sbuffando.
“Non pensiamoci ti prego, godiamoci al meglio questi momenti insieme” disse sorridendomi.
“Che ne dici se mangiamo qualcosa?” aggiunse.
“Va bene, ti preparo io qualcosa da  mangiare” disse felice. Ero migliorata davvero tanto in cucina e non vedevo l’ora di far assaggiare le mie creazioni a Than. Mi alzai dal letto, misi l’intimo e presi una maglia e una tuta dall’armadio di Jonathan.
“Il mio armadio è stato svuotato” disse guardandomi e scuotendo la testa divertito.
“Esagerato! Ho preso solo in prestito qualcosina” dissi sorridendo innocentemente.
“Mi sono rimasti solo jeans e mutande!”
Alzai gli occhi al cielo. “Stanno meglio a me queste cose, non trovi?”
“In realtà ti preferisco nuda ma sì, stanno meglio a te” disse ridendo.
Gli lasciai un bacio a stampo e poi lo trascinai con me in cucina.
 
“Quanto mi erano mancate le nostre serate pizza e film” disse felicissimo.
“Finiremo come sempre a non guardare tutto film ma sono piccoli dettagli” dissi ridendo.
Mentre stavamo guardando il film suonò il campanello.
“Aspettavi qualcuno?” disse Jonathan guardandomi.
“No! Hai avvisato qualcuno?”
“Nemmeno la mia famiglia! Ora vado a vedere chi è” disse alzandosi dal divano.
Dopo qualche minuto tornò Jonathan con in braccio Insigne.
“Hai capito questo stronzo che cosa ha fatto? E’ tornato a Napoli senza avvisare nessuno! Devo scoprire che il mio migliore amico è qui tramite Instagram” disse dandogli un pugno.
Erano tenerissimi.
“Eddai nanetto mio, volevo stare con Au. Domani prima del volo passo allo stadio” disse facendo scendere Lorenzo.
“Non mi interessa! Sei comunque uno stronzo” disse Lorenzo buttandosi sul divano.
“Qualcuno qui è geloso” dissi ridendo.
“Non sono geloso ma almeno poteva avvisare, sono il suo migliore amico” disse sbuffando.
Jonathan si buttò sopra di lui e cominciò a picchiarlo.
“Mi perdoni?” disse mentre lo teneva fermo.
“Sisi, basta che ora mi lasci respirare” disse Lorenzo ridendo.
Tra di loro c’era una bellissima amicizia.
 
“Ora ci vediamo appena finisce il campionato, non credo che la società e il mister mi consentiranno queste fughe romantiche” disse abbracciandomi.
“Altri tre mesi, ce la possiamo fare” dissi stringendomi nel suo abbraccio.
“Non voglio lasciarti” sussurrò.
Mi strinsi ancora di più a lui, per quanto possibile.
“Devo andare” disse allontanandosi.
Non risposi. Odiavo questa situazione.
“Au, lo sai che vederti così mi fa troppo male” disse abbracciandomi di nuovo.
“Dai vai! Appena arrivi scrivimi un messaggio” dissi cercando di non piangere come al solito. Ero troppo emotiva, dannazione.
Mi baciò, mi sorrise e andò via e solo in quel momento cominciai a piangere. Era bruttissimo stare senza di lui, ero abituata ad averlo nella mia quotidianità. Passavamo ogni singolo giorno insieme e senza preavviso mi ero ritrovata a passare le giornate senza il mio uomo.
 
 
“Qualche” anno dopo.

 
“Non ci posso credere, la mia sorellina ha finalmente coronata il suo sogno!” disse Ciro abbracciandomi.
“La mia pediatra preferita!” disse Gennaro unendosi all’abbraccio.
“Non ci posso credere!” urlai cominciando a saltare come una bambina.
“Oh devi crederci! Sei ufficialmente un medico” disse Nicole abbracciandomi.
“O mio Dio, Niki..” solo ora realizzavo. Ero finalmente diventata un medico. Dopo anni lunghissimi e pesanti passati sui libri ce l’avevo fatta. Un sogno che diventava realtà.
“Scusate avete visto la mia pediatra preferita?” Era la voce di Jonathan.
“Jonathan cosa diamine ci fai qui? Non dovresti essere in Germania?” dissi saltando in braccio al mio ragazzo.
“Oh andiamo, potevo mai perdermi la laurea della mia pulce?” disse stringendomi.
“Oggi è una giornata bellissima!” dissi guardando tutte le persone che erano attorno a me.
“La secchiona quindi si è laureata con il massimo dei voti” disse sorridendo.
“Oh smettila, non sono una secchiona” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Invece lo sei” disse dandomi un bacio a stampo. “Ho un regalo per te!” disse sorridendomi.
“Cosa?” dissi illuminandomi come una bambina la notte di Natale.
“Lo avrai più tardi” disse facendomi la linguaccia.
“Ti odio, Filippi!” dissi sbuffando.
 
“Jonathan ma perché mi hai portato al centro di Napoli?”
“Qui tutto ha avuto inizio, la nostra prima uscita! Ricordi?”
“E come posso dimenticarla! Eri sulla mia lista nera in quel periodo” dissi ridendo.
“Lo so, lo so e sono anche cambiate tantissime cose da quel giorno. Sei diventata la persona più importante della mia vita e non sto esagerando. Nessun’altra donna mi ha mai fatto provare anche solo la metà di quel che fai tu con un semplice sorriso o sguardo. Non credevo di trovarmi mai in una situazione del genere” disse ridacchiando nervosamente. “Non so davvero come dirtelo, ma voglio passare ogni singolo momento della mia vita con te, voglio costruire una famiglia con te. Pulce, vuoi sposarmi?” disse con gli occhi lucidi per poi inginocchiarsi.
“C’e’ bisogno anche di chiederlo? Certo che ti voglio sposare!” dissi per poi scoppiare a piangere come una bambina. Ero felicissima. Con Jonathan avevo trovato l’amore e per nessun motivo al mondo avrei rinunciato a lui. Lo amavo con tutta me stessa.
 

 
Fine.

 
 
Non mi sembra vero, questa storia è ufficialmente finita. Non so nemmeno se ci sarà qualcuno che si ricordi ancora di me, Jonathan e Aurora. Sono sparita, lo so e mi dispiace davvero tanto per questo. Ho avuto problemi con il computer e la mia voglia di scrivere era pari a zero per alcune situazioni che si sono create nella mia vita. Mi dispiace tantissimo, davvero. Mi sento terribilmente in colpa per aver abbandonato voi e i miei amati personaggi. Ho sentito il bisogno di mettere fine a questa storia. Il finale non doveva essere questo ma scrivere di Jonathan e Aurora mi ricorda la relazione con il mio ex e almeno a loro volevo dare un bel finale. Sono cambiata tanto e ogni volta che provavo a scrivere il finale di questa storia mi saliva un nervoso assurdo. Avrei voluto cambiare la maggior parte dei capitoli, la trama, tutto! Non l’ho fatto semplicemente perché dopo mi sarei sentita troppo in colpa e anche per rispetto di tutte le persone che hanno seguito la storia.
Ringrazio tutte le persone, dalla prima all’ultima, che hanno letto e seguito la mia storia. Ringrazio chi ha messo tra i preferiti\seguiti\ricordati. Ringrazio chi ha recensito i capitoli e chi ha sopportato i miei capitoli a dir poco pazzi. Mi scuso ancora. Grazie a tutti, spero di potervi risentire presto.
La vostra, I xx

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Capitolo 33
*** nuova storia? ***


Salve, non so se vi ricordate di me! E' passato davvero tanto dall'ultima volta che ho pubblicato su questo sito.
Volevo solo avvisarvi che ho appena cominciato una nuova storia e mi farebbe piacere sapere voi cosa ne pensate! Spero che questi nuovi personaggi possano appassionare e divertire come hanno fatto Aurora e Jonathan!
​La storia potete trovarla nel mio profilo! Un bacione,
​I.

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