Vincere la Guerra che c'è

di Buck
(/viewuser.php?uid=187971)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Capitolo uno

 

Lily Evans era, a detta degli abitanti di Privet Drive, numero 4, una ragazza strana. Gentile, carina, ma strana. Spariva nove mesi all’anno, sin dai suoi undici anni. I signori Evans, brava gente, sostenevano orgogliosi che la figlia frequentasse una scuola per bambini prodigio. Petunia Evans, sorella maggiore di Lily, andava vociferando che questa, poverina, soffrisse di qualche grave disturbo psichico, necessitando di cure speciali in una specie di riformatorio

Quale che fosse la verità, si avvicinava il primo settembre 1871, e Lily Evans, di nuovo, sarebbe partita e, per molti mesi, gli abitanti di Privet Drive non l’avrebbero rivista.

 

Toc Toc. 

“Chi è?”.

“Petunia, posso entrare?”

“No”.

Lily non demorde.

“Tuny, è il 31 agosto. Domani prenderò l’Espresso per Hogwarts, e non mi rivedrai fino a Natale”

Petunia, malvolentieri, apre la porta. 

"Per quanto mi riguarda, ti sei trattenuta anche troppo”.

Lily sospira. Vorrebbe non rimanerci male. Ma è Petunia l’adolescente scostante e dura che la squadra con odio, e Lily, malgrado tutto, le vuole bene.

"Tuny, ti va di guardare un film insieme? O magari potremmo uscire… quello che vuoi".

Petunia non esita un istante: “Mi vedo con Vernon”.

Tricheco Vernon. Il fidanzato ottuso. 

"Va bene. Buona serata, allora" si arrende, a malincuore.

Un istante, e ritorna sui suoi passi, un mezzo sorriso triste ad illuminare il volto lentigginoso e gli occhi di smeraldo. 

"Sono tua sorella, e sono una Strega".

"Sei una Strega, e non sei più mia sorella".

Crack. Qualcosa si spezza, ancora.

"Sono tua sorella da prima di essere una Strega!" grida Lily, attorcigliando nervosamente una ciocca di capelli vermigli intorno alle dita. 

"E’ il mio ultimo anno anno, Tuny… accompagnami a prendere il treno" chiede, la mano tesa, verso una riconciliazione che non verrà. 

Lily la risposta la conosce già. La conosce prima che Petunia la pronunci. Ugualmente, spera. Perché, un tempo, Petunia è stata la sua più cara amica, una fidata confidente e la compagna di giochi migliore che potesse desiderare. Un tempo, lontano ma non così tanto, le sorelle Evans sono state sorelle per davvero: si tenevano per mano, e ridevano insieme, di tutto e di niente.

"No. Hai scelto loro. Vai dai tuoi amici mostri. Io rimango qui".

Lily scuote la scelta.

"No, Petunia, hai scelto tu, e non te ne rendi conto. Ti scrivo quando arrivo".

"Non disturbarti. Non ti risponderò".

 

Non importa. Di tanto in tanto, ti scriverò ugualmente, e chiederò di te a mamma e papà. Tu rimanderai indietro un foglio bianco, ed io mi sentirò triste un po’, ma non verserò nessuna lacrima, perché non posso smettere di volerti bene e non posso neanche non essere ciò che sono: e per quanto tu lo detesti, sono una Strega. Coi fiocchi.

 

***

 

King’s Cross. Binario nove e 3/4. L’Espresso fischia, svettante nella nebbia, vermiglio. Intorno, una folla di studenti, vecchi e nuovi, si confonde in un mare di abbracci che sanno di lacrime e sorrisi. 

C’è chi si separa, e chi si ritrova. Chi si si abbraccia e chi intreccia sguardi pregni di parole. C’è chi abbozza raccomandazioni e consigli. Chi ascolta e chi finge soltanto. 

Questa è King’s Cross: nuovi inizi e addii, treni momentaneamente fermi ma, in entrambe le direzioni, pronti a ripartire, un mare di persone diverse e uguali, come onde, vive.

Già qui, nella calca di un luogo a metà tra i due mondi che le hanno dato i natali, con il fumo che disegna nuvolette scure e il chiacchiericcio confuso di parenti e amici, Lily sente sulla lingua il vago sapore della magia che impregna le mura del Castello. Hogwarts, tra i monti, lontano, attende una delle sue più brillanti figlie.

Un veloce saluto ai genitori, che la abbracciano con rimpianto e orgoglio, e Lily, in un turbine di ricci ramati, si incammina, il baule appresso. 

Hogwarts, arrivo sussurra al vento.

 

***

"Ero sicura che Silente ti avrebbe nominata Caposcuola!" cinguetta Alice, un sorriso gigantesco sul volto paffuto. Vispa e imbranata, Alice appartiene al ristretto novero di persone indiscutibilmente buone e perennemente allegre che possiedono il raro dono di diffondere felicità. Si protende per abbracciare la sua migliore amica, ma inciampa, e le finisce dritta addosso. 

Lily sbuffa e ride.

"Io invece speravo rifilasse a qualcun altro l’incombenza " sentenzia, seccata. 

Lily è lieta che, tra tutti, il Preside abbia scelto lei, una Nata Babbana, perché dimostra che, nonostante la guerra che, inesorabile, incombe e, lenta, avanza, Lily, con il suo sangue sporco, non è meno capace di qualsiasi Purosangue che, orgoglioso, vantando il suo nobile lignaggio, disprezza quelli simili a lei. Di contro, detesta sottrarre punti a destra e a manca, specie ai componenti della sua Casa. Potter e Black, quei due idioti, si divertono a darle il tormento, e i loro stupidissimi, inopportuni scherzi, le procurano una non indifferente quantità di lavoro extra. Per non parlare delle ronde. Lily, proprio, non le sopporta.

“Pensi che il tuo collega sarà Remus?” chiede Marlene, mulinando i capelli neri e lucenti.

“Mi auguro di sì. Voglio dire, chi altri?”  risponde, sfogliando distrattamente un libro di Pozioni, la materia che preferisce tra tutte.

Uno scoppio irrefrenabile di risa frena, o anticipa, qualsivoglia risposta. Mary, i capelli corti e sbarazzini che ballonzolano in ogni direzione, pare incredibilmente divertita. Se Marlene è algida e bella da far paura, composta nella innata eleganza che la veste, Mary è altrettanto perfetta nella sua naturale scompostezza. 

Decisamente, riflette Lily tra sè, lei, Alice Prewett, Mary McDonald e Marlene McKinnon, non avrebbero potuto, neanche volendo, essere più diverse e più amiche di così. 

“Ehm, Mary, potresti illuminarci?”  azzarda Lily, perplessa, ma non troppo stupita.

“Oh, no. Assolutamente no” ghigna Mary, perfidamente.

Lily vorrebbe indagare, ma è attesa nella carrozza riservata ai Prefetti e Capiscuola, perciò, suo malgrado, saluta le amiche e, scocciata, si appresta ad adempiere ai suoi doveri.

Pochi minuti e avrebbe scoperto che, decisamente, la sorte ha un’ironia tutta particolare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Capitolo due 

 

Quando Lily Evans spalanca la porta dello scompartimento riservato ai Prefetti, la spilla da Caposcuola appuntata puntigliosamente al petto, strabuzza gli occhi.

Che tra Serpeverde e Grifondoro non scorresse buon sangue, era assodato da centenni, grazie tante.

Ciononostante, Lily, in un eccesso di ottimismo, aveva  sperato che, almeno per la durata del viaggio, Serpi e Grifoni avrebbero evitato di attaccar briga: in nove mesi di scuola, di occasioni per dar mostra del reciproco astio che animava gli animi verde argento e rosso dorati, ne avrebbero avute a bizzeffe. 

Eppure, la scena che le si para davanti, la costringe ad impugnare saldamente la bacchetta. 

Grane, persino prima prima di mettere piede al Castello. 

Evelyn Rosier, Serpeverde del sesto anno, tiene contemporaneamente sotto tiro Viktoria Wood, Corvonero del quinto, e Amy Gray, timida Tassorosso del sesto, mentre Chris Dupont strattona rabbiosamente Regulus Black, il quale si gusta la scena senza battere ciglio. Theodore Nott e Severus Piton duellano con le Grifondoro Emma Wood, Eleanore McKinnon ed Emmeline Vance, mentre Andrew Goldstein e Melody Altair tentano invano di quietare gli animi. Una ragazzina minuscola di Tassorosso, nuova Prefetto del quinto di cui Lily non ricorda il nome, piange calde lacrime, impalata contro il muro, e a nulla valgono i tentativi di un paio di volti altrettanto ignoti di consolarla.

“Basta così!” strilla Lily, lanciando contemporaneamente uno Scudo che divida i due schieramenti.

Di colpo,  ogni cosa è immobile, ferma. 

Dietro di lei, la porta si spalanca di colpo, e distrattamente Lily realizza che il suo collega - ti prego, Merlino, scegli Remus- deve essere arrivato, insieme agli ultimi ritardatari.

Ma non osa controllare. 

“Tutti giù le bacchette, adesso” ordina, fulminando la ventina di studenti che le sta intorno. 

“Altrimenti, Evans?” interviene Nott, sprezzante.

“Avete sentito Evans” proclama una voce di solito scherzosa, adesso tremendamente seria “siate furbi, ed evitiamo di segnare un record finendo in massa in presidenza prima dello Smistamento. Non so voi, io vorrei gustarmi il banchetto. Ritirate le bacchette”.

A Lily prende quasi un colpo nel constatare che James Potter - perchè diamine si trova qui? - l’ha affiancata e, anziché buttarsi nella mischia per affatturare qualche Serpeverde, sta tentando  di placare una rivolta.

Dopo interminabili attimi di stasi, finalmente il ghiaccio pare sciogliersi e, sebbene non senza proteste e borbottii vari, i Prefetti prendono posto. 

Lily, per precauzione, non abbassa la bacchetta. E per fortuna, perché è unicamente grazie alla prontezza di riflessi che dimostra di possedere che riesce a disarmare la Rosier prima che completi l’incantesimo Forunculus all’indirizzo di Martha Bell.

“Questa la tengo io” sibila Lily, afferrando al volo la bacchetta dell’algida Serpeverde.

Un cenno di ringraziamento a Potter, e un sorriso caloroso a Remus, un passo dietro di lui -grazie Merlino, te ne sarò grata a vita- ed è già inginocchiata di fronte alla Tassorosso. 

“Come ti chiami?” chiede gentilmente, aiutandola ad alzarsi.

“Annabel. Annabel Smith” sussurra la ragazza, asciugandosi le lacrime. 

“Bene, Annabel. Io sono Lily Evans, e sono Caposcuola. Ti va di dirmi cosa è successo?”.

“I Serpeverde l’hanno insultata per il suo stato di sangue, è figlia di Babbani” spiega spiccio Amos Diggory, quando è chiaro che la sua compagna non spiaccicherà parola.

Lily annuisce sbrigativamente. Quindi, spiazzando tutti, lancia un Colloportus alla porta dello scompartimento e insonorizza la stanza.

James la guarda perplesso.

“Ehm, Evans?”

“Che vuoi, Potter?” si volta Lily, seccata per l’interruzione.

E ghiaccia sul posto. Perché diamine James Potter, Malandrino e irredento combina guai, ha applicata sul petto la sua stessa spilla?

“Ho le allucinazioni vero Potter? Silente non è più giovanissimo, ma non può essere uscito di senno al punto da nominare te Caposcuola” chiede, mentre qualche mormorio stupito si diffonde intorno.

“Credimi, Evans, è preso un colpo anche a me” risponde James, ed è chiaro dalla sua espressione un po’ affranta che sta dicendo il vero.

Fantastico. Silente sarà pure un genio, ma pazzo. Non solo ha avuto la splendida idea, maledizione, di nominarmi Caposcuola. Mi ha pure affiancato James Potter come collega. James Potter. Merlino, ritiro i miei ringraziamenti. Eppure, sono sempre stata una brava Strega. Ho solo maledetto qualche idiota, tra cui Potter e Black, per citarne un paio, qualche volta. Ma insomma, non ho mica cavato loro qualche arto no? No? 

“Evans, sei tra noi?” 

“Certo”. Purtroppo, questo non è un incubo da cui mi desterò.

“Benissimo, per quanti ancora non mi conoscono, mi chiamo Lily Evans” ripete, a beneficio dei nuovi Prefetti del quinto “sono una Nata Babbana, ho ottimi voti, e sono allergica agli idioti” si presenta, mentre Remus sorride e James la guarda sconvolto. “Non mi interessa sapere chi ha cominciato prima, anche se un’idea ce l’ho. Nè mi dilungherò a ricordare che, in quanto Prefetti, dovreste dare l’esempio”.

“Ma, Lily, i Serpeverde…” pigola Emmeline Vance.

Lily scuote la testa, interrompendola. “Per quanto mi riguarda, siete liberi di violare il Coprifuoco, entrare nella Foresta Proibita, dare la caccia a Pix, rapire Mrs Purr, o infrangere qualsiasi altra regola vi stia stretta, purché non vi facciate beccare dalla sottoscritta” continua, mentre una quindicina di bocche si spalancano in una gigantesca o, e James Potter guarda Lily Evans, l’unica ragazza che gli piaccia veramente  da anni, come se non fosse vera. “Ma non tollererò, qui dentro, e fuori, insulti o idee razziste di qualsivoglia tipo. Per non fare nomi, mi limiterò ai cognomi: Piton, Rosier, Black, Greengrass, Avery e Nott: se oserete rivolgervi nei termini che immagino abbiate usato verso Annabel nei confronti di qualcun altro, in mia presenza, saggerete la mia bacchetta”. 

Lily ignora bellamente le espressioni disgustate e ringhiose dei Serpeverde, e quelle ammirate dei Grifondoro. Piton la scruta con malcelato rimpianto.

“Annabel, se servisse a qualcosa obbligherei i diretti interessati a porgerti le loro scuse. Invece, ti suggerisco di imparare a non farti scalfire dalle parole di individui che ancora non hanno capito che la magia è un dono, ed appartiene indistintamente a Purosangue, Mezzosangue e Sanguesporco come me”.

James Potter pensa che, per Morgana, Lily Evans sa decisamente come farsi rispettare. Senza neanche bisogno di alzare la voce, ha ottenuto l’attenzione generale, riducendo al silenzio persino i Serpeverde come solo la McGranitt, a lezione, è capace. Lily Evans è minuta e bassina, ma è sicura e fiera. Non si vergogna di chi è, e non indora la pillola. E’ pragmatica e sincera: la Guerra è iniziata da anni, e lei sa di essere un bersaglio. Pure, non piange e non inveisce: accetta, e agisce. E’ bella, Remus ha ragione, è bella di una bellezza che travalica quella puramente fisica. Se solo non si fosse comportato da idiota per tanti anni… magari, lui e Lily sarebbero amici. Magari…

Potter, organizziamo i turni?” la voce di Lily, che evidentemente non vuole perdere altro tempo, richiama bruscamente  James.

Il ragazzo annuisce, recuperando l’elenco con i nomi dei Prefetti appuntato sulla parete. Lily lo scruta con le sopracciglia inarcate.

 

Quinto anno

Grifondoro: Emma Wood, Dennis McKinnon

Corvonero: Viktoria Wood, Marcus Canon

Tassorosso: Annabel Smith, Chris Dupont

Serpeverde: Corinne Avery, Theodore Nott

 

Sesto anno

Grifondoro: Eleanore McKinnon, 

Corvonero: Martha Bell, Paul Sandler

Tassorosso: Amy Gray, Eric Patil

Serpeverde: Myra Greengrass, Regulus Black

 

Settimo anno

Grifondoro: Emmeline Vance, Remus Lupin

Corvonero: Melody Altair, Anthony Gldstein

Tassorosso: Christina Abbott, Amos Diggory

Serpeverde: Evelyn Rosier, Severus Piton

 

Caposcuola: Lily Evans, James Potter

 

Eleanor McKinnon, sorella minore di Marlene, alza la mano.

“Perchè Silente vuole intensificare le ronde?”. 

Lily, sull’attenti, sospira, raccogliendo i pensieri, ma James la precede: “Perchè Lord Voldemort è più potente che mai, e noi dobbiamo essere prudenti. Ad Hogwarts siamo al sicuro, ma è meglio abituarsi all’idea che corrono tempi bui” risponde, facendo rabbrividire più di una persona.

Lily lo osserva di sbieco, chiedendosi se sia opportuno precisare che evidentemente Silente teme episodi spiacevoli anche dentro la scuola. Potter ha detto una mezza bugia e una mezza verità. Lily cerca lo sguardo di Remus,  che scuote la testa piano in diniego. 

“Capitano, dobbiamo preoccuparci?” chiede Emma Wood, talentuosa Cacciatrice in squadra dal terzo anno.

“No. Per il momento, suggerirei di concordare i turni, e di separare Grifondoro e Serpeverde. Evitiamo di ucciderci tra noi, siamo troppo giovani e belli per morire in maniera così poco eroica” scherza, tentando di alleggerire la tensione.

La riunione prosegue senza intoppi, e James Potter e Lily Evans, sebbene non siano propriamente amici, riescono a collaborare in maniera costruttiva. Sanno, senza bisogno di esprimerlo ad alta voce, che il compito che spetta loro è il più arduo: Silente vuole che perlustrino ogni sera il Castello, e tengano gli occhi aperti, e una simile richiesta suona come un presagio funesto.

 

Lo so, Lily. Non sei d’accordo. Tu, avresti spiattellato la verità senza ripensamenti. Perché, non credere, ne sono consapevole: ho capito anche io che quest’anno sarà duro, persino al riparo entro mura amiche. Metà dei Serpeverde nostri compagni, appena presi i M.A.G.O., ingrosseranno le fila dell’esercito di Voldemort. Tu sei forte, Lily, e non hai paura della verità. 

Qui, invece, ci sono ragazzi e ragazze spensierati e allegri, che leggono di attacchi sui giornali, ma non se ne curano, ancora convinti che i Mangiamorte vivono lontano e la guerra non arriverà a toccarli mai. 

E allora, se magari non è giusto mentire, perché scoppiare già ora la bolla di effimera felicità dentro cui, ancora per poco, si muoveranno?

Tu sei forte, Lily. Combatterai. Lo leggo nei tuoi occhi dal primo anno. Sei nata per brillare. Ma non tutti assomigliano a te. Perciò, regaliamo l’illusione di un altro po’ di pace e serenità a chi non desidera altro che squarci di vivida normalità.

I miei genitori sono Auror, e non mi nascondono niente. Sono persino più informato di te, che sei informata su tutto. Io lotterò come te Lily, perché sono Purosangue, ma non idiota quanto credi. 

Mi hai reso una persona migliore, con il tuo saldo esempio, un paio di anni fa. Sei stata amica di un Serpeverde contro tutti, ma hai scelto senza ripensamenti la tua strada, diversa, senza rinnegare te stessa. In un pomeriggio in cui ho indubbiamente mostrato il peggio di me, tu mi hai aperto gli occhi. Ho provato vergogna per il mio comportamento passato e, ti giuro, mi sono impegnato a migliorare per essere degno di te. Sei sempre stata la mia sfida, sì, ma non nell’accezione che reputi tu.

Tu sei forte Lily, e trascinerai le tue amiche con te nelle avversità, perché presterai loro un po’  del coraggio che arde in te.

Io, in questo mondo storto, sono schierato con te. Silente, per quanto folle, deve averlo capito, e mi ha concesso un’opportunità che non oso ancora chiedere a te. 

E’ l’ultimo anno, poi diventerò Auror, ma resterò Malandrino in eterno. Non smetterò di affatturare i Serpeverde nei mesi che verranno, né dirò addio a stupidi scherzi e fantastiche avventure in compagnia dei miei compari. Perché la guerra non deve cambiare la nostra pi lucente essenza. Non la tua, fulgida e bianca, e non la mia, meno limpida ma non scura.

Ti copro le spalle, Lily, anche se non mi vedi. 

 

Note: innanzitutto, grazie a chi ha letto, e a chi leggerà. 

Un paio di precisazioni, e mi zittisco. Dunque, nella mia testa, la guerra è nell’aria, quando i nostri protagonisti frequentano il loro ultimo anno ad Hogwarts. E’ lì, ma non è ancora lì, perché deve dispiegarsi nella sua bruttezza. Quindi, già qui, si intravede nei pensieri di Lily e James, e nella tensione di un microscopico scontro che sarà preludio di veri e propri attacchi.

Lily non odia James. Non ha di lui e Sirius Black una grande opinione perché detesta i prepotenti e loro, negli anni precedenti, sono stati tremendi. Ma sa vedere il meglio delle persone: non li ama, come potrebbe? e non è loro amica, ma non li odia, secondo me. Non sono cattivi.

James è cresciuto. Non è il ragazzino del ricordo di Piton. A James Lily piace, veramente, per quello che è e per quello che non è. E tenterà di avvicinarsi a lei, nel modo giusto, mostrandosi per la persona che è, pregi e difetti.

Lily non è perfetta, e James neppure. Ma si troveranno, prima o poi.

Qualsiasi commento, critica, o domanda, è ben accetto! Nei limiti, tenterò di rispondere con una certa puntualità. Aggiungo che questa storia non è già scritta, la sto scrivendo con voi. Non so neppure io come continuerò, in tutta onestà. Ma aggiornerò il più in fretta possibile, avendo cura di rendere il più possibile giustizia ai vari personaggi, importanti e meno, e di scrivere come meglio mi riesce. A presto! Buck

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre 

 

“Non è umano, un’orario del genere” piagnucola Alice “tre ore di Pozioni! Ma stiamo scherzando?” si dispera, ingollando tè come fosse Whisky Incendiario.

“C’è di peggio: Incantesimi con Vitious” commenta Mary, mezza addormentata. Mary è tremendamente svogliata per qualsiasi materia, argomento, iniziativa che non risponda al sostantivo Quidditch, ma riesce sempre a cavarsela (copiare è un’arte, e lei ne ha  appreso più che i rudimenti). Tranne in Incantesimi. Buffo, perché con Vitious riescono decentemente praticamente tutti, ma è tipico di Mary, distinguersi dalla massa.

“Ma Lumacorno mi detesta” piagnucola Alice, affranta.

“Non ti detesta, Alice. Semplicemente, non si capacita di come tu riesca sistematicamente a far esplodere la tua pozione”  la rincuora Lene, divertita.

“Dici bene, tu. Tu un Accettabile lo strappi sempre. Io colleziono Troll dal primo anno”.

“Ti aiuto io, Ali” si offre Lily, che ha già il naso immerso nel suo manuale preferito, e non vede l’ora di respirare i fumi colorati di ingredienti pestati, aggiunti e mescolati insieme.

“Ma Lily è la mia compagna di banco!” si imbroncia Mary, sbadigliando per la trentesima volta nell’arco di una manciata di minuti.

“E’ la mia migliore amica!” rivendica Alice, due trecce bionde che incorniciano il volto paffuto.

Intanto, i Gufi planano in Sala Grande. Un allocco piuttosto scoordinato si schianta malamente addosso a Mary che, per lo spavento, sputa il suo Succo di Zucca dritto addosso ad Alice. Alice strilla e, nel tirarsi indietro, tira una manata al povero Frank e, contemporaneamente, urta una ciotola di cereali, spargendo chicchi ovunque.

E’ inevitabile: ridiamo tutti di cuore, io e le mie amiche, perché questi sono i momenti più belli, quelli che ci mancheranno, piccole banalità che profumano di felicità.

Lily, asciugandosi le lacrime, si affretta a lasciar cadere qualche zellino nella bisaccia del volatile, e gli offre qualche fiocco d’avena per rifocillarsi.

“Lily! Quel coso ha attentato alla mia vita! Avresti dovuto sopprimerlo, non nutrirlo” si indigna Mary, incurante dell’occhiataccia che la McGranitt, seduta compostamente al tavolo degli insegnanti, le indirizza da da dietro gli occhiali spessi.

Mary è rumorosa, disordinata, e crea scompiglio, ma è impossibile non volerle bene.

“Da quando sei abbonata al Profeta?” domanda invece Lene, ritirando la sua posta.

“Mi piace tenermi informata “ tergiversa Lily, che sta scorrendo apprensivamente l’ultima pagina.  L’elenco dei morti.

Perché lei, deve tenere il conto. E’ facile, ad Hogwarts, dove si respira magia, dove regna la pace, tra volti amici e drappeggi colorati, in mezzo a lezioni e chiacchiere svagate, perdersi nelle pieghe di un tempo felice, e dimenticarsi che, qualcuno, nella triste realtà, colpisce persone, annientandole come nullità. 

 

***

Una pozione Soporifera assolutamente perfetta, Lily cara” gongola Lumacorno, la pancia enorme che si muove insieme con lui. “Dieci punti a Grifondoro! Saresti stata bene tra i Serpeverde, col tuo talento”.

“Grazie Professore, ma non credo proprio” ribadisce, per l’ennesima volta, Lily, sollevando gli occhi al cielo.

Mentre Lumacorno si aggira tra i banchi, Mary tira un sospiro di sollievo: “Mi hai salvata come sempre, Lils” esclama, grata.  La sua pozione Soporifera, adesso, non ha proprio il colore che dovrebbe avere, ma quantomeno non borbotta più, e un Accettabile dovrebbe esserselo guadagnato. Tutta farina del suo sacco.

Lily  scuote la testa: “Tre giri orari e due antiorari, Mary! Senza interruzioni, per sette minuti. Perché non li hai contati?”

“Mi annoia preparare intrugli” si giustifica, scuotendo le spalle con noncuranza.

“James ha deciso che le selezioni si terranno dopodomani. Ci vieni, vero?”

“Veniamo ogni anno, Mary” le rammenta Marlene, seduta accanto ad Emmeline, nel tavolo adiacente il loro. 

Mary è entrata in Squadra al secondo anno, nel ruolo di Cacciatrice. E’ agile e svelta e, ad ogni partita, segna parecchi punti.

Intanto, in fondo alla classe, Lumacorno è pericolosamente rosso: “Signorina Prewett! La chiama Pozione, questa?” inorridisce, dinanzi alla melma gelatinosa contenuta nel calderone della povera Alice.

“Ehm, da un certo punto di vista sono migliorata, no? Non è scoppiata” tenta Alice, speranzosa. 

Lily, Lene, Mary ed Emmeline ridono. Ali avrebbe potuto fare coppia con Lily, Mary si era infine detta d’accordo, ma Frank Paciock, suo fidanzato da una vita, l’aveva invitata a raggiungerlo, e lei non aveva esitato un secondo.

“E’ al settimo anno! Dovrà sostenere i M.A.GO.! Mi domando come abbia ottenuto il G.U.F.O nella mia materia”.

“Sì, mi sono stupita anche io” sussurra Alice, sbarrando gli occhi azzurri in un’espressione da cucciolo indifeso che non intenerisce per nulla Lumacorno.

“Mi scriva un rotolo di pergamena sugli usi, benefici e possibili effetti collaterali della pozione, evidenziando come e perché ha sbagliato” sentenzia il professore “per venerdì. E anche lei, signor Lupin! La sua Pozione è quasi peggio di quella della sua compagna, il che è tutto dire” aggiunge Lumacorno, fissando allibito il calderone del povero Remus, da cui provengono strani fischi.

 

***

“Non ci credo. Ma cosa ho fatto di male per avere amici tanto cretini? Cosa?”

“Eddai, Lunastorta! Quante storie, per un innocente scherzetto!”

“Innocente? Innocente?”

“…”

“Vi ammazzo. Questa volta vi ammazzo sul serio!”

“Addirittura!” sghignazzano James e Sirius, per niente pentiti.

“La mia pozione Soporifera fischiava, fischiava!”

“Forte, no?”

“Per niente!”

“Non essere noioso, Lunastorta!”

James saltella, contento come una Pasqua. Sirius è al suo fianco destro, là dove resterà in eterno. Peter, appena dietro, trema leggermente.

“Come accidenti avete potuto ridurre la mia povera, incredibilmente decente pozione, ad un simile scempio?”

“Pallini acidi” snocciola Sirius, incurante.

“Pallini… ma quanti anni avete, cinque? Rinchiusi ad Azkaban, ecco dove meritereste di stare voi due!”
“E Codaliscia no?” si dispiace James.

“Peter non ha sabotato la mia pozione!”

“…”

“Ehm, le caramelle erano mie” squittisce il povero Minus, nascondendosi dietro ad un alquanto ilare Sirius Black.

Remus geme.

“Ma non avevo idea che avrebbero rovinato il tuo lavoro, giuro!”.

Remus si schiaffa una mano sulla fronte.

Peter gli porge una barretta di cioccolato fondente. 

Dopotutto, non può ucciderli per davvero: sono i suoi migliori amici.

 

***
A cena, uno strano silenzio aleggia tra i Grifondoro del settimo anno. 

“Lily, smettila!” esclama Mary, esasperata, strappando le posate di mano dall’amica “quelle patate non ti hanno fatto nulla, smettila di strapazzarle”.

Mary si guarda intorno, lievemente esasperata: “ehi gente, che musi sono? Mangiamo, del resto ci preoccuperemo dopo” sbuffa.

“Ben detto McDonald! E, Mary, carissima amica mia, se ti riesce, convinci Evans a riassegnarmi i punti che ha ingiustissimamente tolto a Grifondoro? Ha frainteso le mie gesta” supplica Black, sfoderando un’espressione da cucciolo bastonato che non gli si addice per nulla.

Lily è allibita: “ah si? Quindi, non volevi infilare Mulciber nell’Armadio Svanitore del settimo piano, giusto? Ci è entrato di sua spontana volontà”.

“Proprio così, Evans!”.

“Black, taci. Per oggi, di eresie ne ho sentite a sufficienza”.

“Eddai, Evans, Mulciber è un idiota! Pensa a all’agguato che ha teso a Mary”. James, come di consueto, spalleggia il compare di malandrinate.

Lily getta un’occhiata apprensiva a Mary, che è impallidita leggermente, ma fa finta di nulla.

“So perfettamente che è un irriducibile idiota. Ma la civiltà impone il rispetto del prossimo, pure se Sepreverde. E persino se idiota. Io sopporto voi due, che mi date il tormento dal primo anno. Non è impossibile. Certo, la tentazione di Schiantarvi è forte ma, in genere, mi trattengo” .

Sirius Black pensa che, decisamente, Lily Evans ha proprio un bel caratterino. Se non fosse per gli innumerevoli due di picche che ha rifilato a suo fratello, ferendolo inconsapevolmente, gli starebbe persino simpatica.

“Suvvia, ormai James, pur di conquistarti, è diventato uno studente modello. E i miei scherzi sono divertenti, ammettilo” prova a blandirla Sirius. Non molto furbescamente. “Ricordi quando ho incantato la tua scopa, al quarto anno? Dopo una trentina di capriole, sei caduta nel lago. A proposito, carine le mutandine con il panda”. 

James tira un calcio a Felpato da sotto al tavolo, e Remus si scusa silenziosamente con la sua migliore amica. Che colpa ne ha, lui, se i suoi amici sono dei trogloditi decerebrati?

“E tu ricordi, Black, di aver ballato la tarantella in mezzo alla Sala Grande coi capelli blu e la gonna?” ghigna Lily Evans.

In effetti, anziché piangere e lamentarsi, Lily aveva reso pan per focaccia. 

Tutto sommato, considera Sirius, Lily Evans è una degna rivale.

“Ragazzi, invece di battibeccare, veniamo al punto” si intromette Marlene, spazientita, riportando in auge lo strano, inusuale silenzio, che aleggiava nella stanza prima che i due compagni lo interrompessero bisticciando.

Il pensiero di ognuno, pur inespresso, va alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure del pomeriggio, ed al nuovo insegnante, il professor Travers.

“E’ un po’ particolare, no?” chiede timidamente Emmeline, tormentandosi i capelli biondo miele. E’ aggraziata ed eterea, e più tosta di quanto la sua aria mite e l’aspetto fragile diano a vedere.

I Malandrini si lanciano qualche sguardo in un linguaggio comprensibile a loro soli. Qualcuno fissa il tavolo dei docenti con sospetto. 

“Beh, in fin dei conti, oggi non ci siamo esercitati veramente. Magari, non è male come sembra” tenta Remus.

“Se anche riuscisse a tenere una lezione decente, e ne dubito fortemente Rem, Travers è una pessima persona. Davvero davvero pessima” sentenzia James, sorprendentemente serio.

“Per una volta, sono d’accordo con Potter” annuisce Lily, palesemente furente.

“Ma, insomma, se lo ha scelto Silente… “ squittisce Peter.

“Si è drogato” suppone Sirius, mentre Mary gli dà prontamente corda.

“E’ sempre stato eccentrico. Ma questa decisamente non me l’aspettavo” commenta Alice.

“Non sono convinto. Ci sfugge qualcosa” pondera Paciock, razionale e quieto.

“Di sicuro” concorda Lily. I suoi occhi, stranamente, incontrano quelli di Potter, che le rivolge una muta domanda.

C’entra la guerra?

Ovviamente.

Quindi?

Osserviamo.

E’ un brutto segno.

Pessimo.

“Sarà. Quel tipo è razzista quasi quanto i miei genitori. E i miei carissimi genitori sono veramente molto razzisti” conclude Black, impugnando  forchetta e coltello.

 

***

“Buongiorno” sibila Travers, entrando a grandi passi nell’aula.

“Ho letto le vostre schede” commenta, con una smorfia di disgusto. “Tra la mischia, una minoranza di voi avrà modo di emergere” considera, togliendosi il mantello e poggiandosi alla cattedra. Travers dimostra una quarantina di anni al massimo, ed ha un che di vagamente inquietante. 

“A tal proposito”  domanda, vagando con lo sguardo tra i banchi. “Chi è Lily Evans?”

Lily si alza in piedi, senza tradire il minimo stupore.

“Non ha compilato la scheda, signorina Evans” sibila Travers, scrutandola attentamente dall’alto in basso. Ma Lily Evans non è mai stata una personcina facile da intimidire.

“No, signore. Non l’ho fatto” conferma pacata, mentre un brusio percorre l’aula.

Da una parte, i Serpeverde (brillante idea, riunire Serpi e Grifoni nelle ore di Difesa), dall’altra i Grifondoro: gli uni e gli altri percorsi dal medesimo stupore.

“E’ forse perché i suoi genitori sono morti?” domanda l’insegnante, senza il minimo accenno di delicatezza.

“No, signore, stanno benone”. 

Travers si sta spazientendo. 

“Si spieghi, signorina Evans” ordina, minaccioso.

“Non è il mio cognome, né il mio stato di sangue, né la mia discendenza a determinare la persona che sono. Trovo ripugnante la sua pretesa di leggere il nostro albero genealogico per decidere di noi” spiega Lily, senza tentennamenti.

“Dieci punti in meno a Grifondoro!” strepita Travers, balzando in avanti, fulminando Evans con crescente disprezzo. 

“Come si permette, signorina Evans? Le è stato assegnato un compito. Deve eseguirlo, che le piaccia o meno”. 

“D’altronde, suppongo di conoscere il motivo per cui non ha scritto alcunché sul suo foglio, signorina” aggiunge il professore, spazientito dal quieto silenzio di Lily, in piedi e ferma al suo posto.

“Evidentemente, non ha capito niente” si indigna Lily. Mary le intima di tacere, ma Lily la ignora bellamente. Non ha mai distolto lo sguardo da quello dell’uomo che, nero di ira, la sovrasta.

“Sono una Nata Babbana, ebbene sì. E non me ne vergogno per nulla. Mio padre è avvocato, mia madre fotografa per passione. Nella mia famiglia, non scorre il più piccolo briciolo di magia. Eppure, io sono una Strega, come lei, e come chiunque altro in questa stanza” chiarisce, gli occhi di smeraldo pericolosamente scintillanti.

“Altri dieci punti in meno a Grifondoro, per la tua insolenza, ragazzina” esala Travers, che sta perdendo le staffe.

“Non sono insolente. Difendo la mia dignità di persona. Sono una Sanguesporco, sì, e lei non ha il diritto di giudicarmi in base allo stato del mio sangue. Non ha il diritto di giudicare per questo nessuno di noi” replica, fredda e tagliente.
Nell’aula, è calato un silenzio agghiacciato. Le Serpi, è evidente, farebbero lo scalpo a Evans, solo Piton la guarda con rimpianto. Le amiche di Lily si mettono le mani tra i capelli, preoccupate per i guai che si procurerà. Sirius ride fragorosamente, il grigio dei suoi occhi lievemente meno tenebroso del consueto. Remus è orgoglioso di essere suo amico.  James si innamora un po’ di più.

Lily ignora tutti. Afferra il documento incriminato e, in un unico fluido gesto, lo strappa. In due, e poi in quattro, e ancora.

“Venti punti in meno a Grifondoro!” strepita Travers, ignorando le proteste dei rosso dorati.

“In presidenza, sciocca ragazzina! Immediatamente!”. 

Lily annuisce condiscendente. “Non si illuda: non verrò punita per avere ragione” precisa, afferrando i libri e la borsa, e lasciando il banco in uno sventolio di capelli rosso fuoco.

“La vedremo Evans” ghigna Rosier, scrivendo freneticamente su una pergamena intonsa. Arrotolatala, la porge a Lily, che inarca un sopracciglio.

“Fuori di qui” strepita Travers, fuori di sè.

“Con piacere”. Lily Evans abbandona l’aula a passi lenti, e la testa alta, come la più fiera delle Grifondoro.

 

Note: non avrei dovuto aggiornare oggi, ma tant’è: avevo voglia di scrivere. Entriamo piano piano nel vivo della storia, ad ogni capitolo si aggiunge qualche tassello al carattere di ciascuno. Un’unica precisazione: Travers è il Mangiamorte che ha ucciso i McKinnon, quindi lo rivedremo anche in seguito. 

Un grazie a chi ha semplicemente letto, e soprattutto a chi ha recensito.

Se vi va, lasciatemi un commento! Anche critiche, sul serio. 

A presto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quattro

 

“Signorina Evans, gradisci una tazza di tè?” sorride Silente, da dietro gli occhiali a mezzaluna.

Lily ha consegnato la pergamena vergata dal pugno del professor Travers senza proferire verbo. Il Preside non si è disturbato a svolgerla. 

“No, signore, grazie”.

“Per favore, Lily, accontenta questo povero vecchio” insiste Silente, carezzando Fanny con la destra.

Lily siede, e avvicina la bevanda alle labbra, condiscendente.

“Lei sa” commenta, scostando ciocche di riccioli vermigli dal volto. 

Silente, fischiettando, rigira tra le dita affusolate e grinzose l’infausta carta. Un elegante gesto, e il fuoco divampa dalla bacchetta, celere e rosso. Il sigillo intatto, a imprigionare appunti di distorte, inique recriminazioni, è l’ultimo pezzo ad annerire.

“Un gesto più scenografico, ma meno efficace del tuo, probabilmente” considera, accarezzando la barba bianca.

“Intende punirmi?” domanda Lily, spiccia.

“Dipende da te, mia cara ragazza. Permetti che ti porga qualche domanda?”

Lily acconsente con un cenno.

“Mi credi un po’ suonato?”. I quadri di Presidi passati insorgono, quasi non possano tollerare che l’attuale si insulti da sè. 

“A volte. Quando, tra tanti, ha nominato James Potter Caposcuola, ho avuto qualche perplessità” comincia Evans con schiettezza, ed è chiaro, dalla smorfia sul volto lentigginoso e disteso che, secondo il suo modesto parere, almeno una decina di persone avrebbero meritato l’incarico più di lui. “Nè mi aspettavo invitasse e tollerasse un simile individuo - mi scuserà la mancanza di rispetto, perché il rispetto si deve meritare - sotto il suo tetto”.  Silente ride sotto i baffi, paziente.

“Ma qualcuno disse che una linea sottile divide genio e follia”.

Lily non si è sognata, neppure per un istante, di mascherare i suoi pensieri. Silente, checchè se ne dica, non è uno svitato. Ha ragioni valide e motivazioni segrete: Lily sente di dovergli fiducia.

“Verissimo. Saggia risposta. Hai mai sentito il motto tenersi vicini gli amici e ancor di più i nemici?

Lily si raddrizza sullo schienale. Il suo cervello lavora veloce.

“Il professor Travers è un Mangiamorte?” esala infine, la voce bassa, ma sicura.

“Secondo il Ministero, è un integerrimo impiegato” spiega il Preside, uno scintillio negli occhi cerulei.

Lily scruta Silente attentamente, come a  scandagliargli l’anima. 

Silente è parecchio interessato a sua volta.

“Oggi, Lily, hai guadagnato l’antipatia di un insegnante, e sei stata insegnante più di quanto il professor Travers, indipendentemente dall’incarico che riveste, sarà mai”.

Lily non replica. Qualcuno, deve alzare per primo il capo, perché altri lo seguano.

Il Professore soppesa l’allieva, l’allieva soppesa il Professore.

Una conversazione strana, intrisa di silenzi pregni di parole.

“In definitiva, mi sta domandando il permesso di punirmi, non è vero?” arguisce Lily. Di nuovo, la sua frase è una sentenza.

“Si, Lily. Non dovrei averne il diritto. Vorrei non arrivare ad affibbiare un castigo ad una giovane giusta per aver agito bene. Ma sono tempi duri. Perciò, si: se puoi tollerarlo,  sconterai qualche settimana di punizione con il professor Travers e, al termine, avrai imparato qualcosa. Ma puoi rifiutare, Lily. Non ti biasimerei”. 

“Sono una Grifondoro, no?” scrolla le spalle Lily, gli occhi verdi sgranati e sinceri.

Si alza, perché non c’è altro da aggiungere. Anche se non espressamente, è stato chiarito molto.

“Lily Evans” la richiama Silente, quando Lily è già quasi oltre la soglia dello studio.

“Hai lo straordinario dono di saper leggere i cuori delle persone. E l’abitudine di combattere da sola, ma soli non si vince mai”.

 

***

“Che diamine è preso a Lily?” si stranisce Marlene, raccogliendo i lucidi capelli neri in uno chignon elegante.

Alice è allibita. “Non ne ho idea. Ma si è cacciata in un guaio più grande di lei. Ho seriamente temuto che Travers la attaccasse” geme, lasciandosi cadere mollemente sul suo letto, una ruga di preoccupazione a solcarle la fronte.

“Quel Travers non oserà torcerle un capello. Lily è stata grande!” esulta Mary, agitando un pugno per aria, in un gesto che vorrebbe essere di esultanza, e che la rende tremendamente buffa.

“Ma Mary, non sei preoccupata per Lily?” tenta Emmeline, la più timida del gruppo, torcendosi le mani in un gesto che rivela la sua sincera preoccupazione. Emmeline, come Mary d’altronde, è Mezzosangue, a differenza di Marlene e Alice, Purosangue da generazioni.

“Statemi bene a sentire, voi tre” inizia Mary, recuperando la divisa da Quidditch e la scopa. “Lily non è stupida. Per Godric, è Lily Evans! Praticamente la studentessa migliore del nostro anno! Siamo stati noi altri a sbagliare, compilando quei dannatissimi alberi genealogici. Io, da perfetta cretina, mi sono quasi vergognata, a scrivere Mezzosangue accanto al mio nome. Abbiamo obbedito in massa, neanche fossimo un branco di troll ubriachi”. E’ evidente, dall’espressione corrucciata di Mary, che si sta maledicendo per non aver avuto lei, la pensata dell’amica. Per essere stata codarda, quando aveva giurato di non esserlo più. “Perciò, vi avviso. Nessuna di noi la rimprovererà per essere stata coraggiosa e nobile, o userò le vostre teste come Pluffa” conclude, lanciandosi dalla finestra. 

 

***

“Avete visto la faccia di Travers? Ad un certo punto, ho seriamente creduto gli venisse un infarto. Peccato” ghigna Sirius.

“Io, invece, ho seriamente pensato la Maledicesse” sospira James, al quale il nuovo insegnante non piace affatto.

“A me la Evans fa paura” squittisce Peter “voglio dire, è stata grande prima, ed è una Strega bravissima ma, quando si infuria, è spaventosa”.

I Malandrini scoppiano a ridere. Lily urla loro contro dal primo anno. E’ stata bersaglio di scherzi. Ne ha sventati a bizzeffe. Ha criticato, con toni soavi, numerose malefatte. Potter l’ha inseguita per i corridoi, nel vano tentativo di strapparle un appuntamento, per l’intero sesto anno, esasperandola. Le sue strilla, in qualche occasione, hanno probabilmente raggiunto la Foresta e i suoi abitanti. Ma l’aura di gelida, compassata ira che l’ha avvolta mentre, fiammeggiante, difendeva con tono non alterato eppure straordinariamente fermo i suoi diritti, ha impietrito chiunque. 

“Non me lo sarei mai aspettato, comunque, che il Prefetto-Perfetto-ora-Caposcuola  Evans mandasse praticamente a quel paese un insegnante” commenta Felpato, scrollando le spalle in un gesto di elegante noncuranza. 

“Questo è perché non la conosci” specifica Remus, l’unico, tra i quattro, a potersi  definire veramente amico  di Lily.

“Beh, ha ragione. Avremmo dovuto ammutinarci in massa” sentenzia James, ed è tremendamente serio.

Remus concorda. Lui è un Lupo Mannaro e, nell’annotarlo su quella pagina bianca, si è sentito peggio che mai. 

 

Lily, pur inconsciamente, ha combattuto anche per lui, che si vergogna di quel che è. Ha combattuto per chi, anche volendo, non ha il coraggio di ribellarsi, e trema. Non per sè, no. L’insulto Sanguesporco l’ha ferita una volta soltanto, pronunciato da labbra amiche. Vergare un termine indubbiamente odioso, ma depurato del potere di ferire, non le sarebbe costato poi tanto. Lei, inferiore perché Nata Babbana, non si è mai sentita, neppure ad undici anni, quando meravigliata e trepidante, si approcciava alla magia, e si beava di ogni scintillante novità. Ha scoperto, nel tempo, e specie di recente, che qualcuno, scioccamente, attribuisce importanza ad uno status che non dovrebbe costituire identità. Lily è una strega a metà, eternamente condannata a vivere tra due mondi che la amano e ripudiano un po’. Non lo ha scelto, non ha chiesto lei di nascere tra diverse realtà. Di sè, anche potendo, d’altronde, non rinnegherebbe nulla. Non due genitori che amano senza riserve lei e un po’ meno la magia che, ancora bambina, l’ha strappata dalle braccia di mamma e papà. Non una sorella che, probabilmente, non la abbraccerà più. Non un migliore amico che l’ha tradita, cedendo all’oscurità. Il sangue, Lily lo crede fermamente, non costituisce la più intima essenza di una personalità. Qualcuno, però, ancora no: qualcuno ha il cervello infarcito di brutalità. Perciò, proprio perché il mondo lentamente è preda di un triste sfacelo, e annerisce, ha dato voce ad un agghiacciante silenzio, senza paura. In guerra, non c’è silenzio: guerra è assordante rumore.

 

Note: Ciao! Capitolo breve, di passaggio quasi. Emerge la figura di  Silente, che sarà parte integrante della storia in quanto capo dell’Ordine. Lily, qui, ancora non sa dell’esistenza dell’organizzazione. Ma ha già le idee chiare, e Silente lo capisce, così le affida un compito, chiedendole un primo sacrificio. E’ un primo passo verso l’affiliazione. In Mary è vivo il ricordo dell’attacco di Mulciber, di cui si parlerà. L’episodio, l’ha segnata profondamente. Vuole essere coraggiosa, e si impegna per migliorare. Combatterà anche lei, coi suoi tempi. La guerra le è più vicina, rispetto alle compagne di stanza, perché è Mezzosangue, ed è stata bersaglio di futuri Mangiamorte per questo. Probabilmente volevo dire qualcos’altro che al momento non ricordo, perciò concludo qui lo sproloquio, o ne verrà fuori un capitolo a sé!

Ringrazio chi ha commentato, messo questa storia tra le preferite, ricordate e seguite, e chi legge soltanto.

Alla prossima! Dovrei riuscire ad aggiornare entro una settimana, in linea di massima.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Capitolo cinque

 

La prima settimana nella bella Hogwarts pare volare. Arriva presto domenica, carica di promesse. 

Il Castello, animato, brulica di vita più che mai. 

Gli studenti, approfittando del clima mite e di un sole pallido, abbandonano a frotte i Dormitori e si riversano nel parco. 

I più grandi improvvisano un Torneo di Quidditch, coinvolgendo le quattro Case, inclusa Serpeverde. 

In riva al lago, i meno avventurosi intavolano serrate sfide a Scacchi. Qui, il brusio di comandi scanditi forte si mischia alle vive proteste di pedoni ed alfieri recalcitranti. Bianchi e neri esultano e insorgono, comunque costretti ad ubbidire, chi a mangiare e chi a lasciarsi divorare. I pezzi martoriati con giubilo da festosi e violenti avversari si rifugiano gemendo dietro verdi ciuffi d’erba, in attesa che una nuova partita cominci. 

Dentro aule dimenticate, qualcuno gioca a Gobbiglie, e qualcun altro, in disparte, osserva affascinato parecchie decine di palline colorate rotolare e cozzare vicine.

C’è chi mangiucchia Cioccorane e dolci golosi, chi corre, chi dorme, chi si conosce, chi, dopo settimane, si ritrova con gioia, e riabbraccia una lieta quotidianità.

Capannelli di ragazze, tra i faggi, chiacchierano concitatamente dell’estate passata, di ragazzi, di novità. 

Pochi diligenti, chini sui libri, ultimano i compiti  assegnati. 

Remus siede con Lily, intenta a leggere un tomo spesso.

“James è entusiasta delle ronde. Dice che non l’hai ancora affatturato. Il che, ammettiamolo, è un evento. Suppongo tu ti sia limitata a fulminarlo e minacciarlo velatamente  in qualche occasione” commenta il ragazzo, divertito.

Lily solleva gli occhi al cielo, affrettandosi a posare il volume sul prato. 

“In effetti, riusciamo a collaborare. Strano, vero? Credo che abbiamo raggiunto una sorta di tacito compromesso: Potter non Schianta nessuno in mia presenza, ed io non Schianto lui”. 

Remus nasconde un sorriso. James e Lily ancora non lo sanno, ma questo è l’anno in cui si troveranno, e non si lasceranno più.

James, dopo tanti, meritati rifiuti, quasi non osa sperare di avere, infine, una chance di conquistare Lily Evans. 

Eppure, Lupin lo sente, in un modo o nell’altro le loro vite si incroceranno: è scritto nelle stelle.

Lily non dà giudizi affrettati sulle persone, non è solita trattarle superficialmente. La sua ben nota antipatia per James non è campata in aria e ingiustificata, affatto. 

James, mettendosi scioccamente in luce nella maniera più sbagliata, ha mostrato a Lily il peggio di sé. Negli anni, l’opinione negativa di Lily sul compagno Grifondoro si è rafforzata irrimediabilmente, specie dopo i G.UF.O. 

James Potter, Purosangue, ricco, bello, popolare, dannatamente bravo a Quidditch, tra i migliori studenti senza praticamente bisogno di studiare, conscio delle sue qualità, non ha smarrito occasione di sbandierarle al vento, di pavoneggiarsi tronfio. 

Lily, di contro, altrettanto brillante, benvoluta dai più, vanta un carattere per certi versi opposto: chiusa, discreta, non ama l’attenzione, ma preferisce l’invisibilità. Detesta i prepotenti, presunzione, arroganza e vanità. 

Sa da sempre che James, in fondo, non è cattivo, non nell’accezione più vera del termine, almeno, e lo ha ammesso anche di fronte a Piton, quando si sono salutati per sempre.

Tuttavia, James, non si può negarlo, è stato stupido ed infantile. 

Lui e Sirius hanno immediatamente eletto Piton, alias Mocciosus, bersaglio preferito di malandrinate, e lo hanno tormentato verbalmente e a colpi di incantesimi, innocenti, sì, non certo maledizioni, ma comunque un po’ crudeli.

Buffa la sorte: Lily ha preso a detestare James e Sirius per via di Severus. 

A difesa di James, va precisato che, all’epoca, non poteva prevedere di invaghirsi della migliore amica del suo acerrimo nemico. 

D’altronde, Lily è l’unica ragazza che si sia mai rivelata capace di tenere testa a James: senza sforzarsi neppure, ha cominciato a piacergli sul serio. 

Vorrei che Lily, potesse, per un  solo istante, mettersi nei miei panni. Vedrebbe James con occhi diversi: quelli di un’amicizia cementata e imperitura. Scoprirebbe che apparenza e realtà, tanto coincidenti in lei, in James non si corrispondono affatto. 

James, ultimamente, ha abbassato la cresta, ed è cresciuto, smussando i tratti peggiori del suo carattere, per lei. Non ha ammesso ancora i suoi sentimenti, neppure a Sirius, ma è chiaro a chiunque lo conosca abbastanza profondamente, che la sua non è una cotta passeggera, e che nella guerra che è e sarà, lui combatterà una battaglia più importante: quella per il cuore di una ragazza forte, dai lunghi capelli rossi e gli occhi giada brillanti.

Lily, a stretto contatto con lui, cederà, Remus è disposto a giurarlo, quanto è vero che è un Licantropo. Perché James è, sotto una scorza di mera esteriorità, un ragazzo gentile, un amico fidato, una persona sorprendentemente onesta, ed un uomo capace di grandi gesti per le persone che ama. 

Il primo settembre 1971, alla stazione di King’s Cross, là dove tutto inizia e finisce, finisce e inizia, un James appena undicenne, chioma scompigliata, occhiali storti e sguardo birichino ha, tra tanti, individuato e scelto Sirius come fratello per la vita, salvandolo da una famiglia che famiglia non è. 

James, di famiglia, ne ha creata una bellissima: i Malandrini. Senza indugio, ha tirato nella futura, inseparabile combriccola di combina guai il timido, grassoccio Peter, non talentuoso, non carismatico, ma amichevole e gentile. Infine, lui, Remus: James ha caparbiamente superato le sue resistenze, scavalcando ogni muro. Ha indovinato il suo essere Licantropo e, anziché allontanarlo, lo ha abbracciato più stretto, trascinando i tre con sè.

James, Sirius e Peter sono persino diventati Animaghi per lui. Remus, da che li conosce, si sente un po’ meno mostro e un po’ meno in colpa. Deve a Sirius, Peter e James, il collante dei Malandrini, la sua felicità.

“Lo rivaluterai, Lil” assicura Remus, serio. Lily, in genere, è carina con tutti, ma è difficile entrarle veramente nel cuore. Se però ci riesci, se ottieni la sua completa fiducia, è per sempre. James avrà da faticare ma, per Remus, merita la vittoria più bella. 

“Si è un po’ ridimensionato, sì, ma non penso che diventeremo improvvisamente buoni amici. Abbiamo troppi trascorsi” risponde Lily, scuotendo piano la testa “però, già riuscire a lavorare insieme e sopportarci civilmente, è un successo” aggiunge, arrotolando una ciocca di capelli tra le dita. 

Remus non la contraddice. C’è un tempo per ogni cosa, e ogni cosa ha il suo tempo. 

“Non ho avuto modo di domandartelo… come hai trascorso le vacanze?” chiede, sviando il discorso. Dati i recenti avvenimenti, gli attacchi sempre più frequenti, stragi e minacce, ai figli di Babbani è stato tassativamente proibito di inviare e ricevere posta, per questioni di sicurezza, perciò Remus e Lily non hanno avuto modo di tenersi in contatto, nei mesi estivi.

“Il solito. Petunia ha chiarito, di nuovo, che mi odia, e mi ha evitata il più possibile. Si vede con un tale che assomiglia terribilmente a Lumacorno in quanto a stazza, solo più ottuso, con un paio di baffi enormi e un naso da maiale”. La smorfia che accompagna la descrizione della giovane è tutta un programma. 

Remus ride piano. E’ uno dei pochi a conoscere la situazione di Lily, che tende a non aprirsi facilmente , ed è troppo orgogliosa per ammettere di soffrire.

“Lei ti vuole bene” dice soltanto. Lily non conferma e non smentisce.

“Tu, invece?”

“Niente di eclatante. Ho passato un paio di settimane alla tenuta dei Potter e, beh, puoi immaginare…”. 

Per qualche minuto, cala il silenzio. Non imbarazzato, né sgradito. Quieto. L’amicizia tra Remus e Lily è un’amicizia tra spiriti affini.

“Lil… hai rivisto Piton?” azzarda il Prefetto, conscio di toccare una ferita che non rimarginerà mai completamente.

“Ha provato a scusarsi, ancora. Si è presentato alla mia porta, con disappunto di mamma, che non lo ha mai sopportato” rivela la rossa, lievemente triste.

“Non lo hai perdonato” deduce Remus.

“No. Lui ha scelto la sua strada, io la mia. Severus e Mulciber e Nott e Avery e Rosier e gli altri Serpeverde della cerchia cui si è legato… non vedono l’ora di entrare nell’esercito di un folle”. Lily è accorata e dispiaciuta: avrebbe voluto salvarlo. Pure, è pronta ad incontrare Sev, l’amico di infanzia che le ha rivelato della magia, e l’ha introdotta in un mondo fatato e denso di fantastica beltà, dalla parte opposta della barricata, di nero vestito. Magari non domani, magari non dopo, ma accadrà: Lily lo ha messo in conto.

Remus la scruta con affetto. Lily è talmente Lily. Si chiede come la prenderebbe, se le confessasse che è un Licantropo. Gli vorrebbe ugualmente bene? Forse sì. Ma non ha il coraggio di rischiare di perdere la sua migliore amica. Dopo i Malandrini, Lily è la persona cui tenga di più, ad Hogwarts.

“Caposcuola Evans?” chiama un ragazzino del secondo anno di Grifondoro.

“Si?”

“Il professor Travers ti aspetta nel suo studio, per la punizione” balbetta il messaggero. 

Lily ringrazia e, malvolentieri, raccatta la borsa.

“Ci vediamo dopo, Rem” saluta, drizzando le spalle.

Remus la osserva allontanarsi a passo spedito, senza paura.

Quella camminata, priva di incertezze, l’incedere fiero, l’avrebbe accompagnata sin nelle braccia della Morte.

 

***

“Chi ha vinto, alla fine?” si informa Alice, in Sala Comune.  Lei e Frank hanno trascorso il pomeriggio ad Hogsmeade. Alice ne aveva bisogno: a volte, la paura di quello che sarà, la paralizza, ma quando Frank le tiene la mano, dimentica improvvisamente ogni problema, e torna ad essere Alice: svampita e felice. 

Mary, a pancia in giù sul tappeto rosso, sta descrivendo con dovizia di particolari la sfida a Quidditch tra Case. “Ovviamente, abbiamo vinto noi Grifoni! Ma Serpeverde è piuttosto forte” ammette malvolentieri. 

In settimana, Potter, in qualità di Capitano, ha tenuto le selezioni, e Mary le ha superate brillantemente. Non che qualcuno ne dubitasse. Lene, Lin, Alice e Lily sono scese a braccetto al campo, a tifare per lei, e le hanno regalato un paio di guanti nuovissimi, con incise le sue iniziali. Mary si è quasi commossa.

“A me e Lin è preso un colpo, quando quel Bolide ti ha quasi disarcionata dalla scopa” commenta la bella McKinnon, intenta a copiare il compito di Trasfigurazione di Lily in bella grafia. 

Emmeline rabbrividisce, due trecce biondo miele ad incorniciare lineamenti fini e ancora lievemente infantili. “Detesto il Quidditch” borbotta, occhieggiando al buco del ritratto.

Come invocata, finalmente Lily fa la sua comparsa. Inviperita. E’ quasi mezzanotte, e in Sala Comune sono rimaste soltanto loro quattro e, poco distanti, i Malandrini. 

“Ehi Evans! Allora davvero Travers riesce a farti infuriare più di me!” esclama James, dall’angolo che occupa abitualmente insieme ai suoi compari.

Lily si volge distrattamente nella sua direzione, gettando la tracolla a terra e accomodandosi accanto a Mary, che le porge un panino sgraffignato dalle Cucine.

“Non sai quanto, Potter” sibila, addentando il sandwich.

“Ti ha trattenuta sino a mezzanotte, di domenica?” inorridisce Sirius, che di castighi ne ha scontati a bizzeffe, ma mai in un giorno di festa, e tanto prolungati, per giunta.

Lily ringhia: “Già”. 

“Poteva almeno permetterti di venire a cena! Lily, non devi rispondergli più in classe, ignoralo e basta” si raccomanda Alice, passandosi lo smalto colorato sulle unghie, e ignorando il tossicchiare di Mary.

“Archivio di Gazza, Sala Trofei o sotterranei?” prova ad indovinare Lene, nominando tre delle punizioni più gettonate dai docenti.

Lily si irrigidisce impercettibilmente, passandosi il tovagliolo sulle labbra.

“Nessuna delle tre”.

Remus, insospettito da una sfumatura di disprezzo nel tono dell’amica, le si avvicina impercettibilmente. Mary le lancia una Cioccorana. Lene, razionale, chiede delucidazioni.

“Si Lily, sputa la rana”  la spalleggia Alice, soffiando sulle unghie appena laccate.

“Il rospo, Ali, il rospo, non la rana” la corregge la rossa, cedendo il suo dolce a Remus.

“Ragazze, io sono di ronda. Non aspettatemi sveglie” si congeda Emmeline, che deve pattugliare i corridoi da mezzanotte alle due, con il Prefetto Tassorosso. Nel passare di fianco alla Caposcuola, le sfiora delicatamente una spalla, dedicandole un sorriso gentile. Lily ricambia.

“Lily Evans! Travers ti ha insultata o maltrattata in qualche modo?” scandisce Alice con un acuto, preoccupata dalla reticenza della compagna. 

“Abbassa la voce, ti sento” geme l’amica, massaggiandosi le tempie, in un moto di stanchezza che, decisamente, non le è proprio.

“Evans, stai bene?” azzarda James, che non l’ha persa di vista  un minuto soltanto.

“Certo”. 

Falso. Stai mentendo, non negarlo. Tieni il volto basso, e ti tormenti le dita, perché detesti raccontare balle.

“Sei una pessima bugiarda” si inalbera Alice, dando voce ai pensieri di James. Dolce dolce, sa sfoderare una insospettabile determinazione, all’occorrenza.

“E’ ok, Alice. Tranquilla” assicura Lily, cocciuta, alzandosi e dirigendosi verso le scale che portano alle camerate, ignorando i richiami di Ali e Lene e la postura rigida di Mary.

 “Potter, che diamine fai?” si stranisce Lily, quando il Caposcuola le sbarra la strada.

Peter squittisce, nascondendosi dietro ad un Sirius Black piuttosto ilare. Remus, attento, mette mano alla bacchetta, giusto per sicurezza.

“Hai qualcosa che non va” si impunta il ragazzo, sovrastandola di una testa abbondante. 

“Non immischiarti, Potter.  Spostati” replica, spiccia.

“No, Lily. Se quel cretino di Travers si è vendicato in qualche modo, devi andare da Silente”.

“Evans, Potter. Poca confidenza”. 

“Bene, Evans, non tergiversare”.

Lily incenerisce James con uno sguardo di fuoco, ma James non si muove di un millimetro. 

“Travers ha preteso che scrivessi qualcosa, niente di più” minimizza Lily, optando per una mezza verità, che le consenta di non assumere il colore dei suoi ricci, e di risultare vagamente credibile.

Svelta,  scivola sotto al braccio di James, oltrepassandolo. Potter, però, i riflessi allenati, la riacciuffa per un polso, strappandole una smorfia di dolore. 

“Lasciami, Potter” si divincola Lily. Ma è troppo tardi: la manica della divisa si è sollevata, e James ha visto.

“Stai scherzando” esala. 

Neanche a dirlo, Mary, Ali, Lene e Remus le sono immediatamente attorno.

“Non è nulla” si schernisce Lily, nascondendo il braccio dietro la schiena. Invano. La scritta Sanguesporco, lucida e fresca, impressa nella pelle, come un marchio, brilla sinistra.

Alice si deve poggiare a Remus per non svenire, Mary ringhia e Lene sbianca pericolosamente.

“Non è nulla? Nulla? Sei impazzita, Evans?”. James è furente.

Ti ha torturata Lily, marchiandoti come un animale. Tu, se un po’ ti conosco, per qualche ragione nobile che non specificherai, non ti sei opposta. Il solo motivo per cui non mi precipito a Maledire Travers, sei tu. Non ti darò una scusa in più per odiarmi. L’ho giurato a me stesso. Ma è tremendamente dura, non agire di impulso. Perché diamine non ti sei ribellata ad una simile barbarie? Perché difendi strenuamente gli altri, ma non te?

“Lil, devi dirlo a Silente” sentenzia Remus.

No”.

Prevedibilmente, la negazione di Lily è seguita da un coro di proteste. Alice inveisce allibita,  gli occhi azzurri sgranati più che mai. Marlene si accascia elegantemente su di una poltrona logora. Remus appella del dittamo. Peter squittisce ripetutamente. Mary spicca una corsa verso il buco del ritratto, i pugni stretti spasmodicamente. Sirius la blocca prontamente, serrandola in una morsa simile ad un abbraccio. James, livido e immobile, incatena i suoi occhi a quelli verdi di lei, in una muta preghiera destinata a rimanere inesaudita.

Lily, anche i quadri lo avevano appreso, non è esattamente una personcina mite e arrendevole. 

“Statemi bene a sentire” sibila, ed è chiaro dalla postura e dal tono e dalla bacchetta d’un tratto puntata dritta davanti a sè che, se uno soltanto di loro oserà muovere un passo, lo pietrificherà. 

“Non ho intenzione di denunciarlo. Tantomeno a Silente. Idem, voi” ordina, categorica.

“Ma…” sussurra Alice.

“No, Ali. Travers è un impostore, razzista, e crudele, sì. Tanto vale abituarsi, perché tra qualche mese un insegnante sadico sarà la minore delle nostre preoccupazioni”.

Lene, nell’udire ciò, impallidisce ulteriormente. Mary smette di divincolarsi dalla presa di Sirius. Peter trema. James vorrebbe scuoterla e baciarla insieme.

“Quindi, Evans? Siccome Voldemort tentarà di ammazzarti, è giusto farti tagliuzzare come un pollo da un tirapiedi del Ministero che ti dovrebbe proteggere?”.

“Sirius!” inorridisce Marlene, ritrovando la voce.

Lily fissa Sirius, soppesandolo: “Ho disobbedito ad un insegnante, Black. Quando ho stracciato quel dannato foglio, ho accettato anche di  pagarne le conseguenze”.

“Lily! E’ assurdo! Ti ha sfregiato il polso! Con…” 

“Che questa cicatrice mi serva da monito, Mary. Sono una Sanguesporco, e quelli come me sono i primi a cadere. Travers vuole spaventarmi: pazienza. Io non ho paura. Non mi piegherò: neanche morta” decreta Lily, inflessibile.

“Sconterò la mia punizione. Quanto a voi, non muoverete un dito o, che Merlino mi sia testimone, mi eserciterò in Incantesimi usandovi come fantocci, intesi?”.

Black ride: “sai Evans, quasi quasi inizi a starmi simpatica”. Mary gli tira una poco gentile gomitata tra le costole.

Alice non è persuasa per niente, ma Lily è testarda, e non ha speranze di convincerla. Remus, semplicemente, è orgoglioso di esserle amico. 

“Quindi, la passerà liscia?” si arrende James, le nocche bianche. Remus gli stringe gentilmente la spalla destra.

Lily, stranamente accenna un sorriso. James perde un battito: “Non saprei. Se qualcuno gli incendiasse il mantello, o gli riempisse l’ufficio di Caccabombe, io di certo non saprei chi punire, e tu?”.

Sette paia di occhi si strabuzzano. Lily ruota su se stessa e si allontana: questa volta, nessuno la ferma. 

Sirius pensa che, diamine, Lily Evans è una tipa tosta.

 

Note: capitolo piuttosto lungo, stavolta. Sono piuttosto di fretta, perciò, lascio parlare il testo, e beh spero non faccia schifo, ecco. Un grazie a chi ha recensito. Se avete domande, critiche, commenti, se vorreste leggere di qualche personaggio in particolare, o avete spunti o idee, fatemelo sapere! :) A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Capitolo sei

 

“Lily, non andare” supplica Alice, le mani giunte in un infantile gesto di preghiera.

Lene, di riflesso, stringe le braccia lungo i fianchi, rabbuiata, senza tuttavia perdere l’abituale contegno Purosangue che, pur scevro di idee marcatamente razziste, le è stato impartito.

“Ali, per Dio, ragiona. Lily non può non presentarsi da Travers per la punizione. Gli servirebbe su un piatto d’argento l’occasione per allungarle il castigo. E noi non vogliamo che l’Orrido Professore affili le sue piume oscure sulla carne di Lils ancora” sottolinea logica Mary, scompigliandosi i corti ricci bruni. 

Marlene rabbrividisce, scandalizzata. Alice protesta. Lily ride apertamente.

Grazie, Mary, mia fedele scanzonata alleata. 

Ho impressa nella mente, tristemente fissata,  l’immagine di una te più giovane, piangente, umiliata, ai piedi di un aspirante giovane Mangiamorte dall’anima già macchiata. 

Allora, non fosti in grado di ribellarti ad un compagno per sempre indegno di essere appellato uomo.

Ti incolpasti, innocente, di non meritare di appartenere alla nobile Casa di Grifondoro cui il Cappello  Parlante, matto, ti aveva piuttosto fermamente assegnata. 

Ammettesti, tra lacrime amare, con commovente candore, di essere vigliacca, di non possedere in minima quantità la temerarietà che una figlia di Godric dovrebbe indiscutibilmente vantare quale primaria qualità. 

Eri una ragazzina timida, impacciata, non particolarmente brillante: crogiolavi in una rassicurante mediocrità. Te ne stavi, per lo più, in disparte, zitta, ritrosa e mite. Ti limitavi a sopravvivere, nell’ombra, ingabbiando un animo invero ribelle e vivace.

Ti spiegai il vero coraggio, in varie forme declinato. Ti consolai, sorbendo il tuo tremulo sfogo. Quindi, ti esortai a rialzarti, tendendoti una mano. Ti aiutai solerte a metterti in piedi, sì. Subito, però, ti diedi un rude spintone, buttandoti gambe all’aria senza cenno di pentimento. Il tuo stupore fu tanto grande che smettesti di singhiozzare. Ti tirasti su da sola, quasi di riflesso, ed io ti sorrisi. 

“Ecco, brava. Non importa quante volte cadi. Cadere va bene, Mary. Invece, non va bene accettare passivamente di rimanere giù”.

Non è peccato avere paura, chi nulla teme nulla ha da perdere, in questo regno segnato che pure  è il migliore dei mondi possibili.

Ti rivelai le mie di paure, una ad una, perché ti fidassi di me e, nelle mie mancanze, potessi riconoscere le tue, traendone giovamento.

Da mere conoscenti, semplici compagne di stanza e di corso, diventammo amiche per davvero, nell’accezione più vera del termine. Sbocciasti sotto i miei occhi attenti. 

“Non voglio sentirmi mai più codarda e inetta come oggi” fu la tua solenne sentenza.

Mi promettesti che volevi essere più forte tu, delle tue paure.

La Mary di oggi, irriverente, anticonformista e sarcastica, è incredibilmente bella. 

Cela ogni avvolgente paura: senza rifuggerla, la solletica e sfida. Con fatica, ed ammirevole perseveranza, brilla.

Chi se ne frega, Mary, se sei una frana in Incantesimi, se nei duelli sei lenta e scoordinata. Pazienza se, troppo rapidamente, la bacchetta ti vola via dalla destra e il tuo avversario ti atterra prima che riesca ad atterrarlo tu.

Io so, e tu sai, che intercorre una non blanda differenza tra perdere ed essere sconfitti. Tu, sconfitta, non lo sarai più: ti opponi quotidianamente. A testa alta, senza vergogna. 

Finalmente, Mary, allegramente vivi. 

Il giuramento espresso a me, ma rivolto a te stessa, cui strenuamente, con costante perseveranza, tieni fede, è scolpito nel firmamento, ed io non dubito che sopravviverà perpetuamente: votasti solennemente di essere solo Mary, senza fronzoli, né orpelli.

Accettasti i tuoi limiti, senza complessi: non sei ambiziosa per nulla, né aspiravi o aspirerai mai al successo. Non anelavi alla gloria, anelavi ad una felice libertà.

Hai calpestato con tacchi invisibili e micidiali non minute debolezze; sei scesa a patti con altre più ostinate e, infine, un mattino come tanti, specchiandoti, ti sei piaciuta. 

Te lo garantisco: non avrai rimpianti. 

Sono così fiera di te.

Se non è coraggio  questo, allora ne diamo per vera una definizione piuttosto ingenerosa, amica mia, indomita Grifona. 

“Mc, il tuo senso dell’umorismo è macabro quasi quanto quello di Sirius” commenta James, intento a copiare Aritmanzia da un Remus rassegnato e  leggermente pallido. 

“Ehi!” protestano in coro i diretti interessati, divertiti. 

Sono ormai trascorsi una decina di giorni dalla domenica in cui Lily Evans ha sperimentato, per la prima volta, l’astio di Travers sulla pelle. La scritta Sanguesporco, nascosta sotto una benda candida, luccica più che mai, rosso brillante. Anche quando le sarà dato modo di rimarginare completamente, una cicatrice biancastra campeggerà, indelebile, a solcare l’avambraccio altrimenti latteo, ma pazienza, a Lily non importa poi tanto. 

Sono altre le cicatrici tristi, da temere: un segno accennato e storto non si avvicina neanche lontanamente ai solchi di dolore che la Guerra incide a fiamma nel cuore. 

Da allora, ogni sera, i Malandrini si uniscono alle ragazze e, tra battibecchi e risate, germinano amicizie nuove che, negli anni a seguire, si sarebbero evolute e solidificate e che, neanche la Guerra, foriera di dolore, distruttrice, e la Morte, inesorabile mietitrice, avrebbero saputo incrinare e uccidere.

“Evans, piaciuta la nuova acconciatura di Travers?” ghigna James, attirando l’attenzione della Rossa. 

“Niente male, Potter” conviene Lily “il fucsia gli dona. Fa pendant con il gonnellino verde acido a pois blu dell’altro giorno. Mi complimenterei con l’autore, peccato non se ne conosca l’identità” concede, complice. James si illumina, una mano a scompigliare i capelli ribelli.

Ebbene sì, James Potter aveva preso alla lettera il suggerimento, non troppo velato, di Lily Evans, e si era immediatamente accinto con inesausta solerzia e inconsueta dedizione a perpetrare una, pur minima, vendetta. 

Travers aveva avuto il suo bel daffare a contrastare la sorte avversa che, d’improvviso, pareva perseguitarlo.

I Malandrini al completo avevano stilato elenchi corposi di idee atte a ridicolizzare e tormentare il maligno insegnante. 

Pix lo inseguiva stabilmente lungo i corridoi, bersagliandolo di gavettoni zeppi di pus orticante.

Le armature, da immote, leste gli intralciavano di colpo il passo.

Spade inanimate, mulinate da braccia invisibili, parevano determinate ad amputargli qualche arto.

A colazione, quella mattina, uno stormo di uccellini incantati lo aveva beccato a sangue, sinché una divertita Minerva Mcgranitt, corrucciata, si era decisa a farli Evanescere, elogiando a viva voce la brillante Trasfigurazione che li aveva creati.

Un paio di Snasi, il martedì precedente, si erano intrufolati misteriosamente nell’ufficio del docente. Avevano setacciato l’ambiente dei suoi tesori, e quando l’ignaro professore aveva occupato la scrivania ingombra, le creature si erano attaccate alla spessa collana d’oro stretta al suo collo. Le grida di Travers erano rieccheggiate per tutto il Castello.

“Devo andare” annuncia Lily, rassettandosi di malavoglia la divisa già perfetta. Si trattiene un istante per rassicurare Alice, e lancia una tavoletta di cioccolato a Remus, che le riserva un gigantesco sorriso.

“Ti accompagno, posso? Vado in quella direzione” si offre immediatamente James, arrossendo per la mezza bugia. Ancora non ha ben chiaro perché Silente, vecchio pazzo, lo abbia nominato Caposcuola, ma è profondamente grato al vegliardo di avergli regalato un’ottimo pretesto, il migliore in effetti, per trascorrere del tempo insieme a Lily Evans. 

Lily inarca un sopracciglio, ma non protesta. Potter, quando non si dà arie e non combina guai, è quasi sopportabile. 

I due camminano in silenzio, affiancati. Lily nota che James tiene la bacchetta stretta in pugno, sull’attenti. La sua posa è rilassata, l’incedere baldanzoso, il fare giocoso come di consueto, ma Lily riscontra un che di consapevole in lui, una scintilla di maturità nuova. James sa.

“Ehm, la mamma di Remus sta poco bene. Ha la Spruzzolosi, pare. Rem si assenterà da scuola per un paio di giorni, Silente gli ha concesso il permesso. Lo sostituirò io, per i turni” si propone James, scompigliandosi i capelli e fissando ostinatamente le piastrelle.

Lily sbuffa rumorosamente: “Per Merlino, Potter! La Spruzzolosi è come la varicella babbana: in genere si contrae una volta soltanto, da piccoli per giunta. Quella povera donna, a detta vostra, si ammala sistematicamente di Spruzzolosi ogni anno! Siate un po’ più accorti, nell’inventare panzane”.

James si blocca in mezzo al corridoio, la bocca aperta in una o decisamente poco elegante, ma emblematicamente rappresentativa del suo sconcerto. Afferra gentilmente la compagna per un polso.

Un attimo, Lily” James fatica a trovare le parole “Tu… tu sai?”

Lily annuisce senza tante cerimonie, soffiando via una ciocca scarlatta dalla fronte.

“Ma…ma io… lui… cioè…”.

Lily ride: “E’ inutile imbastire scuse anche con me. Provvederò a organizzare le ronde in base al Calendario Lunare. I Prefetti non se ne accorgeranno, aggiustavo i turni di nascosto anche al quinto e al sesto anno. Un Confundus ai Capiscuola, e il gioco era fatto”.

James trasecola. Sta sognando? Si pizzica. Ahi

Lily Evans, Prefetto Perfetto, ha davvero Confuso i Capiscuola, infrangendo svariate regole, per proteggere un segreto oscuro e a lei taciuto, in silenzio? Si è davvero prodigata,  senza rumore, per aiutare un amico fingendo di non muovere dito? 

“Ma… Rem non sa che sai” alita il ragazzo. 

“No” conferma la Caposcuola, riprendendo a camminare.

“Perchè?” azzarda James.

“Se e quando vorrà rivelarmi il suo segreto, Remus verrà a cercarmi” è la semplice risposta.

“Non… da quando esattamente?”

“Novembre del terzo anno”.

Lo sai dal terzo anno, sei la sua migliore amica dal quinto. Ti sei avvicinata a lui in punta di piedi, conscia della sua natura. Remus John Lupin è un Licantropo e, lo urlano i tuoi smeraldi, non ti importa minimamente. Quanto bene gli farebbe sapere che un’altra persona, su questa terra crudele che lo bandisce e schernisce, ferendolo più della Maledizione, lo ama per ciò che è! Ma hai ragione, mia bella Lily: dovrebbe essere lui a parlare di sè. Io, di questa conversazione conserverò il prezioso ricordo di te, non convenzionalmente bella, eppure splendente, nella tua ferrea armatura di giustizia e lealtà.

Ci separiamo senza congedarci veramente. Che bisogno c’è? Abbiamo, condivisa, una muta solenne promessa: di alleggerire il fardello di un’anima pura che si crede nera per colpe che non ha, quando nera non è.

 

***

 

“E’ fuori discussione, Albus! Io non getterò i miei due figli appena maggiorenni in pasto ai Mangiamorte” sibila altera una ex Serpeverde dai capelli corvini e i lineamenti eleganti. 

Dorea Black in Potter non ha bisogno di strillare, per esprimere un autentico sdegno.

Charlus Potter, al suo fianco, capelli spettinati e occhiali storti, si ingozza di Api Frizzole. 

“Mia cara Dorea, siete Auror e Membri attivi dell’Ordine della Fenice. James e Sirius ne verranno a capo. E’ già un miracolo che non si siano intagliati di niente, considerata la loro attitudine a fiutare guai… e a cacciarvisi dentro” commenta Silente, carezzando distrattamente le piume di Fanny, adagiata sul suo trespolo.

“Sono studenti, Albus” ribatte prontamente la donna, fulminando il marito con un’occhiataccia.

“Sono uomini, Dorea. Uomini buoni. Combatteranno” asserisce il Preside.

Dorea reprime faticosamente un moto di stizza. Non è stupida. Lo vede, il fuoco, tenace e impaziente, ardere nello spirito dei suoi ragazzi. E’ fulgido, rosso. Dorea non può, né vuole ingabbiarlo. Il giorno in cui Sir e Jamie scenderanno in campo, la bacchetta sguainata e nessuna esitazione, contro Mangiamorte consumati ed esperti, è pericolosamente vicino. Dorea non si opporrà, perché i suoi uomini buoni non sono codardi e lei non sarebbe altrettanto fiera di loro se non fossero esattamente James e Sirius, pregi e difetti.

“Hanno diciassette anni, Albus. E troppe preoccupazioni. Sanno della Guerra. Da anni, ormai. Come sanno che io e Charl, data la nostra posizione, potremmo morire domani. Ma tu non gli dirai dell’Ordine. Pretenderebbero di farne parte immediatamente, ed io non voglio.  Desidero che ridano, scherzino, si divertano, infrangano regole, giochino a Quidditch, vincano, perdano, stringano amicizia, litighino, ballino, si innamorino, vivano. Mi piacerebbe che ottengano i M.A.G.O agognati e, infine, lascino il Castello con il felice rimpianto di salutare gli anni migliori e la grata gioia di esserseli goduti al massimo. Dopo Hogwarts, probabilmente entreranno entrambi in Accademia, e sicuramente non se ne staranno buoni in un angolo, mentre Voldemort serra i ranghi e la gente muore. Allora, Albus, parlerai loro dell’Ordine, ed io non avrò da ridire. Ma non prima. Non prima”.

Silente scruta Dorea Potter con affetto. E’ una donna forte, Dorea. Non ha avuto una vita facile, no. Ma ha avuto coraggio. Si è ribellata ad anni di insegnamenti razzisti e vuoti, li ha raccolti e gettati al vento. Dorea, che detestava volare, al fianco di Charlus imparò a correre. Albus conosce perfettamente la storia della giovane Purosangue che fu, le tappe che costellarono la sua personale ricerca della felicità. Il prezzo che pagò, il rifiuto che dovette accettare, il dolore che, suo malgrado, imparò a tollerare. La sua ex allieva non merita di soffrire ancora. Ma Albus è uno stratega, lavora per il bene superiore.

“Sono d’accordo con Dorea, Albus” interviene Charlus, a sorpresa, di colpo tremendamente serio.

“Voglio credere che non siamo ancora tanto disperati da ridurci a reclutare diciassettenni non ancora diplomati per mandarli a morire”.

Dorea rabbrividisce impercettibilmente.

“Io non conto di uscire vivo da questa guerra, Albus. Ma conto che ci esca la mia famiglia. Conto in un futuro migliore. E non lo costruiremo sui cadaveri dei nostri figli” sentenzia, animato.

Nè i coniugi Potter né Silente si sono avveduti della figurina smilza e caparbia che, dalla porta socchiusa, ha origliato, interessata e decisa. 

Si abbassa la maniglia: una voce dolce e inflessibile ha da farsi udire.

 

Note: Ciao! Innanzitutto, BUON FERRAGOSTO! 

Questa volta ho lasciato passare un po’ di tempo prima di aggiornare. Me ne scuso, ma garantisco che non è mia intenzione lasciar perdere questa storia. 

Sono partita per le vacanze, e sono rimasta senza computer per un po’. Cercherò di impiegare di meno a scrivere e pubblicare il prossimo capitolo. 

Nel frattempo, lascio questo, sperando non vi faccia schifo! 

Non mi dilungo a spiegare alcunchè, ma come sempre sono disponibile a rispondere a qualsiasi domanda, quesito richiesta, e ad accogliere suggerimenti e critiche.

Grazie mille ha chi ha recensito, ed in particolare a chi non manca mai di farlo, a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite, e a chi legge soltanto. A presto!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3678583