Il Principe dei Sogni

di ReyHaruka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tra Sogno e Realtà ***
Capitolo 2: *** Il Bell'Addormentato ***
Capitolo 3: *** Blu Oceano e Giallo Limone ***
Capitolo 4: *** Il Coniglio ed il Lupo ***
Capitolo 5: *** Chi Semina Vento... ***
Capitolo 6: *** Il Raccolto della Tempesta ***
Capitolo 7: *** Sulle Ali di Un Sogno ***
Capitolo 8: *** La Danza del Cuore ***



Capitolo 1
*** Tra Sogno e Realtà ***


DISCLAIMER: Questa storia è nata da una riflessione riguardante il legame quasi "trascendentale" col quale nel manga di Sailor Moon assistiamo alla dinamica tra Usagi ed Haruka.
Mi è sempre sembrato strano non ci fossero fornite dettagliate spiegazioni all'interno della trama originale... così ho pensato di giocarci sopra, dando vita a questo possibile (per quanto improbabile) scenario che ha luogo nella loro vita precedente ai tempi Regno Argentato.
Per questo motivo, se ci sono fan della coppia UsagiHaruka, spero di contribuire con questa storia a regalarvi qualche emozione e ad intrattenervi con una storia che volevo scrivere da tempo, ma non abbiate aspettative troppo alte a riguardo, perché la mia intenzione è comunque quella di ricollegare il tutto alla trama originale che tutti conosciamo.
Per tutti gli altri fan delle coppie più canoniche quali UsagiMamoru ed HarukaMichiru, nonostante questa storia si concentri maggiormente sul rapporto tra Haruka ed Usagi credo che questa fanfiction potrebbe risultare piacevole da leggere anche per voi, o per lo meno io che sono fan HaruMichi non mi lamento. XD
Per quanto riguarda la scelta di utilizzare i nomi 'terrestri' (Usagi, Haruka, Luna, ecc... ossia quelli che tecnicamente dovrebbero avere solo una volta reincarnate) è una scelta basata puramente sulla comodità:
in questo modo posso usare sia nomi che cognomi già conosciuti per evitare troppe ripetizioni, senza dovermene inventare di sana pianta, specie nei confronti di tutte le guerriere sailor (Serenity ed Endymion sono gli unici di cui ci è dato sapere il nome, e non mi piaceva l'idea di chiamare le altre tramite i loro pianeti).
Vi auguro dunque buona lettura! E grazie per il tempo che dedicherete a leggerla! <3


ndMary [ossia l'addetta all'html] due rapide spiegazioni: 1. cliccando sull'immagine sottostante, potrete aprirla in versione più grande in modo da godervela al meglio! :D 2. le note a pié di pagina sono dei collegamenti ipertestuali interni collegati fra loro, perciò cliccando sul numerino accanto alle parole con annotazioni, sarete mandati direttamente in fondo alla pagina per leggere la nota relativa e, cliccando sul numero che troverete lì, sarete ricatapultati nello stesso punto dove avevate interrotto la lettura :3 provare per credere: cliccami)


PS:(Come di consueto, i disegni utilizzati nelle mie storie sono sempre realizzati da me, e quindi non vi è infrangimento di diritti d'autore alcuno.)

Rey







     1-Tra Sogno e Realtà

Ogni notte faccio lo stesso sogno... è un sogno confuso... che sa di ricordo... il ricordo... di quello che è il principe dei miei sogni...
Nel mio sogno compare un bambino... uno splendido bimbo qualche anno più grande... è lì, di fronte a me... in piedi in una sala enorme... nella penombra il suo vestito da cerimonia bianco, spicca come la purezza della sua nobiltà d'animo, ed i suoi splendidi capelli biondi appaiono liberi come il vento, come quel vento del quale trasportano così intensamente il profumo... Se ne sta ritto lì, a fissarmi, con quegli occhi verde smeraldo... che potrebbero contenere il mare per quanto risultano profondi... solo sguardi... mi fissa... come volesse vedere al di là di quello che rappresento in quell'abito sfarzoso... mi osserva non come si osserva la propria principessa... no, lui arriva dritto alla mia essenza... oltre il mio titolo... oltre il mio aspetto... oltre al mio sorriso... i suoi occhi fendono come una spada la mia anima, e trafiggono il mio cuore... giungono nel più profondo strato del mio essere... come quell'unica parola che scaturisce così inaspettatamente dalle sue labbra... «Odango1...»
“Il suo sorriso, è ciò che preannuncia ogni mio risveglio... odango... il suo viso è così dolce quando esordisce con quelle semplici parole...odango...”
La giovane ragazza bionda non poté fare a meno di ridacchiare tra sé e sé, quando specchiandosi si apprestò ad acconciare i suoi capelli proprio nella loro peculiare forma di odango...
«Usagi-sama2
La voce dell'ancella si fece sempre più forte ad ogni passo che quest'ultima compiva nell'avvicinarsi alla porta della camera da letto.
«Usagi-sama!»
Ancora una volta la voce risuonò come il suono di una campana... una campana che scandiva chiaramente l'ora dell'ennesimo obbligo di principessa.
«Usagi-sama!»
Questa volta la voce venne attutita dal rumore del meccanismo della maniglia della porta .
«Usagi-sama... non ditemi che state ancora dormendo come al Vostro solito...» Non poté nemmeno terminare la frase, che lo stupore le si stampò in viso, assieme al sorriso più sinceramente soddisfatto che in tanti anni di servigi l'ancella aveva sfoggiato.
«Buon giorno Luna»
«Buon giorno principessa Serenity! Oh! Che giubilio vederVi già alzata e così splendidamente preparata! In tanti anni di estenuanti lotte nel tentativo di inculcarVi il rispetto per la puntualità, mai avrei sperato di poter gioire di tanta efficienza!»
L'affermazione dell'ancella non colse alla sprovvista la principessa... era abituata a sentirsi rimproverare sulla sua instancabile svogliatezza e la sua incurabile goffaggine, dall'unica persona che a corte aveva il coraggio di dirle sempre le cose in faccia... la sua migliore amica, l'unica ed insostituibile Luna.
«Ahah... ma come? Sarebbe a dire che non ti aspettavi di trovarmi già pronta in un giorno importante come questo?»
Luna prese una spazzola dal tavolino al quale la principessa era seduta, e cominciando delicatamente ad aggiustare i lunghi codini biondi le rispose.
«Diciamo solo che, conoscendo la Vostra indole svogliata, ero già preparata a farVi la solita ramanzina... ma vedo che con l'avvicinarsi del Vostro quindicesimo compleanno, il buon senso si è finalmente fatto strada.»
«Io non lo chiamerei buonsenso...»
Alle parole così serie della principessa, Luna smise di spazzolare per potersi concentrare al meglio su quella che stava assumendo la forma di una discussione dai toni più seri.
«...sarebbe più giusto chiamarla “una soffiata”! Ieri sera la cuoca mi ha svelato che a colazione ci sarebbe stata la mia torta preferita, e così...»
La principessa interruppe la frase portandosi il dorso della mano alle labbra e cominciando una risatina forzata in falsetto, come a sottolineare la genialità del suo piano.
La risata si protrasse per una decina di secondi, fino a che Usagi non si accorse che l'amica non l'aveva interrotta come al solito, iniziando uno dei suoi abituali monologhi sul fatto che questo non è il tipo di atteggiamento che una persona importante quanto la futura regina del Silver Millennium dovesse avere.
«Qualcosa non va, Luna?»
«Non sarebbe il caso di rivolgere a Voi stessa questa domanda?»
La ragazza riprese a pettinare i capelli della sua signora.
«Io Vi rimprovero sempre sui Vostri doveri... ma mi chiedo, ora che presto entrerete a far parte attiva della vita a palazzo, ora che i Vostri impegni diverranno sempre più gravosi, come Vi sentite? Davvero Vi siete svegliata per una torta?» Luna lanciò un'occhiata complice. «O è forse l'ansia del Vostro primo impegno verso la corona che Vi sta tormentando?»
Luna non si sbagliava. Dal giorno in cui era nata, Usagi, o per tutti la Principessa Serenity, era sempre stata affiancata da quell'intelligentissima e responsabile ancella qual era Luna.
Da sempre lei era l'unica in grado di capire al volo lo stato d'animo di quella testolina buffa... e anche questa volta non faceva eccezione.
«Sai Luna, in realtà sono un po' spaventata...»
Luna rallentò il ritmo con il quale stava lisciando il secondo codino, per dar modo alla sua principessa di spiegarsi meglio.
«Oggi è il giorno nel quale farò visita agli otto castelli sacri del regno, questo viaggio serve come rito simbolico per consolidare il rapporto di fedeltà delle principesse ivi residenti, e riconfermare l'antica salda alleanza che da millenni unisce i cuori delle nostre genti...»
«Vi spaventa il viaggio?»
Usagi si prese qualche secondo per riflettere.
«No, il viaggio sarà semplice, in fondo l'affrontai già dieci anni fa, quando mia madre, la Regina Selene, mi presentò per la prima volta alle altre principesse...» Usagi si concesse altri secondi di pausa «Quello che mi preoccupa, è il significato, il vero significato che sta dietro a questo impegno.»
«Intendete il matrimonio, non è vero?»
Questa volta i secondi divennero minuti.
«Sì.»
Usagi non accennò ad altro, tanto che fu Luna ad interrompere il silenzio nel tentativo di consolarla.
«Usagi-sama...»
«Usako3... per favore Luna, almeno tu, chiamami semplicemente: Usako.»
Luna poté vedere solo per un istante il sincero sorriso che accompagnò la richiesta della sua principessa.
«Usako... Io non penso sarà poi così male sposare il principe della Terra. Io l'ho già incontrato assieme al suo consigliere Artemis, e posso assicurarVi che è un ragazzo di bell'aspetto, colto ed intelligente, la tipica figura di una persona retta e valorosa, che saprà prendere in mano le redini dei nostri due regni ed insieme a Voi li condurrà in un'era di longeva pace.»
Usagi fece cenno all'amica di smettere di pettinare.
«Non dubito certo della sua rettitudine, quello che mi preoccupa è...» per la prima volta la chiara visione del principino dagli occhi color smeraldo apparve nitida anche ad occhi aperti «...odango...» la principessa si portò delicata le mani al viso come a coprire le labbra per poter proteggere il sospiro che le aveva fatto pronunciare quella parola a lei tanto cara.
«Odango?» ripeté Luna sorpresa.
«Ahahah... esatto Luna, mi preoccupa il fatto che io potrei non piacergli... magari non gradirà la mia acconciatura!» Usagi pronunciò quest'ultima frase atteggiandosi a donna seduttrice, un'immagine che stonava chiaramente con quella dell'adorabile solare fanciulla che era. Questa recitazione diede ad entrambe il tempo per scoppiare in una complice risata, che con sé portò via tutta la tensione venutasi a creare durante il loro discorso.
«Io sono sicura che Vi troverà bellissima! Non c'è persona al mondo che vedendoVi non proverebbe subito l'affezione più profonda che un cuore possa partorire...»
Usagi fissò stupita l'amica per la dolcezza inaspettata che Luna le stava rivolgendo.
«...io mi preoccuperei piuttosto di quando Vi conoscerà meglio: qualunque principe fuggirebbe una volta scoperta la Vostra indole piagnucolona, sbadata, goffa, confusionaria, sgraziata e pigra... per non parlare della Vostra voracità in fatto di dolc--»
*PAFF*
Questa volta fu uno dei tanti cuscini preso dal letto di Usagi ad interrompere la conversazione.
«Come. Avete. Osato INTERROMPERMI?»
Luna si tolse divertita il cuscino dal volto e cercò lo sguardo della sua principessa in chiaro segno di sfida, gesto clamorosamente incoraggiato dal sollevamento del guanciale e dal suo seguente rilancio.
Le due si presero il loro tempo per giocare, ed avrebbero lasciato quel momento protrarsi ulteriormente se le campane del palazzo non avessero richiamato la loro attenzione all'ora ormai tarda che si era fatta.

Uscite di fretta dalla stanza, mano nella mano, ancora sorridenti iniziarono a percorrere a passo sostenuto il meraviglioso giardino che separava la depandance della principessina ed il palazzo centrale, e che in questo tiepido mese di maggio, stava regalando una meravigliosa e rigogliosa fioritura di gigli bianchi... un bianco così tenue e puro... un bianco così candido da raccogliere qualunque cuore sotto la sua vellutata protezione... bianchi come... le vesti del principe protettore dei suoi sogni...
«Senti Luna...»
«Cosa c'è mia Principessa?»
«Tu mi hai detto che in tutto il nostro regno, oltre a me esistono altre 8 principesse, giusto?»
Luna mise su un'espressione a metà tra lo scocciata del dover ripetere sempre gli stessi discorsi ,che evidentemente Usagi non ascoltava con la dovuta attenzione, e la rassegnazione al suo dovere di essere paziente con la sua amata principessa.
«Esatto mia signora, come ben sapete il Silver Millennium si erge sull'equilibro dell'unione dei due grandi regni del Sistema Solare ossia quello argentato della Luna e quello dorato della Terra. Vista la fastosità di ambedue i regni, i reami attigui pian piano si sono avvicinati sempre di più alle famiglie reali, prendendo le rispettive posizioni nei loro confronti, e prestando sacri voti di protezione a favore dei nostri regnanti. I primi quattro reami, protetti a loro volta dalle forze celesti di Mercurio, Venere, Marte e Giove, han giurato fedeltà al regno della Terra, mentre i restanti regni di Saturno, Nettuno, Urano e Plutone, hanno prestato solenne giuramento nei confronti del regno argentato ed insieme, le principesse dei rispettivi reami si sono ripromesse l'impegno di difendere entrambi i regni da qualunque pericolo, e più di qualunque altra cosa, di proteggere Voi, mia Principessa... se Voi aveste fatto più attenzione durante le lezioni di storia della diplomazia...»
«Lo so, lo so! Oggi è appunto il giorno in cui mi recherò personalmente in ciascun reame e in qualità di reggente bla, bla, bla... alleanza stipulata bla, bla, bla... in previsione del mio matrimonio bla, bla, bla, che si terrà a poco meno di due mesi da oggi, al compimento del mio quindicesimo anno di età, blà--»
«Benedetta ragazza... ma allora ogni tanto qualcosa di quello che vi dico entra nella Vostra testolina!» Luna assumeva sempre un'espressione soddisfatta quando punzecchiava l'amica.
«Mpf! Per chi mi hai presa? Sarò anche pigra ma non mi permetterei mai di non fare attenzione a cose così importanti.» Usagi gonfiò le guanciotte ed attinse al suo tono indispettito nel ribattere alla provocazione.
«Se foste così attenta come dite... allora perché me lo richiedete di continuo?»
La domanda venne formulata proprio quando entrambe ebbero finito di percorrere il giardino e si accingevano a varcare l'entrata del palazzo principale.
Usagi lasciò la mano di Luna, ma solo per poter avere più presa sul braccio di quest'ultima, ed avvinghiatasi all'arto dell'amica, con tono supplichevole chiese «E di principe ce n'è solo uno, giusto?»
Luna non poteva credere all'espressione così insolita e speranzosa della principessa.
«Ancora?...Usagi-sama...»
«U-SA-KO.» L'interruppe la biondina tornando a gonfiare le guance come una bambina.
«Usako... sì, di tutti i dieci regni è il solo principe, il Vostro promesso consorte, nonché il giovane che tra qualche mese incontrerete.»
Neanche la scorbutica Luna poteva resistere alla buffa espressione che solo Usagi riusciva a fare quando fingeva il broncio, tanto che fu nuovamente il sorriso dell'ancella la conclusione del discorso, un sorriso che inevitabilmente rincuorò e contagiò la bella principessa della Luna, proprio nel momento in cui finalmente varcarono la soglia del grande salone da ricevimento del palazzo.

Le due ragazze continuarono a camminare in direzione della sala del trono, dove le attendeva la regina, per i consueti saluti, e le raccomandazioni di cui solo una madre tanto premurosa è capace.
“Dev'essere lui...”
Questo pensiero si faceva sempre più forte dentro la mente di Usagi.
“Il principe che mi compare in sogno...dev'essere senz'altro il principe della Terra.”
Sul volto della principessa non c'era spazio per un sorriso più grande e carico di speranza.
“Sogno quel bambino da quando l'ho incontrato dieci anni fa, quando mia madre, la Regina Selene, mi condusse per la prima volta in visita agli altri reami...non ricordo molto di quella volta...e come potrei? Ero così piccola...ma sono sicura che lui è reale...il mio principe, il protettore dei miei sogni, il ragazzo dagli occhi smeraldo, occhi capaci di penetrare oltre qualunque muro, come solo la spada più affilata potrebbe...il mio principe...”
La felicità si faceva sempre più spazio nel cuore della ragazza, che impossibilitata a trattenere oltre quella gioia, colse Luna totalmente impreparata, nello scatto che le permise di arrivare ancor prima alla sala.
Avrebbe voluto esordire con un dolce e felice “MAMMA! ECCOMI!” ma il buon senso la fece calmare rapidamente dall'eccitazione di poc'anzi.
Seduta sul trono c'era, bella come non mai, l'incantevole Regina Selene nel suo più candido abito bianco, decorato di soli pochi piccoli dettagli dorati. Un oro soave, appena accennato, come quello che decorava la splendida fronte di quella bellissima donna senza tempo. Una semplice mezzaluna le donava quel tocco di classe, che solo la cornice dei suoi lucenti capelli argentei poteva contribuire a completare un quadro di tale bellezza.
«Principessa Serenity, figlia mia...»
Il sorriso della regale figura la rendeva, se possibile, ancora più dolce.
«Buon giorno madre!»
Usagi sfoggiò il più sincero dei suoi sorrisi, decidendo di non curarsi della presenza di quelle persone estranee, che stavano intrattenendosi con la regina, e che poco prima l'avevano convinta a darsi un contegno.
«Figlia mia.»
Con un cenno della mano la invitò a raggiungerla a fianco del trono.
«Luna, ben arrivate.»
Luna fece un aggraziato inchino al cospetto della regina, che gentilmente già le faceva cenno di poter terminare questi saluti così cerimoniosi.
L'attenzione di Usagi si rivolse chiaramente ai due ospiti solo dopo aver notato la rispettosa riverenza che Luna osservò anche a loro.
“Devono di certo essere ospiti importanti...”
Non ebbe tempo di formulare altre ipotesi, quando il giovane più slanciato dei due si fece avanti in un delicato inchino verso la regina e la figlia.
«Scusate ancora la nostra improvvisa e non annunciata visita, sono ben conscio che questo non è il più indicato dei comportamenti. Vi chiedo quindi scusa per l'avventatezza con la quale ha agito il mio Signore...»
Il ragazzo che aveva appena parlato era senza dubbio alcuno il più alto tra i due, senza nulla togliere alla mirevole statura del compagno.
I suoi lineamenti così candidi, la sua pelle eterea, i suoi lunghi capelli bianchi, tutto di quell'educato ragazzo portava a pensare alle sue nobili origini.
Eppure si era appena rivolto alla regina come portavoce del suo Signore, quell'elegante, curato ragazzo poco più addietro, quell'armonico viso adornato da quegli scurissimi capelli corvini.
Quel ragazzo tutto d'un pezzo, così serio, dava proprio la sensazione di una persona forte, un protettore.
Usagi sostenne lo sguardo blu profondo del giovane moro, cercando di scrutarne l'animo, e trovarvi anche solo l'ombra di qualche mistero che quel volto così deciso potesse celare...
Ma non vi scorse nulla più di ciò che chiaramente era l'indole del ragazzo, e che egli stesso ostentava nella sua fierezza.
«Non vi preoccupate, Artemis.»
Le parole della regina riportarono alla realtà del momento Usagi.
«Il principe Endymion farà presto parte di questa famiglia, e non ci trovo nulla di male se ritiene opportuno passare a farci gradita visita per cominciare ad ambientarsi.»
“Principe Endymion.”
Queste furono le uniche parole che stazionarono tra i pensieri della principessa.
«Perdonate la mia spregiudicata mancanza di formalità, mia Regina.»
A risuonare chiara e decisa, questa volta fu proprio la forte voce del giovane principe.
«Come ben sapete oggi la Principessa Serenity intraprenderà il viaggio interplanetario come primo passo all'avvicinarsi del nostro matrimonio.»
“Principe Endymion.”
Usagi non distoglieva gli occhi dal giovane.
«So che ufficialmente avrei dovuto attendere la conclusione di questo percorso di sorellanza, ma in veste di suo cavaliere e promesso, non riuscivo proprio a pensare di lasciarla partire senza portarle in dono, un piccolo simbolo di coraggio.»
“Principe Endymion.”
«Per farla sentire meno sola durante quest'impegno, e per renderle presente la gratitudine che alberga nel mio cuore, nel vedere con quanto impegno si sta adoperando per poter rendere ancora più perfetto il giorno dell'unione dei nostri regni, e dei nostri destini.»
Il ragazzo parlò con profonda e sincera ammirazione nei confronti della bellissima principessa.
Il suo gesto simbolico, era un chiaro segno di quanto apprezzasse la sua futura consorte, e di quanto fosse lieto di tale unione.
Appena terminato di parlare, il principe si accinse a porgere il piccolo dono direttamente alla principessa.
Una splendida e curata rosa rossa fiammeggiava tra le sue mani, protese a consegnare il regalo.
Il capo del giovane rimase chinato per interminabili secondi, troppi rispetto a quelli che aveva calcolato fossero necessari a cogliere la rosa.
Nel silenzio generale, alzò lo sguardo verso la principessa nel tentativo di capire cosa stesse accadendo, ed al suo sguardo seguirono quelli incuriositi di Luna ed Artemis.
L'imbarazzo del momento fu spezzato dal gentile intervento della regina, che dolcemente rivolse un sereno sorriso alla figlia, con l'intenzione di richiamare la sua attenzione nella sala.
La mente di Usagi tornò tra i presenti in un lampo, e ci volle ancora meno tempo per permetterle di rielaborare la situazione, accennare un delicato inchino, sfoggiare il più cordiale dei suoi sorrisi, prendere delicatamente la rosa tra le sue piccole mani, portarla al viso, assaporarne l'essenza in segno di gradimento e rispondere all'ormai troppo lungo silenzio.
«Voi mi fate dono gradito Principe Endymion, accetto di buon grado questo splendido fiore che vi siete adoperato tanto a consegnare.»
Alle parole di Usagi seguirono gli sguardi rasserenati di tutti, ed un allegro chiacchiericcio che, assieme a quel sorriso che non ne voleva sapere di sparire dal suo viso, altro non erano se non lo sfondo sbiadito sotto il suo unico pensiero.
“Non è lui.”






Note:
cliccami che vi dicevo? :D

1. Odango (お団子) è un termine giapponese che significa letteralmente "polpetta"; indica un particolare tipo di acconciatura comune in Giappone ed è anche una pietanza giapponese a base di farina di riso e tofu, servita sotto forma di polpette infilzate da uno spiedino . Questo termine è diventato famoso grazie ai diversi personaggi di anime e manga che usavano questo tipo di acconciatura, prima fra tutte Usagi Tsukino della serie Sailor Moon. Secondo questa acconciatura, i capelli vengono a formare due sfere su ciascun lato della testa, ma nella madrepatria, il termine indica una varietà di acconciature che usano degli chignon. In molti casi, gli odango vengono portati da personaggi cinesi.
2. -sama (様): utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status particolarmente elevato, per esempio un primo ministro o un sacerdote, o il superiore sul lavoro. Il suffisso "-sama" viene usato anche per rivolgersi alle divinità: in giapponese, Dio è definito come Kami-sama. Nelle traduzioni italiane è spesso tradotto con aggettivi come "onorevole" (come è anche avvenuto in passato in film e romanzi), oppure "venerabile" o "rispettabile", ma a seconda dei casi potrebbe essere reso con svariati appellativi, da un "maestà" per un re ad ancora "signore" per un politico, a seconda del contesto.
3. -ko (子): è un suffisso tipico dei nomi femminili giapponesi (es: Mariko, Akiko, Yukiko, ecc.) che letteralmente significa "bambino". In questo caso viene usato come deformazione amichevole del vero nome di Usagi a mò di soprannome per sottolineare la complicità nella relazione fra le due persone.

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Capitolo 2
*** Il Bell'Addormentato ***








     2-Il Bell'Addormentato

La sala di Passaggio era un'enorme stanza decagonale.
Su ognuno dei lati, vi era una porta, ed esse erano distinguibili le une dalle altre in base ad una semplice decorazione ad intaglio, rappresentante il simbolo di ciascun pianeta del Sistema Solare.
Il soffitto svettava vertiginosamente verso l'alto, talmente in alto che la coltre stellata che vi poneva il limite sembrava realmente fungere da undicesimo passaggio... un enorme corridoio verso l'infinito, un canale verso la libertà.
«Figlia mia, è giunta l'ora di intraprendere il tuo viaggio.»
La mente di Usagi non sembrava del tutto tornata alla realtà dei fatti in questo momento, non si sentiva affatto pronta ad intraprendere quel viaggio, l'unica cosa che realmente desiderava era svegliarsi da quello che voleva convincersi fosse solo un brutto sogno, e tornare a gettarsi tra le braccia del suo vero principe.
«Ho già predisposto tutto affinché ogni palazzo sia pronto a riceverti, e per ogni eventualità, ho deciso di affiancarti la fidata Luna.» La regina appoggiò delicatamente la sua mano sulla spalla della figlia «Figlia mia» quel tocco portò l'attenzione di Usagi al volto della madre «Ogni vita, ogni percorso ha le sue avversità.»
Gli occhi di Usagi si fecero lucidi, e riversarono tutta l'intensità dei sentimenti confusi e spaventati che la piccola principessa stava provando, negli occhi sereni ed amorevoli della madre.
«L'importante non è quanti ostacoli ti ritroverai davanti, e nemmeno quanti ne riuscirai a superare»
Usagi non osava distogliere il suo sguardo in attesa di sentire il resto del messaggio che la sua amata mamma le stava rivolgendo.
«Importanti sono le scelte. Le decisioni che da oggi comincerai a prendere autonomamente, saranno i piccoli passi che tracceranno le orme del tuo cammino. Nessuna strada è già decisa in partenza, e nessun percorso sarà privo di imprevisti.» La regina posò anche l'altra mano sulla seconda spalla della figlia, e dopo un breve ma intenso sguardo, Selene lasciò dolcemente scivolare le sue mani fino ad intrecciarle in un abbraccio dietro la nuca della sua bambina.
«Importanti sono le persone che incontrerai durante il tuo cammino. I legami di fiducia, di amicizia e di amore, non nascono da vincoli trascendentali, ma bensì dalla capacità di più anime di vibrare alla stessa intensità.»
Il battito del cuore della regina stava placando dalla prima all'ultima le tensioni emozionali che tempestavano l'animo di Usagi.
«Chi ti accompagnerà nel difficile percorso della vita, dipenderà unicamente da te, e dal vincolo che il tuo cuore riuscirà ad instaurare con il prossimo.»
Usagi si abbandonò come una bambina a quel dolce abbraccio.
«Tutto ciò che devi fare, è iniziare a camminare.»
Usagi nascose il viso sul petto della madre, e lasciò che alcune sincere lacrime uscissero libere, protetta dalle braccia di chi più di chiunque al mondo voleva solo la sua felicità.
«Più lontana è la meta, più difficile è scorgerla con chiarezza, avvicinati a lei, e tutto il resto verrà da sé.»
La regina sciolse lentamente l'abbraccio, e con la mano appena liberata sollevò il viso della sua piccola per stamparle un delicato bacio di buona fortuna sulla fronte.
«Ti voglio bene Usako»
«Anche io te ne voglio mamma!»
Le lacrime di Usagi cominciarono finalmente a fermarsi, e la ragazza si asciugò le rimanenti tracce di quel suo piccolo sfogo passandoci sopra il dorso delle mani.
«Andiamo, Luna?»
Il sorriso di Usagi illuminò tutta la sala.
«Sì mia Signora.» Luna si chinò con un nuovo sentimento nei confronti della bella principessa, il suo inchino lasciava trasparire il chiaro rispetto che ora l'ancella dimostrava di fronte alla risolutezza che si iniziava ad intravedere nella sua futura regina.

*       *       *


Il pellegrinaggio interplanetario stava procedendo senza intoppi.
La prima visita della principessa fu quella del santuario Mizuno, un piccolo accogliente castello, ricco della sapienza millenaria custoditavi dalla moltitudine di libri che esso conteneva e dall'intelligentissima principessa, protettrice di Mercurio, Ami. La piccola, timida ed un po' introversa ragazza dai capelli azzurri, aveva subito catturato l'ammirazione della giovane principessa bionda che, a parità di età, subito constatò l'abisso culturale che vigeva tra le due.
Dopo una mattinata di chiacchiere, le due ragazze avevano reciprocamente riscontrato enormi pregi nell'altra, e nulla le avrebbe rese più felici della naturale amicizia che poté sbocciare senza difficoltà.

*       *       *


Non fu proprio altrettanto tranquillo il suo soggiorno al fastoso ed imponente santuario di Marte.
L'antica casata Hino, era davvero enorme e dominante.
Così come la sua principessa e sacerdotessa Rei.
Il fuoco era davvero l'anima di quella splendida ragazza dai lunghi capelli corvini. Un fuoco che le dava una risolutezza assoluta, ed una fiducia in sé riscontrabile in davvero poche altre persone in tutto il Silver Millennium.
Usagi ne rimase sicuramente impressionata, ma ad avvicinarla ancora di più alla miko1 fu senza dubbio l'altro aspetto della sua personalità. In tutta la sua vita, Usagi aveva riscontrato una simile sincerità e sfacciataggine nel parlare solo in Luna. Rei era di sicuro un peperino, ma fu proprio la contrapposizione tsundere2 dei suoi due caratteri a conquistare la fiducia più totale che Usagi sentì di aver mai provato.

*       *       *


Il terzo castello sembrava più una villa d'alta borghesia.
A predominare ogni aspetto della tenuta vi era l'inconfutabile presenza di motivi decorativi di rose rosa. Ornamento tanto amato dalla principessa Makoto, che persino le sue piccole delicate orecchie ne portavano decorazione, tramite due meravigliosi e curati orecchini.
Il cuore di Usagi legò immediatamente anche con questa principessa, che si dimostrò un'abilissima cuoca.
Né il cuore né lo stomaco della principessa della Luna potevano nascondere la loro simpatia per la ragazza dai capelli castani e quegli splendidi orecchini rosa.

*       *       *


Il pianeta di Venere e la sua stupenda principessa Minako, fecero sentire Usagi come a casa.
La somiglianza fisica tra le due ragazze era notevole, come anche la spontaneità del loro modo di scherzare.
La bella biondina non mancava di stile e curatezza, e sapeva come esaltare la sua femminilità persino nei piccoli dettagli quali il fiocco rosso con il quale adornava i suoi fulgidi capelli.
La permanenza al castello Aino terminò con il sonoro schiocco dell'energico bacio che Minako non riuscì a trattenersi dal posare sulla guancia della nuova amica.

*       *       *


Con le dita ancora leggermente premute sul punto dove la bella ragazza di Venere l'aveva salutata, Usagi non poté evitare di sospirare e seguitamente condividere con Luna il suo stupore.
«Sai Luna, non mi aspettavo di poter legare così semplicemente con ben quattro delle principesse del regno! Sono molto socievoli, educate e quasi alla mano per certi aspetti... questo viaggio si è dimostrato più piacevole del previsto!»
Le due ragazze erano appena rientrate nella sala di Passaggio, e dunque si presero una pausa per scambiare le ultime impressioni su quanto appena fatto.
«Mia principessa, non dovreste stupirVi tanto di certe cose.» Luna socchiuse gli occhi come a voler avvertire l'amica del lungo discorso che si stava apprestando a tenere.
«Le quattro principesse del Sistema Solare Interno hanno tutte la vostra stessa età, ed essendo il loro compito maggiormente legato al regno della Terra, seguono un tipo di educazione e preparazione più libero da ferree regole quali quelle della cultura del regno Argentato.»
«Parlare con loro mi ha fatto sentire come parte integrante di un gruppo...un gruppo solido ed unito...insolito non credi?»
«Per una volta... mi vorreste stare a sentire senza interrompere le spiegazioni?»
Luna non sembrava arrabbiata della solita mancanza di attenzione di Usagi, quello che traspariva dalle sue parole, era un serio tono di pessimismo in ciò che ancora aveva da dire.
«Usagi-sama...»
«Usako, Luna... Usako!» Usagi finse il gesto di sbattere un piede come ad impuntarsi capricciosamente.
«Usako... quello che mi preme di discutere ora, ruota per l'appunto intorno al discorso che la mia preoccupazione maggiore risiede nei restanti incontri che Vi attendono...»
Usagi assunse un'espressione decisamente concentrata.
«Intendi dire che c'è qualcosa che devo sapere sulle restanti principesse prima di procedere?»
«Esattamente mia Signora.»
Luna prese la mano della sua principessa e conducendola in fronte ad una delle porte non ancora varcate, continuò «Come le stavo specificando, essendo il nostro Sistema diviso in Esterno ed Interno, ed avendo prestato differenti giuramenti, anche i compiti assegnati ed il tipo di insegnamenti impartiti differiscono abbastanza tra le due fazioni.»
Usagi poté chiaramente osservare il simbolo inciso sulla prima porta. «Una specie di P fusa con una L» cominciò la principessa « Plutone, pianeta protetto dalla principessa Setsuna, giusto?» Usagi era particolarmente fiera di sfoggiare le sue conoscenze, nel tentativo di dimostrare a Luna che aveva 'studiato la lezione'.
«Giusto mia principessa» Su Usagi si formò ancora più evidente il sorriso di chi aveva appena ottenuto la sua piccola vittoria. «Ma non solo.»
Le parole di Luna cancellarono quell'espressione sostituendola con una visibilmente spiazzata.
«In che senso Luna?»
«Alla principessa di Plutone, vista l'importanza della forza del pianeta dal quale riceve i suoi poteri, è stato affidato un compito extra, a maggior protezione contro le minacce per il nostro regno.» Luna interruppe il suo discorso per darsi il tempo di sfiorare il massiccio portone, pensando alle migliori parole da usare per il seguito.
«Quale compito?»
Fu questa la sola replica che la testolina buffa riuscì a proferire.
«Il solenne compito di guardiana del Tempo.»
«Il solenne compito... di guardiana del Tempo...?» Usagi non si trattenne dal ripetere le parole appena pronunciate da Luna.
«Esattamente»
La principessa si prese qualche istante per analizzare la spiegazione.
«Dunque stai cercando di dirmi, che le restanti quattro principesse hanno più mansioni rispetto a quelle precedentemente incontrate e che quindi dovrò sfoggiare un comportamento ancor più rispettoso nei loro confronti?»
«Non esattamente Principessa»
Usagi preferì rimanere in silenziosa attesa del resto della spiegazione.
«Quello che vorrei Voi capiste, è che per svolgere determinati oneri, vigono pure più pesanti condizioni, regole e restrizioni da rispettare» Luna volse il suo sguardo ad Usagi ancora confusa. «Prendiamo Sailor Pluto ad esempio» Luna spostò la sua visuale al cielo stellato che fungeva da soffitto «Per adempire al suo prezioso compito, le sono vietate molte cose, prima tra le quali la possibilità di allontanarsi dal luogo del quale deve continuamente essere la guardiana.»
“Non poter mai lasciare il posto che sorveglia...”
Queste parole portarono con sé tutta la tristezza che la solitudine di cui erano intrise potesse rivelare.
«Deve passare la sua esistenza tutta sola?...» Usagi fu scossa da un brivido freddo.
«Esattamente. Il suo compito consiste nel sorvegliare la porta del Tempo, e per adempirvi le è proibito lo spostamento da quel luogo, o l'incontro con estranei.»
«Come sarebbe a dire? Significa che nemmeno io posso incontrarla?»
Luna non rispose a parole, ma i suoi occhi confermarono questa conclusione.
«Com'è triste...questo è-»
Usagi fu interrotta dal gesto con il quale Luna indicò il secondo portone.
«Saturno, principessa a protezione Hotaru» le parole di Luna risuonarono secche nel silenzio della sala «Il suo potere non ha paragone in nessun angolo della galassia»
Gli occhi di Usagi si fecero lucidi ancora prima di sentire la continuazione.
«La distruzione totale.» Luna dovette raccogliere i pensieri per poter proseguire «un potere che deve rimanere sigillato in un sonno eterno, un sonno dal quale la sua custode può essere risvegliata solo nel caso estremo che il suo intervento sia realmente indispensabile.»
Le lacrime sgorgavano copiose tra i singhiozzi sommessi che la principessa tentava di smorzare coprendosi la bocca con le mani. «Questo è-»
«Nettuno, pianeta protetto dalla principessa Michiru» Luna continuò imperterrita, cercando di non curarsi troppo delle reazioni della sua principessa. «Il suo compito prevede la sua predisposizione alla divinazione e alla preveggenza. Tramite il potente specchio di cui è custode, si impegna a sorvegliare costantemente il futuro più prossimo, come una vedetta funge da allerta per eventuali invasioni.»
Le mani di Usagi si erano spostate a coprire gli occhi, nel tentativo di fermare quel fiume di emozioni che non accennava a cessare di fluire attraverso il suo pianto empatico.
«Questo è-»
Il cuore di Luna era come straziato in mille pezzi alla vista della sofferenza alla quale la sua principessa stava tentando di reagire.
L'ancella dovette fare appello a tutta la sua compostezza e risolutezza per poter continuare quel discorso tanto sgradito ad entrambe.
«In fine, Urano. Pianeta protetto dalla principessa Haruka.»
Usagi volse quel che riusciva del suo sguardo in direzione dell'ultima porta.
«Il suo astro le conferisce un potere molto superiore a quello della maggior parte delle altre principesse. Ed il suo talismano la designa come la più adatta al ruolo di guerriera.»
“Guerriera?...Guerriera??”
Nella testolina della principessa si scontravano miriadi di pensieri e sentimenti.
“A cosa serve una guerriera in un regno di pace?”
Usagi si stava sforzando di capire quale tassello in quest'intricato puzzle avesse perso.
«Suo è il compito di combattere e sconfiggere tutti gli invasori che continuamente tentano di penetrare nel nostro Sistema Solare, e di giungere al cuore del Silver Millennium.»
“Combattere? C'è davvero una principessa che sta combattendo, magari anche ora, mentre noi stiamo parlando?” Usagi strinse forte le sue mani nel tentativo di interrompere il tremito che da qualche secondo accompagnava le sue lacrime. “Possibile che per proteggere la serenità nella quale ho sempre vissuto, ci siano persone che sacrificano la loro esistenza in tal maniera?”
«Questo è...sbagliato!» Usagi non riuscì a trattenere oltre quel sentimento di frustrazione che aspettava solo di essere urlato fuori.
Le lacrime smisero di rigarle le guance.
«Come possiamo vivere felici una pace costruita sulla solitudine e sullo sfruttamento dell'esistenza di altre persone, costrette a sopportare da sole tutto questo?»
Luna abbracciò la sua principessa.
«Usagi-sama...»
«Come Luna...? Spiegami come!... E' davvero troppo, troppo triste...»
Usagi posò il capo nell'incavo della spalla di Luna, permettendo a quest'ultima di abbracciarla con più forza.
«Mia Principessa, dovete capire che ogni persona ricopre un suo specifico ruolo nell'universo» La mano di Luna iniziò ad accarezzare dolcemente la nuca della sua signora.
«Queste principesse, anzi, queste guerriere, hanno prestato il più sacro dei voti, di loro spontanea iniziativa, e con la più nobile convinzione di potervi donare la più totale protezione.»
Il respiro di Usagi stava lentamente tornando ad un ritmo pacato.
«Per quanto possa sembrare ingiusto il loro destino, siamo portate a rispettare la strada che loro stesse hanno scelto. E dobbiamo ancor più dimostrare la gratitudine che gesti così nobili portano nelle nostre vite.»
«Non è giusto Luna...»
«E' la strada che loro hanno scelto, giusta o sbagliata che sia, è la vita nella quale credono fermamente. Lo scopo che dà loro il significato della loro stessa esistenza.»
“Non è giusto...”
Usagi capiva perfettamente il significato delle parole di Luna, capiva la nobiltà d'animo con la quale queste principesse agivano, ma per lei era comunque una cosa troppo triste per poterla semplicemente accettare.
«Usagi-sama...»
La voce di Luna distolse la principessa dai suoi pensieri.
«Cosa ne dite se Vi andaste a riposare un po' nelle Vostre stanze e riprendessimo il giro domani? Oramai si è fatta sera, e non sarebbe nemmeno cortese presentarsi ad ore tarde...»
Usagi non replicò, si limitò ad un sommesso segno di assenso con il capo.
Luna accompagnò la principessa nelle sue stanze, l'aiutò a prepararsi per potersi coricare, sostituendo lo sfarzoso vestito di cotonosa organza, con il più semplice tra i vestitini di seta bianca che faceva parte del guardaroba da notte di Usagi.
«Cercate di riposare mia Signora» Luna le diede un tiepido abbraccio di congedo «Domani riprenderemo il viaggio con rinnovata energia!»
L'ancella saltellò leggermente sul posto battendo in rapida sequenza le mani, come ad incoraggiare la venuta del nuovo giorno.
«Grazie Luna»
Una volta scattata la rumorosa maniglia della porta, Usagi si ritrovò completamente sola nella penombrosa stanza. Dopo pochi brevi passi, si sedette compostamente sul lato del letto più vicino all'enorme finestra che con la sua splendida vista sul cielo stellato, ricordava il quadro più emozionante che il pittore più abile al mondo avesse realizzato.
“Quante sono le cose a questo mondo che non riesco ancora a capire... e quante quelle che addirittura ancora ignoro...” La ragazza emise un fievole sospiro.
Non le piaceva sentirsi sola, non le era mai piaciuto.
Ma solo dopo le rivelazioni di poco prima si rese conto di quanto lei stessa ignorasse il vero significato della solitudine. La sua non era una sofferenza viscerale e perpetua... il suo disagio si manifestava sporadicamente.
Sapeva benissimo di non poter comprendere ciò che altre persone stavano realmente sopportando per lei... e forse proprio per questo sentiva il desiderio di volerle incontrare... di vedere con i propri occhi e sentire con il proprio cuore ciò che ora poteva solo immaginare.
Furono questi gli ultimi pensieri che accompagnarono la principessa prima che la stanchezza avesse la meglio, e la notte l'abbracciasse nel dolce oblio dei suoi sogni promessi.

Questo però... non era il suo solito, ricorrente sogno.
Come di consueto, Morfeo la condusse in quell'enorme corridoio che conduceva alla sala dove, ogni notte, il suo principino l'attendeva.
Ma già dal primo passo, Usagi comprese che qualcosa non andava.
“Acqua...?”
I piedi della ragazza trovarono il solito pavimento, ma solo passando attraverso a ben trenta, se non più, centimetri di quello che poteva essere, acqua?
No.
Non era acqua... quella consistenza, quel calore, quell'odore, quel colore...
“Questa non è acqua”
Usagi formulò questo pensiero più lentamente di quanto invece le sue gambe reagirono spontaneamente iniziando una sfrenata corsa verso la porta che si stanziava alla fine del passaggio.
“Sangue. Questo è senza dubbio sangue!”
I pensieri di Usagi venivano sovrastati dal rumore che, l'infrangersi delle onde che la sua corsa alzava, produceva ad ogni passo.
Usagi raggiunse il portone, e non appena provò ad aprirlo, si rese conto che avrebbe dovuto attingere a tutte le sue forze per riuscire a spostare quella porta che per la prima volta appariva tanto massiccia. I tentativi di far presa salda, vennero vanificati dalla scivolosità di quel pavimento che era divenuto talmente viscido da farla slittare direttamente in quella pozza.
Il sangue non perse neanche un secondo prima di cominciare la sua avida risalita lungo la candida vestaglia che ormai ne era impregnata.
«WUAAH!»
Usagi si rialzò in men che non si dica da quel letto di sangue, senza curarsi di quanto appena accaduto, riprese il maniglione con entrambe le mani, e trovando un miglior appoggiò l'aprì.
La stanza che le si presentò davanti era la solita sala dove l'attendeva il principino biondo, ma a renderla diversa dal solito, non era tanto la mancanza di quest'ultimo, quanto invece le condizioni generali nella quale era stata ridotta.
Dire che quel luogo era stato l'inconfutabile scenario di una devastante guerra era riduttivo.
Di tutte le colonne che prima ne rafforzavano e particolareggiavano l'aspetto, solo macerie a terra, a testimoniare in qualche modo almeno la loro precedente presenza.
Il soffitto era completamente venuto meno.
Ora a fungere da tetto vi era un cielo tinteggiato di rosse fiamme, fiamme così ardenti da trasmettere il loro insaziabile desiderio di divorare ancora e ancora, come se ci fosse ancora qualcos'altro da devastare.
Usagi non riusciva a credere allo spettacolo che i suoi occhi le stavano presentando.
«Cos'è successo qui?»
La ragazza crollò sulle sue ginocchia.
«Cosa può essere accaduto?... Dove...»
Tra i pensieri della principessa si fece spazio il vivido ricordo dello sguardo color smeraldo.
«Dove sei?»
La voce disperata della ragazza raggiunse ogni anfratto della sala.
«Dove sei...»
Questa volta fu solo un sussurro sommesso.
Nella stanza regnava il più completo silenzio, interrotto solo sporadicamente dal leggero suono del vento, che con tutta calma, percorreva a brevi soffi ciò che rimaneva di quella sala.
Solo il vento.
«...odango...»
Fu proprio il vento a trasportare l'esile suono di queste parole.
Usagi si guardò attorno con cura, in cerca dell'unica persona che poteva chiamarla così.
«C'è qualcuno? Sei tu vero?»
Una volta calato il silenzio, calò pure quel sorriso speranzoso che aveva accompagnato quella domanda.
I secondi scandirono interminabili minuti di desolazione.
Non c'era nessuno lì, Usagi lo sapeva bene.
«...odango...»
Fu di nuovo il vento a trasportare quella parola.
“Il vento...”
Usagi rialzò con una velocità dettata dalla nuova certezza che le aveva rassicurato il cuore.
“E' lo stesso vento!...Il vento del quale quel ragazzo porta così forte l'odore...”
Passò meno di un minuto al nuovo passaggio d'aria che la principessa attendeva.
«...odango...»
Lo sguardo di Usagi si fece concentrato, e la determinazione scaturita dai suoi occhi, le diede la forza di non darsi per vinta.
«Il vento...proviene da lì!»
La ragazza non perse tempo. Cominciò subito a correre attraverso la sala, spingendosi nel luogo che mai aveva visitato prima, in tutti gli anni che quel sogno le aveva tenuto compagnia.
Proprio in fondo alla stanza, nascosta dalla più fitta penombra, vi era una porta, la porta dalla quale lei era più che certa provenisse quel vento.
Usagi non si trattenne un attimo dal posare le sue mani sul pesante portone e dal cominciare a spingerlo con tutta la forza che quel suo giovane minuto corpo poteva contenere.
Spinse con tale fermezza che alla repentina apertura della porta, ebbe poco più di un istante per notare la presenza di un simbolo a lei conosciuto, intagliato come tutti quelli che in quello stesso giorno aveva visto su tutte le porte della sala di Passaggio.
Fu l'abbacinante luce che si profuse da dietro quella porta ad accecarle la vista quel tanto che bastò per disorientarla.
La ragazza ondeggiò per qualche passo nel tentativo di riappropriasi dell'uso dei suoi occhi.
Quando finalmente le pupille le si furono adattate al nuovo ambiente, la stordita principessa si concentrò per focalizzare al meglio l'area circostante e tentare di orientarsi.
Tutto intorno a lei era coperto da una vegetazione rigogliosa come non ne aveva mai vista.
Ogni cosa che la circondava le compariva così surrealmente tranquilla, seppur in qualche modo selvaggia.
Doveva trattarsi di una foresta... di questo ne era certa. Così come il sole che si faceva strada tra le fronde degli alberi la rassicurava sulla certezza di trovarsi ancora all'interno del Sistema Solare.
L'esplorazione di Usagi proseguiva a passo spedito, nonostante il fascino di quel paesaggio fiabesco, la ragazza perse neanche per un secondo la traccia di vento che stava seguendo, e che lei era certa l'avrebbe condotta dal suo principe.
Fu solo l'improvvisa ed inaspettata scoperta di uno splendido laghetto a farla fermare.
«Questo luogo è davvero incantevole»
Usagi si avvicinò all'acqua, e dopo un primo momento di contemplazione di quel puro specchio cristallino che le si stanziava innanzi, si convinse ad immergervi i suoi delicati piedi.
L'acqua era decisamente perfetta.
La principessa ne rimase talmente catturata, da farvi ancora qualche passo, sino a che anche le sue ginocchia furono immerse in quell'accogliente lago.
«E' meraviglioso!»
Usagi prese un respiro a pieni polmoni, e si lasciò trasportare dalle mille sensazioni che quel posto suscitava in lei.
Fu solo quando riaprì gli occhi che poté intravedere la figura di una persona sull'altra sponda.
Si concesse un'unica seconda messa a fuoco per essere sicura di non sbagliarsi, e appena ne ebbe la riconferma, si gettò a capofitto in acqua, cominciando a nuotare in un modo così frenetico che nemmeno lei sapeva potesse appartenerle.
“Non mi sbaglio”
Queste parole furono lo sprono che l'accompagnarono lungo la sua attraversata.
Giunta finalmente all'agoniata riva, la giovane principessa uscì dal lago, lasciandosi scivolare di dosso l'acqua, quell'acqua che con sé trasportò via ogni traccia di quel sangue che prima aveva imbrattato le sue candide vesti.
La persona che Usagi aveva visto in lontananza, esisteva davvero.
Era lì, di fronte a lei, all'ombra di un grande albero che dolcemente il vento suonava nella più soave delle melodie naturali, addormentato, vestito di purissimi abiti bianchi, un giovane poco più grande di lei... Stava dormendo protetto dalla purezza della bellezza di quel luogo.
“E' lui...?”
Usagi gli si avvicinò ancora dubbiosa, ma tutto di quel ragazzo, a cominciare dal color aureo dei capelli, alla delicatezza dei suoi lineamenti, all'inconfondibile profumo di vento che impregnava ogni centimetro del suo corpo, era una riconferma di quanto lei in cuor suo era certa di sapere.
“Il ragazzo del vento!” Usagi si chinò sopra al giovane “E' senza dubbio lui” la principessa posò delicata il dorso delle sue dita sulla guancia del bel ragazzo, come per accertarsi della sua reale esistenza.
«Il principe dei miei sogni...»
Le parole che pronunciò erano intrise della più grande felicità che un regalo tanto desiderato e al contempo tanto impensabile potesse trapelare dalla principessa.
Fu proprio il tocco di Usagi a destare il giovane, che appena ne percepì la presenza, ne afferrò delicatamente la mano, e solo in seguito a questo gesto il ragazzo aprì i suoi occhi.
Occhi verdi, come gli smeraldi più preziosi che qualunque galassia potesse custodire.
Occhi che Usagi non poteva non riconoscere, considerando l'infinità delle notti che aveva passato a perdersi nell'intensità di quello sguardo.
«Sei tu...»
Il sussurro di Usagi fu interrotto da quella che era la più assoluta delle riconferme.
«...odango...»
La voce del ragazzo risuonò così solare che le emozioni dentro la giovane principessa si fecero un turbine, un turbine che solo la forza del vento di quel ragazzo poteva suscitare in lei.
Al dolce inumidirsi degli occhi della principessa della Luna, seguì il più carismatico dei sorrisi che Usagi avesse mai visto, un sorriso che il ragazzo le rivolse con la più gentile delle intenzioni, ossia quella di preparare la principessa al dolce bacio che lo splendido cavaliere le posò sulle sue morbide labbra.







Note:
1. Miko (巫女): indica le giovani donne che lavorano presso i templi shintoisti.
2. Tsundere (ツンデレ) è un termine della lingua giapponese che indica uno stereotipo di personaggio arrogante e combattivo che in seguito si rivela generoso e di buon cuore, rivelando una contraddizione fra la propria vera personalità e la sua esteriorità. Si tratta di un tipo di personaggio nato all'interno dei videogiochi, principalmente nei simulatori di appuntamenti, ed in seguito adottato in altri media come anime o manga.



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Capitolo 3
*** Blu Oceano e Giallo Limone ***






     3- Blu oceano e giallo limone

Durò solo qualche breve istante... ma la dolce principessa della Luna rimase rapita dal sentimento che quel baciò sprigionò.
Il volto della ragazza si colorì della più rosea sfumatura che le sue gote potessero concederle.
«Usagi-sama?...»
Fu solo un bisbiglio confuso e lontano, incapace di distogliere l'attenzione di Usagi da quegli occhi che continuavano a guardarla come se desiderasse che quello sguardo continuasse a fissarla così per l'eternità.
«Usagi-sama?...»
Il sorriso di quel ragazzo era così bello... mai le era capitato di rimanere così affascinata dalla bellezza di qualcuno.
«Usagi-sama?...»
Il bisbiglio assunse la forma di un richiamo non troppo lontano.
Quelle labbra, così sottili, così perfettamente definite, così soavi...
«Usagi-sama?...»
Il richiamo ora suonava abbastanza chiaro, ma neanche il continuo avvicinarsi della persona che lo stava proferendo poteva convincere Usagi a distrarsi da quel viso che aveva rapito la sua totale attenzione.
«Usagi-sama?...»
La voce era davvero prossima.
Usagi si protese lentamente in avanti, senza smettere di perdersi negli occhi di quel ragazzo, come a voler sfiorare nuovamente quel viso angelico.
«Usagi-sama!»
Questa volta la voce risuonò da così vicino, che a sentirla, la principessa scattò in piedi, voltandosi in direzione dell'ancella che, ancora ansimante per l'affanno della sfrenata corsa che aveva compiuto, la fissava con le lacrime agli occhi.
«Luna!»
Usagi non credeva ai suoi occhi.
«Usagi-sama!»
Quest'ultima esclamazione scatenò il pianto disperato dell'ancella, che con le ultime forze rimastele in corpo, si lanciò ad abbracciare la principessa.
«Luna cosa-»
«Meno male state bene!»
L'abbraccio di Luna era forte, come può esserlo solo quello che si dà ad una persona che non si vuole più perdere.
«Ero così spaventata! C'era del sangue... ho temuto... ho temuto...»
Luna non avrebbe mai avuto il coraggio di terminare quella frase, e per fortuna ci pensò il suo singhiozzare a giustificarne l'interruzione.
«Sangue?...»
Usagi era confusa dalla presenza di Luna nel suo sogno...
“Ma certo! Il sogno, il sangue!”
La principessa ricordò rapidamente la catena di eventi che l'avevano portata dal suo principe.
“Il principe!”
Usagi si voltò come poté, ancora stretta nell'abbraccio di Luna, per scorgere di nuovo il ragazzo del sogno.
«E'... scomparso...»
Le parole di Usagi fecero allentare la presa dell'ancella, che notando lo sguardo fisso della sua signora, in direzione della base del grande albero all'ombra del quale si trovavano, non poté evitare di domandare «Di cosa state parlando?»
Il vuoto che l'improvvisa scomparsa del principe fu rimpiazzato da un lieve profumo di vento.
«Mia signora, state bene?» Luna fece un passo indietro per poter osservare Usagi e capire se riportava effettivamente qualche ferita. «Mi sembra di vedere che siete sana e salva!... oh quanto ne sono lieta!» Gli occhi di Luna smisero di piangere, ma rimasero a lungo lucidamente commossi nel vedere la sua amata principessa ancora viva.
«Vedendo quelle tracce di sangue nelle Vostre vuote stanze, ho temuto Vi fosse successo qualcosa di orribile! Temevo qualche nemico Vi avesse aggredita durante la notte...»
“Tracce di sangue?”
Usagi tornò a prestare attenzione a Luna.
«Di quali tracce stai parlando?»
«Ma come di quali tracce? Vi ho appena spiegato che dalla Vostra camera ho trovato tracce di sangue! Ero così preoccupata e temevo che persino seguendole sarei giunta troppo tardi qui per salvarVi.»
Usagi ancora non capiva di cosa Luna stesse parlando.
«Qui dove Luna? Nel mio sogno?...»
L'ancella sgranò gli occhi realmente stupita della mancanza di cognizione spazio-temporale della sua signora.
«Ma di quale sogno state parlando mia principessa? Vi sto dicendo che questa mattina sono venuta a svegliarVi come di consueto, ma al mio arrivo non Vi ho trovata, e seguendo le tracce di sangue che pregavo non fosse il Vostro, Vi ho ritrovata qui, sul pianeta Urano, al quale siete giunta attraverso l'entrata nella Sala di Passaggio.»
“Non ci troviamo quindi nel mio sogno?”
La testa di Usagi si riempì di confusi ricordi, nel tentativo di trovarvi un nesso logico.
«Il simbolo di Urano...»
Alle parole di Usagi, s'accompagnarono i pensieri tra i quali spiccò chiaro il ricordo dell'incisione che aveva intravisto sul secondo portone aperto nella penombra della sala devastata.
“Possibile non si sia trattato solo di un sogno?”
«Non mi dite che eravate convinta di sognare...» La voce canzonante di Luna venne bruscamente  interrotta dal sentito pizzicotto con il quale la principessa afferrò la guancia dell'ancella.
«AHIA! Ma cosa Vi salta in mente?! Se volete accertarVi del fatto che non è un sogno...»
Luna ricambiò il favore con un altrettanto forte pizzico, il quale convinse Usagi del reale dolore che stava provando.
«Benedetta ragazza! Chi Vi capisce è davvero brava... su, torniamo a palazzo per prepararVi e fare colazione.»
Luna fece strada alla sua signora lungo tutto il tragitto di ritorno, dando il tempo ad Usagi di potersi perdere ancora per un po' nei suoi pensieri.
“Questa è la realtà... non stavo sognando!”
La ragazza si portò le dita sul punto dove Luna l'aveva pinzata.
“Questo dolore...”
Il sangue che irrorava la sua dolorante gota, le riportò alla mente il tepore spontaneo di cui poco prima il suo viso le aveva fatto dono, a ricompensa della felicità che quel bacio le aveva regalato.
“Quel ragazzo... esiste... quel bacio...”
Le sottili dita di Usagi si spostarono dal viso alle labbra.
“Il mio primo bacio...”

*       *       *


Durante il cambio di abito, le due ragazze ricostruirono a grandi linee quanto accaduto la notte precedente, ipotizzando che al sogno di Usagi si fossero mescolati continuamente elementi onirici e reali, causando così una sorta di sogno ad occhi aperti il quale accompagnò la principessina nella fuga sua sonnambula.
Usagi pensò di tenere per sé quanto accaduto col bel ragazzo che ora non era più troppo certa di aver realmente incontrato.
«Oggi mi attendono le visite dei castelli di Urano e Nettuno, giusto?»
La principessa era più che convinta che, una volta tornata su Urano, avrebbe potuto chiarire ogni dubbio.
«Si mia signora, il programma era questo ma...»
La risolutezza che aveva preso il controllo di Usagi non ammetteva alcun 'ma'...
«Mi sento benissimo Luna. Sono pronta a partire.»
Luna osservò il cibo intonso di fronte alla sua principessa.
«Non dubito di questo mia signora» l'ancella mentì a questo proposito... era sinceramente sconcertata dagli ultimi avvenimenti, e pure dallo strano comportamento della sua principessa, a cominciare dall'impensabile mancanza di appetito, mai riscontrata in tanti anni di servigi «quello che volevo dire, è che ci è giunta comunicazione ufficiale, secondo la quale la principessa Haruka sarà impegnata in una missione per qualche tempo, e quindi dovremo rimandare la visita del suo palazzo di qualche giorno, fintanto che non vi farà ritorno.»
Usagi non poteva credere alle proprie orecchie.
“Come può essere? Proprio ora?”
«Sto già predisponendo gli ultimi preparativi per la visita alla principessa Michiru. Sono sicura che avrà molto da imparare dalla sua regalità, e dall'encomiabile eleganza che...»
Le parole di Luna si fecero un brusio privo di qualsivoglia significato.
Lo sguardo di Usagi era perso nel nulla... in un istante, poche parole avevano cancellato  ogni traccia di convinzione.
“Calma... Va bene così... in fondo si tratta solo di aspettare qualche giorno...”
Usagi non riusciva a credere all'intensità con la quale i sentimenti le si stavano manifestando in questi giorni, la totalità con la quale l'assorbivano era qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che doveva solo imparare a gestire.
Ecco sì, gestire era la parola più appropriata.
L'attenzione di Usagi tornò tra i presenti solo una volta al cospetto della meravigliosa principessa di Nettuno.
Mai in vita sua aveva visto una ragazza di tale bellezza ed eleganza, ogni suo minimo particolare esaltava quella naturale regalità che emanava con ogni sua movenza.
Usagi ne rimase talmente ammaliata da compiere il più sincero degli inchini, in segno di totale rispetto nei confronti di quella figura tanto raffinata ed armonica.
«Mia signora!» esordì Luna. L'ancella sapeva perfettamente che il galateo imponesse alla principessa ospitante il primo inchino, e non viceversa.
Usagi divenne di un rosso paonazzo.
Agitata si affrettò a sollevarsi e mantenendo uno sguardo basso dall'imbarazzo, prese a sistemare nervosamente la gonna del suo lungo abito bianco, mentre tentava impacciatamente di porgere le sue scuse per la scortesia.
«Io... non intendevo!... sono... mortificata... la principessa Michiru è così bella... mi sono inchinata senza pensarci!...»
Luna prese le mani di Usagi per fermarla da quel frenetico gesto ripetuto di lisciaggio dell'abito.
«Benedetta ragazza, su, almeno chiedete scusa in maniera appropriata...»
Michiru assistette stupita in silenzio a tutta la scena, fino a che pure lei si fece contagiare da quella dolce spensieratezza che avvolgeva la principessa della Luna, tanto da non riuscire a nascondere, nemmeno con l'ausilio della mano che aveva aggraziatamente portato al viso, quella sommessa risata che riportò l'attenzione delle due ospiti alla ragazza dai fluenti capelli acqua marina.
«Non Vi preoccupate Lady Serenity, sentiteVi libera di esprimerVi come più Vi aggrada al mio cospetto.»
La splendida principessa di Nettuno accompagnò queste parole con il suo di inchino.
Usagi rimase ancora una volta impressionata dall'eleganza che accompagnava ogni movimento di Michiru.
«Piuttosto, signorina Luna, per quanto riguarda quella faccenda riguardante sua maestà la regina, potrebbe seguirmi un momento?»
Luna capì immediatamente a cosa si riferisse Michiru.
«Certamente» l'ancella si rivolse poi alla sua principessa « Usagi-sama...»
Per un attimo, Usagi pensò di ribattere correggendo l'amica con il consueto 'U-sa-ko', ma percependo quella certa tensione nell'aria, preferì rimanere in silenzio.
«Voi rimanete pure un attimo qui, non ci vorrà molto.»
«Se Vi aggrada fate tranquillamente un giro del castello o del giardino, la questione non dovrebbe impegnarci troppo a lungo.»
Usagi seguì con lo sguardo la direzione della mano con la quale Michiru le stava indicando i giardini.
«Certamente!» esordì la testolina buffa «Aspetterò lì.»
Il sorriso di Usagi si riflesse nell'altrettanto sincero sorriso della ragazza di Nettuno.
Quando Michiru e Luna si assicurarono che la principessa si fosse allontanata sufficientemente, l'ancella interruppe il silenzio che era calato esternando il pensiero che temeva potesse corrispondere all'argomento che avrebbero toccato.
«Si tratta della Visione dello Specchio, vero?» Luna non riuscì a non stringere le sue mani in una morsa, in attesa della risposta.
«Purtroppo sì.» Michiru fece alcuni passi, sino a portarsi all'enorme vetro che fungeva da parete, e attraverso il quale poteva intravedere i lunghi codini biondi della principessa Serenity che in tutta la sua allegria si stava osservando intorno. «Speravo che nei giorni la premonizione che lo Specchio mi aveva indicato mutasse... specie dopo l'intervento del quale abbiamo incaricato la principessa Haruka... ma a quanto pare nemmeno i suoi sforzi nell'arrestare l'avanzata delle creature che si nascondo ai confini del Sistema Solare sembra possa incidere in qualche maniera su quel presagio...» Michiru appoggiò la fronte alla superficie liscia.
«Questa non è una bella notizia... sopratutto in questo momento... cosa dovremmo fare? La Regina Selene ha già disposto la maggior parte delle difese, ma neanche la strategia di anticipare l'avanzata di forze esterne sembra cambiare il futuro?» Luna rivolse il suo sguardo nella stessa direzione di Michiru, ed entrambe si concessero alcuni minuti per pensare.
«Temo che questa volta sarà necessario l'intervento di Sailor Saturn...» Michiru pronunciò queste parole in un debole sospiro.
«No! Non possiamo fare una cosa del genere! Risvegliare lei equivarrebbe a rassegnarsi alla prossima distruzione del Regno Argentato! E' ancora troppo presto per arrendersi... ci deve essere qualcosa che possiamo fare!» Luna alzò la voce più di quanto avesse voluto, non voleva certo essere sgarbata, ma l'idea che presto tutto sarebbe stato distrutto, e che tutti gli abitanti del Silver Millennium sarebbero periti, non le permetteva di mantenere quella calma che di solito la distingueva.
«Non intendevo consigliare una resa Luna-san, vi chiedo scusa per il mio piccolo sfogo... ma sono davvero al limite... ogni giorno controllo e ricontrollo le poche immagini che lo Specchio mi ha mostrato... ma non riesco a trovare alcun indizio sulla causa della calamità che si sta per abbattere... mai prima d'ora avevo avuto problemi ad identificare gli elementi presenti in una premonizione, ma questa volta è diverso.» Michiru fece dei suoi due grandi splendidi occhi color dell'oceano una fessura, e dopo aver raccolto i suoi pensieri si voltò a guardare la sua interlocutrice. «Questa volta, potrebbe provenire dall'interno.»
Gli occhi di Luna si sgranarono in chiaro segno di incredulità.
«Da... dall'interno?... Intendete forse dire che il nemico potrebbe nascondersi tra gli abitanti del Sistema Solare?»
«E' solo una mia supposizione, sia chiaro... comunque, sì, è l'unica conclusione sensata alla quale sono giunta.» Michiru non era di certo il tipo di persona capace di scherzare o tantomeno proferire affermazioni tanto azzardate su argomenti tanto seri. Luna sapeva, sapeva perfettamente che se la principessa di Nettuno era giunta a questa conclusione c'era un'attenta analisi alle spalle.
«Il mio talismano è potente, come quello delle mie compagne del Sistema Solare Esterno, e proprio per questo motivo noi siamo messe a protezione delle minacce periferiche, e dai pericoli delle invasioni di altre galassie... e forse è per questo motivo che questa volta non riesce ad indicare chiaramente la causa della futura distruzione del nostro amato Silver Millennium.»
Le mani di Michiru si chiusero a pugno.
«Possibile che si tratti davvero di un pericolo interno al nostro regno?... chi potrebbe mai volere una simile catastrofe?» Luna non se ne capacitava, non riusciva davvero a pensare ad una sola persona che potesse anelare alla distruzione totale di un mondo tanto pacifico e sereno, né alle motivazioni che potessero spingere qualcuno a portare il caos.
«Purtroppo non posso affermarlo con certezza... ma questo potrebbe essere un dettaglio da non trascurare.» Michiru si diresse al piccolo tavolino che si trovava a pochi passi da lei, e dal cassettino dello stesso tirò fuori una busta sigillata dal timbro della casa Kaioh.
«Questa lettera è la stesura completa della visione che lo Specchio mi ha dato, e le conclusioni alle quali sono giunta, vi chiedo di consegnarla a sua maestà la Regina Selene, in modo che ne prenda piena visione, e possa agire di conseguenza alla luce dei nuovi fatti.»
Luna prese in consegna la lettera.
«Io continuerò a vegliare sullo Specchio in cerca di nuove informazioni, in attesa di nuovi sviluppi. Purtroppo non c'è molto altro che io possa fare per essere d'aiuto...» Lo sguardo di Michiru si fece triste ed assorto in qualcosa di lontano.
«Non vi preoccupate principessa Michiru! Voi siete una delle risorse più preziose di cui disponiamo, ed il vostro contributo è più di quanto possiamo chiedere.» Luna si inchinò alla ragazza in segno di ringraziamento.
«Lo spero Luna-san, lo spero...»

*       *       *


Una volta all'esterno, la principessa della Luna poté notare la magnificenza del Maniero Kaioh.
Il castello era un complesso di superfici riflettenti, si estendeva prevalentemente sul piano orizzontale, fatta eccezione per un'unica grande camera posizionata al centro della struttura, risultandone l'unico spazio al secondo piano.
Il giardino antistante era un rigoglioso insieme di piante tropicali, dai più svariati e sgargianti colori.
La flora occupava però solo un terzo del giardino, lo spazio restante era ricoperto della più fine e candida sabbia che si potesse trovare in qualsiasi angolo del sistema solare.
Il suo candore si mescolava nella più affascinante varietà di sfumature che il mare, con il quale si fondeva, potesse offrire.
Pura poesia per gli occhi.
Incantevole quanto lo era stato lo spettacolare lago di Urano...
La trasparenza e la cristallinità di quelle acque non aveva eguali.
La principessa lasciò che il suo sguardo vagasse libero lungo tutto l'orizzonte, per poter assaporare a pieno ogni dettaglio di quel paesaggio.
Fu proprio mirando a largo che Usagi poté notare una piccola isola, non troppo lontana, sulla quale si poteva intravedere una costruzione architettonica riconducibile ad una piccola casa.
«Quello è il mio rifugio.»
La voce proruppe talmente improvvisa da far sobbalzare Usagi.
«E' in quel luogo che passo la maggior parte, se non addirittura tutto il mio tempo.»
La ragazza dai capelli acqua marina ora aveva affiancato Usagi.
«Vi farebbe piacere recarvi visita?»
Michiru attese la risposta al suo invito con il più cordiale dei sorrisi.
«Certamente!» il volto di Usagi s'illuminò di gioia e curiosità «Se non vi dà fastidio il pensiero di condurvi una persona estranea...»
Michiru non poté evitare di fissare stupita la sua principessa: come poteva considerare se stessa un'estranea?
Quella dolce ragazzina bionda, era davvero il più sincero esempio di spontaneità.
«Quello che voglio dire è che... ehm... avete appena detto che è il vostro rifugio... non vorrei vi sentiste in obbligo di accontentarmi data la situazione... io credo che essendo un posto importante per voi... ecco...» Usagi finiva sempre col trovare difficile spiegarsi in maniera chiara, continuava a sentirsi nervosa di fronte a Michiru, tanto da arrossire di continuo, e spostare spasmodicamente lo sguardo dal volto della principessa di Nettuno alla sabbia.
Michiru cedette nuovamente alla simpatia che quella ragazzina le suscitava con la sua purezza quasi infantile.
«Lady Serenity, mia signora, non è certo per obbligo che mi sono permessa di porgerle quest'invito, sarei realmente lieta di mostrarle il mio santuario, perché penso che sia il luogo migliore dove poterci conoscere meglio.»
Usagi riuscì a tranquillizzarsi, e riacquisita la sua naturale allegria, annuì vistosamente con il capo, in segno di assenso.
«Dov'è Luna?»
«La signorina Luna è dovuta rientrare in anticipo per recapitare un importante messaggio alla Regina.»
Michiru rispose facendo alcuni passi verso il mare, fermandosi giusto dove l'acqua accarezzava ritmicamente la sabbia.
«Quindi, se siete d'accordo, mi occuperò io di Voi durante la Vostra permanenza.»
La ragazza concluse la frase portandosi le mani dietro la nuca, e con un delicato gesto, sciolse il nodo che teneva su il suo elegante, leggero abito color dell'oceano.
Il viso di Usagi si fece nuovamente rosso alla vista del corpo nudo della principessa di Nettuno, dell'armonia delle sue forme e del candore della sua pelle.
«Vogliamo andare?»
Michiru si voltò verso Usagi, come ad incoraggiarla a svestirsi, ma la biondina, visibilmente confusa, riuscì a replicare solo con un «Eh?»
Nemmeno in quest'occasione Michiru poté trattenere il risolino che la sua principessa le scatenò.
«Lady Serenity, l'isola, per raggiungerla l'unica strada è il mare.»
Usagi rivolse la sua attenzione all'isola.
«Dovremo attraversare a nuoto, è un problema? Magari non sapete nuotare?»
Il tono di Michiru ora era seriamente preoccupato, sperava di non aver offeso in qualche modo la sua principessa.
«Che sciocca! Ovvio... è un'isola!» Usagi affiancò la sua affermazione con un'espressione da illuminazione improvvisa.
Le due ragazze si guardarono lasciandosi andare in un duetto di risate.
Una volta compresa la situazione, Usagi si fece gentilmente aiutare da Michiru per sfilare lo sfarzoso vestito della principessa lunare, ed una volta riposto al sicuro sulla spiaggia, entrambe fecero il loro ingresso in acqua.
Nuotarono senza sosta, ad una velocità che ad Usagi sembrava sostenuta, fin quando non si accorse che l'andatura della ragazza di Nettuno era su tutto un altro livello.
Raggiunsero l'altra sponda, ed al suo arrivo, Usagi trovò Michiru ad attenderla, con una mano protesa a porgerle un telo per asciugarsi e l'altra impegnata a reggere un leggero vestitino.
Una volta pronte, le due ragazze entrarono nel monolocale presente sull'isola.
Quella costruzione era effettivamente composta da un'unica grande stanza, tutta tappezzata di cuscini, e dava sul porticato antecedente, regalando un'altra splendida vista sul mare.
«MetteteVi pure comoda Lady Serenity, io intanto preparo del thé, gradite anche dei biscotti vicino?»
A quelle parole gli occhi di Usagi si fecero più vividi che mai «Biscotti? Ah! Che bello!» la giovane principessa bionda era davvero l'incarnazione della sincerità.
Michiru trattenne a stento la solita risata, e con un sorriso stampato sul volto si mise a riempire la teiera.
Usagi si diresse al centro della stanza, dove c'era un tavolino basso, al fianco del quale si sedette.
Sopra al tavolo vi erano un sottile vaso contendente una piccola delicata rosa gialla, ed uno specchio, e fu solo una volta preso in mano quest'ultimo che Usagi si accorse del simbolo di Nettuno impresso sul retro e del significato che esso aveva.
“Deve essere il talismano della principessa Michiru... come una vedetta, funge da allerta per eventuali invasioni...”
Il pensiero delle parole di Luna fece irrigidire la giovane principessina, che si affrettò a riporre lo specchio dove l'aveva trovato e a distogliere lo sguardo, spostandolo dal tavolo al violino riposto su uno dei cuscini un po' più in là.
«Woah... voi suonate principessa Michiru?»
A questa domanda Michiru prese il limone che si stava accingendo a tagliare.
«Gradireste ascoltare qualcosa Lady Serenity?»
L'offerta fu subito accolta dall'entusiasmo di Usagi, che come un cagnolino si sedette sull'attenti, in modo da poter godersi al meglio la melodia.
Michiru prese lo strumento ed il suo archetto, e si spostò sul porticato, dove cominciò  la soave mescolanza di una melodiosa musica, intrecciata con la grazia di una complessa danza, grazie alla quale elegantemente riusciva a far rimbalzare ritmicamente il limone.
Alla fine dello spettacolo, Usagi espresse  tutta la sua approvazione con il più sonoro degli applausi «Siete bravissima principessa Michiru! Non avevo mai udito o visto niente di simile prima d'ora!» Mentre Usagi continuava il suo sproloquio di complimenti, la ragazza dai capelli azzurro marino serviva il thé.
«Sono contenta sia stato di Vostro gradimento, l'arte del violino e l'arte della pittura sono le forme nelle quali sento di riuscire ad esprimermi al meglio.»
Michiru non sapeva che pronunciando queste parole avrebbe scatenato l'ennesima curiosità in Usagi.
«Pittura? Voi dipingete?»
Michiru si sorprese in un primo momento della reazione della sua principessa, ma ben presto decise di assecondarla indicandole le innumerevoli tele appese alle pareti.
Usagi quasi non proferì parola per tutto il tempo che impiegò ad ammirare le innumerevoli opere d'arte presenti.
«Voi siete incredibile principessa Michiru!»
«Volete provare?»
L'improvvisa proposta di Michiru spiazzò Usagi.
«Cosa?! No no! Io sono una schiappa in questo tipo di cose... non saprei disegnare neanche l'imitazione di un coniglio... figuriamoci qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile a questi quadri!»
«Intendevo, a posare per me.»
Michiru dovette nascondere con la mano l'ennesimo sorriso che quella dolce principessa le aveva regalato.
Usagi rimase in silenzio giusto il tempo di arrossire nuovamente per la figuraccia appena commessa.
«Dite davvero??»
All'incredulità della principessa della Luna seguì il rincuorante sorriso di Michiru, accompagnato dal gentile gesto con il quale la invitava a mettersi comoda un po' più in là, sotto la finestra, che con il colorato paesaggio di cui fungeva da cornice, era indubbiamente un meraviglioso sfondo per un quadro.

Quando l'opera fu terminata, si era ormai fatta sera, e le due principesse erano in fase di congedo.
«Tenete.»
Michiru porse ad Usagi l'opera compiuta.
Usagi era completamente rapita dalle straordinarie capacità artistiche di Michiru, e ancor più della bellezza di quel dipinto.
Ma c'era qualcosa che tormentava i suoi pensieri.
La giovane principessa della Luna aveva passato l'intera giornata mettendo a paragone l'ammirazione che provava, e quel senso di crudele solitudine che percepiva albergasse nel cuore di Michiru... sapeva che non era giusto giudicare le scelte dell'altra principessa e sapeva di non poter cambiare le cose... eppure voleva poter fare qualcosa, tanto che a suon di pensarci, le venne un'idea semplice quanto forse efficace.
«No, tenetelo voi principessa Michiru.»
Sul volto della ragazza di Nettuno si fissò un'espressione di confusione.
«Voglio che lo teniate voi sino alla mia prossima visita.»
Tornare a trovarla, questo poteva farlo.
Usagi porse il mignolo della sua mano destra alla nuova amica «Questa è una promessa!»
La confusione di Michiru lasciò spazio alla più commossa delle espressioni.
«Promesso.»
Le loro dita si incrociarono a sigillare questa promessa.

*       *       *


Rientrata al palazzo del Silver Millennium, Usagi si diresse alle sue stanze, solo però dopo essere passata da sua madre per riepilogarle il viaggio.
Contenta ma sfinita, nella penombra che a tratti la luce della luna rischiarava, Usagi fece ingresso nella sua camera, dove subito poté notare la presenza di qualcosa di estraneo.
Sul davanzale della sua enorme finestra, c'era qualcosa che lei era sicura non avesse mai fatto parte del suo arredamento.
Doveva trattarsi di un dono, questo era sicuro.
“Una rosa”
Usagi si avvicinò per toccare con mano quel delicato fiore appoggiato lì come fosse un messaggio.
“Una rosa gialla...”

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Capitolo 4
*** Il Coniglio ed il Lupo ***








     4-Il Coniglio ed il Lupo

La principessa portò il fiore al viso senza pensarci troppo, anche perché i suoi pensieri erano tutti rivolti al tentativo di capire chi potesse averlo portato.
Fu proprio il profumo che scaturiva da quella rosa a chiarirne la provenienza.
“Questo profumo di vento...”
Usagi ne era certa, a lasciarle quel dono, era stato il ragazzo biondo dagli occhi smeraldo.
La ragazza si distese sul suo letto posando delicatamente il fiore a fianco del suo viso sul guanciale.
Quel colore così intenso... neanche la penombra della notte che era appena cominciata poteva in alcun modo smorzarlo.
Quel colore, quel vento... riportavano alla mente di Usagi l'immagine dei corti delicati capelli color miele, che la brezza accarezzava delicatamente, all'ombra fresca di quell'albero...
“Quant'era bello...”
Usagi avvicinò nuovamente la rosa al suo volto, come a volersi nutrire di ogni particella di quell'essenza che ad ogni respiro le colmava l'anima.
Fu l'insieme delle sensazioni olfattive mescolate con il soave tocco che quei petali posavano sulle labbra della principessa ad immergere tanto la sua mente, quanto il suo cuore, nel ricordo del soffice tepore che le labbra del suo principe le aveva riservato.
Lasciandosi trasportare dalla miriade di emozioni che nel suo petto si esprimevano ad ogni ritmico rapido palpito, Usagi si voltò su un fianco, dando le spalle alla splendente Terra che faceva capolino in quel cielo stellato, e raccogliendosi in posizione fetale, si portò il fiore al petto, proteggendolo con ambedue le mani.
Quel profumo la cullò consentendole di cadere serenamente nel sonno.

Anche questa volta ad attenderla non c'era il suo consueto sogno...
I suoi piedi poggiavano su una distesa di petali di rose gialle, poteva chiaramente distinguere cada un petalo sotto le sue spoglie dita.
Una leggera nebbia avvolgeva l'intero panorama circostante, e in qualunque direzione lei guardasse, poteva distinguere unicamente altre centinaia di migliaia di petali, sparsi in ogni dove, per una distanza che, a quanto le era dato di vedere, risultava infinita.
«Dove sono finita?»
Usagi pronunciò il suo pensiero ad alta voce, senza farci troppo caso.
La ragazza continuava ad osservarsi in giro, senza notare nulla che potesse aiutarla a comprendere dove si trovasse. Fu in preda alla spaesatezza che provava, che iniziò a camminare in una direzione scelta nella più totale casualità.
Percorse innumerevoli passi guardandosi attorno, fino a quando non si accorse di una rosa, che a differenza delle altre, era ancora eretta sul suo stelo, e chiusa nel suo piccolo bocciolo.
Usagi lasciò che la sua curiosità la guidasse vicino a quel fiorellino.
Furono solo pochi istanti quelli in cui la principessa poté osservare quella rosa ancora serrata in boccio.
Come per magia, i suoi petali si dischiusero in una rapida danza, che permise alla pianta di aprirsi rigogliosa nella sua bellezza. Una volta raggiunto il culmine della fioritura, i petali scolorirono, passando da quell'intenso giallo di cui erano intrisi, ad un candido bianco, e contemporaneamente a questo fenomeno, tutti i petali attorno al fiore si sollevarono da terra, come se dalla rosa stessa scaturisse una ventata, un vento che Usagi era sicura potesse riconoscere tra mille.
Senza motivo apparente, quel vento cambiò verso, e rinvigorito di nuova forza, partì in una direzione, ad una tale velocità da scavare una sorta di corridoio tra i milioni di petali che aveva sollevato a pareti, quasi a volerle indicare una via.
La giovane principessa non perse tempo, e prima ancora di chiedersi quale potesse essere il significato di quegli strani eventi, si lanciò in una corsa a capofitto in quel passaggio, determinata più che mai a raggiungere il luogo in cui quel vento l'avrebbe condotta.
Corse così freneticamente che i battiti del suo cuore si trasformarono in frastornosi colpi nella sua mente.
Corse. Corse come mai prima d'ora.
Corse fino a raggiungere l'esterno di quello che appariva come un imponente e solido castello, costruito in dura pietra, tramite la sovrapposizione di tonnellate di enormi rocce squadrate.
Dava proprio l'impressione di una fortezza inespugnabile.
Usagi rimase colpita dall'impatto visivo che questa costruzione offriva, e non distolse lo sguardo neppure per serrare gli occhi quando l'enorme ponte levatoio si spalancò precipitando al suolo, con il conseguente boato che ne derivò.
La ragazza si portò le braccia di fronte al volto per farsi scudo dalla polvere violentemente sollevata da terra.
Una volta che i lunghi codini biondi terminarono di sventolare all'aria, Usagi riprese a correre, entrando così nel castello.
Superata l'enorme corte polverosa, composta unicamente da terra battuta, si ritrovò di fronte ad un secondo massiccio portone all'entrata della struttura centrale del maniero, che la costrinse ad arrestare di colpo la sua avanzata.
"Non posso fermarmi ora."
La decisione di Usagi si poteva chiaramente leggere nei suoi occhi, e nei pugni delle mani che strinse in cerca di una nuova forza. Come a risposta al desiderio del suo cuore, venne nuovamente il vento, che più impetuoso che mai soffiò da dietro la ragazza, costringendola a piantare bene i piedi a terra per non perdere l'equilibrio.
Quella potente folata spalancò senza pietà anche quest'ostacolo, permettendole così di penetrare in quello che era il fulcro del palazzo.
Il corridoio nel quale si trovò riversata era illuminato unicamente dalla bianca luce che proveniva dalle spalle della principessa, e si faceva sempre più buio ad ogni passo, man mano che ella vi si addentrava.
Ma non le importava, Usagi non aveva alcun timore di rimanere nell'oscurità, perché l'aveva riconosciuto.
Quello era il lungo corridoio che attraversava ogni notte nei suoi sogni, alla fine del quale solitamente l'attendeva il ragazzino del vento.
Proseguì dunque a passo spedito e sicuro, sapeva cosa l'attendeva e voleva raggiungerlo.
Trovatasi innanzi alla consueta porta, prese la maniglia e senza alcun indugio spinse per aprirla.
Ad attenderla... solo oscurità.
Usagi entrò confusa nella stanza, che solitamente risultava ampiamente illuminata dalle innumerevoli vetrate presenti lungo le pareti.
Non ci vollero troppi passi per rendersi conto che c'era qualcosa di strano ed insolito in quel luogo, ma furono proprio quei pochi passi ad allontanarla quel che bastava dall'entrata e da quell'uscio che si chiuse alle sue spalle, lasciandola nel buio più totale.
Trascorse solo il tempo necessario a decidere che non era il caso di rimanere più a lungo in quella stanza, e Usagi si voltò rapidamente per tornare indietro, ma fu proprio quel movimento repentino a farle perdere l'equilibrio, stabilità che tentò di riprendere con un paio di confusi giri su se stessa, piroette che la sbilanciarono maggiormente, sino a farla cadere verso il pavimento, impatto che evitò afferrando un pesante telo che altro non era se non l'enorme tenda che Usagi trascinò con sé nella caduta.
La gigantesca finestra che apparve rischiarò abbondantemente quella che ora risultava chiaramente essere una camera da letto.
Usagi si rialzò solo a metà, mettendosi seduta e rimanendo avvolta in buona parte di quell'ormai lacera stoffa.
Proprio sulla parete di fronte alla finestra vi era appeso un enorme dipinto, un quadro raffigurante, in ogni suo curato dettaglio, la splendida figura intera del giovane ragazzo biondo in abiti bianchi, regale e fiero come un guerriero.
«È lui!»
Usagi non poteva credere ai suoi occhi, come non poteva credere a quello che le sue orecchie stavano udendo proprio dalla direzione del grande letto presente in fondo alla stanza, proprio contro l'ultima parete rimanente.
La figura che si sollevò dalle lenzuola era chiaramente quella di un bianco, enorme, lupo.
La bestia stava lentamente scendendo dal giaciglio con aria minacciosa, accompagnata da un ancor meno promettente ringhio.
Non era la benvenuta, di questo ne era certa, o se non altro quell'animale ne era certo.
Presa dal panico, Usagi non trovò soluzione migliore se non quella di chiudere gli occhi e nascondersi sotto la pesante tenda, nella speranza che le offrisse una qualche protezione, o che quel gesto potesse far cambiare l'approccio con il quale l'animale la stava accogliendo.
«Odango!»

Passarono interminabili secondi, e l'agitazione s'interruppe solo quando la principessa sentì chiaro nell'aria il profumo di rose lievemente trasportato da una brezza gentile.
“Possibile che-”
Usagi dimenticò ogni traccia di timore e sollevando la testa, riaprì gli occhi che rimasero abbacinati dalla forte luce che irrorava da ogni dove il meraviglioso roseto dove ora si trovava.
Non era il luogo che aveva attraversato prima.
Questo era... una specie di serra molto curata, dove crescevano felicemente un'infinità di rose gialle.
«Questo posto... ma dove... cosa è successo?»
Usagi si decise ad alzarsi in piedi.
“Ero sicura di trovarmi all'interno di un castello! E c'era un lupo! Voleva attaccarmi... ne sono sicura! Era così vicino che pensavo fosse la fine... ed ora? Dove sono? È un sogno così strano... quella voce...”
La principessa si strinse nell'abbraccio delle sue braccia, nel tentativo di calmarsi.
«Ma certo! È un sogno!» Questa volta voleva esserne certa, così con rapidità si schiaffeggiò la faccia. Mossa che si rivelò realmente dolorosa.
Appurato che quel dolore era vero, Usagi si ritrovò ancora più confusa.
“Quindi ora sono sveglia?... ma, da quanto? E, dove mi trovo?”
La ragazza raggiunse l'uscita del roseto, ed una volta fuori poté riconoscere il laghetto che le si stagliava dinnanzi.
Quell'acqua, quell'albero, quel paesaggio...
Ne era sicura, forse... doveva trovarsi nuovamente su Urano.
C'era un unico modo per scoprirlo con certezza, ossia trovare il portale di Passaggio e tornare al Silver Millennium.
La principessina non rimase ferma un secondo di più, prese a correre lungo la strada che aveva percorso il giorno prima con Luna, sino a giungere effettivamente alla porta che la ricondusse al suo palazzo.
Percorse in fretta pure il tragitto che la separava dalla sua camera e si concesse di fermarsi solo quando sedutasi sul suo letto poté riprendere la rosa che era sicura avesse tenuto tra le mani la sera prima al momento di coricarsi.
“Sto forse impazzendo?”
Usagi non riusciva più a distinguere sogno da realtà... cosa di ciò che sognava realmente viveva?
Per quanto si sforzasse non riusciva a raccapacitarsene.
Gli eventi della notte appena trascorsa erano ancora più confusi di quelli della notte precedente.
Ma di una cosa si ricordava con chiarezza, ed era convinta fosse la pista giusta per avvicinarsi finalmente alla verità.
Quel dipinto nella camera, il ritratto del ragazzo... era chiaramente stato realizzato dalla principessa Michiru.
Quel tratto era senza ombra di dubbio il suo, quindi forse la ragazza di Nettuno si sarebbe rivelata la chiave per risolvere il mistero.

*       *       *


Usagi si voltò verso la porta alla quale Luna stava bussando.
«Buon giorno e ben svegliata Usagi-sama!» Luna era decisamente di buon umore. «Mi dà sempre più gioia vedere che sta diventando un'usanza l'alzarVi presto!»
Usagi nascose la rosa sotto il cuscino, e sfoderando un luminosissimo sorriso si alzò in piedi affinché l'amica potesse aiutarla a cambiarsi.
Luna si diresse all'enorme armadio contenente la vasta scelta di abiti della sua principessa, e ne estrasse uno decisamente semplice.
«Oggi potrete rimanere tranquilla a palazzo, lontana dai vostri restanti impegni!»
Usagi prese il vestito che le veniva porto.
«Significa che ancora non sono giunte comunicazioni dalla principessa Haruka?»
La principessina non ne era troppo felice, in cuor suo sperava di tornare al più presto su Urano e sperava che incontrare Haruka si rivelasse la mossa migliore per risolvere il mistero che avvolgeva il giovane ragazzo dagli occhi smeraldo, ed i suoi sogni, ma cos'era se non appunto una semplice speranza?
In fondo non c'erano reali elementi che potessero assicurarle che in quel modo avrebbe svelato qualcosa...
L'unica pista che al momento sentiva valesse la pena non ignorare, era quella del dipinto.
Possibile si trattasse di una casualità? Sì, poteva essere anche così, ma valeva la pena battere ogni strada plausibile e se l'avesse condotta a lui tramite la principessa Michiru, allora questa era l'occasione perfetta per approfondire la cosa.
«Esatto mia signora. Non ci sono ancora pervenute notizie del suo rientro.»
La voce di Luna suonava un po' preoccupata, ma Usagi era troppo presa dai suoi ragionamenti per accorgersene.
«Come Vi dicevo dunque, potrete rimanere tranquillamente a palazzo concedendovi una giornata di svago.»
«Gradirei fare nuovamente visita alla principessa Michiru se non è un problema.» Usagi pronunciò queste parole terminando di indossare il suo abito.
«E perché mai?» Luna fu colta alla sprovvista dalla richiesta della sua principessa.
Usagi non se la sentiva di raccontare quanto avvenuto durante la notte... ne tanto meno aveva voglia di spiegare all'amica i dettagli riguardanti il ragazzo che accompagnava i suoi sogni... in qualche modo... sentiva di esserne... gelosa? No, più che di gelosia si trattava di confusione. Forse era questo il termine adatto a descrivere ciò che provava nei confronti di quei momenti che si sentiva di non voler condividere con nessun altro... non prima di aver trovato delle risposte.
"E se fosse tutto solo una mia fantasia?"
Un brivido percorse rapido la colonna vertebrale di Usagi irrigidendola.
No... non poteva trattarsi solo di una fanasia. Non era disposta ad accettare questa conclusione.
E forse era proprio questo sentimento... la paura... a spingerla a tenere tutto dentro sé, avaramente, nel tentativo di impedire che parlandone tutto si dissolvesse in un enorme fragile bolla di sapone.
«Niente di particolare... solo, stavo pensando che Michiru è la regalità fatta persona e... beh, presto diverrò regina, e mi sembra una buona idea approfittare di ogni minuto concessomi per apprendere qualcosa a riguardo, non voglio certo sfigurare e mettere in imbarazzo la mia famiglia.»
Usagi non sapeva mentire, ma questa volta Luna si rivelò meno accorta del solito, conquistata dalla serietà con la quale nei giorni appena trascorsi la sua principessa si stava adoperando.
«Finalmente avete preso a cuore il Vostro futuro, e avete capito l'importanza della figura che andrete a ricoprire! Oh... quanto ho pregato affinché questo giorno giungesse!» Luna era sinceramente felice del cambiamento repentino della sua signora, l'aveva vista crescere da quando era nata, ed era sicura che in lei c'era tutto quello che ad una regina non poteva essere insegnato in alcun modo, un cuore, un cuore così grande e puro da poter condurre il più grande regno di tutti i tempi.
Quello di cui si era sempre preoccupata invece, era la totale svogliatezza con la quale Usagi non si applicava nell'apprendere le forme comportamentali proprie del suo ruolo... e sentirla dunque pronunciare queste parole, era la gioia più grande che potesse ricevere.
Usagi sorrise ridacchiando nervosamente in attesa della risposta dell'ancella.
«Questa è davvero un'ottima notizia!» Luna uscì dalla camera della principessa per recarsi a chiedere alla regina il permesso per un'ulteriore visita, lasciando così Usagi libera di terminare di sistemarsi i capelli che risultavano ancora un po' scompigliati.
“Come potrei aprire l'argomento con Michiru?” Usagi si alzò dalla sedia. “Non posso certo presentarmi da lei dicendo «Ehy! Salve principessa di Nettuno... scusate la curiosità ma... non è che per caso avete dipinto il ritratto di un bellissimo giovane biondo di recente? No perché... l'ho visto in un sogno...»” Usagi focalizzò l'intera scena nella sua mente. “No... è decisamente troppo fuori luogo! Devo pensare a qualcos'altro...”
Proprio in quel momento, Luna fece ritorno nella stanza.
«Aaah, che faticaccia correre così di prima mattina...» Luna aveva preso la richiesta della sua signora molto a cuore...
«Comunque sia... Usagi-sama, sfortunatamente la Regina vostra madre ha tentato di mettersi in contatto con la principessa Michiru... ma ella non ha dato risposta, probabilmente sarà occupata con lo Specchio, quindi dovrete rimandare la vostra visita ad un altro giorno...»
Usagi era stufa di sentire sempre solo cattive notizie.
«Ma non si preoccupi! Una soluzione c'è, le farò io da insegnante per oggi! Possiamo metterci al lavoro sin da ora!»
No okay, Usagi era sinceramente stufa di sentire sempre solo cattive notizie.
«Per prima cosa potremmo esercitarVi durante la colazione all'etichetta della forchetta-»
«Ho cambiato idea Luna. Oggi seguirò il tuo consiglio di prendermi una giornata per me!» Usagi attraversò rapida la stanza, per non dare il tempo all'amica di fermarla, e si congedò rapidamente, per poi recarsi verso il palazzo centrale.
«... Benedetta ragazza...»

*       *       *


Usagi sentiva che la confusione che provava dentro di sé necessitava al più presto di essere chiarita.
Era seriamente preoccupata per la sua sanità mentale... cominciava a credere di essere realmente pazza, e la cosa non la rassicurava.
“Possibile che ogni qualvolta che sento di aver trovato la strada per avvicinarmi a lui, qualcosa mi impedisca di percorrerla?”
Non riusciva a credere a quanta sfortuna la perseguitasse, tutta assieme poi!
“No, questa volta non me ne starò qui buona ad aspettare.”
Persa nei suoi pensieri Usagi non si accorse che le sue gambe l'avevano condotta nella Sala di Passaggio.
“Beh... sarebbe poi tanto grave se andassi lo stesso?”
Usagi si soffermò un attimo a pensare alle conseguenze che il gesto che si apprestava a compiere potesse portare...
“Io sono la futura Regina, ergo è mio compito stringere profonda alleanza con le mie principesse, ergo non c'è nulla di male nel andare a recarvi visita, ergo non ci saranno ripercussioni.”
Nella testolina di Usagi tutto risultava logico e lineare, tant'è che il suo cervello le diede il via libera approvando il piano che aveva elaborato: disobbedire alla restrizione di non recarsi su Nettuno.

*       *       *


Una volta all'interno del palazzo Kaioh, Usagi tentò di annunciarsi con un sonoro «Principessa Michiru? Siete qui?» al quale però non seguì alcuna risposta, se non il suo stesso eco che risuonava sempre più fievole tra le innumerevoli vuote stanze.
“Mmm, Luna ha detto che probabilmente è impegnata a controllare lo Specchio...”
Alla mente di Usagi tornò l'immagine dell'oggetto che aveva tenuto in mano nel rifugio della principessa di Nettuno.
“Sono sicura fosse quello! Dev'essere lì!”
La ragazza era talmente spronata all'idea di incontrare Michiru, che si era totalmente scordata di pensare ad un modo intelligente di tirar fuori la questione che tanto le premeva.
Attraversata la spiaggia-giardino, la giovane ragazza si decise a tuffarsi in quell'incantevole limpida acqua con tanto di vestito, che questa volta era decisamente meno formale, e talmente leggero e corto da non intralciarla più di tanto nell'attraversata.
Giunta finalmente sull'altra riva, si strizzò leggermente la fine dell'abito per asciugarlo alla buona, e si sistemò nuovamente i codini per presentarsi in un modo non troppo trasandato.
Si avvicinò con calma al porticato della casa, che questa volta era chiuso dalle porte scorrevoli che ora separavano l'esterno dall'interno.
“Probabilmente ha bisogno di concentrarsi per usare lo Specchio in maniera appropriata! Forse non dovrei disturbarla...” Usagi era sul punto di tornare indietro, forse era stata troppo precipitosa...
In fondo, quello di Michiru era un compito solenne, al quale la principessa di Nettuno si dedicava anima e corpo... al suo confronto... le domande di Usagi su un disegno apparivano decisamente un'inezia...
“Cosa faccio?”
La curiosità che l'aveva guidata sino ad ora era l'unica cosa che la trattenesse lì.
«Avresti dovuto fare più attenzione...»
La voce di Michiru si percepì appena dall'interno della casa.
«Non ho avuto scelta...»
La seconda voce... era senza ombra di dubbio quella di un'altra persona... era molto bassa... quasi provata... era...
A quel punto Usagi voleva sapere cosa stava avvenendo nell'abitazione... Michiru non era sola... con chi stava parlando? Quella voce...
Si avvicinò silenziosamente alla porta, e si mise a sbirciare alla ben e meglio attraverso la stretta fessura che ne indicava la non totale chiusura.
Michiru risultava quasi totalmente nascosta dietro alla schiena nuda della persona con la quale stava parlando.
Usagi trattenne a stento un'esclamazione di stupore.
Quella schiena... quella persona... era lui! Ne era certa, stavolta non era un sogno, non si stava sbagliando. Era il ragazzo biondo!
“Lui è reale! Lo sapevo!”
Gli occhi di Usagi si fecero più luminosi che mai.
«Capisco.»
Michiru pronunciò quelle parole quasi in un sospiro, al che il ragazzo biondo portò la sua mano sinistra ad accarezzarle la guancia in un gesto che nascondeva una certa intimità tra i due.
«Fai più attenzione... per favore.» La ragazza dai capelli acquamarina accompagnò le sue ultime parole con un dolce abbraccio con il quale si strinse al giovane.
Usagi trattenne a stento il sussulto che il suo cuore le schioccò nel petto.
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ma cosa-”
Non capiva.
Non capiva cosa stesse succedendo.
Non capiva cosa ci facesse lui lì.
Non capiva a cosa stesse assistendo.
Non capiva cosa li legasse.
Non capiva perché stesse reagendo così.
Non capiva più niente.
Capiva solo di non voler più stare lì. Doveva andarsene, ed in fretta.
In qualche modo, sentiva di aver assistito a qualcosa che doveva rimanere un segreto, qualcosa di cui lei sarebbe stato meglio fosse rimasta all'oscuro.
Usagi riuscì ad allontanarsi dall'isola senza fare rumore... o almeno così sperava, visto quanto baccano stava facendo il suo cuore, ad ogni battito, per la paura che potessero notarla.
Il giovane sciolse l'abbraccio di Michiru, e ringraziandola indossò nuovamente la sua camicia.
Una volta riabbottonata, si voltò in direzione della porta socchiusa sul porticato.
«È scappata...» Michiru rivolse queste parole allo sguardo assente di lui. «Cosa intendi fare con lei? Sai bene che-» «Non ti preoccupare Michiru, lo so.» La voce del ragazzo suonò risoluta. «C'è solo una cosa che posso fare. Ed è ora che mi assuma le mie responsabilità.» Il giovane biondino spalancò la porta che dava verso l'esterno «Ne va del bene del futuro del Regno.» detto questo, uscì dall'abitazione e se ne andò.
Rimasta sola nella stanza, Michiru si sedette vicino al suo tavolino, e prendendo lo specchio tra le sue mani, si mise a fissarlo distrattamente, tanto da ripetere quasi meccanicamente «Ne va del bene del futuro del Regno.»

*       *       *


Usagi si ritrovò gettata tra i suoi guanciali, immersa tra i suoi pensieri.
“Cosa ci faceva assieme alla principessa Michiru? Avevo ragione. Allora è vero che si conoscono... non mi sbagliavo! Quel quadro... l'ha dipinto lei. Ma cosa significa tutto questo? E lui chi è?” la sua testolina era affollata dalle troppe domande ancora senza risposte. “Cosa lega la principessa Michiru al mio principe?” al suono di quel pensiero Usagi si paralizzò.
«Il mio principe?» già, lei sapeva perfettamente che lui non era il principe al quale era promessa, e per qualche strana ragione, nonostante per anni avesse pensato a lui come al "principe dei suoi sogni", ora aveva la certezza che quel ragazzo non fosse un "sogno" e con essa, si era insinuato il dubbio che lui non fosse una sua prerogativa.
L'immagine dell'abbraccio dei due si sovrapponeva a quella del dolce bacio scambiato al lago.
“Qual è il loro legame? Perché sono fuggita?... che sciocca! Avevo la possibilità di parlargli! Di conoscerlo... di sapere almeno il suo nome...” già... neanche quello sapeva! Di lui non sapeva proprio nulla... questo ormai era evidente, non sapeva chi fosse, non sapeva come si chiamasse, non sapeva cosa lo legasse a lei, non sapeva cosa lo legasse a Michiru...
Si rendeva conto solo del fatto che per l'ennesima volta non era riuscita a controllare le sue emozioni. E quella mancanza nel gestirle le aveva impedito di usare al meglio l'opportunità che le si era finalmente presentata davanti.
“Sono una stupida...”
Ad interrompere quel pensiero ci fu il sonoro e repentino bussare tipico di Luna.
«Usagi-sama, mia signora!»
Ecco... sapeva che sarebbe successo. Luna doveva aver scoperto la sua visita non autorizzata ed ora era arrivata per rimproverarla con una prolissa ramanzina.
«Porto notizie urgenti!»
Questo Usagi non se l'aspettava.
«Ci è giunta comunicazione del ritorno della principessa Haruka! È appena rientrata al suo palazzo, e ci ha informati che è dispiaciuta del disagio venutosi a creare con la sua assenza, e del fatto che quindi è ben disposta ad incontrarvi anche ora!»
Questo Usagi decisamente non se l'aspettava. Non ora.
Rimase dunque a fissare Luna con uno sguardo indecifrabile, tanto da costringere l'amica a chiederle che intenzioni avesse al riguardo.
«Molto bene...» si affrettò a proferire Usagi.
«Vista la splendida notizia, non posso far altro che assecondare la sua gentile offerta...» non poteva certo rifiutarsi di adempire ai suoi doveri... non senza ritrovarsi costretta a dare spiegazioni del suo gesto... ed in questo momento voleva evitare ogni possibile fonte di stress.
«Luna...» Usagi rivolse il suo sguardo proprio all'amica. «...Questa volta vorrei andarci da sola, se non ti dispiace.» Questo poteva trasformarsi in un buon compromesso... meno persone avrebbe avuto attorno, più sarebbe riuscita a trattenere l'inquietudine che provava.
«Usagi-sama... Voi...»
«Sto bene Luna, davvero!» “Non è vero...” «Vorrei solo provare ad occuparmene da sola per una volta.»
Luna non sapeva cosa pensare... la richiesta della sua signora suonava insolita... ma in fondo era lecita, chiedeva solo un po' di fiducia, forse voleva solo dimostrare quanto fosse in grado di sbrigarsela da sola.
«Va bene, mia signora.»
Luna accettò la richiesta della sua principessa.

*       *       *


Usagi non era mai stata tanto tesa.
Non provava alcuna ansia all'idea di incontrare la principessa Haruka, quello che l'attanagliava era un senso di confusione sentimentale, con il quale non era sicura di sapersi rapportare.
Non voleva rovinare la sua visita con qualche atteggiamento che accidentalmente potesse essere visto come sgarbato o di poco interesse nei confronti della ragazza di Urano, doveva rimanere concentrata.
Decise dunque di chiudere tutte le sue emozioni ben bene dentro sé, e di affrontare l'incontro con la stessa serenità e calma dimostrata in precedenza.
Passata attraverso il portale, Usagi fece un respiro a pieni polmoni, e lasciò che fosse proprio il profumo, con il quale quell'ambiente la stava accogliendo, a placare tutta la sua irrequietudine.
“Ci siamo.”
Fu l'ultimo gesto deciso della principessa, perchè appena volse lo sguardo al palazzo che aveva raggiunto, percorrendo la strada indicatale da Luna, il suo stomaco si strinse in una violenta morsa.
Il maniero Tenou che svettava innanzi a lei, era la fortezza che aveva sognato quella stessa notte.
Ogni singola pietra era collocata esattamente nella rispettiva ubicazione che ricopriva nei suoi ricordi.
Le ci vollero parecchi minuti, consumati ad osservare ad occhi sgranati la struttura, prima di poter formulare un qualsivoglia pensiero.
“Non ci credo...”
La ragazza non riusciva proprio a dare un senso al tutto.
“Ero dunque giunta realmente sino a qui?”
A diretto confronto con l'immagine che aveva davanti, Usagi cominciava a convincersi che non poteva essere altrimenti.
Rimase imbambolata a fissare il ponte levatoio già abbassato in attesa del suo arrivo, e l'enorme corte polverosa.
Per quanto tutte queste coincidenze la stessero spiazzando, sapeva di non poter rimanere lì ferma all'infinito, doveva entrare, e così fece.
A lenti, insicuri passi, percorse tutti i centimetri che la separavano dal secondo enorme portone che, a differenza del ponte, risultava chiuso.
Una volta appressatasi sufficientemente all'imponente entrata, si accorse dell'esistenza di una porta infinitesimamente più piccola, di una misura paragonabile ad una normale soglia.
Usagi posò la mano sulla piccola porta, chiedendosi quanta forza avrebbe dovuto impiegare per aprirla, ma il suo gesto non le diede il tempo di valutarlo, poiché bastò la gentile spinta alla quale l'aveva sottoposta a permetterle di entrare.
Il corridoio di fronte al quale si trovava era proprio lo stesso del sogno.
La ragazza continuava a stupirsi di quante cose continuassero a coincidere, ma nonostante questo, lo percorse con disinvoltura (o qualcosa di molto simile), giungendo all'entrata della prossima stanza.
“Non può esserci nessun lupo. Non può esserci nessun lupo. Non può esserci nessun lupo.”
Usagi si ripeteva questa sottospecie di mantra, come a volersi autoconvincere che quello doveva essere stato semplicemente 'l'elemento sogno' che aveva mescolato alla realtà.
Passato il varco, la luce presente placò il timore di imbattersi nella bestia.
Quasi non riusciva a crederci.
Non si trovava nella camera del ritratto... quella era l'enorme sala-cattedrale che sino a qualche giorno prima fungeva da scenario per i suoi incontri onirici con il piccolo principino... e proprio lì, sul trono situato al centro del presbiterio, sedeva quel giovane.
La sua figura era elegante come sempre, le sue vesti immacolate, composto, una gamba accavallata all'altra, la schiena ben ritta, le braccia seguivano la linea dei poggioli sui quali erano posate, i suoi capelli curati, i suoi occhi puntati su di lei, il suo angelico viso leggermente inclinato, con la nuca poggiante sullo schienale, un sorriso ad incurvargli le sottili labbra.
«Le dò il benvenuto nella mia umile dimora, Lady Serenity.»
Usagi rimase in silenzio, come se lui non avesse ancora parlato, come se il tempo si fosse fermato all'istante che lo immortalava in tutta la bellezza che lo aveva accompagnato nella sua comparsa.
Il ragazzo sorrise nuovamente, questa volta socchiudendo gli occhi.
«Oh, la prego di perdonare la mia scortesia...» il biondino parlò per la seconda volta, alzandosi in piedi e cominciando a percorrere la navata centrale in direzione della principessina «Sono appena rientrato, ed essendo non poco provato ho pensato di attendere il suo arrivo qui.»
Il ragazzo dalle gambe slanciate aveva ormai percorso metà del tragitto.
«Non vorrei interpretasse questo mio gesto come una scortesia nei suoi confronti, tengo a precisare che non mi permetterei mai un'azione tanto sgarbata, Milady.» Si fermò proprio di fronte a lei, si prese interminabili secondi per ammirare la profondità degli occhioni blu intenso della sua principessa, e solo allora si inginocchiò al suo cospetto, prendendole delicatamente la mano destra e, portandosela alle labbra, concludendo il saluto con un tiepido, rispettoso baciamano.
«È un immenso piacere per me fare la sua conoscenza, Milady, lasciate che mi presenti» il ragazzo si eresse nuovamente in piedi, e portandosi la mano destra sul cuore, chiuse gli occhi ed inclinò lievemente il busto in avanti «Sono Haruka Tenou, principessa di Urano, nonché guerriera posta a protezione del Silver Millennium e sua, mia signora.»
Usagi prese coscienza delle parole appena udite, ma prima che potesse replicare, l'altra riprese a parlare al fine di terminare il suo discorso.
«Oggi, in questo luogo a me sacro, rinnovo il mio giuramento di lealtà nei confronti del Regno Argentato e, ancor più importante, a lei, mia signora. Giuro solennemente di porre la mia intera esistenza al suo servizio, con l'intento di proteggerla e garantirle una vita serena, ora e per sempre.»
Haruka pronunciò il suo giuramento scandendo ogni singola parola in maniera chiara, a voce forte e ferma, come a sottolineare la sacralità e la solennità di quell'atto.
Terminato di parlare, Haruka si sollevò dal suo inchino, ed attese la risposta della sua principessa, guardandola da quella testa abbondante in più che la loro vicinanza sottolineava nel confronto di altezze.
«Io...»
Usagi cominciò la risposta ancora incerta su cosa tutto questo dovesse significare.
«Aspetta un momento!»
La sua faccia si accese della buffa espressione solita di chi è soggetto ad un'illuminazione.
«Tu sei!... Lui!... Lei!...Haruka! Il principe!»
La principessa della Luna borbottò confusa tutti i frammenti di pensieri che le attraversavano il cervello.
«Come prego?»
Haruka venne colta alla sprovvista da una tale reazione random, e per poco quasi non perse la sua compostezza.
«Ma sì! Sei tu! Tu sei lui! Anche se lui è lei!...»
Usagi cominciava a confondersi da sola.
«Poco importa!» la ragazza strinse i suoi pugnetti portandoseli al petto in segno di vittoria «Tu esisti!»
L'euforia di questa constatazione venne esaltata dall'abbraccio con il quale Usagi si lanciò al collo di Haruka, gesto che costrinse quest'ultima a fare un passo indietro per controbilanciare il peso di quello slancio improvviso ed impedire così la loro caduta a terra.
Haruka si diede il tempo di sbattere in rapida successione le palpebre in preda allo stupore, e solo ripresa dall'iniziale confusione causata da quella testolina buffa, spostò il suo sguardo sulla principessa che le si stava teneramente accoccolando posando ad incastro la candida fronte sulla curva del suo collo.
“Sarà più difficile del previsto.”
Haruka tenne per sé quel pensiero, ma lo accompagnò lasciandosi sfuggire un fugace sorriso.
«Cough cough...»
Haruka finse di schiarirsi la gola per riattirare l'attenzione di Usagi, che a quel rumore spalancò gli occhi e lasciò immediatamente la presa, portandosi le mani sulle labbra, a mascherare l'imbarazzo che le si era dipinto in volto.
«Scusami tanto! Anzi no... Scusate! Oh cavoli... questo non è il comportamento che una principessa in visita dovrebbe tenere...»
Usagi era sinceramente mortificata per la sua mancanza di eleganza, ma sapeva che in nessuna circostanza sarebbe riuscita a darsi un contegno di fronte alla felicità che l'incontrare quel ragazzo (anzi, ragazza) le aveva portato.
Haruka osservò un po' perplessa la principessa, ma appena l'agitazione di Usagi nello scusarsi venne amplificata dagli spasmodici rapidi movimenti di dita ed occhi di quest'ultima, la ragazza di Urano non poté fare a meno di soffocare una risata.
«Milady, non serve che si scusi, in qualità di futura Regina ha il diritto di agire come più le compiace.»
Usagi si tranquillizzò a sentire nuovamente il suono grave e calmo della voce di Haruka.
«Cosa avete intenzione di fare con me?»
La domanda arrivò così repentina da concedere ad Usagi di emettere solo un «Eh?»
Il sopracciglio di Haruka si inarcò leggermente di fronte all'ennesima dimostrazione di quasi sciocca purezza che la sua principessa esternò.
«La sua permanenza e visita del mio palazzo, Milady, intendiamo proseguire? Magari camminando un po'?»
Per la seconda volta in meno di un minuto Usagi divenne rossa.
«C-certamente!...»
Ad Haruka non sfuggì la reazione della principessa, così ne approfittò per prendere le redini della situazione e, facendole strada, la condusse verso l'enorme trono composto da un unico grande pezzo di marmo cipollino scolpito.
Le due continuarono poi a procedere in direzione dell'abside posto subito a fianco, alla fine della navata laterale situata alla loro destra, fino a giungere di fronte al muro.
Usagi rimase un po' sorpresa... quando Haruka aveva proposto una passeggiata... non credeva si sarebbe trattato di un tragitto di venti passi o poco più...
Haruka si concesse di sbirciare per un istante l'espressione inebetita che Usagi aveva stampata in faccia senza neanche rendersene conto, prima di poggiare il pugno su una delle rocce che componevano la parete.
Come per magia, il puzzle di pietre si mosse, incastonandosi l'una con l'altra fino a creare un passaggio verso l'esterno.
«Incredibile!»
Usagi non si fece scrupoli ad esternare la sua meraviglia.
«È merito di questo.» Haruka sollevò la stessa mano con cui aveva toccato la pietra, mettendo in evidenza l'anello con sigillo che indossava «Si tratta di un antico sigillo magico, in pratica funziona da passpartout... è in grado di aprire qualunque serratura normale, ma specialmente quelle incantate come questa.» Haruka assunse un'espressione quasi soddisfatta del suo 'giocattolino'.
«È stupendo!! Dev'essere davvero comodo! Ne vorrei uno anch'io...»
Usagi prese istintivamente tra le sue mani le dita di Haruka per osservare più da vicino il gioiello, provocando il conseguente irrigidimento da contatto inaspettato della ragazza dai capelli corti.
«È uno strumento datomi in dotazione per adempire al meglio al mio compito.»
Si affrettò a dire Haruka, in modo da chiudere il discorso.
Ritratta la mano, fece strada alla sua principessa varcando la luminosa soglia.
«Per di qua.»
Usagi ci mise qualche istante a reagire, vista la durezza con la quale Haruka aveva pronunciato quelle parole, e la freddezza del gesto con il quale si era liberata dalla sua presa, le si insinuò il dubbio che forse si stava comportando troppo semplicemente...
A differenza che con le altre principesse, con le quali aveva mantenuto un contegno e un portamento pressoché impeccabili, con Haruka si stava ponendo con la stessa ingenuità con la quale si presenta una bambina...
Non che ci fosse realmente qualcosa di male in questa spontaneità, però forse era un comportamento che forzava troppo il tipo di risposta da parte dell'altra... in fondo da quanto si conoscevano?
Per quante notti Usagi l'avesse sognato, anzi sognata, non sapeva assolutamente nulla della persona che ora camminava poco più avanti a lei.
Ora finalmente sapeva il suo nome, in linea teorica sapeva di cosa si occupasse e sapeva che esisteva realmente, che non era una sua fantasia.
Ma tutto questo non bastava a darle il diritto di comportarsi in modo tanto impulsivo ed invasivo... e se con questi atteggiamenti l'avesse infastidita?
No... non era il caso di rischiare, quella era una visita ufficiale in fondo, e anche se non lo fosse stata, ora più che mai Usagi desiderava mostrare il lato dignitoso e regale di sé, in modo da lasciar una buona impressione alla guerriera di Urano.
Varcata la soglia, Usagi si ritrovò immersa nella splendida serra che si era rivelata teatro del suo risveglio quella stessa mattina.
«Oh! Incredibile!»
Tutti i buoni propositi di compostezza sparirono con la sua esclamazione.
Haruka si voltò ad osservare la sua principessa, che era intenta a guardarsi intorno con una sorta di elegante stupore.
«Questa serra è il mio luogo segreto.»
Usagi smise di mirare tutt'attorno e volse la sua attenzione ad Haruka.
«L'unico accesso è quello dal quale siamo arrivati, dall'esterno è impossibile persino da vedere.»
Haruka percorse il lungo corridoio delimitato dalle diciotto colonne, sovrastate da archi a tutto sesto di cui era composto lo scheletro della serra stessa, e giunta alla fine di essa, indicò alla principessa la splendida veduta che i margini di quel luogo concedeva sulla vallata sottostante.
«Una barriera magica lo impedisce.» Haruka posò la mano sul cancello di fronte a lei, lo stesso che Usagi aveva utilizzato qualche ora prima per andarsene. «Tuttavia da qui si può uscire verso valle, senza bisogno dell'anello.»
Usagi non prestò troppa attenzione alla spiegazione, si concentrò piuttosto sul dilemma 'affrontare o non affrontare' il discorso su quanto accaduto nelle due notti precedenti.
Non ricevendo risposta od interruzione alcuna, Haruka continuò il suo ruolo di cicerone.
«Queste rose gialle, appartengono alla specie Rosa Folle Courtisane, sono un tipo particolare di rose che avevo trovato durante una delle missioni assegnatemi ai confini del Sistema Solare.»
Haruka volse il suo sguardo al cielo, e si adagiò su una delle inferriate poste a delimitazione della serra.
«Quella missione fu particolarmente ardua, tanto che per la sua totale riuscita dovetti lavorare in coppia con la principessa di Nettuno.»
Usagi si destò dai suoi pensieri a quelle parole.
«Grazie al suo Talismano, riuscì a fornirmi le informazioni necessarie a svolgere il mio compito, e fu proprio in quell'occasione che trovai questo fiore...»
Haruka si prese una pausa.
Dunque era vero, Haruka e Michiru si conoscevano, e pure da molto tempo.
Avevano persino fatto squadra in una (e chissà quante altre) missione, missioni di cui lei non era mai neanche stata al corrente.
«Decisi di coglierne una e donargliela, in segno di gratitudine per quanto aveva fatto per me.»
Haruka sorrise prima di continuare, ed il suo sguardo parve volgersi ancora più lontano.
«Pensai che un fiore così bello e delicato fosse il regalo perfetto per ringraziare una ragazza...»
“Un dono di ringraziamento...” Usagi si soffermò su quelle parole.
Dunque anche la rosa che aveva trovato nelle sue stanze era un dono da parte sua? E di cosa mai voleva ringraziarla?
Usagi si avvicinò alla stessa vetrata sulla quale si trovava Haruka, e si mise ad ammirare lo splendido laghetto dove aveva incontrato per la prima volta il ragazzo biondo... “Quel bacio... possibile che...?” Usagi trattenne i suoi pensieri prima di giungere a conclusioni affrettate, e si voltò verso Haruka in attesa di sentire il resto della storia.
«Michiru apprezzò quel gesto, e la conservò con cura, con così tanta cura da riuscire a piantare quest'intera serra.» Haruka mosse la mano in un movimento circolare ad indicare tutti i fiori presenti alle sue spalle.
«Diceva che il mio palazzo era troppo spoglio, serio e sobrio... e che un po' di colore avrebbe portato un po' di allegria.»
Haruka terminò la frase con una smorfia a metà tra l'aver gradito il gesto e un 'ma chi gliel'ha chiesto poi...'.
Michiru ed Haruka erano dunque amiche da molto tempo, questa fu la conclusione a cui giunse Usagi.
Ne era un po' gelosa.
Haruka si perse a guardare nuovamente le poche candide nuvole che lentamente solcavano l'intero cielo azzurro.
Dunque quel bacio c'era stato veramente?
Il cuore di Usagi la fece sobbalzare al solo ricordo di quel momento.
«Hai... Hai avuto tante occasioni di incontrare la principessa Michiru?»
Usagi scelse di concentrarsi sulla questione che in quel momento occupava il secondo posto d'importanza, almeno a detta della classifica d'intensità con la quale la curiosità la stava divorando dall'interno.
«No.» Haruka non staccava gli occhi dal cielo «Quella è stata l'unica occasione nella quale l'ho incontrata.»
Haruka lasciò che un lieve sorrisino le curvasse le labbra, e mantenendo ferma la testa, lanciò un'occhiata alla reazione della principessa della Luna a quanto appena affermato.
“Sta mentendo... oggi... le ho viste...”
Usagi sapeva che Haruka le stava mentendo, era certa che quella stessa mattina fosse andata a far visita a Michiru. Perchè mentire?
Ci rifletté un po' sopra.
“Probabilmente vuole mantenere segreta la cosa per non mettere nei guai lei stessa o Michiru...”
Alla principessina tornarono alla mente i discorsi di Luna sugli obblighi e sulle restrizioni della principesse del Sistema Solare Esterno.
Dovrebbero volgere la loro esistenza unicamente alle loro missioni... senza distrazioni alcune... il che si può tradurre in restrizioni nel tipo di rapporti che possono instaurare con gli altri, e tra loro...
Usagi osservava senza sosta il bocciolo di una rosa poco distante da lei “Non possono incontrare altre persone, fatta eccezione per casi particolari come le visite di questi giorni o missioni che richiedono uno sforzo congiunto...”
Nella mente della testolina buffa tutto era chiaro ora, Haruka stava proteggendo il segreto dei loro incontri, al fine di evitare ripercussioni disciplinari.
«Beh... anche se non avete avuto modo di rivedervi...» Usagi cercò di mettere insieme una frase alla svelta per evitare di suscitare sospetti riguardo il suo prolungato silenzio «... io penso che siate diventate buone amiche, altrimenti non penso che la principessa Michiru si sarebbe presa il disturbo di rendere il favore della rosa...»
Il sorriso di Haruka si accentuò, ed i suoi occhi si strinsero leggermente, quasi ad accentuare l'espressione soddisfatta che aveva assunto.
«Il rapporto che mi lega a Michiru va ben oltre la semplice amicizia.»
Haruka pronunciò quelle parole con la stessa intensità con la quale poco prima aveva proferito il suo giuramento.
Usagi si stupì di quella risposta, ed attese che Haruka cambiasse finalmente posizione, rivolgendo nuovamente il suo intenso sguardo alla principessina.
«So che ci hai viste.»
Quelle parole giunsero come un colpo diretto allo stomaco. Usagi non sapeva cosa rispondere... possibile che Haruka non avesse mentito per difendere Michiru, ma bensì per mettere lei alla prova?
Cosa doveva dire?
«Cos'hai visto esattamente?»
Gli occhi di Haruka ora puntavano dritti in quelli di Usagi, come se volesse arrivare in un solo affondo dritta all'anima.
«Io... Niente! Non ho visto niente...» Usagi cercò di fare mente locale degli avvenimenti di quella mattina...
La casa sull'isola...
Michiru che riprendeva Haruka di essere più prudente...
La schiena nuda di Haruka...
La carezza sulla guancia...
Il loro abbraccio...
Cercò di cancellare quei pensieri scuotendo vigorosamente la testa da destra a sinistra.
«Io... ho solo intravisto voi e Michiru parlare...»
Haruka decise che quella era la palla da prendere al balzo.
«Perchè eri venuta sull'isola?»
Usagi decise di rispondere di getto, la tensione era troppa, e non aveva intenzione di lasciarsi bloccare da tutte quelle emozioni che la stavano frenando.
«Io... ero andata a trovare principessa Michiru, volevo parlarle del quadro che avevo visto in sogno...»
Haruka assunse un'espressione sorpresa.
«In sogno?»
«Sì, questa notte ho sognato una stanza all'interno del vostro castello, e lì c'era un dipinto che era chiaramente stato realizzato dalla principessa Michiru! Così... volevo incontrarla per chiedere informazioni a riguardo...»
Haruka non aveva motivo di dubitare della veridicità di quelle affermazioni, e nonostante certe incoerenze a cui non sapeva dare spiegazione, decise di continuare quel discorso.
«E perché ritenevi tanto urgente il parlargliene? Se non sbaglio la tua richiesta di udienza non era stata accolta... perché non potevi aspettare una visita ufficiale per presentarti?»
Usagi sussultò...
Haruka era il motivo per il quale Michiru aveva respinto la richiesta della principessa della Luna.
E' vero, lei non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma cosa c'era di male in quello che aveva fatto? In fondo aveva mantenuto il loro segreto...
Perchè il tono di Haruka ora sembrava così duro?
«Io... io dovevo sapere se lei ti conosceva! Dovevo sapere se il principe dei miei sogni esisteva realmente-»
Usagi si tappò la bocca troppo tardi, per la prima volta in vita sua aveva raccontato ad alta voce quello che per anni aveva custodito solo nel suo cuore, il suo ricordo più caro... e lo aveva confessato proprio alla persona che aveva inseguito per tanto tempo.
«Tu... io... è da quando ho memoria che ti sogno ogni notte... e per tutti questi anni avevo creduto tu non fossi reale... quel quadro, mi è sembrato il primo concreto indizio per trovarti... non volevo sprecarlo...»
Haruka trasse un profondo respiro.
“Ci siamo.”
Queste parole suonarono nella sua testa ancora meno convinte di quanto sperava, ma sapeva che andava fatto.
«Principe? Sogni? Vuoi farmi credere che hai seguito queste fantasie nella speranza di incontrare... me?»
Gli occhi di Usagi si fecero lucidi di speranza.
«Sì!»
Non riusci a rispondere con più parole, ma in fondo, la domanda non lo rendeva necessario.
Haruka scoppiò in una sonora risata, mentre Usagi si portò la mani intrecciate all'altezza del mento, in attesa di capire.
«Stai dicendo che per tutto questo tempo mi hai cercato? Perchè?»
Haruka tornò seria, ma non si tolse la sua smorfia divertita.
Si avvicinò a Usagi, abbassandosi in modo da separare i loro visi con soli pochi centimetri.
«Non sarai per caso innamorata di me?»
Il cuore di Usagi si strinse come non mai a quelle parole, e prese a battere all'impazzata nel sentire il profumo di Haruka così vicino a lei.
«Ma come? Non rispondi? Allora è vero... io ti piaccio.»
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
La principessa della Luna si abbandonò al dolce sapore che quel suo gesto le permise di riassaporare.
Quelle labbra.
Quel calore.
Quella persona.
Tutto di Haruka la stava spingendo a cercare un contatto.
Il bacio fu interrotto dall'abbraccio con il quale Haruka le cinse i fianchi.
«Così è questo che vuoi?»
Usagi riaprì gli occhi per poter vedere l'espressione con la quale l'altra le stava porgendo quella domanda.
Haruka le sollevò il viso tirandole su il mento con una delle due mani, mentre con l'altra manteneva salda la presa sulla schiena della ragazza dai lunghi codini biondi.
Le sue iridi smeraldo fisse in quelle blu elettrico dell'altra.
«Povera principessina...»
Queste parole fecero scaturire delle piccole lacrime dagli occhi fissi con i quali Usagi stava osservando Haruka.
«Mi sento quasi in colpa ad averti presa in giro così.»
Lo sguardo di Haruka era serio.
«A saperlo prima mi sarei risparmiato il bacio dell'altra volta.»
Usagi si scostò dall'abbraccio.
«Cosa vuoi dire?»
Haruka tornò a sfoderare il suo sorriso beffardo.
«Che a sapere che ti saresti innamorata di me, avrei evitato a priori di stuzzicarti con quel bacio che ti ho dato per gioco.»
Qualcosa dentro Usagi si ruppe di netto.
«P-per gioco...?»
«Esattamente. Quando ti sei avvicinata a me l'altro giorno, ho pensato di fare qualcosa di divertente, e di scherzare un po' con te... ma a sapere che così avrei giocato con i tuoi sentimenti, me lo sarei risparmiato.» Haruka ripropose l'inchino con la mano sul petto «Le chiedo scusa Milady, non avrei dovuto prendermi tale libertà.»
Haruka riprese a darle del 'lei', come a voler nuovamente sottolineare la distanza che doveva esserci tra le due.
Usagi non sapeva come replicare.
In suo aiuto, giunse un ululato da dentro il castello.
Entrambe volsero il loro sguardo in direzione del maniero.
“Il... lupo?...” Usagi tremò al ricordo della bestia.
«A quanto pare la sua visita si conclude qui, Lady Serenity... Astrea1 mi sta chiamando, significa che devo partire per una nuova missione.»
“Astrea?”
Haruka non aggiunse altro, aprì il cancello indicando alla sua principessa la via da seguire per tornare a casa.
«Addio.»
Addio...
Quella parola suonava così definitiva... non le piacque.
Una volta che Usagi oltrepassò il cancello, Haruka lo chiuse con un movimento sicuro, e la principessina constatò che quanto raccontatole poco prima corrispondeva al vero: da fuori, non vi era traccia alcuna della splendida serra.
Usagi provò a posare la mano dove ora c'era la barriera... quasi a cercare un ultimo contatto...
Haruka si voltò verso la sua principessa, che ormai solo lei poteva vedere, si avvicinò al vetro dell'inferriata, vi sbatté contro la fronte, e lasciando che il suo sguardo vagasse libero sui lineamenti del candido visino di quella splendida, delicata ragazza, si lasciò trasportare dal sentimento che finora aveva rinchiuso nel suo cuore, posando a sua volta la mano sul punto dove anche Usagi la stava poggiando.
Haruka si prese il tempo di permettere a quell'immagine di stamparsi nella sua memoria.
Sapeva che tutto quello che era accaduto doveva rimanere un gioco. Sapeva che non avrebbe dovuto spingersi tanto oltre con la sua principessa.
Sapeva che i sentimenti che ora quella ragazza stava provando, sarebbero scemati col tempo, e che erano unicamente fomentati dalla sua curiosità verso la figura così misteriosa di Haruka.
Eppure forse, un po' si sentiva felice di aver suscitato un tale interesse nel cuore della ragazza che era suo dovere proteggere da lontano.
«Non c'è spazio per i sogni...»
Sussurrate queste parole, Haruka si sollevò, e si diresse verso il suo castello, cancellando dal suo viso anche la minima traccia di emozione.
Non poteva permetterselo. Nessuna distrazione.
Tornata nella sala cattedrale, ad attenderla c'era l'enorme lupo bianco, che seduto aspettava pazientemente il suo arrivo.
«Mi raccomando Astrea...» Haruka posò la mano sul capo dell'animale, scuotendola con decisione, in segno di riconoscenza «... fai buona guardia.»
In pochi passi raggiunse l'abside della navata sinistra, dove staccò la Spada che era stata appesa con cura, e premendo l'anello sulla roccia, aprì un portale multidimensionale, nel quale si gettò senza esitazione.






Note:
1. Astrea: Sir William Herschel scoprì Urano il 13 marzo 1781, ma non lo riconobbe come tale: rese pubblica la notizia soltanto il 26 aprile 1781 registrandolo come una "cometa". Herschel in origine gli diede come nome Georgium Sidus in onore del re della Gran Bretagna Giorgio III.
Quando fu provato non essere una cometa, ma un pianeta, allora Herschel lo ribattezzò come Georgian Planet. In ogni caso questo nome non venne accettato all'esterno della Gran Bretagna. Jérôme Lalande propose, nel 1784, di chiamarlo Herschel e creò anche il simbolo del pianeta (un globo sormontato dalla sua iniziale: 'H'); la sua proposta fu prontamente accettata dagli astronomi francesi. Erik Prosperin, di Uppsala, propose il nome di Astrea, Cibele e Nettuno (ora nomi detenuti da due asteroidi e un pianeta, rispettivamente: 5 Astraea, 65 Cybele e Nettuno).


NB: Haruka nella versione giapponese dell'anime e del manga, si rivolge a se stessa sempre con l'ausilio del 'BOKU', tipicamente usato da personaggi maschili. In questa Fic, ho deciso di sottolineare questa cosa facendola parlare sempre al maschile, anche visto il fatto che è tipico di Haruka giocare su quest'aspetto.

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Capitolo 5
*** Chi Semina Vento... ***






     5-Chi Semina Vento...

Le giornate passarono lente e prive di senso.
I giorni si susseguirono...
A scandirne il tempo, solo la luce del sole che filtrava libera dall'ampia finestra che si affacciava sulla stanza.
Sul davanzale c'era un vaso simile ad un semplice bicchiere colmo d'acqua, nel quale stavano a mollo pennelli dalle svariate forme.
Con lente ma decise pennellate, il colore si fissava sulla tela... tratto dopo tratto, l'ennesima immagine di apocalisse si immortalava nella perfetta maestria con la quale Michiru sapeva esprimere le visioni che lo Specchio le donava.
Terminata l'opera, la ragazza si allontanò quanto bastava per cambiare la messa a fuoco, ed osservarla nella sua interezza.
Si strinse nella morsa con la quale si afferrò le braccia, giusto poco sotto le spalle.
«La fine è prossima...»
Questa era la prima volta che Michiru aveva avuto il coraggio di dichiararlo apertamente, almeno a sé stessa.
Da quando la prima visione d'imminente distruzione era comparsa, mai si era lasciata scoraggiare, e per mesi aveva valutato ogni minima possibilità di trovarvi soluzione, ma nonostante l'impegno dimostrato, e nonostante le azioni compiute, quel destino non accennava a cambiare.
Questa volta la minaccia era più grande di loro, lei l'aveva capito... e l'aveva accettato.
«Non c'è più tempo, non posso permettermi di aspettare oltre.»
Michiru prese la tela dal cavalletto, e continuando a tenerla davanti a sé, la portò fuori, sulla spiaggia.
Un ultimo sguardo prima di appoggiarla sul pelo dell'acqua, e lasciarla andare alla deriva trasportata dalle onde in cui si perdeva quell'oceano.

*       *       *


I raggi del sole s'infrangevano sulla superficie dell'acqua contenuta dal recipiente nel quale era immersa un'ormai appassita rosa, e producevano un piccolo riflesso luminoso che cadeva proprio sul soffitto della camera di Usagi.
Erano ore ormai quelle passate ad osservare il lento spostamento di quella lucina... ed in qualche modo quella distrazione stava funzionando.
Usagi aveva passato le giornate precedenti a ripensare al discorso avuto con Haruka...
Al susseguirsi degli avvenimenti...
Cosa ne aveva dedotto?
Una semplice ed assoluta confusione.
La questione era tutt'altro che semplice.
Aveva passato tutta la vita ad inseguire il suo principe dei sogni... e per quanto fosse sempre stata certa che un giorno l'avrebbe incontrato, mai avrebbe potuto immaginare cosa questo avrebbe comportato.
«Non sarai per caso innamorata di me?»
Le parole pronunciate da Haruka risuonavano ancora ed ancora nella mente di Usagi.
Amore...
Questa parola suonava così confusa.
Usagi sapeva bene cos'era l'amore! Ne aveva sentito parlare, ne aveva letto.
Sapeva che era la forma più forte di legame che potesse unire due persone, il più sacro dei giuramenti, la più sincera manifestazione di affezione che si possa provare.
Ma era amore quello che sentiva?
Non lo sapeva.
«Odango...»
Così l'aveva chiamata... così l'aveva sempre chiamata...
Lei ne era sicura, Haruka l'aveva richiamata a sé, sogno dopo sogno.
Non voleva credere che non potesse trattarsi del destino.
Non poteva essere altrimenti.
Quel bacio era stato sincero, era stato un messaggio, era stato il ponte che il suo cuore aveva tanto cercato, il ponte per arrivare dritta al cuore del principe dei suoi sogni.
«E' un bacio che vi ho dato per gioco.»
La secchezza di quelle parole tagliarono di netto il susseguirsi dei pensieri di Usagi.
Possibile si fosse sbagliata?
Possibile ci avesse visto più di quanto ci fosse realmente stato?
Lei non poteva crederci, ma ripensando alla freddezza con la quale Haruka le aveva risposto, forse non era poi così improbabile...
«Il rapporto che lega me e Michiru va ben oltre l'amicizia.»
Usagi ricordava queste parole meglio di tutte le altre.
La scena nel monolocale sull'isola di Nettuno tornò nitida, Michiru che, sinceramente preoccupata, veniva accarezzata al volto da Haruka, la pelle nuda della schiena scoperta di quest'ultima, l'abbraccio nel quale si stringevano.
Quell'intimità che le legava, la missione affrontata assieme, il roseto nella serra...
Erano legate, molto legate.
Usagi sentiva un sentimento confuso lo stomaco.
Lei quel legame non ce l'aveva, oltre all'incontro di qualche giorno prima, ad un bacio e ad un'infinità di futili sogni, non conosceva minimamente Haruka, non sapeva niente di lei, di cosa le piacesse, di cosa odiasse, di cosa desiderasse, di cosa sognasse...
Mentre Michiru aveva avuto l'opportunità di conoscerla.
Che fossero amanti?
La visione di Haruka che posava le sue labbra su quelle della ragazza dai capelli acquamarina la gettarono nello sconforto, tanto che per cancellare quell'immagine Usagi lanciò un cuscino in direzione dei loro volti, colpendo così il soffitto, che fece rimbalzare il guanciale facendolo ricadere direttamente sulla faccia della testolina buffa.
Nascosta dal cuscino, riprese i suoi ragionamenti.
Forse erano realmente amanti.
Questo spiegherebbe il loro atteggiamento, l'affermazione di Haruka, il dipinto (del quale però non era sicura della reale esistenza...) e della rosa gialla vista sul tavolino del monolocale, e che ora assumeva un più chiaro significato.
«Avevo pensato che un fiore così bello e delicato fosse il regalo perfetto per ringraziare una ragazza.»
Quella rosa era fresca, era il messaggio che Haruka lasciava a Michiru ogni volta che la andava a trovare... un messaggio... come quello che le aveva lasciato in camera?
Quella rosa non riusciva proprio a decifrarla!
«Di cosa mi stava ringraziando?!»
Usagi iniziò a colpire con una serie di pugnetti il guanciale che ancora la copriva.
«Waaaah! Non ci capisco nulla!»
L'agitazione con la quale si era mossa trovò la sua fine quando Usagi sollevò il cuscino in alto per poi abbracciarlo lasciando cadere a peso morto le braccia.
«Addio.»
“Intende non vedermi mai più?”
Quelle parole erano ancora un mistero... cosa doveva pensare? A cosa doveva credere?
Bussarono alla porta della camera.
«Usagi-sama, mia signora, come state oggi?»
Luna entrò con calma nella stanza, richiudendo la porta dietro di sé.
«Tutto bene Luna, stavo solo riposando un po'...»
Luna osservò il vassoio contenente la colazione che aveva portato qualche ora prima, e che era ancora nello stesso posto dove l'aveva lasciato, senza essere stato toccato.
«Da quando siete tornata dalla vostra visita su Urano, siete... strana...»
Usagi si sollevò a sedere, incrociando le gambe e senza smettere di abbracciare il guanciale.
«Ti sbagli Luna! Io sono sempre la stessa» Usagi sfoderò un sorriso «semplicemente sono più stanca del solito e ho approfittato di queste giornate per riposarmi per bene!» Usagi mosse la mano attorno al suo viso, come ad indicare gli effetti positivi che il riposo le aveva portato.
Luna sorrise di fronte alle facce con le quali la sua principessa si atteggiava.
«Ah benedetta ragazza...»
Usagi sorrise nuovamente, le faceva realmente piacere vedere quanto la sua amica si preoccupasse per lei, era un comportamento molto dolce, e che non poteva non metterla di buon umore.
«Come mai sei qui? è già ora di pranzo?»
Usagi pose la domanda osservando il riflesso sul soffitto, notando che era ancora troppo presto, a giudicare dalla sua posizione.
«No mia signora, a dire il vero sono qui perché mi hanno mandato a chiamarVi...»
Usagi tornò a guardare Luna.
«Chi vuole vedermi?»
«La principessa Michiru, ha espresso il desiderio di incontrarVi nuovamente... in segno di scuse per non averVi potuta ricevere l'altra volta.»
Dopo questa rivelazione, la curiosità si fece strada in ogni anfratto del cervello di Usagi.
«Oh... volentieri...»
Luna osservò preoccupata la sua amica.
«Volete che venga con Voi?»
Usagi ci pensò sopra un secondo, in realtà sapeva di volerci andare da sola, ma pensò bene che per tranquillizzare l'amica, fingere di rifletterci fosse la soluzione.
«No Luna, grazie! Ormai penso di potermela cavare perfettamente anche da sola.»
Il sorriso di Usagi non era dei più radiosi, ma era sincero, e quindi convinse nuovamente l'ancella.
«Come desiderate mia signora.»

*       *       *


Usagi fu accolta nel palazzo Kaioh da una Michiru vestita con uno splendido abito di seta blu notte, il quale scendendo leggero lungo tutta la lunghezza delle sue gambe la faceva apparire come un'incantevole sirena.
«Sono lieta di vedere che siete potuta venire nonostante il poco preavviso, Lady Serenity.» la ragazza dai capelli color del mare si inchinò ossequiosa di fronte alla sua principessa.
Usagi rimaneva ogni volta colpita dall'elegante bellezza di Michiru, era davvero una figura degna di ammirazione «Sono io a ringraziare voi per l'invito» la giovane biondina rispose con un'aggraziata riverenza, sollevando leggermente la gonna del suo vestito bianco «sono ben felice di potervi reincontrare, principessa Michiru.»
L'altra le sorrise.
«Avevo apprezzato davvero molto il tempo trascorso qui con voi la volta scorsa, e sono felice di poter ripetere l'esperienza.» Usagi sfoderò un'espressione cordiale con la quale tentò di nascondere l'agitazione che pian piano cresceva dentro di lei, nonostante si stesse sforzando con tutta se stessa di non pensare alla causa che la stava scatenando.
“Non pensare ad Haruka. Non pensare ad Haruka.”
«Anch'io ho gradito la vostra visita Lady Serenity, fare la vostra diretta conoscenza è stato qualcosa di molto interessante e piacevole allo stesso tempo.»
Michiru era sincera, poter incontrare Usagi era stata un'inattesa quanto ben accetta gradita circostanza.
«Gradirei parlavi di una questione importante...» gli occhi della ragazza di Nettuno divennero improvvisamente inquieti.
Ad Usagi non sfuggì questo dettaglio, tanto che anche su di lei calò un velo di sussiego, e con un sicuro cenno del capo le diede la sua approvazione alla proposta.
Michiru l'osservò ancora per qualche istante prima di fare un passo in direzione della principessina della Luna «Lady Serenity-» aveva appena cominciato a parlare, quando un improvviso malore la colse, costringendola ad emettere un rapido lamento, seguito da alcuni respiri affannosi, mentre portandosi una mano alla testa tentava di contrastare il dolore lancinante che l'aveva colpita e la difficoltà a rimanere in piedi.
«Cosa succede?!» Usagi si lanciò in aiuto della ragazza offrendole appoggio, cercando contemporaneamente di capire cosa potesse fare per soccorrerla.
«N-non è niente...»
Michiru rantolò a fatica quelle parole... il dolore era davvero molto forte.
Usagi l'osservava con occhi carichi di preoccupazione, e così facendo poté accorgersi del simbolo luminoso comparso sulla fronte dell'altra.
«Quello è...?»
Michiru coprì la fronte con la mano con la quale stava sostenendosi la testa, e sollevandosi da Usagi per tornare a stare in piedi, cercò di rasserenare la ragazza con un sorriso ancora un po' forzato «Non vi preoccupate Lady Serenity, non è niente, davvero...»
La fitta sembrava passata, tanto che anche il simbolo di Nettuno stava svanendo con la stessa rapidità con il quale era apparso.
«Ne siete sicura? E' strano...»
Michiru stava riprendendo le forze, tanto che anche la sofferenza sul suo volto ormai sembrava solo un ricordo.
«Sì Lady Serenity, non vi preoccupate, è una cosa normale...»
“Normale...?” Usagi non ne era molto convinta.
«Accade quando il mio Talismano mi chiama» Michiru ora osservava in direzione dell'isola che si poteva chiaramente vedere attraverso le enormi vetrate di cui era composto l'intero palazzo.
«Si è messo in comunicazione con me, per avvisarmi che deve mostrarmi qualcosa...» Un brutto presentimento le percorse la colonna vertebrale «Devo andare a controllare...» Michiru si rivolse ad Usagi, a farle capire che dovevano muoversi.
«Oh! Si certo, scusatemi...» la biondina si fermò ad osservare la sua veste.
«Vi serve aiuto Lady Serenity?»
Usagi arrossì per l'imbarazzo dell'inconveniente.
«No! Non vi preoccupate! Davvero, faccio da sola...» Usagi era sincera, e non voleva essere un peso per l'altra «voi intanto andate pure, tanto ci impiegherò comunque molto più di voi ad attraversare il tratto di mare...» Usagi si morse delicatamente il labbro inferiore, sapeva di non riuscire a stare dietro a Michiru... lei le era superiore sotto molti aspetti, ed il nuoto era sicuramente uno di questi.
«Come volete Lady Serenity,» Michiru le sorrise con dolcezza «allora io vi precedo, fate pure con comodo.»
Detto questo si mosse con rapidità verso il giardino, e a breve si immerse nell'oceano che l'accolse.
Usagi si tolse l'enorme abito con non poche difficoltà, non si aspettava di certo che l'incontro avrebbe preso quella piega...
“La prossima volta non importa cosa dica Luna... mi metterò qualcosa di comodo!”
Usagi assunse un'espressione soddisfatta della sua decisione, e una volta raggomitolato l'ingombrante abito, cominciò a guardarsi attorno per trovare un posto dove riporlo.
“Questo palazzo è immenso!”
Cominciava a credere che si fosse persa, tra i tanti corridoi che aveva attraversato in cerca di un ripiano.
“Vivere tutta la vita da sola... in un luogo tanto vasto...” a Usagi venne un po' di sconforto “mi chiedo come viva dentro di sé questa solitudine... ne soffrirà?”
Proprio mentre si stava interrogando su come Michiru vivesse emotivamente quella situazione, Usagi giunse davanti alla porta lasciata aperta della camera da letto della principessa di Nettuno.
«Wow!» Come al solito non trattenne la sua curiosità, e si affacciò alla porta per visionare la stanza.
Era una grande camera tutta illuminata dalle enormi vetrate che si affacciavano sulle pareti che stavano alla destra e alla sinistra dell'entrata. Al centro era situato un enorme letto a baldacchino, drappeggiato da tendaggi color lilla, viola e vinaccio, a corniciare le candide lenzuola bianco crema che rivestivano guanciali e materasso. Tutta la camera profumava di fresco e di maturo. Era elegante in ogni suo aspetto, compreso lo splendido armadio intagliato a decorazioni floreali e il raffinato tavolo-scrivania sul quale erano sparsi qua e là svariati schizzi e bozze di opere incompiute.
Usagi vi si avvicinò per valutare se potesse utilizzarlo come posto dove lasciare momentaneamente l'abito, ma vista la quantità di fogli, optò per il letto.
Una volta restituita la libertà alle sue mani, si voltò a dare un ultimo sguardo a quei disegni che, nonostante fossero lasciati lì senza essere stati completati, erano comunque opere d'arte se paragonati anche al più ben riuscito dei tentativi che Usagi potesse realizzare.
C'erano vari paesaggi accennati, alcuni anche rapidamente colorati, e poi, alcuni ritratti, volti di persone come Rei, Minako, la Regina Selene... probabilmente erano il tentativo di Michiru di immortalare su carta il ricordo delle facce che poteva vedere tramite lo Specchio... e tra quei volti, ripetuto quasi maniacalmente, vi era quello inconfondibile di Haruka.
Era stata ritratta in centinaia di fogli... che fosse solo un dettaglio come uno scorcio del suo viso, le sue labbra, i suoi occhi... oppure scene a figura intera, scene di battaglie, scene di riposo, scene astratte... Haruka compariva nella stragrande maggioranza dei disegni presenti su quel tavolo.
«Il legame che mi unisce a Michiru va ben oltre la semplice amicizia.»
La voce profonda di Haruka risuonò come un tuono tra le pareti della stanza.
Ad Usagi sembrava chiaro questa fosse la prova che le due si fossero viste in più di un'occasione, e che erano realmente profondamente legate...
La sensazione di sconfitta che si sprigionò nel suo cuore la fece barcollare indietro, finché non si posò con la nuda schiena su uno dei pali del baldacchino.
Non riusciva a raccapacitarsene... perché sentiva il suo mondo crollarle addosso?
Cosa aveva a che fare tutto questo con lei?
Perché le importava così tanto? Che fossero amiche, amanti, sconosciute... cosa le cambiava?
Perché non riusciva a smettere di tormentarsi riguardo tutto ciò che aveva a che fare con Haruka?
Perché ne era tanto affascinata?
Perché non poteva essere solo sua?-
A questo pensiero Usagi capì...
Capì che il motivo era sempre stato lì, chiaro e a portata di mano.
Lei voleva Haruka, l'aveva desiderata per anni, ancora prima di sapere che fosse reale... l'aveva desiderata una volta trovata, aveva desiderato perdersi nei suoi occhi, aveva desiderato possedere le sue labbra... aveva desiderato possedere Haruka, voleva fosse sua, sua e di nessun altro.
Che questo fosse amore? Come poteva essere? In fondo ancora non la conosceva così bene... come poteva esserne innamorata?
Usagi si lasciò scivolare lentamente sul palo sino a toccare terra, dove raccolse le sue ginocchia in un abbraccio con il quale tentò di cullarsi. La sua piccola delicata figura nuda, così indifesa, rannicchiata ai piedi del letto, si riverberava sulla superficie riflettente del limpido piastrellame di cui era composto il pavimento.
Non lo sapeva, non sapeva se quello che provava fosse amore, come non sapeva come fosse giunta a provarlo... ma sapeva che voleva provare ad arrivare a lei...
La ragazza rimase qualche minuto accovacciata per darsi il tempo di calmarsi.
Doveva smetterla di perdere la testa a quel modo.
Ora doveva riprendersi, riprendere il controllo delle proprie azioni, alzarsi e raggiungere la principessa Michiru.
Doveva smettere di pensare ad Haruka, doveva smettere di correre dietro a sogni infantili e fantasie.
Doveva smetterla di tormentarsi.
Di lì a poco lei sarebbe diventata la nuova Regina del Silver Millennium, questa era la cosa importante, tutto il resto doveva passare in secondo piano.
Doveva prepararsi alla cerimonia che tra qualche settimana l'avrebbe incoronata, e doveva prepararsi all'eventualità di vivere la sua vita a fianco del principe Endymion.
Ormai era grande, doveva prendere posizione nel mondo, e doveva decidersi una volta per tutte a prendere il suo ruolo seriamente.
«Ora basta.»
Usagi tentò di pronunciare queste due parole con convinzione e risolutezza, e la cosa le riuscì decisamente al contrario, poiché il suo risultato suonò più che altro come una supplica sussurrata...
Decise ugualmente di alzarsi, e senza dare più neanche un'occhiata ai disegni, uscì dalla camera a passo sostenuto, fino a raggiungere il mare.
Il freddo con il quale l'acqua l'accolse, in un primo momento ne destabilizzò la sicurezza, ma fu proprio quest'iniziale attimo di incertezza che le permise di cambiare atteggiamento mentale, e la convinse ad affrontare quell'attraversata con caparbietà e fermezza.
Nuotò rapidamente, e mettendo ad ogni bracciata tutta l'energia di cui disponeva, come stesse sostenendo una battaglia all'ultimo colpo con quelle onde che, seppur non violentemente, le stavano lavorando contro.
Giunta sulla riva, raggiunse il monolocale di Michiru, con cautela, per non destare la ragazza dalla sua meditazione.
Michiru era seduta sotto la finestra alla quale la volta scorsa Usagi aveva posato, teneva tra le mani lo Specchio, e il suo sguardo totalmente focalizzato sull'oggetto non ammetteva distrazione.
Usagi si diresse con passo felpato al tavolino, dove si sedette in attesa del ritorno di Michiru.
La stanza era pressoché identica a come la ricordava, fatta eccezione per: un cavalletto che lei era sicura non fosse stato lì la volta scorsa, il dipinto che la raffigurava accortamente appeso su una delle pareti e la rosa appassita che si trovava ancora all'interno del vaso sul tavolino.
“Quella è la rosa che Haruka deve aver portato a Michiru l'ultima volta che è venuta a trovarla... a pensarci bene... anche la prima volta che sono venuta qui c'era una rosa fresca...” Usagi riflettè sulle parole di Haruka «No. Quella è l'unica volta che ci siamo incontrate.» Era falso... quella rosa lo dimostrava.
«Il rapporto che mi lega a Michiru va ben oltre la semplice amicizia.»
Usagi aveva creduto alla profondità di quelle parole, tanto da arrivare alla conclusione che le due fossero spasimanti, ma se questo era vero... se realmente Haruka avesse visto Usagi solo come un gioco, ed in realtà fosse innamorata di Michiru... se l'aver difeso a parole l'unione che la legava a Michiru avvalorava questa tesi, allora perché mai quella rosa era ridotta così?
«Non è più venuta a trovarmi dal giorno che vi ha incontrata al suo castello.»
La voce di Michiru destò Usagi dai pensieri nei quali era ricaduta nonostante poco prima si fosse ripromessa di lasciar perdere tutto.
«Quella rosa l'ho lasciata lì, in attesa che, come ogni volta di ritorno dalle sue missioni, mi portasse la prossima, ma come potete vedere...» Michiru si avvicinò al tavolo dove era seduta Usagi «gradite del thé Lady Serenity?» Michiru le sorrise con un chiaro sentimento di malinconia...
«Volentieri...» Usagi rimase spiacevolmente sorpresa da quell'espressione, Michiru era sempre così bella, e i suoi sorrisi erano sempre stati carichi di entusiasmo e di una contagiosa rilassatezza... ma questa volta, la ragazza di Nettuno non era riuscita a nascondere la tristezza che portava nel cuore.
«Voi... ne siete innamorata, non è vero principessa Michiru?» Usagi parlò direttamente dal suo cuore nel porre quel quesito, forse a pensarci a mente lucida era una domanda troppo sfacciata, ma sentiva che era la cosa giusta da fare. «Di Haruka intendo...»
Michiru osservò sorpresa la ragazza bionda che, seduta composta sulle sue ginocchia, la stava fissando intensamente dall'altro lato della stanza.
«Sì» Michiru rispose chiudendo gli occhi come a confermare con la gestualità del corpo la sua resa alla realtà dei fatti «ne sono innamorata»
Usagi non provò astio nei confronti di questa dichiarazione, poteva percepire chiaramente che l'altra era sincera, e che i suoi sentimenti erano profondi e nobili.
Michiru prese le tazze assieme al vassoio con il bollitore, e raggiunse la sua principessa.
«Mi dispiace per la repentinità della mia domanda... capisco che non sono cose che mi riguardano ma...» Usagi pensò fosse il momento buono per confessare le proprie colpe «prima mentre cercavo un posto dove posare il mio abito, mi sono permessa di entrare in camera vostra e lì ho visto i vostri disegni...»
Michiru non parve infastidita da tale rivelazione.
«Io la osservo da molto tempo.» Michiru sorseggiò il suo thé «La prima volta che la incontrai fu durante una missione che ci venne assegnata in coppia... all'epoca avremo avuto all'incirca la vostra età...» a quelle parole Usagi si ricordò del divario tra lei e loro, poiché sia Haruka che Michiru avevano un paio di anni in più rispetto a lei.
«Rimasi particolarmente affascinata dalla sua forza, l'energia che metteva nel combattere, la sua irruenza, la sua capacità di agire con decisione...» Michiru guardò verso lo specchio che aveva lasciato su un cuscino tra i tanti presso la finestra «Come certamente saprete, io ho sempre vissuto su questo pianeta fin dal giorno della mia nascita...» lo sguardo di Michiru si fece vuoto «Non mi lamento della mia situazione, poiché credo fermamente nell'importanza del compito affidatomi...» un piccolo sorriso le curvò le labbra «Ero invidiosa di lei.»
Usagi osservava attentamente la ragazza dai capelli acquamarina per cercare di immedesimarsi al meglio nel suo racconto «Invidiosa?» domandò.
Michiru socchiuse gli occhi per pensare alle parole da usare «Sì, in un certo senso ero invidiosa della libertà che le era concessa... o a quelle che si prendeva. Forse ero semplicemente allettata dal suo carattere deciso, e dalla sua non curanza delle regole...» Michiru si portò il palmo della mano alle labbra per soffocare una risatina che racchiudeva la tenerezza con la quale stava pensando ad Haruka «Non è decisamente il tipo da lasciarsi incatenare dalle regole, per lei ogni occasione è buona per infrangerle...» la ragazza volse il suo sguardo ad Usagi «Ma penso che di questo ve ne siate accorta anche voi...» il suo sorriso era rassicurante.
Usagi ci rifletté su.
Haruka a differenza delle altre principesse non aveva rispettato le tempistiche per il loro incontro, nonostante fosse un evento programmato da tempo e decisamente importante... Oppure anche il fatto che fosse andata a trovare la principessa Michiru più volte dimostrava la sua inclinazione alla disobbedienza... o l'aver utilizzato il suo anello magico per entrare nelle sue stanze e lasciarvi la rosa...
«Sì, da quel poco che ho potuto vedere, Haruka non è il tipico esempio di rettitudine...»
Le due ragazze si lanciarono uno sguardo di intesa come a voler rimproverare l'assente biondina sulla sua condotta disdicevole, che però allo stesso tempo trovavano tanto particolare da non poter farle mantenere più a lungo un'espressione da predica, e portandole quindi a lasciarsi andare in un duetto di risate.
Michiru tornò a sorseggiare dalla sua tazzina, e dopo aver assaporato con calma quel thé così delicato riprese il suo discorso «Dal giorno in cui mi regalò la rosa, ho provato per la prima volta una sensazione di legame...» per la prima volta sul suo viso si dipinse un'espressione di delicato imbarazzo che mai Usagi avrebbe pensato potesse appartenere a Michiru «Lo so che può sembrare sciocco... ma Haruka è stata la prima ed'unica persona con la quale io abbia provato un simile sentimento, e la cosa mi rese felice, al punto da voler fare qualcosa per solidificare quel legame.»
Ad Usagi si strinse lo stomaco.
«Così curai quel fiore meglio che potei, e mi presentai al suo palazzo per restituirglielo.» Michiru continuava la sua storia «Rimasi colpita dalla mancanza di decorazioni, o di arredamento del suo castello, e fu proprio questo pensiero, unito al fatto che mi avesse rimandata indietro dicendomi che non era necessario restituirle il favore, a darmi l'idea di crearle quella serra...»
Usagi assunse un'espressione stupita a questa dichiarazione. Era già al corrente del fatto che fosse stata Michiru a far sopravvivere la rosa e ad averla piantata per far spuntare tutte le altre... ma le giungeva nuovo sapere che Haruka non le aveva dato il permesso.
«Al tempo pensai di voler creare qualcosa di grazioso per rendere il suo castello meno spoglio... e così approfittai delle giornate in cui Haruka era impegnata in qualche missione, per recarmi in segreto sul suo pianeta a piantare e curare i boccioli di rose.»
Usagi osservò ridacchiando tra sé e sé l'espressione di Michiru nel raccontare la sua 'marachella'.
«Quindi voi avete fatto tutto senza che Haruka ne fosse informata?» a Usagi divertiva molto questa cosa, per quel poco che aveva potuto vedere di Haruka, aveva capito che era una persona ben piantata nelle sue convinzioni, e difficile da convincere a fare qualcosa che non ritenesse consono... e scoprire che Michiru pur di poter lasciare un segno della sua gratitudine aveva messo da parte la sua facciata di ragazza pacata e a modo, per trasformarsi in una persona caparbia ed astuta, la faceva sorridere non poco.
“In barba ad Haruka!”
Michiru terminò di bere il suo thé.
«Grazie al mio Talismano potevo sapere sempre dove lei si trovava, e così sapevo anche quanto tempo avevo a disposizione per terminare l'opera...» sorrise nuovamente come a voler sottolineare la vittoria che ne trasse «Haruka se ne accorse solo settimane dopo, e quando lo scoprì, si recò furiosa al mio palazzo a chiedere spiegazioni...» Michiru rise quasi come una bimba, l'essersi fatta 'notare' con Haruka era una conquista che la riempiva di orgoglio «Dopo la sua visita pensai che avrebbe lasciato morire quegli splendidi fiori, anche perché mi aveva proibito di fare ritorno su Urano per prendermene cura...» Michiru mise su un'espressione simile a quelle che faceva Usagi quando non otteneva quello che voleva... ma dopo aver elegantemente sbuffato, lasciò lo spazio al più sognatore dei sorrisi.
«Ma non fu così... per quanto Haruka mi avesse rimproverata per il mio gesto invasivo, non lasciò che il tempo lo cancellasse... eresse una barriera magica a protezione del roseto, e vi costruì una serra, cominciando a prendersene cura personalmente.»
Usagi immaginò l'intera scena, comprendendo che Haruka, per quanto distaccata potesse o volesse sembrare, non era il tipo da non apprezzare gesti così disinteressati.
«Da quel giorno continuai a seguire le sue peripezie nelle varie battaglie tramite il mio Specchio... fino al giorno in cui ella stessa non si presentò nuovamente al mio cospetto a commissionarmi un dipinto...»
Usagi tornò di scatto ad osservare Michiru.
«Il ritratto nella sua camera!» era senz'altro quello il dipinto a cui la ragazza di Nettuno si riferiva.
Michiru sorrise come a voler chiarire che quella era la questione a cui voleva arrivare.
«Lo avete visto quando siete entrata in camera sua, dico bene?»
Michiru piantò le sue iridi in quelle della principessina della Luna.
«Sì! Cioè... no, non esattamente,» Usagi prese tempo per capire se valesse la pena raccontarle del sogno oppure no... ma una volta considerata l'apertura che Michiru aveva avuto nei suoi confronti, decise di fare altrettanto «L'ho visto in un sogno...»
«Un sogno?» Michiru parve realmente sorpresa da questa rivelazione.
«Sì... la verità è che, l'altra notte ho sognato di arrivare in quella stanza e lì ho visto il dipinto di cui mi state parlando... era meraviglioso, e vedendolo avevo intuito fosse opera vostra...»
«Voi, siete realmente convinta... che fosse un sogno?»
Usagi guardò sorpresa con i suoi grandi occhioni l'altra «Certo che sì... c'erano rose volanti, petali danzanti, porte che si aprivano da sole, un lupo... era chiaramente un sogno!» Usagi arrossì nell'accennare a questi fatti, ancora non capiva se queste rivelazioni potessero dipingerla come 'stramba'.
«Voi quindi credete di aver sognato tutto? Ora si spiegano molte cose...» Michiru si convinse a credere a quanto Usagi stava affermando e si fece assorta nei suoi pensieri.
«Cosa intendete principessa Michiru?»
La ragazza di Nettuno non era ancora certa di come affrontare l'argomento... avrebbe voluto procedere con l'ordine che si era creata mentalmente prima dell'arrivo della principessina ma... forse la questione andava affrontata direttamente di petto.
«Non so dire quanto di quello che vi sia accaduto la scorsa notte fosse reale e quanto no, ma posso assicurarvi che da quando avete messo piede in quella camera, gli eventi si sono verificati per davvero.» Usagi trasalì al rapido ricordo dell'animale che le ringhiava avvicinandosi, lei che si rifugiava sotto la tenda, quella voce preoccupata che urlava il suo nome...
«Quando siete entrata nella stanza di Haruka, Astrea che era rimasta di guardia ha ben pensato di adempiere al suo compito e di attaccarvi, vedendovi come un'intrusa...» Michiru descrisse il tutto rapidamente, ma lo fece con la precisione di chi fosse stata lì in quel momento.
«Odango!» no! Non era stato pronunciato il suo nome... Usagi se ne ricordò solo ora.
«... Haruka fortunatamente era appena rientrata da una missione, insospettita dall'aver trovato il suo castello spalancato, lo percorse pervasa da un brutto presentimento.» il tono di Michiru si fece afflitto «Quando giunse nelle sue stanze ebbe solo il tempo di lanciarsi in frapposizione tra voi ed Astrea, che in quel momento, ormai lanciata all'attacco, avrebbe ignorato anche l'ordine della sua amata padrona.»
Usagi provò a focalizzare la scena, che ora assumeva dei contorni più chiari.
«Astrea affondò i suoi denti nel braccio destro che Haruka aveva usato come scudo. Una volta liberatasi dalla morsa, dispiegò la tenda strappata in cui vi trovò priva di sensi...» Michiru le rivolse un delicato sorriso «Probabilmente la tensione del momento vi aveva fatta svenire, così Haruka vi prese in braccio e decise di ricondurvi a casa... la ferita però non era una di quelle da sottovalutare, e mentre si ritrovava ad attraversare la serra, il dolore si fece insopportabile...»
Usagi si portò le mani al viso... “Haruka si è ferita per colpa mia??”
«Così visto che stavate dando segni di ripresa, decise di lasciarvi lì, valutando che da quel luogo non sareste potuta rientrare nel palazzo e quindi vi sareste diretta verso il portale...»
Usagi stentava ancora a credere a questa notizia... lei era realmente convinta di aver sognato praticamente tutto! Ma con questi tasselli, il puzzle degli avvenimenti combaciava fin troppo bene...
«Poi venne qui da me, affinché l'aiutassi a curare la lacerazione...»
«Io... non lo sapevo...» la voce di Usagi suonò realmente dispiaciuta.
«Lo so Lady Serenity... voi non potevate saperlo, ed Haruka stessa non voleva che voi ne veniste a conoscenza...»
Usagi si destò dai suoi pensieri.
«Non voleva che lo sapessi?»
Michiru la guardò con tormento.
«Haruka è fatta così. Lei vuole alzare un muro tra lei e voi.»
Una volta dette quelle parole, Michiru sentì un grosso peso lasciare la sua coscienza.
“Un... muro?”
«Haruka è una persona difficile da prendere, ed è una persona che difficilmente esprime ciò che realmente sente. Quindi ha pensato che per evitare di affrontare il problema alla radice, doveva allontanarvi in modo deciso.»
Michiru trasse un profondo respiro come a voler darsi un'ultima carica.
«Questo è quanto avevo da dirvi.»
Usagi la osservò ancora indecisa su cosa dire.
«Principessa Michiru...» poteva leggere negli occhi dell'altra lo sforzo che aveva compiuto nel rivelarle quelle informazioni... Michiru aveva molto a cuore Haruka, questa cosa trapelava da ogni sua espressione, e come lei stessa aveva confessato poco prima, ne era innamorata... era quindi lampante il fatto che fosse stato difficile per lei svelare i segreti dell'altra al fine di aiutare quella che appariva come una possibile rivale a capire meglio Haruka... e magari a riavvicinarla...
«...grazie.»
Michiru mosse il capo in segno di diniego.
«No Lady Serenity, grazie a voi...» Le iridi color mare si persero in quelle blu elettriche «Sono certa che non sprecherete l'occasione di provare a raggiungerla.»

*       *       *


L'incontro su Nettuno aveva rasserenato non poco la principessina.
Ancora non le era chiaro cosa avesse spinto Michiru a prendere le sue parti nella faccenda, ed aiutarla svelando le reali motivazioni dietro le gesta di Haruka.
“Non me lo perdonerò mai...” questo era l'unico pensiero che si affacciava al ricordo dell'astio che si era permessa du provare nei confronti di Michiru senza sapere nulla di lei.
Quella ragazza aveva sacrificato il suo cuore di donna, mettendo da parte addirittura i suoi sentimenti pur di aiutare Usagi, e di questo le sarebbe stata grata in eterno.
Haruka non la odiava, semplicemente sapeva qual era il suo compito.
Usagi era stata un'egoista a pensare solo ai propri sentimenti.
Si era talmente lasciata trasportare dai suoi impeti, da scordare che gli oneri di entrambe ne precludevano una possibile amicizia... o un qualsivoglia rapporto.
Se ne era dimenticata per troppo tempo, ed ora quella busta che teneva tra le mani non glielo permetteva più.
Era una piccola busta azzurra, decorata con una minuscola dorata rosa tribale, posta nell'angolo in basso a destra... sul retro a chiuderla un sigillo riportava leggibile un cerchio circoscrivente una croce.
Usagi si prese qualche minuto prima di decidersi ad aprila, tanto prima o poi avrebbe dovuto comunque farlo.
All'interno vi era un invito, la carta era stata profumata con una spruzzata di profumo di rosa, ed il mittente aveva affiancato il tutto con una breve lettera di accompagnamento:


Splendida Principessa Serenity,

Ho pensato di farvi dono gradito indicendo un ballo a palazzo,
al prossimo plenilunio, che come ben saprete si terrà tra due settimane.
Si tratterà di un'occasione rilassante dove poterci finalmente incontrare e conoscere accompagnati da gioiose risate, deliziosi manicaretti e fine musica.
Trovo che si rivelerà certamente meno oneroso rispetto a più rigidi incontri formali,
e spero concorderete con me, apprezzando l'idea e prendendovi parte.
In attesa di quel giorno, vi auguro di passare ore liete affinchè anche il nostro incontro si possa rivelare dei più gradevoli.

Cordialmente Vostro
                                                                                                                              Principe Endymion



Usagi lesse il contenuto della busta un'unica volta in rapidità.
Terminata quest'operazione si distese sul suo letto ad osservare il soffitto.
Il suo dovere di principessa la vedeva costretta ad accettare l'invito, e le aspettative di tutti, la spingevano a dover incontrare il ragazzo dai capelli corvini nella speranza che il loro fidanzamento fosse annunciato al più presto, in modo da vederla incoronare Regina e prendere il posto della madre.
Usagi lo sapeva bene, questo era stato il suo pane quotidiano da sempre.
Conosceva i suoi doveri, e conosceva il futuro che le era stato prestabilito.
E fino a quel giorno non aveva mai vagliato l'idea di opporvisi...
Lei era sempre stata convinta che il principino che le teneva compagnia nei suoi sogni fosse il principe incontrato quando era ancora una bambina e sua madre l'aveva presentata a tutti i nobili dei regni... ne era sempre stata certa, e non vedeva l'ora di conoscerlo di persona...
Il destino però l'aveva portata su ben altra strada.
Non era Endymion il ragazzo custode delle sue notti... ma Haruka.
Mai avrebbe pensato che lui potesse essere una lei.
La cosa non la turbava minimamente da un punto di vista morale, anche perché nella sua mente era tutto molto semplice:
Lei provava qualcosa per Haruka.
Non era sicura di cosa fosse, ma almeno non dubitava di provare dei sentimenti nei suoi confronti.
E lei sapeva benissimo che non era costretta a sposare il principe della terra.
Nessuno l'avrebbe mai obbligata.
La stessa Regina Selene era divenuta Regina succedendo a sua volta alla madre, e senza prendere mai marito.
Non era cosa tanto impensabile, nel Regno Argentato non era concesso il matrimonio tra persone appartenenti alla famiglia reale con persone di ceto inferiore, ma questo non precludeva la possibilità di vivere questi amori.
Sua madre aveva appunto seguito questa strada: si era innamorata di un abitante della Luna, e dal loro amore era nata Usagi.
Il motivo per il quale il matrimonio non è concesso tra persone di differente rango non ha radici razziali, bensì pratiche.
Solo chi porta dentro di sé il potere degli astri come lei o le altre principesse può vivere in eterno.
Il tempo per queste persone è un concetto che quasi non esiste, mentre per tutti gli altri abitanti dei mondi, trascorre inesorabile... proprio com'era passato per suo padre... che ormai non era più tra loro da tempo.
Anche la cerimonia di incoronazione in fondo non era altro che una fase di passaggio.
In pratica, quando la custode precedente del potere astrale decide di passare il compito alla discendente, si priva della sua fonte di immortalità, cominciando dunque a vivere il tempo nella sua interezza.
Usagi sapeva che di lì a poco sarebbe accaduto lo stesso con sua madre.
La cosa non la riempiva certo di allegria... ma era il suo compito, ed era pronta.
Quello a cui non era pronta era a scegliere se seguire quanto altri avevano impostato o il suo cuore.
Ma era certa che avrebbe dovuto chiarire i suoi sentimenti per Haruka prima del giorno del ballo.
Doveva capire cosa le stava accadendo.
Aveva bisogno di risposte.

*       *       *


Il piccolo lucernario semiaperto lasciava entrare una brezza tiepida all'interno della non troppo alta torre.
Sul massiccio scrittoio posto contro la nuda roccia vi erano sparse almeno una decina di lettere... tutte richieste formali di incontro.
Affondata nella poltrona Haruka scorreva in rapida successione l'intestazione di provenienza di ciascun foglio:

Principessa Serenity.

“A quanto pare non intende darsi per vinta eh?...”
Le sue labbra si incurvarono, quasi ad indicare che in realtà fosse felice di tanta inaspettata caparbietà.
“Forse avrei dovuto gestire la cosa diversamente... L'aver parlato con sfrontatezza e durezza non sembra esser stato sufficiente...”
Haruka si fece pensosa, le mani congiunte a coprirle le labbra.
L'ennesima occhiata all'intestazione:

Principessa Serenity.

Di colpo un sopracciglio le si inarcò.
“Come ho fatto a non arrivarci subito?” lo sguardo di Haruka si fece un miscuglio di distacco e di 'ma chi te l'ha chiesto'... «Michiru.»
Quel nome venne pronunciato in un sibilo velato di rabbia.
Haruka ribaltò la pesante scrivania assieme a tutto ciò che vi stava sopra.
«Maledizione!»
L'improvviso gesto di Haruka fece sollevare Astrea dalla sua posizione acciambellata proprio di fianco all'uscio della torre.
Haruka trasse dei profondi respiri nel tentativo di placare quel senso di frustrazione.
Ritrovata la sua solita compostezza, si gettò nuovamente sulla poltrona, questa volta di traverso, poggiando con la schiena e con l'incavo delle ginocchia sui braccioli, e lasciando cadere la testa all'indietro nel vuoto.
Era tutta colpa sua. Lo sapeva. E questo la faceva ancora più arrabbiare.
Avrebbe dovuto evitarlo dall'inizio! Ma no... lei era Haruka, a lei le regole non dicevano niente, e tanto meno il buonsenso!
Ma perché era arrivata a baciarla? Cosa le passava per la testa in quel momento? Avrebbe dovuto ignorarla fin dal principio.
Ma no. Lei aveva ben pensato di baciarla.
Chi avrebbe mai pensato che un bacio avrebbe suscitato tanto interesse?
Avrebbe dovuto limitarsi a focalizzare le sue energie unicamente nel suo destino. Avrebbe dovuto cancellare quei sentimenti di desiderio di contatto umano che provava nei suoi confronti, e sostituirli con la più mera dedizione, la stessa con la quale avrebbe dovuto semplicemente rivolgervisi.
Ma ormai era tardi per pensare di poter tornare indietro a cambiare quanto compiuto.
Quello che realmente si rimproverava era la sua codardia...
Come sempre stava scappando, rifiutandosi di affrontare apertamente la questione.
Lo aveva fatto rinviando l'incontro con Usagi, poi mentendole per allontanarla, ed ora fingendosi perennemente assente, rinchiudendosi nei meandri del suo maniero.
Haruka si premette con la mano la fronte, proprio tra le sopracciglia.
Pensare non faceva decisamente per lei...
Si sollevò con uno scatto, fino a poggiare i piedi a terra e ritrovarsi in piedi.
«Andiamo Astrea... un po' d'aria ci farà di certo bene.»
Il lupo si destò dal suo giaciglio, facendo spazio ad Haruka per uscire dalla sala, e cominciando poi a seguirla.
Le due stavano percorrendo il lungo basso scuro corridoio, cosparso di piccole fessure dalle quali filtrava la poca luce che riusciva a passarci, che collegava il bastione con il palazzo, quando l'attenzione di Haruka cadde su qualcosa di insolito che stava trotterellando all'esterno della fortezza.
«Non ci posso credere...»
Gli occhi smeraldo si ingrandirono sorpresi da quanto stava accadendo...
Due lunghi codini biondi stavano percorrendo rapidamente avanti e indietro un terreno ampio appena un paio di metri, situato poco più a valle.
La testolina buffa alla quale appartenevano, era tutta intenta nel trasportare attrezzi da giardinaggio e secchi d'acqua, in quello che sembrava uno strampalato tentativo di dissodare la terra in preparazione ad una qualche semina...
Haruka non riusciva a smettere di osservarla, e questo suo comportamento incuriosì Astrea al punto da far volgere anche l'attenzione dell'animale alla vallata.
Usagi si accingeva ora a sollevare uno dei secchi, e pian piano tentava di versare il liquido poco per volta, lungo una linea che aveva scavato pochi istanti prima... mossa che non ne volle sapere di riuscire, prima con l'insistenza dell'acqua ad uscire più abbondantemente di quanto la ragazza desiderasse, e successivamente con il capitombolo con il quale si rovesciò addosso il restante contenuto del secchio.
Camminare all'indietro non faceva evidentemente per lei.
Haruka si lasciò andare in una risata. Quella ragazzina era proprio teneramente impedita...
Era completamente sporca, dalla testa ai piedi, e persino i sui codini erano impregnati di terriccio ed erbacce che evidentemente poco prima aveva strappato, pulendo il fazzoletto di terra sul quale stava lavorando... il terreno cosparso di buchi: c'erano affossamenti profondi qui, terra smossa alla meglio là... e acqua sparsa ovunque...
“Stupida...che senso ha impegnarsi tanto?”
Gli occhi di Haruka ora erano dolci, e pieni di compassione per la goffaggine di quella testolina buffa...
«Andiamo Astrea...»

*       *       *


Usagi si sollevò dal fango nel quale ormai sguazzava.
Il sole che picchiava diritto in testa si cominciava a sentire, così tentò di asciugarsi il sudore passandosi il braccio sulla fronte... gesto non troppo saggio vista la striscia di terra che si dipinse al suo passaggio.
«Bene! Ci siamo quasi...»
Usagi corse a raccogliere i semi che teneva all'interno di un piccolo sacchetto rosa, che aveva lasciato all'esterno del rettangolo (la geometria avrebbe da ridire riguardo a questa definizione...) del pezzo di terra che aveva preparato.
«Ah! Ora non mi resta che piantarli!»
Il suo viso era luminoso come non mai, nonostante la maschera di fango che lo ricopriva in più punti...
Usagi prese tra le sue sottili dita una manciata di semi e cominciò a inserirli uno ad uno a regolare distanza, facendo ben attenzione a spingerli delicatamente in profondità.
La ragazza non deteneva quello che si poteva definire un pollice verde... ma in quanto impegno non era proprio seconda a nessuno.
«Cosa stai facendo qui?»
La voce di Haruka la fece sobbalzare per lo spavento.
Usagi sollevò lo sguardo nella direzione da cui era arrivata.
«Haruka! Salve!... ehm ecco io... stavo pensando di coltivare alcuni gigli bianchi...» Usagi arrossì nel confessare la sua idea...
Viste le mancate risposte alle sue lettere, Usagi era realmente convinta che Haruka si trovasse impegnata chissà dove nella galassia, e così sperava di riuscire a farle una sorpresa terminando il tutto prima del suo ritorno...
Haruka continuava a fissarla con una maschera di inespressività fissata sul volto, Astrea attendeva seduta all'ombra di un albero qualche metro più in là.
Usagi continuò rapida a inserire un seme dietro l'altro... non sapeva che altro dire... temeva che l'altra si sarebbe arrabbiata cogliendola sul fatto... e aspettava solo che arrivasse la ramanzina...
«Lo sa che il giglio simboleggia purezza e fascino?»
Di tutte le reazioni che Usagi si era prospettata questa era totalmente inattesa.
Stentava a credere alle sue orecchie, il tono di Haruka pareva leggero e rilassato, quasi socievole... capace tra l'altro di mostrare ancora una volta la sua ferratezza in materia di botanica e, a sorpresa, sul linguaggio dei fiori.
«Serve ad indicare anche la nobiltà e la fierezza d'animo. è il fiore ideale da regalare ad una persona fiera, onesta e di classe...» Haruka terminò la frase salendo con le sue bianche scarpe sul terreno fradicio sul quale Usagi stava lavorando.
«Fate attenzione... così vi sporcherete!» Usagi spostò la sua attenzione dalle scarpe al viso di Haruka.
«Proprio tu mi parli di fare attenzione?» Haruka trattenne il sorriso che tale incongruenza le provocava, e si chinò posando il suo ginocchio destro nel fango, sprofondandovi di qualche centimetro.
Ora anche i suoi candidi pantaloni avevano assunto la tinta del terreno.
Avvicinò il suo viso a quello di Usagi e afferrò aggressivamente con presa salda la sua mandibola, per assicurarsi la totale attenzione della ragazza a quanto stava per dirle.
«Sono tutte qualità che non mi appartengono.»
Il suo sguardo era freddo e staccato, la sua voce tagliente e ferma.
Usagi non seppe cosa rispondere, come aveva supposto, la sua presenza lì non avrebbe certo potuto essere ben accolta dopo l'atteggiamento freddo della volta scorsa.
«Ascoltami bene.» Haruka lasciò andare il volto della ragazza, interruppe il contatto visivo con la principessina chiudendo gli occhi e si rialzò per dirigersi in direzione della sua bestia «Non voglio rivederti sul mio pianeta mai più. Sono stato abbastanza chiaro?» Haruka le rivolse un ultimo sguardo prima di voltarsi completamente «E ricordati che per questa volta ti ho avvertita, ma la prossima... non lo farò.» la sua mano posava ora sul capo di Astrea che emise un sommesso ringhio, quasi a sottolineare la minaccia di ripercussioni.
Le due figure bianche sparirono in direzione del castello, lasciando Usagi ancora inginocchiata nella fanghiglia...
Le mani della ragazza ripresero lentamente a lavorare, mancavano ancora solo una manciatina di semi..
Spinse con i polpastrelli il primo seme...
Poi il secondo...
Seguito dal terzo...
Il quarto fu accompagnato dal depositarsi di un paio di lacrime sul terreno che, da quant'era zuppo, mimetizzò immediatamente le goccioline che gli splendidi occhi della ragazza avevano appena partorito...
Inserì anche il quinto...
“Non devo piangere.” Usagi chiuse gli occhi nel tentativo di fermare la nascita di quel pianto. “Sapevo perfettamente che questo era un azzardo.” ci stava riuscendo “e sapevo che lei avrebbe reagito duramente a questa mia invasione.” le lacrime si erano già fermate...
Il sesto...
Ed ecco il settimo...
Usagi voleva essere forte questa volta... Haruka aveva la straordinaria capacità di farla vacillare, oltre a quella di farla emozionare... ma questa volta era sicura delle buone intenzioni che stavano dietro il suo gesto: questi fiori erano il suo regalo per lasciarle qualcosa di suo... voleva provare a sdebitarsi per la ferita che era stata inflitta ad Haruka per proteggerla... voleva fare qualcosa per lei... voleva dimostrarle che non era una principessina indifesa ed inadatta alla vita... anche lei sapeva riuscire in qualcosa se si impegnava, e voleva mostrarglielo.
L'ottavo entrò con facilità, così come il nono... ormai ci aveva preso la mano...
Usagi osservò l'ultimo semino sul suo palmo, e chiudendo la mano lo portò vicino al suo viso, per dolcemente sussurrargli un desiderio, da custodire per lei, fino a che non si fosse dischiuso nel maestoso incantevole fiore che sarebbe diventato.
“Il giglio è anche considerato il fiore delle regine... spero dunque che mi ascolterai e lo custodirai per me, e magari chissà, riuscirai ad aiutarmi a farlo avverare...”
Ed infine il decimo.






Note:
Tanto per chiarire: Haruka e Michiru hanno all'incirca tra i 16 e i 17 anni, mentre Usagi ne sta per compiere 15. Qui stiamo parlando di anni terrestri. Nel capitolo viene fatto presente che chi ha un potere astrale ha il dono della vita eterna (ovviamente se vengono uccisi muoiono XD), diciamo che per dirla in modo semplice: il corpo cresce normalmente al nostro ritmo fino al raggiungimento del pieno sviluppo fisico (intorno ai 20-25 anni) e da quel momento in poi smette di cedere al tempo e quindi non invecchia. In questa fic la regina Selene ha già vissuto milioni (NdMary: mmmmmille!!! [cit. ingegner Cane]) di anni e quindi, sinceramente, è giustamente un po' stufa di vivere XD quindi secondo lei è il momento migliore per andare in pensione e cominciare ad invecchiare... chi non lo farebbe?? =D

Se a qualcuno interessasse leggersi lo Spin-Off sul primo incontro tra la guerriera di Urano e la principessa di Nettuno, vi lascio il collegamento al loro capitolo "I Colori dell'Anima".

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Capitolo 6
*** Il Raccolto della Tempesta ***





     6-Il Raccolto della Tempesta

Haruka non poteva credere a tanta ostinatezza.
Questa volta era stata chiara, l'aveva minacciata, aveva minacciato la ragazza verso la quale aveva giurato eterna fedeltà e protezione, ma a quanto poteva vedere, a quella testolina buffa le cose entravano in un orecchio ed uscivano dall'altro.
Da quando le aveva intimato di non rimettere piede su Urano, Usagi era tornata giornalmente, furtiva come un ladro (o almeno così era convinta...), ad annaffiare le sue piantine che crescevano incredibilmente rapide.
Haruka l'aveva attentamente osservata da una delle finestre della sua torre, e davvero non sapeva se trovare detestabile o adorabile tanta forza di volontà...
Continuare ad ignorarla...?
Era l'unica soluzione che il cervello di Haruka erogava.
“Prima o poi si stancherà.”
Lo sguardo di Haruka era nuovamente freddo e distaccato, la sua mano posava sul davanzale della finestrella dalla quale la stava ancora osservando.
“Si stancherà.”
Usagi concluse di versare l'acqua con non poca fatica, accucciata come un micetto si osservò ben bene attorno con rapidi movimenti del capo prima di assicurarsi che nessuno la stesse notando, e quando dedusse fosse il momento giusto per svignarsela, si alzò con un balzo felino, col quale sfortunatamente inciampò.
Sbattuto a terra il ginocchio, una fitta si profuse lungo tutti i suoi nervi come una scossa elettrica.
«Che maleeeee!!»
La ragazza resistette a quel dolorino, e rialzatasi continuò la sua fuga in rapidità. L'idea che Haruka potesse intercettarla si prospettava più dolorosa di un ginocchio sbucciato.
Haruka scoppiò a ridere. «Che imbranata...»
La dolcezza con la quale la stava osservando sparì assieme alla scomparsa di quei codini biondi dietro una collina.
La guerriera di Urano si levò dalla parete sulla quale appoggiava la spalla, e si diresse verso la sala-cattedrale.
Lì Astrea stava riposando tranquilla ai piedi del trono, ma si destò immediatamente appena percepì la presenza della sua padrona nel varcare la soglia della sala.
L'animale si alzò in piedi, attendendo l'avvicinarsi di Haruka la osservava come ad interrogarsi sul perché fosse venuta lì.
Arrivata in fronte allo splendido lupo dal manto bianco, le si inginocchiò per poter prendere il muso dell'animale con la mano, e posare la sua fronte contro quella di Astrea «Fa buona guardia...» i loro occhi ora si rimiravano intensamente «Specialmente a quell'incosciente...» Haruka sorrise allegra ad Astrea, come a volerle dimostrare quanto la sua fiducia nei suoi confronti fosse totale.
Terminata la raccomandazione, Haruka mosse con decisione il pelo tra le orecchie dell'animale per salutarlo, e si diresse a ritirare il suo Talismano.
Una volta assicurato alla cinta, piantò il suo sigillo nella parete aprendo il varco multidimensionale, e dopo aver ornato il suo viso dell'espressione più decisa che poteva, vi si lanciò.

*       *       *


«Questo qui sarebbe perfetto! E pure quest'altro...» Luna teneva in mano metà del guardaroba della sua signora, e ne aveva già scartato l'altra metà «No aspettate...» la sua attenzione venne letteralmente rapita da un capo ancora appeso nell'armadio «QUESTO!»
Le feste la mettevano sempre di buon umore.
Usagi lo sapeva bene, ad ogni compleanno della ragazza si era ripresentata la stessa solfa: Luna che corre su e giù come una matta tra i pochi metri che separano il guardaroba dal letto (dove questa volta Usagi era seduta), facendo lo slalom tra i cumuli di vesti appallottolate ed escluse dalla selezione che tappezzavano il pavimento, in cerca dell'abito perfetto.
«Luna... è solo un ballo! Non serve farsi tanti scrupoli, quello che hai in mano andrà benissimo...» Usagi pensò fosse una buona idea tentare di sminuire l'evento nel tentativo di smontare un po' le aspettative e la frenesia che muoveva la sua ancella.
«SOLO un ballo?? Ma non dica fesserie!»
La trovata sortì l'effetto contrario.
«Non è un semplice ballo! È uno splendido ballo in maschera mia signora! E si terrà nello sfarzoso palazzo del pianeta azzurro! Voi non avete idea della blasfemia che avete appena proferito!» Luna era ora sognante, adorava i balli e le feste, ma tra tutti aveva sempre prediletto quelli indetti sulla Terra, a detta sua, erano i più appariscenti e lussuosi dell'intero Sistema Solare.
L'evento quindi non poteva essere definito semplice, comune o banale...
Usagi decise di arrendersi al suo destino di passare le prossime ore in balia delle più assurde richieste della sua ancella, e del togli-metti di abiti che avrebbe dovuto provare.
«Oh mia signora! Sarà splendido! Voi sarete splendita!» Luna osservava la sua principessa con gli occhi luminosi come quelli di una Idol il giorno del debutto su un vero palco «Vedrete! Sarà la serata più bella della vostra vita!»
Usagi lo dubitava, ma vedere Luna che ad occhi chiusi ora stava improvvisando un valzer accompagnata dall'abito che stava stingendo tra le braccia non poteva non metterla di buon umore.
«Perché non vieni anche tu?»
Luna interruppe il suo volteggio per fissare la sua signora.
«Ma cosa dite! È un evento riservato agli invitati altolocati! Non alla servitù.» Luna rispose quasi incredula all'assurda idea di Usagi.
«Mi stai  dicendo quindi che non ti piacerebbe prendervi parte?» Usagi era certa che stuzzicare l'ancella le avrebbe fatto confessare i suoi veri sentimenti a riguardo.
Luna ci rifletté un po' su, poi si soffermò a fissare la sua immagine, riflessa nell'enorme specchio a parete, con il magnifico abito di Usagi che, ancora stretto dal suo abbraccio, ne risaltava la bellezza donandole un tocco di regalità.
«Sarebbe stupendo certo...» gli occhi dell'ancella non si distoglievano da quel riflesso «Ma come ho già detto, io sono solo un'ancella, e non vi posso prender parte.» Lo sguardo di Luna si fece spento per un istante quasi impercettibile, per poi tornare luminoso come poco prima «Perciò! Ora pensiamo a Voi mia signora! Penso che questo sia proprio la scelta giusta, anche se...» Luna posò gli occhi su un abito a terra tra quelli precedentemente scartati...
«Quello andrà benissimo Luna.» Usagi pronunciò con decisione la sua scelta prima che l'altra potesse ricominciare ad impazzire per l'ennesima riesamina delle vesti «Ora dovremmo pensare al tuo!»
Luna tornò a guardare la principessa.
«Usagi-sama, come Vi ho appena spiegato-»
«Ho detto che ora penseremo al tuo abito!» Usagi sfoderò  il suo irresistibile sorriso «Sono la principale invitata al ballo dato in mio onore, nonché futura Regina, se io dico che sei invitata, nessuno troverà da obbiettare!»
Luna non interruppe Usagi, che in qualche modo la stava riuscendo a convincere.
«Molto bene! Forza, andiamo a cercarne per te!» Usagi sentì il suo cuore finalmente leggero all'idea di potersi concentrare su una cosa tanto frivola, ma al contempo utile per poter fare qualcosa di bello nei confronti della sua migliore amica.
«Ma mia signora... io non ho nessun abito così curato...» Luna era troppo allettata dal voler accettare l'opportunità di presenziare per davvero al ballo (anziché sempre e solo sentirne parlare dagli abitanti più in vista del Regno Argentato...) da tentare di persuadere la sua signora da quest'iniziativa... ma essendo per l'appunto solo un ancella, sapeva di non possedere un abito adeguato ad un simile evento.
«Allora scegline uno tra i miei!» Usagi le indicò il cumulo di stoffe sparse «Prendi quello che più ti piace, poi chiameremo qualcuno ad aggiustartelo e a renderlo più tuo!»
Gli occhi di Luna si fecero enormi a osservare la quantità di vesti sparse e che ora apparivano come decine di deliziose caramelle tra cui il suo io bimba poteva scegliere senza alcuna riserva.
«Mia signora...» Gli occhi di Luna erano gonfi di commozione.
«Su Luna! Dico sul serio, scegli quello che pensi ti stia meglio-»
La frase di Usagi fu interrotta dal brusco e repentino abbraccio con il quale l'ancella le si lanciò al collo, rovesciando entrambe sulle morbide e vellutate lenzuola del letto.
«Usagi-sama...»
La principessa rimase stupita in un primo momento dalla reazione tanto accentuata di Luna, ma quando la sentì lasciarsi sfuggire un soffocato pianto di gioia, Usagi non ebbe più spazio per altre emozioni se non quella di volerla stringere in un abbraccio.
«...grazie...»
Usagi sorrise dolcemente e strinse al suo petto la testa di Luna, concedendosi di restare abbracciate il tempo che l'ancella avrebbe ritenuto necessario.
«Grazie a te Luna, per tutto quello che hai sempre fatto.»

*       *       *


«Sapevo che sarebbe successo...»
La ragazza dai capelli acquamarina smise di sfregare il suo archetto contro le corde del suo amato strumento.
Ripose entrambi ad un lato, e si rivolse al suo ospite.
«Sapevo che saresti tornata per rimproverarmi.»
Il sorriso che Michiru sfoderò entrava in chiaro contrasto con lo sguardo furioso con il quale Haruka la stava fissando.
«Perché l'hai fatto Michiru?»
Il sorriso di Michiru mutò da candido ed innocente a sarcastico e provocatorio «Perché sapevo che in questo modo avrei attirato la tua attenzione...» la ragazza accompagnò la sua dichiarazione avvicinandosi alla bionda che stava appoggiata alla colonna centrale del porticato del monolocale, ed una volta giuntale vicina, posò entrambe le sue delicate mani sul petto della bionda, avvicinando il suo viso ad appena un soffio da quello dell'altra «È questa la risposta in cui speravi?» lo sguardo di Michiru assomigliava straordinariamente a quello di una volpe.
«Mpf» Haruka si lasciò andare, non riusciva a mantenersi arrabbiata più di tanto al cospetto di Michiru «Attenta...» la profondità con la quale ora stava parlando Haruka fece trasalire Michiru «... a giocare con il fuoco, potresti rimanere scottata.»
Un sorriso trionfante ora svettava sulla bionda.
Michiru l'osservò quasi intimorita sul momento, ma non volle dare all'altra il tempo di notare l'effetto che le aveva suscitato, spinse leggermente contro l'altra per darsi lo slancio che necessitava per allontanarsi «Oh... e se io non attendessi altro che bruciare per mano tua?» Michiru le sorrise con malizia, per poi voltarsi in direzione opposta ed incrociare le braccia.
«Perché?» Il tono di Haruka era tornato serio.
«Perché la fine è prossima.» La risposta di Michiru gelò l'atmosfera nella stanza.
«Non essere stupida!» Haruka venne assalita da una rabbia improvvisa, legata all'impotenza di cui la dichiarazione dell'altra era intrisa «Possiamo ancora scongiurare la catastrofe!»
Michiru non rispose, ne a parole ne a gesti.
«Stiamo setacciando ogni angolo della galassia! Stiamo rispondendo ad ogni minaccia di pericolo, anche le più insignificanti! Ogni guerriero del Sistema Solare lavora giorno e notte per trovare quale possa essere la causa dell'imminente rovina che è stata annunciata!» Haruka non accettava di sentire le parole 'fine' 'inevitabile' o 'resa' «Ora sono stati allertati anche i regnanti della Terra! Il principe Endymion stesso ha offerto la collaborazione dei suoi uomini, dispiegando interi eserciti al servizio della causa-»
«Questa volta non c'è niente che possiamo fare Haruka.»
La bionda si zittì.
«Stronzate...»
«È così, e tu lo sai.» Michiru ora era tornata a fissarla, le sue iridi color del mare puntavano ferme su quelle verdi smeraldo.
Haruka ne sostenne lo sguardo, per interi minuti le due rimasero in silenzio.
«Maledizione...» Il pugno di Haruka andò a sbattere contro la colonna sulla quale prima poggiava.
Haruka si lasciò cadere a terra, seduta sul porticato, decise di riutilizzare quella trave come schienale, e con lo sguardo rivolto al soffitto riprese a parlare.
«È buffo...»
Michiru la guardò sorpresa.
«Tutte queste settimane passate a lottare invano... eppure ero certa che alla fine ci saremmo riusciti...»
Michiru percepì la sfumatura che il tono di Haruka ora aveva assunto, rassegnazione.
«È buffo scoprire che tanta certezza derivava unicamente dal fatto che tu non ti fossi ancora arresa... »
La ragazza di Nettuno addolcì lo sguardo, e si diresse accanto l'altra.
«Hai paura?» Michiru ora osservava il mare.
Haruka chiuse gli occhi e sorrise, ma non rispose alla domanda «Tu ne hai?»
Michiru chiuse a sua volta gli occhi «Sì.»
Haruka spalancò gli occhi e fissò l'amica, mai avrebbe creduto di sentirle pronunciare una cosa simile.
Michiru si prese del tempo prima di tornare a porre la stessa domanda di poco prima «Hai paura Haruka?»
Le loro iridi ora si incontravano di nuovo.
«Sì»
A sentire quella parola, Michiru sentì la sua inquietudine placarsi almeno un po'... ora sapeva di non essere la sola.
Si sedette dall'altro lato della trave, poggiando la schiena su di essa in contrapposizione a quella di Haruka, e concedendosi di lasciar vagare il suo sguardo sull'oceano.
«Non dovresti lasciare che la paura ti impedisca di essere felice.»
Haruka ascoltò le parole di Michiru spostando la sua attenzione dal soffitto al dipinto che ritraeva la principessa della Luna.
«Non dire sciocchezze.» la voce della bionda era tornata a farsi distaccata «Io sono la guerriera posta a protezione del Silver Millennium, la mia missione non prevede alcun tipo di distrazione, e lo sai bene anche tu.»
Michiru si rattristò a sentire l'ennesima riconferma dei loro ruoli.
«È solo per questo motivo che hai deciso di allontanarla in partenza?» Nella voce della ragazza di Nettuno non c'era traccia di rimprovero, ma solo un velo di curiosità.
«Michiru, sai benissimo che a noi non è concesso di vivere un'esistenza normale. Lei presto diverrà Regina, e questo ci metterebbe in una posizione ancora più scomoda.»
«Secondo me invece tu stai solo scappando.» il tono di Michiru si era fatto serio «Hai paura che lei possa non provare gli stessi sentimenti che tu provi per lei, hai paura che ti possa rifiutare, hai paura ad ammettere che ne sei innamor-»
«No, non confondere le cose Michiru.»
La risposta di Haruka fu secca ed interruppe concisamente l'argomento.
«Ho paura di perderla sì, ma questo è quanto.»
A queste parole Michiru si voltò verso Haruka, spostando anche il suo corpo in una posizione che le consentisse di sederle affianco.
Haruka sollevò le braccia che fino a quel momento avevano poggiato sulle sue ginocchia leggermente flesse, e si mise ad osservare i palmi delle sue mani «Ho paura che se ora dovessi lasciarmi andare ad inseguire quest'effimera felicità, verrei meno ai miei doveri, e mi distrarrei dal mio compito al punto da perdere realmente l'opportunità di fermare quest'imminente catastrofe.»
Lo sguardo di Haruka era un misto tra rabbia, frustrazione e disperazione, Michiru le posò la mano sinistra sulla spalla, destandola da qualunque immagine Haruka stesse focalizzando in quelle mani che ora stringeva come pugni. «Michiru-»
La ragazza dai capelli acquamarina interruppe l'altra prendendole, con la restante mano libera, la sua, ed iniziando ad intrecciare lentamente le loro dita.
«Cosa-»
«Haruka, non ti preoccupare, non sei sola, insieme riusciremo a raggiungere la meta»
I loro visi si trovavano ad un soffio, gli occhi rassicuranti di Michiru cercavano di infondere in quelli di Haruka tutto l'incoraggiamento di cui era capace.
Entrambe sentivano chiaramente che la fine del Regno Argentato era inevitabile, sapevano che questa volta non ci sarebbe stato niente da fare, ma quelle parole, servivano a Michiru quanto ad Haruka per ricordarsi che anche nell'ora più buia, potevano sempre contare sull'appoggio dell'altra.
«È ancora troppo presto per arrendersi. Forse i nostri sforzi saranno vani, ma faremo tutto quello che è in nostro potere per ribellarci al destino. E lo stesso vale per Usagi.»
Haruka assunse un'espressione stupita a sentire Michiru pronunciare il nome della testolina buffa senza aggettivi onorifici o titoli nobiliari.
«A quanto vedo siete diventate piuttosto amiche eh?» Haruka inarcò un sopracciglio con fare inquisitorio.
«Abbastanza sì.» Michiru non si lasciò sfuggire l'occasione per smorzare la tensione che si era venuta a creare con i discorsi precedenti «Tanto più che nelle varie occasioni che l'ho avuta ospite qui, si è sempre spogliata senza fare troppe storie...»
Haruka sorrise divertita alla punzecchiata lanciatale da Michiru.
«Ahah, e io che pensavo di aver guadagnato punti con un bacio... Ci sono altri dettagli interessanti di cui intendi rendermi partecipe a riguardo? A saperlo mi sarei offerta per una cosa a tr-» Haruka si interruppe di repente, voltandosi verso l'oceano, sovrastato ora da un'enorme nube carica di pioggia che attendeva solo di scatenarsi.
«Il vento ha portato con sé l'odore...» Sulla fronte di Haruka comparve luminoso il simbolo del suo pianeta, seguito da una fitta di dolore che la ragazza finse di non sentire.
«...del mare in tempesta.» Michiru completò la frase, non riuscendo però a nascondere altrettanto bene lo strazio comparso assieme al segno del suo astro.
Le due si alzarono senza esitazione, mentre Haruka continuava ad osservare preoccupata la minacciosa nube che si avvicinava sempre più, Michiru si diresse al suo Specchio, dove si concentrò a focalizzare la visione che le stava riservando.
«Dove» il tono di Haruka era tornato quello serio.
«Ai confini del Sistema Solare, alle colonne del Ponto Axeinos, nemici provenienti da una cometa di passaggio vicino a Plutone.»
«Ho capito.» Haruka portò la mano all'elsa e mosse il primo passo in direzione del varco che si apprestava a riaprire.
«Haruka...» La voce di Michiru era intrisa di angoscia.
«Si?» Haruka non cambiò posizione per voltarsi indietro, ma si limitò a curvare la testa in modo da far comparire Michiru nella sua visuale.
«Se mai dovessimo rinascere ed incontrarci in una vita futura...» Michiru si prese il tempo per trovare il coraggio per tirare fuori quello che per tanto tempo aveva tenuto solo dentro sé...
«... sappi che farò di nuovo di tutto, per rimanere scottata dall'intensità del tuo abbraccio... a costo di rimanere ustionata, mi avvicinerò al tuo fuoco, e con esso fonderò i nostri cuori per sempre.»
Haruka sorrise a quest'affermazione, evidentemente la provocazione che le aveva lanciato appena arrivata non le era sfuggita.
La guerriera di Urano si voltò verso il passaggio che aveva appena aperto.
«Addio Michiru...» Haruka pronunciò queste parole con un filo di voce, che divenne ancora più flebile durante la conclusione «... grazie di tutto.»
Haruka strizzò gli occhi per chiuderli ed allo stesso tempo cancellare ogni forma di pensiero che lei era certa si sarebbe formato nella sua mente e l'avrebbe fatta tornare sui suoi passi, e si lanciò nel passaggio.
Michiru osservò il luminoso varco farsi sempre più piccolo, sino a sparire nel nulla dal quale era comparso.
Il suo sguardo si spostò dal cumulo di nubi, che aveva appena cominciato a riversare il suo contenuto di acqua e fulmini, alla base della trave dove poco prima Haruka sedeva.
Al suo posto, un delicato bocciolo di rosa gialla.
«Addio Haruka...»

*       *       *


Luna non credeva ai suoi occhi.
L'immagine riflessa nell'enorme specchio del salone nel quale si erano spostate per aggiustare l'abito, era quella di un'elegante ragazza aristocratica, dalla pelle candida e pura, e dai fluenti capelli corvini, che ondulatamente scendevano lungo tutta la schiena.
«Sei magnifica Luna!» Usagi portò le sue mani chiuse in preghiera al mento «Farai un figurone!»
Luna normalmente avrebbe zittito la sua signora con qualche ramanzina sui suoi modi poco eleganti di rivolgere complimenti... ma questa volta lo specchio le dava ragione: era magnifica!
«Ancora non posso credere che mi abbiate convinta a seguirVi in quest'idea malsana...»
«Quante storie Luna! Dovresti rilassarti un po' e pensare a divertirti per una volta! Vedrai che andrà tutto bene, ci divertiremo e non ci saranno problemi!»
Luna stentava a credere che realmente sarebbe andato tutto per il meglio, ma forse questa volta valeva la pena assecondare Usagi.
Il sarto che stava riponendo al loro posto i suoi attrezzi da cucito, si permise di unirsi alla conversazione per porgere a sua volta i complimenti all'ancella.
«Sarete splendida signorina Luna, quest'abito le calza a pennello, e sono certo attirerà l'attenzione degli altri ospiti e chissà, magari di qualche interessante giovanotto che la inviterà a danzare...» l'uomo dai baffetti sottili ed arricciati strizzò l'occhiolino alle due ragazze.
«Ma cosa dite? Io intendo andare al ballo solo per accompagnare la mia signora! Non avrò certo tempo da perdere dietro certe sciocchezze...» Luna divenne rossa in viso... l'idea non le aveva mai sfiorato la mente... ma forse quella sarebbe stata l'occasione giusta per incontrare nuovamente Artemis... e magari lui l'avrebbe invitata ad unirsi alle danze...a questi pensieri la tinta delle sue gote si fece rosso paonazzo «Quella serata è l'occasione di incontro tra la mia signora ed il principe Endymion! Il mio compito sarà assicurarmi che tutto proceda per il meglio e senza intoppi, tutto qui.»
Usagi ed il sarto si lanciarono un'occhiata di complicità, entrambi sapevano che con quell'affermazione l'uomo aveva colpito nel segno.
«Se abbiamo finito allora io mi congederei...» La sua voce riportò l'attenzione di entrambe al gentile sarto «Sapete, è in arrivo un'intensa tempesta che sta passando attraverso l'intero Sistema Solare...» l'uomo fece una smorfia accompagnato con un gesto con il quale cercava di render partecipi le due giovani dell'orribile sciagura che l'incontro tra quella pioggia ed i suoi capelli  si sarebbe rivelata.
«Certamente! Potete andare, grazie ancora per la disponibilità dimostrataci.» Usagi gli rivolse uno smagliante sorriso di riconoscenza.
«Grazie a Voi per esserVi affidate alle mie mani, mi auguro tutto volga al meglio al ballo, e che possiate fruirne al meglio!» L'uomo si inchinò vistosamente, fino quasi a toccare il pavimento con il naso, poi, raccolta la sua borsa si diresse a rapidi passetti ravvicinati tra loro in direzione dell'uscita del palazzo.
«Personaggio simpatico il sarto di corte...» Usagi ridacchiava ancora all'immagine di quell'omino mingherlino e slanciato che usciva buffamente dalla stanza.
«E decisamente abile aggiungerei...» Luna indicava il suo nuovo abito, pronta a lanciare la tanto attesa frecciatina «se consideriamo che è riuscito a restringere quest'abito sino a farlo calzare alla mia snella figura... io proporrei di definirlo un mago!»
Usagi gonfiò le guanciotte in risposta dell'insulto velato che Luna le aveva rivolto «Sono solo un po' abbondante! Sono in fase di sviluppo io! Tsk... ma guarda te che razza di irriconoscente...»
Luna ammorbidì il suo sguardo, cancellando la smorfia di cattiveria che aveva assunto.
«Grazie infinite Usagi-sama-»
«U-sa-ko!»
«Grazie infinite, Usako.»
Le due si osservarono per qualche secondo, la loro amicizia era qualcosa di prezioso, ed entrambe ne erano convinte.
«Ora... riguardo all'atteggiamento che dovrete tenere al cospetto del principe Endy-»
«Per l'amor del cielo Luna no! Non cominciare a dirmi come vuoi che mi comporti con lui.»
«Ma mia signora... vorrei solo darle qualche utile consiglio da seguire per non perdere la faccia...»
Come risposta Usagi le mostrò la lingua.
«Usagi-sama! É esattamente a questo genere di atteggiamenti che mi riferivo-»
«Luna, tranquilla! Non ho intenzione di sfigurare al ballo, ne tanto meno in presenza del principe, non ti preoccupare.»
Luna la guardò sospettosa.
«Daccordo allora... che ne dite di discutere sul tipo di discussione sarà più consona tenere con lui?»
L'ancella si aspettava l'ennesima sceneggiata dalla principessina, ma questa volta le se aspettative non furono seguite da reazioni strampalate, bensì da un'Usagi seria e leggermente malinconica.
«Luna... io non sono obbligata a prendere in marito il principe della Terra, giusto?»
Luna strabuzzò gli occhi.
«Come sarebbe a dire?!»
«Rispondi e basta!»
«Certo... in realtà non c'è nessuna legge che la obblighi... ma lui è l'unico principe dell'intero regno, è l'unico uomo appartenete ad un tale rango da poter divenire Vostro marito... per non parlare poi del fatto che un unione tra i due sovrani delle due fazioni del Sistema Solare costituirebbe un'ancora più salda alleanza...»
«Lo so Luna... mi chiedevo solo se appunto avessi scelta...»
«Benedetta ragazza... una scelta c'è sempre! Non dovreste dubitarne... ma cosa sono questi discorsi tutti d'un tratto? Per caso non vi piace? A me sembrava un bel ragazzo...»
«Tu credi nell'amore Luna?»
Se prima l'ancella pensava di aver sgranato gli occhi al massimo delle loro possibilità, ora sapeva che quel limite si poteva superare.
«Credere nell'amore?! Ma mia signora cosa-»
«Uffaa! Luna... rispondi e basta...»
Luna si lasciò sfuggire un sospiro, per quanto si sforzasse non era mai riuscita ad entrare nella testa di Usagi... quindi decise di lasciar perdere la logica e di cominciare ad assecondarla nel discorso.
«Beh, io credo che l'amore esista ovviamente...»
«Si ma... l'hai mai provato?» La curiosità di Usagi non le permise di tenere a freno la lingua mentre Luna stava ancora parlando.
«Se mi sono mai innamorata?... sinceramente non penso proprio, non ho mai avuto tempo da sprecare per queste cose, ero troppo impegnata ad occuparmi della Vostra educazione-»
«Secondo te, sarebbe giusto sposare una persona senza prima conoscerla davvero?... E sarebbe onesto sposare quella persona provando qualcosa per qualcun altro?»
Quest'affermazione riportò Luna alla sua classica allerta guardinga.
«Siete innamorata di qualcuno?!?»
Usagi si strinse nelle spalle sorpresa dalla deduzione alla quale era giunta l'amica.
«Parlavo in linea teorica Luna!»
«A giudicare dall'intensità che ci mettevate non si direbbe...» Luna lanciò un'occhiata di sfida.
«Era una semplice curiosità! Mi chiedevo se fosse corretto da un punto di vista morale...» Usagi tentò un'arrampicata sugli specchi.
«Mmm... beh, personalmente penso che se una persona è consapevole dei sentimenti che prova verso un'altra, dovrebbe rispettare se stessa e gli altri al punto da essere onesta e seguire il suo cuore.» Luna si limitò a rispondere, la ritirata di Usagi non la convinceva poi molto, ma in fondo non aveva reale motivo di dubitare della sua signora.
“Dovrebbe rispettare se stessa e gli altri al punto da essere onesta e seguire il suo cuore...”
Ma cosa le stava dicendo il suo cuore?
Ogni giorno nelle ultime settimane lo aveva passato pensando ad Haruka. Ma era davvero questo che desiderava?
O semplicemente grazie ad Haruka si stava rendendo conto di quanto fosse importante per lei conoscere una persona prima di innamorarsene?
«Comunque... tornando al discorso di prima, davvero state pensando di non sposare il-»
«Grazie tante Luna! Scusa ma ora devo andare, c'è una cosa di cui mi ero dimenticata...»
Usagi ormai sapeva che il metodo migliore (anzi, l'unico metodo) per defilare dalle inquisizioni di Luna fosse quello di scappare di fretta dalla stanza, e così fece.
«... Benedetta ragazza...»

Usagi frugava tra i suoi cassetti in cerca di un ombrello.
Quand'era piccola, sua madre gliene regalò uno rosa, con un grazioso coniglietto bianco disegnato su una delle sezioni che lo componevano.
Non lo aveva mai usato, in fondo non si era mai azzardata ad uscire dal palazzo quando il tempo non lo permetteva, ma sapeva che lo aveva conservato in uno dei suoi cassetti.
«Eccolo!»
Il volto della ragazza si illuminò al ritrovamento.
«Con questo potrò creare un riparo sicuro per i gigli...»
La ragazza non si era scordata di quanto aveva detto il sarto, era in arrivo una perturbazione che avrebbe colpito uno ad uno tutti i pianeti, e non poteva permettere che i delicati e ancora troppo deboli fiori che stavano nascendo venissero maltrattati dalla pioggia.
Una volta stretto tra le mani l'ombrellino Usagi si diresse a passo sostenuto alla Sala di Passaggio, assicurandosi come sempre che nessuno la notasse.
Era diventata straordinariamente brava ad evitare sguardi indesiderati... Haruka non aveva di certo avuto la migliore delle influenze, almeno per quanto riguarda il rispetto delle regole.
Raggiunse con facilità la porta raffigurante il simbolo di Urano e la attraversò.
Gli occhi già chiusi per non incappare nel solito errore di rimanere abbagliata si aprirono su uno scenario di saette, vento e grandine.
Giusto il tempo di aprire l'ombrellino che il vento glielo strappò con forza dalle mani, trascinandolo in alto nel cielo, dove un fulmine si incaricò di terminarne la distruzione.
Era la tempesta più violenta che avesse mai visto, le raffiche la spingevano in ogni direzione, e la grandine non risparmiava di colpire con brutalità qualunque cosa si trovasse sul suo tragitto.
“Ormai saranno distrutti!”
Nonostante la situazione avversa, Usagi riusciva ancora solo a pensare alle sue piccole piantine.
“Devo provare a vedere se posso ancora salvarle!”
Incurante del dolore e del freddo che, attraverso il vestito già zuppo, le arrivava alle ossa, si mise a procedere con rapidità in direzione della sua piccola coltivazione.
Giunta a stento a riconoscere il luogo dove li aveva piantati, si accorse che la violenza della tempesta non aveva risparmiato quelle piccole piantine, strappandone la maggior parte, e spezzandone le restanti...
Tutte distrutte.
Usagi non poteva credere ai suoi occhi!
Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove....
Ben nove dei suoi fiorellini erano stati ridotti a brandelli.
Al suono del potente tuono che si profuse sopra di lei, Usagi crollò al suolo, inginocchiata si coprì le orecchie con le mani.
Il freddo ormai si faceva difficile da sopportare, e la grandine, anche se stava diminuendo, non aiutava.
Passato il frastuono, Usagi si accertò di controllare che quanto il lampo che lo aveva preceduto le aveva mostrato fosse reale:
uno dei gigli era sopravvissuto!
Il suo piccolo stelo aveva resistito al vento, e fortunatamente sembrava che nessun chicco di grandine lo avesse toccato.
“È il fiore nato dal piccolo semino che avevo piantato per ultimo...”
La scena di qualche giorno prima le tornò nitida, era il seme a cui aveva affidato il suo desiderio.
Usagi sorrise al vederlo ancora vivo, non tutto era perduto!
Poteva ancora salvarlo, avrebbe solo dovuto proteggerlo costruendogli un riparo.
La ragazza si guardò rapida attorno, non c'era niente da utilizzare come tettoia, e non c'erano nemmeno rocce a portata di mano per tentare di ergere una sorta di barriera...
“A mali estremi...”
Usagi si chinò sopra lo stelo, facendogli scudo con il suo stesso corpo.
La grandine le stava tempestando la schiena, ma lei non intendeva piegarsi.
Il vento la stava spingendo con irruenza, ma lei non intendeva arrendersi.
Il gelo le stava arrivando alle ossa, ma lei non intendeva darsi per vinta.
Non poteva lasciare che il maltempo cancellasse anche l'ultima traccia del suo gesto di ringraziamento.
Haruka non aveva ancora visto il risultato.
Non poteva lasciare a metà la sua opera, non se lo sarebbe perdonato!
Glielo doveva, Haruka si era ferita senza esitazione per salvarle la vita, cosa poteva essere un po' di pioggia a confronto?
La principessina cercava di convincersene mentre aspettava che la tormente cessasse.
Ma nonostante il passare dei minuti, non sembrava accennare a diminuire.
A squarciare il ritmo continuo della pioggia e del ghiaccio che batteva al suolo, vi era una sinfonia di sporadici tuoni, tra i quali Usagi credette di udire un ululato.
Il suo corpo cominciava a cedere agli spasmi del freddo.
Usagi non voleva arrendersi, ma ormai era passata quasi un'ora, ed il suo fisico cominciava a risentirne.
La schiena le pulsava, era rossa e gonfia, ed i muscoli delle sue braccia cominciavano a vacillare: sostenere il suo peso e contrastare la furia del vento reggendosi su un terriccio instabile quanto scivoloso era un'impresa ardua.
Ma nonostante questo rimase concentrata ad osservare la piantina, che sotto di lei, era sicura le fosse grata.
«Non temere, ti proteggerò io.»
Usagi si mise a ridere all'idea che qualcuno la potesse udire parlare con una pianta... di tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni non sapeva scegliere quello che meglio esprimeva la pazzia che forse ormai le apparteneva.
La grandine cessò, la tempesta imperversava ancora, ma almeno ora una delle cose di cui preoccuparsi era venuta meno.
«Andrà tutto bene.»
Non sapeva se questa volta stesse parlando con il fiore oppure se si stesse rivolgendo semplicemente a sé stessa, ma dirlo la fece sentire meglio.
Il freddo era divenuto insopportabile, Usagi non faceva che tremare.
La sua vista si stava annebbiando, e le riusciva sempre più difficile formulare un qualsivoglia pensiero.
Le forze le stavano venendo meno, si rendeva conto che presto non ce l'avrebbe fatta più...
avrebbe fallito, lasciando che il temporale avesse la meglio su di lei...
Per quanto si sforzasse, il rimanere lucida le si precludeva sempre più.
Ad un certo punto le parve persino di sentire il profumo di rose gialle trasportate dal vento...
Tutto intorno a lei si stava facendo scuro, fatta eccezione per la piccola ristretta area che riusciva a focalizzare sotto di sé, tutt'intorno al giglio.
Proprio attorno al fiore vide i rivoli di acqua che si erano formati tingersi lentamente di rosso, goccia dopo goccia, si riempirono di un rosso sangue.
Che stesse di nuovo sognando?
Non ebbe il tempo di darsi una risposta, la sua vista si offuscò completamente, e la sua coscienza con essa.

*       *       *


La luce di una candela risplendeva tenue, facendo danzare le ombre dei pochi oggetti presenti sui muri.
Il vento batteva ancora sulla finestra, ma quest'ultima non dava segno di volerlo assecondare, e continuava a tenerlo fuori assieme al diluvio che ancora imperversava.
La testa di Usagi era pesante.
Sentiva dolore su tutto il corpo, la sua pelle gridava pietà.
A pensarci ora, il suo azzardo si sarebbe potuto rivelare mortale.
Usagi si sollevò dai guanciali sui quali poggiava il suo capo, e nel mettersi a sedere, la coperta che fino a poco prima la teneva al caldo le scivolò di dosso, lasciandole scoperti i seni.
Era nuda.
«Ma cosa-»
«Finalmente ti sei svegliata.»
La voce di Haruka risuonò chiara nonostante un tuono tentò di oscurarla.
Usagi mise a fuoco la sua vista in direzione della poltrona situata alla sua sinistra.
«Haruka?-»
Giusto il tempo di assicurarsi che i suoi occhi e le sue orecchie non la tradissero, e si rese conto che la ragazza dagli occhi smeraldo era veramente seduta a poca distanza da lei.
“Sono nuda...”
L'imbarazzo si fece strada più veloce dei lampi che ancora a turno rischiaravano il cielo, e la spinse a coprirsi portandosi la coperta al collo.
«Non ti facevo così cerimoniosa.» il tono di Haruka era leggermente divertito.
Usagi era rossa in viso...
Per anni Luna l'aveva vista nuda durante i cambi d'abiti, eppure sia in presenza di Michiru che ancor più in quella di Haruka, si sentiva nuda nel senso emozionale della parola.
«Siete stata voi a-» l'immagine di Haruka che la spogliava per metterla a letto la interruppe.
«E chi altri? Vivo qui da solo se non te lo sei dimenticata... e Astrea non è proprio una che si intende di vestiario...»
Haruka indicò la direzione della porta chiusa con il pollice, Usagi capì si trattava della spiegazione su dove si trovasse ora l'animale.
«A quanto ne so con Michiru non hai fatto tutte queste storie...» la frecciatina di Haruka fece sussultare Usagi, e divertì non poco la guerriera di Urano.
«Ma è diverso! Lì mi sono spogliata io e-» la principessina cominciò a giustificarsi cadendo nella provocazione dell'altra, ma si interruppe al suono dell'ennesimo tuono.
«Oh no! Il fiore!»
Haruka la guardò basita.
«Devo andare a vedere se c'è ancora! Ormai la tempesta lo avrà...»
Usagi voleva correre a vedere se era ancora in tempo per salvare la situazione, ma allo stesso tempo si sentiva in imbarazzo all'idea di saltare fuori dalle coperte nuda di fronte ad Haruka.
«Non dire sciocchezze.» La voce dell'altra suonò fredda e tagliente come sempre. «Dovresti preoccuparti di te stessa piuttosto!» ora era furiosa.
«Ma-»
«Ma cosa?!» Haruka strattonò Usagi per un braccio, sollevandola dal suo letto e scoprendone il corpo «Ti sei almeno guardata? Sei completamente martoriata! La tua pelle è tempestata dei colpi inferti dalla grandine! Stai ancora tremando, e scommetto che non riusciresti neanche a reggerti in piedi per la febbre!» Haruka lasciò la presa e si risedette ad osservarla.
«Ma io... stavo... proteggendo-»
«Basta con queste stupidaggini!» Haruka urlò spazientita, ed Usagi non ebbe più il coraggio di replicare.
Era stata imprudente... anzi no, sconsiderata.
Aveva seriamente rischiato la vita, se ne rendeva conto, il suo corpo glielo ricordava, bruciando qua, dolendo là.
«Quando ti ho trovata sotto la tempesta mi chiedevo se ti eri persa nel tentare di raggiungere un rifugio... e invece-» Haruka strinse le sopracciglia in un'espressione di disprezzo «Stavi lì impalata a proteggere quelle stupide piante! Pensa che avevi addirittura perso conoscenza! Ma il tuo corpo era rimasto immobile a riparo di quei dannati fiori che erano ormai stati distrutti!»
«Non è così! Uno di loro si era salvato e-»
«Ti avevo detto di non tornare!» Haruka si alzò nuovamente in preda ad uno scatto d'ira, e lo scaricò con forza sulla parete alle sue spalle, dove sferrò con tutta la sua forza un pugno.
Il silenzio era calato nuovamente nella camera.
Il ritratto di Haruka si illuminava solo quando la luce di qualche saetta lo permetteva.
«Non sei altro che una stupida! Avresti potuto morire! Se io non fossi arrivato in tempo...»
«Come hai fatto a trovarmi?» ad Usagi sembrò una domanda lecita, nonostante la situazione non fosse delle più rilassate.
«Astrea, mi ha richiamato, l'avevo avvertita di tenerti d'occhio! E per fortuna lo ha fatto...»
Il tono di Haruka sembrava sollevato.
L'ululato che la ragazza aveva udito durante la tormenta era effettivamente stato l'allarme che il lupo aveva lanciato alla sua padrona...
“Dovrò ringraziare anche lei” pensò Usagi tra sé e sé.
«Sarei tornato prima se avessi potuto. Ma ero impegnato in una battaglia contro alcuni invasori, e non ho potuto liberarmene più in fretta.»
Haruka sembrava volesse giustificarsi... l'altra ne rimase stupita, per la prima volta sembrava che la guerriera di Urano si sentisse in colpa, mentre l'unica che doveva sentirsi così era proprio Usagi.
«Haruka non-»
Proprio in quel momento Usagi notò le bende con le quali Haruka aveva  avvolto l'avambraccio destro.
“Il morso di Astrea...” dedusse.
Poi vide anche il taglio ancora umido sulla sua guancia, per poi notare il busto, sotto la camicia sbottonata Usagi poteva riconoscere almeno altri due bendaggi, uno all'altezza del seno, e l'altro all'addome, sul quale poteva vedere un accenno di macchia di sangue.
«Sei ferita...»
Haruka scattò sulla difensiva e socchiuse troppo tardi la camicia.
Usagi le si era ormai avvicinata a carponi sul letto, e con la mano tentava di sfiorarle il volto.
«Non è niente, mi sono distratto un attimo.»
Usagi ripensò a quanto Haruka aveva appena dichiarato: sarebbe tornata prima se avesse potuto, ma era impegnata in una battaglia contro alcuni nemici.
Si era ferita per eliminarli il prima possibile, non curandosi della sua incolumità.
Di nuovo aveva messo Usagi al primo posto.
Gli occhi della principessa della Luna si riempirono di lacrime.
«Mi dispiace...» la voce le uscì strozzata dai singhiozzi che non riusciva a trattenere.
Si sentiva veramente in colpa, sapeva che era accaduto di nuovo tutto per causa sua, e non riusciva a perdonarselo.
Con la sua stupidità aveva messo a rischio la vita di entrambe.
Haruka era già pronta a replicare duramente alla troppa vicinanza di Usagi, ma alla vista di quella così fragile ragazza non riuscì a non arrendersi.
Usagi terminò il suo tentativo di avvicinamento, posando i piedi spogli  a terra, ma l'alzarsi dal letto la costrinse ad aggrapparsi con entrambe le mani alla camicia di Haruka, che prontamente la sostenne appena la principessina ebbe un mancamento.
«Lo dicevo io che non saresti riuscita a reggerti in piedi...» il tono di Haruka era canzonatorio.
La ragazza di Urano la sollevò da terra prendendola tra le sue braccia, e la rimise al centro del letto.
«Hai la febbre alta, dovresti riposare.»
Usagi non se la sentiva di insinuare il contrario, Haruka aveva perfettamente ragione, le forze la stavano abbandonando di nuovo.
Haruka osservò il visino della ragazza, ed i suoi occhietti semiaperti, che la guardavano come a voler chiedere ancora perdono.
«Guarda te cosa mi tocca fare...»
Haruka si levò la camicia con un gesto lento e al contempo sexy, o almeno questo fu come apparve agli occhi di Usagi.
Un nuovo lampo mise in risalto la silhouette slanciata ma al contempo forte di Haruka.
Senza aggiungere altro si infilò sotto le coperte, al fianco di un Usagi ormai ancora più visibilmente rossa.
«La febbre è salita o sei solo contenta di vedermi?» il volto di Haruka era tornato sarcastico, il suo sorriso beffardo ed il suo sopracciglio inquisitorio sollevato.
Usagi la guardò male, o almeno tentò di farlo, ma la sua faccia doveva risultare troppo buffa per essere presa seriamente.
«Forza ora, vedi di riposare.»
La voce di Haruka risuonò vicinissima all'orecchio di Usagi, il suo tiepido soffio fece rabbrividire l'altra...
«Eh già... mi sa proprio che è la febbre...» Haruka trattenne una risata, era sinceramente divertita dal vedere le reazioni che provocava alla sua principessa.
Usagi di tutta risposta questa volta le diede una leggera gomitata sullo sterno, e si tirò la coperta fino a lasciarsi scoperta solo dagli occhi in su.
Haruka si mise a ridacchiare.
«Okay okay, ho capito...» la sua voce ora era calma e dolce «Vieni qui.»
Usagi sentì l'altra avvolgerla in un saldo abbraccio, e le loro pelli entrare a contatto.
Haruka era più calda di lei, nonostante la febbre.
Il cuore di Usagi batteva all'impazzata.
La pelle di Haruka profumava di una fragranza intensa, che sentiva oggi per la prima volta.
Quel profumo la rilassò completamente, si sentiva sicura in quell'abbraccio.
Chiuse gli occhi giusto il tempo di lasciarsi inebriare dai suoi restanti quattro sensi, che uno dopo l'altro la stavano portando ad assaporare nella sua interezza quel momento.

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Capitolo 7
*** Sulle Ali di Un Sogno ***






     7-Sulle Ali di Un Sogno

Davanti ad Usagi ora c'era un bambino... uno splendido bimbo qualche anno più grande...
“È di nuovo lì.”
Da quando aveva piantato i gigli su Urano, quello splendido sogno aveva ripreso ad accompagnare le sue notti.
Di fronte a lei, in piedi nell'enorme sala-cattedrale, nel suo vestito da cerimonia bianco, spiccava nella penombra come a sottolineare la purezza della sua nobiltà d'animo, ed i suoi splendidi capelli biondi apparivano liberi come il vento, come quel vento del quale trasportano così intensamente il profumo...
Se ne stava ritto lì, a fissarla, con quegli occhi verde smeraldo...
Solo sguardi...
La fissa...
Come volesse vedere al di là di quello che rappresenta in quell'abito sfarzoso...
La osserva non come si osserva la propria principessa... no, lui le arriva dritto alla sua essenza... Oltre il suo titolo...
Oltre il suo aspetto...
Oltre al suo sorriso...
I suoi occhi fendono come una spada l'anima della ragazza, e trafiggono il suo cuore... giungendo nel più profondo strato del suo essere... destinazione che anche quell'unica parola che scaturisce così spontaneamente dalle labbra di lui raggiunge...
«Odango...»
Il suo sorriso innocente non ha paragoni.
Usagi sa che ora si sveglierà, ma questa volta non è disposta a rimanere a guardare e basta.
Senza sapere il perché, decide di azzardare un'ultima cosa prima che la realtà si ripresenti irruentemente come ogni mattina.
Con la rapidità di chi non vuole perdere di nuovo la persona che ha tanto cercato, la ragazza afferrò con decisione la mano del bambino, e da quel gesto scaturì un'intensa luce che, con straordinaria velocità, lo avvolse. Le ricordò ciò che era accaduto in precedenza con la rosa che scoloriva magicamente in uno dei suoi sogni.
Dal pavimento si scatenò un vortice d'aria, che risalì fulmineo il corpo del bimbo, trascinando con sé la luce che ne avvolgeva la figura, e rivelando l'immagine di un adulto.
I capelli, sollevati dallo spostamento d'aria, ricaddero delicati sulla fronte del ragazzo, proprio poco sopra i suoi splendidi occhi che, più intensi che mai, la stavano mutamente ringraziando di averlo accolto nel suo sogno.
Usagi sentì il cuore battere forte come solo in sua presenza accadeva.
Il biondino le sorrise dolcemente e, senza lasciare la mano della ragazza che l'aveva trattenuto, le si avvicinò ancora un po', posando un tenero bacio sulle sue labbra.

*       *       *


La luce entrava prepotente dalla finestra che ancora risultava priva della pesante tenda che Usagi aveva accidentalmente strappato qualche giorno prima.
Haruka non curava certo molto il suo castello, che era già essenziale di per sé, ma quella mancata riparazione simboleggiava, in modo indiscutibile, la totalità del disinteresse della guerriera verso l'arredo.
Le ci volle un po' di tempo ad accorgersi che dall'altra parte della stanza, gli occhi di Astrea la stavano fissando.
Usagi si sollevò con un gesto lento, facendo attenzione che le coperte questa volta non le scivolassero come la sera prima.
Già, la sera prima... quando lei era stata tratta in salvo da Haruka, che dopo averla messa a letto si era coricata con lei, avvolgendola nel suo forte abbraccio.
La ragazza si guardò attorno, ma non c'era traccia dell'altra, probabilmente si era già alzata, anche perché a giudicare dalla posizione del sole, che ora riscaldava nuovamente gli splendidi prati di Urano, doveva essere quasi mezzogiorno.
Astrea si sollevò sulle sue zampe, suscitando in un primo momento, un sussulto di paura in Usagi, che sperava vivamente nella capacità dell'animale, che a lenti passi si avvicinava, di riconoscerla ora come un ospite, e non come un'intrusa.
«Buon giorno...»
Usagi decise di provare con un approccio amichevole, mentre il lupo, ormai a fianco del letto, la osservava inespressivo.
In mancanza di manifestazioni al suo gesto, Usagi abbassò lentamente la mano che aveva sollevato in saluto, arrossendo leggermente soffermandosi a riflettere su quanto l'aspettarsi una risposta da un animale fosse una cosa stupida.
Usagi sorrise nervosamente allo sguardo intenso con il quale Astrea insisteva a fissarla.
«Ehm... dov'è Haruka?»
Usagi non aveva idea di come ci si dovesse comportare con un animale, non ne aveva mai avuto nemmeno uno da compagnia, figuriamoci poi uno di natura selvaggia come quello... avrebbe gradito molto che quel lupo la potesse capire, come avrebbe trovato meno imbarazzante se l'animale avesse potuto risponderle.
Ad un certo punto Usagi poté quasi giurare di aver visto Astrea cambiare espressione, e per un secondo sollevare il sopracciglio con fare indispettito come era solita fare la sua padrona.
La principessina pensò subito di essersi sbagliata, ma non ebbe modo di confermare se quanto avesse visto fosse stata una reale reazione dell'animale, poiché ora aveva girato il muso come a volerle indicare qualcosa ai piedi del letto.
Usagi seguì con lo sguardo quello dell'animale e si accorse che, ben piegati, c'erano una camicia e dei pantaloni, lasciati lì per permetterle di indossare qualcosa al suo risveglio.
Usagi ne fu sorpresa, non credeva che Haruka le avrebbe riservato tanta premura...
«Oh... grazie-» la ragazza ora si rivolgeva all'animale, che apparentemente annoiato dalla lentezza reazionale di Usagi si era seduto composto sulle sue zampe anteriori, in attesa che la ragazza si alzasse e vestisse.
Usagi posò i piedi spogli sul pavimento gelido della camera, raggiunse la fine del letto e prese la camicia bianca.
Si fermò un attimo ad osservarla.
“È grandissima...”
Spiegata tra le mani della ragazza, le dimensioni di quel capo risultavano visibilmente sproporzionate se paragonate alle sue.
Quand'era stata ospite di Michiru si era già trovata a notare la differenza di dimensioni (in quel caso del seno) che le distingueva... ma nel caso di Haruka, la guerriera di Urano mostrava chiaramente di avere spalle molto più larghe delle sue, ed il suo corpo in generale, nonostante fosse mirabilmente slanciato, era anche più robusto rispetto a quello della principessina.
Usagi strinse a sé la camicia per sentirne il profumo.
Era impregnata dell'odore di Haruka.
Lo sguardo di Astrea, che non aveva mai smesso di fissarla, fece tornare Usagi con i piedi per terra, e, imbarazzata da quanto si lasciasse distrarre facilmente, si infilò la camicia, abbottonandosela con cura.
Come previsto le cadeva larga, tanto che le maniche terminavano almeno una mano oltre le sue.
Prese poi i pantaloni che, diversamente dai consueti candidi pantaloni con cui Haruka si era sempre presentata, erano di un marrone scuro, simile al colore delle castagne in autunno.
La ragazza li infilò rapida chiedendosi come avrebbe sistemato anche il loro orlo ma, nonostante il tentativo di aggiungere centimetri con la stoffa della camicia intorno alla sua vita, una volta chiusi le scivolarono di dosso senza il minimo cenno di resistenza.
La ragazza rimase di sasso, e ci sarebbe voluto forse un minuto perché si riprendesse se Astrea non avesse emesso, alle sue spalle, un suono simile allo scoppio di una risata subito interrotta.
Usagi si voltò di scatto verso il lupo, ma il suo sguardo era inespressivo esattamente come ogni altra volta.
Usagi lo osservò di sottecchi... forse quell'animale capiva più di quanto volesse lasciar intendere...
Tentò ancora una volta di fissare i pantaloni ma, non ottenendo alcun risultato, si arrese e decise di ripiegarli, per poi rimetterli dove li aveva trovati.
In fondo la camicia le cadeva abbastanza lunga, e copriva tutto ciò che c'era da coprire, lasciando nude solo le gambe della ragazza.
Quasi a confermare che il lupo attendesse che lei terminasse di prepararsi, Astrea si alzò di nuovo sulle zampe e si mosse in direzione della porta, come volesse indicarle di seguirla.
Usagi decise di seguire il suo istinto, in fondo quell'animale l'aveva sì attaccata una volta (in una situazione del tutto comprensibile.), ma le aveva pure salvato la vita la notte prima, quindi stabilì che non ci fosse nulla di male a lasciarsi guidare da lei.
Attraversarono silenziosamente alcuni stretti corridoi, che risultavano illuminati unicamente dalle piccole fenditoie, presenti giusto poco più sopra la testa della ragazza, sino a giungere ad un'altra porta, dietro la quale si celava una stanza circolare, anch'essa molto essenziale: oltre al lucernario sul soffitto, vi era solo un'altra piccola finestrella che dava verso l'esterno del castello e, contro il muro di pietra, una massiccia scrivania di legno di quercia, adornata con la presenza dell'adiacente poltrona rivestita di stoffa blu scuro, svariati fogli sparsi su tutta la sua superficie ed un vaso di marmo puntellato, come fosse di ghiaia, che conteneva un piccolo giglio bianco.
Usagi sgranò gli occhi alla vista di quel fiorellino.
Ne era sicura, era quello che aveva protetto la notte scorsa!
La ragazza si avvicinò al tavolo ancora incredula.
«Stavi lì impalata a proteggere quelle stupide piante! Pensa che avevi addirittura perso conoscenza! Ma il tuo corpo era rimasto immobile a riparo di quei dannati fiori che erano ormai stati distrutti!»
 Alla mente di Usagi tornarono le parole che Haruka le aveva urlato contro la notte passata.
“Aveva detto che erano stati distrutti...”
La ragazza addolcì la sua espressione, concedendosi il primo sorriso della giornata.
Haruka si era preoccupata di portare al riparo anche il giglio che Usagi aveva così ostinatamente protetto, trapiantandolo nel morbido terriccio del vaso, nonostante fosse furente per la sconsideratezza del gesto con il quale la principessina aveva messo a repentaglio la vita.
«A quanto pare stai meglio.»
La voce di Haruka suonò talmente vicina all'orecchio di Usagi che la ragazza si ritrovò a stringersi nelle spalle come colta in flagrante, mentre si chiedeva quando l'altra fosse entrata nella stanza, visto che nell'arrivarle ad un soffio non aveva fatto il ben che minimo rumore.
Voltatasi di scatto, la principessa constatò la reale presenza di Haruka, in piedi nei suoi soliti abiti formali, davanti a lei.
«Sì... grazie di esserti presa cura di me...» Usagi balbettò nel ringraziare l'altra, principalmente perché trovava estremamente difficile controllare le parole che stava pronunciando, mentre nella sua testa le immagini si fondevano al ricordo del calore e del profumo della pelle dell'altra.
Ad Haruka non sfuggì l'imbarazzo che la principessina tentava di tenere nascosto.
Si avvicinò a lei con fare deciso, costringendo la ragazza ad indietreggiare sino a finire contro il bordo della scrivania, quasi volesse metterla spalle al muro.
La guerriera di Urano non arrestò la sua avanzata, e giunse alla destinazione che si era prefissata, scostò delicatamente con la mano i ciuffi della frangia della sua principessa in modo da renderne visibile la fronte, e vi posò leggera le labbra.
Usagi trasalì.
«Direi che la febbre è passata.» Haruka si scostò soddisfatta sia del fatto che la ragazza avesse recuperato le forze, e sia del fatto che era bastato un gesto così innocente a tenderla come le corde di un violino.
Usagi si toccò con la mano la fronte, in cerca di riconferma che la conclusione dell'altra fosse veritiera.
«Oh! Hai ragione... è incredibile!» il sorriso che sfoggiò durante la scoperta era raggiante e pieno di energie «Di solito ci vogliono intere giornate affinché mi riprenda quando la temperatura sale così tanto!»
Haruka che ormai era arrivata alla porta, si voltò con un sorriso divertito alla manifestazione di stupore e gioia così accesa della principessa della Luna.
«È un antico metodo.» Haruka le concesse una rapida spiegazione mentre con un gesto della mano la invitava a raggiungerla per spostarsi altrove «Si dice che sia un'ottima cura, lasciare che due corpi stiano spogli a stretto contatto, affinché si aiutino a vicenda a ritrovare l'equilibrio.» Haruka pronunciò queste parole abbassando il tono quel tanto che bastava per renderle estremamente sensuali, nell'intenzione di far arrossire la testolina buffa all'ennesimo ricordo del contatto sufficientemente intimo che con quell'abbraccio le aveva riservato.
Usagi, visibilmente interessata alla spiegazione, aveva ormai raggiunto Haruka, e ora le stava a fianco.
«Oooh, non lo sapevo! A me Luna aveva spiegato che il modo migliore per far passare la febbre fosse quello di sudare molto!» la voce allegra ed improvvisa di Usagi attirò persino la curiosità di Haruka, che la guardava sorpresa «Infatti tutte le volte mi seppellisce sotto tonnellate di coperte pesanti, trasformando il mio letto in una sauna...» la principessina terminò la sua spiegazione assorta nel gesticolare con le braccia nel tentativo di mimare al meglio la forma che il suo letto assumeva durante i giorni di malattia.
Haruka la guardava con il sorriso teso di chi stava per scoppiare in una risata dettata dall'incredibile ingenuità e purezza con la quale Usagi aveva appena pronunciato quelle parole.
Usagi notò l'espressione insolita dell'altra ed incuriosita ridusse nuovamente la poca distanza che le separava, la principessina guardava intrigata Haruka, cercando di starle a fianco, nonostante lo stretto corridoio che stavano attraversando rendesse l'impresa quasi impossibile senza sfiorarsi.
«Capisco.» la ragazza di Urano si decise a ribattere, ma non prima di aver ritrovato il suo solito sarcasmo.
«Prego, da questa parte.» Haruka ora la invitava ad entrare nella prossima sala, permettendosi la cortesia di tenerle la porta aperta, in attesa del suo passaggio.
La stanza nella quale erano giunte era una luminosa sala da pranzo.
Rispetto agli altri interni del castello, questa era decisamente più contenuta nelle dimensioni, appariva quasi modesta.
Ovviamente, anche questa sala era arredata con essenzialità.
Al centro era situata una tavolata che poteva ospitare almeno dodici persone (Usagi arrivò a questa conclusione dopo aver contato mentalmente i posti a sedere disponibili...), ma la cosa che la stupì maggiormente fu la presenza di tre ampie vetrate, situate sulla parete alla sinistra loro e del tavolo, che da terra arrivavano sino al soffitto, separate dal telaio di metallo laccato di nero che ne costituiva la struttura.
A differenza di ogni oggetto presente in quel castello, i vetri di quelle finestre erano finemente decorati, e colorati con le più vivide tonalità.
«Wow...» come al solito Usagi non trattenne il suo stupore «Sono magnifiche!»
Haruka la osservò con l'espressione di chi non ci trovasse poi tanto di straordinario.
«Sono finestre.» tagliò corto.
Usagi gonfiò le guanciotte in segno di protesta verso la poca sensibilità artistica di Haruka.
«Ma sono uno spettacolo! Non ne avevo mai viste di così belle!» Usagi si era avvicinata alle vetrate per ammirare con più attenzione i pochi dettagli colorati che, con la sua altezza, poteva raggiungere, notando che si trattava di pittura per vetro.
«È stata la principessa Michiru a decorarle?»
«No» Haruka schioccò la lingua «sono opera di mia madre.» la sua voce priva di particolare enfasi.
Erano solo delle finestre. Perché tanto interesse?
Haruka tirò un sospiro sconsolato, in segno di resa: che si trattasse di Usagi, o di Michiru, o persino di sua madre, la ragazza di Urano aveva capito che mai sarebbe riuscita a capirle. E tanto meno a trovare interessanti cose frivole come fiori, arte o colori.
A quella rivelazione Usagi tornò a guardare Haruka.
“Quindi sono un ricordo di sua madre”
La principessa della Luna si soffermò persa tra i suoi pensieri, non riusciva ad immaginare quale aspetto potesse avere la donna che aveva dato alla luce Haruka... le somigliava?
La testolina buffa strinse gli occhi, concentrandosi sui lineamenti dell'altra che ora la osservava con la faccia di una che si chiede 'ma stai bene?', nel tentativo di sfocare l'immagine di Haruka quel tanto che bastava per ricostruirci sopra una figura vagamente più femminile, e con fluenti capelli biondi che le scendevano lungo la schiena... ma il tic nervoso del sopracciglio, che si muoveva spasmodico esprimendo lo spazientirsi di Haruka, le impedì di focalizzarne l'immagine.
Tornò quindi a pensare a quanta maestria doveva esserle appartenuta per ottenere un risultato spettacolare come quello delle vetrate che l'avevano lasciata senza fiato.
«Tua madre doveva essere una persona molto sensibile...»
Haruka tornò a guardare la ragazzina tornata a fissare le finestre, le quali ora stavano macchiando la figura di Usagi con le varie sfumature di infinite tonalità che si infrangevano sulla sua pelle attraverso la luce.
«Potremmo dire di sì.» le concesse infine «Diciamo che sapeva dosare bene severità e rigore, ma al contempo si preoccupava molto anche di trasmettermi l'amore per le arti in generale.» l'espressione di Haruka era la stessa da 'chi gliel'ha chiesto poi?' che la guerriera aveva assunto di fronte al regalo di Michiru.
Con quelle parole attirò nuovamente la curiosità di Usagi.
«Anche tu sai dipingere?» l'espressione di meraviglia sul volto della principessina era leggibile come le pagine aperte di un libro.
Haruka, un po' annoiata dalla futilità dell'argomento, chiuse gli occhi ed incrociò le braccia prima di rispondere.
«No. Le arti grafiche non sono mai state di mia competenza.»
Usagi ne sembrò tristemente disillusa.
«Però mi ha insegnato a suonare il pianoforte.» Haruka aggiunse quell'informazione leggermente spazientita.
La meraviglia negli occhi di Usagi si riaccese rapida come la più fulminea delle saette.
«Il pianoforte?» la ragazza non si trattenne nel ripetere con più enfasi il nome dello strumento appena pronunciato da Haruka «Ma è grandioso! Non pensavo avessi orecchio musicale.» la constatazione di Usagi era intrisa della più semplice onestà, senza la minima volontà di insultare in qualche modo l'altra con qualche insinuazione sottintesa... ma Haruka sembrò prenderla sul personale, e con stupore di entrambe si prese la briga di rispondere in sua difesa.
«Se è per questo, ti informo che me la cavo anche discretamente bene.»
Vedere Haruka prendersela per qualcosa, anche se in modo scherzoso, fece scoppiare a ridere la ragazza della Luna.
«Non lo metto in dubbio! Tranquilla» la rassicurò gioiosa.
Haruka la guardava ora con le labbra leggermente spostate a un lato, con la stessa espressione che i bambini assumono quando si sentono presi in giro e fingono che la cosa non li tocchi.
«Piuttosto...» la sua voce era tornata seria «ti ho portata qui perché pensavo avresti avuto fame, considerata l'ora...» Haruka ora aveva riaperto gli occhi, e con lo sguardo le indicava la tavolata, dove c'era un posto già apparecchiato, ed un piatto velato da un coperchio argenteo ad attenderla.
A quella vista Usagi sentì il suo stomaco lamentarsi in segno di assenso, lui accettava di buon grado l'invito di Haruka, e così anche la sua proprietaria si convinse a seguire il consiglio e ad accomodarsi a tavola.
Haruka le scostò la sedia per facilitarle la seduta e, scoperchiatole il piatto, si accomodò a fianco della principessina, sedendosi al suo posto di capotavola.
Mentre Usagi si era lasciata completamente rapire dal manicaretto, sul quale si era fiondata dimenticando anche il più piccolo accorgimento che l'etichetta le aveva insegnato, l'altra la osservava, con la testa leggermente inclinata, in modo da accomodarla sul braccio che, poggiando sulla sua tempia, la teneva sollevata.
La rapidità con la quale la ragazzina sminuzzava il boccone per potersene infilare subito un altro in bocca era quasi indecente, ma ad Haruka fece sorridere il cuore vedere la sua principessa sotto forma di animaletto domestico intento ad abbuffarsi... stava seriamente pensando di adottare quel tenero coniglietto vorace e tenerselo per sé...
A quel pensiero, la ragazza di Urano si irrigidì.
Di nuovo.
Aveva di nuovo stupidamente fantasticato sull'idea di poter condurre una vita che sapeva non le apparteneva.
Aveva di nuovo desiderato di poter in qualche modo sfuggire dai suoi doveri, dal suo giuramento e da tutte le complicazioni che il suo desiderio avrebbe portato con sé.
Ogni volta che quella testolina buffa era nei dintorni, sentiva di potersi permettere di perdersi in simili stupidaggini... ma proprio come aveva ribadito a Michiru, sapeva perfettamente che quello era un confine che non avrebbe mai superato. Usagi deglutì rapida un altro boccone, e si aiutò a farlo scivolare giù bevendo un po' d'acqua.
«È tutto squisito! Complimenti! Non pensavo sapessi cucinare! Anche questa è una forma d'arte da non sottovalutare...» il sorriso che accompagnò l'affermazione della principessina fece tornare la mente di Haruka nella sala.
«Infatti.» Haruka le rispose con un espressione da 'non l'ho cucinato io' «Non sono stato io a prepararlo.»
Usagi la guardò in attesa della battuta che pensava Haruka stesse per lanciare ma... l'altra la guardò con fermezza per confermare la veridicità della sua affermazione.
La principessina guardò nuovamente il piatto dal quale stava mangiando e poi si voltò sconvolta in direzione di Astrea che, infastidita dalla rumorosa ragazzina, si era rassegnata all'idea di appisolarsi e ora stava seduta sull'attenti a fissarla dalla parte opposta della stanza, davanti alla porta di uscita.
«Non dirmi che...»
Haruka sgranò gli occhi di fronte alla surreale conclusione alla quale l'altra era arrivata.
«Ahahahah!» la sua voce risuonò divertita «Certo che no! Come hai anche solo potuto pensare che Astrea potesse cimentarsi ai fornelli?» Haruka ora si era lasciata cadere indietro sino a toccare con la testa lo schienale, nel tentativo di ritrovare quella compostezza che quella testolina buffa le smontava con tanta facilità.
Usagi tirò un sospiro di sollievo e poi iniziò a ridere nervosamente a sua volta.
«Scusa! Che sciocca...» poi rivolgendosi al lupo che aveva appena mosso le orecchie come si fosse interessata al discorso che la sua padrona e la sua ospite stavano tenendo «Sarebbe stato strabiliante però...» una nota di delusione lasciò cadere la frase.
«È stata la tua amica, Luna.» Haruka ora aveva ripreso il controllo.
«Luna? Cosa-» Usagi tornò a guardare l'altra.
«Ieri mi sono permesso di avvisarla della tua visita al mio castello.» Haruka notò lo sguardo teso di Usagi «Non ti preoccupare» si affrettò ad aggiungere «Non le ho detto niente riguardo il vero motivo per il quale eri venuta. L'ho semplicemente informata che avevi deciso di terminare la visita che avevamo interrotto la volta scorsa e che, vista la tarda ora che si era fatta, ti eri addormentata nell'attesa che ti preparassi un thé.» Haruka sorrise come a compiacersi da sola della sua bravura nell'inventarsi scuse convincenti «Le ho spiegato quindi che per me non era un problema se tu fossi rimasta a pernottare al mio palazzo, e così lei si è incaricata di informare la Regina, in modo che nessuno si allarmasse inutilmente per la tua scomparsa.»
Haruka le lanciò un'occhiata di rimprovero.
Usagi strinse il tovagliolo che aveva posizionato sulle cosce per non sporcarsi, e chinò il capo in segno di scusa.
Haruka tornò ad addolcirsi.
«Poi si è presa la briga di passare a vedere se avevi fame, e così si è gentilmente offerta di occuparsi del pranzo, ringraziandomi per l'ospitalità con la quale ti avevo accolto, e affidandoti a me sino a quando non farai ritorno al Regno Argentato.»
Usagi immaginò la povera Luna che si preoccupava per lei...
Le tornò alla mente un episodio durante il quale l'ancella aveva dato di matto: si trattava della volta in cui da piccola aveva deciso di sfidare l'amica, giocando a nascondino.
Una volta arresa non riuscendo a trovarla, Luna aveva iniziato a chiamarla a gran voce per avvisarla che il gioco era finito, ma senza ricevere risposta.
L'aveva cercata disperatamente per ore, con le lacrime agli occhi, passando a setaccio l'intero palazzo, e dando fondo a tutta la voce che aveva in corpo, preoccupata che potesse esserle successo qualcosa... per poi trovarla semplicemente addormentata, comodamente adagiata tra i fiori che la nascondevano nel punto del giardino che aveva scelto come nascondiglio.
Al suo risveglio, la piccola Usagi aveva visto le stesse lacrime e ricevuto lo stesso abbraccio che qualche giorno prima Luna le aveva nuovamente riservato, quando l'aveva rincorsa su Urano nella speranza che non le fosse successo nulla di grave.
«Povera Luna... avrei dovuto avvisarla...» Usagi strinse ancora di più i suoi pugnetti, aveva fatto preoccupare fin troppo la sua amica in questi ultimi giorni.
Haruka avrebbe voluto approfittare della situazione per infierire con una sonora ramanzina, nel tentativo di ribadire il concetto di tenersi alla larga da lei... ma l'espressione accigliata e le guanciotte nuovamente gonfiate in una buffa smorfia di Usagi, la costrinse a trattenersi dal parlare.
Usagi ora aveva riposto le posate (ovviamente solo dopo che il piatto era stato accuratamente spazzolato) e si stava forbendo le labbra con il tovagliolo, esagerando leggermente il gesto, come a voler fare un'imitazione di una vecchia signora altolocata che si atteggia troppo.
Haruka dovette nuovamente trattenersi dal ridere di fronte a quel gesto.
«Molto bene» la ragazza inchinò leggermente il capo in segno di ringraziamento per il pasto «non avrei potuto chiedere di meglio!»
Il sorriso smagliante che Usagi aveva lanciato in direzione di Haruka confuse quest'ultima, si stava forse ancora riferendo al cibo?
… no, qualcosa in quel sorriso scatenò un brivido di timore, che rapido attraversò la schiena della guerriera.
Haruka mantenne la calma nonostante quel sentore non accennasse a sparire, e osservò di rimando la ragazza con l'espressione di chi attende un chiarimento.
Gli occhi di Usagi si illuminarono con il luccichio tipico della vittoria.
«È l'occasione perfetta per trascorrere un po' di tempo con te e per conoscerti meglio!»
L'affermazione della principessina colpì proprio al centro del bersaglio della preoccupazione di Haruka.
«Come prego?» la guerriera colta di sorpresa partì in contropiede «Mi pareva di essere stato chiaro. Ho promesso che mi sarei preso cura di te solo finché non avresti fatto ritorno a casa, cosa che avverrà proprio ora.»
Lo sguardo verde smeraldo era tornato serio.
Ma questa volta non sortì alcun effetto intimidatorio su Usagi.
«Eh no!» la ragazza si alzò di scatto dalla sedia, portandosi le mani ai fianchi «tu hai detto a Luna che sono venuta qui per concludere la visita giusto?» Haruka strinse appena percettibilmente gli occhi, come se stesse scansionando tra i suoi ricordi se l'affermazione corrispondeva alla realtà «ed io non sono disposta a mentirle.» ora la ragazza osservava la guerriera con un espressione che la intimava alla resa «Quindi dovrai lasciarmi rimanere a terminare la mia visita!» un dolce sorriso concluse la sua richiesta.
Richiesta che ad Haruka sembrò più una chiara imposizione.
La ragazza di Urano provò a cercare una via d'uscita.
«Non diciamo idiozie, il castello l'hai ben che visto» la sua voce sbrigativa «il tuo bel giretto turistico l'hai già fatto. Ora, se non ti dispiace, saresti pregata di tornartene a casa tua.»
L'idea che questa constatazione potesse sortire qualche effetto, sfiorò la mente di Haruka solo per la durata di un millisecondo.
«Beh, a essere sincera... non è che ci fosse poi molto da vedere nel tuo palazzo...» Usagi borbottò quella frecciatina con non troppa velata noncuranza.
Haruka si infervorò al suono di quelle parole.
«E sia.» lo sguardo di Haruka si rivolse al sole che svettava alto oltre la colorata vetrata.
Le loro iridi tornarono ad incontrarsi, speranzose quelle della principessina, serie quelle della guerriera.
«Ti porterò a fare un giro più interessante, ma una volta terminato esigo che tu sparisca dal mio pianeta e te ne torni al tuo bel palazzo, sulla tua cara e lontana Luna.»
Usagi accettò con un deciso assenso del capo.

*       *       *


«Se stringi ancora un po', finirò per ritrovarmi le tue dita nel pancreas!»
La voce leggermente infastidita, ma al contempo divertita di Haruka si udiva a malapena a causa del vento che ne portava via con sé quanto più riusciva.
Ma anche a poterle sentire, Usagi non ci avrebbe fatto comunque caso.
Haruka poteva dirle quello che voleva, ma per quanto la riguardava non avrebbe allentato la presa per niente al mondo! Non ci teneva di certo a cadere e finire con lo sfracellarsi al suolo.
«Se ci tieni così tanto a liberarti di me... dovresti mettertici di maggior impegno!» la principessina rispose in tono di sfida, accompagnando il suo sguardo corrucciato con l'uscita della sua linguetta.
Haruka, lievemente voltata all'indietro ad osservare la ragazza che non ne voleva sapere di smettere di avvinghiarsi con il suo abbraccio, sorrise a quell'espressione e decise di accettare l'invito.
Diede un colpo deciso con le gambe, ordinando così al cavallo che stava montando di aumentare il ritmo, già a briglia sciolta, della corsa.
«Forza Pegasus!»
Al suono della voce di Haruka, lo splendido animale alato eseguì il comando.
Usagi si strinse con tutto il corpo alla schiena di Haruka, forse provocarla non era stata questa grande idea... chissà se le braccia le avrebbero retto ancora per molto...
La principessina ora non riusciva più a tenere gli occhi aperti, era già troppo concentrata a tenersi ed a non contrastare il movimento galoppante del destriero per aggiungere anche lo sforzo di opporsi alle vertigini.
Una volta assicuratasi che la ragazzina non fosse troppo terrorizzata dalla situazione, Haruka decise che quello era il momento buono per esaudire la sua richiesta di visitare qualcosa di memorabile.
Portò con decisione la mano destra in avanti, quasi tirasse un pugno, per creare un varco dimensionale nel quale si tuffarono senza neanche il tempo di accorgersene.
Usagi si accorse che qualcosa era improvvisamente cambiato nel movimento dell'animale... l'aria continuava a soffiarle nelle orecchie con la stessa intensità di prima, ma ora l'andatura risultava fluida come quella di una barca che scivola sul pelo dell'acqua, anziché frenetica e movimentata come quella cavalcata di poco prima.
Incuriosita da tale cambiamento, si fece coraggio e riaprì gli occhi, facendo molta attenzione a non commettere lo stesso errore con le sue mani.
Il luogo che avevano raggiunto era una meravigliosa distesa di sabbia argentata, che riluceva nell'oscurità notturna nella quale era avvolto quel luogo, interrotta nella sua uniformità da piccole piazzole tempestate di candide primule color dell'ambra.
La vista del paesaggio mozzafiato che stavano sorvolando riuscì a zittire persino il consueto 'wow' di stupore, che Usagi non si tratteneva mai dal manifestare.
Haruka direzionò con un altro movimento il cavallo alato, che in pronta risposta eseguì nuovamente il comando impartitogli, discendendo lentamente in un'ampia virata circolare, sino a toccare nuovamente terra.
«Ti dispiacerebbe lasciarmi andare ora?» il tono di Haruka era sinceramente divertito.
Usagi constatò la loro effettiva fermata, e si convinse ad ubbidire alla richiesta, mantenendo però la cautela di chi non è così sicuro che ci si possa fidare poi tanto...
Haruka fece passare la sua gamba facilmente oltre la testa chinata di Pegasus, per poi balzare sulla sabbia con eleganza.
Usagi si irrigidì all'idea di essere rimasta sola sull'animale, temendo che, se avesse compiuto anche il più piccolo movimento, avrebbe potuto accidentalmente spronarlo e causare un'imminente catastrofe.
Haruka le porse la mano, con il braccio teso ad indicare all'altra la sua intenzione di aiutarla a scendere, proposta che fu ben accolta dalla testolina buffa, che si lasciò scivolare lungo il fianco del cavallo, frenata dalle forti braccia di Haruka che l'accompagnarono sino al compimento dell'azione.
L'estrema vicinanza con la guerriera fece arrossire la principessina, da quando avevano dormito assieme, il profumo di Haruka aveva assunto una connotazione rassicurante, e con la sua testa appoggiata al petto dell'altra, quella fragranza si sprigionava più vivida che mai.
Haruka si scostò per farle spazio e Usagi, per evitare di dare il tempo alla guerriera di accorgersi del rossore che aveva infuocato le sue gote, decise di provare a distrarla iniziando una conversazione.
«Non sapevo avessi un cavallo!»
A quelle parole la bestiola nitrì in segno di disappunto... forse la parola 'cavallo' risultava un po' riduttiva per descrivere la magnificenza di quella creatura che pareva uscita da un libro illustrato di favole.
«Infatti non ce l'ho.» La risposta di Haruka arrivò concisa ed al contempo leggermente divertita.
Usagi la fissò basita, per poi guardare il destriero... tornando infine su Haruka.
La guerriera di Urano mascherò una risata.
«Pegasus non è tuo?» lo stupore era evidente sul visino della ragazzina.
«No.» Haruka avrebbe volentieri continuato a girare attorno all'argomento, pur di continuare a poter vedere l'espressione confusa stampata sul volto della testolina buffa, ma qualcosa nella sua testa le ricordò che forse prendersi tanto gioco della futura Regina non era proprio questa grande idea...
«Diciamo che... l'ho preso in prestito.»
Usagi notò il tono poco serio di quella risposta.
«Non l'avrai per caso... rubato?» il suo sguardo incredulo.
Haruka scoppiò a ridere prima di risponderle.
«No tranquilla.» disse con voce ferma «Non si può definire rubare se alla fine lo restituisco no?» la sua domanda retorica fece scomporre la principessina.
«Haruka! Questo è quasi come rubare!»
«'Quasi come' non è proprio 'come'...» la serietà con la quale Haruka giustificava la sua tesi era sottolineata dalla mancanza di sarcasmo nel suo tono.
«Dobbiamo riportarlo indietro! Devi restituirlo subito-»
La principessa della Luna fu interrotta dal tocco con il quale le dita di Haruka ne afferrarono delicate il mento, come a volerne richiamare l'attenzione.
«Sbaglio o avevi detto di voler vedere qualcosa di bello?»
Usagi non riuscì a rispondere di fronte all'intensità con la quale l'altra la guardava mentre lentamente avvicinava le sue labbra a quelle della principessina.
Il cuore le rimbalzò in gola.
«Ci siamo.»
Quelle parole ridestarono Usagi in attesa del bacio che non arrivò.
«Cosa-»
A risposta dell'interrotta domanda della ragazzina vi fu la luminosa comparsa di una fonte di luce alle sue spalle che, squarciando l'oscurità notturna nella quale erano avvolte, irradiò prima il volto di Haruka, poi l'intera area circostante.
L'incontro tra i raggi del sole, che ora facevano capolino in una sorta di alba, tinsero la fine sabbiolina della più dorata delle tonalità.
Tutto intorno a loro brillava, avvolto in una bellezza indescrivibile.
Le primule, i cui petali ora risultavano composti da vera e propria ambra, scintillarono come piccoli gioielli, regalando lo spettacolo più bello che gli occhi di Usagi avessero mai visto.
Sembrava di essere in un sogno.
Tutto intorno a loro era talmente avvolgente e confortevole.
“Se il paradiso esiste, questo dev'essere il suo aspetto!”
Questo pensiero attraversò la mente di Usagi, che ora si era completamente girata in direzione del sole che stava terminando di sorgere.
Un lieve tocco la richiamò dai suoi pensieri, senza però farle pressione nel terminare di ammirare quello spettacolo.
Le mani di Haruka l'accompagnarono con lentezza, traendola a sé, facendola accomodare, lasciando che la principessina usasse il suo corpo come schienale in modo da permetterle di godersi appieno quello scenario fiabesco.
«Siamo su Miranda.» la sua voce risuonò melodiosa, nella spiegazione che la guerriera si apprestò a fornire «Una delle Lune di Urano, la più vicina per l'esattezza...»
Usagi inclinò il capo all'indietro in modo da poter intravedere il volto.
«È la più piccola tra le cinque Lune Maggiori» un sorriso le incurvò le labbra.
Si ritrovò a pensare che, per quanto questo luogo fosse incantevole ed invidiabile, nessun satellite aveva mai catturato la sua attenzione come quello da cui proveniva Usagi.
La tiepida candida luce della Luna del Regno Argentato, aveva più volte rischiarato le notti più buie che la guerriera aveva passato in svariate zone del Sistema Solare. Per quanto fosse costretta ad allontanarsi durante le sue lotte, quella luce la richiamava sempre per rincuorarla nei momenti di sconforto dettati dalla solitudine.
Era il suo faro nell'oscurità, il suo porto sicuro.
Era stata il suo punto fermo nei momenti di solitudine. E di questo le sarebbe sempre stata grata.
«La più brillante perla del regno.» Haruka ora stava fissando Usagi (come a volerle dedicare quelle ultime parole) con la stessa intensità con la quale gli occhi del piccolo principino dei sogni era solito fissarla, e questa situazione, contornata dall'atmosfera con cui la luce, profusa in ogni direzione, le stava ancora avvolgendo, fece nascere in Usagi il desiderio di completare la perfezione di quel momento, con il bacio col quale ringraziò Haruka.
Le sue labbra si dischiusero più morbide che mai sulla liscia guancia dell'altra, che si irrigidì leggermente all'improvviso inaspettato dolce contatto che la principessina le riservò.
Haruka le sorrise di rimando.
«E questo per cos'era?» il suo sopracciglio incurvato nel suo classico taglio inquisitorio.
Usagi si portò il dito indice in segno di silenzio «SE-GRE-TO»
La ragazzina trovò buffa l'espressione contrariata dell'altra che si aspettava una spiegazione, ma entrambe sapevano che quel gesto proveniva dallo stesso senso di gratitudine della rosa che la guerriera le aveva lasciato in camera.
Haruka socchiuse gli occhi, sollevando le spalle in segno di resa.
«Vogliamo andare?» il suo sorriso beffardo da 'io la mia parte del patto l'ho mantenuta' che sfoderò non fece irritare Usagi, sapeva anche che la buona sorte era già stata dalla sua parte aiutandola nel far cedere la guerriera di Urano alla sua richiesta, e provare a forzare la mano degli eventi assillando la dea bendata con eccessive richieste forse avrebbe prodotto l'effetto contrario.
«Va bene.»
Andava davvero bene così.

*       *       *


Di ritorno su Urano Haruka scortò, con una cavalcata decisamente più moderata rispetto alla precedente, la principessina al portale di ricongiungimento con il Silver Millennium.
Durante il tragitto Usagi non riusciva a darsi pace sulla provenienza del destriero, realmente preoccupata che una ignora-regole come Haruka potesse realmente averlo rubato senza troppi scrupoli... e così tempestò la guerriera di domande a riguardo.
Per sua sfortuna però, la ragazza di Urano non cedette di una virgola sul rivelare il suo legame con Pegasus, ma le concesse comunque di scoprire che Haruka aveva l'abitudine di 'prenderlo in prestito' ogni qualvolta sentisse il bisogno di schiarirsi un po' la mente.
Percorrere lunghe corse sfrenate in sella alla creatura fatata permetteva alla guerriera di sentirsi viva, come si fondesse in un tutt'uno col vento... e fu proprio quella rivelazione a far comprendere ad Usagi che il motivo per il quale sentiva sempre quella fragranza di vento, era appunto la consuetudine dell'altra a perdersi nelle sue pericolose cavalcate a folle velocità.
«Siamo arrivati» la voce di Haruka suonò chiara, subito poco prima che il bianco destriero desse la sua conferma con un nitrito.
La guerriera scese con la stessa facilità della volta precedente, e proprio come prima si apprestò ad aiutare la principessina a tornare a terra.
Protese le braccia in direzione di Usagi per rallentarla nella discesa ma il più ingombrante abito, che era tornata ad indossare quando si erano fermate al palazzo per concedere alla principessina di recuperare il suo vestito ormai asciutto, complicò la sua discesa, facendola scivolare più rapidamente del previsto.
I riflessi di Haruka furono pronti e l'afferrò giusto in tempo, evitandone la caduta.
Le mani della guerriera sorreggevano Usagi, condizionando la postura della ragazzina ad assumere la curvatura delle spalle tipica di un animaletto come un gattino che veniva sollevato in aria per essere ammirato.
Era incredibilmente leggera, e la sua espressione leggermente imbarazzata per l'inconveniente era adorabile.
Haruka si concesse di sorriderle.
E fu così che la trasse a sé con un movimento non troppo lento.
Per paura di perdere l'equilibrio Usagi appoggiò le sue braccia sulle spalle di Haruka, sfiorandole con le dita le corte ciocche bionde della nuca.
Giusto il tempo di sentire quel lieve solletico provocato dallo spostamento dei capelli che la principessina aveva involontariamente sfiorato, e la sua attenzione si spostò su quel calore, ormai quasi famigliare, con il quale le sue labbra la avvertivano del contatto con quelle di Haruka.
Fu un bacio soave, le labbra della guerriera sprofondarono teneramente su quelle dell'altra, solo dopo averle allietate dal tiepido soffio che ne aveva annunciato l'arrivo.
Il bacio che si scambiarono portò con sé un sentimento diverso dal loro primo incontro.
Il respiro di Haruka si fece quasi impercettibilmente teso, e questo sentore la costrinse a ricominciare a pensare, e a capire che la sconsideratezza del gesto appena compiuto non era proprio da lei... non dopo quanto si era ripromessa.
Sapeva che probabilmente così avrebbe solo confuso nuovamente la sua principessa.
Ma si concese quest'ultimo capriccio.
Voleva sentirsi libera di esprimere la sua gratitudine senza fermarsi a pensare alla conseguenza del suo gesto.
Era chiaramente colpa del discorso con Michiru il giorno prima ed il suo canzonarla di aver paura ad esprimere quello che prova.
Come l'aveva rassicurata (a modo suo) in quell'occasione, Haruka sapeva perfettamente di amare la principessa di Nettuno, nonostante anche quel sentimento lo cercasse di allontanare per non venire meno al suo compito. Ormai era chiaro che Haruka non fosse una cima nel confrontarsi con i suoi sentimenti. Ed il problema ora era riuscire ad affrontare al meglio i sentimenti che incoscientemente aveva aiutato ad alimentare nel cuore della ragazza della Luna.
Scostò con delicatezza la ragazza, interrompendo il contatto tra le loro labbra, e con attenzione la adagiò a terra, assicurandosi di non mollare la sua presa nemmeno una volta certa che la principessina avesse toccato terra.
Usagi rimase qualche secondo in attesa di una spiegazione, ma vedendo che l'altra non accennava a cominciare un discorso, l'anticipò.
«Il ballo...» la voce di Usagi uscì talmente sommessa da costringere Haruka ad inclinare la testa nel tentativo di udire cosa la ragazzina stesse cercando di dire.
La ragazzina chiuse con decisione gli occhi come a volersi caricare di energia, e li riaprì con ancora più rapidità, facendo attenzione a tenerli ben fissi in quelli smeraldo che la osservavano ancora in attesa di una spiegazione al farfugliamento di poco prima.
«Il ballo!» si arrischiò di ripetere con forza «Al prossimo plenilunio ci sarà il ballo indetto in mio onore dal principe della Terra...» strinse forte i pugnetti delle braccia ancora poggianti sulle spalle di Haruka «andiamoci insieme!»
La risposta shockata nello sguardo della guerriera di Urano fece comprendere immediatamente ad Usagi la futilità di quella richiesta.
Come poteva sperare che ad Haruka potesse interessare un evento del genere?
No, non era questo il punto!
Cosa credeva di poter ottenere da quel gesto?
Davvero credeva che le cose tra di loro potesse instaurarsi questo tipo di rapporto?
Le iridi smeraldo di Haruka tornarono ad osservare Usagi, cancellando il taglio sorpreso che avevano assunto, e sostituendolo con uno sguardo più compassionevole.
Questa volta non riuscì a convertire la sua espressione in una maschera distaccata e gelida, quindi decise di tentare un approccio diretto, dettato solo dalla profondità dei sentimenti che provava.
«Lady Serenity...» il suono del titolo onorifico di Usagi riportò la ragazzina con l'attenzione al massimo della concentrazione che quel momento richiedeva .
«Io sono il guerriero designato alla tua protezione, e con essa quella del Regno Argentato» alla principessina sembrò di udire di nuovo il giuramento che Haruka aveva pronunciato al loro primo incontro ufficiale «tu sei la principessa della Luna, nonché futura Regina» a queste parole la guerriera si portò la mano destra sul cuore e, sciogliendosi dall'abbraccio con cui Usagi stava ancora flebilmente tenendosi, si inginocchiò al suo cospetto, come aveva fatto nella sala del trono.
«Questo è il mio compito» il volto chinato di Haruka si sollevò per permettere alle loro iridi di incontrarsi nuovamente «quello è il vostro.»
Sentire Haruka darle del 'voi' per la prima volta, congelò il cuore della principessina, facendole capire che con quel discorso, la ragazza di Urano stava chiarendo per l'ultima volta il ruolo che sarebbero andate a rivestire, ed il tipo di rapporto che le avrebbe legate da lì in poi.
Gli occhi di Usagi si gonfiarono di lacrime che ancora trattenne.
«Haruka-»
Il sorriso sereno e rassicurante di Haruka interruppe sul nascere la tenue protesta che la principessina cercò di pronunciare, facendole al contempo capire che non ci sarebbe stato modo di cambiare quello che stava accadendo, nemmeno con la più prolissa delle contestazioni.
«Mi dispiace...»
La voce di Haruka appena percettibile.
«Non dimenticherò mai questi momenti passati assieme» il suo tono era sincero«e vi sono riconoscente per l'interesse che avete dimostrato nei miei confronti.» un'ultima pausa «non era mia intenzione confonderti...davvero»
Lo sguardo di Haruka tornò serio.
«Addio»
Quelle parole sancirono il taglio netto che Haruka aveva appena sferrato.
Le lacrime della principessina si sollevarono a mezz'aria, mentre la ragazza si sentì risucchiare dal varco dimensionale nel quale stava cadendo, in seguito alla spinta con cui Haruka l'aveva allontanata da sé.
Una volta dall'altra parte, Usagi atterrò sulla lastra di pavimento marmoreo della Sala di Passaggio del suo palazzo, proprio sotto gli occhi di una Luna stupita della sua entrata in scena, che l'attendeva ancora preoccupata.
Usagi non si diede neanche il tempo di sentire il dolore, conseguente alla botta appena ricevuta, che si lasciò trascinare dall'impeto che dentro di lei le urlava disperatamente di non lasciarla andare così.
Non ora.
Non ora che aveva capito di volerla parte della sua vita.
Non ora che non era ancora pronta a lasciare questi sentimenti che appena stava cominciando a conoscere e comprendere.
I preda all'emozione del momento, diede fondo a tutte le sue energie per rialzarsi e rituffarsi nel portale, urlando il nome della persona di cui, ora più che mai, sentiva la necessità di avere accanto.
«HARUKA!!»
La sua voce suonò disperata, e fu spezzata solo dal secondo tonfo che l'accolse una volta ritornata su Urano.
La sua faccia, assieme a tutto il suo corpo si riversò sul prato dove poco prima si trovava assieme alla guerriera, che ora era scomparsa assieme al destriero.
Le sue dita si strinsero attorno ai morbidi fili d'erba, non troppo curante nel far attenzione che, con quel gesto, non ne strappasse alcuni.
Usagi si sollevò quel tanto che bastò per risultare seduta, e con le lacrime che le rigavano copiose le guance, si guardò attorno alla ricerca della più piccola traccia dell'altra.
Niente.
La sensazione di abbandono che si profuse per il suo corpo, la costrinse a chiudersi le ginocchia in un abbraccio, con il quale tentò di trovare un rifugio sicuro, dove poter lasciar sfogare quel dolore, nella protezione della posizione rannicchiata che aveva assunto.
Perché le cose dovevano per forza andare così?
Perché doveva per forza mettere da parte i suoi sentimenti?
Da dietro la ragazza si sentì il rumore di un'altra persona che attraversava il portale, e subito comparve la sua amica Luna, che l'aveva seguita allertata dall'assurda reazione a cui aveva parzialmente assistito.
«Usagi-sama, cosa-» l'ancella s'interruppe immediatamente alla vista della sua signora in quelle condizioni.
Mai in tutta la sua vita l'aveva vista piangere tanto sconsolatamente.
Pensò che in quel momento, nessuna parola le sarebbe potuta essere di conforto, e nonostante non capisse da cosa fosse scaturito tanto dolore, le si inginocchiò a fianco, e la strinse a sé nel più comprensivo dei suoi abbracci, custodendo silenziosamente il pianto segreto che la sua principessa le stava riservando.

*       *       *


Luna stava percorrendo il corridoio principale in direzione della sala della Regina a grandi passi, era stata convocata urgentemente sì, ma la sua fretta scaturiva dal suo desiderio di non lasciare la sua principessa sola troppo a lungo... anche se quando l'aveva lasciata nelle sue stanze la ragazza era caduta in un sonno profondo, esausta dal lungo pianto, non voleva rischiare di non essere presente al suo risveglio, sopratutto non sapendo quale sarebbe stata la prossima reazione di Usagi...
Arrivò all'entrata della sala, e si fermò un secondo a rendersi presentabile ed a calmare il suo respiro affannato.
«Molto bene allora.» la voce della regina si udì chiara non appena l'ancella fece il suo ingresso, non era sola «In base a queste nuove informazioni, ed alle vostre supposizioni» la splendida regina si rivolgeva ora alla principessa Michiru «che ritengo pienamente ponderate e fondate, concentreremo la ricerca circoscrivendola, in via del tutto eccezionale, al Sistema Solare Interno.»
Luna silenziosamente si inchinò appena la regina la notò, mantenendosi però ad una discreta distanza da lei e le sue ospiti, in modo da non disturbare il loro discorso.
«Principessa Michiru, potete fare ritorno al vostro palazzo, vi prego di tenermi informata se ci saranno nuove rivelazioni da parte del vostro Specchio.» con un sorriso la regina congedò la ragazza di Nettuno, che a sua volta rispose con una riverenza.
«Non mancherò, mia signora.» Michiru uscì elegantemente dalla sala, rivolgendo un sorriso rassicurante visibilmente forzato a Luna, non appena furono abbastanza vicine.
L'ancella ebbe un brutto sentore, la faccenda doveva essersi fatta ancora più grave o peggio... prossima.
«Come Vi avevo già anticipato mia Regina» questa volta fu la voce della principessa Ami ad interrompere il silenzio «le ricerche incrociate effettuate con le mie compagne non hanno dato risultati concreti.» la sua voce tremolante celava la vergogna nel non aver potuto contribuire in maniera utile alla causa.
La regina mosse il capo in segno di comprensione.
«È evidente che gli unici posti rimasti da setacciare sono la Terra e la Luna...» la voce di Minako suonò simile a quella di un ragionamento ancora in atto.
«Bene! Non ci resta che unire le forze ed occuparcene da subito!» la principessa Makoto sollevò un pugno serrato davanti al suo volto in segno di incoraggiamento, mentre le altre tre principesse le risposero con un deciso collettivo assenso.
«Sfortunatamente però le nostre leggi ci impediscono di agire fuori dalla nostra giurisdizione...» l'affermazione di Rei smontò per un secondo tutta l'energia di buoni propositi che si era manifestata poco prima.
«La Terra è un territorio sul quale non possiamo agire, i trattati sono chiari a riguardo...» Ami prese posizione nei confronti della constatazione della guerriera di Marte.
«Di questo non dovete preoccuparvi» la voce della Regina Selene tornò a rincuorare le principesse «mia carissima Luna» i suoi amorevoli occhi ora si rivolgevano proprio all'ancella, che appena sentitasi chiamare in causa, mosse un passo avanti in direzione del trono «potresti occuparti tu di portare un mio messaggio ad Artemis, in modo che lo recapiti al principe Endymion?».
Luna raggiunse rapida la sua regina e raccolse la lettera che le stava porgendo.
«Certamente mia Regina.» l'ancella inchinò il capo, e dopo che la Regina del Regno Argentato le rivolse un breve sorriso a ringraziamento della sua indiscutibile lealtà, tornò a rivolgersi alle altre ospiti, concedendo all'ancella di congedarsi e mettersi in cammino.
«Ho dato precise disposizioni al principe della Terra, quindi potete stare tranquille che sarà ben lieto di occuparsene personalmente-» la voce della regina si spense all'arrivo di un nuovo ospite «Vedo con piacere che avete potuto accettare il mio invito a questa riunione» la regina accolse la guerriera di Urano con un dolce sorriso, nonostante il ritardo di quest'ultima.
Luna ebbe un sussulto appena la figura di Haruka comparve nella sua visuale, e di tutta risposta a quell'inaspettato incontro accelerò la sua camminata in direzione della porta.
«Mi scuso infinitamente per il ritardo mia Regina, ma alcuni urgenti oneri mi hanno trattenuto-» la bionda aveva appena cominciato ad avvicinarsi alla regina, giustificando il suo ritardo, che un sonoro schiaffo, con il quale Luna era riuscita a farle voltare la testa a un lato, la costrinse a fermarsi.
Un sussurro sommesso di stupore attraversò la sala, e tutte le ospiti presenti si voltarono in direzione dell'accaduto.
«Non so cosa Le abbiate fatto, e non mi interessa.» la voce di Luna era furente, ma l'ancella si trattenne quel tanto che bastava a mantenerla una minaccia che solo loro due potessero udire «ma esigo che da ora in poi non vi azzardiate mai più ad incontrarLa! Sono stata sufficientemente chiara?» ora stava urlando.
Haruka la fissò, senza scomporsi.
Gli occhi di Luna erano adirati, ma anche visibilmente rattristati.
«Non ti preoccupare di questo. Ti do la mia parola che non intendo più vederla.» il suo sguardo era serio e gelido, e quest'atteggiamento incuriosì le presenti principesse, che però non potevano udire il discorso nella sua interezza.
Haruka si portò la mano alla mascella, che un po' le formicolava «Se fossi in te mi preoccuperei più del contrario, e mi accerterei di farle meglio la guardia.» la frecciata arrivò diretta come un pugnale nel cuore di Luna che, riconoscendo la sua parte di colpa, non trovò modo adeguato di rispondere.
Strinse forte i pugni, stritolando pure la lettera che aveva preso in consegna, e si catapultò fuori dalla sala, scostando con una spinta decisa la guerriera che la intralciava, continuando così per la sua strada.
Haruka osservò la sua figura allontanarsi, e si concesse di sorridere per un attimo al ricordo dell'intensità di quel ceffone: Luna aveva a cuore la felicità dalla sua principessa più di qualunque altra cosa, questo era certo.
La guerriera di Urano si voltò nuovamente verso la sua regina, circondata dai bisbigli malcelati delle principesse che non le staccavano gli occhi di dosso, vuoi per la curiosità nei confronti di quanto appena successo, vuoi per l'incredibile fascino che il suo bel visino non dimenticava mai di suscitare.
La regina le fece cenno con la mano che non le erano richieste giustificazioni per l'accaduto, o per il suo ritardo, e richiamando l'attenzione delle altre principesse riprese a dare le sue direttive.
«A voi quattro affiderò il compito di controllare da cima a fondo il Regno Argentato»
Le ragazze, leggermente imbarazzate per l'atteggiamento poco consono che si erano concesse poco prima, si limitarono a rispondere all'unisono, ed accettato l'incarico si sbrigarono a lasciare la sala, non smettendo però di fissare l'affascinante biondino che, con la sua espressione concentrata aveva ripreso a guardare la sua regina.
Poco prima dell'arrivare all'uscita, proprio mentre le principessine stavano passando a fianco al bel ragazzo, Minako si lasciò sfuggire un «Però... carino il tipo... chissà chi è...» e molto probabilmente si sarebbe pure permessa di andare a presentarsi incurante del trovarsi ancora al cospetto della regina se Makoto in pronta risposta non le avesse tappato vigorosamente la bocca.
«Minako! Ma ti sembra il momento?» a riprenderla fu Rei.
Le ragazze si lanciarono una rapida occhiata di rimprovero, che subito si trasformò in imbarazzo, quando volsero il loro sguardo in direzione del giovane per assicurarsi che non le avesse udite, e lui invece le disilluse immediatamente salutandole con un seducente occhiolino.
Le quattro principesse arrossirono e scapparono più veloci della luce fuori dalla sala, chiudendosi la porta, e la situazione imbarazzante in cui si erano andate a cacciare, alle spalle.
Lo sguardo di Haruka transizionò da confuso a sorridente per la tanto assurda accoglienza che le era stata riservata, per poi tornare serio e pronto agli ordini come quello di un soldato.
«Per voi invece, ho un compito più importante» la voce della Regina Selene risuonò grave per la prima volta, e carica della più profonda solennità.

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Capitolo 8
*** La Danza del Cuore ***


DISCLAIMER: Dopo 5 estenuanti anni di tira e molla, questa fanfiction finalmente vede il suo epilogo.
Chiedo scusa dal profondo del cuore per tutte le persone che hanno pazientemente atteso la conclusione della storia.
Non era mia intenzione metterci così tanto tempo, spero il risultato sia all'altezza dei precedenti capitoli.
Spero di aver comunque fatto un buon lavoro e di avervi tenuto buona compagnia con questo racconto!
Grazie a tutti per aver preso parte a quest'avventura!


NB: ad un certo punto della storia, ci sarà un collegamento ad una canzone che consiglio vivamente di aprire ed ascoltare il brano mentre leggerete la scena a cui è legato.
A mio parere calza a pennello ed è perfetta per esprimere ciò che con le parole non si riesce ad esprimere.


Buona lettura e grazie per aver seguito questa storia!

Rey







8 - La danza del Cuore

«Siete incantevole!»
La voce di Luna suonò totalmente fasulla, non perché l'abito sfoggiato dalla sua principessa in occasione del ballo non le donasse, anzi... ma per il fatto che da quando Usagi aveva fatto ritorno dalla sua visita su Urano, la ragazza aveva continuamente ignorato ogni contatto con le persone circostanti, compresi i continui tentativi dell'ancella di riaprire il discorso su cosa fosse accaduto con Haruka.
Per questo Luna aveva ben pensato di cambiare registro, e tentare con un approccio gentile e forviante, pretendendo che nulla fosse accaduto, continuava a rivolgersi ad Usagi come era sua consuetudine, e questo includeva i suoi commenti, in questo momento frivoli, come quello appena fatto.
La principessina continuava ad ignorarla.
Non perché fosse semplicemente troppo sconvolta dal repentino addio che la guerriera di Urano le aveva riservato.
Ma per la rabbia che silenziosamente provava nei confronti della sua ancella e del comportamento che aveva tenuto in quei giorni.
Dopo aver consegnato la lettera che le era stata affidata infatti, Luna tornò dalla sua principessa, e fin dal primo momento in cui Usagi si destò dal suo riposo, l'ancella la tempestò di domande riguardo l'accaduto, non lasciandole nemmeno il tempo di dare un senso a quanto le era appena successo.
Poi, come se tutta quella confusione non fosse già sufficiente, Luna aveva rassicurato la ragazza che qualunque cosa Haruka si fosse permessa di dirle per ridurla in quello stato, ora non doveva più preoccuparsene.
Aveva provveduto personalmente ad intimare alla guerriera di tenersi alla larga dalla sua signora, e ottenenuto il giuramento di Haruka ad impegnarsi di non rivederla mai più.
Come poteva pensare che una cosa del genere le avrebbe fatto piacere?
Usagi era furiosa.
L'unica cosa di cui era certa in mezzo a tanto caos emotivo, era il fatto che lei desiderasse rivederla, voleva poterla incontrare, voleva poterle parlare almeno ancora una volta.
Ma Luna con il suo gesto aveva semplicemente peggiorato la situazione, già difficile di per sé per colpa dei pessimi modi della guerriera di Urano.
E tanto per finire, durante le ultime due settimane passate, l'ancella non si era mai allontanata dalla sua principessa, impedendole così di poter passare del tempo da sola a riflettere sui suoi sentimenti o, cosa ancora più grave, permetterle di tentare di tornare su Urano nella speranza di trovarci la ragazza dagli occhi smeraldo.
'Non l'ho fatto per confonderti'
Le parole di Haruka sembravano le più sincere che sino a quel momento avesse proferito.
E allora perché nonostante avesse intuito i suoi sentimenti l'aveva baciata di nuovo?
Con lei era stato un continuo tira e molla dal principio.
Lei l'aveva baciata per prima.
Lei le aveva portato la rosa.
Lei l'aveva ripetutamente visitata in sogno.
A questo pensiero la principessa si soffermò un attimo più a lungo.
Era tutta colpa di quel sogno.
Era tutta colpa dei suoi sogni se si era illusa di avere un legame speciale con qualcuno.
A pensarci bene Luna non aveva troppe colpe, si stava solo preoccupando per la sua signora, e non essendo al corrente dei fatti non poteva sapere cosa fosse giusto fare e cosa invece avrebbe solo creato ulteriore scontento... ma Usagi era comunque arrabbiata, con lei e con sé stessa.
Da un lato si rimproverava la sua codardia di non riuscire a parlare apertamente alla sua migliore amica di quanto era accaduto con Haruka, e dall'altra rimproverava Luna di non essere così accorta da arrivarci da sola.
Proprio lei che si vantava sempre di saper leggere Usagi come un libro aperto.
La principessa sapeva però che in fondo, tutto era nato dalla sua testardaggine nel tenere per sé i suoi segreti.
Segreti su segreti.
Durante tutto questo tempo, non aveva avuto modo di riflettere lucidamente sull'accaduto, e ancor meno di poter esprimere la propria opinione sulle decisioni che gli altri continuamente prendevano per lei.
A pensarci bene, forse era proprio questo ciò che più l'aveva ferita.
La consapevolezza che tutti attorno a lei si aspettassero che lei sapesse cosa voleva, e nessuno si preoccupasse di chiederle cos'era che realmente desiderava, o aiutarla a far chiarezza ascoltandola ed aiutandola a comprendere una ad una le emozioni che le smuovevano l'anima.
Ed era per questo stesso motivo che il suo cuore soffriva a questo modo la separazione con Haruka. In quel poco tempo che avevano avuto per conoscersi, Usagi si era sentita parte di “qualcosa”.
Aveva avuto modo di impegnarsi in qualcosa e mettersi alla prova.
E nonostante i suoi continui estenuanti e sinceri sforzi, era stata definitivamente respinta.
Questo faceva male.
Faceva dannatamente male.
Probabilmente dentro di sé era sempre stata consapevole di non considerarsi “all'altezza” di Haruka, ma sempre dentro di sé celava la speranza di sbagliarsi.
Che con l'impegno e la perseveranza i suoi sentimenti sarebbero stati accettati e ricambiati.
Nonostante tutto ciò le ribollisse dentro senza sosta, Usagi aveva deciso di andare leggermente incontro alla sua amica, ripromettendosi di prender comunque parte al grande ballo al quale si erano ripromesse di andare.
Non voleva disilludere le aspettative riguardanti la festa con le quali la sua ancella si era intrattenuta in tutti quei giorni: Luna meritava comunque di potersi godere il tanto desiderato ballo, visti tutti gli anni di fedeli servigi e sincera amicizia.
E poi perché no... forse andare lì le avrebbe concesso di potersi finalmente divincolare dal continuo controllo dell'amica, e si sarebbe potuta concedere di prendersi un po' di tempo per sé.

* * *


Lo sfarzoso palazzo nel quale si sarebbe tenuto il ballo era senza alcuna ombra di dubbio il più grande che la principessa avesse mai visto.
Non c'era paragone con nessun altro castello in tutto il Sistema Solare! E probabilmente neanche al di fuori di esso.
Grandi guglie dorate, rigonfie come gocce piombate dal cielo, ed adagiatesi su svettanti torri d'avorio.
Tutt'innanzi al palazzo, si stanziava a perdita d'occhio, un enorme complesso di fontanelle, dalle più spettacolari guizzate d'acqua, risplendenti di tutti e sette i colori dell'arcobaleno, grazie alle luci pigmentate che provvedevano ad illuminarle moderatamente (se paragonate all'incredibile utilizzo di lumi impiegati nel rischiaramento del palazzo in sé).
Ad occhio e croce il perimetro dell'intera struttura, senza contare gli ampli prati circostanti, era di almeno sette, o forse addirittura otto volte più esteso di quello già maestoso del Regno Argentato.
E proprio guardandolo luccicare nel suo splendore sotto il manto stellato della volta celeste, Usagi si rese conto del perché era stato ribattezzato Regno Dorato: se sulla Luna il marmo illuminato dai raggi cosmici rifletteva un tenue, armonioso ed accogliente riflesso argenteo, quel posto sembrava risplendere di una luce propria, un riflesso caldo ed avvolgente ribadiva la sua grandezza.
«È addirittura più vistoso di quanto mi fossi mai immaginata!»
La voce di Luna interruppe il flusso di pensieri con il quale la principessina stava analizzando l'anima di quel posto.
«Decisamente degno di nota, sì.»
Usagi si dovette sforzare di sorridere di fronte all'eccitazione che la sua amica stava ostentando.
Si rendeva perfettamente conto che quel palazzo era fastoso e scenografico... ma per quanto si sforzasse di non farlo... non poteva fare a meno di metterlo a confronto con quello essenziale ma ben più famigliare di Haruka. Usagi cominciava a pensare che dietro a tanto rigore e spogliata noncuranza, si celasse il riflesso di un anima seria e sicura di sé, capace di dimostrare ammirevole cura ed amore solo nei confronti di quelle mere cose di cui realmente le importavano, come aveva potuto constatare nella serra ben seguita, nella vetrata attentamente pulita e pure nell'attenzione con la quale aveva trovato una nuova casa al piccolo giglio miracolosamente sopravvissuto.
Se l'anima della guerriera era così semplicemente riflessa dal suo maniero, che tipo di persona si sarebbe rivelata il principe Endymion?
Questo pensiero altro non era che il riflesso di quella che, da una semplice paura, era ormai divenuta una constatazione: lei non sapeva nulla di lui.
E non solo, la cosa che più la preoccupava, era il fatto che si era talmente concentrata su Haruka, che aveva messo completamente in secondo piano il suo desiderio di provare per lo meno a conoscere il principe della Terra prima di giudicarlo.
«Vogliamo entrare?» fu di nuovo la voce di Luna a richiamare Usagi tra i vivi.
Con un impercettibile cenno del capo la principessa diede il suo consenso, ed insieme salirono la breve scalinata, coperta da un vellutato tappeto rosso, per poi essere gentilmente annunciate dall'uomo che le aveva accolte.
L'intera sala gremita di ospiti si voltò in direzione della splendida principessa della Luna, e gentilmente accompagnarono la sua entrata con il più caloroso degli applausi.
Il ballo era stato presentato come una festa in maschera, ma a differenza degli altri invitati, né lei né Luna ne indossavano una.
Usagi sapeva che neanche volendo indossare un cappuccio da boia ben calato sulla testa, sarebbe riuscita a passare inosservata.
Tutti l'avrebbero riconosciuta comunque al momento del suo arrivo, quindi aveva deciso che fosse insensato perdere tempo a trovarsi una maschera.
Per quanto riguarda Luna invece, lei si sentiva già troppo onorata della concessione di prender parte all'evento, da meritarsi pure di spacciarsi per un'invitata di alto rango, mettendosi sullo stesso piano degli altri aristocratici presenti.
«Ben arrivate mie splendide dame.» la voce che si rivolse ad Usagi era inconfondibile.
Si trattava del principe Endymion, che ora si era appropinquato ad accoglierle con i dovuti onori e le più formali riverenze.
L'uomo indossava una mascherina bianca dal taglio triangolare ed affilato, che gli copriva solo parzialmente gli occhi.
A metà del suo inchino si rivolse nuovamente alla principessina, prendendole delicatamente la mano e portandosela alle labbra con l'intento di posarvici il suo saluto.
Nella lentezza rispettosa con la quale il ragazzo stava compiendo quell'azione, Usagi ebbe il tempo di confondere l'immagine del principe inginocchiato di fronte a lei, con quella di Haruka, intenta nella stessa dimostrazione di lealtà e di dedizione nella sala-cattedrale.
L'incontro visionario con gli occhi della guerriera fece trasalire Usagi, che di tutta risposta si irrigidì, scostando con uno scatto quasi impercettibile la presa della mano di Endymion, che era ormai sul punto di compiere il baciamano.
Per la seconda volta il ragazzo si stupì della reazione incomprensibile che la principessa della Luna aveva tenuto in sua presenza.
Ma comprendendo che probabilmente per lei erano state entrambe situazioni troppo improvvise da gestire, si convinse che quasi sicuramente si trattava solo di imbarazzo.
Si fermò, senza rendere la cosa troppo evidente, e si sollevò di nuovo in piedi.
Usagi si rese conto che la sua reazione era stata avvertita dal ragazzo, e si rese conto che con quel gesto poteva essere risultata estremamente sgarbata.
Non avrebbe dovuto perdere la sua compostezza in sua presenza.
Nello spostare lo sguardo dal principe per evitare l'ulteriore imbarazzo di sostenere la sua espressione, la ragazza si accorse della presenza, a pochi passi, di un'altra persona a lei nota, alla quale rivolse rapida un leggero inchino di saluto.
In candidi abiti bianchi, con la mano sul cuore, la stava ora salutando di rimando Artemis (anch'egli privo di maschera come Luna) che gentilmente non mancò di porgere il suo ben venuto anche all'ancella.
La musica che si era interrotta nel momento in cui era stato annunciato l'arrivo della principessina, riprese a suonare un allegro valzer.
Usagi sapeva che non poteva evitare lo sguardo del principe ancora per molto, e si stava giusto tormentando su quale argomento tirar fuori per forviare l'attenzione da quanto appena accaduto, quando in suo aiuto giunse una voce nota quanto inaspettatamente ben venuta come quella della splendida ragazza dai lunghi capelli biondi, col viso velato da una mascherina rossa, che si permise di gettarsi al collo della principessina, accompagnata da un allegro e sonoro bacio sulla guancia che Usagi riconobbe al volo.
«Ma che gioia rivederti! Sei arrivata finalmente!»
«Principessa Minako» lo sguardo di Usagi non ebbe il tempo di divenire sorpreso che già era lieto di reincontrare la tanto cara principessa di Venere.
«Mi stupisco di te Mina-chan! Non dovresti accogliere la nostra principessa con un simile atteggiamento poco formale...»
La voce decisamente più astiosa che Usagi udì alla sua destra era quella inconfondibilmente decisa e al contempo gentile di Makoto.
«Bah! Io e Usagi siamo diventate ottime amiche! Quindi non ci vedo niente di male ad esprimerle il mio affetto liberamente...» Minako rispose allegramente, riprendendo ad esternare la felicità nel vedere Usagi, questa volta sfregandole delicatamente il nasino sulla guancia.
«Makoto ha ragione. Dovresti darti un contegno, o le darai il cattivo esempio.» la voce di Rei si percepì chiara, come altrettanto chiaro risuonò il colpo alla testa con il quale picchiettò sul capo, privo del suo classico fiocco, di Minako.
«È già poco aggraziata di suo, se poi l'abituiamo male...» la frecciatina che la miko dai capelli corvini stava ora lanciando alla sua principessa, riportò alla mente di Usagi il motivo per il quale al loro primo incontro l'aveva paragonata a Luna.
«Suvvia ragazze, non dovremmo dare spettacolo in questo modo in presenza dei futuri regnanti...» la voce di Ami suonò quasi sommessa, ma al contempo carica del suo desiderio di mitigare qualsiasi tensione si potesse esser venuta a creare.
«Ti ci metti anche tu Ami?» la voce delusa di Minako nel trovarsi contro anche l'ultima delle quattro principesse del Sistema Solare Interno, la convinse a tentare di cercare un'alleata nella sua adorata Usagi.
«Dille qualcosa tu Usagi! Dille che a te non imbarazza per niente il mio amore!» la ragazza di Venere si strinse con più decisione alla sua principessina, che si stava divertendo non poco in quella circostanza.
La sua mente, per la prima volta da settimane, risultava totalmente sgombra e capace di godersi il momento.
«Ahahah, ma certo Minako!» Usagi pronunciò quelle parole con gioia e spensieratezza.
Trovarsi tra quelle nuove amiche la faceva sentire stranamente a casa.
«Sentito voi altre?» Minako rivolse alle altre ragazze un segno di vittoria con le dita di una delle sue mani, mentre le altre assumevano l'espressione di resa, condita con il divertimento, quasi per niente velato, che quella situazione aveva portato anche a loro.
Le cinque ragazze si lasciarono andare in domande di rito frivole e scambi di risate, fino a quando l'attenzione di Usagi non fu nuovamente richiesta dal suo ospite che, leggermente a disagio nel ritrovarsi ad ascoltare i discorsi nei quali le ragazze si stavano cimentando non curanti della sua presenza, le stava facendo cenno del suo desiderio di concedersi del tempo da passare assieme.
La principessina, ormai rilassatasi, decise che era arrivato il momento di comportarsi come il suo ruolo le imponeva, e che era giusto e rispettoso concedere il tempo al principe Endymion di conoscersi meglio, e di affrontare il vero motivo per il quale si trovavano lì.
La principessa si congedò gentilmente dalle altre, promettendo che presto avrebbe fatto ritorno, e lasciando intendere che avrebbe gradito poter trascorrere il restante tempo con loro.

I due si diressero, con non poca fatica, verso un luogo meno affollato.
Vista la grande pubblicità dell'evento, tutte le persone più in vista dei vari regni, si spingevano il più vicino possibile in modo da poter fare la diretta conoscenza di quelli che tutti si aspettavano sarebbero stati i futuri Re e Regina.
Chi per porgere le sentite congratulazioni per l'attesa unione, chi per assicurarsi una posizione favoreggiata.
Usagi si sentì davvero grata nei confronti del principe che, infastidito quanto lei da tante pressioni, si destreggiò con decisione tra la folla, fino a condurli in un luogo tranquillo ed isolato.
«Non sono mai stato un grande amante degli impegni di corte...» il ragazzo si rivolse con un sincero sorriso in direzione della principessina «E pensare che quando prenderemo i posti dei nostri genitori sarà anche peggio...» nella sua voce si poteva chiaramente distinguere un misto di sconsolatezza e di rassegnazione.
Usagi si concesse di sorridere realmente divertita dall'espressione contrariata che il principe stava appositamente esagerando per smorzare la tensione.
Al notare il volto più rilassato della ragazza, Endymion si concesse di assumere un espressione amorevole con la quale si soffermò ad ammirare i delicati tratti della splendida principessina, ora ancora più bella, rischiarata dalla luce lunare che donava un grazioso colore argenteo ai suoi lunghi capelli.
Messa di fronte a quell'espressione tanto carica di ammirazione, Usagi arrossì, principalmente perché la vista del volto di lui, le riportò alla mente il gesto poco gentile commesso da lei poco prima.
«Riguardo a quanto accaduto al mio arrivo...»
Usagi venne sopraffatta dalla sua solita incapacità di porgere adeguate scuse, e dal suo tic di dita agitate, che non potevano trattenersi dallo scaricare il nervosismo con i loro movimenti tamburellanti sul freddo marmo del muretto sul quale poggiavano.
La principessina si aspettava un'interruzione improvvisa delle sue scuse, come erano soliti fare tutti quando tentava di esprimere i suoi pensieri, ma così non fu.
Il principe al suo lato sembrava davvero interessato a sentire quanto lei stava cercando di esprimere e attendava in un rilassato silenzio che lei si prendesse il tempo necessario per farlo.
Nonostante la sua preoccupazione di dover spiegare la situazione, Usagi si sentiva realmente grata per lo spazio che le stava venendo riservato.
«La verità, è che il vostro gesto mi ha colto alla sprovvista» la ragazza si decise a non sprecare quel momento «sono consapevole che sia un gesto consueto in situazioni come questa, ma in quel momento non mi aspettavo di confonderlo con il ricordo di-» Usagi si portò la mano alle labbra. Che cosa stava per dirgli? Che lui le aveva ricordato il gesto di Haruka? Non era certo questa la piega che sperava prendesse questa conversazione...
Non sapendo come concludere la frase o distogliere l'attenzione da quell'argomento, Usagi prese a lisciarsi il suo abito, tutt'altro che sgualcito, suscitando nel principe Endymion il desiderio di tentare di aiutarla a togliersi dall'imbarazzo che quel discorso aveva suscitato.
«Nonostante non penso ci fosse il bisogno di scuse da parte vostra, vi ringrazio per avermi riservato una risposta sincera» la voce di lui suonò comprensiva «e a proposito di sincerità, sono io che vorrei scusarmi per l'avventatezza del mio gesto» il ragazzo si inchinò leggermente in segno di venia «non mi sarei dovuto permettere tanta confidenza senza prima accertarmi che fosse cosa gradita, ma è stato l'unico gesto a cui ho pensato per distrarmi dall'agitazione che si era impadronita di me.»
La principessa si stupì nel notare che il ragazzo era leggermente arrossito, tanto che per accertarsene gli si avvicinò di qualche passo.
Per la prima volta, forse grazie al magico contrasto che la figura di lui metteva in risalto con la luna retrostante, si accorse che i suoi lineamenti erano decisamente più marcati ed adulti di quanto aveva notato al loro primo incontro.
Quel ragazzo aveva proprio l'aspetto e le fattezze di un giovane uomo, ma i suoi tratti mantenevano ancora qualcosa della delicatezza fanciullesca che lo aveva accompagnato negli anni antecedenti.
Era decisamente quello che si poteva definire un bel ragazzo.
I suoi capelli scuri, dal taglio corto, erano folti ed al contempo curati, la sua pelle non presentava imperfezioni, ed i suoi occhi avevano un taglio marcato e deciso, ma erano certamente occhi gentili.
Le sue iridi di un intenso blu profondo, come il cielo che accoglieva tutti gli astri.
«Non è stata colpa vostra!» grazie al momento di apertura di lui, ora anche Usagi si sentiva di ricambiare tale gesto.
«Davvero, ho reagito così perché scioccamente quel semplice gesto mi ha ricordato una persona a me molto cara.» le parole le uscirono senza rimorso.
«Capisco»
Quell'unica parola richiamò immediatamente l'attenzione della ragazza.
Cosa intendeva con quell'affermazione?
Il suo tono sembrava quello di qualcuno che si era già preparato mentalmente a questo discorso.
Il ragazzo fece un passo indietro e si rivolse alla splendida luna piena che ne illuminava la sagoma.
«Posso porvi una domanda?» continuò tranquillo, ma serio, il ragazzo.
Dopo un attimo di esitazione, la curiosità di Usagi ebbe il sopravvento «Di cosa si tratta?»
«E questa persona cara che avete menzionato, è per caso la persona che amate?»
Usagi lo guardò con occhi increduli.
Com'erano giunti a quell'argomento?
Il ragazzo tornò a volgerle lo sguardo.
I suoi gentili occhi blu si concentrarono su quelli stupiti della principessa.
«I vostri occhi» aggiunse come a volerle dare una spiegazione.
La ragazza ne risultò ancora più confusa.
Il ragazzo si arrese di fronte a tanta innocenza, quella ragazzina sembrava vivere in un mondo tutto suo.
Sfoderò dunque un nuovo sorriso e si apprestò a darle spiegazioni.
«I vostri occhi, quando avete scansato il mio gesto, sembravano intrisi di sofferenza.» il ragazzo concluse la frase infilandosi le mani nelle tasche degli eleganti pantaloni neri che indossava «Voi avete detto che la causa è questa persona cara, ma trovo difficile da credere che una tale sofferenza possa scaturire senza che vi sia un legame più profondo alle spalle.»
Usagi si sentì colta in flagrante, ma non replicò.
«Ovviamente non è mia intenzione intromettermi nella vostra vita e tanto meno mi dovete in modo alcuno una risposta se la cosa vi mette a disagio» la sua voce ora suonava un po' delusa, ma sincera.
Era chiaro che il ragazzo provasse interesse per la principessa della Luna, com'era chiaro che non era sua intenzione renderle quest'interesse un fastidio.
«Credo che se il vostro cuore fosse già legato a qualcuno, non sarebbe corretto da parte mia mostrare un così aperto interesse nei vostri confronti» un sorriso sincero gli si dipinse in volto «non mi perdonerei mai di farvi cosa sgradita, ne tanto meno di intromettermi oltre.»
I due si presero un momento di silenzio per osservarsi.
«Non sono un esperto di situazioni sentimentali e forse vista la situazione non sono la persona più adatta con cui parlarne ma, se vi servisse qualcuno con cui confidarvi, sarei lieto di potervi offrire il mio tempo.» Endymion arrossì di nuovo leggermente.
A parlarci faccia a faccia, Usagi si rendeva conto che con ogni probabilità, anche quel ragazzo, poco più maturo di lei, in questi giorni doveva essersi sentito scaraventato in qualcosa più grande di lui, di entrambi.
Forse come lei, anche lui si era sentito sopraffatto dal conflitto tra emozioni e doveri.
Forse anche lui non aveva trovato qualcuno disposto ad ascoltare i suoi dubbi e le sue paure.
Per quanto non potesse avere conferma di questi pensieri, Usagi si sentì improvvisamente più rilassata al pensiero che forse non erano poi tanto diversi.
«Grazie»
La voce della principessa si fece sentire nuovamente dopo il prolungato silenzio.
«A dirla tutta... ero molto nervosa e preoccupata al pensiero di conoscervi»
La ragazza decise di affrontare un argomento per volta e scelse che mettere le carte in tavola potesse essere il passo iniziale col quale intavolare al meglio il suo discorso.
«Sono cresciuta tutta la vita con la consapevolezza che molto probabilmente, in quanto a futura sovrana della Luna, avrei dovuto adempire al mio dovere e prendervi in marito» al suono di questa parola Usagi si prese una pausa quasi impercettibile «come una fiaba, i miei sogni mi rassicuravano che questa fosse la mia strada, come se io avessi accettato senza pormi quesito alcuno il destino che mi era stato riservato»
A queste parole la principessa notò il sorriso di comprensione di lui.
Quel gesto confermava quanto aveva ipotizzato prima: Endymion, ad un certo punto della sua vita, doveva aver provato lo stesso dubbio.
«Ma poi la realtà ha preso il posto dei sogni e mi sono resa conto che tutto quello su cui sino allora avevo fantasticato altro non era se non per l'appunto un insieme di semplici fantasie» ora a sorridere lievemente era lei «mi sono resa conto di non sapere se quella era la strada che davvero ero disposta a percorrere, mi sono resa conto di non conoscere nulla di voi e cosa ancora più spaventosa, mi sono accorta di non conoscere veramente nulla neppure di me.»
Queste parole uscirono come una liberazione.
Finalmente era stata capace di accettarlo.
Per tutto questo tempo, aveva avuto paura di non conoscere le risposte ai suoi dubbi, ma la sua vera paura era semplicemente quella di essersi resa conto di non conoscersi per nulla.
E Haruka ne era stata la conferma.
Usagi l'aveva inseguita reduce della fantasia dei suoi sogni.
Aveva desiderato conoscerla e far parte del suo mondo.
Si era impegnata per mostrarle i suoi sentimenti.
Era stata respinta senza la possibilità di rivelarle quanto lei avesse significato in un momento così delicato della sua vita.
In tutto questo, si era resa conto di essere una persona differente da quella ragazzina sognatrice che sempre si era creduta.
E finalmente lo aveva accettato.
Il suo sguardo si rivolse nuovamente al principe che le stava affianco e gli sorrise serena.
«Mi avete chiesto se io sono innamorata di quella persona» Usagi tornò per un'istante con la mente al suo confronto con Michiru «è buffo... solo qualche settimana fa mi sono ritrovata a porre lo stesso quesito ad una persona che non ha mostrato esitazione alcuna nella sua risposta...».
Usagi aveva profondamente ammirato la sincerità e la profondità dei sentimenti della principessa di Nettuno.
Il ragazzo cercava di seguire il discorso nonostante gli risultasse complicato visto la mancanza di informazioni riguardanti la situazione che l'altra stava descrivendo.
Per tutto questo tempo lei non aveva avuto la stessa forza di Michiru.
Fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di affrontare i suoi sentimenti e cosa essi realmente significassero.
«Purtroppo dovrò chiedervi di perdonarmi nuovamente» i suoi occhi ora lo fissavano dispiaciuti «ma non posso rispondere ora alla vostra domanda...» si fermò solo un secondo «non prima di aver trovato il coraggio di esprimere ciò che provo alla persona in questione, non lo troverei corretto» un sorriso ritornò a solcarle il viso.
Endymion rimase un attimo attonito e confuso dalla risposta della principessa.
Non si aspettava un “forse” tra le possibilità di replica della ragazza, ma apprezzò dal profondo del cuore la sua sincerità.
«Sono felice di aver avuto il coraggio di chiedervelo» la voce di lui suonò più leggera.
«Ed io sono felice che abbiamo avuto modo di iniziare a conoscerci, senza sentire il bisogno di nascondere i nostri attuali sentimenti»
Si sorrisero di rimando. Nessuno dei due si sarebbe mai immaginato di trovarsi tanto in sintonia così naturalmente.
«Significa che c'è una buona possibilità che ci rivedremo?» la voce di lui uscì allegra.
«Certamente!» la risposta di lei fu fulminea e diretta «ma state attento, che la prossima volta sarò io a porvi queste domande imbarazzanti!»
Usagi gli sorrise felice, lui accompagnò il suo sorriso con una risata sincera.
«Vogliamo rientrare?»
La mano di lui si offrì di prendere quella di lei e di accompagnarla nuovamente alla festa.
«Se non ci sbrighiamo a tornare, cominceranno a volare i pettegolezzi...» alle parole di lui seguirono lo sguardo complice divertito di entrambi.
Usagi posò la sua piccola mano in quella più calda e avvolgente di lui.
Era felice di quest'incontro, sentiva che in qualche modo, parlare con lui l'avesse aiutata a sbloccare quella matassa di pensieri che tanto l'avevano turbata.
Era gentile. E per quanto a prima vista potesse sembrare un ragazzo impostato e tutto d'un pezzo, la realtà è che sentiva di potersi in qualche modo fidare ciecamente di aprirsi con lui, certa del fatto che sarebbe stata ascoltata.
E questo sentimento sfociava nel reciproco interesse di avere l'occasione di conoscerlo meglio a sua volta, di concedersi il lusso di instaurare un rapporto sincero e saldo, un legame maturo e reciproco.
Ma prima avrebbe dovuto trovare il modo di parlare almeno un'ultima volta con Haruka, per permetterle di spiegarle quello che per troppo tempo aveva nascosto persino a sé stessa e poter lasciare tutta questa sofferenza alle spalle.

* * *


Rientrati alla festa i due futuri regnanti si ritrovarono nuovamente immersi tra gli sguardi degli invitati evidentemente incuriositi dalla loro assenza.
Nonostante gli sforzi del principe di schivare quanta più gente possibile lungo il tragitto, vennero presto raggiunti da alcuni dei presenti che non smettevano di assillarli con i convenevoli.
Al pensiero che presto questo sarebbe stato qualcosa di quotidiano, i due si scambiarono un altro sguardo complice rotearono gli occhi al cielo, certi che nessuno a parte loro avrebbero notato il gesto e compresa la motivazione delle loro risa.
«Finalmente sei tornata! Stavo pensando di convincere l'orchestra a lasciarmi cantare qualcosa, ma nessuno sembra darmi ascolto!»
L'esuberanza con la quale Minako entrava in scena ogni volta era ammirevole.
La ragazza di Venere cinse nuovamente il braccio di Usagi mentre con l'altro braccio faceva un vistoso segno alle amiche affinché le raggiungessero a loro volta.
Usagi cercò un'ultima volta lo sguardo del principe Endymion prima di lasciar andare la sua mano. Quest'ultimo le rispose con un sorriso e non prima di strapparle la promessa che nel momento in cui sarebbe stato costretto a ballare, lei lo avrebbe aiutato nell'odiata impresa.
«Sembrerebbe che per qualcuno la luna di miele sia già incominciata...» la voce di Minako era divertita ed improntata sul voler punzecchiare la principessina.
«Sono le pettegole come te che mettono in circolo voci infondate» l'apostrofò Rei.
Makoto ed Ami scossero il capo in segno di assenso «Tanto lo sappiamo che in realtà è solo triste perché non ha nessuno che la inviti a danzare!» la voce di Makoto venne accolta dalle esagerate finte lacrime con le quali Minako stette al gioco confermando la triste veritiera conclusione di cui erano tutte consapevoli.
Usagi fu la prima a scoppiare a ridere, seguita a ruota dalle compagne.
Era bello. Era davvero bello poter condividere questi momenti con loro.
Neanche un minuto di pausa dall'ultima sinfonia suonata dall'orchestra, che a riempire la sala delle sue delicate note ora vi era il dolce suono di un pianoforte, che nota dopo nota costruiva la melodia del componimento che poco prima era stato annunciato col titolo di "Chiaro di Luna".
Giusto il tempo di rendersi conto che quella melodia stava rapendo l'attenzione dell'intera sala ed Usagi si voltò assieme alle sue amiche in direzione della fonte di tale impeccabile esecuzione.
La ragazza della Luna sgranò i suoi enormi occhi.
Seduto al pianoforte c'era un bellissimo ragazzo biondo, in abiti candidi come la neve ed una maschera dello stesso colore a celarne i tratti del viso.
Il cuore della principessa sussultò di fronte all'inaspettata sorpresa.
Mai si sarebbe aspettata di vederla proprio lì.
Mai si sarebbe immaginata di incontrarla nuovamente in quelle circostanze.
Le dita di Haruka scorrevano leggiadre sfiorando i tasti dello strumento con la stessa eleganza e grazia con la quale aveva assistito Michiru posare pennellata dopo pennellata sulla tela.
Era uno spettacolo sublime, e nessuno osava emettere neppure il più lieve sospiro, per paura di perdersi anche solo una delle splendide note che riecheggiavano in perfetta armonia una dopo l'altra.
La ragazza della Luna socchiuse gli occhi.
Mai aveva sentito una melodia trascinarle il cuore in quel modo.
Sembrava una brezza che delicata la cullava nelle braccia della notte, per accompagnarla in un mondo che solo chi sogna è capace di raggiungere.
Quel mondo che per tanto tempo aveva teneramente custodito i sogni della ragazza.
E questo mondo così vasto, come per incanto venne invaso dal sorgere del sole, che dischiudeva uno ad uno i suoi raggi riflettendosi sulla superficie dorata di Miranda, per poi trasportarla nuovamente tra le nuvole al galoppo del cavallo alato, circondata da quel ormai famigliare vento che gentile l'avvolgeva con la danza di petali di rosa, che uno ad uno si posavano disordinatamente al suolo per accogliere i piedi della fanciulla al suo atterraggio e accompagnarla distendendosi come un tappeto verso la persona che le aveva regalato uno dopo l'altro tutti quei meravigliosi momenti e quegli indissolubili ricordi.
Il suo cuore batteva in armonia con la melodia, i suoi pensieri danzavano al ritmo dei suoi sentimenti.
Ora ne era certa.
Lo sentiva chiaramente.
Ora era pronta.
Una volta riaperti gli occhi, Usagi si rese conto che aveva involontariamente avanzato in direzione del pianoforte, allontanandosi dalle sue amiche, proprio nel preciso momento nel quale la melodia cessò.
Il silenzio fu accolto dallo scrosciante applauso col quale tutti i presenti espressero la commozione per tale performance musicale.
Il giovane pianista si sollevò dallo sgabello sul quale si trovava e dopo un lieve inchino per dimostrare una certa gratitudine all'apprezzamento del pubblico, si diresse senza ulteriore indugio sino a ridurre ad un solo passo la distanza che lo distaccava dalla principessa della Luna, che da quando aveva riaperto gli occhi, non aveva distolto lo sguardo dal suo volto neanche per un secondo.
Il brusio nella sala degli ospiti che, evidentemente interessati, si interrogavano sull'identità del misterioso ragazzo, avrebbe funto da sottofondo al loro incontro se l'orchestra, che aveva approfittato dell'esecuzione al pianoforte per riposarsi, non avesse ripreso la sua scaletta, riempiendo nuovamente con la sua musica l'enorme sala.
Haruka in silenzio portò la sua mano al petto e dopo un inchino tutt'altro che celato, gliela porse invitandola ad acconsentire al ballo che stava iniziando.
Ancora incredula di quanto stesse accadendo, Usagi non tardò a porgerle a sua volta la mano accettando tacitamente il suo invito.
Non sapeva cosa avesse spinto la guerriera a cambiare idea, ma non le importava.
Con Haruka aveva capito due cose:
La prima è che difficilmente le azioni della guerriera rispecchiassero le sue affermazioni.
La seconda, che Usagi stessa, per tutto questo tempo, aveva sempre commesso l'errore di ricercare un significato più profondo in ogni suo gesto, tormentandosi sullo svelarne i suoi misteri, senza mai accettare quei piccoli momenti per quello che erano.
Momenti.
Momenti che andavano vissuti.
Niente più.
E questo nulla toglieva alla loro importanza.
Perché erano momenti importanti.
Unici.
Sotto lo sguardo ancora incuriosito dei presenti, le due si strinsero vicine in quella danza che le trasportava portando i loro cuori a battere allo stesso ritmo, in quel momento che per loro parve l'eternità.
Le principesse del sistema solare interno assistettero sorprese e incuriosite alla scena, ma nessuno osò interrompere quel ballo.
Non un solo pensiero affollava la mente della giovane principessa.
Non una sola angoscia.
Solo serenità.
La serenità che quella danza portava con sé, piroetta dopo piroetta, giro dopo giro.
Solo l'emozione di gratitudine verso la dea bendata, per averle regalato ancora quell'opportunità.
Usagi si concesse di posare la fronte sul petto di Haruka in cerca di un contatto ancora più diretto.
I loro piedi danzavano soli, seguendo un percorso invisibile che nessuna delle due aveva tracciato.
Le loro mani erano salde, strette tra di loro e sui rispettivi appigli dei loro corpi.
I loro sorrisi erano sereni.
Non servivano sguardi per confermarlo.
I codini della principessa della Luna volteggiavano leggiadri coreografando la loro danza.
E non si sarebbero nemmeno accorte che la melodia era cessata, se non fosse stato che tra i complimenti di un gruppo di presenti che si erano avvicinati, non avessero cominciato a piombare insistenti richieste ad entrambe di fare coppia per il prossimo ballo.
Usagi sollevò il capo dal petto di Haruka, e fece per scostarsi, ma la guerriera non lasciò andare la presa con la quale le teneva ancora la mano.
Haruka di certo odiava essere al centro dell'attenzione, ma non era per questo che le fece cenno di correre fuori dalla sala.
La guerriera si preoccupava che tutte quelle attenzioni, tutte quelle domande, avrebbero messo in una situazione spiacevole la sua principessa, senza contare che avrebbe rischiato di compromettere la sua missione.
Senza pensarci due volte, la principessina seguì l'altra nella sua fuga, incurante dello stupore che questo loro gesto avrebbe generato.
Ancora confuse dagli avvenimenti a cui avevano ancora assistito, le amiche di Usagi si guardarono indecise sul da farsi, decidendo con uno scambio di sguardi che forse era il caso di seguirla.
E se si fosse trattato del nemico che dovevano combattere?
La loro determinazione fu però arrestata dal gesto col quale il principe Endymion si frappose alla loro meta.

Una volta varcata una delle tante soglie che davano ai giardini del palazzo, le due ragazze continuarono la loro fuga alla ricerca di un posto tranquillo dove non sarebbero state oggetto di attenzioni.

Giunsero dunque ad un roseto ricco della più amplia varietà di rose rosse che la principessa avesse mai visto.
«Il ragazzo ha il pollice verde» esordì Haruka elogiando il principe della Terra, ricordandosi delle volte che lo aveva sorpreso occuparsi di quegli stessi fiori nel giardino adiacente le stalle le quali era solita visitare per prendere 'in prestito' il cavallo alato.
«E le tue non erano solo parole» rispose una volta ripreso fiato Usagi, cercando lo sguardo dell'altra che si domandava quale fosse il soggetto dell'affermazione.
«Sei davvero brava a suonare il piano come dicevi» la principessina le sorrise divertita.
Haruka rimase un primo momento spiazzata dal complimento, per poi restituire a sua volta una smorfia divertita.
«Quella canzone era molto toccante»
Le parole di Usagi fuoriuscirono intrise dell'emozione che quella melodia poc'anzi le aveva regalato.
«Lo sai... Non pensavo ti avrei mai più rivista»
A quest'affermazione calò un velo di tensione tra le due.
«Mi dispiace...»
Le parole di Haruka uscirono sinceramente dispiaciute.
Ormai entrambe sapevano che la freddezza con la quale Haruka si comportava, altro non era se non una maschera ben costruita nel tempo.
E per quanto le sue azioni potevano sembrare confuse o addirittura incongruenti, mai avrebbe pensato di poter arrecare tanta sofferenza alla sua principessa.
«Lo avevo promesso anche alla tua amica manesca.»
Usagi comprese che l'altra si stava riferendo al suo incontro con Luna.
«Ma la regina vostra madre, mi ha incaricato di un compito al quale non mi potevo sottrarre»
Haruka si prese una attimo di pausa prima di riprendere col discorso.
«Mi ha ordinato di rimanerti a fianco come guardia del corpo per proteggerti» la sua voce si interruppe.
Non sapeva bene come continuare.
Poteva chiaramente vedere negli occhi della principessina che lei non era stata informata dell'imminente pericolo che avrebbe colpito il Regno Argentato.
Non era a conoscenza degli innumerevoli sforzi compiuti da lei e le sue compagne per fermare l'inevitabile.
E Haruka non era certa che fosse quello il momento più indicato per rivelarglielo... ne tanto meno che lei fosse la persona giusta per spiegarle l'intera faccenda.
Non faceva parte dell'incarico assegnatole.
La regina le aveva solo ordinato di proteggerla con tutta la dedizione di cui era capace.
Le era stata affidata la protezione di quella vita, che tanto si erano adoperate di salvaguardare.
Quello sarebbe stato il suo ultimo compito, e si sarebbe impegnata anima e corpo per adempire al suo dovere.
Non era brava a dare cattive notizie.
Forse rimanere nell'ignoranza non era un male.
In fondo, così avrebbe potuto essere la stessa principessa allegra e spontanea che fino a quel momento era stata.
Se poteva risparmiarle almeno quest'angoscia, lo avrebbe fatto.
La guerriera porto le sue mani ai fianchi e riprese a parlare.
«Non importa...»
Era meglio così.
Lo sguardo di Haruka si fece assorto nel ricordo del loro ultimo addio.
«Lo so che dopo quello che è successo, probabilmente tu sarai furiosa con me e vedermi sarà l'ultimo dei tuoi desideri ma...»
Haruka fissava un punto indefinito all'orizzonte.
I discorsi non erano mai stati il suo forte, tutto questo le stava costando uno sforzo sovrumano.
Sapeva di averla profondamente ferita ed era cosciente del fatto che in fondo, a sua volta questo ferisse anche lei.
A volte, essere sinceri e mettere le cose in chiaro è più difficile che mentire.
«Ti sbagli»
La voce di Usagi la riportò con l'attenzione verso la sua principessa, non convinta di aver sentito bene.
«Ti sbagli, Haruka»
La ragazza della Luna la scrutava con uno sguardo sicuro.
Uno sguardo che era del tutto nuovo per entrambe.
«Non sono arrabbiata con te, nel mio cuore non c'è un solo angolo di risentimento nei tuoi confronti»
I suoi lineamenti si addolcirono ed un lieve sorriso nacque sulle sue labbra.
«Non ne avrei motivo.»
Haruka la fissava incredula.
Il motivo ce l'aveva eccome!
L'aveva respinta incurante dei suoi sentimenti, l'aveva ferita senza esitazione e tutto solo per assecondare il suo egoismo.
Come poteva non essere arrabbiata con lei?
«Prima di conoscerti, ero una persona che viveva aggrappata ai suoi sogni, o per essere più precisa ad uno in particolare...»
La sua voce uscì più sicura di quanto lei stessa si aspettasse.
«Nella speranza che rifugiandomici, sarei in qualche modo riuscita a scappare, a sfuggire alla realtà.»
Usagi intreccio le dita delle sue mani e si soffermò ad osservarle.
«Avevo paura.»
I suoi occhi si chiusero per un'istante.
«Avevo paura perché non sapevo cosa desiderassi fare della mia vita.»
Haruka le si avvicinò di un passo in attesa del resto del discorso.
«Avevo timore che mi sarei pentita di seguire la strada che altri avevano predisposto per me senza pormi domande. Senza conoscere prima qual'era la mia risposta e quali erano i miei sentimenti.»
Il suo sguardo ora volgeva all'enorme luna piena che le sovrastava, rischiarando la loro pelle che assumeva tinte eteree.
«Mi sentivo sola»
Sorrise amareggiata.
«Incompresa»
La luna rischiarava tutto il panorama per quanto brillava quella notte.
«Che sciocca presuntuosa ed immatura, eh?»
La sua solitudine obiettivamente non era neanche paragonabile a quella a cui erano sottoposte le guerriere del sistema solare esterno.
Il ricordo di quegli immensi palazzi vuoti.
Il loro sguardo celatamente malinconico.
La loro dedizione alla loro missione.
Al loro confronto, lei era stata fortunata, lei era stata amata.
Ma per quanto questo fosse vero, è anche vero che la sofferenza e la solitudine non si possono misurare su una scala universale, senza prendere in considerazione anche quelle percepite.
Ed Usagi, nel suo piccolo, si era sentita proprio così.
In fondo ritrovarsi circondata da gente e risa, non sempre è sinonimo di felicità.
Non sempre è garanzia di compagnia, di amicizia e di quell'intimità che ti permette di esprimere liberamente ciò che è custodito nelle profondità dell'animo.
«Ma grazie all'aver intrapreso il viaggio interplanetario ed averti conosciuto, dopo aver approfondito il rapporto con le varie principesse, dopo aver condiviso i sentimenti con voi, dopo aver avuto modo di provare emozioni che io stessa facevo fatica a comprendere...»
I lunghi codini biondi rilucevano dei riflessi argentei donati dal chiaro di luna.
«Dopo essermi impegnata tanto nel cercare di raggiungerti»
La sua voce vacillò quasi impercettibilmente.
«Dopo aver condiviso tante gioie e dolori»
Usagi si voltò con tutto il corpo in direzione di Haruka.
«Ho finalmente capito che non sono più sola. Ognuna di noi a modo suo affronta la sua solitudine e combatte le battaglie che deve affrontare.»
Le sue mani si mossero in direzione di quelle di Haruka, la quale con naturalezza le permise di toccarle.
«Tutto ciò che dovevo fare, era iniziare a camminare.»
Le parole che sua madre le aveva rivolto il giorno della partenza non erano rimaste inascoltate.
«E tu mi hai permesso di muovere i miei primi passi.»
Gli occhi della principessina cercavano di penetrare le iridi smeraldo dell'altra.
«Ho desiderato raggiungerti. Ho desiderato conoscerti. Ho desiderato amarti.»
Il discorso di Usagi scorreva sereno come un fiume che ormai era giunto a destinazione pronto a riversarsi in uno sconfinato mare.
«E grazie a te, ho avuto modo di conoscere anche questa parte di me»
Un sorriso profondo le sollevò le guance.
«Ho imparato che per quanto ci si sforzi, non sempre quello per cui ci sforziamo è raggiungibile»
Le sue mani ora stringevano più saldamente quelle di Haruka.
«Ho imparato che l'amore è anche questo. Che non dipende dall'intensità di chi lo prova se potrà funzionare, perché i legami di fiducia, di amicizia e di amore, non nascono da vincoli trascendentali, ma bensì dalla capacità di più anime di vibrare alla stessa intensità.»
Usagi mosse un ulteriore passo in direzione dell'altra per abbracciarla, e con gentilezza venne accolta tra le braccia della guerriera.
«E' per questo che desideravo rivederti ancora almeno una volta» la voce di Usagi ora era leggermente attutita dal contatto con le vesti di Haruka.
«Per ringraziarti»
La testolina buffa si sollevò in direzione del volto dell'altra.
«Per ringraziarti di essere stata il mio primo amore.»
Haruka non sapeva cosa dire.
Con la sua sincerità, quella ragazzina l'aveva nuovamente spiazzata e temeva che qualunque cosa avesse proferito in risposta, avrebbe di sicuro rovinato quel momento tanto delicato.
Una volta terminato il suo monologo, Usagi si concesse di nascondere il suo volto nuovamente nell'abbraccio della ragazza dal profumo del vento, e di concedersi un ultimo profondo respiro di quella fragranza.
La luna svettava sopra le loro teste, incorniciandone l'immagine come in un dipinto.
Ora si sentiva finalmente in pace.
Ora era pronta a lasciarla andare, senza che questo significasse rinunciare al legame che si era venuto a creare.
Perché anche se non si trattava del finale che si era immaginata, quello era l'inizio di un rapporto che, a modo suo, le avrebbe legate per sempre.
Ora che aveva potuto esprimere i suoi sentimenti liberamente, ora che non c'erano più bugie dietro le quali nascondersi, ma solo verità che avrebbero custodito nei ricordi di quei momenti che avevano condiviso... ora si sentiva pronta a riprendere il suo cammino.

E non importava quanti ostacoli si sarebbe ritrovata davanti, e nemmeno quanti ne avrebbe superati.

Quello che davvero contava, erano i legami che avrebbe stretto durante il tragitto.

Erano le persone che avrebbe potuto conoscere ed aiutare.

Le persone che l'avrebbero fatta sentire parte di un “tutto”.

Le persone che l'avrebbero amata per com'era, nonostante la sua svogliatezza o la sua goffaggine.

Le persone che avrebbero apprezzato la sincerità del suo cuore.

Le persone che avrebbero condiviso con lei gioie e dolori.

Le persone che l'avrebbero accompagnata lungo il cammino, crescendo giorno dopo giorno assieme a lei e permettendole di arrivare dove nemmeno lei si sarebbe mai creduta capace.

Questi furono i pensieri che si susseguirono rasserenando l'animo della principessa della Luna, avvolta dalle braccia di Haruka.
Quest'ultima non riuscì a trattenere la lacrima che silenziosa le percorse il tragitto dallo zigomo alla mandibola mentre rimanevano ancora strette in quell'ultimo abbraccio.
Fu allora che la comparsa del simbolo del pianeta di cui era custode fece la sua dolorosa e prepotente comparsa sulla fronte della guerriera di Urano.
Le sue compagne la stavano richiamando, poteva sentire chiaramente i loro talismani entrare in risonanza.
Sentiva che la chiamata della guerriera della distruzione, che tanto avevano tentato di scongiurare, ormai era inevitabile.

Fu un attimo.

Un attimo appena percettibile.

E dove un attimo prima si trovava Haruka, ora rimaneva solo una fragranza di vento che ci mise qualche secondo a disperdersi nell'aria.

Usagi rimase di sasso sorpresa dalla repentinità della sparizione dell'altra, ma non ebbe il tempo di porsi domande. Dall'altro lato del roseto c'erano le sue amiche accompagnate dal principe Endymion, visibilmente preoccupati per la lunga assenza della loro principessa.
Una volta raggiunta dalle ragazze, tra le mille domande che le altre le stavano rivolgendo, Usagi cercò lo sguardo del principe della Terra.
Dopo alcuni secondi di titubanza, la giovane principessina allargò gli angoli delle sue labbra nel più sereno dei sorrisi, trovando quello comprensivo e rassicurante di lui ad accoglierlo.
«Ora posso rispondere alla vostra domanda»
I due intrecciarono uno sguardo complice, mentre le altre principesse si scambiavano occhiate confuse, domandandosi se non fosse meglio lasciarli soli.
«Sempre che vi interessi davvero conoscere il mio passato» Usagi lanciò le ultime parole quasi servissero a metterlo alla prova.
«Sarebbe un onore per me potervi ascoltare»
I passi sicuri di lui lo avvicinarono lentamente alla principessa della Luna e questa volta, quando si inginocchiò per prenderle la mano e porvi il suo bacio, gli occhi di lui non ebbero esitazione alcuna a rimanere fissi in quelli di lei e la mano di lei accompagnò quel gesto permettendogli di portarlo a compimento.





"Tutto ciò che devi fare, è iniziare a camminare."





- Fine -

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