War never changes (INTERROTTA)

di Plando
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 02 - Tame collar ***
Capitolo 3: *** 03 - L'inizio delle ostilità (Prima parte) ***
Capitolo 4: *** 04 - L'inizio delle ostilità (Seconda parte) ***
Capitolo 5: *** 05 - Tremenda vendetta ***
Capitolo 6: *** 06 - Guerra ***
Capitolo 7: *** 07 - I giorni andati (Prima parte) ***
Capitolo 8: *** 08 - I giorni andati (Seconda parte) ***
Capitolo 9: *** 09 - I giorni andati (Terza parte) ***
Capitolo 10: *** 10 - Avviso ***



Capitolo 1
*** 01 - Prologo ***


Premessa: Qua mi riferirò a Zootopia come stato e Zootropolis come capitale del suddetto stato, come dire Zootopia = Italia e Zootropolis = Roma


Judy Hopps voleva far diventare il mondo un posto migliore, era certa che ci sarebbe riuscita, era il suo sogno, in fondo era stata in grado di diventare un agente di polizia, nessun coniglio ci era mai riuscito o ci aveva anche solo provato, poi i suoi successi come poliziotta e infine il matrimonio con la sua volpe preferita, tutto era perfetto e quando pensò che il mondo effettivamente era migliorato si rese conto che il suo era e sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile, a testimoniarlo i quasi un milione e mezzo di morti e una guerra che stava durando da ormai quattro anni e di cui non se ne vedeva la fine.

Le spesse pareti di cemento del bunker della centrale di polizia di Downtown tremavano sotto i pesanti bombardamenti a cui veniva esposta la città ormai da diversi giorni, il nemico era alle porte e la sconfitta sembrava imminente, dopo quattro anni di battaglie in mare aperto e la quasi conquista della capitale nemica le sorti della guerra vennero capovolte da un'alleanza dell'ultimo minuto che costrinse i soldati zootopiani a ritirarsi fino a tornare oltre oceano, in madrepatria, per difenderla dall'arrivo di una flotta di quasi seicento navi da guerra, di cui la metà di queste per il trasporto truppe pronte a scaricare sulle spiagge di Sahara Square una forza d'invasione di quasi trecentomila soldati e mezzi corazzati.

Se a Zootopia prede e predatori erano considerati alla pari, lo stesso non si poteva dire della repubblica di Velka, un piccolo stato al di là dell'oceano, dove i predatori erano temuti e tenuti sotto stretta sorveglianza, almeno fino al colpo di stato che vide salire al potere Wilhelm Schwarz, un elefante a capo delle forze armate Velkane che una volta preso il comando instaurò una dittatura che avrebbe perseguitato i predatori fino a farli completamente sparire dopo appena un anno, rinchiusi chissà dove o molto più probabilmente sotto metri di terra in enormi fosse comuni.

In quei pochi attimi che i bombardamenti cessavano Judy riusciva a pensare a quello che aveva letto sui giornali, dopo la formazione della dittatura a Velka furono proibiti qualunque tipo di relazione o matrimonio interspecie con pene che andavano dal carcere a vita alla morte per i casi più estremi, a quel punto non poté fare a meno di pensare cosa avrebbero fatto a lei se l'avessero trovata, era sposata con Nick, una volpe, un predatore, forse la peggiore eresia che potesse esserci al mondo per quel popolo che lei riteneva barbaro, all'improvviso le esplosioni cessarono completamente e vi fu solo silenzio, nessuno fiatò per quasi due ore quando la radio cominciò ad emettere un debole segnale, era il presidente di Zootopia che annunciava la resa incondizionata, avevano perso la guerra e negli occhi della moglie incinta Nick poteva vedere il terrore per quello che li aspettava se non fossero fuggiti al più presto.


Note
Si devo essere malato di mente per mettere il genere guerra in un titolo dove la fluffosità dovrebbe regnare sovrana, che dire, amen.
La premessa all'inizio è semplicemente perché non mi veniva in mente un nome da dare allo stato dove si trova Zootropolis.
Ci sono e ci saranno delle citazioni più o meno evidenti, specialmente sulle due guerre mondiali.
Ogni riferimento a personaggi realmente esistenti è puramente casuale, nessun mammifero è stato ferito, torturato o ucciso per la scrittura di questo prologo.

AGGIORNAMENTO 18-08-2017

In seguito a una mia scelta, decisa postando il capitolo 7, ho cambiato parte del prologo.

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Capitolo 2
*** 02 - Tame collar ***


Il capitano Bogo entrò nella stanza e subito tutti gli agenti si misero sull'attenti.
"Ok basta casino, tutti seduti, per oggi solo pattuglie" poi fissò i suoi agenti decidendo le coppie da assegnare ai vari distretti.
"Agenti Delgado e Hopps pattuglierete Downtown, vi voglio qua vicino per quando arriverà l'autorizzazione alla perquisizione dell'appartamento, in quel caso vi avviserò io"
I due agenti dopo aver annuito uscirono dalla stanza e si avviarono verso l'auto, quando arrivò davanti alla volante la coniglietta fece salti di gioia lasciando perplesso il leone.
"Che succede Hopps? Sembra che sia la prima volta che vedi un'auto della polizia"
A quel punto Judy si voltò verso di lui e puntò il dito sul catorcio a tre ruote che stava a pochi metri di distanza "Ti credo, mi hanno mandata in giro sempre con quel rottame, finalmente riesco a montare su una vera volante"
Il leone aveva finalmente capito il motivo della gioia della collega "Bene, quindi sarai anche contenta di guidarla, giusto?"
"Cavolo siiiii" Non se lo fece dire due volte e dopo aver preso l'auto partirono dal parcheggio della centrale per controllare le strade di Downtown. Nulla di che a parte un grizzly che correva nudo per strada annunciando che gli alieni gli avevano predetto che Zootropolis sarebbe caduta in rovina da li a poco, insomma i soliti sclerati che si vedevano di tanto in tanto
"Dimmi una cosa Delgado, ma tutti quanti avete dovuto arrestare pecore con manie di potere per avere rispetto?"
"Cos...ahahahah no certo che no, semplicemente Bogo nei riguardi dei conigli aveva lo stesso problema che molti di voi hanno con le volpi, anzi che molti mammiferi hanno con le volpi, lui compreso"
Judy a quella rivelazione abbassò le orecchie e chiese con voce sommessa "Pregiudizi?"
"Non vederla come una cosa troppo negativa, il lavoro del poliziotto è pericoloso e mandarti a fare pattuglia vuol dire esporti a rischi che potrebbero essere anche criminali da sessanta quintali, ha già perso agenti della tua statura perchè hanno fatto più di quello che potevano, quindi è arrivato alla conclusione che non è un lavoro per piccolini e da allora non ne vuole più sapere di agenti più bassi di Wolfard, e il fatto che sei un coniglio non ha aiutato, vi ha sempre visto come animali che hanno paura anche della propria ombra, ma a quanto pare qualcuno gli ha fatto cambiare idea" La parte finale la disse volgendo lo sguardo a lei "E chiamami pure Mufasa, altrimenti mi fai sentire vecchio"
Judy pensò a quest'eventualità, non era sbagliata e mentre rifletteva sulla cosa arrivò la chiamata che aspettavano dalla radio "Delgado, abbiamo il via libera ma non abbiamo le chiavi, dovrete sfondare la porta, cercate qualunque cosa sospetta, tu Hopps segui le sue indicazioni e impara come si perquisisce un'abitazione" Quando la chiamata cessò Judy si voltò verso il leone sorridendo.
"Quindi tu sarai il mio istruttore se ho capito bene, sfonderai la porta a spallate per fare colpo sulla tua allieva?"
"Si certo, poi mi dovrai portare all'ospedale per fratture multiple, oppure potrei usare te come ariete, ho come l'impressione che quando vuoi hai la testa più dura del cemento" Finita la frase rise fragorosamente trascinandosi dietro anche Judy che poi divenne seria di colpo.
"Cosa pensi che troveremo la dentro?"
"Chi lo sa, la Bellwheter è pazza, in casa sua potrebbero esserci piani di cospirazione come niente di niente"
Arrivati davanti l'appartamento Mufasa prese l'ariete dal baule e fece per porgerlo a Judy con un sorriso ironico dato che era più grande di lei e pesava più del triplo, dopo aver strappato i sigilli della polizia messi qualche giorno prima con un colpo secco sfondò la porta, posò l'ariete ed entrarono nell'appartamento.
"Allora Hopps, cerca bene e non toccare niente, se vedi qualcosa anche solo minimamente sospetto chiamami, se vuoi aprire cassetti o armadi fallo ma poi osserva e basta"
Judy annuì e poi si avventurò dentro l'appartamento della pecora che era stata arrestata qualche giorno prima, un bilocale con sala e cucina unite, sui mobili qua e la c'erano cornici con foto che ritraevano la Bellwheter con la famiglia, vicino la tv una boccetta con dentro un pesce rosso stecchito, probabilmente morto di fame dopo tre giorni di abbandono, la camera era piccola con un letto singolo e un armadio, il bagno era stretto e aveva si e no l'indispensabile, wc, lavandino e doccia, niente di che, era un normalissimo appartamento come tutti gli altri, cominciò a cercare dalla camera, aprì l'armadio, dentro non vi erano altro che vestiti e non gli parve di vedere qualcosa che la insospettisse, nel cassetto del comodino accanto al letto trovò una pistola, anche li niente di sospetto visto che era legale detenere armi da fuoco per legittima difesa, comunque lo avrebbe fatto notare al collega, passò in sala, vicino al telefono stava un post-it con scritto il nome Doug e il suo numero di telefono, probabilmente il montone che gli creava quel siero infernale, era già stato catturato assieme ai suoi due colleghi quindi passò oltre, poi l'attenzione di Judy andò ad una valigetta grigia sopra di una mensola troppo alta per lei, aveva delle scritte in una lingua straniera che non riconosceva.
"Mufasa, ho trovato qualcosa, credo" Quando il leone arrivò lei punto la valigia col dito e quando lui gli posò sopra gli occhi rimase inorridito sapendo leggere quella lingua e quindi capendo cosa contenesse e da dove arrivasse.
"Va tutto bene?" Judy notò il cambiamento nel viso del collega al solo vedere quella cosa.
"No agente Hopps, non va affatto bene" detto questo si mise i guanti e prese la valigetta mostrandola alla collega "Sai che lingua è questa?" Gli chiese indicando la scritta.
"No, non l'ho mai vista prima"
"Velkano, la conosco bene perchè era il luogo che un tempo chiamavo casa, prima di venire a Zootopia"
"Velka? Se non sbaglio è uno stato dall'altra parte dell'oceano sul continente Oseano, cosa c'è dentro?"
Lentamente fece scattare le serrature e tirò fuori quello che pareva essere un collare con un dispositivo attaccato munito di un led.
Il leone lo fissò a lungo come fosse arrivato direttamente dall'inferno "Questo collare serve a tenere a bada i predatori Velkani, viene messo per legge all'età di dieci anni e non può più essere rimosso, le prede dicono che serve per limitare gli istinti aggressivi dei predatori, ma in realtà è uno strumento di tortura"
Prese fiato continuando a fissare il collare per poi posare lo sguardo sulla collega "Quando viene messo al collo il collare rileva qualsiasi cambio di umore o emozione, e se diventa troppo forte infierisce una violenta scarica elettrica per riportare il predatore a calmarsi, poco importa se si parla di rabbia o amore, non c'è distinzione, se il sentimento è troppo forte vieni punito"
Per Judy queste cose erano completamente nuove ed era difficile credere che potesse esistere un posto del genere "Ma, è terribile, nessuno fa niente per cambiare questa cosa?"
"Vent'anni fà non era così, ma a quanto pare non c'era nessuna Judy Hopps per fermare la Bellwheter di turno, e ormai è legge e nessuno può fare più nulla" Poi indicò il collare "Vedendo questo è ovvio che la pecora voleva trasformare Zootopia in un'altra Velka"
Il solo pensiero che fosse stato un semplice mirtillo a fermare una cosa del genere scosse Judy nel profondo, portandola ad immaginare quali orrori sarebbero accaduti se non avessero fatto quello scambio.
"Abbiamo trovato quello che cercavamo, torniamo alla centrale agente Hopps"
"C'è una pistola in camera, la portiamo via?"
"Si" Poi gli porse un sacchetto di plastica "Scaricala e mettila qua dentro"
Dopo essersi messa dei guanti prese l'arma, tolse il caricatore e si assicurò che non ci fosse il colpo in canna, insacchettò il tutto e si diresse verso l'uscita.
Chiusero la porta e ripristinarono i sigilli per poi dirigersi verso l'auto, in quel momento gli arrivò un messaggio, era Nick.
"Ciao carotina, come va? Sono qua solo da un giorno e già mi sento male, questa orsa polare non fa altro che dirmi "Sei morto, morto, morto, morto" tra poco lo penso davvero, come cavolo hai fatto a venirne fuori sana di mente proprio non lo so. Mi manchi, ciao"
Questo messaggio riuscì a strappare un sorriso alla coniglietta convinta di aver reso almeno Zootopia un posto migliore fermando quella folle, non poteva sapere che in quel momento, a quasi cinquemila chilometri di distanza, Velka cessava di essere una repubblica per lasciare spazio ad una dittatura che da li a due anni avrebbe sconvolto tutto quello in cui credeva.


Note
Esatto, iniziamo dal principio, per chi si aspettava morte e distruzione, bé dovrà aspettare, già dal prossimo qualcosa potrà accadere.
Il nome di Delgado non si conosce quindi lo ho scelto io, non a caso.
Un ringraziamento a Redferne che con una sua risposta a una recensione mi ha involontariamente aiutato a migliorare una frase nel testo.
Ne approfitto anche per ringraziare cormorant per la dedica nella sua ff, il tuo racconto mi sta appassionando non poco e non vedo l'ora che lo prosegui.
P.S. Il nome del continente e dello stato nemico li ho presi da due videogiochi, indovinate voi quali.

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Capitolo 3
*** 03 - L'inizio delle ostilità (Prima parte) ***


Qualche mese dopo il riuscito colpo di stato, Wilhelm Schwarz decise che era ora di procedere con i suoi piani, aveva tre obbiettivi che avrebbe portato a termine entro i successivi due anni, il primo era la repressione totale di tutti i predatori di Velka con ogni mezzo, la scoperta di un bug nei modelli più vecchi dei collari elettrici fù determinante, se avessero ricevuto un particolare segnale si sarebbero sovraccaricati causando una scossa elettrica così forte da uccidere il possessore e chiunque fosse stato a contatto con esso, ma prima di mandare il segnale doveva impedire che il resto del mondo lo venisse a sapere.
La nazione, già di per se xenofoba, si isolò dal resto del mondo, nel giro di due mesi chiunque non fosse Velkano aveva abbandonato il paese, le ambasciate erano state chiuse così come i propri confini.
Wilhelm era pronto a dare il via al suo personale genocidio, voltò lo sguardo alla segretaria.
"Signora Lang informi il comandante che può inviare il segnale ai collari"
La lepre si portò la zampa alla testa e lasciò la stanza, dopo aver percorso un lungo corridoio aprì una porta che dava su un'ufficio pieno di computer, arrivata da un rinoceronte gli fece il saluto militare
"Il generale ordina di procedere con l'invio del segnale"
"Molto bene, ora può andare"
Detto questo il rinoceronte schiacciò un bottone, bastò quello a causare all'istante quasi tremila morti, ma non era finita, i predatori erano ancora molti e i collari più recenti erano stati migliorati per scongiurare incidenti simili.
Il rinoceronte entrò nell'ufficio di Schwarz per informarlo della riuscita del piano.
"E adesso? Non possiamo farlo anche con gli altri. Come procediamo?"
L'elefante guardò il suo secondo in comando come se avesse tutte le risposte a portata di mano.
"Pazienza, solo noi sappiamo che i nuovi collari non hanno questo problema e lo useremo a nostro favore, fai mandare un'annuncio su tutti i canali nazionali, i collari sono guasti ed è obbligatoria la sostituzione al più presto o potranno causare altri incidenti, quando avremo finito di modificare anche questi ultimi ci libereremo per sempre di quei maledetti predatori"
"Ci sono giunte notizie preoccupanti di gruppi di predatori che sono riusciti a rimuovere i loro collari, e sembra che siano tenuti nascosti da alcune prede che sostengono la loro causa"
"Terroristi, trovateli e uccideteli tutti, anche le prede che li aiutano, usate qualsiasi mezzo"
La modifica dei nuovi collari tuttavia risultò difficile da attuare e nel frattempo che si cercava una soluzione i predatori che si presentavano per la sostituzione venivano trasferiti in zone disabitate dove furono fucilati a centinaia, senza dare bado che fossero vecchi, cuccioli o femmine anche incinte, i predatori dovevamo morire e quando finirono furono sepolti sotto metri di terra in enormi fosse comuni.
Dopo un mese tutti i collari erano stati modificati e tralasciano coloro che ne erano sprovvisti non rimase più nessun predatore in tutta Velka, ora avrebbe messo in atto il secondo obbiettivo, la conquista degli stati limitrofi e la conseguente espansione.
"Che ne è della spia che abbiamo mandato a Zootropolis anni fa?"
"Si è infiltrato come poliziotto nel distretto di Downtown, nessuno sospetta di lui ed è in attesa di ordini"
"Bene, quando arriverà il momento lui sarà determinante per la nostra vittoria"

Qualche giorno dopo a Zootropolis.
"Allora, i conigli sono pessimi guidatori o sei un caso isolato?"
Nemmeno il tempo di finire che la volante si arrestò di colpo mandando la volpe a sbattere il muso contro il cruscotto.
"Opss, scusa"
"Eheh coniglietta acuta"
"Volpe ottusa"
Era il momento per Nick di lanciare una delle sue solite frecciatine che facevano innervosire e imbarazzare l'amica.
"Andiamo lo sai che mi ami" Avrebbe voluto dire adori, ma così era sicuro il risultato, si stava già pregustando lo sguardo sconvolto di lei di fronte a questa frase, sguardo che però non arrivò.
"Se lo so? Si, si lo so" Il tono malizioso con cui lo disse scombussolò solo di più la volpe.
"Non ha capito che scherzavo? Magari lo pensa davvero? No ma che cazzo dici coglione ti sta prendendo per il culo, figurati se una tenera coniglietta come lei può amare uno sfigato come te" I pensieri di Nick vennero interrotti da un'auto che passando col rosso gli tagliò la strada a tutta velocità, i due si guardarono soddisfatti di aver trovato il pirata e dopo aver acceso le sirene partirono all'inseguimento.

Dopo quasi dieci minuti di camminata, Flash riuscì a compiere i quattro metri di tragitto dalla sua auto fino alla volante di Judy e Nick.
"Scusa flash ma ti devo ritirare la patente e la tua auto è al momento sotto sequestro inoltre sei in arresto"
"Oh suvvia carotina, non ti pare di esagerare? Si tratta di Flash"
Judy si volse contrariata verso la volpe "Stava andando al triplo della velocità consentita, e sarei io l'esagerata?"
"Bè" Disse la volpe con un ghigno "Vuol dire che stava rispettando la velocità per tre volte"
"Taci, portiamolo in centrale, per ora è in arresto"
"Portacelo tu io ti raggiungo"
"E tu? che hai in mente?"
"Niente" Poi la volpe indicò l'auto di Flash "Solo non vorrei che il carro attrezzi rovinasse la carrozzeria di questa meraviglia, è più al sicuro se la porto io"
"Volpe astuta" Pensò Judy "Mi hai battuto sul tempo, volevo guidare io quel bolide"
Una volta montato sull'auto di Flash si rivolse alla partner con un ghigno "Stai attenta, andare in giro da soli con un criminale dietro è pericoloso, potrebbe assalirti"
"Si certo, se parte ora forse domani mi arriva al collo" Nel frattempo Flash fece partire uno sguardo offeso che sarebbe arrivato al culmine una volta giunti in centrale.
Nick partì con l'auto di Flash e Judy con la volante, arrivò per prima alla centrale, Nick probabilmente era andato a farsi un giro.
"La prossima volta tocca a me" Pensò lei conscia del fatto che Flash non avrebbe cambiato stile di guida una volta riottenuto tutto.
"Ciao Judy ti serve una zampa?"
"Grazie Francine, fammi un favore portalo in cella altrimenti arrivo alla pensione che siamo ancora qua"
L'elefantessa prese delicatamente il bradipo e se lo caricò sulle spalle "Suvvia non fare quello sguardo offeso, ci avresti messo una vita, ti sto aiutando"
Judy si fermò alla macchinetta delle bibite per prendersi un succo di carota e nel frattempo ripensò a quello che gli aveva detto Nick in auto e alla sua risposta e tirò le sue conclusioni.
"Grazie per quella battuta Nick, ma adesso tocca a te capire che dicevo sul serio, non sono stupida, a me non puoi nascondere i tui sentimenti"
Clawhauser in quel momento la chiamò "Lo avete preso ahah, prima che arrivassi te ero io l'incaricato di fermare Flash, quando lo prendevo e lo facevo salire sulla volante avevo tutto il tempo di mangiarmi una scatola di ciambelle, ma Nick dov'è?"
"Sta tornando con l'auto di Flash, vedrai che tra poco arriva"
"Se Bogo viene a sapere che vi siete separati si infurierà, c'è un motivo se le pattuglie si fanno in due, ma tanto per cambiare discorso, quando avete intenzione di fidanzarvi?"
A quella frase Judy sputò fuori la bevanda che aveva in bocca e per poco non si strozzava "Ma che ne vuoi sapere tu? Quello che c'è tra me e Nick non sono affari che ti riguardano"
"Quindi c'è qualcosa, ma stai tranquilla non dirò niente a nessuno" poi si mise a ridere di gusto vedendo la faccia che gli fece la coniglietta a meta tra l'arrabbiata e l'imbarazzata.
"Hoops" Higgins si avvicinò a Judy "Sto andando a sedare una rissa, se sei libera mi faresti comodo, che ne dici?"
Dopo aver annuito andarono verso la volante dell'ippopotamo e nel momento in cui partirono vide Nick arrivare con l'auto di Flash.
"Che succede ti vedo strana, qualcosa non va?"
"No tranquillo, Clawhauser mi ha fatta innervosire"
"Per via di Wilde?"
"Cos... NOOO, Wilde non centra niente"
"Ok scusa, non c'è bisogno di agitarsi"
Poi lei pensò tra se e se "Ma che cavolo possibile che lo sappiano tutti tranne Nick?"

Dopo aver messo l'auto di Flash nel parcheggio della centrale e aver visto la loro volante ancora li la volpe si diresse nel loro ufficio senza trovare Judy, si sedette ad aspettarla.
"Sicuramente starà portando Flash in cella, ci vorranno circa dieci minuti" Pensò a questo, e quando era passato un quarto d'ora andò da Clawhauser.
"Ciao Ben, hai visto Judy?"
"Si è partita circa quindici minuti fa con Higgins, gli ha chiesto aiuto per calmare una rissa mi pare"
In quel momento la radio di Clawhauser ricevette una chiamata.
"Sono Higgins, ho una ferita d'arma da fuoco alla gamba richiedo soccorsi immediati, l'agente Hopps è all'inseguimento di tre donnole a piedi tra Mercer e Broome street, mandategli rinforzi"
Senza dire nulla Nick si voltò e corse alla volante, ad Higgins ci avrebbero pensato gli altri, Judy era in pericolo e non contava altro per lui, era quasi arrivato quando il suo telefono squillò, era lei.
"Nick, mi serve aiuto, mi hanno intrappolata in un vicolo" La voce di Judy veniva di tanto in tanto sovrastata da degli spari.
"Sono quasi li resisti, resta nascosta"
"Si stanno avvicinando, ti prego fai in fretta" La voce della coniglietta era sempre più disperata, li sentiva sempre più vicini ed era sicura di essere finita "Nick, quello che ti ho detto prima in auto, io non stavo scherzando, i..." Si udì un'ultimo sparo poi Nick sentì il telefono cadere a terra e qualcuno che parlava non accorgendosi che la chiamata era ancora attiva "L'ho beccata, presto scappiamo"
"JUDY, JUDY RISPONDIMI" La chiamata restava in linea ma non giunse nessuna risposta dall'altra parte.


Quando Judy aprì gli occhi si ritrovò a fissare un soffitto bianco, non ci mise molto a capire che era in ospedale e quando si voltò vide Nick seduto a fianco a lei che dormiva con la testa posata sul suo letto.
Allungò la zampa e lo scosse per svegliarlo "Nick"
La volpe si svegliò poco alla volta e non appena vide due occhi viola fissarlo si destò completamente.
"Judy, grazie a dio, come ti senti?"
"Mi fa male il petto, che è successo?"
"La tua pettorina ha bloccato il proiettile, se non l'avessi avuta saresti morta, sei stata incosciente per quasi due giorni"
In quel momento ricordò tutto, compresa la frase che non aveva terminato di dire alla volpe.
"Nick, riguardo quello che ti ho detto al telefono..." Prima che potesse proseguire lui la zittì con un dito sulla sua bocca.
"Non serve, lo so già, vale anche per me" Bastò questo a far felice Judy che allungò le zampe come segno che voleva un'abbraccio.
Quando si staccarono parlarono per quasi un'ora dei sentimenti che provavano entrambi l'uno per l'altra arrivando alla conclusione che si erano innamorati.
Dopo un pò entrò Delgado per vedere come stava la collega.
"Grazie per essere passato Mufasa, lo apprezzo molto"
"Sono contento che stai bene, riprenditi presto, la centrale non è la stessa senza il tuo viso sorridente" Nonostante cercasse di non darlo a vedere era preoccupato per qualcosa e Nick se ne accorse.
"Che succede Delgado?"
"Non avete visto i telegiornali?" Detto questo prese il telecomando e passò un canale dopo l'altro, tutti parlavano della stessa cosa e le immagini che passavano non cambiavano molto da una all'altra, si passava dai mezzi corazzati che avanzavano sparando, ad aerei che bombardavano città chissà dove.
"Velka ha iniziato ad attaccare tutti gli stati confinanti fermandosi solo quando giunge vicina ai nostri alleati"
"Ti credo" disse Nick "Se li attaccassero sarebbe come dichiarare guerra a Zootopia, sarebbe la loro fine, non è un problema nostro"
Delgado non era d'accordo col collega "Ci siamo sempre dichiarati neutrali, ma per un motivo o per l'altro alla fine Zootopia ha sempre partecipato attivamente a tutte le maggiori guerre, cambiandone drasticamente la sorte, cosa ti fa credere che ora sarà diverso?"
"Non lo so, ma una cosa è certa" Poi si voltò verso Judy, scossa da queste brutte notizie "Io ti amo e non permetterò che ti accada niente di male"
I due si abbracciarono e Delgado si rivolse ad entrambi "Ora vi devo salutare, io e Wolfard siamo stati richiamati in servito nelle forze armate, questa situazione ha preoccupato parecchi politici che preferiscono stare pronti a tutto, comunque ogni tanto tornerò in centrale per un saluto"
Dopo essersi salutati il leone uscì dalla stanza, sarebbe passato parecchio prima che si fossero rivisti.


Note
Altro capitolo transitorio, ma pian piano ci avviciniamo a quello che pensavo all'inizio, vi prego portate pazienza e non linciatemi

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Capitolo 4
*** 04 - L'inizio delle ostilità (Seconda parte) ***


I presenti capirono subito che la situazione era grave, da più di un'ora si scontravano tra di loro, e la continua situazione di stallo non fece altro che innervosire di più i quattro, che si sfidavano lanciandosi sguardi minacciosi nella speranza di capire le intenzioni altrui prima che facessero la loro mossa.

Da una parte Nick e Benjamin, dall'altra Judy e Beatrice, la fidanzata di Clawhauser, la tensione era palpabile e dopo aver riflettuto parecchio su cosa fosse meglio fare Nick decise che era ora di farla finita, alzò gli occhi e guardò il ghepardo.

"Fallo Ben"

Lui fissò la volpe attonitò, sapeva che era uno sbaglio e non riusciva a capire cosa avesse in mente "Ma Nick sei sicuro? E se Judy..."

"Fallo e basta, altrimenti siamo fottuti"

"Ok, ma è uno sbaglio" Detto questo il ghepardo alzò la zampa e quasi contro voglia fece cadere la carta sul tavolo "Carico di spade"

Un'espressione di gioia incontenibile pervase la coniglietta che guardava Nick consapevole dell'errore di valutazione che lui aveva fatto, era il suo turno ora e girò la sua carta "Tre di briscola, prendi questa, volpe ottusa"

Nick si mise le zampe davanti al muso, Judy si godette quel momento, almeno finchè non vide un misterioso ghigno sulle labbra della volpe, ora toccava a lui, e con una calma e una lentezza degna di Flash gli mostrò la sua carta "Adesso chi è l'ottusa, Amore? Asso di briscola"

L'espressione di Judy cambiò con una rapidità allucinante, passò dalla gioia più estrema a quasi arrabbiata poi puntò il dito contro Nick "Scommetto che hai barato, imbroglione"

"La verità è che non sai perdere" Poi si avvicinò al suo muso fissandola negli occhi "E quando t'incazzi sei di una tenerezza assurda"

"Non chiamarmi tenera" Disse contrariata cambiando poi il tono con uno più ironico "Domani voglio il divorzio"

"Dopo nemmeno una settimana, è da guinness dei primati, comincio a pensare che mi hai detto di si solo per diventare famo...ugh" La frase venne interrotta da una provvidenziale gomitata sul fianco della volpe da parte della moglie che si era alzata per preparare qualcosa da mangiare.

"Aspetta Judy ti dò una mano" Beatrice si alzò e seguì la coniglietta in cucina, Nick la seguì con lo sguardo mentre le passava dietro, era uno splendido esemplare di ghepardo, lei e Benjamin si erano conosciuti qualche mese prima in centrale quando era andata a denunciare un furto.

"Sai che ti dico Ben, siamo proprio fortunati noi due" Poi guardò la foto del matrimonio che stava su di un mobile li vicino, Judy in abito da sposa era una favola, ripensò anche a un'anno prima quando un proiettile per poco non glie la portava via, non l'avrebbe più lasciata sola.

Dopo una mezz'ora buona c'era quasi pronto e Clawhauser si alzò per andare verso il bagno "Vado a lavarmi le zampe"

"NO aspetta" la volpe si alzò in piedi e fermò il ghepardo "Usa l'altro, quel bagno non è agibile" Al solo pensiero di cosa avessero fatto dentro quel bagno lui e la coniglietta la sera prima, specialmente nella doccia, fece fare un gran sorriso alla volpe.

Una volta a tavola mentre pranzavano Nick osservava Judy, era strana, non aveva toccato niente del cibo che aveva nel piatto, lo osservava disgustata ed era stranamente silenziosa.

"Carotina, stai bene?" Nessuna risposta.

"Ehi, Terra chiama carotina, carotina rispondi" Ancora niente, continuava a fissare il piatto, sembrava che volesse vomitarci dentro.

La volpe a questo punto pensò che era ora di farsi sentire "JUDY"

Il tono più alto di voce destò la coniglia dal suo stato di apparente trance rizzando le orecchie e fissando il marito "Cosa c'è?"

"Ma come cosa c'è? Ti ho chiamata tre volte, che ti prende? Ti senti male?" Nick cominciava a preoccuparsi, non l'aveva mai vista in quello stato.

"Ho solo un pò di nausea, mi passerà" Lo disse tenendosi la testa fra le zampe che tremavano appena, come se dovesse sorreggere chissà quale peso.

Benjiamin e Beatrice si guardarono e dopo aver annuito decisero che era ora di andare a casa "Noi andiamo, grazie per la compagnia e il pranzo, ci vediamo domani in centrale"

Dopo averli salutati Nick tornò da Judy per assicurarsi che fosse tutto a posto "Sicura di stare bene? Ti vedo a pezzi"

"Tutto a posto, è passato, ho solo bisogno di riposarmi un pò" Detto questo si buttò a letto.



Appena fuori da Zootropolis, ad una decina di chilometri a nord della città, ci stava il quartier generale della CIA, se per i comuni cittadini tutto andava per il verso giusto di certo non si poteva dire la stessa cosa per chi lavorava li, da mesi l'agenzia di spionaggio di Zootopia si aspettavano un attacco ed il fatto che le loro spie inviate a Velka avessero cessato ogni tipo di contatto faceva solo aumentare i loro timori che la guerra fosse inevitabile, finchè una gazzella in tutta fretta spalancò una porta interrompendo un'importante riunione a cui era presente anche il presidente di Zootopia, Richard Lionheart, fratello maggiore del sindaco di Zootropolis.

Si avvicinò al capo dell'agenzia e gli porse un foglio per poi dileguarsi con la stessa velocità con cui era arrivata, la tigre fissava attentamente il messaggio e una volta finito lo posò e si alzò in piedi per attirare l'attenzione dei presenti.

"Ci sono novità, secondo gli ultimi rapporti un nostro agente infiltrato a Velka ha informazioni di vitale importanza, non sappiamo di cosa si tratta ma quello che è certo è che la sua copertura è saltata e si sta dirigendo verso il confine alleato di Cimmeria richiedendo estrazione immediata" Detto questo si voltò verso il leone "Signor presidente chiedo il permesso di mandare una squadra per recuperare l'agente"

"Accordato, ma ricordate che per nessuna ragione dovete superare il confine, i Velkani non aspettano altro per avere una scusa valida per dichiarare guerra, chi è l'agente?"

"Una lepre, è riuscita a infiltrarsi due anni fa come segretaria di Wilhelm Schwarz in persona, pensiamo che proprio per questo possa avere informazioni importanti" Detto questo andò nel suo ufficio e dopo aver scritto qualcosa su un foglio lo portò in sala comunicazioni per farlo criptare e spedirlo a Fur Harbour, una base militare su di un'isola in mezzo all'oceano, distante appena duemila chilometri da Velka e prima linea di difesa da essa in caso di attacco.

Il messaggio aveva la massima priorità e venne decifrato subito dopo di che fu portato dal comandante della base.

"Signore, messaggio della massima priorità dal quartier generale della CIA"

Il caribù prese il foglio e lesse velocemente "Abbiamo mandato qualcuno a Cimmeria per rinforzo alla nostra ambasciata?"
"Si-signore, due soldati da Zootropolis e otto da Goatham City"

"Perfetto fate avere questo all'ambasciata, voglio i due di Zootropolis al punto d'incontro entro domani, saranno accompagnati da soldati del posto, non dovranno per nessun motivo ingaggiare i soldati Velkani o attraversare il confine"

Detto questo consegnò un foglio con tutte le informazioni da trasmettere a una lontra che uscì subito dopo.



Erano arrivati al confine, in quella zona boschiva era delimitato semplicemente da uno steccato di legno con del vecchio filo spinato che in alcuni punti addirittura mancava, i veri posti di blocco erano più all'interno, costituiti da un cordone difensivo di bunker e nidi di mitragliatrici, si trovavano nella zona dove avrebbero dovuto estrarre l'agente ma non si vedeva ancora nessuno, il freddo era tremendo e la neve cadeva senza sosta, depositandosi a terra e sugli alberi, poi si udì un boato dalla distanza.

Wolfard si voltò verso Delgado "Un'esplosione?"

"Temo proprio di si" Seguirono altre esplosioni e rumori di spari.

"Gli stanno sparando dobbiamo intervenire" Il lupo venne prontamente bloccato dalla zampa del leone.

"Conosci gli ordini non dobbiamo superare il confine, e non dobbiamo ingaggiare battaglia"

"Speriamo che sia la scelta giu..., ECCOLA"

Più o meno a cinquanta metri era sbucata la lepre da dietro un albero, avanzava troppo lentamente e si lasciava tracce di sangue dietro di se, era stata colpita ad un fianco, in quel momento notò i soldati al confine, ricominciò a correre più che poteva, la vista era sempre più appannata e le gambe stavano definitivamente per cedere, mancavano quindici metri alla salvezza.

"Dai muoviti ci sei quasi" La voce di Delgado risuonò nelle sue orecchie tra uno sparo e l'altro, sentiva i proiettili fischiarli tutto attorno, poi un dolore tremendo alla schiena, le zampe che cedevano facendola cadere in mezzo alla neve che pian piano si tingeva di rosso, a meno di cinque metri

"Merda l'hanno presa" Wolfard non esitò un secondo, mise il colpo in canna e prese la mira da dove arrivavano gli spari.

"Fermo non puoi"

"Me ne frego, adesso la vado a prend..." Nemmeno il tempo di finire la frase che un colpo di fucile colpì lo steccato vicino al lupo.

"E' pieno di cecchini, se attraversi il confine ti fanno secco subito"

La lepre alzò lo sguardo, le urla di dolore risuonavano nel bosco, non riusciva più a sentire le gambe e trascinarsi fin la non era fattibile, si girò per sdraiarsi di schiena e prese qualcosa dalla tasca della divisa che lanciò contro i compagni, Delgado prese l'oggetto al volo, una scatoletta di plastica, da dietro gli alberi comparvero cinque soldati Velkani e mentre quattro di loro tenevano d'occhio che gli intrusi non passassero il confine l'ultimo prestò soccorso alla lepre, fasciandogli le ferite senza farsi nessun riguardo dal farle male, a loro interessava che sopravvivesse per essere interrogata, finite le "cure" la presero per le orecchie e cominciarono a trascinarla sulla neve

Delgado osservava la scatola che aveva in mano, all'interno ci stava una chiavetta usb e una lettera della lepre alla famiglia "Abbiamo quello che ci serve, andiamo"

"E lei la lasciamo in mano loro? Hai idea di cosa gli faranno?"

"Lo so benissimo, ma non intendo scatenare una guerra che potrebbe causare migliaia di morti per salvare solo un agente, lei sapeva i rischi che correva e adesso andiamo"

Wolfard si voltò un ultima volta verso la lepre "Che sta facendo?"

Senza farsi vedere dai suoi aguzzini si stacco uno dei due incisivi e dopo averlo spaccato a metà lo ingoiò, gli effetti del veleno al suo interno furono immediati e dopo quasi dieci secondi di convulsioni e agonia morì.

Consapevoli che un cadavere non gli serviva a niente il soldato che la trascinava per le orecchie, un bisonte, la sollevò per una gamba e con un rapido colpo gli mozzò la testa con un machete che cadde a terra piantandosi nella neve, osservò con estrema soddisfazione gli sguardi sconvolti dei soldati che quel barbarico gesto gli aveva causato per poi lanciare il cadavere decapitato verso di loro, il corpo roteando in aria schizzo sangue dappertutto e finì il suo volo appena davanti a Wolfard

Il bisonte si voltò verso di lui con un ghigno malefico sul muso "Buon appetito lupetto" Aveva capito benissimo fin dove arrivava la sua pazienza, ed era finita da un pezzo.

Delgado e gli altri tre soldati dovettero fare le loro per impedire a Wolfard di scatenare una guerra mondiale, nel frattempo un cecchino li osservava mentre si allontanavano col corpo della lepre.

"Li ho sotto tiro, la spia gli ha lanciato qualcosa, forse informazioni importanti, devo sparare?"

La voce alla radio rispose dopo qualche secondo "No, quando riusciranno a scoprire qualcosa sarà già troppo tardi, rientra pure"



Erano passati un paio di giorni e i malesseri di Judy erano sempre più frequenti, aveva passato la giornata in bagno a vomitare e la sua irritabilità aveva raggiunto livelli estremi a tal punto che la volpe non vedeva l'ora di andare al lavoro per lasciarla a casa tranquilla.

Arrivato in centrale Nick venne avvicinato da Benjiamin "Ciao, come sta Judy? Domenica a casa vostra l'ho vista parecchio stravolta"

"Taci, praticamente non ho chiuso occhio per tutta la notte, non ha fatto altro che lamentarsi, per tutta la cazzo di notte"

"Non è il caso che la porti in ospedale?"

"E secondo te non ci ho provato? Ho dovuto pregarla in ginocchio per farsi dare i giorni di malattia, appena ho parlato di ospedale mi ha minacciato col taser"

Clawhauser guardò esterrefatto il collega poi posò lo sguardo all'orologio mostrandolo a Nick "Adesso è meglio che ti sbrighi, Bogo sta arrivando"

Non appena la volpe entrò venne investito dal caos più totale, come ogni giorno d'altronde, Fangmeyer e Johnson si stavano sfidando a braccio di ferro, nel frattempo Higgins si apprestava a riportare l'ordine, o almeno avrebbe voluto provarci, poi come succedeva sempre entrò Bogo e il caos si fermava immediatamente.

Il bufalo aveva una pila di fascicoli chilometrica e questo fece capire subito alla volpe la mole di lavoro che lui e i suoi pochi colleghi rimasti avrebbero dovuto fare, apparte Judy in malattia dopo la partenza di Delgado e Wolfard anche Grizzoli, Andersen e Jackson furono richiamati in servizio militare, Trunkaby e Francine erano in luna di miele e per un mese buono non si sarebbero più visti.

Contando anche Nick erano rimasti in sette, quindi tre squadre e un solitario per tutta Zootropolis.

"Allora, sarò breve, abbiamo due sparatorie a Tundratown, rapina a mano armato a Sahara Square e Rainforrest, a Downtown è stato segnalato un individuo sospetto aggirarsi attorno a delle gioiellerie e i problemi di Bunnyburrow, purtroppo se li dovranno tenere, a si dimenticavo il triplice furto di auto a Savana Centrale"

Il bufalo si zittì un attimo per prendere fiato "Allora facciamo le squadre, Snarlov con Fangmeyer andate a Tundratown, Higgins e Wilde vi occuperete di ..."

Bogo fù costretto a zittirsi nuovamente all'udire un cellulare suonare dentro la stanza "Wilde, sbaglio o la regola è cellulari silenziosi qua dentro?"

Nick sfilò il cellulare dalla tasca e dopo aver dato un'occhiata veloce rifiutò la chiamata e lo mise silenzioso, era Judy e sebbene la cosa lo preoccupasse l'avrebbe richiamata una volta fuori.

"Chiedo scusa, era la moglie"

Il capitano sbuffò infastidito e fece per riprendere il discorso, ma il cellulare di Nick cominciò a vibrare sul tavolo della volpe che lo prese questa volta per spegnerlo del tutto "Ok Wilde rispondigli ma fai in fretta, intanto andiamo avanti con gli altri"

Dopo aver accettato la chiamata Nick cominciò a parlare sottovoce per non disturbare ulteriormente il bufalo già di per se snervato dalla situazione attuale "Cosa succede? Lo sai dove sono, non potrei nemmeno tenerlo acceso il cellulare qua" Stette ad ascoltare per qualche secondo ignorando quello che veniva detto nella stanza quando si alzò in piedi sulla sedia "CHE VUOL DIRE CHE SEI IN AMBULANZA? CHE SUCCEDE?" Tutti i presenti si voltarono verso di lui compreso Bogo che a quelle parole non potè fare a meno di mostrare un pò di preoccupazione, sembrava una cosa seria, e ne ebbe la certezza qualche secondo dopo quando vide la volpe barcollare per poi cadere a terra svenuto, Bogo si avvicinò all'agente e prese il cellulare.

"Hopps, sono Bogo, tutto a posto?"

"Ho sentito il cellulare cadere, Nick sta bene?"

"Si tranquilla è solo svenuto, ma te come stai?"

"Io sto bene non si preoccupi, solo credo che dovrò stare a casa più del previsto"

"Ok, motivo?"

Ci fù qualche secondo di silenzio poi Judy rispose "Ma...maternità, signore"

Bogò si voltò subito verso Nick che era seduto sul pavimento e si stava lentamente riprendendo grazie all'aiuto dei suoi colleghi.

"Ok, ora ho capito tutto, congratulazioni Judy"

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Capitolo 5
*** 05 - Tremenda vendetta ***


Ormai era passata una settimana e già si poteva notare un evidente ingrossamento della pancia di Judy, chiaramente Nick non poteva fare a meno di dire la sua.

"Tesoro, stai diventando una panzona, mi sa che è ora che mi trovo una bella coniglietta sexy, magari tua sorella Sofia, è uguale a te e non ha tutta quella trip..."

Una cuscinata sul muso della volpe pose prematuramente fine alla frase "Piantala di fare lo scemo e alzati, farai tardi al lavoro"

"Ma io voglio stare a letto con la mia carotina ripiena"

Dopo quest'affermazione Nick dovette scappare dalla camera dato che a volare non ci furono solo parole poco ecclesiastiche ma anche oggetti contundenti di varia natura tra cui la sveglia.

Dopo aver fatto una doccia e una rapida colazione era pronto per andare al lavoro quando sentì un paio di braccine avvolgerlo da dietro attorno alla vita "Scusami, non volevo arrabbiarmi, lo so che stavi scherzando"

Nick si voltò verso di lei sorridendogli e sollevandogli il muso per guardarla negli occhi "No tesoro, sono io a scusarmi, ti prometto che non lo farò più, hai un mese di pace da ora, ma ricordati che quando sarà nato dovrò riprendere con gl'interessi"

Judy affondò il muso nel petto del marito soffocandoci dentro una risatina.

"Adesso sarà il caso che mi lasci andare, altrimenti Bogo andrà su tutte le furie" Detto questo la coniglietta lasciò la presa "Avrò sempre il cellulare acceso, non esitare a chiamarmi se hai bisogno di qualcosa"

Andare al lavoro senza Judy non era il massimo per la volpe che aveva Johnson come partner, non che avesse niente contro il leone, ma non era la stessa cosa e sentiva già la sua mancanza.

La situazione era grave, lo capirono subito dal fatto che Bogo era in ritardo di almeno un'ora e quando finalmente entrò nella sala tutti potevano vedere il suo sguardo cupo ma sopratutto preoccupato e una quindicina di fascicoli che fece cadere rumorosamente sulla scrivania.

"Allora, tutti i compiti assegnati fin'ora verranno messi da parte, abbiamo grane peggiori a cui pensare ora" mentre diceva questo cominciò a raggruppare la varie cartellette per decidere a chi assegnarle, erano arrivate parecchie reclute fresche dopo che la maggior parte dei suoi migliori agenti erano stati richiamati in servizio militare.

"Proprio ieri sera c'è stata un'evasione di massa dal carcere di massima sicurezza di Zootropolis, un commando di dieci mammiferi non identificati ha fatto irruzione nella prigione e dopo aver ucciso una decina di guardie hanno liberato quindici criminali, tutti dovevano scontare l'ergastolo, sono estremamente pericolosi e proprio per questo in via del tutto eccezionale ci è stato concesso di sparare a vista e solo poi leggere i loro diritti"

"Data la scarsità di agenti assegnerò un'esperto con una recluta per ogni detenuto, con l'eccezione di Johnson e Wilde"

All'udire quella frase i due poliziotti si misero sull'attenti pronti a ricevere il loro incarico.

"Siete i migliori qui, per questo ho intenzione di darvi il detenuto più pericoloso" Detto questo porse il fascicolo alla volpe e poi aggiunse "Fai attenzione, tu sai bene di cosa è capace"

La volpe dopo aver fatto uno sguardo perplesso aprì il fascicolo, non ci volle molto per capire che la situazione era più grave del previsto, sentì il sangue raggelarsi al vedere quella foto e quel nome, sapere che era in libertà da qualche parte a Zootropolis semplicemente gli metteva paura.

Appena usciti dalla porta il leone, notando questo cambiamento nel partner, si avvicinò a Nick.

"Chi è che dobbiamo catturare"

La voce di Nick uscì soffocata "Dawn...Dawn Bellwether"

Johnson non potè fare a meno di guardare contrariato il collega "Non capisco, tra gli evasi ci sono criminali accusati di multipli mammifericidi, alcuni pure parecchio violenti, cazzo uno di loro si è pure dato al cannibalismo, cosa potrà mai fare questa pecora?"

"Esatto, non capisci, quando Judy ha interrogato Doug l'anno scorso gli ha detto che aveva preparato quintali di siero per la pecora e che lei lo a nascosto da qualche parte in città, ma finora non lo abbiamo mai trovato, ed ora è libera e in possesso di un'arma chimica che può rendere selvaggi i predatori"

Dopo la spiegazione della volpe capì la gravità della situazione "Ok ho capito, troviamola in fretta prima che sia troppo tardi"

Nick annuì "E stavolta niente mirtilli, niente scenate e niente registrazioni, faremo come ha detto Bogo, prima spariamo e poi facciamo le domande"



Ormai erano passati tre giorni e della pecora nessuna traccia, ogni volta che avevano un'indizio su dove si potesse trovare, lei li anticipava e durante la sua fuga più di una volta lasciava delle trappole dietro di se per rallentare i due poliziotti, che si ritrovavano ad affrontare predatori resi feroci dal siero che Dawn aveva iniziato ad usare senza nessuna pietà.

Bogo era stato chiaro a riguardo "Se troverete predatori resi selvaggi la priorità è anestetizzarli con questo fucile spara dardi, ricordatevi che sono solo vittime, dovrete usare mezzi letali solo come ultima difesa" e malgrado fossero d'accordo fin troppe volte in tre giorni si erano ritrovati a dover usare la armi da fuoco per evitare di venire fatti a pezzi.

"Quella maledetta pecora" Nick prese a pugni il cruscotto nel tentativo di sfogare la rabbia, in tre giorni aveva già mandato nel caos la città, con predatori feroci che giravano per le strade.

Nel frattempo le altre squadre avevano quasi tutte catturato i loro fuggitivi, tranne per Snarlov, l'orso polare venne colpito da una raffica di mitra, rimettendoci la vita, l'assassino venne poi abbattuto dalla recluta che stava con lui, un procione di nome Rocky. Gli ordini di Bogo erano che chiunque avesse portato a termine il suo caso doveva mettersi in contatto con Wilde e dare supporto ai due agenti, al momento i poliziotti alla ricerca della pecora erano cinque, senza contare la volpe e il leone.

La radio della volante gracchiò, poi la voce di Clawhauser diede nuove informazioni "Ci è stata segnalata una tigre feroce in un vicolo che collega Wooster e Greene street, dirigetevi la il prima possibile"

Erano abbastanza vicini e una volta arrivati scesero dalla volante, Nick teneva il fucile a tranquillanti pronto, appena voltato l'angolo della strada una vista agghiacciante pervase i due poliziotti che si ritrovarono entrambi immobili ad osservare la scena col terrore impresso negli occhi, a terra ci stava il corpo ormai senza vita di Gazzelle, mentre una delle sue tigri, che probabilmente doveva fargli da guardia del corpo, la stava smembrando e divorando.

"Nick...il fucile...sparagli"

La volpe abbassò lo sguardo all'arma per poi puntarla contro il selvaggio, non appena fece pressione sul grilletto l'arma si inceppò attirando l'attenzione della tigre che voltandosi verso di loro vedeva nella volpe un'altra succulente preda, in meno di un secondo gli fù addosso balzandogli addosso, pronto a colpirlo a morte con gli artigli.

Quando Nick riaprì gli occhi si rese conto che non era stato raggiunto, Johnson aveva svuotato il caricatore della pistola contro la tigre, abbattendola prima che si avventasse sul collega.

Nel frattempo erano arrivati anche altri colleghi, tra cui il procione che osservava mentre venivano fatte delle foto hai due cadaveri, poi il trillo di un cellulare attirò la sua attenzione, era quello della volpe, che vide prendere il telefono e guardarlo con aria affranta non appena capì chi fosse a chiamare "Tutto a posto amore?" A giudicare dalla frase doveva essere la moglie, capì subito che probabilmente, come la maggior parte degli abitanti di Zootropolis, lei era una fan di Gazzelle, spiegandosi lo sguardo della volpe, quello a cui non riuscì a trovare un significato fù lo sguardo ricolmo di terrore che pervase il viso di Nick mentre ascoltava al cellulare, tutto il suo corpo iniziò a tremare e dopo aver lasciato cadere il telefono a terra la volpe si fiondò nella prima volante che trovò, vedendo che Johnson era impegnato coi corpi e non aveva notato la scena il procione decise di seguirlo sulla volante per capire se avesse bisogno di aiuto.

Nick si voltò verso di lui, che si era appena seduto al posto del passeggero "Che stai facendo?"

"È evidente che c'è qualcosa che non va, ti serve una mano?"

"Si, si cazzo" Detto questo partì a tutta velocità accendendo le sirene.

"Che succede?"

La volpe strinse il volante con talmente tanta foga da non accorgersi che ci aveva piantato gli artigli dentro "Dawn...Bellwether...è a casa mia...e la c'è mia moglie"



Arrivati davanti casa la volpe scese con l'arma in pugno seguito dal suo nuovo collega.

Finiti i quarantotto gradini che portavano al suo appartamento si paralizzò appena dinanzi l'entrata, un piccolo rivolo di liquido vermiglio scorreva da sotto la porta socchiusa.

"Sangue?"

Dopo aver spalancato la porta con la pistola in pugno notò subito un montone morto sul pavimento, aveva un foro di proiettile in testa e la pistola della coniglia gettata a terra nella pozza di sangue.

"JUDY!!!" Non appena finì l'urlo due orecchie grigie si alzarono da dietro il divano girandosi verso la fonte del rumore, dopo aver saltato agilmente il cadavere oltrepassò la poltrona incrociando lo sguardo con quello della coniglietta, in quegli occhi viola ci vide solo una cosa, terrore, tremava come una foglia alla vista della volpe e in un attacco di panico saltò sul pavimento scappando a quattro zampe per la casa finendo chiusa in un angolo, Nick non ci mise molto a capire che la pecora aveva usato il siero su di lei, ora lo vedeva come un feroce predatore che la voleva uccidere.

<< BIP >>

Lo sguardo passò dalla moglie, sempre più impaurita e sull'orlo di un'infarto, all'oggetto che aveva attorno al collo, il led, che fino ad un'attimo prima era verde, divenne improvvisamente giallo facendo scattare l'allarme nella testa della volpe che con uno scatto afferrò il collega trascinandolo verso la porta, appena furono fuori se la chiuse subito dietro di se appoggiandovisi con la schiena.

Il procione aveva capito subito di cosa si trattava "Quei cosi non dovrebbero uscire da Velka, perchè ne ha uno al collo?"

Nick non lo stava minimamente ascoltando "No, no, no, no, calmati piccola, calmati, calmati, calmati...." Era più che sicuro che lei potesse sopportare una cosa del genere, ma il figlio in grembo sicuramente no.

<< BIP >>

All'udire quel secondo bip si paralizzò completamente, posando l'orecchio sulla porta per interminabili secondi, nessun rumore di scosse elettriche, nessuno strillo di dolore, solo silenzio.

Dopo aver aperto appena la porta, notò Judy ancora appallottolata nell'angolo, il tremore si era fatto meno intenso e il led del collare era tornato verde, dopo aver visto che le porte interne erano chiuse come pure le finestre si tirò di nuovo dietro la porta osservando il collega "Dammi il cellulare, devo chiamare l'ospedale"

Durante la chiamata Nick spiegò la situazione, specificando le condizioni della moglie e chiedendo se visto lo stato di gravidanza dovesse cambiare le dosi di antidoto contro il siero.

"Ha detto che sua moglie è incinta?"

"Si, voglio sapere quanto antidoto devo dargli"

"Assolutamente nulla, non glie lo somministri, può essere estremamente pericoloso, ci aspetti, stiamo arrivando, di che specie è sua moglie?"

"Un coniglio, ma cosa importa?"

"L'antidoto per il siero degli ululatori notturni ha potenti effetti contraccettivi, anche in fasi avanzate della gravidanza, per curare sua moglie dovremo aspettare che partorisca prima, sta arrivando un nostro medico lepre, renderà più semplice portarla in ospedale, lei è un coniglio?"

"No, no sono una volpe"

Ci fù qualche attimo di silenzio prima che la voce ricominciasse a parlare "Ok, non si faccia vedere da lei, ora come ora la spaventerebbe e basta, c'è altro che dobbiamo sapere?"

Nick era sempre più in preda alla disperazione tanto che non riuscì più nemmeno a parlare al cellulare, che fù afferrato dal procione.

"Pronto, sono un collega dell'agente Wilde, sua moglie al momento indossa un pericoloso collare elettrico messogli addosso da un criminale, tentare di toglierlo senza sapere la procedura giusta la potrebbe uccidere, anzi lo farebbe senz'altro, non deve per nessun motivo avere emozioni troppo forti o verrebbe colpita da una scarica, avete capito?"

"Perfettamente, a momenti dovrebbe arrivare l'ambulanza, attendete li"

La chiamata venne chiusa, e in quel momento Nick si voltò verso di lui "Come sai tutte quelle co..." Si interruppe quando vide il collega piegare la testa di lato mostrando una grossa ustione alla base del collo.



Note
Scrivere questo capitolo è stato un parto, all'inizio doveva includere anche una parte con Delgado e Wolfard di ritorno dalla missione di recupero dell'agente, che poi ho deciso alla fine di spostare in un capitolo successivo, spero di non aver fatto casini, fatemi sapere che ne pensate.

Il nome del procione non ha nulla a che fare con il pugile interpretato da Sylvester Stallone, si tratta infatti di una citazione a Rocket Racoon, dei Guardiani della Galassia, StarLord di tanto in tanto lo chiama appunto Rocky, insomma, un procione antropomorfo patito di armi che parla, come potevo non metterlo qua?


P.S. Questo è principalmente un messaggio di scuse con chiunque legga questa cosa, passato qualche giorno l'ho riletta e mi sono reso conto che non mi piace niente come l'ho resa, al momento ho intenzione di sospendere per un pò onde evitare altri capitoli del genere, se poi in futuro lo sistemerò non lo so, grazie comunque per il supporto ciaoooo

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Capitolo 6
*** 06 - Guerra ***


Dopo appena cinque minuti dalla chiamata i due sentirono le sirene di un'ambulanza che probabilmente si era fermata davanti lo stabile cessando il trambusto, dalle scale arrivarono due medici, di cui una lepre, accompagnati da alcuni agenti tra cui Bogo, appena li vide cominciò a fargli delle domande, rivolgendosi a Nick.

“Lei è Wilde?”

Lui si limitò ad annuire, osservando il dottore.

“Sono qui per portare sua moglie in ospedale, devo chiederle di allontanarsi dalla porta, salga una rampa di scale e non si faccia vedere da lei, non ci è mai capitato che una preda, per lo più incinta, venisse colpita dal siero, ma se gli effetti sono gli stessi allora la sua presenza la terrorizzerebbe e basta, ha capito?”

“Si, perfettamente”

“Mi è stato detto che indossa un collare elettrico molto pericoloso, devo saperne di più”

Nick a quel punto si voltò verso il procione “Parlate con lui, ne sa più di me”

Nel mentre il medico si faceva dare spiegazioni Nick si avvicinò a Bogo, che nel frattempo aveva affidato agli agenti Fangmeyer e Swinton l'incarico di avvisare i condomini di non uscire per nessun motivo dai propri appartamenti fintanto che l'ambulanza non fosse ripartita.

“Wilde, siamo arrivati il prima possibile, che è successo?”

Nick era palesemente agitato “Era lei, Dawn mi ha...mi ha chiamato col cellulare di Judy, mi ha detto che il momento della sua vendetta era arrivato...pensavo che l'avrebbe...”

“Come sta lei?”

Nick si voltò verso la porta di casa sua “Non sembra ferita, ma Dawn l'ha colpita col siero, era...era terrorizzata solo a vedermi”

In quel momento vide la lepre entrare nell'appartamento, si avvicinò per dare uno sguardo all'interno nonostante gli fosse stato detto di allontanarsi, doveva sapere come stava sua moglie.

Il medico, dopo aver aggirato il cadavere del montone, arrivò a pochi metri dalla coniglietta, quest'ultima fece qualche passo indietro, inizialmente intimorita alla vista del leporide, dopo un pò si avvicinò zampettando, la curiosità aveva preso il posto alla paura e in un attimo si ritrovò davanti la lepre, il medico allungò la zampa nella sua direzione, Judy inizialmente osservò senza muoversi, poi, dopo qualche attimo di titubanza, si riavvicinò, annusando la zampa per poi posarci il muso, a questo punto lui alzò anche l'altro braccio, cominciando a lasciare leggere carezze sulla testa della coniglietta, che pian piano si calmava.

Nonostante fosse pienamente al corrente del motivo per cui era li, Nick non riuscì proprio a non far fuoriuscire un ringhio dalla bocca al solo vedere quella lepre toccare sua moglie, Bogo se ne accorse e dopo avergli afferrato la spalla tirò verso di lui la volpe “Che cavolo ti prende? Ti pare il momento di essere geloso?”

“No, no mi scusi, solo...dovrei esserci io li con lei”

“Al momento non gli saresti di nessun aiuto, anzi considerando il collare e il suo stato di gravidanza vederti la metterebbe solo in pericolo” Detto questo chiamò Swinton che arrivò subito dopo.

“Capitano?”

“Loren, voglio che accompagni Wilde all'ospedale, appena riusciranno a far entrare sua moglie in ambulanza sarà portata la, ci penso io ad avvisare i suoi genitori”

La maialina si portò la zampa alla fronte facendo il saluto, per poi voltarsi verso la volpe “Sissignore, andiamo Wilde”

Nick si girò verso la porta di casa, stavolta era chiusa e non riuscì a vedere dentro, una volta fuori dall'edificio la collega lo fece accomodare al posto del passeggero, mentre lei si mise alla guida della volante, per qualche minuto l'unico rumore udibile era il motore dell'auto, prima che fosse proprio Nick ad interromperlo.

“Ti ha chiamato Loren?”

La maialina si voltò verso di lui per poi tornare con lo sguardo sulla strada “Si, come puoi ben immaginare anch'io ho un nome” Concluse la frase con un leggero sorriso, come a voler allentare un po’ la tensione che la situazione aveva creato.

“Lo so, ma perché ti ha chiamata per nome? Non è da Bogo”

Altro breve sorriso, stavolta involontario “Io e il capitano ci conosciamo da prima dell'accademia, anche se può sembrare strano, pure lui ha degli amici”

Forse era proprio quello che gli serviva in quel momento a Nick, che decise quindi di non farsi alcun riguardo a fare domande scomode “Solo amici? Siamo sicuri?”

La sua interlocutrice rispose pestando il pedale del freno, inchiodando la vettura e voltandosi verso di lui imbarazzata “Ce...certo, che cavolo di domande sono?”

“Sai com'è, vedere Bogo in certi atteggiamenti è strano, continuo a pensare che...”

“Adesso basta, falla finita” Lo interruppe bruscamente prima di finire la frase, troppo bruscamente, la maialina appoggiò la fronte sul volante e solo li Nick si rese conto di essere un completo idiota, sapeva che Bogo non era sposato e lei aveva la fede al dito.

“Scusami, non volevo mancare di rispetto a te o tuo marito, sono uno stupido”

Loren, sempre tenendo la testa sul volante, si voltò verso di lui “Non preoccuparti, capisco la situazione, ci sono passata anch'io, ma almeno tua moglie è ancora viva”

“Hai perso qualcuno?”

“Mio marito, venne attaccato da un predatore selvaggio di Dawn, dopo l'arresto di Lionheart”

“Mi dispiace”

Senza che gli fosse chiesto nulla lei cominciò a raccontare “Era il gestore del Flora e Fauna, un negozio di piante e fiori, una sera non tornò a casa, mi chiamarono alle tre della mattina per dirmi che…”

La voce le si strozzò in gola e non riuscì più a proseguire oltre.

Nick avrebbe voluto dire qualcosa, ma si rese conto che se avesse parlato ne sarebbe uscito solo un altro mi dispiace.

“Quando avete incastrato Dawn ho capito che la colpa non era di quella tigre, ho atteso due anni, l’avrei fatta pagare a quella pecora, per questo mi ero fatta assegnare come guardia carceraria”

“Che vuoi dire?”

“Non fa nulla, tanto ormai è troppo tardi, siamo arrivati”





Ormai era passata una settimana, in quel lasso di tempo Nick non aveva mai potuto vedere la moglie, che per ragioni di sicurezza era stata messa in una stanza completamente isolata, il collare era ancora addosso alla coniglietta, per questo motivo gli unici che potevano entrare erano l’unico medico lepre di tutto l’ospedale e i parenti più stretti di Judy, loro, in particolar modo Bonnie, riuscivano ad avvicinarla senza alcun timore, quasi le ricordasse come sua madre e sorelle anche se probabilmente era più che altro l’istinto a guidarla, in quella settimana Nick si era completamente assentato dal lavoro, e nonostante la difficile situazione in cui gravava la città, Bogo non se la sentì proprio di obbligarlo a lavorare, preferendo dargli giorni liberi fino al rimettersi della compagna.

“Wilde” Bogo si fermò davanti la volpe dopo aver attirato la sua attenzione “Ho bisogno del tuo aiuto”

Nick alzò lo sguardo verso il suo capo solo per un attimo, lo stava davvero supplicando? Fosse stata un’altra occasione ne avrebbe approfittato come se non ci fosse un domani, ma in quel momento nulla avrebbe potuto schiodarlo dalla panca vicino la stanza della moglie.

“Mi pareva che si era detto, mi corregga se sbaglio, finché tua moglie non si sarà ripresa, come può vedere, lei è ancora lì dentro”

Il bufalo sospirò “Non sbagli, ma ora più che mai ho bisogno di te, da solo non posso farcela”

Nick si alzò in piedi, avrebbe detto chiaro e tondo quello che pensava “Non puoi farcela a fare cosa? E comunque hai altri agenti, io non sono così…”

“L’abbiamo trovata”

“D…Dawn?”

“Siamo quasi certi di dove si trovi, ma è costantemente protetta dai suoi seguaci, sembra che gli ovini di mezza città siano impazziti, la adorano come una sorta di salvatrice, ieri abbiamo fermato un montone che voleva farsi saltare in aria dentro la centrale in suo nome, fortunatamente…”

“Non m’importa” Lo interruppe a sua volta Nick “E poi, al momento Bellwether è l’ultimo dei nostri problemi”

Dicendo questo indicò il televisore nel corridoio dell’ospedale, era sintonizzato sulla ZNN, ma probabilmente qualsiasi canale, quasi sicuramente in tutto il mondo, stava mostrando quelle immagini, la ripresa aerea mostrava la base navale di Fur Harbour, colonne di fumo nero si alzavano da quelli che erano i resti delle numerose navi da guerra, in fiamme o affondate, la pista dell’aeroporto era coperta di crateri e gli hangar apparivano completamente sventrati dai pesanti bombardamenti subiti quella mattina stessa, il formidabile attacco a sorpresa Velkano, oltre ad aver annientato la flotta di Zootopia, aveva causato quasi tremila morti, quel pomeriggio stesso il presidente Richard Lionheart aveva dichiarato lo stato di guerra, il momento che tutti ormai sapevano imminente era arrivato, la guerra era arrivata e Nick sapeva che, qualunque fosse stato l’esito del conflitto, nulla sarebbe più stato come prima.

Il bufalo sbuffò per poi rivolgersi alla volpe “Lo sapevo già, ma non c’è nulla che possiamo fare a riguardo, per quanto riguarda questo noi siamo civili come tutti gli altri, ma forse c’è ancora speranza per Zootropolis, se fermiamo Bellwether”

A questo punto a Nick non restò che l’ultima carta da giocare, avrebbe detto la verità schietta, ed era più che sicuro che il capo della polizia, dopo tale ammissione lo avrebbe accontentato e lasciato in pace.

“Se troviamo veramente Dawn, non pensare neppure per un secondo che accetterò una sua eventuale resa, se mi finisce sotto tiro, ti giuro che l’ammazzo”

Si rese conto solo dopo aver finito la frase di cosa aveva appena detto e soprattutto a chi, ma non gli importava, anche perché al momento cercava di spiegarsi il ghigno comparso sul muso del bufalo.

“Bene Wilde, era proprio questo che volevo sentire, ed adesso preparati”

Nick restò pietrificato da quell’improvvisa uscita di Bogo “A…aspetti, COSA?”

“Hai capito bene, non ho mai detto di voler arrestare Dawn, questa non è un’operazione di polizia, la troviamo e glie la facciamo pagare cara, molto cara”

Nick si voltò nuovamente verso la porta che dava alla stanza della moglie, non avrebbe mai approvato una cosa del genere, ma in quel momento lei non era in grado di esprimere alcun parere a riguardo “Ok, ma ad una sola condizione”

“Certo, dimmi pure”

“Mia moglie, lei non dovrà sapere nulla di quello che accadrà d’ora in poi, di quello che faremo”

Bogo fece una sonora risata, pregustandosi lo sguardo attonito della volpe “Che discorsi, certo che non gli diremo nulla, probabilmente prenderebbe a calci in culo pure me se sapesse la proposta che ti ho fatto”

Usciti dall’ospedale si avviarono verso il parcheggio, Nick notò subito che non c’era nessuna volante nei paraggi “E mo? Io e lei come due giustizieri solitari?”

“Non proprio, a dire il vero c’è un altro agente che avrà piacere ad unirs…” Prima che Bogo potesse finire la frase un suv rosso entrò nel parcheggio, inchiodando proprio davanti a loro, il finestrino elettrico si abbassò lentamente rivelando la figura di Lorene Swinton al posto di guida.

“Saltate su, la caccia alla pecora è ufficialmente aperta”





Note

Eccomi qua, dopo sette mesi ritorno su questa long, c’è voluto un po' ma alla fine la guerra è arrivata, magari non direttamente a Zootropolis, ma gli effetti si sentiranno, nonostante del prossimo capitolo non abbia minimamente iniziato nulla ce l’ho bene in testa, so perfettamente cosa far accadere quindi credo non ci sarà da aspettare altri sette mesi, rivelo solo questo, ci sarà la comparsa di una vecchia conoscenza di Judy.

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Capitolo 7
*** 07 - I giorni andati (Prima parte) ***


Nel mentre che Nick era in giro per la città con Johnson a cercare la Bellwether, Judy passava il congedo per maternità in santa pace, nonostante fosse passata solo una settimana e qualche giorno era già stufa marcia di stare a casa ventiquattrore su ventiquattro, ma uscire per strada in quel periodo, nelle sue condizioni, era troppo pericoloso, preferendo suo malgrado farsi aiutare da sua sorella Sofia, la quale era appena tornata con la spesa.

“Eccomi”

“Grazie, adesso ci penso io”

“Non ti preoccupare, sono qui per aiutarti, non fare sforzi”

“Sofia, sono incinta, non sto per morire, posso mettere la roba in frigo anche da sola, è tutto il giorno che mi fai da balia, vai a casa, ce la farò fino al ritorno di Nick”

La gemella di Judy, che conosceva fin troppo bene sua sorella, capì che non si sarebbe smossa da quel punto, decidendo quindi di dargliela vinta, fino ad un certo punto.

“Ok, ma se ti senti male o hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi” Stava per uscire, quando si voltò nuovamente verso di lei, fissandole il grembo.

“Hai detto quella cosa a Nick?”

Lo sguardo di Judy si abbassò affranto, scuotendo poi la testa.

“Glie lo devi dire, non puoi tenerglielo nascosto, prima o poi lo scoprirà, ed allora si che si incavolerà”

“Lo so, solo non so come fare”

Sofia si avvicinò di nuovo alla sorella, afferrandole le zampe e costringendola a guardarla negli occhi.

“Ok, hai fatto una cazzata, ma lo deve sapere, quando nascerà se ne accorgerà ed allora sarà solo peggio”

“Hai ragione, stasera quando torna glie lo dico”

“Vedrai, si risolverà tutto, Nick è ragionevole, andrà tutto bene”

Sofia se n’era andata da almeno una mezzora buona e Judy rifletteva sulle parole da dire al marito non appena sarebbe tornato quando la sua attenzione andò alla porta d’ingresso.

Sentiva delle voci fuori, nel vano scale, la cosa non doveva essere minimamente sospetta, dato che in quel condominio ci abitavano diverse famiglie, ma fin da subito ebbe una sensazione strana, quella voce, che bisbigliava appena e che aveva sentito solo grazie al suo fine udito, gli ricordava qualcosa, si sentì gelare il sangue quando attraverso lo spioncino vide Dawn assieme a tre montoni mentre era intenta ad indicare la porta.

Si voltò, correndo verso la cucina ed afferrando il telefono, stava per fare il numero di Nick quando la porta tremò proprio davanti a lei, stavano cercando di sfondarla e sapeva che non avrebbe retto a lungo, si affrettò a raggiungere la camera, aprì il cassetto del comodino e dopo un po' di rovistare ne tirò fuori la sua pistola, una Colt Python calibro .357 Magnum, la teneva in casa per difesa personale.

Tornata in sala si piazzò, a debita distanza, davanti la porta, puntando il revolver ed aspettando che quest’ultima si aprisse, in qualunque altro caso avrebbe usato il taser, ma ora era terrorizzata e si sentiva troppo in pericolo per rischiare, avrebbe fatto qualunque cosa per difendere se stessa e il suo cucciolo, anche sparare a qualcuno se necessario.

Al quarto colpo la porta si sfondò, il montone che l’aveva buttata giù a testate non fece nemmeno in tempo a rendersi conto del pericolo, il proiettile lo colpì proprio in mezzo agli occhi, trapassandogli la testa da parte a parte e spappolandogli il cervello sul muro dietro di lui, il contraccolpo fece perdere l’equilibrio alla coniglietta che si ritrovò seduta a terra, non era nelle condizioni fisiche per maneggiare un’arma del genere.

Dawn e gli altri due si scambiarono un’occhiata interrogativa, chiedendosi cosa non avesse funzionato, non si aspettavano resistenza da parte della coniglia incinta, o almeno non a quei livelli, comunque non durò molto, Doug si fiondò dentro la stanza, raggiungendo la coniglia, che nel frattempo si stava rialzando, colpendola in pieno petto con un pugno, facendola volare per qualche metro fino a sbattere con la schiena contro il tavolo, cadendo poi su di un fianco, inerme e finalmente disarmata.

A quel punto entrarono anche la pecora e l’altro montone, chiudendosi dietro la porta.

“Avranno sentito tutti lo sparo, dobbiamo sbrigarci, Jesse?”

Il montone osservò per un attimo il compagno a terra per poi rivolgersi alla pecora “Stecchito”

“Ok, Doug, tira su la bastarda”

Senza farsi alcun riguardo il chimico di Dawn afferrò Judy per le orecchie, sollevandola da terra, era ancora in parte stordita dal colpo subito poco prima.

“Allora Judy, a quanto pare ho vinto io, ma stai tranquilla, non ho intenzione di ucciderti, non ancora almeno, prima farò morire di crepacuore la schifosissima volpe che ti sei sposata”

Constatando che la leporide non aveva nemmeno il fiato di reggersi in piedi, Doug la mollò a terra, prendendo poi qualcosa da un borsone che si era portato dietro “Procedo?”

“Si, si, fai pure” Dicendo questo Dawn prese il cellulare della coniglia, cercando il numero di Nick e chiamandolo non appena lo trovò.

L’ultima cosa che Judy sentì era la pecora che parlava al telefono con Nick, poi vide il montone metterle qualcosa al collo, infine arrivò un lieve dolore allo stesso, causato da un sottile ago, un bruciore intenso e poi buio.











Il risveglio fu repentino, era immersa nella semi oscurità, solo un sottile fascio di luce passava attraverso le tapparelle, quasi completamente abbassate, una debole luce verde illuminava di poco le vicinanze, anche se li sul momento non riusciva a vederne la fonte.

“Era un incubo?”

Judy sospirò, cercando di alzarsi dal letto, era sembrato così reale, al punto che tremava ed aveva il fiatone, si stava a poco a poco abituando alla penombra e cominciava ad intravvedere le sue braccia, notando l’ago della flebo in quello sinistro.

“Sono in ospedale?”

Dopo esserselo tolto allungò la zampa in direzione del tastierino d’emergenza con cui chiamare qualcuno, pigiò alcuni bottoni, ma nessun rumore si udì all’esterno e solo in quel momento si rese conto che tutto era troppo tranquillo, a giudicare dalla poca luce che passava tra i listelli della tapparella doveva essere giorno, ma non riusciva ad udire alcun suono, se non il suo respiro.

Dopo essersi alzata lentamente dal letto mosse piccoli passi fino ad arrivare alla finestra, voleva illuminare la stanza, in modo da capire meglio la situazione, cominciò a girare la manovella che serviva a sollevare la tapparella, facendo entrare la luce.
Osservò fuori, riconoscendo l’ospedale di Downtown, eppure qualcosa non quadrava, non volava una mosca e alle finestre dell’edificio di fronte al suo non vedeva nessuno, in genere era caotico, con ambulanze e auto che continuavano a girare, ma non quel giorno.

Ora che finalmente ci vedeva poté constatare di essere sola nella stanza, l’altro letto non era occupato, ma era sfatto, segno che forse qualcuno lo stava utilizzando.
Si prese un attimo anche per controllarsi lei, voleva sapere perché si trovava li, addosso aveva solo una vestaglia, probabilmente dell’ospedale, ma la sua attenzione andò al fatto che si accorse che non era più incinta e non ricordarsi di aver partorito cominciò ad agitarla.

<< BIP >>

Prese a zampettare nervosamente avanti e indietro nella stanza, ignorando i segnali di pericolo che il dispositivo che aveva al collo le mandava.

<< BIP >>

Quando anche il panico sopraggiunse venne bloccata da un violento dolore al collo, una scarica elettrica che la percorse in tutto il corpo, paralizzandola fino a farla cadere a terra.
La tortura elettrica non durò più di qualche secondo, ma fu più che sufficiente per abbatterla senza più forze, la scossa fu molto più potente di quello che avrebbe dovuto essere per un mammifero di quelle dimensioni; ci mise quasi un quarto d’ora per riprendersi ed alzarsi, con una zampina prese il collare e lo tirò leggermente, appena lo vide capì che non si era trattato di un sogno, era successo tutto davvero, lo mollò subito, consapevole di quello che sarebbe successo se lo avesse tolto senza conoscere la giusta procedura, Delgado era stato parecchio chiaro più di un anno prima, quando lei stessa ne aveva trovato uno simile a casa di Dawn.

“Ok, stiamo calmi, devo trovare qualcuno”

Si avvicinò alla porta, quest’ultima era munita di diverse maniglie a varie altezze per permettere a mammiferi di ogni dimensione di poterla aprire agevolmente, dopo averla aperta la fece scivolare dentro la parete, nonostante la grandezza della porta, da cui dovevano passare anche dei pachidermi, un efficace combinazione di cuscinetti a sfera, molle e chissà quale altro marchingegno le permise di aprirla senza alcuno sforzo, affacciandosi poi sul corridoio.
Guardò prima sulla sua destra, poi a sinistra, non c’era anima viva, il posto sembrava completamente abbandonato, le luci erano spente immergendo il corridoio in una leggera penombra, rotta di tanto in tanto dalla luce che entrava dalle finestre ed il silenzio era agghiacciante.

“C’è qualcuno?” Avrebbe voluto urlare, ma l’unica cosa che gli uscì dalla bocca fu poco più che un sussurro soffocato “Mi serve aiuto”

Cominciò a camminare lungo il corridoio, aprendo le altre stanze di degenza e sperando di trovare qualcuno che la aiutasse, erano tutte vuote, anche in quel caso i letti erano sfatti, sembrava quasi che tutti se ne fossero andati via in fretta e furia. Lo percorse per un’altra decina di metri quando vide una zampa spuntare da dietro l’angolo, c’era qualcuno a terra, forse ferito, accelerò il passo il più possibile fino ad arrivare a qualche metro, a giudicare dallo zoccolo doveva trattarsi di un’antilope o qualcosa di simile, non appena volse lo sguardo oltre, un macabro spettacolo gli si parò dinnanzi agli occhi, del mammifero in questione non rimaneva altro che la parte inferiore del corpo, fatto a pezzi all’altezza della vita, poco più avanti una scia di sangue, budella e vari organi, sparsi lungo tutto il resto del corridoio, la parte superiore del corpo doveva essere stata trascinata senza alcun riguardo, mentre in quella rimasta lì si potevano distintamente vedere segni di artigli e morsi, dei brandelli di vestiti facevano capire che probabilmente erano i resti di un’infermiera.

Non era certo la prima volta che aveva a che fare con un cadavere, col lavoro che faceva gli era già capitato diverse volte, magari dopo qualche rapina finita male, ma vederlo ridotto in quello stato gli causò conati di vomito, agitandosi sempre più, ed anche in questo caso, ignorando completamente gli avvertimenti acustici del collare, che tornò pericolosamente col led giallo; anche in questo caso la scossa fu eccessiva e stavolta sembrava non finire più.

Mentre la scarica proseguiva qualcuno le si avvicinò, dicendogli qualcosa che non riusciva a sentire, dopo circa trenta secondi di scossa continua il collare tornò verde, interrompendo la tortura, lei stava per svenire ma il mammifero fece di tutto per tenerla sveglia.

“Ehi, non ci provare, mi serve che cammini”

Udendo la voce, Judy si fece forza e aprì debolmente gli occhi, cercando di capire chi fosse stato a soccorrerla, la prima cosa che notò era la tenuta anti sommossa che portava il mammifero, la sigla scritta sul pettorale le fece capire che non era della ZPD ma dell’esercito, il militare era di piccole dimensioni, poco più grande di lei, non riuscì a riconoscere la specie a causa dell’elmetto protettivo che gli copriva tutta la testa; dopo qualche attimo per farle riprendere fiato la aiutò ad alzarsi, ma si notava che era arrivata al limite, si reggeva a stento sulle proprie zampe, obbligandolo a mettersi il fucile d’assalto a tracolla per aiutarla a stare dritta.

“Oddio, sei proprio tu! Sei Judy? Judy Hopps?”

La coniglia annuì “Co…come…fai a...co…conoscermi?”

“Adesso non ha importanza, siamo qui per portarti al sicuro, riesci a camminare?”

“Posso provarci”

Il militare la lasciò andare, molto cautamente e tenendola d’occhio; provò a fare un passo, ma come posò la zampa a terra le gambe cedettero, lui fece appena in tempo ad afferrarla per la vita, impedendole di cadere a terra.

“No, non ce la fai” Si guardò attorno, cercando un modo per poterla spostare comodamente, sfortunatamente le sedie a rotelle presenti erano troppo grandi, ed in ogni caso sarebbe stato pericoloso, vista la situazione all’interno dell’ospedale.

“Ok, ti porto in spalle, ma devi stare tranquilla, se il collare riparte è la fine”

Stava per caricarsela sulla schiena, quando un rumore attirò l’attenzione della coniglia, che si girò in quella direzione.

“Che succede? Hai sentito qualcosa?”

“S…si, credo…credo che stia arrivando qualcuno”

Senza perdere tempo l’afferrò per la vita e la trascinò per qualche metro, arrivando davanti quello che poteva sembrare un armadietto per i medicinali, una volta aperto l’aiutò ad entrare per poi fare lo stesso e chiuderselo dietro.

“Che succ…”

La zittì posandogli la zampa sul muso, in quell’occasione la coniglietta riuscì a capire che si trattava di un predatore, lo spazio era poco ed il fatto che fossero a stretto contatto fece sentire molto bene a Judy che lui tremava, era terrorizzato, unito al fatto che lei non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo la spaventava a morte, ma sapeva che doveva sforzarsi di stare tranquilla, aveva ancora quell’oggetto infernale al collo ed era più che convinta di non poter reggere un’altra scarica come quella appena ricevuta.

Passò qualche secondo di silenzio, poi un rumore di passi, qualcosa di grosso stava passando lì vicino, stava per allontanarsi quando un suono riecheggiò all’interno del nascondiglio, rimasero entrambi paralizzati quando il led del collare cominciò ad illuminare di giallo l’interno.

“Ti…ti prego, calmati”

Lo bisbigliò appena, al punto che Judy lo sentì solo grazie al suo fine udito, si calmò quel tanto che bastava a non peggiorare la situazione, dopo qualche secondo il militare aprì la porta, osservando un grosso orso allontanarsi a quattro zampe.

“Ok, via libera” Osservò di nuovo la coniglietta, era ancora stremata, dopo essersi chinato se la caricò sulla schiena e cominciò a camminare.

Qualche stanza più in là intanto due mammiferi erano impegnati in un’accesa discussione.

“Dio non ci posso credere, avete combinato un fottuto casino, se Bogo esce vivo dalla sala operatoria stai pur certa che la sua carriera è finita, come quella tua e di Wilde”

Il procione si muoveva avanti e indietro nervoso, mentre lanciava imprecazioni alla Swinton riguardo il pazzo tentativo, portato avanti da loro tre, di accoppare Dawn Bellwether.

“È stata un’idea mia, il capitano e Nick non centrano”

“Già” Rocky urlò agitando le zampe in aria “Immagino che li hai obbligati con la forza a seguirti, magari gli hai puntato un pistola alla testa…a chi vuoi darla a bere? Avete compromesso un’operazione dell’FBI con il vostro voler giocare ai vendicatori, tre agenti federali ora sono in rianimazione grazie alle vostre prodezze e Dawn è ancora libera quando avremmo potuto prenderla”

“Mi dispiace per i tuoi colleghi…”

“Credimi, ti dispiacerà ancora di più quando tornerò al quartier generale e racconterò cosa avete combinato”

Ci fu un attimo di silenzio prima che la maialina riprendesse a parlare “Perché l’FBI ci spiava? Cosa cercavi?”

Il procione si volse verso di lei, fulminandola con lo sguardo per poi urlargli contro “I miei ordini non sono affari che ti riguardano, già il fatto che ho dovuto far saltare la mia copertura per salvare il culo a voi tre è grave, tu non hai neppure idea del disastro che avete combinato”

In quel preciso istante la porta si aprì, i due agenti puntarono entrambi la pistola, pronti a far fuoco su ogni eventuale minaccia.

“Wow, calma, sono io, datemi una mano”

Lorene si avvicinò, afferrando Judy e aiutandola a sedersi a terra “Oddio, grazie al cielo sei ancora viva”

“Swinton? Dov’è mio figlio? Dov’è Nick? Perché non ric…”

<< Bip >>

Si soltarono tutti verso la coniglia agitata, notando il collare, pronto a punire, il militare si avvicinò, togliendosi il casco.

“Stai tranquilla, tuo figlio sta bene, in questo momento è con tuo marito”

La coniglietta si voltò verso di lui, riconoscendolo subito nonostante non lo vedesse da anni.

“Ma…ma tu sei…”

“È un piacere rivederti, Judy”





Note

Eccomi qua, ve lo avevo detto che sarebbe arrivato prima di sette mesi.
Sto cercando di buttarmi avanti anche con gli altri, con un po' di pazienza si proseguirà, ho intenzione di finire tutto non preoccupatevi.

In seguito a una mia scelta ho cambiato parte del prologo, nulla di che ma si scoprirà meglio già dal prossimo capitolo.



Inoltre ne approfitto per ringraziare Psiche_00, cormorant, Djmathew, Redferne, salamander92, MizukiZukishima28 e zamy88 per le recensioni lasciate finora.

Tra i preferiti invece ci sono zamy88, Djmathew, cormorant e cipuddacipuddinah, grazie anche a voi.

Concludiamo con le seguite, ancora zamy88, naketij, ivan_occa, ancora cormorant e Beatri.

Ringrazio anche chi legge in silenzio, alla prossima

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Capitolo 8
*** 08 - I giorni andati (Seconda parte) ***


“Quell’istinto killer è ancora nel nostro dinna”

“Ehh, credo proprio che si dica DNA”

“Pensi che non lo sappia, Travis”

“Tu non mi fai paura Gideon”

“Ora hai paura?”

“Guarda come le trema il naso, per me ha paura”

“Piangi piccola coniglietta, piangi pian…ouch…”











Judy alzò lo sguardo, in direzione del militare, ora che si era tolto il casco era facilmente identificabile, un furetto, e se la memoria non la ingannava, era lo stesso furetto che non vedeva da più di sedici anni, si sarebbe aspettata chiunque in suo soccorso, ma lui…

“Alla fine non hai mollato è? Mi hai riconosciuto, Hopps?”

“Sei Travis”

“Già, bel cambiamento è?”

Lorene si avvicinò, non sapeva che i due si conoscessero e voleva spiegazioni a riguardo, rivolgendosi al mustelide.

“Ma quindi te la conosci? Perché non ci hai avvisati?”

“Non ne ero certo. Non potevo sapere che era proprio lei, sai quante Judith Hopps vivono in una città come Zootropolis, con più di dieci milioni di abitanti?”

“Non mi convinci” La coniglietta si intromise nel discorso “Non ci credo che sia stato un caso che proprio te eri qua in questo momento”

Travis si voltò nuovamente verso di lei “Per quanto possa sembrare assurdo, è proprio così, io e la mia compagnia stavamo per imbarcarci, poi ad alcuni di noi è stato ordinato di tornare indietro, dovevamo dare supporto alla polizia di Zootropolis a fermare alcuni terroristi che avevano attaccato questo ospedale, tutto questo l’altro ieri”

“Terroristi? Per questo l’ospedale è abbandonato?”

“Si, abbiamo scoperto poi che si trattava di seguaci di Dawn Bellwether, i cecchini sono riusciti a neutralizzarli, ma non prima che diffondessero il loro dannato siero nell’impianto di ventilazione, in un attimo abbiamo perso mezzo ospedale e nella fretta di evacuare alcuni sono stati dimenticati, te compresa”

“Abbiamo allestito un centro di raccolta nella hall dell’ospedale, dove abbiamo radunato tutti i superstiti, erano tutti agitati e spaventati, poi ho sentito questo Nicholas Wilde fare il tuo nome, stava parlando di sua moglie, subito non gli ho dato bado, pensando che si trattasse di una volpe tua omonima, poi ho visto cosa teneva in braccio, un coniglietto appena nato, non poteva essere un caso”

Le orecchie di Judy guizzarono in su all’udire quella frase “Allora mio figlio sta bene? E Nick? Perché non è venuto con…”

“EHI” Rocky si intromise nel discorso, interrompendola ed indicandogli il collare “Cerca di darti una calmata, ok? Non ho nessuna intenzione di trascinare il tuo cadavere fino da Nick”

Judy, scossa dalle maniere brusche con cui il procione aveva attirato la sua attenzione si voltò verso di lui, sospirando e rilassandosi quel tanto che bastava ad evitare una scossa.

“Tu chi sei?”

“Agente Rocky Barnes, Federal Bureau of Investigation”

Ormai era inutile continuare la sua farsa, la sua copertura era andata a farsi fottere, assieme alle possibilità di catturare Dawn, comunque lei non aveva colpa di questo, decidendo di non dirle nulla per il momento, al fine di evitarle preoccupazioni inutili, che al momento le potevano essere letali. “Nick sta bene, solo, si è rotto una zampa, durante un’operazione congiunta di polizia ed FBI, non potendo camminare sarebbe stato solo d’intralcio”

“Operazione congiunta?”

“Sono stato mandato ad aiutarvi a catturare Dawn, nel periodo in cui eri in maternità, ho conosciuto tuo marito in quell’occasione”

Per Judy era più che sufficiente, Lorene invece dovette trattenere una smorfia per tutte le balle che quel procione stava raccontando, ma al momento la priorità era portare fuori viva la coniglia, e farla preoccupare dicendogli che il marito, cosi come lei e Bogo, rischiava la detenzione non era la miglior cosa da fare.

“Quindi ora che si fa?”

Rocky si voltò verso di lei, indicandogli il collare “Prima di tutto quel led deve diventare verde, non ci muoveremo finché non sarai completamente calma”

“Lo sono”

“No, lo so come funzionano, la spia gialla indica uno stato emotivo instabile, il che è comprensibile vista la situazione, ma devi sforzarti di…”

“Ti ripeto che io sono calmissima, ne ho già prese due di scosse, so benissimo che difficilmente ne reggerei un’altra”

Lui la guardò, si sforzava di parlare normalmente ma si vedeva che era al limite, difficilmente sarebbe riuscita a reggersi sulle sue zampe ma nonostante tutto sembrava veramente calma, eppure il collare non ne voleva sapere di concludere la fase di allerta, al che gli venne un dubbio.

“Ha preso botte? Il collare dico”

“Io…non lo so, sono caduta a terra due volte, quando ho preso la scossa”

“C’è un componente, un sensore, molto importante che è molto sensibile agli urti, è quello che decide quando diversi fattori nel corpo sono abbastanza anomali da necessitare di una scossa elettrica”

“Di che tipo?”

“La variazione delle pulsazioni cardiache, l'aumento o la diminuzione della sudorazione, l'accelerazione del ritmo respiratorio, l'aumento o il rilassamento della tensione muscolare e molto altro, il collare tiene conto di tutto questo per tenere a bada il suo proprietario, se due o più di questi elementi vanno fuori scala viene identificato come uno scatto emotivo”

“E parte la scossa”

Il procione annuì alle parole di Judy “Esatto, fammi dare un’occhiata al tuo collare”

La coniglietta alzò la testa, permettendogli di osservare da vicino il dispositivo.

“Non sembra messo bene, mi sa che abbiamo un problema, non puoi certo uscire così, al momento anche un minimo spavento lo farà scattare, dobbiamo toglierlo”

“Ne sei in grado?”

“Se ne fossi capace lo avrei già fatto non credi? Non conosco la giusta procedura, il mio mi venne tolto da uno scienziato velkano pentito, però non riuscì a capire come fece”

“E allora come hai in mente di fare per togliermelo?”

Il procione si sfilò da una tasca un coltello a serramanico “Taglierò il laccio”

Judy per tutta risposta si tirò indietro, allontanandosi da lui “Cos…non se ne parla, hai idea di cosa succederebbe se lo tagli?”

“Perfettamente, nel momento in cui venissero tranciati i fili di rame presenti all’interno del laccio il dispositivo scaricherebbe la sua batteria ad alto potenziale tutto in un colpo, la scarica elettrica ti ucciderà all’istante, considerando che è tarato per mammiferi di medie dimensioni, probabilmente ti carbonizzerà il collo”

La coniglietta rabbrividì alla fin troppo dettagliata spiegazione.

“Tuttavia, se rimane in quelle condizioni potrebbe scattare in qualunque momento, per arrivare alla zona sicura dobbiamo percorrere tutta quest’ala dell’ospedale, che è completamente invasa da predatori selvaggi”

Una fredda determinazione si stampo sul viso di Judy “Sono pronta a correre il rischio, ma toglierlo è troppo peri…”

“No, tu non hai capito nulla” Rocky la interruppe, cercando di mantenere un tono calmo, per non farla preoccupare “Io non ti sto dando la scelta di uscire da qui con o senza il collare, o te lo fai togliere oppure ti mollo qua, ho promesso a Wilde che ti avrei portata fuori, ma ho anche una figlia a casa che mi aspetta, non rischierò la mia vita se nemmeno tu sei disposta a fare altrettanto con la tua”

La coniglietta sospirò, cercando di restare calma, capì che ormai era inevitabile e solo un pensiero le passò per la testa in quel momento.

“Puoi…puoi assicurarmi che riuscirò a vedere il mio cucciolo?”

“No, ma ti assicuro che non sopravvivrai, se decidessi di uscire da qui con ancora quello indosso”

Judy si volse verso Lorene e Trevis, anche loro sembravano convinti di quest’ultima affermazione, lei si sentiva a pezzi ma a quanto pare lo si poteva pure vedere.

“O…ok, che c’è da fare?”

Il procione si voltò verso la maialina, attirando la sua attenzione.

“Allora, Swinton, qua te sei la più grande per dimensioni, ho bisogno che tocchi la spalla di Hopps”

Non capendo cosa avesse in mente, la suina si avvicinò alla collega, inginocchiandosi per arrivare a posare la zampa su di lei.

“Fatto, e adesso?”

“Abbiamo solo un tentativo, i collari sono tecnologicamente avanzati, ma non privi di difetti, dopo che hanno mollato una scarica hanno circa sessanta secondi di stand-by in cui devono ricaricare i condensatori che immagazzinano l’energia da rilasciare in caso di emotività eccessiva, il sistema di sicurezza è comunque attivo, se lo si taglia un chip fa scaricare completamente la batteria, folgorando il possessore”

La spiegazione era stata molto chiara, al punto che fece preoccupare solo di più gli altri presenti “E…e dove sarebbe il difetto scusa?”

“Esattamente cinquantasei punto venticinque secondi dopo la fine della scarica c’è una finestra di due decimi in cui il sistema non funziona, per questo ho chiesto a Swinton di toccarti, dovrai prenderti un’altra scossa e lei la dividerà con te, in questo modo il colpo che subirai sarà molto minore, a quel punto taglierò il cinturino, il collare si disattiverà”

Trevis si avvicinò, smettendo di controllare la porta “Se può servire, sono pronto a beccarmene un po' anche io”

“No, tu ci servi completamente in forze, viste le sue condizioni è molto improbabile che Hopps possa uscire sulle sue zampe, quasi sicuramente perderà i sensi e Swinton dovrà trasportarla, noi due invece dovremmo darle copertura”

“Due decimi, è un tempo molto ristretto…se non funzionerà…”

“In quel caso morirai”

Lorene sentì la coniglietta tremare attraverso il contatto che teneva con lei tramite la zampa.

“Continuerò a tenerla, così se sbaglierai dividerò ancora la scoss…”

“No, una scarica completa di quella batteria può uccidere un orso polare, non c’è nulla che potremmo fare, neppure dividendola tra tutti e quattro”

Judy chiuse gli occhi, una marea di immagini gli passavano per la testa, primo tra tutti Nick, poi il suo piccolo, che ancora non aveva visto, i suoi genitori e fratelli e sorelle, voleva rivedere tutti, ma soprattutto voleva uscire da quel luogo maledetto e per farlo doveva affidarsi ad un procione che non aveva mai visto prima, ai suoi riflessi nel tagliare un cinturino di similpelle nell’arco di due decimi di secondo che avrebbero deciso se lei doveva vivere o morire.

“Ok”

Il procione si sistemò l’orologio, impostandolo sul cronometro, pronto a farlo partire non appena la luce del led avesse smesso di essere rossa, segno che la scarica era cessata, poi prese il coltello, aprendolo e controllandone il filo.

“Adesso devi far scattare il collare”

Judy chiuse nuovamente gli occhi, aspettando l’ennesima scarica elettrica della giornata.

“Allora?”

“Io…io non ci riesco”

“Pensa a qualcosa, non serve che sia per forza qualcosa di brutto, anche la felicità viene punita”

La coniglietta abbassò lo sguardo, aveva dovuto fare uno sforzo immane per tranquillizzarsi, ed ora gli veniva chiesto di agitarsi nuovamente, si rese conto che non era per nulla facile, ci pensò Trevis ad aiutarla.

“Scusa”

Sentendolo lei alzò lo sguardo, il furetto fece partire la zampa con un rapido movimento, gli artigli andarono appena a sfiorare la pelle del muso di Judy, nello stesso punto in cui Gideon anni prima la sfregiò, non la ferì, ma il contatto bastò, sebbene fosse acqua passata il ricordo di quello che accadde quella volta fu più che sufficiente, il led passò dal giallo al rosso e una nuova scarica attraversò il corpo della coniglietta, stavolta meno forte a causa di Lorene che se ne stava prendendo la metà al posto suo.

Nel momento in cui finì, il procione fece partire il cronometro, la maialina si allontanò mezza stordita, chiedendosi come mai avesse fatto la piccola collega a resistere a due scariche a piena potenza, Judy era riversa a terra, completamente inerme ma ancora viva, il piccolo predatore infilò la zampa tra il collo della coniglietta e il collare, afferrando il dispositivo e tirandolo un po' a se, per poi far passare anche la lama del coltello, pronto a tagliare al momento giusto.

“Siamo a undici secondi”

Nonostante tutto, Judy era ancora cosciente, arrivando a parlare a fatica.

“Q…quante…volte hai…”

“Quindici secondi, non sforzarti, vedrai, andrà tutto bene”

“D…dimmelo…”

Avrebbe preferito evitare di dare quell’informazione.

“Tre volte, questa è la quarta, trentasette secondi”

“E…quante…quante…”

“Se riusciamo, venticinque per cento, cinquanta secondi”

Ebbe poco tempo per pensare a quello che gli era appena stato detto.

“Ma…quindi…gli altri…”

“ORA”

Tagliò il cinturino, allontanando istintivamente la zampa con cui lo teneva stretto da lei, aveva capito cosa aveva sbagliato le volte prima, lo aveva sempre tenuto dal davanti, ora invece la zampa l’aveva messa dietro, a contatto coi due elettrodi che, lo sapeva, lo avrebbero fulminato senza alcuna pietà; la scossa fu abbastanza potente da carbonizzargli all’istante il braccio, scagliandolo a diversi metri di distanza ed illuminando per una frazione di secondo l’ambiente.





Note

Eccomi qua, come vedete si prosegue, avrebbe dovuto comparire anche Nick, ma lo terrò per la prossima. Il militare misterioso alla fine era Trevis, è probabile che dopo quello che ha fatto Gideon a Judy anche lui si sia preso una strigliata come si deve, probabilmente gli è stato impedito di continuare a frequentare il suo amico, così come è cambiata la volpe mi piace pensare che anche lui crescendo abbia capito i suoi errori.

Un sincero grazie a cormorant, Redferne, Djmathw e Zamy88 per le belle recensioni lasciatemi all’ultimo capitolo, alla prossima.

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Capitolo 9
*** 09 - I giorni andati (Terza parte) ***


Trevis ci mise un po' a capire cosa fosse successo, nel frattempo stava recuperando lentamente la vista dopo il violento bagliore che lo aveva accecato per qualche istante, uno sgradevole odore di carne bruciata gli investì le narici, la prima che vide fu l’agente Swinton mentre si strofinava gli occhi, per poi voltarsi verso la direzione in cui si trovavano fino ad un attimo prima Judy e Rocky; la coniglietta era riversa a terra e li sul momento gli era impossibile capire se fosse sopravvissuta o meno; a quanto pare il piano era fallito, in anticipo o ritardo che fosse, aveva sbagliato i tempi ed il collare aveva svolto il suo compito fino in fondo, dopo un po' riuscì a vedere anche il procione, era stato scagliato a qualche metro di distanza contro la parete, decise di andare a vedere come stava lui, dato che a Judy ci stava pensando già Lorene.

“Ehi, hai fatto un bel volo, tutto a pos…” Si interruppe subito non appena vide le condizioni in cui era l’agente federale; il braccio destro era completamente carbonizzato fino alla spalla, più della metà del resto del corpo era coperto di ustioni, nella zampa, ormai inutilizzabile, ci stava ancora quello che restava del collare, la plastica che rivestiva il dispositivo col led si era completamente fusa, diventando un tutt’uno con l’arto, nonostante tutto lui respirava ancora.

“Merda, resisti, adesso…vedo che posso fare”

Si guardò attorno, erano dentro una stanza di degenza e non vi era traccia di nessun tipo di medicinale, sarebbe dovuto uscire per cercare almeno della morfina per alleviare almeno di un po' le sofferenze che sicuramente stava patendo in quel momento; si alzò, prendendo il fucile d’assalto per poi dirigersi verso la porta quando si sentì afferrare per la caviglia, Rocky lo aveva fermato con la zampa buona, cercando di articolare qualche parola, ma l’unica cosa che uscì fu un lamento di dolore.

“Non resisterai a lungo così, ti devo cercare qualcosa”

Per tutta risposta il procione mollò la presa, ma non aveva ancora finito con lui, fece scorrere la mano lungo il suo fianco fino a raggiungere la tasca laterale dei pantaloni, senza riuscire tuttavia a centrarla, ci pensò Trevis, dopo essersi chinato, a prenderne il contenuto.

“Stai cercando questa?”

Ne aveva tirato fuori una singola chiavetta USB, grigia e semplice, non pareva avere nulla di speciale, subito dopo averla vista si dovette sforzare oltre ogni limite solo per dirgli una parola, la voce gli uscì soffocata e sperava che il furetto capisse.

“W…Wild…W…”

“Wild? Wilde? Vuoi che la consegno al marito di Judy? Nick Wilde?”





Nel frattempo Lorene prestava soccorso alla collega, li sul momento non riusciva a capire se fosse sopravvissuta o meno, si avvicinò girandola a pancia in su, posandole un orecchio sul petto per poi sospirare.

“Grazie al cielo, sei ancora viva”

Si prese un attimo per controllarla, non sembrava ferita e l’unica lesione che aveva era sul collo, parte del pelo e della pelle sottostante era stato leggermente bruciacchiato a causa delle continue scosse, non era nulla di grave.

“Cavolo Judy, sei veramente dura, a dispetto del corpicino che hai…dai svegliati, non è il momento giusto per farsi una dormita”

Provò anche a scuoterla piano, ma niente da fare, aveva sopportato troppo, in troppo poco tempo, ed ora era completamente stremata ed incosciente.

“Come sta?” Trevis si era avvicinato, attirando l’attenzione della suina.

“Ko, l’agente Barnes?”

Lui scosse la testa, per poi abbassare lo sguardo verso la coniglietta “Non ce l’ha fatta”

Loren volse lo sguardo, cercando il corpo del procione ed individuandolo poco dopo a qualche metro di distanza, il soldato lo aveva coperto con un telo e nella stanza si stava diffondendo rapidamente un disgustoso odore di carne bruciata.

“Non oso immaginare cosa sarebbe successo a Judy se…secondo te lo sapeva?”

“Cosa?” Trevis alzò nuovamente lo sguardo, distogliendolo dalla leporide “Che sarebbe morto per toglierglielo?”

“Si esatto”

“Non credo. Lo hai sentito anche tu, aveva una famiglia da cui tornare”

Lorene diede un ultimo sguardo al cadavere, per tutto il tempo da quando erano entrati dentro quell’ospedale non avevano fatto altro che inveirsi contro a vicenda, a causa del casino causato da lei, il capitano e Wilde, era certa che non avesse fatto in tempo a fare rapporto al quartier generale, per il momento, sotto quell’aspetto, erano salvi, anche se il prezzo era stato molto alto.

“Come ne usciremo da qui?”

Trevis tenne lo sguardo verso la poliziotta, era spaventata, la situazione era completamente andata fuori controllo, nulla era andato come doveva, ne avevano parlato per almeno un’ora prima di infilarsi di soppiatto, con la complicità di un altro paio di militari, nella zona di quarantena dell’ospedale, dovevano semplicemente entrare, trovare Judy e portarla al sicuro, tutto facile e semplice, non era in programma il guasto al collare ed ora si ritrovavano con un federale morto, una coniglia incapace di muoversi e un’intera sezione di ospedale da attraversare piena di predatori selvaggi, le possibilità di uscirne vivi stavano calando vertiginosamente.

“Ho promesso a quella volpe che gli avrei riportato sua moglie, prenditi in spalle Judy e seguimi, ci dirigiamo verso la zona sicura”

“Ma che…sei pazzo? Hai idea di cosa ci aspetta li fuori? Sarebbe già stato complicato in tre con lei in grado di camminare, così è un suicidio. Aspettiamo che qualcuno venga a prenderci, i tuoi compagni lo sanno che…”

“Non verrà nessuno, lo hai sentito anche tu, l’antidoto al siero arriverà solo dopodomani, nel frattempo siamo in un’area off-limits, non ci sono rinforzi, i miei compagni di plotone stanno presidiando la porta, ci faranno passare quando arriviamo, ma non possono entrare, lei ha bisogno di cure immediate, non possiamo aspettare”

Abbassò lo sguardo verso la collega inerme, nonostante fosse palese che non era grave, aveva sicuramente bisogno di un medico.

“Ascolta, so che sei spaventata, lo sono anche io, ma ho bisogno che mantieni il sangue freddo, siamo nella merda fino al collo ed io da solo non ce la posso fare, mi serve il tuo aiuto”

Lei alzò lo sguardo, rassicurata “Ok, si ok hai ragione”

“Perfetto, adesso caricatela in spalla, fai esattamente quello che ti dico e ne usciremo vivi”

La suina si chinò e prese delicatamente la collega per i fianchi, alzandola di peso e facendola posare con la pancia sulla sua spalla sinistra, così facendo poteva usare la zampa buona per impugnare la pistola e potersi difendere in caso di bisogno.

“Ce la fai?”

“Che domande, peserà si e no otto chili, cosa vuoi che sia?”

“Infatti io ho fatto una fatica bestia a portarla fin qua, adesso esco, te stai pronta, se la zona è libera ti faccio cenno di seguirmi”

Preso il fucile d’assalto, il furetto aprì lentamente la porta, mettendo fuori prima solo la testa ed osservandosi bene attorno, non sembrava esserci nessuno in giro, se non fosse stato per i cadaveri li vicino sarebbe sembrato un vero e proprio ospedale abbandonato, aveva un che di sinistro, dopo qualche secondo si decise ad uscire, tenendo puntata l’arma, pronto a sparare a qualunque cosa che avesse anche solo provato a mostrare un pelo di aggressività nei suoi riguardi; percorse il corridoio per una decina di metri, assicurandosi che le porte delle stanze adiacenti fossero ben chiuse, ormai le probabilità che ci fossero altri superstiti erano minime, chiunque li dentro aveva inalato il siero diffuso attraverso l’impianto di aerazione, alla coniglietta non aveva fatto effetto per il semplice fatto che aveva ancora in circolo l’antidoto, somministratole subito dopo il parto, avvenuto il giorno prima.

“Via libera, esci pure”

Con un po' di titubanza la suina uscì dalla stanza che gli aveva dato protezione fino a quel momento, lo spettacolo che gli si presentò poco avanti le fece pensare che forse era meglio rientrarci; vi erano a terra i resti di vari animali, probabilmente prede, anche se era difficile capirne la specie, si passava dagli arti, strappati con violenza dal resto del corpo e spolpati in più punti a corpi quasi integri, ma con il petto squartato e la cassa toracica sventrata, in un attimo si ritrovarono a camminare in una pozza di sangue e li per li quasi si pentì di aver fatto colazione quella mattina, visto che, ne era certa, l’avrebbe vomitata da li a poco.

Camminarono lungo tutto il corridoio, non incontrando praticamente nessuno sul loro cammino, mancava poco alla zona sicura dell’ospedale, dove i militari avevano radunato tutti i superstiti e tutto era fin troppo calmo, ed in effetti la calma finì proprio a poche decine di metri dalla salvezza, davanti a loro il corridoio curvava a destra, e da oltre l’angolo si potevano chiaramente udire quelli che sembravano passi, qualcuno stava correndo verso di loro, Trevis alzò l’arma, puntandola in direzione del rumore, che si faceva sempre più vicino, cominciando a distinguere il rumore degli zoccoli che colpivano il pavimento, sempre più forti e veloci. Subito dopo fece capolino una zebra, era in corsa sulle quattro zampe e nel fare la curva scivolò sul pavimento liscio, andando a sbattere contro il muro per poi riprendere la sua fuga; Lorene si voltò dietro di se, osservando l’animale sparire in fondo al corridoio.

“Un’infermiera…”

“Non possiamo fare nulla per lei, se resisterà altri due giorni sarà sa…”

Il furetto si interruppe non appena vide cosa aveva davanti, a meno di cinque metri da lui ci stava il motivo della fuga di quella zebra, una enorme tigre, a giudicare dal vestiario, uguale a quello di Judy, doveva essere un paziente dell’ospedale, ormai la zebra era andata e il suo sguardo si posò subito sulla maialina, col piccolo carico che stava trasportando, ignorando completamente il mustelide.

“Spa…sparagli”

Non aveva quasi neppure udito la voce della poliziotta, tanto era uscita soffocata dalla paura che l’enorme felino selvaggio gli mise, in quel breve lasso di tempo il predatore si avvicinò di qualche passo, ringhiando e mostrando le zanne, preparandosi a fare un balzo per raggiungere le sue prede.
Tutto questo diede a Trevis troppo poco tempo per pensare, magari sarebbe bastato sparare un colpo in aria, magari si sarebbe spaventato e sarebbe fuggito, ma se così non fosse stato, in quel caso sarebbero sicuramente morti, bastò un attimo, una leggera pressione dell’indice sul grilletto e l’arma vomitò contro il suo bersaglio una raffica di proiettili.

La tigre si accasciò a terra, emise un guaito poi più nulla, rimase immobile mentre un rivolo di sangue cominciò a scorrere da sotto il suo corpo, rimasero entrambi ad osservarlo per qualche secondo, ora giaceva a terra morto, che non ringhiava più, aveva stranamente riacquistato il suo aspetto civilizzato, o magari, semplicemente, la paura che li aveva invasi fino ad un attimo prima, stava lentamente scemando.

“Non doveva andare così”

Lorene si avvicinò, posando una zampa sulla spalla del militare “Non è colpa tua, non potevi fare altro, se c’è qualcuno da incolpare, quella è Bellwether…dobbiamo portare Judy fuori di qui, proseguiamo”

“Ok, lei come sta”

“È ancora priva di sensi, cerchiamo di sbrigarci”

Proseguirono lungo il corridoio per una ventina di metri, senza mai incontrare null’altro che qualche cadavere mezzo divorato qua e là, finchè non arrivarono ad una porta antiincendio, era il limite della zona di quarantena, al di là di quella ci stava la salvezza per tutti e tre.
Il furetto si avvicinò alla porta, dando tre colpi su di essa col calcio del fucile, si cominciò a sentire dei rumori metallici, come di una catena che veniva sfilata, dopo di che la porta si aprì, un leopardo e una zebra, entrambi in tenuta antisommossa, puntarono i fucili.

“Ehi, sono io ragazzi”

“Trevis, ce l’hai fatta?”

“Si, serve un medico”

Non appena passarono entrambi la zebra richiuse la porta, incatenandola con un grosso lucchetto, nel frattempo il leopardo aveva adagiato la coniglietta su di una barella che fu trasportata fino alla sala d’attesa, dove Nick e una buona cinquantina di altre persone aspettavano di avere buone notizie, Lorene andò diretta dalla volpe; stava seduto su di una panca, aveva la gamba sinistra ingessata e col braccio destro teneva a se un fagottino che conteneva il piccolo coniglietto di neanche un giorno, il cucciolo stava poppando dal biberon che l’ospedale aveva fornito alla volpe, come tutti i membri della sua specie alla nascita era piccolo, tanto che avrebbe potuto stare comodamente sul palmo di Nick, gli occhi erano ancora chiusi e lo sarebbero stati per almeno un’altra settimana mentre il pelo era completamente assente, lasciando scoperta la delicata pelle rosa.

“Nick”

“Lorene” Provò ad alzarsi, ma non appena posò il piede a terra il dolore gli fece capire che era meglio stare seduto “State bene? L’avete trovata?”

La maialina si voltò dietro di se, indicando una barella su cui era stata adagiata, Nick smise di dare da mangiare al piccolo per prendere la stampella e avvicinarsi alla coniglietta, ancora priva di sensi, non appena fu vicino gli posò il cucciolo di fianco, rivolgendo poi lo sguardo a lei.

“Eccoti qua tuo figlio, te l’ho tenuto finora, adesso sono solo cazzi tuoi”

L’agente Swinton, che aveva assistito a tutta la scena, rimase incredula di fronte alla non curanza della volpe per le condizioni della compagna.

“Nick, che cosa ti prende? È quasi morta e questa è l’unica cosa che hai da dire?”

“Vuoi sapere cosa succede?” Nick si voltò verso la collega, parlando con un tono aspro “Succede che Judy è la madre, ma io non sono il padre, sono stato uno stupido a pensare anche solo per un attimo che fosse possibile…”

“Nick, sono già capitati casi di cuccioli ibridi da coppie che non si ritenevano compatibili, anche se molto rari, non puoi sapere se…”

“Ed è qui che ti sbagli, mi sono arrivate le analisi che ho chiesto di fare al cucciolo di Judy, e indovina un po', non solo non è mio figlio, ma ho anche scoperto nome, cognome, vita e cazzi del coniglio che ne è il vero padre”

Lorene non seppe più cosa dire, facendo scena muta e dando modo al predatore di continuare il suo sfogo.

“Quando si sarà ripresa, ditele che può mandare qualcuno a casa mia per prendere la sua roba, le valige glie le preparo io più che volentieri, così come le carte per il divorzio”

A quel punto Nick si osservò attorno, scorgendo il militare a cui aveva chiesto di portare in salvo sua moglie, prima che sapesse di essere stato tradito.

“Dov’è Rocky?”

“Lui…” Esitò un attimo nel rispondere, pensando a cosa dirgli e come “…non…non ce l’ha fatta, ha tentato di togliere il collare a Judy, ma ne è rimasto folgorato…”

Si voltò nuovamente verso Judy, scoccandole un’occhiataccia per poi afferrare il biberon e darlo alla Swinton.

“Ecco, tieni, quando si sveglierà ditele che non deve per nessun motivo allattare il suo cucciolo, l’antidoto al siero le resterà in corpo ancora per un po' e potrebbe causargli problemi in tal senso, solo latte in polvere, mi sono spiegato?”

“S…si”

“Bene, mi dispiace averti fatto correre un rischio simile, i genitori di Judy stanno arrivando, sono rimasti bloccati nel traffico”

Finita la frase Nick si voltò, prendendo l’uscita dell’ospedale, Lorene non sapeva che fare, sarebbe corsa a fermarlo, ma il cucciolo in quel momento cominciò a piangere, le orecchie della volpe tremolarono appena ad udirlo, si fermò per un breve istante, poi, senza voltarsi proseguì fuori dall’edificio.





“Wilde”

Era appena uscito quando sentì una voce dietro di lui, era il furetto che conosceva Judy.

“Trevis giusto? Grazie per quello che ha fatto”

“E di che? È mio dovere, senta, ha saputo dell’agente Barnes?”

Nick annui “Si…non avrebbe dovuto farlo…è stato stupido”

“Se sua moglie è viva è solo per merito suo, il collare era rotto e…”

“C’è dell’altro?”

Trevis non sapeva cosa fosse successo e non capì quell’improvviso cambio di umore “Eh…si…si in effetti c’è dell’altro, era al corrente che il procione era un agente dell’FBI sotto copertura?”

Nick rimase stupito da tale rivelazione “No, non ne sapevo nulla”

Il furetto infilò una zampa in tasca da cui tirò fuori la chiavetta USB, che venne presa dalla volpe.

“Poco prima di morire, mi ha detto di rivelare questa informazione a lei, e di consegnarle questa”

“Cosa contiene?”

“Non lo so, ma a quanto pare, per lui era importante” Si interruppe un attimo per poi rivolgersi alla volpe “È sicuro di stare bene?”

Nick scosse la testa, cominciando ad elencarne i motivi “No, dicembre è iniziato con un’evasione di massa di criminali estremamente pericolosi, Dawn ha portato caos e morte in tutta la citta, il nostro fottuto paese è entrato in guerra e come se non bastasse oggi ho scoperto di essere cornuto, domani non potrà che essere un Natale di merda, quindi no, non sto affatto bene”





Note

Eccomi qua, col finale di questa serie di capitoli riguardanti l’ospedale, alla fine è andato tutto a puttane.
Adesso mi prendo un periodo di riposo, ne ho bisogno, probabilmente continuerò a scrivere nel frattempo, ma con calma.
Ne approfitto per salutarvi tutti e augurarvi un buon Natale e felice anno nuovo.

Alla prossima

E come sempre mi piace spiegare come arrivo a certe conclusioni, in questo caso il peso di Judy: Per arrivare a determinare il peso della coniglietta mi sono basato più che altro sui dati di Nick presenti nel modulo di iscrizione all’accademia di polizia, li sta scritto che Nick è alto un metro e venti e pesa trentasei kg, se teniamo conto che la volpe rossa nel mondo reale non supera i quattordici kg è alquanto ovvio che, come successo per noi, anche loro evolvendosi siano aumentati di dimensioni, quindi se Nick pesa due volte e mezza di più di una volpe reale ho dato per scontato che la stessa cosa valeva per Judy, quindi se un coniglio europeo arriva al massimo a due kg e mezzo, facciamo anche tre se è cicciotto, direi che dai sette agli otto kg per la nostra Carotina è un peso più che accettabile. Poi che ci siano incongruenze tipo Dawn è un altro discorso, le pecore sono dei bestioni e arrivano a pesare dai 50 ai 100 KG, li praticamente ci manca poco che è più piccola di Judy.

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Capitolo 10
*** 10 - Avviso ***


Pubblico questo capitolo di avviso per il semplice fatto che mi sembra giusto informare tutti voi che avete cominciato a leggere con interesse la mia storia, il fatto è che ho deciso di interromperla, non mi sento in grado di continuarla e nemmeno di riiniziarla, ma non intendo cancellarla, questo è il mio primo fallimento qui sul fandom ed è giusto che ci resti.

Ringrazio Psiche_00, cormorant, Redferne, MizukiZukishima28, Djmathew, salamander92, zamy88 e Bloody_Mary_25 per le recensioni e per averle dato una possibilità.

Inoltre ringrazio cipuddacipuddinah, cormorant, Djmathew e zamy88 per averla messa tra le preferite e Beatri, cormorant, naketij e zamy88 per averla messa tra le seguite, infine a tutti coloro che hanno letto ed apprezzato in silenzio.

Alla prossima

Davide

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