Wrong exit

di Romanticgirl02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo: il Fantasma ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Speranze e paure ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Qualcosa di umano ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Cena ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Noi? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: teorie ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: A piccoli passi ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Ghiaccio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Amore silenzioso ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: L’inferno che mi aspetta ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Fratelli ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Tutto ma niente ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Cambiamenti ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Estraneo ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Precisazioni ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: tutto si sistema ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Dolce ed egocentrico ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Un agente sotto copertura ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Cosa siamo noi? ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Vite ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: e così sia! ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Legami ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo: il Fantasma ***


Questa è la storia di un uomo... o meglio di un ragazzo. Tutto iniziò per caso in una triste giornata di pioggia. Lei aspettava l'autobus con impazienza, con il cappotto color crema tirato fin sopra il mento. Era nervosa e in ritardo. La giornata non era iniziata nei migliori dei modi, la colazione saltata, la macchina guasta, il cappotto fradicio e per di più era in ritardo. Ogni volta che la lancetta dell'orologio si spostava si innervosiva, ma in fondo non poteva far altro che aspettare. In quel momento le sarebbe piaciuto tanto saper comandare il tempo ma purtroppo quest'ultimo da retta solo a se stesso. Si sistemò gli occhiali sul viso sbuffando, le sembrava di essere lì, in piedi alla fermata, da un'eternità. E per di più era sola. Ora come ora, non le sarebbe dispiaciuto la presenza di qualcunaltro. Le bastava sentire il respiro di un signore o le lamentele di un bambino, ma niente, la fermata era deserta. Per un attimo le passò per la testa di mettersi a correre sotto la pioggia ma il pensiero svanì subito appena mise insieme i pro e i contro di quella folle azione. Aveva freddo ed era in ritardo. E mentre cercava delle soluzioni nella sua mente contorta non si rese conto che accanto a lei si sedette un uomo di bell'aspetto. Appena avvertì la sua presenza la ragazza lo squadrò senza farsi vedere. Era un uomo alto dai folti capelli argentei e dagli occhi d'ambra, era elegante con un bel portamento, a prima vista si direbbe un amante della lettura, con parecchi sogni nel cassetto ancora da realizzare. Sarebbe stato l'uomo perfetto per lei, pensò all'improvviso, poi però si rese conto che quell'uomo per quanto bello e prestante fosse poteva benissimo essere suo padre. Poco alla volta incominciò a intravedere i segni della vecchiaia sul viso, anche se leggeri. I suoi occhi erano insoddisfatti o più che altro preoccupati per qualcosa a lei ovviamente ignota. Forse doveva smetterla di frugare nelle persone, ma infondo era più forte di lei. L'uomo estrasse dalla tasca il suo cellulare e sorrise. Un amante? O magari una moglie? La ragazza smise di spiarlo e si concentrò su di lei. Doveva pensare a delle scuse plausibili per il suo capo, non dicerto pensare ad un uomo che non avrebbe mai più rivisto. Poi di sua iniziativa quell'uomo, con una voce profonda, iniziò a parlare.

-Fa abbastanza freddo per aspettare un autobus non trova?-

La ragazza si voltò verso di lui e le sorride annuendo. Pensava di che il discorso si sarebbe chiuso li ma l'uomo continuò quella specie di monologo.

-Spero che a casa stiano tutti bene, sa? Accudire due figli, anche se ormai maggiorenni è una vera faticaccia. Ah, mi scusi non mi sono ancora presentato, mi chiamo Inu No Tashio-

La ragazza lo guardò dritto negli occhi e lui lesse dentro di lei molta curiosità. Presa da essa la ragazza si presentò.

-Molto lieta di conoscerla, io sono Kagome Higurashi. Se posso... quale sarebbe l'età dei vostri figli?-

L'uomo le sorrise, era sicuro che la ragazza avesse qualcosa di speciale, anche se a vederla poteva essere chiunque. Poteva avergli dato un nome falso, ma non se ne preoccupò minimante. Anche perché tra si è no, lei aveva la stessa età del figlio più piccolo. 

-Il maggiore è già arrivato ai trenta, mentre il più piccolo ne ha 25, sono grandi, certo, però non passa tempo che non si punzecchiano...-

Rispose Inu No Tashio alquanto amareggiato. Il motivo della sua preoccupazione non era esattamente le frequenti liti tra i due, quella era solo una piccola parte del suo dolore, ma poiché non sapeva chi avesse difronte preferì tacere. La ragazza, d'altro canto, notò subito che le stava nascondendo qualcosa, ma poiché erano perfetti sconosciuti non le sembrò il caso di andare avanti in quello strano discorso a senso unico. Quello che la colpì fu l'età del ragazzo più giovane. 

-E lei signorina quanti anni ha? A vederla sembra molto giovane- 

La ragazza colta impreparata a quella domanda gli rispose abbastanza impacciata.

-Ho 25 anni, come vostro figlio, lavoro in uno studio psichiatrico già da 4 anni...-

Si interruppe quando si accorse che gli stava spiattellando il suo curriculum. Rossa in volto guardò ancora la strada, sperando di non essere sembrata troppo frettolosa. L'uomo invece ne rimase stupito. 

-E dove lavora?-

Chiese poi alquanto interessato. 

-Al St Mary Bethlehem, mi sono laureata all'Università di Cambridge e ho seguito alcuni corsi al King's College, che collabora con lo studio- 

Non le dispiaceva parlare con quell'uomo, anzi era un ottima compagnia. Finalmente l'autobus arrivò e i due salirono e si sedettero vicini. Continuarono a parlare del lavoro di lei, accennando qualcosa di lui. Alla fine si salutarono e ognuno andò per la sua strada. La ragazza dopo essersi scusare varie volte iniziò ad incontrare I pazienti, uno alla volta, ascoltando i loro problemi, le loro paure, analizzandoli uno per uno. E a fine giornata, una volta rientrata nel proprio appartamento si buttava a peso morto sul divano accantonando ogni pensiero fatto in quella giornata. Come era diventata psicologa non era un mistero, quando era bambina si divertiva a trovare i problemi nelle persone e crescendo sviluppò questa strana dote, ovviamente tutto veniva nella sua testa e poche volte, parlava a vanvera, poiché aveva già capito, a sue spese, che a volte la verità all'uomo fa male. Poi grazie a suo padre riuscì ad entrare a Cambridge e da lì il suo piccolo mondo si allargò. Conobbe altre persone come lei, si creò finalmente delle solide amicizie... insomma aveva trovato la sua strada. Ovviamente non scrutava gli animi delle persone a tempo pieno, aveva anche degli hobby come la cucina, la lettura e anche la musica, poi usciva spesso con le sue amiche che si incontravano al bar per qualche pettegolezzo. Infondo era ancora una ragazza giovane. Il mattino seguente si svegliò indolenzita ancora sul divano. Si stiracchiò e si diresse in cucina con fare lento e stanco. Poi, presa la sua tazza di caffè, si fece una doccia, si vestì, indossò ancora il suo capotto color crema e uscì pronta per un altra giornata di lavoro. Arrivata allo studio, si diresse dritta nel suo studio a riordinare tutti gli appunti della giornata precedente, come solita routine, poi vide sbucare da dietro la porta, Eri, una delle sue più care amiche. Con il suo fare allegro e con il classico cerchietto giallo tra i capelli, le lasciò un nuovo fascicolo sulla scrivania. Kagome lo squadrò un attimo per poi guardare interrogativa Eri.

-Un uomo ha chiesto chiaramente di te. Lo incontrerai nella seconda ora di seduta... Kagome, come diavolo hai fatto a farti notare da Inu No Tashio?-

Kagome la guardò sbalordita. Quindi presto avrebbe rincontrato quell'uomo. Ma l'eccitazione di Eri non si spiegava. Vedendo il suo volto alquanto interrogativo Eri le spiegò chi era il famoso No Tashio. Oltre che famoso imprenditore a Londra, aveva contatti ovunque, Stati Uniti, Italia, Giappone... e per di più era padre di due ragazzi stupendi... tutto ovviamente a d'età di Eri. Kagome la ringraziò e Eri uscì ancora sognante dal suo studio. Prese il fascicolo e lo aprì. Era vuoto. L'unica macchia di inchiostro tra quelle pagine, era il nome di un ragazzo: Inuyasha No Tashio. Per un attimo si chiese quali dei due fratelli si trattasse, perciò, si decise e aprì il suo fedele portatile. Face delle breve ricerche e in poco tempo trovò tutte le grandi imprese che la famiglia No Tashio aveva portato a termine. Delle foto della famiglia ce n'erano a migliaia. Eri non si sbagliava, i due ragazzi erano veramente stupendi. Entrambi molto simili al padre ma il più piccolo assomigliava anche molto alla madre, mentre il fratello più grande era completamente diverso da quest'ultima. Trovò informazioni su tutti, tranne che per il suo paziente. Girando per internet comprese che si sarebbe occupata del fratello più piccolo, che a quanto pare non era ancora diventato famoso per qualche sua impresa, ma solo per il nome di famiglia. Per qualche minuto Kagome lo prese in antipatia. Se era un ragazzo che sfruttava solo il suo nome, non sarebbero mai andati d'accordo. Poiché a breve sarebbe arrivato il primo paziente decise di chiudere la pagina e di concentrarsi  sugli appunti non ancora ricopiati. Dopo una lunga e interminabile ora passata a parlare con una donna con manie di protagonismo, finalmente arrivò il momento. Provò varie posizioni sulla sedia e sul modo di alzarsi da essa per sembrare il più professionale possibile, si alzò addirittura in piedi, per evitare che la sedia cigolasse. Era nervosa, impaziente. Non conosceva praticamente nulla di quell'uomo se non il timbro di voce e le miriadi imprese, ma tutto ciò le metteva una strana ansia addosso. Cercò di tranquillizzarsi con una camomilla ma quanto la porta bussò si fece prendere dal panico. Lo invitò ad entrare e lo salutò cordialmente. All'improvviso si era calmata. Con grande stupore notò accanto a lui una donna dai lunghi capelli corvini con il viso sorridente ma alquanto preoccupato. 

-Vi presento mia moglie, Izayoi No Tashio-

Quest'ultima fece un leggero inchino e lei ricambiò. Li invitò a sedersi nel suo piccolo studio. 

-Non mi aspettavo di vederla qui, signor No Tashio- 

Disse con più professionalità possibile. L'uomo annuì.

-Già, ma non avevo altra scelta-

Con questa semplice frase riuscì ad attirare completamente l'attenzione della ragazza. La moglie strinse il braccio di suo marito con fare affettuoso e alquanto preoccupato. Inu No Tashio le porse un altro fascicolo e le diete il tempo di sfogliarlo velocemente. Kagome ne restò alquanto colpita. Inuyasha, non solo era stato da parecchi psichiatri molto più bravi di lei, ma lo avevano cacciato ovunque. Lesse velocemente alcune note poste sotto ognuna delle sedute documentate. 'Non collabora' era la più frequente ma quella meno peggiore. Minacce, approcci violenti a volte lo ignorava proprio. Chiuse il fascicolo e guardò i volti delle persone che aveva davanti. 

-Lei può fare qualcosa?-

A parlare su la signora Izayoi, con una voce candida ma preoccupata. Se avesse rifiutato sicuramente sarebbe scoppiata in un pianto isterico. Alla fine, messa un po' alle strette da quegli sguardi preoccupati, Kagome accettò e fissò un appuntamento fra appena due giorni. Poi però prima di lasciarli andare via, li chiese il perché di tutte quelle sedute. Ascoltò con calma il racconto dei suoi ospiti. In poche parole, Inuyasha aveva iniziato a comportarsi in modo strano già alle superiori. Pensando che fosse solo un problema adolescenziale non ci fecero molto caso, ma più il tempo passava, più peggiorava. Così una volta diplomato, si richiuse in un mutismo snervante, se rispondeva, lo faceva in malo modo o a volte solo con monosillabi. Ma ciò che preoccupava di più era che a volte parlava da solo. O meglio così pensavano, poiché quello che diceva era incomprensibile. A volte teneva interi discorsi per conto suo, ignorando tutto il resto. Le liti in casa divennero sempre più frequenti, sopratutto con suo fratello. Provarono ad indagare se fosse successo qualcosa che lo avesse turbato a tale punto, ma ogni volta che parlavamo con lui, tornava normale, capiva reagiva però non parlava. Non usciva quasi mai dalla sua stanza se non per vedere il suo unico migliore amico che con tanta pazienza lo seguiva ovunque. Una volta finito il racconto, Kagome, anche se visibilmente impaurita, prese a cuore quella famiglia e decise di aiutarli. I signori No Tashio si alzarono e la ringraziarono di tutto cuore. E lei rimase sola nel suo ufficio. Fortunatamente la sua giornata di lavoro quel giorno sarebbe finita presto. Appena a casa tirò fuori la cartella del suo nuovo paziente e scrisse un riassunto di ogni seduta, mettendoli in ordine di data. Quel caso le sembrava impossibile. Lei che non si era mai spinta oltre i problemi famigliari o a qualche piccolo mostro nascosto nell'armadio di qualcuno, ora si ritrovava davanti un caso, già analizzato, visionato da persone più grandi di lei e con più anni di esperienza. Però dentro di lei c'era curiosità. Se davvero questo ragazzo era capace di intendere e di volere, se capiva e rispondeva, non poteva essere un pazzo fuori controllo. Che sia solo depresso? Magari non sopportava la costante presenza delle grandiose imprese delle famiglia e magari si sentiva impotente rispetto a loro. Ma quelle erano solo supposizioni. Decise di chiudere il fascicolo per non impazzire. Avrebbe aspettato, con calma il giorno dell'appuntamento. Intanto a casa No Tashio, stava per scatenarsi l'ennesimo litigio, ma Izayoi prontamente in qualche modo riuscì ad evitarlo. Non amava vedere i suoi figli insultarsi a vicenda, anche se erano fratellastri e Sesshomaru non era esattamente suo figlio, voleva poter tornare alla tranquillità che in quella casa regnava un tempo indisturbata. Stavano cenando tutti insieme in un silenzio tombale quando annunciarono al figlio l'ennesimo appuntamento con una nuova psicologa. Dal canto suo Inuyasha non battè ciglio e si limitò ad una alzata di spalle, se avevano tempo da perdere loro a cercare uno strizza cervelli a lui non interessava. A lui non importava niente di quello che dicevano, non voleva sapere niente. Era mosso da degli strani sentimenti che nessuno poteva capire, nemmeno lui, quindi pensare che qualcunaltro potesse capirlo era fuori discussione. Aveva venticinque anni e voleva andarsene. Venticinque anni, ancora giovane, atletico ma con scarso interesse per le cose attorno a lui. Una volta finito di cenare tutti si alzarono dal tavolo e Inuyasha si diresse nella propria stanza senza fiatare. I rimanenti si scambiarono sguardi preoccupati e indecisi. Come dovevano comportarsi con lui? Di una cosa ne erano certi, Sesshomaru non ne poteva più. Quando erano piccoli erano inseparabili, Inuyasha era un bambino dolce e vivace. Anche con l'inizio delle scuole erano sempre andati d'accordo, ma da quando è cambiato è diventato difficile respirare la stessa aria. Sesshomaru in cuor suo non negava il dispiacere che provava ogni volta alla fine di una lite. Però non poteva sopportare il modo in cui trattasse tutti, dai suoi conoscenti alla famiglia e alla sua ragazza. Inuyasha e Rin si conoscevano da parecchio tempo poiché sono coetanei ed erano ottimi amici ma mai, mai Sesshomaru si sarebbe aspettato tutto ciò. L'aveva trattata tanto male da farla piangere, da lì in poi iniziarono a litigare furemente praticamente per tutto. Rin sotto le dirette di Sesshomaru iniziò a frequentare di meno la casa di famiglia con grande dispiacere dei signori No Tashio e Inuyasha si chiuse ancora di più in se stesso. Per Kagome invece le giornate passarono dolci e frenetiche e quando arrivò in ufficio si ricordò solo allora che quel giorno avrebbe finalmente incontrato quello che presto sarebbe diventato il suo peggior incubo. Mentre aspettava quel paziente con il quale avrebbe passato ben due ore a parlare, decise di mettere un po' in ordine la sua piccola scrivania. Sistemò la foto della sua famiglia nel giorno del suo diploma, riordinò varie cartelle negli appositi cassetti mise a posto tutti i documenti e continuò finché la scrivania non le parve vuota. Dopo pochi minuti sentí bussare. Come al solito invitò il paziente ad entrare, ma quando lo vide rimase a bocca aperta. Lo fece sedere su una sedia. Prima di incominciare a parlare le ci volle un bel paio di minuti per riprendersi. Non era affatto l'uomo che si aspettava. Mentre nelle foto assomigliava molto al padre in quanto colore degli occhi, lunghezza e color di capelli, la persona che si trovava davanti era completamente diversa. A parte la statura possente e qualche tratto appena riconoscibile, questo ragazzo non assomigliava per niente a Inuyasha No Tashio. I capelli che dovevano essere lunghi e argentei erano corti, con un taglio sbarazzino e scuri come la pece, si poteva capire che erano tinti, poiché aveva lasciato alcune ciocche ancora argentee, gli occhi velati da una lente a contatto colorata sul rosso scuro, celavano perfettamente l'ambra originale. E il suo viso era sciupato, stanco e alquanto infastidito. Si poteva dire che a prima vista era bellissimo, ma più si sostava lo sguardo sui suoi occhi più una silenziosa e velata minaccia cresceva sempre di più. Kagome stava cercando di riordinare le idee e mentre il silenzio andava avanti la paura cresceva in lei. Seppure sapesse che era un ragazzo della sua età e che non aveva mai ferito gravemente nessuno sentiva una forte angoscia invaderla. Con un po' di coraggio e la gola secca si decise a parlare.

-Piacere di conoscerti Inuyasha, mi chiamo Kagome-

Nessuna risposta. La ragazza decise di incominciare con le domande basilari. 'Come stai oggi?' 'Cosa hai fatto in queste ultime settimane' ma niente. Inuyasha era ancora nella stessa posizione di quando si era seduto. Sguardo fisso davanti a lui che incatenava Kagome facendola sentire a disagio, il tutto circondato da un sinistro silenzio rotto solamente dal ticchettio dell'orologio appeso sulla parete. Kagome provò varie volte a parlare con lui, passando da vari argomenti, dal più semplice e idiota a quello più complesso. Se doveva aiutarlo doveva prima conoscerlo. Ma le due ore le passarono a guardarsi dritto negli occhi, lui fermo immobile e lei seduta su dei carboni ardenti. Si sarebbe trasformata in una scena comica de qualcuno dei due avesse riso, ma niente. Davanti a lei Inuyasha era come se non esistesse. Se mai se lo fosse ritrovato in casa, non lo avrebbe mai visto, sembrava dissolversi ad ogni battito di ciglia. Le due ore si interrompero quando Eri aprì la porta per comunicare lo scadere del tempo. Il ragazzo distolse lo sguardo da Kagome, si alzò e se ne andò senza procurare il benché minimo rumore. Non la sedia che si spostava, non il peso dei passi, non un respiro. Se Kagome avesse creduto nei fantasmi avrebbe giurato di averne visto uno. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Speranze e paure ***


Uscita dal lavoro si diresse in biblioteca dove da lì a poco avrebbe dovuto incontrare la sua migliore amica. Che quel ragazzo le avesse messo addosso una strana preoccupazione era innegabile. Glielo si leggeva in volto. Fortunatamente la sua amica la raggiunse al più presto. Una ragazza alta dai capelli mossi castani e gli occhi del medesimo colore. Si sedette davanti a lei e notò subito che qualcosa non andava. 

-Sango... è stato un inferno- 

Incomincio Kagome mantenendo basso il tono di voce. Le raccontò di quella strana seduta avuta nella giornata e l'amica rimase ad ascoltare in silenzio. Neanche lei si sarebbe aspettata qualcosa del genere. E per di più, se era riuscito a ridurre così Kagome non volle immaginare i suoi famigliari. 

-Kagome...- fece Sango una volta che quest'ultima finì la sua storia.

-Se vuoi lasciare il caso, puoi farlo. Lo hai detto tu che ci hanno provato in molti e se è un caso irrecuperabile...- non finì di parlare che Kagome gli saltò sopra.

-Non è irrecuperabile, secondo me lui lo fa apposta! È come se sottoponesse chiunque ad una prova, se la superi puoi avere un po' di attenzione, altrimenti ti farà pentire di avergli parlato.- 

Era stanca e agitata, mai nessuno era riuscita a scalfirla così tanto. Passarono diversi minuti in silenzio poi uscirono dalla biblioteca e si diressero a casa di Kagome. Durante il tragitto Sango fece di tutto per distrarla, ma quel senso angosciante non l'abbandonava. Per amor della sua amica si sforzò di non pensarci ma quando arrivò a casa e rivide la cartella tutto le ripiombò addosso. Con lui era come se i ruoli si fossero invertiti. Lui, lo psicologo che cerca di trovare qualcosa in lei è lei la paziente da curare in questo modo orribile. Se voleva farla impazzire ci era quasi riuscito poi la ragazza riprese le redini di se stessa. Prese una decisione: non si sarebbe fatta abbattere così facilmente. Il resto della serata lo passò più rilassata in compagnia di Sango. La rassicurò in tutti i modi, dicendogli che avrebbe provato di tutto, ma mai avrebbe abbandonato il caso. Si mise a fare il conto alla rovescia fino alla prossima seduta. Sta volta l'avrebbe trovata preparata e sarebbe toccato a lui scegliere. Il giorno dopo finì di scrivere il resoconto della seduta e lo mise da parte per concentrarsi sugli altri pazienti. Poi il suo telefono squillò e con sua grande sorpresa sentì la voce del signor Inu No Tashio. Intuendo subito la ragione della chiamata Kagome lo rassicurò dicendo che la seduta era andata per il meglio. Non aspettandosi una tale risposta Inu No Tashio trattenne il fiato. Davvero era andato tutto bene? Ne chiese la conferma più e più volte ma la risposta non cambiava. Una volta salutata e ringraziata Kagome, Inu No Tashio si diresse in soggiorno dove Sesshomaru era al computer e sua moglie leggeva un libro. Alla sua entrata si voltarono verso di lui aspettandosi un'altra brutta notizia invece, non osò nascose lo stupore. 

-Ha detto che è andato tutto bene... che non poteva andare meglio...-

Rimasero tutti quanti senza parole. Erano increduli, felici, sollevati. Forse finalmente avevano trovato la persona giusta. Intanto in cima alle scale si era fermato ad origliare l'oggetto di quella conversazione che a modo suo ne rimase sorpreso. Silenziosamente tornò sui suoi passi e si richiuse nella sua stanza, buia, le finestre erano chiuse e le luci spente. Ma in quelle tenebre si potevano distinguere due occhi, due occhi di colore diverso, uno rosso come il sangue e l'altro giallo come il sole. Una risata bassa, macabra rimbombò tra muri di quella stanza. Delle parole uscirono incontrollate. All'apparenza non sembravano neanche parole, ma se ci si fermava ad ascoltare attentamente, se ci si soffermava su quelle sillabe pronunciate senza senso si poteva distinguere chiaramente un dialogo tra due persone. L'intonazione cambiava ad ogni sillaba e la voce si acutiva o si aggravava con esse. Intanto al piano di sotto, gli abitanti della casa continuavano indisturbati ignari della turbolenta lotta che si stava svolgendo in quella stanza. 

Per Kagome il tempo volò e così come era uscita da quell'ufficio piena di angoscia ci ritornò a testa alta. Questa volta si era preparata, ormai era pronta, pronta da giorni. Aveva studiato, aveva letto si era esercitata. Questa volta era sicura di poter tener testa al principale dei suoi pazienti. Quella mattina arrivò in ufficio a testa alta, con lo sguardo fiero e determinato. Si sedette sulla sua poltroncina e sistemò per bene i vari oggetti che aveva portato da casa, Eri la guardava dubbiosa ma non osò disturbarla. Appena ebbe sistemato tutto con soddisfazione guardò fuori dalla finestra, il cielo era nuvoloso e minacciava di piovere. Ma così come lei si era ricordata di prendere l'ombrello così lei avrebbe vinto quella silenziosa lotta. Si preparò una tazza di the fumante e lo sorseggio allegramente, aspettando l'arrivo di quell'ospite speciale. Quando arrivò lo fece entrare come l'altra volta. Lo guardò dritto in faccia e gli sorrise. Lo invitò di nuovo a sedersi e lui riprese l'ennesima posizione. Rimasero così fermi immobili per qualche minuto. Se era due ore di silenzio che lui voleva lei non gliele avrebbe date. Di certo non poteva parlare all'infinito e qui entrarono in gioco tutti i vari oggetti che lei si era portata da casa. 

-Allora, oggi vuole parlare?-

Siccome non ricevette risposta, si alzò dalla sua sedia e andò a stendersi sul lettino dei pazienti, portandosi con se il suo libro. Iniziò a leggerlo, a sfogliarlo. L'unico rumore che faceva, a parte respirare ovviamente era sfogliare le pagine e involontariamente si accorse di andare addirittura a tempo con l'orologio. Pian piano si dimenticò di essere al lavoro, davanti ad uno sconosciuto. Ad ogni battuta rideva con gusto, quando aveva sete si alzava e prendeva ogni volta una bevanda diversa, the, acqua, un caffè... ma mai rivolse la parola a Inuyasha. Semplicemente lo ignorò. Passata un ora decise di mettere via il libro e andò al computer. Riprese a lavorare e a mettere a posto le varie schede dei pazienti, stampando fogli, pinzandoli, andando su e giù per la stanza... In qualche modo si stava divertendo. Certo era strano fare quelle cose con naturalezza mentre si era costantemente osservati però le bastava pensare di essere a casa, da sola. Per la testa aveva un unico pensiero: voleva sapere cosa stesse pensando Inuyasha. Ma poiché lui si limitava a guardarsi intorno e ad osservarla senza cambiare espressione, non poteva immaginare minimante cosa stesse succedendo nella sua testa. Infatti in lui c'era solo il caos. Mentre tutto gli altri psicologi gli mettevano pressione, iniziavano ad impazzire in quel silenzio snervante, lei lo ignorava, completamente. E lui non voleva essere ignorato. Voleva incuterle terrore, voleva spaventarla, per poi non aver più nulla a che fare con lei. Alla fine delle due ore, quando Eri riaprì la porta, Inuyasha scattò in piedi come una molla e se ne andò. Kagome era soddisfatta. In qualche modo era riuscita a turbarlo e ne era orgogliosa. Puntualmente si appuntò qualche dettaglio della seduta e vittoriosa uscì dall'ufficio per una piccola pausa. Il resto della giornata passò serena e dopo quattro chiacchiere ad un bar, Kagome aveva deciso di coricarsi. Mentre era nel letto, ripensò di nuovo al ragazzo dai capelli tinti e gli occhi rossi. Per quale motivo si camuffava così tanto? Certo così non passava inosservato. Purtroppo anche se combative, quelle sedute non portavano a niente. Doveva sapere di più su di lui, sulla famiglia... sulle persone che gli stanno vicino. Deve sapere di più. L'indomani avrebbe dovuto organizzare qualcos'altro da fare in quelle sue ore. Questo caso le portava via più tempo del previsto. Si rigirò nel letto varie volte, il sonno non voleva arrivare. Fuori iniziò a tuonare, il vento fischiava e dei rami sbattevano sulla sua finestra. 'Dovrò tagliarli' pensò tra se, rivolse il suo sguardo sulle ombre che si proiettavano ad ogni lampo sulla sua finestra. Avrebbe dovuto chiuderla per bene, abbassando la tapparella, ma l'idea di alzarsi dal piccolo spazio caldo che aveva creato non l'allettava molto. Perciò si rigirò nuovamente. Si stava addormentando lentamente, le palpebre erano semichiuse, quando un brivido le percorse tutta la schiena. Aprì gli occhi di scatto. Si sentiva osservata. Fuori pioveva violentemente e i rami sembravano impazziti. Rimase ferma, immobile e cercò di mantenere il respiro regolare. 'Andiamo Kagome, hai smesso di aver paura del buio già da tanto tempo ormai' cercò di tranquillizzarsi ma c'era qualcosa che glielo impediva. Fu all'ennesimo lampo che un ombra fu proiettata sul muro. Si girò lentamente con gli occhi chiusi. Il cuore le batteva a mille. Dopo un po' si fece forza e aprì gli occhi. E lo vide. Davanti a lei due occhi, uno rosso e uno d'ambra la stavano fissando. Occhi che all'improvviso le furono famigliari, così diversi tra di loro ma allo stesso tempo identici. Si sedette di scatto sul letto e trattenne un urlo. Era sparito. Che fosse stata solo la sua immaginazione? Che la sua mente stanca le avesse giocato un brutto scherzo? Certo, era possibile. Però le sembro così reale. Spostò lo sguardo verso la finestra spalanca, ad aprirla poteva essere stato benissimo il vento. Prese in mano il telefono e lo strinse forte. Guardò l'ora. Erano le 2 del mattino. Provò a convincersi che era solo un allucinazione ma non riusciva a calmarsi. Perciò decise di chiamare Sango. Dopo vari squilli l'amica le rispose assonata. Kagome le raccontò velocemente della sua visione singhiozzando. Si era spaventata, troppo per dormire da sola. Sango scattò in piedi e in meno di dieci minuti fu in casa sua. Dopo una tazza di camomilla tornarono a letto e finalmente Kagome riuscì a dormire. Intanto, in un altra casa, un uomo dai vestiti gocciolanti si stava spogliando con uno strano ghigno sul volto. Il giorno seguente Kagome aveva un gran mal di testa, ma non poteva fermarsi, non ancora. Anche se contro il volere dell'amica quella mattina andò alla clinica e continuò il suo lavoro come se niente fosse. Anche se in cuor suo sentiva ancora addosso quegli occhi. Cercò il più possibile di non pensarci e di vivere la giornata al meglio. Ma a quanto pare quell'immagine non voleva lasciare la sua mente. E a rivoltare il coltello nella piaga fu proprio la presenza del signor No Tashio. A quanto pare aveva preso l'abitudine di farsi vivo il giorno dopo di ogni seduta. Kagome lo invitò ad entrare tra un cliente e l'altro. 

-Allora, come è andata la seconda seduta?-

Chiese Inu No Tashio precipitosamente. Lei si sforzò e sorrise. A giudicare dallo sguardo che gli lanciò l'uomo arrivò alla conclusione di avere un aspetto orribile. 

-Bene... è andato tutto come mi aspettavo.- 

Non poteva di certo dirgli che aveva visto suo figlio in casa sua, di notte. Però Inu No Tashio non era affatto stupido e aveva capito che qualcosa non andava. 

-Signorina, se è successo qualcosa la prego di avvertirmi. Lei è ancora giovane e forse ho sbagliato a dargli come incarico mio figlio. So quanto possa essere strano e alquanto... macabro...- 

Stava cercando le parole giuste, ma in fondo non ce n'erano. 

-Non si preoccupi- lo rassicurò prontamente lei -Sta notte ho fatto solo un brutto sogno- cercò di sembrare il più distaccata possibile ma l'uomo intuì.

-c'entra Inuyasha, non è così?- la ragazza non le rispose. A salvarla da quella scomoda posizione arrivò prontamente Eri, annunciandole l'arrivo del prossimo paziente. Il signor Inu No Tashio si alzò e con un leggero inchino la salutò. Ma prima che uscisse Kagome lo fermò.

-So che potrà sembrarle strano ma avrei bisogno di parlare con chiunque avesse rapporti con suo figlio- 

L'uomo annuì e le promise di mettersi in contatto con le al più presto. Mentre tornava a casa Inu No Tashio fece mente locale di tutte le persone con cui suo figlio aveva parlato o meglio che frequentava. Però l'unico modo per essere sicuri di includere tutti era chiamare Miroku, il migliore amico di suo figlio. Appena giunto a casa decise di parlarne prima con Izayoi e insieme giunsero ad una conclusione. Appena ideato il piano Inu mandò subito un messaggio dettagliato a Kagome, la quale sorrise a quel piccolo gioco d'astuzia. 

 

Salve.

E con questo, ecco il secondo capitolo. Spero vi piaccia!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Qualcosa di umano ***


Quella notte, Kagome riordinò tutti i suoi impegni facendo in modo di ritrovarsi qualche giorno o qualche ora in più libera durante la settimana. Il suo ultimo paziente le portava via un sacco di tempo, per fortuna il suo capo sembrava capire la situazione perciò spostò un paio dei suoi pazienti temporaneamente ad una collega, così lei poteva dedicarsi sempre di più a quel caso che le causava l'insonnia la notte. Il messaggio mandato dal signor Inu No Tashio era geniale. Così tutto sarebbe successo in un colpo solo. Ne era davvero entusiasta. Contando che con Inuyasha avrebbe iniziato a vedersi un giorno si e un giorno no, tranne ovviamente il sabato e la domenica, lo avrebbe visto Lunedì, mercoledì, venerdì. Quindi martedì sarebbe stato il giorno perfetto. Anche se non voleva vedere Inuyasha ogni giorno, sentiva la necessità di andare a fondo in questa storia. C'era qualcosa che non tornava. Nella sua vita pareva non fosse successo niente di traumatico per ridurlo così. E se prima era un ragazzo d'oro ora era la reincarnazione del demonio. La scorsa notte lui era lì. Ne era sicura. Non se l'era immaginato. Anche se quel ragazzo le metteva paura lei voleva conoscerlo, certo poteva sembrare strano, quasi una follia. La domenica mattina arrivò in fretta. Kagome si alzò, si fece una doccia e si preparò la colazione, nel pomeriggio si sarebbe incontrata con le sue amiche. Non le vedeva da una settimana ed erano già successe un sacco di cose. L'incontro con il signor Inu No Tashio le aveva cambiato la vita. Quando le vide, Kagome le corse incontro abbracciandole. Si sedettero in un bar, oltre a Sango, c'erano anche Rin e Ayame. La prima dal sorriso luminoso e la seconda dai capelli rossi splendenti. 

-Ragazze, voi non avete idea-

Kagome partì raccontando la sua storia liberandosi finalmente di ogni peso. Con loro poteva stare tranquilla. Ovviamente non poteva rivelare il nome del suo paziente, però già il fatto di averlo raccontato abbé un effetto benefico su di lei. Una volta che ebbe finito spostò lo sguardo su ognuna delle sue amiche e come pensava su ognuna trovò uno sguardo diverso. Però quello che la colpì di più fu lo sguardo di Rin, uno sguardo assente e quasi sull'orlo delle lacrime. Non solo Kagome lo notò ma anche Ayame e Sango. Rimasero in silenzio per un po' poi alla fine Kagome cedette.

-Rin... che hai?- erano amiche già da cinque anni e ormai la conosceva bene. Se qualcosa non andava vedevi il suo sorriso spegnersi lentamente. 

-Per caso... si chiama Inuyasha No Tashio?-

A quella domanda posta con tanta innocenza, Kagome sgranò gli occhi. Lo conosceva? Strano non ne avevano mai parlato. 

-Hai presente... il mio ragazzo?- riprese Rin con uno sguardo sempre più cupo.

-Bhe... il suo nome è Sesshomaru No Tashio... appunto il fratello di Inuyasha...- a quella rivelazione le ragazze sgranarono gli occhi. Ecco spiegato il motivo per cui Rin in ambito ragazzi era sempre stata molto silenziosa. Kagome la guardò sbalordita. Stava cercando delle persone che conoscessero Inuyasha e la sua storia e mai si sarebbe aspettata di trovarla così vicino a lei. Dopo un po' vedendo che l'amica non voleva aggiungere altro, le ragazze cambiarono argomento disperdendosi in pettegolezzi. Giunta l'ora di salutarsi Kagome accompagnò Rin per un bel pezzo di strada. Voleva far entrare anche lei in quel folle piano, ma ovviamente non poteva fare niente senza il suo consenso. Le ragazze rimasero in silenzio finché Rin non volle raccontarle l'accaduto. In poche parole lei e Inuyasha, una volta, si potevano definire migliori amici, uscivano insieme al loro gruppetto ogni giorno, combinavano disastri, si coprivano le spalle a vicenda, ed è stato proprio grazie a lui che lei ha conosciuto l'amore della sua vita. Poi però all'improvviso senza una motivazione valida Inuyasha ha iniziato a trattare tutti in malo modo, li insultava, li sparlava alle spalle, finché era arrivato a non parlare più con loro. L'unico con cui continuava ad uscire era il suo migliore amico, Miroku. Ma del resto, ogni volta che la vedeva le lanciava strane occhiate accusatorie, le facevi scherzi, sia a scuola che fuori. Era diventato insopportabile, meschino. Allontanando tutti si era chiuso in un proprio mondo, da solo. Cambiò modo di vestire, dal rosso passò al nero. Iniziò a portare lenti colorate mascherando il suo bellissimo colore, arrivò addirittura a tagliarsi i capelli e a tingerli di nero. Tutti pensavano che fosse una cosa passeggera, ma Rin lo sapeva. Questa storia era sospetta e sicuramente non sarebbe finita lì. Rin nonostante tutto voleva parlare con lui, come faceva in tempo, finché lui non si stancò della sua presenza. Cinque anni fa, Inuyasha appicò un incendio in casa sua, bruciando tutto, foto, quadri, lauree ma ad aggravare la situazione fu che la sorellina di Rin rimase gravemente ferita. Lei lo sapeva che era stato lui, ma quando la polizia indagò non trovò niente. Non un impronta, non un capello, non trovarono neanche i residui della benzina. Anche Sesshomaru sapeva che era stato lui e quando entrambi gli andarono a chiedere spiegazioni di quell'imperdonabile gesto, sul suo volto si dipinse un sorriso maligno e il suo sguardo era diventato quello di un pazzo. Era il demonio. Poco dopo la polizia archiviò il caso e Inuyasha ha continuato a vivere indisturbato. Da allora Rin lo ha visto poche volte. A casa No Tashio e qualche volta in un bar. Quando passava di lì non lo salutava e lui non la guardava. L'unico era Miroku, che con un sorriso dispiaciuto le accennava un saluto. A quel racconto Kagome ne rimase paralizzata. Se il suo cliente era capace di tutto ciò, doveva stare molto attenta con lui. Nonostante le lacrime versate propose lo stesso il piano a Rin. Non sembrava molto felice però nei suoi occhi Kagome poteva capire che lei ancora, rivoleva il suo migliore amico. Si salutarono e ognuno prese la strada di casa. Kagome era sempre più convinta a risolvere questo caso. Se sarebbe riuscita a curarlo, avrebbe riportato la felicità non solo alla famiglia No Tashio ma anche a tutte quelle persone a cui Inuyasha ha fatto del male. Arrivata a casa, si sedette sul divano e si massaggiò le tempie. Ancora troppe lacune, troppi fatti senza senso. Tutti dicevano la stessa cosa: da un giorno all'altro è cambiato drasticamente. Che qualcosa lo avesse fatto impazzire? Però nessuno a sentir gli altri gli aveva dato tanto fastidio da ridurlo così. A quei pensieri si sostituì il sonno e presto si addormentò, cullata dal suono delle TV accesa. 

Il mattino seguente si ritrovò carica di energie. Si vestì velocemente indossando un paio di jeans attillati e una camicetta bianca. Si mise un filo di trucco e uscì canticchiando. Ancora non le era ben chiaro il motivo per cui, ogni volta che aveva Inuyasha come paziente, non vedeva l'ora di avercelo davanti. Forse perché lo ha preso troppo sul personale oppure perché la vede più come una sfida...sta di fatto che anche se andava ad incontrare un demonio era felice. Nella sua mente scorrevano velocemente le immagini di quella che sarebbe stata la seduta, sentiva che avrebbe vinto anche questa volta. Niente e nessuno l'avrebbe fermata. Arrivata in ufficio si preparò come l'altra volta. Probabilmente le colleghe la presero per pazza ma poco le importava. Si sistemò gli occhiali sul viso e aspettò. Durante l'attesa iniziò a fantasticare sul viso di Inuyasha. Poiché la sua espressione non cambiava mai, si divertiva a modificargli il viso. Prima arrabbiato, poi felice, deluso, sorridente. Nella sua mente si disegnò un perfetto modello bipolare e alquanto lunatico. Si chiese velocemente come fosse prima. Se sorrideva o se era comunque serio e diligente. In fondo non sapeva nulla di lui se non le brutte azioni che aveva compiuto. Perlomeno non aveva ucciso nessuno... a quel pensiero Kagome rabbrividì. Lei non voleva essere di certo la prima. Venne interrotta dai suoi pensieri appena la porta si aprì e incrociò quello sguardo rosso fuoco. A quel contatto capì che forse avevano fatto un passo avanti. Kagome lo salutò sorridendo ma lui non si scompose e come al solito si sedette su quella che oramai era diventata la sua poltrona. 

-Bene, che vuoi fare oggi? L'altro libro l'ho finito quindi ne ho portato un altro... vuoi un libro anche tu?-

A quella sottospecie di sfida Kagome lo vide, anche se pochissimo, cambiare espressione. Fu allora che in lui noto qualcosa di umano. Detestava essere ignorato così. Kagome sorrise nuovamente e si sedette dietro la scrivania e mise su della musica. 

-Che musica ti piace? Io vado matta per gli Imagine Dragons...- 

Non si scompose. Almeno la stava ascoltando. Mentre lei canticchiava il motivetto della canzone lui continuava a guardarla poi, dal nulla, una voce profonda quasi minacciosa uscì dalle sue labbra.

-Spegni quella merda- disse chiaro e conciso. Lei lo ignorò, però lo guardò con sorpresa.

-Allora sai parlare! Pensavo che col tempo te lo fossi dimenticato!-

Forse stava esagerando, stava iniziando a giocare col fuoco. Lo sguardo di lui si fece più cupo, poi si alzò di scatto e minaccioso si avvicinò verso di lei. Sorpassò la scrivania e rinchiuse Kagome tra lui ed essa. Kagome aveva paura e non osava guardarlo in faccia. Sentiva il suo fiato sul collo e le sua presenza minacciosa però appena alzò lo sguardo la sua paura svanì. Con un gesto brusco Inuyasha spense il computer e si allontanò silenziosamente da lei, tornando a sedersi sulla poltrona. Kagome, per qualche secondo rimase incantata, quello sguardo...si riprese e lo guardò. Lo sguardo di lui vacillava, anche se lievemente. Anche attraverso le lenti rosse lei poteva intravedere qualcosa o qualcuno... ma cosa esattamente fosse non riusciva ancora a capirlo. 

-Se vuoi parlare... parliamo...Kagome Higurashi- 

La voce di lui risuonò calma, forse anche troppo. A sentir pronunciare il suo nome Kagome rabbrividì, le faceva un strano effetto. Cercando di nascondere la sua incertezza anche lei si sedette in una poltroncina di fianco a lui e ripresero a guardarsi. 

-Bene, ne sono felice! Da dove vorresti iniziare?- chiese lei più naturale possibile. Lui non perse tempo e con un sorrisetto beffardo, iniziò la sua vendetta. 

-Lei abita a In via New place ad Addington. Ha una appartamentino nello stabile 24. La sua famiglia invece abita ancora nella vostra vecchia casa alla New Addington. Poiché non voleva trasferirsi molto lontano ma pur sempre più vicino allo studio ha scelto il posto perfetto. Mi dica i suoi genitori come stanno?-

Kagome impallidì. Si chiese come diavolo facesse a sapere tutte quelle cose, in più, sapeva anche i motivi personali. Non sapeva come ribattere. 

-Vedo che ti sei informato-

Kagome buttò li la cosa più sensata che le venisse in mente. Ma più quel discorso andava avanti più la storia di Rin la opprimeva e all'improvviso si sentì in pericolo. Quel poco di umano che aveva visto in lui ormai era svanito completamente.

-Come lei, d'altronde-

Se prima pensava di aver fatto un passo avanti, ora Kagome  vorrebbe non averlo mai fatto, ne era terrorizzata. Se fosse successo qualcosa hai suoi genitori lei non se lo sarebbe mai perdonata. Lui seguiva le sue mosse, sapeva con chi Kagome parlava, con chi uscisse... sapeva tutto senza fare niente. Il resto della seduta lo passarono praticamente come la prima volta, a fissarsi negli occhi. Più il tempo passava, più Kagome avrebbe voluto lasciare perdere tutto. Quando la vita delle persone che ama viene messa in pericolo lei perde completamente la testa. Poi una domanda le arrivò spontanea. Perché? Perché, quest'uomo faceva così? Matto non le sembrava per niente, anzi se lo avesse conosciuto in un altro ambito lo avrebbe preso per un genio. Quando l'ora finì e Inuyasha uscì dal suo studio, lei rimase ferma immobile nella stessa posizione a pensare. Guardò il libro che si era portata da casa: 'Alice in wonderland' perché le sembrava appropriato. 'Tutti i migliori sono matti' e lei in questo ci credeva fortemente. Solo che Inuyasha non lo era. Non era matto era... non c'erano parole per descriverlo. Solo la sua presenza mandava per aria tutti i ragionamenti fatti dai più grandi scienziati. Forse anche la sua esistenza non aveva spiegazioni, forse veniva da un altro pianeta... scacciò via quei pensieri dandosi della ridicola. Agli alieni non ci aveva mai pensato minimante e mai probabilmente si interesserà. Lei voleva sapere e tutto finiva lì. Più ci pensava più il suo viso le rimaneva impresso. Ma il giorno dopo gliela avrebbe fatta vedere lei. Certo con gli altri pazienti non si era mai spinta oltre alla semplice seduta, ma gli altri pazienti erano diversi. Nessun caso era come quello di Inuyasha No Tashio. Finita la giornata lavorativa si incontrò con Rin per mettere appunto qualche dettaglio. Passarono un bel pomeriggio a fare shopping e a divertirsi. 

-Sei sicura che funzionerà? Che qualcosa in lui potrebbe cambiare? E se cambiasse in peggio?-

Rin non era sicura, era terrorizzata. Il suo migliore amico era scomparso e quella persona che lo aveva sostituito era minaccioso, brutale. Ovviamente lei lo rivoleva indietro e avrebbe fatto di tutto per ciò. Però da quando le ha bruciato la casa ha deciso di allontanarsi. Non poteva mettere in mezzo la sua famiglia. Adesso la sola sua ancora di salvezza era Kagome, perciò confidava in lei, certo come psicologa, ma sopratutto come amica. Così una volta salutata Kagome andò a casa e si preparò per il giorno dopo. Intanto Kagome annotava tutte le sue idee, voleva mettere tutto in atto. Se c'era qualcosa di umano in lui questo avrebbe dovuto smuoverlo. 'Speriamo in meglio' pregò una volta spenta la luce. 

 

Salve!

Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Leggerò ogni vostro commento sia positivo che negativo. 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Cena ***


La mattinata passò velocemente e con il pensiero rivolto ad altro Kagome  continuava a mettere a posto tutte quelle schede. Interminabili furono le ore che attese. Quella sera sarebbe dovuta andare a casa No Tashio. E non per semplice cortesia, ma ben si per cenare con loro. Ormai lei e i signori No Tashio avevano instaurato degli ottimi rapporti e poiché era una delle migliori amiche di Rin era ben vista anche dal fratello, anche se non si erano mai presentati. Quella sera certamente lo avrebbe conosciuto e oltre a lui anche Miroku, il migliore amico di Inuyasha. Dando ascolto a Rin, Miroku era un bravo ragazzo, sempre pronto per gli amici... il suo unico difetto era il fatto che fosse, a piena regola, un libertino. 'Insomma, la coppia che scoppia' pensò Kagome tra se. Da una parte uno che fa scappare ogni ragazza e dall'altra un don Giovanni. Al mondo esiste gente strana. Appena uscita dal lavoro si diresse a casa e passò tutto il pomeriggio a cercare l'abito perfetto per quell'occasione. Non voleva ne qualcosa di troppo elegante ne qualcosa di troppo sportivo. Non voleva sembrare li solo per lavoro, anche se in parte era così... alla fine optò per una camicetta bianca e un paio di jeans chiari. Una volta scelto andò in bagno e si fece una doccia calda, rimase parecchio a bearsi dello scrosciare dell'acqua. Una volta uscita si avvolse in un'asciugamano e si guardò allo specchio. Rimase un po' a fissare il suo volto, non aveva una bella cera. Andò in camera e guardò l'orologio, erano già le 18.00. Si vestì lentamente e si truccò, cercando di dare rimedio a quelle occhiaie. Alla fine, prese il cappotto e alle 19 in punto fu fuori di casa. Poiché la sua macchina era ancora rotta, si diresse verso la fermata dell'autobus cercando di trovare un bus che la portasse il più vicino possibile alla casa No Tashio. Di prendere il treno non se ne parlava. Fin da piccola ha avuto il terrore di qualsiasi mezzo su rotaie, dal treno alla metropolitana. Non che avesse avuto traumi nella sua infanzia, anzi la sua era stata una delle migliori, però andare così veloce non le era mai piaciuto. Per questo preferiva il bus. Una volta salita sull'autobus e fatto i vari cambi, arrivò davanti a casa No Tashio puntuale e ne rimase sbalordita. La casa era enorme, di due piani. La porta era nera con la manopola laminata d'oro. Sopra c'era scritto No Tashio. Alla vista della enorme casa, si riguardò i vestiti che stava indossando, pensando fra se e se che sarebbe stata ancora in tempo a scappare e ad and ersi a cambiare. Ma la sua mano involontariamente o per abitudine aveva già suonato il campanello. Ad aprirla fu la governante che la guidò verso il salotto. Appena arrivò, ringraziando il cielo, trovò Rin già seduta comodamente sul divano e accanto a lei, Sesshomaru. Appena la notarono Rin corse a salutarla e Sesshomaru si presentò. Lui era decisamente uguale al padre, stesso taglio degli occhi e stessi zigomi. Kagome era sempre più tesa, non solo perché secondo lei non era vestita adeguatamente ma perché non aveva mai parlato con persone di un rango così alto rispetto al suo. Poco dopo e entrarono nel salotto anche i signori No Tashio che la salutarono con calore. Poiché non era ancora pronta la cena, la invitarono a sedersi su quell'enorme divano dove poco prima si trovavano Rin e Sesshomaru. Intanto Kagome si guardava attorno, c'erano un sacco di foto di famiglia e in quelle, lei fece quasi fatica a riconoscere Inuyasha. Una foto in particolare la colpì. Ritraeva un ragazzo delle superiori che sorrideva. Il suo sguardo era come quello di un bambino troppo cresciuto e come tale, dava l'impressione di essere un gran combina guai.

-Quello era inuyasha all'inizio delle superiori-

Disse in tono fermo Izayoi. Poi andò verso un armadio e ne tirò fuori una scatola piena di CD. Sopra di essi c'erano tanti titoli diversi ma tutti riguardanti Inuyasha. I suoi primi passi, le sue prima parole... di tutto. Tra i titoli spiccava in grande 'Primo concerto e festa in piscina'. Forse si soffermò un po' troppo su quel CD, tant'è che la signora Izayoi lo prese e lo mise su. Dopo vari minuti di presentazione, un gruppo di ragazzi salì sul palco. In mezzo a loro spiccava Inuyasha, coi suoi occhi sorridenti e un sorriso stampato in faccia. Subito dopo iniziarono con la prima canzone: walking the wire, degli imagine dragons. Al suono di questa canzone Kagome per poco non si strozzò da sola. Oltre che avere una bellissima voce, Inuyasha cantava una delle sue canzoni preferite. Ripensando all'ultima seduta ancora non poteva crederci. Poi forse per caso, oppure perché richiamato da quel suono una volta tanto amato, in cima alla rampa di scale comparve Inuyasha, con il suo sguardo gelido e la mandibola serrata. Dietro di lui arrivò saltellante un ragazzo dai capelli neri e gli occhi blu mare. 

-Salve dolcezza, il mio nome è Miroku, vorresti aver dei figli con me?- 

Disse il ragazzo prendendo le mani di lei, che era rimasta alquanto stupita da quel gesto tanto avventato. Fortunatamente ci pensò Rin a lanciarli un libro in testa. Intanto Inuyasha guardava quella scena con molta non curanza, lo sguardo serio con gli occhi puntati su Kagome. Che fosse solo una sensazione o meno, Kagome sentiva che l'inuyasha che era davanti a lei era diverso dall'Inuyasha che veniva alle sedute. La governante comunicò che il pranzo era stato servito, perciò tutti si diressero verso la sala da pranzo. Per destino Kagome si sedette propio accanto ad Inuyasha. Il pranzo incominciò in silenzio e quell'atmosfera gradevole che prima si era formata stava pian piano svanendo. Ma per smuovere Inuyasha, ciò non doveva accadere. 

-Allora, avete anche una piscina?-

Disse Kagome non sapendo come attirare l'attenzione. A risponderle fu la signora Izayoi che le raccontò di come e quando la costruirono. Poi Kagome chiese quanto fosse costata e a sapere il prezzo per poco non si strozzò con l'acqua causando l'ilarità generale. L'unico che non rideva in quel momento era Inuyasha che sembrava alquanto infastidito dalla situazione. Guardava il suo piatto in silenzio, spostando lo sguardo ogni tanto, senza farsi notare, sulle altre persone che in quel momento stavano cenando con lui. Kagome, che intanto aveva abbandonato il pensiero di essere fuori posto, senza essere troppo invadente cercò di animare il più possibile la serata. Poi guardò Inuyasha, che ancora fissava il piatto e solo allora se ne accorse. Si avvicinò Inuyasha il più possibile e continuò a fissarlo. Intanto lui sentendosi osservato si voltò dalla parte della ragazza e quasi sobbalzò quando se la ritrovò ad un palmo da naso. 

-Che vuoi-

Disse brusco. Sul volto della ragazza si dipinse un sorriso, in cuor suo era felice di sentirlo parlare.

-Non hai le lenti rosse!-

Le fece notare lei, Inuyasha rimase a fissarla coi suoi occhi d'ambra, le era vicino,forse troppo, riusciva distintamente a distinguere il suo odore. Dentro di lui qualcosa si mosse, ma per nascondere la reazione che gli provocava quella vicinanza tornò a concentrarsi sul suo piatto senza dire una parola. Infondo ora Inuyasha non era lui. Ma Kagome non mollò.

-Perché ti metti le lenti per usicire? Sai, non è da tutti avere gli occhi di un bel colore come il tuo!- 

Cosa le stava facendo adesso? Un complimento? Pian piano Inuyasha stava perdendo il controllo della parte di se stesso che stava cercando di nascondere, non voleva lasciarlo uscire di nuovo, non in presenza di qualcun altro. Pertanto Inuyasha si alzò e senza dire una parola se ne andò, lasciando tutti ammutoliti. Kagome infastidita lo seguì sotto lo sguardo sorpreso di tutti. Quando si accorse di essere seguito il ragazzo si fermò e la guardò con odio. Kagome anche se intimorita da quello sguardo, non lo trovò tanto spaventoso anzi, in esso leggeva qualcosa, forse una richiesta d'aiuto? Ancora non poteva saperlo. 

-I tuoi non saranno felici se adesso smetti anche di mangiare oltre che a parlare...-

Le disse lei cercando di sembrare più naturale possibile. Lui non si mosse.

-Sto solamente andando al bagno- 

Ripose con voce ferma e incolore. Le gote della ragazza divennero rosee e di scatto si girò tornando verso la sala da pranzo, accennandogli di sbrigarsi. Senza rendersene conto, sul viso di Inuyasha si dipinse un sorrisetto. Ma appena se ne accorse si riprese subito. Che diamine le stava facendo quella ragazza? Come detto prima andò in bagno e fissò lo specchio. Quasi in un lampo il suo occhio sinistro cambiò colore e dall'ambra passò al rosso scarlatto. Il suo corpo vibrò per qualche secondo straziandolo dal dolore. Ed eccolo lì, la persona che ormai lo perseguita da anni. 

-Non ti starai interessando a lei, vero?- 

-Non dire idiozie- 

Ma mentre in bagno avveniva questo scambio di dialoghi, dal piano di sotto si sentiva solo qualche parola senza senso. Alquanto preoccupati ma ormai abituati a tutto ciò nessuno si mosse per andare a controllare.

-È questo che intendete quando parla da solo?-

Chiese Kagome a voce bassa. Tutti quanti annuirono e lei ne fu spaventata. Davvero non riusciva a capire cosa avesse Inuyasha. Prima avevano avuto una conversazione, per così dire, normale, eppure adesso stava dando di matto in bagno. Ma nessuno poteva sapere cosa realmente stava succedendo lì dentro. Inuyasha ormai spoglio della sua maglia, continuava a discutere con se stesso e in preda all'ira, prese una delle lamette che si trovava dentro il mobiletto e prese a ferirsi appena sopra la spalla sinistra verso il collo e man mano che la lametta feriva il suo corpo, una risata macabra usciva dalle sue labbra. Il dolore provato all'inizio pian piano svaniva lasciando posto a un irrefrenabile scarica di adrenalina. Lui amava il dolore. Mise la lametta insanguinata nella tasca dei Jeans e con la mano si tastò la parte tagliata. Aveva perso abbastanza sangue. Una volta soddisfatta la parte malvagia, Inuyasha tornò in se. Si medicò come meglio poteva quelle ferite e si rimise la maglia cercando di nasconderle il più possibile e tornò di sotto come se nulla fosse. Si sedette al proprio posto accanto a Kagome e continuò ad ignorare tutti. Aveva bisogno di aiuto ma nessuno poteva aiutarlo. Kagome alquanto preoccupata non gli disse niente. Però continuò ad animare la serata cercando di rallegrare i presenti. Alla fine la cena andò per il meglio, Inuyasha non si mosse da tavola e rimase fino alla fine, senza scappare come faceva di solito. Finita la cena i presenti si spostarono tutti nel salotto e Rin ne approfittò per andare al bagno. Ma quello che vide appena aprì la porta fu raccapricciante. Gridò e si accasciò a terra piangendo. Sesshomaru come un fulmine fu al suo fianco e chiamò la governante dicendogli di portare degli stracci. Tutti quanti accorsero e anche loro lo videro. Una scena da film horror. Tutto il lavandino era sporco di sangue, schizzi ovunque ricoprivano gran parte del pavimento. Ma era sullo specchio la parte più spaventosa, scritto con il sangue gocciolava una frase incomprensibile: ucnociaidiuttuatettimi. Kagome la ricopiò sul su un pezzo di carta trovato li in giro e si voltò verso Inuyasha che nel frattempo era rimasto da parte con lo sguardo incollato al suolo. Se quello era veramente sangue... Sesshomaru gli si scagliò contro come una furia ma poiché a parole non funzionava, lo prese per le spalle e iniziò a percuoterlo. E sul volto di Inuyasha si dipinse una lieve smorfia di dolore. Con un leggero movimento scappò dalla presa del fratello e corse in camera sua chiudendo la porta a chiave. Per poco a Sesshomaru non li venne un colpo. Aveva la mano destra imbrattata di sangue. Izayoi iniziò a piangere e Inu la strinse forte a se, Rin andò da sesshomaru che andò a lavarsi le mani, Miroku, bussò varie volte alla porta ma non ricevette risposta. Intanto a Kagome le salì un conato di vomito che a stento riuscì a trattenere. Forse questo caso non era fatto per lei, forse doveva dare retta a Sango e mollare tutto, però più cerca di dimenticare più quello sguardo d'ambra le tornava in mente. Quegli occhi che per un istante si mostrarono a lei, quegli occhi che le chiedevano aiuto silenziosamente, rimanendo nascosti dietro ad uno sguardo di sangue. 

 

Salve!

Ecco qua il quarto capitolo. Aspetto con ansia i commenti!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Noi? ***


E mentre nella casa regnava ancora il silenzio, un anima straziata rimaneva immobile in attesa di un miracolo. Forse tutto ciò se lo era meritato, forse aveva preso la vita troppo alla leggera. Ma mai si sarebbe aspettato una fine così deludente. Convivere per tutta la vita con una persona orribile, che se prendeva il sopravvento, la vita degli altri era in pericolo. Lui non lo avrebbe mai voluto. Lui che amava la sua vita era stato risucchiato nell'oblio. Non aveva ricordi di quando successe, l'unica cosa certa era che un giorno ridestatosi dal sonno aveva trovato a fargli compagnia una presenza sinistra. Ma non ne aveva paura, la sentiva vicina, dentro di se. Più i giorni passavano e quella presenza prendeva forma fino a diventare una parte importante di lui. Lui non la voleva, voleva essere se stesso. Ma più si ribellava più la presenza tornava più forte. Incominciò ad averne sempre più paura... finché non imparò a conviverci. Miroku si era stancato di battere sulla porta e ormai era tornato a casa da un pezzo, ormai tutti si erano rinchiusi nelle proprie stanze. Suo padre e sua madre, di cui a stento sentiva ancora i singhiozzi, Sesshomaru e Rin ancora tramante tra le braccia del fratello. E lui, bhe lui era solo, per così dire almeno. Avrebbe voluto anche lui avere una persona accanto. Ma ormai lui era un mostro e nessuno può amare un mostro. Così rinchiuso nella sua stanza riprese in mano quella lettera che ormai conosceva a memoria. Carta spessa non più di 3 mm, inchiostro nero di una penna bic a punta arrotondata. Se fosse stato coraggioso quanto lo era un tempo probabilmente avrebbe già finito. Ma lui era un codardo, lo era diventato col tempo, quando iniziò a nascondersi da tutti. Ormai era solo e così sarebbe dovuto rimanere. Riposò la lettera e si diresse verso il letto, ma appena si sedette su di esso qualcuno bussò alla porta. Ne rimase alquanto sorpreso, chi mai poteva essere? Ormai tutti se n'erano andati. 

-Inuyasha...-

Una voce femminile, flebile, appena percepibile lo fece scattare in piedi come una molla, Lei. Lei era ancora lì, davanti alla sua porta. Cosa centrasse lei con la sua vita non ne aveva la più pallida idea eppure più volte l'avrebbe voluta vicina. Se tendeva l'orecchio poteva percepire il suo respiro. Si avvicinò lento alla porta, ma proprio mentre stava per aprire, lui riprese il sopravvento. 

-Cosa credi di fare? Pensi d'avvero che lei ti potrà aiutare? Non essere un illuso, Inuyasha-

-Stai zitto, smettila, vattene! Se mi libererà da te, sarò più che lieto di abbattere questa dannatissima porta-

-Lei sarà la nostra rovina... lei sarà la causa della tua morte-

Detto questo l'oscurità si dissolse, lasciando il suo sguardo, ora completamente ambrato sulla porta. Convinto che ormai anche lei se ne fosse andata fece scattare la serratura aprendo così la porta. Quando fu aperta del tutto lei rimase in piedi davanti a lui. Inuyasha fece per richiudersi dentro quella prigione ma lei lo bloccò e corse ad abbracciarlo. Il cuore di Inuyasha perse dei battiti e il suo corpo si irrigidì. Dopo anni ricevette il primo contatto umano. Dopo anni, fu di nuovo abbracciato da qualcuno. Senza dire niente sciolsero quell'abbraccio e Kagome se ne andò in silenzio. Inuyasha provò varie emozioni tutti insieme, per una volta emozioni positive ma tutto fu stroncato dall'ennesimo attacco da parte dell'oscurità. Iniziò di nuovo a tremare, il suo corpo doleva incontrollato. Chiuse la porta e si stese sul letto, soffocò le grida di dolore contro il cuscino finché tutto quanto non finì. Queste erano delle avvertenze. Qualunque cosa lui provasse per lei doveva scomparire e all'istante. Con lo sguardo ormai spento Inuyasha si addormentò sognando quel sorriso che la ragazza le volgeva sempre. Il mattino seguente per Kagome fu più duro del solito. Non solo non aveva dormito molto la notte ma per di più avrebbe dovuto incontrare Inuyasha. Si sentiva stanca, con la testa pesante. Nella sua mente ritornavano chiare le immagini della serata precedente. Immagini dolorose, immagini spaventose. Poi la sua mente ritornò a quell'abbraccio spontaneo tra lei e Inuyasha. Da lì a poco lo avrebbe rivisto... come comportarsi con lui? Il rossore sulle sue gote si faceva sempre più intenso, ma che diavolo le stava succedendo? Era forse masochista? Poco ci mancava. Sussultò appena bussarono alla porta. Quando entrò notò con enorme tristezza che ancora portava le lenti rosse. Che tutto quello successo la sera precedente non gli avesse fatto nessuno effetto? Era praticamente impossibile...

-Ciao Inuyasha... come stai?-

Chiese Kagome abbozzando un sorriso. Non voleva ma era preoccupata. Passare quelle due ore con lui era doloroso ma ormai diventato indispensabile per lei. Il ragazzo dal canto suo non si scompose più di tanto. Si mise seduto come le altre sedute e la guardò. Insomma niente di diverso. Kagome ormai non sapeva più cosa fare. Perciò lascio perdere l'etica professionale e si sedette vicino a lui. Le poggiò una mano sulla spalla e spostando lievemente la maglietta osservò la ferita che si era inferto. 

-Forse dovresti farti vedere da un medico... non ha un bel l'aspetto...-

Lui se la scrollò di dosso malamente. Poi spinto dall'esasperazione parlò.

-Perché... perché continui a starmi addosso? Non ti basta avere gli incubi, vedere sangue ovunque, temere per la vita dei tuoi parenti? Perché diamine continui a starmi vicino?-

La sua voce pareva strozzata, ormai al limite della sopportazione Inuyasha si stava sfogando.

-Perché? Dovrei chiederlo io a te! Perché ti comporti così? Come se non te ne fregasse niente di nessuno? Perché spaventi a morte le persone? Io ti sto vicino perché so che se ti comporti così c'è un motivo, e io voglio capire qual'è-

Nel parlare Kagome si era alzata in piedi. Era stufa anche lei di essere ignorata da questo ragazzo. Avevano la stessa età eppure sembravano lontani anni luce. La cosa più assurda era che sembrava che facesse tutto apposta, per ripicca. E Kagome questo lo detestava.

-Sai Kagome... a volte la verità è ciò che non si vuole sentire, la verità può essere mostruosa. Potrebbe addirittura fare male...-

Inuyasha per una volta diede libero sfogo ai suoi pensieri. Lui la verità la sapeva ma voleva tenerla per se, non voleva scaricare addosso a qualcun altro il peso dei suoi problemi, il peso di lui. Ma la ragazza non voleva sentir ragioni.

-Non è una scusante per il tuo comportamento. Io sono qui per aiutarti e tu ti chiudi in un riccio. Sai quando ti ho visto a casa tua, a stento sono riuscita a riconoscerti e sai perché? Il tuo sguardo... era diverso! Quando vieni qui sei sempre sull'attenti a qualsiasi movimento mentre quando sei a casa è come se il mondo intero non esistesse!- 

Kagome si fermò ripensando alle sue stesse parole. Che per lui fosse difficile uscire di casa? Ma per quale motivo allora? Dal canto suo Inuyasha si alzò spazientito.

-Tu non sai niente, ne di me ne di chiunque altro! Noi siamo diversi, noi vogliamo stare per conto nostro- 

Appena si rese conto di aver parlato Inuyasha la guardò furibondo. Uscì sbattendo la porta del piccolo studio e se ne tornò a casa. La ragazza rimase perplessa. Tornò a sedersi e tirò fuori il biglietto con la frase o parola scritta nello specchio. Continuò a guardarla per un lasso di tempo indefinito e infine una domanda le sorgeva chiara in testa: Noi?

I genitori vedendo tornare il figlio così presto non poterono non riempirlo di domande alle quali non ricevettero risposta. E ancora arrabbiato andò ancora in quella stanza buia e grigia in cui ormai passava silenziosamente la sua vita. Perché era stato così stupido da lasciarsi abbindolare da lei? Doveva essere lui a mantenere il controllo. Poco dopo qualcuno bussò ed aprì la porta. Miroku era tornato, di nuovo, a trovarlo. Perché l'amico continuasse a venire era un mistero, ma il mistero ancora più grande era perché lui lo faceva avvicinare? In fin dei conti non gli dispiaceva stare con Miroku. Lui gli raccontava di quello che succedeva al di fuori di questa piccola stanza, ogni giorno veniva per cercare di farlo uscire da quelle quattro mura. E chissà per quale motivo quella fu la volta buona. Dopo una disastrosa seduta, Inuyasha volle uscire dalla sua stanza a prendere una boccata d'aria. Insieme all'amico alquanto sorpreso andarono in giro senza una meta per un paio d'ore, poi si fermarono ad un bar per riposarsi un po'. Intanto Kagome era uscita con Sango che l'ascoltava silenziosamente. Da quando aveva a che fare con Inuyasha, Kagome era diventata una gran brontolona. Sango avrebbe voluto conoscere l'uomo che è riuscito a portare tanto scompiglio nella vita dell'amica. Entrarono in un bar, per prendere una cioccolata calda. L'inverno stava arrivando e si presumeva sempre più freddo. Per gioco del destino Sango si imbatté in un ragazzo, dagli occhi blu come il mare e i capelli neri come l'abisso. Si scambiarono occhiate veloci e fuggenti, per poi tornare ognuno al proprio compagno. Ma Kagome prontamente fermò il ragazzo. 

-Miroku! Che sorpresa trovarti qui- 

Il ragazzo le sorrise dolcemente e spostò lo sguardo sull'amico che continuava ad ignorare tutte le persone attorno a lui. Kagome appena lo vide le corse in contro e come una furia gli fu addosso. 

-Ei tu! Che modi sono andarsene così?-

Inuyasha per poco non si strozzò con la sua bibita. Ma cosa era una perseguitazione? Non le bastava venire a casa sua, adesso lo seguiva pure nei bar. Non le rispose, pagò e uscì da bar. Miroku si scusò varie volte con le ragazze e lo seguì. Ma Kagome lo sorpassò e afferrò Inuyasha per un braccio. Lui la guardò con uno sguardo omicida. La schiena di lei venne percorsa da una scarica di paura, ma lei non mollò la presa, anzi ricambiò il suo sguardo come meglio poteva. Il ragazzo ormai esasperato riprese il suo cammino in silenzio trascinandosi dietro Kagome. Intanto gli amici osservavano alla scena divertiti.

-Piacere il sono Sango-

Disse la ragazza e una volta fatte le dovute presentazione seguirono gli amici. A vederli da lontano sembravano già una vecchia coppia di sposati. Ma Miroku lo sapeva, che così facendo avrebbe irritato Inuyasha sempre di più, ma infondo che poteva fare? Era lei la psicologa. Continuarono a camminare in silenzio e senza rendersene conto si ritrovarono in un parco. Kagome si guardò attorno spaesata. Il posto pullulava di coppie. Guardò Inuyasha che continuava a guardare fisso davanti a se. All'improvviso le sue gote divennero rosse, li in mezzo a tutte quelle persone potevano benissimo passare per una coppia. Poi da lontano riconobbe tre ragazze che venivano alle superiori con lei. Erano le classiche ragazze che hanno sempre avuto un fidanzato. Sempre a sbaciucchiarsi e a fare foto. Kagome cercò di non farsi notare mantenendo lo sguardo basso, ma a quanto pare quelle tre l'avevano già vista. Come dei razzi si precipitarono da lei, seguite a ruota da tre ragazzi. 

-Ah Kagome! Da quanto tempo! Oh, ma non dirmi che quello è il tuo fidanzato! Finalmente anche tu hai messo la testa apposto...-

La ragazza parlava come se Kagome non avesse mai avuto un ragazzo, solo perché lei ne aveva avuti a milioni. Alquanto indispettita Kagome strinse forte il braccio di Inuyasha, il quale aveva l'aria abbastanza scocciata. 

-Si lui è il mio ragazzo...- 

Rimase con la frase in sospeso quando sentì i due amici ridere alle loro spalle. Sango e Miroku se la stavano spassando alla vista di quel piccolo teatrino comico. Una delle tre oche, iniziò a squadrare Inuyasha da cima a fondo. Poi borbottò qualcosa e fece uno dei soliti sorrisi finti verso Kagome e se ne andò. Ripresero a camminare. Sembravano proprio una coppia. Poi gli amici si offrirono di andare a comprare qualcosa da mangiare e i due rimasero soli. 

-Scusa se ti ho messo in mezzo-

Disse la ragazza.

-Non fa niente, l'ho fatto volentieri-

Rispose sereno Inuyasha. Lei non potè sentire alle sue orecchie. Sgranò gli occhi e lo fissò meravigliata. Intanto i due amici tornarono, portando del the e qualche panino. Poi di punto in bianco Inuyasha prese le mani a Kagome. Il cuore di lei sobbalzò, che stava facendo?

-Kagome... io... io- 

Le guance di lui divennero rosee e lei stava trattenendo il fiato. 

-Io ti amo-

Disse tutto ad un fiato. I presenti per poco non si strozzarono. Ogni neurone di Kagome impazzì. Era così tutto in reale ma sopratutto inaspettato. La ragazza balbettò qualcosa mentre il ragazzo continuava a fissarla. Poi con ghigno meschino, riemerse dal nulla quella risata macabra che riecheggiò per tutto il parco. Kagome che aveva ancora le guance rosse per la dichiarazione lo guardò stranita.

-E tu, ci hai creduto davvero? Che scema, chi mai si innamorerebbe di una impicciona che cerca di capire i segreti più oscure nelle persone? Sei proprio una ragazza scomoda-

Di colpo Kagome si sentì ferita, non tanto per la falsa dichiarazione ma ben si per le sue parole. Prese il the e glielo versò in testa, corse via, seguita da Sango, lasciandolo lì da solo con Miroku che ancora lo guardava incredulo. Inuyasha si alzò e si incamminò verso casa come se niente fosse successo. 

-Ehi, ma che diavolo fai? Perché...-

-Sta zitto Miroku- 

L'amico si azzittì. Invece di migliorare Inuyasha stava peggiorando. Però aveva ripreso ad agire. Miroku ci pensò su, poi si illuminò: Kagome stava riuscendo a capire il suo problema e per questo Inuyasha la stava allontanando, soltanto per questo si comportavano così, non c'era altra spiegazione. Tornarono a casa e Inuyasha si rinchiuse di nuovo nella sua stanza. Miroku raccontò brevemente tutto ai genitori che dispiaciuti inviarono un messaggio di scuse a Kagome. Lei dal canto suo ne era rimasta ferita. Davanti a lei, passarono velocemente tutte le sue storie d'amore, come erano iniziate e come erano finite, tutto per lo stesso motivo. Lei riusciva a capire i pensieri delle persone. Ma non leggeva nella mente, ben si lo capiva dai movimenti del viso e del corpo. Lesse velocemente il messaggio e si buttò sul letto. Riprese fuori la frase scritta in bagno e decise di analizzarla. Più ci pensava più non ne capiva il senso. Poi si illuminò, divise la frase in sillabe e le unì in maniera differente. Così aveva tutto più senso. Ucnociaidiuttuatettimi. Se la si divideva in sillabe veniva fuori due frasi: una che diceva 'uccidi tutti' e la seconda 'no aiutatemi'. Sembrava parlare con qualcuno... ma con chi? Kagome prese un libro di psicologia e riprese a leggerlo. Quando era stressata era la sua migliore medicina. Poi capitò per caso su un capitolo intitolato: psicologia clinica, disturbo della personalità. Analizzò attentamente ogni parola e alla fine concluse che il suo caso era questo. Ciò spiegò molte cose: il perché scriveva e parlava in modo strano, perché diceva 'noi' e chissà magari anche il perché delle lenti. Leggendo il testo Kagome arrivò ad una conclusione. Inuyasha soffriva di un forte disturbo della personalità. Come diagnosi avrebbe puntato tutto sul disturbo schizoide della personalità*. Ma purtroppo dove aggiungere senza ombra di dubbio il disturbo sadico** e il disturbo masochistico***. All'improvviso Kagome si ritrovò davanti a due persone completamente diverse. Probabilmente la nuova personalità di Inuyasha comandava l'altra, per questo l'isolamento. Che il vero Inuyasha avesse paura di far del male alle persone? Si distese sul letto esausta e chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle domande e dai pensieri. 

 

*isolamento volontario, nessun interesse per la socialità 

** tendenza alla crudeltà verso gli altri in cui il soggetto provanoiacere

*** il soggetto prova piacere nell'autolesionismo e nella sofferenza. 

 

Salve!

Eccomi di nuovo a rompervi le scatole con il quinto capitolo... che ne pensate? A presto!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: teorie ***


Ormai convinta di aver capito in che situazione Inuyasha si trovasse aveva deciso di prendersi una pausa. Non poteva andare avanti così. Doveva riflettere. Di solito un disturbo di personalità è causato da un trauma come per esempio la morte di una persona cara oppure uno sconvolgimento improvviso della propria vita. Ma riassumendo tutto quello che sapeva, Inuyasha si poteva definire una persona con la miglior vita di sempre. Ricco, con tanti amici, una famiglia... insomma la sua vita era invidiabile. Eppure qualcosa è successo. E se nemmeno i genitori ne hanno un idea... l'unico a sapere era proprio Inuyasha. Ma come fare? Andare avanti rimanendo in silenzio ad ogni sua provocazione, fingendo che tutto sia normale? Con il passare del tempo Kagome sarebbe impazzita. Prese il telefono e chiamò Miroku. Nel pomeriggio si sarebbero incontrati per parlare di Inuyasha. In tanto quest'ultimo non era ancora uscito dalla sua stanza dalla sera precedente. Non un rumore si sentiva dal piano superiore. Inuyasha era rimasto fermo sul letto per ore, con addosso ancora la maglietta macchiata dal the. Dormiva e si svegliava in continuazione. Poi con leggera pigrizia si alzò ed aprì leggermente la finestra. Si mise ad osservare il cielo, rimanendo incantato dalle nuvole, bianche e soffici come panna montata. Una volta gli sarebbe piaciuto andar fin lassù, oltre il cielo azzurro intenso. Voleva vedere il mondo, viaggiare... lui voleva volare, sentirsi libero, con i passi più leggeri. Avrebbe voluto sfiorare quelle nuvole dalle più svariate forme. Una volta non si sarebbe mai fermato. Sul comodino giaceva indisturbata ormai da anni una macchina fotografica. Senza accorgersene Inuyasha puntò l'obbiettivo al cielo e scattò una foto. Andò nella galleria e rimase qualche secondo a guardarla. Poi iniziò a sfogliare quelle foto di ricordi abbandonati. Quei ricordi sfumati, sbiaditi contro l'intenso azzurro del cielo. Ormai non li avrebbe mai più recuperati. Un forte senso di nostalgia lo pervase, i sorrisi delle persone e suoi amici... appartenevano tutti al passato. Lui era diventato un lupo solitario e così avrebbe abbandonato la vita. Un forte tremore lo colpì e la testa gli iniziò a girare. L'oscurità si manifestò nuovamente prendendo le sembianze di quell'occhio rosso sangue. 

-Noi eravamo in pace prima che quella donna si mettesse in mezzo... e adesso cosa provi? Solo dolore s tristezza.-

-Sta zitto, non voglio parlare con te- 

La sua mano sinistra si attaccò con forza al suo collo e iniziò stringere. 

-Non puoi comandarmi ricordatelo bene, Inuyasha-

E detto ciò la presa della  mano si allentò, lasciandolo respirare nuovamente. L'ambra tornò a regnare nei suoi occhi e con un po' di fatica uscì dalla stanza consapevole di quei segni ben visibili sul collo. Aveva fame e doveva mangiare scese le scale e nel salotto trovò tutta la famiglia riunita. Nuovi cambiamenti pensò ma tutto ciò non lo riguardava. 

-Inuyasha- 

Iniziò su madre. Izayoi fece finta di non notare quei lividi sul collo cercando di mantenere la calma.

-Tuo fratello e Rin andranno a vivere insieme. Hanno trovato un casa non molto lontano da qui... perciò vieni a salutare tuo fratello?- 

Appena Izayoi finì, Inuyasha si chiese da quanto tempo già lo sapessero. Ma poi il suo sguardo vagò posandosi sulla ragazzina che un tempo era la sua migliore amica. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, poi Inuyasha andò in cucina prese un pacchetto di biscotti e silenziosamente tornò in salotto. Questa volta guardò il fratello e con una calma innaturale parlò.

-Spero tanto che il neonato sia femmina, non vorrei dover sopportare un altro te- 

Detto ciò se ne andò lasciandoli tutti ammutoliti. Questo era stato per Inuyasha uno strano saluto al fratello che dal canto suo rimase alquanto stupito. Sesshomaru e Rin si guardarono, scambiandosi chiare occhiate interrogative. Come aveva fatto a saperlo era un mistero. Izayoi e Inu No Tashio li fissarono con tanta incredulità. Rin arrosì e Sesshomaru dovette spiegare tutto ai genitori. Izayoi era al settimo cielo così come il marito. Festeggiarono prima che i ragazzi andassero nella nuova casa e intanto Inuyasha non era ancora tornato in camera ma rimase in cima alle scale a bearsi di quel tepore che emanava la sua famiglia. Un sorriso amaro si fece largo sul volto e con tristezza si trascinò lentamente nella sua stanza. Era stanco, esausto. Se avesse avuto un minimo di coraggio l'avrebbe fatta finita subito, eppure qualcosa lo teneva in vita, mai come ora si era attaccato così alla vita. E mentre lui era immerso nei suoi pensieri, due ragazzi erano in un bar a parlare. La ragazza dai capelli corvini ascoltava attentamente quello che il moro le diceva. 

-Non successe tutto all'improvviso... ma lentamente... secondo me tutto è iniziato da quella maledettissima festa- 

Miroku cercava di ricordare ogni minimo dettaglio. Quella sera era stata orribile. Doveva essere una normale festa organizzata da una loro amica. Si trovavano su una barca noleggiata per l'occasione. Certo c'era alcool, birre, vodka... insomma una festa tra giovani. Poi però tutto degenerò con una rissa che trovò coinvolti tutti i partecipanti. Qualcuno ha cercato di far del male a Rin e Miroku e Inuyasha  si sono messi in mezzo per difenderla. La rissa durò poco, ma comunque la festa finí rovinosamente. Alcuni ragazzi erano caduti in acqua e hanno rischiato di morire affogati. Alcuni invece erano rimasti feriti dalle bottiglie di vetro e i vetri rotti sulla barca. Sta di fatto che da lì in poi Inuyasha divenne più scontroso fino a diventare insopportabile. 

-Eravamo tutti abbastanza ubriachi ancora prima che iniziasse la rissa. Inuyasha aveva bevuto parecchio e un po' di tutto... non so davvero cosa gli sia capitato-

Si giustificò infine Miroku. Una festa. Una festa aveva cambiato un ragazzo. Kagome non potè non mostrarsi stupita. Una festa finita male ha rovinato un ragazzo. Salutò Miroku con ancora più dubbi di prima. Che fosse stata una droga mischiata ad un pensiero sbagliato? Era solo una supposizione. Come poteva curarlo? Più lo spingeva al limite più Inuyasha perdeva il controllo. Questo era decisamente il caso più difficile di tutta la sua breve carriera. Tornata a casa decise di distrarsi ascoltando un po' di musica mentre cucinava. Poi le venne voglia di chiamare i suoi genitori. Effettivamente tra una cosa e un altra non era ancora riuscita a chiamarli. Parlare con loro le fece bene, le mancavano le chiacchiere sfrenate con sua madre e le battute divertenti di suo padre. Tutto ciò la calmò e dopo un buon pranzo riuscì a schiarirsi le idee. Se tutto degenerava avrebbe usato l'ipnosi. Certo era pericoloso me se non avesse avuto altra scelta avrebbe rischiato. Ovviamente serviva il consenso dei genitori di lui ma era sicura di ottenerlo senza problemi. Nel tardo pomeriggio ricevette una chiamata da Rin, dove la ragazza, oltre a darle la bella notizia, gli raccontava animatamente come Inuyasha li aveva lasciata a bocca aperta. Col tempo il ragazzo era diventato un ottimo osservatore e un abile giocatore. Sapeva bene come usare le parole e come soggiogare le persone. Più convinta che mai a rincontrarlo di nuovo Kagome quella sera andò a letto presto. Sognò Inuyasha e la sua parte malvagia che nella sua mente prese forma: un mostro dagli occhi rossi e un ghigno malefico. Non aveva nulla di umano, solo la sua presenza era pesante e paurosa. Mai la ragazza avrebbe voluto avere a che fare direttamente con una persona del genere. Intanto sotto un cielo di polvere due ragazzi avevano iniziato a litigare. Le nuvole nere che nella notte coprivano le stelle erano più minacciose che mai. Il moro continuava ad urlare cercando di smuovere il ragazzo dagli occhi d'ambra. Ma quest'ultimo non rispondeva ne tanto meno prestava ascolto all'amico. 

-Perché fai così! Inuyasha, rispondimi cazzo! Che cosa ti è successo?-

Disse Miroku ormai colto dall'esasperazione. 

-Pensi davvero che io lo sappia Miroku? Pensi d'avvero che non vorrei provare a cambiare? Non sai quante volte ho pensato di farla finita, di correre via... ma ho troppe domande nella mente.-

Tra i due c'era troppa tensione, una fiducia pronta a spezzarsi. Anni di amicizia. Ma le parole di Inuyasha erano vere. Nemmeno lui sapeva perché e tutti puntavano il dito contro di lui. Indicandolo, parlandogli dietro. Anche lui voleva sapere, voleva smettere di chiedersi perché, niente bugie solo la verità. Eppure ogni volta che provava a cambiare diventava scontroso. Ormai ci era abituato e presto avrebbe perso anche il suo unico migliore amico. Non sapendo cosa rispondere Miroku lo guardò dritto negli occhi. Ormai il ragazzo che conosceva era scomparso. 

-Miroku io...-

Non finì la frase che cadde atterra rantolando. Si morse il labbro con i denti e iniziò a perdere sangue dalla bocca, mischiato alla saliva. Il suo corpo tremava freneticamente e ringhi sommessi uscivano dalle sue labbra. Non capiva più niente. Il tremolio ormai era diventato spasmo e non dava segni di cedimento. Miroku prontamente chiamò l'ambulanza e Inuyasha fu portato urgentemente al pronto soccorso. Mentre lo visitavano lui continuava ad urlare dal dolore. Bruciava. Inuyasha stava bruciando nelle fiamme, fiamme invisibili presenti solo nella sua mente. Appena avvertiti, tutta la sua famiglia si precipitò all'ospedale. Miroku era ormai prossimo ad una crisi di nervi. Chiamarono anche Kagome che svegliò Sango per chiedergli un passaggio. Quando finalmente arrivarono tutti Inuyasha dormiva sotto una buona dose di calmanti e di sedativi. Miroku era visibilmente sconvolto, per poco non gli era venuto un infarto. Raccontò sia ai medici che agli amici l'accaduto. La diagnosi fu quella di un attacco epilettico. Ma Kagome sapeva che c'era dell'altro ma non disse nulla. La visione della famiglia in lacrime era già abbastanza straziante. Sango rimase con Miroku quando sia Sesshomaru che Rin tornarono a casa. Gli altri rimasero tutti nella stanza a guardare il volto ancora contratto di Inuyasha. Pian piano si addormentarono sulle poltrone. L'unica ancora sveglia era Kagome. Si avvicinò piano al ragazzo e timidamente gli scostò i capelli dal viso sudato. C'era silenzio ed era buio. L'unica luce proveniva dai lampioni sotto la finestra, del resto l'ospedale era deserto. Si mosse. All'improvviso Inuyasha afferò la mano di Kagome facendola spaventare. Un ringhio grottesco emerse lento e macabro. Kagome urlò spaventata e tutti quanti si svegliarono. Rimasero in silenzio ad ascoltare quel ringhio sommesso. Izayoi piangeva ancora in silenzio e il volto di Inu No Tashio sembrava invecchiato di anni. Tutti lo percepirono. Quella presenza simile al demonio proveniva da Inuyasha. La mano si stringeva sempre più prepotentemente attorno al polso della ragazza poi all'improvviso Inuyasha riprese a tremare e la presa si allentò. Nel sonno iniziò ad urlare. Gli spasmi dominavano il suo corpo, la schiuma gli usciva copiosa dalla bocca. Chiamarono i medici che arrivarono il prima possibile. Aspettarono che l'attacco finisse poi gli controllarono i parametri. Tutto sembrava tornato regolare. Una volte che i medici furono usciti dalla stanza i presenti si guardarono negli occhi.

-Forse so cosa ha vostro figlio.-

Disse Kagome lentamente. Era azzardato e non aveva abbasta prove. Eppure spiegò le sue teorie ai genitori ormai stremati. Finite le ipotesi spostò lo sguardo su Inuyasha.

-Quello che mi ha afferrato era l'Altro mentre quello che mi ha lasciato era Inuyasha.-

Passarono minuti interminabili di silenzio. 

-Quale è la causa? Come mai quest'individuo si trova dentro mio figlio?-

Chiese Inu No Tashio con voce ferma. Kagome scosse la testa.

-Non saprei dirvelo. Potrebbe averlo creato lui con la mente, oppure con delle sostanze stupefacenti e con dei pensieri negativi... forse per curarlo... dovrei ricorrere all'ipnosi ma è pericoloso, certo potrei eliminare l'Altro ma al tempo stesso anche Inuyasha. Volevo aspettare a comunicarvi tutto ciò ma date le circostanze...-

Kagome si fermò vedendo lo sguardo deciso dei genitori. Avevano provato di tutto e se c'era una possibilità di riavere indietro il proprio figlio avrebbero fatto qualunque cosa.

 

 

Salve a tutti! 

Come potete vedere ormai siamo al culmine e alla fine. Poiché ho varie idee vorrei lasciare a voi la decisione sul finale. Dal prossimo capitolo vi aprirò alcune frontiere... ovviamente c'è Chi opterà per diversi finali, quindi nel peggiore dei casi o lascerò un finale aperto oppure scriverò dei finali diversi. (Scusate ma sono in contrasto con le mie idee pure io😅)

A presto!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: A piccoli passi ***


Nei giorni seguenti Inuyasha riprese conoscenza e mentre i genitori, spinti dai medici, erano tornati a casa, la prima persona che vide al suo risveglio fu proprio Kagome. Inuyasha strinse più volte le palpebre per capire se la stava ancora sognando ma quando lei le sorrise capì che era tutto realtà. Si guardò attorno notando una marea di tubi che gli uscivano dal braccio. Alcuni collegate alla flebo, altri per i preglievi e altri ancora per monitorare il suo battito cardiaco. Si sentiva tutto indolenzito e la testa gli girava. Con un nascosto stupore notò Miroku che dormiva ancora abbracciato a Sango che si era addormentato sulle sue ginocchia. Quello che quel giorno causò la lite fu proprio la confessione del ragazzo. Nel tempo Sango e Miroku avevano iniziato a frequentarsi all'insaputa degli amici, un po' per prova e un po' per evitare commenti inutili. Poi quando finalmente Miroku lo aveva detto ad Inuyasha lui si era limitato ad una alzata di spalle e ne uscì alla svelta con una frase del tipo 'poi anche smettere di venire da me allora'. Inuyasha non l'aveva pensata con cattiveria, anzi voleva che l'amico si facesse una vita dove lui non ne avrebbe mai fatto parte, ma come ormai succedeva sempre le sue parole vennero fraintese. E da lì scoppiò quella lite dove Inuyasha aveva tentato di raccontargli tutto. Intanto mentre ancora Inuyasha si guardava attorno la ragazza lo fissava in silenzio, notando ora più che mai il volto cambiato del ragazzo. Il viso pallido, profonde occhiaie scavate negli occhi, i suoi lineamenti, una volta ben delineati, ora erano scavati, magri. Ormai da quando lo aveva incontrato era passato un mese e in un mese non si era accorta del suo forte cambiamento. Sicuramente aveva perso peso, il suo polso era magro e le dita ossute. Che fosse colpa sua, molto probabile. Si scambiarono un occhiata veloce. Lui non la odiava ma la parte ormai definita malvagia di lui l'avrebbe voluta morta. 

-È meglio se stai lontana- 

Disse Inuyasha lentamente. Faticava ancora a parlare e il suo corpo era ancora percorso dai brividi delle scariche precedenti. 

-No- 

Le rispose Kagome con serenità accennando un dolce sorriso. Inuyasha abbassò lo sguardo e strinse le coperte. Una lacrima solitaria gli rigò il volto. Faceva male, forse troppo. Alla vista di quella lacrima Kagome ne rimase spiazzata e un forte senso di angoscia e di colpa si alzava sempre più pesantemente nel basso ventre. Kagome si sedette sul suo letto e gli poggiò una mano sulla guancia delineando i suoi tratti ormai del tutto scomparsi. Lui sorpreso alzò di scatto lo sguardo che si posò su quello dolce di lei. Un poco arrosì. 

-Inuyasha... se vuoi... io posso curarti... ma tu devi lottare... devi aiutarmi- 

Disse lei. In un attimo Inuyasha riprese a vibrare, gli spasmi violenti e le espressioni di dolore riecheggiarono nella stanza. Kagome non si allontanò anche se avrebbe voluto. Gli aveva fatto una promessa. E finalmente anche lei vide la sua trasformazione. Ora non erano più due gli occhi d'ambra a fissarla ma ben si, al posto di uno di loro, un occhio rosso color sangue si mostrava altezzoso. 

-Finalmente ci incontriamo graziosa signorina-

Una voce tagliente e fredda come il ghiaccio era animata da un forte senso di rancore. Kagome stava morendo dalla paura. Intanto l'occhio d'ambra iniziò a piangere, incapace di riprendere possesso del proprio corpo. 

-Chi sei tu?- 

Chiese la ragazza riferendosi alla parte demoniaca.

-Io? Io sono Warui* oppure semplicemente la vera natura di Inuyasha.- 

La ragazza lo ascoltò e intanto anche gli amici si svegliarono. Alla vista di quel volto i ragazzi si alzarono di scatto in piedi.

-Inuyasha...-

Provò Miroku. 

-Non ti avvicinare!-

La voce di Inuyasha risuonò chiara alle sue orecchie. In questo momento stava soffrendo e l'amico con lui. Ecco cosa perseguitava Inuyasha ormai da tempo addietro. Miroku e Sango tornarono a sedersi senza togliere lo sguardo da quella figura che dal conto suo tornò a fissare Kagome con sguardo omicida. La ragazza non si perse d'animo ed iniziò a parlare con Warui. 

-Tu non sei la vera natura di Inuyasha, sei solo un ombra, ecco cosa sei-

Nemmeno la ragazza si capacitò delle sue parole. Sul viso del ragazzo si allungò un macabro sorriso a metà faccia e una risata sommessa uscì dalle labbra semichiuse. 

-Hai sentito Inuyasha? La ragazza pensa che tu in confronto a me sei un angelo. È un vero peccato che noi siamo la stessa persona giusto?- 

La ragazza la guardò stranita e poi capì.

-Esatto ragazzina, se uccidi me ucciderai anche lui- 

E mentre Warui stava per scomparire di nuovo Kagome l'afferò per il colletto della camicia dell'ospedale. 

-Io riuscirò ad ucciderti e Inuyasha potrà finalmente vivere una vita tranquilla- 

Detto ciò, dopo altri svariati spasmi Inuyasha tornò in se completamente. La ragazza stringeva ancora il colletto del ragazzo e lui la guardava come se la pazza fosse lei. 

-Lui non è contento... lui ti ucciderà...-

Le parole di Inuyasha uscirono come quelle di un bambino spaventato. Miroku andò ad abbracciarlo così come poi fece Kagome seguita da Sango. 

-Non preoccuparti, saremo pronti- 

Lo sguardo di Inuyasha si rifece di nuovo spento. Si rigirò nel letto nascondendo la faccia nel cuscino. L'unico modo era  suicidio e lui ne era consapevole. 

-Inuyasha, ascoltami, io posso aiutarti ma tu devi aiutare me!-

-Si certo, una ragazzina con poca esperienza riuscirà sicuramente a liberarmi da Warui.-

Le rispose Inuyasha con tono di scherno. Kagome non ci vide più. Lo girò con forza stando attenta alle flebo. Gli prese il volto tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi. 

-Sai perché io ci riuscirò? Perché io ci credo, credo che tu possa essere curato. Quindi ora smettila di lamentarti e dammi una mano-

Forse urlò troppo ma non le importava. Inuyasha doveva metterselo in testa. Ancora sconvolto il ragazzo ripensò velocemente alle parole della ragazza. Se davvero era possibile valeva la pena di tentare. Sapeva benissimo che Warui non lo avrebbe mai lasciato andare... ma comunque Inuyasha accetto. Passati due o tre giorni inuyasha venne dimesso dall'ospedale. E in poco tempo tutto tornò normale. Ridivenne silenzioso e taciturno e si fece vedere sempre meno. Perlomeno non aveva smesso di andare alle sedute. Ogni volta che si incontravano la ragazza gli sorrideva e in lui nasceva, anche se piccola, una sensazione di pace. Durante le loro sedute, quando Inuyasha non diceva una parola oppure non si limitava neanche a fare qualche gesto, Kagome le raccontava dei suoi sogni, dei viaggi che avrebbe voluto fare. Quando parlava del suo futuro aveva una tenera luce che le brillava negli occhi. Inuyasha restava a bearsi dei suoi racconti, lo facevano sentire più vivo. Per tutta la seduta la ragazza sorrideva, sempre. Ad Inuyasha non dispiaceva affatto. Tra una seduta e l'altra passarono tre mesi. Tre mesi passati dallo studio psichiatrico e chiuso in casa. In qualche modo Inuyasha si rifiutava d'uscire. Poi finalmente venne il Natale. La famiglia No Tashio invitò tutti a cena per il 26, così le ragazze avrebbero passato il 25 con la propria famiglia. Il 23 tutto allegro si presentò a casa No Tashio, Miroku. Canticchiava e sorrideva. 

-Inuyasha, oggi noi usciamo a comprare un regalo!-

Inuyasha lo guardò stranito e per tutta risposta tornò a rintanarsi tra le sue coperte a sorseggiare una tazza di the fumante. 

-Oggi non mi importa tu vieni con me!-

Insistette Miroku. Il ragazzo spazientito decise di accontentarlo. Per lui era strano che l'amico continuasse a venire, ma ormai lo conosceva da tempo, se Miroku si metteva in testa una cosa era difficile persuaderlo. Prese un parka sull'arancione, si mise una sciarpa di lana nera e un cappellino del medesimo colore e un paio di guanti. Una volta pronti uscirono. Era praticamente irriconoscibile così. Il cappello del medesimo colore dei suoi capelli arrivava appena sopra gli occhi e la sciarpa lo ricopriva fin sopra il naso. 

-Allora, poiché è il primo Natale che passo con la mia Sanguccia devo farle un regalo strepitoso, mi segui?-

Disse Miroku tutto elettrizzato dal canto suo Inuyasha si limitò ad uno sbuffo. Ancora si stava chiedendo perché fosse uscito di casa. Ormai da tempo non festeggiava più il Natale che per lui era diventata un inutile festa commerciale un po' come tutte le altre festività. I negozi sfruttano il Natale per vederti tanta di quella robaccia che lui ne farebbe anche a meno. Girarono diversi negozi, ma Miroku non era mai convinto di quello che sceglieva. 

-Andrete da qualche parte?-

Chiese poi di punto in bianco Inuyasha. Miroku nascose lo stupore e ci pensò su. 

-Si... se riusciamo volevamo andare un po' a sciare...- 

Inuyasha si guardò un po' attorno finché non puntò un negozietto del ricamo. A Miroku gli si illuminarono gli occhi. Adesso sapeva cosa regalarle. Corse dentro il negozio e si precipitò ad ordinare un paio di guano neri con incise sopra in fil d'oro le loro iniziali. Quanto però gli mostrarono il conto Miroku sbiancò. Lui non era di ricca famiglia, aveva tenuto da parte un buon mazzetto di soldi... eppure non ci arrivava. Si sentì sprofondare. Inuyasha alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Quest'idiota per amore si stava facendo dissanguare. Estrasse la sua carta di credito e la siede al negoziante pagando così l'intera somma. Una volta usciti dal negozio Miroku non potè fare a meno di abbracciare l'amico che provò a scostarsi varie volte. 

-Ti ridarò tutto te lo prometto!-

-Non li voglio i tuoi soldi... consideralo un regalo... di Natale-

Disse a denti stretti. Ovunque andava si sentiva costantemente osservato. Sapeva benissimo che era tutto frutto della sua immaginazione ma lo metteva comunque a disagio. Nel tornare a casa si fermarono a comprare qualcosa anche per le proprie famiglie, poi Inuyasha scorse in una vetrina un ciondolo con incastonata una pietra verde smeraldo. La sua mente vagò finché non si ritrovò davanti il volto fanciullesco della ragazza. Si fermò a fissarlo farcendo arrestare anche l'amico che lo guardava senza capire. Poi senza capire perché Inuyasha entrò in negozio e lo comprò. Senza dire niente i due tornarono a casa. Perché l'avesse fatto? Ancora non lo sapeva, glielo avrebbe regalato? Non doveva sperarci troppo. Lui ormai non festeggiava più il Natale. Miroku continuava a sorridere ebete, non avrebbe mai più smesso di costringere Inuyasha ad uscire. Una volta riaccompagnato a casa Inuyasha, Miroku tornò alla sua, dove si mise ad impacchettare il regalo per la sua fidanzata. Intanto Inuyasha, si rigirava il gioiello tra le mani. Poi sbuffando iniziò pure lui ad impacchettare tutti i regali che aveva comprato insieme a Miroku per la sua famiglia. Uno per sua madre, uno per suo padre, uno per Rin e addirittura uno per Sesshomaru. L'ultimo rimasto era il gioiello verde smeraldo. Perché il verde le ricorda la ragazza? Non lo sapeva. Eppure prese un pezzo di carta bianco e lo fece diventare un bigliettino. Lo aprì e ci scrisse dentro una frase. Ne lo firmò ne scrisse gli auguri. Semplicemente si accertò di metterlo dentro la scatolina insieme al ciondolo per poi rivestire il pacco con una carta verde pisello tenuta ferma da un nastrino argenteo. Rimase a fissare quel pacco qualche minuto e alla fine si diede dello stupido. Lo mise da parte insieme agli altri regali e andò in salotto a guardarsi la TV. Camera sua ormai gli sembrava troppo piccola e soffocante. Il giorno di Natale arrivò presto e la neve cadde silenziosa. Si festeggiò, si canto e addirittura si ballò. Inuyasha rimase per gran parte del tempo seduto a sorseggiare ogni tanto un po' di vino. Allo scambio dei regali con molta fatica diede i suoi e fu ricoperto da abbracci e baci. Non gli dispiaceva poi tanto. I presenti ricevendo un regalo da lui furono colti da una sensazione gioiosa e allegra. Ricordarono i Natali passati, le vecchie promesse, i giochi... verso fine serata, quando ancora tutti stavano festeggiando, Inuyasha si distaccò completamente andando a sedersi su una finestra che dava sulla terrazza. Rimase a fissare i fiocchi di neve cadere e attaccarsi al suolo. Nell'oscurità quei fiocchi brillavano. 

-E così te ne sei ricordato- 

Una voce dietro di lui lo fece girare lentamente. Sesshomaru stava in piedi dietro di lui con il suo bicchiere di scotch. Si guardarono per qualche secondo e poi il fratello estrasse un pacchetto e lo porse ad Inuyasha. 

-Questo è da parte di tutti noi- 

Inuyasha prese il pacco, esitò un attimo e alla fine lo aprì. Dentro c'era una Polaroid. Sentì un fremito e spostò velocemente lo sguardo sul fratello. 

-Anch'io mi ricordo quello che vuoi, fratellino.-

Si girò e fece per andarsene ma Inuyasha si decise a parlare.

-Grazie- 

Disse facendo una smorfia. Suo fratello sorrise ancora girato di spalle e tornò in salotto dai genitori e dalla sua ragazza. Inuyasha sapeva che Sesshomaru aveva sempre voluto come regalo una foto. Una foto scattata quando ancora erano piccoli dove ritraevano lui è Rin. La foto era stata persa eppure Inuyasha l'aveva ritrovata un giorno per caso. L'aveva scattata lui. Si rigirò tra le mani la Polaroid. Poi senza farsi vedere sbirciò con l'obbiettivo la festicciola. Inquadrò la sua famiglia e scattò. Appena prese la foto la guardò. Tutti sorridevano ed erano felici. Entrò anche lui e si diresse verso le scale per tornare in camera sua. Fece giusto un cenno di saluto e fece per andarsene ma Rin lo afferò per la manica sorridendogli. 

-Mi devi ancora una foto, te lo ricordi?- 

Già Inuyasha se l'era quasi dimenticato. Ormai erano passati anni dall'ultimo Natale insieme e quella promessa fatta tempi addietro era ormai sbiadita. Ma ora lei era venuta a ritirare il suo premio. Inuyasha sospirò nuovamente e diede la macchina al padre che si offrì di scattare la foto. Inuyasha non guardò nell'obbiettivo. Non gli piaceva più essere fotografato. 

-Dai forza, potete stare un po' più vicini!-

Gli incitò il padre. La ragazza fece qualche passo vicino a Inuyasha che rimase fermo. Dietro di loro una finestra mostrava la neve cadere silenziosa. 

-Bene sorridete!- 

Inuyasha sbuffò e circondò la vita di Rin con un braccio, abbassandosi fino alla sua altezza e abbozzò un sorriso. La ragazza ne rimase sbalordita e sorrise dolcemente. Appena scattata la foto Inuyasha si riprese la Polaroid e andò dritto in camera sua. La famiglia guardò la foto commossa: pian piano Inuyasha stava tornado. Inuyasha stava  camminando a piccoli passi.

 

Salve!

Ecco qua un altro capitolo, finito di scriverlo in fretta e furio tra un compito e l'altro. Allora... che mi dite di bello? Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Come mai ho pensato al Natale anche se siamo ancora a settembre? Bhe lo voglio ora! Quindi buona lettura!

Romanticgirl02 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Ghiaccio ***


Il 26 dicembre arrivò e tutti quanti si ritrovarono a casa No Tashio. Durante il periodo natalizio Kagome era tornata dai suoi per festeggiare, era molto contenta di quella breve ma intensa vacanza. Quando arrivò a casa No Tashio, notò con piacere che Rin e Sesshomaru erano già arrivati. Corse ad abbracciare l'amica notando con piacere che ormai si intravedeva la pancia. Più ci pensava più si commuoveva. Poco dopo li raggiunsero anche Sango e Miroku e furono al completo. Inuyasha scese le scale lentamente abbastanza infastidito da quel rumore. Vennero a salutarlo e lui ricambio con qualche accenno. Poi fu il turno di Kagome. 

-Buon Natale!-

Disse lei sorridendo. Inuyasha la squadrò. Maglione rosso con qualche decoro natalizio,  i jeans scuri e i calzini colorati tutto abbellito dal rossore delle sue guance la facevano sembrare una bambina. Dentro di se rise, dalla psicologa professionale era passata alla bambina che aspetta Babbo Natale. Si portò la mano in tasca e tastò nuovamente il pacchettino. Era nervoso. Si sedettero a mangiare e il pranzo fu movimentato. Risate, discorsi... il tutto spinto da una bella bottiglia di sakè. 

-Kagome guarda!- 

Rin prese la foto scattata il giorno precedente e la mostrò all'amica che per poco non si strozzò. Inuyasha aveva sorriso. Si voltò verso di lui che prontamente aveva già fulminato Rin con lo sguardo per poi tornare a concentrarsi sul suo piatto. Gli occhi di Kagome si accesero di gioia. Inuyasha la guardò con la coda dell'occhio. I suoi occhi brillavano e le sue guance rosse adornavano un sorriso stupito. Arrossì lievemente. Inuyasha rimase in silenzio per una buona parte di tempo, ascoltando i discorsi degli amici, poi un gli prese un gran mal di testa. Ormai conscio di quello che stava per accadere Inuyasha si alzò e senza dire una parola si precipitò in bagno, cercando di sembrare calmo. Brividi, fremiti e spasmi ecco Warui in tutto il suo splendore. Si guardò allo specchio con astio e cercò di ritornare in se.

-Inuyasha... non ti rendi conto del guaio in cui ti stai cacciando... davvero ti sei innamorato di quella sgualdrina?-

Inuyasha non gli rispose... era amore? Forse si, oppure riconoscenza. Rimanendo il più calmo possibile incitò varie volte Warui ad andarsene. E alla fine se ne andò senza dire una parola. Si sciacquò il viso e tornò di sotto mettendosi a mangiare come se niente fosse. Kagome che era seduto vicino a lui lo guardava preoccupata.

-Stai bene?-

Chiese sotto voce. Inuyasha annuì cercando di non farla preoccupare inutilmente. Dopo il dolce venne il momento dei regali. Il padre prese la Polaroid del figlio. Gli piaceva parecchio anche a lui scattare foto con quella macchina. Tirarono fuori delle sporte enorme e si scambiarono i doni. Tutti erano felici. Kagome si avvicinò ad Inuyasha e gli porse il suo. 

-Non sapevo bene cosa regalarti... quindi spero che ti piaccia- 

Era imbarazzata. Aveva cercato in lungo e in largo qualcosa per lui, ma non era riuscita a trovare niente. Alla fine optò per l'unica cosa che le aveva destato un certo presentimento.  Tutti si accerchiarono attorno a lei e ad Inuyasha. Il cuore di Kagome batteva a mille. Inuyasha iniziò a scartarlo lentamente e in quel momento avrebbe voluto strapparglielo dalle mani e scartarlo lei. Quando finalmente tolse tutta la carta c'era il silenzio. Uno snervante silenzio. Che avesse sbagliato? Eppure Miroku le aveva raccontato che lui era un'amante di quella serie TV... almeno un tempo... Inuyasha ci rimase un attimo... da quanto tempo non vedeva quelle scritte? Era una felpa bianca che all'apparenza sembrava normalissima tranne per un piccolo particolare. Le scritte. Milioni di scritte. Alcune citazioni della sua serie TV preferita, altre aggiunte a mano dalla ragazza. Disegni, citazioni, dediche... era un vero capolavoro...

-Ecco... come ho detto n... non sapevo cosa regalarti... e ho pensato...che...-

Più ci pensava più non riusciva a trovare le parole. Guardò Miroku che sorrideva soddisfatto, poi riportò lo sguardo su Inuyasha. Il suo sguardo era indecifrabile e poiché non diceva una parola sua fu sua madre a darle sollievo.

-Kagome, è bellissima! Non hai idea di quanto gli piacesse tutto ciò!- 

Kagome tirò un sospiro di sollievo. Sesshomaru diede una gomitata ad Inuyasha per invitarlo a parlare... e stranamente lo fece.

-Tu sei matta-

Tutti si azzittirono nuovamente e Kagome divenne bordò. Non gli piaceva? Faceva così schifo? Doveva veramente prendere un paio di calzini? 

-Dai Inuyasha dalle il tuo!- 

Incitò Miroku. Kagome continuava a guardalo interrogativa e Inuyasha, sbuffando, estrasse una scatolina dalla tasca dei pantaloni. Glielo diede, presa la felpa e andò di sopra. Kagome fissò varie volte quella piccola scatolina e anche se tutti erano curiosi, decisero di lasciarla da sola per un po'. Aprì la scatolina e trovò un bellissimo ciondolo con incastonato una pietra verde smeraldo. Era un ciondolo semplice ma bellissimo. Poi trovò un biglietto al suo interno. Lo aprì e lo lesse:

'Ma devo dirti una cosa: infondo tutti i migliori sono matti'

Kagome si portò le mani alla bocca. Aveva lacrime di gioia negli occhi. Voleva urlare. Richiuse la scatola e corse come un fulmine al piano superiore, non si curò minimante di dare delle spiegazioni. Quello era un loro piccolo segreto. Spalancò la porta della camera di Inuyasha e si fiondò ad abbracciarlo. Il ragazzo sgranò gli occhi e le sue guance si tinsero di rosso. 

-È bellissimo...-

Disse lei in primis poi si staccò e lo guardò dritto negli occhi.

-Hai letto il libro?-

Lo guardò con occhi sognanti. Lui annuì appena non capendo dove la ragazza volesse andare a parare. Kagome iniziò a urlare piccoli gridolini di gioia. Non solo lui l'aveva ascoltata ma per di più si era ricordato di quello che le aveva detto. Era al settimo cielo. Inuyasha continuava a guardarla stranito e alla fine si portò una mano sul viso per nascondere un sorriso. Ma la cosa non passò inosservata alla ragazza. Che prese di fretta la macchina fotografica che si trovava sul comodino e gli scattò una foto. 

-Beccato! Vedi stai sorridendo!-

E detto questo corse giù per le scale con la foto in mano. Inuyasha rimasto spiazzato, la iniziò ad inseguire. Quella ragazza gli aveva fatto una foto! La corsa durò poco. La ragazza andò a nascondersi dietro agli amici con il fiatone mentre Inuyasha la guardava ancora sbalordito... 'che diamine' pensò tra se e se. Quella ragazza era al di fuori del normale. 

-Dammi la macchina fotografica-

Disse lui con voce in colore. La ragazza negò più volte con la testa. Quella foto voleva tenersela. Inuyasha sbuffò e silenziosamente se ne tornò in stanza. Si stava lasciando trasportare troppo. Non doveva dimenticarsi che lui era pericoloso, e che poteva spegnere quell'allegria come se fosse stata una candela. La neve continuava a scendere imperterrita. Guardò fuori dalla finestra e notò che erano tutti usciti fuori. Se volevano ammalarsi potevano farlo a lui non gli sarebbe importato... ma chi voleva prendere in giro? Ormai aveva riniziato a vivere. Dalla finestra vide Sango e Miroku fargli cenno di scendere. Si mise la felpa che gli aveva regalato Kagome e poi il cappotto. Si sarebbe ammalto se lo sentiva. Indossati sciarpa e guanti uscì portandosi dietro una coperta e si sedette su una sedia accanto a Rin che stava al coperto. 

-Sai... sono felice. Era da tanto che non sorridevi... sembra tutto tornato come un tempo non trovi?-

Rin era ben conscia che stava praticamente parlando da sola, eppure sapeva che Inuyasha la stava ascoltando. Il suo cuore era colmo di gioia. Si sentiva pervasa da un forte calore... arrivò Sesshomaru con della cioccolata calda. Rin si alzò e ne passò una ad Inuyasha poi andò a sedersi sulle ginocchia di Sesshomaru. Restarono in silenzio a guardare gli altri giocare nella neve. Anche Inu e Izayoi erano tornati giovani e così come i ragazzi si tiravano timide palle di neve, rincorrendosi e acchiappandosi come giovani innamorati. Poi una palla vagante andò dritta in faccia ad Inuyasha, che preso alla sprovvista si rovesciò addosso la cioccolata. Calò il silenzio. Tutti rimasero a fissarlo. Lui appoggiò la tazza, si alzò raccolse un po' di neve e con un gesto fulmineo lancio la palla di neve in faccia a Miroku. Poi ne fece un altra e un'altra ancora.  Alla fine anche lui si ritrovò in mezzo alla guerra. Andarono verso la piscina che si era già del tutto ghiacciata. Inuyasha non sentiva freddo, anche se era ancora bagnato dalla cioccolata non se ne curò. Si sentiva diverso, un po' più felice per questo non voleva fermarsi neanche un minuto. Iniziarono a pattinare. Quanto gli era mancato. Nel frattempo Kagome rimaneva sul bordo. Non aveva mai imparato a pattinare. Inuyasha le si fermò vicino e le porse la mano. Tanto ormai tutte le distanze che si era costruito erano state abbattute dall'arrivo di questa ragazza. Kagome la afferrò non molto convinta e pian piano i due iniziarono a pattinare. Ovviamente si fa per dire poiché non avevano i pattini. Pian piano Kagome prese dimestichezza e si ritrovò a sorridere accanto ad Inuyasha. Il suo viso era rosso, sia per il freddo che per la loro vicinanza. Le piaceva stringere la mano di Inuyasha. Le piaceva pattinare con lui. Sotto quei fiocchi di neve un amore stava sbocciando lentamente... poi un fremito. Poi un altro. Inuyasha spinse via con forza la ragazza facendola cadere hai bordi della piscina. Kagome lo guardò preoccupata, che Warui stesse tornando? Inuyasha si accasciò in mezzo alla piscina ed in preda ad uno spasmo diede un violento pugno alla piscina. Il ghiaccio iniziò cedere sotto i suoi piedi. Sango e Miroku si erano allontanati ormai rimaneva solo lui. Un altro spasmo un altro pugno. Warui lo stava facendo apposta. 

-Inuyasha! Vieni via da lì è pericoloso!-

Gli gridò la madre preoccupata. Ma Inuyasha non riusciva a muoversi. Tentò varie volte di rialzarsi ma senza risultato. Il giacchio cedeva ad ogni pugno e piano piano si frantumò del tutto. Inuyasha cadde in acqua. Non riusciva a muoversi, il contatto violento con l'acqua fredda lo paralizzò. Sesshomaru si tuffò seguito da Miroku. A fatica riuscirono a portarlo fuori, al sicuro. I genitori corsero verso di lui con coperte e borse di acqua calda. Inuyasha tremava. Iniziò a tossire violentemente cercando di respirare regolarmente. Lo sollevarono di peso e lo portarono in camera, lo spogliarono e gli misero il pigiama. Lo infilarono nel letto e lo coprirono con le coperte fino al mento. Accesero la stufa e Izayoi si stese di fianco al figlio per riscaldarlo e a tranquillizzarlo. Pian piano Inuyasha iniziò a riscaldarsi e il suo colorito tornò roseo. Izayoi si alzò e andò a preparare del the caldo. Nella stanza restarono solo Kagome e Inuyasha. 

-Era Warui vero? Lo ha fatto perché ti stavi divertendo?- 

Chiese Kagome con le lacrime agli occhi. Aveva avuto paura, quando lo aveva visto colpire il ghiaccio con tanta violenza, quando lo ha visto sprofondare aveva temuto il peggio. Si sedette di fianco a lui e gli accarezzò la fronte. Era bollente. Inuyasha socchiuse gli occhi e provò a parlare ma era tutto inutile. Kagome gli sorrise e poco dopo Izayoi entrò con il the comunicando che presto sarebbe arrivato il dottore. Quando arrivò il dottore era ormai tarda notte. Lo visitò attentamente ma la sua faccia non prometteva niente di buono. 

-Ora cole ora è presto per vedere quello che succederà. Potrebbe prendersi una polmonite... o peggio. Fatelo stare al caldo e non deve sforzarsi troppo.-

Inu No Tashio ringraziò il dottore e guardò sua moglie preoccupato. 

-Resteremo a casa... non possiamo lasciarlo da solo in questo stato...- 

Domani sarebbero dovuti partire tutti per una vacanza. Izayoi con Inu No Tashio, Rin con Sesshomaru e infine Sango con Miroku. Si erano organizzati per far coincidere la vacanza così che Inuyasha al suo ritorno avrebbe trovato tutto alla normalità...ma con questo incidente non potevano di certo lasciare il figlio così. 

-Verrò io... starò io con lui... voi partite pure per le vacanze-

Disse Kagome decisa. Izayoi provò a replicare ma la ragazza di irremovibile. Tutti avevano bisogno di una vacanza. Izayoi allora prontamente diede delle chiavi a Kagome.

-Kagome puoi venire a stare qui mentre noi non ci siamo. Così per te sarà più comodo e non dovrai fare avanti e indietro.-

Disse Izayoi senza mai smettere di ringraziarla. Il mattino seguente partirono e Kagome si richiuse la porta alle spalla. Non sapendo cosa fare decise di riordinare un po' la casa, lasciata in disordine dalla sera precedente. Prese i vestiti bagnati di Inuyasha e lo mise a lavare, poi sparecchiò la tavola, lavò i piatti e spazzò la cucina. Per due settimane sarebbero rimasti solo loro. Ovviamente la governante si era presa le sue ferie e con la famiglia in vacanza quelli era il momento perfetto. Solo loro. Erano rimasti loro, da soli. Kagome andò a controllare Inuyasha che dormiva beato, gli misurò la febbre e con dispiacere notò che era già a 39.5. Prese una pezza bagnata e gliela mise in fronte. Poi lo lasciò riposare e prese il suo portatile. 

 

Salve!

Come state? Ecco qua un altro capitolo! Sapete sto Warui mi da fastidio! Ah per chi non lo sapesse Warui in giapponese significa 'Il Male' perciò mi sembrava un nome azzeccato. Bhe che dire. Alla prossima! Romanticgirl02

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Amore silenzioso ***


Lavorò fino all'ora di pranzo poi si mise a cucinare. Decise di cucinare del passato di verdure. Era ottimo per la situazione! Si mise il grembiule coi gatti che si era portata da casa e si mise ai fornelli. Senza accorgersene si mise a canticchiare e la casa fu inondata dal dolce suono della sua voce con il buon profumino del passato. Era troppo presa dal cucinare che non si accorse della sua presenza ma quando lo notò non potè che arrabbiarsi.

-Che stai facendo! Torna subito a letto! Te lo porto io il pranzo!-

Inuyasha si trovava in piedi davanti a lei, la camicia bianca del pigiama infradiciata dal sudore lasciava intravedere il petto del ragazzo. Le sue guance erano rosse e i suoi occhi lucidi. Kagome arrossì lievemente e lo riaccompagnò in stanza. 

-Dai cambiati, intanto vedo a guardare il pranzo-

Disse Kagome uscendo. Inuyasha ci provò ma si sentiva troppo debole per muoversi. La sua mente vagava sull'immagine che si era ritrovato davanti appena sceso in cucina. Kagome ai fornelli con il grembiule coi gatti che lo rimprovera perché si è alzato dal letto anche se ha la febbre. In altre circostanze sarebbero sembrati veramente due fidanzati che convivono. Provò varie volte a svestirsi ma riuscì solamente a sbottonarsi la camicia. Si stese sul letto con la testa che gli girava. Se stava male lui, stava male anche Warui. A quel pensiero sorrise lievemente. 

-Inuyasha! Non ti sei ancora cambiato!- 

Kagome appoggiò il vassoio sul comodino e lo aiutò a levarsi la camicia con non poco imbarazzo. Gli chiese dove poteva trovare altri pigiami e in un cassetto trovò una maglia e un paio di pantaloni. Lo aiutò ad infilarsi la maglia ma esitò un attimo sui pantaloni. Che stava facendo? Se vederlo a torso nudo le aveva fatto un strano effetto figuriamoci vederlo in boxer! Appoggiò i pantaloni di fianco a lui e lo guardò con le gote rosse. 

-Non ce la fai proprio?-

Disse lei dando voce ai suoi pensieri. Inuyasha fece per alzarsi in piedi ma con scarsi risultati. In un certo senso gli dava fastidio. Era come un bambino. Kagome sospirò e con il viso ormai bordò lo aiutò a privarsi anche dei pantaloni. Una volta sbollito l'imbarazzo e indossato un altro paio di pantaloni, con un sospiro di sollievo si misero a mangiare in silenzio. 

-Se vuoi puoi andare a casa, non devi per forza farmi da balia-

Disse Inuyasha di punto in bianco. Anche se diceva cosi in cuor suo la voleva vicino ma non lo avrebbe mai ammesso e per di più conciato com'era come avrebbe fatto da solo?

-Ho promesso hai tuoi genitori che mi sarei presa cura di te, quindi non se ne parla!-

Disse lei sorridendo. Quella ragazza sorrideva sempre. Inuyasha sbuffò e continuò a mangiare in silenzio ma poiché quel silenzio rendeva Kagome visibilmente in imbarazzo, la ragazza decise di iniziare a parlare di qualunque cosa le passasse per la testa. E così in un'ora di pranzo Kagome si ritrovò a raccontare piccoli pezzi della sua infanzia, quando fece il fortino di neve, quando si ruppe il polso andando a sbattere con lo slittino... E Inuyasha l'ascoltava cercando di immagine una piccola Kagome che piangeva perchè il suo castello si era sciolto con sole oppure quando le misero il gesso. Poi la febbre si rialzò e sentì il bisogno di riposarsi nuovamente. Kagome gli diede due pasticche per cercar di far scendere la febbre e lo lasciò riposare. Si mise a guardar fuori dalla finestra, il paesaggio era ricoperto dalla soffice neve. Guardò nella libreria di Inuyasha, scelse un libro e iniziò a leggerlo: Il lupo della steppa. Kagome fu completamente rapita da quel libro tantè che senza accorgersene passarono diverse ore. Inuyasha che ormai si era svegliato la fissava di nascosto con gli occhi semichiusi. I lineamenti della ragazza risultavano pallidi in contrasto con il bianco della neve, la delicatezza con la quale si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio... Inuyasha si ritrovò a pensare quanto Kagome fosse bella. La febbre gioca brutti scherzi pensò, però pregò che la sua presenza non svanisse mai. Dopo anni si ritrovò a pensare un futuro, a sognare una vita diversa. E in tutto ciò Kagome ne avrebbe fatto parte. Mentalmente si diede del pazzo. Poi diede la colpa alla febbre. Tutto ciò che sentiva probabilmente lo sentiva solo lui, quindi decise di lasciar scorrere. Il telefono di Kagome suonò e la ragazza uscì dalla stanza per rispondere.

-Pronto?-

-Ciao Kagome! Sono io Ayame! Ho delle grandi, anzi grandissime notizie! Sto venendo da te adesso!-

Kagome guardò l'orologio, erano quasi le 18 e presto avrebbe dovuto preparare la cena.

-Aya, non sono a casa adesso... e penso di non esserlo per le prossime due settimane...quindi....-

-Ma dove sei?- 

La interruppe l'amica. Kagome non sapeva se dirglielo o no, conoscendo l'amica sarebbe venuta in fretta e furia qui, disturbando Inuyasha. Poi però, incapace di mentire, le disse la verità.

-Sono a casa No Tashio... Inuyasha sta male e i suoi sono partiti per un viaggio... quindi non so se...-

-Perfetto. Sono quasi arrivata-

Ayame la interruppe di nuovo e chiuse la chiamata. A Kagome cadde il telefono dalle mani. Sospirò sconsolata e andò a bussare leggermente alla porta di Inuyasha. Inuyasha la invitò ad entrare e capì subito dal suo sguardo che doveva chiedergli qualcosa. 

-Ecco... una mia amica... Ayame... sta venendo qui... mi deve parlare... non so di cosa ma... ecco... può venire?- 

Inuyasha sbattè più volte le palpebre. L'idea che un altra ragazza girasse per casa non gli piaceva, ma poiché per colpa della febbre sentiva uno strano sentimento nei confronti di Kagome decise di accontentarla e di renderla felice. La ragazza sgranò gli occhi e gli sorrise prima di scomparire di nuovo dietro alla porta. Il cuore di Inuyasha fece delle capriole. Il sorriso di lei aveva iniziato a fargli uno strano effetto. Rimase qualche minuto a guardare il soffitto pensando al da farsi. Non trovando niente decise di alzarsi e di raggiungere la ragazza in cucina. Si appoggiò al muro e continuò a fissarla cucinare, poi la vide alzarsi in punta di piedi: non riusciva a raggiungere la credenza. Con una smorfia molto simile ad un sorriso Inuyasha andò dietro di lei e allungò una mano per afferrare la spezia che Kagome stava mirando. La ragazza fu presa alla sprovvista. Lo guardò con un piccolo broncio. A modo suo Inuyasha le aveva fatto capire che era molto più bassa rispetto a lui. Però lo ringraziò e lo mandò a stendersi di nuovo. Questa volta però Inuyasha andò sul divano, il letto ormai era diventato troppo scomodo per tornarci. Accese la TV e iniziò a far zapping, saltando tra un canale e l'altro. Si fermò su un vecchio film 'Il diavolo veste Prada'. Si mise a guardarlo, senza un vero motivo, era uno dei film preferiti di sua madre. Poco dopo lo raggiunse anche Kagome con una coperta. Si misero seduti uno di fianco all'altro, almeno sarebbero stati al caldo. 

-Non sapevo ti piacesse questo genere di film-

Iniziò Kagome.

-Mia madre li guardava spesso...-

Rispose lui monotono. 

-E a te piace?-

Aggiunse poi. La ragazza lo guardò e annuì. Lei adorava questi film, sopratutto l'attrice. Le dava un senso di soddisfazione, ma il suo film preferito rimaneva sempre ‘Mamma mia’.

Si raggomitolarono meglio e rimasero in silenzio, finché Inuyasha non sentì un odore strano. Guardò la ragazza e pensò di esserselo immaginato, poi però l’odore si fece più pungente. 

-La Senti anche tu?-

Chiese un po’ titubante... probabilmente se lo stava immaginando...

-cosa?-

Chiese lei senza prestare molta attenzione, concentrata sul punto clou del film.

-Puzza di bruciato-

Disse lui infine. La ragazza lo guardò. Poi sgranò gli occhi e corse velocemente in cucina gridando come una pazza. Inuyasha si alzò e più lentamente la raggiunse, portandosi dietro la coperta. Kagome iniziò a parlare da sola dandosi della stupida. Aveva bruciato la cena. Inuyasha visibilmente scocciato, alzò gli occhi al cielo. 

-la tua amica sta arrivando giusto? Digli di fermarsi da qualche parte a prendere qualcosa.-

Kagome lo fissò e con uno sguardo deluso richiamò Ayame. Spiegata la situazione chiuse la chiamata e i due tornarono nel salotto. Kagome abbozzò delle scuse ma Inuyasha la fermò icon varie alzate di spalle. Fortunatamente l’amica arrivò e tutti si sedettero in cucina a mangiare sushi. Ayame squadrava sia il ragazzo che la casa e ciò metteva a disagio Kagome. Sapeva che l’amica era curiosa ma così esagerava! Per di più, se infastidiva Inuyasha lui sarebbe rimasto permaloso per tutta la sera. Proprio ora che avevano iniziato ad andare d’accorto. Ma forse si preoccupava troppo. Finita la cena il ragazzo si alzò e tornò a malincuore in camera sua. Non voleva restare a sentire i pettegolezzi di sue sciocche ragazze. Accese la Tv in camera sua e si mise a guardare un documentario sull’origine dell’universo. Intanto nella stanza degli ospiti, due camere di fianco alla sua, due ragazze avevano iniziato a parlare animatamente. 

-Alloooora, kaggy, ka, amica mia... ti sei trovata un alloggio fantastico a quanto pare... e con che bel ragazzo!-

Kagome arrosì e fece segno all’amica di smetterla. Dopo tutto lui avrebbe potuto sentirle. 

-Aya, sei qui perché hai delle novità, non certo per parlare di me!-

La rossa sbuffò. Ma poi i suoi occhi si illuminarono e Kagome capì che qui si trattava di questioni di cuore. 

-Ti ricordi Koga? Il mio amico d’infanzia?-

-Come dimenticarsi di Koga il tuo unico e vero amore fin dalle medie... andiamo vieni al dunque.-

Disse velocemente Kagome, ormai quella storia la sapeva a memoria. 

-Ci siamo fidanzati.- 

Disse tutto ad un fiato. Kagome iniziò a strillare come una ragazzina e tutte e due iniziarono a saltare, facendo tremare tutta la casa. Si erano completamente dimenticate che poco più in là, si trovava un ragazzo dal comportamento irrascibile e lunatico. A sentire quella sottospecie di terremoto il ragazzo si alzò dal letto e si diresse a passo di carica verso la stanza delle ragazze. Aprì furentemente la porta e sciolse con lo sguardo Kagome e la sua amica. Le ragazze si sedettero nuovamente e si guardarono con sguardo complice, e come due bambine che avevano fatto una marachella e il genitore le stava sgridando, continuavano a sghignazzare. 

-Andiamo Inuyasha! Rallegrati con me!-

Disse la rossa, il ragazzo alzò un sopracciglio e assottigliò gli occhi. Ancora più irritato e con la testa pesante per la febbre fece per andarsene ma Kagome lo fermò.

-Scusaci ma oggi è un giorno importante per Ayame... finalmente quella zuccona si è fidanzata!- 

-Non mi importa, potrebbe anche sposarsi domani. Fate poco casino.-

E con il solito sguardo freddo tornò in camera sua ma sfortunatamente mancò la porta, e andò a sbattere contro il muro. Kagome lo raggiunse preoccupata, la febbre era risalita vertiginosamente. Lo aiutò a stendersi nel letto e gli spostò i capelli con una dolce carezza. Ora che ci faceva caso, i capelli stanno perdendo il colore opaco, giorno dopo giorno stavano tornando a splendere. Gli rimboccò le coperte e dopo avergli dato un bacio sulla fronte lo lasciò riposare. Intanto Ayame guardava la scena con leggera commozione. Potevano dire quel che volevano, ma tra loro stava sicuramente nascendo qualcosa. Tornare in stanza con un tea caldo, le ragazze si rimisero a chiacchierare cercando di fare poco rumore. 

-Così... lui è diventato il tuo unico paziente...-

Iniziò la rossa.

-In pratica si... voglio riuscire a curarlo... -

-Kagome... te ne sei innamorata vero?-

La ragazza a quell’affermazione improvvisa sobbalzò. Cosa diavolo pensava l’amica? No... o si? Ne era sicura la risposta era affermativa, ma orgogliosa com’era e dato il rapporto difficile tra lei e il ragazzo nego per ben tre volte di fila. 

-mmmm... troppe negazioni Kagome! Andiamo non fare come Sango con quel Miroku!-

Ayame alzò gli occhi al cielo ma prima che la corvina potesse dire qualcosa riprese immediatamente a parlare.

-Senti... si vede che tra voi due c’è qualcosa! Tu che ti metti a fare da babysitter a un 25enne, che addirittura è tuo paziente! Gli preparo la cena, gli rimbocchi le coperte, vivi sotto il suo stesso tetto, gli dai il bacio della buona notte... e per di più lui è un gran Figo! È impossibile non provare qualcosa per lui! E poi parlano di lui. Scontroso con tutti, pericoloso e possibilmente anche piromane... poi con te, solo un ammonizione ogni tanto, giusto per vedere se sei ancora viva! Dimmi te se questo non è amore!-

Mentre Ayame continuava a parlare, dentro di se Kagome le dava ragione. Ormai se n’era accorta anche lei. Ciò che provava per Inuyasha andava oltre al rapporto tra paziente e dottore. Però a lei andava bene così. Non voleva perderlo per qualche parola di troppo... e poi il problema era ancora Warui... si fece notta tarda e le ragazze erano ancora lì a parlare. Poi dal corridoio provenì un rumore, simile ad una porta che veniva sbattuta. Le ragazze si sporsero ma non videro niente, poi Inuyasha si materializzò dietro di loro, facendole gridare dalla paura. Kagome lo guardò dritto negli occhi. Lui era tornato. Silenziosamente il ragazzo le sorpasso e fece per richiudersi in camera, ma prima lanciò un occhiata fugace a Kagome. Voleva avvertirla, voleva dirle tutto. Ma non poteva lui l’avrebbe uccisa. Si distese sul letto tutto dolorante, il taglio che si era procurato dietro il collo gli doleva. Provò ad addormentarsi con pochi risultati. Poi verso mezzanotte la porta della sua camera si aprì e Kagome venne a fargli compagnia. Si sedette sul letto e gli misurò la febbre. 

-Stai bene?-

Chiese lei. Lui annuì debolmente, per lo meno Warui se n’era già andato. La ragazza sorrise tristemente. Qualcosa la turbava e lui voleva saperlo. 

-Che hai?-

Chiese cercando di nascondere l’angoscia che gli provocava nel vederla così. Lei si asciugò gli occhi, negando con la testa. Ma non riuscendo a fermare le lacrime si alzò e andò sul divano in salotto. Lui visibilmente turbato e con la febbre a 39 si alzò e la raggiunse. Si sedette anche lui, di fianco a lei e gli fece la stessa domanda di prima. 

-Stavo pensando... che tra poco rimarrò da sola... tutte le mie amiche si sono fidanzate, si sposeranno avranno dei figli... e io non voglio fare il terzo incomodo... io non ho nessuno, e per di più, l’amore che provo per una persona non è sicuramente ricambiato, quindi è come se continuassi a buttarmi a capofitto in un burrone. L’unica soluzione ormai è diventata risolvere i problemi degli altri... perché non sono capace a risolvere i miei... scusa. Sono una stupida, ti sto raccontando cose senza senso.- 

Inuyasha le cinse le spalle. La solitudine faceva male e lui lo sapeva più di chiunque altro. Lei si appoggiò sulla sua spalla e continuò a versare lacrime che neanche lei sapeva spiegare. Quando Ayame le aveva detto che si era fidanzata era felice, ma poi vide la sua vita scivolare via. 

-Non penso... ma mal che vada finirai come me, rinchiuso in casa dalla mattina alla sera.-

La voce gli uscì con molta ironia e ciò fece sorridere la ragazza. In fin dei conti, Inuyasha non era per niente cattivo, anzi tutto il contrario. 

-Allora posso venire da te? Faremo i reclusi insieme!-

Chiese lei. Infondo ci sperava, in un si. Indirettamente lei gli aveva chiesto di restargli vicino. Inuyasha annuì varie volte sempre più convinto. Rimasero in silenzio finché Inuyasha non iniziò a tossire. Si stava congelando. Tornarono in camera e Kagome lo aiutò. Una volta messo a letto fece per andarsene, ormai soddisfatta di quella sua taciturna risposta, ma il ragazzo la fermò, afferrandole dolcemente la mano. 

-Rimani qui un altro po’.-

Kagome in imbarazzo si sedette sul letto e lui con un gesto brusco la fece stendere di fianco a lui. La ragazza sussultò appena appena lui l’abbraccio da dietro.

-Sei una stupida- 

Le disse, ma questa volta nella sua voce non c’era derisione, non c’era scherno... c’era solo Inuyasha. Inuyasha lo sentiva, non poteva rimanere senza di lei, piuttosto si sarebbe ucciso e questa volta lo avrebbe fatto davvero. Però non poteva stare con lei, almeno finché c’era Warui, nascosto nell’ombra. Poco a poco si stava convincendo anche lui. Lo avrebbe sconfitto, lo avrebbe fatto per lei. E senza accorgersene i due si addormentarono così, ancora vicini, ancora insieme in un dolce e doloroso amore silenzioso. 

 

Salve! 

Scusate ma con l’inizio della scuola ho avuto qualche problemino! Non so quando riuscirò ad aggiornare ancora la storia... io spero al più presto! 

Arrivederci e a presto!

Romanticgirl02

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: L’inferno che mi aspetta ***


Si risvegliò abbracciata da un caldo tepore. E mentre era ancora nel limbo che divide il sogno e la realtà pensò che in fondo quel calore le piaceva, e, mentre riapriva gli occhi, realizzava di essere abbracciata da dietro. Si mise seduta e si guardò attorno spaesata. Dov’era? A casa No Tashio sicuro, ma in quale stanza? Il suo sguardo cadde sul ragazzo che ancora dormiva beatamente accanto a lei. Stava ancora sognando? Si diede un pizzicotto. No non stava sognando. Dolcemente rimase per qualche secondo a fissare i lineamenti del ragazzo. “Chissà...” sospirò. La schermata del portatile sulla scrivania si accese all’improvviso e la stanza fu riempita da un rumore assordante. Inuyasha mise la testa sotto al cuscino cercando di attutire il rumore borbottando qualcosa. Kagome andò a vedere. Erano i signori No Tashio. Si sistemò un pochino e rispose.

-Buon giorno!- 

Disse la ragazza il più raggiante possibile. 

-Oh cara, buon giorno! Allora come va? Come sta Inuyasha? Non sta ancora tanto male vero?-

La signora Izayoi tartassò Kagome di mille domande e mentre lei le rispondeva pazientemente, il soggetto della conversazione aveva trovato il coraggio di aprire gli occhi. Il suo sguardo spuntò da sotto il cuscino e si posò svogliato sulla sveglia. Sbattè varie volte le palpebre ma non si sbagliava. Si alzò e andò dietro a Kagome. Appoggiò violentemente una mano sulla scrivania e con uno sguardo omicida si scagliò contro i genitori.

-Vi rendete conto di che ore siano? Sono le 5... LE 5! Se proprio dovete chiamare almeno fatelo in un orario decente!- 

Inuyasha si appoggiò lievemente sulla schiena di Kagome e la ragazza arrossì a quel contatto involontario. 

Continuarono a parlare per un po’ e una volta rassicurato anche Inu No Tashio i due potettero tornare a dormire. Il ragazzo si ristese e così la imitò anche la ragazza. Rimasero a guardare il soffitto ma ormai il sonno lo avevano perso. Volente o nolente Kagome si alzò e andò disotto a preparare la colazione. Poco dopo lo raggiunse anche Inuyasha. Consumarono il pasto in silenzio scambiandosi di tanto in tanto un’occhiata. Una volta finito il ragazzo appoggiò il gomito sul tavolo e con la mano si resse la testa. Osservò Kagome mettere a posto e la sua mente tornò alla sera prima. Se l’era sognato? E chi poteva dirlo. Intanto la ragazza sentendosi osservata compieva movimenti piuttosto impacciati. Una volta finito tornò a sedersi anche lei. Guardò velocemente l’orologio: le 6.30. E ora? Uscire? No faceva troppo freddo, massimo nel pomeriggio. Un film? Nessuno dei due sarebbe stato attento troppo allungo. Ritornò con la memoria a quando lei era bambina ed era ammalata. Una volta che le passava il mal di testa sua madre le diceva di fare i compiti per non rimanere indietro e lei li faceva. Ma ora la scuola l’avevano finita e mettersi a fare i compiti era improponibile. 

-Quindi che si fa?- 

Chiese infine rassegnata. Inuyasha che stava aspettando degli ordini da lei si trovò completamente impreparato. La guardò per qualche secondo e infine alzò le spalle. 

Giochi di società? Non erano più bambini... poi si guardò in torno e infine gli venne in mente un idea.

-Cuciniamo...-

La ragazza lo guardò interrogativa. Aveva capito bene? Voleva cucinare? Si, l’idea piaceva anche a lei. 

-E cosa vorresti cucinare?-

Il ragazzo sbuffò, mica poteva pensare tutto lui. Ci pensò qualche secondo e infine propose una torta. Si alzarono e si misero a cercare gli ingredienti. 

-Vediamo, per una torta che si rispetti non può mancare la panna montata!-

Esclamò Kagome tutta allegra.

-E il cioccolato- 

Disse Inuyasha.

-Bhe allora anche le-

-le fragole?- 

Le ragazza lo guardò e sul viso di Inuyasha si dipinse un sorrisetto malizioso. Ricambiò il suo sorriso è una volta trovati tutti gli ingredienti si misero ai fornelli. Si divisero i lavori e in un batter d’occhio la base fu pronta. Misero su della musica e continuarono a preparare la torta. Il momento più bello fu quello della guarnizione. Magari prese il sacchetto con la panna e iniziò a fare quelle deliziose e morbide decorazioni.

-Inuyasha, guarda!-

E appena il ragazzo si girò Kagome prontamente gli mise della panna sul naso. Inuyasha preso alla sprovvista, prese il cioccolato rimasto e glielo spalmò su una guancia. 

-Ma che fai!-

-Hai iniziato tu!- 

E ben presto finì in una vera e propria lotta. Alla fine di tutto la panna e il cioccolato era più su di loro che sulla torta. Almeno le fragole si erano salvate. Kagome guardò Inuyasha e scoppiò a ridere, anche la bocca di lui sorrise. Come si erano conciati. I capelli arruffati con il viso sporco di panna e cioccolato. Misero la torta in frigo e iniziarono a darsi una ripulita.

-Hai ancora del cioccolato in faccia-

La ragazza provò a pulirai varie volte ma con il solo risultato di macchiarsi di più. Inuyasha allora passò il pollice sulla guancia di lei, per poi posarsi sulle labbra. Rimase fermo per qualche secondo e così fece lei. Il cuore della ragazza iniziò a battere più velocemente, nella sua testa partirono mille domande. La voleva baciare? Lei glielo avrebbe lasciato fare. Lui senza accorgersene si chinò sempre più vicino a lei, sarebbe bastato un tocco e mai più si sarebbero lasciati. Inuyasha era attirato come una calamita. Prese il volto di lei tra le dita e si abbassò. Poteva sentire il respiro irregolare di lei che si mischiava a quello di lui. Poi lo schiaffo sul viso di lei. La nause, il giramento di testa. Inuyasha si allontanò il più in fretta possibile. Si chiuse in camera sua e restò ad agonizzare con la schiena appoggiata alla porta. Fremeva, digrignava i denti, si mordeva il braccio fino a farlo sanguinare. Poi quando tutto passò, si lasciò cadere sul letto in un bagno di sudore, la febbre era tornata e ora la sentiva più che mai. Lui era pericoloso, lui doveva tenere lei lontana. Una lacrima gli rigò il volto, lui la voleva ma non poteva averla e per di più l’aveva picchiata. Intanto Kagome rimasta sola nella cucina si toccò la guancia bruciante e pianse in silenzio. Per il resto della mattinata non si videro. I rintocchi dell’orologio appeso alla parete creavano un odioso contrasto con il silenzio della casa. Con un po’ di coraggio Kagome bussò a quella porta chiusa, ma non ricevette nessuna risposta. Provò ad aprirla ma la trovò chiusa a chiave. 

-Inuyasha, apri... per favore-

Ancora niente, iniziò a bussare sempre più preoccupata, fu invasa da vuoi pensieri e dentro di lei cercava la forza per non crederci. 

-Inuyasha... Inuyasha!- 

Riprovò ancora e ancora ma lui non le aprì. Riprese a piangere e si sedette appoggiando la schiena alla porta. Pregò cercando di scacciare i brutti pensieri. Non poteva immaginare che nel silenzio di quella tetra stanza il ragazzo era a sua volta appoggiato alla porta e l’ascoltava silenzioso singhiozzare. Arrivarono a cena senza aver mangiato ne parlato. Kagome preparò qualcosa e lo lasciò davanti alla porta. Bussò tre volte. Niente.

-Ti lascio la cena sulla porta... ti prego...-

Detto questo se ne andò nella sua stanza. Aveva faticato a mangiare, ad ogni boccone il suo stomaco si contorceva. Appoggiò le dita sulle labbra. Lo schiaffo era niente rispetto al suo tocco. Sentiva ancora le dita di lui accarezzarla, delineando le sue labbra. Senza accorgersene si addormentò. Quella notte sognò. Una villetta di campagne le si parava davanti. Un bambino le correva incontro chiamandolo mamma. Poi sulla veranda un uomo teneva in braccio una bambina e la cullava tra le sue braccia possenti. Appena lui la notò le sorrise. Lei rimase imbambolata a fissarlo. Chi era quell’uomo? Non riusciva a vederlo la faccia. Poi d’un tratto tutto cambiò e si ritrovò in una cupa stanza d’ospedale. Le macchine che suonavano incessanti, il loro bip risuonava indisturbato nel silenzio. Nel lettino c’era un uomo con gli occhi bendati. 

-Sei tu vero?-

Chiese poi l’uomo. Lei senza rendersene conto ripose di si, e lui sorrise... Era lo stesso uomo che si trovava sulla veranda. Gli occhi di lei si inondarono di lacrime. 

-Morirò lo sai?-

Disse poi l’uomo.

-Penso sia arrivato il momento di salutarci... mi dispiace solo non averti dato una vita perfetta, di averti fatto soffrire... mi dispiace che sia finita così. Ti avevo promesso che mai ti avrei lasciato sola... eppure eccomi qui... ti avevo detto di starmi lontano... ma tu hai sempre fatto di testa tua. E adesso tu sei triste perché uno come me se ne sta andando... trovati qualcuno, qualcuno che possa realizzare i tuoi desideri, qualcuno che ti rimarrà davvero per sempre vicino...Kagome- 

Si svegliò che ancora stava piangendo. Sentì uno scricchiolio e scattò in piedi. Iniziò a correre a si buttò sulla porta appena aperta. Lo abbracciò continuando a piangere, dentro di lei sapeva che l’uomo del suo sogno era Inuyasha e mai e poi mai voleva che tutto finisse così. Inuyasha rimase fermo, in mobile. Qualunque movimento avrebbe fatto, Warui si sarebbe scagliato contro Kagome. Dopo poco le gambe cedettero ad entrambi e si ritrovarono in ginocchio abbracciati e muti. In tornò a loro il tempo si fermò. Era come se all’improvviso si ritrovassero sospesi su una soffice nuvola d’oro in mezzo al cielo, così lontani, così irraggiungibili. Poco a poco Kagome si addormentò. Inuyasha la sollevò e l’adagiò dolcemente sul suo letto. Le scostò i capelli dal viso bagnato di lacrime, guardò il suo ventre alzarsi e abbassarsi in un ritmo regolare. Si diresse verso la scrivania e prese dal cassetto la lettera. “Sono lunatico” pensò tra se e se. Mai il suo mondo aveva preso una scossa così forte. Ora che si sentiva amato da un estranea che poco a poco aveva iniziato a conoscere, ora che anche lui amava qualcuno... dopo essersi passato la busta tra le mani un paio di volte la rimise nel cassetto e al suo posto tirò fuori un album di fotografie. Le sfogliò stando attento a non rovinare quei ricordi ormai sfumati dalla sua mente. Foto di lui, foto di una famiglia, di un amicizia. Foto di persone che nonostante tutto erano ancora qui. Spostò lo sguardo su Kagome che ora dormiva beata. 

“Grazie”. Mimò queste parole con le labbra, riaprì il cassetto e mise la lettera sulla scrivania. Si vestì pesante e diede un ultima occhiata alla casa in cui aveva sempre vissuto e subito la nostalgia lo pervase. I ricordi che aveva sigillato d’un tratto scoppiarono. “Addio mamma, addio papà, addio Sesshomaru, addio Rin, addio Miroku, addio Sango... addio... Kagome” e mentre sussurrava al vento i suoi saluti intraprese il suo cammino. Dove? Magari verso l’inferno che lo aspetta. 

 

Salveee!

Allora, come state? Scusate ma purtroppo non riesco a sta dietro con i tempi. Mi rendo conto che non è giusto nei vostri confronti... cerco di postare il prima possibile ma c’è sempre qualcosa che me lo impedisce... bando alla chance! Sinceramente pensavo che la storia sarebbe durata meno... molto meno. Però penso di continuare a scriverla ancora per un po’....

Ditemi cosa ne pensate! A presto, Romanticgirl02.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Fratelli ***


La neve cadeva candida. Ad ogni respiro si formava una vaporosa nuvoletta di fumo bianco. Rientrò in casa infreddolita e priva di forze. Riprese in mano il telefono e compose un nuovo numero. Squillò per qualche secondo poi attaccò la segreteria. 

-Rin ti prego, appena sentì questo messaggio richiamami, immediatamente!- 

Si buttò distrattamente sul divano e prese dalla sua tasca la lettera che aveva trovato al posto suo la mattina. L’aveva cercato in lungo e in largo ma non lo aveva trovato. Si era disperata, aveva pianto, era uscita a cercarlo ancora in pigiama, aveva urlato il suo nome, l’aveva chiamato... intorno a lei ergeva il vuoto. Solo il freddo le teneva compagnia. Non sapeva dove fosse e per di più lo aveva lasciato andare via. Come una stupida si era addormentata tra le sue braccia mentre cercava rassicurazione. 

“Stupida, stupida, stupida” pensò stringendosi al petto quella lettera che ormai aveva letto e riletto. Più che una lettera assomigliava ad un diario. Sopra vi erano scritti i pensieri di lui da quando sentì per la prima volta la presenza di Warui fino alla sera precedente. 

“Se state leggendo questa lettera, probabilmente me ne sarò andato, e poiché è stata una mia decisione ho pensato di spiegarvi qualcosa riguardo a tutto questo casino” 

La ragazza sorrise amaramente. Nonostante fossero passati anni già da tempo aveva pianificato di andarsene. La lettera, le parole giuste, come, dove e quando. Ma a quanto pare non ci era mai riuscito... finché non è arrivata lei. Le si strinse il cuore e avrebbe voluto morire. Se lui se n’era andato a morire da solo da qualche parte, lontano da tutti era solo colpa sua. Lui poteva aver scritto il contrario in quelle pagine ma lei non riusciva a credergli. 

-È tutta colpa mia...- 

Il telefono squillò liberandola dai suoi pensieri, corse a rispondere frettolosamente. 

-Pronto? Rin?-

-Ciao Kagome! Cosa sta succedendo? Con quei messaggi mi hai spaventata! Inuyasha ti ha fatto qualcosa?-

Kagome iniziò a piangere dando di nuovo libero sfogo a se stessa. Gli raccontò tutto per filo e per segno e intanto dall’altro capo del telefono stavano già facendo i bagagli per tornare. Tutto era tremendamente confuso e ingiusto. Appena finita la chiamata si Kagome si risedette sul divano e chiuse gli occhi, sognando ancora una volta quel ragazzo che l’aveva stregata. 

Sesshomaru era arrabbiato. Dopo tanto tempo era riuscito ad organizzare una vacanza con la sua dolce Rin e quello stupido di suo fratello aveva deciso di sparire. Mentre era al volante la rabbia ribolliva dentro di lui e ascoltava taciturnamente le domande della ragazza che presto avrebbe sposato. 

-Secondo te... Inuyasha... è... è...-

Rin non riuscì a finire la frase che iniziò a piangere disperata e Sesshomaru diede una brusca frenata davanti ad un semaforo rosso. Si voltò verso di lei e le cinse le spalle con il braccio. 

-Spero per lui che sia ancora vivo... altrimenti ridurrò il suo corpo in brandelli talmente piccoli che farai fatica a ricordarti di lui.- 

Per quanto brusca e macabra, Rin trovò la rassicurazione del suo amato alquanto positiva. Lei lo sapeva che lui a modo suo gli voleva bene ma non lo avrebbe mai ammesso. Ci misero due ore prima di arrivare davanti ai cancelli della casa. Tra la neve e il traffico e qualche sosta per il mal d’auto alla fine erano arrivati. Si sbrigarono ad entrare e trovarono Kagome sul divano che li aspettava. Le amiche si corsero incontro singhiozzando. Sesshomaru sentendosi fuori posto uscì annunciando che sarebbe andato a cercarlo. 

Suo fratello è sempre stato uno a cui piacevano i posti affollati. Era bravo ad intrattenere le persone, forse anche meglio di lui. Eppure se mai voleva stare da solo, c’erano pochi posti in cui sarebbe andato. Arrivò in un vecchio paesino di campagna accessibile anche con i pullman. Svoltò per una strada sterrata e in poco tempo si ritrovò davanti un ponte barcollante. Fermò la macchina nera laccata e scese. Si guardò in torno notando quanto la neve avesse reso bellissimo quel posto. Il ghiaccio scintillava riflettendo luci colorate sul terreno. Il fiume scorreva con un andatura lenta e regolare. A prima vista non sembrava molto alto, ma se ci si sporgeva si faticava a vedere il fondo. Sesshomaru iniziò silenziosamente la sua ricerca. Sapeva di trovarlo lì, era sempre più convinto. E infatti lo trovò. Inuyasha sedeva sulla neve tutto tremante. Guardava l’acqua scorrere con occhi pensierosi. Sesshomaru si avvicinò a lui.

-Quindi sei ancora vivo.-

Inuyasha sobbalzò. Non lo aveva sentito arrivare. Si alzò velocemente e si diresse a gran velocità su quel ponte malandato che li aveva sempre retti quando loro erano piccoli. Il vento soffiava leggero e scompigliava i capelli di Inuyasha ormai candidi come la neve. Si sedette sulla ringhiera del ponte e aspettò. Sesshomaru lo guardava notando in lui cambiamenti che mai aveva visto. Per una volta rivide il suo fratellino piagnucolone, il fratellino che per ogni problema o novità correva da lui. Vide il suo volto scavato, gli occhi stanchi di chi ne ha passate troppe. Rimase fermo ad osservarlo ancora. Si trovò indeciso sulle parole. Al primo sbaglio cosa sarebbe successo? Non voleva pensarci. 

-Quindi hai deciso di suicidarti?-

Inuyasha addrizzò le orecchie ma non rispose.

-Gentile da parte tua... davvero... sopratutto dopo aver fatto dannare mamma e papà per tutti questi anni... è così che li ringrazi?- 

-Bhe... di pensieri non glielo darò più così... no?-

La voce di Inuyasha uscì tremante, spaventata e alquanto malinconica. Sesshomaru socchiuse gli occhi.

-Oh certo... così finalmente farai la cosa giusta. Finalmente smetterai di darci inutili problemi... infondo sei solo un depresso gravemente malato di una malattia che tu stesso ti sei procurato.- 

Forse le sue parole uscirono troppi taglienti, tant’è che vide, per un attimo, l’immagine di Inuyasha buttarsi di sotto e non fare più ritorno. 

-Quanto può far male la verità, Inuyasha? Prima di rispondere pensaci bene... sopratutto ora che hai lasciato solo un’insulsa lettera ad una ragazza che a quanto pare ti ama... probabilmente quella poveretta ora si starà addossando tutte le colpe...- 

Inuyasha si girò verso di lui senza capire. Voleva veramente che lui morisse?

-Si può sapere a cosa sei venuto a fare? Quella lettera l’ho...-

-Quella lettera è una vera schifezza. Certo che per quanto andassi bene a scuola nei temi facevi proprio schifo.- 

Inuyasha guardò il fratello con una strana espressione sul volto. 

-Cos... come fai a sapere quello che ho scritto nel.. nella lettera?- 

Chiese infine incredulo.

-Devi imparare a nascondere meglio le tue cose. L’ho letta di pari passo mentre la scrivevi, anche nell’ultimo periodo. Era divertente leggere i tuoi problemi da moccioso...  ti stai chiedendo quando l’ho letta? Mentre tu dormivi. Mamma e papà non te lo hanno mai detto ma abbiamo fatto tipo sei o sette copie della chiave della tua stanza... non si sa mai.-

Inuyasha era allibito. Suo fratello ha sempre saputo tutto... e per di più cosa diceva? Che si era inventato tutto lui? Che Warui lo aveva creato lui? Le parole gli morivano in gola e non trovava la forza di rispondere. Intanto il vento si era alzato e le assi del ponte scricchiolavano rumorosamente. 

-Per...perché? Perché? Tu hai sempre saputo tutto e non hai fatto niente!-

Inuyasha accusò suo fratello. Senza accorgersene aveva iniziato a piangere. 

-Ah quindi ora è colpa mia. Ma certo diamo la colpa al fratello.-

Disse Sesshomaru alquanto sarcastico. 

-Secondo te Warui me lo sono inventato vero? Certo, è chiaro. Ora pensi anche che lui non esista vero?-

-Infatti... lui non esiste-

Lo interruppe bruscamente Sesshomaru. Ormai il tempo della chiacchierata stava per finire. Vedeva coi suoi occhi che ormai Inuyasha era al limite... e anche il ponte. 

-Non mi hai ancora risposto... quanto può far male la verità?-

-Mi spieghi che cazzo di senso ha questa domanda? Può fare male come può non farne.-

Rispose lui.

-Bene, allora vuoi veramente morire?- 

Il fischio sordo delle assi che si spezano. Una risposta tardata ad arrivare. Inuyasha chiuse gli occhi, ormai pentito delle sue azioni aspettò il contatto con l’acqua fredda. Il suo ultimo pensiero lo volle rivolgere ancora a Kagome... un braccio svelto lo prese al volo e lo trascinò con se sulla neve. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò ad abbracciare il fratello piangendo come un bambino. I cuori di entrambi batterono all’impazzata cercando conforto in quell’abbraccio fraterno. Sesshomaru si staccò dall’abbraccio, si alzò e si diresse verso l’auto. Inuyasha lo segui in silenzio ancora singhiozzante. Salirono ed accesero il riscaldamento.  

-Ma guarda alla fine devo sempre venire a riprenderti... sei proprio ancora un bambino-

Inuyasha non disse niente. Partirono e fecero ritorno a casa. Durante il viaggio Inuyasha, stanco di rimanere in silenzio pose una domanda a Sesshomaru. 

-Perché dici che me lo sono inventato io e che Warui non esiste?- 

Sesshomaru lo guardò di sottecchi. 

-Perché te lo dissi io che esisteva.- 

Inuyasha non capì e Sesshomaru vedendo il grande punto di domanda sul volto del fratello sospirò.

-Quando eri piccolo non finivi mai di fare dispetti agli amici di papà. Non che fossero belle persone però ogni volta ci finivo di mezzo anch’io. Così un giorno ti dissi:” se non la smetti diventerai Warui. Un essere cattivo che fa del male alle persone! Più ti comporti male, più lui prende il controllo di te”. Ti misi a piangere e promettesti che mai più ti saresti comportato male... me lo ero inventato. Poco tempo dopo non ne parlammo più di Warui anche perché io me n’ero completamente dimenticato. Era solo una sciocchezza detta ad un bambino... che a quanto pare non è mai cresciuto...- 

Inuyasha rimase in silenzio davanti alla velata presa in giro. Rimase in silenzio a rimarginare sulle parole del fratello. Pure lui si era completamente dimenticato dell’accaduto. E allora perché a distanza di anni Warui era tornato? Entrarono in casa e le ragazze gli corsero incontro si accasciarono a terra dando ad Inuyasha dello stupido. Sesshomaru prese con se Rin e Inuyasha abbracciò con forza Kagome. Dopo un po’ si misero nel salotto. Rin preparò un the caldo. E mentre Inuyasha si riposava sul divano, Sesshomaru prese da parte Kagome e le racconto quello che poco prima aveva raccontato al fratello. Il volto della ragazza si illuminò. Ora tutto era chiaro, aveva capito come aiutare Inuyasha. Tornarono in salotto e trovarono Inuyasha addormentato. Lo coprirono con una coperta e lo lasciarono riposare in pace. I genitori e gli amici di lui li raggiunsero soltanto il giorno dopo e tra lacrime, sorrisi e confessioni, era arrivato il momento di una riunione famigliare. Si sedettero tutti al tavolo da pranzo e si comportavano coma una banda di criminali mentre progettavano una rapina. E per non rendere ancor più tragica la situazione Kagome chiese espressamente ai presenti di comportarsi come se fossero in un aula di tribunale... a quella richiesta tutti la guardarono come se fosse pazza. Così gli spiegò il giochetto che si era preparata al sera precedente, poiché a parole non si sarebbe mai fatta capire. Diede i ruoli a tutti i presenti. Inuyasha ovviamente era l’imputato, Kagome l’avvocato difensore, Izayoi il giudice, Rin,Miroku e Izayoi i testimoni, Sango la corte mentre Sesshomaru e Inu No Tashio gli avvocati d’accusa. Iniziarono a giocare, parlarono, scherzarono, si divertirono. Con un semplice gioco Kagome aveva fatto capire a tutti la situazione. Inuyasha quella sera alla festa, deve aver revocato senza volerlo o senza pensarlo la presenza di Warui e inconsciamente l’ha fatta diventare parte di se, dandogli un aspetto, un carattere e addirittura una voce e un corpo... il suo. In poco parole, se Inuyasha avesse smesso di pensare a Warui o di sentirsi una brutta persona col tempo la presenza lo avrebbe abbandonato. 

-In pratica, il cervello di Inuyasha ragiona così: succede qualcosa di diverso? Lui non reagisce come Inuyasha ma pensa, cosa farebbe Warui? E di fatto senza volerlo si comporta come tale. Per aiutarlo basta costringerlo a fare cose che non vuole o dirgli di fare il contrario di ciò che vorrebbe fare. In pratica contestarlo... almeno quando si è sicuri che ha torto.- 

Kagome alla fine del gioco aveva fatto una diagnosi completa lasciando di stucco i presenti, sopratutto Inuyasha. Una soluzione così semplice per un problema così complicato? Solo Kagome avrebbe potuto pensare a questo. 

-Ah un ultima cosa... Inuyasha non devi dormire da solo. D’ora in avanti devi sempre dormire con qualcuno... tanto lo spazio ce l’hai.- 

La guardò allibito e per un attimo ci furono di nuovo solo loro due. 

-Che cosa? Ma che sei impazzita di colpo?-

Kagome scosse la testa ripetutamente.

-Devi pensarla come la paura del buio. Come fai a dormire se ai paura?-

-Ci convivo-

Rispose lui scettico. La ragazza alzò gli occhi al cielo.

-Dormi con qualcuno che ti assicura che niente e nessuno possa farti del male! Ma sei sicuro di aver avuto un infanzia?!!-

Tutti scoppiarono a ridere. Era incredibile, sembrava che tutto quello che era successo il giorno prima fosse svanito. Più Inuyasha ci pensava e più gli sembrava insensato. Ma poiché ormai non poteva tirarsi indietro decise di assecondare la ragazza... si pentì subito. Tirando a sorte con una bottiglia, quella sera Inuyasha si ritrovò a dormire nello stesso letto con suo fratello. 

 

Salve!

Ecco un altro capitolo scritto e concluso. Vorrei precisare che non volevo rendere troppo depressa questa storia, anche perché le persone nella vita hanno fin troppi problemi... quindi ho voluto aggiungere qualche parte comica con Sesshomaru. Spero vi piaccia! 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Tutto ma niente ***


Per un attimo Sesshomaru pensò che quella ragazza potesse davvero in qualche modo aiutare suo fratello, ma dopo quel brutto scherzo che gli aveva tirato in faccia, il suo unico pensiero era di farla sparire dalla faccia della terra. Girò la pagina del suo libro prestando poca attenzione alla persona con cui stava condividendo il letto... gli sarebbe piaciuto girarsi e trovare la sua Rin dolcemente addormentata nel mondo dei sogni, ma purtroppo l’unico brutto muso che vedeva era quello del fratello. Inuyasha dal canto suo non sapeva cosa fare da quanto non dormiva con qualcuno? “Da poco” gli ricordò la sua strana coscienza... arrossì al sol pensiero del corpo di Kagome stretta tra le sue braccia, all’odore di lei e si sorprese di quanto tutto ciò si fosse incastrato per bene nella sua memoria. Si girò su un fianco cercando di non pensarci e si ritrovò a fissare suo fratello che non lo degnava neanche di uno sguardo... almeno era ciò che pensava lui... per quanto ridicola e assurda fosse quella situazione, entrambi i fratelli rimasero calmi per buona parte del tempo. Non una parola, non un respiro fuori luogo. Ad un certo punto Inuyasha, stanco di fissare il fratello, si alzò e a passo felpato fece per uscire dalla stanza.

-Dove vai- 

Chiese con voce incolore Sesshomaru. 

-A prendere dell’acqua- 

Rispose lui altrettanto calmo. Ma appena abbassò la maniglia una vena maliziosa in lui iniziò a pulsare...

-così presto sarai padre...-

-come se non lo sapessi già-

Lo interruppe brusco Sesshomaru facendogli ben notare di non voler continuare la conversazione. Ma poiché la sua presenza infastidiva Inuyasha, il ragazzo decise di continuare.

-Come è stato? Quante volte? 3,4? Oppure al primo colpo?-

Il suo sguardo si incrocio con quello ambrato di Sesshomaru. Una persona saggia l’avrebbe finita lì, ma ormai come aveva imparato, se Inuyasha non voleva una persona la costringeva ad andarsene. 

-E chi è stato a prendere l’iniziativa? Tu? Mmmm... questa è una domanda interessante, la dolce e focosa piccola Rin oppure il freddo e diretto Sesshomaru... sai non riesco ad immaginare come sia Rin sotto le coperte...-

Il libro che teneva in mano Sesshomaru ora giaceva ai piedi di Inuyasha. Lo aveva sfiorato scontrandosi contro il legno della porta. Inuyasha sorrise senza togliersi quel ghigno malizioso.

-Bhe... a quanto pare... è piuttosto brava...- 

Come un fulmine Sesshomaru gli fu addosso, ma Inuyasha aveva già aperto la porta. Iniziò così una corsa sfrenata. Inuyasha corse giù per le scale cercando di non inciampare, seguito molto più lentamente dal fratello che intanto pensava a dei modi per ucciderlo. Nel sentire tutto quel rumore e quel fremito di passi, gli altri ragazzi che erano rimasti a chiacchierare per tutto il tempo nella sala da pranzo osservarono la scena. A dividere i due c’era solo il divano. Inuyasha corse dietro le spalle di Rin cercando protezione dall’indole violenta del fratello. 

-Rin fermalo mi vuole uccidere!- 

Rin lo guardò senza capire e spostò varie volte lo sguardo sul suo amato. Era raro trovare il suo uomo così arrabbiato. Qualunque cosa Inuyasha avesse combinato non sarebbe bastata Rin a fermarlo. Da dietro le spalle di Rin, Inuyasha non poté che beffeggiare il fratello sorridendo alla vittoria, ma prima ancora che Rin proferisse parola, Kagome notando lo sguardo del ragazzo, con un gesto fulmineo lo prese per un orecchio. 

-Inuyasha, insomma, comportati bene! Cosa hai combinato questa volta?- 

Kagome non aveva badato a tante cerimonie, ormai aveva imparato a gestirlo. Come era finita innamorata di un ragazzo del genere? 

Inuyasha si dimenò varie volte ma la presa della ragazza non si allentava. Inuyasha si fermò e roteò gli occhi al cielo.

-Mamma mia, non ci si può neanche divertire un po’... e poi quello depresso sarei io- 

In quella affermazione uscita dalle labbra del ragazzo Kagome notò una nota che stonava. Pensò di esserselo immaginata e continuò la ramanzina seguita poi da tutti i presenti. Una volta soddisfatti Inuyasha prese il suo bicchiere d’acqua e tornò in camera sua. Seguito a passo rilento da Sesshomaru che svogliatamente raggiunse la stanza. Si distesero entrambi sul letto. Inuyasha rimaneva sull’attenti e Sesshomaru per quanto avesse voluto strangolarlo raccolse il libro lo mise a posto e spense la luce non appena si fu steso. Rimasero a guardare il soffitto cercando di prendere sonno. Ormai Sesshomaru si era messo il cuore in pace, doveva fare da balia al fratello per una notte e non di più. Chiuse gli occhi e proprio mentre stava per assopirsi gli giunse all’orecchio un borbottio scontroso. Con la coda dell’occhio guardò il fratello che era rimasto immobile con la testa leggermente inclinata da un lato. Che si fosse già addormentato? Sesshomaru lo sperava di cuore. 

-senti...-

Inuyasha riprovò a parlare ma Sesshomaru lo fermò bruscamente. Inuyasha si rigirò sul fianco e riprese a guardare Sesshomaru. Il primo aveva lo sguardo imbronciato come un bambino a cui hanno proibito di andare su un gioco, mentre il secondo iniziò a sbuffare, peggio di una locomotiva a vapore. Nel buio però poté notare lo sguardo di Inuyasha farsi cupo. Inuyasha abbassò la testa concentrandosi sul materasso. 

-Come ci si sente ad essere padre?-

Inuyasha parlò senza volerlo. Il tono della sua voce non era più quello malizioso di prima, aveva assunto un tono triste, quasi nostalgico. 

-Non saprei spiegartelo, ci si sente bene e basta- 

Gli rispose Sesshomaru. Nel buio vide il fratello sorridere. 

-Bene...-

Sospirò infine Inuyasha. Smisero di parlare e poco dopo si addormentarono. Nonostante queste poche parole Sesshomaru si sentì più vicino al fratello e iniziò a provare, anche se pur di pochissimo, pena per lui. Infondo Inuyasha aveva buttavo via “i migliori anni della sua vita”. 

Il risveglio del mattino seguente fu abbastanza strano. Furono svegliati dal flash di una macchina fotografica, delle risatine e dal parlottare di due donne. Appena Sesshomaru riprese del tutto conoscenza di ritrovò un enorme perso sullo stomaco, il suo braccio era attorcigliato attorno a qualcuno. Quando focalizzò il problema rabbrividì. Inuyasha stava dormendo beatamente sopra di lui, mentre il suo braccio lo stringeva ossessionatamente. Disgustato lo buttò con forza giù dal letto facendogli sbattere la testa sul pavimento. Un po’ dolorante Inuyasha si massaggiò il capo ma come se niente fosse successo risalì sul letto, scavalcò il fratello e riprese a dormire beatamente sotto lo sguardo divertito di Rin e di Izayoi. Sesshomaru pensò a come suo fratello potesse essere così strano, l’aveva abbina buttato giù dal letto e lui era tornato a dormire. Rin corse ad abbracciarlo e si scambiarono un piccolo bacio sulle labbra.

-Buongiorno!-

Gridò lei radiante. Da sotto alle coperte iniziarono a provenire strani gridolini. Sesshomaru con uno strattone tolse le coperte ad Inuyasha che era già ricaduto in un sonno profondo. Stava dormendo e ridendo allo stesso momento. Rin sorrise felice e Sesshomaru si portò una mano sulla testa ormai esausto. La coppia si alzò e se ne andarono lasciando Inuyasha da solo. Appena i due furono usciti aprì gli occhi di scatto e rimase fisso a guardare il soffitto. Si sentì, debole, sconfitto, aveva perso contro suo fratello. Sesshomaru aveva una vita perfetta, una moglie, un figlio,un lavoro... ma lui? L’aveva davvero una vita? I brutti pensieri ripresero a girare vorticosamente, delle voci sempre più forti continuavano a sussurrare “uccidi” “uccidi il bambino”. Si rigirò più volte nel letto in preda al panico, voleva davvero arrivare a tanto? La testa gli doleva, avrebbe voluto riaddormentarsi, poi la maniglia scattò e mostrò il viso solare della sola ragazza che sapeva riportargli la pace. 

-Buongiorno! Dormito bene? Tieni, sono antidepressivi, ne devi prendere due al giorno, uno la mattina e uno alla sera, mi raccomando sempre alla stessa ora...-

Kagome prese la rincorsa e si lanciò in un discorso infinito che Inuyasha ascoltò solo per metà. Si alzò dal letto, le passò di fianco e con uno scatto improvviso si fiondò su di lei facendola cadere nel letto. Lui sopra di lei e lei sotto di lui. Si guardavano, si scrutavano, forse cercavano la stessa cosa o forse no, ma di una cosa Kagome era sicura, avrebbe voluto baciarlo, accarezzarlo addirittura dargli piacere. Si vergognò subito di quei pensieri tant’è che arrosì. Inuyasha era ancora fisso a guardarla. Sentiva qualcosa che non si sapeva spiegare, amore? Oppure semplice desiderio di lussuria? 

-Chiudi la bocca ora?-

Gli sussurrò lui a pochi centimetri di stanza da lei. Lei annuì incapace di parlare. I loro cuori battevano all’impazzata, avevano caldo e freddo nello stesso momento. Nei loro occhi si leggeva una punta di desiderio, di brama, ma nessuno dei due era intenzionato a fare la prima mossa. Inuyasha si alzò di scatto sorprendendo Kagome. Prese gli antidepressivi e li mandò giù senza bere il bicchiere d’acqua. Uscì e si diresse in bagno. Si guardò allo specchio e si diede dello stupido. Che cosa gli era passato per la mente? Più cercava di calmarsi più la voglia cresceva. Ci mise 10 o 15 minuti per calmarsi, intanto Kagome cercava di ricomporsi. Appena i loro cuori si calmarono uscirono contemporaneamente dalle stanze e andarono di sotto. Inuyasha mangiò la sua colazione mentre Kagome gli mostrava la tabella di marcia di “riabilitazione”. Inuyasha guardò subito con chi avesse dovuto dormire la  prossima notte, sperando di trovare il nome di Kagome ma lei non c’era. Al suo posto trovò quello di sua madre. Sbuffò e finì la sua colazione in silenzio. 

-Ehi! Mi stai ascoltando?-

Lo richiamò Kagome.

-Non mi va. Non voglio uscire e non voglio gente intorno, chiaro?-

Le rispose lui.

-No-

Gli disse lei. Si scambiarono due sguardi omicidi che avrebbero fatto spaventare chiunque. Come al solito ebbe la meglio Kagome. Si ritrovarono fuori a passeggiare sulla neve come un coppia di innamorati. Per lo più parlava Kagome ma lui l’ascoltava senza lamentarsi. Da lì a poco avrebbero incontrato Miroku e Sango, così avrebbero pranzato insieme. Inuyasha si guardava intorno nascondendo il più possibile il viso sotto la sciarpa. Col tempo aveva covato un odio morboso per le persone. Ok, lui non era una persona modello però avendoci avuto a che fare era arrivato alla conclusione che l’uomo era l’essere vivente più stronzo sulla terra. Sempre a giudicare, a sparlare e a dire cose senza senso. 

-Hey Higurashi!-

Una voce dietro di loro li fermò facendoli girare.

-Hojo! Ma che sorpresa!-

La ragazza lo salutò. Era un uomo più basso di Inuyasha dai capelli castani chiari e gli occhi leggermente più scuri. Aveva tratti alquanto femminili con occhi e bocca perennemente sorridenti. Lui e Kagome iniziarono a parlare. Inuyasha comprese che avevano fatto la stessa scuola media e trai due c’era stato del felling. Vedeva benissimo come Hojo provasse ancora qualcosa per Kagome. Avrebbe voluto intromettersi, ma tutto ciò che fece fu girare i tacchi e riprendere a camminare. Kagome lo notò e scusandosi con Hojo prese una palla di neve e la lanciò dritta in testa ad Inuyasha.

-Dove credi di andare!-

La ragazza lo guardò con rimprovero. Lui dal canto suo la guardò minaccioso facendo rabbrividire Hojo. Mentre lui era ancora lontano vide Hojo parlottare piano con Kagome. Lesse le labbra di lui e come al solito provò odio verso la razza umana. 

-Kagome, non è prudente girare con un tipo come lui. Ha uno sguardo che non mi piace, è pericoloso.-

Hojo era visibilmente preoccupato per lei e Kagome lo guardò senza capire.

-Non devi preoccuparti Hojo. Lo conosco è una brava persona.-

Si guardarono per un po’ e infine si salutarono dopo essersi nuovamente scambiati i numeri di telefono. Kagome raggiunse Inuyasha che riprese a camminare in silenzio fingendo di non dare peso alle parole di quel Hojo. Gli dava fastidio, non si conoscevano neanche e già erano partiti i pregiudizi. Per un attimo si sentì come il dottor Jekyll e mister Hyde. Solo che nel suo caso lui non era ancora morto o tanto meno stato una persona migliore. Teneva le mani in tasca e guardavano avanti con sguardo duro, minaccioso. Kagome infilò una mano nella tasca insieme alla sua. Si fermarono e si guardarono. 

-Andiamo in posto caldo? Ho freddo...-

Ammise lei. Lui annuì ed entrarono in un bar. Presero due cioccolate calde con panna montata. Inuyasha si sentiva ossservato. Dava così tanto nell’occhio? Bhe, i capelli mezzi neri e mezzi argentanti di sicuro non rimaneva inosservati. 

-Dai smettila.-

Disse d’untratto Kagome.

-Di fare cosa?-

Chiese Inuyasha.

-Di essere così imbronciato. È da quando abbiamo incontrato Hojo che fai così!- 

-Be quel tipo è odioso- 

Disse lui in sua difesa.

-Ma non lo conosci nemmeno...-

Cercò di giustificarlo lei.

-Neanche lui mi conosce, non ci siamo nemmeno mai parlati, eppure si permette di giudicarmi... le persone fanno proprio schifo...-

Disse l’ultima frase con un tono più basso ma Kagome lo sentì lo stesso. Sapeva che lui aveva ragione. Gli sorrise dolcemente e bevvero le loro cioccolate. Inuyasha la guardò e rimase a fissarla per un po’ di tempo. 

-Che c’è?- 

Chiese lei guardandosi intorno.

-Hai i baffi- 

Rispose lui. Lei si ripulì in fretta sotto lo sguardo divertito di lui. 

-Scemo- 

Gli rispose lei sorridendo. Pagarono e uscirono dal bar. Andarono nel parco coi cui presto si sarebbero incontrati con Sango e Miroku. Inuyasha la osservava muoversi sulla neve, osservava il suo sorriso. Prese la macchina fotografica che si era portato dietro di nascosto e le scattò una foto. La foto si stampò. La guardò colorarsi e sorrise. Kagome era proprio bella. Riprese il suo cammino, ma qualcuno gli appoggiò una mano su una spalla, lo fece girare e gli mollò un pugno sulla guancia. Inuyasha barcollò leggermente e si tasto la guancia. Dentro di lui la rabbia ribolliva sopratutto dopo essersi ritrovato davanti il ragazzo di prima.

-Che vuoi-

Disse Inuyasha incolore

-Lascia in pace Kagome- 

Disse Hojo. Inuyasha alzò un sopracciglio e gli ricomparve sul volto quel sorriso malizioso.

-Sai lo farei anche, ma lei non vuole lasciarmi, lo capisci? Stiamo talmente bene insieme... poi non ti dico a letto. Non riesce a smettere di urlare di piacere...-

Inuyasha si spostò velocemente evitando un altro pugno da parte di Hojo. Intanto Kagome non sentendo più la presenza di Inuyasha si girò e appena vide quei due litigare corse da loro a perdi fiato. 

-Lei merita di meglio,non certo una persona losca e pericolosa come te!- 

Disse Hojo con ancora il pugno alzato. 

-Una persona come me? E tu che ne sai, non mi conosci nemmeno.-

Rispose Inuyasha alquanto calmo.

-Mi basta guardarti negli occhi per capire che sei un poco di buono. Hai uno sguardo pericoloso e meschino... te lo ripeto un ultima volta lascia stare Kagome- 

Detto ciò Hojo si ricompose e sorrise dolcemente a Kagome che ormai li aveva raggiunti. Baciò Kagome su una guancia e se ne andò lanciando occhiatacce a Inuyasha. Quest’ultimo ribolliva di rabbia, avrebbe voluto picchiarlo se non addirittura ucciderlo. Si girò e se andò verso il boschetto del parco. Kagome gli corse dietro faticando a tenere il passo.

-Hey Inuyasha! Fermati! Dai aspetta un attimo, non riesco a starti dietro.-

Inuyasha si girò di scatto e la bloccò tra lui e l’albero. Era arrabbiato e voleva stare solo, ma quando incrociò gli occhi di lei, non ci vide più e  posò con violenza le labbra sulle sue. Kagome sgranò gli occhi. Si stavano baciando. Un bacio violento, desiderato. Non durò tantissimo. Inuyasha si staccò da lei, cercando di mantenere la calma. Riprese a camminare e lei lo seguì in silenzio. Trovarono gli amici già ad aspettarli, i quali capirono subito che era successo qualcosa. Andarono a mangiare e Inuyasha e Kagome non si parlarono più. Sango prese da parte l’amica con la scusa di dover andare al bagno. Le ragazze si guardarono negli occhi e a Kagome gli si inumidirono gli occhi. 

-Sango... lui... lui mi ha... mi ha baciata!-

Sango che era già pronta a menare Inuyasha si ritrovò del tutto sorpresa. Si erano baciati? Rimase senza parole.

-O mio dio Sango ti rendi conto? Mi ha baciata, MI HA BACIATA! Inuyasha mi ha baciata!-

Kagome iniziò a saltellare e a ridacchiare, non sapendo come contenere le varie emozioni scatenate dentro di lei. Sango comprese tutto. Kagome era follemente innamorato di Inuyasha già da molto tempo. Si abbracciarono.

-Ah Kagome, a volte mi fai davvero preoccupare. Pensavo ti avesse picchiata o roba del genere e invece, vengo a scoprire che quel ragazzo ti ha fatta impazzire... impazzire d’amore!- 

Cominciarono a ridere e a scherzare. Intanto i ragazzi rimasti soli si guardavano in silenzio.

-Che hai?-

Chiese Miroku. 

-Niente-

Mentii Inuyasha. Miroku lo guardò di sottecchi, vedeva benissimo che mentiva così aspettò un po’ finché Inuyasha non si decise a parlare.

-L’ho baciata.-

L’amico si sistemò meglio sulla sedia...

-Scusa, ma penso di essere un po’ sordo... ripeti?-

Inuyasha sbuffò.

-L’ho baciata, io ho baciato Kagome-

Gli occhi di Miroku si illuminarono e come una ragazzina iniziò a sghignazzare incurante dei presenti che lo guardavano allibiti. 

-Piantala Miroku stai dando spettacolo!-

-O mio dio, o mio dio... tu e Kagome... o mio dio o mio dio!-

-Smettila tra di noi non c’è nulla.-

-si si certo...-

-Senti... non so neanche perchè l’abbia fatto, quindi vedi di finirla-

La sua voce uscì spenta, come se davvero non se ne fosse nemmeno reso conto. Miroku si ammutolì. Tutta l’energia che aveva si era prosciugata, lasciando un forte senso di delusione. Smisero di parlare e osservarono i loro bicchieri fino all’arrivo delle ragazze.

Passarono un pranzo alquanto strano, dettato dagli sguardi sfuggenti e complici degli amici, dallo sguardo di lei sorridente e colmo d’amore e dallo sguardo di lui, che ancora si tormentava cercando una risposta. 

 

Salve a tutti!!! 

Scusate per l’assenza ma finalmente si sono calmate le acque... fortunatamente sono riuscita a creare un capitolo un po’ più lungo, spero vi piaccia. A presto, Romanticgirl02.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Cambiamenti ***


Il resto della giornata passò veloce. Kagome faceva di tutto per non sembrare invadente anche se in fondo avrebbe voluto qualcosa di più e quando la sera arrivò quel bacio rubato sembrava svanito nel nulla. Tornò a casa e si stese sul divano “cos’ho di sbagliato?” Si chiese più volte. Nella sua testa i pensieri correvano intrecciandonsi gli uni con gli altri ma senza venirne a capo. “Che l’abbia fatto di impulso... senza volerlo?” Questo tra tutte le preoccupazioni le avrebbe fatto sicuramente male. Poi si domandò se davvero lei lo amasse. Infondo aveva passato gran parte del tempo con lui sopratutto negli ultimi mesi, ma si poteva definire amore? Lei era convinta di amarlo ma se quell’amore in realtà non esiste? “Brava Kagome ti stai incasinando da sola” si fece un the caldo e guardò fuori dalla finestra. Le strade erano deserte, illuminate dalla luce dei lampioni, nei palazzi solo qualche finestra era ancora accesa. Lei aspettò finché tutte le luci furono spente. Per una volta non aveva niente da fare. Avrebbe voluto sentire ancora la voce di Inuyasha ma non riusciva a trovare nessuna scusa per poterlo chiamare. Anche quando andò a letto il sonno le era nemico. Rimase a rigirarsi più e più volte cercando la posizione migliore ma senza risultato. Poi come se qualcuno avesse letto i suoi pensieri il suo telefono squillò. Guardò l’ora sul display: 00.30. Rispose titubante.

-Pronto?-

-COME DIAVOLO TI È SALTATO IN MENTE DI FARMI DORMIRE CON MIA MADRE!-

Kagome cadde dal letto. Era veramente lui. 

-B...Bhe che male c’è?-

Chiese lei incerta sul da farsi. Aveva aspettato tanto e ora non sapeva cosa fare. 

-Che male c’è? Questa si è messa in testa di rivedere tutti gli album di fotografie! Per non parlare di tutte quelle serie tv sdolcinate che mi ha costretto a vedere e di tutto il rosa che ha portato in camera mia!-

Kagome scoppiò a ridere immaginandosi la scena. Dentro di se si ritrovò a fare il tifo per Izayoi, quella donna dovrebbe diventare Santa. 

-Si può sapere che hai da ridere?-

Inuyasha si stava spazientendo e la situazione stava degenerando. Kagome scosse la testa.

-Niente niente... sai non ho mai sentito così tante parole da te in una botta sola, stiamo facendo progressi...- 

Si alzò da terra e si mise seduta sul letto. Questa situazione alquanto comica le aveva tirato su il morale. 

-Ehi aspetta un attimo! Ma come fai ad avere il mio numero?- 

Chiese infine la ragazza. Nonostante tutte le volte che lei fosse stata in casa No Tashio non aveva mai scambiato i numeri con Inuyasha. 

-Il tuo numero di telefono è ovunque. Sono semplicemente andato in cucina a vedere sul frigorifero sotto il nome di Ka-chan...-

Appena sentì il suo diminutivo detto da lui un brivido la percorse. Si ritrovò ad arrossire e ad intrecciare le sue dita con il lembo della maglia del pigiama, detto da lui faceva tutto un altro effetto.

-Questa te la faccio pagare cara!-

Disse infine Inuyasha chiudendo la chiamata senza salutare. Kagome riappoggiò il telefono sul comodino e si distese nel letto. Non era quello che si era immaginato, ma le andava bene comunque. A fatica il sonno la vinse facendole sognare ancora una volta il suo bel paziente. La mattina seguente si alzò presto. Stese il bucato, spazzò i pavimenti, ripulì alcune stanze... e quando ebbe finito guardò l’orologio: 9.30. Corse in bagno e si fece una doccia veloce. Doveva fare in fretta per andare a casa No Tashio. 

Intanto Inuyasha lottava contro sua madre per rimanere nel letto. Non vedendoli scendere per la colazione Inu No Tashio andò a vedere di persona. Inuyasha aveva gli occhi contornati da profonde occhiaie, il pigiama tutto sgualcito e i capelli arruffati mentre la sua dolce mogliettina sorrideva compiaciuta della bella serata passata con il figlio. Inu No Tashio sorrise e li invitò per la colazione. Appena sua madre uscì Inuyasha si rituffò a capofitto nel letto. Voleva dormire senza essere disturbato almeno fino all’ora di pranzo. Ma puntualmente verso le 10.15 Kagome bussò alla sua porta. Inuyasha l’aprì appena.

-No-

Disse soltanto per poi richiudersi dentro. Kagome prese la chiave ed aprì la porta. Lo trovò seduto sul letto con la testa sorretta dalle braccia, di tanto in tanto si stropicciava gli occhi, cercando di rimanere sveglio, ma con scarsi risultati. 

-Va bene, oggi ti lascio scegliere cosa fare, sposteremo il programma di oggi alla settimana prossima.-

Si guardarono per qualche minuti poi Inuyasha si appoggiò a lei e chiuse gli occhi. Ormai sapeva come tenerla a bada, qualche smanceria e qualche contatto e lei non sapeva ribattere. Inuyasha non era stupido, lo aveva capito. Che lei avesse dei riguardi speciali per lui lo si vedeva lontano un miglio e lentamente Inuyasha stava prendendo il controllo su di lei. 

-A..Allora che si fa?-

Chiese Kagome titubante

-Dormiamo-

Mormorò appena lui. Kagome non seppe come muoversi. Rimase per qualche minuti così con la sua testa appoggiata alla sua spalla poi si alzò e si mise davanti a lui con le mani sui fianchi. 

-Dai di aspetto di sotto-

E detto ciò se ne andò lasciandolo li da solo. Inuyasha sbuffò, si cambio e in 10 minuti fu sotto. “Che rompi palle” pensò. “Bene, l’ha deciso lei, la prenderò a sfinimento” la mattinata passò lenta e noiosa. Kagome aspettava un cenno da parte sua o il momento adatto per ritirar fuori la storia del bacio. Ma Inuyasha non voleva saperne. Faceva sempre il contrario di quello c’è lei proponeva. Quella mattina la irritava parecchio e se non avesse avuto un minimo di autocontrollo, sicuramente lo avrebbe appeso su per il muro. Alla fine si arrese e dopo l’ennesimo rifiuto del ragazzo, andò in salotto e accese la tv, fece zapping per qualche minuto finché non trovò il canale che stava cercando. Un programma femminile che a volte le era capitato di guardare, una sottospecie di Beautiful, insomma. Poco dopo la raggiunse anche Inuyasha... il perche? Nemmeno lui lo sapeva. Voleva darle fastidio, voleva vederla arrabbiata, voleva le sue attenzioni. Provò a star concentrato sul telefilm ma si stancò presto e decise di stendersi con la testa sulle ginocchia della ragazza. Se mai l’avessero visto i suoi si sarebbe sotterrato. Da quella posizione riprese a guardare il programma ma ancora lui e Kagome non si erano scambiati parola. Lei prese involontariamente ad accarezzargli i capelli e lui pian piano senza rendersene conto si addormentò. Kagome sorrise, infondo le andava bene anche così. Poco dopo si addormentò anche lei. Ognuno sentiva il calore dell’altro, quel dolce tepore che provoca l’amore. Volevano rimanere così soli, insieme. Ma la magia finì con il suono di un telefono. Si svegliarono di soprassalto, alzandosi in piedi alla ricerca del cellulare, finché Kagome non lo trovò e ripose.

-Pronto?-

Disse con voce alquanto assonnata.

-Capo? Si sì mi dica... no no non sta disturbando...-

Alle parole della ragazza Inuyasha fece una smorfia, alzò gli occhi al cielo e tornò a stendersi sul divano. 

-Si, sto continuando a lavorare per i No Tashio... si... esattamente...-

Inuyasha era visibilmente infastidito, lavoro? Era questo che lui era per Kagome? Si certo effettivamente lei veniva tutti i giorni da lui per aiutarlo, è questo il suo lavoro... però... ad Inuyasha non andava bene. Pensava che dopo tutto quel tempo insieme lui non fosse più il “lavoro”. “Si certo e poi cosa pretendi?” La sua coscienza aveva ragione, infondo all’inizio lui non la voleva nemmeno...

-Ok... si va bene... la ringrazio, arrivederci.- 

Kagome stava ancora pensando alle parole del capo e per assimilarle tutt’e insieme, fece spostare Inuyasha e si stese di fianco a lui. Per farla breve Inuyasha non era più suo paziente. Inuyasha non era più nessuno per lei. Si alzò di scatto appena si accorse di aver gli occhi lucidi. Si asciugò gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime. “Che stupida... perché sto piangendo?”

-Che hai adesso?- 

Chiese Inuyasha rimanendo steso. Kagome si girò verso di lui con un sorrisetto alquanto tirato. 

-Novità! Sei riuscito a liberarti di me! Da adesso in poi non vedrai più il mio brutto muso! Vado a raccattare le mie cose...- 

La voce la tradì leggermente. Si alzò ormai al limite, quello era un addio e lei lo sapeva. Una mano la fermò.

-Che vuol dire?-

Per un istante si guardarono dritti negli occhi. Lei stava male e lui lo vedeva, gli doleva vederla così eppure per orgoglio, non le avrebbe mai detto una parola.

-Sei passato sotto le cure di un altro psicologo... ciò vuol dire che per tua fortuna non ci vedremo più. Non sei contento?-

Detto ciò si voltò e riprese il suo cammino. Prese le sue cose che aveva lasciato lì per comodità, li mise una una sporta, prese il giubbotto, salutò tutti e se ne andò. Appena uscì dalla porta si impose di non voltarsi indietro, ma come accade sempre non ebbe la forza di non farlo. Vide sfumare via una parte della sua vita. Vide ritornare il suo mondo monotono. Appena arrivò a casa si sentì stanca, esausta. Aveva perso tutte l’energie. Intanto Inuyasha era già tornato in camera sua. Non riusciva a capire il perché di questa decisione improvvisa. Prese in mano il telefono e se lo girò varie volte tra le mani. Che doveva fare? Chiamarla... si è poi? Gli avrebbe sussurrato ti amo e avrebbe buttato giù la chiamata? No, mai e poi mai. Compose in fretta il numero e la chiamò. 

-Pronto?-

Rimase in silenzio per qualche secondo poi si decise e parlò.

-Chi l’ha deciso tutto ciò? Che hai combinato?-

-Il mio capo a deciso di toglierti dalla mia lista di pazienti... non so perché...-

Ci furono altri minuti di silenzio... si tenevano compagnia a vicenda, sentivano i loro respiri attraverso la cornetta. 

-Quindi adesso, mi abbandoni qui, circondato da idioti, dopo che hai rotto le palle tutto il tempo per entrare nella mia vita? Non credo proprio Kagome Higurashi! Ti perseguiterò, sarò la tua ombra, mi vedrai persino negli incubi...-

Kagome sorrise a quelle affermazioni. Incubi? Qualunque sogno in cui ci fosse lui sarebbe stato meraviglioso.

-Quindi che vuoi fare? Traferirti a casa mia? Spiarmi a lavoro?-

Rispose lei.

-Bhe sarebbe un inizio... ma si, perché no? Bene, tra una settimana verrò a vivere a casa tua.-

Annunciò Inuyasha veramente convinto chiudendo poi la chiamata. Kagome rimase di sasso... certo lo voleva vicino ma addirittura venire a vivere da lei, senza preavviso... è tutto troppo veloce. Passò due giorni a pulire quel minuscolo appartamento che lei chiama casa. Passando in ogni centimetro e controllando più volte la camera degli ospiti. In confronto a Villa No Tashio, quelle stanze erano simili a formiche, piccole e monotone. Pensò addirittura di cambiare mobili, ma per quello ci sarebbe voluto più tempo e lei di certo non ne aveva. Da una parte sperava che Inuyasha scherzasse, ma sapeva bene che una volta deciso lui non sarebbe più tornato indietro. “Così diverremo coinquilini...” non sapeva se era un bene o un male, e ci pensava talmente spesso che più di una volta rovesciò il caffè a lavoro, perse l’autobus e addirittura cadde un paio di volte giù dalle scale. “Come sono ridotta” farfugliò tra se e se. In un battito di ciglia la settimana volò e il citofono suonò. Fece un respiro profondo e con un sorriso sgargiante aprì la porta. Lo squadrò per un secondo. Cappellino nero in testa indossato al contrario, giubbotto di jeans che nascondeva una maglia nera attillata, pantaloni sempre di jeans neri, delle collanine d’argento e qualche anello. In una mano aveva lo skateboard e sulla spalla portava un borsone. “Un ragazzino” pensò Kagome. Poi lo guardò meglio in faccia. “Ah pure il piercing sul labbro...”

-Ciao... dai entra.-

Disse lei alquanto sbalordita. Più lo guardava più ne restava incantata. Lo stile sbarazzino gli stava divinamente. Lo accompagnò in quella che sarebbe stata la sua camera. Lui smollò tutto e andò a stendersi sul divano con le gambe per aria, appoggiate allo schienale. 

-Hai solo quel borsone? Ma ci sta davvero tutto?-

Chiese lei titubante

-L’indispensabile-

Rispose lui. 

-Bene, ora che sei mio coinquilino dobbiamo parlare di cose importanti.-

Inuyasha alzò il sopracciglio, se ne stava già pentendo...

-Innanzi tutto il mutuo e le spese. Ci divideremo tutto. Poi le pulizie, ci divideremo i turni e le stanze così da fare prima, poi...-

-Si si. Va bene, come vuoi- 

Inuyasha si alzò a andò ad aprirsi una birra. La bevve tutta ad un fiato e alla fine sospirò. Da una parte si sentiva libero, dall’altra voleva scappare e tornare a casa. Poi si ricordò della notte passata con sua madre e mise su il broncio. Guardò Kagome che lo fissava indignata. “Sarà una convivenza lunga” pensarono all’unisono. 

-Stavo dicendo-

Riprese Kagome.

-Come pensi di pagare la tua parte di mutuo? Non chiederai i soldi ai tuoi vero?-

Domandò in fine. Inuyasha non ci aveva pensato. Da dove li prendeva ora i soldi? Avrebbe fatto una figura patetica se fosse tornato indietro solo per i soldi. 

-Mi troverò un lavoro...-

La buttò lì con disgusto. Per lui soldi significava lavoro e lavoro significava persone e persone significava disgusto e malessere per i prossimi mesi se non anni... no decisamente non voleva. Poteva andare nell’agenzia di suo padre, ma ciò voleva dire Sesshomaru a tutte le ore e una grande responsabilità in quanto figlio del capo. Sbuffò. E sbuffò ancora, ormai faceva invidia ad una locomotiva a vapore. 

-Dai vediamo cosa potresti fare...- 

Kagome si armò di giornale e di computer e iniziò a cercare. Fece due conti per vedere i costi, aggiunse degli eventuali aumenti dei consumi e infine trovò la cifra media che Inuyasha doveva ricevere per pagare. Poi iniziò a sfogliare. 

-Come minimo devi prendere 1.000€ al mese, ma rimaniamo comunque al limite. Quindi se con un lavoro non riesci a coprire la somma ne farei di più alla volta-

Inuyasha la guardava disgustato e il suo odio verso la vita aumentava a dismisura, debiti, bollette, lavoro... la vita reale gli si rovescio addosso come una cascata ma al posto dell’acqua vi erano pietre appuntite. 

-Allora... che sai fare?- 

Chiese di punto in bianco Kagome.

-Dipende dal lavoro-

Disse lui dopo averci pensato. Lei lo guardò interrogativa.

-Posso imparare di tutto- 

Disse infine Inuyasha.

-Allora vediamo... cameriere? Mmm... mettiamolo da parte, conoscendoti potresti tirare i piatti in faccia ai clienti sgradevoli...-

Continuo così per un’ora eliminando tutti quei lavori che avrebbero potuto creargli problemi. Poi a sua sorpresa fu Inuyasha a scegliere. Lo puntò con il dito e lei rimase incredula.

-Consulente informatico?-

-Il consulente informatico... e poi posso arrotondare facendo il commesso e magari il dog-Sitter o il babysitter... vedremo.- 

Kagome ci pensò un po’... Inuyasha non aveva mai fatto niente nella sua vita. Aveva lasciato gli studi alle superiori... come pretendeva così di punto in bianco di diventare un consulente informatico? Decise di fidarsi di lui e gli prenotò un colloquio tra due giorni. Inuyasha andò nella sua stanza, dal borsone prese fuori un computer, degli auricolari, un calendario e alcune penne e le sistemò sulla scrivania. “La borsa di Mery Poppins” pensò. 

-Come pensi di andarci vestito?-

Inuyasha sbuffò. “Che palle, che palle, CHE PALLE!” Tirò fuori tutto i vestiti e li piazzò sul letto.

-Scegli e facciamola finita- 

Kagome ci guardò un secondo. Tuta, tuta, jeans, tuta... giubotto di pelle? Sorvolò le mutande facendo finta di niente e si fermò sul suo sguardo.

-Non c’è niente che vada bene... hai bisogno di un completo... Giacca e cravatta... dai lo andremo a prendere domani... adesso andiamo a mangiare che è già ora di cena!-

Inuyasha si sarebbe strappato i capelli uno ad uno. Mangiarono in silenzio, ognuno a pensare a come la propria vita stesse cambiando. Dopo mangiato si salutarono e andarono a letto. Consapevoli della lunga giornata di domani.

 

Salve! 

Ecco qua... che ne pensate? 

A presto Romanticgirl02

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Estraneo ***


Quella mattina Kagome lo svegliò prestissimo e una volta fatta colazione si ritrovò davanti ad un negozio di completi, che mai aveva visto in vita sua... certo in altri negozi c'era stato varie volte con suo padre anche se controvoglia, ma erano tutti super costosi ma lui al momento non aveva un soldo.
-Tranquillo, conosco il propretario, è un uomo gentile e beneducato e inoltre i prezzi saranno bassi ma fa dei lavori eccellenti.-
Inuyasha arricciò il naso e si tastò con la lingua il pircing al labbro che si era rifiutato di togliere. Si fece forza ed entrò. il posto era accogliente, allestito con toni caldi e mobili degli anni 80' ovungue galleggiavano manichini con addosso abiti di ogni fattura. Nell'aria rimaneva sospeso un odore di gelsomino. Ad accoglierli arrivò un ometto basso tutto sorridente con dei piccoli baffetti arricciati all'insu.
-Buono giorno Kagome, qual buon vento ti porta qui?-
-Salve Galileo, stavamo cercando un abito per un colloquio di lavoro... per il ragazzo qui difianco a me.-
Rispose lei edutaca. Galileo annuì, diede un'occhiata veloce ad Inuyasha e sparì dietro ad una porta. Poco dopo rispuntò e li invitò ad entrare. Fece spogliare Inuyasha e gli mise addosso una camicia bianca coperta da una giacca nera con la gravatta del medesimo colore.
 Gli prese le misure, armeggiò un po' con le maniche e in un attimo la parte sopra fu pronta, poi passò ai pantaloni, sempre neri leggermente più chiari, sintemò per bene anche quelli e tutto in meno di un'ora fu finito. Inuyasha rimase a fissarsi allo specchio, ora sembrava veramente suo padre. Kagome lo guardava con occhi sognanti e ringraziava più e più volte Galileo. Pagarono il tutto e tornarono a casa.
-Allora... come pensi di imparare l'informatica in due giorni?-
chiese infine la ragazza.
-Non ti preoccupare, lasciami in pace per i prossimi due giorni.-
rispose lui sbadigliando. Kagome lo guardò torvo. "bel ringraziamento... stupido!" pensò. Alla fine fece come il ragazzo le aveva chiesto e non lo vide più se non per i pasti che consumavano insieme quando lei non lavorava. Kagome era veramente infastidita.
 Non solo si era appropriato di casa sua, ora era anche lui a dettare le regole! Fortunatamente anche quei due giorni passarono e il colloquio arrivò. Kagome rimase a casa sotto stretto ordine di Inuyasha. Lui non la voleva tra i piedi, o almeno così le aveva detto, in realtà non era per niente sicuro di quello che stava facendo.
Si sentiva soffocare dentro quel completo e più l'attesa era lunga più si sentiva male. Cercava di memitizzarsi, di scomparire voleva tornare a casa e non uscire mai più. Poi lo chiamarono. Kagome era seduta sul divano quando suonò il campanello, guardò l'orologio e si precipitò alla porta. Se lo ritrovò davanti col suo solito viso inespressivo, cercando in esso qualche indizio... ma niente non lasciava trasparire nulla. Inuyasha andò a buttarsi sul divano esausto, seguito dagli occhi attenti di lei.
-Quindi?-
-Niente-
Kagome abbassò lo sguardo e si sedette difianco a lui. Infondo ci aveva sperato. Poi dopo qualche minuto vide stamparsi sul volto del ragazzo il solito sorrisetto malizioso. Lo guardò senza capire.
-Niente... non hanno trovato niente che non andasse per non assumermi... a parte la laurea ma hanno detto che a loro servono le mie capacità non uno stupido pezzo di carta. Mi tengono in prova per un mese e inizio Lunedì...-
Kagome si alzò indignata, prese un cuscino dal divano e glielo lanciò.
-Scemo! Mi hai fatta preocupare per niente!!-
Tornò a sedersi accanto a lui ancora sconvolta poi si girò verso di lui.
-Dobbiamo festeggiare! Vado a chiamare Sango e Miroku e tu ricordati di avvisare i tuoi.-
Ma prima che lei si potesse alzare Inuyasha l'abbracciò. Lei trattenne il fiato sentendo il suo cuore esplodere. Rimesaro così per qulache secodo poi lui si alzò dicendo che andava a togliersi questi stupidi vestiti da damerino e a farsi una doccia. Lei ancora rossa in viso andò a chimare Sango e solo quando l'amica rispose si rese conto che nessuno sapeva della convivenza con Inuyasha.
Corse in camera sua e chiuse la porta, appena fu sicura che Inuyasha fosse stato sotto la doccia iniziò a parlare con Sango.
-Promettimi che rimarrai calma e che non farei cose stupide. Primo Miroku è li vicino a te?-
Sango ripose affermativamnete guardando il suo ragazzo con sguardo preoccupato.
-Bene così lo sapete entrembi... ok... io e Inuyasha siamo andati  a convivere.-
Lo disse velocemente aspettando la reazione dell'amica.
-Che cosa!?!?! Ma da quando? Perchè? Che diavolo avete cobinato?!-
-Calmati Sango, incontriamoci sta sera al solito ristorante, anche perchè dobbiamo festeggiare, Inuyasha a trovato lavoro, ti prometto che sta sera ti spiegherò tutto, miraccomando dillo anche con Miroku.-
Detto ciò buttò giu lasciando completamente di sasso l'amica. Sango guardò Miroku che aveva ascoltato tutto. Rimasero a fissarsi incapaci di dire parola.
Inuyasha uscì dalla doccia e si guardò allo specchio ancora appannato. Sicuramente la sua vita era cambiata, sicuramente sarebbe cambiata ancora. Con un panno pulì lo specchio e si guardò la cicatrice sul collo e si tastò quella sulla chiena. Tutto ciò che era presente ora è passato. Rabbrividì. Uscì dal bagno con un asciugamano avvolto all'altezza della vita e un'altro in testa per asciugarsi i capelli argentati. Prima di andare in camera sua passò dalla cucina e si versò un bicchiere d'acqua, quando si voltò trovò Kagome rossa in viso.
-Ti sembra il modo di andare in giro per casa? Vatti a mettere qualcosa!-
La ragazza si girò e andò nel soggiorno. Appena Inuysha si fu vestito la raggiunse e lei lo avvisò che aveva gia prenotato al ristorante.
-Dobbiamo andarci per forza?-
-Si, ho gia chiamato Sango e Miroku... e anche i tuoi visto che te non ti sei degnato neanche di mandargli un messaggio.-
Inuyasha alzò le spalle. Era stanco, esausto. Troppe cose tutte insieme.
-Inuyasha, io devo andare a fare la spesa... vuoi venire?-
-No-
Kagome sospirò, com'era pesante. Insistette varie volte e alla fine, non si sa come lo convinse. si ritrovarono a girare fra le corsie del supermercato alla ricerca di qualcosa da mangiare per i giorni avvenire. Da lontano sembrvano una coppietta sposata e ciò faceva arrossire Kagome. Lei col suo cappotto color crema che parlava e lui che spingeva il carrello con un mezzo sorriso sulle labbra mentre l'ascoltava.
 Parlarono del più e del meno e Inuyaha non perse tempo a far battute sulla sua altezza quando vide che non arrivava allo scaffale in alto. "Non è stata una cattiva idea quella di uscire" pernsò, almeno finchè all'uscita del supermercato non si ritrovò Hojo davanti. Tutti i sui buoni propositi erano andati a farsi benedire, il suo sguardo divenne più duro, serrò la mascella e rimase in silenzio. Kagome lo sorpassò andando a salutare il nuovo arrivato.
-Vuoi una mano con la spesa?-
disse in fine Hojo indicando le sporte che Inuyasha teneva in mano.
-No-
Rspose Inuyasha in tono secco. Quel ragazzo poteva fingere quanto voleva, ma ormai lui lo aveva inquadrato. Non lo sopportava. Riprese la strada verso casa sensa dire parola, poi si girò verso Kagome.
-Le chiavi... così vado a portare la spesa in casa.-
Kagome le prese dalla borsa e gliele porse sotto lo sguardo stralunato e incredulo di Hojo. Ma solo quando Inuyasha fu lontano si decise a parlare.
-Che diamine fai? Non dovresti dargli le tue chiavi di casa, quel tipo è pericoloso Kagome! Quante volte te lo devo dire?-
-Non è pericoloso... adesso vive a casa mia... quindi è normale che io gli dia le chiavi no?-
Hojo la guardò terrorizzato, cercò in tutti i modi di capire perchè Kagome avesse fatto una cos del genere.
-Ma se impazzita? Basta io chiamo la polizia, non mi fido.-
Fece per prendere il telefono ma Kagome lo fermò alquanto alterata.
-Smettila sarranno affari miei, tu non ti devi immischiare... chiaro? E ora scusa ma devo andarlo ad aiutare a mettere a posto la spesa.-
si girò e riprese il cammino verso casa.
-Tu lo ami vero? Quanto pensi possa durare?-
gli urlò dietro Hojo, ma lei non si girò andando il più infretta possibile verso casa. Entrò sbattendo la porta e si diresse in cucina dove ormai Inuyasha aveva finito. Quella conversazione gli aveva dato sui nervi. Si calmò bevendo del the al limone.
 Inuyasha la osservava, da una parte era felice della sua reazione dopo il dibattito con Hojo, dall'altra però il fatto che qualcun'altro occupava i pensieri della ragazza non gli andava a genio. Andò dietro a Kagome e appoggiò la testa tra l'incavo del collo e della testa della ragazza e con le bracia l'abbracciò. Kagome si fece sull'attenti.
-Che c'è?-
chiese balbettando.
-Posso ucciderlo? Tanto non serve a nessuno. Ho gia in mente qualche idea... veleno, incidente d'auto...-
Kagome sorrise.
-Non ci pensare nemmeno...  poi ci vengono a cercare come ultime persone con cui si è visto!-
risero insieme a quella strana e macabra idea. Pranzarono e parlarono di come Inuyasha fosse riuscito  trovare così presto un lavoro. Lui le raccontò solamente che aveva letto qualche libro e fatto qalche prova, ma nulla di che e anche se lei non gli credeva era comunque felice della sua assunzione. Verso le 18 iniziarono a prepararsi e una volta pronti andarono in garage a prendere la macchina.
-Vuoi guidare tu?-
Gli chiese gentilmente Kagome
-Si certo, diamo la macchina a uno malato mentalmente e addirittura senza patente. Vedrai che ci arrivi intera al ristorante...-
Kagome sbuffò e dopo averlo avvisato che non gli avrebbe fatto d'autista mai più, mise in moto la macchina e partirono. quando arrivarono gli amici erano già li. Li raggiunsero e si salutarono abbracciandosi. Come al solito Inuyasha rimase li da parte scabiando solo qualche cenno di saluto con Miroku che lo guardava impaziente.
-Bene, ora raccontate.-
Disse sango una volta che tutti avevano ordinato. Poichè Inuyasha non avrebbe detto una parola ci pensò Kagome a raccontare una storia semplice ma alquanto stramba che alla fine suscitò l'ilarità generale.
-Bhe che dire amico, questi son cambiamenti!-
disse Miroku dando delle pacche sulla spalla ad Inuyasha che in tutta sia risposta alzò gli occhi al cielo. Bevvero, risero e si rimpilzarono. Inuyasha li osservava e si chiedeva come fosse possibile che dopo tanti avvenimenti fossero ancora tutti insieme. Come facevano a ridere e a scherzare anche se ogni giorno dovevano lottare per sopravvivere? Come faceva a fidarsi l'uno dell'altro senza dubitare? Lui aveva sempre dubitato di tutti e aveva imparato a scomparire come un fatasma.
-Quindi che avete intenzione di fare?-
Disse Miroku di punto in bianco.
-Riguardo a cosa?-
chiese Inuyasha pregando che non si riferisse alla convivenza con Kagome.
-Si insomma... adesso vivete insieme... ma avete dei progetti?-
Inuyasha riprese a bere, ignorando Miroku, Kagome guardò Sango allarmata. L'amica accorgendosi di Kagome diede prontamnente un calcio negli stinchi al fidanzato
-Miroku insomma! A volte sei peggio delle vecchie pettegole-
si misero a riere e in poco tempo si dimenticarono di quella domanda. Però a fine serata Mirku prese Inuyasha da parte. Presto o tardi avrebbero dovuto parlare con o senza volere del ragazzo. Mandarono le ragazze a casa di Kagome di cendo che poi le avrebbero raggiunte dopo. Camminarono senza parlare per qualche minuto, finchè non entrarono in un parco e si sedettero su una panchina.
-Allora, devi dirmi qualcosa?-
chiese Miroku. Inuyasha non voleva parlarne anche perchè ciò significava esporsi, aprirsi con qualcuno e anche se quel qualcuno era Miroku, non riusciva a trovare le parole.
-Sai già la storia che vuoi di più-
Ripose guardando per aria con fare annoiato.
-I particolari! Andiamo, come mai questo cambio improvviso? Non è come fai credere... Non è iniziato tutto con quella telefonata... Da quanto ci pensavi?-
-Bho... Forse un mese... non di più...-
L'amico rimase in silenzio cercando nello sguardo perso nel vuoto di Inuyasha, quanlche segno di cedimento, era il suo migliore amico dopotutto! Sentendosi alle strette Inuyasha lo guardò di traverso e sbuffò.
-So cosa vuoi sentire... e va bene... forse e sottolineo forse mi piace ...Kagome-
disse il nome con un fil di voce come se avesse paura di farselo scappare via ma Miroku lo sentì benissmo. Iniziò a canticchiare tutto allegro e rassicurò Inuyasha dicendogli che per qualunque cosa lui c'era. Tornarono a casa poco dpo quella confessione. Trovarono le ragazze a parlottare e immaginarono a chi quei discorsi fossero rivolti. Si salutarono e gli amici uscirono. Rimasero di nuovo soli, si sedettero sul divano e accesero la tv. Guardarono un film e piano piano Kagome si addormentò.
 Inuyasha rimase a fissare i suoi lineamenti, poi la prese in braccio e la portò in camera da letto, la distese sul letto e le mise una coperta adosso. Le baciò la fronte pregando che lei non si svegliasse proprio in quel momento e tornò in camera sua. Si spogliò e si mise il pigiama, poi andò in bagno e si riguardò allo specchio. Cercò nei suoi lineamenti qualcoa di famigliare ma tutto ora era così strano, diverso. Si sciacquò il viso. Iniziò a sudare. Si sentiva caldo, bollente. La testa si fece pesante. Voleva andarsene e andare a letto ma non riusciva a muoversi. La sua mente tornò ad impazzire, risentì quella voce che ormai da tempo non sentiva, quella voce che lo aveva portato fuori dal mondo.
Gli fischiarono le orecchie. Lottò con tutto se stesso ma quella presenza non voleva lasciarlo. Non era da solo. Ma ciò che sentiva lo stava creando lui. Si riguardò allo specchio e si ritrovò a piangere. Lui aveva paura di essere inadeguato per il mondo, di non essere abbastanza per nessuno, nemmeno per Kagome. Odiava le altre persone ma allo stesso tempo ne aveva paura. Era malato. E come quando si sentiva così cercò una lametta nel bagno. Solo altro dolore può cancellare il dolore. Chiuse gli occhi e affondò la lama nella pelle. Si sentì libero, esposto... sentì di aver tradito Kagome.
 Intanto la ragazza si era svegliata e menre andava in bagno per sciacquarsi il viso lo vide. Lo osservò di nascosto e appena capì quello che stava facendo spalancò la porta. Con le lacrime agli occhi gli tirò uno schiaffo e gli tolse la lametta dalle mani. Poi lo abbracciò. Prese delle bende e gli fasciò i tagli. Lo sguardo di Inuyasha era assente, vuoto, nessun epressione. Anadorno in camera di Inuyasha, il quale si stese sotto lo sguardo triste di Kagome, lei dal canto suo si stese difianco a lui.
-Perchè?-
chiese flebile lei... Inuyasha non rispose subito. Anche perche lui lo sapeva, ma parlarne, creare problemi agli altri... no non voleva. Ma alla fine si costrinse a parlare.
-Mi fa sentire meglio... è come una droga... Se mi sento male, aiuta a dimenticare quello che esisteva un attimo prima.-
Si girò su un fianco per non incontrare lo sguardo di Kagome.
-L'hai fatto altre volte da quando sei venuto qui?-
chiese con voce spenta.
-Solo la sera prima del colloquio.-
rispose, infondo non aveva senso mentirle. Lei si morse il labbro inferiore era arrabbiata, triste e delusa. Non capiva perchè. Lei ci provava a farlo stare meglio, ma sembrava tutto inutile. Inuyasha aveva il respiro pesante, era accaldasto.
-E adesso... Stai di nuovo male?-
chiese Kagome in tono flebile. Se stava male era colpa sua, infondo era lei che lo aveva costretto ad uscire, che lo aveva costretto a trovarsi un lavoro.
-Più o meno-
rispose infine. Kagome si appoggiò sui gomiti e lo osservò. Dopo qualche minuto Inuyasha riprese.
-Non è colpa tua-
-Non lo sto pensando-
-Bugiarda-
Alla fine si girò anche lui e la guardò dritto negli occhi.
-Ci provo... ma è difficile...-
Kagome vide tornare Inuyasha bambino. Tutte quelle paure che si hanno quando ancora non si conosce il mondo, quando si è estranei a tutti, quando si è soli. Lo baciò a fior di labbra. Lo sapeva domani mattina se ne sarebbe pentita, magari lui non la vedeva in quel modo, ma in quel momento era l'unica cosa da fare. Inuyasha rimase immobile, si leccò varie volte le labbra sentendole secche.
-Scusa-
disse Kagome e tornò a guardare il soffitto. "Fai qualcosa stupido! Dille qualcosa!" pensò Inuyasha ma la sua bocca rimaneva sigillata. Era come inchiodato a letto. Non riusciva a muovere un muscolo. Poi mise insieme tutte le sue forze. Con un braccio si sorresse e con l'altra prese il volto di Kagome se lo portò a se e la baciò di nuovo. Da piccoli baci timidi passarono a quelli piu pericolosi. Sentivano la testa leggera, vuota era come se finalmente fossero completi, come se stessero aspettando questo momento da una vita. Si fermarono quando non ebbero più fiato. Si guardarono negli occhi ancora una volta prima di cadere in un sonno costellato da sogni.


salve a tutti!
ecco qua, finalmente sono riuscita a completare anche questo capitolo!
Ditemi cosa ne pensate!!
 presto! Romanticgirl02 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Precisazioni ***


Si svegliarono in momenti diversi. Lui per primo. Sciolse quell'abbraccio che lo aveva tenuto caldo per tutta la notte e si alzò. Andò direttamente in bagno a pulire il disastro che aveva combinato la sera prima, non voleva che lei lo ricordasse più del dovuto. Ripensò alla sensazione che aveva provato quando aveva visto Kagome dietro di lui, al suo sguardo preoccupato e a quello che si erano detti... Poi a tutti quei baci che si erano dati prima di addormentarsi. Cos'erano loro adesso?  Fidanzati? Amici?  "Di certo gli amici non fanno così". Decise di non pensarci e una volta finito di pulire andò in cucina a preparare la colazione.
Quando si svegliò lei, non vedendo il ragazzo al suo fianco si spaventò. Si buttò giù dal letto e corse a cercarlo. Solo quando lo trovò in cucina tirò un sospiro di sollievo. Andò a sedersi mentre gli augurava il buon giorno. Mentre mangiavano Kagome non poteva fare a meno di pensare alla sera precedente. Si vergognava, mentalmente si dava della stupida. Che cosa le era preso? Ora aveva paura, aveva paura di perdere anche lui. Infondo chi è che voleva mettersi con una psicologa ficcanaso e testarda? Per non parlare di quell'angoscia che le persone provano quando lei si mette a parlare di loro... No, non doveva farlo, ora aveva rovinato tutto.
Ripensò a tutte le sue storie finite male perchè lei parlava a sproposito, perchè lei capiva quando le mentivano e col tempo capì di doversi dare una controllata.
 E ora per quell'impulso rischiava di perdere Inuyasha, il ragazzo dallo sguardo imperturbabile. Ecco lui era un'eccezione. Molte volte non riusciva a capirlo per niente, non riusciva a capire quando mentiva o quando dicesse la verità. Lui era diverso.
Del resto lei non poteva sapere che proprio il ragazzo seduto davanti a lei aveva i suoi stessi pensieri. Si dava dello stupido e dell'incosciente, senza dare una vera ragione alle sue emozioni. Da una parte voleva andare oltre ma dall'altra c'era qualcosa che lo fermava... una specie di sensazione.
-Che c'è?-
disse lui vedendo lo sguardo divertito della ragazza.
-Hai i baffi di  latte.-
rispose lei sorridendo mentre gli passava un tovagliolo. Ma poichè Inuyasha peggiorava solo la situazione si dovette alzare ad aiutarlo. Si sedette sulle sue ginocchia e li pulì le labbra. Ci furono attimi di elettricità. Si guardarono negli occhi. Stavolta fu Inuyasha a fare la prima mossa. Si avventò sulle sue labbra con nostalgia.
Gli era mancato quel tepore. Premette leggermente con la lingua sulle sue labbra che si schiusero. Le loro lingua danzarono finche non rimasero senza fiato. Si guardarono negli occhi bramosi di qualcosa di più. Ma proprio mentre stavano per riprendere quel bacio suonò il campanello. Si alzarono di mala voglia e andarono a vedere chi poteva essere a quell'ora del mattino.
-Miroku ma che bella sorpresa!-
Inuyasha sentì Kagome dall'altra stanza. "Bella sorpresa un corno" pensò. Tra tutti i momenti che l'amico poteva scegliere per fargli visita aveva scelto il peggiore. Chiuse gli occhi per un secondo e sospirò pesantemente, poi si alzò e andò a salutare il suo "amico".
-Ehi Inuyasha! Andiamo a farci un giro?-
chiese Miroku. Fesso... e pure stupido. Questi erano gli unici pensieri che Inuyasha riusciva a pensare. Parlarono per qualche minuto sulla porta e alla fine Miroku riuscì a convincerlo anche con l'immenso aiuto di Kagome. Non andarono molto lontano. Miroku gli raccontò di Sango senza che lui glielo avesse chiesto. Il ragazzo sperava che ad Inuyasha interessasse almeno un po', dal tronde era solito fargli visita per parlare dei suoi problemi... ovviamente prima che si trasferisse da Kagome. Per quanto agli occhi della gente Inuyasha potesse sembra duro e pericoloso, era sempre disposto ad ascoltare un amico.. almeno questo non aveva smesso di farlo. Miroku lo sapeva bene, lo sapeva meglio di tutti quanto lui avesse sofferto. Nel silenzio di Inuyasha riuscì a trovare le risposte e a provare soddisfazione nel poter parlare con qalcuno.
-... e quindi, abbiamo deciso anche noi di andare a vivere insieme.-
Concluse così il discorso che aveva impegnato Inuyasha per un'ora intera. Quel monologo noioso ma allo stesso tempo interessante. Inuyasha non parlò subito ma elaborò attentamente le parole dell'amico. Poi si fermò.
-Quindi lei ti piace a tal punto?-
Si scambiarono uno sguardo. Si lui la ama... e anche da impazzire. Inuyasha sospirò e sorrise dolcemente all'amico. Era felice anche lui, in un certo senso. Non sapeva bene spiegare perchè però si sentiva felice e forse quasi commosso da questa rivelazione.
-...Bene e adesso dobbiamo sistemare te... Come va con la tua dolce coinquilina?-
disse Miroku per sdrammatizzare quella tenera situazione. Inuyasha per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
-Come va con una coinquilina, si parla di bollette, di lavoro... e si magari qualche battuta ogni tanto...-
Miroku notò subito che Inuyasha iniziava a mangiarsi le parole e ciò significava che era successo qualcosa.
-Ehi aspetta un secondo... Non è che ho interrotto qualcosa? che stavate facendo prima che suonassi il campanello?-
Il viso di Inuyasha mutò leggermente. Le sue guance si tinsero lievemente di rosso e la cosa non fu dicerto scappata allo sguardo indagatorio di Miroku. Dopo averlo stuzzicato ancora un pochino riuscì a tirargli fuori la più grande confessione di tutta la sua vita.
-...Forse... ci siamo ribaciati... forse... anche più di una volta...-
Mentre lo diceva il suo sguardo era inchiodato al pavimento, incapace di sostenere quello dell'amico. La reazione di Miroku fu qualcosa di eccessivo. Iniziò ad abbracciarlo e a complimentarsi con lui, attirando l'attenzione dei passanti.
-Smettila! Non ci siamo mica fidanzati... è solo una mia coinquilina!-
Miroku scosse la testa sorridendo. Finalmente poteva considerarsi felici. Tornarono all'appartamento col cuore leggero e una volta salutati gli amici, Miroku andò a finire i preparativi per il trasloco.
Rimasero ancora soli. Lui e lei. Si guardarono incapaci di pensare. Che fare ora?
-Ti va di... cucinare una torta?-
Propose Inuyasha. Sul volto di lei si dipinse un sorriso e insieme andarono in cucina. Iniziarono a lavorare, cercando di fare la migliora torta di sempre, ma come l'ultima volta che hanno cucinato insieme, Kagome si ritrovò il viso imperlato di macchie di cioccolato e Inuyasha aveva la panna come barba. Tra di loro tornò la stessa elettricità di prima. Inuyasha iniziò a baciare il viso di Kagome, togliendole man mano il cioccolato. Partì dalla fronte, poi scese pian piano sulla tempia, per poi spostarsi velocemente sulla guancia ed arrivare finalmente all'angolo della bocca leggermente volto all'insù. Riprese a baciarla lentamente, in modo da assaporare ogni piccola parte di quelle labbra. La prese dolcemente per i fianchi e la fece aderire a lui. Lei si lasciava trasportare dalle emozioni. L’avrebbero fatto? Lei si sarebbe concessa a lui in quell’istante? Non poté saperlo poiché il campanello suonò in quell’istante.

 -Sei sicura di non avere altri coinquilini? Sto posto è come un cazzo di albergo!-

 Brontolò Inuyasha, staccandosi da lei per andare sul divano. Kagome cercò di calmarsi e si pulì la faccia. Andò nuovamente ad aprire la porta. La faccia che fece quando riconobbe le amiche era indecifrabile. Che volevano anche loro? Non bastava Miroku? Si sforzò di sorridere cercando di mantenere la calma.

-Sorpresa! Siamo venute a vedere come vanno le cose con il tuo nuovo coinquilino… allora è in casa?-

A parlare fu Ayame, che moriva dall’impazienza di rivedere il ragazzo burbero che aveva fatto breccia nel cuore dell’amica. Senza troppe cerimonie entrarono in casa. Andarono dritte in salotto dove Inuyasha, che indossava ancora il grembiule, guardava la TV. Rin andò a sedersi proprio di fianco a lui guardandolo con il suo solito sorriso. Più lo guardava più sentiva che il suo migliore amico stava tornando. Lo interrogarono, parlarono e presto Inuyasha si ritrovò immischiato in una specie di pigiama party tra donne.

-Allora Rin quanto manca ancora? Siamo tutte impazienti di vedere il nuovo fagottino!-

Il viso di Rin si tinse di rosso e si accarezzò il pancione. Ancora non poteva crederci, presto la bambina che aveva tenuto in grembo per nove mesi stava per nascere.

-Bhe… penso poche settimane ormai…-

Disse infine sorridendo. La stanza si riempì di schiamazzi e di gridolini. Anche se il suo viso diceva tutt’altro, anche Inuyasha era curioso di vedere la sua nipotina. Nella sua mente si immaginò una bambina col volto di suo fratello e con la voce di Rin… all’idea sorrise divertito e leggermente spaventato dei suoi stessi pensieri.

-Speriamo solo che non come suo padre-

Disse sovrappensiero. Tutte le ragazze si girarono verso di lui e risero con gusto. Rin gli tirò un pugno sulla spalla sgridandolo dolcemente. Inuyasha le lasciò per andare a finire da solo il dolce che lui e Kagome avevano iniziato e una volta pronto lo portò in soggiorno, servendolo alle ragazze che ormai si erano accampate li. Le lasciò parlare da sole rinchiudendosi in camera sua. Riaccese il portatile e navigò su Internet per un po’. Poi notò un titolo agghiacciante: “Notte veloce per Sesshomaru No Tashio: avventura di una notte o qualcosa di più?”. Lesse velocemente tutto l’articolo. In pratica dipingevano Rin come una poco di buono, una che puntava solo ai soldi. Diceva che Sesshomaru si era fatto abbindolare e ora la ragazza incinta lo ricattava per estorcergli dei soldi. “Ho bisogno di quei soldi” queste erano state le parole di Rin. Almeno per quello che raccontava l’articolo. Sfogliò ancora un paio di pagine e con disgusto trovò almeno un altro centinaio di titoli come quello. Il suo sguardo si fece cupo. Gli dava fastidio, poiché tutto quello che dicevano non era vero. Prese il telefono e si ritrovò a chiamare suo fratello. Dopo varie squilli rispose alquanto scocciato.

-Che vuoi? Sto lavorando.-

-Hai visto gli articoli?-

Chiese Inuyasha con voce seria.

-Che articoli?-

-Quelli che dipingono Rin come una poco di buono, una puttana insomma!-

Inuyasha si mise a inoltrarli sull’email del fratello. Sesshomaru li lesse con calma.

-Lei lo sa?-

Chiese infine.

-Non lo so… posso provare ad eliminarli…-

Non ricevette risposta. Allora, sempre con la chiamata accesa, si arrangiò. Stampò la maggior parte degli articoli, poi dopo vari tentavi riuscì ad eliminarli, cancellando anche i vari siti su cui li avevano pubblicati.

-Fatto. Ho stampato gli articoli ed ho eliminato qualsiasi documento virale… che pensi di fare?-

Inuyasha aspettò qualche reazione che non tardò ad arrivare.

-Vengo subito li da te, caccia via le altre due e anche la tua coinquilina, loro devono rimanere fuori.-

Inuyasha aggrottò le sopracciglia, che aveva intenzione di fare?

-Le altre due le posso cacciare… ma per Kagome… è casa sua e…-

Sentì il fratello sbuffare e chiuse la chiamata. Entro mezz’ora sarebbe arrivato.  Si adoperò a mandare via Sango e Ayame con una certa urgenza, dicendo a Rin che Sesshomaru sarebbe venuta a prenderla. Dopo le varie occhiatacce ricevute finalmente lasciarono casa e dieci minuti dopo arrivò Sesshomaru.

 

Salve a tutti!

Ecco qua. Mi scuso ancora se non sono puntuale, ma tra lo sport e lo studio non ho un attimo di tempo libero, soprattutto in questo periodo. Poiché secondo me la storia iniziava a prendere una piega un po’ monotona ho deciso di concentrarci un po’ di più sia su Rin che su Sesshomaru, ovviamente rimanendo nella prospettiva di Inuyashe e Kagome… beh questo è ciò che la mia mente malata è riuscita a creare. Spero di riuscire ad aggiornare presto, Romanticgirl02.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: tutto si sistema ***


Sesshomaru guardò la sua futura moglie con disappunto e rimprovero. Ciò che gli aveva detto Inuyasha aveva spiegato molti degli strani comportamenti che aveva avuto durante la settimana, tutti quegli sguardi preoccupati quando uscivano insieme, come se fossero dei fuggiaschi. Rin lo guardò senza capire, cosa poteva essere successo? Inuyasha si stravaccò sulla poltroncina accanto al divano. Cosa avrebbe fatto ora suo fratello? Forse volevano parlare da soli…
-Bene, possiamo andare, gra…-
-Siediti-
La bloccò Sesshomaru in tono grave. Rin ubbidì alquanto preoccupata, quella situazione le metteva agitazione. Inuyasha si alzò prese per un braccio Kagome e la trascinò nella sua stanza. Chiuse la porta e si mise ad origliare.
-che stai facendo? Che succede?-
Kagome era preoccupata per la sua amica, cosa stava succedendo? Inuyasha prese i fogli che aveva stampato prima e li mostrò a Kagome, la quale sbiancò appena visto il titolo. Si portò una mano sul volto indignata. Come si permettevano di parlare così male di Rin? Chi erano loro per fare tutto ciò? Il campanello suonò per la terza volta. Kagome andò a rispondere al citofono.
-Salve, sappiamo che Sesshomaru No Tashio è venuto qui per incontrare la ragazza che lo ricatta per il bambino, vogliamo entrare per fare qualche domanda.-
Kagome non sapeva che dire e tanto meno cosa fare. Guardo l’amica e Sesshomaru, ormai in silenzio. Come topi in trappola.
-Andatevene non c’è niente qui che potrebbe tornarvi utile, buona serata-
Rimise a posto la cornetta del citofono sospirando. Poi riprese a suonare, ancora e ancora, andò alla finestra e vide una marea di giornalisti che le assediavano casa.
-Mi sa che sta notte rimarrete qui… non c’è molto da fare…-
Poco dopo spuntò Inuyasha, vestito con una maglietta bianca e un paio di jeans, si mise una felpa rossa e un berretto all’arrovescia in testa, si morse il pircing che era ricomparso sul suo labbro. Poi si mise una mascherina usata contro lo smog. Andò in camera e tornò, pronto per uscire.
-Dove vai? Non puoi uscire…-
Gli disse Rin. Lui alzò le spalle, si sistemò la felpa ed aprì la porta.
-Vado ad accogliere i nostri ospiti-
Corse di sotto e Kagome decise di seguirlo da lontano, lasciando nuovamente Sesshomaru e Rin da soli. A Rin vennero le lacrime agli occhi. Per gli altri lei era un egoista, egocentrica e per di più una poco di buono, rovinava solo la reputazione di Sesshomaru. Perché non volevano vedere quanto lei amasse il suo uomo? Sesshomaru l’abbraccio.
-Dovevi dirmelo. L’avrei risolto.-
-Pensavo che presto sarebbe finito, invece è andato via via peggiorando… non volevo farti preoccupare e poi presto nascerà anche la bambina e… e…-
-Rin non dire sciochezze, è mio dovere proteggerti e lo farò.-
Rimasero in silenzio finché delle urla da fuori non gli obbligò a sciogliere l’abbraccio. Kagome corse di corsa in casa, trascinandosi dietro Inuyasha.
-Ma sei impazzito! Che cosa credevi di fare? O mio Dio…-
Si sedette sul divano sconvolta. I novelli sposi la guardarono senza capire. Inuyasha alzò gli occhi al cielo.
-Quanta manfrina, tu ti preoccupi troppo.-
Detto ciò tirò fuori dalla tasca una pistola. L’appoggiò sul tavolino in salotto e si tolse la felpa.
-Inuyasha ma… quella è… che ci fai con una pistola!-
Rin lo guardò terrorizzata e guardò Sesshomaru visibilmente scosso pure lui. O suo fratello era impazzito o non c’erano altre spiegazioni… presto sarebbe arrivata la polizia ne era sicuro.
-Vi volete calmare? Sembra che abbiate visto un mostro. È finta, è una pistola a pallini. Trucco semplice, veloce e indolore.-
Tornò a sedersi sulla poltroncina  chiuse gli occhi sospirando. Restarono in silenzio, non più un rumore proveniva da fuori. Ciò portò Inuyasha a complimentarsi da solo, mentre gli altri nel loro silenzio lo stavano maledicendo. Come previsto da Sesshomaru arrivò la polizia e dopo qualche ora di domande ed esaminazione dell’arma se ne andarono lanciando rimproveri ad Inuyasha, il quale rispose semplicemente con una alzata di spalle. Infondo lui non aveva fatto niente di male. Sesshomaru e Rin se ne andarono a tarda serata, dopo essersi chiariti e aver deciso cosa fare. I due coinquilini rimasero di nuovo soli. Kagome si buttò sul divano stanca, quante emozioni in un solo giorno. Chiuse gli occhi per qualche minuto e quando gli riaprì si ritrovò davanti una tazza fumante di the. Ringraziò Inuyasha e la sorseggiò lentamente. E come capita nelle sere dopo la tempesta, si ritrovò a pensare e i suoi pensieri erano tutti per un'unica persona, il suo coinquilino. “Chissà se avessi incontrato Inuyasha prima di tutto ciò… mi sarei comunque innamorata di lui?” ci pensò e forse anche troppo. Probabilmente non l’avrebbe neanche conosciuto.
-Vado a finire un progetto per il lavoro, dopodomani è già lunedì… -
Disse infine Inuyasha scocciato. Non ne aveva voglia: lavoro, soluzione problemi informatici, gente costantemente di malumore ma soprattutto le persone. In cuor suo sperava che gli assegnassero una posizione isolata, sola, poco in vista, in modo che i suoi rapporti con genere umano si riducessero al minimo. Infondo le persone che sopportava erano ben poche, si potevano contare sulle dita delle mani. Andò in camera sua e sentì Kagome accendere la TV. Prese il computer e si mise a lavoro. Finì che erano ormai le 3.45. Si stropiccio gli occhi e si stiracchio. Si voltò verso la porta e sentì che dal di sotto proveniva ancora il rumore della TV. Si alzò e andò nel salotto. Kagome si era ancora addormentata sul divano…Era forse un suo vizio? Probabilmente si. La prese in braccio e la portò nella camera della ragazza. Forse fece un po’ troppo rumore e la ragazza si svegliò. Si guardarono negli occhi per qualche istante e Kagome si accoccolò meglio che poteva tra lei sue braccia. Aveva i brividi. Inuyasha continuò il suo tragitto e la stese nel letto. Le accarezzò la testa per un po’ e lei si riaddormentò. Spense le luci e la lasciò riposare tranquilla. Una volta nella sua stanza il suo sguardò vagò sul soffitto. Ripensò varie volte a quello che era successo a Rin. Si sorprese al ricordo delle sue azioni e dei suoi sentimenti. Da quanto non provava compassione per qualcuno? Piano piano il silenzio che si era creato stava svanendo, la città riprendeva i  suoi colori e lui si sentiva più vivo. Quella notte sognò anche lui. Un sogno movimentato che si alternava con degli incubi. Luce e ombre, chiaro e scuro. Tutto alleggerito da una voce melodiosa. Quando si svegliò erano appena le 6. Si sentiva stanco. Provò a riaddormentarsi ma non ci riuscì. Rimase nel letto incapace di muoversi. Aspettò e aspettò. Verso le 9 Kagome aprì la porta della sua stanza con aria solare. Almeno uno dei due aveva dormito per bene. Si costrinse ad alzarsi. Fecero colazione insieme e presto Kagome scomparve in camera sua. Quando riapparve indossava un paio di pantaloni neri da ginnastica aderenti, delle scarpe della Nike e una felpa azzurra.
-Che fai ancora li? Dai andiamo a correre!-
 Inuyasha sospirò. Dirle di no? L’avrebbe trascinato fuori in pigiama. Andò anche lui a prepararsi e appena fu pronto uscirono di casa. L’aria fresca lo investì. Il profumo del pane fresco arrivava fin giù in strada, i bambini erano già fuori a giocare allegri del giorno festivo. Kagome si legò i capelli e dopo aver riscaldato un po’ i muscoli iniziò a correre. Inuyasha la seguì in silenzio. Quanto tempo era che non correva così? Tre o quattro anni sicuro. Forse era arrivato il momento di rimettersi in forma. Non che fosse ingrassato di tanto, infondo mangiava sempre meno però si sentiva sempre più fiacco ad ogni sforzo. E mentre lui si gingillava tra i suoi pensieri la ragazza sorrideva tra se e se. Inuyasha diventava ogni giorno più permissivo, lasciandole sempre più spazio in cui muoversi, per scoprire i suoi pensieri, le sue paure. Era felice di averlo incontrato, la sua vita era diventata più movimentata, più colorata. Una vita spericolata e piena di colpi di scena. Si fermarono a riposare su una panchina. Inuyasha buttò il capo indietro sbuffando. Era veramente diventato pigro. Kagome gli sorrise.
-già stanco?-
Inuyasha mugugnò qualcosa per poi guardarla a sua volta. Il suo volto imperlato di sudore, il suo sorriso dolce, se per vederla così doveva correre avrebbe corso tutti i giorni. Si diede dello stupido e rimase quasi disgustato dai suoi pensieri dolci. Mentre stavano parlando una ragazza arrivò alle spalle di lui e lo chiamò per nome.
-Inuyasha! Oh mio dio ma sei veramente tu? Da quanto tempo!-
Inuyasha si girò a squadrare la nuova arrivata. Come poteva dimenticarsi di quella voce, che una volta gli faceva battere il cuore?
-Kikyo-
Disse monotono. La ragazza davanti a loro sorrise timidamente. Kagome la squadrò. Bella, alta, perfetta. Non c’era niente che in quella ragazza non andasse. Dal canto suo Kikyo notò Kagome e le sorrise dolcemente. Inuyasha non si spiegava la presenza di Kikyo, poiché da quando si erano lasciati anni addietro non aveva più avuto sue notizie. Sapeva che ara andata a vivere in Germania e che si era rifidanzata ma nulla di più. Kikyo era stata la sua prima in tutto, il suo primo amore, la sua prima volta… insomma la prima. Dopo di lei sono arrivate altre ma Inuyasha si era già dimenticato di loro. Kikyo è sempre stata importante anche quando, di comune accordo si erano lasciati. Non avevano litigato erano rimasti amici. Ma questo prima. Ora cosa erano loro? Conoscenti è forse dir troppo. Kokyo dal canto suo sapeva poco, quasi niente. Sapeva che c’erano stati dei problemi ma non si era mai esposta più di tanto. Ora lei aveva un’altra vita. Parlarono e Inuyasha si sforzò di partecipare alla conversazione. Poi vennero raggiunti da un uomo che aeva un accento straniero.
-Kikyo è ora di andare.-
-Arrivo amore, è stato bello rincontrarti Inuyasha ed un onore conoscerti Kagome, mi raccomando trattalo bene-
Fece un occhiolino ammiccante e se ne andò. I due ragazzi rimasti soli ripresero la loro corsa. Kagome si sentiva a disagio. Kikyo era perfetta sotto ogni punto di vista e quello che provava per lei era sicuramente invidia. Sentendo i discorsi della ragazza capì che Inuyasha era stato davvero molto popolare tra le ragazze e come dargli contro? Lui era perfetto sotto ogni punto  di vista. Rientrarono in casa poco prima dell’ora di pranzo e mentre Kagome si affrettava a far bollire l’acqua Inuyasha era andato a farsi la doccia. Quell’incontro con Kikyo lo aveva fatto pensare. Quante cosa si era perso in quegli anni? Lei si era sposata, si era fatta una vita e lui? Bhe lui aveva i suoi tempi. Si sciacquò via ogni preoccupazione, lui aveva Kagome.
 
Salveee.
Dopo mesi e mesi di assenza sono riuscita a dar vita ad un altro capitolo. Ora come ora ho sistemato un po’ la vita di tutti e penso che per un po’ la situazione rimarrà stabile, approfondirò ancora il legame tra i due e chissà… magari anche un terzo.
A presto Romanticgirl02

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Dolce ed egocentrico ***


*Questo capitolo contiene scene ‘piccanti’*
Una volta finita la doccia si vestì e andò a mangiare il pranzo che le aveva fatto Kagome. Era stranamente felice. Dopo tanto non si sentiva escluso, non si sentiva l’unico rimasto indietro. Si poteva considerare soddisfatto. Guardò Kagome che mangiava in silenzio. Da quando avevano incontrato Kikyo aveva smesso di parlare. Sapeva benissimo il motivo e questo non faceva che aumentare la sua felicità.
-Come mai sorridi così?-
Gli chiese di punto in bianco Kagome. Lui scosse la testa cercando di cancellare quel sorriso sghembo, simile ad una smorfia. Finito di mangiare fu il turno di Kagome di andarsi a fare la doccia, ma prima avvisò Inuyasha che nel pomeriggio sarebbero usciti insieme ad Ayame a a Koga. Inuyasha roteò gli occhi al cielo. Di nuovo fuori a conoscere altre persone. Di Koga non sapeva nulla, solo che era il ragazzo di Ayame. Kagome dal canto suo sapeva soltanto che nel tempo libero lavorava coi suoi cugini in un bar di famiglia. Niente di più niente di meno. Insomma questo Koga era avvolto dal mistero. Non sapendo cosa fare Inuyasha si mise a guardare la tv. Si stava per assopire quando uno scoppio improvviso lo fece sobbalzare. Sentì Kagome urlare. Corse in bagno e quando entrò trovò la ragazza seduta per terra con in dosso un asciugamano bianco bagnata fradicia e accanto a lei la doccia che continuava ad andare allagando il bagno. Cercando di guardarla il meno possibile Inuyasha la aiutò ad alzarsi e cercò di riparare il rubinetto. Dopo mezz’ora non c’era ancora riuscito. Di meccanica non ci aveva mai capito nulla. Sbuffò e spostò lo sguardo sulla ragazza che era rimasta li di fianco a lui, arrossì. Si alzò e uscì dicendo che andava a chiamare l’idraulico, ma in verità voleva solo uscire da li. Nel vederla solo con uno asciugamano avvolto attorno al corpo la sua mente aveva iniziato a viaggiare. Andò in camera e cercò di calmarsi. Cavolo quella ragazza era qualcosa di indecifrabile, qualcosa di lontano ma troppo vicino. Non poteva guardarla direttamente o sarebbe stato rapito da una forza difficile, contorta. Niente, non ci riusciva. Non riusciva a togliersela dalla mente. Kagome andò da lui.
-Non riesci proprio ad aggiustarla? Devo farmi la doccia prima di uscire… -
-Ho chiamato l’idraulico arriverà tra uno o due ore…-
Disse non guardandola in faccia. Non si era ancora vestita. Kagome sbuffò e andò a sedersi di fianco a lui. Lo faceva a posta? Volva farlo soffrire? No, probabile non se ne rendeva conto. Lei non immaginava di essere una fonte di tale desiderio per lui. Fece di tutto per ignorarla. Ma il suoi occhi caddero in inganno e andarono a posarsi proprio sull’incavo del seno di lei. Si sentì accaldato, e qualcosa si mosse nei suoi pantaloni. Si alzò di scatto.
-Che ti prende?-
Chiese lei perplessa. Da quando la doccia si era rotta, Inuyasha si comportava in modo strano. Dal canto suo Inuyasha alzò le spalle rimanendo di schiena.
-Vado a vedere se intanto riesco a fare qualcosa-
Disse infine. Ma mentre stava per varcare la soglia Kagome lo prese per una manica e lo fece girare. Lo guardò torvo per qualche secondo, poi il suo viso si rilassò, si alzò in punta di piedi e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Le gote  di lei divennero rosa. Inuyasha rimase imbambolato per qualche secondo poi riprese a baciarla con maggior forza. La voleva, la desiderava. Prese i fianchi di lei e li appoggiò ai suoi facendole capire, senza troppi giri di parole quello che voleva. Kagome divenne rossa, bordò. Continuarono a baciarsi e lei lo lasciò fare. Si lasciò trasportare fino al letto. Si distese e Inuyasha sopra di lei. Si tolse la maglia e continuò a baciarla, lei non si opponeva. Con una mano gli afferrò saldamente uno dei due seni e la sentì mugugnare. Un lieve sorriso gli comparve sul volto. Lì in quel momento l’avrebbe presa, l’avrebbe amata con tutte le sue forze. La spogliò di quell’unico indumento che indossava e la guardò meravigliato. La sua eccitazione cresceva sempre di più. Kagome era completamente in balia dei suoi gesti. Si lasciava toccare, si lasciava guardare. Sentiva la testa leggera e non riusciva a pensare a niente. Vide Inuyasha privarsi degli ultimi indumenti rimasti. Rimase incantata ad osservare quel ragazzo cosi chiuso in se stesso. Inuyasha si avvicinò al suo orecchio.
-Se vuoi fermarmi ti conviene farlo ora…-
Disse con voce roca, una voce che fece scorrere un brivido lungo la schiena di Kagome. Lei lo guardò sognante e annuì leggermente. Inuyasha ghignò divertito, ma la ragazza fece finta di non accorgersene. Lo amava anche così. Il ragazzo prese il preservativo che aveva nelle tasche dei pantaloni, gentilmente imbucato da Miroku. Se lo smise alla svelta e la guardò ancora una volta. Entrò dentro di lei lentamente, godendosi ogni secondo. Iniziò a muoversi, prima piano, poi sempre più veloce. Lei attorcigliò le sue gambe a lui e si lasciò trasportare. Si amarono, si scrutarono con occhi attenti e quando entrambi raggiunsero il piacere si accasciarono sul letto ansanti. Inuyasha si tolse il preservativo, lo chiuse e lo mise sul comodino, poi tornò ad abbracciare Kagome. Appoggiò il suo mento nell’incavo del suo collo e iniziò a baciarle la spalla. Sorrise senza rendersene conto. Kagome sghignazzò. Era al settimo cielo. Si sentiva completa, amata. Era come in un sogno. Inuyasha si alzò sul gomito e osservò la schiena di lei.
-Quindi non era la tua prima volta…-
Disse infine lasciando la frase in sospeso. Aveva volutamente marcato le ultima due parole e i suoi occhi non si staccarono dalla sua schiena. Vedendola rabbrividire ghignò. Kagome si voltò verso di lui con sguardo furente e imbronciato.
-Ti sembrano domande da fare?!? Scemo!-
Disse lei sbuffando. Inuyasha prese tra le mani il suo volto e la baciò dolcemente. Pian piano anche lei sorrise, arrendendosi a quel egoista, egocentrico, narcisista e dolce di Inuyasha.
 
Scusate se il capitolo è leggermente più corto, ma lo volevo finire così per non rompere l’ atmosfera... Che dire… finalmente i due ce l’hanno fatta! E adesso cosa succederà? Come si evolverà questa storia alquanto strana e incomprensibile? Si accettano scommesse hahaha.
A presto!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Un agente sotto copertura ***


Suonarono il campanello. Inuyasha si rivestì velocemente. Si era completamente dimenticato sia dell’ idraulico che del bagno allagato. Salutò più cordialmente possibile cercando di nascondere anche il minimo indizio di quello che era appena successo. Lo accompagnò al bagno per poi lasciarlo lavorare in pace. Intanto Kagome aspettava nell’altra stanza. Decise di alzarsi a sua volta quando il sui occhi si posarono sul comodino. Fu pervasa da una vampata di calore. Si mise l’accappatoio, prese l’involucro e lo andò a buttare in cucina. Prima di ritornare in camera si fermò in salotto ad osservare Inuyasha. Era seduto sul divano mentre guardava la tv. Si sentì messa da parte... perciò si sedette di fianco a lui e gli puntò gli occhi addosso. Lui la ignorò e cambiò canale. Lei abbassò lo sguardo imbronciata. Non si aspettava molto ma… andiamo, avevano appena fatto l’amore! Forse era arrivato il momento di mettere in chiaro la loro relazione. Gli amici avrebbero fatto domande, i loro cuori sarebbero impazziti. E mentre lei si crogiolava in quel che sembrava del tutto insensato lui si avventò sulle sue labbra sorprendendola.

-Che stupida…-

Disse con un fil di voce mentre si alzava per andare dall’idraulico. Kagome rimase imbambolata, sorridendo timidamente.

Dopo qualche ora era tutto fu sistemato e finalmente Kagome poté farsi una doccia in santa pace. Aveva già avvisato Ayame che sarebbero arrivati in ritardo e quindi decise di godersi un po’ più del dovuto lo scrosciare dell’acqua calda.

Arrivarono in ritardo, correndo. Entrarono in un bar e con lo sguardo cercarono l’amica. Quando la trovarono andarono al tavolo e si sedettero. Erano già tutti li. Inuyasha osservava di sott’occhi Koga. Un ragazzo alto, dai capelli lunghi corvini legati in una coda alta, gli occhi erano di un colore verde mare, quasi azzurro. Inuyasha non si fidava e dentro di se si lamentava di non aver messo nemmeno le lenti rosse o qualsiasi cosa potesse nasconder anche un piccolissimo particolare di se. Il piercing e l’orecchino erano ben visibili e questo lo rincuorava. Meno male che non aveva dato ascolto a Kagome!  Inuyasha usava quei due oggetti metallici per allontanare i curiosi, in una società come la sua era simbolo di una persona pericolosa, soprattutto se si è uomini. E lui voleva sembrarlo proprio in quel momento. Non voleva fare bella figura davanti a Koga come invece voleva Kagome, non voleva conoscerlo e non voleva parlarci. Fatti i convenevoli Koga si dimostrò un ragazzo molto aperto e solare. Non ebbe alcun imbarazzo a fare i complimenti alle ragazze e ad offrire da bere a tutti, conquistando cosi tutti con la sua abile parlantina. Poi per un ingiustizia o per destino rivolse la parola a colui che ancora non aveva parlato, a colui che avrebbe voluto finire al più presto quella messa in scena.

-Sei alquanto silenzioso sai?-

Inuyasha alzò a mala pena gli occhi dal suo piatto, ricevette una gomitata da Kagome che ignorò prontamente. Alzò le spalle scocciato mantenendo le labbra serrate. Koga alzò un sopracciglio incuriosito, appoggiò i gomiti sul tavolo e si resse la testa con le mani.

-Sai, da quando ci siamo incontrati non ho ancora sentito la tua voce… se uno non parla mai poi si dimentica come si fa!-

Inuyasha lo ignorò di nuovo, concentrandosi su quella fetta di pane che galleggiava nel sugo. Ma Koga non sembrava darsi per vinto.

-Avrai pur qualcosa da dire, stiamo letteralmente parlando del più e del meno. Qualche commento, qualche segno di partecipazione… non vuoi proprio dirmi niente?-

Inuyasha alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi.

-Crepa…-

Biascicò in fine a denti stretti. Koga lo guardò di sbieco sorridendo.

-Dai Inuyasha, Koga ha ragione… Siamo tra amici puoi parlare liberamente!-

Inuyasha fulminò Miroku con lo sguardo. Cosa diavolo stava dicendo l’amico? Ora sembrava che lui avesse dei problemi di cui parlare, come una seduta di gruppo e per di più doveva parlarne con una persona che conosce a mala pena da due ore. Certo, come no. L’unica cosa a cui Inuyasha stesse prestando un po’ d’attenzione era la voce di Kagome, non tanto alle parole in se, più al suono melodioso della sua voce.

-Scusalo Koga, non è molto socievole-

Si affrettò a scusarsi Kagome. Inuyasha roteò gli occhi al cielo e continuò a rimanere in silenzio.

-No no, colpa mia, a volte so essere davvero invadente Aya me lo ripete di continuo.-

Disse poi rivolgendo un sorriso malizioso alla ragazza, che lo abbracciò sorridendo. Non fece più tanto caso ad Inuyasha e per lui era meglio così. Continuarono a parlare finchè lo sguardo di Koga cadde su un nuovo entrato. Si scusò e andò a parlare con il barman dietro il balcone che sparì quasi subito. Inuyasha guardò a sua volta, incuriosito dal cambiamento improvviso di quella noiosa serata. Koga tornò da loro senza distogliere lo sguardo da quell’individuo.

-Oddio… ma quello io lo conosco… si è Chokyukai…-

Disse poi Kagome. Koga la guardò e lei spiegò velocemente che era un paziente della sua clinica e che da un momento all’altro era sparito nel nulla. Era stato in carcere per vari motivi e a quanto pare lo avevano rilasciato per mancanze di prove. Chokyukai si fermò in mezzo alla stanza e quando vide Koga, a passo di carica si avvicinò al tavolo. Koga rimase seduto.

-te l’ho già detto non voglio più vederti qui. Hai già creato abbastanza problemi.-

Chokyukai lo guardò con sguardo maligno.

-Tranquillo, sono solo venuto a saldare qualche conto in sospeso con te…-

Poi si accorse della presenza di Kagome.

-Oh ma te sei una di quei strizza cervelli che mi hanno riandato in carcere, ma tu guarda a quanto pare avrò da risolvere più problemi del previsto.-

Si mise a ridere, sempre più forte. Koga si alzò in piedi e lo intimò ancora di andarsene, ma Chokyukai non si mosse. Lo guardò dritto negli occhi.

-Sai Koga per colpa tua mi hanno cacciato dal clan, mi hanno dato del pazzo, del criminale… e tutto per una tua soffiata… che ne dici se adesso ti rendo il favore?-

Detto ciò estrasse una pistola, senza farsi vedere dagli altri clienti. Lo intimò di uscire così che fuori potessero sistemare tutto senza problemi, ma quando Koga si girò Chokyukai premette il grilletto e sparò. Il colpo volò per aria e un pugno ben assestato fece volare Chokyukai sopra un tavolo. Koga si girò e vide Inuyasha raccogliere l’arma, smontarla e infine distruggerla in tanti miseri pezzettini. Rimase a bocca aperta.

-Chi diavolo sei tu! Come osi intrometterti è? Bastardo!-

Chokyukai si scagliò contro Inuyasha che con sguardo glaciale lo rimise al tappeto un paio di volte, finche con un pugno ben assestato lo mandò al tappeto definitivamente.

-Non mi aspettavo che Dio ascoltasse le mie preghiere… Ti prometto che starò più attento-

Disse infine Inuyasha lanciando uno sguardo a Koga, pallido in viso. Quest’ultimo iniziò a ridere nervosamente, finche non si calmo.

-ok… forse è arrivato il momento di presentarsi come si deve: Sono Tanaba Koga, agente speciale di polizia e nel tempo libero direttore di questo bar-

Disse poi mostrando il distintivo. Tutti a parte Ayame rimasero stupiti, tutti a parte Ayame e Inuyasha.

-Tsk, sbirro da quattro soldi.-

Rispose Inuysha. Kagome corse da lui rimproverandolo per poi abbracciarlo scoppiando in un pianto il quale il ragazzo cercò di consolare come meglio poteva senza dimostrare troppo affetto. Arrivò la polizia che una volta arrestato Chokyukai e fatto il verbale con le dichiarazioni dei presenti se ne andò così come era arrivata. I ragazzi cecarono di rallegrare come meglio potevano la serata, cercando di dimenticare quello accaduto poco prima. Le ragazze tremavano ancora per lo spavento e Miroku si offrì per accompagnarle a comprare qualcosa per calmarle. Così Koga ebbe maggior occasione di conoscere Inuyasha.

-Come avevi fatto a capire che ero un poliziotto?-

Chiese subito Koga. Inuyasha lo guardò e con aria da saccente gli rispose:

-Semplice, primo indossi un giubbotto antiproiettile sotto la camicia e ciò vuol dire o che sei una persona importante o che temi per la tua vita  o che lavori in polizia. La prima la scarto subito, in quanto vestiti fin troppo comuni, niente occhiali da sole per nascondere la tua presenza e in oltre stai con Ayame, che direi non appartiene a nessuna famiglia ricca, la seconda pure è da scartare in quanto hai iniziato a chiacchierare amichevolmente con dei perfetti sconosciuti coi quali cercavi di fare bella figura per la tua ragazza. Quindi rimane solo la terza. Inoltre mi hai tenuto d’occhio senza farti vedere cosa che una comune persona faticherebbe a nasconderlo.-

Koga rimase veramente stupito. Era da tempo che non si faceva beccare. Rimase incuriosito dalla presenza di quel ragazzo.

-Sai tu invece chi mi ricordi? Un cane… si direi proprio un Botolo Ringhioso-

Inuyasha lo guardò con aria omicida e Koga si mise a ridere.

-Andiamo, non mi avresti mai salvato la vita se non fosse stata in pericolo anche Kagome!-

Inuyasha lo guardò offeso e fece di tutto per non saltargli a dosso. Koga sapeva il fatto suo e  per qualche stana ragione nella mente di Inuyasha si disegnò l’immagine di un lupo, scaltro e attento.

-Ma sentilo il lupastro. L’idiota che si fida ciecamente di un giubbotto antiproiettile. Semplicemente non mi andava di essere interrogato per la millesima volta dalla polizia per il ritrovamento del tuo cadavere. –

-Per la millesima volta? Che sei forse un assassino? Di certo sai il fatto tuo, da come maneggiavi la Pistola…-

In effetti più ci pensava più Koga non riusciva ad inquadrare bene Inuyasha. Che avesse un passato da criminale? Era possibile, anche se per la sua giovane età era pressoché impossibile…

-Più o meno-

Si limitò a rispondere Inuyasha. Quando tornarono anche gli altri, vista l’ora tarda decisero di salutarsi.

-A presto Botolo Ringhioso-

Disse con fare ammiccante Koga.

-Taci Lupastro-

Rispose di rimando lui. Gli altri si guardarono straniti e Kagome scosse la testa. Salirono in macchina e durante il ritorno a casa rimasero in silenzio. Una volta entrati in casa nella mente dei due ragazzi si accese un problema: che fare ora con la loro relazione? 

 

Salve a tutti!! E dopo un tempo infinito ritrovai il tempo e la voglia di scrivere… non so se in molti continueranno a seguire questa storia ma ora più di prima sono intenzionata a concluderla… man mano che arriveranno le idee le butterò giu e le sistemerò…. E che dire… buona lettura!!

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Cosa siamo noi? ***


Questa storia doveva finire. Dovevano mettere in chiaro le cose altrimenti non ne sarebbero più usciti ne lei ne lui. Agli amici non avevano ancora detto niente, tanto meno ai famigliari… probabilmente loro sarebbero stati gli ultimi. Ma almeno lei ed Inuyasha dovevano mettere a posto le cose. Kagome si avvicinò a lui timidamente non sapendo come iniziare la conversazione. Iniziò a torturarsi le mani mordicchiandosi di tanto in tanto l’unghia. Inuyasha lo notò ma rimase indifferente. Se avesse voluto chiedergli qualcosa lui era li.  Alla fine Kagome sospirò.

-Cosa pensi di dire a Miroku? Riguardo te e me…-

Rimase in silenzio, avendo quasi paura della risposta.

-Tu cosa gli diresti a Sango?-

Rispose cauto lui. Lei aggrottò la fronte.

-Non puoi rispondere alla mia domanda con un'altra! È scortese!... Comunque gli direi le stesse cose che tu diresti a Miroku… quindi…-

-E secondo te cosa potrei dire a Miroku di te?-

Inuyasha la guardò con uno sguardo ammiccante e Kagome avvampò iniziando a blaterare cose che secondo Inuyasha erano senza senso. Sorrise nel vederla così in imbarazzo. Prese il suo viso tra le mani e la baciò e rimanendo ad un centimetro di distanza gli disse.

-Gli dirò che chiunque oserà volerti, toccarti o solo guardarti dovrà fare i conti con me, gli dirò che qualunque cosa ti accadrà bella o brutta che sia io sarò li con te, gli dirò che ti amo, gli dirò che sei mia… e Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito.-

Gli occhi di lei si inumidirono.

-Scemo non puoi mettere una frase di Jim Morrison così…-

Si baciarono di nuovo. Lei era sua e lui era suo, nient’altro aveva senso se loro non erano insieme. Andarono a dormire, uno abbracciata all’altra. Kagome ancora non poteva crederci, nel silenzio della notte pianse in silenzio per la felicità. Inuyasha la udì e la strinse ancora più forte. Da quanto tempo ormai non amava così. Un amore che lo rendeva sciocco, incapace e pure scemo, un amore che gli faceva fare delle cose stupide delle facce strane e pure lui non poteva smettere di rimanerne senza. Era peggio di una droga, un emozione difficile da esprimere ma semplice da provare. Inuyasha si alzò presto, fece colazione e andò al lavoro senza svegliare Kagome. Respirò a pieni polmoni l‘aria fresca mattutina, era una bella giornata… almeno finché davanti a lui non comparve quel lupastro di uno sbirro.

-Oh ciao Inuyasha!, che ci fai tu qui? E come siamo vestiti eleganti… Non pensavo avessi addirittura dei vestiti così formali.-

-Ci vivo-

Gli rispose lui secco prima di avviarsi verso la corriera che avrebbe dovuto prendere prima di andare a lavoro. Koga iniziò ad attaccargli bottone e non gli toglieva gli occhi di dosso “che seccatura” pensò Inuyasha.

-Vedo che non indossi più il piercing… devi fare qualcosa d’importante?-

Inuyasha si fermò di scatto e si girò lentamente con uno sguardo di ghiaccio.

-Vado al lavoro. Ora vedi di dileguarti-

Si mise gli auricolari e continuò per la sua strada. Arrivò l’autobus, salì e si sedette. E così fece Koga, proprio accanto a lui. Non si parlarono ma Koga lo osservava di sottecchi e nonostante Inuyasha lo sapesse si limitò ad appoggiare la testa al finestrino. Ascoltava “On My Own” degli Ashes Remain e non voleva essere disturbato. Arrivato a destinazione scese e con orrore notò che Koga lo seguì. Lo stava forse pedinando? Incominciava veramente a seccarlo. Continuò a camminare il più speditamente possibile sperando che prima o poi lo avesse lasciato in pace ma niente Koga era sempre dietro di lui. Entrò nello stabile in cui lavorava e si diresse dal suo capo, ma prima Koga lo fermò.

-Tu lavori qui?!?-

Chiese infine incredulo. Non si aspettava di vedere quel ragazzo lavorare in una agenzia, tanto meno in quella informatica. Si chiedeva come fosse possibile che un ragazzo così fosse riuscito a trovare lavoro qui dentro, chi era dunque costui?

-Non ci arrivi da solo?-

Gli rispose lui, ma mentre Koga stava per ribattere comparve davanti a loro un uomo sulla sessantina con lo sguardo luminoso, sovrastato da delle folte sopracciglia.

-Oh bene lei deve essere Inuyasha… Bene bene… prego mi segua e lei Tenente Tanaba può aspettare qualche minuto qui?-

Koga annuì sorridente ma allo stesso tempo molto turbato. Inuyasha felice di essersi liberato del lupastro seguì con sguardo attento il suo nuovo capo. Dall’aspetto sembrava un uomo millenario eppure aveva appena raggiunto i sessanta. Si sedette appena si sedette il capo e iniziarono a parlare.

-Piacere il mio nome è Hosenki, so che sei nuovo ma voglio metterti in guardia subito, non ho tempo di seguire degli scansafatiche che vengono qui solo per aver un buon stipendio, chi non mi piace è fuori senza troppe avvertenze. E devo ammettere che uno come te, con il curriculum vuoto e senza una laurea è veramente a rischio, eppure sei riuscito a farti accettare dal mio selezionatore di fiducia… dimmi la verità da quanto studi l’informatica?-

Lo sguardo di Inuyasha si assottiglio. Il suo capo era uno senza peli sulla lingua e non la smetteva di scrutarlo. Chiuse gli occhi per un secondo e quando gli riaprì vi si poteva intravedere il fuoco e il ghiaccio perfettamente mischiati.

-Allora?-

Hosenki fu meravigliato da quello sguardo, lui pensava di averlo almeno un po’ intimorito eppure Inuyasha non aveva fatto una piega.

-Due o tre settimane, signore-

Rispose infine Inuyasha marcando maggiormente l’ultima parola. Perché mentirgli? Sul volto di Hosenki si delineò un mezzo sorriso. “Sincero e diretto” pensò, “davvero un ragazzo interessante”.

-Bene sappi che da te vorrò vedere presto dei risultati per tanto ti assegnerò a un reparto in cui ci sarà molto da fare.-

Inuyasha si alzò ed annuì. Prese tutti i dati necessari e si avviò verso la parta, ma Hosenki lo fermò

-Perché hai scelto di lavorare? E perché soprattutto QUI?-

-Ha importanza?-

Dicendo ciò uscì e il suo sguardo si incrociò con quello di Koga. Lo ignorò come ormai era solito fare e si diresse dove gli era stato indicato. Si sedette in un cubicolo con lo stesso numero che compariva su quei fogli e accese il computer. Gli arrivò un email dove spiegava in cosa sussisteva il suo primo lavoro. Sospirò, chiuse gli occhi, ripensò velocemente a Kagome e con un mezzo sorriso si mise a lavorare. Intanto nell’ufficio di Hosenki, Koga stava discutendo con lui di affari importanti, di come la sua agenzia avrebbe potuto aiutare al meglio la polizia. Non tutti gli impiegati erano adatti a quel lavoro, un ricercatore informatico che non si facesse impressionare troppo o più del dovuto da una scena del crimine era molto difficile, quasi raro da trovare. Eppure Hosenki già lo sapeva a chi avrebbe dato quel lavoro.

-Koga lo conosci già quel ragazzo?-

Koga annuì e gli spiego quello che era successo al bar per filo e per segno, dandogli anche i suoi sentimenti e le sue osservazioni. Erano ormai amici da tanto tempo e sapeva di potersi fidare di lui. Hosenki ascoltò e si girò soddisfatto di questa sua nuova recluta.

Poche ore dopo si svegliò anche Kagome, sarebbe andata al lavoro solo nel pomeriggio. Riordinò anche se non c’era niente da mettere a posto, spazzò anche se non c’era un granello di polvere… era troppo felice per rimanere ferma a non fare niente. Tutto quanto era una novità ed era al settimo cielo. Si fece un bagno caldo rilassando ogni muscolo del suo corpo con calma si preparò, mangiò e andò subito al lavoro. Le ore passarono in fretta e la sera arrivò in un battito di ciglia. Lui arrivò a casa per primo. Si tolse quegli odiosi vestiti eleganti e si mise una delle sue comode tute. Il primo giorno era andato relativamente bene. Aveva parlato con poche persone, aveva quasi finito del tutto il suo primo incarico e inoltre tra poco sarebbe tornata Kagome. Rimase in piedi per un po’ non sapendo cosa fare. Poi l’occhio gli cadde sul computer. “Perché no?” pensò e si rimise al lavoro. “prima finisco e prima mi godo la libertà”. Era talmente preso da quello che stava facendo che non sentì nemmeno la voce di Kagome chiamarlo varie volte. La testa di lei fece capolino nella sua camera e sul suo volto si dipinse un timido sorriso. Inuyasha stava prendendo il suo lavoro sul serio e solo quando ebbe messo l’ultimo punto alzò la testa dal computer si sgranchì il collo, la schiena e infine le gambe guardò l’orologio, l’ora di cena era ormai passata da un bel pezzo e Kagome? Che non fosse ancora rientrata? Andò dritto in salotto e la trovò rannicchiata sul divano le andò vicino, si sedette accanto a lei e la cinse con un braccio.

-Giornata  pesante?-

Chiese lei abbracciandolo a sua volta. Lui negò con la testa e le raccontò brevemente la mattinata e di Koga. Lei sorrise e continuarono a parlare, poi la pancia di lui iniziò a brontolare.

-vado a prepararti qualcosa…-

Disse Kagome schioccando un bacio sulle fronte di lui. Lui annuì. Era stanco ma comunque contento. Andò a mangiare non appena fu pronto.

Intanto, un ragazza era corsa in ospedale insieme al marito. Qualcosa stava per cambiare la loro vita.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Vite ***


I dolori iniziarono tardi ma lei se lo sentiva, il grande momento era arrivato. Il ragazzo sempre serio e vigile che lei amava a malapena riusciva a mantenere la calma che lo aveva sempre caratterizzato. Una volta arrivati in ospedale la misero in una stanza dalle pareti chiare. Le doglie erano sempre più frequenti, ma la ragazza sembrava sentirle appena, era troppo agitata ed emozionata ma allo stesso tempo impaurita.

-Sesshomaru… dobbiamo avvisare tua madre e anche le ragazze… Kagome, Sango… anche Inuyasha e Miroku!-

Lui le accarezzò il viso con fare rassicurante, ci aveva già pensato lui. Le acque si ruppero e Rin fu portata in sala parto. Sesshomaru la seguì stringendole la mano. Intanto in sala di attesa si erano riuniti tutti. La tensione era alle stelle e tutti fremevano dalla voglia di vedere la bambina. L’unico che si sentiva come al solito fori posto era Inuyasha.

Lui non sentiva tutta quella frenesia. Stava nascendo sua nipote nulla di più… eppure anche se estranio ai sentimenti degli amici lui sentiva qualcos’altro. Era inquieto, come se qualcosa di brutto stesse per accadere. Con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere, fece il giro e di nascosto riuscì ad entrare. Come aveva sospettato qualcosa non andava. Suo fratello era in corridoio, ancora vestito di verde, lo sentiva sbraitare contro l’infermiere. Inuyasha si avvicinò lentamente, silenziosamente, senza emettere un fiato.

Sesshomaru si andò a sedere reggendosi la testa con le mani. Inuyasha si sedette accanto a lui. Gli appoggiò la mano sulla spalla e Sesshomaru sussultò, non lo aveva sentito arrivare.

-Che ci fai qui, non puoi entrare.-

Disse tagliente. Inuyasha dal canto suo rimase impassibile, avrebbe giurato che Sesshomaru si sarebbe messo a piangere se gli avesse chiesto qualcosa. Aspettò con lui in silenzio per un po’ osservando quella porta che non si apriva. Non un rumore, non un grido.

-Vedrai andrà tutto bene-

Disse infine alzandosi. Si sgranchì la schiena e se ne andò. Sesshomaru rimase di nuovo solo. Avrebbe voluto picchiarlo, ma allo stesso tempo aveva bisogno della sua presenza. Finche Inuyasha era rimasto li con lui si sentiva in qualche modo più calmo. Poi una figura in camice bianco con una mascherina comparve poco dopo. Quando Sesshomaru capì chi fosse era troppo tardi, si era già chiuso la porta alle spalle.

-Vedi di non far casino deficiente… se le succede qualcosa sta volta ti ammazzo.-

Sussurò infine a denti stretti lasciandosi cadere sulla sedia.

Inuyasha, ancora vestito da dottore si avvicinò a Rin. Era fredda, respirava debolmente e la pancia era ancora gonfia. Prese uno sgabello e gli si sedette vicino. Si era spacciato per un medico tirocinante quindi poteva stare tranquillo almeno per un po’.

-Dottore, procediamo subito con il cesario-

Gli disse un infermiera. Lui annui. Se lo avessero scoperto sarebbe finito in carcere, ma poco gli importava.

-Rin… hai sentito? Adesso fanno nascere tua figlia… ma se tu muori, come pensi che lei faccia a sopravvivere senza una madre? Vuoi davvero farla rimanere da sola?-

Iniziarono ad operarla e lui rimase li. Rin aprì debolmente gli occhi e sorrise.

-Non dovrebbe esserci il marito accanto alla moglie?-

Gli disse con un fil di voce.

-Per la cronaca, tu ti devi ancora sposare con mio fratello quindi vedi adesso di stare bene e comunque il tuo bel maritino è stato sbattuto fuori perché stava dando di matto-

La fece sorridere, poi un pianto riempì la stanza, La bambina era nata. Inuyasha aiutò l’infermiera prendendo in braccio la bimba e la portò a Rin. Poi uscì, senza farsi vedere si tolse il camice, si ripulì e ricomparve dopo quasi un’ora nella sala di attesa.

-Dove diavolo sei stato?!?!?-

Gli chiesero in coro gli amici ma lui non rispose. Li vennero a chiamare non appena Rin fu riportata nella sua stanza assieme alla bambina tenuta saldamente in braccio da Sesshomaru. Ci furono feste e foto, qualche pianto e un sacco di risate. Inuyasha scambiò due parole con Sesshomaru ma rimase in un angolo, osservando accuratamente la bambina. Un piccolo esserino dai capelli scuri che piangeva se veniva allontanata troppo da Rin. Quell’esserino, così piccolo e così indifeso era la sua nipotina.

-Vuoi tenerla in braccio?-

Gli chiese all’improvviso Rin distogliendolo dai suoi pensieri. “lo avevo già fatto” pensò, ma comunque la prese per qualche secondo e la prima cosa che fece la bambina fu afferrargli l’orecchio, come se volesse rimproverarlo. “è proprio figlia di Sesshomaru” pensò. La tenne in braccio per qualche secondo e la passò al fratello dopo che Izayoi avesse finito con le foto.  Si rimise all’angolo e Kagome andò da lui con le lacrime agli occhi. L’angolo della sua bocca si curvò leggermente all’insù. Le mise un braccio attorno al collo e lei si appoggiò a lui. Kagome si sentiva veramente felice e forse anche un po’ invidiosa dell’amica. Magari un giorno ci sarebbe stata lei sul letto dell’ospedale mentre allattava il suo bambino. Inconsciamente spostò lo sguardo su Inuyasha. Chissà se a lui piacessero i bambini. Dopo qualche ora decisero di tornare tutti a casa e di lasciar riposare i neogenitori.

Ormai era sera e la giornata era stata piena di emozioni. Inuyasha era come al solito silenzioso e Kagome non la smetteva di parlare. Lui l’ascoltava e lei raccontava. Lei lo faceva sentire vivo, lui la faceva sentire importante. Tutto sembrava cosi perfetto. Tra una cosa e un’altra non avevano ancora detto nulla agli amici, ma andava bene così. Per ora era il loro piccolo segreto. Si fece tardi e decisero di andare a dormire. Si stesero nel letto, Inuysha aspettò che Kagome si addormentasse poi la strinse a se e anche lui cadde tra le braccia di morfeo. La sveglia suonò e dovettero alzarsi. Inuyasha sbuffò varie volte prima di raggiungere la cucina. Odiava alzarsi presto ma doveva farlo, aveva un lavoro ora.

 Roteò gli occhi al cielo sbuffando nuovamente. Doveva tenere duro… era solo all’inizio. Trascinandosi per la casa mangiò, si preparò e infine uscì. Kagome fece lo stesso ma con allegria. Queste giornate la riempivano di felicità e voleva godersi questo sentimento. Arrivò al lavoro canticchiando, salutò tutti con il sorriso. Andò alla sua scrivania e iniziò il suo lavoro.

 Nulla poteva andare storto. Ma lo stesso non era per Inuyasha. Aveva un sacco di lavoro da fare, la sua scrivania era sommersa da fogli, buste e chissà cos’altro. E i colleghi erano peggio. Non che tutti gli creassero problemi, ma in quel particolar giorno venne a conoscenza di un individuo che avrebbe voluto veramnete fare a meno di conoscere. Di figli di papà ne aveva incontrati tanti ma questo rientrava tra i peggiori.

-Buongiorno Ragazzino, tutto bene oggi? Che brutta faccia che hai, dormito male? Ah si vede che non scopi da un po’… Dai se mi fai qualche favore e se ti comporti bene potrei darti qualche d’una delle mie ragazze hahah, comunque il mio nome è Moryomaru, ricordalo bene matricola!-

Detto questo se ne andò ridacchiando. Wow, che presentazione galante. Inuyasha sbuffò e si rimise a lavorare, ma poco dopo Moryomaru tornò e gli mise sulla scrivania ulteriori fogli.

-Questi sono da compilare, spedirne una copia via fax e infine archiviarli, vedi di finire entro due ore, andavo fatto ieri, se ti comporti bene verrai ricompensato hahah-

Inuyasha lo guardò, con volto rilassato prese il malloppo di fogli e lo riportò alla scrivania di Moryomaru, poi, sempre con estrema calma riprese il suo lavoro, tutto sotto gli occhi di Moryomaru.

-Tu piccolo str…-

-Interrompimi un’altra volta Moryomaru e ti farò pentire di esserti avvicinato a questa scrivania-

Moryomaru fece per ribadire, ma rimase congelato dallo sguardo omicida di Inuyasha. Se ne andò via brontolando. Finalmente se ne era liberato, ora poteva riprendere per l’ennesima volta il lavoro. Voleva finire tutto e subito così da non dover poi ridursi all’ultimo, ma a quanto pare aveva il mondo intero contro.

Dalla porta comparve Koga, con un viso sorridente e saltellando di qua e di la si diresse proprio alla sua scrivania. Inuyasha lo ignorò, ma il ragazzo insisteva. Rimaneva li in silenzio a fissare Inuyasha, come qualcuno che aspetta il permesso per parlare. Inuyasha sbuffò nuovamente.

-Che vuoi lupastro-

-Ciao anche a te botolo ringhioso, mi chiedevo se per caso ti andasse di venire un attimo di la con me… ho gia parlato con Hosenki, non ti preoccupare-

Inuyasha lo guardò senza capire. Si alzò e decise di seguirlo. Una volta entrati in una stanzetta Koga richiuse la porta dietro di se. Ma in tutto quel stravagante momento Inuyasha aveva solo un pensiero:

-Chi cazzo è Hosenki?!?!-

Koga per poco non cadde per terra. Guardò negli occhi Inuyasha e vide che stava facendo sul serio. Si porto le mani sul volto.

-Botolo sei proprio messo male! Hosenki, il TUO CAPO! Hai fatto anche un colloquio con lui prima di iniziare a lavorare!-

Inuyasha ci pensò su e poi si ricordò “il vecchio dell’azienda” annuì fra se e sé, poi riportò l’attenzione su Koga. Cosa voleva il lupastro? Inuyasha non aveva tempo da perdere, voleva finire e stare con Kagome!

-Ho una proposta per te Botolo! Sai in questo periodo stiamo seguendo un caso di contrabbando di merce per fabbricare bombe e abbiamo il sospetto che il contrabbandiere sia qualcuno all’interno di qualche agenzia informatica… quindi avrei bisogno di un uomo, abbastanza coraggioso e che ne sappia molto sul mestiere…. Ti andrebbe di fare l’infiltrato?-

Inuyasha lo guardò con sospetto, lo irritava parecchio la sfacciataggine di Koga, intanto perché chiederlo a lui? Non conosceva veramente nessun altro? Poi ci pensò un po’ e arrivo alla conclusione che effettivamente Koga non aveva tutti i torti. Per primo lui non poteva essere sospettato in quanto nuovo arrivato, inoltre sa maneggiare le armi in caso di pericolo ma soprattutto per il suo sangue freddo e la sua impassibilità verso gli altri. “E bravo lupastro”.

-E va bene… cosa devo fare?-

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: e così sia! ***


Dalla proposta di Koga passarono diversi giorni e Inuyasha decise di non dire niente a Kagome. Un po’ per proteggerla, un po’ perché non voleva che lei si preoccupasse inutilmente. Glielo avrebbe detto solo se fosse stato strettamente indispensabile… e fortunatamente per il momento non avrebbe fatto domande, in quanto presa totalmente dalla figlia di Rin e Sesshomaru. Quel piccolo esserino aveva portato grandi cambiamenti. Non solo ai neogenitori ma anche agli altri… in Kagome aveva risvegliato un istinto materno che non si aspettava di avere… si i bambini le piacevano… ma uno tutto suo… Al solo pensiero le si riscaldava il cuore… ma anche Inuyasha pensava lo stesso? E se lui non volesse bambini? Sicuramente ci sarebbe rimasta male… lei li voleva! Eccome se li voleva! Solo che forse stava un po’ affrettando le cose, per Inuyasha i cambiamenti stano avvenendo molto velocemente e diventare genitore sarebbe una notevole responsabilità in più. Doveva aspettare, solo che a volte si ritrovava ad essere gelosa dell’amica e questo la faceva stare male. Decise di provare ad accantonare questi pensieri, per Rin, per Inuyasha, ma soprattutto per se stessa.

Arrivarono a casa allo stesso momento. Si scambiarono un tenero bacio a fior di labbra.

-Allora non sei curioso di sapere come sta la tua bellissima nipotina?-

Gli chiese lei sorridendo. Lui andò in cucina annuendo. L’ascoltò… finché non l’assaltò con un bacio, prima leggero… poi un po’ più aggressivo.

-Non mi dispiace azzittirti così…-

Disse infine mordendole leggermente le labbra. Guardò le sue gote tingersi di rosso, guardò i suoi occhi tingersi di passione e di amore. La prese per i fianchi e riprese a baciarla. Lei non era perfetta, lui lo sapeva, ma non riusciva a trovare qualcosa in lei che non gli piacesse. La portò in camera e la spogliò lentamente. Lei lo aiutò, poi gli sfilò la maglia. Lo osservò, si innamorò di nuovo. Lui iniziò a baciarla e lei legò le gambe ai suoi fianchi. Iniziò ad accarezzargli le cicatrici. Al contatto con la sua pelle, le dita sembravano sciogliersi. Lui si sfilò i pantaloni, senza smettere di baciare il suo corpo. Lei gli prese il viso tra le mani e prese a baciarlo. Le loro lingue si intrecciavano e si cercavano in una vorticosa danza erotica. Si spogliò dell’ultimo indumento e senza perdere tempo iniziò ad amarla. Quanto era passato dall’ultima volta che aveva provato queste emozioni? Due giorni? Una settimana? Un mese? Chi lo sa, lui sapeva solo che gli era terribilmente mancato. Una volta finito, si stesero uno di fianco all’altro, accaldati e con il fiatone. Inuyasha si accorse che gli girava la testa… troppa foga? Rise fra se e si alzò per andare in bagno, sotto gli occhi di Kagome che si copriva con le coperte, arrossendo nel vederlo senza vestiti. Inuyasha si sciacquò il viso e si guardò allo specchio. Si era proprio felice… felice… fe…li…ce… gli si appannò la vista. Lui poteva davvero permettersi di essere felice? Sentì una scarica di paura invaderlo. Si appoggiò al lavandino. Iniziò a respirare affannosamente. Doveva calmarsi… per lei. “Se continui così ne morirai… tu non sei fatto per essere felice… non ti si addice” Le parole gli vorticavano in testa. Si morse le guance finche non sanguinarono… basta… basta… basta…

-Inuyasha? Tutto bene?-

Kagome lo chiama dall’altra stanza.

-Si-

Gli rispose lui poco convinto. Si sciacquo la bocca e uscì come se niente fosse. Vide che Kagome si era messo il pigiama. Contro voglia se lo mise anche lui e la raggiunse a letto.

-Sei caldo…sicuro di stare bene?-

Lui annuì, immergendo la testa nel suo petto. Lei prese ad accarezzargli la testa e lui si rilassò… fino ad addormentarsi.

Si svegliò coi brividi. Kagome dormiva ancora. Si rigirò varie volte nel letto, ma il suo corpo si rifiutava di rilassarsi. Qualcosa lo metteva a disagio. Decise di alzarsi cercando di non svegliare la sua ragazza. Si fece un caffè ed iniziò a sorseggiarlo lentamente. Si sentiva veramente strano, che si fosse semplicemente ammalato? Eppure… il telefono squillò. Era Koga… Inyasha sbuffò e rispose.

-Buon giorno cagnolino, tutto bene?-

-ora che hai chiamato? No.-

-bene bene sono felice che tu stia bene. Ho un incarico per te. Raggiungimi appena puoi. A presto!-

E riattaccò. Inuyasha riprese a sorseggiare il suo caffè. Guardò l’orologio erano appena le 7. Sbadigliò mandando degli accidenti al lupastro e decise di prendersela con calma. Finito il caffè si sarebbe fatto una doccia, vestito, avrebbe svegliato Kagome… e poi si sarebbe avviato verso la stazione di polizia… con la più calma possibile.

Arrivò alla centrale solo sulle 9. Era vestito normalmente, con un paio di jeans chiari e una felpa nera con il cappuccio. Mentre aspettava prese a torturarsi il piercing sul labbro. Si annoiava. Poi Koga spuntò e lo invitò a seguirlo. Entrarono in un ufficio bel allestito e koga andò a sedersi dietro ad una scrivania, prese un fascicolo dal cassetto e glielo porse. Inuyasha lo aprì e vide la foto di un uomo sulla quarantina.

-Lui è Magatsushi, uno dei sospettati, il tuo compito è di iniziare a lavorare per lui e di scoprire se è lui il tramite informatico che organizza gli scambi illegali. –

-E come dovrei fare?-

-Bhe inizialmente potresti entrare nelle sue grazie e vedere come poi agire al seguito…-

Inuyasha assottigliò lo sguardo…

-perché io? No sono bravo ad instaurare rapporti con le persone…-

Koga sorrise.

-Perché ha un fetish nel provocare dolore… e molte persone ci hanno rinunciato perché spaventati per le loro vite… comunque è tutto nel fascicolo.-

Inuyasha aveva altre domande ma non le fece. Nella sua testa ronzavano due pensieri contrastanti. Uno diceva di lasciare perdere, l’altro invece era curioso di vedere come il genere umano potesse tanto cadere in basso… poi ne arrivò un terzo…

-Mi hai preso per un masochista?-

Koga iniziò a ridere e Inuyasha girò i tacchi e se ne andò. Prese a leggere tutte le informazioni su quell’uomo e più andava avanti più ne rimaneva disgustato. Quest’individuo aveva proprio tutti i vizi del mondo. Quando rientrò a casa Kagome era già andata via. Sbuffando si stese sul divano, ripensò ancora se aveva fatto bene o male ad accettare. Non ne era più così sicuro… eppure… da quando aveva incontrato Kagome in lui stavano nascendo nuovi sentimenti. Aveva voglia di osare, di sperimentare, di amare. Era nella costante ricerca di nuove emozioni… Però era davvero disposto a mettersi in pericolo per sperimentare? La testa riprese a girargli di nuovo. Si sentiva fiacco, stanco ma non riusciva a dormire. Andò in camera di Kagome, ormai era diventata anche la sua, e prese una coperta. Poi si cambiò e si mise comodamente in tuta e infine tornò sul divano, si appallottolò nella coperta e provò a dormire… ma non ci riuscì. Accese la tv e si mise  scorrere i canali e non trovando niente di interessante, si fermò su un programma per far dimagrire le persone. Mentre stavano spiegando l’ennesima dieta suonò il campanello. Inuyasha non si mosse. Risuonò di nuovo, poi ancora e ancora. Sbuffò e preso da un moto di rabbia si alzò trascinandosi dietro la coperta ed andò ad aprire. Sullo stipite della porta comparve Miroku. Lo guardava storto con le braccia incrociate. Inuyasha lo fece entrare poi tornò sul divano, ignorando lo sguardo truce dell’amico. Miroku lo seguì e si sedette di fianco a lui.

-Non pretendo di parlare tutti i giorni, ma una chiamata o un messaggio ogni tanto non fa male sai? E comunque so che non sei ancora andato a trovare tua nipote… A Rin farebbe piacere… e forse anche a Sesshomaru…-

Inuyasha sorrise divertito, ma continuò comunque a guardare la tv.

-Pensavo che per una volta fossi impegnato eppure eccoti qui, di nuovo a vedere come sto… Comunque hanno trovato almeno un nome a quell’essere?-

Miroku alzò gli occhi al cielo.

-Ayaka*… si chiama Ayaka… e tu lo sapresti se almeno una volta fossi andato da loro…-

Inuyasha alzò le spalle. Lui non organizzava le cose… a quello ci pensava Kagome. Miroku continuava a guardarlo male, poi si alzò e scomparve. Inuyasha rimase fisso sul divano, lasciando fare all’amico, il quale ricomparve poco dopo con il suo telefono.

-Chiama Kagome e digli che sta sera andrete da Rin.-

Inuyasha lo guardò di traverso. No. Lui non avrebbe chiamato nessuno. Miroku sbloccò il telefono e compose il numero di Kagome poi lo porse di nuovo all’amico. Inuyasha si chiese perché tanta insistenza… non era strano che Miroku si impuntasse in qualcosa, ma di solito non vedendolo mai interessato a niente lasciava perdere… Invece adesso era proprio un chiodo fisso, un martello pneumatico che continuava a percuoterlo. Sbuffò sonoramente. Non riusciva a trovare un buon motivo per fare quella benedetta chiamata.

-Dammi un motivo-

-l’hai fatta nascere, è tua nipote, rin è tua amica… te ne servono altri?-

Nonostante continuasse a non volerlo fare il suo braccio si mosse, pesantemente prese il telefono e svogliatamente chiamò. Uno due tre squilli… era tentato a chiudere la chiamata prima che Kagome potesse rispondere.

-Pronto Inuyasha? Tutto bene? Di solito non chiami mai…-

Miroku soffocò una risata. “allora lo fa proprio con tutti” pensò.

-Sta sera andiamo da Rin-

Le sue parole uscirono più come un ordine che come una domanda. Dall’altra parte del telefono Kagome rimase un po’ perplessa ma allo stesso tempo sorrise.

-Certo! Hai gia chiamato tu Rin? Sarà felice di sentirtelo dire!-

Inuyasha sbuffò nuovamente. Gli scocciava ma tanto sapeva che gli sarebbe comunque toccato. Le disse che l’avrebbe chiamata e buttò giù. Vide l’amico complimentarsi con se stesso. Inuyasha chiuse gli occhi scocciato. Pensò per un attimo cosa dire a Rin… non gli veniva in mente niente. Rimase fermo così per qualche minuto tant’è che Miroku pensò pure che si fosse addormentato. Poi si mosse e compose il numero.

-Che vuoi?-

Una voce glaciale risuonò dall’altro capo del telefono. Inuyasha ghignò.

-Da quando rispondi al telefono della tua futura moglie?-

-Da quando chiami la mia futura moglie?-

Il primo round lo vinse Sesshomaru ed Inuyasha aveva il presentimento che li avrebbe vinti tutti. Sospirò pesantemente e guardò di nuovo storto Miroku.

-Senti fratellino non ho tanto tempo da perdere che vuoi?-

-Questa sera veniamo da voi-

Disse infine con tono piatto, sperando di finire presto la conversazione.

-Quindi mi stai chiedendo se puoi venire da noi per vedere tua nipote?-

Sentì una risatina dall’altra parte del telefono.

-Lo sai benissimo Sesshomaru-

-Voglio sentirtelo dire-

Inuyasha per poco non gli sbatteva il telefono in faccia. Rimase in silenzio cercando in se stesso la voglia, la volontà e il coraggio di fare una semplice e banale richiesta. “è solo quell’idiota di tuo fratello!” si ripeteva mentalmente. Poi fece un enorme sospiro.

-Mi chiedevo se potevamo venire a vedere qual piccolo mostricciattolo che ti ritrovi per figlia!-

-Ci possiamo lavorare… alle 20?-

-e così sia!-

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Legami ***


Arrivarono puntuali come un orologio. Lei elegante, lui in tuta. Kagome ci aveva provato a convincerlo a mettersi almeno i jeans, ma contro di lei si era scagliato un Inuyasha scontroso e brontolone che non voleva sentir ragione. Ad aprire la porta arrivò un ghignante Sesshomaru, che li fece accomodare nel soggiorno dove Rin teneva in braccio un piccolo esserino che giocava coi suoi capelli. Kagome si fiondò a salutare l’amica  dando un tenero buffetto sulla guancia della bambina ancora intenta a tirare giocosamente i capelli della mamma. Inuyasha la seguì lentamente tenendosi a distanza. Osservava “quel piccolo mostricciattolo” che poche settimane prima aveva visto nascere e notò che in così poco tempo era già cambiata. Intanto aveva già definito il colore degli occhi, erano aurei come quelli del padre e come i suoi, i capelli, anche se ancora ce n’erano pochi erano scuri come quelli della madre. Se non fosse stato per quest’ultimi Inuyasha avrebbe detto di vedere un piccolo Sesshomaru ancora in fasce. Inuyasha spostò lo sguardo e si mise ad osservare la casa. Non era enorme, ma nemmeno troppo piccola. Avevano sistemato bene i mobili facendo si che risultasse più spazio. Era talmente concentrato ad analizzare che non aveva nemmeno sentito Kagome richiamarlo. Quando se ne accorse la guardò. Gli faceva segno di avvicinarsi. Sbuffo silenziosamente e fece come richiesto. Rin fece per porgli la bambina ma lui non mosse un muscolo. La bambina lo guardava, si sentiva terribimente osservato. Sbuffò ancora, questa volta più rumorosamente e con un dito gli toccò il nasino.

-Lo sai che non è un cane vero?-

Gli chiese dubbioso Sesshomaru che era intento a prendere in giro mentalmente il fratello. Per lui era ridicolo che Inuyasha non volesse interagire con sua figlia. Tutte le persone possibili ed immaginabili erano venuti a casa loro solo per vedere la piccola, alcune persone persino in tarda notte… ma infondo lo sapeva che Inuyasha non era “normale”.

Inuyasha lo guardò storto e fece finta di non sentire. Fu Sesshomaru quella sera a cucinare per tutti, non voleva far affaticare la sua piccola Rin. Kagome si offrì di aiutarlo e Rin, dopo aver allattato la piccola Ayaka, la mollò ad Inuyasha approfittandone per farsi una doccia veloce. In un batter d’occhio Inuyasha si ritrovò da solo con in braccio la sua dolce nipotina. La fissò per qualche minuto e lei sbadigliò. Anche lui sbadigliò di rimando.

-Stanca e? Ma tu guarda…-

Si stese sul divano e se l’appoggiò al petto… e si addormentarono. Non sentendo più alcun rumore provenire dal soggiorno Kagome si affacciò curiosa. Si avvicinò in punta di piedi e trovò la scena veramente meravigliosa. La bambina dormiva tranquilla sul petto di Inuyasha che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro. La mano di Inuyasha era sulla schiena della piccola e ogni tanto si muoveva per concedergli una carezza.  Kagome era come incantata. Non sapeva bene cosa le prendesse  eppure si sentiva sempre più innamorata di Inuyasha. Non capiva perché una semplice scena le provocasse una così forte emozione. Rin quatta quatta scattò una foto con il cellulare. Il rumore dello scatto fece aprire gli occhi ad Inuyasha che la guardò storto. Si stiracchiò come meglio poteva e si alzò con la bambina in braccio. Andò in cucina dove Sesshomaru aveva finito di cucinare. Un buon profumino aleggiava nell’aria, era così invitante che lo stomaco del ragazzo iniziò a borbottare. Anche la piccola Ayaka si era svegliata.

-Di ma tua figlia non piange mai?-

-Mia figlia è diversa da te che non te ne stavi mai buono-

Lo canzonò Sesshomaru. Niente, più Inuyasha provava a dar fastidio a suo fratello più rimaneva fregato. Sesshomaru si lavò le mani e riprese sua figlia dandogli un tenero bacio sulla fronte. Inuyasha si sentiva veramente fuori posto poi si ricordò che anche i suoi genitori una volta facevano così. Si sedettero a tavola e lui continuava a ripensare al suo passato che gli sembrava estraneo come se durante i suoi primi anni di vita avesse vissuto l’infanzia di qualcun altro. Ripensò a come i suoi problemi siano spuntati tutti dopo quella festa e ripensò alle parole di Sesshomaru. La cena era veramente ottima Sesshomaru si era superato. Finito di cenare continuarono a parlare e a fare qualche gioco con la bambina. Se ne andarono sul tardi dopo aver salutato tutti. Passarono due mesi. Inuyasha aveva iniziato a lavorare per Magatsushi che per qualche strano motivo lo aveva assunto solo con una rapida occhiata. La vita andava avanti senza troppi intoppi. Era ormai tardo pomeriggio e si erano appena accese le luci dei lampioni. Kagome camminava senza nemmeno guardare per terra, cercando di sbrigarsi per tornare da Inuyasha, non lo aveva visto dalla sera precedente in quanto per il lavoro era costretto ad alzarsi presto. Decise di tagliare per un parco mentre respirava l’aria fresca della sera. Non pensava a niente, semplicemente era felice. Arrivò al suo appartamento pronta ad entrare. Ma quando alzò lo sguardo per infilare la chiave nella serratura, iniziò a sentirsi male. Fece appena in tempo a sedersi per terra che svenne. Furono i vicini a trovarla e a portarla all’ospedale ed a chiamare Inuyasha. Arrivò di corsa e la trovò sveglia con una flebo infilata in un braccio. Si avvicinò incerto cercando qualcosa che non andasse, cercando risposte. Kagome gli sorrise.

-Tranquillo sto bene, solo un po’ di stanchezza-

Inuyasha la guardò torvo, si sedette accanto a lei e gli diede un bacio in fronte.

-Scema-

Gli disse semplicemente, poi si stese di fianco a lei abbracciandola.

-Ah lei è il fidanzato?-

Chiese il dottore una volta entrato. Inuyasha annuì deciso e ciò fece arrossire lievemente Kagome.

-Bhe congratulazioni!-

Inuyasha guardò Kagome senza capire e lei stessa era molto perplessa, il dottore vedendo un grande punto di domanda disegnarsi sui loro volti andò avanti

-Signorina lei è incinta… da tre settimane!-

 

Angolo Autrice

Salve a tutti! So che non sono molto costante e dall’inizio di questa storia è ormai passato più di un anno, ma all’inizio volevo che fosse un racconto breve, poi è iniziato a piacermi e in fine mi ci sono un po’ persa, non trovando mai le parole giuste e a volte proprio l’ispirazione. Ho deciso comunque di continuare questa fanfiction e prima o poi vi prometto che la finirò. Dall’andamneto di questa storia mi sembra di non essere nemmeno a metà… comunque non preoccupatevi avrete un giusto finale!

A presto Romanticgirl02

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