I'm your Juliet

di Lady Windermere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola e... niente, suona già abbastanza orrendo così ***
Capitolo 2: *** Dove sospetto di essere finita in uno young adult ***
Capitolo 3: *** Venire alle mani con il presidente del mistico club di giornalismo? Fatto ***
Capitolo 4: *** Dove provo l'ebbrezza di non avere nulla da mettermi ***
Capitolo 5: *** Quando la partita si fa dura volano bicchieri di vodka fragola ***
Capitolo 6: *** Dove Game of Thrones contribuisce a salvare un'amicizia ***
Capitolo 7: *** I sogni son desideri? Qualcuno dica a Cenerentola di cambiare spacciatore ***
Capitolo 8: *** Dove, tra angeli caduti e vespe assatanate, imparo una grande lezione di vita ***
Capitolo 9: *** Il mio uomo ideale? Jafar è già stato preso? ***
Capitolo 10: *** Quel capolavoro umano di Chris Dallas ***
Capitolo 11: *** Sembrare un topo morto is the new bellezza divina ***
Capitolo 12: *** Ma anche nelle favole il principe azzurro aveva quattro file di addominali? ***
Capitolo 13: *** La doccia, il figo e l'armadio ***
Capitolo 14: *** Progenie di Satana, marshmellows e Coney Island ***
Capitolo 15: *** Cosa non si fa per dello zucchero filato ***
Capitolo 16: *** Non è la vita che non ti dà mai gioie, sei tu che fai di tutto per rovinarle ***
Capitolo 17: *** Sfogo di una reginetta bistrattata ***
Capitolo 18: *** Prese di posizione alla Elsa di Frozen e bonsai magici ***
Capitolo 19: *** Romeo e Giulietta dei poveri ***
Capitolo 20: *** E il premio Oscar come miglior attore protagonista va a... ***
Capitolo 21: *** Chi l'ha detto che con la violenza non si possono risolvere i problemi? ***
Capitolo 22: *** Sette minuti all'Inferno ***
Capitolo 23: *** Di tremende vendette e piovre slinguazzanti ***
Capitolo 24: *** I'm the king of the world! ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola e... niente, suona già abbastanza orrendo così ***


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Primo giorno di scuola e… niente, suona già abbastanza orrendo così

 

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“I have measured out my life with coffee spoons.”

The Love Song of J.Alfred Prufrock, T. S. Eliot

 

                                                                                                       

 

«No Damon, quante volte te lo devo dire che non voglio stare con te? Eri figo una volta, adesso hai rotto le palle. Torna pure da Elena, io amo solo tuo fratello. Come dici Stefan? Anche tu sei innamorato di me e vuoi passare tutta la tua vita al mio fianco? Oh amore...Perché dalla tua bocca sta uscendo un verso stridulo? Stefan, perché ti stai gonfiando come la zia stronza di Harry Potter? Non morire Stefan, non morire! Non puoi lasciarmi così, io ti amo!»

Il suono squillante della sveglia mi catapultò fuori dal regno dei sogni. Non ne potevo più di alzarmi a quell’ora ogni santissimo giorno.

«Essere costretti a svegliarsi prima delle dieci dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità» mugugnai, la faccia ancora premuta sul cuscino. «E proprio quando stavo sognando che Stefan Salvatore era venuto a salvarmi col suo cavallo bianco e i suoi capelli da eroe. Quanto è ingiusta la vita.»

«Giulia! Muoviti o farai tardi al tuo primo giorno!» La voce di mia madre sembrava ben più entusiasta all’idea di quanto io lo fossi mai stata.

Mi forzai ad alzarmi dal letto e a dirigermi verso il bagno. Cercai di guardarmi allo specchio mentre mi strofinavo gli occhi con le mani.

Quello che vedevo di certo non mi soddisfava. I capelli, perennemente arruffati e di un colore vagamente simile a quello delle foglie marce che cadevano dagli alberi in autunno, quella mattina sembrava avessero preso vita propria.

Non avevo minimamente il tempo di trasformare quella boscaglia in qualcosa che potesse anche solo dare l’idea di ordine.

Sbuffai, rassegnata «Verrò etichettata come sciatta già al primo giorno.»

In realtà non era il mio primo giorno di scuola, essendo settembre inoltrato, ma era il mio primo giorno alla Trinity, dopo aver frequentato per tre anni una comunissima scuola pubblica vicino a casa mia, a Brooklyn.

Ero riuscita a procurarmi una borsa di studio quell’estate e, grazie anche alle pressioni di mia madre, avevo ottenuto di frequentare già a quadrimestre iniziato, invece di dover ripetere l’anno.

Il mio ultimo anno, per la precisione.

«Giulia! Perderai l’autobus!» mi fece nuovamente sapere mia madre dal piano di sotto.

Chiusi la porta del bagno, facendola sbattere «Arrivo!»

 

Quindici minuti più tardi, un pezzo di croissaint in bocca e un thermos di Star Wars pieno di the verde in mano, mi resi conto di quanto fossero profetiche le parole di mia madre.

«Dannazione, dovrò aspettare il prossimo» imprecai, osservando l’autobus che sfrecciava in lontananza «Oltre che sciatta, anche ritardataria. Un perfetto modo di iniziare la giornata.»

Mi infilai le cuffiette dell’Iphone nelle orecchie e feci partire Spotify. Le note di Take me out dei Franz Ferdinand mi invasero il cervello, facendomi sospirare di piacere.

Mi sedetti sulla panchina della fermata. La sensazione dell’acciaio gelido sotto di me mi fece rabbrividire. Nonostante avessi addosso cappotto, sciarpa e berretto, avevo ancora freddo. Di certo non aiutava il tessuto leggero della divisa della Trinity. La camicia rigorosamente bianca faceva capolino dal raffinatissimo blazer blu abbinato ad una gonna, piuttosto corta per i miei standard, dello stesso colore. Il tutto completato da una cravatta a righe oro e blu, i colori della scuola. Mi strinsi le braccia con le mani, cercando di riscaldarmi.

Una mano si posò sulla mia spalla.

Mi voltai di scatto. Davanti a me se ne stava in piedi un ragazzo alto, moro, che mi fissava con curiosità attraverso un grande paio di occhiali dalla montatura nera. Mi tolsi una cuffietta, guardandolo con aria interrogativa.

«Non volevo essere invadente, ma sembrava che avessi freddo…» continuò lui, alzando le spalle a mò di scusa.

Mi riscossi «Beh, e se anche fosse?» La mia risposta suonò più scortese del previsto.

Lui si sedette affianco a me «Se fosse, ti avrei gentilmente prestato il mio bellissimo paio di guanti» spiegò, mostrandomi le mani, ricoperte da quelli che riconobbi come morbidissimi guanti di lana.

«Non credo che i guanti facciano la differenza…»

Lui assunse un’aria di diniego «Certo che fanno la differenza! Tieni, provane uno» disse, sfilandoselo dalla mano.

Lo assecondai sospirando. Era meglio morire congelata con un pazzo, piuttosto che da sola.

Mi fissò «Ebbene…?»

Dovetti ammettere a me stessa che un pochino di effetto lo facevano «Non è cambiato assolutamente niente» mentii.

Lui sorrise «Lo so che stai mentendo, è matematicamente impossibile resistere ai miei guanti.»

Sorrisi di rimando «È questa la scusa che usi per rimorchiare di solito?» 

«Perché, ha funzionato?»

«No» replicai seccamente, infastidita dal sentirmi arrossire. Per fortuna lui non ci fece caso, o perlomeno non me lo fece notare.

«Dylan» si presentò, porgendomi la mano priva di guanto.

«Giulia» risposi, stringendogliela a mia volta.

«Sei alla Trinity anche tu? Ho riconosciuto la divisa» mi disse, mostrandomi la cravatta blu e oro tra le falde del cappotto.

Mi misi in ordine una ciocca di capelli con la mano «Sì, sarebbe il mio primo giorno in realtà. Ma ho perso l’autobus, ovviamente.»

Sogghignò «Ti etichetteranno subito come una ritardataria incurante delle regole, lo sai vero?»

«Grazie per avermelo ricordato.»

«Sempre meglio di sfigato secchione, comunque.»

«Noto un vago tono di autocommiserazione» ribattei, sistemandomi l’orlo della gonna più giù sulle ginocchia.

Prima che facesse in tempo a rispondermi, notai l’autobus in lontananza e mi alzai dalla panchina.

Dylan mi imitò «Ti sbagli» mi rispose serio «Non era vago…»

Ridacchiai salendo sulla pedana del bus.

 

A causa della tarda ora l'autobus era così affollato che non mi fu possibile trovare due posti a sedere vicini.

Fui separata da Dylan a spintoni, ed, essendo già abbastanza in ritardo, non mi fermai ad aspettarlo quando arrivò il momento di scendere.

La scuola era più piccola di quanto mi fossi aspettata, ma in compenso la scale all’interno erano infinite. Odiavo le scale più di ogni altra cosa al mondo, riuscivo sempre a inciampare e fare capitomboli epocali.

Restai sgomenta ad osservare il mio peggior nemico finché il suono di una campana non mi riportò alla realtà.

La segreteria era a pochi metri dall'ingresso principale, e la individuai subito. Senza troppi complimenti domandai dove si trovasse l'aula in cui avrei dovuto trovarmi da ben quindici minuti.

La bidella mi indicò un preciso percorso nel dedalo di corridoi che era la Trinity. La ringraziai in fretta e mi misi a correre.

Dritto, poi girare a sinistra, quindi a destra e poi... cos'era poi? Ero quasi certa che avesse detto sinistra, ma come esserne sicuri?

Nella foga, mi dimenticai di guardare dove andavo e, in una scena che avrebbe fatto impallidire il migliore degli shojo manga, mi scontrai con un altro povero ritardatario, finendogli addosso.

«Oddio, scusa!» gridai, sentendomi le guance in fiamme.

Il suo corpo aveva attutito l’impatto del mio contro il pavimento di marmo, ma lui doveva essersi fatto decisamente male.

«Posso accompagnarti in infermeria!»

Sì, avrei potuto, se avessi effettivamente saputo l'esatta collocazione di questa. Purtroppo non ne avevo idea e fui così costretta a ritrattare.

«Cioé, chiamerò l'ambulanza.»

Perfetto, Giulia, chiama anche il 911 già che ci sei. E non dimenticare di avvertire l'ospedale psichiatrico, così potrai finalmente essere internata da pazza quale sei.

Inaspettatamente, il ragazzo scoppiò a ridere. Mi guardò dritto negli occhi, e, essendo il mio volto esattamente sopra il suo, potei notare la bellezza delle sue iridi nocciola.

«Intanto potresti lasciarmi alzare.»

Avvampai. Che stupida! Devo essergli sembrata una maniaca sessuale. Mi spostai in fretta, rialzandomi a mia volta. Tenni gli occhi bassi, incapace di sollevarli.

Era molto più alto di me.

«Non è successo niente di grave, in fondo» disse, passandosi una mano tra i capelli biondi «Io sono…»

Alzai lo sguardo e il mio cuore perse un battito.

«…strafigo…» dissi, con aria sognante.

Mi resi immediatamente conto dell'errore e mi portai una mano alla bocca, imbarazzata.

Il ragazzo scoppiò a ridere «No, in realtà il mio nome è Chris, ma se vuoi tu puoi chiamarmi strafigo» concluse, ammiccando.

La mia faccia ormai doveva essere diventata viola.

«Invece tu sei?» chiese, sorridendo.

Riuscii a controllarmi nonostante quell’incredibile sorriso mi facesse tremare le ginocchia, evitando così di ripetere la figuraccia «Giulia.»

Il sorriso di Chris divenne ancora più abbagliante.

Cercai di cambiare discordo «Ehm…sai dirmi dove si trova l'aula di letteratura inglese di Mr Claflin?»

Ci pensò su «È la prima porta a sinistra del primo piano. Ora però devo andare. Sarebbe bello poterti vedere di nuovo... Giulia.»

Ciò detto, sorrise di nuovo e se ne andò ridacchiando. Lo osservai finché non ebbe svoltato l'angolo.

 

«Buongiorno, scusi il ritardo!» a completare la scena mancava solo il saluto militare, che fui veramente tentata di fare.

Il professore era in piedi vicino alla lavagna, più alto di lei e decisamente più bello.

Non doveva avere più di trent'anni, calcolai, osservando la curva perfetta della sua capigliatura dorata.

Come mi vide piegò il collo, tentando di capire chi fossi.

«Tu devi essere Pisani Giulia, dico bene?» disse, gettando un’occhiata al registro.

«Sissignore!»

«Come mai così in ritardo?»

Mi paralizzai «Ho perso l'autobus» spiegai, la voce ridotta ad un mugolio flebile.

Il professore inarcò un sopracciglio, indeciso su come avrebbe dovuto prendere faccenda, infine sospirò «Va' a sederti, Pisani, e fa che non accada mai più.»

Mi guardai intorno, tentando di individuare un posto libero. Mi sentivo squadrata da tutti i presenti.

Qualcuno ridacchiava, ma i più si limitavano a fissarmi. Ringraziai mentalmente il responsabile dell’introduzione delle uniformi tutte uguali.

Un banco nella penultima fila era vuoto. L'altra metà era occupata da una ragazza bionda dall'aria tutt'altro che amichevole.

Vidi che la coppia di banchi in prima fila era vuota e feci per prendere posto su uno di essi, quando il signor Claflin mi fermò.

«È il tuo primo giorno qui, giusto?»

Annuii.

«Va' a sederti con Grace Stewart» mi rispose, indicandomi il posto in fondo all’aula.

La biondina sbarrò gli occhi «Mr Claflin, ma questo è il posto di Sheila!»

Il professore non distolse l’attenzione dalla lavagna, dove stava scrivendo con calligrafia accurata «Sentiamo, lei dove sarebbe in questo momento?»

La ragazza sbatté velocemente le palpebre, colta in contropiede «A casa» fu costretta a dire «Ma se fosse qua…»

«Con i se e con i ma non si fa la storia. Stephens non è presente a lezione, di conseguenza il suo posto è libero. Siediti, Pisani, vederti girovagare come una senzatetto è disturbante» concluse, con un tono che non ammetteva deroghe.

Senza parole, obbedii.

Grace sbuffò contrariata e iniziò a spostare le sue cose, lasciando posto alle mie.

«E ora continuiamo la lezione. Andate tutti a pagina trentadue del vostro libro.»

 

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Capitolo 2
*** Dove sospetto di essere finita in uno young adult ***


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Dove sospetto di essere finita in uno young adult

 

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“You’re so confident without being mean.

What antidepressants are you on?”

Chanel Oberlin, Scream Queens

 

 

«Non appena Sheila torna tu sloggi, hai capito?»

Wow, era andata anche peggio di quanto pensassi. Oltre che sciatta e ritardataria, pure odiata da quella che aveva tutta l’aria di essere una delle dive della Trinity.

«Per tua informazione, non ho scelto io questo posto» replicai, addentando la mela che mi ero portata da casa.

Grace sbatté rumorosamente il libro di chimica sul banco «Non ho idea di cosa sia passato per la testa di Mr Claflin oggi, ma da domani sarà meglio che non ti faccia trovare qui, altrimenti…» minacciò.

«Altrimenti che? Che mai potresti farmi? Mi farai sbavare il rossetto? Mi nasconderai il mascara?»

Mi squadrò con astio «Senti, oggi proprio non è giornata. Ho studiato tutta la notte per l’interrogazione di chimica, ho scoperto stamattina che i miei appunti sulla nomenclatura li ha Shelly, che ovviamente non c’è; ho litigato con mia madre, le scarpe mi fanno male e ho così fame che se potessi mi mangerei l’intera mensa con persone annesse. Non sono dell’umore adatto per sopportare il tuo ridicolo sarcasmo.»

La osservai stupita. Mi sarei aspettata di tutto, tranne questo sfogo.

«S-scusa» balbettai, in soggezione. «Non pensavo che…»

Grace scosse i lunghi capelli biondi con la mano «Non pensavi che anche le ragazze più popolari della scuola come me avessero dei problemi, vero?»

Annui debolmente. Sinceramente, non sapevo cosa risponderle.

L’intera situazione mi sembrava assurda.

«Non preoccuparti, non è colpa tua. È un’opinione abbastanza diffusa. Credo sia colpa dei film per teenager e degli young adult» mi disse, in tono confidenziale.

Mi chiesi se per caso non ci fossi finita io in uno young adult.

«Comunque, Giulia, ti chiami Giulia vero?, mi sembri una ragazza con un ottimo spirito di autoconservazione. Non penso che ti metterai nei guai, dico bene?» disse, sorridendo nel modo più falso che potesse trovare.

Percepii senza ombra di dubbio il significato recondito della frase e sorrisi a mia volta «Grace, ti chiami Grace vero?, a me sembra che tu sia una ragazza discretamente intelligente, nonostante le apparenze. Non penso che ti convenga mettermi nei guai, dico bene?»

Grace ridacchiò «Sai, mi piaci, nonostante tutto.»

«Grace, dolce regina del mio cuore!»

Ci girammo entrambe nella direzione da cui proveniva la voce.

Un ragazzo con dei capelli lunghi fino alle spalle si stava dirigendo verso di noi.

«Harry!» cinguettò Grace, palesemente al settimo cielo.

Il ragazzo sorrise spavaldo, le stampò un bacio sulle labbra, prese l’elastico che aveva al polso e si legò i capelli in uno chignon spettinato. Operazione che mi permise di osservarlo senza essere vista.

I capelli erano di un castano vibrante, con qualche sfumatura nocciola qua e là. Gli occhi erano chiari, ma, a prima vista, non avrei saputo dire di che colore fossero esattamente. Azzurri forse, oppure verdi.

«Beh» disse, fissandomi «Non mi presenti alla tua nuova amica?»

Grace fece una smorfia «Non è esattamente mia amica. Giulia Pisani. Henry Richards.»

Harry mi prese la mano e baciò l’aria sopra il palmo, da perfetto gentiluomo «Ma tu puoi chiamarmi Harry.»

Rabbrividii. Oh cielo, ma erano tutti così alla Trinity? No perché sennò non sarei arrivata indenne alla pausa pranzo.

«Piacere» mormorai.

Non erano azzurri e neppure verdi. Erano un insieme di sfumature diverse, che andava dal nocciola all’azzurro, passando per il verde e il dorato. Più scuri ai lati più chiari al centro. Mi fecero pensare al colore del mare all’alba.

O al colore dello smalto che avevo comprato il giorno prima da Kiko, non saprei dire con certezza.

Probabilmente lo stavo fissando da un po’ senza essermene resa conto perché sentii Grace tossicchiare, riportandomi alla realtà.

Harry stava sorridendo, compiaciuto. Evidentemente non era sfuggito nemmeno a lui.

«Faccio questo effetto alle ragazze.»

Mi sentii avvampare.

Per fortuna Grace prese il controllo della situazione «Su, Harry, la pausa è quasi finita» si lamentò, tirandolo per un braccio verso la porta della classe.

Harry mi mandò di nascosto un bacio con la mano, facendomi l’occhiolino.

Non riuscii ad immaginarmelo serio, andava contro la sua natura.

Sospirai, presi Norwegian Wood dallo zaino, non uscivo mai senza un libro, andai alla pagina contrassegnata dall’orecchia e mi immersi nelle parole, incurante del mondo esterno.

 

«Cosa stai leggendo?» mi chiese una voce conosciuta.

Distolsi l’attenzione dal libro, per portarla sul possessore della voce.

Il ragazzo sorrise «Stamattina…autobus…» disse, notando l’incertezza nel mio sguardo.

«Dylan!» divenni rossa per l'imbarazzo. Eppure mi aveva detto che frequentava la mia stessa scuola. In ogni caso, ancora non capivo perché mi avesse cercato.

Dubitavo fosse lì per me. Dopotutto, non ero certo una fashion blogger.

«Ti serve qualcosa?» gli domandai, senza riflettere troppo.

Sorrise pazientemente «I miei guanti.»

Oh no! Come avevo potuto essere così stupida? Doveva aver pensato che avessi intenzione di rubarli.

Frugai nella tasca del giubbotto appeso alla sedia e glieli restituii, più rossa di un cadavere maciullato.

Mi sembrò di aver preso fuoco e aver iniziato a emettere vapore bollente. Nascosi la faccia tra le mani.

«Scusami! Ora probabilmente penserai che fosse un goffo tentativo di flirtare con te.»

Dylan ammiccò «Beh, se anche fosse stato, avresti fatto centro.»

Avvampai e decisi di cambiare discorso raccontandogli la mia recente disavventura con Miss Scansatevi-Che-Sono-Meglio-Io Grace e il suo ragazzo che mi aveva scatenato l’ormone in due nanosecondi netti.

«Le reginette della scuola nei film perdono sempre perché sono egoiste e arroganti» conclusi, meditabonda.

«Bruceranno all'inferno» acconsentì Dylan.

«E le sfigate hanno sempre il più bello di tutti!»

«Detta così sembra sia un premio al baracchino della pesca di beneficenza.»

Guardò l’orologio. «Azz, sono in ritardo per storia.»

«Oh Cielo! Anche io!»

Il panico invase i miei neuroni, facendomi recuperare il controllo di me stessa.

«Ma dov'è l'aula di storia?»

Dylan sospirò «Ti ci accompagno io, se vuoi.»

Mentre stavamo uscendo dall’aula un ragazzo che passava di lì fischiò «Ehi, Big Nerd! Inutile che ci provi con una gnocca di quella portata!»

Dylan arrossì visibilmente «Vogliamo andare?»

 

La classe di storia, scoprii, non era l'unico corso che seguiva anche Dylan, il che, se da una parte mi imbarazzava moltissimo, dall'altra costituiva un per me un enorme vantaggio, perché avrei potuto chiedergli non solo di accompagnarmi di volta in volta alla classe giusta e sedermi con lui, ma mi permetteva anche di accedere agli appunti delle varie materie che, nella sua estrema diligenza, Dylan aveva collezionato dall'inizio dell'anno.

Scoprii che aveva la media più alta dell'intero istituto, frequentava più corsi avanzati di chiunque altro, e, vedendo la costanza e la passione con cui si applicava a qualsiasi materia, non faticai a capire perché.

Di una cosa fui subito certa: sarebbe entrato sicuramente in un’ università dell’ Ivy League.

Qualche giorno dopo il nostro primo incontro andai da lui alla fine delle lezioni. Avevo un dubbio che solo un genio poteva risolvere.

«Problemi con fisica, eh?» osservò, sfogliando pensoso il mio quaderno.

«Da quel che vedo sembra quasi che tu non l'abbia mai fatta in vita tua.»

Come si accorse della mia disperazione provò a indorarmi la pillola «Non dico sul serio. Era... ironico.»

Gli feci cenno di lasciar perdere «No, hai ragione. Dove andavo prima era una materia opzionale.»

Dylan mi lanciò un'occhiata sbigottita. Era evidente che si stava chiedendo come tutto ciò fosse stato possibile, ma si tratteneva per buona educazione.

Scosse la testa come se volesse scacciare lo shock.

«Allora, non è difficile» iniziò e mi misi sull'attenti.

«Vedi, secondo i dati del problema Giulio Cesare sul suo cavallo procede per cinquanta metri alla velocità costante di... ma chi è l'idiota inventa questi testi?

Comunque… se la velocità è di trenta metri al secondo e lo spazio percorso cinquanta metri, come calcoliamo il tempo impiegato?»

Lo fissai spaesata «N-non lo so.»

«È molto facile. Devi dividere lo spazio per la velocità, cioè cinquanta diviso trenta, e otterrai il risultato, che dovrebbe essere...  uno e sessantasette. Sì, Cesare impiega quasi due secondi.»

«Ehi, Lerman! Stai cercando di fare colpo sulla ragazza nuova sfoderando le tue incredibili capacità mentali?»

Ci girammo entrambi allo stesso momento, entrambi purpurei.

Dylan si sistemò gli occhiali sul naso, imbarazzato «Richards. Sempre un piacere vederti.»

Harry sorrise e gli tirò una pacca sulla spalla «Anche per me, Lerman. Anche per me.»

Mi si sedette di fronte e chinò il capo sul mio quaderno «Fisica eh?» chiese, dopo una rapida occhiata.

Annuii, cercando di non guardarlo negli occhi. Impresa a cui fui ben felice di rinunciare dopo la bellezza di dieci secondi.

Ottimo lavoro Giulia, hai stabilito il tuo nuovo record.

«Ti dirò la verità, nemmeno io sono un genio nelle materie scientifiche, ma tu mi batti.»

Rimasi allibita dalla spontaneità disarmante con cui mi aveva appena dato dell’ idiota.

Dylan cercò di difendermi «Non credo che…»

Lo bloccai con un cenno della mano. Anche se qualcuno in quella sala ne dubitava, ero perfettamente in grado di combattere le mie battaglie.

«Devi scusarmi per la mia ignoranza, non tutti possono avere un quoziente intellettivo pari al tuo» ribattei, sorridendo.

Harry inarcò un sopracciglio «Se così fosse il mondo sarebbe un posto più vivibile.»

«Un mondo dove la modestia regna sovrana, a quanto pare.»

Si sporse ancora di più verso di me, umettandosi le labbra «Sai, dicono che il sarcasmo sia l’ultima difesa di chi ormai non sa più come ribattere.»

«Credimi, se non sapessi più come ribattere tu avresti un’ occhio nero in questo momento.»

Mi mostrò le mani in segno di resa «Oltre che pessima in fisica anche violenta? I tuoi difetti crescono a vista d’occhio.»

«Sono felice che te ne sia accorto così presto, ma il mio carattere non ha bisogno della tua approvazione. Adesso, se vuoi scusarmi…»

Feci per alzarmi, ma mi afferrò per un braccio «Dovremmo rifarlo, ogni tanto» disse, guardandomi fisso per qualche istante.

Mi liberai dalla sua presa «Intendi venire preso metaforicamente a calci? Perché se continui così sarò costretta a passare dal piano metaforico a quello letterale.»

Ridacchiò «Passerei dal piano metaforico a quello letterale in ogni momento con te, dolcezza…»

Lo fulminai con gli occhi e lui si portò una mano al cuore, mimando un espressione di dolore. Non riuscii a trattenere una risatina.

«Alla fine ci sono riuscito a strapparti un sorriso, allora. Sappi che è stato dannatamente difficile. Di solito le ragazze sorridono solo guardandomi» si vantò.

«Oh, non fatico a crederlo. Con la tua incommensurabile bellezza…» replicai, continuando a sorridere.

Mi strizzò l’ occhio «Vedo che hai capito il concetto. Lerman!» disse subito dopo, spostando l’attenzione da me a Dylan, che era rimasto in silenzio fino a quel momento «Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a questo dinamico scambio di opinioni.»

Dylan fece un sorriso tirato «A me è sembrato piuttosto di essere il terzo incomodo.»

Sentii il sangue salirmi al viso, mentre Harry scoppiava a ridere fragorosamente «Lerman, sei davvero uno spasso. Forse dovrei uscire con te, invece che con Grace.»

«Davvero divertente, Richards.»

«So di esserlo, Lerman» ribatté Harry, sorridendo ad entrambi e facendoci un cenno di saluto dalla porta, prima di uscire.

«Un tipo…particolare» dichiarai, quando se ne fu andato.

Dylan raccolse le sue cose «Decisamente particolare. Eravamo migliori amici da piccoli, sai, poi siamo cresciuti e…beh, le cose sono cambiate.»

Mi guardò «Se ti serve altro, non esitare a chiedermi. Adesso, se vuoi scusarmi, devo andare.»

Annuii e lo salutai con un cenno della mano, mentre raccoglievo la mia borsa da terra e me la mettevo in spalla.

 

 

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Capitolo 3
*** Venire alle mani con il presidente del mistico club di giornalismo? Fatto ***


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Venire alle mani con il mistico presidente del club di giornalismo? Fatto.

 

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“Miserable, darling, as usual. Perfectly wretched.”

Cruella DeVille, One Hundred and One Dalmatians

 

 

Respira, Giulia, respira. Ce la puoi fare. Non è difficile, il moto uniformemente accelerato.

E allora perché, nonostante ripetessi quel mantra da una decina di minuti, ancora non riuscivo ad alzare la penna?

Sbirciai l'orologio. Dannazione, se avessi continuato di quel passo avrei dovuto consegnare il foglio in bianco e iniziare con un'insufficienza era l'ultima cosa che mi serviva.

Con la coda dell'occhio vedevo la penna di Dylan volare sul foglio. Se solo fossi stata abbastanza vicina a lui da poter copiare!

L'unica cosa che mi consolava era che, vicino a me, anche Grace sembrava non sapere che pesci pigliare.

 Aveva scritto senza interruzioni fino a quel momento, controllando i calcoli sulla calcolatrice, ma ora pareva essere nei guai.

Sorrisi, felice per la prima volta da quella mattina.

Il mio rapporto con lei era strano, a dir poco singolare. Potrei dilungarmi per ore in riflessioni filosofiche, ma trovo sia più semplice dire che Grace era insopportabile, ma anche incredibilmente sensata e stranamente intelligente di tanto in tanto.

Totalmente diversa da Shelly, di cui tutto si poteva dire tranne che sapesse mettere insieme più di due frasi di senso compiuto e il cui problema più difficile era cosa scegliere di indossare la mattina.

Compito che, a detta di Grace, era molto snervante, ma a mio parere non rilevante quanto altri tipi di problemi. Problemi come quelli che la stessa Shelly in questo momento stava fissando mangiucchiando disperatamente il tappo della penna.

Rilessi il testo del problema, sperando che fosse la volta buona.

L'auto del presidente procede ad una velocità di 70 km/h, quando il pilota vede un gatto attraversare la strada e frena con una decelerazione di... ma che stava facendo Grace?

Come nulla fosse aveva frugato sotto il banco e ne stava estraendo... una spazzola e uno specchietto?

Non potevo credere ai miei occhi. Grace Stewart, reginetta di bellezza, si sistemava la lunga chioma bionda durante il compito di fisica. E io che pensavo di averle viste tutte.

Tornai al problema, che continuava chiedendo in quanto tempo l'auto si sarebbe fermata e se avrebbe schiacciato o meno il gattino.

Di nuovo guardai l'orologio. Mancava poco più di mezz'ora al termine previsto per la consegna.

Potevo farcela.

Non potevo farcela.

Lo capii nel momento esatto in cui gli occhi spenti della professoressa incrociarono il testo scarabocchiato del mio compito e si riempirono di orrore.
 

«Giulia!» Dylan mi aveva raggiunto, ma non avevo voglia di parlare con lui. Eccetto forse di una cosa.

«Il gatto moriva?» chiesi, senza lasciargli neppure il tempo di fiatare.

Inarcò un sopracciglio prima di capire.

«Veniva schiacciato, sì... per un metro e uno sputo.»

Sentii il sollievo riscaldarmi il petto. Lo abbracciai.

«Sia lodato il cielo!»

«Preferisci i cani?»

«Lo sai cosa preferisce, Big Nerd!» ci urlò dietro il solito ragazzo. Non avevo ancora capito chi fosse, così lo chiesi a Dylan, certa che lui lo conoscesse.

Per tutta risposta, gesticolò in modo evasivo e cambiò argomento «Andiamo al cinema stasera?»

Mi colse di sorpresa, lo ammetto. Acconsentii.

«Sì, capisco, sarà per un'altra volt…aspetta, che hai detto?»

Ridacchiai «Sì! Che cosa danno di bello?»

Dylan si scostò una ciocca di capelli dal volto «Wow. È la prima volta che...che una ragazza...dammi solo un secondo per riprendermi.»

«Meno storie e più azione, Big Nerd» stavolta la voce veniva da un altoparlante. L'intera faccenda stava assumendo toni a dir poco inquietanti.

«Senti, verrò a prenderti alle otto» dissi a Dylan, che respirava ancora a fatica «Ma solo se mi dirai chi è quel tizio.»

Annuì come un cagnolino.

 

Mi condusse attraverso il dedalo di corridoi della Trinity, talmente agitato che urtò ben più di qualcuno.

Mi stringeva la mano così forte che le nocche erano sbiancate. Alla fine arrivammo davanti a quello che sembrava essere uno sgabuzzino con la porta di vetro.

In realtà, come mi spiegò Dylan, era la sede del club di giornalismo, di cui il ragazzo strano era il leader.

Questo club aveva anche il controllo totale degli altoparlanti, anche se ovviamente trasmettere messaggi come quello di poco prima era pressappoco illegale.

Quando ci vide il ragazzo ci salutò con la mano, invitandoci ad entrare.

Come fummo dentro, si tolse le cuffie. Era seduto con le gambe accavallate, controllando svogliatamente le bozze degli articoli che sarebbero comparsi sul giornalino.

Mi sembrò di leggere il mio nome su una di esse, ma le fece sparire così in fretta che dubitai dei miei stessi occhi.

Aveva i capelli castani rasati ai lati, il viso allungato e gli occhi scuri.

«È sempre un piacere vederti, Big Nerd. A cosa devo la tua visita?»

Dylan lo guardò storto, poi si rivolse a me «Giulia, lui è Matthew. Matthew Chismokens.»

«Piacere» borbottai «Sono qui perché vorrei che mi lasciassi in pace e che facessi lo stesso con Dylan.»

«Giulia?» mi prese in disparte lui «Lui è Matthew Chismokens. Chismokens, capisci? Nessuno può dirgli cosa fare, neppure i professori.»

Alzai le spalle, disinteressata «Credevo che il bullo della scuola fosse Harry.»

Mi liberai da Dylan «Senti, Matthew. Non ce l'ho con te, ma se continui così non posso assicurarti che arriverai indenne alla fine dei corsi.»

L'altro fischiò «È una minaccia?»

«Una promessa.»

Inaspettatamente, Matthew scoppiò a ridere «Sto morendo di paura, cosina

Dylan mi spinse verso la porta.

«L'hai conosciuto, ora possiamo andare.»

Mi sentivo umiliata. Era bastato l'atteggiamento di Matthew a lasciarmi senza parole.

"Non arriverai indenne alla fine dei corsi"? Ma da dove mi era uscita una simile scemenza?

Alla fine aveva ragione Grace. Aveva ragione Harry.

Ero una povera scema.

«Se vuoi rilasciare un'intervista il club sarà aperto dalle...» disse Matthew quando vide che ce ne stavamo andando. Dylan ebbe la premura di sbattere la porta.

«Vabbé, fa niente» concluse Matthew, tornando al suo lavoro.

 

Non potevo permettere che quel maleducato mi rovinasse la giornata, decisi.

Alle otto precise suonai il campanello della casa di Dylan.

Non sapendo cosa mettere, avevo optato per un vestitino nero semplice e leggermente oversize e delle comunissime sneakers nere.

Non mi ero truccata e avevo lasciato i capelli sciolti. Per una volta, non si erano opposti alla spazzola ed erano quasi in ordine.

Dylan mi fissò qualche attimo, quando venne ad aprirmi la porta.

«Sei bellissima» disse, e, chissà, forse lo pensava davvero.

Il cinema non era molto lontano, così ci incamminammo per arrivare in tempo. Lungo la strada Dylan mi informò riguardo quello che avremmo visto.

Si trattava di una rivisitazione di Romeo e Giulietta, dove la novità consisteva nel fatto che la storia era ambientata nello spazio profondo e che Montecchi e Capuleti erano i nomi di due fazioni aliene opposte.

Giulietta, mi anticipò Dylan, sarebbe stata una guerriera intergalattica.

«Come te, insomma» rise.

Colsi l'ironia, ma preferii non darlo a vedere.

«E tu sei il mio Romeo?» chiesi invece.

Arrossì lievemente «No, no!»

Colpito e affondato.

 

Il cinema non era grande, anzi. Scoprii che aveva una sola sala, ma molto capiente. Ci mettemmo in coda, ma non c'era molta gente, ed in poco tempo arrivammo davanti alla commessa.

«Due biglietti, per favore» chiese Dylan, porgendole i soldi.

La donna sorrise con l'aria di chi la sa lunga. Restituì qualche moneta di resto, poi mi strizzò l'occhio «Buona fortuna, piccioncini.»

Dylan divenne rosso come un pomodoro maturo «In realtà noi non…non siamo…»

Risi divertita «Sta' tranquillo. Va tutto bene.»

«Non credo proprio» s'intromise una terza voce. Riconobbi subito la persona cui apparteneva.

«Chris! Che ci fai qui?»

Il ragazzo socchiuse gli occhi. La luce tarda del tramonto rendeva le sue iridi castane ancora più belle, tingendole d'oro puro.

«Sei qui da solo?» mi informai.

Sorrise, mettendo in mostra i suoi denti bianchissimi.

«A dir la verità sì. Sarei dovuto venire con Shelly, ma Grace ha avuto una crisi isterica dopo la verifica di fisica e... sai come sono le donne! Non poteva certo lasciarla sola. Tuttavia, avevo pre-ordinato il biglietto online, e non usarlo mi sembrava un vero spreco di denaro» ammiccò «Se vuoi essere salvata, mia stupenda Giulietta, dì solo una parola.»

Mi prese delicatamente la mano e vi posò un dolcissimo bacio.

Sentii le farfalle nello stomaco.

Stavo per accettare, quando vidi lo sguardo sconsolato di Dylan. Che stavo facendo?

Mi riappropriai della mia mano «Giulietta dici? Ebbene, se è questo il mio ruolo, il tuo è senza dubbio quello di Paride, e non serve che ti rinfreschi la memoria a riguardo, non è così? Lascia che sia io a scegliere il mio Romeo, e spostati da qui: intralci gli altri spettatori.»

Ciò detto, presi Dylan a braccetto ed entrai trionfalmente nella sala buia.

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Capitolo 4
*** Dove provo l'ebbrezza di non avere nulla da mettermi ***


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Dove provo l'ebbrezza di non avere nulla da mettermi

 

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“A backless dress and some beat up sneaks,
My discotheque, Juliet, teenage dream”

Shut up and dance, Walk the Moon

 

 

Ero seduta sul mio letto, il vocabolario di latino sulle gambe, intenta a cercare di ricavare un senso da quella che consideravo un metodo di tortura medievale.

Rilessi ciò che avevo appena scritto «I bambini rapiti dalla servitù…No, Giuli, svegliati fuori. È impossibile che sia giusto. Ma questo è un ablativo assoluto? Dio, ti prego assistimi.»

Scandagliai le pagine del vocabolario, nell’inutile tentativo di trovare qualche aiuto.

«Giuli su, com’è che si faceva la perifrastica passiva? Ma perché mi chiedo…»

Proprio quando ormai speravo solo in un miracolo, si illuminò la schermata dell’Iphone.

«La costruzione impersonale di videor! Come cavolo ho fatto a non pensarci fino ad adesso? Chi scoccia in questo momento di gioia?»  protestai, rispondendo al telefono.

«E dire che dovresti esserne onorata.»

Per lo stupore feci cadere la penna sul dizionario «Grace? Sei davvero tu?»

«Rilassati. Non capiterà mai più»  mi rispose, dall’altra parte del ricevitore. «Volevo solo sapere se volevi venire con me ad una festa sabato sera.»

Ok, ero forse morta e nessuno si era premurato di dirmelo? Io ad una festa insieme a Grace Stewart?

«Ti senti male?» domandai, preoccupata.

Sentii distintamente uno sbuffare irritato «Ci vuoi venire o no?»

«Sì, certo che ci voglio venire, ma…»

«E allora niente ma. Sabato. Alle nove. Da Harry»  disse, prima di chiudermi il telefono in faccia.

Rimasi a fissare il telefono per qualche secondo. Avevo sentito male io o aveva detto “da Harry?”

 

«Una festa da Richards? Non se ne parla. No, no e ancora no.»

«Ma è solo una festa! Dylan, ti prego, non puoi lasciarmi andare da sola!» lo supplicai.

Dylan buttò il bicchiere di Starbucks in una pattumiera e accelerò «Ho detto no. Pensavo che le feste non ti interessassero.»

Dovetti correre per rimettermi al passo «Generalmente non mi interessano infatti, ma questa volta è diverso. Grace mi ha invitata personalmente e poi ci andrà tutta la scuola!»

«Appunto per questo non ci voglio andare! Succedono sempre cose spiacevoli a questo tipo di feste.»

«Ma cosa vuoi che possa succedere ad una festa? Ti stai allarmando per nulla.»

Dylan strabuzzò gli occhi «Cosa può succedere? Cosa può succedere, mi chiede. Mean Girls non ti ha insegnato niente?»

Lo afferrai per un braccio, costringendolo a fermarsi «Dylan. Ti prego, ti scongiuro. Farò qualsiasi cosa.»

Sbattei gli occhi e misi in mostra il labbro inferiore, in un pietoso tentativo di sembrare patetica.

Dylan mi guardò schifato «Potresti evitare di mostrarmi la tua arcata gengivale inferiore, grazie.»

Accentuai la smorfia «Ti prego

Sbuffò «Oh, e va bene! Verrò con te a questa stramaledettissima festa!»  

Saltellai dalla gioia e gli stampai un bacio sulla guancia «Grazie, grazie, grazie!»

«So già che me ne pentirò amaramente» replicò lui, scuotendo la testa «Però in cambio mi pagherai Netflix per sei mesi!»

«Facciamo tre e che non se ne parli più» ritrattai.

«Andata!»

Lo presi a braccetto, soddisfatta. Avevo la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio.

 

«Non potrebbe andare peggio di così!»

Mi riguardai allo specchio, afflitta «Ma dai! Non è possibile che non abbia nulla da mettere per andare ad una festa!»

«Perché finora questa sciagura mi era stata preclusa» mi rispose mia madre, dalla cucina.

«Madre, non ricominciare, ti prego» ribattei, cercando furiosamente nell’armadio un vestito decente.

«Queste feste che più che sembrare feste sembrano orge sataniche. È per questo che i giovani si guastano e non percorrono più la retta via del Signore…»  

La ignorai. Mi provai un vestito nero, accollato davanti ma scollato dietro, che mi arrivava appena sopra le ginocchia. Forse era un po’ lungo, ma era l’abito più adatto che avevo.

«Adesso forse capisco un pochino Shelly» bofonchiai, mentre mi infilavo i Dr Martens. Sarò anche stata una festa a casa del ragazzo più popolare della scuola, ma io i tacchi non me li sarei messi per nulla al mondo.

«Suppongo che possa andare bene» dissi, rigirandomi davanti e indietro allo specchio.

Provai a lasciarmi i capelli sciolti, ma così avevo l’aria di essere appena uscita da un pollaio, per cui optai per uno chignon alto sul capo. Non era certo il massimo, ma almeno non sembrava che delle galline impazzite avessero fatto le uova nei miei capelli.

Logan suonò il campanello proprio mentre mi stavo mettendo il mascara, cosa che mi fece sobbalzare e sporcare di nero metà faccia.

«Giulia! È arrivato un essere di sesso maschile» dichiarò mia madre, aprendomi la porta del bagno «Non me ne avevi parlato.»

«È solo un mio amico, madre, quante volte lo devo ripetere?» replicai, cercando di rimediare al danno.

Cinque minuti dopo stavo scendendo le scale, il rossetto in una mano e la clucht nell’altra.

«Non rimanere sveglia a recitare rosari assieme alla vicina» dissi a mia madre, stampandole un bacio sulla guancia.

«Pregherò per la tua anima, figlia. Affinché si redima» ribatté «Mi raccomando, niente droga, niente alcool e soprattutto niente promiscuità. Sono stata chiara, signor Lerman?» disse, rivolgendo a Dylan un’occhiata carica di diffidenza.

Dylan deglutì affannosamente «Cristallina, signora Pisani.»

Mi affrettai verso la macchina, prima che mia madre avesse il tempo di dire qualcos’altro di imbarazzante.

«Giulia, stai benissimo» mi accolse Dylan, mettendo in moto.

«Anche tu»  replicai, notando la giacca nera aperta sulla maglietta bianca e le scarpe nere lucide.

Dylan arrossì visibilmente «Ho fatto del mio meglio.»

Sorrisi, mentre mi sistemavo il rossetto guardandomi dallo specchietto della macchina «Sono le nove e tre quarti, se non troviamo traffico dovremmo essere là per le dieci. Perfetto direi.»

«Sei consapevole che sto facendo tutto questo solo per te, vero?»

«Per me e per Netflix» lo corressi «Comunque sì, ne sono consapevole. Ho un fantastico migliore amico.»

Dylan sorrise forzatamente «Mi hai tolto le parole di bocca.»

Accesi la radio e appoggiai la testa al sedile. Le note di Believer degli Imagine Dragons riempirono l’abitacolo.

Non ero mai stata così eccitata in vita mia.

 

«Ah sei tu» dichiarò Grace, aprendo la porta di casa di Harry «Vedo che ti sei portata dietro il cucciolo» disse, ignorando il moto di protesta di Dylan «Vabbé, entrate. A meno che non vogliate stare sulla porta tutta la notte…»

La musica era un po’ troppo alta per i miei gusti, ma nessun altro sembrava esserne turbato.

Cercammo di farci strada tra la gente accalcata e intenta in quello che probabilmente veniva considerato ballare, ma che a me sembrava più un movimento sconclusionato a vago ritmo di musica.

«Vado a prendere da bere» disse molto cavallerescamente Dylan, prima di disperdersi nella folla.

Sorrisi quando le note di Should I Stay Or Should I Go mi giunsero alle orecchie.

Stavo già tenendo il ritmo col piede quando vidi Chris che si dirigeva verso di me. Non l’avevo più visto da quel giorno al cinema e non sapevo bene che comportamento avrebbe tenuto.

«Vedo che ti piace la musica. Harry ne sarà contento» osservò, mettendomi in mano un bicchiere di quello che sospettavo fosse leggermente più alcolico di una semplice birra. Registrai il fatto che non aveva fatto minimamente cenno a quel giorno.

«In realtà Dylan è appena andato a prendermi da bere» protestai.

«Uno in più, uno in meno» replicò lui, sorridendo in un modo che mi fece trattenere il respiro «Siamo ad una festa! Lasciati andare per una volta! O forse hai troppa paura?»

«Non ho paura di nulla» replicai, bevendolo tutto d’un fiato. Avrei dimostrato a tutti che Giulia Pisani non era solo la solita noiosa secchiona che non sa divertirsi alle feste.

Chris sorrise di nuovo, soddisfatto.

«Amo questa canzone!» gli dissi, sfoderando la mia migliore espressione divertita.

«Forse Giulietta vorrebbe fare un giro di pista con il prode Paride? Il suo Romeo è impegnato, a quanto pare…» propose, ammiccante.

Suvvia, Giulia, cosa c’è di tanto sconveniente in un ballo? Dylan capirà certamente.

E poi come avrei potuto dire di no dal momento che mi guardava con quegli occhi?

«Solo per questa volta» risposi, lasciando che mi prendesse la mano e mi trascinasse in mezzo alla pista.

Chris era un ottimo ballerino e per quanto riguarda me, la vodka aveva svolto il suo compito egregiamente, cosa che mi permise di sentirmi molto più sciolta e rilassata di quanto mai fossi stata in vita mia.

«Non ti ho mai vista così raggiante»  mi mormorò lui, all’orecchio, tra una giravolta e l’altra.

«Non ti ci abituare, è l’effetto dei Clash» risposi, cercando di mantenere il ritmo della canzone.

Per tutta risposta accorciò la distanza tra me e lui «Secondo me è semplicemente dovuto al fatto che ti sei lasciata andare» disse, portandomi una mano alla testa e sciogliendomi i capelli «Così è decisamente meglio» concluse, con uno sguardo che mi fece arrossire.

Scrollai la testa, in un movimento liberatorio e mi avvicinai ancora di più a Chris.

La maglietta nera aderente che portava non lasciava molto all’immaginazione e mi costrinsi mentalmente a non accarezzargli il petto con la mano.

In quel momento una ragazza mi spinse, nella ressa, e finii letteralmente spiaccicata addosso a Chris, il suo corpo a stretto contatto col mio.

Alzai lo sguardo, dimentica della musica, e mi trovai a chiedermi come una luce stroboscopica potesse far risplendere così tanto due comunissimi occhi nocciola.

«Giulia…» mormorò, umettandosi le labbra, cosa che fece perdere al mio cuore un battito o due.

Le sue mani scesero lungo la mia schiena, accarezzando la pelle nuda e facendomi fremere al loro tocco.

Deglutii forzatamente, la mente leggermente annebbiata «C-Chris…»

Vidi il suo viso scivolare sempre di più verso di me, fino a fermarsi a due centimetri dal mio. I nostri respiri si mescolarono, il mio sguardo incatenato al suo. Profumava di cannella e menta piperita.

Le sue labbra sfiorarono leggermente le mie, indugiandovi per più di qualche secondo, chiusi gli occhi, in attesa.

 

 

NdA: Ciao! Mi faccio sentire solo ora, ma rimedierò. Innanzitutto, voglio ringraziare chi legge/segue questa storia. <3

​Poi, ci tengo a ringraziare praticolarmente Lupe M Reyes, balli01 e Jordan Hemingway per aver recensito. So much love.

​Mi hanno fatto notare che sarebbe carino inserire qualche immagine o cose così per cui lo farò. E, già che ci sono ne approfitto per dirvi il mio favolosissimo cast.

​Per Giulia ho pensato subito a Shailene Woodley. Volevo qualcuno di bello, ma non troppo bello e soprattutto non bionda, occhi azzurri come sembra andare per la maggiore, per cui mi è sembrata una buona scelta.

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​Per Chris ho scelto Hunter Parrish.  Cioè ragazze, non credo di dover nemmeno motivare la scelta. Volevo un biondo e lui è qualcosa di divino. (Chiunque abbia visto Weeds approverà)

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​Per Dylan ho preso, rullo di tamburi, Dylan O'Brien. Scontatissimo, ma bellissimo al tempo stesso. Anche se inizialmente ero orientata verso Logan Lerman, quindi vedetela come un mix tra i due (nomen omen).

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​Per Harry la scelta è stata ardua e non posso ancora dire di aver deciso al 100%. Ci vedo molto Aaron Taylor Johnson, ma Harry ha i capelli sul medio lungo per cui non sono certa. Mi piace molto pure Harrison Gilbertson che faceva Cam in Falllen (e lo stile è quello più o meno). Oppure anche Harry Styles ci sta come aspetto fisico, quindi non riesco a decidermi. Uh e che dire di Cole Sprouse? Forse lui ci sta più di tutti gli altri in effetti... Ad ogni modo, immaginatevelo come volete, il vicino di casa, il compagno di banco, chiunque. Intanto io vi metto Aaron che un figo non fa mai male.

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Grace può essere una e una sola: Emma Roberts. Sappiamo tutti il perchè. (E se non lo sapete correte a guardarvi Scream Queens)

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​Sheila l'ho scelta mora perchè mi ero scocciata che tutte le stronze fossero bionde, ma comunque vedrete che anche Shelly ha i suoi pregi. E l'attrice è Emeraude Tobia, aka Isabelle Lightwood di Shadowhunters (non me ne vogliate).

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​E infine il bellissimo, stupenderrimo professore da copertina, con la sua capigliatura perfetta e i suoi occhi di ghiaccio non è altri che Sam Claflin. Perdoname madre por mi fangirlamento tanto.

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​Detto questo, ditemi cosa ne pensate, io provvederò senz'altro ad inserire qualche gif ad inzio capitolo d'ora in poi e a rallegrarvi tutti (?) con il mio delirio mentale settimanale. Per chi fosse arrivato fino a qua, eccovi il bonus di fine capitolo:

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Un Daddario al giorno toglie il medico di torno.

Baci e abbracci, XO XO gossip girl e al prossimo capitolo!

LadyWindermere<3

 

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Capitolo 5
*** Quando la partita si fa dura volano bicchieri di vodka fragola ***


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Quando la partita si fa dura volano bicchieri di vodka fragola

 

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I am determined to prove a villain”

Richard III, W.Shakespeare

 

 

Attesa che non servì a nulla, visto che qualcuno ebbe la stupenda idea di versarmi un drink sulla testa, riportandomi immediatamente alla realtà.

«Ops, scusami, tesoro, non l’ho fatto apposta.»

Sheila Stephens mi sorrise «Sai con tutta questa calca è quasi impossibile non fare danni. Spero di non averti rovinato il vestito…»

La sua faccia in quel momento esprimeva tutto tranne dispiacere.

Scrollai la testa, i capelli fradici, l’alcool che mi colava sul vestito e sulla schiena nuda «Ma figurati, Shelly» dissi, mordendomi le labbra per non imprecare.

«Shelly, sei imperdonabile, l’hai fatto sicuramente apposta» la accusò Chris, rivolgendomi uno sguardo dispiaciuto.

Shelly scosse i capelli corvini e mise il broncio «Ero solo venuta a portarti da bere, amore» rispose, sottolineando pesantemente l’ultima parola.

Colsi l’antifona «Ehm, sarà meglio che vada. Dylan mi starà aspettando.»

Chris fece per fermarmi «Giulia, aspet…» ma Shelly non gli permise di finire la frase, avvinghiandolo in un bacio senza fine, a cui lui, dopo qualche momento di sorpresa, si lasciò andare.

Non sarei rimasta un minuto di più. Girai sui tacchi e mi feci largo tra la folla, cercando l’uscita.

Passai davanti a Grace, che ballava tra uno stuolo di ammiratori.

«Giulia! Ti sei fatta una doccia?» mi domandò, sogghignando.

«Divertente, Stewart. Hai visto Dylan?» chiesi a mia volta, strizzandomi i capelli e cercando di rimediare al mascara colato con le mani.

«Chi?» Il suo sguardo vacuo mi fece capire che non sapeva veramente a chi mi riferissi.

«Il ragazzo con cui sono venuta» spiegai «Il cucciolo…»

«Ah! Sì, l’ho visto andare via qualche minuto fa.»

Perfetto, adesso dovrò per forza chiamare un taxi.

«Io me ne vado» la avvisai; mi fece un cenno con la mano che interpretai come un saluto.

Scossi la testa e mi diressi verso la porta.

 

Inspirai l’aria fresca della notte a pieni polmoni. L’effetto dell’alcool era passato e con lui anche l’adrenalina e l’eccitazione.

«Ti sei ubriacata o ti hanno gettata in una tinozza di vodka? Conoscendoti propendo per la seconda ipotesi.»

Voltai lo sguardo e vidi Harry seduto su un dondolo da giardino, sigaretta alla mano e bottiglia di birra per terra.

«Shelly mi ha accidentalmente rovesciato addosso il suo drink

Mi fece segno di sedermi accanto a lui. Lo assecondai.

«Quando si tratta di Shelly nulla è accidentale» replicò «Ma almeno adesso capisco perché sei conciata così» disse, indicando il trucco colato sul mio viso e la macchia di alcool sul davanti dell’abito.

«Non sei molto gentile» feci notare, sospingendo su e giù il dondolo con i piedi.

Si portò la sigaretta alle labbra «Non sono mai gentile.»

Lo guardai, il capo leggermente reclinato verso la spalla «Non è vero.»

«E tu che ne sai?»

«Beh, innanzitutto mi stai consolando dopo la peggior serata di sempre. Se fossi veramente come ti dipingi ti saresti fatto due risate e ti saresti preso gioco di me.»

Harry si accasciò sul dondolo «Non confondere la compassione con la gentilezza, dolcezza.»

Lo imitai «Oh, ma smettila. Ti piace fare finta di essere uno stronzo, ma non lo sei veramente. Ho visto moltissime serie tv, so distinguere uno stronzo vero da uno che fa finta.»

«Laurea in psicologia scansati, proprio.»

Gli tirai una pacca sul braccio «Guarda che si imparano un sacco di cose utili dalle serie tv. Dico davvero» conclusi, vedendo la sua aria scettica.

Schioccò la lingua «Anche l’essere molesta l’hai imparato da una serie tv?»

«No, quello l’ho imparato da te» ribattei.

Rise «Sei davvero una strana persona, Pisani. L’ho pensato dal primo momento in cui ti ho vista.»

«Vuoi sapere cosa ho pensato io invece?»

Mi guardò con malizia «Che sia il ragazzo più sexy e intelligente che tu abbia mai conosciuto? Sempre che tu ne conosca di ragazzi…non mi meraviglierei se fossi il primo.»

«No. Che sei il ragazzo più presuntuoso e fastidioso sulla faccia della terra. Ma non sei uno stronzo, Richards, fidati di me. Ti piace fingere di essere Tebaldo, ma sotto sotto sei Benvolio.»

«Benvolio? Sei seria? Il personaggio più rompipalle di tutti? Posso essere almeno Mercuzio, lui sì che sa come ci si diverte» replicò lui, girando il capo verso di me e ammiccando.

«Benvolio, ti faccio notare, è l’unico che resta vivo alla fine» replicai, divertita.

«Ah, quindi mi staresti facendo un favore, insomma. E sentiamo tu saresti Giulietta?»

Arrossii «Io non ho detto questo.»

Continuò «E il tuo amichetto nerd farebbe la parte di Romeo?»

«Dylan ed io non stiamo assieme.»

Si voltò completamente verso di me «Ah, allora Chris, forse?»

Arrossii ancora più visibilmente «Cosa c’entra Chris, adesso?»

Sorrise «Pensare che non sappia perché Shelly ti ha rovesciato in testa quel drink è un affronto alla mia intelligenza, dolcezza.»

Rimasi in silenzio, l’umiliazione ancora cocente dentro di me. Non mi ero mai sentita così ridicola come in quel momento.

«Se il posto fosse ancora vacante potrei offrirmi io…»

Lo guardai sbigottita. Si arruffò i capelli con la mano, mettendo in evidenza il torace sotto la camicia semiaperta. Riuscii ad intravedere diversi tatuaggi, ma non gli feci domande al riguardo.

«Tu?» chiesi invece.

Harry scrollò le spalle «Sono mille volte meglio di DiCaprio.»

«Lo vedo» risposi, sarcastica.

Mi guardò fisso negli occhi e si leccò deliberatamente il labbro superiore «Prima che ti innamori di me, piccola, devo confidarti un segreto…»

Rimasi incantata dal suo sguardo, come sempre del resto. Come potessero essere così belli i suoi occhi era una domanda per la quale avrei pagato per sapere la risposta. Così chiari e vividi nel buio della notte, illuminati dalle stelle e dalla luce fievole che emetteva il lampioncino a gas alle nostre spalle.

Avvicinò la bocca al mio orecchio, sfiorandomi il padiglione auricolare con le labbra «…ho suggerito io a Shelly di rovesciarti addosso quel drink

Lo guardai a bocca aperta. Non volevo crederci. Davvero mi ero sbagliata sul suo conto?

Harry rimase qualche secondo a studiare la mia reazione, poi si ridistese sul dondolo «Allora, posso essere Tebaldo, adesso?»

«Senza alcun dubbio» risposi, sprezzante, afferrando la mia clutch e alzandomi di getto dal dondolo, facendolo sobbalzare.

Lui mi fissò dal basso «è duro ammettere di essersi sbagliati, vero dolcezza? Non prendertela a male, sono semplicemente fatto così. Ti avevo avvertita.»

«Hai ragione: sei un grandissimo pezzo di stronzo, Richards. Era questo che volevi sentirmi dire?» dissi, avviandomi giù per il vialetto.

«Era esattamente questo» mi gridò lui, dal dondolo, con aria soddisfatta.

Accelerai il passo, la rabbia che montava dentro di me e la cocente sensazione di essere stata presa in giro che si faceva strada nella mia mente.

Dopotutto aveva ragione Dylan. Succedevano solo cose spiacevoli a feste di quel tipo.

 

N.d.A: Buonsalve, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Da questo forse possiamo farci un'idea più precisa su Harry, anche se essendo tutti personaggi in via di maturazione, comunque la strada prima di poterli conoscere effettivamente è ancora lunga... :)

Nel prossimo capitolo vedremo Dylan, non preoccupatevi, anche se è stato assente, ritornerà con tutta la sua verve. :)

Vi lascio con il classico figo del giorno che oggi ho deciso essere Cillian Murphy. Sono appena andata a vedere Dunkirk e ve lo consiglio davvero, a me è piaciuto molto. Lui poi ha due occhi che Dio solo sa...

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A presto e grazie mille a tutti!

LadyWindermere<3

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Capitolo 6
*** Dove Game of Thrones contribuisce a salvare un'amicizia ***


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Dove Game of Thrones contribuisce a salvare un'amicizia

 

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Jus drein jus daun –Blood must have blood

The 100

 

 

«I se droga a nastro

Abbassai il volume della musica, incuriosita dal fatto che l’anziana signora davanti a me in autobus avesse parlato in italiano.

Mio padre era nato in Italia, quindi lo parlavo abbastanza fluentemente.

«Quand’ero giovane io, mica si vedevano tutte ‘ste cose… tutti sempre su Feisbuk o altre diavolerie varie. Tutti col telefono a cincionare dalla mattina alla sera!»

Faticai a comprendere l’esatto significato del suo discorso, visto che parlava in un italiano scorretto e dialettale, ma semplicemente il fatto che provenisse dalla stessa terra della mia famiglia mi fece sorridere.

Per un attimo, ascoltando i monologhi sociali di quell’arzilla vecchina e della sua vicina, dimenticai i miei problemi.

Non avevo sentito Dylan dalla sera della festa e non capivo il perché.

In compenso, avevo io stessa provveduto a evitare Harry e il suo degno compare Mr Slinguazzo Facile Chris Dallas.

«Infatti infatti» annuì la vecchietta, in risposta all’amica. «E te a se l’ultima? Ti ricordi di Maria, la cognata di mio fratello? A se morta!»

Avrei voluto saperne di più su questa defunta Maria, ma la mia attenzione fu catturata da un trio di ragazze sedute in fondo all’autobus.

«Ti giuro che è vero. Si sono lasciati.»

«Ma come? Era da un secolo che stavano assieme!»

«Shelly e Chris erano una coppia storica ormai! Erano la coppia della Trinity.»

Drizzai le orecchie nel sentire quei nomi familiari. Shelly e Chris si erano lasciati?

«Chissà cos’è successo… Ho sentito che è stato lui a lasciarla.»

«A quanto pare lei ha pianto per una settimana.»

Anche se cercavo di rimanere indifferente, sentivo il mio cuore battere più forte.

E chissà quanto altro avrei potuto scoprire da quelle pettegole, ma sfortunatamente arrivammo alla fermata della Trinity e le persi di vista.

Mi diressi verso l’aula di letteratura inglese per la prima volta non accompagnata da Dylan, il che mi riempì di tristezza.

Dovevo assolutamente trovare un modo per riappacificarmi con lui.

 

«Tutta sola oggi, dolcezza?»

Harry si sedette al mio fianco, lanciandomi un’occhiata derisoria, e facendomi rinvenire dall’ammirazione estatica del signor Claflin, il quale stava sorridendo come se stesse posando per uno shooting fotografico.

Davvero, sarebbe dovuto essere dichiarato illegale essere così fighi alle otto di mattina.

Sospirai «Ancora tu, Richards? Abbiamo già appurato la tua stronzaggine, mi pare.»

«Sì, ma questo non mi impedirà di infastidirti, Pisani» replicò, mentre sistemava i libri sul banco.

«Quanto ti odio» bofonchiai, aprendo Romeo e Giulietta secondo le indicazioni del professore.

«Il sentimento è reciproco» mi sussurrò lui di rimando.

Sgranai gli occhi «Io, al contrario di te, non ho fatto nulla per farmi odiare.»

Inclinò la testa da un lato, pensieroso «Mi hai dato dell’arrogante presuntuoso più di una volta, se la memoria non mi inganna, e di solito non lo fa.»

«Te lo meritavi.»

«E dello stronzo» concluse.

«Primo, io non ti avrei mai dato dello stronzo senza motivo. Secondo, l’unica volta che l’ho fatto è stato perché mi hai sbandierato in faccia che senza di te io non sarei stata pubblicamente umiliata davanti a tutta la scuola all’unica festa a cui abbia mai partecipato in tutta la vita» dissi, tutto d’un fiato.

«Davvero era la tua prima festa?»

«Davvero sei così infantile?»

«Pisani. Richards. Se non fate immediatamente silenzio sarò costretto ad allontanarvi.»

«Mi scusi, prof. Richards mi distrae» dissi, fulminando Harry con lo sguardo. Avevo già perso la dignità per colpa sua, non volevo perdere anche la media.

Harry sorrise «Richards non distrae proprio nessuno. Anzi, Richards è al passo con la lezione, al contrario di Pisani. Siamo al primo atto, Romeo è ancora stracotto di Rosalina e pensa che sarebbe tutto più figo se lei gliela desse.»

Il professor Claflin lo degnò di un’occhiata pietosa, facendo sospirare tutta la prima fila.

«Interpretazione interessante. Se adesso Richards ci fa l’onore di tacere e di non parlare di sé in terza persona, gliene saremmo infinitamente grati» replicò, esasperato.

Harry annuì «Si figuri, prof. Per lei questo ed altro.»

Cercai di reprimere una risata, che però non sfuggi allo sguardo attento del ragazzo.

«Te l’ho già detto che sei più bella quando ridi?»

Decisi di ignorarlo e continuai a sottolineare il libro come se non avessi altro obiettivo nella vita.

Harry sbuffò «E va bene, non serve tenermi il broncio a vita. Sono stato un po’ stronzo, lo ammetto.»

Strinsi la matita con forza «Un po’?»

«Un po’ tanto» ammise lui, di malavoglia.

«Oh è meraviglioso quando i diavoli dicono la verità

Lui colse la mia citazione «Ancor più meraviglioso quando gli angeli sono così arrabbiati

Questa volta non potei fare a meno di sorridere. Harry Richards che citava a memoria Riccardo III? Da tramandare ai posteri.

«Sai,» gli dissi, più gentile «Ti avevo sottovalutato.»

«Decisamente» concordò lui, malizioso «Non sai nemmeno quanto.»

Su quelle parole il signor Claflin ci lanciò uno sguardo minaccioso, che ci convinse a mettere fine alla conversazione e a concentrarci sulla lezione.

 

Aprii l'armadietto con la chiave che portavo appesa al collo. Era piccola, argentea, perfetta per un ciondolo.

Nella mia vecchia scuola dovevamo arrangiarci con una combinazione numerica di sei cifre; forse più sicura, ma infinitamente più scomoda.

Stavo per sbloccare la serratura, quando la voce di Chris attirò la mia attenzione.

«Giulia!»

Che seccatura. Non mi andava di vederlo, dopo quanto successo alla festa.

Sentii le guance scottare e mi resi conto di essere diventata rossa come un pomodoro. Se solo fossi potuta sparire, mimetizzarmi con l'ambiente...

«Giulia» ripeté lui, a pochi centimetri da me «Mi dispiace per quello che è successo alla festa.»

Si morse il labbro in modo incredibilmente sexy «Shelly è fuori di testa» disse, con una scrollata di spalle.

Abbozzai un sorriso tirato «Beh, te ne sei liberato.»

Mi resi immediatamente conto del mio errore e, in un gesto istintivo, mi coprii la bocca con le mani.

Chris scoppiò a ridere «Vedo che le notizie volano» ammiccò e mi sussurrò all'orecchio «Detto tra noi, è stata una vera soddisfazione.»

Avvampai di nuovo.

«Ehi, Pisani! Cosa sei, un semaforo?» mi apostrofò Matthew Chismokens senza fermarsi.

Chris lo fissò sparire tra la folla di studenti, interdetto «Ma chi era quello?»

Preferii non approfondire.

«Fa niente» riprese, facendomi tirare un sospiro di sollievo interiore «Solo... in realtà ti cercavo per altro» si morse nuovamente il labbro inferiore.

Ero certa che nel giro di dieci, venti minuti al massimo, lo avrebbe strappato via, spruzzando sangue sulla mia camicetta nuova.

Ma non potevo farglielo notare, così mi limitai ad ascoltare.

«Cosa dovevi dirmi?»

«Domenica sera c’è la prima partita dei Tigers. Saremo contro la squadra della St Paul, che è incredibilmente forte, ma ho preparato qualche schema di gioco assieme al coch Bob e…»

I suoi occhi non sapevano dove posarsi. Era strano per me vedere Chris comportarsi a quel modo, ma anche molto dolce.

Non certo il comportamento che ti aspetteresti dal quarterback della squadra di football, comunque.

Sorrisi, intuendo quale fosse la conclusione.

«Sarò in tribuna a fare il tifo, allora.»

Si illuminò e si passò la mano tra i capelli «Significa molto per me, grazie mille, Giulia» disse e ci salutammo.

Controllai l'orologio. Avevo ancora qualche minuto per arrivare in tempo in aula.

Con un sospiro girai la chiave dell'armadietto.
 

Mi rigirai il braccialetto di papà intorno al polso, gesto che ripetevo spesso quando ero in preda all’ansia.

Il vialetto della casa di Dylan mi pareva stranamente inospitale quel pomeriggio, e il portone fermamente deciso a rimanere chiuso.

Suonai di nuovo, sperando di non risultare disperata. Anche se in realtà lo ero, disperata.

Rischiare di perdere l’unico amico che avevo alla Trinity mi faceva seriamente considerare l’idea di chiudermi in camera e buttare via la chiave.

Sarei morta là dentro, tra peluche e pacchetti di patatine. Idilliaco.

Chris avrebbe parlato al mio funerale, Harry si sarebbe sciolto in lacrime e Dylan avrebbe passato il resto della sua vita a commiserarsi per essere stato la causa della mia prematura dipartita.

Oppure avrei potuto suicidarmi e lasciare delle videocassette per ognuno dei miei amici, come in Thirteen Reasons Why.

Il rumore scricchiolante del portone mi riportò alla realtà.

Dylan si affacciò sull’uscio, palesemente di malavoglia.

Non potevo crederci: mi aveva aperto.

«Che vuoi?» sbottò, secco.

Non potevo crederci: mi stava parlando.

«Midispiacemidiaspiacemidispiace» farfugliai in fretta, temendo che potesse cambiare idea e sbattermi la porta in faccia.

Cosa che in effetti fu sul punto di fare, sennonché riuscii ad infilare il piede tra lo stipite e la porta, impedendogli di portare a termine il suo piano.

«Se non levi immediatamente il piede te lo taglio» minacciò.

«Dylan, ti prego, spiegami almeno perché mi stai facendo tutto questo!» lo implorai, le mani strette attorno al portone.

«Se te lo devo dire io, vuol dire che sei proprio stupida. E io non esco con le persone stupide.»

«Questo è razzismo, Dylan Lerman. Te lo chiedo perché non riesco a capire cosa abbia potuto scatenare tutto questo!»

«Vuoi sapere perché sono arrabbiato, Giulia? Lo vuoi sapere davvero? È perché non solo mi hai trascinato ad una dannata festa contro la mia volontà, ma ti sei anche eclissata nei primi dieci minuti, lasciandomi solo come un cane, per poi attaccarti come una cozza agli addominali di Chris Dallas, ecco perché!» urlò, accaldato per lo sforzo.

Non l’avevo mai visto in quello stato. Mi sentii un verme.

«Dylan, io…» tentai.

«Dylan niente, Giulia. E il bello è che vieni pure a chiedermi perché ti tengo il muso» mi interruppe, scuotendo la testa.

Cercò di chiudere la porta, ma misi tutta me stessa nel tentativo di contrastarlo «Ti avviso, se mi chiudi qui fuori, farò come Jack Nicholson in Shining

Mi guardò e poi non riuscì a trattenere un sorriso «Compreso di “Cappuccetto Rosso” e ascia?»

«Sarai la mia Wendy personale.»

Dylan scoppiò a ridere e allentò la presa sulla porta «Sei una persona impossibile, Giulia Pisani.»

Approfittai di quel momento di debolezza per svicolare sotto la sua spalla ed entrare in casa sua «Lo prenderò come un complimento, signor Lerman» replicai, mimando una riverenza.

«Non posso credere di averti fatta entrare in casa mia…»

«Sono piena di risorse» ribattei «Comunque, dicevo sul serio, Dylan, mi dispiace. Sono stata una stupida egoista e ho avuto esattamente quello che meritavo» conclusi.

Lui abbassò gli occhi «Mi dispiace per quello che è successo alla festa.»

«Non sai a me…»

«Comunque poteva andarti peggio: poteva farti un video e renderlo virale, così tutto il mondo avrebbe potuto vederti grondante di cocktail annacquato alla fragola» cercò di sdrammatizzare.

Ridacchiai «I miei capelli profumano ancora di vodka.»

Si chinò su di me per annusarli. Era molto più vicino di quanto fosse dovuto.

Aspirò l’aria «A me non dispiace» mi sussurrò all’orecchio. Il suo respiro mi solleticò il lobo inferiore. Cercai di non arrossire, ma ormai era una causa persa.

«Piacevole non è il termine che userei più volentieri…» mormorai, mantenendo una parvenza di calma.

Dylan sospirò e si allontanò leggermente «Ti voglio bene, Giulia, non voglio perderti. Sei l’unica amica che ho in quella scuola di snob» disse, scostandomi i capelli dal viso.

La sua mano restò sulla mia pelle oltre il tempo necessario.

«Anch’io ti voglio bene, Dylan» sussurrai.

Mi fissò per qualche istante, come se non fosse quella la risposta che avrebbe voluto sentire da me, poi sorrise e dovetti ammettere che il sorriso di Dylan non era affatto male. Anzi, avrebbe potuto far innamorare più di una ragazza.

«Ho fatto scorta di popcorn e chipster» annunciò «Ti va di sfondarti di cibo spazzatura assieme a me e alla sesta stagione di Game of Thrones? Ora che è uscita la settima devo rimettermi in pari.»

«Non me lo dovresti nemmeno chiedere…You know nothing, Dylan Lerman» citai, dirigendomi verso il suo salotto.

«Niente spoiler» mi avvisò, mentre ci accoccolavamo sul divano «E ricordati che per i prossimi sei mesi me la devi pagare tu Netflix

«I Lannister pagano sempre i propri debiti» replicai, gettandogli addosso un cuscino.

La risata cristallina di Dylan riempì la casa, accompagnata ben presto dalla mia.

Oh, quanto avrei voluto che tutti i giorni fossero come quello.

 

 

 

N.d.A: Innanzitutto, prima che me lo chiediate, "I se droga a nastro" significa "Fanno assai uso di sostanze stupefacenti", poi ringrazio as always le anime pie che leggono/seguono/recensiscono la storia. I love you so much.

​Come vi avevo detto è tornato Dylan e spero che questo abbia fatto felici tutti voi :)

​Spero vi piaccia! Enjoy! O forse farei meglio a dire Greyjoy?

​LadyWindermere<3

 

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Capitolo 7
*** I sogni son desideri? Qualcuno dica a Cenerentola di cambiare spacciatore ***


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I sogni son desideri? Qualcuno dica a Cenerentola di cambiare spacciatore

 

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“I want you to break into Hell with me and rob the gods blind”

Westworld

 

 

Non riuscivo a prendere sonno quella sera. Avevo provato di tutto. Pecore, libri, documentari sui dromedari africani. Nulla di tutto ciò aveva funzionato.

Mi rigirai nel letto. Non riuscivo a spegnere il cervello, cosa che mi capitava molto spesso, specialmente la sera.

Era come se decidesse all’improvviso di sovraeccitarsi e farmi fare qualsiasi cosa tranne dormire.

Sbuffai e accesi la lampada accanto al mio letto.

Erano le tre di notte. Cercai di calcolare quante ore mi restavano da dormire, sicuramente troppo poche.

«Sembrerò una cocainomane domani. Basta» dissi, alzandomi dal letto «Da domani mi prendo i sonniferi.»

Mi affacciai alla finestra, nella vana prospettiva di addormentarmi contando le stelle.

La finestra della mia vicina era ancora illuminata e a giudicare dalle ombre doveva avere visite.

«Ecco, perfino la vecchia ottantenne in carrozzina ha una vita sociale più appagante della mia.»

Tutto ciò non fece che deprimermi ancora di più. Dovevo pensare a qualcosa di bello, altrimenti sarei stata sopraffatta dall’ansia.

Qualcosa di bello, qualcosa di bello…Chris?

Ripensai alle sue labbra morbide che sfioravano le mie.

«Questo non ti aiuterà a dormire, Giulia, senza alcun dubbio» mormorai.

«Lo penso anch’io.»

Mi voltai di scatto.

Chris Dallas era appoggiato ad un’anta dell’armadio, con aria divertita.

Uno: come aveva fatto ad entrare? Due: perché era uscito dal mio armadio? Tre: chi ce lo aveva messo là dentro?

Mentre valutavo l’ipotesi che in realtà il mio armadio fosse l’ingresso di Narnia e che Chris non fosse altri che il principe Caspian redivivo, lo sentii ridacchiare.

«So che hai molte domande che ti frullano nel cervello.»

Non hai la benché minima idea di cosa mi frulla nel cervello, tesoro.

«Oh sì che ce l’ho.»

Ok, da quando aveva sviluppato poteri psichici? Ma, soprattutto, potevo riuscirci anch’io?

Si avvicinò a me «Ti stai chiedendo perché sono qua, come sono entrato, come faccio ad essere così figo. Tutte domande irrilevanti di fronte a quello che sono venuto a dirti.»

Non sapevo più cosa pensare «C-Chris, io…»

Mi posò un dito sulle labbra, zittendomi «Lasciami finire.»

Si portò indietro i capelli con la mano «Io ti amo, Giulia Pisani. Sii la madre dei miei bambini.»

Due erano le opzioni: o ero morta e mi trovavo in paradiso o ero diventata completamente pazza.

«Come, prego?»

Ma non riuscii a dire altro, perché si avventò sulle mie labbra come se avesse voluto strapparmele.

Mi prese in braccio e mi trascinò sul letto, senza interrompere il bacio.

Se quello voleva dire essere pazza allora ci avrei messo la firma.

Ricambiai il bacio con tutto il trasporto che riuscii a trovare.

Si sfilò la maglietta, mostrando il fisico scolpito illuminato dalla lampada.

Si chinò nuovamente su di me, nascondendo il viso nel mio collo.

«Oh Chris.. » mormorai, chiudendo gli occhi per il piacere.

«Chris?»

Li riaprii immediatamente per trovarmi a fissarne un altro paio che certamente non apparteneva al ragazzo che stavo baciando fino ad un secondo prima.

«Richards?» chiesi, frastornata.

Cosa ci faceva Harry nel mio letto, sopra di me, con la camicia aperta e i capelli sciolti che gli si riversavano sul volto?

Ma al disopra di tutto, dov’era finito Chris?

Harry sorrise malizioso «Pensavo fossimo diventati più intimi, dolcezza

Si appropriò delle mie labbra, mordicchiandomele leggermente «Almeno, a giudicare dalla situazione attuale.»

Lo fissai. Non poteva essere vero. Non avrei mai potuto andare a letto con Harry Richards, figuriamoci.

«In realtà pensavo fossi Chris.»

Assunse un’aria seccata «Ancora lui? Certo che sei proprio fissata eh.»

«Ha ragione, Giulia. Pensi troppo spesso a Dallas.»

Girai la testa di lato.

Dylan era comodamente seduto sulla mia poltroncina a fiori, sfogliando le pagine di quello che giudicai essere un diario.

«20 settembre. Oggi ho incontrato per la prima volta Chris. È talmente bello. 22 settembre. Caro diario, Chris è sempre più figo. Sono così arrapata.»

«Quello non è il mio diario!» protestai, cercando di liberarmi dalla presa di Harry, che, per tutta risposta, si fece più stretta.

«30 settembre. Mrs Giulia Dallas, come suona bene. Chris, ti prego, fammi tua!»

Dylan alzò gli occhi dalla lettura e mi fissò con disapprovazione «Non una parola sul sottoscritto che ti sopporta ventiquattrore su ventiquattro.»

«E non una parola su di me» borbottò Harry, risentito.

«Non potrei mai scrivere quelle cose!»

Harry mi afferrò entrambe le mani e si chinò su di me «Suvvia, Pisani, sai benissimo che nel profondo della tua psiche preferiresti sbatterti me piuttosto che Chris» sussurrò sulle mie labbra.

Gli sputai in faccia «Non ci penso nemmeno, Richards.»

Si asciugò il viso con un lembo della camicia «Oh, la pagherai cara per questo…» disse, sorridendo malvagiamente e mostrando due canini improvvisamente fattisi più appuntiti del normale.

«Sei un vampiro?!» chiesi, stralunata «Ma dove diavolo sono finita?»

Harry rise «Nel tuo peggiore incubo» disse, cercando di azzannarmi la gola.

«Dylan! Ti prego aiutami!» lo supplicai.

«Ho smesso di farti da babysitter, Pisani» rispose, duro.

Vidi i canini di Harry farsi sempre più vicini al mio collo.

Sentii le risate sguaiate di Dylan in sottofondo.

E poi finalmente capii.

Era solo un incubo.

 

Mi svegliai urlando. Allontanai le coperte come fossero serpenti velenosi, accorgendomi prima di essere sudata e poi che non mi trovavo nel mio letto.

Mi diedi un pizzicotto tanto per essere sicura di essere sveglia.

Ero abbastanza certa di esserlo, ma poi Dylan comparve mezzo nudo alla porta spalancata.

Gridai e lui mi imitò.

«Cosa ci faccio qui?» strillai in preda al panico.

«Pervertito! Maniaco! Rapitore! Vampiro!» gli lanciai addosso i cuscini, che non arrivarono a neppure un metro da dove si trovava.

Dylan alzò le braccia sopra la testa «Respira» disse.

Non volevo calmarmi.

«Cosa sono? Una copia di carne di me stessa rapita per partorire in un asteroide? Sono Amy Pond, forse? No, io non credo!»

Dylan si morse il labbro, indeciso sulla sua prossima mossa. Era evidente che voleva spiegarsi, ma lo era altrettanto la mia psicosi mattutina.

Alla fine decise di arretrare e parlò «Dopo il sesto episodio eri così stanca che sei crollata addormentata sul divano.

Ho chiamato tua madre, che prima ha iniziato a singhiozzare, poi ha detto che le bestie di Satana ormai avevano preso possesso del tuo corpo e infine ha detto che non poteva venire a prenderti perché era impegnata con il circolo del patronato.

Quindi, siccome per smuoverti mi ci sarebbe voluto un autocarro e mio fratello è a Thaiti ho deciso di... ecco, farti dormire nella sua stanza.»

Chiuse gli occhi, come se si aspettasse di essere investito da un uragano di invettive.

«Ah» non riuscii a dire altro.

«V-vuoi dire che non... non sei arrabbiata?» Grace aveva ragione a chiamarlo cucciolo.

Solo che probabilmente lei non l'aveva mai visto così.

Alla faccia del nerd... se tutti gli sfigati avessero avuto gli addominali di Dylan il mondo sarebbe stato decisamente un posto migliore.

Dovette sentirsi osservato, perché scomparve dalla mia vista e tornò con indosso pantaloni e una maglietta di Topolino.

Gli feci segno di avvicinarsi, e titubante si sedette ai margini del letto.

Potevo capirlo: per ovvie ragioni avevo dormito coi vestiti addosso, il che doveva avermi conferito lo stesso odore di una capra bagnata.

E probabilmente anche lo stesso aspetto.

Si passò la mano tra i capelli, nervoso.

Mi domandò cosa volessi.

Sorrisi, con quella che voleva essere un'aria misteriosa, ma che dovette assomigliare ad una faccia da vomito, perché Dylan mi chiese se mi sentissi bene.

Avvilita per quella piccola caduta di stile annuii e decisi di passare subito al sodo.

«Avresti potuto provare a svegliarmi come ne "La Bella Addormentata"» feci notare ridacchiando.

Avvampò, ma fu un attimo «Se ci fosse stata una bella addormentata l'avrei fatto.»

Seguirono attimi di gelo.

«Ovviamente scherzo.»

«Puoi sempre rimediare ora.»

Deglutì nervoso «Ora sei sveglia.»

«Non mi dirai che preferisci baciare le ragazze mentre sono incoscienti, Lerman.»

Il suo imbarazzo si tagliava con il coltello.

«Uh qualcuno sta chiamando. Devo rispondere» disse improvvisamente e lasciò la stanza.

Riflettei per qualche minuto.

«Dylan! Non sta squillando il telefono!»

 

 

N.d.A: Buongiornissimo! Kaffè?!

Spero che vi siate divertiti almeno quanto me nello scrivere questo capitolo. Come si può vedere, abbiamo a che fare con un esemplare di adolescente confusa e in preda alla crisi ormonale.

E vediamo per la prima volta gli addominali di Dylan. Caro il nostro bel nerd.

Vorrei ringraziare particolarmente Lupe M Reyes, balli01 e la nuova affiliata Crissy_Chan per le recensioni! (Vi dovrò far arrivare la tessera del fanclub se continuate così ;D)

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace, non vi piace, se lui è stronzo, se farebbe meglio a morire...cose del genere, insomma.

Detto questo, vi lascio a Sebastian Stan. :)

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LadyWindermere

Ps: La risata di Light è un bonus per il disagio.

 

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Capitolo 8
*** Dove, tra angeli caduti e vespe assatanate, imparo una grande lezione di vita ***


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Dove, tra angeli caduti e vespe assatanate, imparo una grande lezione di vita

 

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“I may be on the side of the angels, but don’t think for one second that I am one of them.”

Sherlock Holmes, Sherlock

 

 

«Sei andata a confessarti?» mi accolse mia madre, quando entrai in casa.

«Non dovresti prepararti per la messa?» replicai, visto che era domenica mattina.

Lei si sistemò il foulard attorno al collo «Infatti è quello che sto facendo. Al contrario di qualcun altro, mi pare.»

«Ne abbiamo già discusso, mi pare» borbottai, togliendomi le scarpe e scaraventandomi sul divano.

«E pensare che eri così bella vestita da chierichetta» sospirò mia madre.

«Avevo sei anni, madre.»

«Eri più carina allora» replicò «Ah, nel caso non l’avessi capito, sei in punizione fino a domani.»

Mi girai di scatto «Ma ho un impegno stasera!»

«Disdicilo» rispose, avvicinandosi alla porta.

«Madre! Ero a pochi chilometri da qua! A casa di Dylan, non ad un rave party! Se non vado stasera, potrò anche dire addio alla mia felicità!»

Mia madre sorrise, serafica «Le vie del Signore sono infinite» concluse, uscendo di casa e chiudendosi la porta alle spalle.

Mi accasciai sul divano.

Non poteva essere vero. Dovevo essere stata una terrorista nella mia vita precedente per meritarmi tutto questo. O una serial killer.

«Per la prima volta nella mia vita sono riuscita a raccattare un facsimile di appuntamento da uno strafigo assurdo e sono costretta a disdire perché mia madre ha turbe mentali non riconosciute dallo stato.»

Sbuffai. Di certo non poteva andare peggio di così.

L’Iphone trillò. Aprii WhatsApp con noncuranza. Messaggio vocale da Grace.

«Pisani, visto che ho saputo che verrai anche tu stasera alla partita, che ne dici di passare da me prima di andare? Ci saranno anche Shelly, Harry e Chris. Sì, Chris, gliel’ho appena detto che ci sarai anche tu. Harry smettila immediatamente

Per fortuna che non poteva andare peggio di così.

La mia sfiga aveva un culmine o era semplicemente infinita?

Imprecai in un modo che avrebbe fatto rizzare i capelli a mia madre.

Per evitare di tagliarmi le vene o di buttarmi dal tetto aprii Netflix, certa che in qualche serie tv ci sarebbe stato almeno un personaggio più mainagioia di me.

 

«Hai guardato nove episodi di fila. Per favore, prova una delle seguenti cose: attività fisica, relazioni umane. Che fai sfotti?»

Perfino la mia televisione mi consigliava di andare alla partita.

Avevo decisamente toccato il fondo.

Stavo per passare ad un altro episodio di Shameless, nella speranza che Lipp stavolta riuscisse ad ottenere una gioia, quando qualcuno suonò al campanello.

Pensando fosse mia madre, andai ad aprire in ciabatte, pantaloni della tuta, maglietta del pigiama e i capelli spettinati.

Immaginate la mia sorpresa quando al posto di vedere la faccia disgustata di mia madre vidi quella stupita di Harry Richards.

Perfetto, adesso sì che la mia dignità poteva andare a farsi seppellire.

Quando si dice, di bene in meglio.

«Pisani.»

«Richards.»

Mi sarei voluta sotterrare.

«Ehm, che ci fai qui?»

Si schiarì la voce «Sai, Grace ti ha chiamata, ma non rispondevi e quindi ha mandato me a vedere se eri morta. Non voleva, e qui sto citando letteralmente, sporcarsi le scarpe nella parte povera di Brooklyn

Annuii, grattandomi la nuca «Avevo il telefono in carica.»

Un fotogramma di me che piangevo guardando il telefono squillare e mi ingozzavo di gelato affogato al triplo cioccolato mi passò davanti agli occhi.

Harry si morse le labbra «Posso entrare?»

«Certo» dissi, rendendomi conto in quel momento che l’avevo fatto stare sull’uscio tutto quel tempo.

Gli feci segno di accomodarsi sul divano, non prima di avere nascosto la vaschetta di gelato dietro la televisione.

«Non ti senti bene?» mi domandò.

«Perché non dovrei stare bene?»

«Beh, non sei venuta né ti sei fatta più sentire. Grace era preoccupata.»

Sorrisi «Questo faccio fatica a crederlo.»

«Beh, diciamo che ha chiesto due volte dov’eri finita» ritrattò.

Mi sedetti accanto a lui «Lo devo considerare un complimento?»

«Fossi in te, lo farei.»

«Comunque non sto male, è solo che mia madre mi ha…messo in punizione, so che sembra infantile, ma ehi, benvenuto nel mio mondo!»

Harry si guardò intorno «Non preoccuparti, anche i miei sono piuttosto pressanti. Ma che cosa può aver fatto questa brava ragazza per far arrabbiare così tanto la mammina?»

Arrossii «Sono rimasta a dormire da Dylan.»

«Siete diventati così intimi?»

Scossi la testa «È solo un amico. Comunque non vedo come la cosa possa interessarti.»

Mi fissò per qualche secondo «Ti sbagli, mi interessa.»

Distolsi lo sguardo «Per essere ancora più stronzo immagino.»

Si avvicinò leggermente e mi prese il mento tra le mani «Pisani, non penserai davvero che io mi interessi a te per comportarmi da stronzo…»

«Ormai penso solo il peggio» replicai, appoggiando la mano sul suo polso e cercando di liberarmi da quella stretta ferrea.

«Non mi conosci nemmeno.»

La sua testa era a pochi millimetri dalla mia. Le sua labbra pericolosamente vicine.

«Ti conosco abbastanza.»

Sorrise «Ah, mi conosci abbastanza?»

Si leccò le labbra in un gesto accuratamente studiato.

Mi sforzai di mantenere il controllo, anche se cominciavo a sentire un piacevole formicolio al basso ventre.

«Sì.»

«Sei una così brava ragazza, Pisani. Non potrai mai conoscermi abbastanza. Ti macchieresti quelle soffici ali candide che ti ritrovi» ribatté.

Ma insomma, chi diavolo credeva di essere? Un dio in terra? Non avrei mai voluto mostrarmi così fragile davanti a lui.

A me piaceva Chris, per l’amor del cielo!

Gli afferrai entrambi i polsi e, complice anche il suo stupore, riuscii a fargli mollare la presa su di me.

«Non ti azzardare mai più a toccarmi, Richards.»

Lessi nei suoi occhi uno scintillio di divertimento.

Mi avvicinai al suo viso, come per baciarlo, se non per poi evitare la sua bocca e sfiorargli l’orecchio con le labbra «Non sono una di quelle stupide ochette eccitate che ti sbavano dietro. Tienitelo in mente.»

Dopo essere tornata ad una distanza di sicurezza sorrisi, candidamente.

Harry scoppiò a ridere «Dolcezza, perdonami, ma ti avevo sottovalutata.»

Alzai un sopracciglio «Non farlo mai più, allora.»

Si alzò dal divano «Beh, visto che male non stai perché non vieni alla partita lo stesso? Non dirmi che una ragazza tosta come te ha paura di una punizione» mi provocò.

«Dammi il tempo di vestirmi e scendo.»

«Farai meglio a sbrigarti se non vuoi che Grace venga a cercarti in preda alla furia.»

Terrorizzata da quella minaccia mi precipitai su per le scale.

 

Avrei seguito Harry sulla via della perdizione? Certamente.

L'avrei fatta franca? Già più complicato.

Dovevo pensare ad un piano... qualcosa di infallibile.

Un piano geniale, degna delle strategie militari di Cesare e del cartaginese Annibale.

Sorrisi diabolica alla maglietta con la stampa dei Ramones che avevo deciso di indossare.

Mia madre era furba, certo. Tuttavia, neppure lei avrebbe mai potuto prevedere qualcosa di così terribilmente ingegnoso.

«Dei cuscini piegati?» Harry era perplesso «In che modo dovrebbero aiutarci?»

Sorrisi come uno squalo che ha individuato la preda e si prepara ad azzannarla per nutrirsi con bramosia delle sue triste interiora sanguinanti.

Ok, forse non proprio così. Fatto sta che spaventai Harry, che fece un passo indietro.

«Vedi, mia madre sa che sono arrabbiata con lei. Così se io piego questi cuscini in modo tale che sembri che io stia dormendo, non si accorgerà mai che non ci sono.»

Harry si umettò le labbra, indeciso se parlare o meno.

«Dimmi, tua madre soffre di qualche disturbo della vista?» chiese alla fine.

Scossi la testa «No, perché?»

«Queste lenzuola non ingannerebbero neppure un cieco.»

«Ah-ah!» lo bloccai «È qui che entra in scena il genio: chiuderemo a chiave la porta e ci appenderemo sopra questo biglietto.»

Lo prese «"Madre Superiora, visto che non mi lasci uscire io non ti farò entrare. Così impari, me ne vado a letto. Firmato Giulia."»

Intercorse un lungo istante di silenzio.

«È così stupido che potrebbe funzionare» commentò Harry, incollando il foglio alla porta con il nastro adesivo «Si percepisce tutta la tua passivo-aggressività.»

«Io non sono passivo-aggressiva» sbottai, brusca.

Mi guardò di sottecchi «Sì che lo sei. Ma ora andiamo da Grace, prima che si convinca che siamo stati uccisi o, peggio, che ci stiamo dando alla pazza gioia» concluse, malizioso, mentre io diventavo viola dall’imbarazzo.

 

Camminare con Richards.

Un'attività che non consiglierei neanche al mio peggior nemico.

Però, Dio, quanto era bello con quel suo cappotto lungo e quei capelli raccolti in maniera disordinata!

Lo avrei fissato per ore mentre camminava davanti a me con passo veloce.

Ero così persa nei miei pensieri che quasi mi sembra di risvegliarmi di colpo davanti alla casa di Grace.

Restai senza fiato.

Era enorme, immensa, gigantesca. Non pareva pensata per persone o creature d'umana misura, bensì per giganti dalle mostruose fattezze.

Come quelli di Attack On Titan.

In effetti questo spiegherebbe molte cose su Grace…

Notai che Harry mi stava fissando, cercando di non darlo a vedere.

Probabilmente voleva ammirare la mia reazione da provinciale alla ricchezza per deridermi in seguito.

Pezzo di merda.

Però che gran bel cul…Giulia, ti prego contieniti!

In questo momento però sarei stata come Eren Jaeger e non mi sarei fatta intimidire da nessuno.

Varcai il cancello con tutta la maestà di cui ero capace, sforzandomi di non degnare di uno sguardo le meraviglie che mi circondavano.

Grace era sulla soglia e man mano che mi facevo più vicina la sua espressione iniziò a cambiare. Prima noia, poi riconoscimento e infine... terrore?

«Giulia!» mi gridò contro «Un mostro!»

Mi girai, ma vidi solo il mio accompagnatore.

«Tranquilla, Grace» le risposi «È solo Harry.»

«Quanto sei divertente, Pisani, te l’ha mai detto nessuno?» ribatté lui, sarcastico.

Grace emise un gridolino e indicò un punto preciso sopra la mia testa.

Alzai il collo e finalmente lo vidi: si trattava di un grossa vespa, apparentemente intenzionata a deporre le sue uova sulla mia testa.

«Shelly!» gridò di nuovo Grace, con tono più stridulo «Shelly!»

Dalla porta semiaperta, come evocata dal richiamo disperato di Grace, uscì Sheila, reggendo un tubo su cui le scritte dai colori vistosi annunciavano "Insetticida".

Mi paralizzai sul posto.

Shelly si girò e mi vide. Sorrise folle.

«Muori, stronza!» urlò, sparando insetticida ovunque con la bombola.

Mi chiesi se fosse riferito a me o alla vespa.

Mi scansai giusto in tempo da evitarne la maggior parte, evidentemente diretta più contro la sottoscritta che alla vespa, ma inciampai e caddi sul selciato.

Un piccolo, sottile "strap" risuonò dal retro della mia gonna.

Oh no.

No.

No.

Non sarebbe servito neppure controllare dove fosse stato lo strappo o se fosse stato evidente: le risate di Richards confermarono che la peggiore delle mie ipotesi si era avverata.

Shelly calpestò il corpo dell'insetto morto con un insolito compiacimento.

Grace si avvicinò sui tacchi traballanti.

«Oh cielo» disse, trattenendo a stento le risate.

Harry non faceva altro che ridere, umiliandomi.

Avvampaii. Non sapevo fare altro che avvampare, a quanto sembrava.

Perché non ero rimasta a casa come voleva mia madre?

Ero sul punto di scoppiare a piangere, quando sentii qualcosa poggiarsi sulle mie spalle.

Era la giacca di Chris, che al contrario degli altri non stava ridendo.

Era, invece, incredibilmente serio.

«Harry, non credevo che la tua età mentale fosse quella di un bambino di tre anni» esordì, zittendolo, con mio grande sollievo.

La sua giacca era comoda, lunga abbastanza da farmi sentire protetta.

Potevo sentire il calore della sua mano sulla mia spalla, la sua presa farsi più stretta per la preoccupazione.

«Ti sei fatta male?» mi domandò.

Scossi la testa. Fortunatamente non mi ero fatta nulla, ma le ginocchia e le palme delle mani, che avevano attutito il colpo, formicolavano in modo preoccupante.

Senza contare lo strappo imbarazzante sulla gonna.

Vidi il sorriso svanire dalla faccia di Shelly.

Abbracciai Chris, più per farla arrabbiare che per vera necessità di contatto.

Funzionò. Se fossimo stati in un cartone animato probabilmente avrei visto delle nuvolette di vapore uscirle dalle orecchie.

Chris mi strinse, felice di vedermi, poi, sentendo tutti gli sguardi puntati su di noi, mi lasciò andare tossicchiando, imbarazzato.

A questo punto intervenne Grace «Non possiamo certo andare con te in quelle condizioni, Pisani! Vieni con me: eccezionalmente per questa sera potrai indossare qualcosa di mio.»

«Così finalmente avrai un look decente!» concluse con la sua solita grazia.

 

 

N.d.A: Hola! Perdonate il ritardo, ma ieri è stato un giorno abbastanza impegnativo :/

Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto! :) Ci tengo a ringraziare balli01, Crissy_Chan e Lupe M Reyes per le recensioni; Kaliy, marti_31, metamorfomagus_tonks (dieci punti a tassorosso), miky 483, Natalja_Aljona, Puzzotopo e Toffee per aver inserito la storia tra le seguite; BellaDawson99, Fenicebook e MoonLory92 per averla messa tra le preferite.

Detto ciò, al prossimo capitolo!

​LadyWindermere<3

 

 

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Capitolo 9
*** Il mio uomo ideale? Jafar è già stato preso? ***


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Il mio uomo ideale? Jafar è già stato preso?

 

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“Just keep passing the open windows”

Hotel New Hampshire, J. Irving

 

 

 

«Ecco, ora sei presentabile.»  

Grace si soffermò a rimirarmi, con una tale luce negli occhi che poteva essere eguagliata soltanto da quella negli occhi di Van Gogh davanti alla Notte Stellata.

«Mi fa piacere che prima tu mi considerassi una sciattona, Grace» replicai, non senza una punta di fastidio.

Sapevo benissimo di non essere bella, di certo non serviva che quarantotto chili di top model venissero a ricordamelo.

«Tesoro, in confronto a prima sei totalmente un’altra persona, fidati» commentò Shelly, intenta a limarsi le unghie.

Grace mi soppesò con lo sguardo «Un grande contributo è dato dai miei vestiti.»

Sorrisi forzatamente, aspettando che finisse gli ultimi ritocchi.

«Non pensavo di essere finita a Project Runway» scherzai.

«Heidi Klum può accompagnare solo» dichiarò Grace «E poi, forse il programma che ti si addice di più è Plain Jane…»

Decisi di soprassedere, anche perché in quel preciso istante mi fu dato il permesso di vedere il capolavoro di Grace.

E, per quanto fosse bruciante, dovetti ammettere che aveva ragione.

Miseria se aveva ragione.

Davvero quella ragazza allo specchio ero io?

Incredibilmente era riuscita a domare i miei capelli ribelli, per non parlare degli occhi e…oh cielo, quello era senza dubbio il vestito più bello che avessi mai visto in tutta la mia vita.

Non potei fare altro che sussurrare «Grazie.»

E quella volta lo pensai davvero.

Sheila ruppe il silenzio «Sì, bene abbiamo capito che sei figa, ora possiamo andare? I ragazzi ci aspettano di sotto.»

 

«Giulia, sei splendida» mormorò Chris, venendomi incontro sulle scale.

«Tutto merito mio, modestamente» si compiacque Grace, raggiungendo Harry e stampandogli un bacio sulle labbra.

Mi ero quasi dimenticata che quei due stavano assieme.

«Stewart, i miei complimenti, sei riuscita a trasformare il brutto anatroccolo in cigno» disse Harry.

«Facciamo un’anatra» si corresse, vedendo la mia faccia compiaciuta.

Sheila, come suo solito, rovinò completamente il momento «Non dovremmo andare in macchina? Rischiamo di arrivare tardi altrimenti. E di certo le due cheerleader più sexy della scuola e i due giocatori più bravi della squadra non possono arrivare tardi, no?»

Giunte all’auto, mi guardò «Oh, cara, mi dispiace, ma io ho solo posto per me e per Grace nella mia auto.»

«Stai scherzando vero? Ci starebbero minimo altre due persone là dentro.»

Finse di mostrarsi rammaricata «Sì, ecco, vedi, ho appena messo la pelle nuova sui sedili posteriori e non vorrei che me la rovinassi.»

Dimenticavo con chi avevo a che fare.

Guardai Grace che mi fece capire con lo sguardo di volerne restare fuori.

«Beh, e come dovrei fare io adesso? Non posso mica andare a piedi!»

Grace sospirò «Shelly, non credi che…»

Chris, giunto in quell’istante, la interruppe «Chi è che dovrebbe andare a piedi?»

«Shelly dice che non ha posto per Giulia nella macchina» spiegò Grace, concisamente.

«Tipico di Shelly» commentò Harry, guadagnandosi un’occhiataccia.

Chris sorrise «E quindi, che problema c’è? Ho spazio io nella mia» disse, aprendomi lo sportello e facendomi segno di salire.

«Tu e Grace andate pure, Shelly. Noi tre ce la caveremo benissimo» concluse.

Sorrisi smagliante «Esatto, Shelly, vai pure, ce la caveremo benissimo» ripetei, salutandola con la mano.

Potrei giurare di non averla mai vista così arrabbiata.

Girò sui tacchi, entrò in macchina e dopo aver fatto salire in fretta e furia Grace partì con una sgommata, accompagnata dal suono delle risate fragorose di Harry, piegato in due dal divertimento.

 

«Ti prego cambia musica, o mi getto dal finestrino» protestò Harry «Queste boy band non si possono sentire…»

Chris sbuffò, ma cambiò emittente «Vuoi farci una performance live delle nostre canzoni?»

«Voi suonate?» domandai, incuriosita.

«Harry canta e suona la chitarra, io suono e basta.»

Perfetto. Ci mancava solo quello. Già erano esseri umani maschili strafighi, ricchi da far schifo e dotati di cervello funzionante.

Dovevano solo vincere Masterchef e poi avrebbero potuto entrare nel Guinness dei Primati.

«Non lo sapevi?» chiese Harry, sporgendosi dal sedile anteriore.

«Devi assolutamente venire a qualche nostro spettacolo» disse Chris, guardandomi dallo specchietto «Non siamo i Rolling Stones, ma ce la caviamo.»

Sorrisi «E Grace cosa ne pensa delle tue fan adoranti, Richards?»

«Ho più timore per loro che per Grace, Pisani. Lei è una che sa quello che sa quello che vuole e sa come ottenerlo. La sicurezza è una qualità che ho sempre apprezzato nelle ragazze.»

«Basta che non abbia solo quella» mormorò Chris.

Lo osservai di sottecchi. Forse era quello il motivo per cui aveva lasciato Shelly.

Harry si voltò verso di me con aria maliziosa «Ma dimmi, Pisani, tra te e Lerman…?»

Avvampai «Ancora? Hai proprio una fissa! Ti ho già detto diecimila volte che non stiamo insieme.»

«Lui lo sa? Perché a vedersi non si direbbe. Sai, ha pure dormito da lui, l’altra sera» disse, rivolgendosi al guidatore.

Chris sbandò leggermente «Scusate, avevo visto un gatto» si difese, davanti all’occhiata interrogativa dell’amico.

«Non vorrei morire prima di poter bere alcolici legalmente, amico.»

«Tanto ne bevi già abbastanza mi pare. E comunque sono rimasta a casa sua solo perché mi sono addormentata mentre guardavamo Netflix

Potei sentire distintamente Chris tirare un sospiro di sollievo. O poteva essere tutto un’illusione della mia mente malata. Chissà.

Harry mi guardò mordicchiandosi il labbro inferiore. Ma perché tutti i ragazzi che conoscevo si mordevano le labbra in una maniera così tremendamente sexy? Quanto avrei voluto mordergliele io quelle labbra… Oddio, Giulia, contieni i tuoi istinti animaleschi!

«Quindi non ti piace nessuno alla Trinity?»

Chris fece di tutto per evitare di incrociare il mio sguardo dallo specchietto.

«È ancora presto per dirlo, sono qui da appena un mese» risposi, giocherellando con il bracciale di mio padre.

Sì, sei qui da un mese e già ti sei presa una cotta per due dei ragazzi più fighi della scuola, di cui uno già impegnato con la tua unica amica. Complimenti.

Harry sogghignò «Beh, visto che sei imparziale allora dicci: sono meglio io o Chris?»

Chris dovette aver avvistato un altro gatto, perché sbandò di nuovo.

Ma in che guaio mi ero cacciata?

«Siete entrambi simpatici» dissi, tentando di girarci intorno.

Cosa che purtroppo non sfuggì al mio aguzzino.

«Ci stai girando intorno. Vogliamo una risposta vera. Finora nessuna ragazza è riuscita a rispondere.»

«Parla per te, Harry. Sentiti pure libera di mandarlo a fanculo» mi rincuorò Chris, scoccando all’amico uno sguardo di rimprovero.

«Se è per questo lo faccio già, ma grazie comunque, Chris.»

Harry gli rifilò un pugno amichevole sulla spalla «Sei proprio un cagasotto, Dallas. Hai paura che scelga me.»

«Non penso proprio. E poi è ovvio che sceglierebbe me, ti sto solo risparmiando un’umiliazione.»

«Ah sì?»

«Sì.»

«Scommettiamo?» replicò Harry, in tono di sfida.

Avrei dovuto fermarli prima che arrivassero a tanto. Ma ero troppo eccitata. Due ragazzi stavano litigando per me e questo non risultava per niente barbaro e sessista, ma terribilmente romantico.

Chris alzò un sopracciglio.

Scriverò un trattato un giorno sulla mobilità delle sopracciglia di Chris Dallas.

«Cosa vuoi scommettere?»

Harry sorrise, malefico «Chi farà più punti alla partita vincerà un appuntamento con lei. Che dici, ci stai?»

«Certo che ci sto, ma non farti troppe speranze, amico.»

«Nemmeno tu» ribatté Harry, decisamente troppo sicuro di sé.

Fu quella ostentata sicurezza a farmi rinsavire.

«Ehm, scusate, non vi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che io potrei non essere d’accordo?»

Harry mi fissò, stupito «Perché? Hai di meglio da fare?»

No, ma non volevo certo farlo sapere a lui.

«Certo che sì! Io non sono un trofeo da vincere» replicai, sdegnata.

«Non sei nemmeno Jasmine, se è per questo…» ribatté lui, facendo sporgere il braccio fuori dal finestrino.

Ero sorpresa «Hai riconosciuto la battuta?»

«Chi non ha mai visto Aladdin in vita sua?»

Chris si interpose «Sarò io il tuo Aladdin, principessa, non temere» mi disse, facendomi gli occhi dolci.

Harry sbuffò «Sì. Tutt’al più potresti essere Iago. “Il sultano vuole un biscottino? Un biscottino?”»

Non potei fare a meno di sorridere «Io, Richards, ti vedo bene come Jafar. Ti manca solo quella barbetta sexy. Da brividi

Chris scoppiò a ridere. Era piacevole ascoltare la sua risata. Aveva un che di autentico.

«Ti ricordo che Jafar si slinguazza per bene Jasmine anche prima di Aladdin. Era per caso una proposta, Pisani?»

Gli tirai un pugno sulla spalla.

«E poi» continuò, scansandosi «Io sono tutto sexy. Non mi manca nulla.»

«Sì, e sei anche tutto scemo» concluse Chris.

Harry fece una smorfia.

«Su, smettetela di punzecchiarvi, altrimenti consumerete tutte le vostre energie e farete schifo in campo» li ammonii.

Non che a me interessasse effettivamente che vincessero o meno, sia chiaro.

«Sarà già tanto se non ci massacreranno di botte» commentò Chris.

Impallidii. Certo, sapevo che il football era uno sport pericoloso, ma non avevo mai realizzato completamente la cosa.

Se Chris si fosse ferito non avrei potuto sopportarlo.

Harry notò il mio cambio d’umore «Preoccupata che il tuo Romeo possa farsi male, Pisani?»

«Sono preoccupata per entrambi i miei cavalieri dall’armatura scintillante» replicai, mantenendomi neutrale.

La mia risposta sembrò soddisfarlo, perché tacque.

«Siamo arrivati» annunciò Chris, rompendo il silenzio.

 

«Devo parlare un attimo con Giulia, tu vai intanto, Harry» disse Chris, appena fu sceso dalla macchina.

L’altro lo squadrò con aria diffidente «Non ti metterai a barare, vero, Dallas?»

Chris alzò le mani in segno di difesa «Non sono mica come te, Richards.»

«Ti tengo d’occhio» lo ammonì, mimando il gesto, per poi correre verso gli spogliatoi.

E finalmente rimanemmo soli.

Io e Chris. Chris e me. Potrei ripeterlo mille volte, ma non suonerebbe meno impossibile.

Lo guardai di soppiatto. Era visibilmente a disagio. Almeno, a giudicare da quante volte si era sistemato i capelli con la mano o era a disagio o era affetto da un disturbo ossessivo compulsivo e sinceramente in quel momento preferivo la prima opzione.

«Ehm, ecco, Giulia…» cominciò, mezzo impappinandosi.

Gli sorrisi incoraggiante. Ero troppo presa dalla sua bellezza per rendermi conto di quanto fosse imbarazzante la situazione.

«So che non è da molto che ci conosciamo, e che abbiamo iniziato nel peggiore dei modi, ma…ecco, tu mi piaci e vorrei che ci frequentassimo.»

Lo fissai con quella che ad un osservatore esterno doveva sembrare senza ombra di dubbio un’aria idiota.

Il mio cervello si era fermato a “tu mi piaci”.

Io gli piacevo? Eravamo su Candid Camera per caso? Mi misi seriamente a cercare con gli occhi le telecamere nascoste, cosa che probabilmente mi fece sembrare una povera scema.

Dai, non poteva essere vero. Uno scherzo su YouTube? Instagram? Chris era una Facebook Star e io non me n’ero accorta?

La mia mente macinava possibili spiegazioni che andavano da “Chris è stato rapito dagli alieni e questa è una sua copia usata per adescarmi e compiere su di me esperimenti genetici” a “Chris ha mangiato castagnaccio alle cozze per cena e adesso sta delirando.”

Non tralasciando ovviamente l’eventualità che il mio cervello da minorata avesse capito male. Magari aveva appena detto “tu mi pisci” e in quel caso forse avrei dovuto offendermi?

Poi vidi la luce.

Anzi, per meglio dire, vidi Benedict Cumberbatch, che, con la sua voce profonda e altamente orgasmica disse «Eliminando l’impossibile, quello che rimane, per quanto improbabile, deve essere la realtà.»

Per cui, eliminando gli alieni, i castagnacci alle cozze, le pisciate e gli Instagram Pranks mi rimaneva solo un’opzione valida.

Oh mio Dio, Chris Dallas ha appena detto che gli piaccio e vuole uscire con me!

«Grazie Benedict!» sussurrai.

Chris mi guardò confuso «Come scusa?»

«No. No, nulla» replicai.

Lo confusi ancora di più «No, non vuoi che ci frequentiamo?»

«No! Sì! Sì che voglio che ci frequentiamo!» mi affrettai a correggerlo «Anche tu mi piaci» conclusi, diventando bordeaux dall’imbarazzo.

Chris mi degnò di un sorriso così bello che avrebbe fatto invidia alla ragazza della pubblicità della Mentadent.

«Non sai quanto sia felice. Ero incerto perché mi pareva di piacerti, ma dopo la sera della festa non sapevo più cosa pensare e tu sei così bella che io…» disse tutto d’un fiato.

Mi ripromisi di prenotargli una visita dall’oculista.

«Questa partita andrà alla grande, me lo sento! Vincerò solo per te, Giulia, te lo prometto» concluse, raggiante.

Esitò per qualche istante, poi parve decidersi. Si abbassò verso di me.

Chiuse gli occhi e dischiuse le labbra. Quando finalmente capii, era troppo tardi. Non che avessi intenzione di oppormi, ovvio. Chris mi aveva appena baciato!

Per l’esattezza, non avrei saputo dire se poteva essere classificato come bacio. Mi portai la mano sulla guancia, in quel sottile spazio in cui la carne che ricopre il cranio diventa labbra. Chris arrossì come si rese conto che avevo smesso di parlare.

Non poteva sapere che ero zitta per timore che fosse tutto un sogno. Essere svegliata dalle urla di mia madre in un momento come quello sarebbe stato devastante.

Chris balbettò qualcosa di incomprensibile e scappò via.

Non osavo ancora muovermi. Lentamente, molto lentamente, mi pizzicai la parte interna del gomito. Non successe nulla.

Esultai. Le labbra, pure solo sfiorate da quell’estatico contatto, scoppiarono di fuoco, calore che si insinuò sottile nelle mie membra. Non avevo neppure la forza di parlare, la vista mi si annebbiava a tratti.

Un basso ronzio fece tintinnare le mie orecchie di un suono loro proprio, o almeno così credetti finché non mi resi conto che non si trattava di me, ma di una piccola trombetta che qualcuno stava suonando proprio dietro il mio orecchio.

Mi voltai «Matthew!»

Chismokens annuì compiaciuto.

«Che ci fai qui?» chiesi.

Avrei voluto chiedergli da quanto era lì e, soprattutto, quanto aveva visto, ma il sorrisetto che aveva in faccia mi fece ritenere meglio non domandare.

«Potrei chiederti lo stesso» rispose «Ma non ho nulla da nascondere: sono il commentatore della partita. Che sta per cominciare, tra l’altro. Fossi in te andrei a sedermi, prima che i posti migliori vengano occupati. Ci vediamo.»

Se ne andò fischiettando.

Sorrisi. Nulla, nemmeno quell’odioso di Matthew avrebbe potuto rendermi meno felice in quel momento.

«Io e Chris. Chris e me» ripetei, come un mantra, mentre mi dirigevo verso gli spalti, messaggiando a Dylan di raggiungermi immediatamente.

 

 

 

 

​N.d.A: Hola! Scusatemi per il disagio, ma ho deciso di pubblicare domenica invece di giovedì, perchè infrasettimana mi dava non pochi problemi logistici...

​A quanto pare il nostro bel ragazzo si è dichiarato. La nostra sfortunata fanciulla sembra averla presa bene, ma...Harry? E Shelly? Ma, soprattutto, riusciranno i nostri eroi a vincere la partita senza spargimenti di sangue? Tutto questo e molto altro ancora nel prossimo capitolo!

​Grazie mille a tutti e spero che vi sia piaciuto!

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IwanRheonamente vostra, 

​LadyWindermere<3

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Capitolo 10
*** Quel capolavoro umano di Chris Dallas ***


Quel capolavoro umano di Chris Dallas

 

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“Stop walking around like a fucking clichè”

Noora, Skam

 

 

Dylan arrivò affannato sugli spalti e si sedette al mio fianco «Mi sono perso qualcosa?»

Scossi la testa, sorseggiando la Diet Coke che avevo comprato pochi minuti prima.

«Devono ancora iniziare.»

Mi guardai attorno. C'erano quasi tutti gli studenti della Trinity.

Vidi Shelly e Grace strizzate in un completino super sexy blu e oro da cheerleader appena fuori l'entrata degli spogliatoi. Evidentemente gli atleti erano quasi pronti ad entrare in campo.

Sperai in cuor mio che Chris non avesse fatto tardi per colpa mia.

Sorrisi. Avrei avuto un appuntamento vero e proprio con Chris Dallas. Stentavo ancora a crederci.

«Perché sorridi?» mi chiese Dylan, sgranocchiando un po' dei miei popcorn.

«Oh, nulla, ho appena visto Shelly.»

«Questo è un buon motivo per ridere in effetti.»

Non so perché non gli dissi la verità. Forse non osavo ancora dirlo ad alta voce, forse temevo di rovinare tutto o forse semplicemente non volevo che Dylan ci stesse male.

A sentir Harry aveva una cotta per me e non avrei voluto per nessun motivo al mondo farlo soffrire. Era quasi come un fratello.

«Quelli della St Paul sono davvero tosti, ho sentito.»

«Spero che nessuno si faccia male. Sarebbe orribile» dichiarai.

Dylan cambiò discorso «Oh cielo, Chismockens commenterà la partita! Ne farà una tragedia come l'anno scorso.»

Seguii la direzione del suo sguardo. Matthew era seduto in un palchetto in prima fila.

Mi rabbuiai, ripensando al nostro recente incontro. Chissà cosa aveva visto.

«Oh sì, l'ho incontrato prima e me l'ha detto» risposi.

Dylan si alzò improvvisamente in piedi «Oh ecco che entrano in campo! Uhm, facevi bene a ridere guardando Shelly prima. Sembra Regina George

Guardai le cheerleader uscire a tempo, piroettando i pompon a ritmo di musica.

Shelly era il capo cheerleader assieme a Grace e si occupavano assieme della coreografia. Per questo era come se sapessi a memoria tutti i passi, con tutte le volte che li avevano provati davanti a me.

«Ed eccoci alla prima partita del campionato studentesco! Solo per voi l’unico inimitabile Matthew Chismockens a commentare in diretta la partita! Frenate l’entusiasmo, masse, sarò a firmare autografi fino a giovedì.»

La voce di Matthew venne sparata dagli autoparlanti a tutto volume.

«Le cheerleader stanno per allietarci con la loro coreografia. Si spera senza spargimenti di sangue.»

Vidi Shelly e Grace saltellare in sincronia. Cosa spingesse un essere umano evoluto a fare una cosa come quella non saprei spiegarlo. E dire che Grace era tutto fuorché stupida.

«Bene, saltellano. Vi assicuro, ragazzi che la prospettiva dalla prima fila è esaltante. Saltellate ragazze, saltellate. Portatemi un pompon che mi unisco anch’io.»

Qualcuno evidentemente lo prese sul serio, perché due minuti dopo dovetti contenere le risate nel vedere Matthew munito di un pompon per mano saltellare accanto a Shelly.

«Fai schifo, Chismockens!» urlò qualcuno dagli spalti, ma il più degli spettatori batteva le mani a tempo.

Grace tirò un pompon in faccia a Matthew, intimandogli di sparire.

«Ragazzi, sono stato spodestato dalla Stewart» commentò al microfono, dopo essere tornato alla sua postazione «Ma ha fatto bene, perché stanno per entrare i giocatori!»

Entrarono prima i ragazzi della St Paul, uno più grosso dell’altro.

«Questi la mattina a colazione prendono latte e steroidi» disse Dylan, allibito.

Un coro di “buu” risuonò in tutto lo stadio.

«Sì, buuu buuu!» li incitò Matthew «Ma ecco che entrano i nostri eroi! Applausi, prego.»

Uno ad uno corsero in campo i giocatori della Trinity, mentre Matthew snocciolava i nomi di ciascuno, seguiti da applausi e movimenti confusi di pompon da parte delle cheerleader.

«Taylor Butler! Gary Addison! Un applauso speciale per il nostro playboy preferito: Harry Richards!»

Harry fu accolto da un boato. Alzò la mano in segno di apprezzamento.

«E infine, il nostro asso nella manica, il nostro quarterback, il nostro unico grande amore: Chris Dallas, signori! Vai e falli neri, Dallas!» urlò Matthew, mentre tutti gli spettatori si alzavano in piedi per l’entrata trionfale di Chris, il quale mimò un mezzo moonwalk, aizzando ancora di più la folla.

Cercò il mio sguardo dal campo e mi fece l’occhiolino.

Cercai di reprimere il sorriso, ma non ci riuscii.

«Sbaglio o Dallas ti ha appena fatto l’occhiolino?» mi domandò Dylan, sospettoso.

«Mah, ti sarai sbagliato. Oh, ma quello è il preside Allman?» dissi, indicando qualcuno a caso nelle tribune.

«Dallas e Miller si scambiano una stretta di mano prima che inizi la partita. I giocatori si stringono attorno ai rispettivi capitani. Si stanno posizionando e…ecco il kick off. È cominciata, ragazzi» annunciò Matthew.

Fremetti dall’emozione. Non poteva andare che bene, me lo sentivo.

 

Quaranta minuti dopo dovetti ammettere che forse avevo sentito male. Eravamo sotto di dodici punti e tutti i nostri giocatori, compresi Chris ed Harry, erano malandati.

Matthew aveva abbandonato l’ingrato compito di commentare e stava leggendo un libro, Grace e Shelly non muovevano i loro pompon da tempo immemore ormai e Dylan aveva rischiato più di una volta di addormentarsi.

Sospirai. Non era certo così che mi aspettavo sarebbe andata. Me la immaginavo più alla Cinderella Story, sinceramente.

Non ero Hilary Duff, ma nemmeno Chris era Chad Micheal Murray, dopotutto.

Stavo per chiedere a Dylan se poteva andare a comprarmi dell’altra Diet Coke, ma in quel momento la voce di Matthew riportò l’attenzione di tutti i presenti sulla partita.

«Non riesco a credere a quello che vedono i miei occhi! Ho smesso di leggere Murakami per seguire quest’azione, non so se vi rendete conto. Miller si è fatto cadere la palla dalle mani! Mani di burro! Gridiamo tutti in coro al miracolo! Richards è riuscito ad impossessarsene!»

Harry stava correndo a perdifiato, il pallone tra le mani, in direzione della meta. Non l’avevo mai visto più concentrato.

«Richards corre come se fosse inseguito da tutte le sue ex ragazze, nessuno riesce più a fermarlo! Corri Richards, corri!» urlò Matthew sul microfono.

Mi alzai in piedi per vedere meglio.

«È touchdown, signori! Touchdown a meno di venti minuti dalla fine! Hip hip urrà per Harry Richards! Ragazze, via con la musica! E qualcuno mi porti un po’ d’olio, non so ancora cosa ne faremo, ma sarà una meraviglia!»

Le cheerleader lo presero in parola, perché ricominciarono a saltellare.

«Un’altra azione così e li prendiamo, ragazzi! Dodici a sei. Prepariamoci per l’ultimo quarto, perché prevedo un finale scoppiettante.»

Dopo quella meta di Harry tutti i giocatori avevano ritrovato l’energia. Chris era spiritato, lanciava ordini a quello o a quell’altro. Ci credeva veramente e a quel punto avevo cominciato a crederci anch’io.

«Lo fa perché ci sono i suoi che lo guardano» mi spiegò Dylan, seguendo la direzione del mio sguardo.

«I genitori di Chris?»

Mi indicò una coppia distinta in mezzo agli spalti «Suo padre non approva che si impegni così tanto nel football. Preferirebbe che si concentrasse di più nello studio ed è per questo che ad ogni partita in cui è presente, Chris ci mette davvero l’anima e fa di tutto per portare la sua squadra alla vittoria.»

«Non lo sapevo» mormorai. In effetti non sapevo praticamente niente su di lui, sulla sua famiglia o sulle sue ambizioni.

Non parlava mai di sé e del resto non avevamo mai avuto il tempo di chiacchierare del più e del meno.

Dylan annuì «Al contrario del padre di Harry, che invece vorrebbe che il figlio seguisse la carriera sportiva. È stato il quarterback nei Giants per parecchio tempo, capisci, finché non si è fratturato il ginocchio e non ha più potuto giocare.»

«Ho saputo che quando ha scoperto che era Chris il quarterback della squadra e non Harry è andato in escandescenze» mi disse, in tono confidenziale.

«È ironico se ci pensi» concluse «Dovrebbero scambiarsi i figli.»

Matthew ci riportò alla partita «Dodici a otto! Miller è stato placcato dal nostro Gonzales! Ne hai di coraggio, figliolo! Avanti così!»

Fissai i genitori di Chris. Sembravano così compiti. Non riuscivo ad immaginarlo a vivere con due persone così serie.

E Harry, sempre così spavaldo e arrogante. Nessuno di loro dava la minima idea di avere problemi in casa.

E io che mi lamento di mia madre…

«Dallas! Dallas! Dallas ha preso la palla e adesso sembra posseduto dal demonio!» ruggì Matthew.

Scattai in piedi, intenzionata a non perdermi nulla dell’azione di Chris.

«Tutta la squadra della St Paul gli sta alle calcagna! Giuro che se Dallas fa meta andrò in giro per una settimana con addosso solamente dei boxer di Spongebob

Quell’immagine mi fece rabbrividire dal disgusto.

«Un momento! Un momento! Dallas è a terra! A pochissime yard dalla meta qualcuno l’ha fatto inciampare! Ma non ha perso il controllo della palla!»

Dalla mia posizione non riuscivo a vedere quasi nulla, se non un grumo di corpi umani uno sopra l’altro.

«Dallas sta letteralmente strisciando verso la meta, signori! Questo è il nostro quarterback! A giudicare dalle espressioni sul suo viso deve essersi almeno slogato la caviglia, ma non per questo ha smesso di andare avanti! Gli altri gli sono quasi addosso, ma Dallas imperterrito continua la sua avanzata, spinge in avanti le braccia e… depone la palla oltre la meta! Un altro touchdown, signori! Realizzato da quel capolavoro umano che è Chris Dallas a esattamente cinque minuti dalla fine! Quattordici a dodici per noi! Abbiamo vinto!»

Lo stadio era in fermento, le cheerleader saltellavano come canguri durante la stagione degli amori, la folla era in visibilio e io avevo occhi solo per Chris.

Chris che si era rialzato a fatica e adesso, zoppicante si dirigeva verso Miller per la stretta di mano finale.

Harry fu subito al suo fianco, per sorreggerlo.

In preda all’eccitazione scesi di corsa le scale dello stadio, incurante di Dylan che cercava di capire cosa mi fosse preso.

Dovevo assolutamente baciarlo. Questo era tutto quello che riuscivo a pensare in quel momento. Baciarlo, fino a togliergli il fiato.

Arrivai sul campo, trafelata e quella che mi si parò davanti fu una scena che mi paralizzò all’istante.

Shelly era avvinghiata a Chris, le braccia intorno alla sua testa, le gambe che gli circondavano la vita, le labbra incollate alle sue.

Non potevo crederci, non di nuovo.

«Oh, a quanto pare il nostro quarterback ha conquistato anche una certa brunetta di nostra conoscenza, oltre che la partita, oggi. Trovatevi una camera!» gridò Matthew.

Sentii le lacrime scendermi leggere sul viso. Era la prima volta che piangevo per un ragazzo.

Harry si accorse di me e probabilmente disse qualcosa, perché Chris si scrollò di dosso una non troppo contenta Shelly e fece per venirmi incontro, zoppicando.

«Giulia, posso spiegarti, non è come sembra!»

Ma non gli lasciai nemmeno il tempo di spiegare, girai sui tacchi e corsi via. Le lacrime che mi appannavano la vista.

Sentii Dylan chiamarmi, ma non mi voltai. Volevo solo stare da sola in quel momento.

Sola e il più possibile lontana da Chris.

 

 

 

​N.d.A: Ebbene sì, immagino che gli #teamHarry staranno esultando in questo momento... ma forse Chris potrebbe avere qualcosa da dire al riguardo.... 

​Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio moltissimo tutte le persone che seguono e recensiscono constantemente questa storia e mi auguro che il karma vi ripaghi per questa vostra buona azione XD

Al prossimo capitolo,

​LadyWinderemere<3

 

 

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Capitolo 11
*** Sembrare un topo morto is the new bellezza divina ***


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Sembrare un topo morto is the new bellezza divina

 

 

"My life is a perfect graveyard of buried hopes."
Anne of green gables, L. M. Montgomery

 

 

Avevo le guance in fiamme e gli occhi annebbiati dalle lacrime che tentavo invano a trattenere.

Ma come aveva potuto, dopo tutto quello che ci eravamo detti? Ero pronta ad aprirgli il mio cuore, convinta che lui provasse qualcosa per me, ma non avrei potuto essere più lontana dalla verità.

Chissà quante risate si stava facendo con Shelly, in quel momento.

Percorsi i corridoi vuoti, sforzandomi di ignorare le urla di giubilo degli spettatori e soprattutto di dimenticare quello che avevo visto.

Avrei dovuto immaginarlo. Questa non era una stupida serie TV, dove al protagonista andava sempre tutto bene. Questa è la vita reale, la mia vita.

La mia schifosissima vita.

Non avrei mai creduto che quel posto fosse tanto grande. Mi accorsi di colpo di non sapere come tornare indietro. Non che lo volessi, ovviamente. In quel momento non desideravo altro che rinchiudermi in casa e non uscire mai più. Non avrei potuto sopportare i viscidi sguardi di vittoria che Shelly mi avrebbe lanciato da quel momento in avanti.

Respirai faticosamente, reprimendo i singhiozzi. Mi asciugai gli occhi con un fazzoletto e mi soffiai rumorosamente il naso. Non capivo dove mi trovavo, ma c'era uno specchio che faceva al caso mio.

Come diceva Kelly Clarkson, "what doesn't kill you make you stronger." Ebbene, anch'io sarei diventata forte.

Tirai su col naso.

Contegno, Giulia. Tu sei migliore di loro, mi ripetei davanti allo specchio. Gli occhi erano gonfi e arrossati dal pianto, non potevo uscire in quelle condizioni.

Inoltre, il trucco era colato, rendendomi un disgustoso mostro a colori pastello. Un gran cambiamento rispetto all'angelo creato da Grace quanto? Due ore prima?

Con il senno di poi, lo strappo alla gonna non era altro che un presagio. Avrei dovuto immaginare che, quando le cose vanno così male, c'è sempre sotto qualcosa.

Mi struccai in fretta con una salviettina umida, sistemando il sistemabile con pochi, rapidi tocchi.

Mi pettinai con le dita. Quasi mi sembrava di sentire la voce di Grace che mi elencava l'utilità di avere una spazzola sempre con sé.

Ero appena riuscita a rendermi tutto sommato presentabile quando sentii l'eco di voci lontane rimbombare nei corridoi.

Si avvicinarono troppo in fretta perché io potessi scappare, così non trovai soluzione migliore che chiudermi dietro alla prima porta che trovai.

Di colpo tutte le luci si accesero, permettendomi di distinguere chiaramente il luogo in cui mi trovavo.

Panche lunghe. Armadietti. Un prepotente fetore d'ascella sudata.

Ero nello spogliatoio.

Quello maschile, per la precisione.

Splendido.

Mi voltai e la più tremenda delle visioni mi si parò davanti agli occhi.

Ero intrappolata nelle docce.

Oh no, oh no, oh no! Così non va bene, non va per niente bene! Ovunque ma non qui!

Mi avrebbero scoperta prima ancora che avessi potuto fiatare e a quel punto non sarebbe stata solo Shelly il mio problema, ma l'intera Trinity!

Già mi immaginavo i titoli del giornalino scolastico: "Ragazza nuova si imbuca come una pervertita...", con l'aggiunta dei commenti di Chismokens. Ma come avevo fatto a finire in quel vespaio?

Nel frattempo l'intera squadra era entrata. Li sentivo ridere e gridare come se fossero stati al mercato.

Uno scroscio di applausi precedette un coro «C-h-r-i-s! C-h-r-i-s!»

Il mio cuore perse un battito. Lui no. Non doveva vedermi qui.

Non volevo offrirgli altre occasioni per ridere di me.

Mi guardai intorno alla ricerca di una disperata via di fuga, ma era tutto inutile. Lì c'erano solo docce e docce e... aspetta un secondo, ma quella è una presa d'aria!

Volai verso la mia unica speranza di salvezza.

Era abbastanza larga da farmi passare e conduceva direttamente all'esterno, ma per aprirla mi serviva del tempo che non avevo. Ciò nonostante, non sarei stata certo io ad arrendermi.

Energia al massimo!

Tirai la maniglia con tutta la forza che avevo in corpo, ma quella non si smosse neanche di un millimetro. Le mani mi facevano male, ma io dovevo aprire quella finestra.

«Sei un grande, Chris!»

«Ed Harry? È stato mi-ti-co.»

«Voglio partorire i suoi bambini!»

Di tutte le esultanze, l'ultima mi disturbò un poco. Non dovetti essere l'unica a pensarlo, perché calò il silenzio.

Tuttavia fu un attimo, perché immediatamente sentii il fragore di una porta che si spalancava. Mi girai in preda al panico, rendendomi conto con estremo sollievo che non si trattava della mia. Dovevo sbrigarmi, pensai, raddoppiando gli sforzi.

«Ecco i miei campioni!» esordì un'insopportabile vocetta femminile.

«Uh, Sheila Stephens ci degna della sua presenza!» commentò qualcuno, scatenando l'ilarità generale.

«Non è che ci porteresti anche le altre cheerleader?» domandò una seconda voce, sovrastando il rumore.

Shelly ridacchiò e rispose con tono malizioso «Perché? Non vi basto io?»

Lo spogliatoio fu invaso da gridolini eccitati e divertiti.

«Che ci fai qui, Shelly? Le ragazze non possono entrare.»

Era la voce di Chris.

«Smettila di comportarti così, tesoruccio» rispose lei.

Non so perché ma non potei fare a meno di immaginare Shelly avvicinarsi e passare il suo dito perfetto sulle quattro file di addominali di Chris. La sola immagine mi fece infuriare talmente tanto che sbloccai la maniglia.

Ce l'ho fatta? Ce l'ho fatta!

Spalancai la finestra e venni subito avvolta da una piacevole corrente di aria fredda.

Non avrei mai immaginato che avrei dovuto aspettare di essere a casa per festeggiare.

«Le vostre stronzate non mi interessano» era la voce di Harry «Io vado a farmi una bella doccia.»

Non potei fare niente, se non restare immobile ad osservare la porta aprirsi piano e dare inizio alla mia rovina.

Ma tra tutte le docce proprio in questa doveva venire?

Chiusi gli occhi e sperai in un miracolo.

Sentii la porta richiudersi. Sbirciai con discrezione.

Devo dire che non ero assolutamente preparata a quello che stavo per vedere.

Harry, in piedi, completamente nudo, tranne che per un piccolo asciugamano arrotolato intorno ai fianchi, che mi fissava.

Sbatté gli occhi come se avesse visto un fantasma, impallidì e si portò subito una mano all'asciugamano, come se temesse che avrei potuto strapparglielo di dosso. Cosa che, ci tengo a precisare, non avevo assolutamente intenzione di fare.

Chissà come dovevo sembrargli. Molto probabilmente c'erano profughi di guerra messi meglio di me in quel momento.

Lui invece era semplicemente divino. L'avevo sempre pensato magro, ma non avrei mai immaginato che sotto quelle magliette da rockstar si nascondesse un fisico così ben tornito.

E quei tatuaggi sparsi sul petto. Avrebbe potuto farsi o mettersi qualsiasi cosa, sarebbe risultato strafigo comunque.

Giulia, se sbavi adesso sarà la fine della tua vita sociale.

Ma come si poteva rimanere indifferenti di fronte a tutto quel ben di Dio?

Se fosse rimasto un minuto di più ero certo che sarei scoppiata a piangere dalla vergogna.

Lo supplicai con gli occhi, certa che le lacrime dovessero essere già ben più che visibili.

Mi guardò a sua volta, a metà tra lo sconvolto, lo stupito e l'indeciso. Si morse le labbra, ma non distolse lo sguardo.

E poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata dall'Harry che conoscevo, o meglio, che credevo di conoscere.

Richiuse la porta.

«Che succede?» gli chiese qualcuno.

«Le docce sono uno schifo. Non so chi sia il responsabile di tutto questo, ma non rientrerei lì neanche se mi pagassero. Sembra quasi ci sia un animale morto. Uno di quei grossi ratti schifosi.»

Grazie di considerarmi un ratto schifoso, Harry.

Non avrei sprecato la possibilità che mi era stata data. Con un salto raggiunsi la finestra e, non senza difficoltà, mi calai fuori nel chiarore della sera, ringraziando tutte le volte in cui ero uscita di nascosto da mia madre.

Avrei voluto richiudere la finestra per coprire il misfatto, ma non mi sembrò saggio sfidare la sorte ancora una volta.

Mi tolsi i tacchi e corsi via nell'erba umida.

Arrivai sotto casa in un tempo più breve del previsto, ma conciata peggio di quanto avrei voluto. Mi dispiaceva per Grace, ma ora i suoi preziosi abiti erano da buttare. Rabbrividii: come minimo mi avrebbe ucciso.

Ringraziai mentalmente chiunque avesse piantato l'edera sulla facciata della casa che dava sulla mia camera ed iniziai ad arrampicarmi faticosamente.

Non c'era modo di farlo tenendo le scarpe, che fui costretta a nascondere tra i cespugli del giardino.

La finestra era aperta come l'avevo lasciata e così anche i cuscini arrotolati sul letto. Un caldo senso di sollievo mi scaldò il petto: almeno mia madre non si era accorta di nulla.

Mi cambiai, lanciando i vestiti martoriati su una sedia: me ne sarei occupata più tardi, l'indomani mattina.

Entrai sotto le coperte più morta che viva, sentendomi uno straccio come mai prima di allora.

Non riuscii più a trattenermi e scoppiai di nuovo in lacrime. Piansi tanto quella notte e mi fermai solo quando, esausta, crollai nel sonno.
 

 

N.d.A: Hi guyz! Innanzitutto ci tengo a ringraziare tutti coloro che leggono/recensiscono la storia. Non può che farmi piacere :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non è così provvedete subito a dirmelo! :)

Giulia piange e si dispera, riuscirà in qualche modo ad avere una gioia nella sua miserabile vita? Mmm, io non credo. So che il capitolo è un po' cortino, ma accorpato a quello dopo veniva lungo come l'epopea di Gilgamesh per cui...

Ma venendo a cose più piacevoli, "il figo del giorno è..." (rullo di tamburi)


TOM HOLLAND!

Perché è figo. Perché è divertente. Perché è un po' nerd e questo non guasta mai. E perché mi ha fatto amare di nuovo Spiderman (il quale dopo la parabola trash di Peter Parker truzzo in Spiderman 3 mi era molto caduto in basso).

Cioè non so se vi ricordate...

Direi che non ci sono paragoni

Direi che non ci sono paragoni.

Al prossimo capitolo! E mi raccomando, ricordate sempre, "da una grande fighezza derivano sempre grandi responsabilità".

LadyWindermere<3

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Capitolo 12
*** Ma anche nelle favole il principe azzurro aveva quattro file di addominali? ***


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Ma anche nelle favole il principe azzurro aveva quattro file di addominali?

 

“Pheraps I am a bad man,

the victime of my impulses,

 led away to do what I ought to leave undone”

Far from the madding crowd, T. Hardy

 

 

«Dylan, ti ho già detto che non ne voglio parlare. No, tu non c’entri nulla. Sono semplicemente stanca, Dylan, stai tranquillo. No, non ho letto il giornalino scolastico. Va bene, non lo leggerò allora. Ok. Certo. Ci vediamo domani. Ciao.»

Chiusi la telefonata mentre Dylan stava ancora parlando. Lo stavo trattando malissimo, ne ero consapevole, ma non avevo voglia di spiegargli tutto quello che stavo passando.

Era già difficile tentare di ignorare le continue telefonate di Chris, nonché i messaggi minatori di Grace e i silenzi frustranti di Harry.

Erano passati due giorni dalla partita, due giorni in cui non avevo messo piede fuori di casa, nemmeno per andare a scuola.

Avevo detto a mia madre che mi erano venute prima del tempo e che stavo veramente male e così mi aveva lasciata stare a casa, dopo ripetuti tentativi di esorcizzarmi.

Sospirai rumorosamente. Mi stavo annoiando a morte a casa, ma non avevo il coraggio di ripresentarmi a scuola e vedere Chris faccia a faccia.

Grace mi aveva raccontato che subito dopo la mia fuga dal campo Chris aveva fatto una scenata a Shelly. Diceva di non averlo mai visto così arrabbiato.

Ma non mi interessava molto perché l’avesse fatto o di chi fosse la colpa. Mi aveva ferita e questo bastava.

Avevo avuto fortuna a non essermi ancora legata troppo a lui, altrimenti mi sarei scottata molto più di così.

Quindi per me Chris poteva tranquillamente continuare a chiamarmi. Avrebbe dovuto fare molto più di questo per farsi perdonare.

E poi c’era Richards. Richards che da quell’imbarazzantissimo episodio negli spogliatoi non si era fatto più sentire. Non una parola, non un messaggio.

Gli avevo scritto subito la mattina dopo, ringraziandolo del gesto caritatevole di non avermi sputtanato davanti a tutta la squadra di football, ma aveva visualizzato senza rispondere, quindi ero giunta alla conclusione che non gliene fregasse nulla.

Guardai il telefono per l’ultima volta quel pomeriggio.

«È bellissimo essere considerati» mormorai, sdraiandomi di nuovo nel letto, con il cuscino premuto sulla faccia.

Per fortuna mia madre aveva nascosto le Pringles, altrimenti mi sarei ingozzata come se non ci fosse un domani.

Avevo lo strano superpotere di ingrassare anche solo respirando, di conseguenza non sarebbe stato certo un bene.

Altro che Capitan America, io sarei diventata Capitan BigMac.

Quanto invidiavo Shelly che poteva mangiarsi qualsiasi cosa e non mettere su neanche cento grammi.

Almeno Grace era costantemente a dieta, ma Shelly era proprio da prendere a sprangate sui denti.

Era bella, magra e ricca senza alcuno sforzo. E saltava addosso ai potenziali ragazzi delle altre.

«Che vita di merda.»

Proprio mentre ero sul punto di lanciarmi in un’appassionata invettiva contro tutte le ingiustizie della mia vita, trillò il telefono.

Certa del fatto che fosse un altro messaggio lasciatomi in segreteria da Chris, che avrei potuto ascoltare ridendo sguaiatamente e mangiando popcorn, mi tolsi il cuscino dalla faccia e presi il telefono.

Nuovo Messaggio da Harry Richards.

Per poco non mi scivolò il telefono dalle mani dallo stupore.

Non si era scordato della mia esistenza allora.

“Pisani, ti ricordo di quella famosa scommessa con Chris. Dati i tuoi odierni rapporti con lui e il nostro intimo rendez vous nello spogliatoio, suppongo di aver vinto. Per cui, ci vediamo domani, alle nove. Passo io a prenderti. Ps: vedi non fare schifo come al solito.”

Forse era meglio se si fosse veramente dimenticato della mia esistenza.

Un altro messaggio trillò immediatamente dopo. Stavolta da Chris.

“Sono fuori da casa tua, se non mi apri giuro che entro dalla finestra.”

Di bene in meglio.

Saltai giù dal letto e tirai leggermente le tende. Era là in effetti, non mi aveva detto una bugia.

Lo chiamai.

«Chris, ciao. Sì, senti, non ho molta voglia di parlarti in questo momento. Come? Non dirai sul serio. Non osare tirarmi sassi contro la finestra, Chris Dallas. È romantico con un sassetto, con quella pietra che hai in mano sembra più una minaccia di morte. Chris, senti, mia madre è andata al pellegrinaggio spirituale, tornerà domani e ha detto alla vicina di controllarmi. Non posso farti entrare in casa. Che domanda è? No, non può vedere il lato della mia finestra. Non lo vorrai fare davvero. Chris! Chris! Dannatissimo…» imprecai, precipitandomi alla finestra.

Lo vidi arrampicarsi sull’edera. Faceva sul serio allora. Ma non si era slogato una caviglia?

Aprii la finestra «Chris, giuro che se fai rumore ti uccido» lo ammonii.

«Ci sono quasi, è un giochetto da ragazzi» sussurrò lui, di rimando.

Non so ancora spiegare come riuscì a passare per la finestra, visto che a malapena ci passavo io. E lui aveva le spalle molto più larghe delle mie.

A quanto pare la fisica aiuta gli strafighi.

Saltò dentro con aria soddisfatta «Visto? Non mi ha visto nessuno.»

Sbuffai «Non voglio parlarti.»

Chris mi fu subito vicino, nonostante i miei tentativi di respingerlo.

«Giulia, davvero, non mi hai lasciato il tempo di spiegarti. È stata Shelly a saltarmi addosso. Avevo appena fatto meta, ero stanco, mi ha colto totalmente impreparato. Puoi chiederlo a chiunque, a Grace, a Harry…»

«Non mi interessa chi ha iniziato. All’altro capo di quello sbaciucchiamento c’era la tua faccia, non quella di Grace o di Harry.»

Alzò gli occhi al cielo «Santo cielo, Giulia! Non l’ho nemmeno ricambiata!»

Scossi la testa «Come se mi cambiasse qualcosa sapere quanti centimetri di lingua hai usato o no.»

«Nemmeno uno! È da due giorni che tento di spiegartelo! Cioè, lei ci ha provato, ma…»

Questo mi raddolcì un pochino, ma non volevo cedere così facilmente.

«Beh, hai ferito i miei sentimenti. Non hai idea di quanto ci sia stata male» mormorai.

Mi sfiorò il viso con la mano.  

«Lo so, Giulia, lo so. Ma non era mia intenzione. Sembra che ci siano sempre fraintendimenti tra di noi, per cui lascia che sia chiaro, per una volta. Tu mi piaci da impazzire, voglio stare con te e con nessun altra. Non con Shelly, con te e solo con te.»

Alzai la testa per guardarlo negli occhi, quegli splendidi occhi color miele d’acacia appena prodotto da miriadi di api svolazzanti.

Mi sarei potuta perdere in quello sguardo da quanto era intenso.

«Io…» iniziai, cercando di resistergli, cosa che, soprattutto dopo quanto aveva detto, non era affatto facile.

Come potevo avere la certezza di potermi fidare?

«Io…» ma non riuscii a finire la frase, perché Chris mi prese il mento con la mano e mi chiuse la bocca con la sua.

Fu probabilmente quello il momento in cui mi resi conto di non poter fare altro che arrendermi.

Per cui ricambiai il bacio, con tutta l’intensità di cui ero capace.

E fu mozzafiato. Maledettamente mozzafiato.

Infilai le dita tra i capelli di Chris. Quei capelli così soffici, a metà tra il biondo e il castano dorato.

Tutto di lui mi dava un'idea di estate, non so perché. Di sole, mare, spiagge cristalline e cocktail con l’ombrellino rosa.

Sentii le sue mani artigliarmi la vita e il bacio farsi più pressante.

Mi spinse sul letto, staccando per qualche istante le labbra dalle mie e andando a torturare deliziosamente il lobo del mio orecchio, per poi scendere fino al collo.

Fui costretta a chiudere gli occhi dal piacere.

Non avevo intenzione di andare fino in fondo. Almeno, non quella volta, ma il tocco delle sue mani su di me per un attimo mi fece dimenticare tutti i problemi.

Fu quando mi resi conto che nella foga del momento gli avevo tolto la maglietta che mi fermai.

Come diceva sempre mia madre “Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra.”

Mai detto nulla di più azzeccato.

«Aspetta» mormorai, di malavoglia.

Mi guardò con gli stessi occhi di Bambi a cui avevano appena ucciso la madre «Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

«No. Ma non voglio che ti faccia idee sbagliate.»

Chris mi lasciò andare «Giulia, se non è il momento giusto non sarò certo io a forzarti. Ti pare?» disse, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.

«Ecco, magari cerca di dirmelo prima un'altra volta» concluse.

Mi attirò a sé e mi stampò un bacio sulle labbra «Posso rimanere da te stanotte?»

Lo fissai «Ti ho appena detto che...»

«Lo so, non voglio mica stuprarti nel sonno, per chi mi hai preso?»

«Vabbè, se vuoi restare resta. Sei stato fortunato che mia madre non tornerà prima di domani pomeriggio, altrimenti ti avrebbe cacciato fuori di casa a suon di pedate e acqua santa.»

Sorrise «Per sdebitarmi ti preparerò la cena» concluse, rimettendosi la maglietta, cosa che suscitò internamente il mio disappunto.

Avevo in camera un ragazzo più simile ad un modello dell'Abercrombie che ad un normale liceale e io gli facevo rimettere la maglietta.

Sicuramente c'era un girone dell'Inferno per persone come me.

 

 

N.d.A: Ok buonsalve a tutti! Come al solito ringrazio tantissimo chiunque legga questa storia e spero che risulti anche un minimo come l'ho pensata.
Questo capitolo è un po' fluff ma dovevo mettercelo ad un certo punto. So che Chris non piace moltissimo però vi assicuro che migliora. ;)

Ma io so cosa state aspettando, il vero motivo per cui vi siete attardati a leggere le note dell'autrice che altrimenti non si cagherebbe nessuno...
Ebbene, "il figo del giorno oggi è..."

CILLIAN MURPHY

Ebbene sì signori e signore, proprio lui

Ebbene sì signori e signore, proprio lui. Con quegli incredibili occhi blu.
E poi che Spaventapasseri favoloso...😍

😍

Sono andata pure a vedere Dunkirk e vi assicuro che oltre ad essere un bel film non ce n'è uno che sia brutto

E in Peaky Blinders poi sembra uscito direttamente dall'Empireo...

Risultato immagine per thomas shelby gif

Risultati immagini per You’ve told me about her, like a gentleman, now kindly behave like a gangster again

Detto questo vi saluto!

Baci,

LadyWindermere<3

 

 

 

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Capitolo 13
*** La doccia, il figo e l'armadio ***


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​La doccia, il figo e l'armadio

 

"If you let go of your power to attract me,
I won't have any power to follow you."
A Midsummer Night's Dream, W. Shakespeare

 

«Allora, come ti è sembrato?» mi chiese, titubante, accoccolati sul letto dopo aver finito di cenare da almeno un paio d'ore.

Alzai la testa dalla sua spalla «Non male.»

Non male era un eufemismo, perché era tutto straordinariamente buono.

E di questo doveva esserne consapevole anche lui, perché mi lanciò uno sguardo ferito «Non male? Tutto qui?»

Giocherellai con il bordo della sua maglietta, sorridendo «Ehi, dimentichi che ho origini italiane. I miei standard sono molto più alti.»

«Pisani» pronunciò il mio cognome come se fosse una caramella da sciogliere sulla lingua «Mi piace come suono. Giulia Pisani. Tuo padre era nato qui oppure...?»

«No, mio padre è nato in Italia. Si è trasferito qui per lavoro. Ha incontrato mia madre, l'ha sposata e poi... » non riuscii a continuare.

Chris mi strinse a sé, comprensivo «Quando è successo?»

«Avevo pochi mesi. Tumore» risposi, anticipando la domanda che ormai ero abituata a sentirmi rivolgere.

«Però mi ha lasciato questo» gli dissi, mostrando il braccialetto «È una specie di portafortuna. Non lo tolgo mai. Nemmeno sotto la doccia.»

«Uhm, mi piacerebbe molto averne le prove» disse lui, cercando di sdrammatizzare.

Mi strappò un sorriso «Mah, forse un giorno, Dallas. Se ti comporterai bene...»

«Se ti comporterai bene tu, Pisani. Cosa credi, che io sia un ragazzo facile?»

«Ma se per poco non mi strappavi i vestiti di dosso prima!»

«Tecnicamente sei stata tu a togliermi la maglietta.»

Arrossii.

«Mi piace da impazzire farti arrossire» mi mormorò all'orecchio.

Mi fissò per un istante e poi mi baciò.

Iniziò dolcemente, per poi farsi sempre più impetuoso.

Chris si portò sopra di me, intrecciando le mani con le mie e portandole entrambe sopra la testa.

Sentivo il peso del suo corpo su di me, il suo petto premuto sul mio seno, le sue gambe intorno alle mie.

Scese con le labbra fino ad arrivare all'intaccatura del collo.

Ansimai di piacere. Una scarica di eccitazione mi percorse tutto il corpo soffermandosi sul basso ventre.

Dovette provare esattamente le stesse cose, perché si staccò immediatamente.

«È meglio se non ci baciamo, che ne dici?» propose.

Sapevo che l'idea non lo faceva impazzire, lo stava facendo solo per me e questo mi faceva saltare dalla gioia.

Mi accoccolai sul suo petto e così mi addormentai. Tra le braccia di Chris Dallas.

La mattina dopo aprii gli occhi all'alba. Chris stava ancora dormendo e feci di tutto per non svegliarlo.

Sembrava così tranquillo e sereno nel sonno. Sorrideva, addirittura.

Tipico di Chris.

Mi liberai gentilmente dalle sue braccia e uscii silenziosamente dal letto.

Per fortuna non gli avevo sbavato addosso nel sonno. Di solito mi capitava quando dormivo profondamente.

Mi sgranchii le braccia. Poi, per evitare di destare il bell'addormentato mi rifugiai in bagno.

Dove potei finalmente esprimere tutta la mia gioia.

«Giulia, calmati. Calmati. Respira a fondo, sì stai con Chris Dallas. Sto con Chris Dallas!»

Improvvisai un balletto davanti allo specchio.

Presi in mano la spazzola a mò di microfono «Signori e signore, ecco la qui presente Giulia Pisani che è la nuova ragazza di Mr Strafigo Chris Dallas!» mimai un inchino, poi mi lanciai nel discorso di ringraziamento.

«Grazie, grazie! Prima di tutto vorrei ringraziare la mia maestra d'asilo, la quale mi convinse che avere alti standard sugli uomini non fosse una cosa brutta. Maestra Helena, non finirò zitella con cinque gatti!»

Sospirai. Finalmente una gioia nella vita. Una gioia. Una...oh cielo, l'appuntamento con Harry è questa sera?

Mi accasciai sul rubinetto. E adesso? Lo dovevo dire a Chris? O forse avrei dovuto stare zitta? Dopotutto non contava nulla. Era solo una stupida scommessa.

Mi spogliai, decisa a riflettere sui problemi della vita sotto il getto rigenerante dell'acqua calda.

Però se non glielo dico e poi lo scopre non si arrabbierà? Potrebbe pensare che proprio perché non gliel'ho detto sia una cosa importante e mi lascerà. Ma se glielo dico sicuramente mi dirà di non andare e allora Harry dirà a tutti che ero nello spogliatoio dei maschi e tutti penseranno che sia una pervertita e Chris mi lascerà lo stesso.

Sembrava che ovunque sbattessi la testa finissi sempre per ottenere lo stesso risultato.

Mi insaponai le mani.

Se vado ho almeno la speranza che non lo venga mai a sapere.

Stavo per prendere lo shampoo quando la porta si aprì.

Chiusi l'acqua e sporsi la testa dalla tenda.

«Fatti più in là» bisbiglio Chris, entrando nella doccia.

«Che cavolo ci fai qui? Esci immediatamente oppure...» protestai, cercando di coprirmi bell'e meglio con la tendina della doccia.

Mi tappò la bocca con la mano «È appena arrivata tua madre.»

Sgranai gli occhi. Ecco, avevo risolto tutti i miei problemi, sarei morta prima di pranzo.

«Giulia?»

Sentii la voce di mia madre dal corridoio «Giulia sei in bagno?»

«Sì mà! Sono sotto la doccia!» urlai.

«Ma non doveva tornare pomeriggio?» sussurrò Chris.

«Era quello che pensavo anch'io. Ehi, dove guardi? Occhi a me» lo ammonii.

Sentii la maniglia che si abbassava e fui costretta a mollare la tenda e a riaprire l'acqua, nonostante i cenni di protesta di Chris.

Mi feci più vicina a lui, quasi non lasciando spazio tra di noi, di modo che riuscisse a vedere poco o niente.

Chris mi strinse a sé. Gli lanciai un'occhiata di ghiaccio.

«Giulia?»

Sentii le sue dita percorrermi tutta la schiena.

Si stava forse divertendo? Perché io no di sicuro.

«Sì mamma?» dissi, cercando di mantenere la calma.

Gli afferrai il polso, obbligandolo a smettere.

«Va tutto bene?»

Alzai lo sguardo su Chris. Era fradicio dalla testa ai piedi. L'acqua disegnava linee sul suo petto, delineando gli addominali precisamente torniati da ore e ore di allenamenti.

Distolsi immediatamente lo sguardo.

«Sì-ì. E a te com'è andato il pellegrinaggio?»

Mia madre, che evidentemente non aspettava altro che questo, si lanciò in una colorita descrizione del viaggio.

«Tutto è iniziato quando il cognato di Orietta...»

Chris sorrise di sottecchi. Davvero, ero felice che trovasse tutto ciò divertente.

«Perché Don Tonino non aveva previsto che...»

Gli occhi del ragazzo brillarono divertiti.

Ero sicura che alla prossima frase Chris sarebbe scoppiato a ridere senza ritegno.

Lo pregai di contenersi con lo sguardo.

«E così io ho detto a Lucia: "Senti, se vuoi disonorare la tua famiglia..."»

Chris annuì leggermente, come per dirmi che aveva capito. Dopodiché spalancò gli occhi, improvvisamente serio.

Lo guardai con aria interrogativa.

Si indicò il naso.

Mi stava prendendo in giro per caso? Eravamo bloccati sotto la doccia a due passi da mia madre e a lui veniva da starnutire?

«Non hai idea di quante cose peccaminose esistano al mondo. Uno non può nemmeno più uscire di casa che...»

Gli gettai un'occhiata assassina e scossi la testa.

Mi guardò implorante.

«Non c'è più rispetto per chi vuole vivere una vita all'insegna del Signore...»

Se Chris non fosse riuscito a trattenersi, mia madre ci avrebbe scoperti e a quel punto avrei avuto guai. Molti guai. Guai nel senso che o sarei morta ammazzata o non avrei avuto più un tetto sulla testa.

Per cui gli tappai il naso con la mano, bloccandogli lo starnuto, per quanto mi facesse decisamente schifo.

«Ma so che tu, mia cara, anche se ogni tanto mi sembra che tu corra il rischio di cadere nel peccato, so che tu nel profondo sei una devota serva del Signore.»

Solo a me suonava tutta la situazione leggermente assurda?

«Eh sì, madre» risposi, cercando di ignorare gli occhi di Chris che mi fissavano divertiti.

Ma cosa ci trovava da ridere in tutto questo, esattamente?

«Vabbè ti lascio finire la doccia» disse mia madre, alzandosi.

Solo quando sentii la porta chiudersi alle sue spalle potei tirare finalmente un sospiro di sollievo.

Allora c'era veramente qualcuno lassù che mi amava.

«Come diavolo ti è saltato in mente?» lo aggredii «Se ci avesse scoperti io avrei dovuto subirne le conseguenze, non tu!»

Chris chiuse il getto d'acqua e prese un pezzo di carta igienica con cui soffiarsi il naso «Come se avessi potuto farci qualcosa! E poi non ci ha scoperti.»

«Grazie a me!» sottolineai, avvolgendomi un asciugamano attorno al corpo.

«Non è colpa mia se tua madre entra in bagno mentre ti fai la doccia.»

«E non credere che non abbia notato i tuoi sguardi beoti e i tuoi sorrisetti cretini. Hai guardato ovunque tranne dove avresti dovuto guardare, ossia il soffitto.»

«Beh se vuoi rigirarla così adesso» ribatté, strizzandosi i capelli con l'asciugamano.

«Chris, ti avviso, sei ad un passo dalla morte per annegamento.»

«Non è colpa mia se sei così bella! È come mettere un bambino in astinenza da caramelle a Mielandia

La metafora compì il suo effetto. Come potevo restare arrabbiata con qualcuno che mi aveva appena paragonata a Mielandia?

Mi si avvicinò e mi avvolse le spalle con le braccia «Sei ancora arrabbiata con me?»

«Assolutamente sì» mentii.

«E cosa posso fare per farmi perdonare?» chiese, suadente.

«Innanzitutto devi andartene immediatamente da casa mia, se non vuoi che mia madre ti scopra. Esci da dove sei entrato e stai attento a non farti vedere dalla vicina.»

Mi baciò una guancia e mi lasciò andare «Agli ordini.»

«E mettiti qualcosa addosso per favore, ti si vede tutto!» aggiunsi, pettinandomi allo specchio.

«Sei l'unica ragazza che mi preferisca con i vestiti addosso, Pisani.»

«Questo perché sono l'unica ragazza dotata di buon senso con cui tu sia mai uscito, Dallas.»

 

 

​N.d.A: Heyyy, eccomi qua! Scusatemi ma sono reduce da una maratona no stop di Stranger Things per cui non connetto ancora benissimo...

​Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se invece vi veniva da vomitare ditelo pure, non sguinzaglierò il Demogorgone che ho in casa, tranquilli :)

​Ringrazio come al solito il mio preziosissimo fan club, vi adoro ragazze, davvero, scusate se ci metto un secolo a rispondere alle recensioni!

​Detto ciò vi lascio al mio pucciosissimo Joe Kerry, aka Steve di Stranger Things che è stato bistrattato in maniera immane in questa seconda stagione... #unagioiaperSteveHarrington

Adios!

​LadyWindermere<3

 

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Capitolo 14
*** Progenie di Satana, marshmellows e Coney Island ***


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Progenie di Satana, marshmellows e Coney Island

"And honey, you should see me in a crown"
Jim Moriarty, Sherlock
 

 

Alle nove, più preciso di un orologio svizzero, Harry si presentò a casa mia.

Sfortunatamente fu mia madre ad aprire la porta.

«Mi dispiace, siamo cattolici. Non ci serve nulla» disse, richiudendo la porta in faccia ad Harry.

Mi sentii morire internamente.

«Madre, è venuto per me» tentai di spiegare.

Lei mi guardò allibita «Ti sei affiliata ai testimoni di Geova adesso?» mi chiese, cominciando già a farsi il segno della croce.

«Non è un testimone di Geova! È un mio amico. È venuto a prendermi» dissi, riaprendo la porta.

Harry, appoggiato allo stipite, mi squadrò da capo a piedi «È sempre così a casa tua oppure mi è stato riservato un trattamento speciale?»

Gli feci segno di entrare «È meglio se stai zitto.»

Mia madre gli si fece appresso «Scusami, davvero, è che sei vestito così bene che ho dato per scontato che...»

«Si figuri, signora. Mi sono divertito» la rincuorò Harry, rivolgendomi un sorrisetto subdolo.

Giuro che se avesse osato raccontare in giro questa storia mi sarei macchiata di omicidio premeditato.

«E la mia vicina mi ha detto che sono si sono fatti molto insistenti in questo periodo. Giusto stamattina ne ha beccato uno che cercava di intrufolarsi nel suo giardino. Aveva la tua età all'incirca.»

Un flash di Chris che scappava zoppicando inseguito dalla vicina in carrozzina con il battipanni mi si parò davanti agli occhi.

«Bene, noi allora andiamo» tagliai corto.

«E dove andate di bello?» Eccola qua. Mi stava aspettando al varco.

«Fuori, madre. Sai, esiste un mondo inesplorato oltre il nostro giardino che...» notai la sua occhiata raggelante «A Coney Island.»

«E per quando pensi di tornare?»

«Ad un orario ragionevole» risposi, consapevole del fatto che Harry si stesse godendo l'intera scena.

«Non oltre mezzanotte, signorina. Non sei ancora maggiorenne e finché vivi sotto questa casa...»

«...le regole le fai tu, sì bene, ho afferrato il concetto. Posso andare adesso?»

Mia madre squadrò Harry con diffidenza «Lui è rispettabile?»

Mi passai una mano sul viso dalla vergogna.

«Assolutamente ineccepibile, signora» intervenne Harry «Sono un maschio adulto caucasico di diciassette anni, non bevo, non fumo, non mi drogo, ho la media del 3.9 (N.d.A: corrispondente ad una media del 9 circa in Italia) e vado in chiesa ogni domenica. Se vuole conoscere anche il reddito di mio padre io..»

«Harry» mormorai, afferrandogli la spalla con la mano, trattenendo a stento i miei istinti omicidi «Non faremo tardi?»

«C'è tempo, c'è tempo...»

Conficcai le unghie ancora più a fondo.

«Ahi! No, hai ragione, dobbiamo assolutamente andare» ritrattò.

Mia madre puntò un dito in faccia ad Harry «Mi assicuri di non avere cattive intenzioni?»

«Madre, smettila di trattare tutti i miei amici come se fossero la progenie di Satana. È anche per questo che me ne rimangono pochi.»

«Forse non è solo per questo» borbottò Harry, massaggiandosi la spalla.

«Va bene, allora. Puoi andare» acconsentì «Ah, un'ultima cosa...» disse, sparendo nel salone.

Quando uscimmo, io ed Harry avevamo una candela benedetta e un santino a testa.

«Simpatica tua madre.»

«Cammina» lo incitai, affrettandomi a mia volta verso la Corvette d'epoca parcheggiata davanti a casa mia.

Ovviamente. Figurati se poteva avere una Panda.

Mentre salivo scorsi mia madre spiarci dalla finestra. Era inquietante, dovevo ammetterlo.

Prima mi sarei allontanata da quel manicomio meglio sarebbe stato.
 

Durante tutto il tragitto non feci altro che chiedermi se avessi dovuto informarlo della mia recente storia con Chris.

Ma perché avrei dovuto, dopotutto? Lui aveva già una ragazza e quello non era certo un appuntamento.

Inoltre io non ero assolutamente attratta da quell'idiota. Lo stavo facendo solo per evitare che raccontasse ai quattro venti lo spiacevole episodio negli spogliatoi.

Del resto perché mai avrei dovuto essere attratta da lui?

Era bello, sì, molto bello, questo dovevo ammetterlo. Ma non aveva nemmeno una delle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il mio uomo ideale.

Certo, aveva degli occhi stupendi e sì, quel suo chignon spettinato era incredibilmente sexy, oh se era sexy.

Giulia, sei una ninfomane.

«Sei stranamente silenziosa, dolcezza.»

«Non vorrei distrarti dalla guida.»

Mi guardò di sottecchi «Ti avviso, se hai intenzione di essere noiosa per tutta la serata, faccio dietrofront e ti riporto a casa.»

Il pensiero di dovermi sorbire una messa in diretta da Lourdes o una gara di punto croce mi terrorizzò.

Feci un sorriso tirato «Così va bene?»

«È un inizio. Ma sappiamo entrambi che puoi fare molto meglio» disse, ammiccando «E...oh, siamo arrivati.»
 

Superata la ragazza della biglietteria che faceva gli occhi dolci a Harry, fummo dentro alla più grande baraonda di luci e colori dello stato.

Mi limitai a seguirlo in quel dedalo di giostre e bizzarri baracchini.

«Allora, dove vuoi andare?» mi domandò ammiccando «Al Tunnel degli Innamorati?»

Avvampai «Neanche morta.»

Harry si passò una mano tra i capelli per sistemarli, facendo sospirare una ragazzina alle sue spalle.

Ora che ci facevo caso, erano molte le teste femminili che si giravano al nostro passaggio.

Lo guardai di sottecchi, cercando di capire se si accorgesse o meno di fare quell'effetto alle persone.

Dall'espressione soddisfatta stampata sulla sua faccia dedussi che sì, ne era perfettamente consapevole. Forse addirittura troppo consapevole.

«Che ne dici delle montagne russe?» propose.

«Hai voglia che ti vomiti addosso?»

Mi guardò disgustato «Lo considero un no.»

«Che ne dici di...» mi guardai intorno, ma nulla di quanto vedevo mi piaceva.

L'insolita e precaria situazione in cui mi trovavo sembrava aver scambiato i miei occhi con quelli di mia madre.

Così la ruota panoramica diventava fonte di baci romantici ad alta quota, le montagne russe biechi trucchi per costringere innocenti fanciulle a stringersi al ragazzo di turno, le catenelle...

Già, le catenelle.

«Hoo hop!» disse la voce dall'altoparlante quando non riuscii a prendere il serpentello di gommapiuma. Avevo come il sospetto che lo alzasse di proposito ogni volta che passavo.

Harry era nel seggiolino davanti al mio, ma pur non vedendolo in faccia riuscivo a capire come l'intera situazione lo annoiasse.

Sembrava che non ci fossero le catenelle per adulti, così stavamo tenendo compagnia ad un paio di bambini tra i cinque e gli otto anni.

«Pisani» borbottò lui, a voce abbastanza alta perché lo sentissi «Non faremo un altro giro.»

E fu in quel momento che, quasi senza volerlo, con mia grande sorpresa afferrai il serpente e lo staccai dall'amo cui era saldato.

«Qual è il premio?» domandai tutta esaltata quando le seggioline si fermarono.

I due della giostra si guardarono.

«Una caramella al lampone» disse il primo, porgendomela.

«E un bell'arrivederci a mai più: spaventate la clientela» concluse il secondo.

Harry esultò di gioia.

Sbuffai. Neanche mi piaceva il lampone.
 

«La casa stregata è quasi vuota» mi fece notare.

«Il che significa che non è un granché» risposi, facendo per tirare dritto.

Harry mi trattenne «Ho passato quasi un'ora sulle catenelle» disse con tono denso di minacce.

Deglutii faticosamente.

«S-suppongo che potremmo farci un giro, dopotutto.»

Se all'esterno sembrava solo una casa dell'orrore come molte altre, con tanto di cadaveri palesemente finti impiccati alle finestre, all'interno l'atmosfera si faceva molto più minacciosa.

Si doveva fare un breve percorso camminando immersi nell'oscurità.

Nonostante i miei sforzi, non potei impedirmi di prendere la mano di Harry e stringerla il più forse possibile.

Anche questo si faceva tra amici, no?

All'inizio rumori di fondo e piccole luci mi fecero credere di trovarmi in una foresta.

Fatti appena dieci passi una figura scura dai tratti indistinguibili ci saltò davanti urlando e ridendo a squarciagola.

Fu un attimo e scomparve nell'oscurità che l'aveva generata.

Gridai terrorizzata e poco ci mancò che non saltassi in braccio ad Harry.

Lui scoppiò a ridere «Basta poco a spaventarti, eh?»

Gli lanciai un'occhiataccia che nella penombra andò completamente sprecata.

Lo osservai camminare davanti a me, così sciolto e sicuro di sé. Sembrava che non avesse paura di nulla.

Mi dava una sensazione di sicurezza averlo vicino. Era come se non mi potesse succedere nulla finché ero con lui.

«Ora puoi anche smetterla di stringere così forte.»

Sollevai entrambe le mani davanti al viso.

«Richards...»

«Sto perdendo l'uso della mano, sbrigati.»

«Io non ti sto tenendo la mano» sussurrai con un filo di voce.

«Che hai detto?»

«Io non ti sto tenendo la mano, Richards!»

Mi parve vederlo strabuzzare gli occhi; poi, con mia grande soddisfazione, iniziò a urlare a sua volta.

L'avrei deriso volentieri, ma il caso volle che proprio in quel momento una mano mi toccò la schiena, facendomi scattare come un pupazzo a molla.

Col senno di poi devo dire che quella fu la prima volta che io e Harry facemmo qualcosa insieme e con una tale sincronia.

Ormai imboccata la via del terrore, finimmo per dare di matto e urlare come degli scolaretti ad ogni stanza, finché non raggiungemmo l'uscita.

Nessuno dei due però voleva ammettere di essersi spaventato.

«Devo dire che mi sarei aspettato qualcosa di meglio» disse infatti Harry, fingendo noncuranza.

Un senso di vittoria mi pervase come toccai la maniglia della porta.

«Anch'io. Non faceva affatto paura.»

Tirai la maniglia, pronta a lasciare quel delirio e tornare a respirare aria pura.

La porta non si mosse.

«Che aspetti?» la noncuranza di Harry si tinse di ansia e preoccupazione.

«Ci sto provando...» mi scostai e lasciai fare a lui.

«È bloccata» osservò con orrore «L'uscita è bloccata!»

Continuò a provare ad aprire senza successo.

«R-Richards?» mormorai.

Quella stanza era molto più luminosa delle altre, nonostante anch'essa fosse immersa nella penombra. Notai immediatamente le figure che si avvicinavano.

«C'è qualche problema con l'uscita?» mi chiese uno di loro, con lo stesso tono impaurito che dovevo avere anch'io.

Sospirai sollevata: erano solo altri clienti.

«Non riusciamo ad aprirla» spiegai.

Il gruppetto si avvicinò e confermò quanto avevo detto.

Una bambina scoppiò a piangere.

«Rimarremo qui per tutta la vita!»

Harry si inginocchiò davanti a lei e le porse un fazzoletto «Vedrai che troveremo una via d'uscita.»

Mi stupì la dolcezza con cui l'aveva rassicurata.

La piccola scosse la testa.

Si asciugò le lacrime, bagnando di rosso il fazzoletto.

«Non riusciremo mai a uscire... Perché questo è l'inferno!»

Gli altri clienti si stracciarono le vesti, rivelando tagli, fratture, interiora sanguinanti penzolanti tra le ossa bianche.

Ebbi un conato di vomito.

La bambina che piangeva sangue insisté «E ora anche voi dovrete rimanere qui in eterno!»

Scattarono in avanti per aggredirci.

Presa dal panico, abbracciai Harry. Lui mi strinse così forte che per poco non mi bloccò la circolazione. Gridammo terrorizzati, incapaci di muoverci.

Non mi sarei mai immaginata che sarei morta in una sorta di The Walking Dead dei poveri.

Fu in quel momento che le luci si accesero.

Sotto i nostri occhi sbarrati, la bambina si pulì dalla vernice rossa, le interiora si rivelarono essere di plastica così come gli arti rotti.

I figuranti applaudirono.

Harry mi guardò attonito.

«Quella porta è finta» spiegò uno degli attori, mostrandoci la vera, e per niente illuminata, uscita, da cui fummo ben più che felici di tagliare la corda, tra le risate umilianti degli attori.

Ancora sconvolti, restammo inerti su una panchina per un tempo che mi parve infinito.

«Era finta» borbottò Harry, la cui coscienza sembrava essere finita in una dimensione parallela.

«Attori» ripetei, allibita.

Dopo esserci riscossi, ci rifugiammo in una bancarella che vendeva dolcetti.

Tanto per dimostrare le mie buone volontà di mettermi a dieta, presi un enorme leccalecca arcobaleno grande quanto metà della mia faccia.

Harry insisté per pagarmelo, a dispetto dei miei ripetuti tentativi di dissuaderlo.

«E comunque l'avevo capito subito che erano altri attori» affermai tra una leccata e l'altra «Ho urlato solo per farti compagnia.»

«Pisani, sei falsa come pochi.»
 

 

 

N.d.A: Buonsalve. Spero che It non vi abbia spaventato e vi abbia costretto a non leggere il capitolo. In questo caso ditemelo e provvederò a dirgli di non fare più scherzi del genere...
Allora, ditemi cosa ne pensate. Harry e Giulia si stanno avvicinando? Ma riuscirà a rubarla a Chris? E soprattutto cosa ne dirà Grace di questa uscita fuori programma? Dylan lo verrà mai a sapere?
Tutto questo e molto altro ancora nel prossimo capitolo! 😂
E adesso vi lascio a rimirare la bellezza divina di: 

"BON" BOB MORLEY

Questa è vietata ai deboli di cuore

Sempre felice di rallegrarvi la domenica

Sempre felice di rallegrarvi la domenica.

LadyWindermere

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Capitolo 15
*** Cosa non si fa per dello zucchero filato ***


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Cosa non si fa per dello zucchero filato

 

"Hard liquor mixed with a bit of intellect"
Kiwi, Harry Styles

 

 

«Oh, mio Dio, un tiro a segno! Ho sempre voluto provarne uno, ti prego andiamoci» supplicai Harry, con gli occhi luccicanti.

«Pisani, ti sei appena mangiata una frittella gigante grondante Nutella e un'intera mela caramellata. Mi stai seriamente dicendo che adesso vuoi metterti a sparare ad un tiro a segno?» mi chiese, costernato.

«Vorrei ricordarti, Richards, che non ti ho costretto io a comprarmi tutta quella roba. Anzi, mi sono offerta più di una volta di ripagarti» protestai.

Potevo benissimo provvedere a me stessa, non serviva che un ricco ragazzo snob di Park Avenue venisse a fare l'elemosina.

Harry sospirò «Non è una questione di soldi, Pisani. Non essere stupida più di quanto tu sia. Lo dico perché non mi era mai capitato di assistere ad un tale entusiasmo. È solo un Lunapark, dopotutto.»

«Ma è tutto così bello! Non puoi certo colpevolizzarmi per questo!»

Mi guardò divertito, poi scosse la testa «Sei una ventata d'aria fresca, Pisani. Su, andiamo a sparare! E poi compriamo anche lo zucchero filato!» disse, con finta eccitazione.

Ridacchiai. Forse mi ero sbagliata sul suo conto. Forse non era così stronzo, dopotutto.

Al mio terzo penoso tentativo di buttare giù le lattine per poter vincere il peluche di Darth Vader gigante, Harry mi posò una mano sulla spalla «Pisani. Lasciatelo dire: fai schifo a sparare.»

Incassai il colpo sapendo in cuor mio che aveva ragione. Non sarei mai potuta diventare come Bradley Cooper in American Sniper.

Qualcosa dentro di me si spezzò per sempre.

«Bene. E sentiamo, tu sapresti fare di meglio?» gli chiesi, con aria di sfida.

Mi fissò per qualche secondo, poi mi prese il fucile dalle mani «Un altro tentativo, prego» disse, al proprietario del tira a segno.

L'uomo ci mostrò un sorriso a trentadue denti. Probabilmente l'avevamo fatto arricchire più noi quella sera che in tutte le altre sere della sua vita.

Harry prese la mira «Guarda e impara, Pisani. Guarda e impara.»

Inizialmente pensai volesse solo atteggiarsi. Ma fui costretta ad ammettere che era realmente bravo. Fece cadere tutte le lattine, una ad una, senza sbagliare nemmeno un colpo, di fronte alla faccia sbigottita del proprietario.

Quando finì i colpi mi guardò con aria di superiorità «Allora?»

Feci finta di nulla «La classica fortuna del principiante.»

«Non sai proprio perdere, Pisani.»
 

 

«Dove hai imparato a sparare così?» gli chiesi tenendo sotto il braccio il mio Darth Vader.

«Sono un agente della CIA in incognito» rispose, rubandomi lo zucchero filato dalle mani.

«Certo, come no.»

Cercai di riprendermi lo zucchero, ma essendo lui molto più alto di me, non ci riuscii.

«Se pensi che mi umilierò fino a saltare, sappi che non lo farò.»

Per tutta risposta Harry alzò ancora di più il braccio, portandolo definitivamente fuori dalla mia portata.

«Te lo ridarò solo se andiamo a fare un giro sulla ruota panoramica» propose.

Soppesai la situazione. La ruota panoramica aveva la fama di essere in assoluto l'attrazione più romantica di tutta Coney Island. Però ero abbastanza sicura che sarei riuscita a mantenere il tutto su un piano di amicizia, e poi, volevo assolutamente finire di mangiare il mio zucchero filato.

È una semplice questione di priorità, Giulia: pancia piena o possibile momento imbarazzante con Harry Richards?

Non dovetti pensarci per un altro secondo.

«E ruota panoramica sia» acconsentii, ricevendo come premio il mio zucchero e un sorriso soddisfatto.
 

 

La visuale dalla cabina era favolosa. Le luci e i colori del Lunapark, dall'alto erano così belli da rimanere senza fiato.

Eravamo davvero ad una bella altezza. Forse un po' troppo alti per i miei gusti in effetti.

Cercai di non guardare giù e artigliai la sbarra di metallo con le mani.

«Soffri di vertigini, Pisani?» mi chiese Harry, beffardo.

«Non dire assurdità, Richards. Ho solo una lieve intolleranza alle altezze, tutto qua.»

L'ondeggiare della cabina mise a dura prova la mia resistenza fisica e dovetti sforzarmi per non aggrapparmi ad Harry e non lasciarlo fino a quando non avessimo toccato terra di nuovo.

Cercai di distrarmi «Seriamente, dove hai imparato a sparare così bene?»

Alzò le spalle «A Disneyland.»

Provai un moto di invidia. Non ero mai stata a Disneyland.

L'immagine di un piccolo Harry che si divertiva a sparare alle lattine di Disneyland però mi fece sorridere.

«Perché sorridi?»

«Ti sto immaginando a cinque anni.»

Sorrise di rimando «Ero piuttosto figo anche a cinque anni. Le bambine non facevano altro che regalarmi margheritine e cuoricini fatti a mano» si vantò.

Scoppiai a ridere «Potevi farci m'ama non m'ama con le margherite.»

«Lo facevo infatti.»

Non potevo credere a quello che sentivano le mie orecchie «Harry Richards, l'asso della squadra di football, il James Dean della Trinity, che fa m'ama non m'ama con le margherite?»

Mi squadrò di sottecchi «Non pensavi che potessi avere un lato romantico?»

«No, per nulla. Chris è...» tacqui, presa alla sprovvista. Avrei dovuto dirglielo? Meglio aspettare di avere i piedi per terra.

«Chris è romantico?» concluse lui, al posto mio. «Lo pensi davvero?»

Mi tenni sul vago «A quanto dicono...»

Harry si spazientì «Stronzate. Per quanto sia il mio migliore amico, Chris Dallas è romantico quanto un finocchio lesso.»

Il suo tono mi infastidì, ma mi costrinsi a non dire nulla.

Preferii cambiare discorso «Hai già deciso a che college fare domanda?»

«Yale.»

Rimasi di sasso. Certo, Dylan mi aveva detto che voleva continuare gli studi, ma non avrei mai pensato che avrebbe potuto continuarli nel college su cui fantasticavo da tutta la vita.

Il college dove era stato anche mio padre.

Guardai il bracciale. Era formato da una catenina argentea e da un unico, semplice ciondolo quadrato con una "Y" al centro e una testa di bulldog in sovraimpressione. Il simbolo di Yale. L'unico ricordo che avevo di mio padre.

Yale era il mio sogno nel cassetto, non quello di Harry Richards.

«Non dirmi che anche tu, Pisani...?»

«A quanto pare. Però dovrò guadagnarmi una borsa di studio, altrimenti non potrò mai permettermelo» risposi.

Yale accettava solo due o tre studenti al massimo dalla Trinity e la borsa di studio veniva data solo al migliore.

Se Harry si fosse messo in gioco seriamente un posto sarebbe sicuramente stato suo.

«Cosa vorresti fare a Yale?» domandò.

«Letteratura.»

Mi fissò, un leggero sorriso ai lati della bocca «Lo immaginavo.»

Fissai insistentemente il suo collo, per evitare di lasciarmi prendere la mano, ma anche quello era straordinariamente sexy. Ma c'era qualcosa di brutto in quel ragazzo?

«Tu?»

Inclinò la testa da un lato «Mi piacerebbe studiare Legge e diventare avvocato, però non...»

«Non...» lo incitai.

Roteò gli occhi e si appoggiò allo schienale della cabina, che traballò leggermente «I miei... mio padre non approva. Vorrebbe che mi dessi al football.»

Mi ricordai le parole di Dylan. Quando ha scoperto che era Chris il quarterback della squadra e non Harry è andato in escandescenze.

«Il bullo della scuola avvocato. Ironico, se ci pensi.»

«Un bullo eh?» ripeté, pensieroso.

«Un gran pezzo di merda se preferisci. Perdona il francesismo.»

Il viso di Harry si stava avvicinando pericolosamente al mio.

«E cosa farebbe un gran pezzo di merda in questo momento, Pisani? Perdona il francesismo» replicò, guardandomi le labbra.

Posò una mano sulla sbarra davanti a me, come per impedirmi di scappare.

Se si fosse avvicinato di più non avrei potuto fare nulla per fermarlo. Le mie mani si rifiutavano di staccarsi dalla sbarra e avevo il metallo della cabina premuto sulla schiena.

Per mia fortuna il giro finì in quell'esatto istante. Mi affrettai a scendere, passandogli sotto il braccio.

Notai un lampo di frustrazione nei suoi occhi.

Sorrisi forzatamente, il cuore che mi batteva a mille «B-bene, che vogliamo fare adesso?»

 

 

 

N.d.A: Good evening. Spero non sia risultato troppo melenso, vorrei evitare di scrivere melassa ma ogni tanto capita. :/
È continuata la nostra gitarella alle giostre e la povera piccola Giulia sembra in difficoltà. Riuscirà a tenere a bada gli istinti animaleschi di Harry per un altro capitolo? Lo scopriremo solo nella prossima puntata!! 🎊

 Riuscirà a tenere a bada gli istinti animaleschi di Harry per un altro capitolo? Lo scopriremo solo nella prossima puntata!! 🎊

Bene dopo questa sana dose di trash quotidiano vi lascio a una new entry della mia beauty list: Boyd Holbrook.

Sì è uno dei motivi per cui guardò Narcos

Sì è uno dei motivi per cui guardo Narcos. Mi ricorda tanto Draco Malfoy tra l'altro...

Inoltre volevo informarvi che ho trovato il sostituto cartone animato di Harry...il ragazzino di Cattivissimo Me 2 è perfetto!

L'ho messo pure sopra, ma lo rimetto perché lo amo

L'ho messo pure sopra, ma lo rimetto perché lo amo.

E con questo sguardo languido passo e chiudo

E con questo sguardo languido passo e chiudo.

Au revoir!

LadyWindermere

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Capitolo 16
*** Non è la vita che non ti dà mai gioie, sei tu che fai di tutto per rovinarle ***


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Non è la vita che non ti dà mai gioie, sei tu che fai di tutto per rovinarle

 

The fault, dear Brutus, is not in our stars, but in ourselves.
Julius Caesar, W. Shakespeare
 

 

Camminammo per un po' senza avere una vera e propria meta.

«Dunque, Pisani» disse Harry «Ti piacciono gli spogliatoi maschili?»

Mi fermai di colpo, facendo inciampare un ragazzino, che fece cadere a terra il suo gelato. Scoppiò a piangere, come avrei voluto fare io.

«Ne vogliamo parlare?»

«Non vedo perché no» Harry sorrise compiaciuto «Quantomeno per capire se ti è piaciuta la vista.»

«Non capisco di che cosa tu stia parlando.»

Oh, lo sai eccome, invece.

In quel momento mi ricordai di qualcosa a cui avrei dovuto dare maggiore attenzione: perché Dylan non voleva che io leggessi il giornalino?

«C'è qualcosa che dovrei sapere a proposito?» lo scrutai con sospetto. «Riguardo un certo giornalino, forse?»

Se l'aveva fatto davvero, l'appuntamento, o quel che era, si sarebbe concluso malissimo. Malissimo per lui.

Harry mi guardò senza capire.

Insistetti «Non hai fiatato, vero, Richards?»

«Sono scioccato, Pisani» disse dopo una breve pausa di silenzio «Mi sarei aspettato un'accusa simile da Shelly, da Grace... perfino da Chris, ma da te? Se avessi voluto farti finire in prima pagina sul giornalino scolastico mi sarebbe bastato spalancare la porta.»

Mi guardò in un modo che mi attraversò, rendendomi un budino molliccio di rimorso. Ma se Harry non c'entrava, allora...

«Allora perché Dylan si rifiuta di farmelo leggere?»

Harry corrugò le sopracciglia, pensieroso, poi scoppiò a ridere.

«Guarda» disse soltanto, mettendo mano al cellulare. Si collegò al blog di Chismokens, Polli Fumati. Non capii finché non vidi brillare il logo della Trinity.

«È Matthew che gestisce il club di giornalismo, così lo pubblica anche qui» spiegò Harry. Cliccò sopra l'icona, aprendo la prima pagina dell'ultimo numero disponibile.

Come lessi il titolo mi venne un mancamento.

"Dylan Lerman si imbuca come un pervertito."

«Ma che...?» non riuscivo a capire. Perché a Dylan era toccata la sorte che sarebbe spettata a me?

Harry sogghignò «Immagino che non ti abbia detto neanche questo; devi sapere che dopo che una certa persona è sparita al termine della partita, Dylan l'ha cercata dappertutto, finendo per trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato» ridacchiò «Povero ragazzo. Quasi mi fa pena.»

Oh, Dylan! Era stata tutta colpa mia. Ero così impegnata a pensare alla mia vita sociale da dimenticarmi di quelle altrui.

«Ma se le cose stanno così, come mai quel titolo?»

Harry alzò le spalle «Il club di giornalismo non ha altri fondi se non quelli provenienti dalle vendite del giornale. Suppongo che Matthew non aspettasse altro che un'occasione del genere.»

Rubai il cellulare dalle mani di Harry e feci scorrere la pagina. L'articolo era piuttosto lungo e firmato Chismokens, come supponevo.

Ancora non si sa perché uno degli studenti modello della Trinity, Dylan Lerman, abbia deciso di buttare al vento la sua reputazione. Sconosciuta è anche la motivazione che lo ha spinto, dopo la partita di football tenutasi domenica, ad entrare nello spogliatoio delle cheerleader. Le ragazze hanno affermato di aver sentito dei rumori sospetti, come di qualcuno che sbatte la testa contro il muro.

Una di loro, Grace Stewart, frequentante il quarto, riferisce che il "cucciolo" era imbarazzato e voleva uscire, e "non sapeva dove guardare."

Rivelazioni, come potete vedere, scioccanti sotto ogni punto di vista. Secondo voci di corridoio Lerman sarebbe finito là cercando il bagno, ma, trovandosi quest'ultimo dalla parte opposta dell'edificio, ci risulta un po'difficile crederlo.

L'articolo continuava, ma io avevo letto abbastanza.

«Sconvolgente, non è così?»

Gli restituii il telefono «Tu sai come stanno davvero le cose, perché non racconti a tutti la verità? Dylan non è un pervertito!»

Harry si passò una mano tra i capelli «Forse lo farò, prima o poi.»

«Si può sapere cosa ti ha fatto?» chiesi, leggermente alterata.

Nessuno aveva il diritto di distruggere così la vita sociale di qualcuno, perfino se quel qualcuno era Dylan, che non ne aveva una vera e propria.

«È una lunga storia» il suo tono s'indurì.

«Sembra che io abbia tempo» gli feci notare, sedendomi su una panchina. «Cos'è, ti ha rubato le caramelle?»

«Non sono affari tuoi» ribatté lui.

«Giusto, perchè non può essere così. Dylan non farebbe male ad una mosca.»

Harry si sedette. Osservò mesto un bambino che trascinava un pupazzo di Winnie The Pooh quasi più grande di lui, poi sospirò.

«Ci siamo conosciuti ben prima della Trinity» iniziò.

«Anzi, in verità mi sembra quasi di conoscerlo da quando sono nato. Una volta abitavamo vicini ed è stato il mio primo vero amico. Siamo stati assieme alle elementari, alle medie, i primi anni del liceo.»

Ero sempre più curiosa, ma mi trattenni dal fare domande.

«Poi ci siamo resi conto che eravamo diventati due persone diverse e che volevamo cose diverse. Tutto qui» tagliò corto.

Per parecchi minuti rimanemmo immersi in un silenzio che era tutto nostro e in qualche modo ci univa, separandoci dal mondo esagitato e folleggiante di Coney Island.

Alla fine, gli posai una mano sul ginocchio. Non si ritrasse al contatto, anzi, sollevò gli occhi dal vialetto polveroso e li puntò dritti nei miei.

Per la prima volta nella mia vita mi sentii in grado di reggere quello sguardo. Inconsapevolmente, ci avvicinammo l'uno all'altra, come attratti da una forza invisibile, la stessa che tiene insieme l'Universo.

Socchiuse le labbra e prima ancora che potessi rendermene conto, mi stava baciando.

Avrei voluto stringerlo, avrei voluto lasciarmi andare, poter rispondere al desiderio crescente che traboccava dalle mie labbra, ma bastò una parola a farmi rinsavire.

Chris.

Stavo assieme a Chris.

«Harry!» sentii pronunciare da una voce che non era la mia.

Spalancai gli occhi, staccandomi immediatamente da quel contatto che ora mi sembrava odioso.

Purtroppo per me, conoscevo bene quella voce. Apparteneva a...

«Grace!» dissi, sentendomi morire.

Gli occhi di Grace, sempre perfettamente truccati, erano gonfi di lacrime non versate. Senza una parola, si avvicinò e gli tirò uno schiaffo con il palmo aperto.

Harry si portò la mano al viso.

«È per questo? È per questo per mi hai lasciato?» gridò. «Per lei?»

Incapace di sostenere lo sguardo colmo di dolorosa rabbia di Grace, guardai Harry. Ero senza fiato e non riuscivo neppure a concepire quanto stava dicendo Grace.

Harry l'aveva lasciata per me? Se era davvero così, allora io ero doppiamente colpevole.

Non solo avevo tradito Chris che fino a poco fa consideravo come l'unico amore della mia vita, ma anche lo stesso Harry e Grace, povera Grace, era stata costretta a guardare mentre tutto ciò avveniva.

Non è che la vita non ti dà mai gioie, mi dissi, sei tu che fai di tutto per rovinarle.



 

 

N.d.A: Hola chicas! :)

Sì, sì, lo so. Capitolo più angst che divertente. Però è stato necessario, vi assicuro. 

​Adesso Grace è in preda all'istinto omicida, Harry che aveva mollato Grace per Giulia chissà come la prenderà sapendo che quest'ultima è la ragazza del suo migliore amico e infine Chris che poraccio è solo la vittima in tutto questo che reazione avrà?

​Giulia dal canto suo dovrebbe canticchiarsi l'hit parade del GF Vip! "Batti le mani, schiocca le dita, umore alto tutta la vita!" Ahahahah, scusate il trash lo dovevo mettere!

Ditemi cosa ne pensate!

​Allarme figo, non guardate se il cuor non vi regge! :)

Ho appena visto Inhumans per cui vi tocca: 

Ho appena visto Inhumans per cui vi tocca:

 

Amo così tanto Iwan Rheon che qualsiasi cosa faccia io la guardo

Amo così tanto Iwan Rheon che qualsiasi cosa faccia io la guardo. Nulla può fare schifo se lui è presente.

Vi prego ridatemi Ramsey Bolton che in questa stagione ne ho sentito enormemente la mancanza

Vi prego ridatemi Ramsey Bolton che in questa stagione ne ho sentito enormemente la mancanza...<3

IwanRheonamente vostra,

IwanRheonamente vostra,

LadyWindermere<3

 

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Capitolo 17
*** Sfogo di una reginetta bistrattata ***


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Sfogo di una reginetta bistrattata

 

"I'm not normal. I'm not wired to be normal."
Jughead Jones, Riverdale


 

«Grace!» la chiamai, cercando di raggiungerla «Grace, ti prego, non è come pensi! Io non ne sapevo niente! Grace!»

Si girò di scatto «Ah non ne sapevi niente, Giulia? Davvero? Però non ti stavi lamentando, mi pare. E pensare che credevo che ti piacesse Chris!»

«Ed è così infatti! A me piace Chris!» l'afferrai per un braccio «Grace, io e Chris stiamo assieme.

Mi fissò come avrebbe potuto fissare una formica sotto le sue scarpe «E me lo vieni anche a dire così? Con tutta questa nonchalance? Sì, ciao Grace, io sto con Chris, perdonami se mi sono limonata pure Harry, volevo sapere cosa si provava ad avere il piede in due scarpe!»

«È stato lui a baciarmi! è da tutta la sera che cerco di evitarlo!» mi difesi.

«Potevi non uscirci insieme direttamente allora!»

«È una lunga storia, ma...»

Grace si liberò dalla mia presa «No, niente ma, Giulia. Forse non te ne rendi conto. Ma tu sai cosa significa essere me? Essere ogni momento all'altezza delle aspettative, con gli occhi di tutti puntati addosso, pronti ad infierire al minimo errore?

Sai cosa significa cercare di essere costantemente perfetta, mai un capello fuori posto, mai un brutto voto, mai un chilo di troppo? Mi ammazzo di fatica per essere così per poter piacere a tutti e poi cosa succede?

Puff, salta fuori una ragazzetta sciatta, incurante di sé stessa e che se ne frega di quello che pensa la gente, che non solo mi ruba la scena, ma addirittura il ragazzo!

Sai quello che si prova, Giulia? No, non lo sai. Perché sei sempre stata l'eroina della storia, vero? La Gabriella Montez della situazione. Bene, per una volta prova a metterti nei miei panni, prova ad essere Sharpay per un giorno e poi vediamo per quanto resisti.

Ma tanto che ti interessa, tanto è sempre la reginetta della scuola la stronza no?

Bene, ti ricordo che non sono stata io a baciare un altro ragazzo mentre stavo assieme al suo migliore amico, quindi vedi di scendere dal piedistallo, bambolina, e renderti conto che la vera stronza di questa storia sei tu.»

Aveva ragione. Aveva ragione su tutti i fronti.

Cosa avevo ottenuto? Grace era arrabbiata con me, Harry se l'era data a gambe e non appena Chris lo avesse scoperto tra noi sarebbe finita. Mi ero arrabbiata con lui per il bacio di Shelly, che lui non voleva, con quale coraggio avrei giustificato il mio ricambiare Harry?

Perché era così e non potevo far finta di niente.

Alla fine della fiera, ero soltanto una stronza della peggior specie.

«Scusami» mormorai.

Grace mi guardò, mentre riprendeva fiato «Come prego?»

«Scusami.»

Le lacrime mi colavano sulle guance «Non volevo ferirti, non volevo ferire nessuno. Sono riuscita solo a rovinare tutto.»

 

 

«Spero che tuo fratello sia ancora a Thaiti.»

«Giulia, cos'è successo? Stai piangendo?» la voce di Dylan era preoccupata. Forse era vero che mi amava. Di sicuro sarebbe stato l'unico a rimanermi a fianco dopo quello che era successo.

«Vienimi a prendere» risposi, ingoiando le lacrime.

Mezz'ora dopo, Dylan scrutava la parete con aria pensierosa.

Non riuscivo a fare altro che non fosse fissare il contenuto dorato della tazza di the. Era calda, ma il suo calore non mi confortava.

«Vedrai che Grace si calmerà» cercò di rassicurarmi.

Soffiai delicatamente sulla tazza «Non ho dubbi al riguardo. è quello che potrebbe fare una volta calma che mi preoccupa infatti.»

Dylan mi si sedette affianco «Temi che possa dire tutto a Chris?»

La prospettiva non era tra le più rosee.

«Forse dovrei farlo io adesso e tagliare la testa al toro?»

In effetti se l'avesse saputo prima da me forse sarebbe stato più accomodante nei miei confronti.

Tuttavia non osavo immaginare cosa avrebbe potuto succedere ad Harry.

«Arrivo io e non solo tutte le coppie storiche si lasciano, ma anche le amicizie di una vita vanno in frantumi. Devo avere qualche potere speciale.»

Dei quattro amici che avevo me ne era rimasto solo uno.

Il karma aveva senza dubbio un conto in sospeso nei miei confronti.

Dylan sorrise «Beh dai, ti resto sempre io.»

Quasi scoppiai a piangere «Dylan, ti voglio bene, veramente, dal profondo del cuore. Non so come farei senza di te.»

«A-Anch'io ti voglio bene, Giù» balbettò, leggermente imbarazzato.

Posò la sua mano sopra la mia «Ma vedrai che tutto si sistemerà per il meglio.»

E, per una volta, sperai con tutta me stessa che le doti profetiche di Dylan fossero esatte.


 

 

N.d.A: Ehi! Scusatemi se il capitolo è cortino, ma accorpato a quello dopo veniva gigante.. :/

​Spero come al solito che vi sia piaciuto, era un capitolo abbastanza Gracecentrico, per cui effettivamente non c'è molto da dire se non che... alla fine Giulia riuscirà a farsi perdonare da Grace? Ed Harry che se l'è filata alla chetichella verrà a scoprire della sua storia con Chris?

​E, dulcis in fundo, cosa sarà successo veramente tra Dylan ed Harry? Solo chi vivrà lo saprà.

​Ah, vi avviso che credo che d'ora in poi aggiornerò ogni DUE settimane invece che ogni settimana, anche perché devo iniziare a studiare seriamente... >.<

​Come sempre ringrazio chi mi segue e legge e recensisce questa storia, anche se non lo scrivo sempre voi sentitevi ringraziate. <3

​Per quanto riguarda questa settimana, ho da proporre un gran figo che stavolta non viene da una serie tv. 

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​Questo bel tipello qua, per la precisione.

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​Diciamo che io amo Jared Leto da sempre, anche perché ho sempre ascoltato i Thirty Seconds To Mars, ma ieri ho visto Mr Nobody per cui mi è salita la crush imponente.

​Voglio dire, è figo, è bravo, canta pure... cosa vuoi di più dalla vita?

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​Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo!

​Vostra

​LadyWindermere

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Prese di posizione alla Elsa di Frozen e bonsai magici ***


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Prese di posizione alla Elsa di Frozen e bonsai magici

 

"All that was good, all that was fair, all that was me is gone."
Sing me a song of a lad that is gone, R.L. Stevenson


 

 

Mi fermai per riprendere fiato. Mi ero svegliata alle sei quella mattina per andare a correre. Non era una cosa che facevo abitualmente, ma i sensi di colpa e gli eccessi del Lunapark mi perseguitavano.

Alzai il volume dell'Ipod. Run the world di Beyoncé mi fece tornare la carica.

Ripresi a correre, decisa a dimenticare l'intera situazione letteralmente in un bagno di sudore.

Detto così suona disgustoso.

Cominciai a correre a ritmo di musica. Per fortuna non c'era nessuno in giro, sennò mi avrebbero internata. E forse, non avrebbero avuto tutti i torti.

Chissà quante calorie sto perdendo. Mi sento già più magra in effetti.

Rischiai di inciampare in un sasso.

«Qui qualcuno vuole dirmi qualcosa. Del tipo è meglio se ti suicidi adesso...»

Perfetto adesso parlo anche da sola. Tipico. Devo aver letto in qualche rivista che parlare da soli è un segno di genialità. In effetti quasi tutti i geni erano un po'schizzati. Giulia, sei sulla strada giusta.

«E il premio Nobel va a Giulia Pisani! Grazie, grazie, siete un pubblico fantastico.»

Vidi un gatto passeggiare tranquillamente in lontananza.

«Qui micio, micio, micio» lo chiamai, cercando di avvicinarmi di soppiatto.

Il gatto mi fissò per qualche istante per poi decidere che non valevo il suo tempo.

«Brutto stronzo! Ci sono migliaia di gatti più belli di te! Posso accarezzare chi voglio!» gridai, mentre si infilava nel giardino di una casa.

Anche i gatti mi rifiutano. Così pure il mio piano B va in fumo. Che vita di merda.

Accelerai il ritmo della corsa. Non volevo altro che sentire il vento sulla faccia.

Chiusi gli occhi e inspirai l'aria pura del mattino.

Anche se avessi voluto analizzare i miei sentimenti, cosa che non volevo assolutamente, comunque non sarei arrivata ad una risposta.

Cosa volevo io davvero? Chi volevo nel profondo del cuore? Chris? Harry? Dylan?

Non avevo nessuna risposta. Mi ero limitata ad assistere agli eventi, come se fossi solamente una spettatrice.

Ma era la mia vita quella che stavano recitando. Avrei dovuto essere sul palco, non in platea.

Strinsi i pugni e corsi più veloce. Il mio respiro si faceva sempre più corto, il mio ansimare sempre più frequente.

Non so per quanto altro tempo ancora avrei avuto fiato.

Ma non potevo continuare così. Non potevo continuare a prendere in giro gli altri e me stessa.

Avrei sistemato tutto. Per una volta sarei stata io l'eroina della mia storia.

Non avevo più voglia di essere la principessa in pericolo in attesa del principe azzurro. O Giulietta, perennemente in attesa del suo Romeo.

Mi sarei arrampicata io sulla balconata e mi sarei scelta io il mio fottuttissimo Romeo.

Elsa levate che qua entro in gioco io.

Continuai a correre fino a casa, per poi crollare semisvenuta sul divano.

Puzzavo peggio di una carcassa in decomposizione e dovevo farmi immediatamente una doccia prima di correre a scuola.

Ma prima c'era una cosa più importante.

«Cosa? Solo cento grammi? Ho corso per quasi un'ora e ho perso solo cento dannatissimi grammi? Ma cosa c'è che non va in me?» sospirai, guardando con aria afflitta la bilancia «Non c'è giustizia al mondo.»

 

Esausta com'ero non ebbi alcun problema ad accasciarmi nel primo posto libero che trovai nell'autobus e là rimanere, più morta che viva, fino alla Trinity.

Mi sentivo come se tutti gli sguardi fossero posati su di me. Un paio di volte finii perfino col girarmi verso invisibili accusatori con l'indice puntato.

Ad ogni modo, esclusi questi disdicevoli episodi che mi ricordavano quanto fossi colpevole, sembrava andare tutto bene.

«In un laboratorio viene per errore liberato un batterio, che minaccia di distruggere tutte le piante di bonsai in esso contenute. Una pianticella riesce a sopravvivere, ma le condizioni in cui si trova non permettono la riproduzione al piccolo bonsai. In che modo e perché sarebbe possibile salvare le preziose informazioni che contiene?»

«Lui? Parla del bonsai come se fosse suo figlio...» borbottò la ragazza seduta davanti a me alla sua vicina.

L'altra ridacchiò «Probabilmente è così.»

«Hai parlato con Chris?» sussurrò Dylan finendo di copiare il problema.

Scossi la testa. Non che non avessi avuto tempo, ovviamente. Solo che non riuscivo a trovare il coraggio di farlo.

Se mi avesse lasciato non avrei potuto sopportarlo.

«Ma dimmi» mordicchiai l'estremità della penna «Per caso abbiamo sbagliato classe? Fino a ieri si parlava di fotosintesi e piselli odorosi.»

Dylan sospirò «Se tu fossi stata attenta ora sapresti che questa è un'esercitazione su un argomento più avanti del nostro. Alla fine della prossima ora verrà sorteggiata la coppia che dovrà esporre la soluzione alla lavagna.»

Impallidii «Ma è legale?»

«Ne dubito» si fece pensieroso e, come ogni volta che ciò accadeva, si sistemò gli occhiali «Credo che lo stia facendo per Halloween.»

In quel momento mi resi conto per la prima volta di quanto poco mancasse a quella festa. Contai rapidamente i giorni.

«è questo venerdì.»

Accidenti, il tempo passava veramente in fretta. Di quel passo mi sarei ritrovata a Natale, no, al ballo di fine anno, senza neppure accorgermene.

«Questo è il problema. Risolvetelo» concluse il professore, annoiato. Stava per sedersi, quando qualcuno bussò alla porta.

Al cortese avanti questa si spalancò, lasciando passare il professor Claflin.

La componente femminile sospirò in coro.

La sua sola vista mi ricordò qualcosa che non avrei dovuto dimenticare: per quel giorno avrei dovuto consegnare una ricerca su Molto rumore per nulla, ma ovviamente non l'avevo fatta.

Forse sarei riuscita a fingermi malata e uscire prima della sua ora.

I due professori confabularono a bassa voce. Dylan mi scoccò un'occhiata risentita.

«Ti aspetti che lo faccia da solo?»

«Ehi, ti ricordo che faccio schifo in biologia» sbottai, a voce più alta di quanto intendessi.

«Questo è interessante da sentire, Pisani, ma faresti meglio a concentrarti sul problema» mi rimproverò l'insegnante, scatenando l'ilarità generale.

Il professor Claflin sogghignò «Pisani, se non sbaglio oggi devi deliziarci con l'analisi di Molto rumore per nulla.»

Deglutii a fatica «C-certo» balbettai.

«Non vedo l'ora di sentire la tua brillante esposizione» riprese uscendo, fomentando volontariamente le risate della classe.

«E così il piano sfuma...» pensai ad alta voce.

«Andiamo, vuoi dirmi che una come te non ha neppure un asso nella manica?» Dylan ridacchiò scarabocchiando degli schemi.

«Mi stai forse dando dell'imbrogliona, Lerman?» ribattei divertita.

«Non sopravvalutarti, Pisani.»

«Ho clonato il bonsai» disse trionfante, mostrandomi le considerazioni e l'intero procedimento.

«Sei un genio.»




 

Per mia fortuna avevo letto Molto rumore per nulla qualche mese prima e così riuscii a cavarmela discretamente con una B.

Tra mantenermi la borsa di studio e tentare di ottenere quella per Yale non potevo permettermi un'altra giornata come quella.

Sospirai; avrei dovuto studiare come se non ci fosse stato un domani.

Mi guardai attorno.

Harry era assente e non potei fare a meno di chiedermi se non fosse stato per colpa mia.

Era sparito non appena aveva compreso che le cose stavano precipitando e così neppure lui era venuto a conoscenza della mia relazione con Chris.

Pensare a lui mi fece male.

Era stato gentile con me fin dal mio primo giorno alla Trinity, quando ancora non mi conosceva, ed era stato tra le prime persone che avevo conosciuto nella scuola.

Già che ci pensavo, l'avevo incontrato correndo nei corridoi come una completa demente, mandandolo lungo disteso.

Quasi un segno del destino.

«Giulia?» Dylan mi sventolò una mano davanti al viso per riscuotermi «Giulia? Sei viva?»

Annuii piano, sbattendo le palpebre.

«Sono felice che tu abbia deciso di accompagnarmi al negozio di costumi.»

Mi riscossi «Scherzi? Perdersi l'occasione di vedere Dylan Lerman provarsi costumi?» ammiccai.

«Però è strano vederti in ansia per una festa. Di solito non ci vai mai.»

«è di una festa di Matthew Chismockens che stiamo parlando; non me la perderei per nulla al mondo. Siamo arrivati.»

Il negozio di costumi era come un'oasi in mezzo al deserto, con la sola differenza che probabilmente avrei preferito morire nel deserto che farmi vedere là dentro.

Le vetrine erano traboccanti costumi, pellicce finte, maschere e qualsiasi altra follia che la mente umana avesse mai concepito in oltre cinque millenni di esistenza.

L'aria al suo interno sapeva di chiuso e nei primi minuti quasi mi sembrò di poter soffocare da un istante all'altro.

L'atmosfera era allegra e luminosa e alla fine dovetti ammettere che quel posto era più grande di quanto mi aspettassi.

Sembrava non finire mai e se la vetrina era già piena di bizzarrie, l'interno lo era anche di più.

Quasi mi aspettavo che da uno dei camerini di prova uscisse un faraone pronto a sfidarmi a scala quaranta.

Il tema della festa era, come ogni anno, personaggi o coppie famose di film o libri, come mi informò gentilmente Dylan, ragion per cui i costumi possibilmente adatti erano praticamente infiniti.

Dylan volle provare ogni singolo abito che lo ispirasse, vale a dire tutti, e per ognuno ci mise un tempo che mi parve immemorabile.

La playlist di Ed Sheeran stava per finire quando, forse per la prima da quando lo conoscevo, Dylan mi fece restare senza fiato.

Era così bello che stentai a riconoscerlo.

«è perfetto» dissi «Sei perfetto» e lo pensavo davvero.

«Dici? Sono indeciso» fece una giravolta.

«Ti giuro su chi vuoi, Dylan, stai una favola.»

Esaltato pagò alla cassa e, usciti, insistette per comprarmi un pumpkin spice latte.

«A proposito, tu verrai alla festa, vero?»

«Non lo so» risposi sinceramente «Se solo non mi fossi cacciata nei casini con il mondo» scrollai le spalle «Forse è meglio così. Tanto mia madre me l'avrebbe sicuramente proibito.»

«Andiamo» incalzò Dylan «Non puoi mancare ad una festa di Matthew.»

Il suo entusiasmo fece sorgere in me un grande interrogativo.

«Non te la sei presa per l'articolo?»

Arrossì, ma cercò di non darlo a vedere «Sapessi quanti articoli su di me sono stati fatti. La vita del secchione non è facile, sai?» provò a sorridere.

«E poi Matthew è la cosa più simile ad un amico che io abbia mai avuto al liceo. Un po' come Grace per te.»

Si accorse immediatamente della svista «Cioè, con questo non intendo che tu non abbia amici o sia impopolare.»

Davanti al suo imbarazzo scoppiai a ridere «Tranquillo. Forse io e Grace eravamo amiche prima, ma adesso ne dubito fortemente» sospirai «Almeno questo è l'ultimo anno.»

«Ti mancano mai? Le persone che conoscevi nell'altra scuola, intendo.»

«Non molto. Sai, non ero molto popolare neppure là» confessai «Avevo qualche amica, ma non del tipo che ti rimane nel cuore.»

Feci una pausa «Abbiamo seguito strade diverse.»

Era vero: nell'ultimo periodo non avevo parlato quasi con nessuno della mia vecchia scuola, se non per brevi messaggini di saluti reciproci.

Non mi ero mai resa conto di non mancare a nessuno e questo mi fece un po'male.

«Tutto bene?» chiese preoccupato Dylan «Ho detto qualcosa di sbagliato?»

Peggio per loro, decisi. Neanche a me mancavano.

Sorrisi a Dylan, certa che con lui sarebbe stato diverso; lui non mi avrebbe mai dimenticato «Sai che ti dico? Mi hai convinta.»
 

 

 

N.d.A: Buonsalve. Sfortunatamente per voi non sono morta :)

Da me sta nevicando per cui ne ho approfittato per aggiornare...

E così Giulia ha deciso di andare alla festa. Sarà l'errore più grande della sua vita? Chris scoprirà tutto e finirà in una rissa? Probabilmente sì, ma non è mai detta l'ultima parola!

E adesso, con l'entusiasmo di un televenditore di materassi, ringrazio tutti gli affezionati che leggono la storia e lasciano recensioni! <3

Come al solito, vi lascio al figo del giorno che, visto l'avvicinarsi del Natale, sarà in edizione speciale natalizia.

Come al solito, vi ringrazio tutte per tutto e vi lascio al figo del giorno che, visto l'avvicinarsi del Natale, sarà in edizione speciale natalizia

Inevitabilmente finiamo sempre su di lui. Il classico. L'intramontabile. Ryan Gosling. Ce n'è proprio per tutti i gusti.

Lo possiamo vedere infatti in versione facepalm

Lo possiamo vedere in versione facepalm

Versione Enzo Miccio

Versione Enzo Miccio

Versione ammiccante

Versione sopraccigliosa

Versione sopraccigliosa

Versione sopraccigliosa

Versione nerd

Versione cancro ai polmoni

Versione cancro ai polmoni

Versione cancro ai polmoni

Versione pucciosa

Versione pucciosa

Versione bad boy

Versione buongustaio

Versione buongustaio

Versione barba style

Versione barba style

Versione barba style

Versione umiltà

Versione ridarella

E, infine, la mia preferita: versione al "naturel"

 

Come si può ben capire mi piace poco Ryan Gosling, ma solo poco eh.

Baci nevosi a tutti!

LadyWindermere<3

 

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Capitolo 19
*** Romeo e Giulietta dei poveri ***


Romeo e Giulietta dei poveri

 

"St. Elmo's fire. Electric flashes of light that appear in dark skies out of nowhere."
Billy Hicks, St. Elmo's Fire



 

«La festa di Halloween sarà la nostra prima uscita ufficiale.»

Chris mi prese sottobraccio, dandomi un bacio sulla fronte.

Sorrisi. Non avrei potuto essere più felice di così. Suonava anche bene.

La nostra prima uscita ufficiale.

La gioia si mescolò al timore quando mi ritrovai a pensare ad Harry.

Avevo cominciato a credere che mi stesse volontariamente evitando.

Attraversammo la strada, dirigendoci verso Central Park.

Amavo quel parco. Specialmente in autunno, quando si tingeva di arancio e bordeaux.

Passeggiare in quel parco mi aveva sempre fatta sentire bene, ora, assieme a Chris, mi sembrava di camminare sulle nuvole.

«Hai già deciso come ti vestirai? Perché dovremo essere coordinati.»

No, non ci avevo pensato in tutta franchezza. Anzi, il solo pensiero di pensare a come dovermi vestire per una festa mi faceva salire l'ansia.

«Mah, avevo qualche idea sai, il solito» dissi, cercando di sembrare convincente.

Alzò un sopracciglio «E quindi? Vuoi tenermi sulle spine, Pisani?» disse, cingendomi la vita con le braccia.

Dissi la prima cosa che mi passò per la testa.

«Romeo e Giulietta.»

Chris sorrise «Sono stato promosso a Romeo, quindi.»

«Te lo ricordi?»

«Mi ricordo ogni singolo istante passato con te.»

Se fossi stata fatta di burro mi sarei sciolta là , sul Bow Bridge, in un angolo sperduto di Central Park.

Alla faccia di Harry che mi aveva detto che Chris non era romantico.

Mi sporsi sulle punte per baciarlo.

«Penserò io a trovare i costumi» disse, prendendomi il viso tra le mani «Li preferisci d'epoca oppure rivisitati?»

«In realtà pensavo ai costumi del film, sai, Romeo+Giulietta...»

Mi immaginai Chris in armatura scintillante. Avrebbe fatto sfigurare tutti gli altri ragazzi, su questo non c'era alcun dubbio.

Si morse il labbro inferiore «Non vedo l'ora di vederti nella tua forma angelica, allora.»

Scossi i capelli «Sono già un angelo. Dovresti saperlo.»

«Oh, io lo so da un pezzo, sono gli altri che non lo sanno» ribatté, prendendomi per mano e avviandoci verso l'uscita «Sarà la più bella festa della tua vita, Giulia, te lo prometto.»




 

Quando giunse venerdì ero così eccitata che qualunque altro pensiero oltre la festa mi sembrava stupido.

Avevo deciso di ignorare i miei problemi per una sera, per cui avevo ignorato le tre chiamate senza risposta da parte di Harry.

Non poteva ignorarmi per una settimana per poi farsi vivo l'unico giorno in cui mi ero prefissata di pensare a tutto fuorché a lui.

Del resto avevo usato quasi tutte le mie energie per convincere mia madre che non andavo ad una congregazione satanica.

Halloween e mia madre andavano d'accordo come l'ananas sulla pizza.

Ma, dopo averle mostrato una foto del costume e averla rassicurata che non mi sarei fatta mettere incinta dal demonio come in Rosemary's Baby, aveva acconsentito.

Trasudavo letteralmente ansia quando suonò il campanello.

Per fortuna mia madre aveva deciso di andare a protestare contro i riti pagani, per cui non avrei dovuto subire l'imbarazzo di un interrogatorio in stile ospedale psichiatrico.

Non ero però psicologicamente pronta a quello che vidi.

Chris era mozzafiato.

Il suo costume era stupendo. Esattamente uguale a quello del film, identico in tutti i dettagli.

Aveva cercato anche di sistemarsi i capelli come quelli di DiCaprio, cosa che lo rendeva ancora più bello di quanto già fosse.

Rimasi imbambolata a guardarlo, incapace di credere che quel dio in terra fosse effettivamente il mio ragazzo.

«Terra chiama Giulia. Giulia mi senti?» mi riscosse Chris, facendomi un segno con la mano davanti alla faccia, come per controllare che fossi ancora viva.

«Ehm, sì, entra pure. Sei bellissimo.»

Si guardò allo specchio nell'ingresso, compiaciuto «Sì, il costumista ha fatto proprio un bel lavoro. Adesso voglio vedere il tuo, però» mi incitò, porgendomi la gruccia col mio costume ancora avvolto dal nylon.

Corsi di sopra in preda all'euforia.




 

«Ok, adesso mi metto a piangere. È troppo bello per me» dissi alla me stessa nello specchio, una volta indossato.

Quelle ali soffici che mi penzolavano sulla schiena mi facevano impazzire. Erano perfette. Chris era perfetto. Era tutto perfetto.

Decisi di acconciarmi i capelli e di truccarmi come Claire Danes, per aggiungere realismo.

Soddisfatta dell'effetto scesi al piano di sotto, pronta a farmi ammirare dal mio DiCaprio personale.

Il quale se ne stava non molto cavallerescamente seduto sul divano, controllando l'Iphone.

Dovetti tossire affinché alzasse gli occhi su di me. Ma quando lo fece fu la sensazione più bella che avessi mai potuto provare.

Si alzò in piedi e mi girò intorno «Ma» iniziò con fare stupito «Ma che ne hai fatto della mia ragazza?»

Sorrisi «Sono o non sono un angelo con i controfiocchi?»

«Sei bellissima.»

Arrossii. Non era una cosa che mi dicevano spesso e per questo aveva ancora più valore per me.

«Ah, hai sentito Harry per caso?» mi chiese, mentre mi aiutava ad infilare il cappotto.

Un brivido mi raggelò la schiena, ma cercai di simulare indifferenza «No, non di recente. Perché?»

«Dobbiamo trovarci stasera e volevo sapere per che ora sarebbe arrivato, sai Harry è un ritardatario cronico, ma non mi risponde.»

Faticai a riconoscere l'Harry descritto da Chris con l'Harry che aveva spaccato il minuto il giorno del nostro appuntamento.

«Chiederò a Grace.»

Chris mi guardò come se avessi perso la testa «Come? Non lo sai? Si sono lasciati.»

No, ma va! Ma cosa mi dici mai? Non l'avrei mai detto, davvero.

«Davvero?» feci finta di stupirmi «Mi dispiace, erano una così bella coppia.»

Tutta questa ipocrisia mi costerà cara, me lo sento.

Chris si passò le dita tra i capelli «Sì, penso sia stato lui a lasciarla, anche se non so ancora perché.»

Te lo spiego io il perché.

«Massì, si sarà stufato, sai com'è fatto.»

Sembrò essere d'accordo con me perché annuì distrattamente «Beh, spero che non sia in vena di piantar grane» concluse, chiudendo la porta di casa mia con un colpo secco.

 

N.d.A: Rieccomi! Aggiornamento post abbuffata natalizia! Spero che siate tutti ancora funzionanti e vivi.

Lo so, lo so, sono stata lontana tantissimo e me ne ritorno con questo capitolo cortino. Ok, ammetto le mie colpe, ma il prossimo sarà più corposo e soprattutto più caliente. I promise.

Spero come al solito che vi sia piaciuto e ringrazio di cuore tutti coloro che leggono e recensiscono questa storia! 

Ditemi, come reagirà Harry? Da cosa sarà vestito il nostro bad boy? Ci sarà un duello all'ultimo sangue in un campo di mille papaveri rossi? Tutto questo e molto altro ancora nella prossima puntata! ;)

Aggiornerò subito dopo le feste, per cui #festagrande. E ci saranno ben tre capitoli Harrycentrici per cui ##festagrande.

Passando al dilettevole, il figo del giorno è lui. Sì, proprio lui. L'unico e il solo. L'inimitabile.

Kurt Cobain

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Giusto per farvi stare un pelino pelino male dopo tutta questa gioia natalizia. Personalmente io amo tutto il rock ma i Nirvana li ho nel cuore. Penso che la mia loro canzone preferita in assoluto sia Rape Me. Non avendo altro da dire, visto che lui già si spiega da solo, non mi resta che augurarvi Buon Natale, Buon Anno e Buon Chrismukkah! <3

LadyWindermere

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** E il premio Oscar come miglior attore protagonista va a... ***


E il premio Oscar come miglior attore protagonista va a...

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"It is better to speak or to die?"

Call me by your name


 

Quando arrivammo a casa di Matthew dovetti ammettere che casa sua era piuttosto bella.

Anzi, decisamente bella. Sicuramente meglio della mia, ad ogni modo.

-Ma sono tutti ricchi sfondati nella nostra scuola?- chiesi, allibita a Chris, mentre mi aiutava a scendere dalla macchina.

-Siamo in una scuola privata, che ti aspettavi? Gandhi?- disse Harry, sopraggiunto in quel momento.

Splendido, davvero splendido.

-Harry!-

Chris lo salutò tirandogli una pacca sulla spalla -Perché non mi hai risposto? Ti avrò chiamato cento volte.-

Harry mi lanciò una fugace occhiata -Ho avuto da fare.-

Mentre parlavano ebbi il tempo di ammirare il suo costume.

Aveva una maglia bianca aderente, un giubbotto rosso e dei semplici jeans blu.

-Ma da cosa sei vestito?- gli chiese Chris in quel momento.

Lo anticipai -James Dean in Gioventù Bruciata.-

Harry mi rivolse uno sguardo colpito -Esatto, Pisani. Mi congratulo con te. Sei la prima, oltre Matthew, che ha saputo indovinare.-

-James chi?- ripeté Chris.

-Un attore degli anni '90 morto a ventiquattro anni. Proprio adatto a te, Harry. Ottima scelta.-

Sorrise, guardò me poi Chris -Ma siete venuti assieme?- disse, indicando i costumi abbinati.

Mi sentii raggelare. Per un secondo avevo pensato che qualcuno glielo avesse detto, così da risparmiarmi tutto questo.

Chris sorrise mostrando tutti i denti che aveva -Non lo sapevi? Stiamo assieme adesso- rispose, stringendomi a sé con fare protettivo.

Vidi distintamente Harry irrigidirsi -Nope. Non lo sapevo. Ma tanti auguri allora, sono felice per voi.-

Evitò accuratamente di guardarmi, ma ricambiò il sorriso di Chris con uno altrettanto bello.

E l'Oscar come miglior attore protagonista va a...Harry Richards.

-Voi due piccioncini entrate intanto, io vi raggiungo dopo- concluse.

-Non esagerare con l'alcool, amico- replicò Chris, mentre ci avviavamo verso la porta.

Mi girai solo per un attimo, ma bastò per incrociare lo sguardo di Harry.

Era pieno di rabbia e delusione e non fece nulla per nascondermelo, anzi, tirò fuori dal giubbotto una fiaschetta d'acciaio e bevve un sorso del contenuto.

Sarebbe troppo sperare che sia acqua.

Una sensazione spiacevole mi attanagliò lo stomaco. Non sarebbe finita bene, di questo ne ero più che sicura.

Fummo accolti dalla punta della spada giocattolo di Matthew, vestito da Zorro, con tanto di maschera, cappello e fusciacca rossa.

-Oh, ragazzi! Vi avevo scambiati per ladri! Entrate, entrate! Big Nerd è all'interno, cosina.-

Se Dylan era già arrivato forse c'era ancora una speranza di non concludere una serata in tragedia.

-Sai dirmi dov'è andato?- chiesi, ma Matthew era già andato a punzecchiare altri ignari ospiti, senza calcolarmi minimamente di striscio.

-Chris!-

Conoscevo quella voce. Avrei voluto non conoscerla, ma purtroppo la conoscevo fin troppo bene.

Shelly svicolò tra la gente e si diresse verso di noi -Oh, Chris, stai benissimo!- cinguettò.

Si accorse della mia presenza -Ah, Giulia, ci sei anche tu. Bel costume.-

-Anche il tuo. Molto originale.-

Aveva addosso solo una maglietta da basket oversize che le copriva a malapena le cosce, delle Vans rosse e due enormi orecchie da coniglio in testa, in perfetto stile Playboy.

Shelly fece scrollare i capelli corvini, raccolti in una coda alta sul capo -Ti piace? È Lola Bunny, nel caso non l'avessi capito.-

Avrei detto un'altra cosa, ma sì, può essere anche Lola Bunny.

Chris giunse in mio soccorso -Noi l'avevamo capito, Shelly. Stai benissimo.-

Gli lanciai un'occhiataccia. Anche se sapevo che non lo pensava veramente non poteva comunque farle dei complimenti davanti a me.

Improvvisamente calò il silenzio. Ci girammo tutti contemporaneamente verso la porta, dove stava in piedi Grace.

Era assolutamente perfetta.

Era vestita da Harley Queen, e dovetti ammettere che tra lei e Margot Robbie la scelta sarebbe stata difficile.

Davvero Harry l'aveva lasciata per me?

Rimasero tutti incantati, compreso Matthew e Chris, che dovetti riportare in riga con una gomitata tra le costole.

Grace si diresse verso di noi -Ci siete anche voi- constatò.

-Il tuo costume è favoloso, Grace- le dissi, cercando di essere il più possibile gentile. Non sapevo se mi avesse perdonata e sinceramente non volevo un altro problema di cui occuparmi.

Mi raggelò con lo sguardo -Anche il tuo è carino.-

In quel momento Harry entrò nella stanza.

Guardò me, poi Grace e fece dietrofront, scomparendo nella sala affianco.

-Ho bisogno di bere- annunciò Grace, che non si era persa una mossa -Shelly, vieni con me.-

-Vado a cercare Harry- mi mormorò all'orecchio Chris -Non preoccuparti, non ti libererai così facilmente di me- concluse, ammiccando e lasciandomi sola in una stanza piena di sconosciuti e persone che probabilmente mi detestavano.


 

-La nostra Giulietta che vaga senza una meta?-

-Dylan, grazie al cielo!- sospirai, prendendo il bicchiere che mi offriva.

-Cosa c'è dentro?-

-Ho smesso di chiedermelo dopo il terzo.-

Bene, Dylan ubriaco non era una cosa buona.

-Ho visto Harry- lo informai -Ero con Chris e ci ha visti arrivare assieme.-

-Gli hai parlato?-

-Ancora no, ma temo che verrà a cercarmi.-

Lui si guardò la punta delle scarpe. Era proprio bello nel suo costume da Batman. Il nero gli faceva risaltare gli occhi.

-Non puoi stare in ansia anche stasera, su, un po' di vita, Pisani!- fu la sua sbalorditiva risposta, accompagnata da una ancora più sbalorditiva pacca sulla spalla.

-Infatti, Pisani!- disse Matthew, comparso dal nulla dietro alle mie spalle -Togliti quel palo in culo che hai di solito e scatenati!- disse, cominciando a ballare sulle note di Womanizer.

-Io amo Britney Spears!- urlò, applaudito da tutti i presenti.

Dylan gli fu subito appresso, cercando di imitare le mosse di Matthew.

La situazione aveva raggiunto un livello di disagio oltre la norma, ragion per cui decisi di svignarmela prima che di venire costretta a ballare insieme a loro.

 

 

N.d.A: Eccomi qui! Sempre sul pezzo anche nel 2018! 

​Spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo non tarderà :)

​Harry vestito da James Dean è una cosa che sarebbe piaciuta vedere anche a me... come pure l'Harry attaccato alla bottiglia molto in stile #byronichero, o Dylan vestito da Batman... insomma tutte cose impossibili anche prima di colazione (cit.)

​Volevo informarvi che ho trovato finalmente il mio prestavolto perfetto per Harry. L'ho cercato e l'ho bramato e alla fine l'ho trovato nel luogo più impensato. 

​Lui. 

 L'avevo iniziato per Saoirse Ronan che è una delle mie attrici preferite e poi ci ho trovato lui, big surprise

​Sì, è lo stesso che c'è anche sopra. Ma guardatelo è lui spiccicato. Io me lo immagino così, poi fate vobis.

Potrei stare qui a parlare di film per ore, ma vi lascio andare a dormire, perché uno dei miei propositi per il 2018 è essere più buona col prossimo

L'attore comunque è Timothée Chalamet ed è ovviamente il nostro figo del giorno. Ha fatto innanzitutto un film meraviglioso che è Call me by your name e un altro film stupendo anch'esso che è Lady Bird, in cu sembra di più il nostro bad boy.

Il primo è senza dubbio Chiamami col tuo nome che è uscito in streaming sottotitolato e ho già visto tre volte in tre giorni, credo, e penso che quando finalmente uscirà in Italia andrò a vederlo altrettante volte perché merita tantissimo

L'ho visto in ben due film strepitosi e mi è piaciuto da impazzire

Ad ogni modo è figo, e, soprattutto, è mezzo francese, cosa da non sottovalutare. In più è del '95, ragazze, meglio di così si muore.

Detto questo, grazie mille per tutto il supporto! <3 Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!

Baci, 

LadyWindermere<3

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Chi l'ha detto che con la violenza non si possono risolvere i problemi? ***


Chi l'ha detto che con la violenza non si possono risolvere i problemi?

 

 

"One may tolerate a world of demons for the sake of an angel"
Madame de Pompadour, Doctor Who


 

 

Decisi di provare a cercare rifugio in cucina. Sfortunatamente per me anche qualcun altro aveva avuto la mia stessa idea.

-Pisani.-

-Richards.-

Cercai di evitare il suo sguardo, mentre svuotavo il bicchiere nell'acquaio.

Mi fissò, seduto sopra il bancone -Questo sì che si chiama sprecare del buon rum.-

-Ah era rum?-

-Preferiresti qualcosa di più classico, Pisani? Che ne diresti di un po' di whisky?- disse, offrendomi la fiaschetta che teneva in mano.

Al mio segno di diniego ne bevve un sorso -Dovevo immaginarlo. Un angioletto come te non potrebbe mai fare qualcosa di cattivo, vero?-

Sentii una stretta allo stomaco. Mi rifiutai di pensare che fosse in quello stato per colpa mia.

-O forse il nostro angioletto non ha le ali così bianche come sembra?- disse, accarezzandomi una delle ali del costume.

-Harry- iniziai, girandomi verso di lui -Io non volevo ferirti.-

Mi guardò come se avessi tre teste -Perché, tu pensi di avermi ferito? Non sopravvalutarti, Pisani.-

Scese dal bancone e mi si avvicinò al punto che potevo sentire il puzzo di alcool nel suo fiato.

Giulia, la situazione sta precipitando.

-Eri solo un passatempo, Pisani. Nulla di più- mormorò.

Strinsi i pugni. Chi credeva di essere per trattare una persona in quel modo?

Lo distanziai, spingendogli una mano sul petto -Non sei dio in terra, Richards. Non puoi trattare le persone come se fossero spazzatura.-

Strinse la mano sul mio polso, impedendomi mi liberarmi -Ti sei offesa, Pisani? Ho forse ferito i tuoi sentimenti?- disse, con fare beffardo -Dov'è il tuo Romeo adesso?-

La presa sul mio polso aumentò.

-Smettila, Harry, mi stai facendo male.-

Fissò le mie labbra per un istante, come se volesse baciarmi.

Alzai lo sguardo su di lui. Aveva la mascella contratta, gli occhi di solito sempre scintillanti di divertimento erano cupi.

Ero ad un punto di non ritorno. Dovevo decidere e dovevo decidere in quel preciso istante.

Non mi sarei fatta rovinare la serata da quel ragazzino viziato. Non avrei ingannato Chris più di quanto non avessi già fatto. Ma, soprattutto, non mi sarei fatta fregare due volte.

Raccolsi tutta la determinazione di cui ero capace e gli tirai una ginocchiata in mezzo alle gambe.

Harry si piegò in due, dolorante -Pisani, giuro che un giorno di questi...-

-Quello che c'è stato tra noi è stato solo uno sbaglio. Ho scelto Chris, fattene una ragione- dissi, prima di voltarmi e uscire dalla stanza a passo deciso.

 

Quando tornai nel salone principale mi accolse una scena che mi scosse anche più di quanto avesse fatto Harry.

Matthew era intento a ballare con Grace, mentre Shelly si stava strusciando, visibilmente ubriaca, su Dylan, altrettanto ubriaco.

Raggiunsi Chris, che stava osservando la scena da un divanetto.

-Oh, la mia Giulietta.-

Lo baciai sulle labbra.

-Mi chiedevo dove fossi finita.-

-Cercavo di evitare di rendermi ridicola davanti a tutta la scuola.-

Chris sogghignò -C'è ancora tempo per questo.-

Gli lanciai addosso un cuscino.

Shelly stava per passare tutti i limiti della decenza con Dylan. La visione non era certo delle migliori. Anzi, ero leggermente infastidita.

Chris seguì il mio sguardo -Non ha fatto poi una gran conquista- commentò.

-L'anno scorso mi ha costretto a venire vestiti da Adamo ed Eva.-

Lo fissai, allibita -Cioè eravate entrambi nudi?-

-Dimentichi la foglia di fico- scherzò lui -No, avevo un mini perizoma e basta. Comodissimo.-

-Non riesco a crederci.-

L'immagine di Chris con addosso soltanto una foglia di fico non era certo spiacevole, ma era anche terribilmente imbarazzante.

Mi resi conto di essere arrossita solo quando sentii le sue risate allegre.

-A cosa stavi pensando, Giulia, per essere diventata viola?- mi chiese, spostandomi i capelli che avevo usato come scudo per nascondere il mio imbarazzo.

-A niente, signor Dallas. Pensavo solo a quanto fosse stato penoso per te- ribattei.

Mi prese sottobraccio e mi strinse a sé -Se vuoi ricreare la scena io sono disponibile ventiquattrore su ventiquattro, dal lunedì al venerdì.-

Scoppiai a ridere -Con tanto di foglia di fico ed Eva gelosa?-

-Shelly la possiamo anche lasciare a casa. Per la foglia, ho solo aceri a casa mia, vanno bene lo stesso?-

-Eh no, se non è di fico, non se ne fa nulla- ribattei.

-Che pessima ragazza che mi ritrovo- disse, facendomi il solletico.

-Lasciami che mi spiegazzi le ali- protestai, tra le lacrime.

Mi stampò un lungo bacio prima di liberarmi.

Era bello come fosse sempre capace di farmi tornare il sorriso.

Matthew smise di imitare Britney Spears e salì su una sedia -Che inizino i giochi!- urlò, tra il delirio generale.

-Come?-

Chris si alzò e mi porse la mano -Adesso viene la parte bella della serata- spiegò, ammiccante.

 

-Davvero consideri Sette minuti in Paradiso divertente, Dallas?- gli sussurrai, quando finalmente capii quello che stava succedendo.

Alzò le spalle.

-Preferivi il gioco della bottiglia?-

-No, è fin troppo mainstream- assentì Matthew, seduto al mio fianco.

Il resto del gruppo era formato da Shelly e Dylan, ancora molto ubriachi e molto avvinghiati, Grace assieme ad un ragazzo mezzo nudo che non conoscevo e Harry, che aveva deciso, per mia somma gioia, di raggiungerci.

Le cose potevano solo peggiorare.

-Bene, io adesso girerò la bottiglia e chi verrà scelto dovrà andare nello sgabuzzino delle scope- spiegò Matthew, più felice di un bambino a Natale. Sembrava che ci provasse gusto.

-No Big Nerd, è inutile che mi lanci segnali, non barerò per farti limonare con Shelly.-

Girò la bottiglia che si fermò esattamente davanti alle mie gambe.

Che palle. Anche questa ci mancava.

-Uh, cosetta dovrà entrare nel magazzino delle scope- sogghignò -Vediamo con chi...-

Rigirò la bottiglia, con quella che a me parve un'enfasi fuori luogo.

Ti prego, ti prego, ti prego, fa che sia Chris. O chiunque davvero, perfino lo sconosciuto mezzo nudo, ma non Harry. Tutti tranne Harry. Per piacere.

-...Con Harry Richards!- annunciò Matthew.

Qualcuno doveva avermi maledetta da piccola.

-Non si può fare cambio?- domandai, timidamente.

Matthew mi rise in faccia -Alzate il culo che comincio a contare solo a partire dalla chiusura della porta.-

Harry si alzò barcollando leggermente. Non doveva essersi staccato dalla fiaschetta quella sera.

Mi alzai a mia volta, lanciando uno sguardo pietoso a Chris, che mi espresse tutta la sua compassione mandandomi un bacio con le dita.

Grace mi lanciò uno sguardo di ghiaccio.

Shelly era troppo impegnata a ridacchiare con Dylan e Matthew mi faceva segni di incitamento.

Sospirai e seguii Harry dentro lo stanzino, chiudendo la porta alle mie spalle.

Avevo la sensazione che sarebbero stati i sette minuti più lunghi della mia vita.


 

 

N.d.A: Ehilà! Sono tornata! Spero che non mi abbiate preso per morta! Ho finito la sessione, il che significa molto più tempo per scrivere per me e molti più capitoli per voi! :)

Allora, Sette minuti in paradiso con il caro carissimo Harry. Giulia ce la potrà fare a resistere oppure cadrà vittima dei suoi incontrollabili ormoni? E il povero Chris? Che ne penserà? 

A voi l'ardua sentenza.

Detto questo, vi ringrazio as always,  e vi dirò che 1) ho visto Altered Carbon e la straconsiglio, 2) ho iniziato Twin Peaks e mi sono innamorata dell'agente Cooper, 3) ho quasi finito Friends e il mio amore per questa serie va all'infinito e oltre, 4) ho visto il trailer di Solo- A Star Wars Story e mi è salito un hype che durerà fino a maggio probabilmente.

Il fanciullo del giorno è (ovviamente) Kyle Maclachlan.

Il fanciullo del giorno è (ovviamente) Kyle Maclachlan

Quanto amo lui e il suo caffè.

Quanto amo lui e il suo caffè

Certo, adesso è invecchiato, ma, parafrasando Rhett Butler: onestamente, chissenefrega

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

LadyWindermere<3

 

 

 

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Capitolo 22
*** Sette minuti all'Inferno ***


 

Sette minuti all'Inferno

 

 

"I guess in this society being male and a

asshole makes you worthy of our time."
 

Kat Stratford, 10 thing I hate about you

 

Nello stanzino c'era spazio a malapena per una persona, per cui fui costretta a stare vicina ad Harry più di quanto avessi voluto.

Lui girò la testa dall'altra parte, per evitare il mio sguardo.

-Certo che avrebbero potuto scegliere un posto più comodo.-

-L'effetto non sarebbe stato lo stesso, temo.-

Harry inarcò le sopracciglia -In effetti qualsiasi altra persona lo avrebbe trovato romantico. Tranne noi due ovviamente.-

Sentii il suo respiro sulla fronte e fui costretta ad alzare la testa per trovarmelo faccia a faccia.

-Ovviamente- ripetei.

Qualcuno avrebbe dovuto informare le farfalle nel mio stomaco che non era Harry il destinatario delle loro attenzioni.

Mi passai i capelli dietro le orecchie per evitare che mi cadessero sul viso.

-Harry, senti, per prima...- iniziai.

Mi sentivo in colpa per averlo picchiato. Dopotutto la violenza non è mai una soluzione.

Lui scosse la testa -Figurati, è colpa mia. Hai fatto bene. Anzi, non pensavo che gli angeli avessero gli artigli.-

Non potei fare a meno di sorridere -Temo che li vedrai più del previsto se continuerai a comportarti così.-

Harry sospirò -Quanto tempo sarà passato? Perché cominciano a formicolarmi le gambe.-

Alzai le spalle. Non ne avevo la benché minima idea. Speravo solo che quella tortura finisse al più presto.

Lo stanzino cadde di nuovo nel silenzio più totale.

Troppo vicino, era decisamente troppo vicino. Sentivo le sue gambe contro le mie, le sue mani appoggiate alla parete dietro alla mia schiena. Praticamente gli ero quasi seduta in braccio.

Cercai di trovare un qualsiasi argomento per evitare quel silenzio imbarazzante.

-Quindi ti piace James Dean?-

Harry sembrò sollevato quanto me -Sì, è uno dei miei attori preferiti.-

-Non ha fatto una bella fine, però.-

Scrollò le spalle -È proprio questo che lo ha reso immortale.-

-Vorresti entrare anche tu a far parte dei belli e dannati?- scherzai.

Harry sorrise e si spostò leggermente facendomi avvicinare di più a lui -Mi stai dicendo che sono bello, Pisani?-

Arrossii. Sperai che nella penombra dello stanzino non riuscisse a vederlo, ma nulla poteva sfuggire a Harry Richards.

-Sei arrossita- constatò.

-Grazie, non lo sapevo. Veramente cosa farei senza di te, Richards?-

-E perché sei arrossita?- mi chiese, le sue labbra ad un soffio dal mio collo.

Le farfalle dovevano essere diventate elefanti a giudicare dal mio subbuglio interiore.

Prese una ciocca di capelli e cominciò a giocherellarci -Non sarà che forse sotto sotto, nonostante tutto, un po' ti piaccio?-

Ok, mi sbagliavo. Forse la violenza era la soluzione nel suo caso.

-Angeli e demoni non vanno d'accordo, Richards.-

-Giusto, e immagino che Chris sia stato reclutato nelle schiere angeliche- disse, con un leggero tono infastidito.

Lo guardai con aria di superiorità -Non sarai geloso, Richards?-

-Stavolta sei tu a dire sciocchezze, Pisani. L'alcool deve averti dato alla testa.-

-Qui l'unico alcolizzato sei tu- gli feci notare.

-Avresti dovuto dirmelo- disse, improvvisamente serio -Avresti dovuto dirmi che stavi con Chris, l'altra sera.-

Mi morsi le labbra. E adesso come ne venivo fuori?

-Perché non me l'hai detto?- mi incalzò lui.

-Non mi è passato per la testa...- cercai di ribattere, ma le mie argomentazioni erano senza dubbio le più fragili.

Il suo viso era a pochi centimetri dal mio -Perché non mi hai detto che stavate assieme, Pisani?-

Le sue labbra sembravano così morbide. Strinsi i pugni. Ma non erano ancora finiti quei dannati sette minuti?

Mi sfiorò la mano -Non sarà che Giulietta preferisce James Dean a Romeo?- disse, una luce maliziosa negli occhi.

Un altro secondo di più e avrei perso il controllo.

-E allora resta immobile, mentre colgo il frutto delle mie preghiere...-

Il suo viso scivolò sempre di più verso di me, cosicché anche se non avessi riconosciuto la citazione avrei lo stesso capito che stava per baciarmi.

Per un lunghissimo secondo fui tentata di lasciarmi andare.

Percepii le sue labbra sfiorare leggermente le mie. Erano brucianti.

Proprio quando stavo per mandare il mio buon senso a farsi fottere e con lui la mia dignità, il destino decise di sorridermi, per una volta.

Destino che si manifestò sotto forma di Matthew, il quale spalancò improvvisamente la porta dello sgabuzzino, costringendoci ad allontanarci rapidamente.

Mi affrettai ad uscire e a raggiungere Chris.

-Beh, com'è andata?- mi chiese.

Harry uscì in quel momento e mi anticipò -Temo che Pisani si sia solo stropicciata un po' le ali- disse, portandosi indietro i capelli con la mano ed infilandosi in bocca una sigaretta presa dalla tasca dei jeans -Nulla di cui preoccuparsi.-

Lo fissai, mentre portava l'accendino alla bocca. Che faccia tosta.

Come potevo essere anche minimamente attratta da un tipo simile?

-Harry è stato stronzo come al solito. Nulla di cui preoccuparsi- replicai, stringendomi ancora di più a Chris.

-Piacere mio, Pisani- ribatté, ammiccando.


 

Mi sedetti sul divano, spostandomi i capelli su una spalla.

Almeno il peggio era passato. Del resto che altro avrebbe potuto succedere di...

-I prossimi sono...Shelly e Chris!- annunciò Matthew.

Ma perché non imparo a stare zitta?

Rivolsi a Chris un'occhiata implorante.

Lui mi guardò impotente -Stai tranquilla. Sbronza com'è spero solo che non mi vomiti addosso.

Osservai Shelly staccarsi da Dylan e alzarsi barcollando, seguendo il mio ragazzo dentro lo stanzino.

Quanto odiavo quegli stupidi giochi. Altro che sette minuti in paradiso, si sarebbe dovuto chiamare sette minuti all'inferno.

Sbuffai e mi guardai attorno.

Matthew stava discutendo amabilmente con Dylan su come coreografare al meglio Toxic di Britney Spears.

Lo sconosciuto mezzo nudo si era addormentato con un peluche di Hamtaro tra le braccia.

Grace...dov'era Grace?

La trovai in cucina, intenta a mangiarsi a cucchiaiate una Red Velvet intera.

-Ma la dieta?- chiesi, per rompere il ghiaccio.

Mi lanciò un'occhiata assassina -Un'altra parola e ti taglio la lingua, Pisani.-

Mi sedetti affianco a lei, incurante della minaccia -Grace, senti, mi dispiace davvero per l'altra sera. È stato un errore.-

Grace si infilò una forchettata di torta in bocca -L'hai già detto, Pisani. Dì qualcosa che non so già.-

-Non voglio perdere la tua amicizia- davanti alla sua occhiata allibita mi corressi -La tua conoscenza.-

Appoggiò la forchetta sul tavolo, leccandosi le dita -Tanto avevo in mente di lasciarlo da un bel po'. Mi ha solo anticipata.-

-Davvero?-

Grace contrasse la mascella -No. Ma è quello che mi ripeto la mattina davanti allo specchio.-

Le posai una mano sulla spalla -Grace, non si merita che tu stia male per lui. è solo uno stronzo. Ci ha provato con me solo perché sa di non piacermi.-

Mi squadrò come se volesse soppesare la verità nelle mie parole, poi mi porse un'altra forchetta.

-E che ci devo fare?-

-Se devo rovinarmi la linea voglio almeno condurti nell'abisso con me- dichiarò.

Scoppiai a ridere -Tanto la mia linea è già rovinata- replicai, affondando la forchetta nella Red Velvet e portandomi alla bocca un pezzo gigante di torta.

Mi stupii della bontà -Ma dove l'hai trovata?-

Grace ridacchiò -Mangio solo broccoli e petti di pollo alla piastra, Pisani. Scovo i dolci come se fossi un segugio.-

-Allora, ti piace davvero Chris?- mi chiese.

-Mi piace parecchio- risposi, tra un boccone e l'altro -È gentile, simpatico...-

-...incredibilmente figo e con degli addominali da urlo...- continuò lei -Non è esattamente il mio genere, ma capisco l'attrattiva.-

Continuai a sbocconcellare la torta.

-Non spezzargli il cuore- mi avvertì -Non lo vedevo così preso dai tempi della sua prima vera ragazza e, beh, non è finita bene.-

-Shelly?-

Grace alzò le spalle -Shelly è innamorata solo di se stessa. Come qualcun altro di mia conoscenza.-

-Perché non è finita bene?- domandai, esitante.

-Ha scoperto che lo tradiva. Chris è molto sensibile all'argomento ed è andato in escandescenze.-

Mi sentii felicemente fottuta. Adesso sì che la vita si prospettava rosea.

-E con chi?-

Grace si pulì la bocca con un tovagliolo -Con il quarterback della squadra di football della Dalton. Il suo acerrimo avversario.-

Non potevo farlo soffrire ancora. Non avrei permesso che la storia si ripetesse.

-Ragazze, basta scambiarvi pettegolezzi e truccarvi a vicenda!- esclamò Matthew, comparendo in cucina -La mia Red Velvet! Ve ne siete mangiata metà! Assassine!-

Grace mi fece segno di tagliare la corda, cosa che fui ben più che felice di fare.


 

Poco più tardi ci ritrovammo in salotto. Gli occhi di Matthew andavano da me a Grace con aria omicida.

Tutto sommato, ero felice di essermi riappacificata con lei, anche se avrei dovuto evitare la bilancia per un bel po'.

Cercai con lo sguardo Chris; a quel punto doveva essere sicuramente uscito dallo sgabuzzino.

Lo trovai che chiacchierava tranquillamente con alcuni suoi amici e lo chiamai.

-Allora com'è andata?- chiesi a bruciapelo quando mi raggiunse.

Scrollò le spalle -La solita Shelly: le dispiace, non voleva, bla bla, rapporti da ricostruire bla. Come ho detto, nulla che non mi aspettassi- si sistemò il ciuffo -Ha anche provato a strusciarsi su di me, era del tutto sbronza.-

Mi chiesi dove fosse finita, ma poi mi resi conto che non mi interessava saperlo.

-E adesso?-

-Non saprei- risposi -Suppongo che Matthew abbia pensato a qualcosa.-

Un paio di braccia circondarono la mia vita da dietro, stringendomi in un abbraccio tremolante.

Per poco non mi venne un infarto.

-Dylan!- esclamò Chris -Ma che fai?-

Dylan rise sommessamente -Vi ho sentiti parlare di giochi- soffocò un singhiozzo -Ho io un bel gioco.-

Parlava lentamente, strascicando le parole.

-Sei ubriaco- constatai, divertita.

-Ci mancava solo questa- Chris, dal canto suo, sembrava molto meno divertito.

Adorai quell'espressione gelosa sul suo viso.

-Un bellissimo gioco- Dylan impallidì come se avesse visto un fantasma.

Si avvicinò, in modo da sussurrarmi all'orecchio -Giulia, c'è una mummia che mi sta fissando in maniera strana.-

-No- rispose Chris -È solo Tyler col costume da zombie.-

Dylan ridacchiò, poi reindirizzò la sua attenzione su di me.

Lo vidi chiudere gli occhi e protendere le labbra in modo languido.

Ok, ho capito l'antifona.

Mi scostai quel tanto che bastava per togliermi dalla sua traiettoria e così Dylan dichiarò amore eterno alla parete.

Mi trattenni dal ridere pensando a come si sarebbe sentito il giorno dopo; probabilmente non avrebbe ricordato nulla e il mal di testa non l'avrebbe abbandonato nemmeno per un istante.

Pensai che in vita mia non mi ero mai ubriacata. Non sapevo se esserne fiera o imbarazzata.

Matthew interruppe le mie riflessioni -Gente, tornate qui! Faremo il Gioco della bottiglia!-

-Ma non era troppo mainstream?- chiese ironico Harry.

Matthew lo ignorò completamente. Non avrebbe mai ammesso le sue colpe di fronte a tutte quelle persone.

-Portate la bottiglia!-

-Lasciatemela finire, prima!-

-Zozzone, dacci il vetro!- il ragazzo vestito da Hercules strappò una bottiglia di vodka ormai vuota dalle mani di un Capitan Jack Sparrow e, anche se pensai che per una scena del genere il rum sarebbe stato più appropriato, non potei fare a meno di sorridere.

Qualcuno consegnò la bottiglia a Matthew che la posò con sacralità in mezzo a noi.

Mi accorsi di non stare respirando quando mi mancò il fiato.

La bottiglia, sapientemente mossa dalle dita di Matthew, iniziò a girare, prima veloce e poi sempre più lenta. Parve sul punto di fermarsi più volte, finché non si fermò davanti a Grace. Venne fatta girare di nuovo.

I ragazzi cominciarono a darsi di gomito, probabilmente augurandosi di essere loro i fortunati, mentre la nostra Harley Queen non staccava gli occhi nocciola dalla bottiglia.

Quest'ultima, quasi avesse deciso di creare suspence, finiti i giri vorticosi prese a ruotare pianissimo, un centimetro alla volta.

Sempre più lenta, la bottiglia parve sul punto di fermarsi davanti ad Harry.

Vidi il colore abbandonare il viso di Grace.

Ma, proprio quando ormai sembrava che le speranze di Grace venissero irrimediabilmente infrante, dal nulla sbucò Dylan.

Per la sorpresa Harry si spostò verso sinistra e la bottiglia, privata del suo obiettivo, non trovò di meglio da fare che fermarsi davanti al sosia di Batman.

Grace tirò un sospiro di sollievo e, senza troppi complimenti, si alzò per dare un bacio a Dylan il quale, avendone passate troppe per una sola serata, svenne tra le sue braccia.

In seguito dissero invece che Dylan avesse perso i sensi per essere stato in contatto con la bellezza celestiale della Stewart e forse non avevano nemmeno tutti i torti.

Trascinato via il cadavere, il gioco riprese.

Grace aveva deciso di lasciare il tavolo per non sfidare ulteriormente la sorte e ora incitava la bottiglia con schiamazzi poco consoni al suo stile abituale.

Stavo quasi per cominciare a divertirmi quando quella maledettissima bottiglia si fermò davanti a me.

Stupendo. Non avrei potuto chiedere di meglio. Non era bastata già una volta, no.

Sbuffai e la feci girare, sperando vivamente che si fermasse davanti a Chris.

Fece un giro completo, poi un altro e un altro ancora.

Se esce ancora Harry mi taglio le vene. Davvero.

Shelly. Harry. Alexis. Matthew. Tyler. Aaron. Chris.

Li passò tutti, con una lentezza snervante.

La tensione si poteva tagliare con il coltello.

Ed infine, la bottiglia si fermò.

No. No. No. E ancora no.




 

N.d.A: Buongiorno! Sto aggiornando esattamente alle tre del mattino mentre guardo gli Oscar per cui non mi dilungherò troppo...

Ebbene, chi sarà mai il prescelto dal Fato che dovrà baciare la nostra sfortunatissima protagonista? Chi vivrà vedrà.

Vi assicurò però che non sarà per nulla scontato, su questo potete scommetterci!

La citazione di Harry, per chi volesse saperlo, viene da Romeo e Giulietta e la dice Romeo poco prima di baciarla.

Precisato questo, vi lascio al fanciullo del buongiorno.

Fanciullo per modo di dire. Infatti è Cary Grant (1904-1986).

 Infatti è Cary Grant (1904-1986)

Se c'è una cosa sola che dovete sapere di me, è che amo alla follia i vecchi film, i bei vecchi film con Cary Grant, James Stewart, Clark Gable, Audrey Hepburn, Gregory Peck, James Dean e compagnia bella

Se c'è una cosa sola che dovete sapere di me, è che amo alla follia i vecchi film, i bei vecchi film con Cary Grant, James Stewart, Clark Gable, Audrey Hepburn, Gregory Peck, James Dean e compagnia bella.

Tra tutti Cary Grant è sempre Cary Grant. Il fascino del gentiluomo. 

Suvvia ditelo che vi ho dato un buon buongiorno ;)

Suvvia ditelo che vi ho dato un buon buongiorno ;)

Grazie mille! Alla prossima!

LadyW

 

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Capitolo 23
*** Di tremende vendette e piovre slinguazzanti ***


Di tremende vendette e piovre slinguazzanti

 

"I may be a pretty shitty boyfriend, but turns out I'm actually a pretty damn good babysitter"
Steve Harrington, Stranger Things



 

-Non esiste- annunciai -Non bacerò Shelly.-

-Eddai, Giulia, è solo un gioco- mi disse Harry, che tra tutti sembrava in assoluto il più divertito.

Guardai Chris che alzò le spalle, come se non potesse farci nulla -Ha ragione Harry, tesoro. Alla fine cosa ti costa? è strafatta, non si ricorderà nulla domattina.-

Magari Shelly non avrebbe ricordato, ma tutto il resto della scuola sì però.

-Questa me la lego al dito, Dallas- replicai, vedendolo ridacchiare con Harry.

Avevano ben poco da ridacchiare, quegli idioti.

-Pisani, non fare la preziosa- mi rimproverò Matthew.

-E va bene. Ma a stampo. Non limonerò con una persona che da un momento all'altro potrebbe vomitare l'anima.-

Sentii qualche mormorio di disappunto da parte della popolazione maschile.

Mi dispiace, ragazzi, ma non sarò io a realizzare i vostri sogni erotici.

Mi alzai e mi avvicinai a Shelly che era seduta con le spalle al muro, semiaddormentata e con una bottiglia di vodka in mano.

Le girai la faccia e devo ammettere che vedere quello sguardo vacuo da pesce lesso sulla sua faccia mi rallegrò non poco.

Che bello quando le persone perdevano completamente la dignità . Ancora più bello quando quelle persone erano Sheila Stephens.

Repressi il disgusto e la baciai.

Avevo in mente un contatto leggero, rapido ed indolore, ma evidentemente non avevo calcolato quanto fosse colossale la sbronza di Shelly.

-Chris- mormorò sulle mie labbra, prima di infilarmi mezzo chilometro di lingua in gola.

Adesso vomito. Giuro, adesso vomito per davvero.

Cercai di divincolarmi, ma mi afferrò per i capelli e mi costrinse a rimanere immobile mentre mi leccava la faccia.

Sentivo le risate dei presenti e mi chiesi quanto si stesse divertendo Harry in quel momento. Probabilmente si stava rotolando per terra dal ridere.

-Se qualcuno non me la stacca subito, faccio una strage- minacciai, cercando a fatica di parlare.

-Come?- fece Matthew -Se me la staccate faccio una strage? Non pensavo potesse piacerti così tanto. Dev'essere vero allora che chi disprezza compra.-

Mi ripromisi mentalmente di tiragli un calcio nelle palle.

Quando finalmente Chris si decise a venirmi a salvare da quella piovra slinguazzante ero ad un passo da una crisi isterica.

-Adesso capisci cosa si prova- mi disse, sorridendomi pacifico.

Sorridi pure, caro. Vedrai se mi capita l'occasione...

Mi risedetti, tra l'ilarità generale.

La bottiglia colpì altre tre volte, ma, grazie al cielo, non si fermò più davanti a me.

-Ho trovato un altro gioco!- gridò un ragazzo vestito da Edward Cullen.

-Impossibile!- ribatté Matthew -Non ne esistono altri!-

Il ragazzo scosse la testa e mostrò la schermata del cellulare -Internet dice il contrario, Chismockens.-

Trionfante, iniziò a spiegare le regole.

Si trattava di una strana versione di Obbligo o Verità? nella quale la verità era bere qualcosa, mentre l'obbligo poteva variare.

Matthew applaudì.

Attratto dall'alcool come le api dal miele Harry si offrì subito come volontario.

-Direi verità- commentò, guardando il bicchiere vuoto davanti a lui come se la sua somma intelligenza lo avesse portato a scegliere l'opzione migliore.

Matthew sogghignò, prese e il bicchiere e scomparve, sempre sogghignando, in cucina.

Più i minuti passavano più aumentavano le gocce di sudore freddo sulla fronte di Harry. Forse cominciava a pentirsi della sua azione affrettata.

Dal canto mio mi immaginavo Matthew intento a preparare una pozione velenosa con tanto di code di ratto e ali di pipistrello, come la Regina Cattiva di Biancaneve.

Infine tornò in salotto, il bicchiere tra le mani pieno di una sostanza densa e melmosa.

Cosa effettivamente ci fosse dentro non l'avrei mai scoperto, né nessuno ebbe mai il coraggio di chiederlo.

Harry guardò il bicchiere con uno sguardo di disgusto misto a terrore.

Poi, supposi per evitare di essere considerato lo zimbello della scuola, si portò il bicchiere alla bocca e ne bevve un lungo sorso.

Tutti i presenti, me compresa, si sporsero per vedere se sarebbe caduto a terra stecchito di lì a poco.

Harry poggiò il bicchiere sul tavolo e sorrise.

Sorriso che si spense in un istante, quando fu costretto a portarsi la mano alla bocca e precipitarsi nel bagno più vicino.

Harry non era il miglior amico, ma il vederlo in quello stato mi mosse a compassione.

Stronzate, ne ero immensamente felice.

Decisamente non verità. Grazie Harry.

Non fui la sola a pensarla così, perché al secondo turno Felicity balbettò -Obbligo- e così fecero Grace e Paul.

La prima dovette ballare sul tavolo per cinque minuti e la seconda fu costretta ad autografare i vestiti di una dozzina di ragazzi adoranti.

Paul invece portò in braccio un ancora svenuto Dylan, cullandolo come la madonna della Pietà.

Venne il turno di Chris, il quale squadrò la brodaglia come se stesse provando a pensare se ne fosse valsa la pena.

Harry, appena rientrato dal bagno, gli posò una mano sulla spalla e scosse piano la testa.

Chris aggrottò la fronte -Obbligo- disse infine.

Matthew mi lanciò un'occhiata perversa -Perché non lo facciamo scegliere alla ragazza di Chris, questo?- gridò alla folla, che adorò l'idea.

Chris mi guardò implorante. Gli sorrisi, malefica.

Adesso ve la faccio pagare.

-Ti obbligo a baciare Harry. Un vero bacio- specificai.

Le ragazze mi lanciarono sguardi di ammirazione. Ero consapevole di star facendo avverare il sogno segreto di qualunque soggetto femminile presente nella sala.

Harry mi lanciò un'occhiata di disappunto, mentre Chris era ancora abbastanza scosso.

-Un bacio stampo- cercò di ritrattare.

-Ha detto bacio vero, Dallas! Facci vedere la lingua!- lo incitò Matthew.

Chris sbuffò. Poi alzò le mani in segno di resa -E va bene, ma non fatevi strane idee.-

Si avvicinò ad Harry, che osservava il tutto con il disgusto dipinto sulla faccia e si fermò a pochi millimetri dal suo viso.

-Chiudi gli occhi, un bel respiro e facci sognare!- urlò qualcuno tra la folla.

Chris sospirò, poi chiuse gli occhi e posò le labbra su quelle di Harry.

Con il sottofondo di sospiri estatici, risatine e flash delle fotocamere degli smartphone, i due ragazzi iniziarono a baciarsi il più lentamente possibile.

Dire che quella visione non mi eccitava era mentire spudoratamente.

Erano entrambi molto belli, ma insieme erano mozzafiato.

Li guardai sognante.

Avrebbero potuto metterci un po' più di passione, però.

Continuarono finché Matthew non decise di averne visto abbastanza, tra la delusione di tutta la parte femminile.

Si staccarono immediatamente, Chris pulendosi la bocca con la mano, Harry lavandosi la lingua con il whisky che aveva in tasca.

Tutti i presenti scoppiarono a ridere.

-Non farmelo fare mai più- mi avvisò Chris, ritornando a sedersi vicino a me.

-Non sembrava vi dispiacesse poi così tanto- osservai, fintamente angelica.

Harry mi fulminò con lo sguardo. Gli sorrisi soave.

1 a 0 per me.

Ma esultai troppo presto, perché il turno successivo toccò a me.

Matthew si morse il labbro -Il tuo obbligo, Pisani… quale potrebbe essere?- finse di pensarci su, ma era evidente che sapeva già cosa dire -Ti obbligo a bere la brodaglia.-

-Ehi! Così non vale!- protestai.

-Niente ma, Pisani. Decido io le regole.-

Guardai la brodaglia, poi la faccia trionfante di Harry. Non saprei dire quale delle due mi infastidì di più.

Vidi la vita passarmi davanti agli occhi.

Ehi, da piccola ero uno schianto.

-Che aspetti, Giulia?-

Strinsi la mano di Chris come fossi sul letto di morte. Ora capivo come doveva essersi sentito Socrate il giorno della sua esecuzione.

Mi balenò l'idea di tenere un breve saggio filosofico, ma la scartai: il mondo non era ancora pronto per le mie grandiose innovazioni nel campo del pensiero.

-Io sono con te- sussurrò Chris.

Bella scoperta, grazie.

Non era lui a dover affrontare la morte.

Il contenuto del bicchiere era marroncino, con striature verdastre che prima non avevo notato. Sembrava quasi che gorgogliasse, come fosse dotato di vita propria e si prendesse gioco di me.

Non provai nemmeno ad annusarlo perché sarei quasi sicuramente svenuta.

Mi feci coraggio. Dissi mentalmente qualche preghiera, provando con questa mia ultima azione a rendere felice mia madre.

Infine, chiusi gli occhi e bevvi tutto d'un fiato.


 

Sbattei le palpebre, incredula: ero attorniata da un esercito di figure ballonzolanti dai contorni sbiaditi, come in una fotografia mossa.

Provai a parlare, ma la voce mi arrivò alle orecchie non diversa da un incomprensibile bofonchiare. Avvertii che le figure discutevano tra loro in una lingua che non conoscevo, formata da suoni informi e agghiaccianti.

Fu allora che compresi: dovevo essere finita all'inferno.

Meraviglioso.

Alla fine mia madre aveva ragione; era tutto reale e io, da brava infedele qual ero, mi ero meritata un posto d'onore tra le fiamme eterne, un luogo in cui i demoni ballavano la samba senza sosta.

Di colpo, tutto si schiarì.

-Si è ripresa?-

-Giulia, stai bene?-

-Che intende con "Signore abbi pietà"?-

Sbattei più volte le palpebre nel tentativo di dare alla realtà che osservavo una forma a lei più consona. Riuscii a capire le parole per quello che erano, rendendomi conto con grande sollievo che non ero all'inferno.

-Attenti, sta avendo un ictus: sbatte troppo gli occhi.-

-È solo l'effetto di quella schifezza- ribatté una voce che ben conoscevo.

La mia visuale si schiarì, definendo i tratti del mio ragazzo.

Chris sorrise -Bentornata tra i vivi.-

Sbattei gli occhi, incerta sulla verità di quanto osservavo.

-Un altro ictus. Io mi preoccuperei.-

-Giulia!- Matthew spalancò le braccia -Temevo che sarei finito in carcere.-

-Potrebbe ancora succedere- borbottai.

Mi schiarii la gola -Ma cosa c'era in quella...- non trovai un termine adatto per definirla -Quella... cosa?-

Il sorriso di Matthew si allargò -Una Red Velvet.-

Impallidii. Che persona rancorosa e vendicativa.

-Ma non è una torta?- sussurrò qualcuno.

-Forse è un nuovo tipo di smart drug- rispose incerto qualcun altro.

Chris mi aiutò a rialzarmi -Quando sei caduta abbiamo temuto il peggio, per fortuna è finita.-

Mica tanto, avrebbe voluto dire il mio stomaco.

-Sembra che alla fine tu sia meno resistente del sottoscritto- intervenne Harry -Io me la sono cavata con una gita al bagno ma, per una volta nella vita, posso capire quello che provi, Pisani.-

Lo fece sembrare una dichiarazione drammatica e piena di eroico pathos, tanto che da un momento all'altro mi aspettavo di veder comparire Naruto.

-Vale lo stesso per me, Richards- gli assicurai -Ma la prossima volta il male non ci sconfiggerà.-

Il male, nella sua nuova forma di Matthew Chismockens, non diede l'impressione di capire quanto stava succedendo.

-Ma siete fatti?-




 

N.d.A: Buonsalve.

Che dite? Giulia deciderà di schifare sia Harry che Chris che Dylan per darsi all'altra sponda dopo questo sweet moment con Shelly? E Chris ed Harry, saranno la nuova ship del futuro?

L'unica cosa che posso dire è che il prossimo capitolo sarà pieno del buon vecchio Dylan. Lo so che vi manca. Lo sa anche lui di essere la vera star di questa storia. 😏

Detto questo, ringrazio tutti come al solito e vi lascio al caro Max Irons, che assomiglia un po' a Chris in effetti...

Detto questo, ringrazio tutti come al solito e vi lascio al caro Max Irons, che assomiglia un po' a Chris in effetti

Bye!♥️

LadyW

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Capitolo 24
*** I'm the king of the world! ***


​I'm the king of the world

 

"I'm the king of the world!"
Jack Dawson, Titanic



 

Più tardi mi stiracchiai sui comodi sedili in pelle della Porsche di Chris.

Aveva lasciato la capote abbassata per cui sentivo l'aria fresca della notte sferzarmi la faccia.

-Non capisco perché dobbiate accompagnarmi a casa- si lamentò Harry, dal sedile posteriore –Sono perfettamente in grado di guidare.-

Alzai gli occhi al cielo –Glielo dici tu, Chris, o devo farlo io?-

Chris sospirò –Harry, sei ubriaco fradicio. Non riesci nemmeno a reggerti in piedi, figurati guidare.-

Sentimmo un lamento indistinto. Probabilmente Dylan doveva essersi svegliato.

-E staccati!- protestò Harry.

Vidi Dylan cercare di abbracciarlo dallo specchietto retrovisore.

Sorrisi. Era stata una bella serata, dopotutto. Era notevolmente migliorata dopo che Shelly aveva vomitato anche l'anima sulle sue scarpe nuove Louboutin, ma questi erano dettagli.

-Sai che non so quasi nulla di te- osservò Chris.

Lo guardai come se mi avesse parlato in finnico.

-Intendo, sai, tipo il tuo colore preferito, che film ti piacciono, che genere di musica ascolti...- spiegò lui.

Pensandoci in effetti nemmeno io sapevo molto di lui.

-Facciamo una domanda a testa- proposi –Inizio io. Qual è la tua commedia romantica preferita?-

-Cenerentola- rispose Dylan con aria sognante.

Decidemmo di ignorarlo.

Chris fece una faccia insoddisfatta –Non sono esattamente il tipo da commedia romantica.-

Gli lanciai un'occhiata stupefatta –Ma come? A tutti piacciono!-

-Preferisco Fight Club.-

Dylan diventava sempre più molesto -La prima regola del Fight Club è non parlare mai del Fight Club...-

-Le commedie romantiche sono le migliori- affermò Harry, da dietro.

-Oh sì- disse Chris, sarcastico –Harry adora Le Pagine della nostra vita. Quando arriva al bacio sotto la pioggia scoppia sempre a piangere.-

-Io sono una persona sensibile, Dallas. Al contrario di qualcun altro- replicò Harry.

-Sensibile? Io sono sensibile!- disse Dylan al finestrino.

-Non mi piace molto Le pagine della nostra vita. Non so perché ma Noah mi sta antipatico- risposi –In compenso amo alla follia Titanic.-

-Non l'avrei mai detto- commentò Chris, sarcastico.

Mi impuntai -Non ti permetto di dire una sola parola contro Titanic. È un capolavoro che ha preso undici Oscar e...-

Dylan mi poggiò una mano sulla spalla -Avevo un cane di nome Oscar.-

Non riuscii però a continuare la mia analisi poiché Harry cominciò a cantare a squarciagola My heart will go on.

-Every night in my dreams, I see you I feel you...-

Chris sbuffò –Oh, adesso non lo ferma più nessuno.-

Mi voltai, per godermi appieno lo spettacolo.

Harry cantò tutta la parte iniziale con una perizia incredibile. Era molto bravo in effetti, non mi meravigliava che avesse così successo come rockstar.

Alla fine della seconda strofa si aggiunse anche Dylan, con tanto di interpretazione sofferta e sentita.

-Near, far, wherever you are..-

Quando Harry prese la mano di Dylan e se la premette sul cuore, fui costretta a trattenere le risate, per non rovinare il momento.

-Love can touch us one time...-

Dylan, dal canto suo, cominciò a lanciargli baci appassionati con le dita.

-And last for a lifetime...-

Per un attimo temetti che Chris sarebbe andato a sbandare da quanto rideva.

Vederli cantare assieme, mezzi abbracciati, mentre si scambiavano occhiate piene d'amore era probabilmente la cosa più bella che mi fosse mai capitata in diciassette anni di vita.

-In my life we'll always go on...-

Se continuavo a ridere così forte mi sarebbe venuto mal di pancia.

Dylan si alzò improvvisamente in piedi, aprendo le braccia in stile Rose sulla prua della nave.

-And my heart will go on and on...-

Harry si affrettò a raggiungerlo e a tenergli i fianchi, mimando Jack.

-You're here, there's nothing I fear...-

Dylan lo guardò negli occhi.

-And I know that my heart will go on...-

Harry gli lanciò uno dei suoi sguardi che conquistano.

-We'll stay, forever this way..-

Si avvicinarono sempre di più.

-You're safe in my heart..-

Si presero per mano e si cantarono assieme l'ultimo verso.

-And my heart will go on and on!-

Avrei dovuto filmarli per tramandare questo momento ai posteri.

-Bene, ragazzi, adesso che il Titanic è affondato state seduti tranquilli eh- si raccomandò Chris, asciugandosi le lacrime dagli occhi.


 

-Non sono ubriaco.-

-Dylan, ti prego, non rendere tutto più difficile- dissi, mentre cercavo di trasportarlo di peso verso casa sua.

Avevo convinto Chris a lasciarmi in fondo all'isolato e a portare a casa Harry che, tra tutti, era quello che più sembrava messo male.

-Io non sono ubriaco- si impuntò Dylan –Sono solo un po' brillo.-

Sospirai. Avrei dovuto essere io quella ubriaca con tutti i problemi che avevo.

-Le galline sono cattive, Giulia. Guardati dalle galline.-

-Su, Dylan, solo pochi passi ancora- replicai, aprendo il cancelletto di casa sua con le chiavi che gli avevo sfilato dalla tasca.

-Sono sottovalutate, ma è tutta una strategia. Fidati di me, un giorno le galline governeranno il mondo.-

-Terribile- acconsentii –Su, alza la gamba che c'è il gradino.-

Quando riuscimmo, non senza un notevole sforzo, ad arrivare in cima alle scalette, posai Dylan al muro e cercai, aiutandomi con la luce dell'Iphone, la chiave del portone di ingresso.

Dylan si accasciò per terra –Le galline, Giulia. Ricordati le mie parole.-

Quando finalmente trovai la chiave, Dylan era già addormentato, mugugnando di microchip, Apocalisse e disastri nucleari.

Gli aveva fatto male guardare The 100.

Infilai la chiave nella toppa e girai in modo da fare il minor rumore possibile.

Qualcosa dovette andare storto, perché si accese una luce all'interno e la porta si aprì ancor prima che avessi potuto far fare alla chiave un giro completo.

-Dylan, quante volte ti ho detto...-

Un uomo in vestaglia, incredibilmente giovanile per quella che supposi fosse la sua età, mi guardò come se mi avesse appena beccata a derubarlo.

Quindi è questo il padre di Dylan. Cominciavo a pensare che non esistesse.

-E tu chi sei?-

Sorrisi –Piacere, sono un'amica di Dylan. L'ho riportato a casa- risposi, indicando il ragazzo addormentato ai miei piedi.

Il suo sguardo passò alternativamente da me a Dylan.

-Ah.-

Sbuffò e si passò una mano tra i folti capelli neri –Si è già messo a parlare delle galline assassine?-

Trattenni a stento le risate –Sì, e anche di Apocalisse.-

L'uomo si piegò e raccolse Dylan da terra –Allora è un brutto segno. Vuol dire che è proprio ubriaco fradicio.-

-L'avevo immaginato, signore.-

-Non chiamarmi signore, ti prego, mi fai sentire più vecchio di quanto già sia- ribatté –Sono Richard Lerman- disse, tendendomi la mano libera.

Gliela strinsi –Giulia Pisani.-

Aggrottò la fronte -Pisani. Origini italiane?-

Annuii –Sì, da parte di padre.-

-È la prima volta che ti vedo da queste parti- constatò.

-Io e mia madre ci siamo appena trasferite.-

-Ti posso offrire qualcosa per ringraziarti? Una Coca Cola, un'aranciata, non so...-

Dylan borbottò nel sonno –Non preoccuparti, Bellamy, Clarke si accorgerà ben presto che ti ama.-

Decisamente The 100 gli aveva fatto male.

Scossi la testa –No, grazie mille, mia madre mi starà aspettando.-

Richard sorrise –Non ti tratterrò un minuto di più allora. A presto!-

-Buonanotte, signor Lerman- risposi, girando sui tacchi e dirigendomi in tutta fretta verso casa mia, pochi isolati più avanti.

Che padre simpatico. Dylan è proprio fortunato.

E così, mentre invidiavo i genitori altrui e temevo in cuor mio l'ira di mia madre per essere tornata dopo la mezzanotte, camminai, nell'aria fresca della notte fino a casa.






 

N.d.A: Buonsalve. Sfortunatamente per voi non sono morta :)

Questo capitolo, lo ammetto, è più nonsense che altro, giusto per dare un po' di divertimento in più. Ma spero che vi sia piaciuto comunque :)

Giulia ha fatto conoscenza del padre di Dylan, Chris si è rivelato più uomo da film d'azione e Harry dal canto suo ci ha fatto morire di awwwawosità nel suo confessarsi un inguaribile romantico. Come da cliché oserei dire ;)

​Spero come al solito che vi sia piaciuto, se è così sentitevi pure liberi di lasciarmi un piccolo feedback :)

​Detto questo, vi lascio con il toy boy della settimana: 

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Sì, Ashton Kutcher, obvs

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Spero di avervi dato l'incentivo per finire in bellezza questa settimana. Giulia sicuramente approverebbe. 

Alla prossima! 

LadyW

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