Quello (s)piacevole coinquilino

di The girl in the moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




|O|

Che era arrivato il momento di lasciare quella casa lo sapeva benissimo, così come sapeva che i suoi genitori erano in parte felici di vederla andare via. Dopotutto stava crescendo e per loro quei giorni sarebbero stati come una seconda luna di miele, ma ovviamente, come per ogni genitore, è difficile vedere la propria figlia andare via di casa, per questo sua madre le aveva preparato i biscotti alle mandorle: erano un bigliettino che diceva a chiare lettere "non dimenticarci".
Ormai era abituata a riconoscere i gesti delle persone e i loro stati d'animo, e questo le piaceva. Conoscere gli altri prima di avvicinartici ti protegge da eventuali pericoli ed era grata di essere in grado di capire chi erano davvero le persone attorno a lei.
Erano le quattro del pomeriggio. Salì in macchina e partì, i sedili posteriori coperti da scatoloni contenenti qualsiasi cosa; da vestiti a lampade. Un buon numero di questi conteneva solo libri. Probabilmente avrebbe dedicato più tempo a sistemare la propria libreria piuttosto che il resto della casa. Ultimamente stava leggendo "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" e se ne era innamorata.
Avrebbe vissuto in un appartamento con un coinquilino per problemi di budget, ma ancora non lo aveva visto di persona. Sapeva solo che viveva nell'appartamento già da due giorni e il suo nome: Kim Taehyung. Preferiva fosse una femmina, ma non aveva avuto tempo per valutare altre possibilità: prima se ne fosse andata di casa e meglio era.
Non che non amasse i suoi genitori, semplicemente sentiva il bisogno di diventare indipendente in tutto e per tutto. Quella libertà sembrava essere troppo bella per non essere soddisfatta il prima possibile. Niente più "dovresti vendere quei libri ad un mercatino" o "sistema la tua stanza". Era lei che faceva le regole ora. Certo, anche il suo coinquilino, ma era sicura che il suo disordine non gli avrebbe dato troppo fastidio. Avrebbero sicuramente trovato un compromesso, era positiva.
Arrivò all'appartamento nel giro di un quarto d'ora. Era un semplice trilocale con due bagni, perfetto per chi si ritrova in una situazione come la sua: avrebbero dovuto condividere solo la cucina/salotto insieme.
Parcheggiò la macchina davanti al portone -l'avrebbe spostata più tardi- per poi scendere e cominciare a scaricare gli scatoloni.
Non era una ragazza forte, anzi era parecchio gracilina, quindi fece una grande fatica a spostarli tutti solo dentro il portone. Alcuni dovette farli strisciare e il suo maglione si impigliava sempre a qualcosa, rischiando di farla inciampare più di una volta. L'ultimo scatolone conteneva solo libri e rimase a fissarlo per un attimo, sentendo la stanchezza aumentare solo al pensiero di tirarlo su.
"Vuoi una mano?" si voltò nell'udire quella voce maschile. L'aveva sentita una volta sola, al telefono, mentre contrattava per l'appartamento.
"Kim Taehyung?" chiese facendosi sfuggire un sorriso. Ora non avrebbe dovuto portare tutto da sola (le piaceva l'indipendenza, ma se una persona non é in grado di fare una cosa che male c'è nel chiedere aiuto?).
"Tu sei Shin Hea?" sembrava sorpreso. Vide il suo sguardo squadrarla da testa a piedi e non poté fare a meno che stringersi nelle spalle imbarazzata.
Era alta un metro e sessantasette circa, snella e dalle forme nascoste dal maglione azzurro. La carnagione era chiara, il viso tondo, labbra rosate e a forma di cuore, e guance leggermente paffute. Gli occhi erano color cioccolato, nascosti sotto un paio di grandi occhiali. I capelli castani erano legati in due pratiche trecce, mentre la fronte era in parte coperta dalla frangia. Oltre al maglione, indossava un paio di pantaloni a palazzo beige, scarpe aperte nere e calze lunghe bianche. Se avesse messo una gonna fino al ginocchio sarebbe sembrata una vecchietta che andava al mercato.
"Sì, sono io" rispose la ragazza. Lui non era come se lo era immaginata. Le sembrava un bel ragazzo però, anche se non se ne intendeva per niente. Non che intendesse legarsi sentimentalmente a lui, d'altronde non credeva avessero qualcosa in comune. E poi, in quel caso, le cose si sarebbero fatte parecchio imbarazzanti. 
"Ti do una mano con gli scatoloni" si offrì gentilmente, il che era un buon inizio.
Se le cose vanno avanti così siamo a cavallo; pensò la ragazza, la quale sorresse da una parte lo scatolone, mentre lui era intento a tenere l'altra. Non sembrava faticare molto, al contrario di lei.
Ad un tratto, Taehyung allentò la presa, piegandosi sulle ginocchia ed esclamando un "woah!", fingendo che gli stesse cadendo. Per lo spavento, Hae si fece sfuggire uno strillo acuto e il cuore perse un battito. Rimase inizialmente confusa quando lui cominciò a ridere.
"Cretino! Non é divertente!" gli urlò contro, "qui dentro ci sono i miei libri, avrebbero potuto rovinarsi!"
"Eddai, era uno scherzo."
"Non mi piacciono gli scherzi..." mormorò. Si sentiva umiliata, c'era cascata con tutte le scarpe e non era abituata a questo tipo di cose.
"Che lavoro fai?" chiese come se nulla fosse e posando il contenitore. A quanto pareva era molto socievole, mentre lei non lo era proprio per niente: aveva sempre preferito stare da sola, in disparte, non le dispiaceva fare da ombra, rimanere inosservata in un angolino.
"Commessa in una libreria" rispose, ma non domandò quale fosse il lavoro del ragazzo.
"Sembra noioso" commentò ridacchiando. Fu tentata di ribattere che a lei piaceva quel lavoro, così come stare in una libreria in generale, ma poi tacque, sapendo che altrimenti il discorso sarebbe durato più di quanto voleva.
Caricarono gli scatoloni nell'ascensore, per poi spostarli nell'appartamento situato al secondo piano.
Sorrise soddisfatta quando vi entrò, studiando i particolari con sincero interesse. Davanti a lei si presentava la stanza principale, dal pavimento in parquet che si estendeva per quasi tutta la casa e il muro tinto di bianco. I mobili della cucina erano di colore blu oltremare, situati nell'angolo più lontano a sinistra, al centro della stanza un tavolo da sei posti, mentre nell'angolo opposto della cucina c'era un semplice divano con la penisola.
Non era per niente male!
A quel punto, Taehyung puntò con il dito le porta sull'angolo destro, affianco alla cucina. "Quella a destra porta al mio bagno e alla mia stanza, mentre l'altra al tuo bagno e alla tua camera."
Trascinandosi dietro le sue cose, entrò nella sua stanza. Era ancora spoglia, contenente solo una letto da una piazza e mezza ancora da fare, una libreria vuota, un armadietto con sopra un televisore a venticinque pollici davanti al letto e un armadio bianco dalle ante scorrevoli. Le pareti erano tinte di azzurro Tiffany, perfetto per lei.
Cominciò subito a darsi da fare: passò almeno un'ora a ordinare i libri in ordine di colore solo per renderli più belli alla vista, per poi passare a fare il letto con un piumone grigio a stelle bianche. Posò le foto e le lampade sul comodino, i vestiti nell'armadio.
Sorrise soddisfatta sedendosi sul letto per riposarsi. Volse lo sguardo sull'orologio, il quale segnava le sette di sera. Decise che era ora di cenare, così si alzò e si diresse verso la porta; avrebbe dato un'occhiata al bagno più tardi.
Tornò in cucina, trovando ai fornelli un ragazzo che non era Taehyung, anzi quest'ultimo era seduto sul divano che ascoltava musica ad alto volume.
"E tu chi saresti?" chiese confusa la ragazza.
Il "cuoco" si voltò e sorrise. "Kim Seokjin, ma puoi anche chiamarmi Jin."
"E' un mio amico bravo in cucina" spiegò il suo coinquilino, il quale sembrava essersi finalmente accorto di lei ed essersi tolto le cuffie. Le cose stavano già precipitando: non aveva intenzione di ritrovarsi sconosciuti in casa senza essere stata avvisata.
"Avrei preparato io" affermò la giovane.
"Lui ama cucinare, non gli sto facendo un torto" rispose innocentemente Taehyung, "a proposito, mi faccio chiamare V."
"N-non è questo il punto!" esclamò, "dovresti avvisarmi, siamo coin- sai che ti dico? Lascia perdere, mi é passato l'appetito."
Hea tornò in camera sua, mentre tutti i suoi buoni propositi per quella convivenza erano andati a farsi benedire. Come aveva anche solo pensato che le cose sarebbero potute andare bene?
Entrò in bagno e ringraziò il cielo quando vide la spaziosa doccia che in quel momento faceva proprio al caso suo: aveva bisogno di togliersi tutto il sudore e la negatività di dosso. Si spogliò e andò a lavarsi. Stette per un bel po' sotto la doccia, cantando "Sippy Cup" di Melanie Martinez, ovviamente stonata e con alcune parole inventate sul momento.
Uscita, indossò l'intimo dalla fantasia infantile (sopra le mutandine c'era disegnato un panda) e il suo pigiamone in pile rosso a pois bianchi.
Lasciò i capelli sciolti e prese il libro che stava leggendo. Non vedeva l'ora di scoprire dove si trovasse la casa di miss Peregrine e i segreti del nonno di Jacob. Ogni volta che leggeva una frase che le piaceva, la trascriveva su un quadernetto personale; non osava rovinare i libri sottolineandoli o evidenziandoli, per lei erano troppo preziosi.
Ricordava una frase che lesse in un libro di Neil Gaiman, Il cimitero senza lapidi e altre storie nere: "I racconti sono minuscole finestre che si affacciano su altri mondi, su altre intelligenze e su altri sogni. Sono viaggi fino all'estremo opposto dell'universo che puoi fare con la certezza di essere di ritorno per l'ora di cena."
Quanto amava quella frase...per lei era così con tutti i libri che leggeva, che fossero corti o lunghi. Più volte aveva desiderato entrare in quei mondi come la protagonista di Book Jumpersavere un drago come in Eragon, risolvere importanti misteri ed enigmi come ne Il Codice da Vinci, combattere gli angeli della morte come in Pandora, fare magie come in Harry Potter...e la lista continuava, sempre più lunga ad ogni libro che leggeva.
Alle dieci di sera, chiuse a malincuore il libro, adagiandolo accuratamente sul comodino.
Si era isolata tanto da non essersi resa conto del chiacchierio di Seokjin e Taehyung, ma poco importava: era il tipo di persona che riusciva a dormire anche se fosse scoppiata una bomba.
E così fece, dormì, sognando tutti i bambini speciali della casa di miss Peregrine.

|O|

Spazio autrice: ammetto che questo è un piccolo esperimento che sto facendo che, se piacerà almeno a qualcuno, continuerò. Che ne pensate? Sono ancora alle prime armi, per cui accetto anche le critiche costruttive per migliorarmi. Spero davvero che vi piaccia.
A presto!

LittleBadDreamer.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



 
|O|

Il risveglio per Hea fu particolare quella mattina. La prima frase che sentì proveniva dalla cucina, cantata, che diceva: "Do you want to build a snowman? Come on, let's go and play!"
Era così assonnata che non riconobbe subito la sua camera, ne a chi appartenesse la voce che intonava la melodia e nemmeno la canzone stessa. Attontita, si mise gli occhiali sul naso, delineando i tratti del luogo circostante, riconoscendolo e, di conseguenza, ricordando tutto: il suo nuovo appartamento, il suo coinquilino e la persino canzone tratta da "Frozen", il cartone della Disney che aveva fatto un enorme successo. Si alzò e indossò le colorate calze antiscivolo che usava come ciabatte. Si lavò in fretta, per poi pettinarsi e acconciare i capelli nelle sue solite trecce, pratiche e perfette. Sussultó quando sentì bussare alla porta.
"Occupato" disse istintivamente, provocando una risata cristallina e infantile dall'altra parte.
"Buongiorno. Prepari la colazione? Sto morendo di fame" le chiese lui con la voce lamentosa all'ultimo come un bambino che faceva i capricci. 
"Sì, ora arrivo" rispose Hea dirigendosi verso l'uscita, ritrovandosi Kim Taehyung davanti a lei.
"Buongiorno, Taehyung" disse lei trattenendo a stento uno sbadiglio.
"Te l'ho detto, chiamami V" ridacchió il giovane camminando verso la cucina.
Hea si ritrovò curiosa nei confronti di quel soprannome e quando si interessava a qualcosa non riusciva a togliersela dalla testa. "Perché proprio V?"
"Sta per vittoria" spiegò il moro sedendosi al tavolo. Hea continuava a non capirne il senso e a quanto pare lui se ne accorse: "E' una parola che mi piace, vittoria. A te no?"  La ragazza annuì poco convinta come risposta, per poi aprire gli sportelli per vedere cosa ci fosse. Trovò del riso e delle uova in frigo, così optò per riso in bianco e uova all'occhio di bue. Se la prese con comodo a preparare, tanto avrebbe fatto il turno di pomeriggio quel giorno.
"É una fortuna avere una ragazza come coinquilina, altrimenti avrei sempre chiamato Jin o avrei passato la vita al McDonald's" rise V mostrando tutti i denti.
"Potevi andare a vivere direttamente con Seokjin, allora" affermò rifiutandosi di utilizzare il soprannome del giovane, dopotutto non erano ancora abbastanza in confidenza. In effetti non poteva condividere l'appartamento con luia questo punto?; si domandò la ragazza, ma non espresse i suoi pensieri ad alta voce.
"Lui vive già in un appartamento con altri due miei amici e mi sembrava scortese chiedergli di stringersi per me. E poi possiamo vederci quando vogliamo, basta che vengano qui da noi oppure-"
"Okay, no, mettiamo subito le cose in chiaro" lo interruppe Hea alzando una mano per fermare la sua parlantina, "qui ci vogliono delle regole: la prima é che mi devi sempre avvisare quando arriva qualcuno; la seconda é che questa è anche casa mia, quindi devi limitare le loro visite; terza, non devono entrare nella mia camera o nel mio bagno, né devono toccare le mie cose; quarta regola, se li inviti e fanno casino, sarai tu a rimettere in ordine."
Finito di parlare, mise il cibo nelle ciotole e ne porse una a Taehyung, il quale stava ancora cercando di elaborare tutte quelle informazioni. "Qual'era la seconda regola?" domandò confuso il ragazzo.
Hea sospirò sconfitta. "É meglio se te le scrivo..."
Cominciarono a mangiare, anche se continuando a parlare tra un boccone e l'altro. "Che lavoro fai?" chiese ancora lei. Aveva bisogno di conoscere le sue abitudini per crearsi una routine quotidiana perfetta.
"Lavoro in un semplice cafè, niente di che, giusto per guadagnarmi qualcosina. La paga é buona e gli orari flessibili" rispose lui con la bocca piena, facendo storcere il naso alla giovane che disapprovava quel gesto. 
La mora annuì nuovamente, per poi alzarsi e sparecchiare. "Esco prima, c'è bisogno di fare la spesa: hai comprato solo schifezze."
"Che c'è di male?" domandò innocentemente con il suo sorriso infantile. Sembrava davvero un bambino, eppure era più grande di lei. Non rispose stavolta, invece tornò in camera sua per vestirsi. Indossò una felpa grigia con cappuccio che le stava enorme, jeans blu leggermente più grandi del dovuto e consumate ma comode scarpe da ginnastica. Non ci teneva particolarmente all'aspetto estetico, preferiva uno stile pratico invece di cose chic ma scomode. L'ultima volta che aveva messo un paio di tacchi aveva cinque anni, quelli di sua madre e fu solo per gioco.
Uscì salutando distrattamente Taehyung, sperando che la giornata sarebbe stata più veloce del previsto.

|O|

Erano già due ore che lavorava, e tra la lettura di qualche pagina e il pagamento dei libri da parte dei clienti, il tempo stava passando in modo particolarmente tranquillo e piacevole.
"Sono 12388 Won" disse prendendo un libro e passandolo sul controllo prezzi. Quando alzò lo sguardo per vedere chi sarebbe stato il suo proprietario, rimase per un attimo pietrificata. La persona davanti a lei era un ragazzo, e non uno qualunque. Era davvero...wow. Doveva avere all'incirca la sua età, da quello che poteva vedere ed era almeno dieci centimetri più alto di lei. Aveva il viso tondo, labbra sensuali a forma di cuore e occhi neri e profondi. L'aveva subito affascinata.
Vide le sue dita frugare nel portafoglio, mentre lei combatteva il rossore che pretendeva di comparire sulle sue guance, ma con scarsi, se non inesistenti risultati. Con mani tramanti, afferrò i soldi che le aveva passato.
"Vuole una busta?" balbettò imbarazzata. Doveva essere professionale e seria, o l'avrebbero cacciata via da lì.
"No, grazie" rispose. La sua voce sembrava ultraterrena, troppo perfetta per essere reale.
Gli porse il libro insieme allo scontrino, dicendo le solite parole di rito: "Grazie mille per l'acquisto. Arrivederci e alla prossima."
Lo vide andarsene, con gran dispiacere suo, mentre tentava di ricomporsi e servire con professionalità il cliente successivo.

|O|

Spazio autrice: Non so perché ma non sono pienamente soddisfatta di questo capitolo...fatemi sapere se almeno a voi é piaciuto!
Chi sarà il ragazzo che Hea ha incontrato in libreria? Si rivedranno? Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Volevo anche ringraziarvi per i complimenti che mi avete fatto nelle recensioni, mi hanno permesso di continuare a scrivere. 
A presto!

LittleBadDreamer.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

|O|

Tornando dal lavoro, Hea sperava davvero che avrebbe potuto passare una serata tranquilla. La sua testa era affollata dai pensieri, mentre cercava di scacciare l'immagine del ragazzo che aveva incontrato quel giorno. Poteva essere che si sarebbero rivisti, che un giorno sarebbe tornato per comprare un altro libro. E poi cosa? Non poteva certo intrattenere una conversazione così dal nulla, e anche se ci fosse riuscita, un ragazzo come lui non si sarebbe mai messo con una come lei. Poteva cambiare il suo aspetto, certo, ma poi avrebbe dovuto mantenerlo, non sarebbe stata più se stessa e non sapeva nemmeno da dove cominciare.
Valeva la pena cambiare per un ragazzo? Una parte di lei le rispose di sì, ma ragionando capì che non sarebbe servito a nulla. Quella era lei, con la sua comodità, e non avrebbe potuto cambiare. Le sarebbe mancata troppo.
In quel momento, voleva solo tornare al suo appartamento e finire il libro, tutto qui. Ma quando entrò, rimase a bocca aperta per la scena che si ritrovò davanti: un gruppo di sette ragazzi, compreso il suo coinquilino, stavano ridendo e mangiando nella sua cucina.
"Ciao, Hea!" la salutò con allegria Taehyung. La ragazza era a dir poco furiosa e lo stress accumulato quel pomeriggio non la aiutava per niente a controllarsi. Strinse forte i pugni, pronta a dirgliene quattro.
"Ti avevo detto che se invitavi qualcuno dovevi avvisarmi" gli disse a denti stretti.
"Ti ho mandato un paio di messaggi ma non mi rispondevi" Taehyung era tranquillo, non ci vedeva nulla di male in quello che aveva fatto, voleva solo passare del tempo con i suoi amici come avrebbe voluto qualsiasi ragazzo normale. Ma per Hea era un problema eccome. Aveva così tanto la testa altrove che si era dimenticata di riaccendere il cellulare uscita dal lavoro, ma in quell'istante faceva fatica a ragionare razionalmente.
"Non ti ho autorizzato a farli venire" abbassò la voce in modo che gli altri non la sentissero, giusto per non sembrare troppo scortese, anche se loro erano più intenti a mangiare e ridere piuttosto che prestare attenzione ai due coinquilini.
"Le regole dicevano che dovevo avvisarti, non che dovevi autorizzarmi a farli venire. E poi é anche casa mia!" Il ragazzo rimase calmo, anzi sorrideva ingenuamente mentre parlava. Hea aprì la bocca per ribattere, ma dovette richiuderla quando si rese conto che V aveva ragione. Non sapeva cosa dire, rimase solo a fissarlo nel tentativo di farsi venire in mente qualcosa da dire, mentre le guance si imporporivano per l'imbarazzo.
"Hey Tae, giochiamo a nascondino." In quel momento, il suo coinquilino venne inaspettatamente bendato da quella che sembrava una sciarpa.
"Aspetta Jimin" rise Taehyung, il quale sembrava amare i giochi. Il suo amico era un ragazzo dalle guance paffute e gli occhi dolci. "Giochi anche tu Hea?...Hea?" le chiese V, ma la ragazza non rispose, rimasta impietrita nello scorgere per bene i volti dei giovani nella cucina.
"É il caso di presentarci" si avvicinò il primo, "io sono Kim Namjoon."
Balbettò un piacere, mentre gli occhi erano fissi su uno dei ragazzi. Tra di loro, infatti c'era il ragazzo della libreria. Si stava avvicinando, mentre Hea non poté fare a meno di trattenere il rossore che cominciava a farsi vedere sulle guance.
"Jeon Jeongguk, ma puoi chiamarmi Jungkook" sorrise, leggermente timido. "Ci siamo visti in libreria, vero? Lavoravi lì."
Hea annuì, lo sguardo verso le punte dei piedi e le mani che rimanevano strette tra di loro, un modo di sfogarsi e contenere l'imbarazzo. Esteticamente doveva ammettere che Jeon le piaceva e aveva un qualcosa che la affascinava. Non sapeva come controllare quelle sensazioni: per lei non erano certamente nuove, ma questo non voleva dire che le avrebbe indebolite.
Fu il suo coinquilino a sciogliere la tensione, abbracciando da dietro il più piccolo e portando le mani sul suo viso, tastandolo.
"Ho trovato Kookie" rise mostrando tutti i denti come al solito. Era davvero buffo. Il minore inizialmente sembrò infastidito ad avere le mani sul viso, ma poi si rilassò e sorrise quando sentì parlare l'amico.
"Aspettiamo che si presentano tutti prima di giocare" disse indietreggiando per far avvicinare di più il resto del gruppo, tutti curiosi di vedere che tipo fosse la coinquilina del loro Alieno.
Solo due rimasero leggermente in disparte: il primo era Seokjin che la salutò da lontano dato che si erano già conosciuti; il secondo aveva un'espressione che esprimeva assoluto disinteresse. Inevitabilmente, Hea volse lo sguardo verso di lui, cercando di capire se la sua fosse timidezza, menefreghismo o antipatia nei suoi confronti. Non ebbe tempo per capirlo che un altro ragazzo si presentò, dai capelli tinti di un caldo arancione e un sorriso che esprimeva solo allegria.
"Ciao, io sono Hoseok, ma puoi chiamarmi J-Hope" si presentò con un tale entusiasmo che Hea non poté fare a meno di sentirsi ancora di più in imbarazzo.
"Io invece" cominciò il ragazzo che aveva bendato V, "sono Park Jimin, il migliore amico di Tae."
Non era abituata a tante attenzioni, specialmente da parte di ragazzi. Aveva avuto qualche storia in passato, ma potevano essere contate sulle dita di una mano. Nella maggior parte dei casi era lei che veniva lasciata, a causa del suo voler passare tanto tempo a leggere e la poca cura del suo aspetto fisico. E anche per un altro motivo che però voleva assolutamente ignorare...
Eppure non era mai stata particolarmente male alla rottura di una relazione, notava sempre prima i segni della situazione e se una cosa te la aspetti é più facile da affrontare. Non credeva di essersi mai innamorata e questo rendeva le cose molto più facili. Anche se non era sicura di volersi legare tanto a qualcuno: sarebbe stata una cosa felice, ma anche particolarmente rischiosa. Certe situazioni avrebbero portato ad una ricaduta e il suo vecchio psicologo le aveva consigliato di stare attenta.
Non le serviva per forza un motivo per ritornare nello stato in cui si era ritrovata tempo fa, ma non voleva comunque averne. E poi non aveva bisogno del principe azzurro, perché probabilmente non avrebbe capito.
Nemmeno lei si capiva.

|O|

Spazio autrice: Ed eccomi qui con un nuovo capitolo! Che ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione, sono tanto curiosa di sapere cosa vi passa per la testa in questo momento!
Che problema avrà Hea? Jungkook ricambierà le sue attenzioni?  Lo scoprirete nei prossimi capitoli!

LittleBadDreamer.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***




|O|

Per quanto i ragazzi avessero insistito, Hea si era rifiutata di giocare con loro, malgrado vi fosse anche Jeon nel gruppo. Ora che poteva vederlo meglio notò più facilmente le sue guance piene e istintivamente le venne voglia toccarle per vedere se erano morbide come sembravano, voleva pizzicarle, baciarle, morderle...
Ma a cosa stava pensando? Non lo conosceva ancora e già si faceva i film mentali? Certo però doveva ammettere che sentiva una forte attrazione nei suoi confronti.
Alla fine decise di chiudersi in camera per finire il suo libro. Inizialmente fu difficile concentrarsi sulla lettura dati gli schiamazzi che provenivano dalla cucina, ma mano a mano che continuava a leggere i rumori si attenuavano sempre di più fino a scomparire del tutto, mentre un mondo nuovo le si presentava davanti. Sensazioni, colori, voci erano tutti reali per lei e si sentiva sicura in quell'universo.
Quando lo finì si sentì soddisfatta e felice, mentre tutte le emozioni provate ancora non accennavano a scomparire. Strinse forte il libro al petto con il sorriso ancora sulle labbra.
"Grazie."

|O|

"Disturbo bipolare?"
"Si tratta di una patologia molto seria, signora. E' caratterizzata da gravi alterazioni dell'umore, delle emozioni e dei comportamenti. Da quanto sua figlia mi ha raccontato ne ho riconosciuto i sintomi. Non è un disturbo da prendere alla leggera: i soggetti affetti di bipolarismo possono andare incontro al suicidio se non si interviene."
Hea poteva sentirli parlare dall'altra stanza, preoccupata per la situazione. Sua madre sembrava particolarmente sconvolta dalla notizia, tanto che si sedette sulla poltrona portandosi la testa tra le mani. Hea aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa che non andasse in lei, si sentiva spesso confusa e diversa e più volte aveva avuto comportamenti strani. Forse era per questo che le persone si allontanavano, forse era per questo che aveva pensato a quelle orribili cose.
"Cosa dobbiamo fare?" La voce di sua madre sembrò distante, quasi non la sentì.
"Non si preoccupi" cominciò l'uomo sicuro di sé, "le prescriverò dei farmaci stabilizzanti dell'umore e antidepressivi e la terremo sotto osservazione."
Non li voleva prendere, non voleva dipendere da delle medicine. Eppure, a quanto diceva il medico, ne aveva bisogno. Se fosse stato davvero così con lo sapeva, non più sicura di nulla in realtà. Tuttavia voleva credere che non fosse così, anche se quella convinzione le sembrava impossibile al tempo stesso. 
D'un tratto si sentì sbagliata, un errore che non doveva essere commesso. Si sentiva un peso per tutti, persino per i suoi genitori. Eppure quale era la sua colpa? Perché doveva sentirsi così? Con il tempo avrebbe scoperto che era il disturbo a inquinare i suoi pensieri e fu terribile non sentirsi proprietari della propria mente, una sconosciuta per sé stessa. Quando aveva cominciato a sentirsi così? Forse a quindici o sedici anni? Sì, doveva aver avuto sedici anni. Perché non prima? Perché non dopo? Perché a lei?
Troppe domande a cui non poteva rispondere, troppe domande che la facevano sentire dolorosamente diversa.
E non le piaceva.

|O|

Stava quasi per sprofondare nel sonno quando qualcuno bussò alla sua porta. Assonnata, inforcò gli occhiali e si mise a sedere.
"Chi è?" chiese con la voce impastata dal sonno.
"Sono V. Posso entrare?" domandò, ma aprì la porta prima che lei potesse rispondere.
"Ormai sei dentro. Che succede?" a fatica, Hea mise le ciabatte e si alzò per andare incontro al suo coinquilino. Non era molto stabile sulle proprie gambe, voleva solo poter andare a dormire.
"Che ne pensi dei ragazzi del gruppo?" Negli occhi di Taehyung c'era un'evidente speranza, limpidi e innocenti come quelli di un bambino. Sorrise nel fissarlo, pensando che alla fine il suo coinquilino non fosse così tanto male. Forse a volte non capiva certi atteggiamenti, ma era un bravo ragazzo e aveva sempre cercato di essere gentile con lei.
"Sì, anche se non credo stessi simpatica ad uno. Non si é nemmeno presentato" rispose Hea sedendosi sul letto e invitando il ragazzo a fare lo stesso con un gesto. Ovviamente si riferiva a Yoongi.
"Ne sono sollevato. E se parli di Suga non preoccuparti, è così con tutti" continuò il giovane guardandola negli occhi, per poi aggiungere: "Ho notato che tu e Kookie vi conoscevate."
"Kookie? Oh, ti riferisci a Jeongguk? L'ho incontrato oggi al lavoro, aveva comprato un libro" spiegò la ragazza.
"E ti sei ricordata di lui?"
Hea dovette ricredersi: forse V non era così ingenuo come pensava. Portandosi una ciocca dietro l'orecchio, rispose balbettando: "Beh, non c'erano tanti clienti oggi e il suo libro era piuttosto interessante."
"Ascolta, se vuoi posso darti una mano. Sai, per uscire con lui."
No, Taehyung non era assolutamente ingenuo, né stupido. A quel punto lei si ritrovava davanti a un bivio: scegliere se raccontargli la verità o dire una bugia, ovvero che Jeon non le interessava. Se avesse scelto la prima sarebbe stata più al sicuro, non avrebbe rischiato di essere rifiutata o presa in giro, ma se avesse fatto la seconda avrebbe perso un'opportunità, quella di poter uscire con qualcuno che la attraeva. E chissà, magari da una uscita sarebbe nato qualcosa di più.
Non sapeva assolutamente cosa fare e il momento di silenzio continuava a prolungarsi.
"Allora?" La incitò a rispondere Taehyung curioso.
"Come riusciresti a farlo? Non sono tutto questo granché, non mi curo minimamente del mio aspetto" disse Hea abbassando lo sguardo e arrossendo leggermente. Se avesse dovuto cominciare a prepararsi per un appuntamento non sapeva nemmeno da dove cominciare. Non era neppure capace a truccarsi, né credeva avesse qualcosa di adatto nell'armadio.
"Posso darti una mano io? So bene che cosa piace a Kookie" ribatté il ragazzo incoraggiandola. 
"Perché devo cambiare per piacere a qualcuno? Sarebbe tutto più complicato! Io sono questa e devo essere accettata per quello che sono" Hea era a dir poco indignata, ricordava una bambina capricciosa a cui non veniva comprato il dolce che tanto voleva. Non capiva perché la società dovesse basarsi sull'aspetto fisico: non é molto meglio una ragazza con un buon carattere che una che si veste e trucca bene?
"Solo all'inizio, se poi gli piace il tuo carattere potrai tornare ad essere come prima. E poi sei davvero carina, non dovrai fare tanti sforzi" disse Taehyung sincero e tranquillo, così tanto che la ragazza non poté fare a meno di arrossire ulteriormente. Lei...carina? Certo, non si era mai definita un mostro, ma non si vedeva tutto questo granché. O almeno, lei si piaceva abbastanza (cosa più importante), però non pensava che sarebbe stato così anche per gli altri.
"Grazie" rispose abbassando lo sguardo e dondolandosi sui talloni imbarazzata, rendendola ancora più infantile di prima.
"Quindi ci stai?" chiese infine V allungando una mano verso di lei per incoraggiarla a stringerla.
Hea alzò lentamente lo sguardo, passandolo alternativamente dal viso del ragazzo alla mano tesa. Rivalutò la situazione, i suoi rischi e le sue positività e alla fine non arrivò da nessuna parte. Si convinse semplicemente che, per una volta, voleva essere del tutto impulsiva, voleva farsi totalmente guidare dall'istinto e qualsiasi esito vi sarebbe stato, lei non avrebbe avuto rimpianti. Per una volta voleva davvero vivere senza alcuna preoccupazione, cosa che fino a quel momento non le era stato concesso.
"Ci sto."

|O|

Spazio autrice: Ed ecco un altro capitolo di questa storia. Mi dispiace davvero tanto per il ritardo, spero che almeno vi stia piacendo. Fatemelo sapere con una recensione, mi incoraggerebbe tantissimo.
Alla prossima!

LittleBadDreamer.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***




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La mattina seguente si svegliò con calma dato che non doveva lavorare. Erano ancora le 9:15 del mattino, ma Hea era completamente in forze. Si sentiva positiva in quel momento, allegra e sicura di sé.
Si alzò mettendosi gli occhiali e raggiunse saltellando il bagno, dove si lavò. Taehyung probabilmente stava ancora dormendo, non sembrava per niente un tipo mattiniero. Nemmeno lei lo ero, a dirla tutta, anzi c'erano giorni in cui prima delle dodici era impossibile anche solo aprire gli occhi. Eppure quella volta si sentiva carica ed entusiasta, pronta per ottenere l'aiuto da parte del suo coinquilino.
Indossò un maglione color panna, il suo unico paio di jeans skinny e degli stivaletti neri. Poi cominciò a pettinarsi i capelli con cura e li acconciò nelle sue solite trecce. Doveva andare bene no? Ora doveva solo truccarsi. Solitamente metteva solo un po' di correttore, mascara e burrocacao, ma quel giorno voleva cambiare. Il problema era che al momento non aveva altri trucchi in casa. 
Mi sa che é il caso di fare un po' di shopping; pensò, Potrei comprare tante maglie grandi, carine e colorate, quelle dovrebbero andare bene.
A quel punto si diresse verso la cucina, pronta per la colazione, optando per una di tipo europeo. Ultimamente andava di moda mangiare dolce invece di salato, così prese i biscotti al cioccolato dalla dispensa e accese il fuoco per scaldare il latte. Quando tutto fu pronto sul tavolo, la porta della camera di Taehyung si aprì.
"Buongiorno. Vanno bene latte e biscotti per col- aah!" Il cucchiaio le cadde di mano quando posò gli occhi sul ragazzo: Tae infatti indossava solo un paio di pantaloni del pigiama, rimanendo a torso nudo, sulle teneva spalle un asciugamano e aveva i capelli bagnati.
"Buongiorno" rispose sorridendo con la sua solita innocenza.
Normalmente non avrebbe avuto una tale reazione, d'altronde ne aveva visti di ragazzi a torso nudo andando in spiaggia, ma la situazione era ben diversa: si trovava da sola in casa con un ragazzo, carino per giunta, dal fisico perfetto e con l'elastico dei boxer visibile. Eppure, dopo un primo momento di imbarazzo e una seconda occhiata, Hea scoppiò a ridere sotto gli occhi confusi di Taehyung.
"Che c'è?" Chiese il giovane con un sopracciglio alzato. Nemmeno lei sapeva perché stesse ridendo, forse era l'imbarazzo che le faceva quell'effetto. Ripensandoci era probabile. Il problema era che la sua risata era sempre stata...strana: se particolarmente forte, emetteva degli esilaranti versi acuti, ricordando vagamente un gabbiano.
"Ma come ridi?" domandò ancora V scoppiando a ridere insieme a lei.
Hea non riusciva più a fermarsi, dimenticando addirittura il perché stesse ridendo, semplicemente lo faceva, insieme al suo coinquilino. Dopo un po' cominciò a farle male la pancia, costringendola a portare le braccia attorno al busto e accasciarsi a terra per cercare di attenuare il dolore. Quella vista fece diventire ancora di più V, che dovette appoggiarsi al tavolo per mantenere l'equilibrio.
"Sei fuori di testa, Hea" le disse cominciando a calmarsi, stessa cosa che fece lei, "mi fai morire dal ridere."
Non si alzò, rimase a terra con un sorriso sulle labbra. "Lo so."
Dopotutto potevano diventare amici, sperando che anche lui non si sarebbe allontanato da lei. Scacciò quei pensieri dalla testa e si alzò senza perdere la propria allegria. Quello era il passato e aveva comunque contribuito a renderla più forte. A volte si sentiva fiera di sé stessa pensando a tutto quello che aveva sopportato, si sentiva invincibile. Se solo fosse capitato più spesso...
"Grazie per la colazione" disse Taehyung sedendosi a tavola, "mi aggiungeresti solo un po' di cacao nel latte?"
Hea annuì per poi farlo, procedendo successivamente a servire a entrambi il primo pasto della giornata. Intanto, il suo coinquilino le raccontava cosa si era persa la sera precedente e lei ascoltava, tranquilla e sinceramente interessata.
"...e allora Jimin si é messo a picchiarmi perché avevo barato" spiegò ridacchiando il ragazzo, stessa cosa che fece anche lei. "Sembrate un gruppo molto unito" affermò Hea dopo che lui finì di parlare.
"Lo siamo infatti, ma forse vado più d'accordo con Jimin e Jungkook. Lui é il più piccolo del gruppo."
Al pensiero del giovane Hea arrossì leggermente. "A proposito, oggi andrei a fare un po' di shopping per cercare qualcosa che mi possa andare bene. Hai idee su cosa potrei prendere?"
"Certo" rispose V mangiando un biscotto sotto gli occhi confusi della giovane. "E...?"
"Oh! Beh, non serve che te lo dica: vengo con te" spiegò lui finendo il proprio latte.
"Tu...cosa?!" Esclamò Hea allibita, "non puoi venire con me, ti annoieresti!"
"Sono abituato, alcuni nel mio gruppo quando vanno a fare compere ci mettono più di una ragazza vanitosa" affermò Tae pensando a Namjoon e Seokjin, "ci tengono al loro look."
"Va bene, ma se provi anche solo a lamentarti perché vuoi tornare a casa ti prendo a calci."

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Hea non pensava che le cose sarebbero andate in quel modo: credeva che lei avrebbe scelto i vestiti e Taehyung le avrebbe detto se andavano bene o no, invece prendeva montagne di capi e la costringeva a provarli. Certi per lei erano fin troppo scollati o aderenti, non ne era assolutamente abituata. In quel momento indossava una gonna aderente a vita alta nera che le arrivava poco sopra il ginocchio e si sentiva tremendamente a disagio per come le fasciava i fianchi.
"Con questa non ci esco" disse a Taehyung da dentro il camerino, "mi rifiuto anche di fartela vedere."
"Eddai, ti starà benissimo. Posso aprire?" chiese, ma come al solito fece ciò che voleva ancora prima di ricevere una risposta. Hea arrossì all'istante, distogliendo lo sguardo dal suo viso e cercando di abbassare l'orlo della gonna. "Non mi piace..."
D'altro canto, Taehyung rimase come imbambolato nel guardarla, mentre i suoi istinti maschili cominciavano a farsi sentire. "Wow..." mormorò totalmente rapito, "altro che Jungkook, se esci così ti salterebbe addosso persino una celebrità di Hollywood."
"Non cerco una celebrità, ma qualcuno con un po' di cervello e Jeongguk mi sembra un tipo del genere!" esclamò la ragazza ancora rossa in viso e continuando poi a parlare, rivolgendogli un supplichevole sguardo da cucciolo: "non mi piace, posso cambiarmi?"
Questo però non aiutò per niente il giovane, il quale dovette chiudere subito al tenda e tornare con la schiena appoggiata al muro. "S-sì, cambiati."
Il suo problema era che aveva sempre avuto un debole per le ragazze dall'aspetto tenero e innocente, ed Hea era un tipo del genere. Mi sento un pervertito; pensò mentre cercava di togliersi l'immagine della coinquilina dalla testa, ma purtroppo ottenne l'effetto contrario, immaginando cose che non avrebbe assolutamente dovuto.
"Vado a prendere una boccata d'aria" la avvisò prima di avviarsi a grandi passi verso l'uscita senza attendere nemmeno risposta. L'aria fresca fu un vero e proprio sollievo per lui, che cominciò a fare respiri profondi per tranquillizzarsi, riuscendoci.
Intanto, Hea aveva posato tutti i vestiti che aveva provato, cominciando a rinunciare al suo obiettivo, finché non passò per il reparto delle gonne, dove ne adocchiò una scolaresca a vita alta dalla fantasia tartan che le piacque subito moltissimo. Anche se arrivava solo a metà coscia, decise di provarla, abbinandoci una semplice camicetta bianca e una paio di calze parigine.
Il risultato la fece impazzire, si piaceva più di quanto avesse mai immaginato. Si sentiva carina, elegante e diversa da tutte le ragazze che vedeva passeggiare per strada. Le sembrava che una parte di lei fosse interamente in quel completo. Non sapeva se era perché lo avesse scelto lei o altro, stava di fatto che non ci pensò due volte a comprare qualsiasi cosa che assomigliasse a quegli indumenti o che fossero legate a quello stile. Dalle scarpe stringate, ai maglioncini più aderenti e dai pantaloni dal taglio maschile, ai cerchietti con fiocchetti o perline.
Quando Taehyung tornò, stava già pagando.
"Oh, hai deciso" sorrise il ragazzo, non sapendo cosa fosse successo durante la sua assenza.
"Assolutamente sì, sono convintissima della mia scelta" rispose entusiasta Hea afferrando i sacchetti che le aveva gentilmente passato la commessa.
"Aspetta, e la tua scelta?"
La ragazza ridacchiò, prendendolo a braccetto e portandolo fuori dal negozio. "Ti mostro tutto a casa, V."

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Spazio autrice: Quarto capitolo, che ne dite? Vi piace? Spero tanto di sì! Fatemelo comunque sapere con una recensione, io comunque vi ringrazio in anticipo!
Alla prossima!

LittleBadDreamer.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

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Appena tornati a casa, la curiosità di Taehyung esplose definitivamente: "Dai, dai, fammi vedere cosa hai comprato!"
Hea ridacchiò nel vederlo saltellare in quel modo, le ricordava un bambino che non vedeva l'ora di scartare i regali a Natale. "Va bene, abbi pazienza. Vado di là, mi cambio e torno."
Tae annuì e si sedette sul divano, muovendo le gambe al ritmo di una musica che solo lui sentiva. La ragazza, intanto, portò tutti i sacchetti in camera sua e cominciò a indossare il primo completo: camicetta bianca con un fiocchetto nero legato sotto il colletto, una gonna tartan a vita alta rossa, calze parigine e stringate basse nere. Sembrava la perfetta scolaretta degli anime.
Taehyung, intanto, si era già messo all'opera mandando un messaggio a Jungkook, dove gli chiedeva se potevano vedersi uno di quei giorni loro due, Jimin ed Hea. Ovviamente lui e Jimin non ci sarebbero stati, lasciando i due piccioncini da soli. Credeva davvero che Hea potesse essere la ragazza perfetta per Kookie, il problema era la loro convivenza: Jeon sarebbe stato geloso di lui dopo che si sarebbero messi insieme? Questo avrebbe rovinato la loro amicizia? E se la cosa non funzionasse sarebbe stato imbarazzante per i due vedersi o avere un'amicizia in comune? Ormai sì, considerava Hea come una sua amica e credeva che più l'avrebbe conosciuta più sarebbe stato felice di convivere con lei. O almeno sperava, così come sperava che anche da parte della ragazza ci fosse la voglia di essere più di semplici coinquilini, ma amici a tutti gli effetti. D'altronde non gli sembrava chiedere troppo.
"Eccomi!" Hea era appena uscita dalla stanza, sfoggiando il look per cui aveva optato. Taehyung rimase a bocca aperta: se prima era una semplice ragazza carina, ora era la regina della tenerezza. Bassa com'era e dal viso innocente, Hea sembrava ancora più dolce grazie a quello stile da scolaretta.
Sorridendo, Taehyung si alzò e cominciò subito a pizzicare con le dita le guance paffute della giovane. "Che carina che sei."
Hea chiuse gli occhi, sorpresa per quel contatto improvviso, per poi fare una smorfia infastidita. "Dai, lasciami le guance."
Per tutta risposta, il ragazzo ridacchiò, facendo però quello che gli era stato chiesto. Era sempre stato il tipo di persona che dimostrava il proprio affetto con il contatto fisico, non si faceva problemi se erano ragazzi o ragazze; sperava solo che per la sua coinquilina questo non fosse un problema. La giovane invece prese a massaggiarsi le guance. "Non lo fare più."
"Scusa" disse V, per poi riprendere a parlare, "ho detto a Kookie che venerdì usciremo io, te, lui e Jimin. Ovviamente io e Jimin non ci saremo, capito no?"
"Vuoi lasciarmi totalmente da sola con lui? Non sarebbe meglio, che so, un'uscita tra di noi prima? Avrebbe più senso, attaccheremo bottone e vedremo se le cose vanno oppure no, non voglio andare troppo di fretta."
Il ragazzo sembrò pensarci su un po', non pienamente sicuro su quel piano. "Non so se Jungkook ti parlerà in questo modo, é abbastanza timido."
"Provare non costa nulla" rispose la mora facendo spallucce, "o meglio, magari si rimane delusi, ma ci sono cose peggiori che essere rifiutati. Un altro conto poi é essersi lasciati dopo una lunga storia, ma qui si tratta solo di un appuntamento, se così può essere chiamato."
"Giusto" annuì Taehyung, per poi aggiungere leggermente dubbioso: "questo è lo spirito. Credo."

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L'appuntamento tra i quattro era stato fissato due giorni dopo, in un locale nel centro di Seoul. Avevano deciso che avrebbero optato per una apericena dalla consumazione del bere compresa nel prezzo. Ad Hea andava bene, aveva già partecipato a eventi simili un paio di volte, che si trattasse di una festa di compleanno o di fine anno scolastico e aveva già bevuto alcool nella sua vita, anche se non si era mai ubriacata.
L'incontro era previsto lì davanti per le 20:00, lei in ansia come poche volte lo era stata. Taehyung l'aveva costretta ad andare dal parrucchiere per l'occasione e aveva deciso di fare una bella piega e lasciare i capelli sciolti per una volta. Il trucco non variava molto dal solito, aveva semplicemente aggiunto una sottile linea di eyeliner, anche perché altro non riusciva a fare. Era indecisa sul rossetto, ma alla fine non lo aveva messo temendo di risultare troppo eccessiva. Indossava una gonna nera a ruota, un cappotto pesante dello stesso colore, una blusa rosa pastello e scarpe con un tacco non troppo alto, nere.
Taehyung, invece, indossava un cappotto beige lungo fino ai polpacci, una semplice camicia bianca, jeans blu e sneakers nere. Erano in anticipo di un quarto d'ora e Jimin lo aveva avvisato che sarebbero arrivati un po' in ritardo, così i due decisero di fare una breve passeggiata, giusto per non stare fermi fuori al freddo.
La via era piena di negozi di tutti i tipi e spesso i due si fermavano per osservare le vetrine. Se prima la mora era parecchio nervosa, ora si sentiva più tranquilla nel guardare attraverso il vetro di quegli scintillanti negozi, perdendosi in ricordi e sensazioni passate. Un dolce tepore la scaldava, in contrasto con il freddo di quella serata.
Ogni stagione le era sempre piaciuta, ma forse l'inverno era la sua preferita. Anche se odiava il freddo, amava la neve con tutta se stessa, poiché adorava perdersi nell'incanto della vista di quei candidi fiocchi che leggeri scendevano dal cielo, così come adorava passeggiare circondata dalle luci e dagli addobbi natalizi. Non che le piacesse il Natale, le rimaneva piuttosto indifferente come festa ora che era cresciuta, ma le luci colorate nella notte l'avevano sempre affascinata.
Ricordava che suo nonno, quando lei era piccola, si travestiva da Babbo Natale mettendosi gli occhiali da sole per non farsi riconoscere, puntualmente fallendo. Eppure Hea non lo diceva mai, temendo di dispiacere il parente e portandolo magari a far sì che smettesse quel gioco che a lei comunque piaceva tanto. Smise quando lei raggiunse gli otto anni, quando ormai aveva già intuito che quel vecchietto buono che portava i regali non esisteva. Forse non ci aveva mai davvero creduto, in fondo, però le piaceva dare alla sua vita un po' di magia, come quando aveva tentato di convincersi che Peter Pan esisteva e che un giorno sarebbe entrato dalla sua finestra scostando le tende azzurre e l'avrebbe portata con lui sull'Isola Che Non C'é.
"Direi di andare, ormai sono le 20:10 e potrebbero arrivare a momenti" quasi sussultò quando sentì la voce di Taehyung, mentre il mondo attorno a lei tornava a prendere forma.
"Oh sì, meglio andare" concordò la ragazza cominciando a incamminarsi verso il locale, mentre l'ansia che prima le attanagliava lo stomaco tornava a farsi sentire. Non poteva combatterla, ma almeno era felice di aver avuto un istante di sincera gioia e nostalgia.
E poi era meglio provare qualsiasi cosa piuttosto che non sentire niente, lo sapeva per esperienza.

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Spazio autrice: Ed ecco il quinto capitolo. Che ne pensate? Nel prossimo ci sarà l'appuntamento tra i quattro ragazzi e già ho una mezza idea di cosa succederà. 
Fatemi sapere se questo capitolo vi é piaciuto, noi ci rivediamo alla prossima. Ah, quasi dimenticavo...buone feste a tutti!

LittleBadDreamer.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


|O|

Quando i due tornarono davanti al locale, Jimin e Jungkook erano già lì davanti in attesa.
"Eccovi, pensavamo aveste deciso di andarvene" ridacchiò Jimin salutando il suo migliore amico con un abbraccio, ricambiato ovviamente da quest'ultimo.
"Abbiamo fatto un giro e abbiamo perso la condizione del tempo" si giustificò Taehyung. Hea era poco dietro di lui, incerta sul da farsi. Doveva salutarli con un cenno della mano o doveva farsi coraggio e avvicinarsi di più? Aveva poco tempo per pensare e cominciò subito ad andare nel panico, ma fortunatamente Tae aveva immaginato sarebbe andata in quel modo, così le prese per mano per avvicinarla agli altri, leggermente più verso Jungkook.
"Ciao" balbettò lei allungando la mano verso il ragazzo, il quale la prese per salutarla, timido. Fu poi il turno di Jimin, con cui fece lo stesso e subito dopo tornò nel punto di prima, lontano da loro.
"Entriamo?" ebbe però il coraggio di chiedere, anche se non quello di guardarli. Stringeva la sua borsa con tale forza che temeva avrebbe rotto il manico da un momento all'altro, aveva persino le nocche bianche. Tutti i buoni propositi cominciarono a sparire ed Hea avvertì la paura, quell'ospite sgradita, scorrerle prepotentemente nelle vene.
Il locale era su due piani e avevano prenotato un tavolo al primo in modo da non dover scendere le scale ogni volta che dovevano raggiungere il buffet. Dissero al cameriere il nome della loro prenotazione e vennero accompagnati in un tavolo da quattro affianco alla finestra. Tutto aveva un aspetto molto moderno, dalle pareti al pavimento, dalle sedie al bancone. Non era particolarmente pieno, probabilmente sarebbe stato così più tardi, quando quel tipo di locale veniva frequentato da chiassosi ragazzi.
Quando si sedettero cominciarono le solite domande, come ad esempio come fosse andata la giornata dell'altro e, a turno, i tre ragazzi presero a raccontarla, chi con più enfasi e particolari, come nel caso di Taehyung, chi con più timidezza e fretta, come per Jungkook.
Hea ne rimase delusa, era sinceramente curiosa di scoprire che tipo di giornata potesse piacere o no al ragazzo, ma dovette accontentarsi delle poche informazioni ricevute. Sapeva che non lo faceva per cattiveria dato che per tutto il racconto aveva sorriso, anche se guardandoli di tanto in tanto, era solo estremamente timido e questa cosa non poteva far altro che suscitarle tenerezza. Più imparava a conoscerlo, più si rendeva conto che Jungkook poteva fare davvero per lei. Era convinta che si sarebbero capiti perfettamente, già immaginava loro due stringersi l'uno tra le braccia dell'altro. Le sarebbe piaciuto davvero tanto.
La serata continuò tranquilla, anche se Jungkook non aveva parlato più di tanto, ne Hea si era sbilanciata troppo. Jimin e Taehyung invece si erano dati alla pazza gioia tra battute e aneddoti divertenti.
Eppure, anche se non era successo granché, Hea era soddisfatta di quello che era riuscita a fare, sapeva che quello poteva essere un inizio e che ci sarebbero potute essere altre uscite. Magari chissà, Junkook avrebbe chiesto di lei al suo coinquilino.
Non continuò a fantasticare, temeva si sarebbe illusa. Doveva rimanere con i piedi per terra o avrebbe rischiato tanto. Si era già scottata una volta, non voleva farlo ancora.

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Quando tornarono a casa, Hea aveva i piedi definitivamente distrutti per quanto il tacco non fosse alto. Aveva bisogno di leggere un po' per rilassarsi e probabilmente era il turno di "Momo" di Michael Ende, autore anche de "La storia infinita", libro che lei aveva già letto.
La copia in suo possesso era particolarmente vecchia dato che era di suo padre, dalla copertina verde con sopra disegnato un orologio senza lancette e dentro di esso una bambina che indossava vestiti piuttosto grandi per lei; al fondo vi era la scritta del titolo in maiuscolo. Le pagine erano ingiallite e le lettere si erano leggermente sbiadite, diventando marrone scuro, eppure era affascinante, seppur malandato, e la storia non sembrava male: parlava di una bambina di nome Momo che aveva il dono di saper ascoltare e che un giorno i Signori Grigi cominciarono a rubare il tempo alle persone, toccando a Momo dover salvare tutti, insieme ad una saggia tartaruga e custode del Tempo.
Mano a mano che continuava la storia la affascinava sempre di più. Il bussare alla porta la riportò indietro dal suo viaggio mentale.
"Avanti" disse ad alta voce posando il libro sul comodino. Taehyung entrò in camera sorridendo.
"Allora? Che ne pensi?" Domandò evidentemente curioso di ricevere una risposta.
"Beh, devo dire che mi piace. Ha parlato poco ed é piuttosto timido, ma forse é una delle cose che apprezzo di lui, lo trovo interessante e misterioso."
"Se lo dici tu" ridacchiò, "ora ti lascio riposare. Ci vediamo domani mattina."
"Buonanotte, Teahyung" augurò la ragazza sorridendogli. Lui le fece un cenno con la testa come risposta e uscì dalla camera della giovane, lasciandola sola. Stanca, si mise sotto le coperte, addormentandosi poco dopo con un dolce sorriso che le increspava le labbra.

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Spazio autrice: Nuovo capitolo! Corto, vero, ma è stato periodo di feste e non ho avuto molto tempo, scusate. Spero comunque vi sia piaciuto, fatemelo sapere con una recensione, io intanto vi auguro a tutti un buon 2018!
Alla prossima!
LittleBadDreamer. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***



"Cosa vorrebbe dire che la trovi simpatica?"
"Esattamente quello che ho detto" rispose Jungkook giocando con il suo pranzo, "è simpatica, mi piace come persona."
Taehyung sorrise, "quindi vorresti avere una storia con lei?"
"No, non ho detto questo. Voglio dire, è una brava ragazza e la apprezzo, ma non mi piace in quel senso. Sarebbe una buona amica, però" cercò di spiegare l'altro, le guance rosse per l'imbarazzo.
Dire che V ne rimase deluso era dir poco: era convinto si sarebbero trovati, che avrebbero concluso qualcosa e invece Kookie non provava alcuna attrazione nei confronti di Hea. Era sicuro sarebbe stato un duro colpo per lei e non aveva assolutamente il coraggio di riferirle la cosa. Non sopportava vedere le persone tristi, se fosse stato per lui avrebbero tutti riso e giocato come bambini. Dopotutto cosa c'era di male nell'essere un po' infantili a volte?
Per il resto del pranzo i due non parlarono più di Hea, anche se Tae non riusciva a togliersi dalla testa il pasticcio in cui si era cacciato. Sapendo che era meglio non far intuire i propri pensieri all'amico, andò in bagno per rinfrescarsi un attimo. Doveva trovare assolutamente una soluzione. Ripensò alla serata che avevano passato e si rese conto che né la sua coinquilina né Kookie avevano parlato molto. Sembra strano, ma non se ne era accorto poiché troppo preso a ridere con Jimin; dopotutto era sempre così quando stavano insieme, c'erano solo loro e il loro divertimento, raramente si rendevano davvero conto del mondo esterno tanto presi dall'entusiasmo.
Forse il problema era che non si erano conosciuti abbastanza bene, era convinto che se fosse stato così Jungkook avrebbe dovuto per forza provare qualcosa per Hea, erano così simili! Ma sarebbe durata? Per la prima volta, Tae si fece prendere dai dubbi, cosa che accadeva piuttosto raramente. Se erano tanto simili, ci sarebbe stato un equilibrio tra di loro? D'altronde uno degli scopi delle coppie è quello di migliorare l'altro e se stessi stando insieme, ma è difficile se i caratteri sono totalmente simili.
Ci voleva qualcuno diverso, ma non troppo, una giusta via di mezzo che ti permette di stare bene e di essere completato.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri. Stare tanto tempo con Hea lo stava facendo diventare più riflessivo. E poi cosa poteva andare storto? Sarebbero stati una coppia perfetta, ne era sicuro.
Ora doveva solo trovare un modo per farli vedere ancora, stavolta da soli così sarebbero stati costretti a parlarsi e di conseguenza a conoscersi. Kookie però non avrebbe mai accettato una cosa del genere, era troppo timido, ne poteva rivelare ad Hea cosa il ragazzo gli aveva realmente detto, o farglielo capire. Immaginava infatti che se si fosse fatta prendere dai dubbi difficilmente sarebbe stata se stessa.
Un'idea si fece strada nella sua mente e sperava non avrebbe combinato solo pasticci. Uscì dal bagno e raggiunse il suo tavolo, dove il suo amico lo stava pazientemente aspettando.
"Finalmente, credevo ti fossi perso" gli sorrise Jungkook tra un boccone e l'altro. Il fatto che si conoscevano da molto tempo lo metteva più a suo agio con Tae, per questo con lui si prendeva la briga di scherzare delle volte, così come con gli altri membri del gruppo. Ovviamente però la sua natura calma non cambiava troppo quando aveva tali confidenze (tranne in alcuni casi), alla fine era proprio il suo carattere.
"C'era tanta coda" mentì l'altro che si sedette al suo posto, "che ne pensi di uscire di nuovo? Sempre io, te, Jimin ed Hea."
L'espressione dubbiosa del ragazzo non prometteva niente di buono: "Non lo so, non la conosco ancora bene e stare con persone estranee mi mette a disagio, lo sai."
"Per favore" insistette Taehyung utilizzando la sua arma segreta: gli occhi da cucciolo. Quando li faceva ricordava un bambino che cercava di convincere i propri genitori a comprargli un giocattolo che sognava da tanto, "Hea ormai è una mia amica e mi farebbe piacere se ci fosse. Vorrei anche farla integrare un po' nel gruppo, così non avreste problemi per venire a casa mia più spesso."
Kookie ci rifletté per qualche secondo, periodo di tempo che all'amico sembro una vera e propria eternità. Se il suo piano non avesse funzionato, infatti, sarebbe stato costretto a raccontare la verità ad Hea!
La risposta del giovane però gli fece tirare un grosso sospiro di sollievo: "Va bene, ma solo se il prossimo videogame a casa tua lo scelgo io."
"Affare fatto!"

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Dopo il pranzo, Taehyung decise di non tornare a casa, ma di andare a prendere Hea che sapeva avrebbe finito di lì a presto il suo turno. Nell'attesa si fece un giro nella libreria, limitandosi però alla sezione per i ragazzi o addirittura per i bambini: tutti quei colori lo rallegravano e gli davano il coraggio per continuare con il suo piano.
Vedendolo, la ragazza sgranò gli occhi a dir poco stupita nel vederlo lì. Quando infatti finì di servire l'ultimo cliente che girava in quel momento per la libreria, si concesse il tempo di raggiungerlo. "Che ci fai qui?" gli chiese sottovoce.
"Volevo farti una sorpresa e sono venuto a prenderti" rispose lui con sulle labbra il suo solito sorriso infantile che mostrava tutti i denti, sorriso che ormai stava diventando fin troppo familiare per la giovane.
"Beh, grazie per il pensiero ma non ha senso come cosa. Come vorresti tornare a casa? Con due macchine?" domandò lei.
"Non ho la macchina, ho pranzato poco lontano da qua. Siamo venuti qui con la macchina di Jungkook" le spiegò lui senza sentirsi intimidito dal suo tono accusatorio.
A quel nome però, Hea non poté fare a meno di abbandonare il suo aspetto autoritario (per quanto ci riuscisse dato il suo tenero volto) per lasciare spazio alle guance arrossate e allo stupore. "Guida?"
"Ha preferito così piuttosto che sorbirsi gli sguardi degli estranei sui mezzi pubblici" disse Taehyung, "abbiamo pranzato insieme e mi ha chiesto di riferirti se ti andava di cenare con lui o andare al cinema una volta, stavolta da soli."
Gli occhi della ragazza si illuminarono, "davvero?!"
"Signorina Shin, potrebbe tornare a lavoro invece di discutere con i clienti?" la voce del suo titolare la fece sussultare, portandola a sentirsi tremendamente in imbarazzo.
"Subito, signore. Mi dispiace tanto" rispose facendo un lieve inchino in segno di scusa. Lui alzò gli occhi al cielo e tornò nel suo ufficio.
Normalmente avrebbe rimproverato Taehyung per averla distratta, ma dopo quella notizia non poteva avercela con lui. D'altronde era grazie a lui se tutto era potuto accadere! Così, prima che lui potesse scusarsi, gli diede un inaspettato bacio sulla guancia mormorando un adorabile grazie, per poi tornare al lavoro. Per un po' il ragazzo rimase pietrificato, il volto arrossato, prima di dirle che l'avrebbe aspettava fuori e uscire in seguito.
Solitamente era abituato al contatto fisico, era lui stesso che lo cercava con tutti i suoi amici, ma il fatto che stavolta fu un gesto totalmente inaspettato lo aveva scosso. In condizioni normali era sicuro che Hea non si sarebbe mai comportata così, per cui ne rimase piuttosto stupito. Portò una mano sul cuore sentendolo battere più forte di quanto avrebbe dovuto.
Che Hea cominciasse a piacergli? Non sapeva molto di lei, ma forse era proprio per questo: lo incuriosiva, gli faceva venire voglia di conoscerla meglio. Che fosse per questo che voleva tanto passare del tempo con lei?
No, a lei piaceva Kookie e a lui presto avrebbe ricambiato, ne era sicuro. Doveva tornare in sé e rendersi conto che erano solo coinquilini. Non poteva andare oltre o sapeva non sarebbe finita affatto bene.

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Spazio autrice: Ecco il settimo capitolo! Scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma essendo al quinto anno ho l'esame quest'anno, per cui il mio tempo è più occupato da preparazione della tesina, interrogazioni, verifiche e costante ansia, per cui perdonatemi. Ad ogni modo, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, spero davvero che questo capitolo vi sia comunque piaciuto.
Alla prossima!

LittleBadDreamer.

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