R U mine?

di ThisCharmingFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Marlene/Sirius ***
Capitolo 2: *** Frank/Alice ***
Capitolo 3: *** Remus/Sirius ***



Capitolo 1
*** Marlene/Sirius ***


A tutte le persone che mi spronano a scrivere ancora e a mettermi in gioco.
(Love you sooooo much.)

 




1. Marlene/Sirius



“…Setting fire to our insides for fun, collecting names of the lovers that went wrong.”
Youth – Daughter
 
 

I piedi nudi di Marlene erano appena immersi nell’acqua gelida del Lago Nero. La ragazza si stringeva nel cappotto invernale, tremava dal freddo, ma non rinunciava a quello strano gesto. Tenere i piedi in acqua, diceva lei, la svegliava. Le faceva aprire gli occhi. Non importava che fosse gennaio, che stesse iniziando a nevicare o che molto probabilmente si sarebbe ammalata. Aveva bisogno di lasciare andare una volta per tutte le sue illusioni e non cascarci mai più. Perché le era così difficile guardare con lucidità una situazione, capire quando le cose non stavano andando esattamente come credeva nella sua testa piena di sogni? Forse la sua emotività le annebbiava la mente, forse era solo troppo ansiosa di essere amata, come la gran parte dei ragazzi.
Prese una boccata dalla sigaretta che aveva appena iniziato. Era stato proprio Sirius a mischiarle quella cattiva abitudine. Sempre con il suo pacchetto in tasca e quel sapore acre in bocca, aveva finito col convincerla a provare, e lei si era lasciata prendere. Si lasciava sempre prendere, coinvolgere, quando si trattava di Sirius. Bastava qualche parola, lanciata anche come sfida, uno sguardo malandrino e un sorriso sornione dei suoi, e Marlene cedeva. A provare una sigaretta, a cercare magiche creature nella Foresta Proibita, ad entrare di nascosto nel bagno dei Prefetti. La Grifondoro seguiva il suo compagno in qualsiasi stramba avventura le proponesse, senza esitare, ammaliata, forte dei suoi sentimenti e illusa di quelli di Sirius.
Cos’era andato storto tra di loro? La ragazza era sicura che il giovane Black si trovasse bene con lei, e d’altronde i loro litigi erano rari, il divertimento all’ordine del giorno. Mentre ripercorreva su quella riva solitaria – le lacrime agli occhi e il fumo tutt’intorno – gli ultimi mesi con Sirius, non riusciva a capacitarsi di come si fosse ritrovata, appena il giorno prima, di nuovo sola, abbandonata con poche parole e un semplice sorriso, come se quella storia fosse stata niente. Di nuovo. Forse doveva solo abituarsi alla sua situazione. Lei era quella che rimaneva sempre indietro. Che veniva lasciata, sempre. Che metteva tutta se stessa in gioco, quando si parlava d’amore, e non veniva mai ripagata con la stessa moneta. Dava troppa importanza ai suoi sentimenti adolescenziali, dicevano le sue amiche. Era forse sbagliato cercare stabilità fin da giovani? Tutto ciò che aveva voluto, che voleva da sempre, era amare ed essere amata come leggeva nelle sue care poesie e nelle sue canzoni dolci come lo zucchero. Aveva cercato questo anche con Sirius, ma Sirius era un cane sciolto, senza guinzagli a tenerlo fermo. Correva da un cortile all’altro senza mai fermarsi, e non sarebbe stata certo lei ad addomesticarlo.








Buh.
Hi :3
Giusto un paio di informazioni e poi scompaio, giuro! 
1. 10 delle 15 flash previste sono già scritte ^^
2. Le frasi delle canzoni in alto sono quelle che mi hanno dato lo spunto per iniziare a scrivere, ma a volte non c'entrano proprio tantissimo con la flash in sé.
Adiós,
TCF

 

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Capitolo 2
*** Frank/Alice ***


2. Frank/Alice



“And I love you, but I need another year alone.”
7 – Catfish and the bottlemen
 


 
Mancavano solo poche ore alla fine del quinto anno per Alice Prewett e le sue amiche. Era il momento dei saluti, degli abbracci pieni di affetto, delle promesse di rivedersi in estate. Per la Grifondoro, invece, era un momento ben più delicato.
«…Non so davvero come dirtelo. Non voglio che tu la prenda male, ma d’altra parte forse non c’è modo di prenderla bene. Vorrei solo, ecco, che tu capissi perché ti sto dicendo quello che ti sto dicendo. Io ti amo, Frank…»
Il ragazzo fece un piccolo sorriso, ma l’ansia continuava a rodergli lo stomaco. L’inizio del discorso non prometteva nulla di buono, e l’agitazione evidente di Alice, il modo in cui continuava a girare intorno alla questione con inutili premesse non rendevano il tutto migliore. Lei gli prese una mano tra le sue, così piccole e delicate.
«…Ma ho bisogno di passare un po’ di tempo lontana da te. Non so se puoi capirmi, ma pensaci solo un attimo. Stiamo insieme da due anni e mezzo, e siamo solo degli adolescenti. Io non ho mai avuto relazioni all’infuori della nostra e questa cosa mi destabilizza. Non ho mai baciato labbra che non fossero le tue, mai detto “Ti amo” a nessuno tranne che a te. Sei l’unica persona con cui io abbia passato i miei san Valentino da fidanzata, l’unico che abbia ricambiato i miei sentimenti con la stessa passione. Non è stata tanto la voglia di fare nuove esperienze a farmi prendere questa decisione, quanto la consapevolezza che non posso essere davvero sicura dei miei sentimenti, se non ho niente con cui compararli. Io voglio passare il resto dei miei anni con te, Frank, ma ho bisogno di sapere cosa sto lasciando fuori dalla mia vita, in questo modo.»
Egoista e contraddittorio, così suonava quel discorso alle orecchie del ragazzo. Soprattutto egoista. Come poteva essere sicuro che, una volta allontanatasi da lui, Alice sarebbe tornata? E come poteva lei lasciarlo così, senza curarsi del dolore che gli stava causando?
«Quindi dovrei aspettare che ti torni la voglia di stare con me?» La voce di Frank era carica di risentimento.
«Dico solo che se quando tornerò indietro mi vorrai ancora, ti potrò promettere di non andarmene mai più.»
Il Grifondoro fece un sorriso amaro e tolse la mano da quelle della compagna in uno scatto.
«Davvero non ti capisco, Aly.» Le diede le spalle. I suoi occhi erano asciutti, ma il cuore pesava come un macigno. La ragazza voleva farlo sembrare un arrivederci, ma quel discorso aveva tutta l’aria di un addio. «E ti credevo migliore di così.»
Allontanarsi da lei fu come venire ripetutamente trafitto con una lama sottile. Ogni passo una pugnalata. E a ogni pugnalata, il sangue sgorgava dalle ferite di Alice.











Buh.
Ed eccoci alla seconda flash! Anche stavolta il contesto non è felice, e troviamo i nostri cari, adorabili Fralice in un momento di crisi (ma noi sappiamo che risolveranno la cosa e saranno felice e cont-. Ah, no...). 
Ringrazio inzaghina per aver lasciato una recensione al primo capitolo :3
Adi
ós,
TCF

 

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Capitolo 3
*** Remus/Sirius ***


3. Remus/Sirius



 
“Mama, just killed a man, put a gun against his head, pulled my trigger, now he's dead.”
Bohemian Rhapsody – Queen


 
Quando il campanello suonò, Sirius si precipitò all’ingresso. Il giovane alla sua porta era più pallido del solito, aveva l’espressione cupa e parecchi tagli sanguinanti.
«Cazzo, Remus… iniziavo a pensare che non saresti più tornato.»
La voce di Sirius tremava, mentre cacciava rapidamente la bacchetta per iniziare gli incantesimi di guarigione. In quei tempi difficili, ne aveva dovuti imparare molti. Il lupo mannaro si scansò da quelle cure, si diresse verso il soggiorno e si lasciò cadere su un divano.
«L’ho fatto. È stato un incidente. Non doveva… non doveva finire così» iniziò, ma fu interrotto dalle lacrime, che improvvise sgorgarono dai suoi occhi.
Sirius si sedette, aspettando che il compagno si riprendesse. Voleva medicargli al più presto le ferite, ma l’altro non sembrava disposto a lasciarglielo fare, così si limitò a passargli un braccio intorno alle spalle. Conforto, di questo aveva evidentemente bisogno.
«Gli ordini erano di catturarlo e basta, come al solito. Ma lo scontro stava andando troppo per le lunghe, Emmeline era svenuta e io sono andato nel pallone… Ti giuro, non riuscivo più a pensare, il mio incantesimo è riuscito fin troppo bene, troppo potente…»
Non serviva terminare il racconto. L’alleato delle forze oscure che lui ed Emmeline erano stati incaricati di scovare era morto. E Remus aveva le mani macchiate di sangue.
«Emme è al San Mungo» gli sembrò giusto specificare. «Ma il suo corpo… l’ho lasciato lì.»
Nelle parole del giovane era evidente il disgusto che provava per se stesso.
«È stato un incidente, Rem… e quello era solo un gran figlio di puttana. Non c’è niente per cui tu debba sentirti in colpa.»
«Niente?! Era comunque un uomo. Un fottuto essere umano. Avevo altre possibilità… se non avessi perso la testa per lo stato di Emmeline, forse…»
Sirius non riusciva a capacitarsi dell’atteggiamento del compagno. Un bastardo in meno al mondo? Tanto meglio. Ma Remus tremava tra le sue braccia, e in quel momento l’unica cosa di cui gli interessava era farlo smettere. Scacciare i brutti pensieri, per quanto possibile. Gli faceva male il cuore vederlo in quello stato, così mise da parte il discorso sulla morale in guerra. Lasciò che il compagno gli bagnasse la camicia di lacrime che sapevano di senso di colpa e innocenza perduta, di scontri armati all’ordine del giorno e scelte sbagliate. Medicò tutte le sue ferite. Gli accarezzò i capelli e gli baciò dolcemente la fronte, le guance, finché non si fu calmato e addormentato, la testa sulle sue gambe. E a quel punto non gli restò che guardarlo, guardarlo come un critico d’arte fa con il suo quadro preferito. Sussurrargli parole che non si sentiva ancora pronto a dirgli faccia a faccia. Sperare in un futuro insieme, un futuro non perfetto, ma felice. Come lo sperano tutti i ragazzi a quell’età, se la guerra non fa da padrona.
 
 

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