Unmei no akai ito ~ Il filo rosso del destino.

di _Aliceinthewonderland_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il filo rosso della scienza ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Unmei no akai ito.

-Prologo.






L’avviso del governo era arrivato da una settimana circa, poco dopo il compimento dei miei sedici anni, e ancora non riuscivo a farmene una ragione.
“Sana Kurata”, l’attrice giapponese di fama internazionale, ammirata e venerata da tutti, era stata la prescelta per diventare mia moglie.
Ero sicuro che chiunque, al mio posto, avrebbe fatto i salti di gioia, ma io no.
Come potevo gioire di una cosa che non ero stato io a scegliere?
Come potevo gioire di un qualcosa che avrebbe rovinato il mio rapporto con Fuka?
Era lei, quest’ultima, la donna che amavo e non riuscivo ad immaginare nessun’altra al mio fianco.
 Eppure, volente o no, ero costretto ad accettare quella terribile situazione in cui mi avevano incastrato.
La legge fondamentale contro il decremento del tasso di natalità, comunemente chiamata “Legge Yukari”, era entrata in vigore da quarant’anni: in Giappone, al compimento dei sedici anni, ragazzi e ragazze ricevevano un messaggio dal governo con il nome del loro futuro partner, amare altre persone era proibito.
Grazie a quelle misure politiche, il tasso di natalità aveva smesso di calare, e anche le abilità dei nuovi nati erano migliorate rispetto al periodo precedente, per cui quei matrimoni combinati dai messaggi governativi venivano chiamati “Il filo rosso della scienza”, che prometteva la felicità via genetica.
Ma a me, al tempo, quel tipo di sistema non andava per nulla a genio.
-Siamo arrivati- mi avvisò freddamente mio padre, accostando l’automobile fuori ad un’enorme villa, circondata da un altrettanto enorme giardino, decorato il tipico stile orientale.
Non gli risposi e scesi dal veicolo.
Io e mio padre non parlavamo quasi mai, se non in casi strettamente necessari e la causa di tutto ciò risaliva alla mia nascita quando, dandomi alla luce, mia madre morì.
Ero convinto mi odiasse per avergli portato via la donna amata, anche se non l’aveva mai ammesso apertamente, a differenza di Natsumi, mia sorella maggiore, che non si faceva scrupoli a rinfacciarmi tutto il suo disprezzo, ad ogni ora del giorno, picchiandomi, urlandomi contro parole della peggior specie e affibbiandomi odiosi appellativi, tra cui “Demonio”.
-Non posso crederci, finalmente conoscerò la famosa Sana Kurata- esultò Natsumi, portandosi le mani sul volto.
Mia sorella provava una sorta di venerazione nei confronti di quella ragazza, era una sua fan accanita, e l’unico motivo per il quale aveva deciso di accompagnarci era quello di incontrare lei, il suo idolo.
Camminammo lungo il vialetto che ci separava dall’ingresso e nel mentre mandai l’ennesimo messaggio a Fuka, rassicurandola ancora una volta che tra me e quell’attrice non ci sarebbe mai stato nulla e che al compimento della maggiore età, terminato il liceo, saremmo scappati insieme, lontano da tutto e da tutti, fregandocene altamente di quella stupida legge.
-Benvenuti. Voi dovete essere la famiglia Hayama- ci accolse una signora sulla sessantina, con un grembiule legato intorno ai fianchi.
Mio padre annuì, chinandosi in un inchino e pochi istanti dopo vedemmo comparire una donna con un buffo copricapo ricoperto di piante varie, sul quale faceva bella mostra una piccola palla di pelo marrone, ma nessuno di noi si stupì del suo aspetto, dopotutto Misako Kurata, la nota scrittrice di romanzi, era conosciuta da tutti per la sua indole stravagante.
-Finalmente siete arrivati, non stavo più nella pelle- ci sorrise e saltati i primi, inutili, convenevoli, ci fece accomodare all’interno di un salone grande quanto la mia intera casa.
-Accomodatevi pure, Sana sarà qui a momenti-
Prendemmo posto accanto al tavolo,stracolmo di bevande e delizie varie e nonostante la presenza del sushi, il mio piatto preferito, non toccai alcuna pietanza.
Ero troppo nervoso per mangiare qualcosa e l’unica cosa che avrei voluto fare in quel momento era scappare via a gambe levate.
-Eccomi, perdonate l’attesa- proferì una voce femminile dietro le nostre spalle.
Ci girammo in contemporanea, imbattendoci in una ragazza della mia età, dai lunghi capelli ramati e gli occhi color cioccolato, magrolina ma con le forme al punto giusto.
Era molto bella, molto più di quanto comparisse sulle riviste o per televisione, ma non era lei colei che volevo.

Natsumi si alzò e le andò incontro, stringendola in un caloroso abbraccio… con me non l’aveva mai fatto.
-Non posso crederci, sei davvero tu? Santo cielo, di persona sei ancora più bella e… io  sono Natsumi Hayama, una tua grandissima fan! Non hai idea di quanto sia felice di conoscerti, aspettavo questo momento da una vita- parlò a mitraglietta e Kurata le sorrise.
-Il piacere è tutto mio, è sempre bello conoscere nuove fan-
Presentatosi anche mio padre, Kurata mi guardò e il sorriso sul suo volto scomparse, chiaro segno che quella faccenda del fidanzamento combinato dal governo non andasse a genio nemmeno a lei.

Almeno avevamo una cosa in comune.
-Tu devi essere Akito, Akito Hayama-
Mi limitai ad annuire, senza aggiungere altro e il pungo sulla testa, da parte di mia sorella, non tardò ad arrivare.
-Potresti avere il buon senso di mostrarti un tantino più educato, Demonio che non sei altro-
-Demonio?- ripeté Kurata, sconcertata –Perché hai chiamato tuo fratello in quel modo?-
-E’ una lunga storia, ma è meglio che tu non la sappia o finirai con l’odiarlo ancor prima di conoscerlo- bonificò, guardandomi con disprezzo.
Sbuffai, ma non me ne curai più di tanto.
Dopotutto ero abituato a ricevere simili trattamenti.
-Natsumi, smettila. Ti voglio ricordare che siamo ospiti dalla famiglia Kurata, cerchiamo di non creare inutili casini, almeno qui- la richiamò mio padre e lei sbuffando tornò a sedersi al suo posto.
-Akito, non hai ancora toccato nulla. La cena non è di tuo gradimento?- mi chiese la signora Misako, vedendo il mio piatto ancora vuoto.

-Non ho molta fame-
Annuì, guardando la figlia, impegnata ad ingozzarsi di gamberetti fritti.
Ero convito che le dive come lei fossero ossessionate dalla linea e mangiassero esclusivamente cibi leggeri, come insalatine o riso bollito e invece quella tipa sembrava un pozzo senza fondo, era già alla terza porzione.
Chissà dove metteva tutta quella roba
-Tesoro, non hai nulla da chiedere al tuo futuro marito?- Quel “futuro marito” fece gelare entrambi.
Sana deglutì, posando lo sguardo su di me –Ehm, non saprei. Che scuola frequenti?-
-Il liceo Jimbo-
-Oh, capisco- prese un involtino primavera e se lo portò alla bocca –Io invece frequento delle lezioni private qui in casa-
Scrollai le spalle, cercando di farle capire che per me potevamo anche smetterla di parlare, che non m’importava nulla di lei e della sua vita.
Ma a quanto pare, la mia “futura moglie”, non colse il segnale.

-La tua media di voti com’è?-
-Abbastanza alta-
-Quindi ti piace studiare?-
-No, ma m’impegno ugualmente-
-Qual è la materia che preferisci?-
-Non ne ho-
-Materia che odi?-
-Nemmeno- grugnii.
-Hai qualche hobby?-
-Il Karate-
-Uhm, davvero? Che cintura sei?-
-Marrone-
-Dopo la cintura marrone viene quella nera, dico bene?-
Annuii.
-E credi di riuscire ad ottenerla in tempi brevi?-
-Chissà- sbuffai.
-Gli allenamenti sono duri?-
-A volte sì, altre volte no-
-Per quale motivo, tra tanti sport, hai scelto proprio il karate?-
Mi scompigliai nervosamente i capelli.
Ma quanto parlava?
-Che domande, perché mi piace, è ovvio- borbottai, seccato ai massimi livelli.
Kurata mi guardò indispettita, storcendo il naso –Perché sei così scorbutico?-
-E tu perché fingi di interessarti alla mia vita?- le risposi a tono, ignorando gli sguardi di rimprovero della mia famiglia.
-Non stavo fingendo un bel niente, Hayama. Cercavo semplicemente di intavolare una conversazione civile e conoscere meglio colui che mi è stato affibbiato come fidanzato dal governo. Non pretendo di piacerti, dopotutto non ci conosciamo, ma….- batté le bacchette sul tavolo –Nemmeno tu mi piaci, accidenti, però mi sto sforzando di mostrarmi gentile ed educata, a differenza tua-
Alza gli occhi al cielo, ma non le risposi.
In fondo sapevo che avesse ragione ma era più forte di me, se una situazione non mi andava bene non riuscivo a fingere il contrario, mostrandomi falsamente gentile e pacato.
La signora Misako finse un colpo di tosse, interrompendo l’imbarazzante silenzio creatosi intorno al tavolo e porse una domanda che, invece di migliorare l’atmosfera, non fece altro che peggiorarla –Signor Fuyuki, come mai sua moglie non si è aggregata a voi? Sarei stata lieta di conoscere anche lei-
Mio padre si rattristò di colpo, fissando il vuoto dinnanzi a sé –A dire il vero la mia povera moglie non c’è più, da molti anni oramai-
-Oh, mi spiace. Le chiedo umilmente scusa, non lo sapevo- bisbigliò mortificata.

-Non si preoccupi, è tutto apposto-
-Dev’essere stata dura per lei crescere due figli da solo-
-Non è stato facile, lo ammetto. Ma tutto sommato credo di essermela cavata piuttosto egregiamente-
Senza che potessi farne a meno scoppiai in una risata sarcastica, spostando l’attenzione dei presenti sul sottoscritto.
Con quale coraggio affermava una cosa del genere?
Lui non c’era mai, era un padre assente, costantemente occupato con il lavoro e difficilmente trovava del tempo libero da dedicare ai propri figli.
-Cos’hai da ridere in quel modo, Akito?- sbraitò Natsumi, fulminandomi –Non sarà un padre perfetto, ma almeno si sforza per dare del suo meglio e dovresti apprezzarlo, soprattutto tu che sei la causa delle nostre disgrazie. O hai dimenticato di essere il colpevole della morte di nostra madre?-
La fulminai a mia volta, stringendo con rabbia il tovagliolo tra le mani.
Perché doveva ricordarmelo in continuazione?
-Non l’ho deciso io di nascere- sbottai.
-Che tu l’abbia deciso o meno, non cambia nulla. E’ colpa della tua nascita se adesso non c’è più-
-Tua madre è morta dandoti alla luce?- mi chiese Kurata, tristemente, e io rimasi in silenzio, dando una tacita risposta alla sua domanda.
La vidi irrigidirsi e guardare male mia sorella –E’ per questo motivo che lo chiami “Demonio”?-
-Esatto. Avrei voluto evitare che tu lo venissi a sapere, sicuramente adesso anche tu lo disprezzerai e…-
-L’unica persona che disprezzo, intorno a questo tavolo, sei tu, non lui- sbottò furiosa, battendo le mani sul tavolo –Come puoi incolpare tuo fratello di una simile disgrazia?-
Natsumi sussultò, fissandola con sgomento –Ma se lui non fosse nato mia madre sarebbe ancora viva, è colpa sua se…-
-Smettila di incolparlo- urlò, sorprendendo tutti, compreso me.
Perché se la prendeva tanto?
In fin dei conti non mi conosceva nemmeno, e nella breve conversazione avvenuta poco prima mi ero mostrato tutt’altro che gentile… che le importava se venivo incolpato di una cosa del genere?
Perché voleva difendermi da tali accuse?
-Comprendo il tuo dolore, perdere un genitore dev’essere una cosa a dir poco terribile, ma vostra madre si è impegnata con tutta se stessa per darlo alla luce e sono sicura che gli abbia voluto bene ancor prima che nascesse, che gli abbia dato la vita per amore e non avrebbe mai voluto che lo trattassi in questa maniera- bonificò, prima di scappare, senza un’apparente motivo, al piano di sopra.
Tentai di non darlo a vedere ma quelle parole cambiarono qualcosa dentro me, come se, in un certo senso, avessero avuto il potere di affievolire quel senso di colpa che mi portavo dietro da sedici lunghi anni.
Possibile che avesse ragione?
Mia madre mi aveva dato la vita per amore?
Ormai, dopo essere stato accusato per tanti anni, ero giunto alla conclusione che anche lei mi avesse odiato, che se avesse avuto la possibilità di tornare indietro avrebbe deciso di abortire pur di continuare a vivere ma… se mi fossi sbagliato?
Mia sorella e mio padre si ammutolirono, chinando il capo e rialzandolo solo quando la videro ricomparire in soggiorno, con un dvd tra le mani –Questo è per voi. Guardatelo a casa, tutti insieme.  E’ un mio vecchio film, poco conosciuto, registrato quando ero solo una bambina e la trama è grosso modo simile alla spiacevole situazione che siete costretti a vivere- glielo porse e mi guardò, questa volta sorridendomi con sincerità e dolcezza –Sono sicura che si sistemerà tutto, non temere-

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Capitolo 2
*** Il filo rosso della scienza ***


Pov. Akito:

Il giorno seguente alla cena svoltarsi nella residenza Kurata, accade qualcosa d’impensabile.
Rincasato da scuola, trovai mio padre e Natsumi davanti al televisore del soggiorno, a piangere come due bambini.
Era la prima volta che li vedevo in quello stato e non riuscivo a proprio capire cosa potesse essere accaduto di tanto grave.
Una piccola parte di me voleva chiederglielo, ma l’altra, quella più grande e orgogliosa, si rifiutava di farlo.
Loro non si erano mai preoccupati di me, della mia vita, del mio stato d’animo, quindi perché avrei dovuto farlo io?
Così, superato il primo attimo di stupore, ignorai i loro singhiozzi e mi avviai verso la rampa di scale, intenzionato a rintanarmi nella mia camera e restare lì fino all’ora di cena, una cena che avrei dovuto farmi consegnare a domicilio da qualche ristorante, visto che mia sorella non si prendeva mai la briga di cucinare anche per me.
Ma ormai c’ero abituato, in fondo quella storia andava avanti sin da quando ero bambino e poi, a dirla tutta, mangiare sushi quasi tutte le sere non è che mi dispiacesse tanto.
-Akito- mi sentii chiamare da Natsumi, e il suo insolito timbro di voce addolorato mi portò istintivamente a fermarmi.
Mi voltai e quando incrociai il suo volto, rigato dalle lacrime, non potei fare a meno di farmi travolgere da un fastidioso senso d’angoscia.
Dopotutto non odiavo mia sorella, anche se i suoi atteggiamenti mi avrebbero dovuto portare a farlo.
-Cosa vuoi?- le risposi, freddo e distaccato.
Lei si portò una mano davanti alla bocca, per silenziare l’ennesimo singhiozzo.
Piangeva, piangeva così tanto da non riuscire nemmeno a parlare e lo stesso valeva per mio padre.
-Si può sapere cos’è accaduto?- chiesi, rinunciando al mio tentativo di mostrarmi disinteressato, ma nessuno dei due mi rispose.
Sbuffai e accidentalmente il mio sguardo cadde sullo schermo del televisore, dove compariva una Sana Kurata di molti anni addietro, con i capelli ramati raccolti in due codini, seduta accanto ad un lettino d’ospedale dove era distesa una donna… e fu in quell'istante che finalmente capii: avevano guardo il dvd datogli la sera precedente da Sana, quel dvd che a detta di quest’ultima avrebbe dato una svolta positiva alla situazione familiare in cui ci trovavamo.
-Ci dispiace Akito, ci dispiace davvero tanto-
Mia sorella provò ad abbracciarmi ma io mi ritrassi, non so per lo stupore o per altro, ma non volevo essere abbracciato da lei.
-Vi dispiace per cosa? Spiegati meglio-
-Per tutto, siamo stati delle persone orribili- sussurrò, tra lacrime -Non avremmo dovuto trattarti in quel modo, non è colpa tua se nostra madre è morta-
Strinsi i pugni lungo i fianchi, in preda ad un'improvvisa e inaspettata rabbia -E vi serviva uno stupido film per capirlo?-
-In realtà l'abbiamo sempre saputo- intervenne mio padre, asciugandosi la faccia con la manica della sua giacca da lavoro.
-Eppure avete sempre dimostrato il contrario- sbottai.
-Noi non volevamo...-
-Non volevate cose?- l'interruppi -Trattarmi come un rifiuto umano? Farmi pentire di essere nato? Farmi vivere con il senso di colpa per sedici lunghi anni?-
Ormai ero senza freni, non riuscivo a calmarmi, era più forte di me.
-Abbiamo sbagliato, non abbiamo scusanti-
-Oh, su questo non posso che darvi ragione- ringhiai.
-E sappiamo di non avere alcun diritto per chiedertelo ma... potrai mai perdonarci?-
Guardi i loro sguardi carichi di disperazione e sospirai, voltandomi dall'altra parte -Sedici anni sono troppi per poter essere cancellati in una sola volta. Magari con il tempo riuscirò a perdonarvi, ma non sarà semplice- 
Non ascoltai nemmeno la loro risposta e salii al piano superiore, ritanandomi nella mia stanza.
Lanciai la cartella sulla scrivania e mi distesi sul letto, con un mix di emozioni contrastanti che albergavano dentro me:
Ero arrabbiato, perchè non riuscivo proprio ad accettare il fatto che si fossero resi conto soltanto allora del modo in cui mi avevano trattato e solo grazie ad un insulso film.
Stupefatto, perchè mai mi sarei aspettato di vederli in quello stato, tanto meno ricevere le loro scuse.
Sollevato, perchè finalmente quel senso di colpa che mi portavo dietro da tutta la vita, stava pian piano svanendo.
E felice, perchè forse c'era ancora una possibilità di vivere in una casa normale, dove non venivo più considerato il "Demonio" della famiglia.






Pov. Sana:

Una settimana dopo mi recai nella residenza Hayama, per il colloquio che io e Akito avremmo dovuto sostenere con i dipendenti del governo, e l'atmosfera che vi ci trovai fu inaspettatamente piacevole.
Chiaramente non m'imbattei nella "famiglia del Mulino bianco", era troppo presto per arrivare a quei livelli di armonia, ma almeno tutto l'astio e l'odio che colsi la prima volta sembravano improvvisamente svaniti.
-Non so perchè, ma mi aspettavo di trovare la tua camera nel disordine più totale- proferii, una volta entrata nella stanza di colui che il governo mi aveva assegnato come fidanzato.
Ma io non lo consideravo tale ed ero certa che mai, nemmeno in un universo parallelo, sarei riuscita ad innamorarmi di lui.
Non che non fosse un bel ragazzo, tutt'altro, era molto bello anche se "leggermente" scorbutico, ma io, al tempo, amavo già un altro, Naozumi Kamura.
Con Naozumi, un mio collega del mondo dello spettacolo, avevo avuto una storia durata per ben due anni e nonostante fosse ormai giunta al capolinea da diversi mesi, non riuscivo a dimenticarlo ed immaginare un altro uomo al mio fianco.
-E' stata mia sorella ad ordinarla- mi rispose, con il suo solito tono scocciato.
-Come procedono le cose tra voi?- chiesi.
-Non male-
Tradussi quel "non male" come un "bene" e spontaneamente sorrisi.
-Quindi, come immaginavo, quel film è riuscito a dare una svolta positiva al vostro rapporto-
-A quanto pare-
-Tu l'hai guardato?-
Annuii.
-E cosa ne pensi?-
-Non è male- ripetè.
Sbuffai.
Di certo Akito non era la simpatia fatta persona, ma ero comunque contenta che la sua situazione familiare fosse migliarata.
Forse perchè, come diceva sempre mia madre, avevo la "sindrome della crocerossina" e mi rendeva felice aiutare le persone in difficoltà.
Non era la prima volta che lo facevo, anzi, da piccola accolsi addirittura un barbone in casa, Rei Sagami, divenuto poi il mio migliore amico e manager, ma quasi nessuno era a conoscenza di quella storia, sia perchè ci tenevo alla privacy, sia perchè non volevo che gli altri pensassero che volessi vantarmi della mia "bontà d'animo", allo scopo di accalappiarmi più fans possibili.
-E comunque... mi dispiace-
Lo guardai confusa.
Gli dispiaceva?
Ma che voleva dire?
Che fosse il suo modo per ringraziarmi?
-Uhm, fi... figurati- balbettai.
-Piuttosto, parlando d'altro... adesso che siamo soli, potresti dirmi cosa ne pensi sinceramente di questo fidanzamento combinato?-
-Non mi va giù- mi rispose, schietto.
-Nemmeno a me-
-E se vogliamo dirla tutta, una ragazza ce l'ho già-
-Uhm, davvero?-
Annuì -E non ho alcuna intenzione di lasciarla-
-Oh, ma non devi mica farlo. Cioè, tecnicamente dovresti, ma a me non m'importa se hai un'altra, quindi...- 
Hayama si rilassò, come se non aspettasse di sentirsi dire altro.
-Bene-
-Bene- ripetei, non sapendo cos'altro aggiungere.
-E tu?-
-Io cosa?-
-Ce l'hai già un ragazzo?-
-No, però...- sospirai -Sono ancora innamorata di un mio ex. Naozumi Kamura, credo tu lo conosca-
-Il nome non mi è nuovo-
-E' un attore della nostra età, compare spesso in tv e sulle riviste. Ha i capelli, uhm... hanno un colore un pò particolare, diciamo che sono leggermente tendenti al lilla-
Akito strabuzzò gli occhi, sgomentato -Quello della pubblicità del dentifricio alla fragola?-
-Sì-
-E' un maschio?-
La sua espressione era talmente buffa che, inevitabilmente, scoppiai a ridere.
-Certo che è un maschio-
-Sicura?- domandò, incredulo.
In effetti Naozumi aveva dei lineamenti molto delicati e leggermente femminili, e talvolta i Make Up Artist esageravano con il trucco... ma da qui a dubitare che fosse un maschio o meno, era assurdo.
-Non ho mai controllato in quella zona, ma si... sono abbastanza sicura che sia un maschio- bonificai, divertita.
-Non hai mai controllato, dici? Mh, quindi sei ancora vergine?-
Arrossii così tanto da raggiungere lo stesso colorito dei miei capelli e non ci volle molto prima che mi decidessi a sfilare il piko dalla tasca del vestito e colpirlo con tutta la forza che possedevo in corpo, su quella zucca vuota che si ritrovava.
-Ahij! Accidenti a te, ma cosa ti prende così all'improvviso?- sbottò, massaggiandosi il capo.
-Cosa prende a me? Cosa prende a te! Come ti permetti di pormi una simile domanda?-
-Andiamo, te la sei presa per così poco?-
-Per così poco,dici? Mi hai posto una domanda su una questione strettamente personale ed intima-
-Che tradotto vuol dire "Sì, sono ancora vergine ma mi vergogno a dirlo"?- sghignazzò.
-Vergognarmi? E di cosa? Non c'è nulla di male nel voler aspettare la persona giusta per fare determinate cose- esclamai, incrociando le braccia al seno, convinta della mia teoria.
-Dunque è così, sei ancora vergine-  constatò.
Arrossii per l'ennesima volta, un pò per l'imbarazzo, un pò per la rabbia.
Mi aveva fregata...Dio, che nervi.
-Sei un pervertito, ecco cosa sei-
Fui tentata di riutilizzare il piko, ma venni fermata da qualcuno che bussava alla porta della camera.
-Akito, Sana, sono arrivati i dipendenti del governo- ci avvertì Natsumi.
-Falli entrare- le rispose Hayama e, poco dopo, una donna ed  un uomo, entrambi sui trent'anni, vestiti con dei completi eleganti, ci raggiunsero.
La donna si chiamava Ichijou, aveva i capelli rossi portati a caschetto, occhi verdi e un seno molto prosperoso.
L'uomo invece si chiamava Yajima, aveva gli occhi azzurri e i capelli grigi, un colore un pò insolito considerata la sua età.
Fatte le dovute presentazioni, ci sedemmo sul tappeto ed iniziamo quella sorta di "colloquio post-avviso governativo".
-Dunque, come saprete questi matrimoni mediati dal governo vengono chiamati "Il filo rosso della scienza"- esordì Ichijou.
Annuimmo.
-Prima di iniziare il colloquio, parliamone un pò- si schiarì la voce, con un finto colpo di tosse -Il punto di forza del "filo rosso della scienza" risiede nell'enorme quantità di informazioni che contiene. Si dice che il 50% del carattere di una persona sia determinato dai geni. Da ancor prima di iniziare le elementari e fino all'età di quindici anni, avete compilato questionari e sostenuto numerosi colloqui interni: dai test fisici primaverili, alle lezioni di etica del secondo semestre. Tutto ciò contribuisce alla stesura dell'avviso governativo... in altre parole alle definizione delle coppie. Il segreto sta nel selezionare un partner prima del compimento dei sedici anni, momento in cui ha termine lo sviluppo della personalità-
-Molto tempo fa...- continuò Yajima -Esisteva una cultura basata su matrimoni combinati e intermediari ma, in confronto all'accuratezza degli avvisi governativi, non erano che robetta. Dicono che le probabilità di fallimento del nostro sistema, basato sulla scienza, siano estremamente basse-
-Ah, e non solo... l'aspetto fisico influisce davvero poco sui criteri della scelta!- Ichijou si piegò in avanti, verso Akito che, di conseguenza, si ritrovò una quinta abbondante ad un soffio dal naso -Quando vedi una bella ragazza per strada, pensi che ti piacerebbe uscire con lei e pensi "Wow", quando vedi una tipa dal seno grosso come il mio, vero?- 
Hayama non rispose, degluitì e saettò lo sguardo sulla scollatura della tizia, con le pupille improvvisamente dilatate dall'eccitazione.
Guardai la scena con un sopracciglio alzato... e pensare che era anche fidanzato, che razza di pervertito.
-Tuttavia...- riprese Ichijou, spostando finalmente quelle due cose enormi dal naso di Hayama -I risultati delle analisi che abbiamo condotto per anni dimostrano che i matrimoni fondati sull'aspetto fisico tendono a naufragare più facilmente. In altre parole, l'aspetto fisico non conduce al vero amore, questo è scientificamente provato. Che ve ne pare? Il "Sistema Yukari" è sorprendentemente romantico, non trovate?-
-Beh, si... più o meno- mormorai.
-Bene. Dopo aver ascoltato tutto ciò, perchè non ci dite un pò cosa ne pensate? Iniziamo dai maschietti-
Hayama inizialmente s'irrigidì, colto alla sprovvista e poi sbuffò -A me questo sistema non piace-
-Perchè no?-
-Perchè voglio essere io a scegliere la mia partner, non uno stupido avviso governativo-
Annuii, appoggiandolo in pieno.
Alla fin fine la pensavamo allo stesso modo.
-Uhm, capisco. Dunque la partner che ti abbiamo scelto, non è di tuo gradimento?-
-Non è la persona adatta a me- borbottò.
-Concordo- lo assecondai.
-Beh, non è poi così strano... dopotutto vi siete appena conosciuti. Tempo al tempo e vedrete che cambierete opinione a riguardo-
-E se non dovesse accadere? Voglio dire, se dovessimo restare dell'idea che non siamo fatti per stare insieme?- chiesi.
-La legge Yukari prevede sei mesi di frequentazione obbligatoria. Una volta terminato questo lasso di tempo, se tra la coppia prescelta non dovesse scattare la scintilla, entrambi sono liberi di lasciarsi e frequentare altre persone, senza avere alcun tipo di ripercussione. Ma, vi ripeto, le probabilità di fallimento sono molto basse, solo il 5% delle coppie decide di rifiutare l'avviso governativo-
-Ehm, mi sa proprio che noi faremo parte di quel 5%- dissi, ricevendo un cenno d'assenso da parte di Hayama.
-Sarà, ma a me sembrate piuttosto compatibili- commentò Yajima, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
Era fuori di testa.
Io e Hayama non eravamo, nella maniera più assoluta, compatibili e non lo saremmo mai stati... o almeno era quello che credevo.

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