E alla fine...l'inizio!

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .3. ***
Capitolo 4: *** .4. ***
Capitolo 5: *** .5. ***
Capitolo 6: *** .6. ***
Capitolo 7: *** .7. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


N.d.A.: questa volta le note le metto all’inizio per ringraziare chiunque abbia seguito Preghiere e tutti i suoi missing moment o sequel.

Questo il prequel della storia, di come Jared e Jensen si siano avvicinati, si siano trovati e innamorati, dei loro dubbi, le paure e le incertezze.

Per chi ha seguito tutte le storie di questa serie, di certo, non mancherà di notare i vari riferimenti presenti nelle altre parti della serie.

Spero tanto che anche questa ultima storia, conclusiva, vi piaccia.
Preghiere è stata, in EFP, la mia prima long, la mia prima storia, il mio primo amore.

Grazie a tutti e tutte per averlo amato con me!

Baci, Cin!
 

 

Iniziare le riprese di questo nuovo show sembrava essere una scommessa per tutti, produttori e sceneggiatori compresi.

Il soprannaturale!!

Tanto per cambiare, qualcosa che non stava né in Cielo né in Terra.

 

La scelta dei due protagonisti era stata, ancora di più, una vera e propria sfida.
Fin quando nella stanza del casting si presentarono due giovani attori con una certa esperienza e già una faccia nota perché provenienti da serie tv già conosciute e ben consolidate.

Il gruppo notò subito che erano entrambi texani, quindi, magari, già il fatto che se fossero andati d’accordo, sarebbe stato un problema da divi in meno. E poi , quando avevano parlato con loro separatamente, prima l’uno e poi l’altro, si era dimostrati completamente affascinati dalla trama del pilot.
 

Nella stanza adiacente a quella dove si sarebbe dovuta svolgere l’ultima audizione, i due giovani attori si ritrovarono seduti uno accanto all’altro.

Si guardarono di sfuggita. Forse si studiarono. Ma alla fine si sorrisero.

“Così sei del Texas anche tu?!” chiese il maggiore dei due.

“Sì. San Antonio. E tu?!”

“Dallas.” Rispose.

“ Evvai Dallas Cowboy!!!” esclamò come un tifoso.

“Puoi dirlo forte!!!” convenne l’altro battendogli un amichevole cinque con la mano.

“Io sono Jared, comunque! Jared Padalecki.”

“Jensen Ackles.” rispose subito l’altro stringendogli la mano tesa.

“Jensen!?” fece Jared un attimino colpito dal nome non proprio texano.

“Ti prego!! È una lunga storia. Mia madre c’ha messo più di tre giorni per scovarlo!!” rispose frustrato dal fatto che ogni volta che si presentava a qualcuno, passava i primi dieci minuti a fare lo spelling del suo nome, passando da nomi come Jason, Jansen, Janson e finendo, frustrato, a farsi chiamare semplicemente Jay!!!

Jared rise , ma si fece giurare che se le cose fossero andate bene dopo quell’ultimo provino, Jensen avrebbe dovuto raccontargli più cose della sua vita, poiché si prospettavano racconti decisamente divertenti.

“Sei qui per…?” chiese Jensen, alludendo al personaggio da interpretare.

“Sam. Mi hanno richiamato per Sam!” rispose fiducioso il più giovane.

“Buffo!! Anche io mi ero presentato per Sam , ma poi mi hanno proposto l’altro fratello, il maggiore, Dean. E ora…vediamo come va!!” fece anche lui con una nota di fiducia nel tono di voce.

“Senti, ma dove saranno gli altri?” chiese ad un certo punto Jared, notando la stanza che rimaneva vuota , quando invece, di solito, ai provini finali, c’erano sempre più di poche scelte.

“A quanto pare, nessun altro in giro. Solo io e te, amico!” rispose Jensen, fissando perplesso la porta da cui avrebbero dovuti chiamare.

E infatti dopo qualche minuto, un assistente di produzione , li richiamò invitandoli a seguirlo.
Ai due giovani attori venne chiesto di recitare una scena tratta dal pilot. Dovevano avere un simpatico confronto su una morte sospetta, seduti ad una scrivania di quella che doveva essere una biblioteca. Quando ebbero finito, venne chiesto loro di accomodarsi fuori e aspettare di essere richiamati e quando i due misero di nuovo piede nella stanza in cui vi era il creatore della serie – un visionario da quello che si diceva in giro - lo showrunner e uno dei registi che poi era anche uno dei produttori esecutivi, un caloroso applauso fece capire che non ci sarebbe stato più nessun provino e che le scelte erano state fatte e i ruoli dei protagonisti assegnati.


Un alchimia immediata e spontanea era stata più che palese in quelle poche battute!!

Sam e Dean Winchester avevano finalmente un volto e il 13 settembre 2005 fu reso noto al mondo telefilmico che parve letteralmente impazzire per le storie dei due fratelli di Lawrence, Kansas.


 

Passarono circa quattro anni da quel fatidico giorno. La serie Supernatural aveva un seguito non eccessivo, ma i riscontri che comunque riscuoteva erano su piano mondiale. Tanto che in Giappone ne fecero addirittura un Anime e le richieste di ospitare le convention della serie di certo non mancavano. Anzi!!

Alla faccia di chi dice che il pubblico di nicchia non abbia il suo valore??!!


 

Le cose andavano bene e di certo andavano anche meglio per Jared e Jensen che cominciavano a godersi i loro successi senza mai però vestirsi da divi o dimenticare le loro origini e questo li fece amare ancora di più dal pubblico e dalle persone che lavoravano con loro.

La loro alchimia fuori e dentro del set era evidente e sempre più forte. Il loro legame si faceva , a volte, fin troppo protettivo l’uno verso l’altro. I due avevano legato in un modo che definire “fraterno” , forse, solo forse, poteva spiegare la quantità di tempo che passavano insieme.

Sembravano aver incarnato appieno l’idea di appartenenza dei fratelli televisivi che interpretavano, tanto che, in accordo con la produzione, decisero di andare ad abitare insieme in un piccolo appartamento di Vancouver che Jared aveva già preso in affitto per sé. Una villetta a schiera di due piani: un piano per Jensen e uno per Jared, per garantire comunque una certa privacy in quella nuova convivenza.

Qualcosa però cambiò appena dopo iniziata la quarta stagione.

Anche se nessuno ci faceva caso, i due attori compresi , a volte si scoprivano a guardarsi in momenti in cui i loro sguardi dovevano essere rivolti da ben altra parte. Si sorprendevano a cercarsi quando uno dei due tardava sul set o magari a qualche incontro. A sentirsi stranamente con lo stomaco sottosopra quando o Jared o Jensen, si attardava in qualche angolo del set appena dismesso, a parlare con la comparsa di turno o magari con una fan più intraprendente e quando questo accadeva, allora, il viaggio di ritorno al loro appartamento si svolgeva in un pesante silenzio che nemmeno Cliff, il loro tuttofare personale, riusciva a spiegarsi ma che, ignaro di tutto, associava la cosa alla stanchezza e ai ritmi assurdi delle riprese.


 

Una sera , dopo la registrazione di un episodio che portò parecchi problemi sia tecnici che emotivi, i due protagonisti , decisero di invitare alcuni membri della crew e del cast al loro appartamento. Nessuno rifiutò l’invito naturalmente, men che meno il nuovo arrivato, Misha, l’angelo Castiel, che sorprendendo ogni aspettativa, era entrato velocemente nel cuore dei fan e anche di Jared e Jensen.

La serata passò tra pacche amichevoli e sfottò vari sui capelli costantemente curati di Jared, le facce da fotomodello di Jensen, il modo buffo di Misha di entrare nell’ingenuamente ambigua interpretazione di Castiel. Tutti i presenti risero ad ogni racconto o immancabile scherzo avvenuto sul set e quando ormai l’una di notte faceva capolino all’orologio, l’allegra brigata decise che era il momento di tornare ognuno ai propri appartamenti.

Dopo che anche Misha andò via, accompagnato da Cliff, poiché evidentemente brillo, Jared e Jensen decisero di dare almeno una rassettata veloce al loro soggiorno che aveva decisamente l’impressione di una stanza in cui era appena finita la festa di compleanno per un bambini di 7 anni sovraccaricati di zuccheri.

Caos ovunque!!

Se non fosse stato per le bottiglie di birra vuote, sparse un po’ in ogni dove, di certo avrebbero rimandato tutto al giorno dopo. Ma l’idea di svegliarsi con l’impressione di vivere in una birreria non allettava nessuno dei due.

“Ok!” fece risoluto Jensen, tirandosi su le maniche della maglietta. “Io combatto a est…” indicando la cucina. “…tu ad ovest.” indicando la parte della stanza che iniziava dalla porta che si erano appena chiusi alle spalle. “Sconfiggiamo questo demone, fratellino!!” scherzò con il tono di Dean.

“Forza e coraggio!” convenne Jared ed imitandolo nei gesti, si smanicò anche lui e afferrando una busta dell’immondizia e iniziò a buttarci dentro bottiglie e lattine man mano che avanzava nella stanza.

Jensen faceva lo stesso dall’altro lato della camera , fin quando , entrambi , non si ritrovarono al centro del soggiorno, giusto davanti al divano, e con uno sguardo di sfida, erano pronti a contendersi l’ultima bottiglia di birra che sostava abbandonata ai loro piedi.

“Ok! Chi la manca , finisce di rimettere a posto questo casino domani mattina!” sfidò Jensen, fissando la bottiglia a terra fra di loro.

Jared lo guardò perplesso e per niente convinto di quella sfida.

Jensen sorrise di sghembo e lo provocò ancora.

“Che c’è, Padalecki? Non sei certo di vincere?!”

“Non lo so. Il fatto è che tu sei avvantaggiato dato che sei più basso di me quindi più…vicino!” replicò Jared anche lui in tono di sfida. “Non sarebbe meglio…sasso-carta-forbice?”

“Nah!!!! Mi piace il rischio!” fece il biondo. “Pronto?” ingaggiò quindi la sfida.

“Al tre!”

“Uno.. “ iniziò Jensen.

“Due…” continuò Jared.

“TREEE!!” e in un attimo i due si chinarono verso la bottiglia.

L’afferrarono entrambi contemporaneamente e questo fece iniziare una sorta di guerriglia a chi riusciva a tirarla via dalle mani dell’altro.

“Molla…”

“No! Molla tu….”

“Io l’ho presa per primo.”

“Scordatelo. Hai bisogno di occhiali, moccioso!!”

“Guarda che quello più vecchio tra noi sei tu!!” ribattè scherzoso il “giovane”.

Ma ad un certo punto, Jared strattonò la bottiglia verso di lui con più vigore e Jensen, perdendo appena un po’ l’equilibrio, si ritrovò quasi addossato all’amico collega.

Ad un centimetro dal suo viso.

Vicino!

Troppo vicino!

Troppo…troppo vicino.

 

Fu una frazione di secondo, quella che servì al loro respiro di congelarsi. Ai loro occhi di scontrarsi in uno sguardo fatto di confusione e di quel qualcosa che non potevano ancora spiegarsi.

Le mani ancora artigliate intorno al vetro ambrato.

Le bocche schiuse in cerca, forse, di dire una qualsiasi cosa. Una resa da parte di uno dei due, magari, avrebbe salvato la situazione.

Ma la resa non arrivò.

Quello che accadde fu l’annullare del tutto lo spazio fra di loro, le loro bocche, le loro labbra.
 

Chi andò verso chi? Chi respirò per primo il respiro dell’altro?
Chi chiuse gli occhi per primo, godendosi inaspettatamente l’impensabile ?

 

Poi, quella frazione di secondo, divenne un momento, poi un lungo momento di movimenti di labbra accennati, di una morbidezza sconosciuta ma sorprendentemente bella.

E poi finì. All’improvviso , così come era iniziato.


 

I due ragazzi si staccarono, restando però fermi, immobili in quella loro posizione. Si fissarono sconvolti, straniti. Incapaci di dire una qualsiasi cosa. Di darsi una qualsivoglia spiegazione a ciò che era appena successo.


 

Un bacio. Un bacio vero. Uno stramaledettissimo bacio che gli aveva ingarbugliato lo stomaco. Fatto impazzire cuore e respiro. Un bacio che aveva provocato in entrambi, una sensazione che nessuno dei due provava da tempo. E questo, anche se nel segreto della mente di entrambi, li sconvolse ancor di più.


 

Jared mollò immediatamente la presa sulla bottiglia e si lasciò cadere all’indietro , finendo seduto sui talloni.

Jensen, invece, caduto quasi in uno stato di sconvolta confusione, rimase con la bottiglia stretta tra le mani, si alzò in silenzio e senza proferire parola, andò verso la sua stanza al primo piano.

Jared non osò chiamarlo. Sentì solo i passi pesanti dell’amico e la porta della sua camera da letto chiudersi.

Il giovane rimase per un tempo che non avrebbe saputo dire, seduto su quel pavimento. Interdetto.

Che cosa era successo? perché si erano baciati? perché il suo corpo aveva tremato, e non di rifiuto , al tocco delle labbra di Jensen sulle sue ? perché non si era tirato immediatamente indietro e anzi la sua bocca si era perfino protesa verso l’altra?

E poi, sconvolgendosene…..perché gli era piaciuto?


 

Nella sua camera , Jensen, non era messo meglio e nella sua mente si accavallavano le stesse domande e gli stessi dubbi che tormentavano il ragazzo al piano terra.

Che cosa era successo? perché si erano baciati? perché il suo corpo aveva tremato, e non di rifiuto , al tocco delle labbra di Jared sulle sue ? perché non si era tirato immediatamente indietro e anzi la sua bocca si era perfino protesa verso l’altra?

E poi, sconvolgendosene ….perché gli era piaciuto?


 

Nessuno dei due dormì quella notte. Nei loro occhi, l’immagine perenne dell’altro.

Sulle labbra il sapore aspro della birra che “quelle altre” labbra vi avevano lasciato.

Non poteva essere. Non doveva essere.


 

E la mattina dopo , quando i due attori , si incrociarono nel soggiorno, a pochi passi da dove tutto era successo, a malapena si scambiarono un buongiorno di cortesia, per poi andare ognuno per la propria strada. Ossia , ritornare, nelle loro camere.

Quando la sera della domenica, dovettero per forza di cose , parlarsi, per mettersi d’accordo con Clif e sull’orario in cui li avrebbe presi la mattina dopo, fu Jensen, a prendere il discorso.

“Senti..” disse solo, evitando perfino di pronunciare il nome dell’altro. “…è successo, ok!? Eravamo brilli, per non dire ubriachi. Non sarebbe accaduto niente , altrimenti. Abbiamo un’opportunità con questo show. Una vera, concreta, di fare qualcosa di importante nella vita. Non sprechiamola per qualcosa che non ha senso, non può averla e non deve averla.” disse però tutto di un fiato , come a non voler dare spazio ad alcuna pausa di farlo ricredere.
E Jared questo lo notò. Ormai conosceva Jensen e sapeva quando non era convinto di qualcosa.

Ma il “qualcosa” in questione, questa volta era troppo grande. L’avevano fatta davvero grossa e si convinse che doveva dargli ragione.

“Va bene!” confermò. “Allora ci buttiamo tutto alle spalle.” disse , non domandò.

“Tutto alle spalle!” convenne Jensen. “Come se non fosse mai successo!”

“Come se non fosse mai successo!” gli fece eco , il più giovane.

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Capitolo 2
*** .2. ***


Il lunedì, all’inizio delle riprese, tutto sembrò andare come ogni lunedì. Il cast si ritrovò amichevole e puntuale e i due attori protagonisti erano , al solito, l’anima del gruppo di lavoro.

Anche se , l’anima dei due, era ancora sotto sopra per quelle sensazioni , tenute con estrema cautela segrete, che continuavano a sentire.

Ma erano attori. E anche bravi da quello che dicevano di loro. Quindi potevano mentire e farlo alla grande.

E mentirono. Per ore. Per giorni. Per tre lunghissime settimane.
 

Poi tutto trovò la forza di venire alla luce.


Durante le riprese dell’ennesimo episodio, Jared, convinse il responsabile degli stunt e il regista di turno che poteva fare da solo, la scena in cui Sam veniva sbalzato lontano.

“Andiamo..è solo un tuffo!!” scherzò il giovane mentre si preparava alla scena.

E mentre gli addetti ai lavori, anche se non proprio convinti,  lo sistemavano per bene, gli si avvicinò Jensen. Ed era la prima volta che si ritrovavano di nuovo così vicini.

“Jared…non credo che sia il caso….forse dovresti lasciar fare a Mike….potresti….” e anche se voleva sembrare deciso in quello che diceva, Jared scorse vera preoccupazione nel tono del collega che, dopo tanto tempo, gli parlava di nuovo “sinceramente”

Ma la cosa invece di fare piacere, sembrò indispettire l’interprete di Sam.

“Tranquillo, Jens. Un salto e via e sarà come….come se non fosse mai successo!” lo provocò e si allontanò l’attimo dopo.

Jensen sentì un blocco nello stomaco quando Jared gli disse quelle parole.
 

Anche lui, anche Jared , allora, non aveva affatto dimenticato niente. Quello che era successo era ancora fisso nella sua mente come lo era nella propria.

Perché? Perché? Perché??

Era possibile una cosa del genere? Loro avevano avuto delle ragazze ed erano stati…beh! come dire, all’altezza della situazione.

Possibile che quel bacio, quel semplice unico bacio, aveva avuto la forza di capovolgere un intero universo? Due intere esistenze?


 

Il regista diede il “campo libero” e chiunque non fosse stato parte della scena doveva spostarsi e rimanere lontano dalle telecamere.

Il cattivo disse la sua battuta, Sam gli si contrappose per proteggere l’innocente di turno e un attimo dopo, dopo un gesto deciso da parte dell’altro, il cacciatore veniva sbalzato via, finendo contro una parete di legno pressato , gemendo con molta convinzione.

Con troppa convinzione.

Immediatamente dopo il cut, tutti corsero verso l’attore ancora a terra che si lamentava dolorosamente.

Jensen si fece spazio quasi furiosamente tra quelli che accerchiavano Jared.

“Jared….Jared…..” lo chiamò affannato e preoccupato, mentre gli metteva le mani intorno alle spalle per cercare di tenerlo fermo, dato che il giovane si muoveva scompostamente in cerca di una posizione che gli facesse sentire meno dolore alle costole. “Ti sei fatto male??”

“Mmh!!!” mugugnò l’altro a labbra strette e annuendo nervosamente.

“ Cazzo…..chiamate i paramedici!!” gridò il biondo, a quel punto.

Dopo quello, Jared passò una notte in osservazione ed ebbe un paio di giorni per riprendersi. Erano solo un paio di costole incrinate , ma avrebbe dovuto comunque mettere una fasciatura elastica e poi una sorta di supporto più rigido come protezione durante le riprese future.

Quando fu dimesso, Jared si sarebbe aspettato di trovare Cliff all’uscita dell’ospedale e si sorprese profondamente, invece, di trovare Jensen. L’amico gli andò incontro, levandogli la borsa dalle mani, senza dirgli niente.

Jared lo vide agire come se quella era una cosa da fare e basta. Come da fare era il dovergli mettere una mano appena sotto il gomito, quando gli aprì lo sportello e lo aiutò a sedersi. Come sembrò doveroso fare, il mettergli la cintura, come se nemmeno fosse stato un bambino delicato. Tutto in rigoroso silenzio.

A quel punto, Jared gli fermò la mano, afferrando gentilmente Jensen per il polso ancora fermo sul blocco della cintura.

Il biondo alzò lo sguardo verso di lui ma ancora non disse niente. Fu l’altro a parlare.

“Jensen…sto bene. Davvero!” provò a rassicurarlo. “Un paio di giorni e sarò di nuovo in piedi!” e sorrise anche.

Jensen deglutì e finì di sistemargli la cintura che era già a posto da parecchi minuti ormai!!

Si spostò appena e ..

“Lascia che mi prenda cura di te!” disse finalmente.

Jared non riuscì a replicare niente dopo quello. Annuì solamente.

Forse Jensen, pensò il giovane, si sentiva in colpa per quella lite mai avvenuta. Per quel loro discreto distacco. Forse, come il suo Dean, anche Jensen si sentiva in colpa verso quello che gli era successo.

Forse…forse….


Ma allora perché le loro mani continuavano a stringersi su quel blocco della cintura?

 

Una mattina , però, la stupida benda elastica non ne voleva sapere di stare ferma nel modo giusto e un movimento mal fatto lo fece gemere di dolore.

“Che stai facendo?!” chiese la voce appena alle sue spalle.

Jared senza guardarlo, cercando di mettersi ancora a posto la fascia: “Ho fame e volevo farmi un panino ma questa stupida fascia non ne vuole sapere di star…..” ma non finì.

Le parole gli si bloccarono nella gola, quando sentì le mani di Jensen intorno al suo torace che con gesti e movenze delicate, gli sistemavano il casino che lui aveva combinato.

Il calore del corpo di Jensen lo avvolse come una coperta. Il ritmo del suo respiro fece coppia con quello lento e rilassato di Jensen. Istintivamente Jared si spostò discretamente verso l’amico così che la sua schiena finisse appena appoggiata al petto del biondo che, sorprendendolo, non si scostò, ma gli andò incontro, rinsaldando quella sorta di abbraccio.

“Jensen….” si ritrovò a sussurrare quasi come se fosse la fine di una preghiera.

Jensen strinse appena le sue braccia intorno al corpo di Jared, godendo anche lui, del calore dell’altro.

Non provarci mai più Padalecki! Mi hai fatto prendere un infarto l’altro giorno. Non voglio provare mai più quello che ho provato. Fa’ male! furono le parole che Jensen gli sussurrò all’orecchio. Il tono basso, forse roco.

Maledettamente sensuale.
 

E Jared tremò. Esattamente come aveva tremato quella sera in cui si erano baciati. E tremò ancora quando capì che forse aveva frainteso le parole che aveva sentito.

 

“Stai tremando?!” chiese Jensen. “Perché?” fece ancora senza spostarsi da quella sua posizione in cui sembrava stesse proteggendo Jared. Stretto tra le sue braccia.

“Perché non so che cosa significa questo. O quello che è successo quella sera. O quello che mi hai appena detto. Perché ho paura di quello che ho iniziato a provare…per te!” finì senza avere il coraggio di guardare l’altro in faccia.

“Ti farebbe star meglio sapere che ho paura anche io!?” disse piano, Jensen, mentre spostandosi da quella sua posizione si portò davanti all’amico. “ E che ho le tue stesse domande?”

“Tu…hai ….paura?!” azzardò Jared guardando Jensen che sorrise appena.

“Cavolo, Jared! Certo che ho paura! Quello che è successo…quello che ho sentito , che ho provato quando è successo, mi ha mandato il cervello in panne!! Volevo a tutti i costi fare finta di niente, convincermi che era stata una …follia alcoolica!!” ironizzò, ricordando il loro patto di dimenticare. “Ma poi…”

“Poi?!” chiese quasi con ansia, Jared.

“Poi, ti sei fatto male e io non mi sono sentito come si dovrebbe sentire un amico normale, o un semplice collega di lavoro o una qualsiasi altra persona che …che…” balbettò frustrato non riuscendo a trovare un giusto accoppiamento. “Io ti ho visto a terra, che gemevi per il dolore, che a malapena riuscivi a rispondermi e sono andato nel panico. Io ti ho visto soffrire e la cosa mi ha terrorizzato.” Confessò alla fine.

“Mi dispiace.” Sussurrò in colpa Jared.

“Non dispiacerti. Promettimi solo che non rifarai più una stronzata del genere!”

“Lo giuro!” promise Jared sorridendogli timidamente. “Ora che si fa?!” chiese poi, un tantino intimorito.


Jensen capì e comprese quel timore che era anche il suo.

Si erano baciati, avevano provato qualcosa che nulla aveva a che vedere con l’essere brilli.

E in quei giorni che erano passati, evidentemente, entrambi, non erano riusciti a togliersi quella sensazione sconvolgente di dosso.


Il biondo inspirò profondamente.

“Ascolta, ma se non sarai d’accordo lo capirò. Te lo giuro, lo capirò!” iniziò con convinzione.

“Ok! Cosa vuoi fare?!” chiese anche curioso, Jared, oltre che perplesso.

“Venerdì finiscono le riprese dell’episodio che stiamo girando. Rimane giusto qualche ciack di sicurezza. Poi ci sarà quella settimana di pausa per non so che cosa. Diciamo a tutti che torniamo in Texas per andare a casa…”

“Ma ?” lo anticipò Jared.

“Ma andiamocene da qualche parte. Da soli. Senza dire niente a nessuno. Un motel, un alberghetto, un qualsiasi posto in cui possiamo parlare e capire quello che sta succedendo.” spiegò quasi con ansia Jensen.

“E cosa sta succedendo, Jensen?!” chiese quasi con malizia Jared.

Jensen lo fissò. Per un attimo la confusione sul suo volto poi la verità della risposta.

“Non lo so, ma di sicuro è qualcosa che si avvicina molto ad un “Io e te”. Io e te, Jared!”

Jared abbassò per un attimo lo sguardo, per pensare, poi di nuovo lo issò verso l’espressione in attesa di Jensen.

“Prenota!” fu ciò che rispose il giovane a quelle parole sincere ma sconvolgenti allo stesso tempo.


 

Il sabato mattina, come avevano deciso, salutarono tutti i loro amici e colleghi e si diedero appuntamento al lunedì successivo per l’inizio delle nuove riprese.

Circa due ore dopo, dopo essersi accertati che Cliff fosse andato via dall’aeroporto dove li aveva accompagnati, i due, presero una macchina a noleggio fino a Richmond e da lì, un traghetto fino a Victoria, una piccola città in cui non avevano mai messo piede , nemmeno per le riprese, sperando di essere meno visibili. Non lasciarono nemmeno la British Columbia.

Quando raggiunsero il modesto hotel in cui avevano prenotato due stanze – anche se chieste vicine – i due si guardarono un attimo in imbarazzo, quando di fronte alle porte delle loro camere, non sapevano se invitarsi ad entrare o infilarsi ognuno nella propria stanza e darsi appuntamento per cena.

“Ok! Questo è assurdo!” sbottò un secondo dopo, Jensen, mettendo fine a quel silenzio imbarazzato. “Siamo qui per parlare, chiarirci, capire. E non lo faremo mai se facciamo così. Quindi , molla il tuo borsone in camera e poi raggiungimi nella mia.” disse tutto di un fiato il biondo come se dirlo più lentamente poteva togliergli coraggio.

Jared deglutì a quella decisione e annuì.

“D’accordo. Dammi dieci minuti. Tu comincia a tirar fuori la birra!” disse sorridendo e infilandosi in camera sua.


Come detto, dieci minuti dopo, Jared bussava alla sua porta.

Jensen aprì e lo fece entrare. Non disse niente. Si spostò solo il giusto per farlo accomodare.

“Beh!! dove sono le birre?!” chiese Jared per stemperare la tensione che era palesemente palpabile.

“Visto come è andata l’ultima volta…le birre le lasciamo a dopo!” replicò Jensen.

Ma quello che avvenne dopo non ebbe decisamente bisogno di ..birra.


Jared si voltò verso il collega ancora alle sue spalle e si ritrovò a fissare due enormi occhi verdi che brillavano nel guardare lui. Non seppe come, forse non se lo sarebbe mai spiegato, ma in un attimo, annullò lo spazio che c’era tra loro e afferrando con decisione il volto di Jensen, si sporse verso di lui e lo baciò.

Fu un gesto deciso, che sapeva di buono, di intenso. Rivelatore.

Il tempo sembrò congelarsi. Le mani di Jared ferme sul viso di Jensen.

Quelle di Jensen che prima si contrassero per la sorpresa di quel contatto così meravigliosamente assurdo, ora, si erano poggiate timorose ma incapaci di lasciarli andare, sui fianchi di Jared.

Gli occhi chiusi per concentrare ogni sensazione ed ogni emozione sulle loro labbra unite e per niente propense a staccarsi.

I corpi che piano, centimetro dopo centimetro, si erano completamente fatti vicini.


Poi, fu solo la richiesta di fiato ad interrompere quel momento.

“Jared….” mormorò appena Jensen, che però fissava ancora le sue labbra umide.

“Mi…mi dispiace. Sul serio, mi dispiace!” sembrò scusarsi il giovane , ma senza lasciarlo andare. “Ma questa volta volevo farlo così, senza avere la scusa della birra.” Sembrò giustificarsi.

“E come è andata?!” si ritrovò a chiedere Jensen.

Ma Jared non rispose. Forse spaventato dalla risposta. Forse imbarazzato dalla reazione sia sua che del ragazzo di fronte a lui. Forse terrorizzato dalla morsa in cui si trovava stretto il suo stomaco. Forse dal calore che sentiva venire da più in basso.

“Jared?!” lo richiamò piano Jensen, spostando una mano dal fianco e portandola delicatamente verso la guancia del giovane , così, da costringerlo dolcemente a guardarlo. “Cosa…”

“E’ andata che vorrei farlo ancora e ancora e ancora. E ho paura, davvero, ma vorrei farlo comunque!” fu la risposta quasi isterica che spiazzò Jensen, ma che comunque lo fece sorridere appena.

A quel sorriso, Jared si accigliò. “Ridi di me?!”

“No, affatto. Rido perché tu vuoi baciarmi ancora e io dentro di me non sto facendo altro che ripetermi “Perché ha smesso di baciarmi?!” !!”


Tutto iniziò da lì. Da un bacio prima al sapore di birra e poi al solo sapore di bacio.

Una storia che forse era presto chiamare “d’amore” ma che d’amore sapeva e anche di uno di quelli che avrebbero segnato la storia e le persone con cui si sarebbe intrecciata.


I due ragazzi, passarono quei primi giorni a parlare , ad esplorare ciò che sentivano. A cercare di spiegare quello che provavano, anche le paure, le incertezze di quello che significava decidere di portare avanti una storia del genere, in un mondo come il loro.

Ma ogni volta che qualche dubbio sembrava prevalere sulle loro nuove convinzioni, bastava stare seduti vicini su un divano, o ritrovarsi a sfiorarsi le dita guardando un film per poi finire con quelle stesse dita intrecciate tra loro, o baciarsi senza più provare vergogna o timore…bastava quello a convincerli che avrebbero trovato il modo.

E poi Jared aveva scoperto che adorava baciare Jensen. Quelle labbra carnose che aveva scoperto essere di un invitante morbidezza. Amava vedere il volto di Jensen arrossire, quando il biondo si rendeva conto di aver gemuto una volta di troppo in uno dei loro baci più appassionati. Adorava vedere le lentiggini sparire, poi, lentamente, dal viso del compagno.
Adorava, mentre erano sul divano, abbracciati vicini, rendersi conto di stare per addormentarsi sul petto di Jensen e sorridere sereno perché era il respiro di lui ciò che lo avrebbe cullato durante la notte.


E Jensen? Beh!, Jensen si era appena reso conto di aver stravolto la sua intera esistenza, mentre si teneva stretto tra le braccia quel ragazzone di quasi due metri, ma che così, sembrava appena un bambino. Forse solo un po’ troppo cresciuto.
Jared che non aveva avuto paura di affrontare la cosa tra loro. Jared che gli aveva dato lo spazio di cui aveva bisogno dopo quel loro primo bacio non intenzionale. Jared che non lo aveva spinto via quando invece fu lui a farsi avanti, quel pomeriggio.
Jared che lo aveva baciato senza nemmeno più una scusa , in quella camera di hotel. Che gli aveva tolto il fiato con quel bacio. E poi glielo aveva ridato con quello stesso bacio. Jared che lo guardava e sembrava leggerlo fin dentro l’anima.

Jared che, forse, quell’anima gliel’aveva già rubata.

 

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Capitolo 3
*** .3. ***



Un giorno, che il giovane era uscito nel primo pomeriggio per comprare qualcosa da mangiare la sera davanti alla tv, Jensen si era ritrovato solo sul divano del piccolo soggiorno. Stava pensando o forse si stava solo gustando il momento in cui Jared sarebbe ritornato e si sarebbero rituffati di nuovo in quella loro fuga romantica tutta particolare e inaspettata.

Nemmeno si accorse di essersi appisolato e quando riaprì gli occhi, Jared era lì, che sorrideva e lo fissava.


“Ehi! sei tornato?”

Nessuna risposta.

“Credo di essermi addormentato!” disse ancora mentre si rimetteva seduto.

Niente ancora!


Poi, Jensen, lo guardò di nuovo. E Jared era ancora fermo dov’era che lo guardava come se si stesse imprimendo ogni centimetro del suo corpo e la cosa benché lo imbarazzasse un attimo, Jensen, dovette ammettere, che lo stava anche eccitando. Nessuno lo aveva mai guardato così. Nemmeno le ragazze con cui era stato. Mai!!

“Jared? Che hai? Tutto bene?!” fece, quindi, alzandosi e andandogli incontro e quando gli fu vicino, Jared, senza dire ancora niente, gli prese semplicemente una mano e se la portò sul proprio petto.

Jensen lo guardò per un attimo stranito anche se trovò quel gesto molto bello. Poteva sentire il cuore di Jared battere veloce, tanto veloce, contro la sua mano.

“Jared…” e Jared gli si avvicinò e gli sussurrò due semplici parole nell’orecchio, prima di baciargli le labbra che si schiusero per la sorpresa di quello che aveva appena sentito.

Jensen lo guardò confuso.

Non era certo di aver inteso davvero quello che Jared voleva. “Tu…tu vuoi…”

“Voglio farlo!” ripetè questa volta , il giovane, a voce più alta, come a rendere reale la sua richiesta. “Voglio… tutto!”

“Tutto?” e deglutì. Ansia, aspettativa, paura, confusione. Ancora ansia.

“Voglio fare l’amore con te, Jensen.” disse finalmente, sconvolgendo se stesso e definitivamente anche Jensen che lo ascoltava.

“Oddio!” esalò Jensen, chiudendo appena gli occhi, e appoggiando la fronte a quella del compagno. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi.

Voleva che quel momento arrivasse prima o poi, ma non immaginava così presto.

Maledetto testosterone texano!!

 

Jared gli carezzò la schiena che sentiva contrarsi, forse tremare. “Ti ho baciato. Ti ho baciato tanto.” rinsaldò con decisione ed entusiasmo. “E mi piace da impazzire baciarti e so che anche tu….”

“Adoro baciarti….dannazione!!! Jared, non potrei più farne a meno!” si ritrovò a confessare sinceramente Jensen, che rialzava lo sguardo verso il giovane.

“Ma voglio altro…voglio fare quel passo, Jensen . O giuro che finirò per prendermi una polmonite a forza di fare docce fredde!! Ho voglia di te. Ho davvero…davvero voglia di te!” disse risoluto mentre si appropriava delle labbra ancora piacevolmente sconvolte di Jensen.

Forse, per la prima volta, fu un bacio diverso da tutti quelli che si erano scambiati in quei giorni. Forse per la prima volta, in quel bacio, c’era passione vera, c’era desiderio cocente. C’era una voglia che gridava sesso da tutte le parti.

 

Jensen rispose al bacio con lo stesso vigore e la stessa lasciva voglia. Era da tanto che non faceva sesso, ma sorprendendosi di sé stesso, non sentiva quella voglia per una mera soddisfazione fisica, la sentiva perché la sua mente pensava che l’avrebbe fatto con Jared e nonostante la novità, la sconvolgente novità, la cosa lo eccitava enormemente. E con piacere notò, o meglio sentì contro il suo basso ventre, quella stessa eccitazione provenire anche dal corpo di Jared.

Quando solo il bisogno naturale di fiato, li costrinse a separarsi, fu Jensen quello che provò a prendere il controllo della situazione.

“O cavolo!....ne sei..ne sei sicuro?”

“Non sto pensando ad altro da ieri sera, da quando mi hai baciato contro il frigorifero!!” scherzò Jared.

“Ohw!! Già….in effetti…in effetti è stato un bel bacio!” replicò soddisfatto il biondo. “Ma poi…tu…tu …..ti sei allontanato!!” fece ad un tratto perplesso.

“Sì, per l’ennesima doccia fredda.” rispose frustrato, l’altro, facendolo sorridere.

“E’ un passo importante, piccolo!”, disse Jensen, chiamandolo con quel nomignolo per la prima volta.

Jared lo guardò basito e poi lo baciò di nuovo con foga, quasi con prepotenza, con possessività. Premette con decisione sulle labbra del biondo che si ritrovò così a doverle schiudere e permettere alla lingua del compagno di impossessarsi di lui così da poter gustare ogni sapore della sua bocca.

Poi come era iniziato , quel bacio appassionato, si fermò all’improvviso e un ringhio frustrato salì dalla gola del più giovane.

“Tu chiamami ancora così e giuro che ti stendo su questo divano e accada quel che accada!!” sembrò provocarlo Jared, o forse minacciarlo.

“E’ una minaccia?”

“E’ una promessa!!” ribattè deciso, Jared.

“Ok! Come vuoi!” convenne Jensen, scostandosi appena dal corpo del compagno. “Ma non accadrà qui, su un anonimo divano. Faremo le cose con calma e… per bene!” lo provocò Jensen e sorrise sghembo quando vide Jared deglutire di aspettativa. “Ci prenderemo il tempo che ci serve, per capire tutto, per scoprire…tutto!!” e la sua voce si faceva via via più bassa e sensuale e Jared iniziò a fremere di ansia, agitazione, voglia e fretta…si, aveva davvero fretta di godersi questo nuovo spettacolo che la vita gli stava offrendo. “Vuoi venire con me ?!” fece ammiccante Jensen.

Jared lo fulminò con lo sguardo e poi gli prese le mani tra le sue. “E’ un invito o un eccitante doppio senso?!”

“Decidi tu…..piccolo!” lo provocò il biondo.

Jared allora senza aspettare oltre e senza lasciare le sue mani, iniziò ad andare verso la camera da letto portandosi dietro anche Jensen. Non vi voltò verso il compagno quando entrò in stanza, ma Jensen lo sentì chiaramente dire: “Facciamo che siano entrambe le cose!”

Poi la porta della camera si chiuse alle loro spalle.


Ciò che avvenne all’interno di quella camera , fu, almeno per le ore successive, come circondato da una nebbia calda e avvolgente, sorta apposta per proteggere il segreto di quel nuovo amore.

I due si presero un tempo lentamente sensuale per spogliarsi, all’inizio un po’ impacciati nei movimenti, tanto che sbatterono contro il comò della camera e come fosse stata complice , la radio che vi era poggiata sopra, a causa del contraccolpo, si accese inondando la stanza di una musica e di parole che parevano profetiche a tratti ipnotiche.

Fai un respiro…
Chiudi gli occhi…
Lo stai facendo bene

Sdraiati al mio fianco..
Senti il mio calore…
sulla tua pelle?….. Non essere timido... 

Le loro mani si incrociarono perfettamente quando Jared sbottonò la camicia di Jensen e Jensen fece lo stesso con quella di Jared.

Per poi infilarsi simultaneamente al di sotto del colletto per permettere alla stoffa di scivolare piano lungo le spalle fino a poi cadere morbidamente a terra.

Per i pantaloni fu diverso. Fu Jensen il primo ad aggrapparsi con le dita tremanti alla fibbia della cinta dei jeans di Jared che invece era rimasto con le mani intorno alle spalle del biondo. Come ad aggrapparsi.

Piano le dita riuscirono a sganciarla così come riuscirono a liberare il bottone dalla sua asola. Il pantalone si aprì appena lasciando scoperto quel piccolo triangolo di pelle che al solo contatto con le dita di Jensen, rabbrividì.

Jensen alzò lo sguardo verso quello di Jared che , senza rendersene conto, non riusciva a staccare gli occhi da ogni movimento che faceva Jensen. Si ritrovarono così a fissarsi negli occhi lucidi di aspettativa e desiderio e paura.
Sì , anche quella!


Spegni la luce

Non essere così timido
Lo stai facendo bene….


Toglimi i vestiti
Oh padre, benedicimi
Non chiedermi perché
Ma lo stai facendo bene….”


Poi il giovane annuì come per dare il permesso all’altro di andare avanti e Jensen gli baciò piano le labbra appena schiuse, mentre le sue mani si insinuavano all’interno dei pantaloni , seguendo la linea dei fianchi e come era successo per la camicia anche i jeans scivolarono verso il basso.

Pochi movimenti e i piedi di Jared riuscirono a liberarsi della stoffa di troppo.

Jared maglietta e boxer. Jensen ancora con i jeans addosso. Rimasero per un po’ a guardarsi. Ad ammirarsi.

O forse a capire quale doveva essere il passo successivo.

Era la prima volta che lo facevano. In quel modo. Per quel motivo. Con quella voglia e quel desiderio.


Fu, questa volta, il minore a fare l’altro passo. Quello successivo.

Si spostò appena e andò lentamente verso il letto. Si voltò verso il compagno e vide che Jensen lo fissava ammaliato. Jared si sedette prima sul bordo. Con un movimento fluido si sfilò anche la maglietta dimenticandola sul pavimento e poi issandosi con un piede sul limite del materasso si spinse verso il centro del letto, e tutto questo lo fece senza mai interrompere il contatto visivo con lo sguardo ipnotizzato di Jensen.

“Vieni qui!” sussurrò Jared, con la voce che era un soffio caldo ma che arrivò a Jensen, invece, come un uragano in piena.




N.d.A.: Non odiatemi. Non è finita qui!!!

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Capitolo 4
*** .4. ***


Il biondo obbedì e quando stava per raggiungerlo al centro del letto, Jared lo fermò con la mano e con una malizia che Jensen gli vide per la prima volta, lo sentì dire: “Spogliati! Per me!”

Jensen deglutì. Ansia per lo più. Ma anche una certa dose di vergogna ed imbarazzo.

Dio!!, non lo aveva mai fatto. Nemmeno per una ragazza.

O al massimo era successo il contrario!!

E ora Jared , gli chiedeva di spogliarsi per lui.

Gli sorrise o forse la sua fu solo una leggera smorfia di indecisione. Ma lo fece. Cavolo! Voleva farlo!!

Drizzò le spalle e fece qualche passo indietro. Lentamente si sbottonò la cinta dei jeans e poi slacciò il bottone e come era successo per quelli di Jared, anche i suoi , gli si aprirono abbastanza sul davanti e questa volta sorrise davvero , quando notò un rossore più che pronunciato sul volto di Jared.

Fece scivolare via i pantaloni e li scalciò non appena li ebbe accartocciati ai suoi piedi e quando si sentì meno in imbarazzo, decise di provocare il suo compagno che sembrava davvero godersi lo spettacolo.

“Ti piace quello che vedi?!” ammiccò malizioso.

“Tu non sai quanto, ma…” e inspirò trattenendo appena il fiato.

“Ma ?” lo incoraggiò l’altro.

“Voglio vedere di più.” fece in quel respiro che aveva ripreso.

Jensen obbedì e si sfilò velocemente la maglietta che poi, scherzosamente, tirò nella direzione di Jared che l’afferrò al volo, restando fermo a rimirare il torace scolpito del compagno.

L’aveva visto altre volte a torso nudo. Ma adesso lo vedeva con ben altri occhi e, con nella mente, ben altre intenzioni.

“Va bene così?! O…” suggerì suadente Jensen che fece per infilarsi le mani nei boxer e tirando appena verso il basso, tendendo l’elastico.

“Noooo!!” sibilò roco Jared e scattò verso di lui, rimanendo, però, in ginocchio sul bordo del materasso. “Quelli lasciali a me!” gli ordinò malizioso, tirandoselo addosso, finalmente.

Il movimento fu però, un attimino maldestro e fece cadere i due all’indietro. Finirono uno sull’altro al centro del letto, ma la cosa oltre a farli sorridere, non provocò oltremodo disagio.

Anzi, ne approfittarono per restare in quella posizione – Jared sotto , schiena al materasso e Jensen sopra di lui e le loro lunghe gambe che , quasi istintivamente avevano trovato il loro incrocio perfetto – e con calma decidere come andare avanti.


Riesci a sentire i miei fianchi

nelle tue mani?
Mi stendo vicino a te
Assaggio il piacere
Della tua pelle….”


 

Jensen si chinò lento verso di lui e quasi con titubanza si avvicinò alle labbra del giovane. Fu come chiedere il permesso di baciarlo e quel permesso fu accordato. Per la prima volta si baciarono con una passione diversa dalle altre volte. Questa era più profonda , più intima, precorritrice di un’emozione più forte. Le mani di Jared andarono ad ancorarsi una al fianco del compagno e l’altra appena dietro la nuca, così da solleticare i capelli appena più corti del biondo. Lo teneva stretto, quasi avesse paura che quel bacio potesse finire prima o poi.

Mentre Jensen , appena sospeso sul quel corpo che aveva scoperto, in una maniera diversa, essere bellissimo, cercava e ricercava quell’angolazione perfetta per rendere quel bacio sempre più intimo e profondo e capì di esserci riuscito quando entrambi gemettero, soddisfatti, uno sulle labbra dell’altro.

“Che…che ne dici…se ….se ci liberiamo anche del….del resto?!” azzardò ansimante Jensen, che continuava comunque a baciargli, con piccoli baci, le labbra arrossate e umide di loro.

Jared ansimò dal piacere e ne tremò anche di quello stesso piacere. Ma non voleva fermarsi.

“Direi…direi che è un ottima idea!” e così dicendo, decise di spegnere il cervello e lasciarsi andare completamente.

Da quel passo non si sarebbe più tornato indietro.

Allora con un gesto veloce e improvviso, afferrò Jensen per le spalle e capovolse le loro posizioni, finendo cavalcioni sul maggiore.

“Ehi!! non vale!” si lamentò Jensen, anche se un attimo dopo era ridotto al silenzio dalle labbra di Jared.

Il giovane , poi, quando, lo liberò, assunse un’espressione quasi di sfida.

“Ti avevo già detto che quelli ...” ammiccando ai boxer. “...dovevi lasciarli a me, no?!”

“Ok!” si arrese Jensen mettendosi completamente nelle sue mani.


Jared dalla posizione in cui era, iniziò a massaggiare a palmi aperti il torace ansimante del compagno, scendendo pian piano verso le costole e poi il ventre e godette nel sentire la pelle che si increspava e rabbrividiva sotto il suo tocco, sapendo che era il piacere a farla reagire così. A far reagire così Jensen.

Poi , scese ancora, fino ad arrivare ai fianchi che scattarono appena verso l’alto quando le dita del giovane si infilarono furtivamente al di sotto del cotone dell’intimo.

E a questo punto, qualcosa scattò e divampò come un incendio improvviso anche nella mente di Jared. Quello scatto muscolare , voluto o forse no, da parte di Jensen, aveva fatto sì che le loro intimità, ora palesemente eccitate, si scontrassero.

Bacino contro bacino. Frizione su frizione. Durezza contro durezza.

E senza rendersene conto, il suo corpo reagì naturalmente , guidato dall’istinto della lussuria e iniziò ad ondeggiare sul corpo di Jensen.

“Oddio….” ansimò il biondo quando si ritrovò a rispondere ritmicamente ai movimenti di Jared. “Jared….”

“Sì…sì…lo so. E’…è….”

“Fantastico!!” fece per lui, Jensen, che gli portò le mani lungo le cosce contratte ai lati dei suoi fianchi, per assecondarne il movimento sensuale.

“Già….e siamo…siamo solo all’inizio!” sembrò rassicurarlo o forse spaventarlo, Jared!!

A quel punto, finì di fare quello per cui aveva capovolto le loro posizioni e lentamente tirò verso il basso l’intimo di Jensen, lasciando che la sua virilità finalmente respirasse e fosse libera di fremere tra i loro corpi vicini.

Jensen non potè evitare di arrossire. Per quanto volesse fare l’amore con Jared in quel momento, non poteva negare che era comunque una situazione surreale.

Il giovane notò quel lieve disagio nell’espressione del suo amante e si chinò per baciarlo, ma prima di unire insieme le loro labbra, gli sussurrò languido.

“Spogliami!” e Jensen, perso in quel bacio, obbedì.

Afferrò con delicata decisione l’elastico dei boxer di Jared e anche se con più difficoltà glieli sfilò, aiutato anche dal fatto che il giovane , gli andò incontro muovendo prima una gamba e poi l’altra per sbarazzarsi dell’indumento.


 

Ora, finalmente , erano nudi. Pelle contro pelle. Calore contro calore. Sudore misto a sudore. L’inevitabile sensazione di desideroso piacere che si faceva sempre più impellente. Quell’istintiva necessità di spingere i loro corpi uno verso l’altro. La sconvolgente sensazione del respiro che si fermava in gola per poi farli respirare ancora, di nuovo e più affannosamente.

Le mani che non volevano altro che toccare, toccare e toccare ancora. Ogni lembo di pelle, ogni muscolo contratto, ogni brivido causato.

Quasi con timore le dita di entrambi, timidamente scesero lungo la linea dei loro inguini. I loro sguardi si cercarono e si trovarono chiedendo una muta concessione a continuare quella che voleva essere più che una carezza. E così fu.

Toccarsi intimamente, stringersi con delicata passione le loro virilità ormai più che eccitate, massaggiarsi sapendo bene come e in che modo spezzarsi il respiro. Sincronizzare quel movimento fluido e ritmico di salita e discesa sulla pelle umida dei loro umori e del loro piacere , fu esaltante e sorprendentemente, meravigliosamente naturale.

“O Gesù!!” ansimò estasiato Jensen, mentre si avventava sul collo teso e ben esposto del compagno sopra di lui. “Io….io…non so cosa fare…vorrei toccarti ancora e ancora…ma….” e un singulto di piacere gli fermò il resto in gola.

“Allora toccami ancora e ancora e vedrai….” rispose con lo stesso ansimo, Jared. “..vedrai che il resto ….il restò verrà da se!!” e così dicendo si accovacciò meglio sulle lunghe gambe di Jensen che si fletterono appena , quasi a volerlo far stare più comodo su di lui.

Jared ne approfittò e si adagiò più vicino all’intimità di Jensen, provocando appena un più che chiaro movimento. Il biondo si ritrovò a spalancare gli occhi per la sorpresa di quel tacito invito.

“Tu…tu vuoi….vuoi che io…..” balbettò Jensen in preda al desiderio e alla confusione.

“Ricordi?” gli sussurrò arrossendo appena, Jared. “Voglio tutto. Voglio…te!”

Jensen sospirò quasi frustrato. Temeva di non essere all’altezza della situazione, dato che era la loro prima volta e a quanto pare sarebbe stato lui il primo a oltrepassare quella sottile linea rossa.

Ma non poteva sottrarsi. Avrebbe fatto le cose per bene. Era comunque un uomo adulto e sapeva come andavano certe situazioni. E poi…

E poi c’era Jared davanti a lui, con lui. Su di lui!!! E Jared meritava solo il meglio da quella situazione.

Allora si sistemò meglio e con le mani lentamente scese dalle spalle, lungo le braccia e poi sui fianchi, fino a raggiungere il fondoschiena del giovane che ondeggiava sinuosamente su di lui, mandandolo in estasi ad ogni contatto. Con delicatezza e premura, lasciò che le sue dita raggiungessero la parte più intima di Jared finchè quell’umido calore non divenne come una calamita attirandolo verso il suo interno.

Jared gemette quando sentì le dita di Jensen muoversi dentro di lui, ma il loro tocco gentile e ritmico, riuscì comunque a rassicurarlo. Quel fastidio iniziale venne ben presto cancellato da un piacere sempre più presente ed elettrizzante. Avvolgente, sorprendentemente eccitante ed erotico.

“Dio!! Jensen….è…è……non so…non so spiegartelo…..ma non resisto….” cercava di spiegargli, Jared, quello che sentiva, che provava.

“Dimmi cosa vuoi che faccia. Farò tutto quello che vuoi, solo quando me lo dirai tu!” gli promise Jensen, senza smettere di muoversi in sincrono con lui.

“Fallo!” fece risoluto Jared, guardandolo negli occhi. E i suoi occhi erano brillanti e lucidi, la pupilla inghiottita dal colore del più puro desiderio. “Fallo adesso o finirò per impazzire!” e la sua sembrava quasi una preghiera.
O forse lo era!!

Jensen lo liberò solo per un attimo, e con la mano con cui lo aveva preparato, massaggiò appena se stesso e poi cercò di sistemarsi contro l’intimità di Jared.

Si sentivano. Ognuno il calore dell’altro. Intimità contro intimità.

Sconvolgimento contro sconvolgimento.

Jensen si inarcò appena così da potersi insinuare piano e con somma sorpresa, Jared non si ritrasse , ma si spinse lentamente all’indietro, verso di lui, e lo accolse.

Fu un attimo. Il tempo di un respiro. Di un fremito. Di ansito tremante.

Gli occhi si chiusero. Le bocche si aprirono in cerca di più aria. Le mani si contrassero per sostenersi. Quelle di Jared strette sulle spalle di Jensen. Quella di Jensen contratte attorno ai fianchi tesi di Jared. I corpi si bloccarono in quella posizione.

 

“Jared…” e fu solo un sussurrò.

“Non….non muoverti….” parve pregarlo Jared e Jensen temette di avergli fatto del male.

Il biondo rimase fermo immobile. Cercò perfino di respirare appena e poi accadde.

Jared fece un respiro profondo e si lasciò scivolare completamente su di lui ed entrambi ripresero a respirare.

“Ti sento!” fu la prima cosa che Jared gli sussurrò quando riaprì gli occhi e li puntò in quelli verdi del compagno. “Ti sento ed è….bellissimo! Dio…è bellissimo!!” gli disse con un sorriso.

“Tu…sei …bellissimo...così!” rispose dolcemente Jensen che ancora rifiutava di muoversi.

Ma fu Jared a rassicurarlo.

“Allora muoviti e rendimi ancora più bello!” e fu lui stesso ad iniziare a muoversi sul bacino di Jensen.

A quei movimenti, Jensen non riuscì a resistere e iniziò a seguirli, poi ad assecondarli, poi a guidarli fino a quando non ne prese il controllo, mandando in estasi Jared che si lasciava conquistare colpo dopo colpo dagli affondi di Jensen.

Oramai non c’erano più timori, più dubbi, più indecisioni su ciò che volevano e ciò che desideravano l’uno dall’altro.

Volevano, avevano bisogno di appartenersi.

Lo avevano fatto prima come colleghi leali e sempre presenti. Poi come amici sinceri e mai opportunisti. E ora…

Ora si appartenevano come compagni. Come amanti.

Ormai, quasi al culmine di quelle sensazioni tanto inattese quanto meravigliose e sconvolgenti, i movimenti iniziarono ad essere scoordinati, confusi dal quel desiderio e dal piacere crescente che li stava infiammando fin dal loro più profondo essere. Jensen si aggrappò con forza ai fianchi di Jared cercando più contatto possibile , spingendo con più decisione ogni volta che Jared lo chiedeva.

Il giovane, si afferrò, esausto ma entusiasta alle spalle del compagno, così da avere più forza nell’accoglierlo e nell’andargli incontro.

“Non fermarti….”

“Non fermarti…”

Una chimica perfetta, un' intesa tanto inattesa quanto straordinaria.


E il mio cuore 

Batte così velocemente…
Ed entrambi i miei occhi
diventano così brillanti 
E vedo Dio!!
Oh sono così vicino…così vicino!!”

 

Fin quando il piacere, quello più alto, quello che attraversa il corpo come una potente scarica elettrica, non li fece ansimare insieme e gridare in un urlo silenzioso i loro nomi all’unisono.

Quel piacere che li fece tremare uno contro l’altro, spingersi ancora l’uno contro l’altro come se farlo potesse aiutarli a ritornare alla realtà.

Il respiro affannato, la voglia di ridere come stupidi, il desiderio di baciarsi ancora un' ultima volta come per rendere reale quello che era successo.

Poi…

Poi l’improvvisa ma meravigliosa spossatezza che fece sospirare Jensen e crollare Jared su di lui.

Poi…

Poi la calma. La pace. Almeno quella dei sensi!

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Capitolo 5
*** .5. ***


Jared respirava ancora pesantemente, mentre le mani decise ma gentili di Jensen, continuavano ad accarezzargli lentamente la schiena, a massaggiarlo delicatamente e con premura, dato quello che era appena successo. Il giovane era ancora praticamente accoccolato sul corpo di Jensen. Le gambe strette attorno ai fianchi del maggiore. Le mani ancora contratte sulle spalle dell’amante esattamente dove erano state da quando lui e Jensen erano diventati una cosa sola. Un corpo solo.

La testa, il volto, ancora, timidamente nascosto nel caldo incavo del collo di Jensen, che non aveva il coraggio di muovere un muscolo, tanta era la paura di fargli male.

“Jared…piccolo!!” sussurrò appena Jensen, che lentamente cominciava a respirare più regolarmente. “Stai….stai bene?”

Ma Jared non rispose. Sembrò solo accoccolarsi meglio sul corpo a cui si stava stringendo. In quel movimento , i loro corpi si divisero e Jared gemette sommessamente per quella mancanza che stava provando mentre un Jensen preoccupato ripeteva silenziosamente un accorato “mi dispiace…mi dispiace…mi dispiace..”

Ma il giovane non si spostò ancora.

“Jared, ti prego….ti prego, parlami. Dì qualcosa. Io….io sto impazzendo!” fece ad un certo punto Jensen, davvero preoccupato per quella sorta di mutismo in cui si ostinava Jared.

Fu solo a quella frustrata richiesta che il giovane finalmente alzò lo sguardo verso il suo compagno. Il suo amante.

E fu in quel momento che Jensen capì cosa significava vedere il Paradiso e precipitare un secondo dopo all’Inferno.

Il viso di Jared era di una dolcezza indescrivibile. Il volto incorniciato dai capelli che gli ricadevano morbidi sul bel profilo e sulla fronte. Gli occhi ancora lucidi dell’amore, avevano una profondità tale da perforargli l’anima. La loro luce era fatta di mille scintille verdi e ambrate. Quelle scintille che facevano sognare migliaia di fan e che solo in quel momento, forse, ne comprese appieno il motivo. Erano magiche e ipnotiche. I lineamenti marcati ma delicati al tempo stesso, resi lucidi da una leggera patina di sudore, lo rendevano una visione magnifica. Le labbra schiuse in quella maniera appena accennata potevano fare concorrenza all’enigmatico sorriso della Gioconda.

Felice? Triste?

Poi arrivò l’Inferno.

La vide. Vide quella piccola scia lucida e umida che solcava impietosa il viso del ragazzo. Dallo zigomo, sulla guancia, fino a seguire indisturbata la linea della mandibola, fino al mento.

“Oddio….Oddio…” si impanicò il biondo. “Stai male? ti ho fatto male? Maledizione!!”imprecò mentre cercava di spostarsi da quella posizione in cui era rimasto immobile pensando che era quello che voleva Jared. “Io…non…non….” , ma non ebbe modo di dire altro perché le labbra di Jared lo stavano baciando, di un bacio dolce ma deciso. Il giusto per farlo tacere e quando Jared sentì che l’ansia del compagno stava via via scemando, lo liberò.

“Jared…Jared…” lo chiamò Jensen accarezzandogli il viso e portandogli via quella lacrima. “Mi…mi dispiace!”

“Smettila!”

“Ma , tu…”

“Jensen, smettila!”

“Io non volevo..”

“E’ stata l’esperienza più bella e totalizzante e sconvolgente e eccitante e appagante che io abbia avuto.” Lo spiazzò il giovane lasciandolo letteralmente senza fiato.

“Cosa?!”

Jared , allora, si spostò appena e finalmente si sistemò meglio accanto al corpo di Jensen, stendendo le lunghe gambe ma rimanendogli comunque sdraiato addosso per metà, anche perché Jensen non è che gli permise di spostarsi più di tanto.

“Non lo nego. Avevo paura. Ne avevo tanta. Ma il modo in cui tutto è avvenuto. Il modo in cui tu mi hai toccato e ti sei fatto toccare. Come mi hai baciato e come ti sei fatto baciare. Senza disagio, senza timore. Il modo in cui mi hai accarezzato, anche intimamente…” disse arrossendo appena. “.. è stato qualcosa di…..magico. E quando poi anche io ti ho toccato in quel modo, qualcosa è scattato dentro di me. La paura ha fatto spazio alla voglia di andare oltre. Il desiderio di appartenerti completamente ha fugato ogni possibile dubbio. Quello che provavo era troppo e troppo forte per essere uno sbaglio.” stava spiegandosi Jared mentre Jensen seguiva ogni sua parola con attenzione , riprovando , con quelle parole, tutto quello che aveva provato anche lui, mentre facevano l’amore.

“Ma allora perché…” non disse altro ma si spiegò ripercorrendo sul lineamento del compagno, il percorso umido lasciato dalla lacrima.

“Mi dispiace di averti spaventato. Davvero. Ma questa….” disse mettendo la sua mano su quella di Jensen ancora sul suo viso. “..questa non era per il dolore. L’emozione che ho sentito dentro, il senso di completezza che ho provato, la sensazione di infinito benessere è stato talmente forte e sconvolgente che è successo tutto naturalmente e non ho potuto fermarla.”

Jensen gli sorrise appena, ma di un sorriso dolcissimo e sincero che poi divenne anche po’ ironico.

“Mi stai dicendo…. “lacrime di gioia”??” lo provocò.

“Dirò di sì, se mi giuri che non mi prenderai il giro!” ribattè l’altro accarezzandogli il torace forte e accogliente.

“Lo giuro!” fece serio , Jensen.

“Allora, sì. Sono lacrime di gioia!” ammise Jared, convinto.

Jensen lo guardò e per pochi secondi non disse niente. Era come se si stesse imprimendo ogni cosa di Jared nella mente.

Poi..

“Lo sapevo che ero un grande a letto!” sbottò soddisfatto.

“Sei un bastardo!!” lo rimproverò Jared , che fintamente offeso, cercò di liberarsi dalla presa con cui il compagno lo teneva ancora abbracciato. “Mollami…non avrai altro da me….lasciami andare!!” lottava scherzosamente.

“Te lo scordi. Tu non vai da nessuna parte. Non più. Almeno che non ci sia anche io al tuo fianco!” disse senza pensarci Jensen e poi deglutì paura - paura di aver esagerato ad aver detto una cosa simile. Forse era presto! – quando Jared lo fissò improvvisamente serio. Quasi pensieroso.

“Davvero?!” e fu quasi un mormorio sfuggito dalle labbra di Jared.

Jensen sospirò profondamente e tornò a sorridergli.

“Sì, se vorrai tu. Fin quando mi vorrai al tuo fianco, io ci sarò. Come collega, amico, compagno, amante.” promise.

“Io lo voglio. Ti voglio al mio fianco. Ma tu dovrai esserci. Sempre! Come collega, amico, compagno, amante.”

E dopo quella che sembrava una vera e propria promessa di amore eterno, anche se di amore ancora nessuno aveva provato ad accennarne, i due rimasero per un attimo in silenzio. Godendosi solo i loro respiri, le loro mani che si carezzavano di tanto in tanto quando si incontravano svogliatamente sui loro corpi ancora vicini. Si godevano i baci che Jensen dava delicatamente sul capo di Jared , appoggiato al centro del suo petto. Si godevano i baci che Jared dava come risposta a quelli di Jensen, baciandogli il torace su cui riposava.


 

“Jared?!”

“Mmmhh!”

“E’ successo davvero?”

“E’ successo davvero!”

Finalmente l’unica domanda che doveva essere fatta, era stata fatta. L’unica risposta che doveva essere data, era stata data.

Era successo davvero. Dopo tanto.

Dopo gli sguardi. Anche rubati. Dopo quella strana necessità di voler e dover stare insieme con la scusa del lavoro, dell’appartamento preso in affitto insieme, degli amici in comune, delle stesse origini. Dopo un inspiegabile gelosia. Dopo quel bacio inatteso, ma visto dove erano adesso, provvidenziale.

Dopo tante domande, tanti dubbi, tante notti insonni e troppe troppe birre, finalmente, ora tutto era chiaro.

Dovevano essere loro.

Insieme.


 

“Ora che si fa?!” chiese sottovoce Jared, cercando di nascondere il suo stato di ansia.

“Andremo avanti. Vivremo quello che la vita e questo lavoro ha ancora da offrirci e ci godremo ogni cosa. Ma…”

“Ma?!”

“Ma se tu sei d’accordo, solo se tu sei d’accordo, teniamo questa nostra storia per noi. Almeno per un po’!” disse Jensen, sperando di non offendere la sensibilità di Jared.

Vide il giovane issarsi appena, così che potesse guardarlo in faccia.

“Perché?!” chiese quasi amareggiato.

“Non mi pento di niente, Jared, se è a questo che stai pensando. Non c’è niente che non rifarei, compreso quel bacio davanti al divano, quella sera!”

“Sul serio?!”

“Lo giuro!” e questa volta era serio e non c’era segno di sarcasmo sul suo bel volto deciso.

“Allora perché?!”

“Perché il nostro mondo è un mondo cinico e gli avvoltoi si sprecano. Il nostro show fa gola a molti perché sta avendo più successo di quello che si aspettavano. Le tre stagioni preventivate, stanno per diventare cinque. Ma siamo comunque sempre “in ballo” quando arriva il periodo delle conferme da parte della rete.” Spiegò e si sentì sollevato vedendo il compagno annuire in accordo. “Ho paura che se facessimo un passo del genere in pubblico, i grandi capi non la prenderebbero bene. Potrebbero sbatterci fuori e questo non mi toccherebbe più di tanto. Riguarderebbe noi. Ma quello di cui mi preoccupo è se usassero noi per stroncare le gambe allo show e a tutti quelli che c’hanno messo l’anima in questi anni. Non sarebbe giusto.” sembrò concludere.

Jared rimase pensieroso e Jensen sapeva che il giovane stava valutando ogni parola e stava cercando di capire se era giusto o meno.

“Ti prego…ti prego, Jared. Cerca di capirmi. Dì qualcosa!”

“Ci sono decine e decine di persone che contano su di noi. Sul lavoro che facciamo. Sullo show. Siamo un po’ come i Winchester del mondo reale. Se venissimo allo scoperto troppo presto senza pensare alle conseguenze, potremmo mandare a puttane l’intera missione.” riflettè ad alta voce Jared e Jensen lo seguiva anche se era un tantino sorpreso da quella specie di metafora, anche se in effetti aveva un suo senso. “Se aspettiamo un altro po’, magari eliminiamo il mostro senza troppi danni collaterali!”

“Senza danni collaterali!” convenne Jensen, mentre sentiva il suo stomaco tremare. Dio!! quanto era meraviglioso Jared!! “Allora? Che vuoi fare?!”

“Aspettiamo. E’ la cosa giusta da fare in questo momento!” disse senza rancore ed era sincero e Jensen lo sapeva che lo era. Anche quando erano solo amici e colleghi, capiva quando Jared mentiva e non era convinto di una certa cosa.

“Ok! Grandioso, piccolo!!” fece sollevato il biondo e mentre cercava di ritrovare la loro posizione comoda, si sorprese quando si rese conto che Jared lo stava trattenendo con un po’ troppa decisione. “Ma cosa…”

“Se non sbaglio ti avevo già avvertito che chiamarmi in quel modo poteva spingermi a fare qualcosa di poco appropriato!”

“Chiamarti…..” fece confuso. Poi, realizzò! “Ohw!!” fece fintamente dispiaciuto. “Ma tu non eri quello ….sconvolto ?!” lo provocò Jensen.

“Diciamo che mi riprendo in fretta e mi sta venendo qualche idea giusto per stuzzicare l’appetito per la cena !” rispose malizioso, mentre iniziava a baciarlo languidamente lungo la linea delle sterno

“Ma sono solo le sei del pomeriggio!!” gli fece presente Jensen, mentre sentiva la sua pelle andare a fuoco dopo ogni bacio di Jared.

“Ho detto che ho qualche idea! Quindi mettiti comodo!” lo stuzzicò ancora mentre una sua mano si fece decisamente intraprendente e lo carezzò con decisione lungo la sua intimità. “Ora è il mio turno per….. sconvolgerti!”

“Oddio!!!!” esalò Jensen, che si ritrovò a spingersi con la testa contro il cuscino per far fronte alla scarica di piacere che iniziava ad attraversargli sia il corpo che il cervello.

L’anima ormai era andata. Completamente nelle mani di Jared.

Così, Jensen, si ritrovò ansimante e febbricitante di piacere, imprigionato sotto il corpo caldo e possente di Jared.

Il giovane lo aveva baciato in un modo nuovo, terrificante e bellissimo al tempo stesso. Lo aveva baciato intimamente e lo aveva fatto senza vergogna, sorridendo soddisfatto nel vederlo sconvolto per quel nuovo approccio intimo. Poi, però, lo aveva liberato dal calore della sua bocca e piano era risalito lungo il corpo del suo amante. Ventre, pancia, addominali, petto, collo , mento , viso….una risalita lenta ma minuziosamente sensuale con cui Jensen si ritrovò a gemere per ogni bacio.

E infine era successo. Così come per Jared, quella nuova esperienza sessuale, aveva travolto e conquistato anche lui. Jared lo aveva assecondato intimamente, stuzzicando piano la sua più calda intimità e poi dolcemente aveva oltrepassato quel caldo valico muscolare, godendo con Jensen , quando lo vide inarcarsi, sottomesso al tocco delle sue dita.

E quando capì che il compagno era pronto, lentamente cercò la giusta posizione tra le gambe di Jensen, che lo accolsero per poi imprigionarlo sensualmente.

Jared si allineò , puntellandosi sulle ginocchia e poi, dolcemente passò la mano sotto la coscia di Jensen , fino ad arrivare all’incavo del ginocchio e gli sollevò meglio una gamba fino a portarsela poco più su del fianco.

“Così…così potrebbe…dovrebbe essere meno….” stava per dire doloroso, ma Jensen lo anticipò, quasi a rassicurarlo.

“Tranquillo…tranquillo. Andrà tutto bene. Voglio…voglio solo che tu lo faccia, Jared!” gli sussurrò ansimante Jensen, mentre si spingeva contro di lui, mordendosi il labbro inferiore quando sentì la virilità di Jared spingersi contro la sua intimità più nascosta. “Voglio sentirti. Ti prego….voglio sentirti!!”

E Jared acconsentì. Si spinse piano in avanti e tutto in un attimo divenne meravigliosamente amplificato. Il calore, il piacere, il tremore del corpo, la confusione della mente, la paura di provare dolore. Quel dolore che per un attimo comunque esplose ma che un bacio dolce e languido di Jared riuscì a sottomettere.

Le mani di Jensen volarono ai fianchi del giovane, bloccando ogni loro possibile movimento.

“Aspetta….aspetta…aspetta….” ripeteva mentre Jared continuava a lasciargli baci leggeri lungo il mento, il collo, le spalle. Come a volerlo rassicurare o forse distrarre da quel momento.

“Non mi muoverò….” e un bacio. “…. fin quando….” e un bacio ancora. “…non sarai tu…” e ancora uno. “….. a dirmelo.” e si fermò sulle belle labbra di Jensen, rosse, umide, appena schiuse e tremanti.

Jensen si sporse appena , il giusto per raggiungere ancora la bocca di Jared, pronta a baciarlo ancora. “Muoviti!” sussurrò appena dopo. “Amami!!” disse poi, sorridendogli malizioso e con negli occhi la più eccitante luce del desiderio.

Jared si mosse e scivolò piano fino in fondo, nel corpo del compagno. Affondò, fin quando non fu il corpo stesso di Jensen a fermarlo.

Si issò di nuovo e di nuovo affondò e così sempre più ritmicamente, guidato e rassicurato dalle esclamazioni di piacere di Jensen che via via, sempre più rilassato verso la sua presenza intima, iniziava ad assecondare i suoi movimenti.

I loro corpi si rincorrevano alla ricerca del piacere ultimo; i loro respiri si affannavano sempre di più; i loro gemiti divennero una preghiera a volte sussurrata, a volte gridata; le mani di Jensen cercavano di aggrapparsi al corpo di Jared per tirarselo per quanto possibile ancora più vicino. Le mani di Jared si serravano alla spalliera del letto per non gravare troppo sul corpo di Jensen e per avere maggior appiglio per issarsi e spingersi dentro di lui.

“O Dio, Jensen….io…io sto ….per….” ansimò quasi senza fiato Jared.

“Anch’io….anch’io…non fermarti…non fermarti!!” gli fece eco Jensen, che con un ultimo slancio di eccitazione, gli ancorò le gambe dietro la schiena, costringendo il giovane quasi a cadergli addosso. “Oddio…sì!!” esclamò estasiato il biondo, quando quell’unione tra di loro divenne quasi impercettibile tanto era profonda, tanto erano uniti.

“Sì…sì….sì!!” iniziò a ripete Jared, rendendo i suoi movimenti più scattosi e sempre meno ritmici. E Jensen gli fece immediatamente eco, perdendo ogni lucidità e lasciandosi cullare dal piacere più esaltante, soprattutto quando una mano di Jared raggiunse la sua virilità e iniziò a massaggiarla a ritmo delle sue spinte.

Un grido strozzato riecheggiò , stremato e appagato, nella stanza quando l’orgasmo li raggiunse, forte e potente e sconvolgente, lasciandoli stretti l’uno sull’altro, incapaci di un qualsiasi movimento. Incapaci di paragonare una simile esperienza con qualcosa che magari potevano aver vissuto.

E quando Jared, lentamente abbandonò il corpo di Jensen, il biondo non ci pensò due volte a trattenerselo vicino, impedendogli di allontanarsi da lui.

“Non azzardarti ad andare via da me!” lo minacciò abbracciandolo.

“Non ci penso nemmeno!” lo rassicurò Jared, che si spostò solo quel tanto che servì per recuperare il lenzuolo che era finito accartocciato ai loro piedi, così da poter coprire entrambi. “Non ti libererai così facilmente di me!”

“Ok!” convenne Jensen. “Ok!” ripetè più tranquillo sentendo Jared che gli sdraiava di nuovo vicino.

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Capitolo 6
*** .6. ***


Quando la mattina, Jared si svegliò, si rese conto di essere da solo nel letto.
Jensen non c’era. I suoi vestiti nemmeno.
Cercò qualsiasi cosa che, nella camera da letto, desse la prova che Jensen c’era o ci fosse stato. Niente!

Il giovane andò nel panico.
Forse Jensen se ne era andato via senza dire niente perché aveva capito che infondo era una pazzia quello che avevano fatto. Forse si era reso conto dell’enorme sbaglio e dell’immenso casino a cui sarebbero andati incontro.

O forse, forse…lui aveva sognato tutto. Non aveva mai baciato Jensen.
Non gli aveva mai detto di voler fare l’amore con lui. Non aveva mai fatto l’amore con lui e non lo avevano fatto ancora e ancora .
E sì!! forse aveva perfino immaginato che Jensen gli avesse chiesto di ...amarlo e non di andare solo avanti con quello che stavano facendo.

Uscì da letto velocemente, si infilò solo il pantalone della tuta e stava per correre fuori dalla stanza quando sentì lo scroscio della doccia provenire dal bagno. Rimase per un attimo pietrificato al centro della camera.

Poi lo sentì.

Sentì la voce di Jensen. Calda, roca e armoniosa al tempo stesso.

Dio!! , stava cantando sotto la doccia!

Le parole della canzone gli giunsero salvifiche come una coperta calda in una notte fredda.

Quando guardo dentro i tuoi occhi
E’ come vedere il cielo di notte
o una bellissima alba…
Non voglio rinunciare a noi
Anche se i cieli si faranno difficili….
E quando avrai bisogno del tuo spazio
Sarò qui in paziente attesa….
Abbiamo molto da imparare
Dio sa che ne vale la pena
No, non mi arrenderò. Non voglio rinunciare a noi!”

 

Jared mandò giù il nodo che gli stava occludendo la gola. Ma era un disagio bello. Emozionante.

Scacciò immediatamente via dalla sua mente tutti le assurdità che lo avevano assalito e con uno stato d’animo più sereno , si avviò verso il bagno e cautamente aprì la porta ed entrò, lasciandosi avvolgere dalla leggera nebbia di vapore e dall’odore di bagnoschiuma.

 

Jensen, che stava nel box doccia dai vetri opachi, notò comunque la luce provenire dalla porta e aprì appena l’anta di cristallo. Vide Jared che lo guardava. Dolce, sorridente. Ma notò anche un lieve timore.

“Ehi! piccolo. Ben svegliato. O forse dovrei scusarmi perché sono stato io a svegliarti?!” chiese , scusandosi.

“No..no!!” si affrettò a rispondergli il giovane, avvicinandosi.

“Ok! Allora perché hai quello sguardo?!”

“Quale sguardo?!”

“Quello sguardo!”

“Io non ho non nessuno sguardo!”

“Si, invece. Ed è quello di chi ha passato dei brutti cinque minuti e poi è….rinsavito!” lo smascherò , spiazzandolo, Jensen, mentre prendeva l’asciugamano appeso al piolino attaccato all’ interno del box e se lo metteva intorno ai fianchi.

Gesù!, ma come faceva a conoscerlo così bene!!?, si ritrovò a pensare Jared mentre osservava in silenzio Jensen compiere quel gesto così semplice eppure sensuale.

In quel momento, Jared, capì che sarebbe stato difficile mentire a Jensen. Ma la cosa, chissà perché, non gli creava nessun problema. Almeno per il momento. Certo lo sarebbe stato in caso di qualche sorpresa o regalo, ma l’avrebbe gestito al momento opportuno.

“In effetti ho avuto un brusco risveglio!” confesso e Jensen chiuse l’acqua per ascoltare con attenzione.

“Che è successo? non stai bene?!” volle assicurarsi come prima cosa.

“No! Sto benissimo ma…è che….no, lascia stare. E’ stupido. Io sono stato stupido. Io non…”

“Senti, lascia decidere me se sei stato stupido o meno. Dimmi che è successo!” lo incoraggiò il biondo.

“Il fatto è che mi sono svegliato. Il letto era vuoto e freddo. Tu non c’eri. I tuoi vestiti non c’erano. Non c’era niente di tuo nella camera e la prima cosa che ho pensato è che te ne fossi andato o che addirittura avevo sognato tutto!” finì quasi a bassa voce, completamente imbarazzato.

“Sul serio?!” sussurrò Jensen, dolcemente colpito da quell’ammissione sincera.

Jared non rispose, ma annuì solamente.

“Ora, ascoltami. Uno: è venerdì. Ciò significa che domani dobbiamo ripartire quindi ho preso i miei vestiti e ho chiamato il servizio lavanderia e se noti bene, mancano anche i tuoi di vestiti…” iniziò il maggiore notando la sguardo di improvviso stupore che si palesò sul volto del giovane compagno. “Due: dovresti conoscermi abbastanza da sapere che se non voglio fare qualcosa , non la inizio nemmeno. Tre: sì, sei stato stupido a pensare una cosa del genere, che potessi lasciarti e io lo sarei stato di più se avessi fatto una cosa del genere!” finì con un tono dolce e non di rimprovero.

“Jensen, io….”

“Jared, io non mi sono sentito mai così bene come lo sono stato con te in questi ultimi giorni e dopo la notte scorsa. Mi sono sentito completo, in pace e Dio sa che non esagero, ma anche realizzato. Ho un lavoro che adoro, dei colleghi magnifici. Ora ho te: collega, amico, compagno. E spero, giuro, spero davvero con tutto il cuore che nessuna di questa tre cose mi venga mai tolta o ne morirei. In un modo o nell’altro. Sei importante per me, Jared. Ora come ora, rinuncerei difficilmente a te! Molto, molto difficilmente.” e questa volta fu la confessione di Jensen a spiazzare il giovane.

Forse quell’ “amami”….., pensò Jared. Ma no! Era troppo presto. Troppo!!

Il giovabe, comunque, sentì quel peso sul cuore sparire definitivamente. E’ vero! Quello che avrebbero dovuto affrontare - il segreto, lo stare attenti quando erano in pubblico, quegli sguardi più particolari di altri, il solo toccarsi o sfiorarsi – sarebbe stato duro da affrontare, ma potevano farcela. Dovevano farcela.

Jared deglutì quel poco di ansia che gli era rimasta stretta in gola e guardò Jensen dritto negli occhi, convinto più che mai di quello che sentiva.

“Anche io. Anche io, Jensen, rinuncerei difficilmente a te!”

“Ok! Ok!” sussurrò sollevato Jensen. “Quindi , tutto ok?!” e fece per uscire dalla doccia, ma Jared lo fermò.

“ Tutto ok e quindi... aspetta. Resta lì dove sei!” disse con un tono che aveva una certa di malizia non troppo nascosta.

“Cosa…cosa vuoi fare?!” domandò divertito , Jensen, ma decisamente spiazzato.

“Darti il buongiorno che non ho potuto darti fin ora!!” rispose mentre si sfilava i pantaloni e lo raggiungeva deciso e con poche falcate, nella doccia, gettando fuori l’asciugamano che Jensen si era legato in vita.


 


 

Quando fecero ritorno alla loro vita, quella solita, che tutti conoscevano, nessuno immaginava che i due attori, erano, in fondo, cambiati profondamente. Erano comunque i soliti Jared e Jensen, professionali quando c’era bisogno di essere professionali, casinisti quando si trattava di organizzare o fare da complici per qualche scherzo, specie ai danni del povero Misha. Dolci, compassionevoli, simpatici, altruisti e generosi quando si trovavano a trattare con i tanti fan delle ormai tante convention.

Poi…poi, però la porta del loro appartamento si chiudeva e i due ragazzi potevano essere ciò che finalmente potevano e volevano essere. Uno per l’altro.

Fino a quando i primi dubbi non iniziarono a far vacillare quell’equilibrio che erano riusciti a creare.


 

Un giorno, durante una pausa tra una ripresa e l’altra, un gruppetto di fan, ebbe il permesso di visitare i set. Naturalmente ci furono risate, autografi, foto in gran quantità, ma quello che Jensen non aveva previsto era la morsa allo stomaco che avrebbe provato vedendo Jared, circondato da un paio di ragazze con cui non sembrava per niente a disagio, specie quando una di queste gli strinse un po’ troppo spudoratamente un braccio intorno ai fianchi fino a quasi sfiorargli il sedere con la mano. Ciò che lo turbò fu che capì che non era gelosia ciò che stava provando. O almeno non solo quella!

Jared sorrideva, incurante del gesto, o forse solo, non si sottraeva per non mettere a disagio la ragazza. Ma questo, Jensen, non poteva saperlo e quindi si limitò ad arrovellarsi il cervello con i mille dubbi che gli vennero in mente.


 

Era giusto per Jared quello che stavano facendo? Era giusto privarlo di quella che poteva essere una vita normale, accanto ad una ragazza che magari avrebbe sposato, che gli avrebbe dato dei figli ? Lui cosa poteva offrirgli di più?


 

Continuava a chiederselo.

Infondo l’unica cosa che era riuscito a dargli in quei mesi di clandestinità era stata la clandestinità stessa, scuse dopo scuse con gli amici pur di stare da soli. Un paio di volte avevano mentito perfino ai loro genitori dicendo che non potevano raggiungerli in Texas, per delle riunioni di produzioni.

Si passò una mano sul viso, cercando di riprendersi un attimo.

Era sbagliato. Era un errore. Tutto. Tutto quanto.

Jared non meritava quello che gli stava dando. Jared non meritava quella vita. Non meritava “verbi sdolcinati” mentre facevano l’amore.

Oh sì! Quell’ “amami” non aveva mai smesso di vorticargli nella mente. Gli era scivolato via dalle labbra così facilmente e così timido che sperava di dimenticarlo o almeno ignorarlo o che solo Jared non ci avesse fatto molto caso, preso com’era dal momento in cui glielo aveva sussurrato!!

Jared meritava solo il meglio. E il meglio era , di certo, una vita tranquilla e serena. Senza di lui.

Si alzò dalla sedia, non appena si rese conto che l’ultima fan che aveva chiesto il suo autografo era corsa da Jared, per chiedere anche quello del giovane, e sgattaiolò, praticamente via, verso il suo camper.


 

Quando anche Jared fu finalmente libero, cercò Jensen con lo sguardo, non trovandolo. Chiese in giro, ma fu solo Cliff a dirgli che lo aveva visto andare verso il suo alloggio.

“Ok! Se è pronto, puoi portarci a casa, amico?!” chiese cordialmente.

“Naturalmente!”


 

Jared bussò alla porta di metallo bianco e non ricevendo risposta, decise comunque di entrare. Quando lo fece, la vista di un Jensen decisamente triste e pensieroso, lo fece quasi tremare.

Che cosa poteva essere successo in così poco tempo per ridurlo così?

“Jensen, ehi!?” lo richiamò e quando vide gli occhi verdi del compagno lucidi e forse terrorizzati, mandò giù terrore anche lui. “Ma che succede? Che hai?” quasi sussurrò.


 

“Non posso farlo…mi dispiace, Jared. Non posso più farlo!” fu la risposta decisamente enigmatica che ricevette dal biondo mentre lo vedeva nascondersi il viso tra le mani e le dita tremanti scivolavano piano tra i capelli. “Io e te….Jared, io...io...non posso più farlo!!”





N.d.A: La canzone che canta Jensen è qui: 
https://www.youtube.com/watch?v=VNvTSF7FZqg
 

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Capitolo 7
*** .7. ***


“Non posso più farlo, Jared. Non posso...”

“Oddio..ma che….” si allarmò Jared, ma voleva evitare che Cliff intuisse qualcosa, prima che fosse lui stesso a capire cosa stava succedendo. “Ehmm! Cliff?” richiamò l’amico che lo attendeva fuori dal camper di Jensen.

“Si, amico?”

“Ascolta, Jensen è ancora sotto la doccia. Credo che ci vorrà un altro po’. Ti dispiace se ti avviso io, quando siamo pronti ad andare?” fece cercando di sembrare il più tranquillo e normale possibile, mentre dentro, invece, era nel panico più totale.

“Non dirlo nemmeno per scherzo. Io sono in giro. Chiamami quando siete pronti!” e andò via.

 

Jared si chiuse la porta alle spalle e raggiunse velocemente Jensen, sedendogli di fronte.

“Ok! Ora dimmi che diavolo è successo. Dimmi che cosa non puoi più fare!!, Io e te, cosa??”

“Io…io non…”

“Cazzo!! Jensen!!” quasi gli gridò contro. “Smettila di balbettare!” fece con decisione, quasi rudemente, mentre gli metteva le mani intorno alle spalle e lo scuoteva per avere finalmente una risposta.

“Io non posso più farti questo!” uscì invece, ancora più enigmatico, dalla bocca del compagno.

“Cosa…cosa non puoi farmi? Jensen, tu non mi hai fatto niente. Di che cavolo stai parlando??!” chiese con una certa urgenza e ansia.

Jensen allora lo guardò e decise che doveva dire tutto e non avrebbe mai messo fine a quel tutto.

“Quello che c’è tra noi. È sbagliato. E’ un errore e me ne assumo ogni colpa, Jared.” Iniziò e si sentì morire quando vide l’espressione di sorpresa e sconvolgimento che si dipinse sul volto di Jared.

“Ma cosa stai….”

“Ascolta…so che ti piacciono anche le ragazze e piacciono anche me. Non te ne faccio una colpa o…o…chissà altro. Ma proprio per questo, so che è sbagliato quello che ti sto chiedendo di fare.”

“Chiedendo di fare?!” ripetè basito Jared che lo ascoltava con agitazione.

“Stare con me, Jared. Non è giusto. Non è giusto che io ti chieda una cosa del genere. Tu hai diritto ad una vita normale, vissuta alla luce del sole. Piena di gioia, di quella vera. Piena di amore, di quell’amore che non deve essere …che non ha bisogno di essere nascosto perché ….perchè…” e non riusciva a dire ciò che voleva dire.

“…amorale?!” azzardò Jared.

Jensen lo fissò terrorizzato. “Sbagliato!” lo corresse Jensen immediatamente.
Non osava nemmeno immaginare o solo pensare un simile termine associato alla meravigliosa persona che era Jared. Non esisteva!!

 

Per alcuni lunghissimi momenti, un silenzio pesante calò tra i due ragazzi. Tutto sembrò congelarsi in una bolla d’aria in cui ogni suono , ogni sensazione si ritrovò ad essere ovattata, attutita da quel momento.

Poi, fu Jared a muoversi. Con movimenti lenti, quasi impercettibili, scivolò dal posto in cui era seduto fino a ritrovarsi inginocchiato davanti a Jensen che ne aveva seguito ogni spostamento.

“Hai parlato. E ti ho ascoltato. Sul serio!! L’ho fatto. Ma ora voglio che sia tu ad ascoltare me nello stesso modo in cui ho fatto con te!” disse con dolce fermezza e Jensen non potè fare altro che annuire a quella richiesta. “Hai ragione!” lo spiazzò.

“Da….davvero?!” ma se era così, se aveva ragione, se Jared era d’accordo, perché Jensen si sentì andare in pezzi ?

“Sì. Hai ragione su tutto. Mi piacciono ancora le ragazze, voglio una vita felice, un lavoro che continui ad appagarmi e soddisfarmi. Voglio un amore alla luce del sole, dei figli magari…un giorno. Voglio una vita normale e serena come quella di chiunque altro sulla faccia di questa dannata terra.”

“Ok!” sussurrò Jensen abbassando lo sguardo per evitare che Jared vedesse il dolore che lo stava dilaniando. “Ok! Ed è giusto che sia...sia così.!” ammise sconfitto.

“Voglio tutto questo, Jensen.” e poi le sue mani furono sul viso del biondo e lo costrinsero a guardarsi occhi negli occhi. “Ma lo voglio con te.”

“Cosa?!”

“Confesso che avrei voluto dirti questa cosa in ben altre circostanze, in un altro posto, ma visto che tu sei stato capace di rovinare tutto, dovrò farlo adesso.” spiegò sorridendogli e sorridendo più apertamente quando vide la confusione sul volto di Jensen. “Ti amo, Jensen. Non so quando è successo, non so come sia successo, ma so che ti amo, che sei al centro dei miei pensieri ogni ora, ogni giorno in cui mi sveglio e ti vedo al mio fianco. Ti amo come si può amare chi ti entra fin dentro l’anima e quell’anima te la sconvolge al punto di convincerti che solo adesso stai vivendo e amando.” confessò accarezzandogli gli zigomi con la punta dei pollici mentre gli teneva ancora il viso tra le mani.

“Jared, ma….”

“Ti amo Jensen e fin quando ti avrò al mio fianco continuerò ad amarti nel solo modo in cui sono capace di fare. Con tutto me stesso!”

Jensen era letteralmente senza parole. Aveva messo in conto che Jared avrebbe replicato in qualche modo, che avrebbe cercato ogni spiegazione, ma quella confessione, quelle parole. Quella…parola.

Quella proprio non l’aveva prevista.


Lui, inconsapevolmente gliel’aveva già confessata sperando di non essere stato ascoltato, invece Jared , l’aveva sentita e ..per l’amore di Dio!!…..Jared ricambiava.


Rimase per lunghi secondi a fissare il volto di Jared, sorridente davanti a lui. Impresse nella sua mente ogni singolo dettaglio di quel bellissimo volto che già si ritrovava fissare la mattina quando si impegnava a svegliarsi prima per poterlo osservare dormire.

“Ora, sono io a chiederti di dire qualcosa.” fece titubante Jared. “Per favore!”

Le mani di Jensen raggiunsero quelle del giovane sul suo volto e piano, con modi gentili, le allontanarono, liberandolo.

Solo così, Jensen, potè alzarsi e allontanarsi da Jared che invece rimase dov’era. Il giovane si mise solo in piedi quando vide Jensen dargli le spalle e fare qualche passo distante da lui.

Nella mente di Jensen la confusione più totale. Si era preparato quel discorso per convincere Jared a chiuderla subito tra loro. Veloce e indolore come quando si strappa un cerotto. Era pronto anche ad una litigata epocale che forse li avrebbe allontanati per sempre e invece….

Invece , Jared, gli aveva confessato il suo amore.

Jared lo amava.

Jared aveva detto “Ti amo!”


Avrebbe dovuto sentirsi spaventato e invece dentro di lui era euforico. Felice. Se fosse stato un ragazzino stupido, avrebbe gridato e saltato per tutto il camper , mostrando la sua felicità.

Ma allora perché gli stava dando le spalle? Perché si stava allontanando da lui lasciandolo in quel limbo, in attesa di una sua risposta?

Perché..perchè…

Già! perché si stava comportando davvero come uno stupido ragazzino!!

 

“Jensen, dì qualcosa!” sembrò supplicare Jared non appena Jensen si voltò di nuovo a guardarlo.

Pochi metri, giusto un paio di passi. Veloci. Sicuri.

E Jensen era sulle sue labbra.
E lo baciava con forza, vigore. Con decisione ed entusiasmo.
E sembrava che volesse che le labbra di Jared non finissero mai di baciare le sue o essere baciate da lui. Il respiro spezzato dalla voglia di baciarlo ancora. Le mani che stringevano i fianchi per stare più vicini. Le teste che si piegavano ritmicamente perché il bacio diventasse profondo e intimo. Le lingue che, finalmente, ebbero la loro soddisfazione più intima. Mischiare i loro sapori fino a crearne uno incredibile e stordente.


Poi, fu Jared a staccarsi per primo, ancora confuso benché decisamente soddisfatto di quella che comunque era una reazione da parte di Jensen.

“Ti prego….ti prego, dimmi che questo non è un bacio di addio!” disse con la voce tremante.

Jensen sorrise dolcemente e poggiò la fronte a quella del giovane. Chiuse gli occhi e respirò profondamente il suo odore, la sua essenza, il suo respiro.

“Perdonami. Perdona la mia paura, la mia stupidità, i miei dubbi. Perdonami, piccolo, ti prego!” disse senza guardarlo ancora chiamandolo con quel nomignolo che oramai Jared amava e il giovane non disse niente, ma lo abbracciò soltanto. Stringendolo forte.

Certo che lo perdonava!!

“Vuoi ancora lasciarmi ?”

“Mai. Come faccio a lasciarti se…” e si fermò.

“Se?” lo incoraggiò Jared, richiedendo il suo sguardo.

“Se ti amo anche io, Jared. Ti amo tanto e credo di amarti da tanto, ormai. Ma avevo talmente tanta paura di rovinarti la vita che non volevo che l'amore che provavo fosse vero.”

“C’è un solo modo in cui puoi rovinarmi la vita, Jensen!” gli disse Jared. “Ed è lasciarmi!”

“Allora credimi, non avverrà mai!”

“Ti credo! Mi hai chiesto di amarti, Jensen….” sussurrò dolce Jared rimanendo nella stretta di Jensen

“Oddio!” ansimò il biondo.

Quella preghiera che lui aveva sussurrato a fior di labbra, Jared l’aveva ascoltata ed era pronto ad esaudirla giorno dopo giorno, certo che Jensen avrebbe esaudito la sua.


 

Da quel momento in poi ogni dubbio fu fugato. Ogni ritrosia ad amarsi completamente fu cancellata. Si erano dichiarato il loro amore, nel modo meno romantico possibile dato come era avvenuto, ma fu comunque un modo sincero e spontaneo esattamente come loro erano. Sinceri e spontanei.

Ricominciarono a vivere , in modo paradossale, tranquillamente quella loro storia d’amore segreta. Nessuno sospettava niente.

Infondo , con il lavoro che facevano, erano “costretti” a stare insieme, prima , dopo e durante le riprese. E poi c’erano le convention, che oltre a rappresentare un momento di soddisfazione lavorativa non solo per i due ragazzi, ma anche per l’intero gruppo lavorativo, davano la possibilità a Jared e Jensen di passare altro tempo insieme. A volte sgattaiolavano via, a volte si stuzzicavano perfino sul palco, ma il loro era sempre un fare discreto e mascherato dalla scusa della profonda amicizia. Comunque vivevano la loro vita.

Erano felici. Erano soddisfatti. Erano completi l’uno dell’altro.


 

La quarta stagione divenne la quinta e poi la quinta divenne la sesta e ancora oltre fino ad arrivare alla nona acclamata stagione. Il successo dava grande soddisfazione e tutti i sacrifici fatti iniziavano a dare le loro soddisfazioni.

Non c’era più l’ansia del rinnovo stagionale che incombeva sullo show. Supernatural era diventato lo show di punta e più longevo della The CW network e il fatto che il nuovo presidente, Pedowitz, ne fosse un fan accanito, era ancora più rassicurante.

Ormai erano giunti oltre la metà della nona stagione, ed erano in pieno fermento per come la storia dei due fratelli Winchester si stava evolvendo. Era stata una stagione dura da interpretare sia per Jensen che per Jared, ma i due non mancavano mai di essere le colonne portanti dello show nonché l’esempio di professionalità e umanità verso tutti quelli che lavoravano con loro.


 

Poi un giorno, il telefonino di Jared squillò.

“Mamma, ciao!” esclamò felice il giovane sentendo la voce materna. “Come mai a quest’ora?”

Spero di non disturbarti, amore!

“Ma che dici!! Abbiamo finito qualche ora fa. Siamo ancora al trucco, ma tra un po’ Cliff porta me e Jensen a casa.”

Tesoro, devo chiederti una cosa!

“Certo. Che succede?!” domandò il giovane con una certa apprensione.


 

 

N.d.A.: Ok! So che è una “bastardata letteraria” finire un capitolo così, ma confesso e me ne vergogno, che è un semplice e spudorato tentativo di “costringere” ( nel senso buono, intendo) chi ha letto questa storia, a passare per Preghiere e vedere che cosa succede e poi anche tutto il resto!

Naturalmente, per chi ha letto già quella long, ha potuto notare che il finale di questa storia riporta a quello che è l’inizio di Preghiere.

Doveva essere così, altrimenti che prequel sarebbe??!!

E con questo, credo proprio che questa serie sia finita.

Spero che vi sia piaciuta come è piaciuta a me scriverla e portarla avanti nel tempo.

Fatemi sapere!!

Baci, Cin!!!

PS: Link della canzone della loro prima volta: https://www.youtube.com/watch?v=Cef9crmWAfM

e di quella che canta Jensen sotto la doccia :https://www.youtube.com/watch?v=b-k9Yip14sM

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