Il violino e la pistola

di Umile_Bardo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentiamoci ***
Capitolo 2: *** La fuga ***
Capitolo 3: *** Il punto di vista di Jigen ***
Capitolo 4: *** Latte e caffè ***
Capitolo 5: *** Gli Stradivari ***
Capitolo 6: *** Non sono come voi ***
Capitolo 7: *** Distanti ***
Capitolo 8: *** ...ma neanche troppo! ***
Capitolo 9: *** Attacco a sorpresa ***
Capitolo 10: *** Chiamami per nome ***
Capitolo 11: *** Si riprende il viaggio ***
Capitolo 12: *** Bienvenido! ***
Capitolo 13: *** Imbranata ***



Capitolo 1
*** Presentiamoci ***


L'Aria è frizzante e fresca in questa sera d'estate e sembra voglia ripagare la gente per aver sopportato il caldo afoso del pomeriggio. I lampioni illuminano di una calda luce la strada e la piazza, affollate come non mai nonostante siano le undici passate.

 

Una gran folla di persone eleganti esce dalla sala dei concerti dove io ho appena finito di esibirmi. Con gli occhiali addosso e il completo dal taglio da uomo sono difficilmente riconoscibile e cammino

tranquillamente in mezzo a uomini in doppio petto e signore ingioiellate.

 

Una ventata d'aria fresca mi investe, scompigliandomi i capelli corti. Stringo la mano che regge la custodia del mio violino. Se la temperatura si abbassa c'è il rischio che si scordi.

 

Passeggio con calma sulla strada piastrellata e costeggiata da alberelli quando mi cade l'occhio su un manifesto rosso, non molto grande. Immortalata a figura intera, una donna di circa ventisei anni leggermente in carne e alta, avvolta da un lungo abito nero senza maniche, suona un violino dal colore quasi grigio. Il viso minuto è concentrato, con la bocca appena dischiusa e gli occhi serrati ad ascoltare lo strumento, i capelli castani corti sono leggermente arruffati.

E sotto di lei un nome. Anzi il mio nome. Estrella de Castiya.

 

Il manifesto pubblicizza il concerto appena finito. Io lo squadro, critica. I manifesti non rendono giustizia!

 

< Oho! Guarda qua che meravigliosa creatura! > esclama una voce alle mie spalle.

 

Mi volto e trovo un giovane uomo alto e allampanato che fissa sorridendo il manifesto. É vestito con una giacca rossa e una cravatta gialla, i capelli sono cortissimi e neri, mentre gli occhi scuri e profondi si accordano perfettamente alla sua espressione sorniona. Dietro di lui un altro uomo lo fissa a braccia incrociate, con aria di disapprovazione, anche se non riesco a vedergli molto il viso tra il cappello calcato sugli occhi e il fumo della sigaretta che si alza. Riesco a notare sono i capelli leggermente lunghi, neri e selvaggi, come il pizzetto e le sue mani, lunghe e dall'aria un po' rovinata.

 

< Non star lì a cincischiare, muoviti! > dice secco il tipo con la sigaretta. Il suo (presumo) amico si mette le mani in tasca. < Oh come sei noioso! Non vedi che questa donna è davvero stupenda? >

 

Non riesco più a stare zitta.

< Grazie mille del complimento, ma trovo che i manifesti non mi rendano giustizia. > dico io sorridendo leggermente.

L'uomo con la cravatta mi fissa per un attimo.....poi scoppia a ridere!

 

< Oh santi numi! Ma lei è Estrella, il prodigio del violino! Non ci posso credere! > con aria furbetta mi prende delicatamente la mano, facendo anche un bell'inchino < Lasci che mi presenti signorina! Il mio nome è Arsenio Lupin III, conosciuto semplicemente come Lupin il ladro gentiluomo! Conoscerla è un onore e un piacere! >

 

< Lupin! MA sei impazzito !?!? > esclama il tipo con la sigaretta infuriato come non mai.

< Ah giusto! Lasci che le presenti il mio socio e amico Jigen Daisuke! >

< Tu sei completamente fuori di testa!!! > sbraita Jigen buttandosi dritto su Lupin.

 

< N-no! Buono, buoooono Jigen! Perchè non torni a cuccia? Aiuto!!! >

 

Assistendo a questo siparietto mi viene un gran voglia di ridere ma per non sembrare scortese mi compro la bocca con la mano libera, anche se qualche risatina sfugge dalle mie labbra, dove il rossetto che ne copriva le screpolature sta pian piano svanendo.

 

A quel suono Lupin si blocca con aria sognante.

< Ah! LA sua risata mi ricorda il suono dell'acqua di un ruscello di montagnAHIA!!!!! >

 

Approfittando della distrazione vedo Jigen tirare un pugno in pieno volto al suo povero amico che vola dritto dritto ai miei piedi, con la guancia viola.

 

< Stupido Don Giovanni fallito !! > sbotta il pistolero rialzandosi e sistemandosi il cappello.

< Lupin si sente bene? > chiedo io preoccupata.

< é un tipo resistente signorina, non basta un colpo così a farlo fuori. Dove diamine ho messo l'accendino? > Jigen non mi guarda nemmeno mentre mi parla, frugandosi tra le tasche della giacca.

Io veloce estraggo il mio, porgendoglielo.

 

< Tenga. Il fumo è un vizio che colpisce molte persone. >

< Grazie. > si accende la sigaretta e poi lo osserva. É un accendino di quelli ricaricabili, ossia uno zippo, di colore nero e dalla superficie liscia solcata da piccole linee in rilievo che ne facilitano la presa.

 

< Può tenerlo se vuole. > lo anticipo io < Così magari finalmente la pianterò con le sigarette. >

L'uomo finalmente mi guarda dritto in faccia e io riesco a scorgere i suoi occhi, neri come la pece.

Per un lungo attimo ci fissiamo.

 

< Ohi, ohi Jigen. Ma perchè devi sempre essere così violento? > borbotta Lupin mettendosi seduto e massaggiandosi la guancia.

< E perchè tu devi sempre aprire la bocca senza collegarla al cervello? > risponde bruscamente il suo compagno.

< Certo che hai dei modi! Chissà ora cosa penserà di noi miss Estrella! >

< Signor Lupin non si preoccupi, l'unica cosa che mi viene in mente guardandovi adesso è che dovete essere davvero due grandi amici. >

 

Ed è la pure verità. Negli occhi di Lupin e Jigen e nel loro modo di fare si riesce quasi a leggere quanto si fidino l'uno dell'altro, quasi come se fossero fratelli!

 

< Oh signorina Estrella lei è davvero squisita! >

< La gentilezza è la chiave che fa aprire tutte le porte, diceva qualcuno. Ed io la condivido in pieno. Bene ora scusatemi ma è meglio che torni nel mio appartamento, la serata è stata lunga e non vedo l'ora di andare a riposare. É stato un piacere conoscervi! >

< Il piacere è stato nostro. > risponde Jigen e Lupin gli lancia una rapidissima occhiata stupita, che però io riesco a cogliere.

 

Dopo i saluti mi allontano, camminando con calma lungo il viale con i lampioni. Qualche metro più avanti svolto in una strada meno illuminata, che si allontana dal centro ed è meno trafficata.

Faccio appena a fare tre passi che due persone mi si parano davanti, col viso coperto da un passamontagna.

 

Riesco appena in tempo ad intravedere uno scintillio metallico che uno dei due fa partire un colpo dalla pistola che tiene in mano.

Mi butto per terra, stringendo contro il petto la custodia del violino e andando a colpire con la guancia il selciato.

 

Non riesco ad alzarmi perchè i due si avvicinano e uno di loro mi afferra per i capelli, strattonandomi.

< Molla il violino! > ringhia da dietro il passamontagna.

< Vai al diavolo! > balbetto io, sentendo gli occhi pizzicare a causa della paura e del dolore.

< Come preferisci, l'hai voluto tu! > l'uomo con la pistola me la avvicina alla fronte. Il contatto con il metallo freddo mi fa rabbrividire ancora di più.....

é la mia fine?

Non chiudo gli occhi. Forse non ci riesco nemmeno. E rimango lì, immobile, con gli occhi sgranati e secchi. Sono così spaventata che nemmeno lacrimo.

 

< Muori. >

E poi il colpo di pistola.

Ma paradossalmente non sono io a cadere, ma l'uomo che puntava la pistola alla mia testa.

 

< Si butti a terra! > sento una voce gridare lontana e lì per lì non mi muovo.

L'altro uomo con il passamontagna fa un passo indietro ma poi si butta verso di me, allungando la mano libera verso la custodia che stringono ancora al petto come le grinfie di qualche bestia pericolosa.

Una figura scura si mette in mezzo e con uno scatto fulmineo gli molla un calcio, fecendogli perdere la presa sulla pistola che rotea lontano, andando a perdersi tra i cespugli che affiancano la strada.

 

Io cerco di allontanarmi strisciando sul selciato ma con orrore vedo sbucare da una zona buia dalle strada un altro uomo, questo però senza volto coperto.

Pur non avendo la pistola addosso si avventa contro di me, spingendomi a terra e serrandomi le mani intorno alla gola. Con gesti confusi delle braccia cerco di difendermi, ma solo con un calcio nell'addome lui si allontana.

Per niente intimorito l'uomo si getta ancora una volta verso di me, afferrandomi i capelli con una mano e con l'altra ancora il collo.

Boccheggio in una disperata ricerca d'aria.

 

< Signorina Estrella! > qualcuno grida il mio nome, con un occhio semi aperto vedo Lupin che corre verso di me. Quindi la figura scura di prima doveva essere Jigen.

< A-aiuto. >

Poi il buio.

 

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Capitolo 2
*** La fuga ***


Dei passi risuonano nell'aria. Un anziano signore e una bambina camminano mano nella mano, immersi in una luce bianca. Il vecchio parla senza muovere la bocca e la voce che si sente è dolce e profonda.

< Ricordati mi pequena che la musica fa parte di noi, la nostra famiglia sa quanto sia importante e sa far parlare gli strumenti. >

< Parlare gli strumenti abuelo? > chiede la bambina.

< Esatto mia stella, ma col tempo lo capirai. > ad un tratto il nonno le lascia la mano, allontanandosi sempre di più < però ahora devo andare, e tu dovrai proseguire senza di me. Lo siento mucho Estrella. >

< No! Ti prego! Aspettami abuelo!> grida la bambina < Abuelo!! Abuelo !! >

 

 

< Abuelo !! > mi sveglio di soprassalto, con la mano tesa a trattenere il vuoto. Nonno......da quanto tempo non facevo più sogni su di te...

Mi accorgo solo in questo momento di essere sdraiata su un divanetto color salvia e con addosso una coperte. Le mie scarpe sono sistemate vicino al divano e la mia giacca è ripiegata sulla poltrona difronte a me.

 

Mi metto seduta, appoggiando i piedi sul pavimento a parquet. Ma dove sono? Ma cosa più importante dov'è il violino?!?!

Faccio vagare lo sguardo per la stanza, in preda al panico.

Un po' barcollante mi alzo dal divano ma subito avverto una fitta alla testa e senza troppi complimenti crollo per terra come un sacco di patate, sbattendo il sedere sul legno.

< Urgh! > mi lamento io, nuovamente distesa.

< Miss Estrella!! > la voce di Lupin mi trapana i timpani.

Il ladro gentiluomo spalanca la porta e si precipita verso di me, tutto preoccupato.

< Si è fatta male?? >

< No, non si preoccupi. Ma la testa mi pulsa da morire. >

< Ci credo. > commenta Jigen entrando in quel momento nella stanza, anche se molto più tranquillo del suo collega < ha preso una bella botta su quel selciato, dovrà tenere la fasciatura per un po'.>

 

Fasciatura? Con la mano mi tocco la fronte e sobbalzo quando sento il tessuto avvolgermi la testa.

Come in flash mi ricordo dell'aggressione subita dopo il concerto e l'incontro con i due uomini davanti al mio cartellone.

 

< Voi mi avete salvata! Vi devo la vita! > esclamo cercando di tirarmi su ma mi sento molle come un fico maturo.

< Oh ma si figur..> dice Lupin ma Jigen lo interrompe, brusco, beccandosi una sua occhiataccia.

< Aspetti a rialzarsi, le do una mano. >

Col cappello calato sugli occhi mi tende una mano e mi aiuta a mettermi seduta sul divano. Le sue mani sono ruvide e callose, estremamente virili.

 

< A proposito signorina.. > Lupin riacquista la mia attenzione < Immagino voglia sapere come sta il suo adorato! >

Con un sorriso sornione indica un comodino in un angolo della stanza, dove sopra si trova la custodia de

< Il mio violino !!!!!! >

 

Allungo le mani come una bambinetta che rivuole il suo peluche preferito, ma l'uomo davanti a me non muove un muscolo, e rimane a guardarmi sorridendo.

 

< Le daremo il suo violino ma prima..vorremmo sapere un paio di cose.>

L'atteggiamento di Lupin è cambiato. Ora mi rendo conto di trovarmi davanti a un pericoloso criminale pluri-ricercato.

Contemporaneamente Jigen sfila da sotto la giacca una pistola e comincia a sistemarne il caricatore.

Sbianco.

< Stia tranquilla > mi dice lui con una cartuccia in bocca al posto della sigaretta < vogliamo solo farle qualche domanda riguardo i suoi aggressori. >

 

< Se intendente i tipi con il passamontagna non ho idea del perchè mi abbiano aggredito! > dico io con una voce leggermente stridula.

< Ne è sicura? > Lupin mi squadra < Non le viene in mente nessuna motivazione? >

< No, nessuno. > rispondo io deglutendo.

< Peccato perchè io e il mio stimato collega invece ce l'abbiamo. >

Corrugo la fronte. In effetti non ci voleva certo un genio a capirlo.

< E sappia che entrambi pensiamo che le signorine educate non debbano mentire, specie a coloro che le hanno salvato la vita. >

Lupin ride sotto i baffi.

Colpita e affondata.

Con uno schiocco secco Jigen rimette a posto il caricatore della pistola.

 

< Non sapete in cosa vi state cacciando, non l'ho fatto per cattiveria o per ingannarvi. > dico in fretta.

< Oh andiamo Estrella, noi siamo criminali ricercati, cosa ci può essere di peggio? > ride Lupin, distendendo un po' l'atmosfera.

< Perchè ci tenete tanto a saperlo? > chiedo di getto. Non riesco a spiegarmi il loro interessamento.

 

Stavolta è Jigen a dedicarmi un sorriso sornione < Semplice. Perchè al nostro ladro gentiluomo non piacciono le ingiustizie, specie quelle che colpiscono avvenenti donzelle. >

< Ohoho Jigen, è la prima volta che ti sento definire avvenente una ragazza. > Lupin sfodera un sorriso a 180 denti mentre il suo compagno gli tira addosso una manciata di bossoli.

< Chiudi quella fogna Lupin!! > ringhia lui.

 

Sorrido, nascondendo il mio imbarazzo. É strano che i compimenti mi facciano quest'effetto, non sono certo una persona timorosa. Lancio un'occhiata all'uomo sigaretta che inveisce contro al ladro.

Mi mordo le labbra rovinate, me le mordicchio sempre quando sono nervosa..

Non posso raccontare tutto, è un segreto di famiglia e già troppe persone ci hanno rimesso a causa sua.

 

Ad un tratto la porta di entrata si spalanca e un uomo vestito da samurai e con l'aria più impassibile che abbia mai visto compare nella stanza, zittendo gli altri due.

 

< Smettetela di fare chiasso. La casa è circondata. >

< Oh Goemon! Come va? > Lupin gli rivolge un sorrisone, con le mani di Jigen attorno al collo.

< Circondata?? Ne sei sicuro?? > chiede quest'ultimo non mollando la presa.

Il samurai annuisce < Si, uomini armati la circondano. >

 

< Vogliono il violino! Lupin, Jigen mi dispiace di avervi messo in questa situazione! La colpa è mia! > il panico mi travolge mentre rivolgo quelle parole ai due uomini.

 

< Appena usciremo da questa situazione Miss avrà un bel po' di cose da raccontarci. > dice Lupin staccandosi dal suo compagno e sistemandosi il nodo alla cravatta.

 

< Si, vi dirò tutto, lo prometto! Ma ora dobbiamo portare in salvo quello strumento! > comincio a sudare, agitata come non mai.

L'ansia e il panico già mi stringono lo stomaco.

 

< Con permesso Miss. > Jigen mi allontana dal divano, cominciando a spostarlo verso il muro, rivelando così nel pavimento una botola.

< Bravo Jigen. Adesso Estrella la prego di rimettersi la giacca, alle 4 del mattino fa freddo anche in Spagna! > Il ladro gentiluomo mi aiuta ad infilare la giacca, poi spegne la luce della stanza, facendo segno di fare silenzio.

 

< Perfetto e ora tutti fuori. > mormora aprendo una porta che si affaccia nel nero più nero del retro della casa.

Corrugo la fronte < Ma...non passiamo dalla botola? >

< é ciò che gli faremo credere > sogghigna Lupin.

< Che comportamento disonorevole. > commenta asciutto l'uomo samurai,Goemon da quanto ho capito.

 

Nel corridoio che porta lontano dalla casa procediamo in fila indiana, Lupin davanti, seguito da Goemon, poi da me e infine Jigen, che con il suo completo scuro e la barba corvina si fonde perfettamente nel buio.

 

Non capisco come i due davanti a me possano procedere con tanta sicurezza, io non riesco a vedere a un palmo dal naso.

Come a confermare questa mia affermazione incespico in qualcosa di non ben definito sul pavimento, rischiando di finire per l'ennesima volta per terra.

 

Prima che io perda definitivamente l'equilibrio una mano mi afferra il braccio, trattenendomi.

< Faccia attenzione.> la voce bassa di Jigen mi arriva alle orecchie < siamo quasi alla fine del tunnel.>

< Grazie. > sussurro a mia volta, anche se non vedo esattamente dove sia l'uomo.

< Ssssh. Zitti> sibila Lupin e noi tre ci blocchiamo.

Una trapunta di stelle illumina l'imboccatura del tunnel, la quale da sulla parte opposta della collinetta su cui si trovava la casa, vicino a un boschetto.

 

< Perfetto, via libera! > dice ad alta voce il ladro e si incammina tranquillamente verso una piccola automobile gialla, nascosta tra gli alberi.

< Lei si sieda dietro Miss, accanto a Goemon. >

 

Mi accomodo sul sedile posteriore e solo allora il samurai sembra accorgersi della mia presenza, mi lancia una breve occhiata, senza proferire parola.

 

< Ehm...salve. > come accidenti ci si rivolge ad una persona così?

< Tu....avverto un'aura forte intorno a te. > mi dice fissandomi dritta negli occhi.

Deglutisco, spiazzata.

 

< Oh Goemon, non spaventare la nostra ospite, i discorsi sull'aura li farete più tardi! > Dice Lupin mettendo in moto la macchina. Jigen gli siede di fianco, appoggiando i piedi sul cruscotto ed estraendo dalla giacca un pacchetto di sigarette spiegazzate.

 

< Vuole Signorina? > mi chiede, offrendone una anche a Lupin. Quest'ultimo mi porge il fiammifero con cui ha già acceso la sua paglia e io faccio lo stesso.

Tiro una profonda boccata, assaporando la nicotina attraverso il naso e la bocca, poi lascio uscire un lungo sbuffo di fumo dalle labbra.

Stringo con una mano la custodia del violino che ho in grembo e sento sciogliersi la tensione.

 

Solo allora, riaprendo gli occhi dopo un profondo respiro, mi accorgo del disastro.

< Ma...cosa è successo ai miei occhiali?!? > mi tolgo la leggera montatura, ritrovandomela tra le mani tutta piegata e rovinata.

 

< Diciamo che dopo il suo incontro ravvicinato col selciato è un miracolo che siano ridotti solamente così. > biascica Jigen emettendo uno sbuffo di fumo.

< Ci spiace Miss ma nessuno di noi tre è bravo a gestire gli occhiali, sarà perchè non li portiamo! > si scusa Lupin, prendendo bruscamente una curva che ci porta su una delle strade per l'autostrada.

 

< Non importa... urgh! > con un sobbalzo dell'auto gli occhiali mi sfuggono di mano, spezzandosi definitivamente.

 

< Qualcuno ci insegue. > Commenta Goemon.

Come possa averlo notato non lo so, dato che non si è minimamente girato verso il lunotto, e non ha nemmeno aperto gli occhi per guardare dagli specchietti.

 

Come a confermare le sue parole sento partire un colpo di pistola che manca di poco la nostra auto.

Mi giro, cominciando a tirare più velocemente la sigaretta.

< L'uomo alla guida dell'auto grigia dietro di noi è quello che mi ha aggredita! >

Anche Jigen si gira < Ha ragione , era l'unico senza passamontagna. Ne abbiamo alle costole quattro. >

< Ci pensate voi ragazzi? > chiede Lupin e nel frattempo sterza bruscamente, imboccando una lunga gradinata che costeggia un fiume, facendo sobbalzare in maniera impossibile la vettura.

 

< Tranquillo. > osservo Jigen che, senza fare una piega, si sporge oltre il finestrino e tira fuori dalla giacca una pistola (non ho idea del tipo, non sono esattamente un'esperta o una patita di queste cose!! ).

 

Io tengo stretto il violino mentre, con la bocca spalancata, vedo l'uomo in nero tendere il braccio e premere il grilletto, centrando senza problemi le ruote delle auto che ci inseguono, facendole scoppiare.

 

<è.. è impossibile! > esclamo quasi urlando quando l'uomo si rimette a sedere.

< Mmmm? > fa lui ricaricando la pistola.

< Quello che lei ha fatto si può definire non umano! Ha una mira perfetta e una mano ferma oltre l'inverosimile! Nessun cecchino avrebbe potuto colpire un bersaglio con tutti questi sobbalzi! Senza offesa signor Lupin! >

 

< Nessun offesa Miss. > lui e Jigen sembrano divertiti dal mio stupore, un sorrisetto è comparso sui loro visi. < Deve sapere che il mio amico è il miglior cecchino del mondo, anche se lui è troppo timido per dirlo>

 

Lupin ride mentre Jigen si accende un'altra sigaretta. Io sono così stupefatta che per poco non mi cade di bocca la mia.

 

Ad un tratto ci affianca una moto, il cui conducente è armato di mitra!!

Non riesco neppure a urlare che Goemon, fulmineo come un giaguaro, estrae una katana dalla sua fodera, portandola fuori dal finestrino prontamente abbassato.

 

< Che uso indegno. > mormora mentre la rinfodera.

Con la bocca ancora più spalancata di prima vedo la moto tagliata perfettamente in due esplodere. La macchina sobbalza per il colpo e Lupin la conduce di nuovo sulla strada principale.

 

I tre sembrano rilassarsi, mentre io rimango ancora a guardare il fumo della moto in lontananza.

Ma con chi diavolo sono capitata? Questi uomini sono dei mostri!

 

< Tutto bene signorina? > mi volto, Jigen mi sta guardando dallo specchietto retrovisore.

Tiro un'altra profonda boccata alla sigaretta < Più o meno, diciamo che ho appena deciso che non è un buon momento questo per smettere di fumare! >

Lui sorride mentre Lupin scoppia in una fragorosa risata, lasciandoci la città e l'orizzonte albeggiante alle spalle.

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Capitolo 3
*** Il punto di vista di Jigen ***


É da qualche ora che stiamo viaggiando. Il sole è sorto completamente e l'autostrada si sta riempiendo di auto e camion. Sono le otto.

Seduta sul sedile posteriore osservo il paesaggio che sfila dal finestrino. Non ce la faccio più a stare seduta, a stare seduta a fare niente per la precisione. I miei tre compagni di viaggio sono zitti da molto tempo e io avrei solo voglia di tirare fuori il violino e mettermi a suonare.

 

Trattengo uno sbadiglio, immaginando che razza di occhiaie mi saranno venute, anche se non sarebbe la prima volta.

 

< Non si preoccupi miss, siamo quasi arrivati. > Lupin rompe il silenzio, uscendo dall'autostrada e andando a perdersi nella campagna verde.

 

Dopo una mezz'ora di (sofferto) viaggio ci fermiamo di fronte ad una graziosa villetta ai piedi di alte colline, seminascosta dai filari di alberi che la circondano.

 

Con un gemito esco dall'auto, stiracchiandomi e scrocchiandomi tutta.

< Caaaasaa. > ci sorride Lupin, entrando nella villetta.

Io rimango ferma, voltandomi a guardare l'orizzonte. Ancora non capisco come io mi sia trovata in mezzo a questa gente.

< Miss Estrella. > Mi chiama Jigen.

Non mi giro. Sentendo una gran pesantezza piombarmi addosso. Le mani mi prudono e ho solo voglia di scaraventare quello che ho in mano il più lontano possibile da me.

Il problema è che ciò che ho in mano è il violino.

 

< Si sente bene? > sobbalzo quando Jigen mi affianca, mi ero completamente dimenticata di lui, anche se una frazione di secondo prima mi aveva chiamata per nome.

< Mi serve una sigaretta. > dico con voce roca, frugandomi nella giacca. < Ne vuole una? >

Lui annuisce, prendendo la sigaretta che gli porgo.

< Ora dove diavolo ho messo l'accendino... > mormoro irritata con la sigaretta tra le labbra.

< Tenga. > Jigen mi porge un accendino di acciaio zigrinato, con sopra inciso una pistola < Ho ritrovato il mio nell'auto, mi sembra giusto darglielo visto che lei mi ha offerto il suo. >

 

Con il mio nuovo accendino do fuoco alla sigaretta, mentre lui con lo zippo accende la sua.

Tiro delle profonde boccate per poi espellere il fumo con dense nuvole grigie.

< Le sue sigarette sono più pesanti delle mie. > commenta il pistolero tra uno sbuffo e l'altro.

< Già...sono state un mio vizio precoce, un po' come la musica... >.

 

Sono le uniche parole che ci scambiamo. Rimaniamo in piedi sull'erba a fumare.

Poco prima di finire la mia sigaretta estraggo dalla tasca una scatolina. La apro e ci spengo la mia paglia.

Jigen mi guarda con un sopracciglio alzato, o almeno lo presumo visto che ha costantemente il cappello calato sugli occhi.

 

< Non mi piace lasciare i mozziconi in giro, mi sta poco simpatica la gente che sporca. >

< Bè in questo caso.. > l'uomo spegne la propria sigaretta nel mio posacenere tascabile e io lo richiudo, mettendolo via.

 

< Mi dispiace importunarla ancora ma sarebbe il caso di entrare. Anche perchè Lupin è da tutto il tempo che la sbircia dalla finestra. >

Io rido leggermente a quella frase e Jigen mi sorride.

In silenzio ci dirigiamo verso la casa.

 

 

----_____-----

 

Quando entriamo Goemon si trova a gambe incrociate sul tappetto della sala, a meditare come suo solito. Mentre di Lupin non c'è traccia.

La casa è completamente arredata e funzionante per fortuna, ci sarebbe mancata anche la scocciatura del mobilio.

 

La donna davanti a me sembra sul punto di accasciarsi a terra da un momento all'altra. E sarebbe pure il caso di cambiarle la fasciatura che ha sulla testa.

Chissà se farebbe storie vedendosi alle specchio.

 

Bè non mi sembra comunque il caso di lasciarla in piedi.

 

< Miss si sieda. > la faccio accomodare sul divano < Le consiglio di sdraiarsi, ha preso una bella botta e non deve fare troppi sforzi. >

 

< Grazie. > mi dice lei con una smorfia.

 

Faccio per prenderle la custodia del violino dalle mani, non l'ha mollata un attimo. Non appena mi avvicino però lei stringe la presa.

< Mi scusi ma preferisco non separarmene..... > mi dice tutto d'un fiato, arrossendo un po'.

Io la fisso inespressivo.

< Oppure preferisce che degli estranei non lo tocchino. > commento.

 

Lei sgrana gli occhi, come se l'avessi centrata con la mia pistola. Le si può leggere in faccia chiaramente che ci ho azzeccato

< Non si preoccupi, anche io la penso così sulle mie cose. > ed estraggo la pistola dalla fondina per poterla sistemare.

< Si stenda e si goda un po' di riposo. > le dico.

 

Intanto io do un'occhiata alla casa, lussuosamente arredata, secondo i gusti di Lupin. Di fianco alla sala c'è la cucina ed è lì che lo trovo, indaffarato ai fornelli.

 

< Ehi che combini? > gli chiedo entrando.

< Ah Jigen! Bè visto che non vi sbrigavate ad arrivare ho pensato che preparare la colazione sarebbe stato un bene per tutti! > mi strizza l'occhio.

< Non fare il furbo con me, so che ci hai spiati per tutto il tempo.> dico dando un'occhiata ai tegami sul fuoco.

< Spiati! Che parola grossa! Mi offendi così amico! > dice in tono melodrammatico < Comunque sono solo incuriosito da quella ragazza, non è una di quelle classiche che incontriamo di solito.. >

< E che puntualmente cercano di farci fuori. > lo interrompo io, acido.

< Mmmm si, diciamo anche questo. Però lei sembra una donna comune, di quelle che non c'entrerebbero proprio per nulla con il crimine o cose del genere. Mi incuriosisce. > con un colpo di mano fa compiere un giro perfetto alla frittata nella padella.

 

< Bah lo sai come la penso sulle donne. > Bugiarde spesso, ingannatrici sempre, doppiogiochiste in ogni istante. < In particolare quelle spagnole. > dico a denti stretti.

 

< Pensi ancora a Linda? > mi chiede Lupin, stavolta serio.

< Non è mai piacevole farsi fregare. >

< Estrella non mi sembra proprio il tipo che ha in mente di fregare qualcuno, anzi. > mi strizza l'occhio, in quel suo solito modo irritante.

< Tu continua a cucinare, io vedo di cambiarle la benda. > dico uscendo dalla cucina con le mani in tasca.

 

Sulla soglia della sala incrocio Goemon.

< Ehi dove.. > faccio per chiedergli ma lui mi fa segno di tacere. Entro nella stanza e trovo Estrella addormentata, la faccia stanca e con le occhiaie ora rilassata.

 

A guardarla non sembra una di quelle “femme fatale” dello stampo di Fujiko che siamo abituati a incontrare. Belle, attraenti, seducenti e sicure di loro, delle mie vaganti. Ma non assomiglia nemmeno a quelle ragazze innocenti e spaventate, quelle minute e delicate, che se stanno con noi...o forse con me.....fanno una brutta fine.

 

Lei sembra semplicemente una di quelle ragazze che cammina di fretta per la strada perchè ha un impegno o perchè deve prendere il treno, una di quelle che legge su una panchina del parco in un pomeriggio assolato.

 

Senza voler essere cattivo non assomiglia alle categorie precedenti sopratutto dal punto di vista fisico. Non è magra e dalle gambe lunghissime né uno scricciolo. Ha una corporatura...forse definibile morbida, coi fianchi morbidi che accompagnano l'occhio e forse anche le mani.........

 

Rimango immobile. Che cretinate sto pensando? Santo dio non la conosco neppure, ci ho parlato tre secondi e mi metto a fare il filosofo su tutte le donne in cui mi sono imbattuto?? Demente

 

Ad un tratto la ragazza si gira su un fianco, lasciando andare la custodia. Con un balzo riesco a prenderla prima che tocchi terra. Non sono un musicista ma so che questi strumenti sono fragili e vanno trattati con un cura..un po' come le armi.

 

Appoggio il violino ai piedi del divano e mi sdraio sull'altro, accanto al suo. Mi calo bene il cappello sugli occhi e tiro un sospiro, cercando di rilassarmi.

 

Saranno passati si e no 10 minuti quando sento Goemon chiamare.

< Jigen! > mi alzo di soprassalto e trovo il samurai accanto alla ragazza. É diventata pallida e il suo corpo è scosso da spasmi.

 

Mi avvicino, la ragazza non è cosciente e il suo corpo continua a tremare, ma dopo poco gli spasmi diminuiscono e velocemente si calma. Tornando immobile una parola strozzata le sfugge dalle labbra.

< Abuelo>

 

< Quanto è durata la crisi? > chiedo a Goemon che ancora la scruta.

< Meno di un minuto. >

 

< Ehi ragazzi, che sta succedendo? > Lupin entra ora nella stanza, reggendo in mano un vassoio ricolmo di cibo.

< La ragazza ha avuto dei tremori violenti. > risponde il samurai asciutto, posando una mano sulla fronte di Estrella.

< Che cosa??? > strilla Lupin e subito si fionda accanto al divano.

 

Io mi alzo. Troppa gente in mezzo ai piedi. Mi trascino fino ad una finestra della sala. Ora il cielo splende caldo sulla campagna spagnola.

 

< Lupin.. >

< Jigen? > il ladro mi guarda interrogativo mentre un venticello mi arruffa la barba.

< Controllale la puntura. >

< Credi che le cose siano collegate?? >

Io tiro fuori dalla giacca una sigaretta spiegazzata < Lo hai detto anche tu che ti sembrava una specie di siero. >

 

< Di cosa state parlando? > chiede Goemon guardandoci con sospetto.

< Quando la ragazza è stata aggredita ad un certo punto ha perso conoscenza > si mette a spiegare Lupin. Mi frugo nelle tasca alla ricerca di un accendino o un fiammifero. < Il tipo che la stava assalendo quando ha visto che mi stavo avvicinando ha estratto una siringa, conficcandola poi nel braccio di Estrella. >

< E che cos'era? Un veleno? >

< Non lo sappiamo, quel tizio è scappato prima che riuscissimo a prendere lui e la siringa. > Sospira il ladro.

 

Intanto io tiro fuori lo zippo che mi ha dato la ragazza e mi ci accendo la sigaretta.

< Però Lupin ha esaminato un po' del liquido residuo sulla pelle. Non sembra una sostanza tossica e nemmeno una droga. > Faccio un sospiro ed emetto una lunga scia di fumo grigio.

 

< Questo è già qualcosa. > osserva il samurai, poi ci scruta. < Lasciatemi indovinare, non glielo avete detto. >

< Aaaah cerca di capirci Goemon, non ne abbiamo avuto il tempo! > Lupin non fa in tempo a finire la frase che Estrella comincia a muoversi.

per un attimo ci facciamo tutto prendere dal panico.

 

< Mmmmm...che ore sono...? > Estrella apre gli occhi un po' arrossati, per poi stropicciandoseli con una mano.

 

< Sono le dieci Miss, ben svegliata! > Lupin le si avvicina con un sorrisone e le porge una mano per aiutarla ad alzarsi < La colazione è servita! >

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Capitolo 4
*** Latte e caffè ***


Mi metto a sedere sentendomi pesante e quasi più stanca di prima. Ho sognato ancora il nonno....non so perchè ma sento che rivederlo non sia affatto un buon segno.

 

Lancio un occhiata ai tre uomini che mi fissano. Credo che eviterò di parlargli di questi dettagli, in fondo sono affari miei.

 

< Ce la fa ad alzarsi? > Mi chiede Lupin.

< Sisi, grazie. > mi faccio forza sul bracciolo del divano e mi metto in piedi. < Scusatemi prima di fare qualunque cosa vorrei andare a darmi una rinfrescata. >

< Ma certo! Il bagno è di là, vicino alle scale. >

 

Segue le indicazioni ed entro nel bagno candido. Mi guardo allo specchio.

< Urgh. > una smorfia disgustata mi si dipinge sul viso. Accidenti sono al limite dell'osceno.

 

La mia faccia è a chiazze, con profonde occhiaie sotto agli occhi. E i miei capelli sembrano dire che un ciclone mi abbia appena investito.

Una chiazza sbiadita di sangue colora la fasciatura che mi avvolge la testa.

 

Sospiro, facendo scorrere un po' d'acqua, cercando di non pensare a come quei tre uomini mi abbiano vista fino adesso.

< Rendiamoci presentabili. > mormoro, frugandomi nelle tasche alla ricerca di una delle cose da cui dipende la mia sopravvivenza: il correttore.

 

Esco dal bagno col viso pulito e fresco ed i capelli in ordine. La finestra della sala fa entrare una piacevole brezza.

Mi volto per guardare i campi che circondano la casa, illuminati dal sole dorato, e mi prende un colpo.

 

Jigen è appoggiato allo stipite della finestra aperta, di profilo.

Con le mani in tasca, mozzicone in bocca e cappello calato sugli occhi si lascia andare mollemente contro il muro. La sua figura nera è mossa dolcemente dal vento spagnolo.

 

E meno male che non ho su gli occhiali e non riesco a vedere i dettagli!!

Che cavolo mi prende?? C-certo sono un tipo poetico e mi lascio ispirare per comporre della musica ma....questa cosa è ben diversa!!

 

< Si sente meglio ora?? >

Sobbalzo sentendo la voce di Lupin < Eh? Oh si, g-grazie.. > dico imbarazzata, tornando sul pianeta terra.

< Perfetto! > sorride il ladro < Allora è tempo di colazione! >

< Certo, mi dia ancora un secondo. > raggiungo la custodia del violino che ho appoggiato sopra al divano, cercando di scuotermi di dosso la sensazione che ho provato guardando.....bè insomma avete capito.

Aprendola leggermente per non mostrare lo strumento afferro una custodia di plastica e ne tiro fuori un paio di occhiali dalla sottile montatura quadrata.

 

< Aah, finalmente ci vedo! > li infilo, mettendo completamente a fuoco i dettagli. Fortunatamente sono miope solo leggermente e posso andare in giro senza, ma preferisco averli addosso.

 

< Ne ha un paio di scorta, meglio così. > alzo la testa e mi ritrovo a due centimetri da Jigen, che appoggiato al divano mi tende una mano.

Mi si rizzano i peli sulla nuca < Bè bisogna essere previdenti! Ma ora andiamo a tavola! > imbarazzata mi defilo, cercando di non fare troppo una brutta figura ( dato che comunque l'ho già fatta).

 

Mi siedo a tavola, di fianco al samurai. Lupin mi porge il piatto, improvvisandosi cameriere.

< Si serva, deve rimettersi in forze! Ecco, ecco. Abbiamo frittata o uova sode, salsicce o pancetta, pane, burro, marmellata e ovviamente il caffè! >.

< Accidenti Lupin, a me non hai mai riempito il piatto così tanto! > si lamenta Jigen, sedendosi di fronte a Goemon < Nemmeno quando ho preso più pallottole in corpo! >

< Oh non lamentarti, è il tuo lavoro! >

 

Io ridacchio un po', prendendo un po' di uovo. Il profumo ha decisamente stimolato il mio appetito. E credo di aver appena scoperto una dote segreta del famoso ladro: è un cuoco coi fiocchi!

 

< Credo che se si sapesse che lei cucina in questo modo le darebbero sì la caccia, ma per chiederle di preparargli il pranzo! > dico svuotando il piatto.

< é un piacere vedere una donna che apprezza il cibo! Di solito siete così fissate con la dieta! >

< Non è il mio caso. > io e Lupin ci sorridiamo. É strano sentirsi così complici con persone che conosco da meno di un giorno, eppure quest'uomo ci riesce.

Secondo me...è questa la sua vera pericolosità.

 

Jigen si mette a servire il caffè da una vecchia caffettiera.

< Ehm...io no, grazie..> rifiuto quando lui si avvicina alla tazzina.

< Allora cosa vuole bere? > mi chiede stupito.

< Non mi piace il caffè...preferirei del latte se c'è. > gli uomini (solo due, perchè Goemon sta in silenziosa meditazione ignorandoci) mi fissano increduli e io sento le orecchie avvampare.

 

Sembra che un adulto non possa preferire il latte al caffè, probabilmente la considerano una bevanda da bambini.

< Non si preoccupi Miss, vado subito a prenderle del latte in cucina! > scattante come una saetta Lupin si fionda fuori dalla stanza.

Jigen si serve la bevanda fumante nella tazzina.

< Non immaginavo esistessero adulti che non bevono caffè. >

< E invece ce ne sono! > dico un po' scocciata < Mentre io non posso non immaginare che a lei piaccia il caffè forte e bollente, quasi da ricordare il bruciore che l'alcool lascia in gola! > gli lancio uno sguardo di fuoco, aspettando la sua reazione.

< Ha ragione.....ma a volte mi piace con un po' di latte. >

 

Io arrossisco fino alla punta dei capelli mentre l'uomo nascondo un ghigno dietro alla tazza bianca.

 

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Capitolo 5
*** Gli Stradivari ***


Le stoviglie vuote giacciono ormai nel lavandino della cucina, mentre le tazze sporche rimangono sul tavolo, ognuna di fronte al proprio commensale.

Jigen sta finendo di fumare la sua sigaretta, mentre io evito accuratamente di incrociare lo sguardo curioso di Lupin.

< Allora.. > dice quest'ultimo alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso il divano.

Scatto in piedi quando lo vedo afferrare la custodia del violino.

< Dopo aver fatto il pieno per affrontare la giornata dire che siamo pronti per la sua storia, Miss. >

 

Mi avvicino al ladro e gli prendo di mano la custodia.

< Vi spiegherò tutto ma per cortesia non lo tocchi più così. Sono strumenti molto delicati. > mi risiedo, appoggiando lo strumento sul tavolo e sistemandomi gli occhiali sul naso.

 

Faccio un profondo sospiro e i tre uomini mi dedicano la loro attenzione.

Con molta deferenza apro la custodia, mostrando il lucido violino dal colorito grigiastro. Il mio sguardo scorre sulla sua superficie perfetta, impeccabile, e mi sembra di innamorarmi di nuovo di lui, come tutte le volte che lo rivedo.

 

I due ladri si sporgono per guardarlo.

< Sembra in incredibilmente antico e prezioso. > commenta Lupin, avvicinando meccanicamente una mano.

Prima che io possa bloccarlo la katana di Goemon gli si para davanti.

< Giù le mani Lupin. Questo non è un semplice violino, la mia spada sta fremendo alla sua presenza. > il samurai mi lancia un'occhiata < é uno Stradivari, non è vero? >.

 

< Esatto. Il suo nome è Stradivari San Domenico. > annuisco io.

< Uno Stradivari !! > esclamano in coro Lupin e Jigen.

< Questo strumento vale una fortuna! Non mi stupisco che gli diano la caccia! > esclama il pistolero.

< Sai Jigen, non credo che sia quello il motivo dell'aggressione della nostra amica. > Lupin mi lancia uno sguardo penetrante.

 

< Ha un intuito davvero infallibile, signor Lupin. La storia che vi voglio raccontare è un po' più complessa. Come immagino coi sappiate questi strumenti prendono il nome da Antonio Stradivari, il grande liutaio che li costruì. Nacque, visse e morì a Cremona, dal 1644 al 1737 e la fama dei suoi violini è leggendaria ancora oggi. Non si sa in che modo ma essi hanno un timbro inconfondibile e un suono superiore a qualunque altro strumento del mondo! >

 

----___----

 

La ragazza si è infervorata molto. Sembra stia declamando un discorso che ha scritto tempo prima mentre declama le caratteristiche degli Stradivari.

 

Spengo la sigaretta nel portacenere e alzo leggermente la tesa del cappello per osservarla meglio. Le mani gesticolano appena, sembra quasi che stia accarezzando il violino, anche se non lo sta sfiorando nemmeno con un dito.

Si capisce che la musica è una parte essenziale della sua vita.

E non credo che riuscirei ad immaginarmela in un contesto diverso, sebbene la conosca da poco tempo.

 

< L'armonia di suoni che riescono a creare è inarrivabile e irripetibile. Solo i migliori musicisti al mondo sono degni di suonarli. Io ho questa fortuna solo perchè questo violino è un cimelio di famiglia, donato dalle mani di Stradivari stesso a un mio antenato. >

 

Gli occhi le tremano e io non riesco a trattenere un sorriso.

Ad un certo punto si alza in piedi e ci fissa negli occhi uno a uno. Il suo sguardo color caramello si mescola con il mio nero carbone.

Con movimenti fluidi prende il violino dalla sua custodia e se lo appoggia sulla spalla. Colgo un impercettibile tremolio del braccio mentre afferra l'archetto.

 

< Vi prego.. > Estrella alza lo sguardo, sembra quasi che splenda < ...ascoltate. >

 

Il mondo.

Il mondo sembra che sia iniziato ora. Ma sembra anche che sia svanito. Non appena lei ha iniziato a suonare tutti gli altri rumori sono scomparsi.

Esiste solo il violino. La musica.

Mi accorgo addirittura di tenere il fiato sospeso per evitare di spezzare questa armonia.

Vedo lo stesso sguardo sognante sul volto di Lupin e perfino Goemon ha gli occhi lucidi.

 

In mezzo a tutto questo turbinio di sensazioni mi sento quasi perso. É così diverso rispetto alla dirompente e precisa sicurezza della mia pistola.

Ma in mezzo al vortice c'è un punto fisso. Estrella e lo Stradivari.

Ha un aspetto totalmente diverso, sebbene non abbia cambiato proprio nulla.

La musica la avvolge e la riveste di qualcosa di inarrivabile.

C'è solo la musica. C'è solo....lei...

 

Con la fine dell'esecuzione esco da quella specie di incantesimo. Ma che cavolo penso? Lei? Rimbambito!

 

Digrigno i denti mentre mi calco il cappello sul viso, evitando invece quello della ragazza. La sua espressione mi fa leggermente arrossire.

 

 

---___---

 

Poso l'archetto sul tavolo e faccio scorrere lo sguardo sul mio piccolo pubblico. Vedo i loro sguardi incantati e sorrido, contenta che abbiano colto la bellezza dello strumento.

Il mio cuore, che prima batteva all'impazzata, si calma.

Silenziosamente ripongo il violino nella custodia. Nel farlo sbircio il pistolero, che sembra abbia distolto lo sguardo.

….mi spiacerebbe se non avesse apprezzato.....

 

I rumori sembrano ritornare quando chiudo la custodia con uno schiocco secco.

 

< Complimenti Miss. > mormora estasiato Lupin < Ha un talento incredibile. >

< Grazie ma molto lo fa il violino. >

Mi rimetto seduta.

< Ora....dovete sapere che una particolare leggenda circolare riguardo lo Stradivari San Domenico. Si dice che il maestro Antonio lo diede al mio antenato poco prima di morire, perchè secondo lui aveva la capacità di far “ parlare gli strumenti”, che sembra volesse dire che possedeva l'orecchio assoluto. >

 

< L'orecchio assoluto? > Jigen mi guarda con aria interrogativa.

< é la capacità di una persona di stabilire la frequenza di un suono solamente con l'orecchio, ossia senza alcun tipo di strumento. Per esempio una persona con l'orecchio assoluto potrebbe dirle che nota produce la sua pistola quando spara, oppure riprodurre una canzone senza averne mai letto lo spartito. >

< Incredibile! >

< Lo può ben dire, tra i musicista è una capacità assolutamente invidiabile e molto raro. Comunque nella mia famiglia c'è sempre stato un orecchio assoluto per generazione. Secondo la leggenda il violino è la chiave per raggiungere la ricchezza di Stradivari. >

 

Lupin salta su tutto eccitato < E in cosa consisterebbe?? >

< Nessuno lo sa di preciso, ma nella mia famiglia si dice che siano le istruzioni per fabbricare gli Stradivari! >

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Capitolo 6
*** Non sono come voi ***


 

< Fabbricare uno Stradivari... > Lupin mormora pensoso. Nei suoi occhi però scorgo uno scintillio, come se nel suo cervello stesse bollendo una grande idea.

 

Accanto a me Goemon si è irrigidito. Sembra che l'idea che qualcuno si metta a costruire altri violini lo irriti molto.

Non passa neanche un momento che mormora < é impensabile che qualcuno li ricostruisca. Il pregio di quegli strumenti è la loro rarità. É come se fossero....spade! Spade costruite da un fabbro leggendario! >

 

Sorrido tristemente. É un bel paragone....

 

< Si, ma sta calmo Goemon. In fondo quelle istruzioni potrebbe semplicemente essere messe in un museo ed essere così mostrate al pubblico. > Lupin continua a fissare il soffitto.

 

< Io non credo che la gente che sta alle calcagna della signorina sia interessata unicamente a metterle in un museo! > brontola Jigen, accendendosi un'altra sigaretta.

 

< Ha ragione. > dico io abbassando il capo < Per questo ho deciso di anticipare la mia tournée, in modo da tenere quei farabutti lontani dalla mia famiglia. >

< Quindi non è il primo attacco che subisce. > il pistolero sbuffa una nuvola di fumo nella mia direzione.

< No.....è da molto che la cosa va avanti. Fin'ora nessuno della mia famiglia era stato aggredito a causa del violino, tutto è cominciato con me... >

 

Lupin improvvisamente scatta in piedi, guardando verso di me con aria trionfante e sicura.

< BENE! Allora è deciso signorina! Io, Arsenio Lupin III, insieme ai miei compagni la accompagneremo in questa turbolenta avventura per scoprire il tesoro di Stradivari! In fondo ci sono in ballo cose preziose! >

Mi sorride con quella sua aria accattivante. Per una frazione di secondo il mio stomaco si ingarbuglia, come se provassi attrazione per lui.

 

No...no! Decisamente no!

Contemporaneamente con il mio cervello la mia bocca pronuncia quelle parole.

 

Lupin sgrana gli occhi e anche Jigen mi fissa.

< Non ho intenzione di partire per una caccia al tesoro che possa mettere in pericolo il violino o qualunque altra persona gli stia accanto. Questo...strumento non è solo un dono del maestro Stradivari, è il retaggio della mia famiglia, il ricordo di mio nonno! > mi alzo in piedi anche io, con gli occhi di fuoco. Ho paura...sarebbe da stupide non ammetterlo. Paura per il violino, per tutta questa storia e per la mia famiglia.

 

< Si è già dimenticata dell'aggressione della scorsa notte? Se non fossimo intervenuti noi dubito che sarebbe ancora viva! > quasi mi ringhia addosso il pistolero mentre pronuncia quelle parole. Sembra molto irritato e io sobbalzo sentendo quel tono aggressivo. Arrossisco per quella reazione che conferma la mia debolezza.

 

< Non sono un ladro Jigen. Non sono cose fatte per me queste! L'unica cosa che so fare è suonare! E più lo faccio lontano più posso tenere al sicuro le persone che mi sono care! Io posso provare a cavarmela, ma dovete capirmi! > afferro la custodia del violino < Dovete capire che..io non sono come voi! > c'è molto più rammarico di quanto avessi voluto nelle mie parole.

Rammarico...e forse invidia. Così forti, agili, imprevedibili e inarrestabili. Ecco come sono Jigen, Lupin e Goemon.

Per un attimo desidero essere come loro, ma poi mi riscuoto.

No. Non è la mia vita. Io sono come i campi di ginestre illuminati dal sole, mi guardi e sono tutta lì. Io sono come appaio. Non ho segreti affascinanti o comportamenti misteriosi.

Io....sono io.

 

< Bene. Ora che sapete il mio punto di vista vi chiedo di accompagnarmi alla stazione più vicina, in modo da prendere il treno e incontrarmi con il mio agente. >

< Come vuole signorina. > il ladro gentiluomo sembra abbastanza dispiaciuto.

< Grazie, ora mentre vi organizzate faccio una telefonata. >

 

----______----

 

Mi calco il cappello sugli occhi, scocciato.

Stupida ragazza.

< Con quella testardaggine non andrà da nessuna parte! > sbotto spegnendo violentemente la sigaretta nel portacenere.

< é una sua scelta Jigen. In fondo posso capirla, è spaventata e noi siamo degli estranei. Te l'ho già detto prima, lei è una di quelle donne che non c'entra assolutamente nulla con il nostro mondo. > Dice Lupin, alzandosi per mettere in cucina le tazze del caffè.

 

Bah! Incrocio le braccia, lanciando un'occhiata al samurai di fronte a me. Sembra in sintonia con il pensiero di Estrella. Ad un certo punto anche lui mi lancia uno sguardo, severo e freddo. Poi senza dire una parola si alza e se ne va.

 

< Comunque Jigen ti conviene calmarti, sopratutto perchè dovrai accompagnarla tu! >

< IO???? E per che diamine dovrei andarci io, Lupin??? >

< Perchè tra poco qui ci raggiungerà Fujiko!! > il ladro mi fa un sorrisone.

Oh porca vacca! Meglio accompagnare Estrella piuttosto che trovarsi tra i piedi quell'altra donna!

 

Così una decina di minuti dopo mi ritrovo al volante della 500 di Lupin.

Il sole splende e la strada è abbastanza trafficata. L'aria si è fatta calda e viaggiamo con i finestrini abbassati.

 

Lancio un'occhiata verso Estrella, seduta al posto del passeggero. Guarda i campi dorati sfilare via e sembra non avere molta voglia di parlare. Non ha spiccicato parola da quando è salita in macchina.

 

Non che la cosa mi dispiaccia. Non mi piacciono le persone troppo chiacchierone, Lupin forse è l'unica eccezione.

 

Ci troviamo fermi in coda poco prima di imboccare lo svincolo di uscita dell'autostrada, per raggiungere uno di quelle cittadine dai nomi sibilanti che costellano tutta la Spagna.

Mi accendo una sigaretta.

 

< Non è il caso di stare lì a tenermi il broncio. > dico, cercando di provocarle una qualche reazione.

Infatti lei si riscuote, girandosi fulminea e arrossendo un po' < Non sto tenendo il broncio!! >

Sorrido dietro al fumo. Più facile che tirare al piattello.

< Eppure mi sembrava un tipo abbastanza ciarliero! >

< Io non parlo se non ho qualcosa da dire e in questo momento non mi sembra di dover intrattenere un discorso!! > mi risponde tirandosi dritta sul sedile e sistemandosi gli occhiali < Se ci tiene tanto a chiacchierare cominci lei! >

< Non si scaldi signorina. > faccio degli sbuffi col fumo mentre le auto ricominciano a muoversi ed usciamo dall'autostrada < O le si scorderà il violino! >

 

La ragazza mi lancia un'altra occhiata offesa, poi la sua bocca si distende in un sorrisetto malcelato. Poi si volta e torna a guardare il paesaggio, ma con un'espressione più serena sul viso.

 

Passano dieci minuti di silenzio.

< Non sembra approvare la mia scelta. > mi dice continuando a guardare fuori.

< Ognuno la pensa come vuole miss, e decide cosa fare di testa propria. Non ho intenzione di mettermi a dare consigli alla gente. >

< Lei che farebbe al posto mio? >

< Bè non sono mai stato il tipo che scappa, per cui dubito che lo farei. >

 

Estrella stringe le labbra in una smorfia di disapprovazione. Probabilmente non le aggrada il fatto che la stia accusando di scappare, ma è quello che sta facendo. Per cui è inutile addolcire la pillola.

 

Continuo a guidare lungo le strade del paese che abbiamo da poco imboccato. Non c'è in giro molta gente, saranno tutti in casa a mangiare con le proprie famiglie.

Fermo l'auto davanti alla stazione.

Tre gradini di pietra conducono verso l'edificio color verde scolorito sulla cui facciata troneggia un grande orologio.

 

Estrella mi porge una mano, mentre con l'altra afferra il violino.

< Le auguro buona fortuna miss Estrella >

 

-----_____----

 

Jigen mi stringe la mano con una presa ferrea. Sento il suo palmo ruvido contro il mio. É una sensazione piacevole.

 

Apro la portiera e scendo dall'auto, salendo i gradini senza voltarmi indietro.

Ad un certo punto mi volto, cercando qualcosa da dire.

Ma lui ha già messo in moto la vettura e si sta allontanando.

 

Tsk. Cosa speravo di dirgli? E cosa può avere trovato di interessante in me? Siamo su due pianeti completamente diversi e forse sono mondi che sarebbe meglio non far incontrare.

Ma sentimi! Come se fossimo perdutamente innamorati l'uno dell'altra!

 

Tiro un sospiro e mi sbrigo per andare a prendere il treno.

 

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Capitolo 7
*** Distanti ***


 

< Ah Estrella mi hai quasi fatto venire un infarto! Sei proprio sicura di non volere delle guardie del corpo?? >

Sbuffo sorridendo.

< Non c'è n'è alcun bisogno Sean, te l'ho già detto. > dico sedendomi sulla poltrona e allungando le gambe.

 

Un giovane uomo alto, in giacca e cravatta mi squadra, scompigliandosi con una mano i lisci capelli neri.

< Mi permetto di ricordarti che questa volta sei ADDIRITTURA stata rapita!! E come tuo agente è mio compito fare in modo che durate le tue tourneè non ti accada nulla! >

< Bè non è che sia stata esattamente rapita.. > dico con un sorrisetto cercando di calmarlo, ma a quella mia frase mi fulmina con i suoi occhi azzurri.

Non appena io e Jigen ci siamo separati ho preso il primo treno disponibile e l'ho chiamato, conscia di avergli fatto venire un mezzo infarto, e si è subito precipitato a prendermi, portandomi nella lussuosa suite di un hotel.

 

< Ah no? E allora spiegami che fine hai fatto da ieri sera dopo il concerto a questo pomeriggio!! > mi trapana i timpani, stavolta veramente arrabbiato.

 

Io deglutisco, capendo di aver fatto un errore. Non posso raccontare in giro di aver incontrato Lupin! Nemmeno a Sean, anche se è un carissimo amico.

 

< S-scusami, scusami! > mi arrampico sugli specchi, cercando di cambiare argomento < Per dimostrarti la mia buona volontà accetto ad avere delle guardie del corpo, contento ? >

 

Sean mi fissa per un secondo, calmandosi. Poi sbuffa, incrociando le braccia.

< Sei davvero incredibile Estrella! Ma sono contenta tu abbia capito alla fine. Mi metto subito in contatto con un'agenzia che fornisce questo tipo di servizi. E non ti muoverai da questa stanza senza essere accompagnata! >

Con piglio deciso afferra il cellulare e prende la porta, digitando un numero e contemporaneamente facendomi segno di mettermi comoda e rilassarmi.

 

Sorrido quando si chiude la porta alle spalle. É davvero una brava persona e un manager molto professionale, sono sempre contenta di lavorare con lui.

 

< Caaavoli.. > con un gemito mi accascio sul letto matrimoniale in fondo alla stanza. Sono a pezzi. Con un calcio mi levo le scarpe, stropicciandomi i piedi.

La cosa che desidero di più al momento è una bella doccia e poi una sigaretta ma prima devo sistemare il violino.

Prendo la custodia torno sul letto, sedendomi a gambe incrociate.

 

Stendo un asciugamano sulle coperte e sistemo lì accanto un panno morbido, il lucido e le corde di ricambio. Poi tiro fuori il violino, adagiandolo sull'asciugamano di fronte a me.

Finalmente sto un po' da sola con lui, mi rilassa prendermi cura di questo strumento, mi dà un grande senso di soddisfazione.

 

Mi prendo tutto il tempo che voglio, lucidando e accordando il San Domenico. Senza rendermene conto la mia testa riflette su quella giornata. Non credo rivedrò più quei ragazzi....be quegli uomini, e un pochino mi dispiace. Mi sono sembrati di compagnia e divertenti....

 

Scuoto la testa con forza, cercando di impedire alla mia mente di mettere insieme i connotati di un certo viso...

Mi agito troppo e perdo la presa sulla boccetta di lucido che finisce sui miei pantaloni, macchiandoli in modo irreparabile.

< Ok. Direi che è il caso che vada a lavarmi! > sbotto scocciata, ritirando il violino.

 

 

Sono ancora chiusa in bagno quando sento qualcuno entrare nella stanza.

< Ehi Estrella, ci sei? >

< Si Sean, sono in bagno, mi sto cambiando. > rispondo io, infilandomi in fretta un paio di pantaloni un po' più comodi e un po' meno eleganti, in cotone grigio.

< Vai con calma. Fuori dalla stanza c'è la tua nuova scorta, non appena sei pronta te li presento! > mi dice con un tono molto più tranquillo di prima.

 

Accidenti....non si può mai stare un po' in pace!! Brontolo tra me e me mentre infilo delle scarpe sportive in tela e mi sistemo la maglia con scollo a barca.

Dò una veloce pettinata ai capelli ancora bagnati e inforco gli occhiali.

 

< Ah, ti sei messa comoda. > commenta Sean vedendomi uscire dal bagno < Pensi di cenare in hotel stasera e non uscire? >

Prima che possa rispondergli qualcuno bussa alla porta della stanza.

< Prego, prego entrate! >

 

La porta si apre e tre persone entrano nella stanza. Tre uomini.

Io sgrano gli occhi e non so grazie a quale santo riesco a restare quasi impassibile.

 

< Estrella questi signori saranno la tua scorta! Si chiamano...ehm...potreste ricordarmi i vostri nomi, per cortesia? >

 

Uno tra loro avanza verso di me, accennando un inchino e afferrandomi la mano per baciarla.

< Piacere di incontrarla , Miss.. > lui e i suoi colleghi mi fanno un sorriso furbo < Io mi chiamo Lupin e questi sono i miei compagni Jigen e Goemon! >

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Capitolo 8
*** ...ma neanche troppo! ***


Rimango pietrificata, riuscendo appena a lanciare uno sguardo a Sean, che tutto sorridente mi spiega:

< Questi sono i loro nomi in codice, l'agenzia che mi è stata raccomandata mi ha spiegato che rendono tutto il lavoro molto più semplice e professionale! >

< Aha... > biascico chiedendomi come abbia potuto bersi una balla del genere.

< Perfetto, fate pure conoscenza. Estrella io devo scappare, ho una valanga di impegni e devo sistemare ancora varie cose per la tua tournée, mi raccomando! Se dovessi uscire avvisami! >

 

E come un tornando si fionda fuori dalla stanza, proprio mentre il suo cellulare si mette a suonare.

Mi lascia lì imbambolata, ancora mano nella mano con Lupin.

 

É proprio quel pensiero a riscuotermi. Mi libero dalla sua stretta e li fulmino con lo sguardo.

< Mi spiegate voi tre che accidenti ci fate qui??? >

< Siamo le sue guardie del corpo! > il ladro sfodera il suo sorriso a 300 denti.

< S-si, questo lo avevo capito! Ma non mi sembra che questa sia la vostra occupazione!! > Stringo i pungi, adesso sono piuttosto stufa!

 

< Oh per favore, non si arrabbi! Noi siamo qua per proteggerla! > Lupin alza le mani, come cercando di frenarmi.

< Non ho bisogno di essere protetta!! >

Ad un tratto Goemon fa un passo avanti < Basta con questa sceneggiata. Spiegatele la situazione e vedrete che capirà. >

 

Poi, con la solita aria severa, si siede su uno dei divanetti dietro di me.

< Situazione? Che situazione? > mi volto a guardarlo, interrogativa. Per tutta risposta lui fa un cenno della testa, indicando la persona che stavo cercando di ignorare.

 

Jigen mi fissa con le mani in tasca. Imperscrutabile. E per una volta senza la sigaretta tra le labbra.

< Quando ci siamo separati, alla stazione, ho comunque aspettato che entrasse nell'edificio prima di andarmene. Non appena lei è scomparsa ho notato un uomo chiuso in una cabina telefonica lì vicino. Fissava insistentemente la stazione e dopo qualche minuto si è subito precipitato fuori, parlando in maniera concitata al cellulare. >

 

Lo fisso un secondo, facendo davvero fatica a capire. In realtà ammetto di aver sorriso dentro di me quando Jigen ha detto di avermi aspettato e che quindi non l'ho ascoltato completamente ma...

< E quindi? > faccio io poco convinta.

< E quindi.. > stavolta interviene Lupin < Perchè un uomo col cellulare dovrebbe entrare in una cabina del telefono ? >

< Mi stavano controllando! > esclamo.

 

I tre uomini annuiscono.

< Tornato alla casa l'ho detto a Lupin, ne abbiamo discusso e abbiamo deciso che non ci piaceva l'idea di lasciarla nei guai. Per cui, eccoci qui! >

< Ci siamo subito precipitati all'hotel e grazie a qualche amico ho fatto in modo che il suo agente mi chiamasse e voilà ! Siamo al suo servizio! > il ladro mi fa l'ennesimo inchino.

 

< Cioè in pratica vi pago perchè mi stiate tra i piedi! > sbuffo io con un sorriso < Ma mi spieghi una cosa Lupin... > dico avvicinandomi a Lupin.

Lui mi guarda, con uno scintillio malandrino in fondo agli occhi < Mi dica. >

< Come diavolo facevate a sapere dove fossi ?!?!? >

 

L'uomo fa un salto, non aspettandosi questa domanda. Dietro di lui Jigen sogghigna ma subito si rimette composto vedendo la mia occhiataccia.

< Bè...ecco...ehm ehm > Lupin si schiarisce la gola, per un attimo in preda al panico < Diciamo che è un vizio da criminali! > a grandi passi mi supera, raggiunge la custodia del violino e mi indica uno dei perni che tiene assieme il coperchio.

< Ho inserito una cimice proprio qui ! >

 

< Tsk! Vizio da criminali! > mi metto una mano in faccia. Era strano in effetti che mi avessero lasciato andare così facilmente < Sapete qual'è un altro vizio? Il fumo! Vado a fumarmi una sigaretta e lei, Lupin, tolga quella microspia! >

 

Marcio attraverso la stanza, avviandomi verso il balcone che si affaccia sui grattacieli della città, afferrando una bottiglietta d'acqua lasciata su un mobile. Apro la porta finestra e, prima di uscire, sorrido a qui tre sbruffoni , sciogliendo così quell'aria di tensione.

 

 

Sono circa le 5 di pomeriggio, il cielo è limpido e si respira una bella aria fresca.

Ignoro il tavolino e le poltroncine, appoggiandomi con i gomiti al parapetto del balcone.

Mi metto una sigaretta in bocca e la accendo, inspirando la nicotina e producendo lunghe scie di fumo.

 

Non appena il fumo si dirada vedo il pistolero raggiungermi, appoggiandosi anche lui al parapetto. Sigaretta, accendino e poi fumo.

Sono così impegnata a cercare di ignorarlo che sobbalzo quando mi porge il portacenere, preso dal tavolino.

< G-grazie! > balbetto pulendo la sigaretta dalla cenere.

< Non voglio essere invadente, ma è meglio che non stia da sola all'esterno. > Jigen parla con un tono di voce abbastanza basso, non urla spesso, e mi è sembrato una persona che preferisce non agire di istinto.

 

Come ci si può sentire così di fianco a qualcuno? Anche sotto l'odore del fumo mi sembra di percepire il suo profumo e nonostante lo trovi molto buono non mi dà una sensazione piacevole.

Lo stomaco mi si ingarbuglia e mi sembra di esplodere dentro centinaia di volte.

É una sensazione assolutamente fastidiosa..... e vorrei sentirla per sempre...

 

Nascondo un sorriso scettico dietro alla mano e alla sigaretta.

Tsk, lo conosco da due giorni eppure mi sono presa una di quelle cotte che capitano solo quando sei alle medie. Sono nervosa e fumo talmente in fretta che arrivo a scottarmi col mozzicone ormai finito.

< Ahi! >

 

Lascio cadere a terra il mozzicone, più per la sorpresa che per il dolore, e fisso con aria contrariata la punta dell'indice e del medio colorarsi di rosso.

 

Jigen mi lancia un'occhiata indecifrabile e poi prende la bottiglia che tengo nell'altra mano.

< Capisco che sia nervosa ma non deve distrarsi così. > dice con la sigaretta in bocca.

Mi prende la mano scottata e la gira, rivolgendo il palmo verso l'alto e reggendola con una delle sue fa cadere piccole quantità d'acqua sulle bruciature.

 

Siamo praticamente a un palmo di naso, solo il fumo ci divide. Lui sembra ignorare completamente l'uragano che mi sta aggrovigliando le viscere e dedica la tutta la sua attenzione alla mano, con il volto coperto dalla tesa del cappello.

 

Che cosa frustrante. Sospiro.

 

-----____------

 

Alzo gli occhi, protetti dall'ombra del cappello.

Metto giù la bottiglia e spengo la sigaretta, raccattando anche il mozzicone di Estrella.

 

Ha un'espressione strana e si sta mordicchiando l'interno della guancia, mentre il suo sguardo è fisso sulle nostre mani.

Posso immaginare che si sente abbastanza confusa data la situazione, bisognerà portare un po' di pazienza con lei ma almeno non ha fatto scenate quando ci ha rivisti e questo è già un bene.

 

Tiro fuori un fazzoletto pulito da una tasca della giacca e tampono gentilmente le arrossature . Così da vicino posso addirittura contarle le ciglia.

 

Ad un tratto una folata di vento porta lontano l'odore del fumo e riesco a percepire quello della pelle della musicista.

Mi arriva una morsa dritta allo stomaco, decisamente inaspettata, e sena accorgermene stringo la presa sulla mano di Estrella.

 

< Ahi!! > esclama lei.

< Mi scusi! > borbotto accigliato lasciandola.

Non capisco cosa mi sia preso ma ho l'impellente bisogno di fumarmi un'altra sigaretta. O forse anche due.

 

Le lascio la mano e mi calco il cappello sugli occhi.

< Direi che è il caso di rientrare! > faccio brusco.

Lei annuisce, fissando il pavimento, e mi passa davanti per prendere la porta-finestra.

Riesco a vederle le orecchie arrossate nascoste dietro ai capelli.

 

Mi ficco le mani in tasca e la seguo, stando bene attento a non fissarla troppo.

 

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Capitolo 9
*** Attacco a sorpresa ***


Non ci sono stati altri intoppi. La notte è calata senza portare ulteriori problemi. Abbiamo cenato ed ora Estrella si trova in camera sua con Goemon, il primo a fare il “ turno di guardia “.

 

Io e Lupin siamo seduti ad un tavolino proprio di fronte alla stanza. Non posso fumare ma almeno i Bourbon è di ottima qualità.

 

< Perchè quell'aria così pensierosa ? >

< Mmm? > Lupin mi fissa con un sorrisetto.

< Andiamo Jigen, vuoi che non me ne sia accorto? >

< Accorto di cosa ? > chiedo spazientito e buttando giù un altro sorso di liquore.

< Ti conosco da un sacco di tempo, avanti! A me puoi dirlo! >

< Ancora non ti capisco. > faccio lo gnorri, fissando con molto interesse il fondo del bicchiere.

< Quella ragazza ha catturato la tua intenzione, caro mio, e tu hai fatto lo stesso con lei! Estrella arrossisce ogni volta che ti guarda! > stavolta Lupin mi mostra l'intera chiostra di denti, in uno dei suoi sorrisi più malandrini.

< Non dire idiozie. >

< Sei il solito noioso. É una ragazza così carina ed educata, nemmeno Fujiko mi ha mai fatto dei sorrisi così gentili! >

Volto la testa, aggiustandomi il capello e facendo capire al ladro che la conversazione è finita.

 

Sento Lupin sbuffare ed alzarsi dalla poltrona.

< Ehi, dove te ne vai? >

< Vado a dare un'occhiata ad Estrella, qualcuno deve pur pensare a quella ragazza. > e mi getta un'occhiataccia.

< Oh al diavolo. Va bene, va bene, hai vinto! Ci vado io... > mi tiro su di malavoglia.

< Ooooh bravo! In fondo che ti costa? Quando parla sistemandosi gli occhiali sul naso è così carina! >

< Eh già.. > mormoro ma tanto basta perchè arrivi alle orecchie lunghe del ladro.

 

< Accidenti, l'ho detto ad alta voce??? > Esclamo arrossendo appena appena.

< Ehehehe, vai così romanticone! > e dicendo questo mi spinge verso la porta della camera.

 

Ma senti questo...cosa diavolo mi fa dire Lupin...

Avvicino la mano alla maniglia.

Ho fatto da guardia del corpo a molte persone ed entravo nelle camere solo degli uomini, non mi piace entrare in quelle delle donne, se non invitato per motivi ben diversi, e di solito più piacevoli.

 

Afferro la maniglia.

Un brivido, una sensazione. In un lampo tiro fori la magnum, faccio per aprire la porta quando un grido e un fracasso assurdo provengono dalla camera.

Io e Lupin ci precipitiamo dentro.

 

Goemon ha sfoderato la spada e con quella ha tranciato la parete che dava sul balcone e alcuni uomini che ora giacciono sul pavimento.

Altri tipi incappucciati si stanno avvicinando, armati di pistole con silenziatore.

Io e Lupin facciamo cantare le nostre pistole. Nonostante la mia mira sempre perfetta con la coda dell'occhio percorro la stanza messa a soqquadro.

 

Dove diavolo è finita quella ragazza??

Come a volermi rispondere un urlo acuto si propaga dal bagno, a cui è stata appena aperta la porta da un energumeno.

Schivando i proiettili (bah, dilettanti ) mi dirigo verso quella stanza.

Vedendo i miei movimenti Lupin grida < Occupati di lei Jigen! >

< Non serve che tu me lo dica! >

 

Alzo il braccio armato, ma prima che possa premere il grilletto qualcuno da dentro scaraventa il phon contro l'uomo sulla porta, centrandolo in piena faccia.

 

Con un urlo di dolore questo si allontana, continuando ad essere bersagliato da varie suppellettili.

Alla fine viene colpito da un grosso vaso di terracotta, che si fracassa sul suo cranio mandandolo al tappeto.

Mi affaccio allo stipite, schivando per un pelo un altro vaso.

 

< Ehi si calmi! > urlo mettendo la testa all'interno.

< Oh! Jigen! M-mi scusi! >

Ancora in pigiama Estrella è in piedi, schiacciata contro il box doccia, in cui ha messo il violino. In mano ha una busta di plastica con dentro una valanga di bagnoschiuma, probabilmente la sua prossima arma.

Fa abbastanza tenerezza, con i capelli arruffati e gli occhiali storti sul naso.

 

< é stata bravissima, ora venga con me! > le porgo la mano.

Lei afferra il violino e poi mi prende la mano.

Mi accosto alla porta, concentrandomi di nuovo sul caos nella camera da letto.

 

< Jigen! Hai la signorina??? > grida il ladro, nascosto dietro ad una delle poltrone.

< SI! Che facciamo Lupin??? >

< Goemon coprici la fuga, usciremo dalla stanza e prenderemo le scale antincendio! > con un balzo il ladro si lancia verso la porta, aprendosi la strada a colpi di pistola.

< Mi stia attaccata! > dico ad Estrella prima di imitare Lupin.

 

Grazie alla spada di Goemon il passaggio è libero e riusciamo a scapicollare fuori dalla suite.

Riusciamo a raggiungere il ladro, appostato contro la parete.

Non facciamo in tempo a dire sue parole che dal fondo del corridoio sbuca un uomo armato di mitraglietta.

 

Tsk! C mancavano altri ospiti a questa festa!

Quell'imbranato si mette a spararci addosso, mancandoci di almeno un metro, fracassando i mobiletti e i vasi di piante che costellano il corridoio.

 

< Aaaah! > Estrella grida in preda al panico, mentre alcuni pezzi di legno le volano addosso.

< Signorina! > Lupin afferra lei e il violini prima che cadano per terra.

 

Corro verso di lui, ritirando la pistola e prendendo in braccio la ragazza.

< Muoviamoci Goemon! > Urlo dirigendomi verso la porta antincendio, mentre Lupin secca l'uomo con la mitraglietta.

< La prego, stia attento al violino! > come risvegliatasi Estrella grida verso di lui, stringendo con una mano la mia giacca.

< Non si preoccupi Miss, lui ha il tocco delicato. > lei mi guarda, forse rendendosi conto solo ora di essere appiccicata a me < E poi mi sembra giusto che si preoccupi anche per sé stessa! >

A quella mia frase arrossisce fino alla radice dei capelli

 

La stringo tra le braccia mentre altri proiettili ci sfiorano, dirigendomi verso l'esterno dell'edificio, seguito da Lupin e Goemon.

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Capitolo 10
*** Chiamami per nome ***


Io, Jigen, Lupin e Goemon riusciamo ad uscire dall'Hotel incolumi ( e ancora non me ne capacito).

 

Sono ancora in braccio al pistolero mentre, ansimando, ci rifugiamo in un vicoletto buio a qualche isolato dell'edificio.

 

< Accidenti, ci è mancato un pelo! > sbuffa Lupin allentandosi leggermente la cravatta.

< L'importante è essere riusciti a salvare sia la signorina che il violino, > dice impassibile il samurai, infilando le mani nelle ampie maniche della sua veste.

 

Lancio un'occhiata ansiosa alla custodia dello strumento, ancora in mano a Lupin.

Lui nota il mio sguardo e sorridendo me la mostra girandola e rigirandola con delicatezza.

 

Nemmeno un graffio! Grazie al cielo!!

 

< Gliel'avevo detto Miss, il nostro ladro gentiluomo ha il tocco più delicato del mondo! >

Alzo lo sguardo, incrociando quello di Jigen, accoppiato con un leggero sorriso sulle labbra.

Posso sentire il respiro ancora accelerato del suo petto e la presa forte delle sue braccia.

Arrossisco come un peperone. Dannazione! Da quando lo conosco non faccio altro!

Quanto vorrei una sigaretta adesso!

 

Lupin ridacchia < A quanto vedo anche lei è senza un graffio! Bravo Jigen, non solo “mano lesta” ma anche “Mani d'oro” ! > dice strizzandogli l'occhio.

< Taci! > ringhia il pistolero.

 

< Signor Jigen.. > mormoro evitando accuratamente di guardarlo negli occhi < ora può mettermi giù. >

< Uh! SI, certo. > borbotta.

 

Tocca finalmente per terra e rabbrividisco, lontana dal tocco caldo ( bollente!! ) dell'uomo.

Nel trambusto dell'attacco sono riuscita a infilarmi solo un paio di scarpe da ginnastica.

Mentre mi rendo conto di essere davanti a quei tre indossando solo un pigiama un autobus cittadino passa per la strada deserta, illuminando il vicolo dalle ombre della notte.

La luce dei fanali mi prende in pieno.

 

Gli uomini mi guardano con la bocca spalancata mentre la sottile casacca grigia del pigiama diventa quasi trasparente, mostrando tutto ciò che si trova al di sotto ( e giusto per sottolineare la drammaticità della cosa di solito dormo senza biancheria intima).

 

< AAAAAAAH ! > urlo coprendomi il petto con le braccia < Guardate da un'altra parte!!! >

Il primo a riscuotersi è Goemon (prontezza da samurai) che dà una botta con la spada a Lupin, che a sua volta tira una gomitata a Jigen. Quest'ultimo si cala il cappello sulla fronte, visibilmente imbarazzato.

 

< I miei vestiti sono rimasti in albergo! > sbraito dandogli le spalle, poi mi ricordo che, anche se neri, i pantaloni che porto sono leggeri e aderenti.

Mi volto di scatto appiattendomi contro il muro, per smettere di dare spettacolo.

 

< Va bene, va bene. Calmiamo i bollenti spiriti! > Lupin si fa avanti, schiarendosi la voce < Ci muoveremo in questo modo: io e Goemon torneremo all'Hotel per recuperare i suoi abiti, magari scoprire qualcosa sui suoi assalitori e sopratutto parlare con il suo ansioso agente! >

Io annuisco Ancora una volta mi ero dimenticata di Sean.

< Jigen tu ti prenderai cura della signorina! >

 

Mi volto verso il pistolero, che si è messo a ricaricare la pistola. Con uno schiocco rimette il tamburo carico all'interno < Non c'è problema. >

 

I due si allontanano nel buio e io e Jigen rimaniamo soli. Ancora. Per l'ennesima volta.

Non che la cosa mi dispiaccia certo! Però....

 

Le mie elucubrazioni sono interrotte da un forte sternuto. In Spagna la notte è fredda.

< Tenga. > sgrano gli occhi quando Jigen mi porge la sua giacca, rimanendo solo in camicia.

< Ma....e lei?? >

< Non sono io quello in pigiama, senza neanche un paio di calze addosso. > mi sorride.

Faccio lo stesso e accetto di buon grado la giacca. Con un sollievo infilo le maniche e sento già il calore andare a diffondersi nel corpo.

Il tessuto sa di fumo ma sotto percepisco il profumo di Jigen, ed è meraviglioso.

 

Faccio qualche passo verso l'interno del vicolo e mi vado a sedere su un muretto sbriciolato. Sospiro.

< Come si sente? > mi chiede lui, appoggiandosi di fianco a me e mettendo le mani in tasca.

< Un po' frastornata. Non avevo mai subito una cosa del genere. Assurdo, ma da una parte sembra un film di spie. > faccio un mezzo sorriso poco convinto.

< Forse è il modo migliore con cui prenderla. > sorride anche Jigen < Ma ricordi che non è una vergogna ammettere di essere spaventati. >

 

Lo guardo stupita per quelle parole così comprensive. Non so come ma sentendole mi sento improvvisamente spossata e anche...terrorizzata.

< Grazie per avermelo detto... > senza volerlo la voce mi trema < .. in effetti è pesante per una persona comune affrontare una cosa del genere... > mi scappa una lacrima.

 

Appoggio il violino sul muretto accanto a me e mi copro il viso con le mani, cercando di frenare le lacrime che ormai hanno rotto gli argini e scrosciano fuori dai miei occhi.

< M-mi scusi Jigen, non...non volevo...> ormai sto singhiozzando a pieni polmoni.

< Mi dia del tu. > mi interrompe il pistolero avvicinandosi < E non è un problema, si sfoghi quanto vuole. É normale reagire così >

Con estrema delicatezza mi afferra le spalle e mi fa appoggiare la testa alla sua spalla.

 

E lo faccio. Piango come non mi capitava da una vita. Non solo per questa caccia al violino ma per tutto lo stress accumulato in questo periodo.

Mi sono ritrovata ad essere una diplomata del conservatorio a tenere concerti in tutto il mondo.

 

Pian piano le lacrime rallentano e i singhiozzi si placano. Arrossisco quando Jigen mi appoggia una mano sulla testa, accarezzando i capelli.

< Grazie mille Jigen...oppure Daisuke? > mormoro tirando su col naso.

< Jigen va benissimo Miss. >

< Chiamami per nome, per favore. > gli dico alzando la testa e guardandolo.

< Come vuoi, Estrella. >

 

Ci fissiamo, immobili, a un soffio l'uno dall'altra.

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

Oggi è San Valentino, quale momento migliore per scrivere un capito romantico??

Spero che la storia vi piaccia e che vi piaccia anche Estrella! Se poi approvate anche la coppia e vorreste vedere qualcosina su di loro passate dalla mia pagina facebook L'Arte di un UmileBardo o su Instagram con lo stesso nome!

Recensite mi raccomando ^^

 

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Capitolo 11
*** Si riprende il viaggio ***


Siamo ad un soffio l'uno dall'altra quando un'auto entra nel vicolo, a fari spenti.

Jigen si volta di scatto, appoggiando la mano sulla pistola.

 

< Ehilà! Piccioncini! > con un sorriso Lupin sbuca dalla vettura < Ho interrotto qualcosa? >

< Piantala di fare l'idiota. > sbotta Jigen.

< Di certo non è questa l'accoglienza che mi sarei aspettato, eh! > il ladro mette un finto broncio, sollevando un borsone giallo limone < Scommetto che Babbo Natale lo tratteresti meglio! >

< é riuscito a recuperare i miei vestiti! > esulto avvicinandomi < così finalmente potrò ridarti la giacca Jigen. >

< Ehi, non vale! Non voglio rimanere escluso. Miss Estrella dia anche a me del tu! >

< Ma certo, a parte che lei faccia lo stesso e anche lei Goemon. > afferro il borsone, rivolgendo un sorriso al samurai ancora in auto, che ci osserva.

< Affare fatto Estrella! >

 

 

Una ventina di minuti dopo mi trovo nel bagno di un bar alle porte della città.

Mi affretto a vestirmi, pescando i pochi indumenti che Lupin è riuscito a salvare insieme al mio portafoglio (ma non al mio cellulare accidenti).

 

Infilo jeans e maglia, separandomi a malincuore dalla giacca di Daisuke. Arrossisco di piacere pensando che, dentro di me, potrei chiamarlo sempre così.

Inspiro ancora il suo profumo, immaginandolo qua fuori che mi aspetta.

 

Piego la giacca alla meglio delle mie capacità ed esco, trovandolo appoggiato ad un tavolino.

< Tutto bene? > si alza vedendomi arrivare.

< Si, decisamente. Sto bene nei miei panni ma ti ringrazio ancora per la giacca. >

< Capisco bene quello che dici, è stato un piacere. >

 

Si infila velocemente la giacca e raggiungiamo al bancone Goemon e Lupin.

< Ti trovo decisamente meglio! > mi saluta il ladro, da dietro la tazzina del caffè < Abbiamo comprato una mappa del territorio, come volevi. >

< Grazie mille, mi servirà per spiegarmi cosa ho in mente. Ma prima dovrei fare una telefonata. >

< Ti accompagno io, lasciamo che Jigen si beva un caffè. > e avvolgendomi il braccio attorno alle spalle Arsenio mi guida fuori, nella cabina del telefono accanto al bar.

 

Mi sento agitata mentre mi stringe. Il suo fascino da furfante lo circonda in ogni momento.

< Potresti lasciarmi andare, per favore? > gli sorrido imbarazzata.

< Oh scusami > Lupin subito si stacca < Non pensavo di metterti a disagio. Da quel che ho visto il contatto fisico non ti dispiace, ihihi. >

Sento la mia faccia avvampare e mi pietrifico sul posto, pensando a tutte le figuracce che ho fatto da quando li conosco.

 

< Calmati, riprendi a respirare! > mi batte una mano sulla spalla, inserendo una moneta nel telefono e porgendomi galantemente la cornetta.

 

La afferro e comincio a inserire il numero.

< Ah proposito > mi chiede l'uomo accendendosi una sigaretta < Chi hai intenzione di chiamare? >

Il telefono inizia a squillare.

< La mia famiglia! >

 

Appena riaggancio la cornetta Goemon e Jigen escono dal bar con in mano la cartina che il ladro aveva dimenticato sul bancone.

< Allora, pronta a spiegarci il tuo piano? > mi chiede quest'ultimo, afferrando e porgendomi la mappa.

< Si, vi prego di avvicinarmi, vi mostrerò la strada da fare. >

 

Il percorso dista qualche ora di macchina, un pezzo si svolge sulla superstrada mentre quello finale segue una strada tra le colline.

Ci sistemiamo per partire ma il samurai non sale accanto a me sulla 500.

 

< Uh, signor Goemon lei non viene con noi? >

< Oh no, mi dispiace. > Lupin risponde al posto suo < Il nostro samurai deve svolgere una commissione importante! >

< Capisco, allora arrivederci e grazie. > gli porgo la mano ma lui si allontana, mettendosi in testa uno strano cappello a punta.

 

Mah...che modo di fare...

Non dico altro e mi accomodo sui sedili posteriori, lasciandomi scappare uno sbadiglio.

Lupin, seduto al posto del passeggero stavolta, si volta a guardarmi < Dato che hai tutto questo spazio libero puoi anche sdraiarti e schiacciare un pisolino, la strada la sappiamo, >

Lancio un'occhiata furtiva a Jigen, che sta mettendo in moto, e anche lui mi fanno un cenno di assenso.

 

< Grazie mille, ho proprio bisogno di stendermi. Non esitate a svegliarmi se ci sono problemi. >

Nemmeno due secondi dopo già mi ritrovo a ronfare, stringendo tra le braccia la custodia del violino.

 

 

Passi.

Sento dei passi.

Sono circondata da nebbia bianca e densa.

Una figura emerge.

 

< Abuelo? >

< Estrella? Che ci fai qui? > una voce lontanissima risponde.

< Abuelo, sei tu? Nonno! >

< Perchè hai intrapreso questo viaggio, Estrella? Porterà solo morte nella tua vita. >

< Ma...ma tu hai detto che gli strumenti parlano alla nostra famiglia! >

< Ascolta mi pequena...ascolta >

La nebbia turbina attorno a me.

< Nonno! Non andare! Nonno!!! >

 

 

< AArgh!! > mi tiro a sedere, tremante e più stanca di prima.

< Estrella! Come ti senti?? >

 

L'auto è ferma in una piazzola di sosta, con le portiere spalancate.

I due uomini mi guardano preoccupati.

 

< Sto...sto bene. è stato solo un..un brutto sogno. > biascico cercando gli occhiali.

I due si guardano negli occhi con un'espressione indecifrabile.

< Non...non è esattamente così. > comincia Lupin tirandosi in piedi.

Lo guardo con aria interrogativa.

 

< Estrella non è la prima volta che hai degli incubi vero? > stavolta è Jigen a parlare, porgendomi i miei occhiali che deve aver raccolto chissà dove.

< Come fate a saperlo??>

< Quando hai gli incubi sembra che il tuo corpo abbia degli spasmi, simili a quelli degli attacchi epilettici. >

< Che cosa??? Da quanto succede? > faccio per alzarmi in piedi ma tiro una capocciata sul tettuccio dell'auto. Sbuffo rabbiosa, rimettendomi seduta.

< Da quando sei stata aggredita la sera del nostro incontro. Uno di quegli uomini ti ha iniettato...qualcosa. é da lì che arrivano le crisi probabilmente. >

 

Jigen mi snocciola il tutto con voce pesante.

Io lo fisso con la bocca che si spalanca sempre di più.

 

< E quando avevate intenzione di dirmelo ?!?!? > li fulmino con un'occhiataccia.

< Quando saremmo entrati più in confidenza. > interviene Lupin < ora però sarebbe interessante sapere in cosa consistono questi sogni. >

 

Faccio un sospiro e mi metto seduta contro lo schienale.

 

< Sogno mio nonno. L'ultimo della famiglia, prima di me, ad aver suonato il violino. Era un insegnante di musica e riparava gli strumenti. Lui mi ha insegnato le basi e mi ha affidato il San Domenico prima che....che scomparisse. >

 

< Di certo non dev'essere piacevole. > mormora Lupin.

< No. No, non lo è. >

 

Fisso il parabrezza, cercando di ingoiare le lacrime. Che schifo. Fa tutto così schifo. Tutta questa storia, i criminali, le crisi...

 

< Coraggio, prendi una boccata d'aria e fumati una sigaretta. > Lupin mi afferra per una mano e mi tira fuori dall'auto.

 

Incespico un attimo sull'asfalto rovinato, schermandomi con la mano dalla luce solare troppo intensa.

Mi frugo nelle tasche per cercare una sigaretta e l'accendino.

In un lampo i due uomini mi porgono ciascuno una paglia.

 

Senza pensarci prendo quella che mi porge Jigen.

 

 

----___-----

 

La ragazza afferra la sigaretta di Jigen, portandosela subito alle labbra e accendendola.

Lancio un'occhiata al pistolero, seguito da uno dei miei sorrisetti.

Ha fatto la sua scelta, non che avessi dubbi.

 

Lui semplicemente mi ignora, raggiungendo Estrella che si è appoggiata al guard rail.

Li osservo e mi sembrano proprio una bella coppia.

Due corvacci neri con pensieri quasi ancora più neri.

Jigen è il solito Jigen, ma mi sembra un po' più rilassato quando è vicino a lei.

 

Di Estrella non c'è neanche da parlarne.

Va fuori di testa non appena si accorge di essere vicino a lui. Dire che si è presa una cotta per lui è un puro eufemismo.

 

Certo, è raro che una donna non venga compita dal mio più che incredibile fascino ma quei due mi piacciono assieme, e di certo sono contento per Jigen.

Credo che metterò in gioco tutta la mia esperienza per favorirli.

 

 

Mi avvicino ai due e da dietro metto le braccia sulle spalle di entrambi.

< Allora, ve la sentite di ripartire? >

 

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Capitolo 12
*** Bienvenido! ***


< Ecco, ora imbocca quella strada e siamo arrivati. >

Indico a Lupin il percorso che deve prendere per arrivare a casa mia. Avevo già deciso di andare a chiedere spiegazioni ai miei genitori, ma dopo i sogni e tutto il resto sono ancora più decisa ad avere risposte sul violino!

 

L'auto si ferma davanti al cancello di una villetta a tre piani, circondata da un grande giardino recintato.

Lupin lancia un fischio < Non male la tua piccola reggia. >

Faccio per scendere dall'auto per aprire il cancello, ma una figura si avvicina, anticipandomi.

 

Senza guardarci direttamente spalanca il cancello e ci fa segno di entrare, per poi richiudere subito dietro di noi.

< Ciao, ci hai messo una vita! >

Scendo dall'auto e mi avvicino alla figura: un ragazzo , coi capelli ricci e un pallone da basket sotto braccio.

< é un piacere anche per me rivederti. Jigen, Lupin, permettetemi di presentarvi mio fratello Joaquin. >

< Ehi piacere! > Lupin gli tende una mano sorridente, ma Joaquin non alza lo sguardo e si allontana

 

< Scusatemi per il suo comportamento. > dico ai miei due amici < Ma è in piena fase di ribellione e gli estranei non gli sono mai piaciuti. >

< Nessun problema, nemmeno a me. > mi risponde Jigen con un sorrisetto.

 

Non faccio in tempo a rispondere che la porta di casa si spalanca e ne esce...mio padre!

< Estrella! > esclama venendomi in contro e abbracciandomi.

Guardo il suo viso sbarbato, con qualche ruga attorno agli occhi sempre ridenti e cordiali. Sono così contenta di essere a casa.

< Estrella siamo così felice di averti qui insieme ai tuoi ospiti! > dice mio padre salutando i due ladri < Mi chiamo Miguel, grazie per aver accompagnato mia figlia nel suo viaggio! >

Ammetto di sentirmi un filino imbarazzata mentre stringe vigorosamente la mano a Jigen.

< Entrate, entrate. Tua madre ci aspetta in cucina. >

 

Le fresche e chiare pareti ci accolgono, decorate con foto di famiglia e quadri musicali. I mobili in legno e le tende leggere mi suscitano grande nostalgia, che aumenta considerevolmente nell'entrare in cucina e vedere... < Signori lasciate che vi presenti Petra, mia moglie. >

 

 

----____-----

 

La donna che si volta verso di noi assomiglia molto a Estrella, il viso forse meno paffuto e i capelli mossi.

La sua espressione si illumina quando vede sua figlia e quasi le corre in contro, abbracciandola.

< Oh Estrella, grazie a Dio sei arrivata. >

< Si mamma, ora puoi stare tranquilla. > la musicista ricambia l'abbraccio e non posso non sorridere nel vedere la sua espressione felice. Poi si volta verso di noi < Lascia che ti presenti i miei amici: Jigen e Lupin. >

Mi tolgo il capello quando lei mi stringe la mano, per un secondo mi scruta con un paio di occhi così chiari da ferire lo sguardo. Ma poi mi sorride e si mette a ridere quando Lupin le fà il baciamano.

 

< Prego, accomodatevi, ho appena tirato fuori dal frigo la limonata, con questo caldo non c'è nulla di meglio. >

Ci accomodiamo attorno al tavolo dell'ampia cucina, con una porta finestra che dà sul retro della casa, mostrando il prato su cui un rettangolo di cemento è stata la base per un piccolo campo da basket, dove vedo il ragazzo di prima che tira a canestro.

 

Dopo aver bevuto qualche sorso ed esserci scambiati i soliti convenevoli il silenzio cala sulla cucina.

Io e Lupin ci scambiamo un'occhiata, non ci pare il caso di far partire un interrogatorio ma in qualche modo bisogna cominciare.

Guardo Estrella, ma lei ha lo sguardo perso nell'orizzonte, l'aria tiepida che arriva da fuori le scompiglia i capelli, facendoli finire sugli occhi. Gonfiando le guance sbuffa, spostandoli di lato.

 

Mi sento come se mi avessero sparato al cuore. Le mie budella si attorcigliano e sento il gran bisogno di avvicinarmi e..e......digrigno i denti. Porca miseria devo darmi una regolata!

 

Fortunatamente è la madre a rompere il ghiaccio: < Sappiamo perchè siete qui, era chiaro dal tono della tua telefonata. Portalo qui. >

Estrella scatta in piedi e corre all'ingresso, dove ha lasciato il violino.

Una volta rientrata appoggia la custodia sul tavolo con deferenza, posizionandola davanti ai genitori.

< Mmmm certo che questa custodia ne ha viste delle belle eh! > il padre la prende bonariamente in giro, battendo con il dito sulle ammaccature.

 

Estrella arrossisce un po'.

< Visto quello che ha passato > dico io improvvisamente < é una fortuna che sia SOLO in quello condizioni. >

Lei mi rivolge un sorrisetto di ringraziamento.

 

Intanto la madre ha aperto la custodia e sta scrutando l'interno.

< So che le cose da dire sono molte..ma direi che prima vi meritate una cena e una bella notte di sonno. Cosa ne pensi? > Petra si volta verso il marito.

< Hai ragione, anche perchè per darti tutte le risposte che cerchi dobbiamo prepararci. Vi farebbe piacere essere nostri ospiti? >

 

< Oh, non vorremmo disturbare! > esclama Lupin.

< Nessun disturbo, abbiamo dei letti in mansarda, potrete dormire lì. >

< Direi che è il caso di far decidere Estrella se vuole fermarsi o meno! > Estrella sussulta sentendosi chiamata in causa.

< Oh! Io..ecco...mi piacerebbe rimanere qui per una notte...> borbotta.

< Allora è deciso! > esclama Miguel < Sali pure in camera tua a rinfrescarti, io vado a preparare la... stanza degli ospiti" >

 

< Grazie mille, ci vediamo dopo. > con un cenno della mano esce dalla cucina, per raggiungere camera sua. Stanza che, devo essere onesto, non ho una così gran voglia di visitare.

Anche il padre si congeda e io e Lupin rimaniamo in compagnia di Petra, che ancora scruta il violino.

 

< So bene chi siete voi due... > dice infine. Noi due facciamo un salto. Certo non ci aspettavamo una affermazione del genere.

< C-come scusi? > ridacchia il mio collega.

< Il ladro più ricercato e il miglior pistolero del mondo...certo mai avrei pensato di ospitarvi in casa mia. > la donna alza lo sguardo e sento un brivido corrermi lungo la spina dorsale < Cosa vi ha raccontato Estrella del San Domenico? >

 

Le spieghiamo brevemente tutta la storia, che ovviamente lei conosce già.

Non appena finiamo lei lancia un sospiro e si alza in piedi, guardando fuori < Estrella si fida di voi, quindi anche io farò lo stesso. Ha sempre avuto un'ottima capacità di giudizio. >

< Ne siamo onorati signora. > la provoca Lupin.

Lei si volta a guardarci < Ciò che vi dirò rimarrà tra di noi, non so come mia figlia potrebbe reagire a questa notizia...Il nonno di Estrella, Julian, era mio padre. Nato con l'orecchio assoluto e uno dei grandi mastri liutai. Ha sempre custodito il San Domenico come se fosse la cosa più prezzo del mondo. Nemmeno quando io mia e di mia sorella divenimmo adulte non ha mai voluto passarci la sua eredità. >

< Entrambe avevate l'orecchio assoluto? > chiedo, cercando di trovare il punto di tutto quel discorso.

< Si. Nella nostra famiglia c'è sempre stata una persona per generazione con l'orecchio assoluto, ogni generazione equivale a 10 anni di differenza. Comunque, mio padre credeva che la leggenda del violino Stradivari fosse vera e dopo che nacque Joaquin cominciò ad insegnare tutto ciò che sapeva sui violini ad Estrella. Lei rimase subito affascinata dalla storia e nonostante sapessi che mio padre non avrebbe mai messo in pericolo la sua famiglia, temevo che avesse visto in Estrella l'erede della sua caccia al tesoro, >

< Mettere in pericolo? Cosa intende? >

< Mio padre, Julian Navarro, è stato ucciso. >

 

Il gelo piomba nella stanza a quell'affermazione. Ora tutto comincia a farsi più chiaro.

< Mi lasci indovinare. > dice Lupin < Qualcuno voleva costringere suo padre a rivelare l'ubicazione del luogo dove sono custodite le istruzioni di Stradivari, lui ha rifiutato e per questo è stato ucciso. >

Petra annuisce, tornando a guardare fuori.

< E ora teme che gli stessi tipi che lo hanno ucciso siano quelli che danno la caccia a Estrella. > concludo io asciutto.

< Esatto. Mai avrei immaginato che la cosa che la nostra famiglia ama di più ci portasse anche così tanta rovina. > la donna sospira < Io sono un'insegnante di solfeggio, mio marito compone musica e quando anche i nostri figli si sono avvicinati a quel mondo eravamo così felici, del resto la leggenda dice che la nostra famiglia sa far parlare gli strumenti...so di non avere la forza o il diritto di bloccare Estrella e la sua ricerca, per questo vi chiedo di aiutarla e proteggerla. Ve lo chiedo come madre. >

 

< Lo avremmo fatto in ogni caso. > dice Lupin, serio < Non per i soldi o per la gloria, ma perchè ormai sua figlia nostra amica. Giusto Jigen? >

< Certo. E poi non è detto che la ricerca non vada a buon fine. > alle mie parole noto un impercettibile fremito nella donna.

< Vi ringrazio. Se lo desiderate potete prendere una boccata d'aria in giardino, mentre io controllo a che punto è mio marito. >

 

Ci fa segno di passare per la porta della cucina. Io ho una gran voglia di fumare, ma non appena tiro fuori la sigaretta vengo quasi colpito da un pallone da basket.

< Ach! > impreco cadendo sull'erba < Ehi ragazzino, sta attento! > ringhio.

Joaquin si avvicina, recuperando il pallone e fissandoci con sguardo di ghiaccio.

< Non capisco perchè tu le piaccia. >

< Cosa? > esclamo, mentre Lupin tende le orecchie.

< Tu piaci a mia sorella, ma sei così tonto da non rendertene conto. >

< Ehi ragazzino, vedo che hai l'occhio lungo. > sogghigna Lupin.

Lui gli lancia un'occhiata indecifrabile < La vostra ricerca sarà un disastro, e i miei genitori sono degli sprovveduti! >

< Oh! Non mi sembra il caso di parlare così dei tuoi, sono brave persone e si fidano di tua sorella..>

< Estrella non riuscirà mai a completare la missione del nonno! > urla il ragazzo.

< Perchè dici così? Cosa sai??? > gli chiedo sospettoso e ormai spazientito, odio i fratelli minori, di qualunque età.

< Perchè la chiave è saper far parlare gli strumenti! Ma io ho 17 anni e mia sorella 26! >

 

Sgraniamo gli occhi per un attimo. Vuoi dire che....solo 9 anni di differenza...

< Esatto. > dice tristemente Joaquin < Sono io ad avere l'orecchio assoluto! >

 

 

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Capitolo 13
*** Imbranata ***


< Il passaggio di generazione non c'è stato. > dico mettendomi in piedi.

< Precisamente. > mi risponde il ragazzo < E possedere l'orecchio assoluto è la chiave per raggiungere il luogo dove sono custodite le istruzioni dei violini, senza di esso mia sorella non potrà mai farcela! Per questo i nostri genitori sono degli sprovveduti, non vogliono fermarla anche se sanno che fallirà! >

 

Io e Lupin ci lanciamo un'occhiata. Il discorso sembra filare...ma sappiamo entrambi che qualcosa non quadra...

< Tuttavia se mamma e papà non le diranno nulla di certo non metterò becco in questa storia. Non potrei sopportare di vedere l'entusiasmo di Estrella spegnersi. >

< Ah ecco! > esclama Lupin sogghignando < Ci stai facendo tutto questo discorso perchè sei preoccupato per lei! >

Le orecchie di Joaquin diventano rosso pomodoro e io scoppio a ridere < Ahahah! La parte del duro non ti si addice ragazzo! >

 

< Tsk, spero siate in gamba come sembriate! > sbotta il ragazzo ormai diventato di color scarlatto < Ma per ora vi state comportando solo come due scemi! >

 

< JOAQUIN! > con un grido di rimprovero Estrella esce dalla porta finestra della cucina. Ha i capelli ancora umidi e indossa un paio di pantaloni leggeri lunghi fino al ginocchio e una semplice maglia in cotone.

< Ti pare il modo di rivolgerti ai nostri ospiti?? >

< Tsk, non capisco come faccia a piacerti questa faccia da babbeo! > le risponde il fratello.

Stavolta è il turno di Estrella di arrossire.

 

Lupin si mette a ridere mentre i due cominciano a rincorrersi. Ma io non ci trovo nulla da ridere. Il ragazzo ha la vista lunga....sarei un perfetto cretino se non ammettessi che Estrella mi piace. Rabbrividisco. Il solo averlo detto a me stesso mi fa un effetto sconvolgente, non oso immaginare come sarebbe ammetterlo ad alta voce. Però...da ciò che ha detto alla sorella...possibile che....

 

I miei pensieri vengono interrotti da Petra, che ci invita ad entrare per la cena.

 

 

----_____------

 

Portando i piatti in cucina lancio una veloce occhiata veloce dietro di me: Lupin cerca di sbalordire mio fratello con qualche trucco di magia, accompagnato dalle risa di mia madre, mentre Jigen finisce di bere il suo caffè.

Inaspettatamente alza lo sguardo, incrociando il mio. Sobbalzo nel trovarmi addosso quelle pupille nero profondo e mi volto, dirigendomi più velocemente che posso in cucina.

 

Mio padre sta sistemando i piatti nella lavastoviglie.

< Tutto bene tesoro? > mi chiede.

< Sisì, nessun problema. > gli rispondo sbrigativa, sperando non faccia commenti o altro. Fortunatamente non ne fa, anzi, esce addirittura dalla stanza mentre sono china a sistemare le ultime stoviglie e a chiudere la lavastoviglie.

 

Mi tiro su, temendo di essere stata sgarbata, ma mi blocco. Jigen sta entrando in cucina con in mano un vassoio con sopra le tazze del caffè. Ecco perchè papà è uscito. Maledizione.

 

< Dove posso metterle? > mi domanda.

< Dammi pure, le laverò a mano, non ci sta più nulla qua dentro. > dico battendo il palmo sull'elettrodomestico già in funzione, poi mi volto, aprendo l'acqua del rubinetto e concentrandomi un po' troppo nel capire quanto riempire il lavandino.

 

Appena appena giro il capo, e intravedo con la coda dell'occhio Daisuke, appoggiato al tavolo con le mani in tasca. Non riesco a capire se stia guardando me o il muro o semplicemente il nulla, sta di fatto che sono tesa più di una corda di violino ( e vi assicuro che sono molto tese). Non dice nulla, non si muove, anche la sua espressione è indecifrabile.

Sbuffo per l'esasperazione e quando faccio per prendere l'ultima tazzina da lavare mi scivola di mano, rompendosi sul piano della cucina.

< Porca miseria! Ah! > esclamo. Grandioso, mi sono pure tagliata.

< Ehi tutto bene? > Daisuke scatta in avanti ma in quel momento mio padre torna in cucina.

< Estrella, ti sei fatta male? > mi chiede < Dovrebbero esserci i cerotti qua da qualche parte. >

< Io...ho bisogno di fumare..> borbotto e schizzo fuori, allontanandomi un po' dalla cucina.

 

Respiro a pieni polmoni l'aria fresca. La gambe mi tremano e per cercare di fermarle mi metto le mani sulle ginocchia, sporcando i pantaloni di goccioline di sangue. Da quando sono così incapace!?!? Mi guardo il taglio superficiale lungo l'indice.

 

< Difficile fumare senza sigarette eh. > sobbalzo sentendo la voce di Jigen.

Sbuffo esasperata < Non so dove cavolo ho la testa! > esclamo.

< Mi spiace se prima ti ho messo a disagio. > mi dice porgendomi la scatola dei cerotti < Ma non sono tipo che chiacchiera senza motivo o giusto per far andare la bocca. >

< Non ti preoccupare, sono solo un po' nervosa per..altri motivi... > mento mentre cerco di aprire un cerotto, finendo per strapparlo tutto.

Daisuke fa un sorrisetto divertito e mi ruba dalle mani il secondo cerotto che ho tirato fuori dalla scatola. Lo apre e me lo sistema sulla mano.

 

< Ho un deja vù. > mormoro.

< Anche io. > Daisuke alza un po' il viso, non lasciandomi vedere i suoi occhi, nascosti dalla falda del cappello che non ha tolto nemmeno a tavola. Tuttavia li sento. Sento quei due tizzoni neri come la pece che guardano me, proprio me, e io ci vorrei annegare dentro.

 

< Daisuke...> mormoro piano, forse muovendo appena le labbra. E arrossisco perchè stavolta li vedo i suoi occhi, così come lui vede i miei.

La sua bocca prende una strana piega < Sono qui. > mi risponde in maniera inaspettata con la sua voce un po' scura < E ti aiuterò nella tua ricerca, ovunque possa condurci. > poi mi solleva la mano che ancora tiene nella sua e ne bacia il dorso, facendo assomigliare la scena ad un quadro medievale, dove il cavaliere promette eterna fedeltà a una nobile.

Un fremito mi percorre la spina dorsale. Con non solo quale coraggio faccio un passo verso di lui, cogliendolo quasi alla sprovvista, e chiudo gli occhi, sperando che vada tutto per il meglio.

 

 

 

 

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