Season Charge Pure Cure

di princess_sweet_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cure Cherry ***
Capitolo 3: *** Il debutto di Haru ***
Capitolo 4: *** Cure Wind ***
Capitolo 5: *** Una melodia che raggiunge il cuore ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


REVISIONATA IL 11/12/2022



Il buio. Il freddo. La desolazione.
Ovunque si posavano i suoi dolci occhi ambrati, ovunque, vi era solo terra arida e spoglia. Delicate e affusolate, pallide all'ombra del cielo scuro, le sue mani si posarono leggermente sulle proprie labbra mentre gli occhi le si riempivano di lacrime: il suo Regno… il suo amato Regno…
Distrutto.
"Maestà..."
Una voce lieve, abbastanza infantile e rotta dalla disperazione, attirò la sua attenzione: poggiata sul suo grembo, semi nascosta dalle pieghe della veste candida, la sua piccola Reiha tratteneva a stento le lacrime.
"Lo so" mormorò lei, portando una mano ad accarezzarla dolcemente tra le orecchie "Ma non possiamo perdere la speranza, non ora che ne abbiamo più bisogno" continuò.
Reiha alzò i grandi occhi verdi sulla sua Regina e tirò su col naso, annuendo.
"Vai alla Sala Circolare e prendi il Grimorio di Cristallo, poi vola sulla Terra" ordinò, togliendosi il ciondolo a forma di rosa dalla catenella che portava al collo. La piccola coniglietta sgranò gli occhi, vedendoselo porgere.
"Ma, maestà, questo significa... un compito così importante..." balbettò.
"...non lo affiderei a nessun altro che non sia tu" finì la donna, mettendoglielo tra le zampette e sorridendo dolcemente. Sorriso che disparve appena avvertì dei passi pesanti alle proprie spalle "Vai, mia piccola Reiha, il tempo è contro di noi" mormorò, prendendola tra le braccia e stringendola a sé prima di lasciarla correre via.
Il folletto era appena sparito all'orizzonte quando una figura scura si fermò dietro di lei, possente e minacciosa. La Regina Daphne alzò il capo e si voltò, seria e determinata, intenzionata a non far trasparire nulla del suo tormento interiore.
L'uomo, il cui viso era coperto da una maschera, abbassò i gelidi occhi azzurri su di lei.
"Imperatore Roku" salutò la donna, fredda.
"Imperatrice Daphne" rispose lui, tranquillamente, per poi piegarsi su di lei e portare una mano a sondarle il collo: seguì il profilo della catenella, trovandola vuota all'estremità. Assottigliò lo sguardo.
"Dov'è la Rosa del Tempo?" chiese, glaciale.
"Sembra che tu sia arrivato tardi" fu la risposta secca della donna. In un'impeto d'ira, Roku strinse la catenella tra le mani e attirò il viso della fanciulla vicino al suo.
"Pagherai per questo, Imperatrice" mormorò, per poi lasciarla bruscamente andare. Le voltò le spalle, incamminandosi verso il folto gruppo di ombre scure che lo attendevano. Mentre si allontava, un'ombra nera si allargò a cerchio sotto la donna risucchiandola voracemente nel terreno.
"Trovatela!" ordinò l’uomo al plotone inginocchiato dinnanzi a sé.
"Sì, signore!" risposero queste, in coro, mentre l'Imperatrice spariva inghiottita dal buio.
 
 
 
 
 
 
Angolino della Pazzoide:
Massalveh!
Lo avevo detto che ci stavo lavorando... e infatti eccola qui!
Mi sono ispirata alle stagioni per creare questa storia (come avrete intuito dal titolo della storia stessa) e spero ne esca qualcosa di decente.
Pareri e commenti sempre ben accetti!
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Cure Cherry ***


REVISIONATA IL 11/12/2022



Profumo di erba fresca, fiori colorati, alberi e tanto verde.
Era questo che adorava Haru: la primavera che sbocciava in tutto il suo splendore. Che poi il suo nome significasse proprio "primavera" era solo un ironico caso.
"Momoka! Sbrigati o ti lasciamo quì!" la voce di una ragazza si alzò nell’aria, infrangendo la bolla di beata estraneità in cui ella si era calata. Haru si voltò verso di lei, le morbide treccine rosa che le ricadevano sul petto sobbalzarono lievemente e un sorriso dolce le apparve sulle labbra.
"Arrivo!" rispose, risalendo velocemente la collinetta per raggiungere il resto della propria classe. Una gita al Parco Naturale di Shizun1, in quella stagione, era proprio ciò che ci voleva per degli studenti stressati dalla laboriosa vita scolastica e Haru aveva accolto con molta gioia la notizia, al contrario dei suoi compagni di classe.
"Restate uniti e non perdetevi" li richiamò la loro insegnante, facendo cenno ai ragazzi di radunarsi nell'area pic-nic "Forza, che si pranza!" cercò di spronarli, vedendoli ancora un po’ mogi e annoiati: quando la preside aveva proposto (con fin troppo entusiasmo) quella scampagnata, gli insegnanti erano stati abbastanza scettici e quasi tutti molto restii a prendersi una responsabilità del genere; bastava veramente poco perché uno dei ragazzi si perdesse o si facesse male all’interno della struttura, i rischi in una così vasta zona coperta di terra e sassi erano tanti e il consiglio ne aveva discusso a lungo prima di prendere una decisione. Altrettanto seccati erano stati gli studenti, che di scorrazzare in mezzo agli alberi non si sognavano neanche, e convincerli che sarebbe stata un’esperienza educativa e rilassante non era stato semplice. Si erano quindi dovuti venire incontro, alunni e professori, per rendere quella giornata il più piacevole e tranquilla possibile per ambo le parti.
In fin dei conti a loro piaceva quel rapporto di formale amicizia che avevano instaurato con il corpo insegnanti, constatò Haru mentre si aggregava al gruppo di ragazze per prendere posto ad uno dei lunghi tavoli al centro dello spiazzo e tirava fuori il proprio pranzo.
C’era davvero molto poco da sapere su Haru: amava le piante, gli animali e il cibo con tutta sé stessa (come riuscisse a mantenere un fisico da far invidia a metà delle sue compagne di classe, però, era un mistero) ed era sempre allegra e amichevole con chiunque. I suoi amici l’avevano soprannominata scherzosamente “Principessa” dopo che, al campeggio dell’estate precedente, aveva attirato a sé metà della fauna locale solo il primo giorno e Koichi aveva esclamato (sbigottito e sconcertato): “Cosa sei, una principessa Disney?!”. La cosa la imbarazzava un po’ ma sapeva che non lo dicevano mai con cattiveria, quindi non se la prendeva.
Divise le bacchette con un gesto secco e si unì nel ringraziamento, fiondandosi poi sul proprio bento tra le chiacchiere generali. La scuola media Kōji2 era rinomata per essere tra le più prestigiose della città, eppure una cosa che Haru non aveva mai fatto era proprio passare del tempo eccessivamente lungo sui libri: prestigiosa, sì, ma non severa e a lei piaceva proprio per questo. Lasciava anche molto spazio agli interessi dei ragazzi offrendo, infatti, i migliori luoghi e le attrezzature più moderne perché potessero coltivare i propri hobby in gruppi di studio e club ricreativi e sportivi. Il tutto alla modica cifra di qualche migliaio di yen l’anno potendo, eventualmente, far ricorso a delle borse di studio private.
"Guardate! Un coniglio!" urlò all'improvviso Shio, distraendola dai suoi pensieri, facendo voltare tutta la scuola verso gli alberi che costeggiavano l’area. Effettivamente, dietro ad un cespuglio spuntavano quelle che sembravano proprio delle orecchie di coniglio che si rizzarono all’improvviso e sparirono velocemente tra le foglie.
"Oh, è scappato!" esclamò una ragazza al tavolo accanto.
"Che peccato, volevo vederlo!" borbottò Haru, delusa, tornando a sedersi sulla panca.
“Haru, hai letteralmente accarezzato tutti gli animali che abbiamo incontrato per la strada” fece notare Akio “Persino una rana!”
"E’ che i conigli sono cosi teneri e batuffolosi" spiegò lei, sognante portandosi le mani alle guance leggermente arrossate, facendole ridere tutte. "Per questo mi piacerebbe tanto gestire un Parco Naturale, un giorno" confessò "Essere sempre circondata dalla natura e dagli animali... sarebbe un sogno che si avvera!"
"Beata te che sai già cosa vuoi fare" sospirò Shinya, poggiando la testa sul palmo della propria mano “Io sono ancora indecisa su quale scuola superiore scegliere.”
"Mia madre vuole che faccia economia e marketing per gestire l’azienda del nonno" sbuffò Etsuko, seccata, giocherellando con il proprio riso “Ho provato a spiegarle che io con queste cose non vado d’accordo ma è come parlare con un muro.”
"I miei non mi premono affatto, invece" s’intromise Nagi: tutte si voltarono verso di lei, intenta ad addentare il proprio sandwich di pollo "Potrei fare qualunque cosa, anche il mimo per strada, a loro andrebbe benissimo: l'importante è che stia bene a me" spiegò, senza neanche alzare lo sguardo dal suo pranzo, con la bocca piena.
"Ecco un'altra fortunata!" sbottò Shinya “Ma finisci di mangiare prima di parlare” aggiunse a mo’ di rimprovero.
"L'ho sempre detto io che i tuoi genitori dovrebbero adottarmi, Nagi!" sospirò Akio e lei rise.
"Tu scherzi ma loro lo farebbero sul serio" rispose, conoscendo troppo bene la loro eccentricità "Ad ogni modo, io voglio buttarmi nel mondo dello sport" decretò infine "E, chissà, magari partecipare alle Olimpiadi" aggiunse con quel pizzico di entusiasmo che tanto la caratterizzava, ereditata da quei due svitati che l’avevano messa al mondo.
"Certo, tu sei brava in tutti gli sport!" esclamò Haru che, essendo la sua migliore amica per eccellenza, aveva sempre fatto il tifo per lei dagli spalti di tutti i campi che la ragazza aveva solcato. Nagi non si concentrava su una sola attività fisica, ma si dedicava a tutti quelli che le interessavano: corsa campestre, nuoto, pallavolo, basket e, recentemente, anche il baseball. Essendo attività scolastiche di base riusciva a seguirle quasi tutte con constanza, senza dover rinunciare a nulla o preoccuparsi dello studio, in cui riusciva discretamente bene.
"Rozzo" mormorò Mika d’un tratto, intenta a legarsi i lunghi capelli blu in una crocchia alta che fermò con una spilla elegantemente decorata e sulla tavola scese un lungo silenzio. Mika Ondo era stata etichettata da molti come “La Duchessa del Kōji” e non in senso buono: essendo nata in una famiglia molto ricca aveva ricevuto una rigida educazione che si rifletteva perfettamente nel suo carattere composto e bacchettone, aveva sempre un’aria di austera superiorità e non si risparmiava di criticare o riprendere chiunque mettesse anche solo una piega della propria giacca fuori posto. Il che risultava molto fastidioso dal momento che era nientemeno che la Presidentessa del Consiglio Studentesco e Direttrice del Comitato Disciplinare: era suo compito assicurarsi che nessuno degli studenti violasse le regole della scuola o assumesse comportamenti inopportuni, certo, ma gestiva il tutto con eccessiva pignoleria tanto da risultare, spesso e volentieri, fin troppo pesante.
"E tu cosa vorresti fare, Miss Perfettina?" l’apostrofò Nagi, infastidita da quel commento non richiesto.
"La scrittrice, mi sembra ovvio" rispose Mika, tranquillamente, quasi come se avere dubbi a riguardo fosse ridicolo: dopotutto, suo padre era un famoso autore di romanzi storici e lei stessa aveva fondato il Club di Scrittura Creativa all’interno dell’istituto, non era poi così stupefacente che volesse farne la propria carriera futura.
"Noioso" rispose Nagi, fredda, restituendole l’acido commento. Mika alzò lo sguardo ed entrambe si fulminarono con lo sguardo.
"S-suvvia, ragazze... non mi sembra il caso di litigare: avete entrambe delle ottime aspirazioni" intervenne Haru, cercando di calmarle: Mika e Nagi non erano mai andate molto d’accordo a causa dei loro caratteri completamente opposti e quelle poche volte che interagivano finivano per prendersi a male parole, causando un bel po’ di problemi. Per questo cercavano sempre di farle incontrare il meno possibile.
"Sei sempre troppo gentile con chi non se lo meriterrebbe, Haru" commentò Nagi, scoccando uno sguardo di ghiaccio a Mika.
"Non intendo rispondere alle provocazioni di qualcuno così mentalmente inferiore" ribatté lei, glaciale. Nagi mollò il sandwich e scattò in piedi, sbattendo le mani sul tavolo.
"Ripetilo, se hai il coraggio!" quasi urlò.
Haru guardò entrambe, nel panico, e si alzò anche lei: "N-Nagi, per favore!" provò a calmarla, controllando che gli insegnanti non fossero nei paraggi. Gli studenti dei tavoli a fianco si erano voltati a guardare la scena e Haru si voltò in direzione del gruppo dei ragazzi, in cerca di aiuto. Incontrò un paio di freddi occhi azzurri che la guardarono per qualche istante, infine il proprietario si alzò e le raggiunse a grandi falcate.
"Hoshimura" la chiamò pacatamante, posandole una mano sulla spalla. Nagi sussultò, non essendosi accorta della presenza del ragazzo, e inspirò a fondo per evitare di insultarlo di riflesso "Vieni un attimo di là, dobbiamo definire alcuni dettagli per la partita della prossima settimana" invitò, imprescrutabile: Hayato Matsumoto si era trasferito da pochi mesi nella loro scuola ma non aveva legato praticamente con nessuno; conosceva i ragazzi perché erano nella squadra di pallavolo insieme ma, oltre a qualche sporadica chiacchierata nel tempo libero, non era solito unirsi al gruppo nel vero senso della parola essendo soprattutto molto taciturno e apatico. Haru, tuttavia, era riuscita in qualche modo a fare amicizia con lui con il suo fare allegro ed estroverso, sebbene non si fossero mai frequentati al di fuori del perimetro scolastico. In effetti, non era sicura che qualcuno fosse stato davvero a casa sua o anche solo sapesse dove viveva.
Nagi esitò, infine afferrò lo zaino e diede le spalle a tutte, dirigendosi verso il tavolo dei ragazzi.
"Grazie, Matsumoto" sospirò Haru. Il ragazzo si limitò ad annuire e seguì Nagi senza dire una parola.
"Certo che quell'Hayato è proprio carino" commentò Shinya, ammiccando, dopo qualche istante di teso silenzio, mentre Haru riprendeva posto sulla panca.
"Ma dai!" Etsuko le diede una gomitata "Sappiamo tutti che Momoka ha una cotta stratosferica per Yuji" ridacchiò. Haru arrossì fino alla punta dei capelli e abbassò lo sguardo: "N-non ditelo così apertamente, mi vergogno!" mormorò, portandosi le mani al viso in fiamme.
"Oh, la nostra piccola Biancaneve si vergogna!" la prese in giro Akio, afferrandola per le spalle per appoggiarsi a lei.
"Quanto sei tenera!" aggiunse Etsuko.
"Smettetela" borbottò la ragazza, sentendole ridacchiare, finalmente più rilassate.
 
Non troppo lontano da loro, sulla cima di uno degli alberi che circondava l'area pic-nic, un lieve bagliore scuro illuminò le foglie per un'attimo prima di essere sostituito dal profilo snello di una donna. Se ne stava seduta a gambe incrociate sul nulla, i lunghi capelli d'argento che le scendevano oltre la vita raccolti in una coda alta, circondandole il viso; un lungo, aderente cappotto nero le fasciava il corpo lasciando la zip aperta all’estremità inferiore così da mostrare i jeans neri e gli alti stivali scuri. Una medaglia al valore viola e dorata spiccava sul suo petto, chiaro simbolo del suo alto rango, insieme allo stemma dell’Impero a cui apparteneva. La donna guardò lo scenario con i suoi freddi occhi gialli, sondando ogni singola persona lì presente: erano un centinaio di studenti, forse di più, radunati intorno ai tavoli da pic-nic per consumare il proprio pranzo. Un posto con una natura così rigogliosa era una meta perfetta per un folletto del Regno di Lilium rimasto senza casa, pertanto avrebbe cominciato la sua ricerca da lì.
Alzando una mano dalle lunghe unghie laccate di nero, fece apparire un piccolo seme scuro sul palmo avvolto in una lieve nube violacea: "Germoglia, mio piccolo Kurofuku3... e distruggili!" mormorò, schioccando le dita: il seme sfrecciò verso terra e sparì dietro un albero, venendo inghiottito dal terreno. Dopo pochi istanti l’intero parco iniziò a tremare.
Le borse si rovesciarono, le panche traballarono e i ragazzi andarono nel panico, alzandosi velocemente per afferrare le proprie cose in un brusio confuso di voci e strilli spaventati.
"Che cos'è?"
"Il terremoto!"
"Via, usciamo da qui!"
“Restate calmi, non accalcatevi! Raggiungete le uscite in file ordinate!”
Sotto le direttive degli insegnanti, tutti i ragazzi si diressero velocemente verso i cancelli.
"Restate uniti, non disperdetevi!" ordinò la loro professoressa, guidando la propria classe verso il cancello più vicino, ma una scossa più forte delle altre li fece vacillare, facendoli ritrovare carponi sull'erba in pochi istanti.
Una grande crepa si formò nel terreno molle da cui, come dei rampicanti, strisciarono fuori dei grandi steli seguiti da un bulbo verde acido munito di denti affilatissimi: una gigantesca pianta carnivora si erse in tutta la sua altezza dinnanzi ai presenti e ruggì, pietrificando tutti dal terrore e dall'incredulità.
"Vedete?" esalò infine un ragazzo, indicandola, dopo un breve attimo di stordimento "Questi sono gli effetti dell'inquinamento!"
Le teste di tutti si voltarono verso di lui all’unisono, gli occhi sgranati e lo sgomento dipinto sul volto.
"Non dirai sul serio!" sbottò Shio, dando voce al basito pensiero comune.
"Ne riparleremo dopo!" esclamò Etsuko "Scappiamo!"
Inciampando e arrancando, i ragazzi si alzarono al suo grido e ripresero la corsa.
"Haru!" Nagi si fermò, cercando di scorgere la ragazza in mezzo a tutta quella folla "Haru, dove sei?" urlò.
"Nagi!" la richiamò Shinya, voltandosi quando la vide immobile tra la calca.
"Dov'è Haru?" chiese lei.
"Non lo so, credo che sia più avanti!" rispose la ragazza "Andiamo anche noi, è pericoloso!"
Nagi gettò un'ultima occhiata dietro di sé, poi riprese il cammino seguendo la sua scia.
Haru però, era rimasta indietro: in preda al panico si era nascosta dietro uno degli alberi che costeggiavano il parco e adesso non sapeva più come uscirne. Si morse il labbro inferiore e sbirciò fuori, dove la creatura stava sdradicando alberi e piante come in cerca di qualcosa: se avesse provato a correre verso l'uscita sarebbe stata senza dubbio vista e dubitava che quella pianta volesse giocare con lei. Scivolò lungo il tronco e si sedette per terra, abbracciandosi le ginocchia mentre lacrime di ansia e paura le pungevano gli occhi: ed ora come ne sarebbe uscita?
Strillò involontariamente quando una grossa mano nodosa abbatté un paio di alberi lì vicino. La pianta si avvicinò alla radura appena spazzata, puntando apparentemente ad un piccolo esserino bianco dalle orecchie viola: Haru sussultò quando riconobbe il coniglio intravisto tra i cespugli poco prima e impallidì nel constatare che l’essere puntava proprio verso di lui.
Senza neanche prensarci, la ragazza scattò in piedi e corse verso di loro. Afferrò il coniglio al volo e si slanciò oltre il punto in cui era steso, venendo sbalzata in avanti dalla folata di vento che generò la liana della pianta quando si abbatté sul terreno, proprio dove poco prima c’era l'animaletto. Haru rotolò sull'erba e s'inginocchiò a fatica, stringendo gli occhi per il bruciore alle ginocchia: la pelle si era sbucciata nell’impatto e qualche goccia di sangue faceva capolino dalla carne, tuttavia tenne ben stretto l’animale tra le braccia. Era così piccolo, completamente bianco se non per i bordi delle orecchie, colorati di un viola acceso, e tra le zampette stringeva un ciondolo a forma di rosa, tenuto a tracolla sul suo corpicino da un filo di nylon bianco.
Il coniglio aprì gli occhi, grandi e verdi, e la fissò. Haru sorrise.
"Per fortuna stai bene" sospirò, passandosi la manica della divisa sulla guancia sporca di terra, ma gelò quando sentì i passi pesanti dell'essere alle sue spalle.
"Kurofuuku" mugghiò lui, alzando una mano per abbatterla su entrambi. E Haru sgranò gli occhi, non sapendo se trovava più assurda la cosa in sé o il fatto che parlasse. Si rannicchiò su sé stessa, mentre mille immagini le passavano per la mente, e il suo ultimo pensiero andò a sua madre che non avrebbe più potuto riabbracciare; quella constatazione era nata spontanea nella propria mente, come se il suo inconscio sapesse già che la sua vita stava per finire prima ancora che il resto del corpo se ne rendesse conto, e forse quella fu la parte peggiore della cosa. Ma prima che potesse anche solo metabolizzare il tutto, il ciondolo che il coniglio stringeva s'illuminò creando un enorme scudo rosa intorno ad entrambe e Haru spalancò gli occhi, trovandosi immersa in quel tripudio di colori brillanti.
"Cosa... è successo?" mormorò. La sua voce rimbalzò tra le pareti, rieccheggiando in quell’esulo spazio: riusciva a vedere la pianta che dibatteva le liane contro le pareti ma non sentiva nulla, neanche il tonfo sordo dei colpi sferrati senza pietà.
"La Rosa del Tempo ci ha protetti" mormorò il coniglio, facendola sussultare e abbassare lo sguardo "È la fonte di potere dell'Imperatrice, lei è con noi" continuò, stringendo il ciondolo al petto e chiudendo gli occhi "Come scritto nel destino...". La rosa s'illuminò, sprigionando un fascio di luce bianca che salì fino al cielo, avvolgendole con uno scoppio assordante: al centro del ciondolo si radunarono piccoli fasci di luce finché, con un sonoro ding, non apparve un fiore di ciliegio che si posò sul palmo della mano della ragazza. Era grande, freddo al tatto segno che era fatto di metallo, e molto spesso: appena Haru lo prese tra le dita un click sordo si espanse nell’aria e dall'estremità spuntò una piccola chiave.
"Cos'è?" domandò, fissando quell’oggettino quasi fosse in trance.
Il coniglio non rispose e la rosa s'illuminò nuovamente facendo apparire dinnanzi a lei una boccetta di vetro quadrata ricca di decori floreali, simile a quella di un profumo, che rimase sospesa a mezz’aria.
"Sei tu..." mormorò il coniglio "Sei la prima Pretty Cure... la Rosa ti ha scelta. Ora non resta che trasformarti" concluse, rilassandosi contro il suo petto.
Haru guardò la chiave e il profumo con sconcerto, confusa e disorientata, non capendo minimamente cosa dovesse fare.
“Io non so…” iniziò ma l’animaletto scosse piano la testa, alzando gli occhi su di lei.
“Verrà da solo” rispose “Devi solo volerlo.”
Haru trattenne il fiato e spostò lo sguardo sulla pianta a pochi metri da loro; infine respirò a fondo e annuì. “Ok, farò come dici!" promise, poggiandolo sull’erba. Non ci aveva capito nulla e probabilmente non avrebbe ricevuto spiegazioni tanto presto, però voleva davvero aiutare quel piccolino e, ovviamente, uscire da lì con ancora tutti gli arti al loro posto. Afferrò la boccetta del profumo e la luce che l’aveva avvolto sparì, poi si alzò in piedi e chiuse gli occhi.
Lo voleva davvero…
Pochi istanti dopo, un calore inspiegabile le pervase il petto e una scarica di adrenalina l’attraversò dalla testa ai piedi come un fulmine: le sue mani si mossero da sole, come se il suo corpo sapesse esattamente cosa fare, e posizionò il profumo davanti a sé con la chiave sopra di essa. Le sue labbra si schiusero e le corde vocali vibrarono dolcemente quando la sua voce si levò in quel sordo silenzio, chiara e decisa: "Season Charge: - inserì la chiave nel tappo del profumo e la girò, facendolo riempre all'istante di un liquido rosa - Metamorfosi!"
Venne quasi accecata da una luce intensa bianca e fucsia e la sua divisa disparve, lasciando il posto ad una veste bianca che l'avvolse come una seconda pelle. Impugnando la boccetta spruzzò il profumo, che si espanse nell'aria in una scia di cristalli rosa "Fiorisci, Fragranza Primaverile!" esalò. Girò su sé stessa e la veste sparve tra mille fasci colorati, lasciando il posto ad un vestito corto completamente rosa, con la gonna ampia aperta sul davanti. Le maniche erano corte e a sbuffo, con polsini e stivali panna e fragola; i suoi capelli si erano allungati diventando di una tonalità più chiara, disegnando due grandi trecce dietro di lei, mentre il capo era ornato da un diadema di fiori. La barriera s’infranse e lei si posizionò di fronte al mostro aprendo le braccia intorno a sé: "Fresca e profumata, come i fiori primaverili: io sono Cure Cherry!" esclamò e solo dopo un lungo istante di sbigottito silenzio si rese conto di ciò che aveva effettivamente fatto.
O meglio, di ciò che quel profumo le aveva fatto fare.
Il Kurofuku (o almeno così lo avrebbe chiamato lei visto il suo bizzarro “ruggito”) non si lasciò intimidire e partì immediatamente all'attacco. La ragazza lo schivò istintivamente con un salto, finendo sul ramo di un albero lì accanto, fuori dalla sua portata.
"Wow!" esclamò, aggrappandosi al tronco per non perdere l'equilibrio: era sempre stata negata negli sport e qualche volta aveva rischiato di rompersi qualcosa solo scendendo dal letto, pertanto il suo stupore dinnanzi a quell’improvviso slancio di atletica era a dir poco enorme.
"Kurofuuku!" ruggì lui, cercando di colpirla.
"Cure Cherry, usa i tuoi poteri!" esclamò il coniglio, correndo a nascondersi tra le radici di un albero poco distante.
"I miei poteri?" la ragazza si guardò intorno, sperando che quella bizzarra forza magica le facesse fare nuovamente tutto in automatico.
“Concentra la tua energia nel Crystal Parfume” spiegò.
Haru si guardò la gonna del vestito e notò un cofanetto di velluto bianco poggiato sul fianco destro, con semplici decori rosa. "Va bene, ci provo!" annuì, scendendo dal ramo con un salto e atterrando quasi in perfetto equilibrio. Si drizzò e prese coraggio, puntandogli contro il dito: si sentiva tanto una maghetta dei cartoni animati e, visto che non sapeva se le sarebbe ricapitata mai una cosa del genere, tanto valeva togliersi qualche piccolo sfizio. "Pagherai per quello che hai fatto!” esclamò con tono deciso e autoritario “La natura è un bene prezioso e inestimabile, nessuno può distruggerla. Preparati, perché stai per essere sconfitto!" concluse e si sentì incredibilmente bene con sé stessa dopo aver pronunciato quelle parole.
Portò le mani dinnanzi al cofanetto e si concentrò più che poté: fasci di luce si materializzarono davanti ad esso, raccogliendosi velocemente tra le sue dita, e la formula le uscì in automatico. "Il Potere della Natura! – la luce assunse la forma di un grande giglio che dischiuse i suoi petali con un rombo assordante – Season Power: Uragano Floreale!" con uno scatto indirizzò il fiore contro il mostro: il giglio s'ingigantì e, girando su sé stesso, sparò contro di lui una tempesta di petali candidi che lo attraversarono come tanti proiettili, disintegrandolo. Con un ruggito, la pianta tornò un semplice seme e si dissolse nell'aria.
Haru guardò la scena ad occhi sbarrati prima di sorridere: "Ce l'ho fatta..." mormorò, realizzando di essere riuscita a sconfiggere la creatura e di essere ancora tutta intera. "Ha! Ce l'ho fatta!" gridò, emozionata, saltando dalla gioia. La donna, sospesa a mezz'aria sopra di lei, si esibì in uno "Tsk!" di disprezzo e scomparve così come era apparsa, senza che lei se ne accorgesse.
"Hai visto coniglietto?" aggiunse, voltandosi verso di lui "Ce l'ho fatta!" asserì, raggiungendola "Anche se non so cosa ho fatto" ammise, inginocchiandosi sull'erba.
Il coniglio sorrise: "Hai appena salvato il mondo dalla distruzione" rispose "Ed io ho iniziato la missione che mi è stata affidata" continuò alzandosi, ancora un po' stordita dalla botta "Io sono Reiha, un folletto del Regno di Lilium4, e tu sei una Season Charge: la Guerriera della Natura!"
"Guerriera della Natura?" domandò lei, inclinando leggermente il capo di lato. Reiha annuì, socchiudendo di poco gli occhi, barcollando un po’ in avanti.
"Sì. Ci sono molte cose che devo spiegarti..." mormorò prima di perdere i sensi  Haru sussultò e la resse con le mani.
"Ehi, Reiha, stai bene?" domandò, preoccupata, ma il folletto sembrava dormire profondamente. La ragazza si alzò, prendendola in braccio, e impallidì quando sentì una voce rieccheggiare tra gli alberi.
"Haru! Haru, dove sei?"
Non poteva sbagliarsi: era la voce di Nagi. Dopo pochi secondi, la ragazza spuntò da dietro un tronco sdradicato e si bloccò di colpo quando la vide. Le due si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Nagi si riscosse: "E tu chi sei?" domandò, sconcertata, trovandosi dinnanzi una sconosciuta dall’outfit decisamente molto appariscente.
Haru esitò, nervosa, poi sorrise.
"Io sono Cure Cherry, una Guerriera della Natura!" si presentò, portando la mano destra alla fronte a formare un tre, facendo l'occhiolino… ma si sentì molto stupida dopo averlo fatto. Nascondendo l’imbarazzo, salutò con un cenno della mano e corse via, sparendo nel boschetto.
Nagi sbatté le palpebre, basita, pensando che fosse pazza, ma scosse il capo quando la vide sfrecciare via: "Ehi, aspetta un momento!" esclamò "Cos'è una Guerriera della Natura?"
Haru sorrise tra sé, mentre si dirigeva verso casa: era quello che avrebbe tanto voluto sapere anche lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1 Shizun: da “Shizu” che singifica “silenzioso”.
2 Kōji: da “Kōjō” che significa “pianta”.
3 Kurofuku: letteralmente “Seme nero”.
4 Lilium: in latino significa “giglio”.

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Capitolo 3
*** Il debutto di Haru ***


REVISIONATA IL 11/12/2022



Tra le poche cose da sapere su Haru, indubbiamente spiccava quanto fosse negata ai fornelli. Adorava mangiare ma in cucina combinava veri e propri pasticci degni di questo nome che difficilmente potevano definirsi commestibili; ciò non significava, tuttavia, che non ci provasse.
Reiha guardò con diffidenza la ciotola di riso in brodo vegetale che le era stata messa davanti: l'aspetto non era dei migliori, certo, ma erano giorni che non consumava un pasto decente, limitandosi a raccogliere le foglie, la frutta e le bacche che trovava in giro per la città. Prese il cucchiaino di legno e si sporse per pescarne una manciata: il brodo aveva un bizzarro colore marrognolo e il riso vi galleggiava dentro in modo un po’ troppo anomalo, ma lo portò comunque alla bocca mandandolo giù tutto d'un fiato.
Era un po’ troppo denso e leggermente insipido ma commestibile, forse non il massimo della cucina ma vista la situazione non era proprio il caso di mettersi a fare la schizzinosa.
"Allora?" domandò Haru, seduta di fronte a lei in trepida attesa di un verdetto.
Reiha la guardò per un istante, infine scrollò le spalle. "Non è male" decretò.
Haru sorrise, sollevata: quando si metteva ai fornelli solitamente produceva qualcosa di strano, dall'aspetto indefinito e dal dubbio sapore, pertanto quello era un enorme passo avanti per i suoi standard: “Sono contenta. Purtroppo non sono molto brava nelle faccende domestiche” ammise, imbarazzata, grattandosi nervosamente dietro il collo. La coniglietta prese a mangiare velocemente e, in fin dei conti, con la fame che aveva quasi non badò al sapore mentre Haru attendeva pazientemente che finisse per iniziare l’interrogatorio: aveva tante domande da porle e non vedeva l’ora di sapere tutta la sua storia che, ne era sicura, sarebbe stata a dir poco pazzesca. Insomma, un coniglio parlante con una collana magica che permetteva alle persone di trasformarsi non poteva avere certo dei trascorsi noiosi!
Quando l'animaletto posò il cucchiaio con un sospiro di sollievo, pochi minuti più tardi, Haru drizzò le orecchie in attesa che iniziasse a raccontarle tutto… ma Reiha s’inchinò brevemente, lasciandola un attimo spiazzata.
"Grazie per la cena" esalò educatamente.
"Ah... no, non c'è di che" rispose lei, agitando le mani davanti al volto con evidente imbarazzo "L'ho fatto con piacere" aggiunse, togliendo le stoviglie per poggiarle sul pavimento accanto a sé "Piuttosto, che ne dici di raccontarmi cosa ti è successo?" chiese.
Reiha annuì e si sedette sul piccolo cuscino (improvvisato con un maglioncino di Haru)  poggiato sul tavolino al centro della stanza della ragazza, sospirando. “Vedi, io provengo dal Regno di Lilium, situato in una dimensione parallela a questa. Sono il Folletto Custode dell'Imperatrice Daphne, la nostra regina, che mi ha incaricato di venire sulla Terra a cercare le cinque Guerriere della Natura leggendarie" iniziò. Haru ci mise qualche secondo ad assimilare il tutto e sgranò i grandi occhi azzurri: "A-aspetta!” la interruppe, disorientata “Folletti, regni, guerriere… sembra tutto uscito da un libro fantasy!” ammise. Reiha annuì.
“Per gli esseri umani non è facile da accettare, ma posso assicurati che è tutto reale” confermò “E con quello che è successo oggi, da ora ne fai parte anche tu” decretò, facendola deglutire nervosamente.
“A proposito di oggi… io non ancora ben capito cosa è successo” ricordò “Insomma, è stato tutto così incredibile e… assurdo: cos’era quella pianta gigantesca? Perché ce l’aveva con te? E perché mi sono trasformata?” domandò tutto d’un fiato, sempre più nervosa e sconcertata “E cosa sono queste guerriere che continui a nominare?”
Reiha sospirò e poggiò le mani sul proprio grembo: “Per rispondere a tutte queste domande bisogna partire dal principio” spiegò “Esistono molti Regni e Città nel mio mondo, oltre a Lilium, popolati dalle più diverse creature: ognuno di essi ha il proprio habitat, il proprio equilibrio e la propria fonte di vita. Quella che vedi quì…” con delicatezza si tolse il ciondolo a forma di rosa dalla tracolla e lo poggiò sul tavolo dinnanzi a sé “…si chiama Rosa del Tempo: è un antico manufatto del mio regno dotato di straordinari poteri magici. E’ anche in grado di donarne, riuscendo a creare i cinque Crystal Parfume, oggetti antichi che permettono di acquisire i poteri della natura, come è successo a te poco fa. Coloro che ricevono questi poteri vengono chiamate Season Charge, delle leggendarie guerriere il cui compito è difendere e proteggere il Regno di Lilium.”
Reiha fece una pausa e bevve un sorso d’acqua dal bicchiere di plastica poggiato accanto a sé, con Haru che ascoltava il racconto totalmente rapita dalla sua voce. Prese un respiro profondo e andò avanti. “Le prescelte devono dimostrare di avere un cuore puro per poter ricevere questo dono e perseguire il loro compito. Se la Rosa ti ha dato questi poteri è perché ti ha ritenuta degni di riceverli” concluse.
Haru rimase in silenzio per qualche istante e deglutì. “Wow” mormorò infine “Sembra una cosa molto importante, detta così…”  ammise.
“Lo è” rispose la coniglietta, risoluta “Nel nostro regno è un vero onore ricoprire questo ruolo.”
La ragazza si agitò un po’, titubante, infine annuì: “Lo capisco… e ha senso” disse “Però non ho ancora chiaro tutto il resto.”
Reiha si rabbuiò. “Quello che hai visto oggi era un soldato mutante del Grande Impero” spiegò.
Haru inclinò leggermente il capo di lato: “Grande Impero?” chiese.
“Esiste un regno, nei meandri più lontani della nostra dimensione, il cui nome è Intramondo: si tratta di una terra buia, arida e desolata comandata dal malvagio Imperatore Roku. Non molto tempo fa, egli iniziò una terribile campagna di espansione, conquistando e distruggendo tutti i luoghi che riusciva a raggiungere con la sua armata… finché, qualche settimana fa, non raggiunse anche Lilium” la piccola fece una pausa e i suoi occhi si velarono di tristezza “Il nostro regno è stato raso al suolo e la nostra Imperatrice fatta prigioniera.”
Haru sgranò gli occhi e trattenne il fiato, inorridita: molto aveva immaginato ma mai nulla del genere e lo stomaco le si strinse in una morsa dolorosa.
“Prima di essere catturata, la Regina mi ha affidato la Rosa perché potessi giungere qui sulla Terra e cercare le cinque guerriere che possono sconfiggere l’esercito di Roku” continuò Reiha, imperterrita. “Ma l’Imperatore sta cercando proprio la Rosa per poter sfruttare i suoi poteri a scopi malvagi, quindi ha mandato i suoi soldati sulla Terra per potermi trovare e portarmela via.”
Scese un lungo silenzio nella stanza, reso pesante dalle parole appena pronunciate dal folletto, e Haru non riuscì a fare altro che mormorare un triste: “Mi dispiace” non sapendo cos’altro dire per consolare la piccola, evidentemente devastata dal dolore. Aveva ascoltato tutta la storia e, sebbene le risultasse ancora difficile comprendere appieno tutti quegli eventi, capiva che Reiha era in una situazione davvero complicata: aveva visto la sua terra natìa distrutta, perso le persone a lei care, costretta a fuggire in un altro mondo inseguita da esseri spaventosi e con il pesante compito di salvare il proprio regno. Se c’era qualcosa che poteva fare per aiutarla era decisa a farla.
Reiha si asciugò gli occhi con le zampette e scosse il capo: “Va tutto bene” rispose “Ora sono quì e ho trovato te: se riuscirò a radunare tutte e cinque le guerriere avremo una speranza per sconfiggere Roku.”
La ragazza, tuttavia, non riuscì a nascondere la propria incertezza a riguardo: “E credi davvero che ce la faremo se ci fossimo tutte?” domandò, abbassando un attimo lo sguardo “Voglio dire, se è riuscito a conquistare tanti regni deve essere davvero forte.”
Il folletto annuì: “Non è una persona da sottovalutare” ammise “Ha con sé un grande potere oscuro e non nego che sarà dura… ma so che possiamo farcela. I poteri delle Season Charge vanno ben oltre la semplice magia: si nutrono della forza d’animo delle loro portatrici e possono crescere a dismisura. Se sarete insieme e non vi darete mai per vinte, neanche lui potrà fermarvi” e lo disse con una tale risolutezza che neanche Haru ebbe nulla con cui controbattere. Quindi repsirò a fondo e annuì: “Va bene, allora” sorrise “Conta pure su di me!”
Ma prima che la coniglietta potesse ribattere, il suono dei passi che salivano le scale le mise entrambe in allerta: la voce della madre di Haru si levò oltre la porta e la ragazza impallidì. "Haru! C'è una tua amica al telefono!"
Svelta come un fulmine, la ragazza afferrò Reiha e la infilò poco delicatamente nello zaino un attimo prima che la donna aprisse la porta. La signora Momoka si affacciò oltre lo spiraglio, accigliata e con il telefono fisso in una mano: "Hai sentito quello che ho detto? Un certa Nagi vuole parlare con te... e sembra anche molto arrabbiata" spiegò. La ragazza sbiancò, portandosi le mani al viso: dopo aver sconfitto il mostro era tornata direttamente a casa, dimenticandosi completamente di Nagi!
Scattò in piedi e si affrettò a prendere il telefono, portandoselo all'orecchio… ma appena ebbe sussurrato un timido "Pronto?" venne stonata da un "Dove cavolo eri finita?! Mi hai fatto morire di paura!" che fece sobbalzare persino sua madre.
La successiva mezz'ora, Haru la passò a scusarsi.
 
 
Reiha detestava gli spazi stretti e bui, non riusciva proprio a starci neanche per brevi lassi di tempo, le mettevano un’ansia incredibile. Tuttavia, in una situzione come quella, non potevano proprio fare altrimenti e aveva dovuto arrangiarsi.
Con un leggero sbuffo si sporse furtivamente dalla borsa di Haru e diede un'occhiata alla classe intorno a sé: dalla sua posizione vedeva solo i piedi degli altri ragazzi, disordinatamente posti sotto i banchi nelle più disparate maniere. Il suo sguardo sondò principalmente le figure femminili, per quel poco che riusciva a scorgere di loro: tutte quelle ragazze erano delle potenziali candidate a divenire le prossime guerriere della natura. Il solo problema, ovviamente. era come trovare quelle giuste: con Haru era stata letteralmente miracolata e non sapeva se sarebbe stata di nuovo così fortunata da ripetere l’esperienza; avrebbero dovuto cercare il modo di metterle alla prova senza fale insospettire.
Più facile a dirsi che a farsi, insomma.
La campanella suonò, vide Haru alzarsi insieme agli altri studenti con un grattante rumore di sedie, e si affrettò a tornare nella borsa poco prima che la ragazza la prendesse per rimettere a posto i libri e dirigersi fuori dalla classe insieme alle sue amiche. Uscirono dall’istituto e si sistemarono in cortile per godersi la pausa pranzo in tutta tranquillità: Haru aveva preparato un piccolo panierino con metà del proprio pranzo anche per Reiha, che la piccola consumò ben nascosta nella borsa (quasi sollevata che a cucinarlo fosse stata la madre), mentre le ragazze chiacchieravano tranquillamente tra di loro.
"Dite quello che volete ma Seiichiro ha il suo fascino!" stava dicendo Akio, convintissima, iniziando una conversazione che (Haru ne era consapevole) non poteva finire bene. Reiha aveva adocchiato quella ragazza sin da subito: allegra e dal carattere esuberante, sempre piena di energie e con un’insana passione nel mettere a disagio le persone intorno a sé con battute e commenti provocanti, però ben voluta e amata dai propri amici; aveva decisamente tutte le carte in regola per essere una delle prossime guerriere della natura.
"Ma dai!" la rimbeccò Etsuko, alzando gli occhi al cielo "Dopo la battuta che ha sparato sulla pianta carnivora mi è sceso troppo in basso" ricordò seccata. Quella era un’altra che Reiha aveva preso in considerazione: seria e composta, emanava un’aura di carisma intorno a sé quasi mistica e poteva essere definita la “leader” del gruppo; sapeva come tenere a bada gli animi effervescenti delle proprie amiche e terrorizzare tutti gli altri in quanto, all’occorrenza, sapeva diventare minacciosa e spietata. Una come lei sarebbe stata perfetta in prima fila a combattere i soldati di Roku.
"Oh, ma chi se ne frega della pianta carnivora!" sbottò la ragazza, aggiustandosi i lunghi capelli arancioni "A me interessa lui" aggiunse con un sorriso sognante sul volto, poggiando la nuca sulla panchina alle proprie spalle con gli occhi chiusi: la cotta di Akio per Seiichiro non era cosa nuova, ma solo da lì a poco aveva assunto una forma molto più vicina all’amore se non, addirittura, all’ossessione. Cose normali per una ragazza della sua età, dopotutto.
"Bah, contenta tu" scosse le spalle la mora "Io preferisco Shio" rispose sicura. Shinya inarcò entrambe le sopracciglia.
"Punti veramente in alto, Etsuko" commentò "Shio è il miglior studente del nostro anno e ha una personalità totalmente a sé: uno come lui non si innamora facilmente” notò. Shinya era la parte romantica della combriccola: appassionata di storie d’amore (di cui divorava libri, manga e serie TV), aveva un visione totalmente sua del mondo che la circondava e sognava di trovare l’amore della sua vita nel modo più meraviglioso e suggestivo che esistesse. Una vera sognatrice, perfetta anch’ella per il ruolo di guerriera.
"Ed anche il più carino" aggiunse Akio "Beh, certo, dopo Matsumoto” ammise infine.
Nonostante avessero molti bei ragazzi nella loro scuola, tutti concordavano che il più corteggiato in assoluto fosse proprio Hayato: nonostante il suo essere molto riservato e di poche parole, le ragazze sembravano adorare quel lato di lui e (nel giro dei suoi pochi mesi di permanenza) era già stato invitato ad uscire da mezzo istituto; tutti inviti che aveva seccamente rifiutato senza girarci troppo intorno. Effettivamente, fino ad allora, gli unici che erano riusciti a passare del tempo con Hayato fuori dal regime scolastico erano i ragazzi della squadra di pallavolo (di cui faceva parte anche lui), anche se le volte in cui erano andati a mangiare qualcosa insieme dopo le partite o gli allenamenti si potevano contare sulle dita di una mano. Escluso quel suo carattere molto distaccato, però, era una ragazzo davvero molto attraente… anche se Akio lo trovava inquietante per quei suoi modi di fare un po’ sinistri (come lo strisciare alle spalle delle persone senza che gli altri se ne accorgessero, causando una moltitudine di infarti quando, poi, proferiva parola per avvisare della propria presenza); non a caso la ragazza lo aveva scherzosamente soprannominato “Nosferatu”.
“Hayato ha un’aria troppo macabra” ammise Nagi “E’ sempre lì, in disparte, e non si capisce mai a cosa pensa… non so come faccia a piacere alle ragazze.”
“Però è una brava persona, una volta conosciuto meglio” lo difese Haru che, fino ad allora, era stata l’unica a riuscire a scambiare più di otto parole con lui “E’ solo un po’ timido.”
“Timido o no, dovrebbe smetterla di sbucare alle spalle degli altri” sbottò Etsuko, infastidita “Ho rimediato quasi tre attacchi di cuore da quando l’ho conosciuto.”
Nagi rise “Beh, quello non lo fa apposta” rispose “E’ solo troppo silenzioso quando cammina. Asami ha provato ad attaccargli un campanello al collo dopo che se lo è ritrovato senza preavviso nelle docce” ricordò divertita.
"A proposito” saltò su Akio "Non ci hai ancora detto di te, Nagi! Non dirmi che non ti piace nessuno" l’apostrofò incredula. Nagi, che stava addentando un rollino di onigiri-sushi, voltò lo sguardo verso di lei con metà pranzo in bocca.
"Mpfeh, pforse funo shi" rispose schiettamente.
"Mastica almeno prima di rispondere!" la rimbrottò Etsuko, disgustata.
"E alla svelta: voglio sapere chi è!" aggiunse Shinya, eccitata da quell’improvviso colpo di scena: Nagi non era mai stata molto propensa a interessarsi di pettegolezzi e gossip, solitamente si limitava ad ascoltare o commentare annoiatamente, e mai aveva dimostrato un qualche interesse particolare che non fosse collegato allo sport. Quella rivelazione era troppo succosa per lasciarsela scappare.
Nagi mandò giù il boccone quasi intero: "Hasashi Kawamura!" decretò.
Tutte e quattro le ragazze si voltarono verso di lei, ad occhi sgranati: "Il Capitano della Squadra di Baseball?!" esclamarono in coro e per poco Akio non saltò dalla panchina: Kawamura era letteralmente il ragazzo più popolare dell’istituto, grazie sia al suo talento nel baseball che al suo carattere affabile e genuino. Un tipo come lui, per una come Nagi, nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
Nagi annuì senza la minima traccia di imbarazzo: "Ho conosciuto Hasashi la scorsa primavera quando ho fatto domanda per entrare nel Club di Baseball" rispose "Ci alleniamo insieme da allora e... sì, insomma, credo che mi piaccia. Una volta mi ha anche offerto la cena dopo l'allenamento" spiegò, arrossendo leggermente, incurante delle occhiate incredule delle sue amiche.
“Caspita!” commentò Shinya “Io credevo che fossi più tipo da… non so… Asami o Koichi” ammise.
“Kawamura è una bella sorpresa” aggiunse Etsuko.
“Beh, che posso dire: al cuor non si comanda” scrollò le spalle lei, addentando il resto del rollino. Haru sorrise, portandosi del riso alla bocca: sapeva da tempo della cotta di Nagi ed era stata anche molto contenta di vederla così presa da un ragazzo tanto fantastico; sperava solo che non ricevesse alcuna delusione a riguardo, non avrebbe sopportato di vederla con il cuore spezzato. I suoi pensieri vennero interrotti da Shinya che le tirò una gomitata sul braccio, facendola sobbalzare.
"Guarda chi sta passando" sussurrò, maliziosa, indicando il fondo del cortile: in mezzo ad un esiguo gruppo di ragazzi spiccava la figura di Yuji, il ragazzo che lì ad un anno aveva prepotentemente affollato i sogni e il cuore di Haru. Nagi adocchiò il soggetto con occhio alquanto critico: non era molto alto per un ragazzo della sua età ma era robusto, con corti capelli castani e occhi azzurri. Era il tipico secchione della scuola, fondatore del Club di Matematica, bravo in tutte le materie, sempre gentile e disponibile con tutti. Per gli standard di Nagi era decisamente troppo molle ma per Haru, che sorrideva sempre a chiunque e che riusciva a mettere pace anche nelle situazioni più disperate, lei così dolce e carina... beh, era il ragazzo perfetto.
"Tipo... gli hai mai parlato?" domandò Etsuko, allungando il collo per controllare che Shio fosse lì in mezzo. Haru si limitò a scuotere la testa.
"E lui ti ha mai parlato?" chiese Nagi.
La ragazza annuì.
"E perché tu no?" si stupì Shinya. Passarono dieci lunghissimi secondi di silenzio, tempo nel quale il gruppetto sparì dietro l'angolo, infine Haru sospirò.
"Perché non ci riesco" mormorò affranta "Mi si bloccano le parole, non riesco a dire nulla" aggiunse, coprendosi il viso con le mani.
"E’ perché sei troppo nervosa" la riprese Etsuko “Dovresti rilassarti un po’ di più.”
“Non è così semplice” borbottò lei con lo sguardo basso, congiungendo gli indicini e facendoli picchiettare tra di loro, imbarazzata: Yuji le piaceva veramente tanto e, ogni volta che si trovava dinnanzi a lui, era così presa dall’ansia e dal nervoso che andava in tilt. Non era colpa sua e non c’era molto che potesse farci.
In quel momento, nessuna di loro si accorse della figura che si era silenziosamente avvicinata a loro, fermandosi alle spalle di Nagi, Etsuko e Akio. Almeno finché non esalò un "Hoshimura" con tono pacato e un po’ sinistro.
Un brivido gelido percorse i corpi delle quattro ragazze che, con uno strillo acuto, saltarono dalla panchina per rifugiarsi su quella di fronte. Nagi, invece, si limitò a voltarsi verso Hayato come se nulla fosse, anche fin troppo abituata alle sue spettrali apparizioni.
"Che succede?" domandò semplicemente.
"Ma che problemi ha quel ragazzo?" mormorò Akio, tenendosi una mano sul cuore spaventata a morte.
“Un giorno di questi lo ammazzo” ringhiò Etsuko, tremando come una foglia. Hayato spostò lo sguardo su di loro e inclinò la testa di lato, leggermente incuriosito, senza però intaccare la sua espressione imperscrutabile.
"Che vi prende?” esalò, stupito da quell’improvvisa reazione.
"E lo chiedi anche?!" sbottò Shinya, trattenendosi dal lanciargli qualcosa dietro. Haru, dal canto suo, stava ancora cercando di riprendersi per poter proferire parola. Hayato scrollò le spalle e si rivolse a Nagi.
"Ci manca un giocatore per la partita di pallavolo” informò “Poco fa Nagahara è caduta dalle scale e si è storta una caviglia" sospirò.
"Eh? Proprio oggi?" sbottò lei, alzandosi, sbalordita e piccata: quel giorno avrebbero dovuto disputare la partita contro la sezione B con cui, da tempo ormai, le due squadre avevano un’accesa rivalità. Poterli finalmente stracciare su un campo ufficiale era ciò che avevano bramato dall’inizio della stagione ma quell’imprevisto rischiava di rovinare tutto. “Questa non ci voleva: non abbiamo ancora delle riserve" sbottò, portandosi delle mani ai fianchi "E non possiamo giocare in sei..." aggiunse, seccata, mentre sentiva il fastidio e la delusione montarle dentro: non potevano lasciarli vincere a tavolino per una cosa del genere ed era decisa più che mai a giocare quella partita, anche a costo di mettere in squadra il primo disgraziato che le fosse capitato a tiro.
Aveva appena formulato quel pensiero che una lampadina le si accese nella testa e si voltò lentamente verso le ragazze, ancora a pochi passi da lei. Rimase qualche istante a contemplarle poi sorrise ampiamente, facendole impallidire tutte.
"Ah, no, non guardare me: sono negata nella pallavolo!" si tirò subito fuori Shinya, avendo già capito le sue intenzioni.
"Io ho il Gomito del Tennista, non posso giocare!" si affrettò a dire Akio.
"Non provare neanche a mettermi in mezzo!" la minacciò Etsuko.
Rimase, quindi, solo Haru che la guardò terrorizzata: "Ah, no... io non so giocare..." tentò di spiegare, ma Nagi l'aveva già presa per un braccio e la stava trascinando allegramente via.
"Tranquilla, ci servi solo per fare numero, non dovrai fare nulla" cercò di tranquillizzarla, mentre il piano per la loro vittoria prendeva minuziosamente forma nella sua mente; la poveretta, dal canto suo, allungò un braccio dietro di sé quasi con disperazione, cercando l'aiuto delle sue amiche, che si limitarono a scusarsi a monosillabi. Hayato, invece, le seguì senza dire una parola: dopotutto il Capitano era Nagi, chi era lui per contestare una sua decisione?
 
 
Haru si guardò più volte allo specchio, contorcendosi per cercare di capire se i pantaloncini della divisa mostrassero più del dovuto: si era sempre sentita a disagio con i vestiti troppo attillati e quegli abiti erano anche scomodissimi tanto erano stretti. Come avrebbe fatto addirittura a giocarci?
"Sei pronta?" chiese Nagi, raggiungendola, posando il proprio borsone nell’armadietto.
"No" rispose lei, cercando di aggiustarsi nel miglior modo possibile "Non so giocare, Nagi, farò una figuraccia davanti a tutta la scuola" mormorò sull’orlo della disperazione.
"Te l'ho detto, scendi in campo solo per fare numero” ripeté la ragazza, allacciandosi le scarpe “Faremo in modo che la palla ti arrivi il meno possibile."
"Dici che funzionerà?" domandò Haru, tormentandosi l'orlo della maglia, agitata e nervosa: l’ultima cosa che voleva era fare una una brutta figura su un campo da pallavolo e davanti a tutti quelli del loro anno. Sarebbe potuta morire per la vergogna.
"Ma sì, tranquilla!" Nagi si limitò ad agitare la mano con noncuranza, evidentemente non prendendo seriamente i suoi tormenti. Ma prima che Haru potesse ribattere, la porta venne aperta senza preavviso e Hayato varcò la soglia dello spogliatoio femminile.
"Siete pronte?" chiese, ignorando deliberamente che lui non avrebbe dovuto assolutamente trovarsi lì in quel momento. Haru sbiancò e Nagi s’incazzò, afferrando una delle scarpette della divisa scolastica e lanciandogliela dritta sul naso con poco preavviso.
"Ti ho detto un sacco di volte che non devi entrare senza bussare!" lo riprese, inferocita. Hayato era davvero la persona più bizzarra e problematica con cui avesse mai avuto a che fare: sarebbe stato benissimo capace di entrare nel bagno delle ragazze senza battere ciglio se si fosse reso necessario… e non ci avrebbe trovato neanche qualcosa di sbagliato!
La ragazza aveva dunque optato per un rigido regime di rieducazione che comprendeva, principalmente, l'uso libero e assolutamente giustificato della violenza (il più delle volte lanciandogli contro gli oggetti che aveva a portata di mano).
"Ma siete vestite" gemette lui, intontito, tenendosi il volto con entrambe le mani.
"E potevamo non esserlo, idiota!" lo rimbeccò Nagi mentre l’amica rimase allibita nell’apprendere che quella non fosse la prima volta che il ragazzo entrava liberamente lì dentro. Forse aveva davvero qualcosa che non andava…
"Se lo fai di nuovo ti spello vivo!” ringhiando insulti, la ragazza uscì dallo spogliatoio a passo di marcia con una Haru decisamente demoralizzata e un Hayato dolorante al seguito, tutti e tre diretti al campo da pallavolo esterno. Il resto della squadra era radunata a bordo campo, impegnati in esercizi di riscaldamento a cui Haru evitò di aggregarsi, non avendo idea di cosa fare (o come farlo) e, quando scesero in campo, lei venne messa al centro con il compito di passare la palla agli altri se le fosse capitata; a coronare quel tragico momento, nel quale la ragazza stava affogando nella propria ansia e frustrazione, tra gli spalti era presente anche Yuji. Insomma, peggio di così non poteva andare.
"Rilassati, Momoka" le sussurrò Shio, dietro di lei “Andrà tutto bene” la rassicurò, cercando di tirarle su il morale, ben conscio delle sue scarse abilità fisiche e del suo nervosismo.
Facile parlare per lui, che sapeva giocare benissimo! Annuì comunque, facendo dei respiri profondi per provare a rilassarsi, mentre l'arbitro fischiava l'inizio della partita.
 
 
Haru non era mai stata una tipa eccessivamente sportiva, pertanto non era abituata a cose come i "bagni di sudore", e finì con l’arrivare alla fine del terzo set distrutta… e aveva solo alzato la palla agli altri compagni!
Sospirò e si abbandonò sulla panchina, stanca e dolorante, per nulla sicura di riuscire a giocare un solo minuto di più.
"Credo che avresti un ottimo futuro come alzatrice!" si complimentò Hiroshi, gettandole un asciugamano. Haru riuscì a malapena ad alzare una mano per prenderlo e se lo passò sul viso, per asciugarsi un po’.
"Dici?" mormorò lei, stremata e per nulla convinta. Il ragazzo annuì e si sedette accanto a lei, prendendo un lungo sorso d’acqua dalla borraccia.
"Beh, forse come attaccante un po' meno" aggiunse Seiichiro, sedendosi per terra davanti alle panchine "Però quella difesa con la fronte non è stata niente male" si complimentò.
La ragazza gli lanciò uno sguardo depresso: "È stato un incidente” ammise tristemente, facendolo bloccare nell’atto di bere.
"Ah" rispose lui, capendo di aver fatto una gaffe colossale e non sapendo che altro dire per consolarla.
"Su, non ti abbattere" la riprese Nagi, dandole una pacca sulla spalla "Stai andando benissimo, devi solo continuare a fare quello che stai facendo!"
"Farmi colpire in faccia con la palla?" domandò Haru con melodrammatico sarcasmo.
"Beh, no, quello no…” ammise lei, mentre Hayato prendeva posto dall’altro lato della ragazza.
"Ci manca solo l'ultimo punto per vincere” ricordò, pacato come al solito “Vedi di non sbagliare.”
Haru sgranò gli occhi e Nagi lo colpì con la bottiglia d’acqua dritto sulla nuca, facendolo sussultare dal dolore. "Ma allora lo fai apposta!” sbraitò.
"Non ce la posso fare" mormorò Haru, abbandonando le braccia sulla proprie ginocchie, oramai ridotta all'ombra di sé stessa.
Nagi sussultò e si affrettò a recuperarla "No, Haru, non fare così. Vedrai che andrà tutto bene!" cercò di tranquillizzarla, incenerendo il ragazzo con lo sguardo. “Lei non se la cava bene negli sport ma ci sta provando, mostra un po’ comprensione per la miseria!” lo sgridò.
"Non demoralizzarti, Momoka, devi solo rilassarti" provò a consolarla Shio, dandole pacche di incoraggiamento sulle spalle. "Te la stai cavando alla grande."
“E poi è la prima volta che giochi una partita, non è colpa tua se non sei brava” aggiunse Hiroshi. Haru annuì tristemente, apprezzando di cuore la loro empatia, e Hayato sospirò massaggiandosi il punto leso: effettivamente non aveva mostrato molto tatto nei suoi confronti ma solitamente non era una prerogativa del suo carattere. Forse avrebbe dovuto adattarsi meglio.
Alla fine della pausa si preparono per giocare gli ultimi minuti della partita e il ragazzo si accostò a Nagi mentre si dirigeca in campo.
"Mettila sotto rete" consigliò “Al resto ci penso io.”
La ragazza lo squadrò per un secondo, accigliata, infine annuì e riferì alla squadra la nuova disposizione dei giocatori: Haru venne messa davanti, proprio sotto la rete, con Hayato e Nagi ben vigili ai lati e il resto dei giocatori alle proprie spalle, confusi e preoccupati da quella scelta così azzardata. Da quella posizione, Haru era un punto debole troppo esposto per la squadra.
Subito dopo, l’arbitro fischiò l’inizio del secondo tempo e la palla venne battuta dalla squadra avversaria, attraversando velocemente la loro metà campo: Asami si gettò in avanti per eseguire un backer in direzione di Shio, che l'alzò a Nagi pronta a sfoderare una delle sue micidiali schiacciate. La palle venne intercettata dall’altro difensore ad un centimetro da terra, dando modo agli avversari di contrattaccare.
"Momoka! Muro!" avvisò Hayato, saltando contemporanemante; Haru lo seguì con qualche secondo di ritardo e l’attaccante eseguì una schiaccata proprio di fronte a lei, colpendola agli avambracci. La ragazza venne letteralmente spinta indietro dalla forza del tiro e, quando toccò dolorosamente terra, venne fischiato il punto avversario.
"Haru, tutto bene?" i ragazzi la raggiunsero velocemente, preoccupati, proprio mentre lei si rimetteva seduta.
"Tutto a posto" rispose, incerta, soffiandosi sugli avambracci rossi per placare il fastidioso formicolio.
"Lo ha fatto apposta a colpire te!" sbottò Koichi, gettando uno sguardo infastidito all’altra squadra che festeggiava il punto appena preso.
"Sapeva che Matsumoto l'avrebbe fermata” concordò Seiichiro, aiutando la ragazza ad alzarsi.
“Piuttosto, perché l’hai messa sotto rete?” domandò Shio, inarcando le sopracciglia “E’ la postazione più pericolosa, così la prenderanno di mira più facilmente.”
Nagi sospirò e gettò un’occhiataccia ad Hayato: “Bella domanda.”
Hayato, dal canto suo, non fece una piega: “Non è il momento di perdersi in chiacchiere” constatò, poggiando una mano sulla spalla di Haru “Abbiamo un notevole vantaggio su di loro" aggiunse. Gli altri annuirono, anche se evidentemente contrariati, e tornarono in posizione; il ragazzo si abbassò quindi su di lei e le sussurrò qualcosa all'orecchio. "Riesci a farlo?" domandò infine. Haru esitò, per nulla convinta, e rispose con un debole: “Posso provarci.”
Il ragazzo annuì e si allontanò per riprendere il proprio posto.
Quando la palla venne battuta per la seconda volta dall’altra classe ad Haru tremavano le ginocchia, tuttavia cercò di non perdere la concentrazione. Il pallone venne intercettato da Hiroshi che si affrettò ad alzarla a Koichi: il ragazzo schiacciò da centrocampo e superò il muro avversario, venendo presa per un pelo e rispedita indietro. Asami la deviò verso Nagi ma la indirizzò troppo a destra, finendo col mirare ad Haru. Lei deglutì e si gettò in avanti per riuscire ad alzarla: essendo Nagi la persona più vicina, l’attenzione degli avversarsi si spostò sul lato destro del campo e la ragazza stessa saltò per preparsi a schiacciare… ma appena la palla si posò sui suoi palmi, Haru inarcò la schiena e la gettò all’indietro, tra lo stupore generale. Hayato saltò agilmente in avanti e la schiacciò: l’altra squadra, ancora disorientata da quel cambio improvviso di attaccante, non riuscì a rispondere in modo adeguato abbastanza velocemente e con un triplice fischio l'arbitro segnò la fine della partita.
Ci vollero cinque secondi buoni perché tutti capissero cosa fosse successo... poi scoppiò il caos. Nagi si precipitò da Haru, lasciatasi cadere per terra, e il resto della squadra la seguì a ruota mentre la folla sugli spalti esultava in modo quasi assordante.
"Abbiamo vinto!" strillò, saltandole addosso e stringendola a sé "Sei stata fantastica!"
“Davvero un ottimo colpo!” si complimentò Seiichiro, dandole un buffetto sulla testa, mentre Hayato riceveva vigorose pacche sulla schiena.
La ragazza sorrise, stanca ma contenta: "Grazie, ma è stata un'idea di Matsumoto" rispose lei.
"Ma tu l’hai messa in pratica egregiamente!" rispose l’amica, sorridendo ampiamente "Sono così fiera di te!"
Haru arrossì timidamente, non potendo assolutamente negare di esserlo anche lei.
 
 
 
"Non chiedermi di farlo mai più" mormorò, frugando nella borsa alla ricerca di un cambio di intimo pulito.
"Stai scherzando? Sei stata strepitosa! Sono sicura che con un po' di allenamento diverresti un'ottima alzatrice" la rimbeccò Nagi da sotto la doccia, mentre le ragazza si rivestiva.
Haru sospirò "Scusa, ma lo sport non fa proprio per me" ammise allacciandosi velocemente il reggiseno. Si era divertita, certo, ma si era anche stancata e stressata tantissimo e non aveva intenzione di ripetere l’esperienza.
"Non essere pessimista" commentò la ragazza, chiudendo l'acqua e avvolgendosi l'asciugamano intorno al corpo; la raggiunse e tirò fuori delle pinzette colorate dalla borsa con cui si fermò la corta frangetta rossa, per evitare che le gocciolasse acqua sul viso, aprendo poi l'armadietto per prendere i vestiti.
"Non sono pessimista ma realista" rispose Haru, tirando fuori dalla borsa una t-shirt rosa con motivi floreali: solo allora si accorse di Reiha che dormiva beatemente poggiata sulla sua divisa. Le sorrise dolcemente e richiuse la borsa per non disturbarla troppo con la luce delle lampade.
"E se per caso..." cominciò Nagi ma s’interruppe quando la porta dello spogliatoio si aprì di scatto e senza alcun preavviso. La scura capigliatura di Hayato fece capolino oltre la soglia, indifferente e un po’ seccato, come se fosse stato costretto ad andare fin lì: "Ragazze, andiamo al ristorante quì vicino, venite anche vo-?"
Il ragazzo si bloccò con ancora la maniglia stretta in una mano, intercettando Haru con indosso solo l’intimo che lo fissava ad occhi sbarrati. Ci vollero tre secondi perché la ragazza si riprendesse dallo shock, il suo viso raggiunse gradazioni di rosso talmente elevate che probabilmente ne aveva inventata una nuova tonalità, e si coprì con la maglietta nella miglior maniera possibile. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, svegliando Reiha e facendo sobbalzare Nagi, a cui bastò sporgersi da dietro gli armadietti per capire quello che era successo. Poi scappò a nascondersi nelle docce, quasi in lacrime, mentre la ragazza (incurante di indossare solo l'asciugamano) aveva afferrato la panca e l'aveva scagliata contro il malcapitato, che incespicò sulla porta nel tentativo di scappare.
"Mastumoto! VAI. FUORI. DI. QUI!"
"M-mi dispiace!" balbettò lui, leggermente scosso, fuggendo a gambe levate nel corridoio.
"Io ti ammazzo!"
Reiha sospirò, strofinandosi gli occhietti, non volendo sapere la causa di tutto quel baccano mentre Nagi, inferocita, lanciava epiteti molto coloriti in direzione del ragazzo.
Quella fu l'ultima volta che Hayato entrò nello spogliatoio femminile senza bussare… e in cui Haru giocò a pallavolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino della cosa:
Piccolo sprazzo di vita quotidiana della nostra protagonista (perché ci sta) prima di passare alle cose serie! Eh, sì, nel prossimo capitolo presenterò la seconda Season Charge e le cose inizieranno a farsi molto più interessanti.
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Cure Wind ***


REVISIONATO IL 12/12/2022





Con un colpo secco la palla venne sparata oltre il campo segnando l'ottavo out di fila. Nagi si passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore con i polsini, sospirando stancamente ma sorridendo.
"Fantastico!" esclamò Hasashi, stupito "Otto out di fila! Stai andando alla grande."
Lei alzò le spalle, voltandosi verso di lui: era più alto di dieci centimetri buoni, con ribelli capelli neri, grandi occhi color ambra e un sorriso da far sciogliere il cuore. Era sempre allegro e dolcissimo con chi gli stava intorno, ispirava subito simpatia ed era davvero carino: forse innamorarsi di lui era stato un po’ scontato, a pensarci bene, ma Nagi non aveva potuto farci nulla. Quel ragazzo aveva attirato subito la sua attenzione e in poco tempo si era ritrovata a pensare un po' troppo spesso a lui, complice anche il lungo tempo che passavano insieme durante gli allenamenti. Ma, ovviamente, si guardava bene dal farglielo capire: non era la sua prima cotta ma negli anni era diventata molto più cauta quando si trattava di affari di cuore e preferiva mantenere un profilo basso. Almeno per il momento.
Sorrise e si poggiò la mazza da baseball sulla spalla. "E' perché ho un ottimo insegnante" ricordò divertita.
“Ah, sei troppo gentile, non ho fatto nulla di che. Sei tu che sei un talento naturale” notò Hasashi, poggiandosi le mani sui fianchi “Se continuerai così, vinceremo sicuramente questa stagione.”
La ragazza annuì "Ci puoi contare!"
"Era proprio quello che speravo" ammise lui, dandole una pacca sulla spalla e sorridendole in quel modo gentile e sicuro di sé che tanto le piaceva. Si schiarì la gola per darsi un contegno e voltò lo sguardo con la scusa di mettere a posto gli attrezzi.
"Ti va se andiamo a mangiare qualcosa prima di tornare a casa? Stavolta offro io" propose il ragazzo, aiutandola a portare le cose nella sede del club.
Nagi sorrise ma scosse la testa, un po' a malincuore: "Non posso, Haru mi sta aspettando fuori la scuola, ho promesso di tornare a casa con lei" e per quanto morisse dalla voglia di cenare con lui, non avrebbe mai potuto abbandonare la sua migliore amica in mezzo alla strada a quell'ora.
Anche Hasashi sorrise e si sistemò il cappello: "Faremo la prossima volta" concordò, facendole l'occhiolino. Stavola, Nagi ne era sicura, era arrossita ma sperò che la poca luce lo nascondesse alla sua vista.
Annuì e prese il proprio borsone: "Sicuramente."
Lo salutò e si diresse verso lo spogliatoio per fare una doccia e cambiarsi. Quando uscì dall'istituto, stiracchiandosi e sbadigliando, trovò Haru ad aspettarla seduta sulle scale dell'ingresso principale intenta a sistemare qualcosa dentro la propria borsa: dopo l'incidente con Hayato, la ragazza non aveva più avuto il coraggio di guardarlo in faccia, evitandolo come la peste e scappando a gambe levate ogni volta che il ragazzo appariva dal nulla. E in effetti non aveva potuto darle torto all'inizio, ma da lì a qualche giorno la cosa stava prendendo uan piega un po' troppo esagerata: frequentavano la stessa scuola, anche se in sezioni diverse, non poteva evitarlo per sempre!
Quando la vide scendere i gradini, Haru chiuse rapidamente la borsa e si alzò in piedi.
"Com'è andato l'allenamento?" domandò allegramente.
Nagi sorrise "Alla grande" rispose, poggiandosi le mani sui fianchi "Fra poco disputeremo la prima partita della stagione e mi sento in gran forma!" ammise ed era vero: non si era mai sentita così bene e così amozionata all'idea di giocare una partita. Il baseball la stava prendendo veramente.
"E con Kawamura?" domandò Haru innocentemente.
La ragazza arrossì e distolse lo sguardo. "Come al solito, come dovrebbe andare" farfugliò imbarazzata, iniziando a scendere i gradini.
Haru rise "Deve piacerti veramente" aggiunse.
Nagi abbassò un po' il capo, grattandosi distrattamente la gancia con un dito "A quanto pare… anche se è ancora un po' strano per me" ammise. Non era mai stata fanatica del gossip o delle questioni amorose, né aveva mai avuto una reale cotta per qualcuno, era una situazione totalmente nuova e faceva ancora un po' di fatica ad abituarsi a quelle emozioni.
Passarono il resto del tragitto a chiacchierare del più e del meno, nel tentativo di distrarsi da quei pensieri; era già buio quando arrivarono di fronte casa di Haru dove si salutarono.
Nagi s'incamminò quindi verso casa sua e, nel silenzio, la sua mente riprese a divagare verso ben altri orizzonti: non era agitata riguardo l'esito della partita, non aveva mai dubitato delle proprie capacità, e anche se avessero perso avrebbe avuto la consapevolezza di aver dato il meglio di sé… eppure, una parte di lei, voleva vincere per fare colpo su Hasashi. Era come se un angolino del suo cervello fosse convinto che lui l'avrebbe considerata di più se fosse stata colei che avrebbe portato la squadra alla vittoria e questo la metteva stranamente in agitazione: il pensiero di perdere con orgoglio non era poi così nobile all'improvviso e un senso di fastidio le fece torcere lo stomaco.
Forse non avrebbe dovuto farsi coinvolgere in quel modo e il pensiero che una cosa sciocca come una cotta adolescenziale potesse renderle difficile perseguire le sue passioni iniziava a darle ansia.
"Ti vedo assorta" mormorò una voce sconosciuta a pochi centimetri dal suo orecchio, facendola sobbalzare. Si voltò di scatto solo per trovarsi di fronte un paio di occhi arancioni, decisamente troppo vicini al suo viso, che la fissavano dietro un paio di lenti a mezzaluna quadrate. Nagi fece istintivamente un passo indietro, sentendo il cuore battere all'impazzata, e fissando quella sconosciuta come se fosse un'extraterrestre: non era facile prenderla di sorpresa ma non l'aveva neanche sentita avvicinarsi a lei. Quella sconosciuta era anche peggio di Hayato.
La nuova arrivata sorrise, drizzando il busto e allontanandosi un po' "Ciao!" salutò allegramente ma, sebbene le sue labbra fossero piegate in uno dei più grandi e amichevoli sorrisi, i suoi occhi emanavano un'aria fredda molto poco rassicurante.
"Ehm... ciao" rispose Nagi, decisamente sconcertata, facendo altri due passi indietro per sicurezza: lo sport aveva formato un bel po' di muscoli sul suo corpo e quella ragazza, sebbene fosse più alta di lei, non era affatto imponente. Le sue braccia, perfettamente visibili dal top smanicato che indossava, erano esili e sembravano abbastanza debolucce. L'unica cosa prominente che aveva era il seno.
"Mi chiamo Eratu" si presentò la sconosciuta, senza che nessuno glielo avesse chiesto, portandosi dietro l'orecchio i corti e mossi capelli arancioni: aveva un aspetto molto giovanile ma, allo stesso tempo, adulto. Non riusciva a capire con esattezza quanti anni avesse. "E il mio lavoro e realizzare desideri!"
Nagi restò a fissarla per qualche lungo istante di totale silenzio, comprendendo finalmente che fosse solo una venditrice ambulante che voleva propinarle qualche sciocchezza, e inclinò il capo con un sospiro stanco: "Mi perdoni, so che non sembra, ma io ho già quindici anni suonati: non credo più a questo genere di cose" informò seccamente, desiderosa solo di riprendere il proprio cammino verso casa: aveva fame e sonno, non aveva voglia di perdere tempo in quel modo.
Eratu sgranò gli occhi, sorpresa: "Ma guarda che io sono seria!" esclamò, puntellando le mani sui fianchi "Sono stata attirata qui dalle tue emozioni: sento che c'è qualcosa che ti preoccupa, un pensiero fisso che ti sta mandando in confusione" rivelò, facendole aggrottare le sopracciglia. "Hai un obbiettivo da raggiungere ma il peso della responsabilità ti fa vacillare. Io posso aiutarti" sorrise, socchiudendo gli occhi con uno sguardo poco rassicurante: che volesse rifilarle qualche specie di droga?
Nagi fece un altro passo indietro e alzò il mento: "Mi perdoni ma non ho bisogno di nessun aiuto, intendo risolvere i miei problemi da sola" informò risoluta e anche un po' infastidita: non sopportava le persone che adescavano giovani adolescenti per rifilare loro chissà che cosa, con false promesse, le facevano una grande rabbia.
Forse avrebbe dovuto avvisare un poliziotto.
Eratu sembrò studiarla attentamente, infine annuì: "Capisco" asserì infine, con un sospiro, e s'infilò una mano nella tasca dei jeans: ne tirò fuori qualcosa di piccolo e nero, a forma di goccia, che a primo impatto sembrava proprio un seme ma poteva anche essere una pillola per quanto ne sapeva. "Prendi questo, allora" invitò, prendendole la mano per poggiarglielo sul palmo, e quando lei provò a divincolarsi si rese conto che quella ragazza era molto più forte di quanto sembrasse "È un seme magico, se sarai in difficoltà piantalo nel terreno... e vedrai che tutto si risolverà" spiegò facendole l'occhiolino.
"Ehm..." Nagi fissò il seme, ancora più perplessa: le droghe di solito s'ingerivano non si piantavano. Forse era solo una svitata a piede libero. "Jack mi ha insegnato che non esistono i fagioli magici. E mia madre mi ha insegnato a non accettare niente dagli sconosciuti, sopratutto quelli che ti fermano per strada di notte" ricordò.
Eratu ridacchiò freddamente: "Jack era uno stolto..." commentò "...ma tu non lo sembri proprio".
Nagi guardò ancora quel bizzarro seme con un sopracciglio inarcato, infine alzò lo sguardo per dire qualcosa ma rimase con la bocca aperta senza emettere alcun suono: la ragazza era sparita, come se si fosse dissolta nel nulla.
 
 
 
Sbadigliando, Haru si alzò dal proprio posto iniziando a mettere in ordine i libri nella propria borsa facendo attenzione a non schiacciare Reiha. Nagi non si era presentata alla lezione di storia, quella mattina, così come altri ragazzi del Club di Baseball: quel giorno avrebbero disputato la prima partita della stagione e si erano ritirati prima alla sede del Club per prepararsi a dovere. Nonostante Nagi fosse sempre di buon umore, nell'ultima settimana le era sembrata piuttosto strana: era sempre con la testa fra le nuvole o a giocare con qualcosa che teneva in tasca. Aveva pensato che fosse solo nervosa per la partita ma non poteva negare che le suonasse bizzarro, sopratutto per una come Nagi: di solito era eccitata prima di un incontro sportivo, carica di adrenalina e determinazione, tutto il contrario di come si era comportata in quel frangente. Che fosse a causa di Hasashi? Forse la sua presenza in squadra le aveva messo troppa agitazione…
"Preoccupata?" chiese Reiha, sporgendosi di poco dalla borsa.
"Un pò" ammise la ragazza "Spero che vada tutto bene."
"Io ho un brutto presentimento: è da quando abbiamo sconfitto il primo Kurofuku che gli scagnozzi di Roku non si fanno vedere" constatò lei, pensierosa.
"È questa non è una cosa buona?"
"No, significa che stanno pianificando qualcosa: la tua comparsa deve averli messi in allarme, meglio stare in guardia il più possibile!" spiegò la coniglietta.
"Mh" rispose Haru, sovrappensiero, mentre sciamava con la folla fuori dalla scuola fino al campo di baseball. Vide Nagi in panchina insieme al resto della squadra e la salutò agitando il braccio, venendo ricambiata con un sorriso rassicurante.
Sarebbe andato tutto bene, o almeno così sperava.
 
Nagi sospirò, togliendosi il cappello e prendendo posto in panchina, sotto la tettoia: la partita non stava andando come voleva che andasse e questo la stava demoralizzando più del dovuto. Gli avversari erano forti, veloci e avevano una strategia eccellente… eppure, non sentiva l'adrenalina di sempre; non aveva quella voglia di mettersi alla prova in una partita difficile.
"Tutto a posto, Nagi? Ti vedo distratta" Hasashi le porse una bottiglietta d'acqua che lei accettò dopo un attimo di esitazione.
"Si, va tutto bene" mentì, cercando di sorridere. Anche Hasashi sorrise e si diresse verso gli altri compagni, lasciando Nagi a sospirare stancamente.
Si sfilò dalla tasca il piccolo seme nero e lo guardò a lungo: quella ragazza, Eratu, aveva detto che le sarebbe bastato piantarlo per risolvere tutti i suoi problemi… ma voleva davvero che andasse così? Voleva davvero credere alle parole di una svitata che andava in giro con dei semi in tasca? E poi… voleva davvero ricorrere a qualche mezzuccio per vincere? Dopo tutta la fatica che aveva fatto e gli allenamenti in cui si era massacrata.
Scosse la testa e, dandosi dell'idiota, gettò via il seme. Ce l'avrebbe fatta benissimo da sola, non ne aveva bisogno, e non poteva credere di averci pensato sul serio.
Bevve un lungo sorso d'acqua e s'infilò il cappello pronta a scendere di nuovo in campo: non si accorse che il seme, caduto poco distante, era stato risucchiato rapidamente dal terreno.
"La partita riprende, con alla battuta Nagi Hoshimura della quarta sezione del terzo anno!" annunciò il cronista. La ragazza si aggiustò la visiera e impugnò la mazza, pronta a colpire qualunque palla le fosse venuta incontro: a quel punto decise di dimenticare Hasashi e quella stupida idea di guadagnarsi la sua attenzione, avrebbe dato tutta sé stessa e avrebbe vinto perché amava quello sport e non aveva intenzione di buttare al vento tutti i sacrifici fatti nell'ultimo anno.
Il lanciatore, un ragazzo della seconda sezione, si preparò guardandola quasi con sfida... ma appena lanciò la palla un urlo di terrore si diffuse per il campo seguito dal tremore della terra. Tutti si voltarono verso le panchine e la palla volò in un punto imprecisato del campo, oltre la testa di Nagi, ignorata da tutti troppo impegnati a vedere il gigantesco giglio che stava sbucando dal terreno. Quando i petali si aprirono, rivelarono due grandi occhi neri e una bocca aperta in un sinistro sorriso pieno di aculei.
Nello stadio scese il silenzio mentre la cosa si guardava intorno, affondando le radici nel terreno.
Seiichiro, dalle tribune, aveva appena aperto bocca quando venne fermato da un'occhiataccia di Etsuko: "Azzardati a dire che è di nuovo colpa dell'inquinamento e ti stendo con un pugno!" minacciò, facendogliela richiudere subito. In risposta, la cosa ruggì.
"Scappiamo!" urlò una ragazza. L'intera scuola, smossa da quelle parole, seguì il consiglio e si catapultò fuori dal campo, mentre Haru si dirigeva dalla parte opposta della corrente nascondendosi sotto i gradini degli spalti.
"Presto, devi intervenire!" esclamò Reiha, saltando fuori dalla borsa. La ragazza annuì ed estrasse la chiave e il profumo dal cofanetto, ben nascosti sul fondo.
"Season Charge: Metamorfosi!" esclamò, inserendo la chiave e vedendo la bottiglietta riempirsi del liquido rosa, per poi spruzzarlo intorno a sé "Fiorisci, Fragranza Primaverile!" in un lampo di luce rosa che illuminò i gradini la ragazza si trasformò, saltando agilmente fuori e parandosi davanti al Kurofuku.
"Fresca e profumata, come i fiori primaverili: io sono Cure Cherry!" si presentò.
Nagi, che era rimasta immobile nel punto in cui si trovava, sussultò quando si ritrovò davanti la strana ragazza vista nel Parco.
"Ehi, ma tu sei quella dell'altra volta!" esclamò, confusa, non pensando che l'avrebbe rivista di nuovo. La ragazza sobbalzò, voltandosi verso di lei.
"E tu che ci fai ancora qui, è pericoloso!" la rimbeccò lei, dando le spalle al mostro. Mossa che si rivelò pessima.
"Attenzione! Dietro di te!" urlò Nagi, indicando alle sue spalle. Haru si voltò giusto in tempo per vedere una grande mano nodosa abbattersi su di lei; svelta afferrò l'amica e saltò via, schivando l'attacco.
"Vattene da qui, sbrigati!" raccomandò, posandola dall'altro lato del campo, per poi correre verso il mostro e, saltando, lo colpì con un calcio sullo stelo mandandolo a sbattere contro il cartellone segnapunti.
"Ma cosa…?" mormorò Nagi, guardandola ad occhi spalancati.
Una risata attirò l'attenzione di entrambe: seduta sulla tettoia a gambe incrociate, indossando metà di quella che sembrava una divisa militare nera e marroncina, c'era la stessa donna che una settimana prima aveva fermato Nagi in mezzo alla strada.
"Quindi, alla fine, l'hai usato" la canzonò, rigirandosi il gambo di un leccalecca tra le labbra. Nagi sgranò gli occhi.
"Tu sei Eratu!" ricordò.
"Il Colonnello Eratu" specificò lei, alzando il mento con orgolio.
"Sei dell'Impero di Roku, vero?" chiese Haru, attirando l'attenzione di Nagi. Eratu spostò lo sguardo su di lei.
"E tu devi essere la guastafeste di cui ci ha parlato Hiki" rispose lei "La Leggendaria Guerriera della Natura" Eratu morse il gambo, guardandola incuriosita. Infine sorrise. "Ti spazzerò via" decretò assottigliando lo sguardo. Come rispondendo ad un ordine, il Kurofuku all'ungò una liana cercando di colpirla, ma lei lo schivò saltando fuori dalla sua portata all'ultimo momento.
"Lo vedremo!" rispose Haru mentre il cofanetto si illuminava: portò le mani a coppa sul fianco, al cui centro si concetrarono i fasci di luce che si tramutarono in un giglio "Il Potere della Natura! Season Charge: Uragano Floreale!" portando le mani davanti a sé, il giglio s'ingigantì e sparò i suoi petali contro il Kurofuku.
"Schivali!" ordinò Eratu. La pianta sparì nel terreno lasciando che l'attacco andasse a vuoto, sorprendendo la ragazza.
"Fai attenzione!" urlò Reiha, ancora nascosta sotto gli spalti, poco prima che le liane spuntassero dal terreno e avvolgessero la ragazza trascinandola verso l'alto.
"Haru!" urlò Reiha, infilandosi tra i gradini e rotolando sul campo da baseball.
"Haru?!" esclamò Nagi, voltandosi verso il coniglietto che correva verso le liane. Alzò lo sguardo e, in effetti, vista da un certa prospettiva, quella ragazza vestita da cosplayer le somigliava molto... ma come poteva essere Haru? Che cosa aveva fatto ai capelli? E perché combatteva quell'affare conciata in quel modo?
Reiha si aggrappò alle liane e iniziò a graffiarle con le unghie, in un blando tentativo di salvare la sua protetta; con un colpo secco, una liana la colpì spazzandola via.
"Tu sei il Folletto a cui l'Imperatrice ha dato la Rosa del Tempo!" esclamò Eratu, scattando in piedi quando notò il ciondolo portato a tracolla dall'animale. Reiha si rialzò, dolorante, e prese il ciondolo tra le zampe stringendolo a sé.
"Tanto non te lo darò mai!" esclamò.
"Reiha!" la chiamò Haru con voce soffocata, cercando di divincolarsi "Scappa!"
"Illusa che sei... dammi la Rosa e risparmierò te e la tua amichetta" disse, veleggiando verso di lei con la mano tesa.
"Scordatelo!" esclamò Reiha. Eratu assottigliò lo sguardo.
"Come vuoi" rispose, fece un gesto con la mano e il Kurofuku diresse delle liane verso di lei, che si strinse alla Rosa.
"Reiha!" urlò Haru, disperata e incapace di aiutarla.
Tra lo stupore di tutti, una mazza da baseball colpì il giglio dritto in faccia, facendole ruggire e interrompendo la sua avanzata. Nagi si parò davanti a Reiha con le braccia alzate.
"Non chi sei o che cosa vuoi, e nemmeno cosa sta succedendo... ma non ti permetto di fare del male ad Haru!" esclamò "E neanche a questo peluche!" aggiunse.
"Sono un folletto!" sbottò Reiha, indignata, ma stupita quanto gli altri per quell'improvvisa quanto azzardata mossa suicida da parte della ragazza.
"Quello che è!" rispose lei. Eratu sospirò.
"Hai una bella faccia tosta a dirlo dopo che sei stata tu a far nascere questo Kurofuku usando il seme che ti ho dato!" commentò, puntellandosi le mani sui fianchi. Nagi si accigliò.
"Io non ho usato il seme... l'ho buttato via e basta!" disse.
La donna sgranò gli occhi. "Hai fatto cosa?!"
"Te l'avevo detto che non mi serviva!" rimbeccò lei "Certo, forse un tempo lo avrei usato" ammise "Ma questo è stato prima di venire qui... prima di conoscere Haru!" aggiunse. La sopracitata sgranò gli occhi, restando in silenzio.
"Quando sono venuta in questa scuola non sapevo niente di nessuno, ero sola e spaesata e avrei tanto voluto potermi fare degli amici e una reputazione in un battito di ciglia... ma poi ho incontrato Haru ed è stata lei ad insegnarmi che bisogna essere pazienti e cercare di raggiungere i propri obbiettivi con le proprie forze!" rivelò "Senza di lei, adesso io non sarei quello che sono!" esclamò, con così tanta vemeenza da lasciarle senza parole "Non posso permetterti di farle del male: Haru è più di una compagna di scuola o di un'amica... lei è come una sorella per me!"
"Nagi..." mormorò la ragazza, colpita e commossa: non aveva mai neanche immaginato di valere così tanto per lei. Sentì le lacrime pungerle gli occhi e un'ondata di affetto travolgerla dalla testa ai piedi: se le liane non glielo avessero impedito, l'avrebbe abbracciata.
Eratu, rimasta senza parole, strinse le labbra.
"Sorella, eh?" chiese, mentre il ricordo sfocato di un sorriso si faceva largo nella sua mente, svanendo rapidamente "Tutte idiozie!" sbottò adombrandosi "Kurofuku... distruggile tutte e tre!" ordinò.
"Kurofuuku!" con un ruggito, la pianta abbatté la mano nodosa su Nagi che strinse gli occhi ma non si mosse.
"Se vuoi farle del male... dovrai prima passare sul mio cadavere!" urlò. La Rosa nelle mani di Reiha s'illuminò e, con uno scoppio assordante, un fascio di luce rossa avvolse entrambe salendo fino al cielo, respingendo la pianta.
"Che diavolo succede, ora?!" sbottò Eratu, coprendosi gli occhi con le braccia per evitare di restare accecata.
"È la stessa cosa che è successa a me!" ricordò Haru, emozionata, ben sapendo cosa ciò significasse.
"Sta succedendo di nuovo!" esclamò Reiha, euforica, alzando la rosa sopra la sua testa. Nagi aprì gli occhi, ritrovandosi immersa in un tripudio di colori che variavano in ogni tonalità di rosso. "Sei tu! Sei la seconda Season Charge!" disse il coniglio, facendo voltare la ragazza verso di lei, più confusa e stordita di prima.
"Io sono cosa?"
"Guarda!" la spronò Reiha, alzando gli occhi verso il ciondolo. Nagi s'inginocchiò davanti a lei e osservò attentamente: al centro della rosa si stavano radunando dei fasci di luce bianca. Con un sonoro ding, il fascio di luce si tramutò in una foglia rossa che cadde direttamente sul palmo della ragazza; appena Nagi lo ebbe preso tra le dita, con un click secco da sotto spuntò l'estremità di una chiave.
"Che cos'è?" chiese.
"La tua Crystal Lock" rispose Reiha, sorridendo ampiamente, il ciondolo s'illuminò nuovamente e dinnanzi al viso della ragazza apparve una boccetta di profumo rotonda con elaborati decori di foglie tutt'intorno "E questo è il tuo Crystal Parfume" aggiunse "Inserisci la chiave nel tappo... e lascia che la magia faccia il resto!" illustrò.
Nagi la guardò, incerta, e prese la bottiglia: "Se lo faccio… indosserò anche io uno strano costume come Haru?" chiese titubante. Reiha inarcò un sopracciglio.
"La vuoi aiutare davvero oppure no?!" sbottò, facendola trasalire.
"Certo che sì…" rispose ma non era ancora del tutto convinta. Si alzò in piedi e guardò i due oggetti nelle proprie mani: le sembrava di essere in un manga per adolescenti e non era molto sicura di tutta quella storia di gente che volava, piante giganti e conigli che parlavano… ma Haru era là fuori in balia di quei due e lei era l'unica che poteva aiutarla in quel momento. Inspirò a fondo e li strinse tra le dita: "Va bene, lo farò" decretò "E come viene me lo tengo."
Portò gli oggetti davanti a sé e chiuse gli occhi: tutto ciò che voleva era salvare Haru… e farsi spiegare tutta quell'assurda faccenda, certo, ma la sua incolumità era prioritaria. Si concentrò sul suo obbiettivo e, prima che potesse rendersene conto, le parole le salirono spontaneamente alle labbra prima che potesse anche solo pensarle "Season Charge: - inserì la chiave nel profumo che si rimpì all'istante di un liquido rosso - Metamorfosi!"
Aprì gli occhi e venne avvolta da una luce intensa: la sua divisa da baseball disparve lasciando il posto ad una veste bianca. Il suo corpo si mosse da solo e impugnò la boccetta, spruzzandola intorno a sé, venendo circondata da una miriade di cristalli rossi. "Innalzati, Profumo Autunnale!" esclamò. Si rannicchiò su sé stessa e, in un esplosione di cristalli, si drizzò completamente trasformata: proprio come aveva temuto indossava una veste bianca con le maniche a sbuffo, una goccia rossa con delle foglie verdi sul petto a mo' di fiocco e una gonna bianca aperta davanti che lasciava intravedere i pantaloncini arancioni al di sotto. A ornare il tutto c'erano degli stivaletti col tacco bianchi, dei guanti a mezze dita decorati con una rosa, una coroncina dorata con delle ali bianche ai lati e una pietra rossa incastonata al centro, posizionata al lato sinistro della testa, sui suoi capelli d'un tratto allungati, intrecciati sul capo a formando una crocchia leggermente sbilanciata a destra. Si posizionò di fronte al mostro, una mano sul fianco sinistro e l'altra aperta sul destro. "Forte e temperata, come il vento autunnale: io sono Cure Wind!" esalò e non seppe neanche da dove vennero fuori quelle parole. Probabilmente dalla "magia" menzionata dalla coniglietta.
Scese il silenzio, nel quale tutti la fissarono... poi lei abbassò lo sguardo su sé stessa, sbarrando gli occhi.
"Beh, non è così brutto come pensavo" ammise schiettamente, guardando il vestito. In effetti, era abbastanza di suo gusto.
"Ora sei la Guerriera dell'Autunno! Ti rimirerai più tardi, adesso vai e distruggi quel coso!" saltellò Reiha, impaziente, spronandola a non farsi distrarre.
"Aspetta, sono che cosa?" chiese Nagi, abbassando lo sguardo su di lei.
Eratu sbuffò seccata. "Come se non fosse già abbastanza seccante avere a che fare con una. Kurofuku, avanti attacca!" ordinò.
"Sbrigati, Cure Wind!" esclamò Reiha.
"Non iniziare a darmi ordini!" sbottò lei ma saltò per schivare l'attacco e lo colpì con un calcio rotante dritto sulla corolla, mandandolo al tappeto. Per il colpo, la pianta lasciò andare Haru.
"Haru!" urlò Nagi, raggiungendola "Come stai?" chiese, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
"Sto bene, grazie a te!" rispose lei, per poi gettarle le braccia al collo "Sono così felice che fai parte della squadra!"
"Ehm… anche io, credo. Ma dopo devi spiegarmi cos'è questa storia!" la rimbeccò la ragazza.
"Avanti, alzati, il riposino è finito!" ringhiò Eratu. Il Kurofuku si agitò sul terreno, tentando di rimettersi in piedi.
"E adesso?" chiese Nagi.
"Adesso devi colpirlo coi tuoi poteri!" rispose Haru "Usa il cofanetto, come ho fatto io prima" aggiunse indicandolo. Nagi abbassò lo sguardo.
"Oh, giusto" rispose, cercando di ricordare cosa avesse fatto lei poco prima: inspirò a fondo e portò le mani a coppa su di esso, concentrandosi per evocare qualche sorta di potere magico. Dopo pochi istanti quello iniziò a brillare e fasci di luce si raccolsero fra le sue dita. Chiuse gli occhi e lasciò che l'energia fluisse dentro di lei, un inspiegabile calore le risalì al petto e le sue labbra si schiusero da sole "Il Potere della Natura! Season Charge: - il fascio di luce si tramutò in una foglia d'acero - Tempesta Autunnale!" allargando le braccia, centinaia di foglie si radunarono intorno a lei per poi essere scagliate contro il Kurofuku, colpendolo senza pietà come centinaia di coltelli acuminati; il mostro ruggì e si disintegrò, lasciando il posto ad un piccolo seme nerp che si dissolse in una nuvola di fumo.
Finalmente, tutto si calmò.
"Ci sono riuscita..." mormorò lei, fissandosi le mani con stupore e sconcerto.
Eratu strinse i denti, indispettita: "Questo non piacerà agli altri" ammise, alzandosi in volo e svanendo nel cielo limpido.
Haru si voltò verso di lei, eccitata, e le saltò addosso. "Sei stata grande!" esclamò stringendola a sé.
"D-davvero?" chiese Nagi, ancora un po' stordita "Non so cosa sia successo ma..." la guardò e sorrise "...sono contenta che tu stia bene" ammise, ricambiando l'abbraccio.
"E con questo siamo a due: ne restano tre!" esclamò Reiha, accostandosi a loro.
Nagi abbassò lo sguardo su di lei: "Ehm... adesso vi dispiace spiegarmi cosa succede?" chiese, tossendo leggermente "E come faccio a tornare normale?"
La ragazza rise: "Ci sono molte cose che devo raccontarti."
 
 
 
Un sospiro lieve uscì dalle labbra del ragazzo, seduto sul trono intagliato di nero. I drappeggi scuri ai suoi lati gli davano uno sfondo macabro, smorzato leggermente dal fuoco delle candele appese alle pareti che illuminavano fiocamente la corona d'argento sul suo capo tempestata di pietre blu.
Eratu se ne stava a testa china dinnanzi a lui, mordicchiando nervosamente il gambo del leccalecca, senza osare proferire un'altra parola.
"E così sono diventate due" mormorò semplicemente lui.
"S-si, Mio Signore."
"Questo potrebbe rivelarsi un problema" asserì.
"Lo so, Mio Signore" aggiunse lei "Non sono riuscita a prendere la Rosa prima che scegliesse la nuova guerriera. Sono davvero mortificata."
Roku non replicò, portandosi il dorso della mano a reggere il mento, fissando il vuoto in silenzio: aveva capito subito che il Folletto di Daphne era sceso sulla terra per cercare le leggendarie Guerriere della Natura ma non credeva che le avrebbe trovate così velocemente. Una poteva essere fastidiosa, due problematiche… ma se fossero state tutte e cinque la situazione si sarebbe aggravata. Era a conoscenza dei poteri che potevano ottenere dal gioiello e neanche lui avrebbe potuto fare molto in uno scontro diretto.
Dovevano assolutamente prendere il Folletto prima che trovasse le ultime tre. Alzò gli occhi azzurri sulle figure inginocchiate dietro di lei, guardandole con pacatezza: "Generale Hiki" chiamò.
"Si, Mio Signore" rispose la donna, alzandosi in piedi.
"Recupera quella Rosa: se le Season Charge si riunissero neanche il mio potere basterà a fermarle" ordinò risoluto.
Hiki chinò il capo: "Si, Mio Signore" acconsentì, voltandosi per uscire dalla sala.
"Colonnello Eratu" aggiunse, spostando nuovamente lo sguardo su di lei.
"S-sì?" si raddrizzò lei.
"Vai nelle serre e controlla a che punto sono i nuovi semi. E' chiaro che quelli classici non basteranno a fermarle, ci servono le versioni alternative il prima possibile."
"Sì, Mio Signore" rispose lei, chinando il capo e seguendo i passi della compagna.
Quando le porte si furono chiuse alle sue spalle, una voce profonda risalì dalle due figure rimaste inginocchiate dinnanzi a lui "È opportuno, Maestà, lasciare tutto nelle loro mani?"
Roku chiuse gli occhi per un istante "Vedremo dai risultati se è opportuno oppure no" decretò infine.
"Potrebbero fallire" aggiunse una seconda voce.
"Metto sempre in conto il fallimento, in una battaglia. Dovreste saperlo bene" ricordò l'Imperatore, alzandosi dal trono. Scese lentamente i gradini, lasciando che il lungo mantello scivolasse sulle mattonelle, e passò in mezzo alle due figure inginocchiate al centro della Sala senza degnarle di uno sguardo. "Comandate Soku. Maggiore Koiko."
"Si, Mio Signore" risposero in coro.
"Lascio la gestione del palazzo nelle vostre mani, devo assentarmi per un pò" asserì.
I due uomini si scambiarono un'occhiata preoccupata. "Di nuovo, Mio Signore?" azzardò Koiko.
"Ho delle faccende da sbrigare a cui non posso mancare" si limitò a spiegare lui.
"Certo, Mio Signore" rispose Soku "Ma vi siete assentato molto spesso ultimamente. Il consiglio pretende la vostra presenza durante le riunioni e noi quattro possiamo fare le vostre veci ma non possiamo sostituirvi."
Roku rimase in silenzio per un po', infine scrollò le spalle: "Dovranno farselo bastare, per il momento" decretò "Se qualcuno dovesse lamentarsi, la prossima volta, fatelo rinchiudere. Devono tenere a mente che detto io gli ordini, qui dentro, e che nessuno di loro è insostituibile" ricordò freddamente, uscendo dalla sala. Camminò a lungo nel corridoio buio e silenzioso, seguendo un percorso che solo lui conosceva: quel castello, a volte, gli metteva addosso un po' di tristezza.
Passò davanti ad uno specchio ed osservò il proprio volto coperto quasi completamente dalla maschera in ceramica, lasciando visibili solo gli occhi di ghiaccio e la bocca. Poggiò una mano sul vetro e la fece scorrere sul riflesso che cambiò come per magia... sbatté le palpebre, osservando il proprio viso scoperto: quello era l'aspetto che più si addiceva al luogo dove si stava dirigendo.
 
 
 
 
 
Angolino Autrice:
capitolo flash, è la prima volta che mi capita una cosa simile.
Comunque, ecco a voi la seconda Pretty Cure e, sopresa sorpresona, uno scorcio dei nostri amati antagonisti. Dovevo farlo. Per il mio caro Roku (oramai mi sono affezionata a lui, non posso farci niente).
Beh, che dire, ci si vede alla prossima

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Capitolo 5
*** Una melodia che raggiunge il cuore ***


REVISIONATO IL 12/12/2022
 


Tra le varie cose che si dovevano sapere su Nagi, in cima alla lista c'era il suo spiccato amore per la musica: l'aiutava a rilassarsi nel tempo libero e a concentrarsi durante gli allenamenti o quando studiava. Aveva una melodia per tutto, anche per quella nebbiosa mattina di fine aprile mentre correva per le strade della città.
Ma nonostante amasse la musica era molto pignola sulla scelta delle canzoni e dei cantanti: aveva una vasta collezione di playlist tutte accuratamente selezionate con le migliori compiltion dei migliori idol. Eppure una in particolare, nell'ultimo periodo, l'aveva presa come nessun'altro: Natsuromi Kan, una idol apparsa da un'annetto o poco più nelle migliori radio del Giappone. E Nagi aveva capito da subito il perché e continuava a ripeterselo ascoltando una sua canzone proprio in quel momento: Natsuromi non aveva solo una voce bellissima, tutti i suoi testi raccontavano una storia ed erano incentrati sui temi più disparati e con gli stili più diversi. Lei scriveva di ciò che più la ispirava e non aveva mai paura di provare qualche genere musicale nuovo o qualche tema poco diffuso, sapeva sempre essere nuova ed originale e regalare emozioni a chiunque ascoltasse una sua canzone.
Era questo ciò che lei e i suoi milioni di fan amavano di lei.
Rallentò il passo quando arrivò nei pressi di casa sua, asciugandosi il viso con l'asciugamano che portava al collo, e spense la musica togliendosi le cuffie dalle orecchie prima di aprire la porta: sua madre era già in cucina a preparare la colazione e, dopo averle dato il buongiorno, corse al piano di sopra per fare la doccia.
Riempì rapidamente la borsa con i libri, indossò la divisa e prese il cofanetto di pelle bianco contenente la boccetta di profumo, un "acquisto" recente che testimoniava la sua entrata in un'ancor esiguo gruppo di supereroine.
Quando si era trasformata la prima volta era stato tutto talemente assurdo e veloce che era rimasta frastornata per un bel po', ma Haru e Reiha si erano messe con impegno e tranquillità per spiegarle ogni cosa nei minimi dettagli: a quanto aveva capito, un'Imperatore malvagio aveva distrutto un Regno di Folletti e voleva fare lo stesso con la Terra se loro, le Season Charge, non lo avessero fermato.
Insomma, cose del genere Nagi le aveva lette solo nei manga ed era bastato a farle girare la testa. Ma Haru c'era dentro fino al collo, così come anche lei a quel punto, e non l'avrebbe lasciata da sola a combattere i cattivi per nessun motivo al mondo. Così si era unita all'allegro quadretto, impegnandosi a combattere i mostri e cercare le ultime tre Guerriere che avrebbero completato la squadra.
Sperando che niente andasse storto, naturalmente.
Scese in cucina, consumò velocemente la propria colazione, salutò i genitori e corse fuori diretta a casa di Haru: da quando erano diventate una squadra, aveva preso l'abitudine di accompagnarla a scuola la mattina così semmai si fossero imbattute in qualche mostro gigante sarebbero state insieme.
Come da copione, dovette aspettare dieci minuti buoni prima la ragazza scendesse: dopotutto, che Haru fosse una ritardataria cronica non era certo un segreto. Se la trascinò dietro fino a scuola, sentendola biascicare delle scuse molto sentite, ma a cui ormai faceva poco caso (in senso positivo, naturalmente).
Generalmente, la scuola media Koji era un luogo molto normale e tranquillo (escludendo le ultime due piante assassine) pertanto quando accadeva qualcosa d'insolito saltava subito all'occhio generale. Come quella tranquilla mattina di aprile, nel quale tutta la scuola era radunata intorno alla bacheca posizionata nel cortile. Si udivano brusii eccitati percorrere l'ingente gruppo di persone, mentre Nagi cercava di sbirciare oltre le loro teste.
"Ah, non vedo niente!" sbottò indispettita, maledicendo la propria statura nella media.
"Come mai tutta questa folla?" chiese una voce alle loro spalle, facendole sobbalzare tutte e due.
"Buongiorno anche a te, Matsumoto" borbottò Nagi, trattenendosi dal gettargli la borsa dritta sul naso: odiava quel suo modo di apparire dal nulla alle spalle delle persone, a volte pensava che lo facesse apposta "Stiamo cercando di capire cosa succede ma non vedo niente" rispose.
Haru, totalmente ammutolita all'apparizione del ragazzo, si era portata le braccia a stringere il petto e stava scivolando lentamente via dalla folla, quasi non camminasse ma fluttuasse sotto lo sguardo seccato di Nagi: erano settimane che andava avanti quella storia, poteva anche darci un taglio a quel punto.
Hayato spostò lo sguardo sulla ragazza, che si fermò di colpo rabbrividendo... poi allungò le braccia, afferrandola per i fianchi, e l'alzò senza nessuno sforzo facendosi passare le sue gambe intorno al proprio collo. Interdetta e agghiacciata, Haru si ritrovò seduta sulle sue spalle.
"Vedi qualcosa?" chiese con la sua solita naturale pacatezza. La ragazza, rimasta senza parole per un'attimo, arrossì di botto e alzò la testa di scatto cercando di leggere il grande manifesto sulla bacheca, in un pessimo tentativo di dissimulare l'imbarazzo.
"A-allora..." balbettò, provando a non pensare alle mani del ragazzo strette intorno alle sue cosce "La Preside Jun organizza una festa per il 76° anniversario di fondazione dell'Istituto, domani sera, ed ha ingaggiato una cantante" disse, portandosi una mano alla fronte per coprirsi gli occhi dal sole "Credo che si chiami... Natsuromi Kan" concluse incerta.
"Qualcuno la conosce?" chiese, abbassando lo sguardo sul proprio piedistallo personale.
"Io no" rispose Hayato, alzando gli occhi su di lei.
Nagi, ammutolita, fissava entrambi come se fossero degli alieni.
"H-hai detto... Natsuromi Kan?" balbettò.
Entrambi si voltarono verso di lei. "Si, perché?" chiese Haru.
"Sai chi è?" chiese Hayato.
Nagi boccheggiò: "Se so chi è?!" sbottò, incredula, chiedendosi se quei due venissero davvero da Marte "Certo che so chi è!" esclamò, scandalizzata, facendoli sussultare "È semplicemente la mia idol preferita! Piuttosto, voi due come fate a non conoscerla!"
Haru e Hayato si scambiarono un'occhiata veloce.
"Ehm… sai che non guardo molto la televisione" cercò di giustificarsi lei.
"Preferisco la musica classica" rispose il ragazzo alzando le spalle.
"Oh, non ci posso credere!" sbottò la ragazza, afferrando Hayato per un braccio "Venite a farvi una cultura!"
Haru, ancora in bilico sulle sue spalle, trasalì e si aggrappò alla sua testa rischiando di perdere l'equilibrio: "Nagi, ferma. Fammi scendere prima!"
 
 
 
Hiki finì di leggere il documento e appose la propria firma in silenzio, passandolo a Soku perché mettesse la sua. Il ragazzo fece scorrere elegantemente la penna d'oca sul foglio e lo spinse al centro del grande tavolo verso il resto dei consiglieri. La donna incrociò le braccia al petto e si appoggiò seccamente allo schienale del grande scranno che, di norma, era destinato al loro Imperatore e che in quel momento divideva scomodamente con il suo compagno d'armi.
Per qualche ignota ragione, il loro sovrano spariva spesso negli ultimi tempi senza dire dove fosse diretto e quando sarebbe tornato, e aveva lasciato a loro quattro (i suoi Primi Ufficiali) il compito di sostituirlo nelle questioni del palazzo; ciò riguardava anche partecipare alle noiose riunioni del consiglio e compilare scatoffie burocratiche in quantità. Erano onorati di avere la totale fiducia del loro Signore per questioni così importanti, naturalmente, ma non potevano negare che fosse tutto molto seccante.
Dovevano essere almeno in due a presenziare alle riunioni e firmare i documenti minori, conservando le questioni più importare per il ritorno di Roku, e di solito facevano a turni; quella volta, però, Eratu si era presa un disdicevole malanno (detto "raffreddore") nella sua breve permanenza sulla terra, quindi a Hiki era toccato prendere il suo posto.
"Bene, se questo è tutto possiamo chiudere la riunione" decretò Soku, voltandosi verso di lei. La donna annuì semplicemente ed entrambi si alzarono in piedi. I consiglieri, tuttavia, rimasero seduti.
Hiki alzò un sopracciglio: "Qualcosa non va?" domandò freddamente.
Gli uomini si scambiarono occhiate nervose e uno di loro si alzò in piedi, schiarendosi la gola: "Sono mesi ormai che il nostro Imperatore non si presenta alle riunioni e siamo stanchi di dover parlare con lui attraverso di voi" asserì deciso "Abbiamo cose di cui discutere, piani per le prossime terre da conquistare, e invece di un confronto diretto ci ritroviamo a scambiarci post it a cadenza settimanale. Non è molto confortante."
Un mormorio di assenso si levò dalla tavola ma i due ufficiali non si scomposero. Soku sorrise lievemente e radunò le carte dinnanzi a sé, chiudendole nella cartella che avrebbe dovuto presentare al re al suo ritorno: "Il nostro sovrano è un uomo impegnato, dovreste saperlo bene" decretò tranquillamente "La ricerca della Rosa del Tempo ha la massima priorità in questo momento, specialmente con la recente comparsa di due Guerriere della Natura. Sono certo che capirete cosa comporta e la gravità della situazione in cui ci troviamo."
Il silenzio calò tra i presenti e Soku sorrise più ampiante: "L'Imperatore ha inoltre dato ordine di far rinchiudere chiunque osasse lamentare la sua assenza" aggiunse, mettendosi la cartella sottobraccio, setendendo distintamente il brivido gelido che li attraversò uno ad uno "Pare che tra di voi ci sia questa bizzarra convinzione che siate tutti indispensabili quando, ovviamente, al nostro Sovrano basta schioccare le dita per riorganizzare completamente il consiglio in meno di un'ora."
Lasciò che le sue ultime parole risuonassero per bene nella stanza e vide, finalmente, l'uomo tornare lentamente a sedersi. "Bene. Per oggi è tutto, ci vediamo fra due settimane" decretò cordialmente, facendosi da parte per permettere a Hiki di precederlo "Dopo di te" invitò.
Quando si furono chiusi la parta della sala alle proprie spalle, la donna sospirò pesantemente: "Non so come fai a restare così tranquillo, avremmo dovuto farlo gettare direttamente in prigione senza sprecare troppe parole" sbottò, marciando nel corridoio.
"Sì, sono stato tentato dal farlo" ammise Soku affiancandola "Ma credo che un avvertimento sia d'obbligo: se la prossima settimana avanzeranno nuovamente delle lamentele, ci penseranno Eratu e Koiko a prendere provvedimenti."
Hiki si lasciò andare ad un verso seccato e Soku sorrise: "Come va lo sviluppo dei nuovi semi?"
La donna scosse il capo: "Eratu ha detto che ci vorrà ancora un po'. Anche se germogliano sono troppo instabili e difficili da controllare, potrebbero finire con l'attaccare anche noi."
"Se vuoi anticipare la missione usando quelli normali vorrei venire con te" propose lui "Sono curioso di vedere queste guerriere con i miei occhi."
"La prima era una ragazzina, niente di speciale" rispose lei "Probabilmente non sa neanche in che cosa si è cacciata, quasi mi dispiace per lei."
"Sarà comunque interessante vederle in azione" constatò lui "Non si vedevano delle Season Charge da molto tempo, se non fossimo sui due fronti opposti dovremmo essere onorati di vivere nella loro stessa epoca."
Hiki alzò gli occhi al cielo: "La tua diplomazia a volte mi irrita" confessò schiettamente.
"Sono solo sincero."
"In ogni caso, se vuoi venire per me non fa differenza. Ti farò sapere quando partirò."
"Bene, non vedo l'ora."
 
 
 
Haru si sedette sulla panchina sotto il gazebo del cortile, sistemandosi al meglio la gonna, mentre Hayato si lasciava cadere accanto a lei. Nagi, tutta esaltata, trafficava con il cellulare.
"La prossima volta che vuoi trascinare via qualcuno assicurati che non abbia nessuno in spalla" borbottò Haru, sistemandosi le trecce scompigliate: si era fatta tutto il tragitto addosso al ragazzo poiché la sua amica aveva bellamente ignorato le sue proteste e lei non aveva avuto il coraggio di saltare giù mentre erano in movimento. "Sono tutta scarmigliata."
"Oh, ma che te ne importa!" tagliò corto, euforica "Piuttosto, rifatevi le orecchie miscredenti!" disse facendo partire una canzone dalla sua playlist. La melodia che si diffuse nell'aria era talmente dolce ed intensa che catturò completamente l'attenzione di Haru.
"È splendida!" commentò. Nagi ghignò.
"Lo so" rispose "Ed è solo una delle tante: Natsuromi ha uno stile impeccabile, riesce a scrivere un sacco di canzoni diverse mantenendo sempre la sua impronta. Ha un talento davvero unico!" spiegò con gli occhi che brillavano "Non vedo l'ora di conoscerla dal vivo!" aggiunse con la voce incrinata dall'emozione.
"Deve piacerti veramente tanto" commentò Hayato.
"Si può dire che è il mio idolo!" rispose lei, scrollando le spalle "Sono certa che al concerto di domani presenterà una canzone tutta nuova!"
"Messa così, viene voglia anche a me di conoscerla!" sorrise Haru.
"Spero che firmerà degli autografi, ho sempre desiderato avere il suo!"
"La spaventerei se ti presenterai a lei così esaltata" notò Hayato, guadagnandosi un'occhiataccia.
Nessuno di loro si accorse della figura che li spiava da dietro l'istituto, prima di sparire nel buio.
 
 
 
Un sospiro uscì dalle labbra della ragazza, attirando l'attenzione della sua vicina. Haru sbirciò la sua compagna di banco, incuriosita: era poco più alta di lei, con lunghi capelli biondi e grandi occhi verdi.
Se non sbagliava si chiamava Lilian Inoshi e si era iscritta all'istituto l'anno prima, solo che non riusciva a dare una definizione precisa a quel volto: in classe passava inosservata e si assentava molto spesso, senza contare che per quel che ne sapeva non aveva mai approfondito nessun rapporto con nessuno compagni di classe.
In quel momento era china su un foglio, l'estemità della matita tra i denti e i trucioli di gomma sparsi ovunque sul suo lato; sembrava concentrata e affranta allo stesso tempo.
Dopo due minuti buoni la vide accartocciare il foglio e gettarlo nella propria borsa, con uno sbuffo di resa: sembrava veramente delusa.
"Va tutto bene?" si azzardò a chiedere Haru. La ragazza sussultò e si voltò verso di lei, per poi arrossire.
"Ehm... sì" mormorò, abbassando lo sguardo, non aggiungendo nient'altro.
"E questo è quanto" concluse l'insegnante "Studiate i capitoli che vi ho assegnato, ci vediamo la prossima settimana."
Haru si alzò, mettendo i libri nella propria borsa e voltandosi verso di lei.
"Che ne dici di pranzare con me ed una mia amica?" sorrise, cogliendola di sorpresa "Andiamo al caffé qui dietro" aggiunse. La ragazza sembrò esitare e si guardò nervosamente attorno.
"O-ok" rispose, mettendosi la borsa sulle spalle per poi sorridere dolcemente "Va bene" aggiunse un po' più posata.
"Perfetto!" esclamò Haru "Io sono Haru Momoka!" si presentò, tendendo la mano.
"Lilian Inoshi" rispose lei, stringendola.
Si unirono a Nagi, di ritorno dall'allenamento di calcio, nel cortile interno e dopo le dovute presentazioni si diressero verso il bar della scuola, dove presero un tavolino vicino le finestre.
"E così ti diletti di musica?" chiese Nagi, addentando una crêpe.
"Si" rispose lei, sbocconcellando il suo panino rustico "Dovrò partecipare ad un concerto tra poco e volevo presentare una canzone mia... ma non riesco a comporre" spiegò, con la voce velata di tristezza.
Haru e Nagi si scambiarono uno sguardo.
"Beh, immagino che scrivere una canzone non sia affatto semplice" rispose Nagi "Ma non devi abbatterti, ti serve solo l'ispirazione giusta!" commentò.
"Esatto! Il segreto e non arrendersi mai!" esclamò Haru.
Lilian le osservò per qualche istante, infine sorrise lievemente "Già, immagino di sì" rispose.
"Devi solo continuare a provare!" suggerì Nagi "Giusto, Aira?" aggiunse, rivolgendosi alla ragazza dai lunghi capelli viola che era appena apparsa al tavolo accanto, svuotandolo dalle stoviglie sporche. Aira si voltò e sorrise dolcemente.
"Certo" rispose "Tentare e ritentare" aggiunse, prendendo alcune tazzine e dei piatti vuoti da un'altro tavolo, poggiandoli sul vassoio "Il vero fallimento sta nello smettere di provare" ricordò, allontanandosi per tornare al bancone.
"Visto?" Nagi si voltò verso Lilian, trovandola a fissarle con un sopracciglio alzato.
"Oh, lei è Aira: la nostra saggia proprietaria del caffè" spiegò Haru "Se hai un problema, una tazza di thè e i consigli di Aira sono la soluzione giusta."
"Giusto, era ovvio" ammise lei, trattenendo una risata, per poi guardare l'ora "Oh, si è fatto tardi, devo andare" notò, recuperando lo zaino e alzandosi "Grazie per tutto. Mi ha fatto bene parlare un po' con qualcuno" sorrise sebbene il suo sguardo fosse ancora affranto.
"Grazie a te" risposero in coro le due ragazze. Lilian salutò con la mano ed uscì dal locale.
"E' simpatica ma non credo che le siamo state di grande aiuto" commentò Nagi. Haru annuì con un sospiro vedendola tornare verso l'istituto: e dire che l'aveva invitata a stare un po' con loro proprio perché sperava di tirarle su il morale.
Lilian fece pochi passi fuori dal locale prima di fermarsi, portò una mano alla borsa e ne estrasse il foglio spiegazzato con sopra scritte poche parole mezze cancellate. Sospirò e si allontanò.
 
 
 
Quando Haru arrivò a scuola, la mattina dopo, trovò Nagi che saltellava come una matta davanti l'ingresso.
"Arriverà fra poco!" esclamò, entusiasta, non riuscendo a stare ferma.
"Sono venti minuti che fa così" spiegò Etsuko.
"Mi è venuto mal di testa" commentò Akio.
Hayato, Seiichiro, Shio, Asami e Shinya si limitivano ad osservare gli scleri della ragazza, divertiti e seccati. Haru sorrise, per poi guardarsi intorno: non riuscì a scorgere Lilian fra tutti i ragazzi ammassati in cortile ma non poté continuare la ricerca, perché Nagi le saltò addosso.
"Eccola! Eccola! Eccola!" avvertì, guardando con occhi luminosi la lunga macchina nera che oltrepassava i cancelli, con le grida in sottofondo dei ragazzi. L'auto si fermò di fronte al corpo insegnanti e un uomo in giacca e cravatta uscì da essa, fece il giro ed aprì la portiera: una donna con lunghi capelli castani a tratti viola scese dalla macchina, togliendosi gli occhiali da sole e mostrando delle grandi iridi color ambra. Guardò tutti, infine sorrise dolcemente.
"È lei! È Natsuromi Kan!" quasi urlò Nagi, gravando di più sulle spalle della povera Haru.
"Nagi, stai uccidendo Momoka!" le fece notare Shio, tentando di salvare la povera ragazza dalle grinfie di quella fanatica che era la sua migliore amica. Natsuromi parlò con la Preside e gli insegnanti, poi concesse autografi agli studenti e Nagi trascinò Haru nella folla, incurante delle proteste degli amici.
Mentre Natsuromi faceva una dedica su un CD che Nagi si era portata dietro, Haru finalmente vide Lilian: se ne stava in disparte, nascosta nei pressi dell'edificio, ed osservava la scena con attenzione.
"Ci presenterai una nuova canzone, vero Natsuromi?" chiese una ragazza, eccitata.
La donna sembrò esitare: "Mi dispiace, ma deve essere una sorpresa" spiegò, sorridendo e facendo l'occhiolino.
Lilian sospirò, abbassando lo sguardo, e si ritirò nell'ombra; Haru era così intenta ad osservare la scena che non si accorse che Hayato si era parato alle sue spalle con la copertina originale di uno degli album di Natsuromi finché non parlò, facendola sobbalzare.
"Potrebbe farmi una dedica?" chiese "È per mia cugina, è una sua grande fan" spiegò. Natsuromi sorrise.
"Certo, come si chiama tua cugina?" chiese, posando il pennarello sull'album. Proprio mentre Hayato pronunciava il suo nome, Nagi si voltò verso Haru mostrandogli tutta eccitata l'autografo del suo idolo. Haru riuscì a cogliere solo un "ra" nel nome, il resto fu coperto dagli schiamazzi della ragazza e degli studenti.
"Andiamo, usciamo di qui. Odio le folle" disse Hayato, mettendo l'album nella propria borsa e prendendo le due ragazze per le spalle: con la sua stazza (non che fosse esattamente un nano) non ebbe difficoltà a farsi spazio e ritornare nel cortile.
"Allora? Fatto tutto?" chiese Etsuko. Nagi annuì, sprizzando gioia da tutti i pori.
"Non sapevo avessi una cugina" commentò poi, rivolta ad Hayato.
"Abita fuori città" rispose lui, passandosi una mano tra i corti capelli neri "Ho saputo che le piace Natsuromi Kan e le volevo regalare un suo autografo per il compleanno" spiegò, scrollando le spalle.
Haru, però, continuava ad osservare l'angolo in cui Lilian era sparita.
 
 
Quel giorno le lezioni si svolsero normalmente. Haru notò subito l'assenza di Lilian in classe e la cosa la preoccupò un po', tuttavia, alla fine delle lezioni, Nagi la trascinò letteralmente a casa per cambiarsi e tornare a scuola il più presto possibile: sebbene mancasse ancora qualche ora al concerto Natsuromi sarebbe stata lì tutto il pomeriggio e lei voleva provare a parlarle in privato.
"Sembriamo delle stalker" mormorò Haru, sporgendosi dietro il cancello dell'Istituto per assicurarsi che non ci fosse nessuno in vista.
"Oh, che te ne importa" rispose Nagi "Via libera!" esclamò, correndo dentro.
"Aspettami!" la chiamò lei, andandole dietro.
"Qui da qualche parte dovrebbe esserci il suo camerino" informò Nagi, vagando senza meta per il cortile esterno.
"Nagi, rischiamo seriamente di finire nei guai" la richiamò Haru, guardandosi nervosamente intorno.
"Tu ti preoccupi troppo" rispose lei, agitando tranquillamente la mano.
E faceva bene, si ritrovò a pensare Haru tormentandosi le mani, se uno degli insegnanti le avesse scoperte a gironzolare per la scuola durante l'orario di chiusura sarebbero finite in grossi guai.
"Sh! Ascolta!" esclamò all'improvviso Nagi, fermandosi nel cortile. Haru tese le orecchie ma avvertì solo il suono delle foglie smosse dal vento e qualche raro cinguettio lontano.
"Io non sento niente" rispose.
"Ma sì! Delle voci!" specificò Nagi. Haru si concetrò più a fondo e, effettivamente, riusciva a sentire dei sussurri poco distanti. Le due ragazze si guardarono per un secondo, prima di gettarsi dietro una siepe decorativa; gattonando, si mossero rasente l'istituto, finché non si fermarono dove le voci erano un po' più forti. Aprendosi un varco nelle foglie con le mani (cosa per cui il giardiniere le avrebbe sicuramente prese a rastrellate) sbucarono nel cortile interno e sgranarono gli occhi quando riconobbero le due figure sedute all'ingresso di una roulotte, a parlare fitto fitto tra di loro.
"Ma quella è Lilian!" bisbigliò Haru, vedendola la ragazza abbracciata alle proprie ginocchia con lo sguardo basso. Accanto a lei vi era Natsuromi, che le sussurrava qualcosa con uno sguardo dolce e un'aria bizzarramente materna.
"Che cosa si staranno dicendo?" sussurrò Nagi.
"Non lo so, parlano a voce troppo bassa" rispose Haru, sporgendosi un po' di più.
"Non sporgerti troppo o ci vedranno" l'ammonì Nagi, cercando di tirarla indietro per un braccio. La dinamica degli eventi successivi fu troppo confusa per poterla capire, sta di fatto che, dopo aver trafficato per un po', entrambe scivolarono oltre il cespuglio una sopra l'altra.
"Ah, scusa Haru" biascicò Nagi, stesa sulla ragazza.
"Non fa nulla" rispose lei, ritrovatasi a pancia in sotto sul selciato.
"Haru! Nagi!"
Entrambe le ragazze sobbalzarono e alzarono lo sguardo: Lilian era balzata in piedi ed ora le fissava ad occhi sgranati: "Cosa ci fate qui?" chiese.
Le due si guardarono, prima di ridere nervosamente: "Sai, questa è proprio una bella domanda" commentò Nagi.
Nasturomi le guardava meravigliata e Lilian sospirò. "Non importa" disse, massaggiandosi le tempie.
"Sicura?" chiese Natsuromi.
"Sì, possono restare" rispose lei, con una sicurezza disarmante.
"Ehm... possiamo sapere che succede?" chiese Haru, mettendosi in ginocchio. Lilian alzò i grandi occhi verdi su di loro e annuì.
"Ormai siete qui. Venite dentro" invitò, aprendo la porta della roulotte, seguita dalla donna. Le ragazze si guardarono per un secondo, perplesse, poi le seguirono. L'interno era molto più grande di come appariva dall'esterno ed arredato bene: a giudicare dalla fila di vestiti, cosmetici e accessori che facevano bella mostra un po' ovunque era ovvio che quello fosse il camerino. Nagi e Haru si sedettero su un divanetto di pelle nera situato in un angolo, con Lilian che prese posto di fronte a loro separate solo da un basso tavolino di vetro. Natsuromi restò in disparte, apparentemente intenta a riordinare il caos sulla toeletta.
Lilian si portò le mani in grembo e respirò a fondo, prima di parlare: le parole che uscirono dalla sua bocca, però, fecero congelare le due ragazze sul posto e Nagi si lasciò scappare il bicchiere di acqua oramai vuoto, che le era stato offerto dalla donna poco prima, che cadde con un tonfo sul tappeto.
"Ecco, ora sapete la verità" sospirò Lilian, abbassando lo sguardo.
Haru sbatté le palpebre, con la bocca semiaperta, poi lei e Nagi si scambiarono un'occhiata sconvolta prima di riposarla sulla ragazza. Le parole uscirono da sole, perfettamente armonizzate.
"Che signfica che sei tu Natsuromi Kan?!"
Lilian alzò di poco lo sguardo su di loro e vi poterono notare una scintilla di dispiacere in esso.
"Vedete, è inizato tutto quando ho fatto un provino per un musical, l'anno scorso" cominciò a raccontare "Quando uscì l'opera, un produttore a cui era piaciuta la mia interpretazione volle che lavorassi per la sua casa discografica. Il punto è che a me non piace stare al centro dell'attenzione men che meno essere famosa: quando sei in quel campo è tutto diverso. Ho sempre faticato a socializzare perché non riuscivo mai a trovare delle persone sincere con cui farlo: quando diventi famosa ti circondi solo di gente che mira al tuo successo e non a chi sei veramente. Per questo ho chiesto a Natsuromi di essere la mia prestavolto" spiegò. La donna annuì "Lei sarebbe stata sul palco, avrebbe partecipato agli eventi, si sarebbe presa il merito... e io avrei scritto e cantato le canzoni. Volevo solamente... essere normale, senza però rinunciare alla mia passione" concluse.
Le due ragazze avevano ascoltato in silenzio; Nagi si era piegata a raccogliere il bicchiere per poi posarlo sul tavolino, quasi senza fiatare.
"Io... mi dispiace di aver mentito" mormorò abbassando lo sguardo.
Scese il silenzio per qualche secondo, infine Nagi prese la parola: "E cosa avresti intenzione di fare ora?" domandò. Lilian strinse la mani in grembo.
"Non lo so" ammise.
"Io invece credo che tu lo sappia" ribatté la ragazza "Devi salire su quel palco, stasera, e dire a tutti la verità!"
La bionda sgranò gli occhi, guardandola, poi scosse il capo: "Non posso" disse "Io... non posso. Li deluderei... più di quanto farò quando stasera non avranno la nuova canzone che tanto aspettavano" aggiunse "Ci ho provato ma non riesco più a comporre, sono bloccata!" ammise, portandosi le mani al viso "Forse non sono mai stata portata per fare questo, ho paura persino di salire sul palco!" confessò "I fan non vogliono avere una idol del genere!"
Sotto lo sguardo attonito dei presenti, Lilian balzò in piedi ed uscì dalla roulotte.
"Lilian!" Natsuromi si affacciò sulla porta, ma la ragazza girò l'angolo e sparì alla vista. La donna sospirò. "Ho provato molte volte a farle cambiare idea, ma lei non ne vuole sapere di mostrarsi" disse, rivolgendosi alle due ragazze "È molto insicura e se è riuscita ad arrivare fino a questo punto è solo perché si nascondeva dietro la figura di Natsuromi" spiegò, con voce grave "Sono più che sicura che, se si liberasse di questo peso, le cose andrebbero meglio anche per lei."
Haru e Nagi non risposero, limitandosi a scambiarsi uno sguardo significativo.
"Non si preoccupi, ce ne occupiamo noi!" esclamò Haru. Nagi annuì, poi uscirono entrambe seguendo la scia della ragazza.
 
 
I piccoli boccioli facevano timidamente capolino tra le verdi foglie degli alberi, nonostante la stagione di fioritura fosse ben lontana.
Con delicatezza, quasi fosse fatto di porcellana, ne prese uno tra le dita staccandolo dal gambo e portandolo al viso: ne inspirò piano il profumo, assaporando quel momento di pace in assoluta solitudine... o quasi.
"Non ti facevo sentimentale" mormorò il ragazzo alle sue spalle. Hiki scrollò le spalle.
"Certe volte fa bene estraniarsi un po'" rispose lei, pacata. Soku sorrise: era un sorriso strano il suo, spontaneo, gentile, sicuro... eppure, non fuori luogo. Almeno per lei.
"Non hai perso il tuo tocco" commentò, quando un passerotto si posò sulla sua spalla. Lui ne sembrò lievemente sorpreso.
"Già. Credevo fosse sparito anni fa" ammise, carezzando l'uccellino sul capo. Poi si fece serio "Abbiamo divagato abbastanza" decretò, gettando uno sguardo in basso, verso le tre figure presenti nel parco "Sono loro?"
Hiki annuì e si raddrizzò. Con un gesto, quasi avesse intuito il pericolo, il passerotto aprì le ali e volò via mentre il bocciolo si sbriciolava nelle mani della donna.
"Cominciamo."
 
 
Lilian teneva lo sguardo basso, su quel foglio bianco scarabocchiato lievemente, e scuoteva il capo.
"Vi prego, non insistete, non potrei" mormorò.
"Lilian, non puoi continuare a nasconderti" la rimproverò Nagi.
"Voi non capite" rispose lei "Sono tutti impazienti di avere una nuova canzone, li avete sentiti… persino tu non aspettavi altro" aggiunse, rivolta alla ragazza "Vi ho sentito parlare nel gazebo, ieri... ma se mi presentassi su quel palco, se sapessero che il loro idolo è solo una ragazzina impaurita che non sa nemmeno più scrivere una canzone..." s'interruppe e sospirò.
"Lilian, tu hai scritto un sacco di canzoni splendide!" esclamò Nagi "E lo dico perché le ho ascoltate tutte" aggiunse "È vero, mi aspettavo una nuova canzone, ma non è la fine del mondo se non sei riuscita a scriverla. Insomma, è facile pretendere ma se dovessi mettermi io non saprei neanche da dove cominciare per comporne una! E sono sicura neanche loro."
"Tutto ciò che devi fare è essere sincera con te e con gli altri" consigliò Haru, inginocchiandosi di fronte a lei "Non serve a nulla nascondersi dietro un muro di bugie, fai solo del male a te stessa, e non è vero che sei solo una ragazzina impaurita: sei colei che, con le sue canzoni, ha trasmesso emozioni a tutti coloro che le hanno ascoltate. E sono certa che questo non cambierà per nulla i sentimenti degli altri verso di te" assicurò "Quando ti ho offerto di venire a pranzo con noi io l'ho fatto pensando a te, a Lilian Inoshi, non alla persona dietro la maschera di Natsuromi Kan... anche perché non sapevo nemmeno che lo eri" aggiunse.
"Pazienza se non riesci a scrivere una canzone, lo farai quando avrai l'ispirazione" scrollò le spalle Nagi "Fai la cantante per passione non per stare dietro ai capricci dei fan. Nessuno deve impedirti di essere ciò che sei."
Lilian guardò da una all'altra, stringendo un po' il foglio tra le dita.
"Il segreto è non arrendersi, ricordi?" sorrise Nagi, alzando il braccio.
"Che belle parole" commentò una voce sopra di loro, facendole sussultare "Se potessi mi commuoverei."
Tutte e tre alzarono lo sguardo, incrontrando quello di una donna sospesa a mezz'aria: aveva lunghi capelli d'argento con due grandi ciocche che poggiavano sulle spalle, sottili occhi grigi e lo sguardo di chi aveva sempre qualcosa da rimproverare. Indossava un lungo cappotto nero, che si apriva sulla vita lasciando intravedere i jeans e gli stivali neri.
"Che ironia tagliente" la riprese il ragazzo seduto sul ramo dell'albero, accanto a lei. Aveva corti capelli bianchi e luminosi occhi azzurri, indossava un completo bianco pantaloni e gilét... ed era carino. Molto.
"E voi chi siete?" chiese Haru.
"Quella tizia vola?!" esclamò Lilian, stranita, indicandola.
"E conosco solo qualcuno che può farlo!" disse Nagi a denti stretti.
La donna incrociò le braccia al seno e alzò il volto: "Io sono il Generale Hiki" si presentò.
"Ed io il Comandante Soku" rispose il ragazzo, chinando lievemente il capo in segno di saluto "Siamo i Primi Ufficiali delle Armate della Nebbia, l'esercito dell'Imperatore Roku" informò candidamente.
"L'esercito di chi?" domandò Lilian. Haru si portò le mani alla bocca e Nagi afferrò le due ragazze per le braccia.
"Dei tipi strani, non badarvi Lilian. Corri!" esclamò trascinandosele dietro.
"Tsk, patetico!" decretò Hiki, facendo apparire un seme nella propria mano "Germoglia, mio piccolo Kurofuku... e distruggile!" con uno schiocco di dita il seme schizzò verso il suolo e sparì nel terreno. La terra tremò e, da esso, uscì un gigantesco girasole con denti aguzzi.
"Di nuovo uno di quei cosi!" strillò Lilian.
"Non guardare: corri!" urlò Haru.
"E non badare al fatto che sia uscito dal terreno tramite un seme lanciato da una tizia che vola!" aggiunse Nagi.
"Cosa?!" esclamò Lilian.
"Nagi!" la riprese Haru.
"Che ho detto?"
"Kurofuuku!" con un ruggito, il mostro partì all'inseguimento lasciando solci profondi nel terreno con le proprie radici. Nagi prese Lilian per l'avambraccio e la spinse in avanti.
"Corri! Non girarti!" avvisò.
"Non ne ho intenzione!" rispose lei, dando fondo a tutte le proprie energie. Appena la ragazza si fu distanziata un po', Nagi saltò addosso ad Haru e rotolarono dietro un cespuglio.
"Presto, dovete intervenire!" Reiha sbucò fuori dal cappuccio della felpa di Haru, facendole sobbalzare entrambe.
"Sei sempre stata lì?!" chiese Haru, spaventata.
"Non c'è tempo, trasformatevi!" rimbeccò lei.
"Giusto!" trafficarono con i cofanetti e ne estrassero i profumi, staccando la chiave che faceva bella mostra su di essi come un portachiavi.
"Season Charge: Metamorfosi!"
 
 
Lilian si fermò di fronte ai cancelli del parco, riprendendo fiato.
"Lo abbiamo... seminato?" ansimò, non ricevendo risposta "Ragazze?" si voltò ma dietro di lei trovò solo il parco deserto "Cosa...?" si guardò in giro e un dubbio atroce la colse: erano rimaste indietro? E se fossero state catturate? Forse erano in pericolo o peggio? Si portò la mani al petto, chiuse a pugno che quasi si toccavano, inziando a saltellare sul posto "Che faccio? Che faccio? Cerco aiuto?" esclamò, guardando oltre il cancelletto "O vado a cercarle?" domandò, rivolgendo lo sguardo oltre gli alberi. Guardò in entrambe le direzioni un'altra volta, indecisa, poi scosse il capo e si rigettò nel parco.
 
 
"Cherry!"
Nagi afferrò la ragazza per il braccio e la trattenne per evitare che venisse sbalzata contro un albero.
"Sto bene, tranquilla" rispose lei rimettendosi in piedi.
"Beh, mi aspettavo di meglio" ammise Hiki.
"Evidentemente Eratu è stata presa alla sprovvista dal fatto che ne era apparsa un'altra" commentò Soku.
"Finiamole e prendiamo la Rosa, ho già perso troppo tempo" decretò la donna, schioccando le dita: il Kurofuku si lanciò all'attacco.
"Eccolo che riparte!" esclamò Haru.
"Dividiamoci! Non può seguirci entrambe e quella che viene ignorata lo attacca!" propose Nagi. La ragazza annuì e si separarono, saltando ai due poli opposti del Parco. Come previsto, il mostro si diresse verso Haru. Nagi si parò alle sue spalle e saltò, usando un albero come appoggio.
"Vediamo di finirla! Il potere della Natura! Season Charge: Tempesta..."
"Nagi!"
Con un sobbalzo, la ragazza perse la concentrazione: la foglia d'acero nelle sue mani si dissolse e lei rischiò di cadere a faccia in giù nell'erba. Atterrò barcollando, maledicendo i tacchi degli stivali, e si voltò: Lilian se ne stava sulla stradina che la osservava ad occhi sgranati.
"Sei tu?" domandò la ragazza, perplessa.
"Lilian, ti avevo detto di scappare!" esclamò "Va via, è pericoloso!" aggiunse, facendole segno con la mano di sparire.
"Ma che succede...?"
"Cure Wind!" chiamò Haru, disperata, continuando a fare slalom tra gli alberi.
"Quella è Haru?" chiese.
"Ti spiego tutto dopo, promesso, ora vai!" rispose lei, correndo all'inseguimento. Scivolò sotto le gambe del mostro e si parò proprio di fronte a lui, con l'amica alle spalle. "Sbrighiamoci a farlo fuori!"
"Kurofuuku!" con un ruggito, la pianta abbatté le sue liane su di loro, spazzandole via con poca delicatezza.
"Stai bene, Wind?" mormorò Haru, facendo leva sui gomiti per alzarsi.
"Mi ha presa alla sprovvista" ribatté lei, alzando il braccio, stesa a pancia in su sull'erba.
"Che spettacolo pietoso" commentò Hiki "Finiscile, avanti" ordinò.
Il mostro alzò le liane, pronto ad abbatterle sul duo...
"Tu non farai proprio niente!"
Con un sussultò generale, un cestino per i rifiuti disegnò un arco nel cielo che andava imbrunendo e colpì il mostro alla testa... beh, al fiore. Lentamente, si voltò verso la ragazza in piedi accanto alla fontana che si ritrovò a rabbrividire.
"Lilian, no!" esclamò Haru.
"Questa sì che è una cosa stupida da fare" commentò Nagi e lo diceva proprio lei che aveva fatto la stessa identica cosa neanche un paio di settimane prima.
Lilian scosse il capo per riprendersi: "Non so perché c'è una tizia che vola e voi indossate quegli strani costumi... ma so che quel coso è pericoloso e non me ne starò con le mani in mano!" esclamò.
"Torna a casa, ragazzina" sospirò Hiki "Non è una cosa che ti riguarda."
"No!" rispose lei, mentre una scarica di adrenalina le invadeva il corpo "Sono stanca di scappare, lo faccio da tutta la vita!" esclamò, mentre sentiva lacrime di rabbia pungerle gli occhi "Non mi interessa quanto possa essere rischioso, non sarà una vecchia strega come te a farmi paura!"
Fu come se un gigantesco masso con su inciso "Vecchia Strega" fosse caduto sulla testa della donna, Soku sgranò gli occhi e voltò la testa di testa di lato, piazzandosi un mano sulla bocca per trattenere una risata.
"Come ti permetti?!" sbraitò Hiki, perdendo la sua compostezza e drizzandosi a mezz'aria "Ho solo ventidue anni!"
"Sul serio?!" chiesero Haru e Nagi, voltandosi stupite verso di lei.
"Perché quel tono sorpreso, voi due?!" sbottò "Si vede benissimo che sono giovane!"
"Beh, se la smettessi di comportarti come una nonna zitella magari se ne accorgerebbero" sorrise gentilmente Soku, ricevendo uno sguardo omicida in risposta.
"Prova a ripeterlo" sibilò la donna con voce minacciosa. Il corpo del giovane, sebbene lui fosse ancora sorridente, iniziò ad essere percorso da brividi gelidi e si ritirò lentamente sull'albero. "Kurofuku, falle sparire tutte e tre!" ordinò Hiki che, ormai, l'aveva presa sul personale. Il mostro continuò la sua opera e Lilian si parò di fronte alle ragazze, fissando il coso (come lo aveva ribatezzato lei) con aria di sfida.
"Haru e Nagi sono le prime vere amiche che abbia mai avuto e non vi permetterò di far loro del male!" decretò.
Con un boato sordo, un fascio di luce giallo avvolse la ragazza, salendo fino al cielo, respingendo l'attacco della pianta.
Lilian trasalì ritrovandosi circondata da quella luce dorata "Cos'è? Sono arrivati gli alieni?" chiese, guardandosi intorno con agitazione, ormai aspettandosi di tutto.
"Ma no! Sei stata scelta per diventare una Season Charge!" esclamò Reiha, piombando sulla sua testa e facendo sussultare.
"Un coniglio che parla?!" cosa mancava, ora, gli unicorni? Un drago?
"Sono un folletto" la rimbeccò lei, stizzita, poi prese la Rosa tra le zampe "Guarda attentamente" il medaglione s'illuminò, fasci di luce si concentrarono al centro poi, con un sonoro ding un piccolo sole giallo apparve davanti al viso della ragazza cadendo tra le sue mani. Appena lo ebbe tra le dita, con un lieve click, dall'estremità spuntò una chiave.
"Che cosa devo farci con questa?" chiese, rigirandosela tra le mani.
"Le metti qui..." rispose il folletto, proprio mentre la Rosa s'illuminava di nuovo e la boccetta triangolare di un profumo cadeva nell'altra mano della ragazza "...ti trasformi e vai a distruggere il mostro" concluse.
"Eh? Io cosa?" chiese, alzando lo sguardo per guardarla.
"Avanti, prova!" la esortò Reiha, scendendo dalla sua testa.
"Io... uh... non ne sono sicura" balbettò lei che ormai non ci capiva più niente: le girava la testa e quella luce abbagliante iniziava a farle male agli occhi.
"Hai detto che non avresti permesso loro di far del male alle ragazze" ricordò Reiha "Con quello avrai il potere per aiutarle. Hanno bisogno di un mano, hanno bisogno della terza Guerriera… hanno bisogno di te!" la esortò, sistemandosi la rosa sulla schiena "E' arrivato il momento di smetterla di scappare e mostrare al mondo intero chi sei veramente! Abbi fiducia in te stessa!"
Lilian fissò attonita quel coniglio parlante darle lezioni di vita ma non poteva negare che avesse ragione, che ciò che diceva era giusto: non poteva nascondersi per sempre e, in quel momento, le uniche persone che poteva chiamare amiche avevano bisogno di lei. Inspirò a fondo e chiuse gli occhi, stringendo quegli oggetti a sé.
E' arrivato il mio momento…
Una scarica elettrica le pizzicò la schiena e il suo corpo si mosse da solo: sistemò il profumo con la chiave sopra di essi dinnanzi a sé ed esalò quelle parole sconosciute che le erano salite spontaneamente alla gola: "Season Charge: - inserì la chiave nel tappo che si riempì all'istante di un liquido giallo - Metamorfosi!"
Instantaneamente venne avvolta da una luce intensa, i suoi vestiti scomparvero lasciando il posto ad una veste bianca. Impugnando il profumo, girò su sé stessa tenendosi sul fianco, e sparse cristalli gialli ovunque "Splendi, Aroma Estivo!" esalò. Fece una giravolta e congiunse le mani in alto, venendo avvolta da un potente fascio di luce che, quando disparve, la lasciò completamente trasformata: i capelli, più chiari di quanto ricordasse, erano chiusi in due grandi code ondulate che partivano da dietro l'orecchio e scendevano sul petto fermati da due fermagli a forma di sole. Una collana con un sole, due semplici bracciali a cerchio e due orecchini con due piccoli soli erano gli unici ornamenti. Il corpetto giallo del vestito senza maniche aveva una striscia con motivi a triangolo al centro che si alternavano al bianco e l'arancione, con un pizzo di un giallo lievemente più scuro che circondava il bordo superiore. La gonna corta, che si apriva dietro allungandosi fino alle caviglie dove finiva a punta, aveva i bordi ondulati e un grande fiocco arancione con un sole giallo al centro la divideva dal corpetto. Le scarpe consistevano in delle ballerine gialle con dei nastri che si arrampicavano sul polpaccio. Come tocco finale, un diadema dorato con cinque collinette (due più basse ai lati ed una alta al centro) ornati da quattro pietre arancioni e un grande sole arancione al centro sostava tra i capelli.
Come se fosse qualcuno a guidarla, portò la mano sinistra in avanti e fece una giravolta "Splendida e abbagliante, come il sole d'estate: - si aggiustò la frangia con un gesto e portò le braccia ad incrociarsi di fronte al busto - io sono Cure Soleil!" portando il braccio sinistro in alto posizionò il destro piegandolo in avanti, così che toccasse la spalla.
Poi il silenzio.
"Cosa... ho appena detto?" chiese, pietrificata in quella posa. Haru e Nagi sbatterono le palpebre, si guardarono per un'istante... poi Haru lanciò uno strillo.
"Non ci posso credere! Fai anche tu parte della squadra!" urlò, saltandole addosso e rischiando di soffocarla.
"Non lo avrei mai detto" ammise Nagi, grattandosi il capo.
"Oh, che ve ne importa, basta che sia una del gruppo" rispose Reiha.
"Quale gruppo?" chiese la ragazza.
"Le Season Charge, le Leggendarie Guerriere della Natura" esclamò Reiha "Sei diventata Cure Soleil, la Pretty Cure dell'estate!"
"Non ho capito" ammise lei, perplessa.
"Te lo spieghiamo dopo" sospirò Nagi, battendole dei colpi comprensivi sulla spalla "Adesso usa i tuoi poteri e abbatti quel coso!" esclamò, indicando il girasole, facendole sgranare gli occhi.
"E come faccio?"
"Con il tuo cofanetto!" esclamò Haru, battendo con la mano sul cofanetto bianco che conteneva il profumo "Porta le mani davanti ad esso e concentrati! La magia farà il resto."
Lilian lo guardò per un'istante: "Ehm… va bene" annuì "Ci provo."
Hiki assottigliò lo sguardo "Pensate davvero di poterci battere solo perché adesso siete in tre? Mettiamo fine a quest teatrino!"
Il Kurofuku tornò all'attacco e Lilian si piazzò di fronte a lui: "Non te lo permetterò! Sappi che non mi fai paura! ...ok, forse un po', ma ti batterò lo stesso!" asserì decisa: il cofanetto s'illuminò e la ragazza portò le mani chiuse a coppa al suo fianco. Chiuse gli occhi e si concentrò sul suo obbiettivo: un calore inspiegabile le salì al volto, le sue dita formicolarono e le parole le sfiorarono le labbra spontaneamente "Il Potere della Natura! Season Charge: - il fascio di luce si concentrò nelle sue mani, assumendo la forma di una sfera luminosa - Raggio Splendente!" portò le braccia in alto e il piccolo sole esplose in fasci di luce che si diressero in tutte le direzioni, investendo il Kurofuku come centinaia di raggi laser, trasformandolo in un piccolo seme che si dissolse nell'aria.
Poi cadde di nuovo silenzio.
"Diventano più forti ogni volta che se ne aggiunge una" commentò Soku.
"Lui non ne sarà contento" decretò Hiki. Poi entrambi scomparvero in una nebbia scura.
Lilian sbatté le palpebre, le braccia ancora a mezz'aria, guardando il parco ora deserto.
"E con questo siamo a tre, ne mancano due!" esclamò Reiha, battendo le zampette.
"Due di cosa?" chiese la bionda, guardandole tutte e tre alternanza "Mi spiegate che succede?" chiese.
Haru sorrise: "Torniamo a scuola, ti raccontiamo tutto per strada."
 
 
 
Hiki guardava con finta indifferenza la maschera esagonale che copriva il volto del suo signore, riusciva a scorgere nitidamente i gelidi occhi azzurri dietro il bianco della ceramica e ciò, doveva ammetterlo, lo aveva sempre trovato molto inquietante.
"Tre?" chiese lui, con voce bassa e pacata.
"Tre" rispose lei risoluta.
Roku portò una mano al volto a sorreggere il mento, mentre poggiava il gomito sui braccioli del trono.
"Tre" ripeté in un mormorio "Ne mancano due" continuò.
"Se posso permettermi, Mio Signore, trovo che recuperare la Rosa sarà più complicato del previsto" azzardò Soku, facendo un passo avanti "Sappiamo tutti l'immenso potere di quel manufatto e non dobbiamo dimenticare che le Season Charge traggono i loro poteri da essa."
Roku alzò il viso, scrutandolo attentamente per un lungo momento: "Cosa proponi, quindi?"
"La mia idea sarebbe di separare il Folletto che custodisce la Rosa dalle ragazze" rispose "Senza la loro protezione sarebbe indifesa e quindi più facilmente catturabile" disse "Inoltre, senza nessun umano nei dintorni non c'è il rischio che possa spuntar fuori una quarta guerriera."
"E come pensi di fare?" chiese Roku, drizzandosi.
"Dovremmo distrarre le guerriere in qualche modo, senza però far loro capire ciò che sta succedendo. E, dato che conosco già me, Hiki ed Eratu..." cominciò.
"...useremo qualcuno che ancora non hanno visto" finì l'Imperatore, annuendo, per poi rivolgere l'attenzione in fondo alla sala "Posso contare su di te... Maggiore Koiko?"
La figura nell'ombra sorrise, chinando lievemente il capo: "Ovviamente, Mio Signore."
 
 
 
Natsuromi osservò la ragazza in piedi davanti a lei, che la osservava con i suoi grandi occhi verdi sgranati di decisione. Infine sorrise.
"Era anche ora" commentò sollevata. Lilian ricambiò il sorriso e annuì: si era cambiata apposta per quello, scegliendo gli abiti con cura dato che non voleva sfigurare durante il suo primo debutto in scena.
Osservò il foglio che aveva tra le mani e respirò a fondo: aveva scritto quelle parole appena tornata nel camerino, frutto di un'ispirazione improvvisa. Certo, tutta quella storia delle Guerriere della Natura e di Imperatori malvagi l'aveva spossata... ma non aveva dubbi sul fatto che voleva partecipare davvero a quella stramba missione per aiutare le sue amiche.
Le prime vere amiche che avesse mai avuto.
"Buona fortuna" le mormorò dolcemente la donna. Lei annuì, piegò il foglio mettendoselo in tasca e, preso il microfono dal reggimento, se lo porto al grembo. Respirò profondamente ed entrò in scena.
Centinaia di occhi la fissavano: chi perplessi, chi stupiti, chi semplicemente incuriositi. Incontrò i volti di Haru e Nagi, in piedi sopra il rialzo delle casse, stagliandosi di qualche centimetro sopra gli altri. Sorrise, ricambiando i loro cenni di incoraggiamento, e si portò il microfono al viso.
"Salve" disse e la sua voce rieccheggiò nel cortile per qualche istante, accolta dal silenzio generale "Forse molti di voi non mi conosceranno... beh, quasi sicuramente non mi conosceranno... ad ogni modo: io sono Lilian Inoshi, della quarta sezione del terzo anno. Mi sono trasferita in questa città l'anno scorso per motivi... ok, lo ammetto, strani" cominciò. Si schiarì la voce e continuò "Il fatto è che... può sembrarvi strano, e non vi biasimo se non mi crederete, ma... insomma" insipirò a fondo e si fece coraggio "Sono io la voce dietro Natsuromi Kan."
Bam: bomba sganciata.
Un silenzio attonito scese sulla folla e, per qualche secondo, non si sentì volare una mosca.
"Non so dire con esattezza quando sia cominciato" continuò "Avevo semplicemente paura di salire sul palco e di mettermi in mostra... per questo ho chiesto a Natsuromi di essere la mia prestavolto. Vi sentirete presi in giro e mi dispiace, ma se stasera ho trovato il coraggio di salire su questo palco lo devo esclusivamente a due mie care amiche che mi hanno fatto trovare la forza per... essere me stessa. È grazie a loro..." continuò, sfilandosi il foglio dalla tasca "...se sono riuscita di nuovo a comporre. È una canzone buttata giù così, poco fa, ma esprime alla perfezione ciò che provo e... beh, spero che vi permetterà di perdonarmi" concluse. Fece un cenno alle sue spalle, le luci si spensero e il gruppo iniziò a suonare mentre lei, microfono in una mano e foglietto accuratamente piegato nell'altra come a darle conforto, racimolava le forze per far uscire le parole: era da tanto che non cantava davanti a qualcuno.
 
 
 
Partiremo prima che faccia giorno
e ci dirigeremo verso un domani che non abbiamo ancora visto
Non ho alcun ripensamento su questo
(Oh, io so che cosa farò)
Chissà quali sfide ci aspettano,
non riesco a fermare il battito impazzito del mio cuore
Il posto a cui miro è soltanto uno
(Volo verso la luce)
 
I legami che quella battaglia mi ha lasciato,
non permetterò a nessuno di spezzarli
Se il pugno che hai stretto si aprirà,
lì troverai la tua forza
 
Avanti, andiamo,
un nuovo mondo ci sta chiamando!
Ehi, ascolta,
per quanti oceani potranno separarci
io ti sosterrò sempre,
perciò vai avanti senza paura
Non dimenticarlo,
Noi combattiamo insieme!
 
 
Gli uccelli si librano sospinti dal vento
e oltre l'arcobaleno che attraversano
sboccia il fiore della speranza
(I fiori non moriranno mai)
Quel desiderio si spinge sempre più avanti,
tenerlo gelosamente nel cuore
non lo farà soffocare?
(Volo verso la luce)
 
Cosa pensi di proteggere con le menzogne?
Cadere in ginocchio non è una vergogna
rialzati, forza, ogni volta che ti succede
perché un giorno ci rincontreremo sicuramente
 
Avanti, andiamo,
un nuovo mondo ci sta chiamando!
Ehi, ascolta,
per quanti oceani potranno separarci
io ti sosterrò sempre,
perciò vai avanti senza paura
Non dimenticarlo,
Noi combattiamo insieme!
 
 
Non ho infangato nulla quel giorno,
ho alzato lo sguardo e ovunque ho visto un alto e vasto cielo
Sono arrivato così lontano,
tutti i giuramenti sono qui nel mio cuore
Non ho esitazioni, solo cose di cui farmi carico
 
Il sole sta sorgendo
e insieme al resto illuminerà anche la tristezza
Io ci credo,
un giorno partiremo insieme
per cercare quel futuro che ci lega l'uno all'altro
Non c'è nessuno che può sostituirti
Non dimenticarlo,
Noi combattiamo insieme!
 
La vita va avanti
La vita va avanti
La vita va avanti
La vita va avanti
La vita va avanti
La vita va avanti
 
Non dimenticarlo,
Noi combattiamo insieme!
 
 
Se prima la folla era rimasta immobile, quando la ragazza aveva cominciato a cantare era esplosa in grida, cori e applausi. Hayato era saltato sul rialzo, piombando tra Nagi e Haru, stavolta venendo visto in anticipo.
"È brava" commentò, battendo le mani a ritmo restando però indifferente col resto del corpo.
"Ed è nostra amica" aggiunse Nagi emozionata.
"È una star da tre minuti e già te ne vanti?" chiese Haru, divertita. La ragazza scrollò le spalle, ridendo; partirono tutte e due col coro di "Life goes on" che si era alzato dai ragazzi, seguendo il ritmo di Lilian, finché la ragazza non finì in bellezza con un'assolo del ritornello: per tutto il cortile risuonò solo il suo "Wasurenaide, We Fight Togheter!" prima che scoppiasse un'applauso generale, seguito da urla e fischi.
Lilian guardò quella folla festante, sorridendo, infine s'inchinò imbarazzata. Salutò Haru e Nagi con un cenno emozionato e spostò lo sguardo sulla donna che la osservava da dietro le quinte con gli occhi lucidi. Un sola parola sfiorò le sue labbra venendo ricambiata da un'inchino del capo: "Grazie".
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della cosa:
ma quanto amo questa canzone? Se non l'avete ascoltata dovete rimediare assolutamente, altro non è che We fight togheter di Namie Amuro, un vero gioiello.
Bando alle ciance e ciancio alle bande, la terza Pretty Cure è apparsa flash maaaa... solo per esigenza di trama: le ultime due ve le farò rosicare MUHAHAHAHAHAHA *si schiarisce la gola* ma basta fare le cretine e passiamo alle cose serie.
 
Tantantantan: ringraziamenti!
Ringrazio stardust94 per aver inserito la storia tra le seguite; Ainomegumi per averla inserita tra le preferite; e _Alcor e di nuovo stardust94 per le recensioni: e sempre bello ricevere un parere :')
Ovviamente ringrazio anche quelle anime pie che sono arrivate fino a qui anche se non si fanno vedere e i lettori silenziosi: è per tutti voi che continuo a scrivere.
Grazie di cuore, davvero.
 
E... altra sorpresina! O meglio, due sorpresine!
Udite, udite: l'altro giorno un'amica mi ha disegnato queste due belle versioni dei costumi di Haru e Nagi. Sapendo che avrei postato a breve anche la terza Pretty Cure, le ho dato le referenze del costume di Cure Soleil che vedrete in anteprima assoluta qui sotto!
Che dire, la ringrazio moltissimo per i disegni: è uno dei tanti motivi per cui le voglio bene!

 
20170810-134348-1
 
20170810-134403-1
 
20170902-094421
 
La seconda sorpresina sono le schede personaggi.
Ok, bazzicando su internet ho trovato un sito che fabbrica avatar e mi sono divertita a crearne alcuni che somigliassero alle ragazze (trovate le due migliori quì sotto) quindi mi son detta: perché non creare delle schede su di loro? Sembrava un’idea carina e sono sicura che vi aiuterà a comprendere meglio i personaggi.
Le schede contengono tutte le informazioni base dei personaggi (e non parlo solo delle protagoniste ma anche di tutti quelli principali, compresi i villain), con tanto di simbologia collegata alle piante: a ogni personaggio è assegnato un fiore diverso in base ai significati che hanno. Se siete curiosi vi lascio il link da cui ho preso spunto
(https://www.interflora.it/StaticPage/Content/Linguaggio).
 
Che dire, ringrazio ancora una volta tutti coloro che leggono e sostengono questo sclero, e prometto di impegnarmi per rendere questa storia sempre migliore!
Baci!

 
 
 
 
 
 
 
Haru-Momoka-2
 
Haru-Momoka
 
 
Nome: Haru (Primavera)
Cognome: Momoka (Fiore di Pesco)
Data di nascita: 22 marzo
Età: 15 anni
Segno Zodiacale: Ariete
Le piace: il pollo alle mandorle, il gelato fragola e cioccolato, i lamponi, gli animali e la natura in generale; ha una cotta stratosferica per Yuji ma si vergogna ad ammetterlo.
Non le piace: i film horror, le persone bugiarde, lo sport e quando sua madre la incastra in cucina a lavare i piatti
Materia in cui riesce bene: Letteratura
Materia in cui va male: Educazione Fisica
Obbiettivi futuri: Gestire un parco naturale
Sogna: di poter visitare la Francia
Il suo simbolo: il delphinium
Soprannomi: HaruHaru (da suo fratello); Principessa (dai suoi amici); Momoka (da tutti gli altri).
Il suo motto: “Provare e riprovare: è questo il segreto!”... ma con lo sport ha rinunciato proprio

 

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