Tales of Dimension di The Only One (/viewuser.php?uid=856308)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Villaggio Roccialiscia ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Salti dimensionali ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Partenze ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
- 2 Agosto,
Anno Domini 2015, Ore 16:42, Imprecisato
Thomas
era lì, che guardava gli stand delle esposizioni secondarie,
annoiato. Le uniche cose che viaggiavano per la sua testa erano assurde
imprecazioni inventate sul momento, il ricordo delle dodici birre della
sera
prima, il pensiero di sua moglie che lo aspettava nel letto del motel
e, la più
pressante tra queste emozioni, il profondo nervosismo che stava
provando nei
confronti dell'espositore della maggiore attrazione della fiera: il
presunto
professore era in ritardo di esattamente un ora, dodici minuti e
ventisette
secondi, ed ad ogni secondo Thomas diventava sempre più
impaziente. Sebbene
fosse diventato un fisico sperimentale per puro caso, tramite una borsa
di
studio vinta a un dubbio concorso di un altrettanto dubbio produttore
di
cereali palesemente sottomarca, aveva, con il tempo, sviluppato una
sincera
passione per quest'ultima e, quando venne annunciata qualche settimana
prima,
era sinceramente curioso di capire il funzionamento di questo
macchinario per
la scomposizione e il trasporto molecolare via etere, per la marmaglia
banalmente chiamato “Teletrasporto”. Thomas aveva
pure rinunciato alla sua
quotidiana “abbuffata di mezzogiorno” pur di
osservare per tempo il fenomeno,
cosa che lo faceva ulteriormente innervosire. Nel mentre che aveva
contemplato
l'inutilità di certe presunte scoperte scientifiche,
presentate negli stand
adiacenti, erano già passati altri quindici minuti ed il
fisico era ormai
giunto al culmine della sopportazione, quando, come se si fosse
materializzato
dal nulla, apparve lui, David O'Neil, il fantomatico, quanto geniale,
inventore
della macchina. Prima della scoperta la comunità scientifica
di Atlanta, dove
operava stabilmente, aveva definito David come “il
più grasso e presuntuoso
figlio di buona donna che sia mai riuscito a crearsi un dottorato con
una
graffetta e delle forbici dalla punta arrotondata”, ma
ultimamente aveva
iniziato a ricredersi, nonostante cercasse di tenere le distanze da
questo
fantomatico personaggio. Non si poteva mai sapere cosa gli passasse per
la
testa, e in quel momento lo stava dimostrando più che mai:
si era presentato
vestito con un assurdo completo a pois policromatico, con una
combinazione di
colori che avrebbe reso daltonico anche il più resistente
degli osservatori,
accompagnato da dei pantaloni con braghe che definire
“direttamente usciti dal
deretano di Satana” sarebbe stato un eufemismo. Mentre la
folla applaudiva come
un branco di pecore che belano alla vista del pascolo, lo scienziato
sali sulla
pedana al centro dello spiazzo, montata appositamente per l'evento e
con sopra
posizionato un grande oggetto coperto da un telone, e batté
con incredibile
delicatezza il palmo della mano sul microfono, per verificarne il
corretto
funzionamento. «Buongiorno, signori, e signore!»
esordi senza troppi preamboli
«Perdonatemi il mio mostruoso ritardo, ma alcuni giudici mi
hanno fatto
sbrigare due o tre cosucce di poco conto riguardo alcune infime
banalità quali
delle accuse di “Concussione aggravata” e
“Vilipendio alla nazione”. Robetta
burocratica da quattro soldi. Ma finalmente, grazie ai miei avvocati
ultrapagati dal centro studi di Atlanta senza autorizzazione alcuna,
sono
finalmente giunto a questa esposizione per mostrarvi la mia ultima
invenzione...».
E con una mossa leggera delle mani scopri l'oggetto presente sotto il
telo «La
Macchina da Scomposizione e Trasporto Molecolare David O'Neil, anche
chiamata
“Teletrasporto O'Neil”».
La folla applaudiva
sonoramente mentre la macchina, composta da due grossi cilindri vuoti
internamente collegati da una serie intricata di cavi a un terminale
centrale,
brillava metallicamente alla luce cocente del sole «Ho avuto
questa idea tre
mesi fa, durante una seduta spiritica sulla tazza del cesso, quando
realizzai
che, modificando la struttura subatomica di una molecola tramite il
bombardamento di raggi a infinitesima sequenza, la materia si poteva
scomporre
facilmente e indirizzare tramite l'utilizzo di flussi magnetici verso
un
collettore che avrebbe permesso la ricostruzione della materia
attraverso
l'induzione elettromolecolare. E finalmente, dopo mesi di duro lavoro e
fallimenti, sono riuscito a creare una macchina stabile e perfettamente
funzionante. Ma credo sia inutile continuare a parlare di questo
gioiellino
senza prima avervi dimostrato le sue potenzialità su un
soggetto vivente:
faremo una dimostrazione con uno dei presenti. Qualche
volontario?» concluse
mostrando un sorriso di un bianco fin troppo smagliante per essere
naturale.
Sempre tenendo un atteggiamento da gregge ubbidiente, una miriade di
mani
sudanti e appiccicose si alzo in alto al cielo, desiderose solo di
essere
portate su quel lucido e attraente palco, ma lo sguardo di David aveva
già
adocchiato colui che sarebbe stato scelto per la prova, l'unico che per
tutto
il tempo era rimasto ad ascoltare le sue parole con aria sufficiente e
allo
stesso tempo incuriosita. «Lei, laggiù, in
fondo!» disse indicando Thomas, che
ricambio con un'espressione alquanto confusa «Si, proprio
lei! Venga qui, sul palco,
non sia timido!». Thomas, nonostante l'incredulità
che lo aveva temporaneamente
colpito, prese pian piano ad avvicinarsi al palco, spinto anche dalla
folla
entusiasta, fino ad arrivare di fronte all'enigmatico scienziato
«Con chi ho
l'onore di parlare?» esordi David con un'innaturale voce
calma «Dottor Thomas
Smith, piacere di conoscerla» rispose il fisico tendendo
placidamente la mano,
che non ottenne nessuna stretta di ricambio «Oh oh, quindi
anche lei ha
conseguito un dottorato! In che facoltà?» si
fermò un attimo, solo per
riprendere subito dopo «...ah, che importa! Caro il mio
dottore, sono onorato
di comunicarle che lei sarà il primo uomo al mondo ad
usufruire del mio sistema
di teletrasporto!». La folla applaudì
fragorosamente, mostrando un evidente
interesse a vedere finalmente la macchina di cui avevano sentito tanto
parlare
in funzione e Thomas realizzò che forse rimanere in motel
con la sua amata
sarebbe stato decisamente migliore che recarsi all'esposizione. Prima
di
spingere il povero uomo all'interno della macchina senza troppe
cortesie, si
rivolse con allegria quasi ipocrita al fisco «Prego, si
accomodi dentro il vano
di trasferimento. Mi lasci fare ciò che devo fare e
vedrà che tra cinque minuti
potrà tornare a casa con qualcosa di cui potersi
vantare». Thomas, oramai
sopraffatto dal susseguirsi degli eventi, si abbandono sconsolatamente
al
rumore del cilindro che si chiudeva, osservando con impercettibile
rassegnazione la folla che assisteva al tutto completamente inebetita:
oramai
la fiera per loro non esisteva più, sostituita dal
professore, la sua macchina
e il tizio fin troppo fortunato per poter essere parte integrante dello
spettacolo. Thomas, di canto suo, aveva smesso di osservare quella
marmaglia
insignificante e aveva volto gli occhi al professore, che,
improvvisamente e
inspiegabilmente, sembrava essere diventato un’altra persona,
immerso come era
nel attivare i giusti interruttori per far partire correttamente la
macchina.
Il fisico tra sè e se aveva quasi cambiato idea nei suoi
confronti, alla vista
di cotale spettacolo di impegno, e si era tranquillizzato, pensando che
dopo la
dimostrazione lo avrebbe aspettato un ottimo boccale di birra e,
soprattutto,
la sua dolce metà. E poi tutto si sussegui a
velocità incredibile: lo scatto allarmante
di un sensore, lo sguardo allibito di David e il suo scatto fulmineo
verso il
cilindro occupato, la folla sorpresa, un forte lampo e infine il
silenzio.
- X XXXX,
Anno Domini XXXX, Ore XX:XX, Spazio-tempo
Thomas
aveva iniziato a sentirsi incredibilmente leggero. Respirava a
fatica, ma non soffriva nessuna carenza di ossigeno. Ad ogni
espirazione
sentiva un forte odore pungente, come se l'aria fosse stata aromatizza
per
troppo tempo con un Albre Magique alla banana split scaduto da anni.
Non aveva
ancora avuto il coraggio di osservare la situazione che lo circondava,
ma senti
insinuarsi in lui un irrefrenabile bisogno di capire cosa fosse
successo e,
spinto dallo stimolo, alla fine osservò l'ambiente che lo
circondava: pareva
finito in quello che sembrava il trip psichedelico di qualcuno al
limite
dell'overdose da acidi e veniva lentamente trascinato da un qualche
flusso
invisibile verso una luce vivida davanti a lui. Inoltre si accorse di
non
possedere più un corpo e di essere diventato una sorta di
entità eterea. Ancora
confuso da ciò che aveva appena visto, non si accorse che il
“flusso” lo aveva
lentamente portato ai bordi di questo ristretto
“universo”, verso una zona
distorta, dove venne risucchiato, svenendo.
- X XXXX,
Anno Domini XXXX, Ore 12:06, Locazione Ignota
Thomas
inizio a riprendere coscienza non appena una brezza molto leggera
lo investi delicatamente da dietro. Si sentiva il corpo ancora
intorpidito egli
mancavano le forze, ma pian piano ricominciava ad acquisire il senso
dell'udito
e del tatto. A seguire riniziò a percepire il sole battente
sul suo corpo, ma
sembrava molto più caldo di quando era ancora sul palco
della fiera. E fu
proprio questo pensiero che fece ritornare definitivamente alla
realtà il
fisico, svegliandolo dal suo torpore e costringendolo ad alzarsi,
seppur
lentamente. Una volta in piedi, riuscì ad aprire gli occhi
e, sebbene la vista
ancora offuscata, riuscì a riconoscere i profili lineari
delle montagne verdi
che circondavano il luogo. Non aveva ancora realizzato bene dove fosse,
ma
adesso era sicuro di trovarsi almeno a un centinaio di metri di
altezza,
sentendo di trovarsi lui stesso su un terreno inclinato. La confusione
stava
prendendo il sopravvento del povero sventurato, finché, a
pochi metri da lui, a
valle, i suoi occhi percepirono una chiazza sfocata blu tremolante, che
il suo
cervello associò subito a uno specchio d'acqua. Mosso dal
desiderio di
sciacquarsi il viso e dal naturale istinto della sete, scaturita dal
caldo, si
incammino barcollando verso quella incerta macchia cristallina. Mentre
si
avvicinava, però, notò qualcosa di diverso in
lui: sentiva come se il suo
stesso corpo fosse in qualche modo diverso, che non gli appartenesse
del tutto.
Ma, toccando la superfice dell'acqua e confermando le sue speranze,
smise di
pensarci, dedicandosi unicamente alla pulizia del viso e
all'abbeveramento.
Terminata anche questa operazione, finalmente riuscì di
nuovo a vedere
nitidamente e ciò che vide nell'acqua, che aveva velocemente
perso
l'increspatura, sembrò dargli una spiegazione alle sue
precedenti sensazioni,
che lo lasciarono letteralmente a bocca spalancata per una decina di
minuti
buoni. Non provò neanche ad emettere un suono: troppe cose
erano successe quel
pomeriggio perché oramai potesse definirsi stupito dal
susseguirsi degli
eventi, anzi, si sentiva molto incuriosito da ciò che gli
era successo. Facendo
mente locale riuscì a ricapitolare il tutto: durante la
presentazione qualcosa
doveva essere andato storto e le sue molecole, invece che essere
inviate
nell'etere, erano entrate in quello che credeva fosse una sorta di
intercapedine nello spazio-tempo, a giudicare da dove si era ritrovato
e dalla
posizione del sole evidentemente troppo alta per essere una visione
pomeridiana, e infine era finito su questa specie di colle in mezzo a
una
vallata circondata dalle montagne. Ma la cosa che lo incuriosiva di
più era ciò
che era successo al suo corpo durante il viaggio: inaspettatamente
sembrava che
l'ingresso in quella dimensione aveva prodotto uno squilibrio tra le
molecole
tale che queste si erano scomposte e ricomposte andando a formare
quella che
sembrava la copia spiccicata di un personaggio che aveva visto in un
videogioco
a cui recentemente giocava il fratello, più piccolo di circa
sedici anni. “Chesnaught”
gli pareva si chiamasse, ma non ne era cosi sicuro, in quanto lo aveva
visto
una volta sola, durante una visita occasionale a casa dei suoi
genitori.
Incredibile era poi, nella sua mente, come questo cambiamento avesse in
qualche
modo migliorato le sue capacità fisiche: aveva notato di
portare sulla schiena
una specie di pesante guscio di cui non se ne era accorto prima e di
cui non
sentiva minimamente il peso, nonostante la mole dicesse il contrario
sul suo
conto. E mentre nella sua mente i pensieri sugli avvenimenti
sfrecciavano come
in un circuito di formula uno, un altro colpo di vento, un po'
più forte della
leggera brezza avvertita prima, lo distolse dalle sue riflessioni e lo
portò ad
osservare meglio il paesaggio circostante, che sembrava estendersi
deserto per
diverse miglia. “Fantastico” fu il primo pensiero
che si riformo nella sua
mente “Prima finisco in un luogo sconosciuto probabilmente a
tutti e a tutto,
poi il mio corpo viene sostituito da una sottospecie di struttura
simil-umanoide e adesso sembra che non ci sia la benché
minima traccia di
civiltà nemmeno all'orizzonte. Non può seriamente
andare peggio di così….”. Non
fece neanche in tempo a finire di formulare il pensiero che una massa
non
meglio identificata schizzò fuori dall'acqua del laghetto,
urlando qualcosa che
Thomas percepì come “BUH!”.
"Perché non mi sto mai zitto?"
Istintivamente, il fisico sferrò un pugno di rimando verso
la cosa misteriosa,
che al contatto, volò per diversi metri in aria, per poi
ricadere con un tonfo
sordo in acqua, solo per uscirne poco dopo. Finalmente la figura, che
sembrava
una piccola rana blu, iniziò ad emettere dei versi che
Thomas, con suo generale
stupore, comprese «Whao! Che potenza! Che mossa hai
usato?». Il fisico, ancora
più confuso dalle circostanze e non avendo capito cosa
intendesse la rana,
rispose nella maniera a lui più naturale possibile,
accorgendosi che anche
quelli che uscivano dalla sua bocca sembravano strani versi
«Moto Uniformemente
Accelerato» «Non avevo mai sentito parlare di una
mossa simile! Di che tipo è?»
«È Dinamica» «...Non credo di
aver capito bene, ma sembra fighissimo» concluse
la rana tra il confuso e l'ipereccitato. Il malcapitato viaggiatore,
con
sguardo perso, si stava ancora chiedendo tra se come fosse possibile
che una
rana blu chiaro parzialmente coperta da una schiuma che pareva
più simile a
cotton fioc cinese stesse intrattenendo con lui una discussione
paragonabile a
quella di un circolo ricreativo di infimo livello, quando questa
riprese a
“parlare” sorridendo «Spero che prima non
ti abbia spaventato troppo» «No, ma
figurati, vengo assalito da rane blu esageratamente euforiche tutti i
giorni
io…» «Ottimo allora!»
«… Credi veramente che tutto ciò sia
anche solo
minimamente divertente?» «Perché, forse
non lo è?» «… Tu, amico mio,
stai messo
male. Ma male male male» finì appoggiandosi quello
che doveva essere il palmo
della zampa sul viso. In cuor suo non vedeva l'ora di sbarazzarsi di
quel peso
inutile che si era ritrovato addosso ed era già pronto a
calciorotarlo nella
stratosfera senza neanche pensarci due volte, quando si accorse che,
suo
malgrado, gli poteva ancora tornare utile in qualche modo, sperando che
lo
capisse «Senti, ehmmm… ragazzo, visto che sei qua
mi potresti indicare la
strada per il più vicino insediamento della zona. Mi sono
perso e non ho idea
di dove andare...» «Uh? Intendi il Villaggio
Roccialiscia? Ci dovrei giusto
ritornare, mio padre probabilmente mi sta aspettando per il pranzo. Se
vuoi
possiamo percorrere insieme!». Sebbene al solo pensiero il
fisico era già
pronto ad abbandonarsi agli spasmi del nervoso, si trattene
“Avanti Thomas,
devi resistere con questo cancro alla prostata solo per
un’altra mezz'ora
massimo, mantieni la calma, pensa a quegli sfigati della
Università Popolare
che ogni sacrosanto Venerdì fanno i ridicoli sotto la
facoltà protestando
contro la commercializzazione del cemento arcobaleno volante e che ogni
volta
mi ricordano quanto idiota sia il resto del mondo.
Respira…” «Perché no? Prego,
fai strada...» «Evviva! Avanti, seguimi! E comunque
il mio nome è Friks,
piacere di conoscerti!» rispose questa con un tono entusiasta
che neanche gli
ultras durante la finale del Superbowl sarebbero riusciti a emulare a
distanza
d'anni. E cosi la rana si lanciò a corsa su per il pendio,
seguita da un Thomas
fin troppo rassegnato, alla volta del Villaggio
Roccialiscia…
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Capitolo 2 *** Capitolo I - Villaggio Roccialiscia ***
-
X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 13:32, Villaggio Roccialiscia –
Ingresso
del villaggio
«Andiamo,
siamo quasi arrivati!»
Friks saltellava con fin troppa energia davanti all'imponente arco che
segnava
l'ingresso del villaggio, scrutando Thomas che gli si avvicinava
lentamente. «Solo…
un minutino…
devo… distendermi… un
secondo…» ansimò prima
di crollare di schianto davanti alla rana blu di cui ancora non aveva
capito la
provenienza. “Cinque minuti e arriviamo, diceva. È
un sentiero facilissimo,
diceva” pensava tra sé lo sventurato fisico,
ripensando al simil-percorso
roccioso e scosceso che aveva attraversato prima di rientrare sulla via
principale, rischiando due o tre volte di cadere in uno strapiombo alto
almeno
un centinaio di metri per nulla amichevole. In un certo senso, si
pentiva di
non essersi buttato di sua spontanea volontà, visto che quel
cancro semovente
di una rana sembrava avere ancora le forze per atrofizzargli lentamente
i
neuroni fino a ridurlo a un vegetale. «Finalmente sei
arrivato anche tu! Ci
stavi mettendo una vita!» «Ti prego, chiudi quella
fogna…» Ansimò
«…Sono fin
troppo fuori allenamento, quel sentiero mi ha distrutto. Ti prego,
dimmi almeno
che c'è un posto dove possa ristorarmi in santa
pace…» «Beh, purtroppo questo
è
un villaggio piccolo, ci sono solo le case dei compaesani. Ma se vuoi
puoi
venire a pranzare da noi, mio padre sa cucinare degli ottimi
manicaretti!»
Friks sembrava più eccitato del solito dopo l'esposizione
della proposta, che
invece non aveva sortito lo stesso effetto su Thomas: passare altro
tempo con
quell'essere equivaleva, nella sua mente, ad offrirsi di spontanea
iniziativa
come volontario per le torture dell'Inquisizione spagnola. Ma, nel suo
subconscio, sapeva che era la sua unica possibilità di
ristorarsi che aveva e
dovette accettare a malincuore «…Temo di non avere
molte alternative» «Evviva!
Ospiti a pranzo, Ospiti a pranzo! Vieni seguimi!» e
partì a razzo nel
villaggio. Thomas, che si era già pentito della scelta
fatta, si rialzò con
estrema calma e si incamminò al seguito, scrutandosi
intorno. Per essere un
villaggio, gli sembrava molto spoglio: era formato da una modesta
piazza
circolare, che dava su una insenatura nella roccia dove erano presenti
3 cavità
ornate esternamente, probabilmente l'ingresso delle
“case” di cui Frisk gli
aveva parlato. Mentre avanzava notò che al centro della
piazza erano presenti
tre esseri, che mangiavano allegramente, e sembravano tutti
sostanzialmente
differenti tra loro. Ma nonostante tutto uno dei tre stava
intrattenendo una
discussione con gli altri due e sembrava che questi comprendessero i
suoi
versi, che anche Thomas capì distintamente, realizzando che
probabilmente si
era trasformato in una creatura della fauna locale quando era giunto in
quel
luogo. «Vi dico che ho visto un lampo di luce stamattina
provenire dall'altra
parte della montagna, che Arceus mi fulmini se non dico il
vero!» bofonchiava
il più robusto dei tre, che aveva l'aspetto di una creatura
marrone con placche
arancioni e una specie di corno simile a una trivella al centro della
faccia, a
mo’ di naso. «Suvvia, Rhy, probabilmente avrai
visto un riflesso di luce
provocato dal sole, dopotutto stamattina batteva anche molto
forte» Stavolta a
rispondere era una specie di rettile bipede, che guardava placidamente
l'interlocutore accennando un sorriso. «Scepter, sono
più che sicuro di non
essermelo immaginato: quella luce era troppo forte per essere un
riflesso del
sole, credimi. Secondo me potrebbe essere successo qualcosa di strano
alla mia
cava!» «Suvvia, Rhy, Scepter non ha tutti i
torti… Dopotutto stamani ti sei
recato alla cava come al solito e non hai notato nulla di diverso no?
Credo tu
non abbia nulla da preoccuparti» disse la terza creatura,
anch'essa bipede, con
l'aspetto di un canide blu e beige che si era appena alzata dal posto
dove
sedeva «Sarà, Luke… anche se in effetti
una cosa diversa dal solito l'ho
notata, ma non nella mia cava» «Ah,
sì?» chiese Scepeter «E cosa avresti
visto
di preciso?» «Beh, vicino al laghetto nella conca
accanto alla cava mi è
sembrato di aver visto qualcosa di colore bianco sporco distesa sulla
pendenza
del monte, ma non ci ho fatto molto caso. Assomigliava più o
meno… più o meno…
a quel guscio…» Thomas si accorse a quel punto che
lo strano essere lo stava
fissando con un’aria tra lo sbalordito e l'inquietato, mentre
gli altri due lo
squadravano con aria interrogativa. «E quello chi
è?» Scepter ruppe il
silenzio, seguita da Luke «Non lo so, sembra un normalissimo
Chesnaught, anche
se non se ne vedono molti da queste parti» Thomas era
immobile, che ascoltava
allibito i suoi sospetti sul suo aspetto venire confermati, quando
Friks attirò
la sua attenzione «Ehi! Presto, che mio padre ci
starà aspettando!». Il fisico
si girò e vide la rana che lo attendeva all'entrata della
cava centrale e
conseguentemente, sempre sotto gli sguardi interrogatori dei tre, si
avviò
lentamente all'entrata, faticando ancora a coordinare i movimenti del
suo nuovo
corpo, nonostante la lunga camminata di prima. Arrivato da Friks,
quest'ultimo
gli sorrise e si girò verso la caverna
«Papà, sono tornato!» e i due varcarono
la soglia
-
X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 13:35, Villaggio Roccialiscia –
Casa di
Friks
Friks
avanzava a passo svelto seguito da Thomas all'interno della sua
casa, arrivando quasi subito in una sala interamente scolpita nella
roccia
dall'erosione, eccetto il fondo della stanza, dove qualcuno aveva
improvvisato
dei gradini scolpiti nella pietra per poter accedere a rialzo della
roccia. La
stanza disponeva di poca mobilia essenziale: al centro della stanza era
presente un tavolo imbandito in vista del pranzo, che poggiava su un
tappeto di
fattura tale che Thomas non avrebbe esitato a definirlo un made in
china di
infimo livello. L'ala destra della sala era occupata da un ripiano dove
erano
disposti ordinatamente diverse pietre e strumenti vari, di cui il
fisico si
interrogava in merito al loro utilizzo, mentre l'ala sinistra era
occupata da una
modesta libreria in quello che sembrava incredibilmente mogano. I due
stettero
fermi per un po', poi Friks riprese ad urlare
«Papà, sono tornato!
…Papà?» Il
silenzio che ne seguì durò ben poco: una figura
slanciata, che a Thomas
ricordava vagamente un tasso, si avventò con delle fiamme
sulla rana, che saltò
via appena in tempo per non essere colpita. «RAZZA DI IDIOTA!
TI PARE QUESTA
L'ORA DI TORNARE A CASA DOPO CHE SEI USCITO SENZA DIRMI
NULLA?!» «Ma papà,
volevo solo…» un’altra fiammata
partì dalla bocca del padre, stavolta schivata
a malapena «INCOSCIENTE E SCREANZATO! IO TI MENO COSI FORTE
CHE IN CONFRONTO UN
PUGNO TIRATO DA UN MACHAMP È UNA CAREZZA!». Thomas
non sapeva come descrivere
la scena che stava guardando se non come “Un penoso teatrino
potenzialmente
mortale tra un due scherzi della natura che avrebbero potuto fare
concorrenza
ad una ditta di demolizioni” e provò a intervenire
«Scusatemi…» nessuna
reazione «Ahem… scusatemi…»
il fisico scansò una fiammata vagante per pura
fortuna, rimanendo in parte schocckato «SCUSATEMI!»
neanche urlare sembrava
funzionare e la sala oramai era più simile a un recinto per
i maiali. Oramai al
limite della pazienza fece la cosa più naturale che gli
venisse in mente: tese
il braccio nel marasma generale, dove ovviamente il padre di Frisk
andò
matematicamente a sbattere. “Chissà
perché ero sicuro sarebbe successo…”
«Finalmente
mi degnate di attenzione…» l'essere non lo
sentì nemmeno «E LEI NON SI
INTROMETTA!» detto questo lanciò un potentissimo
colpo di fuoco contro Thomas,
il quale, d'istinto, unì le zampe tra sé, dal
quale si estese una specie di
scudo spinato che assorbì quasi totalmente il colpo.
Disgiunti gli arti, questi
rimase a bocca aperta, cercando di riflettere su come fosse possibile
quello
che aveva fatto e sul motivo per cui tutto ciò gli
risultasse naturale, ma i
suoi pensieri vennero interrotti da un esclamazione di colui che lo
aveva quasi
colpito «Ma guarda tu… un Chesnaught con
l'abilità Antiproiettile, sapevo che
erano molto rari, ma non pensavo ne avrei mai incontrato
uno…» tutto d'un
tratto sembrava essersi dimenticato completamente del figlio, che si
era
rintanato da qualche parte approfittando dell'interruzione.
«Mi scusi se l'ho
aggredita, spero di non averla spaventata» «No,
guardi non si preoccupi, sono
abituato ad essere assalito praticamente una volta ogni ora da totali
sconosciuti senza apparente motivo…» «Mi
fa piacere per lei» «Lei proprio il
sarcasmo non lo capisce, è?» «Ad ogni
modo, mi perdoni per la scortesia, non mi
sono ancora presentato. Mi chiamo Thyphon, sono un scienziato e un
appassionato
di minerali che si è trasferito qua da appena due settimane,
quando il
precedente proprietario è deceduto per cause naturali. E lei
invece? Con chi ho
il piacere di parlare?» «Il mio nome è
Thomas, sono un…» Friks sbucò dal nulla
«Lo
conosci, papà? L'ho trovato stamattina disteso al laghetto e
mi sono un po'
divertito a spaventarlo appena si è ripreso» non
fece in tempo ad aggiungere
altro che un pugno lo spedì in un angolo remoto della
caverna «QUANTE VOLTE TI
DEVO DIRE DI NON INTERROMPERE LA GENTE, SANTO ARCEUS? …Mi
perdoni, a volte i
bambini sono veramente difficili da gestire, se poi si è
anche da soli come me…
ma non divaghiamo, mi stava dicendo?» Osservò il
fondo della caverna dove Friks
si era rialzato barcollando «Credo sia meglio continuare la
nostra discussione
dopo pranzo, credo resterò con voi su esplicito invito di
suo figlio, sempre se
non le crea disturbo che io mi fermi a mangiare qua oggi.» il
suo interlocutore
lo fissò per un istante, poi rispose «Certamente,
è il minimo che posso fare
per ringraziarla di aver riportato la piccola peste a casa. Si accomodi
pure».
E cosi fece: dopo neanche 2 minuti sul tavolo era presente un altro
piatto dove
Thomas consumò il piacevole pasto, che confermava appieno le
doti culinarie di
Thyphon.
-
X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 14:43, Villaggio Roccialiscia –
Casa di
Friks
«E
cosi lei sarebbe un essere umano e proverrebbe da
un altro universo, dove è rimasto coinvolto in un incidente
con una non meglio
precisata macchina sperimentale che non ha funzionato come doveva, dico
bene?» «Si,
è esattamente così». Dopo il
sostanzioso pranzo Friks si era dileguato a
giocare fuori, lasciando Thyphon e Thomas liberi di poter discutere e
così il
fisico, confidando nelle conoscenze dello scienziato, aveva raccontato
tutto
l'accaduto. «…Non so se questa storia si possa
catalogare meglio tra il delirio
di un folle sconosciuto o il prodotto di un contaballe con
un’ottima fantasia» «Lei
deve credermi, le sto dicendo la verità, che motivo avrei di
mentirle? Fino a
poche ore fa lei per me era un perfetto sconosciuto, ma mi ha offerto
lo stesso
ospitalità e vivande. Se dopo tutto questo le mentissi pure
sarei paragonabile
all'essere più villano che abbia mai vissuto in queste
terre…» Thyphon osservò
a lungo Thomas, poi ridacchio quasi sommessamente
«Perché no? La sua storia ha
un che di affascinante e non mi sembra avere la faccia di un bugiardo
incallito. Però non saprei sinceramente come aiutarla, i
miei campi di competenza
si fermano solo alla geologia e alle tecnologie dei materiali, e
sinceramente
non mi sembrano combaciare molto con il suo
problema…» «…Oh,
capisco…» Thomas
era sinceramente abbattuto, la sua unica pista sembrava oramai sfumata
dopo le
ultime affermazioni. Era già pronto ad alzarsi e togliere il
disturbo, quando
Thyphon lo batté sul tempo «Aspetti…
forse qualcosa c'è, ma non ne sono molto
sicuro» «Dice sul serio?»
«Certamente» rispose girandosi verso il ripiano
dove
erano custodite le sue pietre «… ma dove
l'avrò messa? …Ah! Eccola qua!» tra le
mani ora stringeva una sorta di collana con appesa una pietra cobaltica
levigata, che presentava un’anima di colore rosa pallido al
suo interno. «Questo
doveva essere un regalo per una certa persona, ma dubito gli servirebbe
ancora.»
l'ultima parola suonava quasi malinconica «Lo trovai nei
pressi di un luogo che
era rinomato per le sue leggende sullo spazio e il tempo ed era molto
differente dalle altre pietre dell'area. Non so quanto possa essere
collegabile
al suo problema, ma se può aiutare sarò felice di
dargliela. La tenga pure, ora
è sua». Thomas non sapeva cosa dire: si espresse
con un “Grazie” fin troppo
automatico e si mise ad osservare la pietra attentamente, prima di
mettersela
al collo. «Le sta anche discretamente bene! Guardi lei
stesso» disse lo
scienziato indicando un masso particolarmente riflettente vicino al
ripiano.
Thomas, mettendosi davanti a questa, constatò che
effettivamente portava bene
quella pietra al collo e, senza pensarci se la iniziò a
rigirare fra le zampe.
Fu così che la pietra si illuminò improvvisamente
e, senza preavviso, una luce
fortissima abbagliò Thomas
|
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Capitolo 3 *** Capitolo II - Salti dimensionali ***
-
26 Aprile, Anno Domini 1986, Ore 01:23, Ucraina – Chernobyl'
–
Centrale Nucleare V.I. Lenin
Thomas
riprese, incredibilmente, quasi subito la vista, per accorgersi
di non trovarsi più nello stesso luogo da cui aveva visto la
luce accecarlo. Si
trovava vicino a un enorme struttura illuminata nel mezzo di un
complesso di
edifici industriali, a giudicare dalla architettura. Confuso e
disorientato si
guardò le mani, accorgendosi che era tornato nel suo vecchio
corpo. Era quasi
scioccato e al contempo contento della sua situazione, ma non ebbe
tempo di
pensarci troppo a lungo: dalla parete della struttura a lui vicina
sentì un suono
intermittente e molto acuto ed, incuriosito, si avvicinò
alla parete, provando
ad appoggiarci l'orecchio, solo per scoprire che il corpo di cui era
rientrato
in possesso non era materiale e la sua mano trapassò
tranquillamente la parete.
Scioccato la ritrasse subito con molta violenza e rimase per una decina
di
secondi a osservare il muro, poi tentò una mossa
più decisa e la attraversò.
Appena giunse dentro alla struttura il rumore sentito prima lo
investì in
pieno: proveniva da un allarme situato sopra la sua testa, accanto a
uno
schermo dal quale si intravedevano alcune figure non meglio
identificate
trafficare freneticamente da un punto all'altro dello stesso. Thomas
non capiva
il perché di tanto affanno, finché il suo occhio
non cadde su una struttura posta
al centro della stanza, che ricordava vagamente una pasticca a cui
erano stati
attaccati diversi tubi di piombo di varie dimensioni. Prima ancora che
potesse
capire cosa stesse succedendo, la struttura esplose davanti ai suoi
occhi e
vide di nuovo la luce
-
57 Calentor, Anno Delquor 34527xz, Ore 31:89, AC42-ZHX8341
Appena
riaprì gli occhi scopri che il paesaggio era mutato
ulteriormente: adesso si trovava su una landa completamente desertica,
senza un
filo di vento, dove una sorta di astronave si intravedeva tra le rocce.
Guardandosi nuovamente le mani si accorse di essere tornato nel suo
nuovo
corpo, sempre in forma eterea, ma a quel punto oramai la cosa gli
interessava
relativamente. Piuttosto preferì concentrarsi sulla aeronave
intravista poco
prima, che aveva lentamente preso a sollevarsi da terra e, giunta a una
certa
altezza, aveva accesso i propulsori al massimo della potenza,
scomparendo
subito alla vista. Interrogandosi sul motivo di una partenza
così fulmina, il
fisico alzò gli occhi al cielo e notò l'immensa
forma scura di un buco nero che
si faceva sempre più grande. E la luce si
ripresentò
-
3° Rexio, Anno Reptite 5784, Ore 15:37, Reptropolis –
Torre di Vedetta
Adesso
si trovava sulla cima di una struttura costruita con un materiale
che non riconosceva ed al suo fianco erano presenti 2 creature
dall'aspetto
rettiloide. Thomas si accorse che anche lui aveva assunto il loro
aspetto e che
stavolta il suo corpo era tangibile, ma i suoi movimenti erano
estremamente
limitati, come se non ne avesse il pieno controllo. Da quella
postazione riuscì
a scorgere in lontananza un gruppo di esseri umani che lavoravano in
condizioni
pietose a un’opera pubblica, sotto la dirigenza di
un’altra creatura rettiloide
e notò che uno degli umani aveva iniziato a correre lontano
dal gruppo, quasi
scappando. Senza più alcun controllo sui suoi movimenti
imbracò il fucile che
teneva sulla schiena e prese la mira con estrema precisione. Lo sparo
precedette il bagliore
-
7 Ottobre, Anno Domini 1571, Ore 15:20, Golfo di Corinto
Si
trovava ora sopra una vecchia nave, che andava a fuoco circondata da
diversi galeoni. Il suo corpo era tornato quello del Chesnaugt e
stavolta era
tangibile, adornato con un leone dorato su campo rosso lungo la linea
del
guscio dello stesso colore, mentre cercava di tenere l'equilibrio sulla
nave
che si inclinava. Intorno a sé sentiva voci che sbraitavano,
vedeva stemmi che
credeva scomparsi oramai da secoli, mescolati a persone e strani
animali, e si
confondeva nel marasma generalizzato, finché una creatura
simile a una lontra
con un salvagente lo spinse fuori bordo, dove al contatto con l'acqua
rivide la
luce
-
31 Dicembre, Anno Domini 9999, Ore 12:00, Greenwich
Stavolta
gli occhi si aprirono lentamente, presentando uno spettacolo a
dir poco agghiacciante: un cielo completamente grigio, che illuminava
una
Londra tetra e decadente, con il Big Ben che in lontananza appariva
dismesso e
pericolante, bagnato da un Tamigi oramai torbido e inospitale.
L'aspetto era
quello originale, intangibile. Lo spettacolo che vedeva lo disturbava,
ma
sembrava che non stesse accadendo nulla, quindi si prese un momento per
pensare
a come uscire da quel trip. La sua mente era completamente vuota, nulla
sembrava poter suggerirgli una via di uscita, per quanto si sforzasse a
cercarla. Poi l'intuizione: prese nelle mani la collana che era sempre
rimasta
attaccata al suo collo e attese, finché la luce non si
ripresentò di nuovo
|
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Capitolo 4 *** Capitolo III - Partenze ***
-
X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 14:44, Villaggio Roccialiscia –
Casa di
Friks
Quando
riacquisì la vista la prima cosa che vide fu Thyphon che lo
guardava visibilmente preoccupato, con la stessa espressione di
qualcuno che ha
visto un fantasma «Thomas! Si sente bene? L'ho vista
dissolversi per un secondo
buono e credevo fosse accaduto qualcosa di grave!» il fisico
provò a
rispondere, ma dalla sua bocca non uscì neanche un verso.
Senti le ultime forze
rimastegli svanire lentamente e, infine, vinto dalla fatica, si
accasciò ai
piedi dello scienziato, cadendo nel più profondo sonno.
-
X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 17:22, Villaggio Roccialiscia –
Casa di
Friks
La
luce di metà pomeriggio che filtrava da una
cavità sul soffitto in
pietre sveglio dolcemente Thomas, che si sentiva ancora la testa
scoppiare. Nel
più assoluto silenzio e con molta lentezza provo ad alzarsi
e a poggiare le
zampe a terra, salvo poi rimanere seduto per alleviare il mal di testa.
Non
passò molto tempo, prima che Thyphon facesse capolino dalla
scalinata della caverna
«Thomas, finalmente ti sei svegliato! Dopo che hai toccato
quella pietra e sei
svanito per quel secondo sei collassato ed hai dormito per 3 ore
filate!» si
avvicinò al fisico «Come ti senti?»
questi provò a stiracchiarsi, poggiando le
zampe sul guscio nel tentativo di stirarsi meglio
«Discretamente, ho solo un
po' di mal di testa… ma cosa diamine era quella roba? Dopo
che l'ho toccata mi
sono materializzato in dei luoghi e tempi differenti, alcuni di questi
sembrava
pure luoghi del mio mondo!» «Quindi è
questo che è successo… Thomas, quella che
vedi è un frammento di Pietra Intra-Dimensionale. Si dice
che questa
leggendaria pietra, nella sua interezza, esita veramente sia custodita
da
qualche parte nelle profondità dell'Isola Splendore, vicino
le coste dall'altra
parte del continente. Si dice inoltre che questa abbia il potere di far
piegare
lo spaziotempo a piacimento a chiunque ne entri in possesso. Finora ne
sono
stati trovati solo questi frammenti e in molti hanno ipotizzato che la
Pietra
intera, insieme ai suoi poteri, sia frutto di pura fantasia e
speculazioni
irrazionali, ma forse, dopo gli eventi odierni, dovremo essere
costretti a
ricrederci…». Thomas aveva smesso di ascoltare lo
scienziato, esterrefatto «Aspetta,
hai per caso detto Pietra Intra-Dimensionale? E sostieni che questa mi
possa
riportare indietro?» il Chesnaught oramai era in piedi a due
palmi dallo
scienziato, quasi in preda a una sorta di euforia incontrollabile.
Thyphon fece
due passi indietro, leggermente spaventato «Beh…
dico solo che potrebbe
esistere questa possibilità, visti i fatti di
oggi...» gli occhi di Thomas
brillarono «Se esiste anche solo una minima
possibilità non esiterò a
sfruttarla! Dovrò condurre delle ricerche sul campo
personalmente! Dove aveva
ipotizzato possa trovarsi questo oggetto?»
«Ehm… all'Isola Crescente… ma lei
non ha la minima idea di dove si trovi: non conosce nulla di questo
mondo,
tantomeno la geografia!» «In questo caso non
potrebbe accompagnarmi lei?» lo
scienziato era visibilmente sorpreso «Io? Io non…
non me la sento di viaggiare.
Mi sono stabilito da poco tempo in questo villaggio e non ho il
coraggio di
andarmene già adesso… mi dispiace». Il
sorriso di Thomas sembro affievolirsi,
ma esso parlò «Non c'è nessun modo in
cui possa procurami le conoscenze che mi
mancano?» Thyphon lo guardò per circa due secondi,
poi alzò la testa pensoso,
salvo rispondere poco dopo «Mmmm… non è
molto ma… ci sarebbe la mia libreria.
Forse potrebbe trovare qualche testo utile» il fisico
tirò un sospiro di
sollievo «Sarò ben felice di adoperarla
già da subito, se mi dà il permesso.
Con un po' di impegno, entro domani dovrei avere tutte le informazioni
che mi
servono e allora potrò mettermi in cammino. Le devo solo
chiedere il favore di
alloggiare da lei stasera, se non le scomoda…»
«Ma si figuri, facci come se
fosse a casa sua» «Grazie della
disponibilità» I due si scambiarono un sorriso,
poi il Chesnaught si diresse verso le scale, solo per essere fermato da
Frisk,
spuntato letteralmente dal nulla e messosi in mezzo al passaggio
«Se lei se ne
va vengo via anche io!» la sua faccia era estremamente
determinata e Thomas ne
era visibilmente sorpreso «Co...COSA?!?! Sei pazzo per
caso?» «Non sono pazzo!
Voglio solo visitare il mondo ed esplorare nuovi luoghi, vivendo nuove
avventure!
La prego, la prego, la pregooooo…» Thomas non
vedeva un agitamento simile
dall'ultima volta che era andato a fare compere con sua moglie, uno dei
più
grossi errori che avrebbe potuto mai fare in vita sua, ma rimase
assolutamente
inamovibile «Ascolta, piccoletto, questo non è un
gioco. Io devo recarmi al più
presto all'Isola Splendente per questioni molto più
importanti del semplice
divertirsi o viaggiare. Di certo il mio non sarà un viaggio
di turismo e non mi
voglio assumere nessuna responsabilità per un minore che
neanche conosco. Mi
dispiace, ma non cambierò idea così facilmente.
Ed ora, se vuoi scusarmi…» il
fisico si fece strada per le scalinate e, arrivato alla libreria,
iniziò a
consultarla. Frisk, di contro, se la filò via con uno
sguardo imbronciato,
sotto lo sguardo del padre, che stranamente, sembrava a disagio.
-
8° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:54, Villaggio
Roccialiscia –
Casa di Friks
Era
oramai da diverse ore che Thomas era chino su quei testi, interrotto
solo per la consumazione della cena, a base di bacche e frutta,
ciò che
sembrava il cibo base dei Pokémon, cosi si chiamavano le
creature di cui ora
faceva parte. Tutto quello studio gli aveva fatto sembrare di essere
tornato in
facoltà, solo con meno caffè. Dio, quanto gli
mancava. Aveva letto che le
bacche che crescevano in quell'mondo avevano diverse
proprietà, forse sarebbe
riuscito a fare un infuso simile al the in futuro, anche se non sarebbe
mai
stata la stessa cosa che un bel espresso arabica come piaceva a lui. In
quelle
ore aveva scoperto molte cose di quel suo nuovo mondo: la prima di
tutte era
stata di apprendere che le creature che lo circondavano e quella di cui
aveva
assunto le sembianze erano tutti Pokemon, o almeno così si
facevano chiamare, e
componevano per intero la fauna planetaria. La flora, invece, era
composta
principalmente da alberi da bacca e da frutto, che, sorprendentemente,
erano
simili, se non uguali, a quelli del suo mondo. Anche il calcolo delle
ore era
identico a quello cui era solito usare, ma non le datazioni, che si
dividevano
in 10 mesi da 50 giorni, ognuno con un nome diverso ispirato ad
avvenimenti ed
elementi della natura. Gli anni, invece, partivano dalla data comune
secondo la
quale si sarebbero creati i primi insediamenti Pokémon
stabili, anche se
sembrava una data molto approssimativa. Ogni pokemon, inoltre, era per
natura
capace di utilizzare diverse abilità particolari, chiamate
“Mosse” e una
abilità unica che nel suo caso era
“l'Antiproiettile”, che sembrava molto rara
nella sua specie, ma anche estremamente utile. Aveva poi appreso che
ogni
Pokémon si accomunava un determinato elemento naturale,
comunemente chiamato
“Tipo”, che ne definiva le forze e le debolezze e
aveva scoperto che il suo
tipo era un ibrido Erba/Lotta, cosa che spiego il perché la
sua forza fosse
notevolmente aumentata dopo la trasformazione. Erano molte nozioni che
fece
fatica a imparare, ma in qualche modo ci riuscì
finché, alla fine, trovo quello
che cercava: “Mondo 360°”. Lo
aprì, lo sfogliò e lesse nei minimi dettagli.
Riuscì a farsi una cultura approssimativa del territorio ed
infine trovo, a fondo
pagina, un planisfero decisamente dettagliato. Presa carta e penna alla
zampa,
si diede da fare per crearne una copia approssimativa, riuscendo
sufficientemente nell'intento. Alzò la copia alla luce della
candela che aveva
acceso: i maggiori punti di interesse sembravano esserci tutti e la
mappa si
capiva abbastanza discretamente. Thomas era talmente soddisfatto che
non si
accorse che Thyphon gli si era avvicinato da dietro «Ancora a
studiare, vedo…» «Ho
giusto finito adesso. Devo ammettere che ora so molte cose che prima
non sapevo
sulla vostra razza» «Ad esempio?»
«Beh, tanto per iniziare, io attualmente sono
un esemplare di Chesnaught maschio, perfettamente nella media della
statura
della specie, ma con un’abilità rara,
Antiproiettile, tu sei un esemplare
maschio di Thyplosion, leggermente più basso della media,
probabilmente
provieni dalle zone nord orientali, ricche di vulcani e punti caldi.
Frisk
invece è un esemplare di Froakie, stavolta decisamente
più alto della media e
il suo ultimo stadio evolutivo è un Greninja, noi invece
siamo già al nostro
ultimo stadio evolutivo. Oggi è l'8° Marino
7342…» il fisico fissò un piccolo
orologio posto seminascosto nella parte «…mi
correggo, è il 9° Marino 7342 da 2
minuti e mezzo e lei è piacevolmente sorpreso di tutto
ciò, le basta?» sebbene
ricoperto di pelliccia, Thomas intravide la pelle di Thyphon arrossirsi
«Mi
vergogno un po' ad ammetterlo, ma lei ha fatto pienamente centro, non
sembrerebbe neanche che non sia originario di questo mondo»
il Chesnaught
sorrise «Beh, non ho preso una laurea per caso,
compare» «Me ne compiaccio,
sono sicuro che con queste conoscenze non avrà problemi nel
suo viaggio…» poi
il suo volto si scurì improvvisamente
«…ed a proposito di quello avrei un
favore da chiederle» Thomas osservo Thyphon con sincera
curiosità, poi comprese
«Il ragazzo…» «Esattamente.
Vorrei lo portasse con lei» il fisico stette in
silenzio per due secondi, poi sopirò «Dammi una
buona ragione per farlo…» «Beh,
sarò molto schietto… credo che oramai lei abbia
capito che lui non è il mio
vero figlio. Lo trovai che ancora era un uovo nei dintorni del Fiume
Rosso,
vicino al vulcano Heat, da dove provengo. È stato insolito
trovarlo in quel
luogo, ma non me ne curai, lo presi con me e, una volta schiuso, lo
accudii
come se fosse stato il mio vero figlio. Purtroppo, per la sua natura di
pokémon
d'acqua è stato molto spesso emarginato nel villaggio ed ha
sempre vissuto in
maniera solitaria. Lui è uno dei motivi che mi ha spinto a
trasferirmi. Ma
adesso sembra che lei abbia acceso in lui una luce nuova: non ha
esitato a
volerla seguire quando ha annunciato di volere partire e credo che
comunque
troverebbe il modo di seguirla in capo al mondo. Per me vederlo
così felice è
quasi un miracolo… la prego, lo prenda con
sé… se le arrecherà danno ne
risponderò personalmente in qualità di suo
tutore, lo giuro sulla mia casata…»
il silenzio era calato nella sala, nessuno sembrava volersi muovere. Fu
Thomas
a rompere il silenzio «Dica a suo figlio domani mattina di
mangiare abbondante,
il viaggio sarà lungo» Thyphon sorrise
vistosamente «Grazie, grazie infinite»
«Lo
faccio solo per ricambiare dell'ospitalità, non si
illuda…» il Thyplosion
sembrò non sentirlo e, tutto felice, uscì dalla
caverna fischiettando. Thomas
invece decise che era arrivato il momento di staccare: rimise tutto in
ordine,
prese la candela e la sistemò vicino al mucchio di paglia
improvvisato che
fungeva da suo letto, si rannicchiò come meglio poteva,
scoprendo che era più
naturale di quanto credesse. La posizione assunta sembrava quella di un
cane
appisolato nella cuccia e il guscio lo teneva a un dolce e confortevole
tepore.
Poi spense la luce con un soffio e il calduccio creato dalla
simil-corazza lo
aiutò ad addormentarsi più velocemente
-
9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:07, Villaggio
Roccialiscia –
Piazza
Thomas
era felice che il cielo quel giorno fosse ancora sereno. Si era
alzato da poco più di due ore ma già si sentiva
pronto per il viaggio che lo
attendeva. L'Isola Crescente si trovava a Ovest del continente, mentre
lui si
era ritrovato nella parte sudorientale dello stesso. Contando che il
porto più
vicino all'isola, Lapras Town, si trovava all'estremo nordovest il
viaggio
avrebbe impiegato diversi giorni per essere concluso. Nonostante tutto
aveva
svolto il tutto con estrema calma: al mattino, dopo essersi svegliato,
aveva
fatto colazione insieme a tutti i paesani, presso il focolare presente
in
piazza. “Brava gente” aveva pensato
“Credo siano l'esempio migliore di vita
comunitaria che attualmente abbia mai visto”. E in effetti
ognuno in quel
villaggio aveva il suo specifico ruolo: Scepter, un esemplare femmina
di
Sceptile di mezza età, era un esperta taglialegna e
riforniva tutto il
villaggio di questa, oltre che di bacche che riusciva a trovare durante
il
lavoro, Rhy, un Rhyperior che era anche il pokémon
più vecchio del villaggio,
si occupava di una
piccola miniera molto
ricca sul lato opposto della montagna, fruttando abbastanza soldi per
il
mantenimento della comunità, e Luke, un giovane Lucario,
possedeva delle
conoscenze mediche abbastanza utili, sebbene non avesse mai rivelato la
sua
vera professione agli altri abitanti. Thyphon, invece, non aveva un
ruolo preciso
nel allegro gruppetto, essendosi stabilito lì da poco, ma
dava lo stesso il
meglio per contribuire a questo piccolo sistema creatosi. Quella
mattina
avevano parlato del più e del meno e avevano fatto diverse
domande al fisico,
incuriositi dalla sua presenza nel luogo, a cui esso aveva risposto
abbastanza
superficialmente, per evitare inutili allarmismi. Mentre stava bevendo
l'infuso
di Baccalemon, stranamente piacevole, preparato da Scepter sfruttando
delle
bacche avanzategli dalla sua colazione a tutti, vide il suo volto nel
liquido
della tazza. Si era abituato molto prima di quanto avesse creduto al
nuovo
corpo: adesso i suoi movimenti erano decisamente più
coordinati e i quattro
sensi avevano ripreso a funzionare normalmente. Per lui non poteva che
essere
un vantaggio, dato che oggi avrebbe dovuto attraversare il Monte
Stalattite
prima di raggiungere la sua meta, Amperilia. Thomas finì di
bere l'infuso e
Scepter sorrise «Ti è piaciuto?»
«Direi che non è stato affatto male» Rhy
ridacchiò «Eh eh, Scepter è imbattibile
quando si tratta di bevande ad
infusione!» «Oh, andiamo Rhy! Così mi
metti in imbarazzo!» «Beh, è la
verità,
mia cara!» «E troppo facile farti contento,
Rhy» la Sceptile sorrise, poi prese
la tazza del fisico e la mise da parte «Quindi hai intenzione
di partire per
Amperilia, dico bene?» «Proprio così,
Frisk verrà con me. Sarà un viaggio
abbastanza faticoso, ma non è certamente
infattibile» Luke posò la tazza a
terra a sua volta «Beh certamente la montagna non
è tra le più semplici da
scalare» il Chesnaught si voltò a fissare il
monte, molto spoglio e irto, poi
tornò a guardare Luke «Purtroppo ti devo dare
ragione, sarà dura valicarlo» Rhy
trangugiò in un lampo ciò che restava nella sua
tazza, la più grossa delle 4 «Valicare,
hai detto? Ma amico mio, c'è un modo molto più
semplice e veloce di
attraversare la montagna!» Thomas rimase incuriosito
«Lei dice?» «Certamente!
Può passare attraverso la Caverna Stalattite: è
una vecchia miniera un tempo
gestita da degli Excadrill, ora dismessa per il pervio fallimento
dell’azienda.
Questa non aveva i soldi per sigillare la cava, quindi ora questa
è aperta a
tutti e conduce direttamente a ovest di Amperilia»
«Ma è fantastico! Saprebbe
dirmi dove si trova?» «Ma certo, amico! Anzi,
farò di più: vi condurrò
direttamente fino a li. Tanto oggi è il mio giorno
libero…» Rhy sorrise
sommessamente grattandosi dietro la nuca «Fantastico, non so
come ringraziarla!»
«Ma si figuri, è un piacere» il suo
sorriso ampio fu contagioso: tutta la
piazza scoppio in una risata generale di allegria e, conclusa questa,
tutti si
diedero da fare per rimettere in ordine il focolare.
-
9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 12:07, Monte Stalattite
– Miniere
Excas Sud
I tre
giunsero alle miniere in un tempo relativamente
breve: la distanza che avevano coperto non era molta, ma il corpo
massiccio e
il fisico non proprio atletico di Rhy rallentava sensibilmente
l'avanzata del
gruppo nel ultimo tratto in salita necessario a raggiungere le miniere.
Queste
erano molto più dismesse di quanto Thomas non si fosse
immaginato: quello che
doveva essere il magazzino dei minerali estratti era completamente
diroccato e
abbandonato a sé stesso, mentre l'ingresso della miniera era
visibilmente
fatiscente e trascurato, anche se sembrava essere ancora abbastanza
stabile da
compire il suo lavoro. Essendo il sole alto nel cielo, i tre capirono
che era
già mezzogiorno, e decisero di fermarsi a mangiare. Rhy
propose di ripararsi
all'ombra del capanno e, sebbene Thomas nutrisse seri dubbi sulla
stabilità
dell'edificio, Frisk trovò un posticino sufficientemente
coperto dove si
accamparono a pranzare. Scepter aveva preparato loro dei panini di
Baccamodoro
con un “pane” ottenuto tramite la lavorazione della
Baccalga, che si erano
rivelati eccezionalmente piccanti. Avendo terminato molto velocemente
il loro
sostanzioso pranzo, i tre si avvicinarono all'entrata della caverna
dove Rhy
osservo con noncuranza i vecchi sostegni marci «Sembra che le
nostre strade si
dividano qua, figliuoli. Penso inizierò ad avviarmi verso il
villaggio, visto
che mi aspetta una lunga risalita» sospirò,
venendo risposto da Frisk «Non ti
preoccupare, nonnino, hai fatto anche troppo per la tua
età!» Il Rhyperior
arrossì «Addirittura nonno? Sto veramente
cominciando a diventare vecchio,
AHAHAHAH!» la risata era greve e fragorosa «Sono
certo che da qui in poi ve la
caverete da soli. Solo fate attenzione, essendo aperta a chiunque,
questa
caverna è diventata un covo di pokémon, che vi
hanno edificato la loro casa e
spesso sono molto protettivi quando si tratta di difenderla. Inoltre ci
sarebbe
una voce che ho sentito di recente…» Thomas
assunse un’espressione un attimo
perplessa «Voce? Che genere di voce?»
«Mah, qualcuno ha detto di aver avvistato
negli ultimi giorni uno strano pokémon che gironzolava per
la caverna
raccogliendo rocce di vario tipo, ma è solo una diceria di
Amperilia e
dintorni, non ci presterei troppo caso…» il fisico
annuì «Ricevuto, faremo
attenzione nel caso si rivelasse una minaccia. Le auguro un buon
rientro alla
sua dimora» «Figurati, Tom, è stato un
piacere!» Detto questo si incamminò con
uno stentato passo sostenuto verso la via del ritorno, mentre i due
pokémon
rimasti gli fecero cenno con la mano. Appena fu fuori dal loro campo
visivo i
due si voltarono verso l'entrata e Frisk vi ci si avvicinò
«Quindi è questa la
via? Non vedo l'ora di entrare!» gli occhi del Froakie
scintillavano dalla
gioia «Sembra proprio di sì…
Incamminiamoci, abbiamo molta strada da fare»
concluse grattandosi la testa. E cosi i due entrarono nella miniera
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