Tales of Dimension

di The Only One
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Villaggio Roccialiscia ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Salti dimensionali ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Partenze ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


- 2 Agosto, Anno Domini 2015, Ore 16:42, Imprecisato

 

Thomas era lì, che guardava gli stand delle esposizioni secondarie, annoiato. Le uniche cose che viaggiavano per la sua testa erano assurde imprecazioni inventate sul momento, il ricordo delle dodici birre della sera prima, il pensiero di sua moglie che lo aspettava nel letto del motel e, la più pressante tra queste emozioni, il profondo nervosismo che stava provando nei confronti dell'espositore della maggiore attrazione della fiera: il presunto professore era in ritardo di esattamente un ora, dodici minuti e ventisette secondi, ed ad ogni secondo Thomas diventava sempre più impaziente. Sebbene fosse diventato un fisico sperimentale per puro caso, tramite una borsa di studio vinta a un dubbio concorso di un altrettanto dubbio produttore di cereali palesemente sottomarca, aveva, con il tempo, sviluppato una sincera passione per quest'ultima e, quando venne annunciata qualche settimana prima, era sinceramente curioso di capire il funzionamento di questo macchinario per la scomposizione e il trasporto molecolare via etere, per la marmaglia banalmente chiamato “Teletrasporto”. Thomas aveva pure rinunciato alla sua quotidiana “abbuffata di mezzogiorno” pur di osservare per tempo il fenomeno, cosa che lo faceva ulteriormente innervosire. Nel mentre che aveva contemplato l'inutilità di certe presunte scoperte scientifiche, presentate negli stand adiacenti, erano già passati altri quindici minuti ed il fisico era ormai giunto al culmine della sopportazione, quando, come se si fosse materializzato dal nulla, apparve lui, David O'Neil, il fantomatico, quanto geniale, inventore della macchina. Prima della scoperta la comunità scientifica di Atlanta, dove operava stabilmente, aveva definito David come “il più grasso e presuntuoso figlio di buona donna che sia mai riuscito a crearsi un dottorato con una graffetta e delle forbici dalla punta arrotondata”, ma ultimamente aveva iniziato a ricredersi, nonostante cercasse di tenere le distanze da questo fantomatico personaggio. Non si poteva mai sapere cosa gli passasse per la testa, e in quel momento lo stava dimostrando più che mai: si era presentato vestito con un assurdo completo a pois policromatico, con una combinazione di colori che avrebbe reso daltonico anche il più resistente degli osservatori, accompagnato da dei pantaloni con braghe che definire “direttamente usciti dal deretano di Satana” sarebbe stato un eufemismo. Mentre la folla applaudiva come un branco di pecore che belano alla vista del pascolo, lo scienziato sali sulla pedana al centro dello spiazzo, montata appositamente per l'evento e con sopra posizionato un grande oggetto coperto da un telone, e batté con incredibile delicatezza il palmo della mano sul microfono, per verificarne il corretto funzionamento. «Buongiorno, signori, e signore!» esordi senza troppi preamboli «Perdonatemi il mio mostruoso ritardo, ma alcuni giudici mi hanno fatto sbrigare due o tre cosucce di poco conto riguardo alcune infime banalità quali delle accuse di “Concussione aggravata” e “Vilipendio alla nazione”. Robetta burocratica da quattro soldi. Ma finalmente, grazie ai miei avvocati ultrapagati dal centro studi di Atlanta senza autorizzazione alcuna, sono finalmente giunto a questa esposizione per mostrarvi la mia ultima invenzione...». E con una mossa leggera delle mani scopri l'oggetto presente sotto il telo «La Macchina da Scomposizione e Trasporto Molecolare David O'Neil, anche chiamata “Teletrasporto O'Neil”». La folla applaudiva sonoramente mentre la macchina, composta da due grossi cilindri vuoti internamente collegati da una serie intricata di cavi a un terminale centrale, brillava metallicamente alla luce cocente del sole «Ho avuto questa idea tre mesi fa, durante una seduta spiritica sulla tazza del cesso, quando realizzai che, modificando la struttura subatomica di una molecola tramite il bombardamento di raggi a infinitesima sequenza, la materia si poteva scomporre facilmente e indirizzare tramite l'utilizzo di flussi magnetici verso un collettore che avrebbe permesso la ricostruzione della materia attraverso l'induzione elettromolecolare. E finalmente, dopo mesi di duro lavoro e fallimenti, sono riuscito a creare una macchina stabile e perfettamente funzionante. Ma credo sia inutile continuare a parlare di questo gioiellino senza prima avervi dimostrato le sue potenzialità su un soggetto vivente: faremo una dimostrazione con uno dei presenti. Qualche volontario?» concluse mostrando un sorriso di un bianco fin troppo smagliante per essere naturale. Sempre tenendo un atteggiamento da gregge ubbidiente, una miriade di mani sudanti e appiccicose si alzo in alto al cielo, desiderose solo di essere portate su quel lucido e attraente palco, ma lo sguardo di David aveva già adocchiato colui che sarebbe stato scelto per la prova, l'unico che per tutto il tempo era rimasto ad ascoltare le sue parole con aria sufficiente e allo stesso tempo incuriosita. «Lei, laggiù, in fondo!» disse indicando Thomas, che ricambio con un'espressione alquanto confusa «Si, proprio lei! Venga qui, sul palco, non sia timido!». Thomas, nonostante l'incredulità che lo aveva temporaneamente colpito, prese pian piano ad avvicinarsi al palco, spinto anche dalla folla entusiasta, fino ad arrivare di fronte all'enigmatico scienziato «Con chi ho l'onore di parlare?» esordi David con un'innaturale voce calma «Dottor Thomas Smith, piacere di conoscerla» rispose il fisico tendendo placidamente la mano, che non ottenne nessuna stretta di ricambio «Oh oh, quindi anche lei ha conseguito un dottorato! In che facoltà?» si fermò un attimo, solo per riprendere subito dopo «...ah, che importa! Caro il mio dottore, sono onorato di comunicarle che lei sarà il primo uomo al mondo ad usufruire del mio sistema di teletrasporto!». La folla applaudì fragorosamente, mostrando un evidente interesse a vedere finalmente la macchina di cui avevano sentito tanto parlare in funzione e Thomas realizzò che forse rimanere in motel con la sua amata sarebbe stato decisamente migliore che recarsi all'esposizione. Prima di spingere il povero uomo all'interno della macchina senza troppe cortesie, si rivolse con allegria quasi ipocrita al fisco «Prego, si accomodi dentro il vano di trasferimento. Mi lasci fare ciò che devo fare e vedrà che tra cinque minuti potrà tornare a casa con qualcosa di cui potersi vantare». Thomas, oramai sopraffatto dal susseguirsi degli eventi, si abbandono sconsolatamente al rumore del cilindro che si chiudeva, osservando con impercettibile rassegnazione la folla che assisteva al tutto completamente inebetita: oramai la fiera per loro non esisteva più, sostituita dal professore, la sua macchina e il tizio fin troppo fortunato per poter essere parte integrante dello spettacolo. Thomas, di canto suo, aveva smesso di osservare quella marmaglia insignificante e aveva volto gli occhi al professore, che, improvvisamente e inspiegabilmente, sembrava essere diventato un’altra persona, immerso come era nel attivare i giusti interruttori per far partire correttamente la macchina. Il fisico tra sè e se aveva quasi cambiato idea nei suoi confronti, alla vista di cotale spettacolo di impegno, e si era tranquillizzato, pensando che dopo la dimostrazione lo avrebbe aspettato un ottimo boccale di birra e, soprattutto, la sua dolce metà. E poi tutto si sussegui a velocità incredibile: lo scatto allarmante di un sensore, lo sguardo allibito di David e il suo scatto fulmineo verso il cilindro occupato, la folla sorpresa, un forte lampo e infine il silenzio.

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore XX:XX, Spazio-tempo

 

Thomas aveva iniziato a sentirsi incredibilmente leggero. Respirava a fatica, ma non soffriva nessuna carenza di ossigeno. Ad ogni espirazione sentiva un forte odore pungente, come se l'aria fosse stata aromatizza per troppo tempo con un Albre Magique alla banana split scaduto da anni. Non aveva ancora avuto il coraggio di osservare la situazione che lo circondava, ma senti insinuarsi in lui un irrefrenabile bisogno di capire cosa fosse successo e, spinto dallo stimolo, alla fine osservò l'ambiente che lo circondava: pareva finito in quello che sembrava il trip psichedelico di qualcuno al limite dell'overdose da acidi e veniva lentamente trascinato da un qualche flusso invisibile verso una luce vivida davanti a lui. Inoltre si accorse di non possedere più un corpo e di essere diventato una sorta di entità eterea. Ancora confuso da ciò che aveva appena visto, non si accorse che il “flusso” lo aveva lentamente portato ai bordi di questo ristretto “universo”, verso una zona distorta, dove venne risucchiato, svenendo.

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 12:06, Locazione Ignota

 

Thomas inizio a riprendere coscienza non appena una brezza molto leggera lo investi delicatamente da dietro. Si sentiva il corpo ancora intorpidito egli mancavano le forze, ma pian piano ricominciava ad acquisire il senso dell'udito e del tatto. A seguire riniziò a percepire il sole battente sul suo corpo, ma sembrava molto più caldo di quando era ancora sul palco della fiera. E fu proprio questo pensiero che fece ritornare definitivamente alla realtà il fisico, svegliandolo dal suo torpore e costringendolo ad alzarsi, seppur lentamente. Una volta in piedi, riuscì ad aprire gli occhi e, sebbene la vista ancora offuscata, riuscì a riconoscere i profili lineari delle montagne verdi che circondavano il luogo. Non aveva ancora realizzato bene dove fosse, ma adesso era sicuro di trovarsi almeno a un centinaio di metri di altezza, sentendo di trovarsi lui stesso su un terreno inclinato. La confusione stava prendendo il sopravvento del povero sventurato, finché, a pochi metri da lui, a valle, i suoi occhi percepirono una chiazza sfocata blu tremolante, che il suo cervello associò subito a uno specchio d'acqua. Mosso dal desiderio di sciacquarsi il viso e dal naturale istinto della sete, scaturita dal caldo, si incammino barcollando verso quella incerta macchia cristallina. Mentre si avvicinava, però, notò qualcosa di diverso in lui: sentiva come se il suo stesso corpo fosse in qualche modo diverso, che non gli appartenesse del tutto. Ma, toccando la superfice dell'acqua e confermando le sue speranze, smise di pensarci, dedicandosi unicamente alla pulizia del viso e all'abbeveramento. Terminata anche questa operazione, finalmente riuscì di nuovo a vedere nitidamente e ciò che vide nell'acqua, che aveva velocemente perso l'increspatura, sembrò dargli una spiegazione alle sue precedenti sensazioni, che lo lasciarono letteralmente a bocca spalancata per una decina di minuti buoni. Non provò neanche ad emettere un suono: troppe cose erano successe quel pomeriggio perché oramai potesse definirsi stupito dal susseguirsi degli eventi, anzi, si sentiva molto incuriosito da ciò che gli era successo. Facendo mente locale riuscì a ricapitolare il tutto: durante la presentazione qualcosa doveva essere andato storto e le sue molecole, invece che essere inviate nell'etere, erano entrate in quello che credeva fosse una sorta di intercapedine nello spazio-tempo, a giudicare da dove si era ritrovato e dalla posizione del sole evidentemente troppo alta per essere una visione pomeridiana, e infine era finito su questa specie di colle in mezzo a una vallata circondata dalle montagne. Ma la cosa che lo incuriosiva di più era ciò che era successo al suo corpo durante il viaggio: inaspettatamente sembrava che l'ingresso in quella dimensione aveva prodotto uno squilibrio tra le molecole tale che queste si erano scomposte e ricomposte andando a formare quella che sembrava la copia spiccicata di un personaggio che aveva visto in un videogioco a cui recentemente giocava il fratello, più piccolo di circa sedici anni. “Chesnaught” gli pareva si chiamasse, ma non ne era cosi sicuro, in quanto lo aveva visto una volta sola, durante una visita occasionale a casa dei suoi genitori. Incredibile era poi, nella sua mente, come questo cambiamento avesse in qualche modo migliorato le sue capacità fisiche: aveva notato di portare sulla schiena una specie di pesante guscio di cui non se ne era accorto prima e di cui non sentiva minimamente il peso, nonostante la mole dicesse il contrario sul suo conto. E mentre nella sua mente i pensieri sugli avvenimenti sfrecciavano come in un circuito di formula uno, un altro colpo di vento, un po' più forte della leggera brezza avvertita prima, lo distolse dalle sue riflessioni e lo portò ad osservare meglio il paesaggio circostante, che sembrava estendersi deserto per diverse miglia. “Fantastico” fu il primo pensiero che si riformo nella sua mente “Prima finisco in un luogo sconosciuto probabilmente a tutti e a tutto, poi il mio corpo viene sostituito da una sottospecie di struttura simil-umanoide e adesso sembra che non ci sia la benché minima traccia di civiltà nemmeno all'orizzonte. Non può seriamente andare peggio di così….”. Non fece neanche in tempo a finire di formulare il pensiero che una massa non meglio identificata schizzò fuori dall'acqua del laghetto, urlando qualcosa che Thomas percepì come “BUH!”. "Perché non mi sto mai zitto?" Istintivamente, il fisico sferrò un pugno di rimando verso la cosa misteriosa, che al contatto, volò per diversi metri in aria, per poi ricadere con un tonfo sordo in acqua, solo per uscirne poco dopo. Finalmente la figura, che sembrava una piccola rana blu, iniziò ad emettere dei versi che Thomas, con suo generale stupore, comprese «Whao! Che potenza! Che mossa hai usato?». Il fisico, ancora più confuso dalle circostanze e non avendo capito cosa intendesse la rana, rispose nella maniera a lui più naturale possibile, accorgendosi che anche quelli che uscivano dalla sua bocca sembravano strani versi «Moto Uniformemente Accelerato» «Non avevo mai sentito parlare di una mossa simile! Di che tipo è?» «È Dinamica» «...Non credo di aver capito bene, ma sembra fighissimo» concluse la rana tra il confuso e l'ipereccitato. Il malcapitato viaggiatore, con sguardo perso, si stava ancora chiedendo tra se come fosse possibile che una rana blu chiaro parzialmente coperta da una schiuma che pareva più simile a cotton fioc cinese stesse intrattenendo con lui una discussione paragonabile a quella di un circolo ricreativo di infimo livello, quando questa riprese a “parlare” sorridendo «Spero che prima non ti abbia spaventato troppo» «No, ma figurati, vengo assalito da rane blu esageratamente euforiche tutti i giorni io…» «Ottimo allora!» «… Credi veramente che tutto ciò sia anche solo minimamente divertente?» «Perché, forse non lo è?» «… Tu, amico mio, stai messo male. Ma male male male» finì appoggiandosi quello che doveva essere il palmo della zampa sul viso. In cuor suo non vedeva l'ora di sbarazzarsi di quel peso inutile che si era ritrovato addosso ed era già pronto a calciorotarlo nella stratosfera senza neanche pensarci due volte, quando si accorse che, suo malgrado, gli poteva ancora tornare utile in qualche modo, sperando che lo capisse «Senti, ehmmm… ragazzo, visto che sei qua mi potresti indicare la strada per il più vicino insediamento della zona. Mi sono perso e non ho idea di dove andare...» «Uh? Intendi il Villaggio Roccialiscia? Ci dovrei giusto ritornare, mio padre probabilmente mi sta aspettando per il pranzo. Se vuoi possiamo percorrere insieme!». Sebbene al solo pensiero il fisico era già pronto ad abbandonarsi agli spasmi del nervoso, si trattene “Avanti Thomas, devi resistere con questo cancro alla prostata solo per un’altra mezz'ora massimo, mantieni la calma, pensa a quegli sfigati della Università Popolare che ogni sacrosanto Venerdì fanno i ridicoli sotto la facoltà protestando contro la commercializzazione del cemento arcobaleno volante e che ogni volta mi ricordano quanto idiota sia il resto del mondo. Respira…” «Perché no? Prego, fai strada...» «Evviva! Avanti, seguimi! E comunque il mio nome è Friks, piacere di conoscerti!» rispose questa con un tono entusiasta che neanche gli ultras durante la finale del Superbowl sarebbero riusciti a emulare a distanza d'anni. E cosi la rana si lanciò a corsa su per il pendio, seguita da un Thomas fin troppo rassegnato, alla volta del Villaggio Roccialiscia…

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Capitolo 2
*** Capitolo I - Villaggio Roccialiscia ***


- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 13:32, Villaggio Roccialiscia – Ingresso del villaggio

 

«Andiamo, siamo quasi arrivati!» Friks saltellava con fin troppa energia davanti all'imponente arco che segnava l'ingresso del villaggio, scrutando Thomas che gli si avvicinava lentamente. «Solo… un minutino…   devo… distendermi… un secondo…» ansimò prima di crollare di schianto davanti alla rana blu di cui ancora non aveva capito la provenienza. “Cinque minuti e arriviamo, diceva. È un sentiero facilissimo, diceva” pensava tra sé lo sventurato fisico, ripensando al simil-percorso roccioso e scosceso che aveva attraversato prima di rientrare sulla via principale, rischiando due o tre volte di cadere in uno strapiombo alto almeno un centinaio di metri per nulla amichevole. In un certo senso, si pentiva di non essersi buttato di sua spontanea volontà, visto che quel cancro semovente di una rana sembrava avere ancora le forze per atrofizzargli lentamente i neuroni fino a ridurlo a un vegetale. «Finalmente sei arrivato anche tu! Ci stavi mettendo una vita!» «Ti prego, chiudi quella fogna…» Ansimò «…Sono fin troppo fuori allenamento, quel sentiero mi ha distrutto. Ti prego, dimmi almeno che c'è un posto dove possa ristorarmi in santa pace…» «Beh, purtroppo questo è un villaggio piccolo, ci sono solo le case dei compaesani. Ma se vuoi puoi venire a pranzare da noi, mio padre sa cucinare degli ottimi manicaretti!» Friks sembrava più eccitato del solito dopo l'esposizione della proposta, che invece non aveva sortito lo stesso effetto su Thomas: passare altro tempo con quell'essere equivaleva, nella sua mente, ad offrirsi di spontanea iniziativa come volontario per le torture dell'Inquisizione spagnola. Ma, nel suo subconscio, sapeva che era la sua unica possibilità di ristorarsi che aveva e dovette accettare a malincuore «…Temo di non avere molte alternative» «Evviva! Ospiti a pranzo, Ospiti a pranzo! Vieni seguimi!» e partì a razzo nel villaggio. Thomas, che si era già pentito della scelta fatta, si rialzò con estrema calma e si incamminò al seguito, scrutandosi intorno. Per essere un villaggio, gli sembrava molto spoglio: era formato da una modesta piazza circolare, che dava su una insenatura nella roccia dove erano presenti 3 cavità ornate esternamente, probabilmente l'ingresso delle “case” di cui Frisk gli aveva parlato. Mentre avanzava notò che al centro della piazza erano presenti tre esseri, che mangiavano allegramente, e sembravano tutti sostanzialmente differenti tra loro. Ma nonostante tutto uno dei tre stava intrattenendo una discussione con gli altri due e sembrava che questi comprendessero i suoi versi, che anche Thomas capì distintamente, realizzando che probabilmente si era trasformato in una creatura della fauna locale quando era giunto in quel luogo. «Vi dico che ho visto un lampo di luce stamattina provenire dall'altra parte della montagna, che Arceus mi fulmini se non dico il vero!» bofonchiava il più robusto dei tre, che aveva l'aspetto di una creatura marrone con placche arancioni e una specie di corno simile a una trivella al centro della faccia, a mo’ di naso. «Suvvia, Rhy, probabilmente avrai visto un riflesso di luce provocato dal sole, dopotutto stamattina batteva anche molto forte» Stavolta a rispondere era una specie di rettile bipede, che guardava placidamente l'interlocutore accennando un sorriso. «Scepter, sono più che sicuro di non essermelo immaginato: quella luce era troppo forte per essere un riflesso del sole, credimi. Secondo me potrebbe essere successo qualcosa di strano alla mia cava!» «Suvvia, Rhy, Scepter non ha tutti i torti… Dopotutto stamani ti sei recato alla cava come al solito e non hai notato nulla di diverso no? Credo tu non abbia nulla da preoccuparti» disse la terza creatura, anch'essa bipede, con l'aspetto di un canide blu e beige che si era appena alzata dal posto dove sedeva «Sarà, Luke… anche se in effetti una cosa diversa dal solito l'ho notata, ma non nella mia cava» «Ah, sì?» chiese Scepeter «E cosa avresti visto di preciso?» «Beh, vicino al laghetto nella conca accanto alla cava mi è sembrato di aver visto qualcosa di colore bianco sporco distesa sulla pendenza del monte, ma non ci ho fatto molto caso. Assomigliava più o meno… più o meno… a quel guscio…» Thomas si accorse a quel punto che lo strano essere lo stava fissando con un’aria tra lo sbalordito e l'inquietato, mentre gli altri due lo squadravano con aria interrogativa. «E quello chi è?» Scepter ruppe il silenzio, seguita da Luke «Non lo so, sembra un normalissimo Chesnaught, anche se non se ne vedono molti da queste parti» Thomas era immobile, che ascoltava allibito i suoi sospetti sul suo aspetto venire confermati, quando Friks attirò la sua attenzione «Ehi! Presto, che mio padre ci starà aspettando!». Il fisico si girò e vide la rana che lo attendeva all'entrata della cava centrale e conseguentemente, sempre sotto gli sguardi interrogatori dei tre, si avviò lentamente all'entrata, faticando ancora a coordinare i movimenti del suo nuovo corpo, nonostante la lunga camminata di prima. Arrivato da Friks, quest'ultimo gli sorrise e si girò verso la caverna «Papà, sono tornato!» e i due varcarono la soglia

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 13:35, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks

 

Friks avanzava a passo svelto seguito da Thomas all'interno della sua casa, arrivando quasi subito in una sala interamente scolpita nella roccia dall'erosione, eccetto il fondo della stanza, dove qualcuno aveva improvvisato dei gradini scolpiti nella pietra per poter accedere a rialzo della roccia. La stanza disponeva di poca mobilia essenziale: al centro della stanza era presente un tavolo imbandito in vista del pranzo, che poggiava su un tappeto di fattura tale che Thomas non avrebbe esitato a definirlo un made in china di infimo livello. L'ala destra della sala era occupata da un ripiano dove erano disposti ordinatamente diverse pietre e strumenti vari, di cui il fisico si interrogava in merito al loro utilizzo, mentre l'ala sinistra era occupata da una modesta libreria in quello che sembrava incredibilmente mogano. I due stettero fermi per un po', poi Friks riprese ad urlare «Papà, sono tornato! …Papà?» Il silenzio che ne seguì durò ben poco: una figura slanciata, che a Thomas ricordava vagamente un tasso, si avventò con delle fiamme sulla rana, che saltò via appena in tempo per non essere colpita. «RAZZA DI IDIOTA! TI PARE QUESTA L'ORA DI TORNARE A CASA DOPO CHE SEI USCITO SENZA DIRMI NULLA?!» «Ma papà, volevo solo…» un’altra fiammata partì dalla bocca del padre, stavolta schivata a malapena «INCOSCIENTE E SCREANZATO! IO TI MENO COSI FORTE CHE IN CONFRONTO UN PUGNO TIRATO DA UN MACHAMP È UNA CAREZZA!». Thomas non sapeva come descrivere la scena che stava guardando se non come “Un penoso teatrino potenzialmente mortale tra un due scherzi della natura che avrebbero potuto fare concorrenza ad una ditta di demolizioni” e provò a intervenire «Scusatemi…» nessuna reazione «Ahem… scusatemi…» il fisico scansò una fiammata vagante per pura fortuna, rimanendo in parte schocckato «SCUSATEMI!» neanche urlare sembrava funzionare e la sala oramai era più simile a un recinto per i maiali. Oramai al limite della pazienza fece la cosa più naturale che gli venisse in mente: tese il braccio nel marasma generale, dove ovviamente il padre di Frisk andò matematicamente a sbattere. “Chissà perché ero sicuro sarebbe successo…” «Finalmente mi degnate di attenzione…» l'essere non lo sentì nemmeno «E LEI NON SI INTROMETTA!» detto questo lanciò un potentissimo colpo di fuoco contro Thomas, il quale, d'istinto, unì le zampe tra sé, dal quale si estese una specie di scudo spinato che assorbì quasi totalmente il colpo. Disgiunti gli arti, questi rimase a bocca aperta, cercando di riflettere su come fosse possibile quello che aveva fatto e sul motivo per cui tutto ciò gli risultasse naturale, ma i suoi pensieri vennero interrotti da un esclamazione di colui che lo aveva quasi colpito «Ma guarda tu… un Chesnaught con l'abilità Antiproiettile, sapevo che erano molto rari, ma non pensavo ne avrei mai incontrato uno…» tutto d'un tratto sembrava essersi dimenticato completamente del figlio, che si era rintanato da qualche parte approfittando dell'interruzione. «Mi scusi se l'ho aggredita, spero di non averla spaventata» «No, guardi non si preoccupi, sono abituato ad essere assalito praticamente una volta ogni ora da totali sconosciuti senza apparente motivo…» «Mi fa piacere per lei» «Lei proprio il sarcasmo non lo capisce, è?» «Ad ogni modo, mi perdoni per la scortesia, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Thyphon, sono un scienziato e un appassionato di minerali che si è trasferito qua da appena due settimane, quando il precedente proprietario è deceduto per cause naturali. E lei invece? Con chi ho il piacere di parlare?» «Il mio nome è Thomas, sono un…» Friks sbucò dal nulla «Lo conosci, papà? L'ho trovato stamattina disteso al laghetto e mi sono un po' divertito a spaventarlo appena si è ripreso» non fece in tempo ad aggiungere altro che un pugno lo spedì in un angolo remoto della caverna «QUANTE VOLTE TI DEVO DIRE DI NON INTERROMPERE LA GENTE, SANTO ARCEUS? …Mi perdoni, a volte i bambini sono veramente difficili da gestire, se poi si è anche da soli come me… ma non divaghiamo, mi stava dicendo?» Osservò il fondo della caverna dove Friks si era rialzato barcollando «Credo sia meglio continuare la nostra discussione dopo pranzo, credo resterò con voi su esplicito invito di suo figlio, sempre se non le crea disturbo che io mi fermi a mangiare qua oggi.» il suo interlocutore lo fissò per un istante, poi rispose «Certamente, è il minimo che posso fare per ringraziarla di aver riportato la piccola peste a casa. Si accomodi pure». E cosi fece: dopo neanche 2 minuti sul tavolo era presente un altro piatto dove Thomas consumò il piacevole pasto, che confermava appieno le doti culinarie di Thyphon.

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 14:43, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks

 

«E cosi lei sarebbe un essere umano e proverrebbe da un altro universo, dove è rimasto coinvolto in un incidente con una non meglio precisata macchina sperimentale che non ha funzionato come doveva, dico bene?» «Si, è esattamente così». Dopo il sostanzioso pranzo Friks si era dileguato a giocare fuori, lasciando Thyphon e Thomas liberi di poter discutere e così il fisico, confidando nelle conoscenze dello scienziato, aveva raccontato tutto l'accaduto. «…Non so se questa storia si possa catalogare meglio tra il delirio di un folle sconosciuto o il prodotto di un contaballe con un’ottima fantasia» «Lei deve credermi, le sto dicendo la verità, che motivo avrei di mentirle? Fino a poche ore fa lei per me era un perfetto sconosciuto, ma mi ha offerto lo stesso ospitalità e vivande. Se dopo tutto questo le mentissi pure sarei paragonabile all'essere più villano che abbia mai vissuto in queste terre…» Thyphon osservò a lungo Thomas, poi ridacchio quasi sommessamente «Perché no? La sua storia ha un che di affascinante e non mi sembra avere la faccia di un bugiardo incallito. Però non saprei sinceramente come aiutarla, i miei campi di competenza si fermano solo alla geologia e alle tecnologie dei materiali, e sinceramente non mi sembrano combaciare molto con il suo problema…» «…Oh, capisco…» Thomas era sinceramente abbattuto, la sua unica pista sembrava oramai sfumata dopo le ultime affermazioni. Era già pronto ad alzarsi e togliere il disturbo, quando Thyphon lo batté sul tempo «Aspetti… forse qualcosa c'è, ma non ne sono molto sicuro» «Dice sul serio?» «Certamente» rispose girandosi verso il ripiano dove erano custodite le sue pietre «… ma dove l'avrò messa? …Ah! Eccola qua!» tra le mani ora stringeva una sorta di collana con appesa una pietra cobaltica levigata, che presentava un’anima di colore rosa pallido al suo interno. «Questo doveva essere un regalo per una certa persona, ma dubito gli servirebbe ancora.» l'ultima parola suonava quasi malinconica «Lo trovai nei pressi di un luogo che era rinomato per le sue leggende sullo spazio e il tempo ed era molto differente dalle altre pietre dell'area. Non so quanto possa essere collegabile al suo problema, ma se può aiutare sarò felice di dargliela. La tenga pure, ora è sua». Thomas non sapeva cosa dire: si espresse con un “Grazie” fin troppo automatico e si mise ad osservare la pietra attentamente, prima di mettersela al collo. «Le sta anche discretamente bene! Guardi lei stesso» disse lo scienziato indicando un masso particolarmente riflettente vicino al ripiano. Thomas, mettendosi davanti a questa, constatò che effettivamente portava bene quella pietra al collo e, senza pensarci se la iniziò a rigirare fra le zampe. Fu così che la pietra si illuminò improvvisamente e, senza preavviso, una luce fortissima abbagliò Thomas

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Salti dimensionali ***


- 26 Aprile, Anno Domini 1986, Ore 01:23, Ucraina – Chernobyl' – Centrale Nucleare V.I. Lenin

 

Thomas riprese, incredibilmente, quasi subito la vista, per accorgersi di non trovarsi più nello stesso luogo da cui aveva visto la luce accecarlo. Si trovava vicino a un enorme struttura illuminata nel mezzo di un complesso di edifici industriali, a giudicare dalla architettura. Confuso e disorientato si guardò le mani, accorgendosi che era tornato nel suo vecchio corpo. Era quasi scioccato e al contempo contento della sua situazione, ma non ebbe tempo di pensarci troppo a lungo: dalla parete della struttura a lui vicina sentì un suono intermittente e molto acuto ed, incuriosito, si avvicinò alla parete, provando ad appoggiarci l'orecchio, solo per scoprire che il corpo di cui era rientrato in possesso non era materiale e la sua mano trapassò tranquillamente la parete. Scioccato la ritrasse subito con molta violenza e rimase per una decina di secondi a osservare il muro, poi tentò una mossa più decisa e la attraversò. Appena giunse dentro alla struttura il rumore sentito prima lo investì in pieno: proveniva da un allarme situato sopra la sua testa, accanto a uno schermo dal quale si intravedevano alcune figure non meglio identificate trafficare freneticamente da un punto all'altro dello stesso. Thomas non capiva il perché di tanto affanno, finché il suo occhio non cadde su una struttura posta al centro della stanza, che ricordava vagamente una pasticca a cui erano stati attaccati diversi tubi di piombo di varie dimensioni. Prima ancora che potesse capire cosa stesse succedendo, la struttura esplose davanti ai suoi occhi e vide di nuovo la luce

 

- 57 Calentor, Anno Delquor 34527xz, Ore 31:89, AC42-ZHX8341

 

Appena riaprì gli occhi scopri che il paesaggio era mutato ulteriormente: adesso si trovava su una landa completamente desertica, senza un filo di vento, dove una sorta di astronave si intravedeva tra le rocce. Guardandosi nuovamente le mani si accorse di essere tornato nel suo nuovo corpo, sempre in forma eterea, ma a quel punto oramai la cosa gli interessava relativamente. Piuttosto preferì concentrarsi sulla aeronave intravista poco prima, che aveva lentamente preso a sollevarsi da terra e, giunta a una certa altezza, aveva accesso i propulsori al massimo della potenza, scomparendo subito alla vista. Interrogandosi sul motivo di una partenza così fulmina, il fisico alzò gli occhi al cielo e notò l'immensa forma scura di un buco nero che si faceva sempre più grande. E la luce si ripresentò

 

- 3° Rexio, Anno Reptite 5784, Ore 15:37, Reptropolis – Torre di Vedetta

 

Adesso si trovava sulla cima di una struttura costruita con un materiale che non riconosceva ed al suo fianco erano presenti 2 creature dall'aspetto rettiloide. Thomas si accorse che anche lui aveva assunto il loro aspetto e che stavolta il suo corpo era tangibile, ma i suoi movimenti erano estremamente limitati, come se non ne avesse il pieno controllo. Da quella postazione riuscì a scorgere in lontananza un gruppo di esseri umani che lavoravano in condizioni pietose a un’opera pubblica, sotto la dirigenza di un’altra creatura rettiloide e notò che uno degli umani aveva iniziato a correre lontano dal gruppo, quasi scappando. Senza più alcun controllo sui suoi movimenti imbracò il fucile che teneva sulla schiena e prese la mira con estrema precisione. Lo sparo precedette il bagliore

 

- 7 Ottobre, Anno Domini 1571, Ore 15:20, Golfo di Corinto

 

Si trovava ora sopra una vecchia nave, che andava a fuoco circondata da diversi galeoni. Il suo corpo era tornato quello del Chesnaugt e stavolta era tangibile, adornato con un leone dorato su campo rosso lungo la linea del guscio dello stesso colore, mentre cercava di tenere l'equilibrio sulla nave che si inclinava. Intorno a sé sentiva voci che sbraitavano, vedeva stemmi che credeva scomparsi oramai da secoli, mescolati a persone e strani animali, e si confondeva nel marasma generalizzato, finché una creatura simile a una lontra con un salvagente lo spinse fuori bordo, dove al contatto con l'acqua rivide la luce

 

- 31 Dicembre, Anno Domini 9999, Ore 12:00, Greenwich

 

Stavolta gli occhi si aprirono lentamente, presentando uno spettacolo a dir poco agghiacciante: un cielo completamente grigio, che illuminava una Londra tetra e decadente, con il Big Ben che in lontananza appariva dismesso e pericolante, bagnato da un Tamigi oramai torbido e inospitale. L'aspetto era quello originale, intangibile. Lo spettacolo che vedeva lo disturbava, ma sembrava che non stesse accadendo nulla, quindi si prese un momento per pensare a come uscire da quel trip. La sua mente era completamente vuota, nulla sembrava poter suggerirgli una via di uscita, per quanto si sforzasse a cercarla. Poi l'intuizione: prese nelle mani la collana che era sempre rimasta attaccata al suo collo e attese, finché la luce non si ripresentò di nuovo

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Capitolo 4
*** Capitolo III - Partenze ***


- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 14:44, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks

 

Quando riacquisì la vista la prima cosa che vide fu Thyphon che lo guardava visibilmente preoccupato, con la stessa espressione di qualcuno che ha visto un fantasma «Thomas! Si sente bene? L'ho vista dissolversi per un secondo buono e credevo fosse accaduto qualcosa di grave!» il fisico provò a rispondere, ma dalla sua bocca non uscì neanche un verso. Senti le ultime forze rimastegli svanire lentamente e, infine, vinto dalla fatica, si accasciò ai piedi dello scienziato, cadendo nel più profondo sonno.

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 17:22, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks

 

La luce di metà pomeriggio che filtrava da una cavità sul soffitto in pietre sveglio dolcemente Thomas, che si sentiva ancora la testa scoppiare. Nel più assoluto silenzio e con molta lentezza provo ad alzarsi e a poggiare le zampe a terra, salvo poi rimanere seduto per alleviare il mal di testa. Non passò molto tempo, prima che Thyphon facesse capolino dalla scalinata della caverna «Thomas, finalmente ti sei svegliato! Dopo che hai toccato quella pietra e sei svanito per quel secondo sei collassato ed hai dormito per 3 ore filate!» si avvicinò al fisico «Come ti senti?» questi provò a stiracchiarsi, poggiando le zampe sul guscio nel tentativo di stirarsi meglio «Discretamente, ho solo un po' di mal di testa… ma cosa diamine era quella roba? Dopo che l'ho toccata mi sono materializzato in dei luoghi e tempi differenti, alcuni di questi sembrava pure luoghi del mio mondo!» «Quindi è questo che è successo… Thomas, quella che vedi è un frammento di Pietra Intra-Dimensionale. Si dice che questa leggendaria pietra, nella sua interezza, esita veramente sia custodita da qualche parte nelle profondità dell'Isola Splendore, vicino le coste dall'altra parte del continente. Si dice inoltre che questa abbia il potere di far piegare lo spaziotempo a piacimento a chiunque ne entri in possesso. Finora ne sono stati trovati solo questi frammenti e in molti hanno ipotizzato che la Pietra intera, insieme ai suoi poteri, sia frutto di pura fantasia e speculazioni irrazionali, ma forse, dopo gli eventi odierni, dovremo essere costretti a ricrederci…». Thomas aveva smesso di ascoltare lo scienziato, esterrefatto «Aspetta, hai per caso detto Pietra Intra-Dimensionale? E sostieni che questa mi possa riportare indietro?» il Chesnaught oramai era in piedi a due palmi dallo scienziato, quasi in preda a una sorta di euforia incontrollabile. Thyphon fece due passi indietro, leggermente spaventato «Beh… dico solo che potrebbe esistere questa possibilità, visti i fatti di oggi...» gli occhi di Thomas brillarono «Se esiste anche solo una minima possibilità non esiterò a sfruttarla! Dovrò condurre delle ricerche sul campo personalmente! Dove aveva ipotizzato possa trovarsi questo oggetto?» «Ehm… all'Isola Crescente… ma lei non ha la minima idea di dove si trovi: non conosce nulla di questo mondo, tantomeno la geografia!» «In questo caso non potrebbe accompagnarmi lei?» lo scienziato era visibilmente sorpreso «Io? Io non… non me la sento di viaggiare. Mi sono stabilito da poco tempo in questo villaggio e non ho il coraggio di andarmene già adesso… mi dispiace». Il sorriso di Thomas sembro affievolirsi, ma esso parlò «Non c'è nessun modo in cui possa procurami le conoscenze che mi mancano?» Thyphon lo guardò per circa due secondi, poi alzò la testa pensoso, salvo rispondere poco dopo «Mmmm… non è molto ma… ci sarebbe la mia libreria. Forse potrebbe trovare qualche testo utile» il fisico tirò un sospiro di sollievo «Sarò ben felice di adoperarla già da subito, se mi dà il permesso. Con un po' di impegno, entro domani dovrei avere tutte le informazioni che mi servono e allora potrò mettermi in cammino. Le devo solo chiedere il favore di alloggiare da lei stasera, se non le scomoda…» «Ma si figuri, facci come se fosse a casa sua» «Grazie della disponibilità» I due si scambiarono un sorriso, poi il Chesnaught si diresse verso le scale, solo per essere fermato da Frisk, spuntato letteralmente dal nulla e messosi in mezzo al passaggio «Se lei se ne va vengo via anche io!» la sua faccia era estremamente determinata e Thomas ne era visibilmente sorpreso «Co...COSA?!?! Sei pazzo per caso?» «Non sono pazzo! Voglio solo visitare il mondo ed esplorare nuovi luoghi, vivendo nuove avventure! La prego, la prego, la pregooooo…» Thomas non vedeva un agitamento simile dall'ultima volta che era andato a fare compere con sua moglie, uno dei più grossi errori che avrebbe potuto mai fare in vita sua, ma rimase assolutamente inamovibile «Ascolta, piccoletto, questo non è un gioco. Io devo recarmi al più presto all'Isola Splendente per questioni molto più importanti del semplice divertirsi o viaggiare. Di certo il mio non sarà un viaggio di turismo e non mi voglio assumere nessuna responsabilità per un minore che neanche conosco. Mi dispiace, ma non cambierò idea così facilmente. Ed ora, se vuoi scusarmi…» il fisico si fece strada per le scalinate e, arrivato alla libreria, iniziò a consultarla. Frisk, di contro, se la filò via con uno sguardo imbronciato, sotto lo sguardo del padre, che stranamente, sembrava a disagio.

 

- 8° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:54, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks

 

Era oramai da diverse ore che Thomas era chino su quei testi, interrotto solo per la consumazione della cena, a base di bacche e frutta, ciò che sembrava il cibo base dei Pokémon, cosi si chiamavano le creature di cui ora faceva parte. Tutto quello studio gli aveva fatto sembrare di essere tornato in facoltà, solo con meno caffè. Dio, quanto gli mancava. Aveva letto che le bacche che crescevano in quell'mondo avevano diverse proprietà, forse sarebbe riuscito a fare un infuso simile al the in futuro, anche se non sarebbe mai stata la stessa cosa che un bel espresso arabica come piaceva a lui. In quelle ore aveva scoperto molte cose di quel suo nuovo mondo: la prima di tutte era stata di apprendere che le creature che lo circondavano e quella di cui aveva assunto le sembianze erano tutti Pokemon, o almeno così si facevano chiamare, e componevano per intero la fauna planetaria. La flora, invece, era composta principalmente da alberi da bacca e da frutto, che, sorprendentemente, erano simili, se non uguali, a quelli del suo mondo. Anche il calcolo delle ore era identico a quello cui era solito usare, ma non le datazioni, che si dividevano in 10 mesi da 50 giorni, ognuno con un nome diverso ispirato ad avvenimenti ed elementi della natura. Gli anni, invece, partivano dalla data comune secondo la quale si sarebbero creati i primi insediamenti Pokémon stabili, anche se sembrava una data molto approssimativa. Ogni pokemon, inoltre, era per natura capace di utilizzare diverse abilità particolari, chiamate “Mosse” e una abilità unica che nel suo caso era “l'Antiproiettile”, che sembrava molto rara nella sua specie, ma anche estremamente utile. Aveva poi appreso che ogni Pokémon si accomunava un determinato elemento naturale, comunemente chiamato “Tipo”, che ne definiva le forze e le debolezze e aveva scoperto che il suo tipo era un ibrido Erba/Lotta, cosa che spiego il perché la sua forza fosse notevolmente aumentata dopo la trasformazione. Erano molte nozioni che fece fatica a imparare, ma in qualche modo ci riuscì finché, alla fine, trovo quello che cercava: “Mondo 360°”. Lo aprì, lo sfogliò e lesse nei minimi dettagli. Riuscì a farsi una cultura approssimativa del territorio ed infine trovo, a fondo pagina, un planisfero decisamente dettagliato. Presa carta e penna alla zampa, si diede da fare per crearne una copia approssimativa, riuscendo sufficientemente nell'intento. Alzò la copia alla luce della candela che aveva acceso: i maggiori punti di interesse sembravano esserci tutti e la mappa si capiva abbastanza discretamente. Thomas era talmente soddisfatto che non si accorse che Thyphon gli si era avvicinato da dietro «Ancora a studiare, vedo…» «Ho giusto finito adesso. Devo ammettere che ora so molte cose che prima non sapevo sulla vostra razza» «Ad esempio?» «Beh, tanto per iniziare, io attualmente sono un esemplare di Chesnaught maschio, perfettamente nella media della statura della specie, ma con un’abilità rara, Antiproiettile, tu sei un esemplare maschio di Thyplosion, leggermente più basso della media, probabilmente provieni dalle zone nord orientali, ricche di vulcani e punti caldi. Frisk invece è un esemplare di Froakie, stavolta decisamente più alto della media e il suo ultimo stadio evolutivo è un Greninja, noi invece siamo già al nostro ultimo stadio evolutivo. Oggi è l'8° Marino 7342…» il fisico fissò un piccolo orologio posto seminascosto nella parte «…mi correggo, è il 9° Marino 7342 da 2 minuti e mezzo e lei è piacevolmente sorpreso di tutto ciò, le basta?» sebbene ricoperto di pelliccia, Thomas intravide la pelle di Thyphon arrossirsi «Mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma lei ha fatto pienamente centro, non sembrerebbe neanche che non sia originario di questo mondo» il Chesnaught sorrise «Beh, non ho preso una laurea per caso, compare» «Me ne compiaccio, sono sicuro che con queste conoscenze non avrà problemi nel suo viaggio…» poi il suo volto si scurì improvvisamente «…ed a proposito di quello avrei un favore da chiederle» Thomas osservo Thyphon con sincera curiosità, poi comprese «Il ragazzo…» «Esattamente. Vorrei lo portasse con lei» il fisico stette in silenzio per due secondi, poi sopirò «Dammi una buona ragione per farlo…» «Beh, sarò molto schietto… credo che oramai lei abbia capito che lui non è il mio vero figlio. Lo trovai che ancora era un uovo nei dintorni del Fiume Rosso, vicino al vulcano Heat, da dove provengo. È stato insolito trovarlo in quel luogo, ma non me ne curai, lo presi con me e, una volta schiuso, lo accudii come se fosse stato il mio vero figlio. Purtroppo, per la sua natura di pokémon d'acqua è stato molto spesso emarginato nel villaggio ed ha sempre vissuto in maniera solitaria. Lui è uno dei motivi che mi ha spinto a trasferirmi. Ma adesso sembra che lei abbia acceso in lui una luce nuova: non ha esitato a volerla seguire quando ha annunciato di volere partire e credo che comunque troverebbe il modo di seguirla in capo al mondo. Per me vederlo così felice è quasi un miracolo… la prego, lo prenda con sé… se le arrecherà danno ne risponderò personalmente in qualità di suo tutore, lo giuro sulla mia casata…» il silenzio era calato nella sala, nessuno sembrava volersi muovere. Fu Thomas a rompere il silenzio «Dica a suo figlio domani mattina di mangiare abbondante, il viaggio sarà lungo» Thyphon sorrise vistosamente «Grazie, grazie infinite» «Lo faccio solo per ricambiare dell'ospitalità, non si illuda…» il Thyplosion sembrò non sentirlo e, tutto felice, uscì dalla caverna fischiettando. Thomas invece decise che era arrivato il momento di staccare: rimise tutto in ordine, prese la candela e la sistemò vicino al mucchio di paglia improvvisato che fungeva da suo letto, si rannicchiò come meglio poteva, scoprendo che era più naturale di quanto credesse. La posizione assunta sembrava quella di un cane appisolato nella cuccia e il guscio lo teneva a un dolce e confortevole tepore. Poi spense la luce con un soffio e il calduccio creato dalla simil-corazza lo aiutò ad addormentarsi più velocemente

 

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:07, Villaggio Roccialiscia – Piazza

 

Thomas era felice che il cielo quel giorno fosse ancora sereno. Si era alzato da poco più di due ore ma già si sentiva pronto per il viaggio che lo attendeva. L'Isola Crescente si trovava a Ovest del continente, mentre lui si era ritrovato nella parte sudorientale dello stesso. Contando che il porto più vicino all'isola, Lapras Town, si trovava all'estremo nordovest il viaggio avrebbe impiegato diversi giorni per essere concluso. Nonostante tutto aveva svolto il tutto con estrema calma: al mattino, dopo essersi svegliato, aveva fatto colazione insieme a tutti i paesani, presso il focolare presente in piazza. “Brava gente” aveva pensato “Credo siano l'esempio migliore di vita comunitaria che attualmente abbia mai visto”. E in effetti ognuno in quel villaggio aveva il suo specifico ruolo: Scepter, un esemplare femmina di Sceptile di mezza età, era un esperta taglialegna e riforniva tutto il villaggio di questa, oltre che di bacche che riusciva a trovare durante il lavoro, Rhy, un Rhyperior che era anche il pokémon più vecchio del villaggio, si occupava  di una piccola miniera molto ricca sul lato opposto della montagna, fruttando abbastanza soldi per il mantenimento della comunità, e Luke, un giovane Lucario, possedeva delle conoscenze mediche abbastanza utili, sebbene non avesse mai rivelato la sua vera professione agli altri abitanti. Thyphon, invece, non aveva un ruolo preciso nel allegro gruppetto, essendosi stabilito lì da poco, ma dava lo stesso il meglio per contribuire a questo piccolo sistema creatosi. Quella mattina avevano parlato del più e del meno e avevano fatto diverse domande al fisico, incuriositi dalla sua presenza nel luogo, a cui esso aveva risposto abbastanza superficialmente, per evitare inutili allarmismi. Mentre stava bevendo l'infuso di Baccalemon, stranamente piacevole, preparato da Scepter sfruttando delle bacche avanzategli dalla sua colazione a tutti, vide il suo volto nel liquido della tazza. Si era abituato molto prima di quanto avesse creduto al nuovo corpo: adesso i suoi movimenti erano decisamente più coordinati e i quattro sensi avevano ripreso a funzionare normalmente. Per lui non poteva che essere un vantaggio, dato che oggi avrebbe dovuto attraversare il Monte Stalattite prima di raggiungere la sua meta, Amperilia. Thomas finì di bere l'infuso e Scepter sorrise «Ti è piaciuto?» «Direi che non è stato affatto male» Rhy ridacchiò «Eh eh, Scepter è imbattibile quando si tratta di bevande ad infusione!» «Oh, andiamo Rhy! Così mi metti in imbarazzo!» «Beh, è la verità, mia cara!» «E troppo facile farti contento, Rhy» la Sceptile sorrise, poi prese la tazza del fisico e la mise da parte «Quindi hai intenzione di partire per Amperilia, dico bene?» «Proprio così, Frisk verrà con me. Sarà un viaggio abbastanza faticoso, ma non è certamente infattibile» Luke posò la tazza a terra a sua volta «Beh certamente la montagna non è tra le più semplici da scalare» il Chesnaught si voltò a fissare il monte, molto spoglio e irto, poi tornò a guardare Luke «Purtroppo ti devo dare ragione, sarà dura valicarlo» Rhy trangugiò in un lampo ciò che restava nella sua tazza, la più grossa delle 4 «Valicare, hai detto? Ma amico mio, c'è un modo molto più semplice e veloce di attraversare la montagna!» Thomas rimase incuriosito «Lei dice?» «Certamente! Può passare attraverso la Caverna Stalattite: è una vecchia miniera un tempo gestita da degli Excadrill, ora dismessa per il pervio fallimento dell’azienda. Questa non aveva i soldi per sigillare la cava, quindi ora questa è aperta a tutti e conduce direttamente a ovest di Amperilia» «Ma è fantastico! Saprebbe dirmi dove si trova?» «Ma certo, amico! Anzi, farò di più: vi condurrò direttamente fino a li. Tanto oggi è il mio giorno libero…» Rhy sorrise sommessamente grattandosi dietro la nuca «Fantastico, non so come ringraziarla!» «Ma si figuri, è un piacere» il suo sorriso ampio fu contagioso: tutta la piazza scoppio in una risata generale di allegria e, conclusa questa, tutti si diedero da fare per rimettere in ordine il focolare.

 

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 12:07, Monte Stalattite – Miniere Excas Sud

 

I tre giunsero alle miniere in un tempo relativamente breve: la distanza che avevano coperto non era molta, ma il corpo massiccio e il fisico non proprio atletico di Rhy rallentava sensibilmente l'avanzata del gruppo nel ultimo tratto in salita necessario a raggiungere le miniere. Queste erano molto più dismesse di quanto Thomas non si fosse immaginato: quello che doveva essere il magazzino dei minerali estratti era completamente diroccato e abbandonato a sé stesso, mentre l'ingresso della miniera era visibilmente fatiscente e trascurato, anche se sembrava essere ancora abbastanza stabile da compire il suo lavoro. Essendo il sole alto nel cielo, i tre capirono che era già mezzogiorno, e decisero di fermarsi a mangiare. Rhy propose di ripararsi all'ombra del capanno e, sebbene Thomas nutrisse seri dubbi sulla stabilità dell'edificio, Frisk trovò un posticino sufficientemente coperto dove si accamparono a pranzare. Scepter aveva preparato loro dei panini di Baccamodoro con un “pane” ottenuto tramite la lavorazione della Baccalga, che si erano rivelati eccezionalmente piccanti. Avendo terminato molto velocemente il loro sostanzioso pranzo, i tre si avvicinarono all'entrata della caverna dove Rhy osservo con noncuranza i vecchi sostegni marci «Sembra che le nostre strade si dividano qua, figliuoli. Penso inizierò ad avviarmi verso il villaggio, visto che mi aspetta una lunga risalita» sospirò, venendo risposto da Frisk «Non ti preoccupare, nonnino, hai fatto anche troppo per la tua età!» Il Rhyperior arrossì «Addirittura nonno? Sto veramente cominciando a diventare vecchio, AHAHAHAH!» la risata era greve e fragorosa «Sono certo che da qui in poi ve la caverete da soli. Solo fate attenzione, essendo aperta a chiunque, questa caverna è diventata un covo di pokémon, che vi hanno edificato la loro casa e spesso sono molto protettivi quando si tratta di difenderla. Inoltre ci sarebbe una voce che ho sentito di recente…» Thomas assunse un’espressione un attimo perplessa «Voce? Che genere di voce?» «Mah, qualcuno ha detto di aver avvistato negli ultimi giorni uno strano pokémon che gironzolava per la caverna raccogliendo rocce di vario tipo, ma è solo una diceria di Amperilia e dintorni, non ci presterei troppo caso…» il fisico annuì «Ricevuto, faremo attenzione nel caso si rivelasse una minaccia. Le auguro un buon rientro alla sua dimora» «Figurati, Tom, è stato un piacere!» Detto questo si incamminò con uno stentato passo sostenuto verso la via del ritorno, mentre i due pokémon rimasti gli fecero cenno con la mano. Appena fu fuori dal loro campo visivo i due si voltarono verso l'entrata e Frisk vi ci si avvicinò «Quindi è questa la via? Non vedo l'ora di entrare!» gli occhi del Froakie scintillavano dalla gioia «Sembra proprio di sì… Incamminiamoci, abbiamo molta strada da fare» concluse grattandosi la testa. E cosi i due entrarono nella miniera

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