Capitolo X – Cacciatori di taglie

 

            Dopo aver lasciato la tavola, i due si avvicinarono al bancone pronti a pagare il conto e soprattutto a chiedere informazioni.

 - Scusi, - cominciò Rufy. – ha per caso visto dei pirati da queste parti?

Silk gli assestò un violento gancio sinistro mettendolo al tappeto e soprattutto a tacere. Quindi, fu lei a prendere la parola. - Scusi, il mio amico è un po’ tonto! – rise scioccamente sperando di distrarre l’oste che ancora guardava preoccupato l’uomo semidolorante seduto sul pavimento, che si rialzò subito senza nemmeno dire “ahi!”.

 - Tanto non mi hai fatto niente… - le disse Rufy, pizzicandosi una guancia e allungandola per mostrare che il fatto di essere di gomma lo avvantaggiava in queste situazioni.

L’oste sobbalzò ed indietreggiò allibito.

La ragazza allora affondò al suo compagno un calcio in pieno viso, infilandogli un tacco in bocca. - TACI E STA’ FERMO!!!! – urlò come una matta. Poi si ricompose, assunse un’aria da brava ragazza, sorrise e con voce dolce e melodiosa si rivolse all’oste sempre più spaventato. - Le chiedo scusa, saprebbe cortesemente dirci se ha visto degli stranieri ultimamente? Sono dei nostri compagni che purtroppo abbiamo perso di vista durante una tempesta qualche giorno fa al largo di quest’isola…

L’uomo ci pensò un po’ su e infine rispose: - Non so se si tratta delle stesse persone che state cercando, ma proprio ieri dei clienti mi hanno detto di aver visto attraccare una nave al porto della cittadina a sud dell’isola.

 - E com’era la nave? – chiese ancora lei.

 - Mi spiace, questo non ve lo so dire… Perché non provate ad andare voi stessi laggiù per accertarvene? – suggerì l’altro.

 - Ottima idea! La ringraziamo infinitamente per la sua gentilezza! Arrivederci! – canticchiò Silk prendendo per il collo Rufy e trascinandoselo fuori.

 

            - Quel ciccione ha detto che la nave ha ormeggiato a sud… - rifletté Rufy fermo poco distante dall’osteria.

 - Non dovresti chiamare “ciccione” quel brav’uomo! – lo riprese la ragazza.

 - Ma era un ciccione! – protestò lui.

 - Sì, ma non c’è bisogno di sottolinearlo! – ribatté spazientita Silk. – Quanto sei infantile! E poi sarei io la bambina…

 - Senti, Kick…

 - MI CHIAMO SILK, IDIOTA!!! – urlò con i nervi sempre più a fior di pelle.

 - Non urlare, me lo hai ripetuto già tre volte, non sono mica stupido!…

 - Ah, no?! – lo ignorò lei incamminandosi.

 - Dove stai andando? – chiese Rufy incuriosito.

 - Indovina? Si va a vedere se quella che ha ormeggiato al porto è la stessa nave che stiamo cercando, no?

 - E come fai a sapere da che parte è?

 - Basta andare a sud come hai detto tu prima…

 - Sì, ma non ho capito come ci arriviamo a sud… - commentò l’uomo prendendo a seguirla.

 - Seguimi e non dire altre cretinate, ti prego… A stare con te mi verrà di certo un esaurimento nervoso… - piagnucolò la ragazza sempre più demoralizzata. “Ma chi me lo ha fatto fare di scappare di casa…?!”

 

            Erano finalmente giunti in città. Per la verità non era che un grosso paesello di provincia, ma evidentemente doveva essere il più grande agglomerato urbano dell’isola, altrimenti non avrebbe avuto senso chiamarlo così.

Si guardarono intorno: la cittadina era popolata di gente indaffarata nella solita vita di tutti i giorni, ma tutti trovarono il tempo per lanciare uno sguardo curioso ai due stranieri.

 - Chiediamo a quei signori dov’è il porto… - cominciò Rufy avviandosi verso un gruppetto di anziani venditori di pesce che gestivano la propria bancarella al centro della piazza del mercato.

Ma Silk l’afferrò per la collottola e con uno strattone lo spintonò a terra.

 - Ahio! Ma perché ce l’hai con me?! Dovresti portarmi rispetto visto che sono il tuo capitano oltre ad essere il più vecchio! – protestò arrabbiato lui, rialzandosi.

 - Ti porterò rispetto nel momento in cui tu metterai un po’ di cervello! – sbraitò l’altra. – E’ inutile chiedere! Dove vuoi che sia il porto?!

 - Sul mare, hai ragione! – sorrise Rufy. – Ma da che parte è il mare? - chiese schermandosi la vista con una mano e guardandosi attorno in cerca della distesa blu.

 - Ovviamente essendo una cittadina costruita sulla costa non è difficile intuirlo, no? Guarda là! Ecco il tuo mare! – indicò Silk verso l’orizzonte a poche centinaia di metri da loro.

 - Ah… sì, ora lo vedo… - balbettò l’uomo ben sapendo di aver fatto la figura dell’idiota, ma infischiandosene altamente continuò: - Forza andiamo!

 - Aspettami, scemo!

            Il porto non era molto grande, ma era vero: c’era una grossa nave ormeggiata al molo. Purtroppo per loro, però, era una nave della Marina. Inutile descrivere la delusione dei due.

 - Porca miseria! Quel ciccione poteva dircelo subito che si trattava di una nave della Marina! – sbraitò Rufy digrignando i denti e sbuffando come un cavallo selvatico.

Silk invece rimase in silenzio per qualche istante, poi sospirò e sentenziò: - Probabilmente quel tipo ha capito che eravamo pirati e ci ha dirottato qui apposta.

 - Eh? E come avrebbe fatto a capirlo, scusa?! – trasecolò l’altro.

 - Ah, beh, dimmelo tu che gli hai spifferato che stavamo cercando dei “pirati”! – e nel dirlo sottolineò la parola e lo guardò in malo modo. – Non possiamo rimanere qui ancora per molto, se ci vedono cominceranno le noie.

 - Che vuoi che sia? Basta distruggerli! – ribatté Rufy tutto entusiasta di gettarsi nella mischia.

 - Bravo! Così ad andarci di mezzo è la gente del posto! Forza, vieni! Torniamo indietro! E’ evidente che qui i tuoi compagni non ci sono.

 - Ah, hai ragione, sarebbe inutile… - convenne l’uomo poco convinto. Ma proprio quando stava per seguirla, notò qualcuno a qualche metro di distanza da loro. Si bloccò per scrutare meglio, e infine sorrise soddisfatto.

Silk, accortasi di non avere più il compagno alle spalle, si voltò spazientita pronta a suonargliene, quando anche lei si bloccò senza però provare la stessa gioia di Rufy: davanti a loro c’erano due uomini armati di spade apparentemente affilatissime. Non erano membri della Marina, ma dall’aspetto non sembravano nemmeno filibustieri.

 - Cacciatori di taglie… - sussurrò tra i denti la ragazza, seriamente preoccupata. Ma subito dopo fu quasi presa da un infarto nel vedere Rufy che tutto contento si avvicinava ai due.

 - IDIOTA, TORNA INDIETRO!!!!! – si sgolò inutilmente. - Ma perché deve sempre fare cose insensate?!!

Giunto a pochi passi da loro, l’uomo si arrestò e salutò: - Ehilà! Come va? E’ da un pezzo che non ci si vede!

Quelli si girarono quasi di scatto verso di lui e rimasero perplessi per un secondo.

 - Ci conosciamo? – fece uno di loro con voce torva, l’aria poco socievole.

 - Ma come? Vi siete già dimenticati di me? – chiese Rufy deluso.

 - Mi pare di averti già visto da qualche parte… - disse il secondo con fare pensoso.

 - Ma certo! E’ stato diversi anni fa! Daaaai! Sono io! Rufy!

I due furono come colti da una folgorazione. Subito misero mano all’elenco dei ricercati e si fermarono ad osservare la foto di Monkey D. Rufy.

Silk, ansiosa, non aveva ancora afferrato la situazione, ma in cuor suo sperava che quelli fossero per davvero amici di Rufy, altrimenti quel cerebroleso li avrebbe cacciati in un brutto, bruttissimo guaio. Non che si preoccupasse per la loro sorte, sapeva bene che lui era fortissimo e anche su se stessa non aveva il minimo dubbio. Quella che la impensieriva era l’idea di ritrovarsi nel bel mezzo di una zuffa a discapito di brava gente. Da un litigio tra loro e i due cacciatori di taglie, si sarebbe di sicuro passati ad una rissa con la Marina che, accortasi della cosa, di certo non sarebbe stata a guardare. La ragazza rimase quindi in disparte aspettando l’evolversi degli eventi.

 - Rufy, hai detto? Lo stesso tizio che c’è qui sopra? – chiese uno dei due, mostrando il manifesto al pirata.

 - Andiamo! Adesso avete bisogno di quello per riconoscermi?

 - Ma sei scemo per davvero o ci stai solo prendendo in giro?!

A questo punto a Rufy venne un leggero sospetto: che quelli non fossero le stesse persone che credeva lui? Si schiarì la voce, si inumidì le labbra, e infine balbettò sudando freddo:

 - Ehm… v-voi non siete Johnny e Yosaku?

Silk franò a terra come colpita da un macigno di almeno ventimila tonnellate, mentre i due uomini rimasero decisamente perplessi.

 - No… - trovò la forza di dire uno di loro.

 - Ah… - balbettò ancora Rufy.

Ci fu un attimo di silenzio assoluto.

 - Ci vediamo! – esclamò il pirata dandosela a gambe il più in fretta che poté.

 - Ehi, tu! Aspetta! – gridarono quelli mettendosi ad inseguirlo.

Silk guardava la scena ad occhi sbarrati, incapace di muoversi o anche solo di proferir parola, almeno fino a che Rufy non l’afferrò per un braccio e se la issò in spalla prendendo a correre sempre più velocemente.

 - Da che parte dobbiamo andare? – chiese quindi l’uomo, come se nulla fosse.

Finalmente la ragazza si scosse e farfugliò: - Ah… a nord-ovest…

 - Ma che ne so dov’è il nord o l’ovest! Dimmi destra o sinistra!

 - Va’ dritto e corri più in fretta che puoi!! – urlò disperata lei vedendo che alle loro spalle si era formata una vera e propria folla: ora, oltre ai due cacciatori di taglie, avevano anche la Marina alle calcagna.

Intuito il pericolo, e udendo le urla disperate della rossa, Rufy accelerò il passo e rise: - Scusa! Mi dispiace!! Credevo fossero due miei vecchi amici!!

 - Questo l’avevo capito da me, stupido!! – ribatté Silk. – Ma vorrei ricordarti che Johnny e Yosaku sono troppo imbranati per raggiungere il North Blue da soli!!

 - Siamo nel North Blue?!  - chiese l’altro meravigliato.

 - Corri ora!! Al resto penseremo dopo!! – urlò ancora la ragazza con una lunga fila di dentini aguzzi e lo sguardo assassino.  – Ma dico io, proprio in uno come te dovevo imbattermi?!!!

 

            Esausto Rufy si gettò sul fondo della barca, che già aveva preso il largo, ancora ansimante. Per fortuna, erano riusciti a raggiungere la spiaggia dove avevano ormeggiato e a ripartire senza che quei pazzi furiosi che avevano alle calcagna potessero avvicinarsi a loro. Anzi, erano riusciti a seminarli quasi subito, ma Silk, pena la morte, aveva imposto al suo compagno di continuare a correre ugualmente fino a che non sarebbero stati realmente in salvo.

 - Quest’agitazione mi ha messo fame… - si lamentò il pirata, una mano sullo stomaco.

 - Chiudi i rubinetti della salivazione… - ribatté ancora furiosa l’altra. – Niente cibo fino a domani, ricordi?

 - Cooosa?!! – balzò a sedere l’uomo. – Non ti sembra di esagerare?! In fondo non siamo mica a secco di soldi, no?

 - IO non sono a secco di soldi! – precisò crudelmente la ragazza intenta a virare a babordo di venti gradi: a ovest da lì c’era un’altra isoletta simile a quella dalla quale erano appena scappati. – Ti sto solo facendo la carità per non avere un morto sulla coscienza!

 - Quanto sei cinica! Sei sempre così intrattabile?

 - Solo quando qualcuno mi dà i nervi come fai tu. – tagliò corto lei.

Rufy rise allegramente ributtandosi all’indietro. - Sei tale e quale a Nami!

Silk si voltò di scatto a guardarlo e obiettò: - Non è vero!

 - Sì che lo è! – la canzonò ancora lui.

La spadaccina continuò a fissarlo interdetta. Poi sorrise, ma non rispose.

 - Aaaaaah! Che fame! – piagnucolò ancora Rufy. – Quanto darei per non essere caduto dalla nave! Adesso sarei davanti ad uno dei deliziosi piatti fumanti di Mary!

 - E’ lei la tua nuova cuoca di bordo? – domandò Silk incuriosita.

 - Sì, ed è bravissima! Dal momento che non sapevo dove rintracciare Sanji ho rimediato diversamente.

 - Capisco… Ma perché non sei tornato al Baratie se ci tenevi tanto ad avere un bravo cuoco a bordo? Di sicuro Sanji è lì, no?

 - Perché… non lo so… - rispose Rufy, ripensando all’amico e ai cuochi del ristorante sul mare, Zef per primo. Sorrise. Erano passati secoli da quando aveva creato casino all’interno del Baratie sfondandone il tetto nel modo di respingere una cannonata della Marina. - Dove siamo diretti? – chiese poi.

 - Più a ovest di qui c’è un’isola simile a quella di poco fa. Se il vento mantiene questa velocità in maniera più o meno costante ci arriveremo verso sera. Sempre che non incontriamo degli ostacoli lungo la rotta…

 - Quali ostacoli?

 - Parlo dei due simpatici cacciatori di taglie di poco fa o di quella grossa e simpaticissima nave piena di cannoni della Marina! – rispose sarcastica la ragazza con un pizzico di veleno.

 - Perché, pensi che ci stiano inseguendo?

 - Mi sembra chiaro… Però è anche probabile che abbiano abbandonato le ricerche al momento. Sei molto temuto, quindi conoscendoti non avranno perso tempo a contattare i rinforzi. Dobbiamo tenere gli occhi ben aperti…

Silk scrutò il cielo pensierosa. La pressione si era abbassata di colpo e l’aria stava cambiando precipitosamente. - Datti una mossa e issa la vela. – ordinò assestando un calcetto al fianco del suo capitano.

 - Perché? Non avevi detto che mantenendo questa velocità saremmo giunti sull’altra isola entro sera?

 - Sta per arrivare una nuova tempesta… - rispose lei correggendo la rotta dopo che il vento, che stava cominciando ad alzarsi sempre più, aveva fatto virare troppo l’imbarcazione.

 - Come lo sai? – chiese Rufy alzandosi e avvicinandosi alle cime dell’albero maestro.

 - Lo so e basta! E ora sbrigati! Potrebbe scoppiare un temporale da un momento all’altro! – si voltò verso sinistra. – La miseria! Guarda quei nuvoloni! Se continua così ci finiamo proprio in mezzo! Rufy! Prendi i remi e cominciamo a virare a tribordo! A quanto pare dovremo cambiare rotta e allontanarci per un po’ dalla meta che ci eravamo prefissi! E soprattutto assicurati una fune attorno alla vita! Le piccole imbarcazioni sono facili a rovesciarsi! La nostra è abbastanza robusta e dovremmo farcela senza problemi, ma non si sa mai! Se cadi in acqua sei spacciato ed io non ho voglia di perderti proprio adesso!

 

 

Capitolo XI – La resa di Monkey D. Rufy

 

            L’acqua veniva giù a secchiate e i tuoni si facevano sempre più assordanti, benché fossero a grande distanza. Silk rimaneva accanto al timone, cercando di governare la barca in preda alla corrente, mentre Rufy gettava una remata di tanto in tanto solo per evitare che si allontanassero troppo dall’isola che avrebbero dovuto raggiungere. Il mare era burrascoso, tuttavia le onde non erano indomabili: ce l’avrebbero fatta ad occhi chiusi. La vera fortuna era essersene accorti per tempo.

 - Come sei riuscita a prevedere la tempesta?! – gridò Rufy per farsi udire dalla compagna.

 - Era ovvio che si sarebbe messo a piovere visto che la pressione è scesa di colpo, il vento si è fatto sempre più forte e l’aria piena di elettricità! – fu la risposta.

 - Sei davvero fantastica! – si complimentò l’uomo.

 - Guarda che chiunque si avventuri per mare deve sapere queste piccole cose! – ribatté Silk.

 - Ma come fai, tu, ad essere così ben informata sull’arte della navigazione?

 - Sono abituata a navigare! Lo facevo spessissimo con i miei genitori! Si può dire quasi che ho passato più tempo per mare che sulla terra ferma!

 - Davvero? A vederti non si direbbe! Sembri soltanto una ragazzina isterica!

Questa Silk non gliela perdonò e gli tirò dietro un barile, vuoto per fortuna. Ma Rufy perse lo stesso l’equilibrio e finì in mare.

 - Ben ti sta, stupido!! – rise acidamente la ragazza.

 - Stupida! Non so nuotare!!! – urlò Rufy annaspando in acqua.

 - Usa il cervello, scemo! Perché credi che ti abbia detto di legarti una corda alla vita?!

Finalmente l’uomo afferrò la cima e si issò nuovamente sulla barca. - Tu sei matta da legare!! – ansimò ancora carponi.

 - Guarda! Non tuona già più! Tra non molto dovrebbe smettere anche di piovere… - affermò l’altra abbassando progressivamente il tono della voce ora udibile almeno a breve distanza. Si guardò ancora per un po’ intorno, poi mise mano alla bussola. La direzione era ancora quella giusta. Sperava solo che le onde non li avessero spinti troppo lontani. Fece una capatina sotto coperta, si sciolse i capelli che le ricaddero sulle spalle, si asciugò alla meno peggio l’acqua di dosso e frugò fra alcune carte. Ne stese una sul tavolo e la scrutò. Erano vicini alla Red Line, ma prima avrebbero dovuto ritrovare l’equipaggio di Rufy.

 - Che stai facendo? – chiese quest’ultimo piombandole alle spalle e facendola spaventare non poco.

 - Stupido! Chi ti ha detto di lasciare il ponte?! E se la corrente ci spinge troppo al largo?!

 - Ma no, ha già smesso di piovere, sai? Ehi! Quante mappe! – osservò l’uomo entusiasta.

Silk fece spallucce. - Sono solo scarabocchi che ho fatto copiandole da vecchie cartine…

 - Davvero le hai fatte tu?! Wow! Sei davvero in gamba! – si congratulò lui.

 - Dici? Beh, forse… ma non mi basta… - rispose l'altra, il tono della voce quasi spento, lo sguardo rabbuiato: non era questo che voleva, non soltanto per lo meno.

 - Perché? - domandò il pirata, incuriosito per quel suo improvviso cambio d'umore.

 - Rufy, tu e la tua ciurma dove eravate diretti? – chiese lei sviando improvvisamente il discorso.

 - Te l’ho detto, non lo so.

 - Sì, ma avrete avuto di certo un obiettivo! – contestò la ragazza poggiandosi a sedere sul tavolo e parandosi di fronte a lui. - Non dirmi che stavate navigando così senza una meta?! - e nel formulare quella domanda storse il naso, disgustata all'idea che il grande Monkey D. Rufy girovagasse per i quattro mari senza un obiettivo ben preciso.

 - Veramente stavamo cercando informazioni sul Piece Main.

 - “Piece Main”? – ripeté Silk, sorpresa.

 - Sì, è un grosso tesoro, non grande e maestoso come lo One Piece, però è comunque molto ambito.

 - Ah! Ho capito! E’ quello stesso tesoro che è sepolto sul fondo del mare! – s’illuminò elettrizzata: adorava storie del genere!

 - Lo conosci?! – domandò Rufy stupito e speranzoso di saperne di più.

 - Basta chiedere, bello! Non sono mica ignorante come certa gente di mia conoscenza! – lo beffeggiò la ragazza tutta contenta.

                        Il “Piece Main” era il patrimonio di un ricchissimo signorotto vissuto nel West Blue molti decenni prima, ma durante una traversata al fine di raggiungere la Red Line, dove l’uomo aveva deciso di stabilirsi, il galeone contenente il tesoro sprofondò negli abissi dell’oceano per via di un violentissimo scontro con alcuni mostri marini della Calm Belt, la Fascia di Bonaccia. Si diceva che quella fortuna ammontasse intorno ai due o tre miliardi di Berry. Inutile dire che un così lauto bottino non facesse gola soltanto ai pirati, ma dopo quasi un secolo nessuno era ancora riuscito a recuperarlo. Era infatti passato alla leggenda come il “tesoro maledetto” perché chiunque si avventurasse alla sua ricerca ne tornava a mani vuote, se non ci lasciava le penne nel tentativo di recuperarlo. Il Piece Main era infatti disperso ad una profondità tale che nessuno era mai riuscito a raggiungerlo. Pareva davvero cosa impossibile.

 - E tu come mai vuoi avventurati in una così assurda impresa? – chiese Silk incuriosita.

 - Perché sono il migliore! Solo io posso riuscirci! - tagliò corto il pirata tuffandosi a sedere sul pavimento e appoggiando la schiena alla parete, un enorme sorriso pieno di entusiasmo ad irradiargli il bel volto che mai aveva perso la sua aria gioviale e a tratti infantile, come se gli anni per lui non fossero e non sarebbero mai passati.

Silk rise divertita. - Ma se non sei nemmeno in grado di tenerti a galla! Non ci riuscirai mai!

 - Ci riuscirò, vedrai! – sbraitò Rufy offeso: stava deridendo il suo onore!

 - Va bene, ho capito… Ma ora andiamo a vedere cosa ci riserva il destino… - e così sospirando e sorridendo con sincero affetto, tornò sul ponte per studiare la situazione.

            L’aria era piacevolmente umida e il mare cominciava a calmarsi. Il cielo era ancora scuro, ma il vento si era notevolmente abbassato. La ragazza si soffermò per un secondo ad osservare il vuoto con lo sguardo fisso, godendosi la fresca brezza che le accarezzava il bel viso e che le scompigliava i capelli. Si portò una mano alla fronte, all’altezza della piccola cicatrice, nascosta sotto la frangetta, che ora era ben visibile. Sospirò. Aveva davvero fatto la cosa giusta a scappare? Da un lato avrebbe tanto voluto tornare a casa, infischiandosene di fare la parte della mocciosa. Ma dall’altro lato, aveva dentro di sé un’indicibile voglia di continuare il viaggio. Forse, si disse, se non avesse incontrato Rufy avrebbe fatto marcia indietro; però quell’incontro le aveva infuso nuovo coraggio e soprattutto una sempre maggiore convinzione nelle sue idee. L’unica cosa che l’aveva delusa era che il tanto famigerato pirata del quale aveva sentito parlare quasi fino alla nausea da bambina da tutti quelli che conosceva, era ESATTAMENTE come tutti lo descrivevano: forte e coraggioso sì, ma anche un bel po’ tonto! Rise. “Pazienza! Forse è questo che lo rende così amabile!”

Si voltò a scrutare l’orizzonte e sobbalzò lanciando un urlo. Rufy, ancora sottocoperta, la raggiunse in un lampo.

 - Che c’è?! – chiese preoccupato.

Silk era incapace di parlare, per cui si limitò a stendere il dito indice verso un punto ben preciso. Rufy seguì con lo sguardo la direzione suggerita e finalmente capì: a poco più di un centinaio di metri di distanza da loro si stava avvicinando di gran carriera un vascello della Marina.

 - Toh! Una nave della Marina! – osservò l’uomo quasi indifferente.

 - Quelli sono i rinforzi!!! – gridò ancora la ragazza sempre più spaventata.

 - Di che ti preoccupi, scusa? Io sono più forte! – si gongolò lui col solito sorriso spavaldo.

 - Certo che lo sei! Ma se ci sparano addosso coliamo giù a picco insieme alla barca prima di poterci anche solo muovere!!!! – ribatté l’altra in preda al panico.

 - Uuuuh! Quanto la fai tragica! Se ci sparano pazienza!

 - Come sarebbe a dire?!! Idiota! Tu non sai nuotare ed io non sono mica tanto erculea da sconfiggere un intero plotone da sola!!! Quelli ora ci fanno la pelle e tutto per colpa tua e della tua stupidità!!! Ti costava qualcosa startene buono e zitto come ti avevo raccomandato?!!! Non voglio morire!! Sono troppo giovane!! Ho una vita intera davanti a me e tanti sogni da voler realizzare!!!! – urlò Silk con le lacrime agli occhi e digrignando i denti.

Rufy la fissò perplesso per un secondo: più che preoccupata, la ragazza gli sembrava decisamente disperata.

 - Vabbè! Ho capito… - sospirò grattandosi il naso. - Allora si comincia a far sul serio… - sorrise di nuovo con sguardo serio e determinato.

 - Eh?!

 - Di’ un po’… E’ vero quello che mi hai detto? Sei capace di combattere?

 - Co…? B-beh, sì… Sono abbastanza brava ad usare la spada…

 - Perfetto!

 

            Sul vascello della Marina, frattanto, un ufficiale scrutava l’imbarcazione nemica per poter capire meglio la situazione.

 - Signore! – cominciò poi rivolgendosi al proprio comandante. – Non ci sono dubbi! E’ Monkey D. Rufy!

 - Ottimo… - si compiacque l’uomo in alta uniforme. – In mezzo al mare e con il solo ausilio di una bagnarola non può sfuggirci… Non ha scampo!

 - Ma c’è un problema…

 - Uh? Di che si tratta?

 - Non è solo… C’è una donna con lui! – lo informò l’ufficiale.

 - Come? Non sarà una delle due donne del suo equipaggio?

 - No, la descrizione non corrisponde! Guardi lei stesso, signore!

L’ufficiale passò subito il grosso binocolo al suo superiore. Questi se lo portò agli occhi e girando la piccola rotella per la messa a fuoco, inquadrò i due.

No, non era né Kaya né Marybeth. Ma allora? Cercò di rammentare dove aveva potuto già incontrare quella donna dal viso così familiare e finalmente gli balenò alla mente il ricordo del vecchio equipaggio di Rufy: somigliava in maniera non poco impressionante a Nami. Ma i conti non tornavano. Erano passati quasi vent’anni da quando quest’ultima aveva smesso di pirateggiare per i mari al seguito dell’uomo di gomma, e quella sulla barca davanti a lui non era che una ragazza.

Mise giù il binocolo e sentenziò: - Quel maledetto deve aver preso un ostaggio con sé…

 - Ne è sicuro?

 - Ma certo! Anche quei due cacciatori di taglie che si erano messi al suo inseguimento affermavano di averlo visto prendere di peso una ragazza e portarsela via con la forza!

 - E allora? – chiese l’ufficiale. – Cosa facciamo, signore?

 - Passami il megafono, dobbiamo scendere a compromessi…

 

            Silk sputava veleno da tutti i pori e inveiva sempre più aspramente contro il proprio capitano: - Come diavolo pensi di riuscire a vincere un esercito del genere?!! Se avessimo dei cannoni ti direi “Va bene, proviamo!”, ma si da il caso che l’unica arma di cui disponiamo è la mia spada e tu non la sai usare!! Come pensi di poter vincere, sentiamo, stupido idiota che non sei altro?!!!

 - Parlare con te, mi fa sempre sentire bene… - sbuffò sarcasticamente Rufy lanciandole un’occhiata diffidente. – Non lo so ancora, ma in un modo o nell’altro ce la caveremo… Per me è sempre stato così… Se vuoi fare il pirata mettiti il cuore in pace: la regola è quella di rischiare sempre e comunque il tutto e per tutto senza pensare troppo alle conseguenze! Chi si ferma e si fa prendere dal panico non ha più vie di scampo… - aggiunse sorridendo biecamente verso il vascello nemico.

Questa volta la ragazza non riuscì a trovare la forza di ribattere: per una volta, Rufy aveva ragione. Anche suo padre e sua madre le avevano insegnato che nella vita non ci si deve mai arrendere, che si deve lottare per quello in cui si crede fino all’ultimo, senza mai mostrare le proprie paure.

Ricacciò indietro le lacrime, tirò su col naso, strinse i pugni e determinata più che mai prima di allora, esclamò: - Sta’ pur tranquillo che non mi lascerò abbattere per così poco!

L’altro la guardò ancora una volta perplesso. - Tu sei veramente strana… fino a un attimo fa avresti voluto ammazzarmi…

 - Sì, ma ora la situazione è ben diversa! – affermò lei sempre più decisa, sorridendo all’avventura.

Rufy ricambiò il sorriso con sguardo complice. - Brava!

Ma accadde un qualcosa che non avevano previsto…

- Monkey D. Rufy! – si sentì tuonare dalla nave della Marina. – Mi senti?! Ti avverto che hai già i nostri cannoni puntati contro! Non hai via di salvezza! Ma possiamo venirti incontro se lasci libera la ragazza che è con te!

I due rimasero esterrefatti.

 - Eh?! – esclamarono all’unisono.

 - Non dirmi che sei la figlia di un ufficiale della Marina? – domandò Rufy quasi disgustato.

Silk franò in terra. Prese la rincorsa e lo accoppò con un violento cazzotto sulla testa, tanto forte che avrebbe fracassato il cranio ad una persona normale. - Ti pare che mi preoccuperei così tanto, se lo fossi?!! Certo che no, mi sembra ovvio!! Sono la figlia di due valorosi pirati, lo sai o no?!!!

 - Cooosa?!!! – esclamò l’altro troppo preso dallo stupore per poterle rimproverare il colpo che gli aveva fatto male per davvero, questa volta. – Sul serio?!! E chi sono?!!

La ragazza stava per ribattere, ma di nuovo si sentì qualcuno che urlava dalla nave avversaria.

 - Se lasci andare l’ostaggio potremmo anche prendere in considerazione l’idea di risparmiarti la vita!

“L’ostaggio”?! Dunque erano convinti che Silk fosse stata presa in ostaggio da Rufy…

La ragazza ebbe un lampo di genio, gli occhi le brillarono di una luce folgorante, sul viso le balenò un sorriso non troppo raccomandabile, ma molto convinto.

 - Mi è venuta un’idea che forse potrebbe salvarci il sederino… - rise compiaciuta.

 - Uh? Io non ci ho ancora capito niente… - rifletté a voce alta il pirata guardandola perplesso.

 

            Dalla nave della Marina attendevano una qualunque mossa del nemico. I cannoni erano già caricati, i fucili puntati. Avrebbero fatto ricorso alle armi solo nel caso Monkey D. Rufy avesse attentato alla vita della ragazza. D’un tratto però, videro alzarsi un remo dalla piccola imbarcazione: all’estremità dell’asse di legno era stato legato un indumento bianco. Era la resa di Monkey D. Rufy, il pirata flagello dei mari.

 

 

Capitolo XII – Rabbia

 

            - Avvertite la sede centrale che abbiamo finalmente catturato Monkey D. Rufy! Quel vigliacco teneva una ragazzina in ostaggio! Lei ora sta bene, è qui con noi al sicuro! Comunicate alla sede di Bongo Beach che al massimo entro due giorni saremo da loro e che da lì bisognerà trasportare il prigioniero a Rogue Town, dove sarà eseguita la sua condanna a morte!

Silk osservava tranquilla quello che il capitano di vascello stava comunicando attraverso il lumacofono alla sede più vicina della Marina. Stava sorseggiando una tazza di tè fumante, aveva una coperta sulle spalle e le era persino stato servito da mangiare. Nessuno sospettava minimamente che quella innocente ragazzina fosse in realtà la mente diabolica di un piano ben progettato. Si guardava attorno con occhi curiosi e attenti per non lasciarsi sfuggire il minimo particolare, per non cadere in fallo e per essere pronta ad entrare in azione da un momento all’altro. Aveva persino lasciato credere che la sua spada appartenesse al proprio rapitore.

Quest’ultimo invece, poveretto, era stato picchiato e legato come un salame, e ora era stato gettato in cella. Le percosse per la verità non gli avevano fatto assolutamente nulla, ma quello che lo rendeva furioso era il fatto che da quando era a bordo di quella maledetta nave, non gli avevano fatto toccare cibo. Urlava e strepitava di voler mangiare, rompeva così tanto le scatole, che alla fine gli avevano dato, per pura disperazione, almeno un tozzo di pane secco. Non era molto, ma si era momentaneamente accontentato. Un’altra cosa che non gli andava affatto giù, era che Silk lo aveva praticamente obbligato a fingere la resa e a tacere a tutte le domande che gli venivano poste.

“Se non sei capace di mentire, allora è meglio che te ne stai zitto!” gli aveva raccomandato.

Ma che diavolo aveva in mente quella miniatura di Nami? Non la conosceva quasi per nulla, ma nonostante questo, si fidava di lei. Forse perché gli ricordava così tanto la sua amica…

 - Ehi! – ricominciò di nuovo a strepitare. – Ho ancora fame! Non potete darmi qualcosa di più sostanzioso da mangiare? Che so… un bel cosciotto di manzo, magari…

 - Taci! E’ già una fortuna che ti abbiamo dato quel pezzo di pane! Se parli ancora ti tappo la bocca, chiaro?! – rispose la guardia che davvero non ne poteva più.

 - Ma io sto morendo di fame! Vi pregoooooooo!!!!

 - Ho detto che devi startene zitt… - e l’uomo crollò improvvisamente al suolo privo di sensi, troncando la frase a metà.

Rufy lo fissò preoccupato. - Ehi… che ti è preso tutto d’un colpo? Avevi così tanto sonno da non reggerti più in piedi?

 - Scemo, sono io! – rispose Silk con un bastone ancora in mano.

 - Silk! Ma che sta succedendo?

 - Sono venuta a liberarti, no?

 - Cosa?! Ma se solo ci provi ti ritroverai tutto l’equipaggio della nave addosso!

 - Ma sta’ un po’ zitto… - ribatté lei che stava già frugando nelle tasche della guardia svenuta. – Ho già sistemato tutti, anche i pesci grossi…

 - Hai fatto tutto da sola?! – sbigottì Rufy con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore: quella ragazzina era una fonte inesauribile di sorprese!

 - Sì, perché? Ah! Trovate! – esclamò l’altra mostrando le chiavi della cella. Aprì la porta e con un coltello tagliò le corde che tenevano legato il suo capitano.

 - Grande! Non so come ringraziarti! Legato come un salame non riuscivo quasi a muovermi! – la ringraziò il pirata. - Ma toglimi una curiosità, come hai fatto a sbarazzarti di tutto l’equipaggio? Non avevi detto che era meglio giocare d’astuzia anziché attaccarli direttamente? E soprattutto, non dicevi che da sola contro quelli non ce l’avresti mai fatta?

 - Ma quanto chiacchieri! – lo zittì lei, voltandogli le spalle e snobbandolo completamente.

Cominciarono a salire sul ponte, e finalmente la ragazza cominciò a spiegargli: - Ho preferito agire così perché se non ci fossimo arresi loro ci avrebbero attaccato e noi e la nostra barca saremmo colati giù sul fondo del mare. Senza contare che se avessimo attaccato direttamente, anche nel caso fossimo riusciti ad avere la meglio -cosa di cui ne sono sicura- loro avrebbero avuto tutto il tempo di chiamare i rinforzi, capisci?

 - Wow! Tu sì che sei intelligente! – si congratulò l’uomo tutto contento.

 - Modestamente… E invece ora noi ce ne torniamo belli tranquilli sulla nostra bagnarola a riprendere la ricerca dei tuoi amici… tanto questi qui non si sveglieranno prima di un bel pezzo, e cioè quando noi saremo già ben lontani! – sorrise soddisfatta l’altra.

 - Ma come hai fatto a stenderli tutti da sola?

 - Usando il cervello, mi sembra ovvio! Alcuni li ho presi di sorpresa, altri si sono lasciati fregare come idioti… gli uomini sono tutti uguali… basta che vedano una bella ragazza e perdono il nume della ragione…

 - Capisco… ma…

 - Uffa! Basta con tutte ‘ste domande! – sbraitò scocciata.

 - Sì, però…

 - Che c’è?! – chiese la ragazza voltandosi a guardarlo spazientita.

 - C’è un problema…

 - E sarebbe?

 - Adesso, io, come faccio a mangiare qualcosa?

Silk sprofondò in terra.

 - LA’ C’E’ LA CAMBUSA! – cominciò a gridare. – VA’ E INGOZZATI FINO A SCOPPIARE!!!

 - Volo!  - rise Rufy senza farselo ripetere una seconda volta.

 - Ah! E già che ci sei, porta fuori tutto quello che non riesci ad ingurgitare! Siamo a corto di cibo, ricordi?

 

            Mentre Rufy continuava ad abbuffarsi come un lupo affamato, la ragazza era tornata a frugare nelle cabine del capitano, del comandante, del nostromo e del quartiermastro, ma senza risultato: era sparita. Non riusciva più a trovare la sua spada. “Maledizione!! Non posso lasciarla qui! Deve per forza essere su questa nave!” pensò rabbiosamente. Non si perse d’animo e cominciò a setacciare ogni angolo, ma della sua arma neanche l’ombra.

D’improvviso la porta della stanza in cui trovava si richiuse di colpo e lei sentì il rumore di una pistola che veniva caricata.

 - Ferma dove sei! Alza le braccia e voltati lentamente.

Silk obbedì senza fiatare.

A tenerla sotto tiro, era uno degli ufficiali che aveva steso poco prima.

 - Brava, proprio un piano ben studiato… Chi sei?!

Ma la ragazza non rispose e continuò a fissare quel che l’uomo stringeva nella mano sinistra.

 - Ah, ho capito… Allora cercavi questa… - fece l’altro alzando in aria la spada.

 - Ridammela.

 - Scherzi? Pensi che sia così stupido?

 - Ti ho detto di ridarmela.

 - Niente da fare, bella! Le ragazzine come te non dovrebbero maneggiare le armi, né giocare a fare i pirati!

Silk lo ascoltava appena. L’unica cosa che le interessava era la spada. Sentiva una rabbia quasi incontrollabile crescergli dentro.

 - Quella spada è mia!

 - Non dire sciocchezze! Non può essere tua! Di sicuro il proprietario l’avrà affidata a Monkey D. Rufy per qualche motivo particolare… il che è molto strano. Sono quasi vent’anni che lui e Roronoa Zoro hanno preso strade diverse, per fortuna…

 - Quella spada è mia! – ripeté lei sempre più furiosa.

 - Ti ho già detto che non è un giocattolo! Questa è una Wado Ichimonji, sai che significa?

 - Lo so meglio di te, idiota!

 - Attenta a come parli, ragazzina! Hai una pistola puntata contro, mi basta premere il grilletto per farti saltare le cervella! E non sognarti nemmeno di urlare, sarebbe inutile! Il tuo capitano sarà anche a piede libero, ora, ma non credo che opporrà la minima resistenza sapendoti in pericolo. Anche se è un grandissimo farabutto, quel tipo ha un grande senso dell’amicizia, questo lo sanno tutti.

 - Rufy non è un farabutto! E ora ridammi la spada o giuro che te la faccio pagare cara!!

L’uomo la fissò dritto negli occhi: quella ragazza non provava un briciolo di paura.

 - Perché tieni tanto a quest’arma?

 - Pensa agli affari tuoi e ridammela!

 - In che rapporti sei con Roronoa Zoro?

Ma di nuovo lei rimase in silenzio.

 - Somigli molto alla vecchia navigatrice di Rufy… - osservò l’ufficiale scrutandole meglio il volto. – Chi sei? E’ chiaro che hai legami sia con Zoro che con Nami… quei due erano il braccio destro e il braccio sinistro di Rufy, lo sai?

 - Te lo ripeto per l’ultima volta… o mi ridai la spada o ti massacro! – sibilò la ragazza con uno sguardo davvero furente che metteva quasi paura.

Questa volta fu l’uomo a non fiatare, né a muoversi di un millimetro. E Silk cedette all’ira. Scattò spedita verso di lui sempre più intenzionata a riprendersi quel che le apparteneva con la forza, ma l’altro premette il grilletto.

 

            Uno sparo.

Senza perder tempo, Rufy balzò nella direzione dalla quale era venuto il rumore assordante e sfondò la porta.

 - SILK!!! – urlò disperato nel vederla riversa al suolo in una pozza di sangue.

 - Monkey D. Rufy! Una sola mossa e ti ammazzo! – minacciò l’ufficiale che, non visto, gli puntò il freddo acciaio della canna alla tempia, senza evidentemente ricordarsi che contro di lui i colpi di arma da fuoco erano inutili.

Rufy trasalì, ma riuscì a mantenere i nervi saldi per un momento.

 - Complimenti… avevi studiato proprio un bel piano… peccato solo che sia andato in fumo!

 - Sei stato tu a spararle? – domandò l’altro con voce greve.

 - Ha cercato di porre resistenza, non avevo scelta.

Rufy fu accecato dall’ira più nera.

 - ERA DISARMATA!! SCHIFOSISSIMO BASTARDO!!! – urlò infuriato. E senza nemmeno che l’altro ebbe modo di accorgersene, lo colpì crudelmente il pieno volto spezzandogli il collo e facendolo stramazzare al suolo.

Fu solo un piccolo sfogo che non sarebbe certo bastato a soffocare la sua rabbia, ma ora aveva ben altro a cui pensare. Corse dalla ragazza e la sollevò appena. Era stata colpita in pieno petto, vicino al cuore. Al pirata ghiacciò il sangue nelle vene. Non poteva finire in quel modo. Serrò le mascelle, raccolse la spada di Silk e la strinse tra i denti come faceva Zoro; prese la compagna fra le braccia e la portò alla luce dorata del sole che aveva appena preso a scendere oltre la linea dell’orizzonte. La stese delicatamente sul ponte, ancora sparpagliato dei marinai che lei stessa aveva sconfitto e legato insieme, e senza pensarci un secondo, le premette le mani sul petto. Il sangue continuava a zampillare fuori copioso, e tutto quello che lui poteva fare per aiutarla, era sperare di tamponare in qualche modo l’emorragia, in attesa che qualche nave di passaggio potesse dar loro assistenza.

Silk era ancora viva, ma non avrebbe resistito a lungo senza delle cure immediate. Rufy sentiva che all’ira che l’aveva sopraffatto un attimo prima, si andava ora sostituendo lo sconforto più totale. Non poteva lasciarla morire per nulla al mondo, ma non poteva darle più aiuto di quel che già stava facendo. “Che posso fare?! Che posso fare?!!” continuava a ripetersi all’apice della disperazione.

 - Silk! Silk!! Mi senti?! Apri gli occhi!! Ti prego!!

Continuò a chiamarla con insistenza, ma la ragazza restava ferma come fosse già morta. Avvertiva a malapena il suo respiro, il battito cardiaco era sempre più debole.

 - Maledizione!!! SILK!!!! TI SCONGIURO!!!! APRI GLI OCCHI!!! NON PUOI MORIRE QUI!!!! RICORDI QUEL CHE MI HAI DETTO?!!!! HAI DEI SOGNI, NO?!!! FORZA!!! DEVI LOTTARE E CONTINUARE A VIVERE!!!! DEVI VIVERE, MI HAI SENTITO, SILK?!!! DEVI VIVERE!!!!!

E finalmente Silk si mosse anche se impercettibilmente.

 - SILK!! FORZA!! DIMMI QUALCOSA!!

La ragazza scosse appena il capo e riaprì gli occhi avvertendo un dolore acuto all’altezza del cuore. Vide Rufy che le premeva il seno, le sue mani erano fradice di sangue. Lei era pallida e quasi non aveva la forza di respirare, ma doveva reagire.

 - …spa… da… - riuscì a sussurrare a fatica.

 - E’ qui, sta’ tranquilla! – rispose dolcemente l’uomo, pieno di nuova speranza.

Lei tornò a chiudere gli occhi per un istante.

 - …grazie…

Rufy sorrise. Silk era viva e non si sarebbe lasciata morire così facilmente, lo sapeva bene.

D’improvviso però, si udì il rombo di alcuni cannoni non molto distanti e per poco il vascello sul quale si trovavano non fu centrato in pieno. L’uomo imprecò e istintivamente alzò il capo nella direzione degli spari: una nave.

La SUA nave.

La disperazione svanì in un istante.

 - Silk, mi senti ancora, vero? Sono i miei compagni! Li abbiamo trovati finalmente!

Lei non rispondeva, ma riusciva ugualmente a sentirlo. Abbozzò una smorfia che pareva essere un sorriso.

 - Ascolta… ci hanno scambiato per quelli della Marina, quindi devo farmi vedere da loro se non vogliamo finire male… Devo lasciarti un attimo da sola… Puoi resistere?

Silk si fece forza e annuì appena.

 - Bene! – sorrise Rufy. Poi con una delle mani prese quella della ragazza e gliela mise sulla ferita che le bruciava da morire. – Spingi più che puoi sulla ferita. Lo so che fa un male cane, ma so anche che tu sei più forte… Stringi i denti e ricordati che ora sei una mia compagna!

La ragazza riaprì gli occhi e questa volta fu chiaro che quello che aveva sul volto era un sorriso.

 - Torno subito, piccola!

E si avviò di corsa verso il parapetto a prua del vascello. Salì in piedi sulla polena e iniziò ad agitare le braccia come un indemoniato e a gridare a pieni polmoni.

 

            Sul galeone pirata, già si stava preparando una seconda scarica di cannoni, fino a che qualcuno non urlò:

 - FERMI!! FERMATE TUTTO!!!

 - Che succede, Shu?! – domandò Ryu dal basso.

 - C’è Rufy su quella nave!! – esclamò il giovane dal pennone, una mano a schermargli la vista.

 - Rufy?!  - sbigottì Usop con tanto d’occhi. – Ne sei certo?!

 - Ma che ci fa quello scemo su una nave della Marina?! – ringhiò Ryu mettendo mano al binocolo.

 - E’ vero!! E’ proprio Rufy!! – urlò Gary riconoscendo l’amico dal modo in cui aveva allungato inverosimilmente le braccia al fine di farsi riconoscere.

 - Meno male che è vivo! Presto, Mike!! – ordinò Usop. – Avviciniamoci il più possibile!!

 

 

Capitolo XIII – Dodici!

 

            - Sbrigatevi!! – urlò Rufy quando i suoi compagni issarono un’asse per l’attracco delle due imbarcazioni. – C’è una ragazza che è ferita gravemente!!

 - Una ragazza?! – fece eco Usop salendo sul vascello.

 - Sì, presto!! – e l’uomo corse verso Silk sollevandola di nuovo fra le braccia. – Resisti, ormai sei in salvo. – la rassicurò ancora con fare dolce. – Usop!! Vieni!! Prendi la spada!!

 - Subito! – obbedì l’altro. – Ma… questa è la spada di Zoro!! – riconobbe all’istante.

 - Non pensarci adesso!! – gridò il capitano. – Prendila e basta!! Kaya!! Silk ha bisogno di essere curata!! – chiamò saltando sulla sua nave.

 - Santo cielo!! – esclamò la donna osservando la ferita. – Ma che le è successo?!!

 - Le hanno sparato!! Sbrighiamoci!!! Ha già perso parecchio sangue!!!

Silk venne adagiata sul letto della cabina che era stata adibita ad infermeria e subito fu affidata alle cure del medico di bordo. Tutti gli altri rimasero fuori in attesa di capire cosa fosse successo. Rufy pareva un indemoniato, era furioso e completamente in preda all’ansia. Nessuno dei suoi compagni lo aveva mai visto così.

 - DANNAZIONE!!!! – urlò scalfendo il legno dell’albero di mezzana con un pugno.

 - Rufy… - cominciò Usop. – Cerca di calmarti e dimmi che è successo!

 - E’ successo che quel bastardo le ha sparato senza pietà!!!

 - Ma chi è quella ragazza? – domandò Mary, rimasta fortemente colpita dalla grave ferita di Silk.

 - E’ Silk… la nostra nuova compagna… - rispose Rufy cercando di calmarsi.

 - Ma chi è? – chiese ancora Usop. – Perché porta con sé la spada di Zoro?

 - Lui… è stato il suo maestro… - spiegò l’altro.

 - Cosa?! E’ stata una sua allieva?! Te l’ha detto lei?!

 - No, ma sono sicuro sia così…

 - Non è un po’ troppo giovane per restare qui con noi? – domandò Mike che, frattanto, aveva gettato l’ancora, fermando così la nave.

 - L’età non c’entra… Silk è in gamba… molto più di quello che può sembrare…

 - Giusto! – lo sostenne Keep con aria compiaciuta. – L’età non ha alcuna importanza! Dopotutto anch’io sono su questa nave nonostante sia molto più giovane di voi!

 - Scemo, tu non fai parte dell’equipaggio… - ribatté Shukumaru.

 - E invece sì!

 - Ma sta’ zitto! Non è il momento di dire cretinate, questo! – lo zittì il giovane con un colpetto sulla nuca.

Ryu era rimasto in silenzio. Il vedere quella ragazza ferita così gravemente gli riportò alla mente i dolorosi ricordi del passato. Mary, l’unica a sapere, se ne accorse subito e, andandogli vicino, gli prese una mano senza parlare. L’altro gliela strinse.

 - Silk DEVE farcela assolutamente!!!! – continuò Rufy tornando a preoccuparsi.

 - Lascia fare a Kaya… - lo confortò Usop, seppur con aria greve. – Vedrai che ce la farà…

 

            Passò parecchio tempo prima che Kaya uscisse della stanza. Era molto stanca. Rufy scattò verso di lei ansioso di sapere come stesse la ragazza.

 - E’ una gran brutta ferita e ha perso davvero molto sangue… Non è ancora fuori pericolo, ma mi sembra molto forte… - lo rincuorò la donna, scostandosi i capelli biondi dal viso e ricacciandoli dietro l’orecchio.

Lui, però, pareva aver ascoltato solo in parte. Rimase pensieroso per alcuni istanti, poi ordinò a gran voce: - Mike! Gary! Torniamo nell’East Blue!! Si fa rotta verso il villaggio di Coco!!

 - Il villaggio di Coco? – chiese Usop sorpreso.

 - NO!!! – urlò qualcuno. Era Silk che dall’infermeria aveva sentito tutto. – NON VOGLIO!!!

Rufy aprì la porta e trovò la ragazza che, ancora stesa, cercava faticosamente di rialzarsi.

Kaya corse da lei. - Sta’ ferma!! Non devi muoverti per nessun motivo!!!

 - TI PREGO RUFY!! NON VOGLIO!!! NON VOGLIO TORNARE LI’ ORA!!! – continuava a gridare Silk disperata.

L’uomo, però, non fiatò.

 - PUOI ANCHE NON PRENDERMI NELL’EQUIPAGGIO, LASCIARMI DA QUALCHE PARTE, FARO’ QUALSIASI COSA, MA NON RIPORTARMI A CASA!!! NON ADESSO!!!!

 - Stai male… - le fece notare lui con voce atona.

 - E’ PROPRIO PER QUESTO CHE NON VOGLIO!!! NON LO CAPISCI?!!! SE MI RIPORTI A CASA IN QUESTE CONDIZIONI NON POTRO’ MAI PERDONARTELO!!!! ASPETTA ALMENO CH’IO SIA GUARITA, TE NE SUPPLICO!!!! – crollò la ragazza sprofondando il viso nel cuscino e prendendo a piangere ininterrottamente.

Nessuno aveva il coraggio di dir nulla. Per tutta la nave ormai si sentivano solo i suoi singhiozzi inconsolabili.

 - Non posso tornare a casa così!! Non posso!! Non voglio che mi vedano in queste condizioni… ti prego… Rufy… cerca di capirmi…

Lui finalmente le si avvicinò e si inginocchiò accanto al letto. Le tese una mano.

 - Sta bene. – disse. – Ma solo se mi prometti che guarirai il più in fretta possibile, e solo se verrai con noi.

Silk si zittì quasi di colpo. Scostò appena la faccia dal cuscino e sbirciò nella sua direzione: era sincero e determinato.

 - Avevi… avevi capito tutto sin dall’inizio, vero? – chiese con voce ancora rotta da qualche singulto.

Invece di risposta, il pirata sfoggiò un sorriso. Lei ricambiò e piano allungò la mano tremante verso la sua.

Rufy l’afferrò con dolce vigore. - Me l’hai promesso, ricordatelo!

 

            Quando Silk riaprì gli occhi, doveva essere già mattino inoltrato. Si sentiva molto debole, ma per lo meno stava già meglio anche se la ferita le faceva ancora male. Avrebbe voluto tirarsi su a sedere, ma non ne ebbe la forza e, seccata, si accasciò nuovamente sui guanciali. Doveva guarire il più in fretta possibile. Girò il capo verso destra e trovò la sua spada in un angolo. Sorrise. Se l’avesse persa non se lo sarebbe mai potuto perdonare.

Sentì che la porta veniva timidamente aperta e scorse una ragazzina far capolino. Aveva lunghissimi ricci neri e un’espressione dolcissima in volto. Doveva avere poco meno della sua età.

 - Posso entrare? – chiese.

 - Ma certo…

La nuova arrivata entrò richiudendo gentilmente la porta dietro di sé e le si avvicinò. Prese una sedia e si accomodò accanto a lei.

 - Io mi chiamo Kate. – si presentò.

 - Piacere di conoscerti Kate… Il mio nome è Silk.

 - Lo so, lo zio Rufy non faceva altro che ripeterlo ieri sera… era molto preoccupato per te, sai?

 - “Zio”?! – ripeté l’altra sorpresa. Che fosse figlia di Ace? Ma no, non poteva essere.

Kate rise. - Per la verità non è davvero mio zio, ma è come se lo fosse perché lui e mio padre si considerano quasi fratelli.

 - Sei… la figlia di Usop?

La ragazzina annuì. - Di Usop e Kaya.

 - Kaya è la donna bionda che mi ha curato, vero?

 - Sì, la mamma è in gamba. Ha detto che anche se la tua è una brutta ferita, ti rimetterai presto.

 - Lo so, devo farlo perché l’ho promesso a… tuo zio! – rise Silk divertita al pensiero che anche lei avrebbe potuto chiamare Rufy in quel modo. – Non pensavo che ci fosse una ragazzina della tua età nella sua ciurma…

 - Beh, per la verità siamo in tre. Oltre me c’è Keep che ha quindici anni, anche se nessuno qui lo considera membro effettivo dell’equipaggio…

 - E perché?

 - Perché Keep è un po’… strambo! – rispose Kate cercando di soffocare una risata.

 - In che senso?

 - E’ svampito, imbranato, stupido e combinaguai…

 - Come Rufy, praticamente. – osservò Silk come se nulla fosse.

L’altra rise di nuovo. – Sì, infatti! Papà dice che Keep gli somiglia molto!

 - E oltre lui?

 - C’è Kari, una bambina di otto anni.

 - Cosa?! Così piccola?!! – chiese Silk allibita.

 - Il fatto è che lei è rimasta orfana che era piccolissima e l’unico che si è preso cura di lei è Gary, suo fratello maggiore. Cinque anni fa li abbiamo trovati dispersi in mare… - spiegò Kate.

 - Oh… che storia triste… - si rabbuiò la maggiore.

 - Ma ora sta benissimo qui con noi, sai? – sorrise l’altra.

 - E Gary chi è?

 - E’ il nostro navigatore. Prima che arrivasse lui era Mike, il timoniere, a occuparsi della navigazione e delle rotte. Mike è qui prima ancora che io nascessi.

 - Da così tanto?

 - Ah-ah! E’ stato il primo ad unirsi a papà e allo zio Rufy, prima ancora di mia madre.

 - E chi altro c’è a bordo?

 - C’è Marybeth, ma tutti la chiamiamo semplicemente Mary. Lei è con noi da sei anni. E’ la cuoca di bordo. Poi c’è Ryu che è abilissimo con le armi da fuoco ed è molto forte. Anche lui è con noi più o meno da sei anni, da poco prima che arrivasse Mary. Infine, c’è Shukumaru -o Shu, come preferisci- che è con noi da… uhm… quattro anni! – contò. – Non si direbbe a vederlo, ma è molto forte perché è un maestro di arti marziali, sai?

 - Quindi in tutto siete in undici, dico bene?

 - No, adesso siamo in dodici, contando anche te!

Silk sorrise. – Giusto…

La porta si aprì di nuovo e fu Kaya questa volta ad entrare, seguita da un’altra donna ed una bambina.

 - Come ti senti? – chiese il medico.

 - Sto bene… rispetto a ieri, almeno…

 - Perfetto! Vuol dire che guarirai molto più in fretta di quel che credessi. Sei una ragazza molto forte, sai?

 - Hai fame? – chiese l’altra donna. Aveva capelli dall’intenso color rosso prugna che le ricadevano sulle spalle, gli occhi scuri ed un viso carinissimo. – Se vuoi posso prepararti qualcosa di leggero, ma sostanzioso…

 - Sì, ti ringrazio… sei molto gentile. – rispose Silk intuendo che si trattasse di Marybeth.

 - Io sono Kari! – esclamò la bambina arrampicandosi sul letto accanto a lei. – Ho otto anni!

La vista di quel dolcissimo soldo di cacio intenerì il cuore di Silk al punto che la ragazza non riuscì a trattenere un sorriso.

 - E io sono Silk, piacere di conoscerti, tesoro!

 - Cerca di non infastidirla troppo, mi raccomando! – disse Mary alla bambina mentre si apprestava ad uscire dalla stanza.

 - Kate, porta Kari fuori… - cominciò Kaya. – Devo cambiare le fasciature a Silk.

 - Va bene, mamma. Ci vediamo dopo, Silk. – obbedì quella. - Vieni, Kari, usciamo adesso.

 - Ma io voglio restare! – protestò l’altra.

 - Potremmo giocare insieme più tardi, se lo vuoi. – la rincuorò Silk.

 - D’accordo! – annuì energicamente la bimba scuotendo le treccine bionde e ritrovando il sorriso.

Quando la porta venne richiusa, Kaya si rivolse di nuovo alla ragazza. - Ho raccomandato a tutti gli altri, ovvero a quegli esseri inutili e nocivi che sono gli uomini, di stare alla larga da qui almeno per un po’. – scherzò.

 - Non so davvero come ringraziarti…

 - E per cosa? Sono un medico, è il mio mestiere. E poi dovevo un favore a Rufy, e anche se con lui mi sono già sdebitata, ne dovevo uno anche a Zoro e Nami.

 - E’ stato Rufy a dirtelo?

 - No. L’ho capito appena ti ho vista. Somigli moltissimo a tua madre.

Silk sorrise.

 

            Quando Mary salì sul ponte pronta per entrare in cucina, Rufy, il cappello di paglia nuovamente stretto sul capo, si illuminò di gioia.

 - E’ già ora di pranzo?!!

 - Macché, scemo! Vado a preparare qualcosa per Silk.

 - Come sta ora? – domandò Gary avvicinandosi a lei.

 - Pare stia già molto meglio, per fortuna.

A quelle parole, Ryu si alzò da dove era seduto e si avviò per andare sottocoperta.

 - Dove vai? – chiese la giovane donna.

 - A conoscere la nuova arrivata. – rispose lui senza nemmeno voltarsi a guardarla.

 - Fermo dove sei! Kaya vi ha raccomandato di non andare da lei adesso!

 - E perché?

 - Perché le sta medicando, no? E poi ha bisogno di riposo…

 - Chissà che male… - rabbrividì Usop ripensando alla ferita.

 - Certo che è un bello scherzo del destino che tu e Kaya vi siate sposati… - commentò Rufy perplesso, seduto sul parapetto a prua con gambe e braccia incrociate. – Lei è molto più coraggiosa di te…

 - Come ti permetti?!! – scattò subito quello, indispettito.

Rufy cominciò a ridere. - Dopo vent’anni non sei cambiato per niente!!

 - Sta’ zitto!! E tu allora?!! Hai già la tua bella età, ma ti comporti ancora come un ragazzino! Cresci una buona volta!!

 - Senti da che pulpito… - commentò Mary entrando in cucina con un gocciolone sul capo.

 

            - E’ permesso Silk? – chiese cortesemente la cuoca entrando con un vassoio e del cibo. Ma non appena gettò uno sguardo verso il letto, notò che la ragazza non era sola.

 - Ciao! – salutò Shu come se nulla fosse.

La donna franò in terra riuscendo miracolosamente a tenere in orizzontale il vassoio.

 - CHE DIAVOLO CI FAI TU QUI?!!!!!! – urlò, poi, come una furia, avvicinandosi di scatto al giovane.

 - Sto gemellando con la nostra nuova compagna, perché, qual è il problema?

Silk scoppiò a ridere.

 - “Gemellando” un accidente!! – rimbeccò ancora la cuoca. - Avresti dovuto passare più tempo sui libri anziché a cercar guai…

 - Ma sta’ zitta! – ribatté lui indispettito.

 - Ecco a te, piccola. – fece Mary porgendole il vassoio mentre la ragazza la ringraziava. – E tu lasciala mangiare in pace! – ordinò prendendo Shukumaru per un orecchio e tirandolo via.

 - No!! Ahiii!! Ma sei scema?!!! Lasciamiiii!!!!

Silk rise di nuovo e subito intervenne in favore del poverino: - Dai, lascialo stare! Non dà alcun fastidio! Sul serio!

 - Visto?! – sbraitò lui liberandosi dalla presa e prendendo a massaggiarsi la parte lesa.

 - Ma ne sei sicura? – domandò l’altra.

 - Ma certo! Anzi, ti dirò di più! Dato che adesso sono della banda non vedo l’ora di conoscere anche gli altri!

La porta si aprì di colpo e sull’uscio spuntarono Ryu, Gary e Keep.

 - Eccoci!! – esclamarono all’unisono gli ultimi due con il sorriso sulle labbra.

Mary crollò nuovamente in terra.

 - Shu, perché vuoi avere la priorità su di lei?!! – protestò Keep avvicinandosi.

 - Ma che cavolo ti sei messo in testa? – lo guardò stralunato l’altro.

 - Ciao, io sono Gary! – si presentò il ragazzo andando vicino al capezzale di Silk. – E quello spilungone laggiù, invece, è Ryu! – continuò indicando un uomo sui venticinque anni, alto, capelli scuri e corti.

 - “Spilungone” sarà tuo fratello… - borbottò il giovane rimanendo sulla porta.

 - Ah… io… non mi aspettavo che nella nuova ciurma di Rufy… beh, che voi foste tutti così giovani… - osservò stupita Silk, dato che a primo acchito fra i nuovi conosciuti il più vecchio pareva proprio Ryu.

 - Ah, qui ce n’è per tutti i gusti! Il più in là con gli anni è Mike, più vecchio persino di Rufy, mentre la più giovane è Kari… - rispose Shukumaru. – E tu, Silk?

 - Ho quindici anni…

 - Wow!! Abbiamo la stessa età!! E’ il destino che ci ha fatto incontrare!! – rise felice Keep prendendole le mani.

Peccato solo che un decimo di secondo dopo si ritrovò steso in terra con il sangue al naso ed un occhio nero.

Gli altri rimasero allibiti osservando Silk che ancora teneva il pugno ben teso in avanti.

La ragazza si rese conto solo allora di cosa aveva fatto e, mortificata ed imbarazzata, esclamò: - Ah! Mi dispiace! Non volevo fargli così male!… P-però io… odio essere toccata… - spiegò.

Istintivamente Gary e Shu si allontanarono di scatto dal letto, terrorizzati. Mary, invece, allargò la bocca in un sorriso.

Ryu sghignazzò. - Bel gancio destro, piccola! Ora capisco perché Rufy ti ha voluto con sé!

 - B-beh… non è esatto… - rispose lei continuando a tenere lo sguardo basso, incapace di guardali in faccia dopo la figura da manesca appena fatta. – Sono stata io a chiedergli di far parte dell’equipaggio…

 - Gliel’hai chiesto davvero? – si meravigliò sinceramente Mary.

 - Sì, perché?

 - Perché il nostro capitano non accetta mai a bordo qualcuno così facilmente, chiunque esso sia. – fu la risposta di Ryu che, incrociando le braccia, si accostò allo stipite della porta.

 - Chissà cos’è che sarà passato per la testa di quel matto? – si chiese la donna portandosi una mano al mento.

A quelle parole Silk si rabbuiò: che l’avesse presa con sé solo perché Rufy aveva scoperto chi era?

 

Capitolo XIV – Cosa sono io?

 

            Era quasi l’alba quando Gary si alzò e, ancora sbadigliante, uscì sul ponte. Non fece che pochi passi e subito urlò. Silk si voltò a guardarlo preoccupata.

 - Che c’è? – chiese innocentemente.

 - E me lo chiedi?!!! Che ci fai tu in piedi?!! Dovresti startene a letto!!

 - Sto bene. – rispose la ragazza riprendendo a fare stratching come se nulla fosse.

 - Sei ferita!! Non puoi avere la forza di alzarti e far ginnastica!!! – obiettò l’altro andandole vicino.

 - Invece sto benone! – replicò lei. – E poi non mi piace oziare. Voglio rimettermi completamente il prima possibile.

Gary la fissò stranito. – T-tu non sei una ragazzina qualunque…

 - Infatti non sono una “ragazzina”… - ribatté l’altra seccata.

Il giovane rimase perplesso per un po’, poi sospirò stancamente e le intimò di tornarsene a letto.

 - Niente da fare! A starmene imbalsamata lì, finirei per non riprendermi più!

 - Ma sei ancora debole!

 - Macché “debole”!

 - Buondì! – salutò Shukumaru raggiungendo i due tutto pimpante. Poi, quando ricollegò il cervello con il mondo esterno, ci si mise anche lui a dare addosso alla ragazza.

 - Che rompiscatole che siete! Ho detto che sto bene!

 - Sarà anche come dici, ma non vogliamo vedere di nuovo Rufy in quelle condizioni! – sbraitò il maggiore dei tre, l’ultimo arrivato.

 - Uh? Quali condizioni? – chiese lei.

 - Quando ti ha portata qui, Rufy era fuori di sé. – cominciò a spiegarle Gary. – E’ evidente che tiene molto a te, perché nessuno l’aveva mai visto così disperato.

A Silk le si strinse il cuore.

 - Temevamo che tu potessi morire, ed è per questo motivo che ti stiamo implorando di startene a riposo ancora per qualche giorno… Ti costerebbe così tanto?

L’altra rimase in silenzio. Abbassò il capo e scosse i capelli sciolti in segno di diniego.

 - Bene! – sorrise il ragazzo. – Fila a letto, allora. Vuoi che ti accompagni?

 - Cosa?! Gary, sei matto?! Non ti ricordi che è successo ieri?! E’ un miracolo che Keep sia ancora vivo! Se la tocchi questa ti ammazza! – ma Shu non fece quasi in tempo a finire di parlare che già si ritrovò con un bernoccolo in testa e le lacrime agli occhi per il dolore.

 - Sono violenta solo con chi fa lo stronzo… - precisò lei a denti stretti, il pugno ancora in vista.

Gary rimase ancora una volta allibito con una goccia dietro la nuca.

 - Faccio da sola, grazie lo stesso. – concluse Silk tornandosene a letto.

 - Ehilà! Buongiorno, ciurma! – sorrise Rufy spuntando da sottocoperta. – Shu, che t’è successo?

 - E’ stata la tua protetta… - rispose lui massaggiandosi ancora il capo.

L’uomo rise. - Ah! Ah! L’hai fatta arrabbiare, eh? Fa sempre così!

 - E’ molto forte… - osservò l’altro.

 - Sì, lo so! Ve l’ho detto che è in gamba! Ma dov’è ora?

 - E’ tornata a riposare, anche se non voleva saperne… - rispose Gary.

 - E allora perché ci è tornata se non voleva?

 - Beh, perché le abbiamo detto che doveva riguardarsi, no?

 - Naaa! Silk è molto più forte di quanto sembri! Se dice che sta bene non ha bisogno di starsene imbalsamata come una mummia! – ribatté Rufy. – Vado a chiamarla!

E di nuovo i due ragazzi rimasero di sasso.

 - Sono anni che lo conosco e ancora ci sono delle volte in cui stento a capirlo…

 - A chi lo dici…

 

            La Going Merry II finalmente levò l’ancora e ripartì a vele spiegate. Non aveva fatto che poche miglia, quando incrociò un’imbarcazione che issava bandiera bianca.

 - Guarda Rufy! Qualcuno chiede aiuto! – esclamò Mike indicando.

 - Accostiamoci e vediamo di che si tratta! – ordinò l’altro.

Ma quando scorse i passeggeri della barca, dopo averli messi ben a fuoco, e avendoli riconosciuti, sorrise e cominciò a gridare affinché Silk, dall’altro lato del ponte, dove con Gary stava studiando alcune cartine, lo sentisse.

 - Silk! Avevi torto, sai? Non sono poi così imbranati quei due!

La ragazza alzò il capo. - Ma di che parli? – chiese cascando dalle nuvole.

 - Dei due cacciatori di taglie che hai denigrato l’altro giorno!

 - Quelli in cui ci siamo imbattuti per colpa tua?

 - Ma noo! Dai! Non ci arrivi?

 - Ehi! – esclamò Usop avendoli finalmente riconosciuti. – Ma quelli sono Johnny e Yosaku!

 - Chi? – chiesero all’unisono Gary e Mike.

 - Johnny e Yosaku?! – sbigottì Silk correndo a vedere. Il viso le si illuminò di gioia: - E’ vero! Sono loro!

 - Mike! Avvicinati ancora!

 - Agli ordini, capitano!

Quando il galeone fu finalmente a mezzo metro, Silk balzò sull’altra imbarcazione.

 - Ragazzi!

I due sbigottirono. – SILK?!!!

 - Vi conoscete? – chiese Usop sorpreso.

 - Eccome! – rispose la ragazza.

 - Santo cielo! – esclamò Johnny con un bel sorriso dipinto sul volto. – Ma quanto sei cresciuta?!

Silk sorrise a trentadue denti.

 - Ma soprattutto che ci fai qui?! Con Rufy, poi?! – domandò Yosaku. – Abbiamo visto la sua bandiera da lontano e così ci siamo fatti notare… Era un bel po’ che non ci vedevamo, eh, Rufy? Sei cambiato tantissimo anche tu!

 - Io e Silk ora navighiamo insieme! – rispose Rufy col suo solito semplice sorriso.

 - Davvero?

 - Sì! …voi piuttosto… come ci siete finiti qui?

 - Per la verità abbiamo attraversato la Red Line e dall’East Blue siamo arrivati fin qui.

 - E’ esattamente la stessa cosa che ho fatto io! – spiegò Silk. – Da sola non mi azzardo mica a metter piede nella Grand Line… Sarebbe follia allo stato puro!

 - Non ci ho capito niente, ma fa lo stesso… Che aspettate a salire a bordo? – chiese Rufy contento per quell’incontro fortuito.

 

            - Ancora non ci credo, Silk… - cominciò Johnny, accomodandosi di sotto, nella cabina del capitano. – Ma i tuoi lo sanno che sei qui? Ci sono anche loro?

 - Ah… b-beh… a dire il vero… No!

 - Come sarebbe?! Ti hanno lasciata sola?!

 - Non esattamente… - tergiversò la ragazza torturandosi le mani all’altezza del petto per il nervosismo.

 - E’ scappata di casa. – tagliò corto Rufy.

 - COSA?! – sboccarono all’unisono i due.

 - Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?! Adesso quei due saranno preoccupati da morire!

 - Macché! Li conoscete, sapete come sono fatti… Tutt’al più saranno furiosi… - ci tenne a precisare lei, con aria alquanto seccata.

 - E ti pare poco?!

Rufy rise divertito. Usop, invece, non aveva ancora capito assolutamente nulla.

 - Insomma, volete spiegarmi che sta succedendo?! Com’è che vi conoscete?!

 - Ma che cavolo! – sbottò il capitano alzando una mano per aria con fare stizzito. – Non ci sei ancora arrivato?! E poi sarei io quello scemo…

 - NON PARAGONARMI A TE!! – urlò l’altro che subito dopo fu colpito da un lampo di genio. – Ah! Ho capito! Vi conoscete perché Zoro è stato il tuo maestro, non è così?

 - “Maestro”? – ripeté Yosaku. – E così che lo chiami, adesso? – domandò sghignazzando, rivolgendosi di nuovo a Silk.

 - Ma no, questo non l’ho mai detto! Anche se è pur vero che è stato lui ad insegnarmi a tirar di scherma…

 - Che vuoi dire, scusa? – chiese ancora Usop.

 - Possibile che quel nasone ti offuschi anche il cervello oltre che la vista? – lo beffeggiò Rufy seccato.

 - ZITTO TU!!

 - Si può dire che noi, Silk, l’abbiamo quasi vista nascere! – rise Johnny, impettito e orgoglioso, nemmeno fosse stato suo padre.

 - COOOSA?! – sbigottì ancora il vicecapitano.

 - Sì, quindici anni fa al villaggio di Coco!

E di nuovo Usop fu colto da una folgorazione. – E’ vero! Anche l’altro giorno avete parlato del villaggio di Coco… E’ là che sei nata, Silk? Che coincidenza, quello è anche il villaggio di Nami… Sai che, ora che ti guardo meglio, le somigli davvero parecchio?

Silenzio assoluto. Finalmente, chissà per quale grazie divina, Usop capì.

 - SEI LA FIGLIA DI NAMI?!!!

 - E di Zoro! – aggiunse lei tutta contenta sfoggiando il sorriso più luminoso che potesse esistere.

 - E ci arrivi solo adesso? – chiese Rufy con un gocciolone sulla nuca.

 - N… M… N… M-m-ma come?! Nami e Zoro?! Zoro e Nami?! Proprio le stesse persone che conosco?!

 - Non lo sapevi, Usop? – chiese Johnny stupito.

 - Quei due in realtà si sono separati solo per poco tempo. – precisò Yosaku.

 - Davvero? – chiese Rufy.

 - Ma tu non sapevi già tutto?! – gli domandò il vicecapitano, ancora completamente sconvolto.

 - Avevo capito chi era Silk, ma non conosco mica tutta la storia…

 - Beh, ad essere sinceri nemmeno noi… – affermò Yosaku. – Sappiamo solo che quando capitammo dalle parti del villaggio di Coco, quindici anni fa, decidemmo di fermarci per un po’ e lì trovammo Nami insieme a Zoro, con la piccola che ancora non sapeva nemmeno andare carponi.

 - WOW! – esclamò Rufy tutto entusiasta. – Chissà che sorpresa!

 - Eccome!

 - No-no-no! Fermi! Un momento! – Usop frenò l’euforia pestando un piede in terra. – Fatemi capire… Non era Sanji quello che correva dietro Nami?

 - Sanji correva dietro tutte le sottane… - precisò il capitano.

 - Sì, va bene… però… Insomma! Nami e Zoro non facevano altro che cantarsene di cotte e di crude e… non è possibile che poi…

 - E non ti sei mai chiesto il perché di tutti quei litigi? – domandò Rufy come fosse la cosa più normale del mondo.

 - Eh?

 - Andiamo, Usop! – esclamò Johnny con sorriso malizioso. – Si sa che l’amore non è bello se non è litigarello, no?

 - Eh?!

 - Eh…? – fece eco Silk. – Ma mamma e papà non sono mica sposati…

Tutti si zittirono di colpo.

 - S-scusa… puoi ripetere? – chiese Yosaku, credendo di non aver ben capito.

 - Ho detto che mamma e papà non sono sposati. – replicò lei serenamente.

Nuovo attimo di silenzio.

Il resto dell’equipaggio, che frattanto restava sul ponte a godersi il venticello fresco e a chiedersi cosa stesse accadendo nella cabina del capitano, improvvisamente fu colpito da un infarto per l’urlo virile che si levò da sottocoperta.

 - COOOOOOOOOOOOOSAAAAA?????!!!!!!!!!!

 - COME SAREBBE?!!

 - PERCHE’?!!

 - QUEL BASTARDO NON SI E’ PRESO LE SUE RESPONSABILITA’?!!

 - POVERA RAGAZZA!!! SEDOTTA E ABBANDONATA!!!

 - NON AVREI MAI IMMAGINATO CHE ZORO POTESSE ESSERE COSI’ VISCIDO!!!

 - NO!!! EHI!!! – urlò Silk furiosa per quella serie di accuse infondate su suo padre. – PAPA’ NON SI TOCCA, CHIARO?!!!

I quattro la guardarono con sguardo compassionevole.

 - E SMETTETELA DI FARE QUELLE FACCE, IDIOTI!!! – sbraitò ancora la ragazza, i pugni stretti sui fianchi, i piedi ben piantati in terra. – Papà è un uomo d’onore, non avrebbe mai abbandonato la mamma e me!! E’ rimasto assieme a lei, e tutti e due mi hanno cresciuto con tutto l’amore di cui sono stati capaci!!

 - Ma allora perché hai detto che non si sono sposati? – chiese Johnny.

 - Perché è vero. – fece spallucce lei, tornando a rilassarsi. – Nemmeno io so esattamente perché non l’abbiano fatto, però sono rimasti insieme ed è insieme che mi hanno tirato su.

 - Giusto! Quel che conta è volersi bene! – affermò Rufy sorridendo.

 - Beh… sì… però… - farfugliò Silk.

 - Che c’è? Non hai appena detto che sono rimasti insieme?

 - S-sì, infatti… Però io credo che l’abbiano fatto solo perché… beh, loro sono sempre stati grandi amici e quando poi si sono ritrovati soli, una volta che vi eravate divisi… beh… credo che in fondo… sì, insomma… - Silk balbettava non per l’imbarazzo, ma semplicemente perché nemmeno lei sapeva cosa fosse successo tra i suoi genitori. - …io credo che alla fine papà sia rimasto con la mamma solo perché lei era… incinta… cioè… solo per colpa mia…

E di nuovo scese il silenzio.

Poi Rufy sorrise di nuovo. - Secondo me ti fai troppi problemi, Silk!

Tutti si voltarono a guardarlo stupiti.

 - Te lo ripeto: quel che conta è volersi bene! – affermò, e una manciata di secondi dopo uscì dalla stanza urlando: - MAAARYYYYYY!!! HO FAAAAMEEEEEE!!!

Gli altri tre cominciarono a borbottare qualcosa contro di lui, mentre Silk rimase pensierosa per un attimo. Sapeva che i suoi genitori l’amavano sopra ogni altra cosa, che per lei avrebbero fatto di tutto, anche rimanere insieme solo per darle una famiglia.

 - Silk, qualcosa non va? – domandò Johnny, notando la sua aria assorta.

 - Eh?

 - Non fare quel musino triste! Non hai sentito Rufy? Quel che conta è volersi bene!

La ragazza sorrise forzatamente. - Già…

Si alzò da dov’era seduta e senza aggiungere altro andò dritto di filato in camera sua, quella che ora condivideva con Kate e Kari. Non c’era nessuno. Richiusa la porta dietro di sé, si lasciò scivolare fino a sedersi a terra. Nascose il viso fra le ginocchia incrociando le braccia sulla testa. “Cosa sono io? Cosa sono io?! Cosa sono io?!!” si ripeté con rabbia più volte. Da quando era nata i suoi non avevano fatto altro che raccontarle di Rufy, del loro equipaggio, delle strampalate avventure che avevano vissuto insieme a bordo della Going Merry. Però non le avevano mai detto niente di loro. Non sapeva nulla del vero rapporto che aveva unito i suoi genitori vent’anni prima e non sapeva nulla di quello che li univa adesso. Certo, parevano una famiglia a tutti gli effetti, sotto ogni punto di vista. “Essere amata da loro non mi basta!!” pensò troppo furente persino per scoppiare in lacrime. Non voleva cedere al pianto, non era più una bambina. Si alzò in piedi e il suo sguardo cadde sulla Wado Ichimonji. Fece per prenderla, ma la sua mano tremava al punto che lei si bloccò di colpo, meravigliata. E rimase ancor più meravigliata nel ritrovarsi il volto fradicio di quelle lacrime che invano aveva cercato di controllare.

 - STUPIDA!!! – gridò a se stessa, gettandosi in ginocchio a piangere a dirotto. “Stupida!! Stupida!! Stupida!!!” si odiava perché stava venendo meno alla promessa fatta anni prima: doveva esser forte a qualsiasi costo. Ma quell’assillante domanda del “Cosa sono io?” continuava a rimbombarle nel cervello. I suoi si amavano per davvero o stavano soltanto recitando per farla contenta? E se così era, allora lei cos’era? Frutto del peccato? O solo un banalissimo incidente? Quante volte avrebbe voluto chiederlo! Ma la sua promessa glielo impediva: se lo avesse fatto, avrebbe dato nuove preoccupazioni a quei genitori che quasi idolatrava, ma che al contempo a volte odiava per quella stramaledettissima insicurezza che senza volerlo le avevano trasmesso. Cos’era Silk, se non un concentrato delle debolezze di Zoro e Nami?

 

 

Salve! ^^

Anzitutto vi chiedo scusa se ho ripreso ad aggiornare la fanfic dopo così tanto tempo: d’ora in poi, state tranquilli, continuerò ad aggiornarla regolarmente anche con uno o due capitoli al giorno, quando mi sarà possibile. Per chi conosce già Piece Main, sa bene quanti capitoli ancora mancano prima di arrivare al cuore della storia. Per chi invece non ne ha mai sentito parlare… beh, attualmente sono pronti da mettere on line i primi 99 capitoli, mentre altri 3 (per un MOMENTANEO totale di 102 capitoli) sono da perfezionare e da battere al PC. Mi scuso solo se in questa prima parte della fanfic troverete molte idee banali ed una storia per lo più divertente. Sarà verso il trentesimo capitolo che ci saranno i primi veri colpi di scena (primi di una lunga serie), e spero che le gesta da me narrate di Rufy, Zoro, Nami, Usop e Sanji, così come quelle di Silk e di tutti gli altri personaggi originali e non che incontrerete lungo la lettura, possa appassionare anche i lettori di questo sito.

Ringrazio chiunque si sia avventurato in questa titanica impresa, sperando in cuor mio che non l’abbandoni prima ch’io abbia finalmente messo la parola “fine” a questa fanfic che mi tiene occupata ormai da tre lunghi anni…

Mando un bacio a Shy-Zoro che non sentivo da tempo immemore e che, spero, potrò avere il piacere di ricontattare quanto prima.

Grazie a tutti! J

Shainareth

 

Capitolo XV – Debolezze

 

            Erano passati ormai tre giorni da quando Johnny e Yosaku erano saliti a bordo della Going Merry II e lì stavano così bene a ridere e divertirsi con Rufy, Usop, Silk e tutti gli altri, che pareva proprio che non volessero più alzare le tende, tant’è che Rufy ad un certo punto chiese loro:

 - Scusate, ma perché non restate con noi?

 - Cosa?!! – sbraitarono i due all’unisono.

 - Ricordati che siamo i temibili Yosaku e Johnny, il duo di cacciatori di taglie più temuto del mondo!

 - Davvero? – domandò Shukumaru stentando a crederci.

 - Macché! Son bravi solo a darsi arie… - ribatté Silk. – Se loro sono i migliori del mondo, allora papà cos’è? Un dio in terra?

I poveretti ci rimasero male, ma lasciarono perdere: incorrere nelle ire di quella ragazza era come incorrere nelle ire di suo padre, il che li preoccupava non poco.

 - Non ribattete? – chiese lei sorridendo biecamente. – Vigliacchi! E’ per questo che non sarete mai temuti da nessuno!

Stavolta però i due scattarono: - Ehi! Modera il tono ragazzina!!

 - Se proprio insisti siamo pronti a darti una lezione!!

 - Due contro una ragazza non è da vigliacchi? – chiese candidamente Rufy rincarando la dose.

 - Naaaaa! Lasciamo perdere! – sospirò lei agitando una mano in aria. Poi si alzò e raggiunse la piccola Kari intenta a disegnare.

Johnny e Yosaku rimasero pensierosi per un secondo.

 - Ehi, siete vivi? – chiese Usop.

 - Quella ci fa troppa pauraaaaa!!! – piagnucolarono i due crollando in terra.

 - Avete davvero paura di lei?

 - Forse non lo sapete, - cominciò Johnny. – ma quando Silk era bambina, nessuno poteva avvicinarla…

 - In che senso?

 - Nel senso che se per caso qualcuno la faceva piangere, erano guai!

 - Già! – convenne Yosaku. – Lei non è mai stata il tipo di persona che va subito a rifugiarsi da chi è più forte, e lo stesso faceva quando era piccola… non andava mai a chiedere aiuto ai suoi genitori, cercava sempre di nascondere le sue debolezze… Ma era inutile perché tanto Zoro se ne accorgeva ugualmente e faceva passare al tizio che l’aveva fatta piangere un brutto quarto d’ora…

 - Tipico di Zoro! – annuì Usop mentre Rufy se la rideva.

 - Sì, però il problema è che così Silk è sempre vissuta all’ombra si suo padre… - si rattristò Johnny. – Lei non lo darà mai a vedere, perché recita la parte di chi è forte e non ha bisogno di niente, ma in realtà dentro di sé soffre perché sa bene che non potrà mai essere come Zoro…

 - Cosa?! E’ assurdo! Ma perché?! – protestò il vicecapitano.

 - Perché Silk ha un grosso limite…

 - Essere nata donna?

 - Macché, quello è l’ultimo dei suoi pensieri! – ribatté Rufy. – E’ l’insicurezza, vero?

 - Rufy, tu lo sapevi? – domandò Johnny.

L’altro annuì. – Conosco Zoro e Nami troppo bene per non conoscere anche Silk. Lei è forte quasi quanto suo padre, ma il suo problema è che non crede nelle proprie capacità… Il che è molto stupido!

 - Rufy! Non dovresti parlare così! – obiettò Shukumaru. – Sarà anche odiosa e violenta alle volte, ma Silk ha un cuore ed è per questo che sta male!

 - Bah, non ho voglia di chiacchierare… Che ne dite di pescare un po’? – e senza aspettare risposta sgambettò via.

 - Rufy è davvero… ah… lasciamo perdere! – sospirò Usop non riuscendo nemmeno a trovare il termine giusto per definirlo.

 

            Scesa la sera, si erano tutti riuniti attorno alla grande tavola che era stata imbandita sul ponte, e Rufy da solo faceva piazza pulita per venti.

 - Ehi, Mary! Che è ‘sta roba?! Non si riesce quasi a masticare! – sbraitò Ryu.

La donna scattò di colpo: - Se non ti piace lascialo pure! Non sei obbligato a mangiare quello che cucino!

 - Sì, ma se facessi così come dici rischierei di morir di fame!

 - E allora chiudi quella fogna! Possibile che non passi giorno in cui tu non mi debba criticare?!

 - Abbassa la voce, mazza di scopa! Non c’è bisogno di arrabbiarsi così!

 - COME MI HAI CHIAMATA?!!!

 - PORCA MISERIA, RYU!! E’ mai possibile che per colpa tua non si possa mai avere un attimo di pace?!! – intervenne Shukumaru.

 - Di che t’impicci tu, stupido moccioso?! – ringhiò l’altro.

 - Oh-oh-oh! Smettetela o vi butto a mare tutti e tre! – li divise Mike. – Che cavolo di teste calde che siete!

 - Certo che su questa nave regna l’armonia… - osservò Yosaku.

 - Ah! Ah! E’ sempre così! – rise Kaya.

 - Rufy! Smettila di rubarmi le cose dal piatto!! – urlò Usop.

 - Colpa tua che ti siedi sempre accanto a me!

 - Ma sono il vicecapitano!

 - E questo che c’entra?! – rispose Rufy allungando un braccio per rubare il cibo dal piatto di Keep.

 - EHI!! E’ MIO!!! – protestò il ragazzo.

 - Se vuoi entrare a far parte della ciurma a pieno titolo devi sacrificarti per il tuo capitano!

 - Davvero? – chiese Keep a bocca aperta.

 - Quello ti sta solo prendendo in giro, scemo! Ma possibile che tu ci caschi tutte le volte? – sospirò Gary dandogli uno scapaccione.

Ad osservare quella scena, Silk, divertita, sfoggiò un bel sorriso. Ma quando si vide allungare la mano di Rufy vicino al piatto, non ci pensò due volte e gliela bloccò trafiggendola con la forchetta, incollandogliela così sul tavolo.

 - AAAAAAAAHIIIIIIIIAAAAAAAAAA!!!!!!!! MA SEI MATTA?!!!!!!

 - Se fiati ancora te la taglio, la mano! – ribatté minacciosa la ragazza.

 - Cosa?! Ehi, ragazzina! Abbassa la cresta!

 - Cos’è, vuoi fare una scazzottata?! Ci sto!

 - Meglio di no, non voglio farti troppo male!

 - La verità è che hai una fifa matta!

 - Cosa hai detto?!!

 - Cacasotto!

 - Scema!

 - Burattino di gomma!

 - Deficiente!

 - Cervello di gallina!

 - Mocciosetta sputasentenze!

 - Marmocchio troppo cresciuto!

 - Poppante petulante!

 - Caccola di rinoceronte!

Insomma, andarono avanti così a spararsene di tutti i colori -alcune cose erano così volgari che Kaya e Gary furono costretti a tappare le orecchie di Kate e Kari-, almeno fino a che Mike, sant’uomo, non li prese per la collottola e li divise prima che i due passassero alle mani.

 - Silk è una ragazzina, ma tu sei un idiota totale…

 - Gna-ha! Gnegnino, ntemo?! (Ah-ah! Sentito, scemo?!) – affermò Silk facendo boccacce come avesse avuto tre anni.

 - Zitta, cretina!!

 - Tanto non mi fai paura, cacasotto!!

 - Io non sono come Usop!!

 - NON METTETEMI DI MEZZO!!! – urlò il povero vicecapitano.

D’un tratto Rufy e Silk si zittirono e dopo essersi fissati negli occhi per pochi istanti, scoppiarono in una fragorosa risata lasciando tutti gli altri a dir poco inebetiti.

 - Hai lo stesso caratteraccio di Zoro e la lingua tagliente di Nami! Sì, sei proprio figlia loro!

 - E tu sei proprio uno stupido moccioso come mi hanno sempre raccontato!

 - Coosa?!! Mocciosa ci sarai tu!! Io sono il Re dei Pirati!!

 - Portami rispetto, sono la figlia dello spadaccino più forte del mondo!

 - Infatti sei solo un surrogato di tuo padre!

Udendo queste parole, Silk perse di colpo il sorriso. Voltò bruscamente le spalle a tutti e si allontanò dal gruppo.

 - Questo scherzo comincia a stancarmi, vado a dormire!

 - Cresci una buona volta, Silk. – affermò Rufy con voce greve.

La ragazza si fermò di colpo.

 - Non hai dei sogni tuoi? – continuò l’uomo dopo qualche attimo di silenzio. – Oppure ti accontenti di essere messa da parte? Di essere una bambola?

 - Sta’ zitto… - cominciò lei con un filo di voce.

 - Allora, Silk? Cosa sei tu?

 - STA’ ZITTO!!! – Silk si girò a fissarlo furiosa. – COSA VUOI SAPERNE TU DI ME?!!! NON MI CONOSCI!!! NON SAI CHI SONO REALMENTE!!!

 - Non lo sai nemmeno tu… - fu la risposta che alimentò ancora di più la sua ira. – Cosa sei, Silk?

La ragazza avrebbe voluto ribattere, ma tutto quello che riuscì a fare fu stringere i pugni e mordersi le labbra.

 - Rufy! Smettila di provocarla! – lo riprese Usop. E dietro di lui vennero anche gli altri. Ma l’uomo non li ascoltò nemmeno.

 - Le cose sono due, Silk: o ti decidi a crescere, o è meglio che salti giù da questa nave, perché così come stanno le cose non sei nemmeno degna di tornartene a casa dai tuoi genitori.

Silk abbassò il capo ed iniziò a tremare.

 - Cosa sei, Silk? – continuava ad infierire lui. – Pensi davvero di essere inferiore a tutti gli altri? Dici bene: sei la figlia di Roronoa Zoro, ma se ti ostini a credere che non riuscirai mai ad essere come lui, non sei degna del nome che porti!

 - Io… - cominciò finalmente la ragazza fra le lacrime che non riusciva più a trattenere. – Io… io non lo so chi o cosa sono… però… però so perfettamente che sono una vigliacca… Sono una debole!!! Non faccio altro che fuggire la realtà!!! Non ho il coraggio di fare niente perché ho paura!!!

 - Paura di cosa? – domandò Rufy senza scomporsi di un millimetro.

Kaya, che stava per correre dalla ragazza, fu fermata per un braccio da Ryu.

 - Paura di non riuscire mai a diventare come lui!! Paura di non riuscire mai a realizzare i miei sogni!!!

 - Se è così, allora perché ti sei avventurata per mare da sola?

 - Perché volevo rafforzare il mio carattere… Dici che somiglio a mia madre e a mio padre… MA NON E’ VERO!!! Da loro ho preso solo le debolezze!!! Sono ben diversa da loro, dalle stesse persone che conosci!!!

E finalmente Rufy si mosse. Le andò vicino e visibilmente adirato le domandò di nuovo, prendendola per il collo: - Che cosa hai preso da loro?!

 - SOLO LE LORO DEBOLEZZE!!!

Ma questa frase le costò caro perché l’uomo la spintonò in terra.

 - RUFY!!! – esclamarono spaventati gli altri.

 - “DEBOLEZZE”?!! LE CHIAMI “DEBOLEZZE”?!!!

Silk, ancora in terra, alzò lo sguardo pieno di lacrime verso di lui, ma non fiatò per la sorpresa di vederlo così furioso.

 - E’ VERO! NON TI CONOSCO CHE DA POCHI GIORNI, MA SO CHI SEI! SEI UNA PERSONA ECCEZIONALE E SAI PERCHE’?! PERCHE’ HAI IN TE TUTTI I LATI MIGLIORI DI ZORO E NAMI!!! QUELLE “DEBOLEZZE” COME LE CHIAMI TU, NON SONO ALTRO CHE LE PARTI PIU’ SENSIBILI DELLE LORO ANIME!!! CHE MALE C’E’ NEL PREOCCUPARSI PER GLI ALTRI?!! LORO LO HANNO SEMPRE FATTO!!! NOI TRE ERAVAMO UNA COSA SOLA, MA IO COMBATTEVO SOPRATTUTTO PER AMBIZIONE E PER TOGLIERE DI MEZZO ESSERI SPREGEVOLI!! LORO INVECE NO!! ZORO COMBATTEVA PRINCIPALMENTE PER DIFENDERE IL PROSSIMO E NAMI HA FATTO SACRIFICI ENORMI PER GLI ALTRI!! PERCHE’ GUARDI SOLO A QUELLO CHE SONO ORA?! GUARDA ANCHE A QUELLO CHE ERANO!!! TUTTI HANNO PAURA DI QUALCOSA, E’ UMANO AVERNE!! CREDI FORSE CHE I TUOI NON ABBIANO MAI PIANTO IN VITA LORO?!! L’HANNO FATTO E CONTINUERANNO A FARLO PERCHE’ HANNO UN’ANIMA!! SONO ESSERI UMANI COME TE E HANNO COMMESSO MOLTI ERRORI, CHI NON NE HA MAI COMMESSO UNO?!! MA TU NE HAI FATTO UNO IMPERDONABILE!!! TI SEI RIFUGIATA DIETRO QUELLE CHE TU CHIAMI “DEBOLEZZE”!! DICI DI NON ESSERE FORTE, DI NON SAPER BADARE A TE STESSA, CHE NON RIUSCIRAI MAI A CONCLUDERE NULLA DI BUONO!!! MA NON SONO STATO IO A GETTARMI ALL’AVVENTURA CON IL SOLO SCOPO DI RAFFORZARE IL MIO CARATTERE!!! NON SONO STATO IO A GIUNGERE FINO A QUI DA SOLO!!! NON SONO STATO IO A SALVARMI DALLE PRIGIONI DELLA MARINA!!! NON SONO STATO IO A STRINGERE I DENTI E A SOPPORTARE IN SILENZIO IL DOLORE DI UNA FERITA CHE TI HA QUASI UCCISO!!! NON SONO STATO IO A LOTTARE CON TUTTE LE MIE FORZE PER ARRIVARE VIVO FINO A QUESTO PUNTO!!! SEI STATA TU, SILK!!! E L’HAI FATTO DA SOLA!!!

Piombò il silenzio. Quando Rufy finì di tuonare era quasi più stravolto di Silk, che adesso lo fissava ancora più allibita di prima.

“E’… è vero… ha ragione lui… I-io… ho fatto tutto questo… da sola…?!”

L’uomo le si accovacciò accanto e le tese una mano guardandola con sguardo benevolo.

 - A furia di fingere di esser forte… lo sei diventata per davvero…

 - Rufy…? – sussurrò lei con voce tremante.

 - E sai qual è la tua forza? – chiese lui distendendo le labbra in un sorriso pieno di orgoglio. – L’amore che hai per Zoro e Nami!

E di nuovo Silk esplose in lacrime.

 - Ma non sai far altro che piangere, tu?

La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso.

 - Insomma, ridi o piangi?!

 - Zitto, scemo! – ribatté lei ridendo, e dandogli un pugno, lo fece sedere in terra.

Rufy rise con lei e tirandole i capelli esclamò: - Mocciosa!

 - Lo sai, Rufy? – cominciò la ragazza asciugandosi gli occhi.

 - Cosa?

 - Se non avessi già un papà strafichissimo come il mio… non mi sarebbe affatto spiaciuto avere un padre come te…

 - EH?! – trasecolò l’altro mentre l’intero equipaggio scoppiava in una fragorosa risata.

 - Ah! Ah! Ah! Te l’immagini Rufy in versione “papà”?! Ah! Ah!

 - Tutt’al più potrebbe essere un fratello minore! Ah! Ah!

 - Shu! Gary! Non gridate così, o il nostro caro “paparino” si arrabbierà! – si scompisciò Usop con le lacrime agli occhi.

 - E SMETTETELA, SCEMI!!! – urlò Rufy incavolatissimo per l’imbarazzo.

 - Ma daaai! Di che ti vergogni? Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!

 - GRRRR!! BASTARDI!! TSK! E comunque, io non sono il tipo da metter su famiglia!

 - Ci credo! Saresti più infantile di tuo figlio! Ah! Ah! Ah!

 - RYU SEI UNO STRONZO!!! Visto che sei tanto più maturo di me, perché non ti dai da fare con la tua Marybeth una volta per tutte?!! – sorrise diabolicamente il capitano.

 - COOOOOSAAAAAA?!!! MA DI CHE STAI PARLANDO?!!!

 - Non fare il finto tonto! Lo sappiamo tutti quanti che sei innamorato di lei!

 - NON E’ VERO! NON E’ VERO! NON E’ VEROOO!!!!!

 - Tu sei più infantile di lui, sai? – commentò Mary guardandolo demoralizzata.

E mentre tutti gli altri continuavano a ridersela, Rufy si rivolse di nuovo a Silk: - Però… semmai dovessi diventare per davvero padre… voglio una figlia come te! – affermò con decisione.

La ragazza sorrise di cuore: - Grazie di tutto, Rufy!

 

 

Capitolo XVI – O tutti o nessuno!

 

            - Dove stiamo andando, Rufy?

 - E che ne so, non sei tu quello che guida la nave?

 - SEI TU IL CAPITANO!!! – sbottò il “di solito pacato” Mike.

 - Gary, dove siamo? – chiese Rufy.

 - Siamo ancora vicini alla Red Line. Più o meno qua. – indicò il giovane sulla mappa.

 - E quali possibili mete abbiamo?

 - Beh… questo dovresti essere tu a dirlo… - rispose Gary con una gocciolina sulla nuca.

 - Ah… uhm… SILK! – chiamò l’altro sfondando i timpani di cartografo e timoniere.

 - CHE VUOI? – domandò la ragazza affacciandosi dal pennone maestro dove si stava godendo il vento fresco chiacchierando con Kate.

 - DOVE HAI DETTO CHE E’ IL PIECE MAIN?

 - NESSUNO LO SA CON ESATTEZZA, MA PROBABILM…!!

 - Invece di urlare, scendi giù! – ringhiò Ryu che era salito fin lassù solo per tapparle la bocca.

 - Volete smetterla! Con tutte ‘ste urla non ci si riesce a concentrare! – sbraitò Shukumaru dabbasso.

 - Che c’è, devi andare in bagno? – domandò l’altro per prenderlo in giro.

 - CRETINO!! STAVO CERCANDO DI ALLENARE LA MENTE!!!

 - Tanto non ti servirà a molto… AUCH! – urlò Ryu quando Silk gli assestò una gomitata nello stomaco.

 - Ho capito, scendo! Scendo!

Scesa giù, riprese il discorso. - Dicevo che nessuno sa con esattezza il punto preciso in cui è affondata la nave del tesoro, però si sa che si è inabissata per via di una collisione con dei mostri marini enormi.

 - Ed è un indizio? – chiese Gary. – Il mare è pieno di creature del genere.

 - Sì, ma quelli più grossi si trovano solo nella Calm Belt. – rispose lei.

 - La Fascia di Bonaccia? – domandò Mike.

 - Precisamente!

 - Ma di Fasce di Bonaccia ce ne sono due, una a nord e l’altra a sud della Grand Line…

 - Beh, noi sappiamo che la nave veniva dal West Blue, per cui…

 - …deve per forza essere affondata a sud della Grand Line e nella zona ad ovest della Red Line, è così? – concluse Gary.

 - Sei sveglio, complimenti! – si congratulò Silk.

 - Io però non ci ho capito niente… - affermò Rufy osservando confusamente la mappa.

 - Lascia perdere, non è roba per te… - commentò Mike posandogli una mano sulla spalla.

 - Sì, ma in parole povere che si fa? – domandò il capitano.

I tre rimasero in silenzio per un po’, poi Gary azzardò: - Potremmo andare a sud e tagliare la Fascia di Bonaccia a nord e da lì attraversare la Grand Line in verticale e scendere così nella Calm Belt a sud e…

 - No, frena! – lo interruppe Mike. – E’ troppo rischioso. Nella Grand Line ci si orienta solo con il logpose, non riusciremmo mai a trovare il sud! Ti ricordo che lì il normale magnetismo va a farsi friggere…

 - Già, è vero…

 - E se entrassimo nella Grand Line e la percorressimo tutta dall’inizio? – suggerì Silk.

 - A che pro, scusa? – chiese Gary.

 - Beh, scendendo a sud da dove siamo adesso, entreremmo nella prima Fascia di Bonaccia e superato l’ostacolo della Calm Belt, potremmo finalmente raggiungere la Grand Line. Da qui però non possiamo uscirne se non seguendo il magnetismo delle isole, giusto?

 - E allora?

 - Percorrendo la Grand Line per tutta la sua lunghezza, come fece Rufy anni fa, torneremmo al punto in cui si incrociano i quattro Oceani. Da lì poi raggiungere l’emisfero sud sarà più semplice, no?

Ma nessuno fiatò.

 - C-che c’è? Non avete capito o… ho sbagliato qualcosa?

 - Io non ho capito! – esclamò Rufy beccandosi uno scapaccione da Mike.

 - Tu non eri interpellato… - disse l’uomo che subito dopo si rivolse a Silk. – Per capire abbiamo capito, ed effettivamente forse questo è l’unico modo possibile per arrivare laggiù, o almeno quello più sicuro, però…

 - “Però” cosa?

 - Ci impiegheremmo troppo tempo…

 - E allora? Che problema c’è? Il tesoro è rimasto là sotto per quasi cent’anni e nessuno è mai riuscito a prenderlo, perché dovrebbero riuscirci proprio ora? – osservò la ragazza.

 - Vero! – convenne Gary. – Io sono d’accordo! E poi non mi pare abbiamo molta scelta, no? Cosa ne pensi, Rufy?

 - Ehm… dite che dovrei aver capito? – rispose l’uomo inebetito.

 - Lascia perdere… decidiamo noi… - sospirarono i tre in coro.

            D’un tratto però Kate lanciò un urlo dal pennone: - PAPA’! C’E’ UNA NAVE LAGGIU’ DAVANTI A NOI!

 - Cosa? Una nave? – esclamò Usop mettendo mano al binocolo. Trasalì e sul suo viso comparvero un sorriso gioioso e lacrime di contentezza. – E’ LA GOING MERRY!!!

 - COSA?! – proruppe Rufy al colmo della felicità. Si arrampicò sulla polena e guardò l’orizzonte parandosi gli occhi dal sole accecante. – E’ VERO!!!

 - Davvero c’è la Going Merry?! – accorse Kaya raggiungendo di corsa la prua.

 - La Going Merry è la caravella con la quale avete attraversato la Grand Line per la prima volta? – domandò Marybeth avvicinandosi ad Usop.

 - Infatti! Era rimasta a Nami, Zoro e Sanji! Ehi, Silk! Ci sono i tuoi… - ma le parole gli morirono in bocca perché la ragazza era tornata ad arrampicarsi sul pennone di gran carriera.

“Oh, la miseria!!!” pensò mettendosi le mani tra i capelli.

 - Qualcosa non va, Silk? – le domandò Kate.

 - Eh?! No-no-no-no-no!! Va’ tutto a meraviglia!!! – mentì lei con un sorriso di chi sta cercando di nascondere qualcosa. “COSA FACCIO?! COSA FACCIO?!!!” continuava a pensare disperata.

 - RUUUUFYYYYY!!!!! – gridò Nami con un enorme sorriso sul volto mentre agitava le braccia in aria come una matta.

 - NAAAAAAAMIIIIIII!!!!!! – chiamarono in coro Rufy e Usop, disperatamente felici di rivederla.

 - Non per rovinare la festa, ma ci sono anch’io! – esclamò Zoro ridendosela.

Quando le due imbarcazioni furono a distanza di uno sputo, lo spadaccino perse di colpo il sorriso e con sguardo più che minaccioso piombò all’arrembaggio del galeone e, ignorando completamente i vecchi compagni e salendo sul parapetto, tuonò:

  - SIIIIIIIIIILK!!!!!!!!!!!!

La ragazza, che già stava dandosela alla chetichella, si arrestò di colpo e terrorizzata si girò lentamente verso di lui come se nulla fosse.

 - P-papino… come va?

 - “PAPINO” UN ACCIDENTI!!!!! RESTITUISCIMI IMMEDIATAMENTE LA WADO ICHIMONJI!!!!!

 - Gliel’hai rubata?! – trasecolò Rufy.

 - Ma no, figuriamoci! L’ho solo presa in prestito! – affermò lei con viso d’angelo.

 - SILK! LA MIA PAZIENZA HA UN LIMITE!!!!

 - Ma scusa, avevo pur bisogno di un’arma per difendermi nello sfortunato caso mi fosse accaduto qualcosa, no? – continuò lei sorridendo dolcemente.

 - E DOVEVI PRENDERE PROPRIO LA MIA SPADA?!! – sibilò Zoro tra i denti con una grossa vena che gli pulsava in fronte per la collera.

 - B-beh… la Kitestu è maledetta, sai com’è… e la Yuna Shiri vale un casino di soldi… - tergiversò l’altra.

 - NON FARE LA GNORRI!!!! SAI PERFETTAMENTE CHE LA WADO ICHIMONJI E’ QUELLA PIU’ PREZIOSA IN ASSOLUTO!!!!

 - Ma se vale appena dieci milioni di Berry! – ribatté lei.

 - TE LI DO IO DIECI MILIONI DI CEFFONI!!!!! – urlò l’uomo balzando verso la ragazza che subito urlò dandosela a gambe.

 - AAAAAAAHHH!!!!! NOOOOO!!!! PAPA’!!!! POSSO SPIEGARTI!!!!!

 - VIENI SUBITO QUI, FIGLIA DEGENERE!!!!!

Frattanto che padre e figlia si rincorrevano furiosamente per tutto il ponte, anche Nami salì sulla nave più grande dopo averci assicurato la caravella con una fune.

 - NAMIII!!! – gridarono nuovamente Rufy e Usop andandole incontro.

 - EHILA’!!! – salutò lei tutta contenta.

 - Santo cielo!! Sei sempre la stessa nonostante tu abbia già quarant’anni suonati! – esclamò Rufy ridendosela.

Peccato che l’altra si divertì un po’ meno e gli assestò un cazzotto sul cranio come ai vecchi tempi.

 - Chi è che avrebbe quarant’anni suonati?! Ho solo un anno più di te, idiota!

 - Nami, come va?

 - Usop! Quanto tempo! Oh! Sbaglio o il tuo nasone è cresciuto ancora?

 - E’ COSI’ CHE SI SALUTANO GLI AMICI?!

 - Ah! Ah! Daaai, non prendertela! Scherzavo! – rise lei divertita.

 - Nami?

 - Uh? – Nami si voltò e si ritrovò davanti una donna molto graziosa e dal viso dolcissimo.

 - Ma come, non mi riconosci? – sorrise Kaya.

 - AH! KAYA?! – trasecolò l’altra.

 - Sì, sono proprio io!

 - M-ma che ci fai qui?!

 - Ormai sono anni che viaggio su questa nave… sono diventata la moglie di un valoroso pirata!

 - Tu e Rufy vi siete sposati?! – domandò Nami disgustata all’idea.

Usop franò in terra e Kaya rimase inebetita.

 - Non hai capito niente… - disse Rufy con una goccia sulla testa.

 - LASCIAMIIIIII!!!!! – l’urlo di Silk arrivò fino a loro che si voltarono a guardare la scena: Zoro era finalmente riuscito ad acciuffare la figlia e ora la tirava per la vita, ma lei si era aggrappata ad uno degli alberi della nave e non voleva assolutamente saperne di lasciarlo andare.

 - MOLLA QUEL COSO!! DOBBIAMO FARE QUATTRO CHIACCHIERE NOI DUE!!!!

 - FOSSI MATTA!!! COSI’ COME MINIMO MI AMMAZZI!!!!

 - Ma… questo è normale? – chiese Usop indicando i due.

 - Oh, sì! Quasi all’ordine del giorno! – rise Nami divertita.

D’improvviso però le mani di Silk scivolarono e padre e figlia finirono con lo schizzare via insieme, ruzzolando così fino ai piedi di Nami.

 - Avete finito di far casino? – domandò la donna.

 - Mammina! – Silk scattò in piedi e si precipitò ad abbracciarla. – Quanto mi sei mancata!!

 - Anche tu mi sei mancata, tesoro! – sorrise lei prima di darle un cazzotto in testa con nonchalanche.

 - Ma perché?! – piagnucolò la ragazza.

 - Per essere scappata senza dir nulla e per aver fregato centomila Berry a me, la spada a tuo padre e la barca a Genzo!

 - Ehi, Zoro! – esclamò Rufy aiutando l’amico a rialzarsi da terra.

 - Rufy, vecchio mio! E c’è pure il nasone, eh?! Questa sì che è una giornata memorabile! – rise lo spadaccino che, dopo essersi rialzato, assestò anche lui uno scapaccione alla figlia.

 - AHIO!! – protestò la ragazza.

 - Scusa, Kaya… cosa dicevi poco fa? – chiese Nami cercando di riprendere il filo del discorso.

 - Lei è Kaya?! – trasalì Zoro non avendola minimamente riconosciuta. – Ma che ci fai qui?!

 - Ha sposato Rufy. – gli spiegò la moglie.

 - Rufy?! – esclamò lui disgustato.

 - NON AVETE CAPITO UN FICO SECCO!!! KAYA HA SPOSATO ME!!!!!! – urlò Usop inviperito.

Silenzio di tomba.

 - Beh, non dite niente?

 - Kaya… perché ti odi così tanto? – domandò con aria preoccupata Nami prendendole le mani.

 - Come? – si scosse l’altra non capendo.

 - Non hai mai pensato di farti visitare da un bravo medico? – chiese ancora la navigatrice.

 - P-perché?

 - Beh… Andiamo! E’ inaudito che una carina come te si condanni l’esistenza con un nasone umano come questo! – tagliò corto Zoro senza mezzi termini.

 - BRUTTO BASTARDO!!!! – ribatté Usop sempre più furioso. – SE NON L’HAI CAPITO IO E KAYA CI VOGLIAMO MOLTO BENE!!!!!

 - Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ma dai!! Stavamo scherzando, scemo! Perché te la prendi tanto? – rise l’altro battendogli la mano sulla spalla.

 - Bello scherzo! – sbuffò il vicecapitano. – E comunque anche noi abbiamo una figlia, sapete? Ha due anni meno di Silk! – esclamò tutto orgoglioso.

 - Wow! Spero abbia preso tutto dalla mamma!

 - ZORO, VUOI FINIRLA?!!!

 - E non t’arrabbiare! E tu, Rufy? Come ti vanno le cose?

 - Uhm… come al solito! Ma non mi lamento: sono il Re dei Pirati! – rispose lui tutto contento.

 - Ciò significa che non sei cresciuto nemmeno un po’ in tutti questi anni! – sospirò Nami.

 - Sempre gentile, eh? Piuttosto, voi due… - il capitano sfoggiò un sorrisetto malizioso ed indagatore. – Com’è questa storia che siete i genitori di Silk?

Nami e Zoro si guardarono negli occhi per un istante e sospirando risposero all’unisono: - L’abbiamo trovata sotto un ponte, poverina, e siccome ci faceva pena…

 - MA SE SONO LA VOSTRA COPIA SPUTATA!!! – urlò Silk più indemoniata di Usop poco prima.

 - Precisiamo, sei tutta tuo padre! – ribatté Nami.

 - Cooosa?! Ma se è tale e quale a te!! – protestò Zoro.

 - Starai scherzando, spero?!! E’ figlia tua, non mia!!

 - Ma se l’hai messa al mondo tu!!!

 - A quanto vedo, la vostra è una famiglia molto affiatata… - commentò Usop con un’enorme gocciolone sulla testa.

 - Che razza di genitori mi son capitati… - sbuffò Silk imbarazzata.

Rufy sorrise ed esclamò a pieni polmoni: - BENE! SI VA TUTTI AL BARATIE!!!

Gli altri si voltarono a fissarlo interdetti.

 - EH?!!

 

 

Capitolo XVII – Il vero Monkey D. Rufy

 

            - ZORO! – esclamarono in coro Johnny e Yosaku uscendo finalmente da sotto coperta dove erano sprofondati nel sonno.

 - Uh? – lo spadaccino si voltò verso di loro. – Yosaku! Johnny!… Ma che ci fate anche voi qua?

 - Sai com’è? Non riusciamo mai a star lontani dai guai! – rise Johnny. – Oh, ciao Nami!

 - Ehilà, ragazzi! Mi sorprende che due scemi come voi siano arrivati fin qui!

 - COME TI PERMETTI?!!

 - Piuttosto, Silk… - cominciò la donna. - …dov’è finita la barca di Genzo? Qui vedo solo quella di Johnny e Yosaku…

 - Beh, per arrivare fin qui sono passata per la Red Line, quindi non potevo mica portarmela in spalla, ti pare?

 - Sì, ma allora? Non dirmi che l’hai abbandonata da qualche parte?

 - Per chi mi hai presa, mamma?! Pensi davvero che sia così stupida?! L’ho venduta e arrivata al North Blue ne ho rubata una a dei pirati idioti, no? – spiegò tranquilla la ragazza.

 - Hai venduto la nave di Genzo?! – esclamò l’altra stupita. – E quanto ci hai guadagnato?

 - Sei milioni di Berry.

 - SEI MILIONI?! – trasecolò Zoro. – Quel catorcio non valeva più di cinquecentomila Berry!

 - Ah! Ah! – rise Nami soddisfatta. – Tutta sua madre!

 - Ehi, un attimo! – li interruppe Rufy indispettito. – Silk! Mi hai mentito!

 - Riguardo a cosa? – cascò lei dalle nuvole.

 - Avevi detto che non avevi quasi più un soldo e mi hai costretto al digiuno forzato!

 - Ma quei soldi non sono mica miei! – protestò Silk. – Li ho ricavati dalla vendita della barca di Gen, quindi appartengono a lui!

 - Ah… è vero… - si convinse il capitano.

 - Ehi, Zoro! Come mai sulla Going Merry sventola ancora il Jolly Roger di Rufy? – chiese Usop incuriosito.

 - Guarda che anche se non stavamo più insieme, né io né Nami abbiamo mai smesso di essere membri del suo equipaggio…

 - Grandioso! – esclamò Rufy tutto contento. – Perciò ora è d’obbligo andare tutti al Baratie!

 - Vuoi rimettere in piedi l’equipaggio, eh? – domandò Nami sorridendo.

 - Certo! O tutti o nessuno!

 - Mi sembra logico… - convenne Zoro che già se la rideva sotto i baffi.

 - Questo cambia i piani… - rifletté Silk. – Gary! Mike! Dobbiamo cambiare rotta!

 - Come? – domandò il più giovane avvicinandosi. – Perché?

 - Rufy ha deciso che prima di entrare nella Grand Line, dobbiamo far scalo al Baratie, un ristorante sul mare nell’East Blue.

 - Beh… questo sì che è un bel cambiamento di programma… Ok, vedremo cosa si può fare!

 - Perfetto! – esclamò Rufy sempre più eccitato. – Gettate l’ancora e issate le vele!

 - Perché?

 - Perché frattanto che voi decidete come raggiungere l’East Blue, noialtri facciamo baldoria per festeggiare il ritorno dei miei migliori amici!

 - Certo… che scaricabarili… - si lamentarono in coro Gary e Silk.

 

            - Wow! Però! Non credevo che saresti riuscito a metter su un così bell’equipaggio… - osservò Nami compiaciuta.

 - Dimentichi che sono il Re dei Pirati?

 - E la ciurma è al completo? – domandò Zoro buttando giù un boccale di sake.

 - No, mancano ancora due elementi.

 - E cioè?

 - Uno è Sanji… - intervenne Nami. – Ma l’altro chi sarebbe?

 - Che domande fai?! Il musicista, no?!

Nami e Zoro franarono a terra.

 - ANCORA CON ‘STA STORIA?!

 - Ma i pirati cantano! – ribatté l’altro digrignando i denti.

 - Vabbè, lasciamo perdere, tanto è una causa persa in partenza… piuttosto, a che ti serve Sanji se ce l’hai già un cuoco di bordo? – chiese lo spadaccino perplesso.

 - Non possiamo lasciar fare tutto a Marybeth! E poi se non c’è anche lui non è più la stessa cosa!

 - Zoro… - cominciò Nami guardando il marito di sottecchi. – Sbaglio o non ti alletta l’idea di rivedere Sanji?

 - Eh?! – sbraitò lui. – Non sto dicendo questo, stupida!

 - E allora cos’è quella faccia sdegnata?

 - Non ho nessuna “faccia sdegnata”! Pensavo solo che la nuova cuoca di Rufy mi va molto più a genio, tutto qui… - concluse Zoro.

 - Perché è donna e non può starmi incollata? – chiese l’altra.

 - Ma che domande fai, scema! Chissenefrega se c’è pure quello stupido o meno! – ribatté adirato lo spadaccino colpito nel segno.

 - Ehi, mamma! – chiamò Silk entrando nella stanza insieme a Gary e mostrandole una mappa della Grand Line. – Avevamo pensato di entrare nell’East Blue passando per la Reverse Mountain e di lì poi virare a nord verso il Baratie…

 - E come facciamo a sapere dov’è il nord nella Grand Line? – chiese Usop.

 - Potremmo chiedere al “fiorellone gigante”! – intervenne Rufy. – Lui di sicuro lo saprà! Sono tanti anni che sta lì a guardia del faro…

 - Sempre che Crocus sia ancora vivo… - rifletté il vicecapitano.

 - Ma sì che lo è! Io e Zoro ci siamo stati appena due settimane fa per entrare nel North Blue… - lo rassicurò Nami.

 - Cosa?! Ma sarà centenario! – si stupì l’altro.

 - Allora andiamo senza perder altro tempo! – esclamò Rufy contento.

 - Piuttosto, Silk… - cominciò Zoro.

 - Sì?

 - Non c’è una cosina che devi ancora restituirmi? – chiese facendola sussultare.

 - Ah… d-davvero?… N-non ricordo… - balbettò lei.

 - Ridammi la spada o ti darò tante di quelle sculacciate che non riuscirai a sederti mai più!!

 - COSA?! PAPA’!! NON SONO PIU’ UNA BAMBINA!!

 - Poche storie, dammi la spada!

Silk sbuffò ed obbedì.

 - Finalmente! – esclamò lo spadaccino sguainando la sua amata Wado Ichimonji e osservandone la lama. – Beh, l’hai tenuta con cura… brava!

 - Magra consolazione dato che ora non ho più un’arma per difendermi… - mugugnò la ragazza.

 - Noi di armi ne abbiamo in abbondanza… - la consolò Usop. – Perché più tardi non chiedi a Ryu di fartene scegliere una?

 - Davvero?!  – domandò lei al settimo cielo.

 - Ma sicuro, nessun problema!

 - Evvai! Sentito? Mica sono tutti tirchi come te! – inveì Silk rivolgendosi al padre.

 - Non sono tirchio, ho sempre combattuto con tre spade…

 - E perché ora non te ne vai in pensione e non me le lasci in eredità?

 - Non dire fesserie!!

 - Ragazzi! Tutti in tavola! – chiamò Marybeth.

 - Arrivooo! – partì Rufy in quinta seguito a ruota da Usop.

 - A quanto pare non è cambiato nulla in tutti questi anni… - osservò Zoro con disappunto mentre Nami si faceva una risatina.

 - Ehi, voi due… me la togliete una curiosità? Come facevate a sapere dov’ero? – chiese Silk.

 - Non lo sapevamo affatto! – rispose Nami. – Però quando giorni fa abbiamo sentito dire che un’intera flotta della Marina era stata sbaragliata da una ragazzina che mi somigliava e che ha fatto di tutto per liberare il famoso Monkey D. Rufy…

 - Sì, ma cosa ci facevate voi qui nel North Blue? – insistette l’altra.

 - Quante domande! – sbraitò Zoro alzandosi e seguendo la scia dei due amici. – Ricordati che un tempo ero il più famoso cacciatore di pirati dell’est!

 - MI AVETE SEGUITA?! – sbottò la ragazzina tra lo stupore e l’indignazione.

 - Non proprio, ma… se vogliamo metterla così… - concluse sorridendo sua madre andando dietro al marito. – E sbrigati a venire a tavola o Rufy finirà tutto!

Gary che era rimasto con Silk, le fece forza. – Dai, non prendertela! E’ normale che l’abbiano fatto, in fondo sono i tuoi genitori e si preoccupano per te, no?

L’altra storse le labbra, fece spallucce e sospirò: - Vero… - sorrise e si alzò da dov’era accovacciata. – Andiamo anche noi o non troveremo nemmeno i piatti con quella pattumiera vivente…

Il giovane la seguì con lo sguardo mentre lei si allontanava. Silk era fortunata, pensò, perché per lo meno aveva ancora dei genitori che l’amavano e si prendevano cura di lei. Si rabbuiò per un secondo pensando a Kari: sua sorella quasi non aveva conosciuto suo padre e di sua madre probabilmente non ricordava nulla.

Gary era figlio di un alto ufficiale della Marina, ma rimase orfano di padre, ucciso dai pirati, che aveva appena dodici anni. Sua sorella era appena venuta al mondo e la loro madre, cagionevole di salute, non poteva permettersi di lavorare. Fu per questo che già così giovane, il ragazzo aveva deciso di seguire le orme paterne. Si arruolò in Marina per dare sostentamento alla propria famiglia, ma in realtà la sua grande passione era lo studio delle carte nautiche, al quale si dedicava solo nei ritagli di tempo. Tre anni dopo, in seguito ad una brutta malattia, anche sua madre morì lasciando da soli Gary e Kari. Il ragazzo cominciò quindi a prendersi cura della sorellina quasi come fosse stato suo padre, con l’unico obiettivo di non farle mancare nulla né da un punto di vista affettivo né tanto meno da un punto di vista materiale. Ma di lì a poco, la loro isola venne presa di mira dai pirati che subito lasciarono scia di morte e distruzione seminando terrore ovunque passassero. Quale membro della Marina, Gary sapeva bene che il suo compito principale era quello di combatterli, ma la verità era ben diversa, perché il ragazzo aveva anzitutto il dovere di proteggere Kari. Infischiandosene di essere chiamato vigliacco, di esser messo in cattiva luce da tutta la Marina, approfittando della gran confusione che si era creata, fuggì quindi il più lontano possibile a bordo di una minuscola imbarcazione di fortuna con la piccola tra le braccia, senza nemmeno avere il tempo di curarsi della direzione da prendere. Presto i due si ritrovarono in balia della corrente, dispersi chissà dove. Stremato per la fame e persa ogni speranza di salvezza, finalmente il ragazzo si imbatté per puro caso in un galeone. Il sorriso prese a rivivere sul suo volto scarno, ma non appena si accorse che quella che aveva davanti era una nave pirata, sentì il sangue gelarglisi nelle vene. Atterrito per la sorte che di lì a poco sarebbe capitata loro, Gary strinse a sé la piccina: avrebbe lottato fino alla morte per difenderla. Quando il galeone fu abbastanza vicino, scorse un uomo affacciato al parapetto a prua assieme ad altre persone, tra le quali c’erano due donne ed una bambina. Il ragazzo rimase a dir poco basito: una bambina su una nave pirata?! Subito gettò un’occhiata alla bandiera nera col teschio e trasalì nel focalizzare meglio l’emblema di Monkey D. Rufy. In Marina gli avevano insegnato che il famoso Monkey D. Rufy era un essere spietato e senza il minimo scrupolo di coscienza se non relativamente ai membri del proprio equipaggio che erano uguali a lui. Ma no, si disse Gary, una bambina non poteva essere crudele e assetata di sangue.

“State bene?” era stata la prima cosa che il pirata si era interessato di sapere. E di nuovo il ragazzo si stupì fortemente. “Avete bisogno di aiuto? Salite a bordo!”

“Salire a bordo di una nave pirata?! MAI!” aveva ringhiato lui, furioso al pensiero che suo padre era stato ucciso proprio da dei maledettissimi filibustieri e che se ora si trovava in quelle condizioni disperate era sempre per colpa dei pirati, quegli stessi odiosi pirati che lui combatteva.

“Non pensi alla bambina?”

A quella domanda, Gary si scosse non poco: non si era nemmeno accorto che Kari, la sua adorata ed indifesa sorellina, stava inconsolabilmente piangendo per la fame che entrambi soffrivano da giorni. Sentì il cuore stringersi in una morsa, i suoi nervi erano al limite. Non poteva fare altro per lei. Mise da parte orgoglio e risentimento e accettò l’invito dell’uomo. Una volta a bordo della nave, furono trattati nel migliore dei modi, sfamati e affidati alle cure del medico di bordo. Vide Kari sorridere alla vita e si commosse fino alle lacrime.

“Cosa sai fare?” gli aveva chiesto Rufy.

“Ero nella Marina…” confessò lui.

“Non ti ho chiesto chi sei, ti ho chiesto cosa sai fare…”

Gary rimase stupito per l’ennesima volta. “Io… disegno carte nautiche…”

“Perfetto! Noi abbiamo bisogno di un cartografo esperto! Ti va di restare con noi?” aveva esclamato il pirata al settimo cielo.

“Cosa?! Io non…”

“Andiamo, come credi di cavartela da solo con una bambina così piccola a carico?” gli fece notare Rufy.

“Mia sorella… può restare anche lei?” aveva domandato il ragazzo titubante.

“E me lo chiedi?” rise l’altro. “Non avrei davvero cuore di strappartela dalle braccia, credimi! E comunque, non occorre che tu mi risponda subito, prenditi pure tutto il tempo che ti serve, però… sappi che ormai ho deciso che sarai il mio cartografo e non ti darò pace finché non ti sarai rassegnato a restare con noi e a sopportarmi!”

Rufy era esattamente l’opposto di quello che per anni gli avevano fatto credere. Se ne era accorto dal visetto innocente di Kate, che all’epoca aveva appena otto anni, e dalla gentilezza di Kaya e di Marybeth, dalla candida spensieratezza del capitano e di tutti gli altri.

Ripensando a tutto questo, Gary sorrise: forse non era riuscito a seguire l’esempio di suo padre, valoroso capitano di vascello del quale andava più che orgoglioso, ma era comunque riuscito nel suo intento principale, quello di difendere Kari.

 

            Quando finalmente raggiunse i suoi compagni a tavola, gli venne un colpo.

 - Vi siete già sbafati tutto?!!

 - E scusa, tu non arrivavi! – rispose Shukumaru sorridendo.

 - Lo sai che con Rufy bisogna premunirsi per tempo, no? – osservò Ryu.

 - Sì, ma potevate avere almeno un po’ di pietà, no?!

 - Fratellone… - chiamò Kari andandogli incontro. La bambina allungò le manine e gli porse del pane. – Scusa, sono riuscita a mettere da parte solo questo…

Il giovane sorrise e prendendo il cibo, le si inginocchiò di fronte e le passò una mano fra i capelli chiari. – Grazie, piccola… senza di te non so davvero cosa farei!

 - Non disperare, - lo rincuorò Marybeth facendogli l’occhiolino. – di là in cucina c’è ancora qualcosina…

 - WOW! Perché non me l’hai detto prima?! – esclamò Rufy saltando sulla tavola pronto a correre all’arrembaggio di pentole e fornelli. Ma non fece che poche falcate, che Zoro l’afferrò per una caviglia facendolo finire lungo disteso sulla lunga tavolata tra stoviglie e bottiglie vuote. – Zoro!! Sei matto?!!

 - Possibile che tu non abbia mai fondo? – chiese lo spadaccino.

 - Lasciamiii!!!  – strepitò l’altro allungando una mano verso la cucina.

 - E sta’ buono!! – lo bloccò Ryu con un pugno.

 - Gary… ti conviene sbrigarti… - cominciò Marybeth preoccupata. – Non so fino a quanto gli altri riusciranno a tenerlo fermo… Sai che quando si tratta di cibo, Rufy è incontenibile…

 - Sì, hai ragione… conviene che mi sbrighi! – sorrise il giovane.

 

            Johnny e Yosaku saltarono sulla loro barca e tolte le cime, spiegarono la vela.

 - Ci vediamo, gente! Stateci bene!

 - Anche voi! – rispose Rufy. – E badate bene di non combinare troppi guai!

 - Senti da che pulpito! – ribatté Johnny.

 - Non sei forse  tu quello che ha una taglia esagerata su quella zucca vuota che ti ritrovi! – strepitò Yosaku.

 - Addio, ragazzi! – rise lui.

 - Ci rivediamo presto! – salutarono Nami e Silk, mentre Zoro e Usop rimanevano più indietro.

E salutati i due cacciatori di taglie, i nostri fecero rotta per la Reverse Mountain.

 

Capitolo XVIII - La Calm Belt

 

            La Going Merry, sulla quale continuavano a viaggiare Nami, Zoro e Silk, ora non era più assicurata alla nave d’appoggio, la Going Merry II. Il mare infatti era agitato e l’acqua pioveva giù da grossi nuvoloni pieni di elettricità. Le vele erano state issate e le due imbarcazioni si dirigevano prudentemente verso il promontorio Futago spinte dalla grande marea del North Blue.

Kari e Kate se ne stavano chiuse in cabina in compagnia di Kaya che cercava di tranquillizzarle per tutto quel movimento. Sul ponte c’erano Mike, che controllava il timone, Rufy, che scrutava l’orizzonte, Usop e Ryu, che invece erano pronti a metter mano ai remi, e Gary che affacciato dal parapetto discorreva con Nami su quale fosse la direzione giusta da seguire. Sulla caravella, al contrario, mentre la donna, a dispetto dei tuoni assordanti, si sforzava di mantenere una discussione con l’altro cartografo, incuranti del maltempo e appoggiati contro il castello di prua, Zoro era sprofondato in letargo e Silk gli faceva compagnia nel mondo dei sogni, seduta accanto a lui e con il capo poggiato sulla sua spalla.

Gli altri membri dell’equipaggio, invece, se ne stavano al coperto in cucina a sorseggiare tranquillamente un tè.

 - Brrrrrr! Fa freschetto oggi! – piagnucolò Keep.

 - Sii uomo! – l’ammonì Shukumaru. – Né il caldo né il freddo devono condizionarti!

 - E allora tu perché te ne stai qui tranquillo all’asciutto mentre gli altri sgobbano sotto l’acqua? – osservò Marybeth con aria di sufficienza.

 - Beh… ehm… - balbettò l’altro imbarazzato.

 - Non sai che rispondere, eh?

 - Di’ un po’, Mary… - cominciò Keep. – Non ti seccherà avere un rivale?

 - “Rivale”? – fece eco lei non capendo.

 - Sì, quel Jansi!

 - Si chiama Sanji, idiota! – lo corresse Shukumaru.

 - E perché dovrei considerarlo un mio rivale? – domandò la donna.

 - Anche lui è un cuoco, no? – le fece notare Keep.

 - E con questo? Dovrei forse aver paura che mi porti via il posto? Magari tornasse per davvero ad unirsi all’equipaggio! – ribatté lei. – Ogni giorno diventa sempre più faticoso per me cucinare per tutti, e non certo perché abbiamo altri tre membri a bordo!

 - Già, - convenne Shukumaru. – Rufy è una pattumiera ambulante…

 - E poi con Sanji che mi aiuta, voglio vedere se quel pistolero da strapazzo avrà ancora da ridire…

 - Mary, perché voi due non mettete le cose in chiaro una volta per tutte?

 - Zitto, Shu! Impicciati degli affari tuoi! – sbraitò la cuoca alzandosi per mettere a bollire altra acqua sul fuoco.

 - E’ ridicolo che alla vostra età facciate ancora queste storie! Siete peggio dei bambini! – criticò ancora l’altro.

 - Chiudi il becco o ti riempio di lividi!

 - Va bene, va bene…

 - Tsk! Parli tanto, ma tu non sei da meno…

 - Ehi! Che vorresti dire?! – scattò il giovane.

Ma la discussione fu bruscamente interrotta.

 - CI SIAMO! – gridò Rufy scorgendo le Reverse Mountain in lontananza. Era eccitato esattamente come la prima volta.

Tutti si precipitarono sul ponte, comprese Kaya, Kate e Kari, incuriositi da quella famosa “montagna misteriosa”.

 - Rufy! – chiamò Nami. – Non possiamo entrare con le navi appaiate o finiremo con lo schiantarci da qualche parte! Fate strada e noi vi seguiremo!

 - Va bene! – convenne l’altro.

Nami si voltò pronta per dire al marito di mettersi al timone e a Silk di stare ben assicurata da qualche parte, ma quando li vide ancora addormentati, rimase decisamente shockata (e dire che li conosce come le sue tasche).

 - SVEEEEEEGLIAAAAAAAAA!!!!!! – urlò inviperita destandoli con “calcetto” amorevole e scaraventandoli dall’altra parte del ponte.

 - Uh? – mugugnò Silk stropicciandosi gli occhi.

 - Che c’è? – chiese Zoro ancora intontito. – Siamo arrivati?

 - Toh! Piove! – si meravigliò la ragazza con una chiara espressione da ebete sul volto.

 - DATEVI UNA MOSSA O CI SCHIANTEREMO CONTRO LA MONTAGNA!!!

I due scattarono in piedi e si diedero finalmente da fare.

Pochi secondi dopo, una dopo l’altra, le navi vennero trascinate dalla grande marea e presto si ritrovarono sospese in aria come avessero spiccato il volo. Tra lo stupore, la paura e l’eccitazione, erano tutti lì a bocca aperta, il vento sul viso, negli occhi, fra i capelli. Non c’era nulla che potesse descrivere quella straordinaria sensazione di libertà. Sembrava quasi che fossero diventati un tutt’uno con il cielo. Quella era la prima volta che tornavano lì tutti insieme. Nelle menti di Rufy, di Nami, di Zoro e di Usop, si affacciarono i ricordi di quel lontano giorno di vent’anni prima, quando per sfuggire alla Marina di Rogue Town si erano precipitati verso la Reverse Mountain che li avrebbe introdotti alla tanto sospirata meta della Grand Line, quando la nave virò da sola e si ritrovarono a navigare nella Calm Belt, tra le urla di Nami, le sue liti con Zoro, gli scapaccioni che per Rufy non mancavano mai, la paura di Usop. E poi di corsa al timone, che si ruppe tra le mani di Usop e Sanji, per rientrare al più presto nella tempesta. Erano di nuovo insieme, ma c’era ancora qualcuno che mancava all’appello. “Un giorno sicuramente ci rivedremo!” Quel giorno si stava avvicinando sempre più e la speranza di essere di nuovo un equipaggio, colmò il loro cuore di gioiosa nostalgia. Sul loro volto comparve un sorriso: come vent’anni prima, in un modo o nell’altro, stavano facendo rotta verso il Baratie, il ristorante sul mare dove avrebbero trovato il loro amico.

Le due navi planarono sull’acqua e quando lo slancio finì, si rituffarono nell’oceano con un urto più o meno violento. In lontananza ora, si scorgeva già l’altra “montagna” e dietro di essa il faro del promontorio Futago.

- LOOOOOVOOOOOON!!!!!! – gridò Rufy agitando le braccia come un bambino.

La balena esordì con il suo verso assordante. Kate si parò le orecchie. Kari si rifugiò nel grembo di Marybeth.

 - Non è nulla tesoro! E’ solo Lovoon! – la tranquillizzò la giovane donna chinandosi a prenderla in braccio e stringendola dolcemente a sé.

 Non era la prima volta che Rufy e il suo nuovo equipaggio si ritrovavano al promontorio, ma Kari ne rimaneva sempre scossa: quella montagna nera piena di ferite le faceva da sempre una gran paura.

 

            Le navi finalmente attraccarono e i pirati ritrovarono il vecchio Crocus. Era diventato più magro e rugoso di quanto già non fosse, e il suo broncio era sempre più cadente. Ma nonostante tutto restava dritto sulle gambe come se per lui il tempo non fosse mai passato. Rise di cuore nel rivedere Rufy e tutti gli altri.

 - Ciao, fiorellone gigante! – esordì il capitano beccandosi un cazzotto -con rincorsa a cento all’ora!- da Nami.

 - PORTA RISPETTO!!! – urlò lei.

 - Rufy, qual buon vento, ragazzo mio?

 - Siamo passati per rientrare nell’East Blue! Andiamo a riprenderci Sanji!

 - Ah… il biondino che ce l’aveva a morte con me? Sì, me lo ricordo…

 - Sanji non era l’unico ad avercela con te… - borbottò Zoro beccandosi una gomitata in pieno stomaco. – Auch! Nami, sei matta?!

 - Piuttosto, voi due… - cominciò il vecchio rivolto allo spadaccino e alla cartografa. – …l’avete poi trovato il vostro diavoletto?

 - Oh, sì! – esclamò la donna. – Quella mocciosetta combinaguai si era intrufolata nell’equipaggio di Rufy…

 - “Mocciosetta combinaguai”?! – sbraitò Silk digrignando i denti e scavalcando con una gamba il parapetto della caravella sulla quale era rimasta, quasi volesse lanciarsi ad attaccare briga come al solito.

 - E’ quello che sei… - ribatté suo padre riservandole uno sguardo seccato.

 - Allora, Crocus? Da che parte è l’est? – chiese Rufy impaziente.

 - Calma, calma… Come pretendi di sapere dov’è l’est da qui?

 - Ma scusa, allora come facciamo?!

 - Esattamente come hai fatto a cacciarti nel North Blue! – ribatté Nami in vece del guardiano.

 - E che ne so io?! E’ stato Gary a guidarci l’ultima volta…

 - Meno male che hai trovato un navigatore in gamba… non oso immaginare dove saresti a quest’ora…

 - Di là c’è la Grand Line. – indicò Crocus. – Come potete vedere ci sono due entrate: una ad ovest della Red Line, l’altra ad est. Se volete prendere la via dell’East Blue allora dovete seguire l’entrata ad est… che è quella laggiù…

 - Perfetto! – esclamò Rufy soddisfatto.

 - Il logpose?

 - Non preoccuparti, Crocus! Ho ancora quello che mi hai dato tu! – rispose Nami. – E’ un po’ vecchiotto, ma è una vera meraviglia!

 - Già, e poi anche Gary ne ha uno. – rassicurò Usop raggiungendoli.

 - Non vi preoccupa la Calm Belt?

 - Preoccuparci per degli innocui animaletti acquatici? – ironizzò Zoro.

 - Neanche un po’! – rise Rufy - E poi ormai ci siamo abituati, vero Usop?

 - Eh? Ah, ma certo! – esclamò l’altro non molto convinto e con un evidentissimo tremolio alle gambe. – E poi con me non dovete aver paura di niente! Sono il fiero Usop, io!!

 - Sì, sì… - lo assecondò Nami agitando una mano in aria per farlo tacere.

 - Beh… allora buona fortuna, ragazzi miei! Vi aspetterò ancora! – li salutò il vecchio guardandoli salire sulle due imbarcazioni.

 - Ciao, Crocus! Ci rivediamo presto! – salutò Nami.

 - CIAAAOOOOOO!!!!! LOOOOOOVOOOON!!!!!!!! – urlò Rufy saltando sulla polena.

 - A quanto vedo gli anni non passano mai per il vostro capitano… - osservò Crocus con un sorriso benevolo.

 - Oh, e non solo per lui! – convenne Nami ridendo divertita davanti ai salti che Rufy e Usop facevano sulla prua del galeone.

 

            La navigazione riprese, anche se lentamente. Saliti sulla Going Merry, Rufy, Usop e Gary, osservavano la grande cartina che Nami aveva srotolato davanti a loro sul ponte a poppa.

 - WOW! – esclamò il più giovane sgranando gli occhi. In vent’anni della sua vita, quella era la prima volta che Gary poteva ammirare una mappa della Grand Line come quella. – L’hai fatta tu, Nami?

 - Sì! Sono stata brava, vero?

 - Eccome! Così sarà tutto molto più semplice!

 - Non credo proprio…

 - Perché?

 - Perché nella Grand Line ci sono diversi campi magnetici che si possono seguire, lo sai anche tu, no? – rispose la donna. – Ebbene, la cartina segna solo alcuni di questi percorsi… non è ancora completa purtroppo… E oltretutto ti ricordo che noi non stiamo facendo rotta verso una delle isole, ma verso la Calm Belt, la Fascia di Bonaccia a nord di qui.

 - Ma se la bussola non funziona come facciamo a sapere dov’è il nord? – chiese Rufy perplesso.

 - Con il logpose, mi sembra ovvio! – ribatté Usop.

 - Sì, ma come? Io non ci ho mai capito niente…

 - Non è una novità…

 - Cosa hai detto?!

 - Che è normale che tu non capisca!

 - Sono il tuo capitano! Portami rispetto!

 - Solo quando tu metterai la testa sulla spalle!

 - Maledetto!!

E mentre Rufy e Usop si rotolavano su e giù per il ponte, gli altri due continuavano a discutere sulla rotta da seguire.

Non passò che una manciata di minuti e d’un tratto le due imbarcazioni furono violentemente scosse da un urto tremendo.

Nami urlò: - Zoro! Rufy! Datevi da fare! Dobbiamo uscire da qui al più presto!

Rufy saltò sul galeone con un Gom Gom Rocket e dalla cima della polena cominciò a menare i suoi arti tentacolari contro le mostruose creature giganti che erano appena emerse dalla superficie. Ad aiutarlo accorsero Ryu, armato di tutto punto, Shukumaru, che si scagliò con violentissimi calci e pugni contro le bestie, e Usop ai cannoni. Sulla caravella frattanto, Zoro si era annodato la bandana attorno al capo, aveva impugnato la Kitetsu, e balzando anche lui verso prua era scattato verso un enorme colosso dall’aspetto più buffo che minaccioso. Quasi senza esser vista, anche Silk si gettò nella mischia con la nuova spada alla mano e ben presto si affiancò al padre.

 - Sta’ attenta!! – gridò Nami crollando a terra per l’ennesimo urto.

Non era certo cosa facile ammansire i mostri marini della Calm Belt, tant'è che ci vollero molto più tempo e molte più energie del previsto. Ryu era accovacciato a terra abbracciato al fucile che solitamente portava a tracolla, Usop chino sui cannoni, Rufy e Shukumaru stesi sul ponte, Zoro, che aveva dovuto per forza di causa maggiore sguainare anche la Wado Ichimonji e la Yuna Shiri, seduto a prua con l’elsa delle spade ancora in mano e tra i denti, Silk stravaccata poco più in là: erano sfiniti e con il fiatone, ma ne erano usciti completamente indenni.

 

            La Fascia di Bonaccia a nord della Grand Line era ormai alle loro spalle, innanzi a loro ora si stendeva solo il tanto amato East Blue che aveva visto nascere l’equipaggio del nuovo Re dei Pirati.

 

 

Capitolo XIX – Di nuovo insieme!

 

            Dalla Going Merry II fu calata una scialuppa a bordo della quale salirono Rufy, Zoro, Nami e Usop, tutti con il sorriso sulle labbra: il Baratie c’era ancora. Però nessuno lì li aveva notati. Probabilmente, pensarono, a causa di un veliero che portava bandiera nera e che era arrivato lì prima di loro. Cuochi e pirati se le stavano suonando, lo si sentiva dall’esterno del ristorante. I quattro scesero dalla barca e preso un bel respiro, spalancarono le porte del locale. Sulle loro facce però, il sorriso scomparve di colpo per lasciare posto ad un’espressione alquanto allarmata. Zoro si abbassò prontamente per schivare un grosso tavolo, lanciato per aria da chissà chi, che però prese in pieno il povero Usop, mentre Rufy fece appena in tempo a proteggere Nami da un’infuriata scarica di fucili.

 - Ma che cav… ?!!! – ma non ebbero quasi tempo di spiccicare parola che furono costretti a gettarsi in terra per un colpo d’arma da fuoco che provocò un’enorme esplosione.

 - MA SONO DIVENTATI MATTI?!!!!!! – urlò Usop terrorizzato.

 - Usciamo da qui!! – gridò Zoro prendendo Nami per un braccio e portandola fuori di corsa, mentre Rufy afferrava il suo vice per una caviglia e se la svignava dietro di lui.

Fecero appena in tempo ad allontanarsi dall’entrata che presto le porte del ristorante traboccarono di pirati che fuggivano esagitati e che si precipitavano a rotta di collo verso la loro imbarcazione. Dietro di loro spuntarono decine e decine di cuochi, tutti armati di forchettoni e coltellacci.

 - FUORI DI QUI!!! – urlavano minacciosi.

Rufy e i suoi amici guardavano la scena inebetiti, mentre gli altri membri della ciurma, attirati da tutto quel baccano e dall’esplosione, si erano affacciati dalle navi per curiosare.

 - Ma che è successo?! – domandò Shukumaru con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

 - Nulla… solo una rissa… - osservò Ryu come se niente fosse.

 - Chiamala rissa…

 - Al Baratie succede sempre. – affermò Silk che, per nulla scossa, stava a prua della caravella con le braccia attorno al collo della polena.

 - E tu che ne sai? – chiese Keep. – Ci sei già stata?

 - No, mai. Ma i miei me lo hanno raccontato tempo fa…

Quando tutti i cuochi furono rientrati, i quattro veterani dell’equipaggio si fecero coraggio e tornarono a sbirciare all’interno del locale: ora tutto pareva calmo. Non c’erano più clienti perché probabilmente erano scappati via con l’arrivo dei pirati, e il personale stava rimettendo in sesto la grande sala da pranzo. Dalla cima delle scale spuntò un uomo alto e longilineo, capelli biondi e una sigaretta in bocca.

Solo Nami se ne avvide e al settimo cielo urlò: - SANJI!

L’uomo si girò di scatto verso di lei. Rimase perplesso per un secondo. Mise meglio a fuoco i volti dei quattro e sul suo viso spiccò il più luminoso dei sorrisi di cui era capace.

 - Hai mantenuto la promessa, eh, Re dei Pirati?

 - Ne dubitavi? – rispose Rufy facendo alcuni passi in avanti.

I cuochi si voltarono verso di loro. Alcuni, i più anziani, sorrisero, altri rimasero quasi indifferenti.

            Seduti attorno ad un tavolo, al colmo della gioia per essere di nuovo tutti insieme, i cinque si lasciarono andare ai soliti scherzi come se gli anni non fossero mai trascorsi: forse ora erano molto più adulti, ma in loro restava ancora la stessa identica freschezza di vent’anni prima.

 - Come ti vanno le cose, Sanji? – chiese Nami entusiasta.

 - Beh, come al solito… - rispose lui cacciandosi la sigaretta di bocca.

 - E Zef? – domandò Rufy.

 - Zef… è morto due anni fa… - la voce di Sanji era serena. In fondo era rimasto con lui fino alla fine. – Ora sono io il boss di questa bettola! – rise. – Piuttosto, voi siete cambiati parecchio! Rufy, sembri quasi un uomo adesso, sai? – osservò dandogli una pacca sulla spalla.

 - Come sarebbe “quasi”?!! – sbraitò l’altro indispettito.

 - Lo sai, Usop? Ti ho riconosciuto dal nasone! Ah! Ah! E’ cresciuto ancora o sbaglio?

 - E’ sempre lo stesso!! Non cominciare anche tu con questa storia!!! – urlò il vicecapitano.

Sanji rise divertito e presto rivolse uno sguardo alla sua adorata Nami. Sospirò. – Ah! Nami, luce dei miei occhi! Mi sei mancata infinitamente, stramiliardi di volte più di tutti e tre questi scemi messi assieme!

 - Anche tu mi sei mancato, Sanji!

 - Davvero?! – esclamò lui tutto contento.

 - Ma certo! – sorrise lei dolcemente.

Fu quasi un invito a nozze perché Sanji si alzò di scatto e le si avvicinò prendendole le mani.

 - Questi anni non ti hanno cambiata per nulla! Sei bella esattamente come ricordavo! Infischiamocene di tutto il tempo perso e… - ma si zittì di colpo nel ritrovarsi la lama di una spada puntata alla gola.

Sanji non disse nulla. Rivolse solo una bieca occhiata allo spadaccino che se ne rimaneva seduto, apparentemente tranquillo.

 - Allora? – chiese il biondino minaccioso.

Zoro non rispose, ma gli fece cenno di lasciare le mani di Nami. L’altro obbedì e si sedette sul tavolo di tre quarti, con una gamba a terra e l’altra penzoloni. Si riportò la sigaretta alle labbra e aspirò.

 - Allora, Zoro? – chiese ancora.

 - Ohi-ohi… - mormorò Usop rivolto a Rufy. – Ci siamo appena ritrovati e già vogliono cominciare una scazzottata?

Ma il capitano era già scomparso: destinazione cucine!

Nami sbuffò e seccata rimase a guardare la scena.

 - Gira al largo… - disse solamente Zoro con voce greve.

 - Perché?

 - Fa’ come ti dico e camperai cent’anni…

 - Vado a tirare Rufy per le orecchie… - sbuffò ancora Nami alzandosi da tavola e avviandosi verso le cucine.

I due si guardavano cagnescamente negli occhi.

 - E piantatela voi due!! – gridò la donna sparendo in cima alle scale a chiocciola.

 - E così… a quanto pare, alla fine avevo ragione io… - cominciò il cuoco con tutta calma.

L’altro lo ignorò completamente e rinfoderò la spada.

 - Cos’è successo in tutti questi anni? – chiese Sanji.

 - Non sono cose che ti riguardano. – ribatté Zoro vuotando il boccale che aveva davanti.

 - MI RIGUARDANO ECCOME!!! – scattò Sanji digrignando i denti e alzandosi infuriato.

 - Ehm… r-ragazzi… state calmi… - balbettò Usop cercando di calmare le acque.

 - DI’ UN PO’, COS’HAI FATTO A NAMI?!!

 - Niente che lei non volesse, te l’assicuro… - sghignazzò Zoro restandosene comodamente seduto braccia conserte.

 - COOOOOOSAAAAA?!!!!!!!!!

 - C-calmati, Sanji… il fatto è che…

 - TACI TU!! – con un calcio all’indietro il cuoco fece volare via il povero nasone. Poi tornò a minacciare Zoro. – MALEDETTO BASTARDO!!! COS’E’ SUCCESSO QUANDO VE NE SIETE ANDATI DA QUI L’ULTIMA VOLTA?!!!

 - Niente di che, sta’ tranquillo. – rispose l’altro.

 - E allora perché hai detto che…?!!

 - Io non ho detto proprio nulla. – lo interruppe lo spadaccino alzandosi in piedi e facendo per avviarsi verso l’uscita. Poi però si voltò verso di lui e con un sorriso alquanto enigmatico aggiunse: - Però dovresti dare un’occhiata là fuori…

 - Uh?! Perché, che c’è là fuori? – chiese Sanji seccato, ma già visibilmente più calmo. Si avvicinò alla porta e si affacciò a sbirciare le due navi che avevano attraccato al Baratie. – La Going Merry? E l’altra?

 - E’ la nuova nave di Rufy… - rispose Usop tornato tra i vivi.

 - Davvero? E quelli chi sono? – domandò ancora il biondino indicandone i passeggeri.

 - Sono i nuovi membri del nostro equipaggio! – esclamò l’altro orgoglioso.

 - Ah… Però! Ce ne sono di belle donne, eh? – notò subito il cuoco tutto contento.

 - La bionda è Kaya, mia moglie!!! – si affrettò a puntualizzare Usop. – Toccala e ti torco il collo!!!

 - Cosa?!! E tu, con quel nasone, ti sei beccato un angelo come quello?!! – osservò Sanji disgustato. – Non c’è più religione a questo mondo… Beh, poco male! Di angelo ce n’è un altro! Chi è quella dolcezza dai capelli rossi?

 - E’ Marybeth, la cuoca di bordo…

 - WOW!! E’ bellissima!!!

 - Ehi, stupido cuoco! – Zoro richiamò la sua attenzione.

 - Che vuoi ancora, tu?!

 - Guarda un po’ laggiù… sulla caravella…

 - Uh? – Sanji gettò un occhio all’imbarcazione e incrociò lo sguardo di una ragazza. – Accidenti! – esclamò basito. – Carina… peccato solo sia così giovane… Somiglia moltissimo a Nam… AAAAAAAAAHHHHH!!!!! – urlò.

Zoro sghignazzò e passandogli accanto gli batté una mano sulla spalla. – Fattene una ragione, amico…

 - N-n-n-n-non è possibileeee!!!!!!!

 - Sì, che lo è… - rispose Usop. – Anch’io sono rimasto sorpreso quando l’ho saputo…

 - BASTARDO!!!!! – gridò ancora Sanji. – QUESTO E’ PERCHE’ NON ERA SUCCESSO NIENTE, EH?!!!!

 - Infatti quando ci siamo salutati non è successo nulla… - spiegò Zoro tranquillo. – Silk è venuta al mondo quasi due anni dopo…

 - SCOMMETTO CHE L’HAI COSTRETTA CON LA FORZA, VERO?!!!

 - CHE COSA?!

Nami spuntò finalmente dalle scale trascinandosi dietro Rufy per la collottola, che ancora mangiucchiava una grossa coscia di manzo e stringeva al petto un’infinità di leccornie, mentre dall’alto delle cucine continuavano a provenire le imprecazioni dei cuochi. La donna attraversò la sala e quando fu abbastanza vicina alla porta, sentì le urla di Zoro e di Sanji che erano già passati alle mani.

 - VOLETE PIANTARLA?!!! – urlò accoppandoli con un gancio ciascuno. – Ma è mai possibile, dico io?! Siete grandi e grossi e vi comportate come due bambini?!

 - Wow!!! Mamma, come sei fortunata!! – esclamò Silk eccitata. – Hai due uomini che si battono per te!! Non sei contenta?!

 - NEANCHE PER SOGNO!!!

Ma la ragazza si era già voltata verso il galeone. - Gary! Shu! Dai! Prendetevi anche voi a cazzotti per me!

 - NEMMENO SE PAGASSI ORO!!! – gridò Shukumaru come un indemoniato.

 - Oooooooh! Ma perché no, scusa?! – domandò lei delusa.

 - Non ti preoccupare, mia adorata! Ci sono io per te! – Keep, salito a prua, balzò verso la caravella che però non riuscì mai a raggiungere per via del calcio che Silk gli affibbiò in piena faccia, spedendolo dritto in mare.

 - NESSUNO TI HA CHIESTO NIENTE!!!

 

            Quando finalmente le acque parvero essersi calmate, Rufy e Usop spiegarono la situazione: Sanji DOVEVA tornare con loro. L’uomo, seduto scompostamente su una sedia inclinata sulle gambe posteriori, con i piedi sul tavolo, una mano in tasca ed una alla sigaretta, ci rifletté un attimo su.

 - Per venire con voi dovrei lasciare il locale… - disse poi.

 - E allora? – domandò Rufy. – L’hai già fatto in passato, no?

Sanji sospirò e buttando fuori il fumo, precisò: - L’altra volta però il ristorante era rimasto a Zef… Ora che lui non c’è più le cose sono ben diverse…

 - Dillo chiaramente che hai paura. – lo provocò Zoro.

 - ZITTO, STRONZO!! CON TE NON CI PARLO!!!

 - Sanji… - iniziò Nami facendolo calmare all’istante. – Tutti noi aspettavamo da moltissimo tempo questo giorno, quando ci saremmo ritrovati tutti insieme… Dopo diciassette anni di attesa siamo tornati ad essere un equipaggio… eravamo già sulla Grand Line, ma siamo tornati indietro perché mancavi tu!

 - Nami ha ragione! – convenne Rufy. – Senza di te non è la stessa cosa! Guarda Usop, per esempio: Kaya ha deciso di non ostacolare i suoi sogni e l’ha seguito nelle nostre imprese! E ora lo stanno facendo anche Zoro e Nami! O forse per te la nostra amicizia non conta più nulla?

Sanji sorrise. – Non l’ho mai detto questo, stupido… Solo che… - sospirò e si alzò in piedi dando uno sguardo panoramico al ristorante. – Vent’anni fa fu davvero penoso lasciare questo posto… e forse ora è ancora più difficile farlo… - nella sua voce, come nei suoi occhi, si poteva scorgere nitidamente la forte nostalgia che provava. – Però… - continuò abbassando lo sguardo. - …è pur vero che aspettavo con impazienza questo giorno! – sghignazzò.

 - E il locale? – domandò Usop.

 - Zef non si offenderà di certo se lo lascio nelle mani di Paty e Carne per un po’…

 - Quindi accetti di tornare con noi? – chiese Rufy tutto contento.

 - Siete tornati apposta per me… come posso deludervi così crudelmente?

 

 

Capitolo XX – Sei contro sei

 

            - TA-DAN! – esclamò Sanji servendo in tavola un enorme piatto di aragosta e pesce spada. Era da appena quarantotto ore che aveva ripreso il mare con i suoi amici, e da quarantotto ore si era piazzato sulla vecchia caravella come cuoco e schiavo d’amore -o almeno così si definiva lui- della bella cartografa e di sua figlia.

 - Wow!!! – proruppe Silk trovandosi tutto quel ben di Dio sotto gli occhi. – Sanji, sei straordinario!!!

 - Vero? – convenne lui tutto contento.

 - Cavolo, quanto mi mancavano le tue prelibatezze!! – rise Nami.

 - Ragazze, suvvia! Non fatemi tutti questi complimenti o mi farete confondere!

 - Tanto più fuso di così… - borbottò fra sé Zoro che, seduto in angolo con la sua immancabile bottiglia d’alcol in mano, scrutava la scenetta di sottocchio.

 - Guarda che ti ho sentito, sai?! – sibilò il cuoco fra i denti. – E non sperare che abbia cucinato anche per te!

 - Non ti preoccupare, tanto mi è passato l’appetito…

 - Papà, sicuro di non voler assaggiare niente? – chiese Silk preoccupata.

 - Lascialo stare, - ribatté sua madre come se nulla fosse. – non mangerà mai più nulla di quello che cucina Sanji… Beh! Io comincio!

 - Buon appetito! – rispose la ragazza buttandosi sul cibo.

 - Mangiate pure tutto quello che volete, mie care! Ci sarò sempre io a nutrirvi come si deve! Non dovrete più preoccuparvi di nulla con me!

 - Vent’anni… e lui è rimasto tale e quale… - mormorò ancora lo spadaccino vuotando l’intera bottiglia.

            Sull’altra nave, invece, la lotta serrata in tavola tra Rufy, Usop e Keep, ai quali di tanto in tanto si univano Shukumaru e soprattutto le padellate di Marybeth, continuava imperterrita: l’ultimo cosciotto di pollo! Ci fu uno scambio di sguardi minacciosi, poi partirono tutti e tre alla carica come avvoltoi. Nemmeno un secondo e carne -ed osso- finirono nel sacco dell’immondizia vivente -Rufy- tra le urla disperate degli altri contendenti che ancora cercavano di farglielo rigurgitare.

Ma si sa, Dio è grande, e come un angelo sceso dal cielo, spuntò Sanji che dalla caravella gridò ingenuamente: - Ehi! Qui è avanzato qualcosa! Qualcuno ha ancora fame?!

Domanda retorica e assai pericolosa, perché di colpo si ritrovò in terra con il braccio con il quale reggeva il piatto nella bocca di Rufy.

 - AAAAHHH!!!! MALEDETTA FOGNA!!!! LASCIAAAAAMIIII!!!!!!!

Gli altri tre passeggeri della Going Merry si affacciarono dalla cucina attirati dalle urla e mentre Silk si sganasciava dalle risate, Zoro sbadigliò tornandosene nel suo angolino pronto per schiacciare un pisolino, e Nami sospirò demoralizzata.

 - SE SAPEVO CHE SAREBBE FINITA COSI’, COL CAVOLO CHE ACCETTAVO DI TORNARE CON TE!!!! – gridava ancora il cuoco che con un piede cercava di allontanare Rufy dal suo braccio stretto in una morsa d’acciaio.

 - Ehi, tutto bene? – domandò preoccupata Marybeth dal galeone.

Sanji tornò di colpo a sorridere e ad emettere nuvolette di fumo a forma di cuoricini dalla sigaretta che aveva in bocca.

 - Certo, non preoccuparti, amor mio!

Ma uno sparo gli passò a due millimetri dalla testa sfiorandogli i capelli e atterrendolo non poco.

Tutti si voltarono verso Ryu. – Chiedo scusa… mi è partito accidentalmente un colpo… - rispose lui lanciando una bieca occhiata al biondino e prendendo a lucidare la canna del fucile che ancora fumava.

 - VOLEVI FARMI LA PELLE?!!! – urlò Sanji, mentre finalmente Rufy gli si staccava di dosso.

D’un tratto si sentì un rombo vicino e le due imbarcazioni ondeggiarono paurosamente.

 - ISSATE LE ANCORE! – ordinarono Rufy e Usop all’unisono.

 - Ma che succede?! – chiese Mike.

 - Guardate laggiù! – gridò Kaya indicando verso prora.

 - LA MARINA!

Avanti a loro, sbucati da dietro il promontorio dell’isola al largo della quale avevano ormeggiato, si stagliavano ben sei vascelli dalla bandiera bianca e azzurra.

 - Al diavolo! ZORO! – chiamò Nami correndo a svegliarlo

 - Che si fa?! Che si fa?! Che si fa?! – continuava a ripetere Silk con le mani fra i capelli, in preda al panico.

 - SI COMBATTE! – urlò Rufy tutto eccitato.

 - Tsk! Mi mancavano le scaramucce con i soldatini della Marina… - sogghignò Sanji alzandosi finalmente in piedi.

 - MA COME FATE A STARVENE COSI’ TRANQUILLI?!

 - Rilassati, Silk… ce ne occupiamo noi… - la tranquillizzò suo padre raggiungendoli e annodandosi il fazzoletto nero attorno alla testa. – Te lo ripeto: se vuoi diventare la migliore, devi mettere da parte tutte le tue paure.

 - …s-sì… p-però non è così semplice…

 - Se non lo farai, rischi di diventare come Usop… - rise lui sguainando due delle sue spade.

 - ZORO!!! VUOI FINIRLA DI TIRARMI SEMPRE IN BALLO?!! – urlò il povero vicecapitano.

 - Poche storie, Silk! – concluse Zoro assumendo un’espressione determinata. – O combatti, oppure è meglio che ti fai da parte!

Silk si raccolse i capelli in una coda di cavallo e sguainò la spada sfoggiando lo stesso sorriso che suo padre aveva ora dipinto sul volto. – Ho combattuto alla Calm Belt… posso combattere anche qui, anche se i nostri avversari sono molto più noiosi dei bestioni delle Fasce di Bonaccia…

 - Brava! – si compiacque l’altro.

            La Going Merry II disponeva di due file di sei cannoni ciascuna, una per ogni lato, e subito Usop, Keep e Gary accorsero ai posti di combattimento. Mike saltò al timone. Ryu indossò i suoi occhialini scuri ed il suo cappello nero in stile western, ed impugnò il fucile che aveva a tracolla, lasciando per ultime le due pistole che aveva al cinturone a cui erano appesi anche proiettili su proiettili. Marybeth e Kaya portarono Kari e Kate al sicuro. Rufy balzò sulla sua amata polena della vecchia caravella. Ai suoi lati, come ai vecchi tempi, Zoro e Sanji. Più indietro c’era Silk che al momento si era posta a difesa della madre, la quale però aveva già impugnato il suo bastone. Nessuno di loro si sarebbe tirato indietro.

Presto piombò loro addosso una seconda scarica di cannoni e le due navi ripresero ad ondeggiare scompostamente per l’onda d’urto provocata dalle palle di ferro finite in mare poco distante.

 - FUOCO!! – gridò Usop.

I cannoni spararono mancando però il bersaglio.

 - AVVICINIAMOCI!!

Mike virò e dietro di lui anche la Going Merry grazie alla tempestività delle lunghe braccia di Rufy che scattarono velocemente verso la cucina -dov’era il timone- sfiorando Silk e Nami che si gettarono in terra appena in tempo per non essere travolte, mandandogli dietro una serie di bestemmie indicibili.

Ma anche i sei vascelli della Marina si dirigevano a vele spiegate verso sud-ovest e ben presto uno di loro si ritrovò affiancato al galeone pirata pronto per un arrembaggio. Peccato solo che l’equipaggio del Re dei Pirati non aspettasse altro: riparata la caravella dietro la nave d’appoggio, Rufy, Zoro, Sanji e Silk balzarono a bordo del galeone e insieme a Ryu e Shukumaru, accolsero i loro assalitori con il sorriso sulle labbra, pronti a menarsele di santa ragione. Con un Gom Gom Pistol ed un Gom Gom Frusta, il capitano riuscì a spazzare via quasi tutta la prima fila di Marines. Quelli che non colpì, finirono in mare malmenati da Shukumaru. La seconda fila, non tardò ad arrivare, ma quasi non fece in tempo a metter piede sulla nave nemica che fu subito sbaragliata da Zoro e Silk. Frattanto Ryu vuotava una serie dopo l’altra di cariche di fucile, giocando al tiro al bersaglio con i cannonieri della Marina. Sanji invece, salì in cima ad uno degli alberi più alti e da lì balzò direttamente a bordo del vascello dove cominciò ad abbattere un’intera cerchia di Marines. L’idea dovette piacere molto ai suoi amici, perché con un Gom Gom Rocket anche Rufy lo raggiunse, trascinandosi dietro i due spadaccini e persino Shu. Bastò un niente e l’equipaggio della prima nave fu completamente annientato.

Ma la Marina non demorse e subito fece partire un’intera scarica di cannoni, mentre tre delle navi rimaste prendevano il largo per poi riavvicinarsi a loro con l’intento di circondarli. Rufy non ci pensò due volte e con un Gom Gom Gatling a distanza si scagliò contro lo scafo del vascello più vicino, riuscendo a sfondarlo in più punti sopra il livello del mare. Dalle spaccature che si erano propagate fino alla carena però, la nave cominciò ad imbarcare acqua e lentamente prese a scivolare sul lato.

 - Allontaniamoci! – gridò Gary e Mike virò, ma dietro di loro c’era la caravella e non era possibile muoversi di lì senza centrarla in pieno. Il giovane cartografo allora, prese la rincorsa e saltò sulla Going Merry dove era rimasta solo Nami che da sola non riusciva a manovrare il timone e contemporaneamente a tener d’occhio le altre tre imbarcazioni nemiche. Finalmente la caravella si spostò seguita dal galeone, ora ben lontano dalla nave che si stava inabissando, crollando quasi addosso a loro.

I sei che invece si erano battuti in prima fila, ora erano sulla quarta nave rimasta nelle vicinanze e ben presto anche qui l’ebbero vinta. Un solo istante per riprender fiato, poi di nuovo all’attacco. Usando la prima nave che avevano messo fuori gioco e la carcassa di quella che piano continuava ad affondare, riuscirono tra salti e Gom Gom Rocket a tornare su caravella e galeone, e da lì attesero l’arrivo degli altri tre vascelli che ora venivano da tre direzioni opposte.

 - Dividiamoci!! – ordinò Zoro, e subito scattò verso la prora della Going Merry imitato da Ryu che già aveva il fucile in spalla dopo averlo caricato forse per la millesima volta.

La nave nemica si avvicinò e lo spadaccino spiccò un balzo prendendo una lunga rincorsa e usando la testa della polena come trampolino. Un Taglio dell’Orco e sbaragliò tutti i marinai che incrociò, mentre Ryu, ancora sulla caravella, gli copriva le spalle con fucile e pistole.

Come aveva già fatto all’inizio dello scontro, Sanji salì in cima ad uno dei pennoni del galeone e piombò sulla nave avversaria atterrando in verticale e, dandosi una spinta in aria con le mani ben piantate sul ponte nemico, scagliò una serie di calci impressionanti. Rufy lo aveva seguito a ruota e anche lui cominciò a darci dentro con tutti i suoi colpi più strampalati.

Salita sull’albero di trinchetto, Silk impugnò la spada con i denti -come suo padre- e con la fusciacca appena rubata dalla vita di Usop, il quale ebbe appena il tempo di accorgersene, e che adoperò a mo’ di carrucola, si diede un grosso slancio e si precipitò all’arrembaggio della terza nave per mezzo di una delle corde che tenevano le vele. Fu subito accerchiata da un’orda di Marines, i quali, però, ben presto si ritrovarono riversi al suolo o gettati in mare. Shukumaru preferì seguire l’esempio di Zoro e, spiccando un balzo dalla prua del galeone, accorse per darle man forte.

In sei… Sei pirati da soli, tra i quali una ragazzina, riuscirono a sbaragliare un’intera flotta di sei vascelli della Marina dell’East Blue.

            La navigazione riprese e la caravella fu assicurata al galeone, e trainata da quest’ultimo, mentre i membri dell’equipaggio riprendevano finalmente fiato stravaccati sul ponte.

 - Gran bel lavoro, ciurma! – si complimentò Keep tutto contento.

 - Tutto bene, ragazzi? – chiese preoccupata Kaya, che già si era trascinata dietro un’enorme cassetta del pronto soccorso.

 - Wow! – esclamò Usop. – Con Zoro e Sanji a bordo è tutta un’altra cosa!! Ah! Ah! E anche tu, Silk, te la sei cavata egregiamente!

 - Non avrei passato dieci anni della mia vita ad allenarla inutilmente, altrimenti… - commentò Zoro sorridendo al suo solito modo.

 - Adesso capisco come hai sbaragliato l’equipaggio di quell’altra nave da sola… - disse Rufy, l’unico dei sei a non avere un po’ di fiatone. - …quando mi hai fatto mettere in gattabuia…

La ragazza sorrise a centottanta gradi. – Tanti complimenti mi fanno sentire importante…

 - Ma te lo meriti, piccola… - ribatté Sanji mettendo mano alle sue sigarette.

 - Vero… - convenne Ryu. – Sei stata a dir poco straordinaria…

 - Basta, o si monterà la testa! – intervenne sarcastica Nami.

 - Sai, piccola… sei molto più in gamba di quanto credessi… - cominciò Mike.

 - Già! E dire che a vederti non si direbbe affatto… - continuò Gary.

Shukumaru rise. – Come no?! Ah, già! Dimenticavo che tu non hai mai assaggiato uno dei suoi colpi…

Stavolta Silk lasciò correre e rise con lui dandogli solo un calcetto amichevole.

 - HO FAME! – urlò Rufy, tanto per cambiare.

 - Sì, anch’io dopo due giorni di digiuno avverto un leggero languorino… - piagnucolò Zoro alzandosi a sedere.

 - Colpa tua… - commentò Sanji ridendo e facendolo ridere a sua volta.

 - Nessun problema! – si fece avanti Marybeth. – Mentre voi facevate i diavoli a quattro, ho pensato bene di farvi trovare un bel… “secondo pranzo” per quando avreste finito!

Nessuno di loro se lo fece ripetere una seconda volta e, ritrovate miracolosamente le forze, si fiondarono in cucina sotto gli occhi divertiti degli altri.

 

 

Ringrazio di tutto cuore Chiarina (mio omonima, tra l’altro! J) per il commento lasciatomi dopo l’ultimo capitolo: sei stata gentilissima!

Mando un bacio a tutti i lettori e spero vivamente che la fanfic possa continuare ad essere di vostro gradimento, anche perché è da ora in poi che comincia finalmente a prender corpo…

A presto! J

Shaina

 

Capitolo XXI – Sosta

 

            - Uhm… - Nami, pensierosa, gli occhi affissi alla mappa ancora incompiuta, cercava di ricordarsi tutte le informazioni che aveva sul Piece Main.

 - Piece Main? – chiese Sanji. – Non ti è bastato andare a caccia dello One Piece per più di tre anni?

 - Assolutamente! – ribatté Rufy indignato. – Ho voglia di trovare un vero tesoro!

 - Perché, lo One Piece cos’è?

 - Rufy ha ragione, - convenne il vicecapitano. – per quanto ne sappiamo lo One Piece potrebbe anche non esistere, visto che non lo abbiamo mai trovato…

 - Invece esiste eccome! – sbottò Rufy contraddicendosi da solo, senza che qualcuno lo ascoltasse minimamente.

 - Forse non lo abbiamo mai trovato perché non abbiamo mai seguito il campo magnetico giusto, lì nella Grand Line… - rifletté il cuoco.

 - Impossibile. – lo contraddisse Nami. – Crocus ci disse che tutti e sette i percorsi della Grand Line alla fine si congiungono in un unico punto, Raftel Island, dove si pensa che Gold Roger abbia sepolto il tesoro.

 - Sì, però su Raftel Island non abbiamo trovato un bel niente… Può essere che non sia l’unico posto in cui si incrociano i campi magnetici… - ipotizzò Sanji.

 - E’ l’unico. – ribatté ancora la cartografa.

 - Come fai a dirlo? – domandò Usop.

 - Sono stata altre volte nella Grand Line, altrimenti come avrei potuto farne un disegno così dettagliato anche se incompleto?

 - Sei stata nella Grand Line da sola?!! – sbigottì il nasone.

 - Certo che no! Non sono così matta! C’era Zoro con me…

 - Ovvio! Con lo spadaccino più forte del mondo era più che al sicuro, no? – commentò Rufy ridendosela.

 - Insomma, Nami… - cominciò Sanji. – Stai dicendo che secondo te lo One Piece non è che una chimera?

 - Non sto affatto dicendo questo… - rispose lei dando uno scapaccione a Rufy che a quella domanda aveva inveito contro l’amico e aveva urlato un “NON DIRE MAI PIU’ CHE GOLD ROGER ERA UN IMPOSTORE!!! LUI ERA IL RE DEI PIRATI!!!”. – Solo… ho motivo di credere che questo famoso tesoro che lo ha portato agli allori in realtà non si trovi a Raftel Island…

 - E dove allora?

 - Può essere in un punto qualsiasi della Grand Line, o magari chissà? Potrebbe anche trovarsi altrove…

 - In parole povere… è un’impresa impossibile…

 - Non dire così, stupido!! – lo additò Rufy. – Non eri tu quello che diceva che non c’era nulla di impossibile?!!

 - Beh, sì… ma che si fa, allora?

 - Tranquillo, Sanji… - rispose Usop mettendogli una mano sulla spalla. – Abbiamo dalla nostra tre eccellenti cartografi, l’hai dimenticato?

 - Esatto! – convenne il capitano. – Con Nami, Gary e Silk possiamo dormire sogni tranquilli!

 - Già, è vero! – esclamò Sanji gettandosi a prendere le mani di Nami (scusate il gioco di parole…) che già lo guardava con sguardo omicida. – Io e te insieme non abbiamo nulla da temere, mia amata stellina! Solcheremo tutti i mari alla ricerca dei tesori più inestimabili e del nostro ancor più prezioso amore… AH!! – urlò nel ritrovarsi la Kitestu a pochi centimetri dal naso, tra il suo viso e quello di Nami, conficcata nelle assi di legno del parapetto a cui erano addossati.

 - ZORO!! VUOI FARMI VENIRE UN INFARTO?!! – urlò la donna indemoniata.

 - Naaaaaa! Papà! Se non utilizzi tutte e tre le spade non c’è più gusto! – protestò Silk che poco più in là si stava allenando col genitore.

 - Piuttosto… - ricominciò la cartografa riprendendo il discorso come se nulla fosse mentre Zoro, con un piede puntato contro il parapetto per far leva, estraeva la spada con uno strattone lanciando un’occhiataccia al biondino che ricambiò lo sguardo bieco. - …anche se riuscissimo a trovare il punto preciso in cui è affondata la nave che conteneva il Piece Main, poi come faremo a tirare su il tesoro?

 - A questo ci penserò dopo… Prima voglio sapere dov’è il Piece Main e magari riprendere contemporaneamente la ricerca dello One Piece…- rispose Rufy.

 - Tu parli, parli, ma non hai mai le idee chiare! – sbraitò Nami.

 - Di che ti lamenti, scusa? In tutto questo tempo in un modo o nell’altro ti ho sempre tirato fuori dai guai, no?

 - Certo, ma solo dopo che mi ci hai cacciato nei guai… - sibilò lei.

 - Cosa facciamo, ora? – chiese Usop.

 - Facciamo rotta verso la montagna misteriosa e chiediamo a Crocus se sa qualcosa sul Piece Main o qualcosa di nuovo sullo One Piece! – propose il capitano.

 - Non possiamo girare in lungo e in largo per il mondo senza una meta precisa… - affermò Sanji.

 - Sì, ma più che trovare il punto in cui si è inabissato il Piece Main, io mi preoccupo di come riusciremo a tirarlo su dal fondo marino… - sospirò Nami.

 - Effettivamente questa è la cosa più complicata… - convenne Zoro raggiunto anche da Silk.

 - Ci sono! – esclamò Rufy convito. – Ripercorriamo da cima a fondo la Grand Line e troviamo il Frutto di Splash Splash!!

Gli altri lo guardarono inebetiti.

 - E che è il “Frutto di Splash Splash”? – osò Sanji molto perplesso.

 - Il Frutto del Diavolo che consente di governare il mare o di trasformare il corpo di chi lo mangia in acqua, no? – rispose tranquillo il capitano.

Ci vollero Zoro, Sanji e Usop per contenere la foga di Nami, più che mai intenzionata a massacrarlo di botte.

 - E-ehm… Rufy… forse dimentichi che chi ingerisce un Frutto del Diavolo, dopo non può più nuotare… - gli fece timidamente notare Silk cercando di ricordarsi gli insegnamenti paterni sull’autocontrollo.

 - E quindi?

 - E quindi… mi pare ovvio che, se anche esistesse un Frutto con quel nome, sarebbe cosa impossibile per chi lo mangia raggiungere la nave del tesoro sott’acqua…

 - Aaaaaah! – si convinse finalmente l’altro che però non si perse affatto d’animo. – Beh, qualcosa inventeremo!

 - Che idiota di capitano… - sospirarono tutti all’unisono.

 - Papà! – chiamò Kate dal galeone.

 - Sì, che c’è?

 - La mamma ti cerca!

 - Arrivo subito! – esclamò Usop balzando da una nave all’altra.

Sanji lo osservò in silenzio per un attimo, poi commentò: - Più passa il tempo e meno ci credo…

 - A cosa? – chiese Rufy.

 - Che quel nasone abbia sposato una fata e che per di più abbia avuto un angelo come figlia… - rispose l’altro con aria disgustata per quell’enorme ingiustizia, come la definiva lui.

 - E a te che importa, scusa?

 - E’ un solenne paradosso! – protestò il cuoco.

 - Un che? – domandò il capitano.

 - Ma scusa, Sanji… - cominciò Silk ingenuamente. – Perché non hai messo su famiglia anche tu?

 - Domanda sbagliata… - sussurrò Nami arrotolando la cartina.

 - Perché?!! Te lo spiego subito il perché!! – sbraitò Sanji inviperito. – Perché la donna della mia vita se l’è rubata un essere viscido ed ignobile!!!

 - Te l’avevo detto che senza di te avrei avuto campo libero, no? – sghignazzò Zoro lasciandosi cadere accanto a Nami che stancamente lo colpì in testa con la mappa arrotolata poco prima di alzarsi e sparire sotto coperta.

 - Ah! – esclamò Silk sorpresa. – Volevi sposare la mamma?! E’ per questo che sei rimasto scapolo?!

 - Non dire quella parola!! – urlò il cuoco.

 - La verità è che il suo passatempo preferito è correre dietro tutte e nessuna… - chiarì lo spadaccino stravaccandosi sul ponte con le braccia dietro la nuca a mo’ di cuscino.

 - Questo non è affatto vero!! – negò il biondino tra i denti, colpito nel segno.

 - Tsk! E allora di che ti lamenti, scusa? – ribatté la ragazza guardandolo con fare sospetto.

 - Non mi sto affatto lamentando, piccola vipera impudente!

 - Occielo! E’ la prima volta che alzi la voce con una donna… - rise Zoro.

 - NON E’ UNA DONNA, E’ TUA FIGLIA!!! – ringhiò Sanji provocando nuova ilarità nel compagno.

 - Ehi! – chiamò Keep dalla cima del galeone. – C’è un’isola laggiù!!

 - Quella che vedi è Rogue Town! – disse Silk mentre Rufy, che annoiato dai discorsi degli altri si era stabilito già da un pezzo sulla polena, prendeva anche lui a scrutare l’orizzonte. – E’ la zona abitata più vicina alla Grand Line!

 - E chi se la scorda… - commentò Zoro ricordandosi di Smoker, Tashigi e Dragon.

 - Già, è lì che ho visto Albida per la prima volta… - sospirò felice Sanji, sprizzando cuoricini dal fumo della sigaretta.

 - Ci andiamo? – chiese retoricamente Nami tornando da loro.

 - Tornare lì, e perché? – domandò Zoro.

 - E’ una tappa obbligatoria… Rogue Town è la città dell’inizio e della fine… vero, Re dei Pirati?

Rufy non rispose subito, ma dal modo in cui fremeva si capiva che non stava più nella pelle di tornarci dopo tanti anni, non più come futuro Re dei Pirati, bensì come erede di Gold Roger. Forse Monkey D. Rufy non era riuscito nell’intento di trovare lo One Piece, ma il suo nome echeggiava ugualmente in tutto il globo, esattamente come quello di Roronoa Zoro, lo spadaccino più forte del mondo, ora di nuovo con lui quale braccio destro e migliore amico.

 - SI VA A ROGUE TOWN!! MIIIIKEEEE!! – vociò il capitano balzando da una polena all’altra.

 - Sì, sì… ho sentito! Agli ordini capitano! – rise bonariamente l’uomo.

 

            Finalmente l’intero equipaggio mise piede sulla terraferma dopo giorni e giorni di navigazione. Rufy svanì subito per le vie della città sotto gli occhi dei compagni.

 - Poteva almeno aspettarci… - borbottò Ryu.

 - NON SE NE PARLA NEMMENO!! – strepitò Zoro attirando l’attenzione di tutto il gruppo.

 - Ma perché no, scusa?! – chiese Nami indispettita.

 - Daaaaai, papà! – cominciò Silk battendo i piedi per terra come una bambina.

 - Non pretenderai mica che portiamo tutto quel peso da sole?! – continuò l’altra.

 - HO DETTO DI NO ED E’ NO!!

 - Ehm… - si intrufolò Usop nella mischia. – Qual è il problema?

 - Quel cattivone di papà non vuole accompagnarci a fare shopping!

 - Ah… beh… come darti torto… - convenne il vicecapitano dando una pacca sulla spalla dell’amico.

 - Appunto… che ci vadano da sole! – sbraitò ancora lo spadaccino. – L’ultima volta che mi hanno costretto ad andar con loro, mi hanno fatto girare per ben quattro ore senza comprare nulla!!

 - Wow! – esclamò Marybeth. – Andate a far compere? Posso venire?

 - Ma sicuro! – rispose Nami. – Più siamo e più ci si diverte!

 - Vengo anch’io! Vengo anch’io!! – saltellò Kari aggrappandosi alla vita di Silk e trascinando per mano anche Kate.

 - Dai, mamma! – chiamò quest’ultima. – Vieni anche tu!

 - Beh… perché no? – sorrise Kaya.

 - Aspettate! – proruppe Sanji risvegliato da tutto quello schiamazzo femminile. – Vi accompagno io!

 - Non disturbarti… - lo bloccò qualcuno nel preciso istante in cui il bel cuoco si ritrovò la canna di una pistola alla tempia ed una lama ben affilata alla gola.

 - M-ma avranno pur bisogno di qualcuno che le aiuti a portare tutti i pacchi… - sudò freddo il biondino.

 - Invece di perder tempo, muovi quel sedere e va’ a far provviste! – ordinò Usop.

 - Da solo?!

 - Vuoi che venga con te? – lo provocò l’altro.

 - No, grazie! Con quell’orrido nasone allontaneresti di colpo tutte le belle donne…

 - BASTARDO!!!

 - Guarda, anche le nostre belle sirenette hanno già preso il largo… - piagnucolò Sanji salutando con un fazzoletto i sei membri femminili dell’equipaggio che si allontanavano dal porto.

 - Beh, io vado a bighellonare un po’! – affermò Shukumaru tutto contento. – Gary, vieni con me?

 - Ok! – accettò l’altro avviandosi con lui verso la città.

 - Aspettatemi! – gridò Keep raggiungendoli.

Sanji si guardò un attimo intorno, poi abbassò lo sguardo, si accese una sigaretta e reggendola con la mano che non si era cacciato in tasca, domandò: - E voi?

Ryu, Zoro e Usop lo attorniavano con sguardo minaccioso.

Il cuoco sorrise. – Se avete tanta paura che ve le porti via… evidentemente è perché non siete poi così sicuri di voi stessi, o sbaglio?

Il pistolero e lo spadaccino rinfoderarono le armi e si allontanarono senza dire una sola parola, ognuno per conto suo.

 - Tsk! Idioti… - borbottò Sanji.

 - L’ho sempre detto io che quei due si assomigliano… - osservò Usop.

 - Se volete fare un giro, fate pure… - li invitò Mike. – Resto io a guardia delle navi…

 

 

Capitolo XXII – Ricercati!

 

            Rogue Town, la città del Re dei Pirati… Fermo nella piazza principale, Rufy si guardava attorno: la grande fontana era stata ricostruita, la gente si affollava dalle vie che sfociavano tutt’intorno, voci e risa, bambini che correvano su e giù con il sorriso sulle labbra… Tutto come vent’anni prima… L’uomo affissò gli occhi su una grossa lastra di marmo sulla quale si ergeva una stele. No, non era affatto come vent’anni prima. Lì da sempre c’era il famoso patibolo dove fu giustiziato Gold Roger, costruito apposta per quella esecuzione, e mai più abbattuto. Anche lui era stato su quel castello di legno e ferro, imprigionato non già dalla Marina, ma da altri pirati, e come il Re dei Pirati, aveva sorriso alla morte. Intervento divino o meno, alla fine lui però si era salvato in un modo o nell’altro, ma quel famoso patibolo, simbolo della città del Re dei Pirati, crollò al suolo completamente distrutto. Che fosse un segno del destino? Un segno che stava a significare che l’epoca di Gold Roger stava giungendo a termine per lasciare posto al suo successore, Monkey D. Rufy? No, pensò con rabbia quest’ultimo. Forse ora godeva di fama quanto il Re dei Pirati, ma non aveva affatto eguagliato Gold Roger. Non c’era riuscito. Non era stato in grado di trovare lo One Piece. Che Sanji e Usop avessero ragione a dire che lo One Piece non era che un’illusione, un’invenzione di chi non si rassegnava alla resa? Eppure Gold Roger aveva sorriso. No. Lo One Piece DOVEVA esistere. Rufy strinse le labbra e si portò una mano alla testa. Si sfilò il cappello di paglia e lo fissò a lungo. “Diventerò il Re dei Pirati!!!” aveva gridato tra le lacrime quando Shanks stava per salpare da Hulsha. Aveva solo sette anni, ma lui, il grande Shanks il Rosso, lo prese in parola. “Questo cappello… te lo presto volentieri. E’ il mio cappello delle grandi occasioni. Un giorno verrai a restituirmelo. Quando sarai diventato un bravo pirata.” E lui ci era riuscito. Era diventato per davvero il Re dei Pirati. Ma questo non lo consolò minimamente. Era la gente che lo chiamava così, lui in fondo non ci credeva poi così tanto. Il titolo del più temuto e famoso pirata di tutti i tempi sarebbe stato realmente suo solo nel momento in cui sarebbe riuscito a mettere le mani sullo One Piece. “Perdonami, Shanks…” pensò cacciandosi nuovamente il cappello sul capo. “Ma non è ancora tempo di restituirtelo…”

 

            Keep vagava a zonzo chissà per quale zona della città: si era perso. Ma la cosa non lo toccava più di tanto, prima o poi sarebbe riuscito a tornare al porto.

 - Keep! – chiamò qualcuno.

Il ragazzo si girò e s’illuminò di gioia. – Silk! Meno male!  - esclamò correndole incontro. – Posso restare con te? Mi hanno lasciato solo e non so da che parte andare…

 - Come sarebbe che sei solo? E gli altri?

 - Non lo so, io ero in giro con Gary e Shu, ma poi ci siamo divisi…

 - E perché?

 - Perché quando siamo arrivati davanti alla biblioteca, Gary ci si è letteralmente tuffato dentro, mentre poco dopo Shu è sparito dentro un localaccio… L’avevo seguito, ma mi hanno cacciato a calci nel sedere perché sono troppo giovane…

 - Non oso immaginare che tipo di postaccio sia… - commentò la ragazza disgustata.

 - E tu? – chiese Keep. – Credevo che fossi insieme alle altre…

 - C’ero infatti… ma poi me la sono svignata… - e nel dirlo parve rabbuiarsi. – E’ che i negozi qui sono strapieni e io odio la calca…

 - Capisco…

 - AAAAHHH!!! – urlò Silk improvvisamente.

 - Che c’è?! – domandò il ragazzo allarmato, ma non ebbe tempo di capire che l’altra l’afferrò per un braccio e lo trascinò via con forza verso un vicolo.

 - E-ehi! C-che c’è?! P-perché mi hai…!

 - Ssssssssh!!! – sibilò lei tappandogli la bocca. – Guarda là!

Keep sbirciò nella direzione indicata dall’amica. Alla fine della strada su cui si trovavano due secondi prima, sorgeva un grosso edificio dalle bandiere bianche e azzurre.

 - La Marina?! – sbigottì.

 - E’ normale che ci sia una base della Marina, no? Filiamocela, prima che ci vedano…

 - Ma tanto noi due non siamo mica ricercati, no?

 - Parla per te! – ribatté la ragazza. – Osserva quei manifesti attaccati al muro…

 - Uh? WOW!! Hai una taglia di cinque milioni di Berry?! – si stupì lui.

 - Ah-ah! – annuì Silk. – Credo che sia dovuta al piccolo incidente con la Marina che io e Rufy abbiamo avuto tempo fa, al fatto che lo abbia aiutato a fuggire dalla prigione e allo scontro navale dell’altro giorno…

 - Bella pedina fenale! – si complimentò l’altro.

 - Si dice “fedina penale”, stupido! Però… - rifletté Silk. - …quella nella foto non sono io e al momento hanno persino omesso il nome…

 - Ora che mi ci fai pensare… è vero! Non sei tu! – convenne il ragazzo osservando meglio il manifesto. – Però… ti somiglia…

 - Certo che mi somiglia… è mia madre…

 - Nami?!

 - Sì, vent’anni fa, credo… Dal momento che non hanno una mia foto e che non conoscono il mio nome, si sono arrangiati con un vecchio ritratto della mamma solo perché le somiglio… stupidi!

 - Già, sono degli idioti! Guarda qui! – sbraitò lui staccando i manifesti vicino a quello della compagna. – Anche Gary e Shu sono ricercati! E persino Marybeth, ci crederesti?! Io invece no! Perché tutta questa discriminazione?!

 - Gary e Mary, hai detto?! – si stupì la ragazza afferrando i due manifesti dalle mani dell’altro.

 - Sì, persino loro due che non si sono mai gettati nella mischia!

Com’era possibile, si chiese Silk, che quei due fossero ricercati dalla Marina nonostante non si fossero mai esposti nei duelli? Certo, erano pur sempre compagni di Rufy, però era comunque strano. Sulla loro testa pendeva una taglia troppo elevata: vivi o morti, Gary valeva ben sei milioni di Berry, Mary addirittura dieci.

 - Quant’è la taglia su Shu? – chiese senza riuscire a togliere gli occhi da quei manifesti.

 - Quindici milioni, mentre Ryu ne vale trenta, Mike venti, Usop centottantaquattro e Rufy trecentotrenta… Guarda! Ce n’è un altro con tua madre!

Silk si girò verso il muro: c’era un manifesto quasi identico al suo ma con una taglia di duecentocinquanta milioni di Berry e il nome di sua madre. Accanto c’era quello di Roronoa Zoro, duecentonovanta milioni. E poco più in là persino quello di Sanji, la cui taglia era di duecentodiciotto milioni. Di Kaya, Kate e Kari non se ne parlava, il che era più che logico… Ma allora perché Marybeth sì?

 - Keep… - cominciò senza nemmeno guardarlo. – Mary… perché è ricercata?

 - Beh? Che domande fai? E’ una nostra compagna, mi sembra ovvio, no?

No, pensò ancora la ragazza, non era solo per quello…

 - Silk! Filiamocela! Stanno arrivando dei Marines!

La ragazza non se lo fece ripetere, ma prima di scappare, strappò dal muro tutti i manifesti riguardanti la ciurma di Monkey D. Rufy.

 - Perché li hai presi? – chiese Keep correndo all’impazzata.

 - Volevo un souvenir! – scherzò lei stringendoli in mano. – Risparmia il fiato e corri! Anzi, prima dimmi dove sono quei due!

 - Chi?

 - Gary e Shu, no?!

 - Te l’ho detto! Gary è in biblioteca…

 - Idiota!

 - E Shu… ah! In quel locale laggiù!

 - A lui ci penso io! Va’ a prendere Gary e tornate immediatamente alla nave!

 - Perché?

 - Perché sì e basta!

 - Ma non ti faranno entrare là dentro!

 - Ho il mio pass-partou, non ti preoccupare! – rispose lei battendo la mano sull’elsa della spada prima di allontanarsi e gridare: - Va’ da Gary e tornate alle navi!

 

            Il locale era immerso nella semioscurità e non c’era posto nemmeno a pagarlo. C’era una ressa incredibile e per entrare, Silk, dovette prendere a calci qualcuno che traboccò fuori dalla porta finendo lungo disteso in strada. Tra spintoni e gomitate, cominciò a farsi largo, ma fu presto afferrata per un braccio.

 - Ragazzina! Non puoi stare qui! Esci immediatamente! – era un buttafuori del locale grosso almeno due metri per due.

 - Sto cercando una persona, me ne vado subito! – ribatté lei cercando di divincolarsi.

 - Non fare storie! Non è posto per te!

 - Ho detto che me ne vado, ma prima devo…

 - Fuori! – la interruppe l’uomo strattonandola per il braccio.

Silk scattò e subito mise mano alla spada. Ma quel tugurio era troppo saturo e non c’era nemmeno spazio per estrarre l’arma dal fodero.

 - La miseria! SHUUUUU!!!! – urlò stordendo tutti quelli nei paraggi. – SHUUUUU!!! ESCI FUORI!!!!

 - Zitta!!! Piantala, mocciosa!!! – gridò l’armadio prendendola di peso e trascinandola verso l’uscita.

 - Non toccarmi, gorillone!!! SHUUUUU!!!! MALEDIZIONE, BRUTTO IDIOTA, E’ URGENTE!!!!

 - Vuoi chiudere il becco?!!! Disturbi lo spettacolo!!!

Lo “spettacolo” erano una decina di spogliarelliste che ballavano danze più che sensuali e di tanto in tanto si divertivano ad intrattenere i clienti anche in altre maniere… (preferisco non scendere nei particolari…)

 - PORCA VACCA, SHUUUU!!! SE NON ESCI FUORI GIURO CHE TI PRENDO PER LE PALLE E TI TRASCINO FUORI DI QUI A CALCI IN CULO!!!!

A quelle urla, tutta la sala si ammutolì di colpo, compreso il gorilla che l’aveva issata in spalla.

 - Che cavolo vuoi? – chiese una voce familiare poco distante.

 - Ah! Allora ci sei! – sbraitò la ragazza. – Abbiamo la Marina alle calcagna! Vieni fuori e torniamo alle navi!

 -Uff! Vabbè, ho capito… - sbuffò il giovane uscendo dalla folla. - …tanto da qui non si riesce a vedere niente…

 - Porco… - sibilò lei.

 - Ma sta’ zitta, mocciosa!

 - Come mi hai chiamata?!

 - Ehi! Ehi! Fuori da qui! Tutti e due! – intervenne il buttafuori prendendo Shukumaru per la collottola e spedendolo fuori assieme a Silk.

 - Tsk! Peccato! – borbottò lui beccandosi uno scapaccione.

 - TI PARE IL MOMENTO DI ANDARE A PUTTANE?!!!

 - Non stavo facendo nulla di male! E comunque non sono cose che una mocciosa come te possa capire…

La ragazza stava per ribattere a parole e cazzotti, ma il rumore della porta che si riapriva la distrasse.

 - Certo che voi sue siete molto fini e discreti, eh?

 - SANJI?!!! – sbigottirono i giovani.

 - Che ci facevi lì dentro?! – chiese Silk.

 - Quello che ci faceva Shu, ovviamente… - sghignazzò il cuoco.

 - Buongustaio! – rise il ragazzo.

 - IDIOTI! – urlò lei buttandoli a terra con un pugno che avrebbe stordito un tirannosauro.

 - Ma che vuoi?! – sbraitò ancora Shu.

 - Guardate qua! – Silk mostrò loro i manifesti della Marina.

 - Beh?

 - Che vuol dire “beh”?! Dobbiamo svignarcela alla svelta da qui! La Marina ci starà addosso dopo aver visto le nostre navi al porto!

 - E allora?

 - Ma siete incoscienti o semplicemente cretini fino al midollo?!!

 - Rilassati, piccola… - cominciò Sanji rialzandosi e spolverandosi l’abito. – Finché sei con me non hai nulla da temere… Piuttosto, dov’è la tua bellissima mamma?

 - Già! La mamma! Cavolo, è vero! Devo correre da lei e dalle altre! Voi intanto tornate immediatamente al porto! – urlò e schizzò via senza nemmeno che i due potessero ribattere.

 - Ma che si è messa in testa?! – protestò Shu. – Non può darci ordini!

 - Sì che può… - lo contraddisse tranquillamente Sanji accendendosi una sigaretta. – E’ una donna…

 

            Nella sua folle corsa verso la zona commerciale della città, per poco Silk non investì un cagnolino che fuggì fra le sue gambe facendole perdere l’equilibrio. Sarebbe caduta rovinosamente in terra se Ryu non l’avesse afferrata per la vita sollevandola per aria.

 - Tutto bene?

 - Ah… s-sì, grazie… - balbettò lei imbarazzata.

 - Dove andavi così di corsa?

 - A cercare la mamma e le altre! Abbiamo la Marina alle costole!

 - Perché? – chiese Ryu mettendola finalmente giù.

 - Come “perché”?! La città è tappezzata di questi! – ribatté la ragazza mostrando anche a lui i manifesti.

Ryu li prese e li sfogliò velocemente. – Fiuuu! Proprio un bel gruzzoletto… Ci credo che abbiamo la Marina dietro… e non solo quella… Ma non è una novità, mi sembra. – concluse restituendole i manifesti.

 - S-sì, p-però…

 - Tranquilla, la Marina non può nulla contro di noi… siamo troppo forti! – la rincuorò l’uomo battendole gentilmente una mano sulla spalla e prendendo ad allontanarsi. – Comunque qui ci si annoia parecchio… Cerchiamo gli altri e andiamocene…

 - Keep, Gary, Shu e Sanji dovrebbero già essere tornati alle navi… - spiegò timidamente Silk affiancandosi al compagno più vecchio.

 - Dove sono tua madre e le altre?

 - Da qualche parte qui in giro… credo…

 - Kate e Kari… speriamo non si facciano prendere dal panico… - disse l’uomo a mezza voce più a se stesso che alla ragazza.

Quest’ultima si stupì non poco: il primo pensiero di un uomo temerario e musone come Ryu, erano due ragazzine?

 - Vabbè, - sospirò l’altro fermandosi. – dividiamoci e cerchiamole. Ci ritroviamo al porto…

 

            - Cos’è quel muso lungo, Re dei Pirati? – chiese Zoro raggiungendo l’amico ai piedi di una lunga scalinata e sedendogli accanto.

 - Non chiamarmi più così… - ribatté lui con voce atona.

L’altro lo guardò di sottecchi per un secondo, poi sospirò. - Quel cappello… non gliel’hai più restituito?

 - No… e non so se e quando lo farò…

 - Perché?

 - Non sono il Re dei Pirati…

Zoro sorrise. – Forse non lo sei a pieno titolo adesso, ma lo diventerai presto… Ora che siamo di nuovo una squadra nessuno potrà fermarci… Non dirmi che non ti fidi più di noi? Dov’è finita la tua grande determinazione?

Fu Rufy stavolta a sfoggiare un sorriso. – Quella ce l’ho ancora… e ti assicuro che non mi abbandonerà mai!