The Bus

di Mr Lavottino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola.
Questa cosa lo urtava.
Erano sempre un sacco, sulla ventina circa, e lo infastidivano in più modi: dal semplice picchiettare contro il vetro al suonare ripetutamente il campanello delle fermate, obbligandolo a sostare il veicolo per un attimo per poi ripartire subito, con tanto di risatine di sottofondo.
Suo cugino Don gli diceva sempre di essere grato per ciò che aveva, visto che grazie ad una raccomandazione, ricevutagli dal cugino stesso, era riuscito a trovare quell'impiego, a discapito di altri.
Ma a Chris fregava poco e niente della sua "fortuna epocale", o così la definiva quello, perché per lui svegliarsi alle cinque di mattina per accompagnare degli adolescenti a scuola era una cosa orribile e stressante.
Ogni giorno la stessa routine: sveglia prestissimo, prendere la macchina, arrivare alla stazione , salire sul, distrutto, bus arancione che era solito guidare, fare la caricata di "disagiati", o così li definiva lui, e portarli a scuola.
Preferiva di gran lunga il turno pomeridiano, in cui a bordo del mezzo c'erano soltanto vecchiette o uomini di mezz'età, che per lo meno si risparmiavano quegli scherzi idioti che lui detestava.
Ma, essendo l'ultimo arrivato in servizio, era stato relegato ad essere il "babysitter" dei marmocchi.
Oltretutto l'autobus che guidava era ridotto a pezzi: vetri rigati e sporchi, la vernice arancione che lo ricopriva era per la maggior parte stata grattata via, i sedili erano praticamente in via di decomposizione, tanto che il suo non aveva più la pelle a rivestirlo, e, come se non bastasse, il volante era tutto spellato e pieno di crepe.
Decisamente una trappola mortale. Ma all'agenzia per cui lavorava non importava più di tanto, motivo per cui ignorava platealmente tutte le sue lamentele al riguardo.
E così, per l'ennesima volta, si apprestava a fare il pieno di scolari fermandosi alla solita fermata, in via "Somma 41" e vicina al "Lincoln Park", ovvero due luoghi che un tempo avevano avuto una grande influenza nella cittadina, per poi venire abbandonati alla monotonia e agli abusi da parte dei vandali della zona.
Qualcosa di strano, però, gli balzò all'occhio: i ragazzi erano in numero notevolmente ridotto rispetto al solito.
Non diede molto peso alla faccenda, così come non diede peso alla nebbia che, pian piano, si stava addensando intorno al veicolo. Perché ancora non sapeva che, proprio quell'ammasso di gas, sarebbe stata la "fine" della sua quotidianità, della sua routine monotona.
Così Chris aprì le porte, lasciando entrare gli studenti.
 
 
ANGOLO AUTORE:
E finalmente è arrivata l'estate! Sapete questo cosa significa? Eh, sì, torno a scrivere!
Ho aspettato questo momento per un periodo interminabile, perché avevo veramente voglia di gettarmi nuovamente alla tastiera, ma per impegni scolastici non ho potuto.
Per tanto mi sono trovato costretto a sospendere il Rebuild di Total Drama's Killer, che cancellerò a breve, così come probabilmente farò per Tusan.
E anche questa è una storia ad OC, yeah!
Beh, il genere è Horror/Sovrannaturale, penso che questo basti a farvi capire che tipo di storiella voglio far venire fuori.
Ma non dilunghiamoci troppo e passiamo direttamente alla scheda:
Nome:
Cognome:
Età (compresa tra i 14 e i 20 anni):
Sesso:
Orientamento sessuale:
Look:
Storia:
Curiosità ( Qualsiasi cosa pensate possa essere rilevante, ma non estremamente necessaria):
Compleanno (Non serve a nulla, ma è giusto per curiosità):
Descrizione fisica:
Media scolastica ( Neanche questa serva ad un granché, ma potrebbe tornarmi utile in futuro):
 
Bene, detto questo vi invito a non creare personaggi troppo surreali (Es. assassini, ninja o draghi) ma di puntare alla semplicità/originalità.
Grazie a chiunque vorrà partecipare.
Vostro, Lavottino.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Non appena le porte si aprirono una massa di circa una quindicina di ragazzi si inoltrò all'interno del mezzo, occupando tutti i posti liberi.
Chris sospirò rumorosamente notando che, come al solito, nemmeno la metà di loro aveva timbrato il biglietto e ciò significava un altro viaggio gratis scroccato.
Accese il veicolo e partì gettando un'occhiata verso le persone sedute nel pullman giusto per controllare se tra i, pochi, ragazzi presenti quel giorno ci fossero quelli a detta sua più "fastidiosi" perché in quattro mesi di lavoro aveva imparato a conoscerli.
Usufruendo dell'aiuto di uno specchietto, da lui stesso posizionato proprio per controllare che i ragazzi non commettessero atti vandalici all'interno del bus, contò i poveri "sventurati" che, anche in quella giornata nebbiosa e fredda, avevano deciso di andare a scuola.
Erano tredici.
Diede un'altra occhiata per vedere meglio chi fossero i ragazzi e notò, con sua infinita gioia, che c'era solo una primina, visto che solitamente i quindicenni appena passati alle superiori dalle medie erano sempre i più casinisti, e che il resto fosse per lo più la "feccia" dell'istituto, ovvero coloro che lui ricordava sempre bullizzati, almeno per quel poco che poteva vedere all'interno dell'autobus.
Il primo individuo su cui il suo sguardo finì fu Pitch Gauge, un ragazzo di diciassette anni che sedeva sempre e solo nel primo posto del pullman stando anche nella stessa posizione: il piede appoggiato sull'incavatura del mezzo e la faccia appoggiata sulla mano.
Chris trovava quel tipo "sbagliato", poiché la sua conformazione fisica era un variare di colori scuri e colori chiari e la cosa gli creava un certo fastidio. Capelli castani, occhi verdi molto chiari e una carnagione pallidissima.
Ma la cosa che più inquietava l'autista erano i suoi denti. Bianchi ed affilati. Ogni volta che il diciassettenne sbadigliava Chris sentiva un brivido lungo la schiena.
Notò anche che, come al solito, indossava abiti scuri, giusto per accentuare ancora di più quel contrasto che di per sé era già orribile, almeno nella testa dell'autista.
 Non ricordava di averlo mai sentito parlare o ridere. Nemmeno una volta. Motivo per cui lo riteneva un "asociale con gravi disturbi di personalità", come del resto la metà delle persone su quel pullman.
Mosse l'occhio leggermente più a destra, fino ad intravedere la figura di Katherine Strikes, una diciottenne che lui definiva una versione femminile di Pitch con la variante dei capelli colorati.
I capelli, di colore marrone, le oscuravano la vista per via di una ciocca, questa blu, rendendo assai difficile osservarle gli occhi, i quali erano di un nero scuro che inquietava non poco Chris.
Anche lei vestiva sempre di nero, seppur in maniera leggermente più curata, con una gonna del medesimo colore, delle calze lunghe sempre nere, una maglietta scura e un giubbotto che, incredibilmente, era blu scuro, comunque sempre tendente al nero.
Per lei, come per il moro, Chris aveva solo una parola: "asociale".
Non ricordava nemmeno una volta in cui avesse anche solo accennato parola con un suo coetaneo. Però era una di quelle che pagava sempre il biglietto quindi, molto infondo, la trovava simpatica.
Con un'altra occhiata riuscì a scorgere Kristina Borgman. Di lei sapeva, come del resto di tutti gli altri, assai poco. Era una ragazza ventenne che era bocciata svariate volte e che veniva ripetutamente coinvolta in atti di bullismo.
Questo accadeva per via della sua corporatura: molto bassa ed in sovrappeso. In più, secondo alcune voci che aveva udito da alcuni ragazzi, non si cambiava la tuta Adidas, che aveva addosso anche quel giorno, da ormai mesi.
Truccarsi e mettersi in bella mostra non erano assolutamente le sue priorità, cosa dimostrata anche dai capelli, tinti di giallo paglia, spettinati. Sul volto aveva numerose cicatrici di cui Chris ignorava le origini.
Inoltre i suoi occhiali viola, che andavano a coprire i suoi occhi marroni, erano tutti grattati ai bordi, sempre a conferma della trascuratezza che Kristina aveva di sé stessa.
Ed anche lei, giusto per cambiare, non aveva amici, era asociale e non parlava con nessuno. Forse anche a causa del tanfo che emanava, per la precisione di fumo dato che, a quanto ne sapeva, era una fumatrice incallita, poiché ogni volta prima di scendere dal pullman aveva già la sigaretta in mano.
Scosse leggermente la testa e cercò di concentrarsi su qualcuno di più presentabile, anche perché la sola visione di quella ragazza lo metteva leggermente a disagio.
Notò Valeria Delfi, diciassettenne che, come gli altri, vestiva sempre e solo di nero, cosa che entrava in pieno contrasto con la carnagione scura della ragazza, con il colore degli occhi, verde, e con quello degli occhiali, neri. I suoi capelli erano sempre ordinati, cosa che le dava l'aria da ragazza modello, anche se poi, sentendola parlare con qualche compagno, si era reso conto che i suoi voti viaggiassero a malapena sulla sufficienza, e di un colore marrone con le punte dei riccioli tinte di viola.
Sospirò rumorosamente e poi tornò ad osservare i ragazzi, adocchiando Drake Stone, un diciannovenne con capelli neri lunghi fino alle spalle, occhi marroni ed un pizzetto sul mento.
Anche lui indossava dei pantaloni neri, mentre la canottiera era di colore grigio. Di lui si ricordava per un ben preciso motivo: era stato l'artefice di una rissa sul suo pullman e, in quanto autista, era stato costretto ad intervenire per fermare i due.
Ricordava vagamente lo sguardo del ragazzo, un misto tra arrabbiato e contento, riassumibile in un leggero ghigno. Lo sventurato che era stato malmenato aveva il volto ricoperto di sangue e, da delle lastre fatte successivamente si scoprì che il suo naso era stato completamente distrutto.
Chris nutriva grande timore verso quel ragazzo, anche perché, secondo una voce che circolava da tempo, aveva ucciso un uomo e andava sempre in giro con un coltellino tascabile che non esitava a tirar fuori.
Per questo motivo non si permetteva nemmeno di chiedergli il biglietto, che il ragazzo ovviamente non pagava.
Trasse un respiro profondo e continuò la sua perlustrazione prendendo in esame Miranda Maliardi, la quale attirò la sua attenzione per essere l'unica, o quasi, a non essere vestita con abiti scuri.
Era una diciassettenne con i capelli biondi racchiusi in una coda di cavallo, occhi dorati ed una carnagione pallida abbinata perfettamente al suo cappottino bianco che le arrivava fino alle ginocchia e che entrava in contrasto con i guanti e lo zaino neri.
Sin dalla prima volta in cui Chris l'aveva vista aveva notato la sua eccessiva grazia nei movimenti, che le donavano un'aria calma e rilassata. In più la sua voce ipnotica ed eccessivamente rilassante.
La definiva un angelo sceso in terra seppur, osservandola con attenzione, avesse notato come alla ragazza mancasse qualche rotella, soprattutto quando sentiva parlare di astronomia.
Abbandonò, a suo malincuore, quella visione angelica e posò lo sguardo su Aiden Joseph McCarteny.
Era da tutti conosciuto come "quello con il figlio", tanto che spesso e volentieri i suoi compagni gli domandavano come stesse il "piccolo", cosa che a Chris urtava perché dopo la risposta del ragazzo gli interlocutori si dilettavano in orribili frasi fatte e diabetiche.
Indossava una maglietta nera che, abbinata ai suoi capelli scuri, lunghi fino alle spalle, e ai suoi occhi celesti, gli dava tutta l'aria di un dark. Il solito paio di jeans strappato e le solite scarpe rosse risaltavano in quella figura snella e abbastanza alta.
Per quel poco che sapeva era un ragazzo piuttosto solitario e, secondo una voce che circolava in giro da tempo, la ragazza con cui aveva fatto il figlio era morta durante il parto, motivo per cui rifiutava contatti con le persone del sesso opposto.
La ragazza su cui aguzzò la vista successivamente lo sorprese: Sasha Fontaine, una ragazza di quindici anni, nonché unica primina sul bus in quel momento.
Vestiva con una magliettina scura semi trasparente che rendeva visibile il reggiseno, dei leggins neri e delle scarpe rosse. Ciò che la rendeva particolare agli occhi dell'autista era il suo aspetto: oggettivamente molto carina, con i capelli marroni portati da un lato e gli occhi da cerbiatta marroni, ma la cosa che lo sorprendeva era la completa assenza di trucco sul suo volto.
Di lei sapeva poco, solo che, almeno sul pullman, rifiutava il contatto fisico con chiunque, motivo per cui si esibiva in pose contorsioniste quando il veicolo era pieno, così da non dover sbattere contro nessuno e, probabilmente, tale fobia spiegava il perché si mettesse sempre a sedere in uno scalo tra due sedili.
Sospirò rumorosamente e poi passò a Manuel Dark, un diciassettenne che lui ricordava per averlo visto sempre e solo con indosso abiti lunghi che però, per lo meno, erano di colori vari quali maglietta rossa e jeans.
Manuel era abbastanza basso, con i capelli neri, sempre spettinati, la pelle chiara e gli occhi color verde smeraldo.
Anche di lui sapeva poco e niente poiché non ci aveva mai interloquito o lo aveva anche solo sentito dire una parola.
Lo aveva catalogato nella "lista degli asociali", che in quella scuola contava diversi membri, e per tale motivo era spesso vittima delle sue occhiate.
Sentì un vocio provenire dal fondo del pullman, cosa assai insolita, così si voltò direttamente per guardare di chi fosse le due voci che stava udendo.
Queste appartenevano a Gabriel Morgan Undersee e a Lazaro Dern.
Il primo era un diciannovenne di origini turche, cosa intuibile dal colorito della pelle, che Chris trovava disgustosamente socievole.
Non era altissimo, aveva i capelli castani, gli occhi grandi e color cioccolato e delle orecchie a sventola. Motivo che spinse Chris a catalogarlo nella "lista degli insopportabili".
Indossava sempre un paio di occhiali neri, un cappello bordeaux e un grosso paio di cuffie bianche intorno al collo, tipico abbigliamento che l'autista detestava perché le trova da bambino viziato.
Però, cosa che Chris si era ritrovato obbligato a riconoscere, il suo vestiario era piuttosto ampio, poiché lo vedeva ogni giorno con un abito diverso. Spesso, come in quel giorno, indossava una maglietta bianca e un paio di jeans strappati, il tutto però era scelto palesemente a caso, cosa da cui aveva dedotto la non curanza del ragazzo nell'apparire elegante.
Anche l'altro era un diciannovenne ed era conosciuto da tutti per essere il "Presidente del Consiglio Studentesco" di quell'anno.
Un ragazzo perfetto, impeccabile ed anche molto socievole, che arrivava persino a parlare con chi tutti escludevano, insomma un vero e proprio "ragazzo modello".
E Chris lo odiava. Lo odiava perché lui, da giovane, avrebbe voluto essere così o, per lo meno, avrebbe voluto una persona del genere nella sua vita.
Lazaro aveva i capelli rossi, gli occhi color nocciola e un volto praticamente perfetto.
Non riusciva a trovare difetti in quel ragazzo neppure nel modo di vestire: una maglietta rossa ed un paio di jeans neri strappati che si abbinavano perfettamente alla sua figura.
Più volte provò l'impulso di lasciarlo alla fermata, costringendolo a saltare la scuola, ma poi decideva di lasciar perdere per evitare che tale presa di parte gli si ritorcesse contro. La sua fortuna era che il ragazzo tendeva a sedersi in fondo, rendendogli dunque difficile udire la sua voce.
Quasi come per scherzo del destino, Chris passò dalla visione del ragazzo modello della scuola a quella della più emarginata.
Skarah Morte Logan aveva diciotto anni ed era, a detta di molti, la più odiata della scuola. Sia per il suo nome, che inquietava molte persone, che per il suo aspetto e il suo modo di fare.
Oggettivamente molto carina, capelli lunghi e neri, occhi color ametista ed una carnagione pallida che si abbinava perfettamente al suo aspetto.
Indossava sempre una felpa grigia ed un paio di jeans strappati e veniva spesso giudicata per quel look a detta loro troppo trasandato.
La cosa che Chris non capiva era perché mentre nel modo di vestire di Gabriel, trasandato anche più di quello della ragazza, nessuno avesse trovato nella da ridire, mentre per Skarah avevano trovato tutti i difetti possibile.
La risposta era semplice: tutti adoravano il turco, quindi nessuno esponeva pubblicamente i suoi difetti, mentre la mora era ormai stata presa in antipatia da tutti per via del suo carattere asociale e, a detta di molti, per la sua strana abitudine di parlare con un'amica immaginaria di nome Rachel. Pertanto, seppur fossero simili, erano stati pesati in modo diverso.
Infine il suo occhio cadde su Ronaldo Zortan, un ventenne che era stato bocciato più volte per causa della sua indole violenta.
Questo era incredibilmente alto, aveva gli occhi neri, la carnagione pallida e i capelli neri a spazzola.
Indossava una felpa nera molto spessa e dei jeans strappati.
Chris non ricordava un'occasione in cui non lo avesse visto senza cuffie nelle orecchie.
Fortunatamente durante le sue ore lavorative quel ragazzo non aveva creato grossi problemi ma aveva sentito voci, piuttosto affidabili, di come quel ragazzo fosse arrivato addirittura a romper il vetro di una porta lanciandoci addosso un suo coetaneo.
Rabbrividì leggermente al pensiero di quello che gli sarebbe potuto accadere in caso di colluttazione con quel tipo.
Schiacciò lentamente l'acceleratore, pronto a partire, ma proprio in quel momento udì un colpo al vetro che lo costrinse a fermarsi.
Voltò lo sguardo verso la porta e vide un signore anziano, sulla sessantina, che batteva con la mano destra contro il vetro chiedendo di entrare. Aprì così la porta, lasciandolo salire e rispondendo con un cenno della testa ai suoi ringraziamenti. Successivamente l'uomo timbrò il biglietto e si appoggiò con la schiena vicino ad un finestrino.
Chris fece per ripartire ma, non appena mise in moto, un altro colpo sul vetro lo costrinse a fermare il bus.
- Ma insomma, che diavolo! Cercate di venire in orario!- strillò, voltando velocemente lo sguardo verso l'entrata.
Ciò che vide, però, lo colse alla sprovvista. Una figura nera, alta circa due metri lo stava osservando. Questa non aveva tratti visivi, solamente gli occhi. Occhi gialli che pian piano spalancava, inquietando ancora di più l'autista.
Le sue braccia erano più lunghe di quelle di una persona normale e sembrava essere piegato sulla schiena, come se avesse la gobba. Il suo busto era fino, mentre le spalle piuttosto larghe.
A Chris scappò un urlo, che fece attirare l'attenzione di tutti i passeggeri su di lui. Voltò per un momento lo sguardo e quando lo riportò sulla figura questa era sparita senza lasciare alcuna traccia.
- Ehi, parti invece di strillare!- urlò uno dei ragazzi con tono annoiato, ma lui gli diede poca importanza.
- Lo avete visto quell'affare?- domandò con il quale che andava a mille nel petto.
- Quello cosa?- domandò un'altra voce, questa volta femminile, che però non fu capace di distinguere.
- Quell'essere tutto nero e alto.- spiegò, gesticolando con le mani mentre tutti gli altri si rivoltavano pensando che fosse pazzo.
- Ma fatti curare. Già prima hai aperto la porta senza motivo, credo che forse una visitina dal medico non ti farebbe male.- udì nuovamente la voce che aveva parlato per prima, che poi scoprì essere di Drake.
- Cosa stai dicendo? Guarda che è entrato quel signore...- mentre parlava voltò lo sguardo verso il posto in cui aveva visto l'anziano mettersi ma si accorse che, effettivamente, lì non c'era nessuno. Deglutì rumorosamente e poi, senza nemmeno finire la frase, ripartì.
Una fitta nebbia si era nel frattempo alzata, costringendo l'autista a guidare con gli abbaglianti accessi.
Ripensò a quell'attimo di panico e, toccandosi la fronte, si accorse di essere completamente sudato. Si asciugò con una manica rapidamente, per poi riportare entrambe le mani sul volante.
Nel pullman c'era il silenzio totale. Nessuno aveva più detto una parola. Dopo la "scenata" dell'autista il tempo dentro quel mezzo si era come congelato.
L'unico rumore udibile era quello dei continui sospiri emessi dalle tredici persone all'interno del veicolo.
Chris finì per concentrarsi completamente su quei rumori che per poco non distolse la vista dalla strada. Si era spaventato. Era letteralmente terrorizzato da ciò che aveva visto prima. Tremava talmente tanto che sentiva i denti battere tra loro ad una velocità altissima.
Prese un grosso respiro e cercò di darsi una controllata.
Rigettò lo sguardo verso la strada ma, proprio in quel momento, intravide la stessa figura di prima. Fu colto completamente alla sprovvista, tanto che frenò di colpo e fece sbandare il pullman rischiando di schiantarsi contro un muro.
- Ehi, ma si può sapere che cazzo fai?- strillò Drake, alzandosi in piedi e dirigendosi ad ampie falcate verso di lui.
- C'è un mostro la fuori!- cercò di dire, venendo però sopraffatto dalla voce del moro.
- Un mostro sarà ciò che diventerai tu dopo che ti avrò spaccato la faccia!- alzò un pugno, pronto a colpirlo in volto, ma un braccio lo bloccò.
- Smettila, Drake.- la voce di Lazaro, da lui tanto odiata, gli fece alzare lo sguardo verso il rosso il quale, con uno sguardo arrabbiato, stava affrontando una gara di sguardi con il suo aggressore.
- Ma questo idiota per poco non ci ammazza!- rispose a tono l'altro.
- Su, non è questo il modo di chiedere spiegazioni!- anche Gabriel si intromise, invitandolo ad abbassare il pugno.
Chris approfittò di quell'attimo per gettare un'occhiata ai passeggeri. La metà di loro era a terra, mentre quelli che erano riusciti ad aggrapparsi a qualcosa erano visibilmente scossi in volto.
- Senta signor autista, potrebbe cortesemente guidare con un po' più di attenzione?- domandò il rosso, ricevendo un cenno positivo da parte sua.
Si rialzò con lentezza e poi, dopo essersi preso qualche secondo per calmarsi, fece riparte il mezzo.
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ohilà!
Eccomi qua!
Questo è il capitolo di introduzione dei personaggi che sono molti più di quanto mi aspettassi.
Beh, non che sia un male, anzi.
Mi prendo questo angolino per dirvi due o tre cosette essenziali:
1) Nella scheda ho notato di essermi dimenticato l'opzione "carattere", quindi vi chiedo cortesemente di, qualora non l'abbiate aggiunta voi, di mandarmi tale informazione perché mi serve un sacco.
2) Gli aggiornamenti saranno, molto probabilmente, settimanali poiché per via di questione sentimentali, alias devo uscire con la mia ragggazza, non potrò essere sempre a casa.
3) Il giorno che ho "prescelto" come giorno di pubblicazione è il lunedì, quindi ci vediamo, forse forse, tra sette giorni!
Grazie in anticipo a chiunque recensirà o anche solo leggerà questo capitolo, vi ricordo che, nel caso vogliate mandarmi un vostro OC, siete ancora in tempo a farlo, infondo di fermate del pullman ce ne sono tante ;-)
Vostro, Lavottino.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il pullman emise degli strani rumori, come se si rifiutasse di accendersi.
Chris tirò nuovamente la frizione finché, dopo qualche secondo, il bus finalmente decise di partire. Schiacciò con lentezza l'acceleratore e proseguì per la strada che avrebbe dovuto portare i ragazzi a scuola.
Sollevò nuovamente lo sguardo ma questa volta con lentezza. La paura che quell'ombra potesse nuovamente palesarsi lo avvolgeva nel panico.
Però gli sarebbe stato del tutto impossibile distinguere tale figura poiché, non appena puntò i suoi occhi verso il vetro, si accorse che la nebbia copriva totalmente la strada. Nemmeno utilizzando gli abbaglianti riusciva a vedere qualcosa.
Rallentò, cercando di muoversi con cautela al fine di evitare incidenti, e riprese la corsa, spaventato più che altro dalla possibile reazione che avrebbe potuto avere Drake.
Ma proseguire era del tutto impossibile. Non vedeva nulla. Quella sostanza bianca offuscava completamente la sua visibilità, tanto che non era in grado nemmeno di vedere le macchine davanti a lui.
- Sentite, temo di dover interrompere la corsa. C'è troppa nebbia.- disse poi, cercando di controllare la sua voce il più possibile, senza però riuscire nell'intento.
- E perché mai?- la voce di Valeria lo fece voltare in sua direzione.
- Beh, tu riesci a vedere qualcosa? Io personalmente no. È pericoloso.- tagliò corto, per poi osservare anche gli altri ragazzi che, a dirla tutta, non sembravano nemmeno così dispiaciuti.
- E secondo te noi come facciamo ad andare a scuola?- controbatté quella, poggiando una mano sul fianco.
- Non ne ho idea e, detto francamente, non mi interessa. Non posso guidare in queste condizioni.- per un attimo riacquistò quella sua vena egoista ed ironica che lo caratterizzava, tanto da lasciare quasi stupita la ragazza.
- Beh, oggi abbiamo un test per l'esame, dobbiamo andare per forza.- fece notare Lazaro, il quale si intromise nella conversazione con il suo solito modo di fare perfetto.
- Se è per questo io avrei un compito di matematica. E ieri ho sprecato il pomeriggio a studiare come una pazza, quindi gradirei farlo.- anche Sasha si aggiunse alla conversazione, sempre parlando dalla sua "postazione", dando man forte ai due.
- Comprendo i vostri problemi da adolescenti complessati ma io non posso rischiare di fare un incidente per il vostro compito di matematica o la vostra prova d'esame.- ribatté Chris, assumendo un tono stanco e annoiato.
- Quindi? Cosa dovremmo fare adesso?- chiese un'altra voce, precisamente quella di Pitch.
- Scendere. Fatevi accompagnare dai genitori.- rispose seccamente, aiutandosi anche con un gesto della mano.
I ragazzi lo guardavano sbalorditi mentre si alzavano dalla proprie postazioni per scendere dal mezzo. Però, improvvisamente, un rumore pervase il mezzo.
Guardando fuori dai finestrini si accorsero di come, grazie ad una ventata piuttosto forte, la nebbia fosse sparita. I tredici osservano l'autista che, sospirando, si diresse verso la sua cabina per riprendere la guida.
- Perfetto, quindi ora possiamo andare?- esclamò, con tono piuttosto alterato, Sasha, per poi sospirare violentemente.
- Sì, possiamo.- tagliò corto l'autista, sussurrando qualcosa che però la ragazza non riuscì a sentire.
Schiacciò l'acceleratore e partì senza problemi. Giunse quindi alla seconda fermata nella quale accostò con cautela.
Guardo fuori dal finestrino notando che un solo individuo era seduto sulla panchina assestante alla fermata. Non appena intravide la figura del ragazzo si spaventò talmente tanto che l'ombra nera che aveva visto prima al confronto sembrava soltanto un essere carino e docile.
 Premette il tasto e lo osservò entrare quasi con un groppo in gola.
Matthew Sanx. Sedici anni. Seconda superiore. Letteralmente un idiota con la "i" maiuscola.
Questo aveva i capelli biondo paglia spettinati, gli occhi celesti ed una corporatura esile. Indossava una maglietta verde acqua ed un paio di jeans strappati, ovvero il suo solito vestiario che ormai conosceva bene.
Perché Matthew era l'acerrimo nemico di Chris. Era solito fare "scherzi" all'autista, quale schiacciare ripetutamente il tasto per prenotarsi le fermate o comporci addirittura delle canzoncine, che ovviamente accompagnava con la voce, infastidendo tutti.
Ogni mattina l'autista era costretto ad ascoltare i discorsi del biondo, il quale parlava con tutti allo stesso modo, attaccando discorsi anche con il primo che capitava.
Ma la sua voce.
La sua voce era quello che Chris odiava di più. Alta e squillante. Se la sognava la notte.
Nemmeno rispose al suo saluto, ovviamente urlato, e ripartì, grattandosi la testa con fare disperato.
Intanto il biondo si era seduto vicino a Skarah cercando, come suo solito, di attaccare bottone nelle maniere più improbabili. E la cosa che sorprendeva tutti era che la mora non cercava di mandarlo via, ma bensì conversava con lui.
- Buongiorno Skarah, come te la passi? Suppongo bene. Sai, oggi ho un compito di inglese e sono molto preoccupato perché ieri non ho studiato.- mentre parlava con lei si muoveva tutto, come in preda ad un tic nervoso.
- E perché scusa, cosa avresti fatto?- domandò lei, voltando la testa verso di lui.
- Beh, ho giocato ai videogiochi. Per tre ore. - sorrise e si grattò la testa, cercando di evitare una sgridata che, sapeva, sarebbe sicuramente arrivata da parte di quella. Ma una voce interruppe il loro discorso.
- Potreste smetterla? Vorrei ascoltare la musica in pace. - Ronaldo si era voltato verso di loro, intimandoli con voce poco carina di fare silenzio.
- Oh, scusami Rex, non pensavo di darti così tanto fastidio, cercherò di essere meno rumoroso.- si giustificò il biondo, facendo irritare ancora di più l'altro, che decise però di lasciar perdere.
Nel frattempo Chris era ripartito. Erano a circa venti minuti dalla scuola e, molto probabilmente, avrebbero fatto tardi, ma a lui poco importava, infondo aveva la scusa della nebbia da usare a suo favore.
Abbassò lo sguardo per controllare l'orologio e quando lo rialzò per poco non ebbe un infarto. La nebbia era tornata.
Talmente fitta che era impossibile vedere qualcosa.
Lasciò il suo posto per andare ad avvisare i ragazzi dell'accaduto.
- Signori, la nebbia è tornata. E stavolta è più fitta di prima. Scendete.- indicò l'uscita con il pollice, mentre i ragazzi sospiravano all'unisono.
- Cazzo. Che palle.- urlò Drake, colpendo con forza un sedile rischiando quasi di romperlo - Apri le fottute porte prima che le spacchi io. - guardò l'autista negli occhi con uno sguardo arrabbiato, motivo per cui quello scattò rapidamente verso la sua postazione.
Chris premette il tasto ma non accadde nulla. Lo schiacciò diverse volte ma sempre con lo stesso risultato.
- Non si apre.- sussurrò quasi tra se e se, spaventato per ciò che quel pazzo avrebbe potuto fargli.
- Ma che cazzo dici. Levati.- Drake scattò verso di lui, spostandolo con un uno spintone. Anche lui cliccò il tasto, senza riuscire però ad aprire la porta - Apriti fottuto affare!- strillò, colpendolo sempre con più forza, finché non venne fermato da Lazaro.
- Ehi, se lo rompi la porta non si aprirà più per davvero.- esclamò, afferrandogli un braccio.
- E cosa dovremmo fare?- chiese di rigetto, liberandosi dalla presa con la forza.
- Aspettare.- il rosso spalancò le mani, facendo intuire che fosse l'unica cosa da fare.
Intanto Chris si era messo a sedere su un sedile per riprendere un po' fiato. Quella giornata lo stava uccidendo.
Fece per alzarsi ma in quell'istante sentì il pullman muoversi.
- Autista, potrebbe gentilmente avvisarci prima di partire?- la voce, candida e pura, di Miranda gli entrò nelle orecchie, facendolo voltare verso di lei.
- Scusami, ma io sono qui.- il suo sguardo incrociò quello della ragazza che, dopo averlo effettivamente visto seduto sul sedile, deglutì rumorosamente.
Si alzò di scatto ed andò alla sua postazione per capire che avesse fatto partire il pullman che, in quel momento, era in movimento.
- Questa cosa è illegale. Chiunque tu sia esci subito dalla...- le parole gli si troncarono in bocca.
Nella cabina non c'era nessuno.
Il volante, così come l'acceleratore e il cambio, si muovano da soli.
- Ehi, che succede?- Gabriel si avvicinò all'autista, poggiandogli anche una mano sulla spalla - Ma cosa diavolo...- anche lui rimase senza parole non appena vide il pullman prendere una curva in maniera completamente autonoma.
Il volto del turco, che solitamente era abbastanza scuro, divenne bianco di colpo.
Drake si avvicinò ai due cercando di capire perché si fossero bloccati là e non appena vide la scena fu quasi colto da un infarto.
- Che cos'è questo? Uno scherzo? Non è divertente!- urlò, per poi colpire con violenza la cabina creandovi una crepa.
- Non ne ho idea. - Chris non diede nemmeno un minimo di importanza a ciò che aveva fatto il moro. Era troppo preso ad osservare quello strano fenomeno che non riusciva a spiegarsi.
Fece un respiro profondo e poi tentò di entrare nella cabina ma, non appena toccò la porta, questa si chiuse, sbattendo forte. Tentò di fare pressione per aprirla finché sentì un rumore. La serratura era stata chiusa dall'interno.
- Ehi, che succede?- Matthew si alzò dalla sua postazione e corse incontro ai tre, ovviamente con il suo solito sorriso beffardo in volto.
- La porta. La porta è stata bloccata dall'interno, non possiamo più entrare nella cabina.- sussurrò Chris, completamente spaventato.
- Lascia fare a me. - esclamò Drake. Si scrocchiò le dita e poi, concentrando tutta la sua forza nel pugno, colpì la porta proprio nel centro.
Un bagliore di luce illuminò il punto colpito e, dopo qualche attimo, il moro si ritrovò scaraventato contro uno dei seggiolini del pullman. Fece fatica a rialzarsi, tanto che per un po' rimase a sedere, ancora stordito.
- Si può sapere che diamine sta succedendo qui?!- un urlò, proveniente dal dietro del bus attirò l'attenzione di tutti. La voce era quella di Katherine. La ragazza era visibilmente spaventata, cosa intuibile dal suo tremolio e dal tono della sua voce, decisamente irrequieto.
- Sarebbe bello avere una risposta.- anche Ronaldo si aggiunse alla conversazione, togliendosi persino le cuffie per sentire un'eventuale spiegazione fornita dall'autista.
- Quindi? Niente da dire?- perfino Aiden si unì, incrementando ancora di più il panico all'interno dell'autobus.
- Mi state dicendo che siamo bloccati qua dentro?- Katherine iniziò a respirare rumorosamente, mentre con la mano si toccava il cuore, il quale stava battendo decisamente troppo forte.
- Da quello che ho capito sì. - il commentino di Ronaldo non aiutò, poiché diversi bisbigli, che pian piano divennero urla, si levò dalla folla.
Diverse erano le voci udibili: o di chi cercava di calmare gli altri, maggiormente Gabriel e Lazaro, o di quelli che semplicemente urlavano per il panico, ovvero la maggior parte dei restanti. E poi c'era chi aveva preso tutto come un gioco ed urlava per divertimento, come Matthew, peggiorando solo la situazione.
- State calmi e in silenzio!- una voce rimbombò per tutto il pullman. Era quella di Lazaro che utilizzando il trasmettitore vocale, che solitamente veniva utilizzato dai controllori, era riuscito a sovrastare le urla di tutti - Non sappiamo cosa sta accadendo, ma stiamo cercando di risolvere il problema. Urlare non servirà a nulla ma farà solo che peggio. Quindi state calmi ed attendete. Grazie.- detto questo staccò l'altoparlante e si diresse verso Chris e Gabriel.
- Qualche idea?- sussurrò il turco, ancora tremante.
- Ti sembra una cosa da chiedere?- domandò l'autista, visibilmente irritato dal modo in cui il ragazzo aveva preso la cosa.
- Innanzitutto dobbiamo mantenere la calma all'interno del pullman. Poi penseremo ad una soluzione tutti insieme.- Lazaro, come suo solito, prese la situazione in mano, impartendo ordini che, per quanto Chris odiasse ammetterlo, erano giusti.
- Proviamo a chiedere aiuto con i cellulari.- propose Gabriel, schioccando anche le dita per dare più enfasi alla sua proposta.
- Ottima idea, Gab!- urlò Lazaro, imitando il gesto del turco - Ragazzi cercate di chiamare aiuto utilizzando i telefoni.- urlò il rosso, attirando l'attenzione di tutti.
Subito i ragazzi estrassero i propri cellulari ed iniziarono a telefonare numeri a caso.
- Da "errore di chiamata".- rispose Valeria, tentando di non urlare per il nervoso e la paura che stava provando in quel momento.
- Strano. La connessione ad Internet c'è ma non riesco ne ad andare online ne a telefonare.- disse Lazaro, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del telefono.
Così, dopo poco, l'entusiasmo, per quanto fosse stato minimo, si spense lasciando posto all'ansia e alla paura.
Chris, che aveva notato tale cambiamento di atmosfera, sollevò lo sguardo verso le altre tredici persone presenti nel mezzo ma una in particolare attirò la sua attenzione: Kristine.
La bionda aveva appena estratto una sigaretta dalla borsa e se la stava per mettere in bocca, pronta ad accenderla.
- Ehi, qui è vietato fumare. Togli subito quella sigaretta.- sputò fuori con acidità Chris, reso ancora più nervoso dall'attuale situazione.
- Non mi frega, io devo fumare. Al massimo aprite i finestrini.- rispose quella, senza degnare l'autista nemmeno di uno sguardo. Prese l'accendino e accese la sigaretta, osservando il fumo che lentamente tendeva verso l'alto, bloccandosi.
- Mi stai prendendo per il culo? Spegni subito quella merda.- Chris si avvicinò in sua direzione a falcate, strappandole la cicca di bocca con arroganza. Osservò l'oggetto, ancora fumante, per un istante e poi lo schiacciò con foga, il tutto davanti agli occhi agonizzanti di Kristine.
- Ma sei impazzito? Che cazzo ti prende!- urlò, spingendolo lontano da lei - Merda, ora me ne sono rimaste solo tre.- sussurrò, sbattendo il pugno contro il vetro.
- Qua dentro si rispettano le mie regole. E una di queste è che non si fuma.- nemmeno la guardò, lasciandola lì, con uno sguardo arrabbiato in volto e tanta voglia di picchiarlo.
- Non pensi di essere stato un po'... rude?- domandò Matthew, che intanto si stava arrampicando su un sedile come una scimmia.
- Stai zitto.- lo seccò, fulminandolo con un'occhiata.
- Ah, che palle c'è puzza di fumo!- strillò Sasha, mentre muoveva la mano per scacciare quell'odore nauseabondo da sotto il suo naso.
- Apri il finestrino, no?- le propose Aiden, il quale era seduto accanto alla mora e che si era già stufato delle continue lamentele a stava assistendo.
Sasha si girò controvoglia e allungò la mano verso il finestrino. Provò a spostare la leva per aprirlo senza tuttavia effetto.
- È bloccato.- disse semplicemente, gettando gli occhi sul ragazzo con una smorfia sul viso.
Questo si alzò lentamente per raggiungere la postazione dell'altra, la quale si scansò per evitare il contatto con il ragazzo. Tentò diverse volte di tirare la leva senza, tuttavia, non riuscendoci.
- Ma cosa cazzo sta succedendo?- bofonchiò, mentre scuoteva con forza il finestrino per cercare di aprirlo in qualche modo.
- La situazione si sta facendo piuttosto preoccupante. Potremmo sapere con esattezza cosa sta accadendo?- domandò Pitch, sempre con tono svogliato e disinteressato.
- Non sappiamo cosa sta accadendo, ma stiamo provando a risolvere il problema.- rispose Gabriel, sorridendogli come suo solito, seppur un po' irritato dato che quella domanda era stata posta tante volte.
- Wow, questa tua risposta è stata molto utile.- commentò con sarcasmo il moro, mostrando anche i denti affilati con una smorfia che, secondo lui, doveva essere una specie di sorriso ironico.
Seguendo l'esempio della mora, tutti provarono ad aprire i finestrini senza però riuscire a spostare la leva nemmeno di un millimetro.
- Ehi, Manuel, prova ad aprire il finestrino vicino a te. - il turco decise di sorvolare la provocazione afflittagli, pensando a cose più importanti.
- Cosa io? Non credi sarebbe meglio farlo fare a qualcun altro?- domandò a bassa voce, facendo emergere tutta la sua insicurezza.
- Su, muoviti. Non obiettare.- Drake, che nel frattempo si era ripreso, guardò il ragazzo con fare sprezzante, abbastanza da spaventarlo.
- Okay, va bene, controllo.- rispose velocemente, così da far spostare l'attenzione al di fuori di se. Si alzò e cercò di aprire il finestrino tuttavia fallendo.
- Allora? Niente nemmeno lì?- chiese Gabriel, ricevendo solo un cenno negativo come risposta.
L'autobus stava continuando a muoversi in mezzo al traffico ad una velocità elevata riuscendo però a compiere ogni manovra senza causare nemmeno il minimo incidente. Soltanto qualche sbandata ogni tanto.
Chris sospirò rumorosamente e si incamminò verso l'uscita di emergenza. La guardò per un attimo e poi, con un gesto rapido della mano, puntò il pulsante che aveva questa alla sua destra. Dopo averlo cliccato si aprì un piccolo spazio dove prima c'era il bottone e lì trovò un martello.
- A cosa ti serve nascondere un affare come quello su un pullman?- domandò Ronaldo sgranando gli occhi.
- Mai sentito parlare di "martello d'emergenza"?- rispose con tono sarcastico, dimenticandosi completamente con chi stesse conversando - Serve a spaccare i vetri in caso di necessità.- spiegò brevemente, per poi dirigersi verso la vetrata.
Respirò profondamente e colpì il vetro il quale si crepò completamente senza però rompersi. Provò nuovamente ma con scarsi risultati.
Tentò persino di cambiare finestra ma si rivelò completamente inutile.
- Ehi, autista, meglio se ti fermi, se li spacchi tutti non riusciremo a vedere fuori.- commentò con fare sarcastico Pitch, ricevendo solo un grugnito come risposta.
- Tanto non vedremmo nulla lo stesso. C'è troppa nebbia.- gli rispose Skarah, espirando rumorosamente.
- Non ho chiesto la tua opinione. Stai zitta.- non degnò la ragazza nemmeno di uno sguardo, limitandosi a fare quello che faceva sempre, ovvero insultarla senza nessun motivo.
Per i dieci minuti successivi si susseguì un continuo tentare di aprire porte o finestrini, ovviamente accompagnato da bestemmie ed imprecazioni da parte di chi non riusciva nell'intento.
Lazaro passava tra i sedili controllando il lavoro di ognuno, come un capo che controlla i suoi operai, e forniva consigli e dritte.
- Rex prova dando dei colpi secchi e forti. Sasha se scendi la lì avrai sicuramente una presa migliore. Gabriel tenta di spaccarlo se necessario.- e, quasi come per magia, tutti obbedivano, come se avessero riconosciuto nel rosso il massimo leader.
Nel frattempo Chris si era seduto su un sedile e pensava, ovviamente con poco lucidità e razionalità, a cosa stava accadendo.
Era spaventato, irritato, scosso e voglioso di sfogarsi. Respirava affannosamente, chiudendo gli occhi per cercare di concentrarsi meglio, senza riuscire nell'intento, e si lamentava sottovoce chiedendosi come mai proprio lui fosse finito in quella bizzarra situazione.
Picchiettava ansiosamente con una gamba mentre con un braccio si afferrava ad un palo di ferro e con l'altro colpiva, con dei colpetti leggeri, il vetro, provocando un rumore sordo che rimbombava in tutto il mezzo.
I ragazzi non erano da meno. Tentavano, inutilmente, di mantenere la calma sfogandosi in atti isterici contro gli oggetti dell'autobus.
L'unica che sembrava non preoccuparsi era Miranda.
La ragazza giocava tranquillamente con il suo telefono, canticchiando una canzone sottovoce.
- Ti sembra normale comportarsi così? Per caso sei fusa?- Katherine attaccò la bionda con aggressività, osservandola con gli occhi sgranati, quasi come se stesse per piangere. Dal canto suo Miranda nemmeno le rispose, facendola irritare ancora di più.
- Ehi, rispondi!- strillò, facendo voltare tutti in sua direzione. Si avvicinò minacciosamente alla ragazza e le strappò il telefono di mano, lanciandolo via.
- Ti sembra un atteggiamento civile?- la risposta della bionda fu calma e spiazzante. Ricambio lo sguardo della castana, che dovette abbassare il suo, e poi si alzò per riprendere il suo telefono, sperando che non si fosse crepato, cosa che, sfortunatamente accadde.
- Ah, guarda qui! Hai rotto il vetro!- sussurrò a bassa voce, toccando il taglio sulla superficie con un dito.
- Non capisco perché vi stiate facendo tutte queste domande, è ovvio ciò che sta succedendo.- continuò poi, questa volta parlando di un argomento più serio, alzando le spalle e scuotendo la testa.
- Vuoi dire che sai perché siamo bloccati qui?- chiese Drake assottigliando lo sguardo e cercando di esaminare bene la ragazza.
- Ovviamente.- usò lo stesso tono di superiorità di prima e, quando si fu assicurata di avere tutti gli occhi verso di se, espose la sua teoria - Un demone si è impossessato dell'autobus.-
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Eccomi!
Questo è il secondo capitolo della storia!
Sicuramente avrete notato che sono piuttosto corti rispetto a quelli che scrivevo tempo fa, ma essendoci una sola ambientazione è più difficile far interagire i personaggi.
Nel prossimo chappy verranno aggiunti due nuovi personaggi! Cosa che è già successa in questo, tra l'altro.
La storia inizia a farsi sempre più cupa e i ruoli dei personaggi iniziano a delinearsi eheheh.
Vi invito a lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate e come sta andando e vi ringrazio se avete anche solo letto questo capitolo.
Ah, volevo avvisarvi che ho fatto richiesta per cambiare il mio nome da "Mr Lavottino" a "Grechoes", così da tornare agli albori , ovvero quando mi iscrissi per la prima volta a questo sito con un mio caro amico. Quindi tenete d'occhio il nome!
See you next week!
Lavottino.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


- Un demone si è impossessato dell'autobus.- spiegò Miranda, con una calma decisamente anormale.
Non appena quelle parole furono comprese pienamente dai ragazzi un lieve brusio si levò dalla folla.
- Stai scherzando, vero? Quelle cose non esistono.- ribatté Katherine tremante, mentre lentamente camminava all’indietro cercando un sedile su cui sedersi.
- Oh, no. Questi sono chiari segni di Poltergeist.- la bionda iniziò a scrutarsi intorno, cercando di capire attentamente quali tipi di fenomeni paranormali stessero accadendo.
Si alzò dalla sua postazione e cercò di aprire un finestrino, senza tuttavia riuscirci.
- Sì, è chiaramente opera di uno spirito demoniaco.- appoggiò la mano sotto al mento ed iniziò a scuotere la testa, pensando attentamente.
- Ma questa è pazza?- nel frattempo Katherine si era seduta a terra, con la testa tra le ginocchia e le mani sui capelli - Non esistono. Non esistono. Non esistono.- cercava di convincersi che ciò che aveva detto la ragazza era solo una bugia, che non era reale, perché, conoscendola, sapeva che aveva una passione per quel tipo di cose.
Ma le, poche, prove prese fino a quel momento le davano ragione. Sembrava effettivamente tutto troppo strano.
- Hai delle soluzioni migliori?- Miranda alzò le spalle e poi, con un gesto aggraziato, si risedette, riprendendo a giocare con il cellulare.
In poco tempo il panico prese il sopravvento nel pullman. La maggior parte dei ragazzi iniziò a battere forte contro le finestre sperando di romperle per poter uscire, altri si erano semplicemente rassegnati ed erano seduti sui sedili.
- Ma allora, volete smetterla?- urlò Drake, attirando l’attenzione di tutti con un colpo forte contro un finestrino, il quale, come accadde a Chris, si crepò e basta - Non siamo mica in fottuto film dell’orrore. Usate quel, poco, di cervello che avete, dannazione!- finì il discorso colpendo con forza un sedile, spaccandone la parte superiore, la quale cadde sotto la postazione davanti.
- Il vandalo ha ragione. Smettetela.- Pitch, che fino a quel momento si era limitato a fare commenti sarcastici e a sfottere sotto voce l’operato degli altri, alzò la voce, stufo del troppo rumore.
- Ehi, ma ci vuoi un pesto?- Drake scattò verso di lui fermandosi a pochi centimetri dal suo sellino. Il castano rimase immobile, senza spaventarsi.
- Scusami ma circa dieci secondi fa non hai detto di stare calmi e di usare il cervello? Mi deludi, vandalo.- rispose con sarcasmo, sfottendolo. Tra i due non c’era mai stato buon rapporto e si sopportavano a malapena.
Erano entrati in conflitto quando l’anno prima, durante gli allenamenti della squadra di hockey, Drake colpì con ferocia Pitch causandogli un infortunio alla gamba sinistra che lo portò a dover abbandonare quello sport. Da lì in avanti il castano iniziò a covare odio nei confronti del moro, il quale non si era mai scusato.
L’hockey era l’unica cosa che lo divertiva e quando il dottore gli portò l’esito degli esami fatti, dicendogli che non gli sarebbe stato più possibile praticarlo, rischiò di cadere in depressione.
Depressione che si tramutò in odio.
- Non devi mancarmi di rispetto.- Drake appoggiò il braccio sul palo per dare all’altro una sensazione di chiuso, che però non ebbe effetto.
- Ah, e perché mai? Sei per caso qualcuno di importante?- ridacchiò, notando come tutti i presenti nel pullman si fossero pian piano messi in cerchio attorno a loro, osservandoli incuriositi.
- Perché io ti ammazzo. E lo faccio sul serio.- mise la mano in tasca ed estrasse un coltellino tascabile. Lo ruotò vicino al volto di Pitch, come per spaventarlo.
Per tutta risposta il castano respirò rumorosamente e, con un piccolo scatto, estrasse un coltello svizzero dal suo zaino.
Il moro, che da prima fu sorpreso da tale gesto, si scansò istintivamente di qualche passo, tenendo il coltello in avanti per precauzione.
- Non te l’aspettavi, eh?- lo punzecchiò, alzandosi lentamente dal sedile - Sei ancora sicuro di volermi “ammazzare”?- Pitch non parlava spesso, ma in quel momento l’adrenalina aveva preso il controllo del suo corpo. L’avrebbe fatto davvero. Se gli fosse capitata la giusta occasione l’avrebbe ucciso davvero.
- Smettetela!- la voce di Lazaro attirò l’attenzione dei due, che si voltarono contemporaneamente in sua direzione - Non dobbiamo comportarci così. - continuò, urlando.
I due riposero le armi, scambiandosi un’occhiata che lasciava intendere poco di buono. L’avrebbe finita prima o poi e, forse, qualcuno ci avrebbe rimesso la pelle.
- Cerchiamo di restare uniti e di non fare queste stronzate che non è il caso! Siamo tutti sulla stessa barca!- il suo discorso aveva attirato l’attenzione di tutti che si concentrarono su di lui, accalcandosi vicino alla gabbia dell’autista.
Peccato che, presi dal discorso del rosso, non si accorsero che il bus si era fermato.
Udirono un rumore sordo che interruppe il ragazzo, facendo voltare tutti. Dalla porta dietro salirono due persone e non appena queste misero piede sul veicolo quella si chiuse, lasciandoli nuovamente bloccati all’interno.
Due persone, che Chris conosceva bene, si incamminarono verso di loro con una faccia smarrita per la strana situazione che si presentava all’interno del veicolo.
Hiro Kasaka e Lorde Forbes.
Il primo era un ventenne di origini asiatiche che era famoso particolarmente per un motivo: essere un vero e proprio criminale.
Sia il suo aspetto fisico, il suo vestiario che la sua “storia” facevano intendere che non era una persona raccomandabile.
Era molto alto, abbastanza muscoloso, di carnagione chiara e pieno di tatuaggi. I suoi capelli erano neri e lunghi fino alle spalle, con qualche accenno di tinta verde sui ciuffi. La cosa più particolare erano i suoi occhi: celesti.
Chris di giapponesi ne aveva incontrati tanti, ma mai nessuno aveva un colore di occhi chiaro come quello di Hiro. Colore che, per quanto fosse brillante, risultava spento, come impossibilitato a risplendere per via dell’odio verso il mondo che provava.
Indossava una giacca di pelle nera, dei jeans strappati e degli anfibi neri. Decisamente un vestiario da vandalo.
Di lui in giro se ne dicevano tante, dalle leggende improbabili, come quella che lo vedeva aver combattuto da solo un intero gruppo yakuza, a quelle più realistiche, secondo le quali aveva avuto un fratello gemello che poi sarebbe morto a seguito di un incidente in cui Hiro stesso rimase ferito gravemente. Però il nipponico si era sempre rifiutato di rispondere a tali domande, aumentando il senso di mistero che gli aleggiava intorno.
Lorde invece era una sedicenne tranquilla che, per certi tratti, a Chris stava anche simpatica. Era nota a tutti come la "vice presidente del consiglio studentesco" ed anche per come andasse dietro a Lazaro, seppur cercando di negarlo in tutti i modi. Inoltre era l'unica persona che parlava con Hiro in tutta la scuola.
Questa aveva i capelli lunghi, raccolti spesso in una coda, biondi e gli occhi marrone chiaro. La sua corporatura era piuttosto debole, cosa che risaltava visto che stava spesso insieme al nipponico, che invece misurava ben un metro e novanta, e veniva spesso a scuola con del trucco pesante in volto, secondo molti per cercare di farsi notare dal suo "amato" Lazaro, che però non la degnava di nessuna attenzione.
Come al solito vestiva con una gonna corta ed un top blu mare, vestiti eleganti che molti attribuivano sempre alla solita ragione.
- Cosa sta accadendo qui?- domandò, notando il clima piuttosto pesante che c'era nel mezzo. Gli altri si limitarono ad osservare i due con gli occhi smarriti.
La porta si era aperta e loro avevano perso l'occasione per uscire da lì.
L'autobus ripartì bruscamente, rischiando di far cadere tutti i presenti, che rimasero immobili, con la faccia sbalordita verso i due.
- Ehi, mi sentite?- chiese la bionda, cercando di smuovere i ragazzi con un gesto della mano.
- Siamo nella merda.- sputò fuori Chris, sedendosi di colpo su di un sedile.
- Cosa intende?- domandò appoggiando la mano sotto il mento per pensare.
- Che siamo bloccati qua!- urlò, colpendo nuovamente il vetro rompendolo più di quanto già non lo fosse. In quel momento lo sguardo della ragazza cadde sul finestrino.
- Era rotto? Da fuori non sembrava.- si chiese, alzando gli occhi verso Hiro per cercare conferma, il quale si limitò ad annuire.
- Cosa? Intendi dire che non si vedeva nessuna crepa?- chiese Valeria tremante.
- No, nessuna.- confermò il ragazzo, mettendosi poi a sedere su un sedile libero lì vicino.
- Per caso si vedeva qualcuno in piedi?- domandò Lazaro, sostituendo la castana nel discorso.
- Ora che ci penso eravate tutti seduti, o almeno questo è quello che si vedeva da fuori.- fece sempre cenno verso il nipponico, che annuì svogliatamente dandole ragione.
- Quindi da fuori non si vede ciò che accade nell'autobus. Tutto questo è strano.- Gabriel anticipò il rosso, esponendo l'idea che ormai tutti si erano fatti.
- Mi volete spiegare cosa sta succedendo qui?- domandò per l'ennesima volta Lorde, battendo il piede con foga per attirare l'attenzione su di se.
- Per qualche motivo inspiegabile siamo bloccati qua dentro.- spiegò brevemente Lazaro, tornando poi ai suoi pensieri. La ragazza non capiva, così come Hiro, a cui però non importava granché dell'accaduto.
- Il tuo discorso non ha molto senso. Te ne rendi conto, vero?- l'asiatico si voltò in direzione del rosso, parlandogli con una voce bassa e roca, sorprendendo tutti visto che difficilmente proferiva parola.
- Sì, lo so. Ne sono pienamente consapevole.- dichiarò, abbassando lo sguardo con espressione abbattuta.
- Avete qualche idea sul perché siamo qui?- continuò poi, squadrando uno ad uno i presenti.
- Beh, una ci sarebbe. Ma è un po'...- il rosso tentennò, dando un'occhiata a Miranda per intimarle di prendere la situazione in mano.
- Sospettiamo che un'entità maligna abbia preso il controllo del bus. - espose la bionda, accompagnando il tutto con continui gesti della mano.
- Ehi, sei tu che lo sospetti!- la corresse Katherine, puntigliosa come sempre.
- Sì, sì, lo so. - anche questa volta non si degnò nemmeno di guardarla, preferendo non toccare l'argomento per evitare un altro litigio, visto che con lei ne aveva avuti fin troppi.
- Cosa?- domandò Lorde sbattendo gli occhi diverse volte - State scherzando spero.- continuò, balbettando un pochino.
- No, sono perfettamente seria.- Miranda si morse un labbro, aspettando una qualche risposta da parte dell'altra, che si limitava a battere gli occhi rapidamente.
- Le porte non si aprono, così come i finestrini e la gabbia dell'autista, per di più il pullman sta, attualmente, andando da solo, senza nessuno sul volante. Come me le spiegate queste cose?- domandò la bionda, sbuffando rumorosamente. Si voltò verso il gruppo, chiedendo con dei gesti se qualcuno avesse delle teorie migliori da proporre.
Nessuno fiatò.
- Supponendo che questo "demone" ci sia davvero, come intendi scacciarlo?- chiese Aiden, attirando l'attenzione su di sé.
- Oh, non ne ho minimamente idea. - la ragazza alzò le spalle scrollando la testa.
- Quindi vuoi dire che resteremo qui per sempre?- Kristine, che fino ad allora non si era mai esposta, disse tali parole, cercando risposta nello sguardo della bionda.
- Beh, teoricamente il demone potrebbe lasciarci andare, ma sta tutto a lui.- spiegò semplicemente, osservandola con uno sguardo dubbioso.
- Come fai a sapere tutte queste cose?- domandò Chris alzando lo sguardo in sua direzione.
- Ho letto un libro.- disse semplicemente, sorridendogli.
- In questo "libro" c'era anche scritto come placare un demone?- questa volta fu Sasha a parlare, aumentando sempre di più il numero di domande.
- Mi servirebbe un simbolo sacro. Come una croce o un santino, per intenderci.- si toccò le labbra, pensando a quello che aveva letto sul testo qualche anno prima.
- E poi cosa intendi farci?- continuò la mora, alzando le sopracciglia confusa.
- Tenterò di mettermi in contatto con lui.- la sua risposa fu schietta e rapida, talmente tanto che quasi nessuno capì esattamente cosa volesse fare. Si guardarono tra di loro per un po', aspettando che qualcuno si facesse avanti.
- Per forza un segno religioso? Non c'è un altro modo?- chiese Gabriel, notando che nessuno sembrava avere qualcosa di simile.
- Beh, se ci fosse qualcuno capace a disegnare potremmo provare a fare una tavola Ouija.- si morse la lingua, cercando di pensare ad altre soluzioni, che però non riuscì a trovare.
-Ci posso provare io.- Skarah alzò timidamente la mano, guardando poi la bionda che, per tutta risposta, le sorrise e le fece cenno di venire accanto a lei.
Le due si avvicinarono ad un sedile e, dopo che la mora ebbe estratto un quaderno dallo zaino, iniziarono a disegnare.
Miranda dettava la precisa posizione di ogni lettera, aiutandosi con il cellulare, e Skarah trascriveva, tentando di ricopiare lo stile che vedeva nella foto. Ci impiegarono una decina di minuti e, quando l'opera fu finalmente conclusa, Miranda chiamò tutti attorno a se.
Ne era uscito fuori un rettangolo con all'interno posizionate delle lettere. Le lettere dalla A alla M erano poste al centro con una leggera curvatura verso l'alto, quelle dalla N alla Z subivano lo stesso spostamento, ma verso il basso.
Nello spazio ovale che vi si era creato all'interno ci erano stati scritti dei numeri dallo zero al noce, in linea retta.
In alto a sinistra recitava la parola "Yes", mentre in alto a destra quella "No". Sotto di queste, precisamente in basso a destra e in basso sinistra, c'erano le parole "Hello" e "Goodbye".
Miranda osservo il disegno per un po', stabilendo se fosse fatto decentemente. Dopo qualche minuto volto la testa, sorridendo alla mora.
- Ottimo lavoro, Skarah!- esclamò con gioia, tenendo ben stretta la "tavola" tra le mani.
- Cosa dobbiamo fare adesso?- chiese Chris, avvicinandosi leggermente alla bionda.
- Mettetevi tutti a sedere intorno a me. - ordinò lei, mentre sistemava il pavimento per poter iniziare il rito.
- Qui? Con il pullman in movimento?- domandò Valeria, la quale era piuttosto intimorita da ciò che stava succedendo.
- Sì, cercheremo di dialogare con lui.- prese un profondo sospiro poi, dopo che tutti si furono messi a sedere vicino a lei, inizio a parlare, bloccandosi subito.
- Qualche problema?- chiese Aiden, notando la strana interruzione.
- Avete per caso una moneta?- chiese, girando lo sguardo verso il gruppetto. Hiro gliene lanciò una, mentre osservava la scena di soppiatto visto che ancora non aveva capito bene cosa stessa accadendo.
- Grazie mille. Ora possiamo iniziare.- prese un altro respiro profondo e poi iniziò con le domande.
- Demone sei qui?- silenzio di tomba. Nessuno si mosse, così come la moneta, che rimase immobile al centro del foglio con la mano della bionda appoggiata sopra.
- Demone sei qui?- domandò nuovamente, aspettandosi una qualche tipo di risposta che però non sembrava voler arrivare.
- Demone sei qui?- tentò un'altra volta, fallendo come le altre due.
- Mi sono rotto il cazzo! Mi state prendendo per il culo?- domandò Drake alzandosi di scatto in piedi ma, proprio nel momento in cui si stava sollevando, l'autobus frenò bruscamente, le luci iniziarono a spegnersi e ad accendersi in continuazione, facendo spaventare i membri del gruppo, che iniziarono ad urlare.
Dopo poco il fenomeno smise, lasciando tutto alla normalità.
Gettando uno sguardo alla tavola tutti rimasero stupiti. La moneta si era mossa. La mano della bionda puntava sulla scritta "Yes".
- Ma come è possibile? Miranda, l'hai fatto di proposito?- domandò Lazaro, osservandola con gli occhi aperti.
- No, si è mossa da sola.- la voce della ragazza era più bassa del solito e tremava leggermente. Si era spaventata. Deglutì rumorosamente e poi fece un'altra domanda.
- Demone, potresti fermare il bus?- chiese con un filo di voce.
La moneta si spostò diagonalmente verso il centro e, dopo un attimo di esitazione, ritornò sulla scritta "Yes". Nessuno fiatò. Nemmeno un minimo rumore era udibile all'interno di quel pullman.
Erano tutti scossi e spaventati.
Lentamente il pullman diminuì la sua velocità e, dopo una curva a destra, si fermò.
Cercando di osservare fuori dai finestrini, per capire dove si trovavano, si resero conto di non poterlo fare, poiché un velo oscuro rendeva impossibile vedere al di fuori del veicolo. L'unico modo per capire in quale luogo si trovassero di preciso era quindi scendere.
- Demone, potresti aprire le porte?- ormai Miranda stava sudando. Era in ansia. Non si aspettava che l'entità avrebbe risposto alla sua chiamata.
Diverse volte aveva cercato di mettersi in contatto con un demone, ma mai ci era riuscita.
La moneta eseguì la stessa operazione di prima, spostandosi da prima in diagonale, per poi ripartire lentamente. Questa volta si fermò sul "No".
- Mi state prendendo per il culo? Levati, fa fare a me!- Katherine si alzò in piedi e si avvicinò alla bionda, che spostò con uno spintone, mettendosi poi al suo posto.
- Demone, puoi aprire le porte del bus?- domandò, con la mano tremante, ma non ricevette nessuna risposta.
- Demone, apri queste cazzo di porte.- strillò, battendo con la mano libera per terra.
Non accadde nulla.
- Visto? Era tutta una...- non finì nemmeno la frase che si ritrovò scaraventata contro la vetrata sul fondo del pullman. Numerose crepe si crearono sulla superficie, mentre il copro della ragazza sbatté pesantemente contro il pavimento, dipingendosi lentamente di rosso.
Nessuno mosse un dito, troppo terrorizzati da quello che era appena successo. I respiri iniziarono a farsi affannosi e le probabilità che quella  con cui avevano a che fare fosse davvero un'entità maligna aumentavano con il passare dei secondi, utili al gruppo per realizzare ciò che era accaduto in quei cinque minuti, seppur in modo così confuso.
Miranda si tirò su, osservando poi la tavola con gli occhi sgranati. Il cuore le batteva forte in petto, consapevole che quello che stava facendo non era più un gioco. E ne aveva avuto la conferma.
- Demone, possiamo avvicinarci a Katherine?- chiese balbettando leggermente, mentre deglutiva rumorosamente la saliva che aveva in bocca.
La moneta si spostò al centro e, dopo il solito attimo di esitazione, tornò sul "No", facendo spaventare i ragazzi.
- Ma così rischia di morire!- si lasciò scappare Kristina, che stava osservando, con uno sguardo inorridito, la pozza di sangue che si era creata.
- Non obiettare o farà lo stesso con te. - Ronaldo le colpì la spalla, invitandola a calmarsi. La bionda lo guardò per un attimo e poi fece un cenno positivo con la testa, tornando a guardare il foglio.
- Demone, per favore, possiamo avvicinarci a Katherine?- domandò nuovamente regolando il respiro per apparire il più calma possibile.
La moneta si spostò verso il centro ed iniziò a posizionarsi sopra varie lettere, per poi fermarsi sul numero uno.
- Solo uno.- disse Miranda, informando i ragazzi, che non erano stati in grado di tenere il segno con la velocità del demone - Chi va?- chiese, aguzzando lo sguardo verso gli altri, come a lasciar intendere che non ci sarebbe mai andata.
- Credo che dovrebbe farlo l'autista.- Chris sussultò quando udì quelle parole, dette da Valeria. La sola vista del sangue lo spaventava a morte.
- Non so se sia il caso...- cercò di rifiutare elegantemente, cosa che però non riuscì a fare.
- Sei il proprietario del pullman, nonché la persona più grande. Devi farlo tu. - Ronaldo si intromise nella discussione, distruggendo ogni suo alibi.
Sospirò profondamente e si alzò, barcollando un pochino. Faceva un passo per volta molto lentamente, sperando che qualcuno si proponesse di andare al posto suo, seppur fosse consapevole dell'improbabilità della cosa.
Il corpo della ragazza era rivolto verso il pavimento, rendendo le schegge di vetro sulla schiena visibili.
Deglutì, cercando di non vomitare, e poi lo girò, sporcandosi anche le scarpe di quel liquido rosso che tanto detestava. Non sapeva cosa fare, motivo per cui si voltò verso il gruppetto, che lo osservava, mettendogli ancora più pressione addosso.
Lazaro si toccò il collo, facendogli cenno di fare lo stesso con quello della mora. Rispose con un semplice cenno della testa e poi toccò la parte indicatagli dal rosso, aspettando per sentire il battito.
Nessun rumore.
Quello che Chris sperava di sentire, ovvero un rimbombo sordo, Katherine non era più in grado di farlo. Perse l'equilibrio e cadde con i ginocchi sulla pozza di sangue, schifandosi non appena si rese conto del contatto, cosa che lo scosse ancora di più e lo costrinse ad appoggiare anche le mani, per poi farsi indietro velocemente.
Anche le sue mani, quindi, si impregnarono.
Dalla sua reazione i ragazzi capirono cosa era appena successo.
Katherine era morta dissanguata.
Dal gruppo si sollevarono molte urla, le quali causarono l'interruzione del rituale, e altrettanti schiamazzi vari. Gli occhi di tutti i presenti erano vuoti, avvolti completamente dal terrore, che gli si manifestava nella sua forma più pura. La morte.
Nessuno conosce bene Katherine, era rinomata per la sua fama di "lupa solitaria" e per il suo carattere aggressivo ed arrogante.
L'unica cosa che si sapeva di lei era che un tempo era in rapporti abbastanza amichevoli con Miranda ma che dopo una lite, scoppiata per causa di un ragazzo, le due non si erano più rivolte la parola, finendo per odiarsi.
Proprio lei, che una decina di minuti prima ci aveva litigato, non riuscì a trattenere le lacrime. Sul suo volto scosso, completamente assente e con solo le sopracciglia alzate, avevano iniziato a colare due strisce trasparenti.
Stava piangendo per la perdita di quella che era stata un'amica.
Per quanto le lacrime scendevano rapidamente, entrando poi a contatto con il terreno freddo e duro, non aveva singhiozzi ne cose del genere.
Era un pianto muto.
Gettò un'altro sguardo verso la tavola, consapevole che avrebbe dovuto continuare, così da evitare altre situazioni come quella. Aspettò che Chris, il quale cercava disperatamente di asciugarsi le mani, tornasse a sedere per poi porre un'altra domanda.
- Demone, potresti dirci dove siamo?- non appena la bionda finì la frase la moneta iniziò a muoversi, spostandosi su varie lettere.
- Non lo so. - questa volta a svelare la frase su Manuel, che parlò senza nemmeno rendersene conto.
- Che vuol dire "non lo so"? Ci ha portati lui fin qui!- strillò Drake, colpendo il pavimento con violenza.
- Non lo so significa che non ne ha idea, o forse non ci arrivi?- Pitch punzecchiò nuovamente il moro, cercando di sfotterlo davanti a tutti.
- Vuoi fare la fine di quella lì?- chiese all'altro con calma, estraendo lentamente l'arma che si portava sempre dietro.
- Toh, è quello che stavo per dire io. - rispose con fare strafottente, osservandolo negli occhi senza distogliere minimamente lo sguardo dagli occhi del moro, che ricambiava.
- Smettetela!- urlò Gabriel, interrompendo la loro guarda di sguardi - Già una è morta. Evitate stronzate.- terminò, gettando un'occhiata prima su uno e poi sull'altro.
Improvvisamente le luci del bus iniziarono a spegnersi e ad accendersi, facendo spaventare il gruppo. Il demone stava richiamando l'attenzione su di sé.
Miranda prese un respiro profondo e continuò la conversazione.
- Demone, hai un nome?- voleva provare ad entrare in confidenza con l'entità, così da poterle chiedere di lasciarli andare, seppur avesse avuto conferma che non si trattasse di un demone buono.
La moneta iniziò a muoversi rapidamente spostandosi con leggiadria tra le varie lettere, andando a comporre un nome.
- Andy. - sussurrò, informando anche gli altri.
- Demone, possiamo chiamarti per nome?- la moneta si spostò al centro e, dopo qualche secondo di esitazione, si diresse verso la scritta "Yes".
- Bene, ora che abbiamo preso confidenza con il demone cosa intendi fare?- domandò Sasha, con tono sarcastico, mettendo ancora più pressione alla bionda.
- Andy, ci puoi lasciare andare?- questa domanda interessava tutti, tanto che per un attimo abbandonarono le espressioni imbambolate che avevano assunto fino a quel momento così che potessero ascoltare attentamente la sua risposta.
La moneta si spostò diverse volte, senza fermarsi in un punto preciso, finché, dopo attimi interminabili, interruppe la sua corsa.
"No".
Una parola che inquietò ancora di più gli sventurati. Più di quanto quel cadavere poco distante da loro potesse fare. Un leggero brusio si sollevò dal gruppo, mentre gli occhi di tutti erano ancora fissi sulla moneta.
- Andy, possiamo interrompere la seduta?- questa domanda fu posta tra un singhiozzo e l'altro da Miranda, la quale aveva iniziato a tremare. Quella situazione stava iniziando a corroderla dall'interno.
Questa volta il demone decise di essere benevolo, lasciando posizionare la moneta sulla scritta "Yes".
- Arrivederci, Andy. - sussurrò trattenendo, non senza qualche problema, il senso di vomito che stava avvertendo.
Notò che il demone aveva ricambiato il suo saluto, poiché il suo dito si ritrovò rapidamente sulla scritta "Goodbye".
Non appena si rese conto di potersi finalmente sfogare scoppiò in un pianto liberatorio, appoggiandosi ad uno dei sedili vicino a se.
Lentamente tutti quanti si alzarono, andando a sedersi. Gli unici che rimasero in piedi furono Chris, Gabriel, Lazaro e Matthew, i primi tre perché dovevano pensare a dove mettere il cadavere, mentre il biondo giusto per dar fastidio, cosa in cui riusciva molto bene.
- Dove lo buttiamo?- disse Chris cercando di essere il meno rude possibile, senza però riuscirci.
- Hai qualche ripostiglio qua dentro?- chiese Gabriel ammiccandosi in torno, come a volerlo cercare da solo.
- Beh, nella gabbia del motore dovrebbe entrarci, però il corpo finirebbe abbrustolito.- constatò, appoggiando una mano sotto il mento per riflettere meglio.
Solo dopo aver detto quella frase si rese conto di una cosa: dov'era finita la sua sensibilità e la moralità? Una ragazza era appena morta davanti ai loro occhi e loro riflettevano, con calma e tranquillità, su dove gettare il cadavere, come se fosse una normalissima borsa.
La paura li aveva resi completamente apatici. Avevano perso lucidità, almeno per il momento. L'adrenalina era talmente tanta che di corpi senza vita ne avrebbero potuti sotterrare a milioni.
- No. Non voglio che si rovini!- urlò Miranda, alzando la voce che di solito tendeva a tenere bassa.
- Dobbiamo fare spazio. Qui sarà di intralcio e inizierà a puzzare a breve.- l'autista la guardo senza espressione mentre diceva quelle parole rimanendo sorpreso dagli occhi della bionda.
Si erano come accesi. In mezzo a quel gruppo era l'unica che stava provando un minimo di emozione, seppur negativa.
- Non mi interessa!- strillò, sbattendo i piedi per terra, come a voler far intendere che era tutto un capriccio a cui non avrebbe rinunciato.
- La conoscevi?- Chris, senza rendersene conto, pose la domanda fatale, quella che colpì dritta al cuore la ragazza.
- Sì. Eravamo migliori amiche, ma poi abbiamo litigato.- non appena finì la frase scoppiò in un pianto ancora più disperato, che portò Lazaro ad andarle vicino per rincuorarla. Il rosso le toccava la schiena, invitandola a sfogarsi per bene.
- Deve essere dura. Ma dobbiamo andare avanti. Anche per lei.- l'autista sospirò e, non appena si rese conto di quello che aveva detto, rimase sorpreso. Non si aspettava di avere ancora un briciolo di interesse per la vita altrui.
Lo credeva perso durante la sua infanzia.
La bionda sollevò gli occhi verso di lui e, dopo un, lungo ed eterno, istante, fece cenno di sì con la testa.
Gabriel e Chris afferrarono quindi il cadavere di peso e, dopo aver aperto la gabbia del motore, gettarono dentro il corpo, richiudendo subito la porta.
- Con il sangue come facciamo?- chiese Drake, osservando il pavimento disgustato.
- In qualche modo faremo. Qualcuno ha degli stracci?- domandò il turco, passando di sguardo in sguardo. Quelle occhiate gli bastarono per capire quanto fosse basso il morale del gruppo, che rischiava di sbriciolarsi come un bicchiere a contatto con il suolo.
Ed erano solo all'inizio.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed ecco a voi il terzo capitolo!
Ho voluto far morire subito un OC, così da abbassare notevolmente il morale complessivo del gruppo!
Non ho grandi annunci da fare, però vi invito a dare un'occhiata alla storia di Pleurite98 (Il mio fanz numero uno <3) perché sembra davvero molto interessante.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e se sto usando bene i vostri personaggi, perché ultimamente sto andando in paranoia!
Ah, volevo darvi un'ultima notizia: è possibile che, ogni due settimane, esca un capitolo di Giovedì, facendo quindi ogni due settimane due capitoli. Beh, ditemi se vi fa piacere o se preferite le attese settimanali.
Lavottino 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ronaldo stava cercando di ascoltare la musica con il suo cellulare ma un brusio di sottofondo lo disturbava, rendendogli impossibile udire la canzone che stava sentendo in quel momento.
Di tanto in tanto toglieva una cuffietta, così da capire da dove provenisse tale suolo, ma, non appena l'orecchio perdeva il contatto con il piccolo aggeggio di plastica, il rumore in sottofondo scompariva.
Aveva quindi dedotto che dovesse trattarsi di un qualche difetto delle cuffie, le quali le aveva acquistate poco tempo prima in un negozio di elettronica, o comunque della canzone, che aveva recentemente scaricato.
Tentò di chiudere gli occhi, cercando di rilassarsi, senza ottenere tuttavia il risultato sperato. Quella situazione lo preoccupava, motivo per cui non riusciva ad addormentarsi.
Aveva paura. Paura di non risvegliarsi più.
La scena a cui aveva assistito prima, ovvero la morte di Katherine, lo aveva scosso. Era rimasto completamente schifato da quella visione, al punto di non riuscire ancora a voltarsi verso il retro del pullman, dove la striscia di sangue era ancora visibile.
Notò che il rumore di sottofondo era aumentato notevolmente, arrivando quasi al pari di quello della canzone. Sbuffò e tolse le cuffie, ricacciandole nello zaino con violenza, mentre il telefono lo mise in tasca, per poi chiudere ancora gli occhi.
Cercò di concentrarsi su qualcosa, così da poter cercare di addormentarsi in tranquillità. Ma, non appena chiuse gli occhi, si rese conto di una cosa: sentiva ancora il brusio.
Mosse gli occhi in varie direzioni, cercando un qualcosa o un qualcuno che potesse emettere tale rumore, giusto per avere la conferma che non si trattasse del demone, ma non trovò nulla di plausibile.
Iniziò a sudare freddo, mentre iniziava lentamente a tremare. Decise quindi di concentrarsi su tale rumore, sperando che si trattasse di un'allucinazione dovuta alla consapevolezza di essere rinchiuso in un bus indemoniato.
Il suono era uguale a quello delle TV senza segnale. Più i secondi passavano più si faceva forte, iniziando a stordirlo.
Improvvisamente il rumore, che fino a quel momento era stato confusionario, mutò venendo sostituito da una voce, che pensò appartenere ad un bambino per via della sua tonalità alta e chiassosa.
- Ehi, Rex, tutto bene?- il moro si risvegliò di colpo, scuotendo violentemente la testa ed aggrappandosi con forza al sedile. Matthew era davanti a lui, leggermente spaventato per via della sua reazione, con la torcia puntata verso di lui e la mano che oscillava avanti e indietro, nel tentativo di fargli "riprendere conoscenza".
- Matt? Ma che... che è successo?- domandò sbadigliando, posandosi una mano sulla bocca per coprirsi dopo che il biondo gli ebbe fatto cenno.
- Nulla di che, ti eri solo addormentato.- il ragazzo alzò le spalle, mettendosi poi a sedere vicino a lui.
- E perché mai mi hai svegliato?- domandò, massaggiandosi gli occhi lentamente.
- Perché potrebbe essere pericoloso.- Matthew scosse la testa, come se quella frase fosse scontata. Ed effettivamente lo era. Non conosceva quasi nessuno su quel pullman, quindi c'era tutta la possibilità che qualcuno potesse fargli del male per qualsiasi motivo.
- Beh, allora grazie.- disse sospirando, mentre l'altro si limitava a sorridergli energicamente - Quanto ho dormito?- domandò poi, sporgendosi in avanti per potersi stirare la schiena.
- Una ventina di minuti, più o meno.- queste parole lo fecero pensare. Si ricordava di aver udito una leggera voce che gli stava sussurrando qualcosa, ma non ricordava di preciso chi fosse stato.
- Dimmi, c'era qualcuno vicino a me mentre dormivo?- il biondo si portò una mano sulle labbra, cercando di ricordare precisamente cosa era accaduto mentre Ronaldo era incosciente.
- No, eri qui da solo, gli altri hanno semplicemente conversato tra di loro.- spiegò, giocherellando con la mano sul palo - Perché lo chiedi?- continuò poi alzando un sopracciglio.
- Ho avuto come la sensazione che qualcuno mi stesse parlando, ma non riuscivo a capire di chi si trattasse.- Matthew ritornò pensieroso, senza però riuscire a ricordare nulla.
- Mi spiace, non ho notato niente.- disse poi, scuotendo la testa lentamente, con fare afflitto.
- Non ti preoccupare, è già troppo che tu ti sia preoccupato per me. - Ronaldo cercò di rincuorarlo, facendogli anche cenno con la mano che la cosa non importava.
- Beh, siamo amici, mi sembra una cosa normale da fare.- il biondo gli porse un sorrise a trentadue denti, tanto che non poté fare a meno di ridere anche lui.
- Sì, hai ragione.- il moro si mise a pensare, concludendo la conversazione.
Matthew era l'unica persona con cui aveva fatto amicizia in tutta la scuola. Per quanto quel biondino fosse irritante riusciva comunque a parlare con tutti, senza la minima indiscrezione, tanto che era diventato il miglior amico di Skarah.
Ronaldo si ricordava perfettamente come aveva fatto a conoscerlo: durante la prima settimana di scuola venne sospeso per una rissa e quando tornò a scuola, dopo una decina di giorni, nessuno gli parlava per paura di venire aggredito. Solo Matt aveva il coraggio di rivolgergli parole.
Lo trovava insopportabile per la maggior parte delle volte, ma infondo gli era debitore, per lo meno non brancolava da solo nel buio. L'unica altra persona con cui interloquiva e scuola era il suo ragazzo, altro motivo per cui veniva scostato da tutti.
Non sopportava l'omofobia, non sopportava il razzismo. In poche parole non sopportava la gente.
Si perse così a fondo nei suoi pensieri che rischiò di addormentarsi ancora, venendo però leggermente scosso da Matthew, sempre con quel sorrisetto sul volto.
 
Miranda stava male.
Sentiva un continuo bruciore allo stomaco e un dolore atroce alla testa. Ormai era chiusa in se stessa da ore, più precisamente da quando la sua conversazione con Chris era finita, e la tristezza stava lasciando spazio alla depressione.
Sospirava rumorosamente cercando di affogare quei pensieri negativi, che la stavano trascinando in quel baratro profondo da cui non si sarebbe più alzata, senza riuscirci.
Ogni volta che mandava giù la saliva sentiva l'istinto di rigettarla su e di vomitare. Di tanto in tanto dava un'occhiata alle tracce di sangue rimaste sul pavimento, cosa che non faceva altro che farla deprimere ancora di più.
In quelle due ore aveva pensato più e più volte all'amicizia che aveva avuto con Katherine, ovvero un continuo sbalzo di amore e odio culminato con un litigio alquanto grave che le aveva allontanate per sempre.
Le due si erano conosciute alle medie, dove avevano stretto un rapporto composto dalla rivalità in ambito scolastico, visto che entrambe andavano bene a scuola. In quell'ambito Katherine riusciva sempre ad avere la meglio, vantandosi sempre con lei, che si limitava a sopportare in silenzio.
Avevano iniziato anche ad uscire insieme, approfondendo ancora di più la loro amicizia. Però il passaggio alle superiori le mise a dura prova.
Due classi diverse, interessi diversi e persone diverse.
Pian piano si frequentavano sempre meno, cosa che causò una crepa già abbastanza profonda tra di loro. Però la causa della rottura definitiva fu un ragazzo.
Katherine si era innamorata di un suo compagno di classe, il quale però non ricambiava ed era interessato a Miranda. La mora iniziò quindi a diffamarla, tentando di accaparrarsi le attenzioni del ragazzo, ma senza successo.
Il ragazzo in questione era Gabriel. Per tale motivo tendeva sempre ad evitarlo e gli parlava nella maniera più schietta possibile.
Aveva anche rifiutato le sue avance, giustificandosi in maniere assurde e prive di senso, quasi per fargli intendere che non era minimamente interessato a lui.
 Si staccò dai suoi pensieri, sollevando lentamente la testa. Davanti a lei c'era Sasha, che la osservava dall'alto.
- Ehi, tutto bene? Sono due ore che piangi.- domandò, cercando di utilizzare un tono il più interessato possibile.
- Sì, sto bene.- tagliò corto, tra un singhiozzo e l'altro.
- No, tu non stai bene.- ribatté la mora, socchiudendo leggermente gli occhi - Ti concedo due opzioni: O mi parli dell'argomento o ti picchio e dopo mi dici che cos'hai.- Miranda si mise a ridere, tornando a fare quell'espressione che la caratterizzava.
- Va bene.- iniziarono dunque a parlare, passando così il loro tempo.
 
Nel pullman più o meno tutti avevano trovato una persona con qui parlare, giusto per sminuire un po' la tensione e cercare di rilassarsi, per quanto poco fosse possibile.
Però Skarah si era limitata a sedersi ad un angolino con il suo quaderno in mano. Di tanto in tanto gettava un'occhiata alla sua destra e parlava, anche se lì non c'era effettivamente nessuno.
Questa particolarità attirò l'attenzione di Kristina, che le si avvicinò lentamente, cercando di capire cosa stesse dicendo.
- Dimmi, Rachel, cosa ne pensi di questo? Uhm... hai ragione. E questo come ti sembra? Sì, il collo è fatto un po' storto di proposito, poi lo aggiusterò.- la bionda alzò le sopracciglia, stupita da quella scena così surreale.
- Scusami, posso sapere con chi stai parlando?- domandò poi, gettandole un'occhiata piena di timore. La mora interruppe il suo discorso e si voltò in sua direzione. La guardò per qualche attimo e poi rispose con una naturalezza che la lasciò perplessa.
- Con Rachel.- disse semplicemente, aspettando una risposta.
- Ma qui non c'è nessuno.- controbatté, spostando lo sguardo avanti e indietro, cercando questa "Rachel".
- Oh, sì che c'è, è proprio qui.- indicò un punto con la mano, dove però non c'era assolutamente niente.
- Ma lì non c'è niente.- Kristina non stava capendo attentamente dove la conversazione stesse andando a parare, soprattutto perché Skarah mutò espressione, guardandola male.
- Lei è lì. - disse semplicemente, scandendo parola per parola.
- Okay, se lo dici tu...- concluse così il discorso, indietreggiando lentamente - Ma che diavolo sta facendo?- pensò ad alta voce.
- Sta parlando con la sua amichetta immaginaria.- la informò Pitch, alzando il tono di proposito per farsi sentire da Skarah, la quale di voltò verso di lui.
- Cosa?- domandò la bionda, girandosi verso il ragazzo.
- Quella là ha un'amica immaginaria. Ci parla tutte le volte. E la cosa divertente è che si arrabbia se le dici che effettivamente non c'è nessuno accanto a lei.- il moro la guardò ridendo.
- Lei esiste!- la ragazza poté solo cercare di rispondergli, ma il suo grido non cambiò l'atteggiamento di Pitch, che si mise ancora di più a ridere.
- Nei tuoi sogni magari.- rispose con freddezza, assottigliando gli occhi. Odiava quella ragazza, la odiava con tutto se stesso.
Cercava di attirare l'attenzione degli altri con quella storiella ridicola e questa cosa lo urtava particolarmente.
Ogni volta che poteva la insultava, sfogandosi su di lei per qualsiasi cosa non gli andasse a genio. Ce l'aveva anche in classe insieme e la cosa non faceva che farlo arrabbiare ancora di più.
Inoltre aveva notato che la ragazza era autolesionista. Questo incentivava ancora di più la sua tesi riguarda al "bisogno di attenzioni" che la persuadeva a fare cose così stupide.
- Tu non ne sai niente, zitto!- quella volta la mora continuò la conversazione, probabilmente per via della paura dovuta ai fatti accaduti precedentemente, utilizzando un tono più alto del solito.
- Di cosa? Della tua fottuta amica immaginaria, eh? Di quella presenza che vedi solo tu? Ma apri gli occhi. Sei ridicola.- usò le parole più cattive che gli vennero in mente, così da troncare una volta per tutte quella discussione fin troppo insensata.
- Non pensi di aver esagerato?- gli domandò dopo poco Kristina, vedendo che Skarah si era voltata dall'altra parte con uno sguardo afflitto.
- No, sinceramente no. - fece una smorfia con la faccia, osservando per un attimo la bionda con la coda dell'occhio.
- Sei così insensibile?- chiese poi, sedendosi vicino a lui.
- Oh, non così tanto.- mentì, spostandosi leggermente per non entrare in contatto con la ragazza - Solo con lei. Mi sta sulle palle.- disse schiatto, cercando di non trattare male nemmeno lei, poiché il puzzo di fumo lo stava facendo leggermente irritare.
- E cosa farebbe di così "irritante"?- Kristina saltava spesso scuola per via del suo lavoro part-time, quindi non conosceva bene le persone al di fuori della sua classe, ne tantomeno quelle sul pullman.
- Tutto. Tutto di lei è irritante.- si mise a sedere per bene, controllando il cellulare di tanto in tanto, giusto per fare qualcosa.
- Guarda che le parole possono fare molto male, non dovresti trattarla così. Se non ti sta a genio ignorala.- la bionda cercò di fargli la morale, motivo per cui alzò lo sguardo con fare leggermente alterato.
- E cosa ci sarebbe di divertente nel lasciarla stare?- la sua voce assunse un tono gelido, tanto che l'altra deglutì rumorosamente, per poi interrompere la conversazione. Aveva iniziato a capire che tipo di persona fosse Pitch.
 
- Drake cosa stai facendo?- la voce di Aiden lo fece voltare di scatto, interrompendolo.
- Nulla di che, cerco di forzare la finestra.- rispose, cercando di essere il più cinico possibile.
- Tanto non si apre, lascia stare.- si sedette, appoggiando il gomito su un rialzo di ferro e la testa sopra il pugno.
- Non si sa mai, tanto vale provare.- contestò l'altro, continuando nel suo intento. Aveva preso il martello d'emergenza e stava provando a rompere i bordi della finestra, cercando di rimuoverla. Erano ormai passati una decina di minuti da quando aveva iniziato e l'unica cosa che era riuscito a fare era crepare ancora di più il vetro.
- Senti, lascia perdere.- lo incitò Aiden, gesticolando in sua direzione.
- Ma si può sapere che cazzo vuoi?- chiese il moro, battendo un pugno alla vetrata.
- Mi sto annoiando.- spiegò semplicemente, sempre usufruendo dell'aiuto delle mani per spiegare meglio.
- Fai qualcosa allora.- tagliò corto Drake, già irritato per i fatti suoi.
- Tipo?- chiese, divertendosi nel vederlo alterarsi pian piano.
- Tipo ammazzarti. Levati dalle palle.- si girò lentamente verso di lui, pronunciandogli quelle parole con gli occhi sgranati.
Per tutta risposta Aiden si mise a ridere, facendolo innervosire ancora di più.
- Mi stai prendendo per il culo?- tirò fuori il coltellino della tasca, puntandoglielo contro.
- Su, non arrabbiarti.- porse le mani avanti, cercando di calmarlo.
- Come cazzo fai ad essere così calmo? Siamo in un fottuto bus infestato e tuo figlio è a casa da solo.- gli fece notare, sedendosi davanti a lui.
- Infatti sono nervosissimo. Cerco solo di mascherarlo.- sospirò profondamente, mutando la sua espressione.
Drake ed Aiden si conoscevano dalle elementari. Inizialmente si odiavano per via dei loro caratteri abbastanza simili, ma con il passare del tempo erano diventati migliori amici.
Insieme ne avevano passate tante, anche perché l'indole criminale di Drake li portava sempre a finire dai carabinieri, facendogli passare molti guai.
Però infondo erano legati da un rapporto indissolubile, tanto che quando, quattro anni prima, il moro chiamò Aiden al telefono per dirgli che aveva commesso un omicidio quello non si scompose, chiedendogli semplicemente dove si trovasse.
Lo aveva aiutato a seppellire il corpo, provando successivamente ad infangare la notizia, senza però riuscirci del tutto.
Allo stesso modo Drake gli era stata accanto quando la sua ragazza, madre di suo figlio, era morto di parto. In quell'occasione Aiden aveva rischiato di uccidere il figlio per la rabbia, per poi provare il suicidio diverse volte, venendo però sempre fermato dall'amico, con metodi più o meno bruschi.
Come quando cercò di ingerire un cocktail di medicinali, che il moro gli spaccò sulla testa con violenza, per poi sgridarlo e dirgli che quello che stava facendo era sbagliato.
Si stimavano a vicenda e cercavano sempre di proteggersi l'uno con l'altro.
- Insomma, che vuoi fare?- chiese Drake, sospirando. Aiden sorrise, per poi aprire lo zaino. Estrasse un foglio e due penne.
- Partitina a tris?- propose, disegnando poi il campo.
 
Mentre tutti conversavano, cercando di dimenticare cosa era accaduto poco prima, Hiro era impegnato nel tentare di far stare zitta Lorde.
La ragazza gli stava letteralmente distruggendo i timpani con discorsi su "cosa possa essere il demone" a "Oddio ma oggi quanto è bello Lazaro!" provocandogli un enorme mal di testa.
- Secondo me si tratta dello spirito di un bambino, ne sono sicura!- esclamò, muovendo la testa per valutare l'ipotesi con accuratezza.
- Oppure un anziano.- propose poi, continuando a spiegare i motivi per cui potesse essere così.
- Ehi, Hiro, mi stai ascoltando?- domandò, portando le braccia sui fianchi e abbassando le ciglia con fare arrabbiato.
- Sì, Lorde, ti sto ascoltando.- rispose, sbadigliando.
- Non fare il maleducato!- lo colpì leggermente ad una spalla, facendogli alzare gli occhi al cielo - Hiro, non ti azzardare a fare quella faccia con me!- esclamò, incrociando gli arti sul petto con fare disinvolto.
- Sì, Lorde, va bene.- l'asiatico appoggiò la testa sul sedile, tentando di ignorare il fiume di parole che usciva dalla bocca della bionda, senza però riuscirci.
- Secondo te il demone com'è?- chiese, toccandolo freneticamente.
- Grande, grosso e cattivo.- detto questo, ovviamente con fare ironico, si portò le mani al volto, desideroso di dormire.
- Su, intendo se è anziano o giovane!- controbatté lei, che non aveva capito la battuta del nipponico.
- Ma che ne so!- sputò fuori, dimenandosi sul sedile.
- Ehi, ehi, non alzare la voce con me!- lo sgridò, facendolo sbuffare.
Quella situazione incuriosì particolarmente i ragazzi, che non si aspettavano minimamente che qualcuno potesse domare quel bestione in maniera così schietta.
Hiro e Lorde si conoscevano da tempo, visto che erano vicini di casa. Per quando la differenza di età, quattro anni, era piuttosto ampia riuscivano a conversare tranquillamente, come se fossero coetanei.
I due erano, caratterialmente parlando, completamente opposti. Lei più estroversa e simpatica, lui taciturno e scontroso.
Riuscivano comunque ad andare d'accordo. Nell'intero istituto circolava una voce seconda la quale quando Hiro venne sospeso, l'anno prima, la ragazza arrivò addirittura a picchiarlo.
Per non parlare di quando non venne ammesso agli esami. In quell'occasione delle persone riferirono di aver visto Lorde con un bastone mentre inseguiva l'asiatico fino a casa sua, cercando di colpirlo.
Era l'unica che riusciva a tenerlo in riga e a lui andava bene così, anche perché non parlava con nessuno, se non con lei.
Nel frattempo la ragazza aveva ripreso a parlare, spostando l'argomento sul suo "amato" Lazaro.
- Ma l'hai visto come cercava di mantenere la situazione calma? È proprio un grande...- esclamò con occhi sognanti, cercando di non farsi sentire dal rosso, che era seduto qualche sedile più in là.
- Sì, sicuramente.- Hiro le rispose tanto per, chiudendo poi gli occhi, riuscendo solo a sentire le urla della ragazza che gli chiedevano di non addormentarsi, ma che ignorò bellamente.
 
Manuel aveva paura. Era completamente terrorizzato. Continuava a tremare come un agnellino, cercando di tenersi saldo al palo d'acciaio alla sua sinistra per provare a fermarsi, ma senza esito positivo.
Si guardava intorno come se sentisse che qualcuno lo stesse osservando, senza però capire da dove.
- Manuel, tutto bene?- Valeria, che fino a quel momento si era limitata a guardare il ragazzo, gli si avvicinò lentamente, appoggiandosi al suo sedile.
- Sì, tutto bene.- tagliò corto, per tornare poi alla sua continua perlustrazione della zona.
- Su, calmati, non è successo nulla.- la castana gli afferrò le guance, cercando di tranquillizzarlo con uno sguardo pieno di affetto.
Valeria era l'unica persona che Manuel conosceva in quel pullman. Erano compagni di classe e vicini di banco, per tanto spesso conversavano, seppur per la ragazza risultasse difficile farlo, causa il carattere chiuso del moro.
Più volte aveva cercato di stimolarlo ad aprirsi con gli altri, ricevendo la solita risposta di assenso, data solamente per farla contenta. Stava cercando di farlo aprire con gli altri, ma la cosa non le riusciva.
Manuel era come rinchiuso in una gabbia. Lo si poteva osservare solo da fuori, come un animale allo zoo.
Era estremamente paranoico, al punto di passare le ore di educazione fisica seduto su una panchina a guardarsi intorno.
- Ci provo.- rispose, lasciandosi cullare dalle sue mani.
- Ottimo, bravo, lascia andare via ogni pensiero negativo che c'è in te. - il ragazzo chiuse gli occhi, godendosi quell'attimo di tranquillità che aveva ricevuto, provando a dormire.
Valeria restò al suo fianco finché non si addormentò, per poi tornare a sedersi davanti a lui.
Provava un affetto particolare per quel tipo. Lo vedeva come un ragazzo da salvare per forza. Non le piaceva quando i compagni di classe lo prendevano in giro, tanto che ogni volta che sentiva una voce fuori posto tendeva subito a sgridarli, incitandoli a chiedere scusa.
Inizialmente faceva questo solo perché il suo ruolo di rappresentante di classe glielo imponeva, ma quando aveva iniziato a vedere i sorrisi di gratitudine che Manuel le concedeva ogni volta che lo aiutava si era convinta a doverlo fare per lui.
 
Mentre tutti parlavano fra di loro cercando di passare il tempo,Gabriel, Lazaro e Chris stavano cercando una soluzione al problema. Quest'ultimo era stato costretto suo malgrado a partecipare a quella "riunione", o almeno così l'aveva chiamata il turco.
Si alternavano un susseguirsi di idee stupide e prive di senso, pensate e dette sul momento senza verificare che, effettivamente erano piuttosto improbabili.
Uno tra tutti aveva fatto rimanere sbalordito l'autista: provare ad esorcizzare il mezzo. La proposta era venuta direttamente dalla bocca di Gabriel che, con il suo fare propositivo e convincente, era riuscito a fare crede a Lazaro che fosse effettivamente possibile.
- Se siamo riusciti a creare una tavola Ouija con un pezzo di carta possiamo farci anche una croce, no?- pian piano aumentava sempre di più il tono di voce, cercando di convincersi che ce l'avrebbero potuta fare.
- Sì, possiamo tentare.- lo assecondò il rosso, battendogli il cinque.
Quei due erano migliori amici da una vita. Cresciuti insieme, erano andati nella stessa scuola elementare, nella stessa scuola media e nello stesso liceo.
Credevano fermamente l'uno nell'altro, al punto di provare anche dei piani oggettivamente impossibili soltanto perché, con i loro modi di fare, erano riusciti a convincere delle persone a tentare.
Avevano il dono della persuasione e sapevano usarlo perfettamente, ma su Chris non funzionava.
Anche lui riusciva a convincere le persone a fare ciò che voleva, utilizzando il metodo inverso. "Già, è impossibile" o "No, non puoi farcela", sapeva usufruire alla perfezione della psicologia inversa.
Per tanto i loro  giochetti con lui non funzionavano.
- Scusate, ma vi sembra un'idea plausibile?- domandò, interrompendo il loro discorso. I due si girarono in sua direzione, guardandolo con un sorriso in volto.
- Non possiamo sapere se non proviamo, no?- gli disse Gabriel, aumentando ancora di più il suo sorriso.
- Gab ha ragione, dobbiamo tentare.- Lazaro riuscì a tenere il tono di voce leggermente più serio, seppur fosse visibilmente condizionato dall'essersi convinto che ce l'avrebbero fatta.
- Bah, fate come volete, io vado a dormire.- si alzò dal sedile in cui era stato seduto fino a quel momento, scorrendo con un'occhiata tutti il bus per cercarne un altro.
Notò che infondo, vicino alla striscia di sangue lasciata da Katherine, ce n'era uno libero, così vi si avviò lentamente.
Sentiva l'odore pungente del liquido rosso entrargli nel naso, dovuto soprattutto a quello che lui stesso aveva addosso e che aveva cercato di levarsi, senza nessun esito positivo.
Cercò di addormentarsi, venendo però disturbato da una voce fin troppo familiare.
- Ehi, capitano, come procede?- chiese Matthew, il quale era seduto proprio davanti a lui. Lo guardò male, pensando a come rispondergli senza offenderlo, anche perché la presenza di Ronaldo, che lo guardava storto, lo inquietava leggermente.
- Vogliono provare un esorcismo.- spiegò semplicemente alzando le braccia.
- Cosa?- Ronaldo si voltò del tutto verso di lui, cercando conferma di quanto aveva appena udito.
- Parole loro, per me è tutta una grande stronzata.- sbuffò, tentando di fare quel pisolino che desiderava tanto.
- A me sembra un'idea un po' improbabile.- constatò, mordendosi il labbro.
- Mah, francamente non mi interessa, facessero come vogliono.-  liquidò la faccenda, chiudendo quindi la conversazione con i due, cosa che lo rese felice.
Si rilassò, appoggiandosi contro lo schienale e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a dormire anche solo una decina di minuti, ma Morfeo non voleva avere a che fare con lui, perché in quel momento Lazaro iniziò il suo discorso.
- Ragazzi abbiamo avuto un'idea. Proveremo ad esorcizzare il pullman, utilizzando dei disegni di crocifissi e delle preghiere. Abbiamo bisogno del vostro aiuto!- urlò il rosso, facendosi udire da tutti.
No, non avevano veramente bisogno del loro aiuto, ma convincerli psicologicamente che avrebbero potuto dare una mano poteva essere un modo per risollevare il morale del gruppo, il quale era decisamente a terra.
- Skarah, puoi disegnare le croci?- chiese Gabriel, ottenendo un cenno positivo come risposta.
Così, in una ventina di minuti, era tutto pronto per "l'esorcismo". Spensero le luci nel pullman ed accesero un fuoco, utilizzando l'accendino di Kristina.
Successivamente Lazaro iniziò il rituale. Prese una croce e la alzò al cielo, iniziando a recitare il "Padre Nostro" con una voce lenta e cupa, come se volesse inquietare il demone.
Non appena finito ci fu un attimo di silenzio generale, nel quale i ragazzi si guardarono tra di loro per capire se effettivamente il rito avesse funzionato.
- A me non sembra che sia cambiato nulla.- disse Drake, incrociando le braccia al petto annoiato.
- Zitto, Lazaro sa quello che fa. - lo contraddisse Lorde, guardandolo male.
- Beh, possiamo dire che sia stato un fallimento.- concluse Aiden, ridendo, ma non appena finì di parlare una ventata spense il fuoco e il pullman iniziò a muoversi.
L'autobus era ripartito, questa volta ancora più veloce, sbandando di tanto in tanto, come se lo stesse facendo di proposito.
- Ma che cazzo sta succedendo?- urlò Sasha, la quale si ritrovava sbattuta contro i ragazzi, cosa che le stava causando un enorme disgusto, forse più dell'entità stessa o del cadavere di Katherine.
Dopo qualche metro il mezzo si fermò di colpo, facendo cadere tutti i passeggeri a terra.
- Guardate, ora si vede di fuori!- Skarah puntò il dito fuori, facendo voltare a sua volta gli altri.
- Oh, grazie, non ce ne eravamo accorti, menomale che ci sei tu. - le rispose Pitch con tono sarcastico, guardandola male.
- Qualcuno riconosce questo posto?- chiese Valeria avvicinandosi alla vetrata. Si trovavano in un bosco, precisamente in un punto spianato vicino ad un'enorme quantità di alberi alti circa dieci metri, ma non era quella la cosa più strana.
Era buio. Tutto ciò che avevano visto era dovuto ai fari del mezzo, che erano ancora accesi. Estrassero i propri cellulari dalla tasca, controllando l'ora.
Le ventidue e trentaquattro.
Non tornava, da quando erano montati sul pullman erano passate a malapena due ore, e ne erano sicuri.
- Ehi, ma qui è sera!- strillò Drake, stropicciandosi gli occhi, sperando fosse solo un'allucinazione.
- Il mio orologio dice che sono le dieci di sera. - constatò Kristina, osservando nuovamente lo schermo luminoso del suo telefono.
- Innanzitutto accendiamo le luci. - propose Gabriel, venendo subito seguito da Lazaro. Il rosso toccò il pulsante, senza effetto. Provò nuovamente, ma con il medesimo risultato.
- Non si accendono.- disse semplicemente, battendo le mani sui jeans con frustrazione.
- Sentite, andiamo a dormire che è meglio.- Chris, sempre più irritato, soprattutto perché nello sbandamento aveva battuto un braccio contro un sedile, si diresse verso la sua precedente postazione, sdraiandosi.
- Sentite, io voglio provare a capire costa sta succedendo.- Lazaro tornò in loro direzione, guardando con l'occhio della coda l'autista avviarsi verso il "letto" improvvisato.
- E dimmi, presidente, hai qualche idea?- Drake lo incitò a rispondere con un gesto della mano, quasi come se si divertisse a metterlo in difficoltà, cosa che effettivamente era veritiera.
- Non ne ho idea. - tagliò corto il rosso, abbassando lo sguardo.
- Allora evita di ricordarci sempre i tuoi buoni propositi.- la risposta del moro fu data con cattiveria e con il solo intento di offenderlo.
- Ehi, lui fa tutto questo per noi!- subito Lorde accorse in sua difesa, guardandolo con uno sguardo arrabbiato.
- Ah, prendere decisioni solo con il suo amichetto ti sembra "farlo per noi"? Ci vede come un peso!- strillò, colpendo con forza un vetro.
- Non è vero!- controbatté la bionda, avvicinandosi sempre di più al moro.
- Stai zitta, per Cristo!- urlò Drake, spintonandola. Fortunatamente Lazaro la prese al volo, senza permetterle di cadere.
- Ehi, andiamo, calmati.- Aiden si mise tra i due, portando l'amico lontano da lì.
- Andiamo a dormire. Domani cercheremo di capire attentamente cosa sta succedendo.- Gabriel si intromise, cercando di placare la "mezza rissa" che era appena avvenuta.
- Scusate, che ore avete detto che erano?- domandò Ronaldo, squadrando con un'espressione stranita il cellulare.
- Circa le dieci e mezzo, perché lo chiedi?- rispose Kristina, che aveva controllato l'orario poco prima.
- Adesso manca un quarto a mezzanotte.- deglutì rumorosamente, osservando gli altri che estraevano nuovamente i propri cellulari dalla tasca per controllare.
Lo schermo luminoso segnava le ventitre e quarantacinque precise, lasciandoli a bocca aperta.
- Che cosa significa?- esclamò Miranda, senza riuscire a capire.
- Beh, mi pare ovvio. Il tempo è velocizzato.- sorprendentemente la risposta a quell'enigma venne trovata subito e, cosa che fece spaventare ancora di più il gruppo, fu Matthew a darla.
- Ah, quindi un minimo di cervello ti è rimasto.- sputò con cattiveria Pitch, ignorando le occhiatacce che  Ronaldo gli stava rivolgendo.
- Beh, quest'informazione ci sarà sicuramente utile.- inaspettatamente fu Manuel a parlare, con un accento diverso, ed un tono piuttosto alto.
- Uh, vedo che ti sei svegliato, eh?- chiese Sasha, la quale era la prima, o al massimo la seconda, volta che sentiva la sua voce.
- Scusatemi, di solito la mattina sono più tranquillo.- scherzò, per poi continuare a parlare - Quindi? Cosa facciamo adesso?- guardò attentamente uno ad uno i ragazzi, cercando qualcuno che rispondesse alla sua domanda.
Quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di Valeria, però, avvertì una strana sensazione, come un leggero brivido che gli percorreva la schiena.
La castana assottigliò gli occhi, cercando di vedere bene, dato che la flebile luce del cellulare del ragazzo non rendeva molto visibile il volto. Gli occhi. Gli occhi di Manuel sembravano di un colore diverso. Erano azzurri.
Non appena notò che il suo sguardo era stato ricambiato si riprese, limitandogli a sorridergli, cosa che fece anche lui, aumentando il suo senso di inquietudine.
- Per ora direi di limitarci a dormire, domani penseremo attentamente ad una soluzione.- propose Lazaro, ricevendo dei cenni positivi dagli altri, i quali si diressero verso i loro posti lentamente.
 
Manuel si avvicinò a Valeria, mettendosi a sedere accanto a lei. La ragazza non riusciva a dormire, causa l'individuo al suo fianco.
Solo dopo un po' il moro avviò la conversazione.
- Dimmi, c'è qualcosa che non va? Prima mi guardavi in modo strano.- domandò, voltando il volto in sua direzione, sussurrando.
- No, niente di che, sono solo un po' spaventata.- mentì, sorridendogli nervosamente. Tutto ciò era strano. Manuel non iniziava mai un discorso, ne tantomeno le rivolgeva la parola se prima non era lei ad andare da lui.
- Se hai qualche problema puoi dirmelo, non ti mangio mica, eh. - scherzò, cosa che non faceva mai, per poi tornare a guardarla fissa negli occhi.
- No, sul serio, non è niente, va tutto bene.- cercò di chiudere la conversazione rapidamente. Aveva paura. Quello non era il ragazzo che conosceva.
- Su, Valeria, so che c'è qualcosa che non va, dimmi pure cos'è. Per caso è colpa mia?- a quella domanda la ragazza sussultò, venendo quindi tradita dal suo corpo.
- Lo prendo come un sì. Cos'ho fatto?- Manuel continuava ad insistere, opprimendola sempre di più.
- Sei strano...- accennò, rabbrividendo.
- Sii più specifica.- con un gesto della mano la invitò a continuare.
- Il tuo atteggiamento, il tuo modo di fare, tutto. E soprattutto i tuoi occhi, sono di un colore diverso dal solito.- sentiva la gola secca e si sentiva in pericolo, come quando l'entità aveva ucciso Katherine. Il ragazzo le si fece incontro sorridendo, salendole quasi sopra.
- Non ti devi preoccupare, Manuel ti ama.- le disse, sorridendo.
- Eh?- domandò, venendo però colta di sorpresa. Il ragazzo poggiò le labbra sulle sue, distraendola e, un attimo dopo, estrasse un coltellino svizzero dalla tasca con il quale ferì la gola.
Il liquido rosso iniziava a scendere dalla ferita, bagnandole i vestiti. Sentiva il fiato venire a mancare, mentre cercava di parlare, senza riuscirci.
- Che c'è, vuoi dire qualcosa?- chiese, sfottendola. Avvicinò l'orecchio alla sua bocca, così da udire cosa stesse tentando di dirgli.
- Chi... sei... tu...?- la sentiva ansimare, mentre per poco tratteneva le risate.
- Beh, io sono Trevis.- dopodiché ripassò l'arnese sulla ferita, uccidendola definitivamente.
Sì alzo dal sedile lentamente, cercando di non sporcarsi di sangue, e, dopo aver verificato di non essersi macchiato con l'aiuto della torcia, andò verso di Pitch. Sogghignando aprì il suo zaino e gli restituì il suo coltellino svizzero, infondo l'aveva soltanto preso in prestito.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti!
Ecco a voi il capitolo 4!
Seconda morte, yeee! Beh, che dire, c'era da aspettarselo, chi segue le mie FF sa che quando muore il primo individuo poi la carneficina è assicurata!
Mi raccomando, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate!
Ah, se pensate che non stia usando i vostri OC correttamente fatemelo sapere, sono sempre in tempo a fare qualche leggera variazione.
Detto questo, ci vediamo Lunedì/Giovedì prossimo.
Lavottino
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


La luce del sole aveva da poco iniziato ad illuminare l'interno del pullman quando Chris si svegliò. Sbadigliando fece cenno di alzarsi, notando però un odore che lo fece restare immobile nella strana posizione che aveva assunto in quel momento, ovvero con i gomiti a sorreggerlo dal sedile e le gambe per terra.
Annusò con più attenzione, cercando di capre di cosa si trattasse. Odore di ferro, più precisamente di sangue.
Non appena realizzò la cosa, si alzò in piedi di scatto, scrutando tutto il pullman per capire da dove provenisse il tanfo, il quale era anche piuttosto forte.
Deglutì non appena si rese conto che delle strisce di sangue, proveniente dal fondo del pullman, più precisamente da tre sedili dietro di lui. Sbatté gli occhi diverse volte e, dopo aver preso coraggio, mosse il primo passo verso la pozza.
Ciò che vide lo fece urlare a tal punto da svegliare tutte le persone nel veicolo. Il cadavere di Valeria era appoggiato su un sedile.
Gli occhi chiusi, un rivolo di sangue che le colava dalla bocca e la gola completamente aperta, tanto che riusciva a vedere anche l'osso. I vestiti erano completamente impregnati del liquido rosso, che cadendo aveva completamente sporcato il pavimento.
- Ma che diavolo hai da urlare?- gridò Drake, arrabbiato per via del brutto risveglio, e ancora assonnato.
- È... è... è morta!- esclamò più forte di prima, trattenendo il vomito. Il suo sguardo si perdeva nella pozzanghera di sangue che si era andata a creare sotto il corpo, la quale si stava lentamente seccando.
- Eh? Cosa stai dicendo?- Lazaro, preoccupato, si alzò di colpo, raggiungendolo ed osservando allibito quello spettacolo raccapricciante.
Lentamente tutti si avvicinarono, così da vedere cos'era la causa di tutto quello schiamazzo e di quelle urla.
- O mio dio...- Aiden si portò la mano alla bocca, cercando di non rigurgitare, cosa che invece a Kristina non riuscì, tanto che si allontanò dal gruppo per vomitare.
Ma lo shock più grande tra tutti lo ebbe Manuel. Il moro si svegliò strofinandosi gli occhi lentamente, cercando di capire a cosa fossero dovute quelle urla, visto che Chris gli copriva la visuale. Si sollevò leggermente, rimanendo fermo per degli interminabili momenti a guardare il corpo davanti a lui.
Valeria era morta. L'unica persona che aveva avuto il coraggio di parlargli era morta. Ed era stata presumibilmente uccisa da qualcuno.
Guardò uno ad uno i ragazzi con sguardo adirato e, dopo un breve istante, cacciò un urlo assordante.
- Chi è stato?- domandò, urlando con rabbia. Tutti si voltarono verso di lui, guardandolo a bocca aperta. Non lo riconoscevano. Era completamente adirato.
- Ehi, calmati, ora cercheremo di risolvere.- Gabriel gli andò in contro, cercando di calmarlo, ma venne spintonato via con forza, cadendo per terra.
Il moro fece qualche passo in avanti, barcollando, per poi gettarsi ai piedi del cadavere ed iniziare a piangere. I suoi pantaloni si imbrattarono di sangue, così come la sua maglietta, mentre le lacrime scendevano lentamente dal suo volto.
- Per favore... chi è stato?- domandò nuovamente, questa volta a bassa voce, singhiozzando tra una parola e l'altra, affondando la testa tra le gambe di Valeria.
- Avanti venga fuori il colpevole!- Lazaro, visibilmente alterato, richiamò l'attenzione colpendo il vetro.
- L'arma usata è palesemente un'arma da taglio e, fino a prova contraria, gli unici ad averne una sono Drake e Pitch, se non sbaglio.- fece notare Skarah, ottenendo dei cenni positivi da parte degli altri.
- Bene, tiratele fuori.- disse Gabriel, che nel frattempo si era rialzato, guardandoli entrambi.
Drake estrasse il suo dalla tasca, porgendoglielo. Non aveva alcuna macchia ne era minimamente sporco di sangue, motivo per cui gli venne subito restituito.
L'attenzione di tutti cadde quindi su Pitch che, sbuffando, si apprestò ad aprire il suo zaino. La sua espressione mutò da annoiata a seria, facendo insospettire gli altri. Restò per una decina di secondi fermo così, spostando lo sguardo dal suo zaino a Lazaro diverse volte, finché il rosso non si fece avanti, strappandoglielo di dosso.
- Che cazzo è questo?- urlò, estraendo il suo coltellino svizzero dalla borsa. L'oggetto era ricoperto di sangue.
Il castano non sapeva che dire. Balbettava parole senza senso e sconnesse tra di loro, cercando di giustificarsi.
- Insomma, come spieghi tutto ciò?- continuò il rosso, mettendogli ancora più pressione.
- Non ne ho idea. - rispose, sussurrando a malapena.
- Non prendermi per il culo!- Lazaro lo afferrò per la maglietta, sollevandolo dalla postazione in cui era seduto.       
Pitch non riusciva a capire. Milioni di ipotesi si facevano spazio nella sua mente, ma non si capacitava di come effettivamente fossero potute andare le cose.
Allontanò il rosso da sé con violenza e poi puntò lo sguardo verso Skarah, con fare minaccioso.
- Tu! Brutta puttana! Vuoi mettermelo nel culo, eh?!- urlò, cercandolo di andarle addosso, ma venendo bloccato da Aiden. La situazione stava decisamente andando a deteriorarsi e il rischio di un'altra morte era sempre più plausibile.
- Lasciami! È colpa di quella troia! Lei mi vuole morto!- cercò di liberarsi dalla presa del moro, venendo però completamente bloccato, per poi essere sbattuto a terra con la faccia contro il pavimento.
- Io non ne so niente!- rispose lei, completamente spaventata. Non lo aveva mai visto in quello stato. Era furente.
Già in passato le si era rivolto con arroganza, ma mai aveva avuto un'espressione così arrabbiata. Rischiava seriamente di essere uccisa.
- Ehi, calmatevi!- Drake colpì Pitch sulla pancia, lasciandolo senza fiato, e poi si diresse verso la mora - Ne sai qualcosa?- le domandò, assottigliando gli occhi.
- N-No, non ne so nulla. L-La mia era solo una supposizione.- alzò le mani, mentre inconsciamente aveva iniziato a tremare come una foglia.
-Su, è palese che l'assassino sia lui.- disse Aiden, aumentando la forza con la quale lo stava sbattendo a terra, noncurante dei suoi lamenti.
- Che ne facciamo?- domandò Kristina, osservando il castano che si dibatteva con forza dalla presa, senza però riuscire a divincolarsi.
- Innanzitutto cerchiamo di capire se è stato lui oppure no. - Sasha si intromise nella conversazione, scendendo dalla sua tipica postazione - Non abbiamo prove che sia effettivamente colpa sua.- concluse, alzando le spalle.
- Su, ha un coltello insanguinato nello zaino. C'è bisogno di altre prove?- controbatté Drake, gettando un'occhiata all'arnese, poco prima che Lazaro se lo mettesse in tasca.
- Tesoro, non è così difficile mettere un oggetto in uno zaino di un altro, sai?- spiegò, avvicinandosi al castano. Lo guardò fisso negli occhi e poi gli parlò.
- Sei stato tu, Pitch?- chiese, mantenendo la voce il più neutra possibile.
- No, non sono stato io. - mantenne lo sguardo fisso sui suoi occhi, cercando di dimostrare che per davvero non ne sapeva nulla.
- Bene, io gli credo.- detto questo si alzò, tornando alla sua postazione.
- E come facciamo a sapere se è o no l'assassino?- Gabriel tentò di chiedere agli altri, i quali avrebbero potuto avere un'idea, ma nessuno riuscì a proporne una decente.
- E se... se lo chiedessimo ad Andy?- improvvisamente una voce risaltò dal coro, facendo girare tutti verso di lui. Chris, che si era appena ripreso dalla visione, fece tale proposta, attenendo le risposte degli altri.
- Beh, mi sembra l'idea più fattibile.- concordò Miranda, gettando un'occhiata veloce a tutti gli altri.
Dopodiché la bionda si alzò e, facendo cenno a Skarah, si fece dare il quaderno con all'interno la tavola Ouija. Lo aprì lentamente, temendo che l'entità avesse potuto "giocarle qualche scherzo", come ad esempio imbrattare la pagina di sangue, ma la trovò normale, come l'ultima volta che l'aveva aperta.
L'unico segno presente erano le sue lacrime, le quali erano colate sulla carta, bagnandola, quando Katherine era morta.
Così fece sedere tutti intorno a sé, pronta ad eseguire il rituale.
- Andy, ci sei?- domandò, toccando la moneta con leggerezza. Stranamente il demone rispose subito, quasi come se avesse aspettato con impazienza quel momento.
"Yes".
- Andy, tu sai chi ha ucciso Valeria?- a quelle parole gli sguardi di tutti si fecero più cupi.
Ancora una volta l'entità rispose affermativamente.
- Andy, puoi dirci il nome?- chiese velocemente. L'ansia ribolliva nel sangue di tutti e quindici, mentre i respiri si facevano sempre più affannosi.
La moneta compié alcuni giri, per poi decidersi ed andare a comporre il nome del colpevole.
I presenti sgranarono gli occhi non appena il piccolo oggetto si fermò al centro, concludendo quindi ciò che aveva da dire.
"Pitch".
Il castano aprì lentamente la bocca, cercando di spiegarsi cosa era accaduto, ma la voce non voleva uscire. Sentiva una voglia assurda di colpire in volto l'entità, seppur fosse conscio che non gli era possibile, seguita da un disperato desiderio di picchiarsi da solo.
Era stato incastrato.
E il demone era complice.
Non ebbe il tempo per cercare di giustificarsi perché si ritrovò sbattuto di forza contro il pavimento da Aiden, il quale aveva assunto nuovamente la posizione con cui lo aveva immobilizzato prima.
Tentò di dimenarsi, senza alcun risultato positivo, per poi fermarsi, consapevole che tutta quella resistenza non sarebbe servita a nulla.
- Andy, arrivederci.- sussurrò Miranda, con tono tetro, mentre la moneta si andava a posizionare sulla scritta "Goodbye".
Un istante dopo gli occhi di tutti erano rivolti verso Pitch, chi lo guardava con sgomento e chi con paura, preoccupati per ciò che sarebbe potuto accadere.
- Che ne facciamo di lui?- chiese Drake, passando il pollice sul collo, mimando una decapitazione, venendo però guardato male dagli altri.
- Abbiamo perso già troppa gente. Non mi sembra una grande idea. - lo contraddisse Lazaro, il quale si era ripreso dal suo precedente scatto d'ira.
- Quindi?- Aiden incalzò il rosso a trovare una soluzione, mentre continuava a spingere sempre con più forza, per quanto la vittima stesse ormai completamente immobile.
- Leghiamolo da qualche parte.- propose Gabriel, cercando l'appoggiò degli altri.
- Abbiamo qualche corda?- chiese Drake, voltandosi per cercare di adocchiarne qualcuna nell'improbabile eventualità che ci fossero all'interno del pullman, ottenendo però un cenno negativo da parte degli altri.
- Aspettate, forse io ce l'ho. - Chris si alzò lentamente, indirizzandosi verso la postazione di guida, ma improvvisamente cadde a terra, come se sgambettato. Lazaro gli corse subito in contro, cercando di aiutarlo a rialzarsi, cosa che fu piuttosto difficile. L'autista pareva come svenuto.
- Che gli è successo?- chiese Miranda, raggiungendo il rosso.
- Mi sembra sia svenuto.- concluse il ragazzo, tastando la vena del collo e sentendo che, per sua grande gioia, respirava ancora.
- Beh, l'immagine che ha visto era piuttosto scioccante, potrebbe avere avuto un calo di zuccheri.- disse la bionda, ricevendo un cenno positivo dall'altro.
- Qualcuno ha una bottiglia d'acqua?- domandò poi, rivolgendosi agli altri.
Skarah fece cenno positivo con la testa e, dopo una breve ricerca di qualche secondo, lanciò l'oggetto al rosso, il quale ringraziò con un occhiolino.
- Tieni, bevi.- lentamente verso l'acqua nella bocca di Chris che  si riprese in pochi istanti, tossendo rumorosamente.
- Scusate, sentivo un po' di nausea.- scosse la testa rapidamente e, dopo qualche attimo di esitazione, si diresse verso la gabbia dell'autista, intento a prendere le fantomatiche corde.
- Ehi, è chiusa.- gli ricordò Ronaldo, rimanendo sorpreso non appena il moro girò la maniglia, aprendo la porta.
- Si è aperta!- esclamò, voltando uno sguardo contento verso i ragazzi, i quali non poterono far altro che ricambiare.
Entrò e, dopo qualche attimo, uscì con una corda, che lanciò a Gabriel, successivamente si sedette al posto del guidatore, cercando di far ripartire il mezzo. Si accorse dopo un istante che mancavano le chiavi, cosa che lo portò ad abbandonare la "stanza", lasciando però la porta aperta.
- Non parte?- chiese Matthew, guardandolo con un ciglio alzato.
- Non ci sono le chiavi.- tagliò corto, rivolgendogli uno sguardo afflitto.
Nel frattempo Aiden e Drake avevano legato Pitch ad un sedile nel centro del pullman, cercando di stringere le corde il più possibile attorno ai polsi.
- Dici che così basta?- chiese il primo, facendo forza sul nodo.
- Sì, penso vada bene.- rispose il secondo, con il solito ghigno in volto. Amava fare quelle cose.
- Lasciamo qualcuno qui a controllarlo. Chi si offre?- domandò Gabriel, gettando uno sguardo ai ragazzi, invitandone uno a caso a farsi avanti.
- Lo faccio io. - Kristina alzò lentamente la mano, avvicinandosi al turco.
Notò lo sguardo degli altri su di sé, principalmente quello di Sasha, un misto tra rabbia e sospetto, cosa che le fece salire l'ansia.
- Va bene, contiamo su di te. - concluse il ragazzo, sorridendole.
- Ora che facciamo?- la domanda arrivò da Hiro, il quale si era decisamente stufato di tutte quelle sceneggiate a cui era stato costretto ad assistere.
- Non ne ho idea. - Aiden alzò le mani, passando la parola a qualcun altro.
- E se provassimo ad aprire le porte? Adesso la gabbia è aperta, no?- Matthew si girò in direzione di Chris, facendogli cenno con la testa.
- Sì, giusto. Possiamo provare!- disse lui, con un'allegria che fino a quel momento non aveva mai dimostrato. Si avvicinò al volante e, dopo qualche istante di ricerca, trovò il pulsante, che cliccò rapidamente.
Quando le porte si aprirono tutti i presenti, Chris compreso, rimasero sorpresi. Lentamente Lazaro si sporse, cercando di capire dove fossero precisamente.
Erano nel bel mezzo di una foresta. Il pullman era parcheggiato nel mezzo di un prato circondato completamente da alberi piuttosto alti, la cui altezza raggiungeva circa i trenta metri, rendendogli impossibile orientarsi.
Pian piano scesero tutti dal bus, osservando il bioma con una faccia stranita, come se non fossero più abituati a quella vista.
- Cosa facciamo adesso?- domandò Matthew con un sorriso in volto che si distacca parecchio dall'espressione degli altri.
- Beh, andiamo in esplorazione.- propose Gabriel, facendo cenno agli altri di dire la loro.
- Possiamo farlo, ma è meglio non allontanarsi troppo.- disse Lazaro, ottenendo una risposta positiva da tutti i ragazzi - Kristina, tu resta qui.- guardò la bionda, la quale annuì, colta alla sprovvista.
- Posso rimanere anch'io?- chiese Sasha, saltellando verso il rosso.
- Sentite, non è meglio far rimanere più persone?- constatò Miranda, ricevendo dei segni d'assenso.
- Bene, chi vuole venire?- chiese Lazaro, aspettando una risposta da parte del gruppo. Alzarono la mano Drak, Aiden e Ronaldo.
- Allora noi quattro andremo ad esplorare i dintorni, invece voi rientrate e dentro e tenete d'occhio Pitch.- dopo questa breve spiegazione il quartetto si inoltrò lentamente nella foresta, dandosi appuntamento per le diciassette vicino al pullman, mentre gli altri rientrarono dentro il veicolo.
Per quanto rimanere lì era senza alcun dubbio la scelta più sicura, Miranda si sentiva in pericolo. Il motivo era molto semplice: Gabriel.
Continuava a guardarla, cosa che le metteva ansia. Più volte aveva cercato di ignorare il suo sguardo, ma la tenacia del turco nell'osservarla l'aveva costretta a prestargli notevoli attenzioni.
- Miranda, possiamo parlare?- il suo incubo peggiore si era appena materializzato davanti a lei. Gabriel, sempre con quel sorrisetto in volto, le si era avvicinato, attirando la sua attenzione.
- Non credo sia il caso, sai, c'è molto a cui pensare.- cercò di rifiutare, ma il turco l'afferrò per il braccio, stringendo forte la presa.
- Dobbiamo parlare.- ripeté, senza cambiare espressione, particolare che rese tutto più inquietante.
- Va bene.- la bionda deglutì rumorosamente, per poi seguirlo. Stava puntando verso la boscaglia, particolare che le destò ancora più sospetti.
- Qui non va bene?- domandò, alterando leggermente il suo tono di voce. Il ragazzo la guardò per un istante e poi acconsentì, fermandosi dove da lei richiesto.
- Senti, non hai più bisogno di mascherare i tuoi sentimenti. Ora possiamo stare insieme.- Gabirel attaccò il discorso, parlando con voce seria, segno che aveva dato molta importanza a quella discussione.
- Come, scusa?- Miranda strizzò gli occhi, chiedendosi se avesse realmente detto ciò che aveva appena udito.
- Adesso non c'è più lei in mezzo, quindi possiamo amarci senza problema!- spiegò con calma, aiutandosi anche con le mani, attendendo con ansia la risposta della bionda.
- Ma di che cosa stai parlando?- l'espressione sul volto della ragazza non mutò di un millimetro.
- Che c'è di così complicato? Puoi esplicitamente dire che mi ami, senza qualcuno che ci metta i bastoni fra le ruote.- concluse, guardandola dritta negli occhi.
- Non capisco.- tagliò corto lei, costringendolo ad entrare nel dettaglio.
- Su, Katherine, la tua ex amica, è morta, quindi ora puoi esternare i tuoi veri sentimenti nei miei confronti.- Miranda a quella frase spalancò gli occhi.
- Dimmi, Gabriel, per caso sei contento della sua morte?- chiese, balbettando leggermente.
- Beh, in un certo senso sì. - il turco alzò le spalle, come se la cosa fosse di poco conto. Nemmeno un istante dopo ricevette un colpo sulla guancia che gli lasciò il segno.
Miranda si era arrabbiata.
Le sue sopracciglia si erano abbassate e il respiro si era fatto decisamente più affannoso.
- Ma sei scemo? Io ho pianto per lei. Io le volevo bene! E sai un'altra cosa? Non ti amo, anzi, di te non me ne frega un cazzo! Ti ho ignorato fino ad ora e continuerò a farlo, perché non vorrei mai stare con una persona come te. Vaffanculo Gabriel. Non parlarmi mai più.- detto questo corse verso il pullman, cercando di trattenere le lacrime, lasciandolo lì, fermo e con il cuore spezzato.
 
Kristina si era seduta lateralmente al sedile a cui era stato legato Pitch. Lo controllava ormai da una ventina di minuti e ancora non aveva fatto un movimento. Si era limitato a sospirare con forza, cercando di addormentarsi.
Nel tempo che lei aveva speso tenendo d'occhio il ragazzo, il corpo di Valeria era stato portato fuori da Chris e Matthew, per poi essere lasciato in un punto a caso della foresta, sempre vicino al pullman.
- Ehi, potresti starmi più lontano?- finalmente la voce di Pitch la richiamò, facendole capire che non era morto.
- Eh? Dici a me? E perché mai?- domandò, scuotendo la testa leggermente sorpresa dalla chiamata.
- Sì, dico a te. Puzzi di fumo. E questa cosa mi da fastidio.- disse con acidità, senza nemmeno provare ad essere gentile.
- Mr. raffinatezza, eh?- lo sfotté lei, ridendoci su.
- Beh, tu di certo non lo puoi essere.- le rispose a tono, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della bionda.
- Meglio rozza che assassina, no?- controbatté, facendolo ridere.
- Hai ragione, questa te la do buona.- per la prima volta sentì il castano ridere, tanto che si perse per qualche istante nella sua espressione. Non sembrava il solito Pitch, quello apatico e ironico.
- Dimmi un po', che hai fatto alla faccia?- chiese, facendole interrompere la visione del suo viso.
- Un incidente stradale, sarà successo una quindicina di anni fa, non ricordo granché.- spiegò, abbassando leggermente lo sguardo.
- Wow, bello.- tagliò corto poiché sentì due occhi fissi su di lui e sapeva che non erano di certo pieni d'affetto.
- Sentite, ma se necessitassi di andare al bagno, dovrei farmela addosso?- domandò, cercando lo sguardo di qualcuno.
- Fattela addosso.- l'unica risposta che ricevette fu da parte di Sasha, la quale non ci andò per nulla leggera.
- Vaffanculo.- rispose, mandandole un bacino che venne bellamente ignorato.
 
Mentre tutti passavano il tempo aspettando che la "spedizione" terminasse, Matthew stava cercando di rincuorare Manuel, il quale aveva l'umore quasi sottoterra. Dopo quella scenata isterica, fatta nella mattinata, non aveva più detto una parola. Di tanto in tanto gettava delle occhiatacce verso Pitch, senza venir minimamente preso in considerazione, per poi rigettarsi con violenza contro il sedile.
- Dai, non abbatterti. Lei non vorrebbe questo.- tentò di persuaderlo con parole dolci e cariche di significato, ma nessuna di queste riuscì a smuoverlo. Era completamente perso nella disperazione.
Si limitò quindi a cercare di rincuorarlo accarezzandogli la testa, nella speranza che il dolore che provava potesse diminuire.
Sentiva che quella situazione stava iniziando a diventare un peso più duro di quanto pensasse. Aveva accettato il fatto di essere intrappolato là dentro, ma ciò che era successo dopo, compresi gli omicidi, gli avevano fatto capire che con poco il gruppo si sarebbe sgretolato.
Per tanto risollevare il morale di Manuel era essenziale.
- Ehi, Matthew, vieni un momento qui.- il biondo alzò la testa non appena sentì un voce chiamarlo. Riconobbe il timbro vocale di Skarah, la quale lo stava invitando verso di lei con un gesto della mano.
Scese dal sedile, dirigendosi verso la mora, la quale gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
- Tu ci credi?- chiese, senza specificare.
- A cosa?- rispose, alzando un sopracciglio.
- Secondo te, Andy ha detto la verità?- riformulò la domanda, accorgendosi di essere stata troppo vaga.
- Beh, non so che dirti. Non vedo perché avrebbe dovuto mentirci.- alzò le spalle, tentando di capire a cosa volesse arrivare la ragazza.
- Perché Andy è un bambino.- disse Skarah, parlando come se fosse stata una cosa da intuire subito.
- Eh?- Matthew riuscì a proferire solo quella sillaba, colto alla sprovvista da ciò che aveva appena detto la mora.
- Su, sembra che voglia giocare con noi. Si comporta proprio come un ragazzino. Secondo me ha mentito.- a quelle parole il biondo spalancò gli occhi, capendo il ragionamento che aveva applicato la sua amica.
- Mi stai dicendo che il demone ha mentito per puro divertimento?- chiese, giusto per confermare, ottenendo un cenno affermativo come risposta.
- Però non dirlo agli altri.- la richiesta della mora fece fare un'espressione stranita sul suo volto.
- E perché mai?- la risposta non tardò ad arrivare.
- Potrebbero reagire male, come ha fatto Katherine. E il fatto di sapere il nome dell'assassino li rende più tranquilli.- il biondo schioccò le dita, capendo, finalmente, cosa intendesse.
- Va bene, starò zitto.- acconsentì, per poi farle l'occhiolino ed alzarsi.
 
- Ehi, Hiro, perché non sei andato anche tu nella foresta?- domandò Lorde, guardando di soppiatto il nipponico, occupato a leggere un libro.
- Perché non aveva voglia.- rispose poi, dopo aver tolto per un istante gli occhi dalla riga che stava leggendo.
- E se Lazaro si facesse male? Eh? Non ci pensi?- la bionda rincominciò con le sue solite lamentele, miste anche a dichiarazioni d'amore per il rosso dei suoi sogni.
- Devo essere sincero?- la ragazza si morse un labbro e mosse diverse volte la testa facendo cenno di sì - Non me ne frega niente.- non appena udì quelle parole gonfiò le guance, indispettita.
- Male, male, male! È il presidente del consiglio studentesco!- urlò, facendosi sentire da tutto il pullman.
- E allora?- il giapponese le rivolse un'occhiata strana, intimandole di lasciarlo leggere in santa pace.
- Solo lui può tirarci fuori da questa situazione!- strillò, abbassando le sopracciglia, per sembrare ancora di più arrabbiata.
- Ehm, potresti evitare di urlare? Sai, stai rompendo un po' le palle.- la voce di Pitch rimbombò in tutto il bus, attirando l'attenzione di tutti.
Lorde lo guardò male, pensando a come rispondergli a tono.
- Stai zitto assassino.- disse schiettamente, senza alcuna emozione.
- Vuoi essere la prossima?- controbatté quello, ridendo. L'atteggiamento del castano sorprese Kristina, la quale aveva ancora ben in mente quello assunto dal ragazzo in mattinata, decisamente diverso da l'attuale.
Era tornato spavaldo come prima. Quasi come se non gli importasse di essere legato ad un sedile con l'accusa di omicidio.
- Scusala, tende sempre ad alzare la voce. - Hiro si intromise nella conversazione, cercando di placare gli animi, decisamente troppo alterati, dei due.
- Per questa volta ci passerò sopra.- disse Pitch, per poi tornare a guardare il finestrino con fare annoiato.
 
Quella "gita" nella foresta si stava rivelando il più difficile del previsto. Non avevano trovato nulla e il tempo a loro disposizione stava per esaurirsi. Nessuno di loro era riuscito a capire dove fossero di preciso, anche perché i cellulari non avevano campo e quindi il GPS era del tutto inutile.
In più le condizioni climatiche non aiutavano particolarmente. Faceva piuttosto freddo, per quanto nelle giornate prima c'era sempre stato il sole.
Ma questi erano solo due dei problemi che affliggevano Drake.
Si sentiva strano, come se stesse per prendere l'influenza, e il senso di chiuso che provava per colpa dei numerosi alberi lo infastidiva.
Cercò di tenere gli occhi aperti il più possibile ma sentiva le palpebre pesanti e il suo corpo reagiva lentamente ai suoi comandi.
Si passò una mano sul volto, sperando di riacquistare pieno controllo della vista, ma ciò che vide lo fece urlare dalla paura.
Davanti a lui c'era una figura nera, alta circa due metri e senza volto, fatta eccezione per due piccoli occhietti gialli.
Esaminò con più attenzione la creatura, notando che le sue braccia erano molto lunghe e che era ricurvo, come se avesse una gobba.
- Ma che cazzo è?- strillò, attirando l'attenzione degli altri tre su di lui.
- Cosa?- domandò Ronaldo, avvicinandosi lentamente.
- Quella creatura!- si voltò in direzione del moro, rischiando di morire d'infarto non appena vide che quell'essere si era materializzato alle spalle del ragazzo. Istintivamente prese un sasso e lo lanciò in sua direzione, mancando di poco il compagno.
 - Ehi, ma che cazzo fai, ritardato!- urlò Ronaldo, spostandosi leggermente per la paura di essere colpito. La creatura era sparita, senza lasciare alcuna traccia della sua presenza.
- Su, Rex non sarà bellissimo, ma non è così brutto!- scherzò Aiden, cercando di sdrammatizzare.
- Che simpatico.- rispose il diretto interessato, senza accennare minimamente ad un sorriso.
- Drake, tutto bene?- chiese Lazaro, notando che il ragazzo stava barcollando.
- No, direi proprio di no...- non riuscì nemmeno a concludere la frase, poiché cadde a terra inerme.
- Ehi, ma che gli succede?- gli altri due andarono subito in suo soccorso, tentando di capire cosa gli fosse capitato.
- Torniamo al pullman.- suggerì il rosso, ricevendo dei cenni positivi, poi sollevarono con forza l'altro e si avviarono nella direzione opposta a dove stavano andando.
Quando raggiunsero il bus erano ormai le diciotto, dato che il trasporto di Drake aveva rallentato notevolmente la squadriglia, che si dava il cambio ogni tanto per trasportarlo, così da perdere la minor quantità di tempo possibile.
La strada gli era sembrata più lunga, tanto che diverse volte si chiesero se effettivamente stessero percorrendo la via giusta, continuando però nella medesima posizione, fidandosi dei propri ricordi e del proprio istinto.
- Ehi, finalmente siete tornati!- Miranda gli corse incontro, notando solo dopo il corpo inerme di Drake - Che è successo?- chiese, tappandosi la bocca per lo sgomento.
- È svenuto. Non sappiamo precisamente per quale motivo.- tagliò corto Aiden, entrando nel pullman per poterlo stendere su due sedili.
- Avete scoperto qualcosa?- domandò Matthew, andandogli incontro.
- No, niente di che.- il rosso scosse la testa, facendo dipingere un sorriso amaro sul volto del biondo.
- Quindi?- chiese, guardandolo di soppiatto.
- Domani riandremo in spedizione. Piuttosto, il cadavere?- Lazaro cercò di guardare i posti in fondo, per capire se avessero tolto il corpo dal bus come da lui ordinato.
- L'abbiamo nascosto nella foresta.- spiegò rapidamente l'altro, ricevendo un cenno positivo come risposta.
- Lui come si è comportato?- ammiccò verso Pitch, che stava dormendo tranquillamente.
- Non ha fatto nulla, si è solo lamentato di dover andare al bagno.- Matthew terminò così la conversazione, gettando un'occhiata verso il castano.
Ai due si avvicinò Sasha, la quale voleva parlare con Lazaro.
- Ehi, posso portare "l'assassino"- si interruppe per mimare le virgolette con le mani - a pisciare? Ha rotto per tutto il tempo.- il suo sguardo e quello del rosso si scontrarono.
- Va bene. Ma stai attenta.- la avvisò, continuando a reggere la gara di occhiate che avevano iniziato, da cui si tolse la ragazza dopo aver avuto il consenso.
Questa si avvicinò con poca eleganza al castano e, dopo averlo afferrato per la corda tentando di non entrare in contatto con il suo corpo, lo tirò su, intimandogli di camminare.
- Vuoi che qualcun altro venga con te?- chiese Ronaldo, tenendo d'occhio ogni minimo movimento fatto dai due.
- No, grazie, posso tenerlo a bada da sola.- detto questo mimò il segno delle forbici con le dita, facendo presagire che se Pitch le avesse fatto qualcosa sarebbe stato punito in maniera permanente.
Dopo qualche istante, che Sasha utilizzò per slegargli le gambe, finalmente scesero, indirizzandosi verso la boscaglia.
Per quei, pochi, metri che avevano percorso nessuno dei due spicciò una parola, come se entrambi aspettassero che fosse l'altro a farlo. Per prima cedette Sasha che, dopo aver preso un respiro profondo, attaccò il discorso.
- Che diamine hai fatto?- i loro occhi si incontrarono per un istante, ma quell'attimo fu sufficiente per far comprendere al castano che la ragazza era seria e anche piuttosto arrabbiata.
- Non hai sentito gli altri? Ho commesso un omicidio.- scherzò, mantenendo sempre la sua solita espressione seria.
- Pitch, non sto scherzando. Che cazzo è successo.- rispose lei con schiettezza, troncando ogni possibilità di evitare quel dialogo che lui trovava fin troppo serio.
- Non ne ho idea. - assunse un tono serio e la guardò, aspettandosi chi sa quale insulto, perché lei faceva sempre così, ma, con suo stupore, non lo offese in alcun modo, anzi, sembrava preoccupata.
- Come mai il tuo coltellino svizzero era pieno di sangue?- domandò, continuando a mantenere lo sguardo fisso su di lui.
- Non so nemmeno questo.- abbassò lo sguardo lentamente, consapevole di non star aiutandola per niente.
- Fai sempre così. Riesci a cacciarti nei guai senza sapere nemmeno come.- Sasha si stava alterando, cosa intuibile dalle sopracciglia abbassate e dal tono di voce piuttosto alto.
- Lo so. Ma in fondo non sono molto diverso da te, vero?- ammiccò verso di lei, ottenendo un sorriso amaro come risposta.
- Non dire stronzate, io non sono come te. - la conversazione iniziava ad essere pesante per entrambi, come ogni volta che cercavano di parlare tra di loro.
- Sì, certo, hai ragione tu. - tagliò corto Pitch, svogliato e desideroso di tornare nel pullman, perché la tensione che sentiva lo metteva leggermente a disagio.
Il castano mosse qualche passo verso il bus, venendo però trattenuto da Sasha, la quale gli afferrò la maglia, cercando di bloccarlo.
- Che c'è?- chiese, senza voltarsi.
- Potresti baciarmi?- mentre poneva quella domanda la sua testa era bassa, come  se si sentisse umiliata e sconfitta.
- Ti ho detto più volte che tra noi non può funzionare.- la sua risposta venne data senza emozione, come se stesse cercando appositamente di allontanarla da sé.
- Abbiamo solo due anni di differenza.- controbatté lei, stringendo la presa sulla maglia.
- Sono comunque tanti.- dopo aver terminato la frase fece qualche passo avanti, venendo lasciato dalla mora, la quale si limitò a sospirare rumorosamente, seguendolo verso il veicolo.
 
- Ehi, Rex, com'è andata la spedizione?- Matthew si avvicinò verso il moro con un'ampia falcata, sedendosi vicino a lui.
- Male. Non abbiamo scoperto niente.- rispose poi, sbuffando diverse parole sottovoce.
- Su, domani andrà sicuramente meglio!- strillò, appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Come fai ad essere così positivo? Diamine, siamo in una situazione di merda!- Ronaldo sprofondò la testa nel sedile davanti, cercando di contenere la rabbia che provava.
- Penso positivo, peggio di così non può andare.- disse il biondo alzando le spalle.
- Beh, potresti morire.- gli ricordò l'altro, facendo interrompere per un istante la sua espressione allegra.
- Certo, ma tu mi vendicheresti, vero?- chiese, colpendolo leggermente con il gomito.
- Ovvio.- tagliò corto il moro, ottenendo un sorriso come risposta.
 
Erano circa le due di notte e tutti si erano ormai addormentati. Matthew aprì lentamente gli occhi, disturbato da una luce fioca che gli batteva sugli occhi.
- Chi è?- chiese, alzandosi dal sedile.
- Oh, Matt, sei tu. - Manuel si voltò in sua direzione, salutandolo con una mano.
- Ehi, tutto bene? Ti sei ripreso?- chiese, avvicinandosi verso di lui.
- Sì. Ho sofferto molto, ma devo andare avanti. Per lei.- si portò la mano sugli occhi, cercando di coprirli.
- Perché sei sveglio?- incalzò il biondo, osservandolo con fare curioso.
- Beh, devo andare al bagno... ma ho paura da solo... puoi accompagnarmi?- domandò, trattenendo il respiro per cercare di fare il minor rumore possibile.
- Va bene, ti controllo io. - gli sorrise l'altro, incitandolo a scendere dal mezzo.
Dopo aver aperto le porte i due si diressero verso il bosco, parlando tranquillamente.
- Sai, non ti facevo così socievole.- Matthew era rimasto sorpreso da quella versione di Manuel, poiché lo ricordava come un semplice ragazzo che, fino a qualche istante prima, era afflitto da una depressione piuttosto profondo, mentre in quel momento sembrava come essersene dimenticato.
- La sera riesco ad esprimermi meglio.- tagliò corto, avvicinandosi ad un albero per fare i suoi bisogni.
- Deve essere stata dura per te, eh?- il biondo riaprì nuovamente l'argomento, cercando di capire come avesse fatto a riprendersi in così poco tempo.
- Beh, sì. Tutto colpa di Pitch.- strinse i denti, cercando di non pensarci.
- Non mi sarei mai aspettato che fosse quel tipo di persona.- disse, senza pensarci.
- Ucciderla così, a sangue freddo. Chi mai sarebbe capace di fare una cosa del genere? Oltretutto in un modo così doloroso... quel coltellino aveva la punta arrotondata, deve averle fatto molto male.- Matthew spalancò gli occhi lentamente sentendo quella frase.
- Come fai a sapere che ha la punta arrotondata?- domandò, deglutendo rumorosamente. Passo falso. Manuel iniziò a sudare copiosamente.
- Beh, l'ho visto.- cercò di discolparsi, gesticolando con le mani per cercare di dare più enfasi a ciò che stava dicendo.
- Tu stavi piangendo sul corpo di Valeria, non puoi averlo visto.- la situazione si stava facendo sempre più preoccupante. Il biondo, che era stato evidentemente sottovalutato, stava iniziando a capire come fossero realmente andate le cose.
- L'ho visto dopo.- mentì, respirando affannosamente.
- Non è possibile. Lazaro lo ha tenuto nella sua tasca per tutto il tempo.- il moro era ormai alle strette, completamente incastrato dal ragionamento appena fatto da Matthew.
Dopo un istante di silenzio il biondo si voltò ed iniziò a correre verso il pullman, cercando di arrivare prima dell'altro.
Istantaneamente Manuel gli corse incontro, tentando di fermarlo.
Tra un respiro affannoso e l'altro il pullman era sempre più vicino. Circa una decina di metri. Aumentò la velocità, ma improvvisamente cadde rovinosamente, permettendo all'altro di raggiungerlo.
Tentò di urlare, ma il moro cinse il suo braccio attorno alla sua gola, iniziando a strozzarlo. Lottò con tutto se stesso per riuscire a liberarsi, dimenandosi con forza, ma pian piano sentiva la vista appannarsi sempre di più, finché non chiuse gli occhi, per  non riaprirli mai più.
- Salutami Valeria e dille che ti manda Trevis.- il ragazzo sogghignò, gettando il corpo senza vita di Matthew a terra ed entrò nel bus dirigendosi verso di Ronaldo.
Lentamente gli sfilò la cintura e la portò vicino al cadavere del biondo.
Adesso sì che si sarebbe divertito.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Saaaaalveeeee.
Okay, vi dirò qualche piccolo change che ho fatto per mio errore: Pitch è stato descritto come "ragazzo con i capelli neri scurissimi" ma io sono ritardato ed è da un po' che lo descrivo come il "castano".
Poi, riguardo a Sasha, mi era stato detto nella scheda che aveva avuto una relazione con un ragazzo troppo più grande e bla bla, però ho trovato carino fare questa cosa con un OC presente nella storia, quindi ho usato Pitch, seppur fosse solo di due anni più grande di lei.
Penso di aver finito, sappiate solo che ho pianto mentre uccidevo Matthew. Mi piaceva quel cittino, ma Ronaldo incazzato è una cosa che voglio fare per forza.
Ah, quel mini dialogo tra i due era proprio per farvi capire la reazione che avrà Rex nel prossimo chappy, che uscirà Lunedì prossimo!
Ringrazio chi recensirà e leggerà questo capitolo, mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Mr. Lavottino

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Si muoveva lentamente, come se si fosse appena ripreso da una sbornia, e cercava di non cadere. Barcollava tenendosi agli alberi per poter andare avanti.
Un rumore alle sua spalle attirò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi. Lentamente i suoi occhi diventavano capaci di vedere la figura che aveva dietro.
Nera, alta, braccia allungate, gobba e nessun altro lineamento del volto fatta eccezione per due grossi occhi gialli che lo squadravano da capo a fondo.
Deglutì rumorosamente tentando di farsi indietro, ma inciampò e si ritrovò a sedere sull'erba, fredda e piuttosto umida per via dell'orario, ad occhio e croce poteva essere l'alba o poco dopo.
Gettò uno sguardo verso il sole, ancora circondato da quell'aura arancione, e quando lo riportò verso l'essere questo era sparito.
Chiuse gli occhi, cercando di ricomporsi, ma non appena li riaprì vide un oggetto nero saltargli addosso.
I loro volti erano distanti pochi centimetri. Riusciva a vedere perfettamente gli occhi giallastri del mostro, compresa la piccola pupilla nera che pian piano si espandeva, rendendo il tutto più inquietante.
Improvvisamente questo si fece indietro, tirandosi su con le sua grosse braccia, e dopo qualche attimo si fiondò nuovamente verso di lui, aprendo la bocca.
Uno spacco lungo quanto tutto la faccia, con una lunga lingua rosastra e con i denti bianchi ed appuntiti. Vedeva la saliva scendere e bagnargli il petto, mentre quello si avvicinava sempre di più.
E in quell'istante si accorse di non essere in grado di urlare.
Non appena i denti del mostro affondarono sulla sua carne tentò di liberare la voce che teneva sigillata da ormai troppo tempo, riuscendo quindi a cacciare un grido di puro dolore.
Drake si sollevò con forza dal sedile, svegliandosi. Aveva un volto scosso ed era completamente sudato. Cercava di calmarsi, guardandosi intorno. Era nel pullman.
L'unica cosa che ricordava era di essere svenuto dopo aver visto quella cosa dietro ad un albero.
Si toccò la fronte, constatando che bruciasse un sacco, oltre che fosse ovviamente completamente bagnata.
- Ehi, Drake, tutto bene?- la voce rassicurante di Aiden attirò la sua attenzione, facendolo voltare rapidamente verso di lui.
- L'ho visto di nuovo.- sussurrò, continuando a respirare affannosamente.
- Visto cosa?- chiese l'altro, assottigliando gli occhi.
- La creatura.- tagliò corto il moro, gettandosi sui due sedili liberi.
- Stai calmo, è tutta opera di quel demone. Probabilmente è solo un'allucinazione.- spiegò Aiden, sedendosi dietro di lui.
- Ciò non mi calma.- dopo quella frase nessuno dei due disse più nulla, preferendo non continuare quella conversazione, decisamente troppo pesante.
Ad attirare la loro attenzione fu Sasha, la quale richiamò la loro attenzione tra uno sbadiglio e l'altro.
- Ehi, perché la porta è aperta? Siete stati voi?- domandò, facendosi più avanti.
- No, ci siamo appena alzati.- rispose Drake asciugandosi la fronte con la manica della maglietta. La mora si limitò ad alzare le spalle, camminando verso l'uscita.
Si bloccò non appena arrivò davanti alle piccole scale che le avrebbero permesse di scendere. Davanti a lei, precisamente ad una decina di metri dal pullman, c'era un corpo steso per terra. Tentò di parlare, ma la sua voce non voleva uscire fuori.
I due, straniti dall'improvviso silenzio della ragazza, si voltarono in sua direzione, notando come il suo sguardo fosse fisso su di loro, mentre il suo dito indice puntava verso un qualcosa di imprecisato fuori dal pullman.
- Che c'è?- chiese Aiden, confuso da quell'atteggiamento strano. Sasha non rispose, continuando ad indicare nella medesima posizione.
Il moro sbuffò e, dopo essersi alzato, si diresse verso di lei.
Lo sguardo gli cadde immediatamente su Matthew, il quale era steso a terra, facendogli spalancare gli occhi. Scese rapidamente gli scalini e si diresse verso il biondo correndo.
Lo girò supino, toccando subito la vena. Non batteva.
I suoi occhi erano rivolti verso l'alto ed era completamente rosso in volto. Sulla sua gola si vedeva un leggero segno, cosa che fece intuire al ragazzo come erano probabilmente andate le cose: era stato strozzato.
- Chiama Lazaro, presto!- urlò, facendo riprendere Sasha da quell'attimo di shock che l'aveva colpita. La mora corse a falcate verso il rosso, scuotendolo con forza.
- Svegliati, veloce!- strillò, riuscendo a fargli aprire gli occhi.
- Sasha? Cosa c'è?- chiese allarmandosi leggermente.
- Matthew! Matthew è...- non terminò la frase, motivo per cui l'altro si alzò, comprendendo la gravità della situazione, e corse subito fuori.
L'immagine che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato. Aiden con in braccio il cadavere del biondo e ai loro piedi una cintola di cuoio marrone.
Cadde in ginocchio, mentre in volto aveva un'espressione paralizzata.
Era successo di nuovo.
- Drake, sveglia tutti.- ordinò poi, mantenendo lo sguardo verso quella scena orripilante. Il moro obbedì ed andò a destare i ragazzi, consapevole di ciò che sarebbe successo poco dopo.
In poco tempo la comitiva si radunò fuori dal pullman, chiedendosi il perché di questa sveglia improvvisa. Si guardarono tra di loro per un istante, tentando di arrivare ad una soluzione comune, senza alcun risultato.
Lazaro prese coraggio e, dopo essersi assicurato che tutti fossero in silenzio, iniziò a parlare.
- Matthew è... stato ucciso.- disse, abbassando lo sguardo verso il terreno.
- Cosa?- una voce si levò dal coro, attirando l'attenzione del rosso. Era quella di Ronaldo, il quale pensò di non aver capito bene le parole dette dal loro "leader".
- Matthew è morto. E qualcuno lo ha ucciso.- riformulò, prendendosi qualche attimo per riuscire a dire la frase senza interrompersi.
- Stai scherzando, spero.- il respiro del moro si stava facendo affannoso, mentre Skarah, la quale era poco vicina a lui, iniziò piangere.
- Il cadavere è lì. - indicò il retro del pullman, facendo voltare l'intero gruppo. Il cadavere era stato accuratamente appoggiò contro uno pneumatico, così da evitare che cadesse.
- No, sono sicuro che stiate scherzando.- controbatté ridendo istericamente, cercando di convincersi che tutto ciò che stava dicendo non era altro che una burla di pessimo gusto ideata da lui e dal biondo.
- Sul luogo del delitto abbiamo trovato questa. Di chi è?- Lazaro alzò la mano contenente la cintola. Essa era di cuoio, color marrone accesso e con dei sottili buchi argentei. Ronaldo puntò lo sguardo verso l'oggetto incriminato, per poi abbassarlo verso i suoi pantaloni.
Era la sua.
- Quella è mia.- dopo pochi attimi ruppe il silenzio che si era creato nei cinque secondi successivi alla domanda posta dal rosso, attirando gli occhi di tutti su di sé.
Sentiva degli sguardi scrutatori puntanti contro, come se tutti avessero iniziato a dubitare di lui. Lentamente il gruppetto si fece tutto più indietro, fatta eccezione per Skarah, la quale stava ancora piangendo, Pitch, che continuava a guardare il cadavere con un'espressione mista tra il divertito e lo shockato, Drake, anch'esso divertito dalla faccenda, ed Hiro, al quale non fregava nulla di ciò che stava accadendo.
Non appena si rese conto di quel piccolo movimento eseguito da quelle dieci persone il suo atteggiamento mutò drasticamente, cambiando da triste ad arrabbiato.
- State dubitando di me? Pensate che io abbia ucciso il mio miglior amico?- urlò, sbattendo con rabbia un piede per terra, lasciando l'impronta della scarpa.
- Nessuno ti sta incolpando, ma se la cintura è tua allora...- Gabriel tentò di giustificarsi, rendendolo ancora più furioso.
- E questo che cazzo significa?- non abbassò minimamente il tono, tenendolo alto come prima, per poi muovere un piccolo passo verso di loro, i quali tentennarono.
- Non possiamo sapere se sei stato tu o no, ma resti comunque il sospettato numero uno.- spiegò Miranda, senza guardarlo per via dell'espressione truce che aveva assunto il moro.
- Ma cosa state dicendo? Io uccidere Matthew? Ma siete diventati tutti imbecilli per caso?- iniziò a ridere, piuttosto forte, sfogando tutta la sua rabbia in quel modo, tentando di evitare di colpire qualcuno, cosa che avrebbe solo aggravato la sua posizione.
- Ehi, ehi, ehi, con me avete usato lo stesso metodo di giudizio, no?- Pitch si intromise nella discussione, mantenendo il suo solito ghigno in volto. Il castano aveva ancora le braccia legate, ma per lo meno gli erano state tolte le corde ai piedi, permettendogli di muoversi liberamente.
- Questo non significa nulla!- urlò Ronaldo, voltandosi in sua direzione con fare minaccioso.
- Oh, no caro mio, questo significa tutto.- controbatté l'altro, muovendo la testa e alzando le spalle - Ora dobbiamo solo capire quanto siete sicuri dei vostri mezzi. Allora, lo reputate innocente o no?- concluse, chiedendo apertamente l'opinione di tutti, i quali lo guardarono con riluttanza.
- B-Beh, s-secondo noi è...- Miranda tentò di attaccare discorso, venendo però stoppata da Lazaro.
- Aspettate, cerchiamo di ragionare.- il rosso aveva già capito dove stava andando a parare la situazione. L'idea di Pitch era quella di discolparsi dalle accuse utilizzando la rabbia di Ronaldo a suo fare.
Il gruppo aveva due scelte: discolparli entrambi o condannarli alla medesima punizione.
Trasse un respiro profondo, attendendo prima di continuare a parlare.
- Io non posso sapere chi è il colpevole, ma di sicuro il sospettato numero uno è Ronaldo.- si fermò un istante, puntando la mano verso il moro, facendogli intuire di aspettare che terminasse - Personalmente non credo sia stato lui, però Pitch ha ragione. Per tanto devo chiedere di farti legare.- concluse, espirando con fatica.
Sentiva i leggeri lamenti dell'incolpato, il quale si era limitato a tendere le mani in avanti, permettendo al rosso di immobilizzarlo.
- Kristina, portali dentro.- sussurrò alla bionda, la quale acconsentì con un cenno della testa e si diresse verso il pullman seguita dai due.
- Posso aiutarla a tenerli d'occhio?- chiese Sasha, dopo essersi leggermente ripresa dalla visione del cadavere, più per tenere d'occhio Pitch che per altro.
- Va bene, mi sembra una buona idea. - concesse il rosso, intimandole di dirigersi nella medesima direzione dei tre.
Attese qualche attimo e, dopo essersi assicurato di avere tutti gli occhi rivolti verso di sé, iniziò a parlare.
- Ascoltate, non dobbiamo perderci d'animo. Noi sopravvivremo, costi quel che costi. Non lasciatevi abbattere da questi eventi. Abbiate fiducia in me e ce la faremo.- non appena terminò di parlare un lieve brusio si levò dalla falla, la quale acconsentì alle sue parole.
Ma c'era anche qualcuno a cui questo discorso non aveva ispirato niente di buono. Chris, con il suo solito fare acido, si diresse verso il bus, usando una scusa qualsiasi per ottenere il consenso del rosso.
E proprio questa cosa lo infastidiva. Aveva avuto bisogno del consenso di qualcuno. Pian piano quel ragazzo stava manipolando le menti degli altri, cercando di farli aggrappare a lui. Non sapeva precisamente a quale scopo, ma il suo modo di fare lo infastidiva.
Gli ricordava un dittatore. Carismatico al punto giusto e impossibile da odiare, insomma, un perfetto esemplare di comandante.
Non appena entrò nel veicolo sentì uno strano borbottio, seguito da qualche sussurro.
- Su, è palese che si stia facendo prendere la mano. Guardatelo: il "leader supremo" della squadra, il salvatore di tutti e tutto. Quello è solo un montato.- la voce di Pitch, ben udibile, fece capire all'autista di cosa stessero parlando.
Anche altre persone avevano notato ciò che aveva visto lui.
- Che cosa intendi dire?- Ronaldo, ancora leggermente alterato, chiese spiegazione, tentando di comprendere a pieno le parole del castano.
- Pensa di essere il capo indiscusso e fa come gli pare. Prima per lo meno si degnava di chiedere agli altri la loro opinione, invece adesso sta pian piano iniziando a fare tutto di testa sua.- le parole che sentì, seppur taglienti e spregevoli, rappresentavano perfettamente la situazione in quel momento.
- Il killer ha ragione.- si intromise nella discussione senza pensarci, avvicinandosi al gruppetto.
- Toh, perfino MClean mi da ragione. A quanto pare sei meno stupido di quanto pensassi.- lo sfotté il castano ghignando, rendendo possibile vedere quei denti affilati che tanto lo terrorizzavano.
Ignorò l'offesa e si mise a sedere davanti ai due, sempre più interessato dalla loro breve conversazione.
- Quindi, signor autista, cosa pensa accadrà?- Sasha si voltò in sua direzione, dandogli del "lei" più per prenderlo in giro che per altro, aizzando anche la curiosità degli altri tre.
- Probabilmente cercherà di far rispettare le sue regole. Inoltre c'è un assassino a piede libero, quindi il senso di insicurezza del gruppo aumenterà sicuramente.- disse, sprofondando con la testa nel sedile.
- Stai dicendo che Lazaro non vuole veramente scoprire chi è a commettere gli omicidi?- Ronaldo chiese conferma, stranito da quelle strane parole.
- Non ne sono sicuro, ma potrebbe usare le morti a suo vantaggio. Infondo, sapere l'identità dell'assassino aiuta a mantenere la calma.- concluse, appoggiando l'indice sotto il mento per cercare di riflettere più attentamente.
- Che bello sapere che qualcuno qui usa il cervello.- Pitch appoggiò il suo discorso, applaudendogli.
Proprio mentre erano nel pieno della conversazione Lazaro entrò nel bus, facendoli spagliare. Lentamente si voltarono verso di lui, sperando che non avesse sentito ciò che stavano dicendo.
- Cosa ci fai là con loro?- chiese, alzando un sopracciglio. Stava iniziando a sospettare qualcosa, glielo leggeva negli occhi.
- Secondo te queste due ragazze riuscirebbero a tenerli d'occhio?- disse, ammiccando verso Ronaldo e Pitch con il pollice.
- Beh, hai ragione. Controllali anche tu, per favore.- il rosso gli sorrise, tornando a sedersi davanti, dove poi lo raggiunsero gli altri.
- Quindi? Che facciamo?- sussurrò Kristina, tentando di parlare il più piano possibile per evitare di farsi sentire.
- Per ora niente.- tagliò corto l'autista, facendo cenno ai quattro di stare in silenzio.
 
Per un po' un silenzio inquietante regnò sovrano sul pullman, mettendo ansia e inquietando i quindici ragazzi rimasti.
A rompere quel muro di paura fu Lazaro, il quale, con l'aria autoritaria che aveva da poco iniziato ad assumere, attirò l'attenzione del pullman, dicendo cosa avevano deciso di fare, dopo aver finto una riunione tra lui, Gabriel, Aiden e Drake, in cui il rosso aveva fatto come voleva.
- Abbiamo deciso di riprovare ad esplorare il bosco.- gridò, permettendo a tutti di sentire - Ad andare saremo i soliti della scorsa volta, fatta ovviamente eccezione per Ronaldo. Restate nel bus e non uscite per nessun motivo. Il mio posto lo prenderà Gabriel. Partiremo tra poco.- spiegò il tutto in modo schematico, tentando di essere il più chiaro possibile.
- Perché non fate venire anche Hiro?- propose Lorde, ansiosa per la paura che il rosso potesse farsi male in qualche modo. Lo sguardo di Lazaro incrociò quello, visibilmente contrariato, dell'asiatico.
- Meglio di no, lui deve restare qui per proteggervi.- la guardò dritta negli occhi sorridendole. La ragazza si squagliò come un cioccolatino, acconsentendo senza fare storie.
Mentre tutti parlavano della decisione appena presa, Pitch era immerso nei suoi pensieri. Avrebbe voluto essere altrove, magari nella sua casa in campagna, quella con la piscina.
Sdraiarsi sulla sdraio con un paio di occhiali da sole e una bella granita.
Granita. Cibo.
In quel momento una domanda gli balenò in mente, facendogli alzare di colpo la testa ed interrompendo completamente i suoi pensieri.
- Ma il cibo?- chiese, attirando tutti gli sguardi su di sé.
Lentamente un lieve brusio si levò dalla folla, innescando una reazione a catena di domande ed ipotesi.
Era da due giorni che non mangiavano, eppure non avevano ne fame ne sete.
- Tutto ciò è strano.- constatò Miranda, cercando la soluzione più plausibile, per quanto si potesse parlare di "soluzioni" vista la situazione in cui erano.
- Quindi? Cosa vuoi dire?- le domandò Sasha, tentando di non saltarle addosso. Odiava chi non diceva subito le cose, dilettandosi a pensare ad alta voce solo per stuzzicare la curiosità degli altri.
- Forse siamo in un universo alternativo creato dal demone.- spiegò, senza ricevere nessuna risposta per via della stranezza del discorso - Il demone ci ha imprigionati nel suo mondo.- riformulò la frase, permettendo a tutti di capire.
- Beh, comunque sia ciò è buono, per lo meno non moriremo di stenti.- sorrise Aiden, cercando di trovarci un qualcosa di positivo.
- Questo spiegherebbe anche il perché del tempo accelerato.- tutta tornava. Miranda aveva finalmente capito cosa stava accadendo.
- Bene, mentre noi andiamo in esplorazione tu cerca di elaborare una tesi.- le chiese Lazaro, ottenendo una risposta positiva da parte della bionda.
- Torneremo per le sedici e quindici, se per quell'ora non siamo arrivati mandate qualcuno a cercarci.- ordinò il rosso, ottenendo una risposta positiva dagli altri.
Dopo questo breve dialogo i tre uscirono dalla porta, addentrandosi nella foresta.
- Drake come stai?- Aiden era piuttosto preoccupato per il suo amico, dopo lo svenimento era diventato ancora più freddo del solito e parlava sempre di meno.
- Sì, non preoccuparti.- rispose il moro, abbozzando ad un mezzo sorriso in sua direzione.
Era decisamente messo male. Lui non sorrideva mai.
 
- Miranda, posso parlarti?- l'espressione che la bionda aveva in volto cambiò da seria e concentrata a spaventata in pochi attimi.
Gabriel le si era avvicinata con il suo solito fare tranquillo, sorridendole.
- Scusa, ma sto facendo il lavoro che mi ha chiesto Lazaro... possiamo fare più tardi?- tentò di mantenere il suo tono il più calmo possibile, riuscendoci a malapena.
- Ci vorrà un attimo, per favore.- la sua bocca era sempre piegata in su, rendendo molto inquietante quello scambio di battute.
- Non penso sia il caso, ho ancora molto da fare.- cercò in tutti i modi di mandarlo via, ma quella volta sembrava più insistente del solito.
Dopo il rifiuto che gli aveva rifilato il giorno prima sentiva che la tensione tra di loro era aumentata a dismisura.
- Non ti preoccupare, spiegherò io tutto a Lazaro.- continuò Gabriel, appoggiando una mano sul poggino del sedile. La ragazza si spostò istintivamente, impaurita.
- No, grazie, preferisco finire il lavoro.- spostò rapidamente lo sguardo verso il foglio che stava scrivendo, sperando si allontanasse.
- Dai, ci vorrà pochissimo.- il turco tentò di insistere, afferrandole il braccio con forza. Miranda emise un piccolo gridolino, tentando di dimenarsi.
- Ehi, lasciala stare. Se non vuole venire con te fattene una ragione.- la voce di Hiro attirò l'attenzione dei due.
L'asiatico era infastidito dal rumore che la loro discussione stava causando e non appena capì che a breve il tono si sarebbe potuto alzare cercò subito di interromperli, riuscendoci.
- Va bene. Parleremo un'altra volta.- Gabriel non perse nemmeno per un istante la sua espressione sorridente sul volto, limitandosi a guardare il nipponico, per poi voltarsi e indirizzarsi verso il suo sedile.
Miranda si girò in direzione di Hiro e, dopo un breve scambio di sguardi, sussurrò un "grazie" sottovoce, che il ragazzo riuscì ad intuire leggendo il suo labiale che venne ricambiato da un mezzo sorriso.
- Ehi, ti ho detto di guardare qui! Guarda Lazaro quanto è bello mentre gioca a basket!- Lorde richiamò l'attenzione del giapponese, tirandolo a sé per fargli vedere la compilation di foto del rosso che si era salvata, tra cui spiccavano quelle sportive, in cui appariva perfetto come al solito.
- Uh, davvero molto interessante.- sospirò, girandosi dall'altra parte.
Oltre al baccano odiava anche quando la sua amica lo costringeva a guardare foto, disegni o altre cose varie in cui c'era il suo "amato" Lazaro.
Quel ragazzo non gli era mai piaciuto e, dopo che la bionda si era innamorata di lui, aveva iniziato a detestarlo.
Però conosceva Lorde e sapeva che quando si fissava con qualcosa lo faceva fino allo sfinimento. Sperava che quella fase le passasse presto, per poterla far tornare la solita tipa tranquilla che era di solito.
Nei confronti della ragazza, come in quelli di suo fratello gemello Brendon, provava uno strano senso d'affetto. Voleva proteggerli entrambi, motivo per cui non li lasciava mai da soli, ovviamente fin quando gli era possibile.
Era arrivato perfino a farsi cacciare dalla sua vecchia scuola per difenderli.
Per questo accettava le continue rotture di scatole da parte di Lorde, perché tutto questo gli era essenziale per riuscire a starle vicino.
 
Drake lo sentiva. Sentiva il suo sguardo su di sé.
Due grossi occhi gialli che lo scrutavano da dietro un albero. Gettava delle leggere occhiate verso la boscaglia, sperando di non vederlo.
Ma sapeva che era lì. Quell'affare, o così aveva iniziato a definirlo, era lì, a pochi metri da lui.
Tastò la sua tasca constatando, con sua infinita gioia, che il coltellino c'era. Stava aspettando la giusta occasione per ammazzarlo.
Non era sicuro di riuscire a farlo ma ci avrebbe provato, anche al costo di lasciarci le penne.
Improvvisamente un brusio, che in pochi attimi si trasformò in un rumore acuto, lo distrasse, facendolo cadere per terra.
Si teneva la testa tra le mani, tentando di interromperlo. Arrivò perfino a colpirsi con dei leggeri colpi le tempie nel tentativo disperato di fermare quella tortura.
Appoggiò i bracci tra le foglie secche, sparse per terra, e alzò lo sguardo. Lui era lì.
Prese un grosso respiro e, dopo qualche attimo di esitazione, estrasse il coltello dalla tasca e lo attaccò, colpendogli il cuore e facendolo cadere.
Tenne gli occhi chiusi per tutta la scena, per la paura che questo potesse essere ancora vivo e che potesse attaccarlo, ma riuscì ad udire solo qualche lamento sommesso.
Qualche istante dopo sentì una mano accarezzargli la testa, cosa che lo indusse ad aprire lentamente gli occhi.
Sotto di lui non c'era nessuna figura nera o mostro di alcun tipo, solamente il corpo di Aiden, steso in una pozza di sangue proveniente da una ferita infertagli da Drake stesso.
L'arma aveva penetrato interamente la carne del malcapitato, lasciando fuori soltanto il manico, esattamente all'altezza del cuore.
Rivoli di liquido rosso continuavano ad uscire, mentre il moro sentiva delle gocce calde scendergli dagli occhi.
- Aiden...- tentò di parlare, bloccandosi.
- Sei un coglione.- sussurrò quello, ridendo.
- No... ti prego...- tra un singhiozzo muoveva le mani, cercando di capire come fare per salvarlo, cosa che gli era tuttavia impossibile.
- Prenditi cura di Junior.- disse, prima di emanare un ultimo, lungo, sospiro. Dopodiché chiuse gli occhi per l'ultima volta, cadendo a peso morto tra le braccia dell'amico. Un miscuglio di emozioni si fece largo nel cuore di Drake, il quale aveva iniziato a tremare.
Teneva il corpo stretto, come se avesse anche solo paura di lasciarlo. La sua espressione era triste. triste come non lo era mai stata. Sentiva qualcosa bruciargli dentro il petto, un qualcosa che non aveva mai provato prima e che, col senno di poi, non avrebbe mai voluto provare.
Mentre questa scena aveva luogo Lazaro era impietrito. Era successo tutto troppo rapidamente, motivo per cui uno stato di shock lo aveva colto in pieno.
Sentiva il respiro affannoso, mentre le gambe pian piano cedevano.
Era successo di nuovo. Solo lui poteva interrompere quel continuo versamento di sangue, o almeno così pensava.
Estrasse il coltello svizzero di Pitch dalla tasca, scegliendo la punta più appuntita, e, dopo qualche istante, saltò addosso al moro.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Questo è il capitolo, spero vi sia piaciuto. Un po' corto ma abbastanza pieno di eventi.
Ora però vorrei soffermarmi su un qualcosa che reputo molto importante.
Sapete cosa è successo il 20 Luglio 2017? Penso di sì, infondo Facebook è esploso in onore di Chester Bennington.
Chi è Chester Bennington? È, o meglio era, il frontman dei Linkin Park, il mio gruppo preferito.
Solo un mese fa ero andato a Monza a vederli all'I-days. Ho amato quel concerto con tutto me stesso, godendomi dalla prima all'ultima canzone cantata.
E ieri, mentre ero tranquillamente steso sul letto a non fare nulla, mi è stata data la notizia della sua morte. Ci sono rimasto male. Sono rimasto sconvolto. Aveva solamente 41 anni.
Si è impiccato, uccidendosi. Soffriva da molti anni di depressione, causata dagli abusi subiti da ragazzino e dalle droghe, da cui si era disintossicato da qualche anno. Oltretutto la morte di Chris Cornell, suo grande amico, lo aveva distrutto. Il 20 Luglio Chris avrebbe compiuto 53 anni.
Io lo vedevo come il mio esempio, come un modello da seguire. Aveva avuto un brutto momento e si era rialzato, riuscendo ad andare avanti con un lavoro stressante sia fisicamente che mentalmente.
Ho amato il loro ultimo album e l'ho cantato a squarciagola. Inizialmente lo trovavo brutto e con dei testi privi di significato, ma mi sono ricreduto. E sono contento di averlo fatto prima della morte di Chester.
Perché in quell'album, in quei testi, in quelle note c'era una richiesta di aiuto. Una richiesta che nessuno è riuscito a capire. Una richiesta passata inosservata.
Mi ricordo che all'uscita di Heavy, primo singolo dell'album, criticai la loro scelta di alleggerire il genere ed ebbi da ridire anche su testo. Lo trovavo scontato e banale.
Beh, sapete di cosa parlava quel testo? Della depressione di cui soffriva Chester, del motivo per cui si è tolto la vita. E io l'ho definito banale. E come me, molti altri.
Nessuno lo aveva capito.
Riascoltando l'album dopo la sua morte ho capito. Ho capito tutto ciò che voleva dirci. Ho capito perché non abbia lasciato nessuna lettera di addio o cose simili.
La sua lettera di addio era quell'album. Erano quei testi che ho amato e che ho cantato.
In ognuno di quelli parlava di come si sentisse, di cosa provasse e di cosa volesse provare. Ma io, tutti, ci siamo soffermati soltanto sull'apparenza estetica dei brani.
Io amo One More Light, così come ho amato ed amo tutt'ora Meteora, The Hunting Party, Living Things e via discorrendo.
Ciò che voglio dire è che non dobbiamo soffermarci alle apparenze. Dobbiamo cercare di scavare nell'animo delle persone a cui siamo legate. Dobbiamo aiutarle.
Perché la depressione è una brutta malattia e per uscirne bisogna essere forti, ma soprattutto è importante ricevere affetto e aiuto.
Detto questo, io ho deciso di omaggiarlo così, dedicandogli questo angolo autore.
E come hai detto Chester, "When my time comes forget the wrong that I've done". Ti perdono, Chester.
Mi hai fatto passare due giorni di merda, mi ha fatto uscire di casa alle dieci di sera per andare in giro a schiarirmi le idee, mi hai fatto stare male.
Ma ti perdono, perché tu mi hai aiutato l'anno scorso quando mi sentivo giù. Le tue grida mi hanno tenuto compagnia.
Amo ogni tua singola canzone e la canto ogni giorno.
Tu non ci sei più, ma le tue canzoni, i tuoi testi, le tue parole ci sono ancora. Sono qui con me e mi aiutano a ricordarmi di quanto tu fossi importante per me.
Non ho pianto, ma non ne aveva bisogno, perché tu per me sei ancora vivo. In quella cartella sul mio Desktop chiamata "Linkin Park", dove ho racchiuso tutto ciò che mi serve per ricordarmi di te.
Come quando, dopo aver appreso della tua morte, ho sentito una tua canzone alla radio. Mi sono sentito sollevato e aiutato, perché tu infondo è questo che fai. Mi tiri su di morale.
Grazie Chester, grazie per tutto ciò che hai fatto. Grazie per avermi fatto passare ore ad intonare le tue canzoni e grazie per essermi stato accanto nel momento del bisogno.
Non ho altro da dire, solo un ultimo, grande, infinito grazie.
Ho scritto tutto di getto, trovo sia meglio così.
Detto questo, vi ringrazio per aver letto sia il capito che il mio piccolo sfogo.
Grazie a tutti.
 
Linkin Park <3
"Who cares if one more lights goes out in a sky of a million stars. Well I do."
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Le ore passavano incessanti sul bus, avvolgendo i ragazzi con una noia mortale.
In quel piccolo spazio potevano fare ben poco e, oltretutto, si respirava un clima ostico e pieno di tensione. Ognuno aveva paura di morire da un momento all'altro, anche se ad alcuni poco importava, cosa che li stava condizionando particolarmente.
Ma, in mezzo a questo putiferio di emozioni altalenanti, c'era anche chi ormai era stata completamente avvolta nella disperazione.
Skarah stava ormai piangendo ininterrottamente da ormai più di quattro ore.
La visione del cadavere di Matthew l'aveva scossa al punto di non riuscire più nemmeno a parlare. L'unica persona, oltre a Rachel, che definiva sua "amica" era morta.
Perfino Pitch, al quale la ragazza stava palesemente sui nervi, non poté che preoccuparsi un minimo per lei. Aveva perfino smesso di parlare con la sua "amica immaginaria", cosa che simboleggiava la sua afflizione.
Ogni tanto gettava un'occhiata in sua direzione, sperando di vederla alzare la testa e tornare la solita svampita come se nulla fosse successo, ma sapeva che era pressoché impossibile.
Lui stesso aveva provato quelle emozioni, motivo per cui infondo provava un minimo di riguardo nei confronti della mora.
Però, anche se avesse voluto provare ad andare a confortarla, gli sarebbe stato impossibile muoversi per causa della corde che lo teneva legato al sedile.
Poteva tranquillamente allentarla, ma preferiva mantenere il profilo basso, almeno per un po'.
Per di più sentiva uno sguardo fisso su di sé. Due grossi occhi marroni che squadravano ogni suo movimento. Dal primo all'ultimo.
E probabilmente avevano notato le occhiate che stava mandando a Skarah, perché lì sentiva leggermente opprimenti.
Ci volle poco a confermare i suoi dubbi. Sasha gli si avvicinò lentamente, riempiendo la distanza di due sedili che c'era tra di loro.
- Ti piace, eh?- chiese, intrecciando le braccia al petto.
- Cosa?- controbatté lui, tentando di non darle peso. La conosceva, era pienamente  consapevole che fosse gelosa. E quando lo era diventava intrattabile. Rischiava perfino di fare scenate in pubblico.
Come quella volta che andarono al Luna Park insieme.
Era la loro prima uscita e, come prevedibile, tra i due c'era molto imbarazzo. Ma i problemi arrivarono quando Pitch si fermò a parlare con una ragazza. Questa era una sua compagna di classe, cosa che scatenò la gelosia della mora.
Iniziò ad urlare come una matta, allontanandosi con delle grandi falcate dal castano, il quale si limitò a ridere nervosamente per via della brutta figura fatta e a scusarsi con la sua conoscente, per poi correrle dietro.
A quel tempo, aveva circa quindici anni, le era corso dietro, chiedendole scusa ed offrendole un cono gelato nel negozio lì vicino. Se tutto ciò fosse successo recentemente l'avrebbe lasciata andar via, ne era certo.
Ed era per questo motivo che non voleva aver più nulla a che fare con lei. Non voleva entrare in relazione complicate, perché sapeva che stare con lei era come gettarsi di propria volontà contro un cactus.
- Skarah, ti vedo come la guardi. Ti fa pena? Su, valla a consolare.- stava utilizzando il tono di voce tipico di quando era gelosa: alto e disinteressato. La cosa che lo faceva ridere era come pensasse di non lasciarglielo intendere.
- Se mi togli queste corde ci vado.- la stuzzicò, tendendole le braccia. Sasha si spostò istintivamente, cercando di non entrare in contatto con lui.
- Purtroppo non posso farlo.- la mora si morse il labbro, cercando di contenere quell'insieme di emozioni che si stavano facendo largo dentro di sé. Voglia di picchiare Pitch e Skarah.
- Peccato, allora mi limiterò a guardarla.- tentò nuovamente di innervosirla sperando che se ne andasse di sua spontanea volontà, cosa che effettivamente accadde.
- Sei un coglione.- disse, con un tono freddo e insensibile, per poi allontanarsi nuovamente.
Il castano sospirò, cercando finalmente di rilassarsi, ma qualcun altro ostacolò il suo riposo.
- Non pensi di star esagerando?- Kristina si voltò in sua direzione, osservandolo da sotto gli occhiali, pronta a fargli la paternale.
- E perché mai?- tentò di essere il più distaccato possibile, così da non lasciar spazio ad eventuali risposte che potessero portare ad una discussione più lunga di quello che già era.
- È innamorata di te. Perché non provi a trattarla un po' meglio?- le parole che sentì, ovvero ciò che era ovvio, lo misero a disagio.
- Le passerà, è  solo una fase. - spiegò, sempre in maniera molto poco garbata.
- Sai, Pitch, una cosa di te l'ho capita. Tu non vuoi rotture di palle, ma cerchi sempre di attirare l'attenzione in più modi. - si fermò un istante per assicurarsi se il castano le stava effettivamente prestando attenzione - Oltretutto ti trovo decisamente immaturo. Dovresti crescere.- concluse, aspettando uno risposta.
- E sentiamo un po', se sono così pessimo perché hai accettato di tenermi d'occhio? Potevi lasciarlo fare a qualcun altro.- il ragazzo alzò le spalle, sbeffeggiandola.
- Queste tue rispostine sono la conferma di ciò che ho appena detto.- Kristina troncò la conversazione in quel modo, voltandosi dall'altra parte.
Le parole appena dette dalla bionda rimbombavano nella sua testa, lasciandolo pieno di dubbi.
Si era sempre visto come maturo e responsabile, seppur spesso si lasciasse troppo condizionare dalle sue emozioni. Non accettava di essere stato definito immaturo.
Infondo aveva solamente diciassette anni, come poteva essere definito altrimenti?
Ma la scusa che aveva appena trovato entrava in conflitto con quanto aveva sempre pensato di sé.
Alzò gli occhi al cielo con aria annoiata e, nel compiere tale gesto, notò nuovamente Skarah. Aveva ancora la testa abbassata.
Non seppe nemmeno lui perché ma, circa una ventina di secondi dopo, si ritrovò seduto accanto a lei, nel sedile che era stato vuoto da quando Matthew ci si era seduto per l'ultima volta.
La mora sollevò leggermente la testa, gettandogli un'occhiata.
Aveva paura che quel castano che tanto la detestava potesse essere venuto lì per divertirsi e sbeffeggiarla, giusto per svagarsi un po'.
Ma l'atteggiamento di Pitch in quel momento era diverso da quello solito.
- Senti, so che il biondino era tuo amico ma non devi lasciarti condizionare in questo modo. Non credo sia la cosa più saggia da fare.- attaccò il discorso senza guardarla, cercando di essere il più delicato possibile.
- Dimmi, precisamente quando hai smesso di odiarmi? Eh, Pitch?- la risposta della mora lo spiazzò. Vide finalmente il suo volto interamente.
I suoi occhi erano gonfi e rossi e la sua bocca corrucciata in un'espressione schifata.
- Cosa intendi dire?- il castano chiese spiegazioni, colto totalmente alla sprovvista.
- Ti faccio pena? Oppure vuoi solamente prendermi in giro?- Skarah ridacchiò leggermente, riprendendo il discorso - Ah, no. Ho capito. Vuoi farti due risate su di me, come fai sempre.- la sua risata rimbombava per tutto il veicolo, portando tutti quanti a girarsi verso di lei.
- Non penso tu abbia capito.- Pitch tentò di spiegare le sue intenzioni, ma venne immediatamente fermato.
- Cosa dovrei capire? Su questo pullman ci sono dodici persone e, tra tutte, tu sei quella che mi tratta peggio. Non che gli altri siano molto meglio, ma se fossero venuti loro a cerca di "consolarmi" avrei avuto un occhio di riguardo nei loro confronti. Ma tu. Tu, che sin dal primo istante in cui mi hai visto hai provato dell'odio verso di me. No, Pitch, tu non puoi provare a fare una cosa del genere. Non sei la persona da cui mi aspettò pietà verso di me. - riuscì a non piangere per tutta la durata del discorso, essendo così capace di trasmettere tutto ciò che provava.
Nessun altro riuscì ad udire quelle parole, pronunciate con un tono di voce basso e cupo.
Ma bastava che lo sapesse lui. Il motivo per cui la sua vita era stata un inferno fino a quel momento. Finalmente lo aveva sentito più vicino a sé.
- Beh, hai ragione. Non posso darti torto. Non dovrei esserci io qui, però come vedi sono l'unico che è venuto. Per pietà? Per divertirmi? Per prenderti per il culo? Non lo so, ma almeno sono qua. Quindi, per favore, evita di abbatterti e cerca di scoprire che ha ucciso per davvero il tuo amico se davvero tenevi tanto a lui.- per la prima volta da quando la conosceva le parlò seriamente, cercando di sembrare il meno forzato possibile, perché non voleva che si capisse il suo accenno di sarcasmo alla frase.
Dopodiché si alzò, tornando al suo posto.
- Grazie comunque.- sentì sussurrare quelle parole alla mora, a cui però non rispose. Un mezzo sorriso si dipinse sul suo volto, rendendolo meno nervoso e irritato di quanto non lo fosse stato prima.
Non appena si sedette sul sedile sentì una voce chiamarlo.
- Com'è andata?- Kristina si voltò verso di lui, appoggiando il volto sulla mano.
- A te cosa importa?- in meno di un minuto tornò lo stesso Pitch di sempre, quello freddo e cinico, facendola sorridere.
- Beh, hai ancora tanto strada da fare.- la bionda interruppe la conversazione subito, consapevole che il castano era ancora leggermente imbarazzato da ciò che era appena successo. Si aggiustò la montatura degli occhiali e tornò alla lettura del suo libro, il tutto con un sorrisetto in volto.
 
Miranda aveva appena finito di scrivere. In totale aveva riempito quattro pagine, prelevate con non molta cura dal quaderno di lettere, materia che odiava.
La mano sembrava muoversi da sola, assecondata dai pensieri prodotti dalla testa. In quel foglio di mezzo si alternavano cosa effettivamente plausibili, come la teoria della dimensione parallela, ad altre decisamente poco credibili, ovvero una pagina che aveva interamente dedicato ad un possibile attacco alieno e che Andy li avesse portati sul suo pianeta, fuori da sistema solare.
Essendo lei patita di astronomia adorava queste cose e pensare che invece di un demone era stato un extraterrestre a prenderla in ostaggio la faceva stare più tranquilla, per quanto tra le due cose non cambiasse poi molto.
Tirò su il manoscritto, per poi batterlo sul libro così da eliminare tutti i trucioli di gomma rimasti.
Osservò la sua opera con soddisfazione, sperando che Lazaro si facesse vedere presto. Per la prima volta qualcuno le aveva chiesto di esternare tutti i suoi pensieri sul sovrannaturale, cosa che l'aveva resa estremamente felice.
Improvvisamente sentì una presenza dietro di sé, cosa che placò per qualche istante il suo entusiasmo. Aveva paura che fosse Gabriel.
Per sua fortuna scoprì che non era lui, bensì Hiro.
- Come sta andando?- chiese, sedendosi nel sedile di fianco a lei. Dopo una fugace occhiata, rivolta in direzione di Lorde, la quale stava dormendo, rispose, tentando di sembrare il più naturale possibile.
- Ho appena finito.- esclamò entusiasta. Porse il foglio all'asiatico, il quale iniziò subito a leggerlo. La sua espressione cambiò da seria e annoiata a quasi spaventata e incredula.
- Non ti sembra di aver esagerato?- domandò, ammiccando alla pagina in cui parlava degli alieni. La bionda alzò le spalle, facendogli segno con la mano che non era una cosa di troppa importanza.
- Dici? Tutto potrebbe essere possibile. Comunque sia, cosa ne pensi?- mosse la testa con il suo solito fare elegante, mentre tra le mani teneva il lapis, al quale faceva fare numerosi volteggi.
- Beh, a parte la teoria extraterrestre direi che ci può stare. Poi non me ne intendo molto di queste cose. - il nipponico appoggiò la mano sotto il mento, cercando di capire cosa intendesse con "varchi ultra-temporali", parola che tra l'altro era stata anche sottolineata in rosso, quindi doveva avere una certa importanza.
- Sono felice di sentirtelo dire!- disse, strizzando l'occhio verso di lui con soddisfazione - Non appena torna Lazaro gliela faccio leggere.- concluse entusiasta.
- A proposito, che ore sono?- si domandò retoricamente Hiro, estraendo dopo qualche attimo il telefono. Erano le sedici e diciassette. I tre sarebbero dovuti essere già tornati.
- Sono in ritardo.- abbozzò Miranda, con gli occhi fissi sull'icona dell'orologio.
- Non penso di essere l'unico che se n'è accorto.- indicò con un gesto della testa Gabriel, il quale era seduto sul sedile con il cellulare in mano e l'applicazione dell'ora aperta.
Di tanto in tanto sospirava, lasciando intendere che stesse aspettando con impazienza il momento in cui i tre fossero tornati dalla loro spedizione. Pian piano sentiva l'ansia salirgli in corpo. Il motivo era molto semplice: Lazaro.
Era il rosso quello con la leadership, lui poteva semplicemente fargli da accompagnatore e farsi grande sulla sua ombra.
Ed era consapevole che, in caso di morte dell'amico, tutti avrebbero ceduto a lui lo scettro di "capo" della squadra. E a lui tutto ciò pesava.
Pesava come un macigno.
Era quello il motivo per cui aveva rinunciato alla carica di vicepresidente del consiglio studentesco, lasciandola a Lorde, accontentandosi di essere un semplice aiutante.
Più la lancetta completava il suo giro circolare e più la paura saliva. E in pochi, lunghi ed terni, istanti erano già le sedici e trenta.
Si alzò lentamente, guardandosi intorno.
Hiro e Miranda stavano conversando. Non aveva nemmeno il tempo per essere geloso, doveva pensare in fredda. Loro due no. Alla bionda non avrebbe mai permesso di mettersi in pericolo inutilmente, mentre il nipponico non sarebbe mai uscito, infondo il suo unico interesse era tenere d'occhio Lorde, la quale sarebbe anche andata se questo fosse significato andare a cercare Lazaro, ma non era comunque in grado di farcela contro degli essere sovrannaturali.
Manuel? Era ancora depresso per Valeria, motivo per cui era steso su due sedili a pancia in giù, singhiozzando rumorosamente di tanto in tanto. Non sarebbe potuto andare.
Skarah era nelle stesse condizioni di Manuel, e per di più non aveva possibilità di trovarli per via del suo fisico gracile, inadatto ad una situazione come quella.
Sasha era in fondo al bus, arrabbiata per qualche motivo ignoto, mentre Kristina stava tranquillamente leggendo un libro. Nessuna delle due sarebbe stata utile.
Si rese conto solo in quel momento di essere talmente disperato da arrivare perfino a chiedersi se delle ragazze potessero fare ciò in cui tre uomini aveva fallito. Patetico.
E tutto questo perché lui stesso aveva paura.
Erano rimaste solamente tre persone. Pitch, Ronaldo e Chris.
Loro avrebbero potuto farlo. Ci pensò su qualche istante, ma sapeva che non c'era tempo. Solamente loro sarebbero potuti riuscire a trovare i dispersi.
Due di loro erano "indagati" per omicidi e volendo sarebbe potuti anche scappare ma, essendo molto probabilmente in un universo creato dal demone, o almeno questa era la teoria più gettonata, non gli conveniva farlo.
Alla fine decise di mandare loro. Non aveva alternative. Si avvicinò lentamente a loro, appoggiando le mani sulle teste dei sedili e attirando la loro attenzione in maniera silenziosa, quasi come se si vergognasse di ciò che stava facendo.
- Ragazzi, so che non dovrei nemmeno pensare di chiedervi una cosa del genere dopo come vi abbiamo trattati, però, per favore, potreste andare a cercarli?- la sua espressione era leggermente abbattuta, motivo per cui evitava di incontrare i loro occhi con lo sguardo.
I tre, inizialmente sorpresi, si scambiarono un'occhiata veloce.
- Dimmi perché dovremmo?- Pitch, con il suo solito modo di fare arrogante e annoiato, ridacchiò, cercando di punzecchiare il turco.
- Perché ve lo sto chiedendo per favore.- dopo aver detto quelle parole si mise in ginocchio, affondando la testa tra le braccia. Chris cercò di balbettare qualcosa, venendo però anticipato.
- Va bene. Ci andremo. Prima però toglieteci queste fottute corde.- la risposta definitiva la diede Ronaldo, il quale successivamente porse le braccia in avanti, permettendogli di rimuoverle. Fece lo stesso anche con il castano, che passò i cinque minuti seguenti a massaggiarsi i polsi doloranti.
- Cazzo, Rex, sei troppo buono, io lo avrei fatto dannare un po'.- scherzò Pitch, mostrando i denti affilati con un sorrisetto.
- Ma perché proprio io? Sono solo un autista trentenne...- sospirò Chris tra sé e sé, seguendo i due con un'espressione triste in volto.
Gabriel aprì la porta schiacciando il pulsante, permettendo ai tre di uscire dal bus.
- Se non li trovate entro le diciotto tornate. Abbiamo subito già troppe perdite.- disse il turco, guardandoli fissi negli occhi con un'espressione seria in volto.
- Certo, mica voglio morire per quelli lì. - Pitch alzò le spalle, ridacchiando, mentre Ronaldo lo invitò a regolare le parole con un colpetto sul braccio.
Non appena furono scesi dal veicolo le porte si richiusero, impedendogli quindi di vedere cosa stava succedendo al suo interno.
Si addentrarono nella foresta lentamente, cercando di fare meno rumore possibile. Se la teoria di Miranda era giusta, quella della dimensione parallela, non potevano sapere quale esseri mostruosi avrebbero potuto incontrare.
- Certo potevate anche solo chiedere, eh. - si lamentò l'autista, sbuffando rumorosamente.
- Evita di lamentarti, per favore. Piuttosto cerchiamo qualcosa per difenderci.- asserì Ronaldo, interrompendo le sue lamentele.
Chris raccolse da terra tre bastoni, dandone uno a testa ai suoi "compagni di avventura".
- Wow, ci salveranno sicuramente la vita. - scherzò Pitch, facendo sbuffare l'autista.
- Sempre meglio di niente, no?- controbatté con acidità, ignorando i suoi successivi commenti.
Camminarono per poco più di trenta minuti, senza trovare nulla, finché, come dal nulla, apparve una casa. Questa era un cottage a due piani visibilmente rovinato dal tempo. Le mura, un tempo di color giallo, erano grattate, rendendo visibile il marroncino chiaro del legno, anch'esso messo piuttosto male. Il tetto pareva messo anche peggio, data l'assenza di diverse ante, e al camino mancava il comignolo. Le finestre, se così si potevano chiamare quelle, erano quasi tutte distrutte, con solo pochi pezzi di vetro rimasti attaccati alla cornice.
Per non parlare poi delle scale che portavano all'ingresso: completamente ammuffite. La porta era forse quella più sana, con tanto di maniglia ancora attaccata.
I tre si guardarono fra di loro, consapevoli che sarebbero per forza dovuti entrare al suo interno.
- Dobbiamo per forza?- chiese Chris, sperando che i due decidessero di non andare, preferendo cercare gli sperduti da un'altra parte.
- Beh, se non vuoi entrare puoi aspettarci qui, da solo.- Pitch ridacchiò, incamminandosi verso l'uscio seguito da Ronaldo, che evitò commenti.
Chris, per quanto odiasse le case infestate, e sapeva che quella con il novantasette per cento delle possibilità lo era, entrò assieme a loro, standogli dietro.
Davanti a loro si presentò un soggiorno abbastanza spazioso, condito da un grosso divano sulla sinistra, dal colorito giallognolo per via del tempo, un tavolino rettangolare con tre sedie per lato, il tutto ammuffito, un mobile alto circa tre metri, di color marroncino e senza più nemmeno una mensola, e la base del camino che avevano visto da fuori, con accanto la pila di legni, marci, che un tempo i proprietari di casa usavano per accendere il fuoco.
- Questo posto sembra fin troppo normale.- asserì Ronaldo, utilizzando la torcia del telefono per far luce all'interno dell'abitazione.
Oltre al piccolo soggiorno c'erano anche due porte, una alla loro destra mentre l'altra proprio davanti a loro.
- Suppongo dobbiamo...- Pitch cercò di parlare, venendo prontamente zittito da Chris.
- Ehi. Non ti azzardare nemmeno a dirlo. Restiamo tutti insieme!- strillò, colpendolo al braccio. Il castano sbuffò e, dopo un sospiro profondo, acconsentì alle condizioni dell'autista.
- Allora facciamo così: voi due entrare in quella porta là, io vado in quest'altra.- spiegò, indicandogli quella alla loro destra. Chris, seppur contrariato, decise di non ribattere, limitandosi a seguire Ronaldo, che lo stava già lasciando indietro.
Si trovarono dentro quella che sembrava una cucina.
Allora loro destra c'era un grosso forno nero, situato vicino ad un lavello e ad un frigo. Il tutto era ovviamente consumato dal tempo, come il tavolo che si erano trovati davanti appena entrati.
In tutta la stanza, tinta di un color giallognolo spento, c'era due porte, la prima quella da dove erano arrivati e la secondo situato alla loro sinistra, e una finestra, che dava su un piccolo giardino non visibile da fuori.
Sul davanzale di quest'ultima c'erano circa quattro o cinque vasi contenenti piante morte, più o meno come nell'orticello che si poteva vedere affacciandocisi.
Le erbacce arrivavano circa ad un metro di altezza, rendendo difficile vedere cosa effettivamente si trovasse in quello spiazzo d'erba che, ad occhio e croce, era di cinque metri per cinque.
Chris si voltò di scatto, notando che il moro si era diretto verso la credenza situata sopra il lavabo.
- Dobbiamo per forza? E se... ci fosse qualcosa?- chiese, balbettando leggermente per via della paura. Per tutta risposta Ronaldo spalancò una ad una le ante, dimostrandogli che, fatta eccezione per le ragnatele, cosa che lo schifava ugualmente, non c'era assolutamente nulla.
- Visto? È vuoto.- asserì poi, rassicurandolo.
Dopo aver controllato anche il frigo e il forno decisero di entrare nella porta che avevano adocchiato prima. Ronaldo, come prima, stava davanti, facendo da scudo umano ad un terrorizzato Chris. Lentamente mosse il pomello della porta, udendo il fastidioso rumore provocato dai cardini fin troppo arrugginiti.
Non si vede nulla. La stanza era completamente al buio. Lentamente il moro estrasse il cellulare dalla tasca, incitando l'autista a fare lo stesso.
Improvvisamente un rumore attirò la loro attenzione. Era quello di un sacchetto di plastica che veniva accartocciato. Presero un respiro profondo e si diressero verso la fonte, stringendo la presa intorno ai loro bastoni.
Un bagliore illumino Pitch che, senza torcia o altro, stava cercando di orientarsi all'interno di quello che, grazie all'illuminazione, sembrava in tutto e per tutto un magazzino.
Il castano aveva istintivamente portato le mani sugli occhi, cercando di non rimanere abbagliato dalla luce.
- Ehi, ma che diamine fai? Il telefono no, eh?- disse con acidità Chris, ancora spaventato per l'accaduto.
- L'ho lasciato sul bus. - tagliò corto lui, invitandoli ad abbassare le luci dal suo volto.
- Che ci fai qui?- chiesero quasi all'unisono, guardandolo mentre sbatteva le palpebre per smettere di vedere quelle macchie colorate causate dal flash.
- Che ci fate voi qui. Io ci sono arrivato dalla porta di prima. Là dentro c'è un corridoio, sulla sinistra ci sono delle scale e alla destra una porta. Beh, ho preferito aspettarvi prima di salire.- spiegò, continuando a cercare oggetti da una cesta che, grazie alle torce, ora era finalmente visibile.
Cercarono per un po' dentro il ripostiglio, senza trovare nulla. Si arresero dopo una decina di minuti, dirigendosi verso le scale di cui aveva parlato Pitch.
Salirono lentamente, accompagnati soltanto dai rumori del legno, il quale, giusto per miracolo, riusciva ancora a stare in piedi.
Mentre si incamminavano verso la porta in cima alla rampa Chris sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò di scatto, riuscendo solo a distinguere una figura nera muoversi scappare via.
- Ehi, l'avete vista, vero?- chiese, tremando leggermente. Ancora si ricordava dell'ombra nera che gli era apparsa sul pullman e che, per un bel po', lo aveva tormentato.
- No, non abbiamo visto nulla.- tagliò corto Ronaldo, per poi poggiare la mano sul pomello della porta, pronto ad entrare.
Dopo un attimo di esitazione, si decise finalmente ad aprirla, permettendo a tutti e tre di vedere cosa li aspettava.
Un altro corridoio, con due porte, una davanti a loro e l'altra sulla parete alla loro destra. Ogni passo che facevano gli scricchiolii del pavimento si facevano sempre più forti, portandoli a pensare che, probabilmente, non sarebbe stato capace di reggerli ancora per molto.
- Facciamo come prima, io vado dritto, voi di là. - Pitch indicò loro da che parte andare, dirigendosi poi, lentamente per via del parquet malandato, dall'altra parte.
- Stai attento.- gli disse Ronaldo, mantenendo l'espressione vuota che lo caratterizzava.
- Ovvio, piuttosto attenti voi.- rispose a tono, facendogli l'occhiolino. Detto si incamminò verso la porta, venendo però fermato repentinamente dal richiamo del moro.
- Prendi il mio telefono, almeno hai una torcia.- gli porse l'oggetto nero, osservandolo mentre se lo rigirava tra le mani.
- Apple, eh? A quanto pare sei un riccone.- lo lanciò in aria e lo riafferrò al volo, per poi voltarsi in direzione della stanza.
- Hai appena rischiato la vita, ne sei consapevole?- Ronaldo lo guardò malissimo, mentre sentiva che non avrebbe mai più rivisto il suo cellulare intero. Si fece passare quello dell'autista, dopodiché si decise ad entrare.
Davanti a loro c'era una finestra e due porte, una destra e l'altra a sinistra. Gettò un'occhiata verso Chris, cercando di parlare, ma venne bloccato immediatamente.
- Col cazzo. No, non ci separiamo.- il moro sbuffò, per poi avvicinarsi alla finestra per cercare di capire dove si trovassero. La vista offriva solo numerosi alberi. Si girò verso il compagno ma, in quel preciso istante, vide qualcosa muoversi nel giardino. Una figura bianca. Pareva piuttosto piccola, però era troppo lontano per distinguere di cosa avesse le fattezze.
Strinse gli occhi, cercando di sgranare la vista, ma questo scomparve, senza lasciare alcuna traccia di sé.
- Hai visto qualcosa?- chiese Chris, avvicinandosi.
- No, nulla di che. Piuttosto, scegli una porta.- alzò le spalle, lasciandogli la decisione. L'autista ci rifletté un istante, scegliendo poi quella a destra. Poggiò la mano sul pomello, girandolo, ma questo non si mosse.
- È chiusa a chiave.- sussurrò, dirigendosi verso l'altra.
Un rumore sospetto attirò la loro attenzione. La torcia venne immediatamente verso il corridoio, illuminando Pitch che, con il telefono di Ronaldo spento in mano, si stava incamminando verso di loro.
- E siamo a due. La smettete?- strillò, coprendosi rapidamente la faccia con una mano.
- Ehi, che ci fai qui?- dissero i due all'unisono, ancora leggermente spaventati.
- Di là c'è un bagno minuscolo.- indicò la stanza da cui veniva, cercando di far capire le dimensioni tramite l'aiuto delle mani.
- Perché non stai usando la torcia?- chiese Chris, ammiccando all'oggetto che stava tenendo in mano. Il castano ci penso un attimo e poi rispose.
- Beh, non voglio sprecare batteria.- alzò le spalle, per poi unirsi al loro gruppo.
- Su, apri.- Ronaldo ammiccò verso l'autista, il quale deglutì rumorosamente per poi afferrare il pomello ed entrare dentro la stanza.
Era una camera di un bambino. Un piccolo letto al centro, un armadio con le vetrate composte da specchi, una finestra sulla destra e un'enorme cesta dei giochi al centro. Il tutto sotto un grosso tappeto rossiccio.
Si mossero lentamente, cercando di non toccare i giocattoli sparsi sul pavimento, tra cui riuscirono a distinguere numerosi "Gormiti" e qualche "Pokémon". Pitch puntò subito alla finestra, curioso di capire dove si trovassero esattamente, per poi arrivare alla stessa conclusione a cui erano andati incontro gli altri due poco prima: la vista offriva solo alberi ed alberi.
Chris si accovacciò, prendendo in esame una delle bambole sparse sul pavimento. Un topino giallo con delle guance rosse e dei segni neri sul corpo, riconducibile a quello che vedeva sempre in tv, ovvero Pikachu. Sorrise al ricordo della sua infanzia. Era durata troppo poco.
Ronaldo tentò di aprire una delle ante dell'armadio, ma qualcosa di insolito attirò la sua attenzione. Non riusciva a vedere il suo riflesso. Socchiuse gli occhi, ottenendo come risultato solo un'ombra indistinta che, dopo qualche istante, assunse le sembianze di Matthew.
- Ehi, venite qui!- urlò, richiamando la loro attenzione. I due si spostarono velocemente verso di lui, osservandolo.
- Cosa c'è di strano?- chiese Pitch, con il suo solito fare acido. Ma non appena finì la frase la sua bocca si aprì automaticamente. Al posto del suo riflesso c'era Sasha.
- Come? Voi non lo vedete?- domandò, voltandosi prima verso il castano e poi verso l'autista.
- Beh, io vedo solo i vostri riflessi, mentre il mio...- non riuscì a concludere, perché una figura confusa gli si presentò davanti. Pian piano assunse le sembianze di un bambino.
Capelli castani, occhi verdi, altezza di circa un metro e poco più, sguardo vispo e un sorriso allegro stampato sul volto. Indossava un grembiule blu, tipico di chi andava alle elementari.
- Andrew...- si lasciò sfuggire solo una parola.
 
Lazaro si fermò a pochi istanti dalla gola di Drake, mantenendo il coltello puntato contro la sua trachea. Il loro respiro affannoso si era sincronizzato, lasciandoli immobili a guardarsi negli occhi aspettando una prima mossa da parte dell'altro.
Il corpo di Aiden era steso a terra, con ancora l'arma del delitto conficcata nel petto. Intorno a lui una grossa chiazza di sangue ricopriva l'erba, tingendola di un rosso scuro. Drake quel colore lo aveva già visto e, con tutta sincerità, non gli aveva fatto un grande effetto.
Era rimasto apatico, forse quasi divertito, nel vedere l'uomo che aveva accoltellato steso per terra, sofferente. Ma in quell'istante milioni di paure e di insicurezze entrarono dentro di lui.
Aveva appena ucciso il suo migliore, e forse unico, amico. Non riuscì nemmeno a capire la situazione in cui era in quel momento. Sentiva qualcosa di appuntito toccargli il collo, ma era come sotto shock.
Le uniche cose che riusciva a fare erano respirare e cercare di trattenere le lacrime.
Si sentì sbattere a terra e, dopo un attimo, la sua guancia venne colpita da un pugno.
- Ma che cazzo hai fatto!- urlò, colpendolo nuovamente. Le parole non uscivano. Solo respiri affannosi e scossi. Solo quelli.
- Rispondimi, porca puttana! Che cazzo ti è preso!?- lo prese per il colletto e lo tirò su, scuotendolo con maggior forza.
Si fermò non appena vide i suoi occhi. Vuoti.
Leggermente arrossati, con l'espressione che non puntava a nulla. Era completamente assorto nei suoi pensieri.
Lo lasciò cadere con violenza, causandogli una ferita in testa, per poi avvicinarsi al cadavere di Aiden. Lo guardò per qualche secondo e, dopo avergli dedicato una preghiera sotto voce, estrasse il coltello dal suo petto, pulendolo con la sua maglietta.
- Se ti chiedono qualcosa tu di che è stato Andy, chiaro?- gettò un'occhiata truce verso Drake, il quale si stava lentamente rialzando. Non rispose nemmeno, consapevole che quella era l'unica cosa che potesse fare.
Guardò per dei brevi, ma veramente lunghi, istanti il corpo di Aiden, senza riuscir più a trattenere le lacrime. Se le asciugò velocemente, per poi seguire il rosso verso il pullman.
Per i dieci minuti successivi nessuno dei due disse una parola, troppo occupati a dirigersi verso il bus in maniera piuttosto frettolosa.
Uno strano odore di fumo colse improvvisamente le loro narici, facendosi sempre più forte pian piano che si avvicinavano allo spiazzo in cui era presente il veicolo.
Successivamente udirono uno scoppio fortissimo, seguito da una luce abbagliante proveniente dal centro della foresta. Si guardarono per un attimo e, dopo qualche passo incerto, iniziarono a correre il più velocemente possibile, sperando che non fosse accaduto ciò che temevano.
Ogni metro che percorrevano l'odore si faceva sempre più forte, mentre la foresta pareva molto più luminosa.
Ed infine giunsero dove era parcheggiato il pullman. O quello che ne restava.
Lazaro cadde in ginocchio, osservando con un'espressione persa i resti della vettura, i quali bruciavano avvolti nelle grosse fiamme rosse provocate da quello che sembrava a tutti gli effetti un incendio.
Si gettarono un'occhiata sconnessa, priva di sentimenti o altro. Un semplice gesto fatto solamente per comprendere se ciò che stavano vedendo era un'allucinazione o era tutto vero. Se il pullman era davvero esploso in qualche modo o se in realtà era ancora lì.
- Lazaro!- una voce li riportò nella realtà. Lorde stavano correndo in contro al rosso, seguita da un gruppetto di circa una decina di persone.
La ragazza gli si buttò addosso, iniziando a piangere disperatamente.
- Che diavolo è successo?- domandò, osservando incredulo la scena.
- Siamo scesi dal pullman per venire a cercarvi e abbiamo sentito un'esplosione. Siamo venuti qui e questo è tutto ciò che abbiamo trovato.- spiegò Gabriel, ancora scosso. Gli altri si limitarono ad acconsentire con il turco.
- Chi c'è dentro?- chiese poi, avvicinandosi leggermente.
- Hiro è ancora dentro!- a rispondergli fu Lorde stessa, continuando a piangere a dirotto.
- Ed anche Manuel e Kristina.- aggiunse Sasha, preoccupata. Il gruppetto mosse qualche passo verso il bus, sperando di vederli uscire dalle fiamme o, per lo meno, di saperli salvi.
Improvvisamente una figura venne fuori dalle fiamme, fermandosi ad una ventina di metri da loro. Manuel era lì, fermo in piedi e con il fiatone.
- Ehi, tutto bene?- tra le varie urla di sottofondo quella di Lazaro fu la più udibile. Lo guardava con uno sguardo disperato misto ad uno speranzoso.
- Hiro... Hiro... ha dato fuoco al pullman...- disse, mettendosi poi le mani nei capelli - Kristina... è morta... e anche lui...- cadde in ginocchio, iniziando a piangere.
- Spiegati meglio.- non si voleva avvicinare. Le sue gambe si rifiutavano di compiere quei pochi passi che lo separavano dal moro.
- Hiro... ha preso l'accendino di Kristina e l'ha gettato nel serbatoio per ucciderci. Sono riuscito a salvarmi per miracolo.- riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro, interrompendosi di tanto in tanto per tirare su con il naso.
Tutti rimasero shoccati nel sentire quelle parole. La maggior parte di loro si portò le mani alla bocca, incredula. Sapevano tutti del passato criminale del nipponico, ma non pensavano sarebbe mai arrivato a tanto.
- No...- sussurrò Lorde, iniziando a piangere ininterrottamente, sostenuta da Sasha, la quale cercava di rincuorarla.
Un leggero ghigno si dipinse sul volto di Manuel, cosa che però gli altri non poterono notare per via delle fiamme. Sarebbe riuscito a scamparla un'altra volta.
Ma aveva fatto male i conti.
Fu un attimo, dai resti del bus emerse una figura che lo colpì alla testa, facendolo svenire e cadere per terra con violenza.
Tutti poterono osservare perfettamente chi era stato ad infliggere quel colpo al moro. Hiro stava in piedi dietro di lui, con un pezzo di vetro nel fianco e un sopracciglio spaccato.
Reggeva tra le mani un tubo di ferro, probabilmente appartenuto al poggia mani. Cercò di fare qualche passo in avanti, ma le gambe gli cedettero, facendolo cadere. Venne preso al volo da Lazaro, il quale lo stese cautamente a terra.
- Il figlio di puttana... ha ucciso... Kristina... e ha dato fuoco... al bus. - disse, sputando poi del sangue dalla bocca, macchiandosi la maglietta.
- Cosa intendi dire?- chiese, reggendogli la testa. Il nipponico si limitò a tossire, mentre il sangue continuava a scendere dalla ferita.
Tentò di rispondere ma svenne tra le braccia del rosso.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed eccomi qua! Capitolo 7, eh?
Incredibile ma vero! In questo capitolo viene solo accennata la morte di Kristina, anche se è piuttosto soft.
Sono molto triste, perché uccidere gli OC mi deteriora dall'interno. Mi sono affezionato a quei sadici, malvagi, emo, pazzi... ehm meglio se mi fermo, ragazzotti.
Non ho granché da dire, solo che questo chappy è il fulcro della trama. Da qui si abbandona il genere passeggero avuto fin ora e ci si avventura più nell'introspettiva dei personaggi, cercando di dargli una degna caratterizzazione.
Sarà dura, molto dura, ma proverò a farcela, infondo questa storia è la mia piccola e tenera creatura. Sto cercando di infondere in questo racconto tutta la maturazione psicologica che ho avuto in quest'anno, precisamente dopo marzo, perché ritengo sia una cosa estremamente importante.
Ho fatto delle cazzate, ma vabbè, prima o poi rimedierò. No, non credo troverò il coraggio di farlo, però ci proverò!
Ora che ho passato la mia fase "Ehi, sono apatico fanculo il mondo" sono pronto a fare delle storie decenti, senza soprusi da parte di personaggi fichi coffcoff Nihal coffcoff e con più spazio a chi merita davvero!
Quindi, ci vediamo Lunedì prossimo, vi ringrazio per aver letto e, se vi va o semplicemente volete farmi sapere cosa ne pensate, vi invito a scrivere una recensione o un messaggio privato.
See you___

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


- Perché non tornano? Sono in ritardo anche loro!- Sasha controllava freneticamente l'ora con il suo cellulare, mordicchiandosi di tanto in tanto le unghie. Era in ansia. I tre erano partiti ormai da due ore ed ancora non avevano fatto ritorno.
- Stai calma, attiveranno.- cercò di tranquillizzarla Kristina, senza però alcun effetto.
La mora necessitava di sapere come stesse Pitch. Aveva come un'ossessione verso il castano. A volte era arrivata persino a seguirlo mentre andava in giro o ad osservarlo da fuori dalla finestra mentre era a scuola.
Sapeva che il ragazzo non gradiva questo suo atteggiamento ma se ne fregava bellamente, continuando imperterrita con il suo fare da stalker.
- No. Sono in ritardo. Non posso stare calma.- sospirò, per poi iniziare a ticchettare sul palo d'acciaio con le unghie, o quel che ne rimaneva.
- Ha ragione. Anche Lazaro è in ritardo!- Lorde si alzò dalla sua postazione di scatto. Aveva un'espressione preoccupata in volto e gli occhi quasi lucidi, come se stesse per scoppiare a piangere.
- Allora andiamo a cercarli anche noi.- propose la mora, ottenendo il suo pieno consenso.
- Non puoi andare. È pericoloso.- la voce di Hiro, che si intromise nella conversazione, portò la bionda a girarsi verso di lui.
- Cosa?- domandò, sperando di aver capito male.
- Tu da qui non ti muovi.- l'asiatico la guardò con fare annoiato, come se trovasse l'atteggiamento della ragazza noioso e scocciante.
- Ma io voglio andare a cercare Lazaro!- strillò, portando una mano al petto.
- Non fare storie.- tagliò corto il nipponico, intimandole di sedersi.
- Va a quel paese Hiro. Io vado. Tu, piuttosto, visto che non vuoi fare nulla e non ci tieni nemmeno ad aiutarci, resta qui.- urlò, seguendo Sasha verso l'uscita.
- Lorde...- l'asiatico tentò di parlare, venendo però sovrastato dalla voce della bionda.
- Stai zitto. Ti odio. - disse con disprezzo, per poi uscire dal pullman a grandi falcate.
- Vado anch'io. - Miranda seguì le due, tentando di raggiungerle e così fecero Gabriel e Skarah.
Sul bus rimasero solamente Kristina, la quale stava leggendo il suo libro, Hiro, ancora distrutto per le parole che le aveva detto Lorde, e Manuel, ancora raggomitolato su sé stesso.
Per un po' nessuno dei tre si mosse, lasciandosi completamente avvolgere dal silenzio.
Fu dopo una decina di minuti che un leggero rumore attirò l'attenzione di Hiro e Kristina, facendogli alzare lo sguardo in direzione di Manuel.
Il moro si era alzato lentamente dal sedile e, con fare piuttosto disinvolto, si avvicinò alla bionda. La guardò per un attimo con un grosso sorriso in volto, cosa che la fece stranire visto che fino a qualche minuto prima era triste e sconsolato.
- Potresti gentilmente darmi una sigaretta?- domandò, mantenendo sempre quello strano atteggiamento vispo che raramente gli aveva visto assumere. Si morse un labbro, cercando di ricordarsi dove avesse messo il pacchetto.
Per lei quei piccoli oggetti contenenti tabacco e nicotina erano essenziali. Era diventata completamente dipendente dal fumo e dalla sensazione che le lasciava quando lo sentiva in bocca.
Le sigarette l'avevano aiutata a passare i periodi più bui della sua vita, facendole dimenticare, per quei tre minuti che duravano, tutti i problemi da cui era afflitta. Sapeva che fumare così tanto le faceva male, ma poco le importava.
Preferiva di gran lunga morire giovane che continuare a vivere normalmente, sbattendo in faccia a tutte le difficoltà da cui era bersagliata.
Eppure era rimasta tre giorni senza assumere nicotina. Quel pullman l'aveva tenuto talmente occupata che non ne aveva sentito il bisogno.
Per la prima volta si sentiva appagata, come se quella situazione strana e spaventosa la rilassasse. Nessuno aveva avuto tempo per offenderla o prenderla in giro, troppo impegnati a sopravvivere o a cerca una soluzione per il problema.
Dentro di sé desiderava ardentemente che non riuscissero mai a scappare dal pullman, così da poter vivere per sempre in tranquillità.
 Aprì la borsa ed estrasse il pacchetto: solamente tre sigarette. Ne prese una e gliela porse.
- Fumi? Non ne sapevo nulla.- attaccò il bottone, cercando di tracciare una identikit più dettagliata di quel ragazzo tanto strano quanto misterioso.
- Sì, ogni tanto. Hai anche l'accendino?- domandò, appoggiando la sigarette sulle labbra.
- Tieni.- estrasse l'oggetto rosa dalla borsa e glielo diede, ricambiando il suo sorriso. Il moro bloccò la cicca con le dita, per poi dare fuoco alla punta. Un rivolo di fumo uscì fuori, cosa che venne osservata da entrambi, quasi come incantati.
- Certo che è strano, eh?- il moro  stava guardando fuori dalla finestra, continuando a tirare con la bocca.
- Cosa?- chiese Kristina, curiosa di capire dove stesse andando a parere. La sua personalità, il suo modo di fare e anche quello di dialogare con gli altri era completamente cambiato. Sembrava più naturale e spontaneo di quanto non lo fosse mai stato.
- Stare qui, in piedi, a fumarsi una sigaretta mentre siamo in una situazione così pericolosa. Lo trovo... strano.- emise dell'altro fumo dalle labbra, indirizzandolo verso il vetro e osservando come questo si scontrasse contro la superficie trasparente per poi dissolversi nell'aria.
- Sì, hai ragione. Non credo sia questo il modo migliore di passare quelli che, probabilmente, potrebbero essere gli ultimi istanti della nostra vita. - entrambi si misero a ridere, tornando a farlo dopo tanto tempo.
- Oh, ma che diavolo sto facendo?  Vado a fumare fuori.- asserì, dirigendosi verso la porta lasciata, incautamente, aperta dal gruppetto uscito prima. Il moro calpestò i gradini con violenza, facendo rimbombare il rumore diverse volte.
Poi si avviò con noncuranza verso il retro del pullman, dove un tempo era stato appoggiato il cadavere di Matthew, spostato successivamente nella macchia assieme a quello di Valeria, e, senza pensarci due volte, aprì il serbatoio della benzina.
Prese tra le mani l'accendino e lo sbatté contro il retro del veicolo, rompendolo. Estrasse quindi la parte superiore, tirando successivamente la leva del gas al massimo. Infine lo richiuse, girando la rotellina per capire se era effettivamente riuscito ad aumentare la potenza della fiamma.
Sorrise quando constatò che questa raggiungeva un'altezza di circa una decina di centimetri. Era perfetta.
Svitò il tappo e, in un secondo, gettò l'oggetto dentro il serbatoio. Solo che non calcolò la potenza del ritorno di fiamma, venendo quindi coinvolto nella successiva esplosione.
 E fu in quel momento, quando sentì la forte esplosione, che Kristina si accorse che Manuel non le aveva restituito l'accendino. Fu un istante. Passò dalla sensazione di sentirsi appagata e di voler continuare a vivere in pace e tranquillità a quella, ben poco piacevole, di calore.
Il suo corpo stava venendo mangiato dalle fiamme. Sentiva la pelle ustionarsi sempre di più, secondo dopo secondo, mentre il profumo che aveva sempre amato, quello di fumo, la avvolgeva, facendole capire quanto ironica e bastarda fosse la vita.
Stava venendo uccisa da ciò che aveva sempre considerato la sua ancora di salvezza.
Lentamente i suoi vestiti, i suoi capelli e la sua pelle stavano venendo avvolti dal fuoco, mentre un grosso urlo di disperazione misto a dolore era stato lanciata dalla sua bocca, un tempo pieno di fumo, ora solo di amarezza e delusione.
Per essere stata sciocca, per non essere stata attenta. Ora le rimaneva solo una cosa da sperare. Che lui, o anche qualcun altro, trovasse il libro che stava leggendo. Magari si sarebbero ricordati di lei. E per quel motivo lo gettò dalla finestra, sperando non andasse distrutto, ma con la coda dell'occhio vide le fiamme avvolgere la carta, facendolo divenire cenere.
Non sentiva più dolore. Il fuoco le aveva completamente bruciato la pelle. Chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere da quel calore che ormai non poteva più sentire, ma che sperava di non ritrovare all'inferno.
L'ultima cosa che vide fu lo sguardo scioccato di Hiro, consapevole che quell'incendio non era stato casuale. Chissà, forse lui l'avrebbe vendicata.
 
 
- Andrew...- quella parola, sussurrata sottovoce, fu udita sia da Ronaldo che da Pitch.
- Andrew? E chi sarebbe?- chiese il castano, alzando un sopracciglio.
- Eh? No, niente... nessuno di importante.- rispose, facendogli cenno con la mano di lasciar perdere. I due si limitarono ad annuire, per poi continuare a guardare le sagome che vedevano riflesse nello specchio.
- Chi cazzo è stato?- Ronaldo si voltò in loro direzione cercando di capire cosa lo avesse appena colpito. Era uno di quei pupazzetti sparsi per terra.
- Ma che dici?- chiese Chris, gettando uno sguardo al giocattolo. Improvvisamente sentì un brusio, che in breve si trasformò in un'enorme folata di vento. Tutte le statuine presenti sul pavimento si sollevarono in aria e si gettarono contro di loro, crepando anche lo specchio.
- Cosa cazzo sta succedendo?!- urlò Pitch, gettandosi vicino al letto. In pochi attimi la situazione degenerò, tanto che persino il materasso del letto e il comodino iniziarono a sbattere per tutta la stanza, rompendo anche la finestra.
- Usciamo da qui!- Ronaldo gettò uno sguardo ai due, invitandoli a seguirlo. Chris corse subito dietro al moro, mentre Pitch si fermò per un istante ad osservare la situazione in cui si trovavano. Riuscì comunque ad alzarsi e, dopo aver preso un pezzo di specchio rotto ed esserselo messo in tasca, gettò un'ultima occhiata alla stanza. Per terra, dove prima c'era il comodino, era posizionato un piccolo quaderno blu.
Prese coraggio e, gettandosi tra i vari oggetti, riuscì a prenderlo. Subito dopo corse rapidamente verso l'uscita, raggiungendo gli altri due.
- Che cazzo stavi facendo?- domandò Ronaldo, ancora con il fiatone. Il castano nascose il libro dietro la schiena, facendolo passare inosservato.
- Scusate, ero solo inciampato.- mentì, mentre con entrambe le mani cercava di incastrare il l'oggetto triangolare sotto la cintola.
- Andiamocene.- disse seccamente Chris, colpendo la spalla del moro con ansia.
- Va bene.- acconsentì quello, aprendo subito la porta che li avrebbe condotti al corridoio. Giunsero quindi alle scale e, non appena si avviarono verso la sala, si resero contro che il "tornado" non si era scatenato solo al piano superiore, ma anche in quello sottostante. Il tavolo, le sedie e perfino l'enorme armadio si stavano scontrando con forza contro le pareti, rompendo quadri, finestre e quant'altro si potesse frantumare.
Riuscirono a uscire completamente incolumi, mentre l'inferno ancora incombeva in quella casa. Però, cosa di cui si accorse Chris, dall'esterno la casa sembrava completamente intatta. Ogni mobile era al suo posto. proprio come per il pullman.
Decise di non badare troppo alla cosa, preferendo seguire i due nella loro rocambolesca fuga lontano dall'abitazione.
Si fermarono dopo un po', cercando di riprendere il fiato.
- Ma che cazzo stava succedendo?- si chiese Ronaldo, sdraiandosi con la schiena appoggiata ad un albero.
- Non ne ho idea, ma era qualcosa di pericoloso.- Pitch si stese direttamente per terra, ignorando la sensazione di prurito che l'erba gli dava.
- Beh, sicuramente il demone c'entra...- Chris provò a parlare ma non riuscì a terminare la frase. Un enorme rumore attirò la loro attenzione. Rumore di un'esplosione. Proveniente dal centro della foresta. Iniziarono a correre il più velocemente possibile, sperando di non dover assistere al pensiero che si era già fatto spazio nella sua mente.
Non ci volle molto, giusta una decina di minuti. Tempo in cui riuscirono solamente a far congetture e a pregare.
L'immagine che si trovarono davanti li lasciò esterrefatti. Il bus era completamente distrutto. Al suo posto solo cenere e fiamme.
Il gruppo era distanziato dal mezzo, fermi ed impotenti davanti a quella scena.
- Ma che cazzo è successo?!- urlò Pitch, avvicinandosi a loro. Sasha si alzò in piedi e, con gli occhi pieni di lacrime, gli corse incontro, abbracciandolo.
Per la prima volta la mora si lasciò andare ad un contatto fisico, stringendolo con forza, come se non lo volesse lasciar andare mai più.
Il castano si limitò ad accarezzarle la testa, cercando di tranquillizzarla.
- Non lo sappiamo di preciso, ma sembra che Manuel abbia dato fuoco al pullman, uccidendo Kristina.- non appena udì quelle parole, dette da Gabriel, le sue gambe cedettero, facendolo cadere in ginocchio assieme a Sasha, la quale continuò a rimanere aggrappata al suo costato.
- Stai scherzando? Spero vivamente che tu stia scherzando.- disse, per poi scostare la ragazza da sé con poca eleganza. Si avvicinò al corpo incosciente di Manuel e lo sollevò per il colletto, scuotendolo e urlando per farlo risvegliare.
Dopo una ventina di secondi quello aprì gli occhi, venendo quindi lasciato da Pitch.
- Dimmi esattamente che cazzo è successo.- disse, senza dargli nemmeno il tempo di riprendersi, e, nel momento in cui il moro stava per iniziare a parlare, lo interruppe di nuove - Niente stronzate. Spero di essere stato chiaro.- sussurrò, rendendo ancora di più chiaro il messaggio. Difatti l'altro, compreso il pericolo, si fermò, cercando di riformulare le parole da dire.
- N-Non è c-colpa mia! S-Sono stai i miei genitori! Mi hanno trattato di merda e per colpa loro ho sviluppato una seconda personalità. Si chiama Trevis e viene fuori quando è buio. Per colpa sua spesso compio crimini che non vorrei mai compiere.- spiegò, iniziando a piangere.
- E dimmi, ora chi sta parlando?- domandò il castano, riprendendo la presa sul collo della sua maglietta, come ad intimarlo di dire la verità.
- T-Trevis.- balbettò, cercando di trovare le parole, ma venendo nuovamente interrotto.
- Hai ucciso tu Valeria e Matthew?- lo guardò fisso negli occhi, notando come questi fossero celesti e non verdi, ovvero il colore tipico del moro.
- S-Sì, sono stato io. - abbassò lo sguardo cercando di far provare pietà nei suoi confronti.
- E perché lo hai fatto?- Pitch lo scosse leggermente, costringendolo a guardarlo fisso negli occhi, cosa che Manuel fece suo malgrado.
- Non lo so, forse il demone si è impossessato di me. - mentì, ridacchiando istericamente. Si stava arrampicando sugli specchi. Stava iniziando a provare paura. paura di venir ucciso in quell'istante.
- Ho detto niente stronzate!- urlò il castano, colpendolo in volto.
- Volevo farlo! Il mio scopo è quello di rovinare la vita di Manuel e lui e Valeria erano troppo legati! Il biondino invece aveva scoperto il mio segreto.- disse infine, aggrappandosi ai bracci dell'altro con fare disperato. Aveva ceduto.
-  E perché avresti ucciso Kristina?- quella era l'ultima domanda che voleva fargli e, per lui, anche la più importante. In un certo senso si era affezionato a quella ragazza. Non sentiva particolare disperazione, ma provava una rabbia senza eguali verso Manuel che nemmeno Drake, quando lo infortunò impedendogli di giocare ad hockey, era riuscito a dargli.
- Mi andava. Mi piace vedere la disperazione negli occhi della gente. Tipo la tua in questo momento.- scoppiò a ridere. Non capiva nemmeno cosa stava dicendo, troppo impegnato a sfogarsi con il castano. Un piccolo ghigno si dipinse sul volto, facendo schifare ancora di più Pitch.
Lo colpì nuovamente in volto, osservandolo con odio. Venne fermato da Lazaro mentre stava cercando di colpirlo ancora.
- Basta, non esagerare.- il rosso lo guardò con aria leggermente abbattuta, consapevole che ancora doveva rivelare della morte di Aiden, motivo per cui non voleva altri morti.
- Ehi, non perdere tempo con lui. Non si merita nemmeno di essere ucciso da noi.- perfino Ronaldo, al quale quel pazzo aveva strappato il miglior amico, non voleva ucciderlo.
- Beh, suppongo abbiate ragione.- confermò, voltandosi dall'altra parte. Lazaro lasciò quindi la presa sul suo braccio, ma mai errore fu più fatale.
Pitch estrasse il frammento di specchio che aveva raccolto nella casa e, dopo un rapido movimento fulmineo, cercò di passarlo sulla gola del moro. Venne prontamente bloccato da Ronaldo, il quale riuscì ad evitare l'impatto mantenendo lo specchio a una distanza di cinque centimetri dalla carne dello sventurato.
Ciò che accadde dopo fu ancora più confusionario: Pitch sentì la mano vuota. Ronaldo aveva l'oggetto appuntito in mano ed era fermo davanti a Manuel. Lo guardò negli occhi, come se volesse cercare un minimo di rimorso, ma non ci riuscì.
Strinse con forza il frammento fino a procurarsi un piccolo taglio e, qualche istante dopo, colpì il moro alla gola lacerandogliela.
La vittima non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo. Sentiva dei piccoli rivoli di sangue, che pian piano si facevano sempre più forti, uscire dal suo collo. Se lo toccò istintivamente, tentando in qualche modo di fermare l'emorragia, cosa impossibile.
Il liquido rosso macchiò la maglietta di Ronaldo, il quale però non se ne curò molto. I suoi occhi rimasero fissi su di Manuel fino al momento del suo decesso. Osservò ogni suo piccolo movimento, dagli spasmi dovuti al dolore al suo continuo rigirarsi. Poi smise di muoversi per sempre.
- Visto? Adesso ho compiuto un omicidio.- disse poi, tirando il frammento per terra con violenza. L'erba era diventata rossa. Una piccola pozzanghera si ergeva sotto il corpo di Manuel.
Tutti lo guardavano con fare allibito. La scena a cui avevano assistito li aveva scossi nel profondo.
Nessuno disse una parola, anche perché non ce n'era bisogno.
In poco tempo il cadavere fu fatto sparire da Ronaldo stesso. Lo gettò in mezzo alla foresta, senza preoccuparsi più di tanto del dove.
Si riunirono tutti abbastanza lontani dal bus decidendo il da farsi. Parlò Lazaro, così da avvisare gli altri della morte di Aiden, seppur la sua assenza volesse significare già qualcosa. E la faccia di Drake, scossa e distrutta, ne era la prova definitiva.
- Ragazzi... Aiden è... morto. Lo ha ucciso il demone.- tentò di inventarsi una scusa convincente, ma venne subito stoppato da Drake stesso.
- No... no! Porca puttana no! Non prendiamoci per il culo! L'ho ammazzato io! E così farò con quel bastardo del demone.- urlò, attirando l'attenzione che precedentemente si era guadagnato il rosso su di sé.
- Hai ucciso il tuo miglior amico?- questa domanda partì spontanea. Chris capì solo dopo ciò che aveva chiesto. Il moro scattò in piedi e si diresse verso di lui, afferrandolo per il colletto.
- Qualche problema?- i loro volti erano distanti poco più di dieci centimetri e l'autista stava iniziando ad avere paura.
A bloccarlo intervenne Ronaldo, che lo allontanò cercando di essere il meno rude possibile.
- Evitiamo queste stronzate, grazie.- disse, per poi far tornare tutti a sedere - Va avanti.- il moro incitò Lazaro a riprendere il discorso, cosa che fece subito.
- Ci accamperemo qui. Non abbiamo più le nostre cose, quindi sarà difficile, ma vedrete che ce la faremo!- tentò di fare un discorso motivazionale, senza riuscirci troppo.
- Che ore sono?- chiese Gabriel, aspettando pazientemente una risposta.
- Le ventidue. È meglio andare a letto.- rispose il rosso. In poco tempo tutti si distesero, pronti a passare la prima nottata fuori dal pullman.
Prima di andare a dormire, però, decisero di verificare le condizioni di Hiro.
Il nipponico era svenuto da più di due ore e non accennava a riprendersi. L'unica ferita che aveva era sull'addome, un pezzo di vetro, rimastogli dentro, provocando un taglio di quattro centimetri piuttosto profondo.
Intorno a lui c'erano Miranda e Lorde. La prima tentava di fare quel, poco, che conosceva di medicina, mentre la seconda si limitava a frignare e a dire il nome del ragazzo sperando si svegliasse.
In mezz'ora tutti si addormentarono tranne, ovviamente, Miranda. La bionda si era proposta per curare il nipponico, motivo per cui voleva tenerlo d'occhio per tutta la notte.
Dalla sua borsa bianca aveva estratto un mini kit di soccorso che era solita portarsi dietro e, cercando di essere il più precisa possibile, aveva bendato la ferita, disinfettandola con dell'amuchina. Hiro continuava a distorcersi nel sonno a causa del dolore, senza fortunatamente svegliarsi.  La cosa che le era risultata più difficile era stata il rimuovere il pezzo di vetro.
Aveva fatto pressione sui due lati e, tentando di far uscire meno sangue possibile, aveva estratto il piccolo oggetto trasparante, gettandolo poi via.
Le serviva dell'acqua per bagnargli la fronte ma quella che le aveva gentilmente lasciato Skarah era terminata. Decise quindi di andarne alla ricerca nelle vicinanze del bus. Tenne il portafoglio sopra il fazzoletto bagnato che aveva lasciato su di Hiro per non farlo cadere e si avventurò con la sua torcia tascabile verso la foresta.
Camminò poco, impaurita dall'eventualità di perdersi, cercando di trovare una qualsiasi fonte d'acqua. Non ce n'era nemmeno la traccia.
Scorrazzò un po' nei dintorni, per poi decidersi a tornare indietro delusa.
L'unica cosa che aveva intravisto erano gli alberi e numerosi cespugli, oltre che a qualche fiore. Di animali nessuna traccia.
Camminava lentamente, controllandosi di tanto in tanto dietro per la paura di essere preda di qualche bestia famelica. Questa sua inquietudine era dovuta alla sensazione che qualcuno la stesse osservando. Sentiva due occhi puntati verso di lei.
Mosse un altro passo ma, improvvisamente, si sentì la mano bloccata. Cacciò un urlo, ma la sua bocca venne subito coperta da una mano. Con la torcia riuscì ad illuminare la figura che la stava trattenendo: Gabriel.
Il turco aveva il solito sorrisetto in volto e la osservava in modo strano.
- Miranda, che ci fai qui?- chiese, senza allentare la presa.
- Cercavo dell'acqua per Hiro, ma non ne ho trovata. Sarà meglio tornare dagli altri.- tagliò corto ridacchiando, cercando di farsi avanti. Il ragazzo strinse la presa sul suo polso.
- Beh, già che siamo noi due da soli possiamo parlare, no?- il sorrisetto assunse le sembianze di un ghigno, mentre il braccio della ragazza iniziava a farle male.
- Meglio di no, si preoccuperanno.- tentò di divincolarsi, senza però alcun effetto.
- Dormono tutti.- la risposta dell'altro fu cinica e tagliente.
- Lasciami.- sussurrò, ricevendo come risposta un bacio sulla bocca piuttosto insistente. Provò a staccare quel fastidioso contatto, ma non ci riuscì, ottenendo solo l'aumento di aggressività da parte del turco.
Lentamente le mani di Gabriel passarono dal collo della ragazza al suo petto, per poi scendere ancora più in giù. Le slacciò i pantaloni, ignorando le sue lamentele. Miranda tentò di urlare ma il moro le tappò prontamente la bocca, impedendole di emettere alcun suono.
Glieli sfilò, facendo poi lo stesso con la sua maglietta. In poco tempo la bionda rimase in mutande, davanti al ghigno del turco che già pregustava la sua preda.
Iniziò a baciarle il collo, slacciandole il reggiseno ed ammirandola nuda. Fece lo stesso anche lui. Si tolse i vestiti, e iniziò a strusciarsi addosso a lei.
Le lacrime scendevano da sole lungo gli occhi di Miranda, così come scendeva la mano di Gabriel, che le tolse infine le mutande.
Fu tutto molto rapido. Rapido e doloroso.
Il turco le strappò la cosa più importante che aveva, lasciandola impura. Lo stupro durò una ventina di minuti, che la ragazza passò a piangere e a contorcersi dal dolore.
Il respiro affannoso del ragazzo le era entrata in testa. Si era concentrata solo su di quello per evitare di pensare a ciò che le stava accadendo. Di tanto in tanto aveva qualche spasmo, mentre sentiva la presenza di Gabriel lacerarla dall'interno, cosa che la opprimeva ancora di più.
Una forte voglia di togliersi la vita la attraversò in quel momento, diventando in poco tempo la sua unica ancora di salvezza. Non riusciva più a percepire niente, solo i suoni emessi dal ragazzo, in procinto di terminare il rapporto.
Sentiva il sangue scorrerle tra le gambe, bagnandole e scaldandola allo stesso tempo. Un istante dopo vide la bocca del moro avvicinarsi al suo orecchio, cosa che la fece tremare.
- Non dirlo a nessuno.- detto questo si alzò, si vestì e la lasciò lì, stesa per terra e con il morale spezzato. Non le era rimasto più nulla. Non più.
Rimase per un'ora immobile, aspettando che i primi raggi dell'alba la illuminassero, sperando di ricevere una nuova speranza da quella vista, ma non fu così. Le parve di star per entrare all'inferno.
Odiava se stessa per non aver saputo reagire a quel sopruso, ma soprattutto perché aveva ceduto alle sua minacce.
Si ricordò poi delle condizioni precarie di Hiro e, dopo qualche attimo passato a barcollare per reggersi in piedi, si diresse verso di lui. Lo tenne d'occhio per un po', ma il groppo alla gola che sentiva era troppo forte. Non riusciva più a pensare.
Si avvicinò a Skarah e, cercando di non svegliarla, le prese il quaderno, dal quale staccò un pagina.
Poggiò il foglio sulla copertina nera e iniziò a scrivere, concludendo il tutto in meno di dieci minuti.
Deglutì la saliva che aveva in bocca, sentendola più amare del solito, poi si diresse verso il nipponico. Lo guardò un pochino, indecisa se farlo sul serio oppure no, ma alla fine scelse la via più difficile, che però riteneva più giusta.
Piegò il foglio e lo mise in una delle tasche del giacchetto di Hiro, sperando che lo trovasse e riuscisse a renderle giustizia. Dopodiché si diresse verso la sua borsa e la aprì, osservando il contenuto. Tra i vari cosmetici e kit di soccorso c'erano due funi: quelle che avevano usato per legare Ronaldo e Pitch. Ne prese una e si incamminò verso la foresta con passo incerto. Cercò l'albero più adatto, ripensando a qualche motivo per cui sarebbe dovuta tornare indietro ma non gliene venne in mente nemmeno una.
Si aggrappò alla corteccia in poco tempo fu sopra un ramo abbastanza alto. Sorrise e preparò il cappio.
 
 
La leggera luce dell'alba le illuminava gli occhi, rendendole impossibile continuare a dormire. Lentamente sollevò le palpebre e si tirò su, osservando quello spettacolare gioco di colori che ogni mattina le teneva compagnia per un po'.
Fece un respiro profondo e si voltò in direzione dei suoi compagni: c'erano tutti. Erano intenti a sonnecchiare, lasciandola in pace e in tranquillità. Però, cosa che notò dopo, un piccolo particolare le sfuggì.
Effettivamente mancava qualcuno. Ma non era quella la cosa più importante bensì che, dritta davanti a lei, aveva un enorme pullman arancione, con la vernice quasi del tutto grattata via e i finestrini rigati. Tentò di parlare, ma si bloccò numerose volte, incredula.
- Bene, dalla tua reazione capisco che non sono solo io a vederlo. Ne sono sollevato.- una voce, proveniente da sopra di lei, destò la sua attenzione. Era Pitch.
Stava seduto sulla cima di un albero, ad un'altezza di circa dieci metri, con un piccolo libricino blu in mano. Aveva puntato lo sguardo verso di lei, tenendola sotto osservazione per un po'.
- Non è un'allucinazione?- chiese, titubante. Il castano iniziò a scendere dall'albero e le si avvicinò.
- Beh, è solido. Ho provato a toccarlo.- spiegò, continuando a leggere le piccole pagine che aveva davanti.
- Come è possibile?- domandò, sapendo perfettamente che entrambi ignoravano la risposta.
- Non ne ho idea. - tagliò corto il ragazzo, ancora immerso nella lettura.
- Cosa stai leggendo?- gli si fece più vicino notando, piuttosto stupita, che non venne scansata o allontanata in malo modo. Rimase per qualche istante ad osservarlo, riuscendoci per la prima volta in due anni. Quella situazione così pacifica e naturale le parse quasi strana.
Dopo il suo sfogo sentiva che il rancore che il castano provava verso di lei si era come placato. Adesso riusciva a vederlo sotto una luce diversa. Anche un altro piccolo particolare le saltò all'occhio. L'assenza di Rachel. Il "fantasma" era come scomparso nel nulla.
- Non so, l'ho trovato nella casa di cui vi abbiamo parlato ieri.- non diede una spiegazione più dettagliata, rimanendo piuttosto vago.
Sapeva che lui, Ronaldo e Chris avevano trovato un'abitazione abbandonata e che vi si erano verificati eventi poltergeist ma Pitch non aveva mai parlato di aver preso un libro o altro, fatta eccezione per il frammento di vetro con il quale era stato ucciso Manuel, quello doveva per forza provenire da lì.
- Di che parla?- si concentrò sulla pagina che stava leggendo il castano in quel momento, notando una calligrafia piuttosto disordinata e piena di errori con al suo seguito dei disegni rappresentanti scene di vita quotidiana. Sotto le righe che recitavano "Oggi ho giocato con lo zio Christopher" c'era un grosso disegno di due persone: uno più alto e dai capelli neri e uno più basso biondo.
- Penso sia il diario di un bambino.- disse Pitch, continuando a sfogliarlo con curiosità. Le illustrazioni gli davano una sensazione piuttosto nostalgica. Anche lui da piccolo era solito tenere un diario segreto nel quale scriveva tutte le sue emozioni. Sorrise istintivamente, cosa che la mora notò.
Anche Skarah aveva un passatempo simile ma lo aveva strutturato in maniera diversa. Nel suo "libro di vita" o così amava definirlo, aveva riportato tutte le angherie subite all'orfanotrofio e alle scuole superiori.
Ci fu un attimo di silenzio che venne interrotto poco dopo dal castano, il quale si girò in sua direzione.
- Senti... potresti dirmi chi è Rachel?- si voltò di scatto verso di lui, guardandolo sorpresa.
- Beh... lei è... o meglio era una mia amica.- rispose, puntando gli occhi al cielo.
- Era? Intendi dire che è morta?- la mora gli fece cenno di sì, lasciandolo leggermente stupito.
- L'ho conosciuta all'orfanotrofio in cui sono stata cresciuta. Era l'unica che mi parlava ed era anche bellissima. Capelli rossi, occhi verdi... perfetta. Poi una sera un incendio ha avvolto l'edificio e lei è rimasta dentro. È morta. Al posto del suo corpo c'era solo un mucchietto di ossa annerite. Sono scappata da lì e ho cercato di vivere per conto mio. Però non è cambiato granché.- si fermò, riflettendo su quanto avesse fatto schifo la sua vita fino a quel momento, dove sembrava aver trovato un po' di pace - Poi un giorno ho iniziato a sentire il bisogno di aiuto, bisogno di avere qualcuno al mio fianco. Ho pensato che se qualcuno avesse visto che mi tagliavo, che ferivo me stessa, che cercavo di concludere la mia vita, forse mi sarebbe stato accanto. Ma non è cambiato nulla. L'unico cambiamento è stato fatto, probabilmente dalla mia mente. Dal primo giorno in cui ho preso la lametta ed ho inflitto il primo taglio ho iniziavo a rivederla. Era cresciuta, più alta, più bella... ed era accanto a me. Mi ascoltava e mi stava dietro, in un certo senso il mio desiderio si era avverato, ma ciò non mi bastava. Volevo qualcuno di umano. Per questo ho continuato a tagliarmi.- terminò il, pesantissimo, discorso portando la testa all'indietro, come se si vergognasse a parlarne. Pitch rimase a bocca aperta, stupito da quanto aveva appena sentito. Non l'aveva mai vista sotto questo punto di vista.
Sapeva che quei tagli che si infliggeva da solo servivano solo per attirare l'attenzione, ma sentirglielo dire in maniera così diretta l'aveva spiazzato.
- Mi dispiace. Non credevo la tua vita andasse così di merda.- disse due parole di cortesia, cercando di essere il meno cattivo possibile, continuando a guardarla completamente stranito.
- Non fa niente, non ti preoccupare.- concluse così il discorso, indicando poi il libro del castano e invitandolo a riaprirlo.
Scorsero rapidamente le pagine, tutte colorate, finché giunsero all'ultima pagine scritta. Qui i due si fermarono per un pochino, cercando di capire cosa stessero leggendo.
"Oggi ho intenzione di andare alla stazione dove Christopher tiene il suo pullman, sarà sicuramente un luogo divertente! Non ho detto nulla a mamma e papà, spero non si arrabbino."
Nel disegno sottostante c'erano disegnati diversi bus, con un uomo più grande sopra uno di essi e un bambino biondo, probabilmente Andrew, fuori, come se stesse aspettando che quello uscisse.
 - Passamelo un attimo.- Skarah si voltò verso il castano allungando la mano in sua direzione, il castano fece lo stesso ma non appena le loro dita si toccarono entrambi spagliarono. Il quaderno cadde a terra, facendo fuoriuscire dal suo interno un piccolo pezzo di carta. I due lo guardarono per un po' con interessa e subito dopo la mora lo prese.
- Ma che diavolo...- non terminò la frase non appena vide il soggetto della foto. Pitch le si avvicinò lentamente, facendo la sua stesa espressione stupita.
Nell'immagine c'erano due persone: un ragazzino castano, con i capelli verdi e un grembiule blu addosso. Questo stava in braccio ad una persona ben più grande. Si guardarono fissi negli occhi: non c'erano dubbi, era Chris.
Sotto le due facce c'erano scritti due nomi, sempre con la calligrafia del libro: "Andrew" sotto al bambino e "Christopher" sulla faccia dell'autista.
Si voltarono entrambi verso il gruppo di persone, osservando il moro da lontano. Lui, in tutta quella storia, c'entrava qualcosa. E aveva un ruolo da protagonista.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ma salve! Questo era il chapter 8! Ebbene ragazzi miei, nel 9 ne vedremo delle belle!
Vi lascio così, ringraziando chi recensirà ;-)
Ah, andatevi a leggere la storia "Ragnarok" di "Gigli neri e ombre". Su, su, cosa state aspettando? Mi raccomando, recensite pure quella, perché merita!
See you soon___

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Drake venne svegliato dal brusio causato dal gruppo. Si alzò stropicciandosi gli occhi e cercando di capire il perché di tale confusione.
Ciò che vide lo lasciò stupito, anche se non più di tanto: il pullman era tornato come prima. Non aveva pensato direttamente ad una soluzione come quella però, visto che avevano a che fare con un demone, non se la sentiva di escludere nessuna opzione.
Però la voce che più attirò la sua attenzione fu un'altra, precisamente di Sasha.
- Miranda dov'è?- la mora si girò in torno, come tutti del resto, tentando di scorgerla, ma senza alcun risultato. L'unico che non si mosse fu Gabriel. Il turco stava iniziando a provare dei rimorsi.
La sera prima aveva violentato la ragazza con cattiveria, infliggendole un male da cui si sarebbe difficilmente discolpato. Ma non era quello il problema più grande. Se la bionda avesse detto come erano andate le cose per lui sarebbe stata la fine.
Avrebbe perso la fiducia di Lazaro e di tutti gli altri. Sarebbe passato per un mostro. Mentre faceva questi pensieri notò che, pian piano, stava diventando sempre più simile a quel padre che lui odiava tanto. Troppo preso dal suo successo e dalla sua carriera per pensare agli altri.
Sospirò rumorosamente, tentando di trovare una soluzione a quel, grosso, problema. Chiederle scusa non sarebbe bastato. L'unico modo che aveva per non farla più soffrire era quello di sparire dalla sua vita. Non parlare più, ignorarla e dimenticarsi ciò che provava per lei.
Però non era pronto ad accettare una condizione del genere. Amava quella ragazza se pur in modo malato e ossessiva. Voleva sposarla e renderla felice, ma questo difficilmente avrebbe potuto farlo. Per lo meno non più.
Lazaro notò il suo smarrimento e gli si avvicinò, tentando di capire perché il suo amico fosse in quelle condizioni. Gli poggiò una mano sulla spalla, facendolo spagliare di colpo.
- Ehi, tutto bene? Ti vedo un po' preoccupato. Vedrai, la rivedremo.- il rosso gli fece l'occhiolino. Sapeva della sua cotta per Miranda e spesso lo incitava a parlare. Non era però a conoscenza degli ultimi fatti tra i due, dal primo litigio allo stupro.
- La andiamo a cercare?- chiese Drake, massaggiandosi la tempia. Anche lui non era in ottime condizioni. Dopo l'omicidio di Aiden era rimasto piuttosto fiacco, parlando il meno possibile e solo in casi eccezionali. Non assumeva nemmeno più quell'aria da arrogante che tanto lo caratterizzava. Si sentiva vuoto. Non che fosse mai stato un tipo pieno di sentimenti, però si sentiva completamente apatico.
Lo si intuiva anche dal suo tono di voce. Solitamente parlava in modo scocciato, cercando di lamentarsi di qualsiasi cosa, mentre adesso si limitava ad eseguire gli ordini, senza obiettare.
- Dividiamoci in due gruppi, uno andrà a cercare Miranda e l'altro andrà nel pullman.- Lazaro, come al solito, prese le redini, ordinando cosa fare.
- E con Hiro? È ancora ferito.- fece notare Lorde, guardandolo con un'espressione preoccupata. Dopo l'incidente avuto dal nipponico era caduta in paranoia. Il pensiero che il suo migliore amico sarebbe potuto morire aveva iniziato pian piano a rompere la maschera che aveva indossato per tutto il viaggio. Cercava di non far trasparire le sue paure, pensando che il suo amico avrebbe fatto tutto al posto suo. Anche difenderla.
- Siamo vicini, può restare da solo.- disse il rosso, sorvolando la questione come se non fosse importante. Lorde, tra tutti i difetti, aveva quello di non saper far valere la sua opinione, tanto che accettò la decisione del ragazzo, seppur estremamente contrariata.
- Su, dicci i gruppi.- lo incalzò Ronaldo. Lui, forse, era l'unico felice. Con l'omicidio di Manuel aveva esaudito il desiderio di Matthew, ovvero quello di essere dimenticato, e in questo modo l'amarezza che provava era stata leggermente smorzata.
- Nella foresta andranno: Ronaldo, Drake, Chris e Pi...- tentò di proseguire, venendo però fermato da una voce.
- No, fermo. Mi pare una puttanata.- Pitch interruppe il rosso, che aveva appena iniziare a parlare, ricevendo un'occhiataccia da quest'ultimo.
- Come, prego?- Lazaro socchiuse gli occhi, cercando di capire cosa intendesse dire il castano.
- No mi sembra una cosa sensata. Lasciare Hiro da solo, mandare della gente lontano e tenerne altra qui... non è che vuoi sbarazzarti di chi non ti fa comodo?- disse ciò che pensava senza giochetti, esponendo apertamente cosa stesse pensando. Attese una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
- Cosa intendi dire?- si avvicinò a lui di un passo, cercando di mantenere il suo solito atteggiamento calmo e tranquillo ma per qualche strano motivo non ci riusciva. Sentiva la fronte iniziare a sudare, mentre un groppo gli si creava in gola.
- Che vuoi sbarazzarti di noi.- Pitch disse quelle parole in modo schietto, senza girarci in torno. Tenne i suoi occhi marroni contro quelli del rosso, ingaggiando una battaglia di sguardi che difficilmente avrebbe perso. Era riuscito a comprendere alla perfezione l'idea del "leader", mettendolo in crisi. Lazaro tentava di trovare delle parole adatte alla situazione, ma non era in grado di farlo. Apriva la bocca per chiuderla subito dopo, completamente a corto di parole.
- Bene, se la pensi così allora falli tu i gruppi.- il castano sorrise non appena quelle parole furono pronunciate. L'aveva messo alle strette. Il formidabile e infallibile Lazaro Dern era stato chiuso all'angolino da un ragazzo più piccolo.
- Nah, non sono in grado di farlo. Cedo la parola a Rex, prego.- indicò il moro, facendo anche un inchino in sua direzione.
- Ehi, non mettermi in mezzo.- si lamentò quello, poggiando le mani avanti. Cercò lo sguardo del rosso, che non ricambiò, rimanendo con lo sguardo fisso verso l'orizzonte.
- Su, stiamo aspettando.- disse Sasha con acidità, quasi annoiata da quel battibecco. Trovava quelle perdite di tempo inutili e completamente superflue.
- D'accordo, d'accordo.- gettò un'occhiata al gruppo, così da poter decidere chi dovesse fare cosa e, dopo qualche istante, parlò - Ritengo poco sensato mandare tante persone nella foresta per cercarne una sola. Ci andranno Drake e Gabriel. Gli altri staranno qui. Innanzitutto controlliamo il pullman.- guardò i due, notando le loro espressioni sconvolte.
Il turco deglutì rumorosamente, chiedendosi sottovoce perché proprio lui fosse stato scelto. Inizialmente voleva rifiutare, ma tutto ciò avrebbe insospettito Lazaro, che lo conosceva piuttosto bene, quindi si limitò a dare segno d'assenso con la testa.
- Prendete le vostre cose e andate, sempre che ci siano ancora.- ordinò, indicandogli poi il percorso da fare. Subito dopo riportò lo sguardo sul gruppo. - Se il pullman non è un miraggio o una stronzata del genere dobbiamo portarci Hiro dentro. Quindi me lo porto in spalla.- disse, sollevando il nipponico con cautela. Era piuttosto pesante, tanto che necessitò dell'aiuto di Pitch per riuscire a trasportarlo fino al bus.
Quando giunsero davanti alla volta ebbero un attimo di esitazione, dovuto dalla paura collettiva. Ronaldo prese un respiro profondo e, sforzandosi notevolmente per via del peso sulle spalle, salì i gradini, costatando che il pullman era quello ed era in ottime condizioni. Ricordava tutto, dal sedile sporco di sangue dove era stata uccisa Valeria al pezzo di sellino spaccato da Drake.
Poco a poco salirono tutti. Hiro venne steso con cautela, così da poter controllare meglio il veicolo. Tutti i loro zaini erano lì, intatti.
Pitch si diresse verso il fondo del bus, per cercare la sua borsa, ma qualcosa di strano attirò la sua attenzione: chioma bionda, occhiali viola, corporatura piuttosto in carne.
Si fece ancora più in avanti e ciò che si trovò davanti lo lasciò senza parole. Kristina era lì, seduta con in mano il suo solito libro. Stava leggendo tranquillamente, come se niente fosse successo. Lentamente voltò lo sguardo verso il castano, sorridendogli.
- Sei tu?- chiese, titubante. La bionda lo guardò un po' stranita e, dopo qualche secondo di esitazione, rispose con il suo solito modo di fare.
- E chi sennò?- chiuse il libro e incrociò i suoi occhi con quelli del castano - È successo qualcosa?- continuò a guardarlo, con espressione curiosa.
- Tu... sei morta...- nel frattempo tutti si erano radunati intorno a lui, cercando di capire con chi stesse parlando.
- Ehi, ma sei impazzito? Parli con i sedili?- si voltò verso Sasha, colei che aveva parlato, ma non rispose nemmeno. Aveva capito cosa stava succedendo. Riportò lo sguardo verso Kristina ma ciò che vede lo fece spagliare. Al posto della faccia della ragazza c'era un piccolo cerchio nero, con occhi bianchi e senza alcun segno facciale. Scattò all'indietro all'istante, cadendo rovinosamente per terra. Rialzò gli occhi velocemente ma la figura era sparita.
- Tutto bene?- Ronaldo lo aiutò a tirarsi su, facendolo sedere su un sedile. Il castano si toccava il cuore, costatando quando stesse effettivamente battendo velocemente.
- Ho... visto Kristina.- disse, tra un respiro e l'altro, facendo fare un'espressione stranita ai presenti.
- Sarà stata colpa del demone.- non appena udirono quelle parole Pitch e Skarah si guardarono e, con un'occhiata complice, decisero di effettuare il piano che avevano elaborato in mattinata.
- Senta, signor autista, potrebbe venire un momento con me?- la mora andò in contro a Chris, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori senza sentire nemmeno la sua risposta.
- Esco anch'io, ho bisogno di un po' d'aria. - il castano li seguì, avviandosi verso di loro. Non appena scesero tutti e tre, Skarah li condusse verso la foresta, fermandosi a qualche passo dagli alberi. Fu il ragazzo però a parlare, anticipandola.
- Senti, per caso conosci un certo Andrew?- domandò, andando dritto al punto. Il moro spalancò gli occhi, sorpreso da tale domanda.
- Andrew? Il cognome?- ribatté, attendendo una risposta. Pitch estrasse dalla sua borsa il libro blu, mostrandoglielo.
- Non sappiamo il cognome, ma pensiamo tu lo sappia.- tennero lo sguardo rivolto verso l'autista, che stava sfogliando lentamente le piccole pagine del quaderno, controllando ogni minima espressione sul suo volto.
- No, mi spiace, non lo conosco.- ridacchiò nervosamente, rendendo l'oggetto ai due, i quali lo osservarono con aria sospetta.
- E questa?- Skarah gli mostrò la foto, lasciandola a bocca aperta. Chris la prese in mano, controllandola.
- Dove l'avete presa?- domandò con uno sguardo stranito in volto. La coppia esitò un attimo, ma poi gli rispose.
- Era dentro il quaderno.- spiegò Pitch, cercando di decifrare le espressioni dell'autista.
- Quella foto ce l'ho io nel mio portafoglio. Non è possibile.- estrasse dalla tasca un oggetto nero che aprì rapidamente, andando a frugare tra le numerose foto contenenti all'interno. - Manca. Quella è la mia.- disse, ricontrollandola più volte. La rimise al suo posto, senza nemmeno chiedere il permesso, poi posò il portafoglio.
- Beh, questo basta come conferma. Dicci chi è Andrew.- il castano sorrise, cosa che Chris non poté fare a meno di imitare. Sbuffò, pronto a parlare.
- Andrew era un ragazzino che viveva a qualche isolato da casa mia. Ogni giorno lo incontravo sul pullman e, come dire, ci ho fatto amicizia.- spiegò, concludendo piuttosto rapidamente.
- Solo questo?- chiese Skarah, stranita. Era talmente legato a quel ragazzo da tenere una sua foto nel portafoglio, quindi non poteva essere solo un conoscente.
- Così mi fai pensare che tu sia un pedofilo.- disse il castano, togliendo le parole di bocca alla mora.
- Ma che diavolo... non sono un pedofilo! Era solo un ragazzino che conosceva, niente di...- non riuscì a terminare la frase perché un rumore, proveniente da dietro di loro, li colse all'improvviso. Un albero stava cadendo, piuttosto velocemente, verso di loro. Riuscirono a scansarsi per miracolo, rimanendo incolumi.
Intanto gli altri uscirono dal pullman, per via del rumore udito, rimanendo straniti dalla visione che aveva davanti agli occhi: dietro all'albero appena caduto c'era una piccola figura. Questa era di un bambino che poteva al massimo avere sei o sette anni.
Questo aveva i capelli castani a caschetto, gli occhi verdi e un'espressione arrabbiata in volto. Indossava un grembiule blu e stringeva, con forza, una cartellina nella mano destra.
La sinistra era tirata in avanti e racchiusa in un pugno, come se fosse stato proprio lui a buttare giù l'albero. Stette per un po' a guardare Chris il quale ricambiava stando completamente a bocca. Alla fine il primo a parlare fu il castano, che anticipò ogni mossa dell'autista.
- Christopher perché non glielo dici? Perché non gli parli di ciò che mi hai fatto?- la piccola vocina del bambino fu udita fin al bus, per quanto fossero ad una trentina di metri di distanza. Lazaro intimò agli altri di avvicinarsi, così da riuscire a sentire meglio la conversazione.
- Dirci cosa?- domandò Skarah, aspettando che l'autista rispondesse alla richiesta. Sia lei che Pitch stavano guardando Chris con fare sospetto. Quel bambino era Andrew. Avevano visto la foto e ne erano più che sicuri. L'unica cosa che lo differenziava dall'immagine era l'espressione corrucciata e infuriata che aveva in quel momento.
- Avanti, Christopher, parlagli di ciò che hai fatto il ventisette novembre di quattro anni fa. - il marmocchio riprese il discorso, facendosi avanti di qualche passo. Istintivamente l'autista, ancora a terra, si allontanò usando i gomiti, tentando di non farsi raggiungere.
Stava esitando. Non voleva parlare. Quell'evento di cui parlava il castano doveva essere un qualcosa che il moro non voleva si sapesse, o almeno questo fu il pensiero collettivo del gruppo, tra cui c'era anche Hiro, leggermente ripresosi dalla ferita.
- Senti, quel bimbo è pericoloso. Obbedisci e rispondi alla sua domanda.- Sasha si intromise, tentando di convincere il moro a parlare, vista la possibilità che il bambino, se solo avesse voluto, avrebbe potuto ucciderli tutti.
Ma il moro non si muoveva, era come paralizzato. Andrew, stufo del suo atteggiamento, decise di passare ai fatti. Sollevo la mano sinistra e iniziò a stringerla. Contemporaneamente Skarah cadde a terra, tenendosi la gola. Più il bambino chiudeva la mano più la ragazza si dimenava.
- Muoviti, coglione di ciò che vuole sentirsi dire!- urlò Pitch, notando che il volto della mora si stava facendo sempre più rosso. Le si avvicinò di corsa, tentando di aiutarla senza però alcun risultato. Le toccava il collo, tentando di levarle delle eventuali "mani fantasma" di dosso. In un ultimo disperato tentativo si scagliò contro il castano, venendo però allontanato con violenza.
Venne scagliato a pochi passi da Chris, che continuava a guardare il bambino senza muovere un muscolo. A risvegliarlo dal suo stato di trance fu proprio Pitch, che lo colpì in volto con un pugno. Poi si avvicinò al suo volto urlando.
- Parla, porca puttana!- lo colpì di nuovo, riuscendo a farlo reagire. L'autista mosse la testa velocemente e, dopo aver spinto via il ragazzo da sopra di sé, iniziò a parlare.
- Va bene. Lo dico. Ma lascia lasciala stare.- si fermò per un attimo, giusto per assicurarsi che il bambino avesse ubbidito alla sua richiesta. Skarah cadde a terra con un tonfo sonoro, venendo subito raggiunta da Pitch. Tossì per un po', tornando poi al suo solito colorito bianco senza problemi.
- Parla, Christopher. Di loro cosa mi hai fatto.- il marmocchio socchiuse gli occhi, aspettando con ansia che l'autista iniziasse il discorso.
- Io l'ho ucciso.- deglutì, mentre tutti spalancavano gli occhi per la sorpresa, seppur più o meno tutti avessero intuito che si trattasse di qualcosa di simile.
- Continua. Di loro come.- ordinò il castano, ghignando. Chris si prese qualche secondo per formulare correttamente la, pesantissima, frase da dire.
- L'ho... violentato e ucciso.- un silenzio inquietante piombò all'istante sul luogo, lasciando tutti impietriti. L'unico che riusciva a parlare era il bambino.
- I dettagli Christopher, di loro i dettagli.- il marmocchio sembrava quasi divertito da quella confessione, come se la stesse aspettando da molto tempo.
- Ho conosciuto Andrew cinque anni fa. Prendeva sempre il pullman che guidavo io ed era estremamente socievole. L'ho trovato carino ed adorabile. Parlavamo spesso e di tanto in tanto prendeva il bus solo per stare con me. - si fermò per un istante, riprendendo dopo poco. - Mi ero reso conto da poco di provare eccitazione per i bambini più piccoli e, in poco tempo, ho finito di perdere la testa per quel bambino.- sospirò, cercando di smorzare il peso che stava pian piano gettando fuori. - Un giorno venne a trovarmi alla stazione dei bus. Ero solo, gli altri autisti erano tutti andati via, così io l'ho... fatto salire sul mezzo e ho... abusato di lui.- scoppiò a piangere, rendendo meno comprensibile ciò che stava dicendo. - Sentivo le sue urla e i suoi colpi, ma non riuscivo a fermarmi. Avevo perso il controllo. Quando mi sono reso conto di ciò che avevo fatto era troppo tardi.- i suoi singhiozzi erano l'unica cosa udibile. Nessun altro fiatava per la paura di non comprendere bene le parole che gli stavano uscendo dalla bocca. - Quindi, preso dallo spavento delle ripercussioni che questa cosa poteva avere, l'ho strangolato fino alla morte.- concluse così, lasciando tutti con la bocca aperta.
- E dopo, Christopher? Cosa hai fatto dopo?- Andrew lo incitò ad andare avanti, senza provare pietà nei suoi confronti.
- Ho gettato il cadavere in un lago e, quando le guardie sono venute a chiedermi se lo avessi visto, dissi che non ne sapevo niente. Così ho evitato la galera.- terminò di parlare mantenendo lo sguardo fisso verso la terra, come se si vergognasse di ciò che aveva fatto.
- Ora che ci penso mi ricordo di aver sentito parlare della scomparsa di un bambino alla TV qualche anno fa. - Sasha spezzò il silenzio, riportando alla luce il caso di cui era stato vittima il castano. Dopo quell'avvenimento i suoi genitori le avevano detto di tornare a casa prima per paura che venisse rapita. Da ciò nacque la discussione che la allontanò di casa, portandola a imboccare strade poco raccomandate.
- Ma tu chi sei?- Lazaro fece qualche passo verso il fantasma, facendo la domanda che, quasi, tutti volevano porgli. Infatti gli unici due che erano a conoscenza dell'identità del bambino era Skarah e Pich, oltre che a Chris.
- Andrew, ma voi mi chiamato Andy. - sorrise rumorosamente, lasciando una faccia spaventata a tutti i presenti.
- Tu sei il demone?- chiese Ronaldo, balbettando un pochino.
- Sì. - la risposta data fu schietta, come se non fosse nulla di importante.
- Perché sei qui?- questa volta a parlare fu Lorde, fin troppo spaventata.
- Per Christopher.- guardò l'autista, sorridendogli.
- E allora prendi lui e lasciaci andare!- urlò Sasha, venendo appoggiata dalla maggior parte del gruppo, che ormai aveva cambiato completamente idea riguardo al moro.
- No, voi servite a rendere il tutto più divertente.- sorrise macabramente poi, dopo qualche secondo, la sua immagine iniziò a sbiadirsi, facendolo scomparire. Al suo posto rimase soltanto la foto di lui e di Chris insieme, sparita nuovamente dal portafoglio di quest'ultimo. Pitch tentò di riprendere l'immagine, ma questa prese fuoco, diventando solo un cumolo di cenere grigia.
Al gruppo ci volle un po' per riprendersi dal contatto ravvicinato con il demone. Quei dieci minuti erano bastati per cambiare completamente le cose.
Innanzitutto Chris era visto come la causa di tutti i mali e la maggior parte del gruppo era adirato con lui. Però questo non era il pensiero fisso di tutti.
Difatti Hiro aveva altro per la testa.
- Ma Miranda?- chiese, riaccendendo le preoccupazioni di Gabriel, che per un po' si era dimenticato del peso che aggravava sulle sue spalle.
- Giusto, Drake e Gabriel, andate.- indicò un punto della foresta a caso, mandandoli in quella direzione. I due obbedirono, incamminandosi verso la raduna senza batter ciglio.
Attraversarono un piccolo sentiero condito di alberi e di cespugli, giungendo nel luogo dove il turco aveva abusato della bionda, ma questo Drake non lo sapeva.
Gabriel aveva deciso cosa fare. Si sarebbe scusato con lei e avrebbe cercato in tutti i modi di farsi perdonare, così da tentare un approccio migliore. Si sentiva uno schifo per aver ceduto ai suoi istinti animaleschi.
Pensò più volte al discorso da farle, sperando che per qualche miracolo questa lo perdonasse. Si sentì stranamente positivo, al punto che gli venne voglia di incontrarla per parlare subito. Non immaginava nemmeno ciò che era successo.
- Io vado a sinistra, tu vai dritto.- Drake gli spiegò da che parte andare, poi si dileguò, lasciandolo da solo.
Proseguì per la strada che gli aveva indicato il moro, sorridendo come un deficiente. Si guardava intorno, cercando la bionda con lo sguardo.
Improvvisamente un oggetto attirò la sua attenzione. Una piccola borsetta bianca era appoggiata a un albero piuttosto alto. Era di Miranda. Si avvicinò, sicuro di trovarla lì, ma ciò che gli troncò il fiato.
Il corpo della bionda era appeso per il collo ad una corda attaccata a un ramo. Osservò quella scena per qualche secondo, per poi cadere in ginocchio senza forze.
Miranda era morta. Suicida. Ed era colpa sua, non ne aveva dubbio. L'azione che aveva compiuto la sera prima l'aveva indotta a togliersi la vita. Si arrampicò sull'albero, cadendo più volte, per andare a recuperare il corpo.
Sciolse la corda e scese portandola con più delicatezza possibile, quella che non era stato in grado di usare quando ancora poteva amarla. Scoppiò in lacrime, facendo cadere le lacrime sul cadavere della bionda. I segni della corda erano ancora visibili attorno al suo collo, rendendo la visione ancora più angelica.
Anche da morta l'area che la circondava era quasi surreale. La sollevò di peso e si incamminò verso il bus, per avvisare tutti della notizia.
- Ehi, turco, l'hai trova...- perfino Drake, che nel frattempo era tornato in sua direzione, rimase stupito dalla bellezze che emanava quel corpo senza vita. Pareva stesse solo dormendo.
Il moro evitò commenti, preferendo seguire Gabriel verso il pullman senza dire una parola. Aveva notato immediatamente gli occhi lucidi del ragazzo, ma preferiva non parlarne. In altre circostanze lo avrebbe canzonato, insultato e quant'altro però non era il caso, non dopo ciò che aveva fatto lui.
In meno di dieci minuti erano tornati nella raduna, dove una decina di persone li stavano aspettando. Non si accorsero subito di ciò che era successo, ma più il turco si avvicinava e più comprendevano che qualcosa era andato storto. Lui piangeva e Drake, subito dietro, aveva un'espressione triste.
Si fermò davanti al gruppo, appoggiando il cadavere per terra. Tra le varie reazioni di sgomento e di stupore, c'era anche chi non credeva ai suoi occhi. Hiro si avvicinò, con lentezza, al corpo, tastandole la vena del collo. Nessun battito. Era deceduta.
L'unica cosa che riuscì a fare fu sedersi a pochi centimetri dalla testa della bionda, osservandola con sguardo scosso.
Non ci credeva. Non riusciva a crederci. La ragazza che, fino a qualche ora prima, gli era sembrata vivace e spensierata era morta.
- Cosa è successo?- chiese Lazaro, avvicinandosi a Gabriel. Questo lo guardò per un po', poi si mise a piangere sulla spalla del rosso, sfogandosi.
- Si è impiccata.- disse seccamente, abbandonandosi poi ai singhiozzi continui. Quelle parole lasciarono tutti senza parole. Lei, quella che, dopo di Matthew, era la più positiva del gruppo, aveva deciso di togliersi la vita.
- Perché?- sussurrò Hiro, tentando di capire di più su cosa accaduto. Casualmente il suo sguardo cadde verso il turco, che iniziò a sudare freddo. Era la sua occasione per fare ammenda. Doveva dire agli altri ciò che aveva fatto. Ma le parole gli si bloccarono in gola. Non riusciva a pronunciare quella semplice, orribile e autodistruttiva frase.
- Non lo so. - mentì, tornando a piangere. Si sentiva uno schifo. Una voglia di vomitare e di dimenticarsi di tutti i mali causati si era insinuata dentro di lui, facendolo stare male. I sensi di colpa.
Quella giornata era stata già piena, seppur fosse ancora alle prime ore. Presero il corpo di Miranda e lo portarono insieme a quelli degli altri, appoggiandolo delicatamente. Dopodiché passarono la giornata sul pullman, troppo scossi per avere qualche iniziativa. Serviva del riposo.
Hiro si sdraiò su due sedili, coprendosi il gli occhi con il braccio destro. Non capiva perché ma ci era rimasto male. Non voleva crederci. Provava simpatia per quella ragazza e la notizia della sua morte l'aveva shockato. Perché si era uccisa? Aveva perso un'amica, Katherine, però nei giorni successivi non le era parsa così depressa, anzi, era positiva, quasi emozionata. Per arrivare a tale gesto doveva essere successo qualcos'altro.
- Stai bene?- Lorde richiamò la sua attenzione, preoccupata. Il nipponico sollevò la testa, incrociando i loro sguardi.
- Sì, tutto a posto.- mentì, tentando di sorvolare l'argomento. Solitamente la bionda non si curava di queste cose. Credeva a tutto ciò che diceva, arrivando difficilmente alla verità e lasciando perdere dopo poco. Ma quella volta no. Intuì subito che qualcosa non andava.
- No, Hiro, non mentirmi. Che cos'hai? È per Miranda?- chiese, osservandolo. L'asiatico ebbe un attimo di esitazione, cosa che le fece intuire di aver azzeccato. - So che è dura, ma cerca di andare avanti. Per il bene del gruppo.- tentò di consolarlo, ma senza effetto.
- Non me ne frega niente di voi.- sputò fuori con rabbia. Non voleva morali. Necessitava solo di stare da solo a riflettere, senza che qualcuno lo infastidisse.
- Allora fallo per me. - lo guardò con gli occhi quasi lucidi. Si stava preoccupando per lui come non aveva mai fatto, ma ad Hiro poco importava.
- Ho bisogno di stare un po' da solo.- si alzò, noncurante del leggero dolore sulla pancia, e si diresse verso la porta, scendendo di fretta gli scalini. Ignorò la voce della ragazza che lo richiamava a sé, continuando a camminare. Si appoggiò ad una ruota del bus, la stessa in cui era stato messo il cadavere di Matthew e si mise le mani in tasca, tentando di bruciare ogni pensiero nella sua testa.
Però una strana sensazione colse le sue dita. Bazzicò un po', tentando di afferrare il piccolo oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
Estrasse un pezzo di carta piegato perfettamente. Lo guardò per qualche istante, decidendo poi di aprirlo. lo fece con la massima cura, come se sentisse che era fondamentale non romperlo.
E, dopo poco, iniziò la lettura.
"Ciao Hiro, sono io, Miranda. Scrivo a te perché probabilmente, anche se abbiamo avuto pochi contatti, quella a cui, attualmente, mi sento legata di più. Non so perché ho deciso di fare quella stronzata, ma ormai il danno è fatto, no?
Chissà se i miei genitori mi piangeranno... forse mio padre sì, ma su mia mamma ho qualche dubbio. Beh, nel caso, portagli questa lettera. Almeno sapranno cosa mi è successo, te ne sarei veramente grata.
Bene, arriviamo dritti al punto. Innanzitutto chiedi scusa da parte mia a Skarah, le ho rubato un foglio senza permesso. Da quando sono salita su questo bus mi sono successe un sacco di cose tristi. La morte di Katherine mi ha distrutto. Completamente.
Però ho trovato la forza di andare avanti, perché sentivo che non sarebbe stato giusto nei suoi confronti fermarmi a frignare. Ci ho provato così duramente, ma alla fine non ha avuto importanza. Alla fine ho perso.
Mi sono arresa e, tra poco, andrò a terminare la mia vita in quel bosco così pauroso. Sarò io a togliermela.
Ma perché tutto ciò?
Mi sto dilungando troppo, cavoli! Adesso riprendo il discorso.
Avevo quasi superato la morte di Katherine, ero persino riuscita a rendermi utile in qualche modo.
Ebbene, stasera ho ricevuto il colpo di grazia. Non ci girerò intorno, cercherò di essere il più chiara possibile.
Mi hanno stuprata. Sono stata privata della mia purezza. Questo non posso sopportarlo. Ha avuto un impatto psicologico fin troppo alto. Vuoi sapere chi è stato? Beh, probabilmente ci sarai già arrivato, infondo sei un tipo sveglio, però te lo scriverò, così che tu non abbia dubbi.
Mi fa male, ma davvero tanto, anche solo pensare questo nome. Gabriel. È stato lui.
Wow, dopo innumerevoli prolungamenti, finalmente sono riuscita a finire! Ti auguro il meglio Hiro. Spero tu viva felice con Lorde, perché secondo me tiene più a te che a Lazaro.
Post scriptum: Probabilmente mi sarei innamorata di te.
Addio, Hiro, salutami gli altri.
Miranda."
Il nipponico non riusciva a credere a ciò che aveva appena letto. Le sue mani tremavano, rendendogli impossibile tenere con fermezza il foglio. In mezzo a quei quadretti c'erano scritte, con calligrafia pressoché perfetta, le parole più strazianti che avesse mai visto.
Sentiva la gola secca. Un improvviso mal di testa lo aveva completamente avvolto. Le tempie battevano con forza, quasi cercando di sfondare la carne. Passò le dita tra i capelli, cercando di reagire in qualche modo. Non voleva fare nulla di avventato.
La prima cosa a cui aveva pensato era stata il reagire violentemente. Picchiare il turco a sangue. Ma si era contenuto, iniziando a pensare a qualcos'altro. Ci mise poco a decidere, perché infondo già sapeva cosa andava fatto.
 
Skarah, ripresasi dall'aggressione subita da parte del demone, era scesa dal pullman per prendere un po' d'aria e stare da sola. Si era portata dietro il suo quaderno dei disegni, a cui aveva notato mancare un foglio, e il suo lapis, stranamente spuntato. Stava appoggiata alla corteccia di un albero e disegnava. Iniziò a fare il busto, passando rapidamente alla testa e alle gambe. Stette concentrata sull'opera per una decina di minuti, per poi rendersi conto di cosa assomigliasse: Pitch.
Il ragazzo che aveva ritratto sul foglio aveva le sembianze del castano. Capelli lisci, denti affilati e quant'altro. Si sentiva piuttosto strana e a disagio quando lo pensava. Pochi giorni prima era sicura di odiarlo ma in quel momento non sapeva cosa provare. Il suo atteggiamento verso di lei era completamente cambiato in nemmeno ventiquattro ore. Sospirò, abbassando il quaderno, accorgendosi della presenza di un secondo individuo vicino a lei.
- Che stai facendo?- la voce di Pitch attirò la sua attenzione, cogliendola alla sprovvista.
- Uhm? Niente di che.- tagliò corto, chiudendo repentinamente il quaderno. Se il castano avesse visto quel disegno sarebbe sicuramente morta d'imbarazzo.
Lo vide sedersi accanto a sé dove l'albero, puntando poi gli occhi verso il cielo, stranamente chiaro e sereno. Nessuno dei due accennò parola, almeno finché Pitch decise di fare un passo avanti. Aveva cambiato idea riguardo alla mora.
Adesso non provava più quell'odio incondizionato nei suoi confronti, anzi, questa era riuscita ad attirare il suo interesse.
- Stai bene?- domandò, osservandola con la coda dell'occhio. Skarah rimase un po' sorpresa, rispondendo però dopo poco.
- Sì, sì, sto bene.- tentennò leggermente, rivolgendogli un sorriso. Il castano, visibilmente imbarazzo, spostò la testa rapidamente, evitando il contatto visivo.
- Meno male. Meglio così. - disse, irrigidendo i muscoli per la pressione e per l'evidente disagio che provava in quel momento.
I due continuarono a discutere tranquillamente, come se le diatribe che avevano avuto in passato non fossero mai avvenute.
Però da lontano, più precisamente dal pullman, c'era qualcuno che li stava osservando. Qualcuno che quella scena non l'avrebbe mai voluta vedere.
Sasha colpì con violenza il finestrino, rischiando di romperlo, attirando l'attenzione dei presenti nel mezzo.
- Tutto bene?- chiese Ronaldo, inconsapevole di ciò che passasse per la testa alla mora.
- Sì, tutto bene. Non può andare meglio!- urlò, calciando il sedile con foga, tentando poi di calmarsi, senza però alcun effetto.
Quella piccola scenata della ragazza venne interrotta dal ritorno di Hiro nel bus. Si diresse verso Gabriel, il quale si era chiuso in sé stesso ormai da un po', attirando la sua attenzione toccandogli una spalla. Gli occhi del turco erano lucidi. Aveva pianto.
- Vieni con me. - disse, senza lasciargli altre possibilità. Quello si alzò e lo seguì pensieroso, chiedendosi il perché volesse parlare proprio con lui. Lo portò nello stesso punto in cui aveva letto la pagina che gli aveva lasciato Miranda. In lontananza vide Pitch e Skarah, ma non badò troppo a loro.
- Che c'è?- chiese Gabriel, asciugandosi con un braccio le lacrime che continuavano a scendergli. Hiro lo guardò con riluttanza, cercando di scegliere bene le parole da dire.
- L'hai stuprata, vero?- domandò, facendogli spalancare gli occhi. Non aveva previsto l'eventualità che qualcuno fosse a conoscenza del crimini che aveva commesso.
- Ma che diavolo dici?- tentò di sembrare offeso cercando di convincerlo, con quella misera interpretazione, che non sapeva di cosa stesse parlando.
- Non dire cazzate. Tu hai ucciso Miranda!- alzò leggermente la voce. La risposta del turco l'aveva fatto irritare. Non solo aveva negato tutto ma si era perfino permesso di piangere. Questa cosa gli dava i nervi.
- Si è impiccata! Io non ho fatto niente!- urlò, vuotando completamente i suoi polmoni. Sentì la gola secca, mentre la fronte sudava sempre di più.
- Vuoi prendermi per il culo? Ammetti le tue colpe!- estrasse il foglio dalla tasca, indicandolo con una mano.
- Che cazzo è quello?- l'altro rimase stranito. Era incosciente dell'esistenza di quel foglio. Non riusciva a leggere le parole, ma un dubbio gli venne. L'aveva sicuramente scritto Miranda.
- Qui c'è scritto ciò che hai fatto. Non negare più o quando è vero Dio ti ammazzo.- lo minacciò l'asiatico, avvicinandosi a lui di un altro passo.
- Io non ho fatto un bel niente!- continuò a mentire imperterrito, seppur il suo tono di voce si faceva sempre più dubbioso.
- È la sua scrittura. L'ha scritto lei. E sono certo che non mente!- ormai i due si stavano praticamente urlando contro, motivo per cui pian piano tutti quanti erano scesi dal bus. Una piccola folla si era radunata a qualche metro da loro, rendendo la conversazione più difficile.
- Ha mentito! Infondo era paranoica! Sempre a pensare di essere al centro dell'attenzione e stronzate varie!- Gabriel ormai urlava come un ossesso. Stava iniziando a dire cose che non pensava per la paura. paura di venir giudicato come Chris.
- Paranoica? Ti ho visto... ho visto come cercavi in tutti i modi di attirare la sua attenzione! Saresti arrivato anche a stuprarla se fosse stato necessario!- quelle parole ferirono profondamente il turco, consapevole che però erano tutte vere.
- Non dire cazzate.- strinse i pugni, reprimendo l'istinto di picchiarlo che già da un po' si era fatto spazio in lui. Era consapevole di non avere chance contro il nipponico e questa era l'unica cosa che lo faceva esitare.
- Ammettilo. O posso anche leggergli la lettera, per me non è un problema.- aumentò la presa sulla carta, stropicciandola. Lo aveva messo alle strette. Adesso toccava a lui decidere come venir incastrato definitivamente.
- E va bene! L'ho fatto. Ho stuprato Miranda.- quelle parole furono seguite da un pianto disperato che Hiro si mise ad osservare senza alcuna pietà.
- Ti rendi conto di cosa hai fatto?!- lo colpì al volto, sotto lo sguardo paralizzato degli altri, troppo scossi anche solo per muoversi.
- Io l'amavo...- tentò di parlare, venendo però sopraffatto dall'asiatico.
- No... quello non è amore!- cercò di sferrare un secondo pugno, ma venne brutalmente respinto. Non si rese conto di cosa era successo fino a che non alzò lo sguardo.
Il fantasma di Andy era davanti al turco. Lo stava osservando dritto negli occhi, senza dire una parola. Rimasero immobili per qualche attimo, poi il bambino passò ai fatti.
Alzò la mano e spinse Gabriel contro un albero. Girò l'altra lentamente, facendo spostare un ramo che, lentamente, andò a stringersi intorno al collo del malcapitato.
- Fermo, Andrew, non fare cazzate!- Lazaro si avvicinò di corsa, tentando di salvare il suo amico, ma venne spintonato via da una ventata, finendo poco più lontano di Hiro.
- Fin ora vi ho lasciati fare. Vi ho permesso di uccidervi a vicenda. Ma questo non lo tollero. Per le bestie come te c'è solo l'inferno.- i suoi occhi iniziarono a brillare di rosso, mentre il ramo si stringeva sempre di più. Il collo del ragazzo divenne sempre più rosso. Muoveva i piedi freneticamente, cercando di trovare un punto di appoggio o anche solo di liberarsi dalla presa, ma senza alcun effetto. Le sue mani erano appoggiate con forza sulla corteccia, tentando di fermare il soffocamento.
Dopo poco smise, poiché svenuto. Non ci volle molto, circa una ventina di secondi. Il ramo si dissolse, tornando quello di prima e il corpo, ormai senza vita, del turco cadde a terra con un tonfo. Questo venne subito raggiunto da Lazaro, il quale scoppiò a piangere copiosamente.
Il fantasma sparì poco dopo, sorridendo macabramente a Chris che, come tutti gli altri, stava osservando la scena con gli occhi completamente spalancati dal terrore.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Hey! Ma salve a tutti! E così siamo arrivati al capitolo 9, che su Efp è segnato come il dieci, ma vabbé.
Festeggiamo questo piccolo grande traguardo.
Alloooora, questo chappy è stato quello più pesantuccio da scrivere. Violenza su minori, soffocamento e  cose varie.
Per di più abbiamo definitivamente dovuto dire addio a Miranda, personaggio che gradivo particolarmente. Beh, la storia si è svelato, Chris è un pedofilo e se sono lì è solamente colpa sua.
Uff, maledetto autista, fa sempre danno!
E che dire di Pitch e Skarah? I due piccioncini se la spassano, eh? Beh, spero per loro che non finisca male eheheheh.
Bando alla ciance, ci vediamo lunedì prossimo. Ah, piccola info di vitale importanza: è possibile che da lunedì prossimo le pubblicazioni si alterneranno tra lunedì/giovedì, ma non sono sicuro. Staremo a vedere.
See you____

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


L'immagine del cadavere di Gabriel rimase impressa nelle loro menti. Un altro di loro era morto. Erano rimasti in nove.
Lazaro stava piangendo a dirotto, tenendo il cadavere del turco in mano. La sua testa era poggiata contro il petto dell'amico, ancora incredulo per ciò che era successo. Nessuno proferiva parola, si limitavano ad osservare quella scena come avevano fatto con tutte le altre. Silenzio.
Il rosso di tanto in tanto si asciugava le lacrime con la manica della maglietta. Per la prima volta da quando era lì non stava badando alla sua immagine. Cercava sempre di apparire forte e pieno di sé ma in quella circostanza non poteva riuscirci.
Si alzò dopo qualche minuto, lasciando il cadavere steso per terra. I suoi occhi erano diversi, così come la sua espressione. Sembrava abbattuto ma voglioso di sopravvivere. Voleva uscire da quell'inferno e avrebbe fatto di tutto per riuscirci.
Portò i suoi occhi, spenti e privi di emozione, su Ronaldo, stando fermo per un po' per formulare in modo corretto la frase.
- Prendi il cadavere e portalo dove gli altri.- disse solamente. Nessun tono nella sua voce, che risultava insolitamente piatta e cupa. Le sue mani erano costantemente chiuse in un pugno e le sue sopracciglia abbassate, dandogli quell'aria cattiva che lo rendeva inquietante.
Dopodiché si diresse verso il bus, facendo cenno agli altri di seguirlo. Attese il ritorno di Ronaldo e, assicuratosi l'attenzione del gruppo, incominciò a parlare.
- Dobbiamo sopravvivere. Costi quel che costi. Chiunque pensi di non potercela fare è pregato di scendere dal pullman.- nemmeno un briciolo di rimorso. Parlò con un tono dittatoriale, tenendo anche la voce il più alta del solito. Ci fu un brusio generale, poi qualcuno si alzò.
Sasha si diresse verso l'uscita senza proferire una parola.
- Ehi, che diamine stai facendo?- Pitch cercò di attirare la sua attenzione, ma venne bellamente ignorato. Si alzò e le corse dietro, cercando di raggiungerla.
- Che cazzo vuoi?- si girò verso di lui con un'espressione arrabbiata in volto. Respirava affannosamente, irritata da qualcosa.
- Ma che ti prende?- chiese il castano, facendosi di qualche passo più vicino a lei. La mora si mise a ridere, tentando di non colpirlo in volto seppur la voglia fosse tanta.
- Ti ho visto. Te la fai con l'autolesionista. Strano, l'hai insultata fino a poco fa. - non tentò nemmeno di parlare in modo garbato. Gettò fuori tutto il disprezzo che aveva nei confronti della gotica, senza contenersi troppo.
- E questo cosa c'entra?- controbatté lui, appoggiando istintivamente la mano sulla spalla della ragazza, che lo allontanò violentemente.
- Non mi toccare! Io ti ho aspettato, Pitch! L'ho fatto. Ma non mi ha portato a niente.- colpì con la mano la fiancata dell'autobus in un vano tentativo di sfogarsi.
- Questo non dovrebbe comunque portarti a voler morire!- strillò con tutte le forze che aveva in corpo, ma l'unica risposta che Sasha riuscì a dargli fu una risata ironica.
- Vedi? Sei cambiato. Prima degli altri non te ne fregava un cazzo. Facevi ironia sulla morte di Valeria, su quella di Matthew e, probabilmente, anche delle altre. E a me vederti così fa pena. - si fermò, giusto per osservare l'espressione sul volto del castano, che stava radicalmente cambiando. - Hai sempre maltrattato Skarah e ora, all'improvviso, ti rendi conto di provare qualcosa per lei. Tu non sei Pitch.- il ragazzo rimase immobile per un po', cercando di metabolizzare quelle parole nella sua mente.
Effettivamente era così. Il suo era stato un cambiamento radicale e impercettibile di cui non si era nemmeno accorto. La sua ironia, l'aria da gradasso e il suo atteggiamento spavaldo. Li aveva persi. Non sapeva cosa rispondere, troppo immerso nella riflessione a cui era appena stato indotto.
- Io... non...- tentò di bazzicare qualche parola, venendo prontamente bloccato dalla mora, fin troppo stufa del suo modo di fare da rammollito.
- Ci siamo conosciuti quattro anni fa. Mi hai aiutata a smettere con l'erba e con tutte quelle stronzate, mi hai fatta innamorare di te. Ricordi? Penso di sì, cose del genere non si dimenticano facilmente.- quelle parole riportarono alla mente eventi che credeva, o meglio sperava, di aver dimenticato.
La prima volta in cui aveva avuto la fortuna, o sfortuna, di incontrare Sasha era stata quattro anni prima. Lui aveva tredici anni ed era appena diventato orfano. Oltretutto sua sorella era stata rinchiusa in un istituto di riabilitazione giovanile per via delle sue tendenze omicide.
Era alla festa di compleanno di un suo compagno di classe, con il quale non era nemmeno in buoni rapporti, ed era stato convinto, controvoglia, ad andarci dalla nonna, sostenendo che fosse un'ottima occasione per risanare i rapporti.
La notò subito. Indossava una magliettina corta che le arrivava fino all'ombelico e dei jeans strappati. Osservò per qualche minuto i suoi movimenti, quasi assuefatto da quella presenza. Ancora non sapeva nemmeno come si chiamasse.
Passò la serata a bere bevande gassate a sedere ad un divano, salutando di tanto in tanto qualche suo compagno di scuola che gli passava davanti. Poi, all'improvviso, sentì qualcuno sedersi al suo fianco.
Era quella ragazza. Il suo volto angelico attirò la sua attenzione, portando a guardarla per qualche secondo come un deficiente. A lei quel gesto strano non sfuggì, tanto che rispose subito a tono.
- Che hai da guardare, eh?- colto alla sprovvista sobbalzò d'istinto, facendo cadere la bibita dal bicchiere e sporcandosi i pantaloni. La mora si mise a ridere, mettendolo in imbarazzo.
- Niente, non ti preoccupare.- fece cenno con la mano di lasciar perdere, ma quella gli si avvicinò lentamente. Estrasse un fazzoletto dalla borsa e lo poggiò sulla macchia, tenendoci la mano sopra.
- Che sbadato.- ridacchiò, mettendolo ancora più a disagio - Io sono Sasha, tu?- boccheggiò un po', rispondendogli dopo poco.
- Pitch. Mi chiamo Pitch.- quello fu il loro primo incontro. Dopo quella serata si susseguirono numerose uscite, in cui i due ebbero modo di conoscersi meglio.
Il loro legame si unì, portandoli anche a mostrare i propri difetti all'altro. Si ricordava che una sera, dopo essere stato agli allenamenti di Hockey, la vide entrare in un vicolo scuro assieme ad altre persone che lui sapeva essere poco raccomandate.
La seguì, trovandola a fumare dell'erba assieme a loro. La prese per il braccio e la portò lontano da lì, sgridandola. Quella fu la prima crepa. Un piccolo segno destinato a diventare un'enorme voragine che pian piano li avrebbe risucchiati, portandoli alla distruzione del loro rapporto.
Perché accadde nuovamente. Sasha continuò con il suo stile di vita alternando l'alcol e il fumo e Pitch decise di lasciarla perdere. Le era corso dietro per troppo tempo.
Senza nemmeno accorgersene i ruoli si erano invertiti. Adesso era la mora a desiderarlo. Era arrivata addirittura a dire addio alla sua vecchia vita, aveva rinunciato alle dipendenze e si era data una regolata.
Ma ormai il treno era passato e Pitch era cambiato. Apatico, odioso e strano. La ignorava e con la scusa della differenza di età l'aveva bidonata. Però lei non si era mai arresa, anzi, lo aveva atteso, sperando che cambiasse idea. Lo stalkerava e gli dava fastidio in più modi, cercando di non far avvicinare nessuna ragazza.
Per questo aveva visto il suo repentino cambiamento come qualcosa di stupido. Si sentiva tradita. Tradita dal motivo che l'aveva portata a smettere da tutto lo schifo. Da ciò che l'aveva resa dipendente, che l'aveva quasi trascinata verso una brutta strada.
- Io non ti ho aiutata. Hai fatto tutto da sola.- disse, cercando di mantenere il contatto tra i loro occhi. La mora riprese a ridere, colpendosi la pancia.
- Beh, comunque sia non è questa la cosa importante. Che ti succede, eh? Tu non saresti mai sceso dal pullman per parlarmi in questo modo. Non è da te. - Sasha continuava a fissarlo, aspettando una sua azione o un qualcos'altro che le dimostrasse che era quello di sempre. Le sarebbe andato bene anche un pugno o un insulto.
- Il mio cambiamento non dovrebbe portarti al volere morire!- non si mosse. Rimase fermo. Si stava contenendo, tentando di non passare alla mani e questa cosa la irritava. Lei voleva vedere il Pitch di cui si era innamorata. Quello per cui avrebbe fatto di tutto. Ma ormai era sparito.
- Sai che ti dico? Fanculo te, fanculo il pullman e fanculo quel fottuto demone. Ha fatto bene Chris ad ammazzarti! Andy del cazzo! È colpa tua se Pitch è diventato così! Vaffanculo!- la mora si sfogò, senza contenersi. Ma forse quelle parole erano di troppo.
Si sentì strana e, guardando a terra, si accorse che si stava lentamente alzando, come sollevata da una forza misteriosa. Improvvisamente iniziò toccarsi il collo, come se qualcosa le stesse stringendo la trachea con forza.
- Sasha?! Che ti succede!- urlò il castano, richiamando l'attenzione dei presenti nel bus, i quali scesero rapidamente raggiungendoli.
La ragazza continuava a dimenarsi, mentre la presa sul suo collo diventava sempre più forte. Boccheggiò un po', riuscendo a dire due parole.
- F-Fanculo Andy. - ci fu un attimo di silenzio e, dopo poco, il corpo della ragazza venne lanciato addosso ad un albero.
Tutti rimasero impietriti nell'osservare quella scena. Un ramo le aveva infilzato la pancia, uccidendola sul colpo. Il sangue continuava ad uscire, mentre l'espressione sul volto di Sasha era inaspettatamente serena. Dei rivoli di sangue iniziarono a scendere dalla sua bocca, andando a finire sull'erba. Lentamente il prato divenne rosso, completamente imbrattato da quella morte brutale.
Pitch rimase immobile. Non mosse nemmeno un muscolo. I suoi occhi erano sgranati sul corpo della ragazza, più precisamente sulla sua faccia. Sembrava un angelo. La testa leggermente inclinata e gli occhi chiusi le davano un'aurea strana, rendendola visibile in un modo che il castano non era mai stato in grado di fare prima d'ora.
E dopo quella vista le lacrime scesero da sole. Sentì le gote umide ma non si preoccupò di asciugarle. Era troppo occupato ad osservare quello scempio. Fu colto da numerosi brividi che gli percorsero la schiena fino ad arrivare alle gambe.
Tutti quanti si limitarono ad osservare il ragazzo senza fare niente, consapevoli che non sarebbe stati di alcun aiuto. Però Skarah gli si avvicinò lentamente, sedendosi accanto a lui.
- Mi dispiace.- sussurro, tenendo la testa bassa. La reazione di Pitch la lasciò sconvolta. Si alzò e, dopo averla guardata per qualche istante, la allontanò da sé con una spinta.
- È colpa tua. È colpa tua se è morta!- strillò, portandosi le mani alla testa e cercando di smorzare i sensi di colpa che ormai avevano preso pieno controllo della sua mente.
- Ma che stai dicendo?- ribatté la mora, ricevendo però soltanto un'occhiataccia da parte del castano.
- Stai zitta. Sei solo una puttana!- cacciò un urlo fortissimo e si avvicino a lei con tono minaccioso, venendo prontamente fermato da Ronaldo.
- Calmati!- lo bloccò tenendolo fermo a terra. Pitch continuava a dimenarsi, tentando di colpire il moro, finché quest'ultimo non decise di colpirlo con forza sul petto, smorzandogli il respiro.
Lentamente il castano chiuse gli occhi calmando la situazione.
- Che ne facciamo del cadavere?- domandò Hiro, il quale stava tenendo Lorde abbracciata a sé per non fargli vedere tale visione.
- Non credo possiamo levarlo. È troppo in alto e poi è incastrato nel ramo. - obiettò Drake, continuando a guardare il cadavere. Non gli faceva nessun effetto. Soltanto la visione del copro di Aiden era riuscito a smuoverlo.
- Ragazzi dobbiamo cercare di andarcene. Qui sta diventando sempre più pericoloso.- Lazaro richiamò l'attenzione del gruppo, ormai messo alle strette dal demone. Sapevano perfettamente che, uno ad uno, avrebbero fatto tutti la stessa fine.
- La casa!- Chris urlò, facendo voltare tutti i presenti verso di lui.
- Eh?- ottenne solo qualche mugugno indistinto dal gruppo, che non aveva capito dove stesse andando a parare.
- Ora ricordo! Quella casa nella foresta è la stessa in cui scendeva sempre Andy quando prendeva il bus!- parlò velocemente, cercando di farsi capire.
- Intendi dire che quell'abitazione fatiscente potrebbe farci capire di più su come andarcene?- Ronaldo tentò di dire ciò che aveva capito, ottenendo un cenno positivo da parte dell'autista.
- Ricordi la stanza chiusa? Potrebbe contenere qualche indizio.- spiegò, attirando l'interesse del gruppo.
- Ne sei sicuro? Sarà sicuramente molto pericoloso.- obiettò Lazaro, tentennando leggermente. Dalla morte di Gabriel si era leggermente ripreso, riuscendo per lo meno a fingersi il solito bravo ragazzo di sempre.
- Sono consapevolissimo di ciò, ma dobbiamo tentare.- tenne il suo sguardo fisso verso il rosso, tentando di convincerlo con la sua risoluzione. Quello sbuffò, acconsentendo poi con un cenno della testa.
- Chi andrà?- chiese Hiro, osservandosi intorno. Lorde non di certo e anche Skarah era fuori questione. Pitch era svenuto e lasciarlo da solo con loro due sarebbe stato pericoloso.
- Beh, mi pare scontato. Io, Drake e Chris. Voi tenete d'occhio il castano, quello fa solamente casino.- disse, con ironia, Ronaldo. - Siete pronti?- guardò i due, che fecero di sì con la testa.
- Bene, allora io e Lazaro restiamo qui.- concluse Hiro, osservando i tre che pian piano si allontanavano sempre di più in direzione della casa.
- Aspettate! Prendete questa.- Lorde lanciò una piccola torcia portatile, presa dalla borsa di Miranda, e la tirò verso Chris, che la prese al volo. Poi proseguirono per la loro strana, sperando di non arrivare troppo tardi a destinazione.
Camminarono sempre per mezz'ora, riuscendo a ritrovare l'edificio fatiscente. Ronaldo aguzzò l'occhio, notando che dalla finestra si vedeva la stanza in cui erano stati vittima di Poltergeist. Lo specchio era sempre rotto.
Uno di quei frammenti era nella sua tasca ed era quello che aveva usato per uccidere Manuel. Non provava rimorso per ciò che aveva fatto, ma un leggero senso di rimorso, causato dal suo essere comunque un umano, lo corrodeva dall'interno. Però tale emozione veniva ignorata bellamente dal moro, conscio di averlo fatto sotto richiesta di Matthew. Infondo glielo aveva promesso.
Si fermarono per un istante davanti alla porta, per prepararsi mentalmente. Poteva essere l'ultima soglia che varcavano.
- Toglimi una curiosità, Chris. Hai qualche teoria riguardo a quello specchio?- chiese Ronaldo, indicando la finestra della cameretta con un dito.
- Beh, credo che il riflesso ci mostri i nostri rimorsi più grandi. Tu hai visto Matthew?- il moro si perse per un attimo in quella spiegazione, concludendo che era la più sensata.
- Sì, credo sia così. Quindi Drake, stai attento.- il terzo, che era la prima volta che veniva lì, non capì subito e si limitò a fare un cenno positivo con il pollice.
Si addentrarono dentro la casa, accendendo le loro torce. I mobili erano tornati al loro posto e non sembrava esserci stata traccia di alcun evento paranormale, cosa da cui erano stati bersagliati l'ultima volta che vi erano entrati.
- Dobbiamo cercare una chiave.- concluse Chris, indicando i vari scaffali presenti nella stanza.
- Non è meglio controllare se è ancora chiusa a chiave?- propose Drake, alzando le spalle. L'autista ci pensò un attimo, poi acconsentì.
- Voi due andate su, io resto qui e inizio a cercare le chiavi.- disse, lasciandolo al quanto straniti.
- Ma non avevi paura?- abbozzò Ronaldo, completamente preso alla sprovvista da quell'indicazione.
- Sì, ma ora non ho tempo per queste stronzate. Devo rimediare a ciò che ho fatto.- dopo questa breve conversazione i due salirono al piano superiore, lasciandolo da solo.
Girarono l'angolo, arrivando davanti alla rampa di scale ammuffita e decisamente poco sicura. Riuscirono tuttavia ad arrivare in cima, giungendo nel corridoio da cui sarebbero arrivati alla famosa stanza chiusa.
Si ritrovarono davanti alla camere, cercando di entrare. Quella a sinistra, che avevano già visitato la scorsa volta, si aprì subito, mentre l'altra di rivelò essere ancora inaccessibile.
- Io vado giù a cercare la chiave, tu resta qui e controlla la stanza aperta.- disse Ronaldo, incamminandosi poi verso Chris. Drake sospirò, obbedendo poi al comando del moro.
Entrò all'interno, iniziando a cercare il fantomatico oggetto. Aprì tutti i cassetti del mobile che si era trovato alla sua destra, trovandovi soltanto dei vestiti e della biancheria, appartenente ad un bambino. Passò alle ante ma anche lì non c'era un granché, qualche scatola di giochi e robe del genere.
Annoiato dalla ricerca, si affacciò alla finestra. Rimase fermo a fissare il nulla per qualche minuto, finché una voce attirò la sua attenzione.
- Drake? Drake, sei tu?- conosceva bene quel timbro e quell'accento. Non aveva dubbi. Lentamente si girò, senza però scorgere nessuno.
- Drake non mi vedi?- di nuovo quella voce. Iniziò a spostare lo sguardo da ogni parte, tentando di capire da dove provenisse quel suono.
- Davanti a te, Drake.- fermò gli occhi dritti davanti a lui. C'era uno specchio. Ronaldo e Chris lo avevano avvisato al riguardo. Mosse qualche passo incerto, avvicinandosi all'oggetto. Più si spostava e meglio riusciva a vedere il riflesso. Ma non era il suo.
Capelli neri, occhi azzurri, piuttosto alto. Era Aiden. Sollevò una mano, cosa che fece pure l'altro. Il suo respiro si fece più affannoso.
- Che ci fai qui?- domandò sottovoce, senza aspettarsi una reale risposta. Ma improvvisamente il riflesso iniziò a ridere, per poi muoversi indipendentemente. Lo guardò per un po', poi si decise a parlargli.
- Beh, sono imprigionato qui.- disse semplicemente, alzando le spalle.
- E perché mai?- il battito del suo cuore aumentò velocemente. Più i secondi passavano e maggiore era la paura che provava.
- Perché mi hai ucciso, Drake. Ricordi? Nella foresta.- quelle parole gli tolsero il respiro. Iniziò a tremare, tentando di resistere all'impulso di urlare.
- Tu non sei Aiden...- tentò di convincere sé stesso, parlando però con voce titubante.
- Ti sembro forse qualcun'altro?- il riflesso iniziò a ridere, continuando a guardarlo intensamente.
- No...- stava perdendo lucidità. Doveva pensare ad un modo per uscire da quella situazione.
- Perché neghi, assassino?- quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso. Strinse la mano in un pugno e poi colpì con violenta lo specchio, frantumandolo. Numerosi pezzi caddero per terra, rendendogli impossibile vedere la faccia di Aiden.
La sua mano era ferita, ma non si preoccupò troppo della cosa. Iniziò a ridere, preso da un attacco di panico. Però si distrasse, motivo per cui non si rese conto di ciò che gli stava succedendo intorno.
I frammenti si erano sollevati attorno a lui e, nel momento in cui il suo sguardo cadde su di essi, due di loro gli si piombarono sugli occhi, accecandolo.
- Cazzo!- urlò, portandosi subito le mani sulle palpebre. Sentiva i pezzi ancora dentro il bulbo. Ma non ebbe tempo per pensarci ulteriormente, poiché tutti gli altri gli si gettarono addosso, affondando nella sua carne.
Non poteva vedere, ma sentiva il sangue scendere copiosamente dai numerosi tagli sul corpo. Le sue mani si inzupparono del liquido rosso, facendo scivolare per terra. Pian piano perse coscienza, consapevole che non avrebbe più riaperto gli occhi.
Pensò che infondo era giusto. Aveva ucciso l'unica persona che gli voleva bene e questa era la sua punizione. Sospirò, lasciandosi poi avvolgere dal dolce sapore della morte, mentre di sottofondo sentiva le urla e i passi dei due, preoccupati dal suo precedente grido.
 
- Ehi, Chris, hai trovato la chiave?- Ronaldo era appena sceso. L'autista si girò verso di lui sbuffando.
- Mi stai dicendo che la porta è ancora chiusa?- chiese, osservandolo.
- Eh, già. Trovato niente?- il moro scosse la testa, indicandogli tutti i luoghi in cui aveva cercato.
- Guarda in cucina, forse ci potrebbe essere qualcosa.- lo incitò ad andare con un gesto della mano, mentre lui continuava ad aprire tutte le ante dell'armadio. L'altro sbuffò, dirigendosi verso il luogo comandatogli.
Si perse qualche minuto ad osservare la cucina, cosa che aveva già fatto la scorsa volta ma che ritenne opportuno fare. Sospirò, poi si avvicinò al lavello, iniziando a cercare qualcosa. Si voltò dopo poco, ricordandosi di aver controllato lì la scorsa volta alla ricerca di oggetti ma senza risultati. Fu in quell'istante che vide qualcosa luccicare davanti a lui.
C'era una piccola bacheca con sopra appesi numerosi fogli di ricette ed una chiave. Sorrise, andando subito a chiamare l'altro.
- Guarda un po' che ho trovato?- gli mosse l'oggetto dorato davanti, ottenendo uno sguardo soddisfatto come risposta.
- Ottimo, andiamo...- il suo discorso venne interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Era Drake. Corsero rapidamente, salendo la rampa di scale due gradini alla volta, giungendo infine nella stanza incriminata.
Il corpo, ormai senza vita, del moro era steso a terra con numerosi frammenti di vetro infilati nella carne e una grossa macchia di sangue ai suoi piedi. Chris si abbassò subito, andando a tastare la vena, ma non sentì alcun battito.
- È morto.- constatò, scuotendo la testa.
- Merda!- urlò Ronaldo, colpendo con forza lo spigolo della corda.
- Andiamo.- sussurrò l'autista, ottenendo un cenno positivo da parte del moro, che osservò il cadavere per qualche altro istante.
Prese un grosso respiro, poi inserì la chiave nel lucchetto e la girò a sinistra, aprendo la porta. Ciò che videro li lasciò completamente a bocca aperta.
 
 
All'interno del pullman la situazione era piuttosto calma. Pitch era stato segregato infondo al veicolo, Skarah vicino a Hiro e Lorde mentre Lazaro si era seduto nei primi posti, completamente isolato dagli altri.
Teneva le braccia incrociate al petto e pensava. Una moltitudine di cose gli attraversarono la mente, da quando era salito su quel bus maledetto fino a quell'istante, in cui aveva perso la persona a lui più cara. Non riusciva a dimostrarsi triste ma solo arrabbiato. Dopo aver letto la pagina di quaderno che Miranda aveva lasciato ad Hiro, l'immensa depressione che provava per l'addio del suo amico si era leggermente placata, poiché infondo il turco si era meritato quella fine.
Ora l'unico pensiero che aveva per la testa era quello di sopravvivere. Voleva a tutti i costi uscire vivo da quella situazione e avrebbe fatto di tutto pur di riuscirci.
Da quando aveva deciso di combattere fino alla fine per la propria vita, sentiva sempre più spesso una vocina che lo chiamava a sé. Sapeva perfettamente chi fosse ma lo ignorava. Eppure più udiva quelle parole più si convinceva che, forse, ascoltarle sarebbe stata la scelta più giusta, almeno per la sua persona.
Così, lentamente, iniziò ad abbassare le difese, permettendo a quella sottile voce di parlargli sempre più chiaramente.
- Vuoi sopravvivere, Lazaro?- quella fu la prima fase che riuscì a comprendere. Sorrise, pronto a rispondere.
- Sì, lo voglio.- quel discorso si svolgeva nella sua testa. Sentiva un leggero accenno di mal di testa, ma lo ignorava bellamente. Quel discorso lo stava interessando sempre più.
- Anche se significherebbe tradire i tuoi compagni?- l'espressione sul suo volto mutò profondamente, portandolo ad assumerne una più seria.
- Spiegati.- aveva una vaga idea di quella che potesse essere la richiesta del demone, ma non ne era sicuro. Preferiva di gran lunga sentirsela pronunciare da lui.
- Voglio proporti un accordo, Lazaro.- la sua fronte iniziò a sudare. Era pienamente consapevole che dalla sua risposta sarebbe dipesa la vita sua e degli altri.
- Parla.- prese un lungo sospiro, attendendo la risposta dell'entità.
- Uccidili. Uccidili tutti e io ti farò sopravvivere.- si morse un labbro, mentre le sue orecchie udivano quelle parole così surreali. Sapeva che, con molta probabilità, gli avrebbe chiesto una cosa del genere, ma non era pronto a sentirlo così apertamente.
- E come farai?- voleva accertarsi che non lo stesse prendendo in giro. L'ansia continuava a salirgli sempre più addosso. Non sapeva cosa fare.
- C'è un modo per andarsene da qui. E solo io lo so. - quelle parole attirarono completamente la sua attenzione. Non voleva arrivare a tanto, ma per sopravvivere sarebbe disposto tutto. Si girò in direzione dei suoi compagni, guardandoli.
Pitch era un ragazzaccio, ma tutto sommato aveva un animo buono. Lo aveva leggermente rivalutato, seppur pensasse fosse troppo impulsivo. Ucciderlo sarebbe potuto essere un problema, ma il suo coltello lo aveva lui, quindi in qualche modo se la sarebbe potuta giocare.
Skarah la considerava una brava persona, però non aveva mai avuto l'opportunità di conoscerla meglio, pertanto poteva basarsi solo sul breve periodo passato con lei sul bus. Farla fuori sarebbe stata un gioco da ragazzi. Nemmeno si preoccupava più di tanto.
Su Lorde non aveva parole. Lo amava infinitamente e per lui avrebbe fatto di tutto, poteva provare ad usarla in qualche modo, ma non le sembrava la ragazza più adatta a fare quel tipo di cose. Anche lei sarebbe stato un ostacolo di poco conto.
Il problema più grande sarebbe stato, ovviamente, Hiro. Il nipponico era forte e l'aveva dimostrato in più occasioni. Oltretutto aveva dimostrato un'astuzia non indifferente. Non sapeva se sarebbe riuscito ad ucciderlo tanto facilmente.
Era ferito, quindi era tecnicamente avvantaggiato, però non voleva sottovalutarlo.
Prese l'ennesimo sospiro e si decise a rispondere.
- Sì, lo farò. - tentennò un pochino, perdendo poi ogni briciola di dubbio poco dopo. Doveva salvarsi e se questo era l'unico modo sarebbe stato pronto a farlo. I ragazzi che, fino a poco prima, avrebbe difeso dando anche la sua vita erano appena diventate le sue prede.
- Ottimo. Ne sono felice. Buona fortuna.- la voce infantile abbandonò la sua testa, liberandolo dall'emicrania che lo aveva colpito fino a qualche secondo prima.
Sprofondò nel sedile, tentando di rilassarsi. Ogni muscolo del suo corpo era teso, rendendogli impossibile trovare quel senso di tranquillità che era solito avere sempre. Estrasse dalla tasca il coltello di Pitch e ci giocò un po' con le mani. A breve avrebbe dovuto utilizzarlo sul serio.
Nel frattempo, dietro di lui, Hiro e Lorde erano occupati in una "discussione" che stava coinvolgendo soltanto la ragazza.
- Chissà a cosa sta pensando Lazaro...- disse aspettandosi una risposta dal nipponico. Ma questo rimase in silenzio, senza proferire parole. - Ehi, rispondimi!- colpì il braccio dell'asiatico con una mano cercando di attirare l'attenzione.
- Che vuoi?- nel suo tono di voce non c'era alcun emozione. Era piatto. Voltò lentamente la testa verso di lei, aspettando che ripetesse la domanda.
- Stavo dicendo, secondo te a cosa sta pensando Lazaro?- intrecciò le dita tra loro, assumendo un'espressione sognante.
- Ma che me ne frega.- rispose Hiro, seccato. La bionda abbassò le sopracciglia, sgridandolo.
- Non parlarmi in questo modo!- protestò, portando le mani sui fianchi e guardandolo male. L'asiatico sospirò, tentando di non insultarla.
- Senti, non ho proprio voglia di ascoltare le tue seghe mentali su di Lazaro, ok? Parlane con qualcun altro.- girò di scatto la testa verso il finestrino, perdendosi in quella vista, ormai monotona, che osservava da giorni.
La morte di Miranda lo aveva scosso. Solitamente avrebbe ignorato Lorde, lasciandola parlare da sola, ma dopo quell'avvenimento non ci riusciva. Voleva essere lasciato stare.
I continui discorsi sul rosso, che lui odiava a morte, erano noiosi e pesanti per lui. Se poi, in quella condizione, doveva essere costretto a fingere che gli interessassero avrebbe preferito uccidersi.
- Trattami con rispetto!- urlò lei, incrementando il suo nervoso. Reagì di istinto, senza riuscire a controllarsi, pentendosi poco dopo della risposta appena data.
- Hai rotto le palle. A me non fotte una sega di lui. Trovati un'amichetta che gli sbavi dietro come te, almeno potete aprire un fan club, ma non dare fastidio a me con questa storia.- parlò con acidità, noncurante di ciò che diceva. I suoi occhi parevano arrabbiati, anche se in realtà erano solo stanchi.
La bionda boccheggiò un po', poi si alzò e cambio posto, trattenendo le lacrime. L'ennesimo sospiro. Ormai Hiro ci aveva fatto l'abitudine. Continuava ad emettere aria da due ore. Si voltò, controllando la situazione. Notò che Skarah non era più seduta a due sedili da lui, ma bensì si era alzata per dirigersi in direzione di Pitch.
Il castano era rannicchiato su sé stesso, completamente depresso. La morte di Sasha lo aveva distrutto.
- Senti... io...- la mora si sedette accanto a lui, tentando di parlargli. Il ragazzo alzò lentamente lo sguardo, andando ad incrociarlo con quello dell'altra.
- Che cazzo vuoi.- non provò nemmeno ad essere gentile, troppo occupato a gettarsi a capofitto nella disperazione da cui stava venendo lentamente avvolto.
- Io... non voglio vederti in quello stato.- disse, cercando di tentennare il meno possibile. Appoggiò la mano su un sedile, cercando di calmarsi.
- Allora ammazzati. Quando sarai morta forse troverò un po' di pace. - Pitch strinse le mani, tentando invano di contenere la sua frustrazione.
- Perché dici così?- sentiva le lacrime scendere dagli occhi, mentre questi si arrossavano. Tremava leggermente, come spaventata.
- Per colpa tua l'ho trascurata. E lei è arrivata a voler morire!- controllò la voce, cercando di non urlare. Ci riuscì, seppur con qualche difficoltà.
- Non è vero!- fu lei ad urlare per prima, abbassando improvvisamente la testa per non avere un confronto diretto col castano. - Era gelosa, tutto qui. Tu, come del resto io, non potevi farci niente!- si alzò rapidamente dal sedili, bloccandosi a pochi passi da lui.
- Vattene via.- Pitch la guardò con disprezzo, come se quelle parole non l'avessero minimamente colpito. Un istante dopo l'espressione sul suo viso mutò. La ragazza dette uno schiaffo in volto, per poi andarsene.
Lui nemmeno rispose, si limitò a tenere la guancia rossa in silenzio, passandoci anche la sua mano sopra. Sospirò anche lui, cercando riposo nel sonno. Lentamente chiuse gli occhi, ma un rumore sospetto attirò la sua attenzione.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve a tutti! Ecco a voi il capitolo 10. Beh, con questo The Bus vince il premio "Storia più lunga che io abbia mai creato" e ne sono davveeeeero felice!
Forse alcuni di voi avranno notato che i capitoli sono leggermente più corti (circa 10/11 pagine rispetto alle iniziali 14/15) ma voglio rendere il tutto più scorrevole ed aggiungere dei pezzi a caso per far risultare il chappy più lungo non mi sembra una buona idea.
Detto questo, capitolo in cui la nostra Sasha ci lascia. Peccato, era la ma ragazza preferita, uff. Lazaro stringe patti con il nostro demone preferito, Pitch viene pervaso dai sensi di colpa, Skarah viene allontanata con arroganza da quest'ultimo, Drake muore, in modo anche piuttosto brutto, Rex e Chris si fanno una gitina in una casa in montagna, Lorde fa incazzare Hiro.
Signori, ci avviciniamo alla conclusione. Fa strano dirlo, ma anche questa ff sta giungendo al termine. Ad occhio e croce mancheranno due o tre capitoli, nel quale spero di dare sfogo alla mia fantasia il più possibile.
Detto questo, ci vediamo lunedì prossimo ;-)

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


La porta si spalancò lentamente mostrando la stanza custodita. Al suo interno c'era un grosso letto matrimoniale al centro, dei mobili piuttosto alti sulla sinistra e uno specchio sulla destra. Si guardarono un po' intorno, notando solamente dopo il particolare macabro che si parava davanti ai loro occhi.
Il lenzuolo era imbrattato di sangue. Dalla precedente colorazione bianca, il tessuto era divenuto rosso. Il liquido pareva essersi seccato, ma i due non vollero provare a toccarlo per verificare più approfonditamente.
La prima cosa che Chris controllò fu lo specchio. Questo pareva normale. Vedeva soltanto il suo riflesso e nulla più. Tirò un sospiro di sollievo, passando poi ad aprire gli scaffali del comodino sottostante.
All'interno dei cassetti erano contenuti numerosi vestiti, da abiti sportivi a pigiami, mentre in quelli inferiori oggetti di valore, tra cui risaltava una collana d'oro.
Chris la prese in mano, andando subito a toccare il ciondolo a forma di cuore. Improvvisamente quello si aprì, facendolo spagliare. Si rese conto solo dopo che l'oggetto aveva un piccolo pulsante sul retro che rendeva possibile visualizzare il contenuto del ciondolo. Al suo interno c'era una foto di tre persone, due delle quali con il volto oscurato, mentre l'altra era Andy.
Probabilmente questi erano i suoi genitori. Ricordava di averli incontrati in tribunale, quando fu chiamato a testimoniare. Entrambi erano distrutti emotivamente, al punto che la donna dovette lasciare la sede prima per via di un malore che stava avendo.
Ignorò la collana, rimettendola al suo posto, continuando a controllare i vari scaffali.
Anche Ronaldo non aveva trovato un granché. Solo qualche cappotto e altri abiti sfarzosi. Aveva messo a soqquadro l'intera stanza senza però ottenere effettivamente alcun risultato.
Preso dalla rabbia colpì con foga il muro, tagliandosi la mano. Se la strinse con l'altra, contenendo le bestemmie che aveva sulla punta della lingua.
- Maledizione!- disse, tentando di smorzare il dolore.
- E che ti aspettavi? Hai dato un pugno ad un muro. - lo derise Chris, che nel frattempo era passato a controllare le piccole scatole sopra il comodino. In ognuna di queste erano contenuti diversi gioielli.
Ronaldo, invece, si mise a sedere sul letto, lasciandola mano appoggiata al lenzuolo. Improvvisamente un bagliore pervase la stanza. L'autista alzò lo sguardo, notando che lo specchio aveva mutato il riflesso, diventando di un color rosaceo tendente al bianco.
- Ma che diavolo...- più i secondi passavano e più le immagini diventavano nitide. Era il bus. Sentì un groppo alla gola, mentre osservava il pullman, vuoto, davanti a lui.
- Che cosa è?- chiese Ronaldo, alzandosi di scatto. Non appena lasciò la postazione lo specchio tornò normale, lasciandoli a rimirare le loro facce stupite.
- È sparito...- sussurrò il moro, gettando un'occhiata a Chris, ancora perso nei suoi pensieri.
- Io... credo fosse il portale per tornare a casa. - asserì, portandosi una mano sotto il mento. Non ne era sicuro, ma sentiva di star andando nella strada giusta.
- E come si è attivato?- chiese l'altro, controllando in giro se ci fosse per caso qualche pulsante che avevano erroneamente premuto.
- Non ne ho idea. - concluse Chris, che era stato colto alla sprovvista da quell'evento. Si sedette per qualche istante sulla sedia che aveva davanti per pensare adeguatamente.
- Che facciamo?- Ronaldo stava giocherellando con la tenda, avvolgendo il tessuto attorno al suo dito, mentre osservava il pavimento con fare distratto.
- Torniamo indietro e portiamo tutti qui.- L'autista si alzò, dirigendosi fiondato verso la porta. Dette uno sguardo al cadavere di Drake, rischiando di vomitare per via della quantità esagerata che c'era di sangue sul pavimento. Estrasse la chiave dal lucchetto e se la infilò in tasca, poi si incamminò verso le scale, seguito dal moro.
Giunsero alla porta d'ingresso, pronti ad aprirla, ma questa risultò essere bloccata. Chris tentò di tirare più volte la maniglia, senza ottenere l'effetto desiderato. Ci volle l'aiuto di Ronaldo per riuscire a sbloccarla. Colpì con violenza il centro della porta, troncando i cardini.
Uscirono lentamente, soffermandosi più volte ad ammirare l'edificio. Il ritorno a casa non sembrava più così impossibile.
I due, nella strada del ritorno, si persero in numerose congetture. Non corsero, consapevoli che sarebbe stato solo un dispendio di energie, camminando però a passo svelto.
Erano elettrizzati ma impauriti allo stesso tempo.
Continuarono imperterriti per il sentiero che li avrebbe ricondotti a casa, parlando di tutte le eventualità che sarebbe potute accadere una volta tornati in quel luogo.
Però Chris si sentiva strano. Aveva l'impressione che due occhi lo stessero osservando da lontano. Deglutiva forzatamente, girandosi di scatto di tanto in tanto.
- Tutto bene?- chiese Ronaldo, notando il suo strano atteggiamento. La risposta tardò ad arrivare, poiché l'autista si perse in altre speculazioni del territorio.
- Ah? Sì, non ti preoccupare.- disse, accelerando leggermente il passo. Il moro alzò le spalle, seguendolo.
Chris spostò con rapidità gli occhi, cercando di capire da dove venissero quegli sguardi, scrutando il bosco. Poi, improvvisamente, lo vide. Notò due occhi che scintillavano nel buio. Stava lentamente calando la notte, cosa che lo mandò nel panico ancora di più.
Trattenne il contatto visivo per un po', scegliendo di interromperlo solo dopo qualche secondo. Ronaldo non sembrava aver visto nulla, pertanto supponeva si trattasse di un'allucinazione creata da Andy.
Si voltò un ultima volta, costatando che era sempre lì. Se ne stava dietro un tronco, mostrando solo parte del suo volto e una mano.
- Tu vedi niente?- colpì la spalla del moro, facendolo voltare verso l'entità. Il ragazzo socchiuse gli occhi, sorpreso da tale richiesta, poi gettò uno sguardo più approfondito al punto indicatogli dall'autista.
- No, non vedo nulla.- piegò la bocca in una smorfia, continuando a camminare tranquillamente. Quando Chris si girò nuovamente il mostro sparì, senza lasciare alcuna traccia.
Sospirò, consapevole di essere riuscito a sfuggire a tale illusione, cosa che non era stato in grado di fare la prima volta che l'aveva vista sul bus.
Era cambiato. L'aveva notato anche lui. Inizialmente aveva preso il tutto come una disgrazia capitatagli e pensava solamente a sé stesso.
Però, improvvisamente, si sentiva più responsabile. Voleva salvare quei ragazzi a tutti i costi. Era stata colpa sua se erano stati rinchiusi in quella dimensione, pertanto voleva assicurarsi che i pochi rimasti riuscissero ad uscirne.
Le morti a cui aveva assistito fino a quel momento lo avevano segnato, al punto da non disperarsi più per ogni deceduto, portandolo a riconsiderare il valore della vita degli altri.
Gli sarebbe bastato salvarne anche solo uno, giusto per poter perdonare ciò che aveva fatto. Forse non sarebbe stato abbastanza, ma ci voleva comunque provare.
- Quanto manca?- chiese Ronaldo, controllando poi il cellulare con fare frettoloso. Le diciotto e tredici. Dovevano sbrigarsi.
- Una ventina di minuti. Su, andiamo.- Chris lo invitò a seguirlo con un cenno della mano, così da evitare meno perdite di tempo possibili. Il moro ripose l'aggeggio nella sua tasca e si diresse verso di lui. Voleva tornare a casa.
Sentiva il bisogno di tornare nella realtà. Voleva rincontrare Bill almeno una volta. Il solo pensiero di lasciarlo da solo gli trafiggeva il petto. Infondo era l'unica persona che gli era rimasta.
Dopo aver confessato la sua omosessualità ai genitori, questi lo avevano allontanato, iniziando a trattarlo sempre peggio, fino a portarlo ad essere completamente apatico nei loro confronti.
Non li salutava, non chiedeva niente. Si preparava il pranzo da solo, si occupava del suo vestiario e della sua stanza. Era come vivere con degli sconosciuti. Ma tutto ciò non gli importava.
Finché aveva Bill quella situazione gli andava bene. I due si erano fidanzati ad inizio liceo, dopo che quel ragazzo, noioso e irriverente, aveva provato più volte ad avvicinarlo con scarsi risultati.
Alla fine Ronaldo aveva ceduto, acconsentendo a parlargli e, dopo qualche anno, si era accorto di provare qualcosa per lui.
L'ultima volta che l'aveva visto era stata il giorno prima della "tragedia" del bus, dove avevano anche litigato per un motivo futile. Ci teneva a chiarire a fargli capire che lui era fin troppo importante. Per questo aveva fretta.
- Dai, ci siamo quasi.- lo incoraggiò Chris, dandogli una pacca sulla schiena, per quanto la differenza di altezza tra i due fosse piuttosto ampia.
Ronaldo si limitò ad abbozzare un sorriso, proseguendo poi sempre dritto alla ricerca del pullman. L'autista trovò la reazione del moro piuttosto strana. Difficilmente l'aveva visto ridere, per di più ad una normalissima frase.
Decise di non darci peso, preferendo continuare a camminare.
 
 
- Dimmi Lazaro, vuoi una mano?- la voce di Andy rientrò nuovamente nella sua voce, facendogli aprire gli occhi all'improvviso.
- Ehi, tutto bene?- chiese Lorde, guardandolo con fare preoccupato.
- Sì, sì, tutto a posto.- le sorrise, facendola arrossire, poi riportò l'attenzione sulla sua conversazione con il demone.
- Se vuoi posso aiutarti.- ripeté la frase, modificando le parole. Il rosso rifletté un pochino, prendendosi il giusto tempo per rispondere.
- Che tipo di aiuto?- si portò la mano sotto il mento, riflettendo su quanto appena udito.
- Posso farteli uccidere io. Mi basterà che tu mi conceda l'accesso alla tua mente.- quelle parole gli fecero spalancare ancora di più gli occhi. Non rispose subito, anche perché non aveva ben chiaro cosa fare. Sicuramente affidarsi a lui per ucciderli sarebbe stato più facile. Ma perché fare una mossa del genere? Volendo poteva ucciderli tutti da solo, come aveva già fatto con Katherine, Gabriel e Sasha. Quindi per quale motivo voleva che fosse lui a commettere quegli omicidi?
La risposta era semplicissima. Ci era arrivato dopo un solo minuto: per divertimento.
- Cosa ci guadagno?- domanda stupida, ma sapeva di doverla fare per forza.
- La sopravvivenza.- di ciò avevano già parlato. Gli aveva garantito di farlo uscire vivo da quell'inferno se solo avesse rispettato le sue condizioni. Sospiro per l'ennesima volta, poi comunicò ciò che aveva deciso.
- Va bene.- non disse altro. Quelle due parole erano la sua più grande sconfitta. Si era ripromesso di salvarli tutti e invece adesso stava per ucciderli.
- Ottimo. Chiudi gli occhi e rilassati.- eseguì il comando, emettendo un ultimo, grosso, sospiro. Proprio in quel momento gli venne in mente una storia che sua nonna gli raccontava spesso "ogni tuo sospiro è un tentativo di un demone di impossessarsi di te". Ridacchiò, pensando che fosse proprio una coincidenza simpatica. Poi perse i sensi, addormentandosi.
Pitch si voltò di scatto, notando che Lazaro si era alzato di colpo, come se si fosse accorto di avere un insetto sotto i piedi. Tenne il suo sguardo su di lui, qualcosa non lo convinceva. Si stava incamminando lentamente verso di Lorde, come se volesse chiederle qualcosa.
Un leggero sorrisetto era stampato sul suo volto, particolare che lo rendeva piuttosto inquietante. In poco tempo tutte e quattro le persone sul pullman portarono la loro attenzione su di lui.
Si fermò a pochi istanti dalla bionda.
- Ti serve qualcosa?- chiese lei, piuttosto nervosa per via dell'inaspettata mossa da parte del ragazzo. Accadde tutto in un lampo. Il rosso estrasse il coltello dalla tasca già con la punta selezionata. Lorde vide la punta dirigersi verso di lei, motivo per cui chiuse istintivamente gli occhi.
Però non sentì dolore. Quando riaprì le palpebre si trovò davanti una scena che non avrebbe mai voluto vedere. L'arnese si era infilato sulla schiena di Hiro, il quale si era messo davanti di lei, prendendo il colpo al posto suo.
Il nipponico si girò, cercando di colpire Lazaro con un pugno. Il rosso estrasse il coltello dalla ferita e lo tenne in mano, evitando gli attacchi dell'asiatico.
Pitch si gettò in soccorso di Hiro, venendo malamente allontanato con un colpo in pancia. Cercarono di stenderlo in due, ma quello riusciva inaspettatamente ad evitare tutti gli attacchi. Passò al contrattacco, colpendo il castano in pancia e mettendolo al tappeto.
Il moro, rimasto nuovamente da solo, tentò di fronteggiarlo senza però alcun risultato.
Venne gettato a terra con violenza. Lazaro si mise sopra di lui, cercando di accoltellarlo, ma il nipponico tentava di resistere, mantenendo fermo l'arnese a mezz'aria. Voltò lo sguardo verso Lorde, notando il martelletto che Chris aveva usato per rompere il vetro alla sua sinistra.
- Colpiscilo con quello!- la bionda tentennò un po', spaventata. - Muoviti!- urlò Hiro, continuando a tenere il coltello lontano dal suo petto, in cui stava per conficcarsi.
La ragazza prese coraggio e, dopo qualche istante, afferrò l'oggetto. Lo tenne stretto tra le sue dita, poi assestò un colpo forte sulla testa del rosso, facendolo cadere per terra svenuto.
L'asiatico si scostò il corpo di Lazaro di dosso, poi si avvicinò alla bionda, che lo aiutò a tirarsi su.
- Brava, bel lavoro.- sussurrò, digrignando i denti per via del dolore.
- Stai in silenzio, non parlare. Fammi vedere la ferita.- Lorde lo girò lentamente, cercando di fare come aveva fatto Miranda, visto che l'aveva osservata per una buona mezz'ora mentre lo medicava, iniziando a bloccare l'emorragia.
- Da quando sai farlo?- scherzò quello, ottenendo solo un colpo sulla spina dorsale da parte della ragazza.
- Non devi parlare!- urlò, arrabbiata. - Perché hai rischiato così tanto, eh?!- Hiro nemmeno rispose, voltandosi  lentamente verso di lei.
- Attenti!- sentirono un grido, di Skarah, che attirò la loro attenzione. Il nipponico si girò di scatto, ritrovandosi un coltello infilzato sul petto con violenza. Sussultò, poi cadde a terra.
La bionda rimase impietrita davanti alla scena. Presa da un raptus di rabbia afferrò il martello e si avventò su di Lazaro, colpendolo sulla fronte.
Salì su di lui, continuando a colpirlo sulla testa finché non fosse sicura di averlo ucciso. Quando si rese conto di ciò che stava facendo lasciò andare l'arnese, cadendo nel panico. Toccò la vena sul collo del rosso, scoppiando a piangere non appena si rese conto che non batteva più.
Si voltò, notando il corpo di Hiro steso per terra. Si diresse verso di lui, tentando di aiutarlo.
- Calmo, ora ci penso io! Vedrai, ce la farai!- tentò di rassicurarlo, senza tuttavia avere effetto. L'unica cosa che il ragazzo fece fu sporgersi in avanti. Si fermò quando le loro labbra erano quasi a due centimetri, poi prese coraggio e annullò lo spazio tra di loro.
Le diede un piccolo bacio a stampo, sdraiandosi successivamente per terra. Il suo cuore smise di battere, lasciando la bionda in lacrime sopra di lui.
Pitch, che nel frattempo si era ripreso, e Skarah osservarono la scena senza dire una parola. Il loro "leader" era come impazzito. Nessuno lo avrebbe mai creduto in grado di fare una cosa del genere. Oltretutto avevano perso anche Hiro.
L'unica cosa che poterono fare fu portare i cadaveri al di fuori del bus. Si occupò il ragazzo di questo lavoro, trasportando, in due viaggi, entrambi i corpi.
Quando tornò nel pullman vide Skarah visibilmente sconvolta, sempre seduta nel medesimo posto di prima, mentre Lorde si era addormentata. I contorni degli occhi erano rossi, così come lo dovevano probabilmente essere le pupille.
Poi, per la stanchezza, si era gettata tra le braccia di Orfeo, riuscendo per lo meno a riposare. Prese esempio da lei e tentò anche lui di addormentarsi, fallendo miseramente.
Dopo qualche minuto giunsero Chris e Ronaldo che, affannati, rivelarono ciò che avevano scoperto.
- Forse abbiamo trovato la via d'uscita.- disse il primo, facendo spalancare gli occhi ai due.
- Dobbiamo solo capire come si attiva il portale.- ne il castano ne la mora stavano comprendendo la situazione, però l'assenza di Drake non doveva significare nulla di buono.
- L'altro dov'è?- chiese Pitch, notando subito lo sguardo di entrambi cadere verso il basso.
- Beh, Drake... è... morto.- l'autista sospirò leggermente, piombando in un silenzio tombale. - Piuttosto, Lazaro e Hiro?- non si aspettava minimamente di trovare il gruppo ridotto ulteriormente. Neanche pensò alla soluzione più brutta, dava per scontato che quei due non potessero morire.
- Lazaro è impazzito e... ha accoltellato Hiro. Lorde lo ha ucciso con il martello. Non abbiamo capito bene come è andata.- spiegò Skarah, lasciando Chris a bocca aperta. Boccheggiò per un po', senza trovare le parole che voleva dire.
Rimasero per qualche minuto nel silenzio più totale, poi Ronaldo prese la situazione in mano.
- Domani andremo nella villa.- disse, osservando di soppiatto tutti e quattro. - Dobbiamo andarcene al più presto.- concluse, stendendosi su due sedili.
- Ha ragione. Per ora pensiamo a dormire.- Chris appoggiò la sua iniziativa, guardandolo con fare serio. Poco dopo tutti si sistemarono, pronti per la dormita più strana della loro vita.
 
 
"Now you tell it's all right. Tell me I'm forgiven, tonight. But nobody can save now."
Un parcheggio. Dei pullman e delle macchine intorno a lui. Ha freddo. Si voltò con poca eleganza, cercando un posto in cui riscaldarsi.
Tutti i veicolo erano chiusi. Tutti tranne uno. Un grosso autobus giallo con delle righe nere e la vernice leggermente raschiata via. Non esitò. Si diresse verso l'entrata e salì sul mezzo, chiudendo la porta grazie al pulsante nella sala comandi.
Si mise a sedere sul primo sedile trovato, stringendosi da solo per cercare di farsi caldo. Espirava con forza sulle sue mani, cercando di scongelarle.
- Fa freddo?- una voce attirò la sua attenzione. Era di un bambino. Si voltò, osservandolo.
- Ah, Andy, sei tu. - rise, sdraiandosi sui due posti, mentre gli occhi erano puntati allo spacco dei sedili, permettendogli di guardare il piccoletto castano seduto dietro di lui.
- Strano, non sembri aver paura.- asserì quello, portandosi le mani sotto il mento. Chris trovò quel gesto buffo, tanto che fece fatica a trattenere le risate.
- Vero? L'ho notato anch'io. - voltò lo sguardo dall'altra parte, cercando di capire perché trovasse quella situazione così confortevole. Si sentiva come a casa.
- Sei cambiato.- disse, con la sua solita vocina. Teneva i suoi piccoli occhietti fissi su di lui, controllando serratamente tutti i suoi movimenti.
- Sono felice di sentirtelo dire.- espirò, questa volta per cercare di liberarsi dai suoi demoni. Sentiva che in qualche modo quella "tragedia" che gli era successa aveva reso i suoi sensi di colpa meno pesanti. Ripensava con amarezza al suo crimine, però ora non gli veniva la nausea ogni volta. Era come se fosse riuscito a perdonarsi.
- Su, spaventati. Così è più divertente.- sbuffò Andy, gonfiando una guancia e aggrottando le sopracciglia. Questa volta il moro rise di gusto, facendolo infuriare ancora di più.
- Non posso. Non più, per lo meno.- alzò un braccio, accendendo la luce che si trovava sopra di lui con un dito. Il bambino osservò quella scena come incantato, trovando fin troppo strano vederlo in quel modo. Aveva trovato la pace dei sensi.
- Ci tieni proprio, eh?- Chris riportò l'attenzione sul castano, senza però capire cosa volesse dire. - Ai ragazzi, intendo.- concluse, notando un leggero sorrisetto dipingersi sul volto dell'autista.
- È colpa mia se sono in questa situazione.- sospirò con forza, mordendosi un labbro. L'unico peso che sentiva era solo quello delle vite che aveva, non direttamente, strappato ai morti fino a quel momento. Si credeva responsabile.
- Beh, hai proprio ragione.- Andy si mise a ridere, sprofondando lentamente nel sedile.
- Non puoi lasciarli andare?- chiese, tornando serio in un momento. I suoi occhi osservavano quelli del bambino intensamente, portando il piccolo a distogliere lo sguardo numerose volte.
- No, Chris, non posso.- fece segno di no con la mano, facendolo sorridere amaramente.
- Lo sospettavo.- si sdraiò ancora di più, appoggiando la testa sul poggia mani del sedile alla sua sinistra.
- Beh, suppongo sia ora di andare, no?- il bambino batté la mani più volte. Un grosso squarcio si aprì nel bel mezzo del pullman. - Prego, a lei l'onore.- Andy lo invitò ad entrare nello spacco, incitandolo anche con un gesto della mano.
- Solo un'ultima cosa, quando me lo ridarai?- chiese Chris, fermandosi a guardarlo. Il bambino abbassò lo sguardo, sorridendo.
- Tra poco.- tagliò corto, senza implementare nulla al suo, breve, discorso. Così Chris decise di andare, consapevole che non gli avrebbe detto altro.
- Vado.- sorrise, incamminandosi verso il buco. Quando fu quasi dentro si fermò improvvisamente, voltandosi verso il castano. - Ehi, Andy. Scusami.- detto questo saltò dentro, senza osservare la reazione del marmocchio.
 
"And the truth is, you turn in to someone else. You keep running like the sky is falling. I can whisper, I can yell but I know, yeah, I know, yeah, I know, I'm just talking to myself!"
Era seduto su di un divano rosso. Si guardò intorno più volte, senza capire dove effettivamente fosse. Spalancò la bocca per qualche secondo quando si accorse di essere nel bel mezzo di una festa. Un sacco di gente, tavolini pieni di bevande e cibo. Quel posto gli ricordava qualcosa. Qualcosa di molto importante.
Si voltò di scatto, sorridendo quasi amaramente. Lei era lì. Accanto a lui.
- Sasha...- sussurrò, facendole fare un'espressione stupita. Non capì precisamente cosa stava succedendo, soprattutto perché la ragazza ci mise un po' a rispondergli.
- Uh, vedo che finalmente te ne sei accorto.- disse la mora, sorridendo. Appoggiò la testa sul pugno e si soffermò a guardarlo, senza dire una parola.
- Dove siamo?- domandò, facendole fare una faccia stranita.
- Ma sei scemo? Non ricordi? La festa in cui ci siamo incontrati per la prima volta.- spiegò, schioccando le dita. Il castano si sentì un idiota per non esserci arrivato prima.
- Ora mi è tutto chiaro.- asserì, sprofondando sul divano. - Ma perché siamo qui? Tu sei...- si interruppe, per paura di finire la frase.
- Morta?- ci pensò lei a dire quella parola, ridacchiando. - Beh, questo è un tuo sogno, Pitch. C'è qualcosa che vorresti dirmi?- chiese, incitandolo a parlare con dei gesti delle mani.
- Forse.- rispose quello, dando uno sguardo alle luci sul soffitto. Intorno a loro c'erano numerose persone che parlavano e si divertivano. Sembrava quasi che non li notassero.
- Come "forse"?- la ragazza rise, voltandosi verso di lui con il corpo. Si perse nei suoi occhi qualche istante, poi spiegò cosa volesse intendere.
- Non so. Nemmeno io sono sicuro di ciò che voglio.- si alzò lentamente, andando a prendere un bicchiere d'acqua al buffet. Si sentì osservato per tutto il movimento, sempre tenuto sotto controllo da Sasha.
- Beh, hai pur sempre diciassette anni, non puoi sapere con precisione cosa vuoi. Però devi iniziare a crescere.- la mora tenne gli occhi fissi sull'acqua che, lentamente, stava assumendo un colore sempre più marrone.
- Sorpresa?- domandò, ridacchiando. La ragazza alzò un sopracciglio, chiedendosi come una cosa del genere fosse possibile.
- Sì, decisamente.- concluse, sorprendendosi di quanto riuscisse sempre a sconvolgerla con i suoi modi di fare.
- Beh, è un sogno, no? Posso fare quello che mi pare. - Sasha sbuffò, scrollando la testa. Non sarebbe mai cambiato. Era sempre il solito castano distaccato che se ne fotteva di tutto e di tutti.
- Allora? Non devi dirmi niente?- Pitch la guardò sistemarsi sul divano, aspettando impaziente una sua domanda o comunque sia un suo discorso.
- Mi sento strano. Ero riuscito a cambiare il mio modo di fare, seppur in maniera minima. Poi tu mi hai detto quelle cose ed io mi sono sentito... sperduto. Mi ero accorto di essere sempre più vicino a Skarah ma la cosa non mi importava, perché sapevo che evitare discriminazioni era fondamentale per poter crescere mentalmente. Ma ora? Tu sei morta. E la colpa è tua. Hai fatto una stronzata colossale e ne hai pagato le conseguenze. Però io ho dato la colpa a Skarah, mostrando ancora una volta la mia parte infantile.- portò entrambe le mani davanti alla bocca, perdendo il suo sguardo sul pavimento.
- Stai dicendo che sono morta per colpa mia?- il castano si prese qualche attimo, pensando a delle parole che potessero ferirla il meno possibile.
- Beh, sì. - disse infine, fallendo miseramente nel tentare di non accusarla.
- Ne sono pienamente consapevole, non sentirti imbarazzato.- la mora rise, sorprendendolo. Non si aspettava quella reazione. - Che c'è? Pensavi mi sarei arrabbiata con te a prescindere?- continuò la risata, mettendolo ancora più a disagio.
 - Già.- tagliò corto, sperando lei non continuasse con quel discorso.
- Se la ami valla a prendere.- Sasha voltò lo sguardo dall'altra parte, consapevole che quelle parole le avrebbero lacerato il cuore. Le disse tutte d'un fiato, sperando di non doverle mai più riprendere.
- No, non la amo. Non ancora, per lo meno. Ma intendo provarci.- si alzò, avvicinandosi minacciosamente a lei. La spinse indietro e poi la baciò, prendendola di sorpresa.
- Sei proprio un bastardo.- rise di nuovo, questa volta però amaramente. Quello era un bacio di addio, ne era certa.
- Bene, allora io vado.- le mandò un ultimo bacino lanciandoglielo con la mano, ricevendo però un dito medio e una risatina come risposta.
Dopodiché si diresse verso la porta alla sua sinistra e vi entrò.
 
 
"I'm holding on. Why is everything so heavy? Holding on. So much more than I can carry. I keep dragging around what's bringing me down, if I just let go i'd be set free. Holding on. Why is everything so heavy?"
Non riusciva a capire con precisione dove fosse. Voltava di scatto la testa, tentando di comprendere dove aveva già visto quella stanza così familiare.
Due letti sulla destra, un grosso armadio sulla sinistra, una finestra dritta davanti a lei situata ad una ventina di metri d'altezza. Un grosso quadro sovrastava la parete, coprendo leggermente una grossa crepa. Il disegno rappresentava una vecchia signora intenta a tessere. Strinse gli occhi, cercando di ricordare perché fosse tutto così nostalgico.
Nostalgico e orribile. Sentiva un peso enorme sul petto, come se avesse un macigno sulla schiena. Non riusciva a capire.
- Skarah non ricordi?- una voce attirò la sua attenzione. Avrebbe riconosciuto quel timbro vocale tra milioni di persone.
- Rachel!- sobbalzò leggermente, osservandola con sguardo incredulo.
- Beh, almeno sai chi sono.- si mise una mano sulla bocca, mentre rideva. Era esattamente come l'ultima volta che l'aveva vista viva. Capelli rossi, occhi verdi, lentiggini sul volto e un'altezza proporzionata alla sua età, dodici anni.
Vederlo in quello stato le fece una strana sensazione. Nelle sue visioni la rossa appariva coma una teenager, mentre in quel momento sembrava più vera.
- Questa è...- tentò di parlare, ma venne anticipata dall'altra.
- La stanza dell'orfanotrofio in cui dormivano.- si mise a sedere su un letto, senza scostare minimante gli occhi dalla mora.
- Già.- non riuscì a dire altro, troppo occupata a ripensare ai momenti trascorsi in quelle quattro mura. Sentiva un groppo alla gola, presa alla sprovvista da un'improvvisa nostalgia.
- Dimmi, Skarah, c'è qualcosa che ti preoccupa?- Rachel la guardò, sempre con il sorriso sulle labbra, incrociando le dita tra di loro.
- No... credo di no. - sembrava titubante. Non riusciva a parlarle con lucidità.
- Uhm? Ti da fastidio il mio aspetto? Bastava dirlo.- schioccò le dita e in un attimo assunse le sembianza di una teenager. - Allora? Parlami di tutto ciò che ti preoccupa.- la invitò a parlare con un gesto delle mani.
- La mia vita. È questo ciò che mi preoccupa.- sputò fuori, sedendosi anche lei sul letto.
- Non è una bella cosa da dire.- la rossa ridacchiò, spostando lentamente la mano sulla testa di Skarah. La mora chiuse gli occhi, quasi spaventata da quel contatto, che si rivelò stranamente reale.
- Perché? Perché è tutto così pesante?- domandò, forse più a sé stessa.
- Perché tu vuoi che sia così. - la ragazza alzò la testa di scatto, tentando di decifrare quelle parole.
- Cosa intendi dire?- si sentì accusata, ma decisa di non tratte conclusioni affrettate.
- Sei tu che vuoi che la tua vita sia pesante.- quella frase le trapasso il cuore. Si tirò su, osservandola con i denti digrignati.
- Tu non puoi capire. Sei morta, per te la vita è finita. Facile parlare ora. Tanto devi solo giudicare.- strinse le mani con forza, tentando di contenersi. Odiava ricevere le paternali da chi non poteva capire.
- Hai ragione. Ma ciò non toglie che tu ti sia messa nella merda da sola.- la rossa si stese sul letto, tenendo lo sguardo verso la luce sul soffitto.
- Ma tu cosa ne vuoi sapere?- ridacchiò nervosamente, irritata da quella conversazione.
- Skarah quando è stata l'ultima volta in cui hai parlato a qualcuno dei tuoi problemi in maniera reale?- tentò di rispondere, ma venne anticipata. - Lo hai fatto con quel castano, vero?- la mora si limitò a confermare con un cenno della testa. - È così difficile?- Rachel sospirò, stiracchiandosi la schiena.
- Sì. Lo è. - tagliò corto l'altra, risedendosi sul letto.
- Pensi ti odi?- chiese la rossa, ancora persa nell'osservare la stanza.
- Sì, lo penso. Adesso mi odia.- portò gli indici sulle tempie, cercando di reggere emotivamente quella discussione.
- Se non sbaglio non provava simpatia nei tuoi confronti nemmeno prima. Quindi perché non ritentare?- Rachel si alzò, afferrandole il mento e incitandola a guardarla negli occhi.
- Hai ragione...- sussurrò, emettendo un lungo sospiro.
- Bene, allora va. - la rossa batté le mani, indicandole poi la finestra. Skarah si alzò senza dire una parola. Si arrampicò lentamente, per poi voltarsi verso la ragazza.
- Tornerai?- domandò, mordendosi le labbra. L'altra rise, rispondendole a tono.
- Tornare? Non ci sono mai stata. Era tutto nella tua testa.- si toccò la testa per rendere ancora di più il concetto. La mora si limitò a ridere, lasciandosi cadere nel vuoto.
 
 
"Who cares if one more light goes out in a sky of a million stars? It flickers, flickers. Who cares if someone times rolls out if a moment is all we are. We're quicker, quicker. Who cares if one more light goes out? Well I do."
Avrebbe riconosciuto quel luogo anche ad occhi chiusi. I rumori, il caldo, i continui scossoni. Era sul pullman. Sollevò lentamente le palpebre.
Ciò che vide lo lasciò stranito per un po'. Katherine, Valeria e perfino Manuel. Erano tutti lì, seduti sui loro sedili, impegnati a trascorrere il tempo in quello che pareva un normalissimo viaggio verso la scuola.
- Che c'è, sei sorpreso?- si voltò all'istante, riconoscendo subito quella voce. Era di Matthew.
- Un sogno, eh?- commentò, sorprendendo il biondo.
- Wow, come ci sei arrivato.- chiese, schioccandosi le dita.
- Sono andato a dormire e, come per magia, mi risveglio su di un bus pieno di persone morte.- spiegò, sistemandosi per bene nel sedile.
- Beh, non sono tutti morti. Guarda.- indicò Pitch con l'indice. Il castano stava giocando a cellulare, isolato, come sempre, da tutti gli altri.
- Gli stessi dell'incidente, eh?- domandò, guardandosi intorno.
- Sì. Comunque sia non posso sentirti.- disse, stiracchiandosi la schiena con poca eleganza.
- Quindi è come se fossimo da soli?- Ronaldo cercò conferme, venendo accontentato da un cenno della testa da parte del biondo.
Era esattamente come l'ultima volta che l'aveva visto. Allegro, vivace e con il solito aspetto trasandato. Una cosa, però, attirò la sua attenzione.
- Uhm? Hai visto i segni sul collo?- disse Matthew, anticipando la sua domanda. Aveva ancora le cicatrice della morte da soffocamento che aveva subito.
- Perché?- chiese, senza perdere troppo tempo nel rendere il quesito più dettagliato.
- Erano carini.- scherzò il biondo, ridacchiando. Ronaldo si alzò di colpo, avvicinandosi con veemenza verso di lui.
- Non scherzarci su!- strillò, afferrandogli le spalle. L'espressione dell'altro mutò leggermente, divenendo più seria.
- Sai, Rex, penso tu l'abbia presa troppo seriamente.- Matthew spostò con delicatezza le mani dell'amico, sorridendogli.
- Cosa?- domandò, tentando di comprendere cosa volesse dire.
- La mia morte- si fermò per un attimo, riprendendo non appena ebbe deglutito. - Sei arrivato perfino ad ammazzare Manuel...- si perse nelle sue stesse parole, gettando un'occhiata fuori dal finestrino.
- Te l'avevo promesso.- bofonchiò il moro, intrecciando le braccia tra di loro.
- Sei sempre così impulsivo...- Ronaldo stava per scoppiare, infuriato per via della paternale che stava subendo - Però te ne sono grato. Così come Valeria.- sorrise nuovamente, facendo sparire tutta la sua rabbia.
- Beh, grazie.- arrossì un po', scatenando un risata rumorosa all'amico. - Ehi!- lo colpì leggermente sulla spalla, intimandolo a smettere con un'espressione truce.
- Scusa, scusa. Mi ha fatto piacere rivederti.- disse il biondo, portando i suoi occhi verso di lui.
- Anche a me. - Ronaldo sospirò rumorosamente, scatenando un'altra risatina da parte di Matthew. Improvvisamente il bus si fermò, attirando la loro attenzione.
- Toh, ecco la tua fermata. Ciao Rex. - il biondo lo salutò facendogli l'occhiolino, mentre l'altro si limitò a passare la mano sui suoi capelli.
- Ciao, Matt. - dopodiché si diresse verso la porta, uscendo dal veicolo.
 
 
"And I'll be sorry for now, that I couldn't be around. Sometimes things refuse to go the way we planned. Oh, I'll be sorry for now, that I couldn't be around. There will be a day that you will understand."
Un campo di grano. Le spighe giallognole la circondavano, mentre il vento le muoveva con forza, rendendo il tutto più surreale.
Un po' di polvere si alzò da terra, andandole a finire negli occhi. Si coprì istintivamente il volto con le braccia, riabbassandole solo dopo qualche secondo.
Quando riuscì a vedere nuovamente notò una figura davanti a lei. Lo avrebbe riconosciuto tra milioni di persone.
- Hiro...- sussurrò, avvicinandosi a lui barcollando. Il nipponico si mise a ridere, limitandosi a rimanere in piedi. La ragazza si fermò a qualche metro prima di poter entrare in contatto con l'asiatico.
- Ehi, Lorde. Tutto bene?- una risatina ironica uscì dalla sua bocca, consapevole di starsi prendendo in giro da solo.
- Tutto bene? Mi chiedi se va tutto bene?- la ragazza strinse i pugni, preparandosi a fargli l'ennesima strillata. - Perché l'hai fatto? Perché ti sei fatto ammazzare per me?- delle lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi, facendo mutare l'espressione di Hiro.
- Perché, mi chiedi? Mi pare ovvio. Per te avrei fatto questo e altro.- disse, alzando gli occhi al cielo.
- Ma così tu...- la bionda tentò di parlare, venendo però interrotta dai continui singhiozzi.
- Lorde, non ho rimpianti. Ho fatto ciò che credevo giusto.- alzò le spalle, lasciandosi andare ad un sorriso amaro. Si avvicinò a lei, abbracciandola.
- Come faccio adesso?- alzò la testa, facendo entrare in contatto i loro occhi. - Come faccio senza di te?- sprofondò il volto nel suo petto, lasciando scendere le lacrime.
- Puoi farcela eccome! Sopravvivi. Non sprecare la mia morte.- il nipponico sorrise, accarezzandole dolcemente la testa con una mano.
- Non ne sono sicura...- le sua gote erano ormai bagnate, così come i suoi occhi avevano assunto un colorito rossastro per via del pianto.
- Devi esserlo. Fallo per me. - le fece l'occhiolino, mantenendo sempre quell'espressione felice sul volto.
- Va bene.- acconsentì la ragazza, asciugandosi le varie lacrime che continuavano a scendere.
- Ricordi questo posto?- l'asiatico si perse ad osservare il panorama, sorridendo spensieratamente.
-È il campo dove abbiamo fatto quel pic-nic qualche anno fa. - commentò lei, ricordandosi di quell'esperienza.
- Esatto. Fu molto divertente.- Lorde lo guardò alzando un sopracciglio, come se dubitasse di ciò che stava dicendo.
- Ma se sei rimasto tutto il tempo fermo ad un angolo.- lo punzecchiò poi, rimembrando i fatti accaduti. Il nipponico era rimasto tutto il giorno sdraiato sul prato, senza dire una parola.
- Beh, hai ragione.- ridacchiò, fermandosi un attimo. - Però è stata la prima volta in cui abbiamo parlato spensieratamente.- disse poi, lasciandola di stucco.
Aveva dimenticato quel piccolo particolare. Erano rimasti da soli per un po' ed avevano dato il via ad un dialogo piuttosto lungo, nel quale erano riusciti a conoscersi meglio.
Sorrise, ripensando a quanto fosse nostalgico quel momento.
- Bene, è il momento di andare.- Hiro la guardò, incitandola ad andare verso un cerchio bianco che si era creato sul terreno.
- Mi mancherai.- disse, ridendo. Si incamminò con lentezza, pronta a dirgli addio. Venne inaspettatamente presa per un braccio e voltata rapidamente. Senza neanche accorgersene le sue labbra erano a contatto con quelle del nipponico. Ricambiò il bacio, per poi staccarsi e guardarlo pensierosa.
- Ti amo. - il suo cuore prese a battere più forte non appena sentì quelle parole.
- Anch'io. - rise, iniziando nuovamente a piangere copiosamente. Dopodiché salì sul cerchio, osservando il ragazzo per un'ultima volta.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ma salve! Qui è Mr Lavottino che vi parla!
Ed ecco a voi il capitolo 11!
Bene bene, partiamo dalle informazioni principali: i capitoli totali saranno 14. Tredici più un epilogo che, per renderlo più distaccato dal finale, pubblicherò il giovedì dopo il capitolo 13. È piuttosto corto, tre pagine, ma servirà per i ringraziamenti.
Per quanto riguarda la storia... sia Hiro e Lazaro lasciano la barca, eh? Due morti belle pesantucce (Rip Plue <3) e che portano via ben due maschietti piuttosto forzuti.
Andy colpisce ancora. Devo dire che la cattiveria di quel bambino mi lascia un po' perplesso, man, o meglio kid, hai otto anni, goditi l'infanzia!
E poi ci sono i sogni! Beh, nel mio progetto iniziale le coppie da far incontrare nei sogni erano: Sasha-Skarah, Pitch-Kristina, Hiro-Lorde, Manuel-Ronaldo, Chris-Andy, ma alla fine ho scelto per delle conversazioni più soft.
Ah, a proposito di progetti iniziali, avevo in mente di rilasciare anche le prime due bozze sulla morti, quelle che avevo fatto su un foglietto. Lo farò nel capitolo 13 o 14, ancora non lo so. Avevo pensato anche di scrivere un finale alternativo, ma penso che ciò spaccherebbe la trama.
Beh, con questo, lungo, angolo autore, ho voluto informarvi di un po' di cose, pertanto ci vediamo lunedì prossimo con il capitolo 12!
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Il risveglio fu un sollievo per tutti. Nessuno riuscì a capire se quei sogni fossero effettivamente tali o se erano delle visioni reali.
Inizialmente stettero tutti in silenzio, come se avessero paura di comunicare l'un l'altro. Solo dopo un po' riuscirono ad iniziare una conversazione, più precisamente quando si resero conto che stava piovendo. Le gocce d'acqua si andavano a scontrare contro il vetro, rendendo più difficile vedere all'esterno.
Quello scenario pareva così irreale che i ragazzi quasi rimasero straniti. Era la prima volta che pioveva da quando erano lì.
- Che facciamo? Andiamo subito?- chiese Ronaldo, osservando due gocce che facevano a gara. Seguiva l'acqua con gli occhi, mantenendo la testa ferma.
- No, meglio aspettare che spiova.- suggerì Chris. Si stese su due sedili, osservando il fondo del pullman. Il soffitto era rotto, motivo per cui un po' d'acqua stava cadendo all'interno della gabbia del motore.
- Quanto durerà mai?- Skarah si era persa completamente nel paesaggio fuori. Era abituata a vederlo statico e invariabile, ma grazie alla pioggia riusciva ad osservarlo in un altro modo. Gli alberi zuppi, il vento che li muoveva e il rumore dei fulmini che riempiva il silenzio causato dalle loro pause durante le discussioni.
Invece Pitch odiava la pioggia. Si era rintanato su un sedile, sperando che quel continuo rumore di sottofondo sparisse al più presto. Preferiva di gran lunga il sole e il caldo. Quando vedeva il cielo pieno di nuvole si sentiva oppresso, come se tutti i suoi problemi si rigettassero all'interno di quegli ammassi gassosi.
- Speriamo poco.- commentò, seccato. Sospirò profondamente, continuando a maledire una ad una le gocce che stavano scendendo in quel momento.
Invece a Lorde non fregava nulla. Di acqua le bastava quella che le era scesa dai suoi occhi fino a quel momento. Aveva pianto molto per la perdita di Hiro ed ancora faceva fatica ad accettarla. Quel sogno le aveva dato la forza di andare avanti ma non sapeva quanto quell'entusiasmo momentaneo sarebbe durato.
Non parlava da un bel po' e gli altri la lasciavano stare, consapevoli di ciò che aveva perso. L'unica cosa che le interessava era di salvarsi, così da non rendere vano il sacrificio di Hiro.
- Cosa facciamo nel frattempo?- domandò Ronaldo, stufo di dover aspettare tutto quel tempo: necessitava di tornare a casa immediatamente.
- Non so... qualche gioco?- propose Chris, scherzando. Ricevette un'occhiataccia dal moro, che lui ricambiò con un sorriso.
Skarah ridacchiò, continuando a giocare al suo telefono. Perse il livello e cliccò su un piccolo tasto che le permise di riprendere dal punto preciso da dove era morta. Si aprì un breve video di dieci secondi che, appena concluso, le permise di riprendere il gioco.
Inizialmente non badò a questo fatto ma, ripensandoci, si alzò in piedi di scatto.
- La connessione va!- urlò, osservando l'icona sul suo telefono che segnava il 3G. Gli altri fecero lo stesso, notando che effettivamente era come diceva la mora.
- Proviamo a contattare qualcuno.- propose Pitch, componendo un numero sulla tastiera del telefono. Aspetto qualche secondo, poi una voce femminile lo informò che il segnale era assente.
- Errore di chiamata, eh?- disse Chris, ottenendo un cenno affermativo da parte dell'altro. - Però se la connessione va potremmo chiedere aiuto su internet.- tentò di proporre qualcosa ma era consapevole che, anche fossero riusciti a contattare qualcuno, nessuno gli avrebbe creduto.
- Beh, possiamo pur sempre controllare le notizie.- Skarah alzò le spalle, digitando la pagina del notiziario sul browser. Cliccò sul primo sito, poi iniziò lentamente a scrollare le news, cercando quelle del giorno.
- Scontro tra autobus, ventotto morti e due feriti.- si interruppe subito, andando alla notizia successiva. Leggere di pullman le faceva venire il mal di pancia, soprattutto in quella situazione. - Serial Killer per le strade di Toronto. Panico nella città. Ha già compiuto dieci omicidi.- scrollò anche quella, cercandone altre. - Uscite le giornate di campionato, partenza difficile per la L.A. Galaxy.- si stoppò nuovamente, poco interessata alla cosa.
- Ehi, continua a leggere!- si lamentò Pitch, incuriosito. La mora lo ignorò, passando alla notizia successiva.
- Bomba in un centro commerciale, sette feriti e nove morti.- riprese la lettura, esponendo un altro fatto di cronaca nera.
- Cavolo, giusto un po' di morti, eh?- scherzò il castano, senza però ricevere risatine come risposta, solo qualche occhiataccia. La tensione era palpabile nell'aria. Soprattutto per Ronaldo, il quale era sempre serioso e concentrato.
- Su, un po' d'animo!- strillò Pitch, scattando in piedi. Ricevette solo degli sguardi da parte degli altri, troppo stanchi emotivamente per potergli stare dietro.
- Dimmi, ti è già passata la depressione?- lo incalzò Ronaldo, mettendo, di proposito, un pizzico di acidità nella domanda.
- Ho fatto un sogno.- disse, fermandosi subito. Mantenne lo sguardo con il moro, pensando a come rispondergli, ma un rumore attirò la loro attenzione.
Sentivano come un continuo ticchettio proveniente dalla gabbia del motore. Gli occhi di tutti erano puntati in quella direzione.
- Questa carretta sta cadendo a pezzi.- strillò Chris, ricordandosi della scena che aveva visto prima. Fece per avvicinarsi ma improvvisamente sentì un brusio provenire dall'interno. - Ma che diavolo...- venne colto alla sprovvista da mano che colpì con forza la grata, facendolo indietreggiare spaventato.
- Ehi, che succede?- abbozzò Ronaldo, tentando di capire il perché del comportamento dell'autista. Quello si limitò ad indicare il punto incriminato con la mano.
- Là... c'è qualcosa. O meglio, qualcuno!- urlò, lasciando tutti di stucco. Non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa avesse effettivamente detto, perché quel "qualcuno" di cui parlava uscì fuori dalla gabbia del motore.
Una figura spuntò fuori, reggendosi ai bordi per poter uscire definitivamente da quella specie di box. Il suo corpo era bruciato, cosa intuibile dalla pelle presente solo in alcune parti della superficie, però un po' di capelli erano intatti. Un ciuffo blu. Aveva anche un occhio marrone scuro, unico rimasto dato che l'altro pareva essersi squagliato, che li squadrava lentamente. Non parlava, emetteva solo grugniti. L'aspetto ricordava vagamente quello di un essere umano, solo che decomposto.
Non ci misero molto a capire chi fosse.
- Katherine...- esclamò Skarah, facendo spalancare gli occhi degli altri. Indossava la solita gonnellina nera e il giubbotto blu, entrambi però leggermente bruciati.
- Ma che cazzo sta succedendo?!- urlò Pitch, indietreggiando. La ragazza, se così si poteva ancora chiamare, si mosse verso di loro, barcollando. Il gruppo si fece indietro, spaventati dalle sembianze dei Katherine, la quale proseguiva imperterrita verso di loro.
- Che cazzo facciamo?- gridò Ronaldo, aspettando che qualcuno avesse delle idee migliori. L'unico che provò a fare qualcosa fu Chris, che afferrò il martello e colpì con violenza il volto della creatura, perché non volevano credere che quell'essere fosse Katherine, facendola cadere per terra.
- È... morta?- sussurrò Skarah, tremando leggermente. Pitch le si avvicinò lentamente al corpo, facendo attenzione ad ogni suo possibile movimento.
Si voltò, dandole le spalle per fare un cenno positivo ai compagni, i quali sospirarono di sollievo. Ci fu un attimo di silenzio poi un grido straziante risuonò per tutto il bus.
Katherine si era alzata ed aveva morso il castano su una spalla. Si mosse repentinamente, allontanandola da sé, poi prese il martello e la colpì numerose volte sulla testa fino a ridurla in poltiglie.
Subito dopo si gettò a sedere su un sedile, toccandosi l'arto dolorante. Dei rivoli di sangue iniziavano ad uscire lentamente, costringendolo a tenere premuta le ferita per impedire un'emorragia.
Skarah gli si avvicinò immediatamente, estraendo della sua borsa il kit medico che aveva preso da quella di Miranda.
- Togli la mano. - lo incitò, vedendolo obbedire senza troppe rotture di scatole. Prese del disinfettante e lo gettò sula ferita con noncuranza. Si accorse di aver esagerato solo dopo che il ragazzo ebbe emesso un flebile gridolino, che la fece sobbalzare.
- Fa piano!- si lamentò il castano, senza nemmeno guardarla negli occhi. La mora continuò imperterrita la medicazione, facendo più attenzione.
Concluse in qualche minuto, bendando attentamente il morso e disinfettandolo.
- Ti fa male?- chiese, mentre cercava di tenere attaccata la benda con del nastro adesivo. Pitch si toccò più volte la spalla, costatando che il dolore era diminuito.
- Va meglio, grazie.- abbozzò un sorriso, cambiando immediatamente espressione per la vergogna. La ragazza ricambiò, rimettendo il tutto dentro la borsa.  
- Che diavolo era?- Ronaldo si avvicinò al corpo, o meglio dire a quello che ne restava, esaminandolo senza avere il coraggio di toccarlo. Quel che prima era un corpo mezzo carbonizzato aveva anche perso la testa, rendendolo ancora più disumano.
- Era Katherine, ne sono sicura. Però lei è morta...- disse Skarah, cercando di capire cosa stesse succedendo.
- Innanzitutto gettiamola via.- propose Chris, indicando il "cadavere" della ragazza steso sul pavimento. L'autista si avvicinò al volante, pronto a premere il pulsante, ma un rumore attirò la sua attenzione. Dei continui colpetti sul vetro lo portarono a girarsi, osservando quell'orribile visione. Un altro essere, come Katherine, si trovava là fuori, in attesa che aprisse la porta. Cacciò un urlo, convocando i ragazzi a sé.
- Ma cosa...- abbozzò Ronaldo, venendo però sovrastato dalle parole dette poco dopo dal castano.
- Sasha...- i suoi occhi si spalancarono non appena la vide. La mora stava ripetutamente battendo la testa contro il vetro, tentando di entrare. Il buco sulla pancia era ancora visibile e la pelle era biancastra. Inoltre la sua espressione era completamente priva di emozioni.
Si limitava a colpire la parete, come una mosca che cerca di uscire dalla finestra.
- Non è più umana.- sussurrò Lorde, facendo spaventare Pitch. La pioggia continuava incessante, bagnando completamente la ragazza al di fuori del bus, che continuava imperterrita nello svolgere l'unica azione che le riusciva fare.
- Dobbiamo andarcene.- esclamò Chris, sedendosi di getto su un sedile. - La situazione potrebbe farsi ancora più pericolosa.- deglutì con forza, cercando di non immaginarsi ciò che darebbe potuto accadere.
- Cosa vuoi dire?- il castano chiese spiegazioni, massaggiandosi la spalla dolorante con una mano.
- Potrebbero arrivare degli altri.- si voltò verso di lui, tralasciando vedere il suo sguardo preoccupato a tutti i presenti.
- Non capisco.- ribatté Pitch. Non riusciva a comprendere, o meglio non voleva comprendere. Il solo pensiero di quella cosa gli metteva un'ansia terrificante addosso.
- Tutti i morti. Hiro, Lazaro, Miranda e gli altri. C'è la possibilità che anche loro siano in queste condizioni.- l'autista espose la sua tesi, venendo supportato da Skarah, la quale si era persa in un ragionamento simile.
- Ha ragione. Credo la causa possa essere la pioggia. Non è un caso che si siano rivelati proprio ora.- la mora portò le dita sotto il mento, tentando di capirne di più.
- Andiamocene. Subito.- Ronaldo prese la sua roba, incitando gli altri a fare lo stesso. Si prepararono in poco tempo, senza però tenere conto della presenza di Sasha fuori dal bus.
- Come facciamo con lei?- L'autista ammiccò verso la ragazza, che continuava imperterrita a colpire il vetro con la testa. Si guardarono per un po', gettando gli occhi maggiormente su di Pitch, che si limitò a starsene in silenzio.
- La colpirò non appena scenderemo.- spiegò Ronaldo, ottenendo dei cenni positivi da parte degli altri. Si misero in posizione, il moro davanti alla porta e gli altri leggermente defilati, attendendo che Chris aprisse la porta.
Non appena schiacciò il pulsante il ragazzo si avventò contro Sasha, colpendola con ferocia in volto. Attese qualche istante in guardia, tenendo fermamente d'occhio ogni suo movimento. Fece scendere il gruppo dal veicolo, pronto a scappare verso la casa.
La pioggia bagnava i loro volti, rendendo la situazione ancora più tragica. Sembrava uno di quei film horror dove, giunti quasi alla fine, dovevano cercare disperatamente di andarsene. E infondo sapevano fosse così.
Però non avevano fatto i conti con la tenacia delle "creature". Sasha si rialzò, pronta ad attaccare Lorde, quella rimasta più indietro. Si muoveva agilmente seppur in maniera piuttosto scoordinata. Le sue braccia dondolavano, quasi come se fossero queste a dare equilibrio a tutto il corpo. E, usufruendo delle sue unghie piuttosto lunghe, sferrava feroci attacchi, cercando di graffiarli. La bionda venne protetta da Chris che, essendo sceso per ultimo, riuscì a stendere a terra la mora, che venne infine colpita ripetutamente alla testa da Ronaldo, con l'aiuto del martello.
Questo si dimenò nuovamente, riuscendo a ribaltare le posizioni. In un istante fu sopra di lui, pronta a morderlo. Fu l'intervento di Pitch ad evitarlo.
Colpì la ragazza con un pugno, facendola cadere per terra.
- Andiamo!- urlò, indicando la direzione in cui si sarebbe dovuta trovare la casa. Cercò di non pensare a ciò che aveva appena fatto, così da non averne il rimorso, correndo come non mai. Si voltò un paio di volte, notando che tutti erano riusciti a stargli dietro.
Sasha continuava ad inseguirli, costringendoli ad addentrarsi nella foresta. Riuscirono a seminarla dopo un po', avendo così l'occasione di riprendere fiato.
Numerosi pensieri si erano inculcati nelle loro teste, mentre i loro arti inferiori si muovevano a malapena per colpa della corsa appena fatta.
Avevano dato fondo a tutte le loro energie. Quello che ne risentiva di più era Pitch.
Il castano si sentiva più affannato del solito, come se non riuscisse nemmeno a muovere un arto. Faceva fatica a camminare e anche a respirare. Esausto, si gettò per terra, respirando affannosamente.
Portò, con fatica, la mano sul cuore, costatando, con suo disgusto, che non batteva. Deglutì rumorosamente, mentre delle piccole gocce di sudore, che si andavano a scontrare con quelle d'acqua, che ancora stavano cadendo, gli bagnavano la fronte.
Sentì un groppo in gola, motivo per cui boccheggiò per qualche istante. Si sollevò, con difficoltà, con la schiena, tenendo la mano ferma sul petto.
La tenne premuta per una ventina di secondi aspettando, e pregando, che un qualsiasi rumore si facesse sentire. Nulla.
Preso dallo spavento si toccò il collo, ottenendo lo stesso risultato, così come il sentirsi il polso non portò a niente. Era parecchio agitato, tanto che i compagni si resero conto di ciò.
- Ehi, va tutto bene?- chiese Ronaldo, notando l'atteggiamento strano del castano. Questo tentò di rispondere ma anche dire una parola era per lui stancante. Dopo poco riuscì a far uscire un po' di voce.
- Battito. Il battito.- cercò di far capire agli altri cosa volesse dire. Chris si avvicinò a lui, appoggiando la mano sul suo petto. Rimase a bocca aperta quando si rese conto che effettivamente non c'era battito. Rabbrividì, per poi tornare a guardarlo con diffidenza.
- Ti ha morso, vero?- gli chiese, allontanandosi di un passo. Pitch alzò la testa al cielo, riflettendo. Non si ricordava cosa era successo prima.
- Non ricordo, credo di avere un lapsus.- disse, toccandosi la fronte. Questa risultò essere piuttosto fredda, cosa che lo portò ad allontanare subito la mano.
- Sì, Katherine lo ha morso. Perché?- Skarah si intromise nella conversazione, curiosa di sapere dove stesse andando a parare l'autista. Quello esitò un po', capendo il peso che quelle parole avrebbero potuto avere, ma alla fine decise di essere il più chiaro possibile.
- Potrebbe averti contagiato.- il castano si sdraiò per terra, iniziando una lunga e tormentata risata. Cercava di fermarsi ma non ci riusciva. Seppur ridere gli provocasse un infinito dolore al petto continuava a farlo, shockato.
- In effetti sembra simile ad una epidemia zombie.- Ronaldo ripensò ai due "corpi" incontrati fino a quel momento. Avevano in tutto e per tutto le sembianze di morti viventi, soprattutto Katherine. E, avendone viste a bizzeffe di pellicole del genere, era consapevole che tramite il virus veniva passato tramite il morso. Osservò Pitch con diffidenza per un po', senza sapere precisamente cosa fare.
- Andiamo ma state scherzando?- il castano si tirò su con fatica, aiutato da Skarah. - Non è possibile.- disse, con un tono leggermente alterato in volto. Tentò di alzarsi ma le sue gambe cedettero, facendolo cadere di colpo. Tossì per un po', venendo colpito leggermente sulla schiena dalla mora per tentare di fermarlo, ma questo non accennava a stopparsi.
Improvvisamente del sangue uscì dalla sua bocca, macchiandogli la mano. Osservò il liquido per qualche istante mentre l'arto iniziava a tremargli.
- È pericoloso portarlo con noi.- disse Ronaldo, osservandolo attentamente. La sua carnagione si stava facendo sempre più chiara, così come il suo copro era sempre più freddo. Si scambiò uno sguardo con Chris, il quale la pensava esattamente come lui.
- Ha ragione.- l'autista lo assecondò, senza avere nemmeno il coraggio di guardare Pitch in faccia.
- Ma state scherzando?!- urlò Skarah, alzandosi con foga. Tenne il suo sguardo contro il più grande, il quale si limitò a distoglierlo. Nemmeno lui voleva farlo, ma non c'era altra soluzione.
- Ferma...- il castano le afferrò la maglietta, impedendole di avvicinarsi a Ronaldo. - Hanno ragione loro.- abbassò la testa, come sconfitto. Era consapevole di non avere più possibilità di salvarsi, pertanto non voleva costare la vita ai suoi compagni.
- Come puoi dire questo?- chiese lei in lacrime. I due rimasero sorpresi nel sentire quelle parole, tanto che per un momento esitarono.
- Legatemi qua. Non vorrei causarvi dei problemi.- si accostò con fatica al tronco di un albero, lasciando cadere il peso su di esso.
Ronaldo prese la borsa di Skarah ed estrasse due corde, pronto a fare come deciso. Si preparò mentalmente, poi girò la corda intorno al castano, legandolo con forza. Dopodiché la bloccò con un nodo.
Dopodiché si diresse davanti a lui, dove lo aspettavano tutti gli altri.
- Potreste allontanarvi? Vorrei parlare da solo con Skarah.- il castano guardò Chris negli occhi, il quale non poté fare altro che acconsentire a quell'assurda richiesta.
- Va bene.- accettò, dirigendosi assieme a Ronaldo e Lorde un po' più in là nella foresta.
- Ma che cazzo ti è preso?!- nel momento in cui fu sicura di essere da sola con Pitch parlò, senza però urlare. Un semplice tono abbattuto usato per la consapevolezza che non c'era più nulla da fare. Ormai aveva preso la sua decisione.
- È per il bene del gruppo.- sussurrò lui, abbassando la testa. Non voleva morire. Non ancora. Ma ormai era come destinato. Sentiva gli arti sempre più pesanti e un leggero mal di testa farsi sempre più forte.
- Ma che diavolo significa? Metti noi prima di te stesso?- Skarah non capiva, motivo per cui si ostinava a fare continue domande. Si chiedeva perché quel ragazzo fosse così testardo, scemo e allo stesso tempo maturo. Aveva visto in lui una maturazione partita dal primo giorno in cui erano arrivati sul bus fino a quel momento. Era cambiato. E in meglio.
Voltò la testa di scatto, come se non volesse sentire la risposta. Sapeva che sarebbe stato in grado di convincerla. Lo sapeva fin troppo bene. In fondo lei si lasciava persuadere fin troppo facilmente.
- Skarah, ormai è finita. Lo sento.- ridacchiò, probabilmente per un qualche attacco isterico. Sollevò la testa, mostrando le lacrime che avevano iniziato a rigargli il volto. Singhiozzava, conscio che questo sarebbe stato il suo ultimo, straziante, pianto.
- Non piangere...- cercò di finire la frase per tentare di tirargli su il morale, ma si accorse di star piangendo anche lei. Oltre alle gocce della pioggia, le quali le avevano completamente bagnato il volto, si erano aggiunte anche quelle, pregne di tristezza.
- Vai, Skarah. Raggiungili.- disse Pitch, cercando di sorridere, ma ciò che uscì fuori fu solo un'espressione strana, misto tra disperazione e tristezza. La mora tentò di trovare delle parole adatte alla situazione ma si accorse di non essere molto brava in quel tipo di cose.
Decise dunque di passare ai fatti. Si avvicinò lentamente la castano, cercando di azzerare la distanza tra i loro volti. Aveva il batticuore. Sentiva un rumore increscente provenire dal petto.
Però, non appena si sporse verso di lui, vide qualcosa di strano sul suo volto. I suoi occhi erano completamente rossi. Il ragazzo tentò di morderla, senza riuscirci. Skarah si fece indietro, osservandolo con uno sguardo perso. Anche il castano, quando si rese conto di ciò che aveva fatto, tentennò. Balbettava, cercando di esporre delle scuse che però non uscirono mai dalla sua bocca.
La mora indietreggiò istintivamente, portandosi ad una distanza di sicurezza. Vedeva il viso pieno di sconforto di Pitch. Riusciva a percepire quella sensazione di rimorso che aveva dentro. Lui avrebbe voluto vivere. Ma ormai la sua avventura era finita, interrotta nel modo più brutale.
Probabilmente non era in vena di smancerie o cose del genere, ma decise che, almeno per una volta, avrebbe fatto l'egoista. Si gettò a capo fitto su di lui, appoggiando le sue labbra su quelle del castano. Fu un gesto veloce, che colpì il ragazzo totalmente alla sprovvista.
Pitch si vergognò talmente tanto da non riuscire ad alzare la testa per qualche secondo. Balbettò qualcosa, venendo però immediatamente fermato dalla mora.
- Ti prego... non dire niente.- lo guardò negli occhi, cercando di contenere le lacrime, che ormai stavano cadendo a dirotto andando a bagnare la, già umida, erba. E il castano decise di obbedire. Non disse nulla.
Fece solo un ultimo sorriso, nel quale le mostrò tutto il suo affetto nei suoi confronti. Le mostrò i denti, affilatissimi, con quel gesto, motivo per cui rise anche lei. Poi vide i suoi occhi spegnersi lentamente. Altre, numerose, piccole gocce scesero, costringendola a levarle con la mano. Si girò, cercando di essere forte. Doveva farlo. Per tutti e due. Poi si toccò le labbra, consapevole che non le sarebbe rimasto ancora molto tempo.
Si diresse verso i tre, i quali avevano osservato la scena nascosti dietro un albero poco distante da lì. Non disse nulla. E nemmeno loro chiesero.
Si limitarono a proseguire la strada verso la casa, con il solo scopo di fuggire da quell'inferno.
- Quanto manca?- chiese Ronaldo, controllandosi dietro per vedere se qualche altra strana creatura li stava inseguendo. Fu sollevato nel constatare che, almeno per il momento, non sembrava essersi nulla di pericoloso nella vicinanze.
- Una decina di minuti.- rispose Chris, continuando in direzione dell'edificio. Le due ragazze si limitavano a seguirli, senza dire una parola. Nessuna delle due era in vena.
In altre circostanze avrebbero pianto o si sarebbero disperate, ma ormai avevano passato di peggio. Avevano entrambe perso la persona amata. Stavano vagando in un vortice di tristezza immenso da cui difficilmente sarebbero uscite. Però, sicuramente, ci avrebbero provato, perché rendere vani i sacrifici dei loro amati sarebbe stato meschino.
- Dobbiamo capire come aprire il portale.- constatò il moro, osservando l'autista con un po' di dubbi. In tutto quel putiferio si erano dimenticati di pensare alle cose più importanti come, ad esempio, cercare un modo per scappare da lì.
- Sì. Ci penseremo a tempo debito.- si fermò per un istante, voltandosi alla sua destra. - Ehi, Rex, hai controllato che non ci sia nessuno?- domandò Chris, assottigliando gli occhi. L'altro venne sorpreso da quella domanda.
- Sì, perché?- chiese poi, dubbioso.
- Bel controllo di merda...- si lasciò sfuggire, poi si voltò verso gli altri incitandoli a correre. - Veloci!- urlò, senza nemmeno spiegare per bene cosa stesse accadendo. Improvvisamente dal bosco sbucarono circa una decina di creature, tutte simili a quelle viste prima e, soprattutto, di loro conoscenza.
Miranda, Lazaro, Gabriel, Hiro, Matthew e Manuel.
Li videro corrergli incontro ad una velocità impressionante. Senza nemmeno pensarci si fiondarono verso l'autista. Non dissero una parola, troppo impegnati a regolare il respiro per correre più veloce.
I sei cercarono di raggiungerli, emettendo dei versi animaleschi che ben poco si addicevano al loro essere ancora, per lo meno fisicamente, umani. Nessuno di loro, eccezion fatta per Manuel e Lazaro, aveva gravi ferite.
Videro in lontananza la casa, motivo per cui accelerarono in un disperato tentativo di lasciarli indietro. Il primo ad arrivare fu Ronaldo che, con forza, aprì la porta, permettendo ai tre di entrare. Dopodiché si richiuse la porta alle spalle, cercando subito un qualcosa per bloccarla. Guardò per un attimo il mobile alla sua destra poi lo rovesciò, coprendo l'entrata.
- Questo dovrebbe farci guadagnare un po'.- disse poi, indirizzando il gruppo verso il piano superiore. Tra i quattro Lorde era quella che stava peggio. Inizialmente il suo istinto di sopravvivenza aveva preso il sopravvento, portandola a correre lontano in cerca di un rifugio, ma più pensava ad Hiro in quello stato e più le veniva da vomitare. Era morto per colpa sua. Soltanto sua. Ed ora era in quello stato. Respirò affannosamente, salendo le scale con lentezza estrema.
Osservava Skarah, provando invidia per lei. Sembrava riuscire a fingere che non fosse successo niente. Ma la verità era che anche lei era shockata, al punto di non riuscire a dire una parola. Per lo meno si era risparmiata la visione di un Pitch in versione zombie.
- Hai la chiave?- domandò Chris, rivolgendosi a Ronaldo, il quale stava contemplando il cadavere di Drake sperando non si alzasse per attaccarli. Si prese qualche secondo, poi rispose.
- Sì. - gliela lanciò, indicandogli la porta. L'autista ringraziò con un cenno della testa, aprendo successivamente la porta. Fece entrare Lorde e Skarah, seguendole. Estrasse la chiave, osservando Ronaldo, che li stava raggiungendo.
Improvvisamente un rumore attirò la loro attenzione. Drake, o meglio il Drake versione zombie, si era alzato ed aveva aggredito Ronaldo, mordendolo alla gamba. Il moro lo prese per il collo e lo sbatté con violenza contro il muro, cercando di fratturargli il cranio. Questo si dimenò parecchio, cercando di attaccarlo nuovamente, ma il ragazzo riuscì a contrastarlo, stendendolo al tappeto con diversi colpi sul volto.
Poi si voltò verso di Chris, gettando prima uno sguardo al morso. Sorrise, poi girò la mano, facendogli cenno di chiudere la porta. L'autista esitò ma dopo aver sentito un rumore, proveniente dal piano di sotto, probabilmente causato dai sei che li stavano inseguendo, si decise, chiudendo definitivamente l'entrata. Prese spunto da ciò che aveva fatto Rex prima, gettando un armadio davanti così da sbarrarla per un po'.
Il moro rimase in piedi ad aspettare gli zombie. Uno era riuscito ad ucciderlo, quindi perché non provare con gli altri? Pensò quello, ma era chiaramente autoironico. Sentiva dei passi sul parquet, sempre più lenti. Poi li vide. Il primo a fare la sua entrata in scena fu Lazaro, che gli sembrò quasi sorridente.
Fu seguito da gli altri che, dopo qualche secondo, gli si gettarono addosso. Cercò di opporre resistenza, riuscendo ad allontanarne due, ma sentiva le forze lasciarlo. Tanto che dopo un po' si arrese, lasciandosi aggredire da quei mostri. Urlò di dolore con tutta la voce, mentre la pelle gli veniva lentamente staccata dal corpo. Sentiva gli altri staccarsi sotto gli strattoni di quei mostri, poi perse coscienza. Chiuse gli occhi, lasciando che il dolore si dileguasse per lasciare spazio al nulla.
Morì dissanguato, soffrendo ma contento di essere riuscito a far salvare quei tre. Ovviamente aveva anche i suoi dispiaceri. Il suo ragazzo, i suoi genitori, con cui avrebbe volentieri fatto pace, e tutto sommato anche il resto delle cose che gli erano state concesse in quella vita così ingiusta.
Chris pianse per lui. Emise quelle lacrime che, dopo tante morti ingiuste, vennero fuori da sole. Però, per quel che gli riguardava, poteva solamente avere pietà di quel povero autista e dei passeggeri che erano stati coinvolti per colpa sua in quel sadico gioco.
Eh sì, colpa sua. Colpa di uno spirito errante che, in preda al rancore, non era riuscito a controllarsi. Si era convertito al lato oscuro e ciò gli era costato la sua sanità. Era dovuto intervenire in prima persona, manipolando lo sfortunato protagonista di quella tragica storia, così che potesse pentirsi, ma ciò non era bastato.
Da quanto era? Due o tre giorni minimo, forse anche di più. Da quando aveva visto la prima morte, più o meno.
Si era impossessato del corpo di Chris, aprendo il pullman grazie ai suoi poteri. Ma così facendo aveva lasciato pieno controllo all'entità, che aveva potuto quindi amministrare il tutto senza restrizioni.
Ripensandoci forse era stata una brutta idea. Chris era sepolto nella sua coscienza, bloccato in un viaggio spirituale che aveva avuto un esito positivo, o almeno così aveva potuto capire dal sogno fatto la notte prima.
La verità era che Andrew si era affezionato a quel ragazzi e non voleva che morissero. Ma non era riuscito a fare niente. Il suo rancore era stato usato per far loro del male.
Ora doveva solamente capire come uscire da lì, così da poter ridare il corpo al suo legittimo proprietario. Il vero demone si era presentato al gruppo come Andrew, seppur fosse un essere totalmente differente.
Ma in fondo con Satana non si scherza, no?
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve! Ecco a voi il capitolo 12!
La nostra squadriglia perde due elementi fondamentali, quali Pitch e Ronaldo.
Nel mio progetto iniziale Rex sarebbe dovuto campare un capitolo in più, poiché avrei voluto fare un altro chapter, ma non mi è stato possibile.
E così finisce il cerchio amoroso della Skitch, conclusosi, ahimè, in maniera purtroppo macabra. Almeno un bacetto se lo son dati, su.
Tra l'altro avevo scritto un pezzo intero, nel chapter 9, in cui i due di slinguazzavano per un po', ma ho preferito rinviare il tutto per avere più patos.
Beh, che dire, sono rimasti in tre. È morto Rex. REX! Uno di quelli che gradivo maggiormente! Per lo meno è morto da eroe, rest in peace, guy.
Nel prossimo capitolo, l'ultimo, ho deciso di aggiungere, nell'angolo autore, la classifica di morti, e di come queste sarebbero dovute accadere, nella versione alpha della storia. Che tra l'altro ho segnato nelle note del cellulare.
E niente, concludo dicendo che quella degli zombie è un'idea che mi stava girando in testa da molto tempo, visto che ultimamente mi sto sparaflashando con anime di quel genere.
In più i continui sogni fatti al riguardo, tra cui uno in cui c'era tutti quelli che ho conosciuto su Efp, ma ehi, era piuttosto trash. Chissà, forse ci scriverò una storia eheheheheh adoro quel genere, per gli anime eh, i film apocalittici non sono molto di mio gradimento.
Beh,mi sono dilungato fin troppo. Ci vediamo nel capitolo 13. Vi ricordò che, per quanto quello sarà l'ultimo, il giovedì della stessa settimana uscirà l'epilogo.
See you___

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Quando era successo, precisamente? Poco dopo la morte di Valeria, o meglio, poco dopo il ritrovamento del suo cadavere. In quell'istante aveva preso possesso del corpo di Chris, il quale era svenuto. Successivamente aveva aperto il bus, permettendo ai ragazzi di esplorare la zona circostante.
Aveva provato a mantenere lo stesso carattere dell'autista, ma alla fin fine la sua voglia estrema di salvarli l'aveva costretto ad allontanarsi da quella che era la condotta del moro.
Era stato perfino costretto a parlare del suo stesso omicidio utilizzando la faccia del'assassino. Inizialmente era shockato ma alla fine venne praticamente costretto a dirlo, causa la possibile morte di Skarah.
Non ricordava nemmeno il momento in cui aveva stretto quella specie di "alleanza" con Satana. L'unico frammento della loro conversazione di cui aveva memoria era uno degli ultimi. Un litigio. Il diavolo voleva ucciderli, mentre a lui non andava bene.
Voleva semplicemente spaventare Chris, facendogli capire il suo errore. E, dopo aver visto la sua faccia quando aveva trovato il cadavere di Valeria, capì di starsi spingendo troppo in là. I ragazzi erano innocenti e coinvolgerli ulteriormente sarebbe stato ingiusto. Purtroppo, però, era ancora un bambino, pertanto non riuscì a ribellarsi.
L'unica cosa che poté fare fu cercare di salvarli, con scarsi risultati.
Ed in quel momento stava piangendo, distrutto per aver perso altri due innocenti. Aveva legato con entrambi, soprattutto con Ronaldo. Questi erano riusciti a passare oltre il fatto che la colpa fosse totalmente di Chris, riuscendo a parlargli e a mettere le discussioni da parte.
Infondo gli era grato, perché lo avevano portato a redimersi.
Scosse la testa, interrompendo quei lunghi pensieri che gli avevano portato via fin troppo tempo, controllando la situazione. Era tutto come l'ultima volta: i mobili al medesimo posto, lo specchio totalmente integro e il lenzuolo del letto completamente sporco di sangue.
Si guardò intorno per un po', poi prese un altro mobile e lo mise affianco dell'altro davanti alla porta, cercando di aumentare la barricata. Dopodiché puntò dritto verso lo specchio, cercando di far azionare il portale.
- Che stai facendo?- domandò Skarah, incuriosita dallo strano atteggiamento dell'autista. Il moro esitò, ma alla fine decise di informarle, così da poter ricevere un eventuale aiuto.
- Il portale è questo. Dobbiamo solo trovare un modo per aprirlo.- disse, tentando di essere il più chiaro e coinciso possibile. Le due rimasero a bocca aperta per qualche istante, rimanendo tuttavia in silenzio. Osservarono il punto indicato da Chris, costatando che la salvezza era talmente vicina che potevano quasi toccarla. L'unica cosa a separarli dalla loro normale vita era quella minuscola parete, che in quell'istante stava riflettendo i loro volti.
- Hai qualche idea?- chiese Lorde, sorprendendo i due visto che non parlava praticamente dal giorno prima.
- No. Però per un istante si era aperto.- portò la mano sotto il mento, cercando di riflettere con accuratezza. L'unica cosa che ricordava era che, quando ciò era avvenuto, lui stava bazzicando con gli oggetti sulla mensola.
- Non c'è un interruttore o qualcosa di simile?- Skarah si guardò intorno, alla ricerca di un eventuale pulsante da dover premere.
- No, non credo.- l'autista tagliò corto, sentendosi a priori di escludere tale opzione. Effettivamente era piuttosto surreale e, oltretutto, era da escludere poiché quando il portale si era aperto la scorsa volta nessuno dei due aveva cliccato niente.
I tre si persero in una lunga ricerca, durante la quale non riuscirono a trovare nulla di utile. Sentivano il rumore degli zombie, proveniente da fuori, farsi sempre più intenso, come se fossero pronti a sfondare la porta e ad aggredirli.
Poi, dopo qualche attimo, udirono un rumore particolare. Era una voce maschile.
- Toh, quindi siete giunti alla stanza, eh?- si voltarono più volte, tentando di capire da dove provenisse, ma non sembrava esserci nessuno fatta eccezione per loro.
- Chi è?- domandò Chris, senza aspettarsi effettivamente una risposta, che invece arrivò.
- Lucifero, il Diavolo, Satana, il vecchio del pullman o come preferite chiamarmi. Noto che ce l'avete fatta. Beh, però non è ancora finita. Dovete capire come azionare il portale.- la voce si lasciò andare ad una leggera risatina, cosa che inquietò non poco i tre. Continuarono a guardarsi intorno, senza però trovare un papabile interlocutore.
- Tu sai come si fa?- Skarah prese coraggio e cercò di parlargli, balbettando leggermente per via dell'insicurezza, dovuta alla paura.
- Ovviamente.- tagliò corto, ridacchiando. - Però credo sia il momento di ristabilire l'equilibrio.- non capirono subito a cosa stesse alludendo, almeno finché un raggio di luce investì Chris, costringendolo a coprirsi il volto con le mani. Questa rimase fissa su di lui per una decina di secondi, poi scomparve senza lasciare alcuna traccia.
Quando il moro riaprì gli occhi rimase quasi shockato. Davanti a lui c'era Andy, in una forma strana, quasi come se fosse composto di luce. Il bambino si girò in sua direzione, ridendo.
L'autista si toccò la faccia, costatando che, finalmente, aveva riottenuto il suo corpo. Aveva assistito da spettatore fino a quel momento, intrappolato nella sua coscienza per causa dell'entità. Sospirò, accasciandosi contro un muro con fare stanco.
- Che diavolo succede? Perché lui è uscito dal corpo di Chris?- Lorde balbettò la frase, tentando di finirla, riuscendoci per miracolo. Il moro non se ne era reso conto, ma la figura del bambino era uscita direttamente da di lui, cosa che gli altri avevano notato.
- Era stato posseduto. Andrew aveva preso il controllo del suo copro.- spiegò il demone, continuando a ridere. Le due rimasero un po' interdette, tentando di capire quelle parole. I loro occhi passavano dal corpo dell'autista a quello, illuminato, del bambino. Tutto ciò, se esamino con la giusta attenzione, poteva tornare. L'improvviso cambiamento di carattere avuto dal moro era a dir poco strano ma non gli avevano dato troppa importanza, classificandolo come "istinto di sopravvivenza".
- Quindi? Cosa succederà?- domandò Skarah, la quale era esitante nel ricambiare lo sguardo che Andrew le aveva rivolto.
- Ha infranto gli accordi. Gli aspetta l'inferno.- i tre si voltarono verso il castano, che stava ridacchiando, consapevole di ciò.
Come già detto, non ricordava quando avevano stretto il patto, ma sapeva alla perfezione cosa sarebbe successo se lo avesse infranto.
Improvvisamente un altro fascio di luce colpì Andrew, questa volta di colore rosso. Accadde tutto in pochi attimi, un ultimo urlo disperato da parte di Chris e una lacrima, scesa dagli occhi del bambino.
- Scusami, Andrew.- l'entità nemmeno rispose, limitandosi a sorridergli. Non poteva perdonarlo e, sinceramente, mai avrebbe voluto farlo. Però sapere che, perlomeno, si era pentito di ciò che aveva fatto lo aveva reso più felice.
Che poi Chris era sempre stato colto da continui rimorsi, ma mai era riuscito a parlarne, ammettendo quindi le sue colpe.
Dopo di ciò tutto tornò come prima. Un silenzio abissale si insinuò nella stanza, interrotto solo dai continui lamenti emessi dagli zombie fuori alla porta.
- Buona fortuna.- sussurrò l'entità malvagia, per poi sparire definitivamente.
Chris si sedette sul bordo del letto, facendo attenzione a non entrare in contatto con la gigantesca macchia di sangue presente sul lenzuolo. Osservò un po' la stanza, senza aspettarsi di trovare chissà che, giusto per riabituarsi al suo corpo.
Camminare gli era leggermente difficile, così come muovere le braccia velocemente. Era stato rinchiuso nel suo subconscio per tutto quel tempo, pertanto i suoi sensi si erano arrugginiti.
Aveva assistito ad ogni scena. Perfino alla confessione fatta da Andrew su l'omicidio. Si era sentito uno schifo e, in quel sogno, aveva chiesto apertamente scusa, tentando di farsi perdonare, seppur consapevole che fosse pressoché impossibile.
L'unico perdono di cui aveva bisogno era il suo. Doveva accettare lo sbaglio fatto e provare a ripartire, cosa che era stato in grado di fare grazie alla prigionia all'interno della sua mente.
Rilassò i muscoli, cercando di riacquistare il possesso del proprio corpo, divenendo così in grado di controllarlo correttamente, seppur in maniera parziale.
I rumori provenienti da fuori si facevano sempre più forti, così come i colpi che la porta stava subendo. Non avevano più tempo, necessitavano di trovare una soluzione al più presto possibile. Ormai solamente Lorde stava cercando una via d'uscita, mentre gli altri due si erano fermati, troppo occupati a riempirsi la testa di paranoie.
La bionda si accorse del loro atteggiamento e, presa dallo sconforto, tirò fuori un lato del suo carattere che nessuno pensava avesse. Afferrò una foto, probabilmente dei genitori di Andrew, e la lanciò contro l'anta dell'armadio, frantumandola.
- Che cazzo state facendo? Piuttosto che perdere tempo, cercate di aiutarmi!- strillò, richiamando la loro attenzione. Stette ferma per qualche attimo, per riprendere il fiato, poi riprese la ricerca, venendo lentamente raggiunta sia da Chris che da Skarah.
Si guardò per un istante la mano notando un leggero taglio, sul palmo, causato dai frammenti di vetro. Cercò con lo sguardo un qualcosa con cui asciugarsi e, dopo qualche attimo di esitazione, decise di utilizzare il lenzuolo che, seppur sporco, era l'unica cosa che non avrebbe macchiato perennemente.
Non appena la sua pelle venne a contatto con il tessuto sentì Chris urlare. L'autista aveva la faccia rivolta verso lo specchio che, inaspettatamente, si era illuminato, rendendo visibile l'immagine del bus. Il portale si era aperto. La ragazza sobbalzò, portando istintivamente le mani sulla bocca, però, in quel preciso istante, l'immagine scomparve, lasciando spazio al solito riflesso.
Per qualche secondo rimase un po' stranita, poi provò a riappoggiare il palmo sul lenzuolo, ottenendo il risultato sperato.
Il portale si riaprì, lasciando intravedere tutto ciò che vi era al di fuori. Urlò di gioia, informando i due.
- Si apre con il sangue!- disse, facendo dipingere un'espressione felice sul volto, di quelle che da tempo immemore non aveva.
- Come, scusa?- chiese Skarah, la quale non aveva ancora compreso a pieno dove volesse andare a parare.
- Guardate.- fece lo stesso gesto di prima, dimostrando come, non appena la sua ferita entrava in contatto con il lenzuolo, lo specchio si illuminava. I due furono colti da un impeto di gioia, che venne però prontamente bloccato.
- Non pensavo ci sareste riusciti.- la voce del demone si insinuò nelle loro teste, interrompendo i loro festeggiamenti. - Ebbene sì, il portale si attiva tramite il sangue umano. Però, più precisamente, necessitava di una vittima sacrificale. Per permettere agli altri di attraversare il portale serve che il corpo resti a contatto con il letto. Pertanto, uno di voi dovrà restare qui.- i tre si guardarono straniti, mentre la voce ridacchiava, consapevole che si sarebbe, molto probabilmente, divertita.
Nessuno di loro tre voleva morire.
Lorde doveva vivere per Hiro, così da non rendere vano il suo sacrificio, e anche un po' per sé stessa. Era leggermente egoista e lo sapeva bene. Ma non le interessava. Ormai la necessità di sopravvivere era per lei essenziale. Voleva a tutti i costi uscire da quell'inferno e avrebbe combattuto fino all'ultimo per riuscirci.
Per Skarah era lo stesso. Aveva assistito alla morte di Pitch e questa l'aveva convinta a voler uscire da lì. Poi, molto probabilmente, si sarebbe tolto la vita, infondo non le restava più niente e restare viva in quelle condizioni sarebbe stato pericolosissimo.
Però voleva assolutamente riuscire a scappare, così da poter alzare, almeno una volta nella vita, la testa in alto e dire di essere stata capace di fare qualcosa.
Chris, tra i tre, era il più egoista. Ora che si era perdonato il crimine commesso voleva tornare alla sua vecchia vita, come se nulla fosse successo. Sapeva bene che, almeno fin quando Andrew aveva preso il possesso del suo corpo, si sarebbe volentieri sacrificato, ma ora che possedeva piena coscienza delle sue azione era arrivato alla conclusione di voler vivere. Al costo di uccidere le altre due. Al costo di macchiarsi ancora le mani con dei crimini. Non gli importava di chi era morto, non più.
Ormai era diventata una battaglia che non avrebbe perso, o almeno così si era convinto.
I tre si allontanarono uno dall'altro, consapevoli che avrebbero dovuto lottare con i denti per la sopravvivenza.
- Buona fortuna.- disse la voce, per poi scomparire per sempre. Fu come il "via" in un videogame. Dopo quelle due parole iniziarono a scrutarsi, tentando di capire chi di loro dovesse rimanere lì.
- Sentite, perché non sorteggiamo? Almeno non saremo costretti ad ucciderci a vicenda. Tiriamo un dado e via.- Skarah prese la situazione in mano, tentando di calmare gli spiriti. Era la scelta più logica, seppur fosse da stupidi mettere la propria vita nelle mani di un piccolo cubo a sei facce.
La mora estrasse l'oggetto dall'astuccio, facendolo vedere agli altri due. Questi si guardarono per un po', poi acconsentirono con un gesto della testa.
- Chi fa il numero più basso rimane qui.- spiegò, senza ottenere risposta dai due, troppo presi dalla competizione. Il cuore di tutti e tre batteva a mille, tanto che non si sarebbero presi se fossero stati colti da un infarto.
- Inizio io. - Lorde si fece passare il piccolo cubo, tenendolo per mano per un po'. Osservò tutte le facce, pregando che uscisse un numero abbastanza alto da permetterle di rimanere in vita. Chiuse gli occhi e prese un grosso respiro, poi lanciò il dado, osservando quanto fosse uscito solo dopo che il dado entrò a contatto con il pavimento.
Sei.
Per poco non le scappò un urlo di gioia. Trattenne l'entusiasmo, mentre il sangue di Skarah e di Chris si era completamente ghiacciato nelle loro vene.
- Tocca a me. - disse la mora, prendendo il piccolo oggetto da terra. Si morse il labbro, pregando in tutte le lingue che uscisse un numero abbastanza alto. Tirò l'oggetto, osservando la faccia all'in su.
Tre.
Esitò un attimo, consapevole che non fosse ne troppo alto ne troppo basso. Passò l'aggeggio a Chris, che lo osservava con fare riluttante. Se lo rigirò tra le mani per qualche istante, poi lo lanciò. Il dado girò su sé stesso diverse volte, eseguendo una sadica danza della morte che quasi fece strozzare il moro. Si fermò dopo una decina di secondi, facendogli gelare definitivamente il sangue.
Due.
Aveva perso. Era destinato a rimanere là dentro, alla merce degli zombie. Strinse i pugni e i denti, mentre le due sospiravano di sollievo. No, non lo avrebbe mai accettato. Con uno scatto veloce saltò addosso a Lorde, stringendo le sue mani intorno al collo della ragazza. Premette con forza, mentre sulla sua faccia si era dipinta un'espressione di mezzo tra il sadico e il disperato.
Invece Skarah, la quale stava assistendo alla scena senza fare nulla, era piuttosto riluttante. Non sapeva se intervenire o no. Se la bionda fosse morta lei si sarebbe salvata, mentre se fosse intervenuta c'era la possibilità che la rabbia del moro si riversasse su di lei.
Esitò un attimo, però alla fine il suo istinto umano prese il sopravvento. Afferrò un piccolo cofanetto, contenente dei gioielli, situato vicino allo specchio e lo sbatte contro la testa di Chris, facendogli allentare la presa su di Lorde. La ragazza si allontanò di scatto,iniziando a respirare con fatica e in maniera più veloce possibile.
Come da pronostico, l'uomo si alzò incamminandosi verso di lei. La situazione si invertì, facendola finire preda delle grinfie del moro. Tentò di allontanarlo, ma venne sopraffatta piuttosto facilmente. Il suo sguardo si poggiò su Lorde, che osservava la scena, intimidita.
Era tutto al contrario. Ora stava alla bionda decidere cosa fare.
Provare a salvare Skarah o lasciarla morire e salvarsi?
Lei avrebbe voluto far morire la mora, così da essere sicura della propria salvezza, ma sentiva dentro di sé una voce che la invitava a salvare quella che, qualche istante prima, l'aveva allontanata dalla morte certa.
Prese un pezzo di vetro, proveniente dalla foto che aveva rotto prima, e, dopo aver cacciato un urlo disperato, si fiondò su di Chris, infilzandogli l'oggetto nel collo. Dopodiché lo spinse via da Skarah, che non poté fare a meno di mettersi a piangere.
- Te lo dovevo.- disse la bionda, porgendole poi la mano per aiutarla ad alzarsi.
Le due prese il corpo del moro e lo gettarono sul letto, osservando lo specchio che pian piano rendeva visibile l'immagine dell'interno del bus.
Prese un grosso sospiro e, dopo qualche istante, si decisero ad attraversarlo. Ma, mentre le dita di Lorde stavano per entrare a contatto con l'immagine, questa sparì, lasciando ritornare il normalissimo riflesso. Si voltarono entrambe di scatto, notando che Chris, seppur gravemente ferito e pieno di sangue, si era alzato dal letto. Saltò addosso a Skarah, colpendole il volto con un pugno. Lorde fu presa alla sprovvista, motivo per cui venne messa a terra con facilità, anche lei da un colpo piuttosto violento dell'autista.
Però, improvvisamente, si sentì un rumore acuto e, dopo qualche attimo, la porta cadde, lasciando entrare gli zombie. Il moro si distrasse, permettendo a Skarah di rialzarsi. La ragazza lo spinse verso di loro che, noncuranti delle sue urla, lo aggredirono, stendendolo sul letto per poterlo mordere. Il portale si riaprì e, con un gesto rapido, Lorde entrò, lasciando fuori solo la testa. Invitò la mora a seguirla con un gesto della mano, ma quella si limitò a sorriderle.
La bionda non capì il perché di quel gesto ma, poco dopo, Skarah  le fece vedere il labbro. C'era un morso.
- Mi spiace, non posso venire.- disse,asciugandosi le lacrime che avevano iniziato a solcare le sua guance. Era stato Pitch. In quel breve istante in cui si erano baciati aveva sentito un leggero dolore che, dopo poco, si rese conto essere un morso. Ma non se ne pentiva, ne era arrabbiata con il castano, infondo era stata lei a volerlo baciare. Guardò la ragazza, poi si avvicinò lentamente e, con sorpresa della bionda, la spinse dentro, per poi frantumare lo specchio.
In quel momento Lorde capì il perché di quel gesto. Se il portale fosse rimasto aperto, cosa ovvia visto che Chris era stato steso sul letto, gli zombie sarebbero potuti entrare nella loro dimensione.
Si mise a piangere. Più che di tristezza, quello era un pianto di esasperazione. Era finita. Finalmente.
Era salva.
Gettò un'occhiata intorno a sé, notando un enorme atrio bianco. Non sapeva cosa aspettarsi, però il dubbio che, forse, avessero sbagliato qualcosa le era entrato in testa, motivo per cui rimase un po' interdetta.
Poi notò una figura familiare avvicinarsi.
Andrew.
Il bambino era nella stessa forma lucente in cui l'aveva visto prima. Questo si voltò verso di lei, le sorrise e infine parlò.
- Mi dispiace per ciò che ho fatto. Ma, per una questione egoistica, non posso dire di esserne pienamente pentito. Sono contento che almeno uno di voi sia riuscito a sopravvivere. E mi spiace per Chris. Non volevo finisse così. Infondo sapevo che non era possibile cambiarlo.- non appena finì il discorso rimase immobile, attendendo un'eventuale domanda.
- Cosa mi succederà?- chiese, intimorita.
- A breve verrai fatta tornare nella tua dimensione.- spiegò, facendole fare un sospiro di sollievo.
- Ho un'altra domanda.- attirò l'attenzione del fantasma, il quale si girò, sorpreso da tali parole.
- Dimmi pure.- la invitò a parlare con un gesto della mano.
- Perché sei così intelligente? Dovresti avere circa quattro o cinque anni. - questa era una domanda che si era posto per tutto il tempo. Come faceva un bambino ad essere così furbo? Poteva capire la violenza, infondo era pur sempre uno spirito tormentato, ma tale intelletto per un alunno delle elementari era impossibile.
- Sei, per la precisione.Ti ringrazio del complimento. Nel momento in cui si muore si ottiene l'eterna conoscenza. Tutto qui.- Andrew rise, divertito da quella domanda.
- Ah, ho capito.- disse Lorde, quasi vergognandosi di ciò che aveva chiesto.
- Ci siamo.- la sua espressione divenne seria, cosa che fece quasi spaventare la bionda. Una porta comparve davanti a loro. - Attraversala.- ordinò, indicandogliela con la mano.
- E a te cosa succederà?- chiese lei, vedendolo ridacchiare.
- Lo hai sentito prima. L'inferno.- sorrise, limitandosi a guardare la ragazza mentre entrava nella porta, per poi scomparire.
Era la fine, ma infondo era contento. Se lo meritava. Aveva commesso un grave peccato e, per le persone come lui, l'inferno era il posto migliore.
Sorrise per un ultima volta, poi vide una porta apparirgli davanti.
- Su, Andrew, non sarai l'unico. Anche David ha fallito.- una voce, ormai a lui fin troppo nota, richiamo la sua attenzione, facendogli fare una smorfia.
 Si avviò verso la porta e la attraversò, senza dire nemmeno una parola. 
 
 
Quando Lorde riaprì gli occhi si rese conto di non essere ne a casa sua ne sul pullman. Era in un letto. La prima cosa che vide fu un grande quadro rappresentante un prato verde, mentre alla sua destra c'era una finestra. La stanza era di un color bianco pallidissimo, motivo per cui necessitava di una ristrutturazione o almeno di una corretta tintura, ma dopo aver osservato le, grandi, crepe sulle mura si rese conto che forse sarebbe stato meglio rifarla da capo.
Notò, con la coda dell'occhio, uno strano aggeggio alla sua sinistra. Esso era un lungo pezzo di metallo nero che sorreggeva una sacca contenente un liquido, a lei non conosciuto, che veniva passato nelle sue vene. SI rese conto anche di un altro piccolo particolare. Un ticchettio, piuttosto forte, attirò la sua attenzione. Roteò, con troppa foga, la testa e sentì un dolore incommensurabile. Dietro di lei c'era un rettangolo nero nella quale venivano passate delle linee verdi altalenanti. Era tale oggetto a produrre quell'insopportabile suono.
Poi un uomo entrò nella stanza, cogliendola di sopresa.
Tentò di tirarsi su, ma venne prontamente fermata.
Questo indossava un camice bianco e ed aveva un'espressione felice sul volto. Lesse il nome sul suo cartellino, anche se non gli interessava particolarmente. Dottor Trent Davis.
- Riposati, ti sei svegliata solo oggi dopo una settimana di coma. - disse quello, lasciandola stranita. Non fece domande, anche perché aveva la bocca completamente impastata.
Improvvisamente la porta si aprì di colpo, lasciando intravedere una figura che conosceva bene, fin troppo bene. Cresta verde, occhi celesti e pieno di piercing, come confonderlo?
- Lorde! Grazie al cielo ti sei svegliata! Tra poco anche la mamma e Aileen saranno qui!- gridò, avvicinandosi rapidamente al letto. La guardò, quasi con le lacrime agli occhi. Qualche istante dopo entrò una ragazza, anch'essa a lei ben nota. Capelli neri con meches blu, aspetto gotico e pelle cadaverica.
- Duncan! Non parlarle così rapidamente!- sgridò il ragazzo, mettendosi a sedere su una delle sedie presenti nella stanza. - Ben risvegliata, Lorde.- disse, sorridendole.
- Su, Gwen, sono solo preoccupato per la mia sorellina!- controbatté quello, andandosi a sedere accanto a lei. Le prese la mano, per poi dilettarsi in un breve, ma intenso, bacio.
- Potete andare a fare quelle cose da un'altra parte?- commentò, con le poche forze che aveva. I due ridacchiarono, avvicinandosi a lei.
- Bentornata, Lorde.- la bionda, non appena sentì quelle parole, scoppiò a piangere. Un pianto di frustrazione, di sfogo ma soprattutto di felicità.
- Sì, ce l'ho fatta.- disse, per poi affondare tra le braccia del fratello.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed ecco la (corta) fine.
Ebbene sì, questo capitolo è piuttosto colto ma, ovviamente, c'è un suo perché. Ho preferito farlo più corto, si parla di pagine word, per dare più importanza alle scene descrittive.
Infatti è corto ma piuttosto lungo.
Ma, tralasciando queste sciocchezzuole, arriviamo al fulcro del chappy. Si scopre che il vero Andy si era impossessato di Chris e che la vera mente malvagia dietro tutto questo era il Sig. Satana, wow! Poi, Lorde smatta, i tre capiscono uno di loro si dovrà sacrificare per la sopravvivenza degli altri due, tirano un dado, Chris cerca di uccidere Lorde, poi ci prova con Skarah ma fallisce nuovamente. Alla fine gli zombie entrano e se magnano l'autista (poor guy). Poi si scopre che la moretta era infetta (Pitch le aveva morso il labbro durante il bacio) e che voleva sopravvivere solo per non rendere vano il sacrificio del castano, visto che aveva deciso di suicidarsi una volta tornata a casa (Nei miei piani iniziali doveva andare a finire così). Lorde si salva, parla con Andy e si risveglia in ospedale.
Era tutto in sogno? Chi lo sa, questo lo lascio decidere a voi.
Ah, ho inserito la Gwencan poiché sono un fag ;-)
Beh, ora vorrei concedervi due piccole informazioni di routine, tanto per.
Ho intenzione di pubblicare un'altra storia, questa volta una OS, con protagonista una coppia piuttosto strana che però ho scoperto avere a suo seguito abbastanza fag, cosa che non mi aspettavo. Se riuscirò a finirla forse forse potrete leggerla.
Per quanto riguarda l'epilogo, giovedì uscirà. È corto, circa tre pagine, ma mi serve più che altro per fare i dovuti ringraziamenti a chi c'è stato e a chi mi ha seguito in questa (lunga) avventura. Ehi, è passata un'estate!
Ho iniziato a Giugno, credo, e ho terminato qualche giorno prima dell'inizio della scuola, pertanto ho avuto modo di divertirmi parecchio in questa estate, anche grazie a voi.
Detto questo, ci vediamo giovedì!
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 (Epilogo) ***


Era arrivata dopo circa tre ore di viaggio in macchina, nel quale la sua resistenza era stata messa a dura prova. Tra le numerose curve eseguite nel percorso aveva rischiato di vomitare più volte, ma si era vista costretta a trattenere i coniati.
Purtroppo l’unico modo per raggiungere il cimitero era passare per quella strada piena di buche e altre trappole mortali, tra cui cartelli posizionati male e avvisi di possibili frane da tutte le parti.
Suo fratello Duncan si era proposto di accompagnarla lì, visto che, per via del suo breve coma di una settimana, le era stato impossibile andare al funerale.
Ventotto morti e due feriti. Scontro tra due autobus, indirizzati a due licei diversi. Entrambi i mezzi erano caduti in un dirupo vicino all’autostrada quarantasette nel sud della città. La causa venne attribuita alla nebbia di quel giorno, fin troppo fitta. Il caso sollevò numerose polemiche sulla gestione dei pullman e sulle condizioni di lavoro estreme che mettevano a rischio anche i ragazzi all’interno dei veicoli. I soccorsi erano intervenuti dopo tre ore, più o meno quando la nube bianca si era dissipata, ma la maggior parte delle persone era già morta.
I due sopravvissuti, casualmente uno per pullman, vennero estratti in condizioni critiche, ma riuscirono a scamparla.
Questo è ciò che aveva letto sui giornali Lorde. L’incidente era diventato una scusante per attaccare l’attuale sindaco di Toronto e cercare delle falle nel suo sistema e la cosa le faceva molto schifo.
Non aveva avuto modo di conoscere l’altro superstite, pertanto non poteva chiedergli se anche lui, o lei, dal momento che non conosceva nemmeno il suo sesso, avesse avuto la sua stessa visione.
Lo ricordava nitidamente, come se fosse accaduto da poco. Eppure i giornali smentivano tutto e, secondo quanto verificato, i giorni in cui lei credeva di star facendo quel “viaggio astrale” era in ospedale, in pieno combattimento tra la vita e la morte.
Non ne fece parola con nessuno, troppo preoccupata che qualcuno la vedesse come una che, usufruendo della sua fortuna, volesse far soldi spacciando in giro una falsa storia.
-Sai, Lorde, quando ho saputo dell’incidente sono andato in stato di shock.- Duncan, suo fratello, aveva interrotto il suo monologo interiore, rivolgendole la parola.
- E perché mai?- scherzò lei, pienamente consapevole dell’affetto che il punk provava verso di lei. Questo ridacchiò, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
- Perché la mia tenera sorellina rischiava di rimanere uccisa dopo essere caduta in un fossato con un pullman.- spiegò, assumendo un tono saccente, per farla ridere. La bionda si limitò a coprirsi la bocca con la mano, così da non dargli tale soddisfazione.
- Molto divertente.- commentò, sempre con sarcasmo. Duncan la guardò, sorridendole. Era conosciuto per essere un duro che, alla prima provocazione, picchiava chiunque, ma con lei si comportava sempre bene, viziandola e permettendole di tutto. Trovava questo suo atteggiamento molto divertente, oltre che comodo, visto che si abbassava anche a farle da schiavetto pur di renderla felice.
- Mi spiace per Hiro.- disse poi, assumendo un tono più serio. Anche lui conosceva il nipponico e sapeva quanto lui e Lorde fossero legati. Era stato proprio il punk ad indirizzarlo verso le tinte e ai modi di fare tipici dei criminali di strada e di questo se ne pentiva un po'.
- Anche a me. - sussurrò, voltando la testa verso il finestrino. Il panorama scorreva velocemente, permettendole di osservare le varie sfumature di marrone, dovuto alle rocce, e di verde, per causa delle piante, presenti sul bordo della strada.
- Era un bravo ragazzo.- continuò il moro, colpendo lentamente e a ritmo il volante, così da ricreare una canzone, che riconobbe essere di una band che a lui piaceva particolarmente.
Non rispose, perché, in tutta sincerità, non le andava di parlare di Hiro. Quel sogno l'aveva completamente sconvolta. Per prima cosa si rese conto di non essere più innamorata di Lazaro, tanto che non provò quasi nulla per la sua morte, mentre per il nipponico avrebbe voluto versare milioni di lacrime, le quali non scesero mai.
- Siamo arrivati.- le disse Duncan, colpendole la spalla per farle vedere l'entrata del cimitero. Un enorme cancello nero, con sopra incisa la frase "Che i morti riposino in pace". Si perse per un po' ad osservarlo, poi il fratello parcheggiò la macchina, invitandola a scendere.
- Tu non vieni? Potresti andare da Courtney.- si fermò, mantenendo lo sportello mezzo aperto, cercando di convincere il fratello ad andare a trovare l'ex ragazza, morta per una malattia tempo prima.
- No, preferisco di no. - disse, per poi estrarre una sigarette dal pacchetto, nascosto gelosamente nella tasca del giacchetto. La accese dentro la macchina, impestando il veicolo con il fumo.
- Attento, ti fanno male.- lo avvisò lei, incamminandosi verso l'entrata.
- Lo so. - rispose l'altro, limitandosi a dare un altro tiro.
L'interno era, per quanto triste, ben curato. Le numerose statue di pietra rendevano il grigio il colore dominante, seguito dal bianco. Grazie ai fiori, appoggiati delicatamente sulle bare per far sì che si leggessero le incisioni, l'ambiente appariva leggermente più vivo.
Suo fratello le aveva detto che i corpi erano stati seppelliti nell'area Est del cimitero, motivo per cui seguì l'insegna che la conduceva verso destra. Ci mise poco, circa cinque minuti, poi fu davanti alle tombe. Era stato eretto un muro con ventotto spazi, in quattro file da sette posti ciascuna, e, al centro, c'era scritta la dedica "Alle vittime dell'incidente del 21/11/2017. Riposate in pace, piccoli angeli." la lesse tutta d'un fiato, sorridendo.
Cercò la bara che le interessava e, dopo pochi secondi, la trovò. Fortunatamente per lei essa era stata messa perfettamente alla sua altezza, seconda fila posto tre. Passò con la mano sopra la scritta dorata, la quale recitava "Hiro Kasaka. Nato il: 8/8/1997 e morto il: 21/11/2017." In ogni tomba c'era scritta la medesima cosa, sempre con la stessa accurata calligrafia.
Toccò la foto vicino al nome. Se la ricordava, gliela aveva fatta lei. Un giorno, mentre erano in campagna per un qualche motivo che non ricordava.
Una goccia cadde istintivamente, percorrendo tutta la sua guancia, poi un rumore, o meglio una voce, attirò la sua attenzione, portandola ad asciugarsi la lacrima e a voltarsi. Non sapeva chi fosse, ma riconobbe quel tipo di sguardo.
- Ah, quindi sei tu. L'altro sopravvissuto.- disse, alludendo alla figura che aveva davanti. Non riusciva a capire se fosse maschio o femmina per via dell'ombrello che, seppur fosse una giornata piuttosto serena, gli oscurava il volto.
Sorrise e poi passò avanti, senza fermarsi a controllare chi fosse, infondo non le importava, non era lì per quello.
Si voltò, consapevole che quel gesto era un addio alla sua vita adolescenziale che, fino a quel momento, l'aveva portata a compiere diversi sbagli. Era pronta a gettarsi tutta quella storia alle spalle e ad iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Perché lei era ancora viva.
 
 
The End.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed ecco a voi la vera fine. È stato complicato cliccare sul tasto completa, poiché finire una storia del genere è sempre difficile.
Uno si affeziona ai personaggi, alla storia, vorrebbe caratterizzarli di più, ma per vari motivi e impossibile. Per esempio, i personaggi di Manuel e di Kristina avrei potuto spremerli ancora un po', ma per questioni di tempo e di trama mi è stato impossibile.
Beh, non siamo qui per parlare dei miei rimorsi, ma bensì per festeggiare tutti insieme!
Innanzitutto il primo capitolo ha fatto più di 600 visite! Che è il record per una mia storia. E poi siamo giunti quasi alle 100 recensioni! Che dire, grazie di tutto!
E adesso, come voi avete giudicato me, io farò con voi, ringraziando uno ad uno tutti quelli che mi hanno recensito!
Partiamo subito!
Rocchi68: Ottimo recensore e speculatore. Spesso e volentieri andavi piuttosto vicino ai miei ragionamenti, cosa che mi ha sorpreso parecchio. Inoltre Pitch è un ottimo personaggio che, per parare personale, considero un degno CoProtagonista.
Sasi02: Beh, a Sasi voglio bene, ma questo lui lo sa già. Il suo OC, se non sbaglio, era Manuel. Come già detto, mi dispiace di non essere stato in grado di sfruttarlo al cento percento, ma vabbè, mi rifarò in futuro con un altro OC.
Cody020701: Lei è la mia recensitrice preferita, sempre puntuale e sul pezzo <3. Il suo OC era Aiden, anche lui niente male.
Dawn_Scott402: La shippatrice numero uno. Sostenitrice affermata della Skitch, al punto di compiere delle, divertentissime, recensioni in cui si sfoga per il mancato accoppiamento dei due, decisamente esilarante. Anche lei la trovo parecchio simpatica e spero parteciperà alla mia prossima storia. Beh, nemmeno a dirlo, il suo OC era Skarah.
Anonimo_black_fire: Io e Anonimo ci si conosce da un bel pezzo. Ogni recensione si scusa di essere in ritardo ma poco importa, a me basta il pensiero ahahahah. Il suo OC era quello che, personalmente, ritengo il mio preferito, ovvero Ronaldo. Inizialmente lo trovavo stereotipato, ma le sue sfaccettature me lo hanno fatto amare, al punto da quasi scoppiare in lacrime mentre scrivevo della sua morte.
Pleurite98: Plueee. Ringraziate lui se questo storia esiste. È stato lui a convincermi ad iniziarla e a spingermi a finirla. Anche a lui voglio un sacco di bene <3. Il suo OC era Lazaro, che mi sono divertito a far cambiare da "Leader del gruppo" ad "Assassino spietato".
Face of fear: Lui è quello che ringrazio di più. Non aveva un OC, ma ha comunque recensito la storia fino alla fine. Le sue recensioni le trovo a dir poco fantastiche, poiché mi hanno spronato a finire la storia. Grazie mille!
Persona_drogata: Come dimenticarmi di lei? Purtroppo non sono riuscito a finire TDKR, serie a cui lei partecipava e che mi chiedeva spesso di aggiornare, ma mi sono rifatta con questa. il suo OC era Valeria che, per quanto morta subito, ho trovato piuttosto carina.
skystorn55: Sky è l'autrice di Lorde, ovvero l'unica superstite. Su di lei non ho molto da dire, ma la ringrazio per aver ideato tale personaggio, decisamente ottimo.
C o c o: Conosco Coco dall'anno scorso, quando di iscrisse a TDJ con un OC particolare ma bello. Anche quest'anno mi ha presentato un buon personaggio, Gabriel, che per quanto all'inizio trovassi stereotipato, ho capito essere perfetto per un determinato ruolo, nel quale poi l'ho usato.
Milah Darkice: Il suo OC era Katherine che, da quanto è morta, morivo dalla voglia di far riapparire. Praticamente lei è l'artefice della morte di Pitch. Un personaggio che, per quanto non sfruttato a pieno, mi è stato utile per la piccola saga "Depressione Miranda".
The_Malevolent_Girl: Anche lei, se non ricordo male, aveva un OC di TDK o in TDJ. C'è poco da dire, il personaggio più geniale l'ha inventato lei. Matthew, quello che piace a tutti, me compreso, e che ha causato un attacco di depressione generale dopo la sua morte. Sono stato mooolto felice quando sono riuscito a farlo tornare, infondo era pucciosissimo!
Brownie Charles: Anche lui faceva parte del cast di TDj, o meglio il suo OC. In questa storia ha creato Drake, quello che inizialmente doveva essere il villan ma che poi, dopo vari colpi di scena, è finito in depressione. Scusatemi, ma Lazaro come villan ce lo vedevo troppo.
Icebreaker: Lei è l'autrice di Kristina che, come già detto, mi pento di non aver approfondito. personaggio con un background interessante, davvero un peccato.
Duncneyforever: Le sue recensioni notturne erano qualcosa di spettacolare. Anche lei, se non ricordo male, aveva un OC in TDK. Ideatrice della geniale Sasha, personaggio fantastico ma non molto apprezzato dal pubblico (Bah, è spettacolare).
DarcyRocks99: Ringraziate questa ragazza, è colei che ha inventato Miranda, ovvero il mio personaggio femminile preferito. Davvero molto ben congegnato, seppur nella scheda mi fosse stato detto che aveva i capelli fucsia ma io ehm... me ne... sono scordato e ho... scritto che li ha biondi... scusatemi!
Dragun95: Anche lui ha partecipato a TDK. Il suo OC era il fantomatico Hiro, amato dalle masse. Nella scheda mi aveva scritto che il braccio destro del nipponico gli era stato trapiantato dal corpo del fratello, morto durante un incidente. Ho trovato questa scena un po' troppo surreale, pertanto l'ho tagliata, ma rimane comunque un ottimo OC, soprattutto per il suo "parlare poco ma in modo intenso".
Regina di cuori15: Partecipante storica di TDK e TDJ. Mi è dispiaciuto quando mi ha detto che non avrebbe partecipato con nessun OC. Sono rimasto anche sorpreso quando ha recensito, poiché pensavo provasse un astio profondo nei miei confronti. Prima o poi mi scuserò con lei.
 
Bene, finito! E con questo vi voglio fare un ultimo ed immenso grazie! The Bus è finito e spero vivamente che vi sia piaciuto!
Nelle recensioni fatemi sapere che voto gli date da uno a dieci e chi era il vostro personaggi preferito maschile e femminile, così facciamo un bel sondaggio!
A tal proposito, Rocchi mi aveva posto un paio di domande e visto che sono scemo e mi sono dimenticato di rispondere lo farò qui.
Il personaggio che mi è piaciuto di più è, molto probabilmente, Pitch. Tanto che quando ho dovuto farlo maturare un po' mi è dispiaciuto.
Quella che sopportavo di meno era Manuel. Non perché fosse un brutto personaggio, ma perché sapevo dal principio che, per via del genere della storia, non mi sarebbe stato possibile sfruttarlo a pieno.
Come già detto, il personaggio che avrei voluto usare di più è proprio Manuel, ma se non fosse morto avrei praticamente finito il cast ahahahah. Anche Kristina aveva degli incipit interessanti, ma per questioni di tempo non ho potuto approfondirla. Per esempio, la scena del libro che brucia tra le fiamme nel capitolo sette, inizialmente non doveva esistere. Nei mie piani Pitch avrebbe dovuto trovare il libro, così da svelare ancora di più il background della bionda.
Credo di aver finito. Ringrazio ancora una volta tutti per essermi stati vicino durante lo svolgimento della storia!
Beh, ci vediamo l'anno prossimo!
Mr. Lavottino

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