Beyond - Ben oltre quel che sembra

di AmortentiaLethifold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Prologo ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I - Prologo ***


Good morning. 
Questa è la prima storia - in assoluto - che scrivo. 
Non mi sono mia cimentata nella scrittura, l'ho sempre ritenuta un po' fuori dalle mie righe, tuttavia so di avere un'immaginazione alquanto fervida. Ciò, unito al fatto che non ho ancora trovato la fanfiction che mi ha sfagiolato come si deve, mi ha spinto a esplorare un nuovo campo. 

AVVERTENZE:
La storia si svolge dopo la II Guerra Magica, tuttavia ho apportato alcune modifiche: 
-Ron ed Hermione non stanno insieme (non ancora, nonostante qualcosa di tenero ci sia);
-Remus Lupin non è morto e non ha avuto un figlio da Tonks. Tuttavia sono stati insieme.
Inoltre i punti di vista del racconto possono essere diversi. La storia è narrata in prima persona ed il narratore cambia con frequenza incostante: può essere Hermione, come può esserlo Remus, Harry o altri personaggi. Dipende ovviamente da quello che voglio raccontare e da quali sensazioni voglio che siano suscitate nel lettore.
Nell'intestazione di ogni capitolo sarà indicato il narratore, ed ogni capitolo può avere lunghezza diversa. Generalmente cercherò di farli sulla media lunghezza, ma so già che ci saranno parti più corte di altre, chiedo scusa. 
Ultima cosa: ci saranno sicuramente degli errori, ma non ho un beta che mi rilegge le storie quindi amen. Fatemeli notare ed io provvederò.

Ah, probabilmente i protagonisti canon saranno un po' OOC, ma non so cosa farci, non è semplice cercare di immaginare come si evolve il carattere di un personaggio fuori storia.
Io mi sono sforzata, per di più la fiction è di tipo introspettivo, quindi è stato ancora più complicato di quanto pensassi.

DISCLAIMER:
Ovviamente i personaggi principali non mi appartengono, tuttavia ci sono alcune comparse che sono farina del mio sacco e non solo: nel senso che uno in particolare (per ora) è ispirato ad un mio caro compagno d'università dal quale, tra l'altro, ho preso in prestito il nome. 
La storia non è stata scritta a scopo di lucro, è solo una fanfiction senza pretese.

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HERMIONE'S POV


 
Alzo lo sguardo sull’orologio e vedo che sono già passate le cinque del pomeriggio, il che significa che sto lavorando sulla stessa pratica da almeno otto ore, includendo la pausa pranzo.

Osservo la confusione che regna sulla mia scrivania e mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. Mi sale l’impellente bisogno di imprecare, invece sospiro quando effettivamente realizzo che, della pratica Tarnoskij di cui mi ero assunta l’onere, non avevo concluso praticamente niente. Si trattava di un caso spinoso in cui la moglie accusava l’ormai ex marito – tal Tarnoskij, appunto – di aver praticato magia oscura in un luogo pubblico, quasi sicuramente per screditarlo e arrogarsi il diritto di ottenere la custodia totale dei due figli.
“Anzi, quasi sicuramente per fare la stronza” mi ritrovo a dire a bassa voce. Generalmente queste volgarità non le manifesto mai, ma son circa dodici giorni che mi spremo le meningi per trovare le prove dell’accusa di quella donna dal carattere infernale oppure per sottolineare come effettivamente Tarnoskij sia un genitore migliore di lei. O comunque non un uomo incline alla magia nera, ecco.
 
Lancio nuovamente un’occhiata all’orologio appeso alla parete e decido che posso andare a casa: sinceramente sono abbastanza stanca e non vedo l’ora di farmi una doccia.
Sistemo le carte di Tarnoskij – che non voglio più vedere fino al mio ritorno al Ministero, lunedì – e metto il resto in modo abbastanza confusionario dentro ad una cartellina, che infilo in borsa.
Prendo il cappotto e faccio per uscire, urtando per errore con una manica del trench impermeabile la pila di fogli che albergavano sulla scrivania del mio collega, Marcel Iklebogg.
Sbuffo ancora più irritata, sono di fretta e non ho davvero tempo di sistemare, considerando che tra poco i cancelli dell’edifico chiuderanno: sono le 17.26 ed esattamente tra quattro minuti potrei rimanere chiusa dentro questo ufficio per tutto il fine settimana.
Mi metto a correre, praticamente sto sfrecciando in mezzo agli ultimi impiegati che si dirigono pigramente verso i camini per tornare a casa, e siccome nel mio appartamento non c’è un camino di collegamento devo adeguarmi ed usare il portone d’ingresso principale. Che ovviamente è l’uscita più lontana.

Riesco a passare di striscio proprio quando le pesanti porte di legno e d’ottone sbattono tra di loro e mi chiudono fuori dal Ministero della Magia. Mi accorgo di avere ancora i fogli di Marcel in mano e che li avevo accartocciati spasmodicamente durante la mia corsa nell’ingresso.
Sospiro per l’ennesima volta, cerco di dispiegarli alla meglio appoggiandomi al muro e li infilo svogliatamente nella borsa, pensando che avrei potuto dare loro un’occhiata veloce a casa nel tentativo di dare una mano a Marcel con la sua mole di doveri.
Mentre mi avvio verso uno dei vicoli dai quali normalmente mi smaterializzo per tornare a casa, mi ritrovo a sorridere al pensiero di quel ragazzo allampanato, un po’ distratto e incredibilmente poco incline allo spirito di sacrificio sul lavoro. Lo avevo conosciuto durante l’ultimo anno ad Hogwarts quando, senza la compagnia di Harry e Ron, mi ero ritrovata sola per la maggior parte del tempo: era un Tassorosso di discreta intelligenza, ma di infinita bontà. E per quanto alcuni suoi modi di fare mi irritassero fino all’esaurimento, tipo quello di non essere mai al passo con le pratiche d’ufficio adesso come con lo studio allora, aveva sempre in serbo per me qualche gesto affettuoso che mi faceva mandare giù il rospo e lo rendeva un buon amico.
 
Non è di sicuro il migliore collega che poteva capitarmi, ma tutto sommato potevo ottenere molto di peggio.
 
 
 oOo
 
 
Quando arrivo a casa, sono davvero indecisa se prepararmi una cena oppure buttarmi sotto la doccia. La mia indecisione, comunque, dura davvero poco e dopo aver fatto svanire con un colpo di bacchetta le macchie di acqua piovana che avevano lasciato le mie scarpe sull’ingresso, comincio a svestirmi mentre vado in bagno.
 
Quando ho finito – Dio, mi sento rinata – e vado in cucina, comincio a preparare un pasto veloce da cucinare e che sporchi meno stoviglie possibile.
<< Dovrei fare una discreta quantità di cose, questa sera >> Glitch, il mio gatto, pigramente mi guarda con fare assonnato da una delle sedie attorno al tavolo << Beato te che puoi passare le giornate mangiando e dormendo >>.
Finisco di masticare e mandare giù l’ultimo boccone e sparecchio, mentre nel frattempo ritratto con me stessa mentalmente gli impegni che mi sono prefissata: “È venerdì, ad essere sincera non è vero che ho diverse cose da fare. Mi metterò sul divano e guarderò un po' quello che ho preso dalla scrivania di Iklebogg”. Mi lego i capelli assurdamente lunghi in una treccia dietro la nuca, mi siedo alla scrivania e mi estranio dal mondo.
 
Ne riemergo un’ora dopo ma mi sento come se fossi rimasta in apnea nell’acqua di una torbiera per molto di più. Guardo gli appunti che ho preso frettolosamente e cerco di appianarmi con le mani una ruga che, lo sento, mi taglia la fronte a metà.
La pratica di Iklebogg è in realtà una richiesta di demolizione di una casa: so cavarmela benissimo in questo tipo di situazione, sebbene il mio campo d’azione sia l’Applicazione della Legge sulla Magia, tuttavia mi ritrovo a dover ingoiare un groppo che mi si era formato in gola quando leggo l’indirizzo per l’ennesima volta.

Grimmauld Place, no. 12, Londra.

 


 
 
 

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Capitolo 2
*** II ***


HERMIONE'S POV 
 
È passata poco più di una settimana da quando ho auto modo di leggere la richiesta di demolizione della casa di Sirius, e ci ho riflettuto e rimuginato sopra molto più di quanto credevo avrei fatto.
La prima domanda chi mi è balenata nella testa riguardava il motivo per cui Harry avrebbe voluto una cosa del genere, ed ovviamente non ho avuto risposta: non potevo di certo rivolgermi a lui quando non me ne aveva mai accennato prima… Mi chiedo se l’avrebbe presa come una violazione di privacy.
Comunque ho deciso di aspettare, vedere se lui me ne avrebbe parlato (o se lo avrebbe fatto Ginny), ed anche perché non avevo capito la ragione per cui ci fosse bisogno di una richiesta di demolizione: dopotutto la casa appartiene ad Harry e secondo la legge può farne ciò che meglio crede.
In ogni caso, cerco di non pensarci più per tutta il resto della mattinata.
 
Ormai è l’una del pomeriggio, il momento tanto agognato della pausa pranzo, ma non ho molto appetito. Mi allontano con la sedia dalla scrivania e Marcel alza la testa nello stesso momento: << Hermione, stai andando a pranzo? >> il suo sorriso è tranquillo, così mi ritrovo mio malgrado alleggerita.
<< A dire la verità, Marcel, non ho fame. Pensavo di fare una passeggiata per schiarirmi le idee, magari prendere un po’ d’aria >> esito << Vorresti venire con me? >>.
Il sorriso gli si allarga e raggiunge gli occhi mentre mette da parte il lavoro che stava svolgendo e si allunga per afferrare la giacca a vento:
<< Volentieri. Vada per la passeggiata, ma se non ti dispiace io mangio qualcosa lo stesso. Il mio stomaco brontola anche troppo, mi sorprendo che non tu abbia sentito il rumore >> dice con una smorfia ridicola.
Mi sfugge una risata dalle labbra mentre apro la porta e lo invito ad uscire da quell’ufficio.
 
Marcel è, credo, una delle creature più innocenti che io abbia mai avuto il piacere di incontrare. Lo guardo sottecchi mentre usciamo dal portone del Ministero, e, scorrendo il suo profilo ingentilito dall’assenza di barba e dall’enorme massa di ricci sulla testa, mi sorprendo ancora una volta a pensare che esistono davvero persone esenti dalle macchinazioni mentali, dalla smania di potere o dall’atteggiamento di machismo che permeano l’ambiente ministeriale. Iklebogg è davvero così com’è, semplice, tranquillo, incredibilmente sbadato: c’è stato un periodo in cui avrei pensato che sarebbe potuto essere un buon compagno di vita, ma mi sono dovuta ricredere quando ho realizzato che sono troppo… Cervellotica.
Oh, Dio, non proprio cervellotica, ma diversa da lui: non dico sia infantile, ma la sua crescita interiore è stata di sicuro rallentata dal fatto che mentre qui nel Regno Unito infuriava la Seconda Guerra Magica, lui era in Germania, al sicuro dalla morte e dalle perdite.
Questo aspetto del nostro carattere, del nostro passato, ci rende incompatibili e credo che lui abbia capito quando gliene ho parlato, qualche tempo fa.
 
<< Hermione, sul serio, mi sembri depressa. Posso capire che la questione Tarnoskij ti abbia risucchiato le energie, ma mi pare che adesso abbiano sospeso il tutto, no? Su di morale, sono quasi dieci minuti che non apri bocca e guardi l’asfalto >> dice, mentre addenta un tramezzino.
<< Hai ragione, scusa. A dire la verità, il mio umore non è legato a Tarnoskij, stavo solo ripensando ad un amico che è venuto a mancare qualche tempo fa. Comunque non dire che sembro depressa, così non mi aiuti di certo, uh >> concludo ridendo. Non voglio che arrivi a pensare che sono una persona che vive nel passato e nell’orrore della Guerra.
Arriviamo ad Hyde Park in poco tempo, chiacchierando di argomenti leggeri. È una giornata cupa, minaccia di piovere, ma non fa molto freddo: sembra che l’ultimo alito d’estate non voglia cedere il passo all’autunno, mantenendo stabili le temperature.
Ci sediamo su una panchina e ascolto Marcel che blatera riguardo a Frances, la sua ex ragazza che lo ha lasciato per andare a Monaco a studiare odontoiatria. Mi concentro sul parco, sugli alberi, sul pezzo di lago che riesco a scorgere in lontananza e sento una piccola stretta al cuore. Mi ricorda moltissimo Hogwarts.
 
Questa settimana non è stata particolarmente dura sul fronte lavorativo, ma su quello emotivo devo ammettere a me stessa che è stata pesante: era diverso tempo che non mi capitava di pensare così spesso agli anni di Hogwarts e soprattutto a Sirius. La sua morte, come quella di Fred, di Tonks, di Silente e di tutti gli altri membri dell’Ordine che avevano perso la vita, mi aveva colpito direttamente al cuore e, per cercare di cancellare il macigno che vi pesava, avevo deciso che sarei andata avanti concentrandomi solo su quello che mi avrebbe aspettato fuori da scuola.
Malgrado ciò però, avevo anche allentato molto tutti i rapporti che avevo con i miei amici: Harry e Ginny li vedevo frequentemente, ma al momento sono in una situazione delicata, con Ginny incinta del secondo figlio; Ron lo frequentavo spesso prima che partisse per una missione di non so che genere insieme ad altri Auror in Romania, ormai un anno fa; George so che sta andando avanti con il suo negozio di scherzi, e so anche che ha aperto una filiale a Hogsmeade. Me lo ha detto Ron, che prima di diventare Auror ha lavorato con il fratello per circa due anni. Sospiro, pensando a quanto effettivamente mi manchi.
Infine Remus. Il mio ex professore non lo sento, né lo vedo o ho comunque sue notizie da una vita. Ricordo di averlo visto qualche mese fa al Ministero, ma non sono riuscita a parlare con lui perché nel giro di poco se n’era andato.
Continuo a chiedermi che fine abbia fatto mentre ci alziamo dalla panchina e Marcel mi fa strada per tornare al nostro ufficio.
<< Sei pensierosa. Più del solito, intendo. C’è qualcosa che ti pesa? Magari posso aiutarti >>.
Sento la voce di Iklebogg e so già, prima ancora di accertarmene, che sta guardando nella mia direzione con fare dubbioso.
Gli rispondo che sto bene, che non sono preoccupata per me bensì per Lupin, che anche lui conosce di fama. 

<< Ah sì, il professor Lupin, il lupo mannaro. Non saprei proprio aiutarti ma posso azzardare un’ipotesi. So che gli ultimi mesi sono stati duri per quelli della sua… specie. >> Lo guardo con fare interrogativo, non so proprio di cosa stia parlando.
<< Beh, immaginavo sapessi in quali condizioni versano i lupi mannari, ma dal tuo sguardo deduco di no. Beh, sta di fatto che dopo la guerra, in Gran Bretagna, come anche nei principali paesi colpiti dalla furia di Tu-Sai-Chi >> lo guardo sorpresa, possibile che ancora non riesca a dire “Voldemort” nonostante gli anni che ci separano dalla Guerra? << i lupi mannari sono stati ancora più emarginati >>.
<< Non ci credo. Il Ministero ha fatto cadere quasi tutte le limitazioni che erano loro imposte, per aiutarli >> replico scocciata.
<< Si, lo so che cosa ha fatto il Ministero, ma credimi se ti dico che non è stato sufficiente. La gente continua a non fidarsi, dopotutto Tu-Sai-Chi aveva reclutato mostruosità di ogni genere per rimpolpare il suo esercito, compresi i lupi mannari. Non per la loro forza, ovviamente, ma per ammorbare quante più persone possibile. Le persone hanno paura, Hermione, gli anni che sono passati e l’invenzione di pozioni Anti-lupo non sono sufficienti a permettere loro di dimenticare >>.
<<È orribile. Non è giusto>> mi sento una ragazzina capricciosa nonostante i miei 25 anni, ma non trovo altro modo per esprimere il mio disgusto.
<< Lo so, e mi dispiace per il tuo amico >> chiude la conversazione con un’alzata di spalle.
Apre la porta del nostro ufficio ed entro dietro di lui, ma mentre Marcel di toglie la giacca e la appende allo schienale della sedia, io rimango impalata sulla soglia. Cristo, non ho per niente voglia di rimettermi alla scrivania, così gli dico che in realtà avevo delle ricerche da finire per qualche caso di cui mi invento il nome.
Annuisce un po’ dubbioso e mi saluta, ma quando sono già a metà corridoio in direzione dell’ingresso, mi chiama alzando la voce: << Granger! Ti va di uscire a bere qualcosa, questa sera? È martedì, prometto che andiamo in un posto dove non c’è casino! >>.
Lo guardo e gli urlo di rimando: << Non saprei Iklebogg, ti chiamo verso le cinque per confermare! >> con un sorriso ed un’alzata di mano gli do le spalle e mi avvio verso l’esterno. 


 
oOo


Non so come diavolo io sia finita qui, e non so neanche il perché.
“Non è vero, il motivo lo so benissimo” mi rimprovero da sola. Sono sull’ultimo gradino del numero 12 di Grimmauld Place ed è la prima volta, dopo che io, Harry e Ron siamo fuggiti per andare alla ricerca degli Horcrux, che ci metto piede.
Mi appoggio con quasi tutto il mio peso alla porta per cercare di aprirla, quando questa quasi cede con uno schianto. Stringo i denti, spero di non aver svegliato quell’orrida megera dipinta nel quadro...
Incredibilmente, silenzio tombale: che la vecchia sia diventata dura d’orecchi?

Faccio qualche passo nell’ingresso e mi sento attanagliare da un senso di disagio piuttosto fastidioso, mi sento come se stessi sbirciando di nascosto nel passato di una persona di cui sento la mancanza, molto lontana nel tempo e da me.
Osservo le stoviglie nel lavello della cucina e lo strato di polvere che ricopre il tavolo, passo nel salotto e vedo i divani spostati. Realizzo che in realtà sto sbriciando nel mio passato ed il senso di disagio che percepisco è dovuto al fatto che tutti gli abitanti di questa casa sono morti. Sirius, che ha perso letteralmente la vita, ed i membri dell’Ordine, che non esiste più. E poi gli ultimi assidui frequentatori, io ed i miei amici, che una volta finita la Guerra abbiamo deciso di voltare pagina, anzi cambiare proprio il registro della nostra vita.
 
Sono venuta qui, nell’unica casa che ci ha ospitato per poco durante quell’anno di ricerche, forse perché avevo bisogno di riprendere contatto con quel genere di ambiente. Per quanto la mia scelta sia stata lugubre (sarei potuta andare anche a Hogwarts, volendo), aiuta a riscuotermi dal torpore in cui ero caduta.
Ho capito solo qualche momento fa che la soluzione migliore per me non è il lavoro da ufficio, non sono le scartoffie in cui immergermi per tenere la testa impegnata. E non è sicuramente vivere da sola tagliando i ponti con tutti, davanti alla loro felicità così diversa dalla mia.
Sbuffo un po’ impaziente ed un po’ infastidita, mi faccio una coda alta e sposto la solita ciocca ribelle dietro l’orecchio: “mettiamoci al lavoro e puliamo quest’immondezzaio”. Mi tuffo nelle pulizie e mi sento subito come se avessi 15 anni, quasi mi aspetto di sentire la voce di Sirius che impreca, o quella dei gemelli alla ricerca di schifezze per i loro esperimenti...
 
Quando termino, sono passate circa due ore e l’aspetto degli ambienti è solo leggermente migliorato. Ho risistemato il salotto e riordinato la cucina, mi guardo intorno poco soddisfatta e immagino come potrei cambiare e reinventare tutta la casa da cima a fondo secondo il mio gusto personale.
Mi appoggio allo stipite della porta che collega salotto e cucina, improvvisamente stanca quando realizzo che tanto non servirebbe a nulla, Harry questa casa la vuole rasa al suolo.
Guardo l’orologio a pendolo dietro alla poltrona ma mi accorgo che è fermo, così accendo il display del mio cellulare. Ovviamente non c’è campo, ma per fortuna non è esploso per l’alto tasso di magia che c’è nell’aria, quello sì che sarebbe stato un bel problema.
 
Salgo le scale ed esco un attimo sul balcone della camera di Sirius per provare a richiamare Marcel, sono le 17.18 ed avrei dovuto avvertirlo almeno venti minuti fa.
La chiamata dura davvero pochi minuti, il tempo di inventare una scusa per rinviare la nostra uscita e chiedergli perdono. Non è offeso, suppongo se lo appettasse, comunque gli garantisco che in settimana saremmo usciti per un aperitivo per farlo contento, così mi chiude la chiamata con un saluto decisamente più allegro.
Mi appoggio al cornicione della terrazza e mi guardo intorno: sotto di me, il giardino è orribilmente malmesso, accanto a me invece vedo ancora le chiazze nere lasciate da Sirius quando spegneva con poca grazia le sigarette direttamente sul porfido delle piastrelle.
Sorrido mestamente, tiro fuori un pacchetto di slim dalla tasca del trench e ne accendo una con la bacchetta. Non fumo quasi mai, a dire il vero, ma quello di concedermi una cicca ogni tanto è un vizio che ho preso da un paio d’anni. Avevo già fumato in passato, ed il mio primo tiro me l’aveva fatto fare proprio Sirius Black, quando avevo 16 anni.

Rimango a guardare, in balìa dei ricordi, un preoccupante nuvolone nero che sale da ovest a velocità allucinante fino al momento in cui decido che dovevo assolutamente ritornare a casa mia, dopotutto non avevo ragione di rimanere a Grimmauld Place un attimo di più.
Proprio mentre espiro l’ultima piccola boccata di fumo azzurrognolo e schiaccio la sigaretta sul muretto, aggiungendo una piccola cicatrice a quella terribile casa, sento del chiasso provenire dalla cucina, sembra un clangore assordante di una pentola che cade a terra.
Non me lo aspettavo, e vengo colta di sorpresa da una strisciante sensazione di paura. Chi diavolo può esserci qui dentro? Kreacher so che non vive più qui, gli è stato proibito (gentilmente) da Harry diversi anni fa, adesso credo si trovi nelle cucine della scuola. Dovrei essere sola.
Ovviamente non sono disarmata, ma la prontezza di riflessi che avevo a 17 anni mi ha abbandonata.
Sfilo la bacchetta dallo stivale destro, con un movimento fluido mi faccio un Incantesimo di Disillusione, spengo la luce e aspetto qualche secondo nel buio prima di avvicinarmi alla prima rampa di scale.



 

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Capitolo 3
*** III ***


HERMIONE'S POV

Scelgo volutamente non usare l’incantesimo Lumos per farmi luce mentre percorro i pochi metri di corridoio fino alle scale mentre continuo a lambiccarmi il cervello su chi potrebbe essere arrivato in casa, e soprattutto come, considerato che l’incanto Fidelius è stato ripristinato dopo la fine delle battaglie.
Comincio a scendere qualche gradino con una lentezza esasperante, azzerando il mio respiro e facendo meno scricchiolii possibile. Vedo la luce che filtra dalla cucina, ma quella so di averla lasciata accesa io, tuttavia sul pavimento noto il guizzare di un’ombra, sembra che vada avanti e indietro per la stanza.
Mi fermo appena giungo alla fine dei gradini ed indietreggio per poi chinarmi nel sottoscala in penombra perché purtroppo, nonostante l’incantesimo che mi protegge, potrei essere vista. Freno l’impulso di darmi una manata sulla fronte quando mi ricordo di aver lasciato sulla sedia davanti al camino della cucina il mio foulard e la borsa con i documenti.
Ottimo, basta aprirla per sapere che ci sono anche io qua.
Che razza d’idiota.
Sento una imprecazione a mezza voce così decido di muovermi per vedere ci è l’intruso. O meglio, l’altro intruso, e nel caso posso sempre sfidarlo, abbatterlo e modificargli la memoria aiutandomi con l’effetto sorpresa.
Facendomi forza di questo rinnovato spirito battagliero, accenno qualche passo in avanti ed entro nel cono di luce della porta, faccio scorrere gli occhi intorno alla cucina ed il mio sguardo si ferma all’istante su una figura piccola, forse perché chiamata in avanti, che mi dà le spalle.
“Cristo – In questi giorni sto imprecando davvero più del lecito – sembra Remus” penso.
 
<< Cosa ci fai in questa casa? >> Il mio esordio lo faccio così, con tono chiaro ma tranquillo.
L’uomo che mi dava le spalle si gira vorticando su sé stesso e scorgo chiaramente le pupille dilatate che annaspano cercando di dare un corpo alla mia voce.
Mio malgrado sorrido così, con un altro movimento fluido, mi rendo visibile ma non metto via la bacchetta e rimango in posizione di difesa.
<< Non ci credo. Hermione Granger. Cosa ci fai tu qui? Sono anni che non ti vedo. Sei stata tu a rassettare? >> il suo tono è strano, non mi piace.
Stringo gli occhi come due fessure e lo scannerizzo senza rispondere alle sue domande: è un po’ malandato, come lo è sempre stato, ma il suo cipiglio è arrogante e presuntuoso e un po’ ci rimango male. Eravamo molto legati, anni fa, invece adesso sembriamo ad un passo dallo scannarci a vicenda… E dire che è sempre stato un uomo dolcissimo, nonostante le sue condizioni, e ricordo che mi ero presa una cotta per lui a 13 anni, quando era il mio insegnante.
<< Sei tu? >> Chiedo semplicemente. Le abitudini sono dure a morire purtroppo, così gli intimo di identificarsi meglio. Lui si rilassa, prende una sedia, ci cade letteralmente sopra e risponde alla mia richiesta.
<< Comprendo la tua sorpresa nel vedermi qui, Hermione, ma credo che tu possa immaginare che ho provato la stessa cosa quando ho notato le cose che avevi lasciato qui >> conclude con un gesto, indicando i miei effetti personale dalla parte opposta del tavolo.
<< Non capivo chi potesse esserci. Ovviamente una donna, lo avevo dedotto, ma non ho pensato a te. È diverso tempo che non ti fai viva, né con me né con i tuoi amici >> Sembra un rimprovero ed io incasso male.
<< Così hai cercato di spaventare l’intruso mettendoti a lanciare pentole in giro per la stanza? >> ironizzo.
Rimango in piedi, non so ancora se fidarmi. Lui non ricambia più la mia ostilità, anzi, si apre in un sorriso e si posiziona meglio contro lo schienale.
<< A dire la verità, sono inciampato in quell’enorme pentola a pressione che penso tu abbia appoggiato sul muretto del focolare. Sinceramente non mi aspettavo una stoviglia in quel posto, così neanche ho prestato attenzione a dove mettevo i piedi >>.
<< …Ah >> replico.
Sento l’ansia scivolarmi di dosso così incurvo le spalle, continuando a stringere convulsamente la bacchetta, e mi posiziono su una sedia a casaccio di fronte a lui. Continuo a guardarlo, analizzo la luce dei suoi occhi e la capigliatura arruffata, poi passo al viso.
Mi sfugge un piccolo sospiro quando vedo delle nuove cicatrici che gli rovinano il le guance, gli tagliano il lobo sinistro e gli si confondono appena con la barba.
Mi appoggio anche io allo schienale e gli chiedo come sta, cercando di concentrarmi su altro.
<< Non mi lamento. Ultimamente faccio fatica a trovare lavoro, ma penso che tu conosca molto bene le condizioni dei lupi mannari nella società. Comunque, a parte quello, non ho altro da dire. Sono venuto qui a Grimmauld Place perché so che Harry ha intenzione di disfarsene, anche se non ho afferrato benissimo il motivo. Sono venuto a dare un ultimo saluto a quello che rimane di Sirius. E poi ho incontrato te. Come stai? >> l’ultimo suo sorriso con cui mi rivolge questa domanda mi scioglie del tutto il blocco di remore che covavo sullo stomaco.
<< Neanche io mi lamento. La condizione dei lupi la conosco, ed io ed il mio collega stiamo facendo qualche ricerca extra per vedere come si può arginare la situazione.
Ritengo che il problema principale sia che il Ministero per primo dimostra ancora reticenza nei confronti di questo genere di creature >> lo guardo ma non ha nessuna reazione, così continuo con la teoria: << e penso che sia un passo avanti cominciare ad assumere personale con questo piccolo… problema peloso>> concludo con un accenno di sorriso, al ricordo di quando Lupin raccontò la situazione in cui nacque questo modo di definire la licantropia di cui è affetto.
<< Quindi credi che se il Ministero dimostrasse benevolenza... >>
<< No, non proprio benevolenza, solamente di considerare le persone affette come dipendenti qualunque. La pozione Anti-lupo e qualche incantesimo possono benissimo ovviare la pericolosità che si manifesta una notte al mese>>.
<< Hermione, la gente non solo crede che siamo pericolosi, ma che gioiamo della nostra condizione e che il nostro fine ultimo sia quello di infettare persone… Bambini >> Remus è decisamente sconsolato.
Lo guardo e fatico a credere che parliamo di un argomento così delicato quando fino a poco fa eravamo così ostili. Per dimostrare che ho messo da parte la mia scontrosità, mi allungo sul tavolo e gli sfioro una mano martoriata dai graffi per attirare la sua attenzione.
 << Remus, tu non hai proprio nulla di cui affliggerti. Sei un ottimo insegnante, hai rischiato la vita per Silente e per l’Ordine, hai salvato Hogwarts. Non crogiolarti nella disperazione, sei un uomo di immenso valore >>.
Lo vedo che ricambia il sorriso ed incurva un poco le spalle in avanti:
<< Hai ragione, lo so. Ma a volte, spesso a dire la verità, mi lascio abbattere dalla mia stessa solitudine. Più volte mi ritrovo a pensare a Dora, all’idea che potessi avere un figlio da lei. Invece l’ho perduta ed ogni giorno che passa, nonostante mi senta un po’ meglio, so che non recupero. A differenza di te, invece, che ti vedo molto… In forma >>.
Lo ringrazio e mentre mi alzo per prendere dell’acqua, gli racconto come invece sono giunta alla conclusione che il mio modo di recuperare fosse solo “seppellire le brutte cose sotto un tappeto nell’angolo più remoto della mia mente” e che quindi in realtà non avevo recuperato proprio niente.
Voglio accantonare l’argomento, così cominciamo a parlare di Harry, di Ginny che ormai è alle soglie del parto e di Ron; gli racconto della sua partenza e di come mi manca la sua compagnia, mentre ci vestiamo per uscire dalla casa dei Black.
 
<< Posso farti una domanda piccante? >>
Mi pietrifico mentre chiudo a chiave la porta d’ingresso di Grimmauld Place, mi auguro di aver capito male.
Mi giro e lo guardo, incitandolo silenziosamente ad andare avanti.
<< Hai più trovato un equilibrio con Ron? >>
<< Cioè se ho iniziato una relazione con lui? In realtà non saprei >> osservo le sue mani che lentamente finiscono nelle tasche del suo mantello e stringo saldamente la punta della bacchetta, infilata nella mia manica: << non credo ci abbiamo pensato. Non sul serio almeno. Avevamo iniziato a frequentarci piuttosto assiduamente ma non ho auto modo di scoprire quali fossero le sue intenzioni, perché è partito per la Transilvania poco dopo. Comunque tornerà tra sette o otto mesi, e sinceramente non vedo l’ora >>.
<< Ah… Bene. >>
Quando gli chiedo il perché della domanda lui guarda la strada davanti a sé e alza le spalle con noncuranza << Niente, ricordo che la sua passione per te era ben manifesta negli ultimi anni di scuola. Mi chiedevo se alla fine qualcosa fosse andato in porto, visto che per Harry è stato così. Ovviamente non intendo paragonarti a loro, ma l’amore di Ron ha radici ben più antiche rispetto a quello di Harry per Ginny >>.
Annuisco e con un gesto gli faccio intendere che non mi sono offesa.
Una ventina di minuti più tardi arriviamo davanti alla porta di casa mia e quando guardo l’orario – cavolo, le 19.45 – Chiedo a Lupin se vuole rimanere a cena a casa mia.
<< Ti ringrazio, Hermione, ma preferirei di no. La luna piena è tra pochi giorni e non vorrei avere delle reazioni poco consone >>.
“Poco consone per cosa?” mi verrebbe da chiedergli, ma taccio e accetto il rifiuto.
<< Nessun problema Remus. Ora devo proprio andare, ho saltato mezza giornata di lavoro per venire a Grimmauld Place e devo recuperare il tempo perduto. Se vuoi ci possiamo tenere in contatto ed uscire, quando ti va. Mi farebbe piacere >> mi viene da aggiungere stupidamente.
Non vorrei che si facesse idee strane di me, anche se comunque non so che genere di idee.
Lui annuisce e per salutarmi allunga esitante la mano per scostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lo lascio fare, io di rimando gli stringo appena il braccio e lo guardo mentre raggiunge le vicinanze di un cespuglio in giardino e si smaterializza.
 
Con un enorme sospiro cerco di liberarmi del peso sedimentato all’altezza della bocca dello stomaco: incontrare Remus Lupin è stata la ciliegina sulla torta del periodo di sconforto iniziato giorni fa.
Mi scervello cercando di capire come poter risolvere la condizione dell’uomo e analogamente di risolvere la questione della casa dei Black.
Mentre mi svesto per farmi una doccia, passo davanti alla camera da letto e lancio un’occhiata alla cartellina del misfatto: davvero ho fatto bene a “rubare” una pratica che non è mia? Mentre mi sciolgo i capelli e mi infilo nella vasca mi domando cosa succederebbe se Harry volesse che la questione venisse chiusa e Iklebogg non trovasse le carte. Dentro la mente mi esplode una scena in cui Marcel viene redarguito duramente dal Ministro e viene retrocesso ad un lavoro di grado inferiore solo perché incapace di trovare dei documenti, documenti che possiedo io e che custodisco in uno dei cassetti della toeletta in camera.
Immergo la testa sotto il pelo dell’acqua e immagino di sciacquarmi di dosso quei brutti pensieri.  
 
oOo
 
<< La mia vita è proprio una routine, Marcel. >> con poca grazia mi rivolgo in direzione del mio compagno d’ufficio.
Praticamente negli ultimi due anni, da quando ho cominciato a lavorare dentro al Ministero, la mia esistenza si divide tra lavoro in ufficio, lavoro a casa e praticamente nessuna relazione sentimentale seria. In effetti neanche poco seria, insomma niente di niente.
Non che sia un peso, per me.
Voglio dire, non ho mai avuto mirabolanti esperienze alle spalle quindi ho imparato ad adattarmi alla condizione di solitudine che mi sono autoimposta ed ho limitato le interazioni a quelle solamente lavorative.
Ovviamente i corteggiatori non mi sono mancati, lo devo ammettere, specialmente durante il mio ultimo anno di Hogwarts, cinque o sei anni fa. Ma per quanto mi riguardava allora, non avevo nessun impulso alla socializzazione con l’universo maschile, almeno non oltre quella che per me doveva limitarsi a chiari rapporti di amicizia.
Per questo con Iklebogg ricordo di aver legato in breve tempo: era un ragazzino così normale che l’unica cosa che voleva era essermi un po’ amico e avere qualcuno disposto ad ascoltare le sue chiacchiere, nulla più.
<< Ti annoi? Cos’è, adesso che non c’è più Tarnoskij che ti fa annodare il cervello non sai che fare? >> sardonico, avrei voglia di tirargli dietro qualcosa, ma mi ritrovo a sorridere.
La faccenda Tarnoskij, vecchia ormai di più di un mese, si è poi rivelata una cavolata colossale poche settimane fa: lui aveva tradito lei, lei voleva lasciarlo ma il matrimonio tra purosangue d’alto rango era un vero contratto difficile da sciogliere. Lei si è vendicata nell’unico modo che conosceva, ossia denunciandolo quale conoscitore di magie oscure, roba da non credere. Alla fine hanno deciso di comune accordo di lasciare perdere l’accusa e la futura udienza per lavarsi i panni sporchi in casa propria… Quando sono venuta a saperlo avrei voluto lanciare delle Caccabombe ovunque.
Comunque quest’episodio mi ha aiutata a maturare l’idea che io, sul serio, non sono fatta per questo genere di mestiere, e più ci penso più mi viene voglia di licenziarmi. E poi ci ripenso, magari soltanto un anno sabbatico sarebbe sufficiente.
O forse no.
Non so cosa fare, questi tentennamenti non sono per niente da me. Il che mi manda ancora più in confusione.
Mentre mi perdo in queste elucubrazioni mentali mi accorgo che sto fissando di traverso Marcel e che lui a sua volta mi guarda stranito. Poveretto.
<< Senti, io me ne vado. A fare un giro, intendo >>.
Lui con un’alzata di spalle mi fa cenno di aver capito e abbassa di nuovo la testa sul Promemoria che stava scrivendo, per poi dargli un colpetto con la bacchetta una volta finito e farlo volare via.
 

Mi ritrovo seduta a braccia conserte su una delle quattro panchine che circondano la Fontana dei Magici Fratelli e sento la mia faccia assumere un’espressione torva nel mentre che la osservo.
Non credo ci sia qualcosa di più ripugnante di questa rappresentazione aurea del complesso di grandezza di cui erano affetti i Ministri ed in generale i maghi e le streghe del passato. Mentre elaboro il mio disgusto apertamente, sento un fruscìo ed un piccolo sussulto della panchina, così mi giro per vedere chi si è seduto di fianco a me.
<< Buongiorno >> un sorriso caldo incontra il mio sguardo quando realizzo che è Lupin a salutarmi.

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Capitolo 4
*** IV ***


REMUS' POV
 
Appena si aprono le porte ed esco dall’ascensore, la vedo: è seduta su una panchina di fronte alla Fontana dei Magici Fratelli, a braccia incrociate. Mi dà le spalle ma sono certo che sia lei perché riconoscerei quei capelli e la postura rigida a prescindere.
Mi avvicino e mi siedo al suo fianco guardandola: è assorta, molto infastidita da quello che ha davanti a sé o quello che ha dentro sé.
<< Buongiorno >> è la mia voce ad attirarla così si gira e mi guarda sorpresa per un istante, poi mi riconosce e mi sorride.
Le sorrido di rimando e le chiedo se c’è qualcosa in particolare che la turba.
<< In effetti sì. È questa fontana. È tutto sbagliato, e sono arrivata alla conclusione che questa statua >> calca indicando con la mano aperta << sia la cosa più sbagliata con cui il Ministero inglese si possa presentare ai visitatori.
Guardale, quelle creature tutte adoranti verso due esseri umani, io davvero non lo accetto. Oltretutto la trovo incompleta >>.
<< Incompleta? E perché mai? >>
<< Non so, ma sento come se mancasse un tassello. Il nostro Ministero non è questo, il Regno Unito non è questo, e in genere il mondo magico non dovrebbe esserlo.
Ecco perché nonostante sia finita la Guerra ci sono ancora così tante disparità sociali: aboliamo leggi denigratorie ma non cambiamo l’immagine che diamo di noi stessi al popolo. Bisogna assolutamente trovare una soluzione, e ne parlerò con il Ministro appena mi sarà possibile >>.
Determinatissima, stringe le braccia al petto ed accavalla le gambe, come a voler chiudere la questione.
Mi viene da ridere e la guardo con occhi diversi: mi ricordo quando era una tredicenne incredibilmente arguta e sotto i miei occhi è cambiata e si è evoluta fino a diventare quella che è oggi. Però il gesto che ha appena fatto mi permette di rivedere in lei quella ragazzina, piuttosto che la donna che è ora.
Mi sistemo meglio contro lo schienale della panchina ed aspetto che parli di nuovo.
<< Comunque, come mai sei al Ministero? >> Mi guarda sottecchi, curiosa: sono due settimane circa che non mi faccio sentire, praticamente da quando le ho rifiutato l’invito a cena.
<< Sono venuto qui per ottenere – di nuovo – l’idoneità all’insegnamento. Mi è stata offerta ancora la cattedra ad Hogwarts ed ho intenzione di accettare >>
<< Scusa sai, ma non mi sembra che gli insegnanti debbano ricevere l’idoneità da Ministero. Anzi, lo so per certo: ho letto approfonditamente tutto della questione quando Neville è subentrato alla professoressa Sprite in Erbologia >> mi sta guardando contrariata e mi rendo conto di come, nonostante sia così diversa, è effettivamente molto simile a me - sotto alcuni aspetti.
<< Hai ragione, Hermione, ma io sono un lupo mannaro. Preferisco avere tutti i permessi necessari e le carte in regola, non vorrei trovarmi in mezzo a qualche… Problema. Voglio che sia tutto chiaro >>.
<< …Ah. Giustamente. >>
<< Ad essere totalmente onesti sono qui anche per recapitare un messaggio. L’altra settimana sono stato a casa di Harry, sai, e abbiamo parlato di alcune cose.
Gli ho chiesto qual è il vero motivo per cui vuole radere al suolo Grimmauld Place >>.
Vedo gli occhi di Hermione che si allargano mentre si prepara a recepire quel che le sto per dire
<< Vorrebbe che andassimo a casa sua, sai, per discuterne >>.
Si tormenta l’orlo della gonna che indossa, cercando di pulirla da pilucchi inesistenti mentre pensierosa mi spiega la ragione per cui dubita che sia una buona idea
<< Sai, Remus, io ed Harry abbiamo avuto un rapporto piuttosto… ballerino negli ultimi anni.
Non saprei davvero dirti il motivo, ma credo che sia un problema mio: Harry è felice con Ginny, ha già un meraviglioso bambino e sta per arrivare il secondo. La sua gioia è così diversa dalla mia. Io faccio fatica>>.
<< Fatica a fare cosa? A lasciarti tutto l’accaduto alle spalle o ad affrontare il futuro come se fossi circondata da un’aura intoccabile?
Hermione non sei l’unica ad arrancare, ma io credo che il motivo principale della tua infelicità latente sia perché… Sei repressa. Io credo che tu ti sia sobbarcata del dolore altrui. E fai male perché nonostante tutto, Harry ad esempio soffre ancora molto. Ma cerca di essere sereno, perché non ha senso fare altrimenti.
Dovresti provare anche tu >>.
Rimane immobile mentre fissa con ostentazione l’enorme statua di fronte noi, penso che se mi concentrassi potrei anche riuscire ad udire le rotelle del suo cervello in funzione. Sto sorridendo al pensiero quando lei si alza e si gira verso di me lisciandosi la mise: << Parole interessanti dette da un uomo che fino a quindici giorni fa mi sembrava più vicino alla depressione che al recupero emotivo. >>
<<.. No, scusa Remus, sono stata orribile. Ciò che ho detto è stato istintivo, non lo penso davvero, lo sai >> aggiunge quando mi vede stringere gli occhi, offeso. Capisco bene però che la risposta, detta con così tanta leggerezza, nascondeva il fatto che si era sentita toccata da quell’argomento.
Ci mettiamo d’accordo su quando vederci per andare da Harry e ci separiamo, ma mentre mi dirigo verso uno dei camini della metropolvere, la guardo da sopra la mia spalla: stava cercando di annodarsi i capelli in una treccia scoordinata che le arrivava fino alla zona lombare, mentre velocemente ripercorreva la strada che la portava al suo ufficio.
 
Nei giorni seguenti penso molto a Hermione, decisamente molto più di quanto sia lecito, ed ammetto di essere leggermente eccitato quando, la sera del mercoledì seguente, busso alla sua porta di casa.
<< Remus! Entra >> si mette di lato ed io faccio qualche passo nell’ingresso: vive in una casa piccola, ma che decisamente rispecchia la sua personalità. La sua impronta si scorge nelle piccole pile di libri appoggiate sul tavolino nell’ingresso di fianco al telefono, ai piedi del divano di fianco ai braccioli, sul tavolino in salotto, dove stanno aperti un po’ disordinatamente insieme a qualche pergamena fitta di scritte.
<< Sono pronta tra un secondo, lasciami il tempo di ordinare questo casino >> e frettolosamente comincia a accatastare quelle pergamene per poi sigillarle con un incantesimo e riporle nel mobile alle sue spalle.
Il sorriso dalle mie labbra si attenua un poco e la mia eccitazione si spegne quando mi accorgo di com’è vestita: un paio di jeans e una maglietta bianca a righe nere, e mentre si infila delle All Star rosse mi rendo conto della differenza tra l’età che dimostra adesso rispetto a quella che pare avere quando è abbigliata da ufficio.
Ed ovviamente la differenza di età che c’è effettivamente tra noi due.
<< Dio, come mi sembri afflitto. Sorridi, no? Stiamo andando a trovare la famigliola felice >> mi prende in giro.
<< Sì, scusa, pensavo al motivo per cui stiamo andando da loro. Non proprio felice, uh? >>
Mi guarda di traverso con un sopracciglio alzato ma non dice niente, anzi si limita ad afferrarmi la mano e insieme ci smaterializziamo.
 
oOo
 
<< Come sei venuta a sapere della mia intenzione di demolire Grimmauld Place? >> Harry guarda Hermione stranito, mentre lei giocherella con un accendino prima di accendersi una sigaretta.
Eravamo a casa Potter da circa quaranta minuti, e dopo qualche convenevole Ginny era andata al piano di sopra per dormire, decisamente provata dalla sua gravidanza in stato avanzato.
Questo ci aveva lasciato la possibilità di affrontare diversi argomenti non piacevolissimi, come la partenza di Ron (ed il suo non-ritorno) che affliggeva Hermione, e la questione di Grimmauld Place.
<< Effettivamente non dovrebbero essere affari miei >> si giustifica << circa un mese fa mi sono, diciamo, ehm, offerta di aiutare un mio collega con alcune pratiche e... Sono per caso incappata nella tua richiesta. Mi dispiace >> mi accorgo che arrossisce leggermente ma sostiene lo sguardo del suo amico, che piega la testa di lato.
<< Perché non me ne hai parlato? Avrei potuto spiegartelo prima, vedere se la questione poteva essere chiusa in fretta… Invece ne hai parlato con Remus >>.
Le mie sopracciglia spiccano verso l’altro quando, dal cantuccio vicino alla finestra della cucina in cui mi ero rifugiato, sento il mio nome che viene menzionato.
Hermione redarguisce Harry con uno sguardo duro << Remus lo sapeva già, e non ne abbiamo parlato. Abbiamo solamente accennato alla cosa quando ci siamo incontrati proprio a Gr… Al Ministero >>.
Harry ovviamente non sa che io ed Hermione ci siamo incontrati per la prima volta dopo anni proprio a Grimmauld Place.
Guardo il ragazzo che si rilassa, non essendosi accorto della defiance di Hermione, ed io mi concedo di ritornare con la mente a quel giorno.
 
Avevo deciso di ritornare in quella casa lugubre in preda alla nostalgia: Sirius mi mancava da morire, e alle volte la concretezza della sua assenza mi colpiva al cuore come una martellata. In quei momenti mi nascondevo agli occhi del mondo e facevo il resoconto della mia vita. Avevo contratto la licantropia quand’ero appena un bambino, ma la mia condizione era risultata più sopportabile durante gli anni ad Hogwarts. Poi un pezzo di gioia mi era stato portato via alla morte di James e della dolce Lily e da quel momento cominciavo a realizzare che la mia esistenza non sarebbe stata contornata da altro se non dal dolore. Avevo scoperto della presunta colpevolezza di Sirius quando mi avevano riferito che era lui il traditore e che aveva ucciso Peter qualche giorno dopo.
La speranza mi era ritornata molti anni più tardi, quando Sirius era fuggito da Azkaban e aveva provato di essere innocente, ma avevo temuto di non reggere il colpo quando mi ero trovato a fronteggiare un immondo Peter Minus pronto a servire – da sempre e per sempre – quell’Oscuro Signore che pareva un balsamo per la sua codardia.
La libertà di Sirius non era durata neanche due anni che venne ucciso, o meglio inglobato, da un orrido e quanto meno misterioso velo fluttuante che stava in mezzo alla sala dove l’Ordine della Fenice combatteva contro i mangiamorte, nella battaglia al Ministero.
Dopo appena altri due anni, morto il terzo membro dei Malandrini in preda ad un moto di pietà verso sé stesso, anche la mia amata Dora mi aveva lasciato.
Sembrava che ogni creatura con cui io legassi fosse destinata a morire nel giro di poco. Infinitamente triste, come dato di fatto.
<< …motivo per cui ho deciso di farlo è perché non voglio che quel luogo rimanga ancora in piedi. Per Sirius è sempre stata una prigione, per me non è altro che una casa pregna di ricordi di guerra. Guerra che, tra l’altro, mi ha portato via tutta la famiglia ed anche di più >>
<< …è simbolo di sofferenza, tutti gli abitanti erano legati alla magia oscura, alla fissa per la purezza del sangue… >>
<< …per non parlare dei cimeli oscuri che ci sono. Ho anche paura che possa essere usata come base per gente che si interessa alla magia nera.  Lo sai anche tu com’è la situazione e posso garantirti che dopo le mie ultime missioni in veste di Auror, ci sono dei focolai ancora accesi. So di alcuni pazzi che si stanno cimentando nelle pratiche più putride per emulare l’esempio di Voldemort. Ben lungi dall’avere successo, a quanto ne so, ma bisogna tenere gli occhi aperti.
Davvero, Hermione, quella casa mi fa salire la preoccupazione alle stelle, rappresenta una parte di storia del mondo magico che ritengo debba essere chiusa, superata. E la ragione per cui è stata necessaria una richiesta di demolizione è perché Grimmauld Place è una residenza storica di una delle famiglie più antiche di Gran Bretagna>>.
Colgo sprazzi di conversazione ma mi interesso solo all’ultimo chiarimento di Harry così decido di tornare lentamente al tavolo e sedermi accanto ad Hermione. Il suo viso ha un’espressione comprensiva e sconsolata insieme, ma mi sorride incoraggiante quando le sfioro l’avambraccio per rubarle una sigaretta e l’accendino che le stavano davanti.        
Non fumo da anni, non ho mai avuto soldi a sufficienza da sperperare in sigarette o tabacco, e sento sin dalla prima boccata che la nicotina fa il suo effetto: la tensione allo stomaco di rilassa, e anche i miei nervi si distendono un poco.
<< Harry ha ragione, e malgrado tutto sono d’accordo con le sue intenzioni, le comprendo, Hermione.
Tuttavia >> e mi focalizzo su Harry, che fissa gli occhi assurdamente verdi dentro ai miei << vorrei che aspettassi a demolire la casa. Non abbiamo ancora avuto modo di esplorare le sue potenzialità o di quantificarne l’apporto di magia >>.
Lui stringe le labbra e mentre fa finta di aggiustarsi i capelli si sfiora la cicatrice rosea quasi invisibile che gli taglia la fronte. Lei, invece, sorride apertamente: la vedo, è infervorata ed accetta con piacere l’idea di fare qualcosa di pratico, di studiarci sopra. Capisco che è stanca di lavorare ad una scrivania, e blandamente mi chiedo come abbia fatto a finirci.
Realizzo anche che, con Ronald lontano, tocca a me prendere il suo posto per formare quel trio che aveva salvato il mondo magico diversi anni fa. Nonostante la differenza d’età che ci separa, mi sento invadere da un calore inaspettato, che nasce proprio dalla consapevolezza di far parte di qualcosa che mi fa sentire un po’ più vivo.
Mentre spengo il mozzicone di sigaretta nel posacenere, sorrido ai ragazzi. 

 

Spazio personale:
Ciao lettori!
Approfitto del mio primo spazio personale per scusarmi del ritardo con cui ho aggiornato la storia. 
All'inizio di tutto non ho specificato con quale frequenza avrei caricato i nuovi capitoli della storia ma in ogni caso ho fatto passare più di un mese, un po' tanto anche per me.
Come vedete, si tratta di un capitolo piuttosto breve rispetto agli altri, soprattutto perché è più che altro un "raccordo", un momento di passaggio. 
Vediamo entrare in scena un "nuovo" personaggio, Harry, che veste i panni di Auror come secondo il canon. 
Abbiamo anche il primo intervento di Remus secondo la sua visuale. La cosa mi ha emozionato molto, l'ho trovata una sfida difficile: primo, perché Lupin è un personaggio poco approfondito; secondo, perché cercare di raccontare la storia di un uomo oltre i 40 anni la cui vita è costellata di dolori (ahimé triti e ritriti) non è mai facile.

Ultimo avvertimento: ho inserito nella storia una Ginny Weasley in Potter molto avanti con la gravidanza, dalla quale nascerà Albus. Ovviamente, essendo passati sette anni dalla fine della guerra (siamo nel 2005, ricordo a tutti,  Ginny dovrebbe aver dato alla luce da poco meno di un anno James Sirius, quindi il fatto che stia per nascere il secondo figlio non è canonicamente corretto.
Ma non me ne frega molto, quindi amen. 
Spazio note sta diventando un secondo capitolo a parte, quindi chiudo qui, dicendo che se trovate errori di ogni genere vi invito a scrivermi così correggo.

Fatemi sapere se er voi sto dilagando troppo.
Au revoir.
AL

 

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