A Dose of Truth

di ClodiaSpirit_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Dose Of Truth ***
Capitolo 2: *** Focus and go right paths ***
Capitolo 3: *** Holding on the pieces of us. ***
Capitolo 4: *** But I’d be coming back for you ***
Capitolo 5: *** You're Taking Over Me ***
Capitolo 6: *** If you bleed, I'll bleed the same ***
Capitolo 7: *** Loving all your features ***
Capitolo 8: *** And now that I’m breathless And I just want to disappear ***



Capitolo 1
*** A Dose Of Truth ***


E' da un po' che non mettevo le mie mani sulla tastiera del pc, era passato così tanto tempo
che pensavo di aver dimenticato anche come aprire word per iniziare a scrivere *lol*
Comunque, eccomi qui secoli dopo ad aprire
efp.
Gran Burrone sta bene, così come i suoi abitanti, anche la Contea, il Mondo delle Ombre...
eh quello un po' meno uuhm. So che l'ultimo episodio è stato un po' una bomba, per chi lo seguisse.
So anche che ho scelto la sezione 'serie tv' ma intendo fare un mix un po' di questa
e di cosa mi hanno trasmesso i libri della Clare cause yes,
li ho letti e amo sia quelli che la serie so Deal with it.
Penso che il cast stia facendo
un bel lavoro
, che la serie sia
di gran lunga migliorata da qui ad un anno
*non voglio dilungarmi troppo so*

niente, spero vi piaccia. Se volete recensire, lasciare anche una critica accetto tutto. :)
Questa è la mia visione di cosa sarebbe potuto accadere dopo la 2x15 e dopo che
Magnus |my perfect bae| mi ha praticamente straziato il cuore e ricomposto subito dopo dall'abbraccio
di Alec. Thank you Harry Shum Jr.

Potrei aggiungere altro in futuro *incrocia le dita* so ho lasciato
uno spazio aperto dopo questa OS.

 

Clodia.



A Dose Of Truth

« Non c’è niente di brutto in te » aveva detto con così tanta determinazione da far ribaltare in aria le mille convinzioni e castelli d’acciaio che Magnus aveva costruito fin dal momento in cui era venuto al mondo, fin dalla sua infanzia. Da quando sua madre si era tolta la vita per colpa sua, per colpa della sua natura da Nascosto. Aveva ceduto anche se si era ripromesso di non farlo. Ma con Alec era stato diverso. Aveva avuto l'intero resto della mattinata e il pieno pomeriggio per meditare, pretendere che potesse fare a meno di confidarsi, purché l'altro gli lasciasse i suoi spazi, ma quando Alec gli aveva chiesto per l'ennesima volta come stesse, la facciata era caduta inevitabilmente. Le parole di Alec erano uscite così decise, istintive, insieme ai suoi occhi altrettanto schietti, fissi dentro quelle pozze d’acqua che avevano preso possesso degli occhi dello stregone seduto di fronte a lui. Era bastato così poco per farlo vacillare. Magnus ebbe solo il tempo di sorridere leggermente realizzando ciò che aveva appena detto lo Shadowhunter, prima che i singhiozzi ritornassero a percuotergli il petto. Così, Alec lo aveva tirato subito a sé, premuroso, accogliendolo in quelle grandi braccia, stringendolo sempre un po' di più ogni volta che lo stregone si ritrovava a cercare aria, presenza, ma più di tutto affetto. La protezione era il suo mestiere ma nei confronti dell’altro, era diventa altro. Le barriere dello Stregone di Brooklyn erano cedute e lui aveva avuto il permesso di entrarci. E la protezione era qualcosa che Alec non sentiva giusta ma necessaria, fondamentale per l’altro. Magnus aveva affondato il viso nell'incavo del suo collo, gli sfiorò la pelle, facendolo sussultare, lasciandosi completamente andare. Niente freni. Alec baciò la spalla destra di Magnus e il suo abbraccio si fece di conseguenza più stretto. Una morsa che non incatenava.
Alec si rimproverò mentalmente per non aver insistito quello stesso giorno, sapeva già che qualcosa non andava.
La quarta mattina senza che si risvegliasse con l'immagine di Magnus accanto, dopo essersi trasferito da lui almeno due settimane prima, doveva pur significare qualcosa. E il suo comportamento sfuggente ne era stata la conferma. Magnus non dormiva da una settimana. Esattamente dallo scambio di corpi con Valentine. E per i primi due giorni il Nephilim aveva cercato di lasciar passare, cercando di limitare il contatto con lo Stregone il più possibile. Ogni volta era sempre una sensazione strana, Magnus si bloccava e vagava nel vuoto, in chissà quali pensieri e Alec pensava fosse dovuto solo e unicamente al trauma recentemente vissuto. Ma in realtà, c'era dell'altro. Il suo passato, il suo essersi trovato costretto, messo con le spalle al muro da bambino con prime armi insufficienti da usare contro quel nuovo mondo, a scuoterlo così tanto dentro. Una voragine vecchia secoli ma che la runa dell'agonia aveva riacceso in lui, divorandolo notte e giorno. A ogni singhiozzo, a ogni lacrima versata, Alec interpretò una ad una quelle attenzioni che avrebbe dovuto prestare a Magnus. E ogni volta era una fitta incurabile e dolorosa. Chiuse gli occhi nel tentativo di annullare la sensazione di dispiacere, sofferenza che provava. Magnus stava soffrendo da giorni. E Magnus non meritava tutto questo. Magnus era generoso e buono. Un nascosto ma più umano di quanto  tutti gli altri fossero e credessero. Meritava amore, protezione. Anche se non lo dava a vedere, per quel che Alec poteva aver capito dello Stregone, cercava sempre di proteggere gli altri un po' come lui, nel suo lavoro in nome dell'angelo ma con una sola differenza. Nel proteggere tutto e tutti, Magnus aveva trascurato se stesso, la sua coscienza. E questo ad Alec ricordava più o meno se stesso nell'ultimo e costante periodo prima che la loro diventasse una relazione sana e seria. Magnus era così pronto a mettersi in gioco per gli altri, a subire gli altri, da non riuscire a saper distinguere l'esagerazione dalla dannazione. Era stato così abituato a essere etichettato come Nascosto, Stregone, Feccia, Dannato, che non vedeva più la differenza tra il pregiudizio degli altri e la sua vera essenza. Magnus non era solo uno Stregone. Magnus era molto, molto di più e questo - per pura esperienza, per anima, per testa - Alec lo sapeva bene.
«A- Alexander, mi dispiace non avertelo detto prima, s-scusam- »
Alec sciolse un po' la presa per poterlo guardare meglio. La sua mano andò a poggiarsi di nuovo sulla sua guancia come aveva fatto qualche minuto prima. 

« Non devi scusarti di niente. Solo, vorrei che parlassi con me, » i suoi occhi ancorati a quelli dell'altro, come se fosse in cerca di qualche conferma che Magnus non si richiudesse di nuovo a riccio, non in quel momento « come io faccio con te. Tutte le volte. E penso di mandarti in paranoia conoscendomi, ma lo faccio. Voglio farlo. Sento di doverti dire tutto, perché  mi fido di te. »

Magnus deglutì in risposta. Il suo viso era rigato da linee ormai asciutte in cui prima, si era fatto strada il pianto. Alec riprese forza e continuò.
« Mi fido di te. Non avrei potuto dirlo, un anno fa, questo è certo. Ma le cose sono molte cambiate in un anno, » gli occhi dello stregone nonostante il trucco sbavato di nero, il lieve rossore che gli si era formato attorno, le ciglia umide, erano bellissimi, notò Alec. Vividi, piena di anima. « E sono felice che sia successo. È tutto più chiaro, più vivido. Più vero. Ti amo. » e anche quella volta le parole gli scivolarono via dalla bocca, come se Alec fosse nato per dire ti amo ad un unica, sola persona, quella che aveva davanti.
Il volto di Magnus si corrugò appena, un sorriso tremolante affiorò sulle sue labbra, incurvandole quasi in una smorfia.
«Ti amo anch'io » soffiò piano e tremante, in modo impercettibile, Magnus. Ma Alec lo sentì comunque. Anche se ci fossero state altre persone in quel loft, a circondarli, lo avrebbe sentito comunque.
Però Magnus crollò di nuovo da lì a poco.
« Alexander, ci sono ancora così tante cose che non sai di me. Questo era soltanto il risultato di ciò che sono stato. Di ciò che sono adesso, tutto ha portato a - a questo» la voce di Magnus si incrinò completamente e cercò di riabbassare lo sguardo ma lo Shadowhunter grazie ai suoi riflessi pronti, lo sollevò leggermente con il pollice.
« Può darsi. Ma non credo. Eri un bambino, Magnus. Eri perso. Stavi soltanto proteggendo te stesso. E contro qualcuno che non ti vedeva realmente per ciò che eri. Ha avuto il suo peso su di te, su ciò che sei, sulla tua vita. Ma questo non fa di te un mostro. » concluse.
Magnus lo guardò perdendosi in quegli occhi verdi così decisi, privi di abbandono. Alexander era un guerriero. E quando voleva, poteva trascinarti nel suo modo di vedere le cose, era testardo, era schietto. Era reale.
Si stupiva di come riusciva sempre a sorprenderlo. Come se lui fosse nato per creargli un varco illuminato di speranza. Alexander era stato un po' - okay, forse tanto - l'eccezione alla regola. Alle sue mille avventure nei secoli, alle sue deludenti esperienze con amanti e non, con Shadowhunters e approfittatori. Di come era stato trattato in passato per i suoi servizi, per la sua magia, estraneo ai suoi clienti, al mondo umano, o delle ombre per come in realtà era.
Lo guardò ancora una volta, concentrandosi su quanto l'altro non avesse per un attimo dubitato della sua natura. Ed era strano, sì. Ma anche tanto tanto confortante per lui. Magnus aveva davvero scelto quello giusto in fondo. Alec allora si chiese perché. Perché una persona così umana e speciale come Magnus dovesse nascondersi più di tutti, con lui. Era stato lo Stregone a fargli capire chi era, cosa voleva e che certe volte, le regole erano solo regole, a dover farsi guidare dall’istinto anziché dalla razionalità. E al diavolo, pensò. Al diavolo chi pensa senza sapere, al diavolo cosa potranno pensare, al diavolo tutto e tutti perché giudicare è ignoranza. E l’ignoranza è figlia di chi non vuol vedere la realtà.
« Vorrei soltanto una cosa adesso, vorrei...che tu facessi una piccola cosa per me, sempre se tu vuoi. »
A quelle parole Magnus rimase un po' interdetto ma rispose.
« Dimmi , Alexander. » sussurrò quasi.  Alec riempì i polmoni, facendone uscire un respiro profondo, nervoso quasi, come se la richiesta che stava per fare fosse più di quanto avesse dovuto chiedere, come se superasse i limiti di un certo confine - forse solo nella sua testa immaginario.
Sputò fuori.
« Hai detto che sono stati i tuoi occhi da gatto, l'origine di tutto e che, sono stati la tua rovina. » cominciò e sentì Magnus irrigidirsi nonostante gli avesse fatto cenno di sì con il capo « Voglio vederli.» di nuovo lo stesso tono deciso.
Magnus cercò di dire qualcosa ma non trovò nessuna parola che facesse al suo caso. Boccheggiò forse aria perché non ne uscì niente. Gli Shadowhunters erano conosciuti per la loro risolutezza, il loro uso di parole tantoché certe volte era facile scambiarli più per robot o esseri anormali, per quanto fossero giusti nel loro dovere secondo le leggi di Raziel e nei loro principi. Però in quell’istante, Magnus invidiò quella stessa qualità. I figli dell’Angelo mantenevano un’aura intatta, erano stati insegnati a non lasciarsi trasportare dalle emozioni nei casi più inopportuni e certe volte, questo era un bene.
Poi lo Stregone riuscì, ponderando bene ciò che avrebbe detto.
« Alexander, » prese un po' di sicurezza « non sono sicuro che sia la cosa migliore. Siamo entrambi scossi e non penso che, servirebbe a qualcosa. I miei occhi non... non sono qualcosa di cui andare fiero. » Magnus chinò il capo e di riflesso le dita della mano destra cominciarono a torturare quelle della sinistra in un movimento delicato ma sistematico. Lo Stregone aveva vissuto per settecento anni. E non erano stati tutti rose e fiori. La gente che aveva incontrato, l’odio, l’inganno. Di tutto si era aperto davanti ai suoi occhi, svariate possibilità di caratteri contrastanti e diversi, di ostacoli e paure, luci e ombre che si inseguivano a vicenda. « È il mio marchio. Ciò che mi perseguita da tutta la vita. Mi difendono ma non sono definizione di bello. Non sono un dono che ho chiesto.»  si fermò per un momento solo per osservare lo sguardo sgranato di  Alec davanti a sé. « Alexander, » si schiarì la voce. E come un magnete, il suo corpo si fece di colpo più vicino all’altro, facendo sì che le loro ginocchia si toccassero. Alec era ancora in ginocchio davanti a lui « vorrei che capissi che non sono un gioco, non per me almeno. Con difficoltà li ho mai mostrati a qualcuno. E nella maggior parte delle volte ho ottenuto ciò che già ti ho detto: mostruosità, regalo di un demonio. E’ un tratto che per certi non mi ha separato da Lucifero. Non ricordo quanto orrore hanno scatenato, ma proprio per tutto questo, non ne vado fiero. » concluse deglutendo. Sei un abominio, un flagello di Dio. Le grida di sua madre riaffiorarono nella sua testa. Scosse la testa e ispirò forte dalle narici.
Alec, che adesso aveva sciolto l'abbraccio, portò entrambe le mani sul suo viso, avvicinandolo al suo. Capiva perché era così difficile. I Nascosti non erano mai stati trattati con degno rispetto dai Nephilim, ma non doveva continuare ad essere così. Non tutti si potevano definire malvagi. Magnus ne era un esempio più che lampante. Poteva avere anche i suoi difetti, ma Alec lo amava così, senza esitazioni. C’erano solo un paio di nubi ad appesantire il suo petto e sarebbero andate via, questo lo Shadowhunter lo sapeva bene. Lo Stregone era una forza della natura.
« Eppure a Max li hai mostrati. Mentre combatti, fuori dalle riunioni e gli incontri in Istituto, a chiunque ma non a me. » sospirò piano deluso.
« Alexander, Max è un bambino. È ingenuo. Non sa ancora niente di questo mondo. E la sua reazione non è stata delle migliori. E per quanto mi riguarda, l'ho fatto solo in quell'occasione e speravo davvero che tu non stessi guardando. »
« Magnus, » si fece più vicino e Alec arrivò a sfiorare il naso dello Stregone «voglio solo…» le parole si fermarono così nell’aria, facendolo sospirare. Era convinto. Lui accettava tutto di Magnus, ogni cosa, anche la più innocua. « Voglio solo vederli. Se non mi piacciono, distoglierò lo sguardo ma ti prego, » lo supplicò quasi « non tagliarmi fuori. Stiamo insieme. »
E Magnus poté  giurare di aver sentito perdere un battito. Ovviamente sapeva cosa erano lui e Alec ma, ogni passo di quel ragazzo verso la conferma della loro relazione era sempre qualcosa che lo lasciava senza fiato. Alexander era molto più diretto di un anno fa e lo faceva con una tale naturalità da spiazzarlo.
« Sì, stiamo insieme. » confermò e sorrise. Quel sorriso sembrò uno di quelli a cui era abituato Alec. Uno di quelli tranquilli, calmi, spensierati  allegri. «Va bene, Alexander. » sfiorò per qualche istante le sue labbra con quelle dello Shadowhunter per darsi forza. In risposta, Alec prolungò un po' quel contatto facendo ridacchiare lo Stregone a una spanna dalla sua bocca. Dopodiché Magnus si allontanò dal viso del ragazzo e serrò gli occhi, cercando di concentrarsi. Era ancora titubante sull'idea però Alec era lì e oramai non si tornava più indietro. Respirò a fondo. La sua testa si scollegò dal cuore, la ragione andò a rintanarsi in qualche anfratto della sua mente e si espose completamente. Saettarono delle fiammelle evanescenti rosse che volteggiarono disperdendosi sopra le sue mani.
I suoi occhi si aprirono di scatto. Come se qualcuno avesse acceso una lampadina, l'energia fece vibrare e sussultare quelle iridi dorate. Alec osservò come quelle paiuzze dorate fossero decorate con una pupilla color nero denso triangolare, come se un gatto avesse fatto capitolino dentro quelle iridi e si fosse disteso in modo verticale. Più si concentrava, più Alec notava come queste sembravano scrutarlo attente, caute. Tutto si poteva dire, ma non che quegli occhi non ti catturassero. Come delle calamite, Alec era stato attratto nell'osservarne ancora la luminosità dorata che contrastava ma in modo armonioso con il nero centrale. Le iridi sembravano percorse da tanti ghirigori circolari, gocce allungate che erano caratteristiche di ogni iride umana. Ma in Magnus quelle erano più accentuate, più evidenti.
« Alexander? » lo risvegliò.
Alec sorrise. Questo sei tu.
Magnus sembrò ancora più inquieto.

Non c’è niente di sbagliato in questo.
« Alexander, potresti per favore dire qualcosa? Non credo che ti convenga farmi innervosire adesso, ecco... » accentuò ironicamente verso la fine ma il suo nervosismo non venne nascosto comunque.
« Non so se per te vada bene, forse ti sei abituato a mille aggettivi diversi ma » soffiò dolcemente sul suo viso riavvicinandosi e facendo diventare l'altro che aspettava ancora più irrequieto « Per me sono bellissimi. »
Gli occhi da gatto di Magnus scomparirono lasciando il posto ai suoi normali di sempre.
Lo Stregone non si aspettò di ritrovare davanti a sé un Alec sorridergli che premeva le loro fronti insieme. Alec lo accettava così com'era. Niente filtri. Niente veli. Magnus come Magnus e basta. Niente trucchi, niente scorciatoie.
Lo Stregone sorrise di rimando e disse solo questo:

« Non so se mi ci abituerò mai, ma non a ciò che pensi di questi…» con un dito indicò i suoi occhi e piano, quasi stesse studiando il suo movimento, si fece più vicino e questa volta, sprofondò negli occhi verdi dello Shadowhunter che tanto amava, « A te. Non so se mi abituerò mai a te. »
Poco dopo, si stavano già baciando e Magnus aveva già immerso le sue mani tra i capelli, scombinandoglieli.
Passò poco, giusto il tempo per una altro po' di baci, che entrambi si erano alzati e Alec molto lentamente aveva portato le sue mani sul bacino dell'altro. Portò di peso Magnus, che adesso stava avvinghiando le sue gambe al suo bacino. Le braccia lungo il collo del Cacciatore. Sfiorò la base del collo e inevitabilmente la sua runa della deflessione. Quando si staccarono entrambi annasparono in cerca d'aria. I visi vicini, gli occhi che si studiavano silenziosamente.
« Alexander... »  sussurrò Magnus. Alec gli rivolse tutta la sua attenzione. La mano dello stregone andò a sfiorargli la mascella, risalendo su per la guancia « Che ne dici di...spostarci in camera? » la voce bassa, gli occhi che stavano praticamente sostituendo le sue intenzioni.
Alexander non rispose, solo annuì piano quasi senza fiato e mantenendo sempre la presa salda sui suoi fianchi, riprese a baciarlo. Si girò completamente, riportando i loro corpi in direzione opposta e camminando senza una vera e propria visione di dove stesse andando. Magnus che toccava i suoi capelli, tirandoli un po', immergendoci le mani via via che Alec si faceva spazio con le labbra.
Fu solo ad un certo punto che Magnus sembrò indicargli l'intricato spazio tra il salotto e la stanza della camera da letto. Lo Stregone soffocò un lamento quando andò a sbattere contro una delle grosse maniglie della grande porta scorrevole di vetro.

« Scusami, tu sei uhm, ti sei - » sussurrò Alec ma l'altro lo batté sul tempo.
« No, no, sono ancora tutto intero. » ridacchiò.
Alec si spostò un attimo dal suo viso. Lo squadrò.

« Questo lo vedo bene. » e subito piantò le sue labbra su quelle di Magnus.
Alec spostò per qualche secondo una delle mani dal bacino del suo ragazzo, alla maniglia della porta per aprirla. Appena entrò, sembrò quasi un sollievo. Come se un fulmine si fosse impossessato del corpo del Nephilim, questo proseguì svelto e il corpo di Magnus finì subito sdraiato sul letto. Quello gli portò subito le mani a coppa sul viso, mentre lo Shadowhunter si spostava sopra di lui. Le lenzuola rosso scarlatto e la luce della abatjour di sinistra accesa, data da una luce soffusa, delicata. Ma non passò molto tempo che lo Stregone lo trascinò giù con sé, riallacciandosi a lui. Alec sospirò contro la sua bocca quando Magnus, cominciò a vagare con le mani sotto la sua maglia, fino a portarlo ad alzare le braccia per togliersela completamente. Inutile dire che finì abbandonata sul pavimento poco dopo. Uno sciocco di dita e le loro scarpe furono scalciate via. A quella libertà, Alec rispose muovendosi e avanzando sul corpo dell'altro, che capì subito, spostandosi più in alto sul materasso. Le dita dello Shadowhunter vagarono lungo l'addome dello Stregone, sottolineando la mancanza di contatto, di pelle attraverso un suono strascicato.
Magnus capì le sue intenzioni e cercò di aiutarlo nell'intento ma l'altro poggiò dolcemente una mano all'altezza del suo petto per fermarlo. Anzi, insieme a quello aggiunse un bacio cauto, di attesa. Mentre cercava di liberarlo, trovò assurda la quantità di tempo che impiegò per sbottonare la camicia rossa di Magnus, come se i bottoni si facessero più piccoli man mano che le sue dita si apprestavano a sfilarli. Quando ci riuscì, la loro pelle si toccava. E la sensazione si faceva sempre più reale quando anche i loro indumenti inferiori piombarono con quasi più foga dei primi, sul pavimento. I loro corpi premuti insieme. Quell’aria leggera, intensa come se si fossero accese tante veloci scintille che la percorrevano; la stanza, le lenzuola, i loro corpi ansimanti. E nel mentre, Magnus lo vide, vide quella piccola vocina dentro il suo petto farsi sempre più forte guardando Alec che lo toccava, mentre lui sfiorava i suoi capelli sudaticci e disordinati, mentre sentiva il respiro caldo e le sue labbra si avvicinavano alla base del suo collo o mentre gli regalava quello sguardo misto a un mezzo sorriso e a tanta passione: è lui, pensò,  finalmente.

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Capitolo 2
*** Focus and go right paths ***


Ciao a tutti ^^
Come promesso, sono tornata (piena di scleri dovuti allo scorso episodio) but still, I'm alive.
Forse proverò a scrivere più avanti qualcosa che mi ha ispirato ( tante cose a dire il vero ) di questa 2x18
che è stata un trionfo per i miei, i nostri Malec.
Sono morta dentro per tutti i feels possibili: i flashback, Magnus, Will Tudor come Sebastian\Jonathan freijerfre, la prima volta, Clary che si scontra per la prima vera volta con suo fratello, INSOMMA CHIUDIAMOLA QUI CHE SONO ANCORA PIENA DI EMOZIONI.
Non mi dilungo ancora e vi lascio a questo capitolo che spero vi piaccia. Ho pensato un po' a cosa avrebbe significato vedere Magnus e Alec pensare alla questione "matrimonio", ricollegandomi un po' anche a ciò a cui ha portato la 1x12 e questo mi ha permesso di esprimermi anche sul punto di vista di Alec, ciò che ha significato per lui, dove lo ha portato la sua vita fino a quel momento...
Vabbè, ora vado che è meglio! Buona lettura.
Gnau

Clodia

Focus and go right paths

 

Le mani di Alec accarezzavano leggermente le lenzuola. La seta con le sue svariate pieghe, avvolta intorno al suo corpo. Delicata, si poggiava, incorniciandogli il ventre e spargendo parte della luce provenente dalla larga finestra laterale, che lo colpiva immobile, sul suo corpo. Si girò per guardare affianco a sé, Magnus era disteso su un fianco. La luce colpiva la sua schiena, le punte dei suoi capelli che andavano in qualsiasi direzioni tranne quella adatta, lasciando il resto del suo corpo in ombra. Aveva ancora addosso una lunga collana con alla base una piccola gemma nera. Gli occhi erano socchiusi, due linee curve, che seguivano i tratti a mandorla, la linea della mascella che conduceva alle labbra piccole dischiuse, il respiro regolare del suo petto che si alzava e abbassava, sul quale pendeva il filo della collana. Le mani erano artigliate sul cuscino soffice e i muscoli delle braccia olivastre erano ben visibili sul tessuto spiegazzato. Non serviva altro per destare la sua attenzione. Quello che stava vedendo era qualcosa che, semplicemente, riempiva più di mille altre cose o parole. Era una visione così reale che quasi faceva fatica a guardare quella persona addormentata che gli era distesa affianco e si stupì di come solo fino a un anno fa, le cose erano diverse. 
Se solo gli avessero detto che tutto quello sarebbe accaduto, non ci avrebbe creduto.
Le speranze, i dubbi, i freni ormai abbandonati, l’ istinto che spazzava via la ragione, le regole e dava spazio alla voglia di stare insieme. Le turbolenze non erano certo mancate a entrambi ma era normale, i litigi alimentavano le relazioni e le rendevano inevitabilmente sane, vere.
Alec sentì un leggero sospiro uscirgli appena dalle labbra e senza accorgersene, la sua mano era spontaneamente scivolata su quella di Magnus. Saliva a piccoli tocchi sul palmo , sfiorandone il polso, fermandosi all’avambraccio e ricominciando daccapo. Adorava farlo lo faceva senza pensarci adorava toccare lo Stregone, forse però di meno rispetto alle volte in cui, era l’altro a degnarlo di quelle attenzioni.
Alec sentì un piccolo mormorio.  
L’altro si mosse piano. Gli occhi che si aprivano piano, insonnoliti.
Alec si sporse e premette le labbra su Magnus, scoccandogli un bacio.
« Buongiorno»  sussurrò.
L’altro mormorò in modo strascicato un buongiorno e con gli occhi ancora metà chiusi, metà aperti per abbandonare il sonno, si avvicinò per sfiorare la nuca dell’altro con il naso e appoggiandoci anche il mento con quel leggero accenno di barba.        
« Quante volte ti ho detto che così mi fai il solletico? » la sua voce riuscì a rimanere ferma e secca per i primi secondi, ma non durò molto, ridacchiò quando Magnus continuava imperterrito a strofinarci il naso e a lasciare baci piccoli e umidi « M-Magnus! » lo riprese.
Per tutta risposta quello non lo ascoltò e gli lasciò un bacio lungo la mascella.
Risalì e incontrò le labbra di Alec.
« Mmh » replicò quello. 
« Hai dormito bene? » gli soffiò a una spanna dal viso. Lo sguardo dello Stregone era attento, premuroso e anche, malizioso, conoscendolo. Alec gli circondò le braccia intorno ai fianchi.  
« Sì, non posso lamentarmi, tu?»  
  « Beh, a parte il tuo leggere russare... »  quello lo guardò, l’aria offesa, le sopracciglia che quasi si toccavano e Magnus si intenerì. Ribatté, prendendogli il mento con un dito. « Alexander, accettalo, tu russi. Ma ormai è come e se non ci facessi più caso, mi sono abituato al tuo adorabile russare. »             
« Pff » replicò scocciato Alec.
Lo Stregone ispirò a fondo e sorrise piano. Un sorriso allungato, non aperto, ma pur sempre pacato, sereno. La sua mano poggiata sul petto nudo coperto di rune dello Shadowhunter.
Restarono in quella posizione a per un po’ il viso poggiato sulla spalla sinistra di Alec, le braccia che circondavano la pelle e la accarezzavano come a cercare di imprimerne a memoria la delicatezza, la ruvidità, i punti sensibili. Era stato un po’ nuovo per lui abituarsi a quella routine. Non ricordava più quando aveva smesso di frenarsi e lasciarsi finalmente andare davvero. Era stato un impeto e la cosa più naturale che potesse accadergli. Un attimo e si ritrovava a non studiare niente, a non pensare a qualche strana formula per raggiungere i centimetri di pelle o per conoscere cos’era provare piacere. Alec aveva abbracciato se stesso, piano e poi senza più paura. Alec era stato sempre dettato dalle leggi più che dal cuore a livelli intenzionali, involontari, prima che Magnus si presentasse, gli lasciasse spazio a tutto quel mondo. Un mondo che era stato chiuso per troppo tempo.


**


«Alexander » la voce flebile di Magnus lo riportò a terra
« Sì? » il pollice che lentamente sfiorava la pelle nuda.
Lo Stregone spostò il viso su di lui, con il mento poggiato tra la spalla e l’inizio del petto. Sembrava voler dire qualcosa e allo stesso tempo, tacere.
« Non mi era mai successo. Voglio dire in settecento anni e passa, ho conosciuto tanta gente, tanti diversi tipi di mentalità, approcci davvero troppo ostinati alla vita o per niente disposti a farsi valere » il suo sguardo mentre parlava si spostava continuamente dalle sue mani, a un punto indefinito della stanza mentre Alec lo ascoltava curioso, incerto su dove volesse andare con quelle parole « Certe volte ho voluto non avere a che fare con gli stessi Nephilim. » Questa volta gli occhi che si concentrarono nei suoi « Con il loro atteggiamento superbo o bigotto, con il loro sangue che pensa di dominare il mondo in un colpo solo, vedi Valentine. » il suo tono si fece amaro e sentì di essere fin troppo osservato apprensivamente dall’altro. Lo sapeva, Alec era fatto così. Riprese.  
« Ma non mi era mai successo di percepirne un’altra loro visione. Tua sorella Isabelle, ad esempio, una combattente, forte ma fragile, protettiva con te, con la vostra famiglia; Clary piccola ma che riesce a tirar fuori dal peggio sempre una soluzione o, anche Jace, anche se mi costa ammetterlo. » sospirò.
Alec alzò un sopracciglio.
« E io? »
«Mmh, tu » gli fece il verso. Alec lo riprese, il viso che si trasformava in un’altra espressione.
« Sì, io » aggiunse cauto, un po’ serio.
« Alexander, » il modo in cui Magnus riusciva a pronunciare il suo nome di battesimo, in modo sonoro e armonioso gli faceva venire voglia di imprimerlo nella sua testa e di rimandarlo indietro ogni qual volta ne avesse voglia. D’altro canto, solo a lui era concesso chiamarlo per intero, non gli aveva mai dato fastidio che lo facesse, non avrebbe mai voluto che smettesse di dirlo in quel modo « Tu sei stata l’eccezione a tante dicerie tra il mondo di Nascosti e non. Sei stata la prima di tante cose… avendone viste così tante pensavo di aver già avuto un pieno esempio di cosa aspettarmi e invece hai buttato giù tutto quello che pensavo di aver già provato, visto, toccato letteralmente. Sei... » gli occhi due pietruzze verdi limpide, chiare per via della luce che vi batteva contro, le labbra che si addolcivano in un sorriso appena visibile, il naso su cui batteva una striscia luminosa « Sei un guerriero. Sei tante cose. Testone, orgoglioso …»
« Senti chi parla - »
L’indice di Magnus andò a piazzarsi sopra la bocca dello Shadowhunter per zittirlo. Alec roteò gli occhi e sorrise, scontrandosi contro l’ordine del Nascosto. Ricordava ancora la prima volta che lo aveva fatto, uno dei primi loro incontri, pensò.
« Ma sei anche adorabile. Hai questa... questa qualità di sorprendermi, ogni volta. Anche la cosa più banale. È assurdo, ricordo di essermi innamorato prima, » la voce che si era fatta quasi liquida, sfumò piano « ma questo è diverso »  
Alec lo guardò rilassato, sorridendogli così ampiamente che Magnus sentì subito un calore gentile, premuroso, prenderlo in pieno - ma non era per niente irruento - era piacevole. Lo guardò così ma pur sempre confuso.
« Ed è una cosa... insomma, va bene? » chiese.
« Diciamo che è la possibile traduzione di: questo non è mai successo o meglio è successo, ma è completamente più intenso. È come se stessi vivendo le cose per la prima volta. È... nuovo. Anche per me. »
« Lo so »
« Lo sai?» gli fece di nuovo il verso e Alec lo ignorò anche se, non poté fare a meno di guardalo fintamente offeso.
« Lo hai...detto più volte. Insomma, le tue esperienze, ti hanno insegnato cose... tante. Ma, io » si portò i capelli indietro con la mano libera Io non... non sono mai stato la causa di questo. Voglio dire, non sono mai stato Jace ad esempio. »
« Ed è un bene. » Magnus aggrottò la fronte , una smorfia, ma era sollevato.
Alec rise, ma lo riprese subito.         
« Sai cosa intendo! Non sono mai stato notato o ricevuto attenzioni in quel senso. Non ho mai sconvolto lo stato d’animo di nessuno. »
« E non solo quello. »
Ci fu una breve pausa e Alec colse un guizzo negli occhi felini dell’altro.  
« Non sei stato tanto la causa, ma ciò che ne è venuto dopo beh... Alec, tu non sei Jace. Ma è proprio per questo che mi hai colpito. Tu eri quello timido, in un angolo, all’ombra dell’aitante ragazzo che sembrava primeggiare. Per me è stato l’effetto opposto. »
Alec gli rivolse uno sguardo pieno. « Se ti stai chiedendo il perché, non lo so nemmeno io, ho capito subito che pensavi di essere inferiore a qualcosa di inesistente. Jace è conosciuto per le sue vittorie, tu per le tue. E credo sia giusto così. Il legame che vi unisce è speciale, sarete anche parabatai ma non potreste essere più diversi. »
« Le mie vittorie sono ben altre dalle sue. Gli voglio tanto bene, è un fratello per me ma, non è tanto questo il punto, » cominciò, sistemandosi meglio sul cuscino e portando Magnus quasi sopra di lui con quel movimento « Non sapevo chi ero. O meglio, ne avevo una vaga idea: uno Shadowhunter. Sì, ma poi? Chi ero io? Cosa sentivo? Jace è stato quasi sempre il mio esempio, . E anche per un grande periodo e credevo fosse giusto, fosse facile così. E lo era. Lo è stato. Quanto può esserlo scegliere un arma affidandoti solo e unicamente agli insegnamenti dell’altro sul campo. Ma non sempre lo è, non lo era per me… avevo cominciato a realizzare da solo. Non con pochi aiuti...ma l’idea di buttarmi in quel mare pieno di giudizi e pareri mi scuoteva dentro. È stata una fase lenta e veloce, insieme. Poi è arrivato un momento in cui non ce l’ho fatta più e mi sono detto stanco. Stanco. E quindi ho deciso di accettarmi. Era ora che lo facessi. E Jace era solo il primo di una serie di segnali che me lo hanno indicato. »
« Quindi, fammi capire, sono stato uno di quei tanti segnali per te? » borbottò confusamente ma Alec riconobbe quel pizzico di ironia in nel tono dell’altro. Questa volta, Alec si mosse di più e lo Stregone gli finì definitivamente sopra, letteralmente. Colto di sorpresa, quello avvinghiò le braccia al suo collo.
« Se pensi che un segnale ti sembri sexy, allora, accomodati pure. » scherzò sotto lo sguardo vigile di Magnus che fece finta di imbronciarsi.
« Alexander Gideon Lightwood, vuoi tu prendere Segnale Magnus Bane -»
Alec non si trattenne dal ridere e lo zittì subito prendendo le sue labbra con le proprie
Il bacio iniziò cauto. Le dita pieni di anelli andarono a cercare e si artigliavano a quei capelli neri e completamente disordinati. E subito dopo pretesero di più, facendo sì che il loro incontro diventasse un po’ più profondo, le lingue che si scontravano, il sapore dell’uno nella bocca dell’altro, lasciandoli entrambi senza fiato. Poi lampeggiò un pensiero: Magnus aveva accennato al matrimonio. La testa di Alec si annebbiò ancora di più.
« Non ti sembra un po’ presto, insomma, per-» disse esausto, la sua voce a corto di fiato.
« Alexander, rilassati, stavo solo scherzando » cercò di rassicurarlo lo Stregone.
Alec sapeva che Magnus stesse solo ironizzando come faceva di solito per tirarsi fuori da una situazione scomoda, ma non aveva mai realmente preso in questione l’argomento neanche lontanamente, tanto si era abituato con quella routine, in quel loft. In quella che ora era casa.
Ma in risposta, contrariamente a quanto già sapesse, il suo viso si tinse di uno strano colore. Lo Stregone cercò di rimediare. « Cioè, intendo, forse un giorno. Niente è prevedibile, non sappiamo cosa succederà, ed è questo il bello. Tutto è inaspettato, come tu stesso hai detto , godiamoci adesso, il presente. Quello che è ora, che è adesso. » Gli accarezzò una ciocca bizzarra di capelli neri, riportandogliela dietro l’ orecchio. Alec ora era decisamente più colorito di prima ma sembrava ancora stranito, più silenzioso. Magnus cominciò quasi a sudare. 
« Alexander- »
« Sì, ed è quello che voglio fare » il suo sguardo era così forte e deciso, ancorato a quegli occhi a mandorla speciali « Questo. E non so cos’altro più in la, non ora ma... » appoggiò la fronte contro la sua « Non voglio tagliare fuori nessuna possibilità. »  deglutì e rialzò il suo sguardo.
Magnus lo baciò in modo premuroso sul naso. 
« Neanch’io Alexander, neanch’ io.» fu tutto quello che disse.
Ma Alec lo sapeva.

Quando troviamo qualcuno, quel qualcuno è per la vita.
Noi Shadowhunters ci leghiamo così tanto a quella persona che diventa l’unica per noi, la sola, anche dopo la sua morte.


Riecheggiarono le parole di centinaia di compagni Nephilim in battaglia nella sua testa e la voce di suo padre, Robert. Aveva ricordato mentre baciava sua madre durante una delle tante cene Lightwood a Idris o quando certe volte era più Isabelle che lui stesso a chiederlo al padre. L’episodio gli provocò subito una grande malinconia tanto da portarlo a stringersi più forte a quel sentimento opposto e più positivo che non lo avrebbe deluso: lui non era suo padre. E sapeva che prima o poi sarebbe successo, niente è prevedibile e imprevedibilmente si era sentito legato al suo mondo delle ombre, tanto quanto si era sentito in quell’istante, lì, come a volerlo cristallizzare, stretto con Magnus in quel letto. 
Alec sentì un rumore bussare tra quel pensiero che si era fatto fitto nella sua testa. Un piccolo attimo di quiete, dopodiché lo stesso suono riprese, un tono un po’ meno confuso.
« Terra chiama Alec, » sentì la risata di Magnus arrivargli chiara all’orecchio. Gli occhi giallo gatto erano posati sui suoi incuriositi, studiosi « A cosa stai pensando? » mormorò piano.
Gli rivolse uno sguardo sincero.
« Hai paura del matrimonio? » la buttò lì, senza neanche pensarci troppo. Magnus storse un po’ la bocca, preso in contropiede, la fronte che si corrugava leggermente mentre ci meditava e gli occhi umani che ritornavano.
« Non direi paura, » si guardò le unghia per un momento « Ma devi ammettere che è una cosa grande, Alexander, voglio dire, un grande passo » sottolineò con più enfasi «Ti cambia, cambia la vita, la concezione di ogni singola cosa, responsabilità, diversi bisogni che una persona mette e affida nelle mani dell’altra e non ... » sospirò pensando veramente a cosa significava l’istituzione del matrimonio, avendone sentito parlare e non, ad averlo visto con i suoi occhi in diverse anime legate senza costrizione  «Non ci sono mai passato prima »  chiarì.  
« Beh, nemmeno io. »
Magnus lo guardò torvo. Il petto nudo che si sporgeva, il peso che si spostava sui gomiti come a sorreggere lo sguardo quasi di fuoco. Alec lo seguì e alzò le mani di rimando, in segno di resa.   « In mia difesa non era una vera promessa, né un vero matrimonio … Lidia lo sapeva, mia sorella, Jace, Clary... tu. È stata Izzy dietro a tutto, cioè, poteva anche esserlo ma non sono andato fino in fondo! »  
Lo Stregone arricciò il naso infastidito.  « Beh, l’atmosfera era pur sempre quella »
« Perché voi avete un modo diverso di …di festeggiarlo?»                                                             
« Ah! » lo pizzicò a un braccio, la faccia vittoriosa « Allora ammetti che era un vero ricevimento!»
Alec roteò gli occhi. 
 « Il matrimonio richiede rispetto, fiducia, »                                     
« Tutte cose che uno Shadowhunter venera: onore, presenza, impegno-»  Alec lesse un tono di scherno nella sua voce, quasi come se Magnus volesse sottolineare qualcosa con fin troppa precisione.         
« Amore, richiede amore »  lo guardò limpido, senza bisogno di difese « Rispettavo Lidia, mi fidavo del suo giudizio, era vicina e conosciuta alla mia famiglia, l’onore per restaurare il nome dei Lightwood, »           
« Ma non la amavi»   
Alec annuì. Lo Stregone sospirò calmo e l’altro gli circondò la spalla con il braccio per poi farsi velocemente strada scendendo sulla schiena. Le mani olivastre che si lasciarono scivolare sul petto di Alec, abbandonandosi a quella pelle calda, a tratti ruvida per via delle cicatrici. Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio che non pesò a nessuno dei due: si guardarono muti leggendo forse ciò che l’altro stava pensando. Poi lo Stregone parlò « Non era un vero matrimonio ma c’erano le decorazioni, l’altare, i fiori, gli invitati, la sposa...  »
« L’imbucato» lo fermò Alec, scoppiò a ridere.
Magnus lo accompagnò, le rughe di espressione e riso che si formavano sotto ai suoi occhi, la bocca e i denti che si mostravano.  Stupido Nephilim. Adorabile stupido Nephilim.                                                                       
Ma lo Stregone subito dopo si ricompose, assumendo quasi un atteggiamento fiero, intoccabile.
« Quell’imbucato è stata la cosa migliore del matrimonio, di quel giorno, forse anche che tu abbia mai avuto » disse sfacciato.
 
« Alec, che cosa diamine stai facendo? »  Alec aveva accelerato il passo spostandosi al centro della navata, superando una Maryse abbastanza scioccata  e dicendole soltanto:
« Basta »
Tutto il resto, il peso di ciò lo divorava dentro, la stanchezza e il voler rompere e uscir fuori, lo avevano portato a baciare Magnus di fronte a tutti.
 
In effetti, non sapeva cosa avrebbe fatto se non fosse arrivato quel giorno, irrompendo in sala. La chiacchierata con Jace  il giorno prima lo aveva di certo aiutato a mettere in ordine i suoi pensieri, ma aveva comunque messo in piedi tutto quello, costringendosi che sarebbe andato bene, i suoi genitori sarebbero stati contenti, il Clave avrebbe approvato. Lui se ne sarebbe fatto una ragione. Ma la ragione non era cuore. Alec lo guardò in un modo che Magnus non seppe interpretare - o almeno ci provò fallendo miseramente.
« È stato il mio primo bacio » era uno Shadowhunter eppure la sua voce era così piccola in quel momento, così fragile e priva di filtri.                                                                                                      
« Non credo che dimenticherò facilmente » mormorò perdendosi nel ricordo - era passato un anno e forse più di qualche mese - ma Magnus sentiva ancora lo sguardo fulmineo dello Shadowhunter che con fare disinvolto e un po’ inesperto, aveva camminato a grandi falcate per raggiungerlo facendo pensare per un millesimo secondo allo Stregone che volesse soltanto invitarlo a uscire e invece tutto si era rivelato fuorché quello...  «Tu che cammini lungo il tappeto e - »
« Non stavo pensando appena arrivato al centro della stanza - giuro - ho creduto di stare per scoppiare, non riuscivo a respirare. Ma poi eri arrivato tu, hai attraversato così in fretta la stanza - ho pensato che era la mia occasione, era il momento giusto o quello, o mai più - e non avevo altra scelta. In realtà la avevo sempre avuta, solo che avevo una paura matta, una paura non necessaria, una paura forte e amara, ma ne sono uscito, » si avvicinò e un piccolo bacio andò a posarsi sulle sue labbra « Magnus io ti amo » e il suono deciso, determinato che gli era insito e quel modo che aveva di pronunciare quelle parole che scuoteva sempre lo Stregone. Non importava quante volte avrebbe provato a ripeterselo , Alec sarebbe riuscito sempre a prenderlo alla sprovvista ed era qualcosa di talmente intenso, inconcepibile addirittura a se stesso «  E se c’è una persona, una sola, che anche solo lontanamente mi porterebbe a compiere quel passo, saresti tu. »                                                      
Magnus gli sorrise luminoso, stava per dire qualcosa che avrebbe reso l’aria piena di miele o qualcosa di scontato e simile, ma decise la sua piena modalità sfacciata e quindi, optò per altro.
« Non sarò certo Lidia Branwell ma, ne sarò onorato, Alexander» lo guardò furbo e divertito mentre Alec lo avvicinava di più.                                                                                                                     
« Ed è meglio che tu lo sia, perchè potrei farmi consigliare da Catarina stessa per i metodi su come eliminare il Sommo Stregone di Brooklyn » lo sfidò.                     
Gli occhi dello stregone erano ridotti a due fessure.         
« Non ti conviene sfidarmi, Lightwood. » i suoi occhi felici si accesero con un solo scatto improvviso.              
« Ah, altrimenti? » il suo viso così vicino a quello di Magnus, gli occhi fissi sulle labbra, il sorriso sornione che già sapeva cosa sarebbe successo da lì a poco. In un solo attimo infatti, lo Stregone agì, balzò sedendosi tra le gambe di Alec e si appropriò della sua bocca, esplorandone il palato e infilandoci insolentemente la lingua. Sentì Alec mugolare, annaspare e appoggiare le mani al suo collo per spingerlo contro di sé. Più sentiva la sua presenza, più sentiva calore e più voleva. Magnus si ritrovò ora, sotto di sé, uno Shadowhunter perso, col fiato corto , il pomo di adamo in vista ma nonostante ciò, non mollava a distendere le pieghe del suo viso in una smorfia ma bensì in un sorriso stanco, sudato. Il suo sguardo felino si spense e sfacciato e beato disse:
« Ti avevo avvisato, tesoro»

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Capitolo 3
*** Holding on the pieces of us. ***


SPAZIO AUTRICE: Sì, beh... diciamo che il capitolo che state per leggere contiene alti elementi di angst e sofferenza. Mi scuso in anticipo ma la 2x18 ha scatenato anche questo e stranamente mi ritrovo sempre a scrivere bene le parti angstose ( non chiedetemi perchè, è sempre stato così, anche prima dei Malec, god help me) Ma quei due always find a way back to each other  quindi sono tranquilla perchè quei due si amano troppo e non possono stare lontani.
Bene, io vi lascio con questo capitolo... e buona fortuna
-
lettura.
Clodia



I’m holding on the pieces of us.


« Devo pensare alla mia gente, devo sperare che vada tutto bene, la Regina Seelie forse avrà un modo... E l’unica cosa che mi impedisce di farlo sei... sei tu. » aveva detto dopo che Alec si era scusato con lui.
« Magnus, so di aver sbagliato ma -»
« Ti sei già scusato, Alec e non si tratta di questo. » il tono dello Stregone era così amaro e strano, chiuso. Alec deglutì, era perso, confuso, sembrava capire e non contemporaneamente. Era troppo da elaborare per lui. Magnus stava mettendo una pausa, una barriera, una distanza per via dei bisogni della loro diversità. E sapeva che aveva ragione ma anche torto.         
« Si tratta dei Nascosti, la mia gente ha bisogno di me. Così come la tua, e non posso, non posso aiutarli così. Non posso avere salvezza per loro e te » quella risolutezza che aveva costruito attorno si perse subito « Non posso avere entrambi » il suo viso era ridotto a una maschera imperturbabile ma con lacrime già intrappolate agli angoli degli occhi.
« Sì, che puoi » ribatté Alec sul punto di crollare, cercando di aggrapparsi fino all’ultimo a quella possibilità ancora viva, accesa « Possiamo. Possiamo farcela, possiamo ancora avere questo » la sua mano che adesso tremava indicò lui e poi Magnus « Per quel che so, noi due ne siamo in grado, Magnus » la sua voce sul punto di incrinarsi e precipitare nell’ emozione più dolorosa avuta fino a quel momento, la prima sensazione forte che lo investiva dopo tanto tempo, i suoi occhi già umidi sul punto di bruciare « Noi due siamo sempre stati capaci di ritrovarci, di trovare una soluzione, una via d’uscita. » lo guardò supplicandolo.
Magnus cercò di sviare lo sguardo. « Magnus, non puoi... io ti amo. »
Ma la voce di Alec si era già irrimediabilmente spezzata e senza controllo, sfuggendo al sangue d’ angelo e rifacendosi solo al suo essere più semplice e umano, stava già cercando di trovare più aria, aria che gli mancava, come se tutto ad un tratto non riuscisse a respirare bene e i suoi polmoni non lo stessero aiutando.                              
Magnus circondò la sua guancia con la sua mano, accarezzò piano quel volto ormai sofferente. So cosa sto facendo, si ripeté in testa.   So cosa ti sto facendo, cosa sto facendo a me. Con tutto il coraggio che riuscì a prendere, glielo disse. Perché era vero e questo non poteva e non lo avrebbe di certo negato a se stesso, non dopo quello che avevano avuto in quei mesi, non dopo quello che Alec gli aveva fatto provare, la meraviglia del tempo che gli aveva concesso. Aveva settecento anni di storia vissuta alle spalle. Eppure era così dannatamente difficile lasciarlo andare, non quando l’ Alec che aveva davanti lo guardava in quel modo sconfitto. Ma in realtà non poteva essere altrimenti, Magnus sapeva che la colpa gli sarebbe ricaduta addosso con un tonfo sordo e l’ immagine di una ancora che precipitava giù lacerando e tagliando via le onde e l’acqua.                                                                  
«Ti amo anch’io » Era calmo ma sentiva le lacrime sul punto di uscire e aveva paura che non sarebbe riuscito a controllare quel dolore al petto ancora per molto. Gli occhi dello Shadowhunter si chiusero di scatto rilassandosi a quel tocco, a quelle parole e ritornò per qualche attimo a respirare - non regolarmente - ma meglio di prima. Appena li riaprì, la mano di Magnus non c’era più. Gli occhi dello Stregone si erano fatti più lucidi e stava serrando la mascella, quasi costruendosi un appoggio solido per non vacillare. «Una volta mi hai chiesto cosa più mi spaventasse, essendo immortale, avendo vissuto per secoli …» soffiò le sue parole spostando lo sguardo dentro quelle iridi verde vivide e tristi e deglutì. Alexander sei così... innocente. Mi dispiace. Quasi si fermarono quelle due parole col rischio di non pronunciarle affatto, si era esposto così tanto e ormai, non vedeva perché evitarle.         
« E’ questo » e detto quello, Magnus si voltò e cominciò a camminare spedito verso l’ascensore dell’Istituto prima che potesse ripensarci. Alec sentì il freddo invadergli le ossa. Si lasciò andare e le lacrime uscirono da sole, senza neanche un piccolo sforzo. Immobile e incapace di muoversi, si lasciò travolgere da righe di lacrime che scesero lungo le sue guance e lasciandosi andare , sentì una morsa stringersi al petto bloccargli il fiato. Era peggio di venire colpito allo stomaco, peggio di perdere un combattimento, peggio di un demone. Non riusciva di nuovo a respirare. Osservò Magnus mentre le porte dell’ascensore si stavano chiudendo. L’ ultima immagine che ricordò era Magnus con lo sguardo fisso su di lui, la mascella ancora serrata e gli occhi espressivi che pur soffrendo, non avevano alcuna intenzione di ritornare indietro sui loro passi. Ebbe il tempo per cercare di dire qualcosa prima che le due porte meccaniche si chiudessero, ma non uscì nulla, non riusciva a emettere alcun suono. Quando il bottone rosso si illuminò e lo Stregone scomparve, Alec non mosse un muscolo. Avrebbe voluto rincorrerlo, andargli dietro ma non riuscì a farlo. Sapeva che non sarebbe servito a nulla.


 
**


Quando Alec rientrò dalla sua passeggiata notturna, la penombra dell’istituto lo colpì in pieno. Dopo che Magnus se ne era andato, non aveva voluto sentire ragioni ed era uscito da quell’ ammasso di responsabilità. Max si stava riprendendo e Robert e Maryse gli erano vicini. Solo Izzy si era un attimo allontanata per chiedere di lui ed era anche riuscita a raggiungerlo fuori dal corridoio prima che lui uscisse. Il suo volto si era dipinto di preoccupazione e gli stivali alti e ingombranti avevano emesso un rumore subito riconoscibile alle orecchie del fratello. Izzy gli aveva chiesto cosa avesse e Alec era crollato. Era scivolato fra le braccia di sua sorella, che lo avevano subito sorretto e stretto. Non piangeva più, ma sentiva di non poter ancora parlarne. Però lei già lo aveva intuito - Alec era un libro aperto per lei, il suo fratellone sempre presente per lei - e non lo lasciava andare. Sesto senso fraterno o meno, lo abbracciò e l’odore profumato e familiare di sua sorella calmò Alec per un po’. Sua sorella gli aveva accarezzato in modo delicato, leggero - quasi non volendolo rompere - la schiena, avvicinando la testa alla sua spalla. Poco dopo avvertendola, era uscito. E le chiese di non dire niente ai loro genitori o a Jace, non volendoli farli preoccupare. Era uscito così velocemente e senza una meta precisa che si ritrovò a vagare per le strade di New York. Forse si era guadagnato così facendo lo sguardo stranito o interrogativo di qualche altro Shadowhunter nei pressi dell’ Istituto ma non gli importava. Percorse Central Park, osservando tutto: gli alberi ben verdi, la gente che percorreva le aiuole e il prato, alcune si tenevano per mano. Il vento lo colpì in faccia e decise di proseguire, ritrovandosi subito più lontano. Camminò per ore, senza provare quasi niente, solo qualcosa che gli pesava contro il petto e che gli piombava addosso come un incudine o una lama angelica o anche peggio. Non sapeva che ora era, quando tornò ma trovò l’ istituto semivuoto e ne fu sollevato.
Sorpassò a grandi falcate l’ingresso e l’ala ovest dove ancora qualcuno sembrava lavorare, il suo ufficio e si rintanò nella sua camera, quella che condivideva con Jace. E fu altrettanto sollevato quando notò che il suo parabatai non c’era. I letti con lenzuola bianchi non tanto vicini alla parete laterale della stanza, l’armadio dal lato opposto grande e in legno intarsiato. Alec andò in bagno e si chiuse a chiave, senza nemmeno sapere il perché di quell’ azione. Aprì l’acqua della doccia e subito cominciò a spogliarsi, abbandonando i vestiti al pavimento in legno. Si immerse sotto il getto d’ acqua e appena questa lo colpì, cominciò a trovare sollievo. La sua pelle era gelida e lui era uscito incurante del freddo di quel giorno. Neanche aveva percepito i brividi sulla sua pelle finché non era stato colpito dalla doccia che lo aveva subito allontanato dal torpore. L’acqua scorreva calda sul suo corpo, inebriandolo quel poco che gli bastava, cancellando quasi quello che era stata quella giornata. Sebastian, Max... Magnus.
Provò a fare un respiro ma questo gli si bloccò in gola. Ci riprovò ancora ma l’ unico risultato che ne uscì fu un singhiozzo strozzato. Senza nemmeno accorgersene, finì seduto contro la parete della doccia, con le lacrime che lo scuotevano dentro e fuori. Piegò di scatto le ginocchia portandosele entrambe al petto e affondandoci i gomiti, mentre le mani cercavano di scacciare via le gocce che non riusciva più a distinguere. Pianse quel dolore nuovo ma tremendo che lo aveva preso dall’esatto momento in cui aveva visto lo sguardo di Magnus. Eppure lo amava, lo amava come mai aveva fatto con nessuno.
Quello per Jace non era mai stato amore perché aveva confuso l’amore fraterno, l’unico verso un solo ragazzo componente della sua famiglia, con quel sentimento che aveva solo iniziato a capire con lo Stregone. Faceva male pensare a quanto fosse stato cacciato via solo per questioni diplomatiche.
La guerra.
Ad Alec non fregava niente in quel momento di quella stupida guerra, di Sebastian.
Gli importava solo di Max. Ma più di tutto gli importava di Magnus e non riusciva a scacciare via il pensiero che quello potesse trovarsi nella sua stessa situazione. Era stato lui a mettere distanza, ma questo non significava mettere da parte il cuore. Conosceva fin troppo bene lo Stregone da sapere che entrambi non avrebbero retto appena si sarebbero visti sul fronte di battaglia, uno schierato dalla parte opposta, dalla parte che credeva giusta. Si sarebbero guardati e avrebbero provato di nuovo tutto, ogni cosa. E Alec avrebbe provato sicuramente a riprenderlo, senza esitare senza pensarci, avrebbe sentito di nuovo il suo respiro, il suo profumo. Avrebbe cercato le parole giuste orse e ce l’avrebbero fatta – ne era sicuro – loro erano diversi dagli altri. L’acqua scendeva ancora, colpendogli le spalle con violenza, i piedi e le ginocchia. La schiena gli faceva male contro la parete ruvida del bagno, ma ormai pensò, non sento più niente, non è niente. Niente.


 
**


Quando le porte dell’ascensore si chiusero Magnus si morse così tanto le labbra da sentire il sapore del sangue. Chiuse gli occhi e respirò piano, sentendo la tristezza invaderlo tutto in una volta. Pensava che sarebbe uscito illeso da quello; si era solo raccontato un’altra bugia. Mentre scendeva all’ingresso principale dell’ Istituto, sentì un mormorio di voci e appena le porte si aprirono, davanti a sé trovò Clary. La ragazza dai capelli rossi, mossi lo studiò, corrugando la fronte, osservandolo. Un espressione fin troppo riconoscibile e consapevole le si disegnò in viso, allarmando subito lo Stregone che aveva già capito qualcosa. Clary si precipitò subito da lui. La giacca più grande del suo corpo minuto le si muoveva intorno, quasi svolazzando e la maglia scollata che metteva in risalto la runa aggraziata al collo.
« Ehi, Magnus, cos- » ma lui la ignorò e passo avanti, oltrepassando il piccolo corridoio d’entrata e uscendo dalla grande porta con gli angeli scolpiti a fianco, che sorreggevano le colonne. Avrebbe potuto creare un portale e ritrovarsi subito nel suo appartamento, ma decise di camminare, almeno avrebbe chiarito le idee. Osservò l’ ambiente che lo circondava con passività , bambini che giocavano nel parco, gelatai a qualche angolo opposto.
Passò un po’ di tempo prima che raggiungesse il centro città, si era fatto aiutare da un solo taxi e si era fatto lasciare quasi subito in una di quelle stradine piene e trafficate. Il taxista lo aveva guardato in un modo accigliato, forse capendo che qualcosa non andava. Magnus che non aveva davvero voglia di parlare, capì che da lì a poco quello sconosciuto gli avrebbe chiesto della sua giornata e quindi, scese dopo due soli lunghi incroci dopo avergli lasciato una proficua mancia. Pochi isolati ora prima che riuscisse a vedere l’enorme edificio in mattoni ergersi lungo la strada piena di taxi gialli che sfrecciavano a una velocità illimitata. Con una lentezza che nemmeno lui riconosceva, percorse le strisce pedonali con il verde rischiando di non far in tempo prima che scattasse il rosso. Finalmente quando raggiunse l’edificio che si stagliava imponente a Brooklyn, si sentì un po’ meglio. Dopo aver fatto la rampa di scale, estrasse fuori le chiavi dalla tasca della giacca ed entrò. L’aria era più o meno luminosa, il pulviscolo che si librava leggero e molto piano vicino le tende lunghe da copertura alle finestre, lo invase, ricordandogli la mattina in cui si era svegliato con Alec al suo fianco. Chiuse di nuovo gli occhi e cercò di scacciare via quella bellissima immagine. Si avvicinò al tavolino e prese una bottiglia e un bicchiere di vetro dallo scaffale per farsi un drink. Con un gesto quasi automatico, si versò il contenuto liquido e quasi giallognolo, lo portò subito alle labbra e il sapore forte e amaro lo investì completamente inebriandolo per qualche secondo. Con il bicchiere in mano, si sfilò la giacca aiutandosi con le spalle... con la sua mano libera tastò la tasca destra prima che questa finisse sulla poltrona dietro di sé: un oggetto piccolo e quadrato ne uscì fuori cadendo a terra. Attirò la sua attenzione e lo raccolse. Piccolo e delicato, era rimasto lì da quella mattina e se ne era completamente dimenticato.
L’omamori che gli aveva regalato Alec era ancora lì, ne accarezzò la parte frontale, la luce che ne colpiva le decorazioni floreali e la linea ricamata a forma di drago. Gli occhi ancora verso il piccolo portafortuna, la mano che ora aveva posato il bicchiere vicino a sé. Ispirò forte e sorrise. Quello era stato un regalo inaspettato che lo Shadowhunter gli aveva portato dopo la serata del loro appuntamento. Avevano passato la serata anche a Tokyo, girando per i mercatini e vari negozi e fermandosi in un hotel a poche miglia. Avevano ordinato una piccola stanza e avevano passato il resto sul terrazzo. Le luci soffuse, le piccole sdraio nere posizionate qua e la, la vista di Tokyo piena di luci, la presenza di Alec che gli sembrava così rilassata. Non ricordava di averlo mai visto così a suo agio.
Erano rimasti vicini, le mani e i gomiti di Alec appoggiati al bordo del cornicione, con quell’espressione così persa e pacifica. Poi, Magnus aveva optato per un bicchiere di buon vino e subito, ne aveva fatti apparire due. Avevano brindato, riso, parlato e dopodiché erano rimasti in silenzio a godersi il panorama che si stagliava davanti a loro: gli edifici alti, il cielo tinto di blu e nero e piccoli spruzzi di stelle. Magnus aveva poi fatto la prima mossa, azzardando con le sue dita che sfioravano piano le dita callose e affusolate di Alec. Senza pensarci, in quella posizione in cui le loro schiene erano una di affianco all’altra, i bacini che si toccavano appena, lo aveva baciato. Il viso che si era appoggiato al suo in un movimento delicato ma fluido. Non era stato un bacio lungo ma comunque intenso e Magnus pensò di aver azzardato anche troppo per lo Shadowhunter. Si era infatti allontanato subito dopo, temendo che Alec ne fosse rimasto stordito ma quando si staccò, quello non sembrò dimostrare affatto ciò che lui pensava. Alec si era fatto più vicino, sporgendo il suo viso, le sue labbra aperte che avevano ripreso il bacio interrotto. Era rimasto così sorpreso che Magnus quasi esitò a portare le sue mani dietro il suo collo e tra i suoi capelli neri. Magnus ritornò alla realtà e si accorse che sul tessuto si era formata un piccola macchia.
La goccia era caduta senza che la avvertisse e aveva bagnato un po’ il ricamo su cui erano ancora ferme le sue dita. Si buttò sul divano e si distese senza neanche togliersi le scarpe, stringendo il portafortuna al petto mentre i ricordi gli invadevano la mente e non trovava modo di fermarli, di dargli un freno.


« Alexander » lo guardò e la visione di Alec sotto di sé, in preda al culmine del piacere, lo mandò in brodo di giuggiole. Magnus sentiva i loro respiri caldi, ansimanti insieme al sudore della loro pelle calda, bollente, mentre il suo corpo era premuto contro quello dello Shadowhunter.
« M-Magnus » sussurrò in modo roco Alec. Il bacino che si muoveva e ruotava un po’ per permettere all’altro di unirsi a lui, negli ultimi attimi. Le mani che si artigliavano al suo collo e lo tiravano in un bacio disordinato, confuso, intenso e non casto. Magnus si era ritrovato altre volte in quella stessa situazione ma con Alec era stato tutto completamente nuovo. Aveva avuto paura i primi momenti, non voleva fargli male o che qualcosa andasse storto: era pur sempre la sua prima volta ed era anche un po’ come se la fosse anche per Magnus. Il suo cuore stava battendo così forte che aveva temuto da un momento all’altro che questo potesse uscirgli fuori dal petto e poco dopo ci aveva pensato quello fiero dello Shadowhunter a ricordargli che non era il solo ad accelerare così. Le gambe di Alec avvinghiate alte al suo bacino,Magnus che lo tenevano fermo con una mano e con l’altra gli accarezzava o baciava ogni volta una porzione di pelle diversa.
« M-Magnus sto per- » la voce ridotta a un mugolio strascicato, basso. In poco, si ritrovarono entrambi nel vortice delle loro voci che si richiamavano all’unisono quasi. Sudati ma che si sorridevano in modo stanco, innamorato. Le fronti che si toccavano e le mani di Alec che erano andate a cercare ancora una volta il viso di Magnus, stringendosi a coppa e stampandogli un bacio leggero.



Magnus si addormentò così, alcune lacrime ancora intrappolate e cristallizzate negli occhi tenendo il fermo immagine di ciò che avevano appena ricordato. Si addormentò così, il ricamo stretto tra le dita e il viso ormai ricoperto da linee nere liquide nascoste nel cuscino.

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Capitolo 4
*** But I’d be coming back for you ***



Spazio autrice: Ed eccoci qui, sono tornataaaaaaaa *finge felicità ma in realtà è depressa per la fine di shadowhunters* non poteva esserci finale più azzeccato e i libri sono rimasti immacolati e intatti e ringrazio tanto le scelte degli autori\produttori per ciò. C’è stata azione, dramma, ansia, AMMMMMMOOOORE ( soprattutto quello) c’:                                                 
5 mesi e passa tutto ragazzi, avanti… o almeno dovrebbe essere così. Ce la faremo. Nel frattempo, vi lascio questa delizia che ho scritto ininterrottamente per tipo quattro giorni perché ricollega un po’ di scene a cui ho pensato e avvenimenti del finale che volevo esprimere secondo ciò che mi hanno suscitato e scatenato. Interpretare i vari gesti dei personaggi e in questo caso di Magnus e Alec mi intriga sempre troppo, perché posso attingere a molte cose tra cui i libri e anche la serie. Va bene ora vi lascio e vi avviso già che potreste provare queste emozioni senza un ordine prettamente e per forza logico: feels a go – go, tenerezza, tristezza e anche tanto tanto  fire come ha continuato a ripetermi Carola, una ragazza di twitter davvero dolciosa e willosa ( Will Tudor stasera le farà una sorpresa ma ssssh)

Buona lettura!

Clodia;







But I’d be coming back for you

« Magnus » la sua mano si allungò per cercare il corpo del compagno. Parlò di nuovo, nel sonno con la voce ovattata che ora era più un vago eco - che una parola - sentito da nessun’ altro. Le labbra serrate e lo sguardo amaro fisso al soffitto della sua stanza, in istituto. Non sapeva quando Jace era rientrato, ma lo aveva visto durante la notte con la coda dell’occhio, nel letto affianco, completamente cullato tra le braccia d Morfeo, mentre invece lui provava a prendere sonno con scarsi risultati. Non sapeva quanto era rimasto sveglio ma poi si era addormentato e nonostante fosse riuscito a chiudere gli occhi, era stato un sonno tormentato e per niente appagato. L’ultima volta che il suo sonno era stato così scosso era stato per via di due occhi mesti e lontani, che si allontanavano dal suo sguardo e si rifugiavano in un soggiorno diverso dalla stanza dove si trovava adesso, in cerca di pace. Ma anche a quello era stato posto rimedio, pensò. E allora perché era diverso adesso? Noi Shadowhunters non potremo mai stare con i Nascosti non importa quanto forti i nostri sentimenti possano essere. Non siamo fatti per unirci a loro. Sapeva che le parole di Aldetree non avevano comunque un senso logico per quanto riguardava lui e Magnus, ma non si era trattato di lui. Magnus sapeva calmarsi, sapeva tenersi a freno quando doveva, dispensava fiducia e generosità nel prossimo, essere giusto e diplomatico... Devo proteggere la mia gente e l’unica cosa che impedisce di farlo sei tu. Sei tu. In quel momento Alec avrebbe tanto voluto non essere a capo dell’istituto, di non esserne salito a capo, di aver preso altre responsabilità e doveri, di aver deciso di scegliere e volere altro. Aveva comportato lo schieramento dei Nascosti e la mancanza dello Stregone che prepotente si faceva strada lungo i suoi pensieri stava diventando insostenibile. Si portò le mani coprendosi così la faccia e dopo si alzò piano, in punta di piedi scalzi e ancora in canottiera e jeans che aveva dimenticato di togliersi. A passo di un ladro, silenzioso, uscì dalla stanza e si ritrovò subito nel mini corridoio ancora semibuio. Camminò, cercando di andare in cucina e di trovare uno spazio solitario lì che potesse aiutarlo ma una sagoma scura preoccupata che prima si era simulata come un’ ombra lo beccò e gli andò in contro.
« Alec, che ci fai sveglio? » i capelli corvini, lucenti e lunghi disordinati ma che si muovevano come le onde marine, Isabelle. Si morse le labbra e si passò una mano tra i capelli. Lo sguardo privo di espressione. « Non riuscivo a dormire, per via... » ma la sua voce si ruppe subito e allora non continuò, non ci provò neanche. Isabelle portava una vestaglia lunga glicine aveva due piccole occhiaie sotto gli occhi, naturale come non mai ma pur sempre bella come suo solito. Non ci pensò due volte e lo prese subito con sé e lo sorresse come meglio poteva, essendo non di molto più bassa.
« Non volevo svegliare Jace, non volevo disturbare nessuno, io- » aveva la voce così flebile che quasi la sorella non lo sentì.
« Alec, va tutto bene, va tutto bene » lo tranquillizzò mentre le braccia di lui le si stringevano sulla schiena. « Dovresti parlargli » continuò, il tono premuroso e l’aria apprensiva. Alec scosse subito il capo, cacciando qualche singhiozzo fuori. « Alec lo dico per te, ascoltami per una volta e provaci, non hai niente da perdere. Non lo avete entrambi. » Isabelle allontanò un po’ e guardò dritto negli occhi il fratello.
« Ma lo ho già perso, Izzy »
« No, non è vero. È stato costretto da ciò che è successo, dalle circostanze, non poteva fare altrimenti. Ascoltami,» gli occhi di Alec erano così grandi adesso, che Izzy ci lesse tante cose dentro, tenerezza ma anche così tanta preoccupazione « Non lo hai...non vi siete persi » Gli occhi nocciola di Isabelle si incatenarono a quelli del fratello vacillante, titubante. La ragazza sospirò sconsolata. « Alec, questo non sei tu, non ti riconosco più. Dov’ è finito il fratello maggiore che affrontava tutto e tutti? Quello che avrebbe fatto di tutto, anche di testa sua purché qualcuno lo ascoltasse. » dolcemente gli mise le mani intorno alle spalle per incoraggiarlo.
« Non mi interessa. Non sono stato io a lasciarlo. » disse esplosivo e con tono amaro, sorprendendo la sorella.
« E allora farglielo capire, chiedigli una spiegazione - »
« No » soffiò fuori « si è spiegato benissimo. La aveva ancora con me per la Spada dell’Anima, ha cercato un modo per evitarlo, ci ha provato ma io l’ ho capito. È stato questo che ha dato inizio a tutto, » lo sguardo un po’ più solido e l’espressione delusa, crucciata « Questo, cioè io, io e Sebastian. » Isabelle lo rimproverò soltanto usando il suo sguardo affilato.
« Non puoi saperlo con certezza. Non azzardare subito così, per quanto ne sai, ha deciso di schierarsi con la Regina perché non poteva farlo con noi, con il Clave. » sputò fuori. « E non gli sto dando torto per questo. » Sviò lo sguardo lontano, perdendosi per qualche secondo, perdendosi nella penombra del piccolo corridoio.
« Sono passati già quattro giorni , per quanto tempo avrai intenzione di stare ancora senza far niente? » fu diretta. Alec si ritrovò ad accigliarsi con sua sorella di scatto.
« Ripeto, non sono stato io a - »
« Non ha importanza, Alec. Non ha importanza quando si ama qualcuno, non ti renderai ridicolo, non più di quante volte lui ha perdonato te per cose meno gravi a confronto, avete affrontato già molto, ascoltami, » le dita che si stringevano intorno alle sue spalle « Non sei ridicolo, non lo sei. Si chiama combattere e sei mio fratello e sai farlo, sai farti ascoltare, sei il capo di questo Istituto - »
« Ti prego non ricordarmelo. »
« Perché? È ciò che sei Alec e te lo sei guadagnato. » ribatté confusa e combattiva, dandogli un colpetto sul braccio. Alec sembrò ignorarla o almeno voleva fare intendere quello.
« Perché, dopo un anno ero riuscito a lasciarmi la diplomazia e la segretezza alle spalle, avevo trovato un equilibrio, Izzy, ero riuscito ad essere quantomeno sereno, in pace con me stesso» sospirò, la mano che andava a sfiorarsi il viso « e adesso mi ci ritrovo di nuovo dentro … per l’Angelo ho mentito al mio ragazzo su qualcosa che lo riguardava personalmente: la sua vita! » si rimproverò, con la voce che era cresciuta stavolta.
« Non lo hai fatto di proposito, volevi solo proteggerlo. » Izzy fu dolce e delicata mentre lo diceva, così intenerita e anche dispiaciuta per come il fratello non faceva altro che addossarsi la colpa: era un tratto distintivo della famiglia.
« Proteggerlo ma contemporaneamente venire meno alla fiducia, certo. » suonò amaro.
« Stai esagerando, Alec. E Magnus ne è parte, è ferito come te, è orgoglioso come te,» gli occhi stanchi che richiamavano alle pieghe che si formavano sul tessuto della sua vestaglia. « So che è difficile, ma tutto andrà bene, si sistemerà tutto. Ma non puoi aspettare che aiuti solo il tempo- » « Ma lui lo ha. Ne ha di tutto quello che vuole, figuriamoci. » E questa volta Alec si stupì di se stesso, di come aveva gettato odio su Magnus… odiava quella situazione, ma non lui. Si pentì all’istante. « Dio, vedi? Era questo che intendevo, » continuò « Mi sta dando tempo per abituarmi e io non lo sopporto... non riesco a sopportarlo. Ma non andrò da lui, non farebbe altro che sfinirmi ancora prima che possa provarci Izzy. » Alec era sofferente, deglutì in modo evidente.
« E quindi starai qui a crocifiggerti fino a quando non sarà lui a presentarsi? È questo che stai cercando di fare? » Alec scrollò le spalle, deglutì di nuovo, lo sguardo che andava via e ritornava, le labbra strette, la poca forza che cercava di scacciare il pizzichio che gli stava invadendo gli occhi. « Va bene, Alec, allora fa come vuoi » sussurrò piano, le mani di Isabelle che si allontanavano dalle spalle del fratello e che ritornavano lungo la vestaglia lunga. « Ma non chiedermi cosa fare quando non ne potrai più di tutto ciò, peggio di adesso. La vita è la tua, è la tua vita che stai rovinando» E detto questo lo guardò un ultima volta, scoccandogli un occhiata metà preoccupata e accigliata, per ritirarsi in camera sua e andarsene.





L’ incontro all’ istituto della Regina fu inaspettato. Alec avrebbe potuto immaginarsi di tutto, tranne che quella presenza prorompente che avrebbe previsto anche la persona che non voleva vedere o con cui almeno avrebbe voluto tanto che i fili si ricollegassero e ricucissero tutto ciò che era andato storto. Entrò a testa altra dentro la sala riunioni, ritrovando uno spettacolo alquanto insolito ad aspettarlo. Jace e Clary avevano prontamente risposto in modo sgarbato all’ ospite indesiderata, nonostante Alec avesse provato a farli tacere. Era la Regina Seelie e meritava quel trattamento, ma si trattava pur sempre di una riunione tra Shadowhunters e Nascosti. Lo spettacolo era più o meno questo: la regina sedeva al centro della grande tavola rotonda, affiancata da Raphael, Luke... e Magnus piazzato dietro di lei. Appena si ritrovò vicino alla grande tavolata di Nascosti e non, perché affiancato da Isabelle, Jace e Clary, lo sguardo della Regina si fissò come di riflesso subito su Alec, insieme a quello di tutti gli altri a dire il vero. Tutti tranne uno. Alec si irrigidì ma non troppo.
« Cos’è tutto questo? Non sono stato avvisato. » disse Alec solidamente.
« Sono qui in veste di protettrice del mio popolo, parlo a capo e a nome dei Nascosti. » sibilò la Regina. La pelle bianca, i capelli rossi, delle foglie tra questi, la statura imponente, anche se, dal fisico piuttosto esile ma pur sempre elegante, delicato. Le labbra rosa candide e dei segni floreali a incorniciarle il volto.
« È vero, Magnus? » e forse il fatto di non aver esitato nel rivolgersi proprio allo Stregone, aumentò la tensione all’ interno della sala. Cercò i suoi occhi ma Magnus, sviava lo sguardo, incuriosito a quanto pare da altro. Ci riprovò, insistente, alla ricerca di quegli occhi che tanto amava ma fu inutile. Alec deglutì visibilmente, continuando e cercando di parlare a chi era presente lì dentro. « Per la questione riguardante la Spada dell’ Anima, avrei dovuto avvertirvi prima in quanto a capo di questo istituto e in quanto tale mi prendo le mie responsabilità,» ma fallì e i suoi occhi scivolarono inevitabilmente su Magnus, il quale per una frazione di secondo aveva scambiato e sfidato il suo sguardo, uno di quelli che Alec gli aveva visto fare solo quando era offeso, ferito « E mi dispiace. » Ma lo sguardo dell’ altro era duro. E ad Alec non restava altro che controbattere allo stesso modo, mettendo su una facciata che non gli piaceva affatto. Sostenne il suo sguardo quasi velenoso, incurante di quanto gli altri avessero capito o no. Ma non era nemmeno velenoso, la mascella serrata, gli occhi distanti: quella era mancanza, pensò Alec. Mi manchi, guardami, ti prego. L’aria sembrò intensificarsi anziché sciogliersi, quando la Regina parlò.
« Per secoli della nostra storia, siamo stati difesi e protetti da voi Figli dell’Angelo, ed è tempo che le cose cambino. Dobbiamo proteggerci da soli ed essere indipendenti dal Clave e da tutto ciò che di marcio vige da millenni. Siamo stanchi. » pronunciò con la sua voce suadente e profetica, regale, quasi avesse imparato a memoria quello stesso discorso.
« Tutto questo è ridicolo. Stiamo cercando di venire accapo di questa situazione. Di costruire la pace, di unirci » sottolineò combattivo Alec.
« Oh, » disse ironica « e per ora che punto siamo con quello? » sibilò perfida.
« Stiamo procedendo. Seppur a piccoli passi, è un progetto che darà i suoi frutti, ciò che desideriamo tutti, niente più divisione. »
« Come immaginavo » e con un gesto rapido della mano, la Regina scacciò via la proposta.
« Possiamo farcela, Altezza, » ma aveva già perso qualsiasi altra possibilità di farle cambiare idea « Non c’è bisogno di ricorrere a questo. » ripeté convinto, combattivo. « Mi dispiace davvero ma la risposta è no. » rispose secca la sgradita ospite. La regina di conseguenza si alzò per lasciare la stanza, seguita da Magnus. Alec si era promesso di non guardarlo più. E invece, lo fece: mentre la Regina si dirigeva verso l’uscita, guardò lo Stregone mentre la seguiva e il suo cuore sussultò ancora quando questo lo ignorò completamente. I suoi occhi si tinsero di rabbia, dolore e si fecero lucidi istantaneamente.


 
**


La battaglia era appena cominciata e con Valentine alleato con il mondo fatato. Dopo aver visto ciò che tutto quello aveva scatenato, Alec insieme ad Isabelle, Jace e Clary, si erano ritrovati lungo le strade di NY, imbattendosi in un numero indefinito di demoni draghi non registrati alle tecnologie dell’ Istituto. Nonostante un solo tiro ben mirato di arco e freccia di Alec, quei piccoli demoni cominciarono a dare su ai nervi a tutti. Si moltiplicavano, occupando ogni centimetro e avvicinandosi alla marea di taxi gialli che circondava i Cacciatori. Si erano sparsi, brandendo ognuno le proprie armi, ma non era servito a molto.
Poi Alec e Isabelle avevano deciso di occuparsene da soli, mentre Clary e Jace si teletrasportavano ad Idris in cerca di Valentine per impedire che potesse evocare Raziel. Le orde di piccoli demonietti dotati di ali ampie e artigliate avevano ato i due fratelli per un bel po’ ed erano riusciti quasi a cavarsela se non che, ritornando alla base, non erano stati in grado di ricavare nessun indizio o particolarità rispetto a quelle creature che avanzavano ma esitavano ad attaccare.
E così, dopo che Alec ruotò gli occhi per ben due volte, ascoltò Isabelle, la quale lo aveva ammonito con un se non andrai tu, andrò io andando a chiedere aiuto a una sola persona: Magnus. I saluti di benvenuto si erano sprecati e lo Stregone aveva già tentato di chiudergli la porta in faccia, appena Alec si era presentato davanti la soglia del suo appartamento mentre l’ inquilino con molta nonchalance faceva finta di non vederlo.
« Cos’è che vuoi Shadowhunter? » aveva esordito in tono atono e distaccato. Alec si irrigidì un po’. Odiava dover metter su quella scenetta, era ridicolo. Pur sapendo che Magnus aveva le sue ragioni valide, sapeva di essere arrivato al limite. « Se è per il tradimento della Regina, sono già stato informato » disse scocciato. Fece per chiudere la porta ma la mano di Alec lo trattenne e lasciò un piccolo spazio aperto fra lui e lo Shadowhunter. Ancora distanza.
« Magnus, » il suo tono era tra il supplichevole e il determinato, sostenendo quello dell’altro
« Si tratta di attacchi di demoni, abbiamo bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno di uno Stregone che li localizzi prima che attacchino il resto della città. Io e Izzy pensiamo che la fonte si trovi nelle vicinanze del reef. »
« Duh » Magnus roteò gli occhi e sospirò, si toccò le tempie con la mano libera e rispose. « Va bene. Controllerò, ma non lo faccio per voi, » il suo tono era freddo « Ma per salvare altre vite innocenti » E detto così, questa volta riuscì a chiudergli davvero la porta in faccia senza dargli il tempo di dirgli altro.




Grazie all’aiuto di Magnus all’Istituto, Isabelle e Alec si erano finalmente diretti sul campo o meglio, sulla sabbia della spiaggia, dove erano riusciti a identificare la fonte. Un enorme voragine era aperta al centro del terreno, trascinando con se qualcosa di infuocato, un turbine che fece cadere subito Izzy e da cui subito, balzò fuori qualcosa. Un altro demone. Magnus cercò di rinchiudere la voragine con tutta la forza che possedeva, mentre Alec cercava di coprirlo come meglio poteva. Recuperò una freccia dalla sua faretra e scoccò, impegnandosi a colpire il petto della bestia che volava in loro direzione. Purtroppo, appena lo Shadowhunter capì che il colpo bon aveva fatto centro, la bestia riprese il suo obiettivo ed Alec cominciò a correre forse troppo veloce e il nome dello Stregone gli uscì fuori, una, due, cinque volte di fila nel tentativo di avvertirlo. Magnus riuscì a chiudere quello che rimaneva del buco nel terreno con la magia, si girò giusto in tempo per colpire il mostro che incombeva sopra di sé e per la fatica alcuni secondi dopo, si accasciò a terra. Alec lo vide e lo raggiunse subito.
« Magnus! » Si inginocchiò di fianco al corpo di Magnus e le mani andarono a toccargli le spalle, per girare lo Stregone verso di sé « Stai bene? » il fiato corto e lo spavento lo avevano preso come un fulmine a ciel sereno. Appena vide il volto di Magnus guardarlo, respirò di sollievo.
« Non ti libererai così facilmente di me. » disse in quel suo modo diretto anche in quel momento, stanco.


 
**


La serata fortunatamente si era trasformata in un allegra festa all’Huntersmoon e tutti quanti, Nascosti e Shadowhunters si ritrovarono a festeggiare per la fine di tutta quella tragedia e spargimento di sangue. Avevano rischiato tutti e per un momento, la scomparsa della possibile vittoria o almeno, speranza a tutto quello, li aveva scoraggiati. L’aria era leggera come se si potesse tenere sul palmo di una mano. Alec si fece strada tra la folla di persone dopo il brindisi generale e lo trovò, appoggiato contro uno stipite di legno del bar, che osservava il suo drink. Alec si avvicinò a Magnus e neanche volle pensare e partì in quarta, intavolando la conversazione.
« Vedo che hai recuperato la tua energia. » gli fece notare lo Shadowhunter. Magnus si beò, guardando piano prima il suo interlocutore e poi il suo bicchiere che teneva con una mano, quasi fosse un equilibrista e cominciò a parlare di cosa avesse dovuto fare per scrollarsi di dosso la sensazione di stanchezza e sudore dovuti a quella giornata. Mentre parlava, Alec quasi perse metà delle parole che stavano uscendo dalla bocca dello Stregone e lo guardò. Sorrise e deglutì sollevato quando sentì che quello era Magnus, il Magnus di sempre. Quello che gli raccontava della sua giornata, di cosa avesse fatto, usando quel tono sfacciato, gioioso, veritiero, senza allontanarlo o con la voglia di chiudersi in se stesso. Quello era il suo Magnus.
Magnus...
Si erano così interessati l’ uno della salute dell’altro nonostante l’ uno pensasse che l’altro volesse non riaprire quella porta, che non volesse averci quasi più niente a che fare. Lo guardò senza nemmeno accorgersi che lo stava facendo da un po’ troppo tempo, perché Magnus gli fece una domanda e fortunatamente, tornò alla realtà giusto in tempo per rispondere.
« Tutto bene ma sì, sembra strano ma dei demoni non si sa più niente... è come se, si fossero volatilizzati nel nulla.... » chiarì Alec. Magnus ridacchiò e alzò il suo bicchiere lungo e svasato, ondeggiando.
« Beh, allora brindiamo! » il sorriso spensierato dipinto sul viso di Magnus. Alec alzò la sua birra ma diversamente dallo Stregone non la portò subito alle labbra. Fallo adesso, forza, si ripeté.
« Possiamo parlare? » e non sapeva perché ma la voce gli era uscita non del tutto integra verso la fine. Magnus lo guardò, lo guardò davvero per la prima volta dopo quel lungo giorno.
« Sì » soffiò fuori.



Magnus, dopo aver lasciato il suo appartamento per recarsi alla piccola festa grazie all’invito da parte di Luke, si stava godendo il suo piccolo cocktail non dopo averlo un po’ modificato a suo piacimento con un sinuoso movimento di mani e colori scintillanti. Un piccolo sorso e già sentiva le sue membra rilassarsi. Avrebbe voluto continuare così, ma una voce familiare richiamò la sua attenzione. « Vedo che hai recuperato la tua energia. » Alec era di fronte a lui, con un aria molto… da Alec. Teneva una birra in mano, la giacca gli penzolava da un lato e la maglia era un po’ spiegazzata ma oltre a quello, la tenuta gli calzava a pennello. I capelli erano ancora reduci dal combattimento ed erano regolarmente disordinati ma in fondo, a Magnus piaceva proprio per quello.
« Beh, sì, devo dire che ho dovuto dedicarmi un poco a me stesso ma alla fine ce l’ho fatta. Appena tornato ero più o meno uno straccio, ma niente che un po’ di musica jazz, un paio di drink ben fatti e una lunga doccia, non possano sistemare » Magnus spiò un po’ lui e un po’ il liquido che aveva dentro il suo bicchiere mentre parlava, non dando molta attenzione a come si stesse mostrando. Era ancora esausto dopo tutto, - avevano appena abbattuto una minaccia sul loro mondo – e voleva soltanto avere un po’ di pace.
Notò che aveva finito e che Alec era sul punto di non uscire dallo stato di trans che aveva appena assunto, per qualsiasi ragione a lui era sconosciuta e continuò.
« E quindi, come va il lavoro, la ricerca? » chiese subito dopo. Mentre Alec parlava, Magnus notò subito che aveva cambiato modalità: il leader era uscito fuori. Osservò la fronte di Alec che si corrugò e la voce che era più ferrea.
Lo ascoltò attento e poi, alzò il bicchiere per brindare. Bevve un sorso del suo drink e mando giù, giusto il tempo di venire di nuovo travolto.
« Possiamo parlare? » Magnus non sbagliò quando sentì la voce dell’altro farsi liquida quasi e dovette metabolizzare subito il tutto. Aveva paura a ripercorrere di nuovo ciò che era successo. Parlare certe volte, non era un bene. Ma mai fasciarsi la testa prima di rompersela, no? Prima che potesse pensarci ancora acconsentì e quando Alec lasciò il bar dall’uscita sul retro, Magnus bevve tutto d’un fiato ciò che restava di quella sorgente colorata in vetro e lo seguì.

 
**


Uscito fuori dal locale Alec prese un respirò profondo, sperando di riuscire a scacciare un po’la tensione che aveva addosso. Fu solo quando sentì altri passi dietro di sé che si girò notando che Magnus lo aveva appena raggiunto. Se ne stava un po’ lontano, anche se non di tanto, lo sguardo basso e le spalle che si notavano di più per la giacca con delle strisce dorate ai lati.
« Magnus, mi dispiace » esordì Alec.
« Non devi »
« Avrei dovuto dirti della Spada, avrei dovuto- »
« È tutto... è nel passato adesso. » Magnus incrociò le braccia al petto. Alec deglutì e prese coraggio.
« Magnus... da quando abbiamo litigato …» Alec si rifiutava di chiamarla rottura, categoricamente. Non era stata una rottura, era soltanto... era stata una sorta di pausa per entrambi, anche se molto sofferta « Non riesco a pensare lucidamente. » confessò esausto. Magnus ondeggiò con il capo, sulla sua bocca di disegnò una smorfia come se gli costasse un po’ ammettere quello che stava per rispondere.
« Beh, io non riesco a fare niente senza pensare a te. » sospirò. Alec lo guardò dritto negli occhi, sentiva il cuore che batteva rumorosamente ma ci riuscì lo stesso.
« Magnus... Non penso di riuscire a vivere senza di te. » ammise. Magnus sostenne il suo sguardo. Sembrava stupito, sorpreso?
Alec fece cenno di no, determinato come a sottolineare ciò che aveva appena detto. Sembrava stesse dicendo tutto senza neanche fiatare: inutile, io ti amo non mi muovo da qui finché non chiariamo. Magnus allora diminuì la distanza, avvicinandosi.
« Pensavo di dover scegliere tra te e il mondo dei Nascosti… » Alec lo guardò ansioso, teso « Ma non è così. » completò.
Gli occhi di Alec si fecero umidi con il sollievo che annullava la preoccupazione che lo attanagliava e il passo dell’altro ora più vicino. Magnus continuò a parlare. « Una volta un uomo saggio mi ha detto: » Magnus assunse un aria comica e imitò la voce grave di Alec « ''le relazioni richiedono impegno'' » la sua faccia in una adorabile espressione. Alec sorrise luminoso ringraziando dentro sé il modo in cui Magnus aveva spezzato la tensione che ancora rimaneva tra loro.
« Beh, quello era un eufemismo » Anche Magnus lo seguì e sorrise e rise di gusto, spostando un po’ la testa di lato. ùAppena entrambi tornarono silenziosi, Magnus con una movenza degna di un gatto addestrato, ondeggiò con il corpo e spezzò anche quell’ aria troppo vuota.
« Sai cosa non è un eufemismo? » Magnus accorciò la distanza e lo baciò. Fu un piccolo e gentile contatto, durante il quale la mano di Magnus sfiorò il braccio dell’altro e Alec lo avvicinò un po’ a sé. Poi, quando si staccarono, lo Stregone si beò dell’espressione dello Shadowhunter davanti a sé. Entrambi più rilassati, si scambiarono uno sguardo familiare. « Per quanto io ami le feste... che ne dici di andarcene da qui? » propose un Magnus sereno, in pace. Alec gli rispose sorridendo.
« Sì. » E se ne andarono a braccetto uscendo da quel vicolo dietro il bar.




Appena tornarono all’ appartamento, Alec quasi esitò ad entrare. In quei giorni non era stato il benvenuto e aveva dormito di nuovo in istituto, come ai vecchi tempi. Peccato che, l’ istituto non era dove si trovava adesso. C’ erano stati anni in cui quello, era stato l’ unico posto in cui si sentiva accolto, gradito, al sicuro, un luogo dove c’era la sua famiglia e dove era cresciuto. Ma quando Alec entrò in quel salotto che sapeva di sandalo e cianfrusaglie si sentì rinascere. Scaffali neri, busti di statue ai lati, la moquette coperta da un lungo tappeto giusto al centro del salotto davanti ai due divani, la luce calda e accogliente... dimenticò completamente tutto. Quella era diventata tutt’ altro dall’ istituto, quella era casa. Era diventata il suo posto, il suo rifugio, il posto dove ritornava se stesso. Si meravigliò a osservare che tutto era rimasto intatto come una settimana prima. Magnus non aveva cambiato niente com’ era solito fare. Ogni cosa era al suo posto, e non sapeva se fosse stato per via della sua assenza o perché Magnus era stato troppo affaticato per pensarci. Era comunque tutto come prima, come lo era stato. Si beò di quella vista, incantato di ritrovarsi finalmente dove doveva essere.
« Alexander, che succede? Magnus inclinò la testa di lato preoccupato, mentre appendeva la giacca all’ attaccapanni.
« È.. è bello, disse piano, come a non voler spezzare quell’aura di incanto quasi non ci credo... essere di nuovo qui, » Magnus lo guardava incuriosito « A casa. » Magnus ridacchiò e avvicinandosi a lui gli stampò un bacio sulla guancia.
«Ricordami che è colpa mia se esiti così tanto a camminare per più di mezzo metro, » sussurrò e sospirò poco dopo « Non sono stato nel mio umore migliore in questi.. questi giorni e mi dispiace Alexander » Ma Alec aggrottò la fronte, le sue mani sul petto dello Stregone. « È okay, è tutto finito adesso... » « Lo so, » ma esalò un sonoro respiro « Non mi sono comportato nel migliore dei modi, » lo guardò attentamente « Però puoi dire di aver già varcato la soglia della porta, il che non è poco. »
Alec rise e si ritenne offeso. « Beh, diciamo che non è stato proprio il massimo dormire in Istituto per ben quattro notti... » Magnus si intenerì sentendo il tono triste dello Shadowhunter, lo guardò con tutto ciò che aveva a disposizione, senza limiti.
« Non sei l’unico che ha dormito da solo..  » esordì, « E mi dispiace anche per quello. » fece una smorfia, non ne andava fiero. Alec sorrise tristemente e lo strinse delicatamente per i fianchi e furono già più vicini. « Soprattutto perché non avevo il tuo adorabile russare a conciliarmi il sonno… » Alec scoppiò a ridere e Magnus lo seguì a ruota.
«Alexander- »
« Ma io non russo-»

« Non contraddirmi, sarò anche uno Stregone ma ho un paio di orecchie anch’io e non sono ancora diventato sordo! » lo schernì, dandogli un buffetto sulla spalla. Alec era limpido, ma stanco. Glielo si leggeva in pieno volto: le pieghe che si erano disegnate ai lati degli occhi e i capelli umidicci e ancora un po’ sudati.
« Mmh, sai cosa ci vorrebbe? »
« No, cosa? » Magnus sfiorò le spalle dell’ altro in un movimento sistematico, delicato, senza fretta.
« Un bel bagno caldo. »
Alec sembrò confuso.
« Huh? »
« È stata una giornata lunga e ci serve un po’ di relax... almeno, serve tanto a te! » fu così che lo prese per mano e subito lo trascinò lungo il corridoio della casa.
« Bagno? Di cosa stai parlando Magnus, tu non hai una vasc-» Magnus ebbe il tempo di girarsi di scatto verso il diretto interessato. Come se si fosse illuminata una lampadina sopra la sua testa, fu consapevole.
« Giusto... tu non conosci quella stanza » sottolineò l’ ultima parola con più enfasi. Alec lo guardò interrogativo « Beh, » Magnus strinse di più la presa delle loro mani « C’è una prima volta per tutto, ti piacerà, andiamo su! » stampò una altro veloce bacio su quelle labbra stanche e gli fece da guida lungo le varie stanze. Appena lo Stregone sembrò aver trovato la stanza che cercava girò subito la maniglia ed entrò dentro, portandosi Alec dietro. Ciò che Alec vide pensò di starlo sognando. Al centro della stanza dalle pareti color beige e il pavimento che le richiamava ma di moquette anch’esso, si sbagliava una vasca rettangolare più o meno, contornata da una piccola superficie di marmo bianco. Al lato opposto una finestra dava la vista sulla parte lontana dello skyline della città.
Un po’meno la visione che si aveva dal balcone ma molto più sgranata e meno nitida. Un lavandino con sotto qualche asciugamano si trovava dall’ altro lato. Con uno schiocco di dita, Magnus fece apparire qualche candela qua e la e subito la stanza di accese di una luce soffusa, elegante. Si avvicinò alla vasca e spostando la manopola, l’acqua iniziò a scorrere all’interno.
« Che... meraviglia. » esclamò sorpreso Alec. Aveva girato lungo le varie stanza prima ma, forse aveva scordato l’ esistenza di quella. Magnus gli andò in contro.
« Questo è il mio piccolo paradiso... » annusò l’aria con fare teatrale e andò subito verso la porta
« Mettiti pure comodo, » Alexander, lo guardò prima di sparire io torno subito, « mi ci vorrà qualche minuto. » ma non era finita lì « Sia chiaro, è un bagno quindi, sarebbe meglio che ti liberassi dei vestiti, tutti quanti » ammiccò furbo per poi sparire di nuovo. Alec non seppe come, ma si ritrovò a leccarsi il labbro inferiore e cominciò subito a spogliarsi.


 
**


Quando entrò dentro, il contatto con l’ acqua calda lo colpì in pieno, come se il suo corpo stesse gradendo così tanto da gridare di piacere e volerlo accogliere tutto. Si bagnò piano, con l’ acqua che gli arrivava fino ai fianchi, non avanzando per abituarsi a quella temperatura. Piccole nuvolette fini di vapore si alzavano e salivano fino al soffitto, creando un atmosfera invitante. Si mosse piano, abituando il corpo con piccoli movimenti e si sedette contro la superficie levigata e piacevole. Appoggiò la schiena contro il margine, la netta superficie di marmo tiepida e si lasciò prendere da quella sensazione di riposo. Il calore gli prese prima le gambe e poi si diffuse a poco a poco allo stomaco, alle braccia. Un mormorio di apprezzamento gli uscì fuori dalle labbra e chiuse gli occhi. La porta si aprì e si richiuse subito, accogliendo un Magnus ancora vestito dentro. Lo guardò interessato.
« Com’è, ti sta piacendo? » chiese mentre attraversava la stanza.
« Mmmh » era stato un suono così basso che Magnus quasi pensò di spogliarsi lì stesso, ma resistette. Invece si concesse un sorriso breve e raggiunse il fondo della stanza. Alec lo seguì con lo sguardo e notò qualcosa di diverso. Un piccolo separé in legno mogano di trovava in un angolo e Magnus vi si infilò veloce. Da lì, la vista era più o meno quella: il separé non era altissimo e raggiungeva l’ altezza dello Stregone fino all’ alto bacino lasciando scoperte schiena e spalle.
« Questo silenzio conferma le mie teorie, » disse a un tratto Magnus, depositando i jeans sull’oggetto in legno, « Devi rilassarti Alexander, ne hai bisogno » concluse e alzò le braccia per sfilarsi la camicia. Alec non era preparato a quella visione ma non distolse lo sguardo, anche perché era difficile. Notò le scapole che si avvicinavano nel piccolo sforzo e quella pelle olivastra, le braccia pronunciate e la linea sinuosa della schiena che scendeva verso il basso. Alec inchiodò ancora di più i suoi occhi in quella direzione, notando ora che Magnus era intento a togliersi gli anelli e a posarli da qualche parte. Sentì il loro tintinnio come conferma. Mentre lo faceva, notò che quello nell’ intento si era allontanato dando così la possibilità ad Alec di osservargli l’ inizio dei glutei. Deglutì e inspirò forte. Se c’era una cosa che gli era mancata, insieme a tutte le altre cose, era stato poter osservare il corpo dell’ altro e rimanerne sempre ammaliato. Alec si immerse ancora di più in acqua e un’ altra piacevole scossa lo colpì. Era così preso che non si accorse nemmeno che Magnus era entrato dentro, fino a quando questo non parlò.
« È troppo calda? Possiamo abbassare la temperatura se vuoi- »
« No, no... » lo guardò con il capo che aderiva al margine « Va bene. » Magnus si mosse, sollevando una scia liquida e avvicinandosi all’altro.
Prontamente Alec gli circondò le spalle con il braccio destro e Magnus si accoccolò sul suo petto.
« Sei freddo » sussurrò Alec, « Stringiti, a me » Magnus aderì completamente al petto dello Shadowhunter e alzò la testa per guardarlo, Alec ricambiò e noto che lo Stregone non portava nemmeno un filo di trucco, il suo viso era pulito da qualsiasi traccia di eyeliner. Magnus continuava a guardarlo, accarezzandogli una ciocca di capelli con le dita.
« Stavo pensando a cosa hai detto oggi... » fu vago. Alec lo guardò interrogativo. L’altro sospirò e gli accarezzò il petto, i peli con la mano bagnata.
« Quando hai detto di non poter... vivere senza di me. » sussurrò quasi. Alec lo studiò, ma con sincerità.
« È vero »
« Lo so, » si concentrò meglio su quelle gemme verdi ora un po’ più rilassate, « e mi hai spiazzato, Alexander. Questi giorni sono stati duri, in tutti i sensi possibili, si morse le labbra E sentirtelo dire mi ha... smosso qualcosa dentro. Come quella volta che dormisti qui, la notte in cui curammo Luke. »
« Mi ricordo. » aggiunse piano.
« Sei rimasto a pulire, hai parlato con me, e l’indomani avevi detto subito di avere fiducia in me, uno Stregone, che vedevi solo per la seconda volta ed è stata la prima per me per un incontro con uno Shadowhunter con un cuore così nobile e generoso, e mi sono sorpreso. » Alec deglutì e si perse negli occhi dello Stregone, così brillanti ora. « Non posso dirti di avere completamente fiducia in te come allora, » gli accarezzò uno zigomo « ma so per certo che voglio risanarla, che non voglio rinunciare a questo. Qualsiasi cosa si metta in mezzo, non voglio più lasciarti dormire in un posto che non sia qui. Posso lasciarti il divano quando non avremo le nostre giornate migliori, » Alec rise al suo tono di accusa scherzoso « Ma le affronteremo insieme. Se tu vuoi. »
Alec prese la mano dello Stregone ancora poggiata alla sua guancia e se la portò alla bocca, la baciò.
« Io non voglio più che più litigare così, non voglio pensare di svegliarmi da solo, senza sentirti vicino, non voglio più, » inevitabilmente la voce di Alec si era fatta liquida e aveva perso tono e Magnus lo guardò preoccupato, e lo Shadowhunter allontanò la sua visuale da lui « Non voglio lasciarti più. »
« Alexander- »
« Mi sono svegliato senza averti affianco ed era tutto diverso e non mi ricordo nemmeno come facevo ad a-addormentarmi prima- » i nervi di Alec erano crollati e Magnus era lì per sorreggerlo.
« Alexander, ehi, guardami » gli sollevò il viso che si era subito abbassato per fissare un punto indefinito nell’ acqua « Sono qui, siamo qui. Tutti e due. Non voglio addormentarmi più da solo neanche io. Non vado da nessuna parte, okay? » lo rassicurò baciandolo. Alec singhiozzò per prima cosa, poi Magnus gli prese il viso a coppa tra le mani e decise di far crollare qualsiasi barriera che ancora lo tratteneva. Lo baciò piano e poi, in modo più passionale mentre sentiva il respiro di Alec mozzarsi e trasformarsi in un suono di piacere soffocato dalle loro bocche. Appena si staccarono, furono entrambi in cerca d’aria. Erano petto contro petto adesso e Magnus immerse le sue dita tra quei capelli neri.
« Mi sei mancato, » soffiò Magnus a pochi centimetri dal suo viso.
« Mi sei mancato anche tu, » la fronte contro quella dello Stregone « E voglio provarci, voglio far funzionare questo perché mi fa stare bene. » ammise. Bastò solo quello e Alec si ributtò su quelle labbra piccole ma soffici, questa volta, tirandoselo a sé. Voleva sentirlo, voleva sentire Magnus dopo che tutto quello li aveva tenuti costretti a non farlo accadere. Magnus si aggrappò al collo di Alec mentre quello vagava con le sue mani sotto la superficie dell’acqua. Magnus sentì le dita di Alec che si insinuavano lungo la sua schiena neanche fosse un pendio, ne seguì la linea e le sue mani si dirigevano verso i suoi fianchi. Era a corto d’ aria e si staccò quei pochi secondi per riprendere fiato e Alec senza nemmeno avvisarlo, lo attaccò di nuovo. Letteralmente.
Un incontro di lingue che si esploravano, si assaporavano a quel contatto assopito che si era risvegliato. Magnus accarezzò il petto del suo ragazzo e subito si accavallò sopra di lui, sopra il suo grembo e dedicò tutta la sua attenzione a giocherellare un po’con le ciocche finali dei capelli di Alec e a sprofondare in quella sensazione mozzafiato, con il cuore che non distingueva più da un organo a un martello o qualcosa di più assordante. La morsa di Alec si strinse intorno ai fianchi dello Stregone per avvicinarlo ancora di più. Appena quello sentì il calore sotto di sé che non richiamava però all’acqua, ansimò e le sue gambe furono ancorate alle sue cosce.
« Magnus, » la voce strascicata, roca, bassa « Magnus, ti voglio » lo riprese con sé e fece aderire tutto il suo corpo al suo.
Magnus sobbalzò.
« Alexander, non sei pronto ancora, però » non sentiva più neanche la sua stessa voce per quanto sentiva caldo e fremeva, sentendo ogni muscolo pompare sangue « Possiamo trovare un altro modo » gli sussurrò all’ orecchio e gli mordicchiò il lobo.
Alec soffocò un gemito mordendosi forte le labbra. La mano dello Stregone cominciò a spostarsi lungo il petto, poi l’ addome sfiorando le cicatrici nere adesso un po’ storte e piegate dato il riflesso dell’acqua e dalla poca luce che riempiva la stanza. Fece lo stesso con il suo stomaco e poco dopo le sue dita gli accarezzavano l’ interno coscia. Alec inclinò la schiena, quasi sbattendo la schiena al marmo. La mano libera di Magnus si artigliò dietro il suo collo per evitare che si facesse male.
Con l’altra, disegnava un percorso sinuoso e serpentino, fino a scontrarsi con il suo inguine. Lo Shadowhunter era sudato e i suoi occhi erano adesso di un verde più scuro, sensuale. Magnus prese possesso della sua intimità, accarezzandola e toccandola leggermente. Alec stava per inclinarsi con più forza di nuovo e Magnus lo baciò d’istinto mentre con le sue dita, cercava di insinuarsi dentro la sua apertura. Alec mugugnò qualcosa di sconnesso mentre si sporgeva in mancanza delle labbra di Magnus. Lo Stregone riuscì nel suo intento sentendo il gemere sonoro di Alec che si stava contorcendo davanti a sé. Muoveva il primo dito avanti e indietro e poi, adottò un movimento circolare, ritmato.
« M-Magnus mio dio» Magnus impazzì al suono appagato dell’ altro e continuò a stuzzicarlo. Alec affondò quasi le unghia sui suoi fianchi, stringendolo e Magnus mugolò subito. Era ancora più premuto su di lui e sentiva tutto quanto. Sentiva la sua eccitazione e quella di Alec, sentiva il suo respiro caldo e le sue dita che si infilavano lungo il suo fondoschiena. Alec lo travolse in un bacio disordinato, umido, completamente infernale. Magnus allora non resistette più e io suoi occhi da gatto fecero la loro comparsa subito dopo. Alec si staccò, sentendo la loro presenza. Li guardò come sempre, senza fiato.
« Sei bellissimo » mugolò perdendosi in quelle due pozze. Le dita di Magnus lasciarono la sua apertura e si precipitarono lungo l’addome. Alec sembrò piagnucolare a quella mancanza di contatto e subito cercò di avvicinarsi (per quanto fosse possibile essere più vicino di così)
« Alexander, » soffiò sulle sue labbra mentre se le leccava, gli accarezzò la coscia « Mi fai impazzire » sibilò fuori. Alec lo avvicinò, questa volta riuscendoci, le loro eccitazioni si scontrarono e Magnus gemette prontamente, tirò ciuffi di capelli dietro la sua nuca e ansimò.
«M-Magnus- » mugolò Alec.
« Mi vuoi? » completò per lui. Quegli occhi erano due fessure dorate con pupille nere dense che lo mangiavano vivo e che si stavano ritrasformando. Alec non resisteva più. Voleva sentirlo, lo voleva con sé, per tutti quei giorni aveva rimpianto fin troppo la mancanza di quel contatto dello Stregone.
Alec però non rispose, perché Magnus cominciò a mordicchiargli la pelle sotto la mascella, non permettendogli un pensiero intelligente.
« Alexander, » sibilò ancora « Mi vuoi? » ripeté. Alec soffocò un gemito quando quello cominciò a baciarlo in quello stesso punto dove prima lo stava mordendo « Perché io sto morendo dalla voglia di prenderti, » Alec soffocò un gemito quando quello cominciò a baciarlo in quello stesso punto dove prima lo stava mordendo. Si stava già perdendo nel suo tono di voce terribilmente basso « Ho voglia di prenderti, di farti stare bene, come io sto bene così, » lo baciò languidamente, Alec non rispondeva più e ancora se avesse potuto farlo, la sua bocca era impegnata a fare altro. « Con te » sussurrò.
« M-magnus » piagnucolò quasi « ti voglio, ti voglio adesso » e dicendo così, Magnus annuì e si spostò per mettersi dietro di lui. Anche Alec si posizionò, in modo che il petto dell’ altro e la sua schiena aderissero.
« Alexander, devo solo- » Ma la mano di Alexander si intrecciò con la sua e si girò per guardarlo.
« No, era sicuro, deciso « Non voglio aspettare, sono pronto Magnus » e rapì le sue labbra per qualche secondo. Lo guardò ancora per esserne sicuro ma Alec era determinato e quindi annuì e molto piano, posizionò la sua lunghezza lungo l’ apertura dell’altro. Reggendosi con una mano al bordo della vasca e tenendosi con l’altra al bacino dello Shadowhunter. Alec subito spostò di scatto la presa su quello dello Stregone.
« Magnus » lo chiamò, in attesa. Poi, lo Stregone si spinse piano dentro di lui, accecando i suoi sensi e mandando la sua vista a farsi benedire. Si annebbiò per qualche minuto, rendendo tutto nitido. Le fiamme delle candele oscillavano e la luce si era fatta meno densa per un attimo.
« Alexander, tutto bene? » chiese preoccupato. « Sì, dammi...solo un attimo. » Magnus aspettò con tutta calma e senza fretta, l’ ultima cosa che voleva era fargli del male o mettergli fretta. Poi Alec gli accarezzò la piccola porzione di pelle, gli occhi che andavano in cerca dei suoi.
«Vai » sussurrò. Magnus cominciò con spinte lente per far sì che entrambi si abituassero, sentendo ansimare di tanto in tanto lo Shadohuwnter. Il corpo di quello si inclinava e le sue dita stringevano a tratti e Magnus lo addolciva toccando piano la sua coscia. « M-Magnus, » la sua voce era ovattata, lo colpì « N-on mi rompo, vai più veloce. » Magnus in tutta risposta ridacchiò piano alla scelta di parole e lasciandogli un bacino sulla nuca, si spinse più forte e in profondità. Le spinte questa volta si fecero più decise e ad ogni colpo, Alec si contorceva e allungava la sua schiena, affondando le dita nella pelle dello Stregone. Magnus lo teneva saldo e si sforzò per capire dove il punto più piacevole dell’ altro si nascondesse. Dopo una lunga lotta, lo trovò e ne ebbe conferma dallo stesso verso gutturale di Alec.
« Dio mio p-per l’ Angelo, M-Magnus » le sue dita si artigliarono ancora di più alla base della sua gamba. In un unico movimento fluido, quello portò Magnus su suggerimento dell’ altro ad avanzare con le gambe in avanti e Alec con la mano che si era spostata dal bacino al ginocchio adesso, se la portava più vicino. A quel contatto Magnus ansimò vicino il suo orecchio e Alec in tutta risposta si girò rubandogli un bacio scomposto mentre lo Stregone di spingeva ritmicamente dentro di lui. Alec si sentiva così pieno, piacevolmente pieno. Gli sembrava di fondersi con l’altro, in come se stessero diventando una cosa sola, mentre Magnus si appoggiava e mentre lui cercava di avvicinarlo ancora di più, in modo praticamente impossibile.
« Non voglio più lasciarti » mormorò Alec improvvisamente.
« Sono qui, Alexander » un’ altra spinta, un altro bacio sulla nuca « Mi senti? » la voce suonò come una scia leggera ma arrivò subito insieme a un altro affondo. Alec gemette.
« M-magnus, dio mio, quanto mi sei mancato » Magnus si lasciò andare a un singhiozzo misto a una quasi lucida prontezza di risposta. Esalò fuori quelle parole che fino a quel momento non aveva mai pronunciato per primo. Forse perché era più facile così o forse perché amare significare buttare, rischiare.
« Ti amo » si spinse ancora « Ti amo Alexander e » l’ altro si ritrovò con il collo sulla sua spalla, la fronte sudata, gli occhi che si colotavano di luce nonostante il fiatone, « Non c’è modo, ne azione che possa portarti a liberarti di me. » Un’altra spinta e lo Shadowhunter gemette forte.
« T-T amo anch’io » Magnus lo tenne vicino a sé e sapeva che Alec stava per arrivare, insieme a lui. Dopo qualche secondo, entrambi gemettero venendo, liberandosi e chiamandosi a vicenda. Magnus dentro Alec e Alec lasciò una piccola scia che si disperse fluida in acqua. Lo Stregone uscì lentamente dal compagno e si ritrovò subito la testa abbandonata di Alec contro la sua spalla. Allungò una mano per tenerlo per i fianchi, e un’ altra per giocherellare con i ciuffi neri. Arieggiò silenzio finché finalmente Alec parlò:
« È stato... »
« Meraviglioso » disse lo Stregone sognante, sospirando stanco. Alec girò un po’ il suo viso in modo che si guardassero.
«Vieni qui spesso? Quando vuoi, insomma, sospirò chiudendo gli occhi rilassarti? »
« Uhm, quel tono mi fa pensare a più di un modo in cui tu lo abbia voluto intendere, A l e x a n d e r » In risposta quello si colorò un po’ di più, aggiungendo un’ altra tonalità a tante altre possibili di rosso. Alec lo schizzò sollevando un po’ d’acqua. Magnus si parò il viso alzando quel tanto che bastava la mano. « Comunque sì, » esordì « di solito amo avere anche compagnia. Tipo oggi.» Alec lo guardò, l’ attaccatura delle sopracciglia molto vicina e lo sguardo da rimprovero.
«Sì, Alexander? »
« Compagnia, tipo uhm... » cercò di fare finta di niente « il Presidente Miao? » « No, il presidente odia l’ acqua, vorrei ben ricordarti-» « Allora il postino, huh? »
« Mmh » suonò pensoso Magnus. « Ogni volta è così cortese da non farti nemmeno scomodare a scendere le scale per raggiungere le cassette, oppure » suono vago, calcolatore « quello che consegna le pizze. L’ ultima volta ti ha lanciato uno sguardo di fuoco. » lo guardò ammiccando. Magnus sorrise leggermente e sembrò sempre pensarci su. Poi si avvicinò pericolosamente al viso dello Shadowhunter diminuendo l’inutile distanza. « L’unico sguardo di fuoco che merita la mia attenzione » ed era davvero molto vicino mentre lo diceva « è il tuo. » Alec sorrise e quello che venne dopo fu un bacio in cui entrambi non smisero di sorridere.

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Capitolo 5
*** You're Taking Over Me ***


Spazio autrice: E rieccomi, rieccoci, rieccovi ( okay basta ) ci sono delle ragazze che aspettano questo capitolo come il pane o il gelato il sabato sera e io mi sento tipo un prete o peggio, il loro miglior offerente di gioie so… vorrei ancora una volta ringraziarvi. E dedicare questo capitolo a Marti che è Puccina per me.
Summurizing the next chapter: gli eventi che state per leggere si svolgono in un tempo da me immaginato dopo la 2x20 e il primo è slegato, gli altri due come dedurrete voi stesse, sì.
Buoni feels e bando alle ciance.
Clodia




You’re taking over me

Quando Alec gli si addormentò in grembo, Magnus restò a fissarlo, mentre la sua mano vagava tra i suoi capelli liberi e sparpagliati. Ultimamente gli erano cresciuti ma lo Shadowhunter si rifiutava di farseli tagliare e lo Stregone insisteva.
« Alexander, potrai farci le treccine tra poco a quei capelli » lo prendeva in giro. In tutta risposta Alec si era dimostrato imbronciato.
« Li taglierò quando avrò un attimo di respiro e poi » aveva portato la mano sul petto, con fare così teatrale che per un momento Magnus si chiese se non stesse guardando la propria immagine «Non sono così lunghi. Mi arrivano soltanto fino alla nuca... » concluse testardo. Erano stati giorni di fatica all’ Istituito per lui ed essendone il capo, aveva dovuto far quadrare tutto dopo l’ uragano Sebastian e l’allarme diffusosi con la sua fuga con Valentine. Aveva dovuto tener conto di nuove soluzioni e procedure. E rimaneva ancora il problema Nascosti da risolvere e di riportare la Regina delle Fate al suo posto, dopo ciò che tutti avevano scoperto e che lei, non aveva nemmeno provato a fingere o nascondere. Nonostante ciò, Magnus lo aveva convinto a stendersi appena Alec era piombato a casa, stanco e nervoso, teso. Avevano parlato per un po’ e poi quello si era addormentato così velocemente che Magnus dovette sforzarsi di non baciare quelle labbra leggere, inconsapevoli, innocenti. Era così nuovo, per lui. Dopo ciò che li aveva lasciati separati per quei giorni di lotta e ardue decisioni, avevano passato le settimane a ritrovarsi negli attimi liberi che trovavano. Le mattine ad orari improponibili per lo Stregone, Alec lo svegliava - ma non lo faceva assolutamente per dispetto -, solo il signorino si muoveva nel sonno e appena era sveglio, Magnus sentiva quello sguardo tenero puntato addosso, neanche fosse Presidente Miao che chiedeva il cibo o i grattini. Ma le coccole per Alec erano diverse. Era quasi irreale il modo in cui Alec lo prendeva per i fianchi e lo baciava piano, con fare così delicato e pronto che Magnus si sentiva così bene, così amato che aveva voglia di ricominciare di nuovo daccapo e di fare di nuovo l’ amore. E se il tempo lo avesse permesso, sarebbe anche successo, ma si dedicavano quella piccola mezz’ora o anche un’ ora nei casi speciali a quel piccolo rituale silenzioso, in cui uno dei due proferiva parola, portando l’ altro a replicare scherzosamente. Altri orari in cui riuscivano a trovare spazio per loro era quando Alec tornava dall’ Istituto la tarda sera e si buttava stanco morto sul primo mobili a due piazza che riusciva a trovare o quando era Magnus a far capolino da lui e a portarselo via tralasciando le carte per qualche minuto oppure portandogli direttamente la cena. E così Magnus aveva speso quelle settimane anche se a furia di poche ma buone volte in cui restavano l’ uno con l’ altro, in pace e con l’anima leggera. Leggera come non se la ricordava. Perché nemmeno con Camille aveva avuto quello, non aveva avuto quella sensazione di perdizione ma contemporaneamente che lo manteneva con i piedi poggiati per terra. Ed era una bella vista da dove si trovava, la testa di Alec sopra il suo grembo, con lo sguardo beato, perso in chissà quale immagine o sogno. Magnus sorrise inaspettatamente e si lasciò a un sospiro mentre piano tracciava le linee di quel viso che ormai conosceva benissimo. Le dita che disegnavano piccoli cerchi all’altezza delle guance, spostandosi verso le orecchie, quasi a sfiorare il contorno delle labbra. La runa della deflessione a destra, che si stagliava elegante lungo il collo e che rendeva quello che guardava un viso ancora più in contrasto. Alec gli sembrava a volte un bambino, per via dei tratti puliti, tranne per quelle sopracciglia folte e quegli occhi pieni di vita che aveva nascosto per troppo tempo di non riconoscere. Degli occhi belli e che erano stati privati di essere guardati. Un po’ come il Cacciatore aveva fatto con i suoi da gatto, tutto avrebbe potuto scommettere ma mai che Alec lo prendesse per quello che era, che era stato e che non avrebbe potuto smettere di essere neanche con un semplice e diretto schiocco di dita. E come lui stesso gli aveva detto, anche lui pensava che Alec fosse bellissimo. E se a volte gli sembrava un bambino, altre invece gli dava l’ impressione di un ragazzo adulto, forte, che annientava il pudore e la timidezza dell’ età infantile e prendeva coraggio, prendeva fierezza. E diventava Alec, quello che lo sorprendeva e lo lasciava interdetto. E lo dimostrava con lui ma anche fuori. Alec era un po’ come un fiore, come ogni tanto lo Stregone si era preso la briga di chiamarlo: era stato chiuso per via del freddo, del chiuso e poi, quando meno se lo era aspettato gli era stata data la possibilità di fiorire, aprirsi e sbocciare, dando mostra di quanto valesse. E lui sperava che quello, o almeno in parte, lo Shadowhunter lo avesse finalmente capito. Alec si mosse un po’e subito Magnus si immobilizzò pensando di averlo svegliato, ma quello girò piano la testa sistemandosi meglio sul cuscino umano sotto di sé, che aveva a sua piena disposizione. Lo Stregone di intenerì e ridacchiò senza far il minimo rumore.
Quando Alec si svegliò la sua testa si raggomitolò ancora di più sulla maglia dello Stregone.
« Ti ho svegliato? » lo chiamò piano. Alec si spostò di poco spazio, rantolando
« Alexander- »
« Ssh » sussurrò il ragazzo, aprendo di pochi gli occhi, dopodiché si accomodò ancora più stretto allo Stregone, prendendo la sua mano e portandosela al petto, giocherellando piano con le dita callose.
« Quanto ho dormito? » la voce impastata uscì più come un rantolo che come qualcosa di chiaro e percepibile all’udito umano. Magnus rabbrividì quando quello, si portò la sua mano ancora più vicino a sé.
« Più o meno due orette…»
« Due ore? » ripeté stordito e quasi incredulo. Magnus ridacchiò.
« Tesoro, non posso dirti con certezza quanto tu abbia dormito, ma eri stanchissimo e credo che potresti fare a gara con Presidente Miao, » notò come si piegava leggermente la testa per guardalo meglio « bell’addormentato» Alec con gli occhi ancora socchiusi si sporse appena per baciargli le labbra e Magnus si lasciò addolcire da quel gesto anche se veloce e repentino, neanche fosse un amante da commedia tremendamente romantica. Ritornati a una distanza che permettesse a entrambi di respirare, lo Stregone continuò: « Ma è ancora presto e sei ancora stanco e sarebbe meglio che ritornassi a dormire, Alexander»
« Perché, che ore sono? » si portò una mano libera sulla faccia, come a cercare di svegliarsi di colpo.
« Sono le otto »
« Huh? » quasi Alec balzò in piedi come una molla ma Magnus lo fermò giusto in tempo, ridendo per giunta.
« Sono le otto, di domenica,Alexander, tranquillo» l’altro sotto di sé sembrò riprendersi altrettanto velocemente quanto si era scosso prima, ritornando pacifico « E per quanto ne so, non mi sembra che ci sia lavoro per te oggi, all’istituto » Alec ebbe appena il tempo di sorridere prima che Magnus gli stampasse un leggero bacio sulla fronte.
« Vuoi un po’ di caffè? » gli chiese. Alec annuì e sbadigliò subito dopo. Con un piccolo movimento, quello si alzò piano e Magnus si liberò – mentre per Alec sarebbe stato meglio dire, che abbandonò a malincuore la posizione comoda e il calore dell’altro – e alzandosi dal divano, andò in cucina. . Alec si sforzò di aprire gli occhi ma il pulviscolo mattutino che fluttuava lo investì immediatamente.
« Sicuro di non voler provare a riaddormentati?» sentì la voce dell’ altro che sembrava averlo spiato da lontano con chissà quale occhio a disposizione.
« No, no, » e strofinandosi gli occhi, si mise seduto sul divano « Ho solo bisogno di... svegliarmi completamente » mormorò mentre questa volta riusciva finalmente ad aprire gli occhi e abituarsi alla luce del salotto.
Sentì un rumore grave e ripetitivo, Magnus aveva già messo in funzione la macchina del caffè , quell'aggeggio di cui Alec un giorno sperava di capirne il funzionamento. Si una cosa era certo, quell'affare aveva fin troppi bottoni per premerne solo uno e pensare di aver azzeccato quello giusto.
Dopo qualche secondo, Alec ebbe la forza di alzarsi e di camminare sul pavimento. Appena lo toccò , una sensazione fresca e piacevole lo investì all'istante: era scalzo e le piante dei piedi si erano subito e stranamente abituate al pavimento freddo. Scalzo e furbo neanche fosse un bambino alle prime armi, camminò soddisfatto.
« Va bene, però poi non lamentarti se questa sera sarai più stanco di adesso,» il suono della risata di Magnus riempì la casa « Io ci ho provato e ti dirò: te lo avevo detto » prese la tazza e la mise sotto la macchina del caffè e dopo aver premuto due soli pulsanti, la macchina fece un altro rumore, questa volta mettendosi in moto per una buona dose giornaliera di caffeina.
« Alexander, potresti anche degnarti di risponder-» Magnus si sentì avvolgere da due braccia e sentì respirare piano e in modo regolare, da sopra la spalla. Alec aveva poggiato il mento sopra di quella e lo aveva abbracciato allo stesso modo delicato, da sciogliersi, da dietro.
« Buongiorno » mormorò, guardando forse con troppa curiosità il liquido che usciva come da ordine, dalla macchina.
« Giorno » sussurrò Magnus beandosi di quel leggero contatto, poi si girò a guardarlo « il caffè è quasi pronto » e detto così, gli baciò la punta del naso, poi con la mano afferrò il barattolo dello zucchero sopra la mensola e prese un cucchiaino « Lo facciamo amaro o cerchiamo di addolcirti un po' questa mattina, Shadowhunter? » lo punzecchiò.
« Solo un cucchiaino, grazie » mormorò « Stregone » scandì fingendo uno sguardo accusatorio ma si scoppiò quando Magnus stava da lì a poco per scoppiare a ridere, ma invece quello che rise fu Alec e Magnus sospirò sorridendo e alzando gli occhi al cielo. Riempì il cucchiaino e versandolo dentro la tazza, gli bastò mescolare poche volte per poi consegnarlo ad Alec. Le mani di quello si avvolsero intorno a quelle di Magnus accarezzandone impercettibilmente le dita. Poi con un semplice gesto, Alec afferrò la tazza dopo che Magnus abbandonò la sua presa affinché potesse stampargli un bacio. Alec restò con la tazza di caffè in mano a mezz’aria, le sopracciglia che si sollevavano per la sorpresa. Le labbra dello Stregone sapevano di cannella e di casa, tutto ciò che Alec riuscì a pensare fu che voleva che durasse di più. Quei due solchi piccoli aperti ora, in un piccolo sorriso.
« Bevilo finché è ancora caldo » sussurrò a poca distanza dalla sua faccia. Alec si colorò un po' mentre Magnus gli girò attorno per andarsene. Alec si trovò a osservalo senza neanche accorgersene, uno sguardo tra l’appena sveglio e la furbizia. Si portò subito la bevanda calda alle labbra, inebriandosi ora di quella fonte nera e forte.

 
**


Magnus si stava rilassando bevendo il suo martini completamente modificato per tonalità e sapore, con una piccola ciliegina dentro, quando sentì bussare con furia alla porta. Alec era ancora in istituto e dubitava poteva essere lui. Posò subito il bicchiere sul tavolino davanti a sé e con passo svelto, andò ad aprire. Non si preparò però a ciò che vide. Alec si teneva la mano con un fianco mentre con l’altra si reggeva allo stipite della porta, ansimante.
« Dio mio, cos'è successo? » suonò preoccupato e subito senza nemmeno pensarci, Magnus aguzzò la vista e notò che la mano su cui Alec si premeva il fianco era insanguinata. Lo Stregone lo prese con sé, lo fece entrare subito e lo aiutò a distendersi sul divano. Magnus gli scostò senza nessun permesso la maglia e notò un taglio ai lati nero che lo colpiva e si estendeva lungo il lato destro dello stomaco. Le sue mani si riempiono di scatto di magia blu e non esitarono, mentre Alec stava visibilmente tremando appena per via del liquido rosso che gli bagnava la porzione di pelle.
« Eravamo fuori in giro di ricognizione con Jace e Isabelle e mi è sfuggito un demone e ho voluto inseguirlo -» cominciò a spiegare Alec.
« E volendo fare di testa tua ti sei fatto iniettare del sangue infettato, ovvio » replicò affilato e davvero non in vena, Magnus. Stupido Nephilim.
« Credevo di averlo centrato col mio arco e così è stato » ansimò mentre parlava in fretta « ma ha mosso un ultimo arto prima di spiaccicarsi al suolo, non lo avevo visto ...» ansimò di nuovo, mentre l’altro seduto in un angolo, cercava di ripulire l'apertura del fianco, senza nemmeno guardarlo « Per fortuna la ferita non è molto profonda- »
« Questo lascialo decidere a me, Alec » replicò infuocandosi Magnus, « Avevi detto che non sareste usciti oggi, che avevi cose da sbrigare in ufficio » disse amaramente. Gli aveva mentito o cosa? Magnus cercò di reprimere quel pensiero ma affiorò comunque.
Un Alec sofferente, a denti stretti, cercò lo sguardo dello Stregone.
« Ed era così. Ma è stato chiesto il via per un controllo fuori dall’ istituto e ho deciso di andare »
« Certo, » Magnus muoveva le mani sopra la ferita, avanti e indietro, mentre scintille incontrollabili ed evanescenti gli si sprigionavano dalle dita « e dopo essere stati feriti, perché non farsi tranquillamente un po’ di metri a piedi fino a Brooklyn?» fu affilato, derisorio, ma suonò più preoccupato che come in realtà voleva dare a vedere.
« Ho disegnato un iratze per quello,» soffocò Alec mentre cercava di non impazzire al dolore sordo della sangue che ardeva come una bruciatura « Ma non potevo andare all'Istituto. Ho preferito venire qui, » Alec cercò istintivamente il braccio di Magnus « Perché sapevo che non avrei avuto troppi sguardi accusatori » era quasi senza fiato, la voce febbricitante « perché volevo raggiungerti, volevo ritrovarmi in pace, qui, e perché so che il sangue di demone non si cura a via di rune » riuscì ad afferrargli finalmente il braccio e Magnus sembrò perdersi per un attimo nel suo sguardo supplichevole. « Magnus -»
« Sei stato comunque un incosciente, » lo guardò e forse si liberò troppo presto del suo tono amaro perché Alec era stato stupido sì, però era corso subito a casa. Sospirò « Almeno sanno che sei qui?» Magnus era allarmato. Alec boccheggiò per qualche secondo e lo Stregone insisté con i suoi occhi fulminei. «S-solo Izzy, » soffiò fuori « Le ho fatto promettere di non far sapere niente a Jace, che è tornato prima alla base e non voglio sentire i suoi d-discorsi se sapesse cosa è successo » Alec si contorse subito dopo, il corpo che sfrigolava. Magnus cercò di tranquillizzarlo come poteva.
« E invece fare morire di paura me, » era arrabbiato « è fattibile, giusto?» finì. Alec deglutì visibilmente costernato e lo Stregone realizzò di essere stato troppo diretto. Gli dedicò un attimo di tregua - come meglio riuscì - dalla sua stessa paura. « Cerca di non pensarci, ho quasi finito di risucchiare tutto il sangue infetto » lo rassicurò. Alec annuì, la fronte corrugata e la mascella stretta. Ultimi tocchi di luce blu evaporarono dai palmi delle sue mani, avvolgendo la sua ferita e pulendola a poco a poco. La mano di Alec era ancora artigliata al suo braccio e Magnus non si spiegò se continuò solo con la sua forza o anche con quella che Alec gli aveva scatenato improvvisamente.
La ferita come se fosse stata lavata, si trasformò prima ai lati, poi il centro cominciò a schiarirsi fino a diventare una macchia meno purpurea ma pur sempre evidente.
Il segno c’ era ancora ma così come si era promesso, lo Stregone aveva eliminato qualsiasi traccia di sangue demoniaco dalla pelle dello Shadowhunter. Appena finì, Magnus si asciugò la fronte con la mano e dando una rapida occhiata al suo lavoro, si alzò.
« Non muoverti, » lo ammonì « vado a recuperare una benda, così da coprire la ferita. È pulita dal sangue, ma non vorrei che quella normale si infettasse » spiegò. Alec stava per controbattere ma fu subito fermato « E no, non userai il tuo stilo questa volta, né un’ altro stupido Iratze, ci siamo intesi?»
Magnus lo guardò in cerca di segnali di cedimento ma l’altro annui malvolentieri. Alec si posizionò meglio sul cuscino e si raddrizzò come meglio poteva facendo attenzione all’ apertura sempre presente sul corpo. A fatica trovò la posizione meno dolorosa e cercò di sfilarsi via la maglia, ma senza successo.
« Devi avere qualche problema di udito allora, » sentì Magnus arrivare e sedersi con in mano un kit piuttosto appariscente e con una croce normale, rossa al centro « Ma nessun problema, è arrivato il servizio infermiere » sospirò. Aprì la valigetta sul tavolo e ne uscì una benda e un cerotto piuttosto largo. Dopodiché si girò verso il paziente e dopo un lungo sospiro, si concesse di guardarlo senza volerlo uccidere.
« Non guardarmi così, Alexander, » sbuffò « Te lo sei meritato »
« Lo so e mi dispiace » replicò Alec sconfortato e sincero.
« Ringrazia che ero a casa, » gli accarezzò la mano « e che sei venuto senza perdere tempo »
« È stato il primo posto a cui ho pensato » esordì « Credici o no, anche Isabelle era d’accordo.»
« Tua sorella è pazza tanto quanto te, allora » sospirò consapevole. Alec ridacchiò senza sforzarsi troppo.
« Si fida di te» gli sorrise « è naturale. » aveva quei gli occhi come due piccole gemme velate, trasparenti. Magnus lo guardò sorpreso, preso alla sprovvista. Sorrise.
« Non cercare di distrarmi, Alec » disse invece « andiamo, » e dicendo così le sue mani si posizionarono sotto la sua maglia « dobbiamo medicare la ferita » Alec alzò le braccia e subito, si ritrovò a petto nudo. Sarebbe stato tutto normale e soltanto un gesto di cortesia se Alec non si fosse trovato di sua spontanea volontà a pochi centimetri dal viso dello Stregone fermandosi a mezz’aria con quello sguardo di una tristezza e malinconia che ingannava.
« Niente strane idee, » lo canzonò Magnus « altrimenti un’ altra ferita te la infliggo io, signorino » scandì l’ ultima parola con tono che Alec lesse come troppo provocatorio. Non si mosse. Anzi, cercò di mantenere quella distanza semi-pericolosa. Magnus restò al gioco e si sporse per prendere la benda e il cerotto. Con le dita aprì levando la pellicola e applicando il cerotto sulla ferita « Non ti muovere » sussurrò mentre le mani si aiutavano a stendere lo strato appiccicoso interno.
« Agli ordini » respirò fuori Alec. Dopo aver applicato il cerotto, Magnus tenne saldamente la benda bianca e cercò di farla girare intorno ai fianchi dello Shadowhunter. E per farlo, dovette avvicinarsi con malavoglia al corpo di Alec, di fronte alla sua figura. Facendo girare il tessuto sottile intorno alla sua pelle, Magnus sentì che quella era come fuoco sotto di sé, come se ci fosse passato un falò sopra e si irrigidì subito, cercando di non darlo a vedere. Alec invece, si perse a guardare lo Stregone che con così tanta cura, gli avvolgeva la benda intorno e gliela stringeva sul fianco.
« Così va bene?» chiese mentre la teneva ferma. Alec annuì impercettibilmente e Magnus si allontanò ritenendosi soddisfatto del proprio lavoro « Okay, il mio lavoro qui è concluso, ho solo due ammonimenti da fare: numero uno » alzò un dito come a sottolineare meglio il concetto « qualsiasi movimento brusco potrebbe aprire ancora di più la ferita nonostante le giuste precauzioni che sono state prese e quindi sarà meglio evitare » sembrava quasi un generale mentre lo diceva « e numero due, » si avvicinò ad Alec per stampargli un buffetto sonoro sulla spalla « Non osare mai più farmi spaventare così Alexander » tuonò « questa volta sono stato buono ma la prossima non sarò così magnanimo » concluse. Alec rimase in silenzio come ad aver capito la lezione appena impartitagli. Ma non durò molto.
« Quindi precisamente la prossima volta, » fu vago « cosa mi farai? Se posso chiedere... » Magnus deglutì e lo guardò male.
« Alexander, non sto scherzando. Se pensi che proverò anche solo a fartene passare un’altra-»
« Quindi sarà qualcosa di fisico, huh? » la buttò lì. Magnus restò senza parole.
« Sì, si lo sarà » continuò « e farà anche male. Tanto » ma si pentì subito della sua scelta di parole perché Alec sorrise furbamente e a Magnus venne solo voglia di non averlo appena aiutato a stare meglio « Alexander, non ci provare » lo ammonì « Fai solo un passo falso e sei un uomo morto » Ma Alec sembrava solo ignorarlo, prese la mano dello Stregone e se la portò al petto e come se stesse giurando disse:
« Giuro solennemente di avere solo buone intenzioni » Magnus sembrò credergli e cercò di rilassarsi.

 
**


La sera arrivò subito, come se il tempo non aspettasse altro che vederli entrambi seduti sul divano con la sola luce che rifletteva la televisione a illuminare il salotto. Avevano già cenato nonostante Magnus avesse proposto di portare direttamente il cibo in salotto ma Alec, che si sentiva piuttosto preso per incompetente e quasi disabile dopo ciò che era successo, aveva rifiutato la sua offerta e quindi lo Stregone aveva dato il via libera, anche se con qualche preoccupazione. Dato che Alec non poteva muoversi ed era stato ammonito di non fare movimenti bruschi - a meno che non dovesse andare in bagno o andare in cucina a prendere dell’acqua - Magnus aveva optato per una serata diversa. Aveva scelto un film che aveva visto almeno dieci volte e di cui, ovviamente Alec non conosceva l’esistenza. Si erano entrambi messi comodi sul divano e siccome la brezza entrava dalla finestra, Magnus notando un Alec con una evidente pelle d’oca spuntare dalla maglia a maniche corte, si era attrezzato con una coperta non troppo pesante ma calda, giusto per evitare che l’ altro potesse alzarsi di nuovo. Alec era quindi seduto, con una coperta che lo avvolgeva a mo’ di mantello da supereroe intorno al corpo, mentre Magnus gli sedeva accanto e si portava alla bocca un po’di frutta. Erano passati almeno trenta minuti dall’ inizio del film ed entrambi avevano già cominciato a commentare le varie scelte dei protagonisti che contavano una giovane Cameron Diaz e un bel Jude Law in Holiday. Anche se il film era prettamente natalizio, lo Stregone amava riguardalo quando sentiva la necessità di ridere oppure sognare fra le trame di personaggi inventati ma riscontrabili nelle situazioni reali della vita. Si stupiva sempre come certe commedie potessero prendere lo spettatore e trascinarlo dentro la storia di tutti quanti. Quella scatoletta serviva in effetti a qualcosa oltre quello: illudere i comuni mortali o immortali - a libera scelta - di situazioni pur fattibili in realtà ma pur sempre difficili, quasi utopiche.
« Ma come! Come può lasciare un uomo così, come? » sbraitò Magnus, indicando la televisione energicamente. Alec lo guardò confuso, corrugò la fronte.
« Ma se sapevi già cosa sarebbe successo, » cominciò lo Shadowhunter « Perchè reagisci così - »
« Alexander, tu non capisci » lo incalzò Magnus « È praticamente l’uomo ideale. Jude Law, è risaputo, nei panni di qualsiasi personaggio, » cominciò a spiegare non distogliendo lo sguardo dalla scena « è semplicemente bello e unico soprattutto, » Alec lo guardò serio, ma si perse di nuovo « se si tratta di un padre vedovo con due figlie che ti guarda in quel modo che ti manda inevitabilmente in ipnosi » terminò. Alec lanciò uno sguardo prima alla tv e poi allo Stregone.
« A me non sembra niente di che » fece per dire Alec, indifferente. Non si aspettò per niente l’occhiata fulminea di Magnus.
« Starai scherzando spero » rispose incredulo.
« Per niente » Magnus ritornò allo schermo. « Jude Law oltre a essere un meraviglioso attore, è riconosciuto anche per il suo talento sai, » ricominciò ignorandolo « È passato da Watson, al ruolo di Bonnie nella pellicola sulla vita di Wilde, a the Young Pope adesso, » il tono di Magnus trapelava adorazione da ogni singolo poro ed Alec si interessò per sua gran sorpresa
« Non credo si possa dire che non sia niente di eccezionale » sospirò. « È un bel tipo, ma credo ci siano attori più belli e carismatici di lui »
« Lui non è un qualsiasi tipo, » Magnus mosse la mano come a scacciare via l’ignoranza cinematografica di Alec
« È il tipo » Alec lo squadrò di nuovo. Magnus si portò di più le ginocchia al petto, il cuscino che toccava piano con la mano mentre arrivava la scena in cui, l’attore in questione esortava una donna bionda ad entrare in casa, mentre due bambine gli spuntavano ai lati.
« Quindi lo trovi attraente, huh? » buttò fuori.
« Lo trovo da mozzare il fiato » esordì prontamente. Alec si fece più vicino ma l’altro sembrò non accorgersene tanto era preso dal film.
« Più di me?» Magnus si girò un attimo a guardarlo.
« Sei geloso per caso?» saettò con lo sguardo lo Stregone.
« Non sono geloso » brontolò poco convinto
« Ho solo chiesto chi trovi più attraente tra i due » ripeté. Magnus lo guardò di nuovo, rise anche se pensò che fosse il momento più opportuno per farlo. « È solo un attore, Alexander - »
« Lo so » Magnus lo guardò seriamente, sembrò studiare quelle sopracciglia ravvicinate ora, lo sguardo di attesa.
« Lui è un attore famoso, ha orde di fan, successo, milioni di soldi o forse anche di più, » Alec che era in attesa cercò di non spazientirsi, non era geloso, voleva solo capire cosa ci trovasse in quello sconosciuto « le cotte per uomini impossibili sono all’ ordine del giorno, ma io,» si indicò con l’indice sul petto « io ho già un testone adorabile come te, » gli sfiorò la spalla in un movimento leggero e sorrise « e mi basta. Quindi, la risposta è no, ovviamente » Alec deglutì piano, con quello sguardo perso nelle iridi feline di Magnus, in quel luccichio nascosto e pieno di fiducia, di assenza di qualsiasi pudore o legge che lo governasse.
« E cosa ti piace esattamente, di me? » ormai Alec non si frenò più, abolendo ogni dubbio. Magnus giocherellò con una delle frange del cuscino affianco a sé. « Ho un debole per i ragazzi dai capelli scuri e gli occhi chiari che tu hai, e che sfoggi costantemente e con disincanto, ma questo già lo sapevi » confessò.
« Quindi i miei occhi e i miei capelli » ripeté come a memorizzarlo Alec, Magnus annuì. Alec ebbe un attimo di silenzio come a registrare quell’ informazione « E cos’altro? » ribatté, curioso più che pretendendo una risposta ricercata. « Alexander, mi chiedi di scegliere in modo difficile » sospirò ridendo alla fine « ci sono così tante cose... »
« Avanti, le prime che ti vengono in mente » lo incoraggiò Alec tranquillamente. A quel punto lo schermo illuminava solo per loro e non più per la loro attenzione. Magnus sospirò di nuovo e si fermò con la testa di lato, il respiro calmo e rilassato, appoggiò la testa allo schienale del divano e lo osservò. « Mi piacciono le tue labbra, » esordì « sono carnose e sensuali » continuò mentre Alec si metteva più comodo, posizionandosi e rilassando al schiena « Mi piace quando le incurvi in quel broncio sistematico che fai quando non sei d’accordo o non sei convinto » Alec sorrise di rimando e subito a quelle parole, Magnus se ne accorse ed il suo petto se ne sentì subito il responsabile « Mi piace la runa che porti al collo perché è in contrasto con due parti diverse di ciò che sei, » cominciò a spiegare, osservandolo attentamente e fluendo come una riva aperta e non forzata « il lato un po' ingenuo dei tuoi occhi, delle tue grandi sopracciglia perplesse, » Alec giurò di sentirsi come se stesse davanti a una qualche sorta di esperto in scelte di parole e espressioni , Magnus era un grande oratore, su quello non c’erano dubbi « mentre quella runa diversamente ti da virilità, ti fa grande e responsabile e poi » sottolineò, mentre si sganciava ogni freno « È sexy. Il modo in cui si allunga proprio lì, » Magnus non sapeva come fermarsi ma semplicemente pensò che se Alec voleva sapere, conoscere, doveva saziare come meglio poteva la sua curiosità « in uno dei tanti punti vulnerabili del corpo.» Quando Magnus finì di parlare, Alec non disse niente. Era visibilmente sorpreso, anche se non sapeva più per cosa essere sorpreso in effetti: il tono di disarmo che Magnus aveva usato, come se non stesse parlando più di uno sconosciuto ma di una visione reale, percepibile, toccabile o per ciò che aveva scoperto piacesse allo Stregone di lui. Alec si limitò a sorridere.
« Che c’è? Perché mi guardi così? » mormorò Magnus, non accorgendosi di quanto tempo in silenzio fossero rimasti. Alec scrollò le spalle. Magnus era confuso
« Alexander, non ti ho appena svelato il modo per curare il cancro, » disse sfacciato e umoristico
« Sei... tutto okay? » rise. Alec annuì, visibilmente convinto, sicuro.
« Quindi...» esordì poi « Ho battuto Jude Law? » Magnus rise fragorosamente, Alec si perse di nuovo in quel suono.
« Si, direi di sì, » disse appena al risata sfumò con la sua voce « Non credo ci sia stata mai una vera competizione fin quando non la hai tirata in ballo tu» confessò beccandosi un sorriso sornione da Alec. Lo Stregone non resistette e lo bacio veloce a stampo. Alec riprese il bacio e ce ne fu un altro più piccolo. Seguito poi da un'altro che fece ridere Magnus. Una serie di baci veloci che lo fece sentire un po' più stupido del dovuto. Alec non stava male e non era stato contagiato per attaccarsi con decisione adesso alle labbra di Magnus. Lo decise così d’ impulso. Sentì il respiro dell’altro mozzarsi mentre cercava di sostenersi alle sue spalle. Quando Alec si staccò, Magnus era come in stato di trans, riprendendo aria che necessitava più di qualsiasi cosa. Ma quella visione mandò Alec a non cedere, non ci pensò e non gli diede possibilità perché lo riprese di nuovo e prima che Magnus potesse aggrapparsi a lui, si ritrovò disteso lungo il divano, la testa poggiata sul cuscino e la coperta di Alec che adesso li copriva entrambi. « Alexander, » sussurrò senza fiato « la ferita, non possiamo, » Alec si stava riavvicinando pericolosamente e ricoprì di nuovo la sua bocca. Magnus si ritrovò a premere le mani sul suo petto cercando di spingerlo e allontanarlo ma quello non voleva saperne.
« Alexander, » soffiò fuori di nuovo « ascoltami, non è passato molto tempo da quando ti ho medicato -»
« Sto bene » lo guardò dall’ alto, non lo lasciò finire « Magnus, guardami » lasciò che l’altro lo guardasse « Sto bene »
« Questo non puoi saperlo, » Magnus gli sfiorò la guancia con la mano « Per quanto ne sappiamo è instabile, oddio, » disse sonoramente chiudendo di scatto gli occhi «Ho dimenticato di disinfettarla » si rimproverò.
« Non credo che abbia poi molta importanza,» mormorò cercando di lasciar a intendere che non ci fosse nessun problema « Non la sento bruciare » e si riavvicinò di nuovo, Magnus lo fermò e lo tenne sospeso.
« Potrebbe infettarsi comunque » lo guardò serio Magnus « le ferite si sterilizzano. Non capisco come me ne sia potuto dimenticare »
« Va bene tutto, Magnus » replicò Alec « Sto bene. Non sto agonizzando per il momento e non sto dando segno di cedimento » puntualizzò. Le sue labbra che erano così vicine e sarebbero state un tutt'uno se solo non ci fosse stata la mano di Magnus a fermarlo. Lo Stregone si concesse del tempo per studiarlo attentamente: sentiva il battito cardiaco battergli in testa come un tamburo della miglior qualità e la sensazione di Alec che si ostinava così con lui era così... bella. Appena realizzò non sapendo nemmeno da cosa che Alec stesse davvero bene. Lo fissò, notando un rivolo di sudore scendergli veloce dalla fronte, fino a raggiungere la mascella, il collo.
« Magnus » disse così piano che Magnus si sentì accarezzare dentro senza che nemmeno lo avesse sfiorato « Voglio... dio è da stamattina che voglio farlo, » una vocina uscì fuori liberandosi «voglio stare con te » la tonalità di voce bassa e non solo, anche dolce. Appena lo Stregone posò la sua mano sulla sua guancia, Alec si rilassò subito.
« Se e appena senti qualcosa, se ti fa male, se senti che c’è qualcosa che non va al fianco, al minimo segno di dolore... dimmelo subito » mormorò. Alec annuì silenzioso. Si rituffò su di lui e le braccia di Magnus finirono per allacciarsi al suo collo. Alec lo avvinghiò subito, infilando le mani dietro la schiena dello Stregone e baciandolo con tutto ciò aveva.
Sentì il sapore dell’ altro e sentì immediatamente quanto gli era mancato in quei giorni di stress fuori e con fughe repentine dal letto, con le poche ore che avevano a disposizione. La sua lingua andava esplorando e sentendo l’ altro ansimare, cercare spazio, aria. Ma Alec era un po’ egoista quella sera. Si improvvisò calmo, come meglio riuscì. Le sue dita vagarono lungo il corpo di Magnus, sotto la maglietta, lungo il ventre, camminando per pochi centimetri di pelle, buttandosi e basta. Magnus riuscì a liberarlo dalla maglia che portava e non fu un impresa facile. La coperta quasi gli si aggrovigliò addosso e una risata nervosa gli uscì dalle labbra. Magnus perse un battito solo per quella banale immagine. Un Alec a petto nudo riprese la sua attenzione su Magnus, mentre gli alzava i lembi della maglia, che però risultò una questione a dir lunga più ardua della sua. Lo Stregone lo aiutò mentre sfilava e usciva le braccia dalle maniche lunghe e finalmente, l’ indumento raggiungeva la sua testa e andò ad abbattersi a terra. Alec fu veloce nel cercare la patta dei suoi pantaloni e Magnus lo osservò in silenzio mentre sentiva di stare lì lì per perdere ogni facoltà, ogni capacità utile. Alec si sbottonò l’ indumento e sempre facendosi aiutare mentre riprendeva ad attaccare Magnus a sé, si tolse anche quello facendoli scivolare via. Poi fu il turno di Magnus e credette di uscire pazzo mentre la mano dello Shadowhunter vagava e cercava di liberare anche lui da quei jeans inutili. Sentì la sua mano sfiorarlo, aprire la cerniera e soffermarsi più del dovuto. Alec si calò sulla sua figura e baciò il bacino di Magnus, lasciando poi un lento bacio all’ altezza dell’ombelico. Lo Stregone si sentì uno stupido, perché era un gesto banale apparentemente ma Alec lo faceva con una tale bellezza che lo lasciò distrutto. Sentiva mentre Alec lo baciava ancora mentre contemporaneamente scendeva giù e piano per togliergli i jeans. Ripensò a pochi attimi prima, quando Alec gli aveva chiesto cosa gli piacesse di lui e aveva pensato alle cose più evidenti, forse. Mentre pensava a quello, Alec gli aveva già sfilato di dosso i jeans e risaliva per appoggiargli le mani dietro la schiena e avvicinarlo di conseguenza. Sentì le sue mani che scendevano lungo il suo fondo schiena e la sua gamba andò spontaneamente ad avvinghiarsi al suo bacino.
« Questo » sussurrò Magnus. Alec lo guardò, gli occhi aperti, luccicanti nel buio. Magnus gli baciò la bocca « Mi piace... mi piace quando mi tocchi » Alec lo attirò più vicino e non ci fu più spazio tra di loro, tra i loro corpi « No, in realtà non mi piace » continuò, la voce ridotta a un fruscio « Amo il modo in cui lo fai » Alec strinse Magnus come se quella morsa in cui si trovavano non fosse ancora abbastanza. Magnus ansimò sonoramente. C’era un unico dettaglio, portavano ancora l’ultimo indumento di troppo. Lo Stregone lesse all’ istante lo sguardo dell’ altro e senza indugiare oltre, mosse le dita e si ritrovarono finalmente corpo a corpo.
Erano premuti insieme e mentre l’ altro saliva, l’ altro lo riportava giù. Mani che si cercavano e labbra che si posavano.
Alec che baciava il collo di Magnus, che risaliva fino alla mascella, che baciava una piccola vena che pulsava. Magnus che tirava quei capelli neri; attorcigliandoli, che si insinuava tra le sue cosce accarezzandole. Alec mugolò mente la sua bocca si apriva per prendere quella dell’ altro nella sua. Le sue dita si mossero veloci e appena Magnus realizzò cosa stesse facendo soffocò un gemito. Alec si era alzato giusto un po’ facendo leva sullo schienale del divano, per poter toccare la sua eccitazione. Tutto nella norma fino a quando Alec insieme a quello, non cominciò anche a baciargli l’ interno coscia, l’inguine. Magnus si trattenne, le mani che affondavano sulla spalla dell’ altro e ogni fibra che si scioglieva dalla tensione.
« Alexander » mugolò. Lo Shadowhunter percorse la sua lunghezza con un solo dito, lo sguardo che si posava su di lui e il respiro che aumentava, lo Stregone rabbrividì.
« Sei così bello » mormorò con quel tono così tremendamente basso. Depositò un altro bacio sulle sue anche, facendolo piegare di colpo. Alec lo prese per i fianchi, tenendolo fermo « Magnus » incatenò i suoi occhi, lo baciò di nuovo.
« A-Alexander » ansimò, il calore che già gli arrivava al viso ma non quanto all'altro che era già più colorito. Il rossore che gli solcava le gote intenerì lo Stregone. Alec risalì e diminuì la distanza subito, prendendogli il viso. Lo Stregone gli fermò una mano sulla fasciatura
« Ti fa male? » ne uscì qualcosa di molto meno delicato di ciò che credeva.
« No » ma Magnus notò la sua smorfia. « Alec- »
« Sento soltanto un leggero formicolio, » fu veloce a parlare « niente di più » Magnus annuì, poco convinto. Alec si distese di più contro di lui e lo Stregone sentì perfettamente la durezza dell’altro. Gemette, si inarcò di poco e Alec lo guardò, ma era diverso dalle altre volte. Alec si stava leccando le labbra e la sua mano andò a finire dietro la nuca dello Stregone.
« Alexander » sussurrò senza voce quasi, la fronte contro la sua e la bocca aperta, invitante. Alec lo osservò, il petto che pompava come una macchina.
« Vuoi... » mormorò incerto, beccandosi un occhiata più che chiara. Magnus lo baciò veloce, le poche dita che lo tiravano dal mento. Lo guardò senza filtri.
« Non c'è bisogno di chiederlo » si perse « Sì, si ti voglio » mormorò. Alec sorrise quando lo baciò, sostenendo che, se qualcosa avrebbe potuto scuoterlo in quel momento, sarebbe stato soli il modo in cui l’ altro lo aveva guardato desideroso. Magnus mosse velocemente la mano destra e una bottiglia di lubrificante apparì ai piedi del divano. Il tappo si aprì con un altro movimento delle dita e il piccolo rumore portò Alec a staccarsi a malincuore. Senza che nemmeno glielo dicesse, diede spazio e tempo a Magnus di girarsi su un fianco mentre Alec prendeva la bottiglia e con cura se ne versava una buona quantità di liquido lungo le dita, la mano. Posò la bottiglia di lato e si posizionò piano, con calma dietro lo Stregone. Alec bagnò il suo membro e poi fece lo stesso con l’ apertura di Magnus che esalò un respiro lungo.
« Non lo ricordavo così freddo » sussurrò mentre la mano di Alec accarezzava e rilasciava liquido.
« Questo é perché ho lavorato troppo » sospirò Alec.
« Non fartene una colpa, » lo rincuorò l’ altro « l’;unica cosa che non ho apprezzato è l’averti visto quasi stramazzare sul divano» e fu in tempo a fermare qualsiasi dispiacere sul volto di quello « Ma stai bene ora » mormorò mentre sentiva l’ altro sospirare di sollievo. Magnus si rilassò e aspettò che Alec dicesse qualcosa, ma non successe. Girò piano la testa. Alec lo baciò e con un piccolo movimento si inoltrò dentro, mandando Magnus in tilt.
Lo Shadowhunter si reggeva con le sue mani ai suoi fianchi e con spinte lente, si faceva spazio fondendosi con Magnus, che non si lasciò sfuggire l’ occasione di gemere sommessamente. Mentre Alec si univa a lui, Magnus recuperò la presa sulla sua nuca e lo avvicinò senza timore. Le spinte si fecero viva via più ritmate e lo Stregone cominciò subito a contorcersi e inclinarsi verso l’altro.
« A-Alexander » mugugnò, mentre lo Shadowhunter gli baciava una tempia visibilmente umida. Le loro mani si artigliarono, di conseguenza a un’altra spinta e Magnus cercò subito le labbra di Alec, che trovò in un bacio disordinato, umido. Le lingue si confusero mentre Alec osava di più e si prendeva il permesso di far stare bene l’altro.
« Dio mio Alexander » gemette più forte di prima. Alec gli lasciò un bacio sulla spalla, il calore che lo colpiva in pieno, la sensazione di piacere che prendeva lui e Magnus che lo rendeva consapevole di star andando bene. Si spinse ancora. Si diede così perso dentro quell’altro, si diede e mentre lo faceva Magnus affondava ancora più avidamente le sue dita sui suoi glutei. « Ti amo » soffiò fuori Alec, spingendosi di nuovo. Magnus arricciò le labbra in una smorfia, mentre cercava di non impazzire « Ti amo, » disse di nuovo spingendosi ancora, Magnus trattenne il fiato mentre sentiva che si avvicinava al suo punto di piacere.
« Mio dio, Alexander »
« Magnus, mi senti? » coprì la sua voce.
« T-ti amo anch’io » mugolò. Alec gli baciò la punta dell’orecchio.
« Mi senti?» ripeté, trovando ciò che cercava e Magnus si accartocciò contro di lui, mentre allungando il collo che poggiò sulla spalla di Alec, gemette liberandosi:
« Mio dio, sì, sì » gridò quasi, la gamba di Alec che si aggrappava a lui per essergli più vicino, ansimò di nuovo. Sentì tutto più amplificato mentre Alec entrava ancora e lo colpiva dentro, gli toccava l’;anima, la pelle, lo toccava in quel modo dopo tutti quei giorni
« O-oh mio dio, Alexander, non smettere » la voce bassa , profonda che colpì Alec come un fiume in piena. Alec si spinse di nuovo, più in profondità e Magnus credette di essere diventato qualche sorta di strano animale che emetteva versi sconnessi e gutturali, ma non gli importava. Cominciò a sentirsi pieno, così bene, si sentì sfiorare l’ addome con quel braccio che vide, pieno di rune intricate e nere. Lo percorse con le dita con quel poco di lucidità che gli rimaneva, seguì sobbalzando mentre quello gli faceva sentire la sua presenza una delle tante rune allungate, seguendone la linea, la forma.
«Il m-mio Shadowhunter » sibilò piano, scosso da quelle sensazioni uniche. Alec si perse sorridendogli in risposta. Magnus continuò a tracciare con le dita quelle piccole forme, sempre inclinandosi di tanto in tanto e premendo un bacio a stampo sulle labbra di Alec che affioravano. La cosa non durò molto poiché bastò un'altra spinta e Alec sentì Magnus venire, insieme a lui, in un boato sordo ma stupendo. Vennero allo stesso momento, riempiendo la casa di rumore ma non assordante, fu armonico e lasciò tutto in sospensione. Lo Shadowhunter uscì piano dallo Stregone e si accasciarono uno addosso all'altro. Restarono così immobili a sfiorarsi per diversi minuti. Magnus che prendeva la mano di Alec e gli baciava il palmo, Alec che se lo stringeva come se fosse la cosa più bella che ci fosse. Il silenzio li accoglieva benissimo tra quelle quattro mura familiari e confortanti, lo spazio che ora profumava solo di loro due, Magnus che con un piccolo schiocco tirava la coperta e li copriva entrambi.

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Capitolo 6
*** If you bleed, I'll bleed the same ***


Spazio autrice: Salve a tuuuuutti, eh sì, questa volta l’aggiornamento ha fatto un piccolo salto all’indietro e ha deciso di passare a Domenica invece che a Lunedì. Meglio no?
In realtà non lo volevamo buuuu *cori da stadio*
COMUNQUE *ehm ehm* volevo confermare che questo capitolo è stato accelerato e avuto grazie anche una conversazione accesa e davvero problematica se non geniale, grazie a Pau ( ily) E volevo dedicarlo invece a , perché quella ragazza è stata una delle prime a credere in questa OS quindi, la ringrazio ancora e ancora perché è unica e niente, grazie a twitter conosco sempre gemme, so, grazie Lu. E vorrei anche dirle di rimanere fino alla fine del capitolo sullo spazio autrice finale ( che metto per la primissima volta) per la tanto attesa surprise.
Ma bando alle ciance, AVVERTIMENTO: Uno dei personaggi di cui leggerete è stato preso secondo un interpretazione dei libri (come vi avevo già detto, amo fondere la serie e questi) quindi don’t hate me.
Buona lettura. - Clodia



If you bleed, I’ll bleed the same



La coperta grande, forse a tratti troppo larga, era fredda e il corpo di Alec se ne stava abbandonato sul letto come un relitto. Non dormiva, era perfettamente sveglio. Magnus era dovuto scappare da un cliente abituale con cui doveva sbrigare i suoi tanto misteriosi affari e questo non dava per niente fastidio allo Shadowhunter. Quello che urtava i suoi pensieri era ben altro e se per Magnus si fosse trattato solo e unicamente di quello, non ne sarebbe sorto un problema. Problema era la traduzione letterale per Alec di ossessione a quanto pare perché, non trovava modo di scacciare come erano passate le ultime settimane. Non disturbava il pensiero di Magnus che lavorava, così come ovviamente doveva, essendo il Sommo Stregone di Brooklyn, ma bensì altro.
**


Qualche giorno fa, erano fuori da casa, una passeggiata a Central Park li aveva distratti dal lavoro e da ciò che effettivamente non doveva avvelenare ventiquattro ore su ventiquattro le loro teste. Era stata una serata piacevole, con quell’aria che tagliava un po’ la faccia per via del vento, Magnus che si stringeva al cappotto di Alec che gli aveva fatto indossare non senza troppe moine e tentativi. Lo Stregone si era fermato a salutare un suo collega o quanto meno quello che avrebbe dovuto essere. E fino a lì, niente di male. Alec se ne era rimasto in disparte fin quando Magnus non lo aveva fatto avvicinare e in modo abbastanza impacciato, quello aveva fatto la conoscenza della persona in questione.
Solo l’aspetto era bastato per mandare in confusione lo Shadowhunter che vantava di un fiuto allenato, intelligente. Era un’altro Stregone, ma di Manhattan. Si ricordò si chiamasse Harold o Harry o qualcosa del genere. Era piuttosto giovane, o così sembrava, dato l’aria che portava come se nessuno potesse non notarlo: occhi chiari sul nocciola luminoso e capelli scuri.
Alec ricordava le preferenze o il tipo preferito dal suo Stregone e come a mo’ di registratore mentale, ripeté le stesse parole che sempre proferiva:
Ho un debole per gli occhi chiari e i capelli scuri. Ma i tuoi Alexander, i tuoi sono il mio specchio, ed è questo che mi fa traballare.
Alec aveva subito deglutito ascoltando in modo effimero metà della conversazione che i due stavano tenendo davanti a lui, trovandosi di tanto in tanto qualche occhiata da parte di Magnus. Appena i vecchi amici o colleghi - non seppe decidersi Alec - si salutarono, quello si sentì subito addosso l’occhiata dell’altro.
« Alec, ehi tutto okay? » e quando Alec notò che lo aveva fatto preoccupare si era pentito amaramente e subito di quello che gli stava passando per la testa. Sei un idiota.
« Cosa stai guardando? » Alec era entrato in una trans muta e lontana e non se ne era nemmeno accorto. Notò la figura dell’uomo con cui stavano parlando prima farsi piccola piccola lungo gli alberi del parco. Magnus lo beccò, seguendo l’omino che era diventato ormai un fantasma trasparente. Aveva sospirato sonoramente e lo aveva preso sotto braccio.
« Mi sa che ti sto facendo vedere troppi film, » aveva esordito « Se dovessi tradirti, » la buttò sul serio ma aveva un tono di ghiaccio e Alec lo sentì dentro « Non lo farei di certo con uno come quello.»
« Non me lo hai mai… mai presentato » si ritrovò senza fiato, una nuvola di vapore freddo gli uscì dalle labbra.
« Alexander, » il tono colorato che svaniva via « stai davvero pensando quello che-»
« No» lo fermò, « Mi dispiace, scusami » deglutì e lo Stregone cercò di dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Ci volle un infinità di tempo affinché riprendessero a camminare.
« Sai, il fatto che tu non conosca tutti quelli che non ti presento » cominciò amaramente lo Stregone « non vuol dire che io abbia qualche ripensamento su di noi » non era ferito era solo… solo non come prima. Alec lo fermò con un braccio mentre notava che Magnus si allontanava a passo più spedito sul selciato verde e ghiacciato. Lo raggiunse ottenendo un suo sguardo che lo fece sentire mille volte ancora più stupido di quanto si era dimostrato
« Lo so» soffiò « Lo so, lo so » continuò Alec senza un freno « E’ solo che certe volte non... » sospirò mordendosi le labbra « Certe volte vorrei far più parte della tua vita, Magnus, solo questo » concluse. Lo Stregone lo aveva studiato a lungo
« Credo sia colpa mia»
« No, non lo è, non è colpa di nessuno » sostenne il suo sguardo « Scusami, io mi fido di te. Più di quanto mi fidi di me stesso, Magnus -» Lo Stregone lo fermò a mezz’aria, il braccio che si incastonava di nuovo sotto il suo « Invece sì e dispiace anche a me, e se proprio vuoi saperlo, Harold è stato ed è un mio caro amico da tempo a cui » Magnus sorrise piano, Alec che si mangiava i battiti, ho dovuto rifiutare anche un flirt
»
« Oh »
« Già » si sbrigò a dire « Niente di personale, ma semplicemente c’era qualcun’altro a quei tempi » Alec sollevò le sopracciglia, Magnus inclinò la testa di lato , i lineamenti evidenti, gli occhi come due linee piccole e sinuose, i capelli alti e coperte da un cappello di lana però firmato.
« Chi, se posso chiedere? »
« Forse lo conosci, si chiama Alec sono un cretino Lightwood » Alec sbuffò serio ma deglutì ugualmente mentre Magnus non batté ciglia. Lo Shadowhunter allora deglutì di nuovo.
« Dici davvero? »
« Esattamente pochi giorni dopo che Clary si era presentata a casa mia con un lupo mannaro sanguinante, sì. » Alec si grattò la testa con la mano sinistra che non stava stringendo lo Stregone e si maledisse mentalmente « Sono proprio un idiota » mormorò.
« Me ne ero accorto, sai? » ma invece di continuare ancora quello scompiglio, strinse di più la presa sulla sua mano e sorrise « Ma ti amo » e Alec non poté fare altro che baciarlo.

**

Mentre ricordava, Alec mormorò sonoramente, da solo, nel chiarore tardo della stanza senza la certezza di che ore fossero.
Come era certo, non era più in grado di dormire ma era rimasto immobile da quella mattina stessa, dopo ciò che aveva scoperto. O meglio che aveva visto.
Lo Stregone aveva un appuntamento con un solito cliente. Il problema non era quello, bensì la verità che si nascondeva dietro quello.
Alec si era aggrovigliato nelle coperte com’era solito combinare, modalità animale selvatico e la prima cosa che aveva adocchiato, era stato il telefono dello Stregone sul comodino. Lo aveva dimenticato e non se ne era accorto ma pensò che era normale, in quel periodo Magnus aveva tante cose per la testa e capitava che potesse dimenticarsi anche la cosa più banale. Fino a lì niente di strano. Alec aveva sviato lo sguardo, si faceva forza con i gomiti per mettersi seduto contro la tastiera del letto quando, quello vibrò. Alec ignorò il rumore e si mise comodo.
L’aggeggio elettronico continuò a vibrare e lo schermo ad accendersi a scatti. La curiosità lo aveva battuto, ma non era una curiosità maligna... voleva solo sapere chi cercasse lo Stregone a quell’ ora del giorno. I suoi occhi erano piombati come saette subito in direzione di quello e non resistette. Lo raggiunse allungandosi sull’ altra sponda del letto e un piccolo quadrato bianco spuntò : un messaggio.
Alec si morse le labbra, incerto se invadere la privacy dell’altro. Magnus non lo avrebbe fatto, avrebbe direttamente chiesto. Magnus no, ma Alec sapeva il suo codice di sblocco e si fermò prima di aprire la cartella dei messaggi.
Non sarà niente, sospirò.
Magnus non ha niente da nasconderti, perché curiosare?
Un altro respiro lo tradì.
Aprì il messaggio pentendosene subito appena lesse la conversazione.

23:00 Magnus, ehi mi ha fatto piacere incontrarti settimana scorsa... era da tempo che non ti vedevo.
Alec si irrigidì.


23: 05 Anche a me Harold, mi dispiace solo per Alec... è un po’ insomma, credo sia normale la sua reazione, mi scuso ancora per lui. Mi scuso per lui.

Era davvero stato così evidente? Quello che aveva provato quando aveva notato l’apparenza dell’ altro Stregone, quasi dei suoi stessi tratti, il modo in cui scherzava con Magnus.


23:06 Non preoccuparti Mags, tranquillo.

Mags, da quando uno sconosciuto poteva chiamarlo come lo chiamava lui?

23:07 Sarebbe bello poterci vedere di nuovo qualche volta... magari per un caffè.
23:08 Domani avrei un mezzo impegno...

23:09 Oh capisco..

23:10 Ma potrei liberarmene in mezza giornata, sempre se non perda più tempo...ma penso che non sia il caso..

Alec leggeva senza un freno e più lo faceva più aveva voglia di chiudere quella cartella e allontanare il telefono, ma non ci riuscì.


23:11 Oh, ottimo! Quindi, domani?
E comunque fattelo dire sei in splendida forma ;)


Alec si irrigidì ancora di più.


23:12 Harold, sempre il solito, non cambi mai! Si, va bene verso l’una, o giù di lì? Ho appena ricevuto un altro messaggio riguardo il mio mezzo impegno... e credo che si parli di almeno due ore quindi..
23:13 Va benissimo Mags! Al solito posto, quello di una volta?
23:14 Oddio, lo ricordo vagamente, è una vita che non ci vado! Sì, allora ci vediamo lì.

Alec deglutì e scorse con il dito i nuovi messaggi che aveva appena ricevuto lo Stregone:

12:40 Io sto arrivando, riservami un posto vicino la finestra.
12:42 Ah e Mags? Per favore non ritardare e non metterci tanto per scegliere chissà quale delle tue chincaglierie, che sei sempre al top!
12:43 ;)


Non glielo aveva detto. Alec buttò il cellulare, che cadde a faccia in giù sul materasso senza neanche troppe cerimonie. Perché non glielo aveva detto? Alec si coprì la faccia con le mani e cercò di respirare.

**

Si alzò da lì a poco, trascinandosi in mezzo alla casa, al salotto, la cucina, in boxer. Non si stupì affatto quando notò dall'orologio che erano quasi l’una e un quarto, e Magnus non era ancora tornato. Aprì il frigo e ne uscì una bottiglia d'acqua, se ne versò un bicchiere e fissò quel cerchio sopra la sua testa.
Il tempo sembrava scorrere lento e lui era ancora in stato di elaborazione. Magnus era andato a prendere un caffè con un amico, e con questo? Un amico che aveva avuto una cotta per lui, un amico che lo chiamava con il diminutivo che lui usava, un amico di vecchia data di cui non conosceva niente se non il nome e che era parte del passato o presente dello Stregone. Un amico con cui non gli aveva detto che sarebbe uscito. Si scervellò e si fece male inevitabilmente. Mando giù quella sostanza liquida fresca tutta e cristallina tutta d’ un fiato e andò di nuovo in camera per vestirsi. Scelse dei pantaloni da tuta e una maglia a maniche a scollo, sentiva caldo. O forse era solo nervosismo. Sistemò il letto rifacendolo, rimettendo i cuscini, aggiustando addirittura anche il tappeto lì vicino.
Era teso e le mani gli si muovevano da sole, liberamente. Sentiva che i nervi lo avrebbero divorato da lì a poco, se non si fosse calmato. Un miagolio in lontananza lo aveva distratto. Una palla di pelo si avvicinò a passo svelto, mentre tintinnava il suo collarino troppo vistoso per un semplice gatto. Alec andò in soggiorno e prese Presidente Miao in braccio, e facendo così e sedendosi se lo portò in grembo. Il gatto sembrò non ribellarsi anzi, si distese lungo le gambe di Alec e si lasciò coccolare abbondantemente. Grattò il mento e poi la pancia del gatto sotto di sé.
« Cosa devo fare? » parlò a Presidente miao « il tuo padrone mi farà uscire pazzo » si beccò un occhiataccia di comprensione da quella palla di pelo « Lo conosci meglio di me, è così?» il gatto emise un sonoro miagolio e Alec non seppe se interpretarlo come un cenno d’assenso o solo un verso felino.
Quello si stiracchiò ancora, mentre le zampette si piegavano e allungavano cercando le mani del ragazzo. Alec sospirò e Presidente Miao inclinò la testolina pelosa e tremendamente tranquilla. « Dici che andrà tutto bene? » continuò credendo che il felino potesse capirlo « Non me lo ha detto, cavolo, non me lo ha detto, perché? » ripeté grattandogli ora le orecchie. Presidente miao si immobilizzò e per un attimo Alec pensò di aver fatto qualcosa di male o che quello fosse solo un modo per impaurirlo. Il gatto rizzò le orecchie e si sentì una serratura che faceva rumore, la porta si aprì. Proprio in quel momento, il gatto ritornò in modalità giocherellone e Alec si irrigidì.
Magnus entrò in casa e posò la giacca, guardando lo Shadowhunter con un sorriso un po’ stanco.
« Qualcuno è in vena di coccole, vedo » camminò fino al divano. Alec era ancora immobile, in silenzio. Annuì e guardò di nuovo il Presidente ma il gatto forse, sentì la sua tensione e subito, si aiutò con le zampette sul ventre di Alec per girarsi e andarsene, scendendo con un salto dal divano.
Alec deglutì e Magnus che sembrò non accorgersene gli diede un bacio in testa mentre passava in cucina.
« Oggi cibo takeaway » mormorò con delle buste che Alec vide spuntare dal nulla « A meno che tu non voglia cucinare, ma, » si guardò attorno mentre Alec si alzava dal divano « Non credo che tu ne abbia tanta voglia » appena lo Shadowhunter si ritrovò vicino al tavolo della cucina, Magnus gli si avvicinò , lo guardò meglio « Alexander,» mormorò allerta « va tutto bene?»
Alec lo guardò. No, non va tutto bene. Mi hai mentito.
« Sì » disse mentre gli baciava la guancia « Tutto bene »

**

Stavano finendo di pranzare ed era calato un silenzio imbarazzante. Almeno per uno dei due, era come se la voce fosse diventata un opinione trascurabile e anche solo parlare potesse significare mandare tutto all’aria.
« Allora, com’è andata oggi con il cliente? » improvvisò Alec. Magnus guardò la sua vaschetta con un misto di insalata e pollo dentro, facendo una smorfia.
« Ugh, » mormorò « Pensavo fosse più facile. Insomma era una cliente abituale ma pensavo non ci fossero tante problematiche visto che di solito, riesco a cavarmela subito » si portò un pezzo di lattuga alla bocca.
Alec appuntò la forchetta dentro il suo cibo, distratto vago, sembrava aver perso appetito e mangiato davvero solo qualche boccone.
« È stato difficile? Qualcosa di assurdo?» continuò.
« Beh, un cambiamento di persona se non altro sì. Ha voluto a tutti i costi prendere questa scelta dell’aspetto che ringiovanisce o qualcosa del genere » disse mandando giù un pezzo di pollo « Non che questo la aiuti ovvio. Anche se non sono stato mai d’accordo su queste faccende, è stato un suo desiderio e certe volte preferirei solo evocare demoni, » sbuffò « Vivrà nell’ ombra e non nella sincerità della sua persona, questo è ovvio, » appuntò la lattuga con la forchetta « Ma sono scelte. »
Alec affilò lo sguardo , deglutì « E la sincerità è il primo passo verso la convivenza con se stessi e con gli altri » concluse Magnus.
Alec si alzò di scatto dal tavolo, la sedia fece un po’ rumore e posò ciò che era rimasto del suo pranzo sul piano della cucina.
« E tu, » fu vago, ma sapeva dove mirare « ne sei un esperto, immagino »
Magnus però non abboccò « Beh, ho visto tante persone volere vivere nella menzogna, » spiegò « E certe volte si usa solo per non far soffrire o a fin di bene » disse lo Stregone.
« Oh, non è assurdo come chi predichi sempre in modo saggio e in modo esperto, » buttò lì Alec « alla fine scelga sempre l’opposto dei suoi consigli di vita? » fu fin troppo onesto.
Calò il silenzio. Magnus si girò sulla sedia stessa, guardandolo.
« Alexander, » disse in modo calmo « va tutto bene? »
Alec semplicemente lo ignorò e camminò verso il soggiorno.
« Meravigliosamente » ma il tono traballante e nervoso lo tradì. Non passò molto e un Magnus in apprensione lo raggiunse.
« Alexander » fu sempre calmo e si ritrovò subito dov’era l’ altro « dimmi cosa ti prende, per favore »
« Come se non lo sapessi » sbuffò fuori, le mani che si allargavano e si allontanavano dal petto in un gesto che si scagliò subito. Magnus lo guardò confuso.
« Un cliente, non ci sarò tutta la mattina, certo, » la sua voce si alzò impercettibilmente « MI CREDI SCEMO?!»
« Alexander- »
« Così, sei andato solo a sbrigare faccende per lavoro, giusto?! » la sua voce si incrinò e Magnus temette il peggio.
« Prima che tu possa dire altro, c’è una spiegazione valida » cercò di calmarlo Magnus. Alec serrò le palpebre e ispirò forte, le braccia lungo i fianchi e le mani che si muovevano ancora.
« Era una bugia a fin di bene? » sputò fuori. Magnus boccheggiò, preso alla sprovvista.
« Nessuno ti ha detto di guardare il mio cellulare » sbottò fuori affilato, sempre moderando il tono « Esiste una cosa chiamata privacy, Alec » ed ecco che il tono saliva gradualmente « C’è una cosa che non tollero, ed è che io non venga controllato anche a distanza!»
« MI HAI MENTITO!» urlò Alec.
« E questo ti da il diritto di guardare il mio cellulare?! » sbraitò, portandosi le mani in aria « Non ti ho detto niente perché sapevo come avresti reagito sapendolo » Magnus stava perdendo le staffe notando che Alec si portava le mani alla testa e cercava di non crollare ancora di più « Come l’altra volta quando eravamo al parco e non hai proprio dato una bella visione di te, non volevo ti sentissi male al riguardo! » spiegò.
« Perché, adesso secondo te COME MI SENTO?! » la voce gli si alzò di più e Magnus gli fece cenno di abbassarla.
« Ma non ti fidi di me tanto da dovermi spiare il cellulare, » constatò Magnus « E questo come dovrebbe fare sentire me, invece? »
Alec lo guardò in cagnesco e ci fu silenzio.
« Non ho detto questo » Alec rimase interdetto « Non è di te che non mi fido »
« Ma hai controllato i miei messaggi »
« Harold ti ha suggerito di non agghindarti per il caffè, cosa dovevo fare?! Starmene lì, » Alec cominciò a perdere il controllo « credendo ancora che tu fossi dal tuo prezioso cliente?»
Magnus gli lanciò uno sguardo di fuoco.
« Per tua informazione, sono andato al mio appuntamento di lavoro! » continuò accendendosi « E dopo a prendere il caffè con il mio amico. Sì, proprio così » era un fascio di nervi « E la conversazione che ho avuto se proprio vuoi sapere,» continuò « È stata quasi tutta su di te! »
« Oh, certo, » rise amaramente « Così come la notte scorsa tu non gli hai inviato dei messaggi o non vi siete visti oggi » fu gelido.
Magnus lo guardò torvo, era esausto. Stavano davvero discutendo su quello che pensava?
« Stai esagerando »
« Oppure non me lo hai detto perché effettivamente, » constatò sempre affilato, ormai la tensione usciva fuori e si trasformava in tanti fuocherelli interni « ti vergogni di me » Magnus si portò le dita alla tempie e si massaggiò, visibilmente esasperato
.
« Ti ho appena detto il motivo per cui non te l’ho detto e no, » deglutì appena lo guardò « Perché dovrei mai vergognarmi di te, Alec? » la voce ridota a un flebile sussurro Mi spieghi perché stai facendo tutto questo?»

« Non ho cominciato io » si difese. Magnus sgranò gli occhi. Un bambino, ecco cos’era, solo un bambino.
« Tutto questo è assurdo, » sputò fuori , incrociò le braccia al petto « Non discuterò ancora con te Alec, » fu determinato « andrò a farmi un giro, non posso proprio stare qui per adesso » e subito si avviò verso la porta deciso a uscire fuori da quella situazione difficile, appuntita. Era il colmo, Alec spiava il suo cellulare e gli rinfacciava una semplice uscita. Qualcosa lo trattenne. Alec lo strattonò e lo avvicinò.
« Alec, lasciami! » si dimenò lo Stregone, mentre quello gli teneva i polsi fermi.
« Mi hai mentito Magnus » mormorò ancora. Il volto una maschera di rabbia e nervosismo.
« Non vuoi capire Alec, » cercò di liberarsi da quella morsa « voglio andarmene. Voglio andarmene da qui, dalle idiozie che stai dicendo, non ce la faccio,» si lamentò « lasciami » ordinò.
Alec non lo ascoltò, lo ignorò completamente. Magnus lo guardò sfidandolo, in modo minaccioso.
« Alec, lasciami subito » gli ordinò imperioso « lasciami subito o giuro che mi metto a urlare! » minacciò. Riprovò a fuggire dalla stretta e dovette usare la sua forza, perché se avrebbe potuto usare la magia sarebbe già stato libero di andarsene via da Alec.
Lo Shadowhunter lo guardò in silenzio, mentre quello cercava di scappare.
« Alec-» soffiò fuori dolorante.
« MI HAI MENTITO! » alzò la voce furioso.
« Non alzare la voce con me » disse stanco senza la forza di controbattere superando il suo tono.
« Non sei tu che decidi cosa io debba fare o no!» Magnus si lasciò andare, perché non riusciva più a contenersi. Non lo aveva mai fatto in vita sua, ma si disse impossibile a non reagire allo stesso identico modo. Così, riuscendo a muovere la mano nonostante quello lo tenesse fermo, con un solo sforzo, un sonoro schiaffo atterrò sulla guancia dello Shadowhunter. Il suono sembrò rimbombare pesantemente e la faccia di Alec si spostò di un millimetro. Tuttavia, lo Shadowhunter rimase con la bocca spalancata ma non disse niente, anzi, sembrò apparentemente calmarsi.

« Se ricominci, giuro che-»
« Zitto, sta zitto » mormorò in tono basso Alec. Magnus lo guardò sconvolto. Nessuno zittiva lo Stregone di Brooklyn ma Alec lo stava davvero prendendo in contro piede.
« Alexander- »
« Ssh, zitto »
Ancora con le mani serrate sui suoi polsi, Alec si impadronì delle sue labbra e non gli diede più modo di replicare. Mentre Magnus cercava ancora di liberarsi, Alec lo tenne incollato a lui, mentre lo baciava con sfogo, con rabbia, con passione. Magnus si staccava per aria e si divincolava ancora e Alec che gli apriva la bocca di nuovo con la sua, in un gioco da gatto e topo. Alec lo tirò completamente a sé lasciandogli i polsi. Magnus non cercò di andare via, di ribellarsi questa volta ma comunque cercò di recuperare un po’ di aria e di spazio, il tempo per poter semplicemente risolvere. Alec lo prese per i fianchi e lo sollevò fino a farlo aderire a sé e Magnus dovette reggersi come meglio poteva aggrappandosi al suo collo, mentre lo Shadowhunter lo trascinava, tenendolo da sotto il fondoschiena, in camera.
Alec camminò a tentoni non staccandosi dalle labbra dello Stregone, ringraziando di aver lasciato, quella tarda mattinata, la porta aperta della camera da letto. Le dita di Alec gli sfioravano decise e curiosamente i glutei e Magnus registrò un po' di calore avvampargli il viso. Le gambe di Magnus sembrarono cedere, chiedendosi cosa stesse facendo, se Alec potesse reggere il suo peso nonostante fosse allenato.
Magnus fu scaraventato sul letto da Alec e non ebbe nemmeno il tempo di pensare poiché l’altro si scagliò su di lui, aderendo al suo corpo. Lo Stregone mugugnò qualcosa e Alec semplicemente cominciò svelto a sbottonargli la camicia fermata da un odiatissimo gilet. Magnus protestò sonoramente cercando di bloccare le dita affusolate di Alec, mentre si alzava con forza sui gomiti, ma quello sfilò entrambi gli indumenti in tempo record scaraventandoli sul pavimento. Lo Stregone si ritrovò a torso nudo ed ebbe solo un istante per fermarsi a guardare un Alec febbricitante che era alle prese con i suoi jeans. Una delle mani di Magnus cercarono di bloccarlo di nuovo.
« Alexander- »
Alec gli diede solo un rapido sguardo. Magnus deglutì, la bocca secca.
« Non voglio sentire una parola, » mormorò in tono così basso e rauco che per un attimo Magnus dovette prender nota che quello era Alec. Il suo Alec.

Lo Shadowhunter si liberò della sua maglia velocemente e ritornò a concentrarsi sulla cerniera dell’altro « Tu, » Alec vagò con la sua mano libera, mentre con l’altra si appoggiava al suo zigomo, al suo orecchio « non mi hai detto niente » mormorò dentro quello. Magnus sentì una fitta familiare e cercò di non contorcersi proprio in quel momento.
« Se pensi che io ti chieda scusa per ciò che ho fatto » lo sfidò Magnus, il tono che si scoloriva e non era più saldo come prima « Ti sbagli » sibilò. Alec non rispose, agì soltanto. La sua mano trovò ciò che cercava dopo aver premuto sul cavallo dei jeans dello Stregone, il quale ansimò sommessamente. Alec abbassò con uno scatto la cerniera e liberò Magnus di un altro indumento. Lo Stregone scattò in avanti e Alec lo aiutò così velocemente a liberarsi di quelli che gli parve di sentire uno strappo. Magnus ansimò più forte mentre sentiva il rumore lacerante del tessuto dei jeans e la morte che si faceva vicina mascherata dei panni di Alec.
Lo Shadowhunter si staccò per pochi minuti dall’ altro, trovandosi a cavalcioni su di lui, mentre si abbassava i pantaloni della tuta. Magnus lo osservò sopra di sé. Sembrava un leone: spettinato, arrabbiato, le dita che si muovevano così veloci come mai gli aveva visto fare da quando stavano insieme. Quando Alec riuscì a sfilarsi i pantaloni, rimase soltanto in boxer e fu in quel momento che Magnus disse qualcosa di inopportuno.
« Puoi provare quanto vuoi a zittirmi, » il pomo d’adamo in evidenza, il respiro affannato « Ma sappiamo entrambi che non ne sei capace,» continuò e deglutì « Non se fai così » Alec si avventò su di lui e solo in quel momento Magnus si accorse di sentirlo completamente premuto su di lui. Alec era nudo. Ma come se quello non fosse abbastanza, lo Shadowhunter gli portò le braccia sopra la testa fermandole con le mani. Era ancora accovacciato sopra di lui e Magnus credette di stare morendo. Alec gli tappò la bocca con la sua mentre muoveva piano i fianchi su di lui. Magnus soffocò un gemito dentro la sua bocca e si sentì lì lì per imprecare. Alec cominciò a scendere su di lui e Magnus osservò quella visione, ancora in biancheria intima. Si sentì baciare prima il petto, poi sentì la bocca di Alec che percorreva il suo torace, lasciando baci umidi. Seguendo quella traiettoria Alec azzardò a mordicchiargli una porzione di pelle e Magnus capì solo dopo che si stava mordendo così forte il labbro quasi da farsi uscire sangue. Le dita dell’ altro - una delle mani aveva liberato la presa su di lui - si infilarono sotto le mutande dello Stregone e quello perse completamente qualsiasi pensiero lucido.
Alec mosse le sue dita sempre più in basso, finché non raggiunse il membro di Magnus. Lo Stregone strinse i denti ma subito dopo, Alec si era già posato con le labbra sopra le sue e la sua mano si muoveva, si muoveva sul suo corpo, si muoveva proprio in quel punto.
« Io, » proferì parola Alec « voglio le tue scuse » mormorò a un soffio dal suo viso. Magnus restrinse le labbra, scosse la testa. Alec cominciò a muoversi, non accennando a voler liberare Magnus sotto di sé.
Lo Stregone ansimò vicino al suo orecchio sporgendosi in avanti « Magnus » lo invitò mentre gli baciava e dedicava attenzioni alla sua nuca, la mano che mentre massaggiava l’intimità dello Stregone. Magnus si contorse un poco contro di lui. La sua mano era così vicina e lui sentiva ancora lo strato di tessuto intorno a lui farsi sempre più scomodo.
« Magnus » mormorò ancora. Magnus deglutì, ricacciò un gemito e allora Alec rincarò la dose, le sue dita si inoltrarono dentro la sua apertura e si mossero. Magnus sobbalzò.
« A-aaah » la sua gola si espose, gli occhi chiusi, le labbra aperte.
« Se vuoi che ti liberi, » sussurrò in modo roco « sai cosa devi fare »
Lo Stregone in piena estasi non rispose, limitandosi a guardarlo, completamente perso. Alec era così soggiogato da quello sguardo che quasi temette di cedere. La visione che lui stesso si era guadagnato era impagabile. Ma era ancora arrabbiato, non sapeva spiegarsi perché ma lo era ancora. Le sue dita si incurvarono e Magnus scattò di nuovo.
« A-ALEXANDER » uscì un gorgoglio strozzato.
« Magnus, » lo baciò quel piccolo angolo vicino la bocca « se vuoi sentirmi di più, devi solo » si avvicinò al suo orecchio, la voce che si insinuava dentro neanche fosse una conchiglia con sottofondo il rumore del mare « dirlo » sussurrò. Magnus arricciò le labbra e sentì Alec fermarsi. E sentì quella sensazione acuta che adorava, fermarsi. Inclinò la testa per guardarlo meglio sopra di sé, la mano che gli aveva lasciata libera che si intrecciò nei capelli neri dell'altro.
« M- mi dispiace, » esalò fuori « mi dispiace n-non avertelo detto, » continuò senza fiato «Non volevo farti p-preoccupare » Alec sembrava essersi sciolto, notando l’altro così sincero, aperto con lui, com’era sempre stato « Ma se ne avessi la possibilità, » continuò, il battito accelerato « lo rifarei di nuovo perché Alexander, » la dita che gli tiravano i ciuffi sulla nuca « la verità è che non ti fidi e- »
« Non farmi arrabbiare ancora di più, » lo fermò Alec ferito quasi, Magnus si sentì penetrare dentro « Io mi fido di te, » deglutì, lo sguardo duro che non voleva andarsene però « Sono io. Ho creduto di aver fatto qualcosa che avrebbe potuto rovinare tutto, un motivo più studiato che ti avesse portato a non dirmelo, » era così vicino e Magnus notò che quando Alec parlava di sé assumeva un’ aurea leggera e innocente anche se in quel momento, era visibilmente determinato in volto « Non mi fido di Harold. Ma soprattutto non mi fido di me. » ammise.
« Non hai rovinato niente, Alex-»
« Ma ne ho avuto il terrore »
« E fai male, » mormorò piano lo Stregone « Io so che non è così, so come sei, e non ti fidi di Harold perché, » si leccò le labbra, un piccolo sorriso affiorò per poi lasciare spazio a un sospiro « Sei geloso » scandì.
« Io non sono geloso » era irritato.
Magnus lo guardò seriamente « Allora credo uscirò con Harold anche doman-»
« Non mi provocare » lo ammonì. Lo Stregone era sempre sotto di lui, sentiva quanto fosse su di giri
se proprio quello fosse il modo meno volgare per definirlo e che non sarebbe poi resistito a lungo.
« Perché? » ammiccò « Te lo sto dicendo, ora, » continuò beccandosi un occhiata interessata « Lo chiamerò e-»
Alec scattò in avanti e Magnus si sentì stringere con entrambe le mani ora alla vita, poi, una di quelle pensò bene di giocare con l’elastico delle sue mutande. Magnus lo guardò silenziosamente.

Alec con un solo gesto, senza staccargli gli occhi di dosso, si liberò anche di quelle facendole scivolare velocemente lungo le sue gambe, sfiorandogli involontariamente l’interno coscia. Adesso, l’altro era completamente disteso su di lui e senza nessun preavviso, Alec gli aprì le gambe e Magnus emise uno di quei suoi famosi versi gutturali.
« Alexan-» gli occhi felini avevano fatto capolino e Alec si dimostrò più acceso di prima, le pupille dilatate e Magnus che mancava di contare i suoi battiti. Lo Shadowhunter si fece più vicino e sentì l’altro già così pronto, vivo sotto di lui. Gli aveva chiesto scusa ma si riteneva ancora preso da ciò che aveva provato quella mattina, anche se diceva di averlo fatto per lui, sentiva di dover sciogliere altri nervi, di marcare altre posizioni. Le sue mani passarono dietro i suoi fianchi, sul sedere, sulla sua apertura. Magnus scattò subito in avanti e le sue gambe andarono ad avvolgersi intorno ai fianchi di Alec. Lo Stregone tenne il suo glamour così a lungo mentre il Nephilim lo guardava come se volesse mangiarselo vivo. Mentre pensava a quello, senza troppe cerimonie, Alec si spinse dentro lo Stregone e senza più esitazione, trovò l'espressione di pura trans sul suo volto. Lo Shadowhunter si spinse ancora e Magnus si aggrappò alla sua schiena, affondandoci le mani. Le sue labbra si sporsero lungo la linea del suo orecchio, Magnus sentì un'altra spinta prenderlo in pieno. Alec stava andando già troppo veloce per lui, e cercò di farglielo capire. Ma poi ne arrivò u'altra.
« Alex-» lo Shadowhunter lo baciò zittendolo. Arrivò un'altra spinta e Magnus si contorse, lamentandosi. Sentiva il respiro caldo dell'altro e non si scostò di molto dal grido di prima. Alec si staccò dal suo viso e lo guardò in apprensione.
« Ti ho fatto male? »
Magnus arricciò le labbra, che tremavano « Oddio ti ho fatto male » ripeté Alec. Magnus cercò di tranquillizzarlo.
« Solo... solo un po'» lo rassicurò.
Alec deglutì.
« Non c'ho visto più, » confessò « Sono... » Magnus lo guardò interrogativo. Alec sospirò « credo di essere ancora arrabbiato con te »
Magnus fece un oh disegnandolo con la bocca. Alec cercò di guardarlo ma gli uscì solo uno sguardo direttamente nervoso e serio.
« Ale-,» si corresse « Alexander »
« Voglio solo che tu sappia che mi sono lasciato prendere, non volevo- »
« Lo so, lo so » Alec era ancora dentro di lui, fermo, e Magnus cercò di mantenere il controllo prima di parlare « Vorrei che tu non lo fossi, vorrei che tu sapessi che non c'è bisogno che tu lo sia » la sua voce sembrava miele e Alec si sciolse irrimediabilmente, senza poterci fare niente. Magnus lo guardò perso, onesto « Sono tuo, Alexander »
E niente quello che accadde dopo, lo portò solo a riprenderlo con sè e Magnus lo spinse lentamente su di sé fino a quando Alec non trovò quel ritmo che lo faceva morire.
« Sì, Alexander, dio »
« Sei mio? » non ci pensò molto e disse Alec. Si spinse ancora, tempestandolo di baci lungo il collo. Si rialzò per vedere la faccia del suo ragazzo bellissimo mentre chiudeva gli occhi e mugolava fuori il suo nome.
« Sì, sì Alexander, s-sono tuo » si sue unghia che graffiavano poco la schiena piena di rune.
« Ridillo » mormorò sorridendo piano. Magnus cercò di ripristinare il cervello mentre con una delle sue mani scendeva lungo il pendio della sua schiena, accarezzò la sua natica destra. La pelle diversa lì, meno ruvida e più liscia.
« A-aaah, sono tuo! » gemette forte.
Alec si spinse ancora mentre sentiva mani curiose toccarlo, con piccoli movimenti Magnus gli lasciava piccoli segni anche lì.
« Sei mio » un'altra spinta « Dio Magnus e io sono tuo? » mormorò mentre sentiva che Magnus cominciava a ruotare i fianchi.
« S-sì,» lo Stregone si aggrappò allo Shadowhunter « Alexander non p-potrebbe essere d-diversamente » si mangiò le parole.
Alec lo colpì in quel punto preciso e Magnus si accartocciò contro di lui sentendolo gemere.
« Sai, » cominciò Alec sorridendo « Certe volte non credo a quanto io sia fortunato, » ed era assurdo il modo in cui lo stesse dicendo mentre si fondeva con Magnus, mentre lo vedeva sudare con lui, mentre si affannavano per raggiungere la pienezza « per averti »
Magnus si piegò ancora e lo baciò con i denti, Alec lo sentì sorridere appena finirono per cercare aria « Non cominciamo s-su questo che potremo s-scatenare un'altra discussione- » mugolò con il sorriso che si trasformò subito in una smorfia.
« Invece sì, lo sono » Alec lo colpì ancora.
« A-aaah » Magnus quasi si morse la lingua « A-alexander dico solo questo: s-secoli, » pronunciò in balia del suo movimento insieme a quello dell’ altro « sono passati s-secoli prima che mi sentissi c-così, » Magnus mugolò e arrivò a sfiorargli la guancia con la bocca « così v-vivo e sei a-arrivato tu » Alec lo guardava mentre lo Stregone si sporgeva per lasciargli un bacio salato lì vicino, sulla mascella, sul mento.
« Magnus » mormorò ansimante.
« Sono così f-fortunato » balbettò mente Alec si spingeva ancora e lo sentiva, sentiva parte di sè ricomporsi, ritrovare un senso a tutto quello che aveva passato, di cui si era privato.
« Magnus, » le mani artigliate ai suoi glutei per tirarlo più a sè « Dio mio, » il fiato corto, il tono basso addosso « Quanto sei bello»
Lo guardava in adorazione con quegli occhi famelici che si mangiavano la dolcezza trasformandola in desiderio profondo, dolce.
Alec si spinse ancora e Magnus si aggrappava saldamente sulla sua schiena, le scapole di Alec che si avvicinavano per lo sforzo, la fronte sudata, il fiato corto ma che pronunciava solo complimenti. Lo Stregone si sentì da parte sua lusingato, ma sapeva solo rispondere a monosillabi e con il nome musicale dell'amante.
« Sei mio » Magnus sembrò sognarlo ma Alec lo stava ripetendo mentre lo colpiva più forte facendolo impazzire « Magnus, dio, sei mio»
Un ultima forte spinta portò Magnus ad attaccarsi completamente ad Alec.
« A-Alexander penso di star -» ma lo Shadowhunter lo baciò e in un solo attimo, anche lui fu preso dal vortice che si placava in un liquido bianco e familiare e insieme al miscuglio delle loro voci.
Alec venne dentro di lui, mentre Magnus lo deliziò con quella sostanza appiccicaticcia sul ventre e in parte sull'addome. Magnus di scatto, afferrò la testa dello Shadowhunter e se la piazzò sul petto, che si alzava e si abbassava freneticamente. Respirarono insieme, i capelli neri poggiati sulla pelle caramellata.
La testa dello Stregone sul cuscino ormai storto e pieno di pieghe.
Quando Alec uscì dallo Stregone sembrarono passare più minuti che secondi. Si piazzò di fianco a lui e si ritrovò un Magnus che sorrideva stanco, il guizzo negli occhi gli confermava che non era arrabbiato. Non lo era più nemmeno lui.
« Perché mi guardi così? »
« Niente »
« Dai dimmi »
Alec si sistemò meglio, mentre l’altro sembrava pensare a qualcosa di divertente.
« Devo ammetterlo, » cominciò, le mano che si sfiorava i capelli « Quando sei geloso, » si girò verso di lui « Sei ancora più passionale, Alexander » Quello sbuffò e Magnus sospirò «Non negare l'evidenza, ricordati che ti conosco, » il broncio dello Shadowhunter era ostinato e lo Stregone non trovò modo migliore che farlo avvicinare indicandolo con il dito e l'altro come l'altra metà di un magnete lo fece « e mi dispiace per lo schiaffo di prima » sospirò. Alec appoggiò la fronte contro la sua, i nasi che si toccavano
« Credo di essermelo meritato »
« Credi? » lo prese in giro com'era solito fare, la voce che si colorava di riso e di quell’ atteggiamento sfacciato. Alec lo guardò, sospirò e rilasso gli occhi, respirando il profumo intorno, il profumo di Magnus affianco a sé.
« Magnus, » esordì, le guance colorate più o meno di rosso, deglutì. Lo Stregone sembrò attendere una vita mentre l'altro cercava di formulare un pensiero forse troppo denso e delicato. Vide l'altro sospirare e prese la sua mano sopra le lenzuola, come ad incoraggiarlo « Prima non mi hai... » balbettò, Magnus si intenerì di conseguenza « dato modo di farti capire perché penso che io sia fortunato di averti, di avere questo » lo sguardo pieno, acceso e le iridi che sembravano liquide così vivide « Mi sento come se finalmente avessi trovato un mio posto, da quando questo è iniziato. Mi sento bene e mi sento così, così leggero quando posso stare con te, è strano forse che io lo dica, ma pensavo sarei rimasto l’ Alec che mandava sempre tutto dentro, ricacciando le emozioni, che azzardava a tutto ma comunque a niente di solido, » Magnus era così attento che quasi si distrasse mentre stava cercando di spiegarsi
« E finalmente ho qualcosa, ho qualcosa di concreto, che non mi sarei aspettato potesse accadere, ho questa nuova consapevolezza di me stesso, ho questo posto, casa, in cui tornare » abbozzò un sorriso spontaneo e Magnus sentì il suo cuore volteggiare come una ballerina « ho te. E non voglio porre fine a questo, non voglio che vada via » annunciò a voce così bassa. Magnus non poté contenersi e lo portò vicino, mentre le loro mani rimanevano chiuse e intrecciate
« Solamente perché è successo questo oggi non vuol dire che debba finire » sospirò teneramente lo Stregone.
« Lo so ma... ero.. »
« Geloso, preoccupato? » lo aiutò.
« La seconda »
« Io avrei risposto entrambe, ma » lo guardò mentre la sua mano libera andava a posarsi lungo la sua guancia per accarezzarla, ne sentì il calore « Non c’e ra bisogno di esserlo e non mi è piaciuto il modo in cui hai dovuto... Eri preoccupato Alexander, ma sbirciando tra le mie cose mi hai fatto vacillare - »
« Scusami »
E quel silenzio pieno di rimpianto sembrò pesare leggermente ma Magnus sapeva che Alec non era capace di mentire. Non su quanto fosse dispiaciuto di essere stato complice di qualcosa.
« Sai bene che non riesco a rimanere arrabbiato con te così a lungo » sospirò, sorrise e gli baciò la fronte sentendo che l’ altro si stava rilassando « La prossima volta ti dirò tutto, e potrà farti male o meno ma, » era così limpido e cercò subito il suo consenso « ti dirò tutto, nessuna barriera, niente di simile »
Alec annuì e lo Stregone poggiò la sua testa sul suo petto , mentre l'altro sganciava la presa alla sua mano per circondargli il bacino e permettergli di sentire, questa volta, il suo cuore che batteva.

Spazio autrice: TANTANTAAAAAN

Che dirvi ragazzi, aggressive!Alec e ve lo siete beccati e MUTI ( ok stop) solo io penso che in situazioni del genere Alec sia così arrabbiato da sfogarsi su Magnus diventando incredibilmente effoslkwoofrfr IL SESSO? Okay, sì ci siamo spiegati.

Comunque, Lu, se hai finito di leggere cosa che avresti già dovuto fare se sei arrivata qui sotto, vai a controllare i tuoi messaggi. COOORRRIII.

E a voi lettori tenevo a dire grazie davvero, di cuore, per l’interessamento che mostrate di continuo o le semplici curiosità nel chiedermi di questa storia.

See you at the next chapter c:

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Capitolo 7
*** Loving all your features ***


Spazio autrice : Here we are again.
Oggi il colore è particolarmente gayggiante o molto rosato semplicemente perchè mi andava e perchè fluff è la keyword di questo capitolo. Sentitevi liberi di awware o gongolare o crogiolarvi nei feels e di beccarvi qualcosa che riporti ai primi capitoli perchè praticamente la sottoscritta ci vive di momenti fluffuosi e li intercala con fantasie poco accessibili a tutti *ehm*
Spoiler: nel capitolo si trova una cosa che in particolare oggi, è uscita fuori e non era prevista.
Avevo già finito di scrivere ieri, I swear ed era già tutto pronto e spero vi piaccia ugualmente.
I love you readers.
Good lecture.
Clodia.

 

Loving all your features

Il telefono squillava e lui si allontanava per qualche secondo dalla sua postazione, mentre altri parlottavano tra loro e consultavano i vari schermi luminosi senza troppo entusiasmo.
Alec si era un attimo chiuso nel suo studio fuori da sguardi indiscreti per chiamare e trovarsi un attimo lontano dallo stress di quella mattina. Non che fosse stato tanto stressante quel giorno, ma se ricercava il significato ti quella sarebbe stato sicuramente impegnativo. Impegnativo far rientrare all’ ordine tutte le varie famiglie di tutti gli Istituti controllando lo stato di sicurezza e di protezione. Qualche giorno fa una piccola strage era accaduto all’Istituto di Londra ma erano stati subito cacciati fuori rinforzi e ordini precisi. E lui ovviamente, ne era stato informato. Erano state prese le dovute e precise procedure e aveva coordinato il tutto. Ma quella mattina stessa, Magnus era uscito presto per un impegno dovuto a uno dei suoi tanti clienti particolari e pretenziosi, e sentiva il bisogno di sentire la sua voce. Anche se per pochi secondi, già gli mancava e la cosa lo faceva sentire appiccicoso e ansioso, neanche si trovasse a vivere in dramma adolescenziale. Appena il suono fastidioso dei bip terminarono un Alec in attesa sospirò di sollievo.
« Pronto? Magnus? » lo chiamò ma sentì una voce gracchiante e per niente melodica dall’altra linea.
« Maaaagnus, ritorna qua, i miei capelli sono ancora uno schifo, e ho bisogno -» ma lo Shadowhunter sentì anche una risposta scattante abbastanza esausta.
« Christine per l’amor di dio, » era Magnus « Ho bisogno di rispondere, è Alec » Lo Shadowhunter si grattò la testa alla voce dello Stregone e se lo immaginò in preda a una crisi di nervi, sorrise subito per quella stessa fantasia, quel pensiero familiare.
« Uuuh, Alec lo Shadowhunter, quell’Alec? Il tuo ragazzo? » la voce della donna sembrava sorpresa e maliziosa e Alec sembrò immaginarsela: più o meno sulla trentina a dire dal tono di voce squillante e con mille problemi grandi e grossi come satelliti per la testa.
« Sì, sì proprio lui ed è importante » supplicò lo Stregone. La donna sembrò acconsentire ma sbuffò, perché Alec la sentì prima che scomparisse completamente dall’ altra linea del cellulare.
« Alexander, ehi.. scusami ma proprio non c’è modo che io sia in pace oggi » sospirò Magnus. Alec sorrise piano.
« Tranquillo, una cliente... difficile? »
« Una delle peggiori » rispose estenuato. «Comunque, è successo qualcosa? » chiese curioso, premuroso. Si morse il labbro inferiore.
« Niente, avevo bisogno proprio di una pausa e avevo voglia di sentirti, di sentire la tua voce » esordì schietto. Magnus sembrò non rispondere per alcuni secondi che ad Alec parvero anni.
« Ora che mi ci fai pensare, hai preso due piccioni con una fava Alexander, » ridacchiò « avevo bisogno di non sentire una voce o aspetto che assomigliasse a un pappagallo esotico, » sentì l’ altro scoppiare a ridere « E... anche tu mi mancavi » ammise sussurrando quasi.
Se solo lo Stregone avesse potuto vedere gli occhi di Alec in quel momento, erano la vita personificata. In carne ed ossa, camminante su una fune diretta solo verso l’andata e non il ritorno che invece sapeva di straziante e deludente.
« E beh... in effetti c’erano anche altre ragioni per cui ti ho chiamato » disse trasformando il suo tono, inumidendosi le labbra « la prima: dov’è stato messo il vestito che ha portato mia sorella ieri? Quello per la festa di stasera? »
Sì, perché nonostante quei giorni pieni di stress e tensione, gli Shadowhunters avevano deciso di concedersi una pausa per distrarsi e far qualcosa di diverso. Alec era stato convinto più da Isabelle che dal suo stesso compagno, ma dato che era un occasione più unica che rara nel vedere il fratello sfuggire al controllo e di svagarsi, aveva insistito affinché venisse. Lo aveva convinto della piccola ricompensa dopo giorni di stanchezza, insomma. E in effetti, non aveva tutti i torti. Avevano deciso di partecipare tutti e sei a un recente evento lanciato dal locale più frequentato e a tratti famoso per il suo aspetto abbastanza scapestrato e insolito: il Pandemonium. Anche se la locandina affermava l'invito a soli mondani, per loro era ormai diventata una routine entrarci e semplicemente andare in perlustrazione per tracce di demoni, quindi, non sarebbe stato difficile intrufolarsi.
« Prima di tutto, non è una semplice festa, » Lo corresse subito Magnus infastidito « Ma un ballo in maschera »
« Sì, non sono molto tecnico di queste cose, l’esperto e il festaiolo al riguardo qui, sei sempre stato tu » sospirò cristallino. Magnus sembrò ridersela e Alec sentì un rumore metallico provenire dall'altro capo. Magnus giocherellava con un paio di pendenti appesi al porta gioielli, nel soggiorno di Christine « Comunque per quello e,» esitò Alec, sperando di non risultare troppo... appiccicoso? Col fiato sul collo, senza dare gli spazi dovuti? Magnus si fermò con le dita a mezz’aria lungo una delle perle che adornavano il collo di un calco di donna, appeso a una sorta di cassettone che definì subito, a mo’ di utopsia, di forma piuttosto kitch « Per sapere a che ora dovresti essere di ritorno a casa » disse finalmente un po’ nervoso, però la voce dell’altro, sembrò rilassarlo all’ istante.
« Il costume, è nell’armadio, nel cassetto tra le tue cose, dentro uno scatolone nero, in basso,» spiegò in modo esauriente lo Stregone « e per la seconda, non penso di far molto presto, » Magnus era tranquillo ma la voce gli calò di malavoglia e di noia « Non ci sono per pranzo perché Christine ha praticamente allungato il mio appuntamento inserendo altre sue due amiche, quindi » fu vago « credo di essere lì a casa verso le sei, giù di lì » concluse diplomatico.
« Uh, okay » rispose Alec.
« Ma questo non ti da il permesso al mio ragazzo di poter ciondolare in giro per casa senza farsi trovare minimamente pronto » lo riprese lo Stregone sicuro e fiero « dobbiamo essere fuori verso le sette e mezza, almeno così diceva uno dei tanti biglietti » farfugliò.
« Il biglietto? Quello che hai praticamente preso di soppiatto, quel biglietto? » chiese confuso Alec.
« Il biglietto che ho preso per farci entrare lasciando il dovuto pagamento al bancone del locale, sì, Alec, quello. » mormorò a mo’ di favoletta, sospirando al finale.
« Potresti, » esordì « ripeterlo? »
Magnus si trovò più esausto in meno di due secondi.
« Alexander, è facile, ho preso i biglietti-»
« Non quello... quello che hai detto, ancora prima. » disse furbamente mandando l’altro in confusione stavolta.
« Questo non ti da il permesso di ciondolare? » si domandò Magnus. Alec scosse teneramente la testa di lato, la mano ancorata al telefono.
« No, manca qualcosa » sbuffò, pignolo.
Magnus restò in silenzio. Forse ci arrivò molto prima di quanto avesse immaginato.
« Ragazzo? » pronunciò esitante.
« Sì, quello. »
« Il mio ragazzo » sussurrò piano, Magnus, ripetendolo dolcemente. Alec si sentì invadere nuovamente da tante piccole farfalle inesistenti e che a lui, non aveva mai capito cosa significassero prima che iniziasse a innamorarsi dell’altro.
« Alexander, » Magnus ridacchiò « ci sei? »
« Sì, sì ci sono, è solo...» Alec si leccò il labbro superiore, la schiena appoggiata contro il camino, la mano che si agitava di poco ma che non aveva davanti a sé il viso su cui poggiarsi « mi piace sentirlo » confessò dopo un grande lasso di tempo.
« E io adoro quanto suoni tremendamente stucchevole e adorabile e io, » sorrise e sottolineò con la sua voce così melliflua « odio queste smancerie. Penso sia solo il tuo effetto, Alexander, » sospirò « solo quello » soffiò fuori.
« Ed è...positivo? »
« È nuovo Alexander. E nuovo significa meraviglioso. »
Alec si diede il tempo di sorridere per quelle poche parole. Nuovo. Rinascita. Inizio.
« Okay, beh devo dire che con questa mi hai battuto » ruppe il momento. Magnus sospirò scocciato.
« Sei il solito stupido, » ridacchiò poi facendo cadere la finta maschera del broncio « Ci vediamo questa sera, fatti trovare pronto »
« Agli ordini, ragazzo! » adottò un tono di voce militare.
Sentì un ultima risata e l’altro chiuse con in sottofondo un rumore familiare, il rumore, schiocco di Magnus che gli mandava un bacio.

 

**

 

Quando Magnus arrivò a casa, trovò le luci del soggiorno spente, posò la giacca sull’attaccapanni e si diresse in modo molto comodo e senza fretta in camera. Il presidente sente stava raggomitolato e dormiente, da passare quasi inosservato, in un angolo della sua piccola cuccia, il cibo e l’acqua a fianco. Lo Stregone arrivò in camera e la visione gli illuminò l’umore.
Trovò un Alec saltellante e senza speranza alle prese con il costume e scattò di conseguenza in una tenera risata scuotendo il capo. Lo Shadowhunter se ne accorse e lo guardò ricambiando, in modo abbastanza teso, mentre provava a infilarsi il mantello sulle spalle dopo averlo spiegazzato chissà quante volte. Anche la sua camicia nera sotto era un disastro. Il mantello era finalmente al suo posto ma quella no. Lo Stregone di avvicinò a lui e gliela sistemò.
« Vieni qui » prima però che potesse mettere mani su quest’ultima, Alec lo sorprese con un bacio a fior di labbra, facendolo sorridere.
A pochi passi dal suo fiato disse: « È la mia ricompensa? » soffiò fuori sfacciato mentre gli abbottonava il resto della camicia, fino a salire su per il colletto.
« Sono le sei e mezza » esalò fuori troppo evidentemente. Lo Stregone gli tirò il colletto su per poi piegarglielo gentilmente subito dopo.
« È passata solo mezz’ora, non sei morto, non è scoppiato un incendio e va tutto bene, no?» lo prese in giro. Alec lo guardò di traverso. Magnus sospirò. « Non dare la colpa a me, » le sue dita si chiusero attorno ai pochi bottoni del colletto « Christine mi ha fatto uscire pazzo » Alec si soffermò a guardare l’altro, un lieve accenno di occhiaie, i capelli sparati ovunque.
« Se sei stanco, » lo fermò, la mano dello Stregone che si immobilizzò « Non andiamo, possiamo anche restare a casa » fu premuroso. Magnus gli sorrise sorpreso e riprese, riuscendo a sistemargli questa volta la camicia.
« No, sto bene e poi, » fece un profondo respiro « uscire mi servirà, o meglio, » e così facendo adocchiò il cappello del costume da Zorro abbandonato sul letto e glielo mise « uscire con il mio ragazzo non potrà che farmi bene » concluse osservandolo. Alec sorrise pienamente e Magnus gli stampò un bacio sulla guancia. Poi si diresse verso l’armadio e ad una cuccia era appeso il suo, di costume.
Alec si sporse per curiosare ma trovò solo un rivestimento nero a coprire l’indumento misterioso.
« Alexander, » lo adocchiò l’altro da dietro le spalle « tranquillo, non è niente di così esorbitante o appariscente-»
« È una festa, » si affrettò a fermarlo « E poi sei tu » silenzio « Accetterei qualsiasi cosa ti vorresti indossare, è il tuo stile… ho solo… sono solo curioso di non essere l’unico... » si guardò « idiota in quel posto, vestito in maschera » finì. Magnus, ancora con la cruccia in mano, gli si avvicinò.
« Non sei un idiota, » lo baciò piano « smettila di ripetertelo. E poi, » sospirò lanciandogli un ultimo sguardo prima di sparire in bagno, lo Shadowhunter che osservava mentre l’altro lo studiava « stai benissimo »
Alec fu poco convinto e Magnus sparì dietro la porta del bagno.



Un Magnus pronto e più pimpante di prima e anche soddisfatto a dire dal suo stesso volto, uscì dal bagno dopo circa una ventina di minuti buoni. Alec si meravigliò, le sopracciglia che quasi si toccavano, la fronte alzata, gli occhi che vagavano sulla figura di Magnus. Ai piedi portava dei mocassini lucidi e salendo con lo sguardo, Alec vide che sfoggiava dei pantaloni bianchi a vita alta. Questi gli disegnavano le cosce, le gambe e anche i fianchi, mentre una giacca a maniche lunghe e color bordeaux con dei bottoncini in ottone, gli cadeva corta a mo’ di gilet davanti e scendeva lunga in stile coda dietro. Il colore che aveva scelto era stato azzeccato, facendo così risaltare la sua pelle caramellata. Sotto la giacca, a segnare il suo fisico, una semplice camicia nera lucida era infilata dentro i pantaloni, fermata da un foulard o forse era qualcosa di molto simile, che evidenziava il suo collo e pomo d’adamo. Sul viso, sfoggiava del trucco, che Alec riconobbe come un ombretto color argento e un filo di nero sotto gli occhi. Stava benissimo, no, non stava bene, stava meglio di lui.
Lui sembrava un idiota in nero elegante, un mantello, una cintura, una spada. Aveva delle piccole strisce che risaltavano sulla camicia - era stata un idea dello Stregone ma oltre a quello, non credeva avrebbe fatto molta differenza. Alec pensò di essere di parte, ma in realtà Magnus sarebbe stato bene con qualsiasi cosa.
Magnus si girò a guardarlo, l’espressione vacua, confusa, allarmata.
« Cosa, dici che è troppo? » le sue mani sfiorarono l’inizio della giacca e Alec notò che non portava nessun anello quella sera. Nemmeno un accenno di accessorio. « Per niente » sussurrò mentre lo guardava ancora. Magnus raccolse il suo sguardo.
« Alexander » mormorò. Lo sguardo dello Shadowhunter vagò lungo la figura dello Stregone, così perso, sconfitto. Sembrava uno di quei signorotti dal titolo ottocentesco, uno di quelli usciti direttamente da qualche romanzo classico.
Magnus in pochi secondi gli fu vicino, inginocchiandosi di fronte a lui, che era seduto sul bordo del letto.
« Sei bellissimo » esalò fuori, Magnus gli prese le mani, che lo Shadowhunter portava sulle ginocchia « Sembro rid-»
« Alexander, » disse piano « So cosa stai pensando » sospirò, lo guardò sinceramente « E no, non ti permetterò di pensarlo ancora. Perché so che non è vero. » si alzò e ancora con le mani tra le sue, lo fece alzare. Si sporse per prendere le due maschere sulla sedia vicino al mobile del comodino e con fare premuroso, la mise ad Alec « Sei stupendo » mormorò e gli diede un bacio semplice ma d’effetto. Poi appena si staccarono Alec prese la maschera dalla sua mano.
« Posso?» chiese gentilmente. Magnus annuì e ci fu un silenzio, ma non uno di quei silenzi fastidiosi, uno di quei silenzi che permetteva solo di sentire il respiro di entrambi. Fu un gesto delicato e le mani di Alec gli sfiorarono leggermente le guance.
Alec posizionò la maschera sul suo viso, i suoi occhi ben in vista, la maschera nera come la sua. Magnus lo prese sotto braccio.
« Se non stessimo andando a una festa » esordì lo Stregone « giurerei di star sognando di vedere il mio ragazzo vestito come un eroe spagnolo cavalleresco, » sottolineò « in nero » aggiunse « e con dei magnifici occhi, e » mormorò, Alec che lo guardava interessato « dei magnifici baffetti » ridacchiò indicando quei finti baffi che si era appiccicato addosso, per entrare perfettamente nel personaggio.
Alec sorrise un po’ e Magnus cercò di incoraggiarlo, sapendo come farlo distrarre.

« Peccato solo che tu non abbia voluto truccarti -»
« No, non ci provare, » la mano in avanti che fermava il suo discorso, la mano libera che si sistemava il cappello « quello lo lascio volentieri a te »
E dopo che lo disse, finalmente, Magnus prese le chiavi e si affrettarono a uscire di casa per dirigersi al locale.

 

**

 

Magnus e Alec arrivarono in orario all’appuntamento davanti l’ entrata del locale e subito Izzy fece un gesto con la mano per farsi vedere insieme a Simon e agli altri. Una piccola testa di ricci rossi e l’altra che la seguiva subito dopo, color del grano lucente, Jace.
« Sera ragazzi » Isabelle era davvero a suo agio. Indossava una tuta attillata rossa fuoco, degli stivali griffati, i capelli erano sciolti in una chioma selvaggia e capricciosa e una maschera lucida che terminava con un paio di orecchie appuntite, le incorniciava il viso: una Catwoman perfetta. Affianco a lei, Simon invece, sfoggiava un abito da marinaio, con tanto di cappello blu e bianco a righe con affianco una stella corallo - forse un pensiero o una scelta di Isabelle dell’ ultimo secondo - che riprendeva il resto del costume. Jace vestiva una tuta da supereroe che gli fasciava bene il fisico, dando l’impressione di un Superman un po’ troppo furbo e troppo in vista, mentre Clary era vestita da cappuccetto rosso, con tanto di cestino in mano e mantellina che gli copriva i capelli, maculandosi con quelli.
« Ti sta molto bene il costume, Alec » disse Isabelle con un sorriso a labbra rosse, sfoggiando i denti. Alec tentennò un grazie, mentre Magnus si complimentava per la varietà di idee che avevano avuto gli altri. Isabelle si voltò anche lei a sua volta verso lo Stregone scoccandogli un occhiata curiosa.
« Duca o Signore di qualche contea, terra straniera tremendamente ricca? » chiese. Magnus l’adocchiò attentamente, strizzandogli un occhio.
« Sono un Conte, per l’esattezza. Ma, no, » sospirò ridacchiando « non ti sei allontanata di molto »
Entrambi si sorrisero e Alec sentì che quella era la parte più bella dell’ultimo periodo. La sua famiglia stava cominciando ad accettare lo Stregone come parte integrante della sua vita. Ma Izzy lo aveva già accettato da prima. Quei due erano sempre stati molto in sintonia, se era perché lei tenesse a lui o perché avessero tanti interessi in comune, quello Alec non lo aveva ancora capito. Ma era contento che sua sorella avesse approvato prima di tutti, senza battere ciglio o senza aver avuto da ridire.
« Va bene Catwoman e Conte/slash/Stregone,» esordì un Jace abbastanza eccitato o forse solo scocciato « vogliamo entrare?»
Magnus e Isabelle rotearono gli occhi in contemporanea e prendendo sottobraccio i propri compagni si fecero strada verso l’entrata principale. Un bodyguard ben piazzato, si trovava al lato sinistro per controllare i biglietti della varia gente in fila. Un bodyguard ben piazzato, si trovava al lato sinistro per controllare i biglietti della varia gente in fila. I ragazzi si girarono nervosi verso Magnus e lo Stregone scoccò loro in risposta un sorriso calmo e di incoraggiamento. Con un semplice gesto, nelle mani di tutti apparvero dei biglietti colorati, riportanti la locandina dell'evento. Precedettero uno ad uno e l'ultimo fu Alec. Il bodyguard squadrò lo Shadowhunter da capo a piedi.
« Sei nuovo del quartiere? » l'omone non poteva avere più di trent'anni sotto quella massa palestrata ed evidente da sotto la giacca di pelle. Alec arricciò le labbra.
« No » buttò fuori.
Lo sconosciuto abbozzò un sorriso, restituendogli indietro il biglietto staccato a metà.
« Sei un cliente abituale? » la mano che passò tra i capelli.
« Uhm...no » ripeté.
« Oh, » ridacchiò l'omone, lo sguardo interessato, gli occhiali che si abbassavano « prima volta, quindi, bocconcino? »
Alec boccheggiò confuso, non sapendo cosa dire e un braccio sbucato dal nulla lo trascinò dentro il locale, senza dargli il tempo di replicare.
« Ricordami di sistemare quello la, prima che la serata finisca » mormorò Magnus, sistemandosi la giacca. Alec ridacchiò e Magnus sbuffò scocciato « Che pervertito » sbottò. Alec fu veloce, gli stampò un bacio sulla guancia e Magnus sembrò sciogliersi.
« Sto bene, » sospirò sostituendo subito con un sorriso, ricomponendosi « sto bene »
Appena misero piede dentro, quasi stentarono a credere che fosse il Pandemonium di sempre. Le luci erano di mille colori, ma orientate sapientemente e non sparate ovunque come le ricordavano. In alcuni angoli, lungo i divanetti e i tavolini vi erano piccole luci, ghirlande di fiori bianchi e non, come rampicanti o piccole liane, pendevano da diversi punti del soffitto intrecciandosi, sospendendo tutto in un’atmosfera irreale e creando un contesto armonico ma brioso con le luci. Avanzando, si notavano già i primi mondani sulla pista da ballo muoversi a ritmo con la musica o semplicemente riuscendo con qualche fortuna a mettere un piede dietro l’altro. Il deejay in fondo, alla console, sembrava parlottare con qualcuno che o si stava annoiando a morte, oppure stava solo cercando di prestare attenzione e stava fallendo miseramente.
« Ragazzi, sicuri che sia il posto giusto? » suonò confuso Simon guardandosi attorno. Isabelle lo prese per mano, avvicinandolo, mentre le luci le illuminavano il viso, quegli occhi truccati ma che venivano subito fuori come lucciole e i capelli setosi che ondeggiavano leggermente. Isabelle lo avvicinò fino a stampargli un bacio sulla guancia mentre rideva.
« Che importa! Se anche un posto come questo può trasformarsi così, » e con la mano nella sua lo guidò fino ad allontanarsi dagli altri, Simon che la guardava innamorato perso « È una magia! » e dicendo così lei e Simon ridendo, scomparirono tra la folla. Poi, insieme a Jace e Clary, Magnus e Alec avanzarono in mezzo alla gente, osservandosi intorno, immergendosi nella musica che si impossessò a poco a poco delle loro orecchie.

 

 

 

 

Il suono delle casse arrivava quasi chiaro fino a lì, mentre era seduto su uno dei piccoli divanetti, il capello posato lì affianco a sé lo sguardo puntato sulle tante figure oscillanti in quella luce multicolore e surreale.
« Potresti anche andare a scatenarti, Alec » un Jace sudato si avvicinò piano diventando sempre più nitido, e due bicchiere di qualcosa di alcolico quasi sicuramente alla mani, gliene allungò uno. Alec lo accettò e se lo portò alle labbra.
« Non sono bravo in queste cose, » gesticolò con la mano libera, una smorfia in viso « ballare intendo »
« Nessuno è in grado di poterlo dire se non prova,» si portò un sorso alla bocca e la mano per ravvivarsi i capelli biondi sudaticci « E poi,» la sua mano con il bicchiere indicò Magnus che al momento stava parlando con Simon, perché Isabelle era dovuta scappare in bagno e il ragazzo le stava tenendo le orecchie « Non credo che a Magnus dispiacerebbe vederti in azione » sorrise beffardo.
Alec lo guardò, mandò giù quel bicchiere che sembrava qualche strana sostanza simile a un ponce ma corretto, per il retrogusto dolceamaro ma pungente che gli pizzicava il palato.
« Non vorrei... » sospirò « Sembrare ridicolo »
« Alec, » gli poggiò una mano sulla spalla « È una festa, a nessuno importerà come ballerai, » arricciò il naso « okay, forse un po’ sì, ma ehi, guardati intorno, c’è chi lo è molto più di noi » Alec notò le varie figure vestiste in svariati modi. C’erano anche diverse specie di mondani travestiti da animali, chi in una tigre, chi personificava qualche attore a lui sconosciuto, un gruppo di mucche « e poi non hai voglia di divertirti?»
« Sì, sì che voglio farlo, » lo guardò deciso. Alec osservò Magnus, mentre deglutiva leggermente, i suoi occhi concentrati. Lo Stregone stava ridendo a qualcosa che forse Simon gli aveva appena detto, ma non ne era sicuro. Il suo sorriso era ampio, le pieghe intorno alla bocca e il suo profilo particolare che risaltava un po’ di più per luci sopra il suo viso, i capelli che non aveva ingellato per quella sera. È la mia sera, pensò.
« Sì, hai ragione » fu svelto, mentre finiva il contenuto del bicchiere tutto d’ un fiato « E credimi, sono contento di non essere vestito in calzamaglia » prese in giro l’amico, abbozzando un sorriso sghembo.
Jace si mise una mano sul petto, facendo il finto offeso.
« Non posso farci niente, se posso difendermi, tutti amano i supereroi, specialmente Clary »
« E a quanti piace un eroe spagnolo in nero?»
Jace buttò uno sguardo nella stessa direzione di qualche minuto prima. Alec osservò Magnus che si era allontanato ora, verso il bar. Si schiena, distingueva solo la forma dei suoi capelli e la sua giacca. Sospirò. Cosa ci faceva ancora seduto lì? « Credo tu sappia già la risposta » gli diede una pacca sulla schiena, prima che Alec si alzasse dal divano « E poi, detto tra noi, » Jace sembrò pentirsene subito « La calzamaglia prude un po’, almeno tu sei comodo » ammise. Alec era dritto, un po’ rigido ma risoluto e determinato, diede una mano a Jace per alzarsi e quello disse: «Vai tigre!» Alec roteò gli occhi mentre il biondino si sistemava meglio i muscoli finti della sua calzamaglia e sospirò « Andrò a vedere dove si è cacciata Clary questa volta… »

 

**

 

Alec camminò verso il bar, il battito leggermente accelerato, cercò di sciogliersi, vedendo che la distanza si accorciava mentre un paio di spalle familiari si avvicinavano.
Magnus stava bevendo da un bicchiere longilineo, una ciliegina dentro e le dita che circondavano il vetro. Stava per allungare l’altra e chiederne un altro ma una voce lo fermò.
« Ti va di ballare? » chiese un Alec mascherato.
Magnus si girò, saettò in avanti, trovandosi un Alec con il palmo aperto della mano rivolto verso di lui, lo sguardo stranamente rilassato e soddisfatto. Magnus posò sonoramente il drink sul ripiano del bar e gli sorrise.
« Ma certo » fu sorpreso, si allungò immediatamente a prendere la sua stretta e a farsi guidare sulla pista mentre la canzone precedente scivolava via, per far spazio a un’ altra che stava incominciando. Si posizionarono in uno spazio abbastanza capiente, circondati da tanta altra gente che però, non contava. Alec sentì pompare il sangue e quasi le sue orecchie si riempirono solo con quel suono. Portò le mani intorno ai fianchi di Magnus e l’ altro poggiò le sue sul suo petto. Sentiva quanto Alec fosse su di giri, ma non disse niente.

Cutting to the thoughts within
The clarity is wearing thin
Another time to treat this


La canzone avanzava lenta, mentre Alec abbozzava quei pochi passi , ondeggiando leggermente. Sentiva l’anima leggera anche se il cuore non voleva saperla di frenare l’istinto libero di pulsare rumorosamente. Provò a concentrarsi sulla musica. Magnus ancorò le sue braccia al suo collo e Alec lo avvicinò giusto un po’. Ondeggiavano lentamente senza nessuna fretta. La maschere ancora sui loro volti, ma senza la sensazione di estraneità così ambigua. Erano loro.


Holding onto what we find
We don’t want to lose this fight
You, me, and gravity


Danzavano leggermente, le luci che li colpivano, i fiori sopra le loro teste, la sensazione che non ci fosse nessun’ altro, ma solo loro. Magnus lo osservò mentre Alec si rilassava sempre di più lasciando fuggire l’ansia.
« E tu che pensavi di sembrare ridicolo » sussurrò dolcemente « sei assurdo »
Alec deglutì appena, il cuore con meno peso sopra « Stai andando benissimo » e così dicendo, Magnus appoggiò il viso sulla sua spalla, i capelli che solleticavano appena la guancia di Alec. Lo Shadowhunter sorrise silenziosamente, soddisfatto di non aver ancora pestato i piedi allo Stregone. L’incanto sembrava quello di varie volte ma più intenso. Sentire Magnus così vicino lo destabilizzava, lo portava a pensare che se lo fosse meritato nonostante tutto, nonostante fosse certe volte un dilemma esistenziale. Sospirò, sperando che la canzone non smettesse più di aleggiare nelle sue orecchie, dentro di loro.

You, me, and gravity
You, me, and gravity


Alec girò lo sguardo e trovò un Jace che sembrava già ubriaco, ballare a poca distanza da dove si trovavano, fargli strani segni... o forse gesti, verso di loro. Superman Jace, girava anche intorno a Clary, contemporaneamente mentre quella cercava di farlo stare fermo sbuffando di tanto in tanto perché la faceva uscire fuori di testa. Alec si inorridì e subito sussurrò all’ orecchio del compagno.
« Per favore, non girarti, » il tono di voce che mascherava una risata bassa « Jace sta facendo dei gesti non poco sconci »
La risata di Magnus lo colpì all’istante e sorrise facendosi contagiare.
« Okay » mormorò mentre la voce colorata di risata sfociava via.
Oscillarono ancora sulle altre strofe della canzone, non curandosi di nient’altro. Magnus alzò lo sguardo su Alec, il quale lo guardò a sua volta. I passi che erano in sincrono, il respiro mozzato, i secondi che sembravano liquidi e fluivano sinuosi. Magnus sorrise.
« Come si chiama questo, uhm » domandò Alec incerto « questo ballo? »
Lo Stregone toccò la fronte con la sua, immergendosi nella sensazione più bella che avesse provato in tutti quei settecento anni e passa.
« È un lento » soffiò piano. Con quella vicinanza, lo Stregone riusciva a vedere i suoi occhi, nonostante il tessuto nero intorno al viso, riusciva a vederli. Era di un verde più scuro del solito, ma erano comunque così vicini e gli sembrò di vederli ridere.
Lo baciò, mentre le sue dita gli sfioravano la nuca. Si staccò subito ridacchiando. Alec lo guardò sorridendo confusamente.
« Che cosa c’è?»
« Sono questi, » gli toccò i piccoli baffetti neri finti « pungono » rise. Poi, sempre con la stessa mano in modo delicato, li staccò piano, infilandoli dentro la tasca della giacca nera di Alec. Depositò un altro bacio leggero sulle labbra dell’altro. « Molto meglio » gli sussurrò vicino. Alec lo sorprese baciandolo di nuovo, mentre la loro danza si trascinava e Alec, finalmente, pensò di non essere un imbecille e saper seguire il ritmo. Magnus appoggiò, sfiorò la sua guancia con quella destra dello Shadowhunter sospirando. Si staccò quel tanto , alzando lo sguardo sopra i piccoli fiori bianchi intricati al tetto.
Posò gli occhi su Alec e senza aspettarselo, quello prese la sua mano e lo fece girare lentamente. Magnus ritornò davanti al suo ragazzo, lo sguardo e un sorriso sorpresi. Riportò le mani intorno al suo collo, girò il capo e trovò una Clary che ballava con uno strano Superman alla sua destra. Soffocò una risata.
« Credo che Superman abbia bevuto troppo andando a far visita a casa della nonna di Cappuccetto »
Questa volta fu Alec a scoppiare a ridere.
« Continua a...? »
« Sì e alcuni sono davvero senza ritegno » mormorò ridacchiando.
Si guardarono e Magnus si beò di vederlo così felice, gli faceva bene distrarsi, ogni tanto. La presa al suo collo si strinse.
« Mi ritengo soddisfatto Alexander, » fu onesto
« Anche un solo ballo, mi è bastato. Ma non sei poi così male, » sorrise « devo ammetterlo » soffiò dolcemente.
« Magnus, vorrei farti notare che, » lo sguardo furbo e il tono basso, mentre gli posava un bacio sulla guancia e rialzava i suoi occhi dentro i suoi « la serata non è ancora finita »
Magnus fu sorpreso.
« Alexander, » sussurrò « Non smettere mai di stupirmi »

 

 

 

Quando rientrarono a casa , Magnus si ritrovò un Alec brillo e temette che quello non arrivasse a salire tutte le scale. In realtà, chissà per quale miracolo divino o forse per merito del suo amato Angelo, arrivò a raggiungerlo all’uscio senza troppi problemi. Lo Stregone aveva evitato possibili portali, perché aveva anche il terrore che Alec potesse rimettere da un momento all’altro quindi, si era accertato, dopo aver salutato tutti, di seguirlo in una lunga passeggiata fino a casa, tenendolo ogni tanto d’occhio.
Alec rimbalzò quasi fino al soggiorno, togliendosi le scarpe. I suoi capelli erano sudati per via di quanto aveva ballato. Dopo il loro lungo lento, la musica era partita a tutti ritmo, permettendo allo Shadowhunter di entrare in modalità spensierato e di lasciarsi andare, mentre si avvicinavano anche gli altri quattro.
« Andiamo, prima che tu possa rompere qualcosa » si affrettò a dire Magnus, una risata che gli partiva fuori spontanea. Alec brontolò giusto un po’ mentre andavano in camera.
« Non ho bevuto poi così tanto, » gesticolò, la voce strascicata ma dolce « solo tre... o quattro bicchieri » alzò le mani in segno di difesa.
Magnus lo fece sedere, si avvicinò allo specchio e cominciò a sfilarsi la giacca, abbandonandola sulla poltrona rossa all’angolo.
« Non credo di averti mai visto così pieno di energie » lo stuzzicò ridendo « Credo tu abbia bisogno di qualcosa, un bel po’ d’acqua per iniziare, potrebbe aiutare » concluse premuroso, la mano che si slegava il foulard dal collo e lo appoggiava al mobile vicino. Dopodiché stampò un bacio sulla fronte al compagno, che era ancora seduto, la testa abbandonata di lato, l’aspetto stravagante, era troppo il ritratto di qualcosa di estremamente fragile, tenero «Giusto, l’acqua, torno subito » mormorò ricordando. Ma non camminò molto.
« Truccami » esordì Alec. Magnus si immobilizzò sul posto, si girò.
« Eh? » la fronte corrugata, lo sguardo sorpreso.
« Hai sentito benissimo, » sussurrò « Truccami »
Magnus rimase comunque fermo, non credendo a ciò che aveva appena sentito dire ad Alec. Doveva essere più che leggermente brillo.
« Okay, facciamo due bicchieri d’acqua, » aggiunse « Belli pieni » il dito alzato che portava a correggersi.
« Magnus » supplicò Alec, lo Stregone tornò a girarsi « Non ti ho chiesto di evocarmi un demone, » scherzò « ti ho chiesto solo di truccarmi, » lo sguardo penetrante ma sempre rilassato « rilassati » sentenziò.
Magnus con le braccia incrociate cercava di decifrare lo sguardo dello Shadowhunter, parlava sul serio?
« E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea, rispetto a questo pomeriggio, sentiamo » domandò più a se stesso che all’altro .
Alec scrollò le spalle, era vago. « Non so, non penso sia poi questa grande tragedia, dopotutto » notò come Magnus lo stava guardando, sistemò subito « Non che tu sia una tragedia, era solo un modo di dire, » cominciò a prendere velocità « Non sei mai stato una tragedia per me, anzi, il contrario, Mags, tu sei tutto tranne che quello-»
Lo Stregone rise, le pieghe ai lati del viso, la distanza adesso inesistente che lo aveva fatto avvicinare ad Alec. Gli mise un dito sopra la bocca per zittirlo. Lo Shadowhunter annuì abbassando lo sguardo a quel gesto, riconoscendolo subito.
« Sei adorabile » soffiò, le dita che sfioravano le gote più colorite « Sei proprio sicuro di volerlo?»
Alec si tuffò in quelle pozze verdi - dorate e adesso anche argentate. Annuì piano.
Magnus si allontanò qualche secondo e prendendo una sedia e poggiando la sua scatola di trucchi a terra, si mise di fronte allo Shadowhunter.
« Non uno qualunque » puntualizzò Alec. Magnus annuì, silenzioso e consapevole.
« No, » sospirò, lo sguardo perso « infatti » arricciò le labbra, vedendo quel sorriso che lo distruggeva ogni singola volta. Magnus maneggiò un lungo affare nero, molto simile alla lunghezza di uno stilo, e aprì il tappo che lo chiudeva. Alec guardò lo strano oggetto incuriosendosi.
« Cos’è? » chiese infatti, poco dopo. Magnus si avvicinò con la sedia e avvicinò l’oggetto vicino agli occhi di Alec.
« Qualcosa che spero, » sospirò « Calmerà la tua curiosità » puntualizzò. Alec mise il broncio « Alza gli occhi e guarda su, per favore » gli suggerì e Alec lo fece. La mano di Magnus abbassò leggermente la palpebra inferiore, tenendo ferma la matita e applicando in modo fermo la punta sopra. Alec si mosse leggermente e lo Stregone parlò: « Alexander non muoverti, altrimenti ti caverò un occhio » mormorò tutto concentrato. Alec cercò di stare tranquillo mentre sentiva la matita passargli sopra e il viso sfocato di Magnus dietro. Sentiva un leggero pizzicore agli occhi ma non parlò.
Poi passò all’altro occhio e fece lo stesso, sentendo lo Shadowhunter sbuffare in attesa.
« Calma, » ridacchiò « Ho quasi finito » concluse. Magnus si staccò e osservò il suo lavoro, inclinando il viso dello Shadowhunter in alto e poi di lato. Sembrava soddisfatto. Notò che Alec aveva gli occhi lucidi. « So che brucia, » spiegò premuroso « Prova a sbattere più volte gli occhi senza tenerli chiusi a lungo, » gli consigliò « Andrà meglio »
Alec annuì e subito cominciò a fare come gli era stato appena consigliato, le sue ciglia si muovevano veloci e Magnus pensò che non si potesse essere più belli di così.
« Va meglio? »
« Sì, un po’ » Alec tenne gli occhi super aperti, Magnus scoppiò in una fragorosa risata.
« Vuoi vederti? »
« Sì » rispose velocemente. Magnus mosse subito le dita e un piccolo specchio apparì nella sua mano sinistra.
Alec si guardò: a prima vista, non notò nessuna differenza, poi portò attenzione ai suoi occhi e notò che erano contortati leggermente di nero. Il verde spiccava contro quelle linee scure, creando un contrasto evidente.
« Contento, adesso?» lo canzonò dolcemente.
Alec sorrise per poi alzare lo sguardo su Magnus centrò la cassetta dei trucchi buttandoci la matita dentro e fece scomparire lo specchio con uno sciocco. Alec lo tirò per la camicia e lo fece sedere sulla sua gamba.
« Sì, più che contento » sussurrò. L’altro gli incorniciò le braccia al collo.
« Non ho voluto aggiungere altro, » esordì Magnus « Perché non lo trovo necessario, sei già bello così » gli alzò il mento con un dito.
Lo Shadowhunter era silenzioso ma i suoi occhi erano così vividi adesso, che Magnus pensò che non fossero reali, sembravano dirgli già tutto.
« Io vorrei vederti senza trucco invece » fu improvviso, lo sguardo sereno. Visto così, con la camicia nera un po’ sbottonata davanti, i capelli appiccicati alla fronte.
« Mi vedi già tutte le mattine senza trucco »
« No, » negò « ti vedo tutte le mattine quasi senza trucco » puntualizzò. Magnus alzò gli occhi al cielo e sospirò.
Si alzò dalla gamba di Alec e ritornò con una salviettina, gliela porse e si sedette di nuovo.
« A te l’onore » mormorò poco convinto. Alec la prese senza pensarci e lo avvicinò un altro po’ a sé. La mosse piano prima sulle sue guance comunque, anche se non c’era traccia del trucco lì, poi passò ai suoi occhi. Lo Stregone li serrò e inspirò profondamente. Alec cominciò piano a sfregare la salvietta sulle sue palpebre, prendendo via via l’argento e lasciando solo quel colore naturale sottostante della pelle di Magnus. Appena finì, osservò che quello aveva ancora gli occhi chiusi e sembrava star aspettando.
« Ehi » sussurrò Alec. Lo Stregone aprì gli occhi e finalmente, lo Shadowhunter poté ammirare il suo viso senza nessun segno marcato. Senza tracce di colore. Gli occhi di Magnus erano così belli, piccoli, particolari. Due linee curve e sottili che si sposavano con la conformazione della mascella , i tratti delicati. Due gemme sensuali e spontanee che restavano fisse nelle sue.
La sua mano coprì interamente la sua guancia e Magnus coprì a sua volta quella di Alec inclinando la testa « Sei più bello così » la voce era ridotta a un fruscio melodioso « Sei sempre stato bello, » continuò, lo Stregone si sentì in dovere di dire qualcosa ma non ci riuscì a causa di come l’altro lo stava guardando mentre parlava. Alec appoggiò i palmi delle mani sul petto dello Stregone « Ma adesso posso guardarti, » gli occhi si tinsero in un modo che Magnus conosceva fin troppo bene, sentendo i suoi però riempirsi di conseguenza « Per davvero »
Magnus sorrise, sentendosi sfuggire il controllo, sentendo che gli veniva sempre meno il muro che aveva posto tanto tempo prima di quel ragazzo d che anche se lo avesse voluto, non sarebbe stato più in grado di essere ricostruito perché ci pensava Alec ad abbatterlo di continuo, senza neanche sforzarsi.
« Perché mi guardi così? » chiese Alec.
Il petto costretto ai battiti ma tremendamente libero finalmente.
« Perché ti amo » lo Stregone lo guardò allungandosi come un felino sulle spalle dell’ altro, le mani che si salirono al collo. Lo baciò senza ritegno e sentendo che anche l’altro sorrideva con lui.
« Attento, stai baciando Zorro » gli mormorò sulle labbra. Magnus incurvò lo sguardo confuso. Alec lo fece alzare, spostare di qualche centimetro.
« Sì, » Alec riprese il mantello e ci si avvolse attorno, sventolando « Attenzione! »
Magnus cercò di trattenersi mentre Alec assumeva un espressione piuttosto seria.
« Sono solo un povero vedevo, » recitò stando al gioco « Non ho bisogno del vostro aiuto » Si spostò, girando le dita attorno allo schienale della sedia.
« Quindi mi conoscete?» era così calato nel personaggio che Magnus ci prese gusto. Avanzò leggermente in avanti.
« Ma certo, chi non vi conosce? » la voce non sembrava più reale e lo Stregone si abituò
« Alejandro » pronunciò in uno spagnolo perfetto.
Lo sguardo di Alec si fece da serio a curioso, interessato in poco
« Parlate spagnolo? » azzardò spiazzato, il mantello che si apriva. Lo Stregone cercò di non ridacchiare. Anzi, Magnus roteò i fianchi avvicinandosi al bordo del letto con nonchalance.
« Oh, certo, ho visitato la Spagna in uno dei miei viaggi ma sono rimasto troppo poco sfortunatamente » disse frustrato, l’accento che adesso era mischiato. L’eroe lo raggiunse, accomodandoglisi accanto.
« Ditemi qualcos’altro » azzardò ancora.
« Alejandro, » sembrava quasi una soap opera se non fosse stato per il tono realistico con cui Magnus si muoveva in quella lingua straniera
« Non sono in cerca di un hombre, tu eres muy guapo de verdad ... me gustaría mucho...» sembrò giustificarsi e Alec capì solo la parola hombre e si perse per il resto nell’ accento così sensuale, sciolto « No, puedo, tengo novio » scandì rattristandosi.
« ... Un altro uomo? Ahi »
Magnus annuì, roteando lo sguardo per la stanza, ritornando all’ eroe mascherato affianco a sé « Lo invidio, deve essere molto fortunato » dichiarò. Magnus sorrise.
« Non sapete quanto » e dicendo quello, Magnus lo attirò a sé e chiuso il sipario, il mantello di Alec volò via e si trascinarono entrambi a letto.

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Capitolo 8
*** And now that I’m breathless And I just want to disappear ***


Spazio autrice: Ssssalve\hi\ciao\buon pomeriggio\sera (?) non so che ore siano da voi, quindi ho preferito un mix abbastanza random. Io vorrei soltanto dirvi che questo è il penultimo capitolo.
- - -
E lo sono triste anch’io, ma sono grata perché ho visto che più vado avanti, più qualcun altro si aggiunge sempre e con la sua curiosità che amo si interessa e cerca di conoscermi, ed è successo più o meno questo con alcune di voi ragazze. Ma non salutiamoci adesso, altrimenti finisce che mi deprimo e questo non va bene. Cosa c’è dentro questo capitolo?
Uhmmm.                                                                                                                                                                                                                           Pensate un po’ al 4 e moltiplicatelo per 2, sì lo so, otterrete l’8. Ma pensate un po’ a qualche analogia, ci siete arrivati? Conditela con un po’ di angst e voglia di picchiarmi o amarmi ( a voi la scelta) e avrete una morte più che sicura, così come l’ho avuta io scrivendolo. Buona lettura.
Clodia.



And now that I’m breathless
and I just want to disappear



Camminava lungo le strade ritornando all'Istituto, l'arco in spalla con le frecce dalla punta rossa ben conosciuta e visibile. L'aria gli sferzava il viso per via delle previsioni abbastanza repentine di NY che erano cambiate così velocemente. Nessuno aveva previsto un autunno così freddo. La giacca di Alec non bastava a coprirlo dalla brezza autunnale tipicamente americana che portava la gente a coprirsi a strati o a rimandare voli per via del successivo e incombente maltempo. Le sue gambe però si muovevano speditamente dentro i pantaloni color turchese scuro che metteva in risalto la giacca, mentre dalla bocca uscivano piccoli fiotti di nitida nebbia. Simili a cerchi gelidi che salivano verso il cielo nuvoloso delle strade vicino a Central Park. Percorse ancora un paio di metri, ormai conosceva a memoria quelle vie, i suoi passi che le percorrevano meglio di mappe o informazioni di possibili turisti. Il cielo era plumbeo, le nuvole scie bianche che si trascinavano in quella massa su cui si appiattivano i grattacieli e le varie case. Dovevano essere le sette di sera o qualcosa del genere dato che le strade erano semi vuote. Alec voltò l'angolo e si maledisse esattamente due secondi dopo. Un viso familiare entrò nel suo raggio d'azione e si girò immediatamente, pensando a una scorciatoia che lo portasse ugualmente alla sua meta. Restò immobile solo qualche istante, ma bastò per mandare tutto in confusione.                                                                                                                                                                                        « Alec! » una voce da uomo giovanile e il fiato corto « Giusto?! » Alec di spalle, chiuse gli occhi, le labbra che si univano e le mordeva, risucchiava dentro. Inspirò forte e si girò. « Non so se ti ricordi, » l’uomo abbozzò un sorriso nervoso ma che calzava a pennello con quella strana situazione « Sono Harold, » allungò il palmo mano e gli occhi di Alec schizzarono subito verso quel gesto inaspettato e troppo confidenziale per lui «l’amico di Magnus...? » continuò vago. Le sopracciglia dello Shadowhunter che si attaccavano alla fronte, lo stupore disegnato in viso per nascondere l’imbarazzo.                                                                                                                                                                                   « Uhm, » strinse veloce la presa dell’altro senza guardarlo e lasciandola andare molto presto « Sì, ho presente » disse Alec, la voce che si abbassava di tono e la faccia che non cambiava espressione. Harold sorrise compiaciuto. La camicia rosella e i jeans blu scuro, i capelli sistemati in un codino e gli occhi più cerulei - ma bensì verdi - dei suoi. « Ti andrebbe , se ovviamente non è un problema » gesticolò lo Stregone « Di parlare un po'? Conosco un posto a pochi isolati dove fanno dei panini buonissimi, » spiegò, adottando una facciata quasi amichevole, affidabile « sempre se non hai altro da fare, ovviamente » terminò. Alec ci pensò bene. Sarebbe dovuto ritornare in Istituto ma quella giornata sarebbe stata fiacca come le altre, niente di particolarmente nuovo o allarmante. In più il suo cellulare era carico, buttato dentro la tasca della giacca e se fosse successo qualcosa, avrebbe potuto attivare una delle sue rune oppure correre subito all'edificio. Annuì senza nemmeno sentire la metà dei suoi pensieri e si avviò con l’uomo non senza un occhio vigile e attento verso la parte opposta.



**


Appena tornò a casa si rilassò buttandosi sul divano, irritando una ben vistosa palla di pelo che stava accucciata vicino a uno dei cuscini grandi. Sospirò.  « Presidente » sbottò Magnus «So che non sei la persona che volevi vedere e sei deluso, » le sue mani scivolarono su quella pelliccia calda e morbida « ma dovrai accontentarti » cominciò ad accarezzare il felino e quello sembrò rilassarsi. Magnus sembrava pensieroso. Era raro che Alec potesse fare così tardi quei giorni dal lavoro. In istituto non c’erano grandi novità, ne situazioni d’ emergenza da ben una settimana e si stupì che ancora alle nove passate, l’altro non fosse tornato a casa. Cercava di stare tranquillo « È così strano, » disse pensando ad alta voce « Alec non fa mai così tardi, » sospirò « almeno non da quello che mi ha detto Isabelle. È una gran chiacchierona nonché, » passò la mano sopra una delle orecchie del Presidente « grande compagna di crimini. La migliore di quella famiglia, » sentenziò « dopo suo fratello » Accarezzò il gatto, il bracciale che si spostava e gli penzolava dal polso. Guardò in aria, poi il Presidente.                                                                                                                                                                                                                « Che dici, » ruppe il silenzio « lo chiamo? » il gatto miagolò in modo acuto e se lo conosceva ben dopo tutti quegli anni , quel suono significava no. Magnus sospirò pensando che forse avrebbe potuto farla un’altra chiamata, però diversa, dopotutto.  « Dovrei chiamare Isabelle? » ripeté. Presidente si accoccolò sul grembo del suo padrone e si rilassò. Lo Stregone prese il cellulare che aveva posato sul tavolino e se lo portò all’ orecchio senza però prima lanciare uno sguardo al felino sotto di sé « Speriamo solo che tu abbia ragione » mormorò piano.



 

Alec aveva scelto solo un misero cappuccino, stringendosi la giacca mentre la luce a neon del locale rendeva l’ aspetto di quel posto meno decente di quanto in realtà non fosse. Tutto sommato le pareti azzurre e i tavoli bianchi e neri, con quelle poltrone a mo' di locale retrò potevano anche starci. Ma la luce che sfarfallava con lo scoppiettio di qualche insetto strano e minuto dentro ogni tanto arrivava rapido alle orecchie dello Shadowhunter mandando in aria tutti i suoi buoni propositi per farsi piacere Harold. Lo Stregone dal canto suo stava trangugiando elegantemente un panino con un hamburger e qualche strana salsa più pancetta, cercando di sporcarsi il meno possibile e far affidamento a un tovagliolo più spesso di quanto addentasse quel paradiso calorico. Alec sorseggiava il suo caffè, mentre la conversione era sfociata un pelino sul silenzio.
« Credo tu abbia del fegato, Alec » l’altro suonò improvviso mentre si puliva i lati della bocca « Uno Shadowhunter e uno Stregone, chi lo avrebbe detto? » sbottò ridendo. Alec però rimase serio, il retrogusto dolceamaro del suo cappuccino dentro il bicchiere.
Harold si portò un altro boccone alla bocca e masticò velocemente « D’altro canto il mondo delle ombre può favorire grande mescolanza dopotutto, » sospirò, e Alec si accorse che aveva finito il cibo davanti a sé « Siamo circondati da diverse razze, unicità rare, cose mai viste prima e che i mondani, scambierebbero per anomalie » sentenziò intelligentemente.
« Non lo nego, » dispose finalmente Alec « ma non vedo quale sia il problema, è un paese libero, un mondo libero. I mondani hanno il loro, » chiarì diplomatico « Noi il nostro »
Harold sembrò pensarci, una smorfia evidentemente insoddisfatta in viso.
« Ma i problemi, rimangono ugualmente, noi nel nostro mondo pecchiamo per quasi le stesse cose di cui pecca il mondo mondano, » si sistemò meglio allo schienale, le mani che si univano sotto il mento « i sentimenti, l’euforia, il rancore, » scoccò un occhiata rapida allo Shadowhunter « la fiducia, la perdita » sottolineò.
Alec scattò, si irrigidì abbastanza ma restò in allerta.
« E certe volte le gestiamo in modo uguale, ma sappiamo uscirne. » fu determinato perché sentiva che qualcosa stava per colpirlo o per colpire qualcosa a cui lui probabilmente teneva « Dove vuoi andare a parare? » fu diretto. Un estraneo piuttosto intelligente, ma Alec non era stupido.
Harold adottò un sorriso scaltro e studiato. Gli occhi che si coloravano e le labbra che si alzavano.
« Un Nephilim, resta pur sempre un nephilim, incredibile. La vostra storia, il vostro Angelo, le vostre regole, che cosa magnifica, no? » sembrò gongolare e una smorfia gli si dipinse in volto « Ma è tutto quello che resta: fascino e grazia. Niente di più, » la mano che scacciava via una briciola dal tavolo « niente di meno »
Alec, le braccia intorno al petto, il caffè ormai abbandonato sul tavolo freddo.
« Vuoi, gentilmente, » incalzò « arrivare al punto? Ho un posto dove andare e uno dove tornare, » respirò forte « e non intendo starmene tutta la giornata qui, » sottolineò « a farmi prendere in giro o far sì che venga presa in giro la mia gente » chiarì diretto e lucido.
« Tranquillo, » schioccò la lingua in fare teatrale « Non ci vorrà poi molto, la questione è Alec, » scandì bene il suo nome e ad Alec sembrò di sentire il suo sangue ribollirgli dentro spontaneamente e cercò di rilassarsi subito « che potranno passati anche mesi, anni, » sospirò « Ma ciò che ti ritrovi ora, sparirà. Quanto tempo credi che passerà,  » giocherellò con il suo bicchiere di birra lì a fianco, lo sguardo famelico « prima che Magnus possa sopportarti ancora?»
Alec sentì i nervi cedere, lo sguardo che si buttò minaccioso, il respiro caldo nonostante la brezza che entrava dalle finestre del locale squallido « Credo tu abbia capito ormai da te che si stancherà, semplicemente perché, » il tono che si faceva affilato e tremendamente annoiato « Tu sei un ragazzino e lui è un uomo. Non potrai mai dargli ciò di cui ha bisogno, » continuò « Non capirai mai ciò che merita, semplicemente perché non sei alla sua altezza, che tu sia uno Shadowhunter, la grazia e l’aria da guerriero sono le uniche cosa che veramente hai a disposizione, » il sorriso che affiorava sul suo viso, ora da completo bastardo « E diciamocelo, non ne avrai ancora per molto. E quando Magnus si stancherà, » un ultimo colpo, un ultima opportunità « io sarò, ad aspettarlo » tuonò concludendo.
Tutto sembrò fermarsi, la poca gente presente in quel piccolo spazio definito locale di quartiere, il vento fuori che soffiava , la luce a neon e i suoi piccoli ospiti che ci sbattevano intorno.
Alec in un unico gesto rapido, afferrò la camicia di Harold per il colletto stropicciandogliela, entrambe le mani che la stringevano per evitare che lo colpissero direttamente in faccia. Il volto dell’ altro Stregone era ridotto a una maschera di sorriso beffardo per celare quanto invece gli importasse di quei pochi che stavano osservando in prima visione.
« Prova a far qualcosa, qualsiasi cosa per ferire lui, o per cercare di allontanarci, o anche lontanamente di provare a minacciarmi di nuovo » lo minacciò serio, impulsivo, le nocche quasi bianche per via della forza che stavano applicando « E giuro, giuro che una di quelle frecce rosse che vedi » inclinò la testa, le sue armi poste al suo fianco, sul suo posto, la faccia ridotta a un fuoco e il verde dei suoi occhi ridotti a due fessure « ti finisce dritta in petto » affilò per bene la sua lingua mentre l’ altro si azzardava ancora a sorridere. E sempre tenendolo per la camicia che ormai era più simile a uno straccio che a un indumento concluse: « E sì, sono un guerriero. E per quant’è vero che io sia un Nephilim e un umano allo stesso tempo, » sputò fuori « Non intendo sprecare ancora il mio tempo con uno come te, devo tornare al mio lavoro, » lasciò  l’ altro che non si mosse, Alec prese le sue cose senza staccargli gli occhi di dosso, occhi di fuoco « E a casa, dalla persona che amo e che ama me » chiuse una volta per tutte, uscendo a passo svelto e fulmineo dal locale senza nemmeno voltarsi indietro a guardare quella feccia che gli aveva avvelenato la giornata.




**

            

« Ehi » gli disse appena il moro ritornò, il rumore familiare della porta che si chiudeva, il passo felpato tipico della sua natura. Magnus gli si avvicinò, il gatto ora sul tappeto che muoveva la coda. Gli diede un bacio leggero sulle labbra, le mani che gli si appoggiavano alle guance. Si staccò, lo sguardo premurosamente allarmato « Dov’eri finito? » Alec non pensò a quanto tempo era passato, ricordava solo di essersela svignata da quel locale fetido e di aver percorso almeno due volte il parco, senza minimamente avvisare sua sorella o il suo Parabatai. Le frecce ancora a tracolla, l’arco che ora, poggiava sul mobile affianco. « Ho perso la cognizione del tempo, scusa » mormorò cercando di sorridere e lo fece, poco e male, ma uscì lo stesso un sorriso. Lo Stregone lo osservò, le mani sempre poggiate sul suo viso. « Tutto bene? E’ successo qualcosa? Dove sei stato?»

Alec baciò il palmo della sua mano sinistra spostandola leggermente.                       
« Sono vivo. E sono solo stato all’Istituto, il solito »  Magnus si morse le labbra, chiuse gli occhi e questa volta si appellò a chissà quale forza per cercare di tirare fuori qualcosa di vicino alla tranquillità. Alec spostò le sue mani e posò il resto dell’attrezzatura, le mani che si toccavano i capelli, l’animo non in pace.                                                                                                                                                                                                  « Ah, » Magnus non ce la stava proprio facendo « pensavo fossero giorni inutili, di questo tempo … »   
« Sì, in effetti » spiegò Alec, di spalle, mentre apriva il frigo e ne usciva qualcosa di forte. Magnus lo seguì e deglutì, gli occhi chiusi come sarcofagi antichi. « Ma c’è stata solo una perlustrazione a Central Park » forse se avesse uscito qualche scusa credibile o quanto meno verosimile, non sarebbe impazzito. Non impazzirò, non adesso. « E ci abbiamo messo un po’, scusa se non ho chiamato » concluse, abbozzando un sorriso dispiaciuto. Magnus lo sentì, quel piccolo frammento che andava a beccarsi in pieno viso, una parola di troppo. Alec che beveva sorprendentemente della birra, a quell’ora, le nove di sera.                                                                                                                                                                                                     « Non hai mangiato? » esordì Magnus, trovando un appiglio per reggere « Ti stavo aspettando » sembrava sul punto di scoppiare per via di ciò che stava vedendo e sentendo dal suo ragazzo.

« No, e mi dispiace, » ribadì Alec « Non ho fame » si avvicinò allo Stregone depositandogli un bacio in fronte e voltandosi. Sto per impazzire, pensò, Non ci riesco più, Alec. 
 
« Tu non sei stato in istituto oggi » spezzò il silenzio Magnus, un Alec fermo di spalle davanti a lui « Cosa sta succedendo, Alec, per favore, » lo Stregone stava supplicando per la prima volta in vita sua « dimmi cosa succede, non sto capendo e ho bisogno di sapere » il tono ridotto a un minimo e insufficiente sussurro. Alec si girò per un istante, una facciata che non imbrogliava. « Non ho voglia di dire ciò che non è vero. Va tutto bene e dovresti, preoccuparti meno»  soffiò si incamminò verso la camera. Non deve andare così, finiamola qui per favore. Magnus lo raggiunse, la mano che fermava il braccio dello Shadowhunter e lo faceva voltare.           
« Io mi preoccupo perché devo farlo, Alec. Non stai bene. E mi dispiace, ma non ti credo. Hai trovato il bisogno di camuffarlo e.. » sospirava e si ricomponeva, la grandezza di bontà in un cuore così piccolo « va bene, l’ho già dimenticato. Ma ora, parlami »
Alec lo guardò dritto negli occhi, immobile, impostato.
« Va tutto bene- »
« Smettila, » controbatté Magnus ostinato «Non ho bisogno di questo, non ne abbiamo bisogno, » sul punto di tremare, crollare «Niente più segreti, ricordi? » risuonò il tono bassissimo adesso «Alec...»
Si guardarono entrambi, muti. Le pareti della casa accogliente, a metà tra il soggiorno e le porte scorrevoli della camera da letto, l'aria che si chiudeva istantaneamente.
Il silenzio completo e pesante che tagliava la scena , quel fissarsi a vicenda, ognuno forse, con un pensiero completamente opposto rispetto all'altro.
Uno squillo di un cellulare irruppe. Era dello Stregone. Senza muoversi, con la mano libera, quello fluttuò piano e finì nella sua mano, il pollice che scorreva sul verde della chiamata senza staccare gli occhi da Alec.
« Sì, pronto? » la tensione che si tagliava col coltello. Il respiro di Alec che premeva sul petto. Magnus riportò lo sguardo in alto. « , Harold, ho capito, » continuò attento, calmo, non smettendo di fissare il ragazzo davanti a sé « No, no, » sospirò « È qui davanti a me adesso, » il cuore di Alec sembrava una pompa mal funzionante al momento, attentò qualche passo indietro ma Magnus lo fermò subito, la mano che andava a sfiorargli l’avambraccio mentre ascoltava attento, deglutì e abbassò subito lo sguardo a terra « Sì, ho capito Harold, no, è una cosa tra me e lui, » sembrava irritato «No, non mi interessa, » concluse « Sì, ci sentiamo » e chiuse la chiamata.
Il telefono si posò dov'era prima e Magnus riportò la sua attenzione allo Shadowhunter che adesso, aveva gli occhi chiusi. Un alto secondo liquido scivolò nel silenzio.
« Alec, » disse Magnus cercando di stare calmo « Hai davvero minacciato Harold? »
Alec aveva sempre gli occhi chiusi, lo Stregone sospirò, la mano che sfiorava sempre il suo braccio.
« Mi sono difeso, » sibilò e aprì gli occhi, sembrava esserci così tanta amarezza dentro « Ti ho difeso, ho difeso noi » sottolineò.
« E non pensi che questo toccasse a me?» rispose a tono. Alec lo guardò nello stesso identico modo.
« È me che ha voluto incontrare, è me che ha voluto attaccare per primo » sputò pieno di odio. Lo Stregone sospirò teso e cercò di calmarlo.
« Ma toccava a me, vedermela con lui, » continuò « È sempre un mio amico, che conosco da tempo, » sembrava apparentemente pacato « E anche se, cosa avrebbe potuto dirti di... che ti ha turbato così? » inclinò la testa di lato, mentre Alec si sganciava dalla presa e Magnus si sorprese.
« Non voglio... lasciamo stare » replicò.
« Alec, io ho il diritto di saperlo, » ribatté Magnus « La tua azione ha dovuto avere i suoi motivi e sono sicuro che ce li hanno eccome » era assurdo quanto lo stesse mettendo alla prova. Alec non sapeva ciò che stava scatenando.
« Non devi... » mormorò stancamente « Non preoccuparti, okay
Stava scherzando?
« Alec non puoi chiedermi una cosa simile e lo sai, » la voce gli si impastò bassa e non si alzò più « Non puoi chiedermelo. Non puoi, è ingiusto »
« Ingiustizia?! Tu parli a me di cosa è ingiusto? » sbottò fuori lo Shadowhunter, Magnus si irrigidì.
« Quello che non trovo giusto qui è essere processato per aver agito come dovevo, al diavolo i motivi, ero in dovere di difendermi, » parlava così velocemente neanche fosse un treno in corsa « Ho dovuto farlo perché ho cercato di farmi andare bene il tuo caro amico, la sua assurda gentilezza o forse dovrei dire superbia, ho dovuto metterlo a tacere, » la voce di Alec sembrava sul punto di scoppiare in lacrime « Perché nessuno deve sentirsi dire ciò che ho sentito io, e mi dispiace se ci tieni tanto a lui, ma non credo che le cose cambierebbero se fossi stato tu a riceverle! » deglutì.
Magnus era ancora fermo e si avvicinò ancora di più in modo cauto.
« Se tu mi dicessi che cosa ti ha detto, potrei dirti cosa è stato giusto o no, » gli occhi in quelli dell’altro « Ma credo che minacciare qualcuno non sia da te, Alec, non sei tu e questo, mi fa paura. Per favore, dimmi cosa ti ha detto » lo supplicò.
Alec si sentì tremare le labbra.
« No, no non posso » negò.
« Alec... »
« Non posso, non posso perché sono... » la sua voce si spezzò e Magnus corse in soccorso, le braccia subito vicine in un abbraccio « Sono in parte vere » concluse.
Magnus si strinse di più a lui, senz’avere la minima intenzione di lasciarlo andare.
« Scommetto che sono solo stupidaggini, fesserie di uno Stregone che ormai non ricorda quasi più nessuno, Ale- » si corresse, guardandolo questa volta « Alexander, per favore, non abbiamo bisogno di persone che ci dicano come vivere ricordi? Sei stato tu a dirlo dopo l’ennesima visita e visione di tua madre nei miei confronti. Non intendo lasciar passare niente al caso, niente e nessuno »
Alec sembrò rilassarsi e star meglio ma sentiva che il peso delle parole che aveva sentito non sarebbe stato facile da scacciare via.
« Ho paura, ho avuto paura » ammise. Il cuore dello Stregone che si faceva piccolo piccolo.
« Di cosa hai paura? » gli chiese guardandolo dritto negli occhi, le mani grandi di Alec sul suo petto.
« Magnus » lo supplicò.
« Non mi interessa, non mi muovo da qui fin quando non mi dici cosa ti ha detto esattamente quel cretino, » sbuffò « Perché, qualcuno che ti fa soffrire così, è soltanto un idiota, non merita e sto limitando il mio linguaggio, » sospirò « solo per te »
Alec abbozzò una piccola risata e Magnus si sentì già un po’ meglio.
« Io so che quello che ha detto non vale, che lo ha fatto solo per... provocarmi e arrivare a ciò che voleva, so cosa voleva ottenere, » riuscì a dire nonostante la difficoltà « Ma so anche in parte potrebbe avere ragione su certi punti, » deglutì sotto lo sguardo premuroso di Magnus « Vivo come Shadowhunter, » lo Stregone non si mosse «Un giorno diventerò cenere » pronunciò però senza paura « e non vivrò più di bellezza, né di grazia, né di tutto ciò che vedi ora »
« Non è vero, » si brigò a dire Magnus fermandosi « Io non ti amo solo per i tuoi occhi o per il tuo aspetto, stupido, » la sua mano si andò a posare sulla sua guancia « Non mi interessa che tu sia immortale, » sussurrò dolcemente « Per quello basto già io. Ed è un fardello che porterò sempre, ma non è questa la questione: io ti voglio così, sempre così, così come sei Alexander, con il tuo carattere e la tua forza e le tue fragilità, l’ essere testardo -»
« Ma un giorno tutto questo non ci sarà più, » mormorò privo di dubbi « O nel secondo caso, arriverai a stancarti di me » quelle parole furono peggio di qualsiasi contro incantesimo, lama affilata perché era stato Alec a pronunciarle, quello stesso Alec che gli aveva detto per primo cosa provava per lui attraverso tre semplici parole.
Magnus corrugò la sua espressione, sentì un fitta leggera.
« No, ho sentito anche troppo, » soffiò fuori rapido e sospirò « come potrebbe accadere esattamente? » domandò.
« Sono già stanco di parlare adesso, ma non credo che sarà facile che io mi stanchi così di colpo o che tu possa sbarazzarti di me, non è previsto, non mi ha mai sfiorato il pensiero » la voce come puro miele e dolorosa « Una volta qualcuno mi ha detto:"A me non mi importa di nient’altro, voglio solo godermi adesso" , » Alec sembrò sul punto di scoppiare « So bene cosa succederà un giorno » disse amaramente per poi cambiare velocemente tono « Ma fino ad allora io non voglio sentirti più dar conto a queste idiozie, » Alec cercò il suo contatto , poggiando la fronte contro quella dell’altro impulsivamente « E parlerò con Harold, perché non voglio che ti attiri più in questi giochi, » soffiò fuori lentamente « e perché dovrei seriamente cercare di chiudere i ponti se continua a mettersi in mezzo »
Alec aveva lo sguardo fisso, le mani che prendevano quelle dello Stregone.
« Verrò con te »
« No » la voce ferma, decisa « Tocca a me, » la presa era stretta, così salda « Decidere cosa fare e già lo so. So che non voglio che questo venga toccato di nuovo, » il tono amaro ma sicuro « So che non voglio vedere la persona che amo in queste condizioni » Alec sospirò e Magnus cercò la sua attenzione, lo baciò leggermente, in un soffio, si staccò, l’altro sorrise poco, ma bastò a far capire che stava visibilmente meglio « E poi so quanto sei geloso » mormorò.
Alec sembrò riprendere colore, una smorfia leggera sulle labbra
« Non cominciamo con questa storia » si morse e labbra « Io mi fido di te, sempre » scandì l’ultima parola guardandolo dritto negli occhi, Magnus sorrise piano.
« Non mi riferivo a quello, » non sganciò le loro mani però si fece vicino « Tu, sei geloso » ripeté, le labbra che si posavano sullo Shadowhunter. Un bacio leggero ma premuroso, che si prendeva cura di ciò che gli aveva fatto male. « Geloso » sussurrò lo Stregone, le mani strette sempre fra quelle dello Shadowhunter che adesso sembrava starsi riprendendo. Lo baciò di nuovo e Alec sembrò rilassarsi sotto il suo tocco sincero.                                                                                                                                                                                        Magnus si ritrovò a sorridere sollevato, la fronte che premeva contro quella di Alec, un po’ più alto di lui. « Ho proprio bisogno di una doccia, » sussurrò, le mani che si allargavano con le sue formando un arco per ricadere lungo i fianchi di ognuno dei due, « e non penso di cenare a quest’ora…»                                                                                                                                                                                   « E’ passata la fame anche a me » mormorò, il viso di Magnus così vicino e gli occhi che sembravano miele sciolto. Lo Stregone vagò con il suo sguardo fin troppo previdente « Che ne dici di… » roteò gli occhi e lo guardò di nuovo, Alec lo baciò veloce e l’altro sorrise.                                                                                                                                                                                             « Sì » rispose soltanto. Lo Stregone annuì e inspirò soddisfatto.                                                                                                   « Bene, allora » un bacio stampato sulla mascella « raggiungimi appena hai fatto » fu suadente e si incamminò subito verso il bagno.

 



Alec entrò in bagno a quanto pare per primo, perché non trovo traccia dello Stregone all’interno. Portò la testa di lato, all’indietro e cominciò a togliersi prima i pantaloni e poi il maglioncino sgualcito azzurro. Le sue orecchie fecero più attenzione e sentì il rumore dell’acqua scrosciare nell’aria. Seguì con lo sguardo e capì di non essere solo, in realtà. Adocchiò gli occhi sulla doccia e intravede una figura poco a fuoco, il corpo libero da costrizioni, la pelle bruna che riceveva il getto d’acqua. Si bloccò a quella vista. Lo vedeva, il collo esposto e il pomo d’adamo evidente, le mani che si accarezzavano il viso. Mentre osservava quella visione, si sfilava via le mutande, appoggiandole poi al mobiletto affianco. Silenziosamente camminò in avanti, con un solo tocco, spostò e aprì l’anta scorrevole della doccia e se la richiuse dietro di sé. Il vapore che saliva lo investì mentre restava contro il vetro ormai umido e appannato. Il suo corpo nudo e libero che veniva avvolto da quel calore vaporoso e che si alzava veloce. Alec si sporse in avanti, il getto d’acqua che adesso lo colpiva, Magnus con gli occhi chiusi davanti a lui che cercava di avvicinarsi al tubo mobile.
Lo Shadowhunter gli accarezzò i fianchi, lo Stregone emise un sospiro rilassato.
« Ci hai messo troppo » mormorò a pochi centimetri, gli occhi che si aprivano di scatto. Magnus sorrise beffardo e prese Alec per il collo con una mano,  lo spinse, mentre con l’altra si appoggiava alla parete ruvida dietro di lui. Lo baciò con foga, lentamente, ma sapendo che punti toccare , che punti esplorare, facendo sì che il contatto si approfondisse.
Alec sentì le labbra dell’altro così soffici e umide sopra le sue, sentiva la sua mano che si reggeva salda alla sua nuca. La lingua che finiva dentro e che in modo pigro si risvegliava, si muoveva. Alec lo avvicinò contro di sé, le mani strette sui glutei, il vapore e l’acqua che li bagnava. Il fiato corto che si ritrovò Alec lo portò a deglutire, le labbra già più gonfie, lo sguardo perso mentre Magnus lo guardava languidamente, in modo così inevitabilmente bello, passionale.
« Alexander » mormorò, la voce bassa, la mano prima sulla sua nuca scese, tracciò le poche rune sul braccio, scese verso l’addome, si fermò con un dito in un punto vicino l’ombelico, Alec col fiato sospeso « Ho preso una decisione » alzò lo sguardo su di lui, si trasformò per quei pochi secondi, la voce sempre bassa ma colorata di dedizione, cura «So che non vuoi che io veda ancora Harold » soffiò.
« No, » riuscì a dire piano Alec « Non voglio vietarti niente, non voglio essere quel tipo di... ragazzo. Ho già detto che mi fido di te» deglutì, fissava così tanto le sue labbra e poi incontrava i suoi occhi che sembravano due chiazze ambrate perde nel vapore.
Lo Stregone si avvicinò al suo viso, abbozzò un sorriso leggero.
« Ho deciso io, » disse con enfasi « se dopo aver chiarito non si tirerà indietro, » era così vicino e Alec sentiva il suo respiro addosso « Non voglio averci più niente a che fare » lo guardò entrandogli praticamente dentro « Non sei tu che me lo hai vietato, » la sua mano gli accarezzo il fianco sinistro, il pollice che imprimeva movimenti semicircolari « Sono io che gli vieto di toccarci » mormorò e Alec non capì più niente perché il modo in cui lo aveva appena detto non aveva dato altre conferme più vere, limpide. Magnus lo aveva pronunciato a una spanna dal suo viso e si era di nuovo ripreso ciò che amava più di quanto avesse mai riuscito a concedersi di fare, il cuore dello Shadowhunter.
Le sue labbra si appiccicarono di nuovo ad Alec, la mano che vagava lungo le sue cosce mentre lo Shadowhunter lo teneva addosso, per fargli sentire quanto voleva, per fargli sentire il suo corpo pulsante. Il sangue che gli pompava mentre la vista gli si annebbiava quel poco e lo portava a notare un Magnus che spostava la sua attenzione al suo collo. Alec non capì cosa l’altro stesse facendo fin quando non sentì la sensibilità della sua stessa runa di blocco a colpirlo. Magnus stava lasciando una scia di baci salati, bagnati proprio lì. Alec inclinò la testa, la poggiò lungo la parete, si morse il labbro inferiore. Nonostante Magnus stesse dedicando attenzioni al suo collo dove quella runa si allungava salendo e scendendo, un percorso nero e aggraziato, qualcosa gli frullò comunque in testa.
« M-magnus » ne uscì un verso strozzato, lo Stregone stava sfoggiando le sue abilità e la sua lingua era appena uscita fuori, Alec soffocò un gemito, cercò di rimanere lucido anche se difficilmente pensava di farlo, perché lo Stregone lo stava facendo sentire così bene che sentì farsi vicina quella fitta familiare. Seguiva quel disegno scuro come un maestro insegna all’allievo, forse era la foga del momento ma Alec si sentì completamente soggiogato. « M-Magnus ho bisogno di c-chiederti una cosa » mugugnò finalmente. Lo Stregone sembrò parlargli sopra, il fiato caldo, goccioline che scendevano sulle sue guance, gli occhi che gli sembravano di un ambra antica, infuocata. Magnus ridacchiò in modo basso.
« Proprio adesso? » sussurrò. Spostò un attimo il suo sguardo e notò un Alec in preda a un incontrollabile perdizione, il cuore che batteva forte e gli occhi chiusi. Lo Shadowhunter si leccò le labbra.
« Secondo te, » la mascella in evidenza, le goccioline di acqua intrappolate tra le ciglia lunghe, le labbra gonfie e in fuori, Magnus lo osservò curioso « io sono solo un ragazzino? » si stupì immediatamente di averlo chiesto e si ritrovò solo stupido.
Magnus lo guardò serio, le sopracciglia che si sollevavano. Oh dio Alexander, fiorellino.
« Oh, » boccheggiò lo Stregone, la mano sinistra alla nuca, l’altra che scendeva all’inguine lungo quella pelle nuda, bagnata « Alexander » la voce di Magnus era in netto contrasto con le sue azioni, premette se stesso contro lo Shadowhunter e lo sentì ansimare «Credo sappiamo entrambi » mormorò « che tu sei un uomo, non un ragazzino » sibilò. Alec si ritrovò premuto contro la parete bagnata della doccia che fluiva ancora, mentre si portava per quanto possibile l’altro ancora più vicino, sentendo tutto quanto. Quanto si sentiva stupido per averlo chiesto, ma parte delle parole di quel tizio gli erano ronzate ancora in testa « E sei, » sentì la voce di Magnus quasi per miracolo mentre si sentiva toccato e stretto sul fondoschiena, la mano dello Stregone che seguiva la sua spina dorsale, quella linea che scendeva a formare una curva « Sei un bell’uomo, l’uomo che amo » mormorò. Alec annotò quelle parole automaticamente, non sorrise ma continuò a fissare l’altro meravigliato. Lo Stregone non gli lasciò altro tempo e gli aprì la bocca, Alec non rifiutò e si aggrappò come meglio poteva, le sue labbra morsero di impulso quelle inferiori dell’altro che mugolò. Magnus lo stuzzicò mentre le sue dita danzavano avanti e indietro lungo la sua apertura e Alec si accartocciò alla parete. Lo Stregone evitò che vi aderisse completamente, le sue labbra vicine al suo orecchio mentre lo sentiva iniziare a contorcersi.
« M-Magnus » mormorò strascicando il suo nome Alec, due occhi dorati da gatto nella sua visuale, dentro le sue iridi, in mezzo all’aria umida e calda.
« Non ho mai pensato tu lo fossi, se proprio vuoi saperlo » scese e raccolse una gocciolina che scendeva veloce sulla sua mascella con la bocca.
« M a g n u s » fuori controllo, Alec cercava di non morire sotto quelle attenzioni così sensazionali che stava provando.
Lo Stregone ritornò a torturare il suo collo. Magnus stava succhiando e baciando la sua pelle con una forza, cercando di dedicare attenzione alle piccole porzioni di pelle, le vene che come fili vi passavano attorno, ancora più evidenti per via del calore e dell’eccitazione, il piacere che poteva già percepire essendogli letteralmente spalmato addosso.  Il capo all’indietro di Alec, la bocca dischiusa in un espressione di estasi. Appena lo Stregone fu soddisfatto del suo risultato e capendo che Alec non era più in vena di aspettarlo ancora, guardandolo in quella frenesia così bella, che aveva scatenato lui stesso, ritornò alle sue labbra. Alec sembrava godere di ogni piccolo gesto, come quello di Magnus che adesso, con un leggero sfioramento delle sue dita sulla sua spalla, lo faceva girare e appoggiava la guancia umida contro la sua pelle. Lo Stregone sobbalzò quando l'altro spinse la sua mano sul suo gluteo destro, lo sentì sussurrare tra lo scrosciare dell'acqua, la pioggia calda solo per loro due.
« S-se mai dovessi dubitarne in futuro, » disse improvvisamente, la voce forse sicura, supplichevole, Magnus non riusciva a decifrarla, Alec girò per quanto poteva il capo, per incontrare gli occhi da gatto dell’ altro che erano momentaneamente riapparsi « v-voglio dirti adesso, » soffiò « che proverò a n- non » tentennò « farmi prendere così t-tanto da chi altri fanno parte della tua vita, » l’espressione  dello Stregone non poté far altro ch intenerirsi.
« È giusto così, perché, p-perché ognuno di noi deve essere libero e s-so che certe volte hai bisogno dei tuoi spazi, Magnus, so che ogni tanto ne abbiamo bisogno e-entrambi -»
Magnus lo zittì piano. Sorrise.
« Sssh, » un bacio sull’ orecchio « lo so, Alexander. Cercherò di essere più aperto al riguardo. E farò lo stesso per te, non posso farne a meno, di preoccuparmi, di insistere con te »
« E io cercherò di non chiederti di fare il contrario » concluse anticipandolo.
Magnus rimase in silenzio, Alec giurò di aver aspettato un eternità, che avrebbe aspettato anche volentieri un periodo così lungo, pur di vedere di nuovo il suo ragazzo sorridere commosso. Lo Stregone lo baciò senza sapere cosa dire e accompagnandosi con il suo corpo, con quel movimento dentro la bocca di Alec, si spinse dentro di lui. Lo Shadowhunter si ritrovò con la bocca aperta, lo stupore sul viso, gli occhi chiusi, l'aria ormai consumata, i polmoni che richiedevano di respirare ma che potevano aspettare. Con una mano e il braccio tesi contro la parete e una aggrappata al suo fianco, Magnus si spinse, favorito forse dal suo corpo umido e bagnato, sentendo Alec formulare frasi sconnesse. Gli baciò l’incavo e la nuca, mentre cercava di trovare il ritmo che più si adattava.  « M-maaagnus »  si sentì chiamare, la voce un po’ acuta come non l’aveva mai sentita prima. Sentì il suo cuore scoppiargli e pompare mentre Alec lo avvicinava facendo forza contro la sua pelle, le dita che stringevano mentre cercavano quella vicinanza impossibile.                                                                                                                                                                                    
« M-Magnus, più veloce » ansimò Alec. Lo Stregone non esitò a fare il premuroso anche se, sembrava terribilmente predisposto per farsi sentire completamente, entrambi esposti e il calore, la voglia  « Sono sicuro » gli confermò Alec supplicante, senza bisogno che parlasse. Lo Stregone si spinse ancora e ci volle poco affinché trovasse il ritmo. Più si muoveva più Alec si abituava, girandosi di poco per catturarlo in un bacio languido. E Magnus si spinse ancora, la mano che gli accarezzava la coscia, passava all’ inguine, il suo membro che andava toccando il punto non più segreto che ormai, era stato più volte preso e portato alla luce.
« M-Magnus dio mio » piagnucolò Alec, stringendolo avidamente.
« Il mio uomo » mormorò nel suo orecchio sommessamente, Alec gemette a un altro colpo, il collo indietro, la testa che a poco si poggiava sulla spalla di Magnus, gli occhi che lo guardavano, la bocca aperta « Alexander » continuava a spingere e sentiva l’altro contorcersi in meravigliosi mugolii, strascicando parole.
« M-magnus » notò il sudore del suo Stregone che gli bagnava la fronte e non seppe perché ma perse la cognizione del tempo mentre lo guardava - per quanto poteva - e apriva la bocca per gemere di piacere.
Magnus ricambiò mentre avvicinava la sua mano allo stomaco dell’altro, si muoveva in modo così esperto.
« Alexander » sussurrò « Sei fin troppo bello se mi guardi in quel modo » chiarì, il tono di voce che scivolava mentre sprofondava ancora dentro di lui.
« M-Magnus, s-sì » sussultò mentre si piegava ancora e l’ altro si fondeva con lui. Il rumore dell’ acqua era diventato inesistente, si sentivano solo i loro rumori, il loro fiato corto, il loro cuore.
« Non ce la faccio, Alexander, sei troppo » sussurrò mentre la sua mano si lanciava lungo la sessualità di Alec. Lo Shadowhunter boccheggiò, simulò tranquillità ma in realtà  fece ben altro.
« M-Magnus- »
« Voglio che arrivi a sentirmi tutto » pronunciò dentro il suo orecchio, la mano che arrivava a toccare già la pienezza e durezza dell’altro. Magnus cominciò a massaggiare il membro di Alec con la sua mano mentre i continuava i suoi affondi senza fermare il ritmo a cui aveva abituato entrambi.
« Aaaaaah » Alec squittì mentre cercava di non graffiare la pelle dell’ altro, che stava stringendo con la sua mano, mentre l’ altra sembrava color latte quasi, le nocche bianche e le vene evidenti, che si reggevano. Il suo braccio fu trovato da Magnus, le dita che si inserivano tra lo spazio di quelle di Alec, la stretta che si creò sembrò disperata, bisognosa, sperata.
Magnus continuò a stimolare Alec mentre lo sentiva pronunciare così tante volte il suo nome da farlo letteralmente impazzire.
« C-cazzo, Magnus, » imprecò Alec gemendo, la sua mano salì posizionandosi dietro quei capelli attaccati ala fronte, che però gli fasciavano sempre con sensualità quegli occhi familiari « V-vieni qui » mormorò, baciandolo di nuovo, la sua lingua scivolò dentro, diede tutto ciò che poteva, come sempre, Alec metteva tutto se stesso, disinibito. Magnus fu preso in contropiede mentre lo Shadowhunter ogni tanto prendeva aria soltanto per fermarsi o per gemere dato che lo Stregone non aveva smesso. Alec si sentì sul punto preciso, travolto, fuori controllo.
« Magnus credo di star p-per-»
Lo Stregone lo zittì catturandogli le labbra con le sue, mentre toglieva via la mano, affondava per gli ultimi secondi.
Il rumore di Alec uscì prepotentemente dalle sue labbra, il corpo che si reggeva contro quello di Magnus che, venne pochi attimi dopo in un boato sordo e presente.
Ansimanti e immobili, uno vicino all’altro, si respiravano addosso. Rimasero così per alcuni minuti senza necessità di parlare.
Magnus depositò piano un bacio sulla spalla di Alec, le loro mani che ora scendevano, lo Stregone che sorreggeva l’altro non appena era uscito da lui. L’acqua scorreva e allungando il braccio Magnus si curò di abbassare il getto. Alloggiava una nebbiolina leggera, che saliva verso l’alto e lateralmente. Avanzò leggermente e si sporse a prendere la doccia con la mano e passarla sui loro addomi sudati e appiccicaticci. Lo Shadowhunter sorrise leggermente e Magnus si allungò allo stesso modo dopo, per raggiungere il bagnoschiuma nella piccola rientranza a sinistra. Aprì il tappo e se versò un po’ sulla mano. Alec lo guardava in un modo che avrebbe potuto intenerire chiunque, lo Stregone sentiva quel calore ancora addosso, quello che si dice "fare l’amore" e non qualcosa di lascivo e superficiale che fin troppo spesso viene sminuito o azzerato.
Restava sempre quella sensazione di beatitudine e pace ogni volta che lo facevano e il più delle volte, quegli sguardi erano penetratori di anima.
Lo Stregone passò il bagnoschiuma prima sul ventre di entrambi, poi passò il liquido ad Alec e lo Shadowhunter insaponò le spalle dello Stregone.
Magnus ridacchiò perché mentre Alec lo faceva, sembrava dimenticare il modo in cui lo stava guardando: sembrava più giovane, più sereno. C’era qualcosa di... protettivo anche in quello.
Alec gli accarezzò la pelle delicatamente, mentre lasciava scia di schiuma e sapone lungo la schiena, le cosce, le gambe.
Appena furono entrambi insaponati, Magnus si allungò di nuovo per tenere il manico della doccia e bagnò lo Shadowhunter per primo.
« Mmh » mormorò Alec.
« È... troppo fredda?» chiese.
Alec annuì piano e lo Stregone spostò la manopola, cercando di trovare una temperatura meno gelida. Riprovò.
« Va meglio? » mormorò, incerto.
« Uh-uh » bofonchiò.






Finirono di lavarsi, uscendo dalla doccia Alec si ritrovò ad avvolgere l’alto nell’asciugamano, il che fece ridere lo Stregone allegramente. Lo strinse forte contro il suo petto. Di fronte allo specchio, Alec dietro Magnus che stringeva, le mani sulla sua vita, il viso nell’incavo del collo.
« Hai un buon odore » mormorò, districando il suo naso tra la pelle bruna. Magnus ridacchiò.
« Alexander » soffiò dolcemente « Abbiamo usato lo stesso bagnoschiuma » sottolineò, il sorriso che sullo specchio sembrava abbagliare la stanza.
Lo guardò, fece spallucce.
« Vorrà dire che avremo lo stesso profumo » 
                                                                             
                                                                                                                                 

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