Love is... a color!

di cabin13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1. Rosso - Sangue ***
Capitolo 2: *** #2. Arancione - Maglietta ***
Capitolo 3: *** #3. Giallo - Girasole ***
Capitolo 4: *** #4. Verde - Tè verde ***
Capitolo 5: *** #5. Azzurro - Stella e cielo ***



Capitolo 1
*** #1. Rosso - Sangue ***




Sangue


[SoMa]


Era paralizzata dalla testa ai piedi. La paura non la faceva ragionare in maniera razionale.

Stringeva la falce tra le dita con forza, i denti digrignavano, ma non osava utilizzare l’arma per difendersi dai micidiali colpi di Crona; poteva solamente continuare a schivare.

Non poteva azzardarsi a parare le stoccate del nemico, per salvare se stessa rischiava di ferire la sua arma, rischiava di ferire Soul. Aveva provato a intercettare gli affondi della spada demoniaca, però quando i due metalli si erano incrociate il suo partner aveva trattenuto un gemito e gocce di sangue rosso vivo erano sprizzate in aria.

Sentiva l’albino gridarle di parare gli attacchi, ma nella sua testa la voce era ovattata e lontana e anche le parole con cui rispondeva lei sembravano un eco distante.

La sua schiena urtò il duro legno del portone della basilica, Maka si voltò e provò a spingerlo ma quello non si muoveva di un millimetro e il panico iniziò a salirle in gola. Crona si avvicinava sempre di più menando fendenti minacciosi. Soul continuava a intimarle di difendersi, ma lei non ci riusciva.

Crona adesso era proprio di fronte a lei e si preparava a trafiggerla con un colpo mortale. La ragazza sentì il sangue che si ghiacciava nelle vene, il cuore che smetteva di battere sapendo già cosa sarebbe successo dopo. La lama nera luccicava proprio sopra la testa del nemico e iniziava la sua corsa verso il petto della giovane.

Una saetta albina si mosse e si frappose sulla traiettoria dell’arma con un grido facendo da scudo al corpo della maestra d’armi.

E poi il sangue rosso di Soul schizzò sul suo volto, sul pavimento, sulla spada demoniaca, ovunque…

Soul!!

Maka si tirò su di scatto, sudata e ansimante. Era notte fonda e lei era nella sua stanza a Death City, la basilica e quell’orribile avvenimento erano stati solo un orribile sogno. Si guardò intorno riconoscendo i rassicuranti mobili che arredavano la camera.

Aveva il fiato corto, dovette fare un paio di profondi respiri per calmarsi e per riportare il suo cuore ad un battito regolare.

– Ehi, Maka… - un mormorio provenne da qualcuno accanto a lei.

La bionda si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Soul. Il ragazzo si era svegliato, si era messo seduto e adesso la guardava con aria molto preoccupata: – Era solo un incubo. Io sono qui, tranquilla.

La maestra d’armi, nell’udire quelle parole, distese le labbra in un sorriso rilassato. La basilica di Firenze e i suoi cupi avvenimenti erano lontani; nessuna goccia di sangue scarlatto a ricordarglieli. Di rosso c’erano solamente gli ardenti occhi del suo compagno, che la osservavano pieni di amore e apprensione.

L’albino passò un braccio intorno alle spalle della partner e insieme si ridistesero sul materasso. Soul abbracciava Maka e la ragazza aveva la testa poggiata sul suo petto, sentiva il sangue del giovane che scorreva e faceva battere il suo cuore.

E proprio al ritmo di quel battito la bionda si addormentò.

Soul era lì con lei. E non sarebbe mai andato via.

Hola gente

Questa è la prima storia che scrivo su Soul Eater e spero vi piaccia.

È ambientata in un periodo imprecisato dopo la sconfitta del kishin e come si è capito (spero) Soul e Maka stanno insieme.

Ringrazio chi vorrà lasciarmi una recensione (credeghe ndTutti) e anche chi leggerà e basta.

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 2
*** #2. Arancione - Maglietta ***




Maglietta


[TsuStar]

Poco ci mancò che si beccasse lo spigolo del tavolo in piena fronte.

Sia lui che la ciotola piena di crema pasticcera fecero un bel capitombolo e atterrarono in malo modo sul pavimento. Inutile dire che di impasto se n’era salvato ben poco, un po’ era volato sul tavolo e un po’ – un po’ tanto – si trovava spiaccicato sulla sua maglia.

Black*Star si tirò su piuttosto stizzito, a vedere Tsubaki cucinare sembrava una bazzecola e invece lui ci stava impiegando un’eternità per preparare una stupidissima torta. Evidentemente la cucina non era il posto adatto a un dio, si disse. Gli dei non sono portati per le sorprese verso i comuni mortali, di solito sono loro quelli che dovrebbero farle alle divinità – dannati amici che gli avevano fatto venire l’idea.

Prese in mano il primo straccio pulito che gli capitò e pulì il disastro che aveva combinato. Guardò prima l’orologio e poi la crema “sopravvissuta”: aveva ancora tempo prima che la ragazza tornasse dal suo giretto con Maka, Liz e Patty, forse poteva ancora rimediare qualcosa per il dolce.

***

Il giovane maestro d’armi infornò la piccola torta e impostò il timer per la cottura. Finalmente, dopo un’infinità, tutto quanto era pronto: il tavolo era apparecchiato, il cibo era cotto e la casa era ancora in piedi. Tsubaki sarebbe tornata a momenti.

Black*Star ammirò la sua divina magnificenza nel riflesso sul frigorifero d’acciaio, ma il suo sorriso svanì non appena si rese conto di com’era conciato: aveva ancora gli abiti sporchi con cui aveva cucinato ed era sporco pure in faccia.

Come una scheggia filò di corsa in bagno e si sciacquò il viso, poi schizzò nella zona notte. C’era una pila di vestiti puliti che Tsubaki aveva ritirato dallo stendino la sera precedente e non aveva ancora avuto l’occasione di riordinare. Il ragazzo si tuffò alla ricerca di un paio di panni puliti, li scelse totalmente a caso e si cambiò in tutta fretta. Alla fine si ritrovò con un paio di pantaloni della tuta mimetici e una T-shirt arancione.

Grazie al suo udito sviluppatissimo sentì la chiave di Tsubaki che girava nella toppa. Velocissimo si precipitò verso l’ingresso giusto nel momento in cui la giovane entrava in casa.

– Ehi, Tsubaki! - la salutò con un sorrisone stampato in viso.

– Ciao, Black*Star…  – rispose lei, distratta. Nell’aria avvertiva un buon profumino di pollo arrosto: possibile che quel pasticcione…?

La ragazza osservò il suo partner dalla testa ai piedi e dovette sforzarsi per trattenere una risata. L’ultimo discendente del temibile Clan della Stella era tutto spettinato e portava intorno…

– Black*Star, – iniziò con tono divertito – scusami ma… perché indossi la mia maglietta?

Il maestro d’armi rimase bloccato con un’espressione assurdamente ridicola in volto, mentre lei non riusciva più a contenersi e scoppiava in una sonora risata. Poteva giurare di aver visto le guance del suo partner variare almeno dieci sfumature di rossore.

– Ah, la tua… la tua maglietta deve sentirsi onorata di venir indossata da una divinità! – in qualche maniera lui riuscì a ritrovare un minimo di contegno, sebbene se ne fosse appena uscito con una frase insensata.

Tsubaki inclinò di lato il capo e mormorò qualcosa come un “sì, certo”. In realtà era davvero felice che il compagno le avesse fatto quella piccola, inaspettata sorpresa. E trovava davvero adorabile e bello Black*Star, con la zazzera tutta scombinata e la sua maglietta arancione accesso che faceva a pugni con i capelli turchini.

Doveva essere impazzita – di solito era lui quello delle azioni avventate e impulsive: scompigliò affettuosamente le ciocche azzurre del ragazzo e si chinò verso di lui, posò le proprie labbra su quelle del maestro d’armi in un rapido e casto bacio.

Che il giovane, forse impazzito anche lui, ricambiò.

.

.

Hola gente

Rieccomi con il secondo capitolo - o dovrei dire colore? (Per favore risparmiaci battute squallide ndTutti)

Devo dire che io adoro la TsuStar e spero davvero  tanto che non mi sia venuta fuori un'emerita cagata al posto di una storia ^^'

Sì, la conclusione è piuttosto merdosa e il colore arancione con la maglietta non ci sta molto... Per il "prompt" è colpa mia e dell'amica che mi ha suggerito i prompt, perché siamo entrambe ossessionate da Percy Jackson (come si nota dal mio nickname) e con questo colore ci sono venute subito in mente le magliette che hanno i personaggi dei libri! XD

Ringrazio chi avrà il coraggio di lasciare una recensione o anche solo di leggere

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 3
*** #3. Giallo - Girasole ***


Girasole

[KidLiz]

Era rilassante stare lì. Bastava ignorare sua sorella che tentava di creare una giraffa con dei sassolini e non calcolare Kid che sclerava sulla differenza di altezza dei fiori.

Liz si godeva il calore del sole sulla pelle, era distesa sull’erbosa riva di un piccolo laghetto di campagna – meritata pausa dopo le innumerevoli missioni che il trio aveva svolto tutte di seguito – e non poteva chiedere di meglio.

Lo specchio d’acqua era contornato da un immenso campo di girasoli e il paesaggio poteva benissimo essere quello di una cartolina.

Decise di togliersi gli stivali e anche i jeans, dato che comunque sotto indossava il costume, e andò a bagnarsi i piedi. L’acqua era un po’ freddina, forse perché era solamente fine maggio, ma il contrasto tra la temperatura del lago e quella dell’aria era comunque piacevole.

Con il caldo vento che le scompigliava i capelli, Liz pensò che ormai erano lontani i giorni che lei e Patty avevano trascorso a Brooklyn, tra vicoli malfamati e sporchi e grattacieli opprimenti. In quel placido campo il caos infernale della Grande Mela era solo un ricordo: non c’era nessun allarme pronto a scattare, nessun sistema di sicurezza da eludere, nessuna necessità rubare per sopravvivere, nessuna sirena di polizia alle loro calcagna.

Un esasperatissimo grido spezzò la quiete di quel posto.

Già, in compenso a tutte quelle migliorie c’era da sopportare uno shinigami con ossessioni davvero fastidiose.

Alzando gli occhi al cielo, Liz si costrinse ad uscire dall’acqua e si avvicinò al suo maestro d’armi: il ragazzo era accovacciato sul prato vicino a dei grandi girasoli.

– Ehi, Kid – chiamò piano – va tutto bene?

Il lamento soffocato  che udì fu una risposta piuttosto chiara. Il moro stava avendo un’altra delle sue crisi e, purtroppo per lei, Patty non sembrava intenzionata a darle una mano per farlo calmare, tutta presa dai sassolini e dalle giraffe.

Si sedette di fianco allo shinigami: – Che cosa succede, stavolta?

– Succede che sono un misero inetto! Non sono nemmeno capace di completare una dannatissima ghirlanda simmetrica! – biascicò quello prendendo in mano dei fiori e agitandoli davanti al naso della bionda. – Vedi questo fiore a sinistra? È di un millimetro più alto degli altri, dannazione!

Continuò a piagnucolare e a mugugnare frasi senza senso fino a quando la giovane non gli rubò dalle dita la ghirlanda, con un modo di fare a metà tra l’intenerito e lo scocciato. Piegò meglio uno degli steli dei fiori e riuscì a pareggiarli tutti, poi mollò la ghirlanda vicino a Kid e se ne tornò in acqua senza dir nulla.

Circa un’ora più tardi, finché era distesa sotto il sole, nel suo campo visivo entrò un’ombra che la costrinse a mettersi seduta: si trattava del suo maestro d’armi inginocchiato accanto a lei.

– Ma cos…? – riuscì a mormorare prima che il ragazzo rivelasse cosa teneva dietro la schiena. Con delicatezza le posò sui capelli la corona di girasoli mentre il viso di Liz si colorava di una vivida sfumatura bordeaux. Non riusciva a spiegarsi il senso di quel gesto, forse il moro si era bevuto gli ultimi rimasugli di sanità mentale e adesso era totalmente andato. – Sicuro di sentirti bene? – balbettò.

– Era solo per ringraziarti – fece lui.

Eh?

– Per ringraziarti. Perché da quando ti ho conosciuto ci sei sempre stata e mi hai sempre rallegrato – le disse in un sussurro.

Le labbra dello shinigami incontrarono quelle della bionda in un contatto fugace e tenero, poi lui si alzò in piedi e si diresse verso il laghetto.

Liz lo sapeva – chi l’avrebbe mai detto che leggere riviste metropolitane potesse rivelarsi utile? –, lo sapeva che il girasole aveva il significato di allegria, gioia e anche amore.

Ma rimase comunque spiazzata, seduta lì sull’erba con un’aria inebetita e sognante stampata in volto.

.

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Hola gente

Eccomi con il terzo capitolo! Spero che né Kid né Liz risultino OOC, anche se ho paura che nel finale lo siano abbastanza (aiuto XC)

Come storia fa abbastanza (molto) schifo, lo so *si nasconde sperando che non la picchino* Onestamente mi dispiace che sia venuta una cosa così fluffosa (?) perché nemmeno io volevo scriverla così smielata, soprattutto nella fine...

Vabé, passo ai ringraziamenti che è meglio: ringrazio Gea EFP, H a n a e (va con gli spazi o sono io che ho problemi di lettura? ^^') e morganeaa_ che hanno recensito i due capitoli precedenti e anche Sugar 22 e Kuchiki Rukia che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate

Ringrazio chi lascerà una recensione e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 4
*** #4. Verde - Tè verde ***


Tè verde

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[SoMa]

Il risveglio non fu certamente dei migliori. Si stava placidamente rotolando nel letto – era sveglio, ma troppo impigrito per alzarsi definitivamente – quando a un certo punto il materasso sparì da sotto il suo corpo e lui, il cuscino e tutte le coperte si trovarono per terra.

Con un sospiro, Soul si rassegnò a tirarsi su. Ributtò sul letto il guanciale e le lenzuola e con passo strascicato si avviò verso il bagno.

Dopo che ebbe sbrigato tutti i suoi bisogni personali – alias fare la pipì e sciacquarsi il viso, di cavarsi il pigiama non se ne parlava neanche –, ciondolò fino in cucina.

Maka si era già alzata, aveva già fatto colazione, aveva rimesso a posto tutte le pentole ed era uscita. La sera precedente aveva accennato a una qualche gita per sole ragazze con le altre, ma l’albino non ne era certo.

Sul tavolo gli aveva lasciato un piatto in cui c’erano del bacon e un uovo strapazzato ormai freddi. Il ragazzo controllò l’ora sull’orologio appeso alla parete e constatò che forse, più che come colazione, li avrebbe potuti mangiare come antipasto del pranzo, dato che era quasi mezzogiorno.

Arricciò il naso e mosse i vari muscoli facciali per cercare di darsi una svegliata e di assumere anche un’espressione più cool di una da ebete appena svegliatosi, di sicuro Kid e Black*Star gli sarebbero piombati in casa entro mezz’ora. Tanto nemmeno loro si alzavano presto, quando Tsubaki e le gemelle se ne andavano a orari improponibili – a detta di Maka, erano improponibili solamente per loro tre.

Appena il tempo di formulare quel pensiero, che qualcuno bussò alla porta così forte da poterla quasi buttare giù.

– Soul, apri! – strillò da fuori la voce di Black*Star – Il grande me deve fare la sua entrata in scena!

L’albino soffocò uno sbadiglio e con calma si diresse verso l’uscio. I suoi migliori amici a volte ci si mettevano proprio di impegno per scocciarlo.

– Questo scemo stava per passare dalla finestra. Sono riuscito a fermarlo all’ultimo – gli disse Kid quando li fece entrare.

Il ragazzo gli rivolse un cenno di ringraziamento: il vetro e la sua vita erano salvi dalle furiose ire della sua maestra d’armi.

I tre andarono in cucina, dove il bacon era rimasto intoccato.

– Woah, ti tratti bene a colazione! – l’assassino dei suoi timpani in quel momento fissava fin troppo famelico il suo piatto.

Con uno scatto olimpico riuscì a sfilarlo da sotto il naso di Black*Star prima che questo riuscisse anche solo a sfiorare la forchetta. Il turchino era un pozzo senza fondo e ingurgitava qualsiasi cosa commestibile gli capitasse a tiro.

– Ehi, Soul, ma in questo bicchiere c’è del... tè verde? – ghignò Kid.

Non appena vide ciò che reggeva, il giovane si dimenticò totalmente della sua colazione e del predatore che ci sbavava dietro e si protese per prendere di mano il contenitore al piccolo shinigami.

– Santo me, non dirmi che ti bevi il tè verde come le signore! – sghignazzò il suo migliore amico.

– È Maka che lo prepara! Si ostina a lasciarmene sempre un po’... – borbottò l’albino fingendo un tono scocciato, tradito solo dall’impercettibile rossore delle sue orecchie.

I due maestri d’armi non sembrarono convinti della risposta ma lasciarono cadere l’argomento e spinsero l’amico ad andare a vestirsi.

***

Finché si cambiava, Soul era sollevato che gli amici non gli avessero rivolto ulteriori domande sulla questione tè verde.

Era una cosa solo sua e di Maka, che gli altri non potevano capire; non potevano sapere la motivazione che c’era dietro. Era una loro piccola usanza che negli anni si era consolidata, uno dei rari impercettibili gesti affettuosi della bionda.

All’albino piaceva tutto di quella bevanda: il profumo che sapeva di casa, il sapore forte e al contempo dolce e quel colore che racchiudeva tutte le sfumature del verde.

Quel tè rappresentava Maka.
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Hola gente
Eccomi con il quarto capitolo, che ho totalmente riscritto percé l'altro non mi piaceva per nulla!
Nemmeno questo mi convince al 100% soprattutto nel finale (che quando mai riesco a metter gù in maniera decente) , ma comunque mi sembra più sensato di quello precedente sulla menta.. lasciamo stare, che è meglio -_-
Ehh, niente, ho finito le cose da dire! XD
Spero vi piaccia, ringrazio chi recensirà e chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 5
*** #5. Azzurro - Stella e cielo ***


Stella e cielo


[TsuStar]

“Se io sono il cielo nero, tu sei le stelle luminose, Tsubaki.” Le aveva detto così, quella sera in Giappone.

Black*Star non era certo un tipo romantico che ammetteva i propri sentimenti apertamente, perciò la ragazza era rimasta fortemente colpita da quella frase.

Stava un po’ a significare che lei, forse, era la parte migliore di lui. E che entrambi dipendevano l’uno dall’altra, come le stelle hanno bisogno del buio per splendere e alla notte servono gli astri per non far paura.

Quella sera, la giovane stava passeggiando per Death City senza una meta precisa, teneva il naso fisso per aria non prestando attenzione a ciò che incrociava per strada. Tutto il suo interesse era catturato dalla distesa cobalto che si estendeva a perdita d’occhio.

Era un indaco totalmente differente da quello che caratterizzava il mare: il cielo era più luminoso, racchiudeva migliaia di sfumature in più. Dall’alba al tramonto il suo cambiamento di tonalità non si arrestava mai, dal rosato all’azzurro pallido, dal vivido turchese al tenue lilla. E la notte si tingeva di un cupo blu tetro e quasi nero.

Black*Star aveva definito se stesso come “cielo buio”, ma era tutt’altro che oscuro. Sotto il tatuaggio che lo marchiava come spietato assassino del Clan della Stella si nascondeva un animo sincero, coraggioso e anche affettuoso. Oltre a una spropositata mania da megalomane, certo.

Negli anni, Tsubaki aveva iniziato ad associare al suo maestro d’armi tutte le emozioni positive che provava; la causa di queste era sempre stato – a volte anche involontariamente – lui. Era sempre stato presente.

La ragazza si sentiva come una piccola stella che aveva imparato a brillare proprio grazie alla temuta notte nera, soltanto per merito del giovane era diventata ciò che era.

Si arrestò di colpo. I suoi occhi erano concentrati su un puntino azzurro, lassù nel firmamento. Si faceva fatica a notarlo, la sua luminosità era davvero flebile comparata alle altre costellazioni – Cassiopea, il Grande Carro, Orione*. Eppure brillava.

Quel minuscolo astro insignificante era sostenuto dalla grande volta celeste, il cielo le donava la sua tonalità turchina.

Le persone che sarebbero passate l’avrebbero presa per matta a vederla ridere così, in piedi in mezzo alla strada deserta, tra i lampioni fulminati non funzionanti e con lo sguardo puntato all’insù.

Tsubaki non ne aveva potuto fare a meno, di sorridere. Quella situazione rispecchiava lei e Black*Star, il suo cielo.

C’era gente che associava alla speranza il colore verde, invece per lei era l’azzurro che colorava quella stella. L’azzurro del cielo. E lo stesso azzurro turchino che componeva la zazzera spettinata del suo adorato compagno, il suo sostegno.

Era il firmamento che li accomunava, la rappresentazione perfetta della loro unione.

Un pensiero improvviso le colpì la mente, si voltò di scatto e prese a camminare nella direzione di casa con passo spedito. Sembrava che da un momento all’altro potesse iniziare a correre a perdifiato.

Senza nemmeno farci caso, si portò una mano al grembo e lo accarezzò piano. C’era un rigonfiamento appena appena accennato, piccolissimo come l’esserino dentro di lei.

L’unione perfetta tra un cielo ed una stella.

Sora*Star°.

Loro figlio.

*Orione, Cassiopea e il Grande Carro sono le uniche costellazioni che riesco a trovare io nel cielo, ecco perché le ho inserite ^^

Hola gente

Rieccomi qui con il quinto capitolo!

Non ha minimamente senso, lo so, e credo che faccia anche piuttosto cagare... Povera Tsubaki, sembra una stordita in questa OS! >_<

°il nome Sora in giapponese vuol dire "cielo" e io personalmente lo adoro. Sora*Star secondo me sta abbastanza bene per simboleggiare l'unione tra il cielo e una stella, spero che non  suoni bene solo a me, altrimenti so già che per Natale dovrò farmi regalare una visita pschiatrica (o un libro elementare di scrittura, a voi la scelta.. XD)

Si è capito che Tsubaki è incinta da poco, e ci tengo a precisare (ma spero si capisca dai termini che ho usato nel testo) che lei e Black*Star non sono prossimi ai trenta (?) come età, ma sono ancora abbastanza giovani ^^'

Bene, dopo questi deliri assurdi ringrazio Crissy_Chan che ha recensito lo scorso capitolo e ringrazio anche chi ha messo la storia tra le seguite/preferite (sperando che dopo questo capitolo la seguano ancora...)

Ringrazio chi lascerà una recensione o anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

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