Una nuova vita di garakame (/viewuser.php?uid=54220)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 1 *** cap 1 ***
una nuova vita cap 1
Disclaimer:
i
personaggi appartengo a Ryoko Ikeda. Le bellissime poesie sono state
scritte da una cara amica, Terry Gugliucci, se vi piacciono e volete
leggerne altre, fatemelo sapere, ma non usatele o prendetele senza il
mio e soprattutto il suo consenso. Questa Fanfic era stata pubblicata
sul sito di Prisca tanti anni fa, se questo racconto vi può
sembrare simile alla storia della bravissima Bradamante la seconda
possibilità, è perchè lei stessa mi
aveva chiesto di prendere
spunto dalla mia storia. Permesso che le ho dato volentieri. Buona
lettura
Una
nuova
vita
cap
1
Nell'assolato
pomeriggio di aprile, gli uccellini cantavano sugli alberi. Nel cielo
di un azzurro pallido qualche nuvola bianca come la neve creava
effetti di luce e ombra, su case e persone. Il soldato fuori dalla
caserma, restituì il saluto che il suo comandante gli aveva
dato;
l'andatura del cavallo era lenta, al trotto. Il soldato notò
che il bel comandante aveva un'aria stanca, afflitta. Lo sguardo era
serio,
freddo, ma gli occhi erano vuoti. Il comandante rientrava in caserma
dopo una lunga mattinata di impegni ufficiali alla reggia di
Versailles. Nel pomeriggio avrebbe dovuto far fare un'esercitazione
ai soldati, in serata avrebbe dovuto stilare rapporti da mandare ai
suoi superiori. Quel soldato sapeva perché il comandante era
così
abbattuto, stava per perdere una persona molto cara….
I
soldati in
caserma non avevano accettato subito l'arrivo del nuovo comandante. I
motivi erano più che seri. In primo luogo era un nobile, non
volevano essere comandati da una persona di grado sociale diverso;
era già capitato e non si erano trovati per niente bene.
Odiavano
troppo i nobili, la loro boria, la loro inettitudine, erano soltanto
bravi a comandare, ma di fatto non sapevano fare nulla, nemmeno
tenere un'arma in mano. Erano loro, i soldati, a dover combattere e
morire in battaglia. Erano i figli del popolo a doversi sacrificare,
fare i lavori più difficili. I nobili stavano in seconda
linea e si
godevano lo spettacolo. In secondo luogo il nuovo comandante era una
donna. "Ehi, la sai la novità? Il comandante è
una donna!"
la voce era ben presto girata per tutta la caserma. "Bene,
così
ci divertiremo un po'….ma sotto le coperte." Le battute di
cattivo gusto non finivano mai. Una donna era pur sempre una donna.
Doveva stare a casa a fare figli, ad ubbidire al marito. Figuriamoci
una donna nobile, cosa poteva fare? I soldati pensavano che fosse una
di quelle stupide damine incipriate che sapevano solo ballare, il
loro unico scopo nella vita era di divertirsi, di vestirsi e
truccarsi alla moda. Le donne nobili erano stupide e ignoranti.
Oscar
Françoise
De Jarjayes aveva dimostrato ben presto il suo carattere. Aveva
incassato tutti i colpi, le battute oscene, le sfide dei soldati e le
aveva affrontate a testa alta e vinte, ma non
si era mai arresa. Era una partita che non poteva perdere, nei
confronti di suo padre, che pensava che i rudi soldati parigini,
l'avrebbero fatta scappare dopo pochi giorni; ma soprattutto verso se
stessa. Voleva dimostrare a se stessa di poter vivere come un uomo.
Sapeva bene che era impossibile, era una donna. Come le aveva detto
André, il suo migliore amico, niente avrebbe potuto cambiare
questo
fatto. Le aveva gridato il suo essere donna con tutta la rabbia e
l'amore nascosto in vent'anni di vita passati assieme. Lei c'era
rimasta così male, non riusciva a credere che proprio il suo
amico
d'infanzia si sarebbe potuto innamorare di lei. Proprio a causa di
questo, lei aveva rotto con lui. Non aveva più voluto
vederlo.
Voleva provare a vivere la sua vita con stimoli nuovi. Comandare
questi soldati era una sfida e un rischio, lo sapeva bene, ma voleva
continuare. Quando finalmente aveva pensato di essersi sbarazzata di
lui, ecco ritrovarselo davanti, in uniforme, nel suo stesso
reggimento. All'inizio era furente, non sopportava il suo modo di
fare protettivo, la rendeva debole e consapevole di essere donna. Che
cosa diavolo ci fa qui, gli avevo detto che non avevo più
bisogno di
lui. André la guardava serio, vedeva l'ira sul
suo viso. Ti
ho contrariato, sei furente, vedo lampi di odio nei tuoi occhi, ma io
rimarrò vicino a te, che tu lo voglia o no. Nel
suo ufficio lo
aveva affrontato, con i pugni stretti… André era
rimasto
irremovibile; lei lo aveva congedato con un "Fa quello che ti
pare." André Grandier le era rimasto vicino anche in questa
occasione.
I
soldati
pensavano che il comandante si sarebbe arreso in pochi giorni.
Passarono le settimane, i mesi…. Lo scherno,
l'insubordinazione, le
scaramucce non l'avevano spaventata. Non se n'era ancora andata.
Erano rimasti in pochi ad odiarla veramente. La maggior parte di
questi uomini rudi avevano capito che era un comandante inusuale. Una
donna diversa dal comune, fiera, fredda, a volte altezzosa., per
questo la odiavano. Come si permetteva un'insulsa donnicciola di dare
ordini a degli uomini. Dovevano riconoscere però, che era un
comandante onesto, rispettoso delle regole, dei suoi uomini. Era il
primo comandante a trattarli con umanità, a considerarli
persone,
non carne da macello, come invece facevano gli altri nobili. Era
stato l'unico comandante ad intercedere per uno di loro. Quando
Lasalle era stato accusato e condannato a morte per aver venduto un
fucile, lei aveva fatto di tutto per salvarlo, lui era ritornato tra
i suoi compagni. Molti uomini per questo avevano deciso di ubbidirle.
Alcuni si erano perfino invaghiti di lei. Tra i soldati si era sparsa
la voce che il comandante Oscar non fosse in grado di amare. Tutti
sapevano che Andrè era innamorato di lei; che avrebbe fatto
di tutto
per starle vicina e proteggerla. All'inizio André era stato
oggetto
di scherno, lo odiavano perché per anni aveva servito una
nobile e
non solo, le andava dietro come un cagnolino. Nonostante i rischi che
correva André sapeva che doveva continuare a stare vicino
alla donna
che amava, costi quel che costi. Alain che conosceva bene l'amico, lo
aveva avvertito più volte; era convinto che questo tipo
d'amore lo
avrebbe portato alla distruzione. "E' una donna fredda,
insensibile. Fa molto bene il suo lavoro, ma non è capace di
amare.
Credimi, rifatti una vita con una donna vera." André
scuoteva
la testa, guardava l'amico seduto al tavolo giocare a carte. "Tu
non la conosci come la conosco io, sono anni che vivo insieme a lei.
Conosco bene il suo carattere, i suoi pensieri." André dopo
queste parole si sedeva nella sua cuccetta prendeva un libro e
leggeva. Gli altri soldati lo consideravano un compagno affidabile,
leale, ma c'era una barriera tra loro. Andrè essendo
cresciuto in un
ambiente nobile, a contatto con i nobili, aveva sviluppato una certa
raffinatezza nei gesti quotidiani, nel modo di muoversi, di parlare.
Per questo gli altri lo consideravano diverso. André sapeva
bene che
Oscar poteva apparire fredda, insensibile, ma nel suo cuore era
capace di amare. Era come quando si lascia spegnere il fuoco la sera.
Il mattino dopo ci sono solo le braci spente e la cenere, ma se si
guarda con più attenzione si vede che sotto sotto le braci
sono
ancora calde, tanto da poter riaccendere il fuoco. Oscar era
un'insieme di ghiaccio e fuoco. Ghiaccio, freddezza apparente
all'esterno, fuoco, passione all'interno, nel suo cuore. Sapeva che
se solo Oscar avesse voluto essere amata, avrebbe trovato una
felicità completa. Il vero problema era che lei aveva
provato ad
amare, ma era stata respinta. Per questo aveva rinunciato ad essere
donna, aveva rinunciato all'amore. Con questi pensieri André
si
addormentava e si svegliava il mattino dopo ricominciando a pensare
alla donna bionda che amava da tutta una vita.
Il
giorno dopo
il comandante Oscar aveva ricevuto un messaggio dal generale
Bouille'. Oscar si era diretta nelle camerate. La sua visita fu
inaspettata. Gli uomini avrebbero dovuto avere la mattinata libera.
Indaffarati com'erano non la sentirono entrare. Alcuni giocavano a
carte, altri a freccette, altri dormivano sonoramente sui lettini,
altri ancora rattoppavano buchi in calzini e calzoni, lucidavano
stivali o armi. Bussando allo stipite della porta aveva richiamato
l'attenzione dei soldati. Tutti si erano alzati in piedi,
accogliendola con il saluto militare.
"Oggi
ci
aspetta un compito delicato, mi spiace, per molti di voi era giorno
di riposo, ma ho ricevuto l'ordine questa mattina." Un brusio di
protesta si alzò unanime. Oscar si guardò
intorno, vide Andrè
appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul
petto. Alain era seduto su una sedia con uno stivale in mano,
nell'altra uno strofinaccio. Quando gli uomini finirono di
lamentarsi, continuò: "Dobbiamo fermare un traffico di armi
rubate. Le armi di sicuro sono dei ribelli. Preparatevi, faremo come
di consueto la ronda per le vie di Parigi. Vi invito a segnalare
qualsiasi movimento sospetto. Alcuni di voi dovranno andare in giro
in borghese, per non dare nell'occhio. Più tardi vi
farò sapere i
nomi. Per ora è tutto." Uscì dalla stanza senza
voltarsi
indietro.
Per
le vie di
Parigi i soldati divisi in gruppi da tre, perlustravano tutte le
zone. I viottoli stretti e bui, i quartieri residenziali, le piazze
spaziose. Alain si trovava con Lasalle e André in un
quartiere
popolare. Cavalcavano lentamente, guardandosi attorno. Sopra le loro
teste erano stesi panni appena lavati. Dalle finestre delle case si
sentivano piangere neonati, alcune donne incuriosite dai tre uomini
si erano affacciate per osservarli. Tre bambini per strada si
fermarono spaventati alla vista dei soldati a cavallo, vedendo che
non facevano nulla ricominciarono il loro gioco, rincorrendosi per le
viuzze. "Alain, non mi sembra che questa zona sia pericolosa. E'
un quartiere residenziale, ci sono solo donne e bambini." Disse
Lasalle, guardandosi intorno. "Forse è meglio tornare
indietro." Gli fece eco André. Alain assentì.
Girarono i
cavalli e ritornarono verso il centro della città. Appena se
ne
furono andati una figura mascherata, con capelli castani, fini e un
lungo mantello scuro, guardò i tre soldati andarsene via.
Accanto a
lui, un uomo in mantello nero, con il viso coperto gli disse "Sono
ovunque, dobbiamo sbrigarci o troveranno le armi." L'uomo dalla
maschera di ferro assentì.
Nella
parte
ovest della città il comandante con altri tre uomini
perlustrava il
mercato. La via principale era piena di gente, si sentiva il vociare
invitante dei commercianti, il loro invito a comprare la loro merce a
prezzi bassissimi. Ogni volta che i soldati passavano, lentamente per
non innervosire uomini e cavalli, tutte le donne, di qualsiasi
età,
si giravano per osservare meglio i soldati. Erano attratte dal bel
comandante biondo. A Oscar quegli sguardi non creavano imbarazzo, fin
dall'età di 14 anni era abituata a sentirsi osservata, da
dame e
cavalieri, servitù. A Versailles una ragazza, comandante
delle
guardie reali di sua maestà era un evento fuori dal comune.
Anche
ora, i suoi lineamenti delicati, il volto privo di barba, l'uniforme
che non metteva certo in risalto le sue curve, la facevano apparire
un giovane comandante. Ovunque andasse faceva sempre lo stesso
effetto, incuriosiva le persone di tutte le età. Un soldato
arrivò
di corsa, "Comandante, Chante e Brondeur hanno avuto una
soffiata, questa notte i fucili verranno imbarcati sulla senna, per
essere poi trasportati fuori dalla città" Oscar rimase un
attimo in silenzio, stava pensando che era inutile far stancare gli
uomini, era meglio tornare in caserma e riprendere ricerche
più
accurate verso sera. Ordinò la rientrata in caserma.
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Capitolo 2 *** cap 2 ***
cap 2
Cap
2
Erano
da poco
passate le sette di sera, il sole aveva ceduto il posto alla luna,
uno spicchio d'argento iniziava a intravedersi nel cielo ancora
azzurro, più in alto diventava blu notte, le prime stelle
brillavano
timide. Oscar aveva radunato i soldati in cortile. In fila, sui
cavalli, armati, in assetto da combattimento. Ascoltavano la voce
alta e decisa del comandante. "Questa notte perlustreremo la
Senna. Quando troveremo la barca e i contrabbandieri li bloccheremo,
solo in caso di aggressione useremo le armi. Non voglio inutili
spargimenti di sangue. Ci divideremo a gruppi di quattro. State
attenti, potrebbero sapere che stiamo facendo delle ricerche,
potrebbe essere una trappola. E ora in marcia."
Lungo
la Senna
Oscar cavalcava tranquilla, concentrata. André, dietro di
lei,
vedeva i suoi lunghi capelli ondulare ad ogni passo del cavallo.
Oscar pensava che avrebbero dovuto perquisire ogni battello, fermare
qualsiasi raduno di persone sospetto, provò a immaginare
dove si
potevano nascondere per far sparire le armi. L'ideale sarebbe stato
un ponte. Ma Parigi era una città fatta di ponti, erano
troppi e
loro non avrebbero avuto così tanto tempo. Più
avanti vide un uomo
completamente ubriaco, venirle incontro, era vestito di nero, un
cappello nero gli copriva gli occhi, la faccia e le mani sporche di
fuliggine. Lo spazzacamino aveva voglia di compagnia. "Ehi,
bello. Hai voglia di venire a farti un goccetto con me?" Alain
rispose subito pronto alla battuta. "Magari, ma devo lavorare,
non vedi che sono in servizio?" "Non tu, bestione. Il
biondino sul cavallo bianco." André stava per scendere da
cavallo per spaccargli la faccia, ma si fermò, gli sembrava
di aver
già visto quell'uomo. Oscar scese da cavallo, si
avvicinò al
simpatico ubriacone e gli mise in mano una moneta d'oro. "Uh,
uh. Grazie amico che generosità." Si avvicinò
alla donna
prendendola a braccetto cercò di trascinarla verso una
bettola. Dopo
alcuni passi, e un ultimo tentativo di avvicinarsi alla porta, la
giovane si fermò, si scostò dall'uomo dicendogli
"Non questa
sera, domani forse accetterò il tuo invito, amico."
Risalì
calma sul suo cavallo. L'ubriaco alzò le spalle,
lanciò in aria la
moneta riprendendola al volo. Si diresse verso la bettola
più
vicina. Oscar continuò a cavalcare tranquilla. Alain e
André
pensarono che c'era gente davvero strana a questo mondo, se avessero
visto il viso concentrato del comandante avrebbero capito. Il
travestimento era stato perfetto, nemmeno i suoi compagni avevano
riconosciuto Chante. Oscar guardava avanti, ma non vedeva la strada.
Ripensava alle parole sussurrate dallo spazza camino. Dieci metri
più
indietro un uomo vestito di nero spiava il gruppo da lontano. Oscar
rallentò un po' per poter parlare con i due uomini senza
voltarsi.
"Continuate a cavalcare, c'è un uomo vestito di nero che ci
sta
spiando. Il battello con le armi si trova sotto il ponte vicino alla
Conciergerie." Dopo una decina di minuti incontrarono il
colonnello Dagout. Oscar gli fece il saluto militare, che il
colonnello restituì. La donna lo mise al corrente delle
informazioni
ricevute, ordinandogli di precederla al ponte con l'altro gruppo di
soldati.
Accadde
tutto
molto in fretta. A Oscar era sembrato di vedere la stessa scena a
rallentatore un centinaio di volte, era seduta davanti alla porta
dell'infermeria e aspettava, i vestiti sporchi di sangue, appiccicati
alla pelle, i capelli bagnati, ma non ci faceva caso, il suo corpo fu
percorso da un brivido. Era concentrata sugli avvenimenti di quella
notte.
Sotto
il ponte,
era buio. Era scesa per controllare l'imbarcazione sospetta. Uomini
vestiti di nero, con visi coperti, caricavano casse sulla poppa.
Quando si accorsero di essere stati circondati dai soldati, alcuni si
buttarono in acqua per scappare, altri tirarono fuori le armi e
iniziarono a sparare. I soldati risposero al fuoco. Le bocche dei
fucili illuminarono la notte, come le lucciole in campagna. Ormai
sulla barca erano rimasti in pochi. Oscar era a pochi passi da quello
che sembrava il capo, un uomo mascherato, si vedevano solo gli occhi.
"Ci incontriamo un'altra volta, comandante" Le disse. "Hai
trovato quello che cercavi, ma non le avrete mai." Oscar si
accorse che aveva in mano una miccia, sentì l'odore della polvere da sparo. In pochi secondi
l'uomo tirò fuori la pistola sparò, ma non
colpì lei. Oscar si
girò per vedere un soldato cadere nel fiume.
"André, nooo"
Gridò. Guardò l'uomo mascherato accendere la
dinamite e fuggire.
"Tutti via, sta per esplodere." Oscar si buttò in acqua,
sperò
di riuscire a raggiungere Andrè e a salvarsi
dall'esplosione.
L'acqua era gelida e buia, avvolgeva il suo corpo dandole una
sensazione di fastidio, il contatto dei vestiti che si appiccicavano
al corpo non le piaceva. Iniziò a preoccuparsi era molto
buio, non
sarebbe riuscita a vederlo immersa in quell'oscurità.
André aveva
addosso le armi, il peso lo tirava più velocemente verso il
fondo.
Cercò di stare calma, ancora due bracciate verso il basso.
Ancora
niente. Sopra la sua testa sentì l'esplosione, ma il rumore
era
ovattato. L'ossigeno iniziava a mancarle. Non posso tornare
su
senza di lui. Non potrei mai perdonarmelo. Altre bracciate
nell'acqua pesante. Toccò qualcosa. Era un braccio,
è il suo,
pensò. Lo prese da sotto la ascelle e iniziò a
risalire. Era molto
pesante, un corpo morto, ma non volle pensarci. Risalendo
sentì
mancarle l'aria, devo resistere, si impose. Finalmente
l'aria,
sono fuori. Prese lunghe boccate di aria, cercando di tenere
la
testa di André fuori dall'acqua. Vide Alain senza stivali e
parte
superiore della divisa, l'espressione del viso preoccupata, stava per
buttarsi anche lui. Issarono fuori dall'acqua prima André,
poi Oscar
si sentì prendere di peso. Per un istante si
sentì mancare, cadde
in ginocchio, il respiro affannoso. "Comandante, non respira."
Oscar schizzò accanto ad André.
Ascoltò il battito del cuore, era
appena percepibile. Fu molto veloce, non ci pensò due volte.
Gli
mise una mano sotto il collo, in modo da inclinargli la testa, gli
aprì la bocca e iniziò a soffiargli aria nei
polmoni. Minuti
interminabili, continuava ad appoggiare le labbra sulle sue, per far
entrare la vita che sembrava voler lasciare quel corpo. Nessuno aveva
osato fermarla, i soldati guardavano la scena preoccupati. Non
conoscevano tutti André, ma era pur sempre uno di loro.
Alain si
inginocchiò davanti a Oscar, voleva dirle che ormai non
c'era più
niente da fare, lo sguardo di Oscar lo atterrì. Gli occhi
erano
freddi, duri, capì che se l'avesse fermata avrebbe rischiato
grosso,
fisicamente più che la galera. André
tossì, Oscar gli voltò la
testa di lato vide che stava vomitando acqua, che riprendeva a
respirare. Era fuori pericolo. Tirò un sospiro di sollievo,
durò
poco. Si accorse di avere le mani e la divisa sporche di sangue. "Oh,
no è stato colpito." Lo portarono in caserma, il medico
militare gli stava medicando la spalla sinistra. Il proiettile era
entrato in profondità, erano riusciti a toglierlo, ma aveva
perduto
molto sangue. Quando il medico uscì dalla stanza, Oscar si
alzò in
piedi. "Non posso dire nulla, è troppo presto per dire se
sarà
fuori pericolo. Ho tolto il proiettile, ma ha perso molto sangue. Ora
sta riposando, meglio non disturbarlo." "Posso riportarlo a
casa?" Chiese Oscar. "Per i primi giorni è meglio non
muoverlo." Oscar ringraziò il medico. Rimase seduta sulla
panca
di legno, davanti alla porta. Le mani sul viso. "Farebbe meglio
a cambiarsi quei vestiti, comandante." Vide il soldato
avvicinarsi alla porta, voleva entrare per vedere come stava il suo
amico, ma Oscar lo fermò. "Niente visite per oggi, il medico
ha
detto che deve riposare." Alain rimase fuori dalla porta, vide
la donna andare verso il suo ufficio. Le sopracciglia corrucciate.
Guardò fuori dalla finestra. Il sole era da poco spuntato,
l'alba di
un nuovo giorno era iniziata.
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Capitolo 3 *** cap 3 ***
una nuova vita cap 3
Cap
3
Oscar
era
rimasta tutto il giorno in caserma. Si sentiva stanca fisicamente, ma
soprattutto dentro. Non poteva credere che proprio André si
trovasse
in quelle condizioni. Tra la vita e la morte. Quando la notte prima
aveva appoggiato le sue labbra sulle sue le aveva sentite
così
fredde. Aveva pensato più volte è
già morto e io sto facendo
tutto questo per niente. Si era fatta forza e aveva
continuato.
Non si era arresa e l'aveva salvato, ma ora? Ora André si
trovava
tra la vita e la morte e lei non poteva fare nulla per aiutarlo.
Sentì bussare alla porta. Era Alain. "Comandante, sono
venuto a
chiederle come sta André" Oscar si alzò in piedi,
girò
attorno alla scrivania per avvicinarsi alla finestra. Con voce fredda
disse: "Ancora non lo so, i medici mi hanno detto che ha bisogno
di riposo, non deve essere disturbato." Lo sguardo di Alain era
carico d'odio. Esplose in tutta la sua rabbia. "Come potete dire
questo, sapete che André è innamorato di voi, ma
non vi interessano
le sue condizioni. I medici hanno detto…. Chi se ne frega
cos'hanno
detto. André ha bisogno di voi, non dei medici. Siete una
donna
senza cuore, non meritate il suo amore." Uscì dalla stanza
sbattendo la porta. Se solo in quel momento si fosse girato avrebbe
visto sul viso di Oscar scendere una lacrima, la donna si sedette per
terra, raccolse le ginocchia al petto e iniziò a
singhiozzare.
Il
giorno dopo
nonostante il parere contrario del medico Oscar prese una carrozza e
ritornò a casa con André. Pensava che a casa, con
le cure amorevoli
della nonna si sarebbe ripreso più in fretta. Le sue
condizioni
erano stabili. Non era né migliorato né
peggiorato, era ancora
molto debole, il viaggio sarebbe stato rischioso, era consapevole di
questo, ma voleva provare. La cosa che preoccupava di più il
medico
era lo strano torpore in cui l'uomo era caduto. Continuava a dormire,
non beveva, non mangiava, dormiva sempre. Quando arrivarono a palazzo
Jarjayes Oscar vide la nonna sulla porta, si contorceva le mani, gli
occhi lucidi. Vide il nipote, pallido, gli occhi chiusi, pianse
più
forte. Il generale era all'interno della casa, anche lui aveva saputo
dell'incidente. Anche se era un servo, ammirava il coraggio e la
dedizione di André per Oscar. André fu portato
nella sua camera, lì
il medico lo aspettava. La nonna continuava a torcersi le mani,
nervosa ripetendo "Il mio bambino." Oscar e il padre
aspettarono fuori dalla stanza. Il generale parlò alla
figlia "Ho
sentito che l'uomo che ha sparato ad André aveva una
maschera, era
lo stesso che mi ha sparato, Oscar." Oscar sospirò
"Quell'uomo
uccide per il gusto di farlo, ero a pochi passi da lui, avrebbe
potuto spararmi in fronte e farmi fuori, ha preferito colpire uno dei
soldati." "Il carico di fucile è andato completamente
perso durante l'esplosione. Ho parlato con il generale Bouiet, non ti
da alcuna colpa per il fallimento della missione." Detto questo
il generale se ne andò. Oscar rimase davanti alla porta,
minuti
interminabili. Il dottore uscì, il viso serio. "Madamigella,
sono preoccupato per le condizioni di André." Oscar
sentì i
battiti del cuore rallentare. "Ha perso molto sangue, è
debole,
non si sveglia. Ho detto alla governante di farlo bere molto. Cercate
di stargli vicino, è come se si stesse lasciando morire."
Lasciarsi morire?No, non può essere. Il
medico vide il
turbamento sul viso della donna. Le mise una mano sulla spalla.
Oscar
ringraziò
il medico, poi entrò nella stanza. La nonna seduta accanto a
lui
piangeva e pregava. Il viso pallido dell'uomo era sofferente. Le
ciglia lunghe e nere, sembravano piccoli ventagli, erano immobili. Le
braccia di André erano appoggiate sulle coperte. La spessa
fasciatura gli immobilizzava la spalla. La nonna si accorse di Oscar,
"Madamigella, state voi un po' con André? Devo buttare
l'acqua
sporca di sangue, ma tornerò subito." "Si, vai pure,
starò
io con lui." L'anziana uscì, sembrava ancora più
piccola, come
se il dolore la stesse incurvando ancora di più. Povera
donna, ha
già sofferto tanto; e ora, anche il dolore di vedere tra la
vita e
la morte il nipote. Oscar cercava di rimanere lucida, di
farsi
forza. André, era il suo migliore amico, l'uomo che le aveva
giurato
di amarla per tutta la vita e da tutta una vita. Si sentiva
annientata, impotente. Non voglio perderti, devi vivere.
Rimase stupita, il cuore le batteva forte. Mi fa male il
cuore,
all'idea di perderlo, di non sentirlo più vicino a me, mi
sento
morire…. Si mise una mano sulla bocca.
Mi sto innamorando di
lui, tengo a lui più della mia stessa vita.. La
scoperta la
sconvolse. Sentì rientrare la nonna, Oscar le
andò vicino, le mise
una mano sulla spalla, "Si riprenderà, André
è sempre stato
forte." La nonna guardò la sua bambina, non la vedeva molto
bene, perché le lacrime le offuscavano la vista. Le parole
non
riuscivano ad uscirle di bocca, assentì semplicemente. Oscar
uscì
dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
C'era
molta
calma in quel posto. La sabbia fine, il cielo azzurro, un azzurro
intenso che poche volte aveva visto. Il mare azzurro come il cielo,
come gli occhi di Oscar. Il suono delle onde del
mare lo
rilassava. Si sdraiò sulla sabbia calda, le braccia e le
gambe
aperte. Si stava bene. Poi si alzò a sedere,
stiracchiandosi. Si
guardò intorno, non c'era nessuno. Era tutto molto strano,
non aveva
chiesto ad Oscar giorni di ferie per poter andare al mare. Come mai
si trovava lì e non aveva addosso la divisa, ma il solito
paio di
calzoni e la camicia bianca? L'ultima cosa che ricordava era di
essere stato colpito alla spalla, ma guardando sotto la camicia non
c'era nulla. Aveva sentito tanto freddo e poi più nulla. Era
bello
stare al sole, il suo calore gli riscaldava il corpo e l'anima.
Chiuse gli occhi, il rumore delle onde del mare sembravano cullarlo.
Rimase in questa posizione per ore, poi stufo decise di fare una
passeggiata. Si alzò, andò verso la riva per
bagnarsi i piedi.
L'acqua era fresca, minuscoli pesciolini si avvicinarono alla sua
ombra, ma subito sparirono appena si accorsero della sua mano
nell'acqua. André iniziò a camminare sulla riva,
quel posto gli
piaceva, lo faceva sentire bene.
Era
passata una
settimana dall'incidente. In caserma le cose erano ritornate normali.
C'era il lavoro di sempre da fare, esercitazioni, ronde,
appostamenti. Per Alain e i suoi compagni la vita sembrava
più
triste, a loro mancava un amico, silenzioso, discreto. Ogni giorno
Alain andava dal comandante per avere notizie di André. Ogni
giorno
si sentiva dire sempre le stesse cose. Rientrava nella camerata
spazientito, si metteva le mani sui fianchi, cercando di imitare la
voce del comandante "E' sempre stazionario, la ferita è
migliorata, ma è ancora in coma." Alain sbottava "Quella
donna è fatta di ghiaccio. Come fa ad essere così
insensibile? Mi
parla di André come se non esistesse. Un giorno di questi
dopo che
mi avrà detto come sta, la prenderò a schiaffi."
Gli uomini
intorno a lui dopo aver sentito le notizie sull'amico, riprendevano a
fare le cose di sempre, ma ogni tanto lo sguardo veniva attirato dal
letto vuoto, un libro con la copertina nera appoggiato sopra le
coperte ai piedi del letto.
Per
Oscar non
era facile continuare a mantenere il controllo e la freddezza che si
era imposta. Era una settimana che non chiudeva occhio, continuava a
fare la vita di sempre in caserma, poi tornava a casa la sera e
rimaneva per tutta la notte a vegliare André. Sua madre e la
nonna
erano preoccupate, soprattutto la nonna non voleva che Oscar si
stancasse così tanto. Solo con l'anziana donna Oscar
riusciva ad
essere sincera e le diceva: "Quando sono caduta da cavallo e ho
rischiato di morire, lui mi è rimasto vicino. E' il mio
migliore
amico, non voglio essergli da meno." Dava un po' di tregua alla
nonna, ma a se stessa non concedeva un momento di riposo. Gli effetti
si facevano sentire sul suo umore e sul fisico. Ai soldati non era
sfuggito il fatto che il comandante fosse sempre arrabbiato,
più
nervosa del solito. Era sempre pallida, profonde occhiaie le
segnavano il viso.
Oscar
si stupì
una sera quando vide sua madre entrare nella camera. La figlia si
alzò dalla sedia per cedere il posto alla madre. La donna
prima di
sedersi guardò il volto pallido della figlia. "Sono
preoccupata
Oscar, per te e per lui." Per André? Ma per lei
è solo un
servo. "Oggi è venuto il medico, Oscar. Ha detto
che la
ferita si sta rimarginando nel modo corretto. André
è fuori
pericolo, ma il fatto che non si svegli è la cosa
più
preoccupante." Oscar sospirò, chiuse gli occhi, si
appoggiò
alla sedia. Da una parte era contenta perché era fuori
pericolo, ma
dall'altra era disperata perché non si svegliava. La madre
si alzò,
accarezzò una guancia della figlia. Oscar rimase stupita del
gesto,
era la prima volta che lei le dimostrava il suo affetto. Da suo padre
sapeva che non avrebbe mai ricevuto un tocco gentile, sua madre aveva
ricevuto ordini precisi dal marito, niente smancerie. La figlia prese
la mano della madre, baciandole il palmo, le sorrise. "Mi sono
accorta che tu tieni molto a quest'uomo, siete cresciuti insieme,
è
normale, ma so che lui ti ama. Non pensare che ora io ti dica che
è
inutile, che il suo amore per te non ha nessun significato
perché
lui è un servo e tu sei nobile. So bene che la vita non ti
ha dato
molti affetti. Non farti scappare la felicità, ce l'hai
molto
vicina. A me hanno imposto di amare tuo padre, con gli anni ho
imparato a conoscerlo e ad amarlo. Tu puoi scegliere, bambina mia. Fa
quello che ti dice il cuore." M.me Jarjayes rimase con la figlia
al capezzale dell'uomo. Oscar rimase stupita, ma felice per le sue
parole. Erano anni che non stavano insieme così a lungo. André
manchi a tante persone, ma soprattutto a me, svegliati ti prego.
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Capitolo 4 *** cap 4 ***
una nuova vita cap 4
Cap
4
Da
lontano vide
una figura venirgli incontro, era una donna. Aveva un vestito
azzurro, semplice. I capelli neri erano raccolti in una lunga
treccia. André socchiuse gli occhi, per cercare di vedere
meglio.
Scosse la testa, non puoi essere tu, mamma. Il
pensiero lo
turbò, non poteva essere lei. Se n'era andata tanto tempo
prima,
lasciandolo solo. Era così piccolo quando l'aveva persa. Non
ricordava quasi più il suo volto e questo lo rattristava. Si
ricordava che da piccolo, poco dopo essere arrivato a palazzo
Jarjayes, chiedeva sempre a sua nonna prima di addormentarsi "Nonna,
com'era la mamma? La sto dimenticando." Gli occhi del bimbo si
riempivano di lacrime. La nonna gli carezzava la testa, prendeva uno
specchio piccolo e lo faceva specchiare. "Guarda André,
guardati e rivedrai tua madre. Di lei hai preso gli stessi
lineamenti, lo stesso sorriso. Ogni volta che sorriderai, vedrai
sorridere tua madre." Il bimbo dopo queste parole si calmava e
riusciva a dormire. Erano anni che André non ricordava
queste
parole. Allungò il passo per avvicinarsi alla figura. Quando
fu più
vicino, riconobbe in lei sua madre. La donna aprì le
braccia, André
fu avvolto in un caldo, materno abbraccio. "Aveva ragione la
nonna, ti somiglio proprio tanto." Le disse sorridendole. "Come
sei cresciuto, mi ricordi tuo padre." La voce della donna era
dolce, triste. Gli prese le mani, lo fece sedere sulla sabbia.
"Quando ci siamo lasciati non mi arrivavi nemmeno alla vita."
Guardando il figlio disse: "Mi sei mancato tanto, ma non puoi
rimanere ancora con me, non è il momento. E poi,
c'è una certa
persona che ti vuole accanto." André sorrise alla madre, "Io
la amo." "Lo so." L'uomo sentì la mano sulla sua
guancia, un tocco delicato. Sua madre lo accarezzava come quando era
piccolo. André si alzò, diede una mano alla donna
per aiutarla ad
alzarsi. "Voglio restare ancora un po' con te. Passeggiamo?"
La donna guardò il figlio negli occhi, gli sorrise.
André si sentì
tenere per la vita, mise un braccio sulle spalle esili della donna.
Camminarono insieme lungo la spiaggia, il tepore del sole, il tocco
gentile di sua madre, camminare e parlare con lei, aveva sognato di
farlo da sempre.
Oscar
era
rientrata a Palazzo nel tardo pomeriggio. si era cambiata, aveva
bevuto un po' di cioccolata, non se la sentiva di mangiare, ed era
andata a trovare André. Il viso dell'uomo sembrava
più sereno,
tranquillo, il respiro ritmico e regolare. La sofferenza era sparita.
La barba scura gli incorniciava il viso. Oscar si stupì, non
l'aveva
mai visto con la barba. Stava bene, gli dava un'aria più
adulta.
Sorrise al pensiero. Vide che sul comodino c'era un libro con la
copertina rossa, lo aprì iniziò a leggere delle
poesie. Il poeta
era una donna italiana Teresa Gugliucci. Quando tornava a casa, per
rilassarsi André leggeva queste poesie. Sentì
aprirsi la porta, si
girò guardò la nonna entrare, le sorrise.
"Madamigella siete
già tornata. Non siete stanca? Sono giorni che non chiudete
occhio."
"Volevo stare con André, fargli sentire la mia presenza."
La nonna ringraziò mentalmente la sua padrona. "Guarda che
barba lunga, dovrei fargliela ma ho paura di ferirlo." "E'
meglio che se la faccia lui quando si sveglierà, non ti
pare?"
La donna fu colpita dalle parole della ragazza, era così
sicura che
si sarebbe svegliato. Assentì e si sedette accanto al
nipote. Gli
prese una mano, era calda. Oscar aprì il libro e
iniziò a leggere
ad alta voce, "Tra sogno e realtà". La voce di Oscar era
calma, rassicurante, Rimbombava nella stanza spoglia, la nonna
ascoltava le parole, le sembrava di vivere in un sogno.
TRA
SOGNO E
REALTA’
(UN’INCANTEVOLE
VISIONE)
Navigare
fra
sponde di cielo
Sopra
nuvole
soffici
In
un secco
aprile.
L’odore
di
mandorle appena colte
E il
fresco
profumo di limoni gialli
Che
ricerca il
mio fiuto
Invaghito
dall’armonia
E
dalla scia che
emana
Questo
incantevole riquadro
Quando
sognare
Non
è più una
realtà nascosta
E la
vita ormai
troppo sommersa
Fa
capolino
dietro una rosa appassita
Mentre
una
stella esprime un desiderio
E
una finestra
affacciata richiama il sole.
Ora
una nuvola
si specchia in un lago
E
più avanti un
fiore si disseta.
Le
mie mani ora
sono rami
Che
accolgono il
nido di un usignolo
Che
non sa a chi
donare il suo canto.
Faccio
parte
anch’io di questa meravigliosa visione
Quando
seduta
sopra colline in fiore
Apro
le braccia
al cielo
E
sorridendo
ringrazio Dio
Di
questo magico
sogno
E
del profumo
E di
questa
dolce melodia
Che
ora posso
udire anch’io
E
raccontare
Con
occhi di
orgoglio e foglie di luna
A
chi non può
nemmeno immaginare
Questo
stupendo
paesaggio
Che
è un tuffo
al cuore
Pieno
di miele e
di latte fresco
In
cui adoro
immergermi
E
che mi fa
sentire viva più che mai!
Oscar
girò la
pagina, alcuni versi erano stati sottolineati, forse i più
belli per
lui. Le piaceva leggere, ma di solito non lo faceva ad alta voce,
leggeva per se stessa, non per qualcuno. Ora lo stava facendo per
André, era convinta che in un certo qual modo la sua voce lo
avrebbe
risvegliato dal lungo sonno. La sua attenzione fu attratta da
un'altra poesia, André aveva sottolineato anche questa. Era
una
delle sue preferite, lesse anche questa ad alta voce.
A
DUE PASSI
DAL CIELO
Il
capo chino a recitare il mare
su
neve sciolta
ad
asciugare al sole
la
bianca scia
di
un volo ormai lontano
ferisce
il cielo con un pianto stanco
Ombre di un verde collinare
baciano
un tramonto appena accennato
Mentre l'alba cresce e si colora mi fermo
A due passi dal cielo.
Teresa
Gugliucci
Quando
finì si
accorse che la nonna dormiva appoggiata al letto del nipote. La notte
era calata, la luna quasi piena era velata da sbuffi di nuvole scure.
Era stata una bella giornata calda, primaverile, ma la notte aveva
portato un po' di fresco. Rabbrividì, la camicetta bianca
era troppo
leggera, si alzò per andare a prendere la giacca. Prima di
uscire il
suo sguardo fu attratto dalla giacca marrone di André appesa
dietro
alla porta, la prese, se la mise addosso. Era molto grande, le
maniche erano lunghe, le coprivano le mani, se le tirò un
po' su.
L'ha portata Andrè, posso sentire il suo profumo,
con questa non
sentirò più freddo. Si
avvicinò alla nonna per metterle sulle
spalle una coperta, ma la donna si svegliò. "Vai a dormire,
questa notte starò io con André" l'anziana
tentò una
protesta, ma vedendo il viso della giovane preoccupato decise di
ascoltarla. "Verrò domani mattina. Se dovesse succedere
qualsiasi cosa, mi faccia chiamare." Oscar assentì. Si
avvicinò
al letto dell'amico, ma questa volta invece di stare seduta sulla
sedia si sedette sul letto. Con una mano, accarezzò il volto
dell'uomo, sfiorò la mascella, la barba le solleticava le
dita, la
bocca il naso, le sopracciglia.
Gli
prese una
mano, la tenne nella sua, ne notò la differenza. Una mano
grande,
callosa, le dita affusolate, la strinse; quasi volesse svegliarlo.
"Ti prego André, svegliati. Ho bisogno di te." Una
lacrima, cadde sulla mano, poi un'altra, e un'altra ancora. Oscar si
sentiva inutile, impotente. Rivoleva il suo amico accanto a se,
rivoleva l'uomo più importante della sua vita. Voleva ancora
sentire
la sua risata, la sua voce. Rivedere il suo sorriso. I suoi occhi
quando la guardavano pieni di affetto.
Rimase
così per
ore, tenendogli la mano, sperava che il suo tocco lo risvegliasse. Si
avvicinò al viso di André lentamente, gli diede
un bacio sulla
guancia, la barba le solleticò il viso.
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Capitolo 5 *** cap 5 ***
una nuova vita cap 5
Cap
5
André
e sua
madre si erano di nuovo seduti sulla sabbia. Il tramonto stava
colorando nei suoi colori caldi il cielo, il mare, la sabbia. C'era
una calma incredibile in quel posto. La donna guardò il viso
triste
del figlio, prese il viso tra le mani avvicinando la fronte alla sua.
"E' ora che tu vada, è stato bello rivederti, tesoro mio. Mi
mancherai." André sentì sulla sua guancia il
bacio dolce di
sua madre. Poi più nulla.
Oscar
si
era addormentata, teneva una mano su quella di André, la
schiena era
appoggiata alla sedia, la testa inclinata a destra. Sentì un
ticchettio provenire dalla finestra, il rumore della pioggia la
svegliò. Fuori era ancora buio, nuvole nere di tempesta si
erano
addensate per rilasciare lacrime di pioggia.
Oscar
si
stropicciò gli occhi, stiracchiò le braccia, si
alzò in piedi.
Andò verso la finestra, guardò fuori. La pioggia
scendeva forte,
creava rigagnoli lungo il viale principale. La fontana già
piena di
acqua, straripava. "Sta piovendo forte." Oscar aveva solo
immaginato quelle parole, non le aveva dette ad alta voce. Si
girò
di scatto. André era sveglio, la guardava. "Ti sei
svegliato."
Sussurrò, inghiottì, si sentiva la bocca secca,
gli occhi sbarrati.
Non riuscì a dire altro. Si avvicinò al letto,
gli prese la mano.
André strinse quella di Oscar nella sua. Si accorse che
Oscar stava
piangendo, grosse lacrime bagnavano il lenzuolo. "Non piangere,
ti prego, Ora sono qui, non me ne andrò più."
Oscar si asciugò
le lacrime, deglutì, assentì con la testa. Ora si
era seduta sul
letto. André le teneva la mano, come se non volesse farla
scappare.
Non riusciva a dire niente, era solo molto felice che si fosse
risvegliato. "Oscar, quando mi sarò ripreso del tutto,
vorrei
tornare nella casa in Normandia, vorrei rivedere il mare." Oscar
fu stupita dalla strana richiesta, avrebbe chiesto al medico il
permesso di portarlo fino al mare. "Va bene, e io verrò con
te.
Ho bisogno anche io di un po' di riposo. "Grazie Oscar."
L'uomo le sorrise, chiuse gli occhi e si riaddormentò.
Il
giorno dopo
il cielo era carico di nubi grigie che riversava sulla terra grosse
gocce di pioggia, il vento piegava i rami degli alberi fino quasi a
spezzarli. La brutta giornata faceva da contrasto con la gioia
all'interno del Palazzo. Ora che André finalmente si era
svegliato.
Quella
mattina
Oscar tornò in caserma, di malavoglia. Avrebbe voluto stare
con
André, parlargli, ma il dovere come al solito aveva preso il
sopravvento. Dopo essersi asciugata andò direttamente nelle
camerate. I soldati quando la videro sulla soglia, si alzarono subito
in piedi, aspettandosi il peggio. "Si è svegliato questa
mattina, è salvo." Il sorriso incurvò le labbra
della donna,
vedendo la gioia dei soldati. "Quando tornerà?" Le chiese
Alain avvicinandosi. "Penso tra due settimane, ma devo prima
sentire il parere del medico. L'uomo si girò verso i
compagni
"Ragazzi, 'sta sera si fa baldoria. Dobbiamo festeggiare la
guarigione di André" Oscar uscì dalla stanza,
lasciandosi alle
spalle ovazioni di gioia.
Il
sole
era caldo, sulla spiaggia dalla sabbia fine, un uomo guardava il
cielo azzurro e il mare verde. Si godeva gli ultimi giorni di una
vacanza tranquilla. Sentire il sole scaldare la pelle, il suono
ritmico delle onde. Gli ricordava il posto che aveva sognato, ma era
stato davvero un sogno? C'erano tanta pace e tranquillità.
Si sdraiò
sulla sabbia calda. Girò la testa a sinistra, intravide da
lontano
una figura. Si mise la mano sulla fronte per vedere meglio. La donna
bionda stava passeggiando sulla riva, i capelli mossi dalla lieve
brezza. Le ricordò sua madre. Oscar era riuscita a portarlo
in
Normandia, erano anni che non andavano lì assieme. Il medico
non
aveva fatto problemi, aveva detto che un cambiamento d'aria avrebbe
giovato alla salute del ferito. Aveva ragione. Oscar si era stupita
nel vedere rifiorire André. Il viso abbronzato, la voglia di
camminare e scherzare. Si era ripreso bene. La donna aveva fatto di
testa sua, come sempre. Era stato difficile ottenere un permesso per
concedersi questa vacanza. Suo padre era furente, non concepiva
questa mancanza di disciplina, lasciare il lavoro per andarsi a
divertire. Lei era stata irremovibile. Doveva ammettere che questo
periodo di riposo aveva giovato anche a lei. Il viso era più
rilassato, le occhiaie erano sparite, sul naso erano comparse le
efelidi, la voglia di mangiare era tornata.
Oscar
andò a
sedersi vicino all'amico. "Non stai prendendo troppo sole?"
"No, mi piace. Tu piuttosto, stai attenta che sei molto bianca"
Oscar sorrise. "Ti va di fare il bagno?" André la
guardò.
Ma non le rispose subito. "Ho un po' paura dell'acqua."
"Tranquillo, se vai giù ti ripesco io." André
rise, "Se
non ci fossi stata tu sarei morto." Disse serio. Oscar rimase un
momento zitta, non osando chiedere. "Vuoi chiedermi cosa ho
visto dopo che sono…" Oscar assentì. "C'era un
posto
bello come questo, calma, silenzio. C'era anche mia madre." La
donna gli mise una mano sul braccio. "Era come me la ricordavo
da piccolo." Sorrise al pensiero, "Mi ha detto che non
potevo stare con lei, perché c'era una persona che mi voleva
accanto." André guardò Oscar, lei si
sentì arrossire,
sospirò, ma invece di distogliere lo sguardo girò
la testa per
sostenere quello dell'uomo. "E' vero, mi sono sentita persa,
quando ho sentito che non respiravi. Quando le mie labbra hanno
toccato le tue, ma erano gelide. Quando tu non ti risvegliavi."
Andrè le prese la mano, baciò il palmo. "Se sono
qui, lo devo
a te." André avvicinò il viso a quello di Oscar,
gli diede un
bacio sulla guancia. Un gesto delicato, un bacio lieve. Oscar lo
guardò, una luce di gioia negli occhi. Si fece
più vicina, André
le mise un braccio intorno alle spalle, lei gli si appoggiò
al
petto. Voltò il viso per guardarlo, vicino sempre
più vicino. Oscar
chiuse gli occhi ed aspettò. André, stupito
guardò il suo viso e
poi sorrise. Il bacio fu dolce, ma profondo, le labbra morbide e
calde di André dischiudevano quelle di Oscar. Non
sono come
quella notte, fredde prive di vita. André si
sdraiò sulla
sabbia, portandosela sopra di se. Continuò a baciarla, a
stringerla
forte. E' qui che voglio stare, tra le
braccia dell'uomo
che mi ama e che amo. Pensò Oscar. Oscar
guardò André gli
occhi lucidi, di gioia. Non riuscirono a parlare, le parole sarebbero
risultate superflue, per due anime che fin da bambini si capivano con
un solo sguardo. Abbracciati sulla sabbia, Oscar si strinse ad
André,
capì finalmente cosa significava amare qualcuno, dare e
ricevere
amore. Non era troppo tardi, non era mai troppo tardi per amare.
Fine
Ho scritto questo racconto
veramente una vita fa, vi prego di perdonare gli errori se ci sono e la
semplicità del racconto, ringrazio bradamante per aver
voluto prendere spunto dalla mia storia.
^_^ Vi è piaciuta? Fatemi sapere.
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