You're my nightmare

di blackhairartist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


You're my nightmare

Prologo

Nel buio di una notte qualunque mi ritrovai in un fitto bosco. Non so come e non so quando andai in quel posto, so solo che mi svegliai lì, su dell’erba umida.

Tutto intorno a me era bianco, ghiacciato dalla brina e dalla neve che lentamente cadeva dal cielo.

“Cos’è questo posto?” Pensai, eppure ero già stata lì.

Quel posto e quel clima insolito mi ricordavano qualcosa. Mi alzai e vidi poco distante da me un sentiero quasi illuminato, così, per capire dove fossi mi avviai verso di esso e incominciai a percorrerlo. Se ci si fermava ad annusare l’aria si poteva notare l’odore di pino e la sua freschezza.

Quanto erano familiari. Se inizialmente temevo questo posto per ciò che mi rimembrava, adesso quasi mi piaceva e non me ne sarei mai più andata
.
Tutto ciò trasmetteva un senso di onirico assurdo e non sapevo più quasi se ciò che mi circondava era reale.
Avanzavo col passo e avevo come l’impressione che il tempo si fosse fermato ed io sola mi muovessi.

Ero tranquilla ma allo stesso tempo non capivo cosa stesse succedendo in questo luogo.

La neve continuava a scendere, lenta, ed era l’unica cosa apparente animata oltre me.

Questo paesaggio mi fece venire in mente un momento della mia infanzia in cui mi ero persa in un bosco in Toscana. Io aveva nove anni ed era notte come adesso, però non nevicava perché era estate. Gli odori erano gli stessi e anche il sentiero lo era, solo che io ricordo di aver avuto paura, mentre ora no. Non ricordo il motivo, me ne dimenticai e il giorno dopo mi ritrovai tra le braccia di mio padre.

Ad un tratto scorsi un rumore. Mi fermai e mi voltai, ma non vidi nulla. Proseguii il mio cammino.

“Paura..Paura..Paura”

Non sono mai stata una coraggiosa, dico la verità. Al minimo brivido corro sempre dai miei o mi nascondo sotto il tavolo.. si ho 18 anni, e no, non c’è da ridere. Di nuovo quel rumore.

“Porca puttana..Porca puttana..”

Incominciai a correre. Non sapevo dove andavo, se mi sarebbe successo qualcosa o meno, ma l’importante era correre. Sudavo freddo e avevo il cuore a mille.. sarei andata dai miei, ma dove mi trovavo? E dove li trovavo?

Inciampai e caddi. Faccia sul fango. “Beautiful proprio!”

Alzai la faccia e mi guardai attorno per controllare. Dietro di me c’era qualcuno.

Feci per voltarmi.. e mi svegliai.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo uno


“Chloe”. L’urlo di mia madre mi fece trasalire.

Erano le sette del mattino e mi sarei dovuta prepare per andare all’università. Era il mio primo giorno. Avevo fatto il test d’ammissione per psicologia a settembre, e con un po’ di studio e di fortuna ero passata.

Vidi entrare mia madre in camera e alzare la tapparella della finestra.

“Hai dormito bene?” E si sedette accanto a me.

Mi strofinai gli occhi e mi stiracchiai. “Stesso sogno di sempre..” Ormai erano dieci anni che lo facevo e otto che incontravo lo psicologo per discuterne.

“Riesci a vedere chi c’è dietro di te?”

“Se non mi avessi svegliato forse si, lo avrei visto.” Risposi facendole una linguaccia.

Mi diede un colpetto sul braccio e si alzò.
“Preparati!” E uscì dalla stanza.

Sbuffai e poi andai a vestirmi. Quel sogno mi tormentava da tempo.. non ne capivo il motivo. Non avevo avuto alcun trauma nella mia infanzia, eppure continuavo a percorrere quel sentiero ogni notte.
Nemmeno il mio analista riusciva a capirne il significato.. per saperne di più ne aveva parlato più volte anche con i miei, ma non aveva scoperto nulla. Al momento, andavo nel suo studio di tanto in tanto. Se solo fossi riuscita a vedere almeno un po’ di quella figura.. anche un’immagine sfuocata, ne avrei saputo di più.
Riuscirò a risolvere questo oscuro mistero?



Arrivai all’uni un quarto d’ora prima, tempo perfetto per riuscire a trovare posto nell’aula, dato che solitamente i primi giorni c’è poca organizzazione. Entrai e guardai nel pannello per guardare il numero della classe.
Non avevo compagni del liceo in facoltà, avevamo scelto tutti delle strade diverse: chi medicina, chimica o architettura.. ma nessuno che, come me, si era interessato a psicologia. Io la consideravo una delle materie più affascinanti che avessi mai sentito.. studiare la mente e il significato di comportamenti e di diverse malattie psichiche umane mi appassionava tantissimo. Ero entusiasta verso i miei futuri anni di studio.



Ero l’aula 3 e capii che dovevo farmi un sacco di scale. Sì, l’edificio non ha un ascensore.. troppo antico.

Ero quasi in cima, ma prima dell’ultimo gradino persi l’equilibrio e caddi a terra. Mi soccorse qualcuno che mi prese dalla vita e mi tirò su.
Non so perché ma avevo chiuso gli occhi.

“Riesci a stare in piedi?” Li aprii. Era un ragazzo alto, dal bel fisico. Occhi e capelli scurissimi.

“Si, credo di aver avuto un calo di pressione” Mentii.

“Guarda che non c’è niente di male ad ammettere di essere inciampati!” Aveva un sorriso beffardo e io non potei fare a meno di arrossire e innervosirmi.

“No, però io non mi sono inciampata.” Dissi seccamente.

“Come vuoi” Disse lui sempre sorridendo.

“Ora, scusa, ma devo andare in aula. Grazie per l’aiuto.” Sorrisi in modo velenoso e me ne andai.

Non ero ancora abbastanza lontana perché riuscii a sentirlo ridere.

Ottimo inizio.


Ci misi un po’ a trovare l’aula e quando arrivai i posti erano praticamente tutti occupati.
Ma cos’aveva quella giornata da andare tanto storta?!

Scorsi un banco libero e corsi a sedermi prima che qualcuno lo facesse al posto mio.

Arrivai in tempo, perché da lì a poco sarebbe iniziata la lezione. E oltre ad essa, il mio incubo..

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo due


Come avevo previsto c’era veramente poca organizzazione. Il via vai dei professori metteva a soqquadro l’intera aula.
Eravamo tantissimi, infatti nonostante fosse ottobre, in quella stanza non si respirava.. per di più c’era un baccano assurdo.

Vicino avevo una ragazza mora, ma dagli azzurri come l’acqua del mare, simili a quelli di mia madre. Invidiavo chi li aveva così.. Io però avevo ereditato il marrone cioccolato di papà.



Decisi di presentarmi.

“Ciao”

Lei si girò verso di me. Aveva un viso stupendo, labbra rosa confetto, eyeliner.. truccata al punto giusto, senza essere esagerata.. Io, al contrario avevo messo un po’ di mascara nero sulle ciglia, che quasi non si vedeva per via del mio colorito già scuro, e del rossetto ‘nude’ sulle labbra.
Troppo sobria, già.

“Ciao” e mi sorrise. “Non è il massimo come ‘Benvenuto’, non trovi?” Disse ridendo e guardandosi intorno.

“No, infatti!” Risi anch’io. “Diciamo che potevano organizzarsi meglio.. comunque io mi chiamo Chloe Grigori” e allungai la destra.

“Senza dubbio, ma non avevo molte speranze a riguardo. Io sono Ilyes Irin.” Mi strinse la mano.
“Ho un amico più grande di un anno di noi qui all’università” Continuò. “Mi aveva già avvisato che qui, almeno per la prima settimana, è un vero casino.. però poi è un ambiente serio! Quindi non dobbiamo farci influenzare dalla prima impressione.”
“Immagino.. mi hanno sempre parlato bene di questo posto. D’altra parte i prof pazzi furiosi sono ovunque, tipo lui”

E indicai un uomo di altezza medio, dai baffi lunghissimi e gli occhiali giganti. Diciamo che non era la montatura adatta al suo viso. Stava cercando di mettere in ordine dei fogli, che a causa del via vai dei professori cadevano continuamente.. perciò, stufatosi della situazione si era alzato, aveva tirato un calcio al tavolo e dolorante era andato via.
Inutile dire che la scena la avevano vista tutti e ovviamente scoppiammo in una sonora risata. “Ottimo” Dissi morendo dal ridere.

Dopo un po’ i professori rimasti ci chiesero di far silenzio e incominciarono a spiegarci la dinamica dei nostri prossimi mesi, ovviamente scusandosi per il comportamento impulsivo del professore baffuto. Fecero una veloce introduzione e poi uno di loro iniziò la spiegazione del programma: la nostra prima lezione era su psicologia generale.



Furono tre ore pesantucce per il primo giorno, ma fu una lezione molto interessante. Alla fine di esse era finita la mattinata perché i professori dei corsi successivi non erano ancora presenti, perciò avremmo iniziato una settimana più tardi a partecipare a quelle lezioni.

“Che fai ora, Chloe?” Chiese Ilyes, sistemando le sue cose nella borsa per uscire dall’aula.

“Nulla, andavo a casa, ho una fame assurda!” Dissi massaggiandomi lo stomaco. “Te?”

“Io facevo un salto al Mc Donald’s e poi prendevo il treno per andare a casa.”

“Se vuoi ti ci posso accompagnare, tanto casa mia è lì vicino” proposi.

“Oh si, così ti faccio conoscere Clyde!” Rispose entusiasta.

“Clyde?!”

“Oh giusto, scusa! Clyde è quel mio amico che viene nella nostra stessa facoltà.”

“Ah si, volentieri..



Uscimmo dall’aula e scendemmo le scale per arrivare nell’atrio e uscire.

“Probabilmente è già dal portone, faceva il nostro stesso orario oggi!” spiegò lei. “ Fa il simpaticone e, a volte, è un po’ sarcastico.. però è davvero tenero e iperprotettivo con chi gli sta vicino.”

“Mi stai mettendo in guardia?” la stuzzicai. “Guarda che ne conosco di tipi così, vedrai che andremo d’amore e d’accordo.” e risi.


Arrivammo in fondo e incominciai a guardarmi intorno. Lo ammetto, ero estremamente curiosa. Ilyes si allontanò un attimo per vedere se Clyde era dalle macchinette, mentre io rimasi lì. Ero stata quasi tentata di chiedere ad un ragazzo biondo se era lui, ma poi mi sentii toccare.
“L’hai trovato?!” Chiesi girandomi, pensando fosse la mia nuova compagna universitaria.
Ma no, non era lei.. e anzi, non era proprio una ragazza. Era il tipo che mi aveva aiutata poche ore fa quando ero caduta.
“Chi avrei dovuto trovare?” Chiese lui con la faccia confusa, ma comunque sorridendo.

“TU?!” quasi urlai dallo sconcerto. Era l’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.. per non parlare del fatto che sembrava sempre voler prendere per il culo.

“Potresti almeno fingerti felice di vedermi! Dopotutto ti ho aiutata questa mattina”

“Senti..” Ma venni interrotta da Ilyes che saltò al collo del ragazzo davanti a me.

“Grande Chloe” Disse lei. “Hai trovato Clyde.” Disse sorridente.



Non ci potevo credere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo tre


“E così ti chiami Chloe?” Chiese Clyde.

Ma perché la mia vita sembrava uno scherzo? Non riuscivo nemmeno a proferir parola.

“Hai improvvisamente perso la lingua insieme al tuo equilibrio?!” Continuò.

Okay, non ci vidi più dal nervoso. Avanzai con l’indice puntato e glielo piantai sul petto.. “Vedo che tu, invece, non hai perso il senso dell’umorismo” Finalmente risposi e seccamente.

Al mio tocco notai che i suoi muscoli erano tesi. Ebbi una scossa. Senza accorgermene lo toccai ancora per qualche secondo, che a me sembrò eterno.
Lui mi guardava fisso negli occhi, serio, come se avesse provato lo stesso. Poi in un attimo cambiò espressione.. e rise facendo andare indietro la testa. Il che mi fece di nuovo andare su tutte le furie.


“Ma come?! Vi conoscete già?” Intervenne Ilyes.

“Purtroppo sì” risposi.

“Ma ti prego, se non ti avesse raccolto, saresti ancora con la faccia per terra” saltò su Clyde.

“Fortunatamente non ho perso l’uso delle gambe, ma sono semplicemente inciampata.. quindi non è che hai gran che di cui vantarti ”

La sua faccia cambiò di nuovo e io capii di essermi fatta sgamare. “Ma come?!” Continuò lui “Non avevi un calo di pressione?” simulò una vocina. “Hai bisogno di un po’ di zucchero, tesoruccio?”

Gli tirai un calcio in uno stinco e lui gemette di dolore. Lo guardai soddisfatta.

“Smettetela” urlò Ilyes “Ora basta, vado al Mc Donald’s da sola”

“No, ti accompagno” Dicemmo entrambi. Lo guardai malissimo, e lui fece lo stesso.

“Se continuate così, io non vi voglio.” Rispose lei. “Fate pace e piantatela”

La guardammo con disapprovazione, e sbuffammo. Ci fu ancora silenzio.. nessuno di noi volevo decidersi a fare il primo passo.

“Ebbene?” Fece ancora la mia compagna di corso.

“Mettiamo fine a questa situazione ridicola. Grazie per avermi aiutato stamattina..” e incrociai le braccia e mi voltai. Era almeno cinque minuti che ci fissavamo.

“Non ti sei scusata per aver detto una balla sul fatto di essere inciampata e per essere stata così orgogliosa..”

Lo guardai incredula, davvero voleva continuare?

Mi scusai con Ilyes dicendo che l’avrei accompagnata un’altra volta e uscii dalla facoltà. Quel ragazzo era davvero pesante.. e io non avevo intenzione di continuare quella sceneggiata. Io avevo fatto la mia parte, se lui non voleva collaborare allora non me ne importava. “Andasse all’inferno” pensai.

Mi diressi verso casa con passo svelto e misi le cuffie.. Continuavo a cambiare canzone, pur avendo l’impostazione “casuale.. finché non ne trovai una dei Muse e la ascoltai. La musica è sempre una soluzione a tutti.. ti calma, ti fa ridere e per almeno un minuto ti fa allontanare dalla realtà, per fortuna o per sfortuna.
Quando arrivai dal Mc Donald’s dovevo attraversare. Io abitavo dall’altro lato della strada. Andai dalle strisce e incominciai ad avanzare. Non so se per distrazione o per qualche altro fattore non mi accorsi della macchina che mi stava venendo addosso. Quando la scorsi rimasi paralizzata, non riuscivo a muovermi.. avevo troppa paura.



Mentre pensavo di essere fottuta, sentii un paio di braccia strapparmi dalla strada e tirarmi indietro. Finimmo per terra. Sul marciapiede.

Ero ancora immobile.

“Ma te quando cammini ti guardi intorno o sei in un’altra dimensione?!” Lo riconobbi.

Mi voltai verso Clyde. Lui cambiò subito espressione quando mi vide in lacrime. Si sedette, mi tirò affianco a sé e mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla, accarezzandomi la schiena.

“Sono stato un coglione a dire così, scusa”.. solo?

“Più che altro hai veramente poco tatto” e tirai su col naso.

“Già..” disse talmente piano che quasi non lo sentii.

“Sembra tu sia il mio angelo custode” sorrisi.

“Si, e credo che ti dovrò tenere d’occhio se ti voglio viva..”

“Non esageriamo adesso!” mi scostai da lui e mi alzai in piedi. “Ma come hai fatto a vedermi?”

“Aspettavo Ilyes fuori dal Mc Donald’s”

“Si, ma quando sono passata tu, o meglio, voi non eravate ancora arrivati”

“Vista la tua concentrazione direi che non mi hai notato..”

“Sono distratta, non cieca, Clyde!”
Stavo per continuare, ma arrivò Ilyes.
“Avete fatto pace, ragazzi?” Chiese.

“Più che pace, direi una tregua” Rise lui. E in quel momento lo guardai. Era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto. Gli occhi marroni e i capelli castano scuro erano una combo perfetta.. era troppo per l’umanità, escludendo i muscoli. Parte importante, ma non essenziale. Poi c’era il sorriso, caspita. E che sorriso.

“Purtroppo vive in un’altra dimensione, quindi dobbiamo prenderla così..” E mi guardò inarcando un sopracciglio, sempre ridendo.

“Soffri di disturbo di doppia personalità, per forza.. altrimenti non c’è spiegazione”

“Smettetela di punzecchiarvi!” Intervenne Ilyes. “Siete davvero incredibili!”

“Ora vado a casa, ci vediamo domani!” Sorrisi e li salutai con la mano.

“Vuoi che ti tango la mano per attraversare?” Fece Clyde da dietro, mentre mi incamminavo nuovamente alle strisce.

“Clyde” Urlò Ilyes. Lui rise.

Gli feci il medio e attraversai, questa volta con attenzione.

Mentre prendevo le chiavi di casa però pensai a un piccolo particolare. Ilyes aveva ammonito Clyde dall’ultima provocazione che mi aveva fatto. Ma lei come poteva sapere che poco prima lui mi aveva appena salvata da un auto sul punto di investirmi, dato che la battuta era rivolta a quello? Non c’era stato il tempo, visto che lui aspettava lei fuori.. e lei era ancora dentro quando era successo il fatto.
Poco ma sicuro, domani avrei indagato.. la telepatia, per quanto ne sapevo, non esisteva ancora..

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