Paint it Black [Dark does not destroy Light: it defines it]

di _thantophobia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: Out of suffering, have emerged the strongest souls ***
Capitolo 2: *** II: That’s all history is, after all. Scar tissue ***
Capitolo 3: *** III: Tell me, how does it feel with my teeth in your heart? ***
Capitolo 4: *** IV: This life feels like a cyanide pill ***
Capitolo 5: *** V: Throw roses into the abyss and say “Here is my thanks to the monster who dind’t succed in swallowing me alive” ***
Capitolo 6: *** VI: Death devours all the lovely things ***
Capitolo 7: *** VII: This is what I miss. Not something that’s gone, but something that will never happened ***



Capitolo 1
*** I: Out of suffering, have emerged the strongest souls ***


Paint it Black

[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

I: Out of suffering, have emerged the strongest souls

 

Sartorialism | Ah, Heart, that believes in others more than itselfSheep song

 

 

 

Chuuya non è portato per il mondo nero e rischioso della Port Mafia, Kouyou lo diceva sempre - “troppo gracile, troppo fragile, troppo buono” – per questo l’aveva preparato al meglio e l’aveva allenato fino a renderlo il migliore, il più pericoloso e il più spietato, insegnandogli come ingannare gli avversari e come sfruttare al massimo le proprie capacità.

“Fai credere al tuo avversario di essere un fiore delicato, ma sii il serpente velenoso che si nasconde vicino ad esso.”

Eppure, Chuuya era ancora quel genere di adolescente che crede nella vita e crede che la felicità esista anche per chi vive in un mondo nero e rischioso come quello della Port Mafia – e la sua felicità erano un paio di occhi color caramello che accompagnavano un sorrisetto divertito e lingua tagliente e sarcastica in grado di zittire chiunque.

Sono diventati partner per caso, lui e Dazai. Double Black, terribili e crudeli, a diciassette anni si erano già guadagnati il rispetto dell’intera organizzazione – e Dazai era anche diventato il più giovane membro esecutivo. Un po’ gli rode che abbiano scelto Osamu e non lui, ma dategli ancora un paio d’anni e vedrete.

Sono diventati partner per caso, certo, ma fidarsi di Osamu è stata una sua scelta. Kouyou l’ha guardato rassegnata e preoccupata, quando ha capito che il suo allievo si stava affezionando un po’ troppo al giovane prodigio. Dal fidarsi di Dazai al finirci a letto insieme, purtroppo o per fortuna, il passo è stato molto breve - a dire la verità, era quasi divertente: certe volte, a Chuuya sembrava di giocare alla roulette russa, in un continuo rincorrere il pericolo e la morte.

E Dazai la cercava, la morte, e quasi sempre era Chuuya a rimettere insieme i cocci della sua coscienza distrutta - ricucendo i profondi tagli sulle sue braccia o sulle gambe, tirandolo fuori dall’acqua gelida per i capelli o liberandolo dal cappio – e il moro tornava sempre indietro, come se nulla fosse successo, pronto a sfidare di nuovo la Nera Signora con un coraggio esageratamente irrefrenabile per un ragazzo di appena diciotto anni.

Fidarsi di lui è stato il primo sbaglio di Chuuya. Innamorarsi di lui, però, è stato firmare una condanna alla dannazione – e lo capisce troppo tardi, quando Dazai scompare senza lasciare traccia e lo abbandona con la promessa di un’utopia che sa di zucchero su labbra gonfie di baci con un retrogusto ferroso di sangue che si secca sulla pelle.

È stato uno stupido, Chuuya, ad aver pensato che Dazai fosse stato sincero almeno una volta quando parlava di creare una Port Mafia diversa o di scappare da Yokohama insieme. L’ha solo usato, e lui si è lasciato usare.

 

Ma questa volta non si farà ingannare, pensa mentre scende con passi leggeri le scale che portano ai piani interrati, non si farà usare e gliela farà pagare per tutto quanto.

-…è quasi ora.- lo sente sussurrare e, anche se vorrebbe negarlo fino allo stremo, quella voce gli era mancata.

-Complotti come tuo solito? Ma che bella visione… - si sente quasi un giudice pronto a emettere il verdetto, mentre lo osserva incatenato alla parete spoglia della sua prigione. –Compete con un capolavoro da dieci miliardi.-

Questa sarà la sua piccola vendetta per avergli fatto credere di essere speciale.

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Sì, lo so: devo finire la VikChris. Ci sto lavorando.

Sì, lo so: tutti avrebbero fatto a meno di me. Non ho potuto farne a meno, perdono.

Salve…? Non picchiatemi, vi prego, posso spiegare. Allora. Tutto è iniziato circa una settimana fa, quando con la Conviventeh abbiamo fatto il binge-rewatching della serie mentre la Francesca recuperava gli episodi. E nulla, sono risaliti i feels Soukoku che credevo di aver seppellito in un angolino del mio animo da shipper *siiiiiigh* e mi era venuta voglia di scrivere su di loro, ma visto che non trovavo idee intelligenti da cui partire sono andata a ripescare i prompt della Soukoku Week di giugno, ‘ché tanto sono sempre evergreen :D

Vi prego, perdonatemi se invado anche questo fandom con le mie insensataggini. Vi giuro che non lo faccio apposta.

 

Hasta luego!

Maki

 

 

 

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Capitolo 2
*** II: That’s all history is, after all. Scar tissue ***


Paint it Black

[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

 

II: That’s all history is, after all. Scar tissue

 

Spring | That’s what being a partner means, right? – Dazai Osamu, chapter 11

 

Dazai riapre gli occhi su un mondo bianco che sa di disinfettate e anestetici senza sapere quanto tempo abbia passato incosciente e come abbia fatto a finire lì – non si ricorda di aver tentato di togliersi la vita in nessun modo… Quando piega un poco la testa riconosce quei piccoli dettagli che gli fanno intuire di trovarsi nell’infermeria del quartier generale e che è sera o mattino presto: è buio, fuori dalla finestra, ma non abbastanza da sembrare notte. E un cappello.

…un. Cappello.

Chuuya!”

Era missione semplicissima, la loro - eliminare un piccolo contingente che rubava munizioni da uno dei magazzini della Port Mafia per rivenderli al mercato nero, Osamu si era quasi messo a ridere quando gliel’avevano affidata – ma poi qualcosa era andato storto e avevano iniziato a sparare a raffica e… Scatta seduto, per poi pentirsene e sibilare di dolore; si porta una mano al petto, là dove quel proiettile l’aveva colpito, ricordandosi di come aveva afferrato Chuuya per un braccio e di averlo spinto dietro una pila di cassoni mentre lui non aveva fatto in tempo.

-Non dovresti muoverti, lo sai.- la voce assonnata di Chuuya arriva dalla sua sinistra quasi ovattata e distante nonostante la vicinanza: sta bene, non sembra ferito, solo stanco e forse un po’ dolorante, ma sta bene e lui può riprendere a respirare. Si lascia ricadere sul materasso senza forse, chiedendogli cosa sia successo.

Chuuya parla lentamente, soppesando ogni parola, spiegandogli come abbia eliminato da solo buona parte della banda prima di caricarsi il partner privo di sensi in spalla e cominciare a correre – Dazai nota solo in quel momento le mani ferite e piene di ematomi ma non può fare a meno di chiedersi come abbia fatto Chuuya, così minuto e delicato da sembrare una bambola di porcellana, a portarlo fino al quartier generale mentre era privo di sensi senza usare la sua abilità e senza aiuto.

…forse Mori ha ragione, quando dice che l’allievo di Kouyou è un vero fenomeno e sarà l’incubo dei nemici della Port Mafia.

-Grazie.- esala, fissando il soffitto senza davvero vederlo. Arebbe potuto abbandonarlo lì e scappare, lasciarlo morire, invece ha messo in pericolo la propria vita per riportarli a casa entrambi.

Chuuya sorride, un sorriso sincero a illuminargli il viso dai tratti ancora dolci, da bambino. -È per questo che siamo partner, no? Ci tiriamo fuori dai guai quando tutto sembra andare male.-

Osamu non riesce a non sorridere.

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Tre giorni e parto per le vacanze, ma questa dovevo postarla. Mi ero promessa di postare qualcosa, qualsiasi cosa, prima di partire – speravo fosse il capitolo della VikChris, ma rimane ancora in altissimo mare, siiiigh. Mi deprimo.

 

Alla prossima!

Maki

 

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Capitolo 3
*** III: Tell me, how does it feel with my teeth in your heart? ***


Paint it Black

[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

 

III: Tell me, how does it feel with my teeth in your heart?

 

Historical AU | Your goody two-shoes act also puts me off – Nakahara Chuuya, chapter 31

 

 

Ogni volta, Chuuya si promette di comportarsi da adulto, di essere serio e professionale, di ascoltare pazientemente tutte le novità che Lo-Spreco-Di-Bende ha da riferirgli e renderlo poi partecipe delle decisioni del boss prima di prendere la porta e andarsene.

Ogni volta, Chuuya non riesce a portare a termine questa semplice sequenza di azioni, fermandosi da qualche parte tra lo scambio di informazioni e il tragitto verso la porta. Ed è tutta colpa di quel bastardo manipolatore di Dazai, lui ci prova a resistere. Ce la mette davvero tutta.

-Che situazione di merda.- ringhia, la sigaretta stretta trai denti così forte da sentire il filtro piegarsi, mentre si allunga per recuperare l’accendino nella tasca dei pantaloni abbandonati senza cura sul pavimento della stanza. Una stilettata di dolore gli percorre la schiena ed è costretto a reprimere quello che potrebbe sembrare un ringhio ma allo stesso uno dei tanti gemiti che Dazai gli ha strappato dalle labbra durante la notte, mentre lo teneva schiacciato sotto di sé e continuava a mormorare qualcosa alle sue orecchie con la voce arrochita che Chuuya non ha compreso– però si ricorda perfettamente di essersi quasi messo a gridare che l’avrebbe ucciso nel sonno se non si fosse dato una mossa e avesse iniziato, testuali parole, “a fotterlo come si deve”, e vorrebbe solo sotterrarsi in una buca in fondo all’oceano perché sa che glielo rinfaccerà da qui a… più o meno l’eternità, visto il sorrisetto soddisfatto che aveva sentito allargarsi contro il retro del proprio collo giusto un attimo di prima di ridursi a gemere senza ritegno.

Accende la sigaretta con un movimento veloce e rabbioso del pollice sull’accendino mentre cerca velocemente i propri vestiti – “Dove cazzo è finito il gilet? Ah, eccolo.” – e si riveste in fretta, sperando di andarsene prima che il suo ex partner si svegli.

Ha quasi finito di abbottonare la camicia, quando lo sente: ha la voce assonnata di chi si è appena svegliato, ma non manca quella sottile cadenza divertita che lo contraddistingue.

-Quella è la mia camicia.- Dazai si stiracchia come un gatto, le braccia allungate sopra la testa e la schiena un poco inarcata, prima di lasciarsi ricadere sul materasso a stella e lo sguardo puntato su di lui. –Ma se proprio la vuoi, te la lascio.-

Anche solo fissandolo con la coda dell’occhio, Chuuya è in grado di vedere tutte le cicatrici sulla sua pelle – segni che conosce a memoria, la maggior parte dei quali è stato lui stesso a ricucirli – lasciati in mostra dalle bende allentate durante la notte dalle sue stesse mani e che ora giacciono dimenticate sul pavimento scuro della camera: il suo sguardo vaga dai tagli orizzontali e poco profondi dei polsi fino a quelli slabbrati degli avambracci e a quell’unica ferita alla gola, poco sotto il pomo d’Adamo, per poi fermarsi su quel foro di proiettile all’altezza dello stomaco che l’ultima volta non c’era.

Lo liquida con un secco Tch, dandogli la schiena e riprendendo la ricerca della propria camicia.

-Ma come.- Dazai si mette seduto a gambe incrociate, in una brutta imitazione della posizione del Loto. –Scappi già?-

-A differenza tua, vagabondo,- sentenzia, la camicia del moro mezza sbottonata. –io ho del lavoro da fare.- ha passato non sa bene quanti giorni chiuso in quel cazzo di libro, che ha un sacco di lavoro arretrato.

Riesce quasi a vedere e sentire il sorriso divertito del suo ex partner nonostante gli dia le spalle.

-Ieri sera ho chiamato Mori, prima di venire qui.- annuncia Dazai, allungando le gambe dalla loro posizione incrociata e appoggiando i gomiti sulle ginocchia coperte dal sottile lenzuolo color crema.. –Ha detto che non è un problema se ti prendi un giorno di riposo. E io sto ancora aspettando il ringraziamento per averti tirato fuori dal libro di Poe, Chuuya.-

Allunga la u e abbassa il tono della voce mentre pronuncia il suo nome e Chuuya si ritrova a sbuffare, prima di arrendersi: con passi studiati torna verso di lui e con un movimento felino scavalca le sue gambe, sedendosi a cavalcioni su di lui. –Mi stai boicottando, per caso? Vuoi mettere fuori gioco uno degli Esecutivi così da permettere ai tuoi nuovi amici di avere un vantaggio?-

Dazai ghigna, mentre si lascia spingere giù senza opporre alcuna resistenza. –Forse. Però assentandomi dall’Agenzia sto anche dando un vantaggio a voi, non credi?-

-Questo tuo atteggiamento da doppiogiochista mi fa incazzare come poche cose, lo sai?- si china su di lui e gli circonda il collo con le mani, premendo con forza ma non abbastanza da fargli mancare totalmente il fiato.

Dazai nemmeno si scompone. Si limita a ridacchiare, quella risata bassa e roca che ogni volta gli fa correre brividi caldi lungo la schiena, mentre gli afferra il collare con un dito piegato a uncino e lo strattona giù. –Ma smettila, lo so benissimo che in fondo ti eccita.-

 

Ogni volta, Chuuya si ripete di comportarsi da persona matura e responsabile e di mettere da parte i sentimenti: cerca di usare il tono più incolore possibile, mentre gli chiede – lo supplica – di tornare alla Port Mafia, mentre gli ricorda che il posto come Esecutivo è ancora suo, di come farebbero credere a tutti che la sua lontananza fosse nient’altro che una missione di spionaggio. Ogni volta, Chuuya lo prega con lo sguardo di restare, di tornare indietro. Di tornare da lui.

Ogni volta, Dazai scioglie l’abbraccio in cui Chuuya vorrebbe imprigionarlo e si riveste senza curarsi granché delle bende abbandonate sul pavimento scuro della stanza, liquidando le sue richieste con un biascicato “Ci penserò.” che non vale assolutamente niente – solo un altro morso al cuore ferito di Chuuya, come ogni volta.

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Vi auguro di non provare mai, mai, in vita vostra l’orribile sensazione delle bolle da ustione sulle gambe.

*soffre tanto*

A dire la verità non ho molto da dire se non che vorrei più interazioni tra di loro, non solo come shipper: sono due personaggi a mio parere molto interessanti, meritano uno studio più approfondito.

E non dimentichiamoci che Chuuya è chiuso nel libro di Poe da circa duecento giorni! *sventola striscioni “Liberate Chuuya”*

 

Alla prossima

Maki

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Capitolo 4
*** IV: This life feels like a cyanide pill ***


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[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

 

IV: This life feels like a cyanide pill

 

Memento Mori | Once again, I chase my wish that slips throughEien misui ni bood bye

 

 

Procurarsi della morfina non è per nulla difficile, non quando passi così tante ore in infermeria che ormai sei di casa.

Gli viene quasi da ridere, mentre arrotola lentamente la manica della camicia fin sopra il gomito senza curarsi di bagnarla e stringe piano tra le dita quella piccola siringa piena di liquido incolore – si chiede se avesse dovuto anche prendere un laccio emostatico, ma ormai non può tornare indietro a cercarlo e dovrà farsi bastare la manica della camicia che gli stringe un poco il muscolo. Scivola un po’ di più nella vasca, ora l’acqua gli sfiora le clavicole.

La parte più difficile, ogni volta, è trovare la vena – quella vena che Osamu sa essere lì, da qualche parte nell’incavo del gomito, un po’ verso l’interno: la trova dopo un’estenuante e snervante ricerca che gli procura un vistoso livido intorno all’ago e una leggera sensazione di dolore che scompare appena inizia a premere lo stantuffo.

La morfina entra in circolo dopo poco tempo e Dazai si sente subito meglio: la testa è leggera, libera da ogni pensiero, si sente bene, in pace con sé stesso… Poi il caldo, che dura un attimo o forse ore, e i brividi che gli corrono lungo la schiena proprio come dopo un orgasmo… E poi nulla, il corpo pare galleggiare e ha sonno e non sente più nulla e tutto è diventato bianco davanti ai suoi occhi. Sta così bene…

Senza nemmeno accorgersene, scivola nella vasca con tutta la testa.

 

C’è qualcosa che preme con forza contro il torace e un ronzio lontano che non riesce a capire da dove provenga, ma che gli dà un tremendo fastidio.

-..zai! Bru.. iota,… egl… !-

La pressione sul petto si fa sempre più insistente e vorrebbe scacciarla via – sta così bene, lasciatelo in pace… - ma non riesce a muoversi. E tutto è così… Così confuso, quasi ovattato…

Qualcosa preme contro le labbra schiuse e la sensazione di acqua che risale lungo l’esofago lo fa tossire: scatta seduto e tossisce fino a sentire la gola bruciare, finendo a carponi per terra. Si guarda intorno, confuso, impiegando non sa bene quanti minuti a capire di essere a casa propria, nel proprio bagno, con i vestiti e le bende zuppi d’acqua e con un forte dolore al braccio sinistro. Ha ancora l’ago in vena, oh, lo toglie senza nemmeno pensarci.

Volta appena la testa e fa in tempo a notare una zazzera di capelli rossi che un pugno si abbatte implacabile sul proprio zigomo, così forte che quasi batte la testa contro la vasca. Si porta una mano alla guancia offesa, senza capire.

-Perché l’hai fatto?!- urla Chuuya, negli occhi rabbia e lacrime trattenute a stento. –Se avessi tardato ancora di qualche minuto non avrei fatto in tempo! E tu saresti morto e… -

Lo prende a pugni sul petto sempre più blandamente, ripetendogli di essere un idiota e non fargli mai più niente del genere, prima di crollargli tra le braccia e continuare a dargli dell’idiota soffocando le parole contro la stoffa umida della sua camicia.

-…ci ero quasi riuscito.- mormora, inudibile, mentre stringe le spalle sottili di Chuuya con un braccio. –Mancava così poco… Così poco… -

Eppure non riesce ad arrabbiarsi, perché vedere la paura negli occhi color del mare di Chuuya gli ha lasciato uno strano senso d’amaro in bocca.

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

No, non sono morta. È solo morto il computer ancora.

E no, la morfina non è a caso. Il vero Dazai Osamu, dopo il terzo tentativo di suicidio, contrae l’appendicite e viene operato e diventa dipendente dal Pabinal – un farmaco a base di morfina.

[Wiki I love you]

…okay, la smetto di fare la nerd della situazione. Il titolo è un verso della canzone dei Sirenia Dim days of dolor, just so you know.

 

Non picchiatemi, vi voglio bene.

Maki

 

 

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Capitolo 5
*** V: Throw roses into the abyss and say “Here is my thanks to the monster who dind’t succed in swallowing me alive” ***


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[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

 

V: Throw roses into the abyss and say “Here is my thanks to the monster who dind’t succed in swallowing me alive

 

 

Horror AU | I’ll push myself to the limit and dye evrything jet-blackDarkness my sorrow

 

 

Kouyou era rimasta davvero sorpresa, quando aveva scoperto che quel ragazzino così minuto e debole possedeva un’Abilità così devastante e pericolosa – sperava fosse un bambino come tanti, senza Abilità, così avrebbe potuto tenerlo lontano dalla Port Mafia e farlo crescere in un ambiente più sano e meno mortale… Ma Mori aveva già iniziato a pretendere di vedere all’opera l’Abilità del suo bambino e a fare mille congetture su come sfruttarla in battaglia.

A nulla erano valse le proteste della ragazza, i suoi “è solo un ragazzino, non una macchina da guerra!”: Chuuya aveva un destino già scritto.

-Migliora a vista d’occhio!- Mori batte le mani, osservando Chuuya mentre solleva un’enorme pietra sfruttando la propria abilità. Kouyou, accanto a lui, stringe i pugni nascosti dalle lunghe maniche della veste. –Non lo credi anche tu, Dazai?-

Dazai ha lo sguardo fisso su Chuuya, mentre si appoggia al fianco del boss come se rischiasse di cadere da un momento all’altro. A Kouyou viene da piangere: hanno appena tredici anni, sono ancora dei bambini… Vorrebbe portarli via da lì, scappare, sparire chissà dove e crescerli da sola lontana dalla follia di Mori, ma è ancora fresco il ricordo del suo amato ucciso a sangue freddo quando avevano tentato di andarsene.

Se c’è una cosa di Kouyou può essere fiera, è di come Chuuya abbia imparato in fretta a controllare la propria Abilità: la fa sentire molto più sollevata, sapere che non è una mina vagante che dispensa morte ovunque vada…

-Signore, qualcosa non va…!- uno dei medici alle loro spalle corre verso Mori, mormorando qualcosa all’orecchio dell’uomo, ma Kouyou non ha bisogno di sentire quello che dice per capire che sta succedendo qualcosa al suo bambino: Chuuya ha iniziato a tremare ed ansimare sempre più forte, mentre una profonda crepa taglia in due il masso che il bambino tiene ancora sollevato. Sta facendo un passo avanti, quando tutta la forza dell’Abilità di Chuuya esplode e li investe con una pioggia di detriti. Mori fischia ammaliato e sorpreso, Kouyou capisce di essersi messa a gridare quando Chuuya comincia a sanguinare dal naso e i suoi occhi diventano vitrei.

-Fermatelo! Fermatelo!- ma Mori non la ascolta, osservando compiaciuto la distruzione portata dall’Abilità del ragazzino. –Si ucciderà!-

Poi, come tutto era iniziato, tutto si ferma e crolla il silenzio – interrotto solo dai singhiozzi di Kouyou e respiro ansante di Chuuya, che lentamente si regolarizza. Dazai continua a stringere il corpicino minuto di Chuuya, intimando a chiunque di non avvicinarsi con un semplice sguardo: l’ha fermato lui, usando un’Abilità che Kouyou non aveva mai visto, in grado di annullare quelle altrui.

Fa un passo avanti e il ragazzino con i capelli scuri arretra, proteggendo Chuuya e stringendolo tra le braccia. –Dazai? Osamu? Stai tranquillo, non voglio fargli del male… - e, piano, Kouyou riesce ad accovacciarsi vicino a loro e a prendere Chuuya in bracco. Pare si sia addormentato… -Grazie, per averlo fermato.-

Dazai permette alla giovane donna di lasciargli una carezza trai capelli una sulla guancia, prima di parlare. –Chuuya è mio amico.-

Kouyou annuisce. Lo sa, l’ha sempre saputo che quei due bambini erano inseparabili…

Quando si volta verso Mori, però, sente il sangue raggelarsi nelle vene e capisce che per loro non è ancora finita. Stringe di più le braccia intorno a Chuuya, promettendo a sé stessa che farà di tutto per assicurarsi che non corrano mai rischi.

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Volevo scrivere di Kouyou e dei baby Soukoku e quindi ecco cosa ne è uscito. È un po’ meh, non vogliatemene, la scuola è iniziata e io non ho ancora finito i compiti delle vacanze. E dovrei anche cercare di dormire, ma ormai per quello ho fatto il callo.

 

So long, farewell!

Maki

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                            

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Capitolo 6
*** VI: Death devours all the lovely things ***


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VI: Death devours all the lovely things

 

Inspiration from real life authors | Perhaps it describes the situation more to say that I waslooked after” – No longer human

 

 

Si dice che avrebbe potuto fermarlo, se avesse corso un po’ più veloce. Si dice che avrebbe potuto salvarlo, se avesse ascoltato quella strana sensazione che gli stringeva la bocca dello stomaco. Ma quando l’abbraccio di No Longer Human aveva raggiunto il corpo stremato di Chuuya, Dazai aveva già capito di essere arrivato troppo tardi. Nemmeno la dottoressa Yosano – povera donna, l’aveva trascinata di peso per tutta Yokohama senza una spiegazione – non ha potuto fare nulla: era troppo tardi, anche solo per tentare di usare Thou shall not die.

Chuuya sapeva benissimo i rischi dell’usare Corruption senza di lui a meno di cento metri, per questo non capisce perché l’abbia fatto – erano circondati, gli riferisce Akutagawa tra un colpo di tosse e l’altro, ha permesso ai suoi uomini di mettersi al sicuro facendo da diversivo, forse sperava che sarebbe arrivato a fermarlo come sempre.

“Ho usato Corruption perché mi fido di te.”

E lui l’ha lasciato morire, consumato dalla sua stessa abilità come la cera di una candela dimenticata accesa.

-È colpa mia.- biascica, riuscendo in qualche modo a mantenere il controllo e non crollare ginocchioni per terra. –Solo colpa mia.-

La dottoressa gli posa una mano guantata sulla schiena, leggera come una carezza. –Non potevi saperlo. Non è colpa tua.-

Sono passati nove anni, da quella sera.

Da quella sera, il fantasma di Chuuya continua a perseguitarlo. All’inizio l’aveva ignorato - anche con Odasaku era successo, per qualche mese aveva rivissuto di continuo la morte del suo unico amico e gli pareva di sentire la sua voce - ma quando i mesi avevano iniziato a diventare anni e Chuuya rimaneva ancora lì, perennemente presente per ricordargli le sue colpe, Dazai ha cominciato a pensare di essere divenuto pazzo. Poco importa che tutti, all’Agenzia, continuino a ripetergli che non è vero, che non è colpa sua perché non poteva prevederlo, lui sa di essere l’unico responsabile: gli aveva promesso che l’avrebbe sempre fermato, che sarebbe arrivato sempre in tempo per aiutarlo… Ma ha finito per tradire la sua fiducia.

“Incolpati di ogni cosa,- aveva detto ad Atsushi. -e la tua vita diventerà un incubo senza fine.”. Non si sbagliava: gli sembra davvero tutto un incubo, un terrificante, spaventoso e orrendo incubo da cui non riesce a svegliarsi.

Ha paura anche solo a chiudere gli occhi, perché rivedrebbe il viso insanguinato di Chuuya ancora e ancora - “È tutta colpa tua.” – ma la febbre e la tosse non gli danno tregua e continua a tremare come una foglia scossa dal vento. E ha sonno, ma non riesce a dormire.

-…forse sto davvero diventando pazzo.- confessa ridacchiando, durante i deliri della febbre che lo attanaglia da anni, la voce che raschia contro la gola secca mentre fissa il cielo sopra Yokohama da una delle finestre dell’infermeria all’Agenzia. –Lo vedo ovunque, è sempre qui a ricordarmi che è solo colpa mia.-

La dottoressa Yosano si stringe le braccia al petto e si morde il labbro inferiore, impotente davanti al suo strazio. Un vero disonore, in quanto medico, non poter fare nulla per alleviargli almeno un poco il dolore… Non lo saprà mai, ma era abbastanza lucido quando l’ha sentita parlare con qualcuno – Ranpo, crede – e pregare che qualsiasi cosa lo stia riducendo in quello stato faccia in fretta e la smetta di farlo soffrire.

Da quelle poche parole sussurrate a mezza bocca per evitare che lo senta al ritrovarsi a vagare febbricitante e forse ubriaco per la città, il passo è stato veramente breve: raggiunge il ponte nello stesso momento in cui ingoia le ultime due pastiglie di magnesio dell’ultimo flacone che aveva preso da una delle dispense dell’infermeria – “Prova, almeno riuscirai a dormire un po’…”, aveva detto la dottoressa, ha perso il conto di quante pastiglie ha preso - appoggiandosi esausto e ansimando per lo sforzo contro la ringhiera. Tossisce, ancora e ancora, e vedere del sangue macchiare le bende già sporche che gli fasciano le mani non lo terrorizza più come le prime volte.

A fatica si mette in piedi e osserva il fiume che scorre placido sotto di lui: un bel fiume…

-Non dovresti essere in un letto, conciato come sei?-

Sbuffa una risata. –Quando mai ti è importato qualcosa di me, Chuuya?- ed ecco la conferma che sta davvero diventando pazzo: sta rispondendo a una voce che non c’è e che non ha mai parlato. Che non gli parla da nove se non nella propria testa. –Mi auguravi la morte a giorni alterni.-

-È vero, ma dicevo che sarei stato io a ucciderti.- lo sente ridacchiare e ride con lui. –Così non è nemmeno divertente.-

-Lo so.- lo sa eccome. –Mi dispiace tanto, Chuuya.-

Chuuya non gli risponde – e come potrebbe? Scemo, Chuuya non può risponderti – e lui a fatica sale in piedi sulla ringhiera del ponte: gli gira la testa e sta a malapena in piedi, ma la vista sul porto da lì è bellissima. Tossisce ancora – altro sangue sulle mani – e mentre constata che forse il magnesio sta facendo effetto cerca di voltarsi indietro, verso il punto alle proprie spalle in cui aveva sentito la voce di Chuuya.

Ed è un attimo: il piede scivola, la mano perde la presa e inizia a cadere. Per un attimo gli pare di vedere il viso di Chuuya: gli ha sorriso.

-Non è mai stata colpa tua, Osamu.-

 

 

All’inizio, non avevano dato molto peso alla sua mancanza – non è la prima volta che Dazai sparisce nel nulla per qualche giorno, ormai all’Agenzia sono tutti abituati…

-Ma questa non è come le altre volte!- esclama la dottoressa Yosano, agitata. –È malato e non sta bene. Potrebbe essersi sentito male e non riuscire a tornare a casa… -

-Ed è anche passata una settimana.- sussurra Atsushi, interrotto da Tanizaki che gli ricorda come una volta sia scomparso per quasi un mese.

-Ma gli avevamo preparato anche una torta.- Kenji mette il broncio, fissando la torta che lui e Kyouka avevano preparato per il compleanno di Dazai. –Oggi è il suo compleanno… -

-E va bene!- Kunikida si alza così velocemente che quasi fa cadere la sedia. –Vado a cercarlo, basta che la smettiate!-

Li sente sospirare e mormorare qualcosa, ma nemmeno li ascolta.

-Appena lo vedo lo prendo a calci.- ringhia, uscendo dagli uffici dell’Agenzia a passo di marcia e fumando di rabbia per andare a cercare per l’ennesima volta il suo partner. -Da ovunque si trova lo spedisco qui a calci!-

No, non lo sta facendo perché anche lui è preoccupato. Sta andando a cercarlo solo perché è stufo di sentire gli altri preoccuparsi inutilmente.

-Di sicuro sarà in un qualche bar a bere. Oppur… - ogni pensiero violento verso il suo partner, tuttavia, muore appena lo sguardo si posa sul corso del fiume e gli sangue gli si gela nelle vene.

-Dazai!-

Cade più volte, mentre cerca di scendere il più veloce possibile verso la riva, inciampando nelle buche nascoste dall’erba e continuando a chiamarlo.

-Dazai! Brutto cretino, cosa hai fatto?!- gli solleva il busto stringendogli il colletto della camicia. Lo scuote con forza. –Svegliati! Apri gli occhi, forza!-

Ma la testa ricade mollemente in avanti, verso il petto, e i suoi occhi rimangono chiusi. Kunikida capisce che non è l’acqua a rendere il suo corpo così gelido, e capisce anche di non poter fare nulla.

Solo stringere tra le braccia il corpo magro e freddo del suo partner – il suo migliore amico, quel fratello insopportabile ma indispensabile che non aveva mai avuto – e riportarlo a casa.

Non accorge di essersi messo a piangere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Hello darkness my old friend

NON PICCHIATEMI POSSO SPIEGARE. *dietro il libro di filosofia*

Allora. Da dove partiamo? Andiamo in ordine? Okay.

Partiamo da Chuuya. Il vero Nakahara Chuuya muore appena trentenne di meningite e sinceramente penso che gli effetti di Corruption assomiglino molto ai sintomi da meningite. Ditemi che non sono la sola.

Per quanto riguarda Dazai, è un discorso un pochino più lungo. Allora, il vero Dazai Osamu si uccide a 39 anni annegandosi in un fiume il 12 giugno e viene ritrovato solo il 19 (tra l’altro, il giorno del suo compleanno), e fin qui nulla di nuovo se non fosse che era malato da tempo di una malattia cronica che si è poi scoperto essere tubercolosi. Il magnesio e l’annessa overdose l’ho aggiunta io: il magnesio, agendo a livello celebrale, va a rallentare i recettori di determinati neurotrasmettitori e quindi aiuta a rilassare il sistema nervoso e a dormire – tuttavia, una dose eccessiva causa un rilassamento anche del sistema muscolare e di conseguenza anche del diaframma, impedendo quindi la respirazione.

 

…credo di aver detto tutto.

Ah, giusto. Il momento finale è colpa della mia rinata vena KunikiDazai, perdonatemi. Il triangolo no, non l’avevo considerato okay no Giulia basta

 

Grazie ancora per esservi fatti del male sottoponendovi alla maxima tristezza di questo capitolo sebbene voi possiate fare altro - come mangiare pasticcini, giocare con animaletti domestici e guardare qualche esilarante serie tv.

…questo mi ricorda che devo ancora recuperare American Horror Story, ma ci sono i clown e aaaaaaaaa I c a n t

Vi amo ‘na cifra (cit.)

Maki

 

P.S.: Le recensioni sono come la Nutella, datemene un barattolo e avrete la mia eterna gratitudine!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** VII: This is what I miss. Not something that’s gone, but something that will never happened ***


Paint it Black

[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

 

VII: This is what I miss. Not something that’s gone, but something that will never happened

 

Free day

 

-Smettila di usarmi come appoggio! Non sono il tuo servetto personale!- sbraita Chuuya, agitando le braccia per allontanare il suo partner da sé.

-Dovresti portarmi più rispetto, Chuuya.- ciondola Dazai, ghignando come lo Stregatto. –Sono un tuo superiore, ora.-

-Un mio superiore un paio di palle!- fa un passo indietro per scollarselo di dosso. –Rimani sempre il solito idiota spreco di bende!-

Lo fa arrabbiare, non solo l’idea che abbiano scelto Dazai come nuovo Esecutivo e non lui, ma anche…

-Odasaku!- gli occhi di Dazai si illuminano come due gemme ambrate, mentre corre verso l’uomo che ha appena girato l’angolo ed è appena entrato nel campo visivo di Chuuya. Dazai ha un sorriso genuino, quando lo raggiunge, non uno di quelli falsi e subdoli a cui Chuuya è abituato.

Chuuya lo conosce di fama, Oda Sakunosuke: conosce la sua Abilità e la bravura in combattimento - e ha anche sentito dire che non ha mai ucciso nessuno in tutti i suoi anni nella Port Mafia. Lui non ci crede, a dire la verità, perché nessuno che vive in un mondo come il loro può avere le mani pulite e non aver mai ucciso nessuno.

-Ho saputo che ti hanno nominato Esecutivo.- la voce di Oda Sakunosuke è profonda e rauca forse per il fumo, ma con una piega quasi paterna mentre osserva Dazai e solleva lentamente una mano. –Dovrò darti del lei, adesso?-

Chuuya è pronto a scattare in avanti e tagliargli di netto la mano con il pugnale che nasconde nel cappotto, quando lo vede posarla sulla testa del suo partner e scompigliargli i capelli in una brutta imitazione di una carezza – e Dazai uggiola e dimena le mani fasciate dalle bende per allontanarlo, ma allo stesso tempo arrossisce e sorride come un bambino. E Chuuya si sente di troppo, messo da parte, dimenticato. Gli viene da piangere.

-Visto, Chuuya?- Dazai si rivolge a lui con tono petulante, gonfiando una guancia e abbracciando l’uomo. Oda barcolla leggermente all’indietro, sorpreso dall’abbraccio, senza però perdere l’espressione neutra di poco prima. –Odasaku non è ingrato come te!-

Gli fa la linguaccia e Chuuya stringe i pugni per non lasciare cadere quelle lacrime che sente premere contro i lati degli occhi. –E allora chiedi a lui di essere il tuo partner!-

Sente Dazai urlare il suo nome un paio di volte, ma lui ha già iniziato a correre: non può permettersi di frignare per la gelosia proprio davanti a lui.

 

-Chuuya?!- tutta l’ilarità che illuminava gli occhi di Dazai scompare in un attimo, sostituita da uno sguardo ferito e confuso.

Oda sospira, posandogli una mano sulla spalla. –Dovresti smetterla di comportarti così con lui. Ci restate male in due.-

Dazai arrossisce fin sulle orecchie. –I… io non ci resto male. È che non lo sopporto, quando fa così.-

Oda annuisce. –Certo, certo… - eviterà di ricordargli tutte le volte in cui l’ha sentito lamentarsi dei tentativi maldestri e sciocchi di un certo Tachihara di attirare l’attenzione del suo partner, perché sa che Dazai non ammetterebbe mai di essere geloso.

 

 

-Ricordiamo Oda Sakunosuke, morto da eroe per difendere tutti noi… -

Nemmeno ascolta la voce del boss, Chuuya, mentre osserva la bara e la processione di persone che le naviga attorno. Un funerale degno di un capo, pensa, mentre passa accanto alla bara e vi posa per un attimo gli occhi.

-… ma non dimentichiamoci di coloro che, invece, ci hanno tradito.-

Dalla folla si leva un brusio furioso – “Traditori”, “Schifosi bastardi”, “Devono morire, devono morire anche loro”, “Dovevano esserci loro, sotto terra, non Oda” – che copre per un attimo le parole del boss. Chuuya non ha bisogno di sentire i nomi per capire di chi sta parlando – di Sakaguchi non gli importa, nemmeno lo conosceva, pensa solo al dolore che possa provare in questo momento il dottor Mori nel dichiarare trai traditori della Port Mafia il bambino che ha cresciuto come un figlio e ha cui ha insegnato tutto quello che sa.

Fissa un’ultima volta il volto di Oda Sakunosuke, immobile nel suo eterno riposo, prima che Hirotsu gli stringa una mano sulla spalla e lo allontani da lì.

-È un bene che sia morto.- mormora.

-Chuuya?- Hirotsu non capisce, forse crede di aver sentito male…

–È un bene che sia morto.- ripete. -Perché altrimenti lo avrei ammazzato io, per avermelo portato via.-

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Io dovrei studiare se non voglio iniziare l’anno con un 2 oltre che di matematica anche di filosofia, ma quando l’ispirazione chiama un autore deve rispondere c.c

. . .

OKAY. ADESSO POTETE ANCHE UCCIDERMI.

Solo, se poteste evitare di affogarmi/bruciarmi viva ve ne sarei grata: sembrano metodi particolarmente dolorosi, innit.

Per il resto: motoseghe, bazooka, bombe a mano, veleni, padelle?

 

Bring it on! :D Sappiate che vi amo tutti pe avermi seguita fino alla fine

Maki

 

 

 

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