Whatever happens, I'll always be by your side di SPNlifestyle (/viewuser.php?uid=1030245)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1_ ***
Capitolo 2: *** 2_ ***
Capitolo 3: *** 3_ ***
Capitolo 4: *** 4_ ***
Capitolo 5: *** 5_ ***
Capitolo 6: *** 6_ ***
Capitolo 7: *** 7_ ***
Capitolo 8: *** 8_ ***
Capitolo 9: *** 9_ ***
Capitolo 10: *** 10_ ***
Capitolo 11: *** 11_ ***
Capitolo 12: *** 12_ ***
Capitolo 13: *** 13_ ***
Capitolo 14: *** 14_ ***
Capitolo 15: *** 15_ ***
Capitolo 16: *** 16_ ***
Capitolo 17: *** 17_ ***
Capitolo 18: *** 18_ ***
Capitolo 19: *** 19_ ***
Capitolo 1 *** 1_ ***
POV
DEAN
“SAM!!
ATTENTO!” gli urlo, appena vedo la macchina sorpassare lo
stop nonostante il semaforo rosso; Sam prova a sterzare, per evitare la
collisione ma è troppo tardi… l’auto
colpisce in pieno il mio lato, esattamente alla mia altezza ma,
l'angolazione fa si che l’Impala inizia a cappottarsi su
stessa, e noi con lei al suo interno.
L’impatto
è così forte da farmi perdere subito i
sensi…
Quando
mi sveglio, sento dolore ovunque ma subito inizio a guardarmi intorno,
nonostante le palpebre sempre più pesanti: sono ancora
dentro la macchina, ormai dritta dopo tutti i giri, completamente
sdraiato sui sedili anteriori … cerco subito con lo sguardo
Sam e vedo che lui invece si trova all’esterno, probabilmente
sbalzato fuori a causa del colpo.
Provo
a muovermi ma il mio corpo è una statua di marmo e la mia
vista si fa sempre più annebbiata..
“S-sammy” sussurro mentre le mie forze vengono meno
e, mentre vedo un piccolo movimento provenire dalla sua direzione,
inizio a vedere nero, per poi perdere i sensi.
Il
giorno prima…
“Sammy!
Ti prego dimmi che hai trovato qualcosa!” gli chiedo, ormai
assegnato, nascosto dalle mie stesse braccia, incrociate sul tavolo.
“No,
niente. Mi spiace Dea- TROVATO!” mi dice, con un grosso
sorriso.
“Davvero?!
Non stai scherzando?”.
“Senti
qua.. Ieri nei pressi di una cittadina è stato ritrovato il
corpo di una giovane ragazza, di circa 25 anni, e indovina un
pò!? Era completa dissanguata ma, nei dintorni neanche una
goccia di sangue… più o meno” mi spiega
velocemente.
“Sono
di sicuro vampiri… Ok, coraggio Sammy! Prepariamo le cose e
andiamo a dare un’occhiata!” gli dico ma, prima di
riuscire a fare un passo mi domanda “Come mai tutta questa
voglia di andare a caccia?”.
“Dude,
sono giorni che non ci muoviamo! Rischio di impazzire se rimango ancora
un’ora in più. Quindi sbrigati o ti lascio qui..
tra 10 minuti al garage” gli urlo, ormai lontano.
Dieci
minuti dopo sono seduto al lato del guidatore e, non vedendo Sam da
nessuno parte, inizio a suonare il clacson, gridando contemporaneamente
“Sbrigati Sam!!” e, neanche un minuto dopo, lo vedo
correre nella mia direzione, con un borsone sulla spalla.
“Arrivo,
arrivo! Cavolo, se sei impaziente!” si lamenta, mentre sale
lentamente -troppo
lentamente-
su Baby.
“Ho
solo voglia di andare a caccia di qualche mostro con quella spina nel
fianco di mio fratello! E ora reggiti!” gli dico, prima di
premere sull'acceleratore e sgommare fuori dal garage del bunker.
Ci
vuole qualche ora di macchina per arrivare, così decidiamo
di sfruttare al massimo quel momento di pausa: dopo l’entrata
in scena dell’Oscurità e le ricerche collegate,
stavamo diventando pazzi! Non so se è un bene o male, ma
sono circa 2 settimane che non succede qualcosa di eclatante..se non
è questo il momento perfetto per rilassarsi, allora quando?!
Il
viaggio è stupendo, per un attimo mi sembra di essere
tornato ai vecchi tempi, quando l’unica preoccupazione era
cacciare mostri, senza pensare a angeli, demoni, Dio e la sua pazza
sorella (escludendo ovviamente Cas da tutti i suoi amabili fratelli) ;
passiamo il tragitto a cantare, mangiare schifezze -non
so se Sammy è impazzito o cosa, ma anche lui si è
mangiato un hamburger!!-
e ridere fino a farci venire le lacrime agli occhi..Cavolo
quanto mi era mancato!!
Sfortunatamente
tutto finisce quando arriviamo a destinazione… dopotutto
stiamo indagando su una ragazza che è stata uccisa e, se per
noi è solo un altro caso su cui indagare, per la famiglia e
gli amici è un momento di lutto.
Ci
fermiamo al primo motel sulla strada, in modo da cambiarci velocemente
gli abiti e tornare al lavoro; dopo aver lasciato il borsone e aver
indossato il nostro classico completo da agenti dell’FBI,
prendiamo i documenti falsi, le pistole e il coltello di Ruby -meglio
essere prudenti-
e ci rimettiamo in viaggio, verso l’obitorio.
Analizzando
il corpo, notiamo che sul collo la ragazza ha due profondi buchi, a
pochi centimetri di distanza tra loro ma, la cosa che ci sorprende di
più è trovarne altre su braccia, spalle,
mani… praticamente ovunque. Guardando Sam, capisco che sta
pensando la mia stessa cosa:
vampiri, e più di uno!
Ringraziando velocemente il medico legale, ci lasciamo alle spalle
l’ospedale per dirigerci verso l'abitazione della vittima,
per parlare con i suoi cari.
L’incontro
con la famiglia è davvero straziante: i genitori
continuavano a ripeterci, tra le lacrime, che non capivano come un
fatto del genere fosse successo proprio alla loro bambina, che doveva
partire pochi giorni dopo per l’università, grazie
a una borsa di studio vinta qualche mese prima, che tutti le volevano
bene…
In
quel momento volevo uccidere chiunque fosse stato e, non con una morte
veloce, NO…
doveva pagare per quello che aveva fatto a quella povera ragazza, per
aver distrutto una famiglia. Sam, notando il mio sguardo, capisce che
è meglio portarmi via e, porgendo nuovamente le nostre
condoglianze ai genitori, usciamo e ci dirigiamo al motel; per tutto il
tragitto non dico una parola, concentrandomi sulla strada davanti a me,
nell’abitacolo solo silenzio, finché mio fratello
non mi dice “So cosa stai provando Dean… ti
prometto che pagheranno per quello che le hanno fatto”.
Quando
poso il mio sguardo su di lui, noto nei suoi occhi rabbia, tristezza e
determinazione e questo mi basta a far capire che i vampiri hanno le
ore contate.
Non
ci vuole molto a intuire dove potevano nascondersi quei maledetti
succhiasangue: le alternative sono due ovvero un fienile abbandonato, a
qualche chilometro dalla città, e un edificio
anch’esso in disuso, situato in periferia; decidiamo di
iniziare dal secondo, più probabile visto la zona del
ritrovamento del corpo della ragazza.
-
Note
autrice
Hello everybody!
Eccomi con una nuova storia!! Se
volete lasciare una recensione, siete i benvenuti!! Sono curisa di
sapere una vostra opinione =) .
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2_ ***
POV
DEAN
Ci
fermiamo esattamente davanti all’edificio, intorno a noi solo
silenzio: il palazzo di tre piani, dall’aspetto decisamente
abbandonato, ha molte finestre distrutte, coperte solo da teloni di
plastica, mosse dal leggero vento estivo; al portone
d’entrata hè rimasta un anta, retta a malapena dai
cardini al suo lato. Alle nostre spalle un bosco, attraversato il quale
si arriva direttamente in centro città e dove, qualche
giorno prima, era stato trovato il corpo della povera ragazza.
“Ok
Sammy… Sappiamo quanti sono?” gli chiedo, tenendo
sempre sott’occhio lo stabile accanto a noi.
“Non
saprei Dean.. dalle ferite della vittima potrebbero benissimo essere
due, o cinque o dieci..” mi risponde, mentre anche lui
osserva quel posto decisamente inquietante.
“Cavolo…
quindi dobbiamo entrare alla cieca. E’ in queste occasioni
che l’aiuto di Cas è fondamentale.. a proposito,
mi ricordi come mai non l’abbiamo chiamato?”.
“Perchè,
dopo quello che è successo con l’incantesimo di
Rowena, volevamo lasciarlo a casa a riposare…
ricordi?” mi domanda con ironia.
“Giusto,
giusto… bhe, lasciamogli almeno un messaggio così
sta tranquillo” e mentre propongo l’idea, prendo il
telefono e scrivo a Cas dove ci troviamo e con cosa abbiamo a che fare.
“Bene..
ora che anche questa è fatta, cosa facciamo? Entriamo a armi
spianate?” chiedo e devo ammettere che l’idea mi
entusiasma parecchio.
Sento
Sam sbuffare e muovere la testa in modo esasperato a destra e sinistra,
per poi dirmi deciso “Ecco! Non ti sembra di essere un
pò troppo incosciente ?! Io direi di partire dal piano terra
e far fuori chiunque ci troviamo davanti, senza farci sentire dagli
altri.. ok?” .
Stavolta
è il mio turno di sbuffare “Va bene! Come sei
noioso Sammy!” e, così dicendo, scendo dalla
macchina seguito subito da lui; prendiamo nel baule le torce, delle
siringhe piene di sangue di uomo morto preparate lo stesso pomeriggio
al motel, e due maceti, affilati e pronti per tagliare di netto le
teste di quei schifosi succhiasangue.
Attraversiamo
la strada velocemente e, senza far rumore, ci mettiamo ai lati della
porta.. c’è
silenzio..troppo silenzio… la notte è il momento
perfetto per i vampiri di cacciare quindi..dove diavolo sono finiti
tutti? e,
quando guardo Sam, capisco dal suo sguardo che anche lui ha il mio
stesso dubbio.
A
pensarci, mi puzza un pò questo caso…
è stato troppo facile… di solito quei bastardi
non sono così stupidi da lasciare un corpo con tutti quegli
indizi… a meno che questa è una trappola! Ma come
potevano sapere del nostro arrivo? O semplicemente aspettano un
cacciatore qualsiasi.. e
mentre mille domande mi passano per la mente, dall’interno
sentiamo dei rumori, come di lotta.
Basta
scambiarci uno sguardo per capire cosa fare: al diavolo i dubbi!
Potrebbe esserci qualcuno in pericolo e poi non siamo così
difficili da battere!
Superiamo
l’entrata, spalla contro spalla, ma appena superata la
soglia, ci dividiamo, io a sinistra, lui a destra; dopo aver fatto un
sopralluogo veloce, ci ritroviamo al centro, davanti a una grande
porta, ancora intatta.
“Dean..
è troppo facile… probabilmente è una
trappola..” mi sussurra, saldando la presa sul macete.
“L’ho
pensato anche io… ma cosa vuoi fare? Tornare
indietro?” gli domando, tenendo la voce più bassa
possibile. “Ormai siamo qua! Andiamo e facciamola finita,
Sammy” gli dico, mettendo in allerta tutti i miei sensi in
modo da essere pronto a qualsiasi attacco e difendere Sam.
“Ok..al
mio tre. Uno. Due. Tre.” e insieme, entriamo ma, fatto un
passo, rimaniamo bloccati: la stanza davanti a noi è
grandissima ma, quello che mi sconcerta è che assomiglia
terribilmente al covo di quel fottuto vampiro che anni prima aveva
tentato di trasformarmi.
Al
centro, un grosso spazio vuoto, arredato solo con qualche soprammobile
ormai del tutto irriconoscibile; la luce filtra da delle finestre poste
alla nostra destra e sinistra, sopra a delle grosse balconate che
sovrastano interamente l’area, su tutti i lati, gettando
ovunque ombre che rendono il posto ancora più inquietante.
Mi
giro verso Sam, ancora al mio fianco, anche lui immobile…
sto per dirgli qualcosa quando una voce ci fa sobbalzare entrambi
“Benvenuti! Benvenuti nella mia umile dimora!”.
Ci
guardiamo intorno, alla ricerca del proprietario di quel suono
così sgradevole; una figura esce dalla porta situata di
fronte a noi, sopra alla balconata, e con passo lento, si avvicina alla
ringhiera d’acciaio, dove appoggia le mani.
“Chi
l’avrebbe mai detto che la mia piccola trappola avrebbe
attirato i famosi Winchester!” ci dice, incurvando
leggermente la parte sinistra del labbro all’insù
e, quando termina la frase, la porta alle nostre spalle si chiude con
un tonfo assordante. Siamo
in trappola!
Istintivamente
faccio un passo avanti, in modo da potermi mettere davanti a Sam
“Eh già!” gli rispondo “Eccoci
qua! Ma per tua sfortuna non potrai vantarti con molte persone della
tua impresa” continuo, provocandolo per guadagnare tempo in
modo da valutare le possibili vie di fuga.
“E
come mai? “ mi chiede, continuando quel sadico gioco di sfida
reciproca.
“Bhe,
che domande!” gli dico, quando finalmente noto in fondo alla
sala una piccola finestra; continuo a mantenere l’attenzione
del vampiro su di me parlando mentre, con uno sguardo, faccio segno a
Sammy della mia scoperta “Perchè, vedi tra poco
mio caro succhiasangue farai la fine di Maria Antonietta!”.
“Credete
davvero di riuscirci?” mi domanda ironicamente.
Sam
si gira verso di me e, muovendo leggermente la testa, mi fa capire che
ha visto la nostra eventuale via di fuga; così, rispondendo
alla provocazione, gli dico “Certo! Da quanto posso notare
siamo due contro uno! Tornerò a casa senza neanche versare
una goccia di sudo-” ma non faccio neanche a finire la frase
che, una dozzina di persone sbuca fuori dalla penombra.
“Chiudere
la bocca ogni tanto Dean, no?!” mi dice Sam ,mentre con lo
sguardo conta velocemente gli avversari.
Sento
una risata e, alzando gli occhi, vedo che è il nostro
‘amico’ che ci ha accolto.
“Dicevi? Vedo che adesso non fai più lo
spaccone… bene, qualche ultima parola o
preghiera?” ma, dopo neanche un secondo continua
“Sai che vi dico?! Non me ne frega niente! Figli
miei… attaccate!” e, dopo aver pronunciato quel
comando, tutti i vampiri che ci circondano si muovono
all’unisono, attaccandoci da mille direzioni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 3_ ***
POV
SAM
Vedo
una dozzina di persone attaccarci e, nello stesso momento Dean
imprecare un “Son of a-“ ma non fa in tempo a
finire la frase perché è costretto a gettarsi di
lato per schivare tutti i vampiri, e lo stesso faccio io.
I
minuti successivi sono solo caos e sangue: i fottuti succhiasangue sono
riusciti a dividerci, facendoci arrivare, a furia di evitare colpi,
all’estremità della stanza, io al lato destro,
Dean a quello sinistro; alzando velocemente lo sguardo verso di lui,
noto che è impegnato in un corpo a corpo con un vampiro
piuttosto robusto, mentre gli altri lentamente lo accerchiano, in
attesa del loro turno. Quando capisco che mio fratello sta avendo la
meglio, mi concentro su quel che ho davanti: cinque vampiri hanno
creato un semicerchio intorno a me, ma nessuno mi attacca -
forse stanno cercando di capire cosa fare-
ma, neanche il tempo di formulare un piano che mi ritrovo addosso una
ragazza dai capelli biondi piuttosto affamata, a giudicare
dall’ avventatezza.
Con
un colpo secco le taglio la testa e un secondo dopo me ne trovo
un’altro davanti, che mi guarda con sguardo omicida: appena
si avvicina, faccio un passo indietro ma vado a sbattere contro il muro
perimetrale… il mio 'amico' dai denti affilati coglie
l’occasione per provare ad azzannarmi ma, con un movimento
laterale mi sposto sulla destra e, senza perdere tempo, taglio la testa
anche lui.
Ok..
ne rimangono 3 penso,
guardando velocemente quest’ultimi piazzati di fronte a me.
Formulo
velocemente un piano di attacco e subito lo metto in atto: lancio la
siringa contro quello che si trova a sinistra, tiro un calcio ben
assestato al tizio in centro e, mentre il vampiro di destra sembra
spaesato, recido il suo collo in un unico colpo; quando cade a terra,
mi giro verso il primo e, con una spinta, schiaccio fino in fondo lo
stantuffo… neanche un minuto dopo, è a terra,
immobile. La mia attenzione torna a quello al centro, che si sta
alzando dopo il calcio improvviso: ci scambiamo uno sguardo veloce e
subito inizia un corpo a corpo che termina con me sopra di lui e la
lama sotto al mento… un movimento secco e addio
vampiro!.
Ok..
sistemiamo l’ultimo e poi torno da Dean ma,
quando alzo lo sguardo nuovamente su di lui, noto che ha già
messo al tappeto tutti i suoi nemici, e ora si sta togliendo con la
manica della camicia, il sangue dal viso.
Eh
bravo Dean! e,
con un colpo di machete, faccio fuori anche l’ultimo della
combriccola.
Torno
al centro della stanza, e vedo che mio fratello sta facendo la stessa
cosa… quando siamo uno di fronte all’altro mi dice
“Comunque ho vinto io!”.
Di
cosa sta parlando? “Ma
a che cosa ti riferisci?” gli chiedo, ignaro della gara a cui
sto partecipando.
“Ci
ho messo meno tempo a farli fuori! Quindi direi che la vittoria
è mia!” mi risponde, e sul suo viso
c’è un sorriso allegro.
“Non
ho parole… Siamo scampati per un pelo a una dozzina di
vampiri e tu pensi a chi ci ha messo di meno a farli fuori?
Seriamente?”
“Già!!
Però mi spiace non aver avuto l’onore di far fuori
quello stronzo che ci ha accolti.. spero che prima di tagliargli la
testa lo hai fatto un pò penare..” mi dice, ma in
quel momento i miei pensieri sono altrove.
Aspetta…
se io non l’ho ucciso, e Dean neanche, allora dove diavolo
è sparito quel- ma
un grido mi risveglia “Sam! Attento!”.
Mi
volto subito e, a pochi centimetri da me c’è il
diretto interessato… faccio qualche movimento ma sono troppo
lento… vedo il vampiro avvicinarsi e involontariamente
chiudo gli occhi, aspettandomi da un momento all’altro il
colpo, e poi il dolore.
Niente..
non succede niente. Ma
cosa… Apro
lentamente le palpebre e la scena davanti a me mi spiazza: non so in
che modo, Dean mi ha fatto da scudo e, da quel che vedo, è
anche riuscito a tagliare la testa del mostro.
“Dean..”
lo chiamo, quando vedo che non accenna a girarsi.
“Ehi
Sammy! Direi che con questa ho decisamente vinto!” mi
risponde, mentre lentamente si volta dalla mia parte.
“Ma
ti sembra questo il momento di-” ma, in un attimo cambio
completamente tono “Dean! Oh cazzo sei ferito!” gli
dico, notanto la macchia di sangue che si sta formando sulla sua spalla.
“Oh
questa? Tranquillo Sammy! E’ solo un graffio” cerca
di tranquillizzarmi, ma sul suo volto noto un cenno di dolore quando
cerca di alzare il braccio sinistro.
“Un
graffio? Ma se non riesci neanche ad alzare il braccio!” gli
urlo addosso, forse per lo spavento, forse perchè ancora una
volta mi ha difeso a sue spese.
“Ehi
Ehi.. easy tiger! Ok lo ammetto, mi fa un pò male.. ma non
è niente di grave! Una piccola sistemata dal mio caro
fratellino e una dormita e vedrai che in un paio di ore
starò bene” mi dice e a quel punto, capisco che
non c’è persona più protettiva e
testarda al mondo di Dean Winchester.
“Va
bene.. ma al ritorno guido io! “ e, quando vedo che sta per
ribattere, continuo “Non vorrai metterti al volante in quelle
condizioni?! Niente storie Dean!” dallo sbuffo rumoroso,
capisco di aver vinto. Almeno
in questo!
Torniamo
all’Impala e, con uno sguardo triste ma anche furioso, Dean
mi lancia le chiavi con il braccio sano, per poi sedersi dal lato del
passeggero, con l atteggiamento tipico di un bambino offeso: in quel
momento non riesco a trattenere un sorriso soddisfatto, ma lo faccio
scomparire prima di sedermi al posto del guidatore, consapevole del
fatto che, se Dean mi avesse visto, sarebbe esploso.
Durante
il tragitto di ritorno iniziamo a parlare del più e del
meno, finchè il discorso finisce nell’argomento
più gettonato in quell’ultimo periodo:
l’Oscurità.
“Dean..
secondo te riusciremo a trovare un modo per sconfiggerla?”
gli domando, cercando di non pensare veramente con chi o cosa stiamo
combattendo.
“Sì
Sammy! Siamo pur sempre i Winchester! Queste cose per noi sono
all’ordine del giorno” mi risponde, mostrandomi un
sorriso confortante.
“Oddio,
no! Ci mancherebbe solo quello!” gli rispondo ridendo,
cercando di alleggerire la tensione che si è creata.
Passa
qualche minuto, dove l’unico suono che si sente è
il rumore del motore dell’Impala, finchè Dean mi
dice “Sai Sammy.. mi è mancato tutto questo..
stare insieme, scherzare, cacciare senza preoccuparsi di angeli,
arcangeli, Dio, demoni ... è bello poter passare del tempo
così!” e, voltandomi verso su di lui, noto un
sorriso.
Mi
fermo allo stop, al semaforo rosso e, quando lui mi guarda, ricambio
incurvando all’insù i lati delle labbra,
rispondendogli “Anche a me, Dean.” .
Riparto
non appena scatta il verde .. tempo neanche un secondo e sento Dean che
mi urla “SAM!! ATTENTO!” e poi, un colpo violento,
che fa cappottare l’Impala più volte.
Dopo
non so quanto mi sveglio -
probabilmente ho perso i sensi subito dopo l’impatto-
e, con mia grande sorpresa, noto che sono all’esterno della
macchina, ormai tornata dritta.
In
qualche modo devo essere stato sbalzato fuori … DEAN!
e, con lo sguardo lo cerco… è sui sedili
anteriori, completamente sdraiato e, nonostante la vista un
pò offuscata, vedo sangue.. troppo sangue. DEAN!
provo
ad alzarmi ma il mio corpo mi duole tutto.. riesco solo a fare qualche
piccolo movimento, in modo da mettermi in una posizione più
comoda, ma una mossa sbagliata fa irradiare in tutto il corpo una
scossa dolorosa, che mi fa perdere lentamente i sensi. Intorno a me
sento i suoni sempre più ovattati…
“Qualcuno
chiami un’ambulanza”
“Ho
già fatto! Stanno arrivando..”
Dean….
N.A. : Ehy
everybody! Scusate per il ritardo!! Spero vi sia piaciuto questo
capitolo e se volete, lasciate una recensione! A presto!
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4_ ***
POV
SAM
“SAM!
ATTENTO!” .... l’Impala colpita
violentemente… Sangue .. troppo sangue…
Dean…
DEAN!!
“Qualcuno
chiami un’ambulanza”
“Ho
già fatto! Stanno arrivando..”
Mi
sveglio di colpo, spaventato
dall’incubo … appena i miei occhi mettono
a fuoco quello che mi circonda, mi si gela il sangue nelle vene: pareti
bianche, una lunga vetrata su un lato, tubi ovunque. Sono
in ospedale!
Provo
ad alzarmi ma, quando muovo un muscolo, un dolore lancinante mi invade
tutto il corpo, facendomi ricadere pesantemente sul materasso; capendo
che ogni tentativo é inutile, cerco di trovare Dean solo con
lo sguardo e, notando la sua assenza accanto a me, inizio ad andare in
panico.
Se
stesse bene sarebbe qui, ne sono sicuro… questo significa
che… Dean…
“Signor
Smith? Come si sente?” mi chiede una voce e, girandomi verso
la porta, capisco da dove proviene: un dottore, di circa cinquant'anni
si sta avvicinando lentamente al letto, mostrandomi un sorriso cordiale.
“Molto
piacere, sono il Dott. Anderson e sono il suo medico curante. Vediamo
cosa abbiamo qua“ e sporgendosi un pò , prende la
mia cartella medica attaccata alla spalliera.
“Dov’é
mio fratello? “ gli chiedo immediatamente e,quando i suoi
occhi si posano sui miei, vi leggo tristezza e preoccupazione.
“L-lui
é…” ma non riesco neanche a pronunciare
le ultime parole dal groppo che mi si forma in gola.
“No,
non é morto” e a sentire quelle parole tiro un
sospiro sollevato “ma, quando é arrivato in
ospedale le sue condizioni erano molto gravi..”.
“Posso
vederlo?” domando speranzoso.
“Potrà
andare da lui non appena finiremo di parlare delle sue
condizioni” risponde subito con un tono che non ammette
repliche; mentre sfoglia la cartella mi comunica gli esiti degli esami
“Allora Sig Smith… da quel che posso vedere ha due
costole rotte e alcune incrinate… ha inoltre molte
escoriazioni sul corpo e, su alcune di queste abbiamo dovuto mettere
dei punti… per finire ha la tibia sinistra rotta. Ci
vorrà qualche mese per guarire del tutto ma, una volta
parlato con il fisioterapista dell’ospedale e preso
appuntamento per il futuro, sarà libero di tornare a
casa” conclude mostrandomi un sorriso.
“Ok,
Dottore. Ora posso vedere mio fratello?”.
“Certo…
aspetti un attimo” e, mentre mi dice questo, si affaccia alla
porta, per parlare con la prima infermiera che trova; dopo uno scambio
di battute con quest'ultima, ritorna accanto a me
“Tra poco arriverà qualcuno con una sedia a
rotella per permettersi di spostarsi senza fare sforzi… le
farò compagnia nel tragitto così da informarla
sulle condizioni di suo fratello”.
Qualche
minuto dopo, nella stanza entra una giovane ragazza dai capelli biondi
raccolti in uno chignon, che gentilmente, insieme al Dottor Anderson,
mi aiuta a scendere dal letto per spostarmi sulla sedia…
Che
male! Ogni
minimo movimento é come una coltellata in petto…
per non parlare della gamba che, sotto del gesso, pulsa dolorosamente .
Dopo molte manovre e quelli che sembrano minuti infiniti, finalmente
sono sul mio mezzo di trasporto con le rotelle.
Durante
il tragitto, la ragazza se ne va per occuparsi di altri pazienti,
così mi trovo da solo con il Dottore che lentamente mi porta
da Dean, parlando del più e del meno per
distrarmi… da quanto mi aveva riferito poco prima, si
trovava in un altro piano rispetto alla mia camera.
Quando
saliamo in ascensore, il tono di Anderson si fa d’un tratto
serio “Ascolti, signor Smith… devo avvertirla che
le condizioni di suo fratello sono ancora incerte… quando
è arrivato qua in ambulanza riportava ferite
ovunque…”.
“Esattamente
di cosa sta parlando?” chiedo, in un sussurro al solo ricordo
di Dean sdraiato, pieno di sangue.
“Come
le dicevo, le sue condizioni sono ancora incerte… per ora
siamo riusciti a intervenire sulle ferite… suo fratello ha
la spalla destra slogata, il polso dello stesso braccio rotto, quattro
costole a destra e due a sinistra rotte, così come la gamba
sinistra, e molte escoriazioni dovute ai vetri della macchina, in cui
alcune abbiamo dovuto mettere dei punti” e mentre mi elenca
tutti questi danni fisici, sento gli occhi riempirsi di lacrime
“ma la cosa che ci preoccupa maggiormente è la
ferita alla testa; finchè non si sveglia, non possiamo
essere sicuri al cento per cento delle sue condizioni”.
Rimango
scioccato, non so cosa dire. Dean…
La
voce del Dottore mi risveglia dai miei pensieri “Eccoci
qua… se non le dispiace prima di farle vedere suo fratello,
vorrei visitarlo”.
“Certo,
non c’è problema… Intanto faccio
qualche chiamata” rispondo subito.
Quando
vedo Anderson entrare e chiudersi la porta alle spalle, prendo il
telefono, lo accendo e, scorrendo la rubrica, cerco il contatto di Cas;
premo sulla cornetta accanto al nome e lascio squillare,
finché una voce dall’altra parte non mi risponde.
“Cas!”
“Sam!
Finalmente! Dove siete spariti? Sono ore che provo a chiamarvi, ma sia
il tuo cellulare che quello di Dean sono irraggiungibili”
“Lo
so amico...ascolta è successo un casino… adesso
siamo al Central Hospital, nella città vicina a dove siamo
andati a caccia..”
“In
ospedale?! Sam cos’è successo?! State
bene?!” mi chiede, una domanda dopo l’altra.
“E’
una lunga storia, te la spiego quando ci vediamo… io sto
bene, è Dean..” ma mi interrompo quando la voce di
un infermiera mi dice che posso vedere mio fratello.
“Ascolta
Cas, devo andare. Vieni qua il prima possibile… per
favore”
“Ok
Sam, faccio prima che posso” mi dice, prima di riattaccare.
Ti
prego Cas, fai in fretta.
Prendo un profondo respiro e, spinto dall’infermiera di
prima, entro nella stanza di Dean: la camera è identica alla
mia, a parte qualche mobile con colore differente.
La
mia attenzione si focalizza sulla persona sdraiata nel letto, e mentre
esamino il suo corpo, mi ritorna in mente la descrizione che mi ha
fatto il dottore in ascensore: da sotto le lenzuola vedo il suo petto
nudo, abbassarsi e alzarsi lentamente, ricoperto solo da fasciature
sulle spalla e sul costato; le ingessature della gamba e del braccio
sono appoggiate a dei cuscini, in modo da mantenerle nella posizione
più comoda e corretta.
Infine,
la fasciatura sulla testa, così bianca da risaltare sul
volto pallido di Dean, segnato da piccole ferite meticolosamente
disinfettate e curate. Dean…
Chiedo
gentilmente a qualcuno presente di avvicinarmi al letto e, una volta a
fianco, appoggio la mia mano su quella di mio fratello. Sono
qui! Ti prego svegliati!
E
come esaudito un desiderio, gli vedo le palpebre sbattere
più volte, per poi aprirsi lentamente; dietro di me
percepisco lo stupore dei dottori, ma la cosa non mi interessa.. Dean
è sveglio!
Noto
che si guarda in giro un pò confuso così, con la
voce più bassa e tranquillizzante che riesco a fare, gli
dico “Ehi Dean! Come ti senti?”.
Lui
volta lentamente il viso verso di me, poi guarda attentamente prima me,
poi il dottore e infine l’infermiera, per poi ritornare
nuovamente su di me; quando vede la mia mano sulla sua, la sposta di
lato e con un pò di titubanza domanda “Tu chi
sei?”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 5_ ***
La
stanza è avvolta da un silenzio assordante: Sam fissa il
fratello, incredulo e scioccato dalla sua domanda; Dean, invece,
continua a guardarsi intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse
fargli capire dove si trova e chi sono le persone accanto a lui; infine
il Dottore alle spalle del minore, che osserva la scena, con sguardo
carico di tristezza.
Da
quello che ho intuito nel poco tempo con cui ho parlato con il ragazzo,
questi due fratelli sembrano molto legati. Dio, chissà cosa
sta passando per la sua mente in questo momento... pensa,
mentre osserva la schiena del giovane ragazzo sempre più
ricurva, come schiacciata dal peso della verità.
Dal
canto suo, Sam non può che sentirsi sempre più
spaventato: suo fratello, il suo Dean,
la sua roccia,
con cui ha condiviso tutte le esperienze, dalle più belle a
quelle più brutte, non si ricorda nulla… come
può sopportare una situazione del genere?
E,
mentre gli occhi iniziano a farsi sempre più lucidi, osserva
il ragazzo di fronte a lui, ma quando guarda attentamente i suoi occhi
nota qualcosa che non vedeva da anni: il caratteristico color smeraldo
dell’altro sembra risplendere più del solito, come
se i suoi occhi si fossero lasciati alle spalle la tristezza e
l’angoscia di tutto quel periodo. Dean…
“Signor
Smith.. le devo chiedere gentilmente di accomodarsi un attimo fuori,
così posso visitare suo fratello” dice Anderson,
spezzando il momento surreale che si è creato.
Sam,
senza pronunciare una parola, fa un piccolo cenno con la testa e,
qualche secondo dopo viene spinto fuori dall’infermiera che
ancora non aveva lasciato la stanza; e mentre si allontana, continua a
mantenere lo sguardo sul viso del fratello, spaventato di poterlo
perdere ancora.
Il
minore è accanto alla stanza di Dean, in corridoio, assorto
nei suoi pensieri, quando una voce lo richiama alla terribile
realtà “Signor Smith… Signor Smith? Mi
sente?”; quando lentamente Sam volta il viso nella direzione
del suo interlocutore, capisce dallo sguardo dell’altro che
probabilmente lo stava chiamando da molto tempo.
“Senta,
so che per lei è un bruttissimo momento… ma
vorrei discutere delle condizioni di suo fratello” gli dice
con lentezza, in modo da far arrivare chiaro il messaggio.
“Va
bene… dove?” chiede il ragazzo fin troppo altro
per la sedia a rotelle.
“Nel
mio ufficio.. è solo qualche stanza più il
là… andiamo” e, mettendosi dietro alla
carrozzina, lo spinge delicatamente fino a una porta bianca con su una
piccola targhetta con inciso ‘Dott. H. Anderson’ .
Una
volta sistemato il minore dei fratelli davanti alla scrivania, il
medico prende il suo posto dall’altro lato, per iniziare, non
prima di aver preso un grosso respiro, la spiegazione
“Ok… adesso che suo fratello si è
svegliato, possiamo farci un’idea chiara della situazione
attuale” ma Sam lo interrompe, troppo irrequieto per
aspettare; così domanda “Perchè Dean
non si ricorda di me?” e nella sua voce, si può
sentire forte il dolore e la preoccupazione.
“Come
le dicevo mentre eravamo in ascensore, la ferita che ci preoccupava di
più di tutte era quella alla testa… ora che si
è svegliato, sappiamo l’entità del
danno…”.
“La
prego dottore.. non ci giri attorno.. mi dica
cos’è e se è possibile farlo tornare
come prima”
“Suo
fratello durante l’incidente deve aver sbattuto molto
violentemente la testa, causando così una commozione
cerebrale… per quanto riguarda la cura, dipende se
l’amnesia è temporanea, causata solo
dall’impatto o dallo shock del momento, o ha effetti
permanenti… nel primo caso, molto riposo e un clima
famigliare potrebbero aiutare notevolmente..” il dottore
lascia in sospeso la frase, conscio del fatto che, per la seconda
alternativa non c’è alcuna opzione.
Lo
sguardo di Sam, nel frattempo è perso nel vuoto.. nella sua
mente un solo pensiero, un’unica frase, ripetuta
all’infinito come una preghiera...Per
favore, fai che sia temporaneo.
“Quindi
mi sta dicendo che l’unica opzione è quella di
aspettare?” chiede, una volta capito cosa gli stava dicendo
Anderson.
“Esatto...mi
spiace ma questa è l’unica opzione.. mi dispiace
davvero.. una volta che sarete guariti sia lei che suo fratello, potete
tornare a casa, ma periodicamente dovete passare a fare dei
controlli” gli spiega velocemente quando, qualcuno bussa alla
porta e entrambi sentono una voce “Dottore? Mi spiace
disturbarla ma hanno bisogno di lei al reparto pediatrico”.
“Arrivo..
bene signor Smith.. un’infermiera l'accompagnerà
in camera sua.. e prima che me lo chieda, visto la situazione, ho
chiesto di spostarla nella stessa stanza di suo fratello…
così in questo modo potrà stare con lui senza
fare qualcosa che potrebbe solo peggiorare la sua situazione
attuale” gli dice, sorridendo al ragazzo contento per quella
inaspettata notizia.
“Grazie,
grazie mille dottore!” cerca di allungare il braccio per
mostrare la sua gratitudine con una stretta di mano, quando un fitta di
dolore all’altezza delle costole lo coglie alla sprovvista,
facendogli mancare il respiro.
“Ehi
Ehi.. lunghi respiri, coraggio!” lo incoraggia il medico ,
corso al suo fianco per aiutarlo; dopo qualche minuto in cui i respiro
piano piano si regolarizza, lo sguardo di Sam torna sul volto del
dottore rassicurandolo “Non si preoccupi, va tutto
bene. Grazie ancora”.
Usciti
dalla porta, Anderson prende una direzione mentre Sam, spinto da un
infermiera, va nell’altra.
Ci
mettono meno dell’andata ad arrivare alla stanza di Dean e,
quando arriva davanti alla porta socchiusa, nella mente di Sam mille
pensieri iniziano a vorticare, senza fine; solo dopo
aver superato la soglia e aver visto suo fratello addormentato -
probabilmente lo avevano imbottito di morfina per le ferite - tutti i
suoi dubbi si azzerano.. solo un unico pensiero Questa
volta Dean , sarò io ad aiutarti. E
mentre rifletteva sul da farsi, un sonno improvviso si abbatte su di
lui nel momento esatto in cui la testa tocca il cuscino, facendolo
immediatamente addormentare, sempre con lo sguardo rivolto verso il suo
Dean.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 6_ ***
POV
SAM
Mi
risveglio a causa della forte luce proveniente da fuori; appena riesco
ad aprire gli occhi, molto lentamente in modo da abituarmi a tutto quel
chiarore, mi giro verso Dean.
Diversamente
da me, sta ancora dormendo profondamente, a giudicare dal respiro calmo
e lento… subito mi pervade un senso di tenerezza ma anche
malinconia..da
quanto tempo non dormiva così tranquillamente? e
senza accorgermene, un grosso sospiro esce dalle mie labbra, facendomi
sussultare per il dolore alle costole.
“Sam”.
Sobbalzo
al richiamo, non avendo percepito nessuno al mio risveglio ma, quando
mi volto verso la fonte del suono, mi ritrovo a fissare due occhi
azzurri spalancati dalla preoccupazione.
“Cas,
amico sei tu.. cavolo mi hai fatto prendere uno spavento” e,
mentre gli faccio presente la cosa, un piccolo gemito sofferente si fa
spazio per uscire, dovuto a un movimento sbagliato.
“Samuel,
che è successo?” mi chiede con tono ansioso e, dal
nome che ha usato, capisco che è molto preoccupato .
“Eravamo
a caccia di vampiri.. ti è arrivato il messaggio di Dean
giusto?”.
“Sì”.
“Beh
quando siamo entrati nell’edificio ci hanno accolto con una
trappola.. avevano calcolato tutto per uccidere qualche cacciatore ma
non pensavano di trovarsi noi.. comunque appena abbiamo finito, neanche
il tempo di realizzare che ne mancava una alla lista che questo ci ha
attaccato, cioè ha attaccato me.. ovviamente Dean si
è messo in mezzo facendolo fuori, ma ferendosi
così alla spalla..” gli spiego e dalla sua
espressione, capisco che sta ascoltando attentamente ogni mia parola.
“Tipico
di Dean.. ma a vedervi non penso che tutte queste ferite siano state
causate dai vampiri, giusto?”.
“Esatto..
quando ce ne siamo andati, mi sono messo io a guida
dell’Impala perché il testone faceva fatica ad
alzare il braccio.. stava andando tutto bene finchè ad un
incrocio un idiota è passato con il rosso prendendoci in
pieno… Io sono stato più fortunato visto che ero
dal lato del guidatore, mentre Dean ha subito il colpo più
forte…” nel frattempo mi volto verso mio fratello,
ancora nel mondo dei sogni.
“Ma
non è questo che ti preoccupa…
c’è qualcos’altro.. ho
ragione?” mi domanda.. era sorprendente vedere quanto Cas
fosse cambiato dal loro primo incontro.
“Sì,
c'è altro. Quando mi hanno portato da lui il medico mi ha
detto che l’unica ferita che ancora li preoccupava era quella
alla testa...visto che non si era ancora svegliato non sapevano dirmi
le sue reali condizioni..”
“Sam,
non capisco.. cosa vorresti dirmi?”
“Cas,
Dean non si ricorda più niente… quando si
è svegliato mi ha chiesto chi sono” e, nel dirlo,
non posso fermare una lacrima solitaria che mi scivola sul viso.
Quando
guardo Cas, vedo nei suoi occhi azzurri la stessa tristezza e
confusione che provo io ma, un movimento al mio fianco, fa scattare la
mia testa da quel lato.
Dean
si sta lentamente svegliando, dopotutto non so neanche da quanto tempo
stesse dormendo; appena apre gli occhi, si guarda intorno e, quando
incontra lo sguardo di Cas, vedo che si irrigidisce
all’istante “Dean, non ti preoccupare lui
è Castiel.. è un nostro amico”.
Lo
vedo osservarlo attentamente per poi dire, con la voce ancora impastata
dal sonno “Castiel? Wow amico, hai uno strano
nome… “ e, a sentirlo, entrambi non possiamo che
fare una piccola risata perché, nonostante la mancanza di
memoria,è sempre lo stesso Dean.
“Cosa
è successo? Perchè non mi ricordo di voi? E
soprattutto.. chi sono?” nel suo tono paura, un aspetto che
mi fa ripiombare ,come una doccia ghiacciata,nella realtà.
Decido
di raccontargli tutto..cioè, quasi tutto. Per ora voglio
lasciare discorso ‘Family business’ da parte..
già è spaventato così, meglio non
farlo scappare.
“Ti
chiami Dean, Dean Winchester e io sono Sam, bhe Samuel , tuo fratello
minore. Lui invece è Castiel, il nostro più caro
amico… Ieri sera abbiamo avuto un incidente e, essendo tu al
lato del passeggero, hai preso la botta più forte che ti ha
causato un amnesia…”
Vedo
che riflette su quello che gli ho detto e poi mi chiede “I
nostri genitori? Non li hai avvertiti? O altri parenti?”.
Cosa
gli dico? La verità? Mi
volto verso Cas e vedo lui che mi fa un lieve cenno con la testa,
facendomi intuire la strada da prendere.
“Dean,
i nostri genitori sono morti e purtroppo non abbiamo
parenti… siamo rimasti solo io e te della nostra
famiglia” e appena termino, lo vedo abbassare lo sguardo
triste, per poi appoggiare la testa sul cuscino, e addormentarsi
nuovamente, e in controluce, riesco a vedere una piccola lacrima
solitaria solcare il suo volto. Oh
Dean…
“Cas,
cosa facciamo? Non possiamo restare…” chiedo
supplicandolo con lo sguardo per una soluzione.. vista la situazione
non riesco nemmeno a pensare.
“Sam,
anche se lo guarisco dai danni fisici, non so se riesco a fargli
tornare la memoria… e poi dove lo portiamo? Al bunker?
Sarà un pò difficile spiegargli perché
vivete lì..” mi risponde, come se nel frattempo
stesse dando sfogo ai suoi pensieri per una soluzione.
“
Per quello non c'è problema, mi inventerò
qualcosa… come sei arrivato qui?”.
“Ho
fermato il primo che passava e gli ho preso la macchina..” e
se non fossimo in questa situazione di merda, ci riderei su al pensiero
di un angelo del Signore che ruba.
“Ok,
allora direi di tornare al bunker con quella e poi lasciarla da qualche
parte.. tu guarisci prima me e, mentre preparo tutto, fai la stessa
cosa con Dean.. non c’è nient’altro che
possono fare qui.. magari al bunker troviamo qualcosa”.
“Ma
Sam, non credi che Dean possa insospettirsi quando si
ritroverà senza un graffio? A quello non possiamo dargli una
spiegazione che non sia la verità..”.
Non
ha tutti i torti.. cosa si potrebbe fare? E
osservando le varie garze che ricoprono Dean, mi viene
un’idea “Cas, riesci a guarire solo alcune delle
sue ferite?” gli domando, speranzoso.
“Sì..
a cosa stai pensando?”
“Gli
curi le fratture alle costole, lasciando solo le escoriazioni e la
spalla lussata.. almeno in questo modo abbiamo una base su cui
inventarci la storia.. tanto non ha ancora parlato con il medico quindi
non c’è problema” gli spiego velocemente.
“Ok
va bene.. iniziamo con te “ e, appoggiandomi due dita sulla
fronte, fa sparire tutto il dolore e le contusioni.
“Grazie
Cas. Ora, io vado a recuperare la macchina, tu guariscilo e poi portalo
giù.. ci troviamo sul retro, al parcheggio delle
ambulanze” e, senza aspettare un attimo, esco dalla stanza,
prendendo tutti i miei vestiti depositati nell’armadio.
Mi
fermo al primo bagno giusto per far cambio abito, e poi velocemente mi
dirigo al parcheggio dove si trova la macchina, evitando nel frattempo
infermiere e dottori.
Dopo
qualche minuto raggiungo finalmente la mia destinazione, trovandomi
davanti a un decappottabile rosso fuoco, vecchio stampo. Come
non farsi notare…
Tempo
di mettere in moto e fare il giro dell’edificio, mi accosto
ad un'ambulanza aspettando Cas, che si presenta un istante dopo con
Dean addormentato tra le sue braccia.
Quando
tutto questo sarà finito, lo prenderò in giro a
vita! e,
in cuor mio, spero davvero che tutta questa finisca per il meglio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 7_ ***
POV
DEAN
Cerco
di riaprire gli occhi, ormai sveglio da un sonno senza sogni - come
potrei.. non ricordo neanche chi sono.. -
ma, quando sento delle voci vicino a me discutere, continuo a fare
finta di dormire per poter ascoltare la conversazione.
“Sam,
lo sai anche te che non potremo farlo uscire dal bunker.. se qualcuno
dovesse venire a conoscenza che Dean ha perso la memoria, farebbero di
tutto per catturarlo e fargliela pagare” e, sentendo
ciò, mille brividi mi percorrono il corpo.
Cosa
facevo prima per meritare una punizione? nel
frattempo, quello che dovrebbe essere mio fratello risponde
all’altro tizio.. come
si chiama? Castiel? Certo che è uno strano nome da dare a un
figlio!
“Lo
so Cas… ma che alternative avevamo? Non potevamo stare in
ospedale… prima o poi ci avrebbero scoperto …
torniamo al bunker e speriamo di trovare qualcosa per sistemare questo
casino..” e nella sua voce, posso percepire un accenno di
paura.
Decido
di rivelare la mia presenza, ma prima che potessi aprire bocca, la voce
del tizio in trench mi fa sobbalzare sul sedile “Dean, so che
se sveglio.. è inutile che fai finta di dormire”.
Colto
in flagrante, mi alzo lentamente, ancora un pò dolorante e
noto che mi avevano sdraiato sui sedili posteriori, con sopra .. una
giacca?
“Mi
spiace aver origliato..” e, dallo sguardo sorpreso del
gigante alla guida, capisco che non è una cosa che dicevo
molto spesso prima; ignorando tutto, decido di porre le domande a cui
voglio aver risposta immediata “ Ok, visto che non devo fare
finta di non aver sentito, ho alcune cose da chiedere…
perchè ce ne siamo andati dall’ospedale? Cosa
diavolo è questo bunker? E soprattutto, cosa posso aver
fatto prima di perdere la memoria per far sì che qualcuno mi
cerchi e me la faccia pagare?” e, senza volerlo, sputo tutto
fuori, alzando un pò il tono della voce.
Vedo
i due ragazzi davanti lanciarsi degli sguardi complici e, dopo qualche
secondo di silenzio, è Sam ha prendere la parola
“Ok Dean, calmati. Il bunker è il luogo dove
stiamo mentre non siamo in giro per il paese.. è come se
fosse la nostra casa.. mentre per il resto vorrei spiegartelo una volta
arrivati lì.. va bene?” mi chiede; dal suo sguardo
capisco che è sincero e, con un grosso sospiro, annuisco per
fargli sapere che va bene.
“Va
bene, posso aspettare” gli dico, ma dentro di me sono
nervoso… non ricordo niente, sono in una macchina lontano
dall'ospedale e subito nella mia mente si forma un pensiero.. come
faccio a sapere che queste persone non stanno mentendo?.
Il
panico mi assale e, senza rendermene conto, inizio a spostare
freneticamente lo sguardo ovunque, alla ricerca di una via di fuga.
Il
ragazzo alla guida, notando i miei movimenti, accosta al lato della
strada e, non appena la macchina si ferma, si volta verso di me, il
viso contratto dalla preoccupazione.
“Dean..
Ehi Dean che succede?” ma quando punto i miei occhi nei suoi,
vedo dalla sua espressione che ha capito cosa sta succedendo -
come può farlo?- e,
mentre mi avvicino piano alla portiera per uscire ed andarmene, sento
qualcuno afferrarmi per il polso.
“Dean,
lo so che sei confuso e hai paura… ma prima che tu possa
fare qualcos’altro, lascia che ti faccia una domanda.. in
cuor tuo, cosa senti nei miei confronti? Senti che puoi
fidarti?” mi chiede e, quando lo sento, mi blocco fino a
voltarmi a fissarlo, stupito dalle sue parole -
come posso fare a sapere se mi fido di lui? Non ricordo niente! - ma,
diversamente a quello che penso, gli dico “Si..mi
fido” sorprendendo anche me stesso.
Lui
mi rivolge un grande sorriso affettuoso, per poi aggiungere,
guardandomi negli occhi “Ok, allora fidati di te e
soprattutto fidati di me” e, con quella frase, almeno una
delle mie preoccupazioni svanisce. Si,
posso fidarmi di lui.
Terminata
la scenetta da film, ripartiamo verso il famoso bunker ma la voce del
ragazzo dagli occhi azzurri, spezza l’atmosfera di quiete che
si era creata “Sam, dobbiamo fermarci da qualche parte..
abbiamo finito le scorte di cibo”.
“Ok,
al prossimo supermarket ci fermiamo e prendiamo qualcosa.. grazie per
avermi avvertito Cas”.
“Di
nulla Sam” e, dallo scambio di battute tra i due capisco che,
non lo so, Castiel ha qualcosa di strano, di diverso da Sam.. magari ho
questa sensazione perchè non mi ricordo di lui.
Fortunatamente,
neanche 10 minuti dopo, sulla strada troviamo un piccolo negozio, dove
decidiamo di fermarci a fare la spesa e una piccola pausa prima di
ripartire.
Appena
scesi dalla macchina, ci dividiamo, in modo da fare il prima possibile;
quando, vagando tra gli scaffali mi trovo al reparto dolci, la mia
attenzione viene catturata da una meravigliosa crostata ai mirtilli e,
involontariamente urlo “Sammy!!! Pie!!”.
Vedo
il ragazzo troppo cresciuto girarsi verso di me con gli occhi
così spalancati da uscire quasi dalle orbite; con passo
svelto mi si avvicina e, involontariamente, faccio un passo indietro.
“Come
mi hai chiamato?” mi domanda e, nella sua voce sento speranza
e.. tristezza?
“A
dir la verità non mi ricordo… come ti ho
chiamato?” gli dico sinceramente ma quando finisco, capisco
dalla sua espressione delusa che forse sarebbe stato meglio inventarmi
qualcosa “Mi spiace..”.
“Non
ti preoccupare...almeno so che sei sempre tu. Adori le crostate, sin da
piccolo!” indicando la torta che avevo adocchiato prima.
“Speriamo
di ricordare anche il resto..” dico in un sussurro,
continuando a guardare quel ragazzo che, da quello che mi hanno detto,
è mio fratello. Perchè
non mi ricordo di te? Eppure sembriamo così legati...
Mille
pensieri mi opprimono la mente … così, con un
cenno, faccio capire agli altri due che esco a prendere una boccata
d’aria per distrarmi prima del fatidico momento della
verità al bunker.
Vado
nel bagno situato a lato dello stabilimento, per sciacquarmi un
pò la faccia con l’acqua fresca, sperando di
scacciare così i brutti pensieri; quando apro la porta, noto
che non c’è nessuno al suo interno
così, con tre falcate azzero la distanza tra me e il primo
lavandino.
Faccio
scorrere l’acqua per un attimo, metto le mani sotto al getto,
a coppa, e poi mi bagno il viso, facendo attenzione alla fasciatura
sulla spalla; mentre sono intento a ripetere l'operazione, sento lo
scricchiolio della porta alle spalle ma lo ignoro e continuo quello che
sto facendo.
“Deve
essere il mio giorno fortunato! Il famoso Winchester qui alla mia
mercè da solo e senza ricordi!!” urla qualcuno,
estasiato; mi giro giusto in tempo per essere colpito in pieno stomaco
da un pugno molto forte e ben assestato e, mentre le mie forze vengono
meno, mi accascio sul pavimento; sento la persona sopra di me dirmi con
un ghigno inquietante “Bene.. ora ci divertiamo un
pò insieme” e poi, solo nero.
Hello everybody!
Eccomi con un nuovo capitolo!
Non uccidetemi - e soprattutto non mandatemi gli hellhound- dopo questo
finale..
Grazie mille per le recensioni
e un grazie anche a
tutti i lettori silenziosi =)
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 8_ ***
POV
DEAN
La
prima cosa che sento quando mi riprendo é un terribile
dolore alla nuca; in un flash, ricordo quello che è successo
al bagno del negozio dove ci siamo fermati.
Non
so perchè queste persone ce l’hanno con me ma
sento nella mia mente di nuovo le parole che aveva detto Sam in
macchina, sul fatto che sarei stato in pericolo se fossi uscito dal
bunker, e subito avverto il terrore invadermi il corpo, facendomi
entrare nel panico: la prima cosa che mi viene da fare è
alzarmi e scappare ma, quando ci provo, la dura realtà si
abbatte su di me.
Corde
strette legano le mie caviglie, busto e petto.. cerco di muovermi,
tentando di spezzare o allentare i nodi ma smetto poco dopo a causa
della spalla che, al più piccolo movimento, mi lancia
scariche di dolore che mi spezzano il respiro.
Provo
a calmarmi, in modo da analizzare la situazione davanti, nonostante in
questo momento ho solo voglia di urlare, sperando nell’aiuto
provvidenziale di qualcuno: faccio uno, due, tre respiri lenti, con gli
occhi chiusi, sperando di controllarmi; quando li riapro, inizio a
guardarmi intorno alla ricerca di indizi sul luogo in cui sono
rinchiuso e soprattutto di una via di fuga.
La
stanza è molto piccola, vuota e vecchia, a giudicare dai
muri ridotti male… mi
sa che sono in un seminterrato penso,
notando la piccola finestrella in alto alla parete sinistra, da cui
filtra la luce.
Davanti
a me una porta, ormai arrugginita, da cui provengono delle voci e, tra
queste, riconosco la stessa persona che mi ha sferrato il pugno
all’interno del bagno.
“
Cosa ne facciamo?” domanda qualcuno, probabilmente il suo
complice.
“
Secondo te?! Proviamo a estorcergli qualche informazione” e
questa volta, è lui a parlare.
“
Ma hai sentito Jennifer, ha perso la memoria!! Non può dirci
niente!”
“
Sai cosa si dice a proposito della perdita di memoria? Molte
volte basta rivivere un trauma per far sì che i tuoi ricordi
vengano a galla… e quale miglior modo, per il nostro amato
Dean Winchester, se non la tortura? “
Tortura?
Cosa? sento
di nuovo il panico impossessarsi di me… provo a strattonare
con più forza le corde, ignorando il dolore, sentendo i
rumori dei passi avvicinarsi piano alla stanza.
Non
so se prima credevo in qualcosa ma ti prego, ti prego Dio, se esisti,
aiutami! ma
la mia preghiera viene interrotta dal rumore della porta che si apre.
“Il
bell’addormentato s’è svegliato
finalmente!” mi dice la prima persona che sorpassa la soglia
e, dalla voce, riconosco in lui il mio aggressore.
“Temevo
di dover aspettare… e non hai idea di quanto questo mi
irriti” finisce, con un sorriso a dir poco inquietante sul
volto, che mi fa sentire mille brividi in tutto il corpo.
“Su
smettila Jade! Non vedi quanto è terrorizzato il nostro
cucciolo smarrito? Se continui così probabilmente sviene
ancor prima di iniziare” aggiunge l’altro,
avvicinando il suo viso al mio, per osservarmi bene.
“I-iniziare
cosa?” domando, in un sussurro. So
qual’è la risposta, ma spero davvero di aver
sentito male prima.
“Ah
allora riesci a parlare! Non ti preoccupare per ora, lo scoprirai molto
presto… a meno che non collabori dicendoci tutto quello che
sai”.
In
qualche modo riesco a calmarmi e, mantenendo il tono di voce
più fermo possibile, gli dico “Ascolta, non ho
idea di chi voi siate! L’unica cosa che mi hanno detto
è che mi chiamo Dean e, a quanto pare, ho un fratello e un
carissimo amico. Niente famiglia. Quando mi sono svegliato ero in
ospedale e loro erano lì con me… non so
altro” non so perchè, ma decido di non dire niente
riguardo la nostra destinazione, ovvero il famoso bunker.
“Si,
beh.. non ci stai dicendo nulla di nuovo.. queste cose le sapevamo
già” mi risponde il complice, muovendo la testa a
destra e sinistra, rassegnato; si gira verso l’altro e,
insieme, si mettono nell'angolo della stanza -
forse a decidere cosa fare? .
Ora
che ne ho l’occasione, osservo meglio i miei sequestratore:
il primo, quello che mi ha steso -
Jade? -
è un ragazzo molto magro, non alto, dall’aspetto
direi di circa 40 anni; l’altro, invece, nonostante la sua
altezza, è di costituzione molto asciutta, di circa 30 anni.
Come
hanno fatto a stendermi con un colpo solo? mi
chiedo ma, quando guardo il loro volto, mi si blocca il respiro. I
loro occhi...I LORO OCCHI SONO NERI!!
Notando
la mia espressione a dir poco terrorizzata e confusa, con passo lento,
si riavvicinano a me, tenendo ben aperto le palpebre in modo da farmi
vedere l’oscurità dei loro sguardi “Ops,
mi spiace. Beh, a dir la verità no. Se non avessi perso la
memoria, sapresti cosa significa quando vedi qualcuno con questi occhi
e, visto che sei un cacciatore, sapresti esattamente cosa
fare”.
“Cacciatore?
Ti sbagli.. non penso di aver mai cacciato animali in vita
mia..” e, anche se non ricordo nulla, sento che quella
è la verità; rimango incredulo quando entrambi
iniziano a ridere sonoramente… una risata falsa ma anche
crudele.
“Eh
no cacciatore, non hai cacciato animali, su questo hai
ragione… se solo sapessi! Sai potrei raccontarti molte cose
sul famoso Dean Winchester e la sua furia omicida.. ma poi dove sarebbe
il divertimento? Giusto Brian?” “Giusto
Jade!”
“Vedi”
inizia, tirando lentamente fuori un coltello dai pantaloni “
almeno Brian oggi si è potuto divertire un pò a
giocare con quel tizio che vi aveva visto passare… ha
spifferato subito la vostra direzione ma cosa potevamo fare? Lasciarlo
andare?” mi chiede ironico e subito capisco
qual’è stata la sorte di quel pover'uomo che si
è trovato in mezzo, solo perchè li aveva visti di
sfuggita.
“Quindi,
visto che lui ha avuto la sua parte, direi che tocca me! E
chissà.. magari riusciamo ad unire il lavoro con il
piacere” e, senza preavviso, compie un movimento laterale che
mi provoca un taglio sulla coscia destra, facendomi emettere un urlo,
più per la sorpresa che per il dolore.
Sul
suo volto appare un ghigno divertito e, dopo aver osservato la lama
sporca del mio sangue, mi fissa coi suoi occhi neri, dicendo
“Bene.. diamo inizio ai giochi!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 9_ ***
POV
DEAN
Dopo
avermi procurato quel taglio - non molto profondo - sulla coscia,
quell’essere si gira verso il suo complice chiedendogli
“Hai protetto l’edificio come ti avevo
chiesto?”.
L’altro,
con un piccolo sorriso divertito gli risponde “Sì.
Ora l’intero stabile è protetto.. neanche quel
maledetto angelo che li accompagna potrà trovarlo
facilmente”.
Angelo?
Quale angelo? E’ solo una metafora, giusto? Allora
perchè sento che in realtà non è
così? e
un forte dolore alla testa mi fa chiudere gli occhi; quando li riapro e
mi concentro su quello che c'è intorno a me, sento uno dei
miei aguzzini dire “Se vuoi fare un giro, fai pure. Ci
sarà da divertirsi qui”, i suoi occhi ancora nero
pece.
Appena
il suo complice lascia la stanza, sbattendo rumorosamente la porta alle
sue spalle, il mio aggressore si fa più vicino, mentre
lentamente si passa un coltello da una mano all’altra,
gioendo del mio sguardo terrorizzato.
“Sai
- mi dice mentre piano si piega in modo da essere all’altezza
della mia faccia - non sarò bravo come Alastair, ma qualcosa
ho imparato anche io. Spero davvero che non ricorderai nulla,
così ho la scusa perfetta per torturarti.. se no che
divertimento ci sarebbe? “.
Cerco
di mandare giù la saliva, ma sono così spaventato
da tutto quello che sta succedendo che la mia bocca è
completamente asciutta.
“Fai
bene a preoccuparti - mi dice, notando il mio gesto - non hai idea di
quello che ti aspetta. Bene, basta chiacchere. Iniziamo”.
_
_ _ _
Troppo
lentamente, troppo doloroso: quella ‘cosa’ -
sì perché nessun essere umano poteva definirsi
tale con quei spaventosi occhi pieni di oscurità - si
stava godendo ogni attimo, ogni grido, ogni gemito di dolore.
Il
taglio alla gamba era solo l’inizio… dopo quello
era iniziata la vera tortura.
Successivamente
aveva inciso entrambe le braccia con solchi profondi, che partivano dal
gomito fino al polso, accuratamente fatti per evitare le vene
principali, in modo da non farmi morire subito dissanguato; poi, senza
neanche un secondo di tempo per riprendere fiato, aveva inserito
lentamente il coltello nel mio fianco, sempre facendo attenzione a
evitare punti vitali.
Neanche
le mie grida o le suppliche di fermarsi riuscivano ad interrompere
quella lenta agonia… solo la perdita dei sensi poteva essere
l’unica salvezza ma, neanche quello mi fu concesso: ogni
volta che vedeva che stavo per perdermi nel buio dell'incoscienza,
faceva pressione sui tagli pieni di sangue oppure mi sferrava qualche
pugno in viso, così forte da far cadere la sedia a terra.
La
tortura con il coltello continuò per un'altra
mezz’ora, fin quando finalmente, nonostante tutte le sue
‘premure’, persi i sensi…
Al
mio risveglio percepisco chiaramente tutte le ferite sul mio corpo: il
viso é gonfio e livido a causa dei colpi subiti per farmi
rimanere sveglio; le mie braccia hanno ciascuna quattro profondi tagli,
due da spalla a gomito, due da gomito al polso; il busto è
ricoperto anch’esso da lunghe lacerazioni, distribuite senza
una logica apparente, e alcuni incisioni verticali dove il coltello era
penetrato nella carne; le gambe, per ora sembravano gli unici arti a
essersi salvati da quel doloroso attacco.
Provo
a muovermi ma subito noto che mi trovo sul fianco, a terra , ancora
legato alla sedia e solo in quel momento percepisco tutti i vestiti
appiccicati al mio corpo e, un attacco di panico mi assale.. quanto
sangue! Troppo sangue! Ti prego Sam o Castiel.. aiutatemi!
La
mia preghiera purtroppo sembra aver l’effetto opposto visto
che, in quel preciso istante, la porta si apre rivelando la presenza
del mio torturatore “Oh vedo che ti sei svegliato
finalmente” mi dice mentre si pulisce con uno straccio le
mani dal sangue - il
mio sangue.
“Pensavo
di dover aspettare ma fortunatamente non è stato
così!” esprime la sua gioia, mostrandomi ancora
quel suo sorriso inquietante. “Occupiamoci un attimo di
affari.. ricordi qualcosa? Qualunque cosa?”
“N-n-no
“ rispondo in un sussurro “no-non ricordo niente..
per favore...la-lasciami andare” per pronunciare quelle
parole faccio uno sforzo enorme, che mi fa riappoggiare la testa al
pavimento.
“Eh
no, mi spiace mio caro Dean, ma non posso farlo. Tu ci sei utile.. ma
prima di ucciderti voglio divertirmi per bene.. sai mi aspettavo di
più dal famoso Dean Winchester, colui che è
riuscito a resistere alle torture dell’Inferno per 30 anni e
poi è diventato l’allievo prediletto di
Alastair..”.
Sono
troppo stanco anche per cercare di capire cosa sta dicendo
così ,ormai rassegnato a quello che mi farà, gli
chiedo, anzi lo supplico “Ti prego… facciamola
finita… lasciami andare o uccidimi.. “ e non so
neanche io dove trovo la forza per pronunciare quelle parole.
“Ah,
così vuoi arrenderti? Bhe, mi spiace ma non sarà
così semplice” e, dopo aver pronunciato la frase,
inizia a tirarmi senza sosta calci ovunque, facendomi provare
stilettate di dolore in ogni punto che colpisce… quando per
sbaglio - o
forse no -
centra
la spalla, non riesco a trattenere un urlo più forte degli
altri, che provoca nel mio aggressore un sorriso compiaciuto.
Chiudo
gli occhi, sperando che il mio corpo ceda e mi faccia ricadere di nuovo
nella pace dell'incoscienza quando, all’improvviso sento un
urlo agghiacciante provenire da dietro alla porta...dalla pausa da
quell'infinito dolore, capisco che non sono l’unico ad averlo
udito.
Un
attimo dopo, odoo il tonfo della porta della stanza scardinata via e,
una volta aperti gli occhi, nonostante la vista appannata, scorgo la
figura di una bambina dai capelli castani, in un abito bordeaux, in
piedi poco dopo a soglia.
“Tu
chi diavolo sei? Come hai fatto a entrare?”
“
Non osare rivolgermi la parola.. dopo quello che hai fatto, meriti solo
di morire” e, pronunciato ciò, vedo il mio
torturatore cadere a terra, afferrandosi la gola, finché del
fumo nero non esce dalla sua bocca per finire in quella della mia
salvatrice, lasciandolo riverso esanime.
In
un sussurro, nonostante il dolore che percepisco ovunque, le chiedo
“T-tu c-chi sei? C-che cosa è-è
s-successo?”.
“Ciao
Dean. So che non puoi riconoscermi in questa forma ma sono io,
Amara”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 10_ ***
POV
DEAN
“Ciao
Dean. So che non puoi riconoscermi in questa forma ma sono io,
Amara”
Amara...Amara..
provo una strana sensazione nei suoi confronti..ma
cos’è?
“M-mi
spiace, ma non ho la minima idea di chi t-tu sia..” e il solo
pronunciare questa frase, mi azzera le forze.
Sento
di essere al limite: il corpo è ricoperto di ferite e sangue
che piano piano si sta seccando sulla pelle e miei vestiti sono ormai
irriconoscibili; i pensieri sono annebbiati per la fatica e soprattutto
per il dolore accecante che mi pervade ogni singola fibra.. non credo
che riuscirò a rimanere cosciente ancora a lungo..
Con
le ultime briciole di energia che mi rimangono, tento di chiedere alla
bambina di fronte a me di uscire e chiamare aiuto “S-senti
Amara.. n-non so p-per quanto t-tempo riesca a re-resistere…
puoi farmi un favore? R-riesci ad uscire e c-chiamare aiuto? O-oppure
prendere il m-mio telefono nell’altra s-stanza” - e
per fortuna che Sam aveva insistito a lasciarmene uno con su il suo
numero e quello di Cas perchè, sue testuali parole
‘Dean, è meglio essere prudenti.. -
“per
favore?”.
Terminato
di parlare osservo la ragazzina di fronte a me e, nonostante la vista
sempre più sfocata, noto sul suo giovane viso un sorriso
compiaciuto.
“Oh
Dean, Dean… mi spiace che tu abbia perso la
memoria… altrimenti sapresti esattamente cosa dovresti
chiedermi e soprattutto chi realmente io sia” mi dice,
avvicinandosi lentamente verso di me e, più la distanza tra
noi diminuisce, più avverto sottopelle una sensazione
strana, inquietante.
“F-ferma!
N-non ti avvicinare” le dico istintivamente, avvertendo la
minaccia incombere su di me.
“Ormai
è tardi Dean.. sai, non puoi saperlo ma la mia forma fisica
dipende dallo stato dei miei poteri..come puoi vedere adesso sono
ancora una bambina,questo significa che stanno crescendo.. ora come ora
non posso guarirti del tutto perchè rischierei di fare
più male che bene.. ma posso darti una mano nel
processo” e detto questo, appoggia il palmo della sua mano
sul mio petto ferito e, quando torno a guardarla in viso, noto che ha
chiuso gli occhi.
Provo
a spostarmi, in modo da sfuggire alla sua presa, ma la posizione in cui
mi trovo - ancora legato alla sedia caduta sul pavimento sul fianco -
non mi permettono di fare altro se non restare immobile e osservare la
ragazzina di fronte a me, fare qualunque cosa stia facendo.
Qualche
secondo dopo, accade qualcosa che mai mi sarei aspettato: lentamente
vedo le mie ferite risanarsi e poi sparire, lasciando solo il loro
ricordo con una linea rossa e un leggero pizzicore ...dopo qualche
minuto, il mio corpo è tornato esattamente come prima di
quella terribile esperienza, compresa la spalla.
“Ma
cosa?!” domando, sconcertato e spaventato.. se
poteva guarirmi con un solo gesto, cos’altro poteva farmi? mi
chiedo mentre lei, finalmente, riapre gli occhi e, con un tocco
delicato, scioglie tutti i nodi per liberarmi dalle corde che ancora mi
costringevano seduto sulla sedia ribaltata a terra.
Appena
finisce, mi siedo, non sapendo cosa fare: indubbiamente Amara
è molto forte, nonostante le apparenze, quindi pensare di
scappare è inutile.
Lei,
vedendo il mio volto preoccupato, confuso e soprattutto pensieroso, si
abbassa in modo da essere alla mia stessa altezza e, con tono
rassicurante -diverso
da quello che le ho sentito nel suo ingresso trionfale - mi
dice “Dean, non ti preoccupare, non ti voglio fare nulla.
Appena lascierò l’edificio, tutte le protezioni
magiche verranno cancellate, così il tuo caro angioletto ti
troverà in un batter d’occhio..o sarebbe meglio
dire d’ali”.
“Perchè
mi lasceresti andare? E soprattutto perché mi hai
aiutato?” chiedo, sentendo dentro me nascere un briciolo di
speranza dopo le sue parole.
“Perchè
Dean, tu mi hai liberato, anche se non te lo ricordi.. e inoltre, io e
te siamo legati.. ma prima devi riacquistare la memoria,
così come io devo essere al massimo delle mie forze.. non ti
preoccupare, ci vedremo ancora.. e finalmente diventeremo una cosa
sola” e, detto questo, appoggia due dita sulla mia fronte,
facendomi perdere i sensi.
Nel
frattempo…
POV
SAM
“Cosa
vuol dire che non riesci a rintracciarlo?” chiedo a Cas,
ormai al limite della pazienza; Dean era sparito ormai da 3 ore e di
lui ancora nessuna notizia. Insieme a Castiel abbiamo provato qualsiasi
tipo di incantesimo di localizzazione ma nulla.. in qualunque posto
l’hanno portato, è ben protetto.
Continuo
a percorrere senza sosta l’intera lunghezza della piccola
stanza del motel, pensando e ripensando a tutti i vari metodi
utilizzati duranti gli anni per rintracciare le persone ma,
analizzandoli uno a uno, la speranza di rivedere mio fratello si
affievolisce sempre di più.
Cas,
nel frattempo è seduto al tavolo della cucina, concentrato:
è da qualche minuto che sta provando, con tutte le sue forze
o meglio dire, con tutta la sua Grazia, di rintracciare
Dean… forse
in qualche modo riesce a percepirlo grazie a quel
‘profondo legame’ che li lega, ma
quando lo guardo, l'angelo ricambia con un’espressione
sconfitta e, nei suoi occhi così azzurri e innaturali,
riesco a vedere la tristezza e la colpa per quello che non è
riuscito a fare.
Dopo
tutto questo tempo sappiamo solo che sono stati dei demoni a rapirlo -
visto lo zolfo sul pavimento del bagno … non sappiamo
neanche se è vivo e, al solo pensarci, sento gli occhi
riempirsi di lacrime. No,
è vivo! Me lo sento.. ti prego Dean.. resisti!! Riusciremo a
trovarti!
E
infatti, nel momento in cui tutto sembrava perduto, vedo Cas sobbalzare
all’improvviso, alzandosi in piedi con una
velocità tale che la sedia viene scaraventata a terra.
“Ehi
Cas! Che succede?” gli chiedo preoccupando, notando la sua
espressione incredula e allo stesso tempo preoccupata.
“Io..
Ecco percepisco qualcosa… ma non so se è una
buona notizia” mi risponde, tenendo lo sguardo puntato verso
il vuoto.
“Cosa?
Avanti Cas, parlami!” gli urlo esasperato.
“Amara”
e quel semplice nome mi manda completamente in tilt: sin dalla sua
prima apparizione, era chiaro che quella donna - almeno così
l’ha descritta Dean - aveva un particolare interesse per mio
fratello… ma che fosse andata addirittura a cercarlo? E poi?
Cosa voleva fare? Portarlo via?
“Cas
sai dove si trova?” chiedo, sempre più preoccupato
per la sorte di Dean.
“Sì..
è molto debole ma la riesco a percepire. Andiamo”
e senza aspettare un minuto di più ci fiondiamo
fuori dal motel, verso l’Impala.
Hello
everybody!!
Volevo solo ringraziare
tutti quelli che stanno leggendo la mia storia =) sia quelli
silenziosi, sia quelli che l'hanno aggiunta nell'elenco delle storie
seguite o ricordate ;) .
Un ringraziamento in
particolare a BALTO97 e cin75 per le loro fantastiche recensioni!!
Grazie ancora, -Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** 11_ ***
POV
SAM
Spingo
il pedale dell’Impala fino in fondo, azzerando la distanza
tra noi e Dean in pochi minuti, probabilmente infrangendo un milione di
limiti di velocità, ma la cosa non mi importa…mio
fratello è da solo, senza memoria, rapito da demoni e ora in
presenza dell’Oscurità!! Devo
raggiungerlo al più presto!
‘Fortuna’
vuole che il luogo dove lo tengono non è molto lontano dal
motel in cui soggiorniamo, così vicino da raggiungerlo dopo
neanche 10 minuti.
Appena
arrivati, parcheggio la macchina esattamente davanti
all’entrata di quello che dall'esterno appare come il
classico palazzo abbandonato, con tanto di scritte sui muri e sulle
finestre.
Scendo
dall Impala, ancor prima che si fermi del tutto e in un attimo mi
ritrovo a fianco di Cas, il cuore che batte all’impazzata.
“E’
questo il posto Sam” mi dice, mentre entrambi scrutiamo ogni
dettaglio dello stabile.
“Sei
sicuro? Amara è ancora qui?” gli chiedo,
consapevole del fatto che non siamo minimamente pronti a un faccia a
faccia con l’Oscurità..non
adesso.
“No…
deve essere andata via da poco perchè percepisco, anche se
molto debole, la sua aura”.
Prendo
un respiro profondo e gli dico “Ok Cas. Entriamo e salviamo
Dean”; dopo un cenno della testa da parte sua, ci infiliamo
attraverso la porta d’entrata, a armi spianate, io con il
coltello di Ruby, lui con la lama angelica, fianco a fianco.
Appena
fatta irruzione, percepisco un odore pungente e nauseante provenire da
quelle che sembrano scale per il piano seminterrato; non so spiegare il
perchè, sarà l’istinto, ma so che Dean
è lì sotto, anche se lo schifo che sente il mio
naso non promette nulla di buono.. “Di qua”
sussurro a Cas, qualche passo dietro di me.
Scendiamo
lentamente, i sensi all'erta, pronti a scattare contro qualsiasi cosa
vuole ostacolare la nostra strada; arrivati alla fine della scalinata,
entriamo in una grande sala completamente vuota, ad esclusione del
corpo di un signore morto in un angolo, accanto a una porta aperta.
“Secondo
te era uno dei demoni che ha rapito Dean?” domando perplesso
per quella strana situazione.
“Non
lo so… Se Amara è venuta a salvarlo,
avrà ucciso chiunque si sia trovata davanti” mi
risponde e, pensandoci, realizzo quanto è terrificante
l’entità contro cui stiamo combattendo.
“Ok…
troviamo Dean” dico, preoccupato che possa essere successo
qualcosa a mio fratello.
Sorpassata
la porta, mi blocco sul posto, i miei occhi che cercano in qualche modo
di guardare quello che ho davanti: Dean è riverso a terra, i
vestiti ridotti a brandelli, in mezzo a del sangue, sia fresco sia
asciutto, accanto a quella che doveva essere la sedia sopra cui lo
hanno tenuto prigioniero e torturato. Oddio!
Quando
i miei arti finalmente reagiscono ai comandi, corro da lui, posando
immediatamente due dite sulla vena del collo, pregando con tutto me
stesso di percepire il suo battito… ed è
così.
“DEAN!!!
Cas! E’ vivo” urlo al nostro amico piumato, con
tono sollevato per la scoperta; lo sento avvicinarsi alle mie spalle e
inginocchiarsi vicino, mentre nel frattempo appoggio delicatamente la
testa di Dean sulle mie gambe.
“Cas,
coraggio! Cura le sue ferite, tutte stavolta, e andiamocene da
qui” gli chiedo, sempre più impaziente e ansioso
di poter lasciare quell’orribile luogo, impregnato di sangue.
“Sam…
guarda…” mi dice solo, indicando Dean.
“Coraggio
Cas, cosa sta-” ma le parole mi muoiono in gola quando
abbasso nuovamente lo sguardo su mio fratello, notando per la prima
volta le sue vere condizioni fisiche… come
ho fatto a non accorgemene subito?!
mi
chiedo, mentre continuo a fissare tutti quei tagli sui suoi vestiti e
vedendo solo ora che al di sotto di quelli non c’era niente. Niente!
Neanche una ferita!! Ma com- “Amara”
pronuncio ad alta voce, rispondendo da solo alla domanda.
“Esatto.
Probabilmente è venuta qua per salvarlo… e
vedendo le sue condizioni ha deciso di guarire le sue
ferite… Non credevo fosse già così
potente.. da quello che aveva detto Dean, l’ultima volta che
l’ha vista era solo una bambina…
possibile?” lo sento parlare, ma da quel che dice, sembra
quasi che stia dando sfogo ai suoi pensieri.
“Penseremo
a lei più tardi Cas… meglio andarcene da qui e
portare Dean in un luogo sicuro.. il bunker dista solo un’ora
di macchina.. forse è meglio portarlo
là...”
“Sì,
sono d’accordo. Andiamo” e quando pronuncia
quell’ultima parola, faccio ricorso a tutte le mie forze per
alzarmi portandomi a dietro Dean, in modo da trasportarlo in braccio
fino alla macchina.
Lo
sforzo è grande ma non mi importa: se i ruoli fossero
invertiti, lui avrebbe fatto lo stesso con me; e con questa
consapevolezza nel cuore, stringo di più il suo corpo al
mio, facendo appoggiare la sua testa alla mia spalla.
Arrivati
alla macchina, Cas mi aiuta a metterlo nei sedili posteriori,
posizionandolo in modo che non possa cadere in caso di frenata, e poi
gli appoggio la mia giacca sulla camicia ormai distrutta, come se fosse
una coperta.
Il
viaggio è silenzioso: Cas non ha spiaccicato parola sin
dalla partenza, troppo perso nei suoi pensieri, anche se ogni tanto lo
vedo guardare dietro, verso Dean; io sono concentrato sulla strada
davanti a me e la mia unica compagnia è il respiro lento e
regolare di mio fratello, che nonostante i nervi a fior di pelle -
dopotutto quello che è successo - mi rilassa, quel poco che
basta per non andare a prendere, persino all’Inferno, quei
maledetti demoni che hanno osato mettere le mani su di lui… Se
non fossero morti per mano di Amara, le torture degli Inferi
sarebbero apparse a loro come il Paradiso, a confronto di quello che
gli avrei fatto io.
Sono
così preso da questi pensieri che non mi accorgo di essere
arrivato al bunker e di aver già parcheggiato la macchina
nel garage.
“Cas”
cerco di richiamare la sua attenzione su di me e, quando finalmente
vedo i suoi occhi puntati nei miei, continuo “Porto Dean e
gli do una sistemata … dovremo pensare a cosa dirgli
… sarà molto sconvolto dopo tutto quello che
è successo e io… bhe, non so cosa fare”
e non mi importa di apparire debole.. stiamo parlando di mio fratello e
io non ho assolutamente idea di come agire!!
“Non
ti preoccupare Sam… lasciamolo riposare ora che
può.. appena si sveglia, cerchiamo di capire
com’è la situazione e da lì
decidiamo… se ha recuperato i suoi ricordi, penso che tutto
sarà molto più semplice… in caso
contrario, ci occuperemo di lui, come facciamo sempre” ed
è solo una mia impressione o sul suo volto
c’è un sorriso accennato?.
Scendo
veloce dalla macchina, per poi spostarmi dietro e accogliere Dean tra
le mie braccia, esattamente come ho fatto per trasportarlo fuori da
quell’edificio abbandonato; una volta arrivati in camera sua,
lo adagio delicatamente sul letto, levandogli i vestiti ridotti in
brandelli e, con un panno caldo/tiepido, pulisco tutto il sangue che
copre il suo corpo, ormai secco.
Nonostante
la delicatezza usata, il suo istinto da cacciatore lo avrebbe fatto
svegliare dopo appena il primo tocco, ma così non
è successo.. Coraggio
Dean! Apri gli occhi e insultami! Dimmi che solo una ragazza
può permettersi di lasciarti seminudo sul letto! e
più ci penso, più mi ribolle il sangue di rabbia.
A
operazione terminata, lo rivesto con dei vestiti comodi e puliti,
mentre quelli ormai ridotti a uno straccio li butto
nell’angolo della stanza; finito anche questo compito, porto
la sedia accanto al letto, accanto a lui e aspetto.. aspetto il suo
risveglio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** 12_ ***
POV
SAM
Sono
seduto su questa sedia, più scomoda che mai, da ormai non so
quanto tempo...continuo a fissare il petto di Dean abbassarsi e alzarsi
lentamente, come se fosse il mio stesso sguardo, la mia stessa
presenza, a tenerlo in vita.
Non
ho lasciato la stanza neanche un secondo, troppo preoccupato per la
sorte immaginaria che il mio cervello ha formulato in caso che i miei
occhi si fossero staccati anche solo per un secondo da lui.
Cas
é arrivato dopo qualche minuto che avevo messo a Dean dei
vestiti comodi... é rimasto lì con me, un
compagno silenzioso: ha provato solo qualche volta a convincermi a
prendere una pausa per mangiare o per dormire, ma un solo mio sguardo
lo faceva tornare al suo posto, in piedi accanto alla porta, ad
osservare tutta la scena, ancora in silenzio.
Non
so quanto è passato, forse é un'allucinazione, ma
vedo Dean muoversi nel letto, sbattendo leggermente le palpebre per
abituarsi al chiarore della luce provocata dalla lampada sul comodino;
mi siedo accanto al suo corpo disteso, appoggiando una mano sul braccio
per dargli conforto ma a quel contatto lo vedo spalancare gli occhi di
scatto e tirarsi su a sedere con una velocità tale che per
poco non mi tira una testata.
“Hei
Dean! Ehi! ehi! Tranquillo sei al sicuro!” gli dico quando
vedo sul suo volto un'espressione terrorizzata e il respiro sempre
più affannoso.
“Cosa
è successo? Dove sono?” mi domanda con voce quasi
impercettibile.
“Castiel
è riuscito a trovarti.. quando siamo arrivati eri
incosciente sul pavimento .. .così ti abbiamo trasportato
qua” gli dico , rassicurandolo sia con il tono della voce sia
con lo sguardo.
“Ah..
ok” risponde solamente, guardandosi intorno.
“Torna
a riposare Dean.. quando ti sarai ripreso, ti spiegheremo tutto ,
tranquillo” gli dico, poggiando entrambe le mani sulle spalle
e spingendolo lentamente di nuovo verso il materasso.
Lo
vedo scuotere la testa in senso affermativo e, prima di chiudere gli
occhi noto che sta guardando la porta, dove c'è Castiel
appoggiato allo stipite e sussurrargli un “grazie
Cas” prima di riaddormentarsi ancora.
Mi
giro verso di lui con l'espressione più incredula della
storia..
“Cas
hai sentito come ti ha chiamato? Non dirmi che me lo sono immaginato ..
” chiedo, spostando lo sguardo su quello che ormai era il
nostro amico più fidato.
Lo
vedo avvicinarsi a mio fratello, con il viso nelle mie stesse
condizioni e, quando finalmente si posiziona accanto al letto, si
rivolge a me “Mi ha chiamato Cas.. da quando si é
svegliato non mi ha mai rivolto la parola… e soprattutto non
mi ha mai chiamato come fa di solito lui .. cosa sarà
successo ?” e più che una domanda, sembra quasi
una preghiera per conoscere la realtà dei fatti.
“Non
lo so .. dobbiamo aspettare che si svegli e capire cosa gli ha fatto
Amara.. Magari insieme alle ferite è riuscita a guarire
anche l’amnesia” gli dico pieno di speranze ma,
guardando lo stato dei suoi vestiti buttati a terra - ancora ridotti a
brandelli e pieni di sangue - il mio morale va a finire sottoterra,
quindi aggiungo “Ma non fasciamoci la testa prima del
previsto ...magari é stato solo un riflesso incondizionato o
si é ricordato come ti chiamavo io quando eravamo in
macchina”.
“Si,
hai ragione.. meglio lasciarlo riposare” mi dice, non
muovendosi di un passo.
“Lo
sai già che non lo lascerò qua da solo Cas..
soprattutto dopo quello che è successo…
so che il bunker è a prova di qualunque essere
soprannaturale ma io-”
“Si,
capisco Sam. Ma hai bisogno di riposare almeno qualche ora..
starò qua io con lui...e quando ti sarai svegliato, se
vorrai restare, non ti dirò niente, promesso” .
So
che ha ragione, so che devo riposare un po per poter reggere qualunque
cosa succederà o ci dirà dopo, ma non riesco a
lasciarlo..non ora.
Alzo lo sguardo su Cas per ribattere ma quando lo faccio, mi accorgo
che nei suoi occhi azzurro c'è una luce particolare.. determinazione?
protezione?
E in quel momento capisco che non c'è nulla che possa fare..
quindi, con un leggero cenno della testa, lo ringrazio, uscendo dalla
stanza il più silenziosamente possibile, in modo da non
disturbare il sonno di Dean, conscio del fatto che mio fratello fosse
protetto da qualcuno che lo avrebbe tenuto al sicuro,
anche a costo della sua stessa vita.
Con
passo lento raggiungo la mia stanza, senza neanche ragionare sul
percorso da fare, perso nei miei pensieri: sono così
abituato a percorrere quei corridoi che non ho bisogno di sforzarmi..
anche se all’inizio ammetto che tutto mi sembrava un
gigantesco labirinto!
Appena
mi ridesto da quei pensieri, faccio ancora qualche passo e mi trovo
esattamente davanti alla porta di camera mia: appoggio la mano sulla
maniglia e lentamente la apro. La vista del letto fa scattare qualcosa
nella mia mente e subito mi ritrovo a sbadigliare di continuo, la
stanchezza che finalmente si fa sentire.
Mi
butto letteralmente sul materasso, senza neanche cambiarmi o levarmi le
scarpe e proprio in quel momento mi viene in mente un ricordo di quando
ero piccolo, insieme a Dean..
Novembre,
1993. La caccia è stata faticosa, ma alla fine il mostro
è morto per mano di mio papà…
nonostante questo, trovarlo è stato più difficile
del previsto, facendoci vagare per molte ore nel buio della foresta,
alle fredde temperature dell’anno ormai in procinto di finire.
Il
ritorno sull’Impala è molto silenzioso, tutti
troppo nervosi e stanchi per poter iniziare una conversazione, ma va
bene così… basta che siamo qui, tutti.
Appena
parcheggiata, ci catapultiamo dentro, per scaldarci e poter dormire
qualche ora prima di ripartire per la prossima destinazione…
Papà si dirige subito verso il frigo, stappando una birra
per poi sedersi sul vecchio divano a guardare la tele; Dean inizia a
liberarsi di tutti quegli strati di vestiti che indossava per stare al
caldo; io invece, troppo stanco per fare qualsiasi cosa, tolgo solo la
giacca, per poi lasciarmi andare sul mio letto, a pancia in
giù, più spossato che mai.
“Coraggio
Sammy, togliti almeno le scarpe” mi dice Dean che ora
è accanto a me… ma non lo ascolto… le
mie palpebre sempre più pesanti, i suoi ovattati, il sonno
che si impossessa veloce di tutto il mio corpo e la mia mente.
“Non
importa.. Buonanotte Sammy” mi sussurra, appoggiando su di me
la coperta del suo letto, in modo da non prendere freddo.
La
mattina dopo, quando mi sveglio alle prime luci dell’alba,
noto che qualcuno mi ha tirato via le scarpe e istintivamente mi volto
verso Dean, ancora nel mondo di sogni, girato verso il mio lato con
solo una coperta a coprirlo perché l’altra
è ancora su di me.
E
in quel momento capisco quando sono fortunato ad avere LUI come
fratello maggiore.
E
con questo ricordo, mi lascio andare alla stanchezza, con un piccolo
sorriso sulle labbra e la speranza che tutto possa tornare come prima.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** 13_ ***
POV
SAM
Mi
sveglio dopo quella che sembra un’eternità ma,
appena lancio uno sguardo alle ore sul telefono accanto a me, mi
accorgo che è passata solo un’ora e mezza;
sì, può sembrare poco, ma per noi cacciatori
dormire 2 ore equivalgono a 8 ore degli altri..
il mio corpo è ancora a pezzi, dopo la terribile giornata
passata, ma la mia mente è reattiva, piena di domande e poi
sono troppo preoccupato per le condizioni di Dean … ancora
non sappiamo cosa Amara gli abbia fatto, e questo fa
crescere nel mio stomaco un macigno di ansia e inquietudine.
Mi
siedo sul letto, con i piedi appoggiati al pavimento, la testa tra le
mani, mille pensieri che vagano incontrollati nella mia mente: cosa
avrà in mente Amara? Perché sembra
così legata a Dean, tanto da andarlo a salvare? E
soprattutto, avrà guarito Dean del tutto o avrà
solo peggiorato le cose?
Devo
schiarirmi le idee o non pensare a questo punto, così decido
di farmi una doccia veloce - puzzo
ancora di disinfettante dell’ospedale misto
all’odore pungente del sangue - prima
di raggiungere nuovamente mio fratello e Cas.
Entro
nella piccola doccia della camera, lasciando che tutta la tensione
scivoli via con tutta l’acqua bollente che mi colpisce
dall’alto e quando chiudo gli occhi per rilassarmi
completamente, nella mia mente
appaiono le immagini di quell’orribile seminterrato pieno di
sangue.. del
sangue di Dean.
Di nuovo un moto di rabbia mi assale ma faccio un lungo respiro,
conscio che questa volta sarebbe stato il mio compito proteggerlo ,
come lui ha fatto per un’intera vita, anteponendo ogni mio
bisogno al suo.
Questa
volta sarai tu a poter contare su di me Dean! e
con questa consapevolezza nel cuore e nella mente, mi asciugo e rivesto
velocemente, in modo da raggiungere subito mio fratello e
l’angelo in camera.
Appena
entro vedo Cas seduto sulla sedia dove qualche ora prima me ne stavo
io, perso nei suoi pensieri ma con gli occhi sempre fissi su Dean;
sembrava di rivedere la scena solo con i ruoli invertiti.
Un
passo all’interno della stanza fa scattare la sua attenzione
verso di me, i sensi ancora all'erta, ma quando mi vede, torna nella
posizione che aveva fino a quel momento.
“C’è
stato qualche cambiamento?” gli domando , sperando in una
risposta affermativa, mentre lentamente mi avvicino, guardando a fasi
alterne lui e Dean.
“No…
ha continuato a riposare… ogni tanto si è mosso
nel sonno ma non si è ancora svegliato… Sam, cosa
gli avrà fatto Amara?” e in quel momento davanti a
me non vedo un angelo, no… ora sembra molto più
umano, con pacchetto sentimenti incluso… dopotutto, ora che
ci penso, nei confronti di Dean era sempre stato
così… lui poteva fare finta di niente, ma si
vedeva lontano un miglio che tra loro c’era un legame ben
profondo a cui neanche io so dare un nome…
molte volte ne ero stato geloso, soprattutto nei primi periodi dove
sembrava che Dean si fidasse di più del neo angelo che di me
- ma
come dargli torto in quel momento… dopotutto quello che gli
ho fatto e le bugie che gli ho detto..
- ma adesso è diverso… Cas è diventato
parte integrante della famiglia, ci ha aiutato così tante
volte a sue spese, che ho perso il conto… lui farebbe di
tutto per noi ma forse non ha ancora capito che la cosa è
reciproca, soprattutto per mio fratello…
“Sam?
Tutto bene?” mi sento chiamare da lui e capisco solo ora che
mi ero estraniato da tutto.
“Sì
Cas, tutto bene. Vedrai che starà bene, dopotutto stiamo
parlando di Dean!” e con questo provo a risollevare il morale
al nostro amico, anche se fin nel profondo sono preoccupato per tutta
la situazione.
“Sammy..”
e quel sussurro mi fa girare di scatto verso mio fratello, steso sul
letto ma che finalmente stava riaprendo gli occhi.
“Dean!”
e in un attimo gli sono accanto, il cuore a mille per la gioia: non
solo si era svegliato, ma mi ha chiamato come fa sempre!
“Ehi
ehi! con calma tigre! Come ti senti?” gli chiedo, mentre lo
aiuto a sedersi sotto lo sguardo attento e sconcertato di Cas.
“Prima
di tutto Sam, non rubarmi le battute.
Secondo, non ne ho idea.. sembra che qualcuno abbia fatto un frullato
sia con il mio corpo che con la mia mente… che diavolo
è successo?”.
Rimango
pietrificato. ‘Non
rubarmi le battute’.. quindi.. si ricordava tutto?
“Dean,
ti ricordi chi siamo?” gli chiedo, il cuore che batte sempre
più forte.
Lui
mi guarda un attimo accigliato, poi si volta anche verso Cas che ancora
ha gli occhi spalancati per la sorpresa, e alla fine risponde
“Sam hai battuto la testa? Che domande sono queste? Certo che
ricordo chi siete! Non ho mica l'Alzheimer!” ok,
è decisamente lui!
e senza aspettare un secondo di più, mi butto su mio
fratello, abbracciandolo - forse
il termine più corretto sarebbe placcandolo -
facendoci cadere nuovamente sul letto.
“Ohi
Ohi piano con le effusioni Samantha! Mi dici che diavolo succede? Cas?
Un aiutino?” ma nulla adesso ha importanza perché
è qui e sta bene.. sta più che bene!
“Ti
spiegheremo tutto con calma Dean.. sono solo felice che tu sia
tornato!” gli dico, mentre ancora lo sto abbracciando.
“Sì
sì ok ho capito.. ma ora potresti lasciarmi andare? Non sei
leggero sai?” mi fa presente e con una risata lascio la presa
su lui, facendolo sedere nuovamente.
“Bene
ora che hai finito, posso almeno sapere dove diavolo ci
troviamo?” chiede e in quel momento posso sentire
chiaramente il peso della realtà cadermi nuovamente addosso.
“Dean..
cosa stai dicendo? Non riconosci questo posto?” Ti
prego dimmi che è solo uno scherzo, che lo stai facendo solo
per farmi preoccupare..
penso mentre trattengo il respiro.
“Sam
non ho idea di cosa tu stia dicendo… è per caso
un nuovo motel in cui ci siamo fermati?” e dal suo sguardo,
capisco che non sta mentendo.
Mi
giro verso Cas, ancora fermo sulla sedia, non sapendo cosa fare e, con
una sola occhiata gli pongo una muta domanda.. Che
diavolo sta succedendo?
Hello
everybody!
Volevo
solo darvi un informazione.. purtroppo per impegni
lavorativi/scolastici la storia potrebbe subire rallentamenti..ma state
pure tranquilli che avrà la sua fine! Comunque
cercherò di fare tutto il possibile! Detto questo, ringrazio
tutti quelli che la stanno leggendo!! Grazie mille <3
Alla
prossima! ; )
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** 14_ ***
POV
DEAN
“SAM!
SAMMY” urlo con tutto il fiato in corpo quando vedo davanti a
me la figura di un uomo farsi sempre vicina… noto la sua
bocca muoversi ma non emette alcun suono, il che mi fa pensare subito a
un fantasma … ma
come è possibile ? Il bunker è altamente
protetto, almeno da quello che mi ha detto Sam!
“Dean! DEAN! Che succede?” sento la sua voce
provenire dal corridoio, il suono che cresce man mano.
Appena arriva, la faccia sconvolta e il fiatone per la corsa, mi si
avvicina, appoggia le sue enormi mani sulle spalle , si guarda intorno
e mi domanda ancora “Dean che succede?”.
Rimango di sasso. Come
é possibile che non riesca a vederlo?
“Sam! Di fronte a noi! Non riesci a vederlo?!” gli
urlo, i nervi a fior di pelle mentre lentamente indietreggio in modo da
mettere più distanza possibile tra me e quella
‘cosa’.
Volto lo sguardo verso mio fratello e lo vedo guardarsi intorno con
aria perplessa, la pistola pronta nelle sue mani, e appena finisce di
fare un giro su se stesso mi guarda e mi dice “Dean , non
c'è nessuno qui..” e dal suo tono percepisco
preoccupazione che va a unirsi con la mia… Ma che diavolo sta succedendo?!
(Fine POV
DEAN)
I giorni passano lenti e più scorrono le ore, più
Sam capisce che la situazione in cui si trovano stava decisamente per
peggiorare…
Appena sveglio, il minore e l'angelo erano riusciti a capire alcune
cose sulla situazione di Dean: a quanto pare, il cacciatore riusciva a
ricordare perfettamente gli avvenimenti degli ultimi giorni, compreso
l'incontro con Amara - raccontato per filo e per segno agli altri due -
e il rapimento da parte dei demoni…. Ricordava anche alcune
persone come il fratello e Cas ma per quanto riguarda altri (come John,
Bobby o Jody ) aveva completamente dimenticato ogni dettaglio
… la caccia era rimasta impressa a fuoco nella sua memoria,
così come il metodo per uccidere i mostri ma, per quanto
riguarda il bunker , c'era il vuoto completo .
Dopo la richiesta di aiuto del fratello, sia Cas che Sam capirono,
dalla descrizione fatta della presunta persona, che quello che aveva
visto Dean non era nient'altro che il padre, il che aveva preoccupato
sia il cacciatore che l’angelo.
Non sapendo cosa Amara avesse fatto a Dean, i ragazzi continuavano a
procedere come se stessero camminando su una lastra di ghiaccio
sottile, angosciati dall'idea che anche ogni minimo dettaglio fuori
posto potesse far scattare qualcosa nel maggiore; così, dopo
giorni dove i nervi di tutti erano tesi peggio di una corda di violino,
a Sam viene un'idea che forse potrebbe risolvere il problema.
“Dean, Cas.. credo di aver avuto un idea per risolvere questa
situazione.. Non so se potrebbe funzionare ma vale la pena
tent-” ma non fa in tempo a terminare la frase che Dean lo
interrompe “Io ci sto!”; lo sguardo allibito degli
altri due cade immediatamente sul maggiore, fiero e convinto della sua
scelta.
“Dean.. Non sai ancora di cosa si tratta” gli dice
Sam, anche se in cuor suo non sperava in risposta migliore.
“Esatto! E poi potrebbe essere rischioso!” conclude
Cas, lo sguardo ancora fisso negli occhi smeraldo dell’
altro.
“Primo, Cas, Sam non mi farebbe mai del male quindi dubito
che qualunque cosa abbia pensato possa recarmi qualche tipo di
sofferenza… Secondo , sono stanco di questa situazione! Se
vado avanti a vedere quelle ‘cose’ in giro per il
bunker rischio un infarto prima o poi .. per non parlare di voi due che
mi trattate peggio di una principessa! Voglio solo ricordare tutto
così da far tornare tutto alla
normalità.. o almeno al nostro tipo di
tranquillità” conclude così il suo
monologo, nello sguardo una determinazione che fa capire a entrambi i
ragazzi che la decisione é presa, visto anche la
testardaggine del soggetto interessato.
Ma, ad un tratto, l'espressione di Sam cambia, e Dean capisce subito il
motivo e quello che sta per dirgli, dandosi dell'idiota da solo per
aver commesso un errore così stupido..
“Aspetta un secondo.. hai detto ‘cose’,
al plurale...Dean… é ricapitato? Quando?!
“ È più va avanti, più il
tono della sua voce si alza.
“Ieri.. e poi qualche giorni fa” inizia a parlare
Dean, lo sguardo ovunque tranne che su Sam “Non ve l'ho detto
perché percepisco il modo in cui mi guardate!” ed
ora sembrava lui quello alterato.
“E sarebbe?” domanda quasi sarcastico il minore.
“Come un oggetto che sta per rompersi da un momento
all’ altro! Ecco come!” e detto ciò
nella stanza cala il silenzio.
“Dean, ascolta…” prova a iniziare Cas ma
un solo cenno della mano da parte del maggiore lo zittisce subito.
“Sentite.. so che siete preoccupati della mia situazione ..so
che siete preoccupati per quello che mi ha fatto Amara.. Ma star qua a
fissare il soffitto non aiuterà voi e di certo non me!
Quindi sentiamo a cosa ha pensato Sam e vediamo di mettere la parola
‘fine’ a questa storia .. va bene?”.
Un solo sguardo tra di loro fa capire a tutti che quella é
la via giusta da seguire, non importa il costo, perché anche
se ora tutto appare tranquillo, nessuno sa che cosa il futuro ha in
serbo per loro.
“Ok Sam, parla. Che cosa ha formulato la tua testa da
nerd?” domanda Dean, con un sorriso beffarda in volto.
“Jerk”
“Bitch”
“Comunque pensavo… ricordate Anna? Quando ancora
era umana?” .
“Si” rispondono all’unisono Dean e Cas,
lanciandosi subito dopo uno sguardo complice.
“Bhe, Cas, tu non puoi saperlo ma quando abbiamo provato a
farle riacquistare la memoria, io Dean e..Ruby” e il solo
ricordo di quella persona e di quello che gli ha fatto gli fa sfuggire
una nota di rabbia incontrollata dalle sue labbra “abbiamo
chiesto aiuto a Pamela” ma il solo pronunciare il suo nome
provoca un piccolo dolore a entrambi i fratelli perchè lei
era stata una delle vittime delle loro battaglie, così come
Jo e Ellen, e ancora il ricordo della loro morte faceva male.
Un colpo di tosse da parte di Sam fa tornare alla realtà
tutti i presenti e, quando tutti gli occhi sono puntati su di lui, ecco
che continua la spiegazione “Con l’aiuto
dell’ipnosi è riuscita a farle recuperare i
ricordi che aveva perso riguardo la sua esistenza da angelo...magari
potrebbe funzionare anche su Dean…potrebbero essere
semplicemente bloccati, forse perchè alcuni troppo
dolorosi.. non lo so.. vale la pena tentare.. cosa dite?” e
appena conclude, uno sguardo veloce agli altri due gli fa capire che
probabilmente ha convinto pure loro.
“Ok, va bene. Ci stavo anche prima della spiegazione ma ora
sono più tranquillo” gli dice subito Dean,
mostrando a Sam il suo miglior sorriso “Hai già
trovato qualcuno al caso nostro, nerd?”.
“Ho trovato qualcosa cercando su internet” gli
risponde subito e il maggiore rimane un attimo deluso dal fatto che non
il ragazzone non lo avesse insultato per l’appellativo dato
“A qualche ora da qui si trova una medium non molto famosa ma
alquanto brava..”.
“Come facciamo a sapere che non è
un'imbrogliona?” stavolta è Cas a domandare, dopo
minuti di silenzio.
“Ho già contattato alcuni cacciatori di nostra
conoscenza e mi hanno confermato le voci su di lei…
è proprio quello che dice di essere” dice convinto
Sam, speranzoso.
“E come si chiama questo prodigio?” chiede ironico
Dean.
“Aeils… si chiama Aeils Moore”
Hello
everybody!!
Rieccomi con un nuovo capitolo! Perdonate l'attesa ma sono stati giorni
da delirio!!
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la storia =) Grazie
mille!!!!
Vi aspetto al prossimo capitolo!
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** 15_ ***
“Come diavolo
puoi chiamare una figlia A- Ae- Ae… oddio è
impronunciabile?!!? Come cazzo ci riesci Sam!!” continua a
urlare Dean all’interno dell’abitacolo della
macchina , sin dalla loro partenza dal bunker.
“Dean, calmati altrimenti se vai avanti così ti
verrà un infarto” ed è anche da quel
momento che Sam non smette di prendere in giro il fratello per la sua
mancata capacità di pronunciare un nome che in effetti non
era proprio semplice da dire.
“Sam ha ragione Dean.. perchè questa tua rabbia?
Ti importa così tanto essere in grado di pronunciare il nome
della ragazza?” chiede innocentemente Cas ma, al posto di
tranquillizzare il cacciatore, provoca solo l’effetto opposto.
“Ci riesco! Ae-Aei… va bhe io ci
rinuncio…” dice alla fine Dean, sconfitto.
“Non ti preoccupare… in effetti è un
nome davvero difficile da pronunciare… io riesco solo
perchè assomiglia molto all’enochiano”
cerca di consolarlo l’angelo, ottenendo solo in cambio un
piccolo sbuffo seccato da parte del guidatore.
“Lasciamo stare, non importa.. Sam, raccontaci qualcosa di
questa ragazza” chiede alla fine, senza distogliere lo
sguardo dalla strada; il minore prende in mano il suo fedele portatile
e, dopo qualche secondo in cui si sente solo il suono fisso del
ticchettio della tastiera, finalmente inizia a leggere le notizie
trovate, raccontando così agli altri due per filo e per
segno l’intera vita della ragazza, ma non trovando niente che
potesse rassicurarli del tutto.
“Quindi mi stai dicendo che stiamo andando completamente alla
cieca? Fiducia assoluta?” ed è questa
l’ultima domanda che Dean pronuncia prima di tornare
concentrato sulla guida, mentre nell’abitacolo cala il
silenzio.
Dopo neanche un ora di viaggio, finalmente l’Impala fa il suo
ingresso nella cittadina di Topeka, luogo in cui vive la ragazza dei
miracoli, soprannominata temporaneamente così da Dean in
modo da evitare di pronunciare il suo nome.
Non ci vuole molto ai ragazzi per trovare l’abitazione di
Aeils, una piccola casa su due piani in cui all’interno vi
è anche il suo studio personale; parcheggiato nel vialetto,
i due cacciatori scendono immediatamente dalla macchina, lanciandosi
nel frattempo delle occhiate, come per avvertire l’altro di
esser pronto per un eventuale pericolo imminente, e poi è il
turno di Cas, che alterna sguardi curiosi da i due ragazzi alla strana
abitazione di fronte a loro.
Negli animi di tutti e tre, sentimenti contrastanti: Dean vuole a tutti
i costi recuperare i suoi ricordi perduti ma è anche
preoccupato per quello che questo comporta; Sam, come di consuetudine,
ha timore per la sorte del fratello, soprattutto quella mentale visto
il carico emotivo che dovrà sopportare una volta ricordato
tutto.. e Cas? Ovviamente non vuole che niente possa far del male a
Dean, diventato con il tempo suo migliore amico, suo fratello.
Ed è con questi sentimenti che si avvicinano uno affianco
all’altro verso la casa, il passo lento, pronti ad affrontare
qualunque cosa li aspetta dietro quella porta.
Giunti finalmente davanti all’entrata, Dean alza il pugno per
bussare ma, prima di riuscire nel suo scopo, ecco che
quest’ultima si apre, mostrando sulla soglia una ragazza di
circa trent’anni dai capelli marroni e gli occhi grigi con
mille sfumature dorate.
“Dean Winchester.. ti stavo aspettavo” gli dice
subito con un gran sorriso in volto, per poi guardare anche i suoi
accompagnatori “Samuel e Castiel.. ovviamente avevo visto
anche il vostro arrivo.. prego, entrate pure” e con un gesto
della mano, invita i tre ragazzi ad accomodarsi.
Sorpresi da quanto detto, senza proferire parola, seguono la misteriosa
donna all’interno dell’abitazione, curiosi di
sapere di più sulla persona di fronte a loro.
“Ciao. Se vi state domandando chi io sia, bhe.. Sono Aeils
Moore. Come facevo a sapere del vostro arrivo? Molto
semplice… Sono una medium, ma con il tempo ho sviluppato
alcuni poteri psichici, come la lettura del pensiero e
l’ipnosi che utilizzo in particolare sui clienti che vengono
da me in cerca di aiuto” e detto questo, passa lo sguardo tra
i suoi nuovi ospiti.
Dal canto loro, i ragazzi sono sempre più incuriositi ed
affascinati dalla ragazza di fronte a loro: oltre a ostentare una forte
sicurezza nelle sue capacità e in quello che fa,
è anche molto bella da vedere, alta, con capelli castani
ricci che cadono morbidi sulle spalle, ma quello che risplende come un
faro sul suo viso, sono gli occhi…. un grigio intenso con
venature dorate , così luccicanti alla luce del sole da
sembrare oro.
Aeils, leggendo i loro pensieri, risponde subito alla tacita domanda
“Ah, si, i miei occhi… non so neanche io il
perchè di questo colore particolare… noi pensiamo
sia dovuto alle mie capacità… però
è solo una supposizione... “ e notando le bocche
spalancate degli altri aggiunge “Lo avete dimenticato? Leggo
nella mente” mostrando un sorriso rassicurante per sciogliere
la tensione.
Capendo che la persona di fronte a loro è quella che cercano
e in cui possono riporre la loro fiducia, Sam prende parola dopo un
lungo respiro, dicendole “Sì, scusa hai
ragione… Allora… abbiamo bisogno del tuo
aiuto”.
Passano la mezz'ora successiva a raccontare per filo e per segno cosa
era successo a Dean dal momento dell’incidente fin al
risveglio dopo il rapimento, ovviamente tralasciando il fatto che Amara
fosse la sorella di Dio.. volevano rendersela amica, non terrorizzarla
a morte!
A racconto terminato, i tre ragazzi, ormai seduti sul comodo divano
della sala, guardano Aeils di fronte a loro, accomodata su una
poltroncina apparentemente molto comoda , aspettando una
risposta per la soluzione al loro problema.
“Quindi, da quello che mi avete spiegato e da quel che ho
capito, avete bisogno che gli faccia tornare tutti i suoi ricordi prima
che le visioni delle persone del suo passato lo facciano impazzire del
tutto.. è corretto?” chiede, soffermandosi in
particolar modo su Dean.
“Esatto” rispondono tutti e tre
all’unisono.
“Bene. Vi avverto già.. non sarà una
cosa semplice. I ricordi alla fine sono solo informazioni .. ecco
perchè quando si è svegliato
all’ospedale, tu, Sam hai visto negli occhi di Dean quella
lucentezza che non aveva da molto tempo” dice, rivolgendo poi
lo sguardo verso il minore dei fratelli, capendo a cosa stesse pensando
“Semplicemente perchè molti dei suoi ricordi erano
svaniti, rendendolo ‘libero’.. quindi vorrei farvi
pensare a quando succede la situazione inversa… durante il
procedimento per fargli riacquistare la memoria, trasferirò
la mia coscienza all’interno della sua mente, in modo da
guidarlo nel processo.. ma mi servirà l’aiuto di
uno di voi due, in caso i ricordi fossero troppo difficili e opprimenti
da gestire da solo… in pratica mi serve qualcuno che lo
sostenga durante il percorso” termina la
spiegazione. “E credo che abbiamo già un
volontario… non è vero Sam?” si gira di
nuovo verso il minore, percependo chiaramente nei suoi pensieri la
richiesta di esser lui quella persona.
“Cosa devo fare io invece?” domanda Cas, notando
come tutti avessero un ruolo fondamentale nella faccenda.. escluso lui.
“Non sappiamo se qualche demone ci stia seguendo, quindi
vorrei chiederti di rimanere qua e sorvegliare la zona…
durante tutto il procedimento saremo incoscienti e se i demoni sapevano
della perdita di memoria di Dean , magari sono al corrente anche di
questa soluzione” gli risponde subito Sam, spiegando
velocemente il suo ragionamento agli altri; a un cenno di assenso da
parte dell’angelo, tutta la stanza cala nel silenzio.
“Bene, ora che tutti i ruoli sono stati decisi.. quando
iniziamo?” domanda Dean, spezzando quel momento surreale,
desideroso di ricordare tutto quello che ha dimenticato.
“Bhe, se per voi va bene, direi di iniziare
subito!” e detto questo Aeils, con un cenno del capo, invita
i tre ragazzi a seguirla nella stanza accanto, usata quotidianamente
come suo studio.
Una volta entrati all’interno, la medium si appresta a
chiudere la porta a chiave e, alla domanda muta degli altri, risponde
con “Cosa? E’ solo per sicurezza! Tanto ci
sarà il nostro bodyguard alato a proteggerci!”,
facendo subito un occhiolino in direzione di Castiel che, non capendo
cosa stia succedendo, si guarda intorno dubbioso.
Un alzata degli occhi al cielo, fa intuire alla ragazza che
è meglio lasciare stare e iniziare il procedimento; quindi,
accompagna Dean su un divanetto posto al lato della stanza, e lo fa
sdraiare sopra, assicurandosi che il cacciatore fosse al proprio agio.
Dean, una volta mosso un paio di volte per trovare la posizione giusta,
guarda negli occhi la dottoressa chiedendole “Come funziona
esattamente?”.
Aeils, una volta prese due sedie e posizionate accanto al divano, fa
accomodare Sam su una delle due, mentre lei si siede
sull’altra; quando tutto è pronto, inizia la sua
spiegazione “Non so dirti per certo cosa succederà
Dean.. la mente di ognuno di noi è diversa.. molti quando
devono recuperare i loro ricordi, vedono un tunnel pieno di porte..
altri invece percorrono un sentiero di montagna… in poche
parole, come ti dicevo, è diverso da persona a
persona… non so cosa ci aspetta, ma non ti preoccupare.. io
e Sam saremo al tuo fianco passo dopo passo, ok?”.
“Capito.. e non trattarmi come un bambino, ragazza dal nome
impronunciabile” risponde subito, mostrando un attimo dopo un
sorriso divertito, a cui si aggiungono anche Sam e Castiel, ricordando
la conversazione in macchina.
“Bene, direi che è ora di iniziare” e,
dopo un lungo sospiro per scacciare l’ansia, chiude gli
occhi, attendendo le istruzione di Aeils.
“Dean rilassati, immagina il percorso che vuoi percorrere per
riavere i tuoi ricordi… una serie di porte, un sentiero, una
scala.. qualunque cosa… e una volta fatto, ricrealo nella
tua mente, con ogni minimo dettaglio… fatto?” e,
un piccolo cenno della testa da parte del maggiore dei fratelli, le fa
capire che può continuare; “Bene.. ora voglio che
rilassi ogni fibra del tuo corpo… ora che siamo pronti
voglio che ti concentri sulla mia voce… io ti
guiderò dall’esterno, come una voce fuori campo,
mentre Sam sarà accanto a te, come promesso” e
detto ciò, fa appoggiare una mano del minore alla tempia del
fratello, e l’altra stretta nella presa della ragazza. Una
volta fatto anche questo passo, chiudono entrambi gli occhi, per poi
iniziare nuovamente a parlare “Ok” dice, dopo un
respiro più lungo degli altri “Ora dovresti vedere
Sam in piedi accanto a te.. giusto?” e un
“Sì” appena accennato fa tirare un
sospiro di sollievo da parte di Cas, che nel frattempo assiste a tutta
la scena da un angolo della stanza.
“Bene...Dean, Sam… ora davanti a voi
c’è una porta che darà il via a
tutto… una volta superata, dovete procedere sempre in
avanti.. prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno, soprattutto te
Dean.. se c’è qualche problema, non esitate a
dirmelo e vi tiro fuori da lì… per tutto il tempo
necessario, resterò in disparte, per lasciare la privacy di
cui avete bisogno.. tutto chiaro? Qualche domanda?”.
“No, tutto chiaro” rispondono all’unisono
i due ragazzi.
“Bene ragazzi.. buona fortuna”.
Hello
everybody!!
Innanzitutto buon anno
(anche se in ritardo) ! Scusate l'attesa ma il lavoro e la scuola mi
stanno portando via molto tempo =( Quindi vi chiedo di avere
un attimo pazienza ; ) .
Grazie a tutti quelli
che leggono la mia storia e un grazie anche a coloro che la
recensiscono =)
Alla prossima!
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** 16_ ***
(Aeils
da ora in poi sarà solo una voce che li seguirà
nel percorso, e
quel che dice sarà in corsivo)
Tutto
intorno è nero pece, solo la porta davanti...sono uno
accanto
all'altro, spalla contro spalla, i cuori che battono furiosi
all’
unisono. ?゚リヘ?
“Bene
Dean.. quando sei pronto andiamo” dice subito Sam al
fratello, un
pó per tranquillizzare il maggiore, ma più per
preparare se stesso
a quel che sarebbe successo da lì a poco.
“Va
bene. Diamo inizio alle danze” e detto ciò,
abbassa la maniglia
della gigantesca porta in acciaio davanti a loro; appena superata la
soglia, si bloccano immediatamente sul posto, sorpresi di vedere quel
luogo.
“Ma
che diavolo?” dice subito Dean, guardandosi intorno con gli
occhi
sempre più grandi, sbalordito ogni secondo di più.
“Dean…
perché ci troviamo al bunker?” gli domanda subito
Sam, la voce
quasi impercettibile e gli occhi che balzano da un lato all'altro
della stanza di fronte a loro.
“N-non
ne ho idea.. non ricordo nemmeno cosa rappresenta questo luogo per
me!”
“Io
penso di saperlo ..” interviene subito il minore, per evitare
di
turbare già il maggiore..dopotutto era questo il suo scopo,
sostenere l’altro e aiutarlo nel percorso “secondo
me il tuo
subconscio ha scelto un luogo che ritieni sicuro.. so che non ricordi
cosa rappresentava per te il bunker prima della perdita di memoria,
ma molte volte mi hai detto che questo posto era diventato come la
nostra casa… un luogo in cui tornare e in cui ci
sentiamo più
protetti che mai.. beh quello è anche dovuto a tutti i
sigilli che
ci sono” e con quest'ultima frase riesce a far scappare a
Dean un
piccolo sorriso.
“Ok..
probabilmente hai ragione.. dopotutto sei tu il nerd intelligentone..
quindi, ora che si fa?” domanda, non accorgendosi neanche di
star
facendo completamente affidamento sul fratello, ponendo in lui la sua
completa fiducia.
Sam,
memore di quelli che Aeils aveva detto, gli dice subito
“Andiamo
avanti.. Vediamo come la tua mente contorta ha deciso di farci
proseguire”
“Ah
- ah .. Bitch”
“Jerk”
Detto
ciò, con un solo sguardo decidono di iniziare a guardarsi in
giro
per capire la strada da percorrere, visto che non hanno la minima
idea di cosa cercare; infatti, dopo neanche qualche minuto
“Sam, ma cosa stiamo cercando esattamente? “
domanda a un certo
punto Dean, stanco di vagare per la stanza alla ricerca di qualcosa
indefinito.
“Sinceramente
? Non ne ho idea.. non so come funziona esattamente questa
cosa…”.
“Bene..
sarebbe stato più facile se ci fosse stata una strada da
seguire..
magari con Baby…” ma i vaneggiamenti di Dean
vengono interrotti
da Sam “Aspetta! Forse ho una teoria.. ricordi quando i due
cacciatori ci hanno ucciso e ci siamo ritrovati in Paradiso ?
Lì
abbiamo ripercorso i nostri momenti più belli, seguendo ogni
volta
quella che sembrava una strada.. forse il concetto è lo
stesso …
“.
“Sei
sicuro Sam? Mi sembra azzardata come idea.. e poi quello era in
Paradiso..questa è la mia cavolo di testa ..”
“Vale
la pena tentare” risponde subito, iniziando subito a cercare;
Dean,
in seguito a un sonoro sbuffo seccato, inizia a guardarsi in giro
anche lui, controllando anche l'interno di ogni libro della
biblioteca.
Dopo
quello che sembra un tempo infinito, i due cacciatori si trovavano
ancora al punto di partenza… e quella era solo la prima
stanza! Ci
avrebbero messo un intera vita a cercare per tutto il bunker!
Ehi
ragazzi?! Tutto bene?
“Aeils!”
urlano all'unisono i due ragazzi, contenti di poter sentire la voce
della ragazza.
Che
succede? Perché siete bloccati?
“Perché
non abbiamo idea di cosa cercare!!! Non puoi darci un
indizio?”
domanda al nulla Dean, sperando di mettere al più presto la
parola
fine a tutto.
Dean,
non é una caccia al tesoro.. comunque posso dirvi questo:
molte
persone che ho aiutato mi hanno detto di aver visto uno specchio in
cui vedevano i loro ricordi, come un portale.. altri invece delle
porte, dietro alle quali potevano o assistere o addirittura
partecipare in prima persona a quello che avevano
dimenticato…
“Dean,
non abbiamo pensato alla cosa più ovvia!” dice
subito Sam , dopo
aver riflettuto sulle parole della ragazza.
“Ovvero?”
“
Il
bunker è pieno di corridoi con mille porte! Proviamo andare
a vedere
di là! Grazie Aeils!”
Di
nulla! Se avete bisogno chiamatemi pure!
Giratosi
verso il maggiore, Sam con lo sguardo più deciso che mai gli
dice
“Bene Dean.. Andiamo!” dirigendosi poi a passo
svelto verso le
scale che conducevano alle loro stanze.
“Accidenti..
Aspetta Sam! Neanche fosse lui a dover recuperare i suoi
ricordi..”
borbotta frustato il più grande, seguendo l’altro
poco dopo.
Iniziato
a camminare per il corridoio che dalla biblioteca conduce normalmente
alle loro camere, ecco che Dean ad un tratto blocca
l’avanzata di
Sam afferrandogli il braccio.
“Cosa
succede?” domanda subito il minore.
“Non
lo senti?” chiede l’altro, guardandosi nel
frattempo in giro con
fare circospetto, lo sguardo attento come alla ricerca di qualcosa.
“Dean..
io non sento niente...Tu?”.
“Sembra..
non lo so.. seguimi” e detto questo, supera il minore per
dirigersi
a passo svelto verso una porta qualche metro più in
là; una volta
vicini, ecco che dice “Proviene da qui..sembra una
canzone..” e
senza aspettare un secondo di più, abbassa la maniglia e
entra nella
stanza; appena messo un piede all’interno, davanti a loro si
materializza una nuvola di fumo grigia.
“Ma
che diavolo è? “ domanda subito Dean prima che
all’interno della
nube inizia a vedersi quella che ai ragazzi sembra una classica scena
di vita familiare , dove la madre mette a letto il suo bambino.
“Quella...Dean,
quella è la mamma..con te” sussurra Sam,
emozionato nel vedere la
madre così giovane e il fratello così piccolo.
“Mamma…
ora mi ricordo..” mormora, avvicinandosi lentamente,
allungando una
mano per toccare l’immagine davanti a loro “Ogni
sera, per farmi
addormentare mi cantava la sua canzone preferita…
‘Hey Jude’ ..
adoravo la sua voce” e mentre dice ciò la sua
espressione cambia,
diventa malinconica ripensando a quel momento della sua infanzia e,
come colpito da un’improvvisa consapevolezza, si gira verso
Sam,
ancora incantato a guardare la scena, e domanda “Cosa le
è
successo?”.
Il
minore, sorpreso dalla domanda, non fa neanche in tempo a rispondere
quando le immagini all’interno della nuvola cambiano, come in
risposta al quesito posto; ed è così che davanti
a loro, si ripete
la tragedia del 1983, la notte in cui tutto ebbe inizio.
“Non
capisco.. perchè-” ma non termina la frase che
tutti i ricordi
legati a lei iniziano a susseguirsi uno dopo l’altro davanti
a
loro; Sam è così preso a cercare di tenere il
passo con quel che
vede che non si accorge che nel frattempo Dean è caduto in
ginocchio, tenendosi la testa fra le mani, gli occhi chiusi stretti.
“Dean..”
e quando si volta e vede lo stato del fratello, subito si abbassa al
suo fianco, cercando il suo sguardo “Dean..ehi DEAN! Che
succede!!
Parlami!”.
“E’-è
come s-se mi stessero scaricando t-tutti i ricordi che l-la
riguardano allo stesso t-tempo… mi scoppia la testa
Sam!” cerca
di dire ma quello che vede è così intenso che non
riesce a
pronunciare una parola di più.
“Dean..
ehi Dean ascoltami.. ripensa alla canzone.. Concentrati su quel
ricordo.. lascia passare gli altri.. focalizzati con tutto te stesso
sul quel momento..” gli dice quasi urlando Sam, sempre
più
preoccupato per la sorte del fratello; quando finalmente vede
l’altro
rilassarsi e mimare con le labbra le parole, butta fuori
l’aria che
inconsciamente stava trattenendo.
Dopo
qualche minuto, ripreso da quel che successo, Dean si gira verso il
fratello, ancora a terra al suo fianco, mormorando
“Grazie… il
tuo trucchetto ha funzionato..”.
“Di
nulla.. sono qui per questo.. per sostenerti in tutto il
percorso”
dice, mentre lentamente si alza, porgendo poi una mano per aiutare il
maggiore ancora a terra “coraggio.. ci manca ancora
molto..”.
“Va
bene.. Samantha.. “ e quando si rimette in piedi, solo in
quel
momento, nota che la nuvola all’interno della stanza
è sparita,
lasciando la visuale libera su quella che nel mondo esterno
è la
camera del più grande.. “Visto che sai tutto,
nerd, mi spieghi
perchè il ricordo della mamma era proprio qui?”.
Prima
di rispondere Sam si guarda un attimo intorno e poi, quando
finalmente comprende la risposta, torna a fissare il fratello, ancora
immobile nella stessa posizione “Dean, questa è la
tua stanza…
probabilmente il tuo subconscio ha collegato questo posto al ricordo
della mamma che ti canta ‘Hey Jude’ nella tua
vecchia camera…”.
“Quindi
mi stai dicendo che le stanze in cui sono i miei ricordi riguardano
in qualche modo la persona in questione?” domanda subito
Dean,
cercando di seguire e comprendere il ragionamento del fratello.
“Esatto...è
proprio quello che intendevo.. quindi basta seguire le tue
sensazioni… niente è stato messo a
caso..”.
“Va
bene, Sammy. Chi è il prossimo della lista?”
domanda il maggiore
mentre esce dalla stanza, impaziente di concludere tutto il
più in
fretta possibile.
“Bhe,
a questo punto, visto che hai ricordato la mamma, direi di passare a
papà… qual è la prima cosa che ti
viene in mente quando pensi a
lui?” chiede mentre lo segue nel corridoio e quando Dean si
blocca
di colpo, fa giusto in tempo a fermarsi prima di finirgli addosso.
“Baby”
risponde l’altro.
“Mi
dici cosa c’entra ora l’Impala?” gli
dice, alzando gli occhi al
cielo.. possibile che in quella situazione il fratello pensasse alla
macchina? .
“Intendo..
quando dici ‘papà’ mi viene in mente
Baby… non so perchè..”
risponde, lo sguardo concentrato, alla ricerca di quel ricordo che
potesse ricollegare le due cose.
“Ah..
capisco.. molto plausibile visto che papà ti ha insegnato a
guidarla
ed aggiustarla… quindi visto che ti viene in mente
l’Impala direi
che la prossima tappa è il garage.. coraggio, ti faccio
strada” e
completata la spiegazione, ecco che nuovamente a passo svelto supera
Dean, ed ecco ancora una volta lo sbuffo frustato del maggiore,
intento a inseguire di nuovo il fratello per il bunker.
Attraversato
metà edificio, ecco che finalmente i ragazzi giungono
davanti alla
porta che conduce al garage; Sam stava giusto per entrare quando
all’improvviso Dean gli mette una mano sulla spalla, frenando
la
sua corsa.
“Dean,
cosa succede? “ domanda subito… ormai quello
sembrava il suo
slogan da quante volte lo aveva detto.
“E’
che… bhe… secondo te succederà la
stessa cosa di prima?
Ricorderò tutto insieme?” e nella sua voce il
minore può
percepire la preoccupazione velata per quella domanda, e
l’altro è
così imbarazzato da quanto chiesto che neanche lo guarda in
faccia.
“Penso
proprio di sì Dean… mi spiace.. “ e in
quella risposta mette
tutta la sua ansia.. come poteva aiutarlo in quel momento? cosa
poteva fare per lui se non sostenerlo e dargli conforto solo con la
sua presenza?
“Non
ti preoccupare per me , Sammy… riusciremo a superare anche
questa…
almeno adesso ho quel fantastico trucchetto che il mio fratellino mi
ha consigliato” gli dice subito, rassicurando
l’altro con un
sorriso che, al solo vederlo, ogni preoccupazione di Sam svanisce in
un istante.
“Hai
ragione.. dovresti dare più retta a questo fratellino di cui
parli…
dopotutto la maggior parte delle volte ha ragione!” risponde
ridendo, consapevole che in questo modo spezzano la tensione creata
prima.
“Ehi,
non esageriamo, tigre! “ esclama il maggiore, ridendo sotto i
baffi.
Quando
finalmente lo stato d’animo di entrambi sembra sereno, ecco
che
riprende la parola Dean “Bene.. cerchiamo di concludere
questa
storia, più in fretta possibile” e dopo un lungo
respiro, spinge
la porta che li separa dal garage e dai prossimi ricordi.
Hello
everybody!
Eccomi
con un nuovo capitolo! Chiedo scusa per l'attesa! Purtroppo gli esami
mi stanno portando via un sacco di tempo..
Comunque
vorrei ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la mia storia e
un grazie speciale anche a coloro che mi lasciano una recensione!
GRAZIE mille!!
Al
prossimo capitolo!
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** 17_ ***
Dean
con una calma inimmaginabile apre la porta che li separa dal garage,
posto in cui è custodita Baby e moltre altre macchine e moto
appartenute anni prima ai Men of Letters.
Saliti i pochi gradini davanti a loro, ecco che finalmente la vedono,
lucidata alla perfezione in tutta la sua bellezza nera, parcheggiata
esattamente dove solitamente il maggiore la lasciava al bunker.
“Wow… la mia Baby é sempre bella.. che
sia vera o solo una proiezione nella mia mente” dice subito
incantato, non riuscendo a distogliere gli occhi da quella che da tempo
era diventata la loro compagna fidata; è così
preso a fissarla che non si accorge che nel frattempo Sam ha iniziato a
parlare.
“... qualcosa di strano..”
“Cosa?” chiede subito, accorgendosi solo in quel
momento di essersi completamente estraniato dal mondo, o sogno..
insomma, qualunque cosa fosse.
“Dicevo.. guardati intorno…
c’è qualcosa di strano…”
“Che intendi?”
“Appena entrati nella tua stanza, è apparsa una
nuvola grigia al cui interno si materializzavano i ricordi riguardanti
la mamma.. ma qui… qui non c’è
niente” gli risponde Sam, continuando a guardare in giro.
“Forse la tua teoria è errata e semplicemente
abbiamo sbagliato stanza.. forse non sei così intelligente
come credi, mio caro fratellino” gli dice ridendo, provocando
il minore.
“Ah - ah … sicuro più di te...
“ e quando vede Dean avvicinarsi nuovamente a Baby ed aprire
lo sportello dalla parte del guidatore, gli urla “Ehi! Ma che
stai facendo”, raggiungendolo un attimo dopo.
“Dean.. mi spieghi perchè ci siamo seduti dentro
l’Impala?” domanda quando entrambi si ritrovano
all’interno dell’abitacolo; passa qualche secondo,
ma da parte del maggiore nessuna risposta.
“Dean? Ehi mi stai-” ma quando si gira, nota solo
in quel momento lo sguardo fisso del fratello davanti a loro,
l’espressione indecifrabile, immobile come una statua.
“Dean! Ehi, non scherzare!” ma dal maggiore nessuna
risposta… qualche secondo dopo lo sente pronunciare le prime
parole “Papà, non sono troppo piccolo per
guidare?” e solo in quel momento comprende che stavolta Dean
non sta solo vedendo i suoi ricordi... no... li sta rivivendo in prima
persona!
Non sapendo esattamente cosa fare, decide di aspettare, pregando con
tutto se stesso che stavolta il recupero totale dei ricordi non finisse
come con la madre.
Nel frattempo, lo stesso Dean stava rivivendo la scena di quando,
ancora molto piccolo, il padre gli stava insegnando a guidare ed
aggiustare la macchina.
Dean aveva appena compiuto 13 anni quando suo
papà, convinto più che mai, decise che era
arrivata l’ora per il più grande di imparare a
guidare e soprattutto a riparare l’Impala.. il motivo? Non
glielo avrebbe detto mai… ma Dean lo capì solo
anni dopo, quando il padre, ormai convinto delle capacità
del figlio, decise che era giunto il tempo per il maggiore de fratelli
di iniziare a cacciare da solo.
“Papà.. come mai proprio
ora? Insomma.. non sono ancora troppo piccolo per guidare?”
chiese un Dean ancora tredicenne.. un conto era imparare a sparare e
cacciare, ma guidare? Cosa avrebbero fatto se beccati dalla polizia?
Che ne sarebbe stato di Sam?.
“Dean, non fare il bambino. Sei
grande abbastanza… e poi ora ti sto insegnando solo come si
fa.. non guiderai in strada almeno fino a quando avrai 16
anni” e in quel momento un sorriso comparve sul volto di
Dean.. forse era una cosa che tutti i padri facevano con i propri
figli! Ma il suo entusiasmo venne smorzato all’istante quando
il padre aggiunse “E poi, se in una caccia mi ferisco, mi
servi pronto”... Eccolo.. eccolo il vero motivo…
solo e sempre la caccia… ma nonostante tutto Dean era felice
perchè finalmente aveva la possibilità di mettere
le mani sulla macchina che da sempre adorava.
Passarono le successive ore con John che spiegava
al maggiore dei figli come funzionava ogni parte all’interno
del cofano e come ripararlo in caso di guasti… i giorni
successivi furono un alternanza di guide e caccia ma, dopo una
settimana, Dean era perfettamente in grado di maneggiare tutto quello
che riguardava Baby… già, è
così che iniziò a soprannominarla,
perché mai aveva visto cosa più bella e in cuor
suo, sapeva che quella bellezza non lo avrebbe lasciato molto presto.
Il padre non gli disse mai quanto fosse fiero
di lui per aver imparato così in fretta tutto.. no.. ma alla
fine a Dean non importava; uno dei suoi sogni più grandi,
quello di guidare la magnifica macchina del padre, era stato realizzato
e niente al mondo lo avrebbe reso più felice.
Immerso
ancora nel sogno, Dean non si rende conto di aver pensato
inconsciamente a cosa potesse essere successo al padre e, come era
capitato con la madre, ecco che il ricordo cambia e lui si ritrova a
rivivere quell’orribile giorno in ospedale, dove la vita
dell’uomo che lo ha cresciuto è terminata.
Si era appena risvegliato da quella che ai medici
sembrava una cura miracolosa, senza spiegazione logica; qualche minuto
prima stava parlando con Sam di quello che era successo durante il suo
coma e soprattutto delle cose che non ricordava, quando il padre, dopo
aver fatto la sua entrata e essersi accertato della salute del
maggiore, aveva interrotto sul nascere una discussione con il minore
che, sorpreso quanto Dean per quella strana reazione e per le parole
pronunciate subito dopo, aveva deciso di seguire per una volta le
richieste del padre e di andare a prendere del caffè.
Dean ricorderà bene nei mesi a
seguire l’ultima conversazione con il padre e il peso che
dovrà portare, da solo, per una semplice frase pronunciata
all’orecchio dall’uomo che fin da sempre li aveva
protetti e cresciuti… e soprattutto ricorderà
bene quei pochi istanti, sulla soglia della porta di una stanza come un
altra di un ospedale, ad assistere impotente alla morte di una persona
importantissima per lui.
Nel
frattempo, all’interno dell’abitacolo, Sam
è ancora concentrato sul viso del fratello, cercando
qualsiasi cambiamento che potesse fargli capire cosa stesse succedendo;
passano solo pochi istanti prima che una lacrima solitaria si faccia
strada sul volto impassibile del maggiore, ed è in
quell’esatto momento che il minore capisce cosa sta per
succedere, memore di quel che è accaduto con la madre.
Ma come disse un grosso leone in un film ‘Le cose non
accadono mai due volte allo stesso modo’: infatti, qualche
secondo dopo, Dean chiude lentamente le palpebre e, sopraffatto dai
mille ricordi condivisi con il padre, si lascia andare, cadendo a peso
morto sul fratello che, prontamente, lo accoglie tra le sue braccia.
Nonostante i riflessi pronti, il minore, preoccupato per quel che
è successo all’altro, inizia leggermente a
scuoterlo, chiamandolo anche a voce e ogni tanto schiaffeggiarlo sulla
guancia in modo da farlo riprendere il prima possibile.
Quando ormai l’ansia di Sam è alle stelle per la
sorte del fratello e ogni suo muscolo è in tensione per
l’agitazione, ecco che come se nulla fosse, Dean riapre gli
occhi, tirandosi su a sedere, guardandosi poi in giro con aria
pensierosa.
“Sammy… che è successo?”
domanda all’altro mentre è ancora intento a
cercare di venir a capo di tutto; non fa neanche in tempo a voltarsi
verso il minore che questo, di slancio, lo abbraccia, dicendogli
all’orecchio “Oh Dean! Stai bene!! Meno male!! Mi
sono preoccupato!!! Non farmi mai più una cosa
simile!!”.
“Wooo wooo Samantha! Te l’ho già detto!
Piano con le effusioni… ora mi dici di cosa diavolo stai
parlando?” chiede, ancora confuso per quell’assurda
situazione e sopratutto per la reazione del fratello.
“Di cosa sto parlando? Dean… sei svenuto
tra le mie braccia!”.
“Aspetta. Due cose Sam… primo: io non svengo..
cado a terra velocemente per sorprendere il nemico; e
secondo… anche se fosse vero, posso svenire nel mio sogno o
qualunque cosa sia questa?”.
“Non lo so.. ma direi di sì a questo
punto… penso che alla fine noi siamo solo proiezioni nella
tua testa… “ inizia a pensare a voce alta, quando
lo interrompe Dean dicendo “Non ne hai idea neanche tu,
ammettilo!”.
Sam, prima ci pensa un attimo, mostrando al fratello un sorriso
strafottente, per poi cambiare espressione in un attimo e dire
“No.. non ne ho idea”.
“Comunque, mio caro fratellino, finiamo al più
presto questa cosa! E’ peggio di Inception!”.
“Tu e i tuoi film… ma prima di continuare, mi
spieghi cosa diavolo è successo?! Era diverso stavolta o
sbaglio?” domanda, curioso di saper cosa fosse accaduto , ma
tralasciando di proposito la storia della lacrima.
“Non lo so Sam.. in un certo senso è stato
diverso.. stavolta ho rivissuto un ricordo con papà e, prima
che me lo chiedi, è quello in cui lui mi ha insegnato a
riparare e guidare Baby.. ma come è successo con la mamma,
tutto è cambiato appena ho pensato, credo inconsciamente, a
cosa gli fosse successo...e bhe… lì il ricordo
è mutato ed ho rivissuto in prima persona il giorno
all’ospedale…”.
“Capisco… mi spiace Dean di non esserti stato
d’aiuto questa volta… non sapevo cosa fare e tu
eri come in trance!”
“Tranquillo Sammy. Alla fine tutto è bene quel che
finisce bene… quindi per favore evitiamo altre smancerie e
andiamo diretti alla prossima persona da ricordare” dice
convinto il maggiore, mostrando al fratello un sorriso che di nuovo lo
tranquillizza.
“Ok.. come vuoi tu. Ho già in mente chi potrebbe
essere il prossimo.. e forse so anche dove lo troveremo..” e
detto ciò, i ragazzi scendono contemporaneamente dalla
macchina, per poi chiudere nello stesso istante le portiere alle loro
spalle, e con Sam in testa, si dirigono nuovamente
all’interno del bunker, verso la successiva meta.
_______________________________
Durante
tutto il tragitto che li separa dalla prossima destinazione, nessuno
dei due ragazzi pronuncia parola, riempiendo l’aria solo con
il rumore dei loro passi, entrambi troppo assorti nei loro
pensieri… più i metri tra loro e la successiva
tappa diminuiscono, più il cuore di Sam batte
all’impazzata, lo stomaco che si contorce poco alla volta
dalla preoccupazione: se con i ricordi del padre Dean era svenuto, cosa
sarebbe successo con quelli della seguente persona? E cosa avrebbe
fatto lui per aiutarlo? L’ultima volta era stato del tutto
impotente di fronte al susseguirsi degli avvenimenti, stavolta sarebbe
riuscito a sostenerlo così come aveva promesso?.
Mentre questi e mille altri più pensieri invadono la mente
di Sam, ecco che i ragazzi arrivano a destinazione, intuibile da una
sonora affermazione di Dean “Dude! Perchè siamo
tornati all’entrata?! Non dovevamo dirigerci verso i prossimi
ricordi?”.
Sammy, ripresosi dallo stato di profonda riflessione in cui era caduto,
si guarda intorno, accorgendosi solo in quell’istante del
luogo che lo circonda e, una volta fatto mente locale del
perchè si trovavano lì si gira verso
l’altro e gli dice “Dean.. penso che questo sia il
posto più adatto per riacquistare i ricordi della prossima
persona..”.
Il maggiore, ancora all’oscuro dei pensieri del fratello,
guarda per un istante la libreria piena di libri davanti a loro, per
poi rivolgersi ancora all’altro, gli chiede, dopo una
doverosa alzata di sopracciglio, “E chi dovrei
ricordare?”.
“Bobby… qui ricorderai Bobby..
coraggio… iniziamo a cercare”.
Con
l’entusiasmo di Dean quando deve bere l’acqua, i
ragazzi iniziano a dare un’occhiata in giro, sperando di
trovare al più presto quell’oggetto o quel
qualcosa che potesse dare il via al processo di recupero dei ricordi.
Dopo aver vagato per tutta la stanza, i fratelli scambiandosi
un'occhiata incredula che agli occhi di qualcuno esterno sarebbe
sembrata un ‘Seriamente?!’, nello stesso istante
prendono il primo libro in mano e iniziano a sfogliare le pagine;
qualche minuto dopo un sonoro sbuffo da parte di Sam fa alzare lo
sguardo di Dean, impegnato nella lettura di pagine completamente
bianche di un manoscritto che dalla copertina sembrava avere almeno 100
anni.
“Coraggio Sammy! Prima troviamo qualunque cosa sia, prima
torniamo a casa.. questa versione del bunker ha iniziato un
pò a-”
“Ehi Dean? Cosa stavi dicendo?” chiede subito il
minore quando non sente la conclusione della frase.
“Sam..SAM! Guarda!” gli dice, camminando
velocemente nella sua direzione; una volta di fronte a quel gigante del
fratello, gli si affianca mostrando stupefatto il libro ancora nelle
sue mani.
“Ma che diavolo…” esclama subito il
minore, osservando le pagine, bianche fino a un attimo prima, piene di
disegni e scritte.
“Ora ricordo Sammy.. questo è uno dei miei ricordi
di bambino con Bobby..” dice l’altro, avvicinandosi
al tavolo e sedendosi al primo posto trovato, subito seguito da Sam, il
libro nel mezzo, in modo da poter essere visto da entrambi.
I ragazzi, ancora increduli della magia appena accaduta sotto i loro
occhi, tornano a fissare le pagine piene di disegni e scritte, molto
simili ai fumetti, e in cui viene raccontato l’episodio di un
Dean ancora bambini al parco con Bobby.
Era un giorno caldo d’estate quando John,
in fretta e furia, decise di lasciare i suoi figli ancora piccoli da
Bobby, in modo da seguire le tracce di un possibile caso che lo avrebbe
avvicinato di più a scoprire l’identità
della creatura che aveva ucciso Mary.
Ovviamente Bobby era più che
contento di ospitare i due bambini che nel tempo aveva imparato a
conoscere e che ormai vedeva come suoi figli: Dean, di soli 8 anni,
aveva deciso di portarsi tutto il peso della sua famiglia sulle spalle,
occupandosi del piccolo fratellino e la maggior parte delle volte anche
del padre; Sam, invece, aveva solo 4 anni e già gli piaceva
passare il tempo a sfogliare libri, nonostante non fosse in grado di
leggere, e già da lì Bobby aveva capito che quel
bambino sarebbe stato sicuramente un grande studioso.
Dopo qualche giorno bloccati in casa per un
temporale che infuriava in tutta la zona, finalmente ecco che una
mattina i bambini si svegliarono e, al di fuori di quelle vecchie
persiane, videro il sole splendere in mezzo a un cielo limpido come
l’acqua.
“Che ne dite di andare al
parco?” chiede Bobby ai due ragazzini, intenti a mangiare la
loro abbondante colazione preparata da Dean.
“Io vorrei vedere i tuoi libri! Sono
così tanti e molti hanno su dei simboli così
particolari! Posso rimanere a casa?”.
“Va bene Sam. Dean?”.
“Io dovrei allenarmi a sparare.. ho
promesso a papà che l’avrei fatto anche senza di
lui” e, nonostante la sua bravura nel capire le cose, non
riuscì mai a comprendere quello sguardo che gli rivolse
Bobby, carico di tristezza e allo stesso tempo rabbia, ovviamente
rivolta a qualcun altro.
“Se vuoi lo faremo più
tardi Dean.. oggi andiamo insieme al parco e ti insegno qualcosa di
nuovo, va bene?” gli chiese dolcemente, mostrando al bambino
un bellissimo sorriso.
“Va bene. Ci prepariamo e poi
possiamo andare”.
Dopo aver fatto il discorsetto a Sammy sulle solite
precauzioni, Dean e Bobby si diressero in macchina verso il parco
pubblico più vicino, nonostante un'iniziale resistenza da
parte del maggiore, preoccupato di lasciare a casa da solo il suo
fratellino; ma un “Dean, non ti preoccupare! Starà
benissimo! Stai certo che neanche si accorgerà della nostra
assenza da quanto sarà preso a sfogliare i
libri” bastò per tranquillizzare il
maggiore.
Arrivati a destinazione e parcheggiato, Bobby
estrasse dal baule un guantone e una palla da baseball sotto lo sguardo
confuso di Dean…. a vedere quella reazione l’uomo
iniziò a ridere.
Passato qualche secondo, Bobby con un gesto
della mano invitò il maggiore a seguirlo all'interno e,
arrivati in un punto dove c’era poca gente, decise di
spiegargli velocemente come funzionava la cosa, in questo caso lanciare
la palla e prenderla al volo con il guantone.
Iniziarono subito e si stavano pure divertendo
da matti, soprattutto Dean, gioiva nel prendersi gioco dell’
altro lanciando troppo lontano la palla e sentire il vecchio brontolone
lamentarsi e borbottare qualcosa di incomprensibile; però
purtroppo l'entusiasmo del maggiore si azzerò
all’istante quando, ripensando alle parole del padre sul
fatto di allenarsi, gli vennero in mente le conseguenze di quel mancato
ordine… Bobby, accortosi del cambiamento d’umore
del più piccolo, gli si avvicinò e
domandò preoccupato “Che
succede?”.
“Bobby… non dovrei
allenarmi a sparare ? Se papà viene a sapere che non ho
eseguito quello che mi ha detto…” ma non ci fu
bisogno neanche di concludere la frase perchè
l’uomo di fronte a lui sapeva benissimo a cosa si riferisse.
“Dean.. se la cosa ti preoccupa
tanto appena arriviamo a casa facciamo qualche tiro… ma
ricordati che sei sempre un bambino di 8 anni ed è giusto
che giochi e ti diverti anche te.. quindi che ne dici se restiamo qua
ancora un pò?” e Bobby neanche si rende conto che
con quelle parole ha reso quel giorno il migliore di sempre per Dean,
perchè per una volta poteva togliere quel tremendo peso
sulle spalle e comportarsi come qualunque bambino della sua
età.
“Dean…”
sussurra Sam quando, girandosi, vede sul volto del maggiore un sorriso
nostalgico per quel ricordo così lontano nel tempo.
“Va tutto bene Sammy… è solo che
… sono preoccupato…”.
“Perchè?” .
“Perchè ora capiterà esattamente come
è successo con mamma e papà.. perchè
appena terminato di leggere mi sono domandato come.. “ e
neanche finisce la frase che le immagini all’interno del
libro cambiano nuovamente, mostrando ai ragazzi
quell’orribile giorno di tanti anni prima, in ospedale.
Il furgoncino sfrecciava veloce tra le vie della
cittadina, allontanandosi sempre di più
dall’azienda di Dick Roman… Dean al volante con i
nervi a fior di pelle, cercava in tutti i modi di concentrarsi solo sul
percorso davanti a lui ed evitare di lanciare sguardi al dietro del
veicolo dove Sam, da qualche minuto, premeva sulla ferita alla testa di
Bobby cercando in qualche modo di poter ridurre l'emorragia.
Le ore successive furono un susseguirsi di
paura, per quella che sarebbe stata la sorte di Bobby, la vita sul filo
di un rasoio, e rabbia, per quel maledetto consulente che dava
già per spacciato quello che agli occhi dei ragazzi era
diventato come un padre, e per Roman, presentatosi davanti
all’ospedale nella sua luccicante macchina, godendosi con un
ghigno strafottente sulla faccia la scena da lontano.
I medici ormai erano scettici sulla possibile
ripresa di Bobby, colpito alla testa da un proiettile sparato proprio
da quel maledetto leviatano, e Sam e Dean cercavano in tutti i modi di
non pensare anche a solo la minima possibilità di perdere un
altro componente della loro famiglia.
Qualche ora dopo, ecco che una speranza si
riaccese nei cuori dei due ragazzi quando le condizioni
dell’uomo sembrano migliorare, abbastanza da far sperare in
un operazione per estrarre il proiettile… ma purtroppo
niente è come sembra e, in un attimo di gioia in cui
l’uomo riesce a riprendersi e a scrivere un numero sulla mano
di Sam, ecco che perde nuovamente i sensi, non prima di averli salutati
con il nomignolo preferito...ed è così che i due
ragazzi assistono anche stavolta impotenti alla morte di
un’altra persona a loro cara, un’uomo che si
è sempre presa cura di loro.
Sam,
con le lacrime agli occhi, osserva senza proferire parola
l’ultima immagine di quel racconto per lui ancora
così doloroso; ma un movimento al suo fianco attira la sua
attenzione, facendolo girare giusto in tempo per accorgersi che, come
accaduto con il padre, Dean ha perso i sensi.. per fortuna il minore
riesce ad afferrare in tempo il corpo dell maggiore, evitando
così alla faccia dell’altro un incontro
ravvicinato con la superficie più che dura del grande tavolo.
“Dean..DEAN! Coraggio! Non farmi spaventare”
continua a chiamarlo senza sosta, non ottenendo nessuna reazione da
parte dell’altro… passano i minuti e Sam
è sempre più preoccupato, soprattutto da quando
sul volto del fratello si è creata un espressione sofferente.
Quando ormai niente sembra funzionare e Dean non sembra volersi
svegliare, al minore non resta che chiedere aiuto, non avendo idea di
quel che sta succedendo “Aeils! AEILS! Abbiamo bisogno di
te… Ho bisogno di te!”.
Hello
everybody!
Chiedo scusa per il ritardo
ma Febbraio è stato un mese folle tra esami e lavoro! Spero
di riuscire a scrivere un pò di più ora che la
situazione si è un pò calmata... comunque per
quanto riguarda la storia, ormai manca poco alla fine quindi
preparatevi per il finale! Un grazie a tutti quelli che stanno leggendo
la mia storia.. GRAZIE!
Al prossimo
capitolo!
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** 18_ ***
“Aeils! AEILS! Abbiamo
bisogno di te… Ho bisogno di te!”.
Wooo che
succede? Stavo avendo una conversazione molto interessante con il
vostro amico angioletto!
“Si tratta di Dean! Non
riesco a svegliarlo!” urla al nulla, la voce carica di
preoccupazione.
Sam, prima
di tutto rilassati. Tuo fratello non è in pericolo! In ogni
caso vi tiro fuori da lì così posso spiegarti
tutto con calma, almeno evito che le tue urla mi rimbombino nella testa.
“Ok.. ok va bene”
risponde, nonostante dentro di sé percepisce ancora forte
l’ansia che gli schiaccia lo stomaco come una pressa.
E come successe all’inizio del loro viaggio
‘spirituale’, Sam chiude gli occhi e quando li apre
di nuovo si ritrova nel suo corpo, lo sguardo che vaga per tutta la
stanza come a cercare di riabituarsi all’idea di non esser
più al bunker, o almeno la sua versione alternativa.
Quando casualmente l’occhio cade sulla figura di Cas, che
dallo spavento per le parole di Aeils si è fatto
più vicino, ecco che, come ripresosi da dallo shock, Sam si
volta verso il fratello ancora disteso sul divano, il cuore che
martella furioso nel petto.
“Aeils! Che succede? Perchè non si sveglia? Cosa
gli è successo?” chiede alla ragazza accanto a lui.
“Ok, innanzitutto fai un bel respiro! Troppe domande
insieme!! Sam, non ti preoccupare.. come ti ho già detto,
Dean sta bene. Il processo per recuperare i ricordi è molto
faticoso a livello mentale… ha semplicemente bisogno di
riprendere fiato. Che ne dici di lasciarlo riposare e continuare una
volta che ha riacquistato le forze?”.
“Sì….sì, hai
ragione” gli risponde, osservando nel frattempo il movimento
ritmico del petto del fratello, preoccupato che da un momento
all’altro potesse fermarsi.
“Ok, ragazzi. Direi di spostarci nell’altra stanza,
così lo lasciamo riposare in pace… E prima che tu
dica qualcosa Sam, sai che leggo nella mente e la risposta è
no.. vieni anche tu! Non gli succederà niente, non ti
preoccupare”.
Una volta spostati nell’altra stanza, Aeils chiude la porta
che li separa dallo studio, in modo da attutire in qualche modo
eventuali rumori; fatto ciò, si butta letteralmente sul
divano posizionato al centro della sala e, rivolgendosi ai due ragazzi
rimasti gli dice “Beh.. se non vi dispiace colgo anch'io
l’occasione per riposare.. mantenere il contatto tra voi
nella mente di Dean è faticoso anche per me. Prego, fate
come se foste a casa vostra!”.
Sam e Cas si guardano un attimo perplessi, sorpresi di tutta quella
gentilezza rivolta a loro, estranei per la proprietaria di quella casa:
mentre lei dormiva, potevano far di tutto… come poteva
fidarsi a tal punto? Aeils, percependo chiaramente i dubbi dei due,
risponde alla tacita domanda “Mi fido perchè
è come se vi conoscessi… dopotutto ho letto nelle
vostre menti! Quindi per favore ora fatemi riposare in pace e andate in
cucina a prendere qualcosa… i vostri pensieri mi stanno
disturbando” e detto questo, si sdraia sul lato, e volge la
schiena ai due ragazzi ancora fermi a bocca aperta.
Facendo più silenzio possibile, Sam e Cas si spostano
nell’altra stanza, il passo incerto per tutto quello che
è successo in quella giornata a dir poco folle; raggiunto
finalmente il bancone dove era situata la macchinetta del
caffè, il minore dei fratelli senza neanche pensarci inizia
a prepararsi la bevanda, sotto lo sguardo attento
dell’angelo, che scruta il volto sempre più
pensieroso dell’altro.
“Sam… non c’ è bisogno di
leggere la mente per capire che c’è qualcosa che
non va…”.
“E’ così evidente?”.
“Cosa è successo? Pensavo stesse andando
bene…” gli chiede curioso.
Sam ferma tutto quello che sta facendo e si gira a guardarlo, e negli
occhi dell’altro vede riflesse la sua stessa preoccupazione
“Si Cas… sta recuperando tutti i
ricordi… è solo che ho paura per quello che
succederà, visto come sono andare le cose finora
..”.
“Che intendi dire?”.
“Vedi, quando ha ricordato nostra madre, si è
accasciato a terra, la testa che gli stava scoppiando, ma in qualche
modo siamo riusciti a superarla, sono riuscito a dargli una mano.. ma
il peggio è successo quando ha ricordato
papà… probabilmente il carico emotivo era
così forte che è svenuto tra le mie braccia! E lo
stesso é capitato con Bobby… ed eccoci
qua…” .
Cas continua a fissare il ragazzo davanti a lui, appoggiato con
entrambe le mani sul grande bancone, tutto il peso del corpo su quelle
muscolose braccia, la schiena curva, quasi a dimostrazione di tutto il
peso che grava sulle sue spalle.
“Ma non è questo che ti preoccupa
davvero… o sbaglio? C’è di
più?” gli domanda l’angelo, triste nel
vedere le condizioni del suo amico.
“No, hai ragione… c’è
altro… sono preoccupato, molto preoccupato per i ricordi che
mancano…”
“Ti riferisci all’Inferno” e a sentire
quell'affermazione, Sam si gira di scatto a guardare Cas, come colto in
flagrante, per poi mostrargli un sorriso complice.
“A quanto pare non sono l'unico che ci ha pensato... Cas, se
con Bobby le sue condizioni sono queste, cosa pensi che
capiterà quando ricorderà tutto quel periodo, ben
40 anni di Inferno?! Entrambi abbiamo presente com’era una
volta tornato.. gli incubi, il bere.. Cas, non voglio rivivere tutto di
nuovo! Non lo voglio vedere ancora in quello stato!”.
“Lo so, Sam. Lo stesso vale per me.. ma che
possibilità abbiamo? Non credo che possiamo evitargli di
ricordare quel periodo…”.
Sam, colto da un’improvvisa idea, si alza di scatto e con un
sorriso che illuminerebbe l’intera stanza guarda Cas, che nel
frattempo lo scruta curioso per quel cambio di umore improvviso.
“Ecco la soluzione! Cas sei un genio!”.
“Non capisco Sam. Qual è la soluzione?”.
“Semplice! Evitiamo che Dean riviva quei momenti! Ogni suo
ricordo è collegato in qualche modo a una stanza o a un
oggetto.. devo solo stare attento a non farlo avvicinare troppo a cose
che potrebbero ricordargli l’Inferno! “ gli spiega
Sam, in una nuova luce degli occhi.
“Credi che possa funzionare? Non potrebbe avere conseguenze
sulla sua personalità?”.
“Non lo so.. sinceramente non ne ho idea Cas. Ma tutto
ciò che ha dato l’Inferno a Dean sono solo incubi
e la capacità di torturare persone...e anche se perdesse
entrambe non credo sia un problema…”.
“E se ci chiede qualcosa a riguardo? Ad esempio come faceva a
conoscere Alastair quando l’abbiamo incontrato per la
faccenda di Anna?” domanda ancora Cas, incerto su tutta la
questione.
“Ci inventeremo qualcosa”.
“Sam… non mi piace mentire a Dean… non
ha mai portato nulla di buono.”
“Lo so Cas… ma stavolta lo stiamo facendo per il
suo bene..e poi pensala così: non gli mentiremo, ma
semplicemente eviteremo di parlare di alcune cose”.
“Non mi piace molto l’idea… ma vale la
pena tentare” gli risponde alla fine l’angelo,
speranzoso per tutta la faccenda, nonostante dentro di sè
percepisca ancora qualche dubbio… ma lo stavano facendo per
il bene di Dean, e questa è la cosa più
importante.
“Ok..” riprende la parola Sam, dopo
un’attimo di silenzio “visto che dobbiamo aspettare
i due addormentati, io mi preparo un caffè” e
detto questo, si mette a trafficare con le mille ante della cucina,
alla ricerca di tutto l'occorrente, sotto lo sguardo fisso di Cas.
Passata un’ora, tra noia e
qualche parola qua e là, ecco che dalla porta dello studio
si affaccia Dean, l’aspetto stanco, prova di tutto quello che
stava passando e che, nonostante il breve riposo, non era riuscito del
tutto a recuperare.
“Ehi Dean! Come ti senti?” domanda subito Sam,
alzandosi dalla sedia su cui era per andare incontro al traballante
fratello.
“Ho la testa che mi scoppia, Sammy. Ecco come mi sento! Mi
sembra di essere in uno dei peggiori dopo sbronza della mia
vita!”.
“Cavolo! Detto da te è tutta un’altra
cosa!” ma nel rispondere, il minore non riesce a trattenere
una leggera risata, sollevato nel vedere il fratello come il suo solito.
“Si.. va beh.. lasciamo stare… ora potete
spiegarmi cosa è successo e soprattutto come mai mi sono
risvegliato da solo nello studio?” domanda Dean quando tutto
sembra calmarsi nella stanza.
“Te lo spiego io” e sentite quelle parole, tutti e
tre i ragazzi si girano verso il divano, dove da una coperta era
comparsa la testa di Aeils, i capelli tutti arruffati per il breve
riposo.
“Ma prima.. vorrei almeno due tazze di caffè solo
per me!”.
“Quindi mi stai dicendo che sono svenuto nella mia stessa
mente?” domanda Dean ancora sconcertato dopo il racconto
fatto dalla ragazza mentre sorseggia la sua amata bevanda calda.
“Ma è possibile?”.
“Beh, il fatto che ti sia capitato direi che è la
prova più eloquente… genio” gli
risponde, seguita da una risata da parte di Sam, piacevolmente sorpreso
di aver trovato una ragazza che riuscisse a tener testa a suo fratello.
“Ah- ah .. molto simpatica… comunque lo prendo
come un sì. E da quel che ci hai appena spiegato, da ora in
poi non ci dovrebbero essere più problemi, visto che la
parte più difficile è sorpassata..”
“Esatto! Da quel che ho capito hai ricordato le persone
più importanti della tua vita… quindi per come la
vedo io, ora il percorso è tutto in discesa!” ma
mentre dice ciò, fortunatamente non fa caso allo sguardo che
si lanciano Sam e Cas, memori del loro piano per evitare al maggiore di
ricordare il periodo più oscuro della sua esistenza.
“Ok… ora sono più tranquillo! E visto
che abbiamo riposato abbastanza, direi di rimetterci subito in pista e
concludere il più in fretta possibile!” e con
l’entusiasmo di un bambino con un nuovo gioco, Dean a tutta
forza si dirige verso lo studio, seguito a ruota dall’angelo
e dal minore, ma quest’ultimo viene bloccato dalla stretta di
Aeils.
“Voi andate! Io devo fare prendere una cosa a quello
spilungone di tuo fratello!” e quando sente dei suoni simili
ad affermazioni - o grugniti, chi lo sa … - si gira verso
Sam e con il suo miglior sguardo omicida, gli dice “Non
potete decidere quali momenti fargli ricordare e quali no! Non funziona
così!”.
“Non capisc-”
“Vi ho sentito.. beh, ho sentito i vostri pensieri! Tu e
l’angioletto dagli occhi azzurri avete pensato a un piano per
non fargli ricordare una parte della sua vita! E ti ripeto.. Non
funziona così! Togliendo quelle esperienze Dean non
sarà lo stesso che era prima di tutto questo
casino!”.
“Tu non capisci..” prova a spiegargli Sam
“quei ricordi riguardano una parte della sua vita che perfino
lui vorrebbe dimenticare e che tutt’ora lo fa soffrire! Non
voglio rivedere mio fratello star male Aeils!”.
“Sam, ora ascoltami. So quanto vuoi bene a tuo fratello, lo
posso percepire molto chiaramente .. lo stesso vale per Dean! Ma tutto
quello che avete passato, esperienze belle o brutte che siano, vi hanno
fatto crescere e vi hanno portato fino a qui! Le avete superate e
condivise.. ed è proprio questo un pilastro portante del
vostro rapporto” ma quando guarda l’espressione
dell’altro, capisce purtroppo di non averlo convinto.
“Fate come volete, io vi ho avvertito! Però ti
metto in guardia su un’ultima cosa.. il suo subconscio
farà di tutto per uscire alla luce del sole, diciamo
così… quindi che tu provi o meno a mettere in
atto il piano, può darsi che non abbiate altra scelta che
fargli rivivere quei ricordi”.
Sam guarda negli occhi Aeils, di un colore così particolare
che ci puoi leggere ogni sfumatura, ogni emozione della ragazza; e in
quel momento, il minore di fratelli percepisce la tristezza e allo
stesso tempo la convinzione per le parole appena pronunciate.
“Ok.. lascerò che le cose accadano … ma
ti dico già che non farò nulla per facilitare il
‘procedimento’ “ afferma sicuro della sua
scelta.
Un “Ragazzi! Dove siete finiti” da parte di Dean,
fa tornare entrambi alla realtà e dopo aver lanciato
all’altro uno sguardo complice, si dirigono verso lo studio,
dove gli altri li stavano aspettando.
“Era ora! Ancora un pò e facevo in tempo a fare
un’altra siesta!” li prende in giro, mentre sorride
furbo e compiaciuto al fratello, per fargli capire che ha capito il
reale motivo della loro assenza.
“Dean! Te lo dico ora e vedi di non farmelo ripetere! Non ho
alcun interesse nel gigante di tuo fratello! Per chi mi hai preso? Per
una delle tue conquiste senza cervello con cui bastano quattro
chiacchiere ed è fatta?” urla addosso al maggiore
, mentre Sam ride sotto i baffi nel vedere il balbettio confuso di Dean.
“Non possiamo portarla in giro con noi? Adoro vedere come ti
mette in riga ahah” continua a rigirare il dito nella piega,
nonostante gli sguardo omicidi che il maggiore gli lancia.
“Ok! Ok! Non apro più bocca! Ma possiamo
iniziare” domanda e quando si gira verso Aeils aggiunge un
“per favore?”.
“Eh poi si domandano dove sia finita la galanteria! Direi che
è ora .. adoro battibeccare con voi ma prima finiamo e prima
torno alla mia beata tranquillità!”.
E come qualche ora prima, la ragazza ripete lo stesso procedimento sui
ragazzi, sotto lo sguardo di Cas, silenzioso per tutto il tempo, cosa
che non sfugge a Dean.
Di nuovo nel bunker 2.0, uno affianco
all’altro, i fratelli si guardano intorno, alla ricerca di
qualche indizio che potesse condurli verso la prossima destinazione ma
dopo qualche minuti Sam prende l’iniziativa e, consapevole
delle persone che rimangono dalla lista, con una piccola spinta,
indirizza Dean verso i meandri della loro casa, in particolare verso
una stanza.
Durante il tragitto il maggiore non fa domande, andando alla cieca per
quei corridoi così sconosciuti ma allo stesso tempo
così familiari.. ma dopotutto davanti a lui
c’è Sam, e se c è una cosa che ha
capito nelle ultime ore è che il suo fratellino aveva
intuito per questi strani indovinelli!
“Sammy… ti devo chiedere una cosa” gli
dice, dopo qualche metro.
“Dimmi Dean”.
“E’ successo qualcosa a Cas?” domanda
incerto, tenendo sotto controllo le spalle larghe del fratello, pronto
a qualsiasi cambiamento: i due suoi ‘compagni
d’avventura’ gli stavano nascondendo qualcosa, e
lui è deciso più che mai a scoprire di cosa si
tratta.
“Non credo...Perchè questa domanda? Hai notato
qualcosa di strano?” e mai in tutto quel tempo si gira per
guardare l’altro in volto.
“ Non lo so… Cas è sempre stato una
persona di poche parole, ma lo hai visto prima! Non ha detto neanche
una sillaba o una vocale!”
“Dean… è Cas! Ci sarà
qualche motivo oppure era troppo pensieroso… non saprei
dirti.. quando usciamo da qui potrai chiederglielo di persona, ok? Ora,
che ne dici di concentrarci sui problemi presenti e pensar poi a queste
cose? Siamo arrivati…”
“Arrivati dove? Sam, non so se hai qualche problema di
memoria pure te ma, come ben sai, per me questo posto rimane un mistero
e ogni porta è uguale all’altra” gli
dice il maggiore, indicando gli altri ingressi identici a quello che
hanno davanti a loro.
“Hai ragione, scusa. Entra così lo capirai da
solo” e senza aspettare una risposta, piega la maniglia
facendo intravedere all’altro l’interno della
stanza e, solo dopo uno sguardo a dir poco confuso il maggiore entra,
seguito subito dopo dall’altro.
Dean, una volta messo il primo piede nella stanza, inizia subito a
guardarsi intorno in modo circospetto, non capendo appieno il vero
motivo della loro presenza in quel luogo così strano,
soprattutto insolito per quello che stanno facendo.
“Sam” richiama l’attenzione
dell’altro tossendo leggermente “inizio a dubitare
delle tua capacità a questo punto… Per quale
assurdo motivo mi ha portato al poligono di tiro? E come mai
c’è questo posto nel bunker?”.
“E non hai ancora visto tutto..” risponde in un
sussurro Sam mentre con la mente ripercorreva le stanze di quel luogo
nascosto, dall'infermiera, al garage fino alla cella in cui avevano
intrappolato per un periodo Crowley e dove il minore aveva curato suo
fratello versione demoniaca.
“Cosa?” chiede Dean, non avendo sentito le parole
pronunciate dall’altro.
“Niente, lascia stare… Comunque ti ho portato qua
per un motivo… non appena ti sei svegliato dopo
l’incontro con Amara, ci hai detto quale erano le persone che
ricordavi, come me e Cas..”
“Mi ricordo Sam, c’ero anche io... per favore,
arriva al punto. Non voglio invecchiare in questo strano
posto..”
“Come dicevo, quando hai fatto la lista ho notato che, oltre
ai nostri genitori e Bobby, avevi dimenticato qualcun altro..e penso
che questo sia il posto più adatto per farti tornare la
memoria…” spiega il più piccolo sotto
lo sguardo sempre più confuso dell’altro.
“Non capisco Sammy…“.
“Dean, mi riferisco a tutte quelle persone che abbiamo
conosciuto grazie alla caccia e che ci hanno aiutato sempre, diventando
con il tempo parte della nostra famiglia…” .
Il maggiore, ancora perplesso per tutto quello che stava sentendo,
distoglie lo sguardo dal fratello, per guardarsi in giro, nonostante
dentro di sé sente sempre più forte la
preoccupazione che cresce: ricorda bene le parole che i ragazzi gli
avevano detto all’ospedale, sul fatto che della loro famiglia
non rimanevano altri se non lui, Sam e Cas… quindi queste
famose persone di cui parlava Sam dov’erano? E soprattutto
cosa li era successo?.
Con queste e altre mille domande continua a guardarsi in giro,
finchè il suo sguardo non si posa su una serie di piccoli
nuvole bianche, molto simili a quella che aveva trovato nella sua
stanza quando aveva ricordato la madre.
“Sam..” richiama l’attenzione
dell’altro che, non appena pronunciato il suo nome, si volta
di scatto, rimanendo con gli occhi sbarrati alla vista di quella strana
nebbia.
“Dean.. credi che sia-”
“Non lo Sam.. avviciniamoci e scopriamolo” e detto
ciò, si muovono in avanti di qualche passo.
“Mamma,
conosci questi ragazzi?” domanda incerta Jo mentre continua a
far saltare lo sguardo da un fratello all’altro.
“Sì, credo siano i ragazzi di John Winchester.
Ehy! Sono Ellen. Questa è mia figlia Jo” si
presenta la donna, mostrando ai due un grosso sorriso, mentre abbassa
nello stesso istante l’arma.
“Sam.. dimmi che
l’hai sentito anche tu!” chiede
all’altro, mentre con gli occhi cerca la fonte del suono.
“Sì Dean! Guarda!” gli risponde
indicandogli nel frattempo una nuvola al cui interno si stava svolgendo
il dialogo udito un attimo prima.
“Abbiamo
bisogno di te, amico” dice Dean al ragazzo di fronte lui.
“Perchè sono utile” gli risponde senza
esitare, gli occhi rossi per le lacrime trattenute a causa di tutto
quello che sta passando.
“Perchè sei di famiglia. Dopo tutta la merda che
abbiamo passato, dopo tutto il bene che abbiamo fatto, amico se non
pensi che moriremmo per te… non so cosa dirti.
Perchè tu, io, Sam e Cas, siamo tutto quello che
abbiamo”.
“E’ diverso
stavolta.. come mai tutti contemporaneamente?” domanda
preoccupato Dean, voltandosi verso una nuova forma bianca ogni volta
che sentiva qualcuno parlare.
“Non lo so” risponde subito l’altro,
percependo lo stato d’animo dell’altro e
terrorizzato anche lui da quello che stava accadendo.
“Il
medico legale dice che il corpo mostra chiari segni che sia stato
ucciso dalla belladonna” riferisce Sam ai due ragazzi, dopo
la sua scoperta.
“La porno star?” chiedono nello stesso tempo Dean e
la ragazza; il minore dei fratelli, dopo averli guardati più
che confuso e ormai senza speranze aggiunge “Il
veleno”.
“Oh”.
“Vi
direi di stare fuori dai guai ma… che senso
avrebbe?” dice scherzosa la donna ai due ragazzi, appena
prima di abbracciali uno alla volta.
“Grazie per avermi tirato fuori” la ringrazia Dean
perchè è anche merito suo se è
riuscito a uscire da quella strana prigione sotterranea, insieme a
tutti i ragazzi rapiti prima di lui.
“Che posso dirti? Inizio a capire come funziona”.
“Sam…
Dean… Sam e Dean!” urla il ragazzo sulla porta,
fortunatamente per i due Winchester socchiusa in modo da non mostrare
la nudità della persona davanti a loro.
“Ehi, Ash. Abbiamo bisogno del tuo aiuto” gli
riferisce Sam, facendo ben attenzione a tenere lo sguardo lontano da lui
“Bhe, diamine. Penso di aver bisogno dei miei
pantaloni” gli risponde un’attimo prima di chiudere
la porte alle sue spalle.
“Mmm-mmm-mmm.
Dean Winchester. Fuori dal fuoco e di nuovo nella padella, eh? Ti rende
un raro individuo” parla rivolgendosi a Dean, squadrandolo da
capo a piedi divertita.
“Se lo dici tu”.
“Entrate”.
“Ora
sta zitto e vieni qui” gli dice Dean al ragazzo, dopo che
quest’ultimo gli ha fatto un lungo discorso.
“Davvero?” chiede l’altro dubbioso.
“Sbrigati prima che cambi idea” le braccia aperte,
pronte a salutare con un abbraccio l’amico.
Sam, cercando di star al passo con
tutti quei ricordi, così cari ma allo stesso tempo
così dolorosi, non si accorge che nel frattempo Dean si
è allontanato di qualche passo, andando ad appoggiarsi al
muro.
“Dean-” lo chiama il minore ma, quando si volta e
lo vede piegato in avanti, una mano sulla testa e l’altra
sulla fredda parete a sostenere il suo peso, spaventato si avvicina a
lui, richiamando la sua attenzione “Ehi Dean! Ehi,
coraggio!”.
“Non mi devi urlare nelle orecchie, ti sento Sam”
gli dice mentre lentamente si gira verso il minore, gli occhi e il viso
visibilmente stanchi.
“E’ colpa tua! Mi hai spaventato!”
“Mi sono allontanato solo un attimo Samantha… non
è come la volta scorsa ma comunque è tanto da
digerire, per così dire” cerca di spiegargli,
nonostante il mal di testa che sente piano piano espandersi.
“In che senso ‘non è come la scorsa
volta’?”.
“Non so come spiegarti.. forse perchè sapevo cosa
mi aspettava e quindi ero pronto, o forse perchè so che
finalmente questo strano delirio è finito, visto che questi
erano gli ultimi ricordi.. non so .. sta di fatto che è
stato meno doloroso della scorsa volta, per fortuna!”
riassume i suoi pensieri, sotto lo sguardo attento di Sam.
“Mi sai che hai ragione… che ne dici di uscire di
qua e andare a festeggiare con birra e crostata?” gli
propone, conoscendo molto bene il fratello e sapendo che di sicuro non
avrebbe rifiutato l’offerta… in questo modo poteva
definitivamente allontanarlo da quello strano posto e concludere
così il suo piano senza intoppi.
“E me lo chiedi?! Usciamo di qui immediatamente!” e
senza aspettare una risposta, corre fuori dalla porta, anche se un
pò traballante; Sam, contento per la reazione e per come
stavano andando le cose, lo segue sorridendo, felice che tutto
quell’incubo fosse davvero finito.
Appena esce dalla stanza, si ritrova però Dean immobile,
intento ad ascoltare qualcosa e, dagli occhi chiusi e la testa
leggermente inclinata, doveva essere un suono appena udibile.
“Dean, che succede?” chiede subito preoccupato Sam.
“Non ne sono sicuro.. sento qualcosa…
seguimi” gli risponde subito, incamminandosi un attimo dopo
per il lungo corridoio, sotto lo sguardo sempre più
terrorizzato dell’altro.
Hello everybody!
Sì, lo so.... ci ho messo una vita ad
aggiornare! Sorry!!!
Comunque manca veramente poco alla fine quindi tenete duro!!!
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo, recensendo la storia
<3
Grazie mille!!
A presto!!!
-Eli-
PS: fatemi sapere se avete riconosciuto tutte le persone a cui
appertenevano i ricordi di Dean!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** 19_ ***
“Dean!
DEAN! Fermati! Accidenti… o
almeno rallenta” urla Sam al maggiore cercando di tenere il
passo e
azzerare quei pochi metri che li separano; quando finalmente, dopo aver
attraversato tutto il bunker, Dean si ferma, Sam ha giusto il tempo
per riprendere fiato prima di guardarsi intorno e realizzare dove
sono finiti e soprattutto cosa c’è dietro la porta
che entrambi
stanno fissando.
“Ok Dean.. mi dici che succede?”
domanda il minore facendo finta di niente, nonostante dentro di
sé
sentiva crescere sempre di più l’ansia e il cuore
battere mano a
mano più forte.
“Sam, non le senti? Sono come.. non
lo so… grida! “ spiega nervoso, sul viso il chiaro
segno del
disagio che sente a udire quelle voci; il minore, ben consapevole di
cosa stesse parlando e soprattutto memore del piano, cerca in tutti i
modi di sviarlo dicendogli “Non sento niente…
forse sono solo i
ricordi che hai appena recuperato che si sono sovrapposti uno
all’altro e creano quelle che tu percepisci come
grida…”.
Dean, con l’espressione confusa e
allo stesso tempo incredula, si gira verso il minore e, insieme a
un’alzata di sopracciglia gli domanda “Si
può sapere cos’hai?”.
“In che senso scusa? Non capisco..”
“Sam, cosa stai cercando di fare?
Perchè ti stai comportando così?”
chiede, l’espressione sempre
più curiosa per lo strano comportamento dell’altro.
“Così come? Dean, sto solo cercando
di darti una mano….”.
“Sam. Fammi un favore… se vuoi
tenerti i tuoi piccoli segreti, non posso fermarti ma… non
..
trattami… come…
un’idiota…”
“Dean, che succede?” domanda Sam
preoccupato quando Dean, a pronunciare la frase, diminuisce sempre di
più il tono fino a sussurrare l’ultima parola,
guardando in giro
perplesso.
“Non saprei. Ho come un dejà vu…
abbiamo già avuto una conversazione simile.. ma non ricordo
esattamente il motivo… la mia testa in questo momento sembra
un
frullato di ricordi… ma sono sicuro di averla già
detta…” pensa ad alta voce, lo sguardo fisso
altrove, segno della
concentrazione nel recuperare quel ricordo così lontano.
“Sono sicuro che ti verrà in mente…
E giusto per chiarire, io non ho segreti con te Dean”.
“Allora perchè vuoi a tutti i costi
allontanarmi da qui, nonostante sappiamo entrambi che dietro a questa
porta c’è qualcosa che devo ricordare?!”
gli urla addosso
quando nello stesso istante realizza cosa sta succedendo, mettendo
insieme tutti gli indizi.
“Aspetta… credo di aver capito…
il tuo comportamento, quello di Cas prima di rientrare nella versione
2.0 del bunker… e poi quello che hanno detto i demoni quando
mi
hanno rapito…”.
Sam, capendo che Dean stava rimettendo
a posto tutti i pezzi, prova per l’ultima volta a far finta
di
niente, sperando in una rinuncia da parte dell’altro, anche
se in
cuor suo sa che, ora che il maggiore ha scoperto tutto, mai avrebbe
desistito a riacquistare quei maledetti ricordi.
“A che cosa ti riferisci Dean?”
domanda ma, appena l’altro punta i suoi occhi smeraldi
carichi di
consapevolezza e decisione, intuisce che niente l’avrebbe
fermato
ora.
“Ricordo quasi tutta la mia vita, ma
c’è ancora qualche dettaglio che mi
sfugge… ed ora ho finalmente
capito il perchè!!! Sai, non so se ve l’ho
raccontato, ma quando i
demoni mi hanno rapito, uno di loro mi ha detto una cosa ma, visto
com’ero ridotto, non ci ho fatto molto
caso…” spiega
velocemente al minore, il ricordo di quell’esperienza ancora
viva
nella sua memoria nonostante tutto; Sam, nel frattempo, più
sentiva
parlare l’altro, più percepiva la gola secca, la
saliva
impossibile da mandare giù nonostante tutti i suo tentativi.
“Dean… di cosa stai-”
“Mi disse ‘Sai mi aspettavo di
più dal famoso Dean Winchester, colui che
è riuscito a
resistere alle torture dell’Inferno per 30 anni e poi
è diventato
l’allievo prediletto di Alastair’... ed
ora ha tutto senso!
Ecco di cosa si trattava… del fottutissimo
Inferno!” urla al
ragazzone di fronte a lui, la mano sul viso per scacciare dalla mente
quel ricordo così doloroso e la conseguente consapevolezza
di ciò
che è successo nel periodo ancora oscuro nella sua mente.
“Mi dispiace Dean… volevo evitarti
ancora tutto quel dolore… pensavamo che non ricordando quel
periodo, nulla sarebbe cambiato…ma dubito che a questo punto
tu
voglia rinunciare..”.
Preso un profondo respiro, Dean punta i
suoi occhi in quelli multicolore del fratello, dicendogli poi,
convinto più che mai “Sammy, capisco che sia te
che Cas volete
proteggermi da qualunque cosa ci sia oltre quella porta.. ma questo
è
il mio passato e, bello o brutto che sia, lo devo affrontare per
poter andare avanti..” e vedendo ancora
l’espressione preoccupata
dell’altro aggiunge, mostrandogli un sorriso che lo
tranquillizza
subito “Non ti preoccupare! In ogni caso, so che
avrò pronta qua
fuori quella spina nel fianco del mio fratellino!”.
“Jerk”.
“Bitch”.
Pronto per entrare e fronteggiare
qualunque cosa ci sia dietro quella porta, Dean si gira ancora verso
il fratello e, quasi in un sussurro gli dice “Sam…
ho bisogno di
chiederti un favore… ”.
“Dimmi Dean..” e non sa neanche
perchè, ma dentro di sé prova già una
bruttissima sensazione.
“Aspettami qua fuori, per questa
volta..” gli chiede, il tono della voce così basso
da essere a
malapena udibile, lo sguardo che vaga ovunque, eccetto che su quello
dell’altro.
“Perchè!? Soprattutto in questa
situazione dovresti aver-” ma non fa in tempo a finire che
Dean lo
interrompe dicendogli un “Per favore”
così supplichevole che Sam
si ammutolisce all’istante; ed è proprio nello
stesso momento che
capisce il perché di quella richiesta: il maggiore non vuole
che il
suo fratellino veda quello che gli è successo
all’Inferno, delle
torture e delle sofferenze, perchè nonostante non ricordi
nulla, sa
esattamente cosa dovrà affrontare una volta superata la
soglia.
“Va bene. Ti aspetto qui … ma anche
io ho una richiesta da farti… se hai bisogno di aiuto, non
esitare
neanche un istante a chiamarmi.. intesi?” e il suo sguardo
è così
determinato che il più grande accenna una piccola risata per
poi
rispondere “Sissignore”, e detto questo, abbassa la
maniglia e,
lanciando un'ultima occhiata fugace al fratello, entra
all’interno
della stanza.
Mosso
il primo passo dentro quello
strano posto, Dean inizia a guardarsi in giro, non riuscendo a capire
il motivo per cui il suo subconscio lo avesse condotto in quello che
a prima vista sembrava un deposito di vecchi scatoloni, pieni di
fascicoli e oggetti vecchi; prima di iniziare a insultarsi da solo
per quella strana scelta, decide di concedersi qualche minuto e dare
un’ occhiata in giro, alla ricerca di quel qualcosa che, come
era
accaduto anche in precedenza, facesse scattare tutto. Ed è
proprio
in quel momento che, per pura coincidenza, nota una linea nera per
terra, troppo spessa e ben delineata per essere stata tracciata
casualmente…abbassandosi e seguendo il contorno con il dito,
percepisce sulla pelle uno spiffero e, osservando lo scaffale davanti
a lui, capisce che c’ è qualcosa dietro.
Con gesti titubanti,
Dean afferra l’estremità di ferro del ripiano e,
con tutte le sue
forze, lo tira verso di sè, lasciando così
scoperta la camera
nascosta: uno spazio abbastanza grande, in cui al centro
c’è una
sedia di legno, esattamente nel mezzo di una trappola per demoni;
sorpreso, il ragazzo si avvicina lentamente, il braccio proteso verso
quell’oggetto così inusuale ma allo stesso tempo
familiare…
quando manca neanche un centimetro per far sì che la sua
mano
toccasse la strana seggiola, ecco che un ricordo fa breccia
prepotente nella sua mente, lasciandolo del tutto senza fiato, come
successe la prima volta nella sua stanza.
Ricorda
perfettamente il giorno in cui gli hellhound vennero a
prenderlo…
ogni momento,immagine, parola è impressa nella sua mente
come un
segno indelebile.
Rammenta quando, allo scoccare della mezzanotte,
aveva guardato il viso di Sam, bagnato dalle lacrime, impotente di
fronte allo svolgersi degli eventi, e per il destino che il fratello
avrebbe dovuto affrontare, tutto per salvarlo un anno prima.
E
ancora ora, rivive i suoi ultimi istanti, quando i cani infernali lo
attaccarono, squartando qualsiasi cosa trovassero sotto i loro
artigli, mentre suo fratello pregava, urlava al demone di fermare
quella tortura, ottenendo in cambio solo una risata gelida.
Nel
momento in cui si era svegliato, rimase sorpreso nel vedersi in piedi
accanto al suo corpo, mentre Sam lentamente si avvicinava, gli occhi
pieni di lacrime alla vista del corpo martoriato del suo amato
fratello.
‘Forse non finisci subito all’Inferno.. forse
c’è
ancora tempo per-’ prova a formulare la sua mente cercando di
elaborare il tutto, quando all’improvviso percepisce su di
sé
qualcosa, simile a serpenti, che lentamente si stavano arrampicando
su per tutto il suo corpo; volgendo lo sguardo verso il basso, si
sorprende nel vedere delle catene scivolare gradualmente su di lui,
raggiungendo poco dopo le spalle.
Un dolore acuto alla spalla lo
sveglia da quella strana visione, facendolo gemere per la fitta
improvvisa… mentre si gira verso l’origine di
quello spasimo,
rimane boccheggiante nel vedere la punta di un grosso amo squarciare
la sua carne e la maglietta, sporgendo verso l’esterno.
Facendo grandi respiri per mantenere
la calma, un altro dolore gli spezza il fiato, stavolta proveniente
da delle catene che si erano attorcigliate intorno ai suoi polsi,
stringendo sempre più stretto, fino a penetrare lentamente
nella
carne e facendo colare gocce di sangue denso lungo tutto il braccio;
mentre il panico fa sempre più spazio nella mente e nel
cuore di
Dean, un altro uncino va ad unirsi al primo,
stavolta però sul fianco sinistro, ed è proprio
quello che
violentemente inizia a trascinare verso il basso, seguito da tutte le
altre catene, il corpo teso del maggiore dei Winchester, ormai
conscio di quello che da lì a poco avrebbe visto e
soprattutto
vissuto… e infatti, quando pochi attimi dopo riapre gli
occhi,
chiusi per istinto per la pressione dolorosa nei punti ricoperti
ormai fiotti di sangue, si ritrova appeso in mezzo al nulla, mille
catene che lo circondano mentre quelle presenti già sul suo
corpo
tirano in ogni direzione, intensificando quella sofferenza che stava
provando.
Con la paura come unico sentimento
nella sua mente, urla con tutte le sue forze il nome
dell’unica
persona che in quel momento potesse dargli forza e
speranza….
“Saaaaaaaam!”.
“Saaaam!”
urla ancora assorto dal
quel ricordo così doloroso.
Il minore, fermo dall’altra parte
della porta, si spaventa immediatamente a sentire quel grido
provenire da Dean e, preoccupato per l’altro, prova a
entrare;
quando ogni suo tentativo sembra fallire, inizia a tirare delle forti
spallate all’entrata di ferro, il cuore che pompa furioso il
sangue, l'ansia che di secondo in secondo cresce sempre di
più a
sentire i gemiti soffocati del maggiore.
“Aeils! Aeils! Dove sei?! Cosa
diavolo sta succedendo?” grida con lo sguardo verso
l’alto,
sperando nell’aiuto provvidenziale della ragazza.
Nel
frattempo, all’esterno, Cas
continua a tener sotto controllo la situazione, sperando con tutto se
stesso che il piano che aveva ideato Sam funzionasse, senza
conseguenze a lungo termine; la sensitiva, percependo i dubbi
dell’angelo, prova a consolarlo dicendogli “Senti
occhi azzurri!
So quali sono le vostre intenzioni, tue e del tuo amico
spilungone…
ma come ho già detto a lui, non potete sapere se i ricordi
di Dean
relativi a questo ‘brutto periodo’ rimangano
sepolti o vengano
in qualche modo a galla.. l’unica cosa che ti posso dire
è che,
qualunque cosa succeda, dovete stare al suo fianco perché
questo
processo è difficile sotto ogni punto di vista… E
da quello che ho
chiaramente percepito dai tuoi pensieri, so che non abbandonerai mai
questo testone.. vero Castiel?” aggiunge dopo aver guardata
per un
istante l’amico alato.
“Hai ragione… non lo abbandonerò,
qualunque cosa succeda… posso chiederti, se è
possibile, come sta
andando lì dentro?” chiede titubante, indicando
l’intreccio di
mani tra i tre ragazzi.
“Certo… li sto lasciando la loro
privacy ma una piccola occhiata possiamo darla, giusto?!
Sarà il
nostro piccolo segre-” ma non termina neanche la frase che il
corpo
di Dean inizia a muoversi agitato sul letto, la testa che si volta da
un lato all’altro di scatto, le mani lungo i fianchi chiusi a
pugno.
“Aeils che sta succedendo?! Perchè
Dean si comporta così?” domanda spaventato Cas
mentre con tre
grandi passi raggiunge il fianco della sedia dove è seduta
la
ragazza.
“Per favore, devi stare in silenzio
ora! Sto cercando di capirlo… qualunque cosa sia successa,
sto
facendo più fatica a mantenere il contatto tra
loro… quindi mi
serve più concentrazione..”.
_____________________________
“Sam! Sam che diavolo
sta succedendo lì dentro?!”
“Eccoti finalmente! Non lo so!! Non
sono riuscito a fermarlo dal ricordare quel periodo e ora, non so
perchè, sono bloccato fuori dalla stanza! Non era mai
successo!
Riesci a farmi entrare?” le spiega, nella voce la
preoccupazione
per il fratello.
“Non riesco Sam!
E’
questo il punto! Mi sta bloccando fuori! E’ come se si fosse
creato
una sorta di stanza impenetrabile, in cui neanche io riesco ad
entrare! Ma non è questo il problema principale…
il suo corpo qua
all’esterno sta iniziando ad agitarsi e io sto facendo sempre
più
fatica a mantenere il contatto tra voi!”
“Che significa? Potrebbe succedere
qualcosa?”
“Non lo so… non
mi
è mai capitata una situazione del genere! Ma non voglio
scoprirlo…
io cerco di resistere più che posso… tu devi
riuscire in qualche
modo a calmarlo! Sam, lascio tutto nelle tue mani…
“
E detto
questo, la voce di Aeils
scompare, lasciando il minore in preda ai suoi pensieri: sapeva che
era una pessima idea lasciar ricordare quel maledetto periodo a Dean,
ma che alternative ha avuto? Non ha mai visto nessuno più
testardo
di suo fratello quando si puntava su qualcosa e, il discorso che
avevano avuto minuti prima, era una chiara dimostrazione...ma
ora non ha tempo per pensare a tutto questo! Suo fratello ha bisogno
di lui e, in un modo o nell’altro doveva riuscire a
tranquillizzarlo, così da uscire tutti incolumi da
quell’esperienza
assurda.
Mentre tutto questo si stava svolgendo
al di fuori della massiccia porta in ferro, Dean all’interno
della
stanza stava rivivendo il viale dei ricordi dell’Inferno, 40
anni
di torture senza fine, fisiche e psicologiche… ed
è proprio in
quel momento che ricorda uno dei momenti peggiori di quel terribile
soggiorno: l’istante in cui ha ceduto e ha detto
‘Sì’.
Un’altra
giornata di torture era
appena terminata… il suo corpo, o almeno quello che ne era
rimasto,
era tornato in perfetto stato, pronto per una nuova sessione con il
prossimo demone che aveva voglia di divertirsi.
Sapeva esattamente quanto era
passato dal momento in cui aveva messo piede in quel lurido posto: 30
anni precisi, esattamente quel giorno… come faceva a
saperlo? Molto
semplice: ogni giorno era scandito dall’arrivo di Alastair,
il
torturatore per eccellenza dell’Inferno e, ogni singola volta
in
cui lo vedeva, gli domandava la stessa identica cosa, volta dopo
volta.
“Allora Dean… come siamo andati
oggi? Sei pronto ad accettare la mia offerta?” gli chiedeva
sempre
con un sorriso gelido in volto, così perverso che avrebbe
spaventato
persino Lucifero stesso.
“Sai che ti dico Alastair
…Fottiti! Prenditi la tua offerta e ficcatela lì
dove non batte
sole! La mia risposta non cambia!” gli urlava addosso,
determinato
più che mai a non cedere, nonostante nella sua voce si
sentiva
chiaramente dolore e paura.
“Vedremo, vedremo… a domani
Dean! Non vedo l’ora di sentire le tue urla riecheggiare per
tutto
l’Inferno” e con un risata che ti faceva venire i
brividi, se ne
andava, lasciando il maggiore dei fratelli appeso alle sue catene, a
riprendere quei pochi attimi di respiro prima di una nuova sessione.
Durante la sua permanenza in quel
terribile posto aveva compreso in poco tempo come veniva portata
avanti la baracca: ogni giorno un nuovo aguzzino si presentava nella
sua cella - i luoghi variavano a seconda del torturatore - e, per
l’intera ‘giornata’ si divertiva a
infierire su lui, senza
alcuna pietà… ognuno aveva la sua tecnica:
c’era chi, con un
solo coltello, non lasciava niente se non un singolo organo ancora
pulsante… oppure l’appassionato di veleni, che si
divertiva a
veder contorcere le proprie vittime sotto gli effetti di quella lenta
tortura… oppure ancora, quello che neanche appoggiava un
singolo
dito sulla pelle candida del cacciatore, pronta a una nuova tortura,
aggiungendo sempre alla fine ‘I miglior torturatori sono
quelli che
non si sporcano le mani’ … molti altri riempivano
quei giorni
lenti di Dean ma ormai il ragazzo aveva iniziato a temere sempre di
più il finale del ciclo di torture, dettate
dall’arrivo di
Alastair; appena iniziava, Dean avrebbe voluto poter morire o anche
svenire, per dare un attimo di sollievo al suo corpo o alla sua mente
ma non era possibile… ed era questo il problema
dell’Inferno:
nonostante la tortura fosse insopportabile, alla tua anima -
perché
era quello il problema, il fatto di essere solo un anima… -
non era
permessa né la morte, né uno svenimento per
riprendere fiato…
potevano strapparti anche il cuore dal tuo petto, tu rimanevi
lì a
fissarlo battere e battere ancora, senza poter far nulla se non
restare impotente di fronte al tuo aguzzino.
Era questo che aveva dovuto
sopportare Dean per 30 anni, torture e sofferenza senza
limiti… ed
è proprio in quel particolare giorno,
l’anniversario del suo
arrivo, che mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi di
resistere per Sam, per Bobby.
“Allora Dean...come siamo andati
oggi? Sei pronto ad accettare la mia offerta? Tu scendi dalla ruota,
mettendo qualcun altro al tuo posto e inizia a torturare…
allora,
accetti?” gli chiese e, dallo sguardo che gli
regalò in quel
momento, Alastair aveva già capito quale fosse la sua
risposta.
“Sì… Accetto”.
“Noooooo”
urla al vuoto, le
immagini di quel terribile momento impresse a fuoco nella sua mente.
Sam, che intanto stava cercando in
tutti i modi di entrare in quella sorta di camera blindata, a sentire
l’urlo dell’altro gli gela il sangue nelle vene:
non aveva idea a
che punto Dean fosse con i ricordi, ma doveva intervenire in fretta,
prima che potesse succedere qualcosa di terribile, come annunciato da
Aeils.
“DEAN! DEEEEAN! Ti prego, ascoltami!
Concentrati solo sulle mie parole… ti supplico”
gli urla
dall’altro lato della porta, inginocchiato a terra, per la
disperazione, con i pugni che colpiscono più volte senza
fermarsi su
quella barriera solida e allo stesso tempo psicologica.
Dean nel frattempo stava continuando a
ricordare altri momenti della sua permanenza all’Inferno
quando,
come in un sogno, sente una voce che riconosce come quella del
fratello: è come un eco lontano, sovrastato dalle milioni di
grida
che lo circondano… prova a concentrarsi solo su quel suono,
per
capire cosa gli stesse dicendo e resistere a tutto quel dolore che
sta provando.
E come a rispondere alla sua richiesta,
il tono diventa sempre più forte, fino a quando il maggiore
riesce a
comprendere ogni singola parola dell’altro.
“Sam..” sussurra, la voce intrisa
di disperazione, mentre prova ad aggrapparsi in tutti i modi a quel
suono così familiare.
Sam, sentendo pronunciare il suo nome,
gioisce sorpreso, sperando che quelle sue parole e soprattutto quelle
future potessero raggiungere il fratello “Sì,
Dean.. sono qui…
ascoltami per favore e concentrati solo su quello che ti
dico…
ricordi quando eravamo piccoli e ci siamo fermati in quel motel
così
assurdo, con le pareti colore giallo senape? Papà
è andato a caccia
per più di una settimana e tu come sempre ti sei occupato di
me,
nonostante i miei mille lamenti… Ricordi però
quella sera che ci
siamo seduti insieme sul divano, uno accanto all’altra a
guardare
la tele? Abbiamo passato ore a guardare i cartoni, soprattutto Scooby
Doo e in quel momento, vedendoti al mio fianco ridere e scherzare con
me, sapevo che avrei potuto sempre contare sulla tua presenza..
quindi ti prego, lascia che sia io ad aiutarti questa
volta…”
finisce quel discorso così lungo, le lacrime che lente
lasciano
traccia sul suo giovane viso, cadendo a terra.
Dean nel frattempo ha ascoltato ogni
singola parola e, più sentiva, più le grida e il
dolore diventavano
ovattati, fino a scomparire del tutto… i ricordi
continuavano
incessanti nella sua mente ma l’unica cosa che udiva in quel
momento è la voce del fratello, sola ancora di salvezza nei
momenti
più bui.
“Sam…” sussurra quando, ormai
sopraffatto dalla stanchezza di tutta quella situazione, si lascia
completamente andare, finendo sdraiato sul pavimento freddo della
cella; nello stesso identico istante che il corpo tocca terra, la
porta d’entrata si sblocca per poi aprirsi lentamente, come
ad
invitare il ragazzo al di fuori ad entrare. Ed è infatti
quello che
fa Sam non appena vede uno spiraglio di luce provenire dalla stanza:
si butta subito all’interno, cercando nel frattempo Dean con
lo
sguardo e, quando lo vede disteso a terra privo di sensi, corre al
suo fianco; l’ansia è forte mentre lo accoglie tra
le sue
braccia, la mano che si posa tremante su capelli biondo cenere
sudati, accarezzandoli lentamente, quasi con il timore di rompere
qualcosa se solo avesse fatto più pressione.
“Aeils… Aeils mi senti?” chiede
guardando in alto, la voce incrinata dalla preoccupazione mentre
senza accorgersi stringeva a sé il fratello in modo
protettivo.
“Sono qui Sam…
la
situazione qui fuori sembra essersi risolta.... come sta
Dean?”
“Non
lo so… è svenuto… penso sia
finita ormai.. ti prego, tiraci fuori di qui..”
“Ok va bene”
E detto
questo, una luce avvolge i due
fratelli, catapultandoli nel mondo esterno.
Appena Sam riapre gli occhi, posa lo
sguardo sul maggiore, sdraiato sul divano, il respiro lento, il volto
per la prima volta rilassato dopo tutta quella storia, nonostante
fosse ricoperto di sudore dovuto all’agitazione degli ultimi
ricordi.
“Sam… cosa è successo?”
domanda
Cas un pò titubante, mentre sorregge per le spalle la
ragazza,
privata di energie per mantenere il difficile contatto tra le loro
menti.
“Non lo so Cas… dovremo
chiederglielo a lui quando si sveglia… per ora portiamolo al
bunker
e lasciamolo riposare..” poi, girandosi verso la sensitiva
che lo
stava guardando attenta aggiunge “Ti ringrazio per tutto
quello che
hai fatto… siamo in debito con te… per quanto
riguarda il pa-”.
“Non ti preoccupare per quello… so
cosa fate e so qual’è la vostra vita…
l’ho letto nelle vostre
menti.. facciamo così: se avrò bisogno di voi in
futuro, vi
chiamerò e salderemo così il nostro debito. Cosa
dici?” conclude,
sul volto la stanchezza di tutta quella esperienza.
“Va bene… Grazie ancora Aeils! Cas,
puoi aiutarmi a trasportarlo in macchina?” e senza aspettare
un
attimo, i due ragazzi si posizionano al fianco del maggiore, portando
rispettivamente un braccio per uno intorno al collo in modo da
sorreggere il peso non poco leggero di Dean; una volta sdraiato nei
sedili anteriori, Cas e Sam si mettono in quelli davanti, con il
minore dei fratelli alla guida, partendo alla volta del bunker,
salutando nel frattempo Aeils, che li segue con lo sguardo fino alla
fine della via dall’ingresso della casa.
_____________________________
Sono
passati due giorni da quel momento
quando Dean riapre gli occhi nella sua stanza del bunker; confuso, si
guarda intorno per capire cosa stesse succedendo e, quando si volta
verso sinistra, scorge nella penombra la figura di Sam, piegato sulla
scrivania a leggere quello che da lontano sembra un fascicolo dei Men
of Letters.
“Sam..” lo chiama prima di iniziare
a tossire per la gola secca; in un momento, Sam gli è
accanto,
dandogli immediatamente in mano un bicchiere di acqua, pronto per lui
sul comodino.
“Oddio Dean! Sei sveglio!” gli urla
addosso prima di abbracciarlo, la testa nell’incavo della
spalla
del maggiore per nascondere le lacrime di gioia che ribelli hanno
lasciato gli occhi del minore.
“Sei vai avanti a stringermi così mi
sa che svengo per asfissia! Si può sapere perchè
sei così
contento? E cosa è successo?” domanda subito il
maggiore, mentre
ricambia l’abbraccio del fratello nonostante le parole dette
perchè
entrambi hanno bisogno di sentire il contatto con l’altro.
“Cosa ti ricordi?” domanda Sam,
allontanandosi lentamente dall’altro in modo da dargli un
attimo di
respiro; ma prima che Dean potesse aprire bocca aggiunge
“Aspetta,
sarà meglio chiamare Cas… almeno non devi
ripetere tutta la storia
due volte”.
Quando
anche l’angelo si unisce ai
festeggiamenti per il risveglio di Dean, scambiando con
quest’ultimo
un abbraccio soffocante, si spostano tutti insieme
all’ingresso del
bunker, sul grande tavolo della libreria, per esser più
comodi e
soprattutto per mangiare qualcosa visto le rumorose proteste dello
stomaco di Dean.
“Ok Dean.. cosa è successo quando
sei entrato nella cella? La porta si è chiusa e
nè io nè Aeils
siamo riusciti a entrare….” spiega velocemente Sam
al fratello in
quanto aveva già detto all'angelo cosa era successo.
Dean alza un secondo gli occhi dal
panino che stava per addentare e, deciso a dare un chiarimento a
tutta la storia così da metterci definitivamente una pietra
sopra,
lo riappoggia nel piatto e dice “Non sono molto
sicuro… appena
entrato ho scoperto la camera nascosta, dove c’è
la trappola per
demoni e la sedia… mi sono avvicinato giusto qualche passo
quando,
come era accaduto tutte le volte prima, tutti i ricordi
dell’Inferno
mi hanno inondato la mente, lasciandomi senza fiato… anche
se erano
in qualche modo diversi dagli altri…”.
“In che senso?” domanda stavolta
Cas, cercando di spronare l’amico a continuare; Dean si era
perso
così tanto nei ricordi di quel momento che aveva interrotto
la
spiegazione guardando il vuoto. “Dean?”.
“Sì, sì, ci sono… diversi
nel
senso che erano molto più intensi… era come
essere tornato laggiù
… non riuscivo a fermarli e più andavano avanti,
e più
diventavano reali… finchè non ho sentito la tua
voce Sammy..”
spiega fissando poi il fratello, che ricambia lo sguardo con
un'espressione tra il sorpreso e il confuso.
“La mia voce? ”
“Sì Sam… inizialmente era come un
eco lontano ma piano piano si è fatta sempre più
forte… mi sono
concentrato solo sul tuo racconto e in quel momento, tutto quello che
avevo intorno ha cessato di esistere… non ricordo
altro”.
Terminato il racconto, sia Cas che il
minore fissano Dean che nel frattempo ha ricominciato a mangiare il
panino lasciato lì qualche minuto prima: erano contenti che
quella
storia fosse finita e che a quanto pare, grazie all’aiuto
inconsapevole di Sam, il maggiore era riuscito a recuperare i ricordi
del periodo peggiore della sua vita senza ulteriori danni… o
almeno
così sembrava ai loro occhi.
“Quindi ora ricordi tutto? Va tutto
bene? “ domanda incerto Sam, scambiandosi prima un'occhiata
fugace
con Cas.
“A parte la fame, direi di sì… a
proposito: perché diavolo ho così
fame?”.
“Dean” inizia l’angelo con la sua
classica intonazione che, alle orecchie degli altri, sembrava
nascondesse un intera frase in in un unico nome “credo sia
dovuto
al fatto che hai dormito per due giorni consecutivi… io e
tuo
fratello ci siamo preoccupati, pensavamo non ti svegliassi
più”.
“Oh, capisco … non volevo farvi
preoccupare..”
“Non ti preoccupare Dean!
L’importante è che tu stia bene e che abbia
riacquistato tutti i
ricordi, giusto?” gli dice Sam, sul viso un sorriso
ricambiato
immediatamente dal maggiore.
“Hai ragione.. hai ragione Sammy”
sussurra mentre lentamente l’incurvatura delle sue labbra
diminuisce sempre di più, lasciando spazio ad un'espressione
pensierosa e confusa.
“A che stai pensando?” gli chiede
Cas, notando quel cambiamento improvviso.
“Mi domandavo… perchè secondo voi
Amara mi ha aiutato? Anche se ammettiamo, ha fatto un lavoro di merda
visto l’ ‘a-bi-bone’ con i miei
ricordi…”.
Dopo un attimo di silenzio è Sam a
parlare per primo “Io non penso che la sua scelta sia stata
casuale
… Ha deciso di lasciare in te solo i ricordi migliori, per
non
farti pesare le esperienze passate che in qualche modo ti hanno
lasciato un segno, per così dire. E’ stato il suo
modo per
proteggerti Dean”.
“Non capisco. Se quel che dici è
vero, perchè lasciarmi la caccia? Non fa parte anche quella
delle
cose che, come dici te, ‘hanno lasciato un
segno’?” domanda
incerto, mimando le virgolette nelle ultime parole; Sam ci pensa
qualche secondo e alla fine gli risponde “Per assicurarsi che
tu
fossi al sicuro da tutto quello che si nasconde nel buio. E poi credo
perchè, nonostante le brutte esperienze che abbiamo passato
combattendo creature di ogni genere, è stato proprio grazie
alla
caccia se siamo riusciti a fare del bene! E credo proprio che voleva
lasciarti proprio quella sensazione”.
I tre rimangono in silenzio dopo la
spiegazione di Sam, tutti con la stessa idea nella mente: Amara o
l’Oscurità sembra tenere in particolar modo alla
vita di Dean,
spingendola addirittura ad uscire allo scoperto per salvarlo;
perchè
si è legata particolarmente a lui e soprattutto, potevano
usare la
cosa a loro vantaggio? .
“Bhe direi che la nostra piccola
pausa, se così possiamo chiamarla, dalla ricerca
dell’Oscurità è
finita! Direi di rimetterci al lavoro! Vado a fare rifornimenti:
è
finita la birra e già che ci sono prendo una crostata,
così riesco
a rimanere concentrato… Sam dove sono le chiavi di
Baby?” chiede
Dean ma, mentre pronuncia la domanda, il minore si gira verso Cas,
gli occhi grandi e spaventati come un cerbiatto con i fari puntati
dritti sul muso.
“Sam… dov’è Baby?”
domanda di
nuovo lento, il tono così minaccioso che Sam fa qualche
passo
indietro allontanandosi dall’altro con le mani alzate, in
modo da
arrestare un eventuale attacco a sopresa.
“Dean, è complicato. E’ successo
tutto così in fretta in questi giorni… e-eravamo
davvero
preoccupati per te che non mi è venuto neanche in mente!
“.
“SAM! Hai abbandonato Baby! Come hai
potuto fare una cosa del genere! Povera, povera… da sola in
qualche
assurdo deposito!”.
Sam, vedendo la reazione del fratello,
inizia a correre verso la sua stanza, senza voltarsi, sentendo dietro
di sè i passi pesanti ma anche lenti del fratello
“SAM! Appena ti
prendo te la faccio pagare!”.
Cas nel frattempo guarda la scena
divertito, sollevato nel vedere battibeccare i suoi due amici:
è
vero, i problemi sarebbero arrivati presto e la questione di Amara
era tutt’altro che risolta, ma l’importante
è che per ora si
stanno godendo quel piccolo momento di pace.
Un solo pensiero vaga nella sua mente
‘Speriamo solo che Dean non uccida Sam! Ci manca
giusto un altra
missione di salvataggio’ mentre nel bunker si
sentono ancora
riecheggiare le urla dei ragazzi.
Hello
everybody!
Eccoci giunti all'epilogo di questa storia! Vorrei ringraziare di cuore
tutti coloro che sono arrivati fino a qui! Grazie mille <3.
Un grazie in particolare a coloro che mi hanno accompagnato con le loro
recensioni per tutto il percorso - Balto97 , Cin75, Biota e
TeamFreeWill - ... GRAZIE!
Bene.. allora alla prossima
storia!!
-Eli-
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3701890
|