Now Kiss!

di Scintilla19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come (non) scrivere una fanfiction - Parte I ***
Capitolo 2: *** Come (non) scrivere una fanfiction - Parte II ***



Capitolo 1
*** Come (non) scrivere una fanfiction - Parte I ***


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NOW KISS!

Come (NON) scrivere una fanfiction





 

Era un'afosa giornata di fine luglio, al Quartier Generale. Le indagini sul caso Kira erano ad un punto morto, come spesso accade nelle fanfiction, ma ciononostante, gli agenti continuavano a lavorare strenuamente, sotto la supervisione di L, che, a sua volta, non avendo molta voglia di lavorare, era occupato a guardare cartoni animati sulla sua TV personale.

Il maxi schermo che svettava sulla parete, intanto, mostrava la signorina Amane nelle sue stanze all'ultimo piano intenta a smaltarsi le unghie dei piedi.

Matsuda, rapito da tale visione, aveva dimenticato di spegnere la fiamma sotto la caffettiera, facendola saltare in aria ben due volte, cosicché era toccato a Watari pulire il tutto, ed una volta finito, l'anziano maggiordomo aveva pensato bene di tirar fuori il suo fidato fucile da cecchino, compagno di tante scorribande di gioventù, in modo da tener sotto controllo quell'idiota-di-Matsuda.

Tuttavia, non gli si poteva di certo dar torto, vista l'avvenenza di Amane: tutti gli agenti, di tanto in tanto, alzavano lo sguardo per ammirare la modella, tanto che Ide, per sbaglio, aveva chiuso senza salvare il file su cui lavorava da sei ore insieme ad Aizawa, beccandosi un predicozzo coi fiocchi da quest'ultimo, che aveva continuato a sbraitare contro di lui e contro Misa Amane, il cui fascino era, a suo dire, la più frequente causa di rallentamenti e problemi vari sul lavoro.

Il Sovrintendente Yagami era forse l'unico che gli desse un minimo d'ascolto: trovava fuori luogo che in un ufficio pieno di uomini venissero proiettate siffatte immagini dal potere altamente conturbante, tuttavia si guardava bene dal contraddire apertamente la volontà di L. Faceva bene Mogi a starsene zitto nel suo angolino pensando agli affari suoi.

Finalmente, il terzo tentativo di preparare il caffè andò a buon fine, e Matsuda cominciò a fare gli onori di casa al posto di Watari, tutto preso a lucidare il suo arsenale.

Light Yagami accettò con gratitudine la tazza offertagli da Matsuda: il detective a cui era ammanettato gli imponeva ritmi serratissimi di dormiveglia. Erano rare le notti in cui gli concedeva di dormire, e non perché interpretassero fanfiction yaoi, ma perché sperava piuttosto di estenuarlo al solo scopo di strappargli una confessione. Così bevve avidamente il suo caffè, preparandosi all'ennesima nottataccia in bianco.

Matsuda porse il caffè anche ad L, che come al solito non lo degnò nemmeno di uno sguardo, troppo occupato a divorare una scatola di ciambelle -scatola inclusa, ovviamente- e a lanciare occhiate bramose alla modella sul maxi schermo.

Fortuna che Light non avesse notato come quel depravato guardava la sua fidanzata. Ma forse non gli sarebbe importato granché, vista la considerazione che nutriva per lei.

Dunque tutto procedeva perfettamente come al solito, non succedeva nulla di rilevante da quasi un mese ormai, e questo d'altra parte poteva anche essere un bene: meglio niente, che dei problemi, no? Ma questa è una fanfiction, quindi qualcosa deve pur succedere, per far in modo che i due protagonisti si innamorino e soprattutto finiscano a letto insieme. 

Ebbene, come spesso accade nelle afose giornate di fine luglio, l'umidità insopportabile che affligge il Giappone si era condensata in grossi nuvoloni colmi di pioggia, e in breve tempo scoppiò un temporale fortissimo, con tanto di lampi, tuoni e fulmini.

Gli agenti, tuttavia, continuarono a lavorare imperterriti -non sarebbe stato certo uno spaventoso temporale a fermarli- eccetto Matsuda, che, con la scusa della stupidità, era esentato dagli oneri lavorativi, e se ne stava quindi assorto davanti alla finestra a contemplare il diluvio imperversante.

La figura imbambolata del poliziotto attirò per qualche strano motivo l'attenzione di L -distraendolo da una Misa che si stirava i capelli- che ebbe l'insolito impulso di rivolgergli la parola.

«Matsuda, non sa che è pericoloso stare così vicino ad una finestra quando fuori c'è un tempo simile?»

Il poliziotto lo guardò piacevolmente sorpreso: forse, in fondo, L un po' ci teneva a lui, se si preoccupava che un fulmine potesse colpirlo.

«Dovrebbe proprio spostarsi, sta impedendo il passaggio della già scarsa luce esterna e ciò rappresenta un pericolo per la mia vista» aggiunse il detective, smontando in pochi secondi la felicità di Matsuda.

«Andiamo, non mi guardi così» proseguì L, «credeva forse che mi preoccupassi che un fulmine l'avrebbe colpita? Questo è un edificio sicuro, la probabilità che vi cada un fulmine è dello zero virgola...»

In quel momento, accadde l'inimmaginabile: un fulmine colpì l'antenna del satellite principale del palazzo. La scarica elettrica percorse i fili conduttori, giungendo a tutti i terminali accesi, e proprio in quel momento, L, dopo essersi leccato le dita sporche di glassa, decise di fare un po' di sano zapping: prese dunque il telecomando della TV, inviando il segnale per cambiare canale, creando così il passaggio ideale per la scarica elettrica.

Non ebbe scampo: il povero detective venne impietosamente fulminato.

Fortunatamente, i dispositivi di sicurezza salva vita erano attivi e ben funzionanti: dopo pochi secondi, la corrente venne a mancare in tutto l'edificio. Black out totale.

Ci fu il panico.

Light gridava al miracolo per non essere stato fulminato anche lui, vista la catena di metallo altamente conduttore che lo legava al detective arrostito, Matsuda andò a rifugiarsi sotto un tavolo, Aizawa continuò a sbraitare perché, per l'ennesima volta, Ide non aveva salvato il documento, il sovrintendente Yagami ebbe quasi un infarto, temendo che suo figlio sarebbe stato accusato anche di questo, le strida di Misa Amane provenienti dall'attico gridavano qualcosa circa una piastra nuovissima andata distrutta, e Mogi, infine, rimase come sempre nel suo angolo.

In tutto questo caos, nessuno ebbe la decenza di preoccuparsi delle condizioni di Ryuzaki.

Watari, l'unico ad aver mantenuto la calma, andò ad attivare il generatore d'emergenza, in modo che nell'edificio tornasse un minimo di barlume, sperando che anche gli agenti recuperassero il proverbiale lume della ragione.

Poco dopo, infatti, si accesero le luci dell'impianto di sicurezza.

La sala monitor si illuminò di una luce rossastra, che lasciava presagire gli eventi profondamente drammatici che di lì a poco sarebbero accaduti.

«State tutti bene?» chiese Light con voce rauca, ricomponendosi dalla performance molto poco seria che aveva appena dato di sé.

Gli agenti si guardarono con apprensione, constatando che, a parte lo spavento, erano rimasti tutti incolumi.

«Ryuzaki!» gridò all'improvviso Matsuda, indicando il detective, rimasto immobile come una statua davanti alla TV spenta.

Aveva ancora il braccio proteso nell'atto di cambiare canale: il telecomando nella sua mano destra era esploso in un mare di scintille, e alcuni sottili archi elettrici ronzavano ancora attorno al polso e all'avambraccio; gli orli della T-shirt erano bruciacchiati, così come le punte dei suoi capelli; dalla sommità della sua testa si elevava un sottile filo di fumo, e un vago sentore di bruciato cominciò a spandersi per la stanza...

Tutti gli agenti si voltarono verso la miseranda figura di Ryuzaki e, finalmente mossi a pietà, cominciarono a pensare al da farsi.

Light, in preda ad una delle sue solite manie di protagonismo, cominciò a pensare di essere lui la causa di cotanto sfacelo: dopotutto, se era stato Kira senza esserne cosciente, poteva benissimo fulminare Ryuzaki quando più lo aggradava; ma, cosa ben più grave, avevano sentito tutti le sue grida di giubilo per non essere stato fulminato, e difatti quella serpe di Aizawa, sempre pronto a dubitare di lui, aveva già cominciato a guardarlo di sottecchi, profondendosi poi in illazioni assai infamanti.

Mentre valutava i nuovi guai in cui si era cacciato, Light non si accorse che il suo collega e compagno, trasportato d'urgenza sul letto della propria stanza e opportunamente denudato, con lui annesso ovviamente, aveva appena proferito parola.

«Light-kun» bisbigliò, «voglio Light-kun.»

Watari, armato di Kit di pronto soccorso, lo stava medicando, tamponandogli le bruciature più evidenti, ma alle parole di L dovette farsi da parte, cedendo il posto a Light.

«Voglio che sia Light-kun a farlo» insisté Ryuzaki con un filo di voce.

Il ragazzo trasalì, non resosi evidentemente conto del cambio di scenario e della nuova bizzarra circostanza in cui si trovava, ma con la solita prontezza di spirito si avvicinò ad L con fare deciso e amichevole al tempo stesso.

«Cosa c'è, Ryuzaki?» disse affabilmente, tenendogli la mano come solo un bravo amico sa fare.

Il detective, a quel gesto, parve andare in brodo di giuggiole: guardava Light con i lucciconi agli occhi e un vago rossore si spanse sulle sue pallide gote, mentre, estasiato, non la smetteva di ripetere il suo nome.

«Light-kun... il mio Light-kun...»

Il ragazzo lo guardò esterrefatto.

«Che gli prende?» chiese preoccupato a Watari, che invano tentava di spalmare una lozione sulle bruciature del suo pupillo.

«Non lo so, ma credo che Ryuzaki desideri che sia lei a medicarlo!» disse sconvolto Watari, mollando la pomata nelle mani di Light e allontanandosi dai calci che il detective gli tirava per scacciarlo.

«Davvero vuoi che sia io a farlo?» chiese perplesso al detective.

«Sì, ti prego, Light-kun, non resisto...» disse il detective con voce assai simile a un miagolio, che per qualche motivo fece rabbrividire Light.

Il ragazzo cominciò controvoglia a spalmare la crema curativa su una brutta scottatura sul torace di L, mentre gli agenti, tutti intorno, assistevano alla scena col fiato sospeso.

Ryuzaki sembrava deliziato dal tocco gentile e un po' incerto di Light, a testimoniarlo c'erano dei preoccupanti versetti striduli che emetteva di tanto in tanto, che facevano accapponare la pelle al povero Light.

«Secondo voi sta bene?» chiese sottovoce Matsuda ad Ide e Aizawa, in piedi accanto a lui.

«Non so, non sembra del tutto... Normale» considerò Aizawa.

«Gli occhi! Avete notato gli occhi?» intervenne Mogi.

«Sì! Sembra che brillino, santo cielo!» notò Ide.

«Oserei dire che sembra... Felice?» propose Matsuda un po' perplesso.

«Guardate!» bisbigliò Aizawa, «sta sorridendo!»

«È vero!» approvò Ide, «ma sembra un po' ritardato, o sbaglio?»

«Esatto! Sembra un idiota!» esultò Matsuda, preoccupandosi poco di mantenere un tono di voce basso.

Tutti convennero che L, il geniale detective, fosse improvvisamente rincitrullito, visto il suo comportamento ancora più bizzarro del solito.

«Sei così bello, Light-kun» diceva di tanto in tanto, per poi arrossire violentemente e guardare da un'altra parte. 

Light, sempre più a disagio, lo ringraziava frettolosamente, cercando di sbrigarsi con gli impacchi per togliersi al più presto dagli impicci di quell'impaccio e dagli strani giochi di parole che avevano a che fare con i "pacchi".

«Sei il mio migliore amico» tornava poi alla carica Ryuzaki, guardandolo con due occhioni da cerbiatto, per poi distogliere lo sguardo non appena incrociava quello di Light.

«Ma che diamine gli prende??» sbroccò il sovrintendente Yagami, con gli occhi iniettati di sangue fuori dalle orbite, afferrando Watari per le spalle e scuotendolo violentemente.

Chiaramente vedere suo figlio vittima di simili bizzarre attenzioni era troppo per lui, ragion per cui il maggiordomo, col suo tipico savoir faire, riuscì a chiuderlo fuori dalla stanza: appena in tempo, prima che il peggio avesse inizio.

«Ah! Light-kuuuun!» miagolò definitivamente L, contorcendosi tutto. «Light-kuuuun!»

«Cosa c'è? Ti ho fatto male?» saltò su Light, allontanando preoccupato le mani dalle dolorose scottature.

Il detective continuava intanto ad emettere orribili versi come un gattino, incapace di dire altro.

«Ryuzaki, mi dici dove ti fa male?» chiese determinato Light, fronteggiandolo.

Il detective piagnucolò e si contorse ancora un po', prima di diventare rosso come un peperone e abbassare lo sguardo, evitando quello di Light.

«Non capisco cosa mi succede... Light-kun, ti... prego...» pigolò, indicando gli agenti con un piccolo cenno.

«Credo che Ryuzaki voglia rimanere solo con lei, signorino Light» intuì Watari.

Light non ebbe il tempo di capire nulla, ché rimase solo nella stanza con Ryuzaki.

Come al solito, se l'erano svignata tutti, lasciandolo nei guai. Tipico.

«Ryuzaki, adesso finisco di medicarti. Per favore, cerca di resistere» disse prendendo della pomata su due dita e cominciando a massaggiare una bruciatura sul braccio del compagno.

«Ah, Light-kun, fa male...» si lamentò L con una vocina sottile, sottile.

«Resisti, sto facendo pianissimo...»

«N..non mi fa male lì...»

«E dove?»

Light seguì la traiettoria indicatagli dallo sguardo di Ryuzaki, trovandosi faccia a faccia col "grosso" problema che tormentava il povero detective.

«Oh... No, no, no, NO!» esclamò facendo un salto all'indietro e rovinando al suolo. Si rimise in piedi, lisciandosi i vestiti sgualciti e guardando torvo il compagno, ancora in stato altamente confusionale.

«Ryuzaki, ma dico, contieniti, dannazione!» disse indicando il rigonfiamento chiaramente visibile sotto le lenzuola.

Ryuzaki in risposta lo guardò con occhi supplicanti.

«E va bene!» sbuffò Light, «ti lascio un po' da solo per risolvere il... Il problema. Dieci minuti ti bastano?» disse pragmatico controllando l'orologio. «Facciamo quindici, non vorrei trovarti nel bel mezzo della festa quando rientro...»

«Light-kun...» lo interruppe Ryuzaki, «ma di... Di cosa parli?»

Light lo guardò perplesso, indeciso se rivolgere a lui la medesima domanda. Decise però di mostrarsi magnanimo e accondiscendente, vista la disavventura toccata al povero detective.

«Ma, Ryuzaki, mi sembra piuttosto ovvio, non ti pare?» chiese indicando con un cenno la sua "zona franca".

«Non capisco» sussurrò il detective.

Light si schiarì la voce, cercando di non perdere il controllo. 

«Cos'è che non capisci??»

Ryuzaki sobbalzò spaventato, come se temesse di venire colpito da un momento all'altro. 

«Non capisco cosa mi sta succedendo» ripeté con un filo di voce quasi rotta dal pianto.

Light aveva gli occhi sbarrati dall'orrore: ma era stupido o cosa? Si era forse bevuto il cervello? Possibile che la scossa l'avesse reso imbecille da un momento all'altro?

«Light-kun...» piagnucolò Ryuzaki, «Light-kun, cosa devo fare?»

Anche Light stava per mettersi a piangere dal nervoso. 

«Ryuzaki, maledizione, torna in te!» gli ordinò scuotendolo per le spalle. Il detective andò in visibilio a quel contatto, per quanto non fosse propriamente piacevole.

«Light-kunnnn, mi piacciono le tue mani...» 

Light lo mollò all'istante, guardandosi disgustato i palmi come se fossero stati due rospi.

Il detective aveva ripreso nuovamente a contorcersi e a miagolare.

Light non poteva sopportare ancora a lungo un simile strazio, per cui si decise ad affrontare apertamente Ryuzaki, o quel che ne rimaneva, risoluto nel suo contegno, ma con la solita calma diplomatica che lo caratterizzava nel profondo.

Sciaff!

Una sberla partì dritta al viso di Ryuzaki e si stampò dolorosamente sulla sua guancia, lasciando il segno delle cinque dita di Light.

Il detective rimase perplesso e spaesato per un po', sbatté più volte le palpebre confusamente e si guardò intorno. Per un attimo, sembrò che fosse ritornato in sé.

«Ryuzaki!» urlò Light, «Ryuzaki, stai bene? Ti sei ripreso?»

Il detective si accorse solo in quel momento della presenza di Light, che lo fissava con insistenza e preoccupazione per capire cosa ci fosse che non andava in lui.

«Ihhhhh!» squittì Ryuzaki, spaventato. Fece per allontanarsi in fretta da Light e rotolò rovinosamente giù da letto, facendo una capriola sbilenca all'indietro e atterrando al suolo con la grazia di un sacco di patate. Nel mentre di questa goffa manovra, riuscì però a colpire il naso di Light, che, con le mani al volto, imprecava e gridava a più non posso.

«Ryuzaki! Mi hai fatto male! Ma che diavolo ti prende adesso?!»

Il detective si tirò faticosamente su e si rannicchiò in un angolo.

«Stammi lontano!» ordinò in tono lamentoso, «tu sei... Tu sei K-Kira... E s-sei un p-p-pervert-tito!» balbettò in maniera sconnessa.

«E tu sei pazzo!» gridò Light fuori di sé, «ora basta, ti porto in ospedale!»

«NO!» strillò Ryuzaki, appiattendosi contro il muro. 

Light gli si avvicinò di qualche passo.

«Non avvicinarti, altrimenti mi metto a urlare!» lo minacciò Ryuzaki. 

Light si bloccò: ma che diamine andava dicendo?!

«Ryuzaki, tu non stai bene, sei stato colpito da un fulmine, devi andare in ospedale...» tentò di farlo ragionare, ma era tutto inutile, perché Ryuzaki sbarrò gli occhi e cominciò ad iperventilare. 

«Depravato! Porco! Mi fai schifo!» furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca in risposta alle ragionevoli argomentazioni di Light.

«Si può sapere che ti ho fatto?!» sbottò il ragazzo, stufo di passare per il maniaco sessuale di turno.

L ansimò violentemente.

«Non accetterò più le tue avances e le tue molestie, Light-kun! Non coprirò più i tuoi eccessi e non mi concederò MAI ad un malvagio criminale assassino della tua risma!»

Light era più che mai allibito.

«Basta così! Andiamo in ospedale» ordinò porgendogli la mano, ma l'altro squittì ancora terrorizzato e si precipitò verso il bagno, inciampando nei suoi stessi piedi e urtando Light strada facendo.

«Ihhhhhh!» pigolò spaventato, facendo un salto di tre metri e riprendendo la sua corsa drammatica verso la toilette.

Light comprese le sue evidenti intenzioni di chiudersi lì dentro e partì anche lui all'inseguimento.

«Non farlo, Ryuzaki!»

«Ihhhhhhhhh!» squittì ancora il detective, schivando una poltrona con un saltello degno del più rosa dei conigli.

«Fermo!» 

Era ad un passo dal rifugio prescelto, e Light tentò il tutto per tutto: si lanciò in avanti, afferrando all'ultimo momento la caviglia del detective, che cadde lungo, disteso a terra.

Light tirò forte, mentre Ryuzaki cercava di aggrapparsi con le unghie al pavimento, ringhiando e digrignando i denti alla stregua di un cane rabbioso.

Finalmente Light riuscì ad agguantarlo per bene, impedendogli ogni possibilità di fuga, ma il detective inselvatichito si dibatteva e dimenava come meglio poteva, continuando ad apostrofare Light con gli epiteti più ingiuriosi che conosceva, alternati a squittii e ringhi allarmanti. Infine, nel disperato tentativo di liberarsi, addentò con tutta la forza che aveva una mano di Light, che ululò di dolore.

Con le lacrime agli occhi, impossibilitato a liberarsi, a meno di non amputarsi la mano, Light afferrò un candeliere d'argento e colpì in testa il detective.

Ryuzaki si accasciò, inerme.

Un forte trambusto annunciò lo spalancarsi della porta.

«Lighttttt! Caro!»

«Figliolo...»

«Ragazzo, stai bene?»

«Cosa è successo?»

Il vociare concitato degli agenti preoccupati durò parecchi minuti; persino Misa aveva lasciato le sue stanze per vedere cosa fosse successo.

«Misa-Misa ha sentito delle urla ed era così preoccupata!» disse la ragazza gettandosi tra le braccia di Light, che la scansò via poco dopo.

«Light, crediamo che la situazione sia molto grave...» affermò suo padre. «Watari giura di non aver mai visto Ryuzaki in un simile stato.»

«È... È morto?» Domandò rabbrividendo Matsuda, indicando il detective immobile.

«No, l'ho solo tramortito» spiegò Light. «Ad un tratto è diventato violento, ho dovuto farlo» si giustificò, mostrando la mano su cui era incisa l'arcata dentale completa di Ryuzaki. 

A quella vista, Misa strillò e scoppiò in lacrime, così Mogi l'accompagnò fuori. Quando la porta si richiuse alle loro spalle, Aizawa si fece avanti.

«Light, noi pensiamo che il cervello di Ryuzaki sia stato danneggiato dalla scossa» sentenziò gravemente.

«E di conseguenza la sua personalità ne è risultata modificata» aggiunse Ide.

«Questo mi pare ovvio» ribatté Light. Al sentire la sua voce, Ryuzaki, ancora incosciente, emise un flebile mugolio.

«Ma non possiamo dare la caccia a Kira con Ryuzaki in queste condizioni!» si fece avanti Matsuda, ottenendo per la prima volta l'approvazione dei colleghi.

«Per questo dobbiamo agire subito» intervenne Aizawa, «voglio dire, potremmo portarlo in ospedale, dove riceverebbe le migliori cure, ma potrebbero volerci mesi, forse anni, affinché si riprenda del tutto.»

«Le indagini sarebbero compromesse» gli diede manforte Ide.

Light annuì. «Quindi cosa proponete di fare?»

«Beh, ecco...»

«Noi pensavamo...»

«Certo è rischioso...»

«...di fulminarlo.»

Un silenzio denso di tensione calò sul gruppetto.

«Di nuovo» aggiunse Ide, a scanso di equivoci.

Light sbiancò. 

«Siete pazzi?»

«Light, siamo sicuri che anche lui sarebbe d'accordo» disse il padre. «C'è un minimo di possibilità che possa tornare normale. Sarà come un elettroshock. Ma dobbiamo fare subito, prima che il temporale finisca.»

In quel momento, come se fosse un presagio, un fulmine abbagliò i loro volti.

«Dobbiamo tentare!»

«Possiamo farcela!»

Alla fine, Light acconsentì e prese il comando della situazione, elaborando velocemente un piano per salvare L. 

«Dobbiamo portarlo sul tetto. Lì ci sono più possibilità che un fulmine lo colpisca. Lo legheremo al parafulmine» disse agli agenti. «Ci servirà una barella o una lettiga per trasportarlo. E delle corde per legarlo in caso opponga resistenza. Aizawa, lei si procuri delle corde; Ide, lei chiami subito Watari e gli dica di procurarci qualcosa per portarlo sul tetto! Papà, tu...»

In quel momento, L si mosse, facendo versi inconsulti. «Light... kunnn... mmmmmm...»

«Si sta svegliando!» gridò il sovrintendente Yagami.

«Non c'è più tempo! Non c'è più tempo! Light, cosa facciamo?» perse la calma Matsuda.

«Mmmmmh... Light-kuuuun... Ti v-voglio... Ad-adesso...»

«Coraggio!» disse Light, afferrando il detective per le braccia e cominciando a trascinarlo verso l'uscita. «Datemi una mano!»

Una forza sovrumana si era impossessata di lui; iniziò a salire le scale trascinando malamente il detective sui gradini, godendo anche un pochino nello sbatacchiarlo qua e là, con gli agenti al seguito che cercavano di aiutarlo sollevando di peso Ryuzaki. Ma ciò era impossibile, sia perché Ryuzaki aveva ricominciato a dimenarsi, sia perché Light avanzava sulle scale come una furia, tanto che nessuno riusciva a tenere il suo ritmo.

Arrivò al ventunesimo piano e si arrampicò sull'ultima rampa di scale.

«Light-kuuuuun, non mi importa se sei Kira, non mi importa delle indagini...» Biascicava intanto L. Light spalancò la porta che immetteva sul terrazzo e, dopo pochi passi, entrambi furono bagnati fradici di pioggia.

«Sei il mio migliore amico ed io ti amo...»

Light lo trascinò verso il centro del terrazzo, verso l'antenna parafulmine.

«Ed ora voglio essere completamente tuo, donandoti la mia verginità... Quindi prendimi qui ed ora, Light-kun, io sono pronto!»

«Sta' zitto, Ryuzaki!» gridò Light, disgustato.

«Non trattenerti, ti prego, e non respingermi ancora, ma prendimi con tutto il tuo ardore! Sopporterò il dolore del tuo impeto nel mio corpo, perché ti amo!»

«Che schifo...»

«Perdonami se non sono attraente come meriteresti... Ma ti prego, prendimi! Non resisto più... Prendimi! Prend...»

Woosh!

L'agognato fulmine si abbatté sui due poveri sventurati nel momento esatto in cui Ryuzaki saltò addosso a Light. 

I due ragazzi caddero a terra, privi di sensi. Furono raggiunti poco dopo dagli agenti, che, dopo averli trascinati sotto una piccola tettoia al riparo, tentarono di rianimarli. Ryuzaki fu il primo a svegliarsi.

«Agenti della polizia giapponese, è L che vi parla! Cosa succede?» disse mettendosi seduto.

«Ryuzaki, sei di nuovo tu?»

«Certo, Matsuda. Chi altri dovrei essere?»

«Ha funzionato!» Gridarono in coro, abbracciandosi e festeggiando il ritorno alla normalità di Ryuzaki.

Il chiasso svegliò anche Light, i cui occhi si posarono bramosi su Ryuzaki, trovandolo inspiegabilmente la creatura più deliziosa del mondo, cosi tenero e attraente al tempo stesso.

«Ma ciao, bel micetto...»

 

 



Continua...

 

 

Note dell'autrice

Ah, l'IC, questo sconosciuto!

Purtroppo sono una purista dell'IC, e vedere personaggi stravolti dall'OOC inutile e ingiustificato mi toglie ogni volta la voglia di vivere. Ragion per cui ho scritto questa fanfiction, che voleva essere una bonaria parodia dei più frequenti OOC di L. Ho pensato infatti di renderli ancora più evidenti lasciando Light IC quanto più possibile... almeno fino al prossimo capitolo.

Riuscirà Light a ritrovare la sua caratterizzazione perduta? O perderà anche qualcos'altro?? XD

Lo scopriremo nel prossimo capitolo di Now Kiss: "Quando la fangirl si fa prendere la mano". O qualcosa del genere. XD

 

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Capitolo 2
*** Come (non) scrivere una fanfiction - Parte II ***


Now kiss!

Come (non) scrivere una fanfiction

Parte II


 
 
Ryuzaki non serbava alcuna memoria delle circostanze che lo avevano portato a rivolgere inaudite dichiarazioni sentimentali e folli richieste carnali al giovane Light Yagami, ragion per cui trovava del tutto ingiustificabili le attenzioni che il ragazzo all’improvviso gli rivolgeva.
«Light-kun, smettila di trattarmi come se fossi un gatto!» sibilò ad un tratto, esasperato dalle insistenti mani di Light impigliate nella sua zazzera incolta, che il ragazzo si ostinava a definire “chioma corvina”, impegnandosi poi a lodarne la consistenza lucida e setosa, giurando di non aver mai visto al mondo capelli più belli e seducenti...
«Light-kun deve essere impazzito» sancì definitivamente L, guardando preoccupato l’espressione adorante e bramosa di Light.
«Pazzo, io?» ripeté Light sussurrando al suo orecchio, «è vero, Ryuzaki, sono pazzo di te e, credimi, ti avrò, che tu lo voglia o no!»
Il detective, non essendo abituato a ricevere intimidazioni simili (di solito era lui a farle...), ci mise un po’ a capire che Light stava parlando proprio di lui, ma alla fine si convinse al settanta per cento che Light era intenzionato a molestarlo sessualmente quanto prima.
Ciò era sufficiente per sbatterlo in cella a vita.
«Light Yagami, ti dichiaro in arresto per molestie reiterate e minacce aggravate ai danni della mia persona» disse il detective apprestandosi ad ammanettarlo, ma l’altro lo interruppe.
«E con quali prove?»
Senza batter ciglio, L estrasse dalla tasca il suo registratore perennemente in funzione.
«Sapevo che prima o poi ti avrei incastrato con questo» iniziò a spiegare L, «ed ora, finalmente...»
Premette il tasto play, ma scoprì a malincuore che il registratore era stato irrimediabilmente danneggiato dalla scossa e dalla pioggia che si erano abbattute su di lui.
«Oh» sospirò sconsolato e intrigato al tempo stesso: in sette anni di carriera, non gli era mai capitato di trovarsi tanto a mal partito.
«Ci sono sempre i testimoni» disse indicando gli agenti, i cui festeggiamenti per la riuscita della loro impresa non erano ancora terminati e che adesso stavano improvvisando un trenino sul terrazzo, nonostante la pioggia cadesse a secchiate.
Cosa diavolo ci facevano tutti lì sul terrazzo, con un diluvio simile, per L continuava ad essere un mistero.
«Arrenditi, Ryuzaki. Non hai nessuna prova contro di me. Scappa pure quanto vuoi, ma non potrai sottrarti per sempre a ciò che è inevitabile...» disse perfido, per poi esibirsi in una risata roca e sensuale.
Il ragazzo cominciò ad avvicinarsi con passo felino a Ryuzaki, mentre quest’ultimo lo guardava con espressione indecifrabile.
«Sei spaurito ed inerme come un cucciolo... mi fai impazzire!» disse girandogli intorno e squadrandolo da capo a piedi; «potrei farti mio anche in questo momento, Ryuzaki, ma non lo farò, voglio conquistar-»
Stump!
Un pugno in pieno stomaco troncò la frase di Light.
«Hai parlato abbastanza per oggi, Light-kun.»
Il ragazzo riprese fiato e alzò lo sguardo estasiato verso Ryuzaki, per poi esibire un sorriso da ebete. 
«Mmm... preferisci le maniere forti...»
In quel momento, gli agenti, leggermente imbarazzati e affannati per via delle danze improvvisate, si avvicinarono a loro.
«Ryuzaki... noi... ehm...» cominciò il sovrintendente Yagami lisciandosi nervosamente le basette, «cioè... voi state bene? Light, figliolo...?»
«Ma certo, papà, stiamo benone» rispose prontamente Light, perfettamente padrone di sé. «Ma non credo che Ryuzaki ricordi granché di quanto è successo» aggiunse guardando preoccupato il compagno.
«In effetti è stata una giornata pesante per tutti...» s’intromise Aizawa.
«Già, ce la siamo vista brutta» gli diede ragione Light.
«Sembra una storia avvincente, sarò felice di ascoltarla quando avremo risolto il caso Kira. Abbiamo perso fin troppo tempo. Torniamo a lavoro» ordinò categorico L, pensando in cuor suo che tutta la squadra si fosse di colpo bevuta il cervello.
«Ma, Ryuzaki...» cominciò a protestare Matsuda, quando Light, alzando una mano, gli fece segno di lasciar parlare lui.
«Ryuzaki, ascolta» disse affabile, «non credo tu sia in condizioni di lavorare, hai bisogno di riposo...»
«Io sto benissimo» affermò Ryuzaki.
«Credo sia meglio per te fare una lunga dormita» gli consigliò Ide.
«Non ho affatto sonno» disse il detective.
«Ryuzaki, ma non ricordi proprio niente?» domandò Light, con gli occhi che brillavano di commozione e preoccupazione.
«Cosa dovrei ricordare?»
«Sei stato colpito da un fulmine!» gli rivelò il compagno.
«Per ben due volte!» riferì Matsuda, visibilmente impressionato.
Ryuzaki si grattò la nuca, cercando di ricordare quanto gli altri affermavano.
«Possibile che non riporti alcun danno a parte un’evidente perdita di memoria?» chiese dubbioso Aizawa, puntellandosi il mento con la mano.
«Probabilmente la seconda scossa ha riparato tutti i danni inflitti dalla prima...» suggerì Ide, guardando Ryuzaki come se fosse uno strano fenomeno da baraccone.
L cominciava a sentirsi irritato per tutte quelle supposizioni insensate sul suo conto: fino a quel momento, l’unico che poteva permettersi di fare supposizioni sugli altri era sempre stato lui!
«Un momento! Ma anche Light è stato colpito dal fulmine questa volta!» intervenne Matsuda con fervore, facendo sussultare lievemente Light quando si sentì nominare.
«Giusto!» approvò Aizawa, cominciando a scrutare Light con sospetto.
Il sovrintendente Yagami si avvicinò al figlio preoccupato, cominciando a controllare che non avesse febbre o altri danni fisici.
«Light, stai bene, figliolo? Quanto fa due più due?»
«Quattro...!» boccheggiò Light, afferrando le mani del padre che stava quasi per strangolarlo nel tentativo di sentirgli i battiti sulla carotide. «Papà, ti prego! Io sto bene, non preoccuparti...»
«Eppure, per logica, anche Light dovrebbe a questo punto subire un mutamento di personalità...» bisbigliò Aizawa ad Ide, che annuì sommessamente.
«State dicendo che anche la personalità di Light sarà stravolta?!» gridò Matsuda, facendosi ovviamente sentire da tutti.
«COSA?!» ululò il sovrintendente Yagami, passando lo sguardo ansioso su tutti i presenti e indugiando in particolar modo su Ryuzaki.
«Sovrintendente, era solo una supposizione...» cercò di tranquillizzarlo Aizawa, tirando un calcio negli stinchi al povero Matsuda. «Se Light dice di star bene, allora è così» disse guardando Light per chiedere conferma.
«Ma certo» approvò il ragazzo, «io sto benissimo, ricordo tutto perfettamente, e la mia personalità come potete vedere è rimasta immutata...»
«Veramente...» cercò di dire L, ma Light sovrastò il suo intervento.
«Probabilmente la scossa non mi ha danneggiato perché non era abbastanza forte, avendola condivisa con Ryuzaki. Sono stato molto fortunato...» disse guardando il compagno con gratitudine. «Adesso però sarà meglio rientrare e riposare qualche ora.»
Tutti gli agenti approvarono le parole di Light, che come al solito era riuscito a convincerli col suo carisma, nonostante le proteste di L che insisteva per rimettersi a lavoro.
Ormai la tempesta di fulmini era passata e un sole splendente abbagliava i loro volti mentre facevano ritorno ai rispettivi alloggi...
 
 
 
Per tutto il tragitto verso la loro camera, Light non proferì parola, simulando un atteggiamento serio e compito ma tenendo pur sempre l’altro sotto controllo con veloci occhiate furtive. 
L d’altro canto era parecchio confuso dal comportamento di Light. Sembrava essere tornato composto e affabile come sempre, ma le carezze insistenti e gli sguardi bramosi che gli aveva rivolto mentre gli agenti non guardavano erano ancora impressi nella sua memoria...
«È vero, Ryuzaki, sono pazzo di te e, credimi, ti avrò, che tu lo voglia o no!»
Le parole di Light cariche di promesse libidinose risuonarono nella mente di Ryuzaki e, probabilmente, se fosse stato ancora stordito dal fulmine, il flashback della sua voce arrochita dal desiderio gli avrebbe causato palpitazioni e sudori freddi che neanche una colica renale, ma essendosi ripreso perfettamente, il ricordo di quelle parole gli sembrò tanto ridicolo da causargli solamente un attacco di ridarella. 
Cosa che non sfuggì al giovane Yagami. 
«Che c’è di tanto divertente, Ryuzaki?» chiese il ragazzo, lievemente accigliato dai singulti silenziosi che L cercava di trattenere.
«Niente di importante, Light-kun. Sono solo curioso» rispose L con un’alzata di spalle.
«E di cosa, esattamente?»
«La tua personalità m’incuriosisce sempre di più» disse il detective, conducendolo nella loro stanza.
A quel punto Light cominciò a sbavare copiosamente.
«Oh, sì, Ryuzaki! Finalmente ti sei accorto di me!» ansimò all’orecchio del detective con voce arrochita da un piacere ancora tutto immaginario. «Dunque se ti incuriosisco vuol dire che ti interesso...»
L si limitò a fissare qualche secondo Light come se fosse un mentecatto, per poi ignorarlo deliberatamente e scivolare via dalla sua presa con estrema facilità.
«Concederò un’ora di riposo a te e agli agenti. Prego, puoi stenderti sul letto, se lo ritieni...» disse con noncuranza.
Light sollevò un sopracciglio e sfoggiò un sorriso malandrino. «Tu non vieni con me?» domandò con una malizia che L parve non cogliere.
«No, io mi porterò avanti col lavoro» spiegò L allontanandosi per prendere il suo portatile.
«Ma cosa dici, sciocchino» lo inseguì Light, afferrandolo per la manica della T-shirt, che provvidenzialmente scoprì la delicata, fragile, eburnea spalla di L. 
O almeno era così che la vedeva Light.
Il giovane, rapito da tale magnifica visione, immaginò di tutto e di più su quella incantevole porzione di pelle: com’era seducente quella clavicola sporgente! E quei lucidi fili di preziosa seta nera che erano i suoi capelli, su cui fantasticava di passare le dita beandosi della loro sensuale morbidezza... E le sue iridi meravigliose, nere come macchie d’inchiostro, il cui colore risaltava grazie alle mezzelune scure che contornavano la palpebra inferiore, altrimenti dette occhiaie...
Mentre Light, in preda all’ennesima crisi mistica, si crogiolava nelle proprie fantasie formulando ridicole perifrasi come sopra, L ebbe il tempo di correggere i compiti degli orfani della Wammy's House, completare una sessione di allenamento di Capoeira e andare anche a farsi una doccia.
Quando Light si riebbe, L stava gironzolando per la stanza con solo un asciugamano legato in vita: Light era come ipnotizzato da quella pelle bianca come l’avorio che emanava riflessi perlacei al chiaro di luna… quel colorito anemico gli ricordava tanto certi latticini! Oh, avrebbe volentieri addentato quella mozzarel… cioè, Light non poteva che trovare eccitante quel pallore allarmante, la postura ingobbita e le ossa appuntite che sporgevano sul corpo quasi cadaverico di L. Il detective sembrava in effetti più morto che vivo ed era logico che ciò eccitasse parecchio il giovane Light, visto che di fatto lo voleva morto da tempo; quindi, paradossalmente, tutto questo risultava molto IC.
Ma tornando alla storia, Light interpretò le normali pratiche igieniche di L come un invito ad avere un rapporto sessuale, per cui si sentì perfettamente autorizzato a saltargli addosso.
Fu così che con una mossa da perfetto casanova, Light attirò a sé l’inesperto detective ed incollò le labbra alle sue.
Oh, felicità! Oh, vera gioia! Le labbra di L erano morbide, anche se screpolate; la sua pelle emanava un calore avvolgente, benché fosse fredda, il suo corpo era così esile, eppure straordinariamente fort-
Stomp!
L’infinita lista di nonsense si concluse miseramente con un pugno sul naso di Light. 
«Ahi! Ryuzaki!» gemette Light racchiudendo il naso tra i palmi. «Ma che diamine ti prende? Idiota...»
«Mi stavi molestando» gli fece notare il detective.
«Sciocchezze!» rispose Light, «non sto molestando nessuno, Ryuzaki, perché in fondo lo vuoi disperatamente anche tu, e lo sai.»
«Veramente no.»
«Sì che lo vuoi! Io ti piaccio, Ryuzaki. Neanche un’ora fa hai detto di amarmi e mi hai implorato di prenderti...»
«Ah sì?»
«Sì. E hai anche detto di voler donare a me la tua verginità!»
«La mia cosa?!» soffocò L, trattenendo una risata.
Light si limitò a guardarlo crucciato, le braccia conserte, battendo nervosamente un piede sul pavimento; non aveva nessuna voglia di demordere: se L non voleva starci con le buone, lo avrebbe preso con la forza, fine della storia. Dopotutto, nonostante le apparenze così schive, L era uno sporcaccione e amava le maniere forti! 
Tanto per cominciare, lo avrebbe portato di peso sul letto: un gioco da ragazzi, tanto più che L era un fuscello. 
Già si vedeva trasportarlo tra le braccia come un uomo con la sua sposa, come un campione con la sua coppa, come un carro attrezzi con la macchina in doppia fila, come il fruttivendolo con la cassetta di meloni e altre similitudini poetiche.
Dopo cinque minuti buoni di tentativi, però, Light non era ancora riuscito a sollevarlo di un centimetro.
«Cosa stai facendo, Light-kun?» chiese L stranito.
«Cerco... di prenderti... in braccio!»
C’era qualcosa che non andava: L, un uomo adulto di 25 anni, esperto di Capoeira ed ex campione juniores di tennis, alto quanto lui e in grado di stenderlo con un dito, non poteva pesare più di una manciata di chili!
Non riuscendo a capire quale fosse il problema e per salvare la faccia, Light pensò di scaldare l’atmosfera facendo delle confidenze a Ryuzaki.
«Sai, Ryuzaki...»
Così cominciò a snocciolare la cronistoria della sua vita sentimentale e sessuale con aneddoti spinti e dettagliati; L continuava ad ascoltare le improbabili peripezie amorose di Light con un misto di pena e disgusto, più che altro curioso di scoprire fin dove la fervida immaginazione del ragazzo potesse spingersi prima di essere classificata come disturbo psichiatrico.
«E poi, beh... sei arrivato tu. Devo ammettere che all’inizio ero scettico sulle tue intenzioni. Ero spaventato, capisci? La sola idea di toccarti mi ripugnava... Ero in conflitto con me stesso. Ero confuso. Ma adesso è tutto diverso, Ryuzaki. Ho capito di non aver desiderato altro in tutta la mia vita. Io... Io rinuncerei a tutto per te, anche ad essere Kira, e poi...»
L tese l’orecchio. «Cos’hai detto?»
«Rinuncio ad essere Kira. Sì, avevi ragione, Ryuzaki. Sono sempre stato Kira. Ma ora non m’importa più! Voglio solo stare con te» a questo punto, s’inginocchiò e prese le mani di L nelle sue. 
«Ryuzaki, ti supplico, vuoi essere il mio uke?»
Adesso non aveva più dubbi: Light era matto da legare.
«Questa è la storia più ridicola che abbia mai sentito...» disse L con una smorfia di disgusto, «sebbene il resoconto esagerato ed inverosimile delle tue esperienze sessuali sia perfettamente compatibile con la tua natura di bugiardo incallito.»
Separò bruscamente le sue mani da quelle di Light e si appollaiò sulla poltrona retrostante per una dose urgente di zuccheri.
«Ma... Ryuzaki, è la verità!» disse Light disperato. «Io sono Kira! Anzi, lo ero. Lo sono stato finché non ho capito di amarti e...»
«Smettila di infangare il nome di Kira con i tuoi deliri.»
«Cos...»
«Kira non l’avrebbe mai ammesso. E non avrebbe rinunciato ai suoi obiettivi per alcun motivo. Quindi, Light-kun, tu semplicemente non puoi essere Kira.»
«Ma...»
«Sei solo un ragazzino che è stato colpito da un fulmine e versa in stato confusionale.»
«Ho detto la verità!»
«Hai inventato una storia per far colpo su di me. Ora taci, per favore. Ho bisogno di zuccheri. Risolverò il problema quando avrò finito di mangiare la torta.»
O almeno così avrebbe voluto...
 
 
L si presentò in ufficio poco dopo trascinandosi dietro un Light legato e opportunamente imbavagliato.
«Ryuzaki, cosa è successo? Perché tieni mio figlio legato come un salame?!» sbottò il sovrintendente, seguito dalle proteste degli altri agenti e di Misa, che si trovava lì presente.
«Light-kun è al momento terribilmente confuso e pericoloso. Va dicendo di essere Kira e ha tentato di usarmi violenza carnale... due volte» aggiunse, sovrastando le urla sconvolte dei presenti che non riuscivano a credere ad una simile storia.
«Light è Kira?!» gridarono Matsuda e Aizawa in coro.
«Il MIO Light ci ha provato con TE?!» strillò Misa, esterrefatta al solo pensiero.
«Sì, Amane, è proprio così. Sovrintendente Yagami, la prego di calmarsi» aggiunse L, vedendo il pover’uomo assumere una preoccupante tonalità rosso cremisi. 
«Calmatevi tutti» ordinò L, riportando il silenzio in sala. «Ora, per prima cosa, finirò di mangiare la mia torta. Poi penserò ad una soluzione.»
Misa, intanto, marciò dritta verso il suo fidanzato. 
«Light!» cinguettò, strappando con un colpo secco il nastro adesivo dal viso di Light. 
Il ragazzo boccheggiò qualche secondo per il dolore. 
«Stai bene?» chiese la modella con voce talmente acuta da fargli fischiare le orecchie. Poi, lo sprimacciò e lo strinse forte, posando il viso sul suo petto, non prima di avervi accuratamente strusciato entrambe le guance.
«Misa! Lasciami! Non sono il tuo cuscino!» la sgridò Light, ma lei parve non sentirlo.
«Oh, Light! Sei stato così coraggioso!» lo lodò la ragazza, versando lacrime di commozione; «hai rischiato la tua vita per salvare quel brutto antipatico di Ryuzaki! E adesso lui ti ripaga così!»
Ryuzaki tese l’orecchio, cercando di captare le strida di Misa per capire cosa effettivamente fosse successo in quel lasso di tempo ancora offuscato nella sua memoria.
«Misa ha avuto tanta paura! Ryuzaki era impazzito dopo che il fulmine l’aveva colpito, e il MIO Light si è fatto in quattro per salvarlo! Ryuzaki dovrebbe essere grato a Light dopo che si è lasciato folgorare insieme a lui e dovrebbe proprio liberarlo, perché questa è la prova della sua lealtà!»
«Ma io non voglio affatto staccarmi da Ryuzaki!» protestò Light, indignato al solo pensiero di separarsi da quel fusto di detective.
Lacrimoni grossi come nocciole iniziarono a scendere sulle guance di Misa.
«Oh, Light! Sei così dolce e fedele con chi non lo merita! Misa-Misa ti ama ancora di più per questo!» piagnucolò la ragazza, affondando di nuovo il viso sul petto di Light, che inorridì nel vedere l’enorme chiazza di trucco lasciata dalla ragazza proprio al centro della sua camicia preferita.
«Ryuzaki... Ryuzaki, ti prego, fa’ qualcosa!» lo supplicò Light, impossibilitato a liberarsi dalle grinfie di Misa.
L rifletteva: che Light avesse fatto davvero qualcosa di erot- ehm, eroico, per lui? I pezzi di quel bizzarro puzzle cominciavano finalmente ad andare a posto ed L sentì un moto di... pietà per quel giovane che si era tanto prodigato per lui...
«Penso che Light-kun non sia più in sé...» dedusse Ryuzaki quando ebbe finito di leccare languidamente il suo dolce, cosa che fece quasi venire Light nelle mutande.
Gli agenti si guardarono inquieti. «Questo lo avevamo capito, Ryuzaki, ma cosa facciamo adesso?» domandarono preoccupati.
Il detective si alzò senza dire nulla: aveva uno sguardo risoluto, come se avesse appena preso un’importante decisione. Fece segno a Mogi di allontanare Misa, che la agguantò prontamente mettendola al sicuro.
Light blaterava a ruota libera sull’amore a prima vista, il destino e altre cose improbabili quando si ritrovò senza fiato con un piede di Ryuzaki premuto sul petto.
«Light-kun, sei pregato di fare silenzio e non opporre resistenza. In caso contrario, mi vedrò costretto ad usare la forza fisica per mantenere il controllo della situazione.»
«Oh, Ryuzaki, sei così carino quando cerchi di fare il dominatore...» rispose Light, guardandolo deliziato.
«Light Yagami, ormai hai del tutto smarrito la tua personalità e temo che non sarà l’unica cosa che perderai quest’oggi» gli intimò L come se stesse pronunciando la sua condanna a morte. 
«Oh, molto divertente, mio bel detective, ma adesso basta...» rise di gusto Light.
«Light-kun non comprende ancora la gravità della situazione in cui si è cacciato. Userò i metodi coercitivi per metterlo di fronte alla realtà dei fatti» disse cominciando a trascinarlo per le manette verso la loro camera da letto.
«Oh, sì, Ryuzaki!» esultò Light, pensando che si fosse finalmente arreso alle sue avances. «Ti sbatterò come un tappeto, ti monterò come una torre di lego, ti farò miagolare di piacere, mio bel mic...»
La frase di Light fu interrotta dal rumore della porta sbattuta, seguito dal cigolio della chiave che scattava nella serratura.
Per le successive ore si sentirono solo le strida invasate di Light e la voce di L che urlava in inglese...
Nessuno seppe mai con certezza se Light avesse recuperato o meno la sua originaria personalità. 
Sicuramente fu Ryuzaki a rimettergli tutte le rotelle a posto, ma non è questa la sede per parlare dei metodi coercitivi da lui adoperati.
Dopotutto, di storie come queste è pieno il fandom!

Fine




Ehm ehm…
 
Lo so, sono scandalosamente in ritardo… come al solito. Non speravo più di concludere questa fiction ma alla fine mi sono messa d’impegno per darle il giusto finale e spero che il risultato non vi abbia deluso.
Non so quanto sia ancora “attuale” l’argomento rispetto all’andazzo generale del fandom, ma la mia lunga esperienza (?) mi insegna che l’OOC è sempre dietro l’angolo quando si scrive di L e Light, quindi, giovani autori/autrici in erba… occhio!
Grazie per aver letto fin qui :)
 
Scintilla19
 

 

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