Sherlock e Rosie

di SalvamiDaiMostri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amari ricordi ***
Capitolo 2: *** La promessa mantenuta ***



Capitolo 1
*** Amari ricordi ***


5 anni.
 

Sherlock sedeva sulla poltrona di John accanto al camino acceso.
Sulle sue ginocchia teneva Rosie, con la testa accoccolata sul petto dello zio che la cullava e le accarezzava i capelli dolcemente.
 
“Raccontami com’erano mamma e papà...” mormoró la bambina senza muoversi.
 
Sherlock per un attimo si immobilizzò.
Portò lo sguardo alla foto della coppia felice riposta sul ripiano del caminetto, poi riprese a cullarla e daccarezzarla e cominciò:
 
“I tuoi genitori erano le persone più coraggiose che io abbia mai conosciuto. Si amavano così tanto... La tua mamma era più bella di chiunque altra... Hai i suoi occhi, sai? Era una donna forte, intelligente, brillante”
 
“Era tosta la mia mamma!” esclamó la bambina voltandosi verso di lui, inerrompendolo. Sherlock sorrise.
 
“Sì, Rosie, la tua mamma era davvero tosta. Mi diede parecchio filo da torcere, ma capii subito che era la donna perfetta per tuo padre... Tuo padre...” la sua voce si strozzò per un secondo, la bambina osservava la sua espressione triste, ma lui riprese il racconto con determinazione: “Tuo padre era l'essere umano più coraggioso, gentile e saggio che abbia mai avuto la fortuna di conoscere. Era il mio migliore amico.” Sorrise di nuovo “Era molto forte anche lui sai? Mi ha salvato così tante volte e in così tanti modi... Ha fatto di me un uomo migliore. E io... Io nonostante tutto questo, non ho potuto salvarlo.” S’incupì. “Non ho salvato.. nessuno dei due.” Sherlock si portò le mani sul viso per nascondere quanto più possibile le lacrime alla bambina. Rosie si alzò e abbracciò il collo di Sherlock.
 
“Ci sono io con te, zio Sherlock, non piangere...” all’udire quelle parole Sherlock abbracciò forte la bambina e, senza smettere di piangere, riuscì solo a dire:
 
“Grazie, grazie tesoro”.
 
22 anni

“Rosie, cosa sono quelli???”
 
“Apparentemente tuoi appunti sui tuoi vecchi casi... Quindi è vero ciò che si dice? Tu eri davvero un detective di fama internazionale!” Sherlock non disse una parola. Se ne stava in sielenzio, sull’entrata del salotto, guardava fisso il pavimento  “Perchè me l’hai tenuto nascosto per tutti questi anni?”
 
“Ho chiuso con quella vita.” Disse secco. Poi le piantò gli occhi addosso “E tu hai l’ordine di non frugare tra le mie cose, signorina!”
 
“E’ stato per caso... Stavo cercando un libro.” Ma tornó all’argomento che le interessava “Perchè hai smesso? Da quello che vedo, sembra che ti piacesse davvero il tuo lavoro...”
 
“Ho fatto una promessa.”
 
“Una promessa?”
 
Sherlock sospirò.
“Ho promesso a tuo padre, in punto di morte, che ti avrei protetta e cresciuta... E non mi sarebbe stato possibile tenerti al sicuro con la vita che conducevo. La morte dei tuoi genitori ne è la prova concreta. Non ho potuto salvare loro, ma proteggerò te finchè ne avrò la forza.” si interruppe per un attimo, poi riprese a voce bassa: “E spero soltanto che in questo modo tuo padre possa perdonarmi... Per non essere riuscito a mantenere quel giuramento che avevo fatto al loro matrimonio.” una lacrima sgorgò dai suoi occhi blu.
 
Rosie si alzò dalla scrivania alla quale era seduta e gli si avvicinò, con una mano gli accarezzò il viso e poi lo baciò sulla guancia:
 
“Vado a lezione, torno per cena.”
 
“Fa attenzione, tesoro.” Le rispose.
 
La guardò uscire dalla porta di ingresso, poi si avvicinò alla finestra che dava su Baker Street e la seguì con lo sguardo mentre si allontanava in direzione dell’università.
Rivolse allora lo sguardo su una foto appesa al muro che ritraeva John e Mary:
 
“Com’è cresciuta... Avete visto? E’ così bella e intelligente... Spero che siate orgogliosi di lei, lì dove siete. Vi prego: aiutatemi a proteggerla. Da solo, temo di non farcela più...”

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Capitolo 2
*** La promessa mantenuta ***


Sherlock si lasciò cadere sulla poltrona che era stata di John, con la foto del suo matrimonio, ormai stropicciata e consumata, stretta tra le mani.
 
Lo ricordava così bene, il suo blogger, seduto a piedi scalzi che leggeva il giornale o qualche libro di medicina, lì, dove lui sedeva in quel momento.
Se chiudeva gli occhi poteva sentire la sua voce che lo rimproverava per aver lasciato residui dei suoi esperimenti nel frigo o per essere troppo molesto durante la notte o semplicemente per essere così assurdo come di fatto era.
Ad occhi chiusi, sorrise. Che dolci ricordi. Ricordi di una vita condivisa tra un caso e l’altro, loro due, insieme, contro il mondo! Quanto gli aveva voluto bene...
E Mary... Lei era sempre stata un mistero per Sherlock, la donna perfetta per l’uomo che lui amava. Bella e intelligente, l’aveva accolta, accettata e semplicemente le aveva ceduto il suo posto di compagno di vita. Avrebbero condisviso il suo affetto, la sua gentilezza, il suo coraggio.
Ricordava con dolcezza l’ingenuità della tristezza che aveva provato il giorno del loro matrimonio: era stato così sciocco da credere che quella sarebbe stata la fine per il loro duo. Era solo stato un nuovo inizio, continuarono ad essere felici insieme.
 
La fine, la vera fine, era arrivata due anni dopo.
 
Avvertì una fittà al cuore.
Si portò la mano alla fronte e sospirò: ormai, quanti anni erano passati? Quasi venticinque. E ancora bruciava. La loro morte aveva aperto nel cuore del vecchio detective una ferita incurabile. Una breccia che non aveva mai smesso di trasudare dolore e senso di colpa.
Non aveva potuto salvarli, non aveva potuto mantenere il suo giuramento.
Due persone così felici, che si amavano così tanto... Assassinate così brutalmente...
 
No! Non era quello il momento di pensare ad eventi così tragici: quello doveva essere un giorno felice.
Condusse lo sguardo oltre la finestra dell’appartamento e accolse sulle palpebre chiuse un raggio di sole. Riaperse i suoi occhi verdi e tornò a contemplare la vecchia fotografia:
 
«John, Mary, non potete immaginare quanto la vostra bambina sia diventata grande. Ormai ha 26 anni, ed è bellissima e intelligente, più di me, posso giurarvelo! ...Ricordo quanto è stata dura all’inizio... Non sapevo da dove cominciare: mi avete lasciato in custodia quella piccola peste che ancora non camminava... “Proteggila, crescila al posto nostro... Amala come l’avremmo amata noi.” facile a dirsi, facile a promettersi, ma mio Dio quanto è stato difficile! – sorrise - Mi sono ritrovato a prendermi cura di una persona, quando non mi ero mai occupato di nessuno... Eri sempre stato tu a prenderi cura di me, John. Cambiare pannolini, farla dormire, darle da mangiare... per fortuna la signora Hudson mi aiutò con la sua tipica gentilezza, e piano piano ci presi la mano. E, vi dirò, me la sono cavata! Ho amato quella piccola peste come se fosse stata mia. Siamo diventati una famiglia, io e lei, insieme. Abbiamo avuto alti e bassi, periodi più e meno sereni (meglio non pensare alla sua prima adolescenza!), ma ci siamo sempre voluti bene. Sta studiando medicina ora: sono certo che diventerà un medico eccellente. E’ cresciuta, l’ho amata e l’ho protetta. Ho compiuto la promessa che vi ho fatto. E ora... Beh, ora devo lasciare il mio compito ad un’altra persona. Thomas le ha chiesto di sposarla. Sapete quant’è innamorata, ovviamente ha detto sì.
Prima o poi sarebbe accaduto, ne ero certo... Dannazione quel ragazzo! Davvero determinato... ha saputo tenermi testa, ha saputo dimostrarmi di essere degno di lei. Gli ho dato parecchio filo da torcere, non crediate! Poveraccio... Merita la mia stima. E’ un bravo ragazzo, la rispetterà e saprà renderla felice. Saranno felici insieme: nei loro occhi brilla la luce che brillava nei vostri quando vi guardavate. Oggi sono venuti entrambi per darmi il lieto annuncio – sorrise – Mi hanno fatto sedere su questa poltrona, loro si sonoseduti insieme sulla mia e lei mi ha detto “Zio Sherlock, vorremmo dirti che abbiamo deciso di sposarci!”... Lei non lo sa, ma lui è venuto ieri di nascosto a chiedermi il permesso di farle la proposta... –Sorrise, esitò qualche istante - Io.. Io vi sto dicendo tutto questo perchè Rosie mi ha chiesto di accompagnarla all’altare. Quello è il compito che spetta al padre della sposa, John, avresti dovuto farlo tu – gli si rigarono le guance di lacrime, guardò al cielo – Avresti dovuto farlo tu. Tu l’hai portata a questo mondo, Io mi sono limitato a compiere una promessa fatta all’uomo che amavo in punto di morte. Che merito ho? Posso prendere il tuo posto per una cosa simile... E’ giusto?» scoppiò in lacrime.
 
Rosie bussò allo stipite della porta.
Sherlock trasalì, si asciugò le lacrime mentre lei gli si avvicinava da dietro. La giovane donna si inginocchiò e appoggiò la sua testa sulle sue gambe; lui prese ad accarezzarle la testa come era solito fare.
 
“Allora, mi farai questo piacere zio Sherlock? Ci terrei davvero tanto...”
 
“Sei proprio come tuo padre. Di certo ti avrò raccontato del giorno in cui mi chiese di essere suo testimone di nozze...”
 
“Haha... certo certo, circa un miliardo di volte: credevi di avergli detto mille parole e invece ti accorgesti solo dopo che non avevi detto niente ad alta voce ed eri rimasto in silenzio, pietrificato, immobile...”
 
“Già, già... Andò proprio così.” stette in silenzio qualche secondo, poi riprese: “Perchè non attraversi la navata da sola? Ormai quasi tutte lo fanno... E’ solo una sciocca tradizione. Come se il padre della sposa avesse ancora il possesso della figlia e lo passasse letteralmente al futuro marito durante la cerimonia, bah, assurdo... E poi io non sono tuo padr.”
 
“Lo so, certo che lo so. Mio padre era il dottor John Watson, ed è stato assassinato insieme a sua moglie più di vent’anni fa. Tu, Zio Sherlock, sei l’uomo che mi ha cresciuta. E anche se non abbiamo legami di sangue, sei colui che mi ha introdotta al mondo, colui che c’era quando tornavo a casa con un brutto voto, colui che mi consolava quando mi ferivo, colui che mi rimboccava le coperte ogni notte, che vegliava accanto a me quand’ero malata, colui che mi ha insegnato a riconoscere un pilota dalla cravatta e un soldato dal suo cellulare – Sherlock rise – So che mio padre, se avesse potuto, avrebbe fatto altrettanto, ma non ha potuto. Così come mi avrebbe accompagnata all’altare se avesse potuto, ma non potrà farlo. Ma tu, così come c’eri, ci sei ora. E io desidero con tutto il cuore che tu compia questo gesto durante la cerimonia. Sarà anche una sciocchezza, ma per me significa molto: è il compimento della promessa che hai fatto a mamma e papà in quel terribile giorno. Potrai provare di avermi cresciuta, amata e protetta.” Sherlock rimase in silenzio per qualche secondo.
 
“Promettimi che sarai per sempre la mia bambina, anche se non vivrai più qui con me.” Rosie si voltò, gli sorrise, si alzò e baciò la fronte di quell’uomo meraviglioso:
“Sempre!” Sherlock la abbracciò quanto più forte potè. In mano ancora stringeva la foto.
 
“E sia: farò ciò che mi chiedi.”
 
“Evviva!” Gridò lei, abbracciandolo ancora più forte, così tanto che si sbilanciarono indietro e caddero sulla vecchia poltrona di John. “Grazie zio Sherlock, ti voglio bene!” gli schioccò ancora un bacio sulla fronte e corse via.

 

 
Mannaggia se è vecchia questa! Una delle mie prime ff.. che nostalgia. Nulla, volevo solo riproporvela visto che era finita nel dimenticatoio, ma questa volta con il nome ufficiale. Per fortuna noi sappiamo che John è sopravvissuto e sinceramente adesso non penso più che John amasse Mary poi così tanto.. Ma mi piace sempre rileggere questa storia e ho pensato che potesse fare piacere a qualcun altro ^^ Fatemi sapere cosa ne avete pensato in una recensione qui sotto. Io vi ringrazio infinitamente per aver letto questa sorta di reperto archeologico e vi rimando alla prossima ff! Con affetto, un saluto _SalvamiDaiMostri

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