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di Ems_1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We met again ***
Capitolo 2: *** Memories ***
Capitolo 3: *** It's time to trust each other ***
Capitolo 4: *** You make me smile ***
Capitolo 5: *** Bonfires and guitar ***
Capitolo 6: *** The only one princess ***
Capitolo 7: *** Mistakes ***
Capitolo 8: *** Shoot ***
Capitolo 9: *** The perfect Christmas ***
Capitolo 10: *** I can't lose you too ***
Capitolo 11: *** She messes up my life ***
Capitolo 12: *** Best Unity Day ever ***
Capitolo 13: *** Can we just start from here? ***
Capitolo 14: *** Old friends ***



Capitolo 1
*** We met again ***


Clarke Griffin, era una diciannovenne come tante altre, con un idea poco chiara del suo futuro.
Nell'ultimo anno di liceo erano cambiate tante cose, che l'avevano fatta crescere un po' troppo presto.
Dopo il diploma, nonostante continuasse a non volerlo ammettere, scappò dall'impegno di capire chi voleva essere prendendosi un po' di tempo per se stessa. Non sapeva ancora quanto tempo sarebbe durato. Passò tutta l'estate successiva al diploma in viaggio per l'Europa con qualche amico, aveva semplicemente bisogno di non pensare.
Quella sera Clarke indossava una tuta da ginnastica e cercava di trovare il suo posto in una nuova città.
Si era trasferita da poco più di un mese insieme a sua madre, che aveva ricevuto un nuovo incarico di lavoro. Abby, questo era il suo nome, era una donna forte e un grande chirurgo.
Clarke e sua madre avevano i loro momenti di divergenza, ma per lo più cercavano di andare d'accordo.
Le era dispiaciuto abbandonare la sua vecchia vita, la casa in cui era cresciuta, i suoi amici. Wells era quello che le mancava di più; era l'amico della porta accanto, a cui sapeva di poter raccontare ogni cosa, insomma un amico con la A maiuscola.
Non conosceva ancora nessuno in quella città, se non Jasper, un ragazzo molto simpatico che abitava proprio di fronte a lei, e che si era dimostrato molto cortese fin dal primo giorno.
Per ora il loro rapporto si era limitato a qualche breve chiacchierata quando capitava di incontrarsi per strada, o erano entrambi affacciati in giardino.
La nuova casa era un villino a due piani, con un bel giardino in una zona tranquilla di un'altrettanto tranquilla cittadina. La cosa che piaceva di più alla ragazza era il fatto che attraversando due isolati si ritrovava in una spiaggia immensa, nella quale poteva passare le sue mattinate a correre vicino all'oceano.
Era una cosa che da un lato aveva sempre amato, fin da bambina.
Quel giorno era stata impegnata nella pulizia della casa, così aveva deciso di andare a correre la sera, all'imbrunire. Poco le importava, la zona era tranquilla e la spiaggia era sempre vuota in quel periodo.
Era una bella giornata, l'oceano sembrava calmo, e Clarke non poteva sperare di trovare qualcosa di più rilassante. Così lasciò perdere per un attimo l'attività fisica e si sedette a gambe incrociate davanti alla riva, dove la sabbia era ancora umida a causa di qualche onda che si era infranta da poco tempo, solo per chiudere gli occhi e ascoltare.
D'un tratto sentì qualcuno alle sue spalle, spaventata si alzò in piedi di scatto.
"Dovresti stare attenta principessa.. non vorrai fare il bagno a quest'ora!"
disse un ragazzo che si trovava davanti ai suoi occhi, facendo cenno alle onde che ormai avevano travolto i piedi della ragazza.
Clarke fece un passo verso lui, pensando a quanto potesse essere strafottente e impiccione un ragazzo che senza conoscerla avesse iniziato a farle delle stupide battutine. Principessa poi.. proprio lei? Solo una persona l'aveva chiamata così in tutta la sua vita, ed erano passati ormai una decina d'anni, ma ora quello era proprio un nomignolo che non la definiva.
"Non mi sembra che siano affari tuoi anche se fosse"
"Oh, la principessa sembra scontrosa!"
"Potresti smettere di chiamarmi principessa? Non lo sopporto"
"Come no? Guardati, bionda, occhi azzurri, non potrei definirti in altro modo"
"Beh, allora mi dispiace non poterti definire principe azzurro, tesoro"
"Di solito preferisco essere chiamato per nome, sono Bellamy"
"Beh, la cosa vale anche per me. Sono Clarke."
Clarke afferrò la mano tesa del ragazzo e si soffermò a guardare i suoi occhi. Sembravano ricordarle qualcosa.. Bellamy aveva detto?
La fronte del ragazzo si increspò per un attimo, la guardava con sospetto, poi sembrò ricordare qualcosa.
"Un attimo, tu sei Clarke, Clarke Griffin?"
"Non posso crederci. Bellamy Blake!"
"Principessa, vedo che le cose non cambiano"
"Che ne hai fatto tu del bambino che ho conosciuto?"
"Crescere non è facile Clarke, sembri saperlo anche tu. Sei cambiata"
"Sono stata costretta"
"Spero niente di grave"
"Non mi va di parlarne sinceramente"
"Come vuoi, sai, lo capisco."
"Dio ti ricordi quell'estate? La più bella della mia vita"
"Beh, avevi me come compagnia"
"Dico sul serio!"
"Eri molto piccola, ti ricordi davvero?"
"Non tutto credo, però mi divertivo con te. E poi hai solo due anni in più di me, non montarti la testa!"
"Abiti qui ora?"
"Mi sono trasferita da poco più di un mese"
"Mi sembrava strano non averti mai incontrata in tutti questi anni. Anche io abito in questa zona"
"Oh, sembra che ci rincontreremo allora"
"Se hai dei ricordi così vividi dovresti ricordare anche la strada per arrivare a casa mia"
"Io non sono mai stata a casa tua"
"Si vede che ci sono cose che hai dimenticato"
"Si vede che non è stato un evento importante"
"Dopo questo penso di non voler più vedere la tua faccia"
"Beh, il sentimento è reciproco. Se da bambino mi stavi simpatico non vuol dire che deve essere lo stesso ora"
"Ci vediamo principessa!"
"Spero di no Blake!"
Clarke riprese a correre verso casa sua, sorpresa per quell'incontro inaspettato. Le aveva riportato alla mente i bei ricordi di un estate trascorsa proprio in quella città.
Sua madre e suo padre avevano deciso di staccare dal lavoro per un mese e prendere in affitto una casa nel quale trascorrere le vacanze.
Clarke aveva solo 5 anni, ma ricordava quei giorni molto bene. Oltre ad aver conosciuto Bellamy, il suo amico di avventure,  suo padre l'aveva portata a fare un giro su un gommone, le aveva insegnato a giocare a ping-pong in spiaggia sotto l'occhio attento di sua madre, che ogni tanto si univa a loro per divertirsi un po'.

Tornò a casa, dove fece una doccia veloce per poi scendere a cena.
Abby la aspettava in cucina, intenta ad armeggiare con i fornelli.
"Hey Clarke"
"Ciao mamma"
"Hai corso tanto?"
"Oh, sono arrivata fino alla spiaggia. Ho incontrato qualcuno"
"Qualcuno?"
"Ti ricordi Bellamy, il mio amico di vacanze?"
"Quando avevamo trascorso l'estate qui?"
"Esatto!"
"Oddio, eravate adorabili. Tuo padre era così geloso!" disse Abby sorridente.
Clarke non sopportava questo. Sua madre sembrava essere andata avanti, riusciva a sorridere mentre parlava di suo marito, mente la ragazza ogni volta provava una fitta al petto. Per lei continuava ad essere doloroso pensare a suo padre, al fatto che era andato via quando ancora aveva bisogno di lui.
"Eravamo amici"
"Ci mancherebbe, avevate solo 5 anni, ma sai per lui rappresentava un  pericolo; con quel suo modo di chiamarti poi! Aspetta come era?"
"Principessa" disse Clarke accennando un sorriso, mentre ripensava a quello che era successo poco prima.
"Vi terrete in contatto?"
"Mamma, so che vuoi che mi faccia degli amici, ma Bellamy è cambiato, non sembriamo andare più così s'accordo"
"Come vuoi. Che mi dici di Jasper?"
"Oh, sembra simpatico"
"Mi dici così ogni volta"
"Non c'è molto altro da dire"
"Ok, ho capito. Ti lascio in pace. Siediti pure a tavola, è pronto"
                
                                                      *
Bellamy quella sera tornò a casa con una strana sensazione di leggerezza.
Rivedere quegli occhi sembrava avergli lenito l'anima.
Entrò a casa, dove Atom stava sgranocchiando qualche schifezza davanti alla tv. Bellamy si ritrovò a pensare che in effetti era da un bel pò che non passavano una serata insieme, giusto per il gusto di fare una chiacchierata.
Atom era il suo migliore amico, un ragazzo alto, moro e dagli occhi verdi. Erano inseparabili ormai da quando avevano iniziato il primo anno di superiori, ne avevano combinato di ogni genere insieme, ma quando arrivò il momento di mettere la testa a posto si aiutarono a vicenda a farlo.
"Hey Bell"
"Atom! Che ci fai tu qui?"
"Sono passato a scroccarti la cena"
"Hai sbagliato giornata amico"
"Vero, ma tua sorella essendo più previdente di te ha già ordinato le pizze"
"Perfetto"
"Scusa, non avevo voglia di cucinare oggi" disse Octavia scendendo le scale che davano al salotto.
"Tranquilla, va benissimo."
Octavia era la sorella minore di Bellamy, avevano 3 anni di differenza. Lei era una sua responsabilità.
Si amavano incondizionatamente, era l'unica donna per cui Bellamy stravedeva, avrebbe ucciso pur di proteggerla.
Lo stesso ovviamente valeva per lei. Era estremamente riconoscente nei confronti del fratello, che non le aveva mai fatto mancare niente, l'aveva sempre sostenuta nonostante questo gli fosse costato davvero tanto.
Quando il padre morì, Bellamy aveva appena preso il diploma, e si era ritrovato a dover abbandonare tutto per poter dare stabilità a sua sorella, che aveva già sofferto abbastanza per quella perdita.
Così si rimboccò le maniche e dopo qualche lavoro saltuario riuscì ad arruolarsi e ad entrare nella polizia.
Nel mentre Octavia continuava ad andare a scuola, era appena entrata al quinto anno, era una ragazza intelligente, non la prima della classe, ma Bellamy sapeva che sarebbe diventata importante.
Quella sera, dopo aver passato una bella serata insieme al suo amico e a sua sorella Bellamy salì in camera sua, al secondo piano.
Era una stanza essenziale. Un letto matrimoniale, il comodino, l'armadio e una scrivania che utilizzava per lo più per poggiare gli abiti.
Si buttò nel letto a fissare il soffitto. C'era un unica immagine che gli tornava in mente: i capelli biondi e gli occhi celesti della principessa.
D'istinto girò la testa verso lo scaffale sopra la libreria. C'era una vecchia scatola di latta, li c'erano tutte le foto di una particolare estate.
Non le aveva più viste da allora, in quelle era raffigurata senza dubbio anche Clarke, la principessa.
Non aveva il coraggio di aprire quella scatola da solo, c'era una sola persona con cui voleva farlo.
Cercava di scacciare il pensiero, si sentiva uno stupido, eppure per quanto si sforzasse, se lasciava vagare la sua mente ricordava. Ricordava quel pomeriggio d'estate in cui quella bambina con un aria buffa gli si era avvicinata. Era incredibile quanto fossero ancora vividi i suoi ricordi.


Bellamy e suo padre erano soliti passare il pomeriggio in spiaggia.
Di solito la madre preferiva restare a casa, Octavia era ancora piccola e preferiva non esporla al sole cocente. Gli raggiungeva solo di tanto in tanto, munita di un ombrellone così grande che potevano starci sotto due famiglie e di crema solare massima protezione.
Così verso le quattro di pomeriggio armati di canne da pesca, secchielli, palette e altro materiale Bellamy scendeva in spiaggia insieme al suo vecchio.
Se la spiaggia era vuota di solito si sedevano su uno scoglio e buttavano le canne in mare, nella speranza che qualche pesce abboccasse. Era raro, e la maggior parte delle volte Bellamy voleva ributtarli in mare, ma per loro era una specie di modo di comunicare.
Altre volte passavano il tempo a buttare giù progetti di castelli degni di un ingegnere che poi riproducevano sulla sabbia, e ogni volta scattavano una foto per ricordare quanto erano stati bravi.
Un giorno in quelle foto iniziò ad apparire una bambina minuta con gli occhi celesti e i capelli biondi.
La prima volta che Bell la vide, passeggiava avanti e indietro con aria indagatrice, per capire come quei due potessero riuscire a creare qualcosa del genere. Dopodiché corse dal padre a raccontare di quel magnifico castello,così il signor Griffin la accompagnò vicino agli altri due.
Mentre i rispettivi genitori si presentavano e iniziavano una discussione sui più svariati argomenti i due bambini sembravano essere inizialmente diffidenti. La bambina continuava a guardare con sospetto il castello, confrontandolo con quello che aveva costruito il giorno prima, costituito solo da due torri.
Fu Bellamy a rompere il ghiaccio, mostrando a Clarke qualche segreto per costruire il suo prezioso castello.
"Vedi, di solito io e mio padre creiamo prima un idea di quello che vogliamo costruire e la disegniamo sulla  sabbia. Poi iniziamo a costruire il resto."
"Sembra divertente. Siete molto bravi!"
"Ora sto per tornare a casa, ma se ti va domani possiamo costruirne uno insieme"
"Mi piacerebbe"
"Bene, io sono Bellamy comunque"
"Io Clarke"
Il giorno dopo Bellamy scese in spiaggia con più entusiasmo del solito e non volle iniziare fino a quando Clarke non si presentò in spiaggia.
Suo padre era rimasto in un angolo insieme ai genitori della bambina ad osservarli mentre la loro opera prendeva forma.
Alla fine Bellamy esclamò:
"Questo è un castello degno di una principessa."
"Come la chiamiamo?"
"Tu sei la principessa"
"Tu vuoi essere il principe?"
"Mi andrebbe bene essere il tuo giullare, principessa"
"Permesso accordato"
"Sarà bello farti sorridere ogni giorno"
Clarke si limitò a tirare su le labbra imbarazzata, mentre la madre osservava intenerita la scena.
Prima di andare via il padre di Bellamy tirò fuori la macchina fotografica per immortalare la nuova opera architettonica. Bellamy si mise in posa, non prima di aver invitato Clarke a fare lo stesso.
Da quel giorno la principessa iniziò ad apparire nelle foto tutti i giorni.
Quando le vacanze finirono ne Bellamy ne Clarke potevano pensare di rivedersi ancora.



******
Ciao a tutti! Questa è una AU tutta Bellarke nata dalla bellezza delle loro interazioni nella serie tv. Saranno presenti tanti altri personaggi che conosceremo nel corso della storia. Cercherò di mantenere inalterati i caratteri di ognuno di loro.
Cercherò di aggiornare una volta al mese.
Spero che questo primo capitolo sia di vostro gradimento, ogni recensione critica o meno è ben accetta! 
Vi saluto.

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Capitolo 2
*** Memories ***


Due giorni dopo il fatidico incontro, Clarke decise di passare la mattinata distesa nell'amaca del suo giardino a leggere un buon libro.
Ne scelse uno di anatomia, una disciplina che aveva sempre amato.
Era convinta che sarebbe diventata medico fin da quando era bambina.
Con il passare degli anni in tanti avevano cercato di sminuirla, di scoraggiarla, eppure lei aveva mantenuto la salda convinzione che sarebbe riuscita a diventare un buon medico.
Passava le ore a leggere i libri di sua madre, le chiedeva dei suoi interventi, cercava di memorizzare ogni cosa.
Poi ,l'ultimo anno, con la morte di suo padre si era lasciata andare, tutto continuava a sembrare privo di senso, compresa la sua più grande ambizione.
Abby inizialmente non riusciva ad accettare la scelta della figlia, quel suo voler distruggere un sogno, ma era un momento buio anche per lei, e nonostante i suoi sforzi non era riuscita a dissuaderla da quella pessima scelta.
Clarke passò lì circa un ora, prima di essere interrotta dal suo vicino.
"Ciao Clarke!"
"Jasper, ciao!"
Jasper la salutò dal marciapiede, era accompagnato da una ragazza mora, alta poco meno di lui. Clarke aveva l'impressione di averla già vista, ma inizialmente non ci fece caso.
Dopo aver poggiato il libro si avvicinò verso i due.
"Ti presento Raven"
"In realtà io e lei ci conosciamo già!"
La ragazza guardò per un attimo Clarke in cagnesco, poi entrambe scoppiarono a ridere.
"Che succede qui?" chiese Jasper incuriosito.
"E' una lunga storia" spiegò Raven.
"Che ne dite di entrare? Mia madre non c'è, possiamo fare una chiacchierata e magari raccontarti questa storia Jasper!"
I due furono felici di accettare e, con una discussione lunga un ora davanti a caffè e biscotti, raccontarono a Jasper gli avvenimenti con il quale le due ragazze si conobbero.
Era iniziato tutto con un ragazzo di nome Finn.
Era arrivato a scuola il penultimo anno e Clarke si accorse subito di lui. Avevano tanto in comune da quello che aveva potuto intuire e dopo qualche settimana Finn le chiese di uscire.
La ragazza si sentiva davvero al settimo cielo, pensava di aver trovato finalmente una persona che facesse per lei.
Il problema si presentò solo dopo qualche mese, quando si presentò davanti ai suoi occhi Raven.
Lei e Finn erano amici praticamente da sempre e al tempo avevano intrapreso una relazione da circa due anni, che continuava a durare nonostante la distanza.
L'unico problema era rappresentato dal fatto che trasferendosi, Finn, non aveva più la ragazza vicino, per cui aveva ben pensato di trovarsi un altra per ricoprire la mancanza di una sana scopata. Quella doveva essere ovviamente Clarke.
Le due ragazze, scoperto il fattaccio, chiarirono subito che nessuna delle due sapeva niente di quella situazione e la storia si chiuse così.
"Ora capisco gli sguardi iniziali" disse Jasper.
"E' decisamente una cosa superata, vero Clarke?"
"Decisamente! Sei ancora in contatto con lui?"
"Diciamo che stiamo provando a riallacciare i rapporti, prima di essere il mio ragazzo era il mio migliore amico."
"Capisco"
"E' di nuovo qui in città sai?"
"Non credo che per me sia importante riallacciare i rapporti con lui"
"Immagino Clarke"
"Senti Clarke, stasera pensavamo di uscire con qualche amico. Ti va di unirti a noi? Così magari conosci un po' di persone nuove" si intromise Jasper.
"Qual è il programma?"
"Non so, pensavamo di andare in un locale a bere qualcosa. Poi potrai finalmente conoscere le mie doti da ballerino"
"Non posso dire di no!"
"Perfetto! Tieni, ti lascio il mio numero. Passa da me verso le 10 così andiamo tutti insieme"
"Grazie"
"E' meglio se andiamo, si è fatto tardi"
"Come volete, ci vediamo stasera allora"
I due ragazzi attraversarono il giardino di Clarke e Jasper sparì presto dentro casa sua, mentre Raven prese la macchina per tornare a casa.
La ragazza aveva ancora un ora prima di pranzo e, visto che doveva solo riscaldare alcune pietanze già pronte, si cambiò e uscì di casa per andare a correre.
Chissà se avrebbe rincontrato Bellamy, si ritrovò a pensare.
Stordita da quel fugace pensiero, corse più forte che poteva fino ad arrivare alla spiaggia.
Il mare quel giorno sembrava essere un po' più cupo, forse a causa del vento forte che aveva iniziato a soffiare dopo le prime ore del mattino.
"Scommetto che sei qui per caso principessa" disse una voce alle sue spalle.
"Io vengo a correre tutte le mattine qui, da un mese. Qualcosa mi dice che sei tu a non essere qui per caso" disse la ragazza con aria di sfida.
"Potrei aver casualmente trovato qualche cosa che ti riguarda" disse strafottente.
"Tipo?"
"Delle foto" disse Bellamy mostrando un sorriso da presa in giro sul volto.
"Brutto stronzo! Non dirmi che le hai ancora!  Dimmi che non mi mancano gli incisivi"
"Uno ti manca! Ma credo che l'elemento migliore siano le tue treccine"
"Bellamy Blake, io ti uccido!"
"Sapevo che avresti fatto quella faccia." la prese in giro riferendosi all'espressione sul viso della ragazza "Sei ancora una principessina in fondo"
"Io non ho fatto nessuna faccia."
"Puoi venire a casa a vederle se vuoi"
"E' per caso un tentativo di portarmi nella tua tana?"
"Oh andiamo principessa, non voglio mica sedurti"
"Avresti pane per i tuoi denti, giullare"
"Vedo che ti ricordi"
"Questo si, decisamente. Un peccato che tu non sia più così."
"Beh, in molti mi definiscono il leader ribelle, ma da quello che vedo sono ancora bravo a fare il mio lavoro"
"Oh andiamo! Tu non mi fai ridere."
"Sicura? Due secondi fa sono convinto di aver visto un sorriso sul tuo volto"
"Portami a vedere le foto"
"Seguimi" disse facendole cenno con la testa.
Il tragitto si rivelò essere molto silenzioso, eppure avrebbero potuto raccontarsi così tante cose.
Si guardarono solo di sbieco, attenti a non farsi beccare.
Clarke continuava a pensare a quell'esile bambino che aveva conosciuto anni prima e lo metteva a raffronto con il giovane uomo che si trovava accanto. Forse l'unica cosa che era rimasta uguale erano i suoi occhi neri e i suoi capelli mossi. Per il resto la sua figura sottile si era trasformata in due spalle larghe con dei bicipiti ben sviluppati lasciati scoperti dalla maglietta a maniche corte che indossava. Eppure avrebbe tanto voluto sapere cosa si nascondeva dietro quell'immagine che il ragazzo si era creato.
Bellamy non voleva farsi vedere, ma non riusciva davvero a staccarle gli occhi di dosso. Certo che si era trasformata! Non che disdegnasse il sua aspetto quando erano bambini, anzi, c'erano delle testimonianze che dicevano il contrario. Ma ora la trovava una ragazza davvero bella, non riusciva a definirla in altro modo.
Certo, sembrava avere tutto un altro caratterino, ma c'era ancora qualcosa che gli ricordava la principessa che aveva conosciuto.
Avrebbe voluto capire cosa l'avesse portata a diventare così, ma avrebbe dovuto parlare anche lui, raccontarle cosa aveva attraversato; andava bene anche così, passeggiare in silenzio l'uno affianco all'altra e sentire il suo profumo misto a quello del mare.
D'un tratto Bellamy si rese conto delle cose alle quali stava pensando e si reputò abbastanza stupido; lui non l'aveva mai fatto, perché ora?
Aprì il cancello dell'abitazione, facendo passare avanti Clarke, ma notò nel suo viso un espressione leggermente tesa.
"Che c'è principessa?"
"Niente"
"Te lo leggo negli occhi, puoi dirmelo."
"Ci sono i tuoi?"
"Oh.. no loro non.. non ci sono"
"Tutto bene? Non mentire, te lo leggo negli occhi, puoi dirmelo"
"Complimenti per l'originalità Griffin! Non mi va di parlarne sinceramente"
"Come vuoi"
Entrarono in casa, Clarke ebbe una specie di illuminazione.
"Un attimo, io mi ricordo questa casa"
"Te l'avevo detto. Ti avevo invitata a pranzo, insieme ai tuoi genitori"
"Avevo completamente dimenticato tutto questo"
"Poca memoria principessa? Mettiti comoda, vado a prendere le foto"
"Ok."
Dopo aver studiato un po' l'ambiente Clarke si mise a sedere sul divano a due posti del salotto, posizionato davanti a un tavolino basso e a una grossa televisione.
"Eccomi qui" disse Bellamy facendo capolinea nella stanza e porgendo le foto a Clarke. "Inizia a cercare, ti offro qualcosa?"
"Avrò bisogno almeno di una birra per vedere tutto ciò"
"Ok, dammi un minuto"
Bellamy scomparve in cucina mentre Clarke iniziò a cercare quella serie di foto in cui era presente anche lei.
"Bellamy, sei un grandissimo stronzo. Tu non puoi avere queste foto compromettenti" urlò Clarke dal salotto.
"Tieni principessa, questa ti aiuterà" disse Bellamy sedendosi vicino a lei e porgendole la birra.
"Grazie"
Iniziarono a sfogliare tutte quelle foto in cui erano ritratti nelle pose più stupide che avesse mai visto.
In alcune stavano sicuramente litigando per chi dovesse tenere in mano la paletta o il secchiello, in altre erano in posa abbracciati, in altre Bellamy faceva facce strane per far sorridere Clarke, che così mostrava la finestrella dovuta al suo dente mancante.
I due morirono dalle risate nell'osservare tutte quelle foto, erano davvero simpatici.
"Ti giuro che non le avevo più viste, mi sono capitate ieri e ho pensato che ci saresti stata anche tu"
"Oddio Bellamy, sono davvero fantastiche"
"Puoi prenderne qualcuna se vuoi"
"Mi basta una" disse Clarke, che cercò quella dove Bellamy con una faccia da ebete la stava facendo ridere.
"Una principessa e il suo giullare giusto?" disse cercando il suo sguardo e accennando un mezzo sorriso.
"Già" disse Bellamy con un accenno del capo, tenendo gli occhi fermi su quelli azzurri della principessa.
Mentre Clarke rimetteva in ordine le foto capitò un autoscatto di Bellamy e suo padre. Clarke sorrise in direzione di Bellamy, quella foto era davvero buffa.
Solo allora si rese conto dello sguardo irrequieto di Bellamy.
Il ragazzo voltò la testa dall'altra parte per non farsi notare, ma lei aveva già visto.
"Hey, che c'è?"
"Lascia perdere Clarke"
"Bellamy, ti prego, raccontami"
In quel momento il ragazzo alzò gli occhi e Clarke si rese conto di quanto fossero tristi e sofferenti.
Si avvicinò con cautela, gli posò una mano sul ginocchio e con l'altra alzò il capo inclinato del ragazzo in modo da far coincidere i loro occhi.
"Bellamy, a me puoi dirlo"
"Sono cambiate un po' di cose Clarke"
"Lo so, ma ti puoi ancora fidare di me"
"Mio padre è morto tre anni fa"
Gli occhi lucidi del ragazzo provocarono a Clarke dei brividi alla schiena, non poteva immaginare che anche lui fosse così ferito nel profondo.
"Anche mio padre è andato via. E' morto un anno fa. Era troppo presto per me"
Non sapeva perché quelle parole fossero uscite dalla sua bocca, ma in quel momento le era sembrato di poterlo fare.
Bellamy le aveva raccontato una cosa così personale, e lei sapeva di poter fare altrettanto. Lui l'avrebbe capita.
Lo sguardo del ragazzo incontrò per un tempo indeterminato quello di Clarke. Quante cose si nascondevano dentro quegli occhi.
Nessuno dei due disse niente, Bellamy si limitò ad asciugare una lacrima che cadeva solitaria nel viso della principessa.
Dopo qualche minuto Clarke si alzò.
"Devo andare Bell"
"Ok principessa"
"Mi sbagliavo su di te. Non vuoi farlo vedere, ma sei ancora quel bambino. Quello che aveva voglia di farmi ridere"
"Mi dispiace non esserci stato quando ne avevi bisogno"
"Beh, dispiace anche a me." Detto questo Clarke fece per andarsene, ma Bellamy la richiamò a se.
"Non dimenticare questa principessa" disse porgendole la foto.
"Oh, grazie. Ci vediamo Bellamy"
"Ci vediamo principessa"
                                                                
   *
Clarke quel giorno tornò in una casa vuota e salì in camera sua.
Rovistò nei cassetti e trovò finalmente una vecchia cornice con il bordo azzurro nella quale avrebbe potuto posizionare la foto.
La sistemò nel suo comò, vicino a uno specchio enorme.
Passò il resto della serata a guardare qualche serie tv sentendosi in colpa per essere lì a far niente, ma ogni tanto anche lei ne sentiva il bisogno.
Dopo una cena in solitudine iniziò a prepararsi per la nottata in compagnia.
Indossò una gonna a campana e un top decisamente semplice, portò con se anche una giacca in caso di freddo.
Infilò dei tacchi vertiginosi e alle 10 si ritrovò puntuale davanti a casa di Jasper, che era già lì insieme a Raven e un altro ragazzo che si presentò come Monty.
La serata trascorse piacevolmente, concesse qualche ballo a Jasper, che in pista era un vero spasso e fece conoscenza con nuovi ragazzi che Raven le aveva presentato.
Fecero qualche giro di bevute, anche se Clarke cercò di contenersi.
Quando Jasper e Monty furono troppo ubriachi da restare in piedi, lei e Raven salutarono la compagnia e salirono in macchina per riportarli a casa.
Mentre percorrevano la via per il ritorno, e ormai erano sulla strada che precedeva quella in cui si trovava la casa di Jasper e Clarke, quest'ultima  vide una figura rannicchiata sul marciapiede con il viso tra le mani.
"Raven, quello è Bellamy Blake?"
"Lo conosci?"
"Ti dispiace lasciarmi qui?"
"Sei strana Clarke!"
"Magari un giorno ti racconterò, prenditi cura di quei due per piacere. Ci vediamo presto."
"Vai tranquilla. Buonanotte"
Clarke scese dall'auto e si avvicinò a Bellamy di corsa.
Quando si inginocchiò vicino a lui e riuscì a fargli alzare il viso verso di lei, lo vide rigato di lacrime. La mano era completamente piena di sangue.
Le cose erano due: o era stato così stupido da fare a botte con qualcuno o era strato così stupido da prendere a pugni un muro.
In più Bellamy Blake l'indistruttibile piangeva.
"Bellamy, guardami. Che sta succedendo?"
"Sono un idiota Clarke"
Si, questo Clarke l'aveva capito.



*************
Ecco un nuovo capitolo tutto per voi!
Bellamy e Clarke si incontrano dopo qualche giorno e condividono un momento, uno di quelli che preferisco tra quelli scritti fino ad ora. 
Ho introdotto Jasper, Finn, Raven e Monty, avremo modo di conoscerli meglio, Raven in particolare.
Vi ringrazio per aver letto e recensito! Fatemi sapere anche questa volta cosa ne pensate, aspetto le vostre opinioni.
Cosa sarà successo a Bellamy? Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** It's time to trust each other ***


Bellamy aveva percorso tutte le strade che sua sorella avrebbe potuto frequentare, senza nessun risultato.
Octavia era uscita dicendogli che sarebbe tornata non più tardi dell'una, invece erano le 3 passate e lei non era ancora a casa.
Bellamy era terrorizzato. Poteva esserle successo qualsiasi cosa e lui non avrebbe potuto fare niente per salvare la situazione.
Decise di tornare a casa dopo un ultima ronda e provare a chiamare qualche suo amico, quando entrando nel vialetto di casa vide la luce della cucina accesa.
Entrò in casa come una furia, trovando sua sorella tranquilla a sorseggiare una tazza di camomilla.
"Mi prendi in giro O? Ti ho cercato per mezza città! Mi hai fatto prendere un colpo"
"Scusa, non mi ero accorta dell'ora"
"Tu sei pazza! Non sai quanti diversi scenari si sono susseguiti nella mia testa in queste tre ore"
"Calmati Bell, sono qui ora"
"Ti lascio libera di fare ciò che vuoi, ma se mi dici che torni all'una non puoi ritardare di tre ore senza avvisare. Tu sei una mia responsabilità, lo capisci o no?"
"Certo, è questo che sono sempre stata per te. Un peso, quella che ha rovinato tutto il tuo roseo futuro"
"Vuoi sentirti dire questo? Si, hai ragione. E' dal giorno in cui sei nata che mi prendo cura di te. Questo è il tuo modo di ringraziarmi? La mia vita è finita in quel giorno."
Bellamy sentì scorrere quelle parole piene d'odio senza capacitarsi di averle pronunciate davvero. Octavia dopo un attimo di panico afferrò la borsa e il giubbotto e si avviò verso la porta.
"Dove pensi di andare?"
"Io non ci resto nella stessa casa con te. Quindi o te ne vai tu o me ne vado io."
"Non posso lasciarti a casa da sola. Non hai ancora 18 anni, se qualcuno dovesse scoprirlo mi toglierebbero la tua custodia."
"Cosa aspetti allora? Vai via Bellamy tanto è quello che vuoi da una vita!Io me la so cavare da sola."
Così Bellamy senza pensare un secondo in più era uscito di casa sbattendo la porta dietro di se e si era accasciato su un marciapiede dietro l'angolo a sfogare la sua rabbia.
Certo che immaginava di trovarsi davanti chiunque tranne Clarke.
Eppure, a sua insaputa, era rimasto piacevolmente sorpreso.
Quelle iridi azzurre per un istante gli avevano fatto dimenticare come si sentiva.
"Bellamy, guardami. Che sta succedendo?"
"Sono un idiota Clarke"
"Questo lo sapevo già"
Il ragazzo la fulminò con uno sguardo che fece intuire a Clarke che non era decisamente il momento di fare battutine.
"Hai ragione, scusa. Fammi vedere la mano." disse allungando il suo braccio verso il ragazzo.
"Lascia stare, non è niente" disse Bellamy tirandosi indietro.
"Bellamy!"
"Ok" acconsentì porgendole la mano sanguinante.
"Non è niente di grave a mio parere, però credo che una medicazione non farebbe male. Casa tua è più vicina, hai un po' di garza?"
"Non ci torno a casa"
"Ok, come vuoi. Andiamo a casa allora."
"Non ci penso nemmeno. Non voglio dare spiegazioni a tua madre."
"Senti non devi dare spiegazioni a nessuno se non vuoi, e poi mia madre non è in casa. Ma quella mano deve essere curata e non accetto obbiezioni."
"Sei particolarmente testarda principessa"
"Puoi dare la colpa ai due bicchieri in più. Andiamo?"
"Andiamo"
Bellamy si alzò e tese la mano verso Clarke, dopodiché si incamminarono silenziosamente verso casa della ragazza.
Questa, una volta arrivati,  lo fece accomodare nel divano del salotto, dove iniziò a medicare la ferita.
"Ecco fatto, così dovrebbe andare bene" disse Clarke posizionando la garza. "Tieni il ghiaccio sopra, così eviterai di farla gonfiare ulteriormente."
"Grazie Clarke"
"Puoi restare qui se non vuoi tornare a casa"
"Non importa, non voglio disturbare"
"Vuoi dormire sotto un ponte? Non c'è problema davvero"
"Grazie allora"
"Non mi vuoi proprio dire come ti sei ridotto così?"
"Ho dato un pugno al muro"
"La mia ipotesi era giusta. Posso sapere il perché?"
"Octavia" disse Bellamy dopo un attimo di esitazione.
Quando aveva parlato di suo padre si era limitato a esporre un fatto, ora invece era pronto a raccontarle quello che sentiva dentro, per il semplice fatto che era consapevole che Clarke avrebbe saputo ascoltare e capire.
"Tua sorella giusto?"
"Si. Lei è una mia responsabilità Clarke. E stanotte l'ho cercata per tutta la città, ho avuto così paura. E' la cosa più importante della mia vita, non sopporterei di perdere anche lei." fece una pausa e poi riprese a parlare "Le ho detto delle cose orrende. Che era solo un peso, che mi sono giocato il mio futuro per lei. Io non penso tutto questo. Vale la pena ogni singolo sforzo per vederla felice. Mi sento un mostro Clarke."
"Dov'è lei?"
"E' rimasta a casa, da sola. Di solito succede solo quando vado a lavoro di notte"
"Bellamy, dov'è tua madre?"
"Lei è andata via. Da sette anni ormai, ci ha lasciati senza una spiegazione."
"Mi dispiace Bell"
"Non potevi saperlo"
"Vuoi che vada a controllare Octavia?"
"Non ti aprirebbe, è intelligente mia sorella"
"Magari passo di mattina"
"Grazie"
Clarke, senza nemmeno accorgersene, prese il braccio di Bellamy e lo avvolse intorno alle sue spalle, poi posò il viso sul suo petto.
"Per la cronaca sarai un idiota tutto il tempo, ma non sei un mostro Bellamy. Tua sorella è ciò che è grazie a te."
"Come vorrei esserne sicuro"
"Sono sicura che chiarirete Bell. Ora rilassati, ci penserai domani"
Clarke rimase in quella posizione finché non sentì il respiro di Bellamy diventare più lento e regolare.
Il calore che emanava il corpo del ragazzo le rilassò le membra, fino a quando non sprofondò nel sonno, senza sapere se Bellamy stesse facendo lo stesso.
Si erano fatte ormai le 6 del mattino quando Abby tornò a casa e trovò sua figlia sdraiata nel divano insieme a un ragazzo che non aveva mai visto. Non era sicuramente una cosa che sarebbe riuscita a tollerare, così tentò di svegliare sua figlia, con l'effetto contrario di far aprire gli occhi al ragazzo che le stava accanto.
Bellamy scattò in piedi, sorpreso di trovare Abby davanti a se.
La riconobbe subito, era rimasta praticamente uguale a quando l'aveva conosciuta.
"Non volevo interrompervi ma.. voi due?" chiese la madre di Clarke con tono autoritario.
"Oh signora Griffin, salve, sono Bellamy, si ricorda di me?"
"Oh Bellamy! Ora che ti osservo meglio noto la somiglianza, Clarke mi aveva detto di averti incontrato"
"Mi scuso per l'intrusione, è che ho avuto qualche problema a casa e Clarke mi ha detto che sarei potuto restare. Ci siamo addormentati tra una chiacchiera e l'altra."
Clarke disturbata dalle voci dei due si scosse dal sonno.
"Mamma! Ciao! Non ti aspettavo." disse imbarazzata.
"Sono le 6 Clarke"
"Oh, pensavo di essermi addormentata solo qualche minuto. Ho detto a Bellamy che avrebbe potuto passare la notte qui, nella camera degli ospiti ovviamente."
"Se non è un problema" intervenne Bellamy.
"No, va bene. Mostragli la stanza Clarke, è meglio se ognuno dorme nel proprio letto"
"Si certo mamma, grazie. Buon riposo"
"Altrettanto ragazzi."
Clarke guidò Bellamy verso quella che sarebbe stata la sua stanza, mostrandogli dove avrebbe trovato asciugamani e coperte.
"La mia stanza è quella davanti alle scale, se hai bisogno di qualsiasi cosa. Magari se ti svegli prima di me vieni a chiamarmi così facciamo colazione."
"Ok, grazie ancora, a dopo."
"A dopo"
                                                                                       *

L'orologio indicava le 11 e mezzo quando Bellamy aprì gli occhi.
Aveva dormito abbastanza considerando tutti gli avvenimenti.
Clarke era stata gentile a stargli vicino in un momento così, gli aveva fatto forza senza che lui le facesse capire che ne aveva bisogno.
Passò qualche minuto a rimuginare su tutte le cose che erano accadute la sera prima.
Si sentiva ancora male per il veleno che aveva sputato addosso a Octavia senza che lo meritasse. Clarke aveva inconsapevolmente alleggerito quel peso, aveva ragione quando diceva che Octavia era ciò che era grazie a lui.
Non poté fare a meno di ripensare ai brividi che gli percorsero la schiena quando la principessa poggiò il viso sul suo petto, mentre lo rassicurava. Non aveva mai provato una sensazione tale di leggerezza.
Si ricordò che aveva il permesso di andare a svegliarla per la colazione, così seguì le indicazioni e si ritrovò davanti a una porta socchiusa.
Quando la aprì rimase incantato per un attimo. Eccola la principessa.
Non si era ancora reso conto di quanto fossero perfetti i suoi lineamenti.
Si inginocchiò davanti al suo letto e le posò una leggera carezza sul viso, forse per lei impercettibile. Non voleva che la sentisse, voleva solo provare la sensazione di toccare quella pelle di porcellana.
Solo dopo questo gesto decise di chiamarla.
"Principessa, sveglia"
Il suo viso si corrugò, ma non aprì gli occhi. Bellamy le posò una mano sui capelli e riprovò.
"Principessa, mi avevi promesso una colazione"
"Bellamy, ho sonno. E mal di testa"
"Apri gli occhi"
"Fatto, non è cambiato niente"
"Pensavo che questa visione celestiale ti avrebbe fatta alzare più volentieri."
"Fottiti Blake"
In risposta le lanciò un sorrisino sghembo.
"E va bene, andiamo" disse Clarke scendendo dal letto.
Bellamy sorrise quando vide il pigiama della ragazza, sicuramente era il più sghembo e meno sexy di tutto l'armadio.
Andarono in cucina, Clarke iniziò a preparare qualcosa per la colazione, ma Bellamy la interruppe.
"Il minimo che posso fare per sdebitarmi è prepararti la colazione."
"Non c'è bisogno che tu lo faccia"
"Non obbiettare, siediti li e aspetta. Oggi pancakes Clarke, prepara i tuoi sensi" disse mettendosi ai fornelli.
"Spero che tu non menta"
"Hey, io non lo faccio mai"
Iniziò ad armeggiare con l'impasto, ma nel mentre cercava di fare conversazione.
"Allora Clarke, cosa fai nella vita?"
"Vuoi proprio saperlo? Cerco di capire cosa fare"
"Oh, wow. Avrei giurato stessi studiando medicina. Sai il tuo modo di valutare la ferita e tutte quelle cose lì"
"Questo era il progetto. Poi le cose sono cambiate."
"Sembri nata per quello principessa, non dovresti accantonare l'idea."
"Vorrei esserne certa. A proposito, come va la mano?"
"Bene, ne ho viste di peggio"
"Tu Bellamy, cosa fai nella vita?"
"Io sono un poliziotto, alle prime armi, ma mi posso definire tale."
Clarke scoppiò a ridere, non riusciva proprio a immaginarlo con la divisa.
"Che ti prende ora?"
"Scusa, con tutto il rispetto, ma proprio non riesco a vederti con la divisa"
"Beh Clarke, quando mi vedrai resterai incantata. Emano un certo fascino sai?"
"Oh, non vedo l'ora. A proposito, quando devi andare a lavoro?"
"Stasera."
"Pensavo di passare da Octavia, come avevamo detto ieri"
"Sarebbe fantastico."
"Dovrete parlarne prima o poi"
"Ho ancora bisogno di un po' di tempo, magari domani"
"Come vuoi, puoi stare qui quanto vuoi"
"Grazie Clarke. Visto che ci sei, ruba anche qualche vestito dal mio armadio"
"Giusto, non voglio vivere con una puzzola"
"Mi riempi sempre di complimenti vedo."
"Cosa ci vuoi fare, te li meriti"
Dopo pochi minuti Bellamy versò in un piatto i pancakes che condirono con nutella e fragole.
Clarke da prima scettica, quando assaggiò il primo boccone dovette ricredersi. Erano davvero una bontà.
"Okay, non montarti, ma non ho mangiato mai niente di così buono."
"Aah, finalmente un complimento come si deve principessa"
                                                                             *
Un ora dopo Clarke si ritrovò davanti a casa Blake.
Suonò il campanello più volte prima che una voce femminile le rispondesse.
"Sono Clarke, un amica di Bellamy"
Octavia scostò la tenda della finestra accanto alla porta principale, osservando con attenzione la figura di Clarke, solo allora aprì la porta.
Aveva visto la sorella di Bellamy solo due o tre volte nell'arco della vacanza estiva. Era una bambina molto buffa e socievole, gli occhi chiari e i capelli corvini che riusciva a ritrovare anche nella ragazza davanti a lei.
"Mi ha parlato di te. La bambina dell'estate" disse impassibile.
"Così sembra"
"Ti ha mandata lui?"
"In realtà mi sono offerta io. Va tutto bene?"
"Si, me la so cavare anche da sola"
"Allora vado a prendere i vestiti per Bellamy, se non ti dispiace, e vado via"
"E' la seconda porta a sinistra al primo piano."
"Grazie."
Clarke non conosceva l'indole di Octavia, ma immaginava che avesse ereditato almeno un po' del carattere di Bellamy, per questa ragione decise di non affrontare direttamente l'argomento. Era consapevole del fatto che se avesse voluto realmente parlarne sarebbe venuta fuori da sola.
Clarke iniziò a rovistare nell'armadio. Trovò un borsone con lo stemma della polizia che sarebbe stato adatto a trasportare gli abiti. Prese un po' di magliette, qualche felpa e così via.
D'un tratto sentì Octavia salire le scale, e fermarsi sullo stipite della porta.
"Sta da te?" Clarke sorrise soddisfatta alla domanda della piccola Blake, dandole le spalle, sapeva di avere ragione.
"Si" Clarke si voltò a guardare la ragazza prima di continuare. "E' dispiaciuto per quello che ti ha detto. Nei momenti di rabbia si tende a parlare a sproposito."
"Lo so bene questo"
"Oggi andrà a lavoro, ma credo che verrà a parlarti domani. Può restare da me quanto vuole, ma ha l'esigenza di chiederti scusa. Sei davvero importante per lui"
"Anche lui lo è per me"
"Sono felice di sentirtelo dire"
"Grazie per quello che hai fatto. Bellamy aveva ragione a parlare bene di te"
"Sembra farlo solo alle mie spalle"
"Lo fa quando vuole nascondere qualcosa. Sei forte Clarke, lo pensa anche lui"
"Beh, grazie Octavia. Ora vado. Lo manderò qui il prima possibile"
"Grazie"

***********************
Sono tornata! Un nuovissimo capitolo dove Clarke e Bellamy iniziano ad aprirsi l'un l'altra.
Abbiamo fatto la conoscenza di Abby e Octavia, spero che tutto ciò sia di vostro gradimento.
Il prossimo capitolo sarà incentrato sui Bellarke, diciamo che Bellamy aiuterà Clarke in un momento particolare.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, e ovviamente grazie a tutti!
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** You make me smile ***


Sotto consiglio di Clarke, Bellamy era andato a parlare con sua sorella. Entrambi erano molto dispiaciuti per le brutte cose che si erano detti, sapevano entrambi che la realtà era completamente diversa. Avrebbero potuto litigare, scannarsi, dirsele di tutti i colori, ma si amavano incondizionatamente, e questo non sarebbe mai cambiato.
"Ho bisogno che tu mi perdoni O" le aveva detto Bellamy presentandosi alla porta.
"Posso solo immaginare quanto sia difficile per te dire queste parole"
"Lo è."
"Bell, potrò insultarti e dirti che sei un mostro ancora un miliardo di volte, e potranno passare settimane senza che io ti rivolga la parola, ma sei mio fratello e niente può cambiare il bene che ti voglio."
"Mi dispiace per quello che ho detto."
"Anche a me. Vieni dentro Bell"
La notte il ragazzo era tornato a casa di Clarke, aveva sistemato la stanza nella quale era stato ospitato e dopo aver salutato e ringraziato le due padrone di casa tornò da sua sorella.
Erano passate circa due settimane da quel giorno, da allora non aveva più visto Clarke, e questo un po' lo infastidiva.
Bellamy aveva deciso di fare una corsa, doveva pur sempre tenersi in forma.
Ovviamente la corsa lo portò sulla spiaggia e ,ovviamente, non aveva per niente la speranza di incontrare Clarke proprio lì.
Fu felice di non essersi sbagliato, ma quando la vide sentì un nodo allo stomaco; la principessa era seduta sulla sabbia con la testa poggiata sulle sue ginocchia rannicchiate. Non esitò nemmeno un attimo ad avvicinarsi a lei, le scostò una ciocca di capelli color oro dal viso.
Nel suo volto ora scoperto si  aprì un espressione di felicità, che traspariva soprattutto dai suoi occhi, quando si ritrovò davanti quel ragazzo che riusciva a capirla al volo. Non poteva desiderare altro che parlare con qualcuno simile a lei in quel momento. Non sapeva quando fosse iniziato, ma Bellamy era l'unica persona con il quale si poteva mostrare debole, senza aver timore di essere giudicata. Lei poteva far cadere quella maschera e lasciar vedere cosa c'era davvero dietro.
"Bellamy"
"Hey, che succede?"
"Avevo bisogno del mare. E' passato un anno a oggi Bell"
Bellamy non disse niente, si sedette semplicemente vicino a lei e rimase a guardarla. Sapeva cosa Clarke stesse provando, e in quelle situazioni le parole non servono a tanto. Voleva solo farle sapere che lui era lì per ascoltarla se avesse voluto.
"Non ti ho mai detto come è successo."
"Non è necessario"
"Lo so, ma voglio dirtelo."
"Sono qui allora"
"E' successo in un incidente. E' morto sul colpo. In un istante mi sono ritrovata senza un padre."
Bellamy non poteva sopportare di vederla così, era il suo compito quello di farla sorridere. Così la prese tra le braccia e la portò più vicina a lui, la strinse forte a se, fino a quando quel contatto non la fece stare meglio, fino a quando lei non smise di piangere.
"Basta così principessa, sono il tuo giullare"
Un debole sorriso di fece spazio tra il viso di Clarke e Bellamy si sentì orgoglioso di se stesso.
"Cosa può farti stare meglio?"
"Hai un foglio e una matita?"
"No, ma posso rimediare" fece per alzarsi quando Clarke lo fece fermare.
"Ho un altra idea, vai a cercare due bastoncini, è ora di stendere un progetto"
"Vuoi fare un castello?"
"Non puoi tirarti indietro"
"Ti odio principessa, non devi raccontarlo a nessuno"
"Promesso"
"Questa è davvero un assurdità"
Bellamy si alzò e andò a prendere due ramoscelli da una pianta li vicino, ne porse uno a Clarke che iniziò a progettare.
Passarono alla realizzazione del progetto dopo una mezzora. Bellamy si ritrovò ad osservarla mentre provava a costruire una torre senza un secchiello, osservava il suo sguardo deluso quando non riusciva a farla rimanere in piedi, e quello soddisfatto di quando riusciva a creare qualche decorazione esattamente come l'aveva immaginata.
Era bella Clarke, anche se aveva il viso segnato dal pianto e gli occhi ancora un po rossi, ma non gli importava se anche per un attimo riusciva a farla stare meglio; in quel momento, quando dimostrava la sua forza era bellissima.
La ragazza lo sorprese mentre era incantato a guardarla.
Prese un sassolino e glielo lanciò sulla spalla.
"Hey!" esclamò lui.
"Sveglia Bell"
"Sono sveglissimo, non c'era bisogno di lanciarmi un sassolino"
"Guarda a che punto sei! A che pensi?" gliene lanciò un altro.
"Vuoi la guerra?"
"Vincerei comunque io"
"Vogliamo vedere?"
Bellamy si alzò per cercare di acchiapparla, ma Clarke fu più scattante e incominciò a correre.
A un certo punto riuscì a raggiungerla, le bloccò le mani con una sola e con l'altra se la caricò in spalla.
"Hai due alternative principessa"
"Bellamy, mettimi giù!" urlò Clarke dimenandosi in ogni modo possibile.
"Ah ah, preferisci il solletico o un bagno gelato?"
"Non tentarci Bellamy Blake"
"Ok decido io"
La adagiò di nuovo sulla sabbia cercando di tenerla ferma mentre si divincolava sotto di lui.
"Visto che non voglio farti ammalare il solletico dovrebbe andare bene"
"Ti prego no" gli urlò implorandolo.
Bellamy venne distratto da quello sguardo dolce, in un istante Clarke riuscì a scappare via.
"Vedi? La principessa è più furba del giullare"
"Fottiti Clarke"
"Sventola bandiera bianca Bell"
"Solo perchè abbiamo un opera incompiuta"
"Certo Blake!"
Quella sera Clarke tornò in una casa vuota. Sua madre era ovviamente a lavoro, l'unica cosa che sperava era che si fosse presa almeno la briga di pensare a suo marito.
Quei pensieri odiosi vennero interrotti da altri più felici, risalenti a quel pomeriggio sulla spiaggia.
Bellamy le era stato così d'aiuto, appena si era svegliata aveva pensato di non riuscire a superare quella giornata, invece era riuscita addirittura a sorridere.
Seguendo il suo istinto prese il telefono e scrisse un messaggio con l'intenzione di inviarlo al ragazzo.
"Grazie per oggi, non hai idea di quanto mi abbia fatto bene"
Scorse la rubrica alla ricerca del suo nome, solo allora realizzò che non aveva alcun numero a cui scrivere.
Avrebbe decisamente dovuto procurarlo.
 
                                                                                       *

La mattina seguente Clarke, avendo bisogno di qualche distrazione, pensò di telefonare Raven per sapere se le andava di fare un po' di shopping.
"Hey Raven"
"Clarke, che sorpresa!"
"Come stanno i due casinisti?"
"Oh, bene! Sono crollati l'altra notte, avevano un po' di postumi ma per il resto stanno bene"
"Ho visto Jasper l'altra sera, diciamo che i suoi ricordi arrivavano fino all'una di notte, poi buio totale"
"Con tutti i drink che ha bevuto!"
"Già! Senti, mi chiedevo se ti va di andare a fare un giro. Magari in un centro commerciale e ne approfittiamo per fare una chiacchierata"
"Molto volentieri. Aspetto chiarimenti su Bellamy Blake"
"E io sul ragazzo che ti ronzava attorno l'altra notte"
"Passo io, il tempo di cambiarmi e sono da te"
"Perfetto"
Raven arrivò dopo una mezzora davanti a casa di Clarke, e insieme andarono verso il centro commerciale.
Iniziarono a girare il primo negozio, Clarke decise di misurare già qualcosa.
"Questo ti sta molto bene"disse Raven quando l'altra uscì dal camerino con indosso un vestito blu.
"Lo prendo"
"Bellamy ne sarà felice" fece Raven con aria di scherno.
"Che dici Rav?"
"Raccontami, non posso più aspettare."
"Pago questo e poi andiamo a sederci al bar e ti racconto tutto."
"Affare fatto"
Dopo aver pagato il vestito, le due ragazze si concedettero un bel gelato e sedute su una panchina iniziarono a raccontarsi un po' di cose.
"Io e Bell ci conosciamo da tempo, eravamo bambini e abbiamo passato un mese di vacanza assieme, tutto qui"
"Tutto qui?"
"Abbiamo passato un po' di tempo assieme da quando ci siamo rincontrati. Ma certe volte non ci sopportiamo, non ci può essere di più di questo, credimi"
"Oh andiamo Clarke! Non fai fermare l'auto nel mezzo della strada, a quell'ora di notte per uno di cui non ti importa"
"Mi importa. Solo non in quel senso"
"Se non vi sopportate non potete essere amici"
"Raven"
"Sai che ho ragione"
"Che tipo è?" chiese curiosa di sapere.
"Lo sai più tu di me probabilmente. Sai durante l'adolescenza era un leader, uno di quelli super fighetti che tutti seguono come pecore, circondato dalle oche della scuola. Poi con l'incidente del padre è cambiato, si vede" non voleva sapere altri dettagli da Raven, erano cose personali che avrebbe preferito sentire da Bellamy.
"Parliamo di Wick invece? Che performance quella notte ragazza!"
"Lascia perdere! Era un bacio così, giusto per farlo stare zitto. Le sue battutine certe volte mi danno ai nervi"
"Ops, potrei dire la stessa cosa che hai detto tu a me"
"Ti odio"
"Lo sopporterò"
"In realtà potrebbe chiamarmi ogni giorno. Potrebbe volere un appuntamento serio"
"Bingo! Lo sapevo, sono un genio"
"Non esaltarti, non gli ho ancora detto di si"
"Dovresti!"
"Ah si? Quando tu dirai di si a Bellamy io risponderò a Wick"
"Con l'unica differenza che Bellamy non mi ha mai chiesto un appuntamento"
"Spero che Wick sia disposto ad aspettare allora"
"Potrebbe diventare centenario nel mentre"
"Io non ci scommetterei"

**************************
Sorpresa!
Mi sono liberata di un esame per cui ho deciso di pubblicare in anticipo.
Clarke in questo capitolo si mostra vulnerbile per la prima volta agli occhi di Bellamy, e lui ovviamente è pronto a consolarla.
Lo sappiamo, quando questi due mostrano i loro sentimenti l'un l'altra, non ce n'è per nessuno!
Per alleggerire un po' il capitolo ho inserito la scena con Raven, in cui le due approfondiscono la loro amicizia.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Aspetto i vostri pareri e vi ringrazio come sempre.
A presto!

 

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Capitolo 5
*** Bonfires and guitar ***


"Hey Bell!" esclamò Clarke osservando la porta di casa Blake spalancarsi.
"Ciao Clarke"
"Io e i miei nuovi amici stiamo organizzando un barbecue a casa di Jasper domani, mi ha dato il permesso di invitare chi voglio e pensavo potesse essere l'occasione giusta per farteli conoscere"
"Non passerò un intera serata con gli sfigati che ho preso in giro per anni"
"Bellamy! Si da il caso che siano miei amici e tu parti con dei pregiudizi sbagliati"
"Clarke non se ne parla"
"Puoi invitare Atom! Ci sarà anche Octavia"
"Atom ha da fare domani"
"Andiamo Bell! Non sono così male"
"E va bene! Ma a una condizione: se ti accorgi che non reggo più la situazione ti inventi una qualsiasi scusa e mi porti via da li."
"Affare fatto!"
"Vuoi entrare? Ti offro qualcosa"
"No, grazie ma devo scappare"
"A domani allora"
"Ok!"
Clarke tornò a casa trionfante, non credeva che sarebbe riuscita a convincerlo così facilmente.

                                                                                                      *

Clarke quella sera si presentò molto presto a casa di Jasper con l'intenzione di dargli una mano a organizzare.
Sistemarono una lunga tavolata in un angolo del giardino che riempirono di schifezze e spuntini, sistemarono il barbecue e tirarono fuori dalla soffitta un vecchio focolare che avrebbe mitigato la fresca serata autunnale.
"Quindi hai invitato Bellamy?"
"Si Jaz"
"Okay"
"So che non siete esattamente in buoni rapporti, ma sono sicura che non sarà così male"
"Lo spero! Abbiamo fatto un bel lavoro no?" disse spalancando le braccia verso il loro operato.
"Siamo una squadra fantastica!"si scambiarono il cinque soddisfatti.
Ora mancavano all'appello le bibite, il ghiaccio e la carne da grigliare.
Gli incaricati, Raven e Monty arrivarono dopo qualche minuto con tutto l'occorrente.
Verso le sette iniziarono ad arrivare gli invitati, vecchi compagni di scuola di Jasper e Monty, qualche ragazzo che aveva già conosciuto durante la serata al bar e infine i fratelli Blake.
Octavia si precipitò subito a salutare Jasper; Clarke non aveva mai sentito la storia di come fosse nata la loro amicizia, pensò che si sarebbe dovuta informare.
Bellamy rimasto solo si incamminò verso la principessa che in quel momento era in compagnia di Raven.
"Ragazze" disse Bell a mo' di saluto.
"Bellamy Blake" rispose Raven prima che Clarke potesse dire qualcosa.
"Raven Reyes"
"Voi due vi conoscete?" intervenne Clarke.
"Diciamo di si" disse Bellamy mostrando uno dei suoi sorrisi sghembi.
"Non me ne avete mai parlato"
"Io mi dileguo, lascio a te il compito Bellamy" disse l'amica di Clarke allontanandosi di fretta.
"Non sapevo fosse nel tuo giro di amicizie" disse Bellamy con una punta di imbarazzo.
"Lo è. Sto aspettando di sapere!"
"Non è niente, abbiamo passato una notte insieme. Lei voleva dimenticare Finn, il suo ragazzo che si era trasferito, e io non avevo di meglio da fare"
"Io ero l'altra ragazza di Finn"
"Scherzi? Siete amiche nonostante questo?"
"Finn è una storia vecchia, nessuna delle due prova rancore per questo"
"Sai pensavo che con la rivalità tra donne.."
"Non è il nostro caso"
"Quindi nemmeno io sarò oggetto di discussione?"
"Sei stato solo l'avventura di una notte, e poi non ho motivo di essere gelosa"
"Ah si?"
"Si"
"Mi ferisci profondamente così"
"Idiota"
Il loro discorso venne interrotto da Octavia che si avvicinò insieme ad un ragazzo, alto, carnagione scura, un fisico ben piazzato. La piccola Blake aveva già parlato di lui a Clarke durante l'organizzazione del barbecue. Non le aveva fornito tanti dettagli, ma da come ne parlava le sembrò di capire che non fosse un semplice amico.
Clarke non poté fare a meno di guardare in direzione di Bellamy e notare il suo sguardo tutt'altro che felice.
"Clarke, Bell! Che fortuna beccarvi assieme, vi vorrei presentare Lincoln, il mio amico"
"Ciao Lincoln, Oc mi ha parlato tanto di te! Piacere di conoscerti!" disse Clarke porgendogli la mano gentilmente.
"Io sono il fratello di O" disse Bellamy mantenendo le braccia conserte e un espressione, decisamente troppo seria, sul volto. Dopo le sue parole nell'aria iniziò a sentirsi una certa tensione.
Lincoln in tutta risposta non aprì bocca, rimase semplicemente a fissarlo con aria di sfida.
"Emm scusatelo, non è un tipo di tante parole" intervenne Octavia.
"Ci piacerebbe restare un altro po, ma io e Bellamy abbiamo il compito di sistemare le bibite, ci vediamo dopo" Octavia ringraziò Clarke per aver salvato la situazione, cercando di non farsi notare dai due ragazzi, e si allontanò con Lincoln.
Quando furono abbastanza lontani Clarke prese Bellamy in un angolo della casa.
"Bellamy Blake!"
"Dimmi principessa"
"Meno male che la rivalità dovrebbe essere donna!"
"Mi sono solo comportato da fratello maggiore!"
"O meglio da stupido! Complimenti per la bella figura che avete fatto"
"Vorrei trovare un modo per tappare quella tua boccaccia ogni tanto!"
"Bellamy!"
"Non ho fatto niente!"
"Si respirava gelo se non te ne sei reso conto"
"Senti lui non ha fatto altro che guardarmi come se volesse darmi un pugno in un occhio, scusa se non mi sono mostrato in tutta la mia gentilezza"
"In certi momenti mi dai ai nervi"
 Proprio in quel momento Raven si affacciò da un muro che contornava il loro angolo e li disse:
"Hey voi due! Unitevi al cerchio! Jasper ha portato fuori la chitarra".
"Un altra dote nascosta dello sfigato" disse Bellamy alzando gli occhi al cielo.
"Sta zitto!" rispose Clarke tirandogli un leggero pugno su un braccio.
I due si unirono al cerchio dopo aver preso qualche scorta di cibo e marshmallow da arrostire.
Jasper stava dando dimostrazione delle sue doti canore con scarso successo viste le facce dei pochi presenti rimasti.
"Amico, non ti voglio offendere, ma sei davvero una frana" disse Bellamy quando finì di cantare una prima canzone.
"Bellamy suona tu!" intervenne Octavia.
"Non lo faccio mai davanti agli altri"
"Tieni, non si discute! Mi sono stancato di sentire le mie stesse stecche" intervenne Jasper porgendogli la chitarra.
"Non sapevo che suonassi" gli disse Clarke.
"Oltre O, sei tra le prime che avrà l'onore di sentirmi" le disse prima di farle un occhiolino. Non aveva ancora in mente nessuna canzone prima di guardarla, poi le dita iniziarono a muoversi sulle corde senza che nemmeno se ne accorgesse e iniziò a cantare.

 Still my heart and hold my tongue                                                                         Ruba il mio cuore e fammi tacere
 I feel my time, my time has come                                                                          io sento che che il mio momento è arrivato
 Let me in, unlock the door                                                                                   lasciami entrare chiudi la porta
 I never felt this way before                                                                                   non mi sono mai sentito così prima

 The wheels just keep on turning                                                                           e il volante continua a girare
 The drummer begins to drum                                                                               il batterista comincia a suonare
 I don't know which way I'm going                                                                          non so in che modo io stia andando
 I don't know which way I've come                                                                         non so in che modo io sia arrivato

 Hold my head inside your hands                                                                          stringi la mia testa tra le tue mani
 I need someone who understands                                                                       ho bisogno di qualcuno che capisca
 I need someone, someone who hears                                                                 ho bisogno di qualcuno qualcuno che ascolti
 For you I've waited all these years                                                                       per tutti questi anni ho aspettato te.




Quando ormai si erano fatte le due di notte l'allegra compagnia si era stancata di cantare e raccontare storie divertenti, molti dei ragazzi erano già andati via, così i pochi rimasti aiutarono a portare dentro casa sedie e tavoli, per poi salutare tutti e tornare a casa.
In quel momento Clarke vide Bellamy, si avvicinò a lui.
"Hey" disse lui vedendola arrivare.
"Sto tornando a casa, ci vediamo in giro"
"Vuoi che ti accompagni?"
"Devo solo attraversare la strada"
"Lo so" disse aprendole la strada verso l'uscita.
"Allora, non ti facevo tipo da chitarra e falò"
"Ti ho detto che questa era un eccezione"
"Sei bravo"
"Ti ho sentita, te la cavi bene anche tu"
"Beh, grazie"
"Sapevi di questo amico di O?"
"In realtà si, mi ha detto di volerlo portare al falò"
"Devo essere geloso?"
"Lasciala stare, non vorrai litigarci per una cosa così vero?"
"So quando smettere"
"Bene! Il nostro lungo tragitto è finito"
"Ci vediamo principessa"
"Bell aspetta" disse richiamandolo a se "perchè quella canzone?"
"Oh beh, è la prima che mi è venuta in mente"
Clarke guardò un attimo nei suoi occhi, poi voltò le spalle verso casa sua.
Era stato solo un attimo, eppure aveva pensato che quella canzone fosse stata scelta almeno un po' per lei.


********
Con assoluto ritardo ma sono tornata!
Avrei voluto aggiornare all'inizio della settimana scorsa ma ho trovato un volo conveniente e ho deciso di partire. Ci voleva proprio!
Comunque ecco il capitolo; l'ho scritto di fretta, spero non lo troviate noioso e che non ci siano troppi errori. So che Bob canta e non ho potuto fare a meno di inserire una scena in cui lo fa anche Bell. La canzone è Til Kingdom Come dei Coldplay.
Ho scritto anche i prossimi capitoli, ma non ho ancora deciso se pubblicarne prima uno in cui Bellamy e Clarke avranno a che fare con un ballo o l'incontro con Finn. Di quest'ultimo ho scritto due versioni, una in cui Bellamy è un finto fidanzato e una in cui è semplicemente geloso di Clarke.
Insomma, non ho esattamente le idee chiarissime! Magari nelle recensioni scrivetemi cosa vi piacerebbe vedere, ve ne sarei grata!
Grazie a tutte le persone che hanno letto, recensito e inserito la storia nelle varie categorie.
A presto!

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Capitolo 6
*** The only one princess ***


"Hey" disse Bellamy impacciato davanti alla porta di casa Griffin.
"Ciao, entra" disse Clarke facendo un passo indietro. "Come mai qui?"
"Tutto questo è molto imbarazzante, ma ti devo chiedere un favore"
"Non può essere più imbarazzante della tua faccia in questo momento, dimmi"
"Ogni anno il corpo poliziesco organizza un ballo, di solito i poliziotti semplici come me non partecipano, ma il mio capo ha un impegno e ha chiesto a me di fare le veci per la nostra squadra. Ho bisogno di un accompagnatrice, chiederei a O, ma sarà in gita con la scuola. Quindi la cosa imbarazzante è chiederti se ti va di accompagnare il soldato Blake"
"Dovrò indossare uno di quegli abiti tulle e pizzo?"
"Si, lo so è orrendo. Non ci andrei, ma sono a caccia di una promozione e ogni occasione è buona per compiacere il mio capo"
"Ci sto"
"Sei seria?"
"Si!"
"Ti devo un favore!"
"Sarà divertente sfottere il resto degli invitati no?"
"Non posso darti torto. Il ballo è lunedì, passo a prenderti alle 7. Puoi fare trucco e parrucco a casa tua, ma non puoi arrivare già vestita, il bon ton non lo consente"
"Che altre regole devo seguire?"
"Non ti preoccupare, il resto non è importante."
"Allora ci vediamo lunedì"
"Ciao Clarke"

                                                                                  *

Clarke tornò a casa dopo aver passato il pomeriggio a chiacchierare del più e del meno insieme a Jasper e Raven.
"Mamma, sono a casa!" urlò chiudendo la porta d'ingresso con un tonfo.
"Clarke! Vieni un attimo in cucina" rispose Abby.
La ragazza, senza rispondere si avvicinò nella stanza indicata dalla madre, curiosa di sapere cosa avesse da dirle.
"Che succede?"
"C'è un pacco per te" disse la donna facendo cenno al tavolo su cui era posato il pacco. Era una grossa scatola rosso scuro circondata da un fiocco bianco.
"Chi l'ha lasciato?"chiese Clarke sorpresa.
"Bellamy, mi ha chiesto di dartelo"
"Oh, grazie"
"Passate tanto tempo insieme" affermò Abby con fare investigativo.
"E' un buon confidente"
"Come sta la sua famiglia? Mi piacerebbe rincontrarli"
"Non ha più dei genitori mamma, ha solo Octavia"
"Oddio, è terribile"
"Già"
"Quando è successo?"
"Lui era appena diventato maggiorenne. Non voglio parlare con te di questo, scusa. Sono cose che mi ha raccontato in privato e so che non deve essere stato facile."
"Oh, certo. Ti lascio aprire il pacco da sola, ci vediamo a cena"
Abby lasciò la stanza senza aggiungere altro, mentre Clarke si avvicinò alla scatola.
Si soffermò un attimo su quella, poi la aprì. Dentro, riposto con cura, c'era un abito bianco in tulle e pizzo, di tanto in tanto qualche perlina o qualche filo argentato spezzavano la ripetitività del colore.
Clarke scorse un biglietto, e dopo averlo aperto lesse il contenuto.
 
"Ho pensato che almeno l'abito dovesse essere a mio carico.
Era di mia madre, Octavia si è divertita a sforbiciare per
dargli un tocco più moderno. Spero ti piaccia, sono convinto
che farai vedere a tutti chi è la vera principessa.
A lunedì.                                                            Bellamy."

                                                                                                           *

Clarke era pronta, vestita truccata e acconciata come forse non lo era mai stata. Era il suo turno di scendere le scale, alla fine della quale avrebbe trovato Bellamy ad aspettarla.
Non l'aveva ancora visto quella sera, aveva avuto un imprevisto che gli aveva impedito di passarla a prendere.
Sentiva una leggera ansia addosso, come se ce ne fosse stato davvero bisogno. Avrebbe solo dovuto sorridere tutta la sera e cercare di non rotolare giù per le scale. Il resto sarebbe andato bene, Bellamy era giù ad aspettarla.
Così, quando fecero il suo nome, strinse forte la balaustra e iniziò a scendere il primo gradino con la massima attenzione, e così via con il secondo , il terzo, fino a quando non trovò finalmente la sicurezza di alzare lo sguardo.
E trovò Bellamy, con la sua divisa ben stirata, senza tanti onori e medaglie varie, come era ovvio per un semplice poliziotto.
Era sicura che ne avrebbe guadagnate tante durante la sua carriera. Poi sollevò ancora un po la testa per inquadrare bene il suo viso, aveva uno sguardo leggermente imbambolato, ma un espressione seria e concentrata e i capelli meno ribelli del solito.
Quando arrivò all'ultimo gradino le tese la mano con un sorriso, e accettandola si dispersero in mezzo alla folla della sala.
Presero il primo calice di champagne dal vassoio di un cameriere, e Bellamy la guidò verso un uomo con cui iniziarono un discorso su qualcosa che Clarke non fu abbastanza attenta a seguire.
Così trascorsero l' ora successiva a chiacchierare con signori distinti che si complimentavano con Bellamy per la bellezza della sua accompagnatrice e iniziavano a parlare di argomenti troppo pesanti per la quantità di alcol ingerita in quel lasso di tempo.
Clarke, quando decise che poteva bastare, con una scusa più o meno accettabile si allontanò dalla sala per rifugiarsi nel bel giardino sul retro.
Bellamy, ovviamente, colse la palla al balzo e dopo pochi minuti riuscì a liberarsi anche lui e la raggiunse.
"Dopo la strage di cuori che hai fatto lì dentro mi sembra assurdo trovarti qui tutta sola" disse alle sue spalle.
"L'unica conquista a cui ero interessata era già accompagnato. Parlo del bel principino dagli occhi azzurri e i capelli biondi" scherzò Clarke voltandosi a cercarlo.
"Dei gusti molto originali principessa"
"Non ne potevo più di finti sorrisi e chiacchierate sulla pace nel mondo"
"Ti capisco." Bellamy fece ancora qualche passo verso Clarke e sedette a fianco a lei.
"Tu non sei riuscito a portare via nemmeno una di quelle accompagnatrici che ti mangiavano con gli occhi?"
"A cosa mi servono se ho la più bella della serata?"
"Beh, non posso darti torto"
"A parte gli scherzi Clarke, sei da togliere il fiato stasera"
"Grazie, anche tu non sei male in questa versione da ufficiale"
"Ti avevo detto che la divisa mi dona"
"Maledetto il giorno in cui ci ho riso su"
La suoneria del telefono di Clarke interruppe quello scambio di battute.
"E' Raven, vuole sapere come va la serata, le rispondo dopo"
"Come vuoi"
"Non ti ho ancora ringraziato per l'abito, so quanto ci tieni"
"Sono felice che sia tu a portarlo."
"E' davvero bellissimo, O si è proprio sbizzarrita"
"Non le sembrava vero che io le avessi chiesto una cosa del genere"
"Me la immagino"
"Sai, mia madre amava questi balli"
"Anche tuo padre era un poliziotto?"
"Si, cercava di portarla ogni anno. Mia madre non me ne ha mai parlato, ma a volte, prima di andare a dormire, raccontava a Octavia quanto fosse stato bello un determinato ballo"
"Non è stato difficile per te cambiare questo abito?"
"L'ha creato lei, sai? Come tutti gli altri abiti che ha usato per i balli. Ci ho pensato prima di farlo, ma alla fine non lo è stato. Appartiene al passato, tu sei qui ora, e sono felice che sia tu"
Clarke non disse niente, si limitò a posare la testa sulla spalla di Bellamy.
"Dovremmo fare una foto ricordo"
"Credo ce ne abbiano scattato troppe per oggi"
"Vero, ma io intendo una solo nostra" 
"Come desidera principessa. Faccio io" Bellamy prese il telefono della ragazza e scattò una foto più o meno guardabile.
"La pubblico" affermò Clarke.
"Ho una faccia da ebete"
"Non preoccuparti Bellamy" disse schernendo il ragazzo.
Pubblicò la foto scrivendo una semplice descrizione: "Una serata principesca". Successivamente ripose il telefono nella clutch e tornò ad accomodarsi sulla panchina.
Era così immersa nei suoi pensieri che non vide Bellamy illuminarsi per la musica che si stava diffondendo all'interno della sala.
"Cosa sentono le mie orecchie! E' arrivata la parte interessante della serata" disse entusiasta il ragazzo.
"Cosa intendi?" chiese destandosi dai suoi pensieri.
"La parte dove si balla"
"Io non ballo"
"Era sottinteso che dovessi farlo, siamo ad un ballo"
"Non ho idea di come si faccia"
"Basta che segua me"
"Ti odio"
"Ho un faccino troppo bello per essere odiato oggi"
Bellamy riuscì a portare Clarke in pista senza ulteriori lamentele, prese una mano tra la sua e posò l'altra sul suo fianco.
"Bellamy, non so davvero da dove iniziare"
"Avvicinati di più, lasciati andare. Ti guido io."
La ragazza fece un lungo passo verso lui e lasciò che il braccio possente del ragazzo le stringesse la vita. Posò il mento sulla sua spalla e provò a seguire Bellamy che muoveva i primi passi, fallendo miseramente.
"Ti ho detto di lasciarti andare, fidati"
"La fai semplice tu"
"Chiudi gli occhi e pensa a qualsiasi cosa ma non ai tuoi piedi"
Clarke provò ad ascoltare seriamente Bellamy e seguì il suo consiglio.
La sua mente divagò, fino ad accorgersi delle loro mani, due intrecciate tra loro e quella di lui sul suo fianco.
Non ci aveva ancora fatto caso, il suo cuore iniziò a battere più forte.
Aveva ballato tante volte ai balli scolastici, ma quel momento era così diverso. Il modo in cui Bellamy la stringeva a se, il profumo familiare della sua giacca, il suo corpo completamente abbandonato a lui, perchè se c'era una cosa di cui era sicura era di potersi fidare di quel ragazzo.
"Hai visto? Stai andando alla grande"
Non disse niente, mantenne ancora gli occhi chiusi e abbozzò un mezzo sorriso.

                                                                                                   *

Più tardi, a casa, Bellamy vide la sua foto con Clarke, dopo aver aperto la notifica sul suo cellulare. Si accorse che Raven aveva lasciato un commento sotto la foto.
"Siete una meraviglia, io vi shippo!"
Bellamy non aveva mai sentito quel termine, ma non ebbe tempo di cercarlo su google, perchè la schermata si illuminò avvisandolo di una chiamata in arrivo da parte di Octavia.
"O, come va?"
"Ciao fratellone! Bene, ci stiamo divertendo tantissimo! Ho provato a sciare ma sono troppo imbranata, ho rotolato un paio di volte ma sono ancora integra."
"Felice di sentirlo!"
"Come è andato il ballo?"
"Benissimo. Non mi sono annoiato alla fine"
"Merito della tua accompagnatrice scommetto! Le è piaciuto l'abito?"
"L'ha adorato, le stava benissimo"
"Sono una sarta fantastica"
"Anche un po' montata"
"Un po'!"
"O, mi stavo chiedendo, cosa vuol dire in gergo di voi ragazze shippare?"
"In realtà penso tu stia parlando di gergo telefilmico! Significa quando vuoi che due persone stiano assieme."
"Oh, capisco."
"Mi puoi spiegare il perchè di questa domanda?"
"Sono sicuro che te ne accorgerai da sola"
"Se lo dici tu! Ti chiamo appena posso ok? Non stare in pensiero come sai fare. Buonanotte Bell"
"Va bene, buonanotte O"


*********
Un nuovo capitolo tutto per voi!
Ho scritto tantissimo in questi giorni e non vedo l'ora di farvi leggere tutti i nuovi capitoli, così eccone uno in anticipo!
Non so che dirvi, spero si commentino da soli! Non potevo fare a meno di inserire Raven che inizia a shipparli :')
Fatemi sapere che ne pensate!
A presto 

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Capitolo 7
*** Mistakes ***


Era una bella serata d'autunno, di quelle in cui la temperature è ancora estiva e si sentono i grilli cantare.
Clarke aveva parlato al telefono con Wells, il suo migliore amico, per circa un’ora.
Gli aveva raccontato dei nuovi amici, della serata fuori, di Raven e aveva accennato anche a Bellamy.
Dopodiché aveva deciso di uscire a fare un giro in un centro commerciale, che era terminato con un aperitivo in un piccolo locale al suo interno.
"Ciao Clarke"
Clarke si voltò a osservare una figura al suo fianco, di certo era l'ultima persona che pensava di vedere quel giorno.
"Finn?"
"Sorpresa!" esclamò allargando le braccia.
La ragazza si perse per un istante a osservare i suoi lineamenti, rimasti invariati se non per la leggera barba cresciuta sul suo volto e i capelli leggermente più corti.
Le passarono davanti i bei momenti, ma soprattutto la sofferenza che le aveva causato.
Finn era stato importante per lei, c'erano momenti in cui era convinta di averlo amato davvero, per come la faceva ridere, per come si sentiva felice di tornare a casa e sentire ancora il suo profumo addosso. Non poteva negarlo, loro erano stati qualcosa di speciale, fino a quel giorno.
Tornò alla realtà chiedendosi cosa volesse da lei ora che era passato così tanto tempo, che erano cambiate così tante cose.
"Puoi dirlo forte." gli rispose fredda.
"Allora, come stai?" disse sedendosi al suo tavolo.
"Non mi hai parlato da quel giorno e ora ti comporti come se niente fosse?"
"Allora parliamone ora"
"Non ho niente da dirti"
"Io si, ogni tanto ci penso a noi due, e mi dispiace"
"Sono passati due anni, sono andata avanti. Fine della storia Finn!"
"Lo so, ma è anche vero che in questi anni non ho mai avuto il coraggio di chiederti scusa e provare a rimediare."
"Non ha più senso ormai"
Alzando gli occhi e cercando di evitare quelli di Finn, Clarke trovò quelli di un'altra persona.
Bellamy era al bancone che osservava la scena con occhi sbarrati, non riusciva a realizzare che la ragazza che aveva conosciuto potesse essere seduta a quel tavolo a parlare con la persona che le aveva spezzato il cuore.
"Bellamy!" quasi gridò appena vide un’occasione di liberarsi da quella situazione davanti ai suoi occhi.
"Che ci fai tu qui?" disse Bellamy con tono distaccato.
La ragazza si alzò dal tavolo sotto lo sguardo attento di Finn, e una volta arrivata proprio di fronte a Blake posò una mano sul suo petto e chiuse le distanze tra loro posando un bacio sulle labbra del ragazzo. Bellamy rimase di pietra. 
Non capiva cosa stesse accadendo in quel momento; da una parte sentiva un certo disappunto nei confronti di quella situazione, dall'altra non potè fare a meno di realizzare che quel bacio era qualcosa che lui desiderava.
Separandosi Clarke ruppe l'incantesimo e gli sussurrò: “Reggimi il gioco”
"Stavo bevendo una cosa al bar e ho incontrato Finn"
"Va tutto bene?" chiese in tono protettivo.
"Direi di si. Come mai qui?"
"Oh, niente sto seguendo un caso."
"Quando finisco andiamo a cena? C'è un locale bellissimo qui di fronte."
"Ok, ti aspetto lì"
"A dopo"
Clarke si tuffò nuovamente sul viso di Bellamy, che prontamente si mosse e trasformò quello che sarebbe stato un altro bacio sulla bocca in uno sulla guancia.
Il ragazzo fece un gesto a mo’ di saluto in direzione di Finn e poi andò via, mentre Clarke tornò al tavolo.
"E' per lui che non puoi?"
"Anche se lui non ci fosse, non saresti tu Finn. Mi hai ferita troppo perchè possa succedere."
"Mi dispiace"
"Lo so. E so che tu e Raven state provando a mettere da parte tutto e tornare amici. Ma tra noi non è lo stesso."
"E' stato bello rivederti"
Lasciò una banconota sul tavolo e se ne andò senza lasciare a Clarke la possibilità di dire altro.
    
                                                                      *
                                                 

Un’ora dopo Clarke era davanti al ristorante in cui avrebbe dovuto incontrare Bellamy.
I minuti passavano interminabili, ma il ragazzo sembrava essere deciso a non presentarsi.
Venne distratta da un gruppo di ragazzine che passeggiavano nell'altro lato della strada, tra le quali riconobbe Octavia.
Urlò più volte il suo nome prima di attirare la sua attenzione e vederla attraversare la strada per parlarle.
"Hey Oc!"
"Clarke! Ciao, quanto tempo!"
"Già, come stai?"
"Tutto sommato bene, tu?"
"Non mi lamento."
"Il barbecue alla fine è stato un successo vero?"
"Io l'ho adorato, lo stesso vale per tuo fratello anche se vuole far finta che non sia così"
"Ti ha detto qualcosa riguardo a Lincoln?"
"Mi ha chiesto se fosse il caso di iniziare a preoccuparsi; ho provato a frenarlo, spero abbia funzionato! Siete bellissimi insieme"
"Ho paura di come reagirà! Grazie!"
"Lascialo perdere, lo accetterà vedrai"
"Sai c'è la questione dell'età e credo non si sia bevuto la storia dell'amicizia"
"Già, su questo concordo! Ma ripeto, se è lui che vuoi, lascialo perdere! Lincoln dovrà avere un po di pazienza ma passerà. A proposito di tuo fratello, sono qui ad aspettare lui, sai che fine ha fatto?"
"Sei sicura che doveste incontrarvi? Era a casa in tuta fino a 10 minuti fa"
"Già, forse c'è stato un errore. Magari passo a casa vostra"
"Sarà sicuramente lì. Io vado, le altre mi aspettano."
"Oh, certo! Scusa se ti ho trattenuta e buon divertimento"
"Non preoccuparti! Ciao Clarke, a presto."
"Ciao O!" disse con un cenno della mano.
Come Octavia aveva detto, Bellamy era a casa a fissare invano dei documenti sul caso che stava seguendo.
Quello che aveva dovuto sopportare al bar era stato decisamente troppo.
Clarke aveva ribadito più volte che tra lei e Finn non c'era più niente, che era tutto passato, perchè allora lui era lì?
L'aveva infastidita? O era lì perchè voleva riprovare a stare insieme a lei?
Un milione di altre domande si affollavano nella sua mente, senza che lui potesse fare nulla per fermarle.
E poi ripensava a quel bacio, così egoistico e senza senso, cosa che a quanto pare non era stato per lui. Per lei era stato un gioco per liberarsi più facilmente di Finn? Una facile via di fuga? Forse era quello che era sempre stato ai suoi occhi.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del campanello.
Si trascinò fino alla porta, trovando sulla soglia Clarke.
"Ti aspettavo al ristorante" disse la ragazza.
"Pensavo facesse parte della commedia" rispose scettico.
"Sai che non è così"
"Pensavo di sapere tante cose Clarke, invece guarda tu!" esclamò alzando leggermente il tono della voce.
"Di cosa parli?"
"Pensavo fossi una persona diversa, una che affronta gli ostacoli, se così li possiamo chiamare, che la vita le pone davanti! Invece stasera hai fatto uso di uno stupido trucchetto per liberarti del tuo stupido ex"
"Oh andiamo Bellamy!"
"Cosa gli dirai quando scoprirà che io e te non siamo niente?"
"Non lo scoprirà!"
"E se dovesse farlo? Non potevi semplicemente dirgli che non provi più niente per lui al posto di usare me? O forse è questo il problema? Provi ancora qualcosa per lui ed era più facile ovviare la situazione, è così?"
"Gli ho detto che tra noi non ci può essere più niente se è quello che vuoi sapere, ok? E' solo che quando ti ho visto lì ho pensato che per una volta potevo semplicemente percorrere una strada più breve!"
"E io ero lì"
"Si, tu eri lì"
"E' questo che sono? La strada più breve?" chiese serio dopo un attimo di silenzio.
"Si può sapere che ti prende?"
Bellamy non parlò. Si limitò a guardarla negli occhi, era certo che avrebbe capito. E fu così, riuscì a farle capire esattamente cosa sentiva in quel momento.
"Se ti ho ferito, se ho fatto qualcosa che ti ha fatto del male mi dispiace Bellamy, non era mia intenzione." disse infatti Clarke, provando a sviare l'argomento.
Preferiva non sentire ancora la risposta a quella domanda.
"No, va bene" disse lui prendendo la decisione di lasciar correre "E' solo che ho visto Raven e immagino che tu non ti sentissi meglio quando l'hai scoperto. Mi ha allarmato il fatto che lui abbia riportato alla luce questa storia dopo tanto tempo."
"E' bello il modo in cui ti preoccupi" esordì.
"Ci vediamo in giro principessa"
"Ciao Bell."
 
******
No, non sono stata rapita!

Sono in ritardo imperdonabile, ma dopo essere tornata dalle vacanze il mio computer si è fuso.
Il computer alla fine era irreparabile e da qui a recuperare i dati ce n’è voluto! Ma ora sono di nuovo in pista.
In compenso in questo arco di tempo ho iniziato a leggere i libri di the 100. Ho letto il primo in italiano e dopo la conclusione, non potevo aspettare così ho letto il secondo in inglese.
Vi dirò che per quanto riguarda l’intreccio, le vicende in comune sono ben poche, ma preferisco di gran lunga la serie tv, anche se il libro non è nemmeno così male come ho letto in alcuni commenti. In più, visto le poche gioie che ci regala Jason, se volete vedere il Bellarke, allora vi consiglio di non aspettare oltre. Il rapporto tra i due si sviluppa già dai primi capitoli. Non si “odiano” come facevano nelle prime puntate della serie, ma si confidano, litigano, fanno pace (e come fanno pace!). Insomma, sono bellissimi.
Dopo questa luunga parentesi parliamo un po’ del capitolo.
Clarke si libera di Finn, ma bacia Bellamy.
In quell’istante il ragazzo capisce che era quello che voleva, per davvero! Il fatto che sia stato un gioco non scende giù, e nella scena in cui litigano lui vorrebbe urlarle la confusione che ha dentro, e quella certezza che lo ha assalito dopo il bacio. Non lo fa perché sa che lei non è ancora pronta, forse in fondo non lo è nemmeno lui.
Il prossimo capitolo vedrà l'intera squadra alle prese con un po' di divertimento. Aggiornerò prima della metà di settembre salvo imprevisti.
Non mi dilungo oltre. Vi aspetto e vi ringrazio perché seguite questa storia.
A presto!
P.S. spero non ci siano troppi errori, vado di fretta!
 

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Capitolo 8
*** Shoot ***


Clarke aveva deciso di passare la serata a leggere uno dei suoi libri, nonostante fosse disturbata dal fracasso proveniente dalla strada.
Pensò di andare a controllare la situazione, ma non aveva davvero la minima voglia di uscire dal suo poco attraente pigiama in pail.
Dopo cena si limitò a spostarsi in una stanza più interna della casa in modo da poter stare in tranquillità.
La tranquillità durò ben poco, perchè qualcuno iniziò a suonare insistentemente il suo campanello.
Scocciata, scese le scale e aprì la porta per trovarsi davanti Raven, Jasper e Monty, che scoppiarono a ridere non appena  Clarke si mostrò alla luce.
Doveva ammetterlo, di certo la sua acconciatura casual e il suo abbigliamento non la facevano splendere.
"Clarke, non hai per niente un bell'aspetto" disse Raven in tono scherzoso.
"Già, non sarei dovuta scendere così"
"Visto che non stai facendo niente di così interessante, cambiati e esci fuori"
"Ho ancora mezzo libro da leggere e.."
"Non se ne parla ragazza, vestiti e vieni a divertirti!" disse Jasper con un tono decisamente troppo agitato.
"Non costringermi a tirarti fuori di casa conciata così" disse Raven.
"Sai che sarebbe capace di farlo!" Esclamò Monty scambiando uno sguardo d'intesa con la ragazza.
"E va bene, mi cambio!"
"Un applauso per Clarke!" urlò Jasper già ubriaco fradicio.
Dopo 10 minuti Clarke era pronta, per modo di dire, visto che il suo aspetto non era migliorato poi così tanto.
Uscì in cortile dove i suoi amici la stavano aspettando e dopo aver girato l'angolo si ritrovò immersa in un mare di persone.
Sembrava una di quelle stupide feste universitarie che ogni tanto le capitava di vedere nei film, con ragazzi che ballano, altri che bevono a testa in giù da un barile e via dicendo.
"Andiamo ragazza, è ora di ballare!" disse Raven facendosi largo in mezzo alla folla.
"Rav, aspettami!"
Troppo tardi, non riusciva più a distinguere i suoi amici. Si guardò intorno spaesata, fino a quando non incontrò due occhi familiari.
Se ne stava in piedi in un punto più alto della strada a controllare la situazione, con il suo solito aspetto da leader.
Quando vide Clarke il suo sguardo si rilassò e si avvicinò a lei.
"Cos'è tutto questo?" chiese Clarke quando fu abbastanza vicina.
"Niente, solo una stupida tradizione del quartiere" urlò Bellamy per farsi sentire.
"Non fa decisamente per me. Penso che tornerò a casa!"
"Ah ah, ferma! Oggi principessa parteciperai a questa festa; sai, fa bene divertirsi una volta tanto"
"Dici che me lo merito?"
"A giudicare dal tuo aspetto dico che ne hai bisogno. Lasciati andare, ci penso io a tenerti d'occhio, sempre se non hai paura del post sbornia."
Avrebbe davvero voluto credere alle sue stesse parole, ma la principessa era irresistibile anche con l'aspetto leggermente più trasandato del solito per lui.
"Una volta tanto posso sopportarlo."
"Vai allora"
"Non è giusto che tu rimanga qui"
"Qualcuno deve tenervi d'occhio! Inoltre sono un poliziotto devo mantenere un certo comportamento"
"Questa mi è piaciuta"
"Che ci fai ancora qui? Muoviti!" disse dandole una leggera spinta.
Clarke lo guardò ancora una volta come per cercare un ulteriore conferma, poi con passo spavaldo si disperse in mezzo alla.
Bellamy rimase nella stessa posizione per ore e ore, osservava sua sorella ballare con il ragazzo dalla carnagione scura, decidendo di non intervenire, lo spirito della festa sembrava aver contagiato un po' anche lui.
Aveva scorto la chioma bionda di Clarke solo due volte, e l'aveva vista così spontanea e spensierata che si ripromise che avrebbe provato a renderla così ogni volta che avesse potuto.
E poi la vide un ultima volta farsi spazio tra la folla ed avvicinarsi a lui muovendosi a ritmo di musica con due shot in mano. Quando fu abbastanza vicina ne tese uno al ragazzo che lo rifiutò con un cenno della testa.
"Andiamo Bell! Prendi questo shot e portami a ballare"
"Io non ballo Clarke"
"Solo uno, poi mi porti a casa"
"Promesso?"
"Promesso!"
Alzarono i due bicchierini in aria e li buttarono giù in un sorso, poi Clarke tese la mano verso Bellamy e insieme si fecero spazio in pista.
Clarke prese a muoversi in perfetta sintonia con la musica, mentre Bell appariva come una foca con problemi di mobilità.
"Bellamy, un ballo fatto bene, altrimenti resteremo qui per il resto della notte"
"Ti avevo avvisato!"
"Sei uno sciupa femmine, credi che non mi abbiano raccontato le tue avventure in discoteca? Con questi movimenti non avresti potuto conquistare nemmeno mia nonna!"
Bellamy scosse la testa e sorrise a quella spontaneità, e decise di lasciarsi finalmente andare. Pensò a quanto fosse perfetta mentre teneva gli occhi chiusi e faceva ondeggiare i fianchi troppo vicino al suo corpo.
Non riusciva a capire cosa lo stesse trattenendo dal baciarla e portarla via da lì.
Quando la canzone finì Clarke pescò un cocktail e lo bevve in pochi istanti, poi prese Bellamy e lo fece allontanare da quella strada.
"Penso sia ora che mi riporti a casa"
"Ce la fai a camminare?"
"Sono perfettamente in grado" disse muovendo il primo passo non esattamente stabile.
"Forse è meglio che ti tieni a me"
"Sono così felice che casa mia non sia così lontana"
Si aggrappò a un fianco del ragazzo, mentre lui le passò una mano attorno alla schiena.
"Bellamy?"
"Che c'è principessa?"
"Credo che tu dovresti essere un cavaliere dall'armatura scintillante. Mi salvi, sempre"
"Domani mattina mi ucciderai per aver sentito questo"
"Dico davvero, sei il mio appiglio, per ogni cosa tu sei qui, e ora che non capisco niente mi sembra bello dirti grazie."
"Figurati principessa, dovere di giullare"
Erano ormai arrivati davanti al portone d'ingesso dell'imponente casa Griffin. Bellamy sfilò le chiavi dalla tasca della giacca di Clarke e aprì la porta.
"Bellamy, a casa mia ci sono le scale"
"Dormirai nel divano"
"Mia madre mi ucciderebbe domani mattina"
"Allora sei fortunata ad avere un giullare palestrato"
"Ulteriore conferma che sei il mio cavaliere"
Mio?
"Andiamo principessa" la prese in braccio ancora stordito da quella stupida parola che per lui aveva assunto un significato immenso.
Percorse le scale con il solo pensiero che le braccia della sua principessa erano avvolte intorno al suo collo e che il profumo che Clarke emanava lo stava facendo diventare pazzo.
Aprì la porta socchiusa della sua stanza con un calcio delicato e adagiò Clarke sul letto.
"Credo dovresti toglierti almeno la giacca e le scarpe Clarke"
"Che basso tentativo di sedurmi Blake"
"Sei proprio andata Clarke" disse sorridente "Se permetti ti do una mano"
"Permesso accordato"
Gli sfilò le scarpe e la aiutò con la giacca, poi tirò da una parte le coperte, la fece sistemare meglio e la coprì attentamente.
"Buonanotte Clarke" disse posandole un bacio tra i capelli.
Non sentendo alcuna risposta si allontanò verso l'uscita.
"Bellamy?"
"Sono qui" disse fermandosi.
"Avevi ragione, ne avevo proprio bisogno"

                                                                      *

Il risveglio del giorno dopo fu decisamente traumatico.
La madre di Clarke era entrata in camera e aveva aperto le tende e spalancato le finestre, cosa che faceva raramente e ovviamente aveva scelto il giorno peggiore per farlo.
Quando la luce inondò la stanza Clarke sentì la testa pulsare più forte di prima e si maledisse per quella serata sopra le righe.
“Clarke, sono le 11. Ho bisogno che ti alzi e scenda di sotto.”
“Per quale ragione?”
“Ho bisogno di presentarti qualcuno”
“Aspetta un attimo” fece Clarke confusa mettendosi a sedere sul letto “Qualcuno?”
“Ho iniziato a frequentare una persona. Avrei dovuto parlartene prima, ma non sapevo come fare, come avresti potuto reagire”
“Così hai pensato di portarlo direttamente a casa?”
“Clarke, lui è una bella persona, stiamo bene assieme. Dopo la morte di tuo padre io”
“Non azzardarti a parlarne. E’ appena passato un anno! Come fai ad averlo già dimenticato?”
“Clarke, io non ho dimenticato tuo padre e mai lo farò, tanto meno pensavo che sarebbe arrivato qualcuno così presto. Ma è successo e a me sta bene, quindi ti prego, almeno per oggi prova a capire.
C’è un uomo di sotto che vorrei che conoscessi, mi renderebbe felice se tu lo accettassi. Ti prometto che ne parleremo ancora.”
“Dammi il tempo di cambiarmi”
“Grazie Clarke”
“Mamma, non credere che l’abbia accettato. Mi servirà tempo per questo”
“Lo so Clarke, ma grazie lo stesso.”
Abby uscì dalla stanza lasciando Clarke da sola con i suoi pensieri.
La ragazza si alzò dal letto e si diresse verso il bagno dove lavò via i resti del trucco della notte precedente e cercò di rendersi almeno presentabile.
Per un attimo guardando la sua immagine riflessa nello specchio pensò che fosse tutto uno scherzo, sua madre e un altro uomo.
Si chiedeva come fosse possibile che fosse già andata avanti, quando lei qualche settimana prima si era trovata a piangere disperata tra le braccia di Bellamy perché l’assenza di Jake si era fatta troppo forte.
SI chiedeva come fosse possibile visto il modo in cui si amavano, le attenzioni che rivolgevano ogni giorno nonostante tutti quegli anni di matrimonio, il modo in cui brillavano entrambi quando si guardavano negli occhi.
Cercò di trattenere le lacrime nonostante l’orribile groppo alla gola, aprì la porta e percorse di fretta le scale.
Entrando in soggiorno vide sua madre intenta a preparare del caffè, e un uomo, più o meno della stessa età di sua madre.
Aveva i capelli leggermente lunghi e la barba incolta, un aria autoritaria che si sciolse in un sorriso appena la vide entrare.
“Ciao Clarke” disse alzandosi dal divano per avvicinarsi a lei. “Io sono Marcus Kane”
“Piacere di conoscerti” disse Clarke più per cortesia che per altro.
“Spero possa scusarmi per l’intrusione, ma tua madre mi ha parlato così tanto di te che non potevo fare a meno di venire a conoscerti”
“Beh, eccomi qua. Tu per me sei una completa novità”
“Spero che il caffè di tua madre sia l’occasione per conoscerci un po’”
“In realtà vado di fretta, ma credo di avere cinque minuti”
“Sembra perfetto”
Doveva ammetterlo. Era un uomo cordiale e gentile, aveva cerato di metterla a suo agio nonostante la sua freddezza, e questo non le dispiaceva.
Sarebbe stata in grado di accettarlo un giorno forse, ma non oggi, la ferita era aperta e bruciava ancora troppo.
Abby si avvicinò a loro con il vassoio in cui erano posate tre tazze di caffè che ripose con cura sul tavolo basso davanti al divano.
Tutti e tre ne presero una e si accomodarono.
“Sai Clarke, Marcus è comandante della caserma di polizia della città”
disse Abby rompendo il ghiaccio. “Magari conosce Bellamy”
“Bellamy Blake? Certo, sono il suo capo”
“Io e lui siamo amici.”
“Sei stata tu ad accompagnarlo al ballo?”
“A dire il vero si”
“In caserma nei giorni successivi non si parlava che della bellissima accompagnatrice di Blake. Avete fatto scalpore!”
“Abbiamo solo passato una bella serata”
“E’ un ragazzo molto promettente, sono disposto a scommettere su di lui”
“Sono felice di sentirtelo dire. A proposito di lui, devo scappare, gli ho promesso aiuto per una faccenda.”
“Portagli i miei saluti, è stato bello conoscerti Clarke.”
“Sarà fatto! Già, anche per me.”
Clarke si precipitò verso la porta d’ingresso, prendendo al volo una giacca dall’appendiabiti. L’aria fresca le penetrò le narici e le sembrò di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo. La brutta sensazione non se n’era ancora andata e sentiva il bisogno di sfogarsi, non con qualcuno, con Bellamy.
Corse verso casa del ragazzo che le aprì la porta in tenuta sportiva.
“Ehi”
“Clarke?”
“Sembra che tu abbia visto un fantasma”
“Non pensavo di rivederti così presto dopo la sbornia di ieri”
“Già, questa doveva essere una giornata più semplice.”
“Cosa intendi?”
“Te lo spiego dopo. Cosa fai quando ce l’hai col mondo?”
“Vado al poligono di tiro”

Bellamy uscì dalla macchina chiedendo a Clarke di aspettarlo lì per qualche istante. Lo vide parlare con un ragazzo, probabilmente lo stava convincendo a farli entrare nella stessa stanza.
Tornò verso la macchina con un’espressione soddisfatta in viso facendole cenno di scendere.
“Come hai fatto a convincerlo?”
“Non lo vuoi sapere”
“Ok ok, andiamo” disse sorridendo.
“Ci sono riuscito anche oggi, mi sento fantastico” disse riferendosi a quel sorriso.
“Questione di fortuna”
“Pensa quello che vuoi”
Si ritrovarono nella stanza di tiro con una solo fucile , Bellamy diede la precedenza a Clarke, che non avendo mai fatto niente del genere prima lo impugnò nel modo sbagliato.
“Aspetta, ti aiuto. Se fai così non centrerai mai il bersaglio” disse prendendola in giro.
Il ragazzo si avvicinò a lei, posando una mano sul fucile e l’altra sulla sua spalla.
“Ecco, deve stare un po’ più in alto”
Bellamy posò per sbaglio una mano su quella di Clarke, e la sua mente in men che non si dica risultava offuscata. Come se non bastasse Clarke voltò leggermente il suo viso verso quello del ragazzo.
Bell si ritrovò a pensare a come sarebbe posare quell’arma e eliminare ogni ostacolo tra loro e baciarla, toccarla, averla tutta per lui.
Poi d’un tratto la sua mente riprese a funzionare e si rese conto che non poteva succedere, non ancora. C’erano ancora troppe cose non dette, troppi interrogativi.
“Ecco, così dovrebbe andare bene” disse facendo un passo indietro.
Clarke sparò il suo primo colpo, centrando la parte più lontana dal centro del bersaglio e si voltò a guardarlo.
“E’ stato fantastico! Sono orribile a pensarlo vero?”
“Prova ancora” le rispose sorridendo.
Clarke sparò un altro colpo, stavolta più vicino all’obbiettivo.
“Allora, cosa ti ha fatto oggi il mondo?”
“Per prima cosa ha permesso a mia madre di svegliarmi alle undici” disse sparando un altro colpo “e secondo, mia madre si è trovata un fidanzato che per la cronaca è il tuo capo”
“Kane e tua madre?”
“Si, proprio così”
“E a te non sta bene?”
“No. Lui è un brav’uomo, lo vedo questo. Ma io non capisco come possa quando papà è morto da poco più di un anno.”
“Anche se sta con un altro non significa che ami di meno tuo padre”
“Cosa significa allora?” disse sedendosi accanto a lui.
“Significa che sta provando ad essere felice, e se lui la aiuta tu dovresti essere felice per lei.”
“Non ci riesco ancora”
“Dovresti farlo anche tu. Fare qualcosa o trovare qualcuno che ti renda felice. Non puoi restare ferma a guardare nel passato per tutta la vita.”
“Ho già trovato qualcuno con cui sono felice” disse alzando lo sguardo verso di lui.
E quella frase assunse un significato immenso. Per Clarke che non sapeva nemmeno di volerle dire quelle parole e per Bellamy che sperava davvero che fossero dirette a lui. Voleva trovare il coraggio di chiederle qualsiasi cosa, ma come pochi minuti prima era convinto che non fosse ancora il momento. Rimasero in silenzio qualche minuto, poi Bellamy si alzò e sparò qualche colpo centrando sempre il bersaglio.
“Kane ha detto che scommette su di te, sai?”
“Dici davvero?”
“Mi ha detto questo, e anche che tutti parlano di noi dal ballo”
“Tutto alle mie spalle ovviamente”
“Bellamy posso farti una domanda?”
“Che c’è?”
“Siediti un attimo qui” dice posando una mano vicino a lei.
Bellamy obbedì e andò a sedersi accanto alla ragazza.
“Sai con tutto questo parlare di madri e di problemi mi sono dimenticata di quanto sono fortunata rispetto a te”
“Lo sai che odio i discorsi compassionevoli verso il ragazzo che non ha più i genitori”
“Lo so. E tu sai che io non sono tipa che ne fa”
“Giusto”
“Hai mai provato a cercarla?”
“Si, l’ho fatto per qualche anno. Soprattutto dopo la morte di mio padre. Io ero perso, non avevo nessuno che mi potesse dare una mano, così ho provato a cercarla. E ogni ricerca era vana. Un giorno ho deciso che potevo contare solo su me stesso e ho smesso di farlo. Credo che lei non voglia essere trovata”
“Ma adesso sei nella polizia, sarebbe più facile”
"Sai mi sono sempre sentito in colpa per questo."
"Che intendi?"
"Mi sono sempre detto che forse se non avessi pesato così tanto su di lei forse sarebbe ancora qui, se fossi stato un bravo ragazzo. Non hai idea di quante volte mio padre abbia provato a farmi cambiare idea, ma rimane una sensazione che mi porto dentro da allora."
"Vorrei potessi parlarle un altra volta. Solo per sentirti dire che tu non avevi niente a che fare con la sua decisione."
“Certe volte vorrei davvero rivederla. Per dirle che la madre fantastica che era ai miei occhi non si sarebbe mai comportata così, ma soprattutto per chiederle perché. Solo che non ha più senso, sarebbe come aprire una ferita rattoppata male e ho paura che ci farebbe solo soffrire.”
Non aggiunse altro, prese di nuovo il fucile e sparò un altro colpo.


*********
Eccomi qui! Oggi capitolo più lungo del solito.
Lasciate un commento se vi va!
A presto

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Capitolo 9
*** The perfect Christmas ***


Aria di Natale. Ecco cosa respirò Clarke quella mattina. Era sempre stata la sua festa preferita, la grande cena con tutte le persone che si amano attorno a un tavolo per la vigilia di Natale, l'attesa dei regali.
Era una delle poche sensazioni che non avevano perso bellezza dopo la morte di suo padre, quella magia era sempre e comunque lì.
Sorrise davanti a una foto sul camino del salotto, in cui Jake sorridente teneva in braccio una piccola Clarke per farla arrivare in cima all’albero di natale in modo da permetterle di riporvi la stella.
Le cose in quell'anno erano cambiate parecchio e dato il trasferimento nella nuova città non c'erano poi così tante persone da invitare. Wells e suo padre avevano deciso di raggiungerle, aveva invitato anche Jasper e la sua famiglia, Raven che aveva deciso di emanciparsi da dei genitori che non la amavano e aveva bisogno di qualcuno con cui passare una giornata di festa.
Aveva accettato perfino che sua madre invitasse Marcus.
Mancavano solo due persone all'appello, così di prima mattina Clarke si presentò davanti alla loro porta.
Fu Octavia ad aprire, che mostrò alla ragazza un sorriso smagliante.
"Ciao Octavia!"
"Ciao Clarke! Entra" dice spostandosi di lato per farla passare.
"Grazie. C'è Bellamy?"
"Credo si stia facendo la doccia"
"Oh, non importa allora"
"Ti offro qualcosa?"
"No, grazie. Sono passata per chiedervi che fate per la vigilia di Natale"
"Di solito la passiamo con Atom, il migliore amico di Bell"
"Allora se quest’anno avete voglia di cambiare siete invitati a casa"
"Dici sul serio?"
"Sai quando abitavamo nell'altra città di solito organizzavamo dei cenoni immensi con tantissimi amici. Qui conosco poche persone, ma voglio che voi ci siate."
"Per me sarebbe fantastico. Credo di non avere un ricordo di un Natale festeggiato in pompa magna"
"Questa sarà l'occasione allora. "
Gli occhi di Octavia erano scintillanti per la felicità, stava per dire qualcosa ma venne interrotta da Bellamy che proprio in quel momento scese le scale.
"Clarke, mi sembrava di aver sentito la tua voce" disse facendosi vicino.
"Ciao Bell" ricambiò il saluto distrattamente, troppo presa dalla figura del ragazzo davanti ai suoi occhi.
Ecco probabilmente non si sarebbe dovuto presentare in quel modo, quella cannottiera attillata metteva in risalto ogni suo muscolo e quei capelli umidi non facevano altro che ricordarle quanto il suo “amico” fosse dannatamente sexy.
"Clarke ci ha invitati a casa sua per dopodomani. Ci andiamo vero?" intervenne Octavia, distraendola dai suoi pensieri.
"Non voglio che Atom passi il Natale da solo. Sai non è in ottimi rapporti con la famiglia, per cui lo passa sempre con noi."
"L'invito era esteso anche a lui ovviamente, sarà l'occasione per conoscerlo."
"Ti ringrazio per l'invito Clarke"
"Figurati. Allora passate quando volete, saremo a casa a preparare"
"Se vi serve una mano basta che ci chiamate, io sono libero tanto"
"Vedete voi, se vi fa piacere passare un po’ di tempo in più con noi siete i benvenuti"
"Ok, allora a domani"
"Ciao ragazzi"
Bellamy da perfetto gentiluomo afferrò la maniglia e aprì la porta alla ragazza accompagnandola con una mano sul fianco.
Clarke gli sorrise un’ ultima volta e si incamminò lungo il vialetto di casa Blake.
Octavia avviamente non era rimasta indifferente alla scena, anzi era rimasta ad osservare a braccia conserte con un misto di malizia e tenerezza.
"Che vuol dire quella faccia?" chiese Bellamy non potendo ignorare la sorella.
"Bellamy, tu la guardi in un modo che.."
"Smettila O"
“Puoi parlarne con me, lo sai!”
“Non c’è niente da dire”
"E va bene, parliamo di cose serie; cosa le regali?"
"Un idea ce l'avrei.."
 
                                                                                    *

La sera della Vigilia di Natale, Marcus fu il primo a presentarsi per aiutare le donne di casa a preparare. Portò un regalo da mettere sotto l’albero a ognuna di loro mostrandosi gentile come dal primo momento.
Clarke ovviamente aveva cercato ogni scusa possibile per non stare nella stessa stanza della nuova coppietta, nonostante l’uomo avesse provato a fare conversazione fin da subito.
Poco dopo arrivarono Wells e suo padre. Clarke non avrebbe potuto descrivere a parole quanto fosse felice di avere il suo amico li. Era probabilmente l’unico a esserci stato in ogni momento della sua vita, quello che proprio conosceva ogni suo piccolo segreto e non l’aveva mai abbandonata. Abbracciarlo era quello di cui aveva bisogno in quel periodo strambo e difficile della sua vita.
Bellamy, Atom e Octavia si presentarono dopo circa un’ora davanti alla porta di casa Griffin, con in mano una busta di regali.
"Hey Clarke!"
"Ciao O "
"Lui è Atom!" esclamò indicando il ragazzo alle sue spalle.
"Ciao, benvenuto"
"Grazie per l'invito"
"Bell sta parcheggiando arriva subito" intervenne Octavia.
"Lo aspetto qui allora, potete andare in cucina se vi va, c'è mia madre."
"Volentieri, grazie" disse la piccola Blake entrando in casa seguita da Atom.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e si sedette sulle scale in attesa di Bellamy, che arrivò dopo pochi minuti.
"Hey principessa" disse Bell sorpreso di trovarla ancora lì.
"Bell"
"O è gia dentro?"
"Si, è in cucina. "
"Stavi aspettando me?"
"Si. Dentro casa c'è qualcuno che vorrei che conoscessi."
L'unica cosa che riuscì a fare fu muovere la testa in segno di assenso. Non riusciva a capire cosa intendesse con qualcuno. C'era qualcosa di cui non gli aveva parlato? Un fidanzato che era diventato ufficiale?
Quando arrivò in salotto si trovò davanti un ragazzo di colore, ben piazzato.
Iniziò subito a quanto fosse stato stupido a pensare a quella ragazza, ad avvicinarsi a lei, ad aprirsi con lei se poi non avrebbe potuto dargli di più.
Quanto fosse stato stupido a pensare che la persona che la rendeva felice fosse lui.
Poi Clarke parlò.
"Bellamy, lui è Wells, il mio migliore amico." disse semplicemente.
Bellamy riprese colorito e tirò un sospiro di sollievo, forse non aveva sbagliato poi così tanto. Nel giro di due minuti si era creato così tante paranoie che rimase sorpeso di quello che la sua mente poteva creare. Passò subito a pensare come si sarebbe potuto dimostrare gentile nei confronti di quel ragazzo.
"Ciao Wells, piacere di conoscerti. Se sei amico di Clarke immagino che io e te dovremmo andare d'accordo"
"Già, piacere mio" disse l'altro con poca convinzione.
Per fortuna la scena venne interrotta da Octavia che si era offerta di imbandire il tavolo, e che in quel momento richiese l'aiuto di suo fratello.
Quando Bellamy si allontanò Clarke prese da parte il suo amico per capire cosa fosse accaduto pochi istanti prima.
"Mi spieghi che ti è preso?"
"Non mi sembra esattamente il tipo che puoi definire amico"
"Che vuoi dire?"
"Clarke, è il classico belloccio, senza niente dentro, è davvero così importante da invitarlo a casa tua?"
La ragazza si sentì profondamente frustrata nel sentire quelle parole provenire dal suo migliore amico. Sapeva bene quanto Bellamy poteva sembrare scontroso e freddo all’inizio, ma stavolta si era davvero sforzato per risultare un poco più simpatico a Wells e l’unica cosa che aveva ricevuto in cambio erano degli stupidi giudizi che non stavano ne in cielo ne in terra.
"Io e lui ci capiamo, in un modo che forse nemmeno tu e io possiamo fare. Quindi si, da quando sono qui lui è diventato una persona importante.”
“Ma l’hai visto?”
“Wells! Non so che idea si sia fatto di lui il tuo cervello, ma credimi io lo so bene, non è come sembra. Promettimi che proverai almeno a conoscerlo."
"Promesso."
“Grazie, è importante per me, sei il mio migliore amico”
“Perché vuoi che lo accetti?”
“Perché la tua opinione è importante”
“Aspetta, c’è qualcosa di più tra voi vero?”
“Non farti strane idee! Andiamo, ti presento gli altri” se c'era una cosa di cui era certa era che non si sentiva ancora pronta a raccontare tutta la confusione che aveva dentro a una delle persone che riusciva a capirla al volo.
“Clarke, sai che non fuggirai per sempre da questo discorso vero?”
“Eccola! Lei è Raven” disse ringraziando nella sua mente l'amica per essere passata proprio accanto a lei nel momento più opportuno.


                                                                                          *

Dopo cena i ragazzi si separarono dagli adulti e andarono in cucina a fare quattro chiacchiere. Raven stava collaudando la wii per iniziare a giocare a qualche stupido gioco, Octavia chiacchierava allegramente con Jasper, Wells e Atom.
Solo allora Clarke si accorse che lui non era lì.
Bellamy era davanti alla porta di ingresso, ancora troppo insicuro per entrare.
Aveva un regalo in una mano e nell’altra il suo telefono, in cui aprì un messaggio da un numero sconosciuto.
“Sono di nuovo libero e covo odio e vendetta. Buon Natale Bellamy.”
Magari avrebbe dovuto preoccuparsi, ma la sua testa era troppo impegnata con altri pensieri.
Proprio allora la porta si aprì facendo uscire fuori Clarke avvolta nel suo pesante cappotto. Quasi d’istinto il ragazzo poggiò il regalo che teneva in mano nel muretto alle sue spalle e poi rivolse le sue attenzioni verso la ragazza che lo osservava curiosa.
"Che ci fai qui?" disse chiudendo la porta alle sue spalle.
"Avevo bisogno d’aria"
"C'è qualcosa che ti infastidisce?"
"Sembra un bel Natale, semplicemente non ero più abituato a festeggiarlo così."
"O è felicissima"
"Ho visto. Hai conosciuto Atom"
"Già, abbiamo fatto una chiacchierata. Non mi avevi mai parlato di lui"
"Siamo amici da sempre"
"Mi ha raccontato delle cose davvero esilaranti!"
"Oddio, cosa ti ha detto?"
"Mi ha fatto promettere di non dirtelo"
"Un giorno lo prenderò a calci"
"Siete due idioti"
"Già. Io invece non sto molto simpatico al tuo amico vero?"
"A dire la verità no. Dice che sei il classico belloccio senza sentimenti."
La faccia stranita di Bellamy fece sorridere Clarke.
"Io so che non è così." Rimasero a guardarsi per un momento. Loro due sapevano quanto potessero valere quelle parole.
"Prima che me lo presentassi pensavo fosse il tuo ragazzo"
"Cosa? Wells? Credimi, non è una cosa possibile"
"Mi sono sentito un idiota per un attimo"
"Per cosa?"
"Sai per te e me e.. lascia perdere"
Clarke alzò gli occhi su di lui. Si chiedeva cosa avesse voluto davvero dire con quelle parole.
"In realtà sono uscito anche a prendere questo" disse alzando la mano nella quale teneva un pacco regalo, cambiando argomento.
"Oh, vieni dentro allora, Jasper vuole dare sfogo alle sue doti da ballerino con Just Dance, ti giuro che non puoi perdertelo" disse voltandosi nuovamente verso la casa.
"Aspetta principessa" disse prendendole una mano. "E' per te, è un pensierino, ma non avevo proprio un’altra idea di cosa poterti regalare se non questo. Buon Natale"
"Non ce n'era bisogno Bell, grazie" disse prendendolo tra le mani.
Scartò il pacco sotto lo sguardo attento di Bellamy, aveva un’espressione concentrata che lo faceva sempre divertire.
Rimase sorpresa quando si trovò davanti quella cornice.
"L'ho fatto riprodurre su tela, è una delle tue prime opere d'arte, volevo che la avessi anche tu"
Clarke passò la mano su quelle immagini stilizzate tipiche di una bambina di 5 anni e sorrise.
"Non offenderti, ma questa è una delle cose che non ricordo. Cioè ricordo di aver fatto questo disegno, ma non di avertelo dato. L'ho cercato così a lungo in questi ultimi anni, pensavo di averlo lasciato in qualche cassetto della casa in affitto. Grazie Bell, è davvero un regalo graditissimo"
"Oh.. beh.. figurati, non è niente! Davvero non ti ricordi?"
"No, proprio no"
"Hai rimosso la parte più importante della vacanza principessa"
"Raccontami"
"Non credo proprio"
"Andiamo Bell!"
"Voglio che sia tu a ricordarlo."
"Vedi? In questi momenti ti odio"
"Non ci credi nemmeno tu principessa"
"Andiamo dentro"

**********************
Ciao a tutti! 
Mi scuso immensamente per il ritardo, ma è stato davvero un periodo assurdo in cui sono successe delle cose piuttosto difficili da dimenticare che non sto qui a raccontare.
Detto questo..sono sorpresa di essere già tornata, ma ecco un nuovo capitolo tutto per voi.
Un perfetto Natale in casa Griffin, sentimenti che affiorano e che ormai non possono più essere nascosti.
Il messaggio che ha ricevuto Bellamy? Nuovi guai in arrivo!
Il prossimo capitolo è probabilmente il mio preferito e anche uno dei primi che ho scritto (ci sarà finalmente qualche gioia), anche se è da rifinire spero di riuscire a pubblicare entro i primi di novembre.
Grazie a tutti voi, a presto.
 

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Capitolo 10
*** I can't lose you too ***


Oggi vi scrivo qui!
Spero amerete questo capitolo come me, e spero soprattutto di essere riuscita a trasmettervi le idee incasinate che frullano nella testa di questi due personaggi.
Ci saranno dei chiari rimandi alla serie, delle citazioni già sentite adattate al contesto.
Non mi dilungo oltre, ringrazio tutti quelli che seguono la storia e chi recensisce, fa sempre tanto piacere sentire un parere!
Buona lettura!
A presto :)

***************************************



Clarke e sua madre erano sedute a tavola, con la tv accesa e un piatto di una sbobba riscaldata da mangiare più velocemente possibile per non sentirne il sapore.
"Oggi non sei di turno vero?" chiese Clarke cercando di fare conversazione.
"No, domani mattina"
"Hai qualcosa di particolare in programma?"
"In realtà non ho niente in programma, ho qualche paziente da seguire nel post operatorio"
"Capisco”
"Hai ripensato all'università?"
Classico, pensò Clarke. Bastava accennare all’argomento “medicina” e subito sua madre era pronta a tornare su quell’argomento spinoso.
"Si mamma"
"E?"
"Senti, lo so che ti da fastidio che io sia qui, a casa senza fare niente della mia vita. Ma non sono pronta, non ancora, ho bisogno di tempo"
"Clarke, sei giovane, hai una mente straordinaria, non hai tutto il tempo del mondo. Devi decidere adesso, che sei ancora così, devi dare una svolta alla tua vita"
"Mamma, io vorrei solo essere certa di quello che sto facendo. E ora per me non ha senso. Se tu sei riuscita ad andare avanti non significa che io sia pronta" disse alzando la voce.
“Ci risiamo vero?”
“Non ne abbiamo mai parlato seriamente”
“Facciamolo ora”
“Lo sai cosa voglio sapere!”
“Vuoi sapere come faccio a stare con un altro uomo? E’ semplice Clarke. Tuo padre non mi avrebbe mai voluta vedere triste e morta dentro. E non puoi negarlo, nel primo periodo lo sono stata, ho sofferto tanto perché avevo appena perso l’amore della mia vita. Ma poi ho capito, ed è arrivato lui e per la prima volta io riesco a guardare avanti. E mi fa male che tu non riesca a capire, perché significa che sei ancora ferma, che guardi indietro e non riesci ad uscirne. E mi do la colpa ogni giorno per questo, mi sento la peggiore madre del mondo, perché non sono riuscita a portarti fuori insieme a me. A farti vedere quante cose puoi ancora vivere, di quante non dovresti mai privarti.”
Clarke rimase colpita dal discorso della donna. Da quando suo padre se n’era andato il loro rapporto già precario si era completamente sgretolato. Ognuna aveva continuato a crogiolarsi nel suo dolore invece di  lottare per uscirne insieme, e questo era il risultato.
Eppure per un attimo Clarke si era sentita davvero una stupida ad aver giudicato in quel modo sua madre. Lei era semplicemente un passo davanti a lei, e la colpa era tanto di Abby quanto sua.
“Non sei la madre peggiore del mondo. Forse non ti sarai impegnata al massimo, ma io non volevo essere aiutata. Mi dispiace se ti ho fatto sentire così tutto questo tempo.”
“Dispiace più a me per non avertene mai parlato.”
“Mamma, se sei felice con lui dovresti fregartene di me, ci metterò del
tempo ma lo accetterò”
“Sei mia figlia Clarke, quello che pensi è importante”
Il loro discorso venne interrotto da una notizia speciale al telegiornale locale che lasciò Clarke spiazzata.
“Dove vai?” Chiese Abby osservando sua figlia correre fuori.
“Bellamy” si limitò ad urlare ormai dal cortile.
La ragazza non esitò un secondo a precipitarsi in macchina dopo aver sentito le parole del giornalista.
Un uomo aveva sparato a sua moglie e non aveva intenzione di uscire da quella casa. Aveva addirittura aperto il fuoco sulla polizia che era intervenuta sul posto.
Bellamy. Il suo primo pensiero.
Durante il percorso per arrivare in quella casa maledetta Clarke era in preda al panico, sentiva un groppo alla gola che non riusciva a mandare via.
Fu nel luogo dell'incidente in meno di cinque minuti.
Una folla si era radunata intorno alla casa dopo che l'uomo venne catturato. Si leggeva un agitazione generale negli occhi dei poliziotti, Clarke si fece spazio tra le persone, raggiungendo una transenna.
Cercò di superarla, ma venne interrotta da un uomo in divisa, Pike le parve di leggere nella targhetta sopra la giacca.
"Sto cercando Bellamy Blake, la prego, mi dica che sta bene"
"Sta bene, ma non posso farla passare ugualmente" disse indicando un punto nel giardino della casa.
Bellamy era di spalle, parlava con un suo collega ma riconosceva la sua figura.
Mentre qualcuno richiese l'attenzione del poliziotto Clarke strisciò sotto la transenna e attraversò di corsa il tratto che la separava dal ragazzo.
Le urla che Pike rivolse a Clarke fecero voltare Bellamy, che rimase impalato, sorpreso di vederla lì. Clarke in un istante si buttò su di lui facendolo indietreggiare di un passo.
Dopo un attimo di sconcerto e incredulità si lasciò trasportare da quell'abbraccio e la strinse forte a se.
Clarke riusciva a sentire le sue braccia forti sui suoi fianchi, il respiro di lui sul collo, i loro cuori battere forte e poi rilassarsi sotto quella stretta che trasmetteva serenità. Aveva avuto paura, paura che gli fosse successo qualcosa e che lei non avesse potuto fare niente per evitarlo.
"Sei vivo" disse con un filo di voce.
"Certo che si"
"Ho avuto paura"
"Va tutto bene Clarke" le disse Bellamy continuando a stringerla a se.
Clarke si separò leggermente dal ragazzo, giusto il necessario per poterlo guardare bene negli occhi.
I loro visi erano quasi troppo vicini, i loro nasi non si sfioravano per un pelo, le mani di lei ancora sul collo del ragazzo che la teneva ancora per i fianchi.
"Non posso perdere anche te. Non lo sopporterei" disse la ragazza.
Bellamy alzò le sua braccia per posare le mani sulle spalle della ragazza che non smise di fissare i suoi occhi nemmeno per un istante.
"Non succederà" le disse semplicemente.
Il poliziotto che prima aveva cercato di bloccare Clarke si avvicinò ai due.
"Blake, la ragazza non dovrebbe essere qui"
"La scusi, era preoccupata per me" disse separandosi da quel momento e rivolgendo l'attenzione al suo superiore.
"Qui tutti sono preoccupati per qualcuno, eppure sono dietro la linea. Signorina, deve andare via"
"Non volevo creare problemi. Adesso vado" disse rivolgendosi all’uomo.
"Clarke potresti.."
"Vado da Octavia, tranquillo"
"Grazie" le porse un bigliettino "Questo è il mio numero, fammi sapere come sta"
"Ok, a dopo"

                                                           *


Clarke andò a trovare l’amica poco dopo, le preparò la cena e la lasciò alle cure di Lincoln che si era precipitato appena sentita la notizia.
A casa trovò sua madre seduta nel suo studio con una pila di fogni in mano, Clarke si affacciò a salutarla.
“Sono tornata”
“Va tutto bene? Sei corsa via”
“Bellamy era di turno e ho avuto paura che gli fosse successo qualcosa. Sono corsa lì senza nemmeno pensarci.”
Quest’affermazione fece sorridere Abby.
“Ti preoccupi per lui”
“Cos’è quello sguardo? Mi preoccupo per lui come farei per Wells o Jasper o qualsiasi persona a cui tengo”
“Hai reagito d’impulso, senza pensare Clarke. E tu non sei quasi mai impulsiva. Ti preoccupi più per lui”
“Non ho ancora pensato a tutto questo”
“Beh faresti bene a farlo.”
Clarke sentì che la conversazione si stava facendo troppo imbarazzante così senza aggiungere altro iniziò a muoversi verso la sua stanza.
“Clarke!” la richiamò sua madre dallo studio.
“Che c’è?”
“Oggi abbiamo parlato come non facevamo da tempo. Vorrei fossimo sempre così sincere tra noi”
“Succederà più spesso, promesso”

                                                           *


Con il libro in mano e la testa da un altra parte Clarke cercava invano di prendere sonno.
I pensieri quella notte erano davvero troppo forti. Dopo essersi messa sotto e coperte si ritrovò a fissare il muro per ore riflettendo sugli eventi di quel pomeriggio.
Quando aveva sentito quella notizia era entrata nel panico. Si era precipitata sul posto pensando di averlo perso, non aveva riflettuto nemmeno un attimo sul fatto che li ci fosse un intera squadra di poliziotti. E certo sarebbe corsa sul posto anche se li ci fossero stati Jasper Monty o Raven, ma c’era qualcosa di diverso. Per la prima volta dopo secoli doveva dare ragione a sua madre.
Quando l’aveva visto li in piedi la morsa allo stomaco era allentata e aveva sentito il bisogno di sentirlo forte.
Il sollievo che aveva provato quando aveva capito che lui era ancora li, che inaspettatamente poteva ancora stringerlo e poteva sentire ancora le sue braccia intorno a lei.
Gliel’aveva detto, non posso perdere anche te. Non sapeva quantificare il bene che gli voleva ne esprimere a parole i suoi sentimenti, ma si era resa conto di quanto lui fosse importante.
Il telefono poggiato sul comodino affianco si illuminò, facendola rimanere di stucco nel leggere quel nome sul display.
"Dormi già?"
"Sto leggendo" mentì.
"Se hai voglia di uscire dal letto ti aspetto sotto casa tua, ho bisogno di fare una passeggiata"
"Sono le 3 di notte. Chi fa una passeggiata alle 3 di notte?"
"Io e te, se mi dici di si"
"Inizia ad uscire, mi cambio"
Clarke si cambiò di fretta, indossò un cappotto per paura del freddo e cercando di non fare rumore uscì di casa.
"Hey!" disse Bellamy vedendola arrivare.
"Sei qui"
"Vieni" le disse facendo un cenno con la testa verso la strada che portava all'oceano.
"Spiaggia di notte?"
"Sto imparando ad apprezzare"
"Bravo ragazzo"
Clarke si avvicinò a lui e si aggrappò al suo braccio, l'uno vicino all'altra iniziarono a camminare verso la loro meta.
"Octavia mi ha detto della cena, grazie"
"Figurati, non mi costava niente. Era tranquilla quando sei tornato?"
"Ha preso un bello spavento ma era abbastanza tranquilla. C’era quel ragazzo quando sono arrivato a casa."
“Lincoln, si chiama Lincoln”
“So come si chiama. Da quando in qua entra in casa mia?”
“Bellamy! Si è solo preoccupato per tua sorella. Non l’hai insultato vero?”
“Macchè! Ha preso tutto ed è scappato via con una scusa”
“Tu come stai?”
"Mi dispiace che quella donna non ce l'abbia fatta"
"Già. Vorrei essere arrivato qualche secondo prima"
"Non è colpa tua"
"Lo so"
"E' per questo che avevi bisogno di prendere aria?"
"Già, avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Chi se non te?"
"Forse non sono stata all'altezza delle tue aspettative" disse accennando alle poche parole che era riuscita a  proferire.
Bellamy si sfilò la giacca che indossava e la posò sulla sabbia, dove fece cenno alla principessa di sedersi. Solo dopo lui la imitò.
"Ero sorpreso quando ti ho vista correre verso di me" confessò.
"Hanno trasmesso la notizia al telegiornale e non ho pensato a nient'altro."
"E' bello"
"Cosa?"
"Che tu ti preoccupi per me"
"La notte di Natale hai detto una cosa, su noi due, cosa intendevi?"
"Non so di cosa tu stia parlando"
"Bellamy, lo sai"
"Per un attimo pensavo di aver frainteso tutto, quello che abbiamo noi due è speciale"
"Lo è. Ci capiamo, abbiamo bisogno l'uno dell'altra, affrontiamo ogni cosa insieme"
"Non intendevo solo questo"
"Che dici Bell?"
Lui ormai sapeva cosa provava, era tutto chiaro ai suoi occhi.
Ed era stanco di rimandare, perché sapeva che se avesse dovuto aspettare che lei parlasse e confidasse quello che sentiva probabilmente sarebbero passate vite. E lui non voleva più aspettare, preferiva perdere tutto che restare con il rimpianto di non aver parlato in tempo.
"Quella sera, quando eri all'appuntamento con Finn, non me la sono presa con te perchè eri con lui. Mi sono arrabbiato perchè mi hai baciato e l'hai fatto per gioco. Per me non è un gioco, non volevo che succedesse così"
L’aveva detto davvero.
Clarke lo osservava con le labbra socchiuse e uno sguardo per la prima volta indecifrabile.
Scrutò il suo viso facendo divagare i suoi occhi in ogni punto della sua pelle candida e leggermente arrossata dal freddo, avrebbe voluto fermare quel momento.
Prese coraggio e posò una mano sulla sua guancia accorciando le distanze tra loro.

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Capitolo 11
*** She messes up my life ***


Dire che era riuscita a chiudere occhio era un vero e proprio eufemismo.
Non riusciva a pensare ad altro che all’espressione di Bellamy quando la sua stupida bocca aveva pronunciato quelle parole.
Il suo istinto la guidava verso le labbra del ragazzo, non c’erano dubbi su questo, ma il suo stupido cervello aveva iniziato a pensare.
Aveva paura di averlo ferito nel profondo, insomma, avrebbe almeno potuto dirgli qualcosa di più intelligente e significativo.
Bellamy non aveva aggiunto altro, si era alzato in piedi ed era andato via senza nemmeno preoccuparsi di recuperare la giacca sul quale Clarke era seduta. Lei d’altro canto non aveva fatto niente per fermarlo, si reputava troppo confusa per fare qualcosa.
Eppure quella mattina voleva alzarsi dal letto,chiamarlo e spiegargli che voleva baciarlo la notte prima, ma aveva paura, paura di rimanere ferita o delusa e di non essere in grado di restare e di essere abbastanza. Che poi quando mai lui l’aveva fatta sentire così? L’aveva sempre guardata con ammirazione, l’aveva fatta sentire bella anche quando credeva di essere ridicola, come poteva non essere abbastanza? Ferita delusa? L’aveva capito da subito che se le avesse affidato il suo cuore lui non se ne sarebbe mai andato.
Sarebbe scappata? Questo si, dipendeva da lei e lei aveva sempre paura. Perché aveva perso delle persona importanti e pensava che fosse meglio scappare piuttosto che rischiare di perdere le persone che ami ogni secondo di ogni giorno.
Il campanello suonò e controvoglia si alzò pigramente dal suo letto.Sicuramente non poteva essere Bellamy, aveva il sospetto che non l’avrebbe rivisto per un po’ di tempo. Al massimo avrebbe potuto trovare Octavia pronta a prenderla a calci per come si era comportata con suo fratello.
Quando aprì la porta e vide la carnagione scura e i capelli castani del suo amico un sorriso spontaneo si fece strada sul suo volto.
"Miller?" urlò, come per chiedergli se fosse reale.
"Hey Griffin!"
"Fatti abbracciare amico! Non hai idea di quanto si bello averti qui"
"Lo so, ti sono mancato!"
Miller era un suo compagno alle scuole superiori. Era arrivato nella sua classe dopo essere stato bocciato al terzo anno e dopo la diffidenza iniziale erano diventati davvero buoni amici. Il loro viaggio in giro per l’Europa dell’estate prima era stato memorabile proprio grazie a lui. Era una specie di spirito libero, sempre alla ricerca delle cose che possono suscitare emozioni forti, che fosse un paesaggio o un opera d’arte, un locale o un cocktail mai visto.
"Entra, abbiamo un sacco di cose da raccontarci"
Miller si guardò intorno con aria stupefatta, osservando i quadri alle pareti e l’arredamento moderno e curato alla perfezione.
"Allora, questa è la tua casa ora?"
"Già, non male vero?"
"Per niente! Come sta Abby?"
"Se la passa piuttosto bene. Sembra stia frequentando una persona a dire il vero"
"Immagino non sia facile"
"Per niente. Tu invece?"
"Io sono ancora alla ricerca del mio posto nel mondo."
"Benvenuto nel club amico!" disse dandogli il cinque.
"Sto visitando un po' di posti in questo periodo, e visto che ero di passaggio, non potevo non salutarti"
"Hai fatto benissimo! Ti fermi qualche giorno giusto?"
"Questo è il progetto"
"Allora sarai ospite a casa mia"
"Sei sicura?"
"Sicurissima! Ti farò conoscere un po' di amici e rivivremo i tempi del viaggio in Europa" disse entusiasta.
"Non male come progetto Clarke!"
"Ti faccio vedere la tua stanza, così puoi poggiare le tue cose"
Guidò il suo amico lungo le scale.
"Questa è la mia" disse aprendo la porta della sua stanza.
"Vedo che i libroni non mancano nemmeno qui eh? Chi è quello della foto? Non sapevo avessi un amico d'infanzia" disse osservando la cornice sopra la scrivania.
"Oh, lui è Bellamy, uno degli amici che ti farò conoscere. Ci siamo conosciuti molti anni fa e ci siamo ritrovati"
Per un attimo si incupì dopo aver pronunciato quella frase. Forse gliel’avrebbe fatto conoscere. Se avesse avuto ancora voglia di parlarle.
"Non me la racconti giusta Clarke Griffin"
"Che vuoi dire?"
"Mi prendi in giro? Forse non ti rendi conto di come ne parli"
"Non ho nessuna voglia di sentire queste idiozie! Muovi il culo Miller, ti faccio vedere la stanza."
"Va bene" disse deciso a tornare sull'argomento il prima possibile.
Lasciò che l’amico si desse una rinfrescata e iniziò a organizzare la serata di benvenuto per l’amico. Chiamò per primi Jasper e Monty chiedendoli di incontrarsi al pub e successivamente chiamò Raven con l’intenzione di parlarle anche della notte precedente.
“Rav, io ho bisogno di parlare con qualcuno, altimenti divento pazza.” Disse non appena la sua amica rispose alla chiamata.
“Ciao anche a te Clarke! Che hai combinato?”
“Ok, non giudicarmi. Bellamy ieri notte ha provato a baciarmi e io all’ultimo mi sono allontanata e gli ho detto che non ero sicura. Capisci? Gli ho detto che non ero sicura di volerlo baciare”
“Tesoro, non ti ho insegnato proprio niente? Quello bacia come un dio, non puoi rifiutare un bacio di Bellamy Blake”
“Non sei di aiuto Rav”
“Ok, perché diavolo non l’hai baciato?”
“Non lo so, credo di aver avuto paura”
“Hai provato a spiegarglielo?”
“No, mi vergogno troppo di me stessa”
“Come l’ha presa lui?”
“E’ scappato via”
“Sembra che tu abbia ferito i suoi sentimenti. Ti giuro che non l’avrei mai detto! Bellamy Blake con dei sentimenti”
“Grazie Rav, ora si che i miei sensi di colpa sono diminuiti. Senti che ne dici se andiamo a bere qualcosa stasera? E’ venuto a trovarmi un vecchio amico e volevo fargli conoscere i miei nuovi amici”
“Lo sai che non mi tiro mai indietro per queste cose”
“Ok, allora a stasera, facciamo alle 10? Jasper e Monty mi hanno già dato conferma”
“Ok, ci vediamo li.”


                                                                                *

Atom aveva ricevuto un sms segreto da Raven che lo implorava di portare Bellamy al pub quella sera.
Si era presentato a casa dell’amico per cercare di capire più o meno per quale motivo.
“Atom!” esclamò aprendo la porta.
“Che faccia amico” lo prese in giro.
“E’ sempre un piacere vederti”
“Posso prendere una birra?” disse dirigendosi verso il frigo.
“Fai come se fossi a casa tua”
Tornò qualche istante dopo con due birre in mano e chissà perché non rimase sorpreso di vederne altre 4 sopra il tavolo basso del soggiorno.
“Allora, mi spieghi perché passi il venerdì sera a bere birra da solo?”
“Sono successe delle cose”
“Ma non dirmi, non ci sarei mai arrivato”
“Vaffanculo Atom!”
“C’entra Clarke?”
“Ieri sera le ho detto delle cose e poi ho provato a baciarla. Mi ha rifiutato. Cioè ti ho mai raccontato di qualcuna che non volesse baciarmi?”
“Credevo che non mi avresti mai detto una cosa del genere!” disse lasciandosi scappare una risata divertita.
“Non ridere idiota. Dannazione! Per una volta che sono davvero interessato a una ragazza, che la voglio per davvero lei mi rifiuta”
“Sai perché l’ha fatto?”
“Penso di saperlo, insomma la conosco. Ma non si è fatta sentire.”
“Andiamo a bere al pub e ci puoi pensare domani?”
“Ci sto”

                                                                             *

Verso le 11 di notte Clarke finalmente riuscì a trascinare fuori di casa Nathan, che aveva passato tutto il tempo dopo cena a parlare con Abby.
Arrivarono al pub qualche minuto dopo e trovarono Raven ad aspettarli.
"Hey Rav!" salutò la ragazza.
"Ciao Clarke"
"Dove sono gli altri?"
"Jasper mi ha scritto che arriveranno tra un po'"
"Ok! Ti presento Nathan un mio vecchio amico"
"Piacere di conoscerti Raven"
"Piacere mio!"
"Lei è la stessa Raven di Finn vero?" chiese Miller ricordando la vecchia disputa per il ragazzo.
"Si! Quando finirai di esasperarmi con questa storia?"
"Mai forse! Senza offesa Raven"
"E’ una storia vecchia ormai. Da quanto vi conoscete?" chiese curiosa.
"Eravamo nella stessa classe al liceo dal terzo anno e poi abbiamo passato l'estate del diploma in Europa. Dico solo che è stato memorabile" rispose il ragazzo.
"Ci credo!"
"Raven, visto che sei nei paraggi che mi dici di questo Bellamy?"
"Miller!" esclamò Clarke seccata.
"Oh, devi sapere che Bellamy è solo un amico" rispose ironicamente.
"Ah si?”
"A meno che non sei un comune mortale che li osserva e vede come si guardano. Allora non li definiresti esattamente così."
"A me basta vedere come ne parla!"
"Ehi voi due! Basta così." Li interruppe Clarke. "Miller, andiamo a ballare"
"Aspettatemi!” urlò Raven rimanendo indietro.
Proprio allora Clarke si voltò verso lei con aria di sfida.
"A proposito di sguardi, c'è qualcun altro che vorrebbe invitarti a ballare! Buon divertimento Raven" disse facendo cenno a Wick che la osservava da un tavolo in cui era circondato da altri amici.
"Sei morta Clarke!"
Clarke portò Miller al centro della pista dove entrambi diedero sfogo a tutte le loro doti da ballerini.
Quando Clarke si accorse che Bellamy era li, davanti a loro, che osservava la scena con uno sguardo indecifrabile, si pietrificò all’istante
Ok, ora sentiva di aver davvero combinato un casino, chissà quali film mentali stavano prendendo forma nella sua testa.
Il ragazzo afferrò un ignaro Miller per il colletto allontanandolo da Clarke.
"Bellamy ma che fai?" provò ad intervenire la ragazza.
"Non provare a metterle le mani addosso un altra volta." Disse con tono minaccioso.
L’altro dal canto suo cercò di non rispodere, l’ultima cosa che voleva era mettersi contro uno che lo avrebbe potuto buttare a terra con un solo pugno.
"Bellamy, guardami" provò ancora Clarke.
"Hai capito?" chiese alzando ancora di più la voce.
"Amico stavamo solo ballando" rispose Miller con aria innocente.
Clarke non riuscì più a trattenerlo, sferrò un pugno al suo amico che barcollò indietro.
Bellamy cominciò ad avanzare verso di lui con i muscoli tesi e l' aria strafottente di chi non ha la minima intenzione di lasciar perdere, così Clarke si posizionò davanti a lui.
Fece aderire i loro corpi per fargli sentire la sua presenza e non smise di fissarlo negli occhi; tutto quello che riusciva a vedere era rabbia. Solo in un secondo momento Bell posò gli occhi su di lei, la sua espressione cambiò. Per quanto avesse voglia di fare del male al suo amico, davanti agli occhi della principessa non poteva mantenere quell'aria da duro, il suo sguardo si ammorbidì.
"Bell, lascia stare così, per piacere"
"Io.."
Non completò la frase, semplicemente si voltò, lasciò due banconote al suo tavolo e scomparve dal locale.
Proprio allora Clarke notò la figura di Atom a pochi passi da lei e decise di avvicinarsi per parlargli.
"Atom, ma che?"
"Lascialo stare Clarke, deve far evaporare la rabbia"
"Non può comportarsi così"
"Clarke, quel ragazzo è pazzo di te. E' geloso di te, figurati che effetto gli ha fatto vederti con un altro"
"E' solo un mio amico"
"Non credo che basti. Dovresti parlargli, domani"
"Grazie Atom"
"Io non ho detto niente come al solito"
"Certo, puoi andare da lui almeno tu?"
“Stai tranquilla, è in buone mani.”
Atom uscì fuori dal locale alla ricerca del suo amico. Lo trovò poco lontano, seduto su una panchina con le mani in tasca.
“Ehi amico” disse sedendosi vicino a lui
“Ho bisogno di stare solo”
“Hai fatto un casino là fuori, lo sai?”
“E’ che mi incasina la vita.” Disse tutto d’un fiato.
“Perché sei innamorato di lei allora?”
“Perché ci sono dei momenti in cui rimette a posto tutto quanto. Placa a mia ira verso il mondo e mi fa essere migliore.”
Rimasero in silenzio per un po’ di tempo, quando Bellamy si alzò Atom fece lo stesso e entrambi tornarono a casa.

                                                                 *

Passarono due giorni da quella notte. Bellamy e Clarke non si erano più ne visti ne sentiti.
Alla fine Clarke non passò poi tutti questi momenti entusiasmanti insieme a Miller, ancora stordita e confusa da tutti quelli avvenimenti.
Il suo amico ovviamente aveva capito la situazione, ma ora era arrivato per lui il momento di rimettersi in viaggio.
Clarke lo accompagnò alla fermata del treno, dove aspettarono insieme.
"Mi stavo abituando ad averti di nuovo tra i piedi"
"Appunto! Sono un ragazzo senza radici"
"Mi dispiace per l'occhio"
"Te l’ho già detto, non importa,i darà un aria da duro! Complimentati con il tuo ragazzo comunque, ha un bel destro"
"Ti ho spiegato un milione di volte che.."
"Non è il tuo ragazzo, certo. Ma Clarke, è sicuro che lui prova qualcosa per te. E tu sei la solita testa dura che impiega un po' di tempo a capire quello che prova, ma ti conosco e tu tieni tanto a lui."
"Per una volta nella tua vita hai ragione"
"Grazie a Dio!"
"E' che.. è come se niente fosse cambiato. Come se il rapporto che avevamo da bambini fosse sempre lì, fermo ad aspettarci, a vederci tornare insieme. E ora qualsiasi cosa mi succeda la prima persona con cui voglio condividerla è lui."
“Cosa stai aspettando allora?”
“Non lo so, credo che non fosse tutto così chiaro prima. Ma ora lo è. E’ così non c’è bisogno che mi ponga altre domande.”
"E il mio lavoro qui è terminato! Fatti abbracciare"
"Vieni a trovarmi presto"
"Promesso"
Miller tirò su il suo zaino,lo sistemò sulle sue spalle.
“Clarke, faccio il tifo per voi” disse guardando per un’ultima volta la sua amica e scomparendo subito dopo dietro la portiera del treno.

                                                                                        *
 
Bellamy aveva deciso di riposare dopo il turno sfibrante della notte prima, per cui appena rientrato si buttò direttamente sul letto di camera sua.
Guardò il telefono trovando l’ennesima chiamata di Clarke e allo stesso tempo frenandosi per non richiamarla.
"Bellamy Blake!" urlò Octavia entrando di colpo in camera sua.
Bellamy scattò in piedi e dallo spavento fece quasi cadere il telefono per terra.
"O, mi hai fatto prendere un colpo!" la rimproverò.
"Sei un grandissimo idiota!"
"Che ho fatto?"
"So che non hai ancora invitato Clarke al falò"
"Perchè dovrei?"
"Perchè stai diventando patetico. Sei cotto e non ti decidi a farti avanti, quindi da sorella minore ti ordino di presentarti davanti alla sua porta e invitarla a uscire"
"Non se ne parla. Ho fatto un casino con lei. Due se contiamo quello della notte prima."
"Per esempio?"
"Prima le ho detto che tra noi volevo nascesse qualcosa e poi ho provato a baciarla ma lei è scappata. In più la notte dopo ho dato un pugno a un suo amico perchè stava ballando con lei"
"Bellamy! Non ti ho insegnato niente?"
"Senti O,io non ci so fare con queste cose. L'unica donna di cui sono stato geloso fino ad ora sei tu, io non so cosa voglia dire avere dei sentimenti così per una persona"
"Se fossi in Clarke ti sposerei. Ci voleva così tanto ad ammetterlo?"
"Dovrei invitarla?"
"E' quello che vuoi no? E poi devi parlarle, è ora di farle capire quello che provi fratellino"
"Ci penserò su" disse prendendo di nuovo posto a letto.
Octavia sorrise, sapeva che quel "ci penserò su" significava che dopo pochi minuti si sarebbe presentato davanti alla porta di casa Griffin.
 
Ci aveva impiegato più di qualche minuto a convincersi che quella fosse la scelta giusta, ma in quel momento si trovava proprio davanti alla porta di casa Griffin.
"Hey principessa"
"Bell?"
"Non essere così sorpresa. So che non ho risposto alle tue chiamate per tutto il giorno ma.."
"Si, volevo chiarire un po' di cose"
"Lo so, ma non sono qui per questo. Cioè so che dobbiamo parlare di molte cose, ma stasera c'è un falò in spiaggia per il giorno dell'unità. Ti andrebbe di venirci con me?"
"Mi stai chiedendo un appuntamento?"
"Smettila di farla complicata. Vorrei andare a quel falò con te, ti va?"
"Mi va"
"Allora indossa un vestito carino. Passo a prenderti alle 8"
Detto questo si allontanò dalla porta e iniziò a percorrese i pochi gradini del portico.
"Non puoi ipretendere troppo! Avrei gradito qualche ora di preavviso in più Blake!” disse Clarke facendo un passo avanti.
“Che c’è le principesse hanno bisogno di una settimana per farsi belle?” le rispose con il suo solito mezzo sorriso.
“Ci vediamo dopo” affermò la ragazza chiudendo la porta solo quando lo vide salire in auto.



*******************
Ciao a tutti! 
Nuovo capitolo pieno di eventi e rivelazioni. Sembra che nel prossimo capitolo avremo un appuntamento!
Non sto qui a commentare ulteriormente, spero di essere riuscita a farvi cogliere ogni elemento di questo quadro un po' contorto. Aspetto un vostro parere se vi va.
Vi ringrazio di cuore :)
P.s. Spero di riuscire ad aggiornare ogni 15 giorni come faccio ora, ma non vi posso assicurare niente perchè questo sarà un periodo piuttosto frenetico. Perdonatemi se ci impiegherò un po di più!

 

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Capitolo 12
*** Best Unity Day ever ***


Ciao a tutti!
Prima di tutto scusatemi per l'attesa, ma ho avuto davvero tanto da studiare e in più ho riscritto questo capitolo circa 5 volte!
Questo è quello che è venuto fuori, spero possiate apprezzarlo, non ne sono del tutto convinta, ma non potevo restarci ancora per un altro mese :D
Se vi va, aspetto i vostri graditissimi commenti.
Come sempre ringrazio tutti voi, un abbraccio!
A presto.
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Il Giorno dell’Unità era il momento in cui si festeggiava l’unificazione di due cittadine confinanti. Il tutto era accaduto forse trecento anni prima, eppure la tradizione era rimasta invariata.
In variE zone della città si organizzavano festeggiamenti di ogni genere, ma quello preferito dai giovani era quello che si svolgeva la notte, il falò.
Non si sapeva esattamente da dove fosse nata quella strana usanza, si credeva fosse creata per far avvicinare le persone che ancora non si conoscevano, ma non era niente di certo.
L’unica cosa che si sapeva era che in quel giorno tutti i giovani della città si sarebbero riuniti intorno ad un alto enorme falò sulla spiaggia.
Dopo un breve spuntino si iniziava un gioco che aveva lo scopo di creare nuove coppie o farne uscire alcune allo scoperto.
Dopo una cantilena tramandata di generazione in generazione le due persone che venivano scelte potevano decidere se partecipare alla festa insieme o se tornare al gioco.
Ovviamente nulla era casuale, le coppie erano scelte da persone che conoscevano i segreti di tutti, che erano a conoscenza delle cotte e dei nuovi fidanzamenti. Il falò era un po' un occasione per far uscire allo scoperto coppie appena formate, oppure per far trovare il coraggio di dichiararsi a una persona.
L’unico accessorio obbligatorio era una corona di fiori per le donne.
Dopo il gioco le nuove coppie o i poveretti rimasti senza accompagnatore si ritrovavano davanti a dei piccoli fuochi con musica e cibo per creare la giusta atmosfera.
Clarke non conosceva per niente questa strana usanza, si era dovuta far raccontare tutto da Raven prima di iniziare a prepararsi.
“Questo è tutto” disse la ragazza appena finì di raccontare.
“Bene, ti ringrazio”
“Scommetto che quest’interesse sorge dal fatto che Bellamy ti ha invitato”
“E’ passato prima di pranzo”
“Se ti ha invitato vuol dire che avete chiarito tutto?”
“No, ha sviato l’argomento. Spero che l’intenzione sia quella di parlarne stanotte”
“Ti do un consiglio da amica.. se prova a baciarti cerca di non tirarti indietro questa volta”
“Sei un tesoro Rav.”
“Vestiti sexy, ti aspetto a casa domani per parlarne”
“Non provarci! Avevamo fatto un patto io e te”
“Non mi sembra di ricordare niente del genere”
“Io e Bellamy usciamo, tu devi dare una possibilità a Wick”
“Non mi va”
“Si può sapere perché continui a rifiutarlo?”
“Non ho mai avuto niente di vero dopo Finn. Solo rapporti occasionali senza coinvolgimenti e sentimenti, e lui vuole tutto l’opposto”
“Magari è l’occasione giusta per cambiare?”
“Da quando in qua Clarke Griffin sta dalla parte del cambiamento?”
“Ci vediamo stanotte”
“Questo Bellamy ti fa proprio bene”
“A stanotte idiota”
“A dopo”
Alle 8 in punto era pronta per il falò tanto atteso.
Aveva scelto un vestito semplice a fantasia blu, e aveva lasciato i capelli liberi di cadere sulle spalle.
Niente di eccezionale, voleva essere se stessa come sempre.
Dopo qualche minuto quello che immaginò essere Bellamy bussò alla sua porta.
Lo trovò davvero mozzafiato, e probabilmente lui pensava la setessa cosa di lei.
Indossava una camicia e un giubbotto in pelle abbinato ad un paio di jeans e uno sguardo imbambolato faceva da padrone sul suo viso.
"Ciao Bell" disse Clarke con tono scherzoso, rendendosi conto dell'attimo di esitazione del ragazzo.
"Clarke"
"Andiamo?”
"Ho una cosa per te prima" Bellamy tirò fuori da dietro la schiena una corona di fiori di vari colori.
"E’ proprio obbligatorio?”
"E' tradizione che tutte le ragazze ne indossino una, per una principessa non dovrebbe essere un problema” disse scherzandoci su.
“Dovresti smettere di chiamarmi così”
“Ho ripreso l’abitudine ormai”
Sollevò le sue braccia possenti e posò con delicatezza la corona sui capelli biondi della ragazza. Fu attento a scostare dal suo viso una ciocca che cadde subito dopo quel gesto e bastò quel tocco delicato a fargli ricordare quanto la desiderava.
Nemmeno per Clarke quello passò inosservato. Rimase un attimo immobile a pensare a cosa sarebbe successo se quella sera avrebbe deciso di lasciarsi veramente andare. Se un tocco così aveva il potere di destabilizzarla cosa sarebbe successo con qualcosa di più?
Per la prima volta da quando Bellamy era arrivato però ricordò tutto ciò che c’era in sospeso tra loro. Era chiaro che ormai erano arrivati al bivio finale, quello che o si prende una direzione insieme o si lascia andare via tutto. Ma c’erano ancora troppi gesti da capire, troppe parole da decifrare, per cui la razionalità ancora una volta prese il sopravvento e fu lei ad interrompere quel momento quasi perfetto.
“Credi sia ora di andare?”
“Hai ragione, ci saranno già tutti. Sai in cosa consiste il falò?”
“Oh, mi sono fatta spiegare da Rav”

                                                                                          *
Visto che la loro casa era così vicina alla spiaggia decisero di arrivarci direttamente a piedi. La passeggiata fu carica di silenzi imbarazzanti che sembravano assurdi visto che tra loro non c’erano mai stati. Era come se nessuno dei due avesse il coraggio di iniziare a srotolare quel gomitolo infinito e intricato di argomenti da affrontare.
Arrivarono in spiaggia e come da tradizione si separarono.
Attorno al falò una cinquantina di ragazzi scambiavano chiacchiere e premonizioni prima dell’inizio del gioco.
Bellamy individuò Atom e qualche altro amico e li reggiunse, mentre Clarke si unì a Raven e Octavia. Salutò da lontano Jasper e Monty che ovviamente erano alla ricerca di una ragazza.
Clarke passò una manciata di minuti insieme a loro ad ascoltare frecciatine e consigli su come comportarsi quella sera, completamente distratta visto che niente di quello aveva senso. Lo sapevano solo lei e Bellamy, era sempre stato così.
Il brusio generale venne interrotto dalla classica cantilena che diede inizio al gioco.
Clarke osservava divertita  per la prima volta quella bizzarra tradizione.
Le si gelò il sangue quando sentì il suo nome e quello di Finn risuonare nell’aria. Guardò istintivamente Raven e provò a evitare quella situazione in tutti i modi del mondo, ma quando si sentì osservata da tutti non potè fare a meno di accettare la mano che Finn le aveva posto.
Bellamy osservava la scena da lontano, vedeva Clarke completamente diffidente nei confronti di Finn e lui continuare incessantemente a dire cose che immaginava essere senza senso. Per un attimo i pensieri si fecero più forti, ma l’amico lo bloccò subito.
“Qualsiasi cosa ti stia passando per la testa non farla. Non devo ricordarti com’è andata l’ultima volta vero?”
“Non ho intenzione di fare niente”
“Clarke se la cava da sola come puoi vedere”
Quando la vide tornare a posto si sentì decisamente sollevato, come se gli avessero appena tolto un macigno dal petto.
"A chi tocca? Raven! Con chi? Con Wick.” Urlarono di nuovo i ragazzi.
Clarke fece l'occhiolino all'amica al suo fianco. Raven si alzò e andò verso il suo corteggiatore non prima di averle rivolto una smorfia. Fece il giro del falò insieme a Wick e insieme si allontanarono.
 "A chi tocca? Lincoln! Con chi? Con Octavia.”
Clarke si voltò a guardare Bellamy, a pochi passi da lei.
La mascella stretta e la mano fuori dalla tasca stretta in un pugno. Per un attimo le venne da pensare che forse sarebbe corso a picchiare Lincoln, invece rimase immobile a osservare.
Clarke decise di avvicinarsi. Le prese il pugno con una mano e gli posò la testa sulla spalla.
"Sei carino quando sei geloso" quelle parole uscirono dalla sua bocca spontaneamente e stranamente provò una bella sensazione ad averle dette, di certo non se ne pentì un secondo dopo.
"Non fa ridere Clarke" disse con tono duro.
"Hey, è abbastanza responsabile da sapere quello che fa"
"Quel ragazzo non mi piace"
"Non lo conosci Bell. E comunque ho ragione, dovresti vedere la tua faccia."
Il loro discorso venne interrotto dalla solita cantilena, che stavolta gridava i loro nomi.
"A chi tocca? Bellamy! Con chi? Con Clarke.
Clarke alzò immediatamente la testa dalla sua spalla, e Bellamy si pose davanti a lei prendendole la mano. Clarke arrossì subito davanti a tutte quelle attenzioni.
"Permette principessa?" gli occhi di Bell puntati su di lei le fecero bloccare le parole in gola, così si limitò ad annuire.
Iniziarono a percorrere il giro intorno al falò, semplicemente godendo della sensazione delle loro mani intrecciate.
Solo quando arrivarono alla fine Bellamy si decise a rompere il silenzio e le disse una semplice frase:
“Vieni via con me”
Si allontanarono sotto le grida dei ragazzi, felici di aver formato tante coppie.
Clarke seguì Bellamy in un angolo isolato, dove avrebbero potuto parlare con serenità.
Clarke si sedette sopra una piccola roccia, mentre Bellamy rimase in piedi proprio di fronte a lei.
“Tutto ok con Finn?”
“Si, credo abbia capito che non ci può essere più niente. Era solo il gioco.”
“Bene”
“Sei geloso”
“Puoi smettere di far finta di non esserti accorta di niente?”
“Sembra sia arrivato il momento di rompere il silenzio”
“Stava diventando imbarazzante”
"Iniziamo dal bacio " esordì Clarke stanca di rimandare le loro questioni in sospeso.
“Ho provato a baciarti e tu sei andata via. Io ti conosco, so che hai avuto paura di qualcosa, usi sempre prima la mente del cuore. Ma ti posso dire che con me non devi, e non devi nemmeno avere paura, ho solo tutte le migliori intenzioni con te Clarke.”
“E se non dovesse andare?”
“Non è ancora il momento di pensarci”
“Per essere chiari, anche io quella notte ti avrei baciato”
“Parliamo di Nathan. Hai preso a pugni un mio amico"
"In realtà ti ho invitata per parlare anche di questo"
"Hai fatto solo una grande figuraccia! Diciamo che io non sono il suo genere"
"Cioè sarei più io il suo genere?"
"Esattamente"
"Mi sento davvero stupido ora"
"Bell, non puoi fare così. Certe volte mi fai paura, l'altro giorno non vedevi niente, eri accecato dalla rabbia"
"Io odio che qualcuno che non sono io ti tocchi. Soprattutto perchè non so cosa siamo noi. Non ho una certezza su noi"
"Cosa vuoi dire?"
"Sai bene quanto io sia geloso di te, l'hai ribadito anche prima, quando parlavamo di Finn. Probabilmente non l'hai notato, ma se Atom non mi avesse fermato avrei preso a pugni anche lui."
"Mi spieghi cosa ti passa per la testa?"
"Vuoi davvero saperlo? Se avessi la certezza che tu provi qualcosa quando ti tocco io, non mi darebbe così fastidio se fosse qualcun altro a farlo.
Non hai idea di quanto io mi freni ogni volta che siamo troppo vicini, di quanto avrei voglia di baciarti e chissà che altro ogni volta che mi guardi"
"Fallo. Baciami"
Quelle parole risuonarono nell’aria facendo breccia nell’animo di entrambi.
Bellamy non esitò un secondi di più, la strinse a se e la baciò. Sentì il mondo girare intorno a lui mentre cercava sempre più contatto, mentre aumentava la passione, la foga nel baciarla. Poteva finalmente sentire il suo sapore e era ancora meglio di come avrebbe potuto immaginarlo.
“Questa per me è una certezza Bell” disse Clarke separandosi a fatica dalle labbra del ragazzo.
La riportò a se e fece scontrare le loro labbra ancora una volta, attratti come fossero dei magneti.
“Mi porti a ballare?”
“Molto volentieri”

                                                                                             *
Bellamy riaccompagnò a casa Clarke dopo qualche ballo insieme quella notte. Le lasciò un bacio leggero e la osservò entrare a casa.
Appena arrivato alla sua umile dimora che si mostrò vuota si buttò nel letto e scrisse un messaggio a sua sorella.
“Dove sei O?”
“Sono ancora al falò, non aspettarmi sveglio, dormo da una mia amica”
“Ti devo credere?”
“Smettila. Buonanotte”
“Notte”
Aveva come l’impressione che il nome di quell’amica fosse Lincoln, ma non ne voleva sapere niente, non quella sera.
Per una volta era andata come aveva desiderato. Aveva chiarito tutto con Clarke e era riuscito finalmente a baciarla e tutto era stato migliore di come avesse mai potuto sognare.
Trovò incredibilmente difficile concludere la serata con un solo bacio, ma voleva fare le cose per bene e soprattutto voleva rispettare i tempi della principessa.
Il suo telefono si illuminò di nuovo segnalando un messaggio.
“Sembra che il leader ribelle abbia conquistato la sua principessa. Tienitela stretta ora che puoi, le cose stanno per cambiare”
Ancora un numero anonimo e ancora minacce, avrebbe dovuto sicuramente fare qualcosa al riguardo.
I suoi pensieri vennere interrotti un'altra volta da un messaggio. Si ritrovò a sorridere come uno stupido nel leggere che era di Clarke.
“Mi fai entrare?”
Bellamy si alzò dal letto pensando che fosse tutto uno scherzo e in un baleno si ritrovò davanti al portone di ingresso che aprì di slancio.
Il cuore prese a martellargli forte quando la vide sul portico con le sue guance arrossate e il vestito che indossava al falò che la valorizzava al massimo.
“Allora?” disse Clarke con un sorriso timido.
Bellamy non capiva più niente. Avrebbe avuto una risposta pronta in condizioni normali, ma quella ragazza le mandava decisamente in tilt il cervello. E vederla lì, davanti ai suoi occhi, sicura, donna come non l’aveva mai vista fu il colpo di grazia. La vide distogliere per un secondo lo sguardo dal suo, come se avesse bisogno di cercare il coraggio, e poi rivolgerlo di nuovo sui suoi occhi incantati a osservarla.
“Vorrei restare con te stanotte” disse determinata.
“Vieni dentro” 

**********************************
Se non dovessi aggiornare prima delle varie festività.. Buone feste!

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Capitolo 13
*** Can we just start from here? ***


Aveva varcato la porta di casa convinta che la cosa giusta sarebbe stata quella di interrompere così la serata.
Si era semplicemente lasciata andare e si era sentita bene, libera, senza riserve.
Salì in camera sua, dove il suo letto caldo la aspettava e capì che quello semplicemente non era il suo posto. Quello che venne dopo fu naturale, quella era la serata in cui aveva deciso di farsi guidare solo dal suo istinto.
Infilò le scarpe, prese la giacca che poco prima aveva appeso nella gruccia del suo armadio e in men che non si dica si ritrovò davanti a casa di Bellamy.
Quando lui si affacciò dalla porta capì di non aver sbagliato una virgola.
Lo vedeva osservarla come se avesse davanti chissà quale meraviglia e rimase a bearsi di quella visione qualche secondo in più. Non si era mai sentita così alla luce con qualcuno, invece era tutto così naturale.
Come naturale era stato entrare in casa sua e baciarlo ancora come quealche ora prima.
“Clarke, io ce la metto davvero tutta, ma se continui a baciarmi così..”
Clarke non rispose, gli sfilò la maglia e fece scivolare la sua mano lungo gli addominali perfetti del ragazzo, che non esitò due volte a rispondere a quel gesto.
Le tolse di fretta il suo vestito, stando attendo a non perdersi nemmeno un centimetro della pelle che stava rimanendo scoperta. E tutto iniziò a sembrare una lotta, a chi sarebbe riuscito a divorare di più, a trarre di più dall'altro.

                                                   *

La mattina quando i primi raggi del sole illuminarono di una flebile luce la sua stanza, Bellamy aprì gli occhi, pensando che tutto quello che era accaduto la notte prima fosse solo un sogno. La pelle nuda, i baci, loro due su quel letto.. quando invece, guardando oltre il suo cuscino, vide il viso di Clarke non poté fare a meno di sorridere.
Dormiva ancora serena circondata da un ammasso di capelli illuminati dai flebili raggi di luce che si affacciavano dalla finestra, il lenzuolo la copriva a malapena e Bellamy rimase esterrefatto per tutto quello splendore.
Si avvicinò di più a lei cercando di non fare rumore e di non svegliarla, solo per guardarla più vicino, per essere certo che lei fosse davvero lì.
In quell’stante pensò semplicemente a quanto fosse fortunato ad averla trovata. Ad avere al suo fianco qualcuno con cui essere alla luce, che era capace di comprendere tutte le insicurezze, le responsabilità di cui si era dovuto fare carico fino ad ora.
Se solo avesse saputo che quella era la sensazione che si provava ad essere così vicino a una persona avrebbe lasciato perdere tutte le ragazze che erano passate nel suo letto per cercare l’unica.
Quando la vide destarsi dal suo sonno si fece prendere per un attimo dal panico, pensando di non sapere come comportarsi con lei.
“Hey” disse aprendo gli occhi.
“Buongiorno principessa”
“Non mi guardavi dormire giusto?”
“Figurati, ero solo immerso nei miei pensieri”
“In cosa consistevano?”
“Un giorno lo scoprirai”
“Sai che dovremo parlare di tutto quello che è successo giusto?”
“Ti prego Clarke, non rovinare il momento” disse posandole un dito sulle labbra.
Un sorriso furbo si fece invece spazio nel viso della ragazza che si avvicinò sempre più a Bellamy.
“Hai ragione, sarebbe meglio iniziare così” disse mentre chiudeva le distanza e posava un bacio sulle labbra di Bellamy.
“Così si inizia a ragionare”
“Sai cosa renderebbe ancora migliore questo risveglio? Una buona colazione!” disse spalancando gli occhi.
“Al suo servizio principessa. Ti aspetto giù, scendi quando vuoi”
Dopo che sentì Bellamy rovistare in cucina Clarke decise di alzarsi dal letto. Indossò la maglietta di Bellamy e un paio di suoi calzini visto che non le andava di indossare le scarpe.
Stava per varcare la porta ma si bloccò a pensare.
Aveva davvero bisogno di parlare di quello che era successo. C’era tutto e niente da dire, ma per quanto capiva quello che Bellamy provava aveva bisogno di sentirlo a parole, per renderlo più vero.
Era successo tutto in un battito di ciglia per lei, e nonostante tutti i suoi sforzi aveva bisogno di razionalizzare.
Scese le scale, sorridendo all’immagine di Bellamy ai fornelli con la maglietta già imbrattata di impasto.
“Stai già combinando danni?” disse abbracciandolo da dietro.
“Non penserai la stessa cosa quando mangerai questi” disse indicando il piatto di pancackes sul ripiano.
Voltandosi le posò un bacio sui capelli, poi portò tutto l’occorrente per la colazione sul tavolo.
“Mmh li desideravo da quel giorno a casa mia”
“Sembra passata una vita”
“Già”
“Cos’è quella faccia?” disse il ragazzo fermandosi di fronte a lei.
“Non pensi che dovremmo parlarne?”
“C’è davvero qualcosa da dire?”
“Parlami Bell, dimmi cosa hai provato”
“Io? Clarke, sono stato abbastanza esplicito nei miei sentimenti e tu sai già tutto! Non conosco nessun altro che sappia capirmi come fai tu”
“Scusa sono solo.. io non sono abituata a seguire così il mio cuore. Ieri quando mi hai invitato ho messo da parte la testa e sono successe una miriade di cose e sto iniziando a elaborare solo ora”
“Hey, va bene. Fa strano anche a me. E’ stato tutto improvviso, o forse davanti ai nostri occhi come se fossimo gli unici a non accorgersi.”
“Hai detto bene”
“Clarke, io mi sento davvero felice oggi, con te”
“Anche io Bell”
“Partiamo da qui, ti va?”
“Mi sembra perfetto”
Quando Clarke sorrise Bellamy non resistette a lasciarle un bacio morbido sulle labbra.
Si erano appena seduti a tavola quando la chiave nella serratura li avvisò dell’arrivo di qualcuno, Octavia ovviamente.
Clarke e Bellamy si guardarono consapevoli di quello che stava per succedere.
Ferma davanti alla porta la piccola Blake osservava i due con un aria che per un attimo non seppero definire, fino a quando non iniziò a sorridere come una pazza.
“Lo sapevo!” disse chiudendosi la porta alle spalle.
“Son un fottuto genio!” continuò avvicinandosi.
“Siete bellissimi” grido nell’orecchio del fratello, stampandogli un caloroso bacio sulla guancia.
“O per piacere frena il tuo entusiasmo” disse Bellamy fingendosi un po’ troppo scocciato.
“Non provare a dirmi che non è accaduto niente. Lei indossa la tua maglietta e tu hai preparato i pancakes.”
“Bene, non c’è bisogno che aggiunga altro” disse Clarke sorridendole dall’altro lato del tavolo.
“Fatevi abbracciare, non avete idea di quanto io sia felice”
Bellamy alzò gli occhi al cielo mentre veniva stritolato da sua sorella, scena che fece scoppiare a ridere Clarke.
“Non voglio essere invadente, ma io non posso rinunciare a questi” disse indicando i pancakes sul tavolo.
“Lo so, tuo fratello è un mago in questo! Prendi una sedia”
Octavia prese posto vicino, non prima di abbracciare calorosamente Clarke, come promesso. L’entusiasmo della piccola Blake la fece sorridere ancora una volta.
Fecero colazione tutti e tre insieme, poi Clarke decise che sarebbe stato meglio tornare a casa. Non aveva avvisato sua madre della sua assenza e sicuramente non voleva farla preoccupare, non dopo il loro chiarimento di qualche mese prima.
Bellamy e Octavia invece iniziarono a ripulire la cucina.
“Allora? Sembra che il falò abbia portato fortuna”
“O, ti prego”
“Ok, ho capito, so già troppe cose”
Bellamy lanciò uno sguardo a sua sorella trovandola più felice del solito.
Ripensò alla notte prima e al fatto che per quanto avrebbe desiderato prendere a calci il suo “fidanzato”, l’aveva vista davvero raggiante.
Cosa che in realtà era sempre stata il suo obbiettivo principale, e se qualcuno Lincoln era in grado di renderla così, allora era il benvenuto.
“Allora, che ne dici di parlarmi di Lincoln?” disse Bellamy passando alla sorella una stoviglia da asciugare.
Per poco Octavia non la fece cadere a terra dallo stupore.
“Tu vuoi parlare di Lincoln?”
“Mi sembra chiaro che ormai fa parte della tua vita”
“Direi di si”
“Allora se ti va di parlarne..”
“Oh vedi lui è fantastico, davvero! E’ uno di poche parole ma dimostra sempre quanto tiene a me. Magari potete seppellire l’ascia di guerra e provare a parlarvi uno di questi giorni”
“Forse”
“E dai Bell!”
“Un passo alla volta sorellina”
Octavia poco dopo salì in camera sua a fare i compiti, mentre Bellamy prima sistemò la cucina poi decise di prendersi una pausa relax sul divano con la tv accesa.
Il cellulare sul tavolino lo avvisò di un nuovo messaggio.
Numero sconosciuto, ancora una volta.
Non fu tanto questo a turbarlo quanto il contenuto.
“La riconosci? Mi basterebbe allungare una mano per farle del male”
Allegata c’era una foto di una ragazza di spalle. Capelli biondi, giacca chiara, vestito a fantasi blu. Ci volle un mezzo secondo per capire che quella era Clarke che, nella via di casa, sua stava tornando a casa, proprio in quel momento.
Allarmato scrisse un messaggio alla ragazza, che gli confermò di essere a casa sana e salva.
La cosa lo tranquillizzò per un attimo, ma poi capì che non poteva più fare finta di niente. Chiunque fosse aveva intenzione di fare del male a una delle persone più importanti della sua vita e non aveva intenzione di lasciar accadere niente di tutto ciò.
ScFrugò tra i contatti della rubrica alla ricerca del nome di un suo amico di vecchia data che forse avrebbe saputo dargli qualche informazione. Ricordava bene il primo sms, l’aveva ricevuto il giorno della vigilia di Natale e diceva: sono di nuovo libero.
Era sicuramente qualcuno uscito dal carcere in quell’arco di tempo, se fosse riuscito a procurarsi una lista sarebbe stato semplice. Non gli venivano in mente molte persone che potevano avercela con lui, sarebbe bastato trovare un nome familiare in mezzo a tutti gli altri.
La sua richiesta venne esaudita poco dopo aver riagganciato il telefono, quando nell’e-mail trovò quello che stava cercando.
Stampò il contenuto e iniziò a cercare tra i nomi. Il suo cuore fece un salto nel petto quando lesse.
Prese di nuovo il telefono in mano e contattò Atom mentre si infilavala giacca e cercava le chiavi della macchina per uscire.
“Atom sei a casa?” disse non appena sentì l’amico rispondere.
“Si Bell”
“Posso passare? Ho bisogno di parlarti”
“Ti aspetto”

*********************
Eccomi qui! 
Scusatemi, come al solito sono una ritardataria, ma tra festività, studio, amici mi è rimasto pochissimo tempo per scrivere!
Ho scritto tutto d'un fiato, spero non ci siano troppi errori! 
Vado di fretta ma spero abbiate gradito il nuovo capitolo.
Vi anticipo che nel prossimo scopriremo almeno il nome di questo "A" 2.0 (chi guarda Pretty Little Liars capirà) :D
Spero abbiate passato delle splendide vacanze, vi saluto e vi auguro buon rientro (sarà un lunedì traumatico!).
P.S. Grazie a chi ha letto/ recensito/ inserito nelle varie categorie, siete fantastici!
P.P.S. Credete che dopo la piccola gioia che Jason ci ha concesso nel trailer riusciremo a vedere più Bellarke in questa stagione ormai alle porte? Io continuo a credere che la speranza sia l'ultima a morire! 

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Capitolo 14
*** Old friends ***


Bellamy arrivò a casa del suo amico dopo soli pochi minuti.
Bussò alla porta e non dovette attendere molto prima che Atom aprisse in tenuta sportiva.
“Mamma che faccia! Che hai? Sei sconvolto”
“Lo sono”
“Tu e la principessa avete strafatto stanotte?”
“Sta zitto idiota.” Bellamy diede una pacca sulla spalla al suo amico per scansarlo e entrare in casa. Prese il telefono dalla tasca e andò alla ricerca del messaggio da far vedere al suo amico.
“Leggi questo”
Atom osservò attentamente la foto allegata, corrugando la fronte per un attimo. “Questa è Clarke” disse poi rivolgendo lo sguardo verso il maggiore dei Blake.
“Esatto” confermò con il cuore in gola.
“Chi diavolo è?”
“Ho ricevuto altri messaggi, ma non ero preoccupato fino ad ora. Questo tizio ha fatto una foto alla mia ragazza sotto casa mia minacciandola. Prima d’ora mi aveva promesso solo vendetta. Non sapevo chi potesse essere, ma nel suo primo messaggio scrisse di essere di nuovo libero; così ho controllato grazie all’aiuto di un mio amico gli ultimi scarcerati. Indovina chi c’è in quei nomi?”
“Chi?”
“Murphy”
“Andiamo non può essere! Credi che nemmeno il carcere sia stato in grado di cambiarlo?”
“Non so cosa pensare, ma tra quei nomi è l’unico che mi dice qualcosa, l’unico che potrebbe avercela con me per motivi personali. Sono stato io a sbatterlo in carcere.”
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Non lo so. Andava tutto bene finchè non ho ricevuto questo, se dovesse farle del male non potrei mai perdonarmelo, devo fare qualcosa.”
“Ok è semplice, andiamo dalla polizia e denunciamo il caso, sono tuoi amici, non faranno uscire niente da quelle mura. Poi torni a casa, parli con Clarke e le spieghi tutto.”
“Non posso spiegare tutto a Clarke, si metterebbe solo nei casini. Tantomeno parlarne con la polizia, ti devo ricordare che Kane è il nuovo compagno di sua madre?”
“Lo so, ma è in pericolo e non può non sapere niente”
“Posso prendere delle ferie e la controllarla giorno e notte se dovesse essere necessario”
“Non credo potrai nasconderglielo per molto in ogni caso”
“Lo so. Pensi che possa davvero spingersi oltre?” un brivido attraversò il suo corpo al solo pensiero.
“Non so cosa pensare. Bell, devi parlarne con i nostri colleghi”
“Aspettiamo. Se dovesse arrivarmi anche solo un altro messaggio la prima cosa che farò sarò parlarne in caserma, promesso. Per ora la tengo d’occhio io”
“Sai che non è la cosa giusta da fare?”
“Lo so, ma conosco lei. E in più..”
“Murphy era tuo amico”
“Proprio così. Vorrei che da qualche parte quell’amicizia che ci legava lo faccia rinsavire.”
“Lo spero”
“Grazie Atom”
“Figurati, per qualsiasi cosa chiama”
“Certo”
Nel tragitto verso casa ricevette una chiamata da parte di Clarke.
Sospirò prima di rispondere, pensando a come avrebbe potuto mentirle.
“Bell sei a casa?” esordì Clarke con una voce più squillante del solito.
“Sto rientrando, sono passato un attimo da Atom. Tutto ok?”
“Si, posso passare da te?”
“Vuoi un altro round principessa?”
“Piuttosto spinto anche da parte tua! Mi dispiace deluderti, ti devo parlare di una cosa”
“Ok, tra 5 minuti sono a casa”

                                             
                                                       *



Quando parcheggiò la macchina nel vialetto di casa, lei era seduta sulle scale dell’ingresso, in attesa.
“Hei” lo salutò mettendosi in piedi.
“Ciao splendore” rispose lui avvicinandosi e posandole un bacio sulle labbra.
“Se continui a guardarmi così dovrò cedere alla proposta di prima”
“Lo sai che non devi ripetermelo due volte..” disse tuffandosi di nuovo nelle sue labbra.
“Mio malgrado” Lo interruppe lei “Ti devo parlare di una cosa”
“Ok, dimmi”
“Sono passata da Jasper prima, stavamo chiacchierando e abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico fare un viaggio di primavera. Così giusto per curiosità abbiamo cercato dei voli e ne abbiamo trovato alcuni a prezzi stracciati. Allora abbiamo chiamato Raven, Monty, e tutto il resto degli amici e abbiamo parlato della nostra idea e alla fine tutti o quasi hanno detto si! Ho chiamato anche Octavia, e dato che anche lei sarà in vacanza dalla scuola... si unisce a noi! E io ho preso un biglietto anche per te.”
“Tu cosa? E il lavoro?”
“Puoi prenderti qualche giorno di ferie, non fare lo stakanovista!”
“Voi siete due pazzi”
“E’ da sette vite che non faccio un viaggio,  mi è sembrata un’idea fantastica! Poi coincide anche con il compleanno di qualcuno..”
“Come fai a saperlo?” Ci pensò un attimo. “Domanda stupida, mia sorella”
“Già. Non so se troveremo ancora quei biglietti ma puoi proporlo anche a Atom se ti va”
“Posso provare a chiedere”
“Lo so che quest’idea ti piace in fondo”
“Si può sapere dove andremo?”
“E’ un si?”
“Si”
“Los Angeles e le sue immense spiagge ci aspettano!” esclamò Clarke gettandosi tra le braccia del ragazzo.
Sembrava avesse risposto a quell’idea con una felicità che non era da lei, eppure Bellamy pensò a quanto fosse bello vederla così spensierata.
Non voleva che quel problema che aleggiava nell’aria potesse turbarla, per cui continuò a restare del parere che la scelta che aveva preso fosse quella giusta.
Il punto era che Murphy era stato davvero una parte importante della sua vita, e voleva che lei fosse a conoscenza di quella storia.
“Hai da fare ora?” le chiese.
“A dire il vero no”
“Ti va di venire in un posto con me?”
“Certo”
Bellamy prese la mano di Clarke e la guidò verso la via proprio dietro casa sua.
Davanti ai loro occhi si aprì il parchetto di quartiere davanti al quale Clarke era passata tante volte.
Non capiva esattamente il motivo di quella destinazione e si era accorta che Bellamy non era al massimo della sua forma. C’era qualcosa che lo rendeva cupo, se n’era accorta dal suo comportamento. Era comunque certa che la risposta ai suoi dubbi sarebbe arrivata al più presto.
“Perché mi hai portata qui?” chiese.
“Perché c’è una parte della mia vita che non conosci”
“Che vuoi dire?”
Le lasciò la mano e si sedette in una delle panchine del parco, facendole posto accanto a lui.
“Voglio dire che hai conosciuto me con entrambi i genitori e me ora, ma mai me dopo che mia madre è andata via”
Clarke non disse niente, strinse semplicemente la sua mano.
“Ero arrabbiato, con me stesso, con mia madre, col mondo. Ero solo un ragazzino e mi sentivo perso. Atom non è sempre stato il mio migliore amico. Prima di lui c’era Jhon. Lui era un fratello per me, siamo cresciuti assieme da quando avevamo 5 anni e non ho ricordo di qualcosa che io abbia fatto senza lui al mio fianco.
Dalla prima partita a pallone alla prima sigaretta assieme.
Quando mia madre è andata via io non riuscivo a capire. All’inizio mi sono chiuso in me stesso, poi ho iniziato a frequentare brutte compagnie, e Murphy con me. Perché se io ero pieno di casini lui ne aveva cento volte tanti. Atom in tutto questo era la parte buona, lui era mio amico e sapeva tutto, ma cercava di dirmi che sbagliavo, che avrei finito per esagerare.
L’unica persona in grado di frenarmi era mia sorella, il bene che le voglio.
Ma nemmeno lei bastava a salvarmi da me stesso.
Ero un ragazzino tormentato dai sensi di colpa e dalla mia situazione familiare e mi perdevo in un mondo che non mi apparteneva, con persone che erano tutto tranne amici, nel sedile posteriore dell’auto di mio padre con ragazze che non desideravo per davvero.
Poi mio padre si è ammalato. Quando l’abbiamo scoperto, inutile dire che è stato un trauma. Ma ho capito da subito che le cose sarebbero dovute cambiare. Mi sono dato da fare e ho cercato di mettere la testa a posto, di diplomarmi e dare più stabilità possibile a mia sorella, perché ero diventato l’unico a poterla indirizzare nella giusta direzione. L’unico che poteva impedirle di prendere la strada sbagliata. Ma mentre Atom mi ha accompagnato per tutto il percorso… Jhon è rimasto indietro, non è voluto tornare su con me.
Io ho preso la divisa mentre lui è rimasto con quelle persone e ciò che aveva provato non gli bastava più.”
Fece una lunga pausa prima di rincominciare, in cui guardò negli occhi di Clarke che non lo lasciarono nemmeno per un momento. L’unica cosa che vi lesse era che lei aveva abbastanza forza da ascoltare tutto senza andare via, senza cambiare opinione sul Bellamy che conosceva.
“Era stato il mio primo vero caso. Una soffiata ci aveva avvertito di questo grosso carico di droga e siamo intervenuti.
Immagina come sono rimasto di stucco quando ho dovuto mettere le manette a un mio fratello”
“Non hai nessuna colpa Bell, hai fatto semplicemente quello che andava fatto”
“Lo so. Ma a volte penso che avrei potuto insistere di più, portarlo nella giusta strada con me”
“Avevi tante cose per la testa”
“E’ vero anche questo ma…”
“Dov’è lui ora?”
“Non lo so, non ne ho davvero idea. Spero solo che abbia fatto pace con se stesso.”
Clarke gli accennò un sorriso e gli carezzò il viso.
“Sai ti ho portata qui perché era il posto dove passavamo il tempo quando eravamo ancora noi stessi. E forse è l’unico posto in cui potevo trovare la forza di parlarti di tutto questo”
“Sono felice che tu l’abbia fatto”
La ragazza poggiò la testa sulla sua spalla e restarono così, solo per un altro po’.


**************************
E' passato troppo tempo, lo so.
Non è nemmeno un ritorno col botto purtroppo.
Il capitolo è più breve del solito ma aggiungerà qualche pezzo al puzzle.
Spero possiate comunque perdonarmi.
Scusatemi ancora e scrivetemi se vi va.
:) A presto (spero di non impiegare di nuovo così tanto)
E.

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