You're both the Problem and the Solution

di WeArePerfectlyImperfect
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non c'erano cose del genere in Inghilterra eh? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una voce rimbombò nella sala d'attesa dell'aeroporto di Londra
 
«Tutti i passeggeri del volo KST9010 diretti a New York J.F. Kennedy sono pregati di procedere al Gate 35 per l'imbarco. Ripeto Gate 35 per i passeggeri diretti a New York J. F. Kennedy.»
 
Presi la mia valigia e mi misi in coda dietro a una coppia di signori inglesi. Tirai fuori il mio passaporto e aspettai pazientemente il mio turno.
 
«Le previsioni danno bel tempo lì, non dovremmo avere problemi Cara...» stava dicendo l'uomo.
Tipico degli inglesi parlare del meteo. Qua in Inghilterra era talmente imprevedibile che era sicuramente uno di quegli argomenti Jolly da tirare fuori in qualsiasi situazione.
Non sapevi come continuare o iniziare la conversazione? Niente paura, il tempo inglese correva in tuo soccorso!
 
Già, peccato che a New York non avrei più potuto usarlo. O forse da un lato non era per niente male.
Avevo le tasche piene della pioggia, della neve e del sole nello stesso giorno, se non nella stessa ora.
 
«'Giorno!» la hostess mi sorrise e prese i miei documenti, scannerizzò il biglietto e controllò il mio passaporto.
 
«Grazie, arrivederci e buon viaggio!»
 
«Grazie, anche a lei!» purtroppo era troppo tardi quando mi accorsi che in realtà lei non avrebbe volato da nessuna parte. Avrei voluto scusarmi per la mia totale stupidità, ma lei era già passata al passeggero successivo.
 
Casi del genere probabilmente accadevano mille volte al giorno. Sicuramente non ero stata l'unica... Spero.
 
Entrai nell'aereo e cercai il mio posto.
 
"A22... A22..."
 
Misi la valigia nella bagagliera e presi posto di fianco al finestrino, mi allacciai la cintura di sicurezza e aspettai che tutti prendessero posto.
 
«Ciao!» una ragazza prese posto accanto a me e mi sorrise
 
«Ciao!» le sorrisi e poi cercai di ritornare a leggere il libro che avevo in mano. Non avevo proprio voglia di fare conversazione in quel momento, ma per mia sfortuna la mia vicina invece era decisamente chiacchierona.
 
«Sono Abigail, sto andando a New York a trovare il mio fidanzato, è da più di un anno che non ci vediamo. Lui studia alla Columbia con una borsa di studio, è così intelligente... E tu invece? Vai in vacanza?»
 
L’aereo iniziò a prendere quota e il suolo si fece sempre più lontano.
 
«No, io torno a casa.»
 
«WOW. E perché sei venuta qua nella noiosa Inghilterra? Cioè voglio dire, abitavi a New York! Nessuno vuole lasciare New York no? Deve essere così emozionante.»
 
«Sono stata obbligata a partire.»
 
New York City è una di quelle metropoli che si odia o si ama. Non c'è una via di mezzo. New York City è una di quelle città che ti risucchia l'anima, non dorme mai, è sempre sveglia e vigile. Ti entra sotto la pelle, ti entra dentro il cuore e non ti lascia più. Era la città della mia infanzia e sono sicura, sarà la città del mio futuro.
 
«Noo! E perché?»
 
Come un flash-back ebbi la visione di mio padre che mi diceva di preparare le valige che sarei partita immediatamente il giorno dopo, dopo la fine della scuola. Sarei stata a casa di alcuni parenti nel sud della Florida per tutta l’estate e poi a fine agosto sarei volata in Inghilterra e avrei frequentato un collegio religioso gestito da suore.
 
Non puoi farmi questo! Ho una vita qui!”
 
Non fare la melodrammatica!” mi aveva risposto mio padre “Ti rifarai una vita in Inghilterra, non è la fine del mondo!
 
Ma io non ci voglio andare!!” avevo iniziato a piangere, poi mi ero girata verso mia madre e mi ero buttata ai suoi piedi “Ti prego, fammi rimanere! Diglielo tu che non voglio andarmene” lei mi aveva guardato con amore e mi aveva accarezzato i capelli, ma non aveva fatto nulla.
 
Perché Josh rimane?? Perché devo partire solo io?!” era così ingiusto.
 
Non voglio più discutere su questa cosa.”
 
Per mio padre l’argomento era chiuso.
 
Ti odio!” avevo urlato prima di scappare via.
 
Solo più tardi, una volta raggiunta l’altra parte dell’oceano avevo conosciuto la verità.
 
«È stato per il mio bene.» risposi ad Abigail
 
«Ahia. Stavi prendendo brutte compagnie? Ho sentito che è un gran problema a New York, ci sono così tante gang che se vai nei quartieri sbagliati puoi non uscirci più.»
 
Sorrisi debolmente tra me e me, guardai fuori dal finestrino. Il sole stava tramontando, il cielo era completamente rosa, sotto di noi l’oceano si estendeva a perdita d’occhio.
 
«No» dissi alla ragazza che continuava a guardarmi in attesa di una risposta «Erano le brutte compagnie che stavano prendendo me.»

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A/N
Aaaallora?! Cosa ne pensate? Vi intriga come inizio?
Fatemi sapere, sia che la risposta sia positiva che negativa :)
Ho anche un account su wattpad, e sto scrivendo una storia anche lì se vi interessa, vi lascio il link --> https://www.wattpad.com/story/126208018-n%C3%A9mesis

E vi lascio anche la trama così potete già capire se vi può interessare:

 

"Per ogni azione compiuta e parola detta, c'è sempre una conseguenza. 

Per ogni bugia ed inganno, c'è sempre una verità che viene celata e nascosta. 

Per ogni persona che respira e vive, c'è sempre un segreto con cui ricattarla pronto ad essere svelato. 

Questi sono i principi sui quali si basa l'intera esistenza di Monica Jones, ragazza ambiziosa e imprevedibile della Bolton High, che nel giro di poco riesce a guadagnarsi un posto al cosiddetto "tavolo centrale".

Quello che però ancora non sa è che il suo mondo apparentemente perfetto le sta per essere strappato via brutalmente, lasciandola sola, umiliata e piena di rancore. 

Monica Jones adesso però è tornata. Ed è pronta ad affrontare quelle persone che dieci anni prima hanno distrutto lei e la sua vita. 

La vendetta va servita fredda, dicono, ed è proprio quello che Monica intende fare. 

Ci riuscirà?
E se poi tra i fantasmi del suo passato dovesse tornare anche un ragazzo dannatamente bello e misterioso? Avrà abbastanza sangue freddo da portare a termine il piano da sola?

ATTENZIONE: in questo libro NULLA è come sembra. Se pensate di sapere tutto riguardo ad inganni e bugie, allora sarete pronti a ricredervi."

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Capitolo 2
*** Non c'erano cose del genere in Inghilterra eh? ***


«Spiegami ancora come hai fatto a farmi entrare Annie…»
 
«Sei stata un po’ troppo dalle suore tu eh?» disse lei posando la giacca sul bancone e prendendo il numero che il ragazzo del guardaroba le stava tendendo e ringraziandolo soffiandogli un bacio.
 
La seguii mentre scendeva con sicurezza le scale del locale
 
«Ciao tesoro!» baciò un ragazzo sulla guancia «Sono subito da te, faccio solo fare un giro alla novella!»
 
«Grazie per la novella!» cercai di urlarle al di sopra della musica assordante.
 
«Bhè, è quello che sei no?!» mi fece l’occhiolino e si diresse verso il bar.
 
«Ehi James!» gridò al barista «James!!»
 
Annie non era cambiata di una virgola da quando l’avevo lasciata tre anni prima. Aveva sempre degli agganci ovunque e otteneva sempre quello che voleva.
Era stata la mia migliore amica alle medie, era venuta a prendermi all’aeroporto con mio fratello facendomi una sorpresa quella mattina e da lì avevo capito che anche tra di noi non era cambiato assolutamente nulla.
 
«Annie! Cosa ti do questa sera?»
 
«Il solito, sai che non amo le novità!» gli sorrise lasciva «James, ti presento Kat! È appena tornata dall’Inghilterra…» gli fece segno di avvicinarsi in modo da potergli sussurrare qualcosa nell’orecchio.
 
Come se qualcuno potesse davvero sentirti in questo casino” pensai
 
«… Ha vissuto con le suore per tre anni. La stavamo quasi per perdere.»
 
James guardò prima lei e poi me, stava decidendo se crederci o meno, ma poi probabilmente vide la mia faccia mortalmente seria e capì che non stavamo scherzando proprio per nulla.
 
«E allora il primo drink te lo offro io!» disse prendendo un bicchierino da shots e versandoci qualcosa dentro.
Me lo passò insieme ad una fetta di limone e del sale, poi ne verso altri due, uno per lui e uno per Annie.
 
«Bentornata a New York Kat!» gridò, leccò il sale che si era messo sul dorso della mano, buttò giù la tequila e poi si mise la fetta di limone in bocca.
 
Feci lo stesso e mi ritrovai a tossire non appena il liquido incandescente iniziò a scendermi giù per la gola.
 
«Non c’erano cose del genere in Inghilterra eh?» James sorrise, prese i bicchieri e li buttò nel lavandino «Buona serata ragazze! Ci becchiamo più tardi!» si sporse verso Annie e le depositò un bacio sulle labbra.
 
«Ohoooo!» urlai appena James si allontanò per servire qualcun altro «Qua qualcuno mi deve raccontare qualcosa!»
 
«Sta zitta!» Annie mi tirò una gomitata e poi si diresse verso un tavolo un po’ sopra la pista da ballo.
 
Ci saranno stati una decina di ragazzi che si stavano versando da bere. Li riconobbi non appena me li ritrovai davanti: erano stati la mia famiglia per così tanto tempo…
 
«Non ci credo!» uno di loro urlò «Kat? Katharine? Se proprio tu?»
 
Tutti iniziarono a fissarmi «Wow, pensavo non mi riconosceste più!» urlai di gioia prima di buttarmi addosso a loro, abbracciandoli tutti!
 
Iniziarono ad urlare di gioia «Finalmente sei tornata!!»
 
«Non ci speravamo più!!»
 
«Prendi da bere! Tieni! Dobbiamo festeggiare!» Lowe mi versò in un bicchiere della vodka che poi mischiò con dell’acqua tonica.
 
«Scusa, non abbiamo Gin, spero che ti vada bene comunque!»
 
Bevvi un sorso «Come state ragazzi?»
 
«Al solito! Sempre la solita merda qui» rispose Lowe e gli altri annuirono «Ma adesso che sei tornata la famiglia è di nuovo al completo!»
 
«Quel bastardo di tuo fratello non ci aveva detto nulla del tuo ritorno! Lo ammazzo appena lo vedo!» disse Diana prendendo un sorso direttamente dalla bottiglia.
 
«Nessuno ammazza nessuno senza un mio ordine.» una voce che conoscevo fin troppo bene mi fece girare con il cuore in gola.
 
Alex era in piedi davanti a me, con una sigaretta dietro l’orecchio e una canotta che metteva in risalto i suoi muscoli.
 
«Alex! Guarda chi è tornata! È Kat!» gridò Lowe mettendomi un braccio intorno alle spalle e stringendomi a sé.
 
«Ho visto.» disse lui senza alcuna emozione. Fece un segno a uno dei ragazzi di spostarsi e prese posto sul divanetto.
 
Io e lui eravamo stati insieme durante l’ultimo anno delle medie. E lui era stato uno dei principali motivi per cui assolutamente non volevo partire… Ma poi tutti sappiamo come la storia è andata.
 
Ci eravamo lasciati e non ci eravamo mai più sentiti.
Mai, neanche una volta per messaggio.
 
Annie ovviamente mi teneva informata su di lui: sapevo che era il nuovo leader, accanto al padre, degli Scorpions, e il tatuaggio che aveva sull’avambraccio non faceva che confermarlo.
 
«Com’era l’Inghilterra?» mi chiese alla fine
 
«Piovosa.»
 
In quel momento arrivò una ragazza mai vista prima, si sedette sulle gambe di Alex e lo baciò con trasporto, facendogli scorrere le mani tra i capelli ricci.
 
Cazzo.
 
Davvero mi aspettavo che una volta tornata sarebbe tutto rimasto come prima?!
 
Illusa.
 
Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, sapevano quanto fosse stato importante per me Alex.
Perché Annie non mi aveva avvertito della ragazza? Mi sarei preparata psicologicamente almeno…
 
Trangugiai in un solo colpo l’intero contenuto del mio bicchiere e poi me ne feci versare altro da Lowe.
 
«Kat, mi accompagni in bagno?» mi chiese Annie stringendomi il polso per farmi capire che dovevo assolutamente andare con lei.
 
Annuii, mi alzai e la seguii.
 
«Mi dispiace!» disse lei sedendosi su un lavandino e guardandomi triste «Avevo capito che si fossero lasciati… Pensavo di risparmiarti la notizia…»
 
«Non fa niente. Sto bene» bevvi di nuovo «Davvero!»
 
«Da come sei attaccata a quel bicchiere di vodka non mi sembra proprio…»
 
«È solo che-»
 
Che cosa? Come potevo davvero pensare che lui non avesse continuato con la sua vita dopo di me?
 
Lacrime iniziarono a rigarmi le guance. Non so se stavo piangendo perché ero triste e stavo male davvero, oppure se era solo l’alcool che amplificava ogni mia emozione, rendendomi più vulnerabile.
 
«Nonono, tesoro, non piangere…» Annie saltò giù e venne ad abbracciarmi «Ascoltami bene… Kat, ascoltami!»
 
Alzai gli occhi verso di lei. Annie mi passò una mano sul viso asciugandomi le lacrime e poi mi prese la faccia tra le mani, stringendola forte.
 
«Non voglio vederti triste ok? Sei tornata a New York adesso, sei con me! Sei con tutti noi degli Scorpions, noi siamo qui per te va bene? Ti ho portato a far festa perché tu possa divertirti e non per vederti piangere!»
 
Alzai le spalle e mi ripresi un attimo, Annie aveva ragione.
 
«Alex è un coglione, lui ama quando le ragazze litigano per lui. Non dargli questa soddisfazione! Quindi adesso usciamo da qua, ci fiondiamo in pista e balliamo fino a quando non riusciamo più a stare in piedi ok?»
 
«Come ho fatto tutto questo tempo senza di te?!» le chiesi abbracciandola
 
«Me lo chiedo pure io!»
 
Buttai giù tutta la vodka che mi rimaneva nel bicchiere e poi lo lasciai in un lavandino.
 
«Andiamo forza!»
 
Avevo la testa che mi girava.
 
C’era un sacco di gente sulla pista che ballava. Corpi sudati che si muovevano seguendo il ritmo, strusciandosi tra di loro.
 
Buttai indietro la testa e scoppiai a ridere abbracciando Annie.
Era da quando ero entrata nel locale che mi sembrava di essere costantemente osservata, all’inizio non ci avevo dato peso, pensavo che fosse solo la mia mente a giocarmi brutti scherzi visto che non ero più abituata ad avere così tanta gente intorno. Ma quando i miei occhi incrociarono il suo sguardo capii che forse la mia sensazione non era del tutto sbagliata.
Era seduto con un suo amico al bar e aveva una bottiglia di birra in mano, continuava a parlare con lui e a guardarmi. Non riuscivo a vederlo bene per colpa delle luci e della gente che ci separava, ma era il più bel ragazzo che avessi mai visto.
 
Superava persino Alex. Aveva capelli biondo scuro, spalle larghe e la mandibola decisa. I nostri occhi si incatenarono per un momento e sembrò che lui mi sorridesse.
 
 Fui distratta dall’arrivo degli altri in pista, iniziammo a ballare tutti insieme e quando mi voltai per cercarlo di nuovo, il ragazzo era sparito.
 
Mi guardai attorno e l’unica cosa che vidi fu Alex e la sua ragazza che stavano ballando per conto loro in modo decisamente spinto.
Lowe mi si avvicino e mi sussurrò all’orecchio «Dieci dollari che domani lei è incinta!»
 
Risi e gli diedi una spinta amichevole «Idiota eri e idiota rimani eh?»
 
Lui rise, mi afferrò le mani e mi fece girare su me stessa due o tre volte.
 
Capii l’errore solo quando mi fermai e sentii tutto l’alcool salirmi su. La testa non finiva di girarmi, dovevo assolutamente uscire a prendere una boccata d’aria fresca, altrimenti avrei vomitato tutto lì.
 
«Esco un minuto a prendere aria!» dissi a Lowe
 
«Vuoi che ti accompagni?»
 
«No, tranquillo. Torno in un attimo!»
 
Mi feci largo tra la gente e mi diressi verso le scale che mi avrebbero portato fuori. Forse non avrei dovuto bere così in fretta…
 
«Ehi dolcezza…» un ragazzo che puzzava di alcool in modo incredibile mi si parò davanti «Hai una sigaretta?»
 
«Mi dispiace, ma non fumo» risposi cercando di passare oltre, ma lui mi afferrò per un polso e mi attirò a sé.
 
«Non così in fretta dolcezza… Fatti offrire un drink o due!» mi fece una carezza che mi fece rabbrividire per il disgusto «Potremmo divertirci insieme...»
 
«Lasciami andare!» cercai di spingerlo via, ma non servì a nulla
 
«Dai, lo so che lo vuoi…» cercò di baciarmi
 
«No!» il suo alito puzzava terribilmente. La nausea aumentò in modo incredibile, chiusi gli occhi e portai le mani sulle sue spalle e cercai di nuovo di spingerlo via.
 
Questa volta sembrò funzionare, perché lui mollò la presa e mi lasciò andare.
Aprii gli occhi e vidi una figura che lo teneva inchiodato al muro.
 
«Ha detto di no testa di cazzo! Ti è così difficile da capire?!» il tono di voce sembrava incredibilmente pericoloso
 
«Mi- Mi dispiace! Non sapevo fosse la tua donna!»
 
«Sparisci prima che ti spacchi la faccia…»
 
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, non appena la figura mollò la presa dalla sua maglietta lui si dileguò tra la gente.
 
«Stai bene?» cercai di mettere a fuoco la persona davanti a me.
 
Aveva degli occhi che risplendevano in contrasto con le luci soffuse del locale. Lo riconobbi, era il ragazzo di prima, quello che avevo visto mentre ballavo.
 
«Sì, sto bene. Grazie.»
 
Feci un passò avanti per uscire, ma sfortunatamente mancai il gradino e per poco non mi schiantai a terra.
 
«Sta’ attenta!» mi disse afferrandomi e guardandomi negli occhi.
 
Dio se i suoi erano belli…
 
«Sicura di star bene? Sembri-»
 
Sentii l’alcool venirmi su, dovevo uscire o avrei vomitato di sicuro lì.
 
«Mi serve aria!» lo interruppi. Lui non rispose, mi prese per un braccio e mi aiutò ad uscire da lì.
 
Mi fece sedere sul marciapiede davanti al locale e poi lui rientrò dentro, lasciandomi sola.
 
Iniziai a fare respiri profondi chiudendo gli occhi, dovevo farmi passare la nausea prima di arrivare a casa, i miei mi avrebbero ucciso altrimenti.
 
«Bevi questo, aiuta.» aprii gli occhi e mi ritrovai davanti un bicchiere
 
«Non mi serve altro alcool, grazie, ne ho già abbastanza in corpo.» dissi sarcasticamente al ragazzo che era riapparso.
 
«È acqua.» disse lui come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo
 
«E come faccio a sapere che non vuoi drogarmi?» chiesi dubbiosa
 
«Penso che dovrai fare un atto di fede nei miei confronti…» mi sventolò di nuovo il bicchiere davanti, io sbuffai e lo afferrai.
 
Bevvi lentamente.
 
Era acqua, pura e semplice acqua.
 
«Non ti ho mai visto da queste parti…» disse lui sedendosi accanto a me aspettando che finissi di bere.
 
«Per quello mi stavi stalkerando mentre ballavo?» chiesi velenosa.
 
Lui mi guardò con aria interrogativa, non capendo quello che stavo dicendo.
 
«Ti ho visto, eri seduto con il tuo amico al bar e stavi guardando nella mia direzione…»
 
«Ah sì, adesso ricordo!» un sorrisetto gli si dipinse sul viso «Eri la ragazza che ballava in modo imbarazzante… Per quello ti guardavo.»
 
«’Fanculo!» gli tirai un pugno sul braccio, cercando di fargli male, ma quella che ci rimise fui io.
 
«Ahia!» mi massaggiai il pugno, lui scoppiò a ridere, mi prese la mia mano e se la portò davanti agli occhi.
 
«Tutta intera ancora… Fai attenzione la prossima volta, i miei muscoli sono duri come la roccia.» fece un sorriso compiaciuto.
 
«Quando viaggi devi pagare sempre per due?»
 
«No, perché?»
 
«Perché il tuo ego è così grande che tiene il doppio dello spazio.»
 
Lui sorrise e scosse la testa.
 
Mi sentivo davvero meglio adesso, l’aria e l’acqua erano serviti. Ero pronta a tornare dentro.
 
«I miei amici mi staranno cercando… Devo rientrare.» lo dissi come se volessi scusarmi con lui.
 
«Non devi darmi spiegazioni.» disse lui, e infatti era vero. Se volevo rientrare potevo farlo e basta.
 
Si alzò in piedi, mi tese una mano e mi aiutò ad alzarmi.
 
Tirandomi su mi ritrovai praticamente contro il suo petto. Lui era più alto di me di almeno dieci centimetri se non di più, e mi sovrastava completamente.
 
Gli occhi erano di un incredibile colore azzurro… Assomigliava al colore del mare in tempesta, quell’azzurro blu che è tanto pericoloso quanto attraente.
 
Non so cosa mi prese in quel momento, sarà stato l’alcool (massì dai, diamo la colpa alla vodka) oppure tutta la catena di eventi che mi avevano portato fino a lì: il ritorno a New York, Annie, Alex, la mia famiglia, gli Scorpions…
 
Non so davvero a cosa o a chi dovrei dare la colpa, ma lo feci.
 
Mi aggrappai con le mani alle sue spalle, mi portai in punta di piedi e lo baciai.
 
Non fu un vero e proprio bacio, posai semplicemente le mie labbra sulle sue, ma fu una sensazione incredibile.
 
Lui fu preso decisamente in contropiede, perché non reagì, non fece assolutamente nulla, il che rese la scena dal mio punto di vista ancora più imbarazzante di quello che poteva essere già.
 
«Oh mio dio…» mi staccai da lui e mi portai le mani davanti alla bocca «Scusami, io non so cosa mi-»
 
Con un braccio mi circondò la vita e mi attirò a sé. L’altra mano la portò sul mio collo, facendomi inclinare la testa verso l’alto e baciandomi di nuovo.
 
Questa volta fui io a essere presa alla sprovvista. Lui era decisamente più esperto e più bravo di me nel baciare. Le sue labbra si muovevano decise, e sembrava che non avessero fatto altro nella vita.
 
Portai le mia mani sulla sua nuca e mi abbandonai completamente contro di lui, azzerando le distanze tra i nostri corpi.
Fece scorrere la lingua sul mio labbro superiore e mordicchio quello inferiore… Dischiusi la bocca, consentendogli di approfondire il bacio. Avrei potuto morire in quel momento e non me ne sarei comunque accorta…
Mi sentivo le gambe molli e lui probabilmente se ne accorse, perché la sua presa sulla mia vita si fece più stretta e protettiva.
 
Mi staccai da lui con il fiato corto come se avessi corso una maratona. Lui appoggiò la fronte contro la mia e mi sorrise, una fossetta si creò sulla sua guancia sinistra, rendendolo ancora più bello. Gli sorrisi, ma non dissi nulla, non volevo rovinare il momento.
 
Stava per ritornare sulle mie labbra, quando qualcuno uscì dal locale in tutta fretta correndo «Dobbiamo andarcene da qui amico!» gli diede un colpo sulla spalla e poi lo sorpassò.
 
Lui non si mosse, rimase a guardarmi immobile. Sembrava volesse dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo.
 
«Avanti cazzo! Non sto scherzando! Muovi il culo!» gli urlò ancora una volta l’amico
 
«Devi andare…» sussurrai
 
«Lo so.» disse
 
«Cazzo, lascia perdere la tipa! Se ci beccano ci fanno fuori!»
 
Lui mi sfiorò ancora una volta le labbra con le sue, poi si girò e iniziò a correre dietro il suo amico.
 
Solo quando sparì dalla mia vista realizzai una cosa: non sapevo nemmeno il suo nome.




A/N

Eccomiiiiiii! Vi lascio questo secondo capitolo :)
Ringrazio tantissimo Alexa_02 per aver recensito e per avermi dato dei consigli d'oro! e ovviamente ringrazio anche tutti i lettori silenziosi (siete tantissimi mamma miaaa). Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e dei suoipersonaggi ;)
Alla prossima :*

Vi lascio il link per la mia altra storia su wattpad ;) ---> https://www.wattpad.com/484279224-n%C3%A9mesis-i

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