Moments

di smile_tears
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Confusion ***
Capitolo 2: *** Similarities ***
Capitolo 3: *** Surprise ***
Capitolo 4: *** Perfect ***
Capitolo 5: *** Soulmates ***



Capitolo 1
*** Confusion ***




Confusion
 

Quel giorno i Bangtan si trovavano in Italia, a casa della maknae. Quest’ultima stava partecipando come concorrente in un programma televisivo per raccogliere fondi per un’associazione per la ricerca contro il cancro. Tutti loro si erano riuniti lì per supportarla, mancava solo il padre di lei, ma forse per il bene di Taehyung e Jimin era meglio così. I due erano seduti uno accanto all’altro sul divano, mano nella mano, accanto a loro i fratelli di lei e a seguire Jungkook, Namjoon e Hoseok. La padrona di casa e Seokjin invece erano in piedi, un grembiule legato in vita e un mescolo ciascuno nella mano destra; per seguire la fine del programma avevano smesso momentaneamente di cucinare, aggregandosi al resto della comitiva.
Mancava solo l’ultima domanda, se avesse risposto correttamente ce l’avrebbe fatta. Erano tutti in trepidazione, Namjoon era persino scattato in piedi urlando, sostenendo che la loro ragazzina sapesse la risposta perché avevano discusso di quell’argomento la sera prima, suscitando l’entusiasmo generale.
L’unico che sembrava stonare il quell’ambiente era Yoongi. Era in piedi, alle spalle degli altri seduti sul divano e aveva un’espressione quasi indifferente. Non perché non gli interessasse quello che stava succedendo, ma perché credeva in lei ed era più che sicuro che ce l’avrebbe fatta. E poi era da un po’ che aveva la testa da un’altra parte a causa di alcuni pensieri che non volevano lasciarlo in pace.
La già precaria quiete della casa fu del tutto spazzata via dalle urla di gioia della combriccola. Yoongi portò lo sguardo sulla televisione e vide il volto sorridente della sua fidanzata e non poté che sorridere di rimando, sapeva di aver fatto bene a fidarsi di lei.
Approfittando della confusione generale si allontanò e dopo aver preso le chiavi uscì chiudendo il portone dietro di sé. Camminò lungo la terrazza che costeggiava il giardino e giunto ad un angolo meno illuminato si sedette ad ammirare il cielo, mentre un sospiro rassegnato lasciò le sue labbra fini.
Era confuso, tremendamente. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Aveva sempre detto che non gli serviva l’amore, che se anche l’avesse trovato non si sarebbe comportato come quelle coppiette sdolcinate che non fanno che abbracciarsi e baciarsi in pubblico e che si ripetono continuamente ti amo e altre frasi sdolcinate.
Eppure adesso non era più così convinto. No, non avrebbe preso a fare tutto quello in pubblico, ma si sentiva in colpa perché la maggior parte di quelle cose non le faceva neanche in privato. Sì la abbracciava, la prendeva per mano ogni tanto quando erano in giro e non c’era molta gente e la baciava, anche se erano sempre baci molto brevi e casti, eppure sentiva che così non andava. Stavano insieme da quasi dieci mesi ed erano ancora in quelle condizioni, in aggiunta non le aveva mai detto di amarla. Cavolo, era sicuro di essere innamorato di lei, tuttavia non riusciva a dirglielo.
C’era stato un periodo, quando stavano insieme da poco, in cui si era forzato di apparire più dolce. I media e i fan avevano incominciato a sospettare che la loro relazione fosse fasulla,  che volessero solo creare un po’ di scalpore, e anche se non lo dava a vedere sapeva che lei c’era rimasta male. Allora si impegnò a cercarla di più in pubblico,  a starle sempre più vicino, però lei capì tutto. Lo prese in disparte e con quella solita dolcezza che la contraddistingueva gli disse che non aveva bisogno di sforzarsi, che a lei andava bene così e che gli altri potevano dire quello che volevano, a lei non importava. Allora tornò tutto alla normalità e sembrava che tutto andasse bene.
Ma Yoongi sapeva che le cose dovevano cambiare, una relazione del genere non poteva durare ancora a lungo e poi non poteva continuare a trattarla così. Sapeva che lei soffrisse, lo aveva sempre saputo e nel corso dei mesi ne era diventato sempre più consapevole ad ogni “ti amo” che stava per rivolgergli e che si trasformava puntualmente in un “ti voglio bene”. Lo aveva capito che si tratteneva per non mettergli pressione, però non era giusto.
Aveva capito che era ora di cambiare le cose e di parlarle perché tutto stava per precipitare un paio di giorni prima, giorno in cui quel groviglio di pensieri gli aveva assediato la mente.
 
Stava raggiungendo Hoseok nella sua camera per parlargli, ma giunto fuori dalla porta sentì dei singhiozzi che lo fecero bloccare dalla sorpresa e poi la voce di lei gli giunse debole alle orecchie. «Cavolo, Hobi, non puoi capire come mi sento. È, è fottutamente snervante ricevere ogni giorno migliaia di messaggi che dicono tutti la stessa cosa. Dicono che sto facendo del male a Yoongi, che stare a contatto con me lo sta portando sulla cattiva strada e che non mi ama. Io so che tutto questo non è vero, lo so. Ma per quanto io mi dimostri forte non lo sono e anche se cerco di ignorare queste cattiverie non ci riesco. Io lo so che lui mi- che lui ci tiene a me, ma non ce la faccio più a sentirmi dire queste cose.»
Yoongi incassò il colpo e a testa bassa tornò in camera sua. La colpevolezza si abbatté su di lui e si odiò. Lei era ritornata sulle sue parole, stava per dire “lui mi ama” ma si era corretta, dicendo “lui ci tiene a me”. Nonostante lei sostenesse il contrario, era convinta che Yoongi non la amasse. Ma lui l’amava eccome, solo che era un cretino e non riusciva a dimostrarlo.
 
Si alzò da terra e dopo essersi dato una ripulita tornò al portone d’ingresso e lo aprì. A contrario di quando era uscito nel salotto regnava la tranquillità. Namjoon era seduto sul divano con un libro tra le mani, mentre la maknae line stava giocando ai videogiochi con i due piccoli di casa e Hoseok e Jin, che a quanto pare aveva finito di cucinare, si divertivano a deriderli.
Andò in cucina e trovò la padrona di casa ancora intenta a cucinare. Pensava non avesse notato la sua presenza, ma dovette ricredersi quando gli parlò. «Yoongi, hai bisogno di qualcosa?»
La gola gli divenne improvvisamente secca e non riusciva a trovare le parole per rispondere. «Io, uhm, volevo sapere se potevo andare io a prenderla all’aeroporto. Ormai la strada l’ho imparata e non c’è pericolo che mi perda.»
La giovane donna alzò lo sguardo per puntarlo nel suo e poi sorrise dolcemente. «Certo, Yoongi, non c’è problema. Ma fai attenzione per strada.»
Il ragazzo ricambiò il sorriso e dopo aver preso le chiavi fece per uscire, ma le parole della donna lo fecero bloccare. «Sono felice che la mia bambina abbia trovato una persona come te, si vede lontano un miglio che ci tieni a lei.»
Sul viso di Yoongi si dipinse un espressione triste, quasi colpevole. Per fortuna era voltato di spalle. La amo, ma non riesco a dimostrarglielo. «Sono io quello fortunato signora, mi creda.»
E così dicendo uscì di casa per dirigersi in aeroporto.
 
Era arrivato da una decina di minuti e stava aspettando che la sua ragazza lo raggiungesse. Non riusciva a capire che fine avesse fatto, dato che il suo aereo era già atterrato da un po’. Prese a guardarsi intorno e finalmente la vide, bella come sempre avvolta in un paio di skinny jeans neri e un maglione color panna, rubato probabilmente dall’armadio di Jimin. Le si avvicinò piano e una volta arrivatole vicino la richiamò e le prese il bagaglio a mano. Lei si voltò spaventata, temendo di essere stata riconosciuta, ma quando lo riconobbe si aprì in un grande sorriso, visibile anche da sotto la mascherina che indossava. «Cosa ci fai tu qui? Non doveva venire a prendermi mia madre?»
Yoongi le afferrò il polso con la mano libera e si incamminò verso la macchina, per paura che qualcuno li riconoscesse e cominciasse ad infastidirli. «Dato che tua madre era impegnata ho chiesto di poter venire io.»
La conversazione finì lì e raggiunsero la macchina in silenzio. Una volta arrivati lei salì subito, cominciando a sbarazzarsi della mascherina e del cappello che aveva usato per non farsi riconoscere e che iniziavano ad infastidirla, mentre lui posò il bagaglio a mano nei sedili posteriori per poi accomodarsi al posto del guidatore.
Erano in viaggio da una decina di minuti e i due ancora non si erano parlati, il silenzio era rotto solo dalla radio e dal loro leggero canticchiare. Yoongi si schiarì la voce e prese a parlare. «Stasera casa tua si è trasformata in uno stadio, avresti dovuto sentire le urla dei ragazzi.»
Lei scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con entrambe le mani. «Davvero? Vi ringrazio per il sostegno, sono felice di non avervi delusi.»
«Non ci avresti delusi in ogni caso. Comunque sei stata bravissima, non avevo dubbi che ce l’avresti fatta.»
A quelle parole lei non poté che sorridere e sentendosi arrossire voltò il viso verso il finestrino, sperando che l’altro ragazzo non se ne accorgesse.
Yoongi intanto stava ancora rimuginando sulla loro situazione e preso da un’improvvisa intraprendenza accese la freccia e accostò, sorprendendo la sua compagna di viaggio, che si voltò stranita verso di lui.
Non le diede il tempo di dire niente che con delicatezza mise le mani ai lati delle sue guance e le si avvicinò, posando dolcemente le labbra sulle sue. Sentì le braccia di lei intrecciarsi intorno al suo collo e solo allora prese a muovere piano le labbra , concentrandosi prima a baciare il labbro superiore e poi quello inferiore, poi con la lingua tracciò il contorno di quest’ultimo e lei in risposta schiuse le labbra, rendendo quel bacio ancora più intenso. Era la prima volta che si baciavano in quel modo e cavolo se gli piaceva, era una sensazione meravigliosa sentirla così vicina. Si separarono poco dopo solo perché non avevano più fiato a disposizione. Rimasero comunque vicinissimi, al punto di sentire il respiro dell’altro sulle proprie labbra, e Yoongi con dita tremanti le accarezzò delicatamente le guance e le labbra. «Ti amo.»
Fu un sussurro appena udibile, pronunciato con voce tremante, ma riecheggiò prepotentemente nell’aria, sconvolgendoli entrambi, al punto che ambedue avevano gli occhi lucidi di lacrime. Yoongi ce l’aveva fatta, non credeva che pronunciare due semplici parole lo avrebbe reso così libero, così felice. Portò lo sguardo sulla sua ragazzina e la vide sussurrare un “Ti amo anch’io”, mentre le lacrime scivolavano lungo le sue guance, infrangendosi sul sorriso che aveva preso possesso delle sue labbra. Sorrise anche lui e si avvicinò riprendendo a baciarla dolcemente, incurante del tempo che passava e del cellulare che vibrava senza sosta nella tasca dei suoi pantaloni.





Hola!
Buonasera a tutti!
Per vostra (s)fortuna sono tornata ad intasare la sezione con le mie storie.
Vi avviso sin da subito che questa raccolta sarà un po’ un disastro. Per prima cosa la raccolta è collegata alle mie due one shot “An irritating little girl” e “Bon voyage” e di conseguenza sono collegate alla famosa storia che è ancora nella mia testa. Le one shot sono momenti che mi sono piaciuti particolarmente in questa storia e per questo non seguiranno un ordine cronologico probabilmente e sempre per questo potreste non capire tutto. In caso di bisogno però potete sempre scrivermi e sarò sempre disposta a rispondervi (e poi chi lo sa che per chiarire i vostri dubbi non mi vengano in mente altre one shot da aggiungere).
Poi che altro dire, mentre questa one shot è un po’ più lunga le altre potrebbero essere più corte e mentre questa parla di un argomento più o meno importante e/o intelligente, ce ne saranno altre un po’ più “demenziali”, scritte per cercare di strapparvi un piccolo sorriso.
Credo di aver esaurito le cose da dire, spero di non aver dimenticato niente.
Come sempre spero che la raccolta vi piaccia, che i personaggi non vi risultino OOC (se così fosse, per favore, segnalatemelo) e grazie a chiunque leggerà e mi supporterà in questa avventura ♥
E un grazie alla mia Minnie per aver letto e corretto la one shot ♥
Ah, dato che molti non leggono sempre le note finali, se volete rimanere aggiornati sulle storie, se volete scrivermi o qualunque altra cosa, vi lascio qui il link della mia pagina su facebook: https://www.facebook.com/smiletears10/
Ora vado davvero, spero di tornare presto.
Miky.

 

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Capitolo 2
*** Similarities ***





 
«È incredibile ragazzi, siete due gocce d’acqua!»
«Davvero, è assurda la vostra somiglianza! Siete sicuri di non essere parenti?»
Era da più di un’ora che i ragazzi avevano bloccato me e Yoongi sul divano, non ne potevo più di starli a sentire. «Avete finito di dire cavolate?»
«Ma è vero! -insistette ancora Jungkook- Vi assomigliate tantissimo! Già prima si notava, ma adesso è evidente!»
Ero appena tornata dall’Italia dopo aver visitato la mia famiglia, già che ero lì ne avevo approfittato per cambiare un po’ il mio look. In Corea avevo già fatto le tinte più assurde, per questo avevo puntato ad una meno appariscente e farmi nera; in più avevo fatto una visita oculistica ed ero stata costretta a mettere gli occhiali.  
Ritornata al dormitorio fu Yoongi ad aprirmi la porta. Stavo per allacciargli le braccia intorno al collo e stringerlo forte a me, per dirgli che nonostante il poco tempo passato separati l’uno dall’altro mi era mancato, ma mi bloccai non appena i miei occhi caddero sulla sua figura. I suoi capelli, prima della mia partenza castano chiaro, erano ora neri come la pece, risultando maggiormente la sua carnagione lattea; i suoi splendidi occhi erano coperti da degli occhiali dalla montatura nera e spessa, gli stessi che aveva usato durante le promozioni di run. Restammo a fissarci per minuti interi senza rivolgerci la parola, troppo incantati –meglio, scioccati- dalla nostra somiglianza. Sembrava quasi di guardarsi allo specchio.
La nostra prolungata assenza aveva però suscitato la curiosità degli altri membri, tanto che Jungkookie venne a cercarci, ignorando le proteste di Jin che gli chiedeva di rispettare la nostra privacy. Non appena ci raggiunse notai il suo sorriso malizioso, pensando di interrompere chissà quale romantico momento, e ipotizzai che stesse per pronunciare una delle sue solite battute per irritare Yoongi, ma non appena ci vide la sua espressione mutò divenendo di puro stupore, neanche una parola lasciò le sue labbra.
L’improvvisa scomparsa del maknae insospettì i cinque rimasti in salotto, tanto che si alzarono e vennero tutti da noi. Come in un déjà-vu, anche le loro espressioni tranquille divennero di puro stupore e la casa piombò in un silenzio tombale, finché questo non fu rotto da Yoongi. «Questa situazione sta diventando inquietante, me ne vado.»
Non riuscì ad allontanarsi di molto però, perché gli altri ragazzi braccarono sia me che lui portandoci di peso sul divano, dando inizio a quella tortura che stava durando da più mezz’ora. 
«Dai ammettetelo, di chi dei due è stata l’idea di farsi lo stesso colore di capelli e mettere gli stessi occhiali?» chiese per l’ennesima volta Jimin, ammiccando.
«Di nessuno dei due- borbottai per quella che poteva essere la millesima volta- È stata una casualità. Credimi che se lo avessi saputo non avrei fatto la tinta e avrei cambiato la montatura piuttosto che assistere a questo casino.»
I ragazzi non demordevano e io stavo perdendo la pazienza. In più ero preoccupata per Yoongi, non aveva ancora spiccicato parola e conoscendolo non era affatto un buon segno.
«Pensandoci- cominciò Jungkook- Adesso i media avranno altre bizzarre storie da inventare su voi due. Data la vostra somiglianza potrebbero dire che siete fratelli e accusarvi di inces-»
Il maknae venne interrotto dalla voce brusca di Yoongi, che era scattato in piedi come una furia. «Adesso basta! -Mi prese per un polso, facendomi alzare e mettere accanto a lui. – Avete sempre detto che sono egocentrico, no? Bene, allora mettiamola così, mi piaccio così tanto da essermi innamorato della versione femminile di me stesso. Ora, se avete finito di sparare cazzate, noi ce ne andiamo.»
A quelle parole i ragazzi non riuscirono a rispondere, rimasero lì con espressioni perplesse, così Yoongi ne approfittò per trascinarmi di peso su per le scale fino a chiuderci a chiave nella nostra camera da letto.
Mi appoggiai con la schiena alla porta, le braccia incrociate sotto il seno e un sopracciglio inarcato, mentre lui si sedette sul letto sospirando, per poi portare lo sguardo su di me. «L’hai detto davvero, hyung?»
Alle mie parole sospirò nuovamente, consapevole che non avrei lasciato cadere il discorso così facilmente. «Senti, non riuscivo più a sopportare le cazzate che stavano dicendo, ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente. Anche se devo ammettere che non hanno tutti i torti…»
Sbarrai gli occhi vedendolo alzarsi e venirmi incontro con uno sguardo indecifrabile e tremai quando la sua mano destra mi accarezzò dolcemente il viso. «Da quando ci conosciamo non avevo mai notato quanto fossi simili a me. I tuoi capelli neri, che ti ricadono sempre sulle spalle e quella frangetta che, come la mia, è sempre troppo lunga; la tua carnagione bianca, candida come la neve, che può fare concorrenza alla mia; il tuo naso piccolo e leggermente all’insù e il tuo sorriso. Non avevo mai notato che anche a te, ogni volta che sorridi, si intravedono le gengive. Avevo notato soltanto quei meravigliosi e giganteschi occhi grigi, che mi seguivano e scrutavano in ogni mia più piccola azione mettendomi in soggezione.»
Abbassai lo sguardo tremendamente imbarazzata, non ero abituata a sentirgli dire certe cose. «Non è da te essere così sdolcinato.»
Yoongi ridacchiò alle mie parole e mi rialzò il viso, incatenando i suoi occhi nei miei e mostrando le mie guance rosse. «Lo so, ma ho finito adesso di dire le cose per cui tu assomigli a me, questo lato sdolcinato l’ho preso da te.»
Sorrisi alle sue parole e senza pensarci due volte avvicinai ulteriormente i nostri visi, baciando quelle labbra da cui ero diventata dipendente.  






Hola!
Ciao a tutti. Come potete notare non sono sparita e non ho interrotto la storia, solo che con gli esami e problemi vari non ho avuto il tempo di fare niente.
Comunque, anche se dopo secoli sono qui. Questa OS è una di quelle "demenziali" e senza un senso, inoltre è anche cortissima per i miei standard, sono meno di mille parole. 
Questa OS, inoltre, è l'unica che non c'entrava con la storia in sé, è nata perché c'è una mia amica, Marta, che ha sempre detto che le ricordavo Yoongi e tempo fa, dopo aver appunto fatto la tinta e messo gli occhiali, mi ha detto che glielo ricordavo ancora di più, e quindi ecco questa piccola storiella. 
Non credo di aver altro da dire, se non che ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia nonostante sia senza senso. Cercherò di farmi viva più spesso, anche se ci credo poco.
Ah, un altro enorme grazie alla mia Minnie che mi ha aiutato a concludere la one shot.
A presto,
Miky.

 

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Capitolo 3
*** Surprise ***




 
18 ottobre
 
Stavo facendo avanti e indietro per la stanza da un’ora componendo più volte lo stesso numero, ricevendo come risposta solo la segreteria telefonica. Sbuffai, sconfortata. Ma dov’era finita?
Mentre ero persa nei miei pensieri sentii il portone di casa chiudersi, poi la voce dolce di Jiminie giunse ovattata alle mie orecchie. «C’è qualcuno in casa?»
Lasciai perdere per un momento il telefono e aprii la porta, in modo che il ragazzo riuscisse a sentirmi. «Ci sono solo io, hyung, sono in camera mia!»
Lasciai la porta socchiusa, sapendo che mi avrebbe raggiunta lì, e tornai a sedermi sul letto, il telefono nuovamente tra le mani. Per la prima volta dopo mille tentativi il telefono squillò e rimasi in attesa. Giusto in quel momento Jimin entrò nella stanza, quindi gli feci segno di aspettare e lui, annuendo, venne a sedersi accanto a me, passandomi un braccio intorno alle spalle. All’altro capo del telefono sentii finalmente una voce, il che mi fece sospirare di sollievo. «Nonna? Ma che fine hai fatto? È un’ora che chiamo, mi stavo preoccupando.»
L’anziana donna rise per poi scusarsi. «Ero a telefono con tua zia, mi ha chiamata e ci siamo fatte prendere la mano. Tu come mai mi cercavi? Hai bisogno di qualcosa?»
«Oh, no, no- esclamai subito-Volevo solo augurarti buon compleanno. Mi dispiace non essere lì con te.»
Mia nonna emise un verso sorpreso come se non se lo aspettasse. «Te lo sei ricordato…»
«Ehi, così mi offendi! Non ho mai dimenticato un compleanno, specialmente il tuo!»
Rise e io con lei, le volevo davvero bene. «Grazie tesoro, ne approfitto per farli anche a te, anche se in anticipo. Ora torna a lavorare, non voglio rubarti altro tempo.»
La salutai e chiusi la chiamata, abbandonando il telefono accanto a me per prestare attenzione al ragazzo al mio fianco. Mi sorrise, per poi abbracciarmi. «Ci siamo solo io e te?»
Anche se voleva fare finta di nulla capii dal suo tono di voce che fosse deluso di essere da solo con me, quindi cercai di buttarla sul ridere.
«Hyung, so di non essere di buona compagnia, ma non sono nemmeno così antipatica!»
Lui rise appena, ma era palese che fosse una risata forzata. «Non era quello che intendevo, sai che adoro passare il tempo con te. Solo…»
«Lo so- lo interruppi- Anch’io speravo che oggi potessimo stare tutti e otto insieme, semmai festeggiando il tuo compleanno dato che non abbiamo potuto farlo prima. Però tutti gli altri hanno detto di avere da fare e quindi i miei piani sono andati in fumo…»
Jiminie si separò da me quanto bastava per guardarci negli occhi e rivolgermi un’occhiata confusa. «Io in realtà volevo festeggiare il tuo di compleanno, anche il ventitré siamo pieni di impegni.»
Ci fissammo con occhi sconcertati, per poi scoppiare entrambi  a ridere, finché lui non mi abbracciò. «Beh, che ne dici di festeggiarli entrambi con gelato e film, avvolti in una delle tue calde coperte di pile?»
Risi nuovamente, annuendo felice. «Direi che è un’ottima idea. E poi chi altri sarebbe così  pazzo da farmi compagnia nella mia assurda mania di mangiare gelato ad ottobre?»
 
Fu così che io e Jimin passammo l’intero pomeriggio: sdraiati sul divano con addosso una coperta, una vaschetta di gelato alla nocciola tra di noi e Your name in televisione.
Alla fine del film eravamo entrambi in una valle di lacrime, ma ne era valsa la pena, quel film era un capolavoro. Sospirai dopo aver asciugato gli ultimi residui di lacrime e mi voltai verso il ragazzo al mio fianco, trovandolo a passarsi continuamente le mani sugli occhi, per non farmi notare che stesse ancora piangendo. Quella scena mi fece una grande tenerezza, così mi avvicinai a lui e lo abbracciai stringendolo forte a me. «Ehi, Jiminie, calmati. Va tutto bene.»
Annuì e si separò da me, sorridendomi leggermente. «Sto bene, tranquilla. Però ti prego adesso guardiamo qualcosa di leggero, devo riprendermi e smettere di piangere come una ragazzina.»
Scoppiai a ridere alle sue parole, ma gli diedi ragione, dovevamo seriamente farci due risate. In fondo era per quello che avevamo organizzato quel pomeriggio insieme.
Andai in cucina a buttare la confezione di gelato ormai vuota, per poi recuperare un pacco di patatine e uno di popcorn, consapevole che li avremmo finiti in un batter d’occhio. Nel frattempo composi il numero della mia migliore amica per farmi consigliare un film da poter vedere, era lei quella appassionata di film.
Tornai subito da Jimin con tutto il necessario e cercai il film in streaming. Ricatto d’amore mi aveva consigliato. Dal titolo sperai che fosse davvero un film che facesse al caso nostro, non avrei voluto trovarmi in situazioni spiacevoli.
Dopo quasi due ore e dopo aver svuotato l’intera dispensa l’umore in casa era visibilmente cambiato. Sia io che Jimin eravamo più felici e spensierati, ridendo come dei pazzi e spettegolando come due vecchie comare. Il fatto che la nostra festa di compleanno fosse saltata non sembrava essere più un problema, al punto che ne stavamo parlando tranquillamente. «Allora- cominciò Jimin- Yoongi hyung ti ha dato il suo regalo di compleanno?»
A quella domanda arrossii lievemente per la sorpresa, per poi scoppiare a ridere. «Ti ricordo che teoricamente il mio compleanno non è ancora arrivato, quindi no che non mi ha dato nulla. Piuttosto, tu cosa hai ricevuto da Tae?»
Alle mie parole Jimin raggiunse una tonalità di rosso che non credevo neanche possibile, per poi prendere a balbettare cose senza senso. «N-non ho alcuna intenzione di dirtelo.»
Ridacchiai appena, intenerita dalla sua reazione, per poi continuare a stuzzicarlo. «Dai, hyung, sai che non ti direi nulla, sono una brava dongsaeng io.»
Il ragazzo non poté però rispondermi, interrotto dalla suoneria del mio cellulare, segnalandomi una chiamata in arrivo da parte del mio ragazzo. «Yoongi hyung?»
Dall’altra parte sentii solo un sospiro, prima che la sua voce giungesse forte e chiara alle mie orecchie. «Hey. Jiminie è con te?»
Rivolsi un’occhiata confusa al ragazzo al mio fianco, per poi tornare a prestare attenzione alla telefonata. «Si, perché?»
Lo sentii borbottare un “è con lei, tranquilli”, probabilmente diretto agli altri, finché si decise a rispondermi. «Scusa, ma Taehyung stava andando in paranoia perché Jimin non rispondeva al cellulare. Comunque mi dispiace interrompere qualunque cosa voi stesse facendo, ma devo avvisarvi che tra mezz’ora dobbiamo vederci in sala prove, quindi conviene che cominciate a prepararvi.»
Sospirai, non avevo proprio voglia di provare quel giorno, ma mi toccava. Dissi a Yoongi che ci saremmo presentati lì in orario e, dopo aver riattaccato, spiegai tutto a Jimin, che come me andò subito a prepararsi.
 
Trenta minuti dopo, come promesso, eravamo giunti a destinazione.
All’ingresso era tutto buio, quindi immaginammo di essere i primi ad arrivare, ma non era un problema, eravamo abituati.
Ci avviammo e man mano che percorrevamo il corridoio accendemmo le varie luci. Una volta davanti alla sala estrassi il cellulare per chiamare gli altri e avvisarli del nostro arrivo, mentre Jiminie aprì la porta alla ricerca dell’interruttore della luce.
Non appena la sala si illuminò si levarono in aria varie grida, che fecero spaventare a morte sia me che Jimin. Riaprii gli occhi, che non mi ero neanche accorta di aver chiuso, e mi trovai davanti tutti i ragazzi, in mano avevano vari festoni e degli enormi sorrisi erano dipinti sui loro volti, notando la sorpresa nei nostri occhi.
Jungkookie si avvicinò a noi, per poi passare un braccio intorno alle nostre spalle e abbracciarci. «Pensavate davvero che avremmo sprecato una serata in cui poter stare insieme e festeggiare? Venite dai, dovete spegnere le candeline!»
Stava accadendo tutto troppo in fretta, nessuno di noi due aveva ancora realizzato la situazione, tanto che Jungkook fu costretto a spingerci per portarci dagli altri. Ci trovammo così di fronte a Yoongi e Taehyung, in mano avevano un’enorme torta. Era davvero bella nella sua semplicità, era perfetta. Da un lato c’era un venticinque, dall’altro un ventidue. Ci avvicinammo e soffiammo insieme sulle candeline, mentre Hoseok hyung fece vari video, che con molta probabilità sarebbero finiti su twitter. A quel punto io e Jimin ci guardammo, quasi con le lacrime agli occhi, e ci abbracciammo, mentre Namjoon e Jin presero la torta per poterla tagliare. Ci separammo ancora increduli ma felici e ci buttammo ognuno tra le braccia del proprio ragazzo. Come se si fossero messi d’accordo ci abbracciarono, per poi lasciarci un dolce bacio tra i capelli. «Buon compleanno amore mio.»







Hola!
Buonasera (meglio, notte) a tutti. 
Per la prima volta nella mia vita sono in anticipo con la pubblicazione di un capitolo, non riesco a crederci nemmeno io. 
Allora che dire su questa one shot. L'idea mi è nata pensando all'anime Rossana (o kodomo no omocha, come volete) e all'idea di festeggiare il giorno di metà compleanno. Come potete vedere la OS è ambientata il 18 ottobre, proprio perchè è il giorno a metà tra il compleanno di Jiminie (13 ottobre) e il mio (23 ottobre). E niente, mi sembrava un'idea carina e quindi eccola qui. 
Sul capitolo in sé non ho nulla da dire in realtà, se non che spero vivamente che vi piaccia e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Volevo solo dirvi che il prima possibile, non so quando di preciso, alla fine di un capitolo cercherò di scrivere in maniera sintetica (sì, come no) la trama della grande storia da cui queste one shot traggono origine, giusto per darvi un'idea decente dei fatti accaduti e anche per darvi la possibilità di chiedermi di sviluppare un particolare avvenimento di cui siete curiosi.
E niente, credo di aver detto tutto. 
A presto,
Miky.
 

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Capitolo 4
*** Perfect ***





 


«I found a love for me
Darling just dive right in
And follow my lead.»
 

Yoongi non era mai stato un tipo affettuoso. Non che mi ignorasse o non mi avesse mai baciata o abbracciata, ma di solito si limitava a farlo quando eravamo da soli o comunque quando ne aveva voglia. Proprio per questo il suo gesto improvviso mi sorprese.
Eravamo dietro le quinte di uno show musicale ad ascoltare l’esibizione di Jungkook, quando Yoongi mi si avvicinò. Eravamo praticamente soli, escludendo i membri e altre persone dello staff che facevano avanti e indietro senza prestarci la minima attenzione. Mi mise le mani sui fianchi con leggerezza estrema, come se avesse avuto paura di farmi male, poi con un timido sorriso ad increspargli le labbra, prese ad oscillare al ritmo della canzone. Stupita dal suo gesto ci misi un po’ a reagire, ma subito dopo ricambiai il sorriso allacciando le braccia al suo collo e continuammo a dondolare senza un senso, mentre la voce dolce di Jungkookie ci faceva da colonna sonora.
Ci guardammo negli occhi per tutto il tempo, sembrava che se avessimo smesso sarebbe finito tutto e nessuno dei due voleva ritornare alla realtà. Mi persi in quelle iridi scure, quasi nere, che in quel momento traboccavano d’amore, tornando in me solo quando all’improvviso Yoongi cominciò a cantare, seguendo la voce di Jungkook che nonostante tutto ci giungeva forte e chiara. «Well I found a woman, stronger than anyone I know/She shares my dreams, I hope that someday I'll share her home/I found a love, to carry more than just my secrets/To carry love, to carry children of our own/We are still kids, but we're so in love/Fighting against all odds/I know we'll be alright this time/Darling, just hold my hand/Be my girl, I'll be your man/I see my future in your eyes
Cantava a bassa voce, riuscivo ad udirlo a malapena nonostante fossimo a pochi centimetri di distanza. Quel gesto mi fece emozionare come non mai, un sorriso increspò le mie labbra mentre gli occhi mi divennero lucidi di pianto. Continuò così per il resto della canzone, finché alla fine non mi unii anch’io, volendo che capisse quanto per me quel gesto fosse importante e quanto lo amassi. «Baby, I'm dancing in the dark, with you between my arms/Barefoot on the grass, listening to our favorite song/I have faith in what I see/Now I know I have met an angel in person/And she looks perfect/I don't deserve this/You look perfect tonight.»
La canzone finì, il pubblico e i ragazzi cominciarono ad applaudire. Tutto intorno a noi ricominciò a prendere vita dopo quei minuti di stasi, ma noi due no. Eravamo ancora lì, abbracciati, a guardarci negli occhi come se fosse la prima volta. Poi Yoongi sospirò piano e chiudendo gli occhi mi si avvicinò ulteriormente, poggiando la sua fronte contro la mia, mentre con i pollici disegnava piccoli cerchi immaginari sui miei fianchi. «Ti amo
Fu un sussurro appena udibile, ma giunse alle mie orecchie quasi con violenza. Non era la prima volta che me lo diceva, ma era come se lo fosse. Il fatto che me lo avesse detto in italiano, poi, non poté che accrescere la mia gioia.
Il mio cuore batteva prepotentemente contro il petto e sentivo le gambe tremare dall’emozione, mentre sul mio viso si dipinse un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Eliminai i pochi centimetri che ci separavano e poggiai le labbra sulle sue. Per una volta fui io a prendere l’iniziativa, baciandolo piano e con dolcezza, cercando di fargli capire quanto lo amassi e quanto avessi apprezzato quel suo gesto.
Ci separammo poco dopo per prendere aria, ma restammo comunque vicini, al punto che le nostre labbra si sfioravano. «Saranghae» sussurrai, facendo nascere sul suo viso uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto.








Hola!
Ciao a tutti. Sono qui per chiedervi umilmente scusa. So che non avete mie notizie da maggio, ma non sono sparita del tutto. Solo che ho zero tempo e zero ispirazione ultimamente, anche se le idee non scarseggiano. Questa os non era quella che avevo programmato di pubblicare. Doveva essere un’altra, dove si parla di tutt’altro argomento, ma non ho ancora finito di scriverla e sinceramente non volevo che l’ultimo capitolo di questa storia risalisse a maggio, quindi  nonostante l’indecisione alla fine ho deciso di pubblicare questa. Questa one shot, in realtà, è la prima che ho scritto di questa raccolta. Non volevo pubblicarla perché è corta, priva di avvenimenti forse e come argomento è troppo simile a quello del primo capitolo. Spero che nonostante tutto possiate apprezzarla, perché nella sua semplicità e forse banalità per ora è una delle mie os preferite.
Ora smetto di straparlare, o queste note saranno più lunghe della storia stessa. Ne approfitto per farvi gli auguri, spero che questo nuovo anno vi porti tanta gioia e riusciate a realizzare i vostri sogni.
Spero di tornare presto,
Miky.

 

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Capitolo 5
*** Soulmates ***



 

 
Era giunta la fine di quella stancante e impegnativa settimana. I ragazzi non avevano avuto un attimo libero tra prove, interviste e registrazioni per il nuovo album e io li avevo sempre accompagnati, provando con loro quando necessario e studiando per uno dei miei imminenti esami durante le varie pause.
Eravamo tutti distrutti, anche se cercavamo di non darlo a vedere, e una volta a casa ognuno andò a fare le proprie cose per poter successivamente riposare. Ci lavammo tutti a turno, poi io e Jin andammo a cucinare mentre gli altri si dispersero: chi dormiva, chi giocava, chi ascoltava musica e chi, instancabile, continuava a lavorare sui pezzi da inserire nel nuovo album. Durante la cena parlammo e scherzammo come sempre, la stanchezza sembrava essersi volatilizzata. Discutendo dei piani per trascorrere la serata venne fuori che tutti sarebbero andati nelle proprie camere a riposare, gli unici a non essersi espressi eravamo io e Jimin. Quest’ultimo portò lo sguardo nel mio, in una tacita domanda, e io gli sorrisi annuendo appena con la testa, per fargli capire che ero d’accordo. A quel punto lui sorrise soddisfatto e si rivolse agli altri con voce entusiasta. «Io resterò nel salotto con la nostra maknae.»
Tutti, me compresa, risero di fronte all’innocenza e al buon umore di Jimin e si limitarono ad annuire alla sua affermazione. Ormai nessuno faceva più a caso a noi due. Era diventata un’abitudine passare quanto più tempo possibile insieme. Non decidevamo mai in anticipo quando farlo, semplicemente quando uno dei due sentiva il bisogno di passare il tempo con l’altro gli lanciava un’occhiata, come prima aveva fatto Jimin con me, e se non c’erano impegni o imprevisti passavamo la serata insieme. Ormai riuscivamo a comunicare con i soli sguardi, l’uno sapeva sempre cosa stava pensando l’altro. A volte risultavamo abbastanza inquietanti e gli altri non avevano mancato di farcelo notare.
Dopo cena mi offrii di sparecchiare e con l’aiuto di Jungkook lavai i piatti e misi in ordine la cucina, mentre tutti gli altri andarono nelle rispettive camere. Non appena finimmo ringraziai Jungkook per l’aiuto e gli diedi la buonanotte, per poi andare nella camera che dividevo con Yoongi. Quando entrai lo vidi già nel letto, le coperte tirate quasi fin sopra alla testa,  mentre smanettava con il cellulare e borbottava per il freddo. Sorrisi davanti a quella scena, per poi avvicinarmi all’armadio e cambiarmi. Indossai un paio di leggins felpati e una delle tante felpe oversize del mio ragazzo, ormai erano anche di mia proprietà  considerando che le usassi più io che il legittimo proprietario.
Riportai lo sguardo su di lui e dopo un attimo di indecisione mi avvicinai. Salii sul letto e mi sdraiai a pancia in giù, ritrovandomi a poca distanza da lui . Presi a fissare i tratti del suo viso, parzialmente coperto dal cellulare ancora frapposto tra di noi, e mi persi tra i miei pensieri, cominciando ad accarezzare i suoi capelli, spostando di tanto in tanto una ciocca ribelle che continuava a ricadergli sugli occhi.
Dopo un paio di minuti lo sentii sospirare, per poi posare il telefono accanto a lui e prendere la mia mano, che ancora giocava con le sue ciocche castane, e stringerla tra le sue. Portai lo sguardo nei suoi occhi, che mi fissavano con un velo di incertezza e preoccupazione, in una tacita domanda alla quale ebbi subito risposta. «Qual è il problema? Dovresti essere con Jiminie già da un po’, perché sei ancora qui?»
Aprii la bocca per rispondergli, ma non ero in grado. Già, perché ero ancora lì? Lo sapevo perché, ma non avevo il coraggio di dirglielo, quindi optai per una mezza verità. «Non ho nessun problema. –Mi limitai a dirgli, lasciando che il silenzio cadesse tra di noi. Yoongi non si scompose, ormai sapeva come ero fatta e che non avevo ancora finito di parlare, anche se poteva sembrare il contrario. –Mi chiedevo, sei sicuro che non ti dia fastidio se sto con Jiminie hyung? Posso dirgli che non mi sento bene e restare qui con te, se vuoi…»
Eccolo il mio problema. Non riuscivo a capire Yoongi, i suoi pensieri. Mi aveva detto più volte che non gli dava fastidio il mio rapporto con gli altri, che non aveva di cosa essere geloso e che anzi era felice che andassimo d’accordo, ma io non riuscivo a crederci fino in fondo. Ero sempre convinta che mentisse per non farmi preoccupare, che fosse troppo buono e per non far soffrire me allontanandomi dai miei amici preferisse star male lui. E poi Jimin non era gli altri, lo sapeva lui, come lo sapevo io e probabilmente anche il resto del mondo.
Le mie paranoie furono interrotte da Yoongi, che dopo le mie parole si mise seduto di fronte a me, per poi sospirare. Sapendo già che mi spettava un rimprovero da parte sua imitai la sua posizione e abbassai la testa verso le mie gambe incrociate, evitando in tutti i modi il suo sguardo. Lui vedendo che mi stavo già autocommiserando si avvicinò maggiormente a me e prese le mie mani tra le sue, cominciando a lasciarmi piccole carezze con il pollice lungo il dorso. «Ehi, pulce. –Un piccolo sorriso si dipinse sulle mie labbra a quel nomignolo, ma non mi azzardai a portare i miei occhi nei suoi. –Amore, davvero, guardami.»
Chiusi gli occhi e sospirai, sconfitta. Non ci davamo mai appellativi come amore, tesoro, piccola, quindi se pur riluttante lo guardai, capendo che per lui fosse importante. Fui accolta da un Yoongi bello come il sole, nonostante fosse davvero stanco, indossasse il pigiama e avesse i capelli stravolti. Mi guardava come se fossi la creatura più bella dell’universo, anche se riuscivo a scorgere anche la sua preoccupazione nei miei confronti. Vedendo che lo avessi assecondato mi sorrise dolcemente, per poi riprendere a parlarmi. «Quante volte ti devo dire di non preoccuparti? Siamo sempre insieme, tutto il giorno e tutti i giorni. Viviamo sotto lo stesso tetto. E poi non devi stare sempre e solo con me, puoi e devi stare con gli altri. Quando sei in studio con Joonie e Hobi, o quando ti vedi con Mark o ancora quando mi dici che tu e Jungkookie siete in giro con quelle pesti di Yugyeom e Bambam mi rendi davvero felice. All’inizio eravamo tutti preoccupati che non ti saresti riuscita ad integrare bene o che ti saresti sentita sola, quindi vedere che non è così è un sollievo. E poi tu sai gestire il tempo, riesci benissimo a divere il tempo che passi con me e quello che passi con i tuoi amici, non ho davvero di cosa lamentarmi. E poi lo sai meglio di me che se avessi qualche problema con questa storia te ne avrei già parlato, non sarei in grado di tenertelo nascosto. Inoltre adesso è di Jiminie che stiamo parlando, lo sai che non potrei mai dirvi niente.»
Proprio perché si tratta di Jiminie è un problema, pensai, ma me lo tenni per me. Mi limitai a sorridergli, grata, per poi allacciare le braccia al suo collo e stringerlo forte a me. Lui di risposta portò una mano alla base della mia schiena e una tra i miei capelli, accarezzandoli dolcemente, mentre con le labbra premute contro il mio orecchio destro prese a sussurrare. «Davvero, non ti preoccupare. Adesso vai da Jiminie, ti starà aspettando da un sacco di tempo.»
Mi separai da lui e annuii, per poi sorridergli dolcemente. Lui ricambiò il sorriso, per poi avvicinare il suo viso al mio, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra. Abbassai la testa verso il basso per nascondere le mie guance rosse provocando così l’ilarità di Yoongi, per poi scendere dal letto e recuperare il libro e gli occhiali dal mio comodino. Mi avvicinai alla porta e l’aprii, ma prima di uscire mi rivolsi di nuovo a lui. «Buonanotte, hyung. Non aspettarmi sveglio, non appena avrò finito tornerò in camera. Prometto che cercherò di non fare troppo casino.»
A quelle parole lui ridacchiò leggermente per poi annuire e io uscii finalmente dalla stanza.
Entrai nel salotto giusto in tempo per vedere Taehyung piegarsi appena verso Jiminie, seduto sul divano a gambe incrociate, per lasciargli un bacio sulle labbra, che subito si curvarono nel suo bellissimo sorriso. Tae si girò e non appena mi vide mi sorrise dolcemente. Avanzò verso di me e non appena mi fu accanto si chinò, lasciandomi un bacio sui capelli, per poi uscire dal salotto augurando la buonanotte ad entrambi.
Sorridendo mi avvicinai al divano, dove mi attendeva un Jimin incredibilmente entusiasta.
Mi sedetti appoggiandomi allo schienale, mentre Jimin, dopo aver preso il libro dal tavolino e aver indossato gli occhiali, si distese appoggiando la testa sulle mie gambe.
Entrambi a nostro agio in quella posizione ci sorridemmo, per poi perderci nella lettura dei rispettivi libri.
 
Non avevo idea di che ore fossero, avevo completamente perso la cognizione del tempo e non avevo nemmeno il telefono con me per poter controllare. Non che mi importasse poi molto, in realtà. Jimin si era addormentato da un po’ e dopo avergli sfilato gli occhiali e tolto il libro dalle mani avevo ripreso a leggere, non avevo molto sonno e poi non volevo alzarmi per evitare di svegliarlo. «Ehi, sei ancora sveglia?»
Sussultai subito sentendo la voce, di certo non mi aspettavo che ci fosse ancora qualcuno in giro per la casa, e portai lo sguardo all’ingresso del salotto. «Oh, Namjoonie hyung, sei tu. Che ore sono?»
Il ragazzo mi sorrise, per poi avanzare e sedersi sul divano. «Sono le tre passate. Sono sceso per andare in bagno e vedendo la luce accesa ho pensato di controllare se andasse tutto bene.»
«Mi dispiace averti disturbato, hyung. Dammi il tempo per trovare il coraggio di svegliare Jimin e andremo a letto.»
Nam scosse la testa, per dirmi di non preoccuparmi, e pensai che a quel punto sarebbe tornato a letto. Invece rimase seduto lì, a testa bassa, giocando con le sue stesse mani. A quel punto capii che aveva qualcosa da dirmi, quindi aspettai che parlasse, passando il tempo giocando con i capelli biondi del ragazzo che ancora dormiva sulle mie gambe. «Ultimamente tu e Jimin passate molto tempo insieme…»
Non appena quella frase uscì fuori dalle sue labbra mi bloccai immediatamente, portando i miei occhi nei suoi. «Non guardarmi così. –Mi riprese. –Non intendevo niente di male. Stavo solo constatando la verità.»
Non capivo dove volesse andare a parare con quel discorso, non me la contava per niente giusta, per cui rimasi sulla difensiva. «Lo sai che mi piace passare del tempo con ognuno di voi, hyung. Con Seokjinnie hyung cucino o lo aiuto ad imparare le coreografie. Con Hobi hyung passo ore in sala prove e ogni tanto lo accompagno a fare compere. Io e te passiamo ore in studio di registrazione. Yoongi è Yoongi, penso che questo basti. Con Tae hyung vado spesso in giro per le mostre. Con Jungkookie hyung ballo, gioco, parlo. E con Jiminie hyung passo il tempo a leggere dato che abbiamo la stessa passione. Non ci vedo niente di male.»
«Ma infatti non c’è niente di male. –Rispose prontamente. –Però non puoi dirmi che è lo stesso che con noi, si vede che con Jiminie è diverso.»
Abbassai lo sguardo, mordendomi forte l’interno della guancia. Sì, era diverso, lo sapevo anche io. Ma era davvero giusto che fosse così?
«Riesco a sentire il tuo cervello che va in fumo per il troppo pensare anche da qui. –Mi riprese bonariamente. –A cosa stai pensando?»
Sospirai e riportai lo sguardo sul mio interlocutore, decisa per una volta ad esprimere i miei dubbi. «Lo so che il mio rapporto con Jiminie è diverso, hyung. Anche prima di conoscerlo di persona sentivo di avere molte cose in comune con lui, a partire dai piccoli gesti come non riuscire a stare in piedi mentre stiamo ridendo e accasciarci sulla prima persona o superficie disponibile. Poi conoscendolo la cosa mi è parsa ancora più ovvia, perché oltre a queste piccole cose notavo somiglianze nei nostri modi di agire e di pensare. Mi sono sentita sempre più legata a lui, mi sembrava di avere a che fare con la mia versione al maschile e quindi mi sentivo a mio agio, compresa. Ma non posso fare a meno di pormi domande per tutta questa storia. È davvero giusto che sia così, hyung?»
Namjoon di fronte a me sorrideva, mostrando le sue bellissime fossette. «Sai, quando eri arrivata da poco e stavamo cominciando a conoscerti eravamo tutti preoccupati per te e Jimin. Avevamo notato subito quanto foste simili, entrambi pieni di paure e incertezze. Quindi ci chiedevamo se saremmo riusciti a tenervi sotto controllo entrambi, già avere a che fare solo con Jimin poteva essere difficile. Ma poi voi ci avete sorpresi, perché avendo lo stesso carattere e ragionando allo stesso modo riuscivate a capire subito cosa l’altro stesse pensando, a capire di cosa avesse bisogno. Vi aiutate l’un l’altro e penso non ci sia cosa più bella di questa. E so qual è la tua paura, ma devi stare tranquilla. Tu ami Yoongi e Jiminie ama Tae, si vede e lo sappiamo tutti. L’amore che provate l’uno per l’altro è diverso, ma non per questo meno forte.»
Le sue parole mi fecero sorridere e, istintivamente, portai lo sguardo sul viso di Jiminie riprendo ad accarezzargli i capelli. «Davvero, hyung, a volte il nostro rapporto mi spaventa. Non mi sono mai sentita così con nessuno, con lui mi sento sempre al sicuro, a casa. È come se fossimo un’unica persona ma separata in due corpi diversi. Non so davvero come spiegarlo, è così strano.»
Namjoon sorrise ancora di più, mentre alternava lo sguardo tra me e il ragazzo che, ignaro, continuava a dormire. «Siete anime gemelle, non c’è niente da spiegare. È più facile di quanto tu creda.»
Immediatamente il mio sguardo tornò nel suo. « È Tae l’anima gemella di Jimin, hyung.»
Il ragazzo scoppiò a ridere alla mia risposta seria e irritata. «Calma, tigre. L’anima gemella è quella persona che ti completa, non deve per forza essere in senso romantico. Taehyungie è l’anima gemella di Jimin e su questo non ci sono dubbi, ma è quella romantica. Tu sei quella cosiddetta platonica. Prima che quei due si mettessero insieme il mondo intero era già convinto che fossero anime gemelle, o sbaglio? Perché la stessa cosa non dovrebbe valere anche per te e Jimin?»
Annuii alle sue parole, il discorso non faceva una piega. Il silenzio cadde fra noi, finché Namjoon, probabilmente capendo di aver posto fine ai miei dubbi, si alzò. «Bene, adesso smetti di arrovellarti il cervello e vai a letto, che è tardi.»
Portai i miei occhi nei suoi e gli sorrisi, grata. «Va bene. Grazie di cuore, hyung. Ti voglio bene.»
Il ragazzo ricambiò il mio sorriso, per poi voltarsi e avviarsi verso la sua camera. «Ti voglio bene anch’io. Buonanotte.»
Lo seguii con lo sguardo finché non sparì dalla mia visuale, poi tirai un sospiro di sollievo. Parlare con Namjoon mi aveva fatto davvero bene.
Subito dopo tornai a guardare la figura di Jiminie, sicura di trovarlo addormentato, ma quando i miei occhi incontrarono i suoi il panico mi assalì, consapevole che probabilmente avesse ascoltato la mia conversazione con Nam. «H-hyung, io-»
Non riuscii a dire niente, però, perché il ragazzo si tirò a sedere, per poi avvolgermi le braccia intorno al collo e stringermi come mai prima. «Shh, non dire nulla. Non sai quanto tu mi abbia reso felice dicendo quelle cose, davvero. Avevo paura di essere solo io a farmi queste paranoie, che solo io sentissi questo forte legame tra noi due. E anche io all’inizio credevo non fosse giusto nei confronti di Tae e Yoongi hyung, ma ne ho parlato con entrambi e loro, come Namjoonie hyung a te, mi hanno detto che lo sanno che io e te ci vogliamo bene, che abbiamo un rapporto particolare e forte e che a loro non da alcun fastidio, perché sanno che ciò che proviamo l’uno per l’altro è diverso da quello che proviamo per loro. Quindi, ti prego, promettimi di non avere più dubbi su questa storia, che continueremo ad essere anime gemelle, che potremo contare sempre l’uno sull’altro come è stato fino ad ora. I-io ti voglio davvero tanto bene.»
Le parole di Jimin mi colpirono dritte al cuore e, senza neanche rendermene conto, mi ritrovai a piangere con il volto seppellito nel suo collo e le mie braccia avvolte intorno alla sua vita. «Te lo prometto hyung, te lo prometto. Non potrei resistere qui senza di te e lo sai. Ti voglio bene, hyung. Ti voglio davvero tanto bene.»
Continuammo a parlare ed abbracciarci tra le lacrime ancora per molto tempo, finendo per addormentarci sul divano l’uno tra le braccia dell’altro, consapevoli che da qual momento in poi avremmo smesso di nascondere l’affetto che ci legava. 






Hola!
Buonasera a tutti. Sono riuscita a farmi viva abbastanza presto per i miei standard e non è neanche notte fonda, è un record. 
Comunque, questo è il capitolo che avrei dovuto pubblicare settimane fa, ma che, come vi avevo detto, era incompleto. Infatti sono quasi tremila parole, ma fino a ieri ne avevo scritte poco più di mille. Pensavo che sarebbe venuta più corta, ma ieri mi sono fatta prendere la mano e ho aggiunto sempre più scene col passare del tempo. Che altro dire. Tengo davvero tanto a questa one shot. Forse è una di quelle più personali fino ad ora, perché ho davvero espresso ciò che penso io di Jiminie. Ho un rapporto strano con lui, ma in questo momento non mi va di parlarne. 
Ad ogni modo chiedo ancora scusa per il ritardo, spero che la storia vi piaccia e mi farebbe davvero piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate. E scusate se queste note fanno schifo, ma non mi sono ancora ancora ripresa da quelle poche traduzioni della live di Jimin che ho letto e dal suo scambio di tweet con Tae. 
Spero di ritornare presto.
Miky. 

 

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