L'ultima riga delle favole.

di Spensieratezza
(/viewuser.php?uid=223962)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nello spazio ***
Capitolo 2: *** Il povero topolino ***
Capitolo 3: *** Le scarpette di cristallo ***
Capitolo 4: *** È triste crescere, diventare adulti, perdere i sogni.. ***
Capitolo 5: *** Interludio ***
Capitolo 6: *** L'ultima riga delle favole ***



Capitolo 1
*** Nello spazio ***


Come fare per tornare a casa? Al loro mondo d’origine? Era un bel problema.

Il Genio era libero, però..aveva ancora i poteri. Decise di fare questo per loro. Con i suoi poteri, li avrebbe riportati nel loro mondo.


I due ragazzi però erano titubanti, avevano ancora una questione in sospeso con la fata. Volevano chiedergli chi fosse veramente, perché li aveva abbandonati e se davvero li aveva traditi. Se fossero andati via, non avrebbero potuto più domandargli niente.


Fortunatamente, sarebbe stata la fata a tornare da loro.
 
Precisamente, in una notte di tempesta, dove il Genio, assieme a Nostradamus e miscelando insieme i loro poteri con quelli della tempesta, cercavano di indirizzare il tutto per creare una tempesta spazio temporale in modo da creare così un varco temporale, dopodiché Nostradamus avrebbe fatto un incantesimo con i loro temi natali in modo da mandarli precisamente al loro tempo.
 

“Non posso permettervelo. LORO devono restare QUI.” disse la fata, comparendo magicamente.

Era brutta, tenerbosa e molto diversa da come loro la ricordavano. Sembrava anche CATTIVA.
 
“Tu?? Ci hai ingannati! “ disse Jared furibondo, ma Jensen lo trattenne. Non c’era tempo per quello. La pioggia e il vento erano più scatenati che mai.


“GENIO, VAI, MUOVITI!!” gridò Nostradamus, spazzando via la fata con un solo gesto della mano.

“Ma…”

“FORZA. NON RIUSCIRò A TRATTENERLA ANCORA A LUNGO!!”

“Ragazzi, prendetevi le mani!!” disse loro il Genio.
 



Ci furono ululati, venti e tuoni e lampi terrificanti, ma i due ragazzi si strinsero a loro più forti che potevano!


E poi finalmente: IL VARCO.

“ANDATE, FORZA.”
 
E così, saltarono!  


Entrare nel varco
 
 
Entrare nel varco fu magico esattamente come ci si può immaginare,  nel senso di liberatorio. I loro piedi avevano lasciato il terreno, il loro corpo abbandonò la forza di gravità per lanciarsi nel vuoto.
 

Lasciarsi andare era bello. Più niente attorno a te, nessun ostacolo, nessun problema, nessun suono o impedimento. Solo la pace. Solo il silenzio.
Lo spazio infinito era affascinante.

Tuttavia c’era ancora qualcosa che legava i due giovani al mondo terreno.
L’amore.
Avevano lasciato andare tutto e tutti, ma non le loro mani che stringevano l’altra, per non perdersi.
La forza del loro amore non l’avevano dimenticata, o lasciata andare.
 
“Ho paura, Jensen..” disse Jared. Incredibilmente riusciva a parlare nello spazio e a sentire la sua voce, che tuttavia risultava acquosa, strana.
“Io non ti lascio. Jared…insieme fino alla fine. Qualunque sarà la fine.”
“Diretti a casa, sì.” Disse Jared.
 
Poi lo spazio divenne ancora più nero. Sembrava che quella specie di buco nero avrebbe inghiottito tutto, ma poi una luce risplendette.
E loro chiusero gli occhi.






















Note dell'autrice: 

ciao ragazzi!! Sì, non state sognando! ahha xd è proprio il terzo sequel, stavolta mi sono decisa! Chiedo scusa se ci ho messo così tanto ma questa saga è imprevedibile, volevo essere sicura di riuscire a proseguirla prima di iniziare questo terzo capitolo, vi basti pensare che avevo in mente una trama e...quando ho scrutto questo capitolo, la trama si è del tutto modificata xd ormai sono totalmente in balia di una forza più grande di me ahhah xd ma vi assucuro che stavolta mi sento carica e voglio scrivere tante cose belle, mi sento ispirata e dopo questo primo capitolo ancora di più! spero che la lunga attesa per cosa aspetta i j2 non vi abbia ancora fatti stufare :))

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il povero topolino ***


Si trovavano su un pavimento freddo, ma non gelato, con la testa appoggiata ad esso. Erano sdraiati.

“Jensen..ehi, Jensen..”

Jared lo cercò a tentoni con la mano, malgrado il buio profondo. Per fortuna lo trovò.

“Sono qui, Jared.”

“Che cos’è tutto questo buio?”
 
Sembrava che qualcuno li sentì, perché delle luci si accesero chissà dove.

Topolin topoletto

“Jensen?” chiese Jared, rivolgendosi al compagno.

“si è ficcato sotto al letto..”

“Jensen, ho paura..”

E la mamma poveretta..

“Anch’io, Jared..” ammise l’altro.
 
 

A cantare, videro ora, era stata la parodia di un topolino gigante, come quelli della wald disney. Lo videro appollaiato su un trespolo che li guardava radioso, poi prese a scomparire. Tutto scomparì  e si ritrovarono in una stanza da letto con una signora che passava la scopa sotto al letto. Sentirono poi un “ahi" sommesso e sofferente.

“Gli ha tirato una scopetta..” recitò Jared.

“Cosa??” chiese Jensen guardandolo allucinato.

“è una filastrocca.” Disse Jared.

“Ma di che cosa stai parlando??” chiese Jensen stralunato e confuso.

“Siamo dentro una filastrocca, Jensen. Una di quelle fllastrocche che si recitava da bambini.”

“Dio, ma non dovevamo tornare a casa? E comunque ora capisco di avere avuto ragione ad odiare le filastrocche.”
 
Si guardarono intorno e la canzoncina era tornata.

Corri corri all’ospedale

È cascato per le scale
 
Videro il povero topolino, cascare malamente per una scalinata.

“Jared, cosa diavolo dobbiamo fare?”

“Credo che dobbiamo aiutarlo, Jensen.”

“Ma come facciamo? Scompare alla velocità della luce.”
 


Corri corri in farmacia

Gli han detto pussa via
 
“Aspetta, ehi! Non te ne andare!” gridò Jared al topo, che aveva le sembianze del topolino della walt disney, ma molto più piccolo, uscire dalla farmacia sconsolato.
 
Corri corri al camposanto

Gli hanno detto grazie tante

Questa volta si trovavano in un campo pieno di fiori di primavera, sembrava il paradiso.



“Ehi!! Ti vuoi fermare?” intervenne questa volta Jensen.
 
Corri corri al cimitero

“Adesso basta, ASCOLTACI.” Disse Jensen parandoglisi davanti.
 
Topolino stette a guardarli confusi.

“Voi chi siete?”



Jensen guardò Jared confuso. “Siamo degli amici. E tu non devi andare in nessun posto in cui non vuoi.”

“No. Non capite. Io devo andare al cimitero. Devo seguire la filastrocca.”
 
Jensen cercò Jared con lo sguardo, invocandogli aiuto.

“No che non devi. È una cosa che ho sempre pensato ma che non ho avuto il coraggio mai di dire, perché ero un bambino. Questa filastrocca, che tra l’altro non ha ALCUN SENSO, è una merda assoluta!!”
 
Il povero topolino restò a guardare Jared sconvolto, mentre da qualche parte si sentiva un rombo come di un tuono, anzi, di mille tuoni.

“La morte di un povero topolino in una stupida filastrocca, oltre a non avere nessun senso, è anche orribile e senza logica e quel che è peggio è che viene presa sul ridere e poi parliamoci chiaro, la madre del topo chi sarebbe? Una donna o mamma topa che brandisce una scopa? E poi nessuno volterebbe le spalle a qualcuno che è dolorante o ferito, quindi tu non devi…morire.”
 
Jensen restò a fissare Jared con sguardo pieno di orgoglio e amore per le parole che aveva detto.

Il piccolo topolino, restò a fissarlo e poi sorrise grato.

“Grazie. Non facevo che ripetere in loop queste scene. Nessuno mai si è indignato per me così tanto. Ora sono libero.”
“Lo sei sempre stato.” Disse Jared.

Il topo lo guardò perplesso.

“Sai, esistono numerose varianti, di questa filastrocca. Numerose varianti in cui viene cambiato il finale più volte, a tal punto in cui non si riconosce più quale sia quella vera. Credo che in molti abbiano preso a cuore la tua sorte, anche se si tratta di una filastrocca. “
 
Il piccolo topolino era commosso.

“Suppongo che allora..non ho più bisogno di ripetere questo loop all’infinito. E allora cosa farò? Non so.. credo che deciderò. Vi ringrazio, amici.”
 
Il piccolo topolino, quindi sparì.
 


Jared e Jensen si guardarono sbalorditi.

“Sei straordinario, Jared. L’ho sempre saputo.”

“Non dirlo. E se avessi fatto un altro danno irreparabile?”

“hai fatto felice quel povero topo.”

“Non sappiamo le conseguenze di questo gesto. E poi non dovevamo tornare a casa? Cos’è questo posto?”
“Guarda!”
 
Si materializzò a quel punto un enorme libro con delle pagine luminescenti.
 
“Io lì non ci entro, Jared. Dammi pure del codardo.”

“Neanch’io ci entro.” Disse Jared.
 
Ma il libro li attirò dentro alle sue pagine come un enorme mulinello, facendoli gridare.






















Note dell'autrice: 

questa filastrocca è uno dei traumi della mia infanzia xd non l'ho mai accettata appieno xd ps questa cosa delle favole non durerà a lungo, ve lo prometto, anche perchè conoscendomi, mi stufo presto xd

ps desy non avercela con me, prometto che non ti ho presa in giro, questa cosa dei personaggi delle fiabe durerà davvero pochissimo, al massimo due o tre capitoli e poi si cambia del tutto scenario, ho cercato di non metterli, ma non ce l'ho proprio fatta, mi sembrava doveroso fare almeno due o tre capitoli su fantasia e realtà, ci tenevo

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Le scarpette di cristallo ***


Jared stavolta aveva davvero paura. Non provava così tanta paura neanche quando era una bestia, neanche quando nel loro mondo precedente, aveva perso Jensen così dolorosamente, quando era suo fratello.

Quando si era risvegliato dopo l’esperienza allucinante con il topolino, Jensen non era al suo fianco e lui non riusciva a immaginarsi terrore più grande di restare intrappolato in questa sorta di mondo allucinogeno, senza il suo amato.

Si chiese dove fosse Jensen e con che cosa stesse combattendo. Senza di lui non ce la poteva fare.

Soprattutto perché si era risvegliato nel bel mezzo della notte, al freddo, chissà dove, in un luogo sconosciuto.
 
Continuò a camminare, fino a intravedere una carrozza oribilosamente famigliare.

“Oddio, no…uccidetemi..” disse Jared tra sé e sé.
 
Quella che doveva essere Cenerentola, piangeva accanto a una piccola zucca.

“Ehi, cosa ti è successo?” le chiese Jared, intuendo che si sarebbe pentito di averglielo chiesto.
 
 
 
 
 
*

Jensen si era risvegliato in un castello sontuoso, ma molto freddo, senza Jared. E già solo questo sarebbe bastato a impazzire di dolore e scappare da quel luogo, ma la curiosità ebbe il sopravvento sulla fuga. Come avvolto da una specie di manto invisibile, poteva osservare un principe capriccioso, lottare per far stare giù i suoi capelli ricci e poi inveire con quelle che dovevano essere delle scarpette di cristallo.

Il principe uscì dalla stanza furioso con le scarpette in mano. Jensen lo seguì curioso, sempre usufruendo del vantaggio di non essere visto.
 
Padre! Mi hai fatto chiamare. C’è qulache problema?” chiese il principe nervoso.
“Più di uno, figliolo. Il problema sono quelle scarpe.” Disse indicando delle scarpe di cristallo che teneva in mano.

“Padre, io..so che ci sono stati degli incidenti ma..”

“Chiami incidenti aver chiamato decine di aspiranti donzelle in età da spose, per sottoporsi a quella cosa diabolica?”

“Sono delle scarpe molto belle.” Obiettò il principe.

Son fatte di vetro, per l’amor di Dio! Hanno provocato numerosi tagli e lesioni ai piedi delle dame, di questo dovrai risponderne!!” tuonò il re.

Al principe veniva quasi da piangere.

“Io non volevo ferirle. Non capisco. C’è qualcosa che non va. Ero sicuro che la donna che sarebbe riuscita a calzare scarpette di vetro, sarebbe diventata la mia sposa, evidentemente ho sbagliato.”

“Che cosa ti dice la testa, figlio mio? Nessuna donna potrebbe calzare scarpette di vetro senza romperle o venire ferita. Potrai pure far fabbricare centinaia di scarpette così, nessuna riuscirà mai a calzarle. Perché ti sei fissato con questa ossessione? D’ora in avanti TI PROIBISCO di chiedere al fabbro di costruire simili oggetti del diavolo.”

Il principe chinò ll capo sconfitto e sentendosi umiliato, gettò le scarpette che teneva in mano, nel camino.

Jensen sospirò. Okay facciamo un’altra buona azione..
 
 
 
*

Il principe si trovava nel giardino del suo palazzo, sempre più sconfortato, seduto su una panchina.

“Devo parlarti.” Disse Jensen.

“E tu chi sei?” chiese lui confuso.

“Non ha importanza. Volevo chiederti, perché ti sei fissato su quelle scarpette? Sono curioso.”

Il principe era troppo sottosopra per chiedere a Jensen come facesse a sapere delle scarpette e in fondo, era un personaggio di una fiaba, pensò Jensen, non gli importava molto della logica.
 
“Non lo so. L’idea sembrava una favola. Ma noi viviamo nella realtà.” Disse il principe stancamente.

Jensen cominciava a capire. Non si sapeva per quale motivo, loro per tornare a casa dovevano riuscire a lasciare questo interludio che si frapponeva tra il mondo reale e il mondo delle fiabe.

Ed era un mondo in cui probabilmente la favola si mischiava con la realtà, reandendola vera.

Ed ecco che nella realtà non era possibile, che una donna potesse calzare una scarpetta di VETRO senza romperla o venire ferita.

Jensen però non aveva capito cosa doveva fare. Doveva forse convincere questi personaggi delle fiabe a riprendere fiducia nella favola? Per quanto tempo? Con quanti?
 
Mosso solo dall’istinto, si sedette vicino al principe e lasciò parlare il suo cuore.

“Ascoltami, la principessa che tu stai cercando, arriverà, ma non calzerà una scarpetta indossata da te, arriverà lei stessa con le scarpe giuste e tu la riconoscerai. Devi solo aspettarla.”

Il principe lo guardò, sorridendo speranzoso.
“Tu credi?”
“Ne sono convinto. Devi avere fede e non smettere mai di crederci.”

Jensen sperò di non aver sbagliato le parole da dire, ma si sforzl di crederci perché, se non lo faceva lui, non ci avrebbe creduto neanche il principe.
 
 
 
 
 
*

“Una zucca non mi potrà mai portare al ballo del principe e poi una come me, non potrà mai piacergli.” Piangeva Cenerentola.

Jared provò a chiedergli che fine avesse fatto la fata.

“Fata? Non conosco nessuna fata! Come fai a credere alle fate alla tua età?”
Jared fece una smorfia.
“Beh, ne conosco UNA e mi ha detto che vorrebbe farti diventare una principessa e farti andare al ballo del principe, con una carrozza e un bel vestito.”

Cenerentola guardò Jared in visibilio.
“Dici sul serio? ME?”
Jared annuì.

“I sogni son desideri. Tu non hai nessun complesso di inferiorità, Cenerentola.”

“Non è così..io non…”

“Tu non odii la tua matrigna e le tue sorellastre. Le loro angherie non hanno minato la tua sicurezza e come vedi te stessa, sei umile, non credi di desiderare il meglio. Sogni solo l’amore e al mattino gli uccellini ti svegliano con il loro dolce canto e i topolini ti fanno compagnia e ti aiutano nei lavori domestici. Non odi nemmeno il gatto. Il tuo cuore è puro.”
 
Cenerentola restò a fissare Jared con gli occhi brillanti di chi sta ascoltando una storia che non è la sua. Non è una ragazza anonima che subisce e che non andrà mai al ballo del principe e non avrà mai la sua fiaba. Lei è la fiaba.”

“Tu sei la fiaba, Cenerentola. Torna a casa, la fata ti sta aspettando.” Disse, prendendogli le mani.

Cenerentola come in trance, lasciò che Jared la sollevò dalla strada in cui era seduta.

D’un tratto la vide illuminarsi come se un alone magico la ricoprisse.

I suoi vestiti cambiarono. Erano sempre anonimi, ma colorati, non sporchi, i suoi lineamenti non erano più pallidi e smunti e carichi di frustrazione, ma erano dolci e pieni di speranza.
 
“Grazie..” disse e se ne andò via nella notte. Dei puntini luminosi che la ricoprivano come lucciole.

“Vivi la tua favola, Cenerentola.” Disse Jared, sorridendo dolcemente.
 
 
 
 
*

Jensen ebbe l’impressione di aver dormito ancora non si sa per quanto tempo, quando si risvegliò, trovò il principe più depresso e pallido che mai, che dormiva nel suo letto.

“Da quanto tempo sei lì?” gli chiese, notando la barba lunga non fatta.

“Vattene via, se sei il mio angelo custode, non mi stai aiutando.”

“Temo di non capire!” eppure Jensen pensava di aver risolto il casino delle scarpe. Non aveva funzionato? “Dimmi cosa c’è, non hai trovato la tua principessa?” Jensen non sapeva quanto tempo era passato.

“L’ho trovata sì!” piagnucolò il principe. “E abbiamo anche ballato, fino a mezzanotte, poi lei è scappata via, lasciandomi solo con una delle sue scarpette. DI CRISTALLO.”

“Beh, ma è fantastico, no? Ora devi solamente cercarla.”
 
Il principe però, furioso, scostò le coperte e inveì contro il povero Jensen.

“Mi prendi in giro?? Quante possibilità ci sono che riesca a trovare la persona che calzava questa scarpetta? Per quanto ne so io, potrebbe adesso essere a Tumbuctu. Come posso chiedere a tutte le ragazze del Regno di provarla e rendermi così ridicolo davanti a loro e a mio padre? Come posso rifare lo stesso sbaglio se tutte le scarpe che avevano calzato le donne a cui l’ho chiesto, sono andate in frantumi, ferendo loro i piedi!”
 
Jensen sospirò. Con questi personaggi delle fiabe così realistici, c’era da avere molta pazienza. O in alternativa, c’era da dare ad ognuno quattro schiaffi. Per guancia.
 
“Ascoltami, pensarci peggiorerà solamente le cose. Prova a pensare alla donna che stai decidendo di lasciare andare. Non si potrà tornare indietro, se non proverai a cercarla, te ne pentirai..”

“Ma io non..”

“Dimentica le probabilità di non riuscirci. Pensa solo a quanto tu sia innamorato, non alla possibilità di fallire. Nessun Regno è troppo grande per chi sta cercando la donna che ama davvero. Devi credere che la troverai, non importa quanto tempo ci metterai, non pensare alla possibilità di non trovarla. Pensa solo a trovarla. Ragiona con il cuore, non con la mente, che è nemica dell’amore!”
 
Il principe sembro illuminarsi come se Jensen gli rivelasse una verità che fino ad allora gli era sconosciuta. Lo guardò come se fosse davvero un angelo.

“Come ho potuto non capirlo fino ad ora? Devo assolutamente trovarla! Non so cosa mi sia preso fino ad ora, stavo qui a farmi mille dubbi e la donna che amo, mi stava aspettando! Spero solo che mi possa perdonare.”
 
E dicendo così, scappò come se avesse le ali ai piedi. Jensen ne era felice ma allo stesso tempo, quella frase lo colse di un’infelicità intensa, Dov’era la sua persona? L’uomo che amava?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** È triste crescere, diventare adulti, perdere i sogni.. ***


Jared si era ritrovato catapultato in un altro mondo fiabesco ancora e stava già cominciando ad averne abbastanza, quando si accorse di essere in una stanza con le tende bianche e una signora anziana che si rizzò a sedere sul letto.

“Peter? Peter, sei tu?”

“Cosa? N-no..io non sono..Peter.” rispose Jared, allontanandosi dalla finestra.

“No. Non sei lui. Sei troppo grande.” Rispose la signora anziana e riprese a piangere.

A Jared sovvenne un’illuminazione.

“Tu sei Wendy, non è vero? Cosa ti è successo?”

Sono invecchiata! “ rispose la signora anziana con il viso tra le mani. “Sono andata via dall’isola che non c’è , sono voluta crescere.”

“Capisco.” Pensò Jared con tristezza.

“Oh, se tu sapessi..tanta fretta di crescere, giovanotto. Per poi capire che essere bambini..è la cosa più bella che ci sia al mondo. Sono pentita di aver abbandonato Peter, i miei fratelli, sull’isola che non c’è. Non c’è notte da tanti anni..in cui non li sogno..”

Jared si avvicinò alla signora anziana e le prese le mani.

“Hai provato a chiamarlo?”

“Fino a togliermi il fiato, ma lui non è mai più tornato da me. Mi odia, lo so.”

“Oh, andiamo. Tu sei Wendy, Peter non potrebbe mai odiarti. Forse non crede che tu davvero vorresti tornare da lui.”
“Ma..”

“Prova a essere più convincente. Gridalo.Credi nelle favole come ci credevi quando eri solo una bambina. Credi di poter VOLARE.”
 
La signora si affacciò alla finestra e la spalancò.

“Peter, perdonami!!!! Voglio tornare a stare con teeeee!”
 


All’improvviso un’ombra si materializzò e un ragazzino spettinato vestito di verde, affiorò dietro di lei.

“Wendy. Sei davvero tu. Sei ancora..la mia Wendy.”

“Peter??” chiese la donna a bocca aperta.

“Sapessi quanto mi sei mancata. Quanto sei mancata a tutti noi.”

“Io ti ho chiamato sempre, ma tu non hai mai risposto!”

“Ti sbagli, Wendy. Io ti ho chiamato sempre, ma tu non potevi più sentirmi. Eri cresciuta, Wendy. Non eri più in grado di vedere le ombre camminare sui muri.”

Wendy riprese a lacrimare a occhi chiusi e Peter Pan le asciugò quelle lacrime.
 
“ Oh, Wendy.”

La diede un casto bacio sulle labbra. Un bacio dolce, soffice. (n.b in questa versione peter pan ha almeno 16 anni )
 
Un alone giallo luminescente li avvolse e Wendy era di nuovo una ragazzina di sedici anni, in un abito azzurro.
 
“Torna con me nell’isola che non c’è. Wendy. Ti stanno aspettando tutti.” Disse Peter, porgendogli la mano.

Lei obbedì e poi si volse verso Jared.
“Vieni anche tu?”

Jared scosse la testa, asciugandosi gli occhi.

“Io ho già la mia stella, la mia isola, che mi aspetta.” Disse, prima di vederli sparire nella luce.
 
 
 
 
 
 
*

Jared si trovava in una stanza di una chiromante adesso e cominciava ad averne già abbastanza, anche perché era chiaro che la donna in questione era un truffatrice. Un’ammaliatrice sexy che circuiva gli uomini e si faceva pagare.

Ora però la cosa sembrava prendere dei risvolti diversi.
 
TUMP.
“C-che cos’è stato?”

“Insistete, non perdete il contatto!” chiese l’uomo che era con lei.

“Eh..ehm, sì, Rachilde, sei tu? No, aspettate, No scusate è impossibile, interrompiamo, non mi sento di…

Guardate!”
 
Dal tavolo emerse una figura inquietante, coperta di un lenzuolo. La donna gridò.

“Tu hai profanato il regno dei morti!”

“No! I miei erano soltanto trucchi!”

“Non è vero, io sono qui, tu mi hai evocata!”
 
“Trucchi!!! Sulle mie mani c’è del fosforo. È solo fosforo..” disse lei.

“Nel tuo gabinetto medianico avvengono fenomeni soprannaturali!”
 
La donna pianse.

“No..io non ho nessun potere..il tavolo contiene dei meccanismi e ho un complice che muove i fantasmi nel buio..io..io avevo sì dei poteri da bambina..sentivo davvero qualcosa..avevo visioni del futuro…la gente era sbalordita, venivano da ogni parte per vedermi, per chiedermi che cosa ne sarebbe stata della loro vita..ma io non sempre riuscivo e con l’adolescenza i poteri sparirono.. così cominciai ad usare dei piccoli trucchi ogni tanto..e poi sempre di più..sempre di più.. è terribile crescere..diventare adulti, perdere i sogni..” disse la ragazza, accasciata sul pavimento che piangeva.
 
Jared potè vedere ora il finto fantasma che in realtà era Jensen. Si guardarono.

Poi il libro  che avevano visto all’inizio, si riaprì. Jared allungò una mano e prese quella di Jensen e insieme entrarono dentro.






















Note dell'autrice: 

ciao ragazzi, credo che adesso abbiate capito il perchè di questa scelta narrativa..io vado in brodo di giuggiule quando leggo o devo scrivere del dolore per i sogni persi ahha lo so è orribile da leggersi da questo termine ma non me ne vengono in mente altri! xd mi fa sempre riflettere molto! mi prometto che il prossimo è l'ultimo capitolo in cui jared e jensen rimarranno intrappolati in questa sorta di loop temporale, o daisy mi strozza ahha xd è che ci tenevo davvero tantissimo a scrivere di queste scene, perchè mi emozionano tanto e spero emozionino anche voi. Solo una cosa: aiutatemi a scegliere se dopo il prossimo capitolo, devo pubblicare proprio un'altra storia, visto che i j2 non si troveranno più qui, o se è conveniente continuare qui. Sono molto indecisa!

ps la scena della chiromante che racconto nella seconda scena è tratta da un fumetto di dylan dog , il n 161, il sorriso dell'oscura signora

mentre invece la prima scena è sempre tratta di un fumetto di dylan (modificata da me però ) ma non ricordo quale xd

nb mi sono accorta in ritardo che se dipingevo Wendy e peter come bambini, o Wendy come una bambina di dieci anni, non potevo farli baciare xd quindi ho alzato il livello di età..scusate per la confusione

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Interludio ***


Jared e Jensen erano entrati dentro il libro insieme. Erano ancora insieme, non erano stati divisi come le altre volte, ma a differenza delle altre volte, non si erano ritrovati nel buio profondo o dentro una stanza o all’interno di un sontuoso palazzo. No, stavolta, stavano scendendo lungo un lunghissimo e larghissimo scivolo, come quelli che ti ritrovavi a scendere nei lunapark, solo che questo scivolo era gigantesco e sembrava non finire mai e sembrava sospeso nel vuoto o comunque nel buio assoluto, che non era lo spazio, ma di certo non si sapeva dove portava. Quel poco che riuscivano a intravedere erano cumuli di rocce o di montagne, come se fossero dentro un’oscura caverna.

E continuavano a scivolare, a scivolare, a scivolare!

La cosa brutta era ovviamente dover vedere il proprio compagno, Jensen, precipitare sotto di lui e non aver nessuna certezza che l’atterraggio fosse stato discretamente morbido o anche solo non troppo traumatico, o almeno che sopravvivessero a questo.
 


“Ouch!!” dopo quello che sembrò tantissimo tempo, finalmente atterrarono sul pavimento, che comunque era in pietra, ma stranamente non si erano feriti.

“C’è un tappeto..un tappeto che ricopre tutto, Jared.” disse Jensen.

“Sì, l’ho notato. Ecco il vero significato della frase: stendere un tappeto rosso per noi.”

“Non scherziamo, Jar..credi che siamo..all’inferno?” chiese Jensen tremando appena.

“Beh, se l’inferno fosse così, ci metterei la firma per andarci. “

Jensen lo guardò stupito.



“Andiamo, non sembra così male, no? Ricorda quello che si dice sempre: l’inferno è una stanza bianca senza pareti. Almeno qui POSSIAMO MUOVERCI, non siamo in una stanza e nessuno ci tortura, cosa non trascurabile.”

“Sono un po’ stufo di tutte queste citazioni, Jar. Sembriamo vivere dentro una STORIA da tempo immemore.”

“Il che probabilmente non è molto lontano dalla verità..ma almeno siamo insieme no? Credevo che non ce l’avremmo più fatta a riunirci. Stavo diventando pazzo.” Disse Jared, andando vicino alle rocce e esaminandole con le mani.
 
Jensen sorrise dolcemente guardando il compagno.

“Esattamente quello che stavo pensando anch’io. Aspetta, che ne dici se ci raccontiamo a vicenda quello che abbiamo visto?”

Jared lo guardò come se fosse impazzito.

“Jensen, ti sembra il momento?”

“Ascolta, qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi interferenza ci sia stata quando Nostradamus ha aperto quel varco, mi sembra naturale che non abbia funzionato e ci abbia portato da tutt’altra parte invece che nella nostra realtà, no? Quindi che ragione migliore di questa potrebbe esserci di raccontarci tutto come delle teenagers al loro primo ballo studentesco, che non quello di..capire esattamente perché ci troviamo qui?”

Jared ci pensò e capì che Jensen aveva ragione, quindi decisero a turno e contemporaneamente, di raccontarsi cosa avevano visto e quali personaggi avevano aiutato.
 
 

Quando ebbero finito con i racconti, fu Jensen a parlare per primo.

“Lo scopo di questa specie di viaggetto onirico è cambiato, non trovi?”

“Mmm..perchè, questa specie di trip allucinogeno, ha forse anche uno scopo?” chiese Jared incredulo.

“Ma sì! Prova a pensarci, noi abbiamo aiutato il topolino della filastrocca a liberarsi, giusto? Questa è una cosa che abbiamo fatto INSIEME, dopodiché ci hanno diviso.”

“Hanno?”

“Ma sì, chiunque sia! Ad ogni modo, poi, entrambi, abbiamo aiutato Cenerentola e il principe a ritrovarsi, sembra quasi come una prova.”

“Mmm..credi che sia una prova D’AMORE? Mi sento male se penso che dobbiamo dimostrare a chissà chi, di amarci davvero, o che il nostro sia vero amore, paragonandoci a dei personaggi delle fiabe.”

“Infatti non credo sia questo il test.” Disse Jensen e poi continuò. “Una vota aiutati loro, siamo passati a un’altra cosa ancora. Prova a pensarci. È tutto diverso, prima il topolino, simbolo dell’infanzia e starebbe forse a simboleggiare come perfino un simbolo dell’infanzia più innocente, può essere crudele, come a dire che innocenza e crudeltà si fondono insieme, fino a diventare indistinguibili.” Disse Jensen.

“Mmm..e Cenerentola e il Principe cosa simboleggerebbero? Forse l’amore che non riesce a incontrarsi, l’amore che si perde? Cenerentola scappa via a mezzanotte e il principe teme di non riuscire a ritrovarla, così come tante coppie si perdono, tutti i giorni e in ogni modo.” Disse Jared.

“E il TEMPO. Cenerentola perde il principe a causa dell’orologio che scocca la mezzanotte, il tempo è il loro nemico, proprio come accadde nella vita di tutti i giorni e che nuoce alle relazioni.” Disse Jensen.
 
Jared guardò Jensen e d’un tratto era esaltato dalla sua intelligenza. Gli scoccò un bacio a stampo.

“Grazie a te, ora le mie rotelle girano un sacco. Dunque Peter Pan e Wendy sarebbero..l’amore che ritorna?”

“Mmm..no..non credo.”

“Mmm..allora..l’amore adolescenziale che ritorna?”

“Potrebbe avere anche quel significato, ma non credo sia quello il punto focale!”

“Okay, mi arrendo!” disse Jared.

I sogni, Jared, i sogni!”
 
Jared lo fissò attento e poi sgranò gli occhi, come se avesse capito in quell’istante.



“L’isola che non c’è. Il sogno di tutti i bambini.”

“Esatto, ma non solo. Il sogno di tutti i bambini, prima che diventino adulti.” Disse Jensen.

 “Io ti ho chiamato sempre, ma tu non potevi più sentirmi. Eri cresciuta, Wendy. Non eri più in grado di vedere le ombre camminare sui muri.” Snocciolò Jared, a memoria, ricordando le parole di Peter.

“Esatto.” Disse Jensen, con gli occhi che gli brillavano. “E consiste nel sogno che in realtà ritorna. Tu hai permesso questo, Jared. Hai fatto ricordare a Wendy, la bambina che era.”

“Anche la chiromante con cui subito dopo abbiamo avuto a che fare, la ricordava, ma per lei non c’è stato un esito felice.” Disse Jared.
 
Questa volta su Jensen comparve un’espressione triste.

“Ho compreso da subito, senza sapere come, qual era il mio ruolo. Quello di ricordare a lei chi era stata un tempo, ma nessun esito felice per lei. Credo che in quell’occasione abbiamo sperimentato il rimpianto e la nostalgia per i sogni che erano stati e che non sarebbero più tornati. Non so se sia stato così perché lei ha cercato di approfittarsi di una cosa che non le apparteneva più e su cui pretendeva di lucrare sulla gente, ma mi è dispiaciuto molto per lei.”

“Anche a me.” convenne Jared. “Ma adesso dobbiamo concentrarci, Jensen, dobbiamo andare avanti. Siamo arrivati ai sogni che possono tornare e ai sogni che non torneranno più, ora cosa ci resta, prima di riuscire a uscire da questo loop temporale?”

“Non ci rimane che scoprirlo.” Disse Jensen indicando una porta in una parete.

“Cos..e quella quando diavolo è comparsa?” chiese Jared.
 






















Note dell'autrice: 

ragazzi il prossimo è davvero l'ultimo capitolo (di questo ciclo almeno) questo non era previsto, è venuto più lungo di quanto i aspettavo ma confesso di esser contenta perchè mi sembra di aver dato una sorta di spessore a questa storia, spiegando queste cose..ci tenevo davvero tanto a questo ciclo e spero di non aver annoiato nessuno ^^

se ci riesco, pubblco un altro capitolo entro oggi!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** L'ultima riga delle favole ***


I sogni che creano mondi immaginari e perfetti. "Il mondo perfetto."



Jared e Jensen attraversarono la porta e si ritrovarono in campagna.

“Jared, che cos’è questo posto?” chiese Jensen.

“Non..non lo so, Jensen, ma..”

“Credi che siamo finalmente tornati a casa?” gli chiese ancora.

“Aspetta..oh mio dio!”

“C-che cosa c’è, Jared?”

Guarda!”
 


In quel momento Dylan Dog stava chiacchierando con una ragazzina bionda con i codini, paseggiando nel prato con lei.

“Dylan dog? Il personaggio dei fumetti? Che significa?” chiese Jensen stranito.

“Questo è…è un fumetto..”

“Un fumetto?”

“Lo ricordo. Il numero 163 , intitolato Il mondo perfetto. In questo numero, Dylan Dog si ritrova senza memoria, mentre una ragazzina lo convince di essere suo fratello maggiore, restato in coma per tantissimo tempo e risvegliato dodici anni dopo. In realtà lui non era suo fratello. La ragazzina, che si chiamava Joey, aveva chiesto inconsapevolmente l’aiuto dell’indagatore, perché dodici anni fa, era morta, anche se suo fratello gemello era sopravvissuto. Da quel momento visse senza mai essere nata, ricreando dal nulla la fattoria, i genitori, il dottor evans, un piccolo mondo perfetto.” Disse Jared.

“è molto triste.” Disse Jensen.
 


Insieme a Jared, Jensen assistette a quando Dylan risolse il caso e si ricordò chi era e mentre tornava alla fattoria, vedeva i personaggi creati da Joey, svanire in bolle di sapone.
 
“Madge! Madge, nooo.” Disse il padre di Joey, guardando la moglie scomparire.

Pianse e poi invece di guardare Dylan Dog, guardò Jared e Jensen e disse:

“Anche chi non esiste, può provare dolore.”
“Lo sappiamo.” Disse Jensen.
 
In quel momento, una scritta sgargiante in blu, comparve in alto:

a volte il sogno è il mondo immaginario che ci creiamo per non riuscire ad accettare la realtà 

dopo aver letto questa scritta, scomparvero anche loro.
 
 
 
 
*

Fantasia e realtà

“Jared, credi che lo scopo di quest’altra tappa sia convincersi che non esistiamo?”

“Non credo. Stai tranquillo.” Lo rassicurò Jared, ridacchiando.

“Tranquillo fece una brutta fine.” Disse Jensen.

“Guarda, Jensen.” disse Jared.

“Siamo in una casa delle bambole?” disse Jensen.

“Precisamente in un altro fumetto di Dylan.” Disse Jared.

“Che cosa??”
 
 

In quel momento assistettero a Dylan che sparava ad un orribile mostro con le chele.

E poi, mentre stava per morire, disse:

G-grazie..per avermi..liberato.”

E ne uscì fuori un omino bianco tutto bagnato di una strana sostanza.
 
“Ma che diav..”

“Schhh..” disse Jared.

“C-chi sei?” chiese Dylan.
 
“Non lo so, forse io sono la realtà, che come un male terribile si sviluppa nel corpo della fantasia e la divora…o forse fantasia e realtà sono  così intimamente legate  da essere confuse  una nell’altra…e io e quel mostro siamo..eravamo..fratelli..
 
“Le similitudini che ci sono tra noi e quei due mostri mi spaventa, Jared.”

“Spaventa anche a me, ma non è come sembra, almeno non credo.” Disse Jared.

“Allora perché ci stanno facendo vedere queste cose??” disse Jensen arrabbiato.

In quel momento comparve un'altra scritta , stavolta arancione brillante, dal nulla e diceva:

Spesso la la magia viene uccisa dalla realtà.



“Guarda, di nuovo il libro,” disse Jared indicandolo.

E così entrarono di nuovo dentro il libro.
 
 
 
 
 
*

Questa volta era buio.

“Non capisco..perchè è così buio..?” chiese una voce femminile.

“All’inizio è sempre buio…poi viene la luce..” disse un’altra voce.

La luce arrivò e Jared e Jensen poterono vedere che un goblin aveva legato una ragazza ad un albero. Si guardarono intorno e sembrava fossero in una foresta inquietante e stregata.
 
“Ahhhh. Chi sei?”

"Un goblin, naturalmente.”

“E dove sono?”
 
“Mah, qui e là o forse anche lì..sei una scienziata, Wendy, e hai sempre avuto poca fantasia…beh è proprio la gente come te, che sta uccidendo questo mondo..non hai mai pensato che la fantasia è reale e la realtà non è fantastica? Eppure preferite sempre la realtà, non vi annoiate? Sempre lì a voler spiegare tutti i misteri e quelli inspiegabili li chiamate favole, come se le favole non fossero vere. Guarda là…è il brutto anatroccolo diventato cigno: lo ha ucciso un cacciatore e sulla riva c’è uno scheletro  di sirena, morto per l’aria inquinata. E la strega di biancaneve? Le è venuto un colpo quando ha scoperto che le streghe non esistono..”
 
“Questo..questo è solo un sogno.” Disse la ragazza.

“Magari lo fosse. Il mio mondo vive di sogni e sta morendo di realtà.” Disse il goblin piangendo.
 
 
“è solo un’allucinazione che la scienziata sta avendo prima di gettarsi da una finestra e morire. Il goblin in realtà è una scimmia.. e nel fumetto commette degli omicidi, sì, per vendicare un’altra scimmia, morta durante l’orrore della vivisezione per esperimenti su dei poveri animali.” spiegò Jared.

“è terribile..” disse Jensen.
 
La scena sparì e si sentì Dylan Dog dire:

“Giuda Ballerino, cercavo un mostro di fantasia e ho trovato dei mostri reali…Voi e quelli come voi, Hornell!” lo rimproverò Dylan dog.

“Basta, non vogliamo sentire altro, ti preghiamo..” disse Jared piangendo e la scena volò via.

Prima di esaudire il loro desiderio, tuttavia, una scritta arancione tentennò sopra di loro:

A volte i mostri peggiori non sono quelli di fantasia


 
 
 
 
*

 

L'angelo nello spazio

 
 
Stavolta la scena che si presentò a loro fu quella di un ragazzo bellissimo nudo con le ali che volava verso la luna.

“Beh, sembra una cosa bella, per una volta..” disse Jensen.

“Aspetta a dirlo..” disse Jared.

“Ricordi anche questo fumetto?”

“Purtroppo sì. Dylan Dog n 93 . Comunque questo è soltanto un sogno..o meglio..un incubo.” Disse Jared.
 
Il ragazzo volò verso la luna, ma sentì come un rumore di carta.

“Ma..la luna è …di cartapesta? E il cielo e le stelle…è tutto fintooo!” disse il ragazzo, strappando ogni cosa.

Entrò dentro la luna e si trovò dentro  un altro spazio, più nero, con cupole che sembrava di stare nel pianeta Dune.
 
“Le illusioni.,.queste cupole sono le illusioni..lune e cieli di cartapesta con le stelle disegnate..piccoli rassicuranti universi che la gente  si crea per esorcizzare il nulla  che aspetta dietro l’angolo..beh questo è il NULLA…ciò che sta sopra le illusioni..tu l’hai visto ragazzo e niente sarà più come prima..NIENTE..” disse la morte al ragazzo che piangeva.
 


“Col cavolo!” disse Jensen.
“Jensen..”

“No, questa volta non ci sto a guardare inerme questa porcheria. Ragazzo, tu non devi ascoltarla.”

“Ma…”

Jensen andò dal ragazzo e gli prese le mani nelle sue.

“Credi sempre nei tuoi sogni e non smettere mai di crederci, non importa quello che possono dire gli altri, non lasciare che te li portino via. Vedi quel ragazzo dietro di me? Lui mi ha salvato. Il suo amore mi ha riportato da lui, sconfiggendo anche la morte.”

Il ragazzo guardò Jared, che arrossì ma sorrise.

“L’amore ..sì..è così bello. Grazie.”
 
 
Il ragazzo scomparì, insieme alla morte.

Jensen si volse soddisfatto verso Jared.
“Come finiva il tuo fumetto?”

“Finì con il povero ragazzo che guarì dalla sua malattia ma che da quella notte, dopo l’incubo avuto, morì DENTRO, con tutte le sue speranze e sogni, restando un corpo senz’anima.” Disse Jared.

“Quindi grazie a me, non sarà più così? Almeno anch’io ho fatto una buona azione, allora?”

Jared rispose ad un bacio romantico e dolcissimo a quelle parole.

Fecero appena in tempo a vedere la scritta sgargiante in rosa stavolta:

A volte la fantasia può uccidere un uomo dentro, ma l'amore può salvarlo.

poi scomparvero, abbracciati.

 
 
 

Ozra e la bambina

 
 
Jared e Jensen si ritrovarono al cospetto di un vecchio triste, che era confinato in un viaggio onirico surreale e raccontava a Dylan Dog di essere prigioniero di una bambina fantasma.

"Ozra, ho parlato con quella bambina..mi ha detto che è confinata qui per causa tua! Dimmi chi è!"

"Lei è la mia sposa. Si chiama Vittoria." disse il vecchio.

"Tua moglie? Lei mi ha detto che non conoscevi il suo nome..e io so per certo che non sei mai stato sposato!" disse Dylan.

"Non sono mai stato sposato? Forse avrei voluto esserlo..forse lei è una mia proiezione...una fantasia nata dai libri, un riflesso della mia anima..tu sai dare una spiegazione all'amore?"



Altra scena.

Ora, il vecchio Ozra, cercava un'altra volta di morire, mettendosi sdraiato sui binari del treno.

Dylan parlò:

"Io non so se Vittoria sia morta o se ti abbia abbandonato o se non ti abbia mai voluto. Di una cosa sono sicuro, ormai..l'hai amata e la ami ancora, ma la tua solitudine ha trasformato quell'amore in qulacos'altro. Quella bambina che fugge, cammina su una strada dorata che tu le hai costruito, sei tu che le hai creato intorno questo regno, questa prigione, l'hai rinchiusa qui tra le mura della tua anima, trasformandola in un sogno, in un ricordo imprigionato che non riceve più linfa e marcisce, ucciso da un'ossessione.. e hai condannato te stesso nel medesimo luogo, in questo labirinto di pagine e specchi... devi liberarla, Oz, solo così potrai morire. Se davvero l'hai amata, dovunque sia quella donna, devi accettare il tuo amore e lasciarla andare." 

"Vittoria..amore mio..perdonami.."


Il treno passò e Ozra tornò felice da Dylan. Lo abbracciò.

"Invidio davvero il tuo coraggio, Ozra".
"Coraggio, dici?  è stata invece la paura di veder morire anche il suo ricordo. Ho vissuto da vigliacco e muoio da vigliacco o forse pensavi che quattro parole potessero riscattare un'esistenza?"

"Non lo pensavo, ma ci vuole coraggio per guardare in faccia le proprie debolezze e le proprie paure, ne ho una collezione intera..come la maggior parte delle persone..."

"La tua retorica non la salverà."

"No e non salverà te. Hai vissuto la tua vita, buona o cattiva che sia stata, non intendo giudicarti..non voglio nemmeno sapere cosa sia successo tra te e Vittoria..ma una cosa ancora te la voglio dire..non penso che tu potessi darle una prova d'amore più grande."


Altra scena e Jared era in treno. 

"Vittoria.." disse Jared, guardando una vecchietta entrare nel suo scompartimento.

"L'amore può essere il più terribile dei carcerieri..perchè a volte non sa di imprigionare sè stesso..vado da Ozra, non sarà più solo."  disse lei, ringiovanendo, accarezzandogli una guancia.

Jared trovò la scritta stavolta sopra il finestrino del treno, laccata in verde:

L'amore può essere il più terribile dei carcerieri, ma se, l'amore può far male, l'amore può anche guarire.


 
 

I sogni d'amore



  Questa volta i ragazzi si trovarono in una pianura verdeggiante e Dylan stava parlando con una ragazza.

“Io..credo di conoscerti..ma non riesco a ricordare..è come se tu fossi tante persone in una..”

“In un certo senso è così..io sono tutte le ragazze che hai conosciuto..” disse la donna, una stupenda brunetta con i capelli ricci  neri striati di rosso e gli occhi azzurri, con una gonna bianca e un fiocco rosso a incorniciarla.

Gli prese la mano e lo accompagnò in una specie di casa formato hobbit.
Lì fecero l’amore.
 
“Jared..a me sta venendo voglia di farlo..che ne dici di..”

“Schh non fare lo stupido.” Ridacchiò Jared.
 
La scena cambiò e la ragazza stava dicendo che doveva per forza presentarsi al Tribunale per essere giudicata.

“Sono stata convocata e nessuno torna mai dal Tribunale.” Disse lei.

“No.” disse Dylan.

“Anche a me piacerebbe non andare, amore mio, ma è il destino.”

“Non esiste il destino e se esiste si sbaglia, Sono IO che devo andare.”

“Grazie amore mio ma non è possibile, non te lo permetterò mai.” Disse la donna abbracciandolo.
 


Dylan l’abbracciò, ma subito dopo, la fece svenire, facendo pressione con le dita sul suo collo.

“Jime, una delle poche tecniche di Judo che conosco.. (..) non è una cosa piacevole ma dovevo farlo, dormirà per pochi minuti, mi basteranno..addio amore mio..addio amori miei..” disse Dylan uscendo.
 


“Fammi indovinare, un’allucinazione anche questa.” Disse Jensen.

“Sì. Dylan era rimasto bloccato in ascensore e dopo svariati giorni, era svenuto, avendo tutta una serie di allucinazioni..”

“Questo ha qualcosa a che fare con noi?” si chiese Jensen.

Vennero però distratti da un'altra scritta, stavolta in fucsia sgargiante:

L'amore ha il tuo volto, ha il volto di tutte le persone che ho amato.



“Non lo so..potrebbe..GUARDA.” dise indicando poi, il familiare libro che stavolta brillava di una luce giallissima.
 
Si avvicinarono e c’era addirittura scritto qualcosa.

“Ma che diav..qualcuno ha scritto sul libro!” disse Jensen.

Ci state arrivando, ma il cammino per la verità è ancora lungo e tortuoso..e non privo di sofferenza.

Vi mancano solo due tappe.
 
Letto l’ultima riga, i J2 entrarono dentro il libro, ma inaspettatamente le loro mani si sciolsero, facendoli precipitare ognuno in una pagina diverrsa.

“JAREEEEEEED!”

“JEEENSEEEN!”
 
 
 
 
*

I sogni che curano e salvano


Questa volta Jensen era solo e stava a guardare Dylan Dog conversare con un bambino che assomigliava tremendamente al piccolo principe delle fiabe, Dylan cercava invano di farsi dire chi fosse e da dove venisse, ma il ragazzino continuava a ripetere solo che doveva proteggere la sua rosa.

"Non posso lasciarla da sola, il mostro la ucciderà."

Dylan aspettò con lui, ma il mostro non si fece vedere.

"Lo sento..sta arrivando.."

"Sei sicuro di averlo sentito, io non vedo niente." disse Dylan, brandendo un bastone.

"I mostri più pericolosi sono invisibili agli occhi." disse il bambino triste.

In quel momento, arrivò una forte nevicata.

"Ma è impossibile! è estate inoltrata. NON PUò NEVICARE. " disse Dylan.

Dylan cercò di convincere il bambino ad andare in macchina con lui, ma lui non voleva.

"Per questo volevo una pecora..perchè la tenesse al caldo con la sua lana.."

"Cosa stai facendo?" 

"Non posso lasciarla qui. è così delicata..ed è la cosa più importante che ho." disse il bimbo.



Dylan alla fine aveva lasciato la giacca indosso al bimbo ed erano rimasti sotto la neve.



"Ce la farà..è forte, ne ha passate tante..ogni notte è peggio, fa sempre più freddo..però ce la farà..averci vicini la aiuta..ti ringrazia, la senti?"



Ma Dylan non poteva sentire, era svenuto.


ALTRA SCENA.


Dylan era trasportato su una barella da alcuni medici.

"Cosa..cosa è successo? Le gambe, non riesco più a muovere le gambe!"

"Vi ha morso una vipera! è l'effetto del veleno. Per fortuna un contadino vi ha trovato privo di sensi e ci ha avvisati."

"Il bambino! Dov'è il bambino? è rimasto sotto la neve!"

"Non c'era nessun oltre a voi e poi non nevica dallo scorso inverno"

"No! Dovete salvarlo! La sua rosa ha bisogno di lui!" disse Dylan.

"Delira. Aiutami a tenerlo fermo!"



ALTRA SCENA.

Dylan era all'ospedale, convinto di essersi sognato tutto, quando vide che tra i suoi efetti personali, gli avevano riportato anche un disegno di una pecora.

Jensen corrugò la fronte, Jared arrivato in quel momento, gli prese la mano.

"JARED? DOVE DIAVOLO ERI?"
"Schhh.ascolta!" gli disse.

"Avvolti in una giacca da uomo nero?
"Già. Nella scatola c'era quella e un animaletto di peluche, nient'altro."
"Poveri piccoli, che storia orribile.."


"Li hanno trovati accanto a un cassonetto delal spazzatura, nudi..senza quella giacca sarebbero stati spacciati. Chissà da quanto erano lì..in reparto erano convinti che non ce l'avrebbero fatta.." continuava a dire l'infermiera, mentre Dylan , Jared e Jensen correvano.


Dylan si fermò e pigiò le mani sul vetro della stanza a guardare una culla, mentre le infermiere continuavano a dire:


" E invece ieri notte è successo il miracolo. Il bambino è ancora in incubatrice, ma la sorellina è fuori pericolo. Pare sia stata protetta dal corpicino di lui, che occupava la parte più esterna della scatola..non sappiamo nemmeno come si chiamano..anzi la caposala ha detto di iniziare a pensare a dei nomi. A proposito per la piccolina che dici di ROSA?"  diceva, mentre Dylan guardava la piccolina oltre il vetro, sorridendo.


  "Jared.." disse Jensen, raccogliendo un bigliettino per terra. C'era scritto:

Non sempre la fantasia uccide, a volte salva la vita.

 
 



L’ultima tappa era nientedimeno che lo stesso mantra che Nostradamus aveva ripetuto loro. Jared si chiese se Nostradamus sapeva di tutto questo, mentre riascoltava quello che aveva già letto – ma prima non se lo ricordava – nel fumetto di Dylan Dog – i cavalieri del tempo, n 89 –
 
“Questa donna ci svelerà il segreto della fantasia! Coraggio, Sabrina, ti ho salvato la vita apposta!” disse la principessa cattiva. “E non attaccare con la solita tiritera che non sai di cosa sto parlando o io taglierò la gola al tuo amico.”

“Ehm non c’è bisogno di tagliare nessuna gola, signora strega..” disse Dylan, abbassandogli la mano. “Ve lo spiego io il segreto della FANTASIA. Vedete, fino a poco tempo fa, non riuscivo a credere che quello che stava accadendo, fosse reale..ma poi quel cavaliere, Ulrich, ha detto una frase che mi ha colpito. Tornare indietro è stato come attraversare infiniti mondi nel volgere di un attimo. Ecco, in quel momento, ho pensato che forse questo non era un incubo, né una fantasia di Sabrina, ma la realtà, anzi, una tra le tante infinite realtà degli infiniti mondi del cosmo…e forse la fantasia  non è che un collegamento tra questi mondi..”

“Stai dicendo che..” disse Sabrina.

“Che gli scrittori potrebbero essere dei medium tra dimensioni diverse e forse nulla è mai stato creato, ma soltanto visto e riportato, da altri mondi. Com’è che diceva Rimbaud? Il poeta è un ladro di fuoco. Probabilmente da qualche parte sono davvero esistii Lancilotto, Ginevra e il mago Merlino..e in altri universi esistono anche Tarzan, Freddy Krueger e James Bond..”
 
Quindi stanno cercando di dirci che o siamo dei personaggi inventati da qualcuno o siamo stati noi stessi ad inventare il mondo di fiabe in cui siamo finiti? Oh, basta, basta, ho mal di testa, bastaaaaa. Pensava il povero Jared tenendosi la testa tra le mani.
 
“Bravo, Jared, sei vicino alla verità, ma non abbastanza risuonò la voce potente di qualcuno.

“NOSTRADAMUS??” si chiese Jared, guardando in alto.
 
 
 
 
*

Da qualche altra parte, Jensen aveva già visto la scena sui cavalieri del tempo, ma a differenza di Jared, alla fine di quella scena, c’era Topolino della walt disney che gli era comparso davanti.

“Che significa tutto questo? Dov’è Jared?” chiese Jensen.

“Presto lo rincontrerai, ma è bene che tu sappia prima una cosa. Tutto quello che è successo non è stata una punizione né un gioco, è stato solo un congedo da parte di questo mondo, per salutarvi. Un personale commiato, un saluto affettuoso da parte dei personaggi delle fiabe. Un abbraccio affettuoso, una carezza per salutarvi.”

“Salutarci?” si chiese Jensen.

“Sì. Voi avete lasciato le fiabe, ma non avete detto loro addio e gli addii sono spessi lunghi e difficili. Fate tesoro di quello che avete visto, vi servirà per arrivare alla verità. Addio, Jensen.”

“Aspetta…io non capisco..ASPETTA.”

Ma topolino sparì e al suo posto ricomparve il libro gigante. C'era scritto qualcosa. Una riga sola:

Dov'è il principio,là è la fine.

letto questa riga, Jensen ebbe un capogiro e svenne a terra.
 
 
 
 
*

Jared stava ancora cercando di parlare con Nostradamus , ma lui non rispose più e Jared stava andando in preda al panico.

“Jared…Jared..”

Aspetta, quella voce..non era Nostradamus..era oddio…era Jensen!
“Jensen?”

“Jared, svegliati..”

“Ma io sono già sveglio! DOVE SEI? NON T VEDO!”

Fu a quel punto che Jared vide un'altra scritta, ma stavolta sul libro gigante che si aprì davanti a lui:

Apri gli occhi, Jared!



“Jared, apri gli occhi..Jared, apri gli occhi..”
 
E Jared li aprì, trovandosi Jensen chino su di lui.

Dentro di sé una sola certezza:

avevano lasciato quel mondo diabolico, anche se allo stesso tempo, affascinante.
 






















Note dell'autrice: ragazzi, non ho parole per dirvi come sono emozionata ahha xd ci ho messo davvero il cuore in questo capitolo, non so se traspare xd una piccola chicca che forse serve a far capire che siamo tutti collegati nell'universo risonante ahha io ho una pagina facebook che non aggiorno MAI,intitolata l'ultima riga delle favole, perchè prende il titolo da un libro che amo, cui metto delle citazioni del libro.Ebbene oggi, mentre stavo scrivendo l'ultima riga del capitolo, mi arriva un like per quella pagina xd ma si può? sono rimasta sbalordita ahhah xd ovviamente per quanto risulti strano, si è persa un pò la magia del momento perchè dopo questo, io stavo per pubblicare ma mi sono ricordata che avevo dimenticato di inserire altre due scene verso metà capitolo e quindi non avevo ancora proprio finito di scrivere, ma l'ultima riga, proprio dove stavo scrivendo che Jared riteneva quel mondo affascinante, è proprio l'ultima che ho scritto e in quel momento è arrivato il like, come se io avessi davvero scritto l'ultima riga ahah che di fatto è così xd e niente volevo raccontarvi questo aneddoto, che successo alla luce della fine di questo sequel, può solo farmi enormemente piacere xd ps ci sono certe citazioni che ho preso anche dal libro "lultima riga" che adesso con piano riporto nelle note, scusatemi ma sto capitolo è un casino xd
Dopo questa cosa, penso ancora di più che l'universo VIBRI E RISUONI e siamo tutti collegati ad esso xd 

tornando alla storia, questa storia è conclusa solo perchè devo dividere i vari universi, spero vogliate continuare a seguirmi nell'altro sequel, ora che i j2 hanno detto addio alle fiabe, dove saranno arrivati?

mi scuso inoltre se questo capitolo ad alcuni è sembrato troppo pesante, ma qulacosa più forte di me mi ha spinto a scriverlo e dopo sta cosa che è successa del like arrivato proprio alla fine del capitolo, penso che ci sono cose che devono essere fatte o raccontate e basta xd 

baciii la lilyy filosofica vi piace?? xd

ahhh, la  Sabrina dell'ultima storia, si chiama davvero Sabrina e nel fumetto era una scrittrice..lo specifico per dire che non mi sono inventata neanche quella parte !! :) 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3746342