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“Refia... Refia
rispondimi!”
“Luneth? Arc? Ingus?
Siete voi vero?”
La giovane guerriera
della Luce attorno a sé non vedeva niente...nè luce né oscurità,
non vedeva suo padre, non vedeva Kazus circondata dalle montagne, non
vedeva i suoi amici, il suo trio di scalmanati con i quali aveva
salvato il mondo. Era sola in un limbo, sola a parte una voce calda e
distante che continuava a chiamarla.
“Refia, rispondimi ti
prego... devi farlo!”
“Chi sei? Ti prego dimmi chi sei...
dimmi dove sono... perché sono sola?”
“Non ricordi Refia?
Sei precipitata”
le orecchie le
fischiavano da morire, la testa doleva assieme a tutto il resto, ma
quello doveva essere un buon segno, se sentiva dolore allora era
viva, e se era viva allora doveva capire dove diavolo si trovasse. I
ricordi inizavano a riaffiorare era su un' aeronave... l' aeronave di
Cid e stava andando a Sasune sorvolando i Monti Parmeni, Cid l' aveva
avvertita che le eliche di quel nuovo modello gli stavano dando dei
problemi ma lei non gli aveva dato ascolto, doveva necessariamente
raggiungere il castelli di Sasune con largo anticipo in maniera tale
da poter dare una mano al suo amici, ad Ingus che si doveva
sposare...
“Avrei dovuto
controllare le eliche, avrei dovuto ascoltare Cid”
“Non avere
paura Refia, ciò che è accaduto è accaduto per un motivo”
“CHI
DIAMINE SEI TU? Io voglio andare a casa”
improvvisamente da quel
nulla dal quale era circondata vide emergere una figura illuminata ,
lunghi capelli biondissimi, quali bianchi, un sorriso dolce coem
quello di una sorella maggiore e due occhi tristissimi...Aria
Per qualche strano
motivo la sacerdotessa del cristallo dell' aria la guardava e le
sorrideva immersa anche lei in quel nulla che le stava togliendo il
respiro.
“Anche se tu avessi
controllato le eliche non sarebbe cambiato niente Refia, tu sei qui
perché ci devi essere, qualcuno ha bisogno del tuo aiuto, se la
guerriera che rappresenta l' affetto e le persone che abitano qui
hanno un disperato bisogno di affetto... ma ti devi svegliare”
“Cosa stai dicendo Aria? E dove sono gli altri... qualsiasi sia
il problema di questo luogo avrò bisogno deli altri guerrieri della
luce” ...avrò bisogno di Luneth.
“Questa volta i tuoi
amici non potranno stare con te, sono passati anni da quando avete
salvato non solo il mondo ma anche il vostro continente nascosto, sei
maturata e sei diventata forte, e questo mondo ha bisogno di te
Refia”
Svegliati
“Svegliati!
Mocciosa svegliati che cavolo fai in mezzo alla strada?”
Improvvisamente
non era più circondata dal nulla, poteva distinguere odori e suoni
che si mischiavano in una caotica danza alla quale doveva dare ancora
un significato, strabuzzò gli occhi cercando di mettere a fuoco il
luogo che la circondava e nonappena iniziò a comprendere quanto
grave era la sua situazione deisderò svenire di nuovo, per sempre
magari, strani veivoli metallici sfrecciavano attorno a lei facendo
un rumore assordante, era cirocndata da persone vestite in modo
strano e tutt' attorno aveva una città dal cielo grigio e dalle case
grigie illuminata da stranissime luci
Non
ho mai visto la magia fare cose del genere... dove diamine sono?
Sentì
una mano afferrarle il braccio e tirarla su e si rese conto di essere
ancora mezza sdraiata su quella che doveva essere una strada, ma era
sola, soltanto lei e le sue dage di Mythril rinfoderate, non vi era
segno della sua aeronave e tanto meno dei monti Parmeni, la
consapevolezza aveva iniziato a soffocarla... quello non era di certo
il continente fluttuante, il sapore della bile le riempì la bocca e
istinitvamente strattonò via il braccio dal quale la stavano
sorreggendo per accasciarsi di nuovo in mezzo alla strada e
permettere al suo organismo di sfogarsi su quella superficie
granitica che stava occupando
“Per
Dio che schifo! Sei anche ubriaca mocciosa? I ragazzini al giorno d'
oggi sono davvero dei perdenti, mi hai sentito? Devi levarti da mezzo
alla strada adesso se non vuoi finire investita da qualcuno! Forza
levati dai piedi!”
Refia
fece per alzarsi, quell' uomo per quanto burbero aveva ragione, non
poteva stare lì, ma non poteva neanche girare a vuoto senza una
meta, non sapeva dove si trovava e non sapeva se c'era un modo per
tornare a casa, non era sicura di cosa fosse successo e non era
sicuro che la conversazione con Aria fosse avvenuta per davvero o
fsse solo uno scherzo del suo subconscio per proteggerla dall'
attacco di panico che avrebbe sicuramente avuto se si fosse svegliata
senza prima vedere un volto amico, improvvisamente la folla attorno a
lei iniziò a sciogliersi e arrivarono due individui divisa con uno
strano casco e quelle che a giudicare dalle occhiate che ricevevano
dovevano essere armi, ma che razza di armi erano? Non erano spade,
non erano dage, sicuramente non servivano per praticare la magia
eppure incutevano timore, lei stessa sentì la mano tremare, il suo
corpo aveva già capito quello che il suo cervello doveva ancora
elaborare, con ogni probabilità lei non era sicuro.
“Che
avete da urlare? Cosa diamine sta succedendo qui?”
“N-niente
signore... è solo questa ragazza, crediamo stia male era svenuta
sull' asfalto, non sappiamo se stia bene o meno... sembra parecchio
convusa o parecchio stupida”
Refia
stava per cedere al suo istinto di ripsondere a quell' uomo ma uno
dei due in divisa le si piazzò immediatamente davanti, il casco
copriva perfino gli occhi e leinon era sicuro in che modo avrebbe
dovuto rapportarsi a quell' individuo.
“Documenti
prego”
“C-che
cosa?”
Ecco...
contenta Aria? Adesso sono sì che sono fregata
“Documenti
signorina, nome, settore di residenza, occupazione...cose così”
“I-io mi chiamo Refia, vengo da Kazus e-”
“Forse
sarebbe meglio portarla in ospedale, guardala è coperta di vomito e
non capisce niente di quello che le dici”
“Come facciamo a
portarla in ospedale se non sappiamo manco da quale settore provenga?
Sono appena entrato in fanteria non voglio casini inutili perché una
mocciosa ubriacona ha perso i documenti e farfuglia di cose inutili”
Refia
rimase ad ascoltarli spaventata e anche leggermente arrabbiata, lei
aveva salvato il mondo per diamine, come si permettevano a darle
dell' ubriacona?
“Hey
ragazzina da quale settore vieni? Hai un contatto di emergenza? E che
cosa tieni nascosto là?”
istintivamente la ragazza portò le
mani verso le daghe con l' intenzione di mostrarle al suo
interlocutore, sarebbe andato tutto bene se uno dei passanti non
avesse iniziato ad urlarle contro mettendo in allarme anche le
persone circostanti
“Sono
armi! Sono armi! È una terrorista di Wutai!”
“Cos-
NO! Non sono una terrorista!”
“Forza
fai vedere qua”
il Fante faceva saltare lo sguardo dalla daga a
lei a lei alla daga, così per una buona manciata di secondi che alla
guerriera della luce sembravano infiniti.
Dimmi tu se doveva
capitare proprio a me dannazione.
“Hai
il porto d' armi?”
“Il cosa?”
“Dai smettila! Non ti
sa dire da dove cavolo viene e secondo te sa dirti se ha il porto d'
armi? Guardala vestita com'è e coperta di vomito questa qui può
venire solo dai bassi fondi, rigettiamola lì e tanti saluti!”
“Smettila
di dire cazzate, una civile in possesso di armi in luogo pubblico non
è una nostra competenza, te lo immagini se è davvero una terrorista
e noi la ributtassimo nei bassifondi come se niente fosse? Anche io
non ci tengo a perdere il lavoro, la portiamo da quei cazzo di Turk e
vedranno loro cosa fare”
“Portarmi da chi?”
“Dai Turk
mocciosa, sei davvero nei casini adesso, chi diamine va in giro con
due cazzo di spade in pieno giorno in centro città? Credi di essere
un cazzo di SOLDIER? Se perdo il lavoro a cusa tua il vomito sarà l'
ultimo dei tuoi problemi”
In
vita sua nessuno le si era rivolto in modo tanto scurrile, neanche
suo padre nei suoi momenti peggiori, quel luogo era davvero uno
schifo, puzzava più del suo vomito era grigio, inquinato e pieno di
maleducati, neanche i quattro cristalli assieme lo avrebbero potuto
salvare da tutto quel degrado, voleva solo tornarsene a casa e farla
finita.
“Sono
daghe non spade... dove diamine sono capitata?”
i due soldati
la osservarono forse addirittura più perplessi di prima e Refia non
poteva dargli torto, le sue condizioni dovevano essere davvero
pietose, una diciottenne mingherlina coi vestiti sporchi, i capelli
rossicci appiccicati dal sudore e la faccia piena di vomito...
sperava solo che almeno i suoi amici stessero bene, non si sarebbe
mai perdonata di essersi persa il matrimonio di Ingus, cosa avrebbero
pensato tutti? La stavano almeno cercando? Improvvisamente venne
nuovamente afferrata da qualcuno i due in divisa la condussero via
senza dirle una parola e più camminava piùlasciava che il suo
sguardo vagasse allas coperta di quella bizzarra città, più grande
di qualsiasi altra città avesse mai visto... e decisamente più
tetra. Non c'erano piante accanto a lei, vedeva invece una miriade di
luci artificiali, la testa le pulsava da morire e inizava a sentire
lo stomaco contraersi, non sapeva se per paura o per semplice fame,
ma le faceva paura.
Improvvisamente
i due si bloccarono di fronte a un edificio incredibilmente imponente
e luminoso, non aveva mai pensato che il vetro potesse essere usato
per creare cose così meravigliose, vide i due parlare con qualcuno
all' ingresso vestito nel medesimo modo che dopo qualche minuto
permise loro di entrare, quel palazzo era un labirinto di corridoi e
anditi bianchi, un via vai di persone in divise diverse, alcuni
sembravano soldati come quelli che la stavano scortando, altri
avevano degli strani completi bianchi e neri e altri ancora tute che
variavano dal blu al viola spesso accompagnati da spade
poderosissime... a Ingus e Luneth sarebbero piaciute così tanto.
Quando
tornerò a casa gliene porterò due per farmi perdonare.
Si
fermò di fronte a una porta che si aprì immediatamente dopo l'
insistente bussare di uno degli uomini che la accompagnavano, dall'
altro lato della porta li aspettava un uomo vestito con una delle
divise che aveva visto entrando per la volta, un uomo alto e
magrolino vestito di bainco e di nero anche se aveva un' aria molto
più trasandata degli altri che aveva scorto in mezzo ai corridoi,
quei capelli rossi erano davvero troppo lunghi e notò i due con lei
fissargli di continuo gli orecchini... comprese che non dovevano
essere un' usunza comune.
“Allora,
lei deve essere la terrorista ubriaca che terrorizza Midgar con il
suo vomito dico bene?”
“è stata trovata in mezzo alla strada
in stato confusionale... era armata e priva di porto d' armi e
documenti... non è una nostra competenza”
“Sì,
sì ho capito, adesso le facciamo un bell' interrogatorio così
capiamo da dove diamine viene, bene signori grazie per rovinato la
mia pausa pranzo da qui ci penso io”
“Signor
sì signore”
I due
portarono una mano alla testa e Refia comprese dai toni che doveva
essere una specie di manifestazione di saluto, non si erano inchinati
per cui magari quell' uomo non era un loro superiore ma preferiva non
dare niente per scontato.
“Bene
terrorista! Siamo soli adesso, io mi chiamo Reno e ti suggerisco di
evitare di prendermi per il culo come hai fatto con quei due, allora
dove sono i tuoi documenti, da dove vieni e perch<è vai in giro
armata anziché andare all' università o uscire con i tuoi amici?”
la
ragazza prese un respiro profond guardandosi attorno, forse farsi
portare lì non era stata dopotutto una buona idea, era ancora scossa
e confusa, magari avrebbe dovuto davvero fingere qualche problema di
salute e farsi portare in ospedale, ora era bloccata lì con uno
sconosciuto che aveva un' aria del tutto poco rassicurante e che
sembrava aver perso la pazienza cn ancora prima di averla vista, fece
un respiro profondo, decidendo di rispondere il più onestamente
possibile, se fosse andata male al massimo l' avrebbero spedita da un
guaritore o da un mago e avrebbe comunque avuto le sue risposte.
“Mi
chiamo Refia, vengo da Kazus e-”
“Sì sì questo lo hai detto
anche a quegli idioti di Fanti, lo sai qual è il problema Refia?”
Refia
sentiva il sudore freddo colarle dalle tempie, seguiva la mano dell'
uomo che andava dritta nelle tasche dei pantaloni dalle quali tirò
fuori una strana macchinetta piatta e sottile che si illuminò sotto
il tocco delle sue dita, le cose bizzarre sembravano non avere mai
fine.
“Questo
è il nostro continente e non c'è traccia di nessun luogo noto come
Kazus, per non parlare del fatto che Refia è in assoluto il nome più
strano che io abbia mai sentito..hey che cavolo fai?”
in uno
scatto fulmineo la ragazza si lanciò contro l' uomo afferrando la
strana tavoletta, con le dita muoveva e studiava la mappa che le
mostrava, niente Ur, niente Kazus, niente Canaan, niente Susane, era
come se il suo mondo fosse completamente andato, svanito senza
lasciare traccia.
“Dov'è?
Dov'è il continente fluttuante?”
stava
urlando, era disperata, gli occhi erano pieni di lacrime, le guance
dovevano essersi arrossate per l' ira e l' uomo di fronte a lei la
osservava sempre più sconvolto
“Ora
calmati, non vogliamo diventare violenti, metti il mio tablet giù e
siediti”
Refia
non se lo fece ripetere due volte, mise il tablet
sul pavimento ma non appena Reno si chinò
per raccoglierlo si lanciò verso la porta tentando di aprirla, come
immaginava era chiusa a chiave, iniziò a colpirla ripetutamente
mettendoci sempre più forza, quella situazione non le piaceva, quel
posto non le piaceva
“Ho
detto che non dobbiamo essere violenti”
presa
com'era dal suo tentativo di evasione non si accorse dell' uomo che
la afferrò per le spalle impedendole di colpire la porta, cercò di
sfruttare la situazione a suo vantaggio e facendo leva col bacino
iniziò a sferrare dei calci poderosi alla porta.
“Ti
ho detto di smetterla! Si può sapere cosa ti ha fatto uscire così
tanto di testa?”
ma lei non si fermava, quando finalmente
riuscì a danneggiare la serratura della porta sferrà una testata al
naso del suo carceriere, non era forte data la poca distanza e la
posizione davvero scomoda ma era abbastanza per prenderlo alla
sprovvista e fargli allentare la presa permettendole di sgusciare via
dalle sue braccia e sfrecciare fuori dalla stanza dell'
interrogatorio
“HEY
SOCIOPATICA! HAI DISTRUTTO UNA FOTTUTA PORTA A CALCI SCEMA? CHI DEVE
PAGARE PER RIPARARLA ADESSO?”
si
lasciò le urla di quell' uomo dai capelli innaturalmente rossi per
sfrecciare in mezzo ai corridoi, non si ricordava da che parte era
venuta e non sapeva dove diamine stesse andando
Devo uscire devo uscire
devo uscire devo uscire …
Si
guardava attorno spaesata e confusa, quei corridoio erano tutti
uguali, il vetro e le superfici liscie riflettevano la sua immagine
mostrandole quanto effettivamente apparisse confusa e fuori di testa
forse ha ragione quel
tizio, magari sono davvero una sociopatica.
Eppure
qualcosa di familiare comparve davvero di fronte a lei, da una delle
stanze adiacenti venne fuori una lunghissima chioma argentea e lei
sapeva bene quanto quel colore di capelli fosse raro, conosceva una
sola persona che lo avesse e anche se erano più lunghi ti quanto
ricordasse voleva crederci, voleva credere che in qualche modo i suoi
amici erano venuti a prenderla, che l' avessero trovata.
“Luneth!”
gli
corse incontro pervasa finalmente da un sentimento di calore e
sicurezza, doveva essere lui per forza
“Luneth
non hai idea di quanto io sia contenta di vederti”
gli
afferrò la mano ma il volto che si ritrovò di fronte non era quello
che si aspettava, era più freddo di quello del suo amico e privo dei
suoi profondi occhi viola... non era lui, non era Luneth e lei era
ancora sola, sola e in trappola perché il tizio che l' aveva
interrogata fino a quel momento era di nuovo partito alla carica
“Signorina
si fermi per amor del cielo! Sephiroth... Generale tienimela ferma lì
per favore”
istintivamente
cercò di riprendere la sua corsa ma veloce come un lampo l' uomo coi
capelli argentati che aveva erroneamente fermato le piazzò davanti
la lama più lunga e affilata che avesse mai visto
“Stai
ferma se non ti vuoi fare del male e smettila di fare tutto questo
casino”
fece
per cambiare direzione ma Reno, l' uomo dai capelli innaturalmente
rossi e alcuni dei Fanti che aveva visto entrando le sbarravano la
strada e non avevano alcuna intenzione di lasciarla passare.
“Si
può sapere che diavolo ti è preso? Fai sempre così? Cielo se fossi
tuo padre ti sculaccerei dalla mattina alla sera, mascalzona che non
sei altro!”
suo
padre, il suo burbero maniscalco, chissà se sapeva che era
scomparsa, chissà se la stava cercando, era svanito tutto, il suo
continente, i suoi amici, la sua città
“ho
perso ogni cosa...è tutto sparito”
le
lacrime inizarono a scendere nuovamente, non le sarebbe pesato
granché se gli altri fossero stati con lei, ma così da sola, non
sapeva cosa fare.
“Cosa
è sparito signorina? Cerchi d darsi una calmata e un contegno,
respiri e...CAZZO NO!”
una
scossa elettrica le pervase le viscere, sentì le
ginocchiasciogliersi e i sensi abbandonarla un' altra volta.
“Refia? Refia puoi
sentirmi?”
“Oh non di nuovo...
non di nuovo!”
“Refia devi stare svegliarti!”
“Aria...dove sono, ti
prego dimmi dove sono, dimmi come faccio a contattare Luneth, Arc
Ingus, io non posso stare da sola, non sono abituata a..a...a...”
“A prenderti cura di
te stessa e non degli altri? Refia questa è la tua missione per
adesso, non sei sola, ma devi stare attenta... trova il pilota! Sarà
lui ad aiutarti”
“Pilota? Quale
pilota? Non so manco dove sono il continente è sparito! Casa è
sparita”
“Tu sei a casa Refia, quello è il tuo mondo, solo
in un tempo distante, ha bisogno di te, ha bisogno del tuo affetto e
ne ha bisogno adesso, non puoi mollare senza neanche aver iniziato!
Tre persone hanno bisogno della tua luce oppure per il mondo sarà la
fine”
“Non lo posso fare da
sola ti prego, rimandami a casa, tornerò con gli altri e sistemeremo
assieme quello che vuoi Aria... non lasciarmi qui da sola”
“Sii
forte guerriera della luce... questo è il tuo destino per ora, trova
il pilota!”
“Che
cosa aveva in mente professor Hojo? Poteva ammazzarla con quel taser
dannazione!”
Era
nuovamente cirocndata da voci ovattate, sentiva sotto di sé una
strana senzazione di morbido e di pulito, e ancora una volta le voci
che sentiva non erano quelle dei suoi amici, stava davvero per
impazzire.
“oh
no, questo non è come quello di cui sono muniti i fanti, lo usiamo
sui Chockobo in fase di addestramento è estremamente
delicato”
“Delicato un corno! Siamo qui da mezz' ora e non ha
ancora ripreso conoscienza, e come se non bastasse ha distrutto la
serratura di una porta a calci, che giornata di merda... a proposito
grazie Generale! L' abbiamo inseguita per sei piani, sguscia via come
un' anguilla questa dannata mocciosa”
“Si può sapere chi è?”
Refia
riconobbe le voci dei due uomini incontrati precedentemente... il
carceriere e il rovinapiani con katana e capelli argentati, ne
dedusse che doveva ancora trovarsi in quel bizzarro edificio.
“Non
ne abbiamo idea, due Fanti l' hanno trovata stamattina mezza svenuta
in mezzo alla strada armata, ubriaca,senza documenti e senza porto d'
armi, ha passato tutto il tempo a farneticare di continenti
fluttuanti e città inesistenti”
“E anziché portarla in un
ospedale voi l' aete portata qui?”
“Ma che ne so! Hanno detto
che poteva venire da Wutai e così abbiamo pensato di portarla qui
per interrogarla, non sappiamo manco di quale settore sia”
Refia
iniziò a respirare normalmente, e strabuzzò leggermente gli occhi,
mise a fuoco una stanza bianca quasi quanto il resto dell' edificio e
un' altra strana macchina che produceva delle ondine colorare proprio
accanto a quello che doveva essere il letto dove era posata.
“Ben
svegliata miss!”
si
girò verso le tre figure che la stavano osservando, due note e una
che doveva essere il professor Hojo nominato all' inizio
“I
suoi parametri ora sono regolari ma nel giro di una giornata ha avuto
due attacchi di panico quindi le consiglio di starsene buona e seduta
qui”
ma
anziché dare ascolto alle parole dell' uomo in camice bianco Refia
scattò immediatamente in su rendendosi subito conto che qualcosa
teneva le sue braccia saldamente legate al lettino.
“Non
si preoccupi, è solo una piccola precauzione...sa nel caso in ci
dovesse decidere di distruggere qualche altra porta.
“Le
abbiamo fatto dei prelievi di sangue, e le analisi usciranno tra
qualche giorno, fino ad allora devo chiederle di stare distesa e di
non creare ulteriori problemi... bene, Reno, Sephiroth io torno ai
miei esperimenti... fate in modo che di questa storia si parli il
meno possibile”
La
ragazza seguì con lo sguardo la figura del medico che si allontanava
per poi ricominciare a studiare l' ambiente circostante.
“Hai
fatto un gran be trambusto sai?”
“Mi dispiace... ero
spaventata”
“Il
mio naso non la pensa allo stesso dannata mocciosa”
“Sono
desolata, sono davvero dispiaciuta... ero veramente confusa oggi, non
so bene cosa mi sia successo e anche a te...”
si
voltò verso l' uomo dai capelli argentati sperando che il suo
sguardo fosse abbastanza per espirmere profonda desolazione
“Ti
ho scambiato per qualcun altro, se questo dovesse averti creato dei
problemi mi scuso ancora di più”
Sephiroth
osservava quella strana ragazza con tutto il disprezzo di cui era
capace, non solo aveva turbato la pace dell'edificio dove lavorava ma
aveva turbato anche la sua e lui quello non lo poteva proprio
tollerare, una matta scalmanata ecco cos'era.
“Potrei
chiedere dove sono le mie daghe? E se potrei riaverle indietro?”
“Le tue daghe sono in armeria, le abbiamo fatte analizzare, che
razza di metallo straordinario hai usato per forgiarle?”
“Mythril..è abbastanza comune nel luogo da cui vengo”
sia
Reno che Sephiroth la osservavano perplessi e assoluatemnte
stralunati quella matta che aveva la colpa di aver distrutto oltre
alle porte di Shinra anche i loro piani per la giornata
“Il
luogo da cui vieni? Il continente fluttuante?”
“Esatto!”
“Per la miseria ragazza, devono averti colpito in testa
veramente forte, forza riposati, io devo andare a fare rapporto,
cerca di non rompere nessuna porta mentre noi non ci siamo”
Refia
osssrvò i due allontanarsi, quel luogo era davvero strano, e la
gente che lo abitava lo era ancora di più, gelidi, ecco com' erano,
gelidi e quell' bellimbusto argentato ne era la rpva lampante ancora
non riusciva a credere di averlo scambiato per Luneth, stava di fatto
che doveva necessariamente uscire da quel posto, casa o non casa,
continente fluttuante o meno se ciò che aveva detto Aria era vero
lei doveva mettersi necessariamente al lavoro. Non sapeva neanche da
dove iniziare ma di certo non poteva starsene incatenata a un letto,
iniziò a studiare le manette che la tenevano ferma, se avesse avuto
la magia sarebbe stato tutto più semplice.
“Io
non mi agiterei tanto se fossi in te”
la
ragazza levò lo sguardo sul suo interlocutore rendendosi conto per
la prima volta non non essere la sola ad essere in cura, un giovane
uomo la guardava di sottecchi dall' altro lato della stanza con il
volto mezzo nascosto da un libro, riuscì a leggerne solo il titolo :
Loveless
“Come
diamine sei finita in una clinica per SOLDIER? Sembri una civile”
“Sono
stata rinvenuta in mezzo alla strada in stato di shock, armata e
senza documenti... e ho fatto a pezzi una porta e il naso di un, come
diamine si chiamano, di un Turk... ho sentito due Fanti
che lo
chiamavano così, e poi sono stata messa ko da una scossa elettrica”
il
ragazzo abbassò il libro cheteneva in mano e iniziò ad osservarla
con più attenzione, a Genesis non era mai capitato di avere gente
interessante nelle stanze delle sue analisi, e visto il tempo che ci
passava dentro la cosa gli pesava parecchio, già in missione doveva
sopportare gente taciturna come Sephiroth e ignorante come Angeal,
due individui che non capivano il valore della cultura, di Loveless
per essere chiari, ma da quando anche la compagnia delle sale mediche
aveva iniziato a deluderlo aveva praticamente smesso di parlare con
coloro che non fossero Hojo o Hollander
“Aspetta
tu sei quella che farneticava di continenti fluttuanti! Ho sentito
Reno parlarne prima, fingevo di dormire per evitare Sephiroth ma ho
compreso qualcosa, devi aver preso una bella botta!”
Refia
ripensò all' incidente in aeronave e al bizzarro luogo nel quale si
era risvegliata e istintivamente sorrise
“Non
immagini neanche quanto!”
Comunicazione
a tutte le unitò militari in ascolto, informiamo che: la rivolta in
Wutai è stata in parte sedata grazie al lavoro costante e
impeccabile di uno dei nostri migliori piloti
“Piloti?”
La
ragazza scattò immediatamente prestando subito attenzione alla voce
che usciva da degli strani apparecchi neri installati sui mur
“Non
dirmi che non sai niente neppure della guerra!”
“No io-”
La
professionalità di Cid Highwind ha permesso di sedare aprte della
ribellione, questo è un giorno importante per la Shinra e per il
continente Orientale!
“Trova
il pilota... ma certo!”
“Cosa
è certo?”
“Genesis
come faccio a chiamare un medico?”
“Se
continui ad agitarti così oltre al medico chiamerai qui anche l'
esercito... rilassati mocciosa”
Niente
succede mai per caso, e il fatto che Aria le avesse comuicato di
trovare un pilota e che in quel mondo assurdo e pieno di grigiore ci
fosse non solo un pilota, ma un pilota che si chiamasse Cid, come il
suo Cid era il segno che cercava per cominciare a darsi da fare, il
suo flusso di pensieri fu interrotto da un' infermiera che entrò di
corsa nella sua stanza
“Che
succede qui? Miss non avrà mica cercato di levarsi le manette?
Guardi che polsi?”
“Io
volevo dire che in effetti avrei un contatto di emergenza”
“Oh
davvero?”
“Sì avrei bisogno di incontrare subito Cid
Highwind... il pilota”
A
sentire quel nome Genesis per poco non si soffocò con i versi di
lovless ancora impastati nella lingua.
A
che cavolo pensa questa socnsiderata?
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