Una piccola triade all'angolo
del polso sinistro. Un piccolo diamante
sul polso opposto. Due tatuaggi legati l'uno all'altro da un
significato chiaro, posti in modo esattamente simmetrico.
I nomi di Jeremy e Harper all'interno del braccio destro, in un corsivo
talmente calligrafico e personale da sembrare quasi illeggibile. E...
l'undicesimo.
Anche Shannon aveva voluto fare lo stesso. I nomi dei suoi figli erano
ora indelebili, in
caratteri greci, all'interno del suo braccio sinistro. Quelle dodici
lettere erano stati uno dei
tatuaggi più ricercati e immortalati dai fotografi, sin dal
primo momento in cui quelle poche linee furono notate da qualche
Echelon
molto attenta ai dettagli mentre Shannon alzava le braccia per battere
le bacchette sulla sua batteria ai concerti, mentre indossava gli
occhiali da sole all'uscita dagli studi di
registrazione a Studio City o mentre si infilava nei locali
più
esclusivi di Beverly Hills, e poi da loro postate sui
social. Ma
sin dall'inizio della loro avventura, Evelyn e Shannon avevano deciso
che
le glyphics rosse e blu non sarebbero state l'unico tatuaggio ad
accomunarli. Col tempo si erano aggiunte alla lista la triade
e i
nomi di Jeremy e Harper. Ma ancor prima di questi, i due decisero di
scrivere sulla propria pelle qualcosa che li
avrebbe legati e fatti sentire vicini anche quando erano esattamente da
parti opposte del pianeta.
Una linea.
Una semplicissima e sottile linea nera.
La linea è l'estensione di un punto, è
ciò che lo collega indissolubilmente ad un altro.
Ha un inizio e una fine, e tutto ciò che sta al suo interno
è un viaggio, un cammino continuo, una metamorfosi.
Una
semplice e sottile linea nera.
Attorno all'anulare sinistro,
per Evelyn. Attorno invece all'avambraccio sinistro, per Shannon.
Quel braccio che lei adorava sentire attorno a sé quando
finalmente potevano stare insieme, passare la notte insieme, dormire
insieme, vivere... insieme.
Evelyn ascoltava attentamente, cercando di studiare i movimenti dei
bambini. Harper sembrava non gridare più dal piano di sotto.
Anche Jeremy taceva.
"Oh, avranno sicuramente trovato il telecomando che ho nascosto e
staranno guardando la tv. Quando c'è questo silenzio
è
perché sono concentrati ad ascoltare Bugs Bunny, Spongebob
o Topolino che parlano a volume 2."
Shannon sorrise.
"Si, sono due vecchie volpi. Esattamente come te. E non c'è
niente da ridere, Shannon Leto." scherzò lei, dandogli un
bacio.
Dalla grande vetrata che dava sul balcone, ancora aperta dalla sera
precedente, entrava una luce leggera accompagnata dalla fresca brezza
mattutina. Los Angeles non si era ancora svegliata del tutto.
Evelyn sospirò guardando fuori, "Non possiamo stare qui per
sempre?" e strinse
Shannon cercando il più possibile il contatto con la sua
pelle.
Shannon non rispose, sapeva che Evelyn era già ben cosciente
del
fatto che non sarebbe mai stato possibile. La strinse di conseguenza,
dandole un altro bacio. Evelyn si girò su un fianco,
appoggiando
il gomito sul cuscino e la testa spettinata sulle nocche della mano
destra. Shannon fece lo stesso, girandosi verso di lei, convinto che
avesse qualcosa da dirgli.
Evelyn lo guardò dritto negli occhi acennando un lieve
sorriso sulle labbra, cercando sempre più a fondo in essi.
"Quanti giorni," disse, "quante notti a chiedermi sempre le stesse
cose, Shannon. Sognando continuamente la nostra vita e chiedendomi se
fossi davvero
abbastanza. Se fossi abbastanza per te."
Shannon non capiva.
"Pensavo continuamente a quello che mi dicevi, pensavo a tutte le tue
parole. Me le ricordo tutte quante, una ad una, sin dal giorno in cui
hai scoperto
ciò che ti nascondevo. Pensavo continuamente a quanta
ragione
c'era nelle tue parole."
Shannon non disse nulla, voleva sentire tutto ciò che aveva
da dirgli.
"No, forse non ero grande abbastanza. Chissà, o forse non
ero
pronta o semplicemente avevo solo paura. Non ero
pronta per quello che la vita mi stava dando. Perché avevo
troppa paura. Avevo paura di perderti prima ancora di averti."
Avrebbe voluto dirle che era stato un errore, era stato tutto un
grandissimo errore, ma non lo fece. Lo aveva già fatto a suo
tempo. Restò zitto, guardandola sempre dritto negli occhi.
"Volevo solo essere libera, spensierata, o avere qualcuno che avesse
bisogno di me. Perché io volevo che tutti pensassero che io,
io
non avessi bisogno di nessuno."
Evelyn guardò il soffitto.
"Ogni giorno mi sentivo come se non riuscissi a respirare. Non riuscivo
più a dormire, mi sembrava di avere il peso del mondo intero
tutto quanto su di me, addosso a me a annientarmi piano piano... Ma
andava bene. Andava bene così. Dopo un pò di
tempo tutto questo non
era più una brutta sorpresa, mi ci ero abituata. O forse
mi ero rassegnata al fatto di abituarmici."
Evelyn guardo in basse verso le lenzuola, aspettando di vedere la
macchia scura delle sue lacrime cadere sulla stoffa. Shannon non
esitò nemmeno un attimo. Allungò il braccio e la
strinse,
lasciando che continuasse.
"Invece di amare i miei problemi fossilizzandomi in essi, avrei dovuto
amare me stessa, e scoprire cosa c'era oltre la paura. Ma era troppo
pesante portare il mio stesso peso, era un peso troppo grande per me,
era qualcosa da chiudere nel silenzio e tentare di dimenticare."
Evelyn si interruppe, chiudendo gli occhi facendo uscire le lacrime.
Shannon le sentiva scorrere sulla sua pelle.
"Non volevo uscirne. Non meritavo niente. Tu eri davvero ciò
di
cui avevo bisogno, eri il rimedio a tutto quanto. Lo sei sempre stato.
E io ti devo tutto."
"Non mi devi niente." disse lui asciugandole le lacrime e dandole un
bacio sulla fronte, "Ti ho detto mille volte che non devi
più
pensare a quello che è stato. Mai più. Ok?"
"Ora sento che sto andando sempre più in alto, sempre
più
vicino ai miei sogni. Su, sempre più su..."
Evelyn scosse la testa.
"A volte ti sembra di
non riuscire ad oltrepassare qualcosa, ogni ostacolo sembra
insormontabile. A volte, ti sembra quasi di essere bloccato
lì
per
sempre senza nessuna possibilià di cambiare. Ma poi... tutto
ad
un tratto posso quasi toccare il cielo con un dito. Sei tu. Mi fai
davvero pensare che si dovrebbe soltanto lasciar perdere, mollare
tutto, lasciare che i propri timori brucino per poterli radere
finalmente al suolo. Spingendo via ogni paura in modo che io
possa andare avanti, avvicinandomi sempre di più a quello
che
voglio veramente essere. E ti sento... dentro di me, nella mia mente,
in ogni momento,
tutti i giorni. A ripetermi tutte queste cose e a darmi la carica per
poterlo fare realmente. Chiudo gli occhi e vedo ciò in cui
credo
veramente. Vedo voi, e sento tutta quest'energia scorrere nelle mie
vene. Quando Jeremy e Harper sono nati, anche io sono rinata con loro.
So che non ce l'avrei mai fatta da sola, tu mi hai fatto andare oltre
ciò che potevo vedere e che non volevo vedere. Ora posso
finalmente chiudere gli occhi, aprire i polmoni e respirare. E ci sono
così tanto vicina ai miei sogni che
sembra..." Evelyn
scosse di nuovo la testa, "...quasi strano. Posso sentirli, toccarli,
uno ad
uno."
Shannon
accennò un lieve sorriso. Quelle parole erano talmente
spontanee
e perfette da sembrare quasi il testo di una canzone. Una canzone di
rivincita, di speranza. La canzone che ogni artista sogna di scrivere,
prima o poi.
"A volte ti sembra quasi di non riuscire a cambiare mai. Sei convinto
che non cambierai mai. Ma in realtà, sei tu che non scegli
mai
di andartene da ciò che sei. Non scegli mai di cambiare
strada e andare via..."
"E' perché qualcuno doveva semplicemente darti una spinta."
concluse Shannon alzandosi dal letto.
"Si."
"Ma ora non ne voglio più parlare. Ne abbiamo parlato
abbastanza
in questi anni, non credi?" sorrise Shannon raccogliendo i suoi vestiti.
"Si." disse Evelyn sedendosi sul letto "Si, hai ragione. Ma forse
è solo un modo per ricordarmi di non tornare mai indietro. E
di
quanto sono stata fortunata a trovare te."
Si alzò indossando la sua vestaglietta bianca di raso.
"Il destino è pazzo, non è cieco. E' proprio
pazzo." concluse Evelyn.
"Bisogna essere pazzi nella vita. Altrimenti, sai che noia?"
"Hai proprio ragione amore mio." rispose Evelyn mettendogli le braccia
al collo, "Hai proprio ragione."
Grazie al fondamentale supporto di Shannon, non solo Evelyn aveva
ricostruito la propria vita pezzo per pezzo, ma era riuscita a
diventare un'imprenditrice. Shannon era sempre stato il suo trampolino
di lancio, la miccia che accendeva il fuoco dell'entusiasmo, l'uragano
in grado di trascinarla dentro il suo insolito mondo.
"Eve, ormai
tutti sanno. Ormai
tutti sanno chi sei. Fatti un profilo Instagram. Vedrai, avrai seguito.
Stacci un pò, metti qualche foto... Nel frattempo, mentre i
tuoi
followers cresceranno, pensa a cosa vorresti fare."
"Beh, ho lavorato nella
moda. Magari qualcosa di inerente. Però un brand di moda
forse è troppo..."
"Perché?"
"Perché ci
vuole un grande investimento. Sia economico che creativo."
"Non pensare ai soldi.
Lo sai che non devi preoccuparti. Ti aiuterò io."
"Siamo in California. Le
ragazze impazziscono per ogni nuovo brand di costumi da bagno, occhiali
da sole o cose simili."
"Ok. Non devi far altro
che scegliere
e disegnare. Al resto ci penso io. Ti troverò chi
sarà in
grado di produrre le tue creazioni, chiederò a Terry di
farti le
foto. E se la cosa ha successo, e lo avrà, crea una pagina
anche
per il tuo brand, registralo, apri un negozio online e il gioco
è fatto."
"Shan sembra tutto
così facile per te..."
"Ci vorrà un
pò di
tempo, ma vedrai, fidati di me. Black Fuel mi ha insegnato tanto. E
poi, sarai la modella di te stessa. Non è un pò
il tuo
sogno che si realizza?"
Evelyn era riuscita a conquistare i social media.
Anche Shannon aveva ora un altro business oltre a fare il musicista.
Black Fuel. Caffé. Caffè biologico.
Il
caffé era una delle cose indispensabili per Shannon nella
vita
di tutti i giorni, fra un gate e l'altro, fra un concerto e l'altro,
fra un tourbus e l'altro.
Il profilo Instagram di Evelyn brulicava di followers. Così
come
la pagina del suo brand. Le influencer di tutto il mondo e le ragazze
californiane in particolare amavano molto le sue creazioni, mostrandole
sui loro profili social come vere fotomodelle posando in spiagge
esotiche e meravigliose. Evelyn stessa aveva ormai imparato i trucchi
del mestiere. Terry l'aveva istruita bene. Ogni volta che le faceva un
servizio fotografico all'uscita delle nuove collezioni aveva sempre
qualche dritta da darle, e lei come una spugna assorbiva tutte quelle
informazioni preziose che sempre davano i loro frutti.
Evelyn però si era data una regola fondamentale. Non
condivideva
mai particolarti sui suoi figli o sulla sua vita privata sulle
piattaforme social. Raramente condivideva loro foto, soltanto quando
queste erano particolarmente belle o significative.
"Finalmente caffé!" disse Shannon sedendosi su uno sgabello
in cucina.
"Sono soltanto le 8.30 Shan."
"Già, ma mi aspetta una lunga giornata."
Evelyn prese la sua tazza e si sedette accanto a lui, mentre Harper e
Jeremy giocavano nel soggiorno. Harper, travestita da Elsa, cantava la
sua canzone preferita, storpiando tutte quelle parole che ancora non
conosceva o che erano troppo complicate da dire così
velocemente. Jeremy si tappava le orecchie, cercando di disegnare la
Justice League con i suoi pennarelli in santa pace.
"Let it goooo, let it
goooo!" cantava Harper imitando il balletto di Elsa.
"Tua figlia è una cantante." ridacchiò Evelyn.
Shannon sorrise, "In realtà dice di essere indecisa. Se fare
la cantante, la ballerina o la principessa."
"Però, ambiziosa."
Jeremy nel frattempo aveva sbagliato di nuovo i colori della divisa di
Flash, distratto dalla frenetica coreografia della sorella.
"Basta Harper! Sei stonata! E mi fai sbagliare!"
Lei, imperterrita, terminò la canzone con un grande inchino
verso i genitori.
"Shan," cominciò Evelyn, "ti ricordi quell'intervista che
avevamo fatto per Rolling Stone? Quando ero incinta?"
"Si, perché?"
"Perché mi hanno chiesto di farne un'altra. Visto il
successo
del brand, la vita da mamma e da fidanzata di una rockstar... forse
sono un soggetto interessante per loro. Che ne pensi?"
"Direi che è un'ottima opportunità. Questa volta
però sarai da sola, per cui è probabile che ti
facciano
qualche domanda 'di troppo'. Dovrai essere preparata."
"Si, certo. Cercherò di non farmi cogliere di sorpresa e di
essere pronta a tutto."
"Quando sarebbe?"
"Domani."
"Domani??"
"Si."
"Bene, allora vorrà dire che io, Jeremy e Harper staremo in
piscina tutto il giorno. Non è vero ragazzi??"
I due iniziarono a saltare e a strillare di gioia.
"Va bene," li interruppe Evelyn, "Ma mi raccomando. Crema solare,
niente piscina dopo i pasti e..."
"...e riposino all'ombra nelle ore calde." concluse Shannon. "Se
un'ottima mamma. La più sexy di tutta l'America."
"Dio, Shannon smettila." si alzò lei prendendo le tazze
vuote di
entrambi e mettendole nella lavastoviglie, "Forse ero sexy prima di
avere questi due diavoletti." sdrammatizzò, nonostante le
due
gravidanze non avessero cambiato di una virgola il suo corpo.
"Ma che stai dicendo? Ah, a proposito. Importantissimo. Domani non dire
a Rolling Stone che le sei posizioni del Kamasutra che ci sono sulla
copertina del nostro nuovo album sono quelle in cui abbiamo concepito
Jeremy e Harper."
"Shannon! Ma che diavolo..." Evelyn si passò la mano sulla
faccia scuotendo la testa sconcertata, mentre Shannon rideva.
"Oh, tu e le tue cazzate. Non riesco neanche a essere arrabbiata con
te."
"Hahaha!"
Il telefono di Shannon tintinnò.
"Ah, c'è Jared."
"Ok."
"Vado io." e si alzò per aprire la porta.
Jared era vestito totalmente di bianco, Gucci da testa a piedi.
"E' arrivato Gesù Cristo." fece Shannon non appena lo vide.
"Chi è lo zio migliore di tutta l'America?" chiese Jared
entrando, in attesa della risposta dei due nipoti.
"Zio Jared!" risposero i due in coro correndo da lui.
"Questa cosa che esci con Alessandro Michele ti sta un pò
dando alla testa."
"Oh, Shannon cosa ne vuoi sapere." concluse Evelyn, "Jared non sarebbe
Jared senza essere così 'extra'."
"Zio Jared, mettiti questi!" fece Harper allungandogli la corona e lo
scettro di Elsa.
Jared non esitò un secondo, iniziando a cantare a
squarciagola
la stessa canzone che Harper ormai aveva cantato almeno dieci volte.
Formavano un duetto perfetto, la corona e lo scettro di Elsa davano a
Jared un tocco decisamente di classe, in perfetta sintonia col suo look
total white.
Evelyn e Shannon avevano le lacrime agli occhi dalle risate. Jeremy
invece non capiva proprio cosa ci fosse di così divertente,
continuando a tapparsi le orecchie e preferendo disegnare ora gli
animali della savana.
"Eve, io e Jared andiamo a strimpellare due note."
"Ok, io ora porto i ragazzi a fare un giro all'aria aperta. Magari
passo a Rodeo Drive da Miranda. E' un pò che non ci vado. Ma
prima," e si voltò verso il soggiorno, "devo rimettere a
posto
questo casino."