aManti ~ di Willow Whisper (/viewuser.php?uid=45917)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** capitolo 15 ***
Capitolo 1 *** prologo ***
Amanti prologo
_αмαитι_
Il tempo aveva occultato la mia mente, annientato i miei sensi.
Mi aveva reso padrone e servo,
predatore e preda.
Era riuscito a distorcere i ricordi,
ad annebbiarli quanto bastava per farmi credere
di averli persi per sempre.
Il tempo aveva cicatrizzato le ferite
inflitte al mio cuore immobile,
avvolto dal mutismo.
Ma dopo millenni,
ogni cosa, ogni essere,
sente il bisogno di risvegliarsi dal suo sonno.
Me compreso.
Marcus
Angolino Autrice
Non è una sfida personale,
non è neanche una pazzia venuta fuori per caso.
E' solo una storia che volevo scrivere, con lui come protagonista.
Il titolo, per molti che leggeranno, potrà sembrare equivoco.
Amante, infatti, viene inteso in tempi moderni come un uomo od una
donna che prendono il posto del marito o della moglie nella vita di una
persona. Ebbene, io invece l'ho inteso nel modo più antico. Amante, colui che ama. Nulla di più e nulla di meno ù.ù.
Spero che questa ff interesserà a qualcuno. Grazie comunque a chi ci farà un salto.
Sammy Cullen
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Capitolo 2 *** capitolo 1 ***
capitolo 1
¢αριтσℓσ 1 ~
Plic. Plic. Plic…
L’acqua gocciolava nei corridoi bui, piano, senza fretta, in un continuo ripetersi dello stesso identico suono.
Plic. Plic. Plic…
Camminavo senza una meta,
senza una ragione, solo per far qualcosa. Aro avrebbe certamente detto
“sempre così silenzioso, fratello! Dovresti animarti un
po’”, ma ora non era lì con me, e quindi potevo
starmene tranquillo. Avevo appena abbandonato il mio trono nella Sala
Maggiore, dove quel vampiro dalla mente perversa si era cimentato in un
discorso degno dei più grandi oratori della storia, parlando di
una spedizione nel sud d’Italia, più precisamente
nell’isola di Sicilia, dove era comparso un piccolo clan di
nomadi. Spedizioni, massacri, uccisioni…era da tre millenni che
non sentivo parlar d’altro, con Aro e Caius. La routine ormai era
diventata monotona, perfino per me, che non facevo caso quasi a nulla
di tutto ciò che mi accadeva attorno. Non avevo motivo di
preoccuparmi di vampiri spuntati di colpo nella mia patria, né
di impartire ordini come piaceva fare a Caius o recitare davanti al
corpo di guardia come era solito Aro. Stupido. Ogni singolo attimo tra
quelle mura –ogni più corto e massacrante giorno- mi
pareva stupido. Erano finiti i tempi felici, per me.
Quei tempi in cui tutto mi
sembrava almeno un po’ rilevante, in cui ogni impegno aveva
senso. Era tutto finito con la morte di Didyme.
Quel periodo, non mi era parso
chiaro. Ricordavo a malapena di aver trovato il falò con i suoi
resti ridotti in cenere e poi, una volta tornato a palazzo, la mia
intenzione di andarmene, era scemata d’improvviso. La notizia,
per quanto orrenda, non riuscì comunque a sconvolgere Aro. Resta
tutt’oggi, nella mia mente, un’immagine del suo sguardo
quando pronunciai le parole –L’ hanno uccisa. Hanno ucciso
la mia Didyme-. In apparenza, sarebbe potuto sembrare quello di un uomo
straziato dal dolore, ma scavando più a fondo, c’era il
freddo, quel distacco innaturale per una disgrazia così grande.
Non ebbi mai modo di indagare. Mai, data la presenza di Chelsea. Ero
certo infatti, che la morte della mia amata non fosse stata un caso.
Sotto, c’era dell’altro.
Sospirai e guardai solo di
sfuggita Jane ed Alec, che mi superarono solo dopo essersi inchinati ed
aver detto all’unisono, come in una cantilena che ripetevano da
secoli –Mio Signore…-, per poi scomparire
nell’ombra, verso il punto da cui ero arrivato.
Plic. Plic. Plic…
Salii le strette scale a
chiocciola che conducevano fuori dalle vie sotterranee, per ritrovarmi
nel largo corridoio illuminato grazie alle ampie finestre sbarrate. Mi
avvicinai rapido ad una di esse e osservai la piazza deserta, colpita
violentemente dalla pioggia, così come il vetro.
Plic. Plic. Plic…
L’acqua della fontana
smossa con forza crescente. Poggiai la fronte alla superficie coperta
di gocce, senza badare al freddo, data la mia temperatura corporea, e
rimasi così, immobile, a riflettere sempre sulla stessa cosa.
Didyme, la sua morte, i suoi uccisori. L’ossessione, mi ripetevo,
avrebbe finito col portarmi alla pazzia. Il rumore ripetuto e crescente
di voci e passi, mi avvertì dell’arrivo degli umani pronti
a diventare il pasto per me ed il resto della mia grande e noiosa
famiglia.
Angolino autrice
Allour...ecco il primo capitolino-ino-ino...xD
Chiariamo: non è che non ho voglia di scrivere, ma è che ho proprio deciso di fare una pagina per capitolo *.* non so come mai, ma mi piaceva l'idea ò.ò
Sono gioiosa, perchè già solo con il prologo ho ricevuto
un commento, ed una persona l'ha aggiunta ai preferiti ^^ quindi dedico
a loro e a chi letto questo primissimissimo capitolino-ino-ino.
La fiamma di Marcus sarà un personaggio sconosciuto. Bwahah, *me
maligna*. Già vi aspettavate chissà chi xD.
Baci, e grazie davvero.
Sammy Cullen
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Capitolo 3 *** capitolo 2 ***
capitolo 2
¢αριтσℓσ 2 ~
Le voci diventavano man mano
più forti, tesi le labbra e mi avviai di nuovo, rapido, nella
Sala Maggiore. Lì, Aro era intento a fare avanti e indietro in
modo quasi snervante, mentre Caius roteava di tanto in tanto gli occhi,
scocciato, osservandolo.
-E così, quel piccolo clan fastidioso sta risalendo verso il
nord!- esclamò irritato, col suo tono teatrale. Mi avvicinai e
senza proferir parola, ma con un leggero sorriso divertito a solcarmi
il volto, tornai a sedermi sul mio trono. Caius notò la mia
espressione e sghignazzò impercettibilmente, mentre il nostro
caro fratello si massaggiava le tempie fingendo una stanchezza che non
avrebbe mai potuto assalirlo –Non capisco per quale sciocca
ragione questi vampiri siano così desiderosi di cercare la
morte!-.
Oh, certo. Ora iniziava la parte migliore: l’interpretazione di un uomo di pace.
-Saremo costretti a sbarazzarci di loro, poco ma sicuro! Speriamo
almeno che ci siano dei giovani talenti…- il tono di voce si
affievolì così tanto da non essere più
percepibile. Aro si immerse completamente nelle sue osservazioni e
nella strategia migliore da usare.
“Recitare la mia parte con o senza un pubblico?”
Questo era il problema. Ad interrompere quell’attimo, fu il
vociare sempre più simile ad un ronzio delle nostre guardie
impazienti. Oramai, Heidi ed i nostri cari “ospiti”
dovevano essere vicini. L’odore di fatti mi colpì quasi
subito, rendendo la mia gola simile a lava incandescente, e la voce
della nostra esca, avvertì Aro di prepararsi.
-Ecco la sala sotterranea del palazzo dei Priori, seguitemi senza far
confusione, prego-. Quando la vampira comparì dalla porta ad
arco, seguita da un gruppo di trenta esseri umani, tra cui donne e un
paio di bambini, mio “fratello” allargò le braccia
ed esclamò con voce allegra e suadente –Benvenuti, miei
cari ospiti! Benvenuti a Volterra!-. Alcuni flash delle macchine
fotografiche mi colpirono in pieno. Guardai annoiato quelle persone,
aspettando il via per potermi nutrire e poi tornare ai miei pensieri.
Demetri chiuse la porta di legno antico e sogghignò. I suoi
occhi, come quelli di tutti gli altri, erano neri come la pece.
Caius si alzò in piedi con un gesto secco ed affiancò
Aro, bisbigliando –Devi dire altro o possiamo nutrirci?- e
l’altro ridacchiò leggero –Sei troppo impaziente,
mio caro fratello, ma d’accordo…- un attimo di silenzio,
poi schioccò le dita.
Ogni vampiro balzò in meno di un attimo contro un uomo,
affondando i denti nella carne e bevendo con foga crescente. La sete
era l’unica cosa in grado di renderci deboli, diceva Aro, e
dovevo dargli ragione ogni volta. Niente, oltre a quel bisogno
così disperato, era capace di sfinirci. Le urla si affievolirono
un po’ di più col passare dei secondi, e dei minuti, fino
a spegnersi completamente. Per me, scelsi uno dei due bambini. Gridava,
il piccolo, restando immobile a fissare i propri genitori e quello che
capii essere il fratello, stretti in una morsa letale. Sapevo quanto
fossero brutali Felix, Santiago e Jane, con le loro prede, quindi non
mi soffermai ad osservare la carneficina, ma mi chinai, invece, e dissi
a quella creaturina, in un sussurro –Se resterai in silenzio,
cercherò di non farti
troppo male…-. Non mi sarei mai comportato così, mai, se
non fosse stato in memoria di Didyme, così piena di
pietà, quasi come il nostro amico Carlisle. Il bambino tremava
da capo a piedi, ma annuì, forse senza neanche comprendere le
mie parole. Non ci fu niente a frenarmi, allora, dal morderlo tagliando
la carne e bevendo il sangue caldo rapido quanto bastava per far
sì che perdesse conoscenza fino a morire. Quando anche
l’ultima goccia fu estratta, mi scostai dal piccolo corpo inerme,
e fissai tutt’intorno a me, i cadaveri freddi e immobili
dilaniati di tutti quei turisti. Strinsi i pugni dopo aver posato sul
pavimento macchiato di sangue il bambino, sentendo la risata di Aro e
ritrovandomi ad osservare il suo sguardo, ora rosso acceso. Era la
morte che lo circondava, a renderlo così ilare?
Angolino autrice
Bene, ecco il secondo capitolo! è un pò tetro, ma come
potrebbe essere altrimenti? in fondo, stiamo parlando dei Volturi xD
E così, questo piccolo clan sta viaggiando verso il nord...mah,
che c'entri qualcosa con Marcus??? può darsi ù.ù
Non so davvero cosa dire, a parte grazie.
Grazie a Uchiha_Chan per i commenti ^^
a Egypta e Nene1964 per averla aggiunta alle preferite
ed a Lady Cat per aver fatto entrambe le cose xD
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Capitolo 4 *** capitolo 3 ***
capitolo 3
¢αριтσℓσ 3 ~
Degli umani invidiavo una sola cosa: la loro capacità di
sognare. Molti infatti, rincontravano durante il sonno le persone che
avevano amato e poi perduto. In un modo così vivido e reale, da
riuscire a sentirsi meglio. A me invece, restavano i ricordi, che dopo
tre millenni, si erano andati a disperdere poco a poco come le sue
ceneri sotto i soffi maligni del vento. Di Didyme, in fondo, non mi
restava niente, per davvero. La lampada ad olio accesa sulla mia
scrivania creava ombre guizzanti sulle pareti ruvide della stanza
immensa, dove un letto coperto da lenzuola fredde e composte aspettava
paziente il giorno che avessi deciso di distendermici un poco. Era solo
un abbellimento, per quanto mi riguardava, non dovendo godere della
compagnia di una moglie, come Aro con Sulpicia o Caius con la sua
Athenodora. Un mobile, ecco. Era la definizione più adatta. Non
si vedrebbe mai un essere umano dormire in un armadio, no? Stesso
identico ragionamento, valeva per me con quel letto. Lo fissai solo
qualche altro istante, prima di tornare a leggere dei vecchi
manoscritti di Cicerone, ritrovati nell’immensa biblioteca che
Aro si era personalmente premurato di riempire col passare degli anni,
e dei secoli. Feci un rapido calcolo del valore complessivo che ogni
papiro o libro avrebbe avuto e ne ricavai una cifra esorbitante
scotendo il capo lentamente, annoiato. Passai a leggere almeno un paio
di ore, prima di stancarmi anche di quel passatempo, come di tutto il
resto. Mi guardai attorno, osservando il mobilio risalente per la
maggior parte al sedicesimo secolo, un periodo che ricordavo con
piacere. Sospirai pensando che i tempi migliori, erano stati quelli in
cui avevamo avuto Carlisle come ospite; il suo modo di vedere le cose,
con così tanta pietà ed amore, e soprattutto con una fede
così immensa in Dio, mi aveva incuriosito ed aiutato a sentire
Didyme un po’ più vicina. Anche lei, infatti, aveva
accennato, ogni tanto, ad un cambio radicale nelle abitudini
alimentari. Aro aveva sempre smontato la teoria del nostro nuovo amico, dicendo che non poteva cambiare la sua natura. Le parole
esatte, erano state…
-Il lupo è un predatore, che
non diverrà mai preda, mio giovane amico. Rimarrà per
sempre assetato di sangue-. Rise pacato movendo la mano sinistra come
per scacciare una mosca. Caius, poggiato alla parete, sogghignò
sentendo l’esempio di Aro, ma Carlisle non si scompose. Ricordo
ancora il suo sorriso paziente, quasi come se stesse parlando con dei
bambini, prima di ribattere –Difatti, Aro, non ho mai inteso che
il lupo dovesse diventare un agnello, ma bensì che si nutrisse,
proprio come quest’ultimo, di erba-.
Risi in modo impercettibile
ascoltando le sue parole. Il fatto che avesse avuto la risposta pronta,
mi divertì sorprendentemente…ma per Aro, fu quasi un
affronto, ed il suo tono mutò diventando più cupo
–Ah, Carlisle…tu chiedi l’impossibile. Vivi
nell’illusione! Perché non rinunci? Se vuoi il mio parere,
ti sentiresti meglio-.
-E’ Dio a darmi la forza che serve, e starò bene solo quando sarò certo di aver ricevuto il suo perdono-.
-Ma resterai solo…- Aro non si diede per vinto, sussurrò quelle parole con voce suadente.
-No, confido nel fatto che il Signore mi doni la compagnia di altri con la mia stessa forza di volontà-.
A queste parole pronunciate da
Carlisle, però, non seppe rispondere. Sbuffò spazientito,
così veloce da non essere quasi notabile, e prima di andarsene
sussurrò –Vedremo, se avrai ragione, amico mio-.
L’altro non batté ciglio, rimase fermo, a fissare il
crepuscolo dall’alto della torre, immerso nei suoi pensieri.
Tornai al presente quando sentii il grande orologio rintoccare
mezzogiorno. Mi passai una mano tra i capelli e poi, fissando il letto,
decisi all’improvviso di usufruirne, fingendo di potermi beare
del sonno.
Angolino autrice
Capitolo 3 tutto per voi ^^ ho cercato di renderlo riflessivo,
ma allo stesso tempo con parti narrative, tra cui il piccolo flash back
scritto in corsivo. Il periodo in cui Carlisle si era rifugiato dai
Volturi mi ha incuriosito da sempre, così ho cercato di
ricrearne una scena ^^ spero vi sia piaciuta.
Adesso, passo a ringraziare tutte voi!
Chi la aggiunta ai preferiti:
1 - egypta
2 - lady cat
3 - nene1964
4 - pinkgirl
Chi la aggiunta alle seguite:
1 - enifpegasus
Chi l'ha commentata:
1- lady cat
2- pink girl
3- uchiha_chan
A presto!!! Bacioni e ancora grazie :*
By Sammy Cullen
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Capitolo 5 *** capitolo 4 ***
capitolo 4
¢αριтσℓσ 4 ~
-Sono arrivati nel Lazio, miei Signori…- Felix
s’inchinò ubbidiente davanti a noi, fissando il pavimento,
fin quando Aro non ordinò con tono atono –Tirati su,
Felix- e terminò con -Ti ringrazio dell’informazione, ora
và pure-. L’altro non proferì parola, chinò
di nuovo il capo, veloce, prima di scomparire in una delle porte sotto
il colonnato. Aro strinse i pugni e poi sospirando, si rilassò
il più possibile sul suo trono centrale, iniziando a parlare tra
sé, ma in modo che sia io che Caius potessimo ascoltarlo, e in
caso, rispondere.
-Se continueranno a risalire la penisola, arriveranno abbastanza vicini
da non farci scomodare troppo. Vedremo se sono solo di passaggio. In
caso, li lasceremo proseguire, altrimenti…-
-Li uccideremo-. Caius terminò per lui, già euforico
pensando ad un massacro imminente. Quando l’altro
ridacchiò dicendo –Hai un animo troppo bellicoso-,
ringhiò sommessamente e fece per ribattere, ma intercettò
la mia occhiata di ammonimento e si trattenne. Spesso, mi sembrava di
essere una balia per quei due. Silenziosa e paziente. La risata allegra
di Aro mi avrebbe fatto sussultare, se non mi fossi abituato ai suoi
sbalzi d’umore. Amava avere l’ultima parola, diventando
solare per qualche minuto in più del solito. Lo guardai senza
interesse, pregando che smettesse presto di ridere e, notando
l’espressione di Caius, compresi che sperava nella stessa
identica cosa. Credo ci vollero due minuti buoni prima che Aro
riprendesse un po’ di contegno e ricominciasse a parlare del clan
di nomadi. -Padroni…- la voce baritonale di Felix
ricomparì all’improvviso, così lo fissammo, di
nuovo ai nostri piedi, attendendo che parlasse dopo essere rimasto per
un poco in silenzio. -Su, forza, Felix! Non metterci sulle spine!- lo
rimproverò quasi con tono paterno Aro, recitando per nascondere
l’impazienza. La nostra guardia iniziò veloce
–Demetri e gli altri soldati inviati a tenere d’occhio i
viaggiatori hanno chiamato, Signore. Non sono un piccolo clan…-
-Quanti, allora?- il tono di
Aro s’indurì, e Felix rispose prontamente nascondendo
l’incertezza –Quindici elementi, padrone-. Caius
sussultò e ripeté tra sé, incredulo, il numero dei
vampiri. Aro al contrario rimase calmo e con risolutezza, mandò
nuovamente via la guardia, poi si girò fissandoci –Caius,
Marcus, questa situazione inizia a darmi sui nervi...- silenzio, poi
riprese –Ma sono certo, che dato il numero di vampiri nel clan,
troveremo qualcuno con delle doti nascoste!- e tornò speranzoso,
immaginando chissà quali capacità. Da quando aveva
scoperto i poteri di Alice, Edward e sua moglie Bella, era diventato
incontentabile. Aveva iniziato a lamentarsi perfino di Jane ed Alec, i
suoi preferiti, dicendo spesso e volentieri che era ora di ampliare la
sua “collezione”, ma naturalmente, non trovava nessuno che
gli sembrasse degno di unirsi alla nostra congrega.
Caius interruppe le ipotesi dette ad alta voce di Aro –Se vuoi il
mio modesto parere, dovresti sorvolare per una volta su questa storia
dei talenti e pensare solamente a liberarti dal fastidio che potrebbero
comportare-.
L’altro sgranò gli occhi come se avesse appena sentito una
bestemmia e scosse violentemente il capo –No, no, no! Fratello,
ciò che dici è inaccettabile! Sarebbe uno spreco!-.
Sospirai, capendo che aveva di nuovo iniziato a recitare la sua parte
preferita: quella melodrammatica. Mi alzai dal mio trono quando vidi
entrare Sulpicia ed Athenodora, chinando un poco la testa educatamente
e dicendo i loro nomi. Ricambiarono il saluto allo stesso modo prima di
avvicinarsi ai loro mariti. Tesi le labbra rivolgendomi svelto ad Aro e
Caius –Credo che andrò in giro per il palazzo per un
poco…- e senza aspettare la loro risposta, abbandonai la sala a
passo rapido. Non riuscivo a sopportare di vedere le due coppie
riunite.
Angolino autrice
Bene. Il clan di quindici elementi piano piano si avvicina al nord, ed il nostro Marcus si becca i monologhi di Mr Parlantina Pomposa (alias
Aro, ma gli ho rifilato questo soprannome che calza a pennello
<.<) sul fatto di prepararsi ad affrontare i vampiri -sfigati, a parer mio- xD
Allour...ora, non mi dilungo, visto che non è mio solito farlo ù_ù"
Vi ringrazio tutte, in modo un pò più rapido, senza
specificare i vostri nick...davvero, leggere i vostri commenti, o anche
solo sapere che la storia vi piace, vi interessa, mi rende felice,
anche perchè non immaginavo un numero -per me- già
così è elevato, pensando anche al protagonista della
ff...e invece, a quanto pare, il nostro Marcus riscuote successo, se
qualcuno lo tira in ballo di tanto in tanto xD
(W MARCUS *-*) *me sua seguace accanita e fedele*
Bene...stop con l'attimo di pazzia xD
A prestissimo!!!
By Sammy C.
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Capitolo 6 *** capitolo 5 ***
capitolo 5
¢αριтσℓσ 5 ~
La morte, avevo sentito dire, non è un traguardo ma bensì
l’ inizio di un lungo viaggio, dove tutto può sembrare
migliore o peggiore, a seconda di come si è stati. Se la cosa
valeva anche per noi vampiri, voleva dire che Didyme stava viaggiando
in acque sicure e poco profonde, non un oceano immenso, ma qualcosa di
più piccolo e preciso, come un lago.
Mi portai le mani sul volto trattenendo i lamenti. Quei lamenti che
ogni volta in cui il suo nome faceva breccia nei miei pensieri,
tentavano di scalfire la maschera che ero riuscito man mano a
costruire, mattone su mattone. Tre millenni passati nascosto dietro una
muraglia intaccabile, chiedendomi il perché.
Il perché della sua morte, la motivazione che aveva scaturito
tale disgrazia. Per mano di chi, la sua esistenza era diventata cenere?
E per quale motivo non ricordavo alcuni attimi di vita passata?
Perduti, perduti senza una spiegazione logica, come un normale essere
umano che invecchiando perde colpi. Mi misi seduto sul letto, poggiando
la schiena alla parete, sfiorando la fronte come se volessi ripulirla
dal sudore inesistente.
-Chi è il responsabile
della tua fine, mia amata?- sussurrai come sperando in una risposta da
parte sua, ma a farmi compagnia in quell’attimo, c’era solo
il silenzio più assoluto.
Una piccola parte di me, mi ripeté –come spesso accadeva-
che Aro doveva sapere qualcosa, così come Caius. Il punto
cruciale della questione però, era: come potevo essere certo che
mi nascondessero qualcosa?
Appunto. Non avevo certezze, non avevo un bel niente tra le mani. Mi
alzai comparendo veloce vicino all’alto sgabello sul quale avevo
poggiato la tunica nera, la presi e mi avvicinai un istante allo
specchio incorniciato d’oro recuperato durante una spedizione in
Francia, a Versailles, ai tempi di Luigi XVI e della sua Maria
Antonietta. L’immagine riflessa, era quella di un uomo di soli
trentadue anni. I capelli lunghi e corvini che mi ricadevano dietro la
schiena, i tratti del volto tirati dalla tensione e da
quell’espressione così malinconica, il corpo dalle
fattezze eleganti e coi muscoli tesi. Da ben tre millenni o poco
più, io ero così. Sempre uguale, immobile nelle mie
ultime spoglie di umano. Sfiorai con la punta delle dita la superficie
liscia dello specchio, poi mi vestii ed uscii dalle mie stanze, diretto
verso il giardino interno. Speravo che lì sarei riuscito a
rilassarmi almeno un poco, quel tanto che bastava per far sì che
in caso fosse arrivato qualcuno, la mia facciata priva di emozione
fosse tornata perfettamente a segnarmi il viso, ma quando superai
l’arcata inoltrandomi nel piccolo e circolare piazzale erboso,
fui costretto a bloccarmi. Aro doveva esserci arrivato mentre me ne
stavo in camera mia. Alzò gli occhi dallo scorrere tranquillo
dell’acqua intenta a sgorgare dalla conchiglia tenuta tra le mani
dalla ninfa distesa e sorridendo esclamò –Oh, Marcus! Che
piacevole sorpresa. Vieni, fratello. Avevo proprio voglia di conversare
un po’ con qualcuno, ma sai bene quanto Caius sia di poca
compagnia…-. Sentendolo, dovetti trattenere un sorriso veloce.
In confronto al nostro “fratello”, non ero poi così
estroverso, ma decisi di non badare troppo alle sue parole e lo
accontentai, andandomi a sedergli accanto sul bordo liscio della
fontana. Lo sentii distintamente fare un respiro profondo, prima di
dire con voce pacata –Ricordi, che giorno sarà domani,
vero?-.
Strinsi i pugni annuendo –La ricorrenza della sua morte-. Non
fissavo lui, ma il volto della statua, così studiato nei minimi
dettagli, e dai tratti ben delineati. Percepii lo sguardo di Aro sul
mio volto, ma non decisi comunque di ricambiare l’occhiata.
Sospirò e posò una mano sulla mia spalla –La vita,
mio caro fratello, va avanti. Mi piacerebbe vederti più…
vivo, per quanto ti è possibile sembrarlo od esserlo-.
Chiusi gli occhi e seppi di aver teso le labbra –La mia vita è cessata con quella di lei, Aro-.
Angolino autrice
*Sniff sniff* scusate, ma questo mi piace troppo :*
(me idiota che si fa i complimenti da sola T^T)
Spero vi soddisfi, davvero. Ah, forse ve ne sarete accorte, ma i
capitoli si danno il cambio. A intermittenza, diciamo, sono o
più riflessivi oppure pieni di dialoghi xD
Ma vabbè...allour...GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE un milione di volte. Vi Amo xD
By la vostra Sammy C.
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Capitolo 7 *** capitolo 6 ***
capitolo 6
¢αριтσℓσ 6 ~
Un girasole, per la mia Didyme.
Lo posai a terra, dove tremila anni prima avevo rinvenuto le sue
ceneri, i resti di ciò che fu. Mai mi ero permesso di portarle
un fiore diverso da quello, perché nessun altro racchiudeva in
sé ciò che lei aveva avuto di speciale. L’allegria,
il sorriso luminoso, il potere di render felici, così adatto ad
una creatura tanto armoniosa. Senza rendermene conto, iniziai a
parlarle –Sai, Didyme, a volte penso che sia inutile per me
restare in vita. Tu hai perso la tua eternità, allora
perché non dovrei perdere anch’io la mia? Per quale motivo
dovrei rimanere a camminare su questo mondo? Dimmelo tu, se puoi, dal
luogo in cui ti trovi-. Il vento passò nel vicolo e fece
staccare uno dei petali al fiore. Lo osservai lasciarsi cullare
dall’aria fino a che non ricadde sul terreno di sampietrini. Tesi
le labbra dicendo tra me –Ho scelto il girasole sbagliato-.
Speravo che sarebbe stato più resistente, ma a quanto pareva,
anche in fatto di delicatezza, era uguale a lei. Restai in quel punto
nascosto a lungo, sapendo che nessun essere umano sarebbe passato per
di lì ed anche in caso mi fossi sbagliato, sarei potuto correre
rapido nel tombino poco distante e tornare nei sotterranei. Mi
concentrai più che potei per immaginare il suo viso, ed i suoi
occhi così simili a quelli di Carlisle, riuscendoci con fatica.
-Marcus!-.
La sua voce mi fece voltare
immediatamente, così da potermi permettere d’incrociare il
suo sguardo acceso. Sorrisi mesto osservandola mentre si faceva avanti
a passo rapido, con la veste bianca a smuoversi fluida.
-Didyme…- era il suo nome, la
perfezione. Lo erano la sua risata ed il suo corpo, i suoi occhi ed il
suo sorriso…mi prese le mani tra le sue e si alzò in
punta di piedi per darmi un bacio. Risi prima di chinarmi un po’.
Su di me, il suo potere non poteva avere effetto.
Perché mi bastava averla vicina, per essere felice.
Il tocco leggero di una mano sulla mia spalla mi fece rinsavire,
così abbandonai con amarezza il ricordo e mi voltai fissando
Aro, e Caius un po’ distante, dietro di lui. Sospirai
–Fratelli…- non avevo davvero nessuna voglia di starli a
sentire, ma di certo avrei dovuto. La maschera di distacco più
assoluto mi aveva subito ricoperto il viso, e quando aprii bocca per
parlare, anche il tono di voce era mutato –Come mai siete tornati
indietro? Avreste potuto aspettarmi senza crearvi problemi…-.
Avevo sperato che mi lasciassero un po’ più di tempo per
stare solo con il ricordo di Didyme, ma a quanto sembrava, la mia
richiesta non era stata esaudita.
-Eravamo in pensiero per te, Marcus. Sai che non sopportiamo
di doverti lasciare da solo…hai bisogno di compagnia- Aro, con
quel tono così sereno, mi fissava sornione, mentre Caius
grugniva per il plurale usato nelle sue parole. Sospirai rassegnato
–Bene, grazie del pensiero, fratelli, ma ora vorrei tornare nelle
mie stanze, se non vi spiace…- mi scostai da Aro facendo in modo
che la sua mano non fosse a contatto col mio corpo -bastava un pensiero
sbagliato, per renderlo irascibile- e prima di superarli verso il
passaggio che conduceva a palazzo, aggiunsi -…Preferisco stare
per conto mio-. Rimasero in silenzio, accondiscendenti, e poi, mi
seguirono nel tombino.
Durante il tragitto all’interno dei passaggi sotterranei, Aro
iniziò a parlare dello spostamento sempre più rapido del
clan di nomadi, ed ero certo che avesse iniziato il discorso per
rompere il silenzio che si era andato a creare. Odiava quegli attimi, e
preferiva di gran lunga avere qualcosa da dire, un po’ per
sentirsi in pace con se stesso, ed un po’ per colpa della sua
mania di protagonismo.
E pensare che ero stato io a farlo diventare ciò che era…
Angolino autrice
Et voilà, çe moi!
capitolo 6 ^^ questo non mi
piace come i precedenti, ma in fondo, non sta a me dare un parere! voi
lettori ci siete apposta xD (da oggi mi toccherà scrivervi al
maschile, visto che si è unito un ragazzo al gruppo ^^)
Ebbene...piccolo flash back più il resto xD
Ditemi che ne pensate ^.*
Ora, passiamo a ringraziare:
Grazie a chi l'ha aggiunta alle preferite (in aumento **)
1 - civia93
2 - egypta
3 - lady cat
4 - nene1964
5 - pinkgirl
6 - Silvia15
Grazie a chi l'ha aggiunta alle seguite (in aumento pure qui xD)
1 - civia93
2 - cullenboy
3 - enifpegasus
4 - Silvia15
E grazie a chi l'ha commentata (sempre numero pari xD)
1- uchiha_chan
2- cullenboy
Bacioni dalla vostra Sammy C.
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Capitolo 8 *** capitolo 7 ***
capitolo 7
¢αριтσℓσ 7 ~
-Ti sfido ad una partita a scacchi, fratello-.
Fissai Aro annoiato,
trattenendo l’istinto di roteare gli occhi, proprio come aveva
appena fatto Caius. Lo guardavo dal trono accanto al suo, tenendo la
testa in su con sole due dita poggiate alla tempia destra, ed il gomito
a fare da appoggio sul legno intagliato, chiedendomi per quale assurdo
motivo fosse così. E per “così”, non sapevo
precisamente cosa intendere. Lui attendeva, con l’espressione
beata di chi si trova immerso nel relax più assoluto. Sapevo
perfettamente che quella partita a scacchi che mi aveva appena
proposto, era il suo modo preferito per studiare strategie di guerra.
In ogni caso, sia se avessi scelto i bianchi, od i neri, ero a
conoscenza del fatto che avrei interpretato il “nemico” e
che per nessuna ragione, mi avrebbe lasciato vincere.
-Sto aspettando una risposta,
fratello. Accetti la sfida, o rifiuti, come un vigliacco?- quel
sorrisetto strafottente a solcargli le labbra. Mi soffermai un istante
a guardarlo, poi sogghignai così rapido da essere certo di non
averglielo fatto notare –D’accordo, Aro…prendo i
bianchi-. Si illuminò battendo le mani scenico e spostò
il tavolino con sopra la scacchiera –altro tesoro rinvenuto da
una delle nostre spedizioni- in modo che si trovasse tra i nostri due
troni. Caius ci fissò in silenzio, godendosi lo spettacolo,
proprio come le guardie presenti.
Il mio sfidante riuscì
a battermi dopo un estenuante testa a testa, esclamando entusiasta
–Scacco matto, fratello!- e sospirai senza prendermela a male per
la sconfitta. Non avevo mai puntato alla vittoria per fare un piacere a
me stesso, ma solo per indispettire lui. Aro rise –Se vuoi, posso
darti la rivincita…-. Feci cenno di no, poi mi alzai e dissi
solamente –Un’altra volta, forse. Ora ho voglia di prendere
una boccata d’aria-. Lui e Caius mi fissarono attentamente,
sussurrai rapido “non starò via molto”, poi mi
sbrigai ad uscire da lì.
Un altro ricordo
comparì all’improvviso, mentre sedevo sul bordo della
fontana quadrangolare al centro della piazza, dove la luce dei
lampioncini risplendeva sulla superficie dell’acqua smossa,
mentre mi ero ritrovato intento ad osservare una coppietta di giovani
che passavano camminando lenti, fino a sparire in una delle tante
stradine della cittadina. Rividi Didyme correre in un prato, su una
collina ricoperta di fiori, a quei tempi in cui tutto sembrava
più semplice, e in cui svolgevo i miei compiti con
serietà e precisione. Rideva, gridandomi di seguirla fino in
cima, per poi tuffarsi sull’erba morbida, osservando il cielo
nuvolo e attendendo che la pioggia iniziasse a scendere.
-Ti amo,
Marcus- lo disse in un sospiro di beatitudine, lanciandomi
un’occhiata curiosa per vedere la mia reazione. Sorrisi e mi
sporsi verso di lei, poggiandomi su un gomito, per baciarla.
Ricambiò con tutta la dolcezza di cui era capace e mi lasciai
trasportare. Aveva la vitalità tipica delle ragazze della sua
età. Se fosse rimasta in vita, avrebbe dimostrato per sempre
sedici anni. Sfiorai
il suo collo con le labbra, dandole piccoli baci sulla pelle, mentre
percepivo le sue dita tra i miei capelli, ed il suo respiro più
rapido. Sogghignai, poi, accadde tutto molto in fretta.
Ci
ritrovammo liberi dalle vesti bianche, macchiate dalla terra inumidita,
stringendosi l’uno addosso all’altra, lasciando sfuggire
grida e gemiti di piacere reciproco. M’irrigidii prima di
sussurrare con la voce arrochita –Anch’io amo te, mia
Didyme-. Strinse le braccia al mio collo e le gambe ai miei fianchi,
urlando col capo reclinato all’indietro. Passai la lingua
nell’incavo dei seni, poi baciai anche quelli, prima di
accasciarmi sul suo piccolo corpo marmoreo.
Ringhiai frustrato, picchiando
con una mano l’acqua, schizzandomi addosso, e mi alzai facendo un
lento giro su me stesso, tenendomi la testa tra le mani. Didyme mi
restava dentro, sottoforma di tanti piccoli ricordi indissolubili.
Angolino autrice
Scusate l'attesa per un capitolo così piccolo, ma non sono stata molto a casa xD
Oggi volevo rispondere alle vostre recensioni precedenti ^^ ringraziandovi per aver notato che sono aumentate *O*:
Silvia15:
grazie per i complimenti, sono felice che la storia ti piaccia ^^ sui
Volturi qualcuno scrive, solo che ci mette sempre in mezzo Bella e
Edward xD
Uchiha_chan:
la tua domanda mi ha colpito molto, ma ho la risposta ^^ E' vero, per
ora Marcus è ancora legato al ricordo -perchè solo di
questo si tratta- della sua amata, ma la new entry ci sarà
proprio per permettergli di vivere di nuovo, di dimenticare
scrollandosi di dosso il peso della perdita. Il lutto, per così
dire, che va avanti da millenni ^^
Princess of vegeta6:
a te non dovrei parlare xD perchè fai i tuoi commenti per Aro
invece che per Marcus <.< infame! xD io mica la sto scrivendo su
lui la storia, eh! ù.ù" comunque grazie per il tuo parere
;-p
Drew_Labirinth:
ti ritrovo dappertutto o sbaglio?! xD ormai si può dire che sei
una mia...seguace X°D grazie per il commento ^^ e
comunque...sì, anch'io penso che Didyme sia un bel nome ^^
Civia93:
addirittura divina adesso?! ^^"""" non sono mica scesa dal monte Olimpo
per scrivere storie, eh xD tutti questi complimenti pomposi mi
lusingano e imbarazzano xD Davvero hai pianto per il capitolo
precedente?! ò_ò wow...comunque...fa niente se stai
invecchiando e commenti ogni due capitoli, tranquilla XD
Grazie anche a chi legge solo ^^ spero che il capitolo piaccia come i precedenti! <3
a presto! (spero domani, e poi lunedì, visto che sarò fuori città il fine settimana^^").
Bacioni by Sammy Cullen.
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Capitolo 9 *** capitolo 8 ***
capitolo 8
¢αριтσℓσ 8 ~
C’era una luce sottile a illuminarmi il corpo, proveniente da
oltre i vetri riparati dalle inferriate. Una luce che non era
artificiale, che non era stata creata da uomini eccelsi in tempi
antichi. Era una luce che scaldava solo leggermente la mia pelle
granitica, ma che riusciva in un paio d’ore a rendere rossa e
bollente quella di un umano. Gli uomini di fede pensavano che fosse stato
Dio a dargli origine, proprio come a tutto il resto
dell’universo, altri affermavano che si era formata grazie a pura
energia. Ma quella luce era esattamente come me: distaccata. Del tutto
disinteressata ai come o ai perché che altri formulavano nei
suoi confronti. Lei se ne stava in silenzio, svolgendo i suoi doveri,
imperterrita. Era una sfera precisa e immensa, senza un centro esatto
al suo interno. Era vita, forza, distruzione, dolore, calore,
luminosità. Era il tutto ed il niente. Il sole, che se ne stava
lì, immobile nel cielo, calando pian piano verso un oceano che
non riuscivo a scorgere, per illuminare altre terre, posti lontani che
avevo già avuto modo di visitare durante i miei tremila anni. Lo
osservavo quasi senza respirare. Era una delle poche cose che riuscisse
a incantarmi, il sole. Soprattutto, come in quel momento, il
crepuscolo. C’era silenzio. Abbastanza da aver modo di poter
rilassare i nervi. Niente Aro, niente Caius. Niente e nessuno.
Quando la luce iniziò ad affievolirsi, facendo sì che la
mia pelle smettesse di brillare leggermente, data l’ora tarda,
sospirai dando l’arrivederci al mio amico sole per il giorno
seguente, poi m’incamminai verso il giardino interno.
Volterra e tutti i vampiri che albergavano tra le sue mura, non erano
poi così vitali. Non era come tutti si sarebbero aspettati. Non
c’era alcunché di gratificante, o di anche solo
minimamente interessante. Passatempi, zero. L’unica cosa che
riuscisse a smuovere gli animi delle guardie, erano le spedizioni. A
quelle, erano pronti, mettendosi sull’attenti come grilli che
zompano tra l’erba umida, con un balzo. E Caius era fatto allo
stesso modo. L’unico a sorprendermi era Aro, o almeno, mi
sorprendeva in passato. Riusciva a trovare sempre un qualcosa da fare,
un’occupazione –seppur inutile- per non sentirsi annoiato
come lo ero io. Libri, manoscritti di sua creazione, sfide a scacchi,
passeggiate notturne fuori città. Ecco. Lui s’impegnava
così.
Ero quasi arrivato all’entrata per i giardini quando sentii il
leggero spostamento d’aria e fui costretto a voltarmi per
ritrovarmi a fissare Alec, a capo chino, che sussurrò
rispettoso, con quel tono così sereno –I Padroni Aro e
Caius vogliono parlarvi di una questione urgente, Signore-. Dovetti
trattenere un lamento infastidito, poi gli risposi, col tono atono
–Bene, grazie. Và pure, Alec-. Ma lui restò
lì e aggiunse –Vi chiedo il permesso di scortarvi,
Padrone-. Strinsi i pugni, poi mi rilassai con uno sforzo e acconsentii
mesto. Il ragazzino si rimise in posizione eretta e, senza fretta, per
non disturbare quella che avrei potuto definire
“passeggiata” mi camminò davanti lentamente. Era una
delle guardie meno fastidiose che avessimo, devo ammetterlo.
Fui quasi tentato di bloccarmi, quando mi ritrovai a fissare più
di metà del nostro esercito già riunito nella Sala
Maggiore, disposti in file precise ed ordinate, ed i miei due
“fratelli” intenti a dare direttive su qualcosa che, a
quanto pareva, mi era sfuggito. Aggrottai solo per un secondo la
fronte, poi mi avvicinai ad Aro, in silenzio, lasciando che mi desse
una spiegazione, ma quello era così impegnato, che quasi non si
accorse di me. Fui costretto a poggiargli una mano su una spalla,
com’era solito fare lui con tutti noialtri. Si voltò
leggermente lasciando che continuasse Caius e col tono scocciato di chi
viene interrotto durante un discorso equivalente ad una questione di
vita o di morte, mi parlò rapido –Scusa se abbiamo
iniziato in tua assenza i preparativi, ma questo fastidioso clan
è giunto in Toscana, a Pisa…- pausa.
-…E a quanto pare si avvicina proprio alla nostra Volterra-.
Angolino autrice
Eccomi! oddio, oddio...scusate il ritardo, ma 'sti giorni mi sono
dovuta riorganizzare un pò dopo essere tornata. Allour...la
parte sul sole mi è venuta di getto xD e non saprei
perchè, ma ricollego a lui il mio Marcus <3
Poi, il resto è come al solito una cronaca. In questa storia
cerco sempre di rendere lo spazio ed il tempo come un qualcosa
di...astratto. I giorni passano, ma voi non ve ne accorgete e tutto
resta sospeso nel vuoto.
Ed ecco qui che il clan è arrivato in Toscana...ora come si metteranno le cose per il nostro Marcus? e cosa accadrà a questi vampiri sfigati che forse sono di passaggio o forse no??? Lo scoprirete dal prossimo capitolo ;)
Bah...a me piace...e a voi?xD
Grazie come sempre a tutte/i. A chi legge, a chi inserisce tra preferite e/o seguite ed a chi commenta ^^
Baci, a presto.
By Sammy Cullen
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Capitolo 10 *** capitolo 9 ***
capitolo 9
¢αριтσℓσ 9 ~
Bloccare quel piccolo clan era stato fin troppo facile, perché
non avevano opposto alcuna resistenza. A quanto sembrava, erano a
conoscenza del modo migliore per tentare di restare in vita: arrendersi
ancor prima di provare ad attaccare.
Ad Aro questa cosa non piacque, ma riuscì a nascondere il
dispiacere di non avere un pretesto rapido per farli fuori. Tutto il
contrario di Caius, naturalmente, che sibilò e ringhiò e
gridò frustrato, obiettando alla scelta di nostro fratello di
poter torturare e far poi a pezzi ognuno di quegli sgraditi visitatori.
Il motivo? Principalmente, nessuno. Puro e sadico divertimento. Ma
l’altro era più attento e calcolatore. Si compiaceva nel
mettere a proprio agio i malcapitati, prima di infliggere loro il colpo
di grazia. Con questo clan, i due erano perciò arrivati a
discutere sul come, il quando e perfino il perché.
Stranamente, fui quasi interessato ad ascoltare.
-Sciocchezze, Aro! Le tue sono solo
sciocchezze! Uccidiamoli senza perder tempo!- batté il palmo di
una mano sul poggiolo del trono, poi digrignò i denti e disse in
un sibilo, con voce rotta dalla furia –La tua voglia di recitare
diventerà dannosa per tutti noi, prima o poi!-.
Osservai l’espressione serena
del diretto interessato e sospirai. Non c’era niente che potesse
convincerlo a dar retta a ciò che il nostro bellicoso fratello
insisteva a dire. Gli rispose movendo la mano come per scacciare una
mosca, per poi intrecciare le dita tra una ciocca di capelli corvini
–Ah, Caius…mi addolora non sentirti mai d’accordo
con me. Ma rifletti…non pensi che ci sia molto più gusto
a metter fine alla vita di qualcuno dopo un po’ di attesa?-.
-La penseresti al mio stesso modo se non ti divertissi così tanto ad annoiarci con i tuoi melodrammi-.
Perfetto. Questo avrebbe certamente
portato ad un caloroso scontro tra…amici. Aro stava difatti per
ribattere, ma l’ingresso del piccolo gruppo di soldati inviato a
bloccare il clan, mise fine a quella che si preannunciava come la
discussione più animata dopo chissà quanto.
-Signori, vi abbiamo portato gli intrusi- la voce bassa e pacata di
Demetri risuonò per tutta la Sala Maggiore. Le nostre guardie,
cominciarono a bisbigliare tra loro osservando quei quindici elementi
sconosciuti, che si guardavano attorno circospetti, e tesi. Aro si
alzò e scese dal rialzo di pietra ruvida sul quale stavano i
nostri tre troni, per poi esclamare –Oh! Che modi sono, Demetri?-
guardò di sbieco il vampiro che sussurrò in
difficoltà –Non capisco, Signore…-.
Aro ridacchiò prima di spiegare come un nonno che insegna l’arte della vita al nipote –Sono ospiti, Demetri. Ospiti, non intrusi-.
Il soldato si rilassò, capendo che il suo sbaglio era stato
minimo, e quindi s’inchinò prima di lasciar spazio a mio
fratello di poter osservare in modo migliore ciascuno di quei
presupposti nomadi. Chissà come, una di loro era riuscita a
sfuggirmi. Stava proprio in testa alla fila, e fu la prima a parlare,
con la voce sicura e suadente –Ti ringrazio per
l’ospitalità, allora-. Per Aro la sorpresa fu
inimmaginabile, e ancora di più, lo fu il fastidio di sentirsi
dare del “tu” da
quella sconosciuta. Socchiuse gli occhi, e poi le se avvicinò un
altro poco –Di niente, mia cara. Posso sapere il tuo nome e per
quale motivo tu ti sia diretta fin qui con il tuo clan?-.
La vampira non dimostrava più di vent’anni, il suo volto
aveva un non so che di affascinante, credo soprattutto a causa dei
tratti marcati ma al tempo stesso delicati, e dello sguardo saggio e
composto degli immortali di una certa età. I capelli erano una
massa voluminosa del colore del grano maturo. Ipotizzai che fosse
simile a Carlisle, nei modi di fare.
Quando aprì nuovamente bocca, gli rispose con così tanto
garbo e prontezza, da non avere niente da invidiargli –Cleofe
è il mio nome, Aro. E la Grecia, è la mia terra-.
Angolino autrice
Ecco il primo
approccio. Lo so, forse vi aspettavate già da subito un
massacro...ma non è così! ù.ù per quello
sono indecisa...o uno o due capitoli...bah xD chissà.
Spero che questo capitolo vi piaccia!!!
Merçi beaucoup pour les comments ^^
Aurevoir...a bientout!
Votre Sammy Cullen.
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Capitolo 11 *** capitolo 10 ***
capitolo 10
¢αριтσℓσ 10 ~
Aro fissava Cleofe con circospezione, come se avesse già intuito
che per qualche motivo non bisognava sottovalutarla. Perfino Caius
sembrava più attento e, per quanto riguardava me, ero rimasto
sorpreso dal percepire i sentimenti di quella vampira per noi ed il
resto del nostro clan. Erano…sensazioni di ostilità,
quelle che sentivo. Tesi le labbra per un attimo e mi alzai sfiorando
un braccio ad Aro, che rimase a fissare il vuoto per una frazione di
secondo, prima di annuire tra sé e dire –Grazie, Marcus,
per l’informazione-. Tornai al mio posto senza degnare lui o gli
altri di uno sguardo.
-E così, tu ed i
tuoi compagni avete deciso di arrivare fin qui con intenzioni non
proprio amichevoli…- ridacchiò e fece un giro intorno a
Cleofe studiandola da capo a piedi. Lei non si muoveva, continuava a
restare immobile, col volto alzato in segno di fierezza
–Più o meno potrei dire che è così.
Sì-.
Caius si fece avanti e disse con voce molto meno controllata rispetto ad Aro –E quale sarebbe il motivo?-.
-Caius, fratello…con
calma-. L’altro gli lanciò un’occhiata severa, prima
di attendere paziente una risposta. La donna rispose con freddezza
quasi calcolata –Rivoglio il potere che mi spetta-. Sia io che i
miei fratelli ci paralizzammo, tornando per un attimo con la mente ad
anni e anni di distanza. Il primo clan che avevamo sterminato, non
appena la nostra congrega si era potenziata abbastanza, era stato
quello delle Kore, formato da sole donne –amazzoni, quasi-, che
si era suddiviso in tanti piccoli gruppi di sei, sette elementi sparsi
per tutta la Grecia. Didyme era ancora in vita allora, e non mi
pregò mai di fuggire assieme a lei abbandonando tutto fino a che
non ci fu la battaglia contro il clan della Romania.
A queste parole, Aro aveva
reagito perdendo un poco della sua classe, quasi dimenticandosi di
recitare ed esclamò facendomi tornare alla realtà
–Ah, che ti spetta!
Certo, certo…- diede le spalle a Cleofe e proseguì
–Proprio come quei due rumeni rimasti, Vladimir e Stefan!- rise
amaramente –Davvero non riuscite ad accettare la sconfitta? Un buon comandante ritira le sue truppe se comprende di non avere possibilità, ma certi di voi niente! Terribilmente testardi!-.
-Un buon comandante non si arrende mai
per davvero-. La risposta data dalla vampira causò il fastidio
più grande in lui e in Caius, che strinsero i pugni quasi nello
stesso istante.
-I vampiri che hai portato con
te servirebbero per attaccarci?- Caius ghignò osservando il
gruppo alle sue spalle, impegnato a tenere d’occhio quante
più delle nostre guardie o dei nostri soldati potevano. Cleofe
tese le labbra –Esattamente-.
Fui certo di non aver solo
immaginato la nota d’incertezza nella sua voce, ma prima ancora
che potessi togliermi il dubbio, aggiunse col tono fiero –Mi
vendicherò del male che avete fatto- e subito fece un gesto per
indicare ai suoi alleati di mettersi in posizione di attacco. Aro non
riuscì a trattenersi dal ridere spasmodicamente, poi, sempre
cercando di riprendere il controllo di sé, parlò
–Se è così, credo che non ci darai altra
scelta…-. Notai Felix e Jane mettersi in prima fila ghignando,
con sguardo acceso, pronti al massacro. Due vampiri, un uomo ed una
donna del minuscolo clan nemico, sibilarono acquattandosi.
-Dovremo uccidervi-
cantilenò Caius soddisfatto, terminando la frase di nostro
fratello, che annuì concordando e fissando Cleofe un’altra
volta, prima di schioccare le dita.
La durata di un suono, ed i
nostri soldati già si contendevano i quattordici vampiri stretti
a cerchio, mentre Cleofe compiva un balzo agile proprio verso di me,
l’unico dei tre a non avere guardie attorno. Ringhiai scocciato
prima di alzarmi e bloccarla senza sforzo, con violenza. Pensava
davvero che fossi un bersaglio facile?
Angolino autrice
Rieccomi! scusate
l'attesa, ma dovevo riflettere bene su questo mini capitolo. Per ora
già sapete che Cleofe è molto, molto vecchia...pur
portandosi bene gli anni che ha (beata lei xD) e che il suo scopo era
ne più ne meno simile a quello di Vlad e Stefan -che persero
un'occasione quando ci fu l'incontro con i Cullen per il fatto della
piccola Renesmèe.
E' molto vasto, come capitolo, perchè dentro ho cercato di
metterci dialoghi, riflessioni e descrizioni. Spero possa piacervi come
i precedenti.
Aurevoir.
Sammy Cullen
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Capitolo 12 *** capitolo 11 ***
capitolo 11
¢αριтσℓσ 11 ~
Non la immaginai soltanto, la sorpresa sul suo volto, quando si
ritrovò paralizzata dalla mia stretta ferrea. Quegli occhi si
erano spalancati per una frazione di secondo, quando aveva avvertito la
pressione che le mie dita compivano sulla pelle dei suoi polsi. Le
storsi le braccia in modo che si voltasse e mi desse le spalle, poi
mormorai al suo orecchio –Non fare resistenza o ti
spezzerò le ossa, intesi?-.
Forse agli occhi di tutti ero sempre parso come il più debole.
Come un essere passivo, privo di emozioni o qualità, ma non era
così. L’arte della guerra mi apparteneva più di
quella filosofica. Da umano non ricordavo più cosa fossi stato,
ma sapevo bene che come vampiro, avevo avuto il carico di dittatore, di
comandante, fino a quando non avevo deciso di concedere
l’immortalità ad Aro, forse scioccamente.
Si sa, infatti, che non bisogna mai offrire una mano a certi individui,
perché si prenderanno tutto il braccio. E a quel contadino,
l’idea di avere potere e gloria, era sempre piaciuta, ma ad
alimentare le sue speranze era stato il sottoscritto.
Aro si era impossessato di ciò che era mio ancor prima che Didyme morisse, lo avevo capito già allora.
Cleofe fece scattare indietro la testa di colpo, ringhiando, come per
colpirmi in viso. Mi scansai veloce e poi, irritato, strinsi la presa e
anche in mezzo al frastuono delle grida di dolore dei suoi alleati,
riuscii a percepire un sonoro crack.
Mi aspettai che gridasse, ma invece restò in silenzio,
mordendosi un labbro fino a tagliarselo. Trattenei l’impulso di
sogghignare e cercai con lo sguardo i miei fratelli. Caius e Aro
fissavano compiaciuti i resti di tredici vampiri, mentre un’altra
del piccolo clan veniva trattenuta da Felix.
Un battito di ciglia, e la sua testa ricoperta da riccioli rossi e voluminosi rotolava a terra vicino al mucchio.
La vampira stretta tra le mie braccia si buttò in avanti come
per andare contro il nostro soldato e fui costretto a strattonarla per
far sì che restasse dov’era, poi irritato –per la
prima volta dopo tanto, tantissimo, tempo- richiamai l’attenzione
dei miei fratelli, gridando –Pensate anche a questa!-.
Aro si voltò, mentre una fiamma tiepida iniziava a bruciare poco
a poco ogni arto staccato, ogni svariata parte di quei corpi. Si fece
avanti, seguito da Caius, e disse facendo alzare il mento a Cleofe
–Vedi cosa accade a voler attaccare la nostra famiglia?- fece una
breve pausa, poi aggiunse –Dovremmo ucciderti, ma non sarebbe
minimamente divertente…non trovi? Per questo, ho deciso di
tenerti in vita…anche perché sono certo che tu nasconda
qualche ottima capacità speciale-.
-La tua meschinità mi fa orrore-. Il sibilo che uscì
dalle labbra di lei era la cosa più simile al verso di un
serpente a sonagli prima di attaccare, ma mio fratello non ne rimase
minimamente toccato anzi, sorrise e mormorò più a se
stesso che a noi –Strabiliante…-. Mi chiesi cosa avesse
letto nella mente di Cleofe, grazie al contatto che le sue dita avevano
col mento di lei.
-Felix, Jane…- richiamò i due, che fissavano il
falò fieri del lavoro svolto, e diede l’ordine
-…Scortate la nostra ospite in una delle celle, fino a che non
troveremo una stanza più adatta a lei-.
Fui grato del fatto di poter finalmente cedere il posto a Felix per
trattenerla e subito mi allontanai, stancamente, superando una delle
piccole porte sotto le arcate.
Le proteste di Cleofe mi giunsero alle orecchie anche quando ormai, a
separarci, c’erano metri di distanza. Sospirai, cedendo di nuovo
alla noia.
Rieccomi!
mi dispiace davvero per avervi fatto aspettare tanto, non era mia
intenzione, ma sono tornata solo 3 giorni fa dalle vacanze. Spero che
il capitolo vi piaccia, non è un granchè, ma doveva
esserci xD
Grazie infinite a chi commenta o legge e basta!
Bacioni.
By Sammy Cullen
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Capitolo 13 *** capitolo 12 ***
capitolo 12
¢αριтσℓσ 12 ~
Ancora non ero in grado di dare una risposta sensata alle mie domande,
e io per primo non riuscivo a capire per quale assurdo motivo fossi
andato a controllare personalmente che Cleofe non tentasse di
fuggire…eppure, eccomi lì, poggiato con le spalle al muro
e le braccia incrociate, osservandola mentre lei, a sua volta,
osservava me senza quasi sbattere le palpebre.
Se è un gioco, pensavo, non mi diverte affatto.
Capii che cercava di innervosirmi solo quando, mettendomi seduto a
gambe incrociate sul pavimento, mi ritrovai a guardarla mentre si
alzava in piedi posizionandosi nello stesso identico modo in cui io ero
stato fino a pochi attimi prima.
Ringhiai scocciato –cosa che capitava di rado. Neanche con Aro e
Caius messi assieme avevo mai perso in modo tale la pazienza- e poi,
cercando di mantenere un tono di voce abbastanza controllato, le dissi
–Non ti sembra un po’ infantile?-
-Che cosa?- tese le labbra e mi guardò di sbieco. Percepii una
leggera nota canzonatoria nella voce. Sogghignai per una frazione di
secondo, prima di rispondere a Cleofe con –Comportarti in questo
modo. Alzarti se mi siedo e sederti se mi alzo-.
Sibilò –Non lo sto facendo apposta! È che questa cella è terribilmente scomoda-.
Scuse banali, mi dissi, però è divertente.
Primo, per noi vampiri l’ambiente circostante era del tutto
inutile. Nessun luogo sarebbe mai potuto essere troppo scomodo; avremmo
potuto restare seduti per l’eternità su un blocco di
ghiaccio o sulla cima più alta di una montagna senza risentire
di nessun fastidio fisico e, secondo, era stata proprio lei, col suo
piccolo colpo di stato andato in fumo, a costringerci –sempre se
con Aro e Caius di costrizione si possa trattare- a metterla lì
dentro, sorvegliata ventiquattr’ore su ventiquattro.
Quando glielo feci presente, lei diede un calcio alla parete
sbriciolandone un poco la superficie, poi chiese tetra
–Perché non avete ucciso anche me?!-.
Restai a fissarla in silenzio prima di riaprire bocca
–Perché mio fratello, Aro, sa che tu tieni nascosto
qualche potere speciale. Una dote più sviluppata rispetto ai
comuni vampiri, per questo ha deciso di darti del tempo per
“ambientarti”-.
-Quindi, vediamo se ho capito bene: o dimostro al tuo compagno di avere
capacità in più, oppure muoio, è così?-.
Incrociai i suoi occhi e risposi pacato, come se la cosa non mi
toccasse –Sì, hai capito perfettamente. Credo che tu abbia
a disposizione una settimana, giorno più giorno meno, poi dovrai
scegliere se restare o morire-.
Mi alzai con l’intenzione di andarmene, lasciando che a tenerla
d’occhio ci fosse la piccola Jane, ma Cleofe disse senza riuscire
a nascondere l’ansia –Aspetta!-.
Tornai a fissarla e notai che era indecisa su qualcosa, alzai un
sopracciglio –Sì?-. Lei tese le labbra e poi si
ributtò a terra, evitando di guardarmi –Niente. Và
pure-.
Rimasi a percepire i suoi sentimenti –odio, paura, di nuovo odio-
prima di abbandonarla al controllo vigile e freddo di Jane. I passi
riecheggiavano lungo il corridoio illuminato dalle torce, ero arrivato
a contarne cinquecentoquarantatre quando finalmente riuscii a scorgere,
ad almeno altri duecento passi di distanza, la piccola entrata laterale
che portava dritta alla Sala Maggiore.
Sospirai lasciando di nuovo l’intero corpo –mente compresa-
allo stato d’intorpidimento e andai a sedermi al mio trono. In
quell’esatto momento Aro puntò i suoi occhi attenti su di
me –abbandonando la partita a scacchi con Caius- e mi
sfiorò la mano, per osservare la conversazione avuta tra me e
Cleofe. –Eureka, fratello!- esclamò, ghignando.
XII
capitolo scritto di getto, solo per voi miei amati seguaci atterrati
nel mondo di Volturlandia <3 (ma che ho fumato? x°D).
Allour, inizio col dire che la conversazione tra Marcus e Cleofe
è stata immaginata dal mio contorto cervellino ieri sera, mentre
mi guardavo in dvd Hannibal Lecter-le origini del male
e allo stesso tempo leggevo un libro della Rice XD (mica solo Napoleone
sa fare più cose contemporaneamente, eh <_<).
Ho pensato che tra i due non dovesse esserci da subito una scarica
sentimentale ed erotica, sennò facevo prima a riscrivere
Twilight in stile dark -.-"
Quindi vi avverto, all'inizio si tratterà solo di conversazioni
con lei dentro la cella +w+, poi naturalmente potrebbero esserci delle
svolte (notare: resto sempre sul vago +w+).
Cosa avrà in mente Aro, il nostro piccolo ingegnoso e subdolo
Aro, che si mette a gridare "eureka"?! (dovevo mettercelo, ce lo vedo
proprio a gridare 'sta parola ù.ù).
Lo scoprirete nei prossimi capitoli <_<
Grazie un miliardo di volte e a presto, bye bye.
Sammy Cullen, oggi super euforica.
(l'avevate notato eh?! xD)
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Capitolo 14 *** capitolo 13 ***
capitolo 13
¢αριтσℓσ
13
~
La morte non è altro che una speranza effimera.
Non c’è morte, infatti, che riesca a trascinare
fino al
nulla più vasto. Fino a dove l’universo stesso non
sembri
altro che un piccolo punto remoto.
La morte non ha fine o, per meglio dire, la morte di per sé
non
esiste; ed io, così come Caius, ne sono sempre stato la
prova.
Ma ora mi trovo qui, lontano dalle lontane visioni di una fine
prossima, con la mia forza, la mia bellezza, la mia esperienza di
più di un secolo, osservando il suo volto pacifico.
So già che questo giovane avrà le
capacità che
servono per collaborare assieme a me e al mio compagno. L’ho
capito non appena mi è comparso davanti. Un servo bramoso di
dominare, di punire quello che è stato fino a poco tempo fa
il
suo padrone, ripagandolo con la stessa moneta.
Sì, so già che ad Aro piacerà la sua
seconda vita.
Mi sarà debitore per il dono che ho deciso di porgergli.
Ma ritardo ancora, ancora e ancora, come incantato dalla sua
lucentezza. Noi spectrum vediamo oltre ogni limite
umano, catturando
ogni piega di una pergamena, ogni più sottile e quasi
impercettibile ruga sul volto di un uomo, ed ora, osservando Aro, mi
ritrovo ad ammirare le palpebre levigate, chiuse a coprire
l’occhio come una calda coperta, le labbra grandi e soffici
colorate di un rosa delicato, i capelli –più corti
dei
miei- scuri quanto il cielo notturno.
Questo giovane è semplicemente perfetto, degno di divenire
mio alleato.
Non mi preoccupo di nulla. Il futuro, ne sono certo,
riserverà solo esiti positivi…e tutto grazie a
lui.
Gli accarezzo il collo, prima di chinarmi scoprendo i denti.
La morte, Aro, non sarà che un ricordo, per te.
Quando riaprii gli occhi, fissai un punto imprecisato del pavimento. Mi
trovavo seduto alla mia scrivania, con un voluminoso tomo di almeno
settecento pagine poggiato sulle gambe, senza essere in grado di far
cessare il mio cuore di battere incessantemente o, perlomeno,
d’immaginare in modo tanto nitido la sensazione di averne
ancora
uno pulsante, di cuore.
Ripresi fiato e, dopo aver poggiato sul legno di ciliegio intagliato il
libro, mi trascinai quasi fin davanti allo specchio, dove il mio
riflesso mostrava l’immagine di un volto stanco, distrutto.
I ricordi non erano altro che deboli bagliori nella mia mente, ed i
più antichi si erano quasi definitivamente cancellati. Quel
giorno in cui resi Aro ciò che era, mi sembrò
così
difficile da raggiungere che quasi vi avevo rinunciato.
Non c’erano più le immagini nitide dei secoli
scorsi,
tutto sembrava avvolto da nebbia densa e asfissiante eppure, ricordare,
era il mio più grande desiderio.
Le parole fuoriuscirono dalle mie labbra in un soffio -Deve esserci un
modo per tornare indietro…uno qualsiasi-.
Mi massaggiai le tempie, come se pulsassero recandomi dolore alla
testa, poi uscii dalle mie stanze, avviandomi fuori dalle gallerie.
Fuori, nel mondo dei vivi. Quando uscii dal tombino, feci attenzione al
che nessun umano passasse davanti al vicolo e, a passo lento, superai
la piazza principale avviandomi per le strade buie di Volterra.
Non c’era anima viva, a quell’ora. Mezzanotte,
forse l’una.
Potevo stare per conto mio, perso nei miei pensieri e nei miei ricordi
sbiaditi, senza avere il fastidioso timore che Aro potesse sbucarmi
alle spalle, sfiorandomi con una mano per intromettersi. Eravamo solo
io e loro; le immagini di una vita passata, di tempi lontani quando
ancora, inevitabilmente, sapevo di essere felice.
Capitolo
XIII. Niente Cleofe stavolta, ricomparirà al prossimo. Sono
voluta tornare alle riflessioni -ai desideri- di Marcus, pensando che
avrebbe fatto piacere almeno a qualcuna/o di voi(?).
Voglio
solo spiegare una cosa, poi mi zittisco xD
Allour...il motivo per
cui questa
storia si basa su Marcus, è che ho pensato che tra tutti i
Volturi -perchè sì, qui parliamo solo di loro-,
lui fosse
stato uno su cui la Meyer non si è soffermata affatto.
Pensateci, Aro ha i suoi spezzoni in New Moon, e in Breaking Dawn alla
fine la fa da padrone per un capitolo e mezzo buono. Idem per Caius,
che ci viene descritto in modo semplice ma che, in ogni caso, ha una
sua funzionalità nella storia. Lui serve da espediente per
poter
rendere al meglio il carattere del suo alleato/nemico Aro.
Ma Marcus?
perchè
è stato nominato, se non fa mai nulla a parte optare per la
salvezza di Nessie in BD? (ve la ricordate la scena descritta, vero?
quando i tre Volturi fanno una votazione)
Ecco perchè scrivo su di lui. Perchè è
uno dei
meno "studiati", e non solo perchè sono di mio una
Marcusiana
convinta.
In più, prima di terminare, aggiungo anche di essere fiera
del
fatto che questa storia non cada nel banale, perchè ho
notato
che da quando si è venuto a sapere di MarcusXDidyme, nel fandom
di Twilight sono comparse storie su di loro proprio a catinelle!
Con questo ci tengo a dire che non voglio giudicare le scelte delle
altre scrittrici, o in alcuni casi, può capitare, scrittori.
Bene.
Credo di non avere altro da dire.
Un miliardo di grazie a tutte le mie adorate seguaci <3 A chi
commenta o passa a dare una sbirciatina.
Ah...In più!un
grazie gigantesco a Princess of Vegeta6
che ha segnalato questa storia tra le Scelte e grazie ad Erika per avere
accontentato la sua richiesta, aggiungendo Amanti alla lista.
By Sammy Cullen
Post scriptum:
Forse
non avrei dovuto aspettare che Princess (Laura*) me
lo chiedesse, ma visto che sono tonta e -lo ammetto- anche un
pò infame (me lo auto-dedico xD), aggiungo solo ora un
secondo grazie a Spruzzetto
Di Sole* (mia creazione, non copiate il soprannome per i
vostri amici <_<), per avermi dato l'idea di un Aro
servo, invece che potente già da umano.
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Capitolo 15 *** capitolo 14 ***
capitolo 14
¢αριтσℓσ 14 ~
I capelli le erano
ricaduti davanti al viso, lucenti come tre giorni prima, quando
l’avevamo rinchiusa nelle carceri. Continuava a lanciare i resti
della parete sbriciolata contro il muro di fronte, e quei sassi, grandi
e piccoli a seconda dei casi, si disintegravano a loro volta.
Si annoiava, era evidente, ma al contrario del sottoscritto, non era in grado di controllarsi.
-Vuoi distruggere tutta
Volterra, o possiamo finirla qui?- alzai un sopracciglio, aspettando
una reazione da parte sua, che sembrò non voler arrivare.
Cleofe si era davvero decisa a
restar zitta? Chinai la testa di lato, leggermente, poi mi alzai dal
mio angolino buio e le andai vicino, chinandomi –Allora, ti
decidi a rispondermi sì o no, Cleofe?-.
Mi paralizzai. Non
l’avevo mai chiamata per nome, prima d’allora. La vampira
ebbe la mia stessa reazione, me ne accorsi incrociando per un istante i
suoi occhi, poi tutto tornò come prima; c’eravamo solo io,
lei ed il rumore leggero dei sassi che andavano a scontrarsi con la
parete.
Le bloccai la mano, già
provvista di una pietra grezza e dalla forma ovale, e la costrinsi ad
alzare il viso. La chioma del colore del grano si spostò fluida,
lasciando che la luce tiepida e soffusa della torcia alla parete le
illuminasse la pelle, facendola sembrare per un attimo colorita come
quella di un qualunque essere umano, vivo.
Sospirò
–Perché non mi lasci in pace? Insomma…credi davvero
di potermi ordinare qualcosa?-. La voce sembrava avere una sfumatura
rassegnata, ma ipotizzai di essermela solo immaginata.
Le risposi col tono più
gentile possibile –Senti, l’unica cosa che ti ho chiesto di
fare è stata quella di smetterla col lancio delle pietre-.
Lei ribattè tetra –E’ il modo, in cui l’ hai chiesto-.
Restai stupito, ma non dal
fatto che finalmente avesse parlato, o che mi stesse di nuovo fissando
con quegli occhi pieni di orgoglio e ostinazione.
A sorprendermi furono i suoi
sentimenti verso di me. Per un istante –minuscolo, neanche un
decimo di secondo-, l’odio era scomparso e, al suo posto, aveva
fatto capolino semplice curiosità, interesse. Smisi di
respirare, poi le lasciai il braccio, tornando alla mia postazione
privata dalla luce della fiamma immobile.
Cleofe mi guardò
confusa, poi disse rapida –Cos’ hai?-. Scossi il capo
restando zitto, proprio come aveva fatto lei fino a pochi minuti prima,
e questo la costrinse ad avvicinarsi gattonando, movendosi esattamente
nello stesso modo in cui si muoverebbe una pantera nel buio della
giungla. Cercai di distogliere lo sguardo dal corpo sinuoso, poi
risposi, freddo –Niente che debba interessarti-.
S’immobilizzò, poi il suo astio mi colpì dritto
come uno schiaffo in piena faccia, storse la bocca e tornò a
meditare come prima.
Mi ritrovai a pensare di
averla offesa, ma senza dispiacermene poi molto. Non
m’interessava che Cleofe decidesse di conversare o meno con me,
oppure che si decidesse o no ad accettare le condizioni imposte da Aro.
Servirlo o perire, non c’erano altre scelte, nessun asso nella
manica o pedone pronto a fare scacco matto al re.
Mi misi in piedi con un movimento lento, addirittura, avrei potuto definirlo umano,
poi feci per aprire la porta di pietra, certo che quella vampira,
così anziana e tremendamente testarda, non avrebbe più
avuto il minimo desiderio di conversare con me, se non –forse-
nell’ultimo giorno che le sarebbe rimasto per poter scegliere
cosa fare della propria esistenza. Mandarla a bruciare nelle fiamme
dell’inferno o optare per l’unico modo possibile per
mantenerla intatta? Sarebbe stato bello sentire la risposta uscire
dalle sue labbra ma, invece, la percepii sussurrare amareggiata
–Aspetta…voglio raccontarti la mia storia-.
Cleofe
non vi piace, vero? non vi piace perchè è testarda,
sicura di sè, forse perfino arrogante. Perchè,
immaginate, sia l'opposto di Didyme ma...beh...piace a me, quindi
pazienza xD
No okay, a parte gli scherzi e le battutine idiote...che ne pensate del
suo ritorno in scena? ^^ pronti per un pò di storia?
perchè dal prossimo capitolo faremo un bel ripassino
dell'antichità (naturalmente non scriverò un saggio sulla
Grecia XD ma qualcosina potrei infilarcela <.<).
Marcus non è un tipo facile, questo vi sarà chiaro. Non
si butta tra le braccia di lei, immediatamente sedotto. Sarebbe
orrendo, no? Che soddisfazione trovereste voi nel leggere?
Perciò, dato questo fatto, ho pensato di scavare a fondo. Chi è Cleofe? Chi era da umana? Cosa le è accaduto? ecc. ecc...
Dal prossimo capitolo ne sapremo un pò di più sul suo
conto e, chissà. forse potrebbe starvi un tantino più
simpatica ^^
Allour ...a presto <3
By Sammy Cullen
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Capitolo 16 *** capitolo 15 ***
capitolo 15
¢αριтσℓσ 15 ~
Restai immobile pochi attimi, prima di voltarmi per tornare a fissarla.
Se ne stava ancora seduta lì, in quell’angolo lurido e
buio, attendendo che le rispondessi. Sospirai e tornai al mio posto,
sedendomi dove la luce della torcia ancora riusciva ad illuminare, con
la schiena poggiata alla parete.
Questo mio gesto sembrò abbastanza per farle comprendere che non
me ne sarei andato, che sarei rimasto ad ascoltare, poi iniziò a
narrare, con la voce mano a mano più limpida, e lo sguardo perso
in tempi e luoghi lontani.
-Nacqui a Micene nel 1358 a. C., quando la Grecia dava solo i primi
segni di un grande splendore. La gente credeva in più
dèi, gli uomini e le donne avevano compiti diversi gli uni dagli
altri, si conosceva alla perfezione l’arte dei rituali e della
composizione musicale, seppur fosse solo un principio di ciò che
è adesso. Il mio nome era molto più complesso di ora, e
forse è per questo che non lo ricordo tutto…ero la
seconda di quattro figli, l’unica femmina. Odiavo la mia
situazione, il fatto di dovermi sentire inferiore agli altri, come se
non valessi nulla. Credo tu sappia bene, Marcus, che il rispetto per le
donne si è raggiunto in tempi moderni…ma, comunque, come
stavo dicendo, non sopportavo il fatto di essere quasi del tutto
ignorata. La mia famiglia era abbastanza ricca, ma del benessere non
m’interessava. Il mio sogno era quello di sentirmi libera, forte,
di poter correre nei prati verdi o nei campi di grano senza il timore
di sembrare una fanciulla troppo selvaggia, anzi, era proprio
ciò che volevo, sentirmi diversa da tutte le altre…-.
Fece silenzio incrociando il mio sguardo, poi proseguì.
-…Mio padre era un commerciante, mia madre una donna come tante
altre, con soltanto il dono di una bellezza fuori dal comune. I miei
quattro fratelli si preparavano ad apprendere l’arte della
guerra, ed anch’io mi sentito attratta dall’idea di saperne
di più. Naturalmente non facevo parola a nessuno delle mie idee.
Sarebbero parse troppo strane agli occhi e alle orecchie della gente,
ma…una sera, al calare del sole, mentre ripercorrevo la strada
di casa attraverso i campi, com’era mio solito, mi accorsi di un
uomo, intento a seguirmi. Dentro ne ebbi il terrore, cominciai a dirmi
che dovevo fuggire. Cosa poteva volere nei miei confronti? Le
possibilità erano tante, ma la parte più ostinata di me
si decise a non fare un passo più veloce degli altri,
così continuai a camminare al solito modo-.
Stavolta smise di raccontare, forse persa in quel preciso ricordo,
rivivendo l’attimo tetro in cui ognuno di noi da umano si era
ritrovato ad essere la preda di una creatura troppo diversa da
ciò che eravamo. Attesi paziente che ricominciasse e fui
costretto a darle un leggero colpetto su un braccio quando mi resi
conto che si era incantata a fissare il vuoto.
Sussultò, guardandomi, poi riprese, chiedendomi –Conosci il nome con cui venivamo chiamati noi vampiri in Grecia?-
-No. In latino eravamo lamia, oppure spectrum-.
Annuì tra sé, poi mi rispose –Per i greci il
vampiro aveva solitamente l’aspetto di una donna, ma si
sa…le credenze popolari spesso sono errate. Queste donne
demoniache venivano chiamate empusa, abbacinavano gli uomini per poi ucciderli crudelmente…-
-Sì, ma questo cosa c’entra col tuo racconto?-
-Oh, niente. Volevo vedere se t’interessava davvero tornare al discorso iniziale-.
-Naturalmente. Sempre meglio che ascoltare le continue discussioni dei miei fratelli-.
-Sono così fastidiosi?- per un istante mi sembrò di sentirla ridere, e questo mi lasciò stupito.
Le risposi cercando di mantenere un tono controllato –Non immagini quanto-.
Angolino autrice
Capitolo quindici, miei cari/ mie care!!!
Allora, spiegamo per quale motivo il finale sia così stonato rispetto al resto del capitolo.
Ho pensato di non incentrarlo interamente sulla storia di Cleofe e
farlo terminare con un piccolo scambio di battute tra lei e Marcus, per
iniziare a far percepire un certo feeling. Ma, naturalmente, noi ci
renderemo conto della scintilla finale prima ancora dei due
protagonisti xD
Succede sempre così nelle storie fatte bene, sasa...
non intendo assolutamente farli innamorare con un semplice schiocco di
dita, spiacente per voi. Questi due avranno tanto su cui riflettere man
mano che scriverò <3
I due termini latini e quello greco si trovano rispettivamente sull'IL
ed il GI (dizionari di lingua latina e greca). Unico dei tre termini a
trovarsi su internet è anche Lamia. Non so perchè, ma
nelle varie ricerche che feci anni prima non mi risultò la
parola "spectrus" che si trova invece sull'IL, ma vabbè, cavoli
miei xD
Spero comunque che avrete la pazienza di attendere il prossimo
capitolo. Mi scuso anticipatamente se ci metterò troppo. Di
questi tempi sono stata un pò male -febbre odiosa!- e il mio
cervello è andate a farsi friggere...
Beh, ancora grazie tante a chi segue questa storia.
Cerco sempre di non deludere le aspettative, ma poi sta a voi dirmi se riesco o meno nell'intento.
Bacioni.
La vostra Sammy Cullen
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