Seconda parte
Madame
Angéle fissò per un lungo momento il volto di Elijah prima di parlare.
“Farò
un incantesimo che le permetterà di entrare nei sogni di Monsieur De Martel, perché è lì che Inadu lo sta attaccando. Lei
dovrà portarlo al sicuro, lontano da quella creatura malefica” disse.
“Va
bene, sono pronto” dichiarò Elijah senza la minima esitazione.
Madame
Angéle si concentrò profondamente e mormorò alcune parole misteriose. Passarono
soltanto alcuni minuti, ma al vampiro Originale sembrarono eterni; poi la
strega aprì gli occhi e sorrise a Elijah e Tristan.
“L’incantesimo
sta già avendo effetto” spiegò soddisfatta. “Da questa notte toccherà a lei, Monsieur Mikaelson, proteggere il Conte
De Martel dall’influsso nefasto di Inadu. La mia magia le permetterà di entrare
nei suoi sogni e lei dovrà portarlo via da lì e condurlo in un luogo sicuro
nella sua mente, un luogo in cui quell’essere non potrà penetrare.”
A
parole sembrava facile, ma Elijah ricordava bene che Inadu era riuscita a
forzare persino la porta rossa della sua mente, quella dietro la quale lui
racchiudeva tutti i suoi ricordi e rimorsi più dolorosi. Sarebbe stato in gradi
di creare una barriera tanto forte da tenere lontana la perfida creatura? Non
lo sapeva, ma ciò che contava era che ci avrebbe provato in ogni modo, che
questa volta non avrebbe lasciato solo Tristan. Già fin troppe volte lo aveva
abbandonato e questa volta doveva sapere che poteva contare su di lui.
Per
Madame Angéle era giunto il momento di congedarsi.
“Come
le dicevo al telefono, Monsieur Mikaelson,
la mia amica Selene sarà a Marsiglia domani pomeriggio e porterà con sé il
diario con gli incantesimi della sua antenata, quelli che serviranno ad
eliminare Inadu. Vi invito a cena nella mia villa per domani sera, così
conoscerete Selene e potrete esaminare l’antico diario” disse la strega.
“Ne
saremo molto lieti” rispose Elijah per entrambi. “Siamo impazienti di
incontrare la sua amica e… non potremo mai esserle grati abbastanza per tutto
ciò che sta facendo per noi.”
Madame
Angéle sorrise.
“Inadu
è una nemica anche per noi streghe di Marsiglia e sono fiera di poter fare
qualcosa per liberare il mondo da una simile minaccia. Allora ci vedremo domani
sera” concluse, porgendo a entrambi i vampiri la mano da baciare.
Elijah
attese con ansiosa impazienza che arrivasse la notte. Si sentiva pronto ad
affrontare Inadu per proteggere Tristan, ma da un lato temeva che non sarebbe
stato forte abbastanza per tenerle testa…
L’unica
cosa di cui era certo era che non avrebbe lasciato nulla di intentato.
Quando
furono nella loro stanza, Elijah strinse tra le braccia Tristan, spogliandolo
con lentezza e delicatezza. Lo accarezzava e lo baciava come se fosse una
statuina di cristallo, come se avesse timore di romperlo, vedendolo così
fragile.
Non sono una
bambola di porcellana, Elijah, non sei mai stato così delicato con me prima
d’ora…
Questo
avrebbe voluto dirgli Tristan, una battuta tagliente per non far capire quanto
fosse turbato.
Ma
era talmente confuso e insieme felice di quell’insolita premura del suo uomo da
non riuscire nemmeno ad aprire bocca, travolto più da quella delicatezza
inconsueta che dalla frenesia e passionalità dei loro rapporti abituali. Il
tocco leggero di Elijah lo faceva fremere e gli faceva tremare le gambe come
non gli era mai accaduto prima e Tristan scelse di attribuire la colpa di
questa fragilità alla spossatezza di quegli ultimi giorni…
Non
poteva ammettere nemmeno con se stesso di essere tanto sconvolto da Elijah!
Eppure
si lasciò prendere in braccio, spogliare e deporre sul letto, lasciò che Elijah
entrasse dentro di lui con lentezza e tenerezza. Sentì che il suo corpo si
fondeva sempre di più con quello del suo amante e che ogni spinta li
trasformava in una cosa sola, perduti in un universo tutto loro di amore e
dolcezza.
Alla
fine scivolarono insieme in un riposo sereno, conciliato dalla vicinanza
reciproca e dall’appagamento dei sensi, i loro corpi ancora allacciati come se
non volessero dividersi mai più.
Elijah
fu subito ben cosciente di essere entrato nel sogno di Tristan, grazie
all’incantesimo di Madame Angéle. Ciò che lo stupì, piuttosto, fu notare quanto
la tattica di Inadu con lui fosse stata più subdola e velenosa. Si era
aspettato di trovarsi nel container, oppure al party della Strix, in un sogno
agitato e turbolento del giovane Conte… e, invece, con malefica astuzia, la
strega cullava Tristan nei sogni e nei ricordi più felici che aveva mentre gli
risucchiava ogni goccia di energia vitale.
Elijah si ritrovò
abbigliato come quando viveva nella Corte di Marsiglia sotto falsa identità e
vide davanti a sé il parco antistante il palazzo, dove Tristan stava parlando a
voce alta con la sorella Aurora e con alcune delle sue guardie.
“Vi ho detto che
non voglio alcuna scorta per la mia passeggiata nei boschi” diceva il Conte in
tono annoiato. “Non corro alcun pericolo nelle foreste che mi appartengono e,
se anche qualcuno volesse attaccarmi, so difendermi benissimo senza bisogno di
soldati. Mi credete forse un inutile damerino?”
Elijah sorrise tra
sé ricordando quella scena: era stato un palese tentativo, da parte di Tristan,
di spingerlo ad avvicinarsi a lui nella solitudine dei boschi e infatti aveva
parlato a voce più alta del necessario e proprio quando il vampiro Originale
passava di lì…
“Certo,
trascorrerò il pomeriggio completamente solo nella foresta, cosa c’è di strano?
Anch’io ho bisogno di riposarmi e allontanarmi per un po’ dai miei doveri”
insisteva il giovane.
Sì, quella scena
era avvenuta davvero mille anni prima e, al tempo, Elijah non aveva avuto
interesse alcuno nel cercare di sedurre il ragazzino viziato nella foresta
solitaria… questa volta sarebbe stato ben diverso.
Il vampiro
Originale si ritrovò in una radura e, ben presto, vide Tristan passeggiare solo
e senza scorta, proprio come aveva richiesto, ma non sembrava affatto
rilassato, anzi sfoggiava un’espressione corrucciata mentre guardava tra gli
alberi in attesa di qualcuno che non arrivava.
Elijah lo colse
alle spalle facendolo sussultare.
“Milord, non
temete che qualcuno possa aggredirvi in questi boschi remoti? Nessuno udrebbe
la vostra voce se chiedeste aiuto” gli disse con un sorriso malizioso,
premendosi contro di lui.
Tristan si voltò
di scatto. Aveva un lampo di trionfo e di soddisfazione negli occhi azzurri, ma
ostentò un altezzoso sdegno.
“E chi dovrei
temere? Voi, forse? So difendermi meglio di quanto pensiate e…”
Elijah non lo
lasciò finire, lo afferrò e si gettò sull’erba con lui, inchiodandolo a terra
col suo corpo e baciandolo profondamente e prepotentemente.
“O forse era
proprio questo che volevi, piccolo nobile spocchioso” lo canzonò, tra un bacio
e l’altro, senza dargli il tempo di rispondere a tono. Poi, stringendolo più
forte a sé, cambiò atteggiamento e si fece premuroso. “Non è me che devi
temere, ma un nemico molto più insidioso. Vieni con me dove potrò proteggerti.”
A quel punto
Tristan parve ricordare e comprendere che quello era solo un sogno. Non disse
niente, ma il suo sguardo azzurro parlò per lui. Annuì e si dispose a seguire
Elijah… e, non appena lo fece, entrambi si ritrovarono in un altro sogno, nella
mente dell’Originale. Adesso erano ritornati al tempo presente e i loro abiti e
acconciature lo dimostravano…
“Dove
siamo?” domandò Tristan.
“L’incantesimo
di Madame Angéle ha funzionato” gli spiegò Elijah. “Ti ho portato via dal tuo
sogno, dove Inadu poteva colpirti. Adesso siamo nel mio sogno, nella mia mente e in un luogo che lei non potrà
raggiungere.”
Inadu,
infatti, aveva compreso quello che Elijah aveva fatto e immediatamente si era
proiettata nel suo sogno, ma non era riuscita a raggiungere i due perché una
porta l’aveva fermata.
Non
era la porta rossa che racchiudeva i ricordi più dolorosi e vergognosi di
Elijah.
No,
quella che le impediva il passaggio era una porta molto più solida, robusta e
dipinta di una sfumatura di azzurro che ricordava gli occhi di Tristan.
Inadu
capì che non avrebbe mai potuto oltrepassare quella porta e, come una bambina
offesa, tentò di convincere Elijah con le minacce.
“Sei
un folle, Elijah Mikaelson!” esclamò con la sua voce giovanissima e priva di
espressione. “Rischi la tua stessa vita per proteggere quel ragazzo, mentre lui
progetta di fare del male al sangue del tuo sangue, alla tua preziosa Hope!”
“Non
cadrò nelle tue sporche trappole” replicò Elijah, in tono severo. Non aveva
intenzione alcuna di cedere alla perfida creatura, eppure, involontariamente,
la sua stretta su Tristan si fece meno decisa… Era possibile che Inadu sapesse
qualcosa che lui ignorava? Del resto era stata nella mente di Tristan e avrebbe
potuto anche venire a conoscenza di qualche oscuro piano per… ma no, cosa stava
pensando? Era davvero disposto a credere alle parole di un essere tanto
abietto? La perfida strega voleva distruggerlo e, per farlo, usava ogni più
turpe menzogna a sua disposizione!
Elijah
non poteva sapere che Inadu, offesa e indignata per essere stata sfidata e
vinta da lui e da Tristan con la forza dell’amore, aveva deciso di vendicarsi
nel modo più terribile, ossia disintegrando tutto ciò che li legava attraverso
il sospetto e la sfiducia…
“Credi
pure a ciò che vuoi, arrogante Mikaelson. Ti accorgerai troppo tardi di ciò che
succederà alla piccola strega… che ironia, vuoi proteggere Hope da me, ma non
sarai in grado di tenerla lontana dalle mire del perverso Conte De Martel, che
la trasformerà in un mostro. Cosa avrai guadagnato allora?” riprese Inadu, con
una risata maligna da adolescente che la rendeva ancor più spaventosa. “Addio,
Elijah Mikaelson, o forse dovrei dire… arrivederci? Magari preferirai lasciare
che sia io a reincarnarmi in Hope piuttosto che vederla diventare un membro
corrotto della Strix, proprio come il giovane che ti affanni tanto a
proteggere!”
Mentre
l’eco della risata di Inadu si spegneva, sia Elijah sia Tristan si svegliarono
di soprassalto. Era il giorno fatidico in cui avrebbero incontrato la strega
Selene e, grazie a lei, venire a conoscenza del modo per eliminare la creatura
che li tormentava.
Tristan
si era ripreso completamente, la debolezza che lo affliggeva era scomparsa… ma
Elijah non se ne accorse, il volto grave, lo sguardo perso in pensieri remoti.
“Dobbiamo
fermare Inadu al più presto” fu tutto ciò che l’Originale disse, senza nemmeno
voltarsi a vedere come stava il giovane Conte. “Non appena avremo parlato con
l’amica di Madame Angéle, faremo subito ritorno a New Orleans e distruggeremo
quell’essere una volta per tutte.”
Tristan
assentì, chinando il capo.
Il
sogno era finito, anche lui doveva tornare alla realtà.
L’Elijah
che aveva conosciuto in quei mesi, dolce, premuroso e attento solo a lui, era
stata una breve quanto splendida illusione; adesso era tornato Elijah
Mikaelson, colui che aveva dedicato ogni istante della sua vita alla famiglia…
e che avrebbe ripreso a fare lo stesso senza riguardi per nessuno, tanto meno
per lui.
Tuttavia
nemmeno nei suoi incubi peggiori Tristan avrebbe potuto immaginare quello che
tormentava la mente di Elijah in quel momento: il veleno che Inadu aveva
versato nelle sue orecchie durante la notte stava iniziando a fare effetto e il
vampiro Originale cominciava di nuovo a sospettare del giovane Conte, a spiarne
ogni sguardo, ogni mossa, chiedendosi fino a che punto la malvagia strega
avesse detto il vero. Per mille anni era sempre stato pronto a credere il
peggio di Tristan ed ora, nonostante tutto ciò che avevano passato assieme, era
bastato il piccolo seme della calunnia gettato da un essere perfido e privo di
sentimenti per riportare Elijah indietro nel tempo, a quando vedeva nel Conte
De Martel nulla più di un manipolatore pronto a fare del male alla sua
famiglia.
FINE