Hope, the first Killer

di Soul_s24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter I: Weakness ***
Capitolo 3: *** Chapter II: And so, why? ***
Capitolo 4: *** Chapter III: The Beginning ***
Capitolo 5: *** Chapter IV: Thunder ***
Capitolo 6: *** Chapter V: Hurricane ***
Capitolo 7: *** Chapter VI: Remember me, Kacchan? ***
Capitolo 8: *** Chapter VII: Guilty ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Hope, the first Killer



PROLOGO

 

Si fermò davanti a quella strada, ghermente di persone spaventate. Le sue gambe, come a prendersi gioco di lui, lo avevano portato lì, dopo l'ennesima affermazione che, con potenza, aveva strappato senza risentimento il velo di speranza sotto cui si nascondeva.
Perchè, alla fine, Izuku Midoriya, era solo un codardo.

DEKU!”

Era debole, si era aggrappato ad un'illusione per non guardare in faccia la realtà. Lo sapeva, lo sapeva fin dall'inizio. Ma non aveva mai dato ascolto a nessuno.
Invece di cercare una scuola per un lavoro futuro, alla sua portata, aveva continuato a sperare di diventare un eroe.

Potresti farcela anche senza poteri? No, mi dispiace. È qualcosa che non posso dirti.”

Un dannato eroe.
Lui? Senza neanche un potere? Come voleva combattere i nemici? Con la bacchetta magica? Con la fantasia?
Vigliacco.
Doveva solo tornarsene a casa. Trovare il suo posto, in quel mondo così affollato e variegato. Doveva solo prendere il suo computer e cancellare quelle stupide idee da bambino.
Doveva solo mettersi a cercare una scuola normale. Ma Izuku, come poteva definirsi normale in una società in cui la normalità stava nell'Unicità?
Non era normale.
Non era forte.
E si dava dello stupido, perchè pur ripetendosi tutte queste frasi, stava ancora lì, con la curiosità nella mente e l'ansia nello stomaco; con gli occhi che si dimenavano tra la folla e cercavano di individuare il motivo di quelle esplosioni di fuoco e paura.

E lo vide.

Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”

I suoi occhi scarlatti spalancati, le sue mani che cercavano disperatamente di abbrancare quella melma che lo stava pian piano ricoprendo.
Tutto l'orribile spettacolo, che si ergeva davanti a lui, era stato creato da una singola persona.
Solo da lui. Era colpa sua.
Midoriya sentì lo stomaco contrarsi dolorosamente e i conati di vomito arrivare dalla gola. I suoi arti vibravano mentre una parte di lui, la parte più in profondità, lo istigava a reagire.

Un passo.

Un'altro ancora.

Spingeva con sempre più velocità tra la folla, facendosi strada tra i corpi sudaticci e scalpitanti. Il cuore tamburellava così forte da rimbombare nelle orecchie, mentre sentiva l'adrenalina scorrere in corpo.
Doveva solo sbarazzarsi di un altro paio di persone, e poi sarebbe riuscito a correre verso Katsuki!

Ma per cosa?

Congelato, si arrestò sul posto. Tutta l'agitazione, che aveva messo in pochi secondi il suo corpo in moto, era scivolata via tra le sue dita, come sabbia.
I suoi occhi parvero non vedere più le persone intorno a lui e i suoi timpani sembrarono diventare sordi alle urla e alle esplosioni.

Come faccio a salvarlo?

La risposta era basilare: non poteva.

È meglio se rinunci, ragazzo”
Mi dispiace Izuku!”
Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”
Potresti farcela anche senza poteri? No, mi dispiace. È qualcosa che non posso dirti.”

Lui non è un eroe, non lo sarà mai. Perchè mettersi in pericolo, perchè morire così?
Avrebbe lasciato il compito a quegli hero, di salvare Bakugou.
E se gli eroi non ce la facessero?
Una morsa gli strinse il petto, ma se ne liberò subito. Scosse la testa, quello era il loro compito, erano addestrati per salvare persone, avevano delle potentissime Unicità. Se non ci riescono loro, come pensava di riuscirci lui?

E se Katsuki morisse?

Spalancò gli occhi al pensiero malevole della sua mente.
Katsuki è forte, lo è sempre stato.
Si convinse, stringendo i pugni.

 

È meglio se rinunci, ragazzo”

Mi dispiace Izuku!”

Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”

Potresti farcela anche senza poteri? No, mi dispiace. È qualcosa che non posso dirti.”

“Deku”

 

 

Con sguardo appannato e fisso su un punto imprecisato, il cuore svuotato di lacrime versate ed esaurite e con una calma che non gli apparteneva, si girò.
Lasciò dietro di sé quelle figure confuse. Le urla, il fuoco, la polvere.
Lasciò alle sue spalle il suo amico di infanzia. Katsuki Bakugou.
Lasciò, finalmente, stramazzare al suolo agonizzante, la sua speranza.

Ma quello che non sapeva era la conseguenza di quella scelta.
Perchè il destino, dall'alto della sua dimora, era intento a fissarlo, con un ghigno indelebile sul volto. 






ANGOLO BRUTTA PERSONA
OH GOSH! Non posso credere di averlo fatto davvero! Ho pubblicato la mia prima long T-T
Dopo aver visto MILIONI di video con Villain!Deku e aver notato che sul sito di efp mancano completamente storie di questo genere, mi sono convinta. L'amore che provo per Midoriya cattivo è troppo forte *-*
Aggiornerò almeno una volta a settimana, se riesco anche due. Non fidatevi troppo però XD, perchè, visto che ho il primo capitolo già pronto, potrei pure aggiornare fra qualche giorno. Spero di mandare avanti questa storia e concluderla! Di idee ne ho abbastanza, devo solo impostarle bene e non cadere nel classico "divento un cattivone stereotipato senza un motivo" 
Accetto tutto quello che desidererete scrivermi! Sia cose negative, sia positive! E perdonate gli eventuali errori perchè non l'ho riletta prima di postarla.
Alla prossima <3

 

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Capitolo 2
*** Chapter I: Weakness ***


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CHAPTER I: WEAKNESS


Quando il sole fece il suo primo ingresso nel cielo ancora scuro, Izuku era già sveglio.
Da quell'episodio i suoi occhi, segnati da occhiaie scure e profonde, non si erano più riposati, insieme alla sua mente intricata. I giorni divennero sempre uguali, mentiva a sua madre, dicendo di stare male e si rannicchiava nel letto. Ormai non notava neanche più quando, la dolce Inko, con sguardo preoccupato, apriva lentamente la porta e si affacciava leggermente, allungandosi sui suoi piedi, per assicurarsi che il suo dolce bambino stesse ancora bene.
E, mentre calava la notte, Midoriya si limitava solamente a spostare lo sguardo al soffitto della sua camera, per poi rigirarsi ferocemente nel letto, combattendo contro i suoi pensieri aggrovigliati e contorti.

Aveva saputo che Katsuki stava bene, grazie all'intervento di All Might, che, dopo quasi più di un'ora, era riuscito a spazzare via quella creatura melmosa. Tralasciando la distruzione di mezzo quartiere, il biondo era stato portato in ospedale d'urgenza, inizialmente in stato comatoso.Si era, però, ripreso subito, vista la sua forza ardente.
Durante il suo ricovero, Izuku, si era fatto coraggio ed era uscito di casa, sotto lo sguardo sorpreso della madre. Si era diretto con passo incerto in ospedale, domandando al reparto informazioni in quale stanza fosse Bakugou Katsuki. La giovane infermiera dai capelli rossicci gli aveva risposto, chiedendogli, con un luccichio di ammirazione negli occhi, se era amico di quel ragazzo dotato di tanta audacia. Lui, abbassando lo sguardo, aveva negato, scuotendo il capo, affermando a voce bassa che erano solo vecchi conoscenti. Dopodiché, senza neanche salutare o guardare la donna, aveva lasciato la sala e si era diretto verso i numerosi corridoi, salendo almeno due rampe di scale. Il cuore rombava forte nel petto, ma forse era solo quello sforzo fisico provocato da quei due piani fatti a piedi.

Con il respiro trattenuto si era avvicinato alla porta della camera designata dall'infermiera. Aveva allungato la mano, stranamente tremante, afferando la maniglia, pronto a spingerla.

DEKU”

Non successe niente.
La mano veniva stretta attorno a quel pezzo di metallo, senza però riuscire a forzarlo.
Perchè era lì?

Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”

 

Strinse i denti. Perchè lo era andato a trovare!?
Spalancò gli occhi, rendendosi contro del suo pensiero crudele. Lui voleva bene a Kacchan, nonostante le brutte frasi con cui lo tormentava da molti anni...

O forse è solo il senso di colpa che hai per non essere riuscito a fare niente?

O forse... ti è piaciuto, non riuscire a fare niente per quello là?

 

Si era allontanato dalla maniglia con un gemito di paura, scottato dalla sua stessa mente. Aveva corso verso le scale, facendole saltando e quasi cadendo, sfrecciando via dall'ospedale come un razzo.

Era scappato, di nuovo.



Ora, Midoriya, si ritrovava di nuovo nel buio della sua stanza, con la faccia schiacciata sul cuscino, mentre lottava contro la sua stessa mente. Contro un sé stesso che sarebbe voluto intervenire per salvare Bakugou e che lo criticava per i brutti pensieri avuti quel pomeriggio, insultandolo e definendolo un inutile umano debole e vigliacco.
E, tra le coperte, cercava di distruggere la parte di sé che più lo spaventava. Una parte di sé che gli ripeteva di aver fatto bene ad andarsene, non salvando quello che era stato il suo aguzzino per anni.
Si strinse le mani tra i capelli e soppresse un urlo tra le lacrime, che continuavano a sgorgare senza controllo.
Ormai non si riconosceva più.
Lui non era così.

Cosa gli stava accadendo?

Con un movimento fulmineo si alzò e, incespicando nel buio, raggiunse la sedia della scrivania e, con essa, il computer. Lo accese, mentre i suoi occhi si riempivano ancora una volta di lacrime. Con il mouse tremante cliccò, sul desktop, un video che conosceva molto bene.


Avete visto?! Ha già salvato cento persone! Incredibile!”

Izuku si accartocciò sul tavolo, la schiena piegata, la fronte sulla superficie legnosa, gli occhi brucianti.

Sta ridendo di gusto!!”

I pugni chiusi contro il tavolo e le nocche bianche.

Non preoccupatevi, volete sapere perchè?”

La bocca martoriata e i denti stretti in modo quasi doloroso.

Perchè ora ci sono qui-”





Un frastuono proruppe nella camera, lo schermo ormai ridotto a piccole schegge all'interno della mano sanguinante di Midoriya. Nonostante il vetro tagliente dentro la pelle, il dolore, il giovane ragazzo, non lo sentiva. Non percepiva più niente, solo l'uragano nella sua mente, accompagnato da singhiozzi aspri e cruenti. Si alzò irruento dalla sedia, facendola cascare a terra e senza aspettare oltre, non preoccupandosi di essere in pigiama, a grandi passi uscì dalla camera, raggiungendo la porta d'ingresso.

“I-izuku?”

Mentre, chinato in avanti, si stava mettendo le scarpe senza neanche allacciarle, sentì la voce spaventata di sua madre dietro di lui.
“C-che stai facendo? Cos'hai? Ti senti male?!” Frettolosamente lo raggiunse, poggiando le sue delicate mani sulle spalle rigide del figlio. Quest'ultimo si alzò bruscamente rivolgendole il sorriso più finto che avesse mai fatto. Così finto da sembrare, nell'oscurità della casa, persino rassicurante.
“Va tutto bene mamma, ho solo fatto un incubo... ho bisogno di una boccata d'aria”

La donna strabuzzò gli occhi alla vista di un liquido scarlatto che gocciolava con suono macabro sul pavimento in legno. Seguì la scia, ritrovandosi ad osservare la macchia scura impressa indelebilmente sulla pelle e i vestiti del ragazzo “M-ma la tua mano sanguina!!”

Senza degnarla di una risposta, Izuku prese il suo giubbotto e uscì, mentre la signora Midoriya ancora lo chiamava in pensiero e con le lacrime agli occhi.

 

 

Aveva corso a lungo per quelle strade deserte, circondate da alberi imponenti, illuminati dalla luce giallastra dei lampioni. Ignorava il dolore pulsante della mano e le fitte ai muscoli affaticati.

Non preoccupatevi, volete sapere perchè? Perchè ora ci sono qui io.”

Si accorse di star piovendo solo quando, a causa dei lacci non legati e delle gambe debilitate, scivolò sulle ginocchia e sui gomiti, sbucciandoli. Le gocce di pioggia, dure come pietre, si schiantarono sulla sua schiena, inzuppandogli i vestiti nell'aria gelida della notte.

Perchè ora ci sono qui io.”

Dove? Eh, All Might? Dove sei?
Come poteva definirsi un hero? Lui, un uomo che con le sue parole arroganti, lo aveva distrutto in quel modo?
Come?
Era quello il significato di eroe? Una persona muscolosa piena di soldi e gloria?
Midoriya era sempre stato convinto che un eroe si definiva tale perchè salvava le persone, da qualsiasi situazione, non solo fisica, ma anche mentale. Gli eroi dovevano donare sogni, non distruggerli.
Perchè gli uomini vanno avanti a sogni. Vanno avanti con le speranze e con i buoni propositi.

Potresti farcela anche senza poteri? No, mi dispiace-”

E lui, che ora non aveva niente di tutto quello, come poteva andare avanti? Come poteva anche solo immaginare di vivere una vita normale, in quello stato? Era solo un mediocre scarto della società, senza poteri, senza niente.

Mi dispiace Izuku!”

Anche sua madre lo aveva confermato, con quella frase sottintesa, insieme a quell'individuo che definiva il suo idolo.

Cosa gli restava ora?

Il suo corpo infreddolito, ormai, si rifiutava di muoversi e il ragazzo si ritrovò a singhiozzare agonizzante, mescolandosi con il rumore della pioggia e sentendo tutte le scariche di dolore, provenienti dagli arti che prima aveva ignorato.

Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”

Forse avrebbe dovut-

 

I suoi pensieri vennero interrotti. Non sentiva più la pioggia gelida infrangersi sugli indumenti già fradici. Alzò lentamente lo sguardo.
I contorni di una figura imponente ed elegante, nella penombra, si stagliavano sopra di lui, proteggendolo con un ombrello. Un ultimo singhiozzo gli uscì dalla gola graffiante e spostò di nuovo lo sguardò stanco, seguendo il movimento dell'individuo.

Quella mano sconosciuta, come una salvezza, si tese verso di lui, pronta a ricevere e condividere tutto il dolore del ragazzo, come nessun altro avesse mai fatto.

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Capitolo 3
*** Chapter II: And so, why? ***


CHAPTER II: AND SO, WHY?



“Levatevi dai piedi.”

Le parole di Bakugou proruppero aggressive e scontrose come sempre, mentre stava rigidamente fermo davanti all'entrata della classe, con l'abituale espressione aggrottata in volto.
Buongiorno Brò!” rispose allegro, noncurante del tono dell'altro, Kirishima, mostrando con un ampio sorriso i denti appuntiti. A bloccare l'entrata con il rosso c'era, come di consueto, il fidato amico Kaminari.
“Buongiorno un cazzo.” grugnì il biondo, facendosi spazio tra i due con brute spallate.
Quando arrivò al suo amato terzo banco vicino alla finestra, cadde letteralmente sulla sedia, mettendosi comodo e sbattendo i piedi sopra la superficie legnosa, ghignando sfrontato all'occhiataccia di quel perfettino di Iida.
“Baku-” fece per rimproverarlo il ragazzo occhialuto.
“Stai zitto, polpaccio-man.” ringhiò Katsuki, rigirando gli occhi verso il soffitto dell'aula.
“Come hai osato chiamarmi!?” il volto dell'altro venne sfigurato dalla rabbia, mentre le vene pulsavano sulla fronte corrugata.
“Hai sentito bene, quattr'occhi!”
Tenya lo irritava, così tanto che gli avrebbe sfracellato la testa contro la lavagna, più e più volte. Con quel comportamento da soldatino rispettoso delle regole, lo innervosiva anche di più di quanto faceva lui.

“Ai vostri posti, subito. E fate silenzio.”
Fece il suo ingresso, con la sua voce seriosa, perennemente annoiata, ed il viso segnato dalle solite occhiaie scure, il professore Aizawa, posizionandosi dietro la cattedra. I ragazzi, seguiti dallo sguardo duro dell'insegnante, presero rapidamente posto, ammutolendosi.
“Cosa faremo oggi, sensei?” chiese, alzando frettolosamente la mano, la dolce Uraraka, con gli occhi che brillavano di curiosità. Tutti gli alunni -o meglio: quasi tutti- tesero le orecchie, speranzosi.
“Vi eserciterete per il salvataggio.” rispose neutrale, mostrando la parola colorata «Rescue» scritta su un piccolo cartoncino, che aveva tirato fuori da non si sa dove. “Disastri, naufragi, un po' di tutto. Vi supervisioneremo io, All Might e un'altra persona. Così è stato deciso.” continuò, strascicando quelle parole, inespressivo.
Gli allievi si lasciarono sfuggire un'esclamazione collettiva di meraviglia.
Katsuki borbottò, strafottente, mentre tutti i suoi compagni parlottavano di come sarebbe stato utile quell'addestramento per diventare degli eroi di tutto rispetto. A lui, invece, sembrava uno spreco di tempo inutile: voleva combattere, non giocare al principe azzurro che salva le varie principessine rinchiuse nelle torri.
I suoni che lo circondavano divennero sempre più ovattati, mentre la sua concentrazione si spostava fuori, al di là del vetro spesso, osservando le fronde verdi degli alberi e il cielo chiaro e limpido, attraversato solo dagli uccelli in volo.

 

È davvero una bella giornata, eh, Kacchan?” il bambino dai ciuffi ribelli e scompigliati per la leggera brezza, sorrise, mentre, seduto sull'erba, aveva gli occhi smeraldini rivolti all'azzurro del cielo.
Piantala Deku, è una giornata noiosa come le altre” sbadigliò seccato il secondo bambino disteso su un fianco, con i capelli chiari come il grano.
A me invece piacciono tuuutte le giornate!!” esclamò l'altro e marcò il “tutte” aprendo le sottili braccia, buttandosi al suolo, accanto al compagno di giochi.
E perché?” lo guardò stranito, ma allo stesso tempo curioso, il biondino.
Il gracile bambino si girò verso l'amico con un ampio sorriso, il verde brillante dell'iride si fuse con lo scarlatto.

Perché ci sei tu!”

 


“Bakugou! Oi!”

Si ridestò bruscamente dai suoi pensieri, interrotto da Sero, che aveva osato perfino scuoterlo.

“Cosa vuoi?!” lo aggredì, con un'insana rabbia a riscaldargli le membra.
“Ti-ti eri incantato...il professore ha-ha detto di cambiarci e di metterci i nostri costumi...se-se lo vogliamo” balbettò velocemente il compagno, grattandosi, visibilmente a disagio, una guancia e scappando a cambiarsi subito dopo.
Idiota.
Pensò arrabbiato, osservando il ragazzo fuggire. Ma poi, perché era così tanto arrabbiato?
Bakugou scosse il capo, lui infondo era sempre irritato.

*              *             *

Ormai il ragazzo non ce la faceva più. Odiava tutto quel branco di imbecilli, che, neanche su un maledetto pullman, chiudevano la bocca per un secondo. Il loro chiacchiericcio era insopportabile, l'unica soluzione che aveva trovato, per non saltare addosso ai suoi compagni e staccargli la lingua, era guardare fuori dal finestrino, facendo grandi respiri e cercando di concentrarsi sul paesaggio. Anche se in verità non lo stava neanche notando, tanto era preso dai suoi pensieri.
Aveva ricordato quel momento con lui.
Gli era tornato in mente. Di nuovo.
Bakugou si ritrovava a pensarlo sempre, continuamente. Senza però volerlo ammettere realmente. Stringeva i pugni, quando accadeva, e si arrabbiava.
Si arrabbiava da morire, molto più del solito.
Perché la sua mente gli proiettava la sua immagine? Perché così insistentemente?
Katsuki Bakugou non poteva essere solo felice della sua scomparsa?
Finalmente si era tolto dai piedi quel debole moccioso. Doveva soltanto fare i salti di gioia.

E allora, perché non lo faceva?

Ormai era un anno. Da un anno non vedeva quella matassa di capelli sparsa sul banco. Da un anno non osservava il suo volto.
Quel volto così ricco di sfumature, che pareva uno specchio, in cui riusciva a leggere tutte le emozioni. Dalla paura, alla tristezza, alla rabbia. Tutti sentimenti che gli provocava. E lui amava essere la causa di quei cambi d'umore. Amava essere al centro del suo mondo.
Ma questo, non lo avrebbe mai detto a nessuno, neanche a se stesso.

Quando era successo, il telefono di casa, solitamente silenzioso, aveva cominciato a squillare ininterrottamente, ancora prima del sorgere dell'alba. Lui era solamente rimasto rannicchiato nel suo letto, nascosto tra le coperte, ascoltando la voce di sua madre,inizialmente arrabbiata per il sonno interrotto. Inaspettatamente, il tono nervoso della donna, si era tramutato in sbigottimento. Era la prima volta che, la signora Bakugou, correva in camera sua agitata e con il fiatone. Ma lui non ci aveva dato peso, aveva solamente sbuffato e imprecato, rimettendosi a dormire, ignorando la preoccupazione che aleggiava nella casa.
Quella stessa mattina si era svegliato normalmente, aveva risposto sempre male a sua madre, ed era andato a scuola. E lì, i suoi occhi si erano posati sul banco abbandonato a se stesso in mezzo all'aula. Quando era arrivato il momento dell'appello, lo aveva sentito. Quell' “assente!” si era insediato nella mente, rimbombando nelle orecchie. Ma, per la seconda volta, non ci aveva dato peso, scacciando qualsiasi pensiero come un insetto. Lui, quella settimana, era mancato spesso. Non era successo niente. E anche se fosse, perché gliene doveva importare qualcosa?

Non gli interessava quello che faceva.

E allora, perché sentiva le gambe tamburellare agitate e le mani che, sudate, prudevano come non mai?

Qualche stronzo mi avrà attaccato una strana influenza. Aveva liquidato così, senza un filo logico, la faccenda

 

Dopo un mese dalla sua scomparsa, forse, aveva cominciato a capire che quell'ansia perenne, che lo faceva diventare più irrequieto e aggressivo del solito, non era soltanto influenza.
Ma si era rifiutato categoricamente di associare la sua assenza, agli stati d'animo che provava.
Quel tipo non era mai contato nulla per lui. Nulla.

E allora, perché sentiva il bisogno di ripeterselo come un mantra?

 

Alla fine però, a quelle domande, che la sua mente insidiosa fabbricava, non trovava risposta. Anzi, lui, la risposta, non la voleva trovare. Era inutile.

A cosa serviva una risposta inutile a delle domande inutili?

 

“Se si parla di abilità spettacolari, però, ci sono Bakugou e Todoroki!”
La voce fastidiosamente acuta di Kirishima gli perforò il timpano.
Nonostante “il complimento”, imprecò leggermente, lanciando al gruppetto seduto davanti a lui, una rapida occhiataccia, decidendo di ignorarli completamente.
“Ma Bakugou-chan è sempre arrabbiato, non credo proprio che diventerà mai popolare.” esclamò Tsuyu, spostando un dito affusolato verso la larga bocca, pensierosa.
Si sentì andare a fuoco dalla rabbia. C-come osava!?
Ovviamente, com'era prevedibile, Katsuki iniziò a strillare frasi, dove almeno 3 parole su 4 erano imprecazioni ed insulti.
I compagni, per niente impauriti, continuarono a punzecchiarlo con varie prese in giro.

Ti stanno davvero prendendo in giro, Kacchan! Si vede che sei alla Yuuei!”

Avrebbe detto lui, sbalordito.

 

Bakugou si bloccò con un'espressione scioccata e corrugata in volto, i vari insulti, indirizzati a tutti coloro che sedevano sul pullman, gli morirono in gola, sostituiti dal respiro pesante.

Che diavolo pensava!?

“Ti hanno morso la lingua, testa calda?” lo sbeffeggiò Kaminari, accorgendosi del suo repentino cambio d'umore.

“Ora vedremo chi morderà chi, ti ammazzo bastardo!” si riprese Katsuki, alzandosi del tutto dal suo posto e dirigendosi minaccioso verso l'altro.

 

E tornò tutto alla normalità

O forse no?

 

 


*                *               *

In quella stanza ombrosa si pareva soffocare. L'aria, intrinseca di angusta paura e odore ferroso, perforava i polmoni con prepotenza. Ma era così abituale quella situazione, che la trovava estremamente piacevole.
Si, era estremamente piacevole guardare, nonostante l'oscurità, gli occhi sbarrati e le bocche spalancate che chiedevano pietà. Ed era proprio per quelle suppliche singhiozzanti, che diveniva molto più eccitante perforare le carni con gli aghi acuminati delle siringhe. Sentire l'arma farsi strada lentamente nei diversi strati di pelle, con quell'impercettibile rumore di rotto, era la sensazione più estasiante che avesse mai sperimentato. Allo stesso tempo, tagliare quei corpi così malleabili, quasi di cera, era sorprendentemente inebriante.

Nonostante giocasse ogni giorno, era divertente.
Ma l'apatica sensazione, che stava cominciando a percepire, non era piacevole.

No. Per niente.

Stava iniziando ad annoiarsi, a morte.
E questo. Questo non era affatto divertente.

Ma per fortuna non doveva temere, ora avrebbe giocato con altro. Con giocattoli di prima scelta.

E non vedeva l'ora.



 



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Angolo nonhofantasiaYEH

OH-OH-OH Buona domenica a tutti!

Andato bene il fine settimana? Io, nonostante gli impegni, non ho fatto un genuino ciufolo, e come punizione divina, per la mia nullafacenza cronica, mi sono spuntate delle bolle orribili sul collo -WTF?!-
Come avrete notato, in questo capitolo c'è stato un enorme salto temporale, dove mi sono focalizzata di più su Katsuki (spero non sia troppo OOC) ed ho ripreso anche alcune parti dell'anime.
Sicuramente aggiornerò la prossima domenica, perché questa settimana sono davvero impegnata, chiedo venia! Vi assicuro però che questo è solo il “capitolo tranquillo” prima della tempesta ;)

Aspetto con ansia le vostre recensioni, ve se ama soooo much!

Byee <3

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Capitolo 4
*** Chapter III: The Beginning ***


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CHAPTER III: THE BEGINNING


“In questa lezione imparerete come utilizzare le vostre unicità per salvare delle vite!” pronunciò solennemente lo Space Hero, Numero Tredici, posizionato davanti agli studenti.

Bakugou era lì da almeno venti minuti e, oltre a sentire questi futili discorsi da femminucce, non stava facendo assolutamente niente. Percepiva il corpo fremere, carico dalla voglia di mettersi in azione, sfidando i suoi limiti in quei grandi campi di addestramento. Al termine di quella giornata doveva tornare completamente stremato, così tanto da non riuscire più a pensare a niente, se non a buttarsi sotto il getto caldo della doccia e poi tra le coperte, affondando la testa tra i suoi soffici cuscini.
Gli altri allievi ascoltarono lo Space Hero, in un ammirevole silenzio carico di speranze e aspettative, per poi lasciarsi andare, applaudendo commossi all'incoraggiante discorso del docente. Katsuki ghignò, sfregandosi velocemente le mani e sentendole vibrare eccitate, pronto come non mai ad un po' di movimento rigenerativo. Voltò, come spinto da una forza superiore, la testa, focalizzandosi su un punto, lasciato completamente vuoto in mezzo a tutti i suoi compagni.

Quasi riusciva ad immaginarselo, lì con lui, ad ascoltare quei ridicoli discorsi, con le sue solite lacrime, depositate negli occhi luminosi, e le dolci labbra increspate in un tenero sorriso, così fragile ma allo stesso tempo così potente da far sciogliere i cuori di tutte le persone.

Il biondo scosse la testa, imponendosi di concentrarsi e smetterla con quei pensieri ridicoli.
Il professore Aizawa, rimasto fino ad allora quietamente appoggiato su una colonna, alzò il busto, pronto per aggiungere qualcosa.

Ed è sorprendente come la vita ti inganni, come riesca a capovolgere tutto in un battito di ciglia; come la più tranquilla delle giornate possa trasformarsi nella più orribile.

Fu un attimo e la situazione precipitò.
Con un ronzio le luci dell'edificio si affievolirono fino ad arrestarsi. Tutto il sistema elettrico si bloccò, così come le porte e i sensori.
I presenti si irrigidirono confusi e, quando Aizawa capì, i suoi occhi si spalancarono, agghiacciati da una terribile consapevolezza.
In pochi secondi, che parvero scorrere come lenti minuti, da scuri portali, simili come aspetto a dei buchi neri, fecero la loro entrata numerose e inquietanti creature di ogni genere e forma.
Bakugou, sorpreso da quello che stava accadendo, osservando il professore indossare senza esitazione i suoi occhiali gialli, si riprese velocemente dallo sconcerto iniziale e, con molto sangue freddo, preparò la sua mente ed il suo corpo alla battaglia che stava per avvenire in quella stessa struttura per aspiranti eroi.

“Quelli sono super cattivi.”

Le parole di Aizawa percorsero, come un brivido, le spine dorsali degli studenti scioccati.
Sotto i loro sguardi turbati, quelle creature continuavano ad uscire a fiotti dai portali.



Posizionato al centro di tutto quel putiferio, immobile, con la schiena rilassata, leggermente piegata e portata in avanti, Shigaraki scrutava la situazione con aria impassibile.

“All Might non pare essere qui, Shigaraki...” alle sue spalle il portale si rimpicciolì, prendendo delle sembianze quasi umane.


Quando attaccherete All Might non sarà presente.”
Il proprietario di quella voce accavallò sensualmente le gambe da sotto il tavolo, appoggiando tutti e due i gomiti sulla dura superficie legnosa, con i palmi delicati a sorreggergli il viso di porcellana, piegato innaturalmente di lato.

Come fai a dirlo con certezza?”

A quella domanda diffidente, si inumidì le labbra sottili con la lingua.

Solo un presentimento” ridacchiò.

 

Come aveva previsto, d'altronde. Basterà uccidere tutti quegli insetti per farlo accorrere.” pronunciò Tomura, con tono incrinato e divertito. Cambiò, però, repentinamente umore: “A proposito, dov'è quel moccioso, Kurogiri?” continuò serioso e, se non ci fosse stata quell'inquietante mano a coprirgli quasi interamente il volto, si sarebbero visti, tra le labbra secche e screpolate, i suoi denti digrignarsi, irritati. Il suo collò cominciò a prudere e le dita si mossero impercettibilmente.
Shigaraki non aveva neanche avuto bisogno di girarsi per controllare se lui fosse presente.

Come se non lo conoscesse abbastanza, quel moccioso.

“Arriverà” rispose semplicemente Kurogiri, fiducioso. Ed era vero, sarebbe arrivato, non li avrebbe mai abbandonati. Ma era stato lui ad architettare quel piano, prevedendo ed elaborando le mosse che avrebbero compiuto tutti quegli eroi inutili. E, ovviamente, meritava un'entrata d'effetto, degna della sua mente laboriosa.
Un bambino che si da le arie.
Pensò Shigaraki, ma nonostante ciò, sogghignò sotto la mano a cui tanto teneva morbosamente. L'avrebbe voluto ridurre in cenere, quel marmocchio, ma non poteva fare a meno di reputarlo indispensabile nella squadra, per la sua riconosciuta intelligenza e la sua abilità nell'osservazione. Molti giorni erano passati da allora, ma ancora ricordava perfettamente il fulmine in quel cielo piovigginoso, che era improvvisamente piombato davanti al suo cospetto, in quel bar malandato e ammuffito. Un tenue ed instabile fulmine, con un potenziale dirompente. E Tomura, furioso, lo sapeva benissimo, non era neanche servito vedere come il Maestro lo aveva raccolto delicatamente dal putrido suolo, accarezzandolo come uno dei più fragili gigli. L'aveva capito e basta, forse intuendolo da quei penetranti occhi stanchi, ricolmi di disprezzo e lucenti di pazzia. Quelle gemme verdognole erano così simili alle sue; così rigonfie di dolore da farlo ridere senza freni.

Già lo odiava, ma niente avrebbe ripagato la dolce visione di quei candidi petali, contaminati dal peccato cremisi.

 

 

“Hanno inibito i sensori e tutto l'impianto elettrico.” osservò Todoroki. “È un attacco a sorpresa accuratamente studiato. Anche troppo.”
“Numero Tredici, proteggili.” disse soltanto Aizawa, mentre lo Space Hero, come ordinatogli, si mise sulla difensiva davanti agli studenti. Tutto quello che stava accadendo era terrificante, ma Bakugou non provava paura, o almeno, non lo mostrava. Aveva un'insana voglia di combattere, di ridurre tutto in cenere, e questo bastava per fargli dimenticare il panico che aleggiava nell'aria.
“Non penserà di fare tutto da solo, eh sensei!?” ringhiò, pronto all'azione, ma il professore, non ascoltandolo minimamente, si era già lanciato contro i nemici.

 


“Sta andando tutto come programmato, decisamente troppo facile.” borbottò Shigaraki, annoiandosi a guardare le sue pedine, annientate da Eraserhead.

“Disperdili.” ordinò rivolto a Kurogiri, che non se lo fece ripetere due volte e scomparve come fumo dissolto nell'aria gelida.

 

 

A questo punto Kurogiri li disperderà.” le labbra si mossero suadenti.

Mi raccomando, niente chiacchiere inutili, o Numero Tredici proverà a risucchiarti.” spiegò, rivolto al Warp Gate, portandosi teatralmente un dito affusolato al mento spigoloso.

I cupi occhi smeraldini, circondati da profonde occhiaie, intercettarono il collega.

Ricordati le informazioni che ti ho detto, Kurogiri.”

 

 

 

 

Bakugou, stringendo i denti, aveva obbedito alla sua razionalità, che, a discapito del corpo fremente dalla voglia di combattere, l'aveva spinto a seguire gli altri, nella corsa verso l'uscita da quell'ormai campo di battaglia. Volse la testa di lato, guardando, dietro di sé, la figura sfuggente del professore Aizawa farsi sempre più piccola, mentre cercava di proteggerli, nel fragore causato dallo scontro.

I ragazzi, con la fronte aggrottata dal sudore e gli occhi ridotti a sottili fessure, riuscivano a intravederla, quella salvezza. Era così vicina da poterla quasi afferrare allungando il braccio. Le dita, però, non riuscirono neanche a sfiorarla.
Il tempo parve rallentare fino a bloccarsi.
In pochi secondi il muro di nebbia scura si frappose tra i ragazzi e quell'ormai futile via di fuga, imprigionandoli.
Katsuki, tra le urla agghiaccianti dei suoi compagni, vide solo le tenebre.


Il respiro si bloccò in gola, istintivamente aprì la bocca per prendere quanto più ossigeno potesse. Non appena le sue labbra si dischiusero, la sua lingua tastò solo l'acqua, che agevolmente si fece strada attraverso la gola, soffocando in una morsa inarrestabile i suoi polmoni.
I suoi occhi si aprirono di scatto, le iridi cremisi oscillarono febbrilmente e Katsuki, nonostante la vista offuscata, si rece conto, atterrito, di essere sommerso dall'acqua. I suoi arti si mossero automaticamente, muovendosi freneticamente verso l'alto, cercando di raggiungere la superficie per poter finalmente respirare, mentre i suoi polmoni bruciavano dolorosamente senza tregua. Dopo degli ultimi febbrili movimenti, sentì i suoi muscoli abbandonarlo, rifiutandosi di rispondere ai suoi comandi. L'oscurità avvolse la sua mente e, lentamente, Katsuki cominciò a perdere conoscenza, affondando sempre più verso l'abisso. In un ultimo sprazzo di lucidità, dei capelli rossicci invasero la sua visuale e il suo corpo venne afferrato con forza e strattonato.

 

 

 

“Bakugou! Oi!”

Una voce seccantemente acuta lo riscosse. Il corpo, intorpidito e disteso su una dura superficie, venne sfiorato, finalmente, dall'aria fresca. Il suo torace si riscosse, facendogli tossire convulsamente tutta l'acqua che si era annidata nelle membra, mentre provava ad alzarsi, caricando il peso sugli avambracci.
“Respira, per fortuna.” si inserì nelle sue orecchie un'altra voce fastidiosamente conosciuta. Le palpebre si aprirono lentamente, venendo abbagliate dalla luce. Bakugou le sentì pesanti come dei macigni, mentre i suoi muscoli contratti tremavano impercettibilmente. Il suo sguardo si spostò verso le due irritanti figure dinanzi a lui.
“Brò, stai meglio!?” si chinò verso di lui Kirishima.
“Non starmi tanto appiccicato, pezzo di merda” ruggì con voce roca e graffiante il biondo, prendendo grandi respiri e scostando bruscamente l'altro con una gomitata, alzandosi a fatica.
“Presumo di sì” sbuffò Iida, rispondendo alla domanda di Kirishima, mentre rigirava gli occhi verso l'alto.
“Dove cazzo sono?” Katsuki si guardò intorno. Era su una fottuta nave.

Ma che diavolo...

“Quel super cattivo ci ha dispersi tutti. Io sono finito sulla nave, mentre voi in acqua. Kirishima ti ha salvato dall'affogamento, portandoti qua” spiegò breve e coinciso Tenya, sistemandosi gli occhiali con l'indice della mano destra.
Katsuki ignorò bellamente il suo compagno, dirigendosi verso il bordo della nave, guardando i cattivi,che aspettavano immersi nell'acqua, simili ad avvoltoi che attendono in agguato, pronti a gustare i rimasugli delle carcasse putrefatte.
“Siamo proprio in un bel guaio, eh?..” ridacchiò, visibilmente preoccupato, Kirishima, massaggiandosi la nuca.
“Basterà farli fuori tutti!”
Le labbra del biondo si deformarono in un ampio ghignò, mostrando gli affilati e pericolosi incisivi. Contrariamente alle sue aspettative, però, dalle sue mani non si generò nessuna delle straordinarie esplosioni di cui andava tanto fiero.
“Eh!?” esclamò, portandosi il braccio davanti al viso, osservando di sbieco il suo enorme guantone a forma di granata. Lo scosse violentemente, infuriato nel vedere dell'abbondante acqua sgorgare dall'interno del costume.
“Merda!” urlò, rosso in volto dalla rabbia. “Maledetti stronzi! Ora vedrete come vi ammazzo bastardi!” continuò, sporgendosi dal parapetto, agitando il pugno in aria, mentre i nemici lo guardavano come se fosse un fenomeno da baraccone.
“Calmati Bakugou.” lo afferrò per la spalla Iida, tirandolo verso l'interno della nave.
“Non dirmi cosa fare, deficiente!” Katsuki gli sputò quelle parole acide dritte in faccia, scansando brutalmente la mano stretta e appoggiata sulla sua spalla, guardandolo corrucciato dal basso della sua statura.
Nonostante le parole furiose rivolte verso il compagno, Bakugou, con le braccia conserte, si ammutolì, pensieroso.

Il loro dannato piano, come aveva già detto il bastardo a metà, era stato ben architettato. Ma per cosa avevano organizzato tutto questo?

Qual'era lo scopo?

Vi supervisioneremo io, All Might e un'altra persona. Così è stato deciso.”

La frase detta quella stessa mattina dal professore Aizawa gli ritornò prepotentemente in testa.

 

All Might.

 

Dov'era All Might?

 

In quell'istante tutto gli fu chiaro.
La sua bocca si mosse da sola, dando vita al pensiero che aveva solcato la sua mente.

“Vogliono All Might.”

Kirishima e Tenya lo guardarono perplessi.
“Eh?” proruppe il rosso confuso.
Iida appoggiò il mento sulla sua mano, riflettendo “In effetti, stamattina, Aizawa sensei ha detto che ci sarebbe stato anche All Might oggi...”
Eijirou fece scorrere lo sguardò dal biondo al ragazzo occhialuto. “Ma perché dovrebbero volere proprio All Might?” arricciò le labbra, dubbioso.
“Sveglia, coglione.” sibilò Bakugou, digrignando i denti, fissandolo seriamente “All Might è l'eroe numero uno, è il simbolo della pace. Quale cattivo non vorrebbe farlo fuori?” domandò retoricamente, spostando la sua attenzione ai nemici, ancora appostati immobili in acqua.
“Quelle merde là sotto sicuramente avevano pensato ad una battaglia sottomarina”
Kirishima si pietrificò “Hanno organizzato il tutto conoscendo la struttura...Si sono davvero dati da fare...”
Katsuki si guardò i guantoni, ancora bagnati. Spalancò gli occhi.
“Sanno delle nostre unicità.”
Quella gelida consapevolezza congelò sul posto tutti e tre i ragazzi.
“Se l'acqua entrasse nei miei motori...” Tenya parlò tenendo lo sguardo fermo ad un punto imprecisato.
“La mia unicità non serve a niente in questo contesto...” continuò Kirishima, le mani strette in dei pugni serrati.
“Questa stupida roba è inutilizzabile!” la voce di Bakugou fuoriuscì gutturale e ringhiante, mentre gli umidi guantoni a forma di granata venivano strappati e lanciati con forza da qualche parte sulla nave.




Mi sono stufato! Vediamo di finirla!”

 

Un macabro suono metallico tuonò improvvisamente, accompagnato dai fumi plumbei provenienti dall'interno della nave.
L'imbarcazione, cominciando a vibrare, si inclinò pericolosamente, frantumandosi in due. I ragazzi, per non rischiare di cadere nell'acqua, si accovacciarono.
“Hanno spezzato la nave!” gridò Kirishima, per farsi sentire nonostante il forte rumore.
“Dobbiamo fare qualcosa immediatamente!” rispose Tenya, con il sudore ad imperlargli le tempie.

Bakugou digrignò i denti. Pensa Katsuki, pensa. Dannazione.

Cosa farebbe lui?

Le sue mani, strette al tal punto da far sbiancare le nocche, si aprirono. Il ragazzo osservò i suoi palmi, ormai asciutti dall'acqua ma sudaticci. Le sue labbra si piegarono in un ghigno che lasciava poco spazio all'immaginazione.


“Pronti per volare, deficienti?”

 

 

 

 

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Angolo HHHHHELP

Eccomi qua! Scusatemi per il leggero ritardo, ma con i vari impegni e l'influenza (“qualche stronzo mi ha attaccato l'influenza” come direbbe qualcuno che conosciamo bene >-<) non sono riuscita a completare il capitolo in tempo. Devo dire che la stesura è stata davvero critica, nonostante abbia in mente tutta la storia -fino alla fine-, non sapevo come descrivere le varie situazioni.
Fatemi sapere se questo capitolo è venuto di schifo (molto probabilmente si) oppure vi è piaciuto!
Aggiornerò, FORSE, la prossima domenica, non lo dico con sicurezza perché non voglio illudervi T.T.

(Scriverò con certezza la data dell'aggiornamento sul mio profilo di wattpad, quindi se volete passate a dare un'occhiata ogni tanto → https://www.wattpad.com/user/Soul_s24/activity)

BACINI FOR EVERYONE!

Alla prossima <3

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Capitolo 5
*** Chapter IV: Thunder ***


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Sai che dovresti cercare di capire ALMENO qualcosa prima del compito di matematica, vero?”
AH AH AH si certo Coscienza, come no. Ho altro da fare io! HO UNA SHIP DA PORTARE A TERMINE. FUCK YOU PROF.

 

[Cit. La storia di come ho preso 3 a matematica]

 

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CHAPTER IV: THUNDER

 



“Non penso sia una buona idea...” esclamò Tenya, tremante, mentre si posizionava dalla parte opposta di quello che restava della nave.
“Muoviti e accendi quei polpacci!” gridò in risposta Bakugou, dal parapetto della prua, vicino ad un Kirishima ansioso e preoccupato.
L'imbarcazione, se ormai si poteva definire tale, non avrebbe retto ancora per molto. Distrutta e fumante, si stava inclinando sempre di più. Ogni secondo che passava inesorabile era un passo verso la sconfitta e, molto probabilmente, la morte. I nemici, come squali, nuotavano intorno ai detriti, assaporando, finalmente, la disfatta dei tre marmocchi.
“Non so se riuscirò a portarv-” insistette Tenya. La sua voce arrivò come un sottile sussurro, inudibile alle orecchie dei compagni, a causa del frastuono. Bloccò a metà la frase. Era il capoclasse, doveva salvarli. Era una sua responsabilità e un suo compito.

Si, li avrebbe portati via da lì.

Con una nuova e sfavillante determinazione, le tremolanti braccia robuste si distesero, appoggiando pesantemente i palmi a terra. Con i muscoli imperlati di sudore e in tensione, piegò leggermente le gambe, pronte per scattare al minimo segnale, come una molla.
Il cuore tamburellava incessantemente nel petto, pompando adrenalina nel corpo che vibrava in agitazione.
Dopo aver esitato un ultimo prolungato istante,digrignò i denti. Gli occhi, da sotto le spesse lenti degli occhiali, brillarono di sicurezza e i muscoli reagirono, portando le gambe a slanciarsi velocemente in avanti, in una corsa verso quella meta ben precisa. I suoi due compagni, da puntini lontani si trasformarono in figure ben distinte, che vennero investite completamente dal suo corpo. Bakugou lo afferrò prontamente, portandosi con sé Kirishima. Tenya balzò sul parapetto della nave e si diede una potente spinta.
I suoi motori si accesero violentemente, portando tutti e tre ragazzi a librarsi in aria. I cattivi li guardarono sorpresi per quell'inaspettato gesto improvvisato.

“Stiamo volando!” gridò Kirishima, ridendo come un ebete.
“Stai zitto cretino” Bakugou, se avesse potuto, gli avrebbe tirato uno scappellotto dritto in mezzo a quella dura testaccia.
“N-non penso che reggerò ancora per molto!”
Non erano neanche arrivati a metà strada, verso un'indistinta terra ferma, che i motori li lasciarono inesorabilmente al loro destino. Ma, ovviamente, Katsuki non aveva lasciato nulla al caso.

Proprio quando percepì se stesso e i suoi compagni iniziare a precipitare, dalle sue mani sfociarono, dopo una lunga e quasi interminabile attesa, dirompenti esplosioni.

 

*           *           *

Shigaraki doveva ammetterlo: era estremamente divertente osservare quanto quell'eroe si impegnasse a sconfiggere le sue inutili pedine. Per non parlare del fatto che si stava autodistruggendo soltanto per proteggere i suoi piccoli e teneri studenti.

Ventiquattro...

Era uno spettacolo strabiliante. Ma, al contempo, assai stupido e noioso.

Venti...

Era arrivata l'ora del game over per quel pover'uomo.

Scattò in avanti.

Quindici.

Esattamente 5 secondi per realizzare il suo destino.Che lenta reazione...

Troppo stanco, Eraserhead?

 

Le numerose fasce vennero scacciate come futili e fastidiose mosche.

Nove...

Pensi di riuscire a bloccarmi con queste cose ridicole?

 

L'eroe, rifiutando di credersi alle strette per così poco, si diresse velocemente verso il nemico. Fronteggiandolo direttamente.

Cinque...

Ti ho in pugno, ancora non te ne rendi conto?

 

La mano si allungò pericolosamente in direzione del viso pallido e scarno di Eraserhead.

Uno...

 

L'attimo in cui l'eroe pensò di essere riuscito a schivare quell'attacco; l'attimo in cui credette di averla vinta, venne brutalmente fatto schiantare contro la verità.

Zero.

Scacco matto.

 

 

Un dolore lancinante si espanse dal gomito fino all'avambraccio, nello stesso momento in cui il palmo del nemico sfiorò il suo arto. Aizawa, con il viso oscurato dai capelli corvini, serrò i denti con forza per il dolore, sentendo il braccio sgretolarsi pigramente.
Shigaraki sporse il viso verso l'orecchio dell'insegnante.

“È difficile capirlo, ma c'è un istante in cui i tuoi capelli scendono.”

Gli occhi arrossati e doloranti, da sotto la maschera giallastra, si allargarono dalla sorpresa e le pupille cupe tremarono impercettibilmente.
“Non dovresti sforzarti così tanto, Eraserhead!” la sua voce incrinata perforò come un ago le orecchie dell'eroe.

 

“Sensei!” un urlo proruppe nel campo di battaglia, distraendo Shigaraki. Ancora immerso nell'acqua, Tenya, zuppo dalla testa ai piedi, guardava sconcertato quello che stava accadendo. Accanto a lui, con la paura ad aleggiare pesante nell'aria, si ergevano Bakugou e Kirishima.
Aizawa, sfruttando quel momento di sventatezza, si liberò, indietreggiando con un balzo dal cattivo e reggendosi l'arto che gridava pietà. Gli altri nemici, in gruppo, gli furono addosso.
Ormai l'uomo non riusciva più a sferrare attacchi, l'unica cosa che poteva fare era schivare, cercando di sopravvivere.
“Sai di non poter vincere in battaglie con così tanti nemici, nonostante questo ti sei buttato nella mischia per tranquillizzare i tuoi studenti...”
Tomura prese una pausa e, da sotto la mano, le sue labbra si aprirono in una rumorosa risata.

 

Bakugou, furioso, osservò la scena stringendo i pugni. Non sopportava di rimanere un semplice spettatore mentre quell'idiota del suo insegnante si faceva rompere a pezzettini.
Prese un profondo respiro, cercando di analizzare la situazione.

“I tuoi motori di merda non funzionano più, vero?” chiese, puntando le fredde iridi rubino su Iida.
“Ormai sono pieni d'acqua” il compagno fece vagare il febbrile sguardo, risentito e preoccupato.
“Non ci resta altra scelta.”

Non potevano più fare niente per impedire lo scontro. Dovevano combattere, non c'erano altre scelte o vie di fuga.

Katsuki esplose e, senza aspettare oltre, si lanciò contro Shigaraki. Ora si che si iniziava a ragionare. Finalmente un po' di azione tanto desiderata.

 

*           *           *

 

Kacchan!Kacchan!” gridò il bambino con i capelli scuri e sbarazzini, guardandolo con gli enormi occhi brillanti spalancati a dismisura.
“Che vuoi, Deku?” Il secondo bambino ringhiò indispettito, ignorandolo e continuando a salire sull'albero ricoperto di brina.

Il sole era sorto da poche ore, non spazzando ancora del tutto i residui delle tenebre. Ma, nonostante questo, i due intrepidi si erano ritrovati ancora un volta nel bosco per giocare, ignorando il freddo e i rimproveri delle madri.
Ho fatto un brutto sogno stanotte!” continuò il più gracile, gracchiando con un tono di voce più alto per farsi sentire, mentre osservava impaurito, da terra, il compagno arrampicarsi.
Un incubo?” il biondino gli rivolse finalmente la sua attenzione, retto su un ramo prominente, ma decisamente poco robusto.
L'altro annuì debolmente, guardando triste ed imbarazzato le sue mani delicate e minuscole.
Tu...tu morivi...” le abituali lacrime, appannando la vista, cominciarono a sgorgare su quel viso arrossato.
Non dire cavolate Deku!” interruppe quel ridicolo pianto con una risata, che più che essere derisoria, sembrava rassicurante.

Diventerò l'eroe numero uno, ricordi!?”

-Ti proteggerò!-

Un sottile scricchiolio e il ramo si ruppe.

 

*          *         *

 

Cercò di sferrare un pugno, prontamente bloccato da Tomura. Katsuki, però, si tirò indietro prima che l'arto venisse sgretolato, fulminando il nemico con lo sguardo carico di determinazione e rabbia.

Non morirò oggi. Diventerò l'eroe numero uno.

Te l'ho promesso,
Deku.

 

“Bakugou! Vai subito via da lì!” tuonò Aizawa e,senza più forze, cadde debolmente a terra, schiacciato dai nemici.

“Uno studente che difende un eroe, siamo caduti in basso, eh?”

Shigaraki non aveva riso mai così tanto in vita sua, davvero. Era una situazione alquanto comica vedere gli eroi e i loro futuri aspiranti messi alle strette in una situazione così tanto banale.
Doveva soltanto continuare ad aspettare che il famigerato simbolo della pace si facesse vivo per difendere la sua gente. E aveva la strana sensazione di non dover attendere ancora per molto.

Il rumore di numerosi passi interruppe i suoi pensieri. Alcuni allievi della IA erano riusciti a superare abilmente i nemici, raggiungendo il luogo dello scontro. I loro corpi tremavano per l'affaticamento e per la paura, lo sapeva; pure quello del giovane che aveva provato, poco prima, a tirargli avventatamente un pugno.
Shigaraki aveva già capito tutto di quello studente: anche se riusciva a nascondere le sue emozioni meglio degli altri, era pur vero che non poteva cancellarle.

Aveva sentito EraserHead chiamarlo per nome. Bakugou, giusto?

Non sottovalutare il biondino.” ridacchiò lascivamente il proprietario di quella voce, sorprendentemente soave e delicata.
Bakugou Katsuki ha un quirk molto potente, peccato sia troppo irriverente ed impulsivo.” strinse i denti e fece schioccare nervoso la lingua contro il palato.
Parli come se lo conoscessi.”

A quelle parole, l'aria divenne d'un tratto così gelida da riuscire a trafiggere la pelle di tutte le persone presenti nella stanza.

 

Sbagli, Tomura. Parlo come una persona che vuole la sua morte.”

 

 

 

Ecco perché quel nome gli era stranamente familiare.
Lui lo voleva morto stecchito.
Quell'illuminazione gli fece vibrare le membra.
Sarebbe stato ancora più dilettevole lasciare lo studente in vita, vedendo quell'odio percepibile crescere, macchiando completamente tutte le briciole rimaste di lucidità. Continuando a lasciarsi completamente andare al disprezzo, il marmocchio sarebbe impazzito, più di quanto lo era ora.

E niente lo soddisferebbe più del vederlo deteriorarsi inarrestabilmente.

 

“Ei bastardo, non ignorarmi!” ringhiò gutturale Katsuki, prima di investire Shigaraki in pieno, con una potente esplosione. Il cattivo venne scagliato in aria rapidamente, atterrando magistralmente in piedi qualche metro più indietro.
“E tu dovresti essere quello più forte!? Ma non farmi ridere!” lo derise il biondo, ghignando.
Gli studenti, spronati dalla mossa di Bakugou, cominciarono a contraccambiare gli attacchi dei nemici, nonostante il netto vantaggio numerico di quest'ultimi, in uno scontro senza precedenti.

 

“Shigaraki Tomura.” Alle spalle di Shigaraki si materializzò fulmineo Kurogiri. “Noto che i ragazzi sono sopravvissuti...”
“Lo Space Hero?” chiese, con una nota di disgusto, senza degnarsi neanche di voltare la testa verso il Warp Gate.
“Sono riuscito a metterlo fuori combattimento” rispose Kurogiri, venendo gratificato da un semplice mormorio di apprezzamento del ragazzo.
Quello non si degna ancora di arrivare, eh?” sputò quelle parole con disprezzo, grattandosi maniacalmente il collo pruriginoso, tracciando sotto le sue unghie graffi di sangue vivo e pulsante. “Beh, faccia come vuole.” continuò, smettendo di torturarsi.

“Tu con quella mano in faccia! Smettila di ignorarmi e combatti, coglione!” Katsuki cercò di attaccarlo ancora con una delle sue esplosioni, ma altre creature glielo impedirono, distraendolo dal suo bersaglio principale.

Tomura cominciava davvero ad odiarlo, quel bambino, stava cercando in tutti i modi di provocarlo, per spingerlo ad un'azione impulsiva e sicuramente pentita.
Non gli piaceva per niente come lo sottovalutava, era, ovviamente, più intelligente di così. Non si sarebbe di certo fatto accecare dalla rabbia per le parole futili di un insignificante studente.
Si guardò intorno, i suoi sottoposti stavano venendo annientati uno per uno. Avevano commesso un errore a scegliere di arruolare quegli scarti della società, così deboli da venir sconfitti da dei ragazzini di neanche 15 anni.

Eppure anche lui ha 15 anni.Che cosa buffa.

A volte se la dimenticava proprio, la sua vera età. Ma cosa poteva farci se non dimostrava per niente quei pochi anni?

E pensare che quei ragazzini, impegnati a combattere, non sono altro che adolescenti normali, che vanno serenamente a scuola, lanciano sfuriate ai genitori, arrossiscono pensando alla loro prima “cotta” e sognano ad occhi aperti i loro obiettivi.

E poi c'era lui, a cui, con superiorità e presunzione, era stato negato dal principio tutto questo.
Un ragazzo a cui la normalità era stata bruciata insieme ai sogni e che, ora, causava solo morte e distruzione.
 

D'altronde le lacrime fanno crescere velocemente, molto più dei sorrisi.

 



“All Might non arriverà. È inutile restare qui. Game over” pronunciò rauco, osservando con sufficienza le pedine perire su quell'immensa scacchiera. Peccato, non avevano neanche sfoderato la loro arma migliore. Ma prima...

Bakugou era troppo impegnato a carbonizzare tutti quei nemici e se ne rese conto quando ormai era troppo tardi. Dalla sua gola non uscì altro che un terrorizzante urlo sordo.

Pochi metri distante da lui, Uraraka, stava per essere distrutta.

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice -non ho più immaginazione, i'm so sorry-
Capitolino piuttosto corto...scusatemi davvero! Non l'ho nemmeno riletto, ho avuto problemi personali in questi giorni che mi hanno portato un bel blocco dello “”””””scrittore””””.
Spero che comunque non vi sia rimasto troppo indigesto xD!
Di Deku ancora neanche l'ombra (pliz non mi odiare _AnnairA_ xD)...vedrete che nel prossimo capitolo ci sarà ;), abbiate pazienza!
La data del prossimo aggiornamento non è ancora certa, devo completare almeno un paio di capitoli, così sarò molto più organizzata e non mi farò prendere dall'ansia creando questi sgorbi!

Alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Chapter V: Hurricane ***


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CAPITOLO V: HURRICANE

 

 

«Ogni particella dell'universo influisce su ogni altra particella, per quanto debolmente o indirettamente. Il singolo battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

Così come l'insieme di piccole azioni e frasi possono portare alla più orribile delle catastrofi.»

 

 

 

 

La stoffa nera del guanto scivolò, adagiandosi elegantemente sulla mano affusolata. Con un lieve strattone l'indumento calzò perfettamente, avvolgendo minuziosamente l'arto. Le iridi vagarono fino a raggiungere la superficie riflettente, squadrando la sua figura, che si stagliava eretta. Piegò di lato la testa, portando le mani vellutate a tastare il viso pallido.


La mano sfigurata percorse la guancia con dolcezza. Il volto venne spostato lievemente verso la fonte di quel gelido calore così rassicurante.
Guardati”
Quegli occhi velati e immensi, appena solcati da qualche ombra scura, si scrutarono attraverso il vetro sottile. Sulla pelle chiara, ma non smorta, apparivano ancora vivacemente le numerose lentiggini.
Nessuno ti ha apprezzato...Nessuno ti ha voluto.”
Le ciglia tremarono.

Una lacrima.

Nessuno ha creduto in te”
Lo sguardo si spostò verso il basso.

D'altronde, chi vorrebbe una nullità?”

Un'altra.

La mano rugosa tracciò un percorso immaginario fino al mento, afferrandolo delicatamente.

Tristezza.
Dolore.

Paura.

Il viso si ritrovò di nuovo a scontrarsi contro il suo raccapricciante riflesso nello specchio.

Ma...”

Un lieve sussurro nell'orecchio.

Io ti posso rendere più forte.”

Gli occhi si spalancarono di scatto.

Stupore.

Io ti apprezzo. Io ti voglio.
Io credo in te.”

 

...Felicità.

 

Ti insegnerò tutto. Grazie a me non sarai più uno scarto della società.
Ti darò tutto quello che desideri.
Io ti salverò.”

Un sorriso viscido ed inquietante si aprì attraverso le labbra deturpate.
Quella smorfia, però, apparì al ragazzo come l'illusione più bella e tranquillizzante che avesse mai potuto ammirare.

Devozione.

Al contrario di quelle ignobili persone ritenute “normali”...
Ritenute...Eroi.

Simbolo della pace eh?

Ma dimmi, quale pace ti ha portato?”

 

Disgusto.

Odio.

 

Ti mostrerò la strada per la verità, per la salvezza.
Ti aiuterò. E in cambio,
tu aiuterai me.

Per questo,

Resta qui.

 

 

 

Le dita saggiarono dapprima quella stessa guancia sorprendentemente morbida e, con un lieve spasmo, si spostarono ai capelli arruffati, passandoci in mezzo e portandoli lentamente all'indietro. Quando la mano si staccò e si andò ad adagiare lungo la vita stretta, le ciocche verdognole ricaddero morbide sul viso, nella loro posizione iniziale.La superficie vetrata, in un flebile bagliore, illuminò la creatura in attesa alle sue spalle, proprio accanto al grande portale violaceo. Il ragazzo si risvegliò, girandosi con il viso dischiuso in un macabro sorriso gioviale. Il cappuccio scuro scivolò sul capo.

“Andiamo.”

*     *     *

Successe in un attimo.

Tutta la scena di fronte a sé scomparve in un fragoroso polverone scuro. I nemici, che prima stavano combattendo, vennero sbalzati dalla potente onda d'urto, mentre Bakugou ancorava i piedi al suolo, riparandosi il viso con il braccio.
Quando la polvere si dissolse, sotto gli occhi velati di commozione e sollievo, si ergeva la figura maestosa di All Might e, scansato a pochi metri di distanza, la faccia di Shigaraki era una maschera corrucciata di rancore.
La bocca dell'eroe numero uno, però, non era piegata, come d'abitudine, in un ampio sorriso, bensì era contratta rabbiosamente.
Non sarebbe dovuto accadere, era imperdonabile. Come aveva potuto riposarsi fino a qualche minuto prima, sorseggiando una fumante tazza di tè sul divano, mentre ai suoi studenti e ai suoi colleghi accadeva l'inimmaginabile?

“G-grazie All Might!”

Si voltò verso la proprietaria della voce delicata che aveva interrotto i suoi pensieri.
“Tranquilla ragazza, ora raggiungi i tuoi compagni!” le sorrise, con la sua solita tuonante risata in sottofondo, che riusciva sempre ad alleggerire anche le situazioni più critiche.
Uraraka lo guardò con ammirazione per un'ultima volta, prima di indietreggiare per raggiungere gli allievi restanti.
“Ragazzi allontanatevi. Prendete il professor Aizawa.” ordinò All Might, le iridi blu elettrico infuocate rivolte di nuovo verso il nemico, mentre il corpo ricolmo di ferite di EraserHead giaceva sfinito al suolo.
Sul campo di battaglia opposto rimanevano in piedi, ormai, solamente Tomura e Kurogiri.
“Andiamo via, Shigaraki.” il Warp Gate affinò le fessure giallastre degli occhi.
L'altro aspettò, cominciando a grattarsi compulsivamente il collo, cercando di riflettere.

Ora che finalmente avevano All Might tra le mani, stavano per essere sconfitti.

Non può assolutamente accadere.

I graffi diventarono squarci sempre più profondi e la sua rabbia si tramutò in ira.

Dov'è quell'inutile cretino?

“Non potete vincere, costituitevi ora.” proruppe il grande eroe, avanzando fieramente.
Bakugou ghignò. Era la fine di quelle stupide pulci.

Sono ancora vivo, come ti ho promesso.

 

“Andiamo via!” ripetè ansioso Kurogiri, ma Shigaraki bloccò ogni possibile obiezione con una rude alzata di mano. Aveva bisogno di riflettere.
L'eroe numero uno era a pochi passi da loro, ma qualcosa, in tutta quella situazione, non quadrava. Perché non fugge attraverso il portale? Che si voglia realmente costituire?

Degno del soprannome di “simbolo della pace”, era ovviamente troppo ingenuo.

Troppo buono.

 




Kurogiri aumentò improvvisamente le sue dimensioni, aprendosi in un enorme portale scuro, quasi inglobando la figura di Tomura.

Vogliono scappare! Urlò allertata la mente di Bakugou. Non glielo permetterò!

Il biondo si slanciò in avanti, superando All Might, e si ritrovò, in pochi attimi, faccia a faccia con il viso scarno e spettrale di Shigaraki. Caricò il pugno, che si ricoprì di piccole scintille infuocate.

 

Avrebbe distrutto quel nemico, costi quel che costi.

 

E stava per colpirlo. Davvero.

Ma qualcosa andò storto.

 

 

Il suolo, d'un tratto, tremò, facendogli spostare d'istinto le iridi rossicce verso l'epicentro di quel febbrile rumore.

Shigaraki aprì le labbra in un instabile sorriso, così ampio da intravedersi al di sotto della mano.

Ingenui giocattolini.*


Una dentatura affilata, simile ad un acuminato becco e deformata in un inquietante sorriso forzato, fece capolino dal gate. Dalla colossale altezza di quella creatura, la piccola e sottile pupilla, all'interno dei bulbi rotondeggianti, si spostò, trafiggendo sul posto Bakugou.

 

Qualcosa di ancora peggiore, gli stava per accadere.

Ma questo, Bakugou Katsuki, ancora non lo poteva sapere.

 

 

Con lo sguardo ancora fisso sulla creatura, non si rese conto neanche di come un improvviso calcio, dritto nel ventre, riuscì a scaraventarlo a molti metri di distanza, facendolo sbattere brutalmente contro il pavimento terroso. Kirishima accorse velocemente verso il corpo di Katsuki, atterrato al suolo dolorante.
Il biondo riuscì ad alzarsi, scansando l'aiuto offerto dall'amico, caricando il peso sugli avambracci e sulle ginocchia.
Sollevò rabbioso lo sguardo. La vista appannata dalla polvere si spostò sulla mostruosa creatura, eretta completamente al di fuori del portale.
Bakugou, percependo il sussulto terrorizzato di Kirishima, seguì agilmente la traiettoria di quello sguardo sbarrato e, con la vista più vivida, intercettò un'altra ennesima figura, la stessa che presumibilmente lo aveva colpito poco prima.

 

L'aria, diventata incredibilmente pesante ed elettrica a causa di quell'arrivo inaspettato, trafisse i ragazzi della U.A. Lo stesso All Might era sorpreso dall'improvviso capovolgimento della situazione.
Aveva commesso un grave errore, aveva sottovalutato quella circostanza.

Non avrebbe mai dovuto farlo.

Non avrebbe mai dovuto credere di avere la vittoria tra le mani.

 

 

Una risatina acuta ruppe il mortuario silenzio venutosi a creare. Il nuovo sconosciuto, reso irriconoscibile dal cappuccio nerognolo che celava quasi interamente il volto, si portò teatralmente una mano alle bocca, mentre le spalle si muovevano velocemente seguendo il ritmo di quell'insana risata. Quel suono, così tagliente, congelò sul posto i presenti.
La situazione era così deliziosamente ironica.
Il biondino arrabbiato e sudicio di terra; All Might, con la faccia di un cucciolo abbandonato, che si stava continuando ad incolpare per degli errori così infantili; il rinomato EraserHead svenuto a terra... e, per finire, quei piccoli pulcini tremanti e spaventati.

Dio, questa situazione è troppo, maledettamente, comica.

 

Tomura, con un ringhiò roco, gli si mise davanti, portando una mano a circondare duramente il colletto dell'abito nero, strattonandolo e trascinandolo ad un soffio dal suo viso, facendo attenzione a non disintegrarlo per sbaglio.
La risata, per niente intimidita, si fece ancora più forte, per poi placarsi lentamente, fino ad interrompersi. Solo allora Shigaraki parlò, gli occhi cremisi ridotti in due fessure.

“Quanto diavolo ci hai messo, moccioso.” le parole gli graffiarono la gola, mentre

le labbra dell'altro, lasciate scoperte dal cappuccio, si increspavano in un sorriso delicatamente letale, muovendosi sinuose in una lenta melodia.

“Oh, Shigaraki...il gioco è appena iniziato.”

 

Quella frase, che arrivò potente alle orecchie del compagno, giunse ,invece, come un flebile sussurro a Bakugou , che, nonostante questo, sentì il suo corpo fremere per il timbro di voce stranamente familiare. Ma i suoi sensi sicuramente lo stavano ingannando.
In quella persona, coperta interamente da abiti color pece, non c'era niente di familiare.

E poi era il nemico. Era feccia.

Katsuki non familiarizza con la feccia. Non l'ha mai fatto e non lo farà mai.

Il suo corpo, però, non la pensava così; fremeva, come attratto da un richiamo, per aver notato qualcosa che alla mente ancora sfuggiva.

 

Shigaraki lo lasciò andare quando la creatura gli si avvicinò minacciosa a passi pesanti.
“Stupida bestia.” digrignò i denti Tomura mentre l'incappucciato schioccò la lingua contro il palato, infastidito dal commento dell'altro, accarezzando sbadatamente il muso del mostro.
“Questa stupida bestia è molto più utile di te, Tomura.” sorrise dolcemente.
“Non è il momento di litigare.” Kurogiri interruppe con un rimprovero la sottile discussione, mettendosi in mezzo.

 


Il simbolo della pace strinse i pugni e aprì con decisione la bocca. Gli occhi ardenti di sicurezza.

Non preoccupatevi!”

 

Le pupille smeraldo, da sotto il cappuccio, tremarono impercettibilmente sentendo quelle impetuose parole.
Le mani cominciarono a vibrare, irritate.

Volete sapere perchè?”


L'aria, intorno agli aspiranti eroi, si fece più calda e rassicurante solamente con quelle semplici parole. I loro cuori cominciarono a tamburellare in preda all'emozione.
Bakugou guardò, con le membra infuocate, l'eroe numero uno.
Quello stesso eroe che sin da piccolo ammirava e voleva superare ad ogni costo.

 

Perchè ora ci sono qui io.”

All Might scattò a testa alta verso il nemico.

Ridicolo.”

 

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*Non so se avete capito, ma questo pensiero non è di Shigaraki ( ͡° ͜ʖ ͡°)

 

 

*risorge dall'oltretomba*

Ohoh! Saaalve...come state frittelline del mio cuore?

...

Okay, lo so che non funzionano le smancerie per farmi perdonare lo spaventoso ritardo...
A mia discolpa questo capitolo è stato veramente hard (non pensate male, biricchini!) da scrivere (lo so che dico così di tutti i capitoli ma EEEEEH SH.)
Aggiungiamoci anche la scuola che tartassa le povere anime ingenue (me) T-T
Okay okay, smetto di blaterare cose a caso.

Con mia grande fierezza (sese......), il capitolo è bello che pronto! TA DAAAA
Devo dire che mi sono divertita troppo a scrivere la parte iniziale *-*

Che ne pensate del nostro piccolo Deku, sottoposto ad un bel lavaggio del cervello?
Vi è piaciuto questo capitolino?
Fatemi sapere le vostre opinioni con un commento (se leggete su wattpad) o una recensione (se siete su efp)! Accetto tutti i vostri pensieri, belli o brutti che siano <3

 

Perdonate anche la mia prossima futura sparizione, spero continuerete a seguire la storia!

 

E vi lascio anche un'anticipazione del prossimo capitolo per farmi perdonare:

 

Una tempesta di emozioni e sentimenti contrastanti prese possesso del suo corpo.
Si rifiutava di crederci. Non era possibile.
Non poteva essere vero. Era tutto un sogno.
Uno stupidissimo incubo. Fra poco si sarebbe svegliato. Si, doveva essere così.”

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Capitolo 7
*** Chapter VI: Remember me, Kacchan? ***


[Se trovate errori perdonatemi, ma non avevo proprio sbatti per rileggerlo (viva la sincerità) -se volete potete anche farmeli notare, così revisiono un po'-]




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CHAPTER VI: REMEMBER ME, KACCHAN?


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“Little girl, little girl,
Why are you crying?
Inside your restless soul your heart is dying.”

 



“Hai visto quel ragazzo!?”
Un bisbiglio stridulo catturò la sua attenzione. Si tese dal suo nascondiglio nella penombra, sentendosi improvvisamente interessato, forse anche troppo.
“Incredibile che sia riuscito ad entrare alla Yuuei...” rispose l'anziana donna, al fianco della signora dall'ispida chioma corvina, indirizzando il suo sguardo verso il centro della stradina, sul soggetto della malevole conversazione.
“Già, con quel suo quirk sembra un cattivo!” gli occhi stanchi della corvina si strinsero, marcando quelle parole aspre.
Il suo sopracciglio, al contrario, si mosse leggermente, increspandosi intrigato.
Andare a vedere i nuovi studenti, della rinomata scuola per eroi, si era rivelata una splendida idea. Osservando avrebbe appreso molto sui suoi nuovi nemici.

E, forse, avrebbe trovato anche degli ambiziosi alleati.

In quella stessa scuola a cui aveva tanto agognato, un tempo.

“Controllo mentale, vero? Assurdo! Poi hai visto il suo sguardo? Mi mette i brividi...” la donna si strinse tra le braccia, facendo finta di tremare.
“Anche a me! Non diventerà mai un eroe, decisamente.”
Le sue labbra si allargarono in un lieve sorriso.

Interessante...

Schioccò la lingua contro il palato, uscendo dal vicolo ombroso, alle spalle delle donne, palesando la sua presenza. Quest'ultime balzarono sorprese per l'improvvisa apparizione, per poi ricomporsi impettite, guardandolo con sospetto, da sotto gli spessi occhiali da vista.
“Buongiorno, signorine.” si inchinò leggermente, marcando quel vezzeggiativo, mentre le due pettegole strabuzzavano gli occhi, piacevolmente colpite. Il ragazzo raccolse nella sua mano quella nodosa di una delle due donne, baciandone il dorso con eleganza, mantenendo un malcelato ghigno. Questa arrossì leggermente, ridacchiando giuliva con l'amica.
“Di chi stavate parlando così animatamente, se posso chiedere?” chiese, rialzandosi elegantemente.
“Oh? Certo certo! Di Shinso Hitoshi! ” si affrettò la donna, muovendo buffamente e in imbarazzo le mani.

Shinso Hitoshi eh...?

“Sembra proprio un cattivo, non è così?” chiese più a se stesso, portandosi un dito sotto il mento e inclinando il capo.
“Ora devo scappare, buona giornata!”
Il ragazzo scosse la testa, risvegliandosi dagli innumerevoli pensieri, che si mischiavano nella sua mente contorta. Rivolse un ultimo sorriso, che aveva ben poco in comune con la cordialità, e si girò, ignorando i richiami delle due signore.

Che bel ragazzotto!”

Lui si che potrebbe diventare un eroe!”

 

I suoi occhi freddi si ridussero a sottili fessure verdastre.
Eroe, eh?

 

È meglio se rinunci, ragazzo.”

Mi dispiace Izuku!”

Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”

Potresti farcela anche senza poteri? No, mi dispiace. È qualcosa che non posso dirti.”

 

 

“Insulse puttane.”

Mentre avanzava a passo sicuro, non potè fare a meno di ridere, per quelle voci irrisorie che sussurravano malevoli alle sue orecchie da un anno a questa parte.
O, forse, hanno iniziato a parlargli da quando è nato? Da quando un senza unicità come lui è venuto alla luce, solo per percorrere una vita nascosta nel buio?

Le apatiche e stanche iridi, color ametista, furono immediatamente sul suo corpo sinuoso.

Era il momento.
Il momento di iniziare il suo piano.
E sì, sarebbe stato fantastico.


Così, le labbra sottili ed invitanti si mossero da sole, senza aspettare altri secondi preziosi.

Shinso Hitoshi, giusto?”

 

 

*     *    *

Ridicolo.”

Un singolo e netto rumore vibrò nell'aria.

Come lo scricchiolio prima dell'inevitabile frana.
Come la minuscola miccia che modella l'incendio in tutta la sua spaventosa potenza.

Un unico schiocco, provocato dal contatto della lingua con il suo palato, e la creatura al suo fianco si slanciò contro l'eroe numero uno.
All Might caricò il suo pugno, indirizzandolo dritto nello stomaco del mostro. Il colpo andò a segno, ma quel ventre rigido non riportò neanche un minuscolo graffio. Il simbolo della pace cercò di scansarsi velocemente, per trovare il tallone d'Achille di quella bestia sovrumana.
Con il volto nascosto, il tremulo sorriso si allargò. Sapeva di aver indovinato. Le ore del famoso eroe erano giunte al termine.
All Might aveva già commesso numerosi errori. Ma il peggiore, che avesse mai potuto fare, era stato confidarsi con un ragazzino. Un piccolo moccioso dall'aria ingenua e buonista.
Non avrebbe, però, dovuto commettere lo sbaglio di sottovalutarlo.

Questi errori ti costeranno caro.

“Sei troppo lento per Noumu, All Might. Dovresti fare più attenzione alle tue ore.” le parole agghiaccianti del giovane lo bloccarono, giusto il tempo necessario per essere artigliato e sbattuto al suolo con forza, in un tonfo sordo, che rimbombò in quel campo semi-distrutto.
Bakugou, sporco di polvere, si sollevò in piedi incespicando, osservando la spaventosa scena ad un passo da lui. Doveva prendere in mano la situazione, doveva fare qualcosa. Altrimenti avrebbero perso.
All Might avrebbe perso.
I suoi occhi vagarono scrutando i nemici, individuando il principale obiettivo. Era lui, che con quei ruvidi capelli turchesi, stava immobile ad osservare divertito la scena.
Era lui al comando di quell'operazione.

Quanto si stava sbagliando.

Girò il capo, guardando la folta capigliatura rossiccia al suo fianco. Con la mente laboriosamente messa in moto, spostò ancora una volta il suo sguardo rubino, intercettando quello bicolore del bastardo diviso a metà.

 

Il Noumu bloccò a terra All Might, al di sotto del suo gigantesco corpo, stringendo il collo possente con i suoi arti scuri. Il simbolo della pace strinse i denti e ricacciò indietro il rivolo di liquido ferroso che premeva per sgorgare dalla sua bocca. Circondò quegli arti mostruosi con le proprie mani, cercando di fargli allentare la morsa, che diveniva via via sempre più stretta e straziante.
Strizzò gli occhi per il dolore, sentendo la sua mente diventare un ammasso informe e appannato.
Sotto di lui un portale scuro venne inaspettatamente aperto, facendolo affondare lentamente e inesorabilmente verso la fine.
“Non mi fa impazzire l'idea che sangue e viscere si riversino dentro di me...”
Kurogiri, artefice di quell'avvenimento, strinse compiaciuto gli occhi ambrati, riducendoli a due fessure evanescenti. “Ma se si tratta dei tuoi, li riceverò con piacere.”
“Kurogiri...”
Un folle sorriso deformò completamente il viso di Tomura e l'incappucciato, al suo fianco, lo superò elegantemente e si avvicinò ad All Might, tenuto fermo dalla creatura, mentre veniva inghiottito dal gate.
Si inginocchiò, con una disturbante calma, proprio accanto all'eroe, ma abbastanza lontano da non sfiorare il portale, che si restringeva con pigrizia.
Abbassò il capo per incrociare il penoso sguardo di quella feccia.

Finalmente.

Finalmente si sentiva bene.

 

E allora, perchè quella parte di se stesso, lo stava pregando, urlando di non farlo?
Perchè esisteva ancora dentro di lui?
Quella parte che ancora non si decideva a morire, nonostante tutto.
Aveva così tanta forza per continuare a reclamare il controllo del suo corpo?
Era del tutto inutile, era solo un insignificante dettaglio, rinchiuso nel luogo più buio e squallido della sua mente.

Ora al comando c'era lui.

E nessuno glielo avrebbe tolto.

 

La zittì, debole com'era gli servì solamente schioccare la lingua.
Quell'eroe corrotto, quell'eroe che non può minimamente essere definito simbolo della pace, stava morendo. Stava morendo a causa sua.
“Sai...”
Il respiro si bloccò nella gola dell'uomo, gli occhi blu elettrico si spalancarono sconcertati.
Il ragazzo allungò una la mano gelida, sfiorandogli il viso con il dorso della mano.
“Mi dispiace vederti così...”
Il simbolo della pace si congelò. Il viso pallido del ragazzo era ormai completamente esposto alla sua vista, così come quegli occhi smeraldini ricolmi di follia.

 

Mamma! Mamma! Il computer!!” saltellò eccitato il piccolo bambino.
Di nuovo?” rispose la donna, smettendo di lavare i piatti e girandosi verso suo figlio, che annuiva velocemente in preda all'agitazione.

Dai mamma sbrigati!” fremette, una volta appoggiato sulla sedia imbottita della scrivania.
Ecco ecco” la madre sorrise, arruffandogli i capelli e facendo partire il video.

Avete visto? Ha già salvato cento persone! Incredibile”

La voce registrata riempì la camera.

 


“Dopotutto...


Sono un tuo grande fan,

All Might.”

 

Una consapevolezza insopportabile si fece spazio nel petto, schiacciandolo, più del Noumu che premeva ancora contro il suo collo.
Non poteva essere lui.
Non poteva essere quel giovane e promettente ragazzo!
Quel giovane a cui...

Potresti farcela anche senza poteri? No, mi dispiace. È qualcosa che non posso dirti.”


...aveva tolto tutte le speranze.

 

Il cuore si bloccò.
“M-mido-”
Il suo nome affiorò nella memoria di All Might con prepotenza.
Era stato così ipocrita, così ...stupido.
Ripensando al viso deluso del ragazzo aveva rimpianto quelle parole, fuoriuscite tremendamente aspre e affilate. Le aveva rimpiante davvero.
Ma con i giorni a seguire, la faccia di quel ragazzo, era completamente scomparsa dalla sua mente. Aveva continuato a vivere, normalmente, non preoccupandosi.

Era solo un ipocrita.
Come aveva potuto dire quelle cose ad un ragazzo così fragile? Un ragazzo che aveva disperatamente bisogno del suo aiuto.

Che razza di eroe era?!

Che cosa aveva fatto?

 

“Levati dal cazzo!”

Il cattivo, sentendo quelle urla, sobbalzò sorpreso, scostandosi dall'eroe e sistemandosi meglio il cappuccio sopra la testa.
Il gate, posizionato sotto All Might, fermò la sua chiusura appena prima che l'eroe venisse smembrato in due parti.
Mentre gli altri studenti con il professore Aizawa si mettevano al riparo, come ordinatogli, Bakugou era riuscito, in un batter d'occhio, a mettere fuori gioco Kurogiri, afferrandolo prontamente a mani nude per il collo, scaraventandolo a terra. Al contempo, una scia di ghiaccio si espanse sul terreno, fino a ricoprire quasi del tutto il Noumu.
Il nemico si scansò velocemente, prima di fare la stessa fine.
Doveva immaginarlo. Kacchan non avrebbe mai permesso la sconfitta di All Might. Soprattutto per causa loro.
All Might riuscì, colpendo con forza, a spostare il Noumu da sopra di lui, liberandosi e mettendosi, ancora con quella consapevolezza a pesare sul cuore, in piedi proprio di fronte al ragazzo a cui aveva causato tutto quel dolore.
“Il vostro merdoso piano è uccidere All Might, non così?” ringhiò Katsuki, a pochi passi da loro, ignorando il volto stranamente sconvolto dell'eroe numero uno, trattenendo Kurogiri al suolo.
“Il simbolo della pace non può essere sconfitto da persone come voi.” continuò calmo il ragazzo dal doppio quirk.

Shouto Todoroki...
Che unicità interessante.

 

Kirishima palesò la sua presenza, provando, con uno slancio, a braccare il nemico con il volto nascosto.
Shigaraki, però, fu più veloce.
Si parò di fronte al compagno, riuscendo a bloccare il pugno del rosso, sgretolandolo appena e scaraventandolo pochi metri più indietro.
“Merda! C'ero quasi” sussurrò rabbioso Kirishima, guardandosi il pugno lievemente sanguinante.

 

Lo sta proteggendo.
Con soltanto quella piccola azione, Bakugou capì.
Il punto saldo di quell'operazione non era il cattivo con quelle merdose mani in faccia, come aveva pensato precedentemente.
No.
Era quella persona tanto misteriosa, ma al contempo così tanto familiare.

 

“Oh, grazie Tomura” il tono divertito dell'altro infastidì oltremodo Shigaraki, al suo fianco.

“Stai zitto, moccioso.
Nonostante avrebbe preferito veder morto quel mamocchio, non poteva veramente farlo accadere.
Gli serviva. E anche molto.
Per questo si era limitato a quelle poche parole sprezzanti, portando una mano a graffiare nervosamente il collo.
“La nostra via di fuga è stata catturata. Questo è un bel problema” sentenziò, mentre il sangue affluiva dal collo martoriato, verso la mano ancorata poco più sotto.
Il compagno fremette di eccitazione, allargando quel sorriso cordiale perennemente stampato in faccia.
Quanto gli piaceva quello sguardo odioso di Kacchan.
Li conosceva così bene, quegli occhi. Quelle iridi rossicce che lo bruciavano ogni volta che si posavano sul suo corpo, accompagnate sempre da una mano burbera contro il collo delicato, e la schiena a contatto con il muro freddo.
E i denti digrignati furiosamente.
E gli insulti che violavano le sue orecchie.
Quei rubini infuocati, che, ancora adesso, incendiavano chiunque guardavano.
Occhi di qualcuno che aveva in mente qualcosa...

Che stava per attaccarlo.

 

Bakugou prese una decisione. Se distruggeva il nucleo, avrebbe distrutto i piani di quei cattivi. Avrebbero vinto definitivamente.
“Giovane Bakugou!” urlò All Might, provando a fermare la sua azione avventata.
Il tempo parve cominciare a scorrere sempre più lentamente, fino ad arrestarsi del tutto.
Il biondo lasciò andare il Warp Gate sotto di lui, scattando verso l'incappucciato; nello stesso momento in cui le sue gambe, coperte da lieve stoffa nera, si mossero.

 

Questa volta non sarò il tuo punching ball.
Questa volta non riuscirai a farmi sputare sangue.
Ad insultarmi.
A calpestarmi.
Ad uccidermi.

Questa volta, come le prossime, sarò io che ti distruggerò, caro Kacchan.

 

Il biondo si avventò all'istante, creando una grande esplosione sulle sue mani, indirizzandola dritto contro il cattivo di fronte a lui. Quel colpo, però, non andò a segno, non sfiorò nemmeno il nemico, che si spostò velocemente a sinistra, schivandolo.

Ha previsto il mio colpo?!

Sferri sempre pugni con la destra, non sei cambiato per niente, Kacchan.


Il nemico sollevò rapidamente la gamba, indirizzando il potente calcio dritto sul fianco lasciato scoperto, portando l'aspirante eroe a scagliarsi più indietro.


Il cappuccio scivolò leggermente, le ciocche verdognole iniziarono a fuoriuscire.

 

Il Noumu provò ad alzarsi, mentre tutto il corpo, ricoperto di ghiaccio, si sgretolava.
Sotto gli sguardi inorriditi, in pochi secondi, la creatura, rigenerandosi rapidamente, era di nuovo pronta a combattere.
Kirishima indurì le sue braccia all'istante, mentre Shouto si preparò ad attaccare.
All Might, però, li bloccò con un unica alzata di mano.
“Mettetevi al sicuro, vi prego. Ci penso io a quel mostro.” sentenziò, con tono che non ammetteva repliche di alcun tipo. Nonostante la dolorosa rivelazione, non si sarebbe fermato dal combattere, non avrebbe permesso che altri ragazzi venissero feriti a causa sua.
Lo sapeva che ormai gli era rimasto poco tempo, nemmeno cinque minuti sarebbero bastati. Ma questa volta li avrebbe aiutati.
Lo sguardo andò, per poco, ai due giovani avversari che si stavano affrontando. A quel ragazzo.

Lo avrebbe aiutato.

Non poteva essere troppo tardi. Sperava, non fosse troppo tardi.

“Osservate un professionista fare sul serio!”
“Vai, Noumu” ordinò, nello stesso istante, Shigaraki.
All Might si scagliò contro la creatura. Nello stesso momento in cui i primi potenti pugni partirono, contraccambiati dal rivale, spaventose onde d'urto si espansero per il campo, portando i presente ad indietreggiare contro la loro volontà.

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Katsuki alzò il capo, aiutandosi con il braccio ad ostacolare il forte vento, che sfrecciava contro il suo volto. Guardò, ardente di rabbia, il nemico che stava affrontando secondi prima.

Fu allora che lo vide.

Il cappuccio calato.

I folti capelli verdi sbarazzini.

 

Il battito del suo cuore parve arrestarsi, le sue orecchie divennero sorde.


 

Ti ricordi di me, Kacchan?”


 

Gli occhi si spalancarono a dismisura e le pupille tremarono quando, dopo tanto tempo, le iridi scarlatte incontrarono quel verde giada conosciuto, ma non più quello tanto agognato.
Era un verde scuro, contornato da profonde occhiaie, privo di quella lucentezza che lo aveva tanto caratterizzato nelle sue idilliache visioni. Era un colore irriconoscibilmente freddo, vuoto.
Bakugou parve essere investito da una tempesta di ghiaccio.
Non percepiva più niente nel corpo, solo gelo.
Gelo nella mente, gelo nel cuore.
Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa dire, cosa fare. Era completamente bloccato.
Lo aveva sognato a lungo, quell'incontro. Lo aveva immaginato alla perfezione, in un sogno caldo e confortevole, dove regnava solo una quiete piacevole e rigenerante.

Una quiete diversa da quella d'orrore che era presente ora nel campo di battaglia.

Nell'illusione era stato travolto dal suo dolce sorriso, dai suoi occhi luminosi e l'aveva visto corrergli incontro con le gracili braccia spalancate, come quando erano bambini.
Aveva capito di essere in un sogno, perché, per la prima volta, si era lasciato abbracciare. Ma aveva desiderato, con tutte le fibre del suo essere, che fosse tutto vero, di averlo finalmente con lui, di poterlo sfiorare e bearsi del suo calore.

Quando si svegliava dal suo sonno, venendo riportato alla fredda realtà, sua madre si lamentava sempre per il fatto che fosse più brusco e irruento del solito. Ed era vero.
Perché Katsuki rigettava quei sentimenti insediati nel suo cuore, quei sogni che affioravano nella sua mente, come fiumi di lava e di parole scottanti. Non voleva tutto questo, gli faceva schifo. Terribilmente schifo.
O almeno, questo era quello che si ripeteva continuamente.

E ora era immobile, sconcertato.

 

*     *     *

 

Voglio diventare anche io un eroe come All Might!” proruppe l'urlo eccitato del verdino, che stava giocando con il suo pupazzetto di All Might preferito.

Pff! Scordatelo. Solo io diventerò l'eroe tra noi due.” ghignò il compagno, poggiando fieramente una mano sul petto.

Ma Kacchan!” con le guance rosate e gonfie sbuffò, per poi posizionarsi davanti all'altro con un ampio sorriso.

Possiamo diventare eroi insieme!”



*     *      *

 

Katsuki strinse dolorosamente i denti, alzandosi, con le mani tremanti strette così forte da far sbiancare completamente le nocche.
Una tempesta di emozioni e sentimenti contrastanti prese possesso del suo corpo.
Si rifiutava di crederci. Non era possibile.
Non poteva essere vero. Era tutto un sogno.
Uno stupidissimo incubo. Fra poco si sarebbe svegliato. Si, doveva essere così.
Non sei tu. Non puoi essere tu.
Non volevi diventare un eroe?

Lo saremmo diventati insieme,

Avevi detto.

E allora perchè?
Perchè sei da quella parte? Perchè non dalla mia?
Perchè non con me?!

Perchè sei con i cattivi,

Deku?!

 

 

 

 

 

 

Prega che nella tua prossima vita avrai un'unicità, e vai a buttarti dal tetto della scuola!”

 


 

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AH AH AHAH AHAHAH

AH AH AH

AH AH

ah.

Si, sto uscendo fuori di testa come Deku, me lo sento XD
Il perché del flashback all'inizio del capitolo? Beh, sappiate solamente che non metto flashback a caso :) tutto ha un significato nella storia. I punti sparsi verranno ricollegati durante i vari capitoli.
Questo capitolo è venuto assurdamente lungo (per i miei """"standard"""... CIOÈ QUASI 8 PAGINE DI OPEN OFFICE. OMG. Ma perchè efp fa sembrare tutto così breve? sigh)
Vi aspettavate così la reazione di Kacchan? Si, no, forse? Fatemelo sapere! Lieta, come sempre, di leggere tutto quello che vorrete scrivermi <3


Spero vi sia piaciuto il capitolo, anche se spaventosamente in ritardo come al solito...

Alla prossima <3 (il prossimo capitolo ci metterà un bel po' ad uscire. Vi ringrazio di cuore se continuerete ad aspettare e a seguire la storia!)

 

 

(P.S Piccola curiosità: lo “schiocco di lingua” che fa Deku moltissime volte è una specie di tic. CAPIRETE TUTTO, UN GIORNO!)

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Capitolo 8
*** Chapter VII: Guilty ***


La canzone che ho ascoltato durante la stesura del capitolo, se voleste ascoltarla anche voi: https://youtu.be/scd-uNNxgrU Image and video hosting by TinyPic

CHAPTER VII: Guilty

 

The ghost of you,
is close to me
I'm inside out,
You're underneath.”

 

 

Il profumo dei fiori.

Fu la prima cosa che i sensi di Katsuki distinsero.

I fili d'erba lucida, pizzicandogli fastidiosamente il naso, lo costrinsero ad alzare il capo e a sbattere più volte le palpebre, per abituarsi a quel cielo troppo luminoso.
Quando la luce non gli pizzicò più gli occhi, si perse, per quelle che a lui parvero ore, ad ammirare la distesa azzurra, troppo limpida per essere vera.
Un candido fiore finì schiacciato sotto la sua mano, quando si alzò incespicando.
Il ragazzo si guardò intorno. I suoi sensi non erano, però, allertati. Non era confuso, né irritato come al suo solito.
Era solamente calmo. Dannatamente calmo.
Un prato variegato, dipinto di verde e puntinato di bianco, si stagliava ai suoi piedi, estendendosi per chilometri e chilometri, sparendo oltre quel confine ove la sua vista non poteva spingersi. Le sue dita sfiorarono con delicatezza quei petali e il suo sguardo scrutò attentamente i fiori, così immacolati da parere surreali.
Così nivei da aver quasi paura di contaminarli, con quelle rudi mani, che alla delicatezza erano poco abituate.

Dove son-

Prima che la sua mente riuscisse a formulare un pensiero concreto, il suo corpo parve non obbedirgli più. Automaticamente, come spinto da una forza superiore, alzò lo sguardo da quei fiori, incontrando il giglio più bello che avesse mai visto.
I capelli, dello stesso colore di quel prato infinito, ad un solo passo da lui, ondeggiavano trasportati dal vento. Quelle mani affusolate, così vicine alle sue, parevano reclamarlo e voler essere reclamate.
Katsuki sentì il suo cuore rombare furioso nel petto. I grandi occhi luminosi fermi nei suoi. Il dolce nasino all'insù si arricciò, accompagnato da un sorriso.

Stupendo.

Avrebbe detto il biondo, se solo fosse stato capace di parlare, o anche solo pensare.
I pochi centimetri che li dividevano vennero annullati; quelle dita si sfiorarono e si tastarono delicatamente, fino ad intrecciarsi tra di loro, assaporando quel lieve e confortante calore.

Kacchan...”

Solo un soffio.
Solo quel nomignolo, pronunciato da quella bocca così casta.
E un brivido gli percorse la schiena.

Deku”

Quella parola non uscì aspra o sarcastica. Il tono con cui la disse racchiudeva solamente tutto il tumulto del suo cuore.
Le labbra quasi si sfioravano per quanto i loro volti erano vicini e le ciocche di capelli, trasportate dal vento, si mescolavano.
Smeraldo nell'oro.
Due colori così diversi.
Ma, allo stesso tempo, due gemme preziose perfettamente combacianti.
Prima che Katsuki potesse annullare finalmente la straziante distanza, assaporando quel contatto tanto agognato, qualcosa di inimmaginabile accadde.

Quegli occhi, tanto magnifici da togliere il fiato, persero la loro tipica lucentezza e il biondo si sentì trafiggere.
L'aria divenne così pesante da schiacciarlo come un macigno. Katsuki non riuscì più a respirare, i polmoni dolevano in apnea, l'ossigeno bloccato in gola.
Fece vagare lo sguardo febbrile intorno a sé. L'erba chiara si tinse di un colore più torbido, i fiori gradualmente cominciarono ad appassire, piegandosi doloranti su loro stessi e chiudendosi straziati.

Perchè...”

Quella voce irriconoscibilmente agghiacciante sussurrò contro il suo viso. Qualcosa, però, costringeva Bakugou a non guardare in faccia l'altro.
Un'emozione primordiale, che non aveva mai provato prima di allora, lo investì con tutta la sua forza e lo fece tremare.

Paura.

Le mani delicate del ragazzo dai capelli verdi ruppero quel contatto troppo dolce, ma divenuto, in quel momento, inadeguato. Si trascinarono più in alto, in una lenta agonia che fece rabbrividire Katsuki, e si arpionarono con forza alle sue braccia. Bakugou cercò di indietreggiare; il suo corpo, però, rimase bloccato in quella stessa posizione.
Quando finalmente riuscì a controllare i suoi occhi, cercò quelli dell'altro.

Bramò disperato la sua unica ancora in quella tempesta.

Ma al posto di essa incrociò solamente due terrificanti bulbi neri.

Perchè mi hai fatto questo?!”

Quando quell'urlo acuto ed incrinato gli perforò le orecchie, il sangue si gelò nelle vene.
I suoi vestiti cominciarono ad appiccicarglisi addosso, umidicci di una melmosa e ferrosa sostanza cremisi.
Non servì a niente cercare di scappare da quella morsa, improvvisamente troppo ferrea.

La frase, che quell'essere pronunciò in seguito, parve frantumargli all'istante tutte le ossa e strappargli spietatamente gli organi vitali.

 

Perchè mi hai ucciso!?”

 

 

*    *    *

Le sue palpebre si aprirono di scatto.
Gli occhi cremisi, però, incontrarono solamente il buio, che lasciava unicamente intravedere le varie forme degli oggetti nella sua camera. Bakugou, rompendo il silenzio con il suo respiro pesante e affannoso, si mise seduto. Le ginocchia vennero lentamente trasportate al petto e la mano strinse la fronte sudata, come per fermare il caos insidiato dentro la sua mente in subbuglio. Il cuore gli rombava furioso nel petto, così forte che Katsuki pensò lo sentissero anche i suoi genitori, al di là del muro spesso.

I ricordi cominciarono ad affiorare prepotenti, le dita si strinsero con forza ai capelli, quasi a volerli staccare bruscamente.

 

*    *    *

 

All'ennesimo colpo di All Might il Noumu venne scaraventato contro la cupola della struttura.
Il rumore improvviso di vetri frantumati sovrastò i respiri pesanti e il tremore dei muscoli imperlati di sudore, mettendo i presenti in allerta.
Le iridi cremisi, però, non prestarono minimamente attenzione a quello che stava accadendo nel campo di battaglia. Il loro totale interesse era indirizzato unicamente verso l'altro paio di occhi color smeraldo.

Quella voce.

Quel corpo.

Quel viso.

Katsuki si sentì affiancare dai suoi compagni, ma rimase immobile. Inconsciamente nella stessa identica posizione in cui si stagliava All Might, privo ormai di forze e con il fumo che, fuoriuscendo dal suo corpo debilitato, andava mescolandosi alla fastidiosa polvere ocra.
Bakugou?” Kirishima gli sfiorò leggermente una spalla, preoccupato nel vedere l'amico, per la prima volta, spaventosamente sconvolto.
Il biondo si risvegliò a quel tocco.

Tu...”

La rabbia invase il suo corpo e, mantenendo lo sguardo fisso sulla figura del giovane nemico, con un rude movimento, scansò la mano di Kirishima.
Il vecchio amico d'infanzia lo osservò divertito, dall'altra parte del campo.

La distanza tra loro due ormai divenuta insormontabile, i loro corpi divisi da un crepaccio sempre più profondo.

Izuku Midoriya, che aveva rinnegato da troppo tempo il suo nome, gli diede le spalle, senza più degnarlo di uno sguardo.
E, per la prima volta, Bakugou si ritrovò a fissare la schiena, sempre più lontana, di colui che aveva considerato una nullità, destinata a rimanere dietro di lui per l'eternità.

Com'è buffa la vita eh, Kacchan? Un tempo eri tu a darmi le spalle, ignorandomi mentre mi lasciavi cadere in frantumi.

Gli occhi di giada si rivolsero verso Tomura, lasciando trasparire un unico e velato ordine, che non ammetteva alcuna replica.
Andiamo via.”
Shigaraki lo guardò sprezzante, ma, capendo il loro svantaggio senza il Noumu, seguì il compagno, entrando per primo nel gate e sparendo alla vista dei presenti.
Izuku sfiorò a malapena il portale violaceo.

TU!”

Un grido rabbioso lo bloccò, risuonando in un eco nel campo silenzioso. La gola graffiò e il petto si mosse velocemente, a tempo con il respiro affannoso di Katsuki.
I due compagni al suo fianco strabuzzarono gli occhi confusi. All Might voltò a fatica la testa, guardando il suo studente. Il giovane Bakugou conosce quel ragazzo?

Brutto pezzo di merda!”

Quelle parole, sputate con ribrezzo e cariche di apparente odio, non sfiorarono nemmeno le orecchie di Izuku, ormai divenute sorde agli insulti.
La parte di lui, che tanto odiava, però, lo obbligò ad inchiodare i piedi, restando fermo davanti all'unica via di fuga rimasta.
E forse avrebbe dovuto ammetterlo: era estremamente curioso di ascoltare cosa aveva da dirgli il suo ex-carnefice.

Katsuki non riuscì a trattenersi, fremeva come un instabile animale in gabbia, con i polmoni incandescenti che urlavano pietà e il cuore che pareva essere stritolato da un'acuminata tagliola.

 

*     *     *

La mano ruvida stritolò con forza il vellutato collo del compagno di classe.
Un singhiozzò fuoriuscì dalle labbra martoriate e sanguinanti.
K-kacchan...ti prego...” un altro singulto, accompagnato da numerose lacrime, sgorgò da quella bocca “...e-essere un eroe è il mio sogno...voglio diventare come All-”
Chiudi quella merda di bocca!” gli sbraitò in faccia l'altro, stringendo ancora di più la presa, lì, dove, sicuramente, si sarebbe creato un segno violaceo a deturpare la pelle chiara.
Ma sai, Deku, hai detto bene...”quegli occhi, roventi come l'Inferno, si socchiusero malevoli.

Una nullità come te può solo sognare.”

 

*     *     *

 

Una dolorosa fitta lo obbligò a portare le dita sul petto, per afferrare saldamente la stoffa del costume. Il biondo strinse gli occhi, aumentando la stretta sul petto e gridando ancora una volta, con la mente travolta da così tanti sentimenti, troppo destabilizzanti per lui.

Non sognavi di diventare un eroe!?”

Izuku, a quelle parole, così patetiche e deprimenti, sogghignò, ignorando ancora una volta la parte di lui incancellata, che fremeva ad ogni singola sillaba pronunciata da quella voce ruvida.
Quando si girò, il suo sguardo si legò con quello disperatamente furioso del biondo; l'incrinato sorriso ancora persistente sul pallido viso.

Che cos'è un eroe, Katsuki?”

E, mentre l'avversario spariva definitivamente nel portale, per la prima volta nella sua vita, Katsuki Bakugou, sentì le gambe tremare.

 

 

*    *     *

 

Stanco, si lasciò cadere nuovamente sul materasso morbido.
Dall'asilo...
I suoi occhi seguirono il percorso del braccio robusto, mentre lentamente si sollevava in alto, la mano dischiusa come per afferrare qualcosa di irraggiungibile.
...alle scuole medie...
Le dita tastarono solamente l'aria tiepida.
...Siamo sempre stati insieme.

Improvvisamente la sua subdola mente lo ingannò, riportandolo indietro negli anni.
E Katsuki si perse, in quei ricordi sempre più vividi, con le iridi fisse in quel debole corpicino minuscolo, in quella piccola e delicata mano, tesa verso di lui.
Kacchan stai bene?”

Il suo braccio ricadde con rabbia vicino al corpo disteso.
Lo odia.
Lo odia così tanto.
Il ragazzo digrigna i denti e si alza velocemente. Non gli interessa se sia ancora presto, non resterà un minuto di più in quella camera, in quel letto.

E mentre, con la sua andatura ciondolante, sparisce sbattendo la porta, la luce di un nuovo giorno si insinua attraverso le tende, illuminando, sul ripiano più in alto dello scaffale, quel piccolo quadro dimenticato da troppo tempo.

 

Due piccoli bambini spiccano attraverso la polvere.

 

 

*    *    *

 

“Sbatti ancora qualsiasi porta e ti giuro che, come ti ho messo al mondo, ti ci tolgo!”
La voce insopportabilmente acuta della madre gli perforò i timpani, ma, ignorando la minaccia, Bakugou uscì di casa, richiudendo con forza la porta.
Stupida donna.
Con lo zaino malamente abbandonato sulla spalla, si avviò verso la U.A.
La strada davanti a lui, nonostante brulicasse di persone, gli sembrava così fredda.
Così vuota.
Le facce dei numerosi uomini che gli passavano accanto, erano indistinguibili, le loro voci inudibili.
Nessuno di loro era il ragazzo che veramente cercava, nessuno di loro lo sarebbe mai stato.

Improvvisamente una chioma verdognola entrò nella sua visuale, il respiro gli si bloccò in gola.

Quando, continuando ad avanzare sempre più velocemente, riuscì ad inquadrare meglio quel corpo, realizzò di essere corso verso qualcuno che non era chi stava sperando di trovare.
Inko Midoriya, a qualche metro di distanza, camminava a passo incerto, tenendo stretti tra le mani numerosi fogli. Gli occhi stanchi della donna si posarono su di lui e un peso insopportabile gli si depositò sullo stomaco.
“Katsuki! Da quanto tempo!” quel tono troppo dolce lo fece sobbalzare. In pochi secondi Inko gli si parò davanti, sorridendogli amorevolmente.
Non sorridermi così! Non guardarmi così!
Urlò la mente di Bakugou, sovrapponendo all'immagine della donna, quella identica del figlio.
“Stai andando a scuola vero? B-beh buona giornata!” ridacchiò, stringendo, in un movimento involontario, quei misteriosi fogli al petto.

Quel giorno anche suo figlio sarebbe andato a scuola.

Anche il suo bambino avrebbe fatto colazione e, prendendo il suo adorato zaino giallo, l'avrebbe salutata con un sorriso, annuendo alle sue numerose raccomandazioni. E lei, orgogliosa, l'avrebbe accompagnato alla porta, guardandolo sparire dietro al vialetto alberato.
Ma sapeva che sarebbe ritornato sempre. O almeno lo sperava.

Quel maledetto giorno.
Quella maledetta notte, però, uscendo dalla porta di casa, Inko non vide neanche il suo corpo allontanarsi. Solo la pioggia, che, irruenta, si faceva spazio sul suo corpo e sugli abiti, provocandole numerosi brividi di freddo. Ma quel gelo era stata l'ultima sua preoccupazione.

L'aveva cercato, aveva gridato il suo nome decine, migliaia di volte. Aveva urlato, pianto, ma tutto questo non era servito a niente.

Il suo bambino non c'era più.

 

Il biondo abbassò lo sguardo, scorrendo le parole una ad una. Il peso, che lo schiacciava, sempre più pesante.

Scomparso un anno fa

Midoriya Izuku

14 anni” *

 

 

“Grazie Inko, anche a te”
Altro non era che una frase forzata, accompagnata da un breve saluto meccanico.
Lei non sa.
Tutti i suoi movimenti erano diventati troppo difficili da eseguire, il suo corpo rimaneva bloccato, sotto quegli occhi ricolmi di dolore.
È giusto tenerglielo nascosto?

È giusto non dirle che tutto quanto...

...È colpa mia?

 

Spalancò gli occhi, a cosa diavolo stava pensando?
Cosa gli prendeva?
Il ragazzo superò la donna, ancora ferma nei suoi soffocanti pensieri. Accelerando il passo e spintonando bruscamente le persone via dalla sua strada, Katsuki cercò quell'aria che gli stava, sempre di più, venendo a mancare.

Non si girò. Non guardò indietro.

Non ne aveva il coraggio.

 

*    *    *



La porta del retro venne aperta con un lungo scricchiolio.
Hitoshi fece qualche passo in avanti, prendendo delle profonde boccate d'aria. Chiuse gli occhi violacei, ascoltando la calma e la tranquillità di quel luogo.
Quando li riaprì, tutto era improvvisamente buio.
Delle mani morbide e delicate circondarono il suo viso.

“Indovina chi sono!” percepì una risata melodiosa riempire l'aria e un corpo snello premersi contro la sua schiena solida.

Hitoshi, però, sapeva bene a chi appartenesse quella risata.
“Dovresti avere paura di parlarmi, Midoriya” rispose apatico.
Uno sbuffo rumoroso gli solleticò il collo, prima che le mani venissero spostate, lasciando i suoi occhi abbagliati dalla luce calda del sole.
Shinso si girò lentamente, verso il volto inquietantemente pallido dell'altro.
“E perchè mai?” quelle labbra dannatamente provocanti continuarono a muoversi, scandendo, in una lenta danza, tutte le sillabe. Izuku portò le mani dietro la schiena, dondolando, come un bambino, da un piede all'altro.
“Potrei controllarti la mente.” disse teatralmente lo studente, le mani che armeggiavano con chissà cosa nelle tasche dei pantaloni, lo sguardo legato a quello dell'altro.
Il sorriso del ragazzo dalla capigliatura sbarazzina si allargò, i gelidi occhi smeraldo brillarono impercettibilmente di malizia.

Le parole delicate che pronunciò in seguito, lasciarono stupefatto Shinso.

Delle parole che non avrebbe mai più dimenticato.

 

 

Ma io mi fido di te, Hitoshi.”

 

 

 

 

(video che ho amato alla follia: https://youtu.be/msO1SMJOGQw )

 

 

* Si, lo so che nell'anime tutte le vicende si svolgono in pochi mesi, ma in questa fanfiction ho pensato di modificare un po' questo fattore:
Izuku è scomparso l'anno prima, all'inizio della terza media, quando aveva appena 14 anni. Ora la storia si svolge al primo anno delle superiori. (anche se Villain deku potrebbe sembrare mooolto più grande, ha tecnicamente 15 -massimo 16- anni...omg XD)
Finito piccolo chiarimento!

 

 

Salvveeee!! Come state?
Piaciuto il capitolo? A me sembra parecchio brutto rispetto agli altri...CIOÈ NON SUCCEDE NIENTE. NADAAA.
Uffa, mi sento in colpa, vi ho fatto aspettare così tanto!
Perdonate anche gli eventuali errori (/orrori).
Forse ho fatto Katsuki troppo OOC?? OH GOD. HHHELP.

 

Comunque vi lascio una minuscola parentesi: ricordate, pur sembrando lo stesso Izuku dolce e affettuoso con i suoi “amici” (più che “amici” è meglio parlare di “alleati”), non lo è. Non è più il ragazzo gentile e carino che ricordiamo. Deku è mooolto intelligente, fa tutto per uno scopo: per vincere contro gli eroi che tanto odia e disprezza. Parla, risponde, ride, per portare a compimento i suoi piani. È tutto solamente una facciata.

 

Detto questo (XD), fatemi sapere le vostre opinioni!

A presto <3




P.s Vi lascio una piccola fanart disegnata (si, fa un po' cagare) da me: Image and video hosting by TinyPic

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