How I met your father

di JungMinPrw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Yoonji ti presento Hoseokie ***
Capitolo 2: *** C'è sempre un motivo! ***



Capitolo 1
*** Yoonji ti presento Hoseokie ***


YOONJI ti presento HOSEOKIE
 

La prima volta che ho incontrato vostro padre è stata quando Yoongi oppa lo ha portato a casa, e già allora era tutti sorrisi, battute di bassa lega e occhi piú luminosi del sole stesso; era quasi disgustoso.

Neanche a dirlo vostra nonna se ne innamorò subito, ma non credo avesse ben chiara la situazione e, ad essere sincera, non l’avevo neanche io. Abbiamo scambiato due battute scarne attorno ad una cena che di scarno aveva ben poco, sotto la supervisione di Yoongi oppa, il suo miglior broncetto da cucciolo stampato in faccia e gli occhi che ci studiavano passando dall’uno all’altra pieni di aspettative. Poi la mia proverbiale acidità deve aver ucciso tutta la voglia di vostro padre di fare conversazione, e allora il resto della serata si è trasformato in quello che posso tranquillamente chiamare un documentario sulle tecniche di corteggiamento selvaggio, visto come nostra madre faceva la svenevole con lui, flettendo le sue lunghe ciglia incrostate di mascara e ridendo ad ogni suo commento. OK, ammetto che era a suo modo affascinante, con quella chioma castana in cui avresti voluto affondare le dita e quel sorrisetto scaltro da smorzare con i baci ma, ad un certo punto, giuro che non mi era piú ben chiaro chi nutrisse interesse per chi a quella tavola e all’ennessima risata sguaiata della nostra progenitrice, decisi che, dopo tutto, avrei quanto meno provato a dare un’occhiata a quelle equazioni per il test di matematica del giorno dopo.

Mi scusai, ignorando caparbia il pietoso e rarissimo aegyo muto di mio fratello e le occhiate in tralice di vostro nonno, e presi le scale, salendole due a due. Non penso neppure di averlo salutato, vostro padre, quella sera. Mancanza cui il mio oppa si premurò di porre rimedio una mezz'oretta piú tardi, portandomelo direttamente in camera - che a quel tempo condividevamo ancora.

_Yoonjiah! - disse, spalancando la porta senza neppure bussare - potevo essere nuda, potevo già essere a letto, come effettivamente ero -

_Hoseokie se ne sta andando; ho pensato volessi salutarlo… -

_Gran bella pensata…- borbottai, senza alzare lo sguardo, nel silenzio carico di non detti e muti rimproveri che mio fratello lasciò cadere poco dopo su di noi. Non so, onestamente, cosa mi fosse preso, ero probabilmente solo molto giovane e molto permalosa ed avevo la sciocca convinzione, condivisa da tutte le ragazze sciocche della mia età, che se un ragazzo ti sorride, è gentile, no! Garbato, con te allora ti muore dietro. E quello aveva fatto vostro padre, continuando a proiettare quel suo sorriso ebete da raggio di sole caduto in terra per tutta la dannata serata. E Yoongi oppa, che sicuramente aveva notato il mio imbarazzo, non aveva fatto nulla per aiutarmi ad essere più a mio agio, lo stronzo! Perché io avrei dovuto fare lo stesso per il suo amico, per giunta gratuitamente? Nah, troppo sbattimento!

_Allora ciao. - borbottai, giocherellando distrattamente con le doppie punte alla base del mio caschetto sbarazzino. Non lo stavo neppure guardando in faccia, il disperato bisogno di una sigaretta opprimente nella bocca dello stomaco, o era nausea?

_AAaaH, Noonim! - sussultai. Quel decelebrato di vostro padre mi aveva appena fatto perdere quattro anni della mia giovane vita, una mano sospesa in un gesto di saluto un po’ troppo informale ad un passo dal mio naso, e quel suo famoso broncio, sapete, no? Quello a sulle labbra rosee, mentre cercava di attirare la mia attenzione. Ci riuscì.

_Allora io vado, noona...o no, Noonji.Ci si vede in giro! -

_Noonji?! - sbottai io, tra le risate soffocate di Yoongi. Il bastardo non rideva così di gusto da, mmh, tipo da sempre? Mentre Hoseok spiegava solerte che Yoonji noona era troppo lungo e che Noonji era carino. Incredula, penso di averlo liquidato con uno sguardo al vetriolo, prima di uscire sul balcone con una delle cicche conservate per occasioni di stress estremo come quella. Li sentii chiudere la porta e ciabattare via, mentre espiravo tesa una prima lunga boccata di fumo, seguendoli poi con lo sguardo nel buio del marciapiede sotto casa quando uscirono fuori per scambiarsi i saluti di rito.

Yoongi oppa stava ancora ridendo sommessamente e vostro padre lo riprese, avvicinandosi per assestargli una ditata scherzosa nel fianco. Distolsi lo sguardo, sputando fumo verso il cielo stellato di quella nottata tiepida di giugno. Peggio di due ragazzine, ricordo di aver pensato, lanciando loro un’occhiata in tralice, seccata. Mio fratello stava dicendo qualcosa che non riuscii a decifrare, la mano di quell’Hoseokie - o come si chiamava - ancora presa nella sua. Poi si salutarono, l’elaborata sequenza di gesti che i ragazzi tosti di allora consideravano cool piú lenta e simile ad un abbraccio. Sbuffai scettica, ripensando a quelle sue lunghe dita e a quel sorriso ancora piú lungo mentre mettevo sù un broncio chilometrico e la sua voce mi rimbombava greve nelle orecchie:

Ci si vede in giro,Noonji-ah!

E vostro padre, almeno su quello, mantenne la promessa, gravitando casualmente sempre piu vicino a mio fratello le volte che c’ero anche io. Lui, i suoi occhi dolci, i suoi capelli di cioccolata ed il suo sorriso da buffone romantico consumato.

Come detto, la situazione non mi era ben chiara e continuò a non esserla ancora per un po’. Non capivo vostro padre e non capivo mio fratello. E, tutto sommato, a giudicare da quanto distratto ed evasivo era Yoongi oppa, anche lui non aveva ancora visto la luce, ma nel frattempo continuava ad incontrare vostro padre, costruendo, una battuta sagace a mio danno alla volta, quell’amicizia che aveva molto del bromance.

La mia teoria preferita era la seguente: - ci avevo riflettuto tanto e a lungo fin da quel primo incontro, e mi piaceva pensare fosse plausibile - La teoria, dicevo, era che vostro padre si fosse fatto amico mio fratello perché io gli piacevo e voleva avvicinarsi a me, ma essendo più giovane di noi di un anno non avrebbe avuto altro modo di approciarmi che a scuola, tramite Yoongi oppa. Come avesse fatto ad avvicinarglisi era un pezzo del puzzle che ancora mi mancava. Yoongi oppa era il più musone dei solitari sebbene molti lo ammirassero e diverse ragazze - a mio parere piuttosto strane - lo desiderassero. Era il fascino del bello e stronzo, penso… Oh, come dici? Era bello e dannato? Eh va beh, avete capito comunque. Mio fratello non era stronzo, solo amava i suoi spazi e le sue abitudini in maniera inversamente proporzionale a quanto odiava la gente. Quella stronza ero io. Sí, formavamo proprio un bel duetto sgangherato noi gemelli Min, ma non era un problema perché, dopotutto, avevamo noi stessi: lui me e io lui, e su quello sapevamo di poter contare…Sempre.

Ecco, vostro padre con i suoi sorrisi e la sua dolcezza, venne a turbare quell’equilibrio famigliare perfetto. Quello ed il mio cuore e non ero ancora del tutto sicura se dovessi sentirmi lusingata o stizzita. 


Note dell'autrice: Ecco, volevo provare qualcosa di un po' diverso. Verde è il colore di questo capitolo, ma l'anima di questa storia è del colore del titolo uh uh ^^ Fatemi sapere che cosa ve ne pare, ve ne sarei infinitamente grata. Grazie in anticipo e a presto! <3

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Capitolo 2
*** C'è sempre un motivo! ***


C'è sempre un motivo!

 
_A che gioco stai giocando, fiorellino? -
Chiesi a vostro padre un giorno che mi sentivo particolarmente simpatica e di buon umore. Me ne stavo sdraiata per conto mio sul muretto dietro l'aula di musica, storcendo il naso alle note stonate che uscivano dalla finestra aperta. Mio fratello faceva parte di quello stupido club extracurriculare e ogni giovedì si rinchiudeva volontariamente tre ore in più in quel manicomio infernale che era la nostra scuola. E io la scema che lo aspettavo fuori, no? Ma c'era un motivo... Prendete nota: c'è sempre un motivo! Non ero tranquilla a lasciarlo per conto suo. Da un po' di tempo a quella parte correvano voci strane sul nostro conto, su noi gemelli Min. Voci che non ripeterò qui perché troppo ignobili per orecchie così pure. Sì, dico a voi, era un complimento, è inutile che storcete il naso, ragazzi!

Ad ogni modo, voci sciocche, rivolte per lo più a ferire me, ma inevitabilmente rispecchiate in maniera odiosa anche su mio fratello, la mia metà; ed avevo paura... Sì, paura... È inutile che prendete nota perché allora ero giovane e sensibile e ora.... Yunseo smetti di fae quella smorfietta o ti verranno gli occhi storti e poi nessun ragazzo ti vorrà più! Avevo paura, stavo dicendo, che le teste matte di quel piccolo istituto di periferia, per lo più ragazzi e ragazze problematici come la sottoscritta, potessero decidere di passare alle mani. Io non avrei avuto problemi a gestirli, ma Yoongi oppa era di riflessi lenti, se me lo permettete, non per niente lo chiamavano il ghiroMin – con me non ci hanno mai provato o avrebbero assaggiato cosa vuol dire essere un ghiro, perché li avrei tranquillamente messi pancia sotto a dormire... tipo per sempre... -.

E poi mio fratello era un artista, un emo di prima categoria, un po' sfigatino, niente se e niente ma, che suonava il piano da vero damerino romantico e sognava di smanettare al sintetizzatore. E no, a quei tempi non era ancora così cool la cosa. Ed eravamo a Daegu Town, mica Seoul. Se l'avesse detto in giro, l'avrebbero pestato doppiamente: una prima volta per essere il ghiroMin e la seconda per aver tentato di essere più del ghiroMin.

Quindi sì, come potete ben immaginare ero molto in pena per l'incolumità di mio fratello. Mi preoccupavano meno gli stupidi agguati di quel decelebrato di vostro padre, sempre più frequenti, sempre più stupidi. Quel giorno, mentre aspettavo su quel muretto godendomi il sole tardo-primaverile, il genitore in questione era saltato fuori dall'aula di musica – ed intendo letteralmente, scavalcando la finestra al piano terra con estrema agevolezza – dieci minuti prima della fine delle lezioni e mi si era seduto accanto, ritagliandosi uno spazietto libero che io stavo cercando coraggiosamente di proteggere, allungando il più sinuosamente e indifferentemente possibile le gambe sotto l'orrenda gonna marrone della divisa.

_Hey Noonji! -

_Le lezioni non sono ancora finite. Tu non dovresti essere qui e io non parlo con chi non c'è. -, cantilenai annoiata.

_D'accordo – sorrise lui, sollevando gli occhi al cielo con fare divertito. Il sole si specchiava così alla perfezione nelle sue iridi scure, che dalla mia postazione sembravano grigie. Fischiettava un motivetto funk, tamburellando tranquillo sulle proprie cosce e muovendo la gamba a ritmo. A dire il vero la sua presenza lì mi era nuova, non credevo neppure si presentasse ai corsi extracurricolari, non sembrava il tipo. Ma da quando Yoongi ci si era iscritto, Hoseok era diventato la sua ombra e lo seguiva ovunque, lanciando frequenti occhiate moleste fuori dalla finestra, avvalorando, così, sempre più la mia teoria sul suo conto.

Io, chiaramente, lo ignoravo, per quanto mi fosse possibile ignorare il sole e quel sorriso. Quando non tentavo di fare la figa, lo apostrofavo bruscamente cercando di far crollare quel suo ghignetto irritantemente adorabile, ma lui era un osso duro, o ero io che mi stavo rammollendo?

Mi tirai sù, a disagio nel mostrare le gambe nude al migliore amico di mio fratello. Ma anche lui, constatai, era in pantaloni corti e quelli non erano certo shorts in dotazione dalla scuola. Aveva gambe muscolose, abbronzate, ben proporzionate e quei pantaloncini si ritraevano in una maniera indecente quando si muoveva o stava anche solo seduto. Mi chiesi se non fosse il caso di fare la cosa giusta una volta nella mia vita: di fare la brava ragazza e andare a segnalarlo alla vice-preside per offesa al decoro, se non pubblico, quanto meno privato, mio personale.

A distrarmi dalla mia feroce battaglia morale, fu la sua mano, ancora una volta troppo vicina e sgranata per come me la sventolava sotto il naso. E non era vuota, perché teneva una sigaretta già accesa tra indice e medio, un vezzo stupido che qualsiasi altro ragazzo avrebbe pagato a caro prezzo. Ma non Hoseokie, non lui. Nel suo caso c'era qualcosa, una qualche forza superiore, o semplicemente l'occhio vigile di mio fratello, che mi tratteneva dal prenderlo a calci in culo e la cosa mi urtava non poco. Per come ero fatta, quello equivaleva ad una sconfitta. Ad una sconfitta o ad una cotta. Allora non mi conoscevo abbastanza per decidere di quale morte morire tra le due, e comunque ero troppo orgogliosa anche solo per prendere in considerazione la seconda. Così accettavo a testa alta la prima e mi ripetevo che tanto quello cotto di me era lui, era Hoseok, l'uomo dei mille sorrisi, il primo uomo, dopo mio fratello, che aveva osato trovarmi un nomignolo affettuoso. A me! Min Yoonji di Daegu Town! C'erano ragazzi - e ragazze, se è per questo – che se l'erano prese per molto meno.

_A che gioco stai giocando, fiorellino? - Chiesi, accettando di buon grado la cicca dalle sue mani affusolate, ma lui si ritrasse, pretendendo di passarmela direttamente tra le labbra. Vagamente stordita dal caldo e dalle manovre improvvise adottate per tirarmi sù, accettai.

_Nessun gioco, Noonji. Non capisco che problema hai sempre tu con la gentilezza altrui -

_Questa non è gentilezza.... C'è sempre un motivo per tutto, Hoseokie... -

_Pensi che io abbia un doppio fine? Sono veramente così losco per te? -

_Beh, intanto non sapevo neppure tu fumassi. Se nostra madre ti vedesse ora, potresti tranquillamente scordarti le cene pantagrueliche che ti stai godendo ora a sbafo -

Lui ridacchiò. Era ciò che sapeva fare meglio, vostro padre, ridere e sorridere e quando lo faceva mi sentivo le gambe e la testa molli. Doveva venirmi il ciclo, probabilmente era quello il motivo, ma con lui era sempre come essere in un ciclo perenne e la cosa non mi piaceva, mi provocava nausea e mal di stomaco e mi faceva sentire debole - ...E io non sono debole, ricordatevelo ragazzi -.

Tirai qualche boccata dalla sua sigaretta, poi gliela ripassai distrattamente mentre espiravo anche gli ultimi aliti di fumo, inconsapevole di come lui si fosse sporto verso di me per accettarla. Ricordo che quel giorno lo vidi, guardai veramente, per la prima volta da quando mio fratello ci aveva presentati. I suoi occhi bruni pagliuzzati dal sole fissi nei mie mi inchiodarono sul posto mentre, tranquillo, accettava il moncherino cinereo tra le mia dita e i nostri polpastrelli si sfioravano. Lottai con tutta me stessa per non deglutire, mentre le sue labbra si schiudevano ad accogliere inavvertitamente il fumo che avevo appena esalato... E chissà che cazzo di sparata aveva in mente, quel deficiente! Ma a tossire fui io, soffocando scioccamente sulla mia stessa saliva ed imbarazzo.

Immagino che fu più o meno allora che l'espressione "salvato dalla campanella" iniziò ad avere un senso per me. Non perché mi avesse mai evitato interrogazioni o ramanzine, no di certo... alle lezioni partecipavo raramente comunque ... No... Non aveva niente a che vedere con me. Dico che l'espressione iniziò ad avere un senso perché il trillo improvviso che segnava la fine del corso di musica, salvò letteralmente quel mio dongsaeng un po' rompiballe ma dannatamente accattivante dalla sottoscritta, prima che potessi anche solo pensare di baciarlo o prenderlo a pugni sul naso perfetto.

_Ah, siete qui – ci chiamò la famigliare voce di mio fratello e mentre con impacciata agilità felina mi buttavo giù dal muretto, sentii Hoseokie tossicchiare aspramente e borbottare qualcosa in risposta a Yoongi, ma non mi girai neanche indietro, mentre precipitosa mi allontanavo dai due amici.

_ Yoonjiaah!! Yoonji!! - Mi chiamò il mio oppa, sinceramente confuso, ma ancora non gli diedi la soddisfazione di mostrare il mio volto imporporato dal nervoso e dalla vergogna.

Quando poi stimai di essere sufficientemente distante, mi fermai, recuperando un po' d'aria e buon senso. D'altronde avevo passato l'ultima ora e mezza fuori da quell'aula appositamente per aspettare lui, no? Se non a mio fratello, lo dovevo a me stessa. E poi Yoongi non ne poteva niente se la sua gemella riusciva, alle volte, ad essere socialmente più inetta di lui. Era nel nostro DNA immagino.

Quindi, dicevo..., mi fermai e con uno sbuffo inutilmente plateale mi voltai. Tenevo in mano la cartella di mio fratello, recuperata poco prima dalle sue braccia esili per quel solito istinto protettivo che il mio oppa mi suscitava, ma la lasciai cadere con un tonfo e quando poi spalancai gli occhi, schermandomi il viso dai rosa ed arancio fluo del tramonto, mi resi conto che lo zaino non era l'unico ad essere caduto al suolo. Col culo per terra c'ero anche io.

Se cadendo – non penso neanche di essermi inciampata, ero solo caduta... -, se cadendo avevo battuto il sedere, di sicuro non sentivo dolore oltre al sibilo fastidioso nelle mie orecchie ed il palpito accelerato del mio cuore. E mi resi realmente conto di essere a terra, solo grazie alla diversa prospettiva, una prospettiva che, tra le altre cose, iniziò ad aprirmi gli occhi sul conto di vostro padre. Sì, perchè quando finalmente trovai la forza di mettere a fuoco e guardare bene verso i due ragazzi, avrei giurato che le mani del più giovane fossero più in basso di quanto consentito dal codice di fratellanza maschile. Avrei giurato che il loro non era più solo un abbraccio o un saluto cool usato per scimiottare i fighi del quartiere, no...

C'è anche da dire, però, che quel giorno la calura tardo-primaverile era particolarmente soffocante e stavo aspettando che mi venisse il ciclo, quindi c'era la buonissima probabilità che io mi fossi immaginata tutto. Ma se così fosse stato, allora non riuscivo a spiegarmi il livido violaceo sotto l'occhio di Hoseokie e il broncio afflitto di Yoongi oppa quando poi mi raggiunsero.

Ci avviammo tutti e tre nella stessa direzione, ma avremmo potuto benissimo essere tre estranei dal modo in cui ci ignoravamo caparbiamente a vicenda. Quando poi casa Min fu finalmente in vista, Hoseok si fermò senza dire niente. Yoongi continuò a camminare senza dare cenno di essersi accorto dello stop ed io mi girai brevemente. Hoseokie ci stava guardando. Mi sorrise e con le labbra a cuore sotto la sua misteriosa ferita di guerra, mimò un "Ci vediamo domani, Noonji" che è inscritto ancora oggi nel profondo del mio cuore.


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Nota dell'autrice:  Giuro che non è un modo per procrastinare la stesura di Funny Games 😅, però ammetto che devo riprendere un po' il giro della scrittura e questa storia, più easy, più free-form, mi permette di farlo. È una storia un po' anticonvenzionale per me e per il tipo di fan fic scritte fino ad ora, così come la sua protagonista e voce narrante, Yoonji ^^. Che dire? Ho ben poco da dire visto che i capitoli sono brevi ed è già tutto lì, ma spero vogliate condividere con me le vostre impressioni e grazie, come sempre, per aver letto! A presto ;-3 <3

 

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