Wrong Time

di alaal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - Start ***
Capitolo 3: *** 2 - Mission ***
Capitolo 4: *** 3 - Accident ***
Capitolo 5: *** 4 - Rescue ***
Capitolo 6: *** 5 - Missing ***
Capitolo 7: *** 6 - Disease ***
Capitolo 8: *** 7 - Jiaozi ***
Capitolo 9: *** 8 - Tenshinhan ***
Capitolo 10: *** 9 - Truce ***
Capitolo 11: *** 10 - Saiyans ***
Capitolo 12: *** 11 - Intrusion ***
Capitolo 13: *** 12 - Questions ***
Capitolo 14: *** 13 - Crilin ***
Capitolo 15: *** 14 - Nappa ***



Capitolo 1
*** 0 - Prologo ***


Il ragazzo osservava distrattamente, seduto sulla cima della collina, il lento procedere di un automezzo sulla nuova superstrada appena ricostruita. Il sole era appena sorto, con la luce tremolante di color arancione che faceva capolino tra le nuvole cariche di pioggia.

Il ragazzo si chiedeva mentalmente, seduto a gambe incrociate, che cosa avesse in mente quell’individuo seduto alla guida di quel mezzo. Chissà. Aveva una famiglia? Era un uomo o una donna? Aveva dei figli? Dei genitori o dei semplici amici da incontrare? Il ragazzo non lo sapeva. Ogni tanto, gli piaceva perdere tempo a fantasticare sulla vita degli altri. Quegli ultimi anni sono stati pieni di rabbia e tensione, qualche volta si permetteva di “perdere tempo”, come qualcuno spesso osava schernirlo.

Ma a lui non interessava. Era grato, era unicamente grato di avere visto nuovamente il sole sollevarsi dall’orizzonte.

Il ragazzo aveva una terribile paura della notte. Era lì che doveva fare i conti con i suoi incubi ricorrenti. Nonostante avesse risolto molti problemi durante la sua giovane vita, il passato era sempre lì, a tormentarlo. Molte volte era stato visto aggirarsi in città, con le mani in tasca, lo sguardo chino in terra, con il volto corrucciato, sicuramente in preda a mille pensieri. Chi lo avvicinava lo conosceva, ma non si azzardava mai ad andare oltre un “ciao, come va?”. Era un tipo molto taciturno, non amava parlare di sé agli altri. Eppure doveva essersi abituato.

Un colpo di clacson, arrivato proprio da quell’automezzo, risvegliò il ragazzo dal suo torpore. Non era ancora convinto che il mondo fosse in pace. Aveva sempre quella sensazione di malessere che lo accompagnava. Eppure non percepiva niente di strano nell’aria. Qualcosa di piatto e vuoto. Né male, né bene. Non era convinto neppure se queste sensazioni potessero essergli d’aiuto o meno.

Spesso, nella vasca da bagno di casa, aveva tentato di lasciarsi andare, di tranquillizzarsi e di rilassarsi. E poi, quando si assopiva, riecco il passato a tramortirlo, a investirlo come un treno a folle velocità.

Molte volte sua madre era accorsa nella sua camera, in preda alla preoccupazione, durante la notte. Spesso il ragazzo urlava, ma erano perlopiù grida strozzate, quasi afone. L’orecchio allenato della madre percepiva comunque queste grida silenziose, e nonostante il ragazzo fosse già un adolescente, non perdeva occasione di abbracciarlo e di confortarlo. Insieme, avevano passato terrificanti momenti. E li avevano superati, in un modo o nell’altro.

Il ragazzo voltò lo sguardo alla sua sinistra, dove ancora la città era silenziosa e assonnata. Cinse le gambe con le braccia e si inchinò in avanti, per osservare meglio la sua città in lontananza, in cima a quella collina maestosa che sovrastava buona parte del panorama di quella regione.

“Mi chiedo che cosa stiano facendo gli abitanti di questa città… saranno tranquilli? O avranno ancora paura?”. Nonostante sia passato qualche anno dalle terrificanti esperienze vissute, il ragazzo provava ancora un serio timore. Eppure, non doveva più avere paura. Era cresciuto, nonostante i tempi duri che era stato costretto ad attraversare. Era riuscito a eliminare forti e possenti minacce… ma i fantasmi erano ancora lì, davanti ai suoi occhi. Non riusciva a liberarsene.

Improvvisamente, il ragazzo decise di alzarsi. Una folata di vento lo investì, scombussolandogli i capelli e il fazzoletto rosso che era annodato al collo.

“Sarà meglio andare… non voglio far preoccupare mia madre.”

 

Spesso gli capitava di guardare i vecchi album di famiglia. Persone che da bambino non aveva mai conosciuto personalmente. Erano vecchie, logore fotografie di momenti felici. Tutte persone sorridenti e in salute, spesso alle prese con momenti di vita spensierati. La concentrazione del ragazzo era spesso mantenuta su un bambino dai capelli neri, dai grandi occhi neri pieni di vita.

Non c’erano una grande quantità di foto, e questo il ragazzo se ne rammaricava. I vasti incendi che avevano interessato la città non avevano risparmiato pure la casa dove lui e sua madre abitavano da tempo. Molte immagini erano state divorate dal fuoco, e né lui né la donna poterono fare qualcosa per preservare quegli importantissimi scatti di un passato che ormai non esisteva più.

Il ragazzo dunque si accontentava di ascoltare i racconti di sua madre. Molti eventi li conosceva personalmente, grazie ai viaggi nel tempo che aveva compiuto qualche anno prima, ma preferiva farseli raccontare da sua madre. Quando sua madre parlava del passato, il ragazzo si tranquillizzava. Passava ore e ore ad ascoltare, e spesso rinunciava agli allenamenti per ascoltare sua madre parlare. Qualche anno prima aveva seriamente rischiato di perderla. Per proteggere suo figlio, la donna si era sacrificata a causa di un altro, pericoloso nemico. E adesso aveva ritrovato sua madre, e sua madre aveva ritrovato suo figlio.

“Il mio universo è stato cancellato per sempre” rifletté il giovane guerriero, mentre sfogliava il prezioso album che custodiva gelosamente. Il ragazzo, viaggiando nel tempo con una delle uniche superstiti del suo mondo, era giunto nella linea temporale dove in passato un oscuro nemico aveva ucciso la sua controparte. Ed era stato un miracolo ritrovare la stessa situazione, e sua madre ancora in vita.

I suoi calcoli avevano predetto di coabitare con se stesso, in questo universo parallelo. Ma a quanto parve, invece che trovarsi in questo luogo, era slittato in un mondo alternativo. Gli avevano spiegato che i viaggi nel tempo erano estremamente pericolosi, erano in grado di modificare completamente il corso degli eventi…

Ma a lui non interessava. Era sì giunto in un mondo esattamente uguale al suo, pieno di dolore e distruzione. Ma c’era sua madre ancora in vita, e questo per lui voleva dire tutto. E in più, ora non era da solo, una ragazza proveniente dal suo universo originale era accanto a lui, ed aveva condiviso tutte le sofferenze che avevano patito fino a quel momento.

-Ancora che guardi quelle foto, tesoro?- La donna era giunta nel grande salone dove il ragazzo si trovava seduto sul divano, con l’album tra le mani. Il giovane sorrise e annuì, osservando sua madre.

-Lo sai che non posso farne a meno…- La donna si sedette accanto a suo figlio, e si sporse per osservare un’altra fotografia. Con una mano, ne sfiorò una, precisamente il primo piano di un uomo dai capelli neri, dal volto corrucciato e dalla fronte spaziosa. Sembrava quest’ultimo essere infastidito dal fatto di essere fotografato.

-Tuo padre è sempre stato un po’ nervosetto…- E si mise a ridere, ricordando il brutto carattere di suo marito. Il ragazzo comunque aveva avuto modo di conoscere quell’individuo… arrogante e senza un briciolo di pietà per gli avversari. Un vero guerriero, raddolcito in qualche modo con il suo arrivo nel passato.

-Ma non è giusto rattristarsi con queste vecchie fotografie…- La donna si alzò dal divano e, afferrando con decisione l’album dalle mani del figlio, si allontanò con esso e lo ripose nell’armadio attiguo, aprendo e poi chiudendo le ante.

-Il passato è il passato. E sono contenta che tu sia riuscito a completare la missione che ti ho chiesto di fare!- Poi si allontanò di corsa, ricordandosi di avere lasciato il sugo di carne in pentola. Il giovane guerriero vide la madre allontanarsi dal soggiorno per andare nella stanza vicina, e quando capì di essere nuovamente da solo scosse la testa, e si stravaccò sul divano, appoggiando la testa sullo schienale e chiudendo gli occhi, non senza avere incrociato le braccia al petto.

“Il passato è il passato…” Davanti a sé, nel buio della sua immaginazione, varie figure fecero capolino. Figure di persone conosciute, talora sorridenti, ogni tanto arrabbiate, e il più delle volte sofferenti. E poi loro…

Loro… un colpo energetico, preciso ma devastante… un lampo di luce…

Un’esplosione.

Il ragazzo aprì gli occhi di scatto e per il terrore aveva afferrato con entrambe le mani la spada Z, quella ottenuta durante il suo ultimo viaggio nel tempo. La afferrò con decisione e la puntò davanti a sé, indirizzando la tagliente lama alla gola della persona che si stava avvicinando di soppiatto, proprio di fronte a lui.

-Chi sei?! Stai indietro!!-

-Trunks… Trunks calmati ti prego! Sono io, Mai!- Alla voce della ragazza, il giovane guerriero si svegliò completamente. Strizzò gli occhi con una mano e lasciò cadere la spada a terra. Il rumore dell’oggetto metallico venne comunque ovattato dalla moquette del soggiorno.

-Mai…-

-Che sta succedendo da quella parte? Trunks, non stai bene?- La madre di Trunks si proiettò nuovamente nel soggiorno, con i guanti da cucina ancora indossati e il grembiule giallo dai contorni rossi, con in mezzo il logo blu della Capsule Corporation.

-Mi dispiace, signora Briefs, è colpa mia… volevo fare uno scherzo a Trunks, ma non credo sia stato saggio…-

 

-Scusami per prima, stavo sognando…- Dopo avere consumato un lauto pasto, Trunks e Mai uscirono dalla casa di Bulma e si ritrovarono a passeggiare per il centro della città di West City. I due sopravvissuti allo sterminio di Zamasu si guardavano intorno, notando come i lavori di ristrutturazione degli edifici stavano proseguendo a ritmo incessante. La stessa Bulma aveva dato una grossa mano agli operai, distribuendo le varie capsule contenenti macchinari fantascientifici e utilissimi per velocizzare ed ottimizzare i lavori al meglio.

-Stai tranquillo, Trunks. Capisco che tu sia ancora agitato, ma ormai qui non c’è più niente da temere.- Il ragazzo, con le mani in tasca, diede uno sguardo di sfuggita alla sua bruna compagna di viaggio. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella donna, dapprima sotto agli ordini di Pilaf, fosse cambiata e maturata così tanto.

-A cosa pensi, Trunks? Ultimamente sei spesso silenzioso. Cosa c’è che non va?- Trunks tornò a guardare il lastricato, stringendo i denti. Nonostante lui avesse sconfitto Zamasu e raggiunto una nuova forma di Super Saiyan, si sentiva terribilmente inquieto. Aveva appreso da sua madre, una volta giunti a destinazione con la macchina del tempo, che in quella dimensione lui stesso era stato ucciso da Cell versione imperfetta. Quando lo aveva visto tornare, Bulma quasi non credeva ai suoi occhi: Trunks sapeva comunque del suo triste destino con l’arrivo di Cell nel passato, ma ritrovarsi in quella stessa dimensione era qualcosa di terrificante. Era come essere resuscitati senza sapere di essere uccisi.

-Ah… pensavo ai nostri amici, lasciati nel passato. Mi chiedo se stiano tutti bene.- Mai sorrise e, scostando una ciocca di capelli con una mano, tornò a guardare gli operai che lavoravano sui tetti di un grande edificio color lilla. L’ospedale di West City. Era quasi pronto, e questo era un buon segno.

-Non sai mentire molto bene, Trunks…- Il ragazzo non rispose, e continuarono a camminare senza una meta precisa. Incontrarono diversi individui, perlopiù ex sopravvissuti allo sterminio degli Androidi in giro per la città. Molti di essi recavano ancora i dolorosi segni di quel periodo buio della storia dell’umanità. Trunks non aveva il coraggio di guardare in faccia quelle persone: a chi mancava un occhio, a chi mancava una gamba, a chi era ridotto in sedia a rotelle. Bene o male, comunque, questi personaggi erano tornati alle loro attività di sempre, chi più difficoltosamente, chi meno.

Il giovane guerriero si sentiva tremendamente intimidito di fronte a quegli sguardi. Ogni volta che incrociava gli occhi con qualcuno che apparteneva a quel periodo, immediatamente si immaginava sbucare da qualche parte C-17 oppure C-18, che ricominciavano a colpire indistintamente tutti quelli che potevano capitare loro a tiro.

-Trunks, forse sei solo stanco… e ti capisco. Abbiamo sofferto moltissimo in questi lunghi anni. Però, adesso è giusto che anche noi godiamo la nostra pace. Che ne dici?- Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì, e sollevando lo sguardo per incontrare quello di Mai, si permise un piccolo sorriso.

-Hai ragione. Con te vicino, non posso più avere paura…- La ragazza dai lunghi capelli neri non rispose, ma Trunks comprese ugualmente di averla fatta arrossire.

 

-PAPA’!- Il Principe dei Saiyan, l’individuo più forte dell’universo alla pari con Goku, era stato miseramente sconfitto. Trunks non poteva crederci: tra i detriti del deserto al centro delle regioni conosciute, il corpo senza vita di suo padre giaceva inerte, appoggiato sul fianco sinistro, quasi smembrato. Il braccio destro pendeva dalla spalla quasi come volesse staccarsi, e un fiume di sangue sgorgava dalla ferita all’addome, procurata da un vasto attacco energetico lanciatogli addosso da qualcuno.

Trunks si sentiva pietrificato: tutto attorno a lui era morte e distruzione. Si guardò attorno, con gli occhi sgranati: oltre a suo padre, riuscì a scorgere un altro individuo, riverso a terra. Questo personaggio, tagliato perfettamente in due all’altezza del bacino, aveva una divisa di colore arancione, con lo stemma delle Tartarughe di Mare. Il ragazzo lo riconobbe quasi subito, nonostante da quella posizione poté scorgere solamente la nuca: quello era Gohan.

-Papà… Gohan!!!- Di fronte a lui, apparendo quasi improvvisamente, riconobbe i suoi mortali nemici: due ragazzi dall’aria angelica, ma dalla forza diabolica e distruttrice. Uno dai capelli neri e gli occhi cerulei, quasi di ghiaccio; lei dai capelli biondi, con gli occhi ancora più intensi e glaciali, vestiti proprio come Trunks si ricordava.

C-18 aveva un gilet blu, una maglietta nera con maniche a righe bianche e nere; una minigonna di jeans blu e dei leggings blu scuro, o forse neri; degli stivali di cuoio marroni e una cintura del medesimo colore.

C-17 invece aveva un vistoso foulard arancione che copriva parte della maglietta nera, e sotto di essa un’altra maglietta bianca a maniche lunghe; dei jeans strappati all’altezza del ginocchio sinistro; una cintura che reggeva una pistola con fondina da una parte e un sacchetto con dei proiettili dall’altra; scarpe da ginnastica bianche e blu con risvolti verde elettrico.

Non erano cambiati di una sola virgola. E le loro risate, le loro infernali risate, neppure.

-Sembra proprio che il giochetto sia finito…- A parlare era stato il maschio, C-17. Con un atteggiamento quasi annoiato, aprì una mano davanti a sé e con un nuovo colpo energetico colpì l’agonizzante Vegeta proprio in testa, facendogli saltare il cranio in mille pezzi. Vari fiotti di sangue raggiunsero addirittura Trunks, che si ritrovò con la giacca blu elettrico schizzata di sangue. Il ragazzo osservò con occhi e bocca aperta la scena. Quello che più temeva, purtroppo, si era verificato. Il suo cuore batteva a mille per la rabbia e la disperazione e, colto da uno spasmo incontrollabile, strinse i denti ed i pugni e iniziò a gridare a squarciagola nei confronti dei due terribili Androidi.

-Me la pagherete… me la pagherete!!!- La ragazza bionda, riavviandosi i capelli con un mano, ridacchiò e poi appoggiò la stessa mano sul fianco.

-Ah sì? Bene, ragazzino, facci vedere quello di cui sei capace!-

-Oh che paura, il piccolo Trunks adesso vuole giocare con noi?- Trunks non poté comunque alzare neppure la guardia, che si ritrovò subito addosso i due Androidi, veloci come delle saette. C-17 con uno strattone si impossessò della spada Z del suo avversario, ancora rinchiusa nel suo fodero e, con una risatina, si allontanò in volo e la osservò controluce, mentre C-18 aveva afferrato con decisione le braccia del guerriero Saiyan e lo aveva sollevato da terra.

-Lasciatemi andare!! Ho detto di lasciarmi andare!!- Il guerriero Saiyan, forse l’ultimo sopravvissuto alla tremenda strage ad opera degli Androidi, era alla totale mercé dei suoi avversari: non riusciva più neppure a muovere un muscolo. La presa d’acciaio di C-18, in qualche modo, gli aveva bloccato buona parte dei muscoli, e qualunque movimento Trunks facesse, era come se fosse completamente immobilizzato. Non riusciva neppure a muovere le gambe, ogni singolo muscolo del suo corpo si rifiutava di obbedire ai suoi ordini.

-Ma guarda un po’… una nuova spada…- C-17 giocherellava con la spada di Trunks. La faceva piroettare per aria, slanciandola in alto, per poi recuperarla per l’elsa. Tamburellò le unghie sulla parte metallica della lama, tastando con i polpastrelli il filo affilato dell’arma del Saiyan.

-Pratica, leggera, maneggevole, e molto appuntita…- Trunks digrignò i denti e sbraitò contro il suo avversario, le uniche cose che poté fare in quel momento.

-Che cosa vorresti fare?- C-17, con un mezzo sorriso, alzò gli occhi fino ad incontrare quelli della sorella, e si scambiarono un cenno di assenso. Trunks iniziò a sudare freddo: iniziò a capire quello che stava per fare quel maledetto. L’Androide abbassò la spada e si riavviò i capelli con una mano, scuotendo la testa con un atteggiamento superficiale.

-Volevo solo provare a capire se questa lama è tagliente come dicono…-

-Ma che cosa…!!!- Non terminò neppure la frase che C-17, con un rapido scatto, si avvicinò al Saiyan. La lama affondò nelle carni del ragazzo senza un lamento, come una lama arroventata nel burro…

-NOOOOOO!!!!-

 

-NOOOOOOO!!!- Un altro incubo, un altro maledetto incubo. Trunks si mise seduto sul letto e ansimò, toccandosi l’addome per sincerarsi che fosse tutto a posto. Niente di rotto, voltò gli occhi, nel buio della sua stanza, alla ricerca spasmodica della sua spada. Eccola lì, appoggiata sulla sua scrivania, ben chiusa nel fodero di cuoio. Il ragazzo strizzò gli occhi e si terse la fronte dal sudore con una manata. Deglutì amareggiato, quello era uno degli incubi più ricorrenti. Nonostante lui li avesse sconfitti anni fa, li vedeva ancora aggirarsi da quelle parti. Soltanto il sapere che nel passato erano ancora vivi e vegeti gli provocò un forte conato di vomito.

-Come possono essere alleati di quei mostri?!- Controllò l’orologio-sveglia appoggiato sul comodino, alla sua sinistra. “Perfetto” pensò Trunks “neppure le due del mattino”. Un’altra notte insonne. Sua madre ormai era abituata alle sue grida silenziose, strozzate e quasi non ci faceva più caso.

“Non mi sento bene” continuò a riflettere il ragazzo, scendendo dal letto e aprendo lentamente le tapparelle della finestra della sua camera. Il Saiyan poté osservare il firmamento che brillava alla quasi totale assenza di luce cittadina. I lampioni non erano ancora stati installati… non c’era neppure una luce accesa. Fuori il silenzio era quasi un sudario che avvolgeva la notturna città di West City. Nessuno osava affacciarsi al di fuori delle proprie abitazioni. Nessuno osava mettere fuori il naso dalla porta di casa propria. “Non posso biasimare quei poveretti…”

Poi Trunks tornò a pensare agli Androidi. C-17 e C-18… nel passato erano dei “bravi ragazzi”, così come detto da Goku. Ma se un giorno dovessero decidersi di ribellarsi e tornare a fare confusione? Magari un altro gioco… un altro perfido gioco, magari eliminando Goku stesso?

“Calma, Trunks, calma” si impose di respirare profondamente, appoggiando le mani sul davanzale. Goku era stato guarito dal suo virus cardiaco, e lui era nettamente più forte di C-17 e C-18. Adesso la donna Androide era sposata con Crilin, e avevano addirittura una figlia. Magari le sue erano paure infondate…

“Mi piacerebbe tornare per capire come stanno andando le cose… magari sono io che sono troppo nervoso, e questi incubi mi fanno pensare male…” Ripensò a tutte le avventure che aveva passato assieme ai suoi amici del passato, e si sorprese di avere avuto un rapporto così diretto con “se stesso” del passato.

“Quello avrei potuto essere io in un passato migliore”, pensò Trunks, stringendo i denti. “Ma se ho dato a me stesso un motivo di vivere un’infanzia quasi tranquilla, è per merito mio e di mia madre.” Trunks non doveva comunque più temere un eventuale ritorno di Cell nella sua epoca. L’Androide Perfetto costruito anni addietro dal Dr. Gero del Red Ribbon era stato ucciso nel passato. Magari doveva stare attento ad un’eventuale interferenza temporale…

“Sto facendo troppi pensieri. Non riesco a dormire.” Se Mai fosse stata sveglia…

“C’è qualcosa che mi tormenta… ma non riesco a capire che cosa…”

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Capitolo 2
*** 1 - Start ***


Il caffelatte era pronto, la tazza era proprio davanti ai suoi occhi. Caffelatte fumante e zuccherato proprio come piaceva a lui. Nonostante la veglia notturna e il continuo tormentarsi le mani, Trunks non aveva alcun appetito. Mai era passata di buon mattino alla Capsule Corporation, portando dolcetti e croissant per il suo amico e la madre di lui. Bulma aveva accolto la donna vestita di nero nella propria cucina, proprio come se quest’ultima facesse ormai parte della sua famiglia. Il ragazzo quasi non si accorse della presenza di Mai, totalmente assorto nella contemplazione delle scritte azzurre della tazza rossa, ancora piena quasi fino all’orlo.

-Trunks, tesoro, non hai fame? Mai ha portato tanto cose buone…- Il ragazzo sollevò gli occhi dalla tazza e scosse la testa, sorridendo leggermente.

-Sto aspettando che il caffè si freddi…-

-Signora Briefs – si intromise nel discorso Mai, sedendosi al tavolo e scartando i vari dolci sul tavolo della cucina – i lavori stanno procedendo come previsto. Se non ci sono intoppi, entro domani l’ospedale sarà nuovamente operativo.- Bulma annuì e sorrise, sorseggiando la tazza di caffè e controllando l’orologio che aveva al polso.

-Perfetto, siamo nei tempi come preventivato. La cosa buona è che la città si sta ripopolando mese dopo mese, e questa è la cosa più importan…- Mentre Bulma osservava l’orologio, il suo volto divenne improvvisamente serio e concentrato. Trunks si accorse immediatamente del cambio di umore di sua madre e si alzò addirittura dalla sedia, percependo il suo cuore accelerare improvvisamente.

-Cosa c’è, mamma? Qualche problema?-

-No, no, Trunks, stai tranquillo…- Poi la donna appoggiò la schiena alla spalliera della sedia, incrociando le braccia al petto. Trunks e Mai si guardarono negli occhi, visibilmente tesi e preoccupati.

-Qualche anno fa mi autoinviai una mail per ricordarmi di una cosa molto importante… purtroppo, il server che gestisce il servizio delle mail è andato distrutto, e sfortunatamente non ricordo più il contenuto di quella mail. Ho solo una notifica, riportata dal mio orologio, che avrei dovuto fare qualcosa oggi, ma non ricordo che cosa…-

-Qualcosa di importante, mamma?- La donna sbuffò e scosse la testa, alzando gli occhi al soffitto.

-Se me lo ricordassi! Purtroppo con gli Androidi di mezzo e mezzo mondo distrutto, ho avuto parecchio da fare con le capsule…- Trunks scosse la testa, non sapendo a quale impegno si riferisse sua madre. Mai ne approfittò per sorridere e riportare la conversazione su un argomento più vivace.

 

-Cosa pensi si riferisse tua madre oggi a colazione?- Trunks e Mai erano usciti di casa e avevano percorso il viale alberato poco distante da casa. Da piccolo, il Saiyan lo aveva percorso migliaia di volte con il suo triciclo. Passare in mezzo a quegli alberi, miracolosamente sopravvissuti alle esplosioni energetiche dei due Androidi, era come fare un salto indietro nel tempo.

-Non so… magari un impegno di lavoro…- La conversazione ben presto si spense. La ragazza dai capelli neri scorse nuovamente il suo amico camminare a testa bassa, come se fosse preoccupato di qualcosa.

-Trunks, è da qualche giorno che sei giù di morale. Mi dici che cos’hai?- Costrinse il Saiyan a fermarsi e a guardarlo negli occhi. Vedere così abbattuto il suo amico le strinse il cuore. L’aveva così tanto aiutata in passato, con Black Goku… adesso era giunto il suo momento aiutarlo.

-Non… non è niente. Sono solo un po’ stanco.-

-Sono i soliti incubi, vero?- Il ragazzo annuì, aggrottando leggermente le sopracciglia. Si guardò nuovamente attorno, cercando le giuste parole per confessarle quello che più gli gravava sul cuore.

-Ho paura che gli Androidi possano tornare da un momento all’altro, Mai.- La ragazza rimase in silenzio, mentre Trunks continuava a camminare e lei che lo seguiva.

-So che li ho uccisi io stesso, e ho liberato il mondo dalla loro presenza… ma ho paura che da qualche parte in questo mondo, il Computer del Dottor Gero continui a funzionare…-

-Anche se fosse – replicò Mai, dopo qualche secondo di silenzio – il Laboratorio è vuoto, non ci sono più Androidi…-

-Non lo so, Mai. E per di più, quei mostri sono ancora vivi nel passato.- La ragazza si avvicinò al suo amico e gli sorrise, nel tentativo di riscaldare il suo cuore pieno di apprensione.

-Hai visto tu stesso che ormai fanno parte del gruppo degli eroi! Hai visitato il passato due volte, dovresti averne la certezza!- Trunks annuì, sospirando lentamente. Si erano diretti in una delle poche gelaterie aperte di West City, parzialmente operativa in seguito al lento ripristino delle funzioni di approvvigionamento della città.

-Magari hai ragione, ho solo bisogno di riposarmi un po’…- Improvvisamente, lo smartphone di Trunks iniziò a vibrare con prepotenza, poco prima che i due ragazzi arrivassero a destinazione. Il Saiyan estrasse il cellulare dalla tasca e vide che sullo schermo era impresso il nome di sua madre.

-Sarà successo qualcosa?- Premette il pulsante verde sullo schermo e partì la conversazione con Bulma.

-Pronto mamma?-

-Trunks, ho appena scoperto qual era quella cosa che mi ero appuntata di fare!-

-Eh, di che si tratta?-

-Di una cosa gravissima! Negli ultimi tempi ho continuato gli studi di biologia e chimica, e mi sono accorta che la soluzione antivirus che avevo preparato per Goku, nel corso del tempo perde di efficacia!- Trunks spalancò gli occhi nel vuoto, mentre reggeva con una mano il telefono e nell’altra il cono gelato. Il ragazzo e Mai si erano seduti su una panchina di metallo poco distante alla gelateria.

-E… e quindi?-

-La medicina che tu consegnasti a Goku… era incompleta.-

-Come sarebbe a dire, scusa?!- Il tono di voce allarmato di Trunks mise apprensione a Mai, che si voltò e tentò di capire qualcosa nella conversazione tra il ragazzo e sua madre, purtroppo senza successo.

-In questi anni, come ti dicevo, ho continuato a studiare la composizione molecolare della medicina antivirus, che dovrei consegnare all’ospedale di West City tra qualche settimana, e mi sono accorta che essa non è completa e duratura. Adesso ho una soluzione definitiva che può debellare qualunque virus cardiaco per sempre!-

-Ah… capisco. Quindi, cosa bisognerebbe fare?-

-Temo che dovrò chiederti un altro enorme favore, Trunks.-

 

In cuor suo, Trunks sapeva che c’era qualcosa che non andava. Ma saperlo con certezza, stranamente, non lo rincuorò affatto. Avrebbe dovuto essere contento di tornare nel passato, rivedere i suoi amici e alleati, per la quarta volta. La prima volta fu parecchi anni fa, prima dell’arrivo di Frieza sulla Terra. All’epoca, il ragazzo si era allenato moltissimo per giungere nella Terra del passato e sconfiggere il terribile dittatore spaziale con un solo colpo di spada. In quell’occasione, incontrò Goku per la prima volta e gli consegnò la medicina utile per la sua malattia cardiaca. Poi, la seconda volta avvenne durante l’arrivo degli Androidi (mai visti nel suo arco temporale), C-19 e C-20, e Trunks rimase nel passato fino a che il temibile Cell non fu distrutto definitivamente. Il terzo ritorno nel passato accadde in occasione dell’arrivo del misterioso Black Goku, che aveva ridotto ad un colabrodo il già difficile ripristino della civiltà futura del pianeta Terra.

E adesso, strano a dirsi, il motivo del quarto ritorno nel passato coincideva assolutamente con il primo: consegnare la medicina cardiaca a Goku. Fortunatamente, pensò Trunks, non c’era in allegato un messaggio di morte e distruzione.

Il Saiyan osservò distrattamente la spada Z appoggiata sulla sua scrivania, di fronte al letto. Il ragazzo era seduto sul materasso, con la schiena china e gli avambracci appoggiati sulle gambe, e le mani giunte. I suoi pensieri si perdevano in tutte le avventure che aveva vissuto fino a quel momento, dall’uccisione di Frieza fino al ritorno a quella “realtà parallela”, quel “futuro alternativo” in cui Trunks era stato ucciso da Cell del futuro.

E ora, lui era lì. Pronto a ritornare nel passato. Ne aveva discusso a lungo, sia con Mai che con sua madre Bulma. La ragazza non aveva perso un istante nell’appoggiare la causa, e si era offerta volontaria nel voler accompagnare il suo amico nel nuovo viaggio nel passato. Trunks però si era opposto, la presenza della giovane donna era fondamentale per la riedificazione dei principali edifici della città di West City.

Le tue conoscenze di architettura e di ingegneria sono indispensabili in questo momento. Non puoi lasciare la città adesso, Mai.”

Ma Trunks, potresti avere bisogno di aiuto!

Non c’è più alcun pericolo nel passato, Mai. Devo solo consegnare la medicina a Goku, e sarò immediatamente di ritorno. Lo prometto.

Questa discussione si era protratta per un bel pezzo, immediatamente dopo la richiesta di Bulma di tornare indietro nel tempo per consegnare la medicina migliorata a Goku. Erano ancora seduti sulla panchina, e i gelati si erano sciolti, rendendo necessario cestinarli senza avere dato loro neppure un assaggio.

“Non posso permettere a Mai di correre dei rischi durante il viaggio nel tempo. Non è quasi mai una cosa sicura. Se dovesse accadere qualcosa di sbagliato e io non dovessi più riuscire a tornare indietro, non mi perdonerei mai di avere coinvolto Mai in qualcosa che si sarebbe potuto tranquillamente evitare.” La decisione dunque era già stata presa. Trunks sarebbe andato da solo nel passato, e il periodo storico di approdo più indicato era proprio quello “Post Black-Goku”. Una visita veloce a tutti quanti, consegnata la medicina, e via di ritorno nel futuro. Ogni volta che il ragazzo faceva un viaggio nel tempo, esisteva una circostanza non prevista che poteva cambiare in modo irrimediabile il corso degli eventi.

La partenza era prevista entro un paio d’ore. Trunks era già pronto: maglietta nera, giacca di jeans blu con il logo della Capsule Corporation, foulard rosso scuro attorno al collo, jeans con in tasca due scatole piene di capsule per ogni emergenza, scarpe da ginnastica comode e uno zaino pieno di accessori utili in caso di guasti alla macchina del tempo, oltre che indumenti di ricambio e un radar cercasfere.

Non si sa mai, Trunks, che tu non abbia bisogno di invocare il drago Shenron.

Non ti sembra di esagerare, mamma?”

Sapendo tutto quello che è accaduto nel passato, non mi meraviglierei se tu ne avessi urgente bisogno.” Trunks annuì, sospirando. Sua madre aveva ragione, la prudenza non era mai troppa. Si diede dei leggeri schiaffi in faccia, nel tentativo di darsi la carica e si alzò dal letto con un balzo. Si avvicinò alla finestra e diede uno sguardo all’esterno, con il sole che era ancora alto sull’orizzonte. Le persone camminavano con una insolita fretta in giro per le strade. Sembrava che avessero ancora paura di incontrare qualche pericoloso nemico, pronto a ucciderle senza pietà e senza cerimonie.

-Il mondo è in pace, ora. Non dovete avere paura!-

 

-Sei antipatico, Trunks. Lasciatelo dire!- Tutto era pronto per la partenza. La macchina del tempo, via via sempre più perfezionata sia dalla Bulma del passato che da quella del futuro, aveva attualmente installato un display all’interno con la possibilità di poter impostare, tramite un tastierino numerico, la data esatta alla quale viaggiare direttamente. I posti a sedere erano stati progressivamente ridotti, anche per impedire al fluido speciale necessario per viaggiare nel tempo di terminare prima del previsto. Il peso dell’intero macchinario, osservò tristemente Bulma, incideva paurosamente sulle scorte già esigue della sostanza azzurrognola. Il ragazzo si era spesso chiesto che materiale fosse composto quel liquido chiuso in quelle enormi capsule, inserite direttamente nel vano motore della macchina del tempo.

-Non capisco perché tu debba lasciarmi qui…-

-Te l’ho già spiegato, Mai. Non sono tenuto a ripetere quello che è già stato deciso.-

-Ehi, ehi, ragazzi, calmatevi!- Bulma si intromise tra i due ragazzi, separandoli con le mani e mettendosi in mezzo. La macchina del tempo era stata posizionata sul retro del laboratorio di Bulma, al riparo da sguardi indiscreti, in un posto abbastanza largo e comodo per far partire il marchingegno senza intralci né impedimenti.

La scritta “Hope!” scintillava su una delle spalline metalliche della macchina del tempo. Quella scritta l’aveva eseguita lo stesso Trunks diversi anni fa, in onore del primo viaggio, simbolo di speranza e di cambiamento. Adesso, quella scritta è stata rinnovata con colori più decisi, quasi fosse stata stampata direttamente sul metallo.

Mai osservò Trunks salire nell’abitacolo della macchina del tempo con un balzo. La ragazza incrociò le braccia al petto, fortemente risentita di essere stata esclusa da quella missione apparentemente semplice. Se, come diceva lo stesso Saiyan, si trattava di un facile viaggio di andata e ritorno di una spicciolata di minuti, perché non avrebbe dovuto partecipare anche lei? Dopotutto, anche a lei avrebbe fatto piacere rivedere i suoi vecchi amici…

-Io vado, mamma. Sarò subito di ritorno.- La donna annuì e sorrise mentre osservò suo figlio sedersi comodamente e allacciarsi la cintura di sicurezza. Non sarebbe comunque servita a molto, ma era abitudine di Trunks indossarla da sempre. Il ragazzo controllò, prima di chiudere i finestrini e gli schermi protettori, di avere tutto con sé: zaino, spada, capsule, e medicina…

-Buon viaggio tesoro! Salutaci tutti quanti quando li rivedi!- Bulma e Mai si allontanarono di qualche metro, mentre la macchina del tempo iniziava a sfrigolare e a mettersi in moto. Trunks annuì e, ormai completamente isolato dallo schermo protettivo della macchina del tempo, alzò il pollice della mano destra e salutò con un cenno della mano le due donne, mentre il macchinario, sollevandosi lentamente da terra, con un colpo secco e due lampi, scomparve alla vista delle presenti.

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Capitolo 3
*** 2 - Mission ***


Trunks si guardò attorno, oltre lo schermo protettivo del vetro della macchina del tempo. Ma attorno a lui non c’era niente. Soltanto il buio siderale del viaggio intradimensionale nel quale viaggiava a più di 15.000 km/h.

Non era questione comunque di velocità, il ragazzo lo sapeva bene. Viaggiare indietro o avanti nel tempo non copriva necessariamente uno spazio “fisico”. Spesso si domandava se la tecnologia avanzata di quel marchingegno potesse resistere ad una pressione, a detta di Bulma, elevatissima. Era come attraversare un buco nero e ritrovarsi catapultati in un’altra dimensione. E si sa che il buco nero è l’elemento astronomico più denso e pesante di tutto l’universo.

Il ragazzo voltò gli occhi a destra e a sinistra, mentre il display segnava simbolicamente lo scorrere inesorabile dei giorni, dei mesi e degli anni indietro. A vederlo così quel monitor verde dalle scritte blu era quasi fantascientifico. Come poteva, quel piccolo schermo, indicare con esattezza degna di un orologio atomico l’incessante movimento delle lancette? Eppure il Saiyan non aveva mai avuto modo di lamentarsi: quell’apparecchio spaccava il secondo, poteva andare tranquillamente da un’epoca ad un’altra e ritrovarsi ovunque a qualsiasi ora. Nonostante i suoi viaggi, Trunks si sorprendeva sempre.

“La distanza percorsa dalla mia attuale epoca a quella di Goku è di quasi quindici anni. Il viaggio non dovrebbe durare più di dieci minuti, teoricamente.” Non c’era molto da fare, se non aspettare con pazienza l’arrivo a destinazione. Dieci minuti non erano niente, considerando tutto quello che il ragazzo aveva passato e provato in quei lunghi anni di sofferenza.

La tenue vibrazione prodotta dal movimento in diagonale della macchina del tempo, il soffuso rumore elettrico degli strumenti di bordo, il cicaleggio monotono del monitor che segnava le scadenze delle date avevano dato una sensazione soporifera alla mente del giovane Saiyan, complice la stanchezza accumulata in quelle settimane. Gli occhi di Trunks si chiusero, ma il suo cervello era un turbinio di pensieri, di immagini, di suoni, di colori, di luce, di tenebra.

La rabbia che ancora provava nei confronti degli Androidi era ancora schiacciante. Ogni volta che Trunks si immaginava o sognava C-17 e C-18, la collera prendeva il sopravvento e non poteva fare altro che andare lontano dalla città, in una zona sperduta e destra, e sfogare il suo profondo odio per i suoi nemici.

“Non riesco a controllare la mia rabbia… Goku invece è un maestro, mi chiedo come riesca a padroneggiare così abilmente un potere così immenso…” Poi il suo pensiero volò verso il suo caro amico Gohan, l’ultimo dei Guerrieri Z ad essere rimasto ucciso dai diabolici robot costruiti dal Dottor Gero. Quel giorno, Trunks se lo ricordava perfettamente, non aveva mai provato così tanta rabbia in vita sua. Fu quell’istante, quella visione di Gohan deceduto, a farlo trasformare in Super Saiyan.

“Eri tutto per me, Gohan…” Poi, all’improvviso, un rumore sordo risvegliò Trunks dai suoi pensieri. Altri rumori, più piccoli e sempre più picchiettanti simili ad una scarica di grandine sul metallo, arrivarono a ricoprire l’intera macchina del tempo.

-Ma che diavolo sta succedendo?!- Un urto violentissimo quasi rischiò di sbalzare Trunks fuori dall’abitacolo. Non capiva cosa stava accadendo in quell’istante, l’unica cosa che riuscì a notare è che lo schermo protettivo del vetro della macchina del tempo si stava crepando in più punti.

-Oh, no… no! No!! No!!!- In una frazione di secondo, osservò lo schermo che, invece di scendere progressivamente verso la data designata come destinazione, segnava date casuali, apparentemente prive di qualunque significato.

-Devo… devo essere andato a sbattere contro qualcosa…!- Un altro contraccolpo, ancora più violento del precedente, mandò quasi in frantumi gli strumenti elettronici posti sopra il monitor. La tastiera era andata, così come il tastierino numerico e i vari controlli di bordo. A Trunks non rimaneva che un’unica soluzione per uscire da quel pasticcio: premere il pulsante viola, posizionato proprio sotto il monitor, per fermare la macchina del tempo in un altro punto temporale, diverso da quello di arrivo.

“E’ impossibile capire dove andrò a finire… il monitor è mezzo spaccato… non riesco a leggere l’anno…!!!” La data segnata sul monitor infatti era ormai indecifrabile. Trunks non aveva più alcun secondo da perdere: premette con decisione il pulsante viola, un attimo prima che un altro fragoroso urto distruggesse quasi interamente la parte frontale della macchina del tempo.

Fu un attimo. Il marchingegno elettronico, costruito con così tanta cura e dedizione da sua madre Bulma, fu divelto in tre pezzi da un enorme asteroide. Trunks non si era accorto che una distorsione spazio-temporale aveva provocato la formazione di grosse particelle di piombo nella zona di transito della navicella, e condensandosi in quella atmosfera cupa e densa, aveva causato la collisione che per poco non avrebbe distrutto completamente la macchina del tempo.

 

Un lampo di luce, quasi accecante, investì in pieno il ragazzo. Forse Trunks era arrivato in paradiso, o ci stava per arrivare. Stranamente, il Saiyan non aveva più paura della morte. Si sentiva così in pace con se stesso in quell’istante. Forse era il pensiero di ricongiungersi finalmente con i suoi cari. Una deliziosa e dolcissima sensazione di leggerezza pervase il suo corpo dalla punta dei capelli fino ai palmi dei piedi. Una sensazione che non aveva mai vissuto in vita sua… era come essere tornati bambini. Gioia e spensieratezza, tutti i problemi erano alle spalle. E quella luce così invitante…

Poi, improvvisamente, una folata di aria gelida lo travolse. Quella calda e avvolgente percezione di benessere si affievolì lentamente, mano a mano che il ragazzo si allontanava da quella luce così intensa e maestosa. Brividi di freddo abbrancarono il petto del ragazzo, come terribili tenaglie di un mefistofelico macchinario della morte.

Trunks fu come colto dagli spasmi. Voleva a tutti i costi risalire, verso quella luce calda, quasi materna. Voleva andare verso quella direzione, ma qualcosa di troppo potente lo costringeva a retrocedere. Il buio divenne sempre più intenso, mentre scendeva verso il basso.

Il freddo divenne sempre più pungente, e si accorse di essere seduto su un terreno duro e accidentato, ma non capì affatto che cosa fosse quel terreno, se erba, cemento o altro. La sensazione di caldo riapparve, salvo poi sparire definitivamente.

Trunks non vide più nulla, la luce era come un misero puntino lontano anni luce, che tremolava nel firmamento fino ad esaurirsi quasi completamente.

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Capitolo 4
*** 3 - Accident ***


-Sai, Trunks, non pensavo che fossi diventato più forte.-

-Lo credi davvero?-

-Ma certo! Guarda anche come sei cresciuto. Ti avevo lasciato che eri poco più di un ragazzino, e ora sei un adulto fatto e completo.-

-Mi sei mancato tantissimo…-

-Anche tu mi sei mancato. Ehi, lo senti il vento?- Trunks non ricordò di avere mai provato una gioia così intensa. Entrambi erano seduti sull’erba, in cima alla collina, spensierati e pronti a ridere ad ogni cosa che si dicevano. La brezza serale accompagnava il loro benessere, mentre il sole ardeva le sue ultime strisce rossastre prima di calarsi nell’orizzonte, pronto per lasciare spazio ad una luna sorniona.

Trunks inspirò a pieni polmoni e, chiudendo gli occhi, si buttò sull’erba, a gambe e braccia larghe. I fili d’erba gli solleticavano le gambe, non si era accorto di essere con i pantaloncini corti. Tutti quei pensieri, quelle angosce, quelle preoccupazioni, sembravano lontani anni luce.

-Trunks… non addormentarti di nuovo.-

-E perché dovrei? Non sono per niente stanco…- Una risata arrivò dalla destra del ragazzo, e il giovane Saiyan osservò di sfuggita che il suo maestro si era nuovamente alzato, dandogli le spalle.

-Ti ho detto che non devi addormentarti di nuovo.- Questa volta però la voce non era più calda e amichevole, ma leggermente più dura e scontrosa. Trunks si mise nuovamente seduto, a gambe incrociate, e osservò con occhi interrogativi il suo maestro.

-Cosa? Ma io non…-

-Svegliati Trunks!!- Questa volta il grido del suo maestro quasi gli lacerò l’udito Osservò con orrore la mancanza del braccio destro del ragazzo che stava davanti a lui, ma nonostante le grida, costui non si voltò. Continuò a dargli la schiena, ma la voce arrivò forte e chiara alle sue orecchie.

-Non lasciare che tutti i sacrifici fatti finora siano vani!- Trunks aprì gli occhi e la bocca, volle alzarsi per avvicinarsi al suo maestro, ma quest’ultimo divenne improvvisamente più lontano. Il giovane Saiyan, sbigottito, alzò gli occhi e riconobbe immediatamente i due Androidi svolazzanti nel cielo. Con un grido di orrore, Trunks si buttò subito all’inseguimento del suo maestro, ma ben presto la dolce collina erbosa divenne tutta fango e detriti, pericolosa e accidentata. I primi cocci di vetro apparvero nello stretto sentiero che portava verso una città rasa al suolo e in fiamme.

Gridando il nome del suo maestro, Trunks accelerò il passo, ma più andava spedito, più la città sembrava allontanarsi.

-Questa volta farò in tempo… questa volta farò in tempo!!- Un’enorme esplosione si sviluppò davanti ai suoi occhi, le fiamme divamparono altissime come se volessero divorare tutto quello che circondava il giovane Saiyan. E poi, in mezzo al fuoco, apparve nuovamente il suo maestro ancora una volta di spalle.

-Devi svegliarti, Trunks.-

-Io non ti lascerò da solo! Voglio venire con te!- Le grida strozzate di Trunks furono appena udibili, i pugni stretti in due morse doloranti e i denti che digrignavano di collera.

-Ancora non lo hai capito? Smettila e svegliati.-

-No!! io non voglio!!-

-SMETTILA E SVEGLIATI!-

 

Trunks aprì gli occhi all’improvviso. La forte luce del sole mattutino lo aggredì quasi fossero stati degli abbaglianti di un’automobile.

Il ragazzo non si ricordò quasi nulla, tranne quel grido forte e straziante del suo maestro. Quasi gli sembrava di sentirlo rumoreggiare nelle sue orecchie per un tempo indefinito. Comprese perfettamente, purtroppo, che si trattava solo di un sogno. Quel rumore che sentiva dentro alle sue orecchie era soltanto il pulsare frenetico del battito cardiaco.

Per prima cosa, Trunks si sincerò di non avere niente di rotto. Gli occhi funzionavano entrambi, le mani e i piedi si muovevano senza sforzi. Dopodiché cercò di capire dove si trovasse.

Per terra, di sicuro. Sdraiato con la pancia sotto, con gli avambracci proiettati in avanti, le gambe leggermente allungate, la testa girata a destra.

Il respiro era regolare, questo riuscì ad appurarlo. Un forte giramento di testa lo aggredì quasi subito quando tentò di muovere il collo, nel tentativo di passare in rassegna con lo sguardo il luogo in cui era finito.

Poi la memoria tornò lentamente al suo posto. Il dialogo con sua madre, il litigio con Mai, la medicina di Goku. l’incidente.

L’incidente.

Lo stomaco di Trunks si strinse immediatamente al ricordo dell’incidente avvenuto durante il viaggio nel passato. Si ricordava il grosso meteorite (o cosa diavolo fosse) che distrusse in mille pezzi la macchina del tempo, e il pulsante viola di emergenza.

Dove diavolo era finito? Era tornato a casa? Era nel passato? Era nel futuro? Una cosa era certa: poteva respirare ossigeno, e quella era una gran cosa. Ritrovarsi senza aria da respirare sarebbe stato davvero un gran bel problema. Aveva delle pasticche di ossigeno liofilizzato dentro la borsa, ma chissà che fine aveva fatto, con tutto il suo contenuto.

Per un attimo, Trunks temette di avere perso ogni cosa. Oltre alle capsule e allo zaino e la spada, la cosa che più gli bruciò dentro fu quella di avere distrutto l’unica cosa che gli avrebbe permesso di tornare indietro.

Dove diavolo era finito?

 

Sinceratosi di non avere niente di rotto, riuscì finalmente a mettersi seduto. Una fitta di dolore lo investì in pieno, deve essersi come minimo fratturato una costola. Del sangue aveva macchiato la sua giacca blu elettrico, doveva essersi tagliato in qualche maniera.

“Devo trovare il kit di pronto soccorso...” Il dolore si concentrò soprattutto sul lato destro del corpo, all’altezza dell’ultima costola. Magari se l’era incrinata cadendo in terra. Si guardò attorno e trovò proprio accanto a lui lo zaino e la spada, miracolosamente intatti. Con enorme fatica, Trunks aprì la prima tasca dello zaino e ne estrasse un piccolo barattolo spray di colore verde limone. Sollevò la maglietta stringendo i denti e spruzzò il contenuto della bomboletta direttamente sulla cute. Nell’arco di dieci secondi, lo spasmo contratto si attenuò, fino a scomparire quasi del tutto.

“Fagioli Senzu spray…” Sapeva che poteva tornargli utile, e lo aveva preso dalla dispensa per sicurezza. Non doveva abusarne, quel liquido terminava in fretta e magari avrebbe dovuto utilizzare quella soluzione in futuro.

Con in corpo soltanto un leggero fastidio alla costola, Trunks si alzò da terra e si guardò attorno, alla ricerca della macchina del tempo. La trovò, poco distante, spaccata in tre pezzi in fondo ad un crepaccio. Un fumo denso e nero si sollevò dall’interno dell’abitacolo, e un poco rassicurante suono metallico scoppiettava ogni tanto, lasciando poco spazio all’immaginazione.

“Maledizione… la macchina del tempo...” Il suo unico mezzo di trasporto utile per tornare nella sua epoca era dunque irrimediabilmente distrutto. Per un attimo, osservando il rottame ormai irrecuperabile, Trunks si lasciò prendere dallo sconforto e dalla rabbia. Poi pensò a Mai, cercando di scrutare delle somiglianze del volto della ragazza tra le volute del fumo. Iniziando a singhiozzare, osservando il pigro sviluppo del vapore che si sollevava nel cielo, il giovane Saiyan strinse i denti e scosse la testa, rabbioso.

-Lo sapevo. Sapevo che sarebbe successo qualcosa di sbagliato!!- Ma sapeva anche in cuor suo che restarsene a piangere non sarebbe servito a niente. Anzi, ringraziò gli dei del cielo che quella terribile disavventura fosse capitata a lui e non a sua madre o a Mai. Il fatto che lo lasciò rammaricato fu quello di sapere che il futuro, senza la sua presenza, sarebbe rimasto sguarnito di difensori.

“Devo trovare una soluzione…” Trunks non seppe che pesci pigliare. Continuò ad osservare indolente la macchina del tempo demolita. Magari, se fosse stato fortunato, sarebbe potuto tornare indietro nel futuro. Doveva solo capire dove si trovava in quel preciso istante.

Anzitutto, si guardò attorno, con la vista meno offuscata dalla rabbia e dal pianto. In quel momento si trovava in una landa desolata, grossi varchi caratterizzati da profondi canyon si perdevano nell’orizzonte e qualche macchia a leopardo di vegetazione, più che altro brulla e secca, compariva qua e là. Una decisa raffica di vento investì il volto del giovane Saiyan, dove il cielo azzurro era parzialmente sgombro da nuvole.

“Mi chiedo dove mi trovo in questo momento… penso sulla Terra?” Frugò nelle tasche del suo giubbotto per controllare che le scatole piene di capsule fossero ancora al loro posto. Bene, pensò Trunks, quelle erano ancora presenti. La spada e lo zaino, come già notato in precedenza, erano intatti.

“Devo anzitutto capire in che periodo storico mi trovo… se sono fortunato, troverò qualcuno per aiutarmi a riparare la macchina del tempo…” Poi, improvvisamente, una forte esplosione si deflagrò alla destra di Trunks, come se fosse scoppiata una bomba. Tutto questo era accaduto da una distanza considerevole. L’orecchio allenato del ragazzo riusciva a percepire rumori anche parecchio distanti dalla sua posizione.

“Cosa sta succedendo…?” Poi, come se avesse dovuto ubbidire ad un ordine irresistibile, alzò gli occhi al cielo e notò come due lampi di luce percorrevano diagonalmente il tenue bagliore azzurrognolo del cielo. Trunks deglutì, spaventato: erano per caso meteoriti?

“C’è qualcosa che non torna…”

 

Mai, seduta sul divano nella casa di Bulma, osservò distrattamente il tavolino di vetro posizionato proprio davanti a lei. Trunks era partito già da oltre tre ore e ancora non aveva fatto sapere niente di sé. “A volte proprio non lo capisco”, sbuffò la ragazza, incrociando le braccia al petto. Si era risentita parecchio nel momento in cui il giovane Saiyan le disse che non poteva partecipare alla spedizione. Lei non avrebbe mai voluto starsene da sola, in quel nuovo mondo, a gestire la ricostruzione di una città che lentamente stava riprendendo vita.

Non che non lo desiderasse. Anzi, la ricostruzione delle città nel segno della pace e della fratellanza era sempre stato un suo obiettivo, fin da quando gli Androidi e Black Goku avevano deciso di radere al suo qualsiasi opera creata dall’uomo.

Gestire sì, ma non da sola.

Mai si alzò dal divano e iniziò a camminare in lungo e in largo per l’ampio salone illuminato a giorno, strisciando i piedi sulla moquette di color porpora. Ripensò alle parole che Trunks e sua madre si scambiarono prima della partenza, e alle storie che il ragazzo dagli occhi azzurri le narrò qualche anno prima di combattere contro Black Goku.

Fu allora che l’ex tirapiedi di Pilaf, forse affascinata dalla difficile storia del figlio di Vegeta, decise di appoggiare la causa del Saiyan e di difendere strenuamente ciò che restava della civiltà umana.

E, forse, di innamorarsi perdutamente di quel ragazzo.

Giudicò insensata e sostanzialmente ingiusta la decisione di Trunks di non portarla con lui. Mai aveva già viaggiato nel tempo in sua compagnia, e anche con successo. Dopotutto, avrebbero dovuto portare la medicina a Goku, fare un saluto veloce a tutti quanti e tornare poi nel futuro. Perché tanto malessere da parte di Trunks? Che cosa le stava nascondendo? Mai lo aveva spesso visto preoccupato e furioso, ma mai così giù di morale. Eppure, nonostante il difficile periodo tra l’eliminazione degli Androidi e la scomparsa di Zamasu, adesso il mondo godeva di un periodo di pace e tranquillità.

“Deve essere successo qualcosa a Trunks!” Il pensiero le lacerò la mente, così all’improvviso. Alzò gli occhi per leggere l’orario sul display digitale posto sopra la porta d’ingresso, ed erano passate già tre ore e mezza. Un’eternità, secondo Mai.

Decise dunque di uscire dalla casa, percorrendo il piccolo viale alberato di fronte la porta d’ingresso, per poi immettersi sulla strada principale e svoltare sulla destra, dove poco distante vi era un altro portone di color blu pastello. Quello era l’ingresso per il laboratorio della Capsule Corporation.

Aprì la porta e notò come il laboratorio del futuro fosse molto più piccolo e modesto rispetto a quello fantascientifico del passato. “Molto buffo” pensò Mai “dovrebbe essere il contrario… di solito, ci si immagina il futuro come qualcosa di grandioso, tecnologicamente innovativo e senza confini”.

Scorse Bulma a lavorare sul banco di lavoro, intenta a riparare un microprocessore di un vecchio computer portatile. La donna, con il suo inseparabile cappello rosso da lavoro, dava le spalle alla porta di uscita, ma riconobbe ugualmente l’identità della visitatrice. Seduta sul suo sgabello nero, la signora Briefs salutò Mai e le fece cenno con una mano di avvicinarsi, senza staccare gli occhi dal piccolo aggeggio elettronico.

-Buongiorno, Mai. Hai bisogno di qualcosa?- La ragazza dai lunghi capelli neri, appoggiando la schiena contro al muro, osservò distrattamente il piccolo laboratorio della Capsule Corporation: poteva essere tranquillamente paragonato ad un’officina meccanica. Pieno di strumenti di precisione, cacciaviti, bulloni, martelli, pezzi di plastica e di metallo, tutto rigorosamente ordinato e schedato secondo una ferrea impostazione di Bulma.

-Sono preoccupata per Trunks…- Bulma smise di armeggiare con il cannello della fiamma ossidrica e si tolse gli occhiali da saldatore di dosso. Voltò la testa verso Mai e la ragazza si accorse come la madre di Trunks fosse completamente diversa dalla Bulma del passato: viso tirato, zigomi sporgenti, rughe definite e smorfia di dolore e disgusto.

-Perché dovresti essere preoccupata, Mai? Trunks ha viaggiato molte volte nel tempo. È un uomo responsabile, e sa quello che sta facendo.- Mai fece spallucce e incrociò le mani dietro la schiena, appoggiando i palmi contro al muro bianco del laboratorio di Bulma.

-Sì, certo, però vorrei essere sicura che stia bene, e che tutto stia andando per il verso giusto, tutto qui.- La donna osservò profondamente Mai e, scuotendo la testa, si limitò a sorridere pacatamente.

-Ti stai preoccupando troppo, Mai. Trunks ha sangue Saiyan nelle sue vene e non è uno sprovveduto. Inoltre, la mia controparte del passato ha migliorato nettamente la macchina del tempo, e se è questo che ti preoccupa, ti posso assicurare che i rischi del viaggio si sono ridotti ad una percentuale molto esigua.- “Sarà esigua, ma esiste sempre una probabilità” si ritrovò a pensare Mai. La ragazza scosse la testa e sorrise, dando ragione a Bulma.

-Sì, l’ho notato anche io…- La donna seduta sullo sgabello si alzò e si indirizzò verso gli scaffali di metallo in fondo alla stanza, ne aprì uno in alto sulla sinistra e ne estrasse a colpo sicuro un oggetto, per poi richiudere. Si avvicinò nuovamente verso la postazione e si sedette, e allungò un braccio verso la compagna di avventure di Trunks.

-Guarda Mai, questo è un cronolocalizzatore della macchina del tempo. Questo display ti garantisce con assoluta esattezza la posizione, sia storica che geografica, della macchina del tempo. Inoltre – proseguì Bulma – stabilisce con precisione matematica il quantitativo di combustibile rimasto all’interno del mezzo di trasporto. L’ho testato molte volte quando Trunks andò nel passato per sconfiggere gli Androidi.- Mai prese dalle mani di Bulma l’apparecchio elettronico, che assomigliava in tutto e per tutto ad un semplicissimo smartphone. Con l’unica differenza che, in cima al display, aveva una particolare antenna elicoidale.

-E… ha sempre funzionato?-

-Garantito al 100%. Non nascondo che i primi giorni ero molto preoccupata, e capisco perfettamente il tuo stato d’animo. Pensa che non appena Trunks partì per il passato la prima volta, controllai minuto per minuto tutto il tragitto. Sapevo che non ci sarebbero stati problemi, ma non mi sentivo tranquilla.-

-Capisco…- Mai non si sentiva affatto tranquillizzata dalle rassicurazioni di Bulma. Osservò con timore lo smartphone di colore nero. Il display era spento, e molto probabilmente doveva essere acceso in qualche maniera.

-Lo accendi come fosse un normalissimo telefono cellulare. Appena acceso, si collegherà automaticamente al gps della macchina del tempo, così vedrai l’esatta ubicazione sia del mezzo, che di Trunks!- La ragazza annuì e senza attendere ulteriore tempo premette il pulsante laterale di accensione. Il display si illuminò di bianco e, dopo qualche secondo di attesa, i primi dati comparvero sullo schermo. Dati di caricamento del sistema, si ritrovò a pensare Mai.

Poi, dopo qualche minuto di attesa, lo schermo si colorò di blu e in mezzo vi era un’immagine di un pianeta Terra e in cima ad esso un’enorme antenna simile a quelle di un osservatorio astronomico.

Sotto una barra rossa procedeva lentamente da sinistra verso a destra, segno che stava stabilendo il segnale con il GPS della macchina del tempo.

-Dai qualche secondo di ricerca, e ti vedrai comparire tutte le coordinate!- La ragazza annuì di nuovo e ringraziò Bulma. Mentre la donna continuò a lavorare sulla riparazione del microprocessore, Mai rimase in disparte ad osservare il continuo muoversi del pianeta e delle onde dell’antenna che si propagavano e si restringevano. Ancora più sotto, quasi al fondo del display, una scritta gialla indicava di attendere. “Ricerca GPS in corso”.

I minuti passavano, lentamente, ma la ricerca continuava a proseguire senza che nessuna novità trapelasse dalla applicazione inventata da Bulma. Mai voleva chiedere a Bulma se quella attesa prolungata fosse di normale amministrazione, se il segnale avesse necessità di tempo per stabilirsi, ma la donna era così impegnata con il suo lavoro di riparazione che sembrava non darci peso. Quell’attesa però iniziò a diventare snervante per la giovane donna. Camminò avanti e indietro per il laboratorio, con gli occhi sempre incollati sulla scritta “Ricerca GPS in corso”, ma sembrò proprio che non vi fossero novità sostanziali.

-Allora Mai, hai visto le coordinate?- Mai si avvicinò al banco di lavoro e rispose negativamente alla domanda di Bulma. Osservò inoltre l’orario sul display dello smartphone: erano passate più di quattro ore dalla partenza di Trunks.

-Fammi vedere un attimo…- Bulma si tolse nuovamente gli occhiali da saldatore e, spingendo da parte il suo lavoro, appoggiò il cellulare sul tavolo e notò come il segnale era ancora in stato di ricerca. La donna si grattò una guancia con le dita e scosse la testa, perplessa.

-Che strano, non ci aveva mai impiegato così tanto tempo…-

-Quindi non è normale come situazione?- La ragazza si avvicinò così tanto al tavolo che quasi si ritrovò addosso a Bulma. La madre di Trunks, scuotendo la testa, tentò di capire se ci fossero dei problemi nell’applicazione. Premette un pulsante laterale dello smartphone e controllò le impostazioni: tutto era standardizzato secondo il rigido protocollo impostato da lei stessa, niente era fuori posto.

-Sembra che abbia difficoltà a rintracciare il segnale… magari ci sono delle interferenze, può capitare…-

-Che genere di interferenze?-

-Magari onde elettromagnetiche, o un luogo dove il segnale non arriva. Di solito dopo un po’ la conferma arriva, e vengono stampate le coordinate.-

-Che strano…- Un BIP si propagò per tutto il laboratorio, riverberando per qualche secondo. Bulma sorrise e, senza guardare lo schermo, lo passò in mano a Mai.

-Ecco, questo è il segnale che il GPS è stato rintracciato. Guarda tu stessa e vedrai che è tutto a posto!- Mentre la ragazza si allontanava dal banco di lavoro con lo smartphone in mano, Bulma riprese a lavorare alla riparazione del computer portatile. Non appena Mai fu in prossimità della porta di uscita, si arrestò di colpo ed emise un grido soffocato.

-Bulma…-

-Che succede, Mai? Qualcosa non va?-

-Bulma….-

-Dimmi, Mai!-

-Bulma….-

-Insomma, Mai! Dimmi che cosa succede!- La donna si voltò e si ammutolì quando scorse la ragazza che teneva in mano il cellulare e il volto esprimeva un sentimento di orrore. Occhi sgranati e bocca aperta. Bulma si alzò immediatamente, buttò gli occhiali sul tavolo e corse verso di lei, preoccupata per quella reazione.

-Mai, fammi vedere.- Strappò di mano il telefono ad una sconvolta Mai e lesse il contenuto del display. La ragazza si riprese dallo shock e, scuotendo la testa, chiese a Bulma se quello che aveva appena letto fosse normale.

-No… mi dispiace, Mai. Non è affatto normale.- Il volto serio e preoccupato di Bulma fu una chiara risposta ai suoi dubbi e alle sue perplessità. Poi, un altro pensiero che attraversò la mente, quasi perforandola, si fece strada nella sua anima e nelle sue paure.

Trunks era in pericolo.

NESSUN SEGNALE.

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Capitolo 5
*** 4 - Rescue ***


Trunks decise a malincuore di abbandonare al suo destino la macchina del tempo, non prima però di averla nascosta con dei cumuli di terra, usando una delle capsule in sua dotazione. Con una buona pala e un po' di energia, il fosso in cui era andato a finire il marchingegno fu presto riempito. Risultò inoltre impossibile rinchiudere nuovamente la macchina del tempo all'interno della sua capsula, essendo il meccanismo di rimpicciolimento irrimediabilmente compromesso.

Una volta sistemata la spada nel suo fodero di cuoio attorno alla vita e lo zaino sulle spalle, il giovane Saiyan spiccò il volo e decise di indirizzarsi verso una delle città più vicine per chiedere aiuto. Senza sapere in quale epoca storica fosse finito non sarebbe andato da nessuna parte.

"Non capisco che cosa possa avere causato quell'esplosione... inoltre, cos'erano quelle strane scie nel cielo?" Trunks decise dunque di seguire le strisce biancastre che ancora turbinavano in alto, in direzione nord-est da dove si trovava in quel momento. Percorrendo un buon pezzo di strada volando, il giovane si accorse di essere comunque sul pianeta Terra, perché la struttura geografica coincideva perfettamente con quello che aveva sempre visto in vita sua.

Cielo azzurro, oceani blu, montagne rocciose, alberi e colline erbose, animali conosciuti che si aggiravano tra le foreste... sì, Trunks comprese di essere sullo stesso pianeta. E fin là, la situazione era chiara.

Una strana sensazione di disagio avvolse Trunks mano a mano che i chilometri si susseguivano all'inseguimento di quelle scie che, nonostante fossero leggermente visibili ad occhio nudo, non potevano essere eseguite da dei normali aeroplani.

"Sono troppo piccole e leggere... magari degli aerei militari? No... siamo troppo in basso perchè si condensino a questa temperatura."

Quella sensazione di malessere crebbe a dismisura mano a mano che Trunks si avvicinava verso un vasto promontorio circondato da altissime montagne innevate. Il freddo in quella zona era ancora più pungente, segno che il Saiyan si era spostato più a nord, come previsto, dalla sua posizione originale.

"Spero solo di ricordarmi l'ubicazione esatta della macchina del tempo..." La vegetazione divenne più arida e gli arbusti presero il largo, lasciando che gli alberi si diradassero. Una vasta pianura con pochissima vegetazione si slanciò tra un varco nelle montagne e una fortissima ondata di energia travolse Trunks, costringendolo a fermarsi e scendere rapidamente a terra, cercando di fare meno rumore possibile.

"Che cosa sono queste fonti di energia!?" Poi, un'altra esplosione si manifestò un poco sulla destra, nascosto tra le rocce marroni un enorme fascio di luce quasi accecò il ragazzo, costringendolo per un attimo a chiudere gli occhi.

"Non... non capisco..." Appoggiò lo zaino a terra e, brandendo con un leggero timore la spada, la sguainò facendo il meno rumore possibile.

"Se fossero gli Androidi?" Tutto era possibile. Trunks si acquattò vicino ad una roccia, e delle urla provennero da poco lontano, forse da un promontorio oltre la posizione nascosta del Saiyan. Quella sensazione di malessere che lo aveva accompagnato fino a quel momento si acuì quando altre urla stridule si levarono in cielo, seguito da altri suoni simili a colpi energetici.

"Qualcuno sta utilizzando il KI!" Trunks dovette a tutti i costi annullare la sua aura. Se nei dintorni ci fossero stati dei nemici potenti, doveva sfruttare l'effetto sorpresa a suo vantaggio. Ancora non sapeva in quale periodo storico fosse capitato, ma era certo di una cosa.

Dietro a quelle rocce c'erano delle persone che stavano combattendo.

 

-Che cosa possiamo fare?- Bulma era rimasta letteralmente sconvolta dalla scoperta del mancato segnale GPS della macchina del tempo. Doveva essere successo qualcosa di grave se la applicazione dello smartphone, provata e riprovata con successo durante i passati viaggi di Trunks, non aveva funzionato.

La donna, ancora seduta sullo sgabello del laboratorio, osservava senza fiatare il telefono cellulare con l'antenna elicoidale. Appoggiata al tavolo con i gomiti e con la testa tra le mani, scrutò con apprensione la scritta NESSUN SEGNALE che troneggiava lampeggiando sullo schermo colorato di blu. Non poteva essere sicuramente un malfunzionamento del programma, la signora Briefs aveva fatto le migliori e le peggiori simulazioni portando la macchina del tempo in più epoche storiche, e gli esperimenti erano sempre stati un successo.

"Questo vuole dire soltanto una cosa" pensò Bulma. Appoggiò la schiena contro la spalliera dello sgabello e incrociò le braccia al petto, sbuffando. Mai la guardò, in piedi, piena di paura e apprensione per la triste sorte di Trunks.

-C'è una soluzione?- Il silenzio avvolse come un sudario il laboratorio della Capsule Corporation. Erano quasi passate cinque ore da quando Trunks era partito per il passato, e il sole stava iniziando a calare nell'orizzonte. Ben presto sarebbe stata sera e nel laboratorio non c'era energia sufficiente per illuminare a giorno quella stanza.

-L'unica soluzione è andare a vedere personalmente cosa è successo.- Mai annuì, sospirando. Poi si maledisse mentalmente: se fosse andata con Trunks forse questo problema non sarebbe successo. Magari il ragazzo aveva avuto dei gravi problemi, e da solo non riusciva a rimediare...

Bulma attese che la ragazza fosse uscita dal laboratorio per chiudere la porta a chiave e indirizzarsi con lei a casa, prima che il sole fosse completamente tramontato. Giù per le strade non c'era più nessuno, le poche attività commerciali che erano riuscite a ripartire avevano chiuso bottega da qualche ora e non si sentiva più neppure un gatto miagolare. Mai osservò con timore la costruzione spettrale dell'ospedale ancora in costruzione: con quelle intelaiature, l'edificio si imponeva come un gigante che opprimeva con la sua mole l'intera città di West City.

Una volta all'interno dell'appartamento, la luce elettrica si accese e diede un po' di calore nell'animo delle due donne. Mai iniziò a tormentarsi le mani strofinandosele, mentre Bulma girovagava per il salone e rovistava tra i vari cassetti alla ricerca di qualcosa.

-Devo avere lasciato da qualche parte una macchina del tempo di scorta, all'interno di una capsula, ma non ricordo dove possa averla lasciata...- La ragazza dai capelli neri, rimasta in disparte per non essere d'intralcio nella ricerca di Bulma, sentì come un tuffo al cuore quando udì la frase della madre di Trunks.

-Intende dire che vuole fare un viaggio nel tempo?- Bulma annuì, mentre continuava a scartabellare tra i vari cassetti e buttava all'aria un sacco di cianfrusaglie.

-Certo! Non posso lasciare da solo mio figlio, ha bisogno di aiuto!- La conversazione si interruppe, poiché Mai si ammutolì di colpo. La signora Briefs non diede peso al silenzio della ragazza, poichè era troppo impegnata nella ricerca della capsula che conteneva una macchina del tempo di scorta. Vari cassetti vennero aperti, altre ante furono ispezionate, comodini e armadi controllati da cima a fondo. Ma nulla da fare, in quella frenetica ricerca quella capsula non saltò fuori. Ansimando, Bulma si sedette sul divano e appoggiò gli avambracci sulle ginocchia e scosse la testa.

-Niente, non salta fuori! Proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno!- La ragazza non potè fare altro che ammirare la tenacia e la forza di volontà di quella donna. Non aveva minimamente perso tempo nel disperarsi e crogiolarsi nello sconforto, era partita subito all'azione per salvare il suo unico figlio. A Mai venne un groppo in gola nell'osservare il disordine che in quel momento regnava nel soggiorno.

-Mi ascolti, signora Briefs.- La donna sollevò gli occhi fino a incontrare quelli di Mai. Notò come quest'ultima avesse gli occhi lucidi, e al contrario la voce ferma e sicura.

-Cerchiamo insieme questa capsula. Andrò io indietro nel tempo alla ricerca di Trunks.- Bulma sbarrò gli occhi e aprì la bocca, ma prima che potesse dire qualunque cosa, la ragazza alzò una mano, per prendere immediatamente la parola.

-E' mio compito andare alla ricerca di Trunks. Lui in passato mi salvò la vita senza nulla chiedere in cambio. Sono sua debitrice. Se mi fossi persa o fossi stata in pericolo, so che Trunks non avrebbe esitato un solo instante per venire a cercarmi.- Bulma restò senza parole, con la bocca aperta e restò per un certo momento ad osservare negli occhi la ragazza. La determinazione di quella giovane era indescrivibile, sembrava fosse disposta a tutto pur di onorare quella sua intenzione.

-Va bene, Mai. Ma ti prego tesoro, stai attenta.-

-Lo prometto!-

 

Dopo ore e ore di ricerca, finalmente venne ritrovata la capsula. A Bulma venne in mente che Trunks per ricordarsi del suo primo viaggio nel tempo aveva messo alcuni oggetti in una scatola di legno, posizionata sotto il suo letto in cameretta. Tra questi, c'era anche la capsula che conteneva la prima, originale, macchina del tempo utilizzata dal figlio durante il primo viaggio nel passato.

-Non sarà bella e confortevole come l'ultimo modello - osservò Bulma, mentre guardava in controluce la capsula viola ingiallita dal tempo - ma perlomeno è ancora funzionante!- La due donne si ritrovarono in cucina a bere una tazza di caffè. Mai si sincerò tramite lo smartphone, tenendolo sempre sott'occhio, se il segnale fosse tornato. Niente da fare, sembrava proprio morto.

-Bisogna impostare la data di destinazione manualmente tramite un telecomando a distanza.- Il telecomando in questione era rimasto all'interno della scatola, ed era stato recuperato e controllato che funzionasse a dovere. Il telecomando era molto semplice: costituito da un display a cristalli liquidi, sotto aveva un tastierino numerico dai pulsanti in plastica. Bastava semplicemente digitare il giorno, il mese e l'anno e la macchina ubbidiva ciecamente all'ordine. Fortunatamente, Bulma aveva fatto buona scorta di quel liquido azzurrognolo per poter fare altri viaggi nel tempo, e aveva una scorta sufficiente per fare almeno altri due viaggi.

-Sono pronta per partire subito, signora Briefs.- La donna sorrise e appoggiò la capsula sul tavolo. Dopodichè sorseggiò con calma la tazza di caffè.

-Purtroppo questo modello di macchina del tempo ha bisogno di almeno 12 ore perchè il liquido possa confluire correttamente nel meccanismo. Quindi, dovrai aspettare domani mattina.- Mai alzò gli occhi per osservare l'orario nell'orologio digitale della cucina: era quasi mezzanotte. 9 ore dalla partenza di Trunks, un'eternità.

-D'accordo, signora Briefs. Domani a mezzogiorno partirò per il passato, per capire cosa sia successo a Trunks.-

-Stai attenta Mai. In soggiorno ci sono tutte le capsule che ti serviranno per il viaggio. Resta a dormire qui per stanotte.-

 

L'indomani giunse fin troppo lentamente per i gusti di Mai. La ragazza non era riuscita a chiudere occhio, tormentata dalla preoccupazione per l'assenza di Trunks. Bulma le concesse di dormire nella stanza di Trunks, ma il solo pensiero di poter sdraiarsi nello stesso letto del ragazzo fu come un eccesso di intimità per la ragazza. Forse per l'imbarazzo e comunque per il profumo che le ricordava il giovane Saiyan tutta quella stanza, Mai fu incapace di dormire. Chiusa in quella piccola stanza, desiderava con tutte le sue forze il ritorno del ragazzo dal passato, oltre che far l'amore con lui. Sapeva di essere sciocca, che in quel momento c'era una missione molto importante da portare a termine, ma la sua mente fantasticava in un turbinio di emozioni e di desiderio sempre più crescenti.

Il mattino arrivò dunque lentamente. Mai attese con impazienza il levarsi del sole e osservò il giungere del mattino dalla finestra della stanza, seduta sul materasso. Scrutò ancora una volta l'orologio sveglia appoggiato sul comodino accanto al letto: appena le otto del mattino. Aveva a disposizione quattro ore per prepararsi a dovere, magari aveva necessità di rifornirsi di armi e munizioni qualora si fosse trovata in difficoltà nel passato.

La ragazza si alzò dal letto, rimise in ordine il cuscino e le lenzuola ponendo molta attenzione che non si formassero pieghe. Una volta soddisfatta del risultato, Mai aprì la porta e si diresse in bagno, dove ad attenderla c'erano una doccia rinfrescante e nuovi abiti puliti, messi a disposizione da Bulma.

Una volta terminata la pulizia, Mai uscì dal bagno e si indirizzò verso il soggiorno, dove era stato già praticamente messo tutto a disposizione: uno zaino viola con il logo della Capsule Corporation era messo a fianco del tavolino, e sopra quest'ultimo due scatole di capsule di mille colori diversi.

Mai le riconobbe subito: quelle più scure, tendenti al nero, erano le armi e le munizioni, mentre quelle più chiare gli elementi di prima necessità. Le capsule colorate contenevano elettrodomestici, attrezzi utili e ogni sorta di cibarie, e a giudicare dalla quantità Mai poteva starsene da sola in un deserto per anni.

-Buongiorno Mai!- Bulma entrò nel soggiorno dove trovò la ragazza già intenta a preparare lo zaino. Le allungò una mano e le mostrò il contenuto, ovvero una capsula dal colore viola.

-Tieni, prendi anche questa.-

-Che cosa sarebbe?- La giovane donna la prese e la osservò, meravigliata. Bulma le fece l'occhiolino e si allontanò nuovamente, diretta verso la cucina.

-E' la medicina per Goku. Se Trunks non è riuscito a consegnarla, è sempre meglio essere sicuri di non andare a mani vuote!- Mai strinse i denti, e un conato di vomito quasi la costrinse a mettersi a sedere sul divano. Non poteva neppure lontanamente immaginare che Trunks non fosse giunto sano e salvo a destinazione. Non poteva neppure pensarlo... era fuori discussione.

Poi osservò meglio i suoi vestiti: un paio di leggings neri, una maglietta bianca con il logo della Capsule Corporation, scarpe da ginnastica bianche e nulla più. La ragazza si sentiva un po' nuda, avrebbe preferito una giacca militare come ai vecchi tempi.

 

-Buon viaggio cara. Stai attenta, mi raccomando.-

-La ringrazio per la fiducia, signora Briefs. Indagherò sulla scomparsa di Trunks, e consegnerò la medicina a Goku.-

-Mi auguro comunque che mio figlio abbia fatto ciò che gli ho chiesto. Purtroppo non abbiamo molto tempo a disposizione, la malattia potrebbe colpire Goku dall'oggi al domani, secondo i miei calcoli.- Le due donne si erano ritrovate nuovamente sul retro del laboratori della Capsule Corporation, ed avevano estratto dalla capsula la vecchia ed arrugginita macchina del tempo. Proprio quella che Cell, tanti anni addietro, aveva rubato a Trunks per viaggiare nel passato. Alcune incrostazioni della vegetazione si potevano notare ancora qua e là, e la scritta "Hope!" era ormai sbiadita e quasi illeggibile. Bulma però l'aveva provata e riprovata tutta la mattina, incredibilmente era perfettamente funzionante e rispondeva benissimo ai comandi.

La ragazza, con l'aiuto della madre di Trunks, si issò fino a raggiungere la parte anteriore dell'entrata della macchina del tempo, e là si lasciò scivolare all'interno dell'abitacolo. Un olezzo di cadavere in decomposizione la aggredì immediatamente, e si tappò il naso cercando di respirare perlopiù con la bocca.

-Mi dispiace Mai - le disse Bulma, mentre le passò lo zaino - purtroppo quell'odoraccio proprio non sono riuscita a rimuoverlo. Deve essere stato Cell!- Mai non volle indagare, voleva solo porre fine a quell'enorme disagio in cui si era cacciata. La madre di Trunks dall'esterno azionò il telecomando mentre la ragazza chiuse il vetro protettivo, aspettando che il motore aumentasse i giri. Respirando a fatica, Mai salutò Bulma e si sentì sollevare in alto, segno che la macchina del tempo si era azionata a dovere. Alzò gli occhi e vide che il marchingegno stava puntando verso il cielo, salvo poi rimanere quasi accecata da un improvviso lampo di luce. Quando riaprì gli occhi, si accorse di non vedere più niente, soltanto il buio dello spazio cosmico.

Il viaggio verso il passato era appena iniziato.

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Capitolo 6
*** 5 - Missing ***


Trunks si avvicinò di più per osservare meglio la scena: con passo felpato, si acquattò dietro altre rocce e procedette quasi carponi, onde evitare di essere scoperto. Un odore nauseante di zolfo permeava l'aria, rendendola quasi irrespirabile.

"Dietro queste rocce ci deve essere qualcuno di molto potente..." Il ragazzo si schermò il naso e la bocca con il fazzoletto rosso che aveva attorno al collo, l'attacco energetico che poco prima aveva udito era ancora presente nell'aria. Un'atmosfera pesante e nello stesso tempo elettrica mise sul chi va là il giovane Saiyan, che non gradì affatto di trovarsi in quel luogo, in un tempo storico ancora imprecisato.

"Devo capire dove diavolo sono andato a finire!" Mentre camminava però andò ad urtare contro qualcosa che gli fece perdere l'equilibrio. Trunks era così concentrato nell'udire altre grida e lo scagliare di ulteriori colpi energetici che non si accorse minimamente di avere incontrato un ostacolo.

Non poté fare a meno di guardarlo di sfuggita, non appena ebbe la possibilità di superarlo saltandogli direttamente al di sopra. Sembrava essere un corpo di un uomo rannicchiato in posizione fetale, dalla carnagione bruna, lunghi e folti capelli neri ma dalla pelle in qualche modo bruciata da qualche strano fenomeno atmosferico.

Trunks ebbe come l'impressione che quell'uomo fosse stato arso vivo. Ancora del fumo proveniva dal corpo di quell'individuo, voltato di spalle e irriconoscibile alla vista. Trunks ebbe per un attimo timore di essere capitato in un luogo ben strano: quella casacca rossa mezzo bruciata gli ricordava qualcosa.

Ecco, oltre ad uno spuntone di roccia il giovane Saiyan poté nuovamente udire altre urla: ora le voci erano molto più chiare, e il ragazzo poté distinguerne diverse nello stesso tempo. Quelle voci erano concitate: chi rideva, chi urlava dal dolore, chi dalla rabbia, chi dalla paura. Una di quelle urla però era la più straziante tra tutte, continuava a ripete "IL MIO BRACCIO!", e a Trunks si accapponò la pelle quando udì quelle parole. Che cosa poteva significare tutto quello che stava capitando?

Trunks volle vederci più chiaro. Lasciando perdere il cadavere in terra (Trunks si assicurò che l'uomo in terra fosse morto, toccandolo leggermente sul collo e non percependo alcuna fonte di vita) il ragazzo si avvicinò ancora di più, dando le spalle al muro di pietra che lo proteggeva da ulteriori sorprese.

Avanzò lateralmente, stringendo nella mano destra la spada Z, strisciando la schiena contro al muro. Quando arrivò al limite della sua protezione naturale, si affacciò lentamente per poter osservare cosa stava succedendo dietro di lui.

 

Mai arrivò sana e salva a destinazione, il viaggio durò esattamente venticinque minuti dal momento in cui la ragazza era partita. L'orologio al polso parlava chiaro: le 12.25 spaccate. Davanti a lei, appena scesa dalla vecchia macchina del tempo, si ergeva un'ampia scalinata di marmo che conduceva all'esterno del laboratorio della Capsule Corporation.

Mai non volle perdere tempo nell'osservare l'enorme costruzione a cupola del laboratorio della famiglia Briefs, anche perché già la conosceva: l'urgenza massima era quella di trovare Trunks, dopodiché andare immediatamente da Goku e consegnargli la medicina potenziata.

"Spero solo di trovare Trunks sano e salvo... ho un brutto presentimento..." Premette un pulsante sul fianco della macchina del tempo e quest'ultima, con un po' di lampi e di fuliggine, scomparve alla vista della ragazza, tramutandosi in una capsula che Mai prontamente raccolse. La donna si trovava proprio sul retro del laboratorio, esattamente nel luogo da dove era partita. L'unico dettaglio, e neppure molto trascurabile, fu la presenza di numerose piante da ornamento e una cura generale della vegetazione della proprietà della famiglia Briefs. Da lontano, infatti, Mai poté osservare la madre di Bulma, la signora Briefs, uscire da una porta di servizio con in mano un cestino di biancheria.

-Signora Briefs!- La donna chiamata in causa appoggiò il cestino pieno di panni e vestiti per terra, nelle prossimità dei fili da stendere e salutò con un cenno della mano la nuova arrivata, che si avvicinò a grandi passi.

-Oh, Mai, tesoro! Che piacere rivederti, pensavo che fossi tornata nel futuro!- La ragazza annuì, ma decise di tagliare subito corto il discorso: non aveva un solo minuto da perdere.

-Signora Briefs, ho bisogno di sapere se avete visto Trunks questa mattina!- La donna rise di gusto mentre iniziò a stendere le prime lenzuola sui fili di nylon. Un bel tepore primaverile riscaldò il retro del laboratorio della Capsule Corporation, che altro non era che un semplice giardino.

-Come posso non averlo visto? Lo troverai come sempre in cortile! È ancora l'ora del pranzo!- Mai ringraziò la donna e, senza ulteriori cerimonie, si allontanò con passo spedito, con lo zaino sulle spalle. "Trunks deve essere rimasto a parlare con i nostri amici e ha perso tempo. Deve essere per forza andata così…” Con il sorriso sulle labbra e molto più sollevata, Mai percorse il perimetro esterno del laboratorio fino a raggiungere il cortile esterno, dove un immenso portico di marmo proprio in cima a quelle gradinate viste in precedenza ospitava una altrettanto immensa tavolata imbandita, dove svariate persone stavano onorando il lauto pasto.

Mai si accorse di essere osservata con meraviglia da tutti i presenti, seduti attorno al tavolo: chi addentava una coscia di pollo, chi faceva fuori una generosa porzione di patatine fritte, chi si sbrodolava con del delizioso ramen, chi litigava per contendersi l’ultimo raviolo rimasto nel piatto.

La presenza di Mai del futuro a quel ricevimento fu qualcosa di imbarazzante per la stessa ragazza: tutti gli occhi dei commensali furono incollati su di lei. Pure le posate smisero di rumoreggiare e qualcuno addirittura si alzò dal tavolo, mostrando meraviglia.

-Mai! Sei proprio tu?- La ragazza annuì, e rispose al sorriso della donna che si era alzata dal tavolo per venirle incontro.

-Salve…-

 

-Mi è stato detto che Trunks era con voi!!- Il ragazzino, sentendosi chiamato in causa, scese dalla sua sedia e, seguito dal suo fido amichetto, si avvicinò alla madre con un atteggiamento interrogativo.

-Mai del futuro, mi cercavi?- La ragazza dai lunghi capelli neri osservò con apprensione i volti di tutti quelli che stavano partecipando, e poi si concentrò sul piccolo Trunks del presente, che la osservava con un misto di perplessità e curiosità.

-No… io non… la applicazione…- Ad un tratto, Mai si sentì male, le vennero le vertigini e percepì le sue gambe farsi sempre più deboli. Si tolse di dosso lo zaino per liberarsi di un peso, ma non ne trasse alcun giovamento.

La ragazza del futuro aveva osservato attentamente i volti di tutti i commensali: aveva riconosciuto tutti i suoi amici del passato, tra cui Goku che era seduto un poco più lontano rispetto al luogo dove si trovava Mai. Ma alla domanda se avessero visto Trunks, aveva solo risposto la sua versione fanciullesca del passato.

-Trunks della tua epoca, dici?- domandò Bulma, scuotendo la testa. – Mi dispiace cara, noi non lo abbiamo visto.-

Quella risposta tagliò definitivamente le gambe alla sfortunata ragazza. Le mancò il fiato e non riuscì più a rispondere alle domande della sua interlocutrice. Si appoggiò ad una colonna di marmo lì accanto e appoggiò una mano sul volto, scuotendo la testa e strizzando gli occhi nel tentativo di riprendersi.

-Mai, che ti succede? Stai male?- Le uniche parole della ragazza udibili da Bulma e Trunks bambino furono “Applicazione”, prima che perdesse conoscenza cadendo a terra. Fu un duro colpo per Mai sapere che Trunks non fosse arrivato a destinazione. L’applicazione dello smartphone dunque non mentiva, era successo qualcosa di grave al giovane Saiyan.

Ma la ragazza del futuro non aveva più le energie mentali e fisiche per poter reagire in quel momento. Lo shock fu tale da farla collassare e scatenare il panico tra gli invitati al pranzo della Capsule Corporation.

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Capitolo 7
*** 6 - Disease ***


Il cuore di Trunks iniziò a battere all’impazzata quando finalmente riuscì a intravedere le prime sagome dei personaggi che stavano combattendo tra di loro. Il suo presentimento non era dunque infondato, la macchina del tempo lo aveva trasportato nel passato, ma in un’altra epoca.

Quello che vide fu una scena abbastanza singolare: vi erano due schieramenti contrapposti, uno di fronte all’altro, distanziati di diversi metri. Il vasto altopiano che delimitava il campo di battaglia era collimato da innumerevoli rocce dalle svariate misure, talune piccole altre gigantesche, che potevano ospitare tranquillamente un’abitazione intera.

Due schieramenti si diceva, dei quali Trunks non riuscì a scorgere esattamente i lineamenti dei volti. Alcuni dei personaggi che stavano proprio di fronte a lui gli davano le spalle, e il ragazzo non comprese a primo acchito chi fossero quelli.

Non riuscì a sporgersi più di tanto, poiché non voleva farsi scoprire e, da quanto poteva avere intuito, le aure di quei combattenti erano molto potenti e non c’era da prendere l’avvenimento alla leggera.

-Allora, hai finito di gridare e ti decidi a combattere come si deve?- A parlare fu un uno strano uomo alto e muscoloso, Trunks non riuscì a vederlo bene in faccia perché la posizione di quell’individuo era proprio al di là della roccia che proteggeva la presenza del giovane Saiyan agli altri.

-Tu… tu sei un mostro!- Un’altra voce aveva replicato a quella dell’uomo alto e muscoloso, e sembrava essere quella di un ragazzino, non più grande di quindici, sedici anni. Diciassette al massimo, Trunks non poteva determinarlo da quella distanza.

-Eh? Che cosa vuoi, moscerino? Hai voglia di prendertele di santa ragione?- Il Saiyan percepì il lento procedere dell’uomo alto e muscoloso in direzione del gruppetto di combattenti. Con il suo finissimo udito, riuscì ad ascoltare il greve e profondo scalpiccio delle scarpe di quell’individuo.

-Non… non ti avvicinare!- Questa volta fu il turno di un’altra voce, una voce cupa e gutturale, che Trunks riconobbe quasi al volo. Quel torno di voce poteva appartenere soltanto ad una persona…

-Stai tranquillo, rifiuto vivente! Di te ci occuperemo più tardi, adesso vogliamo ottenere le informazioni che abbiamo richiesto.- Adesso era il turno di un altro personaggio, che Trunks riconobbe anch’esso. Il ragazzo non aveva memoria di essere capitato in una situazione simile durante i suoi viaggi nel tempo, e decise di sporgersi leggermente di più per vedere la scena.

Fu comunque abbastanza distante per poter affacciarsi e non essere scoperto.

Sì, ora Trunks aveva capito dove si trovava, e in quale periodo storico.

 

-Come stai, cara?- Mai riaprì gli occhi lentamente. Un forte giramento di testa le attanagliava le meningi e le rendeva difficoltosa la vista anche in quell’ambiente dalla luce soffusa. La ragazza del futuro era stata adagiata su uno dei letti delle camere degli ospiti all’interno della residenza di Bulma, e aveva destato molta preoccupazione il suo improvviso malessere.

La prima persona che Mai riconobbe, seduta sul ciglio del letto, fu Bulma, che le sorrise quando la donna dai capelli neri riuscì a focalizzare il volto della madre di Trunks.

-Si… signora Briefs…-

-Ci hai fatto spaventare… che cosa ti è successo, Mai?- La ragazza dovette concentrarsi per riuscire a ricordarsi tutto quello che era successo. Per un primo momento, le parve di essere ritornata al punto di partenza, magari appoggiata sul divano della casa di Bulma, mezza addormentata. I lineamenti morbidi ed i capelli più corti della donna però fecero presto capire a Mai che si trovava nel passato, e tutti i tasselli del puzzle dei ricordi presero il loro posto ordinatamente. Il viaggio di Trunks, lo smartphone con la applicazione di rintracciamento della macchina del tempo, la perdita di segnale, la decisione di tornare indietro nel tempo.

E lì, Trunks non era mai arrivato.

-Signora Briefs…- Mai deglutì, le sue labbra rabbrividirono mentre tentava di articolare le parole. La donna si avvicinò di più e, con un atteggiamento materno, accarezzò i capelli della ragazza allettata.

-Dimmi, Mai… con calma, parti dall’inizio, così posso capire cosa è successo.- A Mai interessava solo una cosa. Con un enorme groppo in gola, domando ancora una volta se Trunks del futuro fosse arrivato, sano e salvo, nel passato.

-No Mai, mi dispiace. Perché me lo domandi? E dov’è Trunks? Non è con te?-

-Temo che sia la stessa domanda che avrei dovuto farle al mio arrivo, ma non ce l’ho fatta…- La frase fu spezzata più volte da convulsi singhiozzi e calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Bulma non riuscì a capire che cosa potesse essere successo alla controparte futura di suo figlio. Lasciò il tempo sufficiente a Mai del futuro che si liberasse dal peso che gravava nel suo animo con un pianto liberatorio, e quando finalmente la ragazza dai capelli neri si limitò a respirare profondamente con qualche singhiozzo, la aiutò ad alzarsi dal letto e ad uscire dalla stanza.

-Sarai sconvolta dal lungo viaggio fatto dal futuro. Vieni per favore fuori, nel cortile e raccontami tutto dall’inizio.-

Quando finalmente raggiunsero l’esterno dell’abitazione di Bulma, il tavolo che era colmo di persone era stato totalmente disertato. I colleghi ed i dipendenti della Capsule Corporation avevano terminato da tempo di consumare il loro pranzo ed erano tornati nel laboratorio lì accanto, per riprendere il loro lavoro quotidiano. Trunks e Goten erano usciti a giocare, mentre il Dr. Briefs e consorte erano andati a fare spese nel centro della città.

Erano rimaste da sole, quindi non si preoccuparono di poter parlare a voce bassa. Bulma raccolse le posate e i bicchieri mentre Mai aiutava la donna raccogliendo quello che era avanzato e buttava tutto dentro un sacco nero.

-Ieri mattina Trunks è partito per il passato, perché doveva consegnare la medicina cardiaca a Goku…- Bulma spalancò gli occhi, meravigliata da sentire quella notizia. Non aveva già risolto il problema del virus del cuore anni fa?

-Questo è quello che tutti noi pensavamo nel futuro – proseguì Mai, continuando il suo lavoro – la tua alter ego del futuro ha però scoperto che la medicina consegnata anni fa era incompleta.-

-Perché incompleta? Goku è completamente guarito dalla malattia, da quello che so!- Mai annuì e lasciò da parte il sacco dell’immondizia, per aiutare Bulma a chiudere il tavolo, e renderlo nuovamente adatto per farci sedere soltanto quattro persone.

-Si è scoperto che la medicina ha un effetto temporaneo, e che a lungo andare potrebbe perdere efficacia. E la malattia potrebbe ripresentarsi!- La madre di Trunks rimase letteralmente esterrefatta nell’ascoltare quella notizia, quasi come fosse stato un fulmine a ciel sereno.

-Ah… questa proprio non me l’aspettavo…- La ragazza, nonostante il grande dolore che provava in quel momento, abbozzò un leggero sorriso.

-Abbiamo la soluzione al problema.-

-Davvero? E di che si tratta?- Le due donne portarono le sedie in un magazzino vicino, portandole una alla volta.

-Abbiamo una soluzione definitiva, una medicina potenziata che risolverà il problema una volta per tutte!- Bulma non fece comunque in tempo per rallegrarsi per la bella notizia ricevuta. Il cellulare iniziò a trillare rumorosamente nella sua tasca, e sbuffando se lo portò all’orecchio, rispondendo alla telefonata.

-Pronto! Ah… sei tu Chichi!… come? Goku sta male?- Mai rimase a bocca aperta, nell’udire quella notizia. Bulma mise il vivavoce al cellulare per permettere a Mai di ascoltare le parole direttamente dalla moglie di Son Goku.

-Non so cosa possa essere successo! Fino a stamattina era in gran forma, poi dopo pranzo ha iniziato a tossire e a non stare più in piedi…- Bulma rispose: -Ah, capisco…- mentre osservava direttamente negli occhi Mai, la quale annuì e per un attimo dimenticò il triste destino del suo amico Trunks.

-Sembra che i sintomi siano gli stessi di qualche anno fa…-

-Adesso dove si trova Goku?- Domandò Bulma, mentre iniziò a camminare avanti e indietro per il portico del cortile.

-L’ho messo a letto, ma sembra che nessuna posizione lo faccia star bene. Ah…- La conversazione si interruppe, come se Chichi avesse visto qualcosa che né Bulma né Mai potessero capire.

-Che succede, Chichi?-

-Sì è portato una mano al petto… ora si sta lamentando… non capisco…- La conversazione venne bruscamente interrotta dalla stessa moglie di Goku, e Bulma rimase a fissare il vuoto per qualche secondo. Mai si voltò preoccupata verso la moglie di Vegeta, che incrociò successivamente i suoi occhi.

-Mai… per l’amore del cielo, hai la medicina?- La ragazza annuì, e chiese di essere portata dove si trovava il suo zaino. All’interno c’era la medicina necessaria per la malattia cardiaca.

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Capitolo 8
*** 7 - Jiaozi ***


Adesso Trunks sapeva perfettamente in quale periodo storico si trovava in quel momento. Una improvvisa folata di vento di scirocco investì l’altopiano, agitando i pochi arbusti disseminati qua e là e le tuniche da combattimento dei lottatori che ancora stavano confrontandosi. Una risata diabolica ruppe il silenzio che si era appena creato, e il ragazzo vide uno dei combattenti alzarsi in volo, pronto a menare le mani e a fare piazza pulita di tutto quello che si trovava attorno a lui.

-Avanti, chi è il prossimo?!- La sua terribile voce gutturale fece accapponare la pelle di tutti i presenti, tranne di Trunks che lo osservava di nascosto dalla sua posizione. Gli sguardi dei lottatori si alzarono fino a incrociare quelli colmi di cattiveria dell’uomo alto e muscoloso.

Il giovane Saiyan personalmente non aveva mai incontrato quell’individuo prima di allora, anche perché quel tizio che si era librato in volo morì ancora prima che il ragazzo stesso nascesse.

-Che tu… che tu sia maledetto!!- A rispondere a tono fu il ragazzo senza capelli e dal petto nudo che aveva appena perso un braccio. Trunks riconobbe anche lui, così come riconobbe senza esitazioni tutti gli altri componenti del gruppo che fronteggiava l’uomo alto e muscoloso e l’altro personaggio vestito con una tuta blu e protezioni metalliche color oro.

-Eh? Hai ancora la forza di parlare, pivello?-

-Non uscirai vivo da questo scontro, te lo posso giurare!- L’uomo con la divisa di colore oro e nero tipica degli uomini di Frieza, che secondo i racconti di Bulma avrebbe dovuto chiamarsi Nappa, un guerriero Saiyan, puntò un braccio proprio verso quel ragazzo a tre occhi… distese le dita della mano, pronto a far partire un nuovo attacco energetico.

-Hai vissuto anche fin troppo, moscerino! Ti spedirò all’inferno senza troppe storie!-

-Nappa, guardati le spalle!!- Da sotto, il compagno di avventure di Nappa gridò al suo alleato di guardarsi indietro, poiché un piccolo essere dalle minute proporzioni fisiche arrivò di soppiatto, volando proprio a ridosso del grande e possente Saiyan. Trunks osservò la scena senza proferire parola, poiché gli eventi che si stavano verificando procedevano esattamente come glieli aveva raccontati sua madre qualche anno fa.

“Questo è il periodo in cui mio padre Vegeta e il suo compagno Nappa giunsero sulla Terra alla ricerca delle sfere del drago…” Poi, tutto ad un tratto, il giovane Saiyan si domandò mentalmente il motivo della sua sosta in quella zona, così vicino ad un evento che la sua presenza avrebbe potuto irrimediabilmente compromettere. Si chiese inoltre se fosse stato meglio allontanarsi senza indugio e cercare aiuto da un’altra parte.

“Non ho mai conosciuto l’antico carattere ostile di mio padre…” Alzò gli occhi e notò come incredibilmente Nappa, il possente e temuto Saiyan, fosse stato messo sotto scacco da un essere così piccolo e debole come il compagno di Tenshinhan. Jiaozi, questo era il suo nome, si era “appiccicato” proprio alla schiena del guerriero senza capelli. L’omaccione muscoloso tentò in tutti i modi di afferrare con le sue braccia muscolose l’esile corpo di Jiaozi, ma senza successo. Tutti stavano con il naso all’insù nell’osservare lo spericolato coraggio dell’ex allievo dell’Eremita della Gru.

-Oh, no Jiaozi!- Gridò dal basso Tenshinhan, al colmo della disperazione – Ti prego, non fare l’eroe adesso! Vattene via!- Il ragazzo del futuro poté osservare una strana aura azzurrognola condensarsi attorno al corpicino di quell’essere dalla faccia di clown, che sembrava apparire agli altri con le fattezze di un bambino.

“Ho sempre pensato che il periodo più difficile della storia dell’umanità fosse quello dove gli Androidi giunsero a distruggere tutte le città…” I due personaggi, ancora sospesi nell’aria, si scaraventarono contro una grande parete di roccia, causando severi danni al fisico di Jiaozi. Nappa stava cercando di liberarsi dalla salda presa del piccolo guerriero a tutti i costi, andando a sbattere di proposito contro diversi muri di pietra.

“Se non fosse stato per Goku, che secondo il racconto di mia madre dovrebbe intervenire nell’arco di qualche ora, l’intera civiltà umana sarebbe stata spazzata via in un solo colpo.” Poi Trunks, mosso più per curiosità che per altri sentimenti, voltò lo sguardo verso gli altri combattenti: riconobbe Crilin, Piccolo e Gohan.

“Cosa…! Gohan!” Il giovane Saiyan si meravigliò quando poté scorgere il bambino che guardava, esattamente come gli altri, lo strazio che stava accadendo in quel momento. Era così piccolo, così impaurito, eppure i suoi 5 anni non bastavano per garantirgli un’infanzia tranquilla.

“Non sapevo che Gohan fosse stato così messo a dura prova fin dalla tenera età…” Il ragazzo strinse i denti, ricordando le ultime parole del suo maestro, poco prima di essere ucciso dagli Androidi. Non poté aiutarlo durante la furiosa battaglia contro C-17 e C-18, e sapere di non poter neppure fare nulla in quella occasione lo fece letteralmente imbestialire.

“Devo cercare di calmarmi… qualsiasi mossa azzardata in questa epoca potrebbe alterare il corso degli eventi!” Una fortissima esplosione spazzò via la polvere con forti ondate di vento e fece schizzare i detriti pietrosi in ogni dove. Trunks si accucciò per non essere colpito a sua volta e sentì chiaramente Tenshinhan gridare il nome di Jiaozi.

“Jiaozi deve essere morto in una mossa suicida” pensò Trunks. Difatti, dopo che la fuliggine venne spazzata via da un altro colpo di vento, riapparve Nappa nella sua interezza, ancora sospeso per aria, e non si era neppure fatto un graffio.

-Ah! Ah! Ah! Ne ha avuto di fegato il vostro amichetto!- Questa volta fu Vegeta a parlare, mentre Tenshinhan urlava e si disperava per la morte del suo amico. Piccolo, Crilin e Gohan erano letteralmente rimasti impietriti nello scoprire che il sacrificio di Jiaozi non era servito assolutamente a nulla.

-Mi ha solo fatto il solletico…- Mentre la storia continuava il suo percorso regolare, Trunks scosse la testa e si allontanò di qualche passo, ritenendo inutile la sua presenza sul momento. Mise le mani in tasca e la sua mente si concentrò su quello che avrebbe dovuto fare da lì in avanti per risolvere la sua delicata situazione e tornare nel suo tempo.

“Non posso utilizzare un’altra macchina del tempo. Ho necessità di utilizzare proprio quella che si è rotta.” Magari da qualche parte, in quel periodo storico, esisteva un qualche geniale scienziato che avrebbe potuto segretamente aiutarlo a riparare il marchingegno…

“Trovare una persona disposta a riparare la macchina del tempo, nella più totale segretezza, senza nulla chiedere in cambio? Faccio prima a sbancare il casinò!” Improvvisamente, una strana sensazione allo stomaco si impadronì nuovamente di Trunks. Quel malessere, già provato precedentemente alla partenza, percorse ogni cellula del suo corpo.

C’era qualcosa che non andava, ma il ragazzo non seppe spiegarsi che cosa.

 

-Eccomi, ho fatto il prima che potevo!-

-Alla buon’ora, Crilin! Sbrigati, dobbiamo subito andare da Goku!- Bulma e Mai arrivarono di gran carriera alla stazione di polizia di West City. Togliendosi i panni di lottatore, Crilin aveva intrapreso la strada degli agenti di polizia, superando con successo gli esami al secondo turno. Dalla sconfitta di Majin Bu il ragazzo si era dunque ritirato a “vita privata” con C-18 e Marron, quest’ultima ormai diventata una bella bambina dai capelli biondi.

Le due donne erano giunte di fronte alla stazione di polizia con l’elicottero privato della Capsule Corporation. Senza pale, assomigliava più ad un jet dalla forma ovale, completamente colorato di un giallo pallido, dalle corte ali e il vetro protettivo dalla forma leggermente sferica. Tra gli impiegati della Capsule Corporation si vociferava che quell’elicottero potesse raggiungere i 4500 km/h.

-Arrivo, arrivo!- Crilin aveva appena smontato dal suo turno mattutino ed aveva indossato i suoi consueti abiti da civile: maglietta nera, pantaloni di stoffa verde e un cappello rosso dalle scritte blu, guanti neri a mezze dita e scarpe del medesimo colore. Il ragazzo saltò sopra l’elicottero parcheggiato in strada, proprio davanti l’ingresso dell’edificio dove era appena uscito Crilin e senza troppe cerimonie e senza badare agli sguardi scandalizzati dei poliziotti che stavano attorno, Bulma inserì la cloche e si sollevò verticalmente, come se fosse un ascensore, e raggiunta una altezza soddisfacente attivò il turbo mediante un pulsante sul coloratissimo e alquanto sofisticato quadro dei comandi di quel gioiellino tecnologico.

-Vi consiglio di allacciare le cinture, ragazzi!- Comode poltrone in pelle completavano gli interni di quella piccola macchina da guerra progettata interamente dalla stessa Bulma. Schiacciato sul suo sedile, Crilin tentò di chiedere informazioni per capirci qualcosa, ma invano. Seppe soltanto di avere parlato con Bulma (tra l’altro la donna aveva sbraitato al telefono per tutto il tempo e il povero ex lottatore non ci aveva capito niente) e di dover dirigersi in fretta e furia a casa di Goku.

E perché Mai del futuro era con loro? Il ragazzo la osservò con la coda dell’occhio, seduta di fronte a lui. L’abitacolo dava disponibilità a 6 poltrone, più la seduta del pilota, e la ragazza dai capelli neri si era seduta proprio in modo tale che si potessero vedere in faccia.

Mai però aveva uno sguardo assente, guardava altrove e si capiva lontano un miglio che stava pensando a qualcosa di preoccupante.

-Mai, che cosa ci fai qui?- La ragazza chiamata in causa si riprese sbattendo le palpebre e tentò di replicare allo sguardo perplesso di Crilin con un sorriso, mal riuscito.

-Sono venuta per Goku… sono in missione, lo sai?- Il marito di C-18 inarcò le sopracciglia, meravigliato. Che cosa c’entrava Goku con la presenza di Mai nel passato?

-E Trunks? Non è venuto con te?- La ragazza, con un groppo alla gola, raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo dalla giornata di ieri fino a quel momento. La telefonata di Bulma del futuro a suo figlio che descriveva il problema della medicina rivelatasi incompleta; la partenza di Trunks per il passato con il proposito di consegnare la medicina potenziata a Goku; la scomparsa inspiegabile di Trunks.

E infine, l’improvvisa malattia del Saiyan.

-Non è possibile!- Replicò Crilin, quasi al limite dell’incredulità.

-Eppure è la verità, Crilin. Stiamo andando da lui per consegnargli la nuova medicina.-

-Ma… Trunks? Hai idea di dove sia?- Mai scosse la testa, chiudendo gli occhi. Il viaggio proseguiva senza sbavature, a quella velocità ormai avrebbero dovuto essere nei dintorni del Monte Paozi e raggiungere il Distretto Est dove abitava Goku con la sua famiglia.

-Appena avremo dato la medicina a Goku – proseguì Crilin dopo qualche istante di silenzio – andremo alla ricerca di Trunks, va bene?- Mai scosse la testa, incrociando le braccia al petto e spostando lo sguardo al finestrino, dove le nuvole bianche sfrecciavano velocissime accanto al bolide che non conosceva sosta.

-Non so dove sia andato a finire! Non ho neppure idea da che parte cominciare!- Il poliziotto non seppe più che cosa replicare per consolare la ragazza. Il viaggio comunque ebbe finalmente termine, e l’elicottero atterrò su una piccola zona erbosa, quasi al limitare della casa di Goku.

 

-Ma dove sono andati a finire?!- Bulma aveva bussato più di una volta alla porta di legno della casa di Goku, ma nessuno si era degnato di aprirla e ricevere i tre personaggi che si erano frettolosamente indirizzati verso il Distretto Est 439. Crilin si guardava attorno, perplesso e preoccupato, mentre Mai scrutava incuriosita la vecchia casupola alla sinistra della residenza di Son Goku, una volta abitata dal nonno adottivo Gohan.

-Forse Chichi è andata a fare la spesa…-

-Ti sembra il momento di scherzare, Crilin?!- Bulma sbraitò contro il giovane che, nel tentativo di stemperare il clima nervoso della situazione, si permise di esprimere un commento. L’ex lottatore si scusò ridacchiando, mentre la ragazza del futuro si spostò di lato, per guardare all’interno della casa per mezzo di una finestra.

Dentro regnava il silenzio più assoluto, segno che non c’era più nessuno all’interno dell’abitazione.

-Siamo arrivati tardi?- si lamentò Mai, al limite della sopportazione e in preda a un completo sconforto. Bulma dal canto suo scosse la testa e, ringhiando dalla rabbia, continuò a battere il pugno sulla porta d’ingresso della casa di Goku.

-Non diciamo sciocchezze! Chichi sarà da un’altra parte della casa e non ci sta sentendo!- Passarono alcuni istanti, dove non successe niente di particolare. Dopodichè, Crilin iniziò a guardarsi attorno, perplesso, e poi alzò gli occhi nel cielo.

-Che strano…-

-Che cosa succede, Crilin?- Mai si avvicinò nuovamente al gruppetto, osservando con perplessità il marito di C-18. Crilin si allontanò di qualche passo e, appoggiando le mani sui fianchi, continuò a scrutare i dintorni della foresta.

-Percepisco un’aura familiare da queste parti, che si sta avvicinando, ma non riesco a capire di chi si tratta…-

-Forse quella di Goku?- domandò Bulma, sospirando e incrociando le braccia al petto.

-No… mi sembra che si tratti proprio di…- Un puntino luminoso si formò improvvisamente nel cielo, in direzione nord ovest. C’era qualcosa che si stata muovendo a velocità supersonica, sospesa in aria, nell’azzurro del cielo. Crilin lo riconobbe all’istante, quell’individuo con la tunica verde e le scarpe di mocassino nere era Tenshinhan.

-Ehiiii, Tien!! Siamo qui!!- Il ragazzo agitò un braccio quando finalmente lo scorse con chiarezza, e gli fece segno di scendere e di avvicinarsi a loro. Il guerriero a tre occhi, accortosi di essere stato richiamato da Crilin, deviò la sua traiettoria e scese fino a raggiungere terra, a pochi passi dalla casa di Goku.

-Crilin… oh Crilin!!- C’era qualcosa che non andava in Tenshinhan. Tutti e tre i personaggi si accorsero delle gravi ferite riportate dal guerriero, un profondo taglio sul braccio sinistro e diversi lividi in tutto il corpo. Il guerriero appena giunto al Distretto Est 439 crollò a terra, esausto.

-Tien! Che cosa ti è successo?!- Bulma, Mai e Crilin si avvicinarono a Tenshinhan e gli permisero di adagiarsi sull’erba, supino. Doveva essere accaduto qualcosa di terribilmente grave se un esperto lottatore di arti marziali come lui fosse ridotto così a mal partito.

-Jiaozi… Jiaozi è…- Il poliziotto si allarmò quando vide il suo amico iniziare a piangere dalla disperazione. La tunica inoltre era squarciata su più punti, oltre che ad essere macchiata di sangue, fango ed erba.

-Dimmi Tien, cosa è successo a Jiaozi?- Crilin adagiò una mano sotto il capo del guerriero disteso a terra, per facilitargli la respirazione e permettergli così di parlare.

-Jiaozi… è morto…-

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Capitolo 9
*** 8 - Tenshinhan ***


Un altro violento colpo energetico venne esploso dalla mano destra del temibile Nappa. Piccolo, Crilin e Gohan avevano tentato di cogliere di sorpresa il Saiyan, gettandosi in un furibondo attacco a sorpresa in mischia. Se l’offesa dell’uomo alto e muscoloso venne deviato dal namecciano e dal figlio di Goku senza particolari problemi, non fu lo stesso per Crilin che, quasi sfiorato dalla scarica elettrica, crollò miseramente a terra.

-Crilin!!- La stridula voce di Gohan risvegliò Trunks che, come fosse inconsciamente vincolato a rispondere ad un obbligo interiore, si riavvicinò alla sua postazione e scrutò con attenzione la scena che si svolgeva.

Si guardò attorno, e notò come il futuro marito di C-18 versava in condizioni critiche a terra, con un braccio parzialmente fuori uso e tentava in qualche modo di rialzarsi, senza successo.

-Dammi retta, muso verde!- Vegeta tornò a parlare, con le braccia incrociate al petto e avvicinandosi di qualche passo. Piccolo strinse i pugni, in preda alla collera, e Trunks si accorse del lieve aumento dell’aura del namecciano. Ma ancora non era al livello del padre del ragazzo del futuro.

-Non osare rivolgerti a me con questo tono!-

-Sai che paura… consegnaci le sfere del drago e facciamola finita qui!- Trunks venne a conoscenza tramite i racconti di sua madre che gli ultimi Saiyan sfuggiti miracolosamente allo sterminio di Frieza, ovvero Vegeta e Nappa, erano giunti sulla Terra per farsi consegnare le leggendarie sfere del drago. Volevano ottenere la vita eterna, nel tentativo di poter sottomettere il tiranno spaziale e dominare l’universo al suo posto.

“Gli eventi fortunatamente non andarono così, poiché Piccolo da qui a breve dovrebbe perire per mano di Nappa.”

-NAPPA!!- Il Saiyan chiamato in causa, ancora sospeso nell’aria, abbassò la testa per individuare chi lo avesse nominato con così tanta rabbia. Quando finalmente comprese che Tenshinhan, al colmo della collera, era ancora in piedi e stava per prepararsi ad un contrattacco, sorrise e decise di ricevere l’attacco senza spostarsi dalla sua posizione.

-Giuro di vendicare la morte di Jiaozi!- Trunks, nascosto dietro il filone di roccia che proteggeva la sua presenza all’insaputa degli altri, riuscì a scorgere il corpo di Tenshinhan che si gonfiava a dismisura, i muscoli del torace e delle braccia aumentarono il loro volume in modo vertiginoso.

“Tenshinhan sta per lanciare il suo ultimo attacco!” pensò Trunks. Difatti, dopo neppure trenta secondi dal momento in cui il ragazzo con gli occhi verdi ebbe urlato, quest’ultimo scaricò un’immensa ondata di energia che travolse in pieno Nappa, creando un’accecante fascio di luce che costrinse addirittura Trunks a schermarsi gli occhi con un braccio.

“Che… che potenza!” La terra sotto ai piedi del giovane Saiyan tremò addirittura. Alcuni ciottoli di pietra schizzarono in ogni direzione e alcune crepe si inabissarono nel terreno, costringendo il ragazzo del futuro a spostarsi di qualche passo per evitare di precipitare in un crepaccio. Fuliggine e polvere ricoprirono interamente il corpo di Nappa, e per qualche secondo fu oscurato alla vista dei combattenti.

-Ti… ti ho vendicato, Jiaozi!- Il guerriero con tre occhi, anche senza l’ausilio del braccio sinistro, era comunque riuscito a creare un attacco energico di una potenza mai vista prima. Addirittura Trunks, ormai abituato a ben altri livelli di combattimento, era rimasto sbalordito dalla tecnica appena utilizzata da Tenshinhan.

“Se non vado errato” rifletté il giovane Saiyan “dovrebbe trattarsi della tecnica Kikoho”. La terra aveva smesso di tremare, i sassi non si muovevano più, e la fuliggine lentamente si stava dissipando. Con grande sconcerto di tutti, una volta che il fumo e la polvere si diradarono, Nappa riapparve, rimasto parzialmente illeso dall’ultimo attacco sacrificale di Tenshinhan.

“Nonostante tutta quella energia, Nappa è uscito quasi senza un graffio… è incredibile.” Poi, il suono di un corpo che cadeva a terra attrasse nuovamente l’attenzione di Trunks. Il ragazzo si sporse nuovamente per guardare il luogo del combattimento e si accorse che Tenshinhan era stramazzato al suolo, ormai definitivamente prosciugato di tutte le sue energie vitali.

“Tenshinhan è deceduto a causa dell’immenso sforzo fisico” pensò Trunks. Non poté comunque fare a meno di ammirare l’estremo coraggio dei guerrieri Z di quel periodo. Ripensò a tutto quello che era avvenuto dal suo primo viaggio indietro nel tempo fino a quel preciso istante.

Adesso erano rimasti solo tre sopravvissuti: Crilin, Piccolo e Gohan.

La sensazione di malessere nell’animo di Trunks si acuì improvvisamente, costringendolo a deglutire più di una volta per evitare di vomitare sul posto e collassare in terra.

L’attenzione del Saiyan si spostò immediatamente da un’altra parte in direzione nord-est, e con sua enorme sorpresa qualcosa di indefinito si stava velocemente avvicinando dallo spazio, proprio in direzione del combattimento tra i Saiyan ed i Guerrieri Z.

Il ragazzo del futuro voltò dunque lo sguardo al cielo e quasi gli sfuggì un grido di sorpresa. Si tappò la bocca con la mano, temendo di essere stato scoperto dagli altri combattenti.

Secondo il racconto di Bulma, dopo la morte di Tenshinhan i due Saiyan invasori avrebbero concesso tre ore di tregua a Piccolo, Crilin e Gohan nell’attesa del arrivo di Goku dall’Aldilà.

Trunks percepì distintamente l’aura di un personaggio che stava arrivando speditamente verso il luogo di combattimento, proprio in direzione di quell’altopiano.

L’aura non coincideva con quella di Goku.

 

-Come?! Jiaozi è morto?- La notizia data da Tenshinhan scosse gli animi dei tre personaggi ancora riuniti nel Distretto Est 439. Mai si ritrovava di punto in bianco a scoprire che gli eventi stavano rapidamente degenerando, e problemi su problemi si stavano accavallando l’uno sull’altro. Prima la scomparsa di Trunks, poi la malattia di Goku e la sua ulteriore assenza da casa, dopodiché la morte improvvisa di Jiaozi e Tenshinhan in fin di vita.

-Siamo… siamo stati attaccati…- Crilin, visibilmente angosciato per l’immenso sforzo del suo amico a terra per mantenere la concentrazione e la lucidità necessaria, cercò di farlo respirare e di tranquillizzarlo, mentre Mai scaricò lo zaino a terra e lo aprì, alla ricerca di rimedi curativi che potessero guarire rapidamente le ferite del guerriero con tre occhi.

-Da chi siete stati attaccati?- domandò Bulma, inginocchiandosi sull’erba di fianco a Crilin. Tenshinhan non fece comunque in tempo a rispondere alla domanda della donna, poiché dall’alto un sottile ma preciso attacco energetico trafisse l’addome dello sventurato, uccidendolo all’istante. Diversi fiotti di sangue sgorgarono copiosamente dalla ferita, diffondendosi rapidamente sull’erba a macchia d’olio e Bulma gridò dall’orrore osservando la smorfia di dolore e gli occhi allucinati di Tenshinhan.

-Cosa è successo?! Tenshinhan!- Crilin alzò la testa per osservare che cosa potesse essere accaduto, e si pentì quasi immediatamente di averlo fatto. Sopra la sua testa, esattamente a cinquanta piedi di altezza, due personaggi avevano fatto la loro comparsa e uno di essi aveva ancora un braccio disteso con le dita allargate, segno che era stato proprio lui a compiere un atto così abominevole.

Il poliziotto, quando comprese finalmente con chi ebbe a che fare, sgranò gli occhi e iniziò a urlare dal terrore.

-Non… non è possibile! Guardate lassù!!- Bulma e Mai, ancora stordite da quanto era accaduto al povero Tenshinhan, sollevarono gli occhi e rimasero ammutolite da quanto avvistarono.

Due guerrieri mai visti prima, vestiti con la Battle Suite tipiche degli uomini di Frieza. Rilevatore d’aura appoggiati sull’occhio sinistro, capigliature di dubbio gusto, muscoli d’acciaio e un particolare che fece gelare il sangue nelle vene a Crilin.

Entrambi i guerrieri sconosciuti possedevano una coda, comune a tutti i Saiyan.

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Capitolo 10
*** 9 - Truce ***


Trunks non poteva credere a ciò che stava per accadere: qualcuno stava per arrivare sulla Terra, proprio in direzione del luogo dello scontro tra i Guerrieri Z e i Saiyan!

“Chi diavolo potrebbe mai essere?” Sua madre non gli aveva mai raccontato che un’altra minaccia, al di fuori di suo padre Vegeta e Nappa, fosse stata affrontata da Goku e i suoi alleati. Il ragazzo del futuro non poté comunque capire di chi si trattasse: quell’individuo era ancora troppo lontano dalla Terra, nonostante si avvicinasse di gran carriera. Il pericolo imminente (a primo giudizio di Trunks) non era comunque stato ancora identificato né da Piccolo, Crilin e Gohan, tanto meno da Vegeta e Nappa.

“Possibile che non si siano ancora accorti che sta per succedere qualcosa da un momento all’altro?!” Trunks si avvicinò nuovamente alla sua postazione, tentando di capire se in qualche maniera riuscisse a percepire l’aura di Goku, di ritorno dall’Aldilà.

“Ah già” scosse la testa il giovane Saiyan “ci vogliono ancora le tre ore di tregua, è ancora troppo presto”. Il ragazzo comunque non volle perdere ulteriore tempo, aveva bisogno di sapere con urgenza se in quel periodo del passato fosse esistita una persona in grado di riparare la sua macchina del tempo e tornare così indietro nel futuro.

“Potrei… potrei rivolgermi a mia madre?” Il problema era molto più delicato di quanto si immaginava. All’epoca naturalmente suo padre e Bulma non si erano ancora conosciuti, e parlare di persona con sua madre avrebbe potuto compromettere irrimediabilmente il futuro corso degli eventi. Trunks strinse i denti e incrociò le braccia al petto stizzito: non sapeva più che pesci pigliare. Era dunque costretto a rivelarsi? Lui purtroppo non capiva molto di tecnologia e, se anche fosse, non avrebbe avuto la possibilità di riparare la macchina del tempo, sprovvisto di qualunque mezzo e strumento.

Che fare, dunque?

-Appena arriverà mio padre ve la farà vedere!-

-Sì, appena tornerà Goku vendicherà i morti!- Gohan e Crilin avevano ripreso a parlare dopo un certo periodo di silenzio. Trunks si acquattò nuovamente, per ora non poteva fare altro che restare in quel posto, poiché un’altra minaccia stava per incombere sul pianeta Terra. “Se sapessi che cosa sta per accadere…”

-Cosa? Chi è questo Goku di cui state tanto blaterando?- domandò Nappa, ancora al massimo delle sue forze nonostante avesse subito ingenti danni sia da Jiaozi che da Tenshinhan, purtroppo deceduti nel confronto.

-Deve essere il padre di quel moccioso, ovvero l’oggetto della nostra ricerca: Kakaroth!- Vegeta ridacchiò e incrociò le braccia al petto, scuotendo la testa. Era convinto che il suo acerrimo nemico non si sarebbe mai presentato sul luogo di battaglia.

-Ma vigliacco com’è, non arriverà mai ad aiutare i suoi amici…-

-Ti sbagli di grosso!- replicò Piccolo, al limite della furia – Ha solo bisogno di tempo per arrivare, e vi ucciderà entrambi!- Nappa esplose in una grassa risata, mentre Gohan e Crilin ammutolirono di fronte alla spavalderia di quel colosso.

-Ah sì? Beh, voglio proprio vedere questo Kakaroth in azione! E voglio proprio divertirmi con lui…-

-Smettila, Nappa! – intervenne Vegeta, abbastanza infastidito dall’atteggiamento goliardico del suo compagno di avventure – Kakaroth è mio, e su questo non tollero altre discussioni! Degli altri fai ciò che vuoi, ma il traditore deve essere ucciso dal sottoscritto!- Il Saiyan alto e muscoloso abbassò lo sguardo fino a incrociare gli occhi del Principe Vegeta. Il colosso senza capelli annuì, senza fiatare e poi tornò a sogghignare, passando in rassegna lo sguardo dei Guerrieri Z ancora in vita.

-Va bene, allora visto che nessuno si fa avanti per battersi, inizierò io! Chi si offre per battersi?- Trunks aveva visto abbastanza. L’aura che aveva percepito poco prima era una costante diretta, che si indirizzava verso il pianeta Terra. Com’era possibile che neppure lo scouter di suo padre Vegeta non si fosse accorto dell’arrivo di un altro individuo?

“Una cosa è certa” pensò Trunks, meditabondo “nessuno di loro ha ancora allenato abbastanza il KI per rilevare le aure così distanti. Appena costui sarà molto vicino alla Terra, credo che se ne accorgeranno.” Poi pensò a sua madre e Mai. Saranno sicuramente preoccupate per la sua assenza. Se ci fosse un modo per riparare la macchina del tempo, se ne sarebbe andato. Nessuno comunque lo costringeva a rimanere inchiodato in quel posto, ma ora aveva un motivo in più per rimanere. Chi diavolo era il personaggio in arrivo sulla Terra?

-Se soltanto mio padre fosse qui…!-

-Va bene, moccioso!- urlò Vegeta, al limite della sopportazione. Tutti si voltarono verso il Principe dei Saiyan, e pure Trunks rimase in ascolto, affacciandosi quel tanto per osservare suo padre camminare avanti e indietro con le braccia incrociate al petto, come suo solito modo fare.

-Se siete tanto certi che Kakaroth giungerà per battersi, vi concederemo tre ore di tempo per il suo arrivo. Al termine delle tre ore, non importa se sarà presente o no, continueremo a farvi fuori uno dopo l’altro!- Tutti rimasero meravigliati, addirittura Nappa era rimasto sorpreso dalla decisione del suo alleato. Ma decise di non replicare alla decisione di Vegeta, e tornò a guardare i Guerrieri Z, sogghignando e stringendo un pugno davanti a sé.

-La vostra morte è rimandata di qualche ora! E quando quel traditore di Kakaroth arriverà, troverà soltanto le rovine dei suoi amici!- Dunque la tregua era scoppiata, e le tre ore erano scattate proprio da quel momento.

“Fino a questo punto non è accaduto niente di anormale” ragionò Trunks, con quella forte soggezione sul petto che lo opprimeva. “Magari posso allontanarmi per cercare aiuto… non dovrebbe capitare nulla da qui a tre ore.”

Nulla di più sbagliato.

 

-Chi… chi sono quelli?!- Crilin rimase a bocca aperta mentre indicava i due Saiyan ancora sospesi in aria. Entrambi i guerrieri scesero a terra lentamente, mentre Bulma e Mai si erano alzate ed avevano indietreggiato spaventate. Il poliziotto poté notare che entrambi i Saiyan avevano, come già notato in precedenza, la classica Battle Suite degli uomini di Frieza. Il primo, dalla statura non troppo elevata, forse alto quanto Crilin stesso, aveva capelli radi e una folta barba nera, un po’ in soprappeso e la tuta completamente nera, con l’armatura bianca e le spalline dorate, mentre i guanti e gli stivali erano di un colore rosso porpora, mentre l’altro era molto più alto e muscoloso, capelli neri legati a coda di cavallo, petto nudo e armatura viola con spalline argentate, bermuda neri e stivali e guanti bianchi.

-Abbiamo trovato qualcuno con cui giocare, Appuru.- A parlare era stato il Saiyan basso e grasso, con la coda attorcigliata attorno alla vita, così come il suo degno compare.

-Eh sì, Nashi! Ma non dobbiamo dimenticarci del nostro obiettivo… Kakaroth!- Crilin, sentendo il nome Saiyan di Goku, strinse i denti e i pugni, e chiese loro cosa ci facessero da quelle parti e che cosa volessero dal loro amico.

-Chi siamo noi non ha importanza – replicò il Saiyan grassottello, stringendo un pugno davanti a sé – diteci dove trovare Kakaroth e non intralciateci!- Nashi annuì, sogghignando, e si avvicinò verso il corpo di Tenshinhan, dandogli un calcio al fianco.

-Esattamente come ha fatto questo bellimbusto!- Il cadavere del lottatore rotolò per qualche metro sull’erba, salvo poi fermarsi contro un tronco di una sequoia sempreverde. Mai, Bulma e Crilin osservarono raggelati Tenshinhan sbattere contro l’albero, dopodiché il marito di C-18 tornò a parlare, leggermente intimorito.

-Che cosa volete da Goku? Da dove venite?- I due Saiyan, toccando il pulsante del rilevatore, si guardarono attorno alla ricerca dell’aura di Goku. Nashi scosse la testa, incrociando le braccia al petto.

-No, niente da fare. Eppure Ume è stata chiara, questo era l’indirizzo di Kakaroth.-

-Sempre che ti affidi a Ume!- Brontolò Appuru, scuotendo la testa mentre la pappagorgia che aveva sotto il mento oscillava tremolando. Crilin deglutì spaventato: chi erano quei personaggi? Chi era soprattutto Ume? Un altro Saiyan assetato di sangue come quei due?

Mai rabbrividì vistosamente quando si accorse di avere gli occhi scuri di Nashi incollati su di lei. Il Saiyan le sorrise di rimando, ma Appuru gli diede un calcio sulla tibia, innervosito dalla distrazione del suo alleato.

-Dobbiamo trovare Kakaroth! Muoviti, lumacone!- Detto questo, i due Saiyan si allontanarono librandosi in volo, e come si furono avvicinati si distanziarono, lasciando i tre personaggi rimasti senza parole e storditi.

-Crilin…- bisbigliò Bulma, terrorizzata di ritrovarsi nuovamente a che fare con quei due energumeni.

-Sì…-

-Chi pensi… possano essere?-

-Non lo so… ma dobbiamo trovare Goku prima di loro…-

-E dargli la medicina.- Concluse Mai, con le lacrime agli occhi. Passati diversi minuti e ripresosi dallo shock, Crilin si diede da fare e, con l’ausilio di una delle capsule della ragazza del futuro, adagiò il corpo martoriato di Tenshinhan in una piccola cella frigorifera, e nascose il corpo del defunto nella vecchia casupola di nonno Gohan. Grazie al potere delle Sfere del Drago avrebbero potuto riportare in vita i caduti di quella giornata.

-Dove è andato a finire Goku?- si chiese Mai, mentre i tre personaggi rimontarono sull’elicottero e si allontanarono dalla casa di Son Goku, diretti verso la Kame House.

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Capitolo 11
*** 10 - Saiyans ***


Trunks aveva girato in lungo e in largo per tutte le città conosciute. Si era rivolto ai principali atenei, ai più importanti laboratori scientifici. Aveva parlato con ingegneri, professori, meccanici e inventori, ma nessuno sembrava prestargli ascolto.

Chi lo giudicava pazzo (“Una macchina del tempo? Questa è bella!”), chi un terrorista (“come osi andare conciato in quel modo? Con una spada, per giunta!”), chi un burlone (“Siamo sicuri di non essere in una candid camera?”). Aveva pure osato presentarsi alla Capsule Corporation, nel vano tentativo di comprendere se fosse stato possibile presentare il suo problema agli ingegneri del dr. Briefs, ma proprio nel momento in cui il ragazzo del futuro ebbe trovato il coraggio di varcare la porta scorrevole del laboratorio di sua madre, da dietro una porta lungo il corridoio era apparso il dr. Briefs in persona.

In altre parole, suo nonno materno.

Il povero Trunks temendo di essere scoperto rinunciò al tentativo, almeno per quel momento, oltre al fatto che era troppo nervoso e agitato per la prosecuzione del combattimento tra i Guerrieri Z e i Saiyan. Teoricamente non avrebbe avuto motivo di paventare nient’altro che la naturale prosecuzione degli eventi. Il ragazzo controllò l’orologio digitale allacciato al suo polso: mancavano esattamente trenta minuti al termine della tregua concessa da suo padre Vegeta, e il sole stava iniziando lentamente a calare sull’orizzonte.

Trunks aveva udito inoltre varie persone parlare di un terrificante attacco alla flotta marina della città dell’Est, già fortemente danneggiata da presunti missili lanciati da “uno strano uomo sospeso nell’aria, dall’aria truce e violenta”. L’intera armata navale, fiore all’occhiello della difesa del pianeta Terra, era miseramente colata a picco nell’arco di poco più di dieci minuti.

“Deve essere stato sicuramente Nappa” pensò Trunks, mentre si allontanava rapidamente dal centro abitato e si preparava per spiccare il volo e tornare verso l’altopiano roccioso. La minaccia proveniente dal cielo era sempre più vicina, e il ragazzo del futuro, mentre volava verso il luogo dello scontro tenendo annullata la sua aura, si sentiva sempre più annichilito.

Trunks si lambiccò il cervello nel tentativo di ricordarsi se, dopo la tregua, Goku e i suoi amici avessero dovuto scontrarsi con altri avversari al di fuori di Nappa e Vegeta. Ma non trovò nulla di diverso da quello che aveva già visto. Anzi, era decisamente sicuro di ricordare esattamente le parole di sua madre mentre descriveva le azioni che sarebbero accadute da lì in avanti.

Prima dell’arrivo di Goku, Nappa tornò alla carica tentando di uccidere Gohan, ma Piccolo intervenne in sua difesa e morì proteggendolo. Dopodiché arrivò Goku dall’Aldilà, che difese suo figlio portandolo via dalla furia del Saiyan attraverso la Nuvola d’Oro…”

Ma allora, che cos’era quella presenza così oscura e minacciosa che gravava così tanto da lasciarlo quasi senza fiato?

Il giovane Saiyan arrivò nella zona dello scontro, e avanzò fino in prossimità della sua postazione di vedetta. Ora Trunks riuscì chiaramente a scorgere l’aura del personaggio che stava per arrivare sulla Terra…

Fu come un pugno allo stomaco per il figlio di Vegeta, e quasi cadde a terra tramortito dalla sorpresa. Dapprima, aveva vagamente intercettato l’aura del misterioso viaggiatore a moltissimi chilometri di distanza, e non era minimamente paragonabile a quella di Son Goku.

Ora, a pochissima distanza dalla Terra, l’aura corrispondeva quasi esattamente a quella del Saiyan. Ma non era lui!!

Il ragazzo del futuro scosse la testa, ansimando. Quell’evento non era assolutamente previsto secondo il racconto di Bulma, e Trunks stesso aveva domandato più di una volta a tutti i suoi amici di raccontargli per filo e per segno tutta la loro storia e la loro vita.

Quella nuova invasione… era dunque una causa di distorsione temporale?

La sua presenza nel passato… aveva scatenato un evento non previsto?

Esattamente come C-19 e C-20?

Trunks aveva dunque irrimediabilmente compromesso quella linea temporale?

-Non è colpa mia!!- Poi si maledisse, tappandosi la bocca con una mano, sudando freddo. Si augurò con tutte le sue forze, mordendosi la lingua, che nessuno lo avesse ascoltato.

La cosa che lo lasciò letteralmente di stucco fu che nessuno dei presenti aveva ancora avvertito l’aura del nuovo personaggio che, come temuto da Trunks, sarebbe ben presto intervenuto.

-TEMPO SCADUTO!- La voce di Vegeta tuonò improvvisamente, catturando l’attenzione di tutti. Piccolo ringhiò dalla collera, e sbraitò contro il Saiyan accusandolo di avere largamente anticipato la tregua di tre ore imposta.

-Stai zitto, muso verde!- gli gridò di rimando il Principe dei Saiyan – Qui le regole le decido io!- Nappa ridacchiò e, inclinando la testa a destra e a sinistra, scrocchiò i tendini del collo e la stessa cosa fece per le nocche delle mani, schiacciandole con i palmi e causandone il caratteristico rumore. Crilin, Piccolo e Gohan indietreggiarono di qualche passo, intimoriti di dover affrontare il secondo round di quella missione suicida.

-A quanto pare, il vostro caro Kakaroth non si è presentato!-

-Eh, eh, lo sapevo. Dopotutto non ci si poteva aspettare niente di più da un codardo e infimo livello come lui!-

-BADA A COME PARLI!!- A gridare questa volta, improvvisamente, fu il piccolo Gohan che, furioso per le continue canzonature da parte dei due Saiyan nei confronti di suo padre, scatenò un’improvvisa ondata di energia violacea, susseguito da un fragoroso urlo di disperazione.

“Ecco… ecco Gohan che si prepara al contrattacco!” Trunks non poté riuscire a scorgere dalla sua postazione il piccolo Saiyan mezzosangue che, partito di slancio dalla sua postazione, giunse fino a ridosso di Nappa. Il ragazzo del futuro poté unicamente udire un sonoro schiocco e un lamento da parte del Saiyan senza capelli, e poi un altro colpo non meglio definito e un corpo che si trascinava a terra.

-Gohan!!- Sia Piccolo che Crilin gridarono all’unisono il nome del bambino, segno che era stato colpito a sua volta dal possente Nappa. Trunks lo poté osservare di sfuggita, ancora sdraiato in terra prono. Dalla sua posizione erano soltanto visibili parte dei pantaloni e una scarpa del bambino.

“E adesso, il colpo finale.” La scena poté soltanto essere udita dal figlio di Vegeta, poiché la maggior parte accadde esattamene dietro alla parete rocciosa che proteggeva Trunks agli occhi degli altri personaggi. L’unica cosa che catturò l’attenzione di Trunks, fu che Gohan gridava dal terrore e sembrava avere perso completamente il lume della ragione.

-MUORI!- Nappa aveva deciso di scagliare il suo attacco più potente verso il piccolo Gohan, che terrorizzato e a corto di ogni energia, era impossibilitato a scappare o di fare qualunque cosa.

Ma, qualcosa di imprevisto accadde.

Trunks vide la schiena di Gohan, ancora seduto a terra, e le braccia sollevate del bambino nel vano tentativo di proteggersi dal tremendo attacco energetico di Nappa.

E adesso, dovrebbe sopraggiungere Piccolo.

Nessuno apparve di fronte a Gohan in quei spasmodici secondi.

Ma… perché non interveniva?

Cosa stava succedendo?

“Piccolo… cosa diavolo…?” Lo udì soltanto gridare, assieme a Crilin, e Trunks comprese che si erano lanciati in un nuovo disperato tentativo di fermare Nappa, combinando un nuovo attacco.

-Fermi dove siete, voi due!!- Vegeta, lanciando una sfera energetica da ogni mano come se fossero delle palle da baseball colpì al petto sia il namecciano che il terrestre, ed entrambi cascarono immediatamente dietro a Gohan, ormai fuori gioco.

“Oh… no….” Trunks spalancò gli occhi, terrorizzato. Questo non….

“Questo non è mai accaduto nel mio passato!!” L’attacco di Nappa stava per essere lanciato. Il possente Saiyan, al colmo della furia, distese entrambe le braccia davanti a sé e creò un’immensa sfera di energia giallastra, diretta verso il bambino che, ormai incapace di difendersi, attendeva che si compiesse il suo triste destino.

“No… la storia non sta andando come previsto!!” Trunks non aveva scelta. Non poteva intervenire, altrimenti si sarebbe fatto scoprire. Ma se Gohan fosse morto…

Non c’era più tempo. Non c’era più tempo per pensare.

Fu un attimo.

 

L’elicottero di Bulma atterrò a qualche passo dalla casetta del maestro Muten. Crilin, la madre di Trunks e Mai discesero in fretta e toccarono la sabbia con le scarpe. Il cielo era nuvoloso e una forte brezza di levante spirava, causando la formazione di alcuni marosi che tormentavano il bagnasciuga della piccola isola, che apparentemente sembrava disabitata.

-Crilin, riesci a sentire Goku su quest’isola?- Domandò Mai, mettendosi lo zaino sulla schiena.

-Sì, si trova qui. Ma dobbiamo sbrigarci, la sua aura si sta affievolendo sempre di più!- Non fecero comunque in tempo ad accostarsi alla porta della Kame House che uno dei due Saiyan, quello basso e grasso, era giunto dal cielo e si era pericolosamente avvicinato fino a trovarsi faccia a faccia con il poliziotto.

-Si trova qui Kakaroth, vero?-

-Ma insomma!!- Questa volta fu Bulma a gridare, mentre Crilin perse l’equilibrio a causa della spinta d’aria di Appuru che lo fece sbalzare letteralmente di qualche metro.

-Si può sapere perché state cercando Goku?- Il Saiyan fu raggiunto dal suo alleato, Nashi, che a differenza del guerriero con la barba atterrò sulla sabbia con molta più grazia ed eleganza.

-Noi non stiamo cercando questo Goku che voi dite, ma Kakaroth.-

-Stiamo ricostruendo il popolo dei Saiyan su un nuovo pianeta – proseguì Nashi, incrociando le braccia al petto – e abbiamo bisogno di un leader che ci guidi nella conquista di questo pianeta. E la persona più forte è un nostro consanguineo… ovvero Kakaroth!-

-Da quando il Principe Vegeta ci ha tradito per servire Frieza – continuò Appuru, sputando per terra – noi non lo rispettiamo più. E tanto meglio che sia sparito!-

-Ma non è possibile!- strillò Crilin, rialzandosi da terra e stringendo i pugni davanti a sé. Mai osservò il tutto in perfetto silenzio, non capendo assolutamente quello che stava succedendo in quell’istante.

-I Saiyan è una razza che si è estinta da molto tempo! Frieza vi ha ucciso tutti quanti, tranne Goku e Vegeta!-

-Tu devi essere pazzo – gridò il Saiyan grassottello, scuotendo la testa e agitando la pappagorgia sotto la folta barba – noi siamo a centinaia!-

La notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno, che lasciò letteralmente sbigottiti tutti i presenti. Bulma sbatté le palpebre, meravigliata da quella rivelazione, e si chiese mentalmente per quale motivo esistessero ancora centinaia di guerrieri simili a Goku e Vegeta, con tanto di rivelatore di auree e coda da scimmia. Probabilmente, quei due erano stati inviati per prelevare Goku e farlo diventare il loro nuovo re.

Ma ridotto in quello stato, con una grave malattia al cuore che lo stava uccidendo, non sarebbe servito a nulla.

-Fermi dove siete!- Due voci gridarono all’unisono, catturando l’attenzione di tutti. Mai del futuro, Bulma, Crilin, Nashi e Appuru alzarono gli occhi e notarono due personaggi, entrambi con le braccia conserte, che rimanevano sospesi a mezz’aria e osservavano con severità i personaggi che si trovavano sull’isola.

Mai li riconobbe immediatamente: uno era Piccolo, e l’altro era Vegeta.

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Capitolo 12
*** 11 - Intrusion ***


“Tutto questo è un sogno. Quello che ho fatto… non sono stato io. Sto vivendo un sogno.” Con la spada ancora impugnata nella mano destra, Trunks percepì una dolce brezza scompigliargli i capelli argentati, mentre proprio davanti a sé il sole ormai rossastro stava colorando il cielo di varie tonalità di colore: dal giallo incandescente all’arancione, per poi mitigare verso un rosa pallido, un azzurrino tenue e verso est un tenebroso blu notte.

La temperatura era scesa di diversi gradi, e un brivido percorse la schiena del ragazzo del futuro. Aveva una gran voglia di vomitare, sedersi a terra e piangere.

Non poteva farlo, per via della sua decisione.

E la decisione non fu facile. Non fu assolutamente facile, quello che aveva appena fatto era semplicemente assurdo. Trunks non poteva credere a quello che era appena successo, ma dovette fare i conti con gli sguardi attoniti di coloro che lo stavano circondando.

Il giovane Saiyan, con un braccio ancora disteso davanti a sé, aveva appena deviato il devastante attacco energetico di Nappa, proteggendo così Gohan da morte certa. Partendo a razzo dalla sua posizione, era giunto appena in tempo proprio di fronte al piccolo Saiyan mezzosangue, colpendo con un taglio della mano libera il raggio giallastro di Nappa e cambiando direzione dunque l’attacco decisivo. L’immensa ondata di energia infatti era andata a schiantarsi contro un enorme cumulo di roccia poco distante, che si frantumò in mille pezzi successivamente al contatto, e poi esplose di conseguenza. Migliaia di sassolini erano schizzati ovunque, colpendo tutti i presenti e i lottatori dovettero schermarsi con le braccia per proteggere il volto da quei proiettili vaganti.

-Cosa…?- Nappa, dapprima incredulo per avere scoperto come quel ragazzo avesse allontanato con così tanta facilità uno dei suoi migliori attacchi, strinse i denti e corrugò le sopracciglia, stringendo i pugni davanti a sé. Lo puntò con un dito della mano destra, e il suo tono di voce crebbe di intensità, mentre Vegeta osservava la scena con un certo distacco.

-Ehi, tu!- strillò il grosso Saiyan, avvicinandosi di qualche passo. Dietro Trunks, Gohan era rimasto letteralmente paralizzato, mentre Piccolo si era rimesso in piedi, osservando il nuovo arrivato a bocca aperta. Crilin era ancora sdraiato a terra, ma era forse il più meravigliato di tutti.

-Chi sei? Come osi interferire in questo combattimento?- Trunks non rispose. Era troppo sconvolto per quello che aveva appena fatto, percepiva il tenue singhiozzare del piccolo Gohan e le espressioni di meraviglia dei Guerrieri Z ancora sopravvissuti.

Trunks, sospirando e scuotendo la testa, ritirò la spada nel suo fodero, appeso alla vita. Vegeta toccò il pulsante sullo scouter con un dito per verificare il livello di potenza del nuovo arrivato, giunto così improvvisamente a dare man forte ai Guerrieri Z.

-Il mio nome non ha importanza – bisbigliò Trunks, ormai impossibilitato a tornare indietro – non è più mia intenzione interferire.-

-Oh, ma davvero?- rispose di rimando il Principe dei Saiyan, una volta che appurò di verificare la potenza di Trunks. 3500, una sciocchezza. Incrociò nuovamente le braccia al petto ed espresse un mezzo sorriso di sufficienza, aggrottando con forza le sopracciglia.

-Vi chiedo soltanto di non attaccare più nessuno fino all’arrivo di Goku.- Trunks, con quella affermazione, volle cercare di “raddrizzare il tiro” con il suo intervento sconsiderato, ma seppe in cuor suo che tutto quello che era accaduto dopo il suo intervento aveva creato un’ulteriore linea temporale. Voltò gli occhi alla sua sinistra, dove incrociò quelli del namecciano sopravvissuto all’attacco di Nappa.

“Non doveva andare così la storia… Piccolo doveva rimanere ucciso!”

-Non prendiamo ordini da moscerini come te! Chi ti credi di essere?- urlò nuovamente Nappa, incollerito per essersi fatto mettere i piedi in testa senza sforzo da un ragazzino qualsiasi. L’onta e il disonore di essere stato fermato così facilmente fecero infuriare il guerriero d’elite dei Saiyan, e se non fosse stato per l’immediato intervento di Vegeta, Nappa sarebbe partito come un treno verso il ragazzo del futuro, pronto a distruggerlo in mille pezzi.

-Calmati Nappa!- L’uomo alto e muscolo, voltandosi verso Vegeta, aveva i nervi a fior di pelle. Gli chiese il motivo del perché dovesse calmarsi, e poi, con un tono di voce ancora irritato, gli domandò: -A che livello è il nostro variopinto amico?-

-3500- rispose asciutto Vegeta, perdendo però il sorriso e rimanendo stranamente serio. Trunks osservò attentamente l’atteggiamento di suo padre Vegeta, quasi suo coetaneo in quel periodo storico, e quello di Nappa. Se suo padre perse un po’ di baldanza e lo guardò dritto negli occhi con un atteggiamento più riflessivo, il gigante senza capelli prese completamente sottogamba la situazione, ridendo della grossa e puntando nuovamente il dito contro il ragazzo del futuro.

-Ah, una sciocchezza! Sarà distrutto neppure in 5 minuti! Sei pronto, pivello? Visto che ti piace tanto fare l’eroe, sarai il primo a morire, sei contento?-

-Smettila, Nappa!!- La foga impiegata da Vegeta nello zittire il suo alleato meravigliò addirittura Trunks, che aveva spesso visto suo padre furioso ma mai così tanto come in quel momento. L’alleato del Principe dei Saiyan, rimasto quasi sconvolto da quel rimbrotto così duro e deciso, si voltò ancora una volta verso di lui e gli chiese ulteriori spiegazioni. Vegeta, pesantemente irritato da dover chiarire un dettaglio così semplice a qualcuno che avrebbe dovuto essere il suo mentore, scosse la testa, senza perdere d’occhio il nuovo arrivato.

-So che una testolina bacata come la tua non può arrivare a ragionare su questi livelli, ma dovresti ben sapere che un livello di combattimento può alzarsi ed abbassarsi a piacere. E scommetto – Vegeta guardò con più profondità il suo futuro figlio – che questo ragazzo ha parecchie carte da giocare…-

Trunks non seppe più cosa rispondere. Poteva mettere fine a tutto quanto con un semplice colpo energetico, ma se la sua posizione era già delicata, correva il rischio di rovinare completamente ogni cosa. Doveva aspettare che Goku arrivasse, e poi occuparsi di quella minaccia che era ormai a ridosso della Terra.

C’erano troppe cose che non andavano, ma ormai il giovane Saiyan era dentro, ed era costretto a ballare. Con un nuovo sforzo di volontà, Trunks sollevò nuovamente gli occhi e incrociò quelli furenti di suo padre, che non si aspettava minimamente di avere a che fare con un altro della sua stessa specie. O almeno, non lo aveva ancora capito.

-Vi chiedo solo di prolungare la tregua e di attendere l’arrivo di Goku!-

-Adesso basta!!- Nappa era una furia, quell’ulteriore richiesta di attesa lo fece letteralmente esplodere. Senza attendere ulteriore consiglio, il Saiyan partì alla carica e puntò direttamente contro Trunks, il quale aveva già la mano destra appoggiata sull’elsa della spada.

-Tu, maledetto insolente, me la pagherai cara!!!-

-ADESSO BASTA, NAPPA!!- E ancora una volta, l’energumeno si fermò a pochi passi dal compiere un’azione che lo stesso Principe dei Saiyan ritenne essere una sciocchezza. Vegeta era esasperato nei confronti del suo alleato, che persisteva nel non comprendere una eventualità che appariva scontata pure ad un bambino di 5 anni, a suo giudizio.

-Perché continui a non capire che questo tizio è decisamente più forte di te?-

-Ma… ma hai detto che il suo livello è a 3500!-

-E secondo te – replicò stizzito il futuro padre di Trunks – come ha fatto a deviare con un solo colpo il tuo attacco energetico? Non ti viene da pensare che possa essere decisamente più potente?- Poi, improvvisamente, lo scouter di Vegeta iniziò a emettere suoni e numeri. Lasciando perdere completamente il suo alleato, il Principe dei Saiyan si allontanò di qualche passo e poi sorrise, permettendosi addirittura di ridacchiare.

-Finalmente è arrivato…- Trunks alzò gli occhi al cielo, e capì che Goku stava arrivando proprio nel luogo dello scontro per mezzo della sua Nuvola D’Oro.

E anche il misterioso personaggio. Entro dieci minuti entrambi sarebbero stati presenti.

“Devo avvisare Goku della minaccia incombente…”

 

-Il… il principe Vegeta!!- esclamarono in coro Appuru e Nashi quando videro in cielo il Saiyan. Sia Vegeta che Piccolo scesero fino in terra, e si avvicinarono di qualche passo verso i due personaggi che iniziarono a ringhiare come delle bestie selvatiche contro il loro consanguineo.

-Che cosa sta succedendo? Chi siete voi due, conciati come dei buffoni?-

-A quanto pare sono Saiyan – concluse il Namecciano, che squadrò con meraviglia successivamente Mai. La ragazza non ci stava capendo più nulla, sapeva soltanto che doveva entrare in casa e dare la medicina a Goku prima che fosse troppo tardi.

-Saiyan, eh? Bulma! – con un ordine perentorio, richiamò l’attenzione di sua moglie. Le disse di allontanarsi immediatamente e di andarsene assieme alla ragazza e al piccoletto.

-Questi due sono molto potenti, e non mi piacciono affatto!- Appuru ridacchiò, mentre con una mano creava una sfera di energia bluastra. Nashi fece altrettanto, e avevano tutta l’intenzione di attaccare sia Piccolo che Vegeta.

-Fai molto bene a temere la nostra forza, Principe Vegeta!-

-Consegnateci Kakaroth senza tante storie!- concluse Nashi, sparando un primo colpo su Piccolo, che prontamente deviò con una mano. L’attacco energetico si perse nell’oceano sulla destra dell’isola, inabissandosi e perdendosi negli abissi marini. Bulma e Crilin non riuscirono a capire da dove fossero saltati fuori quei due Saiyan, che prontamente si scagliarono contro Vegeta e Piccolo e iniziarono a combattere tra di loro. Calci, pugni, gomitate, graffi e morsi si susseguirono ad una velocità supersonica proprio davanti ai tre personaggi che arrivavano da West City. Mai, terrorizzata, indietreggiò di qualche passo e cadde a terra seduta. Bulma osservò il tutto con timore, e vide Nashi appioppare un pugno nello stomaco a suo marito Vegeta, che a causa del contraccolpo volò via rotolando per aria per diversi metri. Lo scontro continuò dunque in cielo, mentre Piccolo venne sbalzato via da un calcio frontale di Appuru e slittò sull’acqua, allontanandosi di parecchio dalla spiaggia.

-Bulma, forse ho capito perché ci sono questi Saiyan ancora in vita.- La donna si avvicinò al poliziotto e insieme si allontanarono di qualche metro dalla casa, mentre Mai aveva nuovamente appoggiato lo zaino a terra e cercava disperatamente la medicina cardiaca. Nella fretta di partire per la Kame House la ragazza del futuro aveva lanciato distrattamente la capsula all’interno della cartella, e ora stava impazzendo nel ritrovarla.

-Ti ricordi – proseguì Crilin – quando tempo addietro decidemmo di esprimere un desiderio al drago Polunga?- Vegeta si slanciò con il suo Big Bang Attack contro Appuru, mentre Piccolo ripartì alla carica nuovamente contro Nashi cercando lo scontro fisico, preferito agli attacchi a lunga gittata.

-Sì, ricordo i tre desideri.-

-Ecco, uno di questi desideri, se non ricordo male, era quello di far resuscitare i morti uccisi da Frieza.- Mentre Crilin parlava, la povera Mai del futuro cercava in ogni angolo dello zaino la capsula viola che conteneva la medicina cardiaca potenziata da dare a Goku. Ma non riusciva a trovarla. Per un istante temette di avere perso la cura che avrebbe guarito il Saiyan dalla sua malattia. Piccolo colpì con una precisa gomitata il mento di Nashi, che caracollò a terra mentre Vegeta percosse di pugni il volto di Appuru, afferrandolo per la tuta e strattonandolo a più riprese.

-Che… cosa vuoi dire con questo?- domandò Bulma, piena di apprensione. Non riuscì a staccare gli occhi dal combattimento tra suo marito e quel tizio basso e grasso: Vegeta sembrava non avesse particolari problemi nel tenere testa al Saiyan, ma più i minuti passavano e più il suo avversario sembrava rafforzarsi costantemente.

-Ecco… temo che con quel desiderio abbiamo riportato involontariamente in vita anche loro.-

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Capitolo 13
*** 12 - Questions ***


-Ne ho abbastanza di aspettare!- Nappa era una furia, il gigantesco Saiyan sbatteva i piedi in terra e, ogni volta che uno dei suoi stivali toccava il terreno pietroso, formava un solco sempre più profondo. Il guerriero alto e muscoloso prendeva a pugni e a calci ogni cosa: arbusti, rocce, macigni, addirittura aveva sbriciolato un’intera montagna con le sue cariche energetiche esplosive. La sua rabbia era incontenibile, era quasi sul punto di scagliare altri colpi energetici in modo completamente casuale. Vegeta, dal canto suo, non aveva smesso di tenere d’occhio il ragazzo giunto in difesa di Gohan: Trunks non lo guardava direttamente, ma percepiva chiaramente l’occhio indagatore del suo futuro padre su di lui.

-Ehi, mezza calzetta!- Il ragazzo del futuro sollevò gli occhi, fino a incontrare quelli di Vegeta. Trunks deglutì, leggermente intimorito: non era abituato a identificare suo padre come un pericoloso nemico da sconfiggere. La trasformazione di Vegeta da principale ostilità a uno dei più validi alleati dei Guerrieri Z fu un evento che neppure Trunks stesso era mai riuscito a spiegarsi.

Ciononostante, con la tenuta da Battle Suite tipica degli uomini di Frieza e lo scouter di color rosso fuoco appoggiato sull’occhio sinistro, il Principe dei Saiyan incuteva timore e rispetto. Un dettaglio significativo turbò l’animo di Trunks: sia Vegeta che Nappa avevano la caratteristica coda di scimmia arrotolata attorno alla vita. Perché lui non ce l’aveva? Gliela avevano tagliata appena Trunks venne alla luce? O non era mai cresciuta?

Il giovane Saiyan mezzosangue inoltre sapeva con certezza che la sua razza poteva trasformarsi nei terribili Oozaru, i giganteschi scimmioni, non appena i suoi rappresentanti vedevano la luna piena in cielo. Dai racconti di sua madre, sia Goku che Gohan si erano trasformati (naturalmente non di loro spontanea volontà) e avevano causato parecchi problemi.

In quel periodo la luna era stata distrutta da un attacco energetico del namecciano Piccolo: qualche tempo addietro, il piccolo figlio di Son Goku aveva subito la metamorfosi e il maestro di Gohan, per impedire che il bambino potesse radere al suolo la Terra, decise suo malgrado di distruggere la proiezione del satellite terrestre, creata da uno speciale programma contenuto nella navicella spaziale di Goku neonato. Fu comunque una scelta coraggiosa e sensata da parte di Piccolo: se la luna fosse stata ancora presente in qualche modo, sarebbe stato molto facile sia per Vegeta che per Nappa anticipare l’arrivo del loro avversario principale sulla Terra e sfasciare tutto quanto.

-Di’ un po’, pivello, da quanto tempo ci stavi spiando?- Gohan, Crilin e Piccolo osservarono stralunati il nuovo arrivato, apparentemente giunto in loro difesa: era un tipo alquanto strano. Non aveva ancora parlato con loro e sembrava non essere assolutamente intenzionato a farlo.

-Spiando?- Vegeta strinse i denti, per poi permettersi un mezzo sorriso.

-Non credere che non mi fossi accorto della tua presenza! Mi aspettavo il tuo arrivo da un momento all’altro!- Tutti i Guerrieri Z, compreso lo stesso Trunks, rimasero sbalorditi nell’udire quella affermazione. Il ragazzo del futuro si era preoccupato scrupolosamente di annullare la sua aura per rendersi “invisibile” alla percezione degli altri, ma in qualche modo era stato comunque scoperto. “Forse il mio eccesso d’ira di poco prima mi ha tradito” si trovò a riflettere Trunks.

-Ma… ma tu chi sei?- Il giovane Saiyan si voltò di scatto, sorpreso, e notò come il piccolo Gohan si fosse alzato e lo stesse guardando con grandi occhi di smarrimento e sorpresa. -Già… tu chi saresti?- Gli fece eco Piccolo, guardandolo con sospetto e un po’ di rabbia. Il ragazzo del futuro scosse la testa e poi guardò in cielo, visibilmente preoccupato. Decise suo malgrado di cambiare completamente argomento, vista la delicatezza della situazione e la sua posizione difficile.

-Goku sta per arrivare.- Il bambino, scioltosi in un sorriso liberatorio, si guardò attorno e felice come una pasqua iniziò a gridare dalla contentezza, dimenticando per un momento le sue domande e distraendosi da quella fortissima tensione emotiva.

-Sì!! Sento il mio papà che sta arrivando!- Anche Crilin e Piccolo alzarono gli occhi e riuscirono ad intercettare l’aura del Saiyan che stava arrivando di gran carriera sul luogo dello scontro.

-E così, Kakaroth sta arrivando - commentò Vegeta, dando un’occhiata a Nappa. Il Saiyan colse al volo il cenno d’intesa del suo alleato e, voltandosi nuovamente per osservare i Guerrieri Z, scagliò una nuova sfera di energia diretta verso di loro, quasi a tradimento. Distese nuovamente il braccio davanti a sé e, con un malefico ghigno, lasciò partire un potente attacco energetico.

-Prendete questo, pivelli!- Trunks si avvide immediatamente del nuovo contrattacco del gigantesco Saiyan, ma non fece comunque in tempo a intercettarlo. Per fortuna I Guerrieri Z non vennero colpiti, ma questo non pregiudicò Nappa nel partire a tutta carica verso Crilin che, non aspettandosi di ricevere un colosso che si muoveva veloce come un treno, non fu in grado di organizzare una difesa per tempo.

Il terrestre venne pesantemente colpito da un calcio laterale del Saiyan e per il contraccolpo subito andò a sbattere contro una parete poco distante. Nessuno riuscì a muovere un muscolo né a controbattere, perché Nappa si stava rivelando davvero troppo veloce per tutti quanti. In un batter d’occhio, il gigantesco avversario si ritrovò davanti a Gohan, il quale sollevò gli occhi fino a incontrare quelli allucinati del suo carnefice.

-Muori, moccioso!- Sollevò un piede e portò la gamba destra indietro, quasi come volesse calciare un pallone. Nappa mirò proprio alla testa del bambino, incurante di avere a che fare con un piccolo essere della sua stessa razza.

-Gohan!! Spostati da lì!!- gridò il namecciano, nel tentativo di far rinsavire il paralizzato Gohan ed esortarlo nel farlo fuggire da quella posizione. Trunks non fu più in grado di muoversi: quella sensazione di malessere lo stava schiacciando, entro cinque minuti la minaccia dallo spazio sarebbe arrivata proprio nel luogo del combattimento.

-Aiuto!!- urlò il piccolo mezzo Saiyan, alzando nuovamente le braccia nel vano tentativo di proteggersi dal feroce attacco di Nappa. Ma proprio nel momento in cui l’uomo alto e muscoloso si apprestava per sfoderare il suo micidiale calcio spaccacranio, il bambino scomparve improvvisamente dalla sua posizione. Tutti quanti rimasero basiti nel constatare che Gohan era letteralmente svanito dalla sua posizione.

-Ma che cosa…!- urlò Vegeta, sgranando gli occhi e stringendo i pugni davanti a sé. Nappa, non aspettandosi certamente di vedersi sparire davanti a sé il suo obiettivo, perse l’equilibrio e cadde goffamente a terra, urlando e sbraitando per aver perso una ghiotta occasione di far fuori uno dei suoi avversari.

Gohan non era sparito. Era stato semplicemente salvato dall’intervento della Nuvola d’Oro di Goku. Il mezzo di trasporto preferito del padre era giunto in tempo per portar via il Saiyan mezzosangue dal suo assassino, e infatti la nuvoletta gialla si era fermata poco distante, con il bambino che ancora era seduto sopra.

-La… la Nuvola d’Oro?- disse Piccolo, guardandosi attorno. Riuscì a intercettare Goku sospeso per aria a diversi metri d’altezza, ma la sua attenzione si concentrò immediatamente in un altro punto dell’altopiano, e grazie alla sua vista eccellente riuscì a scorgere un puntino indefinito nel cielo, e una grande aura che quasi lo investì in pieno.

-Oh… no...no!! Questo è un guaio serio!! Ne sta arrivando un altro!!-


 

-Cosa vuoi dire con questo?!- Crilin annuì, incrociando le braccia al petto. Mentre Mai continuava a cercare in fretta e furia all’interno del suo zaino la medicina cardiaca consegnatale dalla Bulma del Futuro, il poliziotto continuò a spiegare la sua teoria, mentre Appuru aveva affibbiato un pugno allo stomaco di Vegeta e Nashi aveva ricoperto di colpi energetici Piccolo.

-Logico. il nostro desiderio, espresso un po’ troppo frettolosamente, ha riportato in vita tutti quelli uccisi da Frieza. Non ti ricordi che Vegeta ne aveva parlato qualche anno fa? Frieza mentì a tuo marito, sostenendo che il suo pianeta natale fu distrutto da un meteorite. Invece è stato lui stesso a distruggerlo! Ed i Saiyan sono stati riportati in vita, perché è stato lui ad ucciderli!- Bulma era letteralmente sconvolta. Le parve di essere tornata indietro di parecchio tempo, proprio nel periodo in cui suo marito e l’altro Saiyan giunsero sulla Terra con lo scopo di uccidere tutti gli umani ed impossessarsi delle Sfere del Drago. Vegeta si era trasformato in Super Saiyan nel frattempo e aveva lanciato un altro Big Bang Attack contro Appuru, il quale si stava rivelando più veloce del previsto nonostante la sua non trascurabile stazza.

-E… e adesso cosa dobbiamo fare?-

-Dobbiamo curare subito Goku, non c’è tempo da perdere!- Mai finalmente riuscì a trovare la fatidica medicina in una delle tasche interne dello zaino, e non fece comunque in tempo ad esultare che Crilin decise di librarsi in volo, in direzione di Piccolo che stava per soccombere ad una scarica di pugni affibbiati a velocità supersonica.

-Mai!- Crilin si voltò per un istante, richiamando l’attenzione della ragazza. -Entra subito in casa e cerca Goku, noi faremo perdere un po’ di tempo ai Saiyan!- Bulma annuì e spinse in avanti la ragazza del futuro, proprio in direzione della Kame House.

-Forza, Mai! Non abbiamo più tempo da perdere!- Si avvicinarono in fretta alla porta della casetta del Maestro Muten e la aprirono, ma non trovarono nessuno all’interno. Il piccolo soggiorno era vuoto, il Maestro Muten e gli altri inquilini non erano presenti. Gran brutto segno. Bulma richiuse la porta con un colpo di scarpa e indicò alla ragazza le scale dall’altra parte della stanza, che davano al piano superiore.

-Molti anni fa, quando Goku si ammalò di cuore la prima volta, lo portammo nella stanza di sopra per riposare. Se siamo fortunati – concluse Bulma, guardandosi attorno con nervosismo – lo troveremo ancora una volta lì.- La donna dai capelli azzurri fu attratta da qualcosa fuori dalla finestra: notò suo marito Vegeta che era caduto sulla spiaggia, di schiena e Nashi era atterrato di schianto accanto a lui, precipitando sul suo addome con un ginocchio. L’impatto fu devastante: Vegeta urlò dal dolore e perse immediatamente il livello di Super Saiyan, ritornando normale.

-Oh, no!! Vegeta!!- Mai decise di non perdere più tempo: senza consultarsi con la donna, si tolse lo zaino definitivamente di dosso e corse dall’altra parte della stanza, salendo velocemente le rampe di scale che portavano al piano di sopra.

“Resisti Goku, sto arrivando!” Quello che più temeva era che tutti gli sforzi fatti dai suoi amici fino a quel momento non fossero serviti a niente. Diversi anni prima, Goku aveva sventato la minaccia di un’invasione Saiyan sconfiggendo Nappa e Vegeta. E adesso, dopo una ventina d’anni circa da quegli eventi, la storia si ripeteva. “Spero solo di non essere arrivata troppo tardi!”

La scena che le si presentò davanti fu alquanto surreale. Arrivata in cima alla rampa di scale, la stanza era immersa nella penombra. Il tetto scosceso, poco o nulla nei dintorni, solo un futon e una coperta erano presenti sul pavimento di legno del primo piano della casetta. Goku era lì disteso, mezzo addormentato e avvolto dalle coperte, e un’altra persona era china su di lui, quasi come volesse accarezzarlo con una mano in faccia e tra i capelli. Era in ginocchio e in quella semioscurità era impossibile capire chi fosse.

-Fermati!- urlò Mai, brandendo una pistola estratta poco prima da una delle capsule scure. Quell’individuo si voltò improvvisamente, spaventato da quel grido che lacerò quel silenzio quasi irreale. Goku non si risvegliò all’urlo della ragazza del futuro, era incosciente. Che fosse già morto?

-Allontanati subito!- Mai era indiavolata, e le prime lacrime le sgorgarono dagli occhi per l’enorme tensione accumulata fino a quel momento. Lei odiava a morte la guerra, le armi e soprattutto dover minacciare qualcun altro con una pistola. Odiava a morte essere costretta a farlo, soprattutto se doveva uccidere per sopravvivere. Tutto quello che aveva appreso da Pilaf lo aveva fatto solo per sopravvivenza. Lei voleva diventare una brava donna, dedita allo studio di architettura o ingegneria, sposarsi e avere figli… una persona come tutte le altre.

E adesso, si trovava proiettata nel passato, all’interno di una casetta in mezzo all’oceano, con una pistola in una mano e una medicina nell’altra. La vita e la morte nello stesso istante.

L’individuo si alzò, completamente avvolto dall’oscurità della stanza. Le tapparelle erano state abbassate e un nauseante odore di cannella permeava nell’aria, rendendola quasi irrespirabile. Mai non riusciva a vederlo in faccia…. O a vederla? La fisionomia di quella persona… quelle forme, quelle curve, quelle gambe sottili ma sicuramente non mascoline… non c’era dubbio, quella era una donna.

E quella donna… Mai sgranò gli occhi, meravigliata. Quella donna… aveva una coda. Esattamente come quegli energumeni fuori che stavano combattendo contro i Guerrieri Z.

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Capitolo 14
*** 13 - Crilin ***


I sentimenti tra i Guerrieri Z erano contrastanti. Chi gioiva per l’arrivo di Goku dall’Aldilà e avere salvato suo figlio Gohan, chi si disperava per il sopraggiungere di una nuova minaccia dallo spazio. Ormai non c’era più tempo per tirarsi indietro: una stella scintillante da nord-ovest impegnava gli sguardi di tutti i presenti, tra i quali anche Goku che, scendendo a terra ignorò quasi volutamente Vegeta e Nappa.

“Finalmente potremo capire con chi avremo a che fare” pensò Trunks, osservando con il fiato corto il sopraggiungere di un’altra navicella perfettamente identica a quella dei due Saiyan che stavano combattendo contro i superstiti avversari. Piccolo era quello più esagitato e aveva letteralmente gli occhi fuori dalle orbite dal terrore. Non poteva fare a meno di tenere lo sguardo incollato sulla navicella sferica che, attorniata dalle classiche fiamme di attrito per essere entrata nell’atmosfera terrestre, stava precipitando a folle velocità verso l’altopiano roccioso.

-Kakaroth!- Vegeta esplose in una risata, chiudendo gli occhi e aprendo la bocca e inarcando la testa indietro. Nappa ridacchiò e, stringendo nuovamente un pugno davanti a sé, digrignò i denti e le vene sul suo cranio pelato si inspessirono, pulsando velocemente il sangue a livelli adrenalinici.

-Il traditore finalmente si è fatto vedere!- Goku, passati in rassegna i volti dei due Saiyan belligeranti, girò lo sguardo verso Crilin, che giaceva a terra quasi in fin di vita. Il ragazzo stava sollevando la testa, con estrema difficoltà, e riconobbe il padre di Gohan, sorridendogli a stento.

-Go… Goku… finalmente… sei arrivato…- L’allievo del maestro Muten si guardò ancora attorno, notando con orrore i corpi senza vita di Tenshinhan e di Yamcha. Non riuscì però a trovare quello di Jiaozi, e Nappa intuendo il pensiero del suo nemico gli rispose direttamente con un mezzo sorriso di sfida.

-Se stai cercando il piccoletto, non lo troverai. È esploso, saltato in aria, come i fuochi d’artificio! Peccato per il suo inutile sacrificio, aveva un bel coraggio da leone…- Goku, letteralmente sconvolto nell’avere appreso che Jaozi si fosse suicidato nel vano tentativo di fermare il suo avversario, strabuzzò gli occhi e meccanicamente tornò a guardare Nappa. Come attraversato da migliaia di scariche elettriche in corpo, il padre di Gohan aggrottò le sopracciglia, ringhiò dalla rabbia, strinse i pugni e fletté leggermente le ginocchia, pronto ad attaccare i Saiyan invasori, rei di essere gli esecutori di quell’eccidio. Poi il ragazzo si voltò per un istante, inarcando le sorpacciglia, verso Trunks il quale rimase sorpreso dalla reazione istintiva di Goku.

-E tu chi saresti, scusa?-

-Te lo spiego io, Kakaroth!- Vegeta aggrottò la fronte e urlò contro Goku, fortemente contrariato per essere stato volutamente ignorato dal suo nemico. Alzò il tono di voce volontariamente per catturare l’attenzione di tutti quanti. -Questo tizio – ed indicò con un dito Trunks, il quale aveva spostato lo sguardo altrove – si stava nascondendo dietro le rocce e ci stava spiando. Poi, quando ci siamo decisi a usare le maniere forti, è comparso proteggendo il nanerottolo!- Gohan, ridendo e festeggiando il ritorno di suo padre sulla Terra, fece un balzo dalla Nuvola D’Oro e si avvicinò a Goku, aprendo le braccia e correndo verso di lui.

-Sei arrivato, papà!-

-NON HO FINITO DI PARLARE!- Vegeta trovò oltremodo oltraggioso l’atteggiamento dei suoi avversari, nonostante fosse ovvio per lui che non avrebbero avuto nessuna possibilità di competere con il Principe dei Saiyan. Nappa, condividendo lo stato d’animo alterato del suo alleato, si ritrovò a correre velocemente verso il terrestre ancora riverso a terra e, non toccando più terra con i piedi, distese le braccia davanti a sé, volando spedito come un jet diretto verso il suo avversario.

-Adesso basta con le chiacchiere! Ti ucciderò per primo, pivello!!- Crilin, vedendosi arrivare nuovamente contro quel bestione tutto muscoli di Nappa, strinse gli occhi e urlò dal terrore, incapace di muoversi e di reagire al pericolo.

-Aiuto, Goku!!- Il Saiyan vestito con la tunica rossa, cosciente del pericolo che stava per accadere al suo amico d’infanzia, si caricò di energia e un’aura semitrasparente si sviluppò attorno al suo corpo. Partì di gran carriera proprio in direzione di Crilin e Nappa, il quale quest’ultimo stava aprendo la bocca e creando un poderoso fascio di luce, potenzialmente minaccioso e pericoloso.

-Non osare toccarlo, pallone gonfiato!!- Trunks osservò il tutto con un certo stupore. Notò inoltre con la coda dell’occhio che Vegeta era sparito dalla sua postazione, per poi ricomparire esattamente proprio dietro a Goku. -Tu non andrai da nessuna parte, Kakaroth!!- gli scagliò un’altra sfera energetica giallastra da dietro le spalle, e l’allievo di Muten fu costretto a fermarsi, girarsi e deviare l’attacco energetico del suo avversario.

Purtroppo, questo avvenimento diede il tempo necessario a Nappa di scaraventare una potentissima onda energetica rossastra dalla sua bocca, colpendo direttamente il povero Crilin. Un’esplosione deflagrò in ogni dove, causando nuovamente il turbinio di un’improvvisa folata di vento che travolse tutti quanti e lo scagliare di numerosi ciottoli di pietra in qualsiasi direzione. Tutti i lottatori osservarono il susseguirsi degli eventi, e Trunks era rimasto letteralmente sconvolto da quello che era appena accaduto: Nappa aveva ucciso Crilin.

Il giovane Saiyan scavò nella memoria, nel tentativo di ricordarsi se il terrestre e futuro marito di C-18 fosse stato in qualche modo implicato tra le vittime dei Saiyan, ma purtroppo Crilin era uno dei pochissimi sopravvissuti alla carneficina compiuta dai due invasori.

-Ah, ah, ah! Molto bene, fuori uno! Chi è il prossimo?- Vegeta plaudì all’azione di Nappa, il quale si pulì le labbra con il dorso della mano destra e, più furioso che mai, si avvicinò nuovamente al campo di battaglia. Non rimase nulla del corpo di Crilin: si era creata una profonda voragine al suo posto.

“Non… non è possibile!” Trunks iniziò a sudare freddo, tutto quello che stava accadendo in quel momento era completamente diverso dal racconto di sua madre Bulma. Anzitutto, Piccolo era ancora vivo e al suo posto era deceduto Crilin. E ora, quella minaccia… Il ragazzo scosse la testa, deglutendo terrorizzato. La storia… la storia stava nuovamente cambiando. Perché non era intervenuto in difesa del terrestre, proprio come aveva fatto con il piccolo Gohan?

“Devono cavarsela da soli” si ritrovò a pensare il figlio di Bulma, quasi nel doversi dare una giustificazione “non potranno mai diventare più forti se decido io delle loro azioni”.

Ma ecco, dal cielo si udì un terribile fischio che fece accapponare la pelle a tutti quanti, seguito poi da un’altra esplosione poco distante. La navicella era finalmente atterrata a qualche chilometro di distanza dal luogo di combattimento. Goku, furioso e indifferente al fracasso che l’abitacolo spaziale aveva creato, scombussolando tutto il circondario, ringhiò dalla collera e si caricò di energia, stringendo i pugni e strabuzzando gli occhi.

-Prima Yamcha… poi Jaozi, Tenshinhan… e infine Crilin…- I muscoli del petto di Goku si gonfiarono a vista d’occhio, causando qualche leggero strappo alla canottiera rossa con il simbolo delle Tartarughe di Mare stampato sulla schiena. Sollevò gli occhi, in preda ad una rabbia mai provata in vita sua e fulminò con lo sguardo Nappa, il quale ridacchiò ancora una volta e si mise in guardia, pronto a proseguire il suo combattimento.

-Che cosa c’è, Kakaroth? Sei dispiaciuto per la morte del tuo amichetto?- Poi strisciò i piedi sul terreno, flettendo le ginocchia in avanti, pronto ad avventarsi nuovamente contro il suo avversario. Vegeta nel frattempo aveva analizzato, tramite il suo scouter, l’identità del viaggiatore che neppure lui aveva previsto. “Livello di combattimento… oh, bene! Molto interessante.” Si permise un mezzo sorriso di autocompiacimento. Un altro Saiyan, dunque.

-Non ti preoccupare, sporco traditore!- proseguì Nappa, ridendo sommessamente. I suoi bulbi oculari erano contornati da una miriade di ramificazioni rossastre, striati di sangue. -Presto lo raggiungerai all’altro mondo!- Goku squadrò il suo avversario con odio. Trunks, un poco più a lato, constatò il rapido progredire del livello di combattimento del Saiyan cresciuto sulla Terra. Era sbalorditivo quanto fosse già potente, e quanto poco gli mancasse per raggiungere il livello di Super Saiyan.

-Tu… tu!!!- Goku gridò dalla rabbia, spaventando addirittura il piccolo Gohan che era nei pressi e non aveva smesso un solo istante di guardarlo con occhi e bocca spalancati. Piccolo si avvicinò velocemente e tirò via il bambino in modo precauzionale, costringendolo a seguirlo e a porsi a debita distanza da suo padre.

-Cos’è quello sguardo minaccioso, moscerino? Hai voglia di morire prima degli altri, eh?-

-Non posso perdonarti per quello che hai fatto! Giuro sui miei compagni caduti che morirai immediatamente!- Frattanto, lo scuoter di Vegeta analizzava con costante aggiornamento il livello di combattimento di Goku. Il Principe dei Saiyan notò con stupore quanto il livello crescesse mano a mano che il tempo passava e i numeri si sviluppassero in modo esponenziale.

-Incredibile… 6500… 7000… 8000…- Sentendo bisbigliare vari numeri il suo alleato, Nappa voltò la testa verso di lui, posizionato un po’ più indietro rispetto al terreno di scontro e, mantenendo il suo atteggiamento beffardo e da spaccone, chiese informazioni sul livello di combattimento di Kakaroth.

-E’ arrivato a 8000, maledizione!- urlò Vegeta dalla rabbia, scatenando un grido di terrore da parte del suo alleato. Nappa spalancò gli occhi e la bocca, stralunato e scioccato nel constatare quanto sentenziato dall’apparecchio elettronico proprio in quell’istante. Non poté comunque controbattere manifestando la sua sorpresa, perché lo scouter di Vegeta continuò a trillare segnalando un’altra potente forza combattiva nei dintorni. Stranamente, il Principe dei Saiyan tornò a parlare sommessamente e a ricomporsi, ignorando per il momento il continuo progredire del potere fisico di Goku.

-Ecco, questo è interessante…-

-Che cosa, Vegeta? Non tenermi sulle spine!- Trunks capì perfettamente quello che intendeva dire suo padre con quella frase sibillina: un altro avversario si stava avvicinando a piedi, senza particolare fretta, proprio dove si trovavano i Guerrieri Z ed i Saiyan.

“La forza combattiva di quell’individuo è fenomenale” ammise Trunks, guardando alla sua destra oltre le rocce che ancora non erano state sgretolate, direzione da dove arrivava quell’aura. Deglutì, quasi sconvolto nel constatare quanto i guerrieri avversari fossero così potenti in quel periodo storico (e comunque, non molto lontano nel tempo rispetto al suo primo arrivo nel passato). Comprese inoltre quanto l’aura di questo misterioso combattente fosse molto simile a quella di Goku… un Saiyan, senza dubbio. Ma chi era? Il ragazzo del futuro non aveva mai percepito un’aura così densa e quasi completamente carica di oscuri presagi.

-Chiudete il becco, voi due!- Goku era una furia, la sua aura da trasparente era diventata leggermente più rossastra, segno che il Saiyan stava preparando il suo attacco migliore appreso da poco, ovvero il Kaioken. Nappa tornò a scrutare visibilmente più angosciato il suo avversario ma non volle perdere il suo atteggiamento strafottente e da gradasso. Era visibilmente sudato e il labbro superiore tradiva una parvenza di tremore, nonostante le sue spacconate ripetute ad oltranza.

-Ah, che sciocchezza! Sicuramente quell’aggeggio elettronico si sarà rotto, non è possibile che una nullità, uno scarto come te possa essere diventato così forte!-

-Ne vuoi una dimostrazione, grassone?!-

 

Mai tremava visibilmente, la mano che brandiva la pistola non riusciva a stare salda nella sua posizione e il sudore le colava sugli occhi, a rivoli. Le labbra tremavano anch’esse, le urla dei combattenti fuori dalla casa riempivano quell’ambiente apparentemente pacato e lontano chilometri di distanza dal luogo dello scontro.

La ragazza del futuro non aveva mai visto, prima di quel giorno, un Saiyan originale nella sua interezza. Certo, aveva avuto modo di conoscere Trunks ma lui era completamente diverso ed era un mezzo Saiyan, molto più simile ad un essere umano per i suoi modi affabili e gentili. Goku era l’eccezione che confermava la regola, così come Vegeta.

Ma loro non erano quei Saiyan che intendeva lei.

Appuru, Nashi e ora quell’individuo (donna?) erano i Saiyan originali, con la coda di scimmia, la Battle Suite e il rilevatore sull’occhio sinistro. Per un istante, Mai provò un brivido percorrerle la schiena quando vide la persona di fronte a lei avvicinarsi ed uscire dall’ombra della stanza.

-Non ti avvicinare!!- Mai afferrò con decisione il calcio della pistola semiautomatica con entrambe le mani, mantenendo nell’incavo della mano destra la piccola capsula contenente la medicina cardiaca necessaria a curare la malattia di Goku.

Ciò che si vide venire incontro fu qualcosa di particolare: il Saiyan, con la coda slegata rispetto ai suoi compagni che ancora stavano combattendo fuori, era di piccola statura, forse alta un metro e cinquanta circa. Non aveva uno scouter appoggiato all’occhio, indossava una lunga tunica grigia smanicata che le ricadeva fino alle caviglie, degli stivaletti bianchi e un bracciale del medesimo colore al polso destro. I suoi capelli erano corti e scompigliati, neri come le pece, così come il colore dei suoi occhi. Lo sguardo spento, la spaventosa magrezza e le guance incavate del Saiyan donna fecero immediatamente supporre a Mai che la sconosciuta avesse attraversato un difficile periodo o qualcosa di simile.

-Adesso… - sibilò la ragazza del futuro, brandendo la pistola con un vistoso tremore, costringendo il suo avversario a fermarsi a quattro passi da lei – allontanati da Goku e vattene da questa casa.-

Il Saiyan non desistette neppure un istante nel tenere gli occhi vacui su quelli di Mai. La viaggiatrice, con le lacrime che le scendevano rigandole le guance, si spostò lateralmente di qualche passo verso sinistra, proprio in direzione del futon dove Goku era ancora immobile. “Ti prego, fai che non sia troppo tardi...”

-Sei tu che devi andartene.- Mai spalancò gli occhi e balbettò, tremando ancora di più quando ascoltò le prime parole pronunciate dal Saiyan. La voce della donna con la coda di scimmia, così roca e profonda, aveva un sottofondo di disperazione e sconforto. Nell’arco di un secondo, Mai ebbe la sensazione che quella donna avesse pianto fino al suo arrivo.

-Devo curare Goku, lasciami passare!- Il Saiyan non si mosse di un millimetro, la sua presenza spettrale stava terrorizzando la compagna di avventure di Trunks. Fuori, il combattimento stava continuando senza esclusione di colpi. La mente di Mai si proiettò al di fuori di quella stanza, e si figurò con gli occhi dell’immaginazione il proseguimento di quella lotta cruenta. Chi stava per vincere? Chi stava per soccombere? Vegeta, Piccolo e Crilin stavano avendo la meglio? La ragazza non poteva saperlo. Bulma era rimasta al piano di sotto e per qualche strana ragione non si stava avvicinando alla scale per raggiungere la sua alleata.

-Kakaroth non ha bisogno di nessuno. Lo riportiamo nel suo pianeta di origine.- Mai scosse la testa, incredula. Volevano portare via il lottatore più forte del pianeta Terra in condizioni critiche. Forse non erano a conoscenza del suo stato di salute, e la ragazza arrivata dal futuro glielo espresse chiaramente, magari facendo leva sulla malattia sopraggiunta.

-Lo curerò personalmente- rispose asciutta la donna Saiyan. I denti di Mai batterono tra loro a causa della forte tensione accumulatasi in quell’istante. La sua avversaria non sembrava così forte… anzi, sembrava veramente essere male in arnese. Mai avrebbe potuto eventualmente colpirla ad una spalla o ad una gamba, senza necessariamente ucciderla…

Ma la Saiyan avrebbe avuto lo stesso riguardo nei suoi confronti?

-Goku non accetterà mai di andarsene via dalla Terra. Ha… ha la sua famiglia! I suoi amici… la sua casa… qui ha tutto di cui… di cui ha bisogno!- Le argomentazioni un po’ stentate di Mai non diedero il risultato sperato. Improvvisamente, Goku urlò squarciando il silenzio che si era appena creato tra le due donne e la Saiyan, voltandosi improvvisamente verso il malato, fece svolazzare la tunica e si inginocchiò di fianco a lui, afferrando una spugna che era lì accanto all’interno di una bacinella colma d’acqua. La ragazza del futuro non si era accorta della presenza di quegli oggetti, nascosti nell’oscurità, salvo poi identificarli per mezzo del caratteristico rumore dell’acqua raccolta e lo strizzare della spugna.

-Stai tranquillo… ti prego, non urlare… andrà tutto bene… tra poco saremo a casa…- Mai osservò esterrefatta la scena che le si stava ponendo davanti agli occhi: la donna con la coda di scimmia stava tergendo la fronte del lottatore sdraiato nel futon, quasi volesse placare il dolore del Saiyan cresciuto sulla Terra. Con la pistola ancora puntata sulla sconosciuta, Mai urlò, con disperazione: -Non costringermi a ucciderti! Vattene subito!-

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Capitolo 15
*** 14 - Nappa ***


Trunks non poté più aspettare oltre. Si era ripromesso di non intervenire più in quello scontro, ma doveva avvertire Goku della minaccia che stava per arrivare da un minuto all’altro. “Ma cosa sta facendo? Possibile che sia talmente concentrato su Nappa che non si sia accorto della presenza di un altro Saiyan?”. Solo Piccolo e Vegeta avevano fatto caso all’arrivo del misterioso personaggio… Infatti, l’attenzione del Principe dei Saiyan era rivolta alla sua sinistra, proprio in direzione dell’atterraggio della navicella spaziale. Sembrava essersi completamente distaccato dal combattimento tra il suo alleato e il guerriero traditore.

-Goku, ascoltami!- Il Saiyan era troppo impegnato nel combattere contro Nappa per prestare attenzione alle parole del ragazzo del futuro. Il lottatore alto e muscoloso era nuovamente partito come un treno contro il suo avversario, ma quest’ultimo era smisuratamente agile e sfuggente per poter non essere affatto colpito dai calci e dai pugni dell’alleato di Vegeta.

Trunks strinse i denti, impressionato dalla velocità di Goku. Questi aveva già attivato il Kaioken e, con un colpo secco del taglio della mano, percosse nettamente la gola di Nappa apparendogli improvvisamente davanti. Mentre il gigantesco guerriero si teneva il collo con entrambe le mani e respirava a bocca aperta, il ragazzo del futuro ne approfittò per avvicinarsi al padre di Gohan e parlargli direttamente.

-Goku, ti prego ascoltami! Lascia perdere questo individuo…- Goku, meravigliato da quella richiesta, si voltò verso di lui e strabuzzò gli occhi, sinceramente sorpreso.

-Ma… ma come sarebbe a dire? Io devo batterlo!-

-Ma non lo capisci? – ribatté seccamente Trunks, stringendo i pugni e sollevando gli avambracci – sta per arrivare un avversario ancora più forte, e…- Un urlo disumano arrivò proprio da dietro i due Saiyan. Sia Goku che il Saiyan mezzosangue si voltarono e notarono come Nappa, ancora più furibondo per il colpo subito dal suo opponente in precedenza, aveva leggermente aumentato la sua forza combattiva (e comunque, sempre al di sotto del livello di combattimento di Son Goku).

-Giuro… giuro che me la pagherai cara, traditore!!- Il Saiyan cresciuto sulla Terra si voltò completamente verso Nappa, non prima di avere concluso il discorso con il ragazzo sconosciuto.

-Senti, io non so chi tu sia ma ne parliamo dopo va bene?- E ripartì nuovamente in azione, attivando per la seconda volta il Kaioken. L’aura purpurea di Goku divenne ancora più intensa, segno che stava lentamente passando di livello, preparandosi per il “Doppio Kaioken”.

Goku puntò dritto contro Nappa, il quale si era in qualche modo aspettato questa contromossa. Sogghignando, lasciò che il suo nemico arrivasse il più vicino possibile per colpirlo successivamente con un pugno al volto, ma proprio nel momento in cui il gigantesco combattente stava per sferrare un dritto di sinistro, Son Goku deviò l’attacco spostandosi di stacco e colpì di spalle il Saiyan con una poderosa ginocchiata. Nappa si ritrovò dunque proiettato in avanti, completamente sbilanciato, e cadde a terra trascinandosi sul terreno per diversi metri, creando un solco profondo sul terreno.

“Però… quanta potenza in quell’attacco.” Pensò Trunks. Tuttavia c’era qualcosa che non andava nell’aura di Goku. Il ragazzo del futuro aveva percepito nettamente il manifestarsi della potenza fisica e psichica del Saiyan, così come l’evolversi del suo potere combattivo.

Era presente una piccola, quasi invisibile interferenza in quell’oceano perfetto, quasi liscio come l’olio.

Un’interferenza che Trunks non seppe spiegarsi dapprincipio. Somigliava ad una piccola crespa su un mare perfettamente calmo. Era piccolissima, ma si poteva comunque notare impercettibilmente.

-KAIOKEN!- Goku utilizzò ancora una volta la tecnica dell’aura imparata nell’Aldilà da Re Kaio del Nord. I colpi inferti a Nappa furono terrificanti, calci gomitate e pugni andarono tutti a segno, lasciando ben poco spazio di difesa al Saiyan. Trunks poté notare che, nonostante la collera impegnata nel combattimento da parte del padre di Gohan, la sua mente era sempre vigile e lucida. Già all’epoca, poté notare Trunks, Goku era perfettamente in grado di controllare al massimo la sua potenza, senza “uscire dai binari” e perdere il controllo del suo potere sempre in costante ascesa.

“Incredibile… ancora non riesco a capire come faccia a restare così padrone dei suoi mezzi…” poi, una scintilla scoccò nella mente del giovane Saiyan mezzosangue. Quella piccola increspatura…

Nappa si rialzò, completamente impolverato e ricoperto di ferite ed escoriazioni. Goku lo aveva completamente surclassato e da quando era arrivato sulla Terra, il possente Saiyan non era riuscito neppure a sfiorarlo.

-Tu… tu, maledetto inferiore…!-

-Basta, Nappa!- urlò Vegeta, tornando ad interessarsi allo scontro. –E’ evidente che Kakaroth è fin troppo forte per te. Piantala di perdere tempo, hai fallito. Ora tocca a me.- Nappa, ringhiando e sbavando dalla rabbia per il richiamo e il rimprovero di Vegeta, dovette controvoglia obbedire all’ordine del suo superiore. Si allontanò di qualche passo, digrignando i denti e guardando con folle odio il suo nemico, che rispose con la stessa intensità di sguardo.

-Ritieniti fortunato, traditore… anche se odio ammetterlo, Vegeta è più forte di me e per questo devo obbedirgli.- Poi, con una folle smorfia di ghigno stampato sulla faccia, si slanciò nuovamente verso il piccolo Gohan, che in quel momento si ritrovava isolato dal gruppo e, quindi, indifeso.

-Ma posso sempre divertirmi ancora un po’!- Piccolo, che era il più vicino al bambino in quel momento, urlò e si gettò immediatamente verso il suo allievo, nel disperato tentativo di proteggerlo.

-Gohan stai attento!!- Né Goku né Trunks poterono fare qualcosa per impedire allo spietato Saiyan di avvicinarsi pericolosamente al ragazzino, sgusciato via come un’anguilla. Piccolo si posizionò proprio davanti a Gohan e, in uno slancio senza speranza di difesa, allargò le braccia e fece da scudo al piccolo Saiyan.

Nappa aprì la bocca, pronto a scagliare una nuova potentissima ondata di energia che poco prima aveva ucciso Crilin in un colpo solo. Ma, esattamente pochi istanti antecedenti al lancio del colpo energetico finale di Nappa, il Saiyan venne trafitto da parte a parte del suo corpo da un sottile ma intenso raggio energetico bluastro.

-Ma che cosa…!- Vegeta sbarrò gli occhi, stupefatto da quello che stava accadendo proprio davanti a lui: Nappa era stato colpito da qualcuno e questo qualcuno lo aveva infilzato all’addome trasversalmente. Dei fiotti di sangue sgorgarono impetuosi dalle ferite mortali e il gigantesco Saiyan, più stupito che dolorante, crollò a terra a pochi passi da Piccolo. Il Namecciano osservò con orrore le bianche orbite oculari del personaggio riverso a terra prono, immerso in un lago di sangue, che tanto dolore aveva causato ai suoi alleati.

Nappa era morto sul colpo.

 

-Non mi costringere ad ucciderti… ti prego… vattene via!!- La donna Saiyan continuava a tergere la fronte di Goku, ancora delirante per la febbre alta e la malattia che stava lentamente divorando il guerriero. La guerriera sembrava non essere minimamente preoccupata dalle crescenti minacce di morte lanciate da Mai, che aveva messo il dito sul grilletto, pronta ad esplodere un proiettile dalla pistola semiautomatica.

-Tu… tu sei Ume, vero?!- Pronunciare quel nome, si accorse quasi immediatamente la ragazza del futuro, fu come tentare la sorte al casinò. Non sapeva esattamente con chi stava avendo a che fare. Non conosceva le sue reazioni….

La donna si voltò di scatto, fissando con occhi spiritati la viaggiatrice del tempo. Quell’atteggiamento improvvisamente irritato, quasi glaciale fece accapponare la pelle alla ragazza dai lunghi capelli neri e perdere quasi la presa della pistola. Dovette per forza di cose deglutire e sbattere le palpebre, per impedire al sudore di accecarla e perdere di vista la donna che ancora era inginocchiata al capezzale di Goku.

-Chi ti ha detto questo nome?!- La voce della Saiyan divenne aspra e minacciosa, costringendo Mai a rialzare la pistola e puntarla proprio alla testa della sua avversaria.

-Sono stati i tuoi scagnozzi… Appuru e Nashi. Sono stati loro a dirci che avevi consigliato loro di cercare in determinati luoghi!- Ume, tornando a guardare il corpo martoriato di Goku, appoggiò le mani sulle ginocchia e scosse la testa, ancor più impallidita e sofferente.

-Frieza… è colpa sua se… se siamo rimasti in pochi!- La donna Saiyan si alzò di colpo e, avvicinandosi ancora di qualche passo verso Mai, le intimò di andarsene, o l’avrebbe uccisa in un batter d’occhio.

-Vogliamo ricostruire il nostro popolo – tuonò Ume, più pallida di una morta e spettrale come un fantasma – Kakaroth ha tutte le carte in regola per aiutarci a tornare come eravamo un tempo…!- Goku tornò ad urlare nel frattempo, e Mai per l’enorme spavento nell’udire il grido improvviso del guerriero disteso a terra fece partire involontariamente un colpo dalla sua pistola. L’arma semiautomatica rinculò, causando una brevissima ma intensa scia di bagliore che illuminò la stanza a giorno. Il rumore dello sparo del proiettile risuonò nelle orecchie di Mai per diverso tempo. Un altro urlo disumano riempì la stanza, mentre Ume cadeva a terra con un tonfo secco.

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