Pioggia d'ottobre di Mari Lace (/viewuser.php?uid=501353)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Invito ***
Capitolo 2: *** Nuvole ***
Capitolo 3: *** Insonnia ***
Capitolo 4: *** Segreti ***
Capitolo 5: *** Futuro ***
Capitolo 6: *** Colazione ***
Capitolo 7: *** Vento - Komeroshi ***
Capitolo 8: *** Statua ***
Capitolo 9: *** Lettere ***
Capitolo 10: *** Diversità ***
Capitolo 11: *** Caffetteria ***
Capitolo 12: *** Viaggio ***
Capitolo 13: *** Quadro ***
Capitolo 14: *** Cucciolo ***
Capitolo 15: *** Labbra ***
Capitolo 16: *** Shopping ***
Capitolo 17: *** Promessa ***
Capitolo 18: *** Ago e filo ***
Capitolo 19: *** Rubare ***
Capitolo 20: *** Selfie ***
Capitolo 21: *** Chiave ***
Capitolo 22: *** Ombre ***
Capitolo 23: *** Dormire ***
Capitolo 24: *** Appunti ***
Capitolo 25: *** Calze ***
Capitolo 26: *** Titolo ***
Capitolo 27: *** Paradiso ***
Capitolo 28: *** Sciarpa ***
Capitolo 29: *** Colla ***
Capitolo 30: *** Matrimonio ***
Capitolo 31: *** Halloween ***
Capitolo 1 *** Invito ***
Invito
Prompt #1:
Invito
Non
avrebbe
dovuto bere così tanto, Juvia lo sapeva bene.
Non
aveva
potuto evitarlo. Era triste, quella sera; era passato un anno dallo
scontro con
Acnologia, ma il suo rapporto con Gray non era cambiato – a
volte pensava fosse
persino regredito. Le capitava di sorprenderlo a fissarla assorto, per
poi
distogliere bruscamente lo sguardo quando incrociava il suo.
Era
passato un
anno, da quando le aveva promesso una risposta che ancora non aveva
ricevuto.
Andava
bene
così, Juvia poteva aspettare. Avrebbe sopportato di tutto
per Gray.
Ma
allora
perché si era sentita così inconsolabilmente
triste, quando quella sera l’aveva
visto fissare Lucy con occhi pieni d’ammirazione per il
riconoscimento vinto?
Perché era rimasta in disparte a spiarli parlare, senza
avvicinarsi? Perché si
era lasciata convincere da Cana a bere un bicchiere dopo
l’altro e lasciare da
parte le preoccupazioni?
Se
almeno
avesse funzionato! I suoi sentimenti erano ancora lì, ben
presenti nonostante
tutto l’alcol, e anzi più pronti di prima a uscire
allo scoperto.
«Non
spogliarti, non qui!»
Il
tono
perentorio di Erza la colpì; c’era solo una
persona a cui poteva aver rivolto
quell’ordine, non aveva bisogno di guardare. Juvia si
avvicinò istintivamente.
Si
sentiva la
testa pesante, e aveva così caldo. Cercò Gray con
lo sguardo, ma non lo vide.
Scoppiò a piangere, senza chiedersi il perché;
era così triste, tutto! Quel
caldo, poi…
«Juvia
vuole
spogliarsi!» annunciò, iniziando a slacciarsi la
giacca. Si sentiva andare a
fuoco.
«Ferma,
non
spogliarti!»
Juvia
congelò
sul posto. Avrebbe riconosciuto quella voce anche in mezzo a mille
altre.
Gray
la afferrò
per il braccio e la trascinò giù, per strada. Non
si chiese dove la stesse
portando, semplicemente lo lasciò fare. L’aveva
irritato ancora una volta,
riusciva solo a dare fastidio a Gray. Non c’era da stupirsi
che lui la
ignorasse.
«Mi
dispiace»
mormorò debolmente. Non era nemmeno certa che lui
l’avesse sentita.
Si
fermarono,
Gray la guardò. Ecco nuovamente lo sguardo che tanto spesso
le aveva riservato
negli ultimi mesi: Juvia lo seguì. Era puntato sulla sua
cicatrice.
Istintivamente,
alzò le mani per coprirla. Lo sentì mormorare
qualcosa sul fatto che si vedesse
ancora. «A Juvia non importa», chiarì.
«Dovrebbe,
invece. A me importa» ribatté Gray. Quelle tre
semplici parole riuscirono a
snebbiarle la mente, almeno un po’. Lo fissò
stupita. «Perché?» mormorò.
Incredula,
lo
vide arrossire. Balbettò qualcosa; non riuscì a
cogliere tutte le parole, ma
avrebbe giurato di avergli sentito dire “il tuo corpo
è mio”, a un certo punto.
Juvia
stava
forse sognando?
Restarono
in
silenzio per un po’, dopo quell’affermazione.
Fu
Gray a
spezzarlo nuovamente. «Ci sono molte cose di cui dovremmo
parlare, Juvia»
iniziò, «ma vorrei che fossi sobria. Ti
andrebbe» si fermò, esitante. «Ti
andrebbe di fermarti a dormire da me, stasera? È
più vicino» spiegò fissando
con ostinazione un punto alle spalle della ragazza.
Gray
le aveva
appena proposto di passare tutta
la notte con lui?
Juvia
annuì,
col volto imporporato – non per l’alcol o il caldo
–, accettando confusa e
felice l’invito.
~NdA~
Buongiorno a tutti!
Questa
raccolta è il mio tentativo di partecipare al Writober:
nelle
intenzioni, pubblicherò una flash al giorno, seguendo i
prompt
forniti da fanwriter.it.
Se
vorrete
seguirmi, grazie!
Un
ringraziamento va a Adena
Rosenstein che mi ha aiutata leggendo in anteprima la
flash ❤️
Mi
farebbe
piacere sentire che ne pensate, se vi va di lasciarmi due parole! In
ogni caso, alla prossima – cioè a domani!
Un
bacio,
Mari
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Nuvole ***
Nuvole
Prompt #2:
Nuvole
Aprendo gli occhi, la prima
impressione di Juvia fu di essere in una nuvola.
Era avvolta in
qualcosa di
estremamente soffice, la finestra era invasa da un biancore
così intenso da
ferirle gli occhi. Il blu del cielo era totalmente coperto da una vasta
distesa
di nuvole, si rese conto tirandosi su. Si strofinò un
occhio; nuvole… un tempo
la seguivano ovunque andasse, ma non erano come quelle: le sue erano
sempre
state grigie, nere, gravide d’acqua. Quelle che scorgeva
adesso dalla finestra,
invece…
Un momento. Una finestra, in camera sua?
Abbassando lo
sguardo, notò
sconvolta che quello non era il suo letto, né tantomeno,
come le confermò
un’occhiata più attenta a ciò che aveva
intorno, quella la sua stanza.
Ma allora dov’era Juvia?
E soprattutto,
da dove
veniva il profumo con cui si era svegliata?
Sembrava…
Gray.
Quando
realizzò che
quell’odore veniva da lei, o meglio, dalla
maglietta che stava indossando, avvampò.
Saltò giù dal letto, più confusa
di prima.
Non poteva
sbagliarsi, la
maglietta con cui aveva dormito apparteneva a Gray. Allora quella
stanza… ma
com’era finita nel suo letto? Juvia scosse con forza la
testa, tentando invano
di scacciare gli scenari che avevano preso ad affollarle la mente.
Non era
possibile che lei e
Gray… no, se lo sarebbe ricordato. Juvia non avrebbe mai
dimenticato una cosa
simile. Annuì convinta.
Si
lasciò ricadere seduta
sul letto, mentalmente esausta. Prese un bel respiro, espirando
lentamente per
cercare di calmarsi. Doveva riflettere. Cos’aveva fatto la
sera prima?
Ah, giusto. La
premiazione
di Lucy. Cana che le versava un bicchiere, e un altro ancora.
Gray che la
trascinava
fuori. Ripensando a ciò che le aveva detto, sentì
nuovamente le guance andarle
a fuoco.
Un’altra
scena prese forma
dai suoi ricordi.
«Hai
freddo?»
Juvia
aveva scosso la testa. Stava bene, non voleva che Gray si preoccupasse.
Già era
stato così gentile a portarla a casa sua.
Era
la prima volta che vi entrava; si guardò intorno in cerca di
un posto, magari
un divano, dove passare la notte. Anche per questo non aveva notato i
movimenti
del ragazzo finché non le si era parato davanti, porgendole
qualcosa. Una
delle sue magliette.
«Non
puoi dormire con quello», aveva detto. Era più
rosso del solito in faccia o era
una sua impressione? Forse aveva caldo. «Metti questa.
Dovrebbe bastare, ormai
siamo in primavera».
L’aveva
accettata senza una parola, ancora un po’ stordita per
l’alcol e le emozioni di
quella sera.
Il ricordo
divenne
nuovamente sfocato. Allora era andata così.
Pensosa,
accarezzò il
lenzuolo. Gray le aveva addirittura ceduto il suo letto. Non avrebbe
dovuto
farlo, ma conosceva bene la sua gentilezza.
Si
alzò. Non se n’era accorta
prima, ma la penombra che l’aveva accolta al risveglio era
sparita: la luce del
giorno aveva gradualmente invaso la stanza. Raggiunse la finestra e si
affacciò: le nuvole si erano diradate, lasciando il sole
libero di splendere
sul mondo e rallegrarlo con i suoi raggi.
Sorrise
felice. Amava il
sole, il regalo di Gray per lei.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Insonnia ***
Insonnia
Prompt #3:
Insonnia
Juvia era
preoccupata.
Dopo essersi
rivestita aveva
lasciato la stanza di Gray, in preda a emozioni contrastanti.
Non sapeva bene
cosa
aspettarsi: lui la sera prima aveva accennato di volerle parlare, o
meglio, che avevano molte cose di cui
discutere.
Che volesse dichiararle il suo profondo amore per lei? Juvia scosse la
testa
sognante, immaginandosi la scena.
Nel profondo,
però, temeva
che non andasse affatto così. Se avesse voluto dirle di
lasciarlo in pace, e
che non la sopportava? Solo considerarlo faceva male.
Tuttavia, le
erano bastati
pochi passi fuori dalla stanza per dimenticare all’istante
tutti quegli
scenari, sommersa da un nuovo e ben più urgente dubbio.
Raggiunse Gray,
chiedendogli
affannata se si sentisse bene. Delle pesanti occhiaie risaltavano sul
suo
sempre bellissimo volto, ora deformato da una smorfia che Juvia non
seppe
decifrare. Se Gray si era ammalato per averle ceduto il letto, non
avrebbe mai
potuto perdonarselo.
«Sto
bene» rispose lapidario
lui. Sembrava seccato dalle sue premure… come
sempre.
Si ritrasse
inconsciamente d’un
passo. Esitò. «Non hai una bella cera»,
mormorò. «Se Juvia può fare
qualcosa…»
Gray si
accigliò. Sembrava
combattuto. «Sto bene», ripeté.
«Scusa se sono stato brusco. Non ho dormito
bene…» si fermò, incerto.
«Niente di grave, solo un po’ di
insonnia» aggiunse
distogliendo lo sguardo.
Juvia sorrise,
già più
tranquilla. Aveva temuto qualcosa di peggio di una semplice insonnia.
Tuttavia…
«Non
va bene» affermò,
scuotendo la testa. «È importante riposare a
dovere! Altrimenti potresti star
male». Rifletté qualche secondo, poi
annuì decisa. «Mettiti a letto, Juvia
preparerà del tè! Ti aiuterà,
vedrai!» esclamò battendo le mani.
Gray
spalancò gli occhi,
stupito. «Non è necessario» oppose
debolmente, ma Juvia fu irremovibile. Riuscì
a portarlo a letto e a farcelo stendere, per poi dirigersi in cucina
canticchiando allegra. Improvvisarsi infermiera personale di Gray non
le
dispiaceva affatto.
Gray
sbuffò, lasciandosi
sprofondare nel morbido materasso. Decise che sottostare alle cure
della maga
non sarebbe stato poi tanto male, probabilmente.
“Insonnia”,
non aveva saputo
formulare una scusa migliore. Poco male, non avrebbe certo potuto dirle
che l’idea
di quello che si sarebbero detti al risveglio l’aveva agitato
al punto di
impedirgli di dormire.
Sorrise ironico,
squadrandosi una mano. Alla fine aveva solo rimandato nuovamente
il discorso. Sospirò e si girò su un
fianco. Non capiva
perché trovasse così complicato essere sincero
con Juvia. Era la prima volta che
provava qualcosa di simile, non era del tutto certo neanche lui di cosa
significasse. Sapeva solo che la compagnia della ragazza non gli
dispiaceva
affatto, non più,
nonostante tutte le
sue stranezze.
L’aveva
avuta accanto nei
suoi momenti peggiori, era rimasta al suo fianco senza mai lamentarsi.
Lui per
contro non aveva mai fatto nulla per lei.
Avrebbe dovuto
rimediare.
Non ora,
però. Juvia aveva
avuto ragione, un po’ di sonno gli avrebbe solo giovato; si
sentiva così stanco…
e il suo materasso aveva un odore sorprendentemente invitante, quella
mattina.
Juvia entrò
nella stanza
canticchiando per subito zittirsi. Sorrise intenerita: Gray dormiva
già, con uno
stupendo sorriso a illuminargli il volto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Segreti ***
Segreti
Prompt #4:
Segreti
Non
era mai stato bravo ad
aprirsi con gli altri, Gray.
Perdere
ciò che hai di più
caro al mondo da un giorno all’altro rende difficile fidarsi
nuovamente,
prendersi il rischio di lasciare che qualcuno si avvicini a noi ancora
una
volta.
Gray
aveva trovato il
coraggio per farlo, si era fidato di Ur. Aveva trovato un fratello in
Leon.
Uno
stupido errore aveva
frantumato anche quella nuova realtà.
Aveva
lasciato il villaggio,
si era ritrovato a Fairy Tail.
La
Gilda era diventata la
sua nuova casa, ma le ferite di Gray erano troppo profonde per
rimarginarsi del
tutto. Ci mise una benda sopra e le ignorò,
finché gli fu concesso.
Ma
il passato torna. Sempre.
Per
Gray era tornato
gradualmente, costringendolo ad affrontare sé stesso. Aveva
retto, grazie all’aiuto
dei suoi amici. Aveva digrignato i denti ed era andato avanti.
Trovarsi
di fronte suo padre
come nemico aveva nuovamente
sbriciolato le sue certezze.
Era
tornato nel suo
villaggio d’origini, a riflettere sulla tomba dei suoi
genitori: sapeva di
essere vulnerabile in quel momento, non voleva che gli altri lo
vedessero così.
Aveva paura, Gray, una paura
illogica
che non avrebbe mai confessato neanche a sé stesso. Cercare
la solitudine era
stato un istinto.
Un
istinto che lei gli aveva negato.
L’aveva
seguito fin lì,
Juvia, e lui non aveva capito subito. La sua prima reazione era stata
rabbia,
possibile che non potesse lasciarlo in pace?
Ma
non era stato un gesto
vano. L’aveva seguito per necessità.
Nevicava
quando lei gli
aveva svelato il terribile segreto che l’aveva oppressa fino
a quel momento.
“Juvia
non crede di avere ancora il diritto di amarti. Juvia… ha
ucciso tuo padre.”
Si
era sentito sconvolgere;
rabbia, incredulità, dolore l’assalirono. Si era
avvicinato alla ragazza, che
attendeva immobile una sua qualsiasi reazione. Se lui
l’avesse colpita, non si
sarebbe opposta: Gray lo sapeva, lo intuiva.
Era semplicemente fatta così.
Il
vuoto l’aveva stretto
nella sua morsa gelida. Che stava facendo? Juvia l’aveva
raggiunto in preda ai
sensi di colpa. Quanto doveva esserle costato eliminare il negromante,
con la
consapevolezza di quel che sarebbe successo dopo?
Aveva
sacrificato tutto per
lui, persino il suo amore. E lui era lì, incapace di
ricambiare, incapace di
fare qualsiasi cosa. Si era sentito patetico.
Si
era finalmente lasciato
andare, poggiandosi a lei in singhiozzi. Le aveva chiesto scusa, ma lei
non si
era scostata.
Juvia
era rimasta al suo fianco
nei suoi momenti peggiori, quella sera sotto la neve e nei sei mesi
seguenti.
Non le aveva mai detto quanto l’avesse apprezzato.
Era
stato in quei mesi che
aveva imparato ad andare oltre all’apparenza, a conoscere la Juvia sotto alle reazioni esagerate nei
suoi confronti. Ad amarla.
Era
solo uno dei tanti segreti che le
aveva taciuto.
Socchiudendo
gli occhi
adesso e scoprendola accanto a sé, trovò che
fossero fastidiosi.
Si
bloccava al solo pensiero
di dirle sinceramente cosa provava, ma sapeva che avrebbe dovuto farlo.
Era
molto che non si sentiva così felice al risveglio.
Basta
segreti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Futuro ***
Futuro
Prompt #5:
Futuro
«Più
in alto, più in alto!» esclamò il
bambino sull’altalena, contento e impaziente.
Gray,
alle sue spalle, scelse di accontentarlo, raccomandandogli di tenersi
forte.
Accanto a lui, Juvia sorrise osservando la scena.
Tutti
i suoi sogni si erano avverati: da anni era felicemente sposata con
Gray, avevano
un figlio, erano il ritratto della famiglia ideale. Si
carezzò distrattamente
la pancia: presto sarebbero stati in quattro. Non avrebbe cambiato la
sua vita
con quella di nessun altro.
Portò
lo sguardo su Gray, il suo Gray, che ora aveva smesso di spingere
l’altalena e
la fissava confuso. «Juvia,» mormorò,
«Juvia!»
Juvia
batté le palpebre, incerta, e si guardò intorno.
Un
sogno, era stato solo un sogno a occhi aperti. Sospirò; lei
e Gray non erano
ancora a quel punto. «Sì?» rispose, in
ritardo, all’apprensiva chiamata del
ragazzo.
«Ti
eri incantata? Sono cinque minuti che provo a chiamarti»,
sbuffò lui.
«Juvia
è dispiaciuta», affermò con un sorriso.
L’illusione aleggiava ancora davanti ai
suoi occhi: sarebbe stato così bello se si fosse avverata!
«Sembri
contenta» commentò Gray, squadrandola.
Lei
arrossì, pensando a come avrebbe potuto reagire se gli
avesse raccontato del
sogno. Rifletté qualche secondo, poi domandò:
«Sai già cosa vuoi dal futuro,
Gray?».
Il
ragazzo inarcò un sopracciglio. «Perché
questa domanda, adesso?» replicò. Attese
una spiegazione che non sarebbe arrivata, poi aggiunse «Prima
di tutto,
diventerò un mago di classe S. Prima di quel
Natsu!».
Juvia
annuì. Sapeva di non essere nei pensieri di Gray, andava
bene così – eppure,
avvertì una fitta al petto e abbassò lo sguardo.
«Poi…»
balbettò Gray. Il suo tono incerto bastò per
farle rialzare gli occhi; l’aveva
già sentito, quasi due anni prima. «Potrei trovare
qualcuno con cui
condividere questa casa. È fin troppo grande per
me» concluse, evidentemente in imbarazzo.
Juvia
non reagì subito: quel che aveva sentito voleva davvero dire
quel che stava
pensando? L’aveva realmente sentito
o
stava ancora sognando? Restò a fissare il mago a bocca
aperta per svariati
minuti, aspettando che magari lui rompesse il silenzio.
Andò
effettivamente così, ma ciò che Gray disse non
era quel che si sarebbe
aspettata.
«Cos’è
questo odore di bruciato?»
Juvia
si alzò di scatto dalla sedia su cui era rimasta fino a quel
momento. Tra il
sogno e il risveglio di Gray l’aveva dimenticato, ma aveva
iniziato a preparare
il pranzo!
Si
precipitò in salotto; doveva aver avuto
un’espressione preoccupante, perché
Gray si affrettò a seguirla.
Spense
il forno e lo spalancò, con l’unico risultato
d’essere investita in pieno da
una vampata di fumo caldo. Tossì, con le lacrime agli occhi.
«Juvia,
stai bene?!»
Il
tono preoccupato di Gray non la fece star meglio. «Juvia
ha… rovinato il pranzo
di Gray…» mormorò con voce spezzata.
«Che
sciocca» commentò lui allontanandola dal forno.
«È per questo che piangi?»
Non rispose. Gray l’aveva
ospitata a casa sua,
lei aveva deciso di preparare qualcosa di buono per
sdebitarsi… non era
riuscita nemmeno in qualcosa di così semplice.
Gray
sospirò.
«Se
ci tenevi così tanto, puoi riprovarci stasera»
disse semplicemente.
NdA
Meh- Questa flash
è partita male, dato che in prima stesura mi era venuta al
presente. "D'Arvit, le precedenti erano al passato!" e via a correggere
tutti i verbi. Dovrei aver sistemato tutto, ma se così non fosse
segnalate pure, correggerò volentieri!
Il tono di Gray che Juvia riconosce l'ho riallacciato idealmente a
quando, davanti alla tomba dei suoi genitori, lui crolla addosso a lei
chiedendo scusa.
Spero che questa flash non vi abbia deluso C:
A domani!
Mari
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Colazione ***
Colazione
Prompt #6:
Colazione
Per
mangiare, visto il triste destino toccato al resto, Juvia e Gray
avevano
ripiegato sulla macedonia preparata in precedenza dalla ragazza.
Nessuno dei
due aveva granché voglia di uscire, né troppa
fame.
«In
fondo abbiamo saltato la colazione» aveva commentato Gray,
porgendole un
bicchiere e un cucchiaio per servirsi. Dopodiché,
l’inizio del pasto era stato
segnato da un silenzio assoluto.
Juvia
non riusciva a togliersi dalla testa la frase che Gray aveva usato per
consolarla. “Puoi riprovare stasera”.
Era
un invito a rimanere?
Ci
stava rimuginando troppo?
Gli
strascichi del sogno non l’aiutavano. Si costrinse a fissare
i pezzi di fragola
nel suo bicchiere, cercando disperatamente di distrarsi.
Gray
si comportava in modo stravagante – o meglio, diverso
– dal giorno prima. Era piacevole, ma non riusciva a
capirlo e questo le creava una gran confusione, rendendole impossibile
limitarsi a gioire per la situazione.
«Senti,
Juvia» disse lui dopo un po’. Lei notò
con un’occhiata che il suo bicchiere era
ancora pieno. «Stai vivendo nel dormitorio della Gilda,
giusto?»
«Sì»
confermò Juvia prontamente. Sentì il cuore
accelerare i battiti. Quella domanda
significava quel che pensava? Era un altro sogno a occhi aperti?
Strinse con
forza il cucchiaino, fissando Gray totalmente immobile in attesa del
seguito. Poteva sperare?
«Non
preferiresti» continuò Gray lentamente,
«avere una casa tua?»
Sta
succedendo, sta succedendo, sta
succedendo…
«Quello
che voglio dire è... insomma, non era così male
vivere con te» aggiunse, senza
guardarla. Juvia si accorse che era più rosso del solito.
Forse
anche il suo cuore stava
battendo così forte? No, non era possibile.
«Juvia
sarebbe felicissima di vivere con Gray!» esclamò,
al settimo cielo. Tutto
sommato, a che serviva rifletterci? L’aveva invitata a
restare, importava solo
questo.
Il
sorriso che ricevette in cambio la convinse d’aver fatto bene.
Sentiva
che non fosse tutto lì, che ci fosse altro che avrebbe
dovuto sentire da Gray;
non avrebbe insistito.
Juvia
sarà sempre qui per te, quando
sarai pronto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Vento - Komeroshi ***
Vento
Prompt #7:
Vento
(komeroshi)
Juvia
era felice.
Da
quando si era trasferita a casa dell’amato Gray la loro
relazione non era
cambiata di molto, ma la sola vicinanza del ragazzo era più
che sufficiente a
metterla di buon umore. Le sembrava di vivere in un sogno, uno talmente
bello
che a tratti temeva di svegliarsi e scoprire l’illusione.
Non
era ancora successo, però. Juvia si augurava che non
accadesse mai.
A
confermarle nuovamente che era proprio sveglia pensò un
soffio di vento gelido;
Juvia si riscoprì a tremare, bloccandosi davanti alla porta
di casa.
Si
guardò intorno: le foglie sugli alberi brillavano
d’arancio e rosso, ma erano
sempre meno, notò. Una nuova folata ne staccò un
paio da un ramo alla sua
destra. Juvia raggelò; quel freddo era unico nel suo genere,
lo conosceva bene.
Non
si era resa conto fosse già passato così tanto
tempo.
«Komeroshi»,
mormorò tra sé.
Komeroshi,
il vento che soffia per annunciare l’inverno, il periodo in
cui la evitavano
tutti con più fervore del solito, quand’era
piccola. Vento e pioggia
non sono
una bella combinazione.
Quand’era
bambina per Juvia komeroshi aveva
un
unico significato: solitudine.
Tristi
ricordi le saettarono in mente. No,
si disse, è tutto finito. Juvia
ora…
«Che
fai lì impalata?»
La
sensazione di gelo svanì rapida com’era arrivata,
quando fu raggiunta dalla
voce calda di Gray.
Il
ragazzo la superò e aprì la porta, per poi
voltarsi con sguardo indagatore.
«Stai
tremando. Vieni dentro, forza» l’esortò,
tendendole la mano.
Juvia
l’afferrò, scuotendosi dal torpore che
l’aveva colta. Vedere la porta aperta la
rese stranamente sollevata. Sorrise a Gray, accettandone
l’invito.
Il
mago era al suo fianco ora – non era sola.
Non lo sarebbe più stata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Statua ***
Statua
Prompt #8:
Statua
Gray
sospirò. La convivenza con Juvia era piacevole, non si era
pentito della sua
proposta, ma.
C’erano
volte in cui si sentiva a disagio, e quell’esatto momento
apparteneva a queste.
Quella
mattina Juvia era stata più esuberante del
solito. Aveva passato tutta la colazione con il sorriso sulle labbra,
che di
per sé non era insolito; c’era qualcosa, tuttavia,
che la faceva apparire più
smagliante del solito.
Il
motivo del suo più
che ottimo umore era emerso solo alla fine del pasto.
«Oggi
è il novantatreesimo giorno che Juvia passa nella
casa di Gray!» aveva esclamato, tutta contenta.
Lui
l’aveva fissata a dir poco confuso. «E…
allora?» aveva
domandato, sospettando già di pentirsene a breve.
Il
sorriso della ragazza era rimasto invariato. «Juvia
vuole festeggiare questa data importante. Juvia ha preparato una cosa
per
Gray!» aveva annunciato.
Ora
Gray si trovava davanti alla porta di casa, in
attesa che Juvia, all’esterno, aprisse la porta e gli
mostrasse il regalo.
Chi
festeggia il novantatreesimo giorno? si
chiese scuotendo la
testa. Solo Juvia, ovviamente, lo sapeva bene; non era questo a
preoccuparlo,
in realtà.
L’ultima
volta che lei gli aveva fatto un regalo,
questo era stato un enorme cuscino con Juvia rappresentata sopra.
Un’altra sua stravaganza
era stato il pan-Gray, puntualmente
accompagnato dal pan-Juvia.
I regali di Juvia lo preoccupavano, non sapeva mai cosa aspettarsi. Soprattutto perché era uscita in cortile
da
una decina abbondante di minuti. Cosa poteva star preparando
lì fuori?
Un
brivido corse lungo la schiena di Gray, e non era
dovuto al freddo.
Finalmente
sentì la voce di Juvia chiamarlo.
Dopo
un ultimo sospiro aprì la porta, ripromettendosi
di non reagire troppo male alla sorpresa,
se possibile.
La
prima figura che scorse fu Juvia, che gli sorrideva
dal centro del cortile. Indicò verso sinistra, e fu allora
che la vide,
seguendo il suo sguardo.
Un’enorme
statua con le sue fattezze, a grandezza naturale.
Gray
batté le palpebre un paio di volte, augurandosi di
essersela immaginata.
Naturalmente,
non era così. La statua rimase lì.
«Ti
piace, Gray?» domandò Juvia affiancandolo.
Notò che
le brillavano gli occhi. Era bello
vederla così felice.
Con
un nuovo sguardo alla statua, un’idea gli balenò
in
mente, ma si affrettò a scacciarla. Che assurdità
andava a pensare? Si stava
facendo contagiare da Juvia.
Tornò
a guardarla: fissava la statua come se avesse
voluto memorizzarla.
«Due
Gray: Juvia non potrebbe essere più felice!»
esclamò. «È venuta bene. È
perfetta come te» aggiunse, voltandosi verso di lui.
«Anche se Juvia preferisce sempre
l’originale!» asserì slanciandosi in un
abbraccio.
Gray
la lasciò fare, dopo un attimo di esitazione
ricambiò l’abbraccio. Lo sguardo gli
tornò alla statua.
Dicendo
definitivamente addio alla sua dignità, prese
una decisione.
«Non
è perfetta. Manca qualcosa» mormorò,
sciogliendo l’abbraccio.
Ice
Make!
A
fianco del Gray di pietra apparve una sagoma di
ghiaccio.
«Quella
è…» bisbigliò lei stupita, riconoscendosi.
Si
voltò verso Gray, che aveva preso a fissare un punto
lontano.
«Ora
va bene» gli sentì dire. Sembrava imbarazzato.
Juvia
sorrise.
Grazie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Lettere ***
Lettere
Prompt #9:
Lettere
Juvia lo stava
fissando con
insistenza da almeno dieci minuti. In tutto quel tempo non aveva
distolto lo
sguardo neanche una volta, Gray non era nemmeno certo che avesse
sbattuto le
palpebre.
Aveva cercato di
ignorarla,
ma non era più possibile. Posò lentamente la
tazza di cioccolata sul tavolo.
«Tutto
bene, Juvia?» domandò
dubbioso. «È da quando sei tornata che mi fissi
con… una strana espressione»
disse, ponderando bene le parole.
La vide
deglutire. «Dolce
Gray» mormorò lei, «Juvia vorrebbe una
lettera!» esclamò quasi urlando.
Dopo questa
risposta, fu il
turno di Gray di squadrarla con espressione confusa. Una…
lettera? Aveva capito
bene?
«Perché
vuoi una lettera?»
chiese sinceramente spiazzato.
Juvia
arrossì, sembrò
esitare.
«Oggi
Juvia ha incontrato
Erza, alla Gilda» raccontò. «Sembrava
molto felice, Juvia non l’aveva mai vista
così allegra. Mira ha detto a Juvia che quella era la
felicità del vero amore,
e mi ha consigliato di
chiederle cosa fosse successo».
Gray
annuì, invitandola a
proseguire: continuava a non capire.
«Erza
l’ha mostrato a Juvia,
quando gliel’ha chiesto. Le lettere di Gerard!»
riprese Juvia. «Ne ha ricevuta
una proprio oggi, e per questo sorrideva così
tanto». La maga prese una pausa,
strinse i pugni e fissò Gray dritto negli occhi.
«Juvia non sa cosa si prova a
ricevere una lettera dal suo amato, ma vorrebbe provare!
Quindi!» annunciò
tutto d’un fiato. «Juvia sarebbe davvero felice nel
ricevere una lettera da
Gray!».
Passarono un
secondo, due,
tre, di silenzio.
Poi Gray rise.
Rise
così forte da far
sussultare Juvia.
«Sei
consapevole» disse
infine tra le risate, «che viviamo insieme, vero?»
Lei
annuì. «Sì, e Juvia è
molto grata per questo-» fu fermata da un cenno di Gray.
«Le
lettere servono quando
due persone sono lontane, Juvia. Aiutano a sentir meno la mancanza
dell’altro»
spiegò alzandosi e facendo un passo verso di lei.
«La
mancanza» ripeté Juvia
in un sussurro.
«Già».
La raggiunse. «Quando
si è vicini non si ha bisogno di scrivere. Ci sono altri modi per far felice
l’altro».
«Altri
modi?» Juvia avvampò,
certamente persa nell’ennesimo sogno a occhi aperti.
Gray quasi non
sapeva cosa
stesse facendo; di fronte all’ingenuità della
ragazza gli era venuto spontaneo
ridere. Il resto l’aveva lasciato all’istinto.
Seguendolo, si sporse in avanti
e la strinse gentilmente. Aspirò il suo profumo, ormai
così piacevolmente
familiare per lui.
«Sei
certa di volere una
lettera?» le mormorò all’orecchio.
La risposta di
Juvia non
arrivò subito; quel gesto improvviso l’aveva colta
alla sprovvista,
probabilmente.
«Juvia non
crede più che le
serva» le sentì bisbigliare. «Juvia
è già veramente felice» la voce le
tremò di
gioia mentre, dicendolo, ricambiava l’abbraccio.
Stavolta voglio
lasciarvi un'immagine :3
Non mi appartiene, l'ho trovata da google. Non so chi sia l'autore :c
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Diversità ***
Diversità
Prompt #10:
Diversità
Diversi:
Gray e Juvia apparivano
molto diversi.
Lei
era spontanea, allegra,
guardava al mondo con occhi di bambina.
Lui
più discreto, meno
sorridente, si lasciava sorprendere da poche cose.
Juvia
era una di queste.
Juvia
non amava combattere, Gray
non perdeva occasione di battersi per mettersi alla prova.
Entrambi
si mettevano
totalmente in gioco per proteggere le persone importanti per loro, non
importava
chi fosse l’avversario. Avrebbero protetto i loro compagni a qualsiasi costo.
Gray
e Juvia apparivano
diversi, ma dentro erano molto simili.
Fin
da piccoli avevano
conosciuto la solitudine, il dolore di perdere qualcuno. Per
questo comprendevano
bene il valore di ogni legame.
Juvia
l’esprimeva
apertamente, dichiarando il suo amore in mille modi e occasioni.
Gray
al contrario lasciava
che fossero i piccoli gesti e le attenzioni a parlare per lui.
Lei
come luce, lui come
ombra, ma amavano entrambi
– questo
contava.
Juvia
sapeva di essere stata
salvata da Gray, ma non aveva idea di quanto il suo sorriso fosse stato
parimenti salvifico per il ragazzo, impedendogli di perdersi in momenti
cruciali.
Di
quanto il suo amore l’avesse
lentamente cambiato.
Juvia
si era ritenuta
fortunata, quando Gray le aveva proposto di tornare a vivere insieme:
per lui
era stato lo stesso, quando lei aveva accettato.
Juvia
ringraziava ogni
giorno che Gray non la odiasse, lui ringraziava che i suoi
atteggiamenti freddi
non l’avessero allontanata.
Gray
e Juvia apparivano
diversi, ma erano legati dallo stesso sentimento.
Chi
direbbe che acqua e ghiaccio siano, oltre le apparenze,
un’unica realtà?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Caffetteria ***
Caffetteria
Prompt #11:
Caffetteria
«Che
ne dici di smetterla?»
Gray
poggiò la tazzina sul
tavolo, cercando di contenersi. Mira gli aveva appena portato il suo
ordine e
lui era stato sul punto di consumarlo in tutta tranquillità,
quando quella
testa calda di Natsu l’aveva raggiunto e si era messo a
girargli intorno come
se avesse voluto studiarlo, neanche fosse stato un drago.
«Sei irritante»
rincarò.
Il
dragon slayer si grattò
il mento, sedendosi sul bancone di fronte a lui. «Sei
diverso» disse. «Volevo
capire perché» aggiunse serio, annuendo.
«Non
so di che parli» tagliò
corto Gray, riportando lo sguardo al suo caffè freddo.
«Ora-» iniziò, ma si
interruppe perché Natsu aveva ulteriormente ridotto la
distanza tra loro,
annusandolo.
Un
lampo di comprensione
balenò sul volto del ragazzo dai capelli rosa. Sorrise a
Happy con l’aria di
chi ha compreso i segreti dell’universo. «Ora si
spiega!» commentò.
«Ci
sei arrivato solo
adesso, Salamandra?»
La
voce di Gajeel li
raggiunse da un tavolo poco distante. «Andiamo, era
palese» continuò.
«Gajeel!»
la voce di Levy
arrivò flebile alle orecchie di Gray, che iniziava a
sentirsi seriamente
irritato da tutta quell’attenzione.
Si
alzò, valutando l’idea di
lasciare la caffetteria.
«Sono
mesi che gli sento
addosso l’odore di Juvia». Gajeel si era fatto
più vicino, un sorrisetto
fastidiosamente malizioso dipinto sulle labbra.
Natsu
lo guardò torvo. «L’hai
fatto sentire a lui e non a me?!»
l’accusò con tono offeso.
Quell’assurdità
fu troppo
per la pazienza di Gray. Notò che praticamente tutti i
clienti si erano volti
verso di loro. Sbuffò.
«Come
facevo ad accorgermene, stanno sempre attaccati!» Natsu
ora si era allontanato per protestare contro Gajeel.
«Perché
non fate entrambi un
po’ di silenzio?» mormorò
Gray eseguendo
un rapido movimento del braccio. I due dragon slayer si ritrovarono
intrappolati in una spessa lastra di ghiaccio.
Neanche
il tempo di tirare
un sospiro di sollievo e il ghiaccio iniziò a sciogliersi,
svanendo nel giro di
pochi secondi.
«Gray!!»
urlò Natsu,
scagliandoglisi addosso con un pugno infuocato. «Vediamo se
ti sei tenuto in
forma!».
«Credi
di potermi congelare
quando ti pare? Ti dichiaro in arresto!» ruggì
Gajeel trasformando il suo
braccio.
Gray
si preparò a ricevere
gli attacchi con un sorriso di sfida. Se non altro si erano dimenticati
l’argomento
precedente, e poi una rissa ogni tanto
faceva bene.
«Che
succede qui?»
Nella
stanza risuonò la voce
inquisitoria di Erza. «Sempre voi!»
esclamò riconoscendoli. Ghignò soddisfatta.
«Bene, preparatevi! Gray, rivestiti subito!».
«Oggi
sembri allegro, Gray.
È successo qualcosa di bello?» domandò
ingenuamente Juvia, vedendolo rientrare
graffiato e in boxer come fosse la visione più naturale del
mondo.
«Niente
di speciale» replicò
lui, un sorriso raggiante a smentirlo.
«Allora,
com’è andata la tua
giornata?»
NdA
Ben arrivati miei 35 lettori!
Sì, lo so, questa flash è abbastanza diversa dalle altre.
Non c'è molta Gruvia, soprattutto non c'è molta Juvia.
Un po' il prompt non mi ispirava niente di originale, un po' volevo far
vedere che comunque Gray è anche questo, il membro di Fairy Tail
che si azzuffa coi compagni e si spoglia ogni due per tre. Insomma,
dovevo un po' riprendermi da tutto il fluff precedente xD
Spero che abbiate apprezzato comunque (?).
Alla prossima!
Mari
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Viaggio ***
Viaggio
Prompt #12:
Viaggio
Aveva capito
bene?
Gray le aveva
realmente
appena proposto…
Juvia si prese
la testa tra
le mani, al settimo cielo.
Se Gray voleva
partire con
Juvia, poteva essere… un viaggio
di
nozze?!
Dondolò
la testa, sempre
tenendola tra le mani, come temesse che potesse volare via per la
troppa
felicità.
«Juvia
non pensava che
questo momento sarebbe arrivato, non così presto»
mormorò con gli occhi chiusi.
«Juvia è così felice. Ovviamente
dirà di sì!» esclamò
avvampando ancora di più.
Non diede peso
al sospiro
pesante di Gray.
«Non
ti sembra di
esagerare?» domandò lui, apparentemente calmo.
Juvia riaprì gli occhi. Non
sembrava particolarmente emozionato.
Forse
sentiva naturale farle quella proposta?
Senza smettere
di gongolare,
Juvia tentò di ricomporsi un minimo – senza
peraltro riuscirci.
«Juvia
è così emozionata»
disse, senza rispondere davvero.
«Non
vedo perché» calcò
Gray, fissandola dubbioso.
«Il
cuore di Juvia batte
così forte», continuò lei tranquilla.
«Andrà subito a prepararsi!»
«Bene,
partiamo domattina»
comunicò Gray secco. Le passò un foglio.
«Qui trovi i dettagli».
Il suo cuore
perse un
battito, nel ricevere quel semplice pezzo di carta. Gray non aggiunse
molto, la
salutò e tornò in stanza.
Fantasticando
sul luogo
scelto da Gray per le nozze, Juvia si spostò vicino alla
finestra per leggere
meglio. Le saltò subito all’occhio una singola
parola, scritta in grande in
cima.
Il suo
entusiasmo si spense
in un attimo, chinò il capo e lasciò che le
braccia ricadessero ai fianchi.
“RICOMPENSA”.
Non sapeva se
ridere o
piangere. Aveva frainteso tutto, come
sempre; Gray voleva semplicemente andare in missione.
Però,
pensò
risollevandosi d’un tratto, voleva
andarci con lei.
Con lei, non con Lucy. Sorrise.
Anche questa era
una
vittoria, giusto?
Corse in camera,
decisa a
prepararsi al meglio.
Avrebbe
fatto di tutto per essere degna di Gray.
P.S.
Rinnovo l'invito a farmi sapere se c'è qualcosa che non vi convince; le critiche ragionate sono sempre ben accette!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Quadro ***
Quadro
Prompt #13:
Quadro
«Prendilo,
Juvia! Viene
verso di te!»
«Non
passerà!» assicurò
Juvia, bloccandosi e mettendosi in posizione. Vide subito
l’uomo correre verso
di lei; materializzò dell’acqua e la
spedì sotto i suoi piedi, facendolo
inciampare. L’uomo cadde di schiena sulla strada, il pacco
che aveva stretto
sotto braccio volò via. Juvia si slanciò in
avanti per afferrarlo, ma non
riuscì; l’oggetto cadde a terra, si
sentì un clic.
Gray fu al suo
fianco in un
secondo. «Si è rotto?»
domandò con vaga preoccupazione. Recuperare
l’oggetto rubato era l’obiettivo della
loro missione.
«Juvia
non lo sa» fu la
risposta mormorata. La maga raccolse il pacco e iniziò a
scartarlo
delicatamente, decisa a non provocare ulteriori danni al suo contenuto.
Gray si
chinò accanto a lei
per vedere.
Si ritrovarono
ad ammirare
un bellissimo quadro raffigurante un incontro notturno: una giovane
donna era
affacciata al balcone con gli occhi chiusi. Sotto di lei, nel cortile,
c’era un
ragazzo, forse intento a sussurrare poesie d’amore.
«Gli
Amanti» bisbigliò Gray,
pronunciando il titolo del quadro. «Sembra intatto»
commentò.
«C’è
una piccola crepa nella
cornice» asserì Juvia, indicandola.
Lui vi mise la
mano sopra e
congelò la cornice in quel punto. «Per un
po’ reggerà» disse.
Si rialzarono
entrambi.
Legarono il ladro e lo consegnarono, insieme alla refurtiva, a chi di
dovere.
Corsero in stazione e riuscirono a non perdere il treno per un soffio.
«Sai,
Gray» iniziò Juvia una
volta che furono seduti tranquilli nel loro scompartimento,
«a Juvia quel
quadro è piaciuto tanto».
Il ragazzo non rispose,
ma,
lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, accennò un sorriso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Cucciolo ***
Cucciolo
Prompt #14:
Cucciolo
«Com’è
carino!»
Gray
si interruppe a metà d’un
passo, stranamente irritato da quell’affermazione. Juvia si
era bloccata in
mezzo alla strada per definire “carino” qualcuno
che non era lui?
Non
era geloso –
assolutamente no –, ma quella novità
l’infastidì. Non era mai successo prima.
Sbuffò, scacciando quei ridicoli pensieri. Era insolito,
d’accordo, ma adesso
Juvia l’avrebbe raggiunto e avrebbero ripreso a camminare
fianco a fianco.
Ne
era assolutamente certo…
eppure dopo trenta secondi Juvia ancora non aveva dato alcun segno.
Combattendo
il fastidio crescente, si girò parzialmente indietro.
Quello
che vide lo lasciò a
bocca aperta. Poté solo fissare Juvia dandosi dello stupido;
gli veniva da
ridere.
Lei
notò il suo sguardo e
gli sorrise, riuscendo a farlo sentire ancora più
irrimediabilmente stupido.
«Non
trovi anche tu che sia
carinissimo, Gray?» domandò lei, avvicinandosi. In
braccio teneva un cucciolo
di cane, non avrebbe saputo definirne la razza. Aveva il pelo castano e
morbido
e gli occhi nerissimi puntati su Juvia. Scodinzolava felice.
Gray
avrebbe voluto
prendersi a schiaffi. Geloso di un
cucciolo. Aveva decisamente toccato il fondo.
Allungò
una mano ad
accarezzarlo. L’amabile creatura volse rapidamente la testa
verso di lui – per guardarlo
male, avrebbe giurato Gray, ma non lo disse. Ritrasse la mano.
«Certo,
proprio carino»
commentò accigliandosi. Forse non aveva avuto poi tutti i
torti a ingelosirsi-
cancellò l’ennesimo assurdo
pensiero
scuotendo con decisione la testa.
Si
sentiva scrutare dall’animale,
e non gli piaceva. «Non possiamo certo portarlo con noi,
però. Dobbiamo
rimetterci in viaggio».
Vide
Juvia esitare. «Presto
sarà inverno» disse lei. «Non potremmo
portarlo con noi fino al prossimo
villaggio? Se lo lasciamo qui tutto solo morirà di freddo,
poverino!» aggiunse
infervorata.
Non
farlo, pensò
Gray, non
guardarmi con quegli occhi. Ma era troppo tardi per chiederlo.
Squadrò
un’ultima volta il
cane, che continuava – ne era convinto – a
guardarlo storto. Proprio in quel
momento il cucciolo si voltò nuovamente verso Juvia e la
leccò in faccia,
agitando contento la coda. Juvia sorrise intenerita – fu
troppo.
Gray
sospirò, reprimendo i
suoi istinti ostili. «D’accordo»
concesse, così piano che Juvia quasi non lo
sentì. «Ma lo lasceremo al primo villaggio utile,
non voglio palle di pelo in
casa» sottolineò.
Il
sorriso della maga
stavolta fu tutto per lui, e lo convinse che – tutto sommato
– aveva fatto bene
a cedere.
Passare
la seguente mezz’ora
a sentirsi osservato da Neve, come Juvia aveva ribattezzato il cucciolo
tra le
sue braccia, fece leggermente traballare la sua convinzione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Labbra ***
Cucciolo
Prompt #15:
Labbra
«Gray? Gray, mi stai
ascoltando?»
La risposta più giusta alla
domanda di Cana sarebbe stata no. Seduto
accanto a lei al bancone della gilda, Gray aveva smesso quasi subito di
ascoltarla, attratto magneticamente da qualcuno seduto a un tavolo poco più in
là.
Juvia stava parlando con
Levy e Lucy, forse stava raccontando loro della missione, non avrebbe saputo
dirlo. L’unica cosa che riusciva a vedere erano le labbra di Juvia.
Si muovevano lentamente,
adattandosi alle espressioni facciali della loro proprietaria.
L’ennesimo richiamo di Cana
lo riscosse. Scrollò le spalle, voltandosi verso di lei. «Certo» bofonchiò,
«continua pure».
Lei lo guardò dubbiosa, ma
non si fece pregare e riprese il suo racconto. Aveva a che fare con un ragazzo
incontrato qualche giorno prima, mentre lui era in missione – non riusciva a
interessarsene, perse nuovamente l’attenzione quasi subito… ma una parola la
riattivò.
«Hai detto?» chiese. La
domanda gli era salita spontanea alle labbra, non aveva potuto trattenerla.
Cana gli sorrise maliziosa,
bevendo un altro sorso di birra prima di graziarlo con una risposta. «Adesso ti
interessa? Ci siamo b a c i a t i»
ripeté, scandendo bene ogni lettera.
Gray avvampò, pregando tra
sé che fuori non si notasse.
Senza un’altra parola, si
alzò e uscì dal locale. Un altro secondo lì dentro e avrebbe rischiato di
saltare letteralmente addosso a Juvia – meglio evitare, decisamente.
«Un po’ di solitudine mi
farà bene» mormorò tra sé, ma non poté godersela a lungo.
«Gray?» lo chiamò una voce
familiare. «Va tutto bene?»
Juvia l’aveva seguito all’esterno.
«Juvia ti ha visto alzarti all’improvviso, era preoccupata», spiegò, muovendo
le sue labbra ipnotiche.
Gray si voltò dall’altra
parte, muovendo qualche passo nella via fortunatamente deserta.
«Sto bene. Non
preoccuparti».
«Juvia… ha fatto qualcosa
che non va?» domandò ancora lei, con voce un po’ tremante. «Sembri arrabbiato».
Sì,
con me stesso.
«Non sono arrabbiato»
chiarì, voltandosi. Lo sguardo gli cadde subito sulle labbra; il sorriso a loro
tanto naturale era svanito in una smorfia tesa. «Solo» iniziò, ma non finì.
«Davvero non sei arrabbiato
con Juvia?»
Si avvicinò, già più
rilassata, con occhi pieni di speranza e le labbra leggermente dischiuse.
L’ultima barriera di Gray
cadde. Afferrò Juvia per un braccio e l’attirò a sé, sigillando quella bocca
così tentatrice con la sua. Restarono così per un tempo che parve infinito.
Quando si staccò, il volto
di Juvia aveva assunto lo stesso rosso delle sue labbra. Gray avrebbe potuto ridere, se non fosse stato così
imbarazzato.
Lasciandole il braccio le
prese la mano e si voltò. «Torniamo a casa» riuscì a dire, senza lasciarle il
tempo di chiedere nulla.
Juvia non aggiunse niente, ma
lo affiancò e gli sorrise, stringendosi al suo braccio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Shopping ***
Cucciolo
Prompt #16:
Shopping
Erano cinque minuti che Gray
faceva avanti e indietro con le mani nei capelli. Aveva dovuto impedirgli di
spogliarsi già un paio di volte, e – per quanto da una parte vederlo così
agitato per una sciocchezza del genere la facesse sorridere – iniziava a
spazientirsi.
«Se ti fermassi un secondo e
ti guardassi intorno», tentò di dire,
«Lo sto facendo! Non ci
capisco niente!» esclamò il ragazzo impedendole di terminare la frase. Si
bloccò, però: almeno quello l’aveva ottenuto. «È per questo che ti ho chiesto
aiuto, Levy! Solo tu puoi salvarmi!»
Levy sospirò. «Te l’ho
detto, non sceglierò al posto tuo» gli ricordò. «Su, Gray: sai bene quanto me
che sarà felicissima con letteralmente qualsiasi
cosa tu scelga di regalarle! Stiamo parlando di Juvia».
«È la prima volta che cerco
qualcosa per una ragazza! Non so nemmeno quant’è passato dall’ultima volta che
ho fatto un regalo…» c’era una sottile nota di disperazione, nella voce di
Gray, ma non bastò a muoverla a compassione.
Al contrario, Levy inarcò un
sopracciglio e poggiò le mani sui fianchi, guardandolo severa.
«Stiamo parlando di Juvia» ripeté. «Probabilmente neanche se l’aspetta,
un regalo! Ti stai preoccupando esageratamente, Gray. Non è da te».
«Ma–»
Levy lo fermò. «Se non ti
decidi a propormi qualcosa, me ne vado» minacciò.
Funzionò: dopo un ultimo
pesante sospiro e un odio fare shopping bisbigliato,
Gray si avventurò tra gli scaffali alla ricerca del dono perfetto.
Juvia era un po’ giù.
Avrebbe voluto passare la giornata con Gray, ma lui era sparito tutta la
mattina senza dirle dove. Aveva controllato nei luoghi che frequentava di
solito e alla Gilda, ma non ne aveva trovato traccia.
L’unico indizio era venuto
da Cana: “L’ho visto chiacchierare con Levy, ieri sera”, aveva detto. Juvia era
andata in confusione. Levy amava Gajeel, non era una sua rivale in amore…
oppure sì? Non c’era neanche lei, alla Gilda.
Decisa a fidarsi di Gray,
andò in cucina a scaldare dell’acqua per un tè. Sul ripiano aveva lasciato a
riposare una torta, ormai pronta: mancava solo chi la mangiasse.
Sentì un rumore provenire dall’ingresso,
forse la porta che si apriva, e subito dopo dei passi: i suoi passi, ne era certa. Gli corse incontro, dimentica del tè.
«Dolce Gray!» esclamò
abbracciandolo non appena fu nel suo raggio d’azione. Gray si sbilanciò e
riuscì a non cadere solo per miracolo. «Piano, Juvia» mormorò, ma non sembrava
arrabbiato. «Potresti lasciarmi?» le domandò calmo.
Juvia eseguì, un po’ delusa
da quella reazione fredda. Però lui era lì, contava questo. Voleva chiedergli
dove fosse stato, ma le parole le si spensero in gola.
Gray le stava porgendo un
involucro brillante. Le brillarono gli occhi.
«Un regalo?» bisbigliò
incredula. «Per Juvia?»
Gray annuì, impacciato.
«Auguri».
Juvia soffocò un’esclamazione
di gioia. Tastò il pacchetto; era morbido. Dentro trovò un cappellino blu e
argento, simile a quello che indossava di solito.
«È bellissimo» commentò con
le lacrime agli occhi.
«Juvia non è mai stata così felice». L’abbracciò nuovamente, e
stavolta lui non si sottrasse.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Promessa ***
Futuro
Prompt #17:
Promessa
Gray spalancò gli occhi di
colpo. Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dov’era e che aveva i pugni
serrati attorno al lenzuolo.
Si passò una mano sulla
faccia, trovando tracce d’acqua.
Era
stato soltanto un incubo… ancora.
Aveva rivissuto per l’ennesima
volta la morte di Juvia tra le sue braccia.
Si alzò, troppo agitato
per riaddormentarsi. L’incubo gli aveva dato tregua per un po’, se n’era quasi
dimenticato, totalmente assorbito nella sua nuova, tranquilla quotidianità.
Ma era tornato a
visitarlo, e gli fu facile intuirne il motivo.
Era successo il giorno
prima. Il fratello di un uomo che avevano catturato li aveva cercati per
vendicarsi, si era portato alcuni amici. Non erano pericolosi, tanto che
inizialmente si era limitato a schivare i loro attacchi, lasciando che si
sbilanciassero e rendessero innocui praticamente da soli. Era bastato un
attimo: non sentendosi in pericolo, si era distratto, non aveva visto il
coltello arrivare.
Juvia sì. Gli si era
parata davanti senza esitare un secondo.
Splash!
Non si era fatta niente,
ma gli aveva inevitabilmente riportato alla mente un episodio ben più grave.
Anche in quel caso era finita bene, grazie a Wendy, ma ancora non riusciva a
perdonarsi per non essere stato in grado di proteggerla. Per aver lasciato che
fosse lei a sacrificarsi.
Uscì dalla stanza,
istintivamente la cercò. Aveva bisogno di vederla, di accertarsi che stesse
bene, per quanto illogico fosse. Certo
che stava bene.
Juvia dormiva tranquilla,
immersa in sogni certo più felici dei suoi, o almeno se l’augurò. Si sedette
accanto a lei, fermandosi a osservarla.
Lei aveva chiesto più
volte di dormire insieme, ma lui si era sempre opposto. Forse sarebbe stato meglio, invece.
Gli parve così bella, in
quel momento, fragile.
«Non permetterò che
succeda di nuovo una cosa simile» mormorò.
«Ti proteggerò a ogni
costo» promise più a sé stesso che alla ragazza, che non poteva sentirlo. Anche da te stessa, se necessario, pensò
allungando una mano a scostarle i capelli dagli occhi.
Nel sonno, Juvia sorrise.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Ago e filo ***
Viaggio
Prompt #18:
Ago e filo
«Spogliati, per favore!»
Gray congelò sul posto.
Spogliarsi non era un atto insolito per lui, anzi, ma che fosse qualcun altro –
Juvia, nello specifico – a esortarlo
in tal senso di usuale non aveva nulla.
«Scusami?» domandò,
dicendosi che doveva aver sentito male. Si voltò verso la maga: lo fissava con
espressione decisa, dissuaderla da qualsiasi cosa si fosse messa in mente
sarebbe stato difficile – per chiunque tranne lui, a onor del vero. Gray dubitava
che Juvia l’avrebbe mai contraddetto.
«C’è uno strappo» disse lei,
indicando un punto sulla sua schiena. «Se le dai la maglietta, Juvia può
ricucirla subito» spiegò con un sorriso convinto.
Preso alla sprovvista, Gray
passò quasi un minuto a fissare la stoffa strappata. Non l’aveva minimamente
notato. Senza sapere bene che dire, fece quel che gli riusciva meglio e le
passò la maglia borbottando un «Grazie». Juvia annuì nel prenderla e,
recuperati rapidamente ago e filo, si mise al lavoro su una sedia in cucina.
Non avendo niente di meglio
da fare, Gray rimase lì a osservarla.
«Oh». Più che un gemito,
Juvia emise un’esclamazione sorpresa quando l’ago le punse il dito. Non reagì
subito, perdendosi a fissare confusa il puntino rosso che si era subito
fermato. Non le provocava dolore.
«Che fai lì ferma? Fa’
vedere!» l’esortazione brusca di Gray la riscosse. Non si oppose mentre le
prendeva la mano per osservare più da vicino la “ferita”.
«Non è niente di grave» si
schermì, cercando di tranquillizzarlo. Intanto però il sangue aveva iniziato a
uscire, e ne colò un po’ anche sulle dita di Gray. «Juvia non voleva»,
balbettò.
«Non importa» tagliò corto
Gray, lasciandole la mano. «Dovresti sciacquarti anche tu» le disse, avviandosi
verso il lavandino. Il rosso del sangue risaltava sulla sua mano pallida.
Juvia fu folgorata da un’idea,
lo sguardo le ricadde sul suo dito.
Il
sangue di Juvia, pensò emozionata, è come un filo rosso che la lega a Gray!
Il filo rosso, Juvia lo
sapeva, lega gli amanti e non sempre è visibile, quindi anche lavandolo non
sarebbe andato via. Sentendosi d’un tratto molto più leggera, raggiunse Gray e sfruttò
il getto d’acqua per pulire il dito, sotto lo sguardo stupito del ragazzo.
Sembra…
felice di essersi ferita?
Quella domanda l’accompagnò
per il resto del pomeriggio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Rubare ***
Viaggio
Prompt #19:
Rubare
Lasciata indietro da tutti,
Juvia aveva presto imparato a osservare.
Quando Gray era entrato
nella sua vita, tutta la sua attenzione si era concentrata su di lui. Adesso
riusciva a intuire il suo stato d’animo con un solo sguardo. Conosceva ogni sua
espressione, capiva quando qualcosa non andava da un sopracciglio leggermente
più inarcato.
Aveva da poco scoperto,
tuttavia, di essersi sbagliata: c’era un lato di Gray che aveva scoperto solo
negli ultimi giorni. Un lato che non le dispiaceva affatto.
Allora osservava, con anche
più attenzione di prima, e ne cercava i segni. Riconoscendoli, ne approfittava
per i suoi nuovi furti preferiti.
Sentì lo scricchiolare della
porta, riconobbe i passi di Gray. Si affacciò dalla porta della sua stanza e ne
spiò l’espressione.
Trovò quel che sperava.
Sorrise.
«Bentornato!» esclamò
avvicinandosi.
Lui si voltò verso di lei,
increspò le labbra. Fece per ricambiare il saluto, ma non riuscì.
Juvia l’anticipò,
impegnandogli la bocca con la sua. Fu un attimo: uno scontro di labbra, uno scambio di sospiri. Un attimo, poi si staccò.
Non aspettò la sua reazione,
andò in cucina a preparare qualcosa: le era sembrato affamato.
Gray non reagì subito, preso
in contropiede. Non si era ancora abituato a quella novità. Vide Juvia sparire nell’altra stanza e solo allora si
concesse un sorriso.
Dopo che le aveva rubato un
bacio fuori dalla Gilda, Juvia aveva iniziato a prendersi più libertà. Era
divenuta più intraprendente, ma la cosa non gli dispiaceva – anzi.
Si spogliò e la raggiunse in
cucina, felice quanto lei per quegli attimi
rubati.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Selfie ***
Viaggio
Prompt #20:
Selfie
Asuka fissava l’immagine
nella mano di Juvia con la piccola bocca spalancata in un’espressione di
stupore. «Magia!» esclamò alla fine. «Ci sono due Juvia, una grande e una
piccola! E c’è anche un piccolo Gray!»
Juvia sorrise alla bambina.
«È bellissima, vero?» chiese contenta.
Aveva ricevuto come
ricompensa per l’ultima missione il prototipo di un nuovo tipo di Lacrima, una
che doveva servire a scattare da sola le foto a chi vi si mettesse davanti.
Aveva subito voluto provarla con Gray, che dopo un po’ d’esitazione si era
fatto persuadere.
«Sorridi,
Gray!»
Vedendo la fotografia Juvia
aveva rischiato di innamorarsi di nuovo. L’immagine era così vivida, sembrava reale!
Era corsa alla Gilda a mostrarla
a chiunque le capitasse a tiro. La figlia di Bisca e Alzack, Asuka, ne era
rimasta particolarmente impressionata. «Voglio anch’io un disegno così!» stava
dicendo ora, guardando Juvia con gli occhi brillanti di determinazione.
Juvia non dovette
rifletterci molto. «Va bene» acconsentì spontanea, estraendo la Lacrima da
sotto il cappotto. La bambina la guardò adorante. Juvia la circondò con un
braccio e con l’altro resse l’oggetto davanti a loro. «Uno, due… dì magia!»
Pochi secondi dopo Asuka
trotterellò in giro per la Gilda tutta contenta d’avere una nuova gemella.
Juvia non aveva davvero
pensato alle conseguenze.
«Ne voglio una anch’io!
Juvia!» la raggiunse la voce squillante di Natsu da uno dei tavoli. Lo vide
alzarsi e precipitarsi verso di lei, presto imitato da Gajeel, Elfman… e
praticamente ogni altro membro presente.
«Togliti, Salamandra! L’avrò
prima io!»
«Solo i veri uomini possono averne
una!»
«Fammi vedere, Juvia! Ha
davvero un’ottima risoluzione» disse Lucy. Le si era avvicinata silenziosamente
e ora esaminava la Lacrima. «Voglio assolutamente provarla!»
Juvia arretrò, con la testa
che iniziava a girarle. Quanti scatti avrebbe dovuto fare?
«Dai, Juvia! Fammene una!»,
«Ehi! C’ero prima io!», «Dove pensi di andare, tu?!»
Improvvisamente avvertì un
tocco gentile sulla spalla.
«Smettetela di far casino!»
Bastò questo: Juvia recuperò
il sorriso, voltandosi a incrociare lo sguardo del suo amato Gray. Solo la sua
voce le infondeva una sicurezza incrollabile.
«Forza, tutti fuori! Faremo
uno scatto di gruppo» stabilì Gray, perentorio.
«Ma voi ne avete una da
soli!» protestò qualcuno. Il cipiglio del mago di ghiaccio bastò a zittirlo.
Borbottando, si riunirono
tutti nello spiazzo esterno alla Gilda, Gray e Juvia di fronte a tutti.
«Siete pronti? Tre… due… uno…»
«Magia!»
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Chiave ***
Viaggio
Prompt #21:
Chiave
«Avete visto Juvia?»
Lucy scosse la testa,
vagamente a disagio. Gray la ringraziò e si voltò, lasciando la Gilda.
«Puoi uscire ora» l’esortò
Lucy, toccandole una spalla. Juvia sobbalzò e per poco non sbatté la testa
contro la panca sotto cui si era celata alla vista del mago di ghiaccio.
«Non è da te nasconderti da
Gray» disse Lucy. «Cos’è successo?»
Juvia tenne gli occhi bassi;
senza rialzarsi si sedette a terra e si strinse le ginocchia.
«Juvia l’ha persa», mormorò
sconsolata. «Juvia si vergogna tanto!»
Levy si avvicinò, confusa
quanto Lucy. «Cos’hai perso, Juvia?» le domandarono con gentilezza.
La ragazza non si mosse,
bisbigliò qualcosa.
«Così è impossibile capirti.
Dai, potremmo aiutarti!» propose Lucy chinandosi vicino a lei.
Juvia sollevò incerta gli
occhi. «Gray l’aveva affidata a Juvia, e lei l’ha persa! Gray non la perdonerà
mai» singhiozzò. Rimase in silenzio per un po’, prima di riprendere sotto gli
sguardi attenti delle due compagne. «Juvia ha perso la chiave», confessò
balbettando l’ultima parola.
«La chiave?» ripeté Levy.
«Quale?»
«La preziosa chiave di casa
di Gray!» Juvia aveva gli occhi velati. «Se finisse in mano alle persone
sbagliate, Juvia non se lo perdonerebbe mai!»
Levy e Lucy si scambiarono
uno sguardo. «Non è così grave, Juvia» tentò di rassicurarla la bionda. «Può
capitare a tutti di perdere una chiave».
In risposta ottennero solo
un deciso segno di diniego.
Levy posò una mano sulla
spalla di Juvia. «Possiamo aiutarti a cercarla. Sai dove potresti averla
persa?»
L’espressione di Juvia tornò
triste. «Juvia non lo sa! Pensava di averla lasciata sul tavolo, ma stamattina
non l’ha trovata!» strinse con più forza le ginocchia. «Juvia non sa che fare»
mormorò.
«Magari ti sono cadute qui
alla Gilda. Forza, controlliamo!» propose energicamente Levy. Le tese una mano
e le sorrise. «Ce la faremo!»
Juvia accettò la mano e si
alzò, non ancora rassicurata. «Va bene» acconsentì, non troppo convinta.
Passarono il pomeriggio a
esaminare ogni centimetro dell’edificio, ma della chiave di Juvia non trovarono
traccia.
«Non tremare così. Gray
capirà, ne sono certa» insisté nuovamente Lucy.
Juvia scosse la testa.
«Juvia non può affrontare Gray così!» ripeté. «Non lo merita!»
Lucy le sorrise
incoraggiante. «Non è così» affermò sicura. «Ora»
«Finalmente ti ho trovata!»
Juvia si paralizzò sul
posto, Lucy si rasserenò. «Ora ti lascio con lui. Andrà tutto bene!» concluse,
per poi allontanarsi rapidamente.
Juvia strinse l’orlo del suo
cappotto e si voltò verso la voce.
«È tutto il giorno che ti
cerco», affermò Gray raggiungendola. «Si può sapere dov’eri finita?»
«Juvia» iniziò a dire, ma
vide qualcosa che la bloccò. «Come…»
Gray le stava porgendo una
chiave. La sua.
«Stamattina l’ho presa per
sbaglio, l’avevo scambiata per la mia. Ti ho cercato per ridartela ma… insomma,
si può sapere dov’eri?»
Juvia restò immobile,
incapace di proferire parola. Non l’aveva persa, dopotutto.
Gray la squadrò. «Sei più
silenziosa del solito» notò. «Hai freddo? Dai, vieni. Rientriamo».
Juvia annuì. Seguendolo
verso la porta sorrise.
Juvia
è stata sciocca.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Ombre ***
Ombre
Prompt #22:
Ombre
A volte Gray fissava Juvia e si trovava a chiedersi come fosse possibile che esistesse qualcuno così puro, senza alcuna ombra.
Certo, era ironico. Forse lei avrebbe detto il contrario, parlando di sé: in passato era stata parte di Phantom Lord, il loro primo incontro l'avevano avuto da nemici.
Eppure Gray non poteva che vederla così: ogni singolo gesto di Juvia, ogni sua reazione esagerata nei suoi confronti ai suoi occhi sprizzava luce.
Per lui era molto diverso.
Incapace – o quasi – di dimostrare il suo affetto, al contrario di lei, avvertiva costantemente le ombre del suo passato accanto a sé.
I suoi errori, le persone che li avevano scontati.
Ur, Ultear. I suoi genitori. A volte persino Lyon.
Tutti loro tormentavano i suoi sogni, ombre spettrali, ma non erano loro l'incubo peggiore, no.
A farlo tremare di notte era l'immagine del suo sole, l'immagine di Juvia che si sacrificava per lui.
Allora stringeva i pugni, Gray, e si svegliava ansante nel letto.
L'unica in grado di far svanire le cupe illusioni era proprio Juvia, con il suo sorriso sempre così perfetto, luminoso.
Juvia che non si era arresa con lui, mai.
Juvia che ora lo fissava stupita, chiedendosi se avesse sentito bene quel che lui aveva appena proposto.
Gray accennò un sorriso imbarazzato.
«Solo se lo vuoi anche tu» specificò, sebbene fosse quasi inutile. Comprendeva la sorpresa della ragazza, ma sapeva anche benissimo quale sarebbe stata la sua risposta.
Non si ingannava: passata l'incredulità, gli occhi di Juvia si riempirono di gioia. «Sicuro?» gli chiese con gli occhi brillanti.
Gray pensò che, se anche non lo fosse stato, non avrebbe potuto negare di fronte a quello sguardo. Annuì brevemente.
«Certo!» esclamò felice, gettandogli le braccia al collo. Gray non se ne accorse, ma le sue ombre arretrarono in quell'istante.
L'avrebbero sempre accompagnato, ma si sarebbero fatte meno invasive, più remote. Il ricordo di qualcosa che è stato ed è importante, ma non più come un tempo.
L'incubo su Juvia, invece, presto svanì del tutto: dopo quella sera si ripresentò qualche volta, ma la presenza rassicurante della ragazza accanto a lui nel letto riuscì sempre a scacciarlo.
Gray si chiese spesso se la maga avesse idea di quanto realmente l'avesse salvato.
~NdA~
Scusate per l'html un po' pasticciato, non sono dal mio pc e non ho potuto avvalermi di NVU, che uso normalmente. E' un html fatto in casa, e anzi penso che non sia venuto neanche troppo male, rispetto a quel che temevo.
Lo sistemerò quanto prima, comunque!
A proposito, ringrazio Jill Shitsuji per avermi dato una mano nella disperazione per il prompt di oggi ❤️
Grazie per aver letto e a presto!
Un
bacio,
Mari |
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Dormire ***
Promessa
Prompt #23:
Dormire
«Potremmo dormire insieme.»
Juvia
aveva creduto di esserselo immaginata, lì per lì.
Aveva
sognato tante volte di sentire una frase del genere da Gray, non le era parso
vero.
Appurato
che sì, aveva capito proprio bene, aveva accettato con entusiasmo.
Un
po’ troppo, forse, perché ora non riusciva a chiudere occhio. Gray al contrario
si era assopito subito; percepiva il suo respiro regolare accanto a sé.
Vederlo
dormire con espressione serena la riempì di sollievo: le era sembrato stanco,
negli ultimi giorni, come se non riposasse abbastanza. Ma forse si era
sbagliata, dopotutto.
Incapace
di addormentarsi, rimase a fissarlo. Gray, il mago che le aveva mostrato la
luce. Le era piaciuto fin dal primo istante, quando ancora sapeva soltanto che
fosse un mago di Fairy Tail. La Gilda
nemica.
Era
durante il loro scontro che aveva iniziato a scoprire la sua gentilezza. L’aveva
seguito, e più imparava a conoscerlo, più se ne innamorava.
L’idea
che un sentimento così forte potesse esistere non l’aveva mai neanche sfiorata,
prima.
Vide un’ombra passare sul volto di Gray. Stava tremando? Istintivamente Juvia cercò la
mano del ragazzo, la strinse.
Juvia
è qui con te. Andrà tutto bene.
Sperò che i suoi sentimenti potessero raggiungerlo, e
forse fu così; i lineamenti di Gray si distesero nuovamente.
Juvia sorrise felice. Non lasciò la mano
sorprendentemente calda del ragazzo.
Sentendosi avvolgere da un piacevole tepore, scivolò a
sua volta nel sonno poco dopo.
Buonanotte,
dolce Gray.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Appunti ***
Invito
Prompt #24:
Appunti
«Gray!! Preparati!»
Gray schivò il pugno di
Natsu spostandosi all’ultimo, distrattamente. Non aveva neanche sentito la sua
esclamazione, continuava a leggere e rileggere qualcosa.
Non notò neanche la risata
in sottofondo di Gajeel, che si affrettò a buttarsi nella mischia. I due dragon
slayer si spostarono da un’altra parte.
«Cosa leggi così
intensamente, Gray?» domandò Mira con il più bello dei suoi sorrisi. Dall’altra
parte del bancone, occhieggiò il blocchetto che teneva in mano. «Non sarà»
esclamò portandosi una mano alla bocca «che hai scritto una lettera a Juvia,
come ti aveva chiesto?»
Sentire quel nome lo
riscosse. Impiegò qualche secondo ad assimilare le parole di Mirajane. «No» si
affrettò a contraddirla alla fine.
«Sì, lo immaginavo» replicò
lei annuendo. «Le lettere non si scrivono su fogli così piccoli».
Gray si astenne dal
chiederle perché l’avesse chiesto, se lo sapeva già. Aveva altro in mente,
comunque.
«Allora, cos’è?» insisté
Mira asciugando un bicchiere.
«Nulla… cioè…» balbettò
imbarazzato.
«Nulla, cioè? Non ti si vede
spesso così impacciato, Gray» rise Cana accanto a lui, facendolo sobbalzare.
Non l’aveva notata prima. «Dai, fa’ vedere» l’esortò, allungando un braccio nel
tentativo di impadronirsi dell’oggetto.
Gray si ritrasse di scatto.
«È solo» cominciò, ma fu interrotto da un verso di stupore emesso da Mirajane.
Per sottrarsi a Cana aveva dato le spalle al bancone, fornendo alla barista
un’ottima visuale sulle sue preziose note.
«Comprare i fiori, prenotare
il ristorante, ritirare l’anello» recitò a voce – decisamente troppo – alta,
leggendo. Si portò le mani alle guance e dondolò la testa con espressione
sognante. «Avremo presto un matrimonio, allora!»
Gray avvampò.
Cana sorrise, dandogli di
gomito. «Juvia sarà al settimo cielo! Cerca di non farla svenire, magari» si
raccomandò. Vedendo che il ragazzo era rimasto di sasso e ormai incapace di
difendersi, ne approfittò per impadronirsi definitivamente del blocchetto
incriminato.
Rise. «Hai segnato proprio
tutto, eh?» commentò. «Però, che è questa storia? Ristorante Dalia? Devi
proporti qui alla Gilda, non scherzare! Mira può riservarti un tavolo, vero,
Mira?»
L’interrogata annuì con un
sorriso innocente.
«Terra chiama Gray!» esclamò
Cana battendogli le mani in faccia. Il colpo lo fece tornare in sé, abbastanza
da permettergli di recuperare le sue note.
«Non vi riguarda» asserì
cercando di darsi un contegno che aveva ormai inesorabilmente perso. «E
comunque dovrei essere matto per farlo qui! Nella migliore delle ipotesi Natsu
proverebbe a colpirmi mentre cerco di darle l’anello».
«Sei certo che Juvia voglia
un ristorante, Gray? Penso che apprezzerebbe anche, forse di più, qualcosa di
meno appariscente. Semplice, come i vostri sentimenti. Capisci?» intervenne
Mira, comprensiva.
Gray sospirò. «Non è così
facile» borbottò.
«Provaci» disse Cana
aprendosi una botte. «A volte è tutto molto più semplice di quanto pensiamo».
Gray diede un’altra occhiata
alle note, poi, dopo una breve esitazione, le stracciò.
Sapeva che avevano ragione,
quegli appunti erano stati solo un tentativo di dominare l’ansia. Per cosa,
poi? Conosceva già la risposta di Juvia.
«Proverò a renderlo
semplice», promise più a sé che a loro, ricevendo un sorriso d’approvazione in
risposta.
~NdA~
Questa proprio non voleva
saperne di rientrare in 500 parole, ho dovuto tagliare un bel po' di
roba per non finirla troppo bruscamente.
Vi anticipo che il prompt
#30 è "Matrimonio" :') Non sono ancora del tutto certa che sarà il
loro, però. In ogni caso, ne vivremo ancora delle belle con questi due!
Già che ci sono, tengo a ringraziare tutti voi che mi lasciate
un parere o mi inserite tra le preferite/ricordate/seguite, è
bello sapere che questa raccolta vi trasmetta qualcosa ❤
Un bacio, a domani!
Mari
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Calze ***
Viaggio
Prompt #25:
Calze
Gray prese un bel respiro
prima di aprire la porta di casa.
Rientrò, già più calmo e –
sperò – mentalmente preparato a fare quel che aveva rimandato anche troppo.
Chiuse la porta, passò qualche secondo.
Nulla.
Si stupì. Generalmente Juvia
era in casa a quell’ora, e i suoi piccoli assalti
all’ingresso erano divenuti la norma. Una piuttosto piacevole, in effetti.
Scrollò le spalle; gli
veniva da ridere. Si era abituato talmente tanto alla sua presenza da darla per
scontata? Che sciocco. Magari era uscita con Lucy, o con Lisanna. La giovane
sorella di Mira le si era molto affezionata, aveva notato.
Fece per togliersi la giacca
– che non trovò – quando sentì un rumore, come il tonfo di un oggetto caduto. Proveniva
dalla sua camera. Non più solo sua,
in effetti.
«Juvia? Ci sei?» chiamò,
stupito, avvicinandosi circospetto alla stanza. La porta era chiusa.
«Ah! Sì!» si sentì
rispondere. Si bloccò davanti alla porta, rassicurato ma più confuso di prima.
Afferrò la maniglia – «Aspetta! Non entrare!»
«Perché?» domandò. La
stranezza della situazione iniziava a infastidirlo. «Devo parlarti» annunciò
senza darle il tempo di rispondere. Non aspettò oltre per aprire la porta.
«Gray, no!» l’esclamazione
di Juvia gli arrivò attutita, mentre una massa non ben identificata, perso il
sostegno della porta, gli crollava addosso senza tanti complimenti.
Ma
che?
«Juvia è dispiaciuta! Si è
lasciata un po’ trasportare, e ora la stanza è piena» spiegò una
sconsolatissima Juvia, che gli era accorsa incontro per aiutarlo a liberarsi di
qualsiasi cosa l’avesse appena sommerso. Sbatté gli occhi e esaminò uno di quegli
oggetti da vicino.
«Calze?»
La domanda gli sfuggì
spontanea. Guardandosi intorno, erano ovunque, disseminate in vari mucchi per
la stanza. Sul letto notò vari gomitoli e degli arnesi da cucito. «Perché hai
riempito la stanza di calze?»
Juvia finì di sistemare su un’altra
pila quelle che erano cadute. «Sono per l’orfanotrofio» raccontò. «Juvia c’è
stata ieri con Cana. I bambini hanno tanto freddo questi giorni, così Juvia ha
pensato di preparare tante calze calde!» spiegò tutto d’un fiato, in tono
dispiaciuto. «Però forse ne ha fatte un po’ troppe, e ora la stanza…»
La fermò con un cenno della
mano. «No… va bene» disse. Osservando con più attenzione la calza che aveva in
mano, notò che era piccola, da bambino, appunto. Ora il disordine nella stanza
gli apparve in un altro modo; Juvia era sempre Juvia, ma aveva avuto un
pensiero davvero gentile. «Posso aiutarti in qualche modo?»
Juvia ora lo guardava
felice. «Non sei arrabbiato?» mormorò.
Scosse la testa e accennò un
sorriso. «No. Però sarà meglio sistemare o stanotte dovremo dormire per terra.
Posso pensarci io».
«Allora Juvia preparerà la
cena!» esclamò raggiante la ragazza. «Grazie, Gray!»
Prima di lasciare la stanza diretta
in cucina, lo abbracciò. Un abbraccio caldo, pieno d’affetto.
Ricambiando la stretta, Gray
si sentì – finalmente – a casa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Titolo ***
Viaggio
Prompt #26:
Titolo
«Blupioggia e le sette
fate!»
«No, Il drago addormentato
nella grotta!»
«Io voglio Cappuccetto
d’Argento!», «Quella con il demone che se la mangia?», «Sì!», «No, mi fa
paura!»
Juvia sorrise intenerita ai
bambini seduti intorno a lei. Sapendo bene cosa si prova a essere orfani,
vederli così allegri e pieni d’energia la riempiva di gioia.
Certo, forse erano anche troppo pieni d’energia, e soprattutto di
fiato. Da quando si era proposta per raccontare loro una storia si era
ritrovata sommersa di voci squillanti, tutte portatrici di un diverso titolo.
Metterli d’accordo sarebbe stato impossibile, si rese conto.
Si schiarì la voce. «Sono tutte
storie molto belle» disse, «ma le conoscete già. Non preferireste invece
qualcosa di nuovo?» propose, cercando di suonare convincente.
Amava i bambini, ma non era
certa di saperci trattare: non ne aveva mai davvero avuto l’occasione, prima.
Per questo aveva accettato entusiasta, quando Cana le aveva chiesto di dare una
mano all’orfanotrofio. Allora non aveva osato sperare, ricordò portando lo
sguardo sull’angolo opposto dell’enorme sala, ciò che invece era puntualmente
avvenuto: Gray si era offerto volontariamente di aiutare a sua volta.
Vederlo alle prese con i
bambini era stato meraviglioso: le era venuto spontaneo immaginarlo nelle vesti
di padre… scosse la testa. Non era il momento di fantasticare, i bambini la
stavano fissando.
«Qualcosa di nuovo?»
ripeterono alcuni.
Juvia annuì. «Una storia d’azione,
con un principe che salva una fanciulla oppressa da una terribile maledizione,
insegnandole a sorridere. Ma anche una storia d’amore, perché la fanciulla da
allora seguirà il principe ovunque, riconoscente e innamorata, venendone infine
ricambiata. Una storia così» disse, sognante. Fece una pausa, poi guardò i
bambini negli occhi, uno per uno. «Vi piacerebbe ascoltarla?»
«Sì!», esclamarono alcuni,
«Bleah, amore!», mormorarono altri; presto una domanda sovrastò tutto il resto,
però.
«Come si chiama la storia?»
«Il titolo, dicci il titolo!
O te la sei inventata?»
Juvia sbatté le palpebre;
non ci aveva pensato. «Certo che ha un titolo», affermò. «È…»
«Il principe di ghiaccio e la maledizione
dell’Acqua.»
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Paradiso ***
Viaggio
Prompt #27:
Paradiso
Gray sospirò, frapponendosi
tra due bambini che parevano pronti a prendersi a pugni. Erano già i terzi, ed
erano passati solo venti minuti da quando glieli avevano affidati.
«La violenza non risolve
nulla» sentenziò seriamente, pensando il contrario. «Qual è il problema?»
«Mi ha detto che sono
basso!» esclamò uno dei due. Gray lo squadrò rapidamente, portando poi gli
occhi sull’altro. «Siete bassi entrambi» affermò piatto.
I due bambini lo guardarono
in cagnesco, gli altri intorno si misero a ridere.
«Va bene, va bene, basta.
Venite tutti qui, mettetevi in cerchio – voi due ai lati opposti. Facciamo un
gioco» annunciò, resistendo alla tentazione di mettersi le mani tra i capelli.
Perché
mi sono offerto volontario? si chiese, rimproverandosi mentalmente.
Spiò l’altro lato della sala con la coda dell’occhio
– sapeva benissimo il perché.
Juvia. Lei
tra i bambini stava benissimo, contrariamente a lui. Ora era seduta in mezzo al
suo gruppo, raccontando chissà cosa con aria sognante.
Tornò a concentrarsi sui
suoi dintorni immediati. I bambini lo fissavano, alcuni imbronciati, altri solo
in attesa.
«Che gioco vorreste fare?»
domandò. Vide uno dei due rissosi di prima fare per parlare; «Tu no» lo zittì
sul nascere, per poi dare la parola a una bambina che aveva timidamente alzato
una mano.
«Dipingi il Paradiso!»
esclamò questa con un sorriso raggiante.
Gray inarcò un sopracciglio.
«Che gioco è?» s’informò scettico. Dubitava ci fossero dei pennelli nella
vecchia Chiesa.
«Oh, è facile» rispose
subito la bimba, felice d’essere stata presa in considerazione. «Bisogna
pensare a cosa, o chi, non può mancare perché siamo felici. Poi, a turno,
ognuno dice il suo: così costruiamo un Paradiso, unendo i ricordi speciali di
tutti!» spiegò.
«Che gioco strano» replicò
Gray d’istinto. Vide il sorriso della bambina velarsi, così si affrettò a
rettificare: «Voglio dire, non l’ho mai sentito! Certo, giochiamo. Inizia tu»
disse indicando un bambino a caso.
Quello parve emozionarsi,
vedendosi scelto per primo. «Il mio
skate!» esclamò dopo un solo attimo di esitazione. «La mia bambola!», «Erika!»,
«Leo!», «Il mio cuscino!» furono solo alcune delle risposte che seguirono.
«Nonno», disse per ultima la
bambina che aveva proposto il gioco. Gray si accorse che stava fissando lui –
tutti lo stavano facendo. «Tocca a te!»
«Eh?» gli uscì, colto alla
sprovvista.
«Certo, devi giocare anche
tu! A chi pensi quando immagini il Paradiso?» gli chiese uno dei bambini più
piccoli, seduto proprio accanto a lui.
Che sciocchezza, lui
partecipare?
Avvertì gli sguardi farsi
più pressanti. In fondo… perché no? Bastava menzionare un qualsiasi oggetto e
si sarebbero ritenuti soddisfatti.
Paradiso.
Socchiuse gli occhi. Avvolta in una nuvola bianca, Juvia
procedeva spedita verso di lui attraverso la navata di quella stessa Chiesa. Vedendola
sempre più vicina, capì che non era una nuvola a celare il suo corpo, ma un
candido abito da sposa…
«Sta bene?», «È tutto
rosso!», «Avrà la febbre?»
Gray scosse la testa,
scacciando imbarazzato quell’immagine.
«Juvia» mormorò, ma i
bambini non lo ascoltavano più.
Si schiaffò una mano in
fronte, ridendo tra sé.
«Ho rimandato abbastanza.»
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Sciarpa ***
Viaggio
Prompt #28:
Sciarpa
Juvia
non sapeva cosa
aspettarsi.
Gray
le aveva chiesto di
incontrarlo in una stradina secondaria di Magnolia, doveva
dirle qualcosa.
Il
primo istinto di Juvia
era stato di gioia, ovviamente. Si era sentita emozionata, aveva
pensato a
mille diverse ipotesi. Si era sentita leggera, aveva ispezionato
l’armadio
desiderosa di presentarsi al meglio.
Man
mano che si avvicinava,
però, l’eccitazione era scemata; una sensazione
d’inquietudine l’aveva presa
alla bocca dello stomaco, improvvisamente si era trovata a chiedersi il
perché di quello strano
appuntamento.
Gray si era comportato insolitamente, nell’ultimo periodo.
Juvia
aveva capito di che
strada si trattasse, avvicinandosi: ricordava, ricordava ancora molto
bene
nonostante fossero passati più di due anni.
Gray
aveva rifiutato la
sciarpa che aveva preparato per festeggiare i loro 413
giorni di conoscenza. C’era rimasta molto male, ma
poi avevano
chiarito – eppure, non era un ricordo piacevole. Pur senza
volerlo, quel giorno
Juvia aveva ferito Gray.
Perché
le aveva chiesto di
vedersi proprio lì? Anche lui ricordava ancora
quell’episodio, anche lui
provava una sgradevole sensazione solo a pensarci? Juvia sperava di no,
si disse che non era così,
tuttavia l’inquietudine
non la lasciò, le tenne compagnia fino al punto
d’incontro.
Gray
non c’era ancora; Juvia
non se ne accorse subito, ma stava nevicando. Come quella volta…
«Juvia».
Si
voltò di scatto, risvegliata
dalla voce di Gray.
Perse
un battito, nel
vederlo: indossava una sciarpa, la sua sciarpa.
«La sciarpa di Juvia», mormorò.
Lui
si nascose nella
sciarpa; sembrava a disagio? Il
cuore
riprese a batterle forte.
Gray
le indicò una panchina,
invitandola a sedersi per poi fare altrettanto.
«Juvia»,
ripeté. «È
complicato. Ormai viviamo insieme da un
po’…»
«Juvia
ne è tanto felice» esclamò,
interrompendolo. «Ma se vuoi che Juvia vada via,»
iniziò a dire con voce
tremante.
«Cosa?
No!»
Lo
disse con tanta enfasi
che la ragazza alzò lo sguardo, colpita. Aveva le lacrime
agli occhi: non voleva
cacciarla!
Fu
allora che Gray fece
qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e
lentamente –
Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse
un’estremità attorno a lei.
Poté
avvertire il suo
calore, arrossì per l’improvvisa vicinanza.
«Non
voglio che tu te ne
vada. Mai» le sussurrò Gray
all’orecchio; non poteva vederlo. «Resta con me,
Juvia» continuò lui – sentì
un fruscio, forse stava armeggiando con una tasca?
Gray
si spostò, in modo da
poterla guardare. Lo sguardo di Juvia, però, fu attratto
dall’oggetto che il
ragazzo teneva sul palmo della mano.
Un
anellino decorato con un
piccolo turchese a goccia.
Le
parole le si mozzarono in
gola.
«Sì»,
riuscì a mormorare
dopo svariati secondi, «sì».
Stringendogli
la mano con l’anello,
si voltò e lo baciò, lasciando alle labbra di
colmare il non-detto.
Un bacio bagnato,
traboccante
di gioia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Colla ***
Viaggio
Prompt #29:
Colla
Juvia era stata
troppo
lenta; non aveva potuto schivare l’attacco del mago
fuorilegge, e – la sua
preoccupazione maggiore – sospettò che anche Gray
ne fosse rimasto coinvolto.
Non sentiva
dolore,
tuttavia: solo uno strano calore al braccio sinistro,
realizzò stupita. Riservò
a dopo le indagini: individuò l’avversario e si
slanciò nella sua direzione,
decisa a non farselo sfuggire nuovamente.
Almeno, questo
è quel che avrebbe
voluto. Non appena compì il primo passo, però, si
sentì tirare per il braccio; il
troppo slancio la fece ricadere indietro – sopra
Gray.
Fece per portare
le mani
alla bocca, ma non le riuscì; il braccio sinistro opponeva
resistenza.
Gray si
tirò su, sollevando
il braccio destro – e con quello il
suo.
Una sostanza appiccicosa li legava, ostacolando i loro movimenti.
«Colla»,
imprecò Gray. «Non fare movimenti bruschi,
Juvia». Lei annuì, iniziando a comprendere.
Un pensiero
l’assalì a
tradimento; un tempo Juvia avrebbe fatto
i salti di gioia per essere stata legata a Gray. Sorrise,
accantonando
l’idea.
Il fuorilegge,
intanto, li
squadrava ghignante. «Provate a prendermi ora!» li
sfidò sprezzante. «Quella non
è colla normale, ma una miscela speciale, preparata da me!
Praticamente
indistruttibile, non riuscirete mai a rimuoverla»
spiegò compiaciuto. «Addio!»
esclamò poi, riprendendo la fuga che i due maghi avevano
interrotto poco prima.
«Così
non va» mormorò Gray
frustrato. Fissò torvo la sostanza collosa, riflettendo.
«Gray»
lo richiamò, «Juvia è
pronta» affermò soltanto, convinta, cercando il
suo sguardo. Lo trovò; vide
Gray esitare un istante, ma annuirle poco dopo. Dopo un ultimo sguardo
d’intesa, procedettero in perfetta
sincronia.
I due maghi di
Fairy Tail
ripresero l’inseguimento, mentre le loro giacche unite
ricadevano a terra.
Spogliarsene in un unico, fluido movimento non era stato semplice, ma a
vederli
da fuori si sarebbe pensato di sì.
Raggiungere il
fuggitivo fu questione
di poco, renderlo innocuo richiese anche meno.
Finita la
missione, si
riavviarono verso la Gilda; Gray le sfiorò la mano, la
strinse.
Juvia
pensò al passato e
sorrise: per stare a fianco del suo amato
non aveva più bisogno di colla o trucchi simili.
Le
bastava essere se stessa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Matrimonio ***
Matrimonio
Prompt #30:
Matrimonio
«Haa…
haa…»
«Juvia,
respira. Se continui
così soffocherai prima di arrivare
all’altare!» l’esortò Lucy ridendo.
Juvia
annuì; le tremavano le
mani. «Juvia… non sta sognando, vero?»
mormorò.
Aveva sognato
quel giorno
così tante volte, non riusciva a credere che fosse realmente
arrivato.
Lucy le sorrise
indulgente.
«Certo che non stai sognando» rispose, indicandole
l’edificio davanti a loro.
«Gray è dentro. Non vorrai farlo aspettare,
vero?»
Scosse la testa
con
decisione. Che le prendeva? Lo sguardo le cadde sull’anellino
che portava all’anulare.
Già – era tutto vero. Il sogno stava per divenire
realtà.
Ricambiò
il sorriso di Lucy,
riprendendo il controllo di sé, e si affrettò:
non voleva che Gray aspettasse –
lei stessa non poteva attendere un momento di più.
Non smise di
fissare Gray un
solo attimo, mentre il sacerdote legava i loro polsi con un nastro
bianco e
blu.
«Juvia
Loxar, Gray
Fullbuster» pronunciò l’uomo in tono
solenne, «qui vi lego affinché d’ora in
avanti condividiate tutto, nel bene e nel male. Giurate di restare
fedeli all’altro
fino alla fine della vostra vita?»
«Sì». La risposta di
Juvia si fuse a quella di Gray – le loro voci
risuonarono in tutta la cattedrale.
Il sacerdote
annuì,
invitandoli a raggiungere le tazze cerimoniali. Fu Juvia a bere il
primo sorso;
incrociò nuovamente lo sguardo di Gray, mentre si
alternavano come previsto
dalla tradizione.
Quando ebbero
finito, il
sacerdote li invitò a concludere – Juvia non se lo
fece ripetere.
«Ti amo». Fu un sussurro, un
soffio emesso nello schiudere le labbra.
Juvia si chiese se non l’avesse solo immaginato, mentre si
lasciava trasportare
dal bacio e dimenticava tutto il resto.
Aveva
importanza? Erano lì. Anche Juvia-
no, io ti amo, Gray.
Non
c’era più bisogno di
allontanarsi da sé.
Juvia era un
tutt’uno con
Gray, ora – doveva andarne fiera.
«Perché
ci mettono tanto?
Sono così buone le labbra? Fammi provare, Lucy!»
La battuta di
Natsu e le
proteste indignate che seguirono da Lucy spezzarono
l’incanto, riportando Juvia
a dov’era. Gray interruppe il bacio – non avrebbe
saputo dire quanto fosse
durato – e la fissò, sorridendole.
Rinforzò la stretta sulla mano avvolta nel
nastro, lei annuì felice. Si voltarono, dando le spalle al
sacerdote.
La cerimonia era
finita, la
loro vecchia vita anche: stavano per iniziare qualcosa di nuovo,
qualcosa che
nessuno dei due conosceva.
Juvia non aveva
paura dell’ignoto.
Non se poteva affrontarlo al fianco di Gray.
Fu lei a
compiere il primo
passo.
Scortati dalla
Gilda fuori
dalla cattedrale di Magnolia, il sole accolse il loro ingresso in una
nuova
vita.
Era
una giornata serena.
NdA
Okay, mi sa che serve qualche spiegazione XD
Prima di tutto, che ansia, scrivere i matrimoni è
colplicato. Spero di non essere risultata tanto banale >.<
Per quanto riguarda le modalità, in Mashima tutto fa pensare
al classico matrimonio cattolico, ma non poteva essere proprio
così, avrebbe anche abbastanza stonato con i personaggi (?),
quindi l'ho mischiato con la tradizione del san-san-kudo, quella di
bere il sakè alternandosi – è una tradizione
giapponese che ho scoperto qualche mese fa scrivendo un'altra OS – e
con quella del nastro avvolto attorno ai polsi, di cui ho letto come
tradizione indiana, perché mi piaceva. Sì, lo so,
le mie motivazioni sono qualcosa d'impareggiabilmente serio :')
Be', spero che questa flash non vi abbia delusi (?)
Alla prossima – stento a credere che siamo già alla fine!
Un bacio.
Mari
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Halloween ***
Halloween
Prompt #31:
Halloween
«Dolcetto o scherzetto?»
Gray spalancò la bocca
incredulo. Allora era vero, quel che gli avevano raccontato sulle strane usanze
di Caelum. Aveva stentato a crederlo, sospettando persino si trattasse di un
elaborato scherzo. Pareva si fosse sbagliato.
«Che bel draghetto!» esclamò
Juvia, accanto a lui. La vide riempire il sacchetto del fortunato bambino con
le caramelle che avevano acquistato quella mattina.
Si perse a fissarla. Conosceva
a memoria i suoi lineamenti, e ancora non se ne stancava; ogni volta vi
scorgeva qualcosa che riusciva a sorprenderlo, a colpirlo. In quel momento fu
conquistato dalla sua espressione gioiosa, dal suo entusiasmo quasi infantile
per quella festa così strana. Avrebbe dovuto dirle di non esagerare con le
caramelle, di tenerne un po’ per altri eventuali bambini – non lo fece.
«Papà, posso uscire anch’io?»
Gray distolse lo sguardo,
finalmente, abbassandolo sul bambino che lo tirava per la manica. Gli
scompigliò i capelli. Non avrebbe saputo dirgli di no, ne era ben conscio.
«Va bene, Gris. Andiamo»
accettò, tirandosi su.
«Così non va bene». Juvia lo
fissava critica – strano. «Ci
vorrebbe… ecco!» esclamò poco dopo, raggiante. La vide correre in camera e
sentì uno scricchiolio: immaginò che avesse spalancato l’armadio. Sollevò il
bambino. «Vediamo che combina la mamma», propose. Gris annuì allegramente.
Una volta sulla soglia,
videro Juvia studiare con occhio critico un pezzo di stoffa nera. In una mano
aveva delle forbici.
«Che fai, mamma?» domandò
Gris curioso. Già, che fai?
Juvia non si voltò, prese
invece a tagliuzzare un lato della stoffa. Quando ebbe finito, l’avvolse
intorno a Gray, allacciandolo intorno al suo collo – quindi gli arruffò i
capelli.
Gli tolse il figlio dalle
braccia e mosse due passi indietro. «Cosa ne pensi, Gris? Papà non sembra un
bellissimo vampiro così?»
L’interrogato la guardò
scettico, facendo sorridere Gray: quante volte aveva assunto quella stessa
espressione?
«Dici sempre che è
bellissimo, mamma» sottolineò il bambino. «Ora possiamo andare? Voglio i
dolcetti!»
Juvia lo mise giù ridendo.
«Sì, è vero» ammise.
Gray si unì alla risata. Diede
un altro sguardo alla donna a cui aveva scelto di legarsi: diversamente da lui,
appena saputo della tradizione aveva deciso di adeguarsi, così ora indossava
una camicia nera con una gonna arancione e un cappellino a punta.
Non funzionava molto come
travestimento, considerò: avrebbe dovuto spaventare, ma guardandola riusciva
solo a pensare a quanto le donasse. Ancora
di più, se dava la mano a Gris come in quel momento.
Le
due persone più importanti della sua vita, insieme, a un passo da lui.
Li raggiunse.
«Se non ci sbrighiamo,
rischiamo di non trovare neanche un cioccolatino».
Fu una nottata divertente,
stranamente serena – come lo erano molte, da quando Juvia gli aveva stravolto
la vita.
Non si era pentito un
secondo di averla accettata.
~NdA~
Io stento a
crederlo, davvero: è finita.
Com'è ovvio, ci sono flash che mi convincono più di
altre, ma sono soddisfatta anche solo per essere riuscita a pubblicare
ogni giorno, sono felice per
l'accoglienza che avete riservato alla raccolta: grazie!
Amo Gray e Juvia e avevo già scritto su di loro, ma molto
poco. Dedicare loro un intero
mese è stato bello, mi ha aiutata a riscoprirli ma, non ve
lo nascondo, è stato anche stancante, alle volte.
Sono felicissima d'averlo fatto, ma non penso di tornare a scriverci
tanto presto – o forse sì, chissà, tanto la mia
ispirazione fa come le pare.
È
stata
un'avventura (come altro definirla?) davvero divertente. Alcuni prompt
mi hanno fatta sclerare, su altri non ho avuti dubbi, scrivendo certe
flash mi sono sentita sciogliere. Ma soprattutto, è stato
bello viverla con voi: in particolare, devo davvero
ringraziare Sissi1978 e SkyDream: leggere le vostre recensioni dopo ogni flash è stato davvero un piacere e un bell'incoraggiamento!
Ringraziamenti speciali vanno anche a chi si è dovuto sorbire i
miei scleri su questo o quel prompt; siete preziose, ragazze, vi voglio
bene *__*
Insomma, grazie a tutti voi che ci siete stati e avete speso un po' del
vostro tempo per leggere le mie parole ^___^ Spero di avervi regalato
qualche sorriso!
Se volete lasciarmi un qualsiasi commento lo leggerò molto volentieri.
{"Gris" significa "grigio" in spagnolo. In pratica ho preso il nome di Gray e l'ho adattato alla lingua di quello di Lluvia xD}
Un abbraccio a tutti, alla prossima :3
Mari
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3796804
|