“Non ci vedremo più.........Addio direttore."
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Erina Raggelata gridò il suo nome
senza risposta, al che chiamò i domestici per adagiarlo su di un divano e
chiamò il suo medico comunicandogli l'urgenza.
Soma era sdraiato con la faccia violacea ed il corpo era scosso da brividi.
Arrivato, il dottore comunicò che Yukihira riportava tutti i sintomi dell'assideramento,
che necessitava di riposo, di essere mantenuto al caldo e di essere idratato
con bevande semplici ma energetiche, tipo un tea con del miele.
Erina lo fece portare al piano superiore in una camera per gli ospiti e coprire
bene.
Frattanto erano arrivate Alice e Hisako, Erina spiegò la situazione
tralasciando l'alterco avuto con lui.
Quando le ragazze seppero dello stato di salute del rosso iniziarono ad
inveirle contro.
Alice prima "Che cazzo hai combinato Erina? Doveva essere uno stupido gioco
tra voi, avevo immaginato che gli facessi fare qualcosa di malizioso, ma tu
l'hai quasi ammazzato! Dopo tutto quel che è successo, dopo che ha fatto di
tutto per te, così lo ripaghi? Dio Erina sei diventata una dannata sgualdrina.
Vieni Ryo, lasciamo questa pazza da sola e speriamo che Yukihira si
riprenda." Ed Alice, scuotendo la testa,
lasciò la camera di Yukihira.
Hisako non fu da meno "Ti avevo mandato messaggi in cui ti chiedevo di
trattarlo bene. Doveva essere solo uno stupido gioco in cui si facevano cose
stupide e tu l’hai trattato peggio di un cane.
Erina hai mostrato più rispetto per
Azami che per lui.
Yukihira ti rispetta come amica, avresti dovuto rispettarlo almeno per come
si è sacrificato per te.
Mi hai davvero deluso! Se dopo tutto
ciò Yukihira non volesse più avere nulla a che fare con te, lo capirei!"
Detto ciò, Hisako si avvicinò a
Soma, gli accarezzò una guancia e disse “riprenditi alla svelta amico mio, mi
manchi”
Poi guardò con aria gelida Erina e lasciò la stanza.
Nella voce di Hisako non c'era alcuna
deferenza per la sua amica.
Erina era finita per deluderli tutti.
Erina chiuse la porta restando da
sola assieme a Soma, disse in un sussurro “Non preoccuparti Hisako, Soma ha già
fatto la sua scelta. È una scelta che fa male.”
Ora le era chiaro che il dolore più grande era aver deluso lui: Soma Yukihira.
Lui che non avrebbe mai lasciato indietro un amico,
lui che ha sempre definito gli amici la sua priorità,
lui che combatté per gli amici pur avendo la sua espulsione sulla linea,
lui che alla fine si è arreso con lei.
Erina voleva divertirsi un po’ con
lui, farlo sentire seccato o fuori luogo o comunque meno sicuro di sé.
Avrebbe voluto fargli capire come si
sentivano tutti quando lui era in giro.
Nessuno riusciva ad affrontare le
situazioni come lui. Lui che era sempre sicuro di sé, lui che avrebbe avuto
sempre la parola giusta per chi ne aveva bisogno.
Lui che seppe guarirla dalle sue
paure, lui che seppe proteggerla da suo padre, lui che accettò il suo passato
facendosene carico, lui che seppe ricostruire il legame di amicizia tra lei ed
Hisako.
Ora soltanto le era chiaro perché
Megumi e Hisako ritenevano Yukihira un prezioso amico.
“Soma Yukihira mi hai fatto capire
quanto sia duro e magnifico perdere la testa per qualcuno. Sei riuscito senza
chiedere nulla in cambio” bisbigliò Erina.
La ragazza si avvicinò al letto
dov’era adagiato e gli prese la mano e se la portò al volto bagnandola con le
lacrime che le solcavano il viso.
Gli baciò la mano e iniziò a sussurrargli
“Sei un maledetto stupido.
Perché ti sacrifichi per me?
Perché quando mi hai conosciuto non
sei scappato via come hanno fatto tutti?
Perché t’importa?
Guarda cosa ti ho fatto.
Non voglio perderti. Voglio ancora
essere tua amica.
Baka, baka, baka Soma.
Voglio essere protetta da te.
Lascia che ora sia io a prendermi
cura di te”.
Le lagrime continuarono ad uscire
inondando il viso e la mano di Soma.
Erina gli passò la mano sul viso per
asciugare le sue lacrime, quando lo sentì parlare. Era solo un sussurro,
“..ina”
“..Rina”
“..Erina…no…”
Soma stava delirando, Erina lo
accarezzò sul viso constatando quanto fosse ancora freddo. Quindi preparò del
tea bianco al crisantemo con esenza di propoli e chiodi di garofano che poggiò
sul tavolo attendendo che si svegliasse per farlo bere un po’.
Trascorse anche la notte e Soma non
si svegliò, Erina era in completo panico. La mattina successiva si diede il
cambio con una cameriera per vegliare il ragazzo mentre lei andò a riposare.
Quando tornò da lui, nel pomeriggio,
seppe che aveva aperto gli occhi, aveva bevuto il tea che lei aveva preparato e
si era addormentato di nuovo.
Erina chiese se aveva detto
qualcosa, la cameriera rispose che non aveva detto nulla forse perché troppo
stanco, visto che gli era faticoso anche bere.
Passarono così due giorni, in cui
Erina non riusciva mai a trovarlo sveglio, ed arrivò anche il Natale.
Natale che il giovane era costretto
a trascorrere pericolosamente incosciente a causa sua.
Erano passati a salutarlo ed a
chiedere come stesse tutti i suoi amici, cui era stata raccontata una vaga
storia di come fosse fuori nella neve a raccogliere qualcosa in giardino e si
fosse raffreddato.
Era stato straziante assistere alle
lacrime di Megumi.
Megumi che, in disparte, aveva
affrontato Erina “se dovessi mai venire a sapere che è in questo stato a causa
tua, sappi che ci vorrà ben più della tua ricchezza e del tuo prestigio per
salvarti dalla mia ira.
Ora lo affido a te, ti prego
prenditene cura.”
Erina non aveva risposto. Da una
parte sapeva che meritava l’astio di Megumi e dall’altra sentiva di non avere
il diritto di occuparsi di lui.
La sera di Natale sistemò delle
coperte a terra per adagiarsi e rimanere a vegliare Soma, potergli dare da bere
o da mangiare.
Quella stessa notte, mentre Erina
era sveglia, seduta accanto al letto del ragazzo e avvolta nella coperta,
Yukihira si svegliò.
Il ragazzo, rimanendo sdraiato, la
vide, la riconobbe e a fatica disse “Eri..Nakiri, non c’è l’albero di Natale.
Se mi aspetti vado a prepararlo” e fece come per scoprirsi, ma era così debole
da non riuscire nemmeno a spostare le coperte.
Erina lo guardò addolorata per la
mancanza di forze in quel corpo così vigoroso.
Allora lo aiutò, con difficoltà, a
mettersi seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto, gli disse
che per l’albero c’era tempo e non doveva preoccuparsi e gli fece bere della
zuppa che aveva appositamente preparato.
Inutile dire che la situazione in
cui la ragazza imboccava il giovane era a dir poco sorprendente, Erina, rossa
come un peperone, cercava con tute le forze di non pensarci considerando che il
ragazzo, che stava male a causa sua, ne aveva bisogno.
Una volta mangiato Soma ritrovò un
po’ di colorito e sembrava stare meglio, infatti non si riaddormentò subito, ma
esortò Erina “Nakiri è notte e si vede quanto sei stanca, perché non vai a
letto?”
“Hai bisogno che qualcuno si prenda
cura di te” rispose Erina con gli occhi più rassicuranti di quanto Soma
ricordava.
“Ho bisogno di sapere che stai bene
e non ti stai affaticando per colpa mia.
Non voglio che tu stia male, va a
letto, ci rivedremo domani” la esortò il rosso.
Erina sentiva le lacrime che
tornavano, cercò di bloccarle e rispose “Come puoi ancora preoccuparti di me
dopo ciò che ti ho fatto? Stai male per colpa mia.
Mi occuperò di te anche se non è mio
diritto, anche se non siamo più amici”
Soma la guardò addolorato alle sue
ultime parole, poi lentamente ricordò la loro discussione e quanto fosse
arrabbiato e frustrato. Con uno sforzo le prese la mano e parlò “Erina ci sono
cose da dire, ma ora non riesco, ma facciamolo quanto prima.” Detto ciò chiuse
gli occhi e crollò spossato.
Erina si distese sul tatami accanto
al letto di Soma, disse a basa voce “mi hai detto che mi parlerai, tu mantieni
le promesse, quindi sii forte e riprenditi, io resterò qui con te”.
Passarono altre notti così, con
Erina che gli dormiva affianco e gli dava da mangiare imboccandolo.
Era arrivato l’ultimo dell’anno,
Erina aveva notato che stava riacquistando il suo colorito e la pelle del viso,
al tatto, era più calda ora.
Soma si svegliò sentendosi stavolta
meglio, si mise a sedere sul letto da solo, senza chiedere aiuto alla ragazza,
che vedendolo, gli volse un dolce sorriso. Soma non l’aveva mai vista sorridere
così dolcemente e men che meno nei suoi confronti. Doveva ammettere che il suo
sorriso era davvero bellissimo, riscaldava il cuore ed illuminava tutto attorno
a sé.
Erina si sedette sul letto
chiedendogli come si sentisse, Soma rispose
meglio e “Erina, grazie per le tue
cure. Ora che ne dici se parliamo? Riguarda quello che è successo l’altra sera.
Da quand’è che dormo? Non ricordo nulla.”
“dieci. Sono dieci giorni che stai
male, sai tutti i ragazzi della stella polare sono venuti a trovarti, anche gli
Aldini, Mito-chan, Hisako e Hayama”
Soma si passò la mano tra i capelli
dicendo “accidenti. Mi dispiace, ma non ricordo proprio nulla” Erina notò che
era davvero dispiaciuto, non aveva visto ancora il suo sorriso, quanto le
mancava quel sorriso, non lo vedeva dalla sera del contest natalizio. Ed il
giorno di quello stupido gioco, Soma le aveva mostrato delle emozioni che non
aveva mai visto, aveva scoperto volti di Soma che pensava nemmeno esistessero.
Soma emise un leggero sospiro e
continuò “Erina mi dispiace averti trattato male quella sera, ma ero davvero
arrabbiato. Mi sentivo tradito dalla ragazza che, aldilà delle offese e delle
frecciatine che mi manda, ho sempre reputato mia mica. Tu sei sempre lì a
riprendermi sui miei errori, sei lì a mostrarmi la nuova vetta da raggiungere e
a sfidarmi a chi arriva prima. Senza te non sarei mai riuscito ad arrivare dove
sono ora.”
Erina alzò una mano come a fermarlo
da dire altro, gli prese le mani nelle sue e confessò che anche lei aveva
qualcosa da dirgli, ringraziò mentalmente di essere al buio, ma sentì
le lacrime scenderle dalle guance e le vide bagnare le mani di Soma, si asciugò
furiosamente gli occhi, ma continuavano a venire, incuranti dei suoi sforzi,
abbassò la testa e parlò chiamandolo per nome, col solo intento d’instaurare da
subito una connessione con lui “Soma, c’è molto da dire, per
favore non interrompermi qualunque cosa io dica, va bene?” il ragazzo
acconsentì, ed Erina continuò “quando ti ho incontrato per la prima volta, sei
stata una seccatura. Fin dal primo momento non volevo aver nulla a che fare,
fin da quell'esame di trasferimento.
"Ho
assaporato il tuo Transforming Furikake ed è stato delizioso, non sono masi riuscita
a confessartelo. Non potevo credere che avessi realizzato qualcosa di così
straordinario da un piatto così comune, mi stavi dicendo che eri più talentuoso
di me, ed io ho rifiutato la tua domanda, sono arrivato vicina a perderti a
causa della mia meschinità"
Soma
era sorpreso, aveva sempre pensato che Erina avesse bluffato, ma rimase in
silenzio come promesso.
Erina
continuò "Allora eri qui e ti vedevo in classe, fuori dalla classe, al
campo di addestramento, alle elezioni, al festival, era come se facessi di
tutto solo per infastidirmi e poco dopo..…mio padre è tornato. "
La
sua voce si bloccò e Soma si ritrovò a stringerle le mani, mentre ricordava
quei tempi, quando era in gioco tutto ciò che conoscevano a Tōtsuki, anche
la stessa Erina.
"Sono
successe così tante cose, ho pensato che non sarei mai stato libera da lui, ma
tu hai cambiato tutto questo, tu... Soma
... "
"Tu
hai fatto di più, sei andato ben oltre per una ragazza che non ha fatto altro
che urlarti contro ed insultare i tuoi talenti, anche quando pensavo che fossi
senza speranza, quando mi ero arresa, non hai mai smesso di credere in me,
anche se non ti ho mai dato una ragione per...tu ... mi hai salvato...Grazie
Yukihira Soma. "
"Mi
hai salvato da mio padre, mi hai salvato da me stesso, dall'essere la bambina
spaventata che ero. E non so quando è iniziato esattamente, so che è stato poco
dopo che ho iniziato a…a…."
Erina
emise un forte sospiro e tirò velocemente in un sol colpo le parole che erano
in gola “a innamorarmi di te.”
Soma
si bloccò. Aveva davvero sentito quelle parole provenire dalla bocca di
Nakiri Erina? Era una nobile; Lei era un'aristocratica in tutto; lei
non poteva mischiarsi con qualcuno come lui.
Soma
contravvenendo a quanto detto prima rispose “Nakiri, io non ho fatto nulla, ero
solo assieme a tutti i tuoi amici che hanno combattuto per Tōtsuki”
ma
Erina subito disse “non è vero, i ribelli erano tali perché tu li hai convinti
a combattere, tu eri il centro della rivolta, tu guidavi la carica, tu l’hai
fatto per Tōtsuki e per me.”
Erina
continauando “ed io non sapevo veramente cosa stavo provando, da poco ho
scoperto che non sopportavo di essere intorno a te, mi hai fatto sentire così
... strano, ma non sopportavo di starti lontano. Ma non posso
accettare di…di…”
Soma
s’intromise ancora una volta nel discorso “di essere innamorata di me, giusto? Non
puoi sopportare il pensiero di preoccuparti davvero di qualcuno così plebeo,
vero? Anche dopo quello che abbiamo passato, quello che ho fatto per te, tutto
quello che potevi vedere era che non c'era posto per me nel tuo mondo di
perfezione.”
“Ti
sbagli, Yukihira-kun.”
Soma
fissò gli occhi della principessa di Tōtsuki. Il suo sguardo violaceo
era ipnotizzante, e scoprì che non poteva distogliere lo sguardo da lei,
indipendentemente da come ci provasse. Sentì che la sua rabbia svaniva con
la stessa rapidità con cui era venuta in primo luogo per essere sostituita
dall'amore che era sempre lì, appena sotto la superficie.
Erina
con un tono sofferente rispose “Pensi che non volessi amarti perché non eri
degno di me? La verità è che non volevo amarti perché non me lo meritavo.”
La
mascella di Soma cadde e si ritrovò completamente e assolutamente
stordito. Non meritava di amarlo? L'idea era ridicola. Come
poteva pensare qualcosa di così assurdo? qualcosa di così sbagliato?
Erina
fece un passo in avanti, allungando le mani per cullargli la faccia. Si
passò le dita sui lati del profilo, lisciandosi i capelli indietro e fuori
dagli occhi. Sōma quasi non osò respirare; le scie che le sue
dita lasciavano sul suo viso si sentivano calde e vive.
"Hai
smesso di essere un plebeo per me molto tempo fa Soma Se ci fosse qualcuno
degno di me in questo mondo, saresti tu. Ma chi ero io per chiederti di amarmi?
La ragazza che salvasti da suo padre? la ragazza che ti trattava come la
sporcizia e rideva al pensiero che saresti stato espulso? Non meritavo il tuo
amore ed ancora non lo faccio. "
Per
Soma era troppo tutto ciò che la ragazza diceva a giustifica delle sue azioni e
pensieri e la interruppe “Certo che sì Erina. Te lo meriti e altro
ancora. Ti meriti molto più del mio amore.”
Lei
prese a coppa la sua faccia, avvicinandola ancora di più ad essa, e Soma fissò
le sfere di una meravigliosa ametista che Erina chiamava ‘occhi’.
Per la prima
volta riuscì a guardare sinceramente Erina. Lui la guardò semplicemente. Ed
allora vide.
I
suoi occhi erano completamente aperti e vulnerabili, permettendogli di vedere
cosa c'era davvero dietro di loro. Vide la profondità dei suoi sentimenti
per lui; la pura sincerità, la possessività, la compassione, la
tranquillità rara negli occhi della bionda.
E
l'amore. Così tanto amore. Tutto diretto su di lui.
"Penso
che una parte di me sperava che le cose sarebbero cambiate un giorno. Avrei
realizzato qualcosa che mi avrebbe fatto riconoscere, qualcosa che mi avrebbe
dato la libertà di dirti come mi sentivo, ma non è mai successo fino ai giorni
scorsi. In tutti questo tempo da quel dannato giorno in cui ti sei ammalato per
causa mia non ho potuto non pensare che l’uomo che amo stava male per causa
mia, perché non ho avuto il coraggio di confessargli i miei sentimenti, perché
ho preferito allontanarlo e trattarlo male per difendermi dal suo amore."
Soma
la sentì sussultare e lui quasi si ritrasse.
Un senso di
colpa lo pervadeva. Anche lui, come lei, non era mai stato sincero col rischio
di perderla per sempre..
Erina
continuò "Così ho deciso. Anche se non ti merito, anche se ho giocato un
putrido gioco con te portandoti quasi alla morte, anche se sono una pessima
amica e la peggiore persona che tu potessi incontrare in tutta la tua vita,
voglio confessarti il mio amore ed egoista chiedere il tuo amore in cambio. Soma,
so che non posso nemmeno chiederti perdono per il male fatto, ma, ti prego, non
odiarmi."
Soma
lentamente iniziò a risponderle “Erina il giorno del nostro presunto gioco sono
stato molto male pe come hai deciso d’impostare il tutto. Nelle mie più
selvagge speranze avevo immaginato che uscissimo assieme, quasi come ad un
appuntamento e ci divertissimo senza avere alcuno intorno. Avevo deciso anche
di trattarti con quella deferenza che non ho mai utilizzato per te, più per
renderti tranquilla che per altro. Non volevo che si trasformasse nella nostra
tipica giornata ostile. Ma quando ho visto che mi trattavi peggio di un cane ho
visto rosso, mi sono arrabbiato e ti ho detto quelle cose, cose che non penso.
Anzi vorrei che rimanessimo sempre amici. No aspetta non è così” Soma fece una
pausa per prendere fiato, mentre Erina sbiancava in attesa che il giovane
continuasse.
Soma
ripreso fiato continuò “Mi piacerebbe se, aldilà di tutto, rimanessimo buoni
amici, due persone che ridono, parlano di tutto, cucinano, si sfidano e
crescono per raggiungere nuove vette. Ma in realtà non ti voglio come mia
amica.” Erina sentì le lacrime che le gonfiavano gli occhi “Soma ti prego
perdonami”.
Soma
le diede quel sorriso calmo e luminoso che riusciva a tranquillizzare in un
attimo la bellezza davanti a lui, con la mano le scostò i capelli dietro
l’orecchio sinistro e l’appoggiò sulla guancia accarezzandola col pollice,
quindi parlò “Erina ascoltami bene, non so dove trovo il coraggio o se in
futuro l’avrò per ripetermi, ma io non ti voglio più come mia amica. Dal
profondo del mio cuore Ti Amo. Se vuoi saremo sempre amici, ma ti voglio anche
come mia ragazza, se mi vuoi ancora.”
Le
parole di Soma erano poco più di un sussurro. Erina gli si accostò per
sfiorargli le labbra, il bacio tra loro fu calmo, quasi un sussurro. Erina
gli pose le braccia introno al collo e massaggiava i soffici capelli. La
lingua di Soma balzò fuori, spingendo dolcemente le sue labbra e salendo in
avanti quando accettò il suo passaggio con entusiasmo. La sua mano si
aggrovigliava tra i capelli mentre l’altra le accarezzava la guancia.
Il
bacio fu pieno di anni di tensione sessuale e passione represse. Soma sentì
l'amore nel suo cuore cantare, finalmente il suo sogno si stava avverando, ma
interruppe il bacio per chiedere “Erina, ti ho detto che anch’io ti amo, ma ti
ho chiesto se vuoi essere la mia ragazza e non mi hai risposto” Erina
continuando ad abbracciarlo gli sorrise anche con gli occhi, gli mostrò la
magnificenza del sorriso di una ragazza innamorata, lo baciò di nuovo per
rispondergli “Baka, ed il mio bacio cosa dovrebbe significare?”
…
…
…
Soma
la guardò sorridente e disse “Allora abbiamo perso il Natale e l’ultimo
dell’anno, per causa tua. Avresti dovuto svegliarmi almeno per preparare
l’albero” Erina lo guardò frustrata mentre l’occhio sinistro si contraeva per
rispondergli “chi è che stava male in quei giorni da non riuscire nemmeno a
svegliarsi?” “e di chi è la colpa?” fu la sua risposta.
Erina
iniziò a contorcersi nervosamente le mani mentre guardava a terra ed iniziò a
scusarsi a bassa voce, Soma le sorrise, con un braccio la tirò a sé
abbracciandola per le spalle, la baciò in fronte per sussurrarle “non
preoccuparti, scherzavo” “sarà, ma avevi ragione, sono stata io a costringerti
a letto.” Rispose un’Erina turbata.
Soma
le alzò il mento per guardarla negli occhi e dirle “Non preoccuparti va tutto
bene, grazie a quella vicenda ho avuto il coraggio di confessarti i miei
sentimenti e chiederti di essere la mia ragazza. E sono stato fortunato che
anche tu avessi dei sentimenti per me. Erina ti ho amato fin dalla battaglia
contro la centrale, ti amo ora e ti amerò sempre. E dopo la laurea apriremo il
nostro ristorante e ci sposeremo.”
Erina
alle sue parole avvampò, aveva pensato di aprire un ristorante con lui, sarebbe
stato fantastico cucinare assieme e sfidarsi ogni giorno, ma sentire che voleva
sposarla era troppo per lei.
Erina
ipocrita. Lei aveva addirittura immaginato il volto di sua figlia, si sarebbe
chiamata Aki e avrebbe giocato col padre in cucina, proprio come Saiba aveva
fatto con suo figlio.
Erina
lo guardò e con un sorriso furbo gli disse “Non correre Diner boy, devi ancora
stupirmi con la tua cucina.” Soma sbottò ridendo “Hey, hai già detto che il
piatto che ho cucinato il giorno in cui ci siamo incontrati era delizioso.”
Erina
sorridendo malvagiamente “Davvero? Non ricordo nulla del genere.”
Soma
le rispose “Sei seria? Ok assaggerai la mia deliziosa cucina. Ho in mente una
nuova ricetta tutta da gustare: sardine secche, miele d’acacia, passata di
spinaci e cioccolato bianco? Ti lascerò senza fiato.” A quelle parole Erina
sbiancò iniziando a tremare.