L'eco viene dal mare

di shinigami di fiori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Naufrago ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Ferita ***
Capitolo 4: *** Fiducia ***
Capitolo 5: *** Pericolo ***
Capitolo 6: *** Salice ***
Capitolo 7: *** Presagio ***
Capitolo 8: *** Attacco ***



Capitolo 1
*** Naufrago ***


Aprì gli occhi con fatica, il sole picchiava così forte da fare male.
Li richiuse immediatamente, sentendo i raggi scottargli la fronte.
Sentiva intorno a sé i versi dei gabbiani, il rumore delle onde infrangersi sul quella che doveva essere una spiaggia.
Decise di farsi forza e alzarsi, il corpo doleva uvunque.
Aveva la sabbia appiccicata ai vestiti bagnati e ricoperti di sale, la testa pulsava e sentiva la bocca completamente asciutta.
I capelli corvini spettinati pieni di alghe e un accaldamento insopportabile.
Era seduto sulla sabbia, osservava il mare tranquillo davanti a sé.
Poi spostò lo sguardo lentamente, ispezionando la zona.
Era un’isola.
Bhe, era più che sufficiente essere vivo.
Cercò di alzarsi in piedi ma ricadde subito dopo, lasciando manate di sabbia vicino alla conchiglie.
Un dolore intenso all’altezza del fianco destro lo costrinse a terra, immobile.
Dopo aver ispezionato i suoi indumenti capì che la sua maglia non era  umida solo a causa del mare; sollevandola vide una brutta ferita sul fianco, sanguinante e terribilmente dolorosa.
Era uno squarcio tremendo e non aveva di che curarsi, ovviamente.
 
“Devo essermela fatta cadendo dalla nave”
 
Strizzò gli occhi e si sfilò la maglia nera con movimenti cauti, il dolore era lancinante.
Tamponò la ferita e poi la cinse intorno alla vita facendo uno stretto nodo per bloccare il sangue.
Si sentiva malissimo tra la nausea, la fame, la sete, la stanchezza e il dolore.
Si voltò nuovamente dando le spalle al mare e si portò una mano al viso, assciugandosi il sudore.
Era un’isola tropicale apparentemente deserta; non vi erano segni di civiltà, solamente pini dall’altezza vertiginosa.
Pini su un’isola del genere? Bhe, quello era il Nuovo Mondo, non c’era da stupirsi.
Sicuramente ci sarebbero state stranezze ben peggiori tra quegli alberi mastodontici.
Dove finiva la sabbia iniziava l’erba, gialla in prossimità della sabbia e sempre più smeralidina vicino alla vegetazione.
Il ragazzino sbuffò, tirandosi i capelli corvini all’indietro e sentendoli come paglia a causa del sale e della sabbia.
Si sollevò con fatica, reggendosi la parte lesa che tirava e bruciava.
Si spostò verso gli alti scogli alla ricerca di ombra, muovendosi appoggiato alle pareti viscide e coperte di alghe.
Salì con fatica su una roccia, troppo alta per essere raggiunta dal mare tranquillo ma bassa abbastanza da essere scalata con facilità dal ragazzo.
Si alzò e osservò da una panoramica migliore:
il mare era calmo, in cielo nemmeno una nuvola, gli aghiflogli danzavano piano accompagnati dal vento e non vi era traccia di segni di vita.
 
“Merda...”
 
I suoi stanchi occhi grigi intravidero una giovane palma, isolata da ogni altra pianta; cresceva nella sabbia circondata da sterpi morti e secchi.
I grandi gusci marroni sotto le grande fronde illuminarono gli occhi del giovane che, ignorando il dolore, balzò giù dallo scoglio e raggiunse l’albero.
Raccolse un cocco e lo tirò contro ad un sasso per romperlo, ma questo semplicemente rimbalzò depositandosi sula sabbia dorata.
 
“Tsk...”
 
Ne raccolse un paio e li tenne in grembo, iniziando a camminare.
Era riluttante ad attraversare la vegetazione, ma esplorare aveva la prorità assoluta...Doveva trovare una fonte d’acqua e de cibo.
Il terreno era muschioso, l’aria afosa ed era facile inciampare nelle radici dei grandi alberi.
Vi erano punti in cui i raggi del sole difficilmente toccavano il terreno della foresta, e queste zone venivano abbracciate da una strana oscurità.
Il ragazzo strinse le noci di cocco e continuò a cammiare; teneva le orecchie tirate e stava sempre all’erta.
Ma sembrava davvero un’isola disabitata, persino dagli animali.
La fitta al fianco lo costrinse a rallentare e a rivalutare i suoi piani; per quanto piccola, non sarebbe riuscito ad esplorare tutta l’isola in quelle condizioni...Aveva bisogno di nutrirsi e riposare.
Ma soprattutto doveva fare qualcosa per quella ferita dato che disinfettarla con l’acqua di mare non sembrava essere servito a molto.
Sentiva il sangue sgorgare ad ogni movimento brusco, ad ogni passo e ad ogni colpo di tosse.
Si guardò intorno, asciugandosi il sudore dalla fronte.
Un rifugio, doveva trovare un rifugio.
I suoi occhi erano pesanti, le gambe tremavano.
Ed ecco che tra i cespugli, le alte radici e giganteschi tronchi dei pini una caverna si ergeva in tutta la sua grandezza, a non molti metri da lui.
Gli occhi del corvino si riaccesero, le sue gambe trovarono nuovamente stabilità a contatto con la terra.
Si mosse velocemente verso la grotta buia, qualsiasi pericolo ci fosse stato all’interno ci avrebbe pensato sul momento.
Sentì i suoi passi rimbombare dal fondo e dedusse che doveva essere piuttosto ampia.
I suoi occhi si abituarono subito all’oscurità permettendogli di intravedere la circonferenza della sua dimora: c’erano rocce di calcare sul terreno, sul soffitto e persino sulle pareti.
Era circolare e non sembravano esserci ospiti indesiderati.
Il ragazzino sospirò rilassato prima di notare la più bella cosa della giornata...Sul fondo della grotta un buco dalla forma irregolare ospitava una pozza d’acqua grande abbastanza da poerci entrare tutto d’un pezzo.
Il ragazzo si avvicinò, depositando le noci di cocco vicino ad una roccia calcarea.
Osservò l’acqua scura, così profonda e avvolta dall’ombra da non riuscire nemmeno a vedere il suo riflesso.
Non era acqua stagna, sembrava esserci un collegamento con l’esterno.
Allungò la mano e la posò sulla superficie...Era gelida.
Se la portò alle labbra, leccando con la punta della lingua le gocce che si erano depositate sulle dita.
Il giovane strinse i denti seccato, sputando a terra.
 
“Acqua di mare...”
 
Si sciolse la maglia dalla vita, la bagnò nella fredda acqua dela grotta e se la legò di nuovo, sperando che alleviasse un pò il dolore.
Si sistemò accando alla parete umida, tenendo le noci in grembo.
 
“Devo trovare un modo per lasciare quest’isola”
 
Prese un sasso e iniziò a colpire ripetutamente il frutto con la poca forza che gli era rimasta.
Non riusciva a creparlo, solo a scalfirlo.
Respirava affannosamente, era affamato e assetato...Voleva davvero che quello stupido frutto collaborasse un pò.
Colpì un’altra volta la noce e, all’ennesimo fallimento, si abbandonò con la testa contro alla parete.
Guardava il soffitto e contava le punte di calcare che sembravano puntarlo con colpevolezza.
Chiuse piano gli occhi abbandonandosi alla quiete di quella grotta e alla sua umidità.
L’ennesimo ragazzino che finiva nella grinfie di una nava di schiavi...Banale.
A cosa era servito scappare da quegli schiavisti?
A cosa era servito sopravvivere nel Nuovo Mondo se poi bastava un naufragio a farlo fuori?
Ma lui non aveva nessuna intenzione di rimanerci secco...No, c’erano ancora delle cose che voleva fare.
Il mondo era popolato da persone interessanti, dentro quella che sarebbe diventata l’era del Re dei Pirati.
Pirati...Si, ce n’erano di uomini formidabili.
Gold Roger, quello che si stava facendo notare più di tutti, era un giovane uomo pieno di ambizione.
Il ragazzino socchiuse gli occhi.
Un altro...Era Barbabianca.
 
-No...Newgate...-sussurrò il giovane alla grotta, come se gli stesse confidando i suoi più oscuri segreti.
 
Per il mondo era Barbabianca, lui lo aveva visto molto da vicino in un’isola situata nella seconda metà della Rotta Maggiore.
L’uomo dai biondi capelli cenere lo aveva sorpreso a rubare in un locale e, quando le guardie chiesero all'uomo se avesse visto il ragazzo che stavano cercando...
 
-Mi dispiace, non ho visto nulla-
 
Il ragazzino sorrise a quel ricordo, sorrise quando da dietro il muretto ascoltò le imprecazioni della guardia a quell’affermazione.
L’uomo poi lo aveva salutato con un cenno della mano mentre gli dava le spalle, prima di sparire all’interno della sua nave, la MobyDick.
Si ricordava del nome del grande galeone perchè lo aveva letto sui giornali e, a dirla tutta, da allora si era sempre informato sulle avventure dell’uomo.
Avrebbe voluto rivederlo...
 
 
Un frusciare di acqua lo fece sussultare.
Gli sembrò di aver dormito per ore e i suoi occhi gli sembrarono molto più leggeri.
Afferrò il sasso con cui stava cercando di rompere la noce di cocco poco prima e rimase in silenzio, in posizione di difesa.
Aveva un ginocchio posato a terra e aspettava con impazienza che i suoi occhi si abituassero di nuovo al buio...Tempo che sembrava non arrivare mai.
Veniva dalla pozza d’acqua, sentiva come se qualcuno ci stesse giocando dentro.
I suoi occhi chiari iniziarono a vedere qualcosa e li strizzò con fatica:
due pozze nere come la pece puntate verso di lui, una cascata di capelli bianchi sparsi sulla terra della grotta, due lunghe braccia snelle che reggevano quella figura fuori dall’acqua e, alle sue spalle, una grande coda da drago marino.
Immediatamente il ragazzino si sollevò spaventato, sentendo il suono di un enorme serpente strisciare sulla terra.
Teneva gli occhi fissi su quella creatura, ora completamente visibile: la grande coda iniziava prima delle gambe, sostituendole, e arrivava fino alla pozza dell’acqua, scomparendo ingoiata dal buco oscuro.
Si stava...trascinando verso di lui?
Subito il ragazzino fu tentato di scappare fuori dalla grotta, ma il comportamento di quella creatura lo costrinse a rimanere immobile.
Aveva come l’impressione che, dando le spalle a quella cosa, sarebbe morto in meno di cinque secondi.
Rimasero fermi, a guardarsi.
Il corvino stringeva la pietra nelle mano tremante, peccato non fosse stata affilata come avrebbe voluto.
La cratura si trascinò ancora fuori dall’acqua senza staccare gli occhi completamente neri dal corpo del ragazzino, prudente.
La coda rimaneva nell’acqua...Era davvero lunga e ricoperta di squame azzurre e verdi.
La sua estremità finalmente uscì dall pozza: le due pinne finali avevano qualcosa di strano dato che quella destra era molto più lunga e ben messa della sinstra.
Le squame riflettevano la poca luce presente dall’entrata della grotta...In quel punto i grandi pini erano meno fitti e permettevano ai raggi di nutrire la vegetazione.
I lunghi capelli chiari a cascata scendevano oltre la schiena, arrivando alla metà della sua natura.
 
“è una sirena? No...Che diavolo è?” si chiese il ragazzino, muovendosi piano per allontanarsi quando la vedeva avanzare ma ben attento a non mostrare aperture.
 
Solo quando strizzò gli occhi ulteriormente riuscì a intravedere la pelle del colore del mare in tempesta, chiara come il cielo autunnale, come la nebbia.
Gli occhi neri come la pece, nessuna sclera bianca, semplicemente un abisso scuro.
Il petto era coperto da una pezza scura che le lasciava scoperta la pancia e la parte davanti della grande coda.
Strisciò fino ad arrivare dove il piccolo era seduto poco prima e inziò ad osservare le macchie di sangue e le noci di cocco.
 
“Un dragone marino? ” la osservava mentre con la mano accarezzava dove il ragazzino si era rilassato.
 
La creatura sollevò lo sguardo verso l’ospite, guardò la terra, poi ancora il ragazzo.
Il bruno osservò le noci di cocco scalfite lasciate incustodite proprio vicino a quella cosa, maledicendo il mondo intero.
La cratura allungò una mano verso i frutti.
 
-No, fermati-! urlò istintivamente il ragazzino.
 
Era l’unico cibo che aveva trovato e non aveva le forze per procurarsene dell’altro.
 
A causa del volume elevato della sua voce la creatura sembrò spaventarsi; agguantò entrambe le noci di cocco e saltò nel buco dell’acqua, schizzando ovunque quando anche la lunga coda ritoccò la superficie, inghiottendola.
 
-Maledizione-! urlò il ragazzino, buttandosi a sedere a terra e prendendosi la testa tra le mani. Sentì la sua voce rimbalzare per tutta la grotta.
 
-Merda...- sussurrò, rassegnandosi.
 
Improvvisamente qualcosa venne spedito fuori dalla pozza, attirando nuovamente l’attenzione e la paura del piccolo naufrago.
Due, tre, e quattro volte in totale qualcosa balzò fuori dal buco, atterrando sul terreno umido della caverna con dei rumori sparsi.
Il ragazzino subito osservò di nuovo la pozza, ma del mostro non vi era più traccia.
Si concentrò sui rumori, ispezionando la grotta con lo sguardo.
Camminò fino alla roccia calcarea più grande dove aveva sentito atterrare qualsiasi cosa fosse stato sputato fuori dal mare, e quello che vide lo confuse non poco.
 
Quattro parti di noci di cocco, due frutti tagliati perfettamente a metà.
 
Il ragazzino subito le mangiò avido, senza distogliere lo sguardo dalla pozza d’acqua che, nella sua mente, altro non rappresentava che un collegamento con il mondo dei demoni.
 
 
 



Angolo autrice
Salve, eccomi tornata per la seconda volta nel fandom di One Piece :D
Eh si, lui sarà il protagonista indiscusso di questa storia.
Vi ringrazio, a chi deciderà di accompagnarmi in questo viaggio, nel passato di un personaggio che Oda nemmeno si sogna di rivelare XD
Aggiornerò ogni sabato, a volte anche prima,
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


Il giovane aprì gli occhi, maledicendosi subito dopo.
Dopo aver mangiato le noci di cocco si era addormentato...Ma si era bevuto il cervello? Quel mostro sarebbe potuto tornare da un momento all’altro.
Si toccò la maglia legata in vita e quello che vide lo allarmò non poco: il sangue fresco continuava a sgorare e i suoi indumenti erano ormai zuppi di liquido scuro e caldo.
Si sentì svenire, il suo corpo era debole...Ne stava perdendo troppo.
Strinse il pugno, battendolo a terra
 
“Devo cucirla...”
 
Ma con cosa? Avrebbe potuto accendere un fuoco per disinfettare l’ago, ma non aveva nessun ago da utilizzare, tantomeno fili o garze.
Cercò di elaborare la soluzione migliore quando il frusciare dell’acqua lo mise di nuovo sull’attenti.
Dalla pozza spuntarono due mani bagnate che subito si artigliarono alla terra, tirando fuori il resto del padrone di casa.
Il ragazzino dai capelli neri si ritrasse contro la parete, spaventato.
Vide di nuovo quella cascata di capelli bianchi spalmati come un mantello, quella pelle così bianca da sembrare quella di un cadavere.
I due occhi pece.
 
“Di nuovo? Maledizione”
 
Il giovane era chiaramente nervoso e terrorizato, mostrava i denti come un cane randagio.
Un cane randagio ferito.
La grande coda si accumulò dietro la schiena della creatura, creando giochi di riflessi e di colori marini, ma questa volta la strana sirena non uscì dal buco...Rimase ad osservare il piccolo immobile, con curiosità.
 
“è diversa da un uomo-pesce...Che sia una sirena particolare?” si chiese.
 
E se fosse stata un’abitante nativa di quell’isola? Il Nuovo Mondo era un posto stravagante, tanto valeva provare a comunicarci e salvarsi la pelle.
Il ragazzino si fece coraggio, trattenne un contato di vomito imminente.
 
 
 
-Ehi...- alzò la voce.
 
Vide la creatura abbassare la testa per lo spavento, poi si sporse dalla pozza di nuovo.
 
-Sei un’abitante di quest’isola-? Chiese il giovane, tenendosi la ferita del fianco.
 
L’interpellata mosse la coda dietro la propria schiena, piegò lentamente la testa di lato.
 
“Forse...”
 
-Capisci quello che dico-? chiese, pronunciando le parole con più calma.
 
Ancora, la sirena non diede segno di aver compreso.
 
“Fantastico...” sospirò, battendo piano la nuca contro la parete della grotta.
 
 
Sentì ancora rumore di acqua e, anche se non avesse avuto cattive intenzioni, quella cosa rimaneva un pericolo.
 
Vide la creatura con le braccia conserte appoggiate sulla terra e la sua coda sbrogliarsi dietro di lei; in tutta la sua lunghezza uscì dall’acqua e puntò l’estremità della pinna sul terreno, come una penna in procinto di scrivere.
Fece pressione e iniziò a incidere sulla terra fresca e umida.
Il ragazzino non gli staccò mai gli occhi di dosso.
Stava...Scrivendo qualcosa?
La grande pinna andava su e giù mossa dalla coda e, quando ebbe finito, questa tornò subito ad acciambellarsi dietro alla sua proprietaria.
Ma la scritta era troppo vicina alla pozza e il naufrago non era così stupido da avvicinarsi come se nulla fosse.
A quel pensiero la creatura sparì di nuovo, lasciando il ragazzino da solo con tutti i suoi dubbi.
Solo quando ebbe la certezza che l’animale non volesse tendergli una trappola si avvicinò.
Si acquattò per leggere quella cosa all’apparenza incomprensibile.
Il buio non aiutava, le linee erano tutte storte e tremolanti così, dopo un intenso tentativo di lettura, giunse ad una conclusione.
 
“No, non parliamo la stessa lingua”
 
Era una calligrafia famigliare...Forse una lingua nativa del Nuovo Mondo? Se così, sarà stata una delle innumerevoli.
Doveva averla vista da qualche parte ma non riusciva a ricordare dove...Forse in qualche vecchio manuale.
O forse...
Un’illuminazione improvvisa fece passare in secondo piano persino il dolore al fianco.
 
“Ma certo...Questa è...”
 
Toccò la lettera più vicina, sporcandosi di terra le mani già luride di sangue secco.
 
“è la lingua nativa degli uomini-pesce, la lingua più antica del mare” la riconobbe.
 
Ad una casa d’aste, una volta, esibirono una vecchia sirena in catene dentro una grande boccia di vetro.
Aveva la pelle raggrinzita, i corti capelli bianchi disordinati e la coda non aveva niente a che vedere con quella delle sirene giovani.
Non era molto gradita dal pubblico che, scocciato e nervoso, le tirava tutto quello che capitava loro sotto tiro.
Sulla boccia c’era un nome inciso...Se lo riocordava per qualche strano motivo.
“Zaaeyll vol’ ubbyx”, ovvero schiava del mare che, all’asta, era stato ironicamente cambiato in Zaaeyll vol’ sann”, schiava dell’uomo.
Forse per quello scherzo crudele quel nome si era guadagnato un posto nella sua memoria.
 
 
 
-Zaaeyll...- era l’unico pezzo che riusciva a leggere, quello al suo fianco era per lui sconosciuto.
 
“Che sia...Il suo nome?” si chiese, raccolgiendo una pietra calcarea lì vicino.
 
Era possibile che alcuni uomini pesce avessero tramandato i nomi nella loro lingua nativa.
Il ragazzo osservò la roccia e poi iniziò a scavare e a incidere nel terreno soffice, esattamente sopra la scritta lasciata dalla creatura.
Non sapeva come scrivere il suo nome nella lingua nativa del mare quindi lo scrisse normalmente, sperando che la creatura potesse leggerlo.
 
Improvvisamente la roccia nella sua mano incominciò a muoversi da sola.
I tratti con cui scrisse il proprio nome si collegarono al disegno di una prua.
Continuò a disegnare la nave che vedeva chiara nella sua mente, ora la polena a forma di balena, ora le vele, l’albero maestro.
Una goccia bagnò il disegno, impastando la terra.
Il ragazzino si asciugò gli occhi con l’avambraccio, sfregandosi il viso.
Quanto gli sarebbe piaciuto prendere il mare...Prenderlo seriamente come una sua decisione.
Diventare un pirata e fare ciò che aveva sempre desiderato, non dover badare a niente e a nessuno, avere un equipaggio e vivere avventure di ogni genere.
E un giorno...Chissà che non sarebbe diventato lui il Re dei Pirati.
Lui che era nato nel Nuovo Mondo in mezzo alla misera e costretto a rubare per vivere era finito su una nave di schiavisti.
Non aveva mai ricevuto nulla dal mondo e, primo fra tutti, non si aspettava di ricevere qualcosa.
La sua vita si basava solo sui pochi insegnamenti che quella canaglia del Nuovo Mondo gli aveva inculcato in testa...
 
Non fidarti mai di nessuno.
Il nemico è chiunque.
 
Perso com’era nei suoi pensieri udì gocciolare qualcosa vicino a lui.
Sollevò lo sguardo e, accovacciata a leggere il nome che aveva scritto sulla terra, vi era la creatura marina.
Subito il ragazzino indietreggiò velocemente, goffo a causa del dolore.
Ma la bestia era con il viso chino a leggere quei simboli a lei sconosciuti.
Poi, mentre leggeva l’ultima lettera, vide che il tratto si congiungeva ad una nave pirata, un enorme galeone con la polena a forma di balena...Una grande balena bianca.
Le due pozze nere si concentrarono su quella nave, seguirono tutti i dettagli del disegno; piegava la testa per seguire la curva delle vele, i morbidi angoli delle travi e tutti i tondini che rappresentavano l’equipaggio.
Il corvino la osservò attentamente; era molto vicina ma non sembrava avere cattive intenzioni.
Il suo respiro sapeva di mare e il corpo pallido si muoveva piano, sembrava quasi che la brezza marina vivesse intorno a lei.
Che si concentrasse pure sul disegno quanto volesse.
La grande coda raccolta alle sue spalle oscillava piano, le due grandi pinne che dondolavano e il suo ventre steso sulla terra umida mentre studiava quelle linee sporche con grande interesse.
Poi fece qualcosa di strano.
Con l’indice diesegnò un quadrato sulla parte più alta dell’albero maestro, al posto della vedetta che il ragazzino aveva già inciso.
Era storto, ma era un quadrato.
 
“Cosa diavolo...?”
 
Poi, con un movimento elegante, diede un colpo di reni facendo balzare la parte finale della sua grande coda davanti a lei, trovanosi al suo fianco le grandi pinne asimmetriche.
Prese con la sua mano la pinna più grande, impugnandola come una penna e, sotto lo sguardo allibito del piccolo naufrago, iniziò a disegnare qualcosa all’interno del quadrato.
La sua mano si muoveva veloce e precisa, come se stesse consegnando a quel quadrato qualcosa di prezioso.
Qualcosa che gli appartenesse.
Il giovane non aveva il coraggio di affacciarsi e i lunghi capelli bianchi della creatura gli impedivano di vedere il terreno.
E fu quando la sirena sollevò la testa che il ragazzo capì di trovarsi di fronte a qualcosa di insolito.
Insolitamente interessante.
Il quadrato ospitava un teschio pirata con uno smagliante sorriso e due grandi baffi bianchi.
La creatura degli abissi rimase ad osservare il suo operato, muovendo la grande coda che tranciava l’aria ad ogni movimento.
Gli occhi del ragazzino si fecero meno rudi, le sue gambe si mossero da sole verso quell’essere sconosciuto ma improvvisamente così attraente.
 
-Tu lo conosci-? Chiese, a pochi metri da lei.
 
Solo in quel momento il ragazzo si rese conto di quanto fosse grande la creatura; più grande di una donna normale e la lunga coda sembrava davvero quella di un drago marino, squamosa e pesante.
Il jolly roger di Newgate era stilizzato e non rispettava le proporzioni...Ma era innegabilmente lui.
 
La dama del mare aprì la bocca come per dire qualcosa ma poi semplicemente piegò la testa di lato, facendola praticamente cadere sulla spalla.
 
Il ragazzino si avvicinò ancora di più, accovacciandosi a terra.
Indicò il vessillo del pirata.
Rimaneva immobile di fronte a quel mostro così grande che, muovendo le pinne, lo fissava intensamente.
 
-Questo...- disse piano, puntando il dito esattamente sui baffi incisi sul terriccio.
 
Poi puntò la creatura che si avvicinò appena sporgendosi con il collo, incuriosita.
 
-...Lo conosci-? Chiese lentamente, senza distogliere il dito dalla sua possente figura.
 
La donna degli abissi fissò il piccolo orfano negi occhi.
Indicò il vessillo con la sua grande mano pallida e poi, sotto l’incredulità ormai palpabile del giovane, si indicò il petto.
 
-Ne...w...-
 
Il giovane sobbalzò appena, allontanandosi udendo quella voce; era quella di una donna.
Quella creatura aveva cercato di dire qualcosa.
 
-New...-Riprovò, tenendosi l’indice sul petto.
 
Il ragazzino si indicò il petto a sua volta, attirando l’attenzione della creatura.
 
-Newgate...- sussurrò, vedendo quelle pozze nere aprirsi con emozione.
 

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Capitolo 3
*** Ferita ***


La creatura toccò con delicatezza la ferita del ragazzino, facendolo sussultare.
Immediatamente la sirena si ritrasse cirocondandosi con la grande coda e rimanendo all’erta.
 
-No, scusa...- sussurrò il ragazzino, mettendosi di nuovo a gambe incronciate.
 
La creatura sciolse la coda, avvicinandosi di nuovo.
Allungò la mano e, questa volta, non toccò direttamente la ferita ma le parti arrossate intorno.
I suoi occhi neri lavoravano veloci.
Il ragazzino si era accasciato subito dopo la pronuncia di Newgate da parte del dragone e, senza fare storie, l’aveva fatta avvicinare.
Non aveva cattive intenzioni; lui era ferito e debole, se avesse voluto mangiarselo lo avrebbe fatto la prima volta.
E anche in quel momento sembrava davvero volerlo solo aiutare.
Dopo aver ispezionato la ferita il drago unì le mani bianche come seta e, chiamando l’attenzione del ragazzino, le distanziò per poi richiuderle.
 
-Si, deve essere cucita- disse più a sé stesso che come risposta.
 
Il corvino ripetè il segno con le mani, annuendo subito dopo.
 
Zaaeyll imparò che quel gesto voleva dire “si, va bene”.
 
La creatura si toccò una squama, staccandola senza battere ciglio e con un rumore roccioso.
Con le mani esperte la spezzò in due, poi in tre; si portò una striscia alla bocca rilevando i canini aguzzi, con ben due file di denti sopra e sotto.
Il ragazzino deglutì spaventato a quella visione mentre la osservava mordere e scolpire la striscia di squame.
Ogni tanto la passava tra le dita, poi la metteva nuovamente in bocca.
Ne ricavò un ago perfetto, appuntito come un bisturi da chirurgo e incredibilmente sottile.
Poi prese dalle sue ciocche bianche un capello, ispezionandolo subito dopo.
Il giovane notò come i suoi capelli sembrassero più grossi e resistenti di quelli degli umani, erano doppi come fili.
Lavorò l’ago accuratamente creando anche il buco in cui inserire il filo, legandolo elegantemente subito dopo.
 
“Sarà anche una bestia, ma sa quello che fa” pensò il piccolo, osservandola affilare l’ago tra i denti.
 
-Fuoco...- disse il ferito.
 
La creatura smise di lavorare e gli rivolse un’occhiata interrogativa.
Il piccolo la osservò spaesato.
 
-Ecco...Per disinfettare l’ago, capito? Fuoco...- Con le mani mimò il fuoco, muovendo ripetutamente le dita per simulare le fiamme.
Si sentì così imbarazzato.
 
La creatura spostò la testa sulla spalla.
 
Il piccolo naufrago capì che quel gesto signicava “Non ho capito”.
 
Afferrò una roccia e disegnò un piccolo falò sul terriccio, mettendo ben in evidenza le fiamme alte sopra la legna.
Vide la creatura fare come un sospiro, illuminata magicamente.
Si portò le mani al viso e le guardò intensamente.
Il ragazzino solo allora notò due bracciali grigi ai polsi: sembravano fatti di roccia e non riusciva a capire se fossero solamente accessori o parti del suo corpo.
Subito la cratura mise una mano aperta davanti al piccolo, attendendo una sua risposta.
 
“Vuole che rimanga fermo?”
 
Annuì, vedendo la mano calare.
La sirena strisciò fuori dalla grotta senza utilizzare il passaggio della pozza.
Sollevò un polverone, un rumore di terra e sassi che rotolavano rimbombò in tutta la grotta.
 
“Dovrebbe muoversi in acqua...” si grattò la nuca il ragazzo.
 
Con la coda raccolse delle cortecce e dei piccoli bastoncini; quando inserì un pezzo di tronco nella presa della coda questo saltò fuori dato che le sue squame erano bagnate e leggermente viscide.
Il giovane trattenne una risatina, chiudendo gli occhi rilassato.
Forse l’avrebbe davvero aiutato.
Il dragone tornò alla grotta e lasciò cadere il suo bottino goffamente accanto al ragazzino.
Il giovane dovette ritirare una gamba per non venir colpito, cacciò un’occhiataccia alla sirena subito dopo.
La creatura indicò la catasta di legno, osservando il ragazzo.
Il corvino ferito annuì, sapeva che il mostro aveva imparato il significato di quel segno.
Il drago si circondò con la coda, sistemandosi davanti al legno.
Si osservò i polsini grigi, facendoli combaciare più volte lentamente.
Il giovane piegò la testa di lato, confuso.
“Cos’ha intenzione di fare?”
Improvvisamente la creatura iniziò a farli cozzare violentemente tra di loro provocando centinaia di scintille.
Il moro si spaventò inizialmente ma bastarono pochi secondi per fargli comprendere la situazione:

”Sono delle piccole pietre focaie? Che il suo organismo ne fosse dotato per situazioni di autodifesa fuori dall’acqua?” la studiava ogni volta che poteva.
 
La sirena continuava a far cozzare le pietre sui polsi in modo violento provocando un rumore assordante che il corvino, pur desiderandolo molto, non cercò di fermare in nessun modo.
Mentre cercava di fare attaccare le scintille la creatura ringhiava, irritata.
Il ragazzino lo notò e cercò di distanziarsi alla visione della coda agitata che colpiva il terreno con forza.
 
-Tranquilla...- disse poi istintivamente.
 
La creatura si bloccò e osservò il ragazzino, posando la testa sulla spalla.
Gli occhi grigi del naufrago si chiusero appena, poi portò entrambe le mani aperte davanti a sé, facendole oscillare su e giù.
La sirena annuì seguendo i movimenti delle mani, poi il giovane avvicinò i polsi lentamente.
Li avvicinava e allontanava come se le pietre fociaie fossero state sui suoi, di polsi.
Lo faceva piano guardando la creatura negli occhi, cercando di farle capire.
Il drago marino lo osservò, i suoi capelli fluttuavano sempre da soli come se il suo corpo rilasciasse sempre un qualche tipo di gas o sostanza.
Annuì e il ragazzino tirò un sospiro di sollievo.
La donna dragone fece cozzare nuovamente i polsi, con aggressiva dolcezza questa volta.
I tronchi presero fuoco, il fumo cominciò a salire e ad accarezzare le piramidi di calcare.
Il ragazzo dagli occhi stanchi e grigi rimase stupefatto e, al tempo stesso, inziò a temere qulla operazione ormai prossima.
 
Successe tutto in un secondo.
 
Il mostro immobilizzò il ragazzino con la coda, stringendolo stando attenta a non fargli alcun male.
 
-C-Che diavolo fai? Lasciami andare- venne invaso improvvisamente da una paura così forte e intensa da darsi dello stupido per essersi fidato così tanto di quel mostro.
Temette davvero per la sua vita.
Una volta sola gli era capitato...Ed era su una nave di schiavisti dopo aver appiccato l’incendio nella cambusa.
Certo, non era morto, però si era trovatao su una stupida isola deserta.
Quando era caduto in acqua temette veramente per il peggio, certo non aveva contato la presenza della Dea della fortuna dalla propria parte.
Adesso invece stava per essere divorato da un mostro su un’isola sconosciuta.
Non voleva.
Non voleva affatto morire.
 
-LASCIAMI-! urlava mentre gli angoli dei suoi occhi iniziavano ad ospitare delle lacrime trasparenti.
 
Ma il mostro non voleva saperne di mollare la presa, avvolese la grossa coda intorno al piccolo corpo debole sotto di lei e poi avvicinò il viso alla sua preda, inglobandolo con quei suoi occhi neri come la notte.
 
-Bastarda...- Sussurrò, tremando nervoso di rabbia.
 
La cratura spalancò le fauci, rivelando le sue quattro fila di denti e la sua enorme bocca.
Emetteva un sibilo e la saliva colava dai denti appuntiti...Dio, quanti erano?
 
-Non mi sarei mai dovuto fidare di te...Sei solo un mostro orrendo-! Urlò.
 
Gli passarono in mentre le immagini di tre uomin che gli dicevano di raggiungere la loro nave per un lavoro.
Vedeva le sue facce mentre gli dicevano, con un sorriso gentile, che gli avrebbero dato dei soldi.
Vedeva il capitano che lo legeva e lo imbavagliava.
 
-Non mi sarei mai dovuto fidare di nessuno...- disse poi, rivolto più a sè stesso che al drago.
 
Sentì la presa farsi ferrea...Era la fine.
Osservava senza forza, non aveva l’energia di controbattere.
Ma invece di sentire le carni lacerarsi, invece di sentire i canini perforargli gli arti, invece di sentirsi morire...
Dalle pareti della bocca del mostro uscì una nuvoletta di gas chiaro, simile a nebbia.
Si sentì improvvisamente debole, i suoi occhi ancora pesanti come nel pomeriggio di quel giorno afoso.
L’ultima cosa che vide furono le fauci del drago chiudersi e i suoi allegri occhi neri che, senza sapere il perchè, gli trasmettevano tranquillità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Angolo autrice-
Eccomi tornata :D
Ci tenevo a precisare che, ad essere corti, saranno solamente i primi capitoli quindi tranquilli ;D
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e seguono questa storia...Non vedo l’ora di farla entrare nel vivo <3
Un abbraccione grande quanto CROCODILE
Alla prossima <3
 
-Shinigami di fiori-
 

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Capitolo 4
*** Fiducia ***


Il ragazzino aprì gli occhi sentendo solo lo scoppiettare di un fuoco vicino a lui.
Il calore che si depositava sulla sua guancia era piacevole, il colorito arancione che si disegnava sul terreno nostalgico.
Ma certo, ora ricordava.
I suoi occhi e le sue fauci...Credeva di essere arrivato davvero al capolinea, questa volta.
Spostò la testa e sentì di avere la nuca appoggiata a qualcosa di soffice, forse fili d’erba.
Vide una lunga coda familiare riposare davanti a lui, riconosceva le grandi pinne blu come il mare luccicare di fiamme rosse e arancioni.
Voltò la testa lentamente dalla parte opposta e quello che vide, per un motivo che non riuscì a comprendere, gli comunicò tranquillità.
La grande sirena stava riposando; il lento respiro faceva muovere tutto il suo possente corpo, i suoi capelli fluttuavano accarezzati dalla brezza di mare che si sentiva in quella grotta.
Aveva il viso posato delicatamente sulle mani, stesa a terra come una leonessa stanca.
Solo in quel momento il piccolo naufrago capì che la creatura doveva averlo circondato con la grande coda, stringendo lui e il falò in un abbraccio.
Non riuscì a pensare ad altro, diede un’ultima occhiata al fuoco scoppiettante e alla grossa pinna tagliata, così diversa dalla sua gemella cristallina, e poi chiuse ancora gli occhi pesanti.
 
...............................
 
 
-Lasciatemi andare, bastardi-!
Un uomo dai cortissimi capelli rasati spingeva il ragazzio con il viso a terra, cercando di imbavagliarlo.
La sua guancia sfregava contro le travi di quella nave che avrebbe dovuto offrigli un lavoro.
L’uomo riuscì a passargli uno straccio tra i denti, lo legò saldamente tirandogli un calcio in testa subito dopo per farlo smettere di dimenarsi.
-Non te lo hanno insegnato, ragazzino? Mai fidarsi di nessuno- gli rise in faccia.
I suoi occhi grigi lampeggiarono di rabbia...
Aveva sbagliato.
Era stato un suo errore...
Si era fidato.
 
 
 
 
 
Si svegliò agitato e sudato, tirandosi a sedere con il busto e respirando affannosamente.
La creatura era lì, lo sservava con le braccia conserte e muoveva piano la coda intorno a lui.
Subito il ragazzino si toccò la ferita, ricordandosene improvvisamente.
Abbassò lo sguardo.
Era suturata e pulita, non perdeva sangue e aveva un aspetto del tutto diverso.
Il fuoco era spento e un debole fumo usciva dalla grotta accompagnato dalla danza di insetti ballerini.
Gli occhi chiari del giovane si posarono sulla figura tranquilla del drago, per niente agitato.
Strinse i denti alzandosi in piedi dopo tanto tempo, finalmente.
 
-No-! urlò, allontanandosi.
 
Subito la sirena si ritrasse circondandosi con la coda e avvicinandosi alla pozza d’acqua.
Sembrava quasi spaventata a sua volta...Usava la grossa coda pinnata come uno scudo.
 
-Cosa diavolo ti è saltato in mente? Mi hai fatto venire un infarto-! urlò ancora, in preda alla rabbia.
 
Vide il dragone indietreggiare strisciando e aiutandosi con la spinta delle braccia, colpevole.
 
-No farlo mai più, non così...Non farlo più- urlava severo, ringhiando.
 
“Cosa diavolo sto facendo? Le sto urlando contro e non starà capendo una parola...Ma non posso lasciare questa cosa fare quello che vuole con me, avrebbe potuto farmi di tutto”
 
Ma contro ogni aspettativa del ragazzino, la creatura piegò la testa, rivolgendo lo sguardo verso il basso.
“Cosa?”
 
La sirena teneva il capo chino e poi portò le mani avanti oscillandole piano come aveva fatto lui prima che le medicasse la ferita.
Il corvino si calmò, deglutendo.
I suoi pugni si rilassarono, si portò una mano a coprirsi il viso.
“Sta davvero...Chiedendo scusa?”
Ossevò la creatura e annuì piano...Ormai doveva aver capito quel gesto.
 
“Va bene...”
Il dragone rimase con il capo chino.
Un gesto per “mi dispiace”.
Non ne era sicuro, ma c’era qualcosa in quegli occhi neri e in quell’espressione che gli faceva pensare...Forse la bestia stava davvero cercando di chiedere scusa?
Quando la creatura lo vide annuire il ragazzino giurò di aver visto un luccichio brillare nei suoi abissi neri, ma questa balzò elegantemente nella pozza bagnando tutti i sassi e le rocce della grotta, sparendo dalla sua vista.
Il giovane si coprì il viso con gli avambracci.
Forse l’aveva offesa?
Se inizialmente si sentì un pò in colpa l’attimo dopo si diede dello stupido.
Aveva visto i suoi denti, aveva visto cos’era in grado di fare...Non poteva fidarsi e ora che l’aveva curato tanto meglio, poteva cavarsela da solo.
Si sollevò e osservò il falò spento, il piccolo cuscinetto di foglie che doveva avergli fatto in modo che posasse la testa su qualcosa di morbido.
Decise di lasciar perdere; ora che se n’era andata poteva concentrarsi e trovare un modo per lasciare quella maledetta isola.
Si rimise la maglietta, ancora sporca di sangue.
Uscì dalla grotta...Si era fatta mattina? Aveva dormito per una notte intera.
Si voltò un’ultima volta verso quel riparo...Certo, l’aveva aiutato e curato, ma cosa sarebbe successo se a quel mostro fosse venuta improvvisamente fame? Se lo avesse aiutato solamente per uno scopo?
Lo aveva addormentato con un gas all’interno delle sacce della bocca...Non poteva correre rischi: la sua coda era grossa e possente, avrebbe potutto stritolarlo.
Che lo avesse salvato non importava...Avrebbe potuto cambiare idea.
L’importante era che fosse guarito e che potesse muoversi da solo.
Dopo essere uscito dalla caverna un forte odore di erba invase le sue narici, costringendolo a godersi la brezza che passava attraverso gli alberi.
Poi il suo stomaco brontolò e si toccò il ventre, sospirando.
 
“Devo trovare qualcosa da mangiare”.
 
Camminò attraverso la vegetazione, percorrendo la stessa strada che aveva fatto per trovare la grotta.
Non sapeva quanto quell’isola potesse essere pericolosa la notte...Il dragone l’aveva protetto fino all’alba.
Scansò le ultime foglie e il sole lo investì come uno schiaffo spietato.
La spiaggia era esattamente come l’aveva lasciata: la stessa palma di occhi isolata e gli stessi scogli scuri ricoperti di paguri.
Per la sabbia vi erano granchi di piccole domensioni con l’esoscheletro arcobaleno, animali che non aveva avuto la forza di notare quando si era svegliato sotto il sole cocente.
Camminavano velocemente, riparadosi sotto la sabbia o saltando in acqua.
Il moro provò ad acchiapparli ma erano davvero troppo veloci.
Rimase fermo per qualche ora a cercare di catturarne qualcuno con qualche imboscata ma niente...Erano velocissimi.
 
Si asciugò il sudore dalla fronte e osservò il mare, gi occhi puntati verso l’orizzonte.
 
“Forse dovrei provare con del pesce...”
 
Entrò nell’acqua a piedi scalzi, lasciando le scarpe mal ridotte sul bagna asciuga.
Notò con grande stupore che i pesci di quell’isola avevano espressioni diverse: felici, arrabbiati, spaventati e anche disgustati.
Li osservava curioso e si dimenticò di essere entrato in acqua per catturarli.
Era pur sempre un’isola del Nuovo Mondo dopo tutto;normale che le stranezze fossero all’ordine del giorno.
I colori sfavillanti dei pesci lo ipnotizzarono, tenendolo concentrato ad ammirarli per molti minuti.
Si sollevò dal livello dell’acqua disturbato dal caldo cocente del sole e, quando si passò il braccio sul viso per ascigarsi il sudore, la pelle sfiorò le labbra.
Le tastò con due dita, sentendole piene e morbide, per niente screpolate.
 
“Non sono disidratato...”
 
Il che era davvero strano visto che non aveva toccato una goccia d’acqua dal naufragio.
La sua mente portò di nuovo la creatura in primo piano.
 
“Che sia stata lei...?” si chiese “forse quando ero svenuto”.
Il suo sguardo si spostò verso i grandi pini che creavano l’entrata per la foresta, verde e rigogliosa.
“Quindi l’unico modo per scoprire dove si trova l’acqua potabile è chiederlo a lei?”
Sospirò e, una volta fuori dall’acqua, raccolse le scarpe.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-C-Cosa-? sussurrò.
Una volta messo piede nella grotta era convinto di non trovare nessuna sosrpresa ma, con grande stupore, qualcos’altro era stato portato in quella tana.
Vi erano sei pesci sulla terra umida, ancora vivi e intenti a guizzare in cerca d’acqua.
Erano gli stessi pesci dalle innumerevoli espressioni umane che aveva visto sulla spiaggia.
Ma erano lì.
Il ragazzino osservò la pozza d’acqua, senza però vedere nessuno.
Nemmeno una goccia si muoveva.
Immobile come uno specchio.
 
“Vuole ancora aiutarmi...?”
 
Dopo pochi minuti il fuoco era di nuovo acceso e i pesci arrostivano sulle fiamme danzanti.
Accenderne uno non era una così ardua sfida se riuscivi a trovare le pietre giuste e, grazie al cielo, in quella foresta appena fuori dalla grotta ve ne erano un sacco.
Era riuscito ad accendere il piccolo falò senza problemi, non era la prima volta dopotutto.
Gli era già capitato.
I pesci erano infilzati in alcuni ramoscelli e lasciati ad abbrustolire; avevano un aspetto delizioso.
Stava per assaggiarne uno quando una grande ondata si scagliò sopra di lui, sopra il fuoco e sopra la cena.
 
-Ma che diavolo...-?
 
Quando sollevò lo sguardo il fuoco era ormai spento e la pozza stava nuovamente ospitando qualcuno.
Vide la grossa creatura agitare la testa per rimuovere le alghe che si erano incastrata tra i suoi lunghi e ricci capelli color neve.
Il corvino in un primo momento fu lieto di rivederla, ma subito dopo si arrabbiò.
 
-Hai bagnato tutto-! disse, togliendosi la maglia fradicia e guardando dispiaciuto il cibo.
 
Il dragone si ritirò appena, nascondendosi in parte nell’acqua della pozza.
Quasi avesse capito di aver fatto un danno.
Ma il ragazzino avvicinò un pesce alla bocca e lo mangiò ugualmente.
 
-Fa niente...è ancora buono- disse con occhi chiusi mentre cercava di non badare al cattivo sapore dato dall’acqua salata.
 
La creatura si sporse all’esterno incrociando le braccia e osservando il piccolo mangiare, muoveva la coda alle sue spalle.
Ingoiò il boccone e buttò il bastoncino nel fuoco.
 
-Zaaeyll...-sussurrò.
 
Vide il drago rizzare le orecchie e spalancare gli occhi neri.
 
-è il tuo nome-? Chiese, indicandola.
 
La creatura lo fissò con stupore.
Si toccò il petto con una mano, indicandosi.
 
-Zaaeyll vord’hastreyll- disse con voce femminile, quasi timida.
 
Il giovane riconobbe il primo pezzo, ma quel nome era davvero troppo complicato da ricordare.
 
Poi il ragazzino indicò il proprio petto e pronunciò piano il suo di nome, lo stesso che aveva scritto sulla sabbia, accanto a quello del drago marino.
La sirena sembrò illuminarsi di nuovo e mosse la coda vivacemente, poi però abbassò di nuovo la testa incupendosi.
Il ragazzino si alzò e fece un passo verso di lei, meno timoroso.
 
-Qualcosa non va-? Chiese, consapevole che le sue parole non potevano essere comprese.
Ma parlarle lo tranquillizzava, gli metteva pace perchè sapeva che la creatura avrebbe fatto del suo meglio per capire e per comprendere.
 
Il dragone si toccò il fianco all’altezza della ferita del piccolo moro e abbassò la testa, nascondendo il viso.
 
“Mi dispiace...”
 
Il ragazzo sospirò...E sorrise.
Si avvicinò a lei, la raggiunse fino al bordo della pozza.
Avrebbe potuto divorarlo, ucciderlo.
Era molto pià grande di lui, la sua coda incredibilmente robusta.
Il giovane le sorrise e annuì; sapeva che quel gesto poteva tranquillizzarla e, infatti, la sirena iniziò di nuovo a muovere la coda allegramente.
La vide buttarsi nella pozza e uscire di nuovo, era forse felice?
 
-Ho deciso...- disse poi, mettendosi le mani sui fianchi.
 
La creatura si bloccò e lo fissò, mettendo la testa sulla spalla.
Il ragazzino le sorrise sincero, il primo sorriso che rivolgeva a qualcuno dopo tanto tempo passato a nascondersi e a diffidare.
 
-La tua lingua è troppo complicata...Ti insegnerò la mia-.
 
 

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Capitolo 5
*** Pericolo ***


-Impari in fretta- sorrise il ragazzino, scrivendo altri caratteri sul terreno.
La creatura fissò la terra sfatta e incisa dal bastoncino che il piccolo naufrago teneva in mano.
Erano ormai due settimane che il ragazzino insegnava a quell’essere la sua lingua.
 
Il dragone si sollevò appena.
 
-Ascoltare...-sussurrò con voce roca e sottile.
 
-Ottimo- sussurrò il piccolo, sollevando la mano dalla terra; la stava aiutando a memorizzare i verbi.
 
-Io...Ascolto- disse con fatica, leggendo i segni.
 
Il più piccolo annuì contento; stava imparando velocemente e sembrava anche interessata alla lingua.
Le aveva insegnato le basi della comunicazione per iniziare; era partito con alcuni verbi comuni, i pronomi, i nomi e i colori. Li aveva scritti sulla terra della grotta così che la creatura potesse guardarli e aiutarsi per creare delle frasi, anche se non complete.
Riusciva a memorizzare un grande numero di informazioni in pochissimo tempo.
 
-Adesso prova a ripetere...- disse il ragazzo, sistemandosi meglio davanti a lei.
 
Erano uno di fronte all’altra, il piccolo piegato sulla ginocchia e la sirena avvolta nella sua coda.
 
-Ho ascoltato la tua voce- disse il corvino, indicando sul terreno i segni che l’avrebbero aiutata.
 
Gli occhi neri del drago seguivano le scritte incise, aiutandosi con la mano pallida.
 
-Ho ascoltato...- disse senza esitare.
 
Poi si bloccò sul nome...Era una parola nuova.
 
-Ho ascoltato la tua voce- si sforzò, osservando il piccolo con sguardo interrogativo.
 
-Ho ascoltato la tua voce- ripetè contenta, sciogliendo la coda e agitandola entusiasta.
 
-Bravissima- sorrise il ragazzino, allungando una mano verso la testa del drago.
 
Questo si avvicinò e si abbassò, porgendo la grande cascata di capelli e aspettando quella gentile pressione che ormai da tempo la lodava quando rispondeva correttamente.
 
-Bel lavoro- sorrise il bruno, posando la mano sulla testa della sua allieva, strofinandola gentilmente mentre le grandi pinne facevano su e giù dalla gioia.
 
“Come un cucciolo di cane...” pensò, sentendo quei capelli robusti tra le dita.
 
Il fuoco scoppiettava all’interno della grotta e la pioggia cadeva tra le sottili foglie dei pini.
Il ragazzo, dopo averle insegnato alcune delle basi nella propria lingua, cercava di storcerle quante più informazini poteva riguardo all’isola, al vessillo di Newgate, un modo per potersene andare.
Ma era ancora difficile capirsi chiaramente e non voleva stressare troppo l’essere marino che, in cuor suo, sapeva si stava impegnando molto.
 
-Domande, ora- disse poi sollevando l’indice, e ridacchiò vedendo la sirena diventare seria e concentrata.
 
Lo stava mettendo al pari di un gioco, oppure come una verifica.
Il dragone si circondò con la coda, come se in qualche mondo l’avesse potuta aiutare.
 
-Tu conosci la bandiera-? Chiese, indicandosi la testa.
 
Era stata dura insegnarle quel verbo e farle collegare il significato quindi molte volte accompagnava le parole con dei segni.
Inoltre, dopo aver domandato, disegnò velocemente il jolly roger di Newgate sul terriccio.
 
-Conosci questo-? Chiese di nuovo.
 
Zaaeiyll piegò la testa e osservò bene la figura, poi sollevò le sclere nere.
 
-Io conosco- disse solo.
 
Il piccolo fece un segno di vittoria con il pugno che la sirena ovviamente non comprese.
 
-Dove lo hai visto? Perchè lo conosci-? Parlava molto piano per poter far capire tutto alla creatura.
 
-Isola...Qui...- disse il drago, picchettando sulla terra con la mano.
 
-New, Newgate...Venire qui...Tempo indietro...- cercava di mettere insieme ciò che aveva imparato.
 
“è venuto qui? Immaginavo...”
 
Il piccolò annuì, accompagnando il gesto con la sua parola finalmente.
 
-Va bene- sorrise.
 
-Lui...Buono...- aggiunse lei poi, toccandosi il petto.
 
-Buono-? Sussurrò il ragazzino.
 
-Lui buono...-
 
Il corvino si portò i capelli all’indietro, accarezzandoseli piano.
 
-Era buono, eh-?
 
 
 
 
 
La notte era calata e ormai le stelle avevano preso il loro posto nel cielo notturno.
La falce di luna sembrava sorridere a quella piccola isola mentre si specchiava nel mare oscuro.
Il vento soffiava leggero tra i pini ma la caverna era sicura e silenziosa; nemmeno la brezza notturna avrebbe disturbato i suoi ospiti.
Il piccolo naufrago se ne stava davanti al fuoco con la testa appoggiata sulle ginocchia, pensieroso; la creatura marina si era ritirata nel buco profondo e da allora non si era più fatta viva.
Non era preoccupato...Dubitava fortemente che degli animali, per quanto strani, potessero arrecarle disturbo.
 
“Cavolo...Mi sta venendo fame” sospirò il ragazzino, stringendosi le ginocchia al petto.
 
Sorrise al pensiero delle noci di cocco il primo giorno, a come la sirena le avesse rotte senza fatica.
 
-Bhe...Visto che non ho niente da fare- sorrise, raccogliendo una pietra e avvicinandosi al muro della grotta.
 
Iniziò a scrivere alcune frasi semplici, alcune parole e alcuni verbi nuovi.
Sorrise, asciugandosi il sudore dalla fronte e osservando le scritte.
 
“Per la lezione di domani, immagino”.
 
-Io diventerò il re dei pirati- pronuniciò, scrivendo la frase sul muro.
Annuì; era una frase semplice, perfetta per fare pratica.
 
-Dovrebbero bastare...- sussurrò piano, osservando le scritte posizionate una accanto all’altra in modo ordinato.
 
Il fuoco dietro di lui si spense improvvisamente, lasciando la caverna buia e umida.
 
“Ma che...”

Sentì un ringhio provenire dall’entrata della grotta, il rumore di erba calpestata da pesanti passi.
Il giovane si schiacciò sul fondo della grotta riparandosi dietro alle rocce di calcare.
Non era un rifugio grande ma grazie al buio e alle pietre era facile nascondersi e sfruttare l’ambiente circostante.
Sentiva qualcosa in prossimità dell’entrata.
 
“Zaaeyll?...No...” non era così stupido da uscire allo scoperto.
 
Rimase nell’ombra ad aspettare che qualcosa si facesse vedere.
Il fiato sospeso e il cuore che martellava nel petto.
Finalmente vide qualcosa; una nuvola di fiato e due grandi zanne furono tutto quello che si presentò all’entrata della caverna.
Il piccolo spalancò gli occhi, incredulo.
 
“Uno...Due...Sono in tre?” si portò le mani al coprirsi la bocca, respirava il meno possibile e senza fare rumore.
 
Tre canidi immensi si fecero largo: avevano il pelo così scuro e lungo che strisciava sul terreno della caverna, non si vedevano gli occhi e le lunghe zanne uscivano dalle labbra inferiori.
Il naso andava su e giù, pareva quello dei suini.
Annusavano il terreno rumorosamente e si accingevano ad esplorare la grotta.
Il falò era spento e un di loro cercò di toccare le braci con la zampa.
 
“Merda...” il ragazzino cercò spostarsi dietro un’altra roccia; se fosse riuscito ad uscire dalla grotta avrebbe potuto correre e seminarli grazie alla sterpaglia.
 
Il suo piede intoccò un piccolo sasso  facendolo rotolare a qualche centimetro.
 
“Cazz...”
 
Le orecchie dei lupi si alzarono immediatamente, iniziarono a ringhiare e a scrutare le rocce calcaree.
Il giovane venne preso dal panico e, senza pensarci due volte uscì allo scoperto armato con una roccia apuntita.
 
-Andate al diavolo-! urlò precipitandosi verso l’uscita.
 
I cani gli furono subito addosso, sentiva i loro latrati esattamente dietro alle sue orecchie e i loro passi erano così veloci che gli parse di averli appiccicati alla schiena.
Appena fuori dalla grotta inciampoò sulla radice troppo cresciuta di un pino reale.
Quella caduta lo salvò da un morso imminente del lupo ma non appena si sollevò in piedi i tre carnivori lo avevano circondato e adesso camminavano in circolo intorno a lui con la testa china e le zanne acuminate belle esposte.
 
“Merda...Questi mi ammazzano”.
 
Il ragazzino dai capelli corvini piegò appena le ginocchia, pronto a scattare in caso le cose si fossero messe davvero male.
Ma dubitava fortemente che la situazione potesse peggiorare ulteriormente.
Un lupo si bloccò, fece pressione sulla zampe anteriori.
 
“Cazz...”
 
Con un balzo l’animale spalancò le fauci appuntite mentre gli altri due si preparavano a dargli supporto immediato.
Il piccolo chiuse gli occhi, portandosi le braccia a coprirsi il viso istintivamente.
Cadde a terra ma quello che arrivò alle sue orecchie fu solamente il guaito e i gemiti degli animali.
Aprì piano un occhio, poi l’altro.
 
-Za...-
 
Era completamente circondato da una possente coda di drago del colore del mare, la possente schiena della sirena gli copriva la visuale e i suoi lunghi capelli bianchi fluttuavano come posseduti dal vento.
 
-Zaaeyll-! Urlò mentre sentiva il tremolio delle gambe farsi più debole.
 
Sentiva soltanto i cani ringhiare, mugolare nervosi; li sentiva camminare in circolo oltre la grossa coda.
E poi fece caso alla reazione del drago degli abissi; i capelli erano completamente sollevati, fluttuavano in maniera violenta, frustavano l’aria. La schiena coperta da una leggera stoffa si alzava e abbassava nervosa.
 
“Sta...Ringhiando”?
 
Dalla bocca della sirena usciva un sibilo, sembrava quello di un serpente affamato.
Non poteva vederla, ma Zaaeyll aveva la bocca spalancata, mostrava le zanne appuntite ai cani, il gas soporifero delle sacche all’interno delle guance usciva come condensa ad ogi suo respiro.
I suoi occhi completamente neri, abissali, tremavano.
 
-Z-zae...- quando sentì l’abbaiare di uno dei cani il piccolo si dovette tappare le orecchie per lo spavento e la tensione.
 
Sentì la coda stringere il cerchio intorno a lui e vide la sirena lanciargli un’occhiata con la coda dell’occhio ver verificare che fosse tutto a posto.
Alla vista del ragazzino spaventato ma incolume la sirena cacciò un urlo alle bestie.
Affondò le mani maggiormente tra la sterpaglia e si abbassò con la schiena, soffiando come un gatto al muso dei cani.
Sembravano riluttanti ad attaccare ma uno dei tre, quelli più grosso, cercò di mordere la mano palmata di Zaaeyll.
La sirena urlò ancora, stringendo il piccolo alle sue spalle ancora di più con la coda e aiutandosi a girare con l’aiuto delle mani.
Diede un colpo al muso del cane con la mano cacciandogli uno schiaffo violento che lo fece mugoloare di dolore.
Mostrò i denti aguzzi un’ultima volta e i cani decisero di allontanarsi, anche se lentamente.
Continuavano a gironzolare nelle vicinanze della grotta e la sirena non poteva inseguirli dato che stava proteggendo il ragazzino nelle spire della sua coda.
Quando si avvicinavano troppo alla grotta il drago gridava e batteva le mani a terra, facendoli allontanare.
Non aveva aperture...Era in massima allerta.
Il naufrago si alzò in piedi e toccò con la mano la coda di Zaaeyll, sentendola liscia e viscida.
 
-Zaaeyll...- chiamò, cercando di farla girare verso di lui.
-Ehi-! Chiamò ancora.
 
In risposta la sirena si voltò solamente per un secondo, solo per offrirgli quello che sembrava uno sguardo adirato e preoccupato.
Aveva i denti appuntiti stretti e il naso le tremava.
Ringhiava alle parole del ragazzino, non le interesseva quello che diceva.
 
-Tch...-
 
Le orecchie del corvino si tesero...Aveva anche lui dei riflessi niente male.
 
-Zaaeyll, dietro- urlò.
 
Un cane morse la coda della sirena senza provocarle troppi danni a causa della pelle viscida.
Zaaeyll cacciò un altro grido e spinse violentemente il cane contro il tronco di un albero vicino, allontanandolo.
 
-Zaaeyll attenta, sono ovunque- disse.
 
Il drago scosse la testa e sollevò il naso al cielo, annusando l’aria.
 
-Cosa succede-? Chiese il giovane, sentendo i tre canidi terribilmente vicini.
 
-Altri...Arrivano- disse piano la creatura, attenta ai movimenti dei redatori feriti che le gironzolavano intorno in cerca di una qualche apertura; dovevano aver capito che tra la coda stringeva una preda spaventata e fragile.
 
-Ohi, ohi...Non scherziamo...Ce ne sono altri-? Si portò la mano tra i capelli color pece, cercando di arrivare alla soluzione migliore.
 
“Niente...Non mi viene in mente nulla...” si morse il pollice.
 
Poi vide che Zaaeyll inziava a muoversi; strisciava lentamente di nuovo all’interno della grotta senza mai dare le spalle e muovendosi lentamente.
 
-Cosa fai? Se torni indietro finiremo col rimanere intrppolati-! disse agitato il ragazzo.
 
Ma la sirena non accennava a fermarsi, strisciava piano, ringhiando ai nemici che, con cautela e forti dell’istinto del branco, la spingevano nella grotta con il muso chino.
 
-Zaaeyll, hanno capito anche loro che stiamo facendo uno sbaglio! Se ci chiudiamo nella grotta per noi e’ la fine, ehi, ascoltami- Gridava spaventato ma il dragone era troppo occupato a mantenera la distanza tra se’ e i lupi.
Erano nella grotta, il buio li circondava e il non potere i nemici direttamente stava facendo diventare pazzo il ragazzo.
 
-Zaaeyll, Zaaeyll- la chiamava in continuazione mentre era forzato a camminare a sua volta verso il fondo della tana.
 
Improvvisamente i latrati divennero piuì intensi, piu’ numerosi...Erano arrivati i rinforzi.
 
-Merda? Quanti sono, Zaaeyll? Quanti-? Domandava.
 
Ma la sirena non lo degnava di uno sguardo.
Improvvisamente si fermarono entrambi, solo rignghi e deboli ululati riempivano la grotta.
Il dragone si voltò piano verso il ragazzo che teneva stretto stretto nella grande coda.
 
-Proteggere...Io...-
 
Gli occhi del giovane si spalancarono.
 
-C-cos’hai appena detto-? sussurrò, sentendo i lupi selvatici inziare ad avanzare.
 
La sirena urlò arrabbiata quando sentì un morte morso sulla pinna.
Mosse le mani selvaggiamente per allontanare le bestie cercando di non farsi mordere.
 
-Proteggere...- disse ancora.
 
Strinse la coda piu’ forte che poteva intorno al corpo del naufrago.
 
-C-Cosa...-
 
Lo sollevò leggermente da terra e indietreggiò ancora.
I lupi erano quasi una quindicina, il branco era stato riunito e, sicuramente, forti del numero avrebbero potuto uccidere anche un drago del genere.
Ma il ragazzo non riuscì a finire di pensare perchè in un batter d’occhio sia lui che la sirena si trovarono sott’acqua circondati dalle pareti scure di quella pozza da cui, per la prima volta, era saltato fuori il drago.
Mentre il giovane teneva gli occhi strizzati e cercava di non farsi sfuggire l’ossigeno dalle labbra si ricordò: quella pozza era collegata al mare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Angolo autrice-
 
Eccomi tornata, chiedo scusa per il ritardo ma non ero riuscita a completare e rileggere il capitolo quindi...Et voilà.
Ringrazio tutti voi che leggete <3.
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-
 
 
 

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Capitolo 6
*** Salice ***


Quando portò la testa fuori dall’acqua prese nei polmoni più aria fresca che potè.
Era stato terribile rimanere sommerso per un tempo infinito e sentire le spire della coda così strette intorno al suo corpo.
Aveva perso quasi tutto l’ossigeno che aveva in corpo.
La creatura lo trascinò fino alla riva della spiaggia, liberandolo subito dopo.
Il giovane prese a tossire e a fare respiri profondi, si toccava la gola e udiva le onde infrangersi sugli scogli, la luna alta nel cielo e le stelle che indicavano il braccio della galassia con la loro luce.
Era uno spettacolo maestoso.
Il ragazzino si stese a pancia in su e continuò a respirare, era scosso, fradicio e infreddolito.
Si tirò a sedere solo dopo aver sentito il cuore calmarsi e riprendere a battere normalmente.
-Zaaeyll...-sussurrò, vedendola di schiena e con lo sguardo fisso sul mare.
La lunga coda che lo aveva tentuo stretto sanguinava di un liquido scuro, era buio e il giovane non potè dire con certezza che fosse rosso come quello degli uomini.
-Zaaeyll? Stai sanguinando...Fammi vedere- disse il ragazzino, alzandosi e tirando su con il naso, l’aria era pungente e penetrava nelle ossa.
Il dragone ringhiò in risposta, allontanandosi appena.
-Zaaeyll-? chiese ancora.
La sirena si voltò verso il ragazzino, solo il luccichio dei suoi occhi scuri era chiaramente visibile, la sua sagoma nera strisciante come quella di un serpente.
-Ferite, fammele vedere- disse lui scandendo le parole.
Il drago ringhiò ancora, mostrando i denti.
Il giovane indietreggiò appena...Che fosse nervosa?
Fece un bel respiro e prese coraggio...Dopotutto se non l’aveva ucciso per tutto quel tempo dubitava fortemente che volesse ancora fargli del male.
Si avvicinò alla creatura ignorando i suoi soffi e i suoi ringhi.
Il ragazzino le afferrò un braccio con decisione e a Zaaeyll questo non piacque per niente.
Avvicinò la sua bocca al viso del giovane e urlò, i suoi capelli bagnati fluttuavano.
-Silenzio-! disse serio il giovane.
La sirena tenne i denti stretti e guardò altrove.
“Come immaginavo...Credo sia solo frustrata”.
Il ragazzino si tolse la maglia, la cicatrice della ferita acnora visibile ma ormai guarita.
Vide che entrambe le braccia della sirena, così come la coda robusta, ospitavano varie lacerazioni provocate dai denti dei lupi.
Iniziò a fasciare il braccio da cui colava più sangue; sicuramente si sarebbe curata per conto suo, voleva solo cercare di calmarla un pò e farle capire che, essendosi salvati, andava tutto bene.
-Va tutto bene- disse, notando la coda agitata colpire il terreno ripetutamente.
-Va tutto bene...Non è successo niente- disse ancora, osservava la coda per verificare l’efficacia delle sue parole.
-Ucciderli...Voglio ucciderli- disse poi con voce grave.
Il ragazzino sobbalzò ad una tale sete di sangue, ma era sicuramente come aveva detto lui...Era solo nervosa.
-Perchè? Non importa, sono andati via- disse ancora.
-Hanno attaccato...Voglio ucciderli- disse ancora il drago.
-Va tutto bene...Andiamo a dormire in un altro luogo- disse piano.
La sirena posò la coda a terra, immobile e impastata di sabbia.
-Un luogo sicuro, i lupi non devono arrivare...Conosci un posto così-? chiese, accompagnando le parole ai gesti come faceva sempre.
Il drago osservò la foresta buia.
-Voglio ammazzarli...-disse ancora.
Il ragazzino sospirò, esausto.
-Va tutto bene...-
Zaaeyll si portò il pollice palmato ai denti aguzzi.
-Va tutto bene, Zaaeyll...Andiamo a dormire-.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Giusto...L’acqua...”
Si sollevò a sedere e cercò di sgranchirsi la schiena; aveva dormito su un albero e spinto Zaaeyll a dormire in mare per quella notte, così non avrebbero dovuto preoccuparsi dei lupi.
Ma non avevano un riparo permanente per la notte ora, sapere che dei predatori del genere si aggiravano tranquilli per l’isola lo turbava.
Scese abilmente dai rami con salti studiati fino a raggiungere il terreno.
“Devo scoprire dove Zaaeyll tiene l’acqua...”.
Si portò una mano sotto al mento.
-Il fiume vicino alla grotta aveva dell’acqua potabile...Ma con quei lupi nei paraggi preferisco non addentrarmi nella foresta...Inoltre Zaaeyll non può muoversi come vorrebbe sulla terraferma-.
Poi sospirò, mettendosi le mani dietro alla testa.
-Ma se anche lei ha preso l’acqua lì c’è poco da fare...Spero vivamente che ci sia una qualche altra fonte da qualche parte-.
L’albero su cui aveva passato la notte era vicino alla spiaggia, inoltre per qualche strano motivo i lupi non sembravano interessati alla vicinanza con il mare.
Tanto meglio, in caso estremo sarebbe potuto rimanere in prossimitaà dell’acqua.
Sentiva i loro ululati nella notte e la paura di cadere lo aveva fatto dormire al massimo tre ore.
Era stravolto, ma almeno era ancora vivo.
Il vento e il profumo di mare lo travolsero come una secchiata di acqua gelida, chiuse gli occhi e poi osservò l’orizzonte.
-Nessuna nave...Nemmeno la marina si aggira in queste acque...- sussurrò.
Poi la vide, Zaaeyll fece un salto e poi tornò in acqua elegantemente, come i delfini.
Il ragazzino sorrise e si mise le mani intorno alla bocca.
-Buongiorno-! urlò.
Non arrivò risposta e il giovane si irritò.
“M-Maledetta...è imbarazzante”.
Ma poi guizzò nuovamente fuori dall’acqua e il dragone mosse la mano in segno di saluto prima di ripiombare in mare.
Il ragazzino sorrise e si posizionò le mani sui fianchi, contemplando il sorgere del sole.
Si era trovato un’amica niente male...Forse essere stato catturato da quegli schiavisti era servito a qualcosa.
 
 
 
 
-Zaaeyll...-la chiamò il ragazzo mentre arrostiva dei pesci su un piccolo falò sulla sabbia.
La sirena stava riposando a pancia in giù sul bagnasciuga, si faceva bagnare dalle onde che poi si ritiravano timide nel mare.
-Acqua...Sai dove trovarla-? Chiese.
La sirena mosse la coda, ormai guarita.
Indicò la foresta e il ragazzino sospirò.
-Solo lì? Conosci altri posti-? Chiese gesticolando.
Fece cenno di no con la testa, muovendo le orecchie istintivamente.
-Capisco...Allora non possiamo farci niente, devo tornare nella foresta a prenderne dell’altro pò- disse, abbattuto.
Si portò una mano tra i capelli corvini e li sentì secchi come paglia...Come avrebbe voluto farsi un bagno decente.
-Anche avere un’arma...- disse, sussurrando alle nuvole.
-Arma...- ripetè la sirena, osservandolo con la testa appoggiata alle mani.
“Ah, non conosce questa parola...”.
-Si, arma...- disse il ragazzino avvicinandosi a lei e scrivendo la parola sulla sabbia, badando che le onde non inghiottissero la scritta incisa.
Spiegò alla cratura cosa potesse essere un’arma: i suoi denti, un sasso, qualsiasi cosa che potesse recare danni agli altri.
Zaaeyll annuì.
-Se solo ne avessi una sarei più tranquillo- mormorò, sedendosi accanto a lei.
Il dragone strisciò in mare e sparì tra le onde.
Di giorno spariva sempre per qualche ora e il piccolo naufrago non aveva la più pallida idea di dove andasse.
-Bhè, nel frattempo credo proprio che cercherò di arrivare all’altra metà dell’isola.
Avvolse due pesci cotti in grandi foglie di palma e se li legò sulla schiena.
-Chi lo sa, magari troverò un’altra fonte di acqua potabile-.
Camminava al fianco del mare con il sole che lo osservava da lontano, si teneva lontano dalla foresta e si rilassava con la musica del vento tra i capelli.
Vedeva il paesaggio mutare seppur nella sua monotonia: rocce che non aveva mai visto, alberi dalle forme strane e stravaganti, anche alcuni ucceli di un rosso vivo volare in gruppo.
Le due settimane che aveva trascorso nella grotta gli avevano fatto dimenticare di trovarsi su un’isola, e una bella grande per giunta.
Certo, metà della colpa era di Zaaeyll; per insegnarle a parlare si era dovuto sistemare nella grotta, riparo che ormai non poteva più essere utilizzato.
Doveva riporre le sue speranze in quella nuova fetta di isola.
La foresta era il suo grande cuore, la spiaggia era come la sua buccia protettiva e il ragazzino si trovava benissimo tra la sua sabbia d’oro.
Grazie alla posizione del sole capì di aver camminato per un paio d’ore; non era stanco per cui continuò la sua esplorazione.
Dopo essersi fermato per una pausa e aver mandato giù un boccone, il giovane rallentò, aguzzando la vista all’orizzonte: inziavano delle rocce in prossimitaà del mare, un muro naturale di scogli.
Più si avvicinava più le rocce gli parevano strane, innaturali.
-è come se fosse una qualche specie di rovina antica- disse, avvicinandosi al muretto di roccia.
Camminò al fianco delle rocce strisciando una mano sulla loro superficie liscia fino ad arrivare ad un grande masso che bloccava la strada.
Era un macigno enorme e per evitarlo bisognava per forza o entrare nell’acqua e superarlo o risalire di qualche metro la spiaggia e il muro di massi.
Ma ad attirare l’attenzione del giovane non fu quel masso, bensì l’immenso salice piangente che lo affiancava.
Il suo tronco spariva nel bagnasciuga e i suoi tristi rami scendevano verdi e rigogliosi a sfiorare con delicatezza la sabbia.
Il giovane accarezzò il tronco con fare curioso.
-Un salice piangente che si nutre di acqua di mare? Ce ne sono di cose bizzarre nel nuovo mondo- sorrise.
A contatto con la sua mano, le verdi foglie divennero di un turchese così intenso che parevano essere state dipinte con della vernice colorata.
-Wow...-sussurrò il piccolo.
Con lo sguardo seguì il tronco e le venature dell’albero fino a posare lo sguardo sulle radici incastrate nel terreno sabbioso; si inginocchiò e lo studiò.
-Che strano...- disse tra sé e sé, facendo pressione con il palmo sulla terra che ospitava le radici: era prossima a cedere, l’intero salice sarebbe collassato.
“Quì sotto...C’è il vuoto...”
Qualcosa gli toccò la schiena, facendolo sobbalzare.
Il ragazzo si spinse contro il tronco dell’albero e riprese fiato.
-Z-Zaaeyll...-.
La sirena lo aveva spinto appena con la grossa coda, guardò le foglie del salice, poi ancora il ragazzo.
-è un albero bizzarro, eh-? chiese, sorridendo.
La sirena annuì, agitando la coda.
-Però...Il terreno qui è fragile- disse, indicando il pezzo di terra.
Zaaeyll piegò la testa di lato.
-L’albero...Può cadere-? Chiese.
Il giovane naufrago era felice di vedere come la creatura cercasse di interagire con lui e imparare ad applicare quello che le insegnava.
-Già...Sembra che ci sia una spazio vuoto sotto le radici- si grattò la testa il giovane.
Le squame della sirena si mossero in un brivido, la coda prese velocità e con un colpo secco fece tremare la terra debole.
-M-Ma che...-
Il terriccio si frantumò sotto i piedi del corvino che cadde nella buca con un gridò sorpreso, venendo ricoperto di sabbia color oro scaldata dal sole.
Subito Zaaeyll si affacciò alla buca, ma non era profonda come pensava.
-M-Ma che diavolo fai? Potevo farmi del male sul serio- urlò cercando di di togliersi la sabbia dai capelli scuri.
La sirena fece roteare gli occhi al cielo in un modo molto simile a come faceva lui.
“Ah?! Che caratterino”.
Ma il ragazzo era caduto su qualcosa...Qualcosa di terribilmente scomodo.
Zaaeyll si sporse ancora di più per poter assistere il giovane nel risalire la buca ma lo vide interessato a quello che sembrava...
-Uno...Uno scrigno-? Chiese il giovane, spolverando l’emblema inciso sulla serratura.
Era grande, rosso e dalla forma arrotondata.
Le placche di ferro erano rovinate dalla ruggine, ma era grande quanto il ragazzo e la serratura sembrava funzionare fin troppo bene.
-Una scatola-? Chiese la sirena.
-No...Questo può contenere molte più cose come ad esempio...-
Gli occhi del giovane brillarono...
-S’allzaart’ull- Sussurrò la sirena.
Il corvino la osservò: aveva gli occhi spalancati, i capelli fluttuavano e la coda si agitava.
-Quello che tu chiami tesoro- continuò poi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Angolo autrice-
Eccomi tornata! Cavoli, che ritardo magistrale.
Chiedo scusa, la sessione di esami è appena cominciata e dopo averne dati un pò ho un attmo di respiro.
Aggiornerò con vari ritardi, però riuscirò a finire questa storia, ci tengo molto.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin quì e vi chiedo di nuovo scusa, procederà solo con più calma del previsto.
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-
 
 
 

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Capitolo 7
*** Presagio ***


Quanti giorni erano passati da quando avevano trovato lo scrigno?
Grazie alla forza di Zaaeyll erano riuciti ad aprirlo e la sua coda aveva spaccato la serratura permettendo al piccolo naufrago di scoprirne il contenuto: un tesoro, uno di quelli veri, luccicanti.
-I...Incredibile- sussurrò il corvino quando aveva visto per la prima volta tutte quelle collane, quelle monete d’oro, le tiare, le pietre preziose e le armi dai brillanti rinfoderi.
Aveva preso con sè un coltello dal manico dorato, ma vi era solo l’imbarazzo della scelta...Il repertorio era immenso.
Sciabole, asce e persino pistole in oro massiccio, anelli con zaffiri e smeraldi, diamanti grezzi e lingotti d’oro.
-Questa roba...Chissà da dove proviene- aveva detto frugando nelle monete.
-Ehi Zaaeyll, vieni a vedere- aveva detto contento chiamando la draghessa a gran voce.
Curiosa, la creatura si era messa ad ascoltare il giovane con emozione, imparava i nomi degli oggetti e il ragazzino le spiegò cosa volesse dire essere ricchi, il valore del denaro e cosa avrebbero potuto fare con tutto quel ben di Dio.
-Con questo mi sarà più facile diventare un grande pirata- diceva il piccolo ladro.
Dopo alcuni giorni lo scrigno era stato cautamente svuotato ed esaminato; avere tutto quel tesoro lo faceva titubare dal muoversi per l’isola e per i giorni successivi rimase accampato sulla spiaggia. Riuscì ad accendere i falò grazie ad un accendino in puro argento che aveva trovato tra le monete e i pezzi di corazza, ringraziò che funzionasse ancora dato che le altre volte, sebbene fosse stato capace, accendere un fuoco si era rivelata un’impresa.
Zaaeyll dimostrò solamente una curiosità breve, poi era tornata in acqua a guizzare quà e là.
Ogni tanto tornava a riva per salutare il giovane e parlare con lui durante le sue “sessioni d’apprendimento”: il suo era quasi un talento naturale, migliorava di giorno in giorno e parlare con lei diventava sempre più semplice mentre il numero di argomenti trattabili creseva velocemente.
Una settimana dopo erano ancora lì, sotto il salice bizzarro che cambiava colore, intorno al fuco e vicino ad una montagna d’oro.
-Dei pirati, forse...-? si chiese, osservando il pesce che cuoceva sul fuoco.
Zaaeyll riposava sul bagnasciuga tenendo le braccia incrociate sotto il mento, la coda accarezzata dalle onde che si infrangevano sulla sabbia.
-Pirati...-? chiese, aprendo gi occhi neri.
Il ragazzo afferrò una moneta tra le mani e la osservò.
-I pirati sono soliti sotterrare i loro tesori in un posto sicuro...Questo salice deve essere il loro punto di riferimento. Ma solitamente rimangono sepolti per anni- disse il corvino sollevando gli occhi verso le foglie blu, si confondevano con il cielo stellato.
-Barbabianca sai...Lui è un pirata- sorrise il ragazzino.
La creatura mosse la coda, poi si bloccò.
-Vareor xui...Quello che tu chiami pirata- gli rispose.
Il ragazzo la osservò, poi si portò la moneta più vicino al viso.
-Hai mai visto un pirata, Zaaeyll? Oltre Barbabianca intendo- chiese con un sorriso.
La sirena strisciò fino al fuoco, aveva un non so che di pauroso: le forti braccia trascinavano l’interno corpo rumorosamente.
-Non erano pirati...Uomini ni bianco- disse, sfiorando con le dita palmate le fiamme.
“Uomini vestiti di bianco?”
-Non erano pirati, eh?...Forse...- i suoi occhi si illuminarono all’improvviso.
-Dei marines-? chiese ad alta voce.
-Marines-?
Il corvino si avvicinò a lei e si sistemò a gambe incrociate; come suo solito la draghessa si circondò con la coda.
-Erano persone armate? Avevano queste cose con loro-? disegnò sulla sabbia con la punta del costoso coltello.
Zaaeyll accarezzò il fucile stilizzato inciso sulla sabbia con le dita.
-Persone vestite di bianco...Avevano questi ma, erano gentili con me, mi hanno attaccato ma, ma poi mi hanno regalato tante cose da mangiare- diceva, confusa.
“Ma cosa sta dicendo”?
Il ragazzo la osservò mentre con i suoi occhi neri come a pece scrutava il disegno.
“è confusa? O semplicemente non riesce a parlare come vorrebbe? No, sono discorsi facilmente intraprendibili ora come ora”.
-Ti hanno attaccata-?
La creatura sollevò lo sguardo, il riflesso del fuoco brillava in quelle pozze nere.
-Barbabianca...Lui era buono- disse infine.
Il giovane sospirò, certo, poteva essere la stanchezza oppure la creatura faticava davvero a parlare nonostante i suoi insegnamenti.
-Andiamo a dormire, Zaaeyll- sorrise, posando la sua piccola mano sulla coda ruvida della sirena.
Quella notte Zaaeyll non andò a dormire in acqua, si acciambellò intorno al piccolo ragazzo che le aveva insegnato a parlare di nuovo.
Il giovane non riusciva a prendere sonno, osservava i cielo stellato e disegnava costellazioni con i suoi occhi veloci.
Avvolto nel freddo abbraccio della coda di Zaaeyll pensava a come fuggire dall’isola.
Si trovava in quel mondo sperduto da troppo tempo, un mese? Due?  se non fosse stato per la sua amica sarebbe morto innumerevoli volte. Le era grato, ma voleva anche trovare un modo per scappare da quella bizzarra isola.
Prese il coltello che si era scelto e lo osservò alla luce della luna.
Era bello, brillante, affilato.
“Chissà a quali pirati apparteneva questo bottino...” pensò prima di addormentarsi profondamente.
Avrebbe pensato a qualcosa, magari nei giorni a venire.
 
 
 
A quelle nottate se ne susseguirono innumerevoli altre.
Il ragazzino era riuscito a costruire una zattera solida grazie a Zaaeyll, anche se di zattera non si poteva propriamente parlare.
Era riuscito a spiegare alla creatura un modo per poter superare le correnti se lei fosse stata disposta a trascinare i legni legati assieme nuotando.
Zaaeyll aveva accettato senza problemi e, mentre lavoravano o raccoglievano materiali conversavano come erano soliti fare.
Non era raro che la sirena facesse discorsi confusonari come quella sera, ma il giovane naufrago non ci fece mai realmente caso.
Quando si toccava l’arogmento dei marines o dei pirati la creatura si sconcentrava e rispondeva a casaccio quindi era meglio lasciar perdere.
Nonostante questo, però, le sue doti linguistiche crebbero incredibilmente.
-Zaaeyll, i tronchi-! disse spazientito il giovane asciugandosi il sudore dalla fronte.
La creatura non rispose.
-Ehi, Zaaeyll-! urlò ancora.
La draghessa guardava il mare intensamente, come se ne fosse attratta ma allo stesso tempo spaventata.
Il più piccolo sospirò.
Si comportava in modo strano, vi erano momenti in cui non rispondeva alle domande, altre volte le sue risposte non avevano alcun senso.
Il piccolo insegnante aveva notato che più le doti linguistiche di Zaaeyll aumentavano, pià lo facevano anche le stranezze presenti nelle sue parole.
-Odio il mare- disse con un sussurro il drago.
-Ah? Ma se ci dormi tutte le notti, nel mare. Forza, vieni ad aiutarmi- il ragazzo osservava la sua coda danzare sulla sabbia bagnata.
La sirena ringhiò, mostrando i denti al piccolo.
Il risposta il ragazzino schioccò la lingua scocciato, non aveva paura di lei, ma sapeva che quando Zaaeyll era nervosa non era possibile farle fare nient’altro.
-Bugiardo, non è vero-! soffiò, con voce sottile.
-Va bene, va bene...Ho capito, non arrabbiarti- le disse avvicinandosi e mostrandole i palmi delle mani aperte per calmarla.
La sirena gli ringhiò un’ultima volta e poi si tuffò in mare.
-Ci risiamo...-sussurrò, osservando poi la sua zattera quasi completa: il legno dei pini di quell’isola erano flessibili e facili da lavorare grazie ad alcune scaglie della coda di Zaaeyll, inoltre con la forza della creatura era riuscito ad accellerare il processo di trasporto e abbattimento di giovani alberi. Era riuscito a ricavare delle travi e le aveva legate insieme con degli arbusti sottili, la vela fatta lavorando le foglie delle palme da cocco.
Si era addentrato nella foresta solo un paio di volte, sicuro di avere Zaaeyll al suo fianco e la sua nuova arma pronta da sguainare; aveva raccolto l’acqua da una pozza che riposava tranquilla tra gli alberi dalle foglie appuntite e l’aveva fatta bollire per poterla bere.
Il grande calice pieno di acqua bollente era stato messo sotto al salice a reffreddare mentre procedeva con i lavori.
Sarebbe stato occupato fino alla sera, lui e Zaaeyll avrebbero mangiato tardi.
Era fortunato, al cibo ci pensava sempre la sua compagna: pesci, bacche, selvaggina e frutta, Zaaeyll era in grado di trovare qualsiasi cosa e, in questo modo, era riuscito a concentrarsi sulla zattera con il minimo delle preoccupazioni.
Il sole calò, i pesci dalle innumerevoli espressioni arrivarono a riva attirati dalla luce del fuoco e il salice mutò nuovamente colore in un rosa pallido luminoso.
Il ragazzo si stava scaldando le mani vicino alle fiamme e cercava di non pensare al dolore causato dalle scheggie, dalle abrasioni e dalle vesciche.
Le sue mani erano un disastro.
Come ogni sera da quando avevano trovato il tesoro il giovane si sistemò accanto alla montagna d’oro e iniziò a lucidare le monete con la propria maglia; gli metteva tranquillità e poteva passare il tempo mentre si riposava.
Inoltre quelle monete erano davvero bizzare; le incisioni erano diverse da quelle che era abituato a vedere, vi erano realizzati animali, profili di persone e lettere.
Sentì improvvisamente un frusciare proveniente dal mare e solitamente quello era il rumore che precedeva la cena.
-Zaaeyll- si tirò a sedere ma la creatura schivò il falò per un pelo e, con violenza, si sitemò al fianco del naufrago circondandolo con la grossa coda e puntando il mare.
-Zaaeyll...Ma che...- il giovane sollevò lo sguardo e all’orizzonte vide una luce...Una piccolissima luce rotonda che spargeva la sua luce sulla superficie piatta e scura del mare calmo.
-Non può essere...Che sia..-? il ragazzino corse sul bagnasciuga ignorando la sirena e aguzzò la vista.
-Una nave? È una nave-? si chiese portandosi i capelli all’indietro, incredulo.
-Sta venendo quì-? Sta venendo proprio quì-! urlò felice, voltandosi verso la sirena e ragiungendola.
-Zaaeyll, Zaaeyll, dobbiamo farci vedere...Alimento il fuoco, tu credi di poter nuotare fino a loro-? chiese euforico, gettando altri rami secchi sul fuoco per ingrandirlo.
Sarebbe potuto scappare e fu solo grazie alla legna vicina che non bruciò direttamente la zattera per creare un messaggio di aiuto dalle dimensioni galattiche.
-Se riusciamo a farci vedere siamo salvi-! disse sorridente.
Il suo sguardo si posò poi sulla montagna di oro dietro di lui.
-Giusto...Come posso portare tutto questo oro con me? Immagino di poter arrivare ad un compromesso se...- il ruggitò di Zaaeyll lo fece rabbrividire...Il suo sguardo nero puntato verso il mare gli trasmetteva inquietudine.
-Zaaeyll...-? sussurrò.
-Vareor xui...-sussurrò.
Al giovane gelò il sangue nelle vene.
-Non voglio che vengano...Sono persone pericolose...-.
-C-cosa...-?
La sirena si avvicinò al piccolo, era davvero alta.
Posò una sua mano palmata sulla spalla del suo amico, poi fece la stessa cosa anche con l’altra.
-Sono nemici...-.
Il ragazzino deglutì, osservò la montagna d’oro, lo scrigno rotto, la luce all’orizzonte.
-C-Che cosa stai dicendo, Zaaeyll? Saranno sicuramente...-
-Non passano navi di quì, deve essere una rotta non trafficata- la creatura ripetè le esatte parole che il giovane le aveva detto qualche giorno prima, mentre lavoravano alla zattera.
Il corvino tremò, iniziò a sudare freddo.
-Sono nemici...- sussurrò ancora il drago, assumendo un tono che solitamente utilizzava lui per calmarla o per spiegarle qualcosa.
Il ragazzo indietreggiò dalla creatura, estrasse il coltello prezioso e lo osservò con occhi tremanti.
-Stanno tornando...A prenderlo-?
La creatura lo osservò seria, il naso si muoveva su e giù, la coda agitata.
Il piccolo la osservò preoccupato.
-Sono pirati-? chiese.
-Sono pirati- gli rispose.
Improvvisamente la luce sul mare silenzioso parve più grande.
-D-Dobbiamo fare qualcosa...Dobbiamo nascondere le nostre tracce.
La sirena indicò il forziere rotto con un cenno del capo.
-Purtroppo...Ci siamo cacciati in un bel guaio- sorrise nervoso, sudando freddo.
-Anche se rimettessimo il tesoro nello scrigno la serratura è rotta...Capiranno che qualcuno lo ha aperto e...- immediatamente maledì sè stesso per aver costruito la zattera.
-Devo spostarla...Devo portarla sull’altro lato dell’isola...Forse se ci nascondiamo penseranno che chi ha toccato il tesoro possa aver tentato la fuga in mare aperto- stava entrando nel panico; un conto era gestire dei pirati sulla terra ferma, un altro era averci a che fare su un’isola deserta.
L’ultima volta che si era trovato su una nave pirata, poi, non era finita bene.
-Dobbiamo andarcene da questa zona dell’isola...Potremmo tornare alla grotta- sorrise, avvicinandosi alla montagna di oro e prendendone una manciata nelle tasche.
-Visto che ci scopriranno comunque, tanto vale rischiare-.
Zaaeyll osservò la luce lontana sollevandosi con l’aiuto della coda, poi raggiunse il ragazzo e lo circondò con la coda, stringendolo stretto.
Il giovane tolse lo sguardo dalla montagna di tesori per poter osservare il viso della creatura scrutare l’orizzonte.
La sua presa tremava.
-Sono nemici...- sussurrò ancora.
Il giovane le accarezzò la coda con movimenti calmi e circolari.
-Come con i cani, Zaaeyll...Andrà tutto bene, l’isola è grande, riusciremo a nasconderci- sorrise, guardando la luce brillare.
La stretta si fece più forte.
-Sono umani...Gli umani sono nemici...-.
Le carezze si fermarono.
-Io sono umano, Zaaeyll- sorrise.
Il drago non disse niente, si limitò ad osservare il mare in silenzio.
-Anche Barbabianca lo è...-
Zaaeyll tremò appena, poi abbassò lo sguardo.
-Gli umani sono cattivi, lo so...Non so il perchè, ma lo so- sussurrò.
-Non tutti gli umani son...-
-Io ho visto-
Il più piccolo si bloccò e la fissò stupito.
-Ho visto gli umani...-
Il giovane scansò la coda della creatura e si sollevò in punta di piedi per arrivare vicino al suo viso e afferrarlo con le piccole mani.
-Zaaeyll...Come sei arrivata su quest’isola-? le chiese, notando come la coda frustasse l’aria, ma con dolcezza.
I loro respiri erano sincronizzati e, probabilmente, lo erano anche i battiti dei loro cuori.
Fu la creatura a rompere la distanza che c’era tra di loro e posò la propria fronte su quella del naufrago con un movimento goffo e impacciato.
Il giovane non fece nulla, chiuse gli occhi.
Le loro sagome oscurate dalla luce del fuoco, le stelle cadenti che sfrecciavano serene quella notte.
-Sono loro i nemici...Non noi...Sono loro...-
Le mani della sirena si aggrapparono disperatamente sotto il viso del giovane, tremava e gli artigli erano freddi contro il suo collo.
-Zaaeyll...-
-Non respiro...Mi fa male...Non respiro...-.
Quando il piccolo dai capelli neri sollevò lo sguardo vide che dagli occhi color pece scendevano quelle che sembravano...
“Lacrime...?”
Ma quando le sentì cadere sul suo viso, sulle mani e sugli abiti rovinati l’orrore si impadronì di lui.
“S-Sangue?”
Zaaeyll stava piangendo sangue.
-Mi hanno chiamata mostro...Mi hanno accarezzata sulla testa, erano gentili...Erano, erano...- subito il ragazzo l’abbracciò stretta, la strinse così forte da farle male.
Le grandi braccia della cratura lo strinsero da dietro, i sui artigli lo graffiarono strappando la maglietta.
“Non mi interessa cosa sia questa creatura...Non mi interessa...” strinse gli occhi sentendo quelle lacrime maledette sporcargli la maglia.
-Andrà tutto bene Zaaeyll...Andrà tutto bene, nessuno ti farà niente- le sussurrò e la sentì rilassarsi.
Come una bambina.
Avevano solo l’un l’altro, non potevano fare altro che fidarsi l’uno dell’altra.
La luce si avvicinava e loro potevano solo stare fermi e tremare, potevano solo pregare che quei pirati non fossero dei sanguinari.
Potevano solamente piangere sotto la luce della luna...
Potevano solo...
Solo...
No...
Il ragazzo l’allontanò da sé tenendola salda per le braccia, la fissò nel viso sporco di sangue.
-Zaaeyll...Fuggiamo via da quest’isola, andiamocene-.
Gli occhi neri del grande drago marino si aprirono in un’espressione di stupore.
-Useremo la loro nave...Useremo quella- disse, indicando l’orizzonte.
I loro occhi si posarono sulla luce nel mare.
-Ruberemo quella nave e scapperemo da quì, insieme- le disse.
La creatura notò il suo tremore, la sua paura, il suo sudore scendere lungo le tempie.
-Vinceremo...Perchè tu sei incredibile, Zaaeyll.
La sirena strinse i denti e si portò le mani agli occhi.
Il sorriso del giovane sparì, accarezzò il coltello nella tasca e lo strinse.
“Potrei davvero rimarci secco questa volta...Però...”
Spostò lo sguardo verso il mare aperto, la brezza notturna gli scompigliò i capelli scuri.
Zaaeyll si affiancò a lui e piantò le mani nella sabbia, agitando la coda dietro di sé.
-Insieme...-? chiese debolmente, il sangue ancora lungo le guance.
-Si, insieme-.
La sirena portò il naso al cielo.
-Dal mare arriva odore di morte- sussurrò.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Angolo autrice-
Allora...Sto facendo una fatica enorme.
Chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma la sessione mi sta uccidendo...Almeno un capitolo sono riuscita a portarvelo XD.
Ci vediamo presto, gli altri devono essere controllati e modificati, ma ci sono...Ci vediamo gente e grazie a tutti <3
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Attacco ***


-Capitano, cosa vuole farne di tutto quest’oro? Con quello che abbiamo seppellito su Analanta la scorsa settimana raggiungiamo una cifra enorme...Che ne dice di mettere su un regno-?
-Non essere ridicolo, siamo pirati non abbiamo bisogno di un regno-.
-Si ma diventeremmo dei pezzi grossi, potremmo costruire un grande impero-.
-Falla finita! Già con il nostro traffico di schiavi raggiungiamo cifre assai soddisfacenti, inoltre l’ultimo saccheggio è andato più che bene, con tutti questi soldi potremmo spassarcela per parecchio tempo-!
-Capitano, capitano Bloodwood terra in vista-! gridò la voce sulla cima dell’albero maestro.
-Oh, siamo arrivati, siamo arrivati- una voce profonda e roca si fece largo tra il branco di pirati intenti a mangiare, bere e festeggiare.
-Finalmente possiamo mettere insieme tutte le nostre ricchezze, diventeremo noi i governatori del Nuovo Mondo-.
-Ben detto capitano-!
-Ecco il grande Bloodwood-!
-Sei un grande capitano-!
-Sharararararararara-!
L’uomo era altissimo, seduto su una grande poltrona di velluto rosso intento a scolarsi una bottiglia di scotch: portava una lunga barba nera e un solo baffo riccioluto, il cappello elegante blu come la notte ospitava una piuma d’uccello sul retro, gli occhi pesanti e cadenti e il grande naso aquilino.
Aveva un dente d’oro al posto dell’incisivo destro, il petto scoperto e scolpito fasciato da una stoffa rossa sugli addominali, i larghi pantaloni bianchi e degi stivali neri lunghi fino al ginocchio terminanti con una punta arricciolata.
Sulla spalla destra sedeva un parrocchetto bianco, sulla sinsitra un piccolo avvoltoio schizzato e poco tranquillo.
-Attracchiamo subito, voglio prendere il mio tesoro il prima possibile-!
-Agli ordini capitano-!
-Ehm...Capitano-? la voce della vedetta vece sollevare il muso a tutto quegi avanzi di galera.
-Sembra che ci sia una luce sulla spiaggia, esattamente sotto il salice del tesoro-.
-Ah? Di cosa si tratta-?
La vedetta era un uomo basso e smilzo, al posto dell’occhio destro un diamante che funzionava da cannocchiale.
-Non siamo abbastanza vicini da vedere cosa provochi la luce...Ma oltre a quella prodotta dal Salice delle Muse c’è sicuramente un’atra fonte luminosa-.
-Probabilmente sarà un lupo della cenere, quest’isola è piena di quei cagnacci zannuti. Si sa che quando entrano nel periodo dell’accoppiamento la loro pelliccia brilla di luce naturale. Si dice che sia il loro calore a provocare la reaz...-
-Basta con queste sciocchezze, qualunque cosa sia lo sapremo non appena metteremo piede sulla nostra isola-.
Bloodwood si sollevò e respirò a pieni polmoni prima di cacciare un grido vichingo.
-Preparatevi uomini, la Sanguine sta per arrivare a destinazione-
La ciurma fece un ultimo brindisi a candele accese prima di prepararsi per l’arrivo.
 
 
 
 
Il ragazzino era coperto con una coperta costruita qualche giorno prima per ripararsi dalla pioggia: era fatta con le grandi foglie delle palme che riposavano sulla riva e alcune liane intrecciate; osservava la nave ancora lontana.
Al suo fianco Zaaeyll muoveva la coda nervosa.
-Vuoi prendere la nave-? chiese la sirena.
-Ovviamente-.
-Sai guidarla-? Zaaeyll lo fissò con la coda dell’occhio.
-Prenderò in ostaggio il timoniere- disse il giovane.
-Ho capito...- la coda si mosse piano.
Il corvino staccò gli occhi dal mare per osservare l’amica con aria sospetta.
Assottigliò gli occhi e posò il pugno sulla guancia osservandola con sguardo incredulo.
-Cosa-?
-Non credi che possa farcela, Zaaeyll-?
Il drago osservò prima l’orizzonte, poi di nuovo il compagno.
-Non tanto-.
Il corvino sospirò nervoso portandosi la mano sul viso e strofinandolo per darsi una svegliata.
-Non sei molto di aiuto, in questo piano anche tu hai la tua parte sai-?
Zaaeyll iniziò a grugnire piano, era solita farlo quando era nervosa.
-Andrà tutto bene, riusciremo ad aggirarli; non sanno il nostro numero e non sapranno nemmeno da dove partire per cercarci. Al contrario, noi possiamo seguire tutti i loro movimenti da nascosti- sorrise ottimista.
-Ma quanti saranno-?
-Ecco il nostro svantaggio...Il numero sarà il nostro problema- si portò la mano alle labbra pensieroso.
-Sono tanti pirati...-sussurrò Zaaeyll.
-Noi possiamo anticiparli, ruberemo quella nave e ce ne andremo da quest’isola- sorrise il ragazzino dai corti capelli scuri.
-Inotre...Non posso ancora crederci, che stiamo parlando di un tesoto lasciato da chissà quali pirati...-.
La coda della sirena riprese a sbattere violentemente, poi si abbracciò le spalle e iniziò a tremare.
-Sono pericolosi...Loro uccidono-
Il giovane si avvicinò a lei senza spaventarla e le mise una mano sulla grossa coda, accarezzandola piano.
-Zaaeyll, dobbiamo provare...O non ce ne andremo mai di quì-.
Il drago si scansò, poi osservò il piccolo con gli occhi scuri e lucidi.
-Io sto bene quì...-
-Zaaeyll...-
Il corvino strinse le mani a pugno...Capiva quello che la creatura stava cercando di dire: era piombato nella sua vita all’improvviso e l’aveva stravolta, ora stava cercando di strapparla da quella che probebilmente era stata la sua casa da chissà quanti anni...Non sapeva nemmeno cosa fosse, Zaaeyll.
Si sentì un egoista, e uno stupido.
Si allontanò di qualche passo, la sabbia infarinava le sue gambe e le scarpe rovinate dal sale e dal camminare ininterrotto.
-Ma sai...Non devi per forza seguirmi, Zaaeyll-
La sirena lo osservò piegando la testa di lato.
-é stato egoista da parte mia forzarti a compiere azioni che non avresti mai voluto fare....Ti chiedo scusa- e senza nemmeno renderseno conto aveva già abbassato il capo.
Zaaeyll mosse la coda velocemente, tanto che il ragazzino dovette spostarsi per evitare di essere colpito.
-Io sto bene su quest’isola...-disse di nuovo la sirena, facendo incupire ancora di più il più piccolo.
-Ma sto bene anche con te...- disse il drago avvicinandosi al piccolo e abbassandosi alla sua altezza, lasciando che i lunghi capelli gli accarezzassero il volto e si rizzassero come il pelo di un gatto.
-Il tuo mondo...-
-Eh-?
Il drago fece cozzare in modo poco delicato le loro fronti, addossandosi contro il ragazzo senza grazia.
-Mi fai male, togliti Zaaey...-
-Nel tuo mondo c’è spazio...-
Il corvino osservò quegli occhi neri da molto vicino, li guardò ed ebbe la sensazione di venir risucchiato all’interno di quei turbini neri infiniti, eppure ancora ricchi di lucentezza.
-...Per una come te-? completò il corvino.
Sentì Zaaeyll fare maggiore pressione e spingere con ancora pù forza.
Il giovane chiuse gli occhi godendosi il profumo di mare che emanava la creatura, poi si staccò, guadagnandosi un’occhiataccia dalla sua compagna.
Ghignò.
-Ci sono tante cose che il mondo non vuole tra i piedi...Non è qualcosa che mi interessa. Zaaeyll, che il mondo ti voglia o no, vivere è una tua decisione- disse, osservando la nave all’orizzonte. Giurò di aver visto ghignare un pirata.
Il ragazzino si voltò nuovamente verso la creatura, il vento gli accarezzò i capelli scompigliati e umidi.
-Vieni con me-?
Il drago colpì violentemente la coda a terra, poi con molta meno forza la gettò al petto del giovane, facendolo cadere a terra con un’imprecazione.
Ma alla fine, il ragazzo sorrise.
-Tsk...Non ti imbarazzare-.
 
 
 
 
Il corpo cadde a terra come un sacco di patate mentre il sangue inziava ad imbrattare la sabbia.
Zaaeyll ringhiò basso mostrando i denti appuntiti, del gas scappava dal retro della lingua, i capelli rizzati e sparati mentre il suo amico cercava di tranquillizzarla tenendole la mano salda sulla testa.
-Sta buona- le sussurrava mentre da dietro i cespugi osservavano la scena: la grande nave riposava dove l’acqua era ancora profonda, salda e ferma grazie all’ancora pesante sul fondale mentre le scialuppe e tutto l’equipaggio avevano raggiunto la spiaggia.
-Come sarebbe a dire che il tesoro è scomparso? Non essere ridicolo, chi mai potrebbe aver scoperto un’isola sperduta come questa-?
Il capitano della Sanguine gettò a terra il mozzo della nave, calpestandolo con il grande stivale.
-E-Ecco, il salice è stato profanato, il baule è...è vuoto-! disse piagnucolando il ragazzo.
-Tch...Cosa-? Bloodwood stava andando in escandescenza, estrasse la sua sciabola e fece per infilzare l’ennesimo membro dell’equipaggio quando una donna boccò l’arma semplicemente posandovi la mano guantata di velluto viola sopra la lama.
-Suvvia, Bloody, non vorrai mica uccidere tutta la ciurma solo perchè il tesoro è stato rubato-.
Il giovane naufrago sporse il viso per osservare meglio la scena, attento a non esporre Zaaeyll.
-Luctra, quel tesoro era una cifra immensa, non riusciremo mai più ad accumulare una cifra simile- disse adirato il capitano mentre i due volatili gli starnazzavano in cerchio sulla testa.
-Basterà saccheggiare altri villaggi e catturare quache schiavo in più- disse la donna dai folti e ricci capelli castani; era una formosa ragazza poco vestita, portava dietro la schiena una lunga balestra laccata in oro.
-Se solo quegli stupidi pirati non fossero stati così insistenti non avremmeo mai lasciato il tesoro quì su Analanta...Uomini! Partiremo domani all’alba, lasceremo questa patetica isola deserta- disse ricolmo di rabbia.
Il corvino si voltò verso Zaaeyll con sguardo deciso.
“Come immaginavo è un’isola fuori dalle rotte...In più abbiamo la possibilità di fare tutto entrò la nottata. Hanno dato per scontato che il ladro se ne sia già scappato via, che colpo di fortuna” sorrise.
-Capitano...- una voce fece voltare sia la creatura che il piccolo naufrago.
Una goccia di sudore scese lungo lo zigomo del corvino che deglutì pesantemente.
“Sta calmo, hai seppellito il tesoro in un altro punto e Zaaeyll ha trainato la zattera lontana da quì...Non abbiamo commesso errori...”
Un uomo dai lunghi capelli bianchi e dagi occhi fasciati si avvicinò verso il capitano, sussurrandogli qualcosa.
Zaaeyll iniziò a ringhiare ancora, nervosa, mentre muoveva la coda.
Improvvisamente, il pirata scoppiò in una fragorosa risata, seguito da tutto l’equipaggio.
-SHARARARARARARARA, ma questa è una bellissima notizia-! disse mentre il parrocchetto tornava a riposarsi sulla sua spalla.
-Cos’hanno da ridere-? il giovane si stava seriamente preoccupando mentre Zaaeyll teneva le orecchie vigili e annusava l’aria.
-Ehi, gentaglia...Un uccellino mi ha detto che il nostro tesoro non è andato da nessuna parte, si trova ancora su Analanta- sussurrò, mettendosi un sigaro in bocca e sorridendo maligno.
-Cosa-?
Zaaeyll soffiò come un gatto.
-Sputnick mi ha detto di aver messo un rilevatore all’interno del tesoro, e il segnale copre ancora la zona dell’isola, dobbiamo solo cercarlo- disse togliendosi il cappello, spolverandolo e riposandoselo sul capo.
Il ragazzo strinse un ramo tra le mani, nervoso.
“Pensavo di poter salvare il tesoro...Ma pazienza, non vale nulla in confronto a quella nave” pensò, deglutendo.
Sputnick radunò la ciurma e Bloodwood parlò:- formate tre gruppi e andate a cercare il mio tesoro, seguite le indicazioni di Sputnick e Meger, portatelo da me-.
-SI CAPITANO-! Urlarono tutti.
-Quanti ne hai contati? Io quindici credo...- disse il giovane.
Zaaeyll osservò il suo amico con quello che poteva essere definito uno sguardo triste, ma subito il corvino la rassicurò.
-In ogni caso ho seppellito il tesoro più lontano, ora che riusciranno a trovarlo e a tirarlo fuori noi saremo già sulla nave-.
-Il navigatore-?
-è a bordo, il mozzo di prima è corso sulla nave a gambe levate. Teneva una mappa e una bussola legati alla cintola...Deve essere lui ad occuparsi della nave- sussurrò.
Zaaeyll annuì, vigile.
-Ora non dobbiamo fare altro che aspettare che tutti si disperdano per cercare il tesoro...Rubiamo la nave e ce ne andiamo da quì-.
I tre gruppi si allontanarono capitanati da Sputnick e dalla formosa vice-capitano.
Ma Bloodwood si sistemò sotto al salice delle Muse, guardando l’orizzonte.
-Maledizione...Non pensavo rimasesse proprio il capitano a fare la guardia-.
-Zaaeyll...Ho bisogno del tuo aiuto per creare un diversivo...-
Il drago lo osservò pensieroso, piegando la testa sulla spalla.
 
 
 
Il capitano fumava tranquilamente ai piedi del salice mentre con la mano libera accarezzava il parrocchetto addormentato sul suo ventre.
Il cappelo blu lasciato sulla sabbia a riposare mentre osservava la Sanguine cullata dalle onde del mare notturno.
Aveva acceso un piccolo falò e aspettava che i suoi uomini riprendessero il tesoro e tornassero da lui, al mattino sarebbero ripartiti come se non fosse successo nulla.
Nell’oscurità strisciava un serpente marino, un drago dalla grossa coda squamosa; si trainava con l’aiuto delle braccia e sgusciava veloce e silenziosa.
L’ombra le era amica, la nascondeva da quello che era un pirata sanguinario dei mari del Nuovo Mondo.
Ma anche lei faceva parte di quel mondo assassino; strusciare così nell’oscurità le ricordò qualcosa, ma non seppe dire bene cosa esattamente.
Continuò a farlo mentre annusava l’aria attenta, all’erta.
In quel momento il corvino si rese conto di quanto effettivamente fosse letale Zaaeyll: era un animale, forse un mostro di qualche leggenda, forse semplicemente un mistero bizzarro...Ma era letale, Zaaeyll era una cratura pericolosa e quei denti appuntiti uniti al suo fiato gelido che approcciavano la figura di Bloodwood ne erano la prova.
Doveva distrarlo, ma anche lo avesse ammazzato sarebbe stato meglio.
La sirena si mimetizzava sulla sabbia, solo il luccichio dei suoi occhi neri poteva essere scorto in quell’abisso nero.
Allungò la mano artigliata per fare un altro passo quando...
-Come dici? Ho un ospite? Prego, fallo pure accomodare al mio cospetto- disse improvvisamente Bloodwood.
Zaaeyll era già pronta a scattare al suo collo per tranciargli la testa di netto quando, annusando l’aria, capì che non si trattava di lei.
Voltandosi verso il cespuglio che nasondeva il suo compagno si nascose velocemente dietro un roccia, attorcigliandosi nella grossa coda.
-M-Ma che...-? il corvino si voltò per scoprire con sorpresa un avvoltoio spiumato e mal ridotto osservarlo con odio, poi si mise a gridare rivoltando il becco verso l’alto.
-Che cazz...- qualcosa lo costrinse a venire fuori dai cespugni, una forza invisibile lo trascinò fino a sentirsi chiudere la gola in una stretta ferrea, ad una altezza spaventosa.
Bloodwood lo sservava curioso mente ghignava.
-Oh? Cos’abbiamo quì, Gast-? Chiese il capitano mentre l’avvoltoio si accomodava sull’altra spalla, quella non occupata.
-Un moccioso? Non mi dirai che sei tu la merdina che ha spostato il tesoro-? Chiese, trattenendosi dal ridere.
-M-Maledetto, lasciami andare stronzo- con una mano riuscì a prendere il coltello che teneva nella tasca e cercò di colpire la grande mano del pirata ma, ad una velocità sorprendente, il parrocchetto glielo strappò via, riaccomodandosi sulla spalla del suo padrone.
-Che caratterino...- disse, estasiato.
Il capitano si prese di prepotenza svariati minuti per studiare le condizioni del giovane.
-Come hai fatto a sopravvivere da solo su quest’isola deserta? No...Non sei da solo, dico bene-? Ghignò.
-Sta zitto-!
-Facciamo così, ragazzino...Se mi dici dove sono i tuoi compagni vi prenderò tutti a bordo della mia nave come schiavi da asta, potresti anche dire che ti è andata piuttosto bene, no? Sono un pirata generoso, non trovi-?
-Tsk...- Il govane cercava di divincolarsi ma la stretta era troppo forte.
“Sono stato attirato verso di lui come per magia...Che abbia, il potere di qualche frutto del diavolo? Se così fosse, sarebbe davvero difficile batterlo”.
-Coraggio mocciosetto, dimmi dove sono i tuoi compagni- il pirata ghignò e vide che, sotto la maglia rovinata, il piccolo nascondeva una brutta cicatrice ormai guarita.
In qualche modo doveva essersi curato...E non da solo.
Sorridendo, il capitano portò la mano a toccare la cicatrice del più piccolo, tastandola per studiarla.
-L-Lasciami andare- urlò scalciando, ma con un’ulteriore presa il pirata gli afferrò la gamba, improgionandolo definitivamente.
-So che non mi sbaglio, ci sono altre persone quì...Se mi dici dove sono non ucciderò nessuno di voi, te l’ho detto, ho altri piani per tipetti del genere con tanta forza e giovinezza da sprecare-.
Il pirata strinse maggiormente la presa al collo del ragazzino, facendolo annaspare in cerca di aria.
-Sono bravo al gioco del poliziotto cattivo, ottengo sempre le informazioni che mi servono...Ora dimmi, dove sono i tuoi amici-?
Il ragazzino afferrò con le sue mani quella grande del capitano, cercando di allentare la presa.
-Forza, non costringermi a farti fuori...-disse falsamente dispiaciuto.
-F-Fotti...ti...- la vista cominciava a diventare nera, non riusciva a prendere aria e,per la seconda volta, pensò di morire su quell’isola desolata.
“Zaaeyll, va via...Vattene vie e non pensare a me, scappa, scappa in mare”.
In quel momento il ragazzino riuscì a prendere nei polmoni quanta più aria possibile e i suoi piedi toccarono finalmente terra.
Tossì e cercò di calmarsi, fece grandi boccate d’aria per riprendersi, poi si accarezzò la gola graffiata e martoriata da quelli che sarebbero diventati lividi a breve, ma non gli importava in quel momento dato che le sue labbra si erano incurvate in un sorriso.
Riconobbe subito la grande coda che lo stava circondando facendo attenzione a non stringerlo, riconobbe il respiro adirato e affannoso, il soffio di un gatto preoccupato.
Mise una mano sulla coda della compagna, felice di vederla.
-Mfm...Davvero mi aspettavo una cosa del genere? Che mi abbandonasse e scappasse da sola-? sussurrò.
Il braccio che lo stava tenendo prigioniero era a terra in una pozza di sangue, il pirata era a terra, incredulo e tremante.
-C-Cosa diavolo è questa creatura? Un mostro...UN MOSTRO-! urlò Bloodwood venendo zittito immediatamente dal ragazzo dai capelli neri.
Aveva gli occhi luccicanti di un assassino, le sue iridi nascondevano sfumature di grigio in un’espressione di puro sadismo. Gli aveva piazzato una mano sul viso e aveva avvicinato il coltello pericolosamente alla sua gola.
Zaaeyll osservava la scena con il viso sporco d sangue, in bocca ancora la senzazione del braccio che aveva strappato di netto con i denti affilati.
-Ma dai...e io che mi stavo anche preoccupando- sussurrò il giovane, lanciando un’occhiata alla sirena al suo fianco, ancora intenta a proteggerlo nella sua coda acciambellata.
-Zaaeyll...Possiamo ucciderli tutti senza problemi- sorrise e, con un movimento fulmineo, tagliò la gola del pirata senza esitare.
Il sangue macchiò il volto del ragazzino che, senza battere ciglio, pulì la lama sui suoi vestiti, riponendo poi l’arma nella tasca.
La sirena indietreggiò appena dal giovane, abbassando capo e orecchie.
-Che ti prende-? chiese, osservando il corpo morto steso a terra.
Zaaeyll ringhò piano.
Il ragazzino sapeva di non poter perdere tempo, dovevano prendere una decisione.
-Devi dire qualcosa-? chiese frettolosamente, osservando come la sirena si prendeva la testa tra le mani.
-Mai...n’ga...-
Il ragazzo si concentrò su quella voce rotta che udì da quella cascata di capelli.
-Main’ga...- sussurrò.
Il corvino socchiuse gli occhi mentre guardava la creatura osservarsi le mani insanguinate.
-Main’ga- disse con voce ancora più disperata e se c’era qualcosa che il piccolo naufrago aveva capito era che fermare i piccoli attacchi di panico che sperimentava Zaaeyll era sia un modo per evitare una minaccia per entrambi, sia un modo per capire da dove venisse la creatura stessa.
-Zaaeyll, calma...Tranquilla...Va tutto bene- cercò di avvicinarsi piano con i palmi aperti; non voleva spaventarla ulteriormente.
Il drago si accasciò e si portò la mani al viso, contorcendosi e ringhiando rumorosamente, così forte da fare spavento.
-Z-Zaaeyll, calmati, va tutto bene- e solo dopo pochi secondi il ragazzo capì di doverla allontanare dal cadavere del pirata e dal suo sangue.
-Andiamo, allontaniamoci- disse, ma la sirena si allontanò da sola verso il mare, scomparendo insieme ai suoi gemiti di paura e alla schiuma della riva.
Il piccolo rimase ad osservare gli anelli d’acqua sparire lentamente mentre un parrocchetto e un avvoltoio volavano in cerchio sulla sua testa.
-Main’ga...- sussurrò poi, osservandosi le mani sporche di sangue.
Raggelò al solo pensiero di quanto quella strana parola somigliasse alla più comune “mamma”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Angolo autrice-
Eh niente, apposto così, va bene va bene.
Ecco il nuovo capitolo finalmente, doveva essere modificato e proprio non trovava ispirazione finché BOOM.
Eccolo quà!
La sessione quest’anno è più dura di quanto pensassi, se ne uscirò viva...No niente, tanto muoio.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin quì e che seguono pazienti gli aggiornamenti a rilento...Siete degli angeli.
Mi scuso ancora per il ritardo imbarazzante e vi do appuntamento con il prossimo capitolo di cui ho lo scheletro (come tutti gli altri) e devo solo aggiungere alcune cose.
Un abbraccio e alla prissima!
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 
 
 
 
 

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