cap 1 good omens
Il secondo giorno del
resto delle loro vite
Cap. 1 - Dove eravamo?
♫ Oh, you're the best
friend that I ever had
I've been with
you such a long time
You're my
sunshine and I want you to know
That my
feelings are true
I really love
you
Oh, you're my
best friend ♫
- Queen -
Crowley si svegliò più assonnato di quando era
andato a dormire, almeno sei o sette ore prima.
« Dove eravamo? » chiese al suo riflesso nello
specchio « Ah sì, Apocalisse mancata, esecuzione
scampata, cena al Ritz »
Aveva preso questa pessima abitudine umana di dormire ogni tanto e dopo
tutto quello che era successo era crollato nel suo letto, nemmeno il
tempo di incutere un po’ di timore alle piante che erano
rimaste impunite per troppo tempo, mentre era impegnato a salvare il
Mondo con Aziraphale.
Non si era mai soffermato a riflettere su questa necessità,
assolutamente umana e per nulla demoniaca, di dormire; aveva
abbracciato il mondo della pennichella come Aziraphale aveva fatto con
quello dei pranzi e delle cenette.
« Aziraphale » ripeté tra sé,
come se nominandolo ad alta voce potesse improvvisamente apparire. Era
talmente abituato ad avere l’angelo attorno, che la mancanza
gli diede uno strano brivido. Non che non fossero stati separati nel
corso dei secoli, era un continuo ritrovarsi nei posti più
strani.
Ma questa volta era diverso, doveva essere diverso. O quantomeno lo
voleva Crowley.
Gli aveva proposto di andare a vivere assieme, quando erano rimasti
sulla panchina ad aspettare l’autobus per Londra e lui aveva
declinato l’offerta, ancora preoccupato delle rispettive
fazioni. Per questo motivo se ne stava solo, nella sua casa, a parlare
con il suo riflesso, invece che ridere di qualche stupido trucco di
magia di Aziraphale.
« Non è cambiato nulla, sta sempre sulle sue, quel
dannat... emh, angelico angelo » Se si aspettava un commento
dallo specchio, non arrivò, c’era soltanto
l’immagine di un demone parecchio incasinato.
Almeno aveva accettato il passaggio in libreria, pensò tra
se, anche se il viaggio era stato piuttosto privo di brio. Nemmeno le
note dei Queen avevano risollevato l’umore
dell’improbabile coppia.
« Forse non era la canzone adatta »
commentò tra se, buttandosi a sedere sulla solita poltrona.
Era infastidito. C’erano poche cose che lo infastidissero
davvero; in realtà il suo perenne atteggiamento contrariato
era più uno stile che un vero convincimento. Lo infastidiva
aver seguito le compagnie sbagliate ed essere
“caduto” dal Paradiso - ma questo
all’angelo non lo avrebbe mai confessato. Era ancora
infastidito per l’infelice idea di introdurre la moda dei
pantaloni a zampa, ma quello che più lo urtava era la strana
sensazione che provava quando era vicino ad Aziraphale, una sorta di
tumulto interiore che non lo lasciava in pace.
Erano rimasti in un imbarazzante silenzio che non era mai capitato in
6000 anni, nella sua dannata Bentley e questo lo infastidiva ancora di
più. Beh, forse, a pensarci bene, era capitato
già quando l’angelo gli aveva confessato di aver
dato via la spada. Aveva balbettato qualcosa prima di dirlo e
già all’epoca lo aveva trovato adorabile. Poi, in
fin dei conti, era stato un misto tra qualcosa di tenero e stupido,
molto diverso dal silenzio che li aveva riaccompagnati fino alla
libreria.
Come se entrambi stessero per dire qualcosa ma poi ci avessero subito
ripensato.
« È tutto così...ineffabile?
» sbottò, lanciando un giornale verso le piante
che quasi avevano sperato che il padrone si fosse ammorbidito, preso da
pensieri celestiali.
Non era così, non proprio.
A differenza di Crowley, Aziraphale aveva passato il tempo sveglio in
libreria, cercando di occupare la mente in attività che non
comprendessero sentimenti contrastanti per quello che era stato o
avrebbe dovuto essere, il suo nemico, o in qualunque modo si potesse
definirlo.
La cena al Ritz era stata perfetta e poi un strano silenzio, per niente
da Crowley.
“Una brava
persona e un bastardo che vale la pena conoscere”
si erano detti prima di brindare e prendere a parlare delle solite
sciocchezze. « Che bella coppia di esseri celestiali
» commentò con un’alzata di
sopracciglio, mentre rideva nervosamente.
Non aveva ancora riflettuto su cosa volesse dire non dover dipendere
più da Gabriele e gli altri angeli. Ma poi, era davvero
così? Prima o dopo avrebbero smesso di essere arrabbiati e
avrebbero iniziato a far finta che nulla fosse successo e sarebbe
ricominciato tutto da capo.
I suoi pensieri confusi furono interrotti verso le 8 del mattino
dall’arrivo di un fattorino pronto a consegnare un mazzo di
fiori.
« Per me? » chiese emozionato. Non aveva mai
ricevuto dei fiori e quelli erano splendidi e curati. Non conosceva il
loro linguaggio ma era certo che quelle margherite e quei tulipani
sussurrassero qualcosa di romantico.
Una strana sensazione lo invase, gli venne in mente quel curioso modo
di dire umano “farfalle nello stomaco”
che lo aveva sempre fatto sorridere, perché non riusciva a
figurarsi una cosa del genere. Gli sembrava quasi demoniaca
l’idea di insetti che si agitavano all’interno del
corpo.
Ora, invece, sapeva cosa si provava e ne era entusiasta.
Stava forse diventando ogni giorno più umano e meno angelo?
Allegro prese il bigliettino che accompagnava le margherite e i
tulipani e il sorriso svanì in un secondo, assieme a tutte
le farfalle.
I fiori erano di Anathema Device, un ringraziamento per il giorno del
Giudizio mancato. Anche se in realtà non c’era
granché da ringraziare, era lui che doveva ringraziarla per
il libro delle profezie di Agnes.
Sconsolato mise quei fiori traditori in un vaso, non avrebbero dovuto
appartenere a un’americana in velocipede, era convintissimo
che li avesse mandati Crowley.
Ma in effetti, perché avrebbe dovuto farlo? Sì,
aveva salvato i suoi libri durante la seconda guerra mondiale e la sua
testa dalla ghigliottina in Francia, senza contare, recentemente, la
vicenda di Satana, ma mandare dei fiori era eccessivo.
"Fiori", non gli era mai capitato in 6000 anni. Stava decisamente
diventando più umano.
Non pensò a Crowley mentre spolverava le mensole e non
pensò a lui tutte le volte che qualcuno entrava nel negozio
alla ricerca di qualche libro che non gli avrebbe venduto, non si
sarebbe mai separato dalle sue rare prime edizioni. Non
pensò a lui nemmeno quando agguantò al volo la
cornetta del telefono dopo un solo squillo, per scoprire che era un
call center dislocato in India che cercava di vendergli un nuovo
abbonamento telefonico.
Proprio quando, finalmente, era riuscito a concentrare i suoi pensieri
su qualcosa che non fosse il demone con gli occhiali da sole, troppo
preoccupato dal tizio con i baffi a manubrio che si stava aggirando
attorno alla prima edizione della “Guida galattica per
autostoppisti”, Crowley apparve in libreria.
Non era proprio apparso, era entrato nel negozio dalla porta come
qualunque cliente, ma Aziraphale era rimasto talmente sorpreso che,
dallo spavento, aveva lanciato in aria una pila di libri che stava
difendendo dai temibili clienti.
« Siamo un po’ nervosi, angelo? » fece
Crowley, chinandosi per raccogliere alcuni dei libri che erano finiti a
terra. Mentre li impilava sul bancone, Aziraphale notò che
anche la Guida Galattica era improvvisamente apparsa tra quei libri
mentre l’uomo con i baffi a manubrio, che poco prima stava
sfogliando avidamente le pagine scritte da Douglas Adams, si agitava
smarrito, perplesso per come il libro non si trovasse più
tra le sue mani.
« Ho notato che lo fissavi con preoccupazione »
fece Crowley e anche se non poteva vedere i suoi occhi dietro gli
occhiali da sole, Aziraphale era sicuro che ne avesse strizzato uno.
Di nuovo le farfalle si stavano agitando.
« Perché oggi vendi? Credevo evitassi di dare via
i tuoi libri »
« Ogni tanto devo sacrificarmi e venderne qualcuno. Non devo
attirare l’attenzione »
« Dei demoni? »
« Peggio, del fisco » rispose e Crowley rise.
Già una volta avevano discusso su quale delle due fazioni
avesse inventato le tasse, ma nessuno dei due riusciva a ricordarselo.
La risata si spense quando il suo sguardo fu attirato da qualcosa di
nuovo che stonava completamente con la libreria.
« Fiori? Chi te li ha mandati? Ti sei messo a flirtare?
» chiese ad un tratto, osservando il mazzo curato, riposto in
un vaso celeste. Era davvero tentato di incenerirlo con uno schiocco ma
non poteva rischiare che la libreria prendesse nuovamente fuoco.
« Lo sai che non faccio queste cose »
« Quali cose? »
« Flirtare »
« No, infatti, lasci che lo facciano gli altri »
rispose abbassando la voce, come se fosse possibile non sentirlo.
L’angelo, che lo aveva sentito benissimo, aprì
più volte la bocca per dire qualcosa, in una perfetta
imitazione del primo pesce creato da Dio il quinto giorno; anzi, in
un’imitazione ancora più perfetta dei pesci che
fissavano l’Arca di Noè, chiedendosi se qualcuno
si fosse preoccupato del fatto che non occorresse salvare due coppie di
ogni pesce, perché sarebbero sopravvissuti tutti
nell’acqua, durante il diluvio.
« Quindi siamo disoccupati secondo te? » Aziraphale
cambiò discorso e sapeva che, dietro quegli occhiali scuri,
Crowley stava disapprovando il suo patetico tentativo di
comportarsi come nulla fosse.
« Per il momento, in futuro chissà. Non credo
dovremmo preoccuparcene, agli umani le preoccupazioni fanno venire le
rughe a noi solo un inutile prurito »
« Quindi potremmo… » Aziraphale non era
sicuro di come volesse finire la frase, non era nemmeno certo di
perché l’avesse iniziata. Voleva proporre qualcosa
sull’onda di un improvviso entusiasmo, in alcun modo
correlato con la sensazione di farfalle che vorticosamente giravano nel
suo stomaco.
« Angelo, la suspense mi sta uccidendo. Cosa potremmo?
»
« Andiamo al cinema! Non andiamo dal 1895 »
Crowley lo guardò perplesso, non si era aspettato una simile
proposta.
« Sei audace, Angelo » commentò
sarcastico, guadagnandosi un’occhiataccia «
Già, quella volta che la gente era fuggita dal cinema
perché pensava che il treno sarebbe uscito dallo schermo,
quel 1895? »
« Già »
« Lo avevi pensato anche tu, stavi cercando di bloccarlo con
un miracolo »
« Beh, non potevo sapere che quei Lumiere fossero
così ... imprevedibili »
Crowley rise, perché era stato lui a suggerire ai Lumiere
quel primo particolare “film”; aveva immaginato la
reazione degli umani, sarebbe stato troppo per loro e la paura era una
di quelle cose che un demone amava. Un lieve senso di colpa lo aveva
invaso in quel 1895, quando Aziraphale aveva davvero creduto possibile
che un treno uscisse dalla parete e per un attimo aveva stretto la sua
mano angelica attorno al suo braccio.
Un angelo che cercava protezione in un demone.
Era sicuro che sarebbe finito con un ala spezzata a correre dietro a un
angelo, invece non aveva perso nemmeno una piuma, solo qualche
ammaccatura qua e là.
« E va bene, cinema sia »
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Angolo autrice
Ma ciao! Come avrete
notato ci sono dei riferimenti a fatti successi soltanto nella serie e
non nel libro. Se EFP creerà una sezione ad hoc per il
telefilm sposterò questa storia.
Nel frattempo, grazie
per essere arrivati fino a qui. Mi sono tuffata in questo nuovo
fandom e spero di aver mantenuto il tono “leggero e
brillante” della serie e del libro.
Grazie ancora, al
prossimo capitolo
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