L'Inferno di Kurt Hummel, a cura di Blaine Anderson

di Flos Ignis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dal palcoscenico a dietro le quinte ***
Capitolo 2: *** Un diavolo di regista ***
Capitolo 3: *** Inferno ***



Capitolo 1
*** Dal palcoscenico a dietro le quinte ***





C'erano stati dei momenti, quando era ancora un adolescente tormentato, in cui aveva dubitato di se stesso e della possibilità di ritrovarsi proprio in quel luogo, in quel momento, per quel motivo.

In un teatro di Broadway, all'alba dei suoi ventisei anni, intento a dare direttive al suo cast per l'opera originale che aveva iniziato a scrivere poco dopo essersi trasferito a New York, quando aveva appena iniziato a frequentare i corsi di musical alla NYADA.

Un cast che sembrava ben deciso a fargli saltare i nervi.

-Clark, stai forse facendo un sonnellino di bellezza? Dedicati a certe pratiche quando non devi lavorare, finchè sei su quel sacro palcoscenico devi muovere quelle braccia scandalosamente muscolose che ti ritrovi e applicarti seriamente alla costruzione di quella scenografia! Morris, rassegnati, il tuo fidanzato ti ha mollata da più di un mese, non è una buona ragione per metterti a chiacchierare quando hai ancora la metà dei costumi di scena da rifinire! Per l'amor di Gucci, signori, debuttiamo tra una settimana e questo teatro sembra una fabbrica di incubi, muovete di meno le bocche e di più le mani!-

Kurt Hummel era in procinto di fare un secondo debutto a Broadway, non più come attore e cantante bensì come regista, ma era nervoso come fosse la prima volta: ricordava come fosse ieri la sua prima parte, il nervosismo, l'ansia, il terrore... e quel tremore alle mani che aveva aumentato esponenzialmente tutto il resto, facendolo spaventare a morte, tanto che non aveva aperto bocca per due interi giorni per paura che anche la sua voce ne stesse risentendo. 

Aveva interpretato il Cappellaio Matto in un'interessante e innovativa rivisitazione della famosa favola di Lewis Caroll e dopo la sera della prima aveva creduto che, da quel momento in poi, sarebbe stato tutto in discesa. Non perchè fosse stato il migliore e per questo il loro spettacolo era rimasto per quasi un anno a teatro - entrambi fatti reali e comprovati, comunque -, ma perchè dopo gli attacchi isterici che aveva sperimentato in quel periodo aveva pensato: se sono sopravvissuto a tutto questo, posso fare qualunque cosa.

O almeno, era riuscito a convincersene grazie al fatto che quelle parole gliele aveva dette Blaine, l'amore della sua vita e fidanzato da quasi dieci anni... con qualche piccolo ostacolo nel mezzo, ma avevano deciso di comune accordo che loro non erano mai stati davvero "finiti", nemmeno durante quei litigi che li avevano separati più o meno a lungo.

Un'ora prima del suo debutto, Blaine aveva corrotto nemmeno sapeva chi per entrare nel backstage e portargli un mazzo di tulipani, sussurrargli sulle labbra quelle parole e guardarlo con quei suoi occhioni dorati che avevano ancora il potere, dopo tutto ciò che avevano passato insieme, di rendergli gelatina la spina dorsale e togliergli il fiato.

E la paura.

Perchè quando era arrivato il suo turno di salire sul palco, essa era completamente sparita, annientata dal profumo di tulipani che gli era rimasto impresso nel cervello e da quelle iridi ultraterrene che vegliavano su di lui, anche quando non le poteva vedere davanti a sè.




Quando aveva trovato alcuni degli appunti che aveva messo per iscritto nel corso del tempo, sparsi tra fogli volanti e un quadernetto che teneva sempre nella sua tracolla di pelle, Blaine era praticamente impazzito. 

Non aveva quasi chiuso occhio per l'entusiasmo e la voglia di finire di leggere tutto quello che era uscito dalla fantastica testolina biologicamente laccata del suo fidanzato, ne era rimasto talmente ossessionato che, una settimana dopo, lo stesso Kurt si era visto costretto a sequestrargli ciò che lui stesso gli aveva affidato perchè si decidesse a dormire un po'.

Il novello regista quasi si mise a ridere ripensando a quei giorni, gli era quasi sembrato di avere a che fare con un bambino strafatto di zuccheri, ma per quanto fosse stato stancante ed esasperante amava troppo Blaine per prendersela davvero. Non quando gli mostrava quel suo sorriso accecante abbinato ai suoi spettacolari occhi, lucidi ed emozionati; mancava solo la coda scodinzolante per capire che era completamente su di giri.

O forse avrei dovuto capirlo quando ha iniziato a saltare sui mobili di casa cantando tutta la discografia di Katy Perry.

Una volta tornato normale, per quanto possa esserlo Blaine con tutta la sua scorta di gel per capelli e papillon, la prima cosa che gli aveva chiesto era stata quando avesse intenzione di produrre quel musical, perchè già non vedeva l'ora di assistere allo spettacolo dal vivo.

Lui aveva riso quasi fino alle lacrime prima di rendersi conto che era stata una domanda seria e che il suo fidanzato ancora lo fissava in attesa di una risposta.

-Ma stai parlando sul serio?-

-Certo! Perchè non dovrei farlo? Hai talento, Kurt. Sarebbe un immenso peccato non mostrare a tutti quali cose magnifiche puoi creare.-

La settimana successiva era andato a informarsi sulle procedure da seguire per diventare un regista di Broadway.

Perchè se una cosa al mondo l'aveva capita, Kurt Hummel, è che aveva un dannato debole per gli uomini bassi, mori e dagli occhi dannatamente ammalianti e che a quel tipo d'uomo, al suo uomo, proprio non poteva negare nulla.

Nemmeno il desiderio di vedere i suoi semplici appunti diventare un vero e proprio spettacolo.




Ci era voluto tempo, dedizione, fatica e una non indifferente dose di perseveranza -da leggersi, fortuna- prima che avesse sul serio un'opportunità.

Aveva ripreso in mano quelle scritte così tante volte che aveva dovuto trascriverle nuovamente almeno tre volte alla settimana nei precedenti sei mesi, anche solo per cambiare qualche virgola, ma per fortuna Blaine aveva acconsentito ad aiutarlo nella stesura delle musiche e di una buona metà delle canzoni. Il suo lavoro come attore era temporaneamente in stasi, le prove per il prossimo musical a cui avrebbe partecipato come co-protagonista non sarebbero iniziate che dopo capodanno, perciò in quei mesi per non rimanere senza nulla da fare aveva accettato la proposta di un suo vecchio insegnante di sostituire un collega e impartire lezioni tre giorni a settimana di pianoforte in una scuola privata a pochi isolati di distanza da casa loro, mentre nei fine settimana lui stesso suonava in alcuni locali alla moda per la società più facoltosa di New York grazie al suo aggancio con June Dalloway.

Kurt era molto orgoglioso di lui, ogni giorno trovava un motivo in più per amarlo, due per litigarci e tre per fare la pace.

A riprova del fatto che sì, sarebbero stati insieme qualunque cosa accada*, come si erano promessi da ragazzi.

Qualunque cosa... 

In quel "qualunque", era forse compreso un suo ennesimo attacco d'ansia per il fatto che quel decerebrato di Jason Clark, addetto alle scenografie, non solo non aveva ancora finito il lavoro, ma che per farsi bello agli occhi della formosa tecnica delle luci aveva sporto con un po' troppa enfasi i bicipiti, cadendo sul compensato e rompendo una delle poche parti già concluse?

-CLARK, SANTO GUCCI! Fuori di qui, non farti rivedere prima di domani e torna qui quando tornerai a ragionare con il cervello invece che con gli ormoni, e ringrazia che sono un noto sostenitore della politica anti-violenza o ti avrei preso a calci in culo! Tutti gli altri, pausa pranzo, via da qui, mi serve la compagnia di qualcuno che abbia un minimo di cervello prima di potervi reggere per il resto della giornata...-

-A chi ti riferisci, capo?-

-A me stesso, Nelly, perchè qui sembrate tutti davvero troppo calmi e mi date ai nervi. E ora... FUORI!-




-Amore, che bella sorpresa sentirti! Come...-

-Ti prego, dimmi che oggi non hai lezione con i bambini...-

-Sorvolando sul fatto che sono adolescenti, alcuni di loro hanno persino pochi anni meno di noi... no, oggi niente lezione. Perchè me lo chiedi? Stai bene?-

-No Blaine, non sto bene! Qui in teatro è tutto un gran casino, sembra che sia scoppiata una bomba e si sia riversato in questa catapecchia l'ultimo girone dell'inferno!-

-La trovo una metafora abbastanza adatta visto il musical che stai per lanciare.-

-Non è il momento di ridere! Io qui stavo per fare lo scalpo a quell'idiota di Clark e poi a seguire anche agli altri!-

-Non l'avresti mai fatto.-

-E perchè, sentiamo?-

-Ti saresti macchiato di sangue quella camicia di satin grigio firmata che hai messo questa mattina. Non rischieresti l'incolumità di un tuo capo d'abbigliamento per un Clark qualunque.-

-Me la sarei tolta prima di rovinarla, ovviamente.-

-Davanti a tutti? Non pensarci nemmeno, Hummel.-

-Geloso, Anderson?-

-Mi rode solo il fegato al pensiero che qualcuno possa vedere quella peccaminosa camicia scivolare via, facendo ammirare ciò che è mio a chi non se lo merita. Che ti vedano con addosso del grigio laminato scandalosamente aderente è già troppo, che sbavino sulla tua pelle bianca non è proprio accettabile.

-Antracite.-

-Prego?-

-La camicia non è grigia, è antracite.-

Risero insieme, rilassati da una conversazione che sapeva così tanto di loro da risultare più naturale di respirare, di esistere persino.

-Sai sempre come raddrizzarmi la giornata.-

-Di solito so anche come raddrizzarti il ca...-

-BLAINE ANDERSON! Se finisci quella frase, stasera...-

-...dovrai punirmi? Dimmi di sì, ti prego.-

Scoppiarono di nuovo a ridere, anche se ora Kurt aveva le guance tanto rosse che la Sylvester non avrebbe più potuto chiamarlo Porcellana neppure se avesse voluto.

-Sei più tranquillo ora?-

Effettivamente, tutta la tensione che avvertiva all'altezza di tempie e spalle si era miracolosamente sciolta, facendolo respirare di nuovo liberamente.
Blaine sapeva sempre come prenderlo - e no, nessun doppio senso, grazie tante!

Anche se era vero... non che avesse bisogno di sentirselo dire, quel piccolo furbetto.

-Sì, ti ringrazio. Va molto meglio.-

-Passo comunque in teatro per darti una mano. Sono bravo a dipingere, potrei sveltire il lavoro degli scenografi dato che mi sembra siano loro quelli più indietro, cosa ne dici?-

-Che ti amo da impazzire.-

-Anch'io, Kurt. Sarò lì tra venti minuti.-

-Ti aspetto.-

Ti ho aspettato una vita prima di trovarti, cosa vuoi che siano venti minuti?





*è la traduzione in italiano di "Come what may", canzone che nella quarta stagione si scopre essere quella che Kurt e Blaine avrebbero voluto cantare al loro matrimonio (e giù lacrime a volontà, perchè era il periodo in cui si erano lasciati). Ho pensato fosse una citazione adatta e doverosa, anche se alla fine il loro matrimonio è stato un po' arrangiato e niente canzone strappalacrime, ahimè... pace, l'importante è che siano marito e marito, voi che dite?
 

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Capitolo 2
*** Un diavolo di regista ***



Non era nemmeno l'alba quando Blaine si svegliò. Ci mise qualche secondo a capire di essere solo nel letto, ma quando percepì le lenzuola fredde tutta la sua sonnolenza sparì. 

Si alzò di colpo, guardandosi intorno: i vestiti che indossava la sera prima erano sparpagliati per terra, mentre quelli di Kurt erano ordinatamente ripiegati sulla sedia in vimini che avevano posato a fianco dell'armadio. la porta era chiusa, ma ricordava benissimo che la sera precedente lui e il suo ragazzo erano stati troppo occupati a baciarsi per preoccuparsi di qualcosa di così insignificante come chiudere la porta. Non era che qualche coinquilino potesse interromperli, in fondo.

Con un sospetto nella mente si alzò, indossò almeno i pantaloni della tuta e si diresse nella stanza che avevano adibito a studio. Da un lato c'era un pianoforte a muro che Blaine usava per comporre o per rilassarsi dopo una giornata difficile, mentre dall'altra c'era un tavolo con la macchina da cucire per Kurt, che quando era arrabbiato si chiudeva lì dentro per ore. 

Il suo intuito non aveva sbagliato: il suo ragazzo doveva aver chiuso la porta per ovattare il rumore della macchina da cucire e non disturbarlo a causa della luce accesa, ma il perchè alle cinque e mezza del mattino avesse sentito il bisogno di mettersi a rammendare era ancora da scoprire.

-Cosa stai facendo?- il biondino emise un urletto di sorpresa, girandosi di scatto verso di lui.

-Blaine, mi hai spaventato!-

-Mi dispiace, non ti ho trovato a letto e ho pensato fossi qui. E infatti...-

Kurt gli sorrise lievemente, ma era evidente che i suoi bellissimi occhi azzurri fossero ancora offuscati da qualche pensiero poco piacevole.

-Posso sapere cosa ti tormenta?-

-Questa sera debuttiamo con il mio musical.-

-Lo so, amore. Vedrai che sarà un gran successo.-

-I costumi sono pronti per miracolo, la scenografia non è ancora dipinta per metà e non siamo riusciti a concludere una prova generale che sia una senza che il mio protagonista non avesse una specie di crisi mistica per la canzone finale che, diciamocelo, non è proprio per i deboli di cuore!-

-Andrà tutto bene! Respira, per carità!-

Blaine gli pose le mani sulle spalle, cercando di fermare la camminata isterica che Kurt aveva iniziato mentre elencava i problemi della sua opera. Lo baciò castamente, ma tanto bastò per sciogliere i muscoli tesi del suo compagno.

-Va bene, ora sono calmo.-

-Ascolta, lo so che ci sono stati più intoppi di quelli che avresti voluto, ma questa sera il tuo musical inizierà la sua scalata al successo, lanciando la tua carriera di regista. Si tratta di qualcosa di completamente nuovo per te ed è comprensibile che tu sia teso e nervoso, ma vorrei che pensassi anche a tutto ciò che di buono potrà portarti tutto questo. E poi, ricordati anche un'altra cosa: ogni scena che hai scritto, ogni canzone che hai composto... l'hai fatto per un motivo, no? Ognuna di esse nasconde un significato, dietro c'è qualcosa di importante per te... stasera, quando dirigerai i tuoi cantanti da dietro le quinte, pensa anche al fatto che stanno mettendo in scena la tua storia... il tuo coraggio.-

Aveva detto la parola magica: forse perchè era stata l'inizio di tutto per loro, ancora prima che fossero effettivamente una coppia, ma ogni volta che uno dei due diceva all'altro di avere coraggio si sentivano abbastanza forti per disintegrare anche una montagna.

Kurt gli circondò il collo con le braccia, baciandolo fino a mozzargli il fiato.

-Mi togli il respiro, oggi come allora. Come fai a trovare sempre le parole giuste da dirmi?-

Anche Blaine si ritrovò positivamente privo di respiro, ammaliato una volta di più dal corpo e dalla voce del suo ragazzo. Ci volle tutta la sua forza di volontà per trattenere i suoi istinti, ma non era decisamente il momento più adatto: Kurt doveva assolutamente riposarsi in vista di una delle giornate più stressanti della sua vita, per i festeggiamenti avrebbero avuto tutto il tempo del mondo quella notte. Ricacciò in fondo alla mente quegli istinti che sorgevano spontanei da quando aveva incontrato l'amore della sua vita a sedici anni, limitandosi a stringere il suo ragazzo finchè non lo sentì completamente rilassato e a suo agio.

-Ti dico solo la verità. Ti ricordo quanto tu sia straordinario, speciale oltre ogni immaginazione, capace con un solo sguardo di emozionarmi e con un solo bacio di cancellare il mondo intero a parte noi.-

Gli diede un ultimo bacio, prima di trascinarlo fuori dal loro studio.

-Ora ti dico cosa faremo: torniamo a letto, dormiamo un paio d'ore, poi andiamo in teatro e ti aiuto a rifinire gli ultimi dettagli. Ti porto fuori a pranzo, poi ti riaccompagno a teatro dalla tua compagnia così puoi tiranneggiare sul tuo cast fino all'ultimo minuto prima della serata.-

-Ehi, io non sono un tiranno!-

-No, sei Kurt Hummel. E sei peggio del diavolo!-

-Era per caso un riferimento a "Il diavolo veste Prada"?-

-Conosci qualcun altro in questa casa che indossa un pigiama di Prada e sta per mettere in scena una versione tutta sua dell'Inferno di Dante?-

-Va bene, te lo concedo. Era una buona battuta.-

-Questo vuol dire che verrai a letto con me?-

-Mi pare di averlo già fatto da tempo!-

-KURT!- e scoppiarono a ridere insieme come i ragazzini che si sentivano ancora quando erano insieme.




QUATTRO ANNI PRIMA


-Blaine, sono tornato!-

Silenzio totale. Strano, a quell'ora il suo ragazzo doveva essere già tornato da un pezzo.

-Blaine? Dove sei?-

Kurt posò il suo cappotto con cura maniacale, per poi andare alla ricerca del suo fidanzato. Aveva avuto una giornata orribile, gli esami finali alla NYADA si stavano avvicinando a velocità supersonica e lui non era sicuro di riuscire a superarli tutti nei tempi previsti. Era talmente stanco e distratto in quel periodo, preso dalle prove e dallo studio matto, che quella mattina era uscito di casa con la borsa sbagliata.

-Kurt, sono in camera!-

Lo raggiunse in poche falcate, un sorriso furbo che gli era sorto spontaneo al pensiero della serata che lo attendeva con il suo ragazzo. Ne aveva davvero bisogno.

Ogni desiderio però scomparve in un istante appena si affacciò alla porta della loro stanza, trovando il letto pieno di fogli ricoperti di fitte scritte dalla calligrafia fin troppo familiare e Blaine al centro di tutto a gambe incrociate, i tanto amati occhi ambrati che brillavano di sorpresa e meraviglia.

-Blaine, quelli sono...-

-Li ho trovati nella tua borsa. Ci ho preso contro per sbaglio, si sono rovesciati e per raccoglierli ho cercato di capire cosa fossero.-

-Quindi li hai...letti?-

-La maggior parte di questi fogli, sì. Questa è la tua scrittura...-

Kurt si sentiva pallido quanto un cadavere. Si era completamente scordato di togliere quegli appunti sparsi dalla borsa e riporli nella cartellina segreta apposita dove depositava tutte le idee tra loro slegate, in attesa di inserirle in qualche modo insieme nel taccuino che portava sempre con sè.

-Sì, sono idee folli che a volte mi vengono durante le lezioni. Adesso li metto via, ok?-

-Ehi frena, perchè questa fretta?-

-Ma no, niente... è che sai, pensavo potessimo approfittare della nostra serata libera per stare un po' insieme. Per farlo però dobbiamo liberare il letto.-

-Kurt, sei pallido come un cencio, sicuro di stare bene?-

-Sì, ma certo che sto bene! Ti sembra forse che io non stia bene?-

-Amore, calmati, sei isterico. Mi dispiace se non volevi che leggessi queste pagine. Stai scrivendo un'opera teatrale?-

-No! Assolutamente no!-

-Sembrava così...-

-...cal.-

-Cosa? Non ti ho sentito, parla più forte.-

-Un musical. Dovrebbe essere un musical. Ma non lo sarà mai. Sono solo idee che mi vengono a volte e per potermi poi concentrare su altro le scrivo.-

-Ce ne sono altre?-

-...Sì.-

-Posso leggerle?-

-Perchè dovresti?-

-Perchè scoprire che il mio ragazzo un giorno sarà un acclamato regista di Broadway mi ha emozionato, anche se mi sarebbe piaciuto sapere direttamente da queste belle labbra cosa stavi progettando una volta finiti gli studi.-

-Non sto progettando di fare il regista!-

-Ah no? Perchè a me questa sembra proprio la bozza di un'opera.-

-Ma no, è solo qualche stupida idea che mi frullava in testa.-

-Non è affatto stupida come idea! Ho letto quello che hai scritto e sei bravo. Un giorno tutto questo potrà essere visto da migliaia di persone, ne sono sicuro.-

-Non scherzare con me Blaine, io voglio stare sul palcoscenico, non dietro le quinte!-

-E perchè non fare entrambe le cose?-

-Cosa intendi?-

-Il tuo sogno è sempre stato esibirti. Lo so, lo capisco che tu non voglia concentrarti su altro. Ma un giorno, magari, quando il tuo nome sarà sulla bocca di tutti e avrai sfondato come attore e cantante, potrai concederti di spaziare e dedicarti, che so... a una tua linea di abbigliamento, a un programma radio tutto tuo, o magari a creare un musical in cui potrai essere tu a dirigere un cast che risponda a ogni tua richiesta.-

-Non posso dire che non sarebbe un sogno che si avvera poter creare un marchio per dei vestiti disegnati da me, ma essere un regista è completamente fuori dalle mie corde.-

-Ti sottovaluti troppo, amore. Qualunque cosa farai io sarò fiero di te, sappi solo che io credo in te e in ciò che puoi fare con quella tua mente così brillante e creativa.-

-Tu sei troppo di parte, Blaine.-

-Forse. Ma tu ti sottovaluti troppo. E ti giuro che un giorno riuscirò a farti capire quanto incredibilmente speciale tu sia.-





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Capitolo 3
*** Inferno ***



C'era voluto qualche anno prima che Blaine lo convincesse a mettere in pratica tutte le idee che aveva accumulato - e che nel corso del tempo Blaine aveva letto, compresa la bozza principale, questa volta sotto esplicita richiesta del suo ragazzo -, ma alla fine c'era riuscito.

Era solo grazie alla sua fiducia e ai suoi sproni che Kurt aveva finalmente dato alla sua creatura le attenzioni che meritava e ora, dopo quasi un anno di lavoro tra un provino e un'esibizione, la prima del suo Inferno stava per andare in scena.

Il suo "Dante" si chiamava Brandon e non era un poeta innamorato, ma un giovane attore che si era lasciato ammaliare dal successo, perdendosi nelle droghe e commettendo piccoli reati, ferendo inevitabilmente tutte le persone che lo circondavano. "Virgilio" era il suo vecchio insegnante di musica, Gil Alvarez, di origine latino americana, morto per un brutto incidente quando il giovane aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo. Dopo quella perdita, il giovane non era più stato lo stesso e si era lasciato andare completamente.

La parte più innovativa dell'opera, quella che davvero aveva messo a dura prova la forza d'animo di Kurt, erano i gironi dell'inferno, in cui i peccati capitali tradizionali erano stati arricchiti con quelli più moderni, espressi da demoni aggressivi e delinquenti morti che in qualche modo avevano un legame con il protagonista, il quale rispondeva mostrando volta per volta una nuova parte di sè e della sua vita passata. Ira e accidia erano ora accompagnati da odio e ignoranza, superbia e invidia da disprezzo e crudeltà, in un vortice di orrori che portava lo spettatore attraverso il lato oscuro dell'umanità attraverso musiche incalzanti e balletti potenti, testi forti e voci espressive.

Trovava quasi ironico che il suo primo spettacolo parlasse di un regno ultraterreno vista la sua dichiarata mancanza di fede, ma il senso che aveva dato a quel logo comune era tutt'altro che spirituale: aveva inteso parlare della vita, quella vera, con un'allegoria piuttosto comune ma efficace, in modo da mostrare come le cose di cui aver davvero paura sono quelle che dobbiamo affrontare nel presente di ogni giorno.

Kurt aveva preso molto dalla sua esperienza personale e da ciò che era accaduto negli anni della sua adolescenza per metterlo in quelle scene.

Fondamentalmente era quello il motivo per cui si sentiva tanto nervoso: anche se mascherata da opera teatrale, molta della sua anima entro pochi minuti sarebbe stata svelata davanti a migliaia di persone.

-Nervoso?-

Il salto spaventato che fece Kurt a quelle parole rispose perfettamente alla domanda.

-Blaine! Che ci fai qui? Non puoi stare dietro il sipario, tra cinque minuti iniziamo!-

-Lo so, ecco perchè ho gentilmente chiesto di farmi passare. Volevo assicurarmi che gli arrangiamenti alla scenografia che ho fatto questo pomeriggio non cadano in testa al tuo cast... o che non glieli tirassi dietro tu stesso per l'ansia.-

-Hai così poca considerazione per il tuo ragazzo? Sono più di classe di così.-

-Ricordami chi voleva fare lo scalpo a Clark l'altro giorno, rischiando addirittura di rovinare una delle sue camicie preferite?-

-Mhm, non ricordo!-

Blaine rise, poi lo tirò a sè per baciarlo con cura, facendogli immediatamente distendere i muscoli tesi. Era incredibile l'effetto che ancora gli faceva dopo tanti anni con un solo bacio.

Protestò con un lamento l'allontanamento del moretto, ma poi ne vide la ragione e gli si mozzò il fiato in gola.

-Tulipani... come quella volta.-

-Hanno portato fortuna alla tua prima esibizione. Ho pensato fosse di buon auspicio portartene un mazzo anche questa sera.-

-Ti amo, lo sai?- prese i fiori per portarseli al viso, godendosi quel profumo che sapeva così tanto d'amore da stordirlo.

-Lo so, ma è sempre bello sentirselo dire. E per la cronaca, ti amo anch'io.-

-DUE MINUTI E SI COMINCIA!-

L'annuncio del direttore d'orchestra fece esplodere una specie di bomba, portando con sè la frenesia generale tipica di ogni spettacolo.

-Vorrei restare ad aiutarti a tirare su il sipario, se me lo permetti.-

-Lo apprezzerei davvero. Le mie mani...-

-...stanno tremando. Lo so, ti succede sempre quando sei in ansia.-

-Un giorno capirò cosa ho fatto per meritarti, Blaine Anderson.-

Si misero vicinissimi, con le mani pronte ad azionare il meccanismo di apertura. 

La narratrice, una piccoletta dai folti ricci scuri con una voce potente e chiara che Kurt aveva scoperto quasi per caso mentre passeggiava tra i negozi della città, era pronta e in posizione, agguerrita abbastanza da poter dare il via a quella produzione completamente fuori dagli schemi. Diede il via libera a Kurt prima di assumere l'espressione tormentata che richiedeva la canzone d'apertura. La videro portarsi le mani aperte davanti al volto truccato di bianco e nero, mentre si rannicchiava a terra in posizione per il salto di apertura, l'abito rosso scuro aderente fino alla vita le si allargava intorno alle gambe piegate come una pozza di sangue. Era pronta.

Kurt fece un ultimo sospiro.

Era ora.

-Insieme.-

Blaine coprì le sue mani, mentre le indirizzava al posto giusto. Girarono insieme la chiave nel pannello di controllo, facendo aprire il sipario e accendere le luci dei fari.

E poi ci fu tempo e modo per loro di incrociare le dita e stringersi forte, in attesa di vedere se quel salto nel buio sarebbe stato un successo o meno.

L'intera nuova carriera di Kurt dipendeva da questo.

Blaine capì che il suo ragazzo era ancora nervoso, perciò lo abbracciò da dietro, stringendolo a sè come per tenerlo tutto insieme, impedendogli di cadere in preda alle sue stesse paranoie.

-Andrà tutto bene.-

-Ho fatto tutto il possibile. Anzi no, noi abbiamo fatto del nostro meglio. Se non fosse stato per te nulla di tutto questo si sarebbe avverato, non avrei mai trovato il coraggio.-

-Sicuramente ce l'avresti fatta lo stesso, Kurt.-

-No... parlo di stasera ovviamente, ma questa è solo l'ultima prova di quanto tu sia fondamentale per me. Prima di conoscerti ero debole, anche se fingevo il contrario. Ma da quando tu mi hai detto di avere "coraggio" per la prima volta, è esattamente quello che ho avuto. Mi hai dato la forza di affrontare i miei demoni, uno dopo l'altro, perchè avevo te come esempio e supporto. Non sarei diventato l'uomo che sono oggi, non avrei ottenuto nemmeno la metà dei miei successi e sicuramente non avrei avuto il coraggio di espormi tanto quanto ho fatto... non senza di te.-

Blaine aveva le lacrime agli occhi per la commozione, ma non voleva assolutamente rovinare quella stupenda dichiarazione d'amore. Nonostante la sua determinazione una lacrima scivolò comunque fuori dal suo controllo, ma Kurt fu svelto a baciargliela via.

E mentre si passavano speranza e determinazione attraverso il contatto delle loro mani, la musica partì e sentirono la piccola Joey far esplodere le note in ogni angolo del teatro con la sua voce espressiva che sembrava aggredire gli spettatori.
 
"Be careful making wishes in the dark
Can't be sure when they've hit their mark
And besides in the meantime I'm just dreaming of tearing you apart
I'm in the details with the devil..."*


Non si staccarono fino alla fine dello spettacolo, che venne accolto da una standing ovation senza precedenti, un'ondata di potente e inarrestabile euforia causata da una perfetta interpretazione dell'originale canzone di chiusura "Lived in Hell", che metteva a confronto la vita del protagonista e quel viaggio onirico, chiedendo alla guida della sua anima se, alla fine della storia, fosse più inferno quanto aveva vissuto in vita o quanto lo avrebbe aspettato dopo la morte. 

Kurt aveva pianto la prima volta che aveva letto il testo, si era voltato e come sempre Blaine era già lì con lui e non aveva avuto bisogno di sentire il "grazie" che Kurt cercava di trasmettergli senza voce, perchè glielo aveva letto negli occhi. Il più piccolo aveva capito perfettamente le direttive del suo ragazzo quando gli aveva detto cosa avrebbe voluto trasmettere alla fine dello spettacolo: non si trattava di un lieto fine, non nel senso classico del termine, perchè lo scopo del neo regista non era raccontare una bella storia avvincente e gioiosa.

No, proprio per niente.

Kurt aveva voluto trasmettere un messaggio ben preciso: che noi stessi ci creiamo il nostro inferno e sempre a noi tocca affrontarne le conseguenze. Che le fiamme saranno sempre lì a farci male, ma bisogna comunque rialzarsi e avere coraggio. Non si poteva vincere contro quelle fiamme, avrebbero aspettato sia dietro che davanti al cammino di ognuno, ma se avessimo coraggio nemmeno loro avrebbero trionfato, mai davvero, mai per sempre.

Ogni singola parola del testo, la minima armonia di note della musica... tutto in quella conclusione mozzafiato riusciva a trasmettere quel forte messaggio fino ai recessi più nascosti del cuore.

E l'aveva scritta interamente Blaine. Il suo Blaine, che lo amava e lo conosceva così a fondo che era andato persino oltre le direttive che gli aveva dato, componendo il finale esattamente come Kurt lo voleva, prima ancora che lui stesso realizzasse di desiderarlo in quel modo.

Aveva pensato di non poterlo amare più di quanto avesse fatto in quel momento, ma poi il suo bel moretto si era presentato nel dietro le quinte con un mazzo di tulipani per augurargli buona fortuna al suo secondo debutto, e poco ci era mancato che svenisse per la felicità come una ragazzina.

E nonostante avesse pensato che Blaine non potesse stupirlo più di quanto avesse già fatto in quei dieci anni insieme, finalmente iniziava a comprendere che in amore non si finisce mai di stupirsi.






*Estratto della canzone "My Songs Know What You Did in the Dark-Light 'em up", Fall Out Boy.



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